Real Illusions di La Fleur (/viewuser.php?uid=55364)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 3: *** ... Delitto e Castigo ***
Capitolo 4: *** I Tre Desideri ***
Capitolo 5: *** L'Illusione della mia vita ***
Capitolo 6: *** Siediti e Medita ***
Capitolo 7: *** Fuori uno! ***
Capitolo 8: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 9: *** In casa ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni a cena! ***
Capitolo 11: *** Definendo i ruoli di casa ***
Capitolo 12: *** Inconsapevole ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Era un bel
giorno di piogge battenti, quello in cui
Allysia venne al mondo. Nel momento in cui sua madre diede l'ultima
spinta e si
arrese al primo vagito irrefrenabile e colmo di vita, tutti compresero
l'importanza della nascita cui avevano assistito: primo,
perchè Allysia era una
bambina di inimitabile bellezza, con i capelli già neri e
lunghi fin nel grembo
materno, gli occhi verdi come smeraldi e cangianti come le maree e la
pelle
bianca e lucida;
secondo, perché nel momento in cui l'ostetrica le
tagliò il cordone ombelicale,
la stanza si riempì dei più strani bagliori e
ricreò il chiaro-scuro che
Allysia doveva aver fissato nel grembo materno, e si sentirono tutti
cullati
dallo stesso sciabordare tranquillo e dallo stesso senso di quiescenza,
decretando così l'abilità magica di Allysia,
l'Illusione, cioè la più elaborata
e potente forma di magia, nonché, si sarebbero resi conto
ben presto, la meno
controllabile;
terzo, perchè nell'esatto istante in cui
l'Abilità di Allysia venne rivelata,
un delizioso animale graffiò contro la finestra, emettendo
un verso impaziente:
era il "famiglio" di Allysia, l'animale guida che determina il potere
dei Maghi e delle Streghe, e il loro catalizzatore di potenza, e, dal
momento
che sono i Maghi per lo più a doverlo cercare, il fatto che
fosse stato lui a
presentarsi già alla nascita della bambina era un evento
più che straordinario,
ed emozionante.
Così, il giorno in cui Allysia McNamara giunse a rallegrare
la vita di tutta la
sua famiglia venne ricordato per anni come la nascita più
prolifica di gioie e
grandezza, e nessuno potè dimenticarla, perchè fu
anche il giorno in cui molte
delle concezioni magiche crollarono, per far posto alla nuova vita che
richiedeva il mondo stesso.
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Capitolo 2 *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 1: Orgoglio e pregiudizio
<< Un
Guaritore!>> gridò sprezzante Lord
Churchill, fendendo l'aria con un dito aguzzo.
<< Ma...>> cercò di obiettare
Allysia, subito interrotta.
<< Un Guaritore ha osato toccare le vostre mani, ha osato
porre i suoi
occhi nei vostri, ha osato confondervi con i suoi
olezzi...>> Lord
Churchill continuava imperterrito la sua arringa.
<< No, lui...>> tentò di nuovo,
ma di nuovo il dito appuntito e
abituato al comando scattò verso il suo naso.
<< Un Guaritore, la feccia...>>
Sconvolta, Allysia scattò in avanti, quasi oltrepassando la
materia trasparente
e fredda dell'ectoplasma del suo interlocutore:<< Lord
Churchill, Salem
non è feccia! E' mio amico!>>
gridò, arrabbiata.
<< Amico?! Amico?! A tal punto vi ha
confuso quel viscido essere
senza vergogna...>> ricominciò il fantasma
preso dalla sua smania di
onore e desiderio di vendetta.
<< Adesso basta!- gli gridò
contro Allysia, fuori di sé dalla
rabbia -Salem Finnegan è uno dei miei migliori amici,
secondo solo alla sua...-
si interruppe di scatto e portò le mani alla bocca. No,
quello non le doveva
mai sfuggire dalle labbra, sarebbe stata la fine!- Smettetela, Lord
Churchill,
io non posso sentirvi parlare così dei miei
amici...>> concluse chiudendo
gli splendidi occhi verdi, che erano di un'intensa tonalità
color menta per lo
sdegno e la tristezza. Con uno schioccare dell'indice e del pollice
trasformò
il cofanetto che ospitava il Fantasma in una cassaforte insonorizzata,
e quella
si chiuse con un tonfo.
<< Amici!- la voce possente, e oltremodo arrabbiata, di
suo padre,
risuonò in quel momento nella stanza. Subito la figura alta
e scura oltrepassò
la porta che lei aveva chiuso a chiave come se neanche ci fosse: avere
un padre
con l'Abilità della Smaterializzazione era un vero incubo
per il suo desiderio
di privacy.
Ma sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e lo accolse con le spalle
dritte.
Riaprì i grandi occhi verdi per fissare quelli di suo padre,
identici ai suoi.-
Quelli che tu chiami amici non sono altro che la
peggiore gentaglia di
questa contea! Un Guaritore!- lo
pronunciò come l'insulto peggiore che
si potesse fare a un Mago. Lo era, in effetti.- Ti sei fatta trovare
mano nella
mano con un Guaritore, Salem Finnegan, il disonore della sua stessa
famiglia,
un rinnegato!>>
<< Ma padre!- obiettò, per nulla spaventata,
urlando come lui- Non mi stava
tenendo una mano, mi stava Guarendo! Salendo sull'albero sono scivolata
e mi
sono graffiata e lui mi stava aiutando a...>>
<< Un albero!- ruggì il Mago- La Casa della
Vergogna!>>
<< La Casa delle Due Insegne!- gridò Allysia,
stringendo i pugni così forte
che le dita le sbiancarono- Non ti permetto di parlarne male,
è un posto
fantastico... E'...>>
<< Taci, svergognata!- l'urlo
risuonò talmente forte che per una
frazione di secondo parve echeggiare nella stanza- Quella è
una stamberga, dove
aleggia solo il vizio!>>
<< Non è vero! Lì abita la mia
amica Ylana, lei è...>>
<< Una Mezzelfa! Ah! Ylana Methensay, anche lei
è una tua amica?
Ho generato un groppo di serpenti, non una figlia! Mia figlia, una
McNamara,
figlia di una delle più fiorenti e ricche Case della Scozia!
Si circonda di
Guaritori e Mezzelfe, e non si sa quale delle due razze sia peggiore!
Mia
figlia, con un traditore del suo sangue e un Ibrido! Chi altro si
aggiunge?
Chi? Da chi ti recavi, Allysia?>>
Allysia strinse le labbra:<< Paqui Johannes, padre. Avete
qualcosa da
dire anche su di lui? O su Sveva Lockin', della potente Casa dei
Lockin' di
Grindhara? E' questo che volete sentirvi dire? Volete che vi sciorini i
Titoli
delle loro Case, che mi imbrogli la bocca con tutti i meriti e gli
onori cui
nessuno di loro da peso? Nessuno di loro mi si è presentato
con le Insegne
della Casa, padre! Sono miei amici perchè se lo meritano,
non per il nome che
portano, e che non hanno scelto! Come io non ho scelto il
mio!>>
L'ultima frase coincise con il ceffone che suo padre le
mollò sulla guancia,
con tanta improvvisa violenza da farle girare il capo.
Sentì lo schiocco, subito il bruciore, poi le lacrime agli
occhi. Ma ritornò a
fissare suo padre dritto in faccia, con orgoglio.
<< Tu...! Tu insulti il tuo nome in
favore di quello dei tuoi
amici? Come posso credere a quello che mi dici? Sveva Lockin' e Paqui
Johannes
non si farebbero mai trovare con due Immondi!>>
<< Potete non credermi se volete. Potete picchiarmi...-
la voce le vibrò
di scherno- Ma quando capirete che voi non potete cambiarmi?>>
Il mago le lanciò un'occhiata rabbiosa, poi impotente.
Uscì dalla stanza
attraversando la parte, e Allysia non potè scorgere il
rispetto che brillava
negli occhi di suo padre mentre si allontanava da lei, portando con
sé il
cofanetto Illuso che imprigionava il Fantasma.
Rimasta sola, si passò la mano sulla guancia, arrabbiata, e
andò a sedersi
sulla sponda del suo letto: il baldacchino era stato proprio Ylana a
ricamarglielo con le sue mani leggiadre: la Mezzelfa portava in dote al
suo
sangue il gusto per la Bellezza e l'Armonia che le veniva
dall'Elfità materna,
e l'Abilità nell'usarlo che aveva ereditato dal padre Mago,
un Riparatore.
Sospirò, sollevata almeno di non aver tradito il segreto
della sua migliore
amica: la Casa delle Due Insegne era la Casa di Ylana, e l'unico posto
in cui
nessun Mago rispettabile si sarebbe mai recato, in quanto risultante
dall'unione di due Razze, il Mago e l'Elfa. E proprio lì
Sveva e Salem si erano
dati convegno, sfruttando le sue Illusioni per arrivarci senza essere
visti.
Aveva già accompagnato Sveva dentro, ed era a
metà della scala che aveva creato
quando si era graffiata: si era deconcentrata e la scala si era
dissolta: solo
grazie alla Levitazione, l'abilità di Paqui, che li
aspettava in alto con Ylana
e Sveva, non si erano sfracellati al suolo. E Salem aveva voluto
curarla prima
di ritentare. Erano stati colti in quel momento alla sprovvista dalle
guardie
che circondavano la Casa, e lei era stata riportata alla Casa dei
McNamara con
la forza. Chissà che sorte era toccata a Salem, e se gli
altri erano riusciti a
scappare...
Allysia!
La ragazza si guardò intorno, all'erta.
Allysia! Prendi l'Ematite! Così potrai vedermi!
Allysia corse al suo scrigno di pietre preziose e semipreziose:
l'Ematite era
utilissima per raggiungere gli stati di trance. Raccolse il minerale e
tornò al
suo letto. Si concentrò, gli occhi chiusi:
visualizzò Sveva, gli occhi grigi
accesi di ansia.
L'abilità di Sveva era la Legilimansia, una delle
abilità più agognate dai
Maghi per i loro figli. E Sveva era addirittura una primogenita,
destinata a
raccogliere le Insegne della famiglia. Questo accendeva di Onore i suoi
familiari. Ma lei avrebbe preferito un'abilità mediocre e la
libertà di amare
Salem, Allysia lo sapeva.
Mi dispiace, amica mia... Ti hanno scoperto... Ti puniranno?
<< Non lo so.- disse a voce alta Allysia, nel silenzio
della sua stanza.
Sapeva che Sveva poteva sentirla.- Credo che lo faranno. Mi spiace solo
di non
averti potuto aiutare...>>
Oh, no! Non devi preoccuparti per me adesso! Io e Salem ce la
faremo,
vedrai! Ma tu, non provocare tuo Padre, tuo Zio! Non vogliamo che ti
succeda
niente di male...
Allysia scosse la testa, cercando di rassicurare Sveva:<<
Non temere,
amica mia! Avrò Famiglio con me, non permetterà
che mi accada nulla! Ma ora
devo scendere di sotto. Sono quasi le 18:00 e la Riunione di Famiglia
inizierà
a minuti! Decideranno la mia punizione tutti insieme, anche Lord
Churchill è
stato convocato dal suo Cofanetto! Addirittura il Fantasma di Famiglia,
da non
crederci!>>
Hanno riunito l'intera Casa? Oh, perdonami, Allysia, perdonami!
<< Non ho niente da perdonarti, scioccherella!- la
rimproverò con affetto-
Lo rifarei cento volte ancora, e poi altre cento! Sono orgogliosa di te
e di
lui, e del vostro Amore! Adesso vado. Ma tu ascolta pure, se vuoi. Non
riusciranno a piegarmi!>>
Conservò l'Ematite e corse alla porta. Ridisegnò
la serratura, che aveva chiuso
con un'Illusione, e spalancò il battente, sbattendolo senza
troppo riguardo,
con una smorfietta. Con un respiro profondo avanzò verso il
salone e sedette al
suo posto, il quinto in successione, a sinistra: il capotavola sarebbe
stato
occupato da suo Zio, l'attuale Capofamiglia, e alla sua destra sarebbe
stato
lasciato un posto vuoto, per il Figlio lontano. Seguiva, terzo, suo
Padre, il
Conafetto del Fantasma, e una sfilza di parenti più lontani
e meno importanti.
A sinistra, invece, le Donne della Famiglia: La Moglie dello Zio, Zia
Cassandra, la piccola Suze di appena 7 anni, sua Madre e lei. Dopo, una
sfilza
di insignificanti cugine, pari agli uomini dell'altro lato del tavolo.
Sbuffando tra sè per l’assurda, assoluta
rigidità delle postazioni al Tavolo
della Famiglia, sedette composta e tenne le mani in grembo, decisa a
non
lasciarsi scalfire, qualunque fosse stata la sua punizione.
Accolse con sollevo il lieve peso di Famiglio, il suo Animale Guida, un
piccolo
Japanese Bobtail, arrivato da lontanissimo il giorno della sua nascita.
Un
gatto di quella razza normalmente viveva circa tredici anni, ma i
Famigli,
essendo Animali Guida Specifici, vivevano per tutta la vita del Mago o
della
Strega che catalizzavano, dunque il suo gatto aveva ben sane speranze
di
sopravvivere, se avessero superato l'ennesima Riunione di Famiglia! Il
lieve
miagolio la fece quasi sorridere:<< Sì, so che
tu sei daccordo con
me...>> gli sussurrò, stringendolo in grembo e
facendo spuntare la sua
testolina per fargli vedere la Famiglia riunita, e non solo i piedi di
tutti.
Famiglio poteva sembrare un animale innocuo e vivace, ma era dotato di
una potenza
immensa, e di un grande spirito di adattamento, come lei, come le sue
Illusioni. Ed era un ottimo Catalizzatore, se lo avesse tenuto con
sè quel
pomeriggio non sarebbe caduta. Lo nascose di nuovo sotto il tavolo: lo
Zio si
era seduto.
La Riunione prendeva luogo.
Spazio Lettori (e Autrice):
Grazie grazie grazie per le recensioni! Solo per il prologo, non me ne aspettavo addirittura tre!
E' il primo racconto che posto su EFP e mi piacerebbe che avesse successo, specie perchè mi sono divertita a scriverlo e mi sono affezionata a tutti i personaggi, spero che accadrà anche ai lettori/alle lettrici!
Spero anche, nel caso non vi piacesse o convincesse qualcosa nella storia o nel modo in cui è scritta, di avere le vostre critiche e i vostri consigli (del resto anche i miei personaggi fanno un po' quel che gli pare, io metto la penna e loro la muovono!)
Vi cito perchè siete state le mie prime commentatrici:
DarkViolet92, cupidinaforever e Loda: grazie!
Un grazie speciale a DarkViolet92, per avermi messo tra i preferiti! |
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Capitolo 3 *** ... Delitto e Castigo ***
Allysia
continuò ad ascoltare, sentendosi sempre
più annoiata: quasi sperava che arrivassero presto alla sua
punizione, anche
solo per sentirsi dire qualcosa di interessante! Trattenne uno
sbadiglio,
rendendosi conto che non sarebbe riuscita a Illudere tanti Maghi
contemporaneamente.
Lanciò un'occhiata assassina a Suze, che cercava di
afferrare la minuscola coda
mozza di Famiglio: che cuginetta pestifera! Mosse un dito lungo e
dall'unghia
curata e arrotondata, e trasformò la manica del suo
vestitino in un legaccio
che la forzò alla sedia, la imbavagliò con un
Velo Illusorio e aggiunse
l'Illusione Totale, per evitare che gli altri si accorgessero di come
aveva
sistemato quella piccola vipera velenosa.
Sentendosi più allegra dopo quella piccola cattiveria, si
dispose ad ascoltare
l'ultima parte di una straziante conversazione sui dazi che i Maghi
Minori
dovevano ancora alla Casa.
<< Per cui, per il Potere conferitomi dalla Casa
McNamara, e dalla
Famiglia, io dichiaro chiusa la questione, e archiviato l'argomento del
pagamento delle Imposte al Consiglio della Segretezza e
Parità Magica, e mi
dispongo a discutere...>>
...Dell'ennesima solenne fanfaronata, concluse
Allysia respirando col
naso, e decidendosi a sciogliere i legacci di Suze, che cominciava a
diventare
cianotica.
"Se parli ti ammazzo." fece comparire allegra
davanti al suo
naso, e la bambina scacciò la scritta da davanti agli occhi
con una manata.
Sapeva che Allysia non scherzava.
<<... della punizione da dare ad Allysia, per l'ennesima
volta trovata in
un ambiente sconveniente, in una posa compromettente il nome della
Famiglia.>> aveva assunto un tono rassegnato, come se non
riuscisse a
trovare soluzione a quelle che considerava vere e proprie follie.
Allysia sorrise innocentemente, variando il colore delle iridi da verde
menta
ad azzurro cielo. Qualcuno tossicchiò imbarazzato davanti a
quell'impertinenza.
Allysia vide con la coda dell'occhio che suo Padre chinava il capo.
Forse
avrebbe avuto una punizione interessante stavolta.
<< Allysia, siediti sulla sedia che spetta a coloro che
devono subire il
Giudizio del Capofamiglia. Sai dove si trova, e come
sistemarti.>>
<< Be', potreste anche inciderci sopra il mio nome, per
quello che
serve.>>
Sorrise, mentre lo sguardo grigio dello Zio diventava plumbeo come un
cielo in
tempesta. Scostò la sedia e si alzò, lasciando
cadere delicatamente Famiglio.
Trattenne due lembi del lungo abito verde piombo nelle mani, mentre
avanzava
con innegabile grazie verso la Sedia Centrale della Sala. L'abito
assunse un
preciso stile Luigi XVI, e fece diventare i capelli prima rossi e poi
gradualmente
sempre più ingrigiti e bianchi, in una perfetta imitazione
di Maria Antonietta
di Francia in attesa della decapitazione. Sentì sua madre
emettere un gemito
soffocato.
Trattenne un sospiro e tornò di nuovo se stessa. Sedette
composta.
Non era il caso di tirare troppo la corda.
Lo Zio tratteneva a stento l'irritazione.
<< Per il potere concessomi da questa Casa, dichiaro
aperta la Questione.
Allysia, tu sei stata trovata fuori dalla Casa delle Due Insegne, mano
nella
mano con Salem Finnegan, il Guaritore. E' vero?>>
<< Sì, verissimo.>> Allysia
annuì decisa.
<< E hai saltato le lezioni pomeridiane alla scuola
privata.>>
<< Sì.>> ammise.
<< E hai rubato la Pozione Capacitante dalla dispensa
della
Balia.>>
<< Ho dovuto farlo.- cominciò Allysia- Era per
...>>
<< Rispondi solo sì o no,
Allysia.>>
Allysia strinse gli occhi:<<
Sì.>> sibilò.
<< Questo è quanto?>> chiese lo
Zio, rivolgendosi all'Annotatore
occhialuto. Quegli annuì compunto.
E scusa se è poco... Ironizzò
Allysia. L'ambiente cominciava a surriscaldarsi,
e dovette trattenersi dall'Illudere la stanza. Trasformarla nella
rappresentazione degli Inferi non avrebbe giovato molto alla sua
posizione.
<< Bene, per questi ennesimi atti di
inciviltà, indegnità e...>>
...E un'altra parola che inventerai sul momento...
<< ...Io, Capofamiglia della Casa dei McNamara, Casato di
Guerra,
Orgoglio della Stirpe dei Maghi... Dal momento che qualunque tentativo
di farti
diventare una Strega responsabile, rispettosa del suo Nome e fedele
alle
Insegne della sua Casa... Ti condanno all'esilio sul fronte
dell'Intolleranza,
in aperta Battaglia, con la speranza che la vita dura della Guerra
riesca a
temprarti meglio di quanto noi stessi abbiamo saputo fare...- un grido
sfuggì
dalle labbra di sua Madre. Allysia rivolse lo sguardo su di lei, che si
stringeva sulla bocca un fazzoletto ricamato-... Dal momento che sei
ancora
minorenne, verrai affidata alla Guida di un Mago che goda della stima
della
Famiglia... Quale migliore elemento se non mio figlio Ephram, che si
è
arruolato per migliorare le sue Abilità
Magiche?>>
Allysia trasalì. Esiliata! Quella sì che era una
punizione coi fiocchi!
Punizione doppia, visto che si sarebbe mossa sotto le direttive del perfetto
cugino Ephram, che inviava notizie eccellenti dal fronte e sembrava
essersi
integrato alla perfezione nel mondo Normale.
<<... E in più...-Oh, che altro!,
pensò Allysia aggrottando le
sopracciglia scure- La tua impertinenza verrà frenata con la
forza: ti condanno
al Taglio totale dei Capelli, in modo da frenare se non la tua
caparbietà,
almeno la tua potenza.>>
Allysia spalancò le iridi verdi e sfiorò senza
volere la chioma lunghissima che
le ornava il capo e scendeva lunga fino alle ginocchia.
Non aveva mai tagliato i capelli. Per una Strega nascere coi capelli
lunghi era
simbolo di Grande Potere e Forza. Erano rare quelle Streghe. E lei era
una di
loro. Tagliare i capelli avrebbe significato, di fatto, dimezzare la
sua forza,
mandarla sul fronte senza quasi difese... Inerme...
<< Vedo che finalmente qualcosa riesce a colpirti,
Allysia. Le nostre
parole, le nostre punizioni ti sono sempre scivolate addosso come la
pioggia,
ma adesso ascolti. Temi?>>
Il tono dello Zio si era fatto ironico, e cedette all'impulso violento
di
reagire, anche solo per fargli un dispetto.
<< Che ho da temere, quando sarò protetta dal
più desiderabile tra
i membri della Famiglia, sul Fronte su cui mi mandate ad affrontare il
Mondo?>> rispose, fingendo un tono soave.
Vide suo padre alzare lo sguardo per la prima volta verso di lei. Lo
fissò
negli occhi. Con sorpresa, lo vide annuire, mentre lo Zio si irritava
ulteriormente e il suo tono di faceva più cattivo, molesto.
Che persona odiosa!
<< Ovviamente, puoi esprimere tre desideri, Nipote. Che
non riguardino né
l'esilio né la lunghezza del taglio. Puoi scegliere chi ti
taglierà via la
chioma, se vuoi; chi vuoi sia presente al momento del taglio; e per
ultimo, con
chi trascorrere l'ultima sera in Scozia. Partirai tra due lune da
adesso.>>
Allysia inspirò profondamente. Ottimo!
<< Bene.- disse decisa. Ah, potete spedirmi
altrove, se volete,ma non
mi impedirete di prendermi quest'ultima soddisfazione!
Sorrise, sollevando
un mormorio in tutta la stanza- Voglio che sia Ylana Methensay a
eseguire il
Taglio!- un improvviso silenzio, poi un mormorio sconvolto.- L'Ibrido.-
precisò, per dare più enfasi al discorso,
appuntandosi mentalmente di scusarsi
con lei per averla chiamata in quel modo.- Che siano presenti al
momento
dell'Esecuzione Sveva Lockin', Paqui Johannes e i loro Casati- un
attimo di
sollievo al suo pubblico prima della sferzata finale.- E, ovviamente,
anche il
Casato dei Finnegan con il loro primogenito e rinnegato, il mio caro
amico
Salem Finnegan, il Guaritore.>>
Lo Zio tratteneva a stento l'ira, che stava cominciando ad arrochirgli
la voce:<<
E sia.>> borbottò quasi strozzandosi.
<< Bene, visto che la mia punizione è stata
decisa, io vado.>>
disse decisa, alzandosi dalla sedia centrale.
Non aveva più la pazienza di attenersi a quegli stupidi
protocolli, e visto che
la stavano ufficialmente cacciando di casa, non ne aveva più
neanche l'obbligo.
Si diresse velocemente alla porta, seguita a ruota da Famiglio, la
spalancò e
se la chiuse alle spalle. Corse veloce in camera sua e si
gettò sul letto
chiudendo gli occhi.
Era finita.
Grazie lucyette,
DarkViolet92 e anche BlueSmoke!
Scusate se è passato troppo tempo dall'ultimo post, ma
l'ultimo esame è stato fonte di grandi turbe mentali, che ho
dovuto limitare anche ricorrendo a mezzi drastici , tipo evitare anche
solo di PENSARE si pubblicare qualcosina!
Bluesmoke, ci credi se ti dico che questo è il primo vero e
proprio fantasy che scrivo? E che del Signore degli Anelli
non ho mai neanche visto la copertina? Per cui ti stai
muovendo negli anfratti della mia mente bizzarra... hai ragione a
sentirti persa!^^ Grazie per i complimenti, scrivere
è la mia seconda o terza carriera (quella che dovrebbe
sfamarmi è medicina veterinaria, leggere e scrivere sono tra
i motivi per cui dovrei sopravvivere!) Per quanto riguarda lo stile
epico, dura poco... Tra un po' conosceremo i Normali e lo stile si
abbasserà fino a diventare quasi colloquiale. Sono
più in ansia io di voi, perchè già li
conosco e ... be'... vedrete!
Vi abbraccio tutte,
Fleur.
|
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Capitolo 4 *** I Tre Desideri ***
Due
ore dopo che lei aveva abbandonato la sala
della Riunione, sentì una fredda presenza accanto a
sè. Considerando che suo
padre era un essere a sangue caldo, e che Famiglio aveva cominciato a
miagolare
giocoso, poteva trattarsi solo di...
<< Non dormo, Lord Churchill. Parlate pure, se lo
desiderate.>>
Spalancò i grandi occhi verdi, stupita di sentirsi le ciglia
umide quando si
passò una mano sul viso. Con un piccolo sospiro si
drizzò sul letto e sedette composta.
Lord Churchill aveva abbandonato il suo Cofanetto per venirla a cercare.
<< Colgo l'occasione per scusarmi per il mio scherzetto
di qualche ora
fa, Milord. Ma sono fedele ai miei amici. Non tollero che si parli male
di
loro.>>
Lo fissò, chiedendosi se avrebbe accettato quelle scuse
inappropriate.
Il Fantasma di Casa annuì: << Sono io a
dovermi scusare con voi,
Signorina. Ma quando ho giurato fedeltà alla vostra Casa,
non credevo davvero
che mi sarei mai trovato in una simile situazione. Siete una Strega
unica.>>
Allysia scoppiò a ridere:<< Lo prendo come un
complimento!>>
<< Certamente. Ma io... Sento il bisogno di chiedervi...-
l'intensità
dello sguardo del Fantasma lo rese meno trasparente, più
visibile. Famiglio
saltò attraverso una delle sue gambe e scosse il capo appena
toccò il
pavimento, per distogliersi dal senso di gelo .- Voi avete chiesto di
passare
la vostra ultima sera qui... non con la vostra Famiglia, ma con i
vostri amici.
Perchè? Era solo un ultimo sgarbo che volevate fare davanti
alla Famiglia
Riunita? Sento... Che devo saperlo. Mi avete ricordato quando era
giovane... e
in vita.>>
Allysia lo soppesò. Poi prese in braccio Famiglio e lo
indicò al
Fantasma:<< Vedete questo piccolo essere,
Milord?-grattò il gattino
dietro un orecchio, e quello festante prese a ronfare, facendo spuntare
un
piccolo sorriso sul viso di Allysia, concentrata- Mi sta sempre vicino.
Può
sembrare che sia io a prendermi cura di lui... Ma voi conoscete
l'importanza
dei Famigli nel Mondo Speciale: sono i più potenti
Catalizzatori Magici
esistenti, sono tutto tranne gli esseri indifesi che sembrano... In
realtà è
lui a darmi la Forza e la Speranza necessari ad andare avanti. La mia
vita
garantisce la sua, questo è vero... Ma quante
possibilità avrei io di sopravvivere
senza la sua guida? Riuscite a seguirmi, Milord?>>
Il Fantasma sembrò dubbioso:<< Con i secoli ho
imparato ad accettare la
relazione profonda che esiste tra i Famigli e i Maghi... Ma
comprenderla...>> scosse il capo afflitto.
<< Quello che sto cercando di spiegarvi è che
l'unico modo in cui il Mago
trova e salva il Famiglio è asservendosi ad esso, donandogli
fiducia. Laddove
non c'è fiducia un Famiglio e un Mago non riusciranno ad
aiutarsi, e periranno
entrambi. Ma questo - di nuovo fissò il Fantasma -
è un discorso che può essere
applicato a innumerevoli situazioni. Voi credete, come tutti
là fuori, che io
voglia solo dispiacere alla Famiglia. Non è così.
Ho rivolto innumerevoli
quesiti alla mia famiglia, e l'unica risposta che mi è
giunta è stata il silenzio, un silenzio di tomba. E mi
è stato ordinato di non chiedere. - aggrottò le
sopracciglia
scure e assunse un'espressione orgogliosa, altera. - Cosa avrei potuto
fare se
non rivolgere altrove quelle domande? Le persone che hanno avuto il
coraggio,
come me, di porsi dei quesiti, di darsi delle risposte che in seno alla
Famiglia non trovavano, quelli sono i miei amici. C'è
fiducia e onestà tra noi.
Se usiamo i nostri poteri per aiutarci siamo perfetti, invincibili.
Separati
l'equilibrio si spezza, e noi possiamo soccombere. –
inspirò - So perfettamente
che non sarò l'unica a disagio per il mio esilio: i miei
amici si sentiranno
soli quanto me. Per questo ho chiesto che fosse Ylana a tagliarmi i
capelli:
chi esegue il Taglio ha il diritto di fare ciò che desidera
della chioma
stessa. Conosco le sue parole ancora prima che lei le dica: mi
restituirà i
capelli, perchè io possa servirmene sul Fronte. Ma io li
distribuirò in parti
eguali ai miei amici, perchè non debbano sentire la mancanza
del mio Potere in
mezzo a loro, e possano continuare a vivere come noi cinque insieme
abbiamo
vissuto finora. In questa casa sono sempre stata un'ospite. Un'ospite
amata,
per carità, lo so. Ma pur sempre di passaggio, per cui era
destino che prima o
poi io dovessi allontanarmi. Certo non credevo che sarebbe stato
così
definitivo e drammatico, ma... Ho deciso. Passerò l'ultima
sera con la Famiglia
che mi sono scelta e costruita da sola. Mia Madre, mio Padre... Loro mi
accompagneranno lì. Non è
sufficiente?>>
<<
Somigli sempre di più a tuo Padre, bambina
mia...>>
<< Mamma!- esclamò Allysia saltando dal letto-
Come hai fatto a
entrare?>>
Il fantasma svanì silenziosamente. Sapeva di non dover
intralciare le
conversazioni di Famiglia. Né lei né sua Madre lo
trattennero.
<< Tuo Padre mi ha accompagnato, ma è rimasto
fuori. Non vuole vederti
fino al momento del...>> accennò ai suoi
capelli.
Allysia annuì:<< So che è una cosa
terribile, che il cambiamento più che
estetico è psichico... Ma sono disposta ad accettare. E poi,
chissà, magari un
taglio corto mi donerà!>> sorrise leggermente,
mentre sua madre avanzava
scuotendo il capo.
<< Non scherzare, so che sei preoccupata. -
sospirò- Ma ho sentito il tuo
discorso poco fa... Sei una vera McNamara, io lo so.>>
Allysia si esibì in una mezza smorfia:<<
Irresponsabile, incivile e
irrispettosa... Il Capofamiglia mi ha definito così. Sono
incapace di
arrendermi a queste convenzioni, questo è chiaro. Ma quello
che per voi è un
difetto, per me è un pregio.--un'altra smorfia - Va
benissimo così.>>
<<
Spiegami nel dettaglio cosa succederà negli ultimi giorni
della mia
permanenza qui, Madre. Tu dovresti saperlo, dico bene?>>
La Madre di Allysia aveva la Divinazione come Abilità, e
riusciva a fare
oracoli con tutto quello che trovava. Alle volte però erano
così ingarbugliati
che neanche lei stessa riusciva a interpretarli. Allysia si metteva
sempre a
ridere, a quelle stranezze. E sua Madre era la persona con cui si
sentiva più a
suo agio, in casa, anche se finivano col parlare pochissimo: c'erano
cose che
neanche sua Madre voleva sentirsi dire, e c'erano cose che Allysia non
le
avrebbe mai detto. Ma, anche nel silenzio, riuscivano a sentirsi
perfettamente
a proprio agio insieme. Come se non fossero Madre e Figlia, ma
piuttosto
Sorelle. Convivevano insieme in quell'ambiente senza che nessuna avesse
da
ridire sul comportamento dell'altra, senza che nessuna ostacolasse
l'altra,
Allysia perchè sapeva di non averne il diritto, e la Madre
per lo stesso esatto
motivo: sapeva
che Allysia aveva un destino che doveva essere scritto, e
consumato, e spingeva la Figlia in quella direzione senza opporsi... La
notizia
di quelle punizioni l'aveva addolorata, ma aveva cercato di arginare il
dolore
e rassicurare Allysia, che, nonostante l'aria sicura di sè
che ostentava,
doveva essere molto spaventata da quel cambiamento radicale in lei e
attorno a
lei.
<< Sì, io lo so. - trasse un respiro profondo-
Tuo Zio e tua Zia
stanno avvertendo Ephram
McNamara, che si trova sulla costa orientale del Lago Erie, nella
Contea di
Eire, stato federato di New York, negli Stati Uniti D'America, il Nuovo
Mondo.
E' lì che si trova il Fronte dell'Intolleranza.
Lì tuo Cugino frequenta la
Buffalo State College, una università piuttosto quotata. Tuo
Zio lo ha inviato
lì anni fa, perchè la sua formazione fosse
completa e potesse un giorno
trovarsi preparato per prendere il posto che gli spetta in seno alla
Famiglia,
quando non sarà più in grado di comandare, o
quando penserà che suo Figlio abbia
l'età giusta.-- la donna, da cui Allysia aveva ereditato una
certa dolcezza nei
tratti e la delicatezza delle forme, alzò gli occhi al
cielo- Ma per il
momento, ciò che devi sapere di tuo Cugino che è
tra due notti tu dormirai in
casa sua, e che veglierà su di te come suo Padre gli ordina.
Poi lo Zio dovrà
ingoiare un bel rospo e avvertire la tua amica Ylana e gli altri tuoi
amici,
nonchè le loro Famiglie, della tua punizione, ma a questo
credo provvederà
Sveva Lockin', giusto?>>
Allysia annuì con un sorriso. Sveva era da qualche parte
nella sua testa e
sentiva ogni parola che sua Madre proferiva.
<< Bene, farò finta di non saperlo.- le
lanciò un sorriso complice e
proseguì.- Tu ne starai fuori. Cenerai e andrai a dormire
col tuo Famiglio.- il
gattino saltò sul letto e si raggomitolò,
facendole sorridere entrambe.- Domani
mattina, io e alcune Ninfali ti prepareremo alla Cerimonia del Taglio
con
alcuni Riti che non è necessario che tu conosca. Digiunerai.
Nel pomeriggio si
terrà la Cerimonia, e Ylana dovrà...- la donna
chiuse gli occhi, e Allysia
chinò il capo .- Sarà parecchio doloroso, Figlia
mia, è bene che tu lo sappia.
Potresti perdere conoscenza e potresti non ricordare molte cose, dopo
che ti
verranno tagliati via i capelli.-- le sorrise rassicurante-- Ma le cose
importanti te le ricorderai, non preoccuparti.>>
La donna annuì convinta, poi
proseguì:<< La
Totalità del Taglio è soggettiva. Ma conoscendo
tuo Zio, partiamo un po'
svantaggiate. Secondo le mie divinazioni...- le sfiorò il
collo liscio e
candido pochi centimetri al di sotto del lobo dell'orecchio privo di
buchi. -
Approssimativamente a quest'altezza. Spero chela tua amica faccia
uscire fuori
una bella acconciatura.>> scherzò.
Allysia sorrise debolmente, ma si sforzò di annuire. Non
sapeva come avrebbe
fatto a rinunciare a una tale fetta dei suoi Poteri, non sapeva come
sarebbe
sopravvissuta. A scuola aveva letto di Streghe che erano impazzite o
erano
morte in seguito a quella punizione. Un moto d'orgoglio le fece
rialzare le
spalle esili. Non lei!
<< Brava, stai dritta. Non pensarci troppo adesso,
bambina mia.- sorrise
sua Madre.- Pensa alla sera che passerai dopo la Punizione, con i tuoi
amici.
Sento che sarà una bellissima notte per te. E infine-
sospirò sua Madre, e per
la prima volta Allysia avvertì una certa tristezza in lei-
Partirai per New
York, e ti trasferirai dal giovane Ephram. Ha all'incirca 21 anni. E'
un bravo
Mago, e anche molto abile, se non si è mai lasciato scoprire
in tutti questi
anni. La sua Abilità è la Confusione, tienilo a
mente.>>
<< E' un'Abilità di Guerra,
giusto?>> chiese Allysia, sforzandosi
di ricordare quello che le avevano insegnato a scuola, anni prima.
Certi insegnamenti erano da scuole elementari, per le streghe
altolocate come lei.
<< Sì, tra le più potenti. Non
temere. E' lì per aiutarti, non per
scontrarsi con te.>>
<< Mh.- bofonchiò la ragazza.- Dimmi qualcosa
di più.>>
<< Ti parlerò della vita là... Ti
farai chiamare Ally, è un bel diminutivo,
non trovi?>>
La ragazza si strinse nelle spalle.
<< Lì la gente tiene rapporti molto
più informali che qui da noi in seno
alla Famiglia...>>
Allysia si distese sul letto, ascoltando la madre.
In seguito riuscì a ricordare solo pochi spezzoni
delle ultime notti nel Casato. Era così presa da quel
cambiamento che non
prestò molta attenzione a ciò che le accadeva
intorno. Solo pochi eventi la
colpirono più di altri, ma non la scossero troppo.
Tutto si svolse nell'ordine che sua Madre le aveva elencato.
Allysia si guardava allo specchio nel dopopranzo piovoso di Scozia.
Le Ninfali l'avevano lavata e pettinata, sua Madre l'aveva vestita con
un lungo
abito di seta color fumo: lo strascico del vestito copriva addirittura
qualche
metro. Lo fissò come un istante perfetto della sua vita: il
suo corpo sembrava
liquido. Ultimi istanti di percezione.
<< Milord, cosa fate qui?>> chiese con
calma. Non aveva pranzato. Le avevano spiegato che aumentava il dolore.
<< Mi è stato ordinato di raccogliere le
Vostre Volontà prima della
cerimonia. Vi è consentito usare i vostri Poteri per
un'ultima volta.>>
sussurrò con deferenza Lord Churchill.
<< Ah... Va bene.>>
Scivolò via quel momento, e non ne rimase traccia nel suo
cuore.
<< Ti daranno quello che ti meriti!>>
gridò Suze.
<< Sparisci, Suze .- le rispose tranquilla--Vai a
giocare.>>
<< Ti taglieranno i capelli, e diventerai
brutta!>> la bambina le
fece una linguaccia, e corse via.
<< Piccolo mostro.>> borbottò
Allysia, scuotendo il capo.
Un altro istante prezioso. Ma senza importanza.
Allysia sedette al centro del grande Salone, i
capelli neri e lucenti tirati indietro, gli occhi spalancati.
Osservò Sveva Lockin', i capelli ricci e rossi come il
fuoco, gli occhi grigi
gentili, la pelle trasparente punteggiata di lentiggini. La sua
Migliore Amica
e la sua Famiglia numerosa.
Paqui Johannes, capelli e pelle più scuri, gli occhi dorati
scintillanti di
rabbia impotente, con accanto la sua Famiglia, di cui non si
è mai sentito veramente parte. Anche
lui punito spesso, come lei. Come un
fratello...
La Famiglia Finnegan indietro, Salem il Rinnegato avanti, distante da
loro, i
capelli candidi che saranno più lunghi dei suoi, dopo la
Punizione. I suoi
occhi castani a fissarla come
se si
sentisse colpevole di ciò per cui la stanno punendo. E' colpevole. Ma Allysia non gli
rimprovererebbe mai una cosa del
genere. Salem ha sempre portato sulle sue spalle il peso più
gravoso. Sarà
sempre fiera della diversità per cui la Famiglia Finnegan ha
rinnegato il
Primogenito.
Ylana, bellissima come sempre, i capelli d'oro e gli occhi color
lapislazzulo
allungati, da Elfa. Dietro di lei solo i suoi Genitori, entrambi
abbandonati
dalle loro Stirpi.
La Mezzelfa la raggiunse e le si accostò.
<< La tua Famiglia è dietro di te. Ti
guardano. Allysia...- lo sguardo
spaventato quanto il suo.- Non voglio essere io a farlo.>>
<< Tocca a te. - un piccolo sorriso forzatamente
scherzoso- Dovevo
chiederlo per forza alla mia estetista di fiducia... Non avrei messo i
miei
capelli in mano a nessuno che non fossi tu!>>
Una risata singhiozzante, l'abbraccio stretto. Il mormorio per quel
gesto sincero, vero,
tra un'Ibrido e una ribelle indegna del suo nome.
Scivola via ogni percezione, ogni pensiero. Ogni sentimento.
<< Ecco le Forbici d'Oro.>>
Lo Zio le consegna a Ylana, facendo attenzione a non toccarla.
Ylana le studia, incurante di tutto tranne che delle Forbici e di
Allysia, più
distante. Si accosta alle spalle dell’ amica, con la mano
tremante mentre
impugna la prima ciocca corvina. Un sospiro trattenuto, poi rilasciato.
Ylana
ha gli occhi pieni di lacrime.
Allysia chiude i suoi.
Inizia.
E' come se le tagliassero via la Vita stessa, mentre inizia a urlare.
Il Fuoco
dentro il petto, la Distruzione che smantella ogni parte di lei.
Ylana trema in maniera incontrollata, mentre il vestito di fumo liquido
immobilizza la Strega Punita, bloccandola in balia delle Forbici.
Altre urla. Allysia vuole solo morire. Lo urla, urla che le conficchino
le
Forbici d'Oro in gola, nel petto. Cerca di divincolarsi, mentre ciocca
su
ciocca i suoi capelli si depositano sul pavimento.
Non serve a niente.
Durò
tre ore, tre ore di agonia.
Ylana singhiozzò senza controllo, quando le caddero di mano
le Forbici d'Oro,
Incantate. Nessuna Magia avrebbe più potuto restituire
quella chioma perfetta, dopo
che lei aveva appena stroncato ogni Abilità Magica nella
più forte delle sue
amiche. Avvertì le
mani sporche, brutte.
Cadde in ginocchio. Era sporca, un'Ibrido, un mostro della peggiore
specie. Colpevole. Sola.
Il
Fantasma espose le volontà di Allysia davanti a
tutti.
Le aveva scritte con tutta l'ironia di cui era capace poche ore prima.
Lo scarto che si avvertiva tra quelle righe vivaci e la sua sagoma
immota sulla
sedia al centro della sala fu penoso anche per i più duri e
severi. Quasi
nessuno riuscì a guardarla.
Gli occhi verdi non sembravano appartenere a una creatura viva, erano
completamente vuoti e privi di luce. Il Vestito, tornato ad avvolgerla
come una
carezza, non la proteggeva da nulla… Forse non
c’era più nulla da proteggere.
E lei perfettamente rigida, perfettamente fredda. Due Ninfali la
aiutarono ad
alzarsi, come diceva la Tradizione, per mostrare a tutti che la
Punizione era
stata eseguita. Allysia non sbatté le ciglia, non
inciampò, non sorrise. Era
diventata una bambola priva di vita.
Sveva pianse forte, Paqui si avvicinò a Ylana e la
aiutò a rialzarsi, senza
usare i suoi poteri.
La strinse al petto, anche lui colpevole, anche lui solo. Senza la sua
cara Allysia, la loro
cara Allysia. Soli insieme.
A
quel punto accadde.
Salem urlò, un urlo così forte che avrebbe potuto
essere ascoltato in tutta la
Scozia, se qualcuno avesse avuto orecchie per sentirlo.
Lo si vide respingere le Ninfali a nuda forza, strappando loro la forma
di
Allysia, che non poteva essere lei stessa.
Le Guardie provarono a fermarlo, ma il Guaritore era sconvolto,
incontrollabile.
Si fermò solo davanti allo Zio.
Lì strinse a sè Allysia, senza fissare nessuno
che non fosse lei.
La prese dolcemente tra le braccia, e i sottili capelli bianchi
iniziarono a
ondeggiare come sospinti da una brezza delicata. Le sue pupille castane
si
scurirono, presto i bulbi oculari gli diventarono neri, tanto da
disegnare
ombre scure sulla sua pelle. L'aria nella stanza assunse un odore
insopportabilmente dolce e intenso. Tutti rimasero paralizzati dal
terrore,
mentre le finestre della Sala si infrangevano sotto il peso di infiniti
sciami di farfalle Isabelle, grosse e scure, che si posarono tutto
intorno,
riempiendo la stanza.
Un piccolo bagliore la riscosse.
<< ... Allysia, perdonami...>>
La sera insieme, tutti ancora provati, Salem dall'averle ridato un
alito di
energia, Ylana ancora scossa dal senso di colpa, Sveva terrorizzata dal
vuoto
che sentiva nella testa di Allysia, che li guardava come se li
riconoscesse solo
a tratti. Così poco lucida….
Paqui teneva stretta Ylana, la cullava con dolcezza. Con amore.
<< E' un bene che voi due vi siate innamorati.... Adesso
so che tutti
avete cura l'uno degli altri....>> sussurrò
Allysia con un sorriso
debole.
Anche Salem e Sveva si tennero stretti, le mani intrecciate.
Alla
fine della festa, i suoi capelli furono divisi
in quattro grandi trecce,come lei aveva desiderato quando era in grado
di
desiderare, una per ogni suo amico.
I loro doni: i Braccialetti Elfici di Ylana, che dovevano servire a
trovare del
bello in ogni cosa, lo Specchio delle Menti Riflesse, da Sveva, per
tenersi in
contatto, la Polvere Levitante da Paqui e infine, la cosa
più preziosa e
dolorosa, il Sangue di Guaritore, l'antidoto a tutte le malattie.
<< Così anche tu avrai un po' dei nostri
poteri quando sarai da
sola...>>
Ma lei non si rendeva bene conto di quelle cose, già sola. A
parte la scintilla
di comprensione che la illuminava di tanto in tanto, era diventata una
cosa
vuota.
La notte finì.
Giunse l'alba. L'alba dalle dita di rosa.
<< Allysia, svegliati, è ora di partire.- le
sussurrò la Madre,
dolcemente- Svegliati... Ally.>>
Ecco qua, un altro
capitolo visto che questo finesettimana ho dato fuoco ai testi
universitari (non è vero, però sognare non costa
niente). Innanzitutto devo scusarmi con Shinalia, che aveva commentato
i due capitoli precedenti al 3°, ma io non me n'ero accorta (si
prostra umilmente)! Poi lucyette, DarkViolet e BlueSmoke, grazie
ragazze!
Lucyette: sì,
lo so, posso capirti perchè io portavo i capelli lunghi fino
ai fianchi! Però un bel giorno in cui ero moooolto stanca e
avevo voglia di cambiare, ho scoperto che un nuovo taglio di capelli
(moolto corto, quasi rasato, ehm) può aprire a nuove
prospettive di vita! Chissà che non succeda anche ad
Allysia! Io l'ho trovata una vera STREGA in questi capitoli, anche se
capirete che in una tale famiglia di squali, chi non tirà
fuori le unghie è perduto!
DarkViolet92: grazie per i
tuoi complimenti... Visto che questo capitolo l'ho pubblicato
prestissimo? Non garantisco per il prossimo, però! Mi scuso
in anticipo!
BlueSmoke: grazie anche a
te di leggere questo racconto, vedo che condividi il mio pensiero sulla
bella Allysia (sì, ve lo garantisco: è
bellissima!). A volte persino eccessiva nella sua arroganza, la
ragazza. Ho inserito le scene su Suze e Mariia Antonietta per
dimostrare che non è solo una testa calda, ma una Strega che
ha ben chiare le sue possibilità magiche e interessata allo
studio. Insomma, non è solo un pozzo di veleni, ha delle
buone qualtà anche lei. spero che in questo capitolo sia
emerso qualcosa. Per il futuro della storia... Posso dirti solo che
è la storia di Allysia, e dei personaggi che popolano la sua
vita.
COMMENTO DELL'AUTRICE (a
chiunque importi):
Quando ho cominciato
questa storia, ricordo che avrei voluto essere come Allysia: sfrontata,
sicura di sè e forte, fortissima. Una al centro del proprio
mondo, una che non si lascia abbattere dagli avvenimenti e che si
rialza sempre, superando le difficoltà con una risata
agguerrita e un sorriso alla Rambo! Però poi (ho iniziato
questa storia un bel po' di tempo fa, credo) ho capito qualcosa di
più in generale, sulla vita, su come affrontare i problemi
senza minacce di omicidio a seconde o terze persone, senza starci
troppo male. Purtroppo la cattiveria gratuita e lo spirito di
contraddizione fine a se stesso non servono a nulla, e nella vita, in
un modo o nell'altro, anche quando tutto sembra andarti contro, trovi
sempre qualcuno che ti accompagni. E' con questa speranza che ho
continuato la storia, che è essenzialmenta la storia di
Allysia e della sua crescita personale... e come ogni percorso,
è tortuoso e fatto di passi indietro, passi avanti e pause
per osservare il panorama . Credo che sia una storia romantica,
perchè io ci sto mettendo dentro tanta passione. Ci sono
delle scene d'amore (AAALT! SPOILER!), scene d'amicizia e scene di
guerra vera e propria. Ci sono dentro anche le storie degli altri
personaggi, sia quelli che avete conosciuto sia altri, che conoscerete
a breve. Ho imparato ad apprezzarli con tutti i loro pregi e difetti
(perchè ne hanno, e pure tanti!), spero che vi ci
affezionerete anche voi! Fleur.
|
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Capitolo 5 *** L'Illusione della mia vita ***
L'illusione
della Mia Vita
<<
Pronto, Charlotte? (N.d.A.: si legge Ciàrlot, e il
diminutivo, Lotte, io lo
leggo Lot)- Eprham curvò le labbra- Mi fa piacere che vi
stiate divertendo. No,
non ho cambiato idea, sai, la mia cuginetta arriverà tra
poche ore e preferisco
aiutarla ad ambientarsi, non mi va di lasciarla sola, a Natale,
soprattutto...
Tu divertiti dai tuoi, salutameli! Sì - abbassò
la voce calda- Anche tu mi
mancherai. Passa delle belle vacanze, ci vediamo dopo
Capodanno...>>
Ephram abbassò il ricevitore e sospirò di
sollievo.
Poche ore? Saranno qui a momenti! pensò
guardando l'orologio.
Andò ad accomodarsi nel salotto elegante, sul divano. Il suo
splendido Maine Coon,
il suo Animale Guida Specializzato, dormiva sul tappeto al centro della
stanza.
Non si guardarono, non ne avevano bisogno.
Un piccolo sbuffo dall'altra stanza.
Ci siamo.
Osservò i tre entrare nel salotto. Quattro, se si
considerava il minuscolo
Japanese Bobtail che la ragazza teneva tra le braccia.
Ephram si alzò con un gesto fluido e allargò le
braccia in segno di benvenuto.
<< Zio, Zia... Che piacere rivedervi. Cugina
Allysia...>> la fissò
attentamente. Quante volte avrebbe dovuto Confonderla per non farsi
carpire i
suoi segreti? Ricordava alla perfezione la ragazzina vivace che lo
subissava di
scherzi e Illusioni.
Ma dov'era finita?
Non ce n'era traccia in quella ragazza dallo sguardo spento e
l'espressione
vacua, che non aveva ricambiato il suo saluto e non aveva nemmeno dato
segno di
averlo riconosciuto.
Quando la Madre le sfilò il cappuccio del mantello scuro,
capì il perchè.
Gli sfuggì un'esclamazione soffocata. Chi poteva averle
fatto una cosa del genere?
<< Ephram...- il padre di Allysia gli rivolse uno sguardo
composto, che
però tradiva il dolore per la perdita della Figlia- Dovrete
essere molto
delicato con lei, da adesso in poi. E' molto provata e ha solo pochi
sprazzi di
percezione... per il resto è sempre assente.>>
<< Statele vicino, Ephram!>> lo
supplicò sua Zia, stringendo più
forte la ragazza, che non diede segno di accorgersene. Aveva lasciato
andare il
gattino, che adesso le miagolava supplicante intorno ai piedi. Ma lei
non lo
sentiva. Fissava il vuoto.
<< Vi lasceremo il Fantasma di Famiglia per qualche
tempo, perchè possa
aiutarvi con Allysia. Speriamo che si possa riprendere prima della fine
delle
vacanze natalizie... Domani è la Vigilia. I Normali che
abitano con
voi...>>
<< Non esiterò a Confonderli se questo
compromettesse lo stato di
Allysia.- rispose con voce dura Ephram. Era la verità. Chi
sarebbe stato così
crudele da ferire ulteriormente una persona conciata tanto male?- Ma
non
sarebbe stato meglio lasciarla tra persone care ancora un poco? Non
sembra
trascorso molto da che ha subito...>> accennò
alla chioma corta.
<< Solo ieri.>>
Santo Cielo! Ma chi ha potuto fare una cosa del genere? E'
atroce!
<< Solo ieri?- la voce gli tremò di sgomento-
Ma ha bisogno di avere
accanto qualcuno, non dovrebbe essere qui adesso, non avrebbe dovuto
fare un
viaggio così lungo!>>
<< Non poteva passare un giorno di
più.>> concluse in tono lugubre
suo Zio.
Ephram comprese al volo. Le condizioni così gravi di Allysia
dovevano aver
spinto suo Padre ad allontanarla al più presto dalla
Famiglia.
Annuì composto e allungò le braccia verso la
Cugina, che si lasciò afferrare
docilmente. Dei lunghissimi capelli corvini che Allysia non raccoglieva
mai,
erano rimasti pochi centimetri che le coprivano la nuca, ma non
arrivavano
molto oltre il lobo dell'orecchio. Era un taglio accurato, ben fatto.
Il
bastardo che l'aveva conciata in quel modo doveva aver avuto tempo e
molta
buona volontà.
<< Cercherò di garantirle una parvenza di
Normalità. I Normali che
dividono con me questa casa arriveranno tra circa due settimane. Vi
prometto
che per allora Allysia si sentirà in grado di affrontare la
scuola pubblica a
cui l'ho iscritta. Per quanto riguarda i suoi vestiti e le sue
cose...>>
<< ..Abbiamo provveduto! Sono tutti nell'altra
stanza.>>
<< La aiuterò a sistemarli nella stanza che le
ho dato. Si troverà bene.
Ve lo prometto, si troverà
bene.>>ripeté.
Cercò di essere rassicurante, ma si chiese a che potesse
servire. Allysia
sembrava ferita a morte.
I suoi Zii annuirono, e la Madre di Allysia estrasse un cofanetto dal
suo
mantello. Era il Cofanetto in cui dimorava Lord Churchill. Ephram lo
prese.
Avrebbe dovuto liberarsene alla svelta.
Si tenne accanto Allysia per tutto il tempo. Il calore sterile che
emanava era
un'eco di sofferenze immani.
Non salutò i Genitori quando scomparvero. Sembrò
che non se ne fosse accorta
neanche. Si riavvicinò alle sue valigie, e lo
fissò.
<< Benvenuta nel Nuovo Mondo, Ally...>>
mormorò Ephram con voce
delicata, come se parlasse a una bambina piccola.
Un piccolo colpo dal Conafetto lo convinse a riporlo su un ripiano.
Lì la
scatola intarsiata si aprì con uno scatto, lasciando uscire
il Fantasma.
<<... Lord Churchill, sono state rispettate le mie ultime
volontà?>> s'informò Ally con un
tono grave che sorprese enormemente
Ephram. Ultime volontà? Ally sapeva di dover subire quel
trattamento?
Il fantasma ebbe un moto di stupore, poi sul suo viso apparve
un'espressione
malinconica:<< Sì, signorina... Voi non lo
ricordate, ma ogni cosa è
stata disposta come voi mi avevate chiesto.>>
<< Bene...>> un piccolo accenno di sorriso
apparve sulle labbra di
Ally. Ma quel leggero curvare di labbra poteva definirsi tale?
Ephram guardò la cugina chinarsi a raccogliere il suo
gattino, come se si
accorgesse solo in quel momento della sua presenza. Erano quelli i
momenti di
lucidità di Ally? Era così... spenta...
<< Coone, aiutami a far ambientare i nostri
ospiti.>> Ephram
rivolse un cenno al suo gatto gigantesco, appena arrivato nella stanza
dal
salotto. Quello non miagolò né si mosse. Rimase
fermo accanto allo stipite
della porta, fissando il Japanese Bobtail, così minuto, tra
le braccia della
ragazza.
Era tipico che il suo Catalizzatore non gli desse molta retta.
Con un sospiro, Ephram si rivolse al Fantasma:<< Volete
aiutarmi voi, Milord?>>
Il Fantasma si diresse ai bagagli. Indurì le mani in modo da
poterli sollevare
ed Ephram gli indicò il piano superiore.
Ally gli si accostò:<< Mi spiace di non poter
dare una mano... Ma i miei
poteri...>> aveva un tono inespressivo, ma Ephram
apprezzò lo sforzo.
Le sorrise e scosse il capo:<< Non preoccuparti dei tuoi
poteri adesso.
Scoprirai che qui ci sono molte più cose da fare a mani
nude, con la forza
fisica. In più, presto torneranno le persone che dividono la
casa con me.... e
non sanno nulla della Magia. Ti conviene imparare a sembrare una
Normale,
piuttosto. Vuoi venire con me a vedere la tua nuova
camera?>>
Ally sbatté le ciglia, come se faticasse a concentrarsi. Ma
infine
annuì:<< Va bene.>>
Il Fantasma li aspettava in cima alle scale, ed Ephram gli
indicò la stanza in
fondo. Aprì la porta e fece entrare per primo Lord
Churchill, poi Ally.
Era una stanza ammobiliata: c'erano un letto, un armadio, un comodino e
una
scrivania. La scrivania era provvista di sedia, tutti chiari.
C'era una finestra molto ampia, in quel momento appannata per via della
differenza di temperatura con l'esterno. Ma si vedeva bene l'albero
alto del
giardino, da lì.
Il pavimento era di parquet, come tutta la casa, molto lucido e
piuttosto
chiaro.
Tutte le pareti erano bianche.
Nell'insieme era molto luminoso, ma spoglio e anonimo.
<< Ho pensato che avresti voluto abbellirla con le tue
cose, quando fossi
arrivata qui.>>
Una pausa di silenzio. Poi Ally rispose: << Va benissimo
così.>>
E come sarebbe potuto essere altrimenti?
Ephram annuì:<< Ti aspetto di sotto con Lord
Churchill. Scendi quando
vuoi.>>
Fece cenno al Fantasma di uscire dalla stanza, poi si chiuse dietro la
porta,
mentre Ally rimaneva ferma al centro della sua camera vuota, con il
gattino tra
le braccia.
Ally lasciò cadere Famiglio al suolo. Mosse un passo verso
il letto, poi un
altro, fino a sedercisi sopra.
Si sentiva spossata, eppure non aveva detto né fatto molto.
Si sentiva
perfettamente senza forze, e smarrita. Sfilò il mantello in
cui era ancora
avvolta, e le cadde di mano un foglietto di pergamena.
Lo lesse e si sentì girare la testa.
Considera i vestiti nella valigia un nostro regalo. Ti siamo
vicino.
Ylana, Paqui, Sveva e Salem.
Scosse il capo convulsamente, cercando di scacciare quei nomi dalla sua
mente.
Solo al sentirli nominare le sembrava di subire ancora quel trattamento
atroce... Non poteva sopportarlo!
Famiglio le venne velocemente in aiuto: sapeva come distrarla dal
troppo dolore
che minacciava di risucchiarla. Prese a miagolare con la sua voce
delicata e
dolce, l'unico modo vista la scarsa comunicativa della coda minuscola.
Ally lo
raccolse e prese ad accarezzarlo in un gesto che la rilassava.
<< Devo dimenticare ogni cosa. Altrimenti non
riuscirò a sopravvivere.
Questo è il Nuovo Mondo, hai sentito Ephram? Il Mondo
Normale, il Mondo Reale.
- fissò supplichevole il piccolo amico- Ti piacerebbe
cominciare una nuova vita
insieme a me? So che non potremo usare la Magia: io non riesco nemmeno
a
illudere la cruna di un ago, mi fa troppo male. E potrei morire, e tu
allora
moriresti con me. Che ne dici di aspettare insieme a me di stare
meglio?
Potremmo illuderci di essere sempre stati qui, o meglio, di non avere
passato.
Non sarebbe bello?- sorrise mentre gli occhi verdi ancora tristi le si
velavano
di lacrime- Non sarebbe bello cullarci entrambi in questa illusione, e
dimenticare le cose che fanno così male? Rimani con me,
Famiglio mio?>>
singhiozzò.
Il gattino miagolò in risposta. Fortunatamente il suo legame
con Famiglio non
si era spezzato. Troppo profondo, dopo anni e anni di vita sempre
insieme. Ma
anche lui non era lo stesso: si era parecchio indebolito, e pareva
più piccolo.
Era tornato a essere un cucciolo. Anche lui aveva bisogno di
dimenticare
com'erano le cose prima.
Ally si raggomitolò sul lettino, così diverso da
quello che aveva posseduto, e
lasciò che le lacrime scorressero senza freni.
<< Io sono Ally McNamara, senza passato, e tu sei il suo
piccolo gatto
affettuoso. Lasciamoci cullare in questa Illusione... La
Realtà...>>
Il gattino si accucciò contro il suo viso, cercando di
asciugare le lacrime,
fino a che lei si addormentò, esausta. Allora si
calmò anche lui, e rimase sul
letto a vegliarla, leccandosi il pelo pezzato.
Eccomi dopo tempo
immemore... e purtroppo con ancora meno tempo del solito! Ringrazio
tutte quante per i commenti, siete gentilissime e carine a continuare a
leggere la mia storia! Prometto che aggiornerò di nuovo
prestissimo! Scusatemi tanto!
Fleur.
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Capitolo 6 *** Siediti e Medita ***
Siediti e Medita
Una
volta al piano di sotto, Ephram si voltò a
fronteggiare il Fantasma:<< Allora, posso sapere chi
è stato a ridurla
così? Quella non sembra mia Cugina! Non sembra neanche una
persona...>>
Il Fantasma sembrò a disagio: << E' colpa di
un Guaritore. E' tutto ciò
che posso dirvi. A parte questo, l'unica cosa che vostro Padre vuole
che
sappiate è che la signorina Allysia deve rimanere qui,
lontano dal Mondo Magico
e dalle... Cattive Compagnie...>>
Ephram rimase in silenzio finché Coone non gli
portò un topolino di gomma che
gli aveva comprato Charlotte.
Lo so, amico mio, manca anche a me. Ma se non ci sbarazziamo
del Fantasma, è
improbabile che questa storia proceda.
Lasciò il topolino ai suoi piedi, ed Ephram lo
scagliò con un calcio all'altro
capo della stanza. Coone corse a prenderlo e ripeterono il gioco varie
volte,
sotto lo sguardo vacuo di Lord Churchill. Infine il gatto
uscì dalla finestra,
che rimaneva sempre aperta per lui, nella neve.
<< Il nome del Guaritore, milord.>>
ordinò Ephram con voce secca,
dopo aver riflettuto a lungo.
Voglio sapere il nome di quel bastardo. Voglio il nome del
mostro.
<< Salem Finnegan.>> rispose il Fantasma.
Ephram annuì.
Non ti toccherà più, Ally...
<< Bene.>>
Il Fantasma tornò al Cofanetto, che si richiuse con un
tonfo, e lo lasciò solo.
Ephram sentì la vista annebbiarsi per le lacrime. Si
lasciò cadere sul
pavimento. Aveva studiato anche lui a scuola quella tortura, ma vedere
Ally
ridotta in quello stato lo fece sentire impotente, spezzato. Non aveva
mai
provato niente di simile, neanche con Charlotte. Allysia sembrava
così provata
da dargli un senso di pena più che di compassione, come se
il dolore che aveva
subito fosse rimasto dentro di lei, e non riuscisse più ad
esternare altro.
Sembrava un animale ferito a morte. Di certo era così che si
sentiva.
Tornò con la mente a quando, in casa, Ally gli faceva uno
scherzo dopo l'altro,
forte del suo Famiglio. All'epoca l'aveva odiata, quasi. Come si poteva
odiare
una compagnia che si divertiva troppo mentre lui sgobbava dalla mattina
alla
sera per soddisfare le aspettative della Famiglia, la Cicala e la
Formica in
versione magica.
Ma adesso...
Si accorse di provare nostalgia per quella Cugina così
allegra e potente. Per
il suo sorriso vivace, per la luce degli occhi verdi.
Era come una luce sfolgorante... di cui non era rimasto nulla. Solo
quell'involucro...
Ripensò alla pelle diafana e al piccolo neo sotto l'occhio
destro di Ally. I
capelli corti. Contrasse il viso in una smorfia di rabbia.
Ucciderò chiunque ti abbia fatto tanto male...
<<
Va meglio,
Ally?>>le chiese sollecito.
La ragazza aveva mangiato pochissimo, ma annuì.
Nonostante avesse ancora l'aria abbattuta, sembrava decisa a prendere
parte
alla cena. Ephram l'ammirò.
Il Fantasma li sorvegliava dall'alto, fluttuante. Famiglio lo seguiva
con gli
occhi e cercava di afferrarlo.
Il piccolo Catalizzatore sembrava piuttosto ostile, piuttosto strano
vista la
sua abituale indole pacifica...
Ephram l'attribuì al cambiamento di ambiente.
<< Ally, sai cosa dovresti fare?>> chiese
con un'allegria che non
sentiva. La ragazza gli lanciò uno sguardo vacuo.
<< Sederti e meditare. Lasciar riposare la mente,
scrollarti di dosso le
emozioni...>>
<< Cadere in trance, intendi?>> Ally
già scuoteva il capo, come se
le stesse chiedendo una prova troppo difficile per lei.
<< Oh, no.-la rassicurò- Non è
trance. E' una pratica dei Normali... La
mettono in atto quando sono stanchi, o depressi, o stressati, o
apatici... Non
voglio ferirti, cuginetta, ma tu mi sembri tutte queste cose insieme.
Perchè
non provi? Se ti fa sentire più protetta potrebbe tenerti
compagnia Lord
Churchill, le prime volte. O potresti tenerti vicino Famiglio... O
Coone.>>
<< Una pratica dei Normali...- ripeté Ally,
pensosa- Va bene. Ci proverò,
cugino. Grazie.>>
<< Fantastico. Ti preparerò la stanza sul
retro, quella che dal sul
giardino... Con Ametiste ed essenza di fiori di Camomilla, per
rilassarti.
Voglio che tu stia bene.>>
Ally non rispose e non diede segno di averlo sentito. Rimase a fissare
il
vuoto, immemore.
Eccola che ricomincia..., pensò Ephram.
Ma si impose di portare pazienza: avrebbe risolto un problema per volta.
Ally
si guardò intorno, poi si
accovacciò incrociando le lunghe gambe.
<< Così?>> chiese a suo cugino,
allargando le braccia.
Ephram annuì:<< Tieni la schiena bene eretta,
e le spalle dritte. Solleva
leggermente il capo al di sopra delle spalle, come se un filo sottile
te lo
tenesse alto... Sì, così. Rilassa i muscoli del
collo, Ally. Appoggia i gomiti
sulle ginocchia, ce la fai? Ecco, così...>>
Ephram sistemò con attenzione le pietre intorno a lei,
formando un pentacolo di
cui lei era il fulcro.
<< E adesso?>> chiese la ragazza.
Era così disorientata da intenerirlo, per cui non trattenne
un sorriso gentile.
<< Adesso rilassati. Svuota la mente da ogni cosa. So che
stai male. Che
fatichi a mantenere il controllo. Ma tu dimenticatene. Anzi, fingi che
non
esista. Niente di ciò che può ferirti
è reale. Siediti e svuota la testa.
Meditare è questo. O forse è il contrario... Ma
non importa. Ciò che importa è
che tu ti senta meglio. Va bene?>>
Ally non rispose: rifletteva su quelle parole.
Ciò che conta è che tu stia meglio.
Il bagliore doloroso di un ricordo si fece largo in lei. Salem ai piedi
del
grande albero che reggeva la Casa delle Due Insegne, la sua mano nella
sua, e i
cuori in volo per lo spavento appena provato, la caduta evitata.
<< Scusami, Salem, ho perso
l'equilibrio...>> gli sorrise
mortificata.
<< Non preoccuparti, Allysia.>> Era
così dolce da emozionarla
ancora di più, facendole battere forte il cuore.
Cercò di distrarsi da quella
considerazione, sapendo che quegli occhi castani e il suo Potere
coglievano
ogni reazione, ogni sensazione.
<< Mi spieghi perchè quando mi Guarisci emani
questo profumo così dolce e
delicato?>>
<< Perchè mi piace farlo.- sorrise, il sorriso
dolce e delicato,
emozionandola ulteriormente- Ma non pensarci adesso. Ciò che
conta è che tu
stia meglio.>>
Le
lacrime le corsero sulle guance senza che
potesse fermarle. Salem. Chiuse gli occhi verdi, mentre suo Cugino si
avvicinava e le prendeva le mani tra le sue, intensificando il ricordo
di
quando era stato Salem il Guaritore a stringerla in quel modo tanto
affettuoso.
Di quando la terra di Scozia era ancora la sua Casa, la casa del cuore,
la casa
dell'amicizia.
Famiglio le corse vicino e prese a strusciarsi in segno di affetto e
partecipazione. Ally sciolse le mani dalla stretta del cugino e strinse
il
Catalizzatore. Cerco di non soffrire e lo faccio per te,
Famiglio mio.
Si
sforzò di sorridere a Ephram, mentre anche Coone
e il Fantasma entravano nella graziosa stanza che suo cugino aveva
preparato
perchè lei si sentisse a suo agio. Come se fosse possibile.
Il grosso gatto di
Ephram si avvicinò lentamente a Famiglio
e socchiuse gli
occhi in un'espressione di simpatia.
<< Non
è molto affabile con chi non conosce,
ma credo che vi abbia appena
accettato in famiglia.>> sorrise Ephram, con una carezza
dietro le grosse
orecchie di Coone.
Ally lasciò
andare il minuscolo Japanese Bobtail, e questi
prese a salterellare
dando segno di voler giocare.
<<
Andate pure via, Coone e Famiglio.
Provvederò da me, qui.>>
<< Vuoi
che ti lasciamo sola?>> chiese
Ephram sollecito.
Un piccolo brivido di
panico le ricordò che non era ancora
abbastanza forte.
<<
Lascia che milord mi sorvegli. Tu vai
pure.>>
Ephram
annuì compostamente e allungò una mano per
darle una carezza sul capo
mutilato della giovane strega. Ma si fermò quando lei
ritrasse il capo
terrorizzata. Allora si alzò da terra e si avviò
verso la porta.
<<
Cugino?- Ephram si voltò a quel tono
così esitante.- Ti
ringrazio.>>
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Capitolo 7 *** Fuori uno! ***
Fuori uno
Fuori
uno!
<<
Avevo ragione o no?>> sorrise
Ephram.
Stava fissando fuori dalla finestra che dava sul giardino innevato.
Ally, in
tenuta invernale, aveva appena ridacchiato mentre i gattini giocavano,
Coone
perfettamente ambientato alla neve alta, Famiglio sprofondandoci
dentro. Era
stato quello che aveva fatto sorridere la giovane Strega. Ora aveva
preso in
braccio di slancio il minuscolo animale per non farlo bagnare
ulteriormente.
Ephram si voltò verso il Fantasma, che stava annuendo
accanto a lui.
Erano passati quattro giorni, e con essi il Natale. Era il 27 Dicembre
e Ally
era migliorata tantissimo dal suo arrivo. Adesso era meno assente di
prima e
riusciva addirittura a interessarsi all'ambiente esterno, che prima la
terrorizzava.
<< Ma non è ancora uscita di
casa...>> obiettò Lord Churchill con
la sua voce leggermente cavernosa.
<< Datemi tempo, milord. Le mura del giardino sono alte,
e per adesso le
va bene così. Ma entro l'inizio della scuola farò
di lei una persona
equilibrata. Me lo sono giurato.>> rispose deciso. Gli
venne in mente una
citazione da Romeo e Giulietta: Sulle ali dell'amore ho
superato queste
mura.... L'aveva pronunciata Charlotte la prima volta che era
entrata in
casa, quando ancora non si conoscevano e lui non aveva idea di nulla
della vita
dei Normali. L'aveva apostrofata chiedendole come avesse fatto a
entrare in
casa sua, e lei gli aveva tranquillamente spiegato che quella casa era
divisa
in quattro parti, due delle quali erano sua e di suo fratello Boone,
che
sarebbe arrivato nel pomeriggio. Gli aveva mostrato il contratto,
spiegandogli
i punti che lui non aveva avuto il coraggio di farsi chiarire
all'agenzia, e
gli aveva fatto un bel sorriso. Coone le si era strusciato addosso
appena aveva
messo piede in casa, dichiarandole un improvviso quanto imperituro
amore. E
anche lui l'aveva amata subito. Sorrise a quel ricordo, poi strinse le
mani a
pugno. Avrebbe fatto fuori il Fantasma quanto prima. Di sicuro, prima
che la
sua Lotte tornasse a casa e scoprisse chi era lui.
Due
giorni dopo, Ephram
aggrottò le sopracciglia per l’ennesima volta,
rendendosi conto che il Fantasma
innervosiva non solo il piccolo, debole Famiglio, ma anche
Coone… e anche lui,
per la maniera in cui sorvegliava continuamente Ally. Aveva
l'impressione che
evitasse di lasciarla sola non per aiutarla, bensì per
impedirle di
riprendersi.
Il che era assurdo, visto che le anime che si votavano a una Casa in
cambio
dell'eternità esistevano solo per proteggere i membri della
Famiglia.
Ma lui non riusciva a fidarsi lo stesso.
Anche Famiglio e Coon stavano diventando insofferenti. Il suo
Catalizzatore lo
guardava come per suggerirgli qualcosa di fondamentale, che lui non
riusciva
ancora a cogliere.
<< Milord, ve ne prego, riposate adesso. Ally mi sembra
sufficientemente
tranquilla.>> lo aveva detto in tono inequivocabilmente
gentile, per cui
il lampo di rabbia che passò
nelle
pupille opache del Fantasma era doppiamente ingiustificato.
<< Ma io...>> cominciò a
protestare Lord Churchill, ma Ephram alzò
un braccio.
<< Vi comando di entrare nel Cofanetto fino a mio nuovo
ordine. Non
intendo... farvi sgobbare tanto.>>
Il Fantasma annuì e scomparve. Ephram attese che il
Cofanetto incantato si
richiudesse e sospirò: i Fantasmi sono assoggettati agli
ordini dei loro
Padroni. In quanto futuro Capofamiglia, aveva pieno diritto di
esercitare la
sua autorità in quel modo. Peccato che avesse scoperto di
odiare quella
prospettiva.
Si recò a passo svelto verso Ally, che stava leggendo in un
angolo un libro di
meccanica: gli aveva detto che leggere manuali su cose pratiche la
aiutava a
concentrarsi su cose pratiche.
Ally non voleva ricordare nulla. Ma lui aveva bisogno di informazioni.
<< Ehi, Allysia?>>
Attese che lei sollevasse lo sguardo, poi la fissò
attentamente.
<< Ho messo via il Fantasma per un po'.>>
<< Oh!>> la ragazza annuì, un
po’ confusa.
<< C'è qualche domanda che vorresti farmi
adesso che lui non c'è? Ho
l'impressione che tu non ti senta perfettamente libera, con lui
intorno. Però adesso
rifletti un po', e chiedimi pure ciò che
vuoi.>>
Per un attimo, mentre il silenzio si prolungava di minuto in minuto,
temette di
averla fatta tornare nel suo buco di sofferente incoscienza. Infine, un
piccolo
bagliore si accese negli occhi verde menta, e Ally posò il
libro.
<< Perchè quelli come noi odiano i
Guaritori?>>
Non se lo aspettava. La prima domanda indipendente di Ally era quello?
Una
domanda sul suo aguzzino?
Forse, nel delirio, ha dimenticato cosa le è
successo...
Si apprestò a rispondere, cercando di essere chiaro senza
ferirla.
<<
Bene, Ally. Pensa
al mondo. Il mondo è molto vasto e molto grande, e contiene
un numero infinito
di cose imperfette. L’imperfezione rappresenta la vita... La
perfezione la
morte. C’è una sola creatura al mondo
completamente perfetta... Il Guaritore.
Egli vive della sofferenza degli altri. Non può fare a meno
che gli altri
soffrano: se lui non agisse, di certo il suo potere lo ucciderebbe, e
per
questo egli coglie ogni occasione per esercitare la sua
Abilità. La Famiglia di
solito lo rinnega, perché il Guaritore è come una
bomba pronta a esplodere: da
un momento all’altro, può distruggere ogni cosa
intralci il suo cammino. Per
questo per le Famiglie è un’atrocità.
Ti è chiaro adesso?>>
No, non era chiaro. Non era chiaro niente di quello che Ephram le stava
dicendo. Non è possibile.
<< Ma il profumo...?>> cominciò
con voce neutra, subito interrotta.
<< E’ il segno del loro piacere, non del tuo.
La loro vita si rinnova e
si moltiplica, e il profumo rappresenta il loro
godimento.>>
Perché emani un profumo così buono
mentre mi guarisci?
Perché mi piace farlo...
<< Un profumo così dolce che sembra che tutte
le brutture del mondo non
esistano...- mormorò Ally con voce spenta, lo sguardo fisso
nel vuoto -Così
dolce da riempire l’anima, da farti credere che sei davvero
libero, libero di
chiedere, libero di superare le tue paure, libero così tanto
da
volare...>>
Ephram interruppe quella litania con uno sforzo secco.
Doveva farlo prima che Ally tornasse a precipitare da sola in quel
profondo
nulla da cui sarebbe stato più difficile farla rinvenire.
Le pose la mano sulla spalla e chiuse gli occhi.
Ally chinò il capo con un movimento improvviso.
Ephram sapeva che in quel momento le sue pupille nere erano diventate
grigie.
Era così fragile che non si era neanche accorta della sua
intrusione.
Spazzò via i suoi pensieri e lasciò un tranquillo
silenzio.
Senza toglierle il braccio dalla spalla, raccolse di nuovo il libro e
glielo
sistemò tra le mani immobili, come se stesse ancora leggendo.
Si alzò dal divano e finalmente smise di intromettersi tra i
suoi pensieri così
dolorosi, mentre lei trovava la riga che stava leggendo prima che lui
le
parlasse, come se non l’avesse mai interrotta.
Cercò il tono più gradevole che gli
riuscì e le chiese:
<< Ally, vuoi venire a far compere con me, domani?
>>La ragazza
alzò il capo di scatto, chiedendosi come avesse fatto Ephram
ad avvicinarsi
così tanto senza che lei lo avvertisse. Pensò di
essersi concentrata troppo
nella lettura, e chiuse il volume che aveva tra le mani.
Fissò gli occhi
perfettamente limpidi del Cugino e rifletté sulla domanda,
mentre un brivido
freddo le correva tra le scapole:<< Uscire? Lo ritieni
opportuno?>>
Lei non lo sapeva, ma era stato quel metodo, la Confusione, che
più di ogni
altro le aveva impedito di impazzire, di allontanarsi per sempre da se
stessa.
Il primo giorno di meditazione le erano venute le convulsioni.
Il secondo aveva cominciato a urlare così forte che aveva
quasi frantumato le
finestre e lui aveva dovuto Confondere tutto il vicinato.
Non voleva mai più assistere a scene del genere. Se non
l’avesse Confusa
sarebbe morta e lui non se lo sarebbe mai perdonato.
Annuì disegnandosi un sorriso rassicurante sulle labbra,
mentre Famiglio
saltava sul divano e lo guardava perplesso. Coone gli si
affiancò e si chinò
verso di lui, come a spiegargli la situazione. Quella scena fece
contrarre le
labbra di Ally e lo face scattare verso la stanza in cui aveva lasciato
il
Cofanetto Incantato. Era bene che il Fantasma si preparasse a fare i
bagagli.
Supera
il muro, Allysia McNamara. Supera il muro e
sarai libera come speri.
<< Ma io non voglio essere libera. Io voglio stare qui,
al caldo. Al
sicuro.>>
Sciocchezze. Tu vuoi essere libera come
l'aria. Libera come una farfalla, se potessi. Libera come l'essenza
dolce che
si sprigiona da lui quando ti guarda...
<< Non esiste nessun profumo! Smettila, lasciami dormire!
Non li voglio
questi sogni strani. Questa è la Realtà, niente
di più e niente di meno. Non
c'è bisogno di saper volare qui. Qui non c'è
bisogno di fantasticare.>>
Sì, questa è la
Realtà, piccola indifesa
Ally... E niente è quello che sembra...
Ally si alzò di scatto, ritrovandosi in mezzo al
letto, sudata per via del
riscaldamento che Ephram non teneva spento neanche la notte, in camera
sua.
Scostò le coperte, sapendo gli che gli occhi gialli di
Famiglio la fissavano
pazienti dal fondo del letto, ai suoi piedi. Famiglio è
sempre stato più
paziente e tranquillo di lei, nonostante la sua infinita voglia di
giocare e
darsi da fare.
<< Non guardarmi così. Lo so che hai sentito
tutto. Non è facile fare la
ragazza Normale, sai? Non è neanche una settimana che stiamo
qui, e già gli
incubi sono tornati. Credevo di essermene liberata e invece sto
già guarendo,
se il mio mondo onirico torna così in fretta. A che mi serve
fare questi sogni
adesso? Io non posso fare più nulla. Sono impotente. E lo
sai anche tu, perchè
sei debole quanto me!>>
Furono sussurri urlati, perchè Famiglio capisse la veemenza,
ma i suoni non
arrivassero alle orecchie di suo Cugino e tantomeno al Fantasma.
<< Non ricordo quasi nulla, e quello che ricordo mi fa
stare male. E
soffri anche tu. Coone non ti spiega più cose di quante non
me ne spieghi
Ephram, eppure tu ti fidi di lui.>>
Con un piccolo sospiro allargò le braccia e
lasciò che il gattino vi si
intrufolasse. Ma era lui a tenere al sicuro lei, e non viceversa.
<< Tra poche ore ci porterà in giro per la
città. Credo che sarà a dir
poco spaventoso. Vorrei tanto riuscire a
riposare…..>>
Chiuse gli occhi, rimasti color menta dal momento in cui le avevano
strappato
l'anima dal corpo, e sperò di non sognare ancora quella voce
senza immagini.
Inutilmente.
Si ritrovò nel posto buio che aveva abbandonato svegliandosi
di scatto poco
prima. I suoi sogni non pullulavano più di immagini come un
tempo, ma vivevano
in quel solo suono sibilante e sgradevole, in quella voce. Troppo fioca
anche
per dire se appartenesse a un uomo o a una donna.
Tra poco oltrepasserai il muro. Ma non
temere. Ephram ti difenderà...
<< Basta....>> sospirò,
supplicò nel sonno.
Non capiva che si trovava dentro il vuoto desolante della sua testa, e
senza
quella voce avrebbe già smesso di partecipare alle
sofferenze terrene. Per
sempre.
<< E così questa sarebbe...>>
sospirò Ally, cercando di capire perchè
suo cugino sorridesse tanto.
<< Buffalo. La città dal clima
perfetto.>>
Anche la sua voce era allegra. Doveva essere proprio su di giri.
Probabilmente per via di quella telefonata che aveva ricevuto prima di
uscire.
Che strano.
Ally si tenne Famiglio più stretto, sentendo il suo tremore.
Con un sospiro,
abbassò la cerniera del suo giubbotto super trendy e lo
infilò in un'ampia
tasca interna, poi richiuse la zip.
<< La città dal clima
perfetto?>> ripeté, perplessa.
Era circondata dalla neve, e se non avesse infilato ai piedi gli
scarponi
avrebbe già un raffreddore coi fiocchi… di neve,
in effetti.
<<
Be', ha tutti i
climi del mondo. D'estate qui fa abbastanza caldo da fare il bagno nel
lago, in
primavera fioriscono tutti gli alberi che vedi e in
autunno...>>
<< Sì, ho capito.>>
borbottò brusca, mentre lui scoppiava a ridere
e la circondava con un braccio. Ally alzò gli occhi verso
gli alberi e vide gli
occhi verdi del maestoso Coone, che saltava da un ramo all'altro come
un
piccolo leone dal manto argenteo.
Errore.
Una piccola fitta penosa le annebbiò la vista.
Un dolore lancinante la annebbiò, a causa di quella piccola
concessione alla
fantasia. Un tempo bastava solo un pensiero per attivare potenti magie.
Ora le
serviva un pensiero a scatenare quel dolore assordante, lancinante nel
cervello
e nel corpo. Famiglio se ne accorse, e premette per tirare fuori la
testa dal
giubbino, rischiando di soffocarla. Abbassò un po' la zip
per ritrovare il
respiro, grata anche di quella piccola gaffe che la distraeva dal
dolore.
Sospirò, un po' adombrata.
Famiglio poteva rimproverarla fino alla fine dei tempi, e la voce nei
suoi
sogni vuoti poteva altrettanto insistere fino a non farla
più dormire, ma la
sua mente ormai era così, fragile senza rimedio, e lei non
poteva sopportare
nemmeno il più piccolo cedimento. Nè alla
fantasia, né al ricordo... Figurarsi
all'Illusione.
Ephram la trascinò in un centro commerciale, poi in vari
negozi tutti graziosi.
Sì, Buffalo era proprio carina. Proprio pittoresca, un
equilibrio perfetto e
tranquillo.
Sentì che, se fosse stata ciò che era,
l’Allysia che governava i suoi
poteri, avrebbe
potuto trovarsi bene.
Adesso doveva solo riuscire a non immischiarcisi mai.
Doveva badare a Famiglio come lui faceva con lei, per ripagare il
debito. Non poteva ancora
morire del tutto.
<<
Visto? E' riuscita
benissimo a stare fuori casa per un'intera mattina! L'ho portata in
tutti i
posti più popolati e non è mai stata male! Si
è ripresa a sufficienza.>>
Ephram e il suo tono soddisfatto.
Che ne sapeva lui?
Si è dovuta controllare tanto che le era venuto quel
fastidioso mal di capo e
si ritrovava di pessimo umore. Accolse un'occhiata di Famiglio
abbastanza
scettica.
Perchè, quand'è che tu sei di buon umore?
Niente ironia!
Ma è vero, tu sei triste!
Certo che sono triste!
Perchè? Ephram vuole cacciare il Fantasma!
Cooooooosa?
Si alzò di scatto da quello che era diventato il suo angolo
di divano e si
avvicinò alla finestra che dava sul giardino tutto bianco.
Ephram vuole scacciare il Fantasma... Rimandarlo in Scozia?
Non farlo
tornare più qui?
Vuoi che parli con Coone?
Ally si voltò di scatto. Ogni curiosità era morta
in lei. Esisteva solo il
sospetto che le cose potessero di nuovo cambiare e annientarla.
Rifletté
freneticamente sulla possibilità che l'assenza di milord
potesse arrecarle
dolore. Le è stato vicino sempre, da quando ha lasciato la
Scozia. Le è rimasto
accanto seguendola con fedeltà e proteggendola. Ma Famiglio
non lo sopportava
più. E Ally si era sempre fidata di Famiglio.
Parla con Coone. Chiedigli cosa sa, amico mio.
Un sussulto doloroso.
L'unico che mi sia rimasto...
Il gattino tornò poco dopo, e con un vocalizzo eloquente la
avvertì che non era
riuscito a comunicare in alcun modo con Coone. Il Catalizzatore di
Ephram
l’aveva preso sotto la sua protezione, ma si comportava
più come un tutore che
come un amico, instaurando lo stesso rapporto che Ephram aveva creato
con lei.
Quello che sempre avrebbe avuto.
Ally decise di andare a meditare. La faceva sentire meglio, un po'
Confusa.
Sera.
Ally osservava il buio fuori dalla stanza in cui era stata a meditare
per ore,
senza stancarsi del vuoto dentro la sua testa. Doveva ringraziare quel
vuoto se
finalmente riusciva a fare
affiorare
qualche pensiero in più.
Un pensiero in più per volta.
Un piccolo sorriso triste le riempì i tratti.
Da quanto tempo non si guardava allo specchio? Più o meno da
quando era
arrivata in America, in effetti.
Prima stava a fissare le infinite mutazioni delle iridi e la maniera in
cui
poteva variare il suo aspetto in relazione al suo Potere. Ma dopo il
Taglio…
più nulla da cambiare, più nulla su cui
fantasticare… più nulla.
Rimpiangi il tuo potere, giovane Allysia?
Ally si guardò intorno, terrorizzata di essersi addormentata
senza rendersene
conto. Ma non era buio intorno a lei.
E la voce fioca era nella sua testa!
Sì, devo proprio essere impazzita.
In quel momento Ephram la chiamò. Senza saperlo la stava
salvando di nuovo.
Ally quasi corse verso la cucina ariosa. Ephram era bravo anche a
cucinare.
Probabilmente imparerà anche lei un giorno.
<<
Bene, adesso è finita, direi.>>
Concluse Ephram soddisfatto.
Ally fissò critica le nuove
tende.<< Non capisco da
dove viene tutta quest'ansia di aggiungere oggetti a camera mia. Se
volessi
riempirla non dovrei fare altro che aprire gli scatoloni. Che come
vedi, sono
rimasti in un angolo, dove ho intenzione di lasciarli.>>
Si era svegliata male. Aveva sentito
per tutta la notte
quella voce che la tormentava e quando si era alzata, quasi con
sollievo,
Ephram l'aveva costretta a sobbarcarsi un lavoro che lei considerava
inutile:
lui aveva piantato nel muro il binario per le tende, e l'aveva
costretta a
scegliere tra una varietà infinita di tessuti. Ally non
chiedeva altro che un
generoso buio riposante e muto. Ma non voleva il
sonno, per cui aveva
dovuto escludere il blu. Quando aveva scelto il tessuto grigio Ephram
l'aveva
lanciato fuori dalla stanza, e Famiglio aveva dovuto schivarlo con un
salto.
Così aveva messo delle tende giallino chiaro, le
più tenui che fosse riuscita a
trovare nel mucchio. Ovviamente di bianco crema neanche a
parlarne.
<< Tu devi riprendere la
dimensione della tua vita,
Ally, altrimenti non ne uscirai mai. E poi, tra poco andrai a scuola.
Se
venisse qualche nuovo compagno a studiare da te, non potresti mica
presentargli
una stanza così spoglia!>>
<< E' già
tanto che abbia riempito armadio e cassetti,
Ephram!>>
<< No, ti sbagli. E
adesso, vieni con me di sotto.
Dobbiamo parlare.>>
<< Prima le tende e ora parlare.-
borbottò Ally
- Se il buongiorno si vede dal mattino...>>
Ephram la sentì e sorrise
cautamente. Il sarcasmo di Allysia
era un balsamo che lo rassicurava sulle condizioni mentali di sua
cugina. E il
suo malumore mattutino era più gradevole da gestire delle
sua catatonia
iniziale.
Quando arrivarono nel salottino, Coon
e Famiglio si erano già
sistemati sul tappeto, e il Fantasma volteggiava preoccupato.
Milord, state per essere
rispedito dritto nella umida
Scozia! pensò soddisfatto Ephram.
Non aveva ancora avvisato Ally, e in
fondo l'ultima decisione
spettava a lei. Sperò che sua cugina non mandasse tutto a
monte. Erano usciti
più giorni insieme, e ora Allysia andava fino al parco
vicino solo con
Famiglio. Ephram mandava Coone a sorvegliarli, ma tutto procedeva bene.
E lui
era soddisfatto.
<< Ally, siediti, per
favore.>>
La ragazza si accomodò sul
suo angolo di divano. Famiglio le
saltò subito tra le braccia.
Ephram fissò il Fantasma
negli occhi trasparenti.
<< Bene, siamo tutti
qui, per salutare un amico.- con
la coda dell'occhio vide Ally alzare di scatto la testa-- Lord
Churchill, avete
potuto constatare i progressi di mia cugina e notare che ha reazioni
più...
umane. Io credo che il vostro compito qui sia terminato.>>
<< Come? Ma, Vostra
Grazia, vostra cugina è ancora
triste, depressa... e senza potere alcuno!>> lo
contraddisse il Fantasma,
e lanciò un'occhiata ad Ally, che era rimasta impassibile.
<< Non siete stato
mandato qui per testare i suoi
poteri, milord.- gli ricordò, riportando lo sguardo del
Fantasma su di sè- Voi
siete stato mand...>>
La voce di Ephram si perse in un
bisbiglio di sottofondo
mentre la vista le si annebbiava e si trovava... Altrove.
Ally si guardò intorno: era
ancora nel salottino elegante,
sul divano. Ma non con Ephram e il Fantasma, e neanche con Famiglio.
Come se la
sua mente l'avesse trasposta in un altro luogo, uguale a quello che la
circondava, eppure distaccato da esso.
Iniziò a sudare freddo. E
la sentì.
Mia cara Allysia...
Ecco, sono uscita fuori di testa.
C’era da aspettarselo, tra
il sonno e Ephram che mi tormenta con propositi da massaia…
No,
non sei pazza. Non più del solito, almeno.
Pure
irriverente! Sbuffò
internamente. Tanto valeva andarci coi piedi di piombo. E
comunque mi chiamo Ally, adesso.
Tsk. Non cambia che tu sia una
McNamara, con sangue magico
che scorre nelle vene.
Allysia digrignò i denti.
QUELLA non esiste
più!
QUELLA SEI TU!
La voce si calmò subito.
Quella sei sempre tu, non
importa quanto lotti. Non puoi
cambiare ciò che sei.
Io non volevo cambiare niente. Se ti
ricordi, non sono stata
io a... cambiarmi. Digrignò i denti.
Lo so.
Si era addolcita, come pietosa di lei.
Lo so che tu non desideravi
altro che la felicità delle
persone che ami. E in fondo, dimmi, non è ciò che
desideri anche adesso?
Ally s'incupì. Non sapeva
come rispondere.
No, non agitarti. Rispondimi
solo con un 'sì' o un 'no',
renderà tutto più facile.
...Va bene.
Vuoi che Famiglio sia felice?
Senza esitazioni, rispose
Sì
Vuoi che Ephram sia felice?
Ti ha trattato molto bene, da
quando sei arrivata qui...
Era più difficile. Ma non
troppo. Ephram cercava di farla
ambientare, di farla stare meglio. Anche se la trascinava fuori casa,
anche se
le metteva tra le mani manuali di filosofia anziché di
meccanica, anche se la
buttava dal letto per invadere di tende camera sua... voleva fosse
felice.
Sì.
Vuoi che tua Madre abbia
notizie rassicuranti in Scozia,
su di te? Ciò la renderebbe felice. E anche tuo Padre. Vuoi
che siano felici?
Inspirò. Sì.
Allora c'è solo una cosa
che puoi fare.
Cosa?
Abbandonati...
E si ritrovò nel buio, da
sola.
Porca paletta! E ora che
succede! Stupida voce, e io che
per una volta mi sono fidata di te!Voce, mi senti? Vooce! Accidenti a
te!
Nella stanza, nessuno si era accorto
dello scambio.
Ephram si rivolse ad Allysia, e le
chiese:<< Tu sei
daccordo con me, cuginetta?>>
E la voce le uscì un
po’ doppia, ma non sgradevole:<<
Naturalmente... Cugino.- prese fiato- Ho delle cose da fare... Penso
che andrò
in camera, Ephram. Famiglio? Tu con me.>>
Il delicato vocalizzo la
seguì fin dentro la camera di Ally.
Allysia si guardò allo
specchio che Ephram aveva installato
in un raptus creativo non gradito ad Ally. Gli occhi verdi avevano
assunto una
tonalità pratense per un secondo.
<< Sto per farla
tornare, Famiglio mio. Spiegale tu le
cose come stanno.>>
Miew. Okay.
Allysia sorrise e chiuse gli occhi.
E Ally tornò.
Ansimante, si appoggiò alla
mensola dove troneggiava lo
specchio, fissando la tonalità menta delle iridi.
<< Dannata vociaccia! -
ruggì. Si guardò intorno- Ma
non eravamo in salotto?>>
Angolino dell'Autrice:
comincio ad insegnare ad Nvu chi è che comanda! Anche se per
adesso facciamo a turno...
Lucyette: Ally
procede coi piedi di piombo, per ora. A volte cerca di capirci
qualcosa, e quindi pone delle domande a chi ha intorno: in questo non
è cambiata. Salem è una persona molto importante
per lei, e attenta, ho detto é,
non era.
Ancora non riesce a collegare bene i vari avvenimenti, così
fa un po' di confusione... ed Ephram non ha avuto certo una buona
versione della storia! Continuerò ad aggiornare, anche se
non così spesso come vorrei, ma la storia procede, vedrai!!
zia Addy: non mi
scocci, anzi, è un piacere avere una lettrice tanto esigente
ed attenta! sei un tesoro! Come ho detto, la storia procede, sono io
che sono lenta a correggerla al pc!
BlueSmoke: partendo
dal presupposto che io amo i commenti pieni di particolari e di idee,
per cui adoro i tuoi...! Ephram è un ragazzo di 21 anni, con
tutti i suoi stereotipi e i suoi miti pronti ad essere
sfatati... però porta sulle spalle una
responsabilità non indifferente. Questa è una
storia di Maghi Purosangue! Questi maghi di sangue puro hanno senso
della famiglia e dell'onore molto molto elevato... in più,
aggiungici che Ephram ha il cuore dolce, e avrai un ragazzo che
difenderà Allysia con le unghie e con i denti! Si capisce
che gli voglio bene?^^ Il fantasma ce lo siamo sbolognati,
hiphiphurrà! Anche lui aveva un'immagine della
realtà piuttosto distorta, ma almeno Ephram si
può recuperare! Quanto a Salem... è un
personaggio un po' ambiguo (santo cielo, questa è la storia
delle ambiguità!), è un mago, e, come tutti i
maghi della mia storia, può accrescere il suo potere solo
usandolo appieno. Però ti darò un dettaglio, che
Ephram - che stava a sgobbare tutto il giorno, ma non metteva mai il
naso fuori casa - non sa, e cioè che il profumo,
cioè il piacere di guarire, è una cosa che nutre
sia chi dona sia chi riceve! Il mondo è pieno di pregiudizi
che sono quasi tutti senza fondamento: anche i maghi oscuri come Salem
meritano una possibilità, no?
Georgette: benvenuta
tra noi! Grazie per i complimenti e anche per avermi detto
dell'inversione dei capitoli, che, giuro, erano messi nell'ordine
giusto quando li ho postati! Spero di aver risolto (come non lo so).
Presto posterò il nuovo capitolo che, dico già da
ora, vi farà vedere un nuovo aspetto della vita della mia
Ally! Che comincerà anche a relazionarsi col mondo, e
alleluya, non sarà più una creatura
dell'oltretomba! Stappate lo spumante, tra poco questa storia
andrà avanti! Grazie per le considerazioni su tutti i
personaggi, che brava, che dai fiducia sia a Salem che ad Ephram! Non
vedo l'ora di farli incontrare! ooops! Basta, non spoilero
più nulla!
Baci a tutte voi!
La Fleur.
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Capitolo 8 *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo
7
Ally
continuò
a saltellare. Strinse forte gli
occhi e cominciò a supplicare col pensiero.
Non
puoi farlo di nuovo? Eh? Te lo
chiedo io stavolta,ti scongiuro! Prendimi! Prenditi il mio corpo, le
mie labbra
la mia mente! Andiamo, Voce, fatti trovare!
E’
inutile, Ally, non torna.
Le comunicò serafico Famiglio.
Da
quando sei diventato così
indisponente? Ti rendi conto di che tragedia sta per succedere? Come
faccio ad
affrontarla da sola!
Si
voltò di nuovo.
VOCE!
Mi
senti? Io non volevo che il Fantasma andasse via, e tu lo hai fatto
andare via
lo stesso! Io non volevo andare al negozio di Magia con Ephram, e tu mi
ci hai
portato lo stesso! Io non volevo niente, e tu mi hai costretto a fare
tutto! E
adesso che ti cerco sparisci nel nulla? Sei ingiusta, ecco cosa sei!
Ingiusta,
meschina e… e…
<<
Insomma, Ally, vuoi sbrigarti? Non arriverai in tempo a scuola! Devi
ancora
fare colazione, e io non posso accompagnarti, ho un appuntamento
all’università!>> strillava Ephram
dal piano di sotto.
Ally
fulminò con un’occhiata lo specchio appoggiato su
una mensola:<< Stupida
voce! Mai che si faccia come dico io!>>
Raccolse
in fretta lo zaino e corse giù per le scale, imbronciata.
Il
miagolio delicato di Famiglio la seguiva a rotta di collo. Non poteva
accompagnarla per via della neve alta in cui sprofondava continuamente.
Ally
aveva paura, ma non avrebbe mai e poi mai messo in pericolo Famiglio.
Per
questo le serviva la Voce. Aveva più coraggio di lei, senza
dubbio. Sembrava
che non temesse il dolore, o la cattiveria, o l’indifferenza.
Ally sapeva
perfino cuocere un uovo, adesso. E preparare i toast, ogni tanto, non
le
risultava più così tragico.
Ma
i giorni di vacanza erano finiti. La spensieratezza
dell’imparare un minimo
di vita Normale, pure.
C’è
una condanna in atto, oggi.
Pensò decisa.
Era
il primo giorno di scuola.
<<
Non ho per niente fame.>>
<<
Tu mangia lo stesso.>>
<<
Darò di stomaco.>>
L’aveva
già fatto svariate volte, quando era lei a cucinare, e non
era una esperienza
piacevole. Aveva già imparato che se non si sentiva bene era
meglio non
mangiare il parmigiano, ad esempio, che lascia la gola dolorante. Le
mele
bollite andavano già meglio.
E
ovviamente neanche a pagare Ephram prepara mele bollite per il primo
giorno di
scuola.
Suo
cugino la soppesava come per verificare
l’attendibilità delle sue parole.
Era
diventato più giulivo ogni giorno che passava, e stava anche
meno attento a
lei. Fortuna che Coone non si rilassava troppo. Il grosso gatto
lanciò
un’occhiata consolatoria a Famiglio, che poi si rivolse a lei.
Ti
accompagna Coone. Non lascerà che
ti perda.
Ah,
grazie tante!
<<
Smettila di fare i capricci, Ally. Cerca di non renderti questa
giornata un
inferno.>>
<<
La fai facile, tu.>> borbottò.
<<
Ehi, io ci sono passato!- le ricordò Ephram - E sono ancora
qui a raccontarlo,
per cui hai buone speranze anche tu. Prendi il tuo sacchetto per il
pranzo,
cerca di non stare troppo isolata dagli altri e per carità
sorridi! Nel tuo
muso lungo di ribalterebbe un carro
armato!>>ridacchiò per la battuta,
che Ally aveva accolto con uno sguardo assassino.
Ally
si sforzò di ingollare qualcosa, ma quando uscì
in giardino già non ricordava
cosa fosse stato. Coone la seguiva, come al solito, con lesti balzi da
un
albero al successivo. Era un gran arrampicatore.
La
ragazza strinse gli occhi e ritentò: Voooce?
Ci sei?
<<
Ally!- sobbalzò e si voltò: Ephram era sulla
porta.- Oggi pomeriggio arrivano i
Normali. Non farti trovare a parlare col gatto, non tenere il muso e
per
nessuna ragione al mondo voglio che li disturbi mentre studiano.
Chiaro?>>
Ally
aggrottò le sopracciglia. <<
Cristallino.>> mormorò sardonica e si
fiondò correndo fuori dal giardino.
Dunque,
Potomac Ave.
Coone
la aspettava sull’albero al limitare della strada e la
accompagnò nel suo
solito modo, miagolando raucamente tutte le volte che era sul punto di
sbagliare strada. Fortuna che era con lei, altrimenti non sarebbe
arrivata mai.
Non aveva abbastanza dimestichezza.
Percorse
tutta la strada.
Il
problema era che stava cercando di ricordare le descrizioni che Ephram
aveva
fatto dei Normali che vivevano con lui. Dunque: Andrew era un ragazzo
biondo. Nella foto
che Ephram le aveva
mostrato erano tutti e tre, ed Andrew aveva un gran sorriso e
l’espressione
allegra, la
corporatura robusta, ed era
parecchio alto. Boone invece era smilzo, con l’aria seria. E
Charlotte, l’unica
ragazza a parte lei… Aveva i capelli castani,
l’aria gentile. Le aveva detto
che era la sorella di Boone, ma quei due non si assomigliavano se non
lontanamente. Charlotte era chiara e gentile d’aspetto, Boone era scuro come la
notte. Che stranezza.
Un
altro miagolio rauco la fece svoltare in Delaware Ave.
Ally
svolta l’angolo e lì c’era Linden Ave.
Si fermò, col fiato corto. L’autobus si
avvicinava. Salutò Coone con un cenno della mano.
Neanche
sull’autobus e già sudata. Voce
maledetta!
Fu
sorpresa di trovare sul bus ragazzi più giovani di lei, poi
ricordò che in
America la patente di prende a 16 anni. Sospirò. Lei ne aveva 17 compiuti. Appena
arrivata e già si sentiva
indietro rispetto agli altri.
Fortuna
che Ephram aveva già consegnato i documenti necessari
all’iscrizione nella
segreteria! Aveva
già ricevuto il suo
orario delle lezioni. E controllando i programmi si era resa conto che
una gran
parte lei l’aveva già seguita in Scozia.
In
Scozia ti hanno fornito un’ottima
istruzione, Ally cara, ma qui vedrai quanto ti divertirai!
Voce!
Ally
vide un posto libero e si affrettò a sedersi, sbilanciata
dagli scossoni del
bus.
Non
ho intenzione di aiutarti, oggi.
Solo qualche suggerimento qua e là….
Sta’ lontana da quel tizio col cappello
rosso. Ti punta da quando sei salita.
Ally
gli lanciò un’occhiataccia.
Perché
non vuoi aiutarmi?
Questo
riguarda la tua vita da Normale.
Devi sbrigartela da sola.
Ally
fissò fuori dal finestrino le strade bianchissime.
Non
so se ce la farò.
Silenzio.
Ally
arricciò il naso. Il bus sboccava in Delaware Road e
proseguiva dritto, poi di
nuovo a destra.
Fermata.
Ally
scese mentre qualcuno la spintonava da dietro. Un altro passo ed eccola
lì… La
scuola.
La Kenmore West Senior High
School si
stagliava in tutta la sua imponenza davanti a lei. Ally
deglutì e chiuse gli
occhi.
Suggerimenti?
Un
completo disastro.
Ecco
come si sentì Ally dal primo all'ultimo istante del suo
primo giorno alla
Kenmore: i ragazzi le lanciavano strane occhiate fin da quando era
scesa dal
bus e lei aveva cercato disperatamente il bagno delle ragazze.
Così si era
persa ed era arrivata in ritardo alla prima lezione del primo giorno
dopo
Natale. Il professore era stato abbastanza clemente, ma lei si sentiva
comunque
completamente impacciata. All'improvviso si rendeva conto di quanto
fossero
attillati i suoi jeans e colorati i suoi maglioni rispetto agli abiti
lunghi e
scuri che prediligeva in Scozia. E sembrava che anche tutta quella
gente lo
notasse, cosa ancora peggiore, secondo il suo punto di vista.
Avrebbe
voluto che Famiglio accanto. La Voce interveniva a intermittenza, solo
per
svegliarla in ritardo dalle sue fantasie quando un professore le faceva
una
domanda. Dall'ultima volta, in cui Ally le aveva chiesto un minimo di
tempismo,
doveva essersi offesa e non si era più fatta viva.
Inglese,
matematica, chimica, educazione fisica. Le sue lezioni della mattina.
A
Inglese conobbe ‘Jon’, che la guardava come se
fosse un pasticcino e ogni tanto
si leccava le labbra come se volesse assaggiarla. Sfortunatamente per
lui e per
lei, non era un bello spettacolo. La salvò
‘Gin’, che si presentò come
“alcolica come il mio nome!” senza che Ally capisse
cosa intendeva, visto che
non aveva mai bevuto che buoni vini francesi in casa sua, e inoltre
Ephram le
aveva spiegato che in America i giovani non potevano bere fino ai 21
anni… La
presentazione le parve un po’ strana, ma almeno
‘Gin’ non la guardava
mettendola a disagio come ‘Jon’… un
disagio diverso però sì.
A
matematica conobbe ‘Lin’, una ragazza cinese
dall’aria simpatica. Ally si era
seduta sull’orlo della sedia e lei passando le aveva
sussurrato “Rilassati,
‘quella nuova’!”
Già,
per tutti lei era ‘quella nuova’.
Chimica.
Be’, già meglio. Era una materia così
nuova per lei che riuscì a distrarsi
dalle sue preoccupazioni. E nessuno le rivolse la parola…
Sì, le sarebbe
piaciuta chimica.
A
Educazione Fisica fu la volta di ‘Don’, un ragazzo
proprio bello. Aveva un
sorriso smagliante e la guardava da sotto in su. Quando Ally gli
inciampò
addosso sembrò che lui non se la prendesse, anzi,
cominciò a tallonarla per
tutta la lezione e insistette per portarla a pranzo al suo tavolo, a
mensa.
Pranzo.
Gli amici di ‘Don’ erano… strani.
Davvero strani da morire. Era l’unica ragazza
al tavolo e ne fu consapevole per tutto il tempo. Non era piacevole.
Per
questo fu lieta di fuggire dalla sala mensa…
finché non lesse il nome della
lezione successiva.
Di
tutte le materie artistiche a cui
Ephram poteva iscrivermi, giusto canto!
Il
resto dell'orario le andava bene, anzi, era perfetto. Ma canto?
Era
uno dei suoi pezzi forti in Scozia, e sua madre le dava lezioni quasi
ogni
pomeriggio. Se non avesse sposato un McNamara sarebbe diventata una
cantante
professionista e Allysia aveva ereditato il suo talento.
Allysia,
appunto. Certo non Ally, che parlava a bassa voce e se poteva evitava
di
rispondere, in faccia a tutti quegli estranei che la soppesavano. Si
sentiva
aliena. E la convinzione che lei lo era davvero peggiorava l'insieme e
lo
rendeva del tutto spaventoso. Inoltre, dappertutto coppiette si
scambiavano
effusioni, una vista che la sconvolgeva perchè il clima
della scuola scozzese
era incredibilmente rigido e lei non era mai uscita dal minuscolo paese
magico
in cui si trovava la Casa dei McNamara.
I
suoi guai non erano destinati a finire.
Entrò
nella sala canto così nervosa che non si accorse della
presenza di ‘Lin’, e la
ragazza orientale la strattonò, con poca grazia ma con un
certo effetto.
<<
Accidenti, non sapevo che cantassi!>>
Ally
abbozzò una smorfia:<< Mi ha iscritto mio
cugino a questa lezione. Non ne
avevo idea…>>
‘Lin’
sorrise:<< Oh, non preoccuparti. Vedrai,riusciremo a
tirarti fuori la
magia del canto!>>
<< Ah, be’,
allora…>>
La
lezione scorreva lenta.
Tanto
aspetto il colpo di
grazia.
La
signora Kildanen, norvegese, e
impressionante per la vivacità, vista la provenienza, aveva
una voce delicata e
piena.
Carina,
eh?
Ally
sobbalzò.
Voce!
Tranquilla,
bambina.
Un
sospiro? Sì, un sospiro nella sua
testa. Ally scosse il capo. Era del tutto impazzita, e fortunata se
nessuno se
n'era accorto.
'Lin'
la fissava un po'
perplessa:<< Tutto bene, Ally?>>
<<
Sì, sì. Carina la
Kildanen.>>
La
ragazza orientale le sorrise on un
certo entusiasmo:<< Secondo me è un genio.
Domani iniziano le audizioni:
ti piacerà da impazzire.>>
Ally
evitò proprio di rispondere.
Spagnolo
andò meglio. Conobbe ‘Ken’.
Santo
Cielo, in questa scuola hanno tutti nomi di tre lettere?
Fece la voce, che suonava un po’
esasperata.
E
che finiscono in ‘n’!
Completò Ally con un sorrisetto. Era contenta
perché finalmente poteva
tornarsene a casa. Chiaro che ‘Ken’, che ancora
parlava, lo prese per un
incoraggiamento e le fece perdere tempo.
Uscì
di corsa dal cancello, solo per
vedere il suo autobus allontanarsi. Era buio. Troppo buio. Per un
attimo pensò
di tornare a scuola e telefonare a Ephram. Poi uno strombazzare allegro
la
distrasse.
<<
Ehi, ‘quella nuova’!—esclamò
‘Lin’ allegra abbassando il
finestrino—Serve uno strappo a casa?>>
<<
Oh, sì! Grazie, grazie,
grazie!>> e si fiondò allo sportello, sentendo
che almeno una cosa stava
andando bene, nella sua giornata.
<<
Allora, Ally, com’è Buffalo
per te?>> chiese ‘Lin’ allegra,
quando ebbe avuto il suo indirizzo.
Ally
si strinse nelle spalle:<<
Non è che abbia girato molto, onestamente. Mi perdo
già nella via di casa, se
non c’è Co.. mio cugino.>> si
corresse di colpo. Ephram le aveva detto di
non far scoprire che parlava col gatto! C’era mancato poco!
‘Lin’
non sembrò accorgersi
dell’improvviso cambiamento di tono e non rispose subito. Era
concentrata sulla
strada. Ally sospirò di nuovo sollevata, e cercò
di godersi il tragitto. Era
raro che girasse in automobile, in Scozia. Le Streghe e i Maghi
potevano muoversi
nelle maniere più disparate grazie alle loro
abilità. Quel pensiero le causò un
piccolo scossone interiore. Lei non aveva più
abilità.
Solo
una Voce…
<<
Devi proprio uscire, Ally.
Buffalo è magnifica in questa stagione! E poi - le
lanciò un’occhiata maliziosa
e fugace- sbaglio o ‘Don’ ti fa gli occhi
dolci?>>
E
che vuol dire?
Borbottò la Voce nella sua testa, scontrosa.
Mancò
poco che, Ally, distratta,
ripetesse a voce alta quelle parole burbere. Cercò di
riprendersi e contrasse
le labbra in una specie di sorriso:<< Ah,
sì?>>
Ma
si perse di nuovo nei suoi pensieri
mentre ‘Lin’ ribatteva, tanto da non accorgersi
quando smise di parlare e
accostò l’auto al marciapiede.
<<
Ally? Ma ci sei?>>
chiese confusa.
La
ragazza sobbalzò e si guardò
attorno. Arrossì sentendo ‘Lin’
sospirare.<< Sei sempre così
distratta?>> le chiese bonariamente.
Ally
chinò il capo e si morse il labbro
inferiore:<< Scusami, ‘Lin’. Devo
essere stanca…>>
La
ragazza rise, gentilmente.<<
Non preoccuparti, il primo giorno capita a tutti. Sei a casa,
credo.>>
Ally
fissò di scatto fuori dal
finestrino.
<<
Oh, sì! Grazie! Grazie mille,
‘Lin’, non ti ringrazierò mai
abbastanza!>>
Il
tono era così riconoscente che la
ragazza orientale rise di nuovo:<<
Non esagerare, adesso! Vai a riposare, domani voglio
sentire la tua voce
da usignolo!>>
Quella
battuta la gelò, ricordandole
che l’indomani si sarebbero svolte le nuove audizioni. Chiuse
di scatto lo
sportello mormorando un saluto.
Seguì
con lo sguardo la vecchia auto
blu scuro allontanarsi, e quando fece per tirare un sospiro colse un
movimento
sull’albero accanto a lei.
Sobbalzò.
<<
Coon!>> Lo fissò
desolata. Sembrava
guardarla
compassionevole.
<<
Sono già dentro gli
ospiti?>>
Ovviamente
non le rispose. Cominciava a
capire come di sentiva Ephram di tanto in tanto, quando chiamava tutti
per
pranzo e nessuno gli rispondeva.
Fissò in ansia il cancello del giardino tutto innevato. Il
viaggio in auto era
stato stressante oltre misura, e anche la casa non le sembrava
più sicura come
l’aveva trovata negli ultimi tempi. Gli ospiti di Ephram
dovevano essere già
dentro, se poteva considerare il silenzio di Coon una risposta. Di
solito era
più espressivo.. Rabbrividì e si strinse nel
giubbotto elasticizzato, cercando
con gli occhi Coon, senza riuscire a vederlo. Sparito di nuovo. Le mani
affondate nelle tasche, cercò di deglutire
l’angoscia che le stringeva la gola,
inutilmente, e avanzò qualche passo, per aprire il cancello
di ferro scuro. Se
lo richiuse alle spalle, senza mai dare la schiena alla grande casa,
come se
contenesse chissà quali mostri, poi procedette a scatti
verso la porta. La
trovò aperta e la schiuse con un sospiro tremante, cercando
di far tacere la
voce dentro la sua testa che le imponeva circospezione.
Che ti prende, adesso? A scuola eri coraggiosissima, eppure
erano “faccende
da Normali”! Non mettermi ansia!
Tu non sei una Normale, sei una Strega! E adesso fila in
camera tua, non
voglio guai!
Ally strinse i denti e convenne che il suggerimento era più
che giusto. Ephram
le aveva detto di non far innervosire i Normali. Per evitare
inconvenienti,
avrebbe fatto attenzione pure a respirare, se proprio doveva! La casa
era muta.
Erano ognuno nella propria stanza?
Salì le scale più silenziosamente possibile e si
chiuse in camera. Sospirò di
sollievo e finalmente tolse il giubbotto, che le teneva caldo con tutti
i
riscaldamenti accesi. Gettò sul letto l’indumento
e si guardò allo specchio
sulla solita mensola: gli occhi verde menta erano ansiosi e tesi.
Strinse le
labbra e fece un salto all’indietro quando sentì
grattare la porta. Il lieve
miagolio la tranquillizzò, aprì la porta di
scatto per fare entrare Famiglio, e
gliela chiuse dietro, strizzandolo poi in un abbraccio.
<< Ah, amico mio! Che giornata!>> Le
scappò un piccolo singhiozzo e
sedette sul pavimento, col gatto stretto al petto che fremeva per
tranquillizzarla.
Ce l’hai fatta, Ally… Il primo giorno di
scuola è passato, non sei contenta?
Inspirò profondamente e rilassò un po’
le braccia. Era così, la scuola era
finita per quel giorno. Lacrime di sollievo le inondarono gli occhi.
Quanto sei emotiva, Ally!
Era facilissimo nella sua testa distinguere la voce di Famiglio da
quella
della… Voce. Famiglio non sarebbe mai stato così
esasperante e critico nei suoi
confronti.
Certo che sono critica! Ma ti sei vista?
C’è un mondo intero là fuori, e tu
che fai? Ti chiudi in una stanza a piagnucolare attaccata al tuo
sciocco
micetto!
Famiglio miagolò in segno di protesta.
<< Ma la senti?>> sospirò
stancamente Ally, spingendo indietro la
schiena e appoggiandosi alla porta. Da quell’angolazione
poteva un po’ tutta la
stanza, e aveva di fronte la finestra appannata e orlata di neve, col
grosso
albero che svettava spoglio verso l’alto. Non voleva nessun
altro mondo. Anzi,
già quella stanza era troppo grande. E poi, la Voce stessa
si era spaventata
nell’entrare in casa. Un altro miagolio da Famiglio, che le
si accoccolò in
grembo. Non ci badare. Riusciamo a convivere tutti
pacificamente, dentro la
tua testa.
Parli solo perché hai la bocca!
Ally contenne un sospiro. Basta così, Voce. Sono
stanca…
Socchiuse gli occhi. Aveva superato le sue prime ore di scuola. Lin era
stata
gentilissima, un vero tesoro, così socievole che lei quasi
non aveva dovuto
partecipare. Andava bene. E Don, e Ken… Chi erano gli altri?
Jon e Gin. E gli
amici di Don di cui non conosceva il nome. E i professori. E il canto!
Oh, no, il canto!
Se ne ricordò all’improvviso, e le uscì
un gemito dalle labbra. Avrebbe dovuto
di a Ephram di toglierle almeno canto. Strinse gli occhi e
cercò di calmare il
mal di testa feroce che le pulsava contro le tempie, all'improvviso.
Angolino:
Lucyette,
capisco che tu sia confusa! E' solo l'introvuzione di un nuovissimo
personaggio, la Voce! Annidata nella mente di Ally, insieme ad un'altra
parte di sè che lei stessa crede morta. Mi fa piacere che tu
segua le sorti della mia protagonista, ma la strada è ancora
lunga, e devono succedere così tante cose! Spero che mi
seguirai ancora! Un bacio!
Georgette:
Ephram arrossisce vagamente e si incupisce di fronte ai tuoi appunti
sui Guaritori... ma in fondo che ne sa lui?^^ Si tratta di
una concezione piuttosto "gotica" della magia, molto oscura. Del resto,
in genere le persone razionali e logiche non vedono di buon occhio la
magia... vedila come se fosse un ribaltamento di questa concezione.
Nella fattispecie, i Maghi del ceto sociale di Ephram (altà
nobiltà... maghi puri, insomma, molto sofisticati) non
vedono di buon occhio alcuni tipi di abilità, piuttosto
"elementari", per dir così. Gli elementi della vita e della
morte sono così totalizzanti da fare paura e generare
pregiudizi. Dovrò tornare sul punto, perchè non
sono convinta di averlo spiegato bene, neanche nel capitolo, purtroppo!
E poi, dico io: ma alla fine, chi se ne frega? Se il guaritore
guarisce, amen e basta, no? Che senso ha dissanguarli, poveretti! Fai
bene a spaventarti, perchè Ehpram e Salem si incontreranno
sul serio (saltella sul posto, eccitata) e sarà
un'esplosione emotiva! Per quanto riguarda la "bontà"... non
mi sento di dare un responso. Cerco di creare dei personaggi a tutto
tondo, con pregi e difetti... anche perchè penso che
eventuali pregi siano strettamente legati a particolari difetti. E,
tornando a Salem... uno bistrattato da tutto il mondo, compresi i
genitori, non dev'essere un tipo molto positivo! In più il
suo è un dono oscuro: se volesse potrebbe davvero fare del
male a qualcuno! Però in fondo è di pasta buona,
e conosce troppo la sofferenza per arrecare dolore a terzi! Certo,
questo lo sappiamo io e gli amichetti suoi, di certo non il resto della
comunità magica! Peccato, vero? Per quanto riguarda Ally:
sì, è l'altra se stessa, che fa una fuggevole
entrata in scena. In realtà si tratta di un nuovo
personaggio, che si trova tra l'una e ... il vuoto dell'altra. Grazie
per i complimenti, davvero! Io faccio del mio meglio, e avere dei
lettori entusiasti è una gratificazione senza pari!
Addy! Io
ti voglio bene! Grazie mille, anche per la pazienza, lo so che ce ne
stai mettendo tanta per starmi dietro! Sono felice anch'io che il
fantasma torni da dove è venuto! NVU è
il programma di scrittura che serve per pubblicare i capitoli sul sito,
e mi disobbedisce sempre!
BlueSmoke,
non temere, nei ritardi non mi batte nessuno! Le verità
mancate sono un'altra delle tematiche del racconto, in effetti: tutti
hanno segreti con gli altri e fanno di tutto per non tradire i propri
sospetti/pensieri.... Ephram superman? Oddio, poverello! Non vedo l'ora
di farti conoscere Andrew, lui farebbe battute su questa cosa fino
all'infinito! I dialoghi interiori si susseguiranno nei prossimi
capitoli, per cui è una fortuna che ti piacciano! Meno male!
Ally è un po' "divisa" al momento.... però si sta
riprendendo, come avrai notato. spero che la Voce sia simpatica (lei di
certo non si sforza in questa direzione). Commenterò presto,
ti giuro, a tutto quanto! Ma quanto sono rimasta indietro?! Un bacio!
Dark
Violet: Allysia soffre di tante cose diverse.....uno degli effetti
collaterali di essere brutalmente torturata nell'anima! Grazie dei
complimenti! Alla prossima!
|
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Capitolo 9 *** In casa ***
In
casa
Hhhhnnn!
Si
portò, trascinandosi piano sul pavimento, verso il letto
bianco, troppo bianco,
e lo scalò lentamente, aggrappandosi con le lunghe dita
troppo scarne al
copriletto mentre Famiglio miagolava piano, spaventato.
Quel
rumore di passi…
Terribilmente
familiare… lei non lo conosceva….
Eppure… Eppure le risuonò dentro come un
tuono, scuotendola fin nelle profondità della sua testa
troppo vuota, eppure
così popolata.
Ah!
<<
Eph? C’è un gatto in questa stanza? Ma lo senti
come miagola?>>
<<
Oh, è Famiglio, il gatto della mia cuginetta. Non ti
preoccupare,
Boone!>> la voce falsamente gioviale di suo cugino Ephram
la sfiorò
appena, nella scia della voce un po’ cupa e aspra che aveva
appena sentito.
Chi
sei? Fa male…. Ah!
Eppure,
riuscire a percepirla nonostante quell’assurdo ronzio, che
sembrava… sembrava
che non le appartenesse. Non era una galleria ormai inutilizzata, la
sua mente?
Non era un buco colmo d’ombre ormai l’intelletto
che prima arricchiva ogni cosa
che la circondasse appena?
Si
rannicchiò stretta contro il copriletto chiaro, tutta tesa
contro quel dolore
che sembra che non sfiorasse Famiglio, ma lacerasse lei. Volevano
scindere
anche il suo ultimo vincolo sentimentale col mondo magico?Volevano la
sua
mente, se l’erano presa, volevano anche la sua testa?
Il
suono malinconico di un pianoforte si librò
nostalgico fino a lei, troppo costante per essere suonato da una mano
non
fittizia. Era una canzone
registrata. E le parole…
Playground schoolbell rings,
again
Rainclouds come to play, again
Has no one told you she's not breathing ?
Ah,
perchè parlavano così? E anche quella voce tanto
profonda e cupa, perché le ricordava cose cui non avrebbe
voluto pensare?
Dov’era Famiglio? Chi era lei?
Hello,
I'm your mind, giving you someone to talk to...Hello...
Ti
prego! Lasciami in pace!
Desiderava
disperatamente che quel capogiro e assurdo
senso di smarrimento passassero, lasciandola lucida. Invece la canzone
continuava, e lei si sentiva sempre, sempre più
male…
If I smile and don't believe
Soon I know I'll wake from this dream
Un
sogno… Solo un sogno? Perchè non è mio
questo dolore che sento… No, non mi
appartiene come non mi appartiene questa voce e nella mia testa, nella
mia
testa… ci sono solo io…
Don't try to fix me
I'm not broken
Sì!
Sì, lei non era
“rotta” come le bambole. Lei era solo se stessa.
Più nulla poteva entrare in
lei impunemente, privandola di ciò che aveva dentro. Non era
giusto. Lasciò
continuare la canzone, mentre il dolore nella sua testa si allentava.
Hello, I'm the lie living for you so you can hide...
Perchè
nascondersi? Chi si nasconde dentro di te, Ally?
Cosa proteggi dietro i tuoi occhi verdi sempre cupi, cosa nascondi
dietro un
sorriso appena accennato, più di circostanza che di reale
coinvolgimento?
*Don't cry...*
Chi
ti tenderà la mano mentre cadi così lentamente,
come una piuma sospinta dal
vento delle mille tempeste che affronti nel buio, correndo a tentoni
contro il
muro di mattoni che ti intorpidisce l’anima?
Suddenly I know I'm not
sleeping
Hello, I'm still here, all that's left
Of yesterday...
Voce!
Ritengo che tu mi debba una spiegazione!
Asciugò
le lacrime che non si era neppure resa conto di stare versando, e
cercherò di
tirarsi su dal letto delle sue sofferenze. Più che altro,
delle angosce che la
sua mente ospitava e che, si era resa conto, non appartenevano solo a
lei. Il
miagolio accorato di Famiglio la indusse ad accoglierlo tra le braccia,
sul
petto ancora affannato, mentre, neanche a dirlo, la Voce non si faceva
minimamente viva. Un’espressione molto simile alla rabbia si
affacciò nello
sguardo verde di Ally, facendole dolere forte una tempia. Pensava
furiosamente
al dolore appena sopportato, chiedendosi stizzita se il suo non fosse
già
sufficiente. Credeva di avere trovato nella Voce che
l’accompagnava un’amica e
una guida anche in quel mondo così spaventoso fatto di vuoti
e di ombre
improvvise, e invece si sentiva sfruttata e dolorosamente oppressa. Di
nuovo
sola. Alcune lacrime le annebbiarono la vista e scivolarono oltre le
ciglia, bagnandole
di nuovo le guance e crollando giù dal mento, sul mantello
fitto del suo gatto.
Singhiozzò silenziosamente per un minuto o due, poi
tirò su col naso.
Ally…
Mi spiace molto…
Ah!
Sei qui! Con che diritto mi
affibbi le tue sofferenze, razza di voce egoista e senza cuore! Solo
una voce
che mi squassa il cervello cercando di annientarmi! Non ti basta il mio
dolore?
Ne vuoi ancora? Vattene, vattene! Vattene!
Si
alzò, in preda al nervosismo, con Famiglio altrettanto irato
tra le braccia. Il
gattino aveva le orecchie attaccate ai lati del viso e gli occhi grandi
e
spalancati, uno azzurro e l'altro giallo, con la pupilla dilatata come
sul punto di attaccare qualcuno.
Allysia sentì distintamente i piccoli artigli affilati
graffiarle la pelle
attraverso il maglioncino, cosa che le diede una carica maggiore. Scosse il capo
violentemente, come se potesse
sbattere così fuori quella compagna inopportuna e
approfittatrice, magari
scrollandola via da un orecchio.
Ally!
Non è stata colpa mia! Ti
supplico!
Continuò la voce, ora umile e fioca più che mai. Non so neanche io cosa sia successo, per
favore, anch’ io devo sapere perché solo tu e quel
tuo animale potete sentirmi!
E
perché non me lo hai mai detto?
Comparivi nei miei sogni, prima! Sei l’unico legame magico
tranne quello col
mio gatto che io riesca ancora a mantenere! Cosa vuol dire?
…
Solo che il vincolo che mi lega a te
è forte quanto quello che lega te al tuo
catalizzatore… Che non posso perderti
perché ne va della mia esistenza, che ancora non so come
definire con parole
che la tua mente umana possa
recepire. Come ti
sentiresti se perdessi
Famiglio? Così mi sentirei io, senza di te…
La
voce si affievolì in un sussurro impercettibile, che
continuava a mormorare
parole angosciate e dense di tormento. Ally si bloccò
all’improvviso placata da
quell’ondata di sgomento non suo, vinta dalla compassione e
spossata dalla
marea di emozioni che l’avevano attraversata nel giro di
pochi minuti tornò ad
adagiarsi sul letto. Un dolore nuovo, fioritole nel petto come una
viola
piccola, intenso come la sua essenza inebriante, la dilaniò,
facendole tornare
acqua salata tra le ciglia.
Povera
Voce!
Forse,
non era più fortunata di lei… E si
sentì
all’improvviso solidale con quella creatura che non si
riconosceva in un corpo,
e che ospitava un corpo sprovvisto di Potere. Forse, era un senso di
vuoto
molto simile, che le rendeva così affini. Si
sdraiò più comodamente, Famiglio
accoccolato ora contro il suo collo, e chiuse gli occhi, spossata. Si
addormentò in pochi secondi.
Ephram
fissò con circospezione la schiena di Boone, che lo
precedeva di due passi giù
dalle scale. Lo accompagnò fino in cucina, e sedette sulla
sua sedia mentre
l’amico si versava un bicchiere d’acqua, servendosi
direttamente del rubinetto.
Quanto era stato in grado di sentire, attraverso la porta della stanza
di Ally?
Quando l’aveva visto accostato proprio a quella stanza gli
era quasi venuto un
colpo e aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per non
Confonderlo seduta stante. Per fortuna Boone lo aveva seguito di buon
grado,
evitandogli di usare le maniere forti. Coon non si era nemmeno preso la
briga
di avvisarlo del ritorno di Ally. Doveva aver espletato in fretta il
suo
compito solo per tornare in camera di Charlotte a farsi coccolare. Furbo, lui! Si diede
dell’idiota e
sospirò. Adesso invidiava pure la sorte del suo gatto!
<<
Tutto bene, Eph?>> chiese Boone, sciacquando il bicchiere
appena usato e
posandolo nel lavello, continuando a dargli le spalle.
<<
Certo… Sì, tutto bene.>>Rispose con
una voce così poco convincente che si
rimproverò da capo, afflitto.
Boone
si voltò a lanciargli un’occhiata indagatrice e
poi divertita. <<
Problemi con la tua cuginetta?>>
Ephram
ricambiò il sorriso:<< No. – decise
di essere onesto per quanto possibile-
Tu e tua sorella mi siete mancati molto. Speravo di passare
più tempo con lei…
Invece si è già chiusa in camera… Col
mio gatto.>>
<<
Sei geloso del felide, McNamara?>>
sghignazzò una voce molto più rilassata e
sfrontata, facendo la sua superba
entrata in scena.
<<
Andrew!- esclamò Ephram alzandosi per dargli una pacca sulla
spalla- Credevo
che tornassi domani o anche più tardi!>>
Il
ragazzo biondo gli rivolse un sorriso rilassato. Una luce maliziosa
balenò per
un istante nei profondi occhi castani:<< Anche a me
mancava la bella
Lotte! Quel brutto muso, invece, non mi è mancato
affatto!>> indicò con
una mano Boone che, dal canto suo, nemmeno si degnò di
rispondergli e si limitò
a lanciare un’occhiata di sufficienza ai borsoni che Andrew
aveva lasciato accanto
allo stipite.
Il
sorriso di Ephram si contrasse per un attimo, poi tornò
sincero. Andrew era un
dongiovanni nato, ma Lotte non gli aveva mai comunicato una preferenza
nei suoi
confronti, per cui era ancora in gioco. Aveva dalla sua la preferenza
di Boone
almeno come amico, e per il momento gli era sufficiente. Avrebbe
pensato alla
concorrenza per la conquista totale del cuore di Charlotte nel modo e
nel
momento più opportuno. << Giù le
mani da lei, Andy.>>
Il
biondo gli rispose con un altro sorriso, ancora più
disarmante del
precedente:<< Chiamami ancora Andy e non ce le avrai
più le mani,
chiaro?>>
Si
scambiarono un sorriso colmo di sfida, mentre Boone li oltrepassava
scuotendo
la testa:<< Non ti abbassare al livello di quella testa
calda, Ephram.
Torno a studiare, ci vediamo per cena.>>
<<
Almeno qualcosa di caldo c’è,
in
questa casa!>> lo rimbeccò Andrew, punto sul
vivo, lanciando un’occhiata
da cucciolo abbandonato a Ephram, che ridacchiò.
<<
Ti va un panino? Racconta tutto quello che hai combinato allo zio Eph,
su!>> lo vezzeggiò, guadagnandosi un altro
sorrisone da Andrew.
<<
Meno male che non sei bacchettone come Boone,
almeno tu!>>
Boone
sbuffò silenziosamente, ascoltando l’ultimo
commento sfrontato di Andrew, che
non perdeva l’abitudine di criticarlo, e altrettanto
silenziosamente risalì le
scale, massaggiandosi la nuca. Si trovò di nuovo a passare
davanti alla porta
della stanza spoglia che ora era della cuginetta di Ephram e le
lanciò
un’occhiata disinteressata. Si era mosso dalla sua stanza
solo a causa del
violento capogiro che lo aveva colto e che lo aveva convinto a
concedersi una
pausa, seppure minima. Aveva sentito le note di quella canzone
malinconica
nell’aria, Hello, e si
era sentito
rabbrividire, con la brutalità di quella vertigine a
sconvolgerlo. Non amava
molto il genere di musica, così inquietante, degli
Evanescence, e proprio
passando davanti a quella stanza, il capogiro era tornato
più feroce, al punto
che si era appoggiato alla porta con la mano per restare in piedi.
Aveva sentito
il miagolare sottile di un gatto e in quel momento Ephram
l’aveva colto sul
fatto. Non gli era rimasto che inventare una scusa qualsiasi per
togliersi
d’impiccio. Nessuno sapeva di quei brutali mancamenti che lo
coglievano e chi
stavano togliendo la pace anche mentre studiava. Spinto da una certa
curiosità,
si accostò di nuovo a quell’uscio chiuso. Tutto
silenzioso. Alzò le spalle e
proseguì verso camera sua, sperando di poter continuare
davvero a studiare fino
a sera. Con un sospiro, si chiuse la porta alle spalle e sedette alla
scrivania
ingombra di tomi. Inforcò gli occhiali senza montatura e
riprese a leggere. La
sua concentrazione si frantumò in un istante quando Lotte
entrò senza bussare,
seguita a ruota dal grosso gatto di Ephram. Boone trattenne un sospiro
e guardò
la sorella sedersi, sorridendo dolcemente come al solito, sul suo letto.
<<
Ho sentito che Andrew è arrivato, da basso.>>
cominciò con un piccolo
sorriso divertito, a cui il ragazzo rispose curvando un angolo della
bocca in
una smorfia accattivante.
<<
Sì, quella specie di capitano di gran cassa è
tornato a casa, casinista come al
solito. Aveva voglia di rivederti, a quanto pare.>>
Charlotte
allargò il sorriso, illuminandosi. Il gatto di Ephram
reclamò la sua parte di
coccole, che a quanto pareva Charlotte stava trascurando.
<< Stai buono,
Coon! Voglio bene anche a te!>> rise la ragazza,
stringendo tra le
braccia il magnifico Maine Coon che prese a ronfare piuttosto
rumorosamente.
<<
Mi è mancato Andrew in queste vacanze. Hai visto mamma
quant’era triste? Se ci
fosse stato lui a casa nostra avrebbe saputo come tirarci su il morale,
tra uno
scherzo e l’altro.>>
<<
Tra uno scherzo e l’altro a me,
vorrai dire. Meno male che stavolta è tornato a casa sua!-
Boone si sforzò di
assumere un tono severo, ma non riuscì a trattenere un
ghigno allegro. Con un
sospiro, rifletté sul fatto che l’atmosfera della
casa di Buffalo era mancata
molto anche a lui, nonostante fosse finalmente riuscito a completare un
libro
di psicologia che lo aveva condannato alla scrivania fino a tarda sera.
– Hai
visto Ephram quanto sembra stanco? Le sue vacanze natalizie non devono
essere
state il massimo del relax, quest’anno.>>
Coon
si tirò su dalle gambe della ragazza, lanciò
un’occhiata prima a lui e poi a
lei, e si avviò regale alla porta. Charlotte si
alzò per farlo uscire e gli
chiuse dietro la porta, poi si voltò a fissarlo, corrugando
la fronte:<<
Volevo parlarti proprio di questo. Ha detto qualcosa almeno a te? Io ho
provato
a insistere, ma non c’è stato nulla da fare!
>>
Boone
si trovò a scuotere il capo. Sfilò le lenti e
massaggiò la fronte, sentendo di
nuovo una tempia pulsare. Era meno doloroso di prima, fortunatamente
per lui.
<<
Stai bene?>> chiese attenta Charlotte, soppesandolo con
gli occhi grandi
e grigi, l’unico tratto fisico in comune.
<<
Certo.>> rispose Boone, pur sapendo che la sorella non se
la sarebbe
bevuta così facilmente. Charlotte aveva
un’attitudine speciale a scoprire le
bugie.
<<
Certo - gli fece il verso infatti
–
Come se io fossi una scema qualunque.- Lotte si avvicinò a
sfiorargli la
guancia.- Problemi di vista, Boo? Stai studiando
troppo…>>
<<
Forse.- le rispose poco convinto, ovviamente continuando a mentire.
Studiava
sempre troppo, e non gli era mai venuto nulla. Perfino la sua vista era
perfetta.
Gli occhiali gli servivano solo quando leggeva, per non affaticare gli
occhi.
Ma non avrebbe detto alla sorella di aver passato una visita oculistica
subito
prima di tornare a Buffalo - Non hai già abbastanza
preoccupazioni, per
occuparti anche di me? – sospirò e
fissò sua sorella il più dolcemente
possibile – Tra la mamma, la lontananza da Ephram e lo studio
neanche tu ti sei
riposata molto, questo Natale.>>
<<
Almeno tu non imbrogliare, però! Mi basta il fidanzato,
bugiardo. - S’imbronciò
leggermente, pensando a tutte le volte che avvertiva che Ephram le
stava
mentendo… Quanta paura aveva avuto, in quelle vacanze! E ora
anche Boone voleva
provare a ingannarla, proprio lui che sapeva che non ci sarebbe mai
riuscito! –
Sono più che sicura che tu voglia proteggermi anche dai tuoi
mali.>>
<<
Anche Ephram. Nessuna delle sue bugie mirava a farti del male. Non sei
la sola
dotata di una certa sensibilità. - Si sorrisero, poi Boone
sospirò mesto – Avrei
dovuto aiutarti di più, piccola, mi spiace.>>
Non
terminò neanche la frase che già Lotte scuoteva
il capo. << Tra poco ti
laurei, non ci pensare nemmeno, Boo!>> Lo chiamava sempre
con quel
nomignolo spaventoso! Boone le diede un pizzico affettuoso sul naso,
poi si
alzò e la spinse verso la porta.
<<
Allora lasciamelo fare, sorella scansafatiche! Vai a stressare il tuo
fidanzato!>> e la spinse fuori dalla stanza, tra proteste
e risate. Il
suo sorriso di spense subito, e si gettò sul letto con un
gemito. Non posso andare avanti in questo
modo...
Charlotte
sospirò, ma decise di lasciar correre. Boone le avrebbe
parlato presto, non era
da suo fratello nasconderle nulla. Era troppo buono e onesto. Meglio occuparsi di quei due testosteronici
al piano di sotto! Sorrise e prese a scendere le scale,
contenta di poter
tornare almeno a stringere a sé Ephram in
libertà. Non si vedevano da più di
due settimane, e le era mancato immensamente! Avrebbe voluto invitarlo
a
trascorrere le vacanze con lei, ma all’ultimo le era mancato
il coraggio. E poi
era arrivata quella telefonata improvvisa dalla Scozia, ... chissà quanto hanno speso di telefono,
questi devono per forza essere ricchi sfondati..., che
annunciava l’arrivo
della cuginetta che non aveva ancora avuto la possibilità di
vedere e su cui
Ephram teneva un silenzio degno del miglior agente segreto! E le era
sembrato
sfuggente anche quando era tornata, finalmente, da lui. Sempre
affettuoso e
dolce, ma timido quasi come ai tempi in cui si erano conosciuti e lui
sembrava
non aver mai toccato una ragazza! Arrossì al ricordo di
quanto avesse dovuto
insistere per trovare una maggiore intimità, sotto lo
sguardo allibito di Boone
e quello divertito e smaliziato di Andrew, che in effetti era stato
un’ancora
di salvezza facendo ingelosire il timidissimo Ephram! Varcò
la soglia della
cucina silenziosamente, concentrando l’attenzione sulla folta
capigliatura
castana di Ephram che le dava le spalle, e poi vide gli occhi accesi di
Andrew.
<<
Ehi, bocconcino! Non dai un bacio al buon Andrew, appena tornato nella
terra
innevata di Buffalo?>>
Rise.
<< Buon Andrew, non mi dire che rimpiangi già
l’assolata
California!>> Gli scoccò un bacio sulla
guancia e poi fece un passo
indietro, per appoggiarsi alla spalla di Ephram, che la strinse
delicatamente e
le posò un bacio sulla tempia. Si voltò a
fissarlo negli occhi scuri e intensi,
che solo lei sapeva essere così limpidi quando facevano
l’amore... Arrossì. Non
era così spregiudicata come aveva dovuto dimostrarsi per
sbloccare il suo
altrettanto impacciato ragazzo.
<<
Mai come ho rimpianto te, amore mio!>> stava dicendo
Andrew, sorridendo
tuttavia, perché sapeva quanto Charlotte fosse innamorata di
Ephram e lui di
lei. Lo stavano bellamente ignorando.
<<
Non ti allargare, biondo!>> lo riprese Ephram a fior di
labbra, ma non
sembrava una frase minacciosa, visto com’era stata sussurrata.
<<
Già a tubare! – sorrise Andrew – Volete
solo farvi invidiare, me ne vado in
camera mia! – si avviò alla porta della cucina
dove ancora si trovavano i suoi
borsoni, li prese entrambi in una grande mano e, senza neanche
voltarsi, salutò
– E grazie per il panino, Eph, buona
continuazione!>>
Si
avviò fischiettando verso la sua camera, contento di aver
rivisto tutti gli
abitanti della casa... meno uno, a quanto pareva. Ephram lo aveva
informato
dell’arrivo di una fantomatica cuginetta scozzese.
Chissà che era successo per
far arrivare una bambina, da sola, in un altro continente!
Oltrepassò la porta
che era sempre rimasta chiusa fino a quel momento, e che era chiusa
anche
allora, solo che doveva essere occupata. La sua era proprio la camera
accanto.
Spalancò la porta ed entrò nella stanza dalle
pareti arancioni con foto delle
spiagge più belle della California e della Florida. Accese
il cellulare, pronto
a sentire una quantità di trilli diversi, frutto di diversi
messaggi da
altrettanto diverse ragazze. Sorrise compiaciuto quando
constatò di avere
ragione. Ceeeeerto che ci vediamo dopo
cena, Samantha e Jasmine! Ridacchiò pensando alla
serata fuori che lo
attendeva, poi lanciò un’occhiata
attraversò la soglia della porta che come al
solito aveva lasciato spalancata, dove vedeva la porta, ovviamente
chiusa,
della stanza del suo sgobbone preferito. Si alzò rilassato
ed entrò senza
bussare. Aggrottò le sopracciglia nel trovare la scrivania
senza il suo ospite
fisso. << Ehi, che caspita succede?>>
chiese a voce alta, sorpreso.
Entrò, trovando Boone sdraiato a letto col cuscino
schiacciato sulla testa. Divertito,
si avvicinò e glielo tolse dalle mani, facendogli prendere
un colpo:<<
Ehi, principessa scura, aspetti un bacetto dal principe
Andrew?>>
<<
Sei tu! Accidenti a te, deficiente di un
californiano...>> bofonchiò
Boone, voltandosi sulla schiena e tornando a chiudere gli occhi.
<<
Stai male? – chiese Andrew, poi, senza neanche attendere
risposta, continuò – E
meno male che sei appena tornato dalle vacanze, stupido stacanovista!
Perché
non molli i libri e stanotte vieni a divertirti con me?>>
Boone
rinunciò del tutto alla pace:<< Non mi
piacciono quelli del tuo sesso,
bocconcino biondo! E non chiamarmi più principessa,
altrimenti farò in modo di
farti parlare in falsetto per un lustro! - Allentò la
stretta alla mascella,
sentendo il pulsare delle tempie farsi meno feroce. Riuscì a
tenere gli occhi
aperti senza soffrire e guardò Andrew ancora seduto su un
lato del letto – E
scendi dal mio letto, brutto deviato che non sei altro!>>
Andrew
schivò un colpo secco che Boone gli aveva lanciato con un
balzo e puntò un
indice accusatore verso il ragazzo suo coetaneo:<< Mi
sembra di sentire
mio nonno! Sai che era fuori come un balcone?>>
<<
Ecco da chi hai preso!>> Boone scosse la testa e si
sollevò a sedere,
sentendo l’intontimento abbandonarlo lentamente.
<<
Sul serio, secchioncello, dovresti divertirti un po’. Ho due
ragazze per le
mani e tu potresti essere il fortunato partecipante ad un appuntamento
a
quattro!>>
Boone
gli lanciò un’occhiata severa:<< No,
ho da studiare, e poi, lo sai che le
tue amiche in genere non mi piacciono.>>
Andrew
sbuffò:<< Oh, già, a te piacciono
le intellettuali! Ma rilassati! Vieni a
farti solo una passeggiatina!>>
Boone
riuscì a sollevarsi dal letto senza barcollare.
<<
Credimi, le intellettuali sono l’ultimo dei miei pensieri al
momento! Ho rotto
con Paula subito prima di Capodanno, lo sai, no?>>
Andrew
fischiò:<<
No, non lo sapevo! Ehi,
ma allora hai un motivo in più per...>>
S’interruppe vedendolo scuotere
il capo. Il biondo corrugò le sopracciglia. Boone era troppo
serio! E Paula non
se lo meritava un tale bravo ragazzo, era un’ infame che lui
aveva fatto bene a
lasciare... Sempre non lo avesse lasciato lei. Sant’uomo!
Anche dalle stronze di quella risma si fa piantare in
asso!
<<
Magari un’altra volta, va bene?>>
Andrew
lo fissò: sembrava stanchissimo. Forse stava male sul serio.
<<
Okay. Se cambi idea, sai dove trovarmi.>>
E
se ne andò senza aspettare risposte di sorta, che,
prevedibilmente, non arrivarono.
Angolino:
Sorpreeeeeesa! Scommetto che non ve lo aspettavate, eh? (ammicca e fa
gli occhioni) E invece eccomi qua, pronta a postare un altro capitolo
corretto e pieno di un sacco di gente nuova (per voi, io già
li sento ronzare come mosche da una vita. li conosco come le mie
tasche, questi qua.)
Punto primo: sento
di aver combinato un mucchio di confusione con la Voce! Non sono stata
in grado di spiegarmi e chiedo scusa, anche perchè
è da così tanto che ragiono su questi capitoli
che ormai dovrei riuscire a raccontsrvi tutti i dettagli
senza problemi, e invece non ci riesco! Tsk! Allora: Ally ha una parte
di sè che resterà latente ancora per molto,
moltissimo tempo, e che Famiglio e la Voce (che è un'altra,
mi spiace) stanno custodendo dopo la fulminea entrata in scena nella
scorso capitolo. Ally è stata torturata, è ancora
così debole da avere appena chiaro di esistere ancora. Il
Famiglio è il suo custode e la ama come nessun'altra
creatura del creato, e per questo tiene il segreto su quella parte di
lei che ha gli occhi di mille toni di verde, lo sguardo della sua
Allysia. La Voce è comparsa adesso nel racconto, ma Allysia
ce l'aveva già in dotazione (per dir così) mentre
era in Scozia, solo che le parlava nei sogni! Nell'inconscio, insomma.
Mmmmh... provate a vederla così: Allysia è stata
rivoltata come un calzino, e ciò che prima succedeva nel suo
inconscio ora è venuto fuori, mentre ciò che
prima lei aveva chiaro di sè, della sua mente e delle sue
emozioni, è stato seppellito in un angolo buio della sua
testa, dove Famiglio lo tiene nascosto senza che neppure lei se ne
accorga, per tenerla in vita. La Voce è una creatura
diversa, spero che ora vi sia più chiaro. Era "caduta" nella
mente di Allysia e vi aveva trovato alloggio, e ora che è
venuta fuori devono imparare a sopportarsi. Più chiaro
adesso?
Passiamo ai commenti:
Lucyette:grazie!
Spero di non averti confuso ulteriormente! Se sì, dimmelo e
ti chiarirò i punti precisi!
Giulia91: ohmygod,
una nuova lettrice! Non c'è niente come un nuovo lettore che
si appassiona alla storia a rendere felice chi la racconta!
Specialmente se ha commentato capitolo per capitolo, una prova di
fedeltà ammirevole! Hai visto anche tu che alla nostra Ally
succede una disgrazia dopo l'altra! Ma io sono una proclamatrice
convinta del "Nessun male viene per nuocere".....! Grazie per i
complimenti, soprattutto quelli sullo stile: sono una perfezionista,
scrivo questa storia da più di un anno (molto prima di
quando ho cominciato a pubblicarla qui) e ogni volta che leggo un
capitolo mi vengono da fare infinite correzioni! Per cui grazie
davvero! Ehpram è un ragazzo timido e responsabile, Salem
è un amico ferocemente leale (e anche qualcos'altro, a dire
il vero. Stttt! Niente spoiler!) Spero che apprezzerai anche questo
capitolo!
Georgette:
innanzitutto scusami per non aver commentato (ancora!) i tuoi ultimi
scritti, ma è davvero stato un periodo cupo, oltre che
stressante, e io mi sono un po' persa dietro tutte le cose da fare e da
pensare. Rimedierò presto, promesso! Per quanto riguarda la
storia, mica mi risparmio, come puoi vedere! Però posso
dirti che la storia, per un po', si orienterà solo su
Buffalo, quindi puoi archiviare gli altri personaggi e concentrarti su
questi.... che sono tantissimi, lo ammetto, ma DOVEVANO venire fuori!
Altro che Ally, sono io che soffro di personalità multiple!
Salem e il cugino di Ally si incontreranno solo tra un bel po' di
tempo, tranquillizzati... e in effetti, mi sono crogiolata un bel po'
sulla scena dei due ragazzi che si prendono a pizze in faccia!(ma non
garantisco che andrà proprio così, comunque)
Spero che tu apprezzerai anche questi tipini qui, di cui
posterò le foto appena qualcuno mi spiegherà come
si fa!
Nel frattempo, ci
tengo a dire che:
Ephram ha 21 anni,
Charlotte poco meno di lui (sono allo stesso anno
d'università, ma lui è leggermente più
avanti di lei con gli studi... miseriaccia!). Anche Boone è
a psicologia, ma lui sta prendendo la laurea magistrale.... in America
(mi sono informata) il college funziona così: due annetti
corrispondono alla nostra minilaurea, più altri quattro
fanno una nostra magistrale.... bontà loro! Consideratelo
maggiore della sorella di tre o quattr'anni. Ha la stessa
età di Andrew il biondo (mi sa che sarà sempre
questo l'appellativo con cui lo chiamerò), che conosce da
più tempo, perchè il Buffalo State
College (che esiste davvero, come la Kenmore, la scuola di Allysia, e
tutta l'accozzaglia di vie che ho descritto nello scorso capitolo)
è noto soprattutto per i corsi di psicologia e di fisica e
chimica: chimica la studia il biondo, appunto! mhhhhhh..che altro? Boh,
mi verrà in mente! O se volete avere qualche delucidazione,
chiedetemela direttamente!
Spero di riuscire a
postare altrettanto tempestivamente,
sempre vostra ,
La
Fleur (mamma mia che pomposità!)
Altra cosa! Mamma
mia, quest'angolino non finisce più!
Finalmente (con
grande gioia mia, che conosco le sue qualità, come scrittore
e come persona) ha iniziato a postare un nuovo racconto dedalo1987, La
foresta telefonica (che vorrei saper linkare qui, accidenti!) che vi
consiglio di andare a leggere, perchè ha uno stile
impareggiabile (migliore del mio, devo ammettere, ahimè) e
perchè la sua storia prende in un modo che ha
dell'incredibile! Andatela a leggere! Peraltro, come incentivo posso
dirvi che, preso com'è dal suo fuoco creativo, posta un
giorno sì e l'altro pure.... ^^
A
Presto!
|
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Capitolo 10 *** Rivelazioni a cena! ***
Rivelazioni
a cena!
<< MMMH!
Charlotte... Asp... Ah! Aspetta...>> Ephram ansimava, il
respiro mozzato
da quel tocco che gli bruciava la pelle in un’ustione non
dolorosa... Anzi...
Esplosero in una sinfonia di respiri più profondi e poi
più affannosi. Uniti.
Le mani intrecciate. Charlotte, col fiato corto, gli sorrise a labbra
socchiuse
e posò un bacio sulla guancia, poi lo fissò negli
occhi con i suoi così
brillanti...
Oh, potrei morire adesso e sarebbe la morte più
felice dell’universo,
sospirò Ephram tra sé, null’altro che
lei di fronte e intorno. Le mani, la
mente, il cuore... Perfino la mia anima ti appartiene,
considerò tra sè
fissandola con una lacrima che trasbordava dal limite delle ciglia e
gli
inumidì salata la pelle. E il sorriso che lei gli
regalò a quell’espressione
spontanea di emozione fu così grande che sarebbe scoppiato a
piangere, lì con
lei, tra i suoi seni delicati e con i suoi capelli a circondarlo come
la corona
del regno più ambito possibile. Il tuo cuore.
Perché tu mi ami, mi ami, mi
ami... Charlotte lo fissava dall’alto, su di lui
come gli si era accomodata
sopra prima, con quel sorriso birichino che gli faceva sempre venire in
mente
uno sciame di emozioni tali da attorcigliargli la lingua.
<< Te l’ho... mai detto... che mi... travolgi,
ogni volta?>> le
sussurrò ancora ansimante, un sorriso che andava facendosi
sempre più largo
anche sul suo viso. Erano passati dalla cucina, alle scale, alla camera
di lei
così gradualmente che l’esplosione di passione con
cui l’aveva attaccato non
appena si erano chiusi la porta dietro la schiena era stata
irresistibile,
impetuosa... Non che avesse intenzione di resistere, in ogni caso.
Ricambiò il
bacio dolce che lei gli aveva regalato con uno, più
trattenuto, sulla fronte
liscia.
<< Mi sei mancato tantissimo...>>
<< Sapessi quanto mi sei mancata tu! Sembra passata
un’infinità da quando
sei partita. Io stavo per esplodere! Se avessi aspettavo solo
un’altra ora
avreste dovuto raccogliere pezzi di me da tutta la casa. Anche dal
giardino.
Pensa tu che schifo...>>
<< Ephram! - lo rimproverò Charlotte
scandalizzata - Non si fanno certi
discorsi macabri mentre si sta facendo
l’amore!>> e tuttavia sorrise,
riscaldandogli un punto preciso nel petto, dove il suo cuore sbatteva
rumoroso
contro le costole.
<< Non sto scherzando! Ci hai messo così tanto
a disfare le tue valigie
che ho pensato che ti fossi stancata di me...>>
Charlotte gli posò un bacio a fior di labbra, poi
sfregò la bocca contro la
sua, in una carezza tenera e giocosa.
<< Saresti dovuto venire a casa con me, sapevo che non
avrei dovuto
lasciarti solo. Sarebbe stata una gran tentazione averti nella camera
accanto e
non poterti raggiungere, ma almeno non ti saresti sentito trascurato,
povero
amore mio... Dolce... Delicato...>> aveva ripreso a
baciarlo lentamente,
mormorando quelle parole ancora labbra contro labbra, labbra contro
mascella,
labbra contro collo, segno che la pausa era
terminata e lei si aspettava
tutt’altro tipo di conversazione. Ephram
però si tese. Doveva parlarle,
e aveva tirato fuori l’argomento giusto. Non poteva perdere
il controllo!
<< Lottie! Lotte, aspetta, devo dirti una cosa...
Aspetta, su, è
importante... - gli sfuggì un gemito e le strinse le spalle
con le mani,
distanziandosi appena da quelle labbra così voraci. -
Aspetta. Un. Minuto. E
poi vedrai se vorrai ancora fare...
l’amore...>> esitava sempre su
quell’espressione, non riusciva a fare a meno di sentirsi un
po’ impacciato
anche a dirlo. Però era bella. Fare l’amore.
L’amore con Charlotte. Si sarebbe
arrabbiata?
Sicuro che si arrabbia. E’ l’idea
più stupida che tu abbia mai avuto, caro
il mio signor Mago.
Coon fece capolino dal letto e, pur in evidente disaccordo con lui,
saltò su a
distanziare ancora Charlotte per dargli modo di fare il suo discorso.
Non è per te, ma è meglio tenerle le
mani impegnate, perché secondo me vorrà
ucciderti, dopo questo bel discorsetto.
Grazie tante. Ephram cercò di imprimere del
sarcasmo nel ringraziamento
solo pensato, e si tirò su a sedere, coprendosi col
lenzuolo, mentre Charlotte
guardava con curiosità il suo viso diventare serio, e
prendeva automaticamente
Coon tra le braccia tornite. Ormai si era talmente abituata ad averlo
intorno
che non si stupiva più di ritrovarselo intorno nei momenti
più strani. Né lui
avrebbe mai pensato di poterlo lasciare fuori dalla porta.
Si schiarì la voce, contrasse le labbra e
cominciò.
<< Dunque... Ti ho detto che c’è la
mia cuginetta qui a casa,
vero?>>
Charlotte annuì perplessa. Che c’entra
sua cugina mentre ci diamo da fare?
Non vorrà già parlare di mettere su famiglia,
spero. Va bene rassicurarlo, ma
abbiamo 21 anni, no? Oh, ma che mi salta in mente! Figurarsi se mi
chiede di
sposarlo! Oh, cavolo, e se me lo chiede?! Oh! Ohohohohoh!
Spalancò gli occhi grigi e cercò di tornare coi
piedi per terra, concentrandosi
su Ephram, che aspettava ancora la sua risposta. Sempre
così cortese!
<< Certo che mi ricordo di... Ally, giusto? Si chiama
così, vero? E’
arrivata prima di Natale e rimarrà qui, e non sono
più riuscita a tirarti fuori
una parola sull’argomento.>>
Ephram annuì, serissimo. << Sì.
Bene, mia cugina, oltre a essere... una
bambina... Come me quando sono arrivato, ti ricordi che non avevo idea
di cosa
mi aspettasse e che ero sempre spaesato? Oltre a questo... Vedi, lei
è molto...
Fragile. - cercò affannosamente una parola che potesse andar
bene per
descrivere lo stato in cui Ally era arrivata a casa sua, ma gli veniva
in mente
solo l’Urlo di Munch. Un’immagine decisamente
impressionante, e comunque non
abbastanza intensa. L’urlo era tragico, ma non abbastanza...
doloroso. Come
avrebbe potuto dirlo? Senza spiegarle che le avevano tolto la cosa
più
importante? - Ecco... lei... ha subito... un trauma e... i suoi
genitori me
l’hanno mandata qui per farle cambiare aria... E io devo
badare a lei, capisci?
- Charlotte lo guardava sempre più seria e preoccupata. Era
certo che si stesse
preoccupando per lei, la ragazzina che ancora neanche conosceva. Era
una
ragazza compassionevole, buona. Forse non l’avrebbe scacciato
dal suo letto a
calci. Si fece coraggio. - E sai che nella mia famiglia sono un
po’ più chiusi
riguardo certi... atteggiamenti... - mosse l’indice tra di
loro, a indicare
quello che stavano facendo prima che lui la interrompesse - Per cui
sarebbe...
meglio... evitare... che ci veda...>>
<< Vuoi che smettiamo di fare sesso mentre lei
è qua?!>> gli chiese
sbalordita, lasciando cadere il gatto che aveva stretto al petto.
Oh-oh. Sei nei guai, sfigato!
Coon cercò di arrampicarsi di nuovo addosso a Charlotte, che
si era spinta
ancora più indietro sul letto e lo fissava senza parole.
<< No! - gridò quasi Ephram, agitato.
Cercò di abbassare la voce, ma
l’angoscia trapelava, ormai, chiara e forte. - No, certo che
no, penso solo
che... dovremmo... Magari non dirle... che stiamo insieme... Non farle
capire... Che siamo... intimi...>> rimase senza voce.
Inghiottì a vuoto e
rimase a guardarla mentre lei sbiancava e poi cominciava piano ad
arrossire,
fino a diventare di un acceso cremisi fin sul collo.
<< Vuoi... che... fingiamo... di non stare...
insieme?>> le era
uscito un acuto non indifferente. Ephram annuì seccamente,
spaventato.
Spaventato anche che potessero sentirla fuori e mandare a monte tutto
il suo
progetto. Ma Ally non deve saperne niente! Con o senza
poteri, fa parte
della comunità magica e se la cosa si sa a casa, non rischio
solo la mia carica
di capofamiglia, ma anche la mia vita, e quella di Lottie!
Strinse i denti,
determinato nonostante tutto a concretizzare la sua idea. In fondo,
anche se
Charlotte l’avesse lasciato in quel preciso istante, lui
l’avrebbe avuta vinta.
E l’avrebbe tenuta al sicuro con il segreto di quel suo
amore, così Magico, per
una ragazza Normale. Si addolcì e tese una mano, spostandosi
con la schiena in
avanti. Le sfiorò delicatamente una guancia.
<< Per favore, Lotte. Solo davanti a lei. Si tratta solo
di fare un po’
d’attenzione... Puoi assecondarmi?>>
E se ci sta puoi anche chiamarla la donna della tua vita,
bello! Vide lo
sguardo di Charlotte farsi nuvoloso come un cielo prima della pioggia.
La
pioggia di Scozia che lo aspettava, suo padre... Si sentì
stringere il cuore. Senza
di lei...
<< E va bene.>> lo concesse con un sospiro,
imbronciata,
attorcigliata in un lembo di lenzuolo. Così piccola rispetto
alle donne che
l’avevano sempre circondato. Piccola e da proteggere, con
quei fianchi rotondi,
fatti apposta per essere trattenuti dalle sue mani. Si sentì
travolgere da
un’ondata di sollievo tale che avrebbe potuto benissimo
rimettersi a piangere.
Ci siamo salvati ancora una volta. Charlotte è
proprio un angelo.
Lo so... Lo so.
L’abbracciò di slancio e riprese da dove avevano
interrotto.
Ally sospirò e socchiuse gli occhi, svegliata da un caos
infernale che
trapassava il vetro della finestra sigillata e inondava camera sua. A
differenza della canzone di prima, non si riuscivano ad avvertire le
parole
tanto era assordante la batteria, il basso... e qualche strillo acuto
buttato
qua e là per caso. Aggrottò le sopracciglia
scure, scambiando un’occhiata perplessa
con Famiglio, che l’aveva vegliata in silenzio.
La tregua è ancora in vigore?
Ally richiuse gli occhi e allungò una mano ad avvolgere il
suo gatto, indecisa:
la voce si era alzata appena.
Sì. Basta che mi spieghi qualcosa di
più. Di te, di cosa sei, e del perché
hai scelto me. Be’, me prima. Soffocò
una piccola eco di dolore a quel
pensiero e si concentrò.
Sentì un sospiro soffocato. A dire il vero non
posso darti molte
spiegazioni. Mi sono svegliata una notte nel panorama dei tuoi sogni,
non so
bene per quale motivo. Era tutto molto colorato, e certi profumi che
sentivo...
Ah, Allysia! Vorrei che la tua mente potesse ancora tollerarne il
ricordo! La
tua testa era un paradiso per la mia voce senza corpo...
Senza corpo? Cercò di concentrasi sul
sibilo, senza perdersi nei
ricordi: la Voce aveva ragione, lei non era in grado di tollerare.
Nuova
esitazione.
Suppongo di averne avuto uno. Sì, dovevo averlo.-
la Voce era più
convinta. Si era preparata il discorso mentre lei dormiva? - Ma
l’ho perso
quando sono entrata nella tua testa. Tutto era così ricco
che l’ho dimenticato,
nelle forme e nei colori. Quasi subito. E ti ho scelta...
perché la tua mente è
il porto più accogliente in cui avrei mai potuto attraccare.
Ero in totale
confusione e il mio corpo, sì, il mio corpo, era molto
stanco. Esausto. Non
sentivo più nulla e non potevo accasciarmi...
perché era tutto doloroso, tutto
straziante. Non potevo abbandonarmi alla spossatezza, e dovevo...
andare... in
un posto... Dove la tua mente mi avrebbe guidato. Ma l’ho
dimenticato. L’ho
dimenticato fino ad oggi e quel dolore così forte
è stato una sorpresa anche
per me. Non avrei voluto infliggertelo, te lo giuro. La tua mente
è diventata
tanto delicata...
In quel sussurro si avvertiva tutta la compassione che la voce aveva di
lei.
Ally s’intristì.
Ti ho imprigionato con me nel vuoto della mia testa... Non
doveva andare
così, non è vero?
Aprì di nuovo gli occhi e sollevò il capo,
fissando con desolazione il suo
Famiglio, compagno di mille scherzi e avventure che non avrebbero mai
più fatto
parte della loro vita.
Non sentirti in colpa, Ally! La supplicò Famiglio,
accucciandosi più
stretto contro la sua mano. La ragazza si alzò a sedere sul
materasso morbido,
inarcando la schiena, arrabbiata.
Come faccio a non sentirmi in colpa? Guardati, sei debole!
Come me, perché
sei mio! E anche la Voce ora non sa più dove stiamo andando,
dove arriveremo!
Vi ho entrambi legato a un destino che si risolverà in un
grosso NIENTE, perché
io non ci sono più! - corrugò le
sopracciglia nere e sottili e strinse le
labbra in una linea tesa - Comincio a credere di avere
sbagliato. Se non
avessi corso tanti rischi, adesso non saremmo ridotti in questo
stato... così
degradante. L’errore è stato mio. Solo mio.
NO!
Mai Voce e Famiglio si erano dimostrati più
d’accordo l’uno con l’altro. Ally
sbuffò e proseguì torva verso lo specchio sulla
mensola nell’angolo, alzandosi
dal letto e avvertendo quella canzone assordante veleggiare verso la
fine. Un
attimo di silenzio e poi si ritrovò a fissare il suo
riflesso, quello triste di
Buffalo. Si soppesò con attenzione calcolata. Il viso dolce,
a cuore, era così
candido da sembrare fatto della stessa neve che ornava il giardino
nell’inverno
caratteristico di Buffalo. Non poteva vantare delicate guance rosa,
solo un neo
a un angolo della guancia, sotto l’occhio destro. Il
contrasto tra il nero
delle sopracciglia e l’immacolatezza dell’incarnato
era lampante. Il colore
rosso delle labbra dalla curva dolce era altrettanto straordinario. In
tutto,
il suo viso era luminoso e quasi sfavillante. In tutto tranne
che negli
occhi... Contenne un sospiro e si apprestò a
soppesare anche quelli con la
dovuta freddezza: erano grandi, ornati da ciglia lunghe e nere. E
verdi. Ma era
tutto lì, solo lì. Non c’era niente in
quel verde dal vuoto profondo, niente
cambiamento, niente vita. Li aveva visti osservare i suoi occhi e
mostrarsene
attratti. Assetati di morte e distruzione come ogni essere umano... I
Normali
erano attratti dal vuoto?
Adesso smettila, Ally. Questi pensieri non ti fanno bene.
Con sua
sorpresa, non fu il suo Famiglio a proferire quelle parole, ma la Voce,
che le
pronunciava come se venissero dal suo orecchio. Era un sussurro
più vigoroso
degli altri, si riusciva quasi a distinguere... la
tonalità... della voce. Era autorevole.
Il che le fece venire in mente...
Avevi qualcuno di cui prenderti cura, Voce, lì
dov’eri prima?
Una pausa di silenzio così lunga che Ally pensò
che non volesse risponderle.
Poi, un sussurro, nuovamente affaticato, come da uno sforzo sofferente.
Non l’ho mai raggiunto...
<< Ally, ragazzi! A tavola, è ora di
cena!>>
La ragazza sobbalzò spaventata e quasi cadde
all’indietro.
<< E’ completamente impazzito!>>
bisbigliò col batticuore. Che
aveva da urlare in quel modo?
Sembra un tantinello su di giri, tuo cugino, stasera!
, osservò
Famiglio.
Allysia annuì a vuoto, sentendo un tipo di tachicardia
più preoccupante. La
cena coi Normali...
Fai come se. Un po’ di fame ce l’hai. La
Voce sembrava intontita quanto lei
dopo le confessioni che le aveva rivolto.
<< Sì, un po’...>>
borbottò Ally, sfiorandosi la fronte con una
mano e accogliendo con l’altro braccio il corpo caldo e
peloso del suo amico.
Si alzò lentamente dal letto, continuando a massaggiarsi la
fronte, in preda a
un fastidio non meglio identificato. Si avviò a passo lento
verso la porta,
riluttante, posando Famiglio a metà del tragitto, sul
pavimento. Quasi sulla
porta infilò un paio di scarpe scure. Aveva già
la mano stretta alla maniglia,
aveva già ruotato il polso e tirato quando sentì
le loro voci.
<< Il nostro cuoco provetto si è dato
da fare, stasera!>>
annunciò una voce maschile dall’accento
strascicato con un tono così malizioso
da farla rabbrividire.
<< Andrew!>> Avrebbe dovuto essere un
rimprovero, ma non lo sembrò.
Una lunga risata, che si accordava perfettamente
all’esclamazione di quella
voce dolce e femminile, risuonò per il pianerottolo fino
allo spiraglio che la
sua porta lasciava aperto.
<< Che ho detto?>> continuava la voce
strascicata, in tono
divertito. Muovevano dei passi lievi, come se non volessero realmente
affrettarsi verso il piano inferiore. Si godevano la passeggiata.
Ally era pietrificata, sentiva la porta appena schiusa risucchiarla
come una
voragine. Si sarebbero accorti di lei non appena avessero guardato
nella sua
direzione, ne era più che certa!
Fu distratta dal sibilo leggero di un’altra porta che si
apriva. Una voce più
bassa, appena un accenno di stanchezza.
<< Dite a Eph che ho da studiare. Niente cena per
me.>>
<< Cosa?>> la voce maschile più
strascicata sembrò irritarsi di
colpo. Suonava strana quella nota più ripida, come un masso
su una strada
lieve. Un ostacolo. Non le si addiceva quel tono
più ruvido.
<< Ooh, Boone, non puoi saltare la cena! Siamo appena
tornati, datti una
mossa!>> Anche la voce femminile sembrò
contrarsi, protestava. Era strano
sentire quei suoni senza poterli abbinare a dei volti. Come nella sua
testa,
solo che così faceva molta più paura.
<< No, sul se... ANDREW, che diamine...!
>> la voce subì una
rapida impennata e poi s’interruppe. Ally aveva fatto un
salto. Qualcuno era
passato rasente alla sua porta e il sibilo, troppo vicino,
l’aveva costretta a
fare un passo indietro... e la mano, pietrificata intorno alla
maniglia, il
gomito rigido, l’avevano seguita trascinando indietro anche
la porta, cosicché
quelle che erano state solo voci, fino a quel momento, si trasformarono
in
persone in carne e ossa e loro... loro vedevano lei!
Cadde il silenzio mentre tutti si fissavano. I due ragazzi erano
stretti in una
strana posa, e si districarono rapidamente per allontanarsi appena
l’uno
dall’altro.
Famiglio miagolò ai suoi piedi e si lanciò fuori
dalla sua stanza, con un
balzello. Ally lo raccolse a metà del salto per stringerselo
al petto, uscendo
allo scoperto anche lei.
Coraggio, Ally! La incitò il gattino.
Ally si schiarì la voce, ubbidiente, e sussurrò,
come Ephram le aveva
insegnato:
<< Ciao...>>
Li fissò ad uno ad uno, incerta. Avevano tutti espressioni
differenti sui visi
che aveva visto fino a quel mattino in fotografia: la ragazza dai
tratti dolci
era letteralmente a bocca aperta; il ragazzo biondo coi capelli lunghi
sul
collo invece aveva un’espressione che la fece avvampare,
ragion per cui passò
in fretta al terzo viso, quello del ragazzo più scuro, che
si trovava dietro il
biondo, e la soppesava fissandola intensamente, un po’
severo, un po’ sorpreso.
<< Saresti tu la cuginetta?>>
chiese con voce incredula il
ragazzo biondo, padrone della voce strascicata e maliziosa. In
realtà parlava
un inglese americano perfetto, ma con una cadenza più lenta
rispetto agli
altri. Masticava un po’ di più le parole in bocca.
Ally lo fissò e di nuovo
distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi le guance bruciare.
Famiglio si
mosse appena tra le sue braccia.
<< Saresti tu Ally?>> la voce femminile
suonava dolce e le diede il
coraggio di rialzare gli occhi. Sembrava che si fosse riavuta dalla
sorpresa,
ma nel suo sguardo c’era ancora uno scintillio sbigottito, e
si era avvicinata.
Di un passo appena, ma bastò a farle stringere le labbra,
tesa. Represse
l’impulso di indietreggiare.
<< Be’, accidenti...>> la voce
strascicata la costrinse nuovamente
a spostare lo sguardo sul ragazzo dalla chioma dorata così
curata. Si stava
massaggiando il mento e la guancia con una mano sola, e la squadrava,
con
quello sguardo che le riscaldava le guance e il collo.
<< Piantala, depravato.>> lo
rimbeccò seccamente il ragazzo moro,
come se potesse leggergli nel pensiero. Era dietro il biondo e lo
colpì con uno
scalpellotto. Si rivolse a lei con più gentilezza, e Ally
riconobbe immediatamente
l’accento di Buffalo con cui Ephram aveva modellato il suo
inglese accademico
della scuola scozzese.
<< Ciao, Ally. Lui è Andrew, lei è
mia sorella Charlotte e io... sono
Boone. Piacere di conoscerti.>> aveva una voce gradevole.
Un sospiro dentro la sua testa. Ally cercò di non prestare
attenzione alla Voce
e balbettò:<< Ciao, Boone. L-lui è
Famiglio.>> accennò al gattino,
che emise in risposta un lungo miagolio accattivante che nella testa di
Ally si
tradusse in un : Visto? Non era difficile! Che
mandò quasi all’aria i
suoi sforzi, facendola sbuffare, anche mentre si strusciava pesante
contro il
suo mento per rabbonirla.
<< Be’, che ci fate ancora qui?>>
la voce seccata di Ephram prese
corpo mentre i suoi passi lo annunciavano ed emergeva dalla rampa di
scale. Li
riscosse tutti da quelle pose imbarazzate. Solo Andrew sorrise,
impertinente:
<< Stavamo facendo conoscenza con la
bambina...>> era ironico e
accennò ad Ally col palmo della mano sollevato verso
l’alto.
<< Ah! - Ephram la mise a fuoco e si sentì per
un attimo colto in
fragranza di reato. Ma che reato, poi? Sua cugina brandiva Famiglio
come uno
scudo, e lo teneva stretto al petto come un’ancora di
salvezza. Le sorrise
delicatamente per rassicurarla. - Ally, piccola, scendi a cena con noi?
E’ andata
bene la scuola, oggi?>>
Si avvicinò per circondarle le spalle con un braccio, mentre
la ragazza annuiva
e si lasciava trascinare. Charlotte era sorpresa dal garbo che
trapelava dalla
voce del fidanzato, e dai suoi gesti. Non che non sia il
più dolce dai
ragazzi, ecco. Ma solitamente è tutto mio!
Boone ruppe il silenzio e cominciò:<< Ephram,
ehi, io rimango in camera a
studia...>>
<< BOONE!>> Andrew e Charlotte lo
interruppero con la stesso tono
scocciato, facendo sobbalzare i due cugini.
<< OK, ho capito.>> borbottò il
ragazzo moro, chiudendosi in un
silenzio cupo che fece scoppiare gli altri a ridere. Ally tacque e si
strinse
di più al fianco del cugino, come non avrebbe mai fatto un
tempo, con tutta la
sua audacia.
<< A scuola penso sia andata bene. Ho fatto tante
conoscenze.>>
rispose a voce appena più alta mentre scendevano le scale,
seguiti dagli altri.
<< Mi fa piacere! - Ephram sembrò soddisfatto,
ma la strinse più forte
sentendo la tensione nelle spalle magre che premevano di più
contro di lui.
Doveva usare il suo potere per calmarla? Decise in un attimo che non
sarebbe
servito, con gli altri ancora con loro. Forse più tardi,
quando fosse andata a
dormire...- E le lezioni, ti sono piaciute?>>
continuò a parlare con il
tono gentile che usava da quando Ally era arrivata. In inglese e non in
gaelico, per non insospettire gli altri.
Dietro di lui, Charlotte aveva la fronte aggrottata per lo stupore.
<< Credevo che Ally fosse una bambina delle elementari!
Ne parlava come
di una bimba piccola!>> bisbigliò suo fratello
maggiore, suo malgrado
sorpreso. Andrew sogghignò, sentendo lo
scambio:<< Proprio bella la
cuginetta, vero?>>
I due fratelli lo squadrarono così cupamente da fargli
perdere un gradino.
<< Piantala, Andrew - lo freddò Boone mentre
il biondo ritrovava
l’equilibrio, col batticuore per quella caduta mancata. E
ti pareva! Attacca
a farmi la morale! - Se è minorenne, come penso
che sia, devi starle alla
larga! Chiaro?>>
A sorpresa, anche Charlotte sembrava seccata. Perché Andrew
aveva detto che Ally
era bella. Non che non lo fosse, ovvio. Era molto più che
bella. Ephram non le
aveva mai detto che aveva una specie di top model dagli occhi
smeraldini come
cugina! Né che l’avrebbe trattata con quella
tenerezza davanti ai suoi occhi. E
lei non poteva nemmeno reclamare il suo possesso!
Andrew si affrettò ad allontanarsi da loro e a sedersi al
suo solito posto, con
il sorriso delle grandi occasioni appiccicato alla faccia.
Boone lo seguiva torvo e preoccupato.
Si accomodarono tutti, Ally per ultima, solo dopo aver nascosto
Famiglio sulle
cosce, sotto al tavolo.
La tavola era rettangolare, la stessa su cui lei e il cugino avevano
fatto
colazione quel mattino, ma così popolato le sembrava
più piccolo.
Si era seduta alla destra di Ephram, che aveva accanto quella ragazza,
Charlotte. Proprio accanto le sedeva Andrew, a capotavola come lei, e
poi il
cupo Boone. I ragazzi della foto di Ephram. Ally sospirò e
proseguì la
conversazione con il cugino da dove l’avevano interrotta.
<< Chimica e fisica mi piacciono.>>
Cercò di non far notare il
lieve tremito delle mani nascondendole dietro il piatto.
Ephram annuì e si rivolse alla tavolata, per smorzare la
tensione:<<
Così, avete conosciuto la mia piccola Ally... Che ve ne
pare?>>scherzò.
<< Che tutto direi, tranne che è piccola! -
Andrew colse la palla al
balzo. Seduto di fronte ad Ally, aveva una perfetta visuale del suo
imbarazzo -
Sono tutte così in Scozia?>>
Charlotte intervenne:<< Già, da come ne avevi
parlato... Ci saremmo
aspettati una ragazzina - si rivolse direttamente ad Ally - Quanti anni
hai?>>
<< Io... 17... - inghiottì insieme alla saliva
i ricordi dolorosi legati
alle trascorse speranze di compierne 18 al più presto - e
mezzo...>>
<< Frequenta l’ultimo anno delle superiori -
Ephram abbozzò un sorriso
tirato - E’ avanti di un anno pieno.>>
<< Sembri più grande - rispose Charlotte
sincera, e sforzandosi di
parlarle con buon animo - E devi essere anche molto intelligente per
essere
così avanti coi corsi...>>
Ally riconobbe il complimento, ma scosse la testa. I lucidissimi
capelli neri
si mossero intorno al suo viso senza scompigliarsi minimamente.
<< Sono
solo entrata a scuola un anno prima... perché i miei
speravano che mi
responsabilizzassi>> terminò con un filo di
voce e posò le posate ,
fissando il piatto.
<< Bella e scavezzacollo... Il mio
sogno!>>Un sorriso entusiasta e
malizioso da parte di Andrew. Ally alzò la testa di scatto,
sgranando gli occhi
incredula.
Ephram intervenne:<< Andrew, non mettere in imbarazzo
Ally, per favore.
Da dove veniamo noi... Le ragazze vengono trattate con
più... “cortesia”, ecco,
credo che sia la parola giusta. Non siamo abituati ai complimenti
sfacciati o
ai contatti privati in pubblico... Giusto Ally?>>
La ragazza annuì seccamente, soprappensiero:<<
A scuola ho visto molte...
coppie, oggi. Siete molto più “liberi”,
qui.>>
<< Anche tuo cugino era impacciato! - ricordò
Lotte con un sorriso,
cercando di rassicurare quella ragazza così bella che
avrebbe dovuto essere
sicura di sé fino all’antipatia e invece le
sembrava sperduta, spaesata.-
Vedrai che ti ambienterai presto, proprio come ha fatto lui; non
temere.>>
<<... Grazie.>>
Tutti iniziarono a cenare, tranne Ally che, in ansia per quello che
avrebbe
voluto dire, rimase a fissare immobile il piatto per un paio di minuti.
Doveva dirglielo
davanti a tutti, purtroppo.
<< Ephram... C’è una materia... che
vorrei togliere dal mio piano di
studi. Non penso di riuscire a frequentare come dovrei.>>
Il cugino alzò lo sguardo sconcertato su di lei: si era
comportata così
affabilmente che quel tono formale lo scosse, e dovette far passare
qualche
secondo per rendersi conto che della cuginetta pestifera che lui
ricordava non
era rimasta che l’ombra che gli sedeva vicina.
<< Di che si tratta?>> Che cosa poteva
produrre un rifiuto tanto
netto nella psiche lacerata di quella ragazzina? Si
incuriosì suo malgrado, e
l’espressione contratta di tristezza profonda e malcelata di
Ally accese la sua
preoccupazione.
<< ... Canto.>>
Ephram s’impietrì.
<< Credevo che ti piacesse cantare... Ricordo che lo
facevi sempre,
quando io ero a ca-..>> s’interruppe di colpo
quando comprese le
implicazioni delle sue parole, e impallidì. Come aveva
potuto non pensarci?
Ally, sganciata la bomba, aveva preso a mangiare svogliatamente,
indifferente
alla reazione di suo cugino che era invece palese agli altri ragazzi,
che
avevano seguito lo scambio senza commentare.
Ephram sentì improvvisamente un dolore freddo dentro il
petto, e vi si scagliò
contro con tutte le sue forze.
<< Non potresti provare a frequentarlo almeno? Ti piaceva
tanto cantare!
Eri bravissima!>> Si era sforzato di essere autorevole,
ma era
consapevole di stare supplicando: la sua era una protesta vivace, in
aperto
contrasto con lo scambio di battute precedenti che era stato espresso
in toni
molto pacati. Ma, nonostante tutto, Ephram non riusciva a far
conciliare con i
suoi pensieri un’Allysia che, in uno stato o
nell’altro, fosse lontana dal
canto. Cantava perfino con la febbre alta! Aveva cantato perfino quella
volta
che aveva perso la voce, incantando le proprie corde vocali per
ottenere dei
gorgheggi armonici! In ogni momento della sua vita Ally aveva cantato:
canzoni
tradizionali, canti del folklore magico, canti allegri, tristi o
grintosi! Ma
aveva cantato sempre. Senza che lui lo volesse, il ricordo del canto di
Allysia
si era fissato nella sua memoria come una delle poche memorie piacevoli
della
sua vita sotto il giogo paterno, in Scozia. Cercò di usare
un tono più calmo.
<< Sforzati un po’. Zia Eleanor amava sentire
il suono della tua voce, a
anche tuo Padre.>>
Non riuscì ad aggiungersi a quel piacere smodato che
ricordava di aver provato
nel sentirla cantare sotto la finestra della sua stanza in giardino,
lei che
frugava il prato folto alla ricerca di Erbe, mentre lui studiava.
Avvicinò una
mano a quella che Charlotte teneva abbandonata sul tavolo, in una
richiesta di
conforto del tutto genuina, ma si fermò appena in tempo per
nasconderla sotto
il tavolo, dove Charlotte, che aveva capito, la unì alla
propria, intenerita.
Nessun altro se ne accorse.
Non sono l’unica a cui non dici tutto, vero, amore
mio? Eppure la
ragazza continuò a stringere quelle dita tra le sue, e si
ripromise
ulteriormente di essere paziente.
<< Eleanor è tua madre, Ally?>>
chiese con gentilezza, per smorzare
la tensione: Ally si comportava come se Ephram non le avesse neanche
risposto,
un atteggiamento un po’ inquietante.
<< Sì. - mormorò - Eleanor Dawnrose
Grendhal... Dei Grendhal di Lower dei
Boschi...>> ma l’ultima parte della frase si
perse in un sussurro appena
sillabato, e nessuno lo sentì.
<< Cosa? Grendahl?>> Boone alzò
di scatto lo sguardo dl suo piatto,
e lo rivolse a Charlotte, altrettanto sorpresa, che
chiese:<< Secondo te
è la stessa persona?>>
Ephram s’incuriosì a quello strano scambio di
battute e decise di
intervenire:<< Anni fa zia Eleanor cantava come
professionista... Credo
che abbandonò il palcoscenico solo per amore di mio
zio...>>
<< La conosciamo bene! - Charlotte aveva liberato la mano
da quella del
ragazzo e la muoveva entusiasta insieme alla compagna, ansiosa di
spiegarsi, ai
lati del piatto - Mia madre la ascoltava sempre! Aveva un suo disco, un
vinile,
e quando eravamo piccoli ci svegliava sempre con la sua voce... Diceva
che
cullava i nostri sogno verso il più dolce
risveglio...>>
I due fratelli si scambiarono un sorriso, raggiante quello di lei,
nostalgico
quello di lui, ma pur sempre un sorriso.
<< Boone, smettila di fare quelle smorfie! Un sorriso
sembra
raccapricciante in faccia a te, sto ancora mangiando!>>
sbottò Andrew
all’improvviso, fissando Boone in un cagnesco che il moro
ricambiò prontamente.
Lotte ridacchiò e accarezzò un braccio del
fratello per rabbonirlo, troppo
presa dalla notizia per curarsi più di tanto dei due che
avevano preso a
battibeccare.
<< Tua madre aveva una voce bellissima,
davvero!>> si complimentò
di cuore.
<< Ce l’ha ancora...>> le rispose
con un filo di voce la ragazza.
Teneva lo sguardo altrove, distratta volentieri da Boone ed Andrew che
si
punzecchiavano a vicenda, a voce troppo bassa perché potesse
sentire quel che
dicevano.
Forse hanno ragione loro, Ally... Famiglio
s’impose con una dolcezza di
per sé insostenibile, sovrastando tutte le interferenze. Era
ancora sulle sue
gambe, ma se sbatteva le palpebre lo poteva vedere, acciambellato, sul
retro
del suo occhio. In quel momento Boone incrociò il suo
sguardo, e un’altra
immagine sostituì quella del minuscolo gatto pezzato. Nuvole
sulla laguna.
Ally si umettò le labbra e chinò lo sguardo sul
proprio piatto, lasciando che
il ragazzo continuasse a soppesarla.
<< Okay, ci proverò.>> rispose
contemporaneamente a Famiglio e ad
Ephram, in tono piatto. Solo il gatto percepì lo sforzo
devastante in quella
breve risposta. La ragazza raccolse una pera dalla fruttiera che
Ephram, o
chiunque avesse apparecchiato la tavola, aveva sistemato alla sua
destra, e
prese a sbucciarla metodicamente.
Mi sembrava strano che nessuno si fosse fatto sentire finora,
pensò
piuttosto ironicamente. E, si sa, l’ironia è la
più bassa forma di umorismo.
Non te la stavi cavando male, si
giustificò sfrontata la Voce.
Tuo cugino è in pena per te. Famiglio era
decisamente più delicato, ma
aveva mordente.
Ally sospirò. Boone continuò a fissarla
indisturbato... o quasi.
Hai notato che quella creatura ti sta squadrando un
po’ troppo?
Ally aggrottò le sopracciglia scure con grazia inconsapevole
mentre masticava. Che
creatura?
Quella! Davanti a te, più o meno. Ce l’hai
sott’occhio.
Si chiama Boone, è un Normale.
Sarà...
Ally assentì soprappensiero e lo sfondo delle nuvole sulla
laguna tornò a
riempire per un istante la sua mente. A sorpresa, non fu per nulla
doloroso,
come se non fosse un’immagine partorita dalla sua fantasia,
ma uno scenario
cristallizzato nella sua memoria cerebrale. Si mosse a disagio,
stranita da
quell’eventualità. Non era normale.
Contrasse il labbro superiore a
quell’espressione, alzò lo sguardo e
trovò ancora Boone che la fissava assorto.
E’ diverso dagli altri. Mi piace! La voce
acquistò per un attimo vigore.
Non era da lei tanta approvazione...!
Miew.
Ephram sobbalzò, a vuoto perché lei non lo stava
guardando, ancora girata verso
Boone, ma sentì la sua voce.
<< Hai portato il gatto a tavola?>> si
voltò appena in tempo per
vederlo aggrottarsi, e lo squadrò con improvvisa freddezza.
<< Ce ne stavamo andando.>> rispose in un
tono gelato come una
folata di neve.
Si alzò con grazia, dopo aver scostato la sedia senza far
rumore e aver
trattenuto il minuscolo animale nell’incavo di un braccio.
<< Con permesso, Cugino.- rispose formale, come se fosse
ancora in Scozia
- Buonanotte a voi.>>
Sentiva una certa tensione alla nuca, come un ricordo che premeva per
essere
riportato alla luce.
Sentirono il rumore di passi svanire su per le scale e il tonfo
attutito di una
porta che si chiudeva.
Charlotte sollevò le sopracciglia, ancora sorpresa per
quell’improvviso cambiamento,
e intrecciò le dita sulla tovaglia, sfiorando il bordo del
tavolo con la pelle
delicata dell’interno polso. Rimase in silenzio
finchè la tensione glielo
permise, e la pressione sul finto legno le lasciò un segno
rosso sulla pelle
solcata dalle vene bluastre.
<< Allora, vuoi spiegarmi cos’è
questa storia? Pensavo che tua cugina
fosse una bambina piccola, non una...>> le mancarono le
parole per
continuare, e Andrew la aiutò... a suo modo:<<
... E’ una ragazza
bellissima! Sul serio! Dove la tenevi nascosta? E’...
E’...>>
Sembrò che anche a lui mancassero le parole, e a quel punto
Boone pensò
d’intervenire, perché sua sorella cominciava a
diventare paonazza in viso.
<<... E’ minorenne, vuoi
dire?>> chiese palesemente ironico,
non così contento di avere ragione come aveva pensato.
Fu l’unico che continuò la cena tranquillo, a
scapito dei libri che lo
attendevano in camera sua. Avrebbe dovuto avere fretta di tornare a
studiare,
invece non gli andava di alzarsi e salire al piano di sopra. Non
riuscì a giustificare
il suo interesse, ma pensò bene di dissimularlo usando un
tono indifferente.
Avevano tutti detto cose vere, solo Ephram restava in silenzio.
Trascorse un
minuto interminabile.<< Volevo solo proteggerla. Non
intendevo...
sviarvi, o almeno - si corresse, vedendo gli occhi di Charlotte
scintillare
pericolosamente - non vi volevo sviare troppo . Ma vi assicuro che
Allysia ha
davvero bisogno di aiuto e che in certe cose è fragile
proprio come una bimba
piccola.- Continuò a fatica,provando a scegliere le parole
giuste per essere
sincero e non tradirsi - Lei ha... – strinse le labbra- ...
subito una specie
di violenza... Una cosa così crudele che i suoi genitori
hanno pensato fosse
meglio allontanarla dall’intero continente. Cercate di
comprendermi. In queste
settimane ha fatto qualche progresso, ma oggi è stato il suo
primo giorno di
scuola e sono pronto a scommettere che il poco di cui mi ha parlato
l’ha
sconvolta tantissimo! Avevo cercato di prepararla al vostro arrivo, ma
so già
che non ci sono riuscito a sufficienza. Sono suo cugino, e non la
conosco. Non
l’ho conosciuta quando era piccola e non l’avrei
conosciuta se fosse stata
quella che ricordo... Ma non è più neanche quella
persona. E’ esitante in tutto
e così fragile che ho temuto le notizie da dare ai suoi: ha
completamente
cambiato interessi e preferisce stare il più possibile sola
e non uscire...
Anche se vorrei aiutarla... Non so quanto posso osare, non so se
spingendo,
pressando, finirò col farle del male.>> chiuse
la bocca senza sapere se
il suo discorso fosse stato sensato, e il silenzio si
perpetuò, gelando la
tavolata.
Charlotte Provò:<< Così, i suoi
genitori sono in Scozia...>>
Ephram annuì, tenendo gli occhi bassi:<< Mi
hanno implorato di tenerla
con me.>>
<< Ti hanno lasciato una minorenne traumatizzata e se ne
sono
andati?>> Boone sembra sconvolto. Senza dubbio lo era
davvero, ed Ephram
strinse i denti:<< Sono certo che non
l’avrebbero lasciata, se non fosse
stato necessario.>>
Andrew, che era quello che s’intendeva meno di traumi, chiese
ingenuamente:<< Che tipo di violenza?>>
perché quella parola gli
era rimasta impressa e non riusciva a farla combaciare con
l’immagine di Ally.
Il giovane McNamara si animò:<< Credo che
abbia a che fare con delle
compagnie non troppo raccomandabili che frequentava. Le hanno fatto il
lavaggio
del cervello!- nella sua voce affiorarono inequivocabili rabbia,
rancore e
pena- E’ come se... se l’avessero spenta.
Così, come se niente fosse.>>
dovette interrompersi, perché il groppo in gola gli aveva
incrinato la voce e
strinse i pugni, per trattenere l’ira. Non avrebbe potuto
dire niente di più e
quella era la spiegazione più concreta che avrebbe potuto
fornire ai suoi
amici. Sperò che non insistessero. Il Taglio, la peggiore
tortura cui si
potesse condannare una strega, era tanto più destabilizzante
quanto più era
accurato, e le Forbici D’Oro avevano acconciato Allysia alla
perfezione. C’era
da sorprendersi che fosse ancora in vita.
Charlotte gli posò una mano sul braccio:<<
Cercheremo di
aiutarti.>>
<>
s’impegnò Andrew, turbato.
Boone sospirò e scosse il capo:<< Sarebbe
molto meglio internarla in un
istituto e tenerle intorno un ambiente a lei noto, amico... Non credo
che
possiamo aiutarla noi.- Il ragazzo scuro si alzò da tavola,
sforzandosi di
essere obiettivo di fronte a quella situazione niente affatto rosea.
Sentì un
certo dolore al petto nel vedere gli sguardi traditi dei suoi
coinquilini.- Non
sai esattamente cosa le sia capitato, non sai cosa potrebbe far
scattare il meccanismo
che l’ha traumatizzata - si aggrottò - Ma
è una scelta che non mi riguarda. La
terrò d’occhio, per salvaguardare tutti noi. Torno
a studiare adesso, e domani
preparerò la colazione, visto che non resto ad aiutarvi a
rigovernare.>>
si defilò senza lasciare loro il tempo di replicare. Ma non
potè fare a meno di
lanciare un’occhiata alla porta chiusa che nascondeva la
ragazza, passando.
<< Ma è... un bastardo!- sibilò
allibito Andrew - Fattelo dire, Lottie,
tuo fratello non è solo represso, è soprattutto
un grandissimo figlio
di...>>
<< No, ha ragione.- Si affrettò a
interromperlo Ephram. La sua educazione
non gli permetteva ancora di accettare certe espressioni
particolarmente
colorite tipiche del linguaggio Normale, e in più se non
fosse intervenuto Charlotte
non avrebbe più saputo con chi schierarsi -E’ una
follia tenerla qui, e vi sto
esponendo tutti a un grosso rischio. Non sono neanche sicuro che sia
legale
tenerla qui, anche se ufficialmente sono il suo tutore. So solo che non
posso
farla tornare indietro. Mia cugina ha bisogno di stare tranquilla e di
tagliare
con il passato, ricominciare da capo, e io voglio aiutarla in tal
senso, anche
se Boone non è daccordo. Anche se ha ragione
lui.>>
Andrew sembrò sul punto di riprendere da dove era stato
interrotto, ma Lotte
ridacchiò. I ragazzi la guardarono come se fosse
improvvisamente impazzita, ma
lei scosse i capelli castani, continuando imperterrita la sua risatina.
<< Vivete qui da anni e ancora non avete capito quel
semplicione di
Boone, che fa tanto il cattivo e invece ha un cuore di glassa! Ephram,
ti
aiuterà più di tutti quanti, da adesso in poi!
Sono pronta a scommettere che
già adesso sta cominciando a fare infinite ricerche su
internet sugli
adolescenti traumatizzati e si riempirà la testa di nozioni
e idee utili da
snocciolare e usare alla prima occasione! Si farà in quattro
per lei, primo
perché sei un suo amico e uno tra i più cari, che
gli ha parlato col cuore in
mano, secondo perché hai solleticato il senso di protezione
che lo porta a schierarsi
“coi deboli e gli oppressi” e terzo
perché la psicologia è il suo (futuro)
mestiere e non c’è niente che lo interessi
maggiormente di conoscere la mente
umana e aiutare gli altri grazie alle sue conoscenze.>>
Andrew ed Ephram si guardarono, poi, invogliati da Charlotte che si era
alzata
per rigovernare, fecero del loro meglio per aiutarla, ognuno pensando a
quel
che lei aveva detto e ognuno traendone conclusioni differenti, in linea
con la
rispettiva personalità. E mentre Ephram compilava su
suggerimento di Lotte la
lista dei piatti preferiti di Ally che aveva sperimentato in quei
giorni,
Andrew andò a prepararsi per il dopocena con le ragazze che
lo avevano cercato,
e che lo avrebbero trovato molto, molto distratto.
Quante recensioni
all'ultimo capitolo! Non ci potevo credere! (sono stata sul punto di
montarmi la testa, ma ci ha pensato il pc rotto a smontarmi -
scusatescusatescusate per l'assenza così prolungata! faccio
perdere la pazienza anche ai santi, lo so! Mi perdonate?)
Addy, zietta
mia! Mi spiace che questa storia proceda a rilento, evidentemente
è questo il suo destino! Come vedi non mi dimentico affatto
di te, anzi, hai visto "Il Riconoscimento"? Una pillolina nuova! Spero
che ti piacerà! Mi fa piacere che Andrew riscuota successo,
del resto non è solo un simpaticone, è anche un
bel ragazzo!(eh, sì, gente! Andrew è un figo da
paura!) Boone ha proprio bisogno di tirarsi su di morale, invece... e
di rilassarsi un minimo, non credi anche tu? Meglio che sposi te
piuttosto che la sua ex ragazza! Te lo lascio volentieri, se me lo
tratti bene!
Lucyette, in
questo capitolo finalmente si conoscono tutti i coinquilini vedono
Ally, tu cosa dici? Andrew continua a sembrarti rompiscatole? E Boone?
Ally, poveretta, ha ancora un sacco di strada da fare per star meglio!
In questo capitolo Charlotte spiega al posto mio, c'è
qualcosa che lei non ha chiarito che posso spiegarti meglio io?
Dedalo! Un
altro capitolo in fretta? (guarda con aria innocente) Qui finalmente
Ally interagisce con gli altri, o meglio, si fa dare una sbirciata. A
me sembra che, come prima impressione, non ci siano stati troppi
scivoloni. In compenso Ephram ha la paurosa tendenza ad incartarsi da
solo, Charlotte non ci ha messo molto a vedere Ally e a fare due
più due! Ma tu quando posti?? Voglio il continuo della tua
storia!
Giulia91: La
prima parte della storia era volutamente ingarbugliata
perchè, in realtà, i pensieri dei personaggi
dovevano intrecciarsi strettamente alle parole della canzone, che parla
di un malessere profondo e di una voce in testa che prende il tuo posto
per aiutarti a sopravvivere... quanto c'è di vero in questa
situazione? Ho lasciato per un po' il mio posto di narratore onniscente
per mettermi solo nei panni degli altri, per una volta. La
canzone è molto bella, Hello degli Evanescence. Molto
evocativa, specialmente nel verso "don't try to fix me, I'm not
broken..." e cioè: "non provate ad aggiustarmi, non sono
rotta". Allysia è sempre se stessa in realtà. A
parte la Voce, lei è totalmente se stessa. Anche se ha
bisogno di una spinta per andare avanti, anche se si guarda allo
specchio e non si riconosce. Trovo che sia una cosa molto drammatica.
spero, nonostante l'assenza prolungata, che continuerai a leggere!
Bluesmoke, i
tuoi commenti mi hanno fatto sorridere: anzi, all'idea di uno slash tra
Boone e Andrew mi sono messa a ridere di gusto, pensando alle facce che
avrebbero fatto i personaggi! Come vedi, Charlotte è proprio
brava ad inquadrare un po' tutti, e si diverte a fare la mamma in una
casa di soli uomini! Ora che c'è anche Ally, le ci
vorrà un po' a riprendersi... mentre Andrew
troverà altri spunti per tormentare tutti e in particolare
il suo bacchettone preferito! I ragazzi dividono casa: hanno contattato
un'agenzia e si sono ritrovati in questo gigantesco
agglomerato di stanze, ma ora la casa è al completo, non ci
sono più posti liberi! L'avevo accennato quando Ephram,
all'arrivo di Ally, ripensa a quando Charlotte ha varcato le soglie del
cancello, cogliendolo alla sprovvista perchè lui credeva di
avere una villona tutta per sè - illuso! Illuso e un gran
romanticone, vedi che brava? Ho pure accennato un momento "intimo",
anche se notoriamente non riesco a spiccicare una parola dalla tastiera
in questo senso! Il ragazzo ha guadagnato in pratica, col tempo, ma
credo che sia Charlotte la "dominante", tra i due!- Sulla Voce
scriverò ancora parecchio, ma più avanti. Credo
che metterò un Missing moment che la riguarda, nella
recentissima collana "I Maghi di Scozia"! Sta facendo una strage, io
volevo creare un alone di mistero, non gettare nel buio più
totale!
Il "buon ritmo" è andato tempestivamente a farsi
benedire, purtroppo! Ma spero di postare ogni due-tre settimane (corre
a nascondersi e a scrivere furiosamente)
Georgette:
colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente della tua recensione a
"Il Riconoscimento", e in più ti aggiudichi una stellina
dorata per essere stata la prima a commentare! grazie infinite, sei una
persona squisita! Boone, non dovrei dirlo perchè poi gli
altri si offendono - soprattutto Charlotte, che sembra tanto dolce e
cara, ma sapessi che permalosa che è! - ma è
anche il mio preferito... non so, tutte le sue corazze mi
inteneriscono! Sia tu che Blue volete lo slash tra Boone e Andrew, ma
credo che al solo sentire di una cosa tra maschi con lui come
protagonista, Andy (io POSSO! Sì, IO POSSO!) sia diventato
verdognolo. Boone è rimasto impietrito, mentre Charlotte
ammicca con aria moooolto curiosa... credo che ci penserà
anche lei, d'ora in poi. se sghignazza senza motivo nel corso della
storia sappiate che è per questo! In realtà
Andrew è l'amicone del gruppo, anche se gioca a fare il
casanova sotto sotto è meno superficiale di quello che
sembra: credo che andrebbe incredibilmente daccordo con Jack (chi non
lo farebbe? merito di Jack, chiaramente) e che Kram lo terrorizzerebbe
a morte. Invece con Charlotte Kram fonderebbe un'associazione a
delinquere! Ah, se ci fosse l'Allysia dei vecchi tempi.... Tra lei e
Kram ballerino scapestrato non so chi sarebbe peggio! Ally è
timida dolce e delicata, e molto bisognosa di affetto, in questo
momento: penso che la disputa durerà molto a lungo!
Charlotte in questo capitolo è un po' spiazzata, per colpa
di Ephram che non le ha chiarito proprio niente. Posso dirti che, se
Allysia fosse stata nel pieno delle sue forze, avrebbe capito subito
quello che il cugino le nasconde! E che Charlotte le sarebbe piaciuta
molto, solo che avrebbe tardato un po' a dimostrarlo. Charlotte
l'avrebbe trovata il prototipo della ragazza odiosa, e ci avrebbe messo
un po' a capire chi c'era dietro la sua facciata altezzosa... ma poi si
sarebbero amate alla follia!(povero Ephram!) Per cui ti do buone
speranze anche per questa realtà in modalità
Ally-depressa/oppressa!
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Capitolo 11 *** Definendo i ruoli di casa ***
cap 10 : Definendo i ruoli di casa
Premessa:
questo capitolo è dedicato, dalla prima all'ultima parola, ad Addy. So
che lo hai aspettato per molto più tempo di quanti gli altri possano
pensare, e so che ti ho fatto penare per arrivare a leggerlo, per cui,
rallegrati, piccola: è tutto tuo!
Voglio sottolineare che questo è
il primo capitolo del tutto inedito, ma questo non è un buon motivo per
copiarne i contenuti e per plagiare il mio lavoro: siete avvisati. Ora,
io adoro i commenti: che siano complimenti, domande o crtitiche, li
apprezzo. Non siete tanti, ma un po' di voi hanno messo questa storia
tra i preferiti: fatemi sentire il vostro parere, io lo aspetto con
ansia e mi dispiace trovare sguarnito lo spazio recensioni. Bene,
questo è quanto. A voi!
Capitolo
10: Definendo i ruoli di
casa
Ally si
costrinse a sollevare lo
sguardo dalle proprie fette biscottate con marmellata all’arancia. Che
stranezza, quel mattino!
Le risultava bizzarro vedersi
circondata da tanta gente subito prima di scuola. Di solito a quell’ora
la casa
era silenziosa, ed era diventata un’abitudine prepararsi un toast o
mangiare
una mela cotta la sera prima per guadagnare tempo.
Quel mattino, invece, il suo più
frequente compagno di colazione, Boone, che si svegliava in genere più
presto
anche di lei, e sapute le sue abitudini, si preoccupava di prepararle
almeno
una parte del suo pasto mattutino, era già in compagnia di sua sorella
Charlotte, nervosa per un esame di là a tre ore.
Andrew era a sua volta presente, ma probabilmente
era tornato a casa solo per andare a dormire, visto che aveva passato
la notte
fuori. Ally corrugò un attimo le sopracciglia: quel ragazzo aveva
abitudini
curiose, diverse da quelle degli altri abitanti della grande casa, ed
era una sorpresa per la ragazza non
sentirsi a disagio in sua compagnia.
Tornò con gli occhi sulla minuta
ragazza castana che si mostrava sempre sorridente. Quel mattino la sua
immagine
strideva con quella abituale: Charlotte fissava il vuoto e borbottava
parole
incomprensibili per lei. Ogni tanto Boone la correggeva su qualche
dettaglio
altrettanto astruso e la sorella, alternando crisi di nervi e
occhiatacce,
riprendeva da dove si era fermata. Ephram ancora non si vedeva. Ally
scrollò le
spalle e si decise a dire la sua, ma non fece in tempo a proferire
verbo.
<< Secondo me dovresti
rilassarti, tesoro. Studi questa materia da una vita!>>
Andrew lo disse mentre masticava un boccone,
rendendo
la frase non del tutto comprensibile. Non sembrava che stesse parlando
a Lotte:
continuava a fissare Ally. L’occhiataccia di Charlotte andò, per una
volta, a
vuoto e si risolse a comunicare con un gemito disperato. Sembrava che
nessuno
condividesse le sue ansie.
Ally contrasse le sopracciglia:
<< Io ti capisco. Dev’essere spaventoso.>>
Charlotte la fissò sorpresa,
smettendo di bofonchiare.
<< Grazie >>
Ally annuì in risposta e tornò a
fissare il suo piatto.
<< Non è spaventoso, è solo
un esame, deve solo andare a discutere di quel che sa. Ally, non
bisogna aver
paura di mettersi alla prova.>> Fece
Boone in tono tranquillo, in quel tono
quieto che usava sempre con lei e che aveva il potere di metterla più a
suo
agio.
Durante le loro colazioni
solitarie, avevano imparato a scambiare qualche parola, e ora Ally
poteva dire
di non sentirsi più in soggezione in sua presenza. Per quel motivo si
sentì
libera di esprimersi con una smorfia, che sorprese tutti gli altri,
abituati
com’erano a vederla apatica.
<< E’ spaventoso essere al
centro dell’attenzione.>> specificò,sforzandosi di farsi capire.
Boone era
sempre curioso di comprendere, e la Voce la spronava ad accontentarlo.
Aveva
una vera predilezione per quel ragazzo. Ormai farsi intendere da lui
era un
riflesso spontaneo. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di non farsi
distrarre dalla consueta immagine mentale che ritrovava sempre nel suo
sguardo
argenteo. Nuvole sulla laguna, più scura
che mai.
Lotte fissò sbalordita la ragazza
mora: la cugina di Ephram era una fonte infinita di sorprese. E non
riusciva a
credere che fosse così timida e ritrosa,
nonostante ne avesse le prove ogni secondo che Ally si faceva vedere.
Trovava
assurdo che una ragazza così attraente non amasse mettersi in mostra.
Strinse le labbra e poi cedette:<<
Grazie, Ally. Hai centrato il punto.>>
Ally tornò a posare lo sguardo su
lei e accennò un piccolo movimento con il capo, incerta.
Andrew sbadigliò, attirandosi gli
sguardi di tutti.
<< Che c’è? Devo azzardare
delle previsioni? >> tacque un attimo, ma non diede a nessuno il
tempo di
replicare. Fingendo di riflettere, mise una mano sotto il mento e
proseguì
<< Primo, Charlotte passerà l’esame con un’ottima votazione;
secondo,
Boone continuerà a fare paternali, e, soprattutto, terzo, Ally perderà
il bus
del mattino per la scuola e io la convincerò a farsi accompagnare alla
Kenmore
dal sottoscritto.>>
Picchettava con un dito sulla fossetta che gli
ornava il mento a ogni punto enumerato. Concluse la breve arringa con
un
sorriso smagliante.
Ally gettò un’occhiata
all’orologio a muro decorato a fiori celesti e balzò in piedi.
<< Oh, no, no, no, è
tardissimo! Come faccio?! Lin sarà già partita...>>
Nessuno riuscì a sentire la fine
della frase, che si era ridotta a un sibilo mentre la ragazza correva
fuori
dalla stanza e su per le scale.
Andrew si stiracchiò pigramente,
ancora con quel sorriso sulle labbra, indulgente.
<< Non mi ha nemmeno
ascoltato...>> ridacchiò, voltando la testa per seguirla con lo
sguardo
fin dove gli era possibile.
Charlotte sorrise suo malgrado.
<< Non capita mai di essere
tutti assieme al tavolo della colazione a quest’ora. Deve aver perso il
senso
del tempo.>>
La sua voce lasciò trapelare un
filo di tenerezza. Per un attimo sembrò tornare la ragazza dolce e
tranquilla
di sempre.
Il biondo si alzò tranquillo da
tavola. << Vado a perorare la mia causa con quella creatura
adorabile che
è fuggita di sopra...>> e si avviò fischiettando.
Lotte si voltò verso il fratello
maggiore, appena in tempo per vederlo alzare gli occhi al cielo.
<< Non sei felice che
Andrew stia ampliando il suo vocabolario?>> ammiccò.
Riuscì a far sorridere anche lui.
<< Mhh. Preferirei che non
fosse a scapito di Ally,però.>>
<< Con un tipo del genere,
il motivo non avrebbe potuto essere che una donna.
>> replicò, e trovò estremamente prevedibile la risposta di
Boone,
dato che ormai ripeteva quella solfa da giorni.
<< Non è una donna. E’ una
bambina. Ed Ephram non sarebbe contento se Andrew la portasse via in
moto.>> sentenziò, sentendosi tanto un vecchio bigotto. Contenne
un
sospiro. Ma perché devo essere sempre io
quello responsabile, in questa casa?
Il giovane si dedicò alla
sorella, che aveva appena emesso un versaccio. Le diede un buffetto
sulla
testa, servendosi un altro po’ di caffè.
<< Ancora non riesco a
credere che tu sia gelosa. Sul serio, non credo proprio che Ephram
progetti un
incesto.>> la fissò con aria scura, facendole capire quanto poco
si
trovasse a suo agio nell’esprimersi in modo tanto diretto.
Lotte si sporse verso di lui.
<< Mi nasconde qualcosa di grosso.
Boo. Lo sento ogni volta che apre bocca! – aggrottò le sopracciglia –
Non
riesco a sopportarlo!>>
Boone inspirò, nervoso. Non gli
piaceva quel genere di conversazione, e sua sorella lo sapeva bene.
<< Mente quando ti dice che
ti ama?>>
<< No, ma...>> provò
a spiegarsi Lotte.
<< Mente quando ti dice che
la vostra storia è ciò che lo rende felice? E che vorrebbe starti
sempre
accanto?>>
<< No, ma...>>
<< E allora non c’è nulla
che non vada, Lotte, okay? Sono queste le cose importanti.>>
Concluse in un borbottio,
imbarazzato da morire.
<< Torno a studiare, io. Mi stai facendo sentire
un
adolescente. Un’adolescente femmina.>>
rabbrividì.
Charlotte rise:<< No, no! –
esclamò che il fratello stava realmente abbandonando la stanza – Non ne
parliamo più, giuro! Torniamo al mio esame! Boone!>> e lo
rincorse su per
le scale. Gli sbattè contro la schiena quando lui si arrestò di colpo.
<< Ahio! Ma che...
?>>
Si sporse da dietro il fianco del
fratello e ammutolì. Lanciò a Boone un’occhiata da sotto in su, curiosa
di
vedere quale reazione avesse suscitato l’immagine di Ally e Andrew
abbracciati.
<< Che cosa stai facendo, Andrew?>> chiese
Boone in un tono che
sarebbe suonato squisitamente gentile se non fosse stato per la nota
sibilante
di una minaccia inespressa.
Il ragazzo biondo alzò lo sguardo
sui due fratelli, tranquillo e completamente innocente, per una volta,
e
sorrise un po’ elettrizzato.
<< Ally mi stava facendo
conoscere meglio il suo gatto. Si chiama Fa... Fam... >>
<< Famiglio>> gli
suggerì morbidamente Ally, che teneva tra le braccia il micetto
adulante ed era
a sua volta circondata dalle braccia di Andrew, i cui propositi le
erano
sembrati integerrimi.
Boone sollevò le sopracciglia e
ricompose il viso in un’espressione indifferente.
<< Ally, sei sempre più in
ritardo...>> la avvertì, più garbatamente di quanto avesse
voluto. Qualcosa
in quella ragazza lo induceva sempre a essere gentile con lei.
Anche la ragazza dagli occhi
verdi lo guardò. E il candore che trapelava dal suo sguardo era tale da
smuoverlo.
Finalmente riuscì a salire quei
pochi gradini che lo separavano dal piano superiore, spinto da chissà
quale
forza invisibile... o da sua sorella?
<< Andrew mi ha detto che
può farmi arrivare a scuola in pochissimo tempo. Oggi ho un’ora extra
di canto
e gli sto insegnando come far giocare il mio gatto. Non voglio che si
senta
trascurato solo perché sono via. Famiglio deve
giocare.>> sottolineò.
Boone annuì: << Tieniti
forte sulla moto.>>
Ally si voltò sorpresa verso
Andrew: << Moto?>>
Il giovane le rispose con un gran
sorriso sulle labbra:<< Significa che dovrai abbracciarmi molto stretto, piccola>>
Ally spalancò le labbra come se
volesse replicare, ma nessun suono trapelò dalla sua bocca.
Andrew le richiuse la bocca con
un buffetto:<< Non avere paura, piccola, non ti farò
cadere.>>
Si battè una mano sul petto in un
gesto rassicurante e sorrise ancora. Il gesto aveva un effetto
rincuorante, in
genere. Perché con Ally non funzionava? Sembrava che si stesse facendo
forza.
La porta della stanza di Ephram
si spalancò e il ragazzo emerse, semiaddormentato, sulla soglia.
<< Ally, che ci fai ancora
qui?>> sbadigliò.
L’interpellata diede una risposta
secca e incomprensibile che suonò sorprendentemente simile a un
rimprovero.
A Charlotte parve
di sentire più volte il nome di Coon. Ma che c’entrava il gatto di
Ephram con
la puntualità scolastica di Ally? Doveva aver capito male.
Il ragazzo di svegliò di colpo
nel sentire la cugina esprimersi nel dialetto scozzese del loro paese.
<< Ah! Scusami – si sporse
verso Andrew – Guai a te se mia cugina si fa male.>>
Andrew annuì sorridente. Ma
perché nessuno si fidava di lui, in quella casa? Aveva pur sempre 23
anni! La
patente da sette! Non se la prese.
<< Andiamo, Ally, o non ci
sarà più tempo. – si rivolse con gentilezza al gattino – E tu
aspettami. Quando
tornerò, giocherò con te, Fa... Fami... Famiglio>> completò in
coro con
Ally, mentre lei posava con garbo il gatto sul pavimento.
Cercando di mostrarsi tranquilla,
la ragazza annunciò:<< Andiamo, sono pronta.>>
<< Attento a mia cugina,
Andrew!>> ribadì secco Ephram alle loro spalle.
Il ragazzo rispose con un cenno
noncurante della mano e un inizio di risata, che si spense quando captò lo sguardo di freddo rimprovero di
Boone, nell’oltrepassarlo per ridiscendere le scale.
La moto
troneggiava nel giardino,
vicina al garage che Ally nemmeno sospettava che esistesse. Lanciò alla
piccola
costruzione un’occhiata perplessa, mentre la Voce tamburellava in un
punto
preciso della testa. Ultimamente era molto più educata e cortese, come
se si
fosse finalmente calmata. Forse, dal momento in cui ognuno aveva
ammesso le
proprie colpe, riusciva a sentirsi più rasserenata.
Ally no. Sapeva che la
responsabilità era tutta sua.
Tutta
no. La consolò
la Voce.
Cosa
volevi dirmi, Voce? - Tagliò
corto Ally. La Voce comprese al volo
il messaggio.
Ti
fidi davvero di questo Normale? - La
Voce si riferiva alla moto.
Ormai erano insieme da tanto tempo anche consciamente, e Ally la capiva
bene
quasi quanto capiva Famiglio. Per cui si sorprese del modo in cui la
Voce si
riferiva ad Andrew. Un Normale. Per lei era diventato Andrew, uno dei
coinquilini. Andrew dalle battute imbarazzanti ma da sorriso allegro
anche
quando nessuno gli rispondeva, Andrew che usciva tardi la sera e
tornava al
mattino presto…
Non
credo che sia cattivo - socchiuse gli
occhi, un po’ malinconica
- E’
un Normale.
Ebbe il sospetto che la Voce
fosse leggermente contrariata e storse il naso, con una smorfia
vagamente
maliziosa. Se ci fosse stato Boone al posto di Andrew sarebbe stata di
sicuro
più entusiasta!
Piano
con l’ironia, ragazza! - si
sentì soffiare in un orecchio.
Ally sorrise appena e si avvicinò
ad Andrew, un po’ disorientata. Come aveva fatto a non accorgersi
nemmeno del
garage? Era visibilissimo!
<< Spiegami cosa devo fare,
Andrew. Non.. non sono mai salita su uno di questi..
marchingegni..>>
Il ragazzo biondo le tese un
oggetto tondo di un colore rosso vivo, metallizzato. Aveva il solito
sorriso
aperto e Ally si convinse a prendere l’oggetto. Non era una palla, era
semicircolare e cavo.. E dove cavo era morbido.. E caldo.. E aveva
delle
cinghie. Ally le studiò e fece una smorfia ignorante. Che giornata
piena di
novità! Distratta com’era, si accorse solo dopo qualche secondo che
Andrew si
era allontanato. Si affrettò a seguirlo, affondando appena nella neve
candida
che anche quella notte era caduta fitta. La moto aveva le ruote!
Lasciava un
solco nella neve, ed Andrew sembrava avere qualche difficoltà. Alzò lo
sguardo
su di lei per un attimo.
<< Infila il casco, Ally,
mentre io la porto fuori. Hanno già spalato via la neve dalla strada,
me ne
sono accorto tornando. Che fortuna, così posso portarti in
moto..!>> e si
allontanò ancora, chiaramente felice, ma per un motivo tutto suo,
perché Ally
continuava ad essere perplessa.
Sarebbe
questo il casco? E come sarebbe a dire, “infila”?!
Ho
un vago sospetto, e non credo che ti piacerà.
Cosa?
Ally avrebbe voluto indagare, ma la
Voce si
perse in un tramestio, come se stesse bofonchiando. Andava e veniva a
suo
piacimento, e Ally si strinse nelle spalle. Raggiunse di nuovo il
ragazzo
biondo mentre teneva diritta la moto e restava in bilico per un attimo
su un
piede, usando l’altro per tirare fuori una piccola estremità metallica
che
riusciva a tenere la moto in equilibrio.
<< Puoi chiudere il
cancello dietro di te, Ally?>>
La ragazza si voltò
meccanicamente e chiuse il cancello, un po’ impacciata dall’avere una
sola mano
libera. Sentì Andrew ridacchiare appena.
Si voltò nuovamente verso di lui,
evitando con cura un cumulo di nevischio viscido. Non lo guardò mentre
soppesava
un pensiero che le aveva attraversato la mente nel guardare la grande
casa
bianca, che sembrava una montagna di neve essa stessa.. Ma dentro era
calda.. E
piena di Boone, Charlotte, Ephram.. E Famiglio..
<< Farai attenzione, vero,
Andrew?>> mormorò, la voce stentata. Senti un’altra Voce
ridestarsi nella
sua testa, con un’esclamazione soffocata. Aveva anche la Voce. Non poteva.. Non poteva..
Andrew vide sul suo viso la
preoccupazione mista a qualche altra emozione che all’improvviso gliela
fece
sembrare più adulta, non perché fosse bellissima o sembrasse più grande
dei
suoi non ancora diciotto anni, ma perché era più.. matura. Più vecchia
di lui.
Per un attimo gli sembrò perfino più cresciuta di Boone. Come a volte gli era parso Ephram con Charlotte.
Allo stesso modo. Rimase senza fiato e si sentì pieno di un’ansia
indefinita e
soffocante.
<< Giuro, Ally, che non ti
farò cadere. – Andrew contrasse la
mascella e annuì con convinzione.
- Fidati di me. Arriverai a
scuola sana e salva.>>
Ally avvertì lo sguardo del
ragazzo farsi più intenso. Inseguì un altro pensiero, che si era
intrufolato
tra lei e la realtà, allontanandola ancora, ma di meno, perché c’erano
gli
occhi di Andrew a trattenerla. La sopravvivenza di Voce e Famiglio.
Doveva
sopravvivere. Doveva garantire che loro sopravvivessero. Era fondamentale.
Tese ad Andrew il casco con espressione concentrata.
<< Come si mette?>>
Il momento di serietà si infranse
contro il sorriso divertito di Andrew, ed ebbe il suono della sua
risata.
<< Ma come, non hai mai
indossato un casco? Ma come vi muovete in Scozia, volando sulle
scope?!>>
Ally lo fissò allibita.
<< Ma- ma certo che
no! - esclamò diventando color
porpora - Ma come ti viene in
mente?>> le sfuggì un’esclamazione spaventata quando lui fece per
posarle
il casco sul capo.
<< Ehi, che fai! Non ti
scostare! Vuoi arrivare tutta d’un pezzo a scuola? Allora questo va
sulla tua
bella testolina tonda e niente storie!>> ma aveva un tono
paziente e il
sorriso correva immutato sulle sue labbra.
Ally avvertì un dolore lancinante
attorno alle tempie e sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Per
Famiglio! Per te, Voce! Per.. Per..
Sopravvivere.. concluse la Voce, con un tono
talmente commosso da darle forza.
Ally irrigidì le spalle e
ricacciò indietro le lacrime. Represse anche l’impulso di strapparsi
via il
casco dalla testa e decise di affondare il dolore nel torpore. Andrew
si
sarebbe preoccupato della sua sopravvivenza, e lei doveva essere forte.
L’unico
modo per ritrarsi da quel dolore era chiuderlo nell’intontimento, e
dimenticarlo.
<< Adesso devi salire,
Ally. Guarda il cavalletto! - fece un
cenno col mento alla buffa escrescenza metallica. Ally cercò di capire,
ma
niente. - Devi montare,
Ally.>>
tentò di nuovo Andrew, che teneva la moto in equilibrio.
Montare!
Come a cavallo? Chiese alla
Voce, cercando di scavalcare il
velo del dolore. Aveva la fronte un po’ sudata per la tensione, ma
evitò di
ripulirsela, perché sapeva che non avrebbe resistito all’impulso di
togliersi
quel dolore dalle tempie, che andava verso la nuca..
Prova! Fece
la Voce in tono urgente, per distrarla dal dolore. Ci riuscì.
Fece un passo in avanti e posò un
piede sul cavalletto come se fosse stato la staffa di una sella. Andrew
tenne
la moto mentre lei saliva con le gambe a cavalcioni sul sellino e si
sbilanciava in avanti su quel bizzarro destriero. Annuì al suo
indirizzo e salì
lui stesso, spingendola indietro con un colpo secco del fondoschiena.
Ally si
sbilanciò per un attimo e si trattenne dal cadere.
<< Tieni i piedi su e cerca
di stare dritta. Anche io ho bisogno del casco!>> e ne infilò uno
blu,
con una dimestichezza e una facilità che le provocarono un moto
d’invidia
sincera.
<< Bene, Ally - Andrew continuava
con le sue
istruzioni - Adesso, abbracciami in
vita.>>
Il ragazzo tirò via il cavalletto
con un colpo di tallone e mise in moto. Ally sobbalzò a quel rumore e
si
aggrappò senza volere alla giacca di Andrew.
<< Non così, Ally! - Andrew alzò la
voce, ed Ally scoprì che era
più facile gestire il dolore con quel rumore assordante a distrarla,
mentre
cercava di capire cose dicesse lui. Si sentì un po’ rincuorata e si
sporse di
nuovo verso di lui, per capire cosa stesse dicendo. Andrew approfittò
della sua
posizione per tirare prima una mano e poi l’altra intorno al suo punto
vita.
Fece attenzione a congiungere le dita della ragazza e sentì il suo
sussulto. - Ecco, vedi?>>
Ally aveva gli occhi sgranati e
avvertiva un certo calore a tutto il viso, oltre a un ronzio che la
confondeva
più del dolore e più del rumore. La schiena di Andrew, così calda..
La moto scattò in avanti e Ally
lo strinse di più istintivamente.
<< Bravissima,
Ally!>> gridò il ragazzo. Ally se lo immaginò sorridere e una
lacrima
scivolò liquida e tonda lungo la sua guancia pallida, per cadere dal
mento ed
essere spazzata via dal vento. Come se non fosse mai esistita . Ed Ally
si
sentì sicura, protetta in quella nuvola di aria gelata contro la
schiena calda
di Andrew. Come in un bozzolo che le faceva scivolare via la tristezza.
Il
vento le frustava quelle porzioni di viso che il casco lasciava
scoperte, ma a
lei sembrava di volare. Senza paura. Che sensazione curiosa.
E’..
davvero.. Bello..
Era
da tanto che non abbracciavi, vero, Ally..?
La dolcezza e la compassione, la
tristezza della Voce la tesero per un istante. Andrew dovette
accorgersene,
perché rallentò appena. Ally strinse gli occhi.
Lo
sai. Va’ via, non farmi.. pensare..
E la Voce comprese, e si ritirò
in un angolo riparato del suo inconscio.
La ragazza si rilassò di nuovo, e
girò la testa a destra e sinistra. Vedeva passare veloci macchie
colorate nel
candore della neve, e in basso l’asfalto era nero, denso. Ogni tanto, a
un
semaforo, Andrew si fermava e teneva la moto in equilibrio sotto di sé
come se
fosse leggerissima, mentre Ally si pietrificava per la paura di cadere
e lo
stringeva più forte. Nonostante la paura, persa nel rumore, nel torpore
e nel
dolore, non si sentiva più così se stessa, aggrappata a quel calore
zeppo di
vita che era la schiena di Andrew. Una corsa in moto riusciva a fare
quello che
Ephram aveva cercato di insegnarle con tante sedute di meditazione?
Calma,
serenità e uscire da se stessi? Ma c’era quella sensazione
adrenalinica, che
con la meditazione si spegneva in fretta e la lasciava spossata e senza
ricordi. Confusa.
Adesso no. Lei. Era. Lì. Viva!
Ed Andrew sembrava capirlo.
Correva.
E, troppo velocemente, giunsero
al cancello esterno della Kenmore.
<< Bene, signorina! - nonostante la
formalità dell’affermazione,
il tono allegro di Andrew era un toccasana -
Si scende!>>
Il ragazzo spense la moto e il
rumore cessò di colpo. Ally lo strinse di più mentre lui appoggiava con
qualche
difficoltà il mezzo ai cavalletti. Rischiò di cadere e l’amico scoppiò
a
ridere, dandole l’impressione che quella bizzarra sensazione di essere
“a
posto” non si fosse del tutto esaurita.
<< Aspetta, ti aiuto
io.>>
Con un gesto tranquillo, slegò le
mani che lo serravano e si voltò per farla scendere.
Ally tornò con i piedi per terra
e cercò di mantenere l’equilibrio. Andrew sogghignò e le sfilò il
casco, che
posò sotto il cavalletto della moto. Tornò a rivolgerle la propria
attenzione.
Ally si strofinava la guancia con
un dito sottile:<< Grazie.. Per l’aiuto..>> tossicchiò
imbarazzata.
Sentiva uno strano vuoto ai palmi delle mani e, innervosita, intrecciò
le dita.
Non riusciva a guardarlo e tenne gli occhi fissi sulla motocicletta.
Andrew
la fissò un attimo indeciso, poi sorrise e le tirò su il mento per
guardarla in
viso:<< Piaciuto il giro in moto?>> le chiese tranquillo.
Ally ricordò l’ebbrezza del
rumore, il vento freddo e la sua schiena calda.. e annuì prima di
rendersene
conto, divincolandosi senza volerlo dalla sua mano. Schiuse le
labbra:<<
Sì.. Tantissimo. Grazie ancora.. Andrew..>>
Toccò a lui annuire. Contento.
<< Ti porterò a fare tutti
i giri che vorrai, visto che ti è piaciuto! Ma adesso.. in classe, su,
non
farmi imitare il bacchettone!>>
Ally allargò il sorriso e annuì
ripetutamente. << Va bene! - fece
un passo indietro e si voltò, affrettandosi prima che i cancelli si
chiudessero
e lei perdesse davvero un giorno di lezione
- Grazie! >> urlò voltandosi un attimo, prima di sparire
nell’edificio.
Andrew rimase a guardarla mentre
correva via.
Quella
ragazza veste troppo di scuro..
Non riuscì a trattenere uno
sbadiglio e scosse il capo. Dopo una nottata in bianco come quella, non
gli ci
voleva proprio una mattina di giochi con un cucciolo di gatto. Sospirò.
<<
E dopo aver assicurato la soave fanciulla al suo castello... il padrone
della
foresta incantata torna alla sua umile capanna, in sella al suo fido
destriero!>> ridacchiò all’indirizzo di una signora che lo
guardava
meravigliata parlare da solo. Salì sulla moto e ingranò la marcia.
Allegro, per
quanto stanco, tirò via i cavalletti e sgommò via veloce.
Ally arrivò in classe subito dopo
il suono della campanella. Fortunatamente la lezione non era ancora
iniziata,
ma il professore la guardò male. Quasi cadde per la mortificazione!
<< Ehi, ragazza!>> la
salutò Lin dal banco dietro il suo, con voce soffocata.
<< Ciao>> la ricambiò
in un soffio Ally, sventolandosi con una mano. Chinò la testa sul banco
e
chiuse gli occhi per un secondo.
Il
calore di un gesto gentile poteva sciogliere, con la sua quieta
dolcezza, il
freddo di qualsiasi inverno.
Boone
attese che sua sorella si recasse all’università prima di chiudersi a
sua volta
in camera, cortesia che Ephram non aveva avuto la sensibilità di
usarle: si
comportava raramente in modo così strano, sempre secondo lo stesso
cliché, si
era svegliato più tardi del solito, non aveva fatto colazione e li
aveva
guardati tutti come degli estranei, tenendosi a debita distanza e non
guardando
nessuno negli occhi. L’unico, solo momento di partecipazione quando
Andrew era
tornato allegro come sempre e si era chinato a dare un bacio “di buona
fortuna
per l’esame” a Lotte. Un attimo che si era spento quando si era voltato
e lui
aveva visto lo sguardo di sua sorella annebbiarsi. Anziché guardare la
sua
ragazza e darle un in bocca al lupo che le facesse capire quanto teneva
a lei,
Ephram aveva seguito Andrew con lo sguardo fino a che non aveva
iniziato a
giocare col gatto della cugina. E a quel punto Lotte aveva guardato
Boone negli
occhi, facendolo sentire impotente, mentre Ephram si rintanava di nuovo
in
camera propria. Il rumore della chiave che girava nella toppa era stato
sgraziato come il sentire il cuore di sua sorella che si crepava un
poco.
Vent’anni
dalla prima volta che gliel’avevano fatta vedere in quella nursery e
gli
avevano detto che quella era la sua sorellina e lui non aveva ancora
capito
come fare, cosa dire per farla sentire protetta e felice, con
quell’ansia
dentro di starle accanto e di difenderla da tutto, dagli errori, dai
problemi,
dal dolore e dalle delusioni e persino dalle responsabilità. E il suo
ragazzo
che di lei se ne infischiava, e probabilmente era ancora in camera sua
a
studiare, tranquillo e sereno! Guardò truce la porta che separava
Ephram dalla
sua giusta rabbia. Era suo amico, era uno dei ragazzi migliori che
conoscesse e
forse era preoccupato per quella cugina così dolce… e delicata…
Interruppe quel
pensiero prima che prendesse forma: Ally era andata a scuola ed Ephram
avrebbe
dovuto prestare maggiore attenzione a sua sorella se non voleva
ritrovarsi con
qualche livido di troppo!
Spalancò
di slancio la porta… e si fermò di botto, rabbuiandosi ulteriormente.
<<
Dove diamine stai andando?!>> lo apostrofò.
Ephram
aveva già addosso un cappotto di colore scuro e stava attraversando
silenziosamente il pianerottolo con un trasportino stretto in una mano.
Boone
lo vide sobbalzare all’improvviso e sollevare la testa nella sua
direzione con
gli occhi fuori dalle orbite e il fiato corto.
<<
Boone! - si lamentò, per un
attimo normale - Mi hai spaventato
a morte!>>
Il
ragazzo più grande strinse minacciosamente gli occhi grigi e gli si
avvicinò.
<<
Rispondimi.>>
Ma
Ephram era tornato ad evitare il suo sguardo e gli aveva voltato le
spalle,
tornando a camminare attraverso il pianerottolo. Imprecando tra sé,
Boone lo
seguì giù per le scale.
<<
Ephram! - esclamò a voce piuttosto
alta - dimmi dove stai andando!
Charlotte aveva un esame oggi e tu…>>
<<
Coon ha bisogno di un veterinario, lo sto portando a farlo visitare! - gridò di rimando il ragazzo, affrettando il
passo e incassando di più la testa tra le spalle -
E lo so che tua sorella aveva un esame, io
l’ho dato alla sessione scorsa, mentre voi eravate a casa per Natale!
Non
aspettatemi a pranzo, torno stasera. Tardi!>>
Oltrepassò
Andrew steso supino sul tappeto del salone senza neanche guardarlo. Il
gatto di
Ally gettò un miagolio lungo e lieve. Dal trasportino venne il suono
più lungo
che era la voce di Coon. Andrew si voltò appoggiandosi su un gomito e
seguì la
scena aggrottando le sopracciglia. Chiese spiegazioni a Boone con lo
sguardo,
ma questi accennò ad Ephram, che aveva già infilato la porta.
Boone
sbuffò e smise quell’inseguimento inutile e ricambiò lo sguardo di
Andrew.
<<
La solita fuga di fine mese?>> chiese infine il ragazzo biondo,
tornando
a stendersi sulla pancia e a muovere un sonaglio a beneficio di
Famiglio.
<<
Sì. Sembrava peggio del solito oggi. Hai visto come si è comportato con
mia
sorella?>>
Andrew
sollevò un attimo lo sguardo e contenne un sorriso:<< Charlotte è
grande
abbastanza da rimetterlo al suo posto. Invece… Sai che questo gatto è
proprio
simpatico? Guarda quant’è carino!>> e sorrise apertamente.
Boone
si accovacciò sul tappeto, la schiena contro la base di una delle
poltrone:<< E quello cosa sarebbe?>>
Andrew
mosse il sonaglio con un dito e Famiglio si lanciò ad afferrarlo tra le
unghiette.
<<
Gliel’ho comprato tornando a casa -
confessò allegro Andrew - Sto
crollando dal sonno, ma sembra che lui apprezzi comunque. E’ un gattino
vivace.>>
Il
sonaglio consisteva di una gabbietta di bambù con dentro un
campanellino.
Qualche volta risuonava e allora Famiglio miagolava di quel suono lungo
e
dolce, rotolandosi sul tappeto e facendo sorridere entrambi i ragazzi.
<<
Hai visto quanto gli è affezionata Ally? Sono legatissimi… E’ palese
che Ally
gli vuole bene…>> continuò Andrew.
Boone
si ritrovò ad annuire:<< Le hai mai visto niente della sua vita
prima di
qui? Non porta ricordi, non guarda foto, non discute con Ephram di
aneddoti del
passato… Credo che di quell’epoca le sia rimasto solo questo gatto. E
che la
sua famiglia sia molto severa. Non dev’essere facile per lei restare
qui.>>
Andrew
sollevò il viso, sorpreso.
<<
Ma se la sua famiglia è severa come dici tu, allora per lei dovrebbe
essere un
sollievo stare qui con noi! E’ più libera, dovrebbe trovarsi bene,
no?>>
Boone
sentì un po’ di amaro in bocca e se ne stupì:<< E’ solo una
ragazzina,
Andrew… - sospirò -
E’ triste, in una realtà del tutto nuova e
con dei perfetti estranei attorno. Penso che sia molto spaventata,
tutto qui.
E’ stata una follia da parte dei suoi spedirla qui. Un adolescente ha
bisogno
di certezze! Soprattutto…! -
s’interruppe e si stupì della rabbia che lo attraversava. Sospirò e
concluse
con voce calma - La presenza di Famiglio
serve a rassicurarla.>>
Andrew
restrinse leggermente il cerchio delle braccia dove Famiglio spingeva
il sonaglio.
<<
E’ una ragazza molto dolce.>>
<<
Sì…>> Boone non trovò nient’altro da dire. Niente che non lo
smentisse
spudoratamente su ciò che provava per lei. Ally era dolce, sì. Ed
indifesa. E
sembrava sempre sul punto di ritrarsi. Sembrava… che tirasse avanti
grazie alla
sua forza di volontà, combattendo con infiniti ostacoli… E gli
provocava una
tenerezza talmente profonda da commuoverlo solo a pensarci.
<<
Pensi che abbia qualche speranza?>> mormorò Andrew a voce bassa.
Famiglio
si immobilizzò improvvisamente e li fissò con gli occhi spaiati attenti.
Boone
allungò una mano per sfregargli la testolina con gentilezza. Gli grattò
il
collo con un dito e il micio piegò il viso socchiudendo gli occhi.
<<
Io spero… proprio di sì…>>
Andrew
spinse il sonaglio con l’indice, rimandandolo tra le zampette di
Famiglio, che
riprese a giocare.
Boone si fissò la mano vuota e abbassò gli
occhi,
riposandola in grembo.
Ephram si costrinse a rilassarsi. La
tensione tra le
sue scapole era insopportabile, e lui ricacciò indietro le lacrime che
gli
erano affiorate agli occhi. Si accostò al muro sbrecciato e aprì il
trasportino, da cui scese un miracolo di dignità offesa, il suo Coon,
risentito
per quel mezzo di trasporto così inadatto a lui.
<<
Sì, lo so che non ti piace -
bisbigliò Ephram supplichevole - Ma è la
copertura perfetta, e noi ne abbiamo
bisogno…>>
Il
gatto tirò indietro le orecchie, seccato. La
copertura perfetta per una cosa che odi fare.
Un odio
condiviso.
Ephram
sentì di nuovo gli occhi gonfi e questa volta una lacrima debordò,
scivolando
lungo la sua guancia ispida. Non si era nemmeno rasato. Trattenne un
singhiozzo.
Giuro. Odio questa vita.
Coon
gli si accostò ed Ephram lo strinse tra le braccia. Sto
cercando di trovare la forza, davvero! Ci sto provando, Coon. Ma
ogni volta va peggio. IO sto peggio. Non voglio farlo!
Trattenne
un singhiozzo, che gli irrigidì la schiena. Si sforzò di rimettere Coon
per
terra e di ripulirsi il viso dalle lacrime. Non riusciva a non sentirsi
un
bambino terrorizzato, eppure si rialzò e assottigliò lo sguardo.
Sforzandosi di
provare rabbia, anziché dolore. Allora ce l’avrebbe fatta.
Non
voleva farlo, ma era suo dovere.
E ti consente di restare qui con
lei.
Ephram
annuì all’indirizzo del suo Catalizzatore. Stava cercando di
rassicuralo. E di
dargli forza. E la sua unica forza, la loro
unica forza, era Charlotte , con la sua dolcezza, i suoi occhi caldi,
gentili,
come polvere d’argento. Le sue curve tonde, morbide come i suoi capelli
di
seta…
Ephram
inspirò profondamente, lasciando scivolare quel balsamo nel suo cuore.
Si
accostò alla porta d’ingresso e suonò il campanello.
La
donna pettinata sapientemente che aprì la porta gli provocò
un’immediata ondata
di disgusto per se stesso.
<<
Posso esserle utile?>> chiese con voce frettolosa. Ephram sorrise
sprezzante. E la fissò negli occhi.
<<
Fammi entrare.>> ordinò con voce lugubre, facendosi largo nella
sua
mente.
La
donna si scostò dall’ingresso, Ephram la prese per mano e varcò la
soglia, e
solo a quel punto distolse lo sguardo dagli occhi vuoti, che lo
seguivano in
cerca di una direzione.
<<
Dove sono gli altri?>>
<<
Al.. piano.. inferiore.. per compiere.. il sortilegio…>> mormorò
la
donna, succube.
Ephram
emise un’esclamazione di ribrezzo e si costrinse a non avere paura, a
non
dimostrarla.
<<
Portami da loro.>>
Coon,
col pelo ritto sulla schiena, li seguiva.
Ephram
strinse maggiormente il polso della donna:<< Di’ loro che… che
sono
quello che stavate aspettando. Convincili. Voi cercavate me, stavate
aspettando
solo me. Avete bisogno di me. Di’
loro di guardarmi negli occhi.>>
Le
lasciò il polso e scese le scale un gradino dietro di lei.
<<
Adeline… Ehi, chi è quello?>>
Ephram
sentì la donna ripetere le indicazioni che le aveva dato.
Sospettosi,
tutti nella stanza lo guardarono.
Ephram
li immobilizzò. Menti fragili. Fragili come i loro corpi, come i loro
cuori.
Come le loro anime. E lui doveva spezzarle. Con rabbia e violenza. Con
dolore.
Il suo dolore e il loro dolore.
Strinse
le labbra e si guardò intorno. Che modo barbaro di usare il Pentacolo!
No! Guarda!
Ephram
colse lo sguardo di Coon e si avvicinò al tavolo pentagonale quasi
correndo. Una montagnola di cuccioli di
gatto morti giaceva sul tavolo, e al centro, un gattino minuscolo,
trafitto
dagli spilloni che avevano probabilmente ucciso gli altri. Non riusciva
a
miagolare.
Ephram
di sentì stringere il cuore dalla pena. Veloce, estrasse una boccetta
dalla
tasca interna del cappotto. Il Sangue di Guaritore, denso e scuro,
aveva un
odore delicato. Si versò qualche goccia sulle mani e prese il gatto,
massaggiandolo fino a che il sangue rugginoso non lo coprì del tutto.
Vari
spilloni uscirono dalla sua carne.
<<
Per tutti i Maghi, quanta crudeltà. Povero piccolo.>>. Lo cullò
appena e
poi lo consegnò a Coon, che lo trascinò con la bocca fino al
trasportino.
Sarebbe certamente Guarito. Sangue di Guaritore. Il rimedio a tutti i
mali.
Ephram
sospirò profondamente, poi alzò lo sguardo su quelle anime dilaniate.
<<
Voi. Normali. – mormorò con voce
intensa, guardandoli - Voi che avete
trasgredito alle Leggi Imposte, voi che ricercate la Magia con mezzi
oscuri,
voi che non potete ritrovare la Magia che i vostri avi vi hanno negato.
Voi che
la cercate attraverso crudeltà e dolore, voi che rinnegate la Natura - Ephram tese la mano sinistra
- Dimenticate! L’oblio vi accolga. Ora e
sempre. Per i secoli dei secoli la Magia vi sia estranea, per sempre
rifuggitela. Normali siete. Normali rimarrete, voi, i vostri figli, i
figli dei
vostri figli e i loro fini, per i secoli dei secoli. Normali le vostre
stirpi.
Normali le vostre case. – sigillò
l’incanto con un gesto congiunto di pollice e indice, come se tenesse
una
chiave tra le dita, e ruotò il polso, chiudendo una serratura
invisibile, di
cui si udì chiaramente lo scatto. Si umettò le labbra e riprese con
voce
stanca -Adesso tornerete ai vostri letti
e dormirete un lungo sonno. Dimenticherete ogni cosa, tranne quello che
vi
dirò: ieri sera avete fatto tardi ed eravate molto stanchi. Non ve ne
preoccuperete. Poi sentirete l’impulso di andare in un luogo di
pentimento e
amore, una Chiesa. Lì implorerete il perdono dei vostri peccati. Non vi
chiederete mai più, perché del resto non lo avete mai saputo, cosa sia
la
Magia.>>
Ephram
sospirò e ritrasse la mano. Li vide allontanarsi ancora in trance.
Sai, Ephram? Certe volte credo
che tu mi porti con te solo per ripulire questo casino.
Il
ragazzo si guardò intorno e scosse la testa desolato. Sfilò da un’altra
tasca,
diversa dalla precedente, un sacco nero ripiegato di quelli per
l’immondizia e
lo spiegò. Cominciò a riporvi i gattini e gli uccelli morti in quella
macabra
ricorrenza e mormorò una preghiera per le loro anime, poi gettò dentro
libri
satanici, candele nere e quant’altro.
La
stanza aveva le finestre foderate di nero, ma il chiarore della neve
riusciva
in qualche modo a filtrare. Fu verso quel candore che Ephram si
diresse.
Sarà una lunga giornata, me lo
sento.
Sempre meglio di prima…
“Prima”
Ephram aveva provato a dilazionare quel lavoro svolgendone un po’ ogni
giorno,
ma il disgusto, la depressione e il dolore che lo coglievano ogni volta
lo
avevano quasi distrutto, impedendogli un bel giorno anche di alzarsi
dal letto.
Aveva attirato l’attenzione dei Normali che dividevano con lui la casa
e aveva
messo a rischio la sua copertura. Si era quasi fatto ritirare il
mandato, aveva
rischiato di essere fonte di disonore per la sua Famiglia e Coon lo
odiava con
la stessa dedizione con cui lo aveva atteso al varco della Via della
Terra. Lo
odiava così come lui stesso si odiava. Allora aveva smesso per qualche
tempo,
pochi giorni, per rimettersi in sesto. E aveva fatto un compromesso con
Coon,
con il mondo dei Normali e con il mandato impostogli dalla Famiglia.
Aveva
scoperto che bastava tenersi in contatto con i negozi di Magia dei
dintorni per
sapere in quali giorni si celebravano maggiori quantità di Riti Oscuri,
e si
muoveva solo in quelli, riuscendo a gestire con una certa tranquillità
la sua
vita. Ma quei giorni erano sempre terribili: lui e Coon faticavano a
svegliarsi, perfino!
Ephram
diede fuoco al sacco nero e lo guardò incenerirsi e spargere puzzo
ovunque.
Presto anche il fumo si dissolse, e lui si diresse sospirando alla meta
successiva.
Sono felice che ci sia quel
cucciolo, odio quella stupida gabbia.
Io sono felice di avere avuto con
me il Sangue di Guaritore con cui lo abbiamo salvato.
Continuarono
a scambiarsi motivi di felicità fino alla fermata dell’autobus. Era il
loro
modo di non soccombere alla tristezza che gli si conficcava nel cuore
in quei
giorni.
Ricorda comunque che il Sangue di
Guaritore è prezioso, e dovresti usarlo per te nel caso ti ferissi, non
per
curare altre creature. Conservati lucido.
Ephram
annuì e salì sul bus, Confuse i passeggeri per consentire a Coon di
salire e si
accomodò.
Oggi Lotte aveva l’esame. Chissà
che avrà pensato di me.. Sono stato così villano..
Coon
gli si strusciò contro, consolatorio, ed Ephram gli accarezzò la
schiena
flessuosa.
Un Mago
triste, il suo Animale Magico, i finestrini appannati di un autobus,
che si
muove nella città innevata. Il Fronte dell’Intolleranza li avvolgeva,
crudele.
Ally
fissò Lin disgustata. La ragazza orientale mordicchiava l’astuccio di
una penna
mentre andavano insieme a mensa. Ally corrugò le sopracciglia. Voleva
chiederle
qualcosa, ma le mancava il coraggio.
<<
Sembri un mantice, Scozia! Si può sapere cos’hai? -
insorse alla fine Lin, all’ennesimo respiro
dell’amica - C’entra con il tuo ritardo
di stamani a prima ora, vero?>>
Ally
annuì appena.
<<
E c’entra un ragazzo. Chi è lui? Uno che conosco?>> le chiese
Lin,
tornando sorridente. Non soltanto accettava la timidezza ed il candore
di Ally,
ma sembrava addirittura apprezzarli. Era una bella persona, molto
paziente e
comprensiva.
Ally
avvampò.
<<
Si chiama Andrew - gemette, decidendo
che tirare fuori il rospo era la cosa migliore
- E’.. Mi ha accompagnato lui stamattina, perché ho perso
l’autobus.>> concluse ancora più rossa e con la voce fioca,
perché per
l’imbarazzo le si era seccata la bocca.
Lin la
precedette lungo il bancone dei cibi. Indicò un piatto di patatine e un
hamburger e fece segno alla cassa per due, poi divise per sé e per
Ally, che le
diede i soldi, ancora color cremisi. Aveva preso l’abitudine di
ordinare per
entrambe, visto che Ally sembrava avere un impulso particolare per le
cose più disgustose
tra quelle che servivano a mensa. Ally prese il suo vassoio tra le
mani, mentre
Lin la precedeva ancora, alla ricerca di un tavolo appartato. Lontano
da quello
di Don che occupavano solitamente.
<<
Come lo hai conosciuto?- riprese Lin
sedendosi - Mi hai detto che non esci
molto - si allarmò -
Non hai accettato un passaggio da uno
sconosciuto, vero, Ally?>>
<<
No, no! Tranquilla! - si affrettò a
precisare Ally, ma poi le mancò subito il fiato
- Andrew è.. lui abita con me e mio cugino Ephram.. E’ uno
studente..
Come Ephram! E’.. simpatico, credo…>> esitò.
Lin la
fissava incuriosita e con un’aria più tranquilla.
<<
E ti piace?>> chiese con naturalezza.
Le
rispose una faccia così sprovveduta e scandalizzata da farla scoppiare
a ridere.
<< E’.. è simpatico, t- te l’ho detto.. Non lo conosco molto. E-
E’ solo
che n- noi s- s- siamo venu- ti in m- moto sta- stamattina! - balbettò e chinò la testa -
Era.. era molto tempo che.. nessuno.. che
non.. io.. - alzò su Lin uno sguardo
sconcertato e sofferente, con la stessa, desolante intensità che
avrebbe usato
un bimbo che si scotti per la prima volta
- Era da tanto tempo che non abbracciavo nessuno. La sua schiena
era..
calda..>>
Lin
smise di sorridere e la fissò: << E’ una bella sensazione,
sì.>>
Ally
annuì, contenta che Lin avesse capito. E non la giudicasse. Come sempre.
Ma
sospirò:<< Ally, mi credi se ti dico che sembri fuori dal
mondo?>>
La
ragazza s’imbronciò:<< Ti sembra una cosa molto stupida, lo so.
Ma… quasi
mi faceva male, Lin, e invece era una sensazione talmente
bella… Non riesco a dare un senso a tutte quelle
sensazioni.>>
Lin
assunse un piglio da analista:<< Comprensibile. Sei un po’
spiantata.
Dovresti andare da uno psichiatra, Ally. La mia strizzacervelli si è
già
stufata di sentirmi parlare di te!>>
<<
Scusa!>> esclamò Ally mortificata, ma la compagna rise.
<<
Ma no, a me diverte! E poi sei davvero un tipo particolare. Vale la
pena di
conoscerti.>> mormorò in tono sincero.
<<
Grazie. - sospirò
Ally rilassandosi - A me viene facile
parlare con te. Più o
meno..>>
Lin
schiuse le labbra: << Ally.. la dottoressa che vedo.. è convinta
che tu..
abbia subito delle.. violenze. Ci sono dei gruppi di sostegno e..
>>
Ma Ally
scuoteva il capo:<< Dubito che ce ne siano per il mio problema,
Lin.>>
<<
Ma..>>
Ally la
fissò, gli occhi pieni di lacrime. Lin s’interruppe.
<<
Non insistere. Ho tre psicologi in casa. Non è il caso.. Io.. io.. so
che deve
passare del tempo. Tutto qui.>>
Tempo per lasciare che paura e
sofferenza ti travolgano del tutto?
Piantala, Voce. Con gli
strizzacervelli bisognerebbe essere sinceri. A che servirebbe mettere
nei guai
Ephram?
Parlane con lui, allora!
Parlargli di Te, Voce?
La Voce
tacque. Lin riperse a parlare.<< E va bene. Allora, per il
momento, metti
in pratica la mia terapia spicciola. -
tese un dito verso di lei e assunse un’aria da maestrina che
tranquillizzò
Ally. Lin era così simpatica! - I
contatti umani sono fondamentali. Abbraccia la gente a cui vuoi bene,
toccala!
Sembra che tu vada d’accordo solo con quel tuo gatto… Che tra l’altro
io non ho
mai visto.>> puntualizzò.
Ally
contrasse le labbra in un sorriso accennato:<< Ti assicuro che
non è un
animale immaginario! Ho mostrato ad Andrew come giocare con lui,
stamattina!>>
Lin
rispose al sorriso:<< Dai, dimmi di questo Andrew! Cosa pensi di
lui?>> chiese, arginando appena la malizia.
Ma Ally
la deluse. Scuoteva il capo.
<<
E’ simpatico, ti ho detto. Sorride molto.. Sta sempre fuori casa..
Boone lo
rimprovera per tutto. Cioè. Lo sgrida, ma.. io credo che gli voglia
bene. Ha un
atteggiamento protettivo verso di lui. Verso tutti. Lo sai,
Boone..>>
<<
Tu, non Boone! - la interruppe Lin - Boone è Boone e tu sei tu. Dimmi cosa pensi
di Andrew.>>
Ally si
concentrò, poi scrollò le spalle:<< Non saprei dirti bene. E’..
un tipo
caloroso. Ha quell’atteggiamento.. -
esitò - Quello che mi hai spiegato.
Quello di quando gli piace qualcuno.>>
Lin
sbarrò gli occhi:<< Ally! Piaci ad uno del college! Woow!>>
<<
Calmati! - Ally provò a smorzare il suo
entusiasmo - Fino a ieri fantasticavi su
Boone! E poi potresti anche sbagliarti su quei tuoi assurdi
segnali..>>
Lin
mosse la mano in un gesto di sufficienza:<< Figurarsi, io che mi
sbaglio
su una cosa del genere! E fantasticavo su Boone perché finora a parte
tuo
cugino mi hai parlato solo di lui. E’ sempre gentile con te?>>
s’informò.
Ally
annuì e sorrise:<< Molto gentile. E rassicurante. Ho bisogno di
essere
rassicurata.>>
<<
Ah, sì. Chiaro. Ho l’impressione che lui sia quello che bada a tutti in
casa.
Sembra iperprotettivo.>>
<<
Sì.. E Charlotte, sua sorella è la mamma di tutti. Tutti i ragazzi le
vogliono
bene. Andrew.. è lui.. lui trova sempre un modo per divertirsi. A volte
sta
fuori tutta la notte e dorme tutto il giorno. >>
<<
E tuo cugino?>> chiese Lin. Aveva preso a mangiare le patatine
con le
mani, una ad una.
Ally
tacque. Suo cugino. Ephram. Studiava, cucinava per lei, ogni tanto la
aiutava a
meditare.. Le chiedeva com’era andata scuola. Si occupava di lei. Ed
era
l’unico psicologo a cui lei avrebbe potuto dire la verità, nel Nuovo
Mondo.
<<
Ephram ha dei compiti.. - si sforzò di
decifrare vecchi ricordi nebbiosi - Bada
a.. certi.. doveri di Famiglia..>>
Il
Mandato di Milite sul Fronte dell’Intolleranza!
Ally
chiuse gli occhi di scatto e risucchiò l’aria in un respiro doloroso.
Lin se
ne accorse. Le spinse più avanti il piatto.
<<
Fine della conversazione. Adesso mangia.>>
Dici che stamattina..?
E chi lo sa? La Voce parve dubbiosa. Tuo Cugino era
sempre molto triste, in
Scozia. Qui invece è sempre stato gentile e allegro. Ma oggi era come
se lui
fosse tornato in Terra di Scozia. Il Cugino di un tempo. Hai sempre
avuto
occhio, Allysia. Fidati di te.
Preoccupata
e triste, Ally riaprì gli occhi. Prese una patatina dal proprio piatto
e la
mangiò come aveva visto fare a Lin.
Charlotte
finì di far risplendere la cucina e appoggiò le mani sui fianchi
floridi. Si
sarebbe potuta specchiare su ogni singola superficie di quell’ambiente
moderno
e pluriaccessoriato, ma, non essendo
vanitosa e sapendo quale fosse il motivo della sua insoddisfazione, si
sentì
frustrata.
<<
Questa casa è decisamente troppo silenziosa, oggi.>> borbottò,
slacciandosi il grembiule a fiori che era messo lì in cucina esclusivamente per lei e sfrecciando su
per le scale a velocità sostenuta – rischiando di scivolare sul terzo
gradino
lustro e imprecando a fior di labbra, a dirla tutta.
La
porta della camera di Andrew, suo compagno abituale di scorribande del
dopo
esame, era socchiusa, ma da essa proveniva un leggero russare, per cui
capì che
era inutile sprecare cartucce in quella direzione.
Entrò
senza bussare in quella del fratello.
<<
E andiamo! Ma che succede oggi? Questa casa è un mortorio!>> si
lamentò,
trovandolo corrucciato su un libro.
Boone
sussultò e quasi si sbilanciò dalla sedia.
<<
Charlotte, ma che ti è preso!>> gemette il ragazzo, a cui erano
sfuggiti
diversi fogli di appunti.
La
ragazza tirò fuori un broncio da Oscar e spalancò i grandi occhi grigi.
<<
Togliti quell’aria da Bambi, chiaro?>> abbaiò, scoccandole
un’occhiataccia, mentre lei saltellava con aria ingenua fino alla
scrivania.
<<
Vieni con me a festeggiare? Dimmi di sì, ti prego!>> giunse le
mani e si
accovacciò accanto alla scrivania, sbattendo le ciglia e senza curarsi
del
fogli che la circondavano.
Suo
fratello cercò di mascherare un sorriso con una smorfia. Con l’indice
impresse
una spinta sulla fronte della sorella, facendola cadere all’indietro.
<<
Boone!>> si lamentò la sorella.
Il
ragazzo si stiracchiò e sfilò gli occhiali che era obbligato ad usare
per
leggere.
<<
Sai che Ephram stamattina è uscito di corsa?>>
Ci
aveva pensato e ripensato anziché studiare. Vide la sorella intristirsi
di
botto e comprese al volo di averci azzeccato, con tutta quell’euforia
ostentata. Charlotte rimase accovacciata a terra e si fissò le mani,
strette in
grembo.
<<
E’ uscito con Coon, vero?>>
<<
M-mh. Correndo alla velocità del suono. Sembrava avesse il diavolo alle
calcagna. Senti, Lotte. Gli voglio bene, è mio amico, è il tuo ragazzo,
ma…>>
La
ragazza deglutì un groppo particolarmente grosso:<< Ho così
paura, Boo.
Ho paura da morire che lui… si stanchi…>>
Boone
si sentì stringere il cuore. Quante persone gli avevano parlato di
Paula in
quei giorni? Non voleva che Charlotte stesse come lui. Perché lei era
in grado
di amare senza riserve e senza paracadute e allora avrebbe sofferto.
Tantissimo. E lui non poteva restare con le mani in mano mentre la sua
sorellina restava accovacciata con il cuore spezzato. Tese le labbra.
<<
Per questo tieni così a distanza Ally?>> sospirò, delicatamente,
per
ingentilire la verità.
Charlotte
lo guardò dalla sua postazione sul parquet e fece una smorfia.
<<
Si nota, signor psicologo?>> chiese ironica.
<<
Si nota un sacco.>> Boone si
chinò verso la sorella con un sorriso e le diede un buffetto sui
capelli
castani inanellati.
<<
Lo so che sbaglio, Boone. Oddio, Boo, è proprio una ragazza dolce.
L’hai vista
stamattina? Ma certo che l’hai vista! E’ così carina e dolce ed
esitante ed è
bella da morire che chiunque se ne
accorgerebbe. Impossibile non notare Ally.>>
Charlotte
si tirò su evitando per un pelo lo spigolo della scrivania e trascinò
con sé il
fratello fino al letto.
<<
Perché non le dai una possibilità?>> chiese tranquillo Boone,
accarezzandole la testa. Charlotte gli si appoggiò contro il fianco,
lasciandosi circondare le spalle. Rifletté brevemente , poi alzò di
scatto il
mento e annuì con forza.
<<
Hai ragione! Non m’importa se quello stupido tesoro di Ephram è così
misterioso, mi sto comportando malissimo con la povera Ally. E non
voglio
smettere di essere me stessa solo per
qualche stupida paura… irrazionale… e per questo impulso di auto
protezione
che… non mi appartiene… e…>> s’interruppe e rilassò l’espressione
del
viso in un sorriso dolce.
<<
Ecco una brava ragazza!>> la lusingò Boone con un altro buffetto,
questa
volta sulla guancia.
Lei
rise e gli scoccò un bacio sulla guancia, impulsivamente. Si
abbracciarono
stretti.
<<
Sei il fratello maggiore migliore del mondo! Spero che ti trovi una
bravissima
ragazza e t’innamori come ho fatto io… della persona giusta – lo guardò
di
sottecchi – Perché Ephram è la persona giusta, quello perfetto per me.
E
nonostante tutto sono felice, Boone.>>
Il
fratello maggiore chinò il capo per posarle il mento sulla
testa:<< Lo so
– disse in tono d’ovvietà – Altrimenti, non ti pare che l’avrei già
rispedito
in Scozia a suon di calci?>>
Charlotte
soffocò una risata contro il suo torace.
Rimasero
allacciati per qualche momento, poi Lotte si districò:<< Non vuoi
proprio
venire al pub con me, vero?>>
Boone
scrollò il viso sorridendo:<< Aaah, mi hai scoperto!>>
Charlotte
sbuffò, per nulla risentita.
Si alzò
e proprio in quel momento sentirono la porta d’ingresso aprirsi con un
allegro
scampanellio.
Lotte
uscì di scatto dalla stanza, fiondandosi a rotta di collo, a quanto
poteva
intuire dai piedi che ticchettavano contro le scale, lasciandolo da
solo sul
bordo del letto.
Boone
si alzò e tornò ai suoi libri, augurandosi di poter combinare qualcosa.
<<
Donne.>> borbottò tra sé, riprendendo la matita.
Charlotte
rivolse ad Ally un gran sorriso.
<<
Proprio la persona che speravo d’incontrare!>> esclamò sincera.
Sapeva
che avrebbe sofferto quando Ephram avrebbe rimesso piede in casa, e
scacciò
velocemente quel pensiero.
Erano
ancora all’ingresso ed Ally aveva allargato le braccia di riflesso
quando aveva
visto Famiglio saltare. Lo prese al volo e lo avvicinò al viso, confusa
e
decisamente arrossita. Il minuscolo gatto ronfava adorante scontrando
le tempia
contro la guancia cremisi. Le fusa erano talmente intense da risuonare
in tutto
l’atrio. Gli occhi verde cupo di Ally, spalancati, guardavano tutto
tranne che
lei.
<<
Vo-volev.. volev… - Ally incespicava penosamente nelle parole – tu- tu
vuoi
parlare c-con me?>> biascicò
angosciata. Per un qualche motivo, la cosa sembrava destabilizzarla.
Charlotte
rimase di stucco e si sentì immediatamente in colpa per come doveva
essersi
comportata con lei. Ally doveva essere stata matematicamente certa che
non le
avrebbe rivolto volontariamente neanche uno sguardo, per intimidirsi a
quel
modo. Si guardava attorno come se volesse essere altrove, o come se
fosse
convinta che ci fosse qualcuno accanto a lei. Charlotte ne fu
sconfortata, ma
decise di non lasciarsi smontare senza combattere. Annuì decisa e contò
sulle
dita: << Andrew russa così forte che non lo sveglierebbe nemmeno
l’
Apocalisse, Boone sta studiando e pare non voglia fare altro, tuo
cugino e Coon
sono usciti stamattina e non sono ancora rientrati, né lo faranno prima
di
stasera, credo e, insomma, nessuno vuole festeggiare la mia A-
all’esame, il
più bel voto di tutti i tempi! Potremmo uscire solo noi ragazze e fare
una
capatina… alla cioccolateria dell’angolo, visto che tu non hai ancora
21 anni.
Su, Ally, è da due anni che aspetto che in questa casa ci sia un’altra
ragazza
per fare… be’, cose da ragazze! Non puoi dirmi di no!>> e la
guardò con
occhi da cucciolo.
Ally
era spiazzata, basita, sbigottita, sbalordita e ad un passo da uno
svenimento
plateale nell’atrio di casa, cosa che ancora
non le era capitata davanti a nessuno dei coinquilini della casa, a
parte suo
cugino. Sapeva che Charlotte era una chiacchierona instancabile ed era
capace
di inventarsi battute e scenette capaci di far ridere chiunque, ma non
aveva
mai fatto quello con lei. Ally era
convinta di non essere affatto simpatica a quella creatura generosa di
forme e
di sorrisi.
Ha voglia di conoscerti meglio, le suggerì Famiglio, accetta, su.
Ally si
riservò un attimo di riflessione, pensando alle informazioni che
Charlotte le
aveva comunicato d’un fiato. Ephram era uscito e non era ancora
tornato, e
aveva il suo Animale Guida con sé. Una certa preoccupazione velò il suo
sguardo. Forse non poteva fidarsi di Ephram, così come non aveva potuto
fidarsi
di suo padre. L’istinto di sopravvivenza prevalse sugli altri e strinse
i
denti.
<<
Non voglio lasciare Famiglio in casa. Manco da tutto il giorno e se
esco voglio
portarlo con me.>>
Famiglio è un maschio, mi pare.
Charlotte ha detto che doveva essere una cosa tra ragazze. Obiettò
la Voce in tono
sprezzante, incurvando in su le labbra di Ally ed ingentilendo
involontariamente la sua risposta.
Perché, tu saresti una femmina?, la
schernì Famiglio, piccato.
Stop alle discussioni nella mia
testa, per il momento. Sto cercando di salvare la vostra vita e la mia,
spiegò cercando di tenere d’occhio le
reazioni
di Lotte, per cui assecondatemi in
silenzio. Se avesse rifiutato la presenza di Famiglio avrebbe
declinato
quell’invito e si sarebbe chiusa a chiave in camera propria.
Charlotte
sembrò intuirlo, perché mormorò, come se fosse la cosa più Normale del
mondo:<< Rischia di buscarsi un raffreddore, con questo freddo.
Ha il
pelo corto… - si grattò il mento pensosa, poi assottigliò lo sguardo e
si
illuminò – ho trovato! Aspettami qui, torno subito!>>
Ally la
osservò, di nuovo sorpresa, salire la scale a passo svelto. Sospirò, e
strinse
di più Famiglio. Era così preoccupata per Ephram che non riuscita a
gestire
contemporaneamente con la dovuta agitazione il cambiamento di
atteggiamento di
Charlotte nei suoi riguardi.
Nel
frattempo, era già tornata e le stava tendendo un oggetto… Ally spostò
il peso
del gatto su un braccio solo e prese tra due dita l’oggetto lungo,
rivestito di
stoffa blu metallizzata e impermeabile.
<<
E’ una calza! – le spiegò Charlotte! Dentro è di lana. Serviva per le
decorazioni natalizie esterne della casa dei miei, dove ho trascorso le
vacanze. IL tuo gatto è così piccolo! Potrebbe entrarci, no?>>
E la
osservò così speranzosa che Ally, che aveva allargato gli occhi a
quella
spiegazione, sentì che le sue difese crollavano come un castello di
carte. Non
poteva gestire tanta ansia tutta assieme. E si fidò di Charlotte così
istintivamente, a quel gesto, che con tutta la sua razionalità non
avrebbe
saputo come spiegarselo. Ma Ally seppe
che da quel momento in poi si sarebbe fidata di quella ragazza Normale
che di
lei non sapeva nulla, e di cui non sapeva nulla. In silenzio, aprì
bordi della
calza, assurda e di pessimo gusto a dirla tutta, e la avvicinò per
farvi
scivolare Famiglio. L’imbottitura di lana risultò più lunga di qualche
centimetro, abbastanza da avvolgersi alle grandi orecchie del gattino.
<<
E’ perfetta!>> esultò Charlotte.
Ally le
rispose con un sorriso talmente grato, fiducioso e felice, che la
ragazza capì
di aver fatto la cosa giusta. Spedì mentalmente un ringraziamento al
fratello,
mentre Ally mormorava
<<
Allora… non lo tolgo… il giubbotto…>> con una voce incrinata che
la
diceva lunga sulla sua commozione. Charlotte aprì la cabina dei capotti
con uno
scatto così fulmineo da farla sobbalzare e ne estrasse un lungo
cappotto di
lana grigio cenere. Lo infilò svelta e si sporse oltre Ally per aprire
la porta
dietro di lei. Ally fece un passo indietro e quasi incespicò sullo
stipite
bagnato di neve. Si riprese velocemente e uscì completamente, col
gattino tra
le braccia protettive.
E’ gentile, Ally… Famiglio riprese a fare le fusa,
al caldo nel suo rifugio di lana rossa e acrilico blu metallizzato. La
Voce,
per una volta, non lo contraddisse e anche Ally annuì. La sorella di
Boone non
era simpatica quanto Andrew né rassicurante quanto il fratello, ma
aveva in sé
una tale carica di energia e calore da farle pensare che volesse
piacerle, una
volta per tutte.
Forse sei tu che stai facendo
progressi e ti fai piacere la gente.
Obiettò la Voce, un po’ dubbiosa.
Tu sei nella mia testa, le rispose Ally.
Vedi niente di nuovo?
Io vedo solo quello che vedi tu…
Ally
allora gettò un’occhiata di sbieco, proprio mentre Charlotte si voltava
a
sorriderle. Era più bassa di lei di una manciata di centimetri, e i
luccicanti
capelli castani si arricciavano in morbide onde, sobbalzando sulle sue
spalle
ad ogni passo e movimento del capo. Ally sentì una piccola morsa
rilasciarsi
nel suo petto: Lotte non aveva l’aristocratica bellezza di sua madre,
né
l’avvenenza affilata e simmetrica di Lin, ma i suoi occhi grandi,
sognanti,
chiari, orlati da lunghe ciglia curve e dalle sopracciglia folte erano
dolcissimi. Aveva zigomi alti e due deliziose fossette le orlavano la
bocca
carnosa, fatta apposta per sorridere. Aveva un viso particolare,
piacevole da
guardare. Non era bella, ma il suo viso risplendeva di un’allegria e di
una
serenità che calamitavano lo sguardo. Non era bella, ma Ally la trovò
tale, e
quella sensazione le si impresse nel cuore, come un marchio.
<<
Com’è andata la scuola, oggi?>> le chiese la ragazza, accentuando
il
sorriso. Ally doveva aver già posato il suo zainetto nell’armadio dei
cappotti,
quando l’aveva vista. E solitamente era Ephram a rivolgerle quella
domanda.
<<
Be.. bene, grazie. – Ally abbassò lo sguardo e si umettò le labbra – Ho
una
compagna… un’amica, a scuola, Lin, con cui seguo un paio di corsi… Mi
aiuta
quando sono indietro con il programma.>>
Charlotte
corrugò le sopracciglia. Si erano appena inoltrate per strada, e
attraversarono
sulle strisce. << Hai delle difficoltà?>>
Chissà se Ephram lo sa…
Ally
sospirò e annuì, stringendo di più la calza gigante al petto. <<
In
letteratura Inglese, soprattutto. E chimica. Lin non capisce nulla
delle
formule, purtroppo, per cui credo che non passerò i
test…>>
Charlotte
non credeva alle sue orecchie:<< Ma perché Ephram ti avrebbe
iscritto ad
un corso per cui non sei portata, scusa? Non gli hai detto che hai dei
problemi?>>
Ally
scosse la testa:<< Sono sempre stata brava a scuola. E non mi va
di dire
ad Ephram che non so fare qualcosa. E’ sempre gentile con me.>>
Charlotte
non trovava senso a quell’atteggiamento. Dov’era finita la ragazzina
fragile
che sfarfallava gli occhi e otteneva subito l’attenzione del cugino?
Chinò
la testa di lato ed evitò la spallata di un passante molto più alto di
lei.
<<
Secondo me dovresti parlargliene invece. Ephram ha molto a cuore tutto
quello
che ti riguarda.>>
Toccò a
lei chinare il capo. Si sentiva improvvisamente molto meschina: Ally
era una
ragazza molto dolce, e lei ne era stata invidiosa tutto il tempo. In
fondo era
una ragazza lontana dalla famiglia e che aveva solo Ephram lì. Avrebbe
dovuto
essere lei quella matura. Scosse appena la testa e proseguì.
<<
Anzi, devi proprio accennarlo in casa. Sai che Andrew studia proprio
chimica,
al college? Quel pazzo dice di volersi specializzare in chimica
atomica, penso
che ti darebbe una mano volentieri!>>
La
prese per un gomito e la pilotò verso la cioccolateria alla quale erano
dirette. Colse con la coda dell’occhio lo sguardo sbalordito di Ally.
<<
Cosa c’è?>>
Ally
aveva distolto lo sguardo in fretta. Aveva un ricordo sbiadito dei
tempi della
scuola di Scozia, ma ricordava che le uniche sue mancanze erano nella
condotta,
ciò che secondo i Maghi Insegnanti le sarebbe servito ad essere una
buona
strega. Il loro motto sembrava essere “Sii mediocre e vivi tranquillo”.
Ed era
esattamente tutto ciò che lei non avrebbe accettato di essere.
<<
Ehi, Ally! Ti sei ammutolita?>> la punzecchiò. La teneva ancora
per il
gomito, ma sembrava essere lontana anni luce.
Ally
strinse le labbra e scosse il capo.
<<
Andrew studia? – chiese distrattamente, poi si rese conto di quel che
aveva
detto, e spalancò gli occhi – Cioè! – esclamò – Ecco, lui sta fuori
tutto il
tempo…>>
Charlotte
era scoppiata a ridere di cuore. << Oh, mamma! –esclamò
continuando a
ridere- devi ripeterlo davanti a Boone! Lui direbbe esattamente
la stessa cosa!>>
Varcarono
fluidamente la soglia della cioccolateria, e Charlotte la lasciò
andare, continuando
a ridacchiare di gusto. Si diresse a passo spedito verso la sala in
fondo,
rivestita da pareti di vetro da cui si poteva guardare fuori.
<<
Ehi, che bello!>> non riuscì a trattenersi dal dire Ally, quando
arrivarono a destinazione. Si guardò intorno mentre Charlotte prendeva
posto
vicino ad una parete un po’ appannata. Si affiancò a lei, posando con
cura la
calza con Famiglio accanto a sé. Occupavano una panca scura, e il
tavolo
davanti a loro era di vero legno. Ally ne sentiva la potenza sotto le
dita.
Dovette farsi forza per non appoggiarci contro una guancia. Le
ricordava
vagamente la Casa delle Due Insegne, e il cuore le si strinse in una
morsa per
la nostalgia. No! Non doveva pensarci!
Rivolse
la sua attenzione al cameriere che si era fermato accanto a loro. Lui
le
sorrise: << Ciao, io sono Harry!>>
Ally
arrossì e si voltò di scatto verso la sua compagna, mentre il cameriere
continuava:<< E questi sono i menu…>>
Charlotte
li respinse: << Aspetta, no, so già cosa ordinare! Dunque, per me
una cioccolata
al latte con sciroppo di fragole… - deglutì la saliva e inspirò – Per
la mia
cara Ally - strizzò l’occhio alla
ragazza – Fondente lunga, alla menta! Vedrai, ti piacerà!- le diede una
gomitata significativa e rivolse al ragazzo un sorriso irresistibile- e
poi,
Harry, caro, potresti portarci un… - si sporse verso di lui – piattino
di
panna… per lui?>>
Ally si
ritrovò a sorridere appena, sollevando la calza da cui spuntava la
testolina di
Famiglio, che aveva gli occhioni spaiati spalancati. Harry aveva perso
il suo
sorriso, mentre Charlotte sembrava sempre più allegra. Non era affatto
facile
dirle di no, considerò Ally. Era una ragazza che sapeva quali leve
muovere, in
un modo che a lei non era mai riuscito. Sospirò appena. Non le restava
che
darle manforte.
<<
Per favore…>> mormorò con voce gentile.
Charlotte
ammiccò.
Ehi, mi piace! Fece Famiglio soddisfatto.
Sì, è diretta! Davvero niente
male. La Voce
era piena d’approvazione, per quanta approvazione potesse risuonare in
un
sibilo.
Ally
annuì tra sé e si concesse un sorrisetto. Almeno su qualcosa erano
d’accordo,
quei due.
Le
ragazze risero divertite quando il cameriere si allontanò.
<<
Famiglio ringrazia. >> mormorò infine Ally. Le sue fusa
arrivavano fino a
lei.
Charlotte
si chinò sul gattino.
<<
Prego, piccolo.>> rispose con grande serietà.
Ally, questa ragazza mi piace sul
serio! Ribadì il
gatto.
Solo perché sei un ruffiano. Lo rimbeccò la Voce.
Ally
sogghignò.
Charlotte
approfittò dell’espressione rilassata di Ally per riprendere il
discorso lasciato
interrotto in strada.
<<
A parte questa Lin, non hai qualche altro amico?>>
Ally
tornò seria, ma rispose sinceramente. Chissà perché, sentiva di poterlo
fare.
<<
Ci sono dei ragazzi con cui pranziamo spesso insieme. Ma con loro non
mi sento
molto a mio agio. Mi trattano in un modo un po’… - strinse le labbra –
Lin dice
che è perché a loro piaccio. – arrossì appena – Non riferire ad Ephram
queste
cose… lui… A lui non le ho dette.>>
Guardò
agitata Charlotte, che si era accigliata.
<<
Ma perché? – la più grande scosse il capo – Non vedo cosa ci sarebbe di
male.
Sei una bella ragazza, Ephram non si sorprenderebbe…>>
Ally si
agitò sulla panca:<< Si preoccupa così tanto per me! Se lo
sapesse, non
si sentirebbe tranquillo nemmeno mentre sono a scuola!>>
Ora Charlotte
era pensierosa.<< Mi sono accorta quanto è protettivo. E’ un
bravo
cugino.>> concesse, per una volta senza sentirsi gelosa. In Ally
c’era
una tale ritrosia da sorprenderla. Calcò sul grado di parentela, ad
ogni buon
segno.
Ally
annuì.<< Lo è davvero. Anzi, lo è sempre stato. Allora non
stavamo molto
insieme…>>
<<
Be’, immagino che una differenza d’età di senta di più, quando si è
adolescenti.>>
Ally ci
pensò su:<< Be’, certo. Ma ero io
che non volevo perdere tempo con lui. Era sempre così serio! E suo
padre era
certo che avessi una pessima influenza sugli altri. Quando io ero
libera dagli
studi, ordinava ad Ephram di fare cosse assurde per tenerci separati.
Sembrava
quasi che potessi infettarlo…- la
voce le si era arrochita di rabbia. Non era un sentimento suo,
proveniva da
Famiglio e dalla Voce, e le era difficile gestirlo. Si interruppe, per
pescare
dei ricordi meno ruvidi – A volte, perché non si sentisse solo, cantavo
nel
giardino, sotto la sua finestra. – riprese con voce più fioca – Era uno
dei
pochi modi in cui comunicavamo. Non era facile stargli vicino, perché
era
troppo serio. Ed io avevo un carattere impossibile. Però, a volte, se
lo facevo
arrabbiare, cercavo di scusarmi a quel modo. Non volevo che lui
rimanesse male,
volevo che reagisse. A suo modo. Non l’ho mai visto dare di matto una
volta.
Non si ribellava mai.- Ally scosse il
capo. Non la addolorava parlare a Charlotte dei suoi ricordi – Non era
sano.>>
Si
interruppe, vedendo che Harry, il cameriere, tornava verso di loro, con
il vassoio
pieno.
<<
Vi prego, non fatelo vedere agli altri clienti – sussurrò preoccupato –
o
qualcuno mi farà licenziare!>>
<<
Certo, certo… – Lotte rispose noncurante, un po’ per prenderlo in giro
un po’
perché il racconto di Ally era veramente impressionante – gli daremo
una
mancia.>> borbottò ad Ally, mentre il ragazzo si allontanava
inquieto –
non a torto.
Ally
annusò il forte odore di cioccolato e menta, circondò la tazza calda
con le
dita e studiò con attenzione il denso liquido scuro.
Poco
convinta, contrasse il labbro inferiore e guardò Famiglio, per poi
aiutarlo ad
uscire dalla calza. Charlotte si mosse per nascondere meglio il gatto
tra loro.
<<
Boone mi ha detto che lui ed Andrew hanno badato al tuo amico per tutta
la
mattina >>
Guardò
intenerita il gattino lappare con delicatezza la panna candida.
Ally si
illuminò e la guardò sorpresa e contenta:<< Davvero?>>
Sì. Per un po’ hanno palato di
te.
<<
Sì – confermò a sua volta Charlotte, confondendola un po’ – e mi è
parso di
capire che si sono divertiti più di lui.>> ridacchiò. In genere
ce ne
voleva per distogliere Boo dai suoi libri!
Toh, ad un certo punto è sembrato
anche a me. –
osservò Famiglio, continuando a leccare la panna con la punta della
linguetta
rosa.
<<
Il mio Famiglio è così simpatico..!>> Ally sorrise tra sé.
<<
Ha bisogno d’essere coccolato, vero?>>
<<
Molto. – Ally si fece seria, e una piccola ruga le si formò tra le
sopracciglia
sottili – In Scozia passavamo fuori giornate intere, a correre, vicino
al lago…
Lì c’è moltissimo verde, prati a perdita d’occhio. Grandi distese di
trifogli…>> s’interruppe e scosse la testa.
<<
Ti manca molto…>> Charlotte bevve un sorso di cioccolata.
Ally
rilassò le sopracciglia corrugate. Ecco come si beveva quella roba!
Inspirò
e circondò di nuovo la tazza con le dita pallide e sottili. Con quella
ragazza
era davvero troppo facile ricordare
il passato. Avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualche informazione
fondamentale.
<<
Adesso sono qui. – rispose decisa, e dolorosamente schietta – Per me
non esiste
nient’altro.>>
Cercò
di imitare al meglio il gesto di Charlotte nel tirare su la tazza,
poggiò le
labbra sul bordo, lasciandosi bagnare dal liquido caldo.
Sgranò
gli occhi.
<<
Mmmmh!>> le sfuggì. Allontanò la tazza dalle labbra. << Ma
è… è…
oh, per le stelle, Charlotte, è una delizia!
Non ho mai assaggiato niente di più buono in vita mia!>>
La
ragazza più grande scoppiò in una risata vittoriosa << Evviva! –
esultò –
Lo sapevo..! Tu non lo sai, ancora – le disse in tono cospiratorio, una
smorfia
astuta oltremodo comica sul viso – ma io ho il potere di
indovinare quali siano i dolci preferiti delle persone!>>
le strizzò l’occhio, riuscendo a farla ridere.
<<
Oh, dici davvero?>>
Avvicinò
di nuovo le labbra a quel paradiso denso e corposo e bevve un altro
sorso.
<<
Certo! Per esempio, anche solo dal menù di questa cioccolateria… Boone
beve la
cioccolata fondente con la cannella, Andrew adora il cioccolato al
caramello,
tuo cugino ama la cioccolata speziata con un pizzico d caffè. – Lotte
sorrise,
un sorriso caldissimo e gentile – Bevi, Ally. La cioccolata stimola il
rilascio
di endorfine dal cervello, lo sapevi? – quando Ally scosse la testa
perplessa,
Lotte spiegò – E’ come… una specie di filtro della felicità.>>
Ally la
guardò incuriosita, mentre beveva un altro sorso e si sentiva un
discreto
calore nel petto. Quando ha fatto il nome
di Ephram ha cambiato tono…
Forse anche Charlotte ha i suoi
segreti –
congetturò la Voce – Ma si sente propensa
a parlare quanto te…
Ally
annuì mentalmente.
<<
C’è qualcosa che non va con mio cugino?>> chiese, giacché non lo
aveva
visto in casa.
Corrugò
le sopracciglia nel vedere Lotte esitare e poi assentire gravemente. Ma
la
ragazza più grande continuò a tacere, mettendola in ansia.
E’ successo qualcosa stamattina,
Ally! Me n’ero quasi dimenticato! Giocavo con Andrew, quando abbiamo
sentito
delle voci e…
Stringi, felide – lo gelò la Voce. Famiglio la
ignorò.
Boone seguiva Ephram, ma lui e
Coon sono usciti in fretta. Coon mi ha detto che di pensare solo a
divertirmi,
ma era in una scatola di plastica e sembrava seccato e anche Ephram lo
sembrava
e poi quando sono usciti Boone ed Andrew hanno detto…
STRINGI, razza di gatto!
Ally
decise di far tacere entrambi e guardò Charlotte un po’ esasperata:
<<
Parla, Charlotte.>> sospirò.
La più
grande si umettò le labbra:<< Ecco… Oggi Ephram si è svegliato
tardi. Era
molto nervoso ed è uscito dicendo che non sarebbe rientrato per pranzo.
Si è
portato dietro il suo Coon, dicendo che aveva bisogno di un controllo
medico.
Lo fa ogni mese, o almeno, così dice, ma.. io non riesco a credergli.
Quando
torna è sempre stanco e serio e non ha voglia di cenare, e continua
così anche
nei giorni successivi. Ephram lo fa con una cadenza mensile,
all’incirca. Prima
di oggi, è successo una settimana prima di Natale…>> la voce
della
ragazza si affievolì fino a spegnersi del tutto.
I Famigli non hanno bisogno di
assistenza medica, soffrono se i loro Maghi soffrono e muoiono quando
la vita
dei loro Maghi si conclude. Non esistono malattie negli animali
catalizzatori.
E se Ephram stesse male?
Ally
pulì il musetto sporco di panna di Famiglio, riflettendo.
No,no, NO! Ma come fate a non
capire?! –
strepitò la Voce, soffiando – Vi siete Normalizzati
entrambi?! Ephram è un Primigenio, un
primogenito. Questo è il Fronte
dell’Intolleranza, dove domina la più larga fonte di Magia Oscura
esistente al
mondo. Cosa fanno i Maghi qui? Ephram tiene alto il nome della sua
famiglia,
porta onore al suo Casato, e lo fa spegnendo i Maghi Oscuri di qui.
Nient’altro.
Ally
quasi si strozzò con la sua stessa saliva, le mani improvvisamente
gelide, il
calore nel petto svanito e rimpiazzato da una morsa. Le risuonavano in
mente
tutti i commenti fatti su Ephram nel corso degli anni, mentre lui era
via. Strinse
le mani a pugno.
Fa ai Normali ciò che suo padre
ha fatto a me… -
riflettè sconvolta. Guardò Charlotte con le pupille dilatate dal
terrore.
NO! – A quel grido sordo nessuno
nella sua testa ebbe il coraggio di ribattere.
Si alzò
di scatto, raccolse frettolosamente Famiglio e la calza, le mani
tremanti.
Charlotte,
ancora seduta, la osservava sbalordita. Sussurrò: << Non è
felice… di
quel che fa…>>
Ally
sentì una stilettata fredda nel petto e abbassò lo sguardo smeraldino
sulla
ragazza. Crollò di nuovo a sedere e chiuse gli occhi. Li riaprì
specchiandosi
in quelli grigi di Charlotte.
<<
Lo pensi davvero?>>
La
ragazza castana annuì mesta. Ally si morse il labbro inferiore e cercò
di
ricomporsi e di combattere l’impulso di scappare a gambe levate il più
lontano
possibile. Posò Famiglio di nuovo sulla panca e quello prese ad
allisciarsi il
pelo per rilassarsi: l’evitato attacco di panico lo aveva comunque
scosso, e
cercò di rilassare i muscoli della schiena e il pelo dritto.
Va bene, ragioniamo. – la Voce tremolava appena,
colpita anche lei. Ally percepiva che si sentiva vagamente in colpa per
essersi
espressa con così scarsa delicatezza.
Charlotte ha detto che a lui non
piace. – ribadì
Famiglio.
Considerazione da non
sottovalutare, visto quanto suo padre sia un sadico bastardo.
Ally
bevve un altro sorso di cioccolata alla menta.
<<
Lo Zio… gli ha sempre cucito addosso un ruolo. Quando tornava a casa,
durante
le vacanze dalla suola dei Superiori a cui era iscritto… era chiuso,
serio. E
profondamente infelice.>> mormorò, senza sapere perché lo stesse
dicendo
a voce alta. Forse perché Charlotte aveva bisogno di sapere. E perché
lei aveva
bisogno di dire.
<<
In quei giorni… In questi giorni, lui
torna la persona dei tuoi ricordi.>>
Ally
annuì, profondamente colpita. Il nome dei McNamara tornò il pesante
fardello
che era stato quando lei era una strega libera e potente. Da un mese
circa lei
aveva dimenticato quella ragazza impertinente e ribelle. Una strega.
Non ho smesso di esserlo… pensò sconsolata.
Charlotte fissava l’altalenarsi
delle emozioni sul bel viso pallido di Ally e sentiva che la ragazza
non le
aveva detto nessuna bugia, anche se non aveva afferrato l’accenno alla
“ Scuola
dei Superiori”. Forse intendeva la scuola superiore.
Ad ogni modo, Ally non sospettava che Ephram
facesse delle cose diverse dal normale. Eppure sapeva cosa si celava
dietro
quell’assenza. Ed a sconvolgerla non era la prospettiva del fatto in
sé, quanto
che ad Ephram piacesse farlo. Sapere che suo cugino era incredibilmente
triste
l’aveva calmata. Ma perché?
Ally strinse le labbra e guardò
nella tazza con occhi sconsolati.
<< McNamara è un nome molto
moto potente, dove io ed Ephram siamo nati. E’ un onore portare un nome
tanto
benedetto dalle stelle. – sospirò – Ma è soprattutto un peso grave per
le
nostre schiene, un pungolo che ti ferisce il fianco se abbassi per
sbaglio la
guardia. Ephram è curvo sotto il suo carico di responsabilità,
Charlotte,
perché… - alzò il viso sulla sua interlocutrice, gli occhi pieni di
compassione
– perché lui è il Primogenito, il
primo figlio maschio nato dal primo figlio maschio. Un giorno sarà lui
a
guidare tutti i casati di Scozia, come si conviene al Primigenio della
Casa più
potente. Ciò che lui fa qui… - chiuse gli occhi sgomenta, senza notare
lo
sconvolgimento che c’era in quelli di Charlotte – è solo la sua
preparazione ai
compiti che svolgerà quando tornerà… a casa…>>
La verità di quelle parole lasciò
Lotte piena di dolore gelido.
<< No…>>
<< Povero Ephram…>>
<< Ma… lui non può! Il suo
posto è qui!>> Con me! Avrebbe
voluto aggiungere.
Ally schiuse le palpebre e si
trovò davanti lo sguardo angosciato di Charlotte.
<< E’ un ragazzo così
buono… E’ felice qui. La maggior parte delle volte…>>
<< Se torna a casa – soffiò
Charlotte, sentendo la voce sul punto di spezzarsi – Lui sarà infelice
per
sempre.>>
Le due ragazze si guardarono,
sconvolte dalla stessa pena. Si alzarono di scatto, mentre Famiglio le
guardava
dal basso. Ally superava di una testa Charlotte, ma i loro occhi erano
legati
da un’intensità calda e salda come una catena.
<< Torniamo a casa di
corsa. – decise Charlotte con voce seria – Nascondi il gatto, io vado a
pagare.>>
Ally annuì. Ephram non era mai
stato felice, se non da quando era lì. Ally ricordava i suoi sorrisi
rilassati,
la dolcezza con cui l’aveva accolta, come la proteggeva, sempre.
Come aveva potuto darlo per scontato?
Osservò Charlotte allontanarsi a
grandi passi e s affrettò a far entrare il gattino nella calza.
Non
è giusto! Ephram merita davvero di essere felice! Qui ci sono tutte le
persone
che gli vogliono bene…
Il suo pensiero, e così quello di
Famiglio e persino quello della Voce, andò alla ragazza dolce che era
alla
cassa. Lo conosceva, gli voleva abbastanza bene da… volergli addolcire
la vita.
Ally sorrise appena e raggiunse Lotte.
<< E se gli prendessimo un
po’ della sua cioccolata preferita? – sorrise – “Un filtrò della
felicità”, mi
ha detto una che se ne intende, dei gusti delle persone.>>
Lotte la fissò sorpresa. Annuì
commossa:<< E non scordiamoci la mancia di Harry…>> le
tornò alla
mente.
Ordinò la cioccolata take-away e
sventolò una mano verso Harry, che accorse trafelato, sicuro di essere
stato
licenziato e ritrovandosi invece ben 10 dollari di mancia stretti tra
le mani e
due sorrisi smaglianti da due belle ragazze. Visto che era un tipo
apprensivo,
sospirò sollevato quando le vide uscire. Strabuzzò gli occhi. Il gatto…
gli
aveva fatto l’occhiolino!
Ma
certo che no. Si
disse. Scosse il capo ed evitò di guardare ancora la strada, un brivido
sulla
spina dorsale.
Ally e Charlotte percorsero la
strada a grandi passi e senza neppure cercare di evitare il nevischio
che si
andava depositando per la strada. Ally alzò il cappuccio e strinse di
più
Famiglio in un gesto automatico. Charlotte sarebbe stata fradicia prima
di
tornare a casa, ma sembrava non curarsene.
Gli
vuole bene davvero…
sussurrarono insieme il gatto e la Voce. Ally accelerò il passo.
Sì.
Gli vuole bene davvero.
<< E’ tornato
Ephram?>> chiese con voce affannata a suo fratello, scrollandosi
i
capelli bagnati dalla fronte.
Boone si aggrottò nel vederla
tanto trasandata << Che cos’è successo? Va’ a farti una doccia
calda!>> le ordinò, temendo che si prendesse un malanno.
<< Dimmi se è
tornato!>> insistette, decisa.
Ally entrò dietro di lei sotto la porta
scampanellante e liberò il
gattino dalla calza per poi togliere il giubbino e metterlo
nell’appendiabiti.
Le lanciò un’occhiata perplessa,
ma la ragazza lo guardò scrollando le spalle.
<< No, non è ancora
rientrato>> rispose al posto suo, sbalordendolo.
<< Come lo sai?>> le
chiese Boone con voce più alta del normale.
<< Coon non c’è – gli
rispose concisa – Charlotte, fa’ come ti ha detto tuo fratello. Ti
prenderai
una polmonite e non mi sembra un bel modo di festeggiare un
esame.>>
<< Sì, ma…>>
<< La . Febbre. Non . E’ .
Un . Bel. Modo.>> scandì, togliendole il thermos con la
cioccolata dalle
mani. Le sorrise. << Vai!>>
Boone aveva l’impressione di
trovarsi in un universo parallelo. Era Ally quella?
<< Ah, eccoti, micetto! Mi
sono svegliato e tu non c’eri! – Andrew sbucò da dietro l’angolo e
Famiglio
miagolò a mo’ di risposta. Il ragazzo biondo si chinò per travolgerlo
con una
carezza, poi rialzò il viso – Ehi, ma quella è della cioccolateria più
buona
della città!>> s’illuminò vedendo il contenitore sponsorizzato e
fece per
toglierla di mano ad Ally, che però di ritrasse e lo guardò
severamente.
<< E’ per Ephram!>> lo bloccò, nascondendosi il thermos
dietro la
schiena. Anche Andrew fu sorpreso dal piglio deciso della ragazza,
tanto che
non inalberò nemmeno il finto broncio tipico del suo repertorio.
Dacci
dentro, Ally! –
miagolò vivacemente Famiglio, rimettendosi a posto i ciuffetti di pelo
che
Andrew gli aveva arruffato. La fece sorridere.
<< Su, Lotte.>>
esortò di nuovo, più dolcemente.
La ragazza annuì, le fece una
carezza sulla guancia e poi l’abbracciò di slancio. Poi andò via,
rabbrividendo
appena. Ally fissò il suo gatto, gli strizzò l’occhio e allargò le
braccia
mentre quello saltava. Bilanciò il peso
per tenere più distante la mano che stringeva il thermos.
<< Vi è bastato un
pomeriggio per diventare amiche!>> esclamò gioviale Andrew,
sorridendo.
<< Charlotte è speciale –
gli rispose tranquilla Ally, mentre il gatto strofinava la testolina
tonda
contro il suo mento – Mette a suo agio la gente.>>
strofinò a sua volta la guancia contro il
pelo pezzato di Famiglio.
I due ragazzi si guardarono.
<< Ma tu non stavi
studiando?>> chiese perplesso Andrew.
<< Sì, e tu
dormivi!>> replicò Boone incrociando le braccia sul petto.
<< Ho fatto una pausa…
Anche tu?>> fece Andrew con un sorriso innocente.
Boone mugugnò qualche lamentela
tra i denti, ma non poté trattenere un sorriso.
Questi
due sono come te e la Voce. Secondo me, in fondo siete diventati amici
anche
voi due.
Considerò Ally.
Non
è vero!
Esplosero contemporaneamente nella sua testa, strangolandole una risata
in
gola. Poi le venne in mente una cosa.
<< Ah! Andrew… Lotte mi ha
detto che sei bravo in chimica. Mi daresti una mano? Visto che… -
corrugò un
sopracciglio – tu… non stai dormendo, vero?>>
Boone scoppiò a ridere.
Andrew ed Ally lo fissarono
vagamente sorpresi, poi anche Andrew rise.
<< Questa me la sono
cercata, immagino. >> sospirò, ma sorridendo.
Il moro gli diede una pacca sulla
spalla:<< Eh sì, ora ti tocca studiare!>>
Andrew si stiracchiò:<<
Sarà… piacevole.>>
Non resisteva all’impulso di
punzecchiare Boone, che, prevedibilmente, smise subito di sorridere e
guadò il
gatto tra le braccia di Ally.
<< Tu… fa’ attenzione a
questo qui, va bene?>> gli fece una carezza sotto il mento e
Famiglio
allungò il collo.
Tranquillo,
Boone, se non lo fa lui ci penso io, altrochè! Promise la Voce.
<< Non ce ne sarà bisogno,
Boone – sorrise Ally. Era vicino, e non resistette. Gli sfiorò il viso
con la
mano. – Ma grazie davvero.>>
Il ragazzo incrociò sorpreso il
suo sguardo, mentre lei ritraeva la mano.
Nuvole
sulla laguna.
Ally le vedeva sempre, quando lo
guardava.
<< Andiamo, Andrew? Se
puoi…>>
<< Certo! Intanto fammi
vedere il programma, così mi preparo gli argomenti, cosa ne
dici?>>
A Boone non rimase che seguirli
con lo sguardo. Si sfiorò la guancia. Era la prima volta… che vedeva
Ally… come
una donna. Scosse il capo, cercando
di scrollarsi di dosso quella sensazione.
Erano
già a tavola, piuttosto in
ritardo anche, quando Ephram rincasò. Stavano finendo di cenare.
Charlotte balzò in piedi di
riflesso, per salutarlo, ma lui non la guardò neppure in viso. Si era
infradiciato, e così Coon. Tutti puntarono lo sguardo su di loro.
<< Ephram…>> mormorò
Lotte.
<< Mh? Non ho fame,
Charlotte, scusami. Vado a letto, sono davvero molto stanco.>>
Ally si sentì stringere il cuore
quando Ephram voltò le spalle alla ragazza.
<< Ah, Ally – riprese il
ragazzo – ho portato un gattino. E’ sudicio, ma dovrebbe stare bene.
Potrebbe
essere lui a tenere compagnia a Famiglio, per un po’>>
Anche lei si alzò e lo raggiunse.
Suo cugino le tese il trasportino e lei tirò fuori il cucciolo sporco
si
qualcosa di raggrumato e rugginoso.
<< Oh! Oh, be’, sarà
affamato!>> intervenne Charlotte, ma di nuovo Ephram evitò di
guardarla e
si diresse stancamente alle scale.
Sangue. Riconobbe la Voce.
Ally strabuzzò gli occhi, poi si
tranquillizzò. Il gatto non era ferito.
Sangue
di Guaritore…
Ally trattenne la commozione e
strinse a sé il gatto, che era più piccolo di Famiglio.
Avevamo
ragione, Ephram non è cattivo. Non tollera la morte… lui soffre.
Al
massimo pecca di qualche carenza ideologica – concesse la Voce,
ricordandole che il sangue di
Guaritore a qualcuno in fondo viene preso.
Ally contrasse le sopracciglia,
ma in quel momento lo sguardo di Lotte catturò il suo. Le cedette il
cucciolo.
<< Puoi pulirlo tu? Io… non
posso pensarci adesso. Anzi, te lo affido. Io… dagli il latte quando si
sveglia. Vado a parlare con lui.>>
Lotte annuì<< Sono cose di
famiglia, giusto?>>
E toccò ad Ally annuire.
Purtroppo, nella foga di sfuggire
al proprio dolore, aveva fatto più passi indietro che avanti, col
risultato di
sentirsi ancora più triste e sola.
Ma Ephram era suo Cugino.
E lei era una McNamara.
E lui aveva cercato di
proteggerla.
Per cui, mentre saliva le scale e
apriva la porta della camera di Ephram senza bussare, comprese che
anche lei
aveva un compito da assolvere.
Era una stanza vuota, perché
Ephram era a fare la doccia. Però lei sapeva dove cercare.
Dispose le ametiste e gli incensi
alla lavanda, e accese cinque candele bianche ai vertici del pentacolo
immaginario, come aveva fatto più volte Ephram con lei.
Sentì la porta aprirsi.
<< Ally – la voce era roca
di… lacrime? – Che.. che ci fai qui? Ti ho detto che sono stanco… Ma
che hai fatto?>>
esclamò quando vide le candele e tutto il resto.
Ally si voltò infine verso un
Ephram perfettamente vestito.
<< Una volta una persona
molto gentile mi ha spiegato una cosa che fanno i Normali per calmarsi
e
riacquistare la serenità. Si chiama “meditazione”, hai presente? –
sorrise.
Avanzò fino a prendere per mano suo cugino e lo trascinò al centro
delle
candele – Credo che in due riesca meglio. Ma prima… c’è una cosa anche
più
semplice, che con me oggi ha funzionato molto bene>>
Guardò gli occhi scuri e spaesati
di Ephram con comprensione e affetto. Era ora che ricambiasse quanto le
era
stato generosamente elargito. Vide gli occhi di Ephram spalancarsi e
colmarsi
di lacrime e a quel punto gli gettò le braccia al collo, stringendo
forte.
Ephram rimase paralizzato per un
secondo, poi ricambiò la stretta con un singhiozzo, affondando il viso
tra i
suoi capelli. Ally sentiva le sue lacrime e i tremiti che lo
scuotevano, e
continuò a stringerlo, facendosi carico di quel dolore che,
magicamente, parve
alleggerire il suo.
Dopo parecchi minuti, Ephram
allentò la stretta ed Ally gli permise di allontanarsi. Aveva le guance
rigate
di lacrime, era pallido e con le occhiaie. Sedette sul letto ed Ally fu
accanto
a lui.
<< Non sei obbligato a
portare questo fardello da solo, Cugino…>> mormorò.
<< Hai capito tutto,
quindi. – rispose amaramente il ragazzo – Avrei preferito…
evitartelo.>>
<< Sono pur sempre una
McNamara. E i McNamara conoscono i propri doveri. Non è giusto che
continui a
trascurare i miei, ora che sono così evidenti>>
<< Ma cosa puoi fare
tu?>> sbottò Ephram guardandola. Scosse la testa velocemente.
<< Non è tutto qui – Ally
strinse le labbra – tu… sei un McNamara. E fai ciò che devi. Ma
soprattutto,
prima di ogni altra cosa… tu sei una brava persona, ed un bravo cugino,
ed io…
io ti voglio bene, Ephram. Nonostante tu… - Ally si indicò i capelli e
fece una
smorfia – faccia quel che fai.>>
Ephram strabuzzò gli
occhi:<< No! – urlò – ma che cosa dici! Io… io non torturerei mai
nessuno! Io… Io… - si alzò dal letto, sconvolto che lei credesse una
cosa
simile – Ally, qui ci sono dei Normali che praticano la Magia Oscura!
Quella
che neanche i maghi possono usare e controllare! E io la cancello dalle
loro
menti… Ma fanno cose terribili e ogni volta mi sembra di… diventare
come loro..
ogni volta che… li comando di non … perseverare… io mi sporco.
Come potrei mai convincerti a fare una cosa del genere? E
tu – proseguì a bassa voce – Vuoi aiutarmi. Nonostante tutto, tu vuoi…
Credevi
che io li torturassi, e ora sei comunque accanto a me… Ally… Tu…
Allysia… Mi stai vicino, nonostante
credessi così male
di me?>>
Ally era sorpresa e quasi non
notò la commozione del cugino:<< Davvero non li… spegni? Come
hanno fatto
con me?>>
<< Ma certo che no!>>
Ally deglutì il groppo che aveva
in gola, ma non poté impedire alle lacrime di correrle sulle guance
<<
Oh, lo sapevo! Sapevo che tu sei buono!>>
Ephram tornò a sedersi sul letto
accanto alla cugina, le circondò le spalle con un braccio e la scrollò
dolcemente<< Non ti lascerò fare queste cose al posto mio per
nulla al
mondo.>>
<< Voglio restarti accanto,
Ephram – strinse i denti con aria ostinata – E sotto ci sono altre
persone che
ti vogliono bene. Concedici di alleviare un po’ il tuo dolore. Se lo
portiamo
insieme, sarà un fardello meno gravoso, per te. – lo zittì con un gesto
–
Meditaci sopra. E poi scendiamo giù.>>
Ad Ephram non restò che annuire.
Era così tanto tempo che non meditava! Ed Ally lo sorvegliò per tutto
il tempo,
sollevata.
Trovarono Coon e Famiglio vicini,
rannicchiati l’uno contro l’altro, e vicino a loro il gatto trovatello
che
leccava latte da una ciotola. Charlotte, che li vegliava da vicino,
alzò lo
sguardo su di loro.
Ally le strizzò l’occhio.
<< Credo che qualcuno qui
si sia calmato, e abbia bisogno di un po’ di felicità in tazza!>>
scherzò.
Charlotte ridacchiò e scappò a
prendere il thermos e una tazza di ceramica.
<< Ormai sarà
fredda…>>
<< Cos’è?>> chiese
Ephram.
Lotte stappò il thermos e verso
il contenuto nella tazza:<< La tua preferita…>> sussurrò,
fissandolo di sottecchi.
Ephram, stanco, triste Ephram, le
regalò un sorriso, così luminoso, così grato
da riscaldarle il petto. E un po’ le ricordò quello che Ally le aveva
rivolto
poche ore prima.
Sedettero a bere in salone, dove
Andrew e Boone stavano già battibeccando per il monopolio del
telecomando.
In cinque non riuscivano ad
entrare nel divano, per cui Ally sedette su un bracciolo e circondò le
spalle
del cugino per reggersi.
Una
volta che si comincia non si può più smettere. Un abbraccio è una droga
potente.
Considerò allegra.
Quella sera andò a letto stanchissima,
ma per la prima volta dopo un mese sentiva al centro del petto un certo
calore.
Famiglio chiuse gli occhi appena
lo poggiò sulle coperte e la Voce era da qualche parte. Ally era sicura
che
anche lei si stesse godendo un meritato riposo.
S’infilò a sua volta al caldo
delle coperte, senza neppure guardarsi allo specchio, e abbassò le
palpebre,
senza accorgersi di quanto i suoi occhi fossero diventati più brillanti
e più
chiari, e dei pochi centimetri in più che i suoi capelli avevano
guadagnato in
un solo giorno, dopo che per un mese non erano cresciuti di un
millimetro. Il
taglio perfetto della sua tortura aveva perso la mortale compostezza.
Ally sprofondò,
inconsapevole e felice, in un sonno ristoratore.
E ora, con mia grande soddisfazione
(e GRAZIE alla supervisione di BlueSmoke)...
Charlotte
!!!!!!
Lucyette:
felice che tu abbia apprezzato! Sono felice che i miei tatini ti
piacciano. Sto cercando di renderli dei personaggi realistici,
nonostante il fantasy presente nella storia!
Georgette: guarda, mi stai stuzzicando abbastanza da voler creare una
meta-fic in cui questi due si diano alla pazza gioia! Ed Andrew a stare
SOTTO?! ahahahahahahah! Ma tu lo sai invece che tra i due, io Andrew lo
vedrei sopra? (buooooono, Boone!) sarà perchè mi sembra un po' più...
non so, più caldo e anche più pronto a buttarsi? Uno a cui piace
"pasticciare" (prenditi questa, Andy!)!
Sono contenta che tu abbia fatto caso al discorso un po' caotico della
Voce: quello che chiedi si scoprirà a tempo debito, aggiungerò qualche
pillolina di tanto in tanto! MI fa piacere anche la comprensione umana
nei confronti di Ephram... anche se io lo bacchetto un po', per
esempio. Anche perchè, hai visto Lotte quant'è stata carina in questo
capitolo? Boone è un duro dal cuore d'oro, hai ragione. Penso che senta
molto il peso della responsabilità sulle sue spalle, e questo lo rende
molto simile a Jack, anche se il tuo dolce personaggio vive una
situazione molto più tragica di quella del mio! Spero che per entrambi
le cose si risolvano, ad ogni modo.
spero di non aver fatto aspettare troppo! Ho avuto un sacco di problemi
col pc, ma ora (incrociamo le dita) dpvrebbe essere tutto a posto!
Magari fosse la scuola il mio problema! L'UNIVERSITà E' PEGGIO!
(potrebbe diventare il nuovo motto ufficiale...)
Zia_addy : spero apprezzerai, carissima! I biondi hanno il loro perchè,
a me ignoto... ma in questa storia di sento di essere magnanima!
complimenti per i tuoi esami!
BlueSmoke: già, questi uomini! neanche a me piace molto, e inoltre
credo che tu abbia ragione, Ally non è stupida! Lotte è una ragazza
deliziosa, come vedi è riuscita a farsi forza e ad accettare Ally!
Boone è strano, ma poverino, temo che gli venga spontaneo! Ci sarà una
spiegazione a tutto quel che succede, vedrai! Questo capitolo è ancora
più lungo del precedente, come vedi. Più o meno d'ora in avanti i
capitoli saranno tutti così. Grazie per il commento!
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Capitolo 12 *** Inconsapevole ***
Inconsapevole
Non
ho ancora capito perché tu te la sia presa.
Allysia sbuffò e tirò su i baveri
del giubbino, le sopracciglia aggrottate e il passo reso più cadenzato
dall’irritazione. Si arrestò alla fermata del suo autobus sbattendo
rumorosamente contro il marciapiede il tacco quadrato
degli stivali.
Andiamo,
Ally!
Ally gonfiò le
guance, trattenne il
respiro per dieci secondi e lo rilasciò, attirando l’attenzione di un
paio di
persone che aspettavano il suo stesso bus. Lanciò loro un’occhiata
truce e
batté il piede per terra ancora più velocemente.
Andava
tutto bene, maledizione! Ero in un angolo, il posto migliore per non
essere
notata! Non è giusto, non è giusto, non è …
La Voce era perplessa.
Ally strinse i denti e fece un cenno
all’autobus perché si fermasse, vi salì velocemente per accaparrarsi un
posto a
sedere. Sfilò lo zaino solo una volta seduta, e lo abbracciò stretto,
lo
sguardo verde cupo ostinatamente fisso fuori dal finestrino. Accavallò
le gambe
e scosse il capo, per schiarirsi le idee. Si era talmente infuriata che
non
aveva nemmeno aspettato Lin per fare insieme il viaggio di ritorno.
Sospirò e
cercò di concentrarsi sulla strada, per non perdersi e anche per
calmarsi.
Riuscì a scendere per un soffio e quasi scivolò sulla banchina umida di
nevischio.
Rinfilò lo zaino con qualche
difficoltà.
Attraversò la strada e svoltò nella
traversa successiva, e prese a percorrere il viale pieno di alberi
spogli e
carichi di neve.
Colse un bagliore argenteo in
lontananza e vi si avvicinò quasi correndo, sperando di non esserselo
immaginato. Una volta sotto l’albero, sorrise appena e allargò le
braccia in un
muto invito.
<< Ciao, Coon. >>
Lo salutò a voce bassa, quando le
balzò addosso: era talmente grande che Ally stringeva tra le braccia
solo le
zampe posteriori e l’addome, mentre la parte anteriore del gatto
poggiava sulla
sua spalla destra.
Le si strusciò sul viso col pelo
morbido e caldo, affettuosamente, facendo allargare il suo sorriso.
<< No … - rispose – Tu hai
sicuramente avuto una giornata migliore della mia. >>
Ovviamente non aveva sentito nessuna
domanda, però poteva intuire le curiosità del gatto dal suo
atteggiamento. Come
Ephram, il suo gatto badava più ai gesti che alle parole, e il fatto
che fosse
venuto a prenderla, poco distante dalla sua fermata d’autobus, era una
prova
del fatto che suo cugino si preoccupava per lei.
Si avviò al cancello con passo più
leggero, lo spinse con la punta di uno stivale cercando
contemporaneamente di
non scivolare sulla neve e attraversò il giardino bianco, salì il
gradino che
la separava dalla soglia di casa e sbuffò.
Troppe porte! Abbassò la maniglia di quella di casa col gomito e fu
accolta
dall’allegro scampanellio dello scaccia spiriti che serviva ad
annunciare il
rientro dei coinquilini - sicuramente
un’idea di Charlotte, visto l’ironia intrinseca della cosa.
<< Mieeeeew!>> il suono
delicato della voce di Famiglio le scaldò il petto.
<< Ciao, Ally!>> gridò
la voce di Charlotte dalla cucina.
Ally ridacchiò tra sé. In quella
casa c’era un sacco di calore. Posò Coon e prese al volo Famiglio, per
posargli
un bacio in cima alla testa. Era leggerissimo in confronto.
<< Ciao!>> gridò di
rimando.
Sei
seccata.
Convenne il
micio, sbirciandola con l’occhio azzurro strusciandosi comunque contro
il suo
mento e ronfando dolcemente.
Sì,
sono seccata.
– Ally s’imbronciò appena – La
professoressa Kildanen mi ha cambiato di posto a coro. Dice che la mia
voce è
diventata più vibrante. Non riesco a crederci!
<< Che faccia! Hai avuto una
brutta giornata?>> Andrew fece capolino dal salotto.
Ally si strinse nelle spalle.
<< Un po’ >>
Il ragazzo assunse un’espressione
perplessa e chinò la testa di lato. Si avvicinò fino a toglierle
Famiglio dalle
mani, lasciandole togliere il giubbino e riporlo nell’armadio dei
cappotti
nell’entrata, dove erano ancora fermi.
Ally non riusciva a capacitarsi di
tanta partecipazione. Scosse il capo e si riprese il gatto,
ringraziando Andrew
con un cenno e seguendolo in cucina.
<< Solo un piccolo …
inconveniente con l’unico corso per cui non mi sembra di essere
tagliata. Canto. >>
<< Ally! Ciao! – Ephram la
accolse appena entrò in cucina, un sorriso gentile sulle labbra – Tutto
bene a
scuola?>>
<< Ha avuto problemi a canto!
>> lo informò Andrew prima che lei potesse aprir bocca.
Ephram si allarmò immediatamente, ma
Charlotte sopraggiunse con un gran sorriso sul viso, gli occhi grigi
che
brillavano di tenerezza.
<< Per prima cosa, va’ a
toglierti le scarpe e indossa dei vestiti asciutti. Poi scendi e ti
darò
qualcosa di caldo. E parleremo dei tuoi problemi a scuola, okay,
piccola? >>
Ally annuì riconoscente.
Boone non si vedeva in giro, ma Ally
sapeva che gli faceva piacere essere pensato. Per cui salì le scale
velocemente
e attraversò il pianerottolo per bussare alla sua porta prima di andare
a
cambiarsi d’abito.
<< Ally, entra pure!>>
sentì gridare. Sconcertata, scambiò un’occhiata con Famiglio e spalancò
la
porta.
<< Come facevi a sapere che
ero io?>> chiese, sorpresa.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dai
suoi libri e le sorrise, un po’ ironico: << Conosci qualcun altro
che si
prenda la briga di bussare quando
entra in camera mia?>>
Ad Ally sfuggì un sorriso:<<
Giusto. – si fermò, prese fiato e poi chiese – Senti … Charlotte mi sta
preparando qualcosa di caldo. E … io sto andando a cambiarmi … Perché
non
scendi anche tu? Sono già tutti al piano di sotto … >>
Strinse di più Famiglio sotto lo
sguardo sorpreso del ragazzo. Con quegli occhialetti le sembrava più
vecchio, e
ancora più serio.
<< Certo. >> si sentì
rispondere, in tono poco convinto. Ally aspettò che dicesse
qualcosaltro, ma
non accadde e annuì tra sé. Chiuse la porta e si fiondò in camera
propria,
scalciando gli stivali appena si chiuse la porta alle spalle. Famiglio
scese a
terra e si leccò una zampina con impegno.
Sembra
che tu l’abbia sbalordito.
La Voce sembrava di buon umore, come sempre quando c’entrava Boone.
Di
recente Ally lo stupisce molto. Sei più disinvolta. Non se lo aspetta.
Ho
sentito che ne parlava con Charlotte, ma a quel punto Andrew ha
ridacchiato e
Boone si è incupito e nessuno l’ha più visto e …
Felide!
Taci! La
Voce
interruppe quel riassunto senza pause. Peccato. Ad Ally interessava.
In quel momento stava lottando con
le due lunette che chiudevano il reggiseno, mentre in suo maglione
giaceva sul
calorifero ad asciugare, un po’ sbilenco visto come ce l’aveva
scaraventato.
Aveva questo problema con la biancheria intima dei Normali: era
convinta che ne
usassero troppa, e di superflua. Riuscì a sfilare quell’ accessorio
scomodo e
sciolse le spalle un po’ rigide. Scoprì che i suoi due compagni di
pensieri
stavano ancora litigando e per un attimo si preoccupò. Di recente
riusciva ad
estraniarsi molto più facilmente dagli interventi di Famiglio e della
Voce, però
mai quando si trattava di informazioni importanti.
Questo la rassicurava.
Scelse un maglione lungo e largo di
lana intrecciata che sporgeva dal cassetto lasciato aperto dalla
mattina, color
terracotta, e un paio di pantaloni di velluto molto aderenti, neri.
Infilò
delle babbucce comode e si voltò verso Famiglio.
Dicevate? Mormorò
distrattamente.
Non
hai sentito?
Famiglio miagolò forte.
Parlo
dalla tua testa! Gemette
la Voce, scandalizzata.
<< Ero distratta. >>
Ally si strinse nelle spalle. Scostò un ciuffo corvino dalla fronte e
riprese
Famiglio al volo, come sempre.
°°°
<< Ehi, Ally, hai
visto come è
diventato bello il nostro nuovo amico? >>
Sorrise a Charlotte e poi al
gattino. << Pensi che dovremo trovargli un nome? >>
Teneva tra le mani una tazza di tè,
seduta sul divano con Famiglio in grembo e Coon poggiato contro una
coscia.
Il cucciolo trovatello miagolò e
Lotte rise.
<< Chiamalo Belzebù. >>
propose Andrew da una poltrona.
<< Stupido. >> commentò
Boone, dall’altra.
<< “Stupido” mi piace! >>
ridacchiò Ephram, andandosi a sedere vicino al suo gatto.
Umorismo
da due soldi
Fu
il commento a caldo del gatto in questione, nella testa del suo padrone.
E
allora perché stanno ridendo tutti?
Lo rimbeccò Ephram. Gli pizzicò la schiena e Coon ruotò su se stesso
per
premersi contro di lui. Ephram sorrise: sotto sotto, era un vero
coccolone.
Charlotte sedette a gambe incrociate
sul tappeto del salotto. << Per favore! >> sbuffò.
<< Che senso ha dargli un
nome, Charlotte! – protestò Boone, trovandosi addosso gli occhi di
tutti – E’
un randagio, e tra qualche mese se ne andrà. Non puoi tenerlo in casa …
Se gli
togli la libertà lo ucciderai. >>
Ally sussultò. Qualche goccia di tè trasbordò
dalla tazza andando a bagnare Famiglio, che si tirò su di scatto e
prese a
leccarsi furiosamente il punto colpito. Poi sollevò il visetto per
contemplare
gli occhi pieni di tristezza e compassione della sua Ally.
<< Ma Coon e Famiglio restano
qui. Perché non può farlo anche lui? >>
<< Ha ragione tuo fratello,
Lotte – mormorò in un sospiro Ally – Dovremo salutarlo. Non è la stessa
cosa di
Coon e Famiglio. >>
Ephram si sporse in avanti per dare
un buffetto sulla testa della sua ragazza in incognito. Oh, quanto
avrebbe
voluto abbracciarla!
<< Coon e Famiglio sono due
creature a parte, Lotte. Quando ho
conosciuto il mio gatto è stato una specie di … amore a prima
vista. Ero
appena arrivato al Lago Eire … >> raccontò.
Ally si voltò a guardarlo:<<
Giusto, non ce l’avevi quando sei partito! Credevo l’avessi trovato per
strada
… >> rifletté a voce più bassa. Coon fiutò qualcosa e andò ad
accovacciarsi tra le gambe incrociate di Charlotte,
premendo il capo contro
quello del gattino.
<< Anche io pensavo lo avessi
da tanto … >>convenne l’interessata, accarezzandolo lungo la
schiena con
tocchi lievi, facendolo ronfare beato.
<< In che senso “per strada”?
Non sei venuto qui in aereo, Ephram? >> Andrew sembrava perplesso
ed
Ephram si tese appena.
<< Certo. – borbottò,
aggiudicandosi un’occhiata intensa di Charlotte – Ma da qui
all’aeroporto la
strada è lunga. >>
Bugia. Charlotte assottigliò
gli occhi,
ma Boone non fece caso al suo sguardo assottigliato.
<< Abitate in un piccolo
centro, vero? >>
Ally annuì, digrignando appena i
denti. Sentiva la tensione del cugino, e sapeva di dover stare
all’erta. E
c’era anche il dolore: se non era sola con Charlotte, non aveva voglia
di
ricordare.
<< Le vostre famiglie abitano
vicine? >>
Ally sospirò e scosse il
capo:<< Non esistono famiglie …
Quello dei McNamara è un ceppo unico dominato dal ramo maschile della
famiglia.
Che è una famiglia unica, quindi. >>
Ephram le scoccò un’occhiata, ma
sembrava stare bene. Era solo un po’ adombrata e tesa. Le massaggiò una
spalla
leggermente, poco più di un buffetto. Non ci teneva proprio a vederla
soffrire.
Coon lo capì e miagolò dal suo posto.
<< Sembra una specie di
famiglia nobile! >> esclamò Lotte divertita, accarezzando la
testa al
gattino. Seguì un silenzio significativo, durante il quale tutti li
guardarono.
Charlotte sbiancò << Sei un nobile! Non ci
credo! >>
Ephram sgranò gli occhi e mise le
mani avanti << Anche Ally! >> esclamò frenetico.
Sua cugina gli rivolse uno sguardo
severo. Ma com’è che sembra una colpa,
più che un merito, da queste parti? Si chiese. Sorbì un sorso di tè.
<< Tu di più, conte. – lo prese in giro – E sei
anche
il futuro capo del castello … >>
Andrew fischiò << Hai capito!?
Incredibile! >>
<< Il castello?! >> strillò Charlotte.
Aveva gli occhi fuori dalle
orbite.
L’unico che manteneva un certo
contegno era Boone, a cui non interessava di nobili e castelli. Ally si
stava
sciogliendo un po’: c’era una vaga presa in giro nel suo tono di voce,
e
sembrava che Ephram non se ne fosse accorto.
<< Ally, non ti piace
appartenere ad un casato? >> la interrogò, curioso. Curioso
chissà perché, poi.
La vide incollare gli occhi ai suoi
nello spazio di un battito di ciglia. C’era un certo dolore, in quel
colore
scuro. E la forza di non cedervi. La vide schiarirsi la voce: <<
Non ci
penso da un po’, a dire il vero. Adesso sono qui in America … e la mia
vita è
diversa … >>
Ephram scrollò la testa e le diede
un altro buffetto << La ragazza che mi ricordo io, era la più
irriverente
del mondo. Soprattutto a scuola. >>
Ally sprofondò nel divano e
s’imbronciò. Era un’altra vita, un altro mondo. E lei non era quella di
prima.
<< Non c’eri mai – gli ricordò
– E se fossi ancora quella dei tuoi ricordi, oggi la Kildanen non mi
avrebbe
cambiato di nuovo di posto. Non ci avrebbe neppure provato. >>
sbottò.
<< Ancora? – Ephram sollevò le
sopracciglia – Non capisco perché la cosa ti metta di malumore, Ally!
Se dice
che la tua voce è più sonora allora devi stare dove ognuno possa
sentirla, no? >>
Ally chinò il capo sulla sua tazza.
E’
proprio questo il problema.
Boone continuava a
non stancarsi di
osservarla. Era ancora a disagio? Sembrava molto più sciolta da un paio
di
giorni a quella parte, ma indossava quel maglione pesantissimo senza
che ce ne
fosse bisogno, col riscaldamento acceso, e ancora non l’aveva vista
uscire di
casa da sola, se non per andare a scuola. La scuola, poi, sembrava che
fosse il
suo unico scopo nella giornata. Non riceveva telefonate, non parlava
dei suoi
amici. Se ne era fatti? O stava solo con loro?
Scoccò un’occhiataccia ad Andrew.
Non che gli andasse a genio che uscisse con lui.
Il ragazzo biondo si accorse di
essere osservato e lo guardò a suo volta, alzando le sopracciglia
interrogativamente.
<< Che ho fatto? >> si
lagnò. Attirarono gli sguardi di tutti e Boone sentì un certo calore
affluire
dal collo. E ora, come giustificarsi?
<< Ma non studi mai, tu? Come
fai a mantenerti al college? >> sbottò.
<< E questo cosa c’entra? –
ululò Andrew, stupito al massimo – E poi ho lavorato tutta l’estate per
pagarmi
la retta e l’affitto! >> si offese.
Ally strinse appena le labbra,
colpita. Ephram e Charlotte sembravano sorpresi da quell’attacco
improvviso
immotivato.
<< A quanto pare, l’unica che
grava su di voi, sono io, allora … >>
I due litiganti si volsero a
guardarla simultaneamente.
<< No! >> esclamarono in
coro.
<< No, Ally – confermò Ephram
– Per me e te paga il casato. >> le ricordò.
<< Sì, ma tu hai vinto una
borsa di studio, no? >> chiese. Si era alzata per andare a posare
la
tazza vuota in cucina. Tornò a sentire la risposta.
<< La uso per le mie spese,
non per lo studio. Ti ci ho arredato camera, con quei soldi. >> si morse la lingua quando la vide
aggrottarsi ulteriormente.
<< Ah. >> disse
seccamente Ally.
<< E poi, Ally, tu sei ancora
minorenne – Charlotte si alzò dal tappeto, dopo aver sollevato Coon con
delicatezza – fino ad allora puoi rilassarti. >>
<< Non vedevo l’ora di avere
18 anni, prima! – esclamò – Accidenti! >> sgranò gli occhi e si
portò una
mano alla bocca.
No,
non l’ho detto a voce alta! Non a voce alta!
Famiglio saltò dal
divano e corse
fuori dal salotto. Ally lo seguì a ruota, cercando di trattenere la
mortificazione. E il dolore. Quella frase aveva riaperto scorci di un
tempo
lontanissimo, in cui lei aveva delle possibilità.
E faceva malissimo.
Corse su per le scale e si chiuse in
camera, trattenendo un singhiozzo. Si prese la testa tra le mani. Le
doleva
terribilmente.
°°°
Tutti fissavano sbigottiti
la porta
da cui Allysia era uscita. Charlotte sedette esitante accano ad Ephram
e gli
posò una mano sul braccio, perché aveva una faccia scura e triste che
le faceva
stringere il cuore nel petto.
<< E’ tutta colpa tua, Boone! >>
esclamò Andrew, balzando in piedi.
<< Cosa?! >> si alzò
anche lui, e si fronteggiarono.
<< Se tu non avessi tirato
fuori l’argomento soldi, ora Ally non si sentirebbe di peso! >> e
uscì
anche lui, lasciandolo di sale.
°°°
Ally affondò il viso tra
le
ginocchia, cercando di inspirare. Una sensazione di apnea si era fatta
strada
dentro di lei, fino a farla cadere su se stessa. Si teneva stretta le
gambe e
lottava per respirare, mentre Famiglio la guardava con gli occhi
spalancati, le
pupille così dilatate da non riconoscere quasi le iridi spaiate.
Ansimava così
forte che quasi non sentì bussare alla porta.
Si tirò indietro di colpo, battendo
la schiena contro il legno diafano. Era caduta appena si era chiusa la
porta
alle spalle. Allungò il collo, affamata d’aria. Le vibrava la schiena
per i
colpi che la porta stava subendo. Sbatté di
nuovo la schiena contro la porta,
si aggrappò alle ginocchia e cercò di tirarsi su.
Si passò le mani sul viso, non sulla
bocca né sul naso, se le passò sugli occhi per eliminare le tracce di
lacrime,
tenne alte le spalle per non perdere il ritmo del respiro e si voltò.
<< Chi è? >> ansimò.
<< Sono Andrew – la voce era
attutita dal legno – Posso entrare? >>
Al di là del sollievo per essere
uscita da quella crisi di panico, Ally era sorpresa. Socchiuse l’uscio
e si
affacciò.
<< Andrew … Che c’è? >>
<< Fammi entrare. >>
Scosse il capo e uscì sul
pianerottolo, chiudendosi bene la porta alle spalle.
Andrew ci rimase male, per quel
rifiuto deciso, ma cercò di non darlo a vedere.
<< Non devi sentirti di peso
in questa casa, okay? Boone voleva solo un buon motivo per prendersela
con me,
nient’altro. >>
Ally era basita. A bocca aperta. Poi
le sfuggì un sorriso.
<< Ma Andrew, io non me la
sono affatto presa per quel che ha detto Boone! Era riferito
esclusivamente a
te. – alzò le spalle, e riuscì a renderlo un movimento elegante – E poi
Boone
non ti odia, fa solo un po’ il burbero. Sa che siete diversi, ma ti
vuole un gran
bene. >>
Andrew alzò le sopracciglia così
tanto che sembrava che gli stessero per sparire al di là
dell’attaccatura dei
capelli, stupito fino all’inverosimile da quel fiume di parole.
<< Ma allora perché te ne sei
andata … ! >>
Ally si fece seria e si abbracciò il
busto, cercando di reprimere la voglia di prendere a testate il muro, o
di
soffocarsi di lacrime fino a sprofondare nell’oblio.
<< Sai … - rispose infine,
guardandolo mestamente – Io sono cambiata moltissimo.
La persona che sono stata … Anche se Ephram mi vuole bene, anche se c’è
Famiglio con me, anche se tutti voi sembrate apprezzarmi … se n’è
andata. E’ un
cambiamento che continua a sconvolgermi, a ferirmi ogni volta. Non è
colpa tua,
o di Boone, o di chiunque altro. Sono le cose ad essere cambiate. C’è …
c’è
come un grosso muro, dentro di me, con dentro ciò che ero. E picchia
forte
anche più di te prima alla mia porta. E fa un gran male, davvero. Non
riesco ad
andare oltre, non ci riesco! >>
Le sfuggì un singhiozzo e chinò il
viso.
<< Ally … >>
Una voce ferita si spinse fino a
loro, e la ragazza oltrepassò Andrew con lo sguardo appannato. Dietro
di lui,
si accorse appena le lacrime le scivolarono via dagli occhi, appena un
gradino
più in giù rispetto al piano, c’era Ephram.
<< Scusami tanto, Cugino
Ephram – bisbigliò una voce che non era la sua, ma una diversa, che
sembrava
venire dal suo petto – Non ce la faccio. E’ così che vanno le cose.
>>
Il viso le si contrasse con forza
per il dolore, per il pianto. Aprì la porta e se la chiuse dietro prima
che
chiunque potesse fermarla. Sentirono solo la chiave girare più e più
volte
nella toppa.
°°°
<< Oggi sei proprio
l’immagine
della felicità, Ally! >> considerò Lin a voce alta, con palese
ironia.
Gin, Ken e Don interruppero la loro
conversazione su un serial TV che la sua amica aveva candidamente
ammesso di
detestare e rimasero a fissarle in silenzio.
Solo allora Ally sollevò lo sguardo
dal suo piatto e aggrottò le sopracciglia.
<< Il sarcasmo è la più bassa
forma di umorismo. >> replicò acida.
Sbuffò, abbassò lo sguardo e sbuffò
di nuovo.
Tornò a fissare Lin, che la stava
guardando in paziente attesa.
<< Okay, okay. – continuò - Ho
solo avuto dei problemi a casa, tutto qui. Non è il caso di scaldarsi
tanto.
>> concluse in tono polemico.
Ken, che Ally aveva scoperto essere
il diminutivo di Keanu - peraltro le andava molto più a genio come nome
- prese
un boccone dal proprio piatto e rispose.
<< Non capisco come tu faccia
ad avere tanti problemi. Se io vivessi lontano di miei sarei la persona
più rilassata
del mondo. >>
<< Anche io pagherei per
essere nella tua situazione. - gli diede man forte Gin – Il divorzio è
stressantissimo, ma per me, mica per i miei! >>
Don s’interessò subito del problema
di Gin e i due ripresero a parlare fitto fitto.
<< Tuo cugino ti ha chiesto di
fare qualcosa che non vuoi, tipo uscire, divertirti? >> Lin
continuava ad
usare un tono ironico, mentre Keanu (non c’era storia, le piaceva molto
più di Ken ) la fissava a bocca aperta.
Ally si appoggiò ad una mano e
sorrise contro voglia
<< Eh … No, non ancora almeno.
E’ solo che gli è arrivato all’orecchio un mio pensiero poco felice e
temo che
l’abbia ferito. >>
Lin si morse un labbro.
<< E non ti puoi scusare? >>
chiese col tono dell’ovvio, ma Ally scosse il capo.
<< No. E’ la verità e non c’è
un modo più carino per dirla. >>
Ken si schiarì la voce << Non
puoi farti perdonare in nessun modo? >>
Le ragazze lo fissarono entrambe, un
po’ stupite. Per Ally era strano che qualcuno si inserisse nelle sue
conversazioni con Lin. Eppure quel ragazzo sembrava attendere proprio
una sua
risposta.
Sospirò.
<< Non credo debba perdonarmi nulla.
Cioè … era
una conversazione sul mio modo di … vivere … Che lui conosce … E come
potrebbe
perdonare tutta la mia vita? >>
Ken sembrò paralizzato dalla serietà
della questione e si voltò in cerca di Lin, che era senza dubbio più
abituata
di lui ai quesiti amletici di Ally.
La ragazza orientale stava
sghignazzando bellamente.
<< Sempre più melodrammatica,
Scozia ! Per me la terapia dell’abbraccio funziona alla grande su tuo
cugino!
Testala ancora! >>
Ally rise improvvisamente. Lin aveva
un modo di sgonfiare le sue preoccupazioni e i suoi drammi,
semplicemente
saltandoci sopra a tutto peso, che la faceva sentire sempre più
leggera, un
attimo dopo aver parlato con lei.
Poi posò una mano sul braccio di
Keanu << Non farci caso, ragazzo mio – gli raccomandò l’orientale
– Ally
sembra sempre sul punto di buttarsi giù dal cornicione, ma le basta un
po’ di
saggezza Zen per rimettersi in sesto! >>
<< Saggezza Zen? – Ally sgranò
gli occhi – Ma lo sai, di che cosa stai parlando? >>
Ken posava lo sguardo ora sull’una,
ora sull’altra.
<< Ragazze. – le chiamò – Io
non ci sto capendo nulla! >>
<< Bene. >> approvò Lin.
<< Oh … L’ora di mensa è
finita. >> osservò Ally.
Lei e Lin si alzarono e Ken le
seguì, mentre Gin e Don rimanevano a parlottare tra loro.
La Voce rimase in silenzio per tutte
le lezioni del pomeriggio, lasciando ad Ally la possibilità di
concentrarsi
facilmente. Si sottopose all’ora in più di canto con estremo stoicismo
e,
infine, riuscì a tirare il fiato. Lin la precedeva di un passo e non
esitò a
trascinarla per una manica fino al parcheggio. La accompagnò fino al
cancello
bianco con la sua vecchia auto, mentre Ally notava quanto fosse bella,
alla luce
del cruscotto, che si era accesa appena lei aveva aperto lo sportello
per
scendere.
<< Grazie – soffiò - Mi tiri sempre
su di morale! >>
La compagna le lanciò un’occhiata di
sfuggita e sorrise. << E a cosa servono gli amici, se no? –
chiese
retorica – Hai presente quel proverbio, “il vero amico si riconosce nel
momento
del bisogno”? – attese che lei annuisse – Bene, dimenticalo. I veri
amici sono
quelli che ti illuminano le giornate, non quelli che ti lasciano
piangere. Tu …
sei una persona triste, Ally. Per ora il tuo cielo non risplende. O
meglio. Sei
tu che non vedi il sole. Io sono … - Lin smosse la mano sul volante –
Sono il
tuo lavavetri personale. Serve una bella smerigliata alle tue finestre,
temo.
Finora riesco a far entrare il sole solo a spiragli. >>
Ally ridacchiò e scosse il capo, ma
Lin le prese una mano, bloccandole in gola la risata.
<< Dico sul serio, Scozia.
Devi sforzarti di essere più felice di così, altrimenti non ne uscirai
mai. Sei
forte abbastanza. La forza fa parte di te, sei tu che non la vedi. Ma
io me ne
accorgo. Anzi, sono convinta che tutti
se ne accorgano. Credici anche tu. >>
Ally si morse un labbro e guardò le
loro dita strette tra loro. << Però … >> sospirò, la voce
un po’
più grossa del normale, perché era già sul punto di piangere.
<< Però cosa, Ally? >>
<< Se non trovassi la forza,
Lin! Sarei destinata a soccombere, allora? A morire? >>
<< Secondo il mio popolo – Lin
la guardò negli occhi con un’intensità frastornante, eppure serena –
Non è la
quercia a resistere alla furia della tempesta. Non è la quercia, ma il
giunco
flessuoso, che si piega ai colpi del vento senza spezzarsi mai –
sorrise e
tornò la ragazza un po’ matta di sempre, assolutamente compiaciuta di
quello
sfoggio poetico. Scrollò le spalle – La forza è una qualità che cambia
da
individuo a individuo, e si modifica nel corso della vita – strinse di
più le
dita tra le sue – Tu non soccomberai.
>>
Ally le rivolse un sorriso lacrimoso
<< Grazie, Lin … >>
La ragazza scoppiò a ridere e
allargò le braccia << E vai con la terapia dell’abbraccio!
>> la
incitò strillando, stringendosela forte al petto e scuotendola,
facendola
ridere tra le lacrime.
La tenne a sé per un minuto, poi la
allontanò.
<< Passa un bel finesettimana,
Scozia. Ok? Fai la pace col cuginetto e stai serena. >>
Ally annuì.
<< E ora sbrigati a scendere,
mi si stanno congelando le chiappe con quello sportello aperto! >>
Ally scattò fuori dall’auto e obbedì
di corsa. Le fece ‘ciao-ciao’ con la mano attraverso il vetro appannato.
Risero entrambe, poi Lin si
allontanò. Ally la guardò svoltare l’isolato, poi inspirò l’aria gelida
dell’inverno, si voltò verso il cancello ed espirò.
Forza
e coraggio!
Sospirò la Voce, ammazzando un po’ la tensione.
°°°
Contrariamente al giorno
precedente,
solo i tre gatti la accolsero. Era venerdì pomeriggio e , considerò,
forse
erano usciti tutti. I Normali avevano un senso del finesettimana
spiccato,
alcuni sembravano addirittura vivere solo per quei momenti, senza
godersi il
resto della settimana. Salì le scale lentamente e guardò per qualche
secondo la
porta di Boone, indecisa se bussare. Era sicura che lui fosse in casa,
e non
voleva disturbarlo se stava studiando. Non che non lo chiamasse già a
sufficienza. Però quel pomeriggio era più che convinta che lo avrebbe
infastidito, tutto lì. Perciò abbassò la maniglia della porta di camera
propria
con un gomito, poi ricordò di aver chiuso a chiave e dovette posare
anche
Famiglio, per rovistarsi le tasche. La trovò, aprì la porta, fece
entrare il
gatto e se la richiuse dietro, senza che dalla stanza di Boone venisse
alcun
segnale che l’avesse sentita, o che si sarebbe affacciato, l’avrebbe
salutata e
avrebbero parlato un po’, così magari Ally gli avrebbe confessato che
le era
mancato quel mattino, ma proprio non era riuscita ad affrontare nessuno
e per
questo era uscita prima, e che aveva aspettato al freddo fuori per non
essere
accolta freddamente da lui o dagli altri.
Deglutì e avanzò nella stanza, posò
il gattino sul letto, dove Famiglio si acciambellò.
Si abbassò sulle ginocchia e gli
grattò la testa con un dito.
<< Non c’è proprio nessuno,
vero? >>
Famiglio le rispose prontamente.
Charlotte
è andata a studiare da una collega d’università, Boone non si è fatto
vedere in
giro dopo che te ne sei andata. E’ sceso appena tu hai chiuso la porta
di casa,
ha aspettato guardandomi tutto il tempo e poi è risalito su, e ha
urlato dietro
a tutti quantiche si dessero una mossa, perché lui non avrebbe
svegliato
nessuno quel giorno, così ha svegliato Andrew che è uscito da camera
sua mentre
Boone si sbatteva dietro la sua e lui mi ha preso e mi ha portato a
letto con
lui e si è riaddormentato. Ephram ha raccomandato a Coon di tenerci
compagnia,
ma Coon non mi ha spiegato dov’è andato. E’ uscito senza dire niente.
Sintesi,
felide, sintesi! Lo
rimbeccò la Voce. Ally contrasse le labbra in un sorrisino.
<< Ecco, appunto. >>
sospirò, riferendosi a Boone. Scalciò gli scarponcini e finì col sedere
a
terra. Si bloccò e riprese a togliersi furiosamente i calzini, poi il
maglione
e i jeans, con un po’ d’impegno e sollevando i fianchi goffamente.
Fortuna che
il parquet non era freddo e che la stanza era riscaldata. Andò
all’armadio e
scelse un lungo abito nero di lana intrecciata stretta, se lo
drappeggiò
intorno e annuì, quindi infilò un accappatoio e le babbucce da casa.
Lasciò
socchiusa la porta di camera sua, per il gatto e si chiuse nel bagno
“delle
ragazze”, che lei e Charlotte dividevano al primo piano. I ragazzi
erano stati
obbligati da tempo immemore ad usare quello al piano terra da una
caparbia
Charlotte, i primi tempi della loro convivenza. Si diresse verso la
vasca, dato
che non tollerava la doccia nel modo più assoluto. La faceva sentire in
trappola.
Riempì d’acqua la vasca e versò
contemporaneamente Sali e bagnoschiuma, quelli che Ephram le aveva
fatto
comprare. Erano quasi finiti e fece una smorfia, perché sicuramente il
cugino
l’avrebbe costretta ad andare con lui a ricomprarli. Il solo pensiero
di uscire
… Scosse il capo e sciolse il nodo dell’accappatoio. Lo appoggiò sul
ripiano
degli asciugamani. Sapeva benissimo che Lin aveva ragione. Solo … non
riusciva
ad accettarlo.
Scivolò nell’acqua con un sospiro di
piacere e si lasciò andare contro il poggia schiena. La sensazione
dell’acqua
calda era meravigliosa, e la schiuma una novità piacevole del Nuovo
Mondo. Si
massaggiò le braccia e le cosce coi granuli dei sali non ancora
sciolti, e poi
prese a insaponarsi con impegno, un sorriso rilassato e inconsapevole
sulle
labbra rosse.
<< Ehi! >> la voce di
Charlotte le arrivò col rumore della porta che si apriva, e subito dopo
la
raggiunse un refolo di aria fredda.
Ally si limitò a scivolare di più
sotto il livello della schiuma, arrossendo penosamente.
<< Cha – Cha – Charr –
lotte!>> gemette abbracciandosi le ginocchia per coprirsi meglio.
La ragazza più grande le rivolse un
gran sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
<< Ero venuta a fare la doccia –
spiegò
con noncuranza, posando i suoi vestiti – Disturbo? >>
Ally era sempre più imbarazzata.
<< N- no. >>
Non le sembrava gentile rispondere
altrimenti, ma non si era mai lavata con qualcuno nella stessa stanza.
Tranne
le Ninfali. Ma non erano propriamente persone.
<< Vuoi che ti dia una mano
con la schiena? >>
Charlotte si era accorta della vergogna
che arrossava il viso di Ally, ma aveva deciso di gettarsi a testa
bassa
nell’impresa di rendere un po’ più disinvolta e fiduciosa quella strana
ragazzina. Anche a costo di farla passare attraverso le esperienze più
imbarazzanti che le venissero in mente. E poi, che c’era di male a
farsi un bel
bagno con qualcuno accanto? Non era che non avesse mai visto una
ragazza nuda,
e non c’era niente di cui vergognarsi.
<< No! – gridò Ally – C - cioè, ci dovrei
arrivare … >>balbettò,
quasi fioca dopo lo strillo. Era senza respiro.
Charlotte inarcò un sopracciglio e
la fissò pensierosa, poi si avvicinò a grandi falcate e tirò su le
maniche
dell’allegro maglione rosso che indossava.
Sghignazzò davanti alla sua faccia
scandalizzata e si allungò a prendere spugna e sapone. Con un sorriso
estremamente sadico, ordinò: << Tirati su, Ally … >>
<< M – Ma … >> provò ad
obiettare la sua vittima.
<< Suvvia, Ally, non ti mangio
mica! >>
Non le restava che rassegnarsi. Si
abbracciò le cosce e strinse i denti, allungandosi per esporre spalle e
schiena.
Teneva gli occhi chiusi in attesa
che Charlotte la toccasse. Nessun essere umano, a parte sua madre,
l’aveva mai
vista nuda.
<< Hai una belle bellissima.
>> si complimentò Charlotte, passandole delicatamente la spugna
sulle spalle
e la nuca.
<< Grazie. >>
Charlotte sospirò e le sollevò i
capelli e si arrestò quando la vide sobbalzare.
<< Che c’è? Ti ho tirato i
capelli? >>
<< No … No. – Ally sollevò gli occhi
verdi,
sorpresa. Era stato insolito, ma non le aveva fatto male – Sto … Sto
bene.
>>
Charlotte le sorrise.
<< Bene. Com’è andata oggi? >>
chiese, come avrebbe fatto se fossero state in cucina, in salotto, a
fare altre
cose. Come se fosse normale farsi lavare la schiena da una mano amica,
diversa
dalla propria.
<< Normale … - sussurrò Ally,
riappoggiando il mento sulle mani, convinta che Charlotte avesse un
dono per
far rilassare la gente – La mia compagna Lin mi ha accompagnata in
auto.
>>
<< E ti è venuta voglia di un
bel bagno caldo … >>
<< Non … - Ally sporse un po’
di più il collo, senza volere – Non c’era nessuno e io ho pensato che
non avrei
dato fastidio … >>
Charlotte aggrottò le sopracciglia.
<< Oh, povera piccola! –
esclamò, soffermandosi su una sola parte della frase – Devi esserti
sentita
abbandonata, io odio vedere questa casa vuota! Ma Boone? Lui doveva
essere qui
a studiare! Scommetto che non si è nemmeno fatto vedere! Ah, ma appena
lo vedo
gli farò una sfuriata indimenticabile! Per fortuna sono tornata a casa!
>>
<< No, no! – Ally si tirò su e
mosse le mani – Lascia stare Boone, per favore! Sono io che non ho
voluto
disturbarlo, e … e poi … c’erano Famiglio e Coon! E il gattino
randagio! Non
ero sola! Davvero! >>
Charlotte la fissava con uno strano
sguardo. Sorrise piena di compassione.
<< Ally … - disse – tu lo sai
che non sei affatto un disturbo, vero, piccola ? >>
Quella frase, detta con quel tono e
quello sguardo, le chiuse la bocca.
Oh,
adesso basta tacere! Questa ragazza mi piace, Ally! – la Voce era entusiasta
– Non quanto suo fratello, però … Accidenti, conosce
le parole giuste!
<< Non disturbi. – continuò
dolcemente – Tutt’altro. A noi fa davvero piacere averti intorno, ed
Ephram ti
vuole così bene! Si sente responsabile di te. E lo stesso tutti noi.
Boone più
di tutti. Oggi aveva un diavolo per capello, e solo perché non ti ha
visto a
colazione, lo so. Secondo me gli piaci. E anche ad Andrew piaci.
>>
Ally aveva le guance talmente rosse
da sentirle incandescenti, e a Charlotte fece tenerezza. Come aveva
fatto ad
essere gelosa di una creatura tanto delicata? Era stata un mostro.
Scostò un
ciuffetto dalla fronte bianca della ragazza, e questo sembrò scuoterla.
<< Oh. >> riuscì solo ad
esalare.
Lotte sorrise divertita.
<< E poi – disse scherzando –
ti sembra che strofinerei la schiena a chicchessia? >>
Scosse la spugna e fece una
linguaccia ad Ally, che sorrise timidamente.
<< Grazie, Charlotte. Grazie.
Dopo Ephram, tu sei la persona più gentile che conosca. Grazie …
>>
Ma già sull’ultima parola, la sua
voce si spezzò in un singhiozzo e chinò il capo di lato, senza riuscire
ad
arginare le lacrime.
<< Ma … ma … Oh, Ally!
>> sospirò Charlotte abbandonando la spugna nella acqua e
abbracciandola
stretta, nonostante il maglione. Prese ad accarezzarla con delicatezza
sul
collo e sui capelli umidi.
<< Sc – scusa, L – lotte, t –
ti sto bagn – bagnand – oo. N- non ri- esco a smet – tere. S- cusa.
>>
<< Non smettere. – mormorò
Charlotte – Sfogati. Non c’è alcun bisogno di tenersi sempre tutto
dentro …
>>
Qualcosa, dentro Ally, sembrava non
aspettare altro. Si lasciò stringere e cullare finché l’acqua non si
raffreddò
inevitabilmente, continuando a singhiozzare disperatamente. Ad un certo
punto
le sue mani trovarono il maglione di Lotte ed Ally vi si aggrappò come
ad un’
ancora di salvezza. Alla fine sentiva brividi che le correvano su tutto
il
corpo, e Charlotte si sporse a stappare la vasca e a prendere il tubo.
Regolò
l’acqua con difficoltà, perché Ally continuava a starle aggrappata
addosso, e
prese a sciacquarla maternamente, lavandole i capelli con uno shampoo
al
basilico che Ally aveva comprato chissà dove. Si distrasse appena il
tempo di
chiedersi dove accidenti potessero mai vendere uno shampoo
al basilico e riprese a massaggiarle piano il capo. La
allontanò solo per il tempo di spogliarsi anche lei e infilarsi nella
vasca.
Ally sembrava spossata, e si lasciò lavare come una bambina
addormentata, solo
che i suoi occhi verdi erano bene aperti, spalancati. Ma sembrava non
vedessero
niente che potesse essere guardato anche con occhi diversi dai suoi.
Charlotte
dovette stringere i denti per non farsi prendere dal panico. Aiutò la
ragazza
ad uscire dalla vasca e la avvolse nel suo accappatoio, sistemandole un
asciugamano
sulla testa.
<< Adesso devi strofinare,
Ally. – le impose – Strofina anche se senti di non volerti più muovere,
mi sono
spiegata? >>
Si diede una ripulita veloce nella
vasca, sempre tenendola d’occhio, mentre Ally strofinava a scatti e non
riusciva
a seguire un ritmo costante. Ma strofinava forte, convinta. I suoi
occhi non si
staccavano dallo specchio del bagno.
<< Cosa guardi? >> le
chiese con finta noncuranza mentre si drappeggiava un telo intorno al
corpo.
<< Gli occhi … >> si
sentì rispondere con voce soffocata.
Charlotte aggrottò la fronte.
<< Ti darò una crema per il
rossore, non ti preoccupare. – mormorò, sentendo un brivido di sollievo
correrle sulla schiena – Per così poco … >>
La ragazza tacque e sedette sul pouf
quando la più grande ve la trascinò. Lotte tirò fuori la spazzola e
l’asciugacapelli da uno stipetto.
Solo che Ally non si riferiva al
rossore che dominava nel suo contorno occhi e sul suo naso. Ally aveva
gettato
un’occhiata distratta allo specchio, e le era sembrato di vedere … Non
lei. Allysia. I suoi occhi scintillanti,
cangianti.
Aveva strofinato forte per sperare di non stare sognando, ma a che
serviva, se lei non sognava più. Aveva strofinato forte e non era più
riuscita
a distogliere lo sguardo, troppo spaventata di veder sparire quel
riflesso. Gli
occhi di Allysia sul suo viso strapazzato dal pianto. La prendeva una
strana
ansia di tornare a guardarsi, e , quando Charlotte la fece sedere,
ritrovò
anche quegli occhi. Poté notare, quindi, che non erano proprio gli
stessi. Ma c’era
qualcosa di Allysia nei suoi occhi, un brillio, un’ombra di ciò che
Allysia
stava per ore ed ore a fissare nello specchio. C’era, dentro di lei.
In
me …
Per poco non riprese
a singhiozzare.
Di gioia. Le labbra le tremarono e quasi non si accorse del pettine con
cui
Charlotte stava dando un senso alla sua capigliatura.
<< Hai dei bei capelli. –
stava dicendo Charlotte, la lingua incastrata un attimo tra i denti
mentre
tracciava una scriminatura dritta col pettine – C’è stato un periodo in
cui me
li sarei voluti tingere di nero, sai? Ma non sarebbero mai stati belli
come i
tuoi. >> commentò, un pizzico d’invidia tutta femminile.
<< Davvero ?>> la voce
naturale che scivolò fuori dalle sue labbra era quasi quella di
Allysia. Quasi
sicura. Di certo non la sua.
Il
coro! Realizzò.
Era
quella la voce che il canto le tirava fuori? La Kildanen poteva
essersene
accorta prima di lei?
Certo
che sì.
La Voce era rimasta silenziosa per
tutto il tempo del suo sfogo.
Ricordi
che hai ignorato la conversazione tra me e il tuo famiglio, ieri? Ci
sono
tantissime cose che di recente ti sfuggono.
Charlotte non si era accorta del suo
tumulto interiore e stava continuando a parlare.
<< Sì, proprio così. Ma alla
fine non ho mai messo mano alla tintura, Boone me l’ha sempre impedito.
>>
<< E perché? >> non poté
impedirsi di chiedere Ally, sia alla Voce che a Charlotte. Solo una
rispose.
<< Non gli piacciono i capelli
tinti. E diceva che il mio è un bel colore. >>
Ally contrasse le labbra in un
piccolo sorriso. Le faceva male la bocca.
<< E’ vero. E’ un colore così
caldo. I tuoi capelli sono bellissimi. >>
Ally sentiva il getto caldo del phon
sulla nuca. E le parole della sua bocca dolente, lei non sapeva se
appartenessero a lei o ad Allysia. Un unico corpo, la stessa bocca, gli
stessi
nei, disposti allo stesso modo, quelli che Charlotte aveva visto,
prendendosi
cura di lei.
Ma Ally non avrebbe mai pronunciato
parole tanto schiette e disarmanti. Però era Ally che
aveva conosciuto Charlotte.
Ha
valore questo?
Certo
che ha un valore, bambina. Ma Allysia sei tu. Non ci sono differenze
tra la tua
anima e la sua. E io lo so, perché albergo in te. Tu sei rimasta la
stessa
ragazza generosa e forte di un tempo, è solo che non te ne accorgi,
concentrata
come sei sul dolore. Ed è comprensibile.
La Voce aveva un tono
dolcissimo.
Era vero, era diventata molto più indipendente dai suoi sussurri, ma
aveva
conquistato in cambio una maggiore capacità di percepirla. A tratti
sembrava
quasi … materna …
Ehi,
per chi mi hai preso?! Non sono mica come quel tuo gatto! Ringhiò la Voce,
imbarazzata.
Ally non riuscì a reprimere un
sorriso. E in quel momento mise di nuovo a fuoco il suo riflesso.
Charlotte le
stava scostando i capelli dagli occhi e li stava spostando
all’indietro. Il
sorriso che aveva sul viso era Ally in ogni millimetro, e pieno di una
fragilità che in Allysia non esisteva.
Sembrava non esistesse – la corresse la Voce – Tutti conservano una parte più delicata nella propria anima,
ma Allysia
la serbava anche più gelosamente degli altri, perché non gliela
ferissero in
alcun modo. E sei tu, Ally. E’ te che
Allysia custodiva. Tu sei la scheggia più fulgida della sua anima,
quanto di
più soffice Allysia aveva in sé. E Allysia ti aveva tenuto nascosta,
perché
sapeva quanto tu fossi preziosa.
Ma
cosa dici?!
Il tono sconvolto aveva interrotto
la Voce, e il sorriso aveva abbandonato il suo viso pallidissimo.
Ha
ragione la Voce, Ally.
Il miagolio di Famiglio giunse attraverso la porta, e Charlotte si
sporse
distrattamente per aprirne uno spiraglio e farlo entrare. Quel suono le
posava
come una carezza sui capelli, sulla spalla e su un fianco.
Allysia è sempre stata consapevole di tenerti dentro di sé. Non sei
un’estranea, per lei, sei lei. Abbi
fiducia in me, Ally. Sono al tuo fianco fin dal giorno che sei venuta
al mondo.
E abbi fiducia in te.
Sentito,
Ally?
<< Non abbassare la testa,
Ally. Ho quasi finito. >> la riprese Charlotte.
<< Scusa! >>
La più grande sorrise.
<< Prego. Stai meglio?
>> chiese con cautela.
Ally si fissò di nuovo nello
specchio, e sorrise, felice più di quanto non fosse mai stata da quando
era solo Ally.
<< Decisamente. Grazie, Charlotte. >>
rispose.
<< Che bel sorriso! – si
complimentò Lotte ammiccando – Questo è quello che voglio vedere, solo
bei
sorrisi sul tuo viso. – posò il phon e le tolse il telo di spugna dalle
spalle
in un gesto teatrale – Et voila,
mademoiselle. La signorina è pronta per essere vestita! >>
<< Merci. – rispose automaticamente Ally prima
di sgranare gli occhi –
Non ci crederai, ma questa frase me l’hanno detta un mucchio di volte.
>>
Si scambiarono uno sguardo sorpreso,
poi Lotte aggrottò la fronte.
<< Parli anche il francese,
quindi. – borbottò – Avevate proprio tanti servitori, eh? >>
<< Non servitori. - puntualizzò. Ally era
indecisa su come descrivere le
Ninfali. Non erano persone ! – C’era
chi si prendeva cura di noi. Non
esiste una cosa del genere in questa metà del mondo, e non può essere
spiegato
facilmente in ogni caso. Pochissime famiglie possono vantare i servigi
offerti
ai McNamara. >> si morse un labbro, cercando di spiegare senza
tradirsi.
<< C’entra qualcosa un
rapporto di protezione ricambiato con devozione? >> fece incerta
Charlotte.
Ally la guardò sbigottita << E
tu come … come … >>
Lotte non era sicura di poter
parlare. E se Ephram si fosse arrabbiato?
Annuì: e che diamine, aveva
appena fatto il bagno a quella ragazza,
e l’aveva sentita, vista piangere tra le sue braccia! Era così dolce
stare ora
a parlare con lei, che Charlotte non avrebbe rovinato le cose
negandosi. Si
strinse nelle spalle e si buttò.
<< Tuo cugino aveva la stessa
avversione per gli elettrodomestici che dimostri tu, quando è arrivato
qui. Il
classico atteggiamento di chi non hai mai dovuto nemmeno mettere su
l’acqua per
un tea. E’ stato lui a darmi questa definizione. Solo che all’epoca non
sapevo
che fosse un aristocratico. Accipicchia! >>esclamò, ancora
incredula.
<< E’ una spiegazione corretta.
– annuì Ally – Non tutti i nobili sono uguali, Charlotte. E’ un grande
privilegio, quello che ci viene concesso. I McNamara sono una famiglia
potentissima, con domini in tutte le terre del Sud e perfino del Nord …
titoli!
– corresse precipitosamente, mordendosi la lingua – Volevo dire titoli.
E
talmente tanti appellativi che basta aggiungere il nome McNamara per
annullarli
tutti. Io stessa – esitò – A scuola ero Allysia di McNamara,
e tanto bastava per presentarmi a tutti i balli … le
feste, cioè. E alle cerimonie, e a tutte le porte che il bel mondo può
aprirti
in terra di Scozia. >>
<< Santo Cielo. Non riesco
nemmeno a figurarmela una cosa del genere! – Charlotte cominciava un
certo
senso d’inferiorità farsi strada perfino nella sua aperta mentalità
yankee –
Devono trattarvi alla stregua di divinità! Che cosa ci fate voi tra noi
comuni
mortali? >>
Ally chinò lo sguardo finché
Charlotte non riuscì più a vedere il verde delle sue iridi. Si alzò dal
pouf.
<< Per Ephram è stata una
specie di promozione. – rispose con un tono del tutto diverso da quello
usato
fino ad allora. Andò a prendere il
vestito nero. – Per me invece è stata una punizione, un modo per
allontanarmi
da ciò che mi era caro. Sono due cose diverse – il tono era sfumato in
tristezza – ma anche mio cugino soffre >>
Sciolse il nodo dell’accappatoio e
infilò direttamente il vestito, poi sollevò la gonna per infilare gli
slip. Si
era nascosta un po’ dietro lo scaffale degli asciugamani, ma del resto
Charlotte aveva già avuto una panoramica integrale del suo corpo.
<< Parli dei giorni in cui è
triste, vero? Quelli di quando sparisce dalla circolazione. >>
Ally annuì seccamente, guardandola
con una maturità negli occhi che la fece apparire bella in modo
indecente.
<< Tiene alto il nome dei
McNamara. – rispose amaramente, scoccando un’occhiata a Famiglio,
immobile e
silenzioso - A suo padre non importa della felicità del suo
Primogenito, o che
a lui non piaccia affatto. Né Ephram oserebbe dire una cosa simile in
pubblico,
farebbe vergognare suo padre. – il tono, che era diventato irritato e
freddo
come una folata di vento invernale, si addolcì – E preferisce tacere
piuttosto
che tornare. E’ felice qui. Non lo avevo mai visto sorridere tanto in
una vita
intera, è giusto che rimanga qui. Suo
padre ha una pessima influenza su di lui, e su tutti noi. – le sfuggì
una
risata ironica – E ironico, ma lui dice esattamente la stessa cosa di
me.
Ephram crede che io sia stata portata qui per essere protetta … invece
sono qui
perché la mia famiglia non aveva più
intenzione di darmi la sua protezione. – le lacrime salirono
inaspettate a
sfiorarle le ciglia, dispettose – Non dirglielo mai, Charlotte. Non è
ancora
pronto per sentire cose simili, e per me è troppo presto per
spiegarglielo. Non
dirglielo … >>
Lotte si stava rivestendo in
silenzio. Le mancavano solo i jeans, che stringeva in una mano.
<< Tu con me ne stai parlando
… >> iniziò incerta.
Ally contrasse un sorriso.
<< E’ straordinariamente
facile dirti la verità. Mi piaci molto, ma sei pericolosa per i miei
segreti.
Spero di potermi fidare di te. >>
Nessuno
aveva mai
parlato in termini così
seri a Charlotte. Mai. Neanche
Ephram, neanche Boone. E nessuno tranne suo fratello era mai stato in
grado di
cogliere la sua capacità di comprendere, attrarre la verità. Inspirò
profondamente. Boone aveva ragione, Ally le sarebbe piaciuta molto, se
l’avesse
accettata.
E l’accettò.
<< Anche tu, Ally. E. –
aggiunse – Puoi fidarti di me, non rivelerò le tue confidenze. Ho
proprio
bisogno di un’amica come te. >> confessò sincera.
Ally si sentì scaldare in un modo
che non c’entrava col suo abito di lana. Tutti amavano Allysia e
accettavano
Ally. Ma non avevano mai avuto bisogno
di lei.
Visto,
piccola, quanto sei speciale?
Mormorò la Voce, sotto il miagolio delicato di Famiglio.
Ally sorrise smagliante e annuì, e
quando Charlotte fece lo stesso risero entrambe.
Poi Charlotte finì di vestirsi, e
uscirono dal bagno insieme.
°°°
Andrew ed Ephram si erano
incontrati
sulla via di ritorno, ed attraversarono il salotto conversando del più
e del
meno. Davanti alla porta della cucina rimasero impietriti entrambi.
Con l’ampio grembiule a fiori di
Lotte sul vestito nero, Ally stava versando un composto dentro
l’impasto di
quello che aveva l’aria di essere proprio uno degli sformati di
Charlotte. Che,
da parte sua, sorvegliava le azioni della ragazza con cura materna.
<< Ehi, ma che succede? >>
Ephram spostava lo sguardo dall’una all’altra. Le due ragazze si
scoccarono
un’occhiata complice, ma fu Lotte a rispondere.
<< Ally ha espresso il
desiderio di partecipare ai turni per i pasti, ma visto che al momento
non sa
cucinare, divideremo il mio. Per le pulizie le ho già spiegato quasi
tutto. Le
prime volte ci divideremo i compiti, poi farà da sé. >>
<< Cosa?! >> esclamò
Ephram stralunato.
Ally alzò lo sguardo su di lui e si
paralizzò.
<< Per te non va bene … ?
>> chiese, improvvisamente incerta.
Il cugino si affrettò a rassicurarla
<< Oh, no, piccola, va benissimo! Se vuoi farlo davvero … >>
La vide illuminarsi e annuire
<< Sì! Sì, davvero. M i fa piacere. >>
Ephram si lasciò sfuggire un sorriso
pieno di speranza. Non voleva altro che sua cugina tornasse se stessa.
<< Bene. >>
Sembrava che il pensiero di
rimandarla in Scozia l’avesse del tutto abbandonato, e se ne sorprese
lui
stesso. Ally si era ambientata, e si era affezionata a lui, e ora
voleva
aiutarlo, e prendere parte alla sua vita, per quanto disgraziata fosse.
Forse
avrebbe accettato ciò che il suo cuore provava per Charlotte senza
condannarlo
troppo duramente. Sembrava che tra le due si fosse instaurato un certo
equilibrio. La speranza lo infiammava.
<< Andate a mettervi qualcosa
di comodo. E chiamate Boone. >>
Charlotte li scacciò con un gesto.
Ephram obbedì con un sorriso, mentre
Andrew si attardò un attimo.
<< Voi due … non me la
raccontate giusta, sappiatelo! >> esclamò, quando Ephram non fu
più a
portata d’orecchio.
Ally gli scoccò uno sguardo sorpreso
e fissò Lotte in cerca di rassicurazioni. Le giunsero sotto forma di
una
strizzata d’occhio.
Andrew guardò Lotte a sua volta,
chiedendosi se avrebbe detto ad Ally della sua storia con Ephram, prima
o poi.
Non ce la vedeva a tradire un segreto, ma nemmeno a mentire ad Ally.
Entrò in cucina, tirò una manica di
Ally che minacciava di crollare da un momento all’altro e, quando la
ragazza
alzò il viso per guardarlo, le sorrise.
<< Ricordati che non devi
dimostrare nulla a nessuno, va bene? >>
Aveva avvicinato il viso al suo ed
Ally arrossì.
Troppo
vicino!
Strillò la
Voce, oltraggiata, facendo sobbalzare
Famiglio il quale, sotto al tavolo, agitato anche dal turbamento di
Ally, piantò
gli artigli a fondo nella gamba del ragazzo.
<< AHI! – gridò il
proprietario della gamba offesa, tirando indietro l’arto e trovandoci
ancora
Famiglio attaccato – Ehi, tu! Ma che ti è preso! >> ululò.
Famiglio cercava freneticamente di
sfilare via gli artigli dai jeans pesanti di Andrew.
Charlotte si rannicchiò per
aiutarlo, ghignando senza preoccuparsi di nasconderlo, mentre Ally guardava ansiosa il gatto senza preoccuparsi
di Andrew, ma impossibilitata a prenderlo in braccio, per via delle
mani ancora immerse nell’impasto.
Charlotte sembrò comprendere al volo
l’agitazione di Ally, e prese Famiglio in braccio per avvicinarlo a
lei.
Famiglio si fissava gli artigli, l’immagine dello sconvolgimento felino.
Mi
dispiace! Miagolò.
Mi sono
agitato e poi quella maledetta cosa
ha strillato anche nella mia testa … Come ha fatto?
Ben
ti sta, felide!
ringhiò la Voce, l’autocompiacimento che trasudava da ogni sillaba
scandita.
Non
lo so ! Taci, Voce! Non è il momento di scherzare!
<< Andrew, scusa … - si
ricordò di lui, mortificata quanto il gatto – E’ stata colpa mia …
>>
Charlotte la fissò, attraversata da
un insieme di sensazioni stranissime.
Innanzitutto Famiglio, seppure sotto
al tavolo e vicino ad Ally, non era stato toccato da nessuno. Inoltre
Ally era veramente
convinta che la colpa fosse sua.
Qualcosa le diceva che c’era del
vero nelle
parole di Ally, ma non era affatto logico. Una cosa impossibile.
Non aveva mai percepito tante
sfaccettature tutte assieme. Fu distratta da Andrew che le prese il
gatto di
mano e lo abbracciò delicatamente.
<< Piccolino, cosa c’è? Non ti
sono più simpatico? >> gli chiese, sinceramente deluso.
<< Cos’è successo? >>
Boone ed Ephram varcarono la soglia della cucina assieme.
<< Cosa ci fa il gatto in
cucina? >> chiese Ephram severamente.
<< Si è spaventato e ha
infilzato Andrew. >> spiegò Charlotte mentre la voce le sfumava
in un
tono assolutamente divertito. Era contenta che Andrew non si fosse
arrabbiato.
<< Che cosa gli hai fatto?
>> chiese subito Boone, avvicinandosi per controllare il gatto,
studiandogli le zampette delicate – Non l’avrai pestato? >>
<< No! – s’interruppe – La
coda non c’era già da prima, no? >>
Guarda
come lo coccolano! Protestò
stizzita la Voce.
Ally scosse la testa. Invidiosa, Voce.
Era imbarazzata.
<< No, davvero, Andrew non ha
nessuna responsabilità. Era solo … troppo
vicino …>>
I due ragazzi si guardarono e poi
guardarono lei, interrogativo il biondo e sospettoso il moro.
Ephram si affrettò a toglierla
d’impaccio.
<< L’importante è che Famiglio
si sia calmato. Datelo a me, lo porto da Coon e dal randagio. Non mi va
che
resti in cucina. >>
Nooooo!
protestò Famiglio.
Ben
ti sta! Lo
rimbeccò
la Voce, malignamente.
<< Basta! - esclamò Ally.
Tutti la guardarono, e aveva gli occhi un po’ sgranati – Se qualcuno lo
tiene
in braccio va bene. Giusto, Ephram? Per favore – mormorò scoccando
un’occhiata
al cugino – Sto già fuori tutto il giorno. Non voglio allontanarmi da
lui per
niente al mondo. >>
<< Lo tengo io. – si propose
Boone immediatamente, senza riflettere – Tu va a cambiarti. >>
ordinò ad
Andrew prendendoglielo quando accennò a una protesta. Si voltò a
guardare Ally.
Aveva un’espressione corrucciata, ma sembrava cercare di dominarla. Gli
sembrava chiaro: Ally avrebbe preferito che fosse Andrew a tenere il
suo gatto.
Si sentiva invadere da una cocente delusione. Ma era chiaro che lei
preferisse
Andrew. Andrew piaceva sempre di gran lunga più di lui.
Ma l’espressione di Ally divenne
grata.
<< Oh, Boone, grazie. >>
cominciò con tono sincero, salvo interrompersi di colpo.
<< Che c’è, Ally? >>
Ephram assunse un tono improvvisamente allarmato. E se l’agitarsi di
Famiglio
fosse stato connesso al suo legame con Ally? Fu lui quello che si
avvicinò
maggiormente alla verità. La ragazza scuoteva il capo, mentre Famiglio
arruffò
di colpo il pelo.
Basta
Voce, per favore! Mi stai facendo male!
La Voce stava rimbrottando Famiglio
duramente. S’interruppe quando il dolore di Ally si riflesse su di lei,
annichilendola.
Oh,
per tutti i Maghi! –
esclamò, improvvisamente conscia di ciò che stava combinando – scusa! non avevo mai, mai provato un tale
desiderio di essere …
Al
posto mio? –
Famiglio fu stranamente comprensivo, in un modo che ad Ally sfuggiva.
Sì
…
Il gatto si calmò istantaneamente, e
anche la ragazza si rilassò.
<< Sto … sto bene. Ho avuto un
capogiro. >> mentiva, e Charlotte se ne accorse.
<< Vuoi riposarti? Per favore,
Ally, non ti stancare. >> fece il cugino, assolutamente
preoccupato.
<< No, sto bene, ti dico.
Voglio finire qui. Boone, siediti, per favore! Qui, vicino. >>
rispose
con aria stanca.
Tanto valeva cercare di accontentare
anche la Voce. Che era commossa dalla loro comprensione.
Boone obbedì docilmente, con
sorpresa di tutti, e Charlotte si lavò le mani per aiutare la sua
apprendista
cuoca, colpita dall’espressione ansiosa di Ephram.
Si schiarì la voce.
<< Ora devi chiudere … okay …
no, aspetta, deve combaciare con l’altro foglio dell’impasto. Sì,
brava. – le
sorrise – E’ fatta! >>
La ragazza annuì e scostò un ciuffo
dalla fronte sfregandolo via con un braccio. Rivolse un sorriso a Boone
e Boone
lo ricambiò senza quasi rendersene conto. Non si era mai sentito così
spinto
verso quella ragazza, attratto come nell’orbita di una stella.
Quando infine Ally infornò la
pirofila con lo sformato e si lavò le mani, Charlotte li scacciò
allegramente
dalla cucina, sfilando con destrezza il grembiule alla ragazza mentre
li
spingeva in direzione del salotto.
Si accomodarono sul divano, mentre
Ephram veniva trattenuto per apparecchiare la tavola, e Boone le
cedette Famiglio,
che si sporse verso il viso della ragazza, guardandola con assoluta
adorazione.
Ally lo abbracciò con affetto.
<< Tutto bene? >> le
chiese Boone con gentilezza.
Ally annuì. << Sì, grazie. Sei
stato gentile ad aspettare di là. >>
<< Non mi è dispiaciuto
affatto. – rispose sincero – Sono contento che tu … ecco … che tu vada
d’accordo con mia sorella. >>
Ally lo guardò prima di tornare con
gli occhi al suo gatto.
<< E’ così … dolce. E
trascinante. Lei … mi ricorda, in un qualche modo, ricorda molto … - Me, avrebbe voluto dire. Scosse il capo
– Sto bene con lei. – aggrottò leggermente le sopracciglia – Ha delle
idee
assurde, ma finiscono sempre col funzionare, chissà come. >>
<< Ah, non ti puoi neanche
immaginare quante ne pensi. Lotte sarebbe in grado di sconvolgere la
vita a
chiunque. – le sorrise – Mi fa piacere, Ally, davvero. – le sorrise –
Ti vedo
più serena. >> E più bella,
avrebbe voluto aggiungere. Si vergognò di sé: faceva mille ramanzine al
giorno
ad Andrew che Ally era ancora una bambina, e lui invece la studiava,
guardava
senza poterselo vietare il bel viso ancora arrossato dallo sforzo, la
maniera
in cui quell’abito così particolare lasciava scoperto il collo e
l’attaccatura
della clavicola.
<< E’ stata una bella giornata.
– concesse Ally con un sorriso, guardandolo negli occhi – Ho scoperto
che ci
sono persone che credono in me. Questo mi fa sentire un certo calore,
nel
petto. Non pensavo – si portò una mano al cuore – Che sarebbe successo
di nuovo.
>>
Famiglio si rannicchiò di più contro
di lei, che lo baciò sulla testolina tonda.
Boone era rimasto affascinato da
quelle movenze. E dalla maniera in cui gli occhi socchiusi lasciavano
intravedere un bagliore irresistibile. Si sporse verso di lei.
<< Ehi, siete qui! – Andrew si
sporse sul divano e rise – Meno male che Lotte era distratta,
altrimenti
avrebbe messo a sgobbare anche me ! >>
Ally alzò gli occhi verso di lui e
gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
<< Che scansafatiche! >>
Boone si adombrò. Andrew scherzava e
rideva, e questo senza dubbio ad Ally piaceva molto. Andrew si era
seduto
accanto a lei dal lato opposto rispetto a Boone ed accarezzava Famiglio.
<< Preferisco stare qui con
te, Ally, cosa vuoi farci? >>
Vuoi
un altro graffio?
Lo provocò la Voce. Ally scosse il capo, un sorrisino sulle labbra
color
ciliegia.
<< Allora perché non mi dai
una mano con chimica, più tardi o domani? Mi servirebbe proprio.
>>
sospirò.
<< Tutto quello che vuoi.
>> le concesse, suadente.
Boone si alzò, attirando i loro
sguardi. Incrociò gli occhi di Andrew per un secondo, poi raggiunse
Coon e il
trovatello sul tappeto. Non c’era posto per lui su quel divano.
Andrew continuò a seguirlo con lo
sguardo e contrasse le sopracciglia. Si sentiva un po’ in colpa nei
confronti
di quel suo amico tanto ombroso. Poi tornò a guardare il viso
sorridente di
Ally. Anche lei stava guardando Boone con una certa luce negli occhi.
Qui
sta succedendo qualcosa …
Ghignò tra sé. Vediamo se posso
accelerare un po’ gli eventi … Circondò le spalle di Ally con un
braccio,
con un movimento disinvolto, e accentuò il sorriso quando Boone, nel
voltarsi,
sobbalzò e tacque, visibilmente a fatica.
Vedi
un po’ che ti combino, caro il mio bacchettone …! Ridacchiò tra sé, e
abbassò la voce
tenendosi molto vicino ad Ally quando le chiese quali fossero le
nozioni di
chimica che non aveva chiare.
°°°
In cucina, Ephram stava
facendo di
tutto. Be’, tutto tranne
apparecchiare la tavola. Aveva tirato su Charlotte contro il muro e la
stava
baciando con genuino entusiasmo.
<< Ehi … Ephram … Ephram, asp
… mmh … se entra … tua cugina? >> gli chiese Charlotte col fiato
corto,
tra un bacio e l’altro.
<< Credevo non glielo volessi
tenere nascosto. >> rigirò la frittata Ephram con un sorriso
pieno di
desiderio. Le morse delicatamente il mento.
Charlotte aveva lo stomaco pieno di
farfalle.
<< Non glielo voglio
nascondere. Ma credevo che tu lo
volessi. Per proteggerla. >> gli rispose seria, sottraendosi a
fatica da
quell’assalto delicatissimo e terribilmente dolce. Non riusciva a
capire perché
Ephram avesse cambiato idea. E questo le importava moltissimo.
Quelle parole lo fecero
immediatamente rabbuiare. Ephram guardò le labbra carnose e un po’
gonfie della
ragazza che amava, dolci e succose come frutta tropicale. Inspirò
profondamente
e la lasciò andare, staccandosi da lei.
<< Quando migliorerà – disse
serissimo, il tono accorato che le fece mancare un battito – Io vorrei
dirglielo. Sta così bene con te! Vorrei che stesse bene. Correrei il
rischio …
>>
E s’interruppe di colpo, mentre un
piccolo frammento del suo cuore si crepava, perché il rischio era
troppo,
troppo alto, e Charlotte troppo indifesa. E lui, davvero, avrebbe
voluto che
Ally stesse bene, e avrebbe voluto che Ally capisse, e avrebbe voluto
tantissime cose tutte impossibili, perché Charlotte non era come lui e
non
meritava una vita in clandestinità, né di sentirsi dire bugie su bugie.
Ally era una strega di Sangue Puro.
Una McNamara, per giunta.
Charlotte era una Normale, che di
lui non sapeva nulla. Non delle cose importanti, almeno. Non delle cose
… che
avrebbero potuto influire sulla loro storia. Perché Charlotte sapeva
quali
fossero il suo colore e il suo tipo di cioccolata preferiti, i suoi
gusti
musicali, le idee filosofiche e … e anche come piegava i vestiti, come
sospirava ai suoi baci e sapeva tutto,
ma lui sapeva che non era sufficiente, non quando c’era così tanto a
dividerli.
La verità era che, se Ally si fosse davvero
ripresa, lui avrebbe solo dovuto combattere contro un nemico in più.
Guardò Lotte, la sua così fragile
Lotte, con occhi pieni di dolore.
<< Non importa, Lotte –
biascicò – Dimentica tutto. >>
Le diede le spalle e prese a
ordinare i recipienti e gli utensili che erano ancora sul tavolo, che
le
ragazze avevano usato per lo sformato, impilandoli in un contenitore
più grande
per toglierli dal tavolo.
<< McNamara! – esclamò
Charlotte alle sue spalle, sbigottita e arrabbiata – Voltati, su.
Finirai con
l’inciampare in quel muso lungo, lo vedo da qui. >> sbuffò,
tenendosi
stretta la frustrazione sessuale, dato che non era il momento. Quanto è problematico questo ragazzo! Alzò
gli occhi al cielo, quando lo vide fare una specie di piroetta su se
stesso.
Gli tolse di mano il vassoio e lo appoggiò con decisione sul ripiano
della
cucina. Poi appoggiò le mani sui fianchi, prendendo, senza volere, la
stessa
posizione di sua madre quando stava per farle una ramanzina. Ephram non
riusciva a reggere il suo sguardo.
<< Dimmi cosa c’è, su, muso
lungo. >> lo incoraggiò con dolcezza.
Il ragazzo le prese le mani tra le
sue e le portò al viso, per baciargliele.
Ehi!
Questa si chiama ‘distrazione’!
sibilò una vocina ironica dentro Charlotte, ma il resto di lei era
tutto
soggiogato sotto l’incredibile romanticismo del gesto.
La sentiva tremare appena sotto le
sue labbra.
<< Non ti farei mai soffrire,
mai. Sei la cosa più preziosa che ho. Piuttosto che perderti … io mi
ammazzo,
ecco. L’ho detto. >>
La vena ironica di Charlotte
prevalse e le fece alzare le sopracciglia
con un’aria vagamente incredula.
<< Io non ti voglio lasciare.
Pensi che ti lascerei se tua Cugina sapesse di noi? >>
A quelle parole le scattò un piccolo
‘clack’ nella testa, come un
ingranaggio che si inceppa e lotta per
mettersi a posto e continuare a girare nella giusta direzione. Incontrò
gli
occhi colpevoli di Ephram.
<< Tu! – sibilò, cercando di
ritrarre le mani, ma a quel punto fu Ephram a stringergliele per
trattenerla –
Il problema non è se Ally lo sa, vero? Il problema sono io! Tu ti
vergogni di me! – tirò le mani con più violenza, e
riuscì a liberarle e a stringerle a pugno – Nobile Ephram – sibilò con
scherno
– Questa yankee non è abbastanza per
te, giusto? >>
<< Non per me! – sussurrò
concitato Ephram – Per me tu sarai sempre molto più che abbastanza, per
me tu
sei tutto e più di tutto! >>
La prese per i gomiti e le piantò in
viso gli occhi più sinceri e più tormentati che lei avesse mai visto.
Ma non
usò il suo Potere su di lei, perché, se lei lo avesse lasciato, sarebbe
stata
molto più al sicuro che con lui. Avrebbe sofferto, certamente, ma era
meglio
che le si spezzasse il cuore piuttosto che la testa, di quello Ephram
era più
che convinto.
<< Tu diventerai capofamiglia e tornerai in
Scozia …
>> sussurrò Charlotte, e gli occhi le si riempirono, con sua
vergogna, di
lacrime.
Ephram chiuse gli occhi << Se
potessi, resterei qui con te per sempre, Charlotte. Ma non potrò
restare in
eterno. Se qualcuno dei miei parenti lo sapesse … sarebbe pericoloso.
>>
tremò a quella prospettiva, e lasciò che lei lo sentisse e si
spaventasse a sua
volta.
<< Cosa potrebbero farti,
Ephram! Diseredarti? Finiscila, non siamo certo Romeo e Giulietta!
>> gli
rinfacciò Charlotte, caustica.
Ephram sbiancò.
<< Be’, forse. – disse con
voce sorpresa, perché a quello non aveva proprio pensato. Si morse le
labbra –
Charlotte, a dire il vero non credo. Sono troppo importante. Mi
punirebbero, mi
richiamerebbero in Scozia e non potrei rifiutare di partire. Mi
impedirebbero
di tornare qui con ogni mezzo! E se anche mi diseredassero, mi
toglierebbero il
Casato e tutto il mio potere, le mie responsabilità ricadrebbero sulle
spalle
di mia sorella! Ha solo otto anni, Charlotte! E in più non
continuerebbe il
nome McNamara e questo segnerebbe la sua intera vita, e io non posso
permetterlo. Suze non se lo merita. Per la miseria, non se lo
meriterebbe
nessuno! – esclamò – Se arrivassero a sapere quanto mi sono compromesso
con te
… potrebbero anche arrivare a farti del male. Io … ho delle
responsabilità
precise, verso mio Padre, verso la mia Famiglia
e verso il mio Casato. E devo proteggerti, perché ti amo. Non
oso
immaginare che razza di pericoli correresti … >>
<< Sei un cretino! – Charlotte
sfruttò la sua vicinanza per tirargli un pugno sul petto – Che cosa
vuol dire
tutta questa storia! Non me ne hai mai parlato! >>
<< Perché solo saperlo è già
un rischio per te! >>
Charlotte era a dir poco sbigottita.
E riusciva finalmente a capire perché Ephram fosse stato così
refrattario a far
diventare le cose tra loro più intime, all’inizio. Solo che capirlo non
arginava la rabbia.
<< Ti ammazzerei, Ephram! –
picchiò un altro colpo contro il suo petto – Perché non mi hai mai
detto nulla,
avremmo risolto questa cosa insieme! >>
<< Come faccio a spiegarti che
non si può risolvere? – Ephram sfoderò un tono esasperato che gli
fruttò un
altro pugno sul petto – Ehi, mi stai facendo male! >>
<< Sì, perché sei lo scemo più
complessato del mondo! Cosa pensi, che io ora ti voglia lasciare? A me
non
interessa niente della tua famiglia, né i titoli né l’approvazione,
mettitelo
bene in testa! >> replicò caparbiamente.
Il litigio stava degenerando da un
tono drammatico ad uno arrabbiato senza che se ne accorgessero, ed
Ephram
strinse le labbra.
<< E cosa avrei dovuto dirti?
“Charlotte ti amo dal primo momento che ti ho vista, ma non posso
essere tuo
perché la mia famiglia non consentirebbe un matrimonio”? Io lo so che ti voglio sposare! E che vorrei
che i miei figli avessero il tuo viso, il tuo taglio d’occhi e della
bocca! Ma
guardati, Charlotte! – esclamò – Tu sei … >>
<< Cosa? >> lo sfidò. Si
trattenne dal colpirlo di nuovo, sicura che lui gliene avrebbe dato
motivo a
breve.
Invece lui si addolcì.
<< Sei dolce. E spontanea, e
generosa. Sei onesta e sei così libera
… La vita con me ti annienterebbe, questa è la verità. >>
<< Anche tu sei libero,
Ephram! >>
<< Qui. – rispose il ragazzo –
Qui dove posso stare con te. Però un giorno io dovrò tornare. Presto. E
non
potrò portarti con me. >>
Charlotte sentì la sua voce
incrinarsi prima che lui abbassasse la testa e smettesse di
trattenerla. Rimase
immobile, ora che avrebbe potuto colpirlo liberamente. Rimase ferma, in
silenzio, perché c’era una verità ineluttabile nelle parole di Ephram e
questo
lei non l’aveva messo in conto. Lei che si era sempre pensata come una
ragazza
aperta e libera dalle convenzioni, lei che si era divertita e qualche
volta
aveva tenuto il piede in due scarpe, che aveva gestito le sue relazioni
con
allegria, con sportività ed era in buoni rapporti con tutti i suoi ex
fidanzati, e che si era ripromessa di condurre quella storia nella
stessa
maniera spensierata … lei sentiva che perdere Ephram avrebbe
significato
morire.
<< Sei solo uno stupido! –
singhiozzò – se ti sei innamorato di me da subito e già sapevi che ci
saremmo
lasciati, perché hai perso tanto tempo? Perché non sei stato con me da
subito,
perché non mi hai dato più tempo?! >>
<< Cosa? – Ephram la guardava
straziato dalle sue lacrime – Charlotte, non piangere! Se vuoi
lasciarmi … ti
prego, ti imploro, fallo. Se vuoi smettere adesso, io ti starò lontano.
>>
<< Cretino! – gli strillò, e
questa volta lo strillo era piuttosto sonoro – Finiscila di dire queste
cose!
Sei solo un idiota scozzese! – si morse forte un indice per smettere di
urlare
e gli sibilò – Io ti resterò accanto comunque, sono innamorata di te!
>>
Ephram chiuse gli occhi, sentendo un
calore morbido avvolgergli lo stomaco << Tu non pensi proprio mai
alle
conseguenze, vero? >> mormorò.
<< Per quello basti tu,
zuccone. – gli allungò un pugno sulla spalla, ma mollemente, stavolta,
mentre
con l’altra mano si asciugava il viso dalle lacrime – Io non ti lascerò
mai,
mai e poi mai! >>
<< Non vorrei disturbarvi,
colombi, mentre vi dichiarate eterno amore. – la voce di Andrew li fece
sobbalzare – Ma vi pregherei di tenere bassi i toni, se non volete
farvi
scoprire. Di là c’è ancora Ally e ho dovuto dirle che venivo io a
vedere perché
stavate urlando. >> mentì.
L’ultima parola coincise con il
trillo del forno, segno che lo sformato era cotto.
Charlotte andò a spegnerlo prima che
bruciasse, senza dire neanche una parola. Ephram riprese a togliere le
cose dal
tavolo e si affrettò ad apparecchiare la tavola.
Andrew annuì e tornò in salotto, per
avvertire che era ora di cena. Fortuna che aveva chiuso la porta del
salotto
appena aveva sentito le loro voci. Ed era rimasto ad origliare, a quel
punto. Scosse
il capo. E i due colombi non si erano accorti proprio di nulla.
Questa
storia non mi convince affatto,
pensò.
°°°
Ally guardò lo sformato,
concentrata
nel tagliarlo e darne una porzione ad ognuno, come Charlotte le aveva
detto.
Quando estrasse la prima fetta dalla pirofila adagiata sul tagliere di
legno,
studiò con attenzione gli strati d’impasto. Aveva un bell’aspetto.
Servì Boone per primo e se stessa
per ultima, e sorrise quando tutti iniziarono a mangiare senza
esitazioni.
<< Ehi, è buono! – esclamò
Andrew, sventolando la forchetta come una bandiera – Brava, Ally!
>>
Boone annuì << Vero. E’
buonissimo, meglio di quelli di mia sorella. >>
scherzò, ma Charlotte non raccolse.
Ally si voltò verso l’interessata,
curiosa di sentire soprattutto i suoi commenti. La trovò assorta e si
oscurò.
<< A voi non piace? >>
chiese, aggiungendo anche Ephram che era ancora più scuro in volto.
Suo cugino sobbalzò come se qualcuno
l’avesse scalciato sotto il tavolo. La guardò in tralice ed esclamò
<<
Scusa, puoi ripetere? >>
Ally aveva le labbra contratte per
la delusione:<< La cena – ripeté, la voce più spenta – Non piace
né a te
né a Charlotte. >>
<< Ma quando mai! – intervenne
l’interpellata – E’ buonissimo! >>
Sembrava arrabbiata. Che se la fosse
presa per il commento del fratello?
<< E’ vero. – confermò Ephram
cadendo dalle nuvole – Sei stata brava, ma del resto hai avuto una
buona guida
… >>
Charlotte gli scoccò un’occhiataccia
tale da farlo ammutolire di colpo. Poi Charlotte si girò per regalarle
un
sorriso, sincero quanto bastava perché Ally non ci rimanesse ancora più
male
<< Sei stata brava. – aveva una voce poco vivace, assolutamente
non da
lei, e sorrideva un po’ troppo quietamente – La prossima volta lo farai
da
sola, va bene? >>
<< Certo. – Ally si affrettò
ad annuire. Cos’aveva Charlotte? – Io … volevo dirti grazie. Per oggi.
Cioè,
anche per … prima, sai. >>
Lotte allargò il sorriso, che
finalmente le raggiunse gli occhi << Non c’è niente di cui tu
debba
ringraziarmi. E mi ha fatto piacere insegnarti, oggi. >>
<< Ally, ma tu non mangi? –
intervenne Andrew – Non ti fai una buona pubblicità. >>
<< Giusto – convenne Ephram –
Cena con calma, cuginetta! >>
<< E’ una splendida serata, se
tutti mi danno ragione. >> sospirò appagato Andrew.
Tutti risero, perfino Boone, anche
se non poté trattenersi dallo scrollare il capo. Scoccò un’occhiata
inquisitoria alla sorella minore, decisamente sotto tono. Lei ed Ephram
evitavano di guardarsi, però si lanciavano occhiate quando erano sicuri
che
l’altro non li stesse osservando. Guai in
paradiso?
Spostò nuovamente l’attenzione su
Ally, che in quel momento annuì soddisfatta. Sospirò e sentì una
gomitata
provenire da Andrew.
<< Pace? >> gli
sussurrò.
Per un attimo rischiò che il boccone
che stava masticando gli andasse di traverso. Era lui che avrebbe
dovuto
scusarsi. Scosse la testa e si sporse verso il biondo.
<< Solo se dopo facciamo un
giro in moto. >>
Andrew gli rivolse un gran sorriso.
Era una cosa che succedeva raramente, perché Boone declinava quasi tutti gli inviti di Andrew a rilassarsi
un po’ . Boone gli sorrise di rimando. Quant’era contento di essere un
uomo.
Per loro le cose erano più facili: niente abbracci sentiti, niente
parole di
scuse complicate, niente discorsi a cuore aperto. Si rilassò sulla
sedia e
sorrise tra sé.
<< Ally, domani ti va di
andare per negozi? Dobbiamo comprare incensi e candele … >> stava
dicendo
Ephram.
La ragazza stava mangiando, per cui
pulì la bocca con un tovagliolo prima di rispondere affermativamente.
Charlotte prese nota del gesto. Era
così elegante, Ally! Così beneducata, e delicata come il profumo di un
fiore.
Abbassò il capo. Per quanto io possa
sforzarmi, non riuscirò mai ad essere così. Mi chiedo perché ci provo.
Non c’è
proprio speranza …
<< Così quando torni studiamo
chimica. >> aggiunse Andrew.
<< Dovrà buttarti giù dal
letto. – convenne Boone, sapendo quanto i due cugini fossero mattinieri
– Te ne
rendi conto, vero? >>
<< Certo! – esclamò felice
Andrew, annuendo e ammiccando ad Ally, che arrossì – Mi sveglierai con
un
bacio, mia principessa? E la colazione a lett –offf! Ahia,
Ephram! - sussultò, tirando indietro la sedia – Ma che avete
con questa gamba, stasera! >> prese a massaggiarsi la stessa
gamba che
Famiglio aveva artigliato.
Ally e Boone scoppiarono a ridere,
mentre Ephram sibilava.
<< Voi due studiate in
salotto! E se per quando torno non sei ancora fuori dal letto, vengo a
svegliarti a suon di legnate, chiaro? >>
Boone nascose il suo ghigno dietro
un bicchiere, ma Charlotte se ne accorse.
<< Perché non fai dormire Ally
un po’ di più? Per una volta che non ha la scuola, sarebbe meglio se si
riposasse, no? >> chiese in tono vagamente nervoso.
Ephram la guardò a bocca aperta. Mi parla?
<< F- forse hai ragione. –
deglutì un groppo doloroso in gola – Meglio se ti riposi, Ally. Ti
sveglio io.
>>
Ally era dubbiosa << Come vuoi
… >>
Andrew nascose una risatina dietro
un colpo di tosse e Boone si ritrovò a bere un lungo sorso d’acqua per
non
dover intervenire.
Famiglio, che era seduto su un
cuscino che gli aveva sistemato ai piedi della sua sedia, miagolò.
Ally gli sorrise.
Vuoi
restare di più a letto?
Se
vuoi tu. Potremmo giocare.
E
tu, Voce?
E’
meglio se riposiamo.
– rispose dopo un po’, seriamente.
Ally corrugò le sopracciglia. E
incrociò gli occhi grigi di Boone.
Il ragazzo era curiosamente attratto
da quello sguardo vivo. Si pentì di aver proposto ad Andrew di uscire:
voleva,
improvvisamente, mandare tutto a monte per restare a casa con Ally.
Possibile
che tu debba vivere ogni scelta come un sacrificio? Si rimproverò irritato.
Era giusto stare con Andrew quella sera. E
poi, nonostante tutte le loro divergenze, si divertiva con lui, e
almeno Andrew
riusciva a non fargli prendere tutto così seriamente. Fino ad un attimo
prima,
non aveva affatto pensato di voler restare a casa. Poi un fruscio lo
aveva fatto
voltare e aveva trovato quegli occhi verdi ad accoglierlo come pozzi
infiniti.
E’
solo una bambina
– ricordò a se stesso – Hai quanto, sette
anni, più di lei? Cosa ti passa per la testa! – studiò quel viso
bianco e
delicato, e quella bocca dolce – Così
indifesa …
Sospirò pesantemente e distolse lo
sguardo. Ally aveva mantenuto il suo, invece.
Boone
sembra turbato. Stasera è agitato, combattuto … Chissà che cosa prende
a tutti
quanti.
La Voce assentì vagamente, felice
che Ally assecondasse il suo desiderio di tenergli gli occhi addosso.
Sai,
Ally –
disse dopo un po’ – Sei davvero troppo buona.
Ally stava addentando una mela.
Masticò lentamente.
Cosa
vuoi dire?
Io
lo so. –
esclamò
Famiglio – Hai dimenticato cos’è successo
prima di cena?
Ah,
quello. Ma non era nulla! Sono convinta che tu non lo abbia fatto per
cattiveria, Voce.
La Voce tacque,
mentre Ally si
alzava.
<< Bene, ragazzi. Io sono un
po’ stanca. – osservò in tono distratto – Preferirei andare a dormire.
>>
Ephram rimase interdetto <<
Non vuoi il dolce? E’ una torta biscotto, l’ho presa alla cioccolateria
tornando a casa … >>
Ma lei scosse la testa <<
Magari domani, se me ne lasciate una fetta. Buona notte, ragazzi.
>>
<< Ciao, piccola. Dormi bene.
>> le raccomandò Charlotte allungando una mano verso di lei.
Ally si avvicinò e la abbracciò
<< Grazie, Lotte! A te devo dei ringraziamenti speciali! >>
<< Ehi! – protestò Andrew –
Anch’io voglio l’abbraccio della buonanotte! >>
Fu colpito contemporaneamente da un
calcio di Ephram e da uno scalpellotto di Boone.
<< Oooh, ahia, accidenti!
>>
Charlotte non riuscì a trattenersi e
scoppiò in una risata acuta, mentre Ally arrossiva.
<< Sei proprio incorreggibile,
Andrew! – osservò imbarazzata – Scommetto che esci anche stasera.
>>
<< Stasera ancora di più! – la
voce veniva quasi da sotto il tavolo, perché Andrew si era abbassato
per
massaggiare la gamba con una mano, mentre l’altra era andata alla nuca,
e per
un attimo sembrò che il suo gomito parlasse per lui. Infine si
risollevò – Esco
con il bacchettone! Un evento da ricordare. >>
Tutti si girarono verso Boone, che
stava cercando di fare il finto tonto.
Ally era più che sorpresa, ma annuì
in fretta e si mosse con più velocità di quanto fosse necessaria per
infilare
la porta.
<< Divertitevi. >> disse
solo, uscendo e salendo velocemente le scale, con Famiglio alle
calcagna.
Che
novità sono queste?
Stava chiedendo incredula la Voce.
Ally accese la luce di camera sua e
chiuse a chiave.
<< E chi se lo aspettava, da
Boone! >> esclamò scalciando via le babbucce e allentando il
vestito,
mentre Famiglio saliva calmo sul letto.
C’è
stato un solo giorno, da quando siamo in questa casa, in cui qualcosa
non ci ha
sorpreso?
Chiese
allegro.
°°°
Al piano di sotto,
l’attenzione si
era spostata sull’uscita affrettata di Ally.
<< Credo che qualcuno debba
parlarle. Sembrava piuttosto disorientata >>
<< E’ compito mio. >>
Ephram si alzò, cupo.
<< No. – lo interruppe Boone –
Salgo io a parlare. In fondo, è per me. >> si alzò ed uscì dalla
stanza
talmente in fretta che non lasciò a nessuno il tempo di replicare.
°°°
Boone si sentiva
straordinariamente
agitato, dietro quella porta. Con l’impulso di entrare senza bussare,
prendere
Ally per le spalle e scrollarla. E guardarla in quegli occhi verdi come
oceani.
Idiota! Si strillò mentalmente
sardonico. Ma pensa tu … !
Scrollò il capo e batté due volte le
nocche contro il legno.
Ally, da dentro, sobbalzò. Non aveva
ancora sfilato il vestito e si stava guardando allo specchio, spiando
il
luccichio stupefacente che ancora le danzava nello sguardo. A volte
rispondeva
a Famiglio a voce alta, meravigliandosi della quantità di sfumature che
aveva
conquistato la sua voce.
<< Chi è? >> si affrettò
a chiedere, posando al suo posto lo specchio.
<< Sono Boone! >> si
sentì rispondere.
Oh,
per tutte le stelle del firmamento!
Trillò la Voce, facendo sobbalzare lei e Famiglio.
Ally si affrettò ad aprire, mentre
rifletteva sulla sfumatura estremamente femminile che aveva colto
nell’esclamazione. Anche il suo udito era più percettivo?
Uscì sul pianerottolo.
<< Cosa succede? >>
cercò di darsi un tono. Aveva ancora il vestito allentato, ed era a
piedi nudi.
Boone la guardò sgomento <<
Sembri … - bella, avrebbe voluto
dire. – un po’ stravolta. C’è qualcosa che non va? >>
Ally trovò la sua voce molto profonda,
ora che erano da soli e non era più distratta da tutti gli altri
elementi.
Profonda, ma non cavernosa. Gli sorrise, un sorriso nuovo, meno
insicuro.
<< Non lo so. – rispose
sincera – Sto cercando di capirlo. Credo di avere qualche problema a
definire i
dettagli della questione. >> ammise.
Boone era perplesso. << Parli
del fatto che stasera esco con Andrew?>>
°°°
<< Hai visto? E’
andato subito
al sodo! Mi devi dieci dollari! Uah! – esultò Charlotte a bassa voce –
Un deca!
>> Lei ed Andrew si erano nascosti ai piedi delle scale, per
origliare,
appena Boone era sparito al piano di sopra.
<< Non vuol dire niente!
>> la contraddisse niente, sempre bisbigliando.
<< Piantatela di origliare! –
sibilò Ephram, stizzito – Non … non è corretto! >>
I due gli lanciarono la stessa
occhiata intimidatoria, facendolo allontanare da loro. Immusonito, si
rifugiò
in salotto, e guardò Coon attorcigliarsi protettivo intorno al randagio.
Ho
sentito tutto, prima.
Lo informò il gatto.
Non
avevo dubbi.
Ribatté
velenoso Ephram. Spero solo
che Ally non dica niente di troppo,
o mi toccherà Confonderli tutti quanti.
Dillo,
che ti piacerebbe che una certa persona dimenticasse le tue infelici
uscite di
questa sera.
Ephram si guardò in grembo.
No.
Io … E’ meglio se mi odia, se non vuole più stare con me. Se solo
potessi
proteggerla, sarei comunque felice.
Tu
non la vuoi proteggere, la vuoi amare.
Lo rimbeccò Coon. Alla prossima
occasione, tornerai a farle gli occhi dolci. Non sei in grado di starle
lontano
a lungo.
Ephram scattò e mancò poco per gli
rispondesse a voce alta. E invece ce la
farò! Perché io la amo, ecco perché! Io la amo, e la difenderò sempre
da tutti
e …
E
proprio perché la ami, non riuscirai a non starle accanto. Rispose Coon pacatamente. Proprio perché anche lei ti ama, non
rinuncerà a te. E’ così che vanno le cose.
Un
giorno dovrà rassegnarsi comunque. Rispose
cupo.
Non
tanto presto!
Ma
cosa pensi! Dovresti volerla al sicuro, come me! Ephram era arrabbiato, e
ferito.
Perfino il suo animale magico lo contraddiceva!
Tu
dovresti voler essere felice, invece.
Lo rimbeccò Coon. Non voglio litigare con
te, sei troppo nervoso. Chiuso il discorso.
Coon si alzò elegantemente e si
diresse fuori dalla stanza, altezzoso.
Ephram gli mandò un accidenti di
puro cuore, a cui rispose una pernacchia mentale davvero poco felina.
°°°
Ally si morse un labbro.
<< Un po’ mi hai sorpreso
anche tu. Perché … In genere tu la notte dormi. – sorrise di nuovo –
Però mi è
venuto in mente che volessi scusarti con Andrew a modo tuo. In fondo
siete
amici … e tu ti prendi sempre cura delle persone che ami. >>
Lo guardava con occhi così limpidi
da mandargli un brivido giù per la schiena.
Ah!
Ma come ha fatto?
Boone si sentiva improvvisamente scoperto, di fronte agli occhi acuti
della
cugina di Ephram, ma non poté fare a meno di annuire. Quanto
hai capito di me, Ally? Di tutti noi? Quanto riesci a vedere,
quanto in profondità riesci ad andare, con i tuoi occhi verdi?
Ally li teneva rivolti verso i suoi,
e senza pensarci Boone li incrociò.
<< E starai attento ad Andrew,
stasera. >>
La sentì a fatica. Annuì di nuovo, e
si chinò piano, per osservare meglio quella scintilla così affascinante
…
Un rumore soffocato li distrasse
entrambi. Boone aggrottò le sopracciglia, sospettoso, e fece due passi
indietro, verso il pianerottolo. Raggiunse le scale prima che potessero
nascondersi.
<< Brutti … - cominciò,
interrompendosi subito e notando che erano sul punto di scappare – Non
posso
crederci, stavate origliando! >>
<< O – oh! >> borbottò
Andrew tirando una manica di Charlotte. Esibirono in simultanea un
sorriso
innocente.
Ally vide Boone scendere
precipitosamente le scale e si affacciò dal pianerottolo.
Charlotte le fece ‘ciao-ciao’,
facendola ridacchiare. Sedette sul primo scalino e Famiglio, che
l’aveva
seguita, le salì in grembo, così che potessero godersi entrambi la
sfuriata di
un Boone furioso e decisamente imbarazzato.
Quando finì di urlare, era
accaldato, e rosso in viso.
Ally sorrise ad Andrew << Non
fargli fare troppo tardi. – raccomandò – Domani vorrà sicuramente
studiare.
>>
Il ragazzo le strizzò l’occhio,
Boone, che non si era accorto che lei era sulle scale e aveva seguito
tutta la
scena, la guardò sconvolto, Lotte scoppiò a ridere ed Ephram, che era
rientrato
dal salotto per sentire il motivo delle urla, rivolse ad Ally uno
sguardo
benevolo.
La ragazza si alzò per tornare in
camera, ma si bloccò appena Boone la richiamò.
<< Ma, Ally! – le gridò dietro
– Credi davvero che me ne andrei in giro con Andrew dopo che si è
comportato
così? >>
<< Certo! >> gli rispose
un folto coro, formato da tutti gli umani di casa.
E
che diamine!
, pensò Boone, indeciso se scoppiare a ridere o offendersi a morte.
Il sorriso di Ally prevalse sugli
altri, forse perché non aveva ironia. Solo fiducia. Fu per quello che
Boone si
concesse una risata rilassata, riprese a salire le scale e urlò dietro
un
<< Muoviti, cialtrone, prima che cambi idea! >> seguito
dall’esultanza del biondo in questione.
Mentre attraversava il pianerottolo
per andare a cambiarsi per la serata, passò accanto ad Ally. Si fermò,
perché
non riusciva a passare oltre.
La ragazza lo guardò con quegli
occhi sinceri.
<< Buon divertimento. >>
gli augurò sorridendo.
<< Grazie. >> le
sussurrò.
Ally tornò in camera e chiuse a
chiave di nuovo.
E’
andata bene anche stavolta.
Osservò serena la Voce.
<< Non c’è nulla che possa
andar male, qui. >> bisbigliò Ally, inginocchiandosi per posare
un bacio
sulla testa di Famiglio.
°°°
Ephram si rigirò nel letto
per
l’ennesima volta, pensando all’ effetto
butterfly. Se era vero che il battito d’ali di una farfalla in
America
poteva causare un tornado in Giappone, i suoi continui movimenti
avrebbero
devastato quella terra irrimediabilmente!
Coon, sdraiato con aria rassegnata
ai piedi del lettone, ma dal lato opposto per non prendersi calci
involontari,
muoveva la folta coda grigia su e giù, scocciato.
Era già notte inoltrata, e non c’era
alcuna speranza che il suo Mago si decidesse a dormire, e tutto perché
non era
andato a supplicare perdono a Charlotte, che non gli aveva più rivolto
una
parola, dopo che Ally se n’era andata e gli altri due ragazzi erano
usciti.
Avrebbe dovuto completare alcuni rituali, ma aveva combinato diversi
disastri e
quando c’era mancato poco che non mandasse a fuoco le tende, si era
messo a
letto. Poi aveva preso un libro d’università, poi un romanzo, poi le
parole
crociate. Infine si era accucciato sotto le coperte ed era rimasto
immobile per
quanto, due minuti? Coon osservava il suo lento dibattersi nel vortice
dell’incertezza, quando sarebbe bastato andare da lei. Avvertì un odore
particolare e s’immobilizzò. Era buio ed Ephram non riusciva a vederlo,
per cui
si alzò e sedette su un pouf vicino alla finestra, in attesa.
Un lieve bussare fece sobbalzare
Ephram, che si tirò di scatto a sedere.
Coon contenne il divertimento e il
sollievo.
<< Chi è? >>
<< Sono io. – la voce di
Charlotte era bassa, ma perfettamente riconoscibile – Posso entrare?
>>
<< Ce – certo. >> balbettò
Ephram, coprendosi il ventre. Si tese ad accendere l’abat jour sul
comodino, e
la stanza fu invasa da una luce dorata soffusa, mentre Charlotte
varcava la
soglia, in camicia da notte, e si chiudeva la porta dietro. La vide
posare uno
sguardo confuso sul disastro di cera che non si era preoccupato di
pulire, e
poi guardare lui con aria decisa, e insieme esitante.
<< Ho detto che non
m’interessa, prima. – disse solo – Io resterò con te … per tutto il
tempo … che
mi concederai. >>
Ephram allargò gli occhi, cercando
di scacciare la speranza, e la gioia, che si facevano largo nel suo
cuore.
<< Ne sei sicura ? Sarà una
strada terribile, Lotte. E. E io. Non potrò mai dirti tutto. Lo
capisci?
Davvero puoi essere d’accordo su questo?
>>
<< Non sono d’accordo affatto.
– la ragazza si avvicinò sedette sul
bordo del letto – Ma morirei piuttosto che staccarmi da te. >> si
sporse,
e gli posò un bacio sulle labbra, cautamente.
Sussultò quando Ephram la prese per
la vita e la tirò bruscamente contro il proprio petto, cominciando a
baciarla
quasi con ferocia.
<< Ti farai male … - mormorava
tra i baci, con voce tormentata – Ti farai male, e io sono così
stupido, così
stupido a permetterlo … >>
<< Tu devi solo amarmi.
>> Charlotte si allontanò appena per spegnere la luce, ma Ephram
le
bloccò la mano.
<< Lascia così. – ordinò, e un po’
supplicò – Voglio guardarti
… per tutta la notte … >>
Charlotte si arrese con un sospiro,
e nascose il viso contro il suo collo << Ti amo. Da morire.
>>
Ephram si scostò per prenderle tra le
mani quel viso adorato. E cominciò così la loro nuova notte. Non
distolsero lo
sguardo l’uno dall’altra nemmeno per un secondo.
°°°
Ally aprì gli occhi, ma
era ancora
buio pesto. Mosse la testa, occhieggiando intorno, ma non riusciva
nemmeno a
trovare la finestra, sempre illuminata dalla neve candida. E dov’era la
sua
radiosveglia? Doveva essere andata via la luce, per questo non la
trovava.
<< Famiglio? – chiamò – Voce?
>>
<< Ally, sono qui. E’ stretto,
questo letto … >>
<< Ma se misuri 15 centimetri in
tutto, compresa la coda che non hai ! >>
Ally sussultò: quelle voci sarebbero
dovute venire da dentro la sua testa,
non da fuori!
<< Famiglio, Voce! – mormorò
attonita – Dove siete? Cosa sta
succedendo? >>
Qualcosa urtò la sua coscia ed Ally
si rannicchiò terrorizzata.
<< Sta tranquilla, sono io.
Vieni. >>
Era la voce di Famiglio, e lei si
rilassò senza quasi accorgersene. Cercò a tentoni davanti a sé, e
sfiorò una
pelle calda e delicata. Un viso.
<< Famiglio! >>
Le labbra sotto le sue dita si mossero,
e sentì il fiato caldo contro la mano quando le rispose: << Sì,
mia
strega? >>
La luce si accese di colpo, ma non
era accecante, e Allysia guardò il viso contro cui aveva la mano. Si
spostò e
lo guardò meglio.
<< Famiglio, ti sei
trasformato in un ragazzo! >>
Il ragazzo occhieggiò al proprio corpo e sobbalzò,
cominciando a
toccarsi con le mani i fianchi, il torace, le cosce, il viso.
<< Oh. – osservò Ally – Hai
tenuto le orecchie da gatto. >>
Famiglio vi posò le mani con
sollievo. Anche gli occhi erano gli stessi, uno azzurro e uno giallo,
sebbene
avessero un taglio molto simile a quello umano.
Si squadrarono e Famiglio si scostò
per permettere di tirarsi a sedere sul letto.
Famiglio da umano era sconcertante.
Sottile e pallido, dimostrava non oltre quattordici anni. Il viso era
soffuso
di rosa in corrispondenza delle guance e sulle labbra, e gli occhi
erano ornati
da sopracciglia chiare. Aveva i capelli dritti e scompigliati, bianchi,
con
qualche ciuffo tartaruga nero e rosso, come il mantello della sua
versione
felina. Le orecchie, le stesse di quando era un gatto, erano
proporzionate al
suo nuovo viso, grandi e arrotondate. Ally tese le dita verso quelle
escrescenze e districò le sue mani unghiute, che avrebbero potuto
ferirle.
<< Sei magnificamente bello. –
lo lodò, sentendosi meno sorpresa di quanto avrebbe voluto – Non farti
male,
mio bellissimo amico.>>
Gli accarezzò le mani bianche dalle
dita provviste di artigli.
<< Quando la smetterete di
farvi i complimenti …>> iniziò una voce sarcastica.
I due si voltarono verso la fonte
del suono.
<< Voce! >> esclamò
Ally, mentre contemporaneamente Famiglio si strozzava dicendo .
<< Sei
una femmina! >>
In effetti, la Voce mostrava una
figura giunonica e decisamente femminile, avvolta da uno spesso velo
nero intorno
al viso. Il corpo era fasciato da strati su strati di seta nerissima,
ed Ally
scostò le coperte per scendere dal letto, con ancora la camicia da
notte di
lana pesante molto pudica con cui era andata a letto. Guardò con
circospezione
verso il suo gatto – che ora era un ragazzo - scoprendolo vestito di
una corta
camiciola ed un paio di calzoncini, entrambi bianchi. Erano tutti e tre
a piedi
nudi. Un movimento nero attrasse il suo occhio, e Allysia si accorse
che la
Voce – che ora aveva un corpo – si era tirata in piedi, ed era molto
più alta
di Ally.
<< Usciamo da qui. – propose –
Voglio vederci chiaro. >>
Famiglio annuì e si diresse verso la
porta << Con cautela. >> disse, ma quasi a se stesso, prima
di
socchiudere la porta e lanciare un gridolino: << Che succede!
>>
gridò Ally.
Famiglio lasciò andare la porta e
fece un passo indietro.
Un prato, incredibilmente verde e
profumato si stendeva, coperto di erica, davanti a loro.
<< La Scozia …
>>sussurrò rapito il ragazzino, cadendo in ginocchio.
<< Questo è … un sogno …
>>
E nel momento in cui lo disse, si
accorse che non poteva essere altro. Ally inspirò profondamente. Il
primo sogno
dopo … un mese ? Un mese e qualcosa, forse.
<< Ma certo. >> concordò
la Voce, oltrepassando Famiglio in uno svolazzo di tenebra.
Ally aiutò Famiglio a rialzarsi.
<< Meglio seguirla. >>
Il ragazzino annuì, tenendole la
mano con delicatezza, per non graffiarla con le unghie a forma di
mandorla che
spuntavano dalle sue dita sottili.
<< Ally. – bisbigliò commosso
– Stai sognando! >>
La ragazza annuì e si scambiarono
uno sguardo emozionato.
<< Volete muovervi? Qui è
tutto verde !>> sibilò la Voce.
Famiglio affilò gli occhi <<
Non voglio lamentarmi, ma avresti dovuto sognarla senza audio. >>
borbottò, facendola sogghignare ed attirandosi un insulto a mezza voce
dalla
donna più in là.
Si affrettarono verso il prato verde
che si stendeva a perdita d’occhio, punteggiato di datura, lavanda ed
erica. La
magnifica terra di Scozia si stagliava imperiosa sotto i loro sguardi
avidi.
Ally non aveva realizzato quanto le fosse mancata, in
tutto quel tempo, e neanche quanto avesse
sofferto anche Famiglio, la cui mano tremava forte nella sua. Erano
stati così
felici, nella verde Scozia. Così liberi.
<< Il Castello McNamara –
indicò la Voce – Cosa vuoi fare, Allysia? >>
L’attenzione della ragazza era tutta
per una nuvola scura che li stava superando nel cielo.
<< Seguiamola, presto!
>> ansimò.
Ally non si ricordava di aver mai
avuto tanta forza nelle gambe, ma le sembrava di importanza vitale
seguire
quella nube grigia. Corse e corse finché fu davanti alla laguna oscura.
Lì
altre nubi si addensarono, acqua su acqua, e l’immagine le fece dolere
il
petto.
<< Boone! – singhiozzò –
Boone! >>
Cadde in ginocchio e batté i palmi
delle mani per terra, per non accasciarsi. Strinse forte le palpebre.
<< Allysia! >> Famiglio
le cadde accanto e la strinse forte.
<< Attenta! – gridò la Voce –
Stai attenta, Allysia! >>
Ally spalancò gli occhi e,
all’improvviso, la laguna era sparita, e anche i suoi accompagnatori.
<< Allysia, c’è qualcosa che
non va? >> la voce quieta di Salem era accanto a lei. Volse gli
occhi,
sgranandoli quando lo vide, i capelli d’argento a sfiorargli le spalle,
la
casacca da mago lunga fino a metà coscia, dove si apriva rivelando i
pantaloni.
Ally si graffiò una mano e cadde, cadde, cadde, ma Paqui rallentò la
sua caduta
fino a farla sedere, e accanto a lei c’era ancora Salem, seduto
composto, con
una mano tesa verso le sue.
<< Dammi la tua mano. >>
le ordinò morbidamente, e sospirò beatamente quando poté chiuderla tra
le
proprie.
<< Perché ... il tuo profumo è
così buono, quando mi Guarisci ? >> gli chiese, sapendo quale
sarebbe
stata la risposta.
<< Perché mi piace farlo …
>>
<< Ah! >>
Ally balzò a sedere sul letto, così
velocemente che le vertebre diedero uno schiocco. Aveva il respiro
affannoso e
rantolante. Famiglio corse verso di lei dal fondo del letto e posò le
zampette
morbide sul suo grembo. Ally aveva le guance bagnate, e si accorse che
stava
piangendo.
<< Sei qui! >> gemette,
e lo strinse al petto.
I miagolii le risposero.
Sono
qui, sono qui con te!
<< Voce? >> singhiozzò.
Presente! La sentì esclamare, con
un’ombra di
sollievo.
Il
primo sogno …
Ally cercò di rilassare le gambe,
che sentiva rigide e dolenti.
E’
meglio se dormi, ragazza mia.
– mormorò la Voce – Domani ne parleremo.
Ally si distese, tenendo stretto
Famiglio. Avvolse entrambi sotto le coperte e chiuse gli occhi,
riaddormentandosi di colpo.
°°°
Charlotte era uscita dalla
stanza di
Ephram molto presto, quel mattino, per non correre il rischio di farsi
cogliere
in flagrante, ed era andata a dormire nel proprio letto. Dopo un paio
d’ora, fu
svegliata da un assurdo trambusto sul pianerottolo. Infilò una
vestaglia sulla
camicia da notte e uscì dalla stanza, ancora assonnata, trovandolo che
bussava
forsennatamente alla porta della Cugina.
<< C’è qualcosa che non va?
>> chiese andandogli vicino.
Ephram aveva le belle sopracciglia
corrugate per la preoccupazione.
<< Ally non risponde e la sua
porta è chiusa a chiave. Non so cosa fare! >> esclamò, frustrato.
<< Non ti agitare tanto, starà
dormendo … >>
<< No! Senti, è successo
qualcosa. Io lo so, me lo sento. Lei non … Ha sempre avuto il sonno
leggero, e
da quando è qui si è sempre svegliata, di notte >>
E
ho ritentato i miei rituali, stamattina, e sta succedendo qualcosa di
strano,
qui.
Ephram strinse i denti fino a farli
stridere.
<< Che cavolo … >> Boone
si affacciò da camera sua.
<< Ally non apre ed Ephram sta
andando in paranoia. Gli ho detto che probabilmente sta dormendo, ma
lui non
vuole arrendersi. Notte brava col biondo, mh? >> s’informò.
Boone annuì e si passò una mano
sugli occhi, poi uscì sul pianerottolo
con i pantaloni del pigiama e una maglia di cotone grigio a
maniche
lunghe, che era la sua tenuta per la notte.
<< Mi ha fatto fare un tour
dei suoi locali preferiti. >> sbadigliò, mentre Ephram li
ignorava e
continuava a bussare.
Lotte sorrise: si ricordava
benissimo di quando Andrew se la trascinava dietro, prima che lei si
mettesse
con Ephram. Ed era fa-vo-lo-so.
Aggrottò le sopracciglia: il suo
ragazzo stava facendo troppo rumore, adesso, perché Ally non lo
sentisse.
Stava per dargli manforte quando
sentirono la chiave girare nella toppa e il visetto pallido e assonnato
di Ally
emerse appena.
Ephram le prese il viso tra le mani
e la strattonò, tirandola a sé.
<< Stai bene! – esclamò – E’
da un quarto d’ora che busso, ma che ti è successo! >>
Ally divincolò la faccia, il viso
assolutamente adorabile mentre se ne stava lì ancora semiaddormentata,
cercando
di collegare la lingua al cervello.
Lotte sbuffò una risata mentre la
sentiva bofonchiare.
<< Che razza di modi, certo
che stavo dormendo. >> e guardò in cagnesco suo cugino, che alzò
le
sopracciglia.
Boone sentì improvvisamente caldo al
collo a quel tono biascicato, che gli regalò un brivido.
<< Scusami. >> balbettò
Ephram, mortificato.
Ally continuò a guardarlo male, o
forse stava solo cercando di metterlo a fuoco, chissà.
<< Ciao, ragazzi. Bentornato,
Boone. – bofonchiò – Non fare quella faccia, non è successo niente. Ci
vediamo
a colazione. >> e chiuse la porta, senza lasciare loro tempo di
rispondere.
I tre si guardarono. Charlotte
sorrideva ironica e diede una pacca affettuosa ad suo ragazzo.
<< Tu, un giorno – gli disse
solennemente – sarai un padre molto apprensivo. >>
Boone non riuscì a trattenersi dal
sorridere, mentre Ephram arrossì.
<< Oddio. >> mormorò
solamente, coprendosi il viso con le mani.
Che
razza di spavento!
---------------------------------------------------
E rieccomi qua con un capitolo nuovo.
Oddio, ho appena dovuto fare il lavoro due volte perchè mi si erano
SOLO scaricate le batterie del mouse e non sapendolo ho riavviato il pc
mandando in vacca due ore di lavoro! Non è giusto, ci sono un sacco di
cose da dire e non posso certo lasciarle passare sotto silenzio!
Innanzitutto, nessuno ha commentato
la foto di Charlotte. Credevo avrebbe avuto più successo, io ho avuto
una folgorazione appena l'ho trovata googleando! E' Charlotte, in
effetti, dal naso agli zigomi ai capelli. Tranne che per gli occhi, che
nel racconto sono grigi ... ma anche color cioccolato hanno il loro
perchè, che ne dite? Voglio, esigo, pretendo i vostri giudizi, positivi
o negativi che siano! Fatemi felice, su! Tanto la ragazza, chiunque
sia, appena troverà la sua foto in questo racconto, mi denuncerà per
abuso di immagine o che so io, quindi fatemi godere adesso, finchè non
dovrò sborsare fior di quattrini o un contratto come attrice nel film
che trarranno dal libro appena lo avrò pubblicato! (megalomane...)
Ho trovato le foto di quasi tutti i personaggi, c'è il buio totale solo
su Salem : voi come ve lo immaginate? Se trovate qualche giovine di
bell'aspetto su google o volete fornirmi dei nomi, sono aperta a tutte
le possibilità : io DEVO trovargli una faccia! Mica è facile, un
diciassettenne coi capelli bianchi e gli occhi scuri, e l'aria
depressa!
Poi: ho adorato scrivere questo
capitolo (un po' meno mi è piaciuto copiarlo su pc, perchè è
luuuuuuungo! Ah, udite udite! I capitoli avranno tutti più o meno
questa lunghezza, d'ora in poi, così almeno mi perdonate il fatto che
non posto mai! ), perchè è pieno di novità e di tanti passetti in
avanti che Ally compie per tornare ad essere se stessa. E' un capitolo
pieno di speranze, insomma, anche se Ally e gli altri non sembrano
accorgersene. Proprio per questo il capitolo si intitola "Inconsapevole",
perchè è un aspetto che ho cercato di sviluppare in ogni personaggio:
Ally è inconsapevole di come e quanto stia cambiando e stiano cambiando
gli altri per lei, Charlotte non sa cosa precisamente le nasconda il
suo ragazzo, Ephram non sa che cosa succede alla cugina nè cosa
nasconda Charlotte(voi ci avete pensato?), Boone ha scariche ormonali a
go-go!(per la mia gioia e per il divertimento di Andrew, pare).
Paradossalmente, quello che sembra saperne un po' più di tutti è proprio Andrew
(perchè ha manie di protagonismo, e non riesce a smettere di farsi gli
affari altrui: NdBoone), forse perchè applica il ragionamento scientifico senza
rendersene conto ... in fondo studia chimica, è abituato alle reazioni!
Comunque, almeno ho riequilibrato il suo Karma riempiendolo di calci.
^^ (ghigno malefico).
Ephram: ha un'Abilità Specifica
Mentale Di Contatto (mamma che parolone!), cioè il suo potere agisce
sulla mente in maniera specifica, crea confusione assopendo la
volontà; di contatto, perchè può crearla solo attraverso un contatto,
visivo o toccando la persona che vole confondere. Per farvi capire,
invece l'Illusione, l'Abilità Magica di Allysia, è un'Abilità
Aspecifica Materiale Totale, perchè agisce su un qualunque oggetto
anche a grandi distanze e non ha nessuno dei limiti che la materia
impone. Il casato McNamara è un casato di guerra, l'ho già detto?
Prendono un sacco sul serio queste cose!
Tornando ad Ephram, quello del capitolo scorso è semplicemente il suo
compito, il
famoso Mandato cui fa riferimento la Voce: i Maghi puri, come Allysia
ed Ephram, spengono i focolai di Magia che si aprono nel Nuovo Mondo,
terra a cui la Magia è preclusa (salvo rarissime eccezioni): è un grande onore (e una solenne rottura di balle) ricevere il Mandato. Il Fronte
dell'Intolleranza - che poi è l'intero Stato di New York, dove si trova
Buffalo, devo ricordarmi di mettere una digressione - è la zona in cui
si verificano i casi maggiori di Normali che usano la magia senza
averne il diritto: una Magia Nera, che è contro Natura, come dice
Ephram , e che si basa sulla sofferenza e sulla morte, e che per questo
è considerata un peccato, appunto, contro il naturale stato delle cose:
chi si ricorda di Salem, a questo punto? Il suo potere ha un senso
laddove ci siano dolore e sofferenza, per questo i Guaritori sono
considerati la feccia del Mondo Magico: sempre per citare la Voce,
però, questa è una pecca ideologica del Mondo Magico, spiegherò in
seguito perchè.
Infine: grazie a tutti quelli che
hanno commentato Il Riconoscimento e la mia one-shot Twilight, Addio a
Denali! Grazie, davvero!
Stavolta le foto di Ephram: qui,
qui,
qui
e qui.
Fatemi sapere, ragazze, davvero!
E anche Andrew, perchè mi sento
buona. Forse questo lo avete già visto in giro: qui e qui,
anche se il mio Andrew è più sorridente di così!
E oraaaaaa .... spazio commenti!
Addy: ho
riso molto per il tuo commento: sì, Andrew fa lo stupido, di tanto in
tanto, ma come vedi si riscatta altrettanto! E Charlotte ha la capacità
camaleontica di scordarsi i suoi guai, pur di smorzare i momenti di
tensione (soffrirà di disturbo bipolare) E cosa pensi adesso
dell'emotività latente nel mio Boone? Non è assolutamente strabiliante
con l'aria confusa? Ad Ally fa male la testa per via della tortura che
ha subito, e infatti non si fa mai toccare neanche dal cugino. In
questo capitolo le cose cambiano, ma ne rimane sorpresa lei stessa. Hai
visto che terribile segreto nascondeva Ephram? La scena che ho
descritto era abbastanza forte, e devo dire che mi è pianto il cuore al
dover mettere animali morti nel mio racconto (mette mano al
fazzoletto), però almeno Ephram ha salvato il salvabile! E' il suo
lavoro, distruggere la Magia Nera ... anche se scritto così fa tanto
Supereroe. Lin è una pazzerella, ma vedi, Ally ha, diversamente da
Allysia, la capacità di attorniarsi di persone che sono attratte dalla
sua fragilità e dalla sua purezza: finora hanno cercato tutti di
aiutarla, ma chissà che qualcuno non tenti di approfittarsene, un
giorno! (sogghigna) SWpero di essere stata esauriente! A presto,
piccola!
Lucyette:
vedo che apprezzi tutti i miei personaggi e cerchi di vedere oltre le
apparenze! Si stanno aprendo tutti, con Ally, e io cerco di mostrare
sia i loro pregi che i loro difetti (visto che ne hanno un sacco!)
Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!
Giulia91:
felice che tu abbia apprezzato la lunghezza, anche questo è lungo come
la fame, avrai notato. Come ho già spiegato ad Addy su, Ally non ha una
fortuna sfacciata con gli amici, attira persone che sono affascinate
dalla fragilità! E' una cosa che non dico mai e potrebbe passare per
semplicismo narrativo. Forse dovrei lavorarci su (Uhm). Si è capito che
anche a me piace fare la passeggera in moto? ^^ Io ADORO girare con la
motocicletta, anche se, di contro, non mi metterei mai a guidarne una.
Sono strana, eh?
Andrew è abbastanza bello, sì (vedi la foto su! Era un altro volto
introvabile! Ma ieri sera ho avuto un altro colpo di genio! ). La
cioccolateria è un luogo di pace cosmica, è chiaro! Ed è anche il luogo
in cui Ally scopre di parlare con Charlotte molto più facilmente che
con tutti gli altri, per un'attitudine precisa della ragazza: ti
consiglio di tenerlo d'occhio, questo dettaglio! Ho seminato qualche
allusione qua e là! Sono felice che ti sia piaciuto tutto! spero che
questo capitolo sia all'altezza, anche se è decisamente più burrascoso
del precedente (litigano tutti!)
BlueSmoke:
graziegraziegrazie per gli aiuti tecnici! Sono contenta che il capitolo
ti sia piaciuto, il respiro che senti, anche in questo, ce l'ho messo
io, infatti sono in debito d'ossigeno per quanto ho scritto! Boone è un
grande, una specie di genio comico represso (questa battuta la
incollerò ad Andrew, prima o poi, e gli frutterà qualche altro
sganascione): ha un po' paura dei sentimenti, perchè è stato ferito in
passato, ma in realtà è sempre stato molto più chiuso della sorella
minore. 'Sti maschi!!! In realtà Ally non è a metà tra loro: è solo
molto più indietro. Ha praticamente dovuto reimparare a vivere e a a
rapportarsi con gli altri, e lo fa a tentoni, come quei bambini piccoli
che, anche se gli sorridi, vanno a nascondersi dietro le gambe della
mamma. I suoi interessi sono "congelati", in qualche modo, e passano in
sordina anche per lei. Però, piano piano, imparerà a fare più chiarezza
nei suoi pensieri, consci e inconsci ( hai visto che stoccata quella
del sogno?), e quel giorno, potrebbero essere guai per tutti, nessuno
escluso (semina spoiler con naturalezza). Allysia non sa quasi niente
del Nuovo Mondo! Ma confermo, la calza era DECISAMENTE di pessimo
gusto! (che cattiva ad averlo notato!) Per Ephram, è chiaro il
paragrafetto in alto ? (hai visto che casino colossale ha combinato
stavolta?)
Spero di aver detto tutto, in ogni
caso non esitate a farmi domande, anche via e-mail!
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