JeL: We will shock you!

di littleherm_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I fought the law and...Lily won ***
Capitolo 2: *** With a little help from my friends ***
Capitolo 3: *** Pardon the way I stare ***
Capitolo 4: *** So you think you can stone me and spit in my eye ***
Capitolo 5: *** How I wish you were here ***
Capitolo 6: *** You can leave your hat on ***
Capitolo 7: *** Take a chance on me ***
Capitolo 8: *** We'll be fighting in the streets ***
Capitolo 9: *** It's a little bit funny this feeling inside ***



Capitolo 1
*** I fought the law and...Lily won ***


i fought the law and... Lily won

I Fought the law and... Lily won

Correva l'anno 1977; i Sex Pistols spopolavano con il brano "God save the queen", i Clash pubblicavano il loro primo album e nei cinema statunitensi veniva proiettato il primo film della saga di STAR WARS. Da un'altra parte, in Inghilterra, lontano dagli occhi babbani, tutti gli studenti dell'ultimo anno di Hogwarts si preoccupavano per i loro MAGO... o meglio, quasi tutti. Infatti, nella Sala Grande quattro studenti erano seduti vicini a confabulare ma, di libri, nemmeno l’ombra. In effetti, era proprio di questo che stavano discutendo in quel momento il gruppetto. “Mancano poco più di cinque mesi agli esami, non credi che, dopo sei anni e mezzo passati a non fare nulla, sia il caso di mettersi a studiare?” disse un ragazzo con corti capelli castani e occhi color del miele con aria esasperata. “Ma noi stiamo studiando, Moony!” esclamò un ragazzo terribilmente affascinante sghignazzando come un matto. “Progettare il prossimo scherzo da fare a Moc… Piton non è studiare, Sirius, lo vuoi capire?! James, mi stupisco di te, sei un Caposcuola, dovresti farla finita!” il chiamato in causa si passò una mano fra i capelli arruffati, sbuffando. Era da più di mezz’ora che andavano avanti così. “Dai, Remus, è dall’inizio dell’anno che non facciamo nulla…” intervenne l’ultimo membro del gruppo, un piccoletto con capelli color topo dall’aria anonima. “Codaliscia ha ragione, Rem. E poi, vuoi lasciare Mocciosus senza regalo di Natale?” James ridacchiò e continuò: “Non potresti mai farlo, come puoi essere così perfido?” Remus, sentendosi circondato, alzò le mani in segno di resa. “Fate quello che volete, basta che me ne lasciate fuori.” “Come?” esclamarono a una voce i due mori. “No, no, non ci siamo capiti. Sei un Malandrino?” “Sì, ma…” “Sopporti Mocciosus?” “Vera…” vedendo che non c’erano più soluzioni, James e Sirius si lanciarono un’occhiata complice e si gettarono ai suoi piedi, attaccandosi alle sue vesti e assumendo la faccia da cagnolino bastonato e cerbiatto ferito, e si misero a dire, con voce lagnosa: “Ti prego…”. Remus li squadrò, e un lampo di malignità brillò nei suoi occhi. “Facciamo così… io partecipo allo scherzo” “Evvai!!” esclamarono all’unisono gli altri tre “E voi cominciate a studiare.” Sirius, che aveva improvvisato un balletto della vittoria, si bloccò con i pugni a mezz’aria e gli occhi sgranati. “Stai scherzando, vero?” “Prendere o lasciare”. Disperato, Paddy guardò prima Peter e poi James, che allargò le braccia, sconsolato. “Grr… hai vinto, lupo dei miei stivali”.

Soddisfatto per aver ottenuto quello che voleva, Remus stava per rispondere, ma venne interrotto da una voce severa. “Che ci fate qui? Perché non siete nei vostri dormitori?” La McGranitt incombeva su di loro, gli occhi stretti a fessura. “Professoressa, qual buon vento!” esclamò James con la sua migliore faccia da schiaffi. “Noi stavamo preparando il nostro piano di studi, non è forse felice di ciò?” “Potter, le consiglio vivamente di tornare subito in Sala Comune con i suoi amici, se non vuole pulire i corridoi insieme a Gazza”. Con un mezzo inchino, il ragazzo si congedò, seguito a ruota dal resto del gruppo.

“Vuoi far cadere ai tuoi piedi anche Minnie?” chiese Sirius sghignazzando quando furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete. “Sarebbe un’opera di bene, sai che sono magnanimo…” “O che hai un perverso gusto per le esperienze orripilanti… Uscire con Minnie, bleah!”. Fece finta di vomitare e Remus tirò uno schiaffo sulla nuca del malcapitato, mentre Peter ridacchiava come un matto. “Parola d’ordine?” “Piovra gigante”.

 Una volta dentro, James adocchiò subito una rossina seduta su un divano accanto al camino, evidentemente molto concentrata su un tomo che teneva sulle ginocchia. “Scusate ragazzi” “Non ti preoccupare, ci prendiamo i posti in prima fila per lo spettacolo”. Si avviò verso l’oggetto dei suoi desideri da quando era salito la prima volta sull’Espresso per Hogwarts, l’inarrivabile (almeno per lui), Lily Evans, e si sedette accanto a lei, ben consapevole dei rischi che correva. Si scombinò i capelli e, con l’aria più amichevole del mondo esclamò: “Evans, i MAGO sono ancora lontani, potresti fare qualcos’altro invece di stare sempre a studiare.” E sorrise sornione. “Se l’alternativa è uscire con te, cosa che stai di sicuro per propormi, la risposta è no, preferisco i libri” “Oh, andiamo, solo tu e Remus siete tanto disumani da stare sempre a studiare” fece un occhiolino a Remus, che si era seduto nel divano di fronte insieme agli altri due, mentre Lily continuava imperterrita a studiare senza degnarlo di uno sguardo. “Infatti devo ancora capire come voi due possiate essere amici…” “Bé, forse anche io non sono del tutto umano” “Giusto, parte del tuo DNA deve essere di pappagallo”. I Malandrini, senza appoggiare minimamente l’amico, sghignazzarono, scuotendo la testa. Prima che il ragazzo potesse ripartire all’attacco, lei disse “Se ti do un biscottino te ne vai? Mi faresti un gran favore.”  “Me ne andrò dopo che mi avrai dato un bacio” “Se non sloggi, Potter, avrai solo un bel cazzotto” ribatté quella impassibile, girando pagina. James si intristì per un secondo, poi si riprese, si alzò e, dopo aver salutato con uno svenevole “Perdonami se non resto con te, ma ho tante cose da fare… A presto” si avviò su per le scale. “Addio” rispose Lily.

James perse di colpo tutto il suo buonumore e, appena entrato nella stanza, si buttò sul suo letto a baldacchino. “Sai, amico, penso che prima della fine dell’anno ti debbano fare una targa. A James Potter, il ragazzo più ottuso e testardo che Hogwarts abbia mai ospitato. Si ricorda per la sua capacità di eccellere in tutto, tranne che nel conquistare Lily Evans.”. In risposta gli arrivò una cuscinata in faccia. “Stupido cane pulcioso…” “Ehy! Non è colpa mia se mi si attaccano! E, se permetti, meglio le pulci delle corna…”. Stavolta il cuscino fu accompagnato dall’intera mole del, almeno per opinione di Sirius, cornuto, che aveva deciso mozzargli la testa con quell’arma. “Vuoi la guerra, eh? Va bene!” Tirò la prima cosa che gli capitò sotto mano, ossia una sua (puzzolente è dire poco) scarpa, ma sbagliò mira e colpì Peter, che si stava tranquillamente godendo la scena. “Oh, scusa Pet…” fu zittito dal suo migliore amico, che avevo deciso di non lasciargli tregua. Con uno spintone lo allontanò dal letto, buttandolo addosso a Remus, che stava tranquillamente leggendo un libro vicino alla finestra. Quando questo volò di sotto, tutti si ghiacciarono, prima di sentire l’urlo belluino “IO VI UCCIDO!!!!”.

Cinque minuti dopo la stanza era completamente ricoperta dalle piume dei poveri cuscini, mentre le colonne del baldacchino di Peter erano finite, non si sa come, per terra, e tre dei Malandrini erano sdraiati per terra, mentre il quarto, appeso a testa in giù, cercava in tutti i modi di evitare la ciabatta incantata da Remus, che gli stava colpendo punti decisamente delicati del corpo. “METTIMI GIù!” “Chiedimi scusa per il cornuto e se ne riparla” “E va bene, mi dispiace, ma basta!” due secondi dopo anche il rampollo dei Black andò a fare compagnia agli altri tre sul pavimento. “Delicato” constatò, massaggiandosi il fondoschiena. “Povero…” disse Remus sarcastico. “Vediamo di mettere a posto questo casino, che è meglio.” “Fai pure tu, noi geni dobbiamo finire di discutere i dettagli. Vero, socio?” “Certo” “Allora… quando tu e la Evans tornerete dalla ronda Remus la distrae se resta lì, tu vieni su ed usciamo sotto il mantello, mentre Peter lo metti nel taschino. Poi preleviamo Piton dalla sua ronda, lo portiamo sulla Torre di Astronomia e lo mettiamo con le chiappe all’aria, che ne dici?” James sghignazzò “Dico che hai una mente perfidamente geniale, ma io ho pronto il tocco di grazia.” “Che vuoi fare?” “Oh, lo vedrai” “No, dai, dimmelo” “Ti ho detto che lo vedrai stasera!” “Cosa vedrà stasera?” i due ragazzi, pietrificati, si girarono verso la porta, dove videro Lily in posa minacciosa con le mani sui fianchi. “Evans!” esclamò James, sorridente. “Che onore averti nel nostro dormitorio!” Sirius, con molto meno garbo, chiese: “Che ci fai qui?” “Sono venuta per James” “Per me?” La faccia era sinceramente perplessa. “Ti ricordi a che ora abbiamo le ronde?” “Certo, oggi dalle 9 alle 10!” “E che ore sono?” Terrorizzato guardò l’orologio: 9,15. “Oddio!” saltò in piedi con uno scatto. “Bene, andiamo?” Lily lo guardò esasperata, poi, pensando che fosse inutile discutere, si girò e cominciò a scendere le scale, con James alle calcagna.

Dall’inizio dell’anno, ovvero da quando alla Grifondoro era venuto un infarto per aver visto James con la spilla da Caposcuola, le ronde erano un’occasione di assoluto silenzio, intervallate da disperati tentativi di lui di fare un po’ di conversazione. Per questo, quando quella sera lei gli rivolse la parola, James rischiò di cadere dalle scale che stavano scendendo. “Cosa avete intenzione di fare te e Black stasera?” chiese Lily con aria sospettosa. “Nulla, una cosa fra me e lui…” sorrise e si scompigliò i capelli, pensando a quanto si sarebbe divertito quella sera. “Potter” Lei si era fermata, e lo guardava intensamente. James si bloccò a sua volta. “Sì?” “Non state progettando uno scherzo, vero?” “Ma che dici?” gli scappò uno sbuffo nervoso, e la mano tornò più velocemente alla testa. Se continuava così, prima dei trent’anni sarebbe rimasto calvo, come gli diceva sempre quel canide che si ritrovava come compagno di stanza, alias Sirius. Lily si avvicinò ulteriormente, stringendo gli occhi. “Sicuro?” Il ragazzo cominciò a sudare freddo, non tanto per il fatto che stava per essere colto in fragrante, quanto perché era troppo vicina per i suoi standard, e non poteva perdere il controllo. Insomma, lei sarebbe dovuta crollare adorante ai suoi piedi, non il contrario! Ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità, incrociò le dita dietro la schiena e disse: “Lo giuro” “Bene. E ora possiamo anche continuare.” Gli fece un mezzo sorriso, poi si riprese e tornò a camminare spedita.

Quando tornarono al dormitorio, non si erano scambiati altre parole. “Notte, Evans” “Non starai diventando troppo cordiale?” James sorrise, mentre Remus bloccò la ragazza che stava aspettando per parlare di… scuola. “Lily! Senti, volevo proprio parlarti del compito di Difesa Contro le Arti Oscure…” Mentre i due si sedevano sul divano, James salì nel dormitorio. In camera, Sirius lo stava aspettando. “Peter?” “Già a posto” mostrò un rigonfio nella tasca della camicia. “Senti, siamo proprio sicuri di volerlo fare? Voglio dire, a questo punto possiamo anche lasciar perdere, sono sette anni che facciamo scherzi a Moccioman…” Sirius lo guardò come se fosse pazzo. “Ma sei rincretinito? Sono tre settimane che progettiamo questo scherzo! Non è che sei Remus?” “E’ che…” scosse le spalle, combattuto. “Nulla, non importa. Andiamo” “Oh, ora ti riconosco!” Prese il Mantello dell’Invisibilità e coprì entrambi.

In Sala Comune Lily e Remus erano impegnati in una discussione sul metodo migliore per evitare un Imperius, uno degli argomenti del compito del giorno dopo. I tre Malandrini riuscirono ad uscire indisturbati, dato che James prima aveva lasciato il ritratto aperto, e, dopo essersi assicurati di avere il via libera, si avviarono alla ricerca di Piton. Lo trovarono intento a pattugliare un corridoio del settimo piano. “Cominci lo spettacolo”, sussurrò Sirius, prima di lanciare un Petrificus Totalus addosso al Serpeverde. Quando cadde in terra, gli fecero un incantesimo levitante e se lo trascinarono dietro fino alla Torre di Astronomia. Misero a terra Piton e si tolsero il Mantello, in modo che non li vedesse. “Questa te la ricorderai, Mocciosus, penso che non ti abbiamo mai fatto un così bel regalo.” Sirius sghignazzò, mentre Peter, che nel frattempo si era ritrasformato, si apprestava ad appenderlo sulla cima della Torre. “Aspetta, Codaliscia. James, qual’era il tuo tocco di grazia?” Senza parlare, James agitò la bacchetta, e la divisa di Piton si trasformò in una calzamaglia da supereroe giallo moccio con scritto sopra, con un bel verde vomito, “Moccioman”. Sirius scoppiò a ridere, senza potersi trattenere, e anche Peter. “Questa è bella! Sicuro di non avere la macchina fotografica?” James scosse la testa ridacchiando, e disse: “Allora, lo appendiamo o no?” “Certo! Codaliscia, al mio tre. Uno… due… tre!” In due secondi la povera Serpe si ritrovò appesa per le mutande al pennone della Torre più alta del castello, urlando improperi non uditi da nessuno a causa del vento. “Perfetto! E ora, tutti a letto! Sogni d’oro Mocciosus, spero che la compagnia dei pipistrelli ti allieti il sonno!” urlò Sirius, gongolante per la perfetta riuscita dello scherzo. O meglio, quasi perfetta.

Nel dormitorio femminile di Grifondoro, infatti, una certa rossina non riusciva a prendere sonno per colpa di “…quello stupido, egocentrico, arrogante, immaturo e rompiscatole di James Potter! Accidenti a lui!” Lily Evans era in piedi accanto alla finestra, a prendere un po’ di vento sulla faccia e distrarsi. “Notte, Evans” La mente continuava a proporle immagini di James che le dava la buonanotte, con quel dannato sorriso strafottente e quegli occhi così… così… “Adorabili?” Le suggerì la voce della coscienza, e lei scosse la testa per liberarsi del pensiero. Era dall’inizio dell’anno che Potter si comportava in maniera leggermente diversa, più dolce, gentile… e la confondeva da morire. Lasciò vagare lo sguardo sul castello. Adorava quel posto, le torri, le guglie, il parco… tutto. All’improvviso gli occhi si fermarono su qualcosa che stonava nel quadretto notturno. Qualcosa di giallo si agitava nella notte, in cima alla Torre di Astronomia, e all’improvviso si sentì l’eco di un urlo, probabilmente portato dal vento. “AIUTO!!” “Non può essere, no…” udì delle risate provenire dalla Sala Comune, e decise di scendere. Quando arrivò in fondo alle scale, si trovò davanti James, Sirius e Peter che sghignazzavano come dei pazzi, sdraiati davanti al camino. “Hai visto la faccia di Moccioman quando l’abbiamo appeso lassù?” “Gli si geleranno le chiappe, poverino…” e continuarono a rotolarsi per terra. A Lily non ci volle molto per fare due più due e capire cosa era successo, e subito avvampò di rabbia. “POTTER! CHE DIAVOLO AVETE FATTO???” James si girò verso di lei, e il suo sorriso si allargò ulteriormente. In realtà dentro desiderava profondamente una pala per seppellirsi, ma era impossibile togliersi quella faccia da schiaffi. “Oh, buonasera Evans, non ti avevo sentita arrivare…” sorrise sornione. “Potter…” ringhiò lei, per nulla addolcita. “Bé, Mocciosus stava andando a salvare i pipistrelli qua fuori…” gli altri lo appoggiarono annuendo energicamente e ridendo. Lily ribatté con sarcasmo “E voi avete pensato bene di appenderlo, immagino. Bene”. Si avviò verso il buco del ritratto “Ora andiamo e lo metti giù” “Ma non ha ancora portato a termine la sua missione” James era sempre più sfacciato, il suo orgoglio non gli permetteva di arrendersi subito, ma l’avrebbe fatto volentieri in quel momento. “Allora lo vai a sostituire! Muoviti, prima che chiami la McGranitt.” “Ok, ok, non ti scaldare” Un coretto di “Nooo…” arrivò dalle sue spalle. Lily uscì dal ritratto, mentre Sirius borbottò “Figuriamoci, il divertimento è già finito” ma la seguirono tutti e tre, anche se solo James mantenne il silenzio. “Idioti, bambini, deficienti, cosa diavolo vi passa in quella testa bacata?” il borbottio fu intercettato da James, che chiese: “Puoi ripetere, scusa? Mi sono perso al deficienti…”. Oramai erano arrivati, e l’ordine arrivò perentorio: “Rimettetelo giù” “Come vuoi…” si sentì un tonfo, e Piton, si rialzò dolorante. Quando Lily vide com’era conciato fece una faccia disgustata, ma tornò subito seria, mentre Severus si lanciava all’attacco dei Malandrini. “Voi brutti bastardi…” “Non ti è bastato per oggi, Mocciosus? Vuoi tornare lassù?” chiese freddamente James. “E rimettiti i pantaloni, non sei esattamente una vista paradisiaca…” Piton riprese i calzoni dal pavimento, lanciò un’occhiataccia prima a James e poi a Lily, e se ne andò borbottando propositi di vendetta.

Appena scomparve alla vista, lei tornò a fissare James con occhi di fuoco, arrabbiata come lui non l’aveva mai vista. “TU…” urlò, puntandogli un dito contro il petto. James continuò a sorridere, anche se in realtà si stava davvero preoccupando di non riuscire a vedere il giorno dopo. “In sette anni questa è la stronzata più grande che tu abbia mai fatto!!! Ma regredisci più passano gli anni??? Un ragazzino di undici anni sarebbe più sveglio di voi!!”. James cercò di interromperla, mentre gli altri due si godevano lo spettacolo come se fossero stati a teatro. “Emh, ecco… Vedi, noi…” “VOI COSA?? Cosa diavolo pensavate di fare??? Cosa volevate dimostrare??? Pensate che a prendervela con Severus siate dei gran fichi, che tutti vi cascheranno ai piedi per questo motivo?? Anzi, a prendervela con chiunque!! Siete solo dei bambini stupidi e immaturi che pensano che la scuola sia solo un giocattolo nelle loro mani!!!”. Lily riprese fiato, e James, che nel frattempo sembrava rimpicciolito, cercò di difendersi. “Dai Evans, lo avremmo fatto scendere comunque…” “Sì, domattina però.” Borbottò Sirius in maniera perfettamente udibile. Peter ridacchiò, ma fu gelato da un’occhiataccia della Caposcuola. “Pensavo che tu stessi cambiando, credevo che, forse, fossi un po’ diverso, migliore… invece sei sempre il solito coglione di sempre.” A James tornò in mente quel giorno di due anni fa, in riva al lago, quando Lily l’aveva disprezzato così pubblicamente e duramente, e si sentì colpito con tanta forza che si dovette appoggiare un secondo. Il tono della ragazza, che era diventato un po’ più amaro, tornò duro e deciso. Lo guardò negli occhi e disse, con un’espressione che non lasciava adito a dubbi: “Fai ancora una cosa del genere, Potter, e puoi tranquillamente smettere di parlarmi per il resto dei tuoi giorni, perché per me saresti morto. Sono stanca di te.” Si girò, senza dire altro, e se ne andò.

James, che fino a quel momento aveva mantenuto una facciata abbastanza tranquilla, si accasciò per terra, mettendosi la testa fra le mani. Sentì la mano di Sirius appoggiarsi sulla sua spalla e sussurrargli, con fare consolatorio: “Torniamo in dormitorio”.


Questo è sirius, fatto dalla co-autrice. non è bello?? qst è il suo indirizzo su deviantart: http://sgronghi.deviantart.com/art/Sirius-Black-136441581

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Capitolo 2
*** With a little help from my friends ***


with a little help from my friends

With a little help from my friends

“Ragazzi, abbiamo un problema”. Sirius raggiunse Remus e Peter, seduti a ripassare (o meglio, a fare professore ed allievo) su un divanetto della Sala Comune e ci si buttò sopra sospirando pesantemente. “A cosa dobbiamo tanta delicatezza? E dov’è James?” chiese Lunastorta alzando leggermente gli occhi dal libro, mentre l’altro ripeteva bofonchiando qualcosa riguardo a Mandragole e Corni di Unicorno. “E’ rimasto al campo, ha detto che voleva allenarsi un po’…” Remus lo guardò con aria preoccupata, poi guardò fuori dalla finestra. Pioveva a dirotto. “E’ passata più di una settimana! È in uno stato pietoso! Non mangia, è sempre col muso a terra. Gioca e basta, sembra che stia facendo di tutto per distruggersi” proruppe arrabbiato il ragazzo, mandando un’occhiataccia nella direzione di Lily, impegnata a studiare Difesa Contro le Arti Oscure insieme alle sue amiche. “Cerca di capirlo, Sir, dopo quello che gli ha detto… è normale che sia giù” “Per questo sono qui. Riunione dei Malandrini: come miseriaccia facciamo a tirare su di morale James?” Peter staccò gli occhi dal tomo, mentre Remus, indeciso se essere curioso o diffidente, chiese: “Qualche idea?” “Bé, potremo fare uno scherzo…” “Fuori questione” rispose subito il lupacchiotto. “Se è per colpa di uno scherzo che è ridotto così, pensi che voglia partecipare?” Sirius abbassò la testa, indispettito, ma dopo cinque secondi la tirò su con gli occhi pieni di luce Malandrina. “Una festa!” “Non vorrebbe…” “Ma chi se ne frega, Moony! Una festa a sorpresa, subito dopo la partita. Dai, basta andare nelle cucine, un salto da Madama Rosmerta ed è fatta. Per favore…” Remus lo guardò, poi pensò a James. Quando erano tornati in dormitorio, si era buttato sul letto senza guardare nulla e nessuno, mentre gli altri due gli spiegavano sottovoce com’era andata. Nei giorni seguenti aveva cercato di essere allegro come al solito, ma per gli occhi dei suoi amici era chiaro che stava fingendo, che c’era una nota amara, storta, nel suo sguardo e nei suoi atteggiamenti. Passava quasi tutte le sere al campo da Quidditch e, con la scusa di volersi preparare per la partita contro i Serpeverde, sfiancava sé stesso e la squadra pur di non pensare alle parole di Lily che, anche se non voleva ammetterlo, l’avevano ferito nel profondo. “Va bene, Sirius, fa’ quel che devi. Io però mi limiterò solo a nascondere la cosa a James.”. “Oh, bravo lupacchiotto. Tu ci stai Peter?”. Il ragazzo annuì energicamente, poi guardò verso il campo e disse, sospirando. “Speriamo che si riprenda per la partita…”.

 

Passarono altri cinque giorni, arrivò il momento dell’incontro, e da James ancora nessun segno visibile di miglioramento. “In bocca al lupo James!”. Da quando era sceso a colazione quella mattina, tutti non facevano che avvicinarsi a lui fargli il tifo o sbeffeggiarlo, a seconda della casa di appartenenza. I Serpeverde erano molto agguerriti, ma lui non era da meno. In fondo era James Potter, no? “Allora, Capitano, sei pronto o vuoi passare ancora mezz’ora a guardare quelle uova e il pezzo di torta?” James rise alla domanda di Sirius e si alzò, prendendo in mano la sua Stellafreccia. “No, credo che andrò negli spogliatoi…” “Se tu mettessi nello studio lo stesso impegno” sconsolato, Remus diede una botta a Sirius, che si era avvicinato al piatto di James per prendere la fetta di dolce. “Ahi! Che ho fatto?” “Prendila dal vassoio, animale” “Buona fortuna!” l’urlo partì all’unanimità dai tre Malandrini, e fu udito praticamente da tutta la Sala Grande. James sorrise confortato e uscì nel Parco, completamente bianco. Quella notte c’era stata una bufera di neve, ma ora il tempo sembrava essersi ristabilito e, a parte qualche fiocco ogni tanto, l’aria era limpida e serena. Inspirò a pieni polmoni l’aria fredda prima di mettersi in cammino. “Credevo fossi migliore… invece sei sempre il solito coglione di due anni fa!” l’urlo di Lily gli tornò alla mente improvvisamente. Da quella notte aveva smesso di parlargli, quando si incontravano riceveva solo uno sguardo sprezzante e quasi disgustato, e questo lo feriva molto più degli insulti. “James, concentrati, devi vincere una partita”. Si riscosse dai suoi pensieri e si infilò negli spogliatoi. Era il primo, quindi poté cambiarsi con calma. Una volta infilata la tuta da Cacciatore, si mise seduto, aspettando che arrivassero tutto, e intanto sentiva lo scalpiccio degli studenti sulle tribune e i cori, che già cominciavano. Quando capì che era il momento di andare, si alzò e guardò la sua squadra. Tutti aspettavano il discorso di incitamento, che mai era mancato da parte di un Capitano carismatico e deciso come era lui. L’unica cosa che disse però fu: “Giochiamo” ed entrò in campo. I Serpeverde erano già pronti, una massa di muscoli verde e argento. “Datevi la mano”. Madama Bumb (dici che c’era già lei?) controllò i due Capitani che si stritolavano le ossa a vicenda, poi li fece montare in sella alle scope e fischiò, segnando così l’inizio della partita. Non appena James si librò in aria, quando sentì il vento fra i capelli e la familiare sensazione di vuoto allo stomaco che solo il volo e Lily gli lasciavano, decise che avrebbe giocato la partita migliore della sua carriera scolastica. Si buttò addosso al Cacciatore di Serpeverde e, con una torsione del braccio e gli tolse la Pluffa. Con un giro della morte, si avviò verso la porta opposta. Arrivato praticamente a destinazione, tirò con tutte le sue forze, segnando il primo goal della partita. “10 a 0 per Grifondoro!! Forza James!!” l’urlo di Sirius, commentatore della partita, gli arrivò alle orecchie, così come le urla dei tifosi, ma non si distrasse. Scartò un bolide e ripartì all’inseguimento della palla, tenuta ora da Thacker. Accelerando un po’, riuscì ad affiancarlo. “Togliti, Potter!” gli urlò questo infastidito. James guardò alla sua destra e disse “Come vuoi” abbassò la traiettoria della scopa, così che il Bolide destinato a lui prese in pieno il braccio di Tom Thacker, facendo così cadere la Pluffa, afferrata prontamente dal Grifondoro, che andò dritto a meta, dove per la seconda volta fregò il portiere avversario.

Mezz’ora dopo, il punteggio era di 110 a 20, nove goal dei quali segnati proprio da James. Sirius stava diventando rauco a forza di urlare incitamenti al suo migliore amico e insulti ai Serpeverde, nonostante i continui sforzi della Prof.ssa McGranitt di calmarlo, e il pubblico rischiava di far venire giù lo stadio. “Potter, Potter…” risuonava quasi ovunque, e i fischi di disapprovazione praticamente non si udivano. In quel momento Bill Martin portava la Pluffa, ma un attacco di un altro Cacciatore gli impedì di proseguire la corsa fino all’anello. “Bill, passa!” urlò James. Gli ubbidì, ma prima ancora di poter individuare la traiettoria che avrebbe compiuto quel missile rosso, si sentì strattonare, e finì a testa in giù. Senza darsi per vinto, guardò in su e vide che la Pluffa era praticamente sopra di lui, quindi senza pensarci troppo tirò un calcio, che spedì la palla nella più piccola delle porte. Incredulo per la fortuna avuta, sentì a malapena le urla di Madama Bumb che ammonivano il Battitore di Serpeverde per quell’azione scorretta. “Punizione!” gli fu assegnato un tiro, e mandò anche quello dentro. La partita riprese a ritmi sempre più serrati, ormai si aspettava solo la cattura del Boccino. “L’hanno visto!” all’urlo di Sirius, James si girò, vedendo i due Cercatori gettarsi in una corsa gomito a gomito nella sua direzione, sotto di lui, mentre un luccichio dorato spiccava contro il biancore della neve per terra. Con la coda dell’occhio, però, vide Mark Hoppus, un energumeno fatto solo di muscoli e stupidità, tirare un Bolide nella direzione del suo compagno di squadra. Senza pensarci due volte, si gettò in picchiata, sperando così di poter vincere la partita. Arrivò alla stessa altezza degli altri due e poi… sentì una botta molto forte sotto di lui, e senza capire come si ritrovò per terra, sdraiato a faccia in giù, mentre l’aria intorno a lui sembrava esplodere dal fragore delle grida. Alzò la faccia, dolorante per la botta, e vide il Cercatore della sua squadra alzare il pugno, trionfante. “Abbiamo vinto!” urlò, e si rialzò. Fortunatamente era caduto da un’altezza pari ad un paio di metri, quindi stava bene, ma la sua scopa era… distrutta. Raccolse il pezzo più grande, ma prima di poter pensare o dire alcunché, venne circondato dai suoi compagni di squadra che, esultanti, lo portarono in trionfo fino al Castello.

 Arrivato in Sala Comune venne finalmente poggiato a terra, e gli venne incontro Sirius, bottiglia di Burrobirra alla mano, che gli batté amichevolmente una mano sulla spalla. “Grande fratello!!! Gli hai fatto il…” a causa di una saponetta che gli si era infilata in bocca non riuscì a finire la frase e Remus, che era misteriosamente spuntato alle sue spalle, esclamò: “Bella partita James!! Hai fatto un bel volo!” James sorrise, per poi scoppiare a ridere vedendo Sirius che sputava la saponetta, imprecando qualcosa di non meglio identificato. Si guardò intorno, cercando una persona, ma l’unica cosa che vide furono fan urlanti e ragazzine che lo adocchiavano con la segreta speranza di poter entrare nelle sue grazie ora che lui e Lily non si parlavano più.

 “Attenzione!” Sirius era salito su un tavolo, urlando a squarciagola per attirare l’attenzione di tutti. “E siamo solo all’inizio della serata” borbottò Remus, in piedi accanto a Peter e James. “Questa piccola festicciola, indetta in onore del nostro Capitano…” fischi e grida non mancarono, mentre il Malandrino indirizzava la bottiglia verso il suo migliore amico. “Dicevo, abbiamo vinto, abbiamo la Coppa in pugno e abbiamo fatto il mazzo ai Serpeverde, quindi guai a chi si ritira prima di domattina!! E ora, tornate pure a ingozzarvi, o fare quello che stavate facendo…” aggiunse poi, ammiccando in direzione di una moretta nell’angolo. “Non cambierà mai” commentò sconsolato Lunastorta. Poco dopo arrivò il moretto in compagnia della ragazza adocchiata poco prima. “Moony! Allora, hai intenzione di continuare a fare il santarellino o ti vuoi divertire?” “Se per divertire intendi fare come te, preferisco restare qui a bere qualcosa in santa pace. Tu vai pure a divertirti.” “Contaci! James, vieni?” Sentendosi chiamato in causa, scostò lo sguardo da quelli che ballavano sulle note che uscivano da una radio, qualcosa di abbastanza scatenato. “No, grazie, prendo solo qualcosa da bere.” Si alzò, avviandosi al tavolo con le bevande, cercando qualcosa di abbastanza forte, quando udì parte di conversazione fra Emma Benson, un’amica di Lily, e Remus, che aveva seguito James. “Mi ha chiesto di restituirti questo libro oggi.” “Grazie mille. Lily dov’è?” “E’ rimasta su tutto il pomeriggio, non è venuta nemmeno alla partita. Non si sentiva molto bene. Ha detto qualcosa del tipo “Non vorrei che mi venisse la nausea”, o qualcosa di simile”.

James fu colto dalla tristezza, mentre un nodo traditore gli saliva alla gola. Non voleva nemmeno guardarlo giocare… Si girò, lasciando il bicchiere sul tavolo, e si avviò a passo sostenuto verso il dormitorio. Aveva bisogno di un posto dove stare solo, dove non lo assordasse nessuno, senza essere importunato da persone che lo consideravano il dio della scuola, mentre in realtà stava uno straccio. Per un po’, anche solo dieci minuti, aveva bisogno di togliersi quella maschera allegra che sempre aveva indossato negli ultimi giorni.

 Entrò nella familiare stanza che lo ospitava da sette anni, chiuse la porta e vi si appoggiò contro, chiudendo così il mondo fuori. Gli occhi vagarono per la stanza, mentre con la mente ripercorreva i vari momenti passati là dentro. Quante volte aveva giocato, litigato, architettato scherzi lì dentro? Quante si era sfogato con i suoi amici quando era depresso a causa di un rifiuto di Lily o delle sue manifestazioni di disprezzo.

 Senza potersi più trattenere, lasciò le lacrime scorrere sulle sue guance, liberandosi del peso che portava dentro. Si avvicinò alla finestra e si mise a guardare la luna. Dopo un po’, però, sentì la maniglia abbassarsi e una voce nota chiedere sottovoce: “James?”. Remus, preoccupato dalla fuga dell’amico, aveva deciso di lasciargli un po’ di tempo per poi andare a controllare come stava. “Hey, già finita la festa?” James, dopo essersi asciugato le guance, si era girato, facendo un sorriso tirato. “No, ma c’è troppo casino per me.” Lo raggiunse e si appoggiò al balcone della finestra, dove si perse nella contemplazione della sua vecchia compagna di tante notti terribili, che erano state rese sopportabili solo grazie ai suoi amici. E ora che lui poteva aiutare uno di loro… non si sarebbe certo tirato indietro. “Hai voglia di parlarne?” chiese con tatto. James sospirò e chiuse gli occhi. “Non saprei che dire…” “Posso darti un consiglio, dato che sono amico sia tuo sia di Lily?” “Mmh…” annuì. “Perché ogni tanto non le fai vedere il ragazzo maturo che sai essere, e non solo il pallone gonfiato? Cresci o, amico, non cambierà mai niente” gli posò una mano sulla spalla per consolarlo. “Cosa dovrei fare? Ascoltare le lezioni di Ruf come se mi interessassero, o smettere di fare l’idiota con Sirius? Non sarei più me stesso allora.” “No, però” Remus fece un sorriso ironico prima di ricominciare a parlare “potresti smettere di invitarla ad uscire urlando per i corridoi, oppure gasarti per ogni minima cosa, e anche smetterla di fare scherzi idioti ai Serpeverde sarebbe un bel passo avanti.” James emise una specie di sbuffo, poi disse “Ci proverò” Remus lo guardò alzando le sopracciglia, pronto a fargli una bella lavata di capo. “Ok, ok, ci proverò sul serio. Grazie, Moony.” James lo abbracciò, mentre l’amico gli sussurrava “Sarà meglio per te”. Lui ridacchiò, allontanandosi. “Bé, sicuro che non vuoi tornare alla festa?” “Sai, quando sono salito Sirius era in mezzo a due che si accapigliavano, pretendendo entrambe di essere la sua ragazza. Non so se ho voglia di tirarlo fuori da una situazione simile” “O se lui vuole.” Commentò James, sghignazzante. “Però non voglio perdermi lo spettacolo. Andiamo?”

 

Do you need anybody?

I need somebody to love

Could it be anybody?

I want somebody to love

Would you believe in a love at first sight?

Yes, I'm certain that it happens all the time

What do you see when you turn out the light?

I can't tell you, but I know it's mine

Oh, I get by a little help from my friends

Mmh, I get high with a little help from my friends

Oh, I'm going to try with a little help from my friends

 

Salve, lettori!! Piaciuto il capitolo?? Speriamo proprio di sì…

 

E ora ecco a voi le curiosità che le nostre menti malate ci hanno consigliato di inserire nel capitolo, a cominciare dai nomi dei componenti delle squadre, che sono membri di band.

Ecco l’elenco:

Tom thacker--> chitarrista dei sum

Mark hoppus--> basso e voce dei blink 182

Billy martin--> chitarra e tastiera dei good charlotte

 

I titoli, tutti pensati dalla mia degnissima socia (grazie, sei una grande!!), sono presi da canzoni degli anni 70, massimo 75, dato che lei è una vera perfezionista, e anche perché io non me ne intendo…

Partiamo dal titolo. JeL… bé, penso sia facile, sono le iniziali di James e Lily e si legge come gel (non sappiamo che c’entri visto che James non usa il gel, comunque…); We will shock you, invece, è ripresa dalla più che famosa canzone dei Queen “We will rock you”. Chi non la conosce provveda subito a rimediare!!

 

Il titolo del primo capitolo è ripreso dalla canzone “I fought the law”, dei Clash,  ma invece di scrivere:

I fought the law and the law won

Ci è piaciuto di più

I fought the law and… Lily won

 

La canzone dell’ultimo capitolo invece è “With a little help from my friends” dei grandissimi e meravigliosi Beatles! WoW!! Ci stava proprio bene in questo capitolo, quindi ce l’abbiamo messa.

Questo invece è il link del disegno del capitolo, da guardare obbligatoriamente, perchè è fantastico:

http://sgronghi.deviantart.com/art/James-Potter-136467159

 

E ora passiamo ai ringraziamenti e alle risposte:

 

X Smolly_Sev: Grazie!!! Siamo onorate, addirittura fenomeni?? Sai chi accusare, o ringraziare, se siamo state Malandrinizzate, dato che anche Chiara non lo era… Aggiornato abbastanza presto?? Continua a seguirci!!

 

X cullen isabella: fa sempre piacere ricevere i complimenti, specie se è una perfetta sconosciuta e non un’amica pagata da noi… (Scherzo ovviamente ^^). Speriamo ti piaccia anche questo capitolo!!

 

X DanyCullen: ti senti orgogliosa delle tue allieve? Che bello… ^^ L’arte di Chiara contribuisce molto, sai benissimo che senza di lei sarebbe rimasta al primo capitolo. Se invece lo facessi mi ucciderebbe XD XD… e poi sai che siamo solo le traduttrici del manoscritto, in realtà l’ha scritto la Row!! (Magari…) continua a leggere!

 

Per chi ha messo la storia fra i preferiti mille grazie!!!!! Continuate a sostenerci!!! E noi promettiamo disegni fantastici e aggiornamenti abbastanza frequenti (c’è pur sempre la scuola, e anche se sono una sfaticata nullafacente, per scrivere ci vuole tempo!!)

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Capitolo 3
*** Pardon the way I stare ***


Pardon the way I stare


Pardon the way that I stare


sperando che ti tiri su...



Fiocchi di neve scendevano lentamente, coprendo con un candido mantello il parco e il castello di Hogwarts. La calma regnava nei corridoi, illuminati dalle torce, e gli studenti si godevano ancora il tepore delle coperte, dato che erano all’incirca le sei del mattino. Solo uno, fra tutti, non riusciva a dormire, già preso dalla smania di divertirsi, e aveva tutta l’intenzione di condividerla con i suoi compagni di stanza.
“BUON NATALE!!” urlò, infatti, Sirius, senza alcun riguardo per gli altri tre. “SVEGLIA!!” si buttò a peso morto sul letto di Remus, felice di poter essere finalmente lui quello che lo svegliava e non il contrario. “Muori, Paddy.” Disse molto gentilmente il lupacchiotto, cercando di infilare la testa sotto il cuscino. “Hai la luna storta, per caso? Dai, in piedi!” cominciò a scuoterlo, mentre James e Peter, ancora intontiti, si erano messi seduti per capire l’origine del trambusto. Vedendo che nessuno aveva intenzione di alzarsi, Sirius mise mano alla bacchetta e borbottò “A mali estremi…”. In pochi secondi tre secchiate di acqua gelida si erano riversate su ciascuno dei letti occupati. “SIRIUS!!” le urla furono accompagnate da alcune mani, pronte a picchiarlo. “Hey, a Natale si è tutti più buoni…” cercò di difendersi Sirius, ma Remus, zuppo e inferocito, sbottò. “A cominciare da te, vero?” prese la bacchetta e lanciò un Aguamenti, così che anche l’ultimo membro della camera si ritrovò bagnato fino al midollo. Il povero Black assunse un’espressione totalmente costernata, e Peter al vederla cominciò a ridere come un matto, buttandosi per terra. La sua allegria contagiò subito anche gli altri, e l’intera banda si ritrovò a terra con le lacrime agli occhi dalle risate.

Il primo a riprendersi fu James che, dopo essersi alzato e asciugato con un incantesimo, tirò fuori tre pacchetti dal baule e li diede ai suoi amici. “Visto che ormai siete tutti svegli, non ha senso aspettare ancora…” “Grazie, James!” esclamò Remus, il primo ad aver aperto il regalo, una macchina fotografica ultimo modello. “Fico!” Sirius osservava incantato il suo orologio, che aveva quattro lancette, ognuna delle quali aveva in cima una foto di ognuno dei Malandrini, e al posto dei numeri erano incisi i nomi di vari posti. Peter, invece, aveva preso in mano una Ricordella, diventata rossa non appena l’aveva toccata, e ora sembrava molto concentrato. “Bene, allora finiamo la distribuzione dei regali.” Peter, Remus e Sirius si lanciarono un’occhiata complice, poi quest’ultimo si alzò, andò al proprio letto e ci si tuffò sotto. “Che diavolo fa?” chiese James sorpreso, ma prima che qualcuno potesse rispondergli il Grifondoro rispuntò coperto da diversi lanicci e con in mano un pacco lungo e stretto. “Buon Natale, Capitano. Speriamo che ti piaccia, è da parte nostra.” Sorrise e James prese l’involucro. Lo scartò e, non appena vide cosa conteneva, gli si illuminarono gli occhi. Davanti a lui, appoggiato per terra, si trovava un manico di scopa di legno nero e lucente, mentre la coda, dalla forma elegante, era formata da rametti color ebano, tutti levigati. Sull’impugnatura, in argento, c’era scritto “Thunderstruck”. “E’… fantastica. Grazie, ragazzi.” Disse James, felice e sorridente come non era da diverso tempo. “ “Figurati…” Sirius, fingendo noncuranza, si girò verso gli altri due ed esclamò: “Allora, finiti i regali?”.

Dopo circa un quarto d’ora, ognuno aveva scartato tutto quello che c’era da scartare, e si godeva il bottino. Remus aveva ricevuto, oltre alla macchina fotografica, un modellino della galassia in vetro e una scacchiera con le pedine degli scacchi a forma di bicchierino, e ogni volta che qualcuno perdeva un pezzo doveva bere il contenuto alcolico dalla pedina (era uno delle poche cose apprese da Sirius della cultura babbana). La prima frase di Padfoot quando Rem aveva visto il tutto era stata: “Ti va una partita?”, con ovvio rifiuto da parte dell’amico. Sirius invece era al settimo cielo per una maglietta, chiamata mood-shirt, che cambiava colore a seconda dell’umore, mentre normalmente era grigia, e a metà fra l’esasperato e l’incuriosito per il regalo di Lunastorta, un libro babbano intitolato “Le memorie di Casanova”. Peter, infine, aveva finalmente trovato un rimedio contro i suoi disastri in Pozioni con un calderone indistruttibile (in 7 anni ne aveva fusi più di una decina), e contro i Serpeverde un libro di autodifesa, “Pioggia di piattole e mani di Burrobirra: diverti gli amici e strega i nemici con il nuovo libro di scherzincantesimi!”, anche se l’apertura di questo gli aveva comportato lo schiacciamento delle dita in una trappola per topi, messa ad arte da Sirius per fargli uno scherzetto.

Mentre Remus curava la mano del malcapitato, James esclamò, distogliendo lo sguardo dal suo nuovo manico di scopa: “Non per dire, ma io comincio ad avere un certo languorino…” “In effetti…Ti va una gara a chi arriva primo, Prongs?” “Mangia la mia polvere, Paddy!” e come due bambini cominciarono a correre per il castello, arrivando poi trafelati in Sala Grande. “Ho vinto!” urlò James trionfante, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della McGranitt. “Hai barato! Mi hai spinto contro l’armatura!” “Non è colpa mia se non hai un minimo di equilibrio, sai?” “Grr…” “Impara a perdere, Padfoot!” gli batté allegramente una mano sulla spalla e si andò a sedere, molto attirato dal pudding. “Allora, chi ha vinto?” Remus e Peter, al contrario dei due scalmanati, erano scesi con calma, e ora stavano prendendo posto sulle panche. “Lui…” Sirius gli diede una pacca sulla testa, poi cominciò a mangiare come gli altri. “Se ti rode così tanto, potrai vendicarti dopo con la battaglia…” Una risaputa tradizione dei Malandrini, soprattutto per quei poveracci che vi si erano trovati in mezzo, era la sfida a pallate di neve il giorno di Natale. La cosa incredibile era che più gli anni passavano, più loro si divertivano e si impegnavano. Il record, l’anno scorso, era stato di quattro ore, e lo scontro era finito in parità fra James e Sirius. “Oh, ci puoi scommettere.”

Quel pomeriggio, subito dopo il banchetto Natalizio, i quattro uscirono nel Parco e raggiunsero uno spiazzo abbastanza grande, dove si divisero. “Ok, le regole sono…” “Remus, le sappiamo a memoria, potresti evitare?” “Per lasciarti il gusto di imbrogliare? Dicevo, le regole:

  1. Ognuno deve restare nel suo spazio delimitato;
  2. Le palle si tirano a mano, niente scherzetti con la bacchetta;
  3. Chi viene colpito venti volte è fuori.Possiamo cominciare!”

I Malandrini si divisero, e con un incantesimo ciascuno tracciò un rettangolo intorno a sé, e la neve contenuta in questo assunse per ciascuno un colore diverso: James rosso, Sirius viola, Remus giallo e Peter blu. Il motivo di questa “colorazione” era che così ogni pallata che avesse fatto centro si sarebbe distinta per bene, lasciando un chiaro segno, che sarebbe andato via solo a partita conclusa. “Cominciamo!!” urlò James, e lanciò il primo pugno di neve, che prese di striscio Remus. “Ah sì?” e la guerra ebbe inizio.

Dopo un paio d’ore, Peter era stato eliminato, Remus era stato colpito diciotto volte e gli altri due quindici. “Prendi questa, Moony!” lui scansò abilmente la palla di neve, ne raccolse un po’ e la lanciò con tutta la sua forza contro Sirius, che si abbassò, e il colpo colpì direttamente una persona che stava tranquillamente passeggiando dietro di lui… e si dà il caso che fosse proprio il Preside della Scuola, il prof. Silente. “Signor Lupin, ribellione contro l’autorità? Non me lo sarei mai aspettato da lei…” “Preside, sono mortificato! Le giuro che non era mia intenzione!” Urlò Remus, rosso come un peperone per l’imbarazzo. Si avviò verso Silente, per ripetere le sue scuse, ma venne colpito a tradimento dai suoi due amici. “Eliminato!” urlarono, soddisfatti. “Non vale!” “Ragazzi, colpire alle spalle…” il Preside, che ormai si era fermato, continuò “E’ scorretto.” James e Sirius abbassarono la testa, ma vennero presi da una montagna di neve, che arrivò proprio da dietro di loro. “Vi serva come lezione. Buona partita.” Silente, imperturbabile e sorridente, continuò la sua passeggiata, lasciando i due a bocca aperta e Remus e Peter sghignazzanti. All’improvviso James venne colpito da una raffica di palle viola, e quando si spostò per reagire, la neve del suo rettangolo tornò bianca e Sirius urlò a squarciagola: “HO VINTO!!!”

Sirius passò tutta la sera a rinfacciare a James la vittoria e a fare il verso della faccia di Remus quando si era accorto di aver colpito Silente, risultando sempre più insopportabile, e anche ora, che stavano per andare a dormire, non si chetava un attimo. “Sirius, smettila!” Remus era più che spazientito, ma l’unico risultato che ottenne fu una pernacchia. Alzò gli occhi al cielo e, esasperato, si chiuse in bagno. Ora erano rimasti solo James e Sirius, dato che Peter aveva deciso di andare nelle cucine per fare onore al Tiramisù avanzato a cena. “La lista dei tuoi insuccessi aumenta, Ramoso!” “Che tatto…”. Sirius rise, poi però un pensiero sembrò colpirlo, e tornò serio. “Che succede?” “Nulla, pensavo.” “Pessimo segno. Avanti, dimmi che c’è.” “Ok… pensavo alla Evans.” James si irrigidì leggermente e chiese: “Cosa, per l’esattezza?” “Lo scherzo, Mocciosus, la lite… tutto. E, insomma, mi dispiace, è anche colpa mia se è successo. Anzi, sono stato io ad istigarti, tu mi avevi detto che non volevi” “Sirius, non ti preoccupare…” “No, mi sto solo prendendo le mie responsabilità. So che ti piace davvero, e con quella stupidaggine è andato tutto a rotoli…” “Smettila, ora. Non è stato colpa dello scherzo, tanto sarebbe bastato poco comunque per farla esplodere, è stata semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso che riempivo da sette anni facendo l’idiota.” James si sdraiò, chiudendo gli occhi. “E’ finito il tempo dei giochi, Sir, o almeno per quel che riguarda lei. Io… mi sono innamorato, e seriamente. E se per averla devo smettere di fare l’idiota, bé, rinuncio volentieri.”. Guardò negli occhi Sirius, e vide che lo comprendeva perfettamente, senza bisogno di una parola in più, e che l’avrebbe appoggiato. “Sai… secondo me, idiota sei, e idiota rimarrai, avrai solo la facciata di persona “normale”, caro il mio Ramoso!”.

 

“Belle vacanze di Natale… fra Petunia e il suo fidanzato non so chi è peggio! Oddio, quanto mi è mancata Hogwarts!” Lily, appena scesa dalla carrozza con un paio di borse, lanciò uno sguardo pieno di affetto all’edificio. Entrò, confortata dal calore del fuoco delle torce, e si avviò su per le scale.
Al primo piano, però, una dei due bagagli si impigliò nella ringhiera, così che lei si dovette girare per riprenderne possesso. “Bentornata, Evans” la sorpresa di risentire quella voce fu talmente forte che Lily, tirando, perse l’equilibrio e cadde addosso alla persona che aveva dietro. “Lasciami, Potter.” Diede uno strattone, ma così facendo entrambi caddero, e si ritrovarono sdraiati sul pavimento del pianerottolo. La ragazza si aspettava commenti maliziosi o sbruffoni, invece fu molto sorpresa dall’atteggiamento dell’altro, che subito si alzò, scusandosi imbarazzato. “Che gli è successo? Non gli avrò davvero fatto così paura…” le tornò in mente il modo in cui aveva urlato sulla Torre di Astronomia, e l’ipotesi non le sembrò più così assurda. “Aspetta, ti aiuto.” James, premuroso come mai l’aveva visto, si era chinato a raccogliere la borsa e gli oggetti che ne erano usciti. “Non ho bisogno di te” Lily, acida, gli prese la borsa dalle mani e si rialzò, leggermente dolorante. “Questo lo so.” Sorrise “Era un modo per scusarsi” “Da quando ti preoccupi per così poco?” chiese lei, alzando un sopracciglio. James si passò una mano fra i capelli, ma contrariamente al solito non lo fece con aria spavalda, bensì nervosa. Più passava il tempo e più Lily era stupita, e lo sbalordimento raggiunse il massimo quando lui sussurrò: “Non solo per la caduta…” “Che hai detto, Potter?” lui la guardò, sorridendo, poi si girò per andarsene. “Ci vediamo stasera alla riunione dei Caposcuola…” e si avviò su per le scale. Lily rimase scioccata a guardarlo, ma alla fine riuscì a riprendersi e, scuotendo la testa, ripartì per la Torre di Grifondoro. “Ma cosa diavolo ne hanno fatto di James Potter? Ho lasciato un bamboccio arrogante e viziato e ritrovo un ragazzo… gentile? Smettila, Lily Evans! Hai passato tutte le vacanze di Natale a pensare che fosse un idiota, giusto? Giusto! Si è sempre comportato malissimo con tutti, soprattutto con te, e ciò non può cambiare solo perché, per una volta è cortese, giusto? Giusto! E a te non importa nulla se lui cambia, giusto? Sbagliato!” a questo punto capì che era meglio smetterla di pensare e stare attenta a dove andava. La cosa però le risultò abbastanza impossibile, e durante il tragitto che la portava alla Sala Comune il pensiero le tornò almeno una decina di volte su James. Davanti alla Signora Grassa esclamò: “Il Diavolo se lo porti!” “Mi dispiace, la parola d’ordine è sbagliata.” “Ah, sì, scusi. Panta rei.” Il ritratto si aprì, così che poté finalmente tornare sul suo agognato letto nella sua adorata camera. “Cominciamo bene…”.

 

Un paio di sere dopo i Malandrini si trovavano tutti davanti al camino della Sala Comune, seduti su comode poltrone, a studiare. Il colpevole, ovviamente, era Remus, che aveva deciso di mettere tutti in riga negli ultimi mesi, fossero questi volenti o nolenti. Mentre alcuni cercavano di concentrarsi, James, seminascosto dal libro di Pozioni, scrutava una persona nascosta in un angolino a studiare. Era, ovviamente, Lily, che, a quanto sembrava, aveva dato il via ad una maratona di Incantesimi. Adorava guardarla, osservare ogni suo movimento, fosse questo lo scostarsi i capelli dal viso o mordicchiarsi il labbro inferiore, mentre gli occhi, concentrati, vagavano per le pagine. Una ragazza, probabilmente sua amica, le si avvicinò, chiedendole qualcosa riguardo ad una pergamena che aveva in mano. Lily, staccando gli occhi dal suo lavoro, cominciò tranquillamente a spiegare. Uno dei motivi per cui James aveva cominciato a notarla era proprio questo, il fatto che fosse sempre disposta ad aiutare chi ne aveva bisogno. Ricordava quando una volta, al primo anno, l’aveva vista parlare con Remus, che terrorizzato guardava gli altri ragazzini scherzanti, spaventato dall’idea di sbagliare, non riuscire ad inserirsi, e completamente succube della parte oscura di sé. Erano molte altre, però, le parti di Lily che James amava. La sua forza, la capacità di farsi sempre rispettare, ma anche una fragilità che spesso veniva nascosta, e poche volte emergeva, ma che lui aveva imparato a riconoscere in quegli occhi verde smeraldo.
Adorava stuzzicarla per vederla prendere fuoco e lasciarsi andare alla rabbia, lei che era sempre così controllata. Insomma, aveva cominciato con l’essere una semplice compagna di casa, poi l’aveva incuriosito, stregato… ed ora era innamorato cotto. “James, mi puoi prestare il libro? James?” Il ragazzo si riscosse, e con l’espressione di uno che cade dalle nuvole chiese: “Eh?” Remus, molto gentilmente, gli prese il volume dalle mani e glielo sbatté in testa. “Concentrati, furbo.” “Certo, scusa.” Abbassò lo sguardo sulla pergamena che aveva preso per scrivere la ricerca, ma lo sguardo finì di nuovo su Lily. Era particolarmente bella quel giorno, il leggero trucco e il maglione verde le mettevano in risalto gli occhi e i capelli, lasciati liberi, scendevano fluenti oltre le spalle. Si alzò e disse: “ Vado a prendere una cosa in camera” “Ok”. James andò, arrivò alle scale e facendo questo passò accanto a Lily. Salì in camera, prese Difesa contro le Arti Oscure, e torno giù. Quando arrivò all’ultimo scalino, la vide ridere con la ragazza di poco prima, che poi se ne andò. Spinto forse dal suo nuovo spirito, o forse semplicemente perché il cervello non aveva fatto in tempo a collegarsi con la bocca, le disse: “Oggi sei molto carina, Evans… Intendo, più del solito.” E, senza aspettare una sua reazione, se ne andò a sedere.

 

 

Pardon the way that I stare

There's nothing else to compare

The sight of you leaves me weak

There are no words left to speak

But if you feel like I feel

Please let me know that it's real

You're just too good to be true

Can't take my eyes off of you



Risalve, scusate il ritardo, ma ho avuto la testa un po' altrove, anche se non mancavano le persone che mi spronavano a mettere la mia testolina a lavorare alla storia, ma tant'è.
Ringraziando la mia socia, però, dovrebbe essere venuto fuori qualcosa di decente, si spera...  voi che ne dite?

Curiosità del capitolo, ovviamente musicali...
il nome della scopa, Thunderstruck, è una canzone degli ACDC, e suonava molto bene... quindi ecco a voi!

La canzone del capitolo, invece, è "Can't take my eyes off of you" di Frank Valli, di cui ci sono molte cover, e personalmente consigliamo quella dei Muse.
Ecco il link:   http://www.youtube.com/watch?v=NBOQc3L1t1A

Poi volevo chiedere venia per un mio errore, le canzoni non sono 70-75, ma, come ha giustamente suggerito la mia socia, di quegli anni lì. Insomma, spaziamo un po' di più o non c'era verso di trovarle.


Ora il link del disegno del capitolo, fatto dalla bravissima Chiara (guardare, guardare!!)

http://sgronghi.deviantart.com/art/Lily-137327959

E i ringraziamenti...

X _Crazy_Dona_: Grazie per i complimenti, fa sempre piacere riceverli! Sì, James è depresso, ma dato che gran parte del suo essere, quindi del suo umore dipende da Lily... si capisce! Sperando che l'aggiornamento sia arrivato abbastanza presto... Dicci se questo capitolo ti piace!

X HairyGirl: A parte i complimenti per il nickname... Grazie per aver recensito, tanto non ci credo che Chiara ti ha costretto! Spero che non verrai delusa dal terzo capitolo, o andrò personalmente dalla Row a reclamare. Grazie!!!

X Smolly_sev: Ti assicuro che se restassi un po' di più sotto l'influenza di DanyCullen anche tu saresti Malandrinizzata in pochissimo tempo! E dì a Chiara di smetterla di farti diventare una fan delle yaoi, basta lei!! Continua a seguirci, la tua opinione ci interessa moltissimo!!

X Sara_the_slayer: Sì, i disegni sono bellissimi, e tu non hai idea di quante volte li abbia fatti prima di essere soddisfatta, quella perfezionista! E sono contenta che pensi sia scritta bene, il pensiero dei lettori conta tantissimo!! Continua a seguirci e, se ti piace, a recensire! Tranquilla, James non è fatto per la depressione, lui deve sorridere e far così sciogliere tutte le ragazzine... XD XD

X DanyCullen: Cos'è, vuoi consolare il povero piccolo James, sbeffeggiato e deriso (sappiamo che ti piacerebbe...). Sì, lo so, ci ho messo un'eternità a scrivere, nonostante abbia più volte promesso di fare in fretta, ma sai che non dipende da me... cioè, sì, ma lasciamo perdere. Calendario??? No comment... l'aggiornamento è arrivato, speriamo in commenti positivi, ovviamente!!

A quelli che tengono la storia fra i preferiti o le seguite che dire se non GRAZIE!! Per chi è alle prime armi il sostegno conta molto...
Prometto di aggiornare in fretta, ora comincio a divertirmi...
 

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Capitolo 4
*** So you think you can stone me and spit in my eye ***


You can stone me and spit in my eyes


So you think can stone me and spit in my eye

"Oggi sei molto carina, Evans… intendo, più del solito.” Lily si girò per l’ennesima volta nel letto, sospirando esasperata. Quella frase, che aveva detto con un tono serio, dolce, privo di scherno, le risuonava in testa da quando James le aveva voltato le spalle, sorridente, lasciandola completamente frastornata. “Più del solito… avevo solo un po’ di trucco e un maglione un po’ più aderente!” ripensò a quel pomeriggio, quando aveva passato più di mezz’ora a prepararsi, prima di scendere in Sala Comune a studiare, sperando che ci fosse… “Non l’ho assolutamente fatto per lui! Mi ero truccata perché… perché avevo voglia di curarmi un po’, per una volta, vedere che effetto faceva, insomma, e poi le mie amiche mi rompono tanto, tutto qui. E quel maglione è un regalo di Natale, lo dovrò utilizzare, no? È caldo, confortevole e… oh, ma che me ne frega di quello che pensa Potter? È solo uno stupido pallone gonfiato, no? Solo perché una volta mi fa un complimento, la mia opinione su di lui non cambia minimamente! È infantile, viziato, egocentrico, insopportabile e prepotente. Solo perché è carino…” come in un flash rivide la sua figura atletica e le spalle larghe, frutto dello sport che tanto disprezzava, i capelli neri e spettinati, i profondi occhi nocciola e il volto illuminato da un affascinate sorriso strafottente “ Ok, è bello, e il Quidditch non gli ha fatto male, di sicuro, e anche brillante e popolare, ma anche se fosse il ragazzo più bello e migliore al mondo, e non lo è, non ha il diritto di comportarsi come se fosse il sovrano di Hogwarts! E a me non importa nulla di lui!"
Si rigirò, infilò la testa sotto il cuscino e tirò a sé le coperte con rabbia. “Però… devo ammettere che in questi giorni è strano. Insomma, non si vanta più, non mi ha chiesto di uscire nemmeno una volta, e poi è così gentile. Anche quando mi è caduto addosso…” al ripensare all’episodio arrossì “era quasi, come dire… imbarazzato? No, non è da lui. E poi quella frase… Basta!” senza poterne più, tirò via le coperte e si alzò dal letto, cercando un modo per distrarsi. Si avvicinò alla finestra e l’aprì, sperando che l’aria fresca le schiarisse le idee, che non volevano saperne di cambiare argomento. L’aria gelida la colpì, facendola rabbrividire, e un leggero venticello le scompigliò i capelli. “Brutto stupido idiota deficiente e immaturo, oltre a non lasciarmi in pace il giorno, non mi fai dormire nemmeno la notte!” si mise il viso fra le mani e sospirò. “Perché, perché a me? James Potter e io siamo probabilmente gli esseri più opposti di tutta Hogwarts, come può importarmi di lui? Per lui sono solo un gioco, la sfida per il grande conquistatore.” il pensiero le uscì spontaneo, doloroso, ma cercò di reprimerlo, senza farci troppo caso. “Perché deve confondermi ancora di più le idee. Se avevo una certezza nella vita era che sarebbe rimasto sempre così, invece ora sembra quasi che in due settimane sia maturato così, di botto. Ma se non l’ha fatto dopo sette anni passati ad urlargli dietro, perché dovrebbe farlo proprio ora?” Un colpo di vento più forte la fece rabbrividire ulteriormente, quindi chiuse la finestra e tornò a letto. Guardò l’orologio sul comodino, e scoprì con sorpresa che erano le tre, e si era coricata alle undici. “Oddio, mi devo svegliare fra quattro ore! Perché Potter non va a farsi un giro?” Si girò dall’altra parte e chiuse gli occhi, cercando di scacciare l’immagine di lui che tornava a sedere. “Vedremo cosa succederà…” e, finalmente, si addormentò.

James camminava per i corridoi di Hogwarts, diretto verso la Biblioteca, cercando con lo sguardo una chioma rosso fuoco a lui molto nota. Erano le nove di sera, lui e Lily avevano la prima ronda insieme dal ritorno dalle vacanze e lei non si era fatta trovare da nessuna parte. In effetti lo evitava da tutto il giorno e ogni volta che si avvicinava spariva misteriosamente nel nulla. “E io che speravo di ottenere l'effetto opposto... invece, mi evita più di prima.” il volto di James si incupì ulteriormente, e accelerando il passo girò l'angolo, imboccando un buio corridoio del terzo piano. Prese in mano la bacchetta e borbotto: “Incendio”, facendo illuminare le torce del corridoio.
"Hai voglia di litigare un po', brutto babbanofilo?” si voltò di scatto e di fronte a sé vide che Severus Piton, in compagnia di altri quattro Serpeverde, in piedi davanti a lui, lo fissava minaccioso. James ghignò e rispose: “Brutto, hai preso un abbaglio; babbanofilo... sei uno sporco razzista!” Severus lo ignorò tranquillamente, e chiese: “Come mai tutto solo? Dove sono i tuoi degni compari?” “Direi piuttosto che
tu ti sei portato dietro i protettori, vigliacco!” ribatté James, sprezzante. Severus assottigliò gli occhi con odio, e sussurrò: “Occhio per occhio...” fece scattare in avanti la bacchetta, e una pietra evocata da chissà dove partì in direzione della testa di James, che la scansò facilmente. “Raffina la mira, Mocciosus”. “Volentieri. Lapidibus.” “Protego!” e anche il secondo colpo cadde a terra, innocuo. “Sei rapido, Potter, ma non abbastanza...” stavolta diversi colpi furono scagliati in direzione di James che, senza poterli evitare tutti, fu colpito violentemente nello stomaco. “Expelliarmus!” ruggì lui, disarmando il suo aggressore. “Te l'avevo detto che me l'avresti pagata, Potter, hai passato il limite...” James ritentò con un incantesimo di disarmo, ma Severus si protesse, e fece cenno ad uno dei suoi compari, che esclamò: “Incarcerarmus!”. Molte funi sottili si avvolsero intorno a James, bloccandolo completamente e facendogli perdere l'equilibrio, così che finì in ginocchio. Piton gli si avvicinò e proclamò sarcastico: “Il grande James Potter, legato come un salame. Allora è così, da solo sei semplicemente un irritante e borioso essere umano”. James alzò lo sguardo, fiero, e per nulla intimorito rispose: “Anche solo e legato, resto sempre migliore di te, Mocciosus.” Quest'ultimo, livido di rabbia, gli sputò in un occhio. “Tieni i tuoi germi lontano da me, lurido ipocrita” “Ipocrita? A chi dai dell'ipocrita? Credi di essere migliore di me solo perché la scuola ti muore dietro e sai andare su una scopa? Eppure, guarda un po', lei non ti vuole.” l'ultima frase, sussurrata con astio, colpì James molto più dello sputo precedente, ma non lo diede a vedere. “Lei, la tua grande amica... ti piace, non è così? Eppure per stare nella cerchia di questi bastardi la insulti senza troppi scrupoli... vedi che sei uno schifoso ipocrita?” sfoggiò il suo miglior sorriso strafottente, che venne subito eliminato da un pugno di Severus.
James, senza scomporsi, lo guardò e sorrise di nuovo, ignorando il sangue che colava dal labbro spaccato. “Vedo che non disprezzi poi molto le abitudini babbane. Sei più di un ipocrita, dunque, e più di un vigliacco”. Piton, per tutta risposta alzò la mano per colpirlo di nuovo, ma fu interrotto da un urlo: “Che diavolo sta succedendo qui?” Lily, con le mani sui fianchi, osservava la scena dal fondo del corridoio. James, con noncuranza le rispose: “Nulla, mi stava dando un consiglio sul prossimo gel da usare e si è aperto un piccolo diverbio...” “Tu stai zitto.” gli intimò Lily, poi si rivolse al Serpeverde: “Cosa gli hai fatto?” “Da quando ti preoccupi per lui?” lei arrossì leggermente, ma la voce che usò era dura: “Io non mi preoccupo per lui, ma se lo trovo legato mentre tu gli tiri pugni in faccia, qualcosa che non va c'è di sicuro, no? Sto solo facendo il mio dovere.” “E io gli stavo solo rendendo il favore” “Se la smetteste una buona volta di fare sempre i bambini dispettosi, brutti idioti! E tu...” puntò il dito contro il petto di Severus “Tu sei anche peggio di lui”. Detto questo si girò e si avvicinò a James, puntando la bacchetta contro le corde, che caddero subito. “Grazie, Evans” si rialzò, massaggiandosi i polsi. “Il fatto di non potermi passare la mano fra i capelli cominciava a darmi fastidio” e si scompigliò davvero la chioma spettinata. Lei lo guardò malissimo, poi si voltò. “Muoviti, abbiamo la ronda.” James si avviò dietro di lei, lanciando un'occhiata alle proprie spalle per vedere cosa facevano le Serpi. Appena in tempo . Uno di loro, lo stesso che prima lo aveva legato, stava puntando la bacchetta contro la schiena di Lily. “Sectumsempra!” “Attenta!” Senza pensare, le si buttò addosso, gettandola così a terra. Rimasero in quella posizione ansimanti per circa dieci secondi, mentre i passi dei Serpeverde che fuggivano risuonavano dietro di loro. “Alzati, Potter” “Sì, scusa, hai ragione...” James si sollevò, e sentì la camicia bagnata aderirgli al petto. Guardò in basso, e vide il suo petto sporco di sangue. “Ma che...” spostò lo sguardo su Lily, poi la vista gli si annebbiò e cadde.


Per la quinta volta, una mano si avvicinò alla maniglia della porta e per la quinta volta si ritrasse, timorosa. “Andiamo, ti ha salvata, dovrai entrare no?” Lily camminava lì davanti da circa dieci minuti, cercando la forza per entrare. Quando aveva visto James, sdraiato per terra e sanguinante, si era spaventata da morire ed era andata di corsa a chiamare Madama Chips. Non conosceva l'incantesimo che avevano usato, ma vedendo gli effetti che aveva avuto doveva essere sicuramente Magia Nera. E lui si era buttato addosso a lei per salvarla... la mano si riavvicinò alla maniglia, stavolta molto più decisa, ma prima ancora di sfiorarla la porta si aprì e uscì Madama Chips, con alcune ampolle in mano e il volto scuro. “Oh, signorina Evans, voleva entrare?” “Ehm... io, veramente...” “Immagino voglia vedere come sta il signor Potter... non si preoccupi, sono riuscita a fermare l'emorragia e anche le ferite sono quasi rimarginate. È sveglio, comunque.” e, con un cenno del capo, si allontanò. Lily restò qualche secondo frastornata, poi prese fiato e, con passo quasi sicuro, entrò in Infermeria.
Su un letto vicino all'ingresso era sdraiato James, gli occhi socchiusi, una mano dietro la nuca e l'altra abbandonata lungo il fianco. “Ciao...” la voce della ragazza uscì quasi soffocata, tanto era imbarazzata, mentre
il suo cervello le chiedeva insistentemente cosa diavolo doveva fare in quel momento. “Evans, ciao!” James fece forza sulle braccia e si mise a sedere, nascondendo una smorfia di dolore. “Ehm... che ci fai qui?” “Io... ero venuta per sapere... insomma, come stai?” Gli occhi di James si spalancarono per la sorpresa, ma la nascose in fretta e le rispose: “Bene, Poppy è anche meglio dei Guaritori del San Mungo, devo solo darmi una crema sulla schiena un paio di volte al giorno” “Non si è stancata di averti intorno?” chiese Lily, sarcastica. “Me? Come potrebbe? Nemmeno Madama Chips può evitare di cedere al mio fascino!” Lei, invece di arrabbiarsi come al solito per la sua spavalderia, ridacchiò per il tono auto ironico che James aveva usato per quella frase. “Hey, è vero!” “Certo, e per questo ti vuole sbattere fuori...” “Quisquilie” esclamò lui con noncuranza, scuotendo la mano, ed entrambi risero. Dopo circa un minuto, però, il volto di James venne attraversato da un'espressione di dolore. Lily, improvvisamente preoccupata, gli chiese: “Tutto a posto?” “Sì, sì, tranquilla.” “Sicuro?” “Sì, certo, era solo il segnale che è arrivato il momento di mettersi la crema.. Puoi chiamarmi Poppy?” Le rivolse un sorriso storto, cercando in tutti i modi di reprimere una smorfia sofferente, ma sorprendentemente Lily, invece di alzarsi, allungò il braccio verso il vasetto con l'unguento, afferrandolo. James la guardò stralunato, il braccio ancora sospeso, e le sopracciglia si sollevarono, interrogative. “Cosa c'è?” “Ecco, io... insomma, è colpa mia se ti hanno ridotto in questo stato, e... vorrei sdebitarmi, diciamo” il tono era sempre più impacciato, e le dita si chiudevano nervosamente intorno alla superficie di ceramica del contenitore. Lui sorrise, dolcemente divertito, e chiese: “Cosa stai cercando di dire, Evans? Perché io mi sono perso.” Lily, abbassò un secondo gli occhi, poi si passò una mano sulla gola, tossicchiando, e disse tutto d'un fiato: “Posso metterti io la crema?” Se prima James era sorpreso, in quel momento sembrava completamente esterrefatto, e la bocca leggermente aperta e gli occhi sgranati erano una chiara prova di ciò. “D-davvero?” “Sì, cioè, se per te non è un problema...” “No, ma... ti avverto, non è un bello spettacolo, almeno per quello che mi ha detto Madama Chips...”. Senza dire altro si tirò sulle braccia e si girò, dando le spalle a Lily.
Ben grata che lui non potesse vederla in faccia, lo osservò mentre si toglieva la camicia dell'Infermeria e la benda avvolta intorno al torace, e il rossore sulla sua faccia era direttamente proporzionale alla quantità di pelle scoperta, mentre il suo cervello continuava a ripetere ossessivamente una sola parola: “Oddio, oddio, oddio, oddio...”. La schiena di James era attraversata da un largo taglio, che gli occupava lo spazio fra le due scapole, ma per il resto... lo sguardo di Lily scorreva incantato su quella meravigliosa schiena; la consapevolezza che esistesse al mondo un corpo così perfetto l'assalì in unico, intenso momento di miliardi di sensazioni: meraviglia, eccitazione, imbarazzo... un mix unico, che mai le era capitato di provare. I lunghi allenamenti di Quidditch avevano formato la schiena del giocatore magnificamente, concedendogli una più che notevole ampiezza di spalle, che davano l'impressione di essere tanto forti, e sotto la pelle si potevano scorgere muscoli guizzanti e sviluppati, che si flettevano e irrigidivano secondo i movimenti del ragazzo... “Forza, idiota, riprenditi, è solo James Potter, solo James...” pensò Lily, scuotendo la testa. “Ti avevo avvertita, non è un bello spettacolo...” lei guardò la nuca del ragazzo con l'espressione che avrebbe avuto se le avessero detto che lui e Severus erano diventati migliori amici, ma si guardò bene dall'obiettare.
Si guardò le mani, giusto per distrarsi, e vide il vasetto. “La crema!” esclamò, ricordandosi d'un tratto del motivo per cui James si era tolto la camicia. “Già...” disse il ragazzo, e dal tono sembrava quasi imbarazzato. Lily prese un po' di crema con la punta delle dita, poi si apprestò all'arduo compito di spalmarla. Quando appoggiò la mano sulla calda pelle di James, ci mancò veramente poco che non le cascasse il contenitore, e solo con un grande sforzo di volontà riuscì a non ripartire per Sognolandia. Diciamo un'enorme sforzo, perché sentire i suoi muscoli sotto le dita che si piegano alle carezze, il calore emanato dalla sua pelle, la sensazione è... insomma, fu un miracolo se riuscì a restare lucida a sufficienza per finire il suo compito senza fare danno, mentre l'unguento rimarginava, almeno in parte, le ferite. Una volta completata l'impresa, si allontanò e sospirò rumorosamente. “Fatto” “Grazie, Evans” Con un colpo di bacchetta anche la garza, che aveva tenuto in mano, gli riavvolse il busto, poi lui si rimise la camicia e si voltò verso di lei. “Va già meglio, sai?” Lily annuì, non fidandosi troppo della sua voce, e si sedette sulla sedia vicino al letto. Ci furono diversi secondi di silenzio, poi Lily disse: “Mi dispiace per quello che è successo” “Non è stata colpa tua!” esclamò James “Sì, ma...” lui la interruppe con un gesto deciso, e sussurrò: “Hai già, rimediato, credimi.” “A-ah, sì?” Lui scosse la testa con vigore, come a dire che sì, ne era certo. Stava per riaprire bocca, quando la porta dell'Infermeria si aprì di scatto.

















Salve lettori!! Scusate il ritardo, nn mi ricordo più quando ho aggiornato... Emh... la vecchiaia comincia a farsi sentire, sì, ma grazie a continui spronamenti ho scritto, e Chiara ha cercato di migliorare l'obbrobrio uscito dalle mie mani. Piaciuto il risultato?

Note del Capitolo: il titolo è preso da una canzone dei Queen, "Bohemian Rapsody", che noi adoriamo letteralmente (o almeno ascoltiamo spesso, molto spesso...). Credeteci, è stato abbastanza difficile trovare il titolo, stavolta ci sono stati più problemi del solito, ma il genio inventore ha risolto tutto. E sempre riferito alla canzone, se qualcuno la conosce, sapreste darci un'informazione?
Chi, o che cosa, sono Scaramouche e Bismillah???

E l'immancabile link del disegno, rispettiamo le tradizioni
 http://sgronghi.deviantart.com/art/Remus-Lupin-139051803





X Smolly_sev
: Salve! Scusa il ritardo a postare, ma tu mi capisci, la scuola e il resto... lo scritto può rimediare? In caso c'è sempre il disegno, quello rimedia di sicuro ^^ . Sai che faremo anche Severus,per la tua gioia? Felice che ti siano piaciuti i regali, non hai idea di quanto abbiamo penato per trovarli tutti... per quest'anno abbiamo dato abbastanza, sia io sia Chiara!! Comunque, spero di rivederti per Parnassus, e dovrebbe esserci anche Chiara, e Daniela.... e poi tu avresti dovuto portare la Kia sulla buona strada, non il contrario!!


X DanyCullen: Sì, i Malandrini sono carinissimi, lo sappiamo, se no non scriveremo di loro!! E per favore, non infilare scuola anche nelle recensioni, ne ho abbastanza nella vita vera! Sgrunt.. Se eri andatanel pallone per un gavettone, immagino questo capitolo!! XD XD E ora hai anche un James tutto tuo, quindi... consola pure! E ringrazia Chiara, che sprona e corregge, oppure, addio nini!!

X _Crazy_Dona_: Ciao! Chiedo venia per il ritardo... speriamo che il capitolo ti piaccia abbastanza da compensare l'attesa!! Eh già, i piccoli crescono, o almeno si spera... l'importante è che non smettano di essere Malandrini! La vecchia generazione è la migliore in assoluto!! Sono dei grandi, se solo la Row scrivesse il prequel... compenseremo noi ^^. Dicci cosa pensi di qst capitolo!!

Ringraziamenti Enormi anche a chi tiene la storia fra i preferiti e i seguiti, GRAZIE!!  
E un ringraziamento in particolare ad HairyGirl, che pur disprezzando il genere legge la nostra storia. Grazie mille, davvero!!

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Capitolo 5
*** How I wish you were here ***


How I wish you were here


How I wish you were here

James!! Tutto bene?” sulla soglia erano apparsi i tre Malandrini, tutti con una faccia molto preoccupata. “Che diavolo ti è successo??” Sirius continuava ad blaterare, fregandosene di essere in Infermeria, e si avvicinava col passo di una furia al letto di James, che, dal canto suo, non aveva accolto l'arrivo con molto piacere, e ora stava facendo di tutto per non fulminare Sirius con un'occhiata inceneritrice, dato che oltre ad aver interrotto la conversazione ora non riusciva neanche a zittirsi un secondo. “Non è successo nulla di che, Sir, tranquillo. E poi, come facevate a sapere che ero qui?” “Billy Martin” “Come?” “Billy e la sua ragazza stavano facendo un giro per il castello, e hanno visto la Evans e Madama Chips mentre ti portavano in Infermeria, coperto di sangue. Quindi è corso ad avvertirci in Sala Comune, e ora... siamo qui” Remus intervenne con pacatezza, anche se il suo volto era ancora preoccupato, e si sedette accanto a Lily, facendole cenno, per poi dire: “A proposito, grazie per aver chiamato la Chips, non doveva essere ridotto bene...” Peter e Sirius annuirono, anche se il secondo lo fece quasi impercettibilmente.
Comunque, James, ci vuoi dire che è successo?” si inserì Peter, che si era seduto sul fondo del letto a gambe incrociate. James aprì la bocca per rispondere, ma sentì una voce parlare prima di lui: “E' stato Severus, lui e dei suoi... amici l'hanno attaccato. Quando li ho trovati io, Severus lo stava picchiando mentre lui era legato. L'ho liberato, ma quando ce ne stavamo andando uno mi ha lanciato un incantesimo, lui si è buttato addosso a me e...” Lily, con gli occhi bassi, aveva raccontato tutta la storia mantenendo un tono di voce basso e mortificato, e sembrava che volesse rendersi più piccola e sparire, da come chinava la testa, torcendosi le mani. “Dannato Mocciosus!!” Sirius, che per tutto il tempo aveva ascoltato con sguardo serio e concentrato, ora aveva un'espressione furibonda. Con i pugni chiusi si girò per avviarsi verso la porta, ma James esclamò: “Dove stai andando?” “Prima da Silente e poi da quel lurido verme...” “No!!” Sirius si bloccò, Lily lo guardò e Remus si alzò e appoggiò James di nuovo alla testiera del letto, vedendo lo sforzo che stava facendo. “Tu non andrai da Silente.” “Perché?” chiese il suo migliore amico, continuando a tenere la mascella contratta per la rabbia e i pugni serrati. “Perché quante volte noi gli abbiamo fatto degli “scherzi” di questo genere? Certo, forse alle mani no, ma non l'abbiamo certo risparmiato. E poi... cosa credi possa succedere se lui raccontasse di quello che è successo prima delle vacanze?” “Ma ti ha ferito!!” “Non l'ha lanciato lui, e poi era destinato a L..la Evans”
Ognuno lo fissava con un espressione diversa: Remus orgoglioso, Peter sconcertato, Lily sbigottita per il gesto e Sirius... Sirius aveva capito. Aveva capito che uno dei motivi principali per cui James non voleva dire nulla, oltre a quelli elencati, era quello di non ferire Lily accusando la persona che, una volta, era stato il suo migliore amico, e anche perché voleva dimostrarle che poteva passare sopra alle sue scaramucce personali, essere una persona migliore. Nonostante gli prudessero ancora le mani per la voglia di andare a menare Severus, si rilassò e tornò vicino al letto. Dopotutto, gli aveva promesso che l'avrebbe supportato, no? Era il suo migliore amico, suo fratello, molto più di quanto lo fosse stato Regulus, e i Malandrini una famiglia molto più vera di quella di cui portava il cognome. “Ok, non andrò da Silente, ma solo perché bisogna sempre essere condiscendenti con gli ammalati”. Sorrise a James, ma fu costretto a girarsi verso Lily, che aveva posto una domanda alquanto scottante: “Scusate ma... come avete fatto ad arrivare qui, visto che il coprifuoco è passato da circa un'ora e ci sono le ronde?” I quattro erano sussultati contemporaneamente, e si erano scambiati un'occhiata fugace. “Evans, non è il momento di farsi questi problemi. Dovevamo venire, e siamo venuti, anche se per farlo abbiamo dovuto infrangere un paio di regoline. Vuoi forse punirci per essere venuti a trovare un amico e, fra parentesi, darti il cambio come infermiera?” Sirius, con la sua solita faccia da schiaffi, fissava Lily con un sorriso ironico, sperando con tutto il cuore che non insistesse con le sue curiosità.
Lily fece una smorfia a metà fra l'imbarazzato e l'esasperato, ma poi disse: “Vi salvate solo perché siete usciti per un amico e non per le solite idiozie, e perché anch'io dovrei essere in Sala Comune a quest'ora...”. Si alzò, ma James la trattenne: “Ehm... Evans?” “Sì?” Lui si grattò un secondo la nuca, ma prese coraggio e disse: “Grazie ancora per... tutto, a dire il vero” Lily arrossì leggermente. “Non ti preoccupare... Io ora dovrei andare a letto, comunque. Notte” con la mano accennò un gesto di saluto e si incamminò verso l'uscita, ancora rossa, mentre James la guardava, desideroso che restasse ancora un po'. “Notte” borbottò infine.
Quando la porta si chiuse dietro le spalle di Lily, Sirius rise: “Dovevi vedere la tua faccia quando siamo entrati...” James lo guardò in tralice, e appoggiandosi ai cuscini disse: “Chissà perché...” Sirius si alzò, gli andò vicino e cominciò s dargli irritanti pacche sulla testa, sorridendo divertito. “Povero James, l'abbiamo interrotto nell'unico momento di pace... Che guastafeste, vero?” dal tono sembrava parlasse con un bambino di tre anni e James, stizzito, lo prese per il polso e gli girò il braccio, ma l'amico si allontanò molto velocemente ed esclamò, scuotendo la testa: “Ma come siamo permalosi!” Il ferito cercò di alzarsi, ma venne bloccato da Remus: “Sta' giù” “Sì, mamma...” “Bravo bambino” Remus, seguendo l'esempio di Sirius, gli diede due pacche sulla testa, per poi allontanarsi prima che il poveraccio avesse il tempo di reagire.

Si può sapere perché siete qui?” James, esasperato, osservava i complici mentre se la ridevano. “Ma come?! Abbiamo rischiato una punizione, perfino Remus io-non-infrango-mai-le-regole non si è opposto, e tutto questo solo per farti compagnia, e tu ci ripaghi così?!” Sirius allargò le braccia, sconsolato, ma James lo ignorò bellamente e rivolse la sua attenzione a Peter, che stava per crollare addormentato sul suo letto. “Codaliscia, svegliati, o Madama Chips ti strozza se ti trova qui.” “Dov'è Poppy?” Remus, allarmato, si girò verso la porta, che aveva appena emesso un cigolio sospetto, e, come rispondendo all'invocazione, apparve Poppy Chips. “Cosa ci fate voi qui?” la donna, carica di erbe medicinali, che aveva l'aria parecchio alterata, anzi, decisamente furiosa, buttò le piante su un letto vuoto e si avventò sui visitatori: “Fuori! Subito! Il signor Potter deve riposare!”
prese Sirius per un braccio e lo spinse verso la porta, poi si girò verso gli altri due e li fissò con braci al posto degli occhi. “Sì, noi stavamo appunto andando, infatti... ciao James!!” Remus afferrò gli altri due per i gomiti e li trascinò fuori dalla stanza, lasciando James e Madama Chips soli. “Dorma, signor Potter, glielo consiglio vivamente”. Con un tocco di bacchetta spense le poche luci ancora accese, poi si girò e se ne andò. James si tolse gli occhiali e si sdraiò, rilassandosi. Chiuse gli occhi, e vide una certa Caposcuola tutta rossa mentre prendeva in mano la crema. Sorrise e pensò: “Notte, Lily” e poi, distrutto dopo gli incantesimi e le pozioni curative ricevute, si addormentò.



Potter! Hey, Potter!” Lily, passeggiando per un corridoio di Hogwarts, aveva intravisto il suo compagno di casa e, avendo bisogno di parlare con lui, aveva cominciato a corrergli dietro, spettacolo alquanto inusuale per Hogwarts, dato che solitamente era il contrario. Aggirò un paio di Corvonero impegnati in un'accesa discussione, urtò un impacciato primino carico di libri e continuò a camminare a passo spedito, vedendo che lui non si era fermato. A dire il vero, erano circa tre settimane che fra i due l'aria era completamente cambiata, per la precisione da quando James era stato dimesso dall'Infermeria. Lily, infatti, aveva davvero cominciato a rivalutarlo dopo la discussione che aveva visto fra lui e Black e aveva deciso di concedergli una tregua, per vedere cosa succedeva, e se non era stato un momento di follia la decisione di non accusare Severus. James, dal canto suo, non dava più segni di arroganza, e non aveva ancora dato a Lily motivo di esasperazione.
Potter, fermati!” la ragazza lo chiamò nuovamente, non capacitandosi dell'improvvisa sordità del Grifondoro, a cui doveva davvero parlare. In effetti, cominciava ad essere quasi normale vedere i due chiacchierare senza che a lei venisse un esaurimento nervoso o lui dovesse andarsene con la coda tra le gambe. I discorsi erano, anzi, quasi amichevoli, così come i saluti, e le ronde serali, prima momenti di gelo, erano diventate occasioni per piacevoli conversazioni, senza essere osservati con sorpresa o invidia.
POTTER!! STAI FERMO!!” Lily, stanca di essere ignorata, aveva urlato con rabbia all'indirizzo di una testa con ribelli capelli neri. Il risultato, anche se a costo di una discreta figuraccia, fu ottenuto, e James si girò sorpreso. “Evans! Tutto a posto?” Lei lo raggiunse, cercando di ignorare gli altri, che si erano girati sorpresi verso di lei. “Sei sordo?” “Scusa, non ero molto attento...” le indicò dei fogli che aveva in mano, su cui si muovevano alcuni giocatori in miniatura. “Schemi di gioco?” “Già” li piegò e li mise nella borsa. “Volevi dirmi qualcosa?” “Sì, mi ha mandata la McGranitt a dirti che questa settimana sei esonerato dalle ronde per la partita, quindi non ti devi preoccupare...” “Pur di vincere a volte penso mi toglierebbe anche i compiti...” I due si misero a ridere, e Lily disse, bonariamente: “Che scemo...” “E' vero! Mi dispiace dirtelo, Evans, ma sei l'unica che riesce ad odiare il Quidditch...” “Se non giocassi tu potrei anche farci un pensierino...” la frase, che un tempo sarebbe stata detta con astio, ora era ironia allo stato puro, e i due si rimisero a ridere.

Dopo un po' James si riprese, guardò l'orologio e disse: “Bè, grazie, è confortante sapere di avere la serata libera. Ora però devo andare agli allenamenti...” Stava per girarsi, ma fu fermato. “Ehm, veramente dovevo dirti anche un'altra cosa...” Lily si guardò nervosamente intorno, quasi temendo che qualcuno ascoltasse. “Volevo chiederti se...
Sai, fra poco è il mio compleanno...“Ah!” James annuì, incitandola a continuare. “Ecco, volevo chiederti se tu... e i Malandrini, ovvio... insomma, se vorreste venire alla mia festa.” disse l'ultima parte tutta d'un fiato e poi riprese aria, guardandolo con una leggera ansia.
Il volto di James si illuminò, e sorrise felice. “Certo! Assolutamente sì! Che giorno sarebbe la festa?” “Bè, il mio compleanno è fra tre giorni, quindi il trenta” “Ah...” “Ci sono problemi?” “No, no, assolutamente no! Lo dico agli altri, ok? Ora, però, scusa ma devo proprio andare...” le fece cenno con la mano e si girò, dandole la schiena. “Ciao!” esclamò Lily, voltandosi anche lei per andare un po' in biblioteca.


Perché proprio il trenta? Accidenti, non poteva farlo il trentuno, o il ventinove? No, il trenta.” James si tolse il maglione con rabbia, buttandolo sul letto. Era appena tornato dagli allenamenti, bagnato fino al midollo dalla pioggia, e per tutto il tempo non aveva fatto che ripensare all'invito: la data del compleanno coincideva con la trasformazione di Remus.
E ora che faccio? Vado lì e le dico: sai, Lily, mi piacerebbe tanto venire alla tua festa, solo che c'è la luna piena e Remus avrà bisogno di tutto il nostro supporto, quindi è praticamente impossibile che tu ci veda anche solo fare un salto...” “Ciao, capitano!” Sirius entrò nella stanza, e si buttò con malagrazia sul suo materasso. “Vedo che sei lindo e fresco come una rosa...” James, in tutta risposta, scosse la testa, schizzando acqua dai capelli. “Soprattutto fresco, sì.”
Gli occhi dei due si incontrarono, e Sirius vide l'espressione alterata dell'amico. “Che è successo?” “Lily ci ha invitato alla sua festa” “E non stai facendo i salti di gioia? Sicuro di stare bene?” “E' il trenta...” “Ah, capisco...” James si tolse anche la camicia, gettando anche quella sulle coperte, che il maglione aveva già inumidito. “Che le hai detto?” “Ho detto che ci saremo andati, che vuoi che le dicessi?” sospirò, e si sedette sul suo baule. “Ora dobbiamo solo trovare una scusa decente, e dirlo a Remus e Peter. A proposito, dove sono?” “Peter a studiare, Remus è andato da Madama Chips, non si sentiva troppo bene. Sai che si sentirà in colpa da morire, vero?” “Sì” sorrise, pensando alla faccia mortificata che avrebbe avuto Lunastorta. “anche se non lo è assolutamente. Vado a farmi una doccia, prima che debba rifare un salto da Poppy” Si alzò, avviandosi verso la porta del bagno. “James?” “Sì?” “Mi dispiace.” “Anche a me, Felpato.”

Una volta dentro, si spogliò, entrò nella doccia e aprì l'acqua. Il getto bollente gli colpì le spalle, con un rilassante massaggio. “Possibile che l'unica volta che avevo un'occasione non posso approfittarne?” Alzò la faccia, cercando di scacciare i pensieri. “Dannazione a tutte le lune piene del mondo!” Aveva sempre adorato rilassarsi così, quando aveva bisogno di pensare, con lo scroscio incessante che cercava di lavare via rabbia e preoccupazioni. Quando ebbe finito, uscì e si avvolse i fianchi con un asciugamano, andando poi allo specchio. Lo specchiò riflettè l'immagine di un volto con la mascella contratta e gli occhi, sotto i capelli bagnati, erano irati. “Che palle!”
Dopo circa cinque minuti uscì dal bagno, e si trovò davanti i tre Malandrini. “James...” Remus, il volto più pallido e segnato del solito, aveva un'espressione veramente dispiaciuta. “Mi dispiace” “Non è colpa tua, Moony, mettiamolo subito in chiaro, ok?” James, conoscendo perfettamente le paranoie dell'amico, precedette il monologo auto accusatore, ponendogli un chiaro fermo. “Ti prego, ti prego, James, va', almeno tu!” “Non essere idiota, non ti lascerò di certo...” “Remus ha ragione, James” Sirius, che finora aveva osservato comodamente sdraiato sul letto, era intervenuto. “Dovresti andarci. Per una volta, bastiamo io e Peter, vero Pet?” Minus annuì energicamente. “No, quando si trasforma non basti tu a tenerlo a freno, Sir. Senza offesa, Codaliscia” “James, sappiamo benissimo tutti quanto ci tieni ad andarci, quindi fai questo favore a me e, soprattutto, a te: vai alla festa di Lily, e magari falle anche le scuse da parte nostra...”
James si guardò intorno, spaesato. “Ma, io...” “Amico, mi sottovaluti, ce la posso fare benissimo a tenere a bada questo innocuo lupacchiotto, sai?” Sirius sorrideva incoraggiante, e così Peter. “Potresti stare solo quando mi trasformo e poi, quando la situazione è più calma, tornare al Castello.” “Non so, Remus...” “Almeno pensaci, ok?” Remus lo guardò implorante, sperando che James accettasse. Questi, dal canto suo, sentì il cuore scaldarsi per l'affetto che i suoi amici gli stavano dimostrando e, soprattutto, per la speranza che non tutto fosse perduto. “Ci penserò, promesso”.



Lily, sei uno schianto!” la festa era cominciata da circa un'ora, e Lily era circondata da quasi tutti i Grifondoro del Castello. Quella che doveva essere un'intima festicciola, infatti, si era trasformata in un party per tutta la Casa, con tanto di musica e rinfresco. L'unico problema era che la festeggiata, supposta anima della festa, era forse la persona che più si annoiava nella Sala Comune. Seduta su un divano con una bottiglia di Burrobirra in mano, guardava distrattamente fuori dalla finestra, ignorando alle volte totalmente i complimenti che le venivano rivolti. Anche se, in effetti, quella sera era davvero bellissima: i capelli rossi scendevano oltre le spalle in morbide onde e gli occhi, leggermente truccati, spiccavano come smeraldi, soprattutto grazie al vestito verde scuro, regalo delle sue amiche.
Ma dove saranno finiti? Potter aveva detto che sarebbero venuti, e Remus non mi darebbe mai buca!” sospirò, ripensando al dolce volto del suo migliore amico e quello strafottente di James. Aveva passato il pomeriggio a scegliere fra una miriade di vestiti la combinazione migliore, a truccarsi e prepararsi, eccitata dalla prospettiva della serata, chiacchierando e ridendo con le sue amiche. Erano state ore piene di trepidazione e impazienza, in cui non riusciva a stare ferma un minuto, ma quando era scesa e aveva notato l'assenza di quattro persone che desiderava particolarmente vedere, il suo entusiasmo era leggermente scemato, per poi calare via via che passavano i minuti, lasciando il posto ad ansia e rabbia, ed ora aspettava solo la fine della serata.
Due ragazzi si buttarono sul divano, accanto a lei, e si alzò infastidita. Si avvicinò alla finestra, l'unico luogo che non era affollato, e si mise a guardare il cielo, dove la luna piena brillava, maestosa, illuminando il parco con colori argentati. “Sette anni qui...” lasciò scorrere lo sguardo con affetto sui prati, gli alberi della Foresta Proibita, e si fermarono sul Lago, dove tante volte lei e James avevano litigato. “Incredibile” pensò “una vita passata a non sopportarlo e ora non riesco neanche a divertirmi senza di lui...”.Come in un flash rivide James che le diceva: “Certo! Assolutamente sì!”, con l'aria veramente felice, e gli occhi nocciola che brillavano. “Come vorrei che fossi qui...”


I fili d'erba si piegavano, apparentemente senza motivo, nel tratto di parco che portava al Platano Picchiatore. “Muoviti, Ramoso!” disse una voce, sbucata da chissà dove. “Ci sono, ci sono...” ormai arrivati all'albero, videro Madama Chips avviarsi, avvolta in un mantello, verso il Castello. Quando si fu allontanata abbastanza, i due si tolsero il Mantello dell'Invisibilità. “Vai, Peter, tocca a te!” Sirius si era tolto un topo dal taschino della camicia, e lo aveva poggiato per terra. Quando anche lui partì, zampettando, in direzione del Platano, Sirius si rivolse a James. “Allora, cosa hai intenzione di fare?” James sospirò “Non lo so”. Era tutto il giorno che ci pensava, e la sua voglia di andare aumentava sempre di più, ma gli dispiaceva veramente molto abbandonare Remus. “James, senti, tu hai sempre fatto tantissimo per noi. Sei l'amico migliore che si possa avere, e ti sei sempre fatto in quattro per aiutarci. Per una volta, però, dimenticati di noi e fa' qualcosa per te, ti prego.” Si fissarono negli occhi, poi James sorrise e disse: “Grazie” “Oh, bravo Ramoso, vedo che la Evans ti ha lasciato un pochino di cervello, anche se non sembra!” gli battè una mano amichevole sulla spalla. “Ma fino alle undici non me ne vado!” “Sei più testardo di un mulo!” “Che sia la tua influenza?” gli diede uno spintone, poi videro i rami del Platano bloccarsi, come se fossero stati pietrificati. “Dopo di te”. Raggiunsero Peter, che li aspettava, sempre sotto forma di topo, e insieme scesero sotto le radici dell'albero.
Quando arrivarono in fondo al labirinto, sbucarono sul pianerottolo della Stamberga Strillante. Dal piano di sopra provenivano dei colpi, accompagnati da ringhi sordi. “Che la festa cominci!” esclamò Sirius. Due secondi dopo al posto dei due ragazzi c'erano un grosso cane nero e un cervo. Si avviarono su per le scale, e in una stanza trovarono un lupo, col folto pelo castano chiaro, rannicchiato su sé stesso. Sirius abbaiò, in segno di saluto, Peter si arrampicò sulla spalla di Remus e James piegò la testa, come se facesse un cenno. Quando li vide, il licantropo sembrò rilassarsi, e si alzò. Insieme uscirono dalla Stamberga Strillante e, una volta fuori, Remus cominciò ad ululare, guardando la luna. Quelli erano i momenti in cui erano completamente liberi, in cui ognuno lasciava spazio alla sua parte più istintiva e selvaggia. Ore di unione, che li avevano avvicinati e avevano rafforzato la loro amicizia, facendo sentire Remus più felice e meno solo di quanto fosse mai stato. Passarono le ore seguenti correndo, giocando e girando per il parco, di cui si sentivano i veri padroni. Ad un certo punto, sentirono l'orologio della scuola battere undici rintocchi. James girò la testa verso il Castello, mentre l'ultimo rintocco vibrava nell'aria notturna. Sentì un colpo sul fianco, e girandosi vide Sirius spingerlo con la testa. Si guardavano negli occhi, e lui abbaiò, incoraggiandolo. James, pieno di riconoscenza, si girò e cominciò a trottare verso la scuola. Doveva allontanarsi il più possibile prima di ritrasformarsi in umano, anche se sapeva che gli altri stavano portando Remus ancora più lontano dall'edificio.
Quando si trovò a circa duecento metri dal portone d'ingresso, si ritrasformò e, correndo, arrivò all'Ingresso.
Quando fu dentro, si guardò intorno con circospezione, per segnalare la presenza di eventuali professori. Il Mantello l'aveva lasciato nella Stamberga, ne avrebbero usufruito più tardi i suoi amici, quindi ora lui era allo scoperto. Sempre guardandosi intorno a ogni passo, salì sette piani e arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa senza inconvenienti. “Parola d'ordine?” chiese questa con aria assonnata. “Alea iacta est” “A quanto pare...”. James entrò, e sentì battere la mezza.
Dentro, non restava nessuno, a parte Lily, che con dei colpi di bacchetta stava riordinando la Sala Comune. Alle undici, infatti, tutti gli studenti erano dovuti andare a letto, a causa di un richiamo della Prof.ssa McGranitt, che era arrivata livida di rabbia per la confusione, e ora, mentre tutti dormivano beati, la festeggiata riordinava il casino lasciato dai suoi compagni di Casa. “Ciao, Evans” la rossa si girò di scatto, sorpresa, e le bottiglie che stavano volando verso il cestino caddero rovinosamente a terra. “Potter! Dov'eri finito? Dove eravate finiti tutti?!” Lily, rossa di imbarazzo e di rabbia, fissava James insistentemente. “Remus si è sentito male, molto male. L'abbiamo dovuto portare in Infermeria, gli altri sono ancora con lui, ma mi ha chiesto, anzi pregato, di venire qui da te e scusarsi da parte nostra e sua in particolare. E mi aggiungo a lui; mi dispiace di non essere riuscito a venire, davvero.” “Oh...”. In un primo momento si sentì molto sollevata, sapendo che non le avevano dato buca, ma presto si aggiunse la preoccupazione per Remus. “Come sta? Tutto a posto?” “Sì, sì, tranquilla. Domani potrai rivederlo e si inginocchierà ai tuoi piedi implorando perdono” si sorrisero, poi Lily gli chiese: “Ti va una burrobirra?” “Perchè no.” Si sedettero su un divano e restarono un po' a chiacchierare del più e del meno, riscaldandosi con il fuoco del caminetto.
A un certo punto James si battè un mano sulla fronte:“Evans, senti, io...” “Sì?” “Mi sono ricordato che ti devo dare il regalo!” esclamò James, e levando la bacchetta disse: “Accio regalo”. Dal dormitorio maschile sfrecciò una piccola confezione involta in carta verde, lucida, che arrivò direttamente nelle mani del ragazzo. “Buon compleanno, a quanto pare sono arrivato appena in tempo”. Diede un'occhiata alla pendola, secondo cui era quasi mezzanotte, e le consegnò il dono. Gliel'aveva preso circa tre giorni prima, sgattaiolando un pomeriggio a Hogsmeade tramite uno dei passaggi segreti, ed era rimasto diverse ore a girare fra i vari negozi, cercando qualcosa di adatto per lei.
Lily, con un sorriso a trentadue denti, lo prese e lo scartò. Sotto la carta c'era una scatolina che aprì, curiosa, e vide un fermaglio per i capelli verde smeraldo, a forma di fiore, con le rifiniture dorate. Quando James l'aveva visto, esposto in una vetrina, aveva subito pensato ai suoi occhi e, ritenendo che sarebbe stato perfetto per tenere su i capelli che le cadevano perennemente sugli occhi, l'aveva comprato. Lily continuava a guardare il regalo, pensando che fosse bellissimo, e sussurrò, quasi balbettando “Grazie”.
James avvicinò una mano al contenitore. “Posso?” Lily annuì, e lui prese l'accessorio. Con delicatezza, le scostò i capelli dalla faccia e, usando la spilla, li fermò. “Se tieni i capelli sugli occhi non ti si vede il viso... ed è un peccato” la mano ora le accarezzava la guancia, ed erano molto vicini. “Cosa sto facendo?” si chiese Lily, accorgendosi che si era completamente persa negli occhi di lui. “Devo finire di rimettere...” “Ah, sì, giusto.”
Come riscuotendosi da una trance, James si scostò da lei, e lei si stupì di essere dispiaciuta per questo. “Vuoi una mano?” “No, no, tranquillo. Mi mancano solo le ultime bottiglie e poi vado a letto.” “Sicura” “Sì, sì, vai pure a letto.” James la guardò un'ultima volta, come per accertarsi che fosse sicura, poi si avvicinò alle scale. Quando ebbe poggiato il piede sul primo gradino, però, si girò e disse, molto semplicemente: “Buonanotte, Lily” lei lo guardò, stupita, e le bottiglie che aveva fatto levitare finirono di nuovo a terra, e lo guardò, sorpresa. Dopo pochi secondi, però, si riprese e disse, con molta più dolcezza di quella che intendeva usare: “Buonanotte, James”.


How I wish, how I wish you were here

we're just two lost souls

swimming in a fish bowl

year after year

running over the same old ground

what have we found?

The same old fears

wish you were here



__________________

Authors' Space XD

A tutte le lettrici di JeL: salve! È la disegnatrice ufficiale che vi parla (per poter fingere che anche lei ha un ruolo in questa storia -.-') e in primo luogo vi ringrazia vivamente per le recensioni più che positiva che avete lasciato sui suoi disegni. ^^


In particolare ringraziamo:

PaleMagnolia

DanyCullen

HairyGirl

Smolly_sev

_Crazy_Dona_

Ovviamente vi preghiamo di continuare a recensire, perché, si sa, i commenti dei lettori ci fanno sentire apprezzate e ci danno la carica per continuare a scrivere, quindi... devolvete un po' del vostro tempo per questa buona causa!! XD


Il disegno del capito è questo:

http://sgronghi.deviantart.com/art/Peter-Minus-142384716

Bè... vi assicuro che è stata una vera sofferenza disegnarlo, tanto che a volte ho detto: “Ma chissene! Tanto è Peter!” però, insomma... al tempo della storia era anche lui un maladrino e un amico dei nostri eroi...

Grazie a PaleMagnolia per aver segnalato che il disegno di Sirius non si visualizza, riscrivo il link, così potrete riprendervi dopo lo shock del disegno sopra...

http://sgronghi.deviantart.com/art/Sirius-Black-136457936


Ci rendiamo conto che ci abbiamo messo del tempo per postare questo capitolo, ma visto che è il più lungo fino ad ora... spero che ci perdonerete! A presto care!!!!!

Fatto il misfatto

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Capitolo 6
*** You can leave your hat on ***


You can leave your hat on

You can leave your hat on

Lily camminava velocemente per un corridoio del quarto piano di Hogwarts ma, mentre i piedi sapevano perfettamente dove andare, il cervello vagava confuso sugli avvenimenti della sera prima. L'arrivo di James, la chiacchierata, il regalo, e poi quegli occhi... “Buonanotte, Lily”. L'aveva chiamata per nome, per la prima volta in sette anni, come se un muro invisibile fosse crollato fra loro. Fu quasi con sorpresa che si ritrovò davanti alla porta dell'Infermeria, dove era andata per trovare Remus. Sospirando e scacciando James dalla sua mente, aprì la porta. Attorno al letto del suo amico, vide James, Sirius e Peter, e tutti e quattro stavano ridendo apertamente. Lei li osservò meglio e notò che tutti e quattro avevano pesanti occhiaie sotto gli occhi e Remus, molto pallido, aveva due nuove cicatrici sul collo, che spiccavano rossastre. “Lily, ciao!” James l'aveva vista e si era alzato per accoglierla, mentre gli altri continuavano a sorridere. “Ciao” ancora sorpresa di sentire il suo nome sulle labbra di James, portò nervosamente le dita al fermaglio che lui le aveva regalato e si avvicinò al letto, dove Remus le rivolgeva un'occhiata dispiaciuta: “Lily, scusa per ieri sera, davvero, ma...” “Non ti preoccupare, James mi ha detto che sei stato male, nessun problema” gli sorrise, e anche lui si rilassò. “Già, e mentre noi assistevamo il povero infermo, voi due ve la spassavate allegramente in Sala Comune. Spero che tu abbia salvato qualche bottiglia di Burrobirra, James, devi sdebitarti” Sirius, di ottimo umore da quando l'amico gli aveva raccontato l'esito positivo della serata, ora lo prendeva tranquillamente in giro, contando sulla distanza creata dal materasso per preservare la sua incolumità”. Mentre i due interessati distoglievano lo sguardo, imbarazzati, Peter alzò gli occhi al cielo e Remus esclamò: “Scusalo, Lily, è in lista d'attesa per il San Mungo... comunque, ti devo ancora dare il mio regalo!” allungandosi, prese un pacchetto dal comodino e lo tese a Lily. “Buon compleanno!” lei lo prese, felice, e lo scartò sotto gli occhi dei quattro. “'Storia di Hogwarts'!!!! Grazie Remus!!” si avvicinò al letto e, con cautela, lo abbracciò per poi tornare a rimirare il libro.
“Tradisci il tuo migliore amico sotto i suoi stessi occhi, Remus, non ci credo!” e, con un gesto teatrale, Sirius si portò la mano al cuore. “Sirius, se non vuoi occupare anche tu uno di questi letti, taci” disse James, guardandolo irritato. “Che musone! Evans, non è che la tua influenza sta avendo effetti negativi su di lui?” “Se è sopravvissuto sette anni a te, la mia presenza non può fargli altro che bene, Black” rispose Lily, imperturbabile, mentre tutti gli altri, Sirius compreso, scoppiavano a ridere. “Probabile, Evans, probabile...a dire il vero, sento un po' la mancanza dei nostri scherzi...” la guardò, come se pensasse che fosse tutta colpa sua, e poi esclamò “Neanche una Caccabomba in due mesi! In effetti, stavamo proprio pensando a come procurarci una punizione al più presto, prima che la nostra reputazione perda colpi...” “E su cosa verteva il vostro piano?” chiese lei, le sopracciglia inarcate. “Non so, dirlo a te sarebbe come sabotarlo... James, tu che dici, possiamo?” “Giuri che manterrai il silenzio?” “Giuro, giuro, a meno che non sia troppo grave...” li guardò preoccupati, mentre i loro ghigni si allargavano. 
“Bé, Lily, devi sapere che Sirius è affetto da manie di esibizionismo...” cominciò Remus, guardando l'amico aprire la bocca indignato alle sue ultime parole “e che James ha perso una scommessa con Sirius, non battendo il record di sessanta goal in un allenamento, quindi...” li guardò entrambi, poi scoppiò a ridere, mentre il rossore di James aumentava leggermente. “Quindi?” “Pensavamo di fare uno spogliarello in Sala Grande per colazione, tu cosa ne dici?” Lily restò a bocca aperta, mentre Sirius, che aveva parlato con la massima naturalezza, aspettava una sua reazione. “Spogliarello?” per un secondo ebbe la fugace visione di James che si toglieva la camicia della divisa sui tavoli di Grifondoro e, completamente rossa, balbettò: “State scherzando?” “No, purtroppo” sospirò James, passandosi la mano fra i capelli. “Non fare il pudico!” “Non sono io che ho bisogno di farmi ammirare mezzo nudo da tutta la scuola!” “Oh, andiamo...” James lanciò un'occhiata a Lily per vedere se era arrabbiata ma, vedendo che si divertiva, esclamò: “Bene, vedremo chi apprezzeranno di più allora!” “Ma me, naturalmente!” Sirius si passò con superiorità le dita sulla camicia, come pulendole, e poi le guardò con aria noncurante. “Non puoi competere con me, in quanto a fisico, arrenditi all'evidenza” “Vogliamo vedere cosa ne penseranno le ragazze?”“Non ora possibilmente... non vogliamo che Lily resti traumatizzata!” “Ok, ok, rimandiamo la questione” Lily guardò prima James, che ghignava, poi Sirius, che sbuffava, e infine Remus, che esasperato scuoteva la testa, e scoppiò a ridere. “A quanto pare, James, è la tua influenza a farle bene” disse Sirius, appoggiandosi con un sorriso allo schienale della sedia.

Che gruppo...” pensò Lily ridacchiando e chiudendosi la porta dell'Infermeria alle spalle. Aveva appena passato una divertentissima ora con i Malandrini, fra i loro scherzi e battute. Una faccia, però, tornava sempre alla sua mente, più presente di tutte le altre, con un caldo sorriso e occhi nocciola, con simpatia e bontà da vendere. “Ok, lo ammetto, mi diverto da morire a passare il tempo con lui, scherzare, e poi non c'è nessuno che mi sappia distrarre meglio, soprattutto ora che ne ho bisogno, fra MAGO e i doveri di Caposcuola... Se solo mi invitasse ora ad uscire... invece non l'ha più fatto, nemmeno un cenno, neanche una volta!” il cambiamento, che poche settimane fa l'avrebbe fatta sentire libera e sollevata, ora la fece incupire. “Se solo ci provasse di nuovo, solo una volta, gli risponderei di sì. Ho sbagliato, non era un ragazzino stupido e immaturo... o meglio, sì, lo era, ma ormai direi che è cambiato, dopo quello che ha fatto per Severus...Bé, cosa pretendo?” si chiese con onestà “L'ho respinto per anni, gli ho urlato contro e trattato male... era logico che si stancasse” si accigliò ulteriormente aumentò il passo. “Con tutte le galline che ha intorno, pronte a cadere ai suoi piedi, si sarà interessato a una di loro...” fu attraversata da un moto di irritazione e strinse le mani a pugno. “Di sicuro non sono più io ad interessargli, vorrà essere solo mio amico...” e improvvisamente venne colpita da una consapevolezza come un fulmine a ciel sereno, e si fermò di botto in mezzo al corridoio. “Oddio, mi piace James Potter!”


Si può sapere dove ti sei procurato quella canzone, Sirius?” chiese James all'amico, guardandolo incuriosito. “L'ultima con cui sono uscito era una nata babbana e... bé, me l'ha fatta sentire qualche volta” James sghignazzò, anche se la prospettiva di fare uno spogliarello sui tavoli di Grifondoro davanti a tutta la scuola e i professori lo impensieriva un pochino.
Improvvisamente sentirono una voce bassa e minacciosa provenire da dietro una statua. “Prova a riferire a qualcuno quello che è successo e sei morto, capito sudicio Mezzosangue?” “Regulus” il volto di Sirius era una maschera di rabbia, e la sua mano stringeva convulsamente la bacchetta. Raggiunse il proprietario della voce, seguito da James, e ringhiò: “Relascio!”.
Un Corvonero di circa dodici anni sfuggì alla presa di un ragazzo molto simile a Sirius, anche se un po' più basso e più brutto di lui. Spinto indietro dalla forza dell'incantesimo, Regulus si girò di scatto verso il suo assalitore e, quando vide il fratello, il suo volto venne trasfigurato da un ghigno cattivo. “Ah... il traditore del suo sangue!” “E molto fiero di esserlo, al contrario di te. A quanto vedo, continui a sviluppare qualità di cui essere fieri: viscido e vigliacco.” “Occhio a come parli...” “Non l'ho mai fatto con nostro padre, credi di meritare più rispetto?” Rise con cattiveria. “Minacci un bambino, ora? Sarai fiero di te stesso, immagino.” Regulus lo guardò e disse, con sarcasmo. “Non provocarmi,
fratellino...” si udì uno scoppio, e Regulus venne sbattuto al muro, mentre James cercava di trattenere Sirius. “NON-CHIAMARMI-FRATELLO!!!” gli sputò addosso. “Io non ho niente a che fare con te, NIENTE! Non devo niente né a te né a nessun altro dei Black! Ho solo avuto la sfortuna di nascere dai tuoi stessi genitori. Lasciami, James.” James indietreggiò. Sirius ansimava, e la bacchetta sprizzava scintille. “Vattene, prima che tu non abbia più nemmeno un legame di sangue con me”. Regulus, guardandolo intimorito, si allontanò di corsa, mentre Sirius cercava di respirare profondamente e calmarsi. 
James gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla, per confortarlo. “Non è mio fratello più di quanto lo sia Piton, ormai. Tu sei mio fratello, molto più di quanto lo sia stato lui. I Malandrini sono la mia famiglia, non i Black. E lo scopriranno molto presto...” aveva parlato con calma, ma la voce tremava ancora di rabbia. “Noi lo sappiamo. Andiamo, Felpato, ci attendono le prove” lui annuì, sempre cupo, ed insieme si avviarono alla torre di Grifondoro.


Lily entrò nella Sala Grande la mattina dopo con uno strano senso di aspettativa e trepidazione. Mentre si stava per sedere accanto a una delle sue amiche, venne richiamata da una familiare voce. “Lily, vieni qui!” con il cuore che le batteva, si girò verso James, che le faceva cenno con la mano. Ora che lo vedeva meglio, si stupiva di non essersi accorta prima dell'effetto che le faceva, delle ginocchia che le tremavano e le mani che non riuscivano a stare ferme, mentre un non desiderato calore le saliva alle guance. Andò comunque da lui, e gli si sedette vicino. “Che c'è?” “Ti dovrei chiedere un favore...” “Sentiamo” “Puoi controllare che la McGranitt non si avvicini subito al nostro tavolo?” “Perché? “Tu fallo, vedrai...” “Ma per...” “Insomma, Evans, sì o no?” “Bé, io...” “Che succede qui?” una voce severa alle sue spalle la fece trasalire. “Oh, salve professoressa...” la McGranitt torreggiava davanti a lei, le pupille dilatate e gli occhi stretti a fessura. “Oh, ehm, ecco prof... le volevo dire che...” con la coda dell'occhio vide l'espressione speranzosa di James, e disse: “Che Pix, su, al quinto piano, sta distruggendo il reparto Babbanologia e la volevo, ecco... informare.” La McGranitt sembrò rilassarsi e disse: “Sì, grazie per avermelo riferito, vado a controllare subito, tanto la colazione è quasi finita...” in effetti molti professori si erano già alzati dalle sedie, e il loro tavolo era quasi vuoto. Con uno svolazzo del mantello, la professoressa si girò e si avviò fuori dalla Sala Grande. Quando si fu allontanata abbastanza, Sirius commentò: “Evans, credevo che mentire a un professore fosse contro il tuo Dna! Sai, a questo punto potrei prendere in seria considerazione l'idea di diventare tuo amico... bene, ora goditi lo spettacolo!” con un sorriso, lui e James si dileguarono, e lei si mise accanto a Remus. Anche lui sembrava divertito, e quando Peter, con qualche difficoltà, salì sul tavolo dei Grifondoro, stava decisamente ghignando.
Sonorus” si puntò la bacchetta alla gola, e la sua voce venne magicamente amplificata. “Signori, e, soprattutto, Signore!” Le teste di tutti si girarono verso di lui, sorprese. “Preparatevi a uno spettacolo inedito per Hogwarts! Per la prima volta in assoluto, solo per voi, JAMES & SIRIUS!!” cominciò un suono di ottoni e batteria, una musica che sembrava provenire da ogni angolo. “Ma cosa...” cominciò Lily, ma si fermò di botto quando vide James salire sul tavolo dall'estremità del tavolo. Si girò verso sinistra, mentre Sirius faceva la stessa cosa. “Oddio...” i due cominciarono a camminare per il tavolo, mentre urla di ragazze provenivano da ogni parte, e i due continuavano a fare versi. Quando cominciarono le parole, erano praticamente arrivati al centro del tavolo, praticamente davanti a Lily. Un coro si levò, mentre tutte quelle che provenivano da una famiglia babbana e, quindi, conoscevano la canzone, cominciavano a cantare. Incoraggiati dalle urla, i due cominciarono, lentamente, a togliersi il maglione della divisa, prendendolo dal bordo inferiore e sollevandolo lentamente. Quando se lo sfilarono, cominciarono a farlo roteare intorno alla testa, mentre Sirius ammiccava come un idiota in tutte le direzioni, anche se la cosa non sembrava dispiacere minimamente alla popolazione femminile di Hogwarts.


You can leave your hat on,

you can leave your hat on...


Dopo aver lanciato il golf in direzioni diverse, cominciarono a slacciarsi la camicia della divisa. Lily, intanto lì sotto, un po' ridacchiava, un po' si metteva il volto fra le mani per l'imbarazzo, e un po'-molto- guardava. Erano ormai arrivati a metà dei bottoni, e si vedevano perfettamente i pettorali di James, che il Quidditch aveva reso generosamente sviluppati. “Poveri noi...” pensò lei, anche se lo sguardo restava magnetizzato su James. Quando la camicia fu completamente aperta i due, ad arte, la spalancarono di botto. Un boato di giubilo sembrò far venire giù il soffitto, mentre quelli, sorridenti, si toglievano anche la camicia. Lily a quel punto, anche potendo, non avrebbe distolto lo sguardo. James aveva un fisico stupendo, tutti i muscoli scolpiti dagli allenamenti, da quelli delle braccia agli addominali. Anche Sirius, comunque, riscuoteva il suo successo e, sebbene non potesse vantare la muscolatura del cacciatore, non ne difettava, e la sua aria elegante e la bellezza superavano quella di James. All'improvviso la ragazza si sentì colpire in faccia da della stoffa. Quando la prese in mano e guardò, scoprì con sorpresa che era la camicia di James e, sollevando poi lo sguardo su di lui, lo vide guardarla e farle l'occhiolino. Ormai erano arrivati quasi alle note finali della canzone e Sirius, che ovviamente voleva chiudere in bellezza, si abbassò, prese una caraffa piena di succo di zucca e, senza pensarci due volte, se la rovesciò in testa. Un applauso scoppiò, mentre il coro continuava. Un paio di ragazze di Grifondoro, perso completamente ogni freno inibitorio, saltarono sul tavolo e cominciarono a ballare insieme ai due, praticamente circondando Sirius, che sembrava godersela un mondo. Ma all'improvviso... “POTTER!!! BLACK!!!! COSA STATE FACENDO????” a quanto pare la McGranitt era tornata, e ora scrutava i ragazzi con occhi di fuoco. “NEL MIO UFFICIO, SUBITO!! E METTETEVI QUALCOSA!!!” si voltò e cominciò a salire le scale come una furia, mentre i due ragazzi fecero un enorme sorriso e si inchinarono alla Sala Grande, poi scesero dal tavolo, Sirius ancora completamente zuppo. “Allora, piaciuto lo spettacolo?” Lily annuì, la bocca aperta per lo stupore, e meccanicamente tese la camicia a James. “No, lascia stare, credo che Minnie non disprezzerà” “Due fichi come noi, vuoi mettere?” Sirius rideva come un matto, e scuotendo la testa inzuppò i vicini di succo di zucca. “Bé, io direi che è ora di andare. Grazie, gentile pubblico! Per quelle che volessero un bis in privato, sanno dove trovarmi!” urlò infine, e, circondati dagli applausi, si dileguarono dalla Sala.


Quella sera, durante la ronda, James e Lily avevano rievocato lo spettacolo della mattina, e lui le aveva detto che lui e Sirius avrebbero dovuto badare, senza maglietta, al Tranello del Diavolo che avevano nella Serra. “Ha detto che, visto che l'esperienza ci era piaciuta così tanto, ripeterla non avrebbe guastato, e che in fondo il Tranello del Diavolo non era poi molto più pericoloso del mare di ragazze che avevano affrontato dopo colazione. Lei a quelle parole era scoppiata a ridere, mentre James sospirava, rassegnato. Quando ormai stavano tornando verso la Sala Comune, Lily disse, scherzando: “Bé, potreste sempre ripetere l'esperienza domani da Madama Rosmerta, se lei è d'accordo...”. Invece di ridere, James le disse, con un sorrisetto malizioso. “Perché no... ti piacerebbe assistere?”. Si passò una mano fra i capelli, leggermente nervoso. Se l'avesse detto in un altro momento Lily non l'avrebbe preso molto sul serio, ma ora...
Che vuoi dire? Chiese, mentre il cuore le balzava nel petto. “Ecco...” James ci aveva pensato, ed era giunto alla conclusione che, se non gli avesse detto di sì ora che erano in rapporti così buoni, non aveva poi molte speranze di ottenere da lei un appuntamento. Dopo le calde raccomandazioni di Remus e gli assensi entusiasmati di Sirius, l'idea si era trasformata in certezza, e ora doveva solo raccogliere il coraggio necessario per invitarla. Si rese conto che non era per niente facile, nonostante solo due mesi prima facesse la stessa identica cosa urlando a squarciagola per i corridoi. “Io mi chiedevo se tu... insomma... ti andrebbe, domani...” “Sì?” la voce era piena di speranza, e gli occhi scrutavano impazienti il suo viso. “Insomma, domani vorresti venire a Hogsmeade con me?” le chiese infine, serio guardandola dritta negli occhi. Sentire davvero quelle parole produsse un effetto incredibile su Lily, che diventò tutta rossa, e si guardò i piedi balbettando sotto lo sguardo indagatore di James. Ora capiva chiaramente quanto aveva sperato che lo facesse, e quanto volesse uscire con lui mentre il suo cervello si limitava a produrre un piacevole ronzio. “S-sì, mi piacerebbe...” “Davvero?” chiese lui, sorridendo. “Sì, direi di sì.” ci furono alcuni secondi di silenzio, mentre entrambi si crogiolavano nella loro beata soddisfazione. Quando arrivarono davanti alla Signora Grassa, James disse, sogghignando: “Succo di zucca” “Prego, cari.” Si spostò, ed entrarono. “Bé, allora, ci vediamo qui domani a mezzogiorno?” propose James. “Sì, direi di sì” “Bene, allora...a domani!” “Buonanotte, James” “Buonanotte, Lily”. Si sorrisero ed entrambi salirono per le scale che li portavano alle loro camere.

_________________________

Buonasera, care lettrici! ^^ Apro questo angolino ringraziando immensamente tutte coloro che hanno recensito, chi non si è ancora stancata di recensire e chi ha iniziato ora. Grazie davvero a:

DanyCullen

dorota

HairyGirl

Smolly_sev


Ringraziamo inchinandoci anche chi ha messo la storia tra le preferite o tra le seguite, perché anche loro ci incitano ad andare avanti. ^^


Nel capitolo precedente mi sono dimenticata di dirvi da quale canzone è tratto il titolo, ebbene, spero che tutti voi conosciate Wish you were here dei Pink Floyd, se così non fosse... bè, vi consiglio di ascoltarla!! ^^ Per questo capitolo invece abbiamo utilizzato You can leave your hat on che sicuramente conoscerete, se no con il nome con la melodia... la canzone degli spgliarelli per antonomasia!! XD



E ora, l'immancabile link del disegno del capitolo! XD


http://sgronghi.deviantart.com/art/Severus-Snape-146933377


Fatto il misfatto!


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Capitolo 7
*** Take a chance on me ***


Take a chance on me
Take a chance on me


I jeans a zampa d’elefante le stavano veramente bene, mentre le scarpe, con un leggero tacco mettevano in risalto la sua figura, rendendola più slanciata. Il maglione nero, leggermente scollato, le donava splendidamente e le faceva brillare gli occhi. Mentre Lily si contemplava allo specchio, reduce da una scelta lunga due ore per la scelta dei vestiti, raccolse una ciocca di capelli rosso fuoco e li fermò con la spilla che James le aveva regalato. Finita l’opera, fece un passo indietro e con una smorfia giudicò il risultato del suo lavoro. Per quanto si fosse impegnata, le sembrava di essere sempre orribile. I jeans la facevano troppo grassa, i capelli non volevano stare in ordine, le occhiaie provocate dallo studio la facevano sembrare uno zombie… un disastro, insomma. Con un sospiro guardò l’orologio e si accorse con orrore di essere in ritardo di dieci minuti per l’appuntamento. “Oddio! Jane, scusa, potresti darmi la borsetta? È lì sul letto…” si girò verso una sua amica, che fino a quel momento era rimasta ad osservare divertita l’opera di restauro, le si avvicinò tendendole una borsa di stoffa e il mantello. “Calmati. Andrà tutto bene, sei bellissima. E, anche se tu fossi uno scorfano, non credo che Potter se ne accorgerebbe…” con un sorriso incoraggiante, le diede una leggera spinta verso le scale, facendo barcollare la povera ragazza, ancora frastornata. Nonostante fosse ormai consapevole che le piacesse James e che fosse al settimo cielo per stare per uscire con lui, non riusciva ancora a crederci. Insomma, sette anni d’intolleranza non si cancellano certo in un mese. E ancora più difficile era abituarsi al batticuore che aveva al momento e che quasi le toglieva il fiato, mentre le mani stringevano convulsamente il soprabito, sistemandoselo meglio addosso.

Arrivata in fondo alle scale, fece scorrere rapidamente lo sguardo fra i suoi compagni di casa, e con un sorriso sollevato i suoi occhi si fermarono su un capannello di quattro ragazzi, fra i quali spuntava un’inconfondibile chioma nera ribelle. Mentre si avviava verso di lui, vide Sirius tirargli una gomitata e fargli un cenno nella sua direzione. A quel punto James si girò e, quando si accorse di Lily, il suo volto si illuminò e quasi le corse incontro. “Sei arrivata, allora!” lei annuì, incapace di trovare alcunché da dire. “Evans! Ti sei degnata di mettere fine all’agonia di questo poveraccio, alla fine! Stava già meditando di buttarsi giù dalla torre, se non ti fossi fatta viva entro tre minuti…” sghignazzando, i tre Malandrini salutarono Lily, mentre James si passava nervosamente una mano fra i capelli. “Divertente, Felpato, davvero… Lily, mi permetti di salvarti dalla compagnia di quest’idiota?” “Ok” disse lei semplicemente.

Facendo un cenno di saluto agli altri tre, si avviarono verso il buco della Signora Grassa e, dopo una decina di minuti, si ritrovarono nella Sala d’Ingresso. “I tuoi amici non vanno ad Hogsmeade?” chiese all’improvviso Lily, realizzando quanto fosse impossibile che Sirius volesse perdersi la possibilità di andare da Zonko a rifornirsi di tutti gli scherzi vietati da Gazza. “Certo che sì, solo che arriveranno fra un po’…” le rispose James, omettendo il fatto che per i Malandrini era quasi un tradimento non usare un passaggio segreto per andare al villaggio. Anche se, in effetti, quel giorno non aveva alcuna voglia di incontrare i Malandrini, o almeno non quella mattina. Quella era la sua occasione con Lily, e non voleva perdersi neanche un momento. Chiacchierando del più e del meno arrivarono alle prime case di Hogsmeade, anche se entrambi erano un po’ a disagio vedendo le occhiate stranite che i loro compagni di scuola gli rivolgevano. Un po’ per questo, un po’ perché il clima di Febbraio era decisamente freddo, decisero di andarsi a prendere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa. Dopo aver sgomitato un po’ per trovare un tavolo libero, si ritrovarono seduti in un angolo caldo e confortevole del locale, leggermente isolati dagli altri grazie ad una strana pianta color porpora.

“Tu resta qui, io vado ad ordinare le Burrobirre” le disse James, rituffandosi nella folla per avvicinarsi al bancone. Lily lo seguì con lo sguardo, e quando arrivò al bancone ridacchiò nel vedere la sua aria leggermente scompigliata. Due secondi dopo, però, quando l’avvenente e giovane barista, Rosmerta, si chinò con fare familiare verso di lui per sentire le sue ordinazioni, sentì il sangue salirle al cervello, e con esso l’irritazione. Cinque minuti dopo James fece la sua ricomparsa con in mano un vassoio, le Burrobirre e un paio di stuzzichini. “Gli stuzzichini li offre la casa, Rosmerta è sempre gentilissima” “Ho notato” commentò lei con una leggera punta d’acidità e avvicinandosi la bevanda. “Che c’è, non sarai mica gelosa?”. Lei, con tutta la dignità del mondo, non gli rispose e si avvicinò il boccale alle labbra. James la scrutò di sottecchi e poi disse, con fare noncurante: “Sai, una volta io e Sirius abbiamo fatto una scommessa su chi di noi due sarebbe riuscito a conquistarla per primo…” vedendo che Lily continuava ad ignorarlo, continuò “Ancora non ce l’ha fatta nessuno dei due, anche se le occasioni non ci sono mancate…” “E allora vai da lei a vincere la tu scommessa!” sbottò infine lei, non potendone più. Se voleva la barista tutta tacchi a spillo e sorrisi, perché si era dato la pena di chiederle di uscire?

James, al contrario, soddisfatto di aver finalmente ottenuto quello che voleva, si sporse verso di lei e le sussurrò ad un orecchio “Mi sa che per una volta gliela darò vinta…” e, come se niente fosse, tornò a sedersi al suo posto e bevve un sorso della bibita, mentre Lily rabbrividiva per l’improvvisa vicinanza e per quello che le aveva appena detto. James le sorrise e, cercando di metterla a suo agio, disse: “Sai, fatico ancora a credere di essere a bere una Burrobirra con Lily Evans… non è che sei una delle mie fan che ha preso una Pozione Polisucco?” Lily rise e lui continuò, con un sorriso a metà fra il malizioso e il divertito: “Allora, dove l’hai rinchiusa la vera Lily?” Una risata ruppe definitivamente il ghiaccio, e i due cominciarono a parlare tranquillamente del più e del meno.

 Più James conosceva Lily e più ne restava affascinato, e non poteva fare a meno di continuare a fare domande su lei e la sua vita, e soprattutto sulla cultura Babbana, di cui non sapeva assolutamente niente. Anche lei, comunque, non riusciva più a nascondere la sua attrazione per il ragazzo, mentre quello che aveva sempre creduto un insopportabile pallone gonfiato si rivelava simpatico, gentile e brillante. I bicchieri di Burrobirra si riempirono altre due, tre volte, e nel frattempo la conversazione continuava, passando da argomenti neutri come la scuola ad altri più personali e interessanti, come la nascita dell’amicizia fra i Malandrini o la situazione di Lily a casa. Nulla di triste o serio, intendiamoci, infatti ad un certo punto James era quasi affogato nella sua bevanda sentendo di come la ragazza aveva scoperto i suoi poteri, facendo sì che i pantaloni di un bambino che prendeva in giro sua sorella calassero, rivelando un paio di fantastiche mutande blu con gli orsetti. Lily, vedendo la faccia di James grondante di Burrobirra, gli si era avvicinata divertita con un fazzoletto per rimediare un po’ al danno. Stavolta toccò a lui rabbrividire, al contatto di quella mano piccola e calda con la pelle del suo viso. Gli era sembrato un gesto così spontaneo, quasi intimo, e nello sguardo di lei c’era una dolcezza che non le aveva mai visto. La guardò intensamente, quasi cercando di penetrare nella sua mente per capire se i suoi pensieri erano anche solo in minima parte simili ai propri. Quando Lily se ne accorse si allontanò, imbarazzata, e si mise nuovamente a sedere.

Stavolta l’imbarazzo fu sciolto dai Malandrini che, appena arrivati a Hogsmeade, erano andati a prendere qualcosa ai Tre Manici di Scopa. “Ciao ragazzi!” Sirius, scorgendo l’amico, si era avvicinato al tavolo, ignorando Remus che gli consigliava di lasciarli in pace. “Pensavo che foste andati da Madama Piediburro…” la faccia disgustata di Lily bastò ad esprimere la sua opinione in proposito. “Andiamo, Evans, non è così male in fondo… ok, ok capito. Comunque, James, volevo dirti che faresti meglio a tenerti lontano da qui, stanno per arrivare un gruppo di nostre fan che hanno assistito allo spettacolo… lo dico per il bene del tuo appuntamento. Ora andiamo, ciao!” e detto questo uscì insieme a Peter e Remus.

Quando i tre furono di nuovo sulla via principale, si avviarono verso Zonko, dove Sirius voleva assolutamente andare per fare scorta di un po’ di Caccabombe, per la gioia del custode Gazza. Arrivati lì davanti, però, fecero una brutta scoperta: il negozio aveva tutte le imposte chiuse, e un cartello sulla porta diceva: “In vacanza, ci dispiace per voi! Tornate la prossima settimana, sarete più fortunati.” La mood-shirt, la maglietta di Sirius che cambiava colore a seconda dell’umore, diventò prima grigio scuro e poi nera, mentre il moro metteva su il broncio. “Andiamo, è assurdo!” esclamò irritato. Remus, che fino a quel momento aveva seguito senza lamentarsi l’amico, disse: “Bene, allora che ne diresti di andare alla libreria, che dobbiamo comprare un bel po’ di pergamena, e magari anche qualche boccetta d’inchiostro?” la proposta venne accolta da un mezzo accenno di Peter e un grugnito di Sirius. Il giovane Black si era messo a seguire con lo sguardo le ragazze da cui aveva messo prima in guardia James, ed ebbe un’illuminazione, che fece diventare la maglia color giallo oro. “Che è successo?” chiese Remus, avendo notato il cambiamento. “Posso andare a fare dei biglietti da visita per me e James! Bé, in realtà soprattutto per me…” “Cosa?” chiese Peter confuso. “Biglietti da visita! Per far sapere a tutte le ragazze dove trovarci, no?” Remus sbuffò, spazientito, mentre l’altro lo guardava a metà fra il curioso e l’esilarato. “Ah, sì?” “Sì!! È un’idea fantastica! ‘The Hogwarts’ strippers’!!” sentendo il titolo scoppiarono tutti e tre a ridere. “Senti, io qui non ho nulla da fare, quindi vado! Voi venite?” Peter si accodò subito, entusiasta, mentre Remus, dicendo che aveva di meglio da fare, si avviò verso la libreria. “Peggio per lui…”

 

 

Dopo molte proteste e lamentele da parte di Lily, James aveva pagato il conto, e i due avevano continuato il loro giro fra i negozi e le vetrine di Hogsmeade. Si erano infilati da Mielandia, dove Lily era scoppiata a ridere vedendo il ragazzo andare in estasi davanti a una pila di Giandubotto alle nocciole, alle quali bastava dare un morso perché facessero un piccolo botto in bocca. Aveva poi capito l’entusiasmo, però, quando il ragazzo gliene aveva fatta assaggiare un pezzo, anche se nei primi momenti la degustazione non era stata poi così attenta, data la vicinanza di James alla sua bocca. Più tardi Lily, con l’aria sprezzante, aveva dovuto allontanarlo da un negozio di accessori per il Quidditch, situazione che si era invertita cinque minuti dopo, visto che lei non voleva allontanare il naso dalla vetrina di una libreria, dove era esposto una raccolta di quasi tutte le Pozioni esistenti al mondo.

Mentre James cercava di mettere quanta più distanza possibile fra loro e i libri, Lily disse, esasperata: “Ma insomma!!”. Lui alzò gli occhi al cielo, ma non le rispose. La rossa stava per ribattere, quando si accorse con un sussulto che la mano di James stringeva la sua. Sul momento non ci aveva fatto caso, era troppo impegnata a lamentarsi, ma ora… fece una specie di sbuffo, pensando all’assurdità della situazione: Lily Evans che diventava rossa perché James Potter le teneva la mano. Anche se, pensò poi con un sospiro, ormai avrebbe fatto meglio ad abituarsi. In effetti, non sarebbe stato affatto spiacevole: la sua mano era grande e calda, copriva la sua completamente, così minuta e fredda. Persa in queste fantasticherie, non si era resa conto che James si era fermato e si era girato a guardarla. “Ok, direi che qui può bastare… allora, dove vuoi andare adesso?” le chiese con un sorriso, gli occhi illuminati. Anche lui, come lei, si era accorto del contatto, ed era al settimo cielo non solo per quello, ma anche perché Lily glielo permetteva senza problemi.“Ti va di andare alla Stamberga Strillante?” gli chiese improvvisamente, mentre James, colto completamente alla sprovvista, si allarmò. “Come mai proprio lì? Non è proprio il più bel posto del mondo…” Lily lo guardò sollevando leggermente le sopracciglia “Primo: è molto più romantico di posti come Madama Piediburro” fece una smorfia schifata “Secondo: adoro quel posto, è solitario, silenzioso, perfetto per stare in pace con sé stessi e col mondo. James stava per ribattere che forse qualcuno non sarebbe stato molto d’accordo con la sua definizione, ma si trattenne e annuì. “Bene, allora… andiamo?” chiese con tono galante, offrendole il braccio. Lei scoppiò a ridere e, senza attendere un momento di più, lo prese a braccetto e si avviarono verso la catapecchia.

Il sole cominciava a scendere e il cielo diventava sempre più scuro, mentre i due avanzavano per la via piena di ragazzi che si divertivano, lavoratori indaffarati e varie coppiette che si godevano insieme un pomeriggio di tranquillità. Vedendoli, James non poteva fare a meno di pensare che gli sarebbe tanto piaciuto poter stare così con Lily… anche se non si lamentava affatto dei risultati che aveva ottenuto.

Quando arrivarono alla Stamberga Strillante, si erano lasciati alle spalle il trafficato villaggio, dal quale giungevano solo rumori deboli e lontani. Lily si appoggiò alla staccionata che aveva davanti a sé, che aveva lo scopo di avvertire i passanti di tenersi alla larga dalla casa, e si mise a guardare in lontananza con sguardo sognante. James si accorse del suo silenzio e le si avvicinò, chiedendole: “Che cosa c’è?”. Lily sospirò e, senza voltarsi, rispose: “Dopo aver vissuto quasi sette anni qui a Hogwarts, mi mette un po’ di malinconia doverla abbandonare…” scosse il capo e James, senza fiatare, aspettò che continuasse a parlare. “Sono stati i sette anni più belli della mia vita. Qui ho scoperto chi ero veramente, sono cresciuta, ho trovato degli amici… ho cominciato praticamente sola, e poi sono diventata una Grifondoro, un Prefetto, una Caposcuola… anche se tu mi facevi dannare, devo ammetterlo.” Lily sorrise, e così fece James. “E pensare che fra quattro mesi perderò tutto questo… e magari fra un anno sarò a pulire cacca di drago… non voglio perdere tutto quello che ho guadagnato, James.” Lily rabbrividì leggermente. James, commosso e intenerito dalla ragazza, le si avvicinò piano e poi la abbracciò da dietro. “Non perderai mai niente di tutto questo, se lo vorrai, credimi.” Le sussurrò dolcemente all’orecchio.

Rimasero così qualche minuto, cullati dal soffio del vento, mentre Lily appoggiava la testa al petto del ragazzo, che la stringeva a sé. Sapevano, come per istinto, che se uno dei due avesse parlato il momento sarebbe passato, e avrebbero dovuto staccarsi. Improvvisamente, qualcosa sul petto di James si riscaldò, facendolo riscuotere. “Dannazione, Sirius” pensò. Era lo specchio che usava per comunicare con Sirius, e quando diventava caldo era il segnale che il suo amico gli voleva parlare. Se non avesse conosciuto Sirius, e saputo che non l’avrebbe chiamato quel giorno se non in caso di estrema necessità, avrebbe totalmente ignorato la chiamata. “Scusa un secondo”. Disse a Lily, e a malincuore allontanò le braccia da lei. Si allontanò di una decina di passi, mentre lei lo guardava, sorpresa e confusa. Dando le spalle alla ragazza, James tirò fuori lo specchio, lo guardò, e vide Peter, che sembrava molto allarmato. “Peter, che c’è?” chiese. “James…” balbettò l’amico con voce impaurita e tremante. “Devi venire subito è… è successo un casino”.

 

 

 

If you need me, let me know, gonna be around

If you've got no place to go, if you're feeling down

If you're all alone when the pretty birds have flown

Honey I'm still free

Take a chance on me

 

 

 

 

 

__________________

Authors' space XD

Ebbene, se ancora continuate a seguirci... grazie immensamente, ci date la voglia di continuare ^^.

Come ogni volta ringrazio in particolare chi ha recensito il capitolo precedente:

DanyCullen

dorota

saky 94

Myrtle Y

Smolly_sev

HairyGirl

A quanto pare... dovremmo spogliare i malandrini più spesso!! XD

Ok, scacciamo le nostre perverse fantasie per un momento ed andiamo avanti con l'angolino delle autrici. Il titolo di questo capitolo è tratto da Take a chance on me degli ABBA e, se non l'avete mai visto, vi invitiamo a guardare il video di questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=-crgQGdpZR0&feature=fvst credetemi, ci muoio sempre dal ridere e non solo per i vestiti... (guardate come sono sexy...).

Per quanto riguarda il disegno del capitolo ecco il link:

http://sgronghi.deviantart.com/art/Marauders-155160275

E dato che per i capitoli futuri ho un po' esaurito le idee... se avete delle idee o delle richieste particolari fatecelo sapere al più presto, se invece preferite che io smetta di fare disegni... bè, fateci sapere anche questo.

Fatto il misfatto

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** We'll be fighting in the streets ***


We'll be fighting in the streets

We'll be fighting in the streets

James continuava ad avanzare, la bacchetta in pugno che illuminava lo spazio davanti a sé. Appena Codaliscia gli aveva detto dove erano finiti lui e Sirius, aveva cominciato a correre come un pazzo per Hogsmeade, cercando di fare il prima possibile. “Lily mi ammazzerà, lo so, appena mi vedrà di nuovo mi ammazzerà” pensò. E non poteva neanche darle torto. Quando si era girato, aveva solo detto: “Scusa, devo scappare”, poi le aveva dato un veloce bacio sulla guancia, ed era partito, mentre lei gli gridava dietro, chiedendogli cos’era successo. “Diavolo, stava andando tutto benissimo, perché?! Almeno per oggi, non poteva non succedere niente? Ovviamente no!” sbuffò e accelerò ulteriormente il passo, dato che il corridoio era troppo basso per permettergli di correre. Era preoccupato da morire. Il messaggio di Peter era stato breve e confuso, il poveretto continuava a piangere e balbettare, ma quello che aveva capito era bastato a metterlo in allarme: “Nel passaggio dei sotterranei, una frana… Sirius… svenuto…”.
“Ma come hanno fatto a far crollare un soffitto? Non è possibile che Peter abbia lanciato un incantesimo, non si può essere così distratti… dev’esserci qualcosa sotto…”. Cominciava ad avere il fiato affannato, e il passaggio sembrava non finire mai. Finalmente, vide l’ultima curva, dietro la quale ci sarebbe dovuto essere l’arazzo che dava su un corridoio dei sotterranei. Appunto, avrebbe dovuto. Quando girò, si ritrovò davanti ad un mucchio di macerie, che arrivavano fino al soffitto. “Merda.” Disse James, osservando il disastro. Non poteva distruggere i massi per crearsi un varco, perché avrebbe creato ancora più confusione, l’unica strada che gli rimaneva era quella di far levitare i massi più in alto per crearsi un passaggio, ma ci sarebbe voluto tempo. “Peter! Sirius! State bene?” si mise in ascolto, ma nono gli giunse alcun suono alle orecchie. “Andiamo!!” batté un pugno al muro, ma l’unico risultato che ottenne fu quello di indolenzirsi la mano. Chiuse un secondo gli occhi, prese un respiro e cominciò a spostare i massi.
Dapprima riuscì a vedere solo un piccolo spiraglio di luce, poi, via via che allargava il varco,  venne colpito dalla luce delle torce del sotterraneo. “Ci siamo quasi, ci siamo quasi, sta’ calmo…” pensò, la fronte imperlata di sudore per l’ansia.
Quando ritenne di riuscire a passare per l’apertura, cominciò a salire sui massi, per arrivare al varco. Una volta in cima, guardò giù, dove ci sarebbero dovuti essere Peter e Sirius, ma non vide nessuno. Non sapeva se sentirsi sollevato o ulteriormente preoccupato, ma mentre era lì a pensare per decidere sul da farsi, sentì dei passi avvicinarsi. “Magari sono loro… magari…” si abbassò, nascondendosi. Se fossero stati degli studenti qualsiasi, sarebbero passati oltre, e avrebbe potuto uscire, se invece erano i suoi amici… bè, nessun problema. I passi continuavano, e si facevano sempre più vicini. Il rumore gli giungeva ovattato, come se il proprietario delle scarpe stesse cercando di fare piano volontariamente. I passi si fermarono, e James trattenne il fiato. Poi sentì una voce, tanto conosciuta quanto odiata, un tono roco e profondo che era tanto simile a quello del fratello. Regulus. “Venite, non c’è nessuno, via libera”. Altri passi, stavolta erano molte più persone, forse cinque o sei. Altre voci si aggiunsero a quella che aveva appena sentito, sghignazzanti e divertite. “Dove l’hai messo, Reg?” “Finalmente gli hai dato una lezione, se la meritavano proprio…” “E non abbiamo mica finito di divertirci, no?” Regulus rise, e rispose: “Calma, calma. Ce n’è per tutti. Comunque, sì, era da tanto che volevo dare una lezione a quel rinnegato di mio fratello. Idiota spocchioso, con le sue stronzate sull’uguaglianza, sempre insieme a quel traditore del suo sangue di Potter…”.
James strinse i denti, imbestialito. Sirius un traditore del proprio sangue, un idiota spocchioso? Gli avrebbe tanto voluto sputare in un occhio. Ma non poteva, se voleva andare ad aiutare i suoi amici non poteva permettersi di litigare con quei Serpeverde. Quindi chiuse i pugni e rimase in ascolto, sperando con tutto il cuore che se ne andassero il prima possibile. “E’ qui dietro, l’ho steso, e anche quel suo amico piagnucoloso è a posto.” I passi ora si erano fatti vicinissimi, sentiva i respiri degli altri come se fossero stati accanto a lui. Si abbassò ulteriormente, nascondendosi del tutto, quando vide una mano spostare l’arazzo. “Ed ecco…”  le parole si bloccarono, e James quasi smise di respirare per non farsi sentire. Riusciva a immaginarsi le facce stravolte di Regulus e dei suoi amici, gli occhi fissi sul pavimento, dove tutti si aspettavano di vedere i due Grifondoro. “Dove cazzo sono finiti?” Regulus aveva quasi ringhiato, si sentiva che era vicino a esplodere. “Magari sono…” “Non possono essere andati da nessuna parte!! Sirius era svenuto, quell’altro aveva una gamba sommersa dalle macerie, e la bacchetta era finita lì sotto. Dove diavolo sono?!”. Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Regulus ordinò, con tono secco: “Andiamocene, prima che arrivi qualcuno.”
Quando anche gli ultimi rumori si spensero in lontananza, James si rilassò, respirando a fondo. Attraversò il varco che aveva creato, e si lasciò scivolare fino a terra, lentamente e senza rumore. Il primo pensiero che gli si affacciò alla mente fu: “Dove sono finiti?”. Non c’era verso di saperlo, potevano essere andati ovunque, e da solo gli ci sarebbe voluto troppo per cercare in tutto il castello. “Devo trovarli” sussurrò e, senza indugiare ulteriormente, cominciò di nuovo a correre.

 

Quasi un’ora dopo, James stava salendo con aria sconfitta  le scale che l’avrebbero portato al suo dormitorio. Aveva una gran voglia di prendere a botte qualcosa dalla frustrazione, non sapeva più dove andare per cercarli. Dai sotterranei era passato alla biblioteca, dove sperava di trovare Remus a studiare o a fare la ricerca di Pozioni per la settimana successiva, ma non aveva trovato nessuno, se non un’urlante Madama Pince che l’aveva buttato fuori perché correva o, per dirlo a parole sue, “comportarsi come un pericoloso vandalo”. Da lì era passato in Infermeria, pensando che forse Peter e Sirius erano riusciti ad andarsene senza l’aiuto di nessuno. Ma anche lì nessun Malandrino. Tutte le persone a cui chiedeva sembrava che non li avessero visti, e lui stava esaurendo le idee.
Improvvisamente, gli era venuta un’illuminazione: la Mappa del Malandrino. Certo, Gazza l’aveva sequestrata, ma poteva sempre fregargliela. Gli serviva solo il Mantello dell’Invisibilità; per questo si era avviato verso la Torre di Grifondoro. Arrivato in cima alle scale, aprì la porta, e si trovò davanti le ultime persone che si sarebbe aspettato di trovare là dentro in quel momento. “Che ci fate voi qui?”.
Sirius, Remus e Peter si girarono contemporaneamente verso di lui; il primo aveva un’espressione molto scura in volto, mentre gli altri due si stavano occupando della caviglia rotta. “Ciao, Ramoso” gli disse Remus, senza alzare la testa dalla gamba di Peter. Sirius, invece, si era limitato a fargli un cenno e poi a tornare a guardare il soffitto, sempre con la solita aria cupa. James entrò e si sedette sul proprio letto. “Come avete fatto ad arrivare qui? Da quello che mi aveva detto Peter non mi sembrava che potevate muovervi così liberamente…” “Li ho portati qui io, sono tornato subito dopo di loro e li ho trovati, dopo che era successo il casino.” Disse Remus, alzando finalmente gli occhi. “Che è successo?” chiese James, sempre più confuso. Guardò tutti i Malandrini, uno alla volta, e alla fine il suo sguardo si soffermò su Sirius. “Allora?”. Finalmente il ragazzo si mise a sedere, guardando l’amico dritto negli occhi. Sembrava furioso. “Vuoi sapere cos’è successo? È successo che Regulus è un bastardo figlio di troll. Mentre io e Peter stavamo tornando…”

 

…erano ormai arrivati alla fine del passaggio segreto che li avrebbe fatti sbucare nei sotterranei, il più sicuro nell’ultimo periodo, dal momento che Gazza non ci passava più per pulirlo, avendo delegato il compito a degli studenti che erano stati messi in punizione. Sirius, che per tutto il viaggio aveva camminato a passo di trotto, si girò spazientito verso Peter, che affannato cercava di stargli dietro. “Muoviti, Codaliscia!” gli disse, esortandolo. Il ragazzo, dal canto suo, si limitò a sbuffare, la fronte sudata, e ad accelerare leggermente il passo. Il moro alzò gli occhi al cielo, e, senza fermarsi ulteriormente, girò l’angolo.
Dal corridoio dei sotterranei lo separava solo un arazzo, che scostò delicatamente per vedere se stesse passando qualcuno. Quando vide la strada libera, si girò verso l’amico, pronto a dirgli di sbrigarsi ad uscire, ma una voce, odiosamente simile alla sua, lo fece girare di scatto. “Passaggi segreti, fratellino?” Regulus stava davanti a lui, sghignazzante. “Che ci fai qui?” chiese Sirius, stringendo pericolosamente i pugni. “Sono un Prefetto, Sirius, dovresti sapere che devo pattugliare i corridoi, non lo era anche quel Lupin con cui vai sempre a spasso?” disse con tono ironico e battendosi un indice sul petto, dove brillava la sua spilla. “Non raccontarmi cazzate, e soprattutto non insultare Remus. E ora rispondimi, che ci fai qui?’”. Le mani gli tremavano leggermente, a causa della rabbia, e il respiro sembrava quello di una belva pronta ad attaccare. Sentì una specie di pigolio lamentoso dietro di sé, e capì che Peter l’aveva raggiunto. Si spostò istintivamente davanti a lui, come per impedire al fratello di fargli del male.
Regulus, non notando niente di tutto ciò, si era appoggiato al muro davanti ai Malandrini e, mentre con le mani giocava con la bacchetta, gli occhi restavano fissi su Sirius, quasi stesse soppesando le parole da dirgli. Infine si decise a parlare. “Prima, quando sei andato a Hogsmeade sei passato di qui, insieme ad altri due dei tuoi ‘‘amici’’, vi ho visti sparire dietro quell’arazzo mentre giravo l’angolo. Dovresti fare un po’ più di attenzione quando infrangi le regole, sai? Stavi praticamente urlando “Hogsmeade aspettaci!!”.” Fece un sorrisetto divertito, riuscendo così a scatenare ulteriormente la furia a stento repressa di Sirius. L’unico motivo che tratteneva il Malandrino dal prenderlo a pugni era che voleva sapere come era stato beccato e Regulus, conscio di questo, usava il suo potere prendendosi tutto il tempo necessario. “Quando siete scomparsi, ho deciso di rimanere qui ed aspettare che tornaste, con tutta la calma del mondo. Sapevo che avresti usato nuovamente un passaggio segreto, ti credi troppo superiore alle leggi per usare l’Ingresso Principale come tutti gli altri studenti, dovevo solo sperare che avresti usato nuovamente questo, cosa alquanto probabile visto che nessuno controlla questo corridoio, da quando ho messo dei ragazzi a pulire questo piano per un mese per punizione. E sembra proprio che avessi ragione. Visto come ti conosco bene?”.
Sirius digrignò i denti. “Ma che bravo, vedo che ti riesce molto bene fare la spia. Ti stai esercitando per quando andrai a leccare i piedi a Lord Voldemort?” il sorriso di Regulus si trasformò in una smorfia di rabbia, e dalla punta della sua bacchetta uscirono alcune scintille rosse. Riuscì quasi subito a riprendere il controllo, però, e tornò a sfoderare un ghigno sarcastico, se possibile ancora più divertito di prima. “Ho riferito ai nostri genitori la nostra ultima conversazione, e a quanto pare non sono stati troppo soddisfatti del tuo comportamento…” Sirius rise freddamente. “Ancora a nascondersi dietro le sottane di mamma? Che c’è, il piccolo Mangiamorte, il pupillo della famiglia Black, ha paura di affrontare da solo il Rinnegato, il traditore del suo sangue?”. Il suo tono era talmente carico di astio che sembrava quasi avesse sputato in direzione di Regulus. Quest’ultimo, sorprendentemente, lo ignorò, e continuò, con una luce cattiva negli occhi: “Mi hanno ordinato di parlarti e ricordarti ancora una volta quale vergogna tu sia per la famiglia, e fare qualcosa per punirti. Curioso di sapere cosa ho scelto per te, fratellino?” calcò l’ultima parola, con una luce di sfida nello sguardo. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Sirius, che fino a quel momento era riuscito a contenersi, scattò in direzione del moro, il sangue che gli pulsava nel cervello e i pugni serrati. Non voleva usare la bacchetta, avrebbe fatto quel lurido figlio di puttana a pezzi a mani nude.
Quando fu a meno di un metro di distanza, sferrò un colpo con tutta la potenza che aveva nel braccio, ma prima di poter anche solo sfiorare Regulus si sentì sbalzare indietro con forza. “No, no, Sirius, così non va.” Il Serpeverde lo guardava, la bacchetta levata. “Vediamo se in questo modo capisci meglio… Bombarde!!” un fiotto di luce scarlatta partì in direzione del soffitto del passaggio segreto, sotto il quale stavano Sirius e Peter, e quando questo venne colpito, cominciarono a cadere massi, una vera e propria frana. Sirius cercò di tirare fuori la bacchetta, sperando di poter fare qualcosa, ma un sasso discretamente grosso lo colpì in testa, facendolo cadere per terra. Il crollo era ormai finito, e Sirius sentì i passi di Regulus allontanarsi, mentre una risata rimbombava fra le pareti del sotterraneo. In un ultimo sforzo, si girò verso Peter, che si teneva la gamba, finita sotto il cumulo di macerie. “Peter… lo specchio, James…” e, come ultima immagine negli occhi quella dell’amico terrorizzato, svenne.

 

Quando l’amico finì il racconto, James restò a fissarlo per una decina di secondi buoni, sentendo vampate di rabbia verso Regulus salirgli dentro. Mancandogli ancora l’ultima parte del racconto, però, si trattenne dal commentare e chiese: “Come siete riusciti a tornare qui?” “ Te l’ho detto, li ho trovati io.” Disse Remus “quando sono arrivato alla libreria dove dovevo prendere il libro, ho scoperto che era chiusa, quindi ho deciso anch’io di tornare al Castello per la via più breve, come loro. E per fortuna. Quando mi sono trovato davanti alla frana, e ho sentito Peter che si lamentava dall’altra parte, ho cercato di fare il più in fretta possibile. Mi sono creato un varco con la bacchetta, sono passato e poi ho rimesso i massi al loro posto. La cosa mi puzzava, non poteva essere stato un incidente, doveva essere successo qualcosa. Li ho trovati, Peter aveva una caviglia rotta e l’altro era svenuto. Ho liberato il primo e risvegliato il secondo e poi li ho portati qui. Sarà passato un quarto d’ora, non credo di più. A proposito, Codaliscia, la medicina che Madama Chips ci ha gentilmente prestato dovrebbe aver finito di fare effetto, la caviglia non dovrebbe darti problemi.”
Mentre Peter provava cautamente a mettersi in piedi, James guardò Sirius, che era ancora nervoso, anche se più tranquillo. Si alzò e andò a gli andò a vicino. Gli batté una mano sulla spalla, e quando l’amico alzò gli occhi verso di lui, gli disse: “E’ solo uno stronzo e un idiota, non c’è nessun motivo per cui tu debba avvelenarti l’umore per colpa sua. Non ne vale la pena, Sirius. Sappiamo tutti che vali molto più di tutta la tua famiglia messa insieme, chiaro? Quindi smettila di comportarti così e non ti abbattere, Felpato. Sei o non sei un Malandrino?”.
Sirius gli sorrise, grato, e abbandonò definitivamente il suo cipiglio. “Sì, sai, stavo pensando…” “Sì?” “Bè, se si viene a sapere che sono svenuto come una femminuccia la mia reputazione può andare a farsi fottere” tutti risero, e Remus esclamò: “Che reputazione credi ti sia rimasta dopo che ti sei fatto una doccia col succo di zucca di fronte all’intera scuola?” altre risate accompagnarono la battuta.
“Bene, e ora che anche questa è risolta…” dopo aver detto questo, James si alzò e andò da Peter, per poi dargli una sonora pacca sulla nuca. “Ahi!” esclamò quello, massaggiandosi. “Questo è per non avermi detto che era tutto a posto, avermi fatto quasi venire un infarto e, per giunta, aver lasciato Lily sola al primo appuntamento!” gliene diede un’altra, facendogli incassare la testa nelle spalle. “E questo perché?” “Ribadire il concetto. Perché se voi siete stati salvati da Remus e ve la siete cavata solo con una caviglia rotta e un bernoccolo, io rischio molto di più. Se non riesco a stare lontano da Lily abbastanza tempo da farla calmare, dubito molto che avrò possibilità in futuro di procreare figli.” “Te ne sei andato senza neanche inventarti una scusa?” gli chiese Remus, esterrefatto. James lo guardò male, poi si lasciò cadere sul letto, sbuffando. “Sì, Lunastorta. Sai, dovevo leggermente scappare, non avevo tempo di inventare una storia plausibile…”. “Mi dispiace, Ramoso, non ti avrei dovuto far chiamare, era il tuo primo appuntamento con la Evans…” James alzò la testa e guardò Sirius, che aveva appena parlato. “Non ti preoccupare, ormai è fatto. Credi che Regulus potrebbe rompere qualcosa anche a me prima della ronda dei Caposcuola?”.

 

Lily stava camminando a passo sostenuto per la via principale di Hogsmeade, gli occhi puntati a terra con decisione. “Lo uccido, giuro che lo uccido. Se non riesce a darmi una scusa plausibile per il suo comportamento entro cinque secondi da quando lo prendo, giuro che gli faccio pentire di essere nato.” Quando aveva visto James correre via all’impazzata, gli aveva urlato di fermarsi. Quando lui non aveva risposto, senza neanche girarsi a guardarla, si era dapprima sorpresa, poi intristita. Quando poi aveva realizzato che il ragazzo che le aveva chiesto di uscire per sei anni di fila l’aveva piantata in asso al loro primo appuntamento, la tristezza si era trasformata in rabbia, e questa aumentava più i minuti passavano. Aveva deciso, dopo una decina di minuti passati a camminare su e giù davanti alla Stamberga Strillante, di tornare a Scuola, per trovare James e cercare di parlarci e, soprattutto, di capire cos’era successo.
Mentre era immersa in queste riflessioni, andò a sbattere contro una ragazza. “Occhio a dove cammini!” le disse questa, irritata. Poi, quando la ebbe scrutata meglio, esclamò “Ma tu sei Lily Evans!”. Al sentire il suo nome, Lily si fermò per guardare meglio la persona con cui si era scontrata: era una ragazza bionda di circa quindici anni, circondata da altre tre o quattro studentesse di Hogwarts. Erano tutte ridacchianti e, a giudicare dall’odore che proveniva dai loro abiti, brille. “Sì, sono io” si girò, già pronta ad andarsene, quando si sentì richiamare: “Ehi, Evans, non dovresti essere con James Potter? Mi sembra che il vostro appuntamento di oggi fosse un fatto di dominio pubblico…”. Lily sentì una leggera irritazione crescerle dentro e, alzando le sopracciglia, commentò: “Non vedo come questi possano essere fatti tuoi.” “Ah, ti ha già mollata, eh?”. Il gruppetto scoppiò in una sonora risata, mentre la bionda continuava: “Probabilmente sarà andato ad Hogwarts dalla sua donna…”. Lily la guardò sorpresa. Quale donna? Dovevano essere tutte storie inventate da quell’idiota che si trovava davanti, probabilmente erano loro il fan club a cui si riferiva Sirius quando aveva messo in guardia James.
Notando il suo turbamento, la ragazza, che sembrava decisa a divertirsi a spese della rossa, disse: “Pensavi di essere l’unica? Andiamo, tutte sanno come è James, insieme all’altro amico suo, Sirius Black. Sono i ragazzi più popolari della scuola, cambiano una ragazza a settimana, se non al giorno, possono avere tutte quelle che vogliono. James si era impuntato su di te solo perché ti ostinavi a fare la preziosa… si vede che, ora che ha avuto quello che voleva, non gli interessi più…”.
Una volta finito, sorrise divertita e si girò per andarsene, sempre scortata dal suo gruppetto. “Ci vediamo!” le urlò, quando erano ormai a diversi passi di distanza. Lily era rimasta spiazzata. Tutte le cose che aveva appena sentito le aveva dette pure lei a James e pensate moltissime volte negli ultimi mesi, e ora che le erano state sbattute così in faccia non sapeva che pensare. Magari era scappato via così di corsa perché si era ricordato di avere un altro appuntamento… “Non essere assurda Lily, non ti sembra che in questi ultimi mesi ti abbia dato abbastanza elementi per fidarsi di lui?” la voce della ragione tornò a farsi sentire, ma questa volta era molto più difficile che prevalesse, soprattutto perché si trovava a combattere con quella della gelosia. “Sì, ma lui è pur sempre un ragazzo, e ci sono molte altre ragazze disponibili, molto più di me.  Come quella che è appena passata…”. Un’immagine di James avvinghiato a quella bionda si insinuò prepotentemente nella sua mente, e la rabbia che aveva tenuto a bada fino a quel momento divampò dentro di lei. Ricominciò a camminare a passo spedito. Il vortice di emozioni che aveva dentro non si decideva a farla ragionare. Era arrabbiata con James per averla lasciata così, nel mezzo del loro appuntamento, e a questo si aggiungeva la gelosia che gli aveva scatenato dentro il discorso di quella ragazza, ma, più di tutto, l’orgoglio. Orgoglio perché non voleva far sapere a James che soffriva per il suo comportamento, che stava male per lui. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vedere che, alla fine, era riuscito nel suo intento.

 

James era seduto su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, ad aspettare che Lily tornasse da Hogsmeade. In realtà non sapeva che dirle, non si era inventato nessuna scusa per il suo comportamento né, ovviamente, poteva raccontarle la verità, eppure voleva scusarsi con lei a tutti i costi. Quindi si era messo lì, in attesa, sperando che arrivasse al più presto.
La stanza era deserta, tutti si stavano sicuramente ancora godendo la gita, mentre i Malandrini erano in Dormitorio. All’improvviso, sentì il rumore del Ritratto che si apriva, e si girò, sperando con tutto il cuore che fosse lei. Quando vide una ragazza con un maglione nero e capelli rosso fuoco, il suo cuore accelerò i battiti. Finalmente era tornata. “Lily!” esclamò, scattando in piedi. “Ah, tu.” Disse lei, con indifferenza. James restò leggermente spiazzato dal suo atteggiamento; si era aspettato una sfuriata memorabile, urla e rimproveri, non… freddezza. “Senti, mi volevo scusare per prima…” “Prima cosa?” chiese Lily, sempre con lo stesso tono, guardandolo con le sopracciglia inarcate. “Prima, l’appuntamento… quando me ne sono andato…” “Appuntamento? Quale appuntamento? Non è possibile, non avrei mai fatto una tale scemenza. A meno che la maledizione Imperius non passi molto più inosservata di quanto credessi.” James la guardò, completamente allibito. Stava semplicemente facendo finta di niente, come se fra loro non fosse successo niente. Come se il loro rapporto fosse rimasto lo stesso degli anni scorsi. Come si poteva comportare, se lei lo ignorava così deliberatamente? “Ora scusa, ma vorrei andare in Camera a leggere il libro per la McGranitt…” e mosse alcuni passi verso la scala del Dormitorio femminile. James però, deciso a farsi ascoltare, si parò fra lei e i gradini. “Non prima di aver ascoltato quello che ti voglio dire.” Anche se gli occhi di lei, che cominciavano a incupirsi per la rabbia, lo spaventavano un po’, non si spostò di un centimetro. “E cosa dovrei ascoltare, sentiamo.” Incrociò le braccia e lo guardò, aspettando. “Mi dispiace, non avrei dovuto lasciarti così oggi, e piantarti in asso in quel modo indegno. Solo che…” per un secondo sembrò combattuto, poi sospirò. “Solo che?” gli chiese lei, suo malgrado. “Mi dispiace, non posso dirti altro.” “Mi chiedi scusa per avermi lasciato sola a un appuntamento che tu hai voluto? Ma io ho sempre avuto i miei buoni motivi per non dartene uno: perché era solo un modo per dimostrare al mondo che anche Lily Evans poteva cedere al tuo fascino. Mi dispiace per te, Potter, ma alle volte bisogna arrendersi all’evidenza. Io non sono una con cui uscire una volta e poi dimenticare, non sono una che puoi trattare come ti pare. Quindi non capisco nemmeno perché siamo ancora qui a discutere. E ora, lasciami passare.” Provò a muovere un passo verso la scala, ma James le si parò davanti, chinandosi su di lei. “Lily, ti prego, non volevo ferirti, non fare così…” il tono era accorato, e l’espressione supplice. Lily rispose semplicemente, con freddezza: “O ti sposti, o vado in Biblioteca.” James sospirò, abbattuto, e si fece di lato, lasciandole libero il passaggio. Lily cominciò a salire, senza mostrargli quanto in realtà le importasse di quello che era successo, senza fargli vedere quanto ci era rimasta male per il suo comportamento. L’orgoglio l’aveva guidata, eppure non si sentiva meglio. Le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento cominciarono a scorrerle sulle guance, in un pianto di rabbia, frustrazione e tristezza.
Quando James sentì la porta del Dormitorio femminile chiudersi, si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi. Sentiva con chiarezza che, insieme a lei, se n’erano andati anche tutti i progressi che aveva fatto e quella possibilità che l’aveva confortato così tanto, che finalmente lei cominciasse a ricambiare i suoi sentimenti.

 

 

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Authors' space XD

Errata corrige: capitolo You can leave your hat on, ultimo paragrafo. James non dice “domani vorresti venire?” ma dice “sabato vorresti venire a Hogsmeade con me?”.
Bene, ora che abbiamo chiarito questo punto, che mi ha fatto passare delle nottate insonni, possiamo aprire l'angolino delle autrici: 3... 2... 1... VIA!
Oh... ecco che per la quarta volta mi ritrovo ad aprire questo spazietto... quasi mi commuovo...
Grazie immensamente per le nuove recensioni che abbiamo ricevuto da:

HairyGirl

DanyCullen

Imperfect_angel anzi, Imperfect_angel dovremmo ringraziarla due volte... una per recensione! XD

Smolly_sev

Amaerise

Vi ringraziamo tantissimo anche per i suggerimenti -inesistenti- che mi avete dato per il soggetto del disegno di questo capitolo... Già, ma dato che io possiedo una mente geniale questo capitolo non rimarrà senza il proprio disegno...

http://sgronghi.deviantart.com/art/Regulus-Black-160732985

Per quanto riguarda il titolo di questo capitolo, è la prima frase di Won't get fooled again degli Who.

Fateci sapere al più presto che ne pensate di questo capitolo! XD

Fatto il misfatto

 

 

 

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Capitolo 9
*** It's a little bit funny this feeling inside ***


It's a little bit funny this feeling inside




It's a little bit funny this feeling inside


“Bè, a quanto pare Regulus non ha più voglia farsi vedere, sembra essersi volatilizzato nel nulla…” “Dopo quello che ha fatto non mi sorprende… meno male che vi ho trovato subito!” “Già… bah, per quel che mi riguarda quel coglione può pure andarsene al diavolo, mi dispiace solo per James, l’abbiamo fatto venire per niente…”. Lily, che stava camminando tranquillamente per un corridoio del terzo piano, si fermò di botto al sentire quelle parole. Stavano parlando del James Potter che conosceva lei? Ovvio che sì, erano Remus e Sirius, di chi altro avrebbero potuto parlare?

I due erano appoggiati al muro, quindi si fermò anche lei fingendo di cercare qualcosa nella borsa, le orecchie tese per ascoltare. “Già. Ha lasciato l’appuntamento con la Evans solo per venire ad aiutarci, e invece era perfettamente inutile…” “Cosa?!” Sentendo l’ultima frase, la ragazza non era riuscita a trattenersi, e ora guardava i due Malandrini con aria sbalordita. “Ah, Lily, sei qui…” fece Remus, con l’aria vagamente imbarazzata, mentre Sirius si guardava distrattamente le scarpe. “Oh, salve, Evans. Stavi origliando, per caso?” Lily lo ignorò deliberatamente, e chiese: “Cosa vuol dire che James mi ha lasciata per aiutarvi?” “Non credo ci siano tanti significati.” Le disse Sirius, con sarcasmo. “Felpato…” “Ok, ok. Significa che sabato, quando James ti ha piantata in asso, l’ha fatto per correre al Castello. Perché? Perché Regulus ha manie da grande mago, quindi si è divertito a far saltare il soffitto di un passaggio sotto cui eravamo io e Peter, rischiando di ucciderci e non gli sarebbe dispiaciuto più di tanto. Peter ha chiamato James dicendogli che c’era un’emergenza, e lui è partito. Solo che Remus è arrivato prima di lui, quindi poteva benissimo restarsene a Hogsmeade, e gli abbiamo fatto solo perdere tempo.” Lily lo guardò con gli occhi sbarrati, che poi spostò su Remus, come per avere conferma di quello che aveva appena sentito. Il cenno di assenso del ragazzo bastò a dissipare ogni suo dubbio. Stava per aprire bocca per parlare, quando Sirius la interruppe: “Le scuse non vanno a noi, Evans, ma a quel poveraccio che hai trattato come una pezza.” “E’ al lago…” le disse Remus, avvicinandosi a lei con un sorriso di scuse per il trattamento che le stava riservando il suo amico. “Sì, credo che voglia convincere la Piovra Gigante a strangolarlo. Allora, hai intenzione di andare a salvarlo?” disse Sirius, rivolgendosi alla rossa, con un mezzo ghigno in faccia. Lily si chinò e raccolse la sua borsa, poi disse: “Grazie” e se ne andò.

Quando scomparve alla vista, Remus tirò uno scappellotto a Sirius. “Idiota, non c’era bisogno di fare lo scemo a quel modo.” “Dovevo o no restare nel mio fantastico personaggio? Abbiamo ottenuto il nostro scopo, sta andando da lui, con un po’ di fortuna non si scanneranno e stasera, per una volta, James ci risparmierà le lagne. Ottimo avvistamento, Pet.” Da dietro una statua lì vicino comparve Peter, che si era nascosto per avvertire gli amici dell’arrivo della rossa.

Erano passati alcuni giorni dall’appuntamento disastroso, e James era decisamente a terra, così i Malandrini avevano deciso di rimediare informando la ragazza di quello che era successo veramente sabato. “Certo, devo dire che reciti alla grande, Moony. Chi l’avrebbe mai detto che il candido lupacchiotto sapesse mentire così bene?” ridacchiando, Sirius si abbassò per schivare un’altra manata dell’amico. “Tu invece sei stato sin troppo te stesso…” “Se James vuole passare il resto della sua vita con quella lì, non pensi che dovremmo abituarla da subito?” Remus alzò gli occhi al cielo, ma un sorriso gli aleggiava sulle labbra. “Non correre troppo, devono ancora chiarirsi, non sarò tranquillo finché non avrò visto James vivo, vegeto e felice.”


“Ma come ho fatto ad essere così scema?” si chiese per l’ennesima volta Lily, mentre scendeva un’altra volta la scalinata principale. Subito dopo aver parlato con Sirius, si era precipitata giù, decisa a chiarirsi con James e scusarsi di tutto. Poi, arrivata davanti al Portone, tutte le sue paure e la sua indecisione l’avevano portata a farsi un altro giro per i gradini, cosa che si era ripetuta altre due volte nel successivo quarto d’ora. E dentro di lei continuava a svolgersi un monologo appassionato e completamente senza senso, in cui dava alternativamente dell’idiota a sé e a James. Nei momenti di lucidità, invece, era riuscita a mettere in piedi un discorso di scuse quasi decente. E le pause fra una fase e l’altra erano riempite da film che la sua testa creava automaticamente, che a tutto potevano servire fuorché a farle tornare la calma. “Ora basta!” Sbottò a metà dell’ultima rampa, e il tono di voce era così alto che molte persone si girarono a guardarla, straniti. “Hai il sangue troppo zozzo per portare ossigeno al cervello, Mezzosangue?” le urlò un ragazzo. Lily guardò in giù, e scoprì che era Regulus Black, il responsabile di tutto quello che era successo. Scese le scale lentamente, guardandolo con gli occhi che sprizzavano scintille. “Punizione, Black. Passerai il prossimo mese a sventrare gli animali per il Professor Lumacorno. Magari il loro sangue è abbastanza pulito per te, vero?” gli chiese, con una smorfia di disprezzo. Regulus aprì la bocca per rispondere, ma lei fu più veloce. “Prova a fiatare e la punizione raddoppia. Puoi cominciare subito, se vuoi.” E lo superò, senza degnarlo più di uno sguardo, diretta verso il Parco.

L’incontro col Serpeverde le aveva dato la forza necessaria; in fondo, James si era comportato meglio che aveva potuto, da amico leale e fedele, e lei era riuscita solo a trattarlo male e ferirlo. Gli doveva delle scuse, come minimo. Uscì, e un soffio d’aria tiepida la colpì. Sembrava quasi una giornata primaverile, niente a che vedere con il freddo di sabato. Anche se il pomeriggio era splendido, il Parco era praticamente vuoto, tutti gli altri studenti dovevano essere dentro, circondati da libri e pergamene. Ma, anche se fossero stati tutti lì, a Lily importava di trovare una sola persona al momento. Si avvicinò al Lago, dove Sirius gli aveva detto che l’avrebbe trovato, e scoprì che aveva perfettamente ragione. James era in piedi sulla riva, le scarpe che quasi toccavano l’acqua, la camicia stropicciata fuori dai pantaloni e la cravatta buttata a terra lì accanto.

Dato che le dava le spalle, la ragazza si fermò per guardarlo qualche secondo: si era chinato, e aveva preso un sasso. Dopo averlo soppesato nella mano per qualche secondo, lo scagliò con forza nell’acqua, facendogli fare diversi rimbalzi. Ripeté l’operazione altre due volte, prima che Lily decidesse di muoversi. “Forza, Grifondoro.” Si disse infine, e lo raggiunse in riva al lago. Si fermò a un passo da lui e disse, con voce incerta: “Ciao!”. James trasalì, e si girò il più velocemente possibile. “Lily!” esclamò, sorpreso “Che ci fai qui?”. Lily lo guardò, e tutto il discorso elaborato e intelligente che si era preparata evaporò dalla sua mente, lasciando il posto alla vergogna e a una timidezza che non le era propria. Certo, il fatto di averlo davanti non aiutava affatto la sua eloquenza. Lo evitava dalla loro litigata, non si era resa conto di quanto sembrasse stanco; se solo questo fosse bastato a renderlo meno attraente ai suoi occhi, sarebbe stato molto meglio. Invece niente, si era imbambolata a guardarlo, scordandosi completamente del perché era andata lì.

Lily?” “Eh? Ah, sì…” esclamò lei, riscuotendosi. “Ecco, io volevo dirti… come va?” buttò lì, senza pensare. “Come va? Ma collegare il cervello alla bocca prima di parlare no, eh?” si chiese mentalmente, mentre arrossiva. James alla sua domanda era rimasto inizialmente confuso, ma poi si era messo a ridere amaramente. “Come va, Lily?” le chiese, sempre ridacchiando. Raccolse un altro paio di sassi, prima di guardarla negli occhi. “Vuoi la verità?” “Sì”. Lily deglutì, cercando di tenere a freno le proprie emozioni. “Ok.” James sospirò, e guardò una delle pietre che aveva in mano. Sembrava che stesse pensando a cosa dire, le sopracciglia erano aggrottate e gli occhi quasi assenti. “Mi sono innamorato.” Disse infine, lanciando il sasso più piatto. La frase risuonò nelle orecchie della ragazza, e le sembrò che in realtà James avesse scagliato via il suo cuore. Un gesto deciso, e poi uno, due, tre rimbalzi, e poi giù, fermo. “I-innamorato?” chiese, sentendo un leggero groppo in gola. “Già.” Rispose lui, senza guardarla. “Capisco” fece Lily, abbassando la testa.

Ora capiva tutto. Il calo di interesse, il fatto che non le chiedesse più di uscire, i suoi momenti di tristezza. Che stupida era stata a pensare di essere la causa di quel comportamento, di avere tutto quell'effetto su di lui! Un’altra, che di sicuro era stata più pronta di lei a vedere cosa James aveva da offrire, ad apprezzarlo e ad amarlo, senza pararsi gli occhi con stupidi pregiudizi o farsi frenare da un inutile orgoglio. “Quando ti accorgi di quello che avevi lo perdi, brava Lily, un vero genio. Non provare a piangerti addosso ora, se non sei riuscita ad essere la sua ragazza… bè, cerca almeno di essere un’amica decente.” Si disse, decisa. Quindi, cercando di mantenere normale il tono della voce, gli chiese: “E lei? Lei ti ricambia?” “Ricambiarmi?” James, sempre intento nella sua attività, sbuffò. “Non mi sopporta. Pensa che per me la vita sia un gioco, e non vuole credere che quello che provo per lei sia serio. E io non so più come farglielo capire…” “Ma è una stupida!” sbottò Lily.

Ok, lei era stata una cieca a non vedere quello che aveva di fronte, ma ora che se ne rendeva conto non poteva capacitarsi che per gli altri non fosse chiaro come il sole che tipo di persona fosse James. “Una stupida?” chiese lui, fermandosi per guardarla. “Sì, una stupida! Perché non si rende conto di come sei in realtà! Tu non sei un bambino arrogante, sei simpatico, intelligente, un amico sincero e leale, e se qualcuno o qualcosa per te conta davvero ti ci dedichi anima e corpo. Come quello che hai fatto per i tuoi amici sabato…” a questo punto lui ebbe un moto di sorpresa, e lei rispose alla sua domanda inespressa “Sì, Remus e Sirius me l’hanno detto. Sei tutto fuorché superficiale. Certo, sei arrogante, anche egocentrico, testardo e orgoglioso, ti diverti sin troppo a infastidire la gente e spesso a fare il bullo, ma se questa ragazza riesce a vedere solo questo non va più in là del proprio naso! Quindi sì, lei è stupida, oltre che superficiale.” Concluse Lily, rossa in volto.

Per tutto il tempo James era rimasto zitto ad ascoltarla, quasi affascinato, e più parlava più un enorme sorriso gli si apriva sul volto. Quando infine la ragazza si zittì, lui commentò, col tono più naturale del mondo: “Non credevo avessi una così bassa opinione di te stessa!”. Ecco, se Lily non aveva ancora avuto un collasso fra tutte le sorprese dell’ultima ora, questo sarebbe sicuramente bastato a darle il colpo di grazia. “No, devo aver capito male, sta scherzando, non può aver detto davvero… che lui, insomma…” il silenzio si prolungava, mentre la ragazza cercava disperatamente qualcosa da fare o dire. Sfortunatamente, fu James che, tentando di trovare un modo per rompere la tensione che si era improvvisamente creata fra loro, aprì per primo bocca. “Ho i calzini a righe.” Decisamente la cosa più idiota che potesse dire. E, a giudicare dall’occhiata stranita di Lily, anche lei stava pensando la stessa cosa. “Che hai detto?” “No, sai…” disse lui, cercando di rimediare in qualche modo. “Volevo semplicemente capire se c’eri ancora o se eri partita per Sognolandia…”. Uno schiocco sonoro rimbombò nell’aria. Lily aveva appena tirato uno schiaffo a James, e sembrava molto alterata. Aveva scelto decisamente il momento peggiore per scherzare. “Tronfio idiota. Non c’è niente di serio per te, vero?” “Lily, stavo scherzando…” le disse lui, toccandosi la guancia arrossata. “Mpf, ovvio.” Sbuffò lei. “Immagino che sarei dovuta cadere direttamente ai tuoi piedi, no? Il grande, bello e perfetto James Potter si è dichiarato, prostriamoci ai suoi piedi!! Chi mi dice che non sia uno scherzo anche questo? Chissà, magari hai detto lo stesso anche a Anne, Sarah, Jennifer…” “Chi son…” “Che diavolo ne so come si chiamano le ragazze che ti sei fatto!” non c’era alcuna logica in quello che stava dicendo, ma ormai era scoppiata, e i suoi pensieri e le sue insicurezze stavano uscendo tutte insieme, come in un fiume. “Chi mi assicura che non ti stancherai di me come delle altre? Perché non mi sembra che tutte le tue altre relazioni siano andate così a buon fine.” “Lily…” “Lily niente! Non sei neanche riuscito a fare una dichiarazione seria! Uno non è che dice: “sai, mi sono innamorato… sì, però lei non mi ricambia, pensa che sia un’idiota…”. E poi “Oh, ma sei tu questa qui, sai?” dopo che io mi sono resa ridicola davanti a te, dando della stupida a me stessa e cantando le tue infinite lodi. Che c’è, è troppo difficile per te dire: “Mi sono innamorato di te”?”

James provò nuovamente a parlare, ma Lily lo zittì con un’occhiata agghiacciante. Sembrava che non volesse più fermarsi. “E io che ero venuta qui a chiederti scusa, che stupida! Dopo che Sirius e Remus, mi avevano fatto sentire una merda, mi sono detta che magari avevo esagerato a trattarti così. Ma come avrei potuto fare altrimenti, se tu non dai mai certezze su niente?! Non ne posso…” “Ora basta!!” esclamò James, ribollendo di rabbia. “Potter, tu non puoi zittirmi…” “Oh, invece sì che posso. Non ho alcuna intenzione di farmi insultare in questo modo perché ti ho detto che ti amo. Vuoi che te lo dica così, Lily? Bene. Ti amo, e lo dimostra il fatto che ho passato sette anni a starti dietro, ad accettare ogni tuo insulto e il disprezzo, e che quest’anno mi sono impegnato non sai quanto per farti vedere che non ero e non sono come credevi tu. Cosa ti assicura che poi non ti tratterò come le altre? Il fatto che tu non sei come le altre per me, diavolo! Non avrei fatto tutto questo per nessun’altra, come non ho mai detto a nessun'altra quello che ho detto a te: ti amo”. La voce di James tremava leggermente per lo sforzo di non mettersi ad urlare per la frustrazione: decisamente, non era quello il risvolto che si aspettava. “Quindi” disse, avvicinandosi a lei di un passo e guardandola negli occhi. “la domanda ora è una sola. Io so quello che provo, e sono sicuro dei miei sentimenti. Tu, invece? Tu cosa provi, Lily? Perché ora la scelta è solo tua, e di nessun altro”.

La voce di James era tornata normale, ma dentro si sentiva agitato come non mai. Il cuore pompava sangue all’impazzata, mentre gli occhi erano fissi sul volto di Lily, sperando di leggervi una reazione. Lei lo guardò, ritrovandosi nuovamente senza parole. La scelta era sua, ma aveva il coraggio per prendere quella che il cuore le suggeriva in quel momento? Anche lei provava gli stessi sentimenti di James, ormai lo sapeva e non poteva più negarlo. Gli ultimi dubbi erano stati sciolti dalla potente stretta allo stomaco e la tachicardia che le erano venuti al sentire “Ti amo” detto da lui. “Cosa ti blocca, Lily?” si chiese, fissando quegli occhi nocciola che aspettavano il suo verdetto. Ma sapeva benissimo cos’era. La paura. Paura di fidarsi completamente di lui, di abbassare tutte le barriere e lasciarsi andare, di soffrire ed essere delusa da sé stessa, da lui, da loro, o forse da quel nuovo e strano sentimento mai provato. I secondi passavano, e nessuno dei due si decideva a fare una mossa. Alla fine James, sentendosi totalmente sconfitto dal suo silenzio, disse: “Ok, ho capito. La risposta è no”. “Assolutamente no!” esclamò imperioso il cervello della ragazza, ma lei riuscì solo ad abbassare lo sguardo, incapace di reggere ulteriormente quella situazione. Prendendolo per un assenso, James sospirò, e cominciò a camminare, diretto verso il Castello. “Lo stai lasciando andare via? Ma sei geniale, Lily! Gli hai chiesto che si dichiarasse per bene? L’ha fatto. Gli hai chiesto perché dovevi sentirti rassicurata dal suo discorso? Te l’ha detto. Ti ha parlato col cuore in mano, e l’unica cosa che hai saputo fare è stato prima insultarlo e poi stare zitta, perché sei troppo codarda per voler essere davvero felice, solo perché hai paura di restarci male! Quindi, se non vuoi continuare a restare qui a insultarti ma fare qualcosa di utile e produttivo, tira fuori la voce e richiamalo da te. Sei o non sei una Grifondoro, per Morgana?”. “James” sussurrò, quasi parlando a sé stessa. “E come speri che ti senta, così? Voce, diavolo!”.

“James!” urlò. Lui si girò sorpreso, guardandola. Era rossa in volto, e si stava torcendo le mani. “Sì?” le chiese, quasi speranzoso. “Sei un bastardo!” “Perché?” chiese lui, già maledicendo il fatto di essersi fermato. “Perché così non vale! Non vale costringermi a dirti che ti amo anche io!” esclamò Lily, il volto ormai in fiamme. “Cosa?” disse lui, mentre un sorriso enorme gli spuntava sul volto. “Hai capito benissimo, non farmelo ripetere! Quindi vieni qui, che mi sento un’idiota a parlare a venti di passi di distanza con qualcuno!” “Agli ordini!”.

James cominciò a correre verso di lei, e le arrivò davanti in pochi secondi. “E comunque…” cominciò di nuovo Lily, ma James sbottò “Vuoi stare zitta, o no?” lei stava per rispondergli a tono, ma quando vide il suo volto così vicino al proprio, e l’espressione intensa del ragazzo, si dimenticò le parole che stava per pronunciare e disse semplicemente: “Ok” “Così va meglio…” sussurrò lui, avvicinandosi ulteriormente. Le posò le mani sui fianchi, portandola con dolcezza più vicino a sé, e, finalmente la baciò. Lily a quel tocco, leggero e delicato, chiuse gli occhi, gli cinse il collo con le braccia e si lasciò andare, decisamente soddisfatta dallo sviluppo che avevano preso le cose. Il bacio, da dolce e leggero, si fece più deciso e passionale. Sette anni ad aspettare sono tanti, e sembrava che James volesse recuperarli tutti in quel loro primo vero contatto, e Lily… bè, gli stava dietro più che volentieri. Esaurita la riserva d’aria nei polmoni, si staccarono, entrambi col fiato corto. James si alzò leggermente, guardandola, felice come mai era stato. Restarono alcuni momenti così, cullati dal rumore del vento, quando a Lily spuntò un sorriso alquanto malizioso in faccia. “Che c’è?” chiese lui, sempre sorridente. “Di che colore sono le righe?” “Eh?” fece lui, confuso. “No sai…” sussurrò Lily, portandolo più vicino a sé. “Volevo semplicemente capire se c’eri ancora o se eri partito per Sognolandia…” disse, prima di baciarlo nuovamente.


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Authors' space XD

Ebbene sì, care lettrici, dopo una lunga ed estenuante (…) attesa (causa scuola, non odiateci per favore), questa è l'ultima volta che scrivo l'angolo delle autrici... sigh... mi mancherà non dirvi più da quale canzone è estrapolato il titolo del capitolo (in questo caso Your song di Elton John), non mandarvi più il link del “disegno del capitolo” http://sgronghi.deviantart.com/#/d2rfk3y non ringraziarvi più... quindi colgo l'occasione per ringraziare prima di tutto

HairyGirl

Lizzy095

DanyCullen

Smolly-sev

Amaerize

che hanno recensito il capitolo precedente, ma non ci siamo scordate di tutte le altre, quindi cogliamo questa ultima occasione per ringraziare ancora una volta tutte quante le nostre lettrici... GRAZIE!! ^^

Ma anche se JeL è finita abbiamo molti progetti per il futuro, (chiaramente sempre in società XD), speriamo che seguirete anche le nostre prossime produzioni. ^^ e se la fine non vi soddisfa... bè, noi non abbiamo voluto andare oltre perché il resto... bè.. lo ha già detto la Rawling...



Fatto il misfatto



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