Una piccola richiesta...

di TonyCocchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Will you help me? ***
Capitolo 2: *** Should I? Could I? Would I? ***
Capitolo 3: *** May I help you? ***
Capitolo 4: *** What have you... ***



Capitolo 1
*** Will you help me? ***


Ichiruki fanfic

Ebbene si, sono ancora vivo!
Ciao a tutti da NaruXHina, cari lettori di Manga.it e EFP!

L’estate come sapete è periodo di fanfic per me, e io non voglio certo lasciarvi a bocca asciutta! D’altro canto, questa è la prima estate che dovrò passare studiando per gli esami dell’università… Quindi mi spiace se non ci sarà il mio classico exploit quest’anno, ma la vita va sempre più avanti e per le fanfic è sempre più dura.

Non che la mia attività creativa sia cessata: ora ci sono i miei disegni disponibili su deviantart, oltre a tutte le pagine di nonciclopedia che sto scrivendo X3

Bando alle amarezze però!
Cos’abbiamo qui se non una fic romantica (e un po’ piccantina) su Bleach?

E Naruto dite?
Mettiamola così, la non risposta a Hinata da parte di quell’idiota di Kishimoto mi pesa alquanto…

Buona lettura e buon divertimento!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

E in questo caso…

 

ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

 

 

“CHE COSA?!”

Lo sguardo di Rukia la diceva lunga: eccolo che  parte con la drammaticità, e io sono già stufa di questo copione.

Ichigo si spostò indietro, rischiando di passare il ciglio del suo letto e cadere. La sua amica, comodamente adagiata sulle ginocchia aveva conservato una certa naturalezza, disarmante per quello che gli aveva appena detto.

O meglio, chiesto.

Il ragazzo si passò una mano sulla faccia: “Io… Ho capito male, giusto? Mi sono rincretinito di colpo, no? Insomma… è una cosa del tutto impensabile che tu, sottolineo tu, mi abbia chiesto di… farlo… vero?”

“Ichigo, voglio che fai sesso con me.”
“AAAAAAARGH!”

Stavolta dal letto cadde per davvero.

Una mano riapparve come dal ciglio di un burrone e si riappoggiò sulle colorate coperte: “Dire certe bestialità… e con quel tono poi.”

Rukia sbuffò, con conseguente imbestialimento dell’altro.

“NON FARE QUELLA FACCIA! IO HO TUTTE LE RAGIONI DELL’UNIVERSO PER REAGIRE COSÌ!”

Per nulla intimorita, Rukia rispose a tono.

“DATTI UNA CALMATA, STAI FACENDO UNA SCENATA PER UN NONNULLA!”

I due stabilirono una tregua con un prolungato, sibilante, respiro a denti stretti.

 

Ichigo Kurosaki, diciotto anni, umano, di professione Shinigami sostituto.

Rukia Kuchiki, età imprecisata, shinigami, alquanto pratica del mondo umano.

Due vite, o per essere imprecisi, due lati dell’esistenza, incontratisi ed incrociatisi indissolubilmente molto tempo prima.

Lei minuta, antica, dai capelli corvini e i grandi occhi blu-violetto.

Lui alto, giovane, vigoroso, dagli improponibili capelli arancione naturale… e dall’acuta fobia per argomenti delicati!

 

“Yoruichi-sama aveva ragione…”

Ichigo balzò in piedi di colpo: “Come come? Alt! Ragione su cosa?”

“Che sei un moccioso.” rispose lei incrociando le braccia.

“Imbarazzarsi davanti una donna-gatto nuda non è da mocciosi! E poi quando avresti parlato con lei? Tutto questo è opera sua giusto? Vuole prendersi gioco di me, dico bene?”

Rukia sbuffò e negò.

Ormai innervositosi, iniziò a girare in tondo per la stanza biascicando le sue nervose recriminazioni: “Ma pensa! Quella svergognata si trasforma senza preavviso in una tipa da calendario e poi il pervertito sono io! Quelli erano atti osceni davanti a minorenne, ecco cos’erano!”

Rukia iniziava intanto a sentirsi messa da parte: “Sei hai finito di tormentarti, che ne diresti di riprendere il discorso?”
“Io non voglio riprendere nessun discorso!” –rispose Ichigo a dir poco scortesemente- “Prima te ne esci all’improvviso con proposte indecenti, poi mi dai del bambino… Io me ne vado a letto!”

Puntò i piedi e si diresse alla porta.

“… Siamo nella tua stanza…”

“……”

E in ogni caso, era lì nel suo armadio che dormiva anche lei.

Quindi poteva benissimo lasciare la mano dal pomello, a meno di non voler andare a dormire sul divano al piano di sotto!

<< Che figura, accidenti! >>

Imbambolato, venne svegliato da una voce dentro sé che gli disse di prendere due respiri profondi; e, con gran sorpresa, gli disse che quell’impulsività era fuori luogo, considerando ciò che desiderava davvero in quel momento.

Non andarsene sbattendo la porta.

Ma capire.

 

Si risedette. Era calmo ora, ma la guardava di sbieco, con un certo senso di sfiducia: incredibile, dopo averne passate tante insieme, ritrovarsi a stare davanti a lei come in guardia ad un avversario, e per un motivo tanto risibile quando incomprensibile.

Ichigo aveva ancora indosso i jeans e una maglietta bianca con due righe, una rossa e una blu; Rukia si era già adeguata all’ora più o meno tarda, un pigiama giallo di cotone leggero, con un motivo a righe sottili nere che formavano come una scacchiera. Gli andava un po’ largo, ma guai a dirle che era “piccola per quello” e non che era “grande per lei”… A lei piaceva dormire comoda, tutto qui.

“Mi spieghi che ti prende?”

“……”

Il suo ospite si imbronciò ancora di più: “Eh, no: prima mi fai dar di matto, poi ti rifiuti di farmi capire, non va mica bene, Rukia!”

Notò un cambiamento in lei a quel suo ennesimo attacco. Se fino ad allora si era mantenuta calma e pronta a rispondere a tono, per un istante aveva vacillato; un sussulto che l’aveva percorsa da capo a piedi, una campanella scossa da una forte folata di vento.

Per un istante.

Per qualche strano motivo non gli piacque: di discussioni animate tra loro due in passato ce ne erano state tante, alcune per motivi seri, altre per stupidaggini, e lei si era sempre dimostrata “alla sua altezza”. Mai che gli avesse lasciato l’ultima parola senza lottare, mai che non lo avesse contrariato potendolo fare, mai che si fosse risparmiata dal rispondergli a tono e tenerlo in riga.

Quell’improvviso cambiamento, quella “vittoria” troppo facile… risultava sgradevole, nient’affatto divertente.

Ichigo fece un passo indietro e cercò di rammentarsi di quanto stretto fosse il loro legame, di quanto fossero compagni, e da quanto tempo.

Così che fosse più facile parlargli da amico: “Perché mi hai chiesto… di fare… quello…”

E perché gli si formava un nodo in gola semplicemente a pronunciare il nome canonico?

“Sesso?”

Ichigo reagì come gli fosse piombato un peso in testa: “Q-quello!”

“Beh… e tu perché non vuoi?”
“Non sviare il discorso…”

“Insomma, sei un ragazzo maturo ormai, hai una certa età… e sei vergine…”

“NON C’è NULLA DI MALE!”

“Io non ho detto nulla in proposito…”

Ichigo arrossì e si risedette: “C-certo…”

“Uno come te dovrebbe cogliere una simile occasione al volo. Eppure quando volete voi uomini sapete essere veramente dei fissati…”

“Non cominciamo anche col sessismo, eh?”

Rukia ridacchiò della sua espressione un po’ colpevole: anche lui stava segretamente ammettendo una piccola grande verità.

“Senti…” –si passò una mano sul volto, riportandolo ad un colore accettabile- “Andiamo con ordine: prima tu mi dici perché all’improvviso fai proposte indecenti, e POI io ti dico perché è un no categorico.”

Rukia gonfiò le guance: non aveva gradito il “categorico”, ma del resto, l’aveva sempre saputo che non sarebbe stata una cosa facile…

Ora stava a lei giocare le sue carte.

“Ichigo, quanti anni ho?”

“Si, so bene la storia che in realtà sei una befana…”

Il tallone di Rukia si schiantò sul suo naso repentino e inevitabile.

“Gli shinigami vivono molto più a lungo degli esseri umani. Io ho alle spalle… moltissimi anni più di te, e prima ancora di quelli, il poco tempo che ho trascorso tra i mortali, di cui non ho più memoria.”

La stragrande maggioranza degli abitanti di Soul Society, shinigami o non, col passare dei secoli perdeva lentamente i ricordi della propria esistenza umana. A qualcun altro sbiadivano soltanto, ma questa è un’altra storia, oltre che un’altra delle cose di quel posto che facevano storcere il naso a Ichigo.

“Ora dimmi, secondo te, nel mondo delle anime, si fa sesso?”

“Non credo mi interessi…”

“La risposta è si: si generano nuove anime che poi andranno a reincarnarsi quando sarà il momento. In ogni caso, poiché siamo appunto anime, non avvertiamo desiderio.”

“Cioè non vi… non vi…”
“Eccitate? Vedo che ti stai interessando.”

“COL CAVOLO!”

Certo che si. Certi argomenti sono stuzzicanti per natura.

“No. Non proviamo neanche piacere: a Soul Society i rapporti sono rari e derivano da una sorta di “responsabilità” verso il ciclo delle anime. Dopotutto il nostro corpo è puro spirito e sottolineo puro… Qualcuno ha voluto così e chi sono io per dire che non va bene? ”

“Beh, grazie per avermi illuminato su cose di voi Shinigami di cui non ho chiesto e di cui non mi cambia granché sapere… Ad ogni modo, se sei così “pura” dovresti astenerti da certe richieste: ti fanno sembrare una di facili costumi, se capisci che intendo.”

L’altro tallone fece conoscenza col naso di Ichigo portandogli i saluti del primo.

<< Dittatrice! Non si può dire nulla! >>

Se non altro era di nuovo sé stessa!

“Dove mi trovo adesso?” incalzò la piccola shinigami.

Ichigo stava facendosi indietro: “Se aspetti un po’ ti troverai il più lontano possibile dal mio naso, piccola…”

“In un gigai. Certo che come perspicacia sei zero.”

Il gigai era il corpo artificiale usato dagli Dei della Morte, gli shinigami appunto, per vagare all’occorrenza nel mondo degli umani.

<< Se non la pianti con questi odiosi modi da saputella in calore di cattivo umore ti faccio vedere io! >>

Balle. Anche quella era la sua personalità. E la sua personalità, poiché la rendeva appunto Rukia, gli andava bene così.

“Il gigai è un corpo vuoto che prende l’aspetto dell’anima che contiene. E come ho detto, è un corpo… e un corpo ha… dei bisogni… è sensibile ai desideri…”

Stavolta ad arrossire fu lei.

“Da quando ti conosco, ho passato moltissimo tempo in vari gigai, e diciamo che questo ha causato degli… effetti collaterali.”

Ichigo ormai aveva intuito: “Come… farti ritornare la voglia?”

Rukia abbassò la testa: “Ehm, più o meno… diciamo che oltre a quello ti fa anche realizzare che è da molto, moltissimo tempo che… che… non fai sesso! Capirai se io adesso mi senta un tantino… compressa!


Ichigo O___O

Rukia: >////<

 

“E NON GUARDARMI COSÍ, IDIOTA!” urlò tirandogli un cuscino che venne abilmente schivato senza troppa fatica. Ichigo era pur sempre uno degli shinigami più in gamba in circolazione.

“Ehm, scusa… è una storia alquanto… bizzarra da ascoltare.”
“Tsk! Non lo capisci che ho un problema?”

Effettivamente tutto a un tratto gli sembrava ammalata: era tutta rossa, sudava, tremava impercettibilmente, stringeva le mani sulle ginocchia, sfregandole ogni tanto, come gli prudessero.

“Stai bene?”

“No! E tu mi devi dare una mano a risolverlo!”

“C-CHE?!?!?”

“Ormai l’avrai capito… il motivo, no? Se voglio continuare a restare tranquillamente nel gigai devo… sfogarmi.”

“E TU VORRESTI CHE SIA IO A FARTI SFOGARE?!?!? MA TU SEI PAZZA!”

Rukia strinse i denti, non ammettendo quella risposta: “Per quanto tempo ancora vuoi che mi chiuda a masturbarmi nel tuo armadio, Ichigo?”

“CHEEEEEEEE?!?!?!?”

Si coprì lentamente la bocca con la mano

“… ops…” echeggiò nella stanza fattasi muta.

Tra le tante cose imbarazzanti che aveva detto, quella le batteva tutte, e a pensarci era qualcosa che poteva benissimo evitare!

Un provvidenziale silenzio calò a dare ai contendenti una pausa di schiarimento.

 

La prima volta che si conobbero, Rukia restò impossibilitata a tornare nel suo mondo per un po’ di tempo; non avendo altri appoggi fuorché quel ragazzo con cui aveva sconfitto un hollow, trovò conveniente stendere un materasso nel suo capiente armadio, ammassare nei cassetti la sua roba e abitare lì per un po’.

Certo ora era diverso, poteva essere ospitata decentemente in casa Kurosaki, ma certe vecchie care abitudini non muoiono mai e lei era una che in trasferta faceva ben pochi complimenti!

Certo l’”auto-soddisfazione” nel suo armadio andava un tantino oltre i limiti dell’educazione minima dovuta dall’ospite, ma almeno praticava il tutto con ordine e pulizia, e né l’armadio né i vestiti di Ichigo si erano mai lamentati…

 

Ichigo sollevò l’indice come a voler dire qualcosa, ma ci ripensò.

Poi ci ripensò di nuovo: “Dunque… calmati innanzitutto… Altrimenti ne spari di grosse…”

“S-si…”

La ragazza chinava la testa a mò di scuse, in realtà per la vergogna.

 

“Tsk! È la verità!” disse un leoncino di stoffa comparso improvvisamente…

 

!?!?!?!?

 

Kon, anima modificata, attualmente risiedente in un pupazzo a forma di leone, col quale parla, si muove ed irrita parecchio.

 

“Ah, quante volte mi è pianto il cuore udendola gemere da sola sul suo letto dentro l’armadio, quante volte ho avuto pena di lei mentre un’anta semiaperta mi concedeva di ammirare tal tristo spettacolo!” -proferì con sonorità drammatica- “Ma tu cieco non ti sei mai accorto del “problema” di nee-san, Ichigo, proprio tu che butti via a calci l’occasione, ma che dico, il privilegio, di aiutarla. Ovviamente nee-san se avessi un corpo degno di questo nome io non ci penserei due volte a… Ehi, cosa fai?! Dove mi porti?! N-no, Nee-san!”

“NEEEE-SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANNN!!!”

 

Richiuse la finestra da cui l’aveva gettato con tanta foga da farne tremare i vetri!

“ANIMA MODIFICATA DI UN PORCO!” biascicò poi tra sé e sé, stringendo il pugno per la rabbia. Origliarla e spiarla in momenti privati per “atti” privati… E poi lui si chiedeva perché tutti lo trattassero male!


“Ehi! Fatemi rientrare! Nee-san, abbi pietà, è una punizione crudele, ingiusta e spropositata! SIGH!”

Fortunatamente, Yuzu, una delle sorelline minori di Ichigo, aveva assistito allo spettacolo del leoncino volante e sarebbe andato a raccattarlo poco dopo!

 

Rukia nascose il viso tra le mani: << Grandioso, anche il pupazzo spione! >>

Ichigo si comportava da bambino, ma non era neanche vero che la richiesta che chissà come arrivata a fargli in quella fresca sera d’inizio estate non la imbarazzasse. Non era neanche vero che non si sentisse a disagio a parlargli così apertamente, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, di quelli intimi.

Riprese fiato: “Allora, dove eravamo?” chiese accartocciando Kon e il suo siparietto.

“A te che cercavi di convincermi a fare le porcherie insieme.” disse il ragazzo con accettazione, come se ormai nulla potesse più sorprenderlo per quella sera.

“Non ti ho chiesto di “fare le porcherie”. Trovi ci sia qualcosa di sporco? Senza sesso me lo dici come si fanno a fare i bambini? Mi dici tu da dove sei venuto fuori? Anche tuo padre e tua madre hanno fatto…”
Ichigo si tappò le orecchie: “BLABLABLABLABLABLA!”

Rukia urlò con tutte le sue forze: “SESSO! I TUOI HANNO FATTO SESSO CHE TI PIACCIA O…”

Ichigo si alzò dal letto e le saltò addosso tappandole la bocca: “Ma che sei pazza!” -le sibilò col sangue agli occhi- “Qui ci sentono!”

In casa, sbattuto fuori Kon, c’erano ancora Karin e Yuzu, le sue sorelline, che però non erano tanto un problema quanto piuttosto suo padre…

Lui si che era l’ultima persona avrebbe voluto attirare lì!

“Hanno fatto sesso almeno tre volte…”
“Ti decidi a piantarla?!?!”

“E tu ti decidi a… AHI!”

Nello sbracciarsi aveva improvvisamente urlato di dolore.

“Rukia!”

Viene naturale in questi casi avvicinarsi, anche se non sapendo bene cosa poter fare per l’altro: è in un impiccio per i veri soccorsi in certi casi, ma nessuno resiste al bisogno di fargli sapere che, anche se inutili, siamo lì, a disposizione, pronti.

Così Ichigo, al vederla reggersi la spalla sinistra e stringere i denti.

Rukia lo scostò delicatamente con una mano, come a dirgli che era tutto ok, per poi tornare a sedersi sul letto.

“La ferita alla spalla giusto?”
“Si, quella… ma non è niente, sta già guarendo.”

Il movimento brusco delle braccia le aveva provocato una forte fitta.

La benda, fece appena un po’ capolino agli occhi di Ichigo, nascosta dal suo pigiama. Come una lucina bianca saltò al suo occhio e colpì la sua memoria riportandolo alla sera prima.

 

Erano a caccia di Hollow insieme. Cose di normale routine: abituati a nemici ben più potenti, i normali spiriti negativi erano poco più che grossi e brutti bestioni.

Ma sottovalutare è sempre un errore, specie se quei brutti bestioni un tempo mettevano in difficoltà.

Era tarda sera.

Fu un attimo.

Avevano appena purificato l’hollow segnalato dal cellulare di Rukia, e già pregustavano un tranquillo ritorno a casa. Scherzavano tra loro, su come Ichigo fosse inciampato balzando da un tetto all’altro e avesse rischiato di cadere, su come il baricentro basso impedisse invece certi passi falsi alla piccola shinigami. Risatine, sguardi di intesa, finti bronci… tutto come al solito.

Ma gli hollow non erano uno ma due.

Ichigo aveva riagganciato Zangetsu dietro la schiena, si era voltato per incamminarsi.

Allora l’aveva udita urlare.

L’Hollow l’aveva addentata alla spalla, un morso profondo, e il suo sangue era schizzato sul bianco perlaceo delle zanne e della maschera.

Perso l’elemento sorpresa, e guadagnata la rabbia furibonda del ragazzo, l’hollow aveva tirato la cuoia in un attimo.

La corsa all’ambulatorio della sua famiglia, che era casa sua: era stata quella la parte spiacevole della serata.

Non era cosa poi grave: Rukia, dolorante, non aveva neppure perso i sensi mentre la trasportava tra le braccia, ma lo spavento non risparmiò nessuno.

 

“Tutto a posto… tutto a posto…” ripeté.

Aveva subito ferite peggiori.

E lui l’aveva salvata da situazioni ben più difficili.

Chiaro ormai che non ci fosse motivo di apprensione, Ichigo si rilassò: “Mhmm… che sia stato il morso dell’Hollow a farti diventare così tutto a un tratto? Magari aveva qualche potere della lussuria o roba del genere… Ah, scusa, che vado a pensare…”

“Si, è stato l’hollow.”

“CHE?!?!”
“Intendo… in un certo senso… non col “potere della lussuria”… quella è una cavolata.”

Rukia si lasciò la spalla. La sua faccia tosta aveva lasciato il posto ad uno sguardo che diceva chiaramente a Ichigo che avrebbe parlato seriamente.

“Quell’hollow di ieri mi ha fatto pensare, mi ha fatto capire…”

Mise una mano tra i capelli e mormorò: “Rukia… adesso capisco anche meno di prima.”

“Siediti.” Ordinò perentoria.

“Qui?” chiese indicando la sedia della scrivania.

“Dove diavolo vuoi…”

“Ok…”

Trascino la sedia davanti il letto e si sedette in modo da avere la spalliera davanti a sé per appoggiarvi le braccia.

“Allora?”

“Da quando io e te ci conosciamo… si può dire che non fai altro che venirmi in aiuto. A volte per cose come offrirmi un posto dove stare mentre ero intrappolata nel vostro mondo…”

<< Ma se nel mio armadio ti ci sei auto-invintata la prima volta! >>

“A volte per cose come salvarmi la vita.”

“Beh…” –si schiarì la voce- “Anche tu mi sei venuta in aiuto altre volte.”

“Direi che comunque il conto è a tuo favore.”

Scese il silenzio, poi lei rise con uno sbuffo, e riprese: “Sempre a fare l’eroe vero? È naturale per te aiutare chiunque sia in difficoltà… Beh, io credo che tu mi abbia aiutata tante volte… -alzò gli occhi dalle sue ginocchia, su di lui- “Abbastanza da meritare…” -provò ad aggiungere un pizzico di malizia in più in quella conclusione- “Un ringraziamento speciale da parte mia…”

Ichigo però non si lasciò minimamente impressionare, anzi arricciò le labbra infastidito.

Strinse le dita alla sedia: “Come sarebbe a dire? Stai dicendo che il vero motivo per cui ti sei inventata quella storia cretina sui gigai e per cui vorresti che io te andassimo a letto è perché ti senti in debito con me?!?!”

“NO!” -urlò lei di rimando- “Io voglio fare l’amore con te non perché te lo devo, ma perché voglio farlo!”

!!!

Aveva pronunciato parole leggere ma pesanti.

Parole potenti.

 

Voglio.

 

Te.

 

E poi perché non l’aveva chiamato semplicemente << sesso >>? Cosa centrava ora l’ << amore >>? Perché ora se ne usciva così? Era inopportuno… Non aveva senso…

 

Rukia sudava, ma non retrocedette: ora era lei in vantaggio, e lui imbambolato, alla mercé delle parole che avrebbe pronunciato.

“E comunque, la storia della memoria dell’eccitazione è vera…”

“Rukia, perché… me? Cioè… Non sono l’unico uomo appetibile che conosci, no? Uomini interessanti ce ne saranno anche a Soul Society, giusto?

No, rispose lei senza aprir bocca.

“Perché me?”

“Quando tornerò a Soul Society, la mia anima non sarà più vincolata al gigai… Il formicolio che sento, questo calore che mi fa sudare e tremare sparirà. Ma non ne sparirà il ricordo, e io mi sentirò come se avessi perso qualcosa. Un’occasione… Un’occasione per rivivere qualcosa che la morte mi ha impedito di vivere e che il tempo mi ha fatto dimenticare.”

Tra la ferita, la fitta di poco prima, e i sintomi che si era descritta, che non sembravano proprio una finzione, non aveva una bella cera. Le vampe che sentiva erano però anche un fuoco che ardeva dentro, da cui trarre l’energia per dischiudersi: c’erano bisogni che con quel corpo fittizio poteva finalmente sentire e che andavano soddisfatti, e c’erano pensieri, nati, cresciuti, e maturati in quegli ultimi giorni che dovevano essere espressi, condivisi, donati.

 

“Io non voglio “guarire”, e tornare a Soul Society ad essere anima pura… Io sono morta in questo mondo piccolissimo, praticamente neonata. Sono stata viva, in questo mondo: ma per qualche motivo che non rammento, non mi è stato concesso di provare quello che la vita ha da offrire…” –sussurrò guardandosi un secondo la mano- “Rivoglio tutto questo Ichigo: quello che mi sono persa della carne, trascorrendo la maggior parte della mia esistenza tra gli spiriti… Questo corpo finto me ne da l’opportunità.”

“Non hai ancora risposto alla mia domanda però…”
“Perché te?”

 

“Ichigo, mettiti nei miei panni: ho una voglia matta di fare l’amore…”
Di nuovo quel termine pruriginoso.

“… ma non ne ho mai avuto alcuna esperienza, non ne ho avuto il tempo. Ho anche paura; è come se fossi che so… una verginella spaventata alla sua prima volta… Accidenti potevo trovare un paragone migliore!”

“……”

“NON RIDERE!”

“Non stavo ridendo, giuro… Mi veniva da starnutire, giuro…”

 

“Ichigo, in questo mondo ci sei solo tu a cui avrei il coraggio di affidare me stessa e il mio corpo. Solo tu, che mi hai aiutato tante di quelle volte… Di te mi fido, perché ti conosco bene; tu ti preoccupi più per gli altri che per te stesso. Ecco perché con te… mi sentirei veramente al sicuro!”


Sorrideva.

 

Era sincera, se lo sentiva dentro.

Non sapeva cosa provare.

 

“Quello, e poi ovviamente il fatto che sei un patetico verginello senza esperienza anche tu.”

<< TI PAREVA! Stava parlando troppo bene! >>

 

Portò una mano al petto, al primo dei bottini del pigiama, come non vedesse l’ora di scioglierlo. I suoi occhi blu, ora che si era alleggerita, erano più belli e sfavillanti del solito, e non poté non notarli. Il suo volto, rotondo, soffice, rosso accesso, così giovane e innocente eppure così antico e maturo incatenava il suo sguardo e accelerava il suo cuore.

“Ora che sai tutto, te lo domando di nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella cosa”, come diresti tu, con me?”

 

 

Passò così tanto tempo che il suo silenzio smise di essere un lungo riprender fiato, ed arrivò a significare un altro no.

“Ichigo!” chiamò lei, stufa.

“Rukia, io… non posso…” dovette purtroppo dire.

I suoi occhi si spalancarono, il suo viso si indurì e si contrasse tutto, ogni cosa in lei urlava che non poteva accettarlo.

“Perché? Ti ho spiegato come stanno le cose e ancora mi dici di no?”

“Senti…”

Non gli permetteva di controbattere: “Cos’è, non mi trovi attraente? Preferisci qualcuna con un bel paio di tette da afferrare tipo Inoue? Vuoi qualcuna di meglio con cui andar fiero con gli amici la mattina dopo? DANNAZIONE, ADESSO SPIEGAMI!”

“COME FACCIO SE A MOMENTI MI AMMAZZI!?!?”

E quella volta ebbe veramente paura!

Rukia era balzata in piedi sul materasso e gli aveva ruggito contro: pur piccina l’aveva sovrastato in tutti i modi possibili. Ma adesso doveva calmarsi, ed essere lei a starlo a sentire.

Ichigo si sedette accanto a lei: mossa rischiosa, ma che lei apprezzò enormemente.

Stavolta non aspettò altro tempo prima di parlare.

 

“Rukia, partiamo dal fatto che chi mi sta proponendo di fare “quella cosa” non è una qualunque ma sei tu. Sei un’amica e una compagna prima di tutto per me, e quindi anche prima di essere una ragazza… Insomma, non riesco proprio a focalizzare io e te che lo facciamo! Non riesco a pensarti così!”

“E… questo è un problema?”

“Si: forse è tra le cose che hai scordato, ma il sesso non è qualcosa che faresti volentieri con tutti. Ed essere amici vuol dire innanzitutto non approfittare delle debolezze dell’altro…”

“Ma Ichigo, te lo sto dicendo io che puoi!”

“Non posso farlo, Rukia!” –ribadì lui, lamentandosi come un prigioniero ai ferri- “Sarebbe come pensarmi a farlo con Tatsuki, con Orihime o… con qualunque altra che conosco…”

Si coprì la fronte con una mano.

Rukia era strabiliata da come Ichigo tutt’a un tratto appariva debole, abbattuto, come uno specchio in frantumi. Lui, che era sempre sicuro, sempre eroico, sempre abile a chiudere dentro di sé i propri dolori e i propri problemi per il bene altrui.

Ora la diga cedeva.

La verità era che, come lei aveva pensato, e pensando aveva deciso di aprirsi, così  quella sera, con quel discorso, aveva fatto in modo che Ichigo riflettesse su di sé. E una consapevolezza veniva ora a galla.

“Vedi Rukia, tu e Yoruichi avete ragione: io sono un moccioso, un bamboccio. Ho diciotto anni, picchio i teppisti, vedo i fantasmi, sono uno shinigami di alto livello…”

<< Non per vantarmi, me lo dicono anche… >>

“Mi muovo più rapidamente di qualunque essere umano, taglio i palazzi con una spada alta quanto me e baggianate simili, ma in fatto di donne… Giudica tu: ho avuto sempre e solo amiche. Nessuna fidanzata, mai. Sesso? Figuriamoci!”

Sempre troppo da fare: tra qualche fantasma da aiutare, hollow da purificare, amici e amiche da correre a salvare, tra il pensiero di mostrarsi sempre forte in modo da poter proteggere le persone importanti, alla fine non restava troppo tempo per il romanticismo nella sua vita.

Frequentando ragazze karateka come Tatsuki Arisawa poi…

“Non posso vederti in quel modo perché, effettivamente, non ho mai pensato a nessuna in quel modo.”

Rukia roteò gli occhi altrove, come chi capisce di non essere l’unico ad avere dei problemi.

“Tu dici che il sesso ti spaventa. Beh, spaventa anche me, ok?” -rivelò sbracciandosi- “Ecco, l’ho detto. L’hai visto anche tu: parlare di sesso mi fa venire l’orticaria…”

Infatti dopo averlo nominato si grattò incoscientemente la gamba!

“Ho l’esperienza che può avere qualunque ragazzo che nella sua vita si è accontentato dei porno fino a un momento prima che qualcuna gli desse una chance. Ed ora non ho il coraggio di prenderla…”

“Questo… non vuol dire necessariamente che sei immaturo… Piuttosto, che prendi seriamente la cosa.”

“E tu? Credi di averla presa seriamente?”

Non rispose.

 

“Tu vuoi il mio aiuto ma devi comprendere anche il mio punto di vista, Rukia! Perché non ce la faccio a prendere questa cosa alla leggera, a farlo con qualcuna di cui non sono…”

Si interruppe. Non gli piaceva dove si stava andando a parare, troppo vicino a quella parola.

“Non sono sicuro di volerlo fare per davvero…” decise infine di dire.

 

“Mi spiace Rukia, stavolta non ti posso aiutare.”

 

 

Il fresco della notte, chiuso fuori dalla finestra, non entrava a smuovere l’aria immobile e silente della stanza di Ichigo.

Erano entrambi accalorati. Dal discorso animato, dall’argomento trattato.

Dalla finestra chiusa in una sera d’estate, dall’imbarazzo.

Ma Rukia era ormai un cumulo di braci, spente da una secchiata d’acqua che si andavano raffreddando.

Mise un po’ di distanza tra sé e l’amico.

“Mi spiace Ichigo, ho pensato unicamente a me.”

Il giovane si grattò la nuca: “Beh, tutti siamo un po’ egoisti, no?”

“Già…” mormorò abbassando il capo.

 

Ichigo riaprì la finestra e il canto dei grilli entrò sulle ali una ventata d’aria.

Erano passate le undici già da un po’.

“Io vado a dormire. Scusa se ti ho disturbato.”

Tirò un sospiro di sollievo. Alla fine aveva vinto, ed era il momento di essere pietosi con il nemico.

“Figurati, facciamo finta che non è successo nulla.” 

 

“Perché, è forse successo qualcosa?”

 

Il suono della sua voce non era mai suonato tanto sgradevole alle sue orecchie.

Si voltò per dargli la buona notte. Si sarebbe aspettato qualunque altra espressione che quel sorriso di scuse.

Quel non pronunciato “grazie”, nonostante tutto.

 

“Buonanotte Rukia…”

Rispose lui.


La porta dell’armadio si chiuse.

Ichigo crollò disteso sul proprio letto a guardare quelle ante.

 

In fondo era stato sincero con lei.

Aveva anche lui le sue ragioni, che Rukia, dall’alto dei suoi secoli d’età, aveva ragionevolmente riconosciuto.

Perché allora, nonostante il peso di cui si era liberato, aveva l’orribile sospetto che un altro avesse preso il suo posto?

 

Un masso sul cuore che gli consentiva di vedere attraverso quel pezzo d’arredamento, e di scorgerla girata dall’altra parte.

A badare di non piangere, o almeno di non farsi sentire.

 

Scosse il capo.
Rukia non era così. Insomma, era delusa, ma non avrebbe potuto essere così tragica.

Giusto?

 

“Ora che sai tutto, te lo domando di nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella cosa”, come diresti tu, con me?”

 

Rukia non era così.

 

Poteva esserne certo, ora che non sapeva più con che occhi guardarla, e con che occhi lei guardava lui?

 

 

Che chiusa enigmatica…

Voi che ne dite? Chi dei due ha più ragione dell’altro? Per chi tifate?

Ma la domanda che mi chiedo io è: sono riuscito a renderli IC? O_O

Per quanto questo pairing sia conosciuto, quei due sono un terreno arduo per un po’ di sano romanticismo che a me piace tanto. Spero di non averli fuorviati, come sempre ho cercato di andare più a fondo nel carattere e nella personalità che il manga mette a disposizione.

In fin dei conti si è trattato di un discorso maturo, no?
Ed ora? Come si svilupperà?
Qualcosa (o qualcuno) interverrà a sbrogliare la matassa o i lettori allupati resteranno a bocca asciutta? XD


Alla prossima, e ciao a tutti dal vostro un po’ più assente, ma sempre presente, NaruXHina ^____^

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 2
*** Should I? Could I? Would I? ***


Ichiruki cap 2

Ehilà cari lettori! Buona estate da NaruXHina (purtroppo non vacanziero come gli altri anni, dannati università!)!

Sono contento dei commenti ricevuti. Questa fic sembra piacere, anche se stavolta qualche lettore ha avuto qualcosa da criticare, e io adoro le critiche visto che ti fanno riflettere sul tuo operato U__U

Quindi, si rendono necessari un po’ di chiarimenti… Innanzitutto riguardo Rukia, per alcuni IC per altri OOC: ammetto che in certi punti può suonar strana, ma dopotutto qui è la situazione ad essere strana, mai vissuta prima, ed è chiaro che il comportamento del personaggio sarà un po’ condizionato… In secondo luogo, ho commesso un paio di viste a seguito delle licenze scrittorie che mi sono preso (ad esempio Ichigo diciottenne per ogni evenienza, il fatto è che non so se ci saranno scene lemon o qualcosa di più blando…).

OCCHIO: una riguardante il passato di Rukia l’ho corretta, modificando il precedente capitolo, ovvero il fatto che, arrivata a Soul Society neonata, sia morta piccolissima (si presume…) nel mondo degli uomini e che quindi non lo abbia mai fatto a differenza di ciò che avevo scritto. Comunque il senso non è uscito stravolto.

Spezzate un paio di lance in mia difesa, e ringraziando la lettrice di EFP che mi ha criticato, parto con la stesura del secondo capitolo!

Buona lettura… e buoni mondiali visto che siamo in periodo! XD

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

“Bel lavoro Ichigo, complimenti!”
“UH!? E tu come sei ci arrivato qui?”
Ecco Kon che faceva nuovamente comparsa sul davanzale della finestra; di suo era un tipo che si faceva notare, figuriamoci se con indosso un vestitino da principessina con tanto di fiocco rosso in testa.

“Potevo forse restarmene tranquillo tra le bambole di Yuzu quando la mia adorata nee-san aveva a che fare con la reticenza di una schiappa come te… DANNATO VESTITINO! E dannato quel tuo amico Ishida che li fa e poi li regala a tua sorella!” urlò dimenandosi e strappandoselo di doso come poteva.

“E DAMMI UNA MANO!”

Liberatolo dalle imbarazzanti vestigia, Ichigo si distese sul letto, come a negargli del tutto attenzione.

“Quando Yuzu si è addormentata mi sono fiondato qui alla tua finestra.”

Uno scherzo per lui balzare fuori dalla cameretta della bambina e poi di nuovo su alla sua finestra; pur nel corpo di un leoncino di stoffa conservava una certa agilità strabiliante da Mod Soul.

“E sappi che sono arrivato in tempo per sentire te che ti tiravi indietro come un marmocchio spaventato.”
“Chiudi il becco…”

“Eh, no, Ichigo! Stavolta non te la cavi così!”

Balzò da fermo almeno un tre volte la sua altezza e atterrò con una piroetta sul letto, raggiungendo poi la faccia del sostituto shinigami.

Questi aveva le mani incrociate dietro la testa e uno sguardo assente: una fortezza a cui il leoncino diede prodemente l’assalto.

“Ma non ti vergogni di essere così poco uomo? Ah, se solo nee-san l’avesse chiesto a me!”
“Se sei così ansioso perché non ti fai avanti?”
“Perché questo pupazzo è asessuato… Prestami il tuo corpo: tu vatti a fare un giro sotto forma di shinigami, che so, un turno supplementare, mentre io imitandoti alla perfezione realizzo i desideri di nee-san!”

L’aveva sparata così grossa che Ichigo si sollevò sui gomiti: “Tu non sai imitarmi alla perfezione! Ti ricordi che è successo l’ultima volta?”

 

L’ultima volta che, durante una lezione a scuola, lui aveva dovuto adempiere ai suoi doveri di Shinigami lasciando Kon nel suo corpo, tornando l’aveva trovato pieno dei lividi che gli avevano procurato le ragazze vittima delle sue avance non troppo da galantuomo, oltre che dal robusto registro della sua professoressa.

Risultato: il casanova fa il guaio, e lui si becca le ore supplementari pomeridiane come punizione!

 

“Non è colpa mia se la tua classe abbonda di bellezze, amico.”

Ichigo sospirò e si lasciò cadere di nuovo sul cuscino.

Ma subito dei morbidi artigli di stoffa iniziarono a punzecchiargli la guancia: “Si può sapere che ti è preso? Il discorso di Rukia avrebbe fatto cedere chiunque, anche un testone come te!”
Rispose infastidito: “Ho anch’io i miei problemi, e poi, a differenza di te, prendo la cosa sul serio.”

“Balle!” –urlò saltando- “L’Ichigo che conosco io non si sarebbe mai nascosto dietro i le sue paure! L’Ichigo che conosco io molla lo scudo e va alla carica!”

Punto nell’orgoglio, il pel di carota batté i pugni e lo respinse al mittente: “Insomma, basta! Che cosa ne sai tu di me, e che diavolo può saperne di certe cose un piccolo pervertito come te!”

 

“……”

 

Kon gli diede le spalle: “Ho capito.”

Balzò giù dal letto.

“Dopotutto hai ragione, sono solo un pervertito, che posso fregarmene io se una mia amica ha qualche problema e chi potrebbe risolverlo se ne sta lì con le mani in mano a fare la parte del complessato? A me interessa solo vedere qualche porcheria, quindi se non se ne fa niente me ne vado, che resto a fare qui?”

Guardandolo andar via a testa alta, sdegnoso, Ichigo capì di aver esagerato.

“Ehi, Kon!”

Il pupazzetto si fermò e chiese con la sua voce da figo: “Siiii?”

“Uff… Mi dispiace.”

“Per?”

“Aver esagerato con le parole…”
“Quando?”

“Quando tu in realtà stai solo agendo per la tua “nee-san”… almeno credo.”

Kon si voltò sorridendo: “Oh, questo era quello che volevo sentire! Finalmente Kon smette di essere denigrato e calpestato e riceve la giusta considerazione! HOP!”
Balzò nuovamente sul letto: “Ora tu ti stendi e mi stai a sentire! E già che ci sei, chiedimi scusa per tutte le altre volte che mi hai che mi hai trattato come una pezza, che mi hai mollato in camera di Yuzu tra i suoi bambolotti, che non hai mostrato il rispetto a me dovuto, che…”
“Ora esageri.”
“Bah, d’accordo! Veniamo al sodo!”

Il leoncino arrivò sul comodino accanto a letto e si mise comodo, usando la lampada come schienale.

“Che intenzioni hai?”
“Sviscerare questa brutta situazione. Permettimi di fare il Cupido per una volta e soddisferai nee-san in men che non si dica!”
“Si, come no…”

Era assolutamente certo che la sua sarebbe stata una perdita di tempo, perciò lo lasciò fare, tanto che gli costava? Kon non era mica così convincente da fargli cambiare idea.

“Allora, sei pronto?”
Ad Ichigo sembrava di trovarsi a parlare con uno psicanalista: lui disteso sul lettino e quel pupazzo parlante con l’aria saccente ad ostentare superiorità da tutte le cuciture.

“Perché non vuoi accontentare la povera nee-san col rischio di farci una magrissima figura?”
Ichigo sbuffò: “Mi hai sentito dalla finestra, no? A che serve ripeterlo!”
“Serve! Dobbiamo analizzare la cosa per bene.”
Sbuffò di nuovo e partì con l’elenco, contando anche sulle dita: “Sono stato colto di sorpresa, non ho esperienza in queste cose, il pensiero concreto di farlo con lei mi mette a disagio, per farlo con qualcuna non mi basta che sia lei a concedersi da un giorno all’altro…”

Notò che Kon anziché ascoltarlo stava come togliendosi il cerume dall’orecchio coi suoi artigli.

“Interessante… Ichigo, come e quando speri di fare “esperienza” come dici tu?”

“……”

“Ma soprattutto, con chi?”

Aveva colto nel segno, ma Ichigo pur sentendo il colpo, lo incassò e rispose a tono: “Non con lei, questo è certo.”
“E perché?” lo incalzò il leoncino.

“Te l’ho detto, mi mette a disagio!”

“E perché?”

“Ma perché è Rukia?”

“E allora?”

“È MIA AMICA, CAVOLO!”

Si tappò la bocca con le mani all’istante. Non dovevano dimenticarsi di abbassare i toni, in fondo era proprio lì, dietro quelle ante.

Visto che era tutto tranquillo, Kon proseguì.

“Ok, è tua amica… E allora? Vorrei averne di più di amiche con cui condividere “esperienze” di questo genere! Ih ih ih!”
“Tsk, non ti smentisci mai!”

“Neanche tu: sempre fai tanto il duro ma dentro sei un coniglio!”
“Ma che cavolo dici?!”

“I tuoi problemi sono gli stessi di nee-san, non lo capisci? Tutti e due avete bisogno di qualcuno inesperto che non vi metta in soggezione, qualcuno di cui fidarsi e a cui affidarsi. Avete l’un l’altro, diamine! Che problemi ti fai?”

“Kon, dovresti saperlo: per me l’amicizia è una cosa importantissima.”

Il leoncino si zittì, aspettando che vuotasse ancora di più il sacco. Pareva che fosse finalmente riuscito a coinvolgerlo.

“E se io e lei… facessimo questa cosa… “amici” non so se lo saremmo più.”

Kon scrollò le spalle, concedendogli un punto.

Poi però, dopo averci pensato, ridacchiò: “E chi lo dice? Solo perché non è una cosa che due “amici” fanno di solito non vuol dire che cambierà necessariamente qualcosa! Insomma, non è che dopo averlo fatto dovrete sposarvi o che.”

 

“…”

“…”

 

“ARGH!”

Come colto da ictus, Ichigo sobbalzò e nascose la faccia contro il cuscino, mantenendosi la testa.

“Non dire certe cose! Ho appena provato a immaginare io e lei sposati!” biascicò a denti stretti.

“Uh… e com’era?”

“Improponibile… E non ti dico suo fratello!”

Kon scosse il capo: “Ehi, ehi, focalizzati sulla questione! Non perdiamo tempo in baggianate.”

Si rialzò: “D’accordo.”

Aveva accennato a un mezzo sorriso: smorzare i toni lo aiutava ad affrontare la cosa con più calma, e grazie a Kon ciò era inevitabile.

“Dunque” –ricominciò il pupazzo- “L’amicizia è una cosa importante, e fin qui ci siamo; però secondo me continui a far troppo casino per nulla. Vi conoscete da tanto tempo e ne avete passate tante: ti è così difficile?”

Alzò un attimo gli occhi, come a ricordare.

“Uh, e piantala di fare certe facce, c’è di peggio a questo mondo di farlo con un’amica che te lo ha anche proposto. E non venirmi a dire che la cosa non ti stuzzica perché altrimenti smetterò di considerarti uomo, cavolo!”

“Questo non è vero… Intendo…  non è che non mi piacerebbe fare… fare… fare…”
“Sesso?”

“QUELLO!”

“Ragazzi, che schippa!”

“Kon, il problema è il farlo CON LEI… Proprio avendone passate tante insieme non so se voglio compromettere tutto. Vero che è lei a volerlo, ma il nostro rapporto è fatto in un certo modo e a me sta bene; una volta diventati tanto intimi… sento che cambierà qualcosa. Ovvio che cambierà qualcosa.”

 

“Quando dovrò parlarle, quando dovrò lavorarci insieme come shinigami, quando saremo tra le altre persone… la guarderei con occhi diversi? Mi comporterei in modo diverso? È questo che mi chiedo.”

“……”

 

Kon sospirò: “Ichigo, io non ho ascoltato tutta la vostra conversazione, ma… se lei ha davvero tanta voglia di farlo proprio con te… mi sa che qualcosa è già cambiato.”

 

“…..”

“Io voglio fare l’amore con te non perché te lo devo, ma perché voglio farlo!”

Il suo sfogo balenò come un tuono nelle sue orecchie.

 

“Oppure, più semplicemente, è solo parecchio arrapata per colpa del gigai!” –se ne uscì allora Kon facendo spallucce- “Vedi un po’ in quale modo vuoi vedere la cosa, o fa una lista dei pro e dei contro, che so… Ormai non so più che dirti!”

“Beh… grazie lo stesso Kon. Non l’avrei mai detto, ma è stato un bene starti un po’ a sentire una volta tanto.”

L’orgoglio della mod soul schizzò a livelli stratosferici: “Modestamente, l’ho sempre detto che sono un genio! Un genio incompreso, è vero, ma è in momenti come questo che…”

 

PI-PO!

 

Gli aveva afferrato la grossa testa a girasole facendogli suonare il sonaglio all’interno.

“EHI! Ichigo, che stai facendo?”
“Scusami Kon…” –disse alzandosi dal letto- “… ma ora ho bisogno di pensare un po’ per conto mio.”

“EHI! EHI! Fai piano!”
Aprì la porta di camera su e lo scagliò con leggerezza sul pavimento, richiudendogli poi la porta dietro le spalle.
“RAZZA DI INGRATO!”

È proprio destino dei geni incompresi quello di venir bistrattati!

 

Poggiò l’orecchio alle ante del suo armadio.

Tutto tranquillo. Magari dormiva profondamente.

<< Che serataccia, mi sono persino fatto fare la predica da Kon: sono ridotto più male di quel che pensassi. >>

Si mise a sedere: un po’ di tranquillità gli avrebbe dato una mano a riordinare i pensieri: aveva la vocina orgogliosa di Kon, e le parole di Rukia a ronzargli in mente, tormentandolo  come un vortice disordinato.

 

“DATTI UNA CALMATA, STAI FACENDO UNA SCENATA PER UN NONNULLA!”

 

“Balle! L’Ichigo che conosco io non si sarebbe mai nascosto dietro i le sue paure! L’Ichigo che conosco io molla lo scudo e va alla carica!”

 

“Sei hai finito di tormentarti, che ne diresti di riprendere il discorso?”

 

“Ichigo, come e quando speri di fare “esperienza” come dici tu?”


“E NON GUARDARMI COSÍ, IDIOTA! Non lo capisci che ho un problema?”

 

“Secondo me continui a far troppo casino per nulla…”

 

“Un’occasione per rivivere qualcosa che la morte e il tempo mi hanno fatto dimenticare...”

 

“Se lei ha davvero tanta voglia di farlo proprio con te… mi sa che qualcosa è già cambiato.”

 

“Vuoi aiutarmi?”

 

L’espressione mentre glielo chiedeva…

 

Si strapazzò un po’ i capelli per spegnere quel ronzio di voci.

Incredibile come le cose più semplici ed ordinarie risultino incredibilmente difficili se te le lasci sfuggire. Se ti chiudi fuori da esse, e metti più energie in altre, come uccidere spiriti maligni e o sventare i malvagi piani di qualche bellimbusto shinigami traditore.

Guardò un attimo la sveglia.

Mezzanotte.

Poi si chiese perché lo avesse fatto.

Stava continuando a perdere tempo.

 

<< Dunque… mettiamo che si tratta solo del gigai che le crea questo “disagio”: se la “aiuto” le risolvo il problema ma dopo sarà tutto diverso. Mettiamo che si tratta di Rukia che vuole cambiare le cose tra noi due: se le dico di si faccio il suo gioco e sarà tutto diverso all’ennesima potenza! E se poi lo prendesse come una specie di impegno? In ogni caso ci esco fregato, e non ci faccio nemmeno bella figura dopo il no di prima… >>

 

Sembrava cosa fatta dunque.

Niente sesso con le amiche di vecchia data.

Ma la situazione era ancora molto più ingarbugliata, e se ne accorse iniziando a pensare non alle conseguenze del farlo, ma alle conseguenze del suo rifiuto.

 

<< Ormai Rukia si è fatta avanti, ed è stato difficile per lei… Se anche mi impunto col dirle no, posso solo sperare le cose si aggiustino da sole e non è detto che succeda. Voglio dire… ormai me l’ha proposto… >>

 

Voleva farlo con lui perché voleva, un dettaglio da non dimenticare.

 

Fu allora che si accorse che, ormai, la frittata era fatta. Perché arrivati a quel punto loro due potevano anche continuare ad andare avanti come fosse tutto normale, come non fosse successo nulla.

Ma ormai lui sapeva, sapeva cosa passava per la testa della sua amica, e avrebbe dovuto fare i conti con ciò ogni volta avrebbero camminato spalla a spalla da quel momento in poi.

Allo stesso modo, quanto sarebbe pesato quel suo rifiuto, per lei, nel prossimo futuro?

 

La verità era che le cose erano già cambiate, come aveva detto Kon.

E ricordava vagamente qualcun altro che invece disse: << Bisogna cambiare se vogliamo che tutto resti com’è. >>

Fu così che una parte di lui, sbucata da chissà dove, gli disse che tanto valeva assecondare quel crollo, sperando in un atterraggio morbido, che restare per chissà quanto col fiato sospeso su di un ciglio.

Non sarebbe stato piacevole per nessuno dei due.

 

Ma non bastava ancora!

 

<< Non posso semplicemente cambiare idea, non dopo le cose che le ho detto… >>

E che pensava sul serio.

Se ora se ne usciva così, che semplicemente aveva cambiato idea, che ormai tanto valeva assecondarla, sarebbe stato un ipocrita, e avrebbe calpestato tutte le ragioni per cui le aveva detto di no, quelle più importanti.

Erano quelle che dovevano sparire.

 

Guardò fisso il suo armadio. Deciso a non distaccarne lo sguardo prima di un bel po’.

Rukia era lì, dormiva, forse aveva pianto o forse no. Forse lo stava aspettando, forse aveva rinunciato.

Ma perché potesse fare qualcosa, doveva arrivare a tanto quanto si era spinta a fare lei.

 

Sentire di poterle chiedere: “Vuoi farlo?”

 

Intanto, continuava a fissare l’armadio, come non ci fosse altro.

 

 

 

Il buon Kon ha avuto il suo piccolo momento di gloria in questo capitolo! Come personaggio mi piace molto, peccato che tutti lo trattino come una pezza da piedi! Certe volte sono davvero ingiusti con lui…

Ichigo tenta di analizzare la cosa a mente fredda.

Le sue preoccupazioni si sono rivelate inutili e sconfitte in partenza, ma i dubbi rimangono.

Ha preso la faccenda sul serio e tale sarà per lui fino in fondo; arriverà anche lui a sentire qualcosa?

E Rukia, cosa sta facendo nel frattempo nell’armadio?
E Kon poi, dove se ne sarà andato a questo punto?

Al prossimo capitolo saprete ^__^

Grazie per i commenti e le critiche che mi hanno permesso di riflettere meglio sulla storia che stavo mettendo su. Spero che troviate interessanti le riflessioni contenute in questo capitolo, e magari anche educative!

Fatemi sapere, e buon proseguimento d’estate da NaruXHina!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 3
*** May I help you? ***


Ichiruki capitolo 3

Ciao a tutti dall’estivo NaruXHina!
Innanzitutto grazie dei commenti che continuo a ricevere, mi mancavano! Dopo un lungo periodo di silenzio d’altronde… Ah, che bei tempi quando scrivevo come una locomotiva! ^__^

Sono riuscito ad emozionarvi e incuriosirvi sembra, e l’intervento di Kon ha suscitato più di un applauso. Cosa vi aspettate ora da questo capitolo? Altre riflessioni o non vedete l’ora che si passi… all’azione?

Credo di saperlo (XD), ma prima Ichigo deve sbrogliare la sua matassa, e capire finalmente che anche per lui le cose sono cambiate, e che è giunto il momento di aprirsi a nuove emozioni…

Preparatevi a romanticismo e divertimento, ecco a voi il terzo capitolo!

Buona lettura, spero vi piaccia! ^__^

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Il tempo passava, e lui, seduto sul letto, fissava l’armadio.

 

I ricordi della loro incrociata esistenza fino a quel momento gli piombarono tutti addosso: il loro incontro, le prime missioni insieme, il salvataggio dalle fiamme del patibolo… Tutto gli trasmetteva un senso di errato, di colpa, di tradimento.

Ma oltre che lasciarsi frenare stavolta fece altro.

 

Pensò che tutto ciò aveva finito col significare qualcosa, e che era il momento di continuare, seppure in modo diverso.

Il loro passato non era una catena. Avrebbe potuto esserlo, ma lei aveva deciso di non pensarci, di dire di no.

Di usarlo come spunto per qualcos’altro…

Lui cosa avrebbe fatto?

 

<< Riepiloghiamo… >>

 

Rukia si era fatto avanti senza alcun segnale di preavviso da un giorno all’altro.

Certe cose non si preparano, vengono e basta, anche lui poteva arrivare a capirlo.

 

Non lo aveva mai fatto prima, era inesperto e in alto mare.

Se non imparava a nuotare sarebbe andato a fondo per sempre.

 

Era un “bamboccio” che dimostrava più innocenza del necessario, per parafrasare Yoruichi.

Provò a rievocare di quelle volte che erano stati al mare coi loro amici e l’aveva vista in costume…

 

<< Non pensavo di arrivare a tanto… >>

 

Se non il corpo, poteva concentrarsi sul viso e sugli occhi, che già prima quella sera lo avevano messo alle strette, come incantato.

 

Non voleva farlo con qualcuna per cui non provasse niente…

Il loro legame era forte, paradossalmente, in quell’occasione stava dimostrando tutta la sua solidità.

 

Non poteva dire che non apprezzasse le qualità di Rukia, la sua personalità, quella grinta racchiusa in un esserino tanto piccolo quanto pieno di vitalità ed entusiasmo.

Non poteva di non adorare lo starle vicino, parlarle, litigarci…

Non poteva dire di non sentire nulla per lei.

Almeno, sentiva abbastanza da poterla considerare una prima volta degna di questo nome: ovvero con qualcuno a cui voleva bene in maniera speciale.

 

Se non voleva chiamarlo in quel modo, la parola con la A, poteva benissimo non farlo.

Non doveva passare da zero a mille prima che spuntasse il sole.

 

Per il momento, quel “qualcosa” a cui rifiutava di dare un nome, era sufficiente a fargli battere il cuore all’impazzata.

 

Ce l’aveva fatta.

 

Senza che se ne accorgesse c’era riuscito: vedere Rukia come una ragazza.
Che in quel momento aveva un gran bisogno di lui.

E lui di lei, per la sua… no, la loro prima volta.

 

 

 

Le previsioni di Ichigo erano state in effetti eccessivamente catastrofiche.

Rukia non aveva pianto, si era semplicemente rannicchiata al fondo dell’armadio, dando le spalle al resto del mondo e si era imposta di dormire.

La stanchezza l’aveva precipitata come un sasso nel mondo dei sogni.

Ma il suo viaggio quella sera non fu tranquillo.

Aveva caldo, aveva prurito, come tormentata da un’orda di zanzare; cambiava continuamente posizione nel sonno e stava comunque scomoda. Aveva troppi pensieri per la testa.

Finché, inevitabilmente, si ritrovò con gli occhi aperti.

<< Accidenti! Perché faccio tante storie? Ci siamo chiariti… Ho ascoltato la sua opinione e ho deciso di rispettarla. E poi, non posso costringerlo. Non è questo che voglio. >>

Del resto, se anche avesse detto di si dopo avergli detto del gigai, neanche quello sarebbe stato un grande successo.

<< Sono stata una stupida… Forse dovevo… parlargli chiaro… >>

Scosse il capo. Che differenza avrebbe fatto?

Non poteva vederla come una ragazza. Così aveva detto.

Sbuffò. Chiuse gli occhi ma il sono se ne era andato: che fastidio!

Era tutta sudata; eppure di solito lì dentro si era sempre trovata bene. Anche se, a pensarci bene, lì non faceva caldo, era lei che bolliva tutta.

E tra le gambe era quasi un bruciore…

Notò che la sua mano era scesa lì a sua insaputa, quasi avesse volontà propria!

<< Accidenti… di nuovo! D’altronde non riesco a dormire… Però… ci ho fatto un’enorme figuraccia con Ichigo prima… >>

Si sfiorò. Tutto come le altre volte: la testa che le girava, le vampate, il pensiero fisso di consolarsi… Il gigai reclamava i bisogni di un corpo vero, specie quelli di cui l’anima sentiva la mancanza.

<< Beh… un’altra volta non farà differenza credo… >>

Strinse le gambe, intrappolandovi la mano.

<< Stupido gigai, non servi a niente! >>

 

 

SBAM!

 

 

!!!

Lo spalancarsi improvviso delle ante la portò vicinissima all’infarto! Tra l’altro il passaggio repentino dal buio alla luce, ancora accesa nella stanza, le mise fuori gioco la vista per qualche secondo, nei quali si sentì afferrare e sollevare.

Ichigo l’aveva tirata su come una bambina: lui non era esattamente un palestrato, ma le dimensioni ridotte facevano di lei una piuma!

“Ehi! Ma… Ichigo… CHE COSA FAI?!”

La lanciò, affidandola alla morbidezza del proprio letto e del cuscino su cui aveva meditato fino a un attimo prima.

“EHI!”

Prima che potesse dire altro si ritrovò con la sua ombra sopra di lui. La copriva completamente, come una coperta che la fissava con uno strano ghigno.

Dapprima confusa, guardandolo non riuscì a credere a ciò che stava accadendo. A ciò che stava facendo.

“Non dirmi che adesso hai cambiato idea!!!”

“Beh, direi di si.” rispose lui, lasciando uscire involontariamente una risatina.

Ammutolì. I suoi occhi, nello sbalordirsi, si erano fatti ancora più grandi.

“E perché?”

Si sentiva come intrappolata dal suo corpo, letteralmente incollata al materasso.

“Beh, di solito tu non chiedi il mio aiuto e io te lo do comunque, anche cacciandomi nei guai. Una volta tanto che me lo chiedi, non può mica essere l’unica volta che ti lascio sola.”

Rise.

Lei no.

Nemmeno lei voleva approfittare di lui; sebbene prima ci avesse provato, ora si era convinta di aver sbagliato.

“Ichigo, piantala!”

“EH!?!?”

“Levati di dosso, su!”

Una vena esplose sulla tempia del pel di carota!

“CHE CAVOLO DICI!?!?!? PRIMA FAI TUTTO QUEL CASINO E POI TE NE ESCI COSÌ?!?!?”

“IDIOTA!”

Urlò così forte che pareva riuscire a scollarselo di dosso solo con la forza della sua voce.

“Ichigo, non devi farlo con me perché devi aiutarmi o…”


“Rukia, io voglio farlo con te perché lo voglio!”

!!!

 

“Scusa se rigiro la frittata, ma… è così!”

L’aveva visto sicuro di sé tante volte, ma stavolta sul suo volto, e nei suoi occhi, c’era qualcosa di nuovo, che stava rivolgendo proprio a lei.

“Proprio non ti riesce di darmi retta, vero?”

Non lo aveva mai fatto. E proprio per questo era riuscita a sopravvivere.

Il suo rossore aumentò.

“Perché?” balbettò.

Ichigo si strinse nelle spalle: “Vedi, come quell’hollow ti ha fatto pensare, così una… conoscenza in comune ha fatto pensare me.”
“Chi?”

“……”

Poteva farcela… Non era la fine del mondo…

“… Kon…”
Rukia serrò le labbra per bloccare un inopportuno scoppio di ilarità!

“Insomma, quello che sto cercando di dirti è che dopo averci riflettuto un po’ ho capito… che una prima volta con te non sarebbe affatto male. Anzi, in questo momento sei l’unica con cui mai lo farei. L’unica capisci? L’unica.”

“… Sul serio?”

“Sul serio… Ora Rukia, per favore, non farmi dire altro di imbarazzante…”

Lei roteò gli occhi e sorrise: era difficile anche per lui, diamine! Si poteva dire aveva appena compiuto una grande impresa.

“Rispondi semplicemente si o no: vuoi ancora che io… ti risolva questo problemino col gigai?”

Non era certo così che si era immaginata il loro prossimo dialogo mentre era nell’armadio.

 

“… Si.”

Non le stava mentendo. Voleva davvero essere lì, sopra di lei, a sentirsi dire cose che mai pensava sarebbero uscite dalla sua bocca…

Le riusciva difficile crederlo; ma ciascuno, senza dire praticamente nulla, aveva fatto capire all’altro esattamente ciò che sentiva e voleva sentirsi dire.

 

Ichigo si fece indietro, consentendole di sollevarsi.

Le punte dei loro nasi si sfioravano.

Ma restarono immobili, ancora per qualche secondo. La mente era ancora troppo piena, troppo disordinata, e non sapevano che filo tirare per sciogliere i loro nodi.

“Ehm… di solito… quando si inizia ci si bacia… Giusto?” chiese lui.

Nei film era così, e veniva spontaneo; con loro no. Come si vedeva che erano due imbranati!

“Sei sicuro che a te stia bene?” le domandò lei, conoscendolo.

“A te?”

 

Si risposero agendo.

 

Si abbracciarono, senza lasciare le labbra dell’altro.

 

Ora la mente è vuota e galleggia tranquilla sul turbolento mare che è la passione, che si fa più agitato ogni secondo che passa.

 

Non facevano più riferimento a scene simili che avevano visto altrove, con altri coinvolti: ora riguardava loro, e quando riprender fiato staccandosi, dove e come sfiorare l’altro, era del tutto automatico, come un bellissimo gioco senza regole.

Fermarsi richiese molto tempo, specie perché subito dopo si ricordarono che la parte difficile veniva ora.

Fu Ichigo a iniziare, togliendosi la maglietta. Fin qui tutto ok, erano andati anche al mare insieme, lo aveva già visto fare l’adone.

Rispose senza fretta, sbottonandosi la camicetta-pigiama gialla e indugiando a piegarla. Un’occhiata di Ichigo le face intendere che non ce ne era affatto bisogno.

Si grattò dietro la testa con aria ebete e la gettò sul pavimento: l’abitudine all’etichetta, impossibile da evitare vivendo in una famiglia di nobile lignaggio, fa strani scherzi a volta.

<< Non ti bloccare proprio ora. Se avrà qualcosa da ridire dopo se ne pentirà amaramente, ma adesso devi farlo! >>

Sganciare il reggiseno. A Soul Society si era un po’ all’antica al riguardo, le donne erano solite usare delle semplici fasce sotto il kimono; ma frequentando il mondo reale aveva avuto modo di introdurre quella novità anche nel mondo spirituale (l’Associazione Femminile Shinigami l’aveva molto apprezzata!).

Tuttavia, aveva sperato che almeno l’aspetto “pratico” del gesto fosse semplice…

“Serve una mano?”
“NO!” –fece lei imbarazzatissima, mentre con le mani dietro la schiena tentava un’inutile prova di forza col suo intimo- “Ce la faccio… ce la faccio… ACCIDENTI! STUPIDO GANCIO!”

“Forse dovevi fare più pratica, non sei abituata a portarli… Provo io?”
“NO! No, no e no! Io… Ecco!”

Appena riuscì nel suo intento gli diede le spalle.

Perplesso si chiese che le passasse per la testa, ma Rukia stava solo “preparandosi psicologicamente”.

<< Come minimo riderà della mia taglia e io dovrò prenderlo di nuovo a calci in faccia! Forse posso sperare che si imbamboli e resti a bocca aperta come un fesso… >>

Non che avesse complessi di inferiorità (la vicinanza di Rangiku all’Associazione non le aveva mai causato fastidi…), ma l’ultima cosa che voleva, la prima volta che mostrava il proprio corpo a un uomo, era che questi ridesse di lei.

<< Starà pensando che come vedrò che è piatta la prenderò in giro. Che razza di scema. >>

 

Non ci voleva una vista d’aquila, o di vederla spogliata per accorgersene, e poi figurarsi quanto potessero fare la differenza per lui delle tette grosse; servivano solo ad imbarazzarlo ancora di più, come quando quella nudista di Yoruichi gliele sbatté in faccia la prima volta che si ritrasformò in shinigami. La vera sorpresa, quando si decise, fu quella di scoprirla stranamente attraente.

Solo il pensiero che la Rukia che aveva di fronte stava esponendosi per lui aveva un che di eccitante, indipendentemente dal fatto che non sarebbe mai stata una diva del cinema o una idol.

Il suo fisico era minuto, esile ma non scheletrico, dolce, morbido, come una giovane non ancora maturata del tutto, o come una coniglietta, l’animaletto che le piaceva tanto.

Si coprì con le braccia rompendo l’incantesimo.

“EHI! Piantala di fissare! Cos’è la prima volta che ne vedi dal vivo?”

“A dire il vero…”

“… Già, lo è…”

Si diede della stupida: da quando in qua lui giudicava per le apparenze?

“Se ti da problemi puoi rimetterti la camicetta, io…”
“Guardami.”

“CHE?!”

“Voglio che mi guardi!”

<< Ma che le prende? Stasera è sempre più strana... e oscena. Meglio obbedire… >>

Aveva come il fiato corto: un’espressione serissima gli ordinava di non distogliere lo sguardo dal suo piccolo seno, i famosi “sassi”, come le aveva apostrofate una volta quel maniaco di Kon cercando di gettarcisi addosso.

“To… to…”

“Eh? Non ho capito niente.”
“Toccami…”

“Sicura che…”

Non finì la frase che gli si gettò addosso, stringendosi con le braccia al suo collo. Ichigo avvertì il tocco di due turgidi capezzoli punzecchiargli il petto.

Rukia era bollente, e bollente era il suo respiro che sentiva dietro il collo.

“Ti prego Ichigo, basta fermarsi per ogni sciocchezza… Facciamolo così come ci viene, e sono certa andrà tutto benissimo.”

L’afferrò delicatamente, scostandosela di dosso, per poi baciarla di nuovo.

“Va bene.”

 

Per la prima volta le sue dita e i palmi delle mani osavano indugiare su quelle che fino ad allora erano state le “zone proibite” delle donne.

Di quelle che non sono cotte di te, e che un gigai stava praticamente arrostendo.

Per la prima volta la udì gemere, contenta ma insoddisfatta: afferrava la sua mano, trascinandola sui propri fianchi, invitandolo a sentire il tocco liscio e sudaticcio della sua pelle in qualunque parte del corpo volesse.

Non gli pareva neanche fosse lei. E neanche lui si sarebbe riconosciuto al vedersi in terza persona quella sera: vedersi stringere senza troppa forza i suoi capezzoli tra due dita, passare con la mano sulle sue non troppo accennate curve…

Farle un succhiotto sul collo: questo come gli era venuto in mente? Sentiva la carne di Rukia fremere tutta contenta sotto le sue labbra; eppure lui era quello impreparato.

Erano stati i porno?

Ad ogni modo, se per davvero si fosse visto in quei momenti, avrebbe pensato che in quei film gli attori non sembravano divertirsi tanto quanto loro.

 

Anche lei ci dava dentro. Si stringeva a lui, come a voler sprofondare nei suoi muscoli, gli scompigliava i capelli, provando un piacevole solletico, lo guardava accettare il suo corpo, pur finto, provando incredulità verso sé stessa, ma anche il desiderio di non fermarlo, qualunque cosa potesse farle. Aveva completa fiducia in lui, non c’era niente da temere.

 

 

Cosa senti?

Chiese una voce lontana nella mente di Ichigo.

Che sembrava provenire da qualcun altro.

 

Sentiva Rukia che si lasciava avvolgere e inebriarsi tra le sue braccia, la sentiva lasciarsi andare sempre di più, senza curarsi del come e del quanto, ma solo del gesto. Allo stesso modo, man mano, si rilassava anche lui, e un senso di soddisfazione lo pervadeva, poiché si dimostrava ancora una volta all’altezza del suo nome: << Colui che protegge >>, colui che aiuta, colui che salva.

 

 

Cosa senti?

Chiese una voce lontana nella mente di Rukia.

Che sembrava provenire da qualcun altro.

 

Sentiva i rimpianti di un esistenza non vissuta venir lavati via, le pietre sul suo cuore diventare polvere, le fiamme che la bruciavano spegnarsi. Attraverso quell’involucro, la sua anima vibrava tutta. Le febbre andava via, e più la situazione si faceva “incandescente”, più avvertiva un fresco sollievo.

Non aveva mai pensato al sesso come ad un’esperienza rinfrescante. L’estate là fuori più che una controindicazione era un incentivo allora.

<< Dunque è questo che mi sono persa… È qualcosa di nuovo, di strano… Eppure mi sento sicura, forte, come se lo avessi fatto da sempre… Sono contenta che sia tu, Ichigo. >>

 

Ichigo la lasciò distendersi: aveva una mano sul petto, per dire al cuore di non scappare. Il bello doveva ancora venire.

Si misero ciascuno a un capo del letto, togliendosi l’uno il jean, l’altra il resto del pigiama. Il pel di carota aveva dei boxer blu scuro con una riga bianca sul lato; le prime mutandine di Rukia che aveva l’onore di vederle indosso erano rosa chiaro e avevano un coniglietto stilzzato sul davanti…

Al vederlo Ichigo ridacchiò e andò sopra di lei, coprendola come prima aveva fatto. La sua risatina la contagiò. Ma quando smisero, erano entrambi bloccati, di nuovo.

La ragazza allora fece un cenno col capo, e, lentamente, con un leggerissimo tremore, Ichigo agganciò con gli indici il suo ultimo indumento.

Non riuscì a guardarla in faccia mentre si accingeva ad abbassargliele, e anche per lei era forse meglio così.

Quando iniziarono a scivolare giù, Rukia d’istinto serrò gli occhi.

 

 

“UH!?!?”

Ichigo si sollevò di scatto sulle ginocchia.

“Ichigo… che succede?”

Strizzò gli occhi e sussurrò: “Credo… che ci sia qualcuno qui fuori.”

Rukia sbiancò! Ora che ci faceva caso (prima sarebbe stato un po’ difficile accorgersi persino di un incendio in casa!) poteva sentirli anche lei: due reiatsu, due forze spirituali. Una piccola, un’altra più grande, appena fuori la porta della stanza.

“M-ma chi è?” domandò lei coprendosi col lenzuolo.

“Credo di saperlo…”

Si alzò. Era più nero di un temporale, una faccia da chi sta per uccidere qualcuno, ma fu abbastanza furbo e controllato da reprimere la sua furia e camminare in punta di piedi, per non farsi beccare, fino alla porta.

 

Poi la spalancò di botto e senza nemmeno darsi il tempo di guardare o dar loro il tempo di accorgersene, mollò un calcione stile karate che spiaccicò un pupazzo e un uomo sulla quarantina contro il muro dalla parte opposta del corridoio.

 

Rukia: O___O

Ichigo -___- “Solo un attimo…” disse richiudendo la porta.

 

Il primo dei due a staccarsi dal muro fu Kon.
“Ehi, ma che modi sono?!”

Poi vide l’aura di tuoni e fulmini che lo circondava e per una volta fu contento che non gli prestasse la benché minima attenzione.

Era l’altro il suo obiettivo…

Isshin Kurosaki, suo padre, medico, capelli neri e solito barba in disordine, che in quel momento, col sedere per terra, si massaggiava la mandibola fortunosamente ancora in sede!

“Bel colpo…” mormorò tra sé e sé prima che suo figlio si chinasse su di lui prendendolo per la collottola!

“HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA, VECCHIO MANIACO!”
“Ehi, “vecchio” è una parola grossa, vacci piano! E poi non urlare, non vorrai svegliare Karin e Yuzu.”

Vista la situazione in corso, non era il caso di coinvolgere le sue ancora innocenti sorelline!

Kon intanto cercava di defilarsi in punta di zampette…

“Lo hai avvertito tu, vero? Dopo faccio i conti anche con te!”
Tentativo fallito…

“Su, lascialo stare, ha fatto un ottimo lavoro!”

Fece l’occhiolino al pupazzo che rispose col pollice in su: non poteva non avvertire un padre il cui figlio andava incontro ad un primo disastro amoroso!

Ma alla fine i due erano stati piacevolmente sorpresi da Ichigo!

“Da quanto eravate lì?”
“Oh, non più di un paio di minuti…”

“Bastano e avanzano! Che razza di padre che ho: mettersi a spiare suo figlio mentre… mentre...”
“Mentre giace per la prima volta nel talamo con una donna?”

“QUELLO!”

Kon scosse il capo: imbranato era e imbranato restava, anche se si era deciso.

Isshin si tirò su, liberandosi facilmente della presa di Ichigo: “Umpf!”

Ichigo aveva sempre più un diavolo per capello: rabbia comprensibile la sua.

“Ma che hai da ridere?”

“Sciocco sempliciotto sangue del mio sangue, non potevo proprio non essere qui. Io contavo che tu mi scoprissi.”

“Aggiungiamone un’altra alle tue idiozie. E perché mai?”

“Ovvio, per ricordarti la lezione che ti insegno da anni cioè…”

Gli pestò il piede, per giunta scalzo!

“AHIOOOO!”
“SEMPRE IN GUARDIA! AH AH AH!”

Ichigo lo stese con un calcio laterale al petto, rimandandolo contro il muro.

<< Che fortuna essere piccolo e inosservato. >> pensava intanto il minore dei due incomodi, tagliato fuori dalla lotta.

“In secondo luogo…” –fece Isshin ancora in piedi (era abituato a livelli ben più alti contro suo figlio!)- “… per darti questo.”

Il giovane strabuzzò gli occhi.

 

Un preservativo, avvolto in un incarto arancione.

 

“Su, prendilo!”

Il tempo di accettare il regalo che il padre gli passò un braccio dietro il collo e lo strinse, fiero, al proprio petto.

“Ah, che momento gioioso per un padre quando suo figlio finalmente si accinge a conoscere donna! Doppiamente gioioso se si accinge a farlo con una ragazza onesta, simpatica e rigorosa (e di buona famiglia) come quella Kuchiki! Sono fierissimo di te, figliolo!”

“……”

Ichigo rispose con un leggero uppercut al mento in modo da fargli mollare la presa: “E lo spiarci? Faceva parte anche quello dell’orgoglio paterno?”

“Tsk, che figlio poco sveglio! Non lo capisci che l’ho fatto per non disturbarti? Potevo mica bussare e interrompervi sul più bello? Invece ho aspettato che faceste una pausa per fami beccare, incassare il tuo calcio e darti i miei migliori auguri. Vedi cosa è disposto a fare un padre per il proprio figlio?”

Ichigo si spiattellò una mano sulla faccia.

“Oh, beh…”

Guardò il preservativo, poi suo padre che gli diceva con lo sguardo: << Vai, gagliardo, e datti una prima volta da dio! >>

“Grazie, papà.”

Isshin spalancò le braccia: “Abbracciami, su!”
“COL CAVOLO!”

Riaprì la porta e la sbatté dietro di sé.

 

Il patriarca Kurosaki poteva finalmente scoppiare in lacrime!

“Kon… quello era mio figlio… Sigh! COME SONO CONTENTO PER LUI! BUAAAHH! Oggi sono un padre felice! Grazie per avermi avvertito!”

“Si figuri, grande capo, ho fatto solo il mio dovere.”

Isshin tolse il braccio dagli occhi: i segni delle lacrime erano già scomparsi, sostituiti da un cipiglio da vero tosto.

“Buona fortuna, figlio mio.”

“Su, avanti, vediamo come se la cava!”

 

Kon fece un salto con l’intenzione di aggrapparsi al pomello e tornare a spiare dal buco della serratura, ma il suo volo si concluse a mezz’aria!

“ALT!”

“EEEH?!?!”

 

Sollevò il pupazzo per un braccio e portò la sua testa tonda e imbottita davanti i suoi occhi: “Che intenzioni avresti tu?”

“Di fare quello che stavamo facendo poco fa!”
Ma l’altro gli rise in faccia: “Ormai non abbiamo più motivo per essere qui.”

“C-cosa?!”

“Credi sul serio che un padre lasci che il proprio figlio venga spiato mentre fa l’amore per la prima volta nella vita?”

“M-m-m-ma tu allora?!?!?”

“Io ero qui per dargli la classica pacca sulle spalle, oltre che per rammentargli di farlo con sicurezza: sono troppo giovane per fare il nonno e le mie piccole sono troppo giovani per fare le zie! Ed ora, caro mio, togliamo il disturbo.”

E così Isshin Kurosaki si avviò fischiettando per il corridoio, stringendo in mano un pupazzo alquanto irrequieto e deluso!

“Noooo! Non puoi farmi questo! Mettimi giù! Nee-san è lì dentro da sola con quell’incapace! Devo controllare non le accada niente!”
“Oh, che rottura che sei, vedrai che se la caveranno.”
“Ma io avevo il posto in prima fila! Lasciami andare, potrebbero aver ancora bisogno di me! NEE-SAAAAAAAAN!”

E intanto i due si facevano sempre più piccoli al fondo del corridoio!

 

Ichigo rientrò con in mano il profilattico, ancora nell’incarto dello stesso colore dei capelli: l’aveva scelto intonato.

“Tutto a posto?”

“Si, sono andati via.”

“E quello?”

“Un regalo d’incoraggiamento.”

“I gigai non restano incinti.” spiegò Rukia, nascosta dietro il lenzuolo.

La mutandina era già lì a terra, vicino i piedi di lui.

“Mah, si vede che non lo sapeva…”
Ma anche sapendolo, era certo che glielo avrebbe dato lo stesso: figurarsi se suo padre si lasciava sfuggire un simile importantissimo mento padre-figlio!

Ci sarebbe stato da stupirsi se, avendolo sotto lo stesso tetto, non si fosse fatto vedere!

Nonostante l’imprevisto, il ragazzo era visibilmente di ottimo umore.

Rukia era lì che lo aspettava, e rideva anche lei.

 

Senza alcuna paura si fece avanti, e la sua lunghissima attesa ebbe termine.

 

 

 

Che carini! E che grand’uomo che è Isshin! U__U

A questo punto qualcuno di voi starà pensando: ma come, si interrompe così sul più bello? Risposta: si.

E non contate sul fatto di aspettare il prossimo capitolo, perché benché la calda notte di Rukia e Ichigo abbia ancora moooolto da raccontare… semplicemente non lo farò! XD

Questa fic non è mica VM18, no? U__U

Eh, si, stavolta faccio il bastardo! XD

Scusate lettori pervertiti, ma un autore deve cercare di non rendersi sempre scontato! Del resto, se siete anche dei romanticoni e/o fan di quei grandiosi personaggi che sono Isshin Kurosaki e Kon, di sicuro non sarete rimasti del tutto delusi!

Mi piace la parte del “Cosa senti?”, sono riuscito a rendere l’idea delle loro anime che si parlano? Forse era forzata… ma il senso era quello. ^^

Aspetto molti commenti, mi raccomando! Spero di rallegrarvi un po’ viste le prestazioni della nazionale in questi mondiali africani… ^__^”

Al prossimo capitolo con la fine di questa fanfic! Buon proseguimento d’estate!

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 4
*** What have you... ***


Ichiruki cap 4

Ehilà a tutti da NaruXHina!
Spero mi abbiate perdonato il tiro mancino dell’ultima volta! XD

Con questo rilassante e divertente epilogo si chiude ora questa breve fanfic. Non sento la solita malinconia da fine storia come le altre volte, forse perché è durata poco per affezzionarmici come le altre più lunghe, o forse sono io che non ho potuto dedicarle abbastanza passione… Chissà se avrete ancora occasione di leggere altre mie long-fic visto che manco l’estate, per colpa degli esami, è più periodo di libertà… Beh, perché no? Quando mai son stato disfattista! XD

Perciò dopo questa, continuate a seguirmi e magari consigliarmi agli amici, cari lettori!

Buona lettura, e buon proseguimento d’estate!

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Un lento risveglio colse di sorpresa Rukia, insieme a un lieve giramento di testa.

Non era però un fastidio vero e proprio, un qualcosa di negativo. Somigliava piuttosto a un inebriamento, in cui tutto intorno a te è ovattato, che ti confonde e ti coccola allo stesso tempo.

Sbatté le palpebre diverse volte. Poi provò a sollevarsi.

Vide il grande armadio dall’altra parte della stanza. Non aveva dormito lì quella sera.

Si tirò su e portò una mano alla testa: i suoi capelli erano tutti scompigliati e grassi: nonostante quell’estate non fosse ancora particolarmente calda si sudava comunque tanto.

A poco a poco quel torpore che l’abbracciava svanì e arrivò a connettere le cose insieme.

Il suo corpicino nudo sotto il lenzuolo bianco, quello di Ichigo che ancora dormiva accanto a sé, il sole che brillava dalla finestra alla sua destra, e quel senso di soddisfazione che sentiva dentro.

Nessun risveglio da un bel sogno era mai stato tanto dolce per lei.

 

Tirò su il lembo del lenzuolo, coprendosi il petto, anche se non c’era nessuno a parte lei e il bello addormentato.

Lo guardò.

Il volto era disteso, le labbra appena un po’ aperte, il respiro regolare gonfiava e sgonfiava i bei pettorali.

Una buona dormita anche per lui, pensò Rukia.

Si alzò, continuando a tirare pudicamente il lenzuolo su di sé. Ichigo non restò però scoperto: non fece che pochi passi per raggiungere la finestra e spalancarla.

Il vento la fece rabbrividire: attraversava la stoffa e pungeva sulla sua pelle.

 

La piccola shinigami non sentì però la voglia di allontanarsi e tornare a letto.

Chiuse invece gli occhi, e si concentrò.

Anche a Soul Society spirava il vento, e tante altre volte, ad esempio durante gli allenamenti, si era fermata per sentirselo addosso.

Quella volta era diverso. Era perché indossava un gigai?

Non era la prima volta, e non le era mai sembrato facesse un effetto tanto differente.

 

Quel soffio sfiorava i contorni del suo corpo, li delineava.

Sentiva il vento disegnarla, rendere percepibile e vero ciò che semplicemente si pensa o si sente dentro, come faceva lei con i suoi adorati disegni.

Eccola: la sua sagoma. Poteva sentirla mentre le diceva, insieme con quella brezza d’estivo mattino, esisti. Ci sei. Sei viva.

Viva come non lo sei mai stata.

Completa e appagata come non hai mai avuto occasione di essere.


Sorrise alla finestra, al sole e all’aria: se risvegliarsi dopo aver fatto l’amore era qualcosa di tanto bello, quasi quasi non vedeva l’ora di rifarlo, unicamente per vivere un altro silenzioso e tranquillo mattino come quello.

Finalmente a posto; nel corpo smanioso, e nell’anima che era riuscita finalmente a provare ciò che si era lasciata dietro in un esistenza carnale troppo breve.

 

<< La morte è qualcosa di parecchio debole. >> pensò la piccola dea della morte, sentendosi un po’ più alta del solito.

 

Tornò a letto, e coprendo entrambi si accoccolò accanto a lui. Al confronto Ichigo (ma non solo…) era molto più grande, e sembrava proprio una bambina stringersi forte al proprio fratello maggiore.

Quel movimento però lo fece svegliare, anche se piano e con calma.

Si girò su sé stesso e ritrovò gli occhi di Rukia che lo fissavano, vicinissimi.

“Ehilà.” gli sussurrò.

“Ehilà a te…”

Si guardarono, senza sapere che dirsi…

Fu Rukia a rompere il ghiaccio: “… Hai un bruttissimo alito, sai?”

Nel più dissacrante dei modi!

 

Ichigo: -__- “Beh, non è che il tuo sia fresco come una rosa!”

Lei la buttò sul ridere, e così fece lui.

Si distanziarono un po’: anche se il letto era a una sola piazza c’era spazio per entrambi, e comunque la stagione non offriva il clima giusto per stare “appiccicati”.

Presero a guardare il soffitto, incrociando qualche volta lo sguardo nel riportarlo giù, furtivamente.

Poi Rukia mosse leggera e silenziosa la mano sotto il lenzuolo, verso la sua, e la strinse.

“Adesso?” chiese lui.

“Adesso cosa?”

Sospirò: “Voglio dire… Adesso che lo abbiamo fatto e che sei contenta, siamo ancora amici?”

Calò il silenzio.

“Oppure significa necessariamente che ora siamo… qualcos’altro?”

“Non siamo costretti ad essere nulla che non vogliamo.” rispose subito Rukia, stringendogli più forte la mano.

“Perlomeno, io non ti ci costringo.”

La guardò. Non gli sembrava diversa. Al massimo più bella del solito, anche con quelle ciocche di capelli scompigliate sulla faccia.

Si massaggiò la testa con una mano.

“Sai una cosa?” –disse con lo sguardo per aria- “Questa mattina mi sono svegliato troppo bene per farmi domande.”

Rukia si adagiò sul fianco, poggiandosi la testa sui gomiti: “Allora rimandiamole a più tardi o a domani. Prendiamoci un po’ di tempo e poi… si vedrà.”

“Bel programma!” mormorò l’altro.

Si ridistese sulla schiena: “Ah, dimenticavo! Ichigo…”
“Si?”

“Grazie di tutto.”

“Ma figurati, scema!”

 

Rukia si adagiò sul suo petto come su di un cuscino riscaldato, e stette lì a sentire la sua mano carezzarle la schiena come fosse una gattina, mentre continuava a fissare il soffitto. Poi si sollevò, oscurandogli quel vuoto panorama in cui stava rilassandosi.

Una forza attraeva sempre di più il suo viso al suo. Magari gli avrebbe dato un altro bacio, si disse.

Un bacio così, tanto per baciare, senza che dovesse accendere nessuna miccia.

 

 

“EHI, ICHIGO!”

Certe volte udire una voce familiare è l’ultima cosa che vorresti al mondo, e che questo capiti quando la finestra è aperta ti fa già presagire il disastro.

Un kimono nero era appena svolazzato dentro la stanza, e in cima ad esso c’era un lungo codino di capelli rossi!

“Indovina un po’, mi hanno assegnato per un incarico qui in Giappone e ho pensato di…”

 

Ichigo e Rukia: O__O

Renji: O.O”

 

Era fatta: si era voltato.

Rukia, colpevole di non aver richiuso la finestra dopo il suo momento poetico, pensò che a quel punto ci volesse un bel countdown…

<< Tre… due… uno… >>

 

“AAAAAAAAAAHHH!”

“AAAAAAAAAAHHH!”

Avevano urlato anche loro due in risposta!

“ICHIGO, BASTARDO! CHE COSA HAI FATTO?!?!?!”

“E TU ALLORA?!?! QUESTA SI CHIAMA EFFRAZIONE E VIOLAZIONE DELLA PRIVACY!”
“R-Renji…” –balbettò la shinigami, badando a non fargli vedere nulla- “Se aspetti ti spiego ogni cosa!”

 

 

Figurarsi se i tentativi di Rukia di riportare la calma andavano a buon fine! Le urla si sentivano anche al piano di sotto e in cucina, dove il resto della famiglia Kurosaki stava facendo colazione.

 

“COME HAI POTUTO?!?! IO MI FIDAVO DI TE!!!”

“IO NON CENTRO! HA COMINCIATO LEI!!!”

“ERO CONSENZIENTE GIURO!!!”

 

Yuzu, la sorellina dai capelli chiari, si tolse il grembiule e si sedette anche lei davanti la sua tazza di latte freddo e biscotti.

“Ma che succede?”

Karin, la sorellina dai capelli scuri, mostrava molto poco interesse nel riversare un etto di cereali al cioccolato nella propria tazza: “Boh? Ma dovresti saperlo che questa non è una casa normale.”

 

“FALLA SOFFRIRE E IO TI VERRÒ A CERCARE!!!”
“MA DI CHE CAVOLO PARLI ADESSO?!?!?”

“RENJI, PER FAVORE!”

 

“Di che stanno parlando?” si domandò Yuzu ad alta voce.

<< Ad occhio e croce sembra un terzo incomodo piombato al momento sbagliato. >> pensò Karin masticando.

Isshin, veloce come un fulmine, la raggiunse e le diede due carezze in testa: “Oh, non stanno parlando di nulla, tesorino mio. A te basti sapere che se ti presenti a casa con un ragazzo prima dei diciotto anni lo scuoio, intesi?” disse con un dolce sorriso.

Yuzu batté le palpebre: “Eh?”

“E vale anche per te, Karin!”

“Tsk, figurati! Se avessi un ragazzo la prima cosa che farei sarebbe non presentargli mio padre.”

“CHE COOOOOOOOSA?!?!?!?”

Due torrenti di lacrime si riversarono sul pavimento a partire dagli occhioni affranti di Isshin!

“SIGH! MASAAAAAKIIIII!!!”

Stava ovviamente invocando l’altare a cui sovente si rivolgeva quando il suo cuore era in pena: la gigantografia di una foto della sua scomparsa moglie che aveva appeso in quella stessa cucina!

“OH, MASAKI! I NOSTRI STANNO CRESCENDO COSÌ IN FRETTA!!! BUAAAAAAHH! DI QUESTO PASSO MI LASCERANNO SOLO IN POCHISSIMO TEMPO! BUAAAHH!”

 

“Che padre idiota…” disse Karin mandando giù un'altra cucchiaiata di cereali e latte.

 

 

 

Ah, che bello concludere col comico: aggiusta sempre tutto! XD

Devo dire che però il top di questo epilogo non è Isshin, né Renji, bensì Karin! Voi che ne dite? Mi è sembrato di rievocare le gag della primissima puntata, quella che mi ha fatto subito appassionare a questo bell’anime!

Grazie a tutti voi che mi avete seguito e a coloro che mi han fatto notare i miei “errorini”… Sembra che alla fine Ichigo e Rukia siano riusciti, quest’ultima un po’ meno: qualcuno dice che è troppo “pervertita”. Ammetto, in quanto uomo, di non conoscere alla perfezione il pensiero femminile, ma banalizzare non era mia intenzione, e posso assicurare che ciò che volevo trasmettere era l’amore di Rukia per Ichigo e la vita nuova che, in questa come in altre occasione, le ha donato.

Spero vi sia piaciuta la scena “poetica” d’inizio epilogo, specie perché ha portato ad una degna conclusione!

Alla prossima fic, e buon proseguimento d’estate da NaruXHina!

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!


PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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