La Ragazza Lupo

di DracosWife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto è cambiato. ***
Capitolo 2: *** Un ammasso di pelo, pulci e zecche ***
Capitolo 3: *** Dolore. ***
Capitolo 4: *** La Pazza Rossa ***



Capitolo 1
*** Tutto è cambiato. ***


Ciao Raga!

Questa è la mia prima fan fiction quindi siate clementi e recensite!

In questo modo saprò se è piaciuta oppure se devo ritirarmi.

Tratterà di Leah, un personaggio che ha catturato la mia attenzione.

La Meyer non ne parla molto sicchè spero di colmare io questo vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Ragazza Lupo

 

Tutto è cambiato.

 

 

 

 

 

Non avevo mai creduto nelle leggende.

Solo il pensiero della magia presente nella realtà mi sembrava impossibile.

Ma presto mi ricredetti.

I miei antenati spesso raccontavano storie sui vampiri o come li chiamavano loro i freddi e sui loro nemici, i licantropi.

Mio nonno mi diceva che noi eravamo i discendenti dei lupi e che nel nostro sangue scorreva il loro stesso sangue.

Era tutto nei nostri geni.

 

Non c’avevo creduto.

Dopotutto mio nonno aveva molti anni e così i nonni dei miei amici come quello del mio ragazzo Sam.

 

Lui era stato il primo.

 

Era iniziato tutto dopo la venuta della famiglia Cullen.

Dopo che si erano stabiliti in quella macchia  verde nella contea di Clallam, i guai era iniziati.

I giovani Cullen erano diversi da noi, o almeno dalle persone normali.

Non perché avessero due dita, un testa a forma di pallone da baseball e due antenne sulla testa, ma per i loro comportamenti.

Non mangiavano, erano pallidi, si assentavano durante le giornate di sole dicendo che andavano in campeggio e non avevano alcun contatto con gli altri ragazzi del liceo.

Erano diversi.

 

Non venivano mai a La Push.

Mio nonno diceva che non ci mettevano piede per un vecchio patto che avevano stretto con i nostri bisbisbisnonni o qualcosa del genere.

Io non ci credevo.

Magari erano brutti e non volevano farsi vedere in costume?

Stupida considerazione?

Ma, non tanto rispetto a quella di mio nonno.

 

Solo una volta vidi uno di loro parlare o almeno scambiare uno sguardo con i “comuni mortali”.

Isabella Swan.

Bella era stata la prima persona con cui il più piccolo tra i fratelli freddi, Edward ebbe un contatto.

Era venuta da poco nella scuola di Forks perché sua madre aveva divorziato con Charlie, il capo della polizia, quindi lei era stata affidata per un po’ al padre.

Come faccio a sapere tutte queste cose?

No, no…non so una di quelle oche che si fanno gli affari degli altri.

Il punto è che a Forks tutti sanno di tutti.

Siamo un paesino di 3120 anime con Bella 3121.

 

Ok, forse ho tralasciato anche il nome della mia fonte.

Il suo nome è Jacob Black.

Se vedete a Forks un ragazzo alto, muscoloso che sembra più grande della sua età, è lui.

Fa sempre parte della cerchia dei “lupi” ed è uno degli amici del mio ragazzo.

O almeno fino a poco fa.

 

 

Sam era molto strano.

Non mi parlava, stava sempre per i fatti suoi e incominciava ad essere scontroso con i suoi amici, tanto che quelli cominciarono ad evitarlo.

No, aspettate, non perché loro lo evitassero, era lui che era scomparso da un po’.

All’inizio credevo che volesse uscire da questa solita ruotine e andare fuori dai confini della riserva, facendo un viaggio o qualcosa del genere, poi però erano passati più di due mesi e non si vedeva.

Io ero molto preoccupata.

Iniziai ad attaccare ai muri di ogni strada di Forks e delle città vicine volantini per cercare di ritrovarlo.

Ero molto ansiosa.

Ma il bello era stato che i saggi, i grandi capi, insomma i nostri nonni erano tranquilli.

Anzi tranquillissimi.

Non li capivo.

Come potevano rimanere impassibili davanti ad una sparizione.

Una volta mi ricordo che avevo perso la ragione e stavo per uccidere li su due piedi un vecchietto.

 

 

Dopo che ebbi finito di attaccare qualche volantino sulla bacheca del liceo, mi ero rintanata in un bar di fronte la scuola.

La stagione cominciava a farsi sentire quindi stavo sorseggiando una cioccolata calda quando vedo fuori dalla vetrata il nonno di Sam staccare i manifesti che io avevo attaccato.

 

Avevo sbattuto più volte le palpebre degli occhi per assicurarmi di vedere bene.

Non poteva essere che l’anziano non volesse trovare suo nipote!

Arrabbiata sia per il gesto ma anche per la fatica che mi era costata attaccarli, mi fiondai sulla neve chiedendo spiegazioni.

E sapete cosa mi disse?

Me lo dovetti far ripetere più volte

Con una faccia seria, sottolineo SERIA, mi disse che si era trasformato in un licantropo perché i vampiri (i Cullen) erano arrivati.

Ok, forse a volte posso risultare scema, ma non fino a questo punto.

Gli stavo quasi per ridere in faccia in un modo isterico e nel compenso divertito.

Come poteva un signore così vecchio prendersi gioco di me?!

Dopotutto ero la ragazza di suo nipote.

Mi doveva una spiegazione, e non una baggianata come quella.

Se non voleva farmelo sapere poteva dirlo, no?

 

Non risi, né gli risposi male.

Nella mia mente stavo immaginando di prendere un martello di gomma e di tirarglielo in testa.

Ma sono rispettosa delle persone anziane anche quelle che sono tocche nel cervello.

Non potevo mettermi  a litigare con lui, così gli strappai dalle mani i volantini e me ne andai con grandi falcate verso casa.

 

 

 

Ok.

Adesso era davvero preoccupante.

Sam non si vedeva da nessuna parte, ed erano passati altri due mesi.

Stavo pensando al peggio: ad un maniaco che lo aveva preso, ad un serial killer che lo aveva ucciso e addirittura ad un vampiro che gli aveva succhiato il sangue.

Non so perché mi venne quest’ultima ipotesi.

Non me lo saprò mai spiegare.

Credevo di stare per diventare scema, o forse lo ero.

 

Ogni tanto scoppiavo in risate isteriche.

Non ne potevo più di questa situazione, così mi decisi ad andarlo a cercare.

Se gli adulti non volevano prendersi questa responsabilità dovevo farlo io.

Forse non era io quella scema, ma erano loro.

 

Il problema era dove cercarlo.

Ero disperata, mi mancava Sam.

Mi mancava come non mi era mai mancato.

In questo periodo senza di lui  mi resi conto che a me non piaceva Sam.

Io lo amavo.

E lo amo tuttora è lui che non…

Ok, stop!

Devo seguire l’ordine delle vicende.

Devo essere precisa nel spiegare se no non capirete.

Ed io non voglio questo no?

 

Bene.

Ritorniamo al punto.

 

1) Ero innamorata del ragazzo che era scomparso da quattro mesi.

2) Ero l’unica che badava alla sua sparizione.

3) Gli adulti mi prendevano in giro sul motivo della suddetta sparizione.

4) Stavo diventando scema e la gente cominciava a crederlo davvero.

5) Avevo deciso di andarlo a cercare di persona non potendo contare su   

    nessuno.

 

Era il 5 dicembre quando mi decisi a iniziare la ricerca.

Mi sarei inoltrata nel bosco.

Potete benissimo dire che Forks è circondata in ogni direzione da boschi; ma non vi preoccupate io sono della zona.

Conosco tutte le scorciatoie a memoria, meglio delle mie tasche.

O almeno era quello che io pensavo.

 

Camminavo da due ore o forse più, non ricordo.

Ricordo solo del grande mal di testa e del mal di piedi.

Faceva freddo ma io mi sentivo svenire dal caldo.

Avevo fatto chilometri e chilometri e avevo la gola secca; sia per lo sforzo sia perché urlavo il  nome - Sam -  da quando avevo iniziato a passeggiare.

Ormai il suono della mia voce era divenuto un tutt’uno con il sottofondo del bosco.

Grilli che gracchiavano (o forse sono le rane che gracchiano?), rami di alberi che stormivano e ululati di lupi.

Si, ululati di lupi.

Può sembrare strano ma non era tanto stordita da non riconoscere un ululato di lupo.

Dopotutto sono una scout.

Ok, non è vero era solo una battuta per chi non l’avesse capito.

 

Insomma, lasciando perdere le mie abilità nell’essere spiritosa, mi trovavo in un posto a me sconosciuto (si, mi ero persa), mezza disidratata, con i piedi stanchi e doloranti  e con la luna che prendeva il posto al sole.

Si.

Ero nel merda.

Nella merda più nera.

Quella merda che va dalla testa ai piedi.

Soprattutto negli occhi, perché cascai supina dopo aver visto tutto scuro.

 

 

Ora che ricollego il tutto credo di essere andata a sbattere contro un albero.

Alla faccia dell’esperta…

 

 

Non so quanto tempo passò dal mio risveglio.

Mi ritrovai…in un selva oscura ché la diritta via era smarrita…

Ok basta Dante.

Sto scrivendo io!!!

 

Mi ritrovai in un letto.

Non era il mio, riconobbi preoccupata dopo qualche minuto.

Non erano le mie coperte, neppure le mie tende e neppure il colore delle mie pareti.

 

Stavo per preoccuparmi della situazione quando svenni.

 

La seconda volta che mi risvegliai m ritrovai nella stessa stanza (Logicamente) e cercai di guardarmi intorno nella speranza che quel qualcuno che mi aveva portato li fosse qualcuno che conoscevo.

 

La stanza era piccola ma pulita, tranne per le pareti un tempo gialle adesso giallognole.

Le tende erano blu, la porta di legno e la finestra chiusa.

Ok, non so molto descrivere!

Chiedo pietà.

 

Ancora a contemplarla non mi resi conto della presenza di un’altra persona nella stanza giallognola un tempo gialla.

Era girato di spalle perché stava inzuppando… un biscotto (Scherzo! Ok la devo smettere con questa stupide e non divertenti battutine)… un panno in una bacinella.

Quel che ricordo è che aveva un bel culo, un bel fisico ed era alto.

Sembrava un giocato di wrestling, ma sapevo che la mia immaginazione era al culmine.

Era vestito con delle scarpe da ginnastica, dei pantaloncini da basket (pantaloncini ed eravamo in inverno inoltrato) e una maglietta a maniche lunghe (allora non soffriva così tanto il caldo!).

Dopo qualche secondo si girò verso di me.

Era lui.

Si, Sam era davanti a me.

Ma non era uguale a quei mesi prima.

Era cambiato notevolmente.

Le spalle erano più larghe, le gambe più toniche e il volto aveva tratti più marcati.

Non era più un ragazzino era diventato un uomo.

E che bell’uomo.

Il mio cervellino stava elaborando pensieri non molto casti sul suo conto quando venne fortunatamente interrotto da lui.

- Vedo che sei sveglia! Non te l’hanno detto che non bisogna aggirasi da soli per questi boschi? - mi domandò tranquillamente.

Come poteva essere così tranquillo!
Come se fosse tutto normale.

Non era lui quella che non si faceva vedere da quattro mesi?

Ma non riuscii ad essere cattiva con lui presa dalla felicità di rivederlo li, di fronte a me.

Subito, consapevole di questo mi tolsi le coperte e mi buttai su di lui abbracciandolo e coinvolgendolo in un bacio mozzafiato.

Era caldo eccome se era caldo.

Forse aveva la febbre?

Lui ricambiò ma si staccò dopo poco, notando che avevo notato qualcosa di strano nella sua temperatura corporea.

- Credo che mi assenterò più spesso! – mi disse con voce roca e maliziosa ed io presa dal momento stavo per saltargli a dosso quando dalla porta entrò suo nonno.

Aveva un faccia seria, più seria di quando mi disse quella cavolata sulla fine di Sam.

Mi girai verso  quest’ultimo che si  era rattristato non poco divenendo come addolorato.

Ora che so quello che gli è successo mi sento una stupida .

Il signor Uley mi sfrecciò uno sguardo infastidito come se la mia presenza fosse per lui un disturbo e mi sentii molto ferita quando mi comunicò di aver fatto preoccupare tutti di questa mia voglia di fare l’eroina e di dovermene andare a casa mia subito prima che i miei fossero troppo sconvolti dalla mia sparizione.

A quella richiesta mi voltai verso Sam cercando il suo appoggio per  poter rimanere li con lui, ma subito abbassò gli occhi.

Mi sentii doppiamente tradita.

E me ne andai sbiascicando un debole grazie nella sua direzione.

 

Uscii di corsa.

All’inizio fui di nuovo disorientata, poi capii di trovarmi sulla via di casa e quella che era la stanza giallognola non era altro che la stanza del mio Sam.

Sam.

L’avevo ritrovato, o meglio era lui che mi aveva ritrovata.

Non sapevo se essere felice oppure no.

Dopotutto lui non sembrava molto contento di ciò.

Lasciando un’occhiata indecisa verso la casa degli Uley presi verso destra.

Casa mia era solo a due minuti da li, infatti vidi avvicinarsi verso di me mio padre e mio fratello Seth.

Sicuramente il nonno di Sam li aveva avvertiti che stavo ritornando.

Erano incavolati.

Eccome se lo erano, ma non mi importava nulla.

E non mi importava niente neppure quando mio padre mi ordinò di andarmene subito in camera.

Non me ne fregava nulla.

Volevo solo dormire, cercando di capirci qualcosa sul comportamento del mio ragazzo.

 

 

 

Ormai erano passati giorni da quando Sam era tornato, ed io non sapevo ancora quello che era accaduto.

Aggiungendo poi che Sam non mi voleva più parlare ed aveva troncato il nostro rapporto dicendo che non ero io la sua anima gemella, mi trovavo in uno stato catatonico, peggio di quello di Bella.

(non vi preoccupate capirete tutto più tardi)

Inoltre stavano succedendo cose molto strane a Forks.

Molti ragazzi del gruppo di Sam e di mio fratello Seth si assentavano per un po’ di tempo.

Non tutto quel tempo in cui era scomparso il mio… ex ma era sempre una sparizione.

Quando tornavano poi, era tutti più grandi e giravano scodinzolando come cagnolini intorno a quest’ultimo.

Sembrava che lo veneravano!

Chissà che tipo di gerarchia avevano instaurato nella loro setta.

All’inizio non mi importava nulla.

Per me potevano fare quello che volevano, ma quando anche Seth e Jacob divennero suoi “seguaci” cominciai a preoccuparmi.

Cercai di parlarne con mio padre, ma non mi stava a sentire.

Sembrava come shoccato da qualcosa.

Gli chiesi più volte di parlarmene,  ma non disse nulla dicendo che mi avrebbero parlato i saggi.

Credevo fosse solo una sua scusa.

Sembrava tutto uno stupido scherzo per farmi preoccupare, ma dopo quel giorno arrivò.

 

 

Era una sera come tante al falò in spiaggia.,

Eravamo tutti seduti intorno al fuoco aspettando, almeno io (visto che ormai tutti ne erano al corrente tranne me) una spiegazione.

La situazione sembrava tornata alla normalità.

C’erano quei maschiacci (Seth, Sam, Jacob,Embry…) che mangiavo hamburger e marshmallow grigliati mentre gli adulti parlavano tra loro sulla pesca.

Solo io ero molto confusa.

Mi era sembrato di vedere inoltre anche alcune occhiate alquanto strane tra Sam e Emily (mia cugina che adesso cerco di uccidere ogni volta che la vedo.).

Finalmente quel momento idilliaco finì.

Tutti cominciarono a farsi seri.

Il nonno di Jacob, Billy Black  prese parola.

Iniziò raccontando delle leggende sui Quileute.

Devo ammettere che mi stavo annoiando.

Ogni tanto cercavo di nascondere grossi sbadigli dietro la mano.

L’avevo sentita così tante volte questa storia che ormai la sapevo a memoria.

Per fortuna, dopo si decise a spiegarmi il motivo di tutte queste sparizioni e “apparizioni”.

Non so se credevano davvero che fossi diventata scema, perché non era assolutamente divertente.

Come si dice, il gioco è bello quando dura poco.

Non ero stupida!!

E allora perché continuavano con quelle facce serie , da prendere a schiaffi, dicendo  che i ragazzi erano diventati licantropi per la presenza dei Freddi.

La prima volta l’aveva presa a ridere, questa volta piansi.

Si, piansi.

Ero stufa, anzi stufissima di questa presa in giro.

Come si permettevano!

Erano tutti alleati contro di me?

Perché lo facevano?

Credo che all’inizio avevano preso il mio pianto come una brutta reazione alla verità.

Non avevano capito che non ci credevo.

 

Gli credetti solo dopo, quando quelli si trasformarono.


Svenni.

 

Questa volta mi ritrovai ancora in spiaggia.

Mi avevano portato al fresco.

Ero distesa su un telo vicino il mare.

Potevo percepire la stoffa sotto di me che si bagnava a causa della sabbia umida e il rumore delle onde che sbattevano sulla riva.

 

Era tutto vero.

Adesso mi sentivo scema per aver pensato che da un momento all’altro che un grasso presentatore sarebbe uscito da dietro un masso e avrebbe urlato “Sei su Candid Camera”.

Invece era tutto vero.

Vidi la faccia di Billy comprensiva e così quella di mi padre.

Sam invece non mi guardava, ma guardava quella stronza di Emily.

 

Non sapevo che la parte più bella doveva arrivare.

Presi un respiro bello e  lungo e mi riavvicinai un po’ incerta agli altri.

Mi risedetti su tronco tagliato a mo di sedia e continuai ad ascoltare questa volta prendendo più seriamente le parole del nonno di Jake.

 

Parlò dell’imprinting.

Sapevo che esisteva fra gli animali, ma non l’avrei mai potuto immaginare.

 

Poi capii.

 

 

Afferrai tutto.

Sam e Emily.

Emily e Sam.

Il mio EX  e mia cugina.

Volevo urlare, ma non potevo.

Mi misi a correre.

Forse gli altri pensarono che questo sfogo  fosse dovuto alle troppe informazioni avute, ma non era così.

Guardai in lontananza Sam.

Sembrava aver capito.

No!

Lui non poteva capire.

Avevo la voglia di andare verso di lui e di ucciderlo con le mie mani, ma sapevo che mi sarei fatta male.

Avevo sentito che la pelle dei licantropi era resistente come quella dei vampiri.

Vampiri.

Licantropi.

Mi sembrava di essere finita in uno stupido romanzo fantasy.

 

 

Lacrime amare scendevano sulle mie gote incontrollabili.

Non sapevo che questo era solo l’inizio.

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Capitolo 2
*** Un ammasso di pelo, pulci e zecche ***


La ragazza lupo

 

Un ammasso di pelo, pulci, zecche e mosche.

 

 

 

Sam e Emily.

Non riuscivo a crederci.

Mi sembrava impossibile.

Perché quello stupido imprinting aveva scelto lei?

Sempre la solita sfigata Leah.

Che amarezza…

L’unica cosa a cui tenevo, senza contare la mia famiglia, andata perduta.

L’unico ragazzo che avevo amato.

Il mio unico ragazzo.

La MIA anima gemella.

 

Il mondo mi stava crollando a dosso.

 

Tutto quello che avevo; portatomi via da una stupida ma VERA leggenda.

 

Si, perché non bastava solo un numeroso branco di lupi maschi, ed aver perso il mio ragazzo!

No!

Ci voleva anche una donna all’interno del “club”.

E chi poteva avere la sfiga/l’onore di diventare una di loro?

 

- Il titolo di Licantropa va a Leah Clearweater.

 

 

 

Quelle ore, giorni, mesi li ricordo perfettamente.

 

Ricordo ancora il dolore della trasformazione.

 

Si, anche io ero diventata uno di quei grandi peluche giganti chiamati licantropi.

 

Anche io era diventata un mostro.

 

Se chiudo gli occhi rivivo perfettamente tutto il dolore e i sentimenti che provai in quel periodo.

 

Era tutto iniziato con un mal di testa.

Un dolore alla nuca talmente forte da non riuscire a pensare o parlare.

Me ne stavo in camera mia, chiusa a chiave, estranea al mondo.

Non volevo nessuno.

Non volevo che qualcuno avesse potuto collegare il mio stato alla realtà, perché nel mio subconscio sapevo che il momento era arrivato anche per me.

 

Dopo il mal di testa iniziò il mal di pancia.

Ragazze non proverete mai questo dolore; neppure quello del ciclo è lontanamente paragonabile.

Per attenuarlo avevo chiesto a mia madre Sue di preparami delle borse di acqua calda, inoltre in camera mi rannicchiavo su me stessa.

 

Ancora scossa dal dolore fisico, subito iniziò l’aumento della temperatura.

Credevo di poter bruciare i panni che mi sarei infilata; ma presto capii che non mi servivano.

Mi venne in mente il giorno in cui abbracciai Sam dopo la sua scomparsa e tutto prese forma nei miei pensieri.

 

Ero divenuta una di loro.

 

Presa dalla rabbia vidi davanti il mio specchio, che copriva la maggior parte della parete (si sono una ragazza molto fanatica),  il mio cambiamento.

 

Le braccia andarono a sostituirsi a zampe pelose e imponenti, la testa in un muso da cucciolo e il corpo in un ammasso di pulci e peli.

Anche se la trasformazione richiede pochi secondi, per me era come se il tempo si fosse fermato.

 

Presa dal dolore e dalla rabbia uscii dalla finestra riducendo il vetro in briciole.

Non avevo mai provato tutte quelle emozioni in uno stesso momento.

 

Avevo paura per quello che mi stava accadendo, provavo rabbia per i succhiasangue, odio verso i miei antenati e una debole speranza per Sam.

No, la cotta non era finita.

Se si poteva chiamare cotta.

Ormai era innamorata e basta.

Da stupida licantropa che ero, pensavo di avere qualche possibilità in più con Sam.

Ancora non sapevo che la storia dell’imprinting fosse così seria.

Non credevo che l’amore che provava Sam per Emily fosse così forte.

Così indissolubile.

 

Ora che ero scappata non sapevo come comportarmi e dove andare.

Non avevo mai corso a quattro zampe (ma va?) ma la scomodità iniziale si trasformò in una sensazione fantastica simile alla libertà.

Mi resi conto di poter correre molto velocemente.

Percepivo i muscoli sotto di me che si muovevano a ritmi prima impossibili.

 

Correvo a per di fiato, gareggiando con gli altri animali che si erano uniti con me in quella corsa disperata.

Ero la più veloce.

Una scarica di adrenalina mi percorse tutto il corpo.

Divenni quasi fiera di me stessa.

Poi la dura verità mi colpì come una secchiata d’acqua.

 

 

 

Non c’era da esser fieri in una situazione simile.

 

Rallentai.

Gli animali invece continuarono avanti per la loro strada.

Il mio corpo cominciò a riprendere sembianze umane.

E già come era accaduto due volte, svenni.

 

 

Ero nuda, bagnata ma non sentivo il freddo pungente di quella giornata invernale.

Notai che anche se era buio vedevo molto bene.

Mi guardai intorno.

Mi trovavo nello stesso posto dove mi ero accasciata.

Questa volta Sam non mi era venuto a prendere…

Ma non volevo pensare a lui.

Ormai avevo chiuso con lui! (povera la mia mente, non sapeva quanto si sbagliava).

Ora che riflettevo la situazione in cui il destino mi aveva cacciata non sapevo cosa fare e soprattutto come comportarmi.

 

1)   Potevo entrare nel branco.

2)   Potevo scappare evitando la  presenza dei Cullen e vedere se questa situazione fastidiosa finiva.

 

Si, una grande idea la seconda, ma non era da me.

Leah non scappava.

Non dovevo prendere la trasformazione come un problema ma come la soluzione al mio problema.

Avete presente quando ho detto che avrei messo FINE al mio rapporto (se possiamo chiamarlo così) con Sam??

Bè, mentivo; ed anche spudoratamente.

 

Era Mio e me lo sarei ripreso.

Non mi importava dell’imprinting o di qualsiasi altro legame fra “animali”; lo rivolevo.

 

 

Mi decisi a rialzarmi.

Sicuramente non potevo andare in giro in quel modo così mi ritrasformai.

Ormai era diventato quasi normale.

Dico quasi perché non ero abituata ancora alle pulci, zecche ed insetti che vivevano nella mia pelliccia.

Ma non ci dovevo pensare.

Era una questione seria quella che stavo vivendo.

Dovevo trovare gli altri.

 

Il mio fiuto da segugio mi portò da loro.

Stavano facendo le solite lotte per la supremazia o cose del genere.

Idioti, i soliti uomini.

Non si accorsero di me, troppo presi a commentare e scommettere alcuni su Jacob altri su Quil.

 

Ora che vedevo i loro corpi muoversi con scatti veloci e potenti mi resi conto della Nostra potenza.

Un’idea stupida mi balenò nella testa.

Ricordai che quel giorno al falò Billy ci aveva detto che noi eravamo nati per uccidere i vampiri.

Mi chiedevo, e se li avessimo uccisi saremmo tornati normali?

Le mie strategie assassine sui Cullen però vennero interrotte da sguardi lupeschi verso di me.

Vedevo la loro sorpresa ma allo stesso tempo paura di vedere uno come loro che non conoscevano.

Non avrebbero mai immaginato che dietro quella faccia da cane ci fossi io.

Per dirglielo sicuramente non volevo trasformarmi in umana anche perché non avevo i vestiti con me…

Quindi decisi di comunicarglielo in un modo lupesco, se si può definire.

Oggi, quando ci penso mi vien da ridere soprattutto per le loro facce sconvolte.

Ricordo che il mio unico e stupido neurone aveva avuto la “brillante” idea di scrivere il mio nome con le zampe sulla terra, ma quel che era venuto fuori era una specie di scritta senza forma ed una faccia stupita da parte dei lupi.

Ok, forse non era  il modo giusto, allora decisi di cercare di dirglielo ululando.

Ma anche questa soluzione (naturalmente) fallì miseramente.

Solo io potevo cercare di farmi capire parlando il “licantropese”.

Ok forse lo shock mi aveva, nel vero senso della parola shoccato il cervello.

Alle mie performance vedevo loro un po’ sconvolti quindi decisi di rientrare in casa lasciando quei poveri fessi con quelle facce da ebete.

Una volta nella “tana” mi ritrasformai e vestii.

 

Adesso potevo andare.

 

Quando ritornai da loro li trovai con le stesse facce di quando li avevo lasciati e nelle medesime posizioni.

 

Gli urlai di non aprire le bocche in questo modo se no le mosche avrebbero potuto trovarvi rifugio per la pioggia.

Si, perché stava cominciando a piovere a dirotto.

Quelli mi chiesero sgarbatamente, adesso tornati alla normalità, il motivo della mia presenza alle loro altezzose figure.

Volevo rispondergli male ma qualcosa mi trattenne.

Non potevo assolutamente sperare di far parte del branco comportandomi da stronza che ero.

Si, perché dopo la notizia della loro natura non facevo altro che sfotterli sulle loro pulci, zanzare e aggiungerei mosche.

Mi sentivo un po’ imbarazzata a dire il vero, ma dovevo farlo.

Mi trasformai sotto i loro occhi nel bellissimo lupetto che sono.

Le loro bocche dalla sorpresa andarono a sbattere sulla terra.

Io avevo invece un sorrisetto furbo stampato sulla faccia.

Ok, uno sguardo lupesco che poteva essere scambiato per un ghigno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Dolore. ***


La Ragazza Lupo

 

Dolore.

 

 

 

Sapevo che le ultime novità non potevano passare su di noi senza lasciare nessuna conseguenza.

E alla fine era arrivata.

Ma non aveva lasciato nulla, solo una perdita.

Si, perché mio padre era morto.

 

Infarto.

 

Molte volte avevo letto nei giornali notizie su morti improvvise; ma non mi ero mai soffermata a leggerli.

Non volevo conoscere le storie e i dolori delle famiglie.

Non volevo.

Mi sarei affezionata alle persone e non avrei fatto altro che essere triste per molte ore.

 

Non penso che i morti fossero presi e strappati dalle loro vite a caso, da colui o colei che vige su di noi.

Credo che sia scritto tutto nel nostro destino.

Come io sono destinata ad essere una figlia della Luna, altri lo sono a morire  precocemente.

 

La notizia mi era arrivata da niente di meno che  Emily.

Quando era venuta ad avvertirmi, mentre stavo gareggiando ad una corsa con Jake, stavo per ucciderla.

Non volevo più vederla, con lei avevo chiuso.

Non riuscivo ancora a credere alla sua relazione con Sam.

 

Poi avevo visto i suoi occhi.

E avevo visto preoccupazione, ansia e infine dolore.

Mi ero illusa che fosse venuta li per marcare il suo territorio su Sam (Sapeva che lo amavo ancora!), ma purtroppo non era per quello.

 

L’aveva detto tutto d’un fiato, con una voce debole e bassa come se non si volesse far sentire da me.

Ma avevo sentito più che bene.

 

 

Mio padre era in buona salute.

Qual’era stata la causa della sua morte?

Io, credevo che fosse tutta colpa nostra.

Mia e di Seth, anche se non glielo avevo mai detto.

Dopotutto chi può reggere tranquillamente la trasformazione in mostri di due dei tuoi figli?

Stavo iniziando ad odiare anche io tutta quella storia.

Mi ero appena abituata ad essere un mostro, ma adesso mi sentito in colpa!

Ma poi, era realmente colpa mia?
Non ero io che avevo scelto di diventarlo, non ero io che avevo rinunciato ad una vita normale.

Il problema era tutto in quei luridi e viscidi succhiasangue.

I Cullen.

 

Per attenuare il dolore mi ero convinta che la colpa fosse tutta loro.

Ma sapevo che non era così.

Dopotutto non avevano scelto loro di essere vampiri, né di vivere di sangue…

Ma in quel momento non dovevo pensare a chi dare la colpa, ma a mio padre.

 

Quando ero arrivata insieme a Jacob a casa, un autoambulanza era fuori, parcheggiata lungo il vialetto.

Ero arrivata giusto in tempo per vedere mio padre trasportato in barella sull’auto.

In quel momento non sapevo che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto vivo.

Si, perché dopo il tragitto verso l’ospedale, il Dottor Carlisle aveva detto che non c’era più nulla da fare.

 

Era morto.

 

 

Non riuscivo a crederci e a realizzare che mio padre fosse salito in cielo.

 

Non ricordo neppure le ultime parole che gli dissi.

Né il suo ultimo sorriso.

Né il suo ultimo sguardo.

Ricordo solo quel corpo in fin di vita, che veniva portato via da me.

 

 

 

 

Quando avevo sentito la notizia dal dottore mi chiedevo dove fosse adesso.

Il suo corpo era li, di fronte a me, steso e immobile; ma la sua anima dove vagava?

Mi chiesi se fosse in paradiso e se esistesse davvero.

Non avevo mai creduto nelle ”leggende” ma mi ero sbagliata sul loro conto già una volta.

Chi mi diceva che stavo sbagliando anche adesso?

Sicuramente non volevo sperimentarlo di persona, soprattutto in un momento del genere.

 

 

 

Mia madre Sue non parlava con nessuno e non mangiava da giorni.

Ormai erano passati mesi dalla morte di mio padre.

La mamma aveva preso la notizia in un modo sbagliato.

Lei non doveva essere quella forte e consolare i suoi figli?

Ma era debole; dopotutto era l’unica persona ancora normale nella nostra famiglia.

Era come un’estranea per noi.

 

Ricordo che spesso Billy veniva da noi per sollevarle il morale ma inutilmente.

Ricordo anche che Emily  ci veniva a  dare una mano in casa.

Non me lo sarei mai aspettato da lei tutto questo da farsi.

Capii che non dovevo e non volevo perdere una così cara amica per Sam.

La nostra amicizia era più forte dell’amore; anche se l’amore che provavo per Sam era indissolubile.

 

Per quanto riguardo Seth, il mio fratellone, non era mai in casa.

Se ne stava quasi tutto il tempo in sembianze da lupo, sfogandosi nel correre o distruggere qualche albero.

 

Io invece, me ne stavo in silenzio a pensare e pensare.

Spesso mi ritrovavo a passeggiare nel cimitero e una volta davanti alla tomba di mio padre mi sfogavo di quella tristezza e apatia in mia madre e della situazione in cui la mia famiglia si trovava, dando la colpa a lui.

 

Si, era tutta colpa sua.

Perché se n’era andato?

 

 

 

 

Ecco il terzo chappy.

Please recensite in tanti!

Bye!

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Capitolo 4
*** La Pazza Rossa ***


La Ragazza Lupo

 

La Pazza Rossa

 

 

 

Ricordate quando ho parlato di Bella?

Quella che aveva avuto a che fare con il bel Edward?

Bene, sapevo che il sangue dell’umana fosse così richiesto (l’unico motivo per cui si spiega il coinvolgimento del bello e dannato Ed), ma non pensavo fino a questo punto.

Eh già, adesso alla lista dei pretendenti si è anche aggiunta anche  una pazza rossa maniaca chiamata Victoria, per gli amici Vic.

Questa pazza, per assicurarsi il sangue e per vendicare il suo uomo James ucciso precedentemente ha formato un club: “Neonati”; dove per accedervi bisogna trasformarsi in vampiri.

Sembra tutto ok, ma nessuno aveva considerato la presenza dei Volturi in tutto questo.

Chi sono i Volturi?

Dai, sicuramente li avrete visti.

Avete presente in un famoso affresco romano di Cesare?

I tre o quattro tizi vicini a lui, bene, signori e signore quelli sono i Volturi.

Sono una specie di Re e Regine che portano “democraticamente” avanti nei secoli il regno di Vampirolandia.

Insomma i piani della rossa stavano andando tutti bene.

Stava aumentando le iscrizioni al “ Neonati” e si stava preparando all’attacco.

Ma, un altro bastone tra le ruote le avrebbe fatto perdere lo scontro.

Si, perché alla fine verrà uccisa smembrata, data in pasto ai “cani” e i mucchietti di carne sparsi qua e la per il boschetto bruciati.

Ancora non avete capito chi saranno i suoi bastoni?

Siamo Noi.

 

I licantropi più una licantropa.

Ricordo che quando era giunto il momento dello scontro ero molto elettrizzata e piena di adrenalina.

Noi e i succhiasangue ci eravamo alleati per proteggere Bella, perchè Jacob gli andava dietro e perché volevamo scaricare la nostra rabbia su qualcuno.

Quindi avevamo mandato il triangolo amoroso in una tenda per aumentare la tensione sessuale, “neanche a farlo apposta”! E noi poveri lincantropucci e vampirucci pronti a squartare i neonati.

Non avevamo calcolato da stupidi, l’intelligenza del nemico.

Infatti Vic, rossa si, ma stupida no, era andata direttamente da Bella nella tenda senza passare dal Via!

Naturalmente il bel vampiro non poteva mica rimanere con lei perdendosi gli smembramenti dei poveri innocenti vampiri portati li da Victoria, e neppure Jake.

Non sia mai! Quindi avevano lasciato Bella con mio fratello Seth, perdendosi il momento più bello per fare da Baby Sitter ad un’umana che aveva fatto un casino tremendo per costringere qualcuno a rimanere con lei. (Certo, meglio Bella adesso che dieci licantropi morti domani!)

A volte mi domando, e se Bella non ci fosse stata, tutti questi problemi sarebbero accaduti lo stesso?

La risposta è un bello e sincero No.

 

Finalmente la lotta è finita.

Me ne sono uscita con un graffio da nulla e così gli altri.

Mi dispiace solo che sia finita; mi è piaciuto uccidere quei vampirelli.

Perché la prossima volta non facciamo lo stesso con i Cullen?

 

 

 

Ciao Ragazzi, lo so, lo so il capitolo è abbastanza corto! Ma non vi preoccupate rimediaerò nel prossimo!

GRAZIE DAVVERO a quelli che mi seguono (*__* Vi adoro!) e a chi a recensito! *__*

Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

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