Real Illusions

di La Fleur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 3: *** ... Delitto e Castigo ***
Capitolo 4: *** I Tre Desideri ***
Capitolo 5: *** L'Illusione della mia vita ***
Capitolo 6: *** Siediti e Medita ***
Capitolo 7: *** Fuori uno! ***
Capitolo 8: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 9: *** In casa ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni a cena! ***
Capitolo 11: *** Definendo i ruoli di casa ***
Capitolo 12: *** Inconsapevole ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo Era un bel giorno di piogge battenti, quello in cui Allysia venne al mondo. Nel momento in cui sua madre diede l'ultima spinta e si arrese al primo vagito irrefrenabile e colmo di vita, tutti compresero l'importanza della nascita cui avevano assistito: primo, perchè Allysia era una bambina di inimitabile bellezza, con i capelli già neri e lunghi fin nel grembo materno, gli occhi verdi come smeraldi e cangianti come le maree e la pelle bianca e lucida;
secondo, perché nel momento in cui l'ostetrica le tagliò il cordone ombelicale, la stanza si riempì dei più strani bagliori e ricreò il chiaro-scuro che Allysia doveva aver fissato nel grembo materno, e si sentirono tutti cullati dallo stesso sciabordare tranquillo e dallo stesso senso di quiescenza, decretando così l'abilità magica di Allysia, l'Illusione, cioè la più elaborata e potente forma di magia, nonché, si sarebbero resi conto ben presto, la meno controllabile;
terzo, perchè nell'esatto istante in cui l'Abilità di Allysia venne rivelata, un delizioso animale graffiò contro la finestra, emettendo un verso impaziente: era il "famiglio" di Allysia, l'animale guida che determina il potere dei Maghi e delle Streghe, e il loro catalizzatore di potenza, e, dal momento che sono i Maghi per lo più a doverlo cercare, il fatto che fosse stato lui a presentarsi già alla nascita della bambina era un evento più che straordinario, ed emozionante.
Così, il giorno in cui Allysia McNamara giunse a rallegrare la vita di tutta la sua famiglia venne ricordato per anni come la nascita più prolifica di gioie e grandezza, e nessuno potè dimenticarla, perchè fu anche il giorno in cui molte delle concezioni magiche crollarono, per far posto alla nuova vita che richiedeva il mondo stesso.

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Capitolo 2
*** Orgoglio e Pregiudizio ***


Capitolo 1: Orgoglio e pregiudizio

<< Un Guaritore!>> gridò sprezzante Lord Churchill, fendendo l'aria con un dito aguzzo.
<< Ma...>> cercò di obiettare Allysia, subito interrotta.
<< Un Guaritore ha osato toccare le vostre mani, ha osato porre i suoi occhi nei vostri, ha osato confondervi con i suoi olezzi...>> Lord Churchill continuava imperterrito la sua arringa.
<< No, lui...>> tentò di nuovo, ma di nuovo il dito appuntito e abituato al comando scattò verso il suo naso.
<< Un Guaritore, la feccia...>>
Sconvolta, Allysia scattò in avanti, quasi oltrepassando la materia trasparente e fredda dell'ectoplasma del suo interlocutore:<< Lord Churchill, Salem non è feccia! E' mio amico!>> gridò, arrabbiata.
<< Amico?! Amico?! A tal punto vi ha confuso quel viscido essere senza vergogna...>> ricominciò il fantasma preso dalla sua smania di onore e desiderio di vendetta.
<< Adesso basta!- gli gridò contro Allysia, fuori di sé dalla rabbia -Salem Finnegan è uno dei miei migliori amici, secondo solo alla sua...- si interruppe di scatto e portò le mani alla bocca. No, quello non le doveva mai sfuggire dalle labbra, sarebbe stata la fine!- Smettetela, Lord Churchill, io non posso sentirvi parlare così dei miei amici...>> concluse chiudendo gli splendidi occhi verdi, che erano di un'intensa tonalità color menta per lo sdegno e la tristezza. Con uno schioccare dell'indice e del pollice trasformò il cofanetto che ospitava il Fantasma in una cassaforte insonorizzata, e quella si chiuse con un tonfo.
<< Amici!- la voce possente, e oltremodo arrabbiata, di suo padre, risuonò in quel momento nella stanza. Subito la figura alta e scura oltrepassò la porta che lei aveva chiuso a chiave come se neanche ci fosse: avere un padre con l'Abilità della Smaterializzazione era un vero incubo per il suo desiderio di privacy.
Ma sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e lo accolse con le spalle dritte. Riaprì i grandi occhi verdi per fissare quelli di suo padre, identici ai suoi.- Quelli che tu chiami amici non sono altro che la peggiore gentaglia di questa contea! Un Guaritore!- lo pronunciò come l'insulto peggiore che si potesse fare a un Mago. Lo era, in effetti.- Ti sei fatta trovare mano nella mano con un Guaritore, Salem Finnegan, il disonore della sua stessa famiglia, un rinnegato!>>
<< Ma padre!- obiettò, per nulla spaventata, urlando come lui- Non mi stava tenendo una mano, mi stava Guarendo! Salendo sull'albero sono scivolata e mi sono graffiata e lui mi stava aiutando a...>>
<< Un albero!- ruggì il Mago- La Casa della Vergogna!>>
<< La Casa delle Due Insegne!- gridò Allysia, stringendo i pugni così forte che le dita le sbiancarono- Non ti permetto di parlarne male, è un posto fantastico... E'...>>
<< Taci, svergognata!- l'urlo risuonò talmente forte che per una frazione di secondo parve echeggiare nella stanza- Quella è una stamberga, dove aleggia solo il vizio!>>
<< Non è vero! Lì abita la mia amica Ylana, lei è...>>
<< Una Mezzelfa! Ah! Ylana Methensay, anche lei è una tua amica? Ho generato un groppo di serpenti, non una figlia! Mia figlia, una McNamara, figlia di una delle più fiorenti e ricche Case della Scozia! Si circonda di Guaritori e Mezzelfe, e non si sa quale delle due razze sia peggiore! Mia figlia, con un traditore del suo sangue e un Ibrido! Chi altro si aggiunge? Chi? Da chi ti recavi, Allysia?>>
Allysia strinse le labbra:<< Paqui Johannes, padre. Avete qualcosa da dire anche su di lui? O su Sveva Lockin', della potente Casa dei Lockin' di Grindhara? E' questo che volete sentirvi dire? Volete che vi sciorini i Titoli delle loro Case, che mi imbrogli la bocca con tutti i meriti e gli onori cui nessuno di loro da peso? Nessuno di loro mi si è presentato con le Insegne della Casa, padre! Sono miei amici perchè se lo meritano, non per il nome che portano, e che non hanno scelto! Come io non ho scelto il mio!>>
L'ultima frase coincise con il ceffone che suo padre le mollò sulla guancia, con tanta improvvisa violenza da farle girare il capo.
Sentì lo schiocco, subito il bruciore, poi le lacrime agli occhi. Ma ritornò a fissare suo padre dritto in faccia, con orgoglio.
<< Tu...! Tu insulti il tuo nome in favore di quello dei tuoi amici? Come posso credere a quello che mi dici? Sveva Lockin' e Paqui Johannes non si farebbero mai trovare con due Immondi!>>
<< Potete non credermi se volete. Potete picchiarmi...- la voce le vibrò di scherno- Ma quando capirete che voi non potete cambiarmi?>>
Il mago le lanciò un'occhiata rabbiosa, poi impotente. Uscì dalla stanza attraversando la parte, e Allysia non potè scorgere il rispetto che brillava negli occhi di suo padre mentre si allontanava da lei, portando con sé il cofanetto Illuso che imprigionava il Fantasma.
Rimasta sola, si passò la mano sulla guancia, arrabbiata, e andò a sedersi sulla sponda del suo letto: il baldacchino era stato proprio Ylana a ricamarglielo con le sue mani leggiadre: la Mezzelfa portava in dote al suo sangue il gusto per la Bellezza e l'Armonia che le veniva dall'Elfità materna, e l'Abilità nell'usarlo che aveva ereditato dal padre Mago, un Riparatore.
Sospirò, sollevata almeno di non aver tradito il segreto della sua migliore amica: la Casa delle Due Insegne era la Casa di Ylana, e l'unico posto in cui nessun Mago rispettabile si sarebbe mai recato, in quanto risultante dall'unione di due Razze, il Mago e l'Elfa. E proprio lì Sveva e Salem si erano dati convegno, sfruttando le sue Illusioni per arrivarci senza essere visti. Aveva già accompagnato Sveva dentro, ed era a metà della scala che aveva creato quando si era graffiata: si era deconcentrata e la scala si era dissolta: solo grazie alla Levitazione, l'abilità di Paqui, che li aspettava in alto con Ylana e Sveva, non si erano sfracellati al suolo. E Salem aveva voluto curarla prima di ritentare. Erano stati colti in quel momento alla sprovvista dalle guardie che circondavano la Casa, e lei era stata riportata alla Casa dei McNamara con la forza. Chissà che sorte era toccata a Salem, e se gli altri erano riusciti a scappare...
Allysia!
La ragazza si guardò intorno, all'erta.
Allysia! Prendi l'Ematite! Così potrai vedermi!
Allysia corse al suo scrigno di pietre preziose e semipreziose: l'Ematite era utilissima per raggiungere gli stati di trance. Raccolse il minerale e tornò al suo letto. Si concentrò, gli occhi chiusi: visualizzò Sveva, gli occhi grigi accesi di ansia.
L'abilità di Sveva era la Legilimansia, una delle abilità più agognate dai Maghi per i loro figli. E Sveva era addirittura una primogenita, destinata a raccogliere le Insegne della famiglia. Questo accendeva di Onore i suoi familiari. Ma lei avrebbe preferito un'abilità mediocre e la libertà di amare Salem, Allysia lo sapeva.
Mi dispiace, amica mia... Ti hanno scoperto... Ti puniranno?
<< Non lo so.- disse a voce alta Allysia, nel silenzio della sua stanza. Sapeva che Sveva poteva sentirla.- Credo che lo faranno. Mi spiace solo di non averti potuto aiutare...>>
Oh, no! Non devi preoccuparti per me adesso! Io e Salem ce la faremo, vedrai! Ma tu, non provocare tuo Padre, tuo Zio! Non vogliamo che ti succeda niente di male...
Allysia scosse la testa, cercando di rassicurare Sveva:<< Non temere, amica mia! Avrò Famiglio con me, non permetterà che mi accada nulla! Ma ora devo scendere di sotto. Sono quasi le 18:00 e la Riunione di Famiglia inizierà a minuti! Decideranno la mia punizione tutti insieme, anche Lord Churchill è stato convocato dal suo Cofanetto! Addirittura il Fantasma di Famiglia, da non crederci!>>
Hanno riunito l'intera Casa? Oh, perdonami, Allysia, perdonami!
<< Non ho niente da perdonarti, scioccherella!- la rimproverò con affetto- Lo rifarei cento volte ancora, e poi altre cento! Sono orgogliosa di te e di lui, e del vostro Amore! Adesso vado. Ma tu ascolta pure, se vuoi. Non riusciranno a piegarmi!>>
Conservò l'Ematite e corse alla porta. Ridisegnò la serratura, che aveva chiuso con un'Illusione, e spalancò il battente, sbattendolo senza troppo riguardo, con una smorfietta. Con un respiro profondo avanzò verso il salone e sedette al suo posto, il quinto in successione, a sinistra: il capotavola sarebbe stato occupato da suo Zio, l'attuale Capofamiglia, e alla sua destra sarebbe stato lasciato un posto vuoto, per il Figlio lontano. Seguiva, terzo, suo Padre, il Conafetto del Fantasma, e una sfilza di parenti più lontani e meno importanti.
A sinistra, invece, le Donne della Famiglia: La Moglie dello Zio, Zia Cassandra, la piccola Suze di appena 7 anni, sua Madre e lei. Dopo, una sfilza di insignificanti cugine, pari agli uomini dell'altro lato del tavolo.
Sbuffando tra sè per l’assurda, assoluta rigidità delle postazioni al Tavolo della Famiglia, sedette composta e tenne le mani in grembo, decisa a non lasciarsi scalfire, qualunque fosse stata la sua punizione.
Accolse con sollevo il lieve peso di Famiglio, il suo Animale Guida, un piccolo Japanese Bobtail, arrivato da lontanissimo il giorno della sua nascita. Un gatto di quella razza normalmente viveva circa tredici anni, ma i Famigli, essendo Animali Guida Specifici, vivevano per tutta la vita del Mago o della Strega che catalizzavano, dunque il suo gatto aveva ben sane speranze di sopravvivere, se avessero superato l'ennesima Riunione di Famiglia! Il lieve miagolio la fece quasi sorridere:<< Sì, so che tu sei daccordo con me...>> gli sussurrò, stringendolo in grembo e facendo spuntare la sua testolina per fargli vedere la Famiglia riunita, e non solo i piedi di tutti. Famiglio poteva sembrare un animale innocuo e vivace, ma era dotato di una potenza immensa, e di un grande spirito di adattamento, come lei, come le sue Illusioni. Ed era un ottimo Catalizzatore, se lo avesse tenuto con sè quel pomeriggio non sarebbe caduta. Lo nascose di nuovo sotto il tavolo: lo Zio si era seduto.
La Riunione prendeva luogo.

Spazio Lettori (e Autrice): Grazie grazie grazie per le recensioni! Solo per il prologo, non me ne aspettavo addirittura tre! E' il primo racconto che posto su EFP e mi piacerebbe che avesse successo, specie perchè mi sono divertita a scriverlo e mi sono affezionata a tutti i personaggi, spero che accadrà anche ai lettori/alle lettrici! Spero anche, nel caso non vi piacesse o convincesse qualcosa nella storia o nel modo in cui è scritta, di avere le vostre critiche e i vostri consigli (del resto anche i miei personaggi fanno un po' quel che gli pare, io metto la penna e loro la muovono!) Vi cito perchè siete state le mie prime commentatrici: DarkViolet92, cupidinaforever e Loda: grazie! Un grazie speciale a DarkViolet92, per avermi messo tra i preferiti!

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Capitolo 3
*** ... Delitto e Castigo ***


Allysia continuò ad ascoltare, sentendosi sempre più annoiata: quasi sperava che arrivassero presto alla sua punizione, anche solo per sentirsi dire qualcosa di interessante! Trattenne uno sbadiglio, rendendosi conto che non sarebbe riuscita a Illudere tanti Maghi contemporaneamente.
Lanciò un'occhiata assassina a Suze, che cercava di afferrare la minuscola coda mozza di Famiglio: che cuginetta pestifera! Mosse un dito lungo e dall'unghia curata e arrotondata, e trasformò la manica del suo vestitino in un legaccio che la forzò alla sedia, la imbavagliò con un Velo Illusorio e aggiunse l'Illusione Totale, per evitare che gli altri si accorgessero di come aveva sistemato quella piccola vipera velenosa.
Sentendosi più allegra dopo quella piccola cattiveria, si dispose ad ascoltare l'ultima parte di una straziante conversazione sui dazi che i Maghi Minori dovevano ancora alla Casa.
<< Per cui, per il Potere conferitomi dalla Casa McNamara, e dalla Famiglia, io dichiaro chiusa la questione, e archiviato l'argomento del pagamento delle Imposte al Consiglio della Segretezza e Parità Magica, e mi dispongo a discutere...>>
...Dell'ennesima solenne fanfaronata, concluse Allysia respirando col naso, e decidendosi a sciogliere i legacci di Suze, che cominciava a diventare cianotica.
"Se parli ti ammazzo." fece comparire allegra davanti al suo naso, e la bambina scacciò la scritta da davanti agli occhi con una manata. Sapeva che Allysia non scherzava.
<<... della punizione da dare ad Allysia, per l'ennesima volta trovata in un ambiente sconveniente, in una posa compromettente il nome della Famiglia.>> aveva assunto un tono rassegnato, come se non riuscisse a trovare soluzione a quelle che considerava vere e proprie follie.
Allysia sorrise innocentemente, variando il colore delle iridi da verde menta ad azzurro cielo. Qualcuno tossicchiò imbarazzato davanti a quell'impertinenza. Allysia vide con la coda dell'occhio che suo Padre chinava il capo. Forse avrebbe avuto una punizione interessante stavolta.
<< Allysia, siediti sulla sedia che spetta a coloro che devono subire il Giudizio del Capofamiglia. Sai dove si trova, e come sistemarti.>>
<< Be', potreste anche inciderci sopra il mio nome, per quello che serve.>>
Sorrise, mentre lo sguardo grigio dello Zio diventava plumbeo come un cielo in tempesta. Scostò la sedia e si alzò, lasciando cadere delicatamente Famiglio. Trattenne due lembi del lungo abito verde piombo nelle mani, mentre avanzava con innegabile grazie verso la Sedia Centrale della Sala. L'abito assunse un preciso stile Luigi XVI, e fece diventare i capelli prima rossi e poi gradualmente sempre più ingrigiti e bianchi, in una perfetta imitazione di Maria Antonietta di Francia in attesa della decapitazione. Sentì sua madre emettere un gemito soffocato.
Trattenne un sospiro e tornò di nuovo se stessa. Sedette composta.
Non era il caso di tirare troppo la corda.
Lo Zio tratteneva a stento l'irritazione.
<< Per il potere concessomi da questa Casa, dichiaro aperta la Questione. Allysia, tu sei stata trovata fuori dalla Casa delle Due Insegne, mano nella mano con Salem Finnegan, il Guaritore. E' vero?>>
<< Sì, verissimo.>> Allysia annuì decisa.
<< E hai saltato le lezioni pomeridiane alla scuola privata.>>
<< Sì.>> ammise.
<< E hai rubato la Pozione Capacitante dalla dispensa della Balia.>>
<< Ho dovuto farlo.- cominciò Allysia- Era per ...>>
<< Rispondi solo sì o no, Allysia.>>
Allysia strinse gli occhi:<< Sì.>> sibilò.
<< Questo è quanto?>> chiese lo Zio, rivolgendosi all'Annotatore occhialuto. Quegli annuì compunto.
E scusa se è poco... Ironizzò Allysia. L'ambiente cominciava a surriscaldarsi, e dovette trattenersi dall'Illudere la stanza. Trasformarla nella rappresentazione degli Inferi non avrebbe giovato molto alla sua posizione.
<< Bene, per questi ennesimi atti di inciviltà, indegnità e...>>
...E un'altra parola che inventerai sul momento...
<< ...Io, Capofamiglia della Casa dei McNamara, Casato di Guerra, Orgoglio della Stirpe dei Maghi... Dal momento che qualunque tentativo di farti diventare una Strega responsabile, rispettosa del suo Nome e fedele alle Insegne della sua Casa... Ti condanno all'esilio sul fronte dell'Intolleranza, in aperta Battaglia, con la speranza che la vita dura della Guerra riesca a temprarti meglio di quanto noi stessi abbiamo saputo fare...- un grido sfuggì dalle labbra di sua Madre. Allysia rivolse lo sguardo su di lei, che si stringeva sulla bocca un fazzoletto ricamato-... Dal momento che sei ancora minorenne, verrai affidata alla Guida di un Mago che goda della stima della Famiglia... Quale migliore elemento se non mio figlio Ephram, che si è arruolato per migliorare le sue Abilità Magiche?>>
Allysia trasalì. Esiliata! Quella sì che era una punizione coi fiocchi! Punizione doppia, visto che si sarebbe mossa sotto le direttive del perfetto cugino Ephram, che inviava notizie eccellenti dal fronte e sembrava essersi integrato alla perfezione nel mondo Normale.
<<... E in più...-Oh, che altro!, pensò Allysia aggrottando le sopracciglia scure- La tua impertinenza verrà frenata con la forza: ti condanno al Taglio totale dei Capelli, in modo da frenare se non la tua caparbietà, almeno la tua potenza.>>
Allysia spalancò le iridi verdi e sfiorò senza volere la chioma lunghissima che le ornava il capo e scendeva lunga fino alle ginocchia.
Non aveva mai tagliato i capelli. Per una Strega nascere coi capelli lunghi era simbolo di Grande Potere e Forza. Erano rare quelle Streghe. E lei era una di loro. Tagliare i capelli avrebbe significato, di fatto, dimezzare la sua forza, mandarla sul fronte senza quasi difese... Inerme...
<< Vedo che finalmente qualcosa riesce a colpirti, Allysia. Le nostre parole, le nostre punizioni ti sono sempre scivolate addosso come la pioggia, ma adesso ascolti. Temi?>>
Il tono dello Zio si era fatto ironico, e cedette all'impulso violento di reagire, anche solo per fargli un dispetto.
<< Che ho da temere, quando sarò protetta dal più desiderabile tra i membri della Famiglia, sul Fronte su cui mi mandate ad affrontare il Mondo?>> rispose, fingendo un tono soave.
Vide suo padre alzare lo sguardo per la prima volta verso di lei. Lo fissò negli occhi. Con sorpresa, lo vide annuire, mentre lo Zio si irritava ulteriormente e il suo tono di faceva più cattivo, molesto.
Che persona odiosa!
<< Ovviamente, puoi esprimere tre desideri, Nipote. Che non riguardino né l'esilio né la lunghezza del taglio. Puoi scegliere chi ti taglierà via la chioma, se vuoi; chi vuoi sia presente al momento del taglio; e per ultimo, con chi trascorrere l'ultima sera in Scozia. Partirai tra due lune da adesso.>>
Allysia inspirò profondamente. Ottimo!
<< Bene.- disse decisa. Ah, potete spedirmi altrove, se volete,ma non mi impedirete di prendermi quest'ultima soddisfazione! Sorrise, sollevando un mormorio in tutta la stanza- Voglio che sia Ylana Methensay a eseguire il Taglio!- un improvviso silenzio, poi un mormorio sconvolto.- L'Ibrido.- precisò, per dare più enfasi al discorso, appuntandosi mentalmente di scusarsi con lei per averla chiamata in quel modo.- Che siano presenti al momento dell'Esecuzione Sveva Lockin', Paqui Johannes e i loro Casati- un attimo di sollievo al suo pubblico prima della sferzata finale.- E, ovviamente, anche il Casato dei Finnegan con il loro primogenito e rinnegato, il mio caro amico Salem Finnegan, il Guaritore.>>
Lo Zio tratteneva a stento l'ira, che stava cominciando ad arrochirgli la voce:<< E sia.>> borbottò quasi strozzandosi.
<< Bene, visto che la mia punizione è stata decisa, io vado.>> disse decisa, alzandosi dalla sedia centrale.
Non aveva più la pazienza di attenersi a quegli stupidi protocolli, e visto che la stavano ufficialmente cacciando di casa, non ne aveva più neanche l'obbligo.
Si diresse velocemente alla porta, seguita a ruota da Famiglio, la spalancò e se la chiuse alle spalle. Corse veloce in camera sua e si gettò sul letto chiudendo gli occhi.
Era finita.



Grazie lucyette, DarkViolet92 e anche BlueSmoke!
Scusate se è passato troppo tempo dall'ultimo post, ma l'ultimo esame è stato fonte di grandi turbe mentali, che ho dovuto limitare anche ricorrendo a mezzi drastici , tipo evitare anche solo di PENSARE si pubblicare qualcosina!
Bluesmoke, ci credi se ti dico che questo è il primo vero e proprio fantasy che scrivo?  E che del Signore degli Anelli non ho mai neanche visto la copertina? Per cui ti stai muovendo negli anfratti della mia mente bizzarra... hai ragione a sentirti persa!^^  Grazie per i complimenti, scrivere è la mia seconda o terza carriera (quella che dovrebbe sfamarmi è medicina veterinaria, leggere e scrivere sono tra i motivi per cui dovrei sopravvivere!) Per quanto riguarda lo stile epico, dura poco... Tra un po' conosceremo i Normali e lo stile si abbasserà fino a diventare quasi colloquiale. Sono più in ansia io di voi, perchè già li conosco e ... be'... vedrete!
Vi abbraccio tutte,
Fleur.

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Capitolo 4
*** I Tre Desideri ***


Due ore dopo che lei aveva abbandonato la sala della Riunione, sentì una fredda presenza accanto a sè. Considerando che suo padre era un essere a sangue caldo, e che Famiglio aveva cominciato a miagolare giocoso, poteva trattarsi solo di...
<< Non dormo, Lord Churchill. Parlate pure, se lo desiderate.>>
Spalancò i grandi occhi verdi, stupita di sentirsi le ciglia umide quando si passò una mano sul viso. Con un piccolo sospiro si drizzò  sul letto e sedette composta.
Lord Churchill aveva abbandonato il suo Cofanetto per venirla a cercare.
<< Colgo l'occasione per scusarmi per il mio scherzetto di qualche ora fa, Milord. Ma sono fedele ai miei amici. Non tollero che si parli male di loro.>>
Lo fissò, chiedendosi se avrebbe accettato quelle scuse inappropriate.
Il Fantasma di Casa annuì: << Sono io a dovermi scusare con voi, Signorina. Ma quando ho giurato fedeltà alla vostra Casa, non credevo davvero che mi sarei mai trovato in una simile situazione. Siete una Strega unica.>>
Allysia scoppiò a ridere:<< Lo prendo come un complimento!>>
<< Certamente. Ma io... Sento il bisogno di chiedervi...- l'intensità dello sguardo del Fantasma lo rese meno trasparente, più visibile. Famiglio saltò attraverso una delle sue gambe e scosse il capo appena toccò il pavimento, per distogliersi dal senso di gelo .- Voi avete chiesto di passare la vostra ultima sera qui... non con la vostra Famiglia, ma con i vostri amici. Perchè? Era solo un ultimo sgarbo che volevate fare davanti alla Famiglia Riunita? Sento... Che devo saperlo. Mi avete ricordato quando era giovane... e in vita.>>
Allysia lo soppesò. Poi prese in braccio Famiglio e lo indicò al Fantasma:<< Vedete questo piccolo essere, Milord?-grattò il gattino dietro un orecchio, e quello festante prese a ronfare, facendo spuntare un piccolo sorriso sul viso di Allysia, concentrata- Mi sta sempre vicino. Può sembrare che sia io a prendermi cura di lui... Ma voi conoscete l'importanza dei Famigli nel Mondo Speciale: sono i più potenti Catalizzatori Magici esistenti, sono tutto tranne gli esseri indifesi che sembrano... In realtà è lui a darmi la Forza e la Speranza necessari ad andare avanti. La mia vita garantisce la sua, questo è vero... Ma quante possibilità avrei io di sopravvivere senza la sua guida? Riuscite a seguirmi, Milord?>>
Il Fantasma sembrò dubbioso:<< Con i secoli ho imparato ad accettare la relazione profonda che esiste tra i Famigli e i Maghi... Ma comprenderla...>> scosse il capo afflitto.
<< Quello che sto cercando di spiegarvi è che l'unico modo in cui il Mago trova e salva il Famiglio è asservendosi ad esso, donandogli fiducia. Laddove non c'è fiducia un Famiglio e un Mago non riusciranno ad aiutarsi, e periranno entrambi. Ma questo - di nuovo fissò il Fantasma - è un discorso che può essere applicato a innumerevoli situazioni. Voi credete, come tutti là fuori, che io voglia solo dispiacere alla Famiglia. Non è così. Ho rivolto innumerevoli quesiti alla mia famiglia, e l'unica risposta che mi è giunta è stata il silenzio, un silenzio di tomba. E mi è stato ordinato di non chiedere. - aggrottò le sopracciglia scure e assunse un'espressione orgogliosa, altera. - Cosa avrei potuto fare se non rivolgere altrove quelle domande? Le persone che hanno avuto il coraggio, come me, di porsi dei quesiti, di darsi delle risposte che in seno alla Famiglia non trovavano, quelli sono i miei amici. C'è fiducia e onestà tra noi. Se usiamo i nostri poteri per aiutarci siamo perfetti, invincibili. Separati l'equilibrio si spezza, e noi possiamo soccombere. – inspirò - So perfettamente che non sarò l'unica a disagio per il mio esilio: i miei amici si sentiranno soli quanto me. Per questo ho chiesto che fosse Ylana a tagliarmi i capelli: chi esegue il Taglio ha il diritto di fare ciò che desidera della chioma stessa. Conosco le sue parole ancora prima che lei le dica: mi restituirà i capelli, perchè io possa servirmene sul Fronte. Ma io li distribuirò in parti eguali ai miei amici, perchè non debbano sentire la mancanza del mio Potere in mezzo a loro, e possano continuare a vivere come noi cinque insieme abbiamo vissuto finora. In questa casa sono sempre stata un'ospite. Un'ospite amata, per carità, lo so. Ma pur sempre di passaggio, per cui era destino che prima o poi io dovessi allontanarmi. Certo non credevo che sarebbe stato così definitivo e drammatico, ma... Ho deciso. Passerò l'ultima sera con la Famiglia che mi sono scelta e costruita da sola. Mia Madre, mio Padre... Loro mi accompagneranno lì. Non è sufficiente?>>

<< Somigli sempre di più a tuo Padre, bambina mia...>>
<< Mamma!- esclamò Allysia saltando dal letto- Come hai fatto a entrare?>>
Il fantasma svanì silenziosamente. Sapeva di non dover intralciare le conversazioni di Famiglia. Né lei né sua Madre lo trattennero.
<< Tuo Padre mi ha accompagnato, ma è rimasto fuori. Non vuole vederti fino al momento del...>> accennò ai suoi capelli.
Allysia annuì:<< So che è una cosa terribile, che il cambiamento più che estetico è psichico... Ma sono disposta ad accettare. E poi, chissà, magari un taglio corto mi donerà!>> sorrise leggermente, mentre sua madre avanzava scuotendo il capo.
<< Non scherzare, so che sei preoccupata. - sospirò- Ma ho sentito il tuo discorso poco fa... Sei una vera McNamara, io lo so.>>
Allysia si esibì in una mezza smorfia:<< Irresponsabile, incivile e irrispettosa... Il Capofamiglia mi ha definito così. Sono incapace di arrendermi a queste convenzioni, questo è chiaro. Ma quello che per voi è un difetto, per me è un pregio.--un'altra smorfia - Va benissimo così.>>

<< Spiegami nel dettaglio cosa succederà negli ultimi giorni della mia permanenza qui, Madre. Tu dovresti saperlo, dico bene?>>
La Madre di Allysia aveva la Divinazione come Abilità, e riusciva a fare oracoli con tutto quello che trovava. Alle volte però erano così ingarbugliati che neanche lei stessa riusciva a interpretarli. Allysia si metteva sempre a ridere, a quelle stranezze. E sua Madre era la persona con cui si sentiva più a suo agio, in casa, anche se finivano col parlare pochissimo: c'erano cose che neanche sua Madre voleva sentirsi dire, e c'erano cose che Allysia non le avrebbe mai detto. Ma, anche nel silenzio, riuscivano a sentirsi perfettamente a proprio agio insieme. Come se non fossero Madre e Figlia, ma piuttosto Sorelle. Convivevano insieme in quell'ambiente senza che nessuna avesse da ridire sul comportamento dell'altra, senza che nessuna ostacolasse l'altra, Allysia perchè sapeva di non averne il diritto, e la Madre per lo stesso esatto motivo: sapeva che Allysia aveva un destino che doveva essere scritto, e consumato, e spingeva la Figlia in quella direzione senza opporsi... La notizia di quelle punizioni l'aveva addolorata, ma aveva cercato di arginare il dolore e rassicurare Allysia, che, nonostante l'aria sicura di sè che ostentava, doveva essere molto spaventata da quel cambiamento radicale in lei e attorno a lei.
<< Sì, io lo so. - trasse un respiro profondo-  Tuo Zio e tua Zia stanno avvertendo Ephram McNamara, che si trova sulla costa orientale del Lago Erie, nella Contea di Eire, stato federato di New York, negli Stati Uniti D'America, il Nuovo Mondo. E' lì che si trova il Fronte dell'Intolleranza. Lì tuo Cugino frequenta la Buffalo State College, una università piuttosto quotata. Tuo Zio lo ha inviato lì anni fa, perchè la sua formazione fosse completa e potesse un giorno trovarsi preparato per prendere il posto che gli spetta in seno alla Famiglia, quando non sarà più in grado di comandare, o quando penserà che suo Figlio abbia l'età giusta.-- la donna, da cui Allysia aveva ereditato una certa dolcezza nei tratti e la delicatezza delle forme, alzò gli occhi al cielo- Ma per il momento, ciò che devi sapere di tuo Cugino che è tra due notti tu dormirai in casa sua, e che veglierà su di te come suo Padre gli ordina. Poi lo Zio dovrà ingoiare un bel rospo e avvertire la tua amica Ylana e gli altri tuoi amici, nonchè le loro Famiglie, della tua punizione, ma a questo credo provvederà Sveva Lockin', giusto?>>
Allysia annuì con un sorriso. Sveva era da qualche parte nella sua testa e sentiva ogni parola che sua Madre proferiva.
<< Bene, farò finta di non saperlo.- le lanciò un sorriso complice e proseguì.- Tu ne starai fuori. Cenerai e andrai a dormire col tuo Famiglio.- il gattino saltò sul letto e si raggomitolò, facendole sorridere entrambe.- Domani mattina, io e alcune Ninfali ti prepareremo alla Cerimonia del Taglio con alcuni Riti che non è necessario che tu conosca. Digiunerai. Nel pomeriggio si terrà la Cerimonia, e Ylana dovrà...- la donna chiuse gli occhi, e Allysia chinò il capo .- Sarà parecchio doloroso, Figlia mia, è bene che tu lo sappia. Potresti perdere conoscenza e potresti non ricordare molte cose, dopo che ti verranno tagliati via i capelli.-- le sorrise rassicurante-- Ma le cose importanti te le ricorderai, non preoccuparti.>>
La donna annuì convinta, poi proseguì:<< La Totalità del Taglio è soggettiva. Ma conoscendo tuo Zio, partiamo un po' svantaggiate. Secondo le mie divinazioni...- le sfiorò il collo liscio e candido pochi centimetri al di sotto del lobo dell'orecchio privo di buchi. - Approssimativamente a quest'altezza. Spero chela tua amica faccia uscire fuori una bella acconciatura.>> scherzò.
Allysia sorrise debolmente, ma si sforzò di annuire. Non sapeva come avrebbe fatto a rinunciare a una tale fetta dei suoi Poteri, non sapeva come sarebbe sopravvissuta. A scuola aveva letto di Streghe che erano impazzite o erano morte in seguito a quella punizione. Un moto d'orgoglio le fece rialzare le spalle esili. Non lei!
<< Brava, stai dritta. Non pensarci troppo adesso, bambina mia.- sorrise sua Madre.- Pensa alla sera che passerai dopo la Punizione, con i tuoi amici. Sento che sarà una bellissima notte per te. E infine- sospirò sua Madre, e per la prima volta Allysia avvertì una certa tristezza in lei- Partirai per New York, e ti trasferirai dal giovane Ephram. Ha all'incirca 21 anni. E' un bravo Mago, e anche molto abile, se non si è mai lasciato scoprire in tutti questi anni. La sua Abilità è la Confusione, tienilo a mente.>>
<< E' un'Abilità di Guerra, giusto?>> chiese Allysia, sforzandosi di ricordare quello che le avevano insegnato a scuola, anni prima. Certi insegnamenti erano da scuole elementari, per le streghe altolocate come lei.
<< Sì, tra le più potenti. Non temere. E' lì per aiutarti, non per scontrarsi con te.>>
<< Mh.- bofonchiò la ragazza.- Dimmi qualcosa di più.>>
<< Ti parlerò della vita là... Ti farai chiamare Ally, è un bel diminutivo, non trovi?>>
La ragazza si strinse nelle spalle.
<< Lì la gente tiene rapporti molto più informali che qui da noi in seno alla Famiglia...>>
Allysia si distese sul letto, ascoltando la madre.
In seguito riuscì a ricordare solo pochi spezzoni delle ultime notti nel Casato. Era così presa da quel cambiamento che non prestò molta attenzione a ciò che le accadeva intorno. Solo pochi eventi la colpirono più di altri, ma non la scossero troppo.
Tutto si svolse nell'ordine che sua Madre le aveva elencato.
Allysia si guardava allo specchio nel dopopranzo piovoso di Scozia.
Le Ninfali l'avevano lavata e pettinata, sua Madre l'aveva vestita con un lungo abito di seta color fumo: lo strascico del vestito copriva addirittura qualche metro. Lo fissò come un istante perfetto della sua vita: il suo corpo sembrava liquido. Ultimi istanti di percezione.

<< Milord, cosa fate qui?>> chiese con calma. Non aveva pranzato. Le avevano spiegato che aumentava il dolore.
<< Mi è stato ordinato di raccogliere le Vostre Volontà prima della cerimonia. Vi è consentito usare i vostri Poteri per un'ultima volta.>> sussurrò con deferenza Lord Churchill.
<< Ah... Va bene.>>
Scivolò via quel momento, e non ne rimase traccia nel suo cuore.

<< Ti daranno quello che ti meriti!>> gridò Suze.
<< Sparisci, Suze .- le rispose tranquilla--Vai a giocare.>>
<< Ti taglieranno i capelli, e diventerai brutta!>> la bambina le fece una linguaccia, e corse via.
<< Piccolo mostro.>> borbottò Allysia, scuotendo il capo.
Un altro istante prezioso. Ma senza importanza.

Allysia sedette al centro del grande Salone, i capelli neri e lucenti tirati indietro, gli occhi spalancati.
Osservò Sveva Lockin', i capelli ricci e rossi come il fuoco, gli occhi grigi gentili, la pelle trasparente punteggiata di lentiggini. La sua Migliore Amica e la sua Famiglia numerosa.
Paqui Johannes, capelli e pelle più scuri, gli occhi dorati scintillanti di rabbia impotente, con accanto la sua Famiglia, di cui non si è mai sentito veramente parte. Anche lui punito spesso, come lei. Come un fratello...
La Famiglia Finnegan indietro, Salem il Rinnegato avanti, distante da loro, i capelli candidi che saranno più lunghi dei suoi, dopo la Punizione. I suoi occhi castani a fissarla  come se si sentisse colpevole di ciò per cui la stanno punendo. E' colpevole. Ma Allysia non gli rimprovererebbe mai una cosa del genere. Salem ha sempre portato sulle sue spalle il peso più gravoso. Sarà sempre fiera della diversità per cui la Famiglia Finnegan ha rinnegato il Primogenito.
Ylana, bellissima come sempre, i capelli d'oro e gli occhi color lapislazzulo allungati, da Elfa. Dietro di lei solo i suoi Genitori, entrambi abbandonati dalle loro Stirpi.
La Mezzelfa la raggiunse e le si accostò.
<< La tua Famiglia è dietro di te. Ti guardano. Allysia...- lo sguardo spaventato quanto il suo.- Non voglio essere io a farlo.>>
<< Tocca a te. - un piccolo sorriso forzatamente scherzoso- Dovevo chiederlo per forza alla mia estetista di fiducia... Non avrei messo i miei capelli in mano a nessuno che non fossi tu!>>
Una risata singhiozzante, l'abbraccio stretto. Il mormorio per quel gesto sincero, vero, tra un'Ibrido e una ribelle indegna del suo nome.

Scivola via ogni percezione, ogni pensiero. Ogni sentimento.

<< Ecco le Forbici d'Oro.>>
Lo Zio le consegna a Ylana, facendo attenzione a non toccarla.
Ylana le studia, incurante di tutto tranne che delle Forbici e di Allysia, più distante. Si accosta alle spalle dell’ amica, con la mano tremante mentre impugna la prima ciocca corvina. Un sospiro trattenuto, poi rilasciato. Ylana ha gli occhi pieni di lacrime.
Allysia chiude i suoi.
Inizia.
E' come se le tagliassero via la Vita stessa, mentre inizia a urlare. Il Fuoco dentro il petto, la Distruzione che smantella ogni parte di lei.
Ylana trema in maniera incontrollata, mentre il vestito di fumo liquido immobilizza la Strega Punita, bloccandola in balia delle Forbici.
Altre urla. Allysia vuole solo morire. Lo urla, urla che le conficchino le Forbici d'Oro in gola, nel petto. Cerca di divincolarsi, mentre ciocca su ciocca i suoi capelli si depositano sul pavimento.
Non serve a niente.


Durò tre ore, tre ore di agonia.
Ylana singhiozzò senza controllo, quando le caddero di mano le Forbici d'Oro, Incantate. Nessuna Magia avrebbe più potuto restituire quella chioma perfetta, dopo che lei aveva appena stroncato ogni Abilità Magica nella più forte delle sue amiche. Avvertì  le mani sporche, brutte. Cadde in ginocchio. Era sporca, un'Ibrido, un mostro della peggiore specie. Colpevole. Sola.


Il Fantasma espose le volontà di Allysia davanti a tutti.
Le aveva scritte con tutta l'ironia di cui era capace poche ore prima.
Lo scarto che si avvertiva tra quelle righe vivaci e la sua sagoma immota sulla sedia al centro della sala fu penoso anche per i più duri e severi. Quasi nessuno riuscì a guardarla.
Gli occhi verdi non sembravano appartenere a una creatura viva, erano completamente vuoti e privi di luce. Il Vestito, tornato ad avvolgerla come una carezza, non la proteggeva da nulla… Forse non c’era più nulla da proteggere.
E lei perfettamente rigida, perfettamente fredda. Due Ninfali la aiutarono ad alzarsi, come diceva la Tradizione, per mostrare a tutti che la Punizione era stata eseguita. Allysia non sbatté le ciglia, non inciampò, non sorrise. Era diventata una bambola priva di vita.
Sveva pianse forte, Paqui si avvicinò a Ylana e la aiutò a rialzarsi, senza usare i suoi poteri
. La strinse al petto, anche lui colpevole, anche lui solo. Senza la sua cara Allysia, la loro cara Allysia. Soli insieme.

A quel punto accadde.
Salem urlò, un urlo così forte che avrebbe potuto essere ascoltato in tutta la Scozia, se qualcuno avesse avuto orecchie per sentirlo.
Lo si vide respingere le Ninfali a nuda forza, strappando loro la forma di Allysia, che non poteva essere lei stessa.
Le Guardie provarono a fermarlo, ma il Guaritore era sconvolto, incontrollabile.
Si fermò solo davanti allo Zio.
Lì strinse a sè Allysia, senza fissare nessuno che non fosse lei.
La prese dolcemente tra le braccia, e i sottili capelli bianchi iniziarono a ondeggiare come sospinti da una brezza delicata. Le sue pupille castane si scurirono, presto i bulbi oculari gli diventarono neri, tanto da disegnare ombre scure sulla sua pelle. L'aria nella stanza assunse un odore insopportabilmente dolce e intenso. Tutti rimasero paralizzati dal terrore, mentre le finestre della Sala si infrangevano sotto il peso di infiniti sciami di farfalle Isabelle, grosse e scure, che si posarono tutto intorno, riempiendo la stanza.
Un piccolo bagliore la riscosse.
<< ... Allysia, perdonami...>>

La sera insieme, tutti ancora provati, Salem dall'averle ridato un alito di energia, Ylana ancora scossa dal senso di colpa, Sveva terrorizzata dal vuoto che sentiva nella testa di Allysia, che li guardava come se li riconoscesse solo a tratti. Così poco lucida….
Paqui teneva stretta Ylana, la cullava con dolcezza. Con amore.
<< E' un bene che voi due vi siate innamorati.... Adesso so che tutti avete cura l'uno degli altri....>> sussurrò Allysia con un sorriso debole.
Anche Salem e Sveva si tennero stretti, le mani intrecciate.


Alla fine della festa, i suoi capelli furono divisi in quattro grandi trecce,come lei aveva desiderato quando era in grado di desiderare, una per ogni suo amico.
I loro doni: i Braccialetti Elfici di Ylana, che dovevano servire a trovare del bello in ogni cosa, lo Specchio delle Menti Riflesse, da Sveva, per tenersi in contatto, la Polvere Levitante da Paqui e infine, la cosa più preziosa e dolorosa, il Sangue di Guaritore, l'antidoto a tutte le malattie.
<< Così anche tu avrai un po' dei nostri poteri quando sarai da sola...>>
Ma lei non si rendeva bene conto di quelle cose, già sola. A parte la scintilla di comprensione che la illuminava di tanto in tanto, era diventata una cosa vuota.

La notte finì.

Giunse l'alba. L'alba dalle dita di rosa.

<< Allysia, svegliati, è ora di partire.- le sussurrò la Madre, dolcemente- Svegliati... Ally.>>

Ecco qua, un altro capitolo visto che questo finesettimana ho dato fuoco ai testi universitari (non è vero, però sognare non costa niente). Innanzitutto devo scusarmi con Shinalia, che aveva commentato i due capitoli precedenti al 3°, ma io non me n'ero accorta (si prostra umilmente)! Poi lucyette, DarkViolet e BlueSmoke, grazie ragazze!

Lucyette: sì, lo so, posso capirti perchè io portavo i capelli lunghi fino ai fianchi! Però un bel giorno in cui ero moooolto stanca e avevo voglia di cambiare, ho scoperto che un nuovo taglio di capelli (moolto corto, quasi rasato, ehm) può aprire a nuove prospettive di vita! Chissà che non succeda anche ad Allysia! Io l'ho trovata una vera STREGA in questi capitoli, anche se capirete che in una tale famiglia di squali, chi non tirà fuori le unghie è perduto!

DarkViolet92: grazie per i tuoi complimenti... Visto che questo capitolo l'ho pubblicato prestissimo? Non garantisco per il prossimo, però! Mi scuso in anticipo!

BlueSmoke: grazie anche a te di leggere questo racconto, vedo che condividi il mio pensiero sulla bella Allysia (sì, ve lo garantisco: è bellissima!). A volte persino eccessiva nella sua arroganza, la ragazza. Ho inserito le scene su Suze e Mariia Antonietta per dimostrare che non è solo una testa calda, ma una Strega che ha ben chiare le sue possibilità magiche e interessata allo studio. Insomma, non è solo un pozzo di veleni, ha delle buone qualtà anche lei. spero che in questo capitolo sia emerso qualcosa. Per il futuro della storia... Posso dirti solo che è la storia di Allysia, e dei personaggi che popolano la sua vita.

COMMENTO DELL'AUTRICE (a chiunque importi):

Quando ho cominciato questa storia, ricordo che avrei voluto essere come Allysia: sfrontata, sicura di sè e forte, fortissima. Una al centro del proprio mondo, una che non si lascia abbattere dagli avvenimenti e che si rialza sempre, superando le difficoltà con una risata agguerrita e un sorriso alla Rambo! Però poi (ho iniziato questa storia un bel po' di tempo fa, credo) ho capito qualcosa di più in generale, sulla vita, su come affrontare i problemi senza minacce di omicidio a seconde o terze persone, senza starci troppo male. Purtroppo la cattiveria gratuita e lo spirito di contraddizione fine a se stesso non servono a nulla, e nella vita, in un modo o nell'altro, anche quando tutto sembra andarti contro, trovi sempre qualcuno che ti accompagni. E' con questa speranza che ho continuato la storia, che è essenzialmenta la storia di Allysia e della sua crescita personale... e come ogni percorso, è tortuoso e fatto di passi indietro, passi avanti e pause per osservare il panorama . Credo che sia una storia romantica, perchè io ci sto mettendo dentro tanta passione. Ci sono delle scene d'amore (AAALT! SPOILER!), scene d'amicizia e scene di guerra vera e propria. Ci sono dentro anche le storie degli altri personaggi, sia quelli che avete conosciuto sia altri, che conoscerete a breve. Ho imparato ad apprezzarli con tutti i loro pregi e difetti (perchè ne hanno, e pure tanti!), spero che vi ci affezionerete anche voi! Fleur.

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Capitolo 5
*** L'Illusione della mia vita ***


L'illusione della Mia Vita

<< Pronto, Charlotte? (N.d.A.: si legge Ciàrlot, e il diminutivo, Lotte, io lo leggo Lot)- Eprham curvò le labbra- Mi fa piacere che vi stiate divertendo. No, non ho cambiato idea, sai, la mia cuginetta arriverà tra poche ore e preferisco aiutarla ad ambientarsi, non mi va di lasciarla sola, a Natale, soprattutto... Tu divertiti dai tuoi, salutameli! Sì - abbassò la voce calda- Anche tu mi mancherai. Passa delle belle vacanze, ci vediamo dopo Capodanno...>>
Ephram abbassò il ricevitore e sospirò di sollievo.
Poche ore? Saranno qui a momenti! pensò guardando l'orologio.
Andò ad accomodarsi nel salotto elegante, sul divano. Il suo splendido Maine Coon, il suo Animale Guida Specializzato, dormiva sul tappeto al centro della stanza. Non si guardarono, non ne avevano bisogno.
Un piccolo sbuffo dall'altra stanza.
Ci siamo.
Osservò i tre entrare nel salotto. Quattro, se si considerava il minuscolo Japanese Bobtail che la ragazza teneva tra le braccia.
Ephram si alzò con un gesto fluido e allargò le braccia in segno di benvenuto.
<< Zio, Zia... Che piacere rivedervi. Cugina Allysia...>> la fissò attentamente. Quante volte avrebbe dovuto Confonderla per non farsi carpire i suoi segreti? Ricordava alla perfezione la ragazzina vivace che lo subissava di scherzi e Illusioni.
Ma dov'era finita?
Non ce n'era traccia in quella ragazza dallo sguardo spento e l'espressione vacua, che non aveva ricambiato il suo saluto e non aveva nemmeno dato segno di averlo riconosciuto.
Quando la Madre le sfilò il cappuccio del mantello scuro, capì il perchè.
Gli sfuggì un'esclamazione soffocata. Chi poteva averle fatto una cosa del genere?
<< Ephram...- il padre di Allysia gli rivolse uno sguardo composto, che però tradiva il dolore per la perdita della Figlia- Dovrete essere molto delicato con lei, da adesso in poi. E' molto provata e ha solo pochi sprazzi di percezione... per il resto è sempre assente.>>
<< Statele vicino, Ephram!>> lo supplicò sua Zia, stringendo più forte la ragazza, che non diede segno di accorgersene. Aveva lasciato andare il gattino, che adesso le miagolava supplicante intorno ai piedi. Ma lei non lo sentiva. Fissava il vuoto.
<< Vi lasceremo il Fantasma di Famiglia per qualche tempo, perchè possa aiutarvi con Allysia. Speriamo che si possa riprendere prima della fine delle vacanze natalizie... Domani è la Vigilia. I Normali che abitano con voi...>>
<< Non esiterò a Confonderli se questo compromettesse lo stato di Allysia.- rispose con voce dura Ephram. Era la verità. Chi sarebbe stato così crudele da ferire ulteriormente una persona conciata tanto male?- Ma non sarebbe stato meglio lasciarla tra persone care ancora un poco? Non sembra trascorso molto da che ha subito...>> accennò alla chioma corta.
<< Solo ieri.>>
Santo Cielo! Ma chi ha potuto fare una cosa del genere? E' atroce!
<< Solo ieri?- la voce gli tremò di sgomento- Ma ha bisogno di avere accanto qualcuno, non dovrebbe essere qui adesso, non avrebbe dovuto fare un viaggio così lungo!>>
<< Non poteva passare un giorno di più.>> concluse in tono lugubre suo Zio.
Ephram comprese al volo. Le condizioni così gravi di Allysia dovevano aver spinto suo Padre ad allontanarla al più presto dalla Famiglia.
Annuì composto e allungò le braccia verso la Cugina, che si lasciò afferrare docilmente. Dei lunghissimi capelli corvini che Allysia non raccoglieva mai, erano rimasti pochi centimetri che le coprivano la nuca, ma non arrivavano molto oltre il lobo dell'orecchio. Era un taglio accurato, ben fatto. Il bastardo che l'aveva conciata in quel modo doveva aver avuto tempo e molta buona volontà.
<< Cercherò di garantirle una parvenza di Normalità. I Normali che dividono con me questa casa arriveranno tra circa due settimane. Vi prometto che per allora Allysia si sentirà in grado di affrontare la scuola pubblica a cui l'ho iscritta. Per quanto riguarda i suoi vestiti e le sue cose...>>
<< ..Abbiamo provveduto! Sono tutti nell'altra stanza.>>
<< La aiuterò a sistemarli nella stanza che le ho dato. Si troverà bene. Ve lo prometto, si troverà bene.>>ripeté.
Cercò di essere rassicurante, ma si chiese a che potesse servire. Allysia sembrava ferita a morte.
I suoi Zii annuirono, e la Madre di Allysia estrasse un cofanetto dal suo mantello. Era il Cofanetto in cui dimorava Lord Churchill. Ephram lo prese. Avrebbe dovuto liberarsene alla svelta.
Si tenne accanto Allysia per tutto il tempo. Il calore sterile che emanava era un'eco di sofferenze immani.
Non salutò i Genitori quando scomparvero. Sembrò che non se ne fosse accorta neanche. Si riavvicinò alle sue valigie, e lo fissò.
<< Benvenuta nel Nuovo Mondo, Ally...>> mormorò Ephram con voce delicata, come se parlasse a una bambina piccola.
Un piccolo colpo dal Conafetto lo convinse a riporlo su un ripiano. Lì la scatola intarsiata si aprì con uno scatto, lasciando uscire il Fantasma.
<<... Lord Churchill, sono state rispettate le mie ultime volontà?>> s'informò Ally con un tono grave che sorprese enormemente Ephram. Ultime volontà? Ally sapeva di dover subire quel trattamento?
Il fantasma ebbe un moto di stupore, poi sul suo viso apparve un'espressione malinconica:<< Sì, signorina... Voi non lo ricordate, ma ogni cosa è stata disposta come voi mi avevate chiesto.>>
<< Bene...>> un piccolo accenno di sorriso apparve sulle labbra di Ally. Ma quel leggero curvare di labbra poteva definirsi tale?
Ephram guardò la cugina chinarsi a raccogliere il suo gattino, come se si accorgesse solo in quel momento della sua presenza. Erano quelli i momenti di lucidità di Ally? Era così... spenta...
<< Coone, aiutami a far ambientare i nostri ospiti.>> Ephram rivolse un cenno al suo gatto gigantesco, appena arrivato nella stanza dal salotto. Quello non miagolò né si mosse. Rimase fermo accanto allo stipite della porta, fissando il Japanese Bobtail, così minuto, tra le braccia della ragazza.
Era tipico che il suo Catalizzatore non gli desse molta retta.
Con un sospiro, Ephram si rivolse al Fantasma:<< Volete aiutarmi voi, Milord?>>
Il Fantasma si diresse ai bagagli. Indurì le mani in modo da poterli sollevare ed Ephram gli indicò il piano superiore.
Ally gli si accostò:<< Mi spiace di non poter dare una mano... Ma i miei poteri...>> aveva un tono inespressivo, ma Ephram apprezzò lo sforzo.
Le sorrise e scosse il capo:<< Non preoccuparti dei tuoi poteri adesso. Scoprirai che qui ci sono molte più cose da fare a mani nude, con la forza fisica. In più, presto torneranno le persone che dividono la casa con me.... e non sanno nulla della Magia. Ti conviene imparare a sembrare una Normale, piuttosto. Vuoi venire con me a vedere la tua nuova camera?>>
Ally sbatté le ciglia, come se faticasse a concentrarsi. Ma infine annuì:<< Va bene.>>
Il Fantasma li aspettava in cima alle scale, ed Ephram gli indicò la stanza in fondo. Aprì la porta e fece entrare per primo Lord Churchill, poi Ally.
Era una stanza ammobiliata: c'erano un letto, un armadio, un comodino e una scrivania. La scrivania era provvista di sedia, tutti chiari.
C'era una finestra molto ampia, in quel momento appannata per via della differenza di temperatura con l'esterno. Ma si vedeva bene l'albero alto del giardino, da lì.
Il pavimento era di parquet, come tutta la casa, molto lucido e piuttosto chiaro.
Tutte le pareti erano bianche.
Nell'insieme era molto luminoso, ma spoglio e anonimo.
<< Ho pensato che avresti voluto abbellirla con le tue cose, quando fossi arrivata qui.>>
Una pausa di silenzio. Poi Ally rispose: << Va benissimo così.>>
E come sarebbe potuto essere altrimenti?
Ephram annuì:<< Ti aspetto di sotto con Lord Churchill. Scendi quando vuoi.>>
Fece cenno al Fantasma di uscire dalla stanza, poi si chiuse dietro la porta, mentre Ally rimaneva ferma al centro della sua camera vuota, con il gattino tra le braccia.

Ally lasciò cadere Famiglio al suolo. Mosse un passo verso il letto, poi un altro, fino a sedercisi sopra.
Si sentiva spossata, eppure non aveva detto né fatto molto. Si sentiva perfettamente senza forze, e smarrita. Sfilò il mantello in cui era ancora avvolta, e le cadde di mano un foglietto di pergamena.
Lo lesse e si sentì girare la testa.
Considera i vestiti nella valigia un nostro regalo. Ti siamo vicino.
Ylana, Paqui, Sveva e Salem.

Scosse il capo convulsamente, cercando di scacciare quei nomi dalla sua mente. Solo al sentirli nominare le sembrava di subire ancora quel trattamento atroce... Non poteva sopportarlo!
Famiglio le venne velocemente in aiuto: sapeva come distrarla dal troppo dolore che minacciava di risucchiarla. Prese a miagolare con la sua voce delicata e dolce, l'unico modo vista la scarsa comunicativa della coda minuscola. Ally lo raccolse e prese ad accarezzarlo in un gesto che la rilassava.
<< Devo dimenticare ogni cosa. Altrimenti non riuscirò a sopravvivere. Questo è il Nuovo Mondo, hai sentito Ephram? Il Mondo Normale, il Mondo Reale. - fissò supplichevole il piccolo amico- Ti piacerebbe cominciare una nuova vita insieme a me? So che non potremo usare la Magia: io non riesco nemmeno a illudere la cruna di un ago, mi fa troppo male. E potrei morire, e tu allora moriresti con me. Che ne dici di aspettare insieme a me di stare meglio? Potremmo illuderci di essere sempre stati qui, o meglio, di non avere passato. Non sarebbe bello?- sorrise mentre gli occhi verdi ancora tristi le si velavano di lacrime- Non sarebbe bello cullarci entrambi in questa illusione, e dimenticare le cose che fanno così male? Rimani con me, Famiglio mio?>> singhiozzò.
Il gattino miagolò in risposta. Fortunatamente il suo legame con Famiglio non si era spezzato. Troppo profondo, dopo anni e anni di vita sempre insieme. Ma anche lui non era lo stesso: si era parecchio indebolito, e pareva più piccolo. Era tornato a essere un cucciolo. Anche lui aveva bisogno di dimenticare com'erano le cose prima.
Ally si raggomitolò sul lettino, così diverso da quello che aveva posseduto, e lasciò che le lacrime scorressero senza freni.
<< Io sono Ally McNamara, senza passato, e tu sei il suo piccolo gatto affettuoso. Lasciamoci cullare in questa Illusione... La Realtà...>>
Il gattino si accucciò contro il suo viso, cercando di asciugare le lacrime, fino a che lei si addormentò, esausta. Allora si calmò anche lui, e rimase sul letto a vegliarla, leccandosi il pelo pezzato.

Eccomi dopo tempo immemore... e purtroppo con ancora meno tempo del solito! Ringrazio tutte quante per i commenti, siete gentilissime e carine a continuare a leggere la mia storia! Prometto che aggiornerò di nuovo prestissimo! Scusatemi tanto!
Fleur.

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Capitolo 6
*** Siediti e Medita ***


Siediti e Medita


Una volta al piano di sotto, Ephram si voltò a fronteggiare il Fantasma:<< Allora, posso sapere chi è stato a ridurla così? Quella non sembra mia Cugina! Non sembra neanche una persona...>>
Il Fantasma sembrò a disagio: << E' colpa di un Guaritore. E' tutto ciò che posso dirvi. A parte questo, l'unica cosa che vostro Padre vuole che sappiate è che la signorina Allysia deve rimanere qui, lontano dal Mondo Magico e dalle... Cattive Compagnie...>>
Ephram rimase in silenzio finché Coone non gli portò un topolino di gomma che gli aveva comprato Charlotte.
Lo so, amico mio, manca anche a me. Ma se non ci sbarazziamo del Fantasma, è improbabile che questa storia proceda.
Lasciò il topolino ai suoi piedi, ed Ephram lo scagliò con un calcio all'altro capo della stanza. Coone corse a prenderlo e ripeterono il gioco varie volte, sotto lo sguardo vacuo di Lord Churchill. Infine il gatto uscì dalla finestra, che rimaneva sempre aperta per lui, nella neve.
<< Il nome del Guaritore, milord.>> ordinò Ephram con voce secca, dopo aver riflettuto a lungo.
Voglio sapere il nome di quel bastardo. Voglio il nome del mostro.
<< Salem Finnegan.>> rispose il Fantasma.
Ephram annuì.
Non ti toccherà più, Ally...
<< Bene.>>
Il Fantasma tornò al Cofanetto, che si richiuse con un tonfo, e lo lasciò solo.
Ephram sentì la vista annebbiarsi per le lacrime. Si lasciò cadere sul pavimento. Aveva studiato anche lui a scuola quella tortura, ma vedere Ally ridotta in quello stato lo fece sentire impotente, spezzato. Non aveva mai provato niente di simile, neanche con Charlotte. Allysia sembrava così provata da dargli un senso di pena più che di compassione, come se il dolore che aveva subito fosse rimasto dentro di lei, e non riuscisse più ad esternare altro. Sembrava un animale ferito a morte. Di certo era così che si sentiva.
Tornò con la mente a quando, in casa, Ally gli faceva uno scherzo dopo l'altro, forte del suo Famiglio. All'epoca l'aveva odiata, quasi. Come si poteva odiare una compagnia che si divertiva troppo mentre lui sgobbava dalla mattina alla sera per soddisfare le aspettative della Famiglia, la Cicala e la Formica in versione magica.
Ma adesso...
Si accorse di provare nostalgia per quella Cugina così allegra e potente. Per il suo sorriso vivace, per la luce degli occhi verdi.
Era come una luce sfolgorante... di cui non era rimasto nulla. Solo quell'involucro...
Ripensò alla pelle diafana e al piccolo neo sotto l'occhio destro di Ally. I capelli corti. Contrasse il viso in una smorfia di rabbia.
Ucciderò chiunque ti abbia fatto tanto male...

<< Va meglio, Ally?>>le chiese sollecito.
La ragazza aveva mangiato pochissimo, ma annuì.
Nonostante avesse ancora l'aria abbattuta, sembrava decisa a prendere parte alla cena. Ephram l'ammirò.
Il Fantasma li sorvegliava dall'alto, fluttuante. Famiglio lo seguiva con gli occhi e cercava di afferrarlo.
Il piccolo Catalizzatore sembrava piuttosto ostile, piuttosto strano vista la sua abituale indole pacifica...
Ephram l'attribuì al cambiamento di ambiente.
<< Ally, sai cosa dovresti fare?>> chiese con un'allegria che non sentiva. La ragazza gli lanciò uno sguardo vacuo.
<< Sederti e meditare. Lasciar riposare la mente, scrollarti di dosso le emozioni...>>
<< Cadere in trance, intendi?>> Ally già scuoteva il capo, come se le stesse chiedendo una prova troppo difficile per lei.
<< Oh, no.-la rassicurò- Non è trance. E' una pratica dei Normali... La mettono in atto quando sono stanchi, o depressi, o stressati, o apatici... Non voglio ferirti, cuginetta, ma tu mi sembri tutte queste cose insieme. Perchè non provi? Se ti fa sentire più protetta potrebbe tenerti compagnia Lord Churchill, le prime volte. O potresti tenerti vicino Famiglio... O Coone.>>
<< Una pratica dei Normali...- ripeté Ally, pensosa- Va bene. Ci proverò, cugino. Grazie.>>
<< Fantastico. Ti preparerò la stanza sul retro, quella che dal sul giardino... Con Ametiste ed essenza di fiori di Camomilla, per rilassarti. Voglio che tu stia bene.>>
Ally non rispose e non diede segno di averlo sentito. Rimase a fissare il vuoto, immemore.
Eccola che ricomincia..., pensò Ephram.
Ma si impose di portare pazienza: avrebbe risolto un problema per volta.

Ally si guardò intorno, poi si accovacciò incrociando le lunghe gambe.
<< Così?>> chiese a suo cugino, allargando le braccia.
Ephram annuì:<< Tieni la schiena bene eretta, e le spalle dritte. Solleva leggermente il capo al di sopra delle spalle, come se un filo sottile te lo tenesse alto... Sì, così. Rilassa i muscoli del collo, Ally. Appoggia i gomiti sulle ginocchia, ce la fai? Ecco, così...>>
Ephram sistemò con attenzione le pietre intorno a lei, formando un pentacolo di cui lei era il fulcro.
<< E adesso?>> chiese la ragazza.
Era così disorientata da intenerirlo, per cui non trattenne un sorriso gentile.
<< Adesso rilassati. Svuota la mente da ogni cosa. So che stai male. Che fatichi a mantenere il controllo. Ma tu dimenticatene. Anzi, fingi che non esista. Niente di ciò che può ferirti è reale. Siediti e svuota la testa. Meditare è questo. O forse è il contrario... Ma non importa. Ciò che importa è che tu ti senta meglio. Va bene?>>
Ally non rispose: rifletteva su quelle parole.
Ciò che conta è che tu stia meglio.
Il bagliore doloroso di un ricordo si fece largo in lei. Salem ai piedi del grande albero che reggeva la Casa delle Due Insegne, la sua mano nella sua, e i cuori in volo per lo spavento appena provato, la caduta evitata.
<< Scusami, Salem, ho perso l'equilibrio...>> gli sorrise mortificata.
<< Non preoccuparti, Allysia.>> Era così dolce da emozionarla ancora di più, facendole battere forte il cuore. Cercò di distrarsi da quella considerazione, sapendo che quegli occhi castani e il suo Potere coglievano ogni reazione, ogni sensazione.
<< Mi spieghi perchè quando mi Guarisci emani questo profumo così dolce e delicato?>>
<< Perchè mi piace farlo.- sorrise, il sorriso dolce e delicato, emozionandola ulteriormente- Ma non pensarci adesso. Ciò che conta è che tu stia meglio.>>

Le lacrime le corsero sulle guance senza che potesse fermarle. Salem. Chiuse gli occhi verdi, mentre suo Cugino si avvicinava e le prendeva le mani tra le sue, intensificando il ricordo di quando era stato Salem il Guaritore a stringerla in quel modo tanto affettuoso. Di quando la terra di Scozia era ancora la sua Casa, la casa del cuore, la casa dell'amicizia.
Famiglio le corse vicino e prese a strusciarsi in segno di affetto e partecipazione. Ally sciolse le mani dalla stretta del cugino e strinse il Catalizzatore. Cerco di non soffrire e lo faccio per te, Famiglio mio.

Si sforzò di sorridere a Ephram, mentre anche Coone e il Fantasma entravano nella graziosa stanza che suo cugino aveva preparato perchè lei si sentisse a suo agio. Come se fosse possibile.
Il grosso gatto di Ephram si avvicinò lentamente a Famiglio e socchiuse gli occhi in un'espressione di simpatia.
<< Non è molto affabile con chi non conosce, ma credo che vi abbia appena accettato in famiglia.>> sorrise Ephram, con una carezza dietro le grosse orecchie di Coone.
Ally lasciò andare il minuscolo Japanese Bobtail, e questi prese a salterellare dando segno di voler giocare.
<< Andate pure via, Coone e Famiglio. Provvederò da me, qui.>>
<< Vuoi che ti lasciamo sola?>> chiese Ephram sollecito.
Un piccolo brivido di panico le ricordò che non era ancora abbastanza forte.
<< Lascia che milord mi sorvegli. Tu vai pure.>>
Ephram annuì compostamente e allungò una mano per darle una carezza sul capo mutilato della giovane strega. Ma si fermò quando lei ritrasse il capo terrorizzata. Allora si alzò da terra e si avviò verso la porta.
<< Cugino?- Ephram si voltò a quel tono così esitante.- Ti ringrazio.>>

 

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Capitolo 7
*** Fuori uno! ***


Fuori uno

Fuori uno!



<< Avevo ragione o no?>> sorrise Ephram.
Stava fissando fuori dalla finestra che dava sul giardino innevato. Ally, in tenuta invernale, aveva appena ridacchiato mentre i gattini giocavano, Coone perfettamente ambientato alla neve alta, Famiglio sprofondandoci dentro. Era stato quello che aveva fatto sorridere la giovane Strega. Ora aveva preso in braccio di slancio il minuscolo animale per non farlo bagnare ulteriormente.
Ephram si voltò verso il Fantasma, che stava annuendo accanto a lui.
Erano passati quattro giorni, e con essi il Natale. Era il 27 Dicembre e Ally era migliorata tantissimo dal suo arrivo. Adesso era meno assente di prima e riusciva addirittura a interessarsi all'ambiente esterno, che prima la terrorizzava.
<< Ma non è ancora uscita di casa...>> obiettò Lord Churchill con la sua voce leggermente cavernosa.
<< Datemi tempo, milord. Le mura del giardino sono alte, e per adesso le va bene così. Ma entro l'inizio della scuola farò di lei una persona equilibrata. Me lo sono giurato.>> rispose deciso. Gli venne in mente una citazione da Romeo e Giulietta: Sulle ali dell'amore ho superato queste mura.... L'aveva pronunciata Charlotte la prima volta che era entrata in casa, quando ancora non si conoscevano e lui non aveva idea di nulla della vita dei Normali. L'aveva apostrofata chiedendole come avesse fatto a entrare in casa sua, e lei gli aveva tranquillamente spiegato che quella casa era divisa in quattro parti, due delle quali erano sua e di suo fratello Boone, che sarebbe arrivato nel pomeriggio. Gli aveva mostrato il contratto, spiegandogli i punti che lui non aveva avuto il coraggio di farsi chiarire all'agenzia, e gli aveva fatto un bel sorriso. Coone le si era strusciato addosso appena aveva messo piede in casa, dichiarandole un improvviso quanto imperituro amore. E anche lui l'aveva amata subito. Sorrise a quel ricordo, poi strinse le mani a pugno. Avrebbe fatto fuori il Fantasma quanto prima. Di sicuro, prima che la sua Lotte tornasse a casa e scoprisse chi era lui.

Due giorni dopo, Ephram aggrottò le sopracciglia per l’ennesima volta, rendendosi conto che il Fantasma innervosiva non solo il piccolo, debole Famiglio, ma anche Coone… e anche lui, per la maniera in cui sorvegliava continuamente Ally. Aveva l'impressione che evitasse di lasciarla sola non per aiutarla, bensì per impedirle di riprendersi.
Il che era assurdo, visto che le anime che si votavano a una Casa in cambio dell'eternità esistevano solo per proteggere i membri della Famiglia.
Ma lui non riusciva a fidarsi lo stesso.
Anche Famiglio e Coon stavano diventando insofferenti. Il suo Catalizzatore lo guardava come per suggerirgli qualcosa di fondamentale, che lui non riusciva ancora a cogliere.
<< Milord, ve ne prego, riposate adesso. Ally mi sembra sufficientemente tranquilla.>> lo aveva detto in tono inequivocabilmente gentile, per cui il lampo di rabbia che  passò nelle pupille opache del Fantasma era doppiamente ingiustificato.
<< Ma io...>> cominciò a protestare Lord Churchill, ma Ephram alzò un braccio.
<< Vi comando di entrare nel Cofanetto fino a mio nuovo ordine. Non intendo... farvi sgobbare tanto.>>
Il Fantasma annuì e scomparve. Ephram attese che il Cofanetto incantato si richiudesse e sospirò: i Fantasmi sono assoggettati agli ordini dei loro Padroni. In quanto futuro Capofamiglia, aveva pieno diritto di esercitare la sua autorità in quel modo. Peccato che avesse scoperto di odiare quella prospettiva.
Si recò a passo svelto verso Ally, che stava leggendo in un angolo un libro di meccanica: gli aveva detto che leggere manuali su cose pratiche la aiutava a concentrarsi su cose pratiche.
Ally non voleva ricordare nulla. Ma lui aveva bisogno di informazioni.
<< Ehi, Allysia?>>
Attese che lei sollevasse lo sguardo, poi la fissò attentamente.
<< Ho messo via il Fantasma per un po'.>>
<< Oh!>> la ragazza annuì, un po’ confusa.
<< C'è qualche domanda che vorresti farmi adesso che lui non c'è? Ho l'impressione che tu non ti senta perfettamente libera, con lui intorno. Però adesso rifletti un po', e chiedimi pure ciò che vuoi.>>
Per un attimo, mentre il silenzio si prolungava di minuto in minuto, temette di averla fatta tornare nel suo buco di sofferente incoscienza. Infine, un piccolo bagliore si accese negli occhi verde menta, e Ally posò il libro.
<< Perchè quelli come noi odiano i Guaritori?>>
Non se lo aspettava. La prima domanda indipendente di Ally era quello? Una domanda sul suo aguzzino?
Forse, nel delirio, ha dimenticato cosa le è successo...
Si apprestò a rispondere, cercando di essere chiaro senza ferirla.

<< Bene, Ally. Pensa al mondo. Il mondo è molto vasto e molto grande, e contiene un numero infinito di cose imperfette. L’imperfezione rappresenta la vita... La perfezione la morte. C’è una sola creatura al mondo completamente perfetta... Il Guaritore. Egli vive della sofferenza degli altri. Non può fare a meno che gli altri soffrano: se lui non agisse, di certo il suo potere lo ucciderebbe, e per questo egli coglie ogni occasione per esercitare la sua Abilità. La Famiglia di solito lo rinnega, perché il Guaritore è come una bomba pronta a esplodere: da un momento all’altro, può distruggere ogni cosa intralci il suo cammino. Per questo per le Famiglie è un’atrocità. Ti è chiaro adesso?>>
No, non era chiaro. Non era chiaro niente di quello che Ephram le stava dicendo. Non è possibile.
<< Ma il profumo...?>> cominciò con voce neutra, subito interrotta.
<< E’ il segno del loro piacere, non del tuo. La loro vita si rinnova e si moltiplica, e il profumo rappresenta il loro godimento.>>
Perché emani un profumo così buono mentre mi guarisci?
Perché mi piace farlo...

<< Un profumo così dolce che sembra che tutte le brutture del mondo non esistano...- mormorò Ally con voce spenta, lo sguardo fisso nel vuoto -Così dolce da riempire l’anima, da farti credere che sei davvero libero, libero di chiedere, libero di superare le tue paure, libero così tanto da volare...>>
Ephram interruppe quella litania con uno sforzo secco.
Doveva farlo prima che Ally tornasse a precipitare da sola in quel profondo nulla da cui sarebbe stato più difficile farla rinvenire.
Le pose la mano sulla spalla e chiuse gli occhi.
Ally chinò il capo con un movimento improvviso.
Ephram sapeva che in quel momento le sue pupille nere erano diventate grigie.
Era così fragile che non si era neanche accorta della sua intrusione.
Spazzò via i suoi pensieri e lasciò un tranquillo silenzio.
Senza toglierle il braccio dalla spalla, raccolse di nuovo il libro e glielo sistemò tra le mani immobili, come se stesse ancora leggendo.
Si alzò dal divano e finalmente smise di intromettersi tra i suoi pensieri così dolorosi, mentre lei trovava la riga che stava leggendo prima che lui le parlasse, come se non l’avesse mai interrotta.
Cercò il tono più gradevole che gli riuscì e le chiese:
<< Ally, vuoi venire a far compere con me, domani? >>La ragazza alzò il capo di scatto, chiedendosi come avesse fatto Ephram ad avvicinarsi così tanto senza che lei lo avvertisse. Pensò di essersi concentrata troppo nella lettura, e chiuse il volume che aveva tra le mani. Fissò gli occhi perfettamente limpidi del Cugino e rifletté sulla domanda, mentre un brivido freddo le correva tra le scapole:<< Uscire? Lo ritieni opportuno?>>
Lei non lo sapeva, ma era stato quel metodo, la Confusione, che più di ogni altro le aveva impedito di impazzire, di allontanarsi per sempre da se stessa. Il primo giorno di meditazione le erano venute le convulsioni.
Il secondo aveva cominciato a urlare così forte che aveva quasi frantumato le finestre e lui aveva dovuto Confondere tutto il vicinato.
Non voleva mai più assistere a scene del genere. Se non l’avesse Confusa sarebbe morta e lui non se lo sarebbe mai perdonato.
Annuì disegnandosi un sorriso rassicurante sulle labbra, mentre Famiglio saltava sul divano e lo guardava perplesso. Coone gli si affiancò e si chinò verso di lui, come a spiegargli la situazione. Quella scena fece contrarre le labbra di Ally e lo face scattare verso la stanza in cui aveva lasciato il Cofanetto Incantato. Era bene che il Fantasma si preparasse a fare i bagagli.

Supera il muro, Allysia McNamara. Supera il muro e sarai libera come speri.
<< Ma io non voglio essere libera. Io voglio stare qui, al caldo. Al sicuro.>>
Sciocchezze. Tu vuoi essere libera come l'aria. Libera come una farfalla, se potessi. Libera come l'essenza dolce che si sprigiona da lui quando ti guarda...
<< Non esiste nessun profumo! Smettila, lasciami dormire! Non li voglio questi sogni strani. Questa è la Realtà, niente di più e niente di meno. Non c'è bisogno di saper volare qui. Qui non c'è bisogno di fantasticare.>>
Sì, questa è la Realtà, piccola indifesa Ally... E niente è quello che sembra...
Ally si alzò di scatto, ritrovandosi in mezzo al letto, sudata per via del riscaldamento che Ephram non teneva spento neanche la notte, in camera sua. Scostò le coperte, sapendo gli che gli occhi gialli di Famiglio la fissavano pazienti dal fondo del letto, ai suoi piedi. Famiglio è sempre stato più paziente e tranquillo di lei, nonostante la sua infinita voglia di giocare e darsi da fare.
<< Non guardarmi così. Lo so che hai sentito tutto. Non è facile fare la ragazza Normale, sai? Non è neanche una settimana che stiamo qui, e già gli incubi sono tornati. Credevo di essermene liberata e invece sto già guarendo, se il mio mondo onirico torna così in fretta. A che mi serve fare questi sogni adesso? Io non posso fare più nulla. Sono impotente. E lo sai anche tu, perchè sei debole quanto me!>>
Furono sussurri urlati, perchè Famiglio capisse la veemenza, ma i suoni non arrivassero alle orecchie di suo Cugino e tantomeno al Fantasma.
<< Non ricordo quasi nulla, e quello che ricordo mi fa stare male. E soffri anche tu. Coone non ti spiega più cose di quante non me ne spieghi Ephram, eppure tu ti fidi di lui.>>
Con un piccolo sospiro allargò le braccia e lasciò che il gattino vi si intrufolasse. Ma era lui a tenere al sicuro lei, e non viceversa.
<< Tra poche ore ci porterà in giro per la città. Credo che sarà a dir poco spaventoso. Vorrei tanto riuscire a riposare…..>>

Chiuse gli occhi, rimasti color menta dal momento in cui le avevano strappato l'anima dal corpo, e sperò di non sognare ancora quella voce senza immagini. Inutilmente.
Si ritrovò nel posto buio che aveva abbandonato svegliandosi di scatto poco prima. I suoi sogni non pullulavano più di immagini come un tempo, ma vivevano in quel solo suono sibilante e sgradevole, in quella voce. Troppo fioca anche per dire se appartenesse a un uomo o a una donna.
Tra poco oltrepasserai il muro. Ma non temere. Ephram ti difenderà...
<< Basta....>> sospirò, supplicò nel sonno.
Non capiva che si trovava dentro il vuoto desolante della sua testa, e senza quella voce avrebbe già smesso di partecipare alle sofferenze terrene. Per sempre.

<< E così questa sarebbe...>> sospirò Ally, cercando di capire perchè suo cugino sorridesse tanto.
<< Buffalo. La città dal clima perfetto.>>
Anche la sua voce era allegra. Doveva essere proprio su di giri.
Probabilmente per via di quella telefonata che aveva ricevuto prima di uscire. Che strano.
Ally si tenne Famiglio più stretto, sentendo il suo tremore. Con un sospiro, abbassò la cerniera del suo giubbotto super trendy e lo infilò in un'ampia tasca interna, poi richiuse la zip.
<< La città dal clima perfetto?>> ripeté, perplessa.
Era circondata dalla neve, e se non avesse infilato ai piedi gli scarponi avrebbe già un raffreddore coi fiocchi… di neve, in effetti.

<< Be', ha tutti i climi del mondo. D'estate qui fa abbastanza caldo da fare il bagno nel lago, in primavera fioriscono tutti gli alberi che vedi e in autunno...>>
<< Sì, ho capito.>> borbottò brusca, mentre lui scoppiava a ridere e la circondava con un braccio. Ally alzò gli occhi verso gli alberi e vide gli occhi verdi del maestoso Coone, che saltava da un ramo all'altro come un piccolo leone dal manto argenteo.
Errore.
Una piccola fitta penosa le annebbiò la vista.
Un dolore lancinante la annebbiò, a causa di quella piccola concessione alla fantasia. Un tempo bastava solo un pensiero per attivare potenti magie. Ora le serviva un pensiero a scatenare quel dolore assordante, lancinante nel cervello e nel corpo. Famiglio se ne accorse, e premette per tirare fuori la testa dal giubbino, rischiando di soffocarla. Abbassò un po' la zip per ritrovare il respiro, grata anche di quella piccola gaffe che la distraeva dal dolore.
Sospirò, un po' adombrata.
Famiglio poteva rimproverarla fino alla fine dei tempi, e la voce nei suoi sogni vuoti poteva altrettanto insistere fino a non farla più dormire, ma la sua mente ormai era così, fragile senza rimedio, e lei non poteva sopportare nemmeno il più piccolo cedimento. Nè alla fantasia, né al ricordo... Figurarsi all'Illusione.
Ephram la trascinò in un centro commerciale, poi in vari negozi tutti graziosi.
Sì, Buffalo era proprio carina. Proprio pittoresca, un equilibrio perfetto e tranquillo.
Sentì che, se fosse stata ciò che era, l’Allysia che governava i suoi poteri,  avrebbe potuto trovarsi bene.
Adesso doveva solo riuscire a non immischiarcisi mai.
Doveva badare a Famiglio come lui faceva con lei, per ripagare il debito. Non poteva  ancora morire del tutto.

<< Visto? E' riuscita benissimo a stare fuori casa per un'intera mattina! L'ho portata in tutti i posti più popolati e non è mai stata male! Si è ripresa a sufficienza.>>
Ephram e il suo tono soddisfatto.
Che ne sapeva lui?
Si è dovuta controllare tanto che le era venuto quel fastidioso mal di capo e si ritrovava di pessimo umore. Accolse un'occhiata di Famiglio abbastanza scettica.
Perchè, quand'è che tu sei di buon umore?
Niente ironia!
Ma è vero, tu sei triste!
Certo che sono triste!
Perchè? Ephram vuole cacciare il Fantasma!
Cooooooosa?

Si alzò di scatto da quello che era diventato il suo angolo di divano e si avvicinò alla finestra che dava sul giardino tutto bianco.
Ephram vuole scacciare il Fantasma... Rimandarlo in Scozia? Non farlo tornare più qui?
Vuoi che parli con Coone?

Ally si voltò di scatto. Ogni curiosità era morta in lei. Esisteva solo il sospetto che le cose potessero di nuovo cambiare e annientarla. Rifletté freneticamente sulla possibilità che l'assenza di milord potesse arrecarle dolore. Le è stato vicino sempre, da quando ha lasciato la Scozia. Le è rimasto accanto seguendola con fedeltà e proteggendola. Ma Famiglio non lo sopportava più. E Ally si era sempre fidata di Famiglio.
Parla con Coone. Chiedigli cosa sa, amico mio.
Un sussulto doloroso.
L'unico che mi sia rimasto...
Il gattino tornò poco dopo, e con un vocalizzo eloquente la avvertì che non era riuscito a comunicare in alcun modo con Coone. Il Catalizzatore di Ephram l’aveva preso sotto la sua protezione, ma si comportava più come un tutore che come un amico, instaurando lo stesso rapporto che Ephram aveva creato con lei. Quello che sempre avrebbe avuto.
Ally decise di andare a meditare. La faceva sentire meglio, un po' Confusa.

Sera.
Ally osservava il buio fuori dalla stanza in cui era stata a meditare per ore, senza stancarsi del vuoto dentro la sua testa. Doveva ringraziare quel vuoto se finalmente riusciva a  fare affiorare qualche pensiero in più.
Un pensiero in più per volta.
Un piccolo sorriso triste le riempì i tratti.
Da quanto tempo non si guardava allo specchio? Più o meno da quando era arrivata in America, in effetti.
Prima stava a fissare le infinite mutazioni delle iridi e la maniera in cui poteva variare il suo aspetto in relazione al suo Potere. Ma dopo il Taglio… più nulla da cambiare, più nulla su cui fantasticare… più nulla.
Rimpiangi il tuo potere, giovane Allysia?
Ally si guardò intorno, terrorizzata di essersi addormentata senza rendersene conto. Ma non era buio intorno a lei.
E la voce fioca era nella sua testa!
Sì, devo proprio essere impazzita.
In quel momento Ephram la chiamò. Senza saperlo la stava salvando di nuovo.
Ally quasi corse verso la cucina ariosa. Ephram era bravo anche a cucinare. Probabilmente imparerà anche lei un giorno.

<< Bene, adesso è finita, direi.>>
Concluse Ephram soddisfatto.
Ally fissò critica le nuove tende.<< Non capisco da dove viene tutta quest'ansia di aggiungere oggetti a camera mia. Se volessi riempirla non dovrei fare altro che aprire gli scatoloni. Che come vedi, sono rimasti in un angolo, dove ho intenzione di lasciarli.>>
Si era svegliata male. Aveva sentito per tutta la notte quella voce che la tormentava e quando si era alzata, quasi con sollievo, Ephram l'aveva costretta a sobbarcarsi un lavoro che lei considerava inutile: lui aveva piantato nel muro il binario per le tende, e l'aveva costretta a scegliere tra una varietà infinita di tessuti. Ally non chiedeva altro che un generoso buio riposante e muto. Ma non voleva il sonno, per cui aveva dovuto escludere il blu. Quando aveva scelto il tessuto grigio Ephram l'aveva lanciato fuori dalla stanza, e Famiglio aveva dovuto schivarlo con un salto. Così aveva messo delle tende giallino chiaro, le più tenui che fosse riuscita a trovare nel mucchio. Ovviamente di bianco crema neanche a parlarne.
<< Tu devi riprendere la dimensione della tua vita, Ally, altrimenti non ne uscirai mai. E poi, tra poco andrai a scuola. Se venisse qualche nuovo compagno a studiare da te, non potresti mica presentargli una stanza così spoglia!>>
<< E' già tanto che abbia riempito armadio e cassetti, Ephram!>>
<< No, ti sbagli. E adesso, vieni con me di sotto. Dobbiamo parlare.>>
<< Prima le tende e ora parlare.- borbottò Ally - Se il buongiorno si vede dal mattino...>>
Ephram la sentì e sorrise cautamente. Il sarcasmo di Allysia era un balsamo che lo rassicurava sulle condizioni mentali di sua cugina. E il suo malumore mattutino era più gradevole da gestire delle sua catatonia iniziale.
Quando arrivarono nel salottino, Coon e Famiglio si erano già sistemati sul tappeto, e il Fantasma volteggiava preoccupato.
Milord, state per essere rispedito dritto nella umida Scozia! pensò soddisfatto Ephram.
Non aveva ancora avvisato Ally, e in fondo l'ultima decisione spettava a lei. Sperò che sua cugina non mandasse tutto a monte. Erano usciti più giorni insieme, e ora Allysia andava fino al parco vicino solo con Famiglio. Ephram mandava Coone a sorvegliarli, ma tutto procedeva bene. E lui era soddisfatto.
<< Ally, siediti, per favore.>>
La ragazza si accomodò sul suo angolo di divano. Famiglio le saltò subito tra le braccia.
Ephram fissò il Fantasma negli occhi trasparenti.
<< Bene, siamo tutti qui, per salutare un amico.- con la coda dell'occhio vide Ally alzare di scatto la testa-- Lord Churchill, avete potuto constatare i progressi di mia cugina e notare che ha reazioni più... umane. Io credo che il vostro compito qui sia terminato.>>
<< Come? Ma, Vostra Grazia, vostra cugina è ancora triste, depressa... e senza potere alcuno!>> lo contraddisse il Fantasma, e lanciò un'occhiata ad Ally, che era rimasta impassibile.
<< Non siete stato mandato qui per testare i suoi poteri, milord.- gli ricordò, riportando lo sguardo del Fantasma su di sè- Voi siete stato mand...>>
La voce di Ephram si perse in un bisbiglio di sottofondo mentre la vista le si annebbiava e si trovava... Altrove.
Ally si guardò intorno: era ancora nel salottino elegante, sul divano. Ma non con Ephram e il Fantasma, e neanche con Famiglio. Come se la sua mente l'avesse trasposta in un altro luogo, uguale a quello che la circondava, eppure distaccato da esso.
Iniziò a sudare freddo. E la sentì.
Mia cara Allysia...
Ecco, sono uscita fuori di testa. C’era da aspettarselo, tra il sonno e Ephram che mi tormenta con propositi da massaia…

No, non sei pazza. Non più del solito, almeno.

Pure irriverente! Sbuffò internamente. Tanto valeva andarci coi piedi di piombo. E comunque mi chiamo Ally, adesso.
Tsk. Non cambia che tu sia una McNamara, con sangue magico che scorre nelle vene.

Allysia digrignò i denti.
QUELLA non esiste più!
QUELLA SEI TU!

La voce si calmò subito.
Quella sei sempre tu, non importa quanto lotti. Non puoi cambiare ciò che sei.
Io non volevo cambiare niente. Se ti ricordi, non sono stata io a... cambiarmi.
Digrignò i denti.
Lo so.

Si era addolcita, come pietosa di lei.
Lo so che tu non desideravi altro che la felicità delle persone che ami. E in fondo, dimmi, non è ciò che desideri anche adesso?
Ally s'incupì. Non sapeva come rispondere.
No, non agitarti. Rispondimi solo con un 'sì' o un 'no', renderà tutto più facile.
...Va bene.
Vuoi che Famiglio sia felice?

Senza esitazioni, rispose  
Vuoi che Ephram sia felice? Ti ha trattato molto bene, da quando sei arrivata qui...
Era più difficile. Ma non troppo. Ephram cercava di farla ambientare, di farla stare meglio. Anche se la trascinava fuori casa, anche se le metteva tra le mani manuali di filosofia anziché di meccanica, anche se la buttava dal letto per invadere di tende camera sua... voleva fosse felice.
Sì.
Vuoi che tua Madre abbia notizie rassicuranti in Scozia, su di te? Ciò la renderebbe felice. E anche tuo Padre. Vuoi che siano felici?
Inspirò. Sì.
Allora c'è solo una cosa che puoi fare.
Cosa?
Abbandonati...

E si ritrovò nel buio, da sola.
Porca paletta! E ora che succede! Stupida voce, e io che per una volta mi sono fidata di te!Voce, mi senti? Vooce! Accidenti a te!
Nella stanza, nessuno si era accorto dello scambio.
Ephram si rivolse ad Allysia, e le chiese:<< Tu sei daccordo con me, cuginetta?>>
E la voce le uscì un po’ doppia, ma non sgradevole:<< Naturalmente... Cugino.- prese fiato- Ho delle cose da fare... Penso che andrò in camera, Ephram. Famiglio? Tu con me.>>
Il delicato vocalizzo la seguì fin dentro la camera di Ally.
Allysia si guardò allo specchio che Ephram aveva installato in un raptus creativo non gradito ad Ally. Gli occhi verdi avevano assunto una tonalità pratense per un secondo.
<< Sto per farla tornare, Famiglio mio. Spiegale tu le cose come stanno.>>
Miew. Okay.
Allysia sorrise e chiuse gli occhi.
E Ally tornò.
Ansimante, si appoggiò alla mensola dove troneggiava lo specchio, fissando la tonalità menta delle iridi.
<< Dannata vociaccia! - ruggì. Si guardò intorno- Ma non eravamo in salotto?>>

Angolino dell'Autrice: comincio ad insegnare ad Nvu chi è che comanda! Anche se per adesso facciamo a turno...

Lucyette: Ally procede coi piedi di piombo, per ora. A volte cerca di capirci qualcosa, e quindi pone delle domande a chi ha intorno: in questo non è cambiata. Salem è una persona molto importante per lei, e attenta, ho detto é, non era. Ancora non riesce a collegare bene i vari avvenimenti, così fa un po' di confusione... ed Ephram non ha avuto certo una buona versione della storia! Continuerò ad aggiornare, anche se non così spesso come vorrei, ma la storia procede, vedrai!!

zia Addy: non mi scocci, anzi, è un piacere avere una lettrice tanto esigente ed attenta! sei un tesoro! Come ho detto, la storia procede, sono io che sono lenta a correggerla al pc! 

BlueSmoke: partendo dal presupposto che io amo i commenti pieni di particolari e di idee, per cui adoro i tuoi...! Ephram è un ragazzo di 21 anni, con tutti i suoi stereotipi  e i suoi miti pronti ad essere sfatati... però porta sulle spalle una responsabilità non indifferente. Questa è una storia di Maghi Purosangue! Questi maghi di sangue puro hanno senso della famiglia e dell'onore molto molto elevato... in più, aggiungici che Ephram ha il cuore dolce, e avrai un ragazzo che difenderà Allysia con le unghie e con i denti! Si capisce che gli voglio bene?^^ Il fantasma ce lo siamo sbolognati, hiphiphurrà! Anche lui aveva un'immagine della realtà piuttosto distorta, ma almeno Ephram si può recuperare! Quanto a Salem... è un personaggio un po' ambiguo (santo cielo, questa è la storia delle ambiguità!), è un mago, e, come tutti i maghi della mia storia, può accrescere il suo potere solo usandolo appieno. Però ti darò un dettaglio, che Ephram - che stava a sgobbare tutto il giorno, ma non metteva mai il naso fuori casa - non sa, e cioè che il profumo, cioè il piacere di guarire, è una cosa che nutre sia chi dona sia chi riceve! Il mondo è pieno di pregiudizi che sono quasi tutti senza fondamento: anche i maghi oscuri come Salem meritano una possibilità, no?

Georgette: benvenuta tra noi! Grazie per i complimenti e anche per avermi detto dell'inversione dei capitoli, che, giuro, erano messi nell'ordine giusto quando li ho postati! Spero di aver risolto (come non lo so). Presto posterò il nuovo capitolo che, dico già da ora, vi farà vedere un nuovo aspetto della vita della mia Ally! Che comincerà anche a relazionarsi col mondo, e alleluya, non sarà più una creatura dell'oltretomba! Stappate lo spumante, tra poco questa storia andrà avanti! Grazie per le considerazioni su tutti i personaggi, che brava, che dai fiducia sia a Salem che ad Ephram! Non vedo l'ora di farli incontrare! ooops! Basta, non spoilero più nulla!

Baci a tutte voi!

La Fleur.

 

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Capitolo 8
*** Il primo giorno di scuola ***


Capitolo 7

Ally  continuò a saltellare. Strinse forte gli occhi e cominciò a supplicare col pensiero.

Non puoi farlo di nuovo? Eh? Te lo chiedo io stavolta,ti scongiuro! Prendimi! Prenditi il mio corpo, le mie labbra la mia mente! Andiamo, Voce, fatti trovare!

E’ inutile, Ally, non torna. Le comunicò serafico Famiglio.

Da quando sei diventato così indisponente? Ti rendi conto di che tragedia sta per succedere? Come faccio ad affrontarla da sola!

Si voltò di nuovo.

 VOCE! Mi senti? Io non volevo che il Fantasma andasse via, e tu lo hai fatto andare via lo stesso! Io non volevo andare al negozio di Magia con Ephram, e tu mi ci hai portato lo stesso! Io non volevo niente, e tu mi hai costretto a fare tutto! E adesso che ti cerco sparisci nel nulla? Sei ingiusta, ecco cosa sei! Ingiusta, meschina e… e…

<< Insomma, Ally, vuoi sbrigarti? Non arriverai in tempo a scuola! Devi ancora fare colazione, e io non posso accompagnarti, ho un appuntamento all’università!>> strillava Ephram dal piano di sotto.

Ally fulminò con un’occhiata lo specchio appoggiato su una mensola:<< Stupida voce! Mai che si faccia come dico io!>>

Raccolse in fretta lo zaino e corse giù per le scale, imbronciata.

Il miagolio delicato di Famiglio la seguiva a rotta di collo. Non poteva accompagnarla per via della neve alta in cui sprofondava continuamente. Ally aveva paura, ma non avrebbe mai e poi mai messo in pericolo Famiglio. Per questo le serviva la Voce. Aveva più coraggio di lei, senza dubbio. Sembrava che non temesse il dolore, o la cattiveria, o l’indifferenza. Ally sapeva perfino cuocere un uovo, adesso. E preparare i toast, ogni tanto, non le risultava più così tragico.

Ma i giorni di vacanza erano finiti. La spensieratezza dell’imparare un  minimo di vita Normale, pure.

C’è una condanna in atto, oggi. Pensò decisa.

Era il primo giorno di scuola.

<< Non ho per niente fame.>>

<< Tu mangia lo stesso.>>

<< Darò di stomaco.>>

L’aveva già fatto svariate volte, quando era lei a cucinare, e non era una esperienza piacevole. Aveva già imparato che se non si sentiva bene era meglio non mangiare il parmigiano, ad esempio, che lascia la gola dolorante. Le mele bollite andavano già meglio.

E ovviamente neanche a pagare Ephram prepara mele bollite per il primo giorno di scuola.

Suo cugino la soppesava come per verificare l’attendibilità delle sue parole.

Era diventato più giulivo ogni giorno che passava, e stava anche meno attento a lei. Fortuna che Coone non si rilassava troppo. Il grosso gatto lanciò un’occhiata consolatoria a Famiglio, che poi si rivolse a lei.

Ti accompagna Coone. Non lascerà che ti perda.

Ah, grazie tante!

<< Smettila di fare i capricci, Ally. Cerca di non renderti questa giornata un inferno.>>

<< La fai facile, tu.>> borbottò.

<< Ehi, io ci sono passato!- le ricordò Ephram - E sono ancora qui a raccontarlo, per cui hai buone speranze anche tu. Prendi il tuo sacchetto per il pranzo, cerca di non stare troppo isolata dagli altri e per carità sorridi! Nel tuo muso lungo di ribalterebbe un carro armato!>>ridacchiò per la battuta, che Ally aveva accolto con uno sguardo assassino.

Ally si sforzò di ingollare qualcosa, ma quando uscì in giardino già non ricordava cosa fosse stato. Coone la seguiva, come al solito, con lesti balzi da un albero al successivo. Era un gran arrampicatore.

La ragazza strinse gli occhi e ritentò: Voooce? Ci sei?

<< Ally!- sobbalzò e si voltò: Ephram era sulla porta.- Oggi pomeriggio arrivano i Normali. Non farti trovare a parlare col gatto, non tenere il muso e per nessuna ragione al mondo voglio che li disturbi mentre studiano. Chiaro?>>

Ally aggrottò le sopracciglia. << Cristallino.>> mormorò sardonica e si fiondò correndo fuori dal giardino.

Dunque, Potomac Ave.

Coone la aspettava sull’albero al limitare della strada e la accompagnò nel suo solito modo, miagolando raucamente tutte le volte che era sul punto di sbagliare strada. Fortuna che era con lei, altrimenti non sarebbe arrivata mai. Non aveva abbastanza dimestichezza.

Percorse tutta la strada.

Il problema era che stava cercando di ricordare le descrizioni che Ephram aveva fatto dei Normali che vivevano con lui. Dunque: Andrew era un ragazzo biondo.  Nella foto che Ephram le aveva mostrato erano tutti e tre, ed Andrew aveva un gran sorriso e l’espressione allegra,  la corporatura robusta, ed era parecchio alto. Boone invece era smilzo, con l’aria seria. E Charlotte, l’unica ragazza a parte lei… Aveva i capelli castani, l’aria gentile. Le aveva detto che era la sorella di Boone, ma quei due non si assomigliavano se non lontanamente. Charlotte era chiara e gentile d’aspetto,  Boone era scuro come la notte. Che stranezza.

Un altro miagolio rauco la fece svoltare in Delaware Ave.

Ally svolta l’angolo e lì c’era Linden Ave. Si fermò, col fiato corto. L’autobus si avvicinava. Salutò Coone con un cenno della mano.

Neanche sull’autobus e già sudata. Voce maledetta!

Fu sorpresa di trovare sul bus ragazzi più giovani di lei, poi ricordò che in America la patente di prende a 16 anni. Sospirò. Lei ne aveva  17 compiuti. Appena arrivata e già si sentiva indietro rispetto agli altri.

Fortuna che Ephram aveva già consegnato i documenti necessari all’iscrizione nella segreteria!  Aveva già ricevuto il suo orario delle lezioni. E controllando i programmi si era resa conto che una gran parte lei l’aveva già seguita in Scozia.

In Scozia ti hanno fornito un’ottima istruzione, Ally cara, ma qui vedrai quanto ti divertirai!

Voce!

Ally vide un posto libero e si affrettò a sedersi, sbilanciata dagli scossoni del bus.

Non ho intenzione di aiutarti, oggi. Solo qualche suggerimento qua e là…. Sta’ lontana da quel tizio col cappello rosso. Ti punta da quando sei salita.

Ally gli lanciò un’occhiataccia.

Perché non vuoi aiutarmi?

Questo riguarda la tua vita da Normale. Devi sbrigartela da sola.

Ally fissò fuori dal finestrino le strade bianchissime.

Non so se ce la farò.

Silenzio.

Ally arricciò il naso. Il bus sboccava in Delaware Road e proseguiva dritto, poi di nuovo a destra.

Fermata.

Ally scese mentre qualcuno la spintonava da dietro. Un altro passo ed eccola lì… La scuola.

 La Kenmore West Senior High School si stagliava in tutta la sua imponenza davanti a lei. Ally deglutì e chiuse gli occhi.

Suggerimenti?

 

Un completo disastro.

Ecco come si sentì Ally dal primo all'ultimo istante del suo primo giorno alla Kenmore: i ragazzi le lanciavano strane occhiate fin da quando era scesa dal bus e lei aveva cercato disperatamente il bagno delle ragazze. Così si era persa ed era arrivata in ritardo alla prima lezione del primo giorno dopo Natale. Il professore era stato abbastanza clemente, ma lei si sentiva comunque completamente impacciata. All'improvviso si rendeva conto di quanto fossero attillati i suoi jeans e colorati i suoi maglioni rispetto agli abiti lunghi e scuri che prediligeva in Scozia. E sembrava che anche tutta quella gente lo notasse, cosa ancora peggiore, secondo il suo punto di vista.

Avrebbe voluto che Famiglio accanto. La Voce interveniva a intermittenza, solo per svegliarla in ritardo dalle sue fantasie quando un professore le faceva una domanda. Dall'ultima volta, in cui Ally le aveva chiesto un minimo di tempismo, doveva essersi offesa e non si era più fatta viva.

Inglese, matematica, chimica, educazione fisica. Le sue lezioni della mattina.

A Inglese conobbe ‘Jon’, che la guardava come se fosse un pasticcino e ogni tanto si leccava le labbra come se volesse assaggiarla. Sfortunatamente per lui e per lei, non era un bello spettacolo. La salvò ‘Gin’, che si presentò come “alcolica come il mio nome!” senza che Ally capisse cosa intendeva, visto che non aveva mai bevuto che buoni vini francesi in casa sua, e inoltre Ephram le aveva spiegato che in America i giovani non potevano bere fino ai 21 anni… La presentazione le parve un po’ strana, ma almeno ‘Gin’ non la guardava mettendola a disagio come ‘Jon’… un disagio diverso però sì.

A matematica conobbe ‘Lin’, una ragazza cinese dall’aria simpatica. Ally si era seduta sull’orlo della sedia e lei passando le aveva sussurrato “Rilassati, ‘quella nuova’!”

Già, per tutti lei era ‘quella nuova’.

Chimica. Be’, già meglio. Era una materia così nuova per lei che riuscì a distrarsi dalle sue preoccupazioni. E nessuno le rivolse la parola… Sì, le sarebbe piaciuta chimica.

A Educazione Fisica fu la volta di ‘Don’, un ragazzo proprio bello. Aveva un sorriso smagliante e la guardava da sotto in su. Quando Ally gli inciampò addosso sembrò che lui non se la prendesse, anzi, cominciò a tallonarla per tutta la lezione e insistette per portarla a pranzo al suo tavolo, a mensa.

Pranzo. Gli amici di ‘Don’ erano… strani. Davvero strani da morire. Era l’unica ragazza al tavolo e ne fu consapevole per tutto il tempo. Non era piacevole.

Per questo fu lieta di fuggire dalla sala mensa… finché non lesse il nome della lezione successiva.

Di tutte le materie artistiche a cui Ephram poteva iscrivermi, giusto canto!

Il resto dell'orario le andava bene, anzi, era perfetto. Ma canto?

Era uno dei suoi pezzi forti in Scozia, e sua madre le dava lezioni quasi ogni pomeriggio. Se non avesse sposato un McNamara sarebbe diventata una cantante professionista e Allysia aveva ereditato il suo talento.

Allysia, appunto. Certo non Ally, che parlava a bassa voce e se poteva evitava di rispondere, in faccia a tutti quegli estranei che la soppesavano. Si sentiva aliena. E la convinzione che lei lo era davvero peggiorava l'insieme e lo rendeva del tutto spaventoso. Inoltre, dappertutto coppiette si scambiavano effusioni, una vista che la sconvolgeva perchè il clima della scuola scozzese era incredibilmente rigido e lei non era mai uscita dal minuscolo paese magico in cui si trovava la Casa dei McNamara.

I suoi guai non erano destinati a finire.

Entrò nella sala canto così nervosa che non si accorse della presenza di ‘Lin’, e la ragazza orientale la strattonò, con poca grazia ma con un certo effetto.

<< Accidenti, non sapevo che cantassi!>>

Ally abbozzò una smorfia:<< Mi ha iscritto mio cugino a questa lezione. Non ne avevo idea…>>

‘Lin’ sorrise:<< Oh, non preoccuparti. Vedrai,riusciremo a tirarti fuori la magia del canto!>>

<< Ah, be’, allora…>>

La lezione scorreva lenta.

Tanto aspetto il colpo di grazia.

La signora Kildanen, norvegese, e impressionante per la vivacità, vista la provenienza, aveva una voce delicata e piena.

Carina, eh?

Ally sobbalzò.

Voce!

Tranquilla, bambina.

Un sospiro? Sì, un sospiro nella sua testa. Ally scosse il capo. Era del tutto impazzita, e fortunata se nessuno se n'era accorto.

'Lin' la fissava un po' perplessa:<< Tutto bene, Ally?>>

<< Sì, sì. Carina la Kildanen.>>

La ragazza orientale le sorrise on un certo entusiasmo:<< Secondo me è un genio. Domani iniziano le audizioni: ti piacerà da impazzire.>>

Ally evitò proprio di rispondere.

Spagnolo andò meglio. Conobbe ‘Ken’.

Santo Cielo, in questa scuola hanno tutti nomi di tre lettere? Fece la voce, che suonava un po’ esasperata.

E che finiscono in ‘n’! Completò Ally con un sorrisetto. Era contenta perché finalmente poteva tornarsene a casa. Chiaro che ‘Ken’, che ancora parlava, lo prese per un incoraggiamento e le fece perdere tempo.

Uscì di corsa dal cancello, solo per vedere il suo autobus allontanarsi. Era buio. Troppo buio. Per un attimo pensò di tornare a scuola e telefonare a Ephram. Poi uno strombazzare allegro la distrasse.

<< Ehi, ‘quella nuova’!—esclamò ‘Lin’ allegra abbassando il finestrino—Serve uno strappo a casa?>>

<< Oh, sì! Grazie, grazie, grazie!>> e si fiondò allo sportello, sentendo che almeno una cosa stava andando bene, nella sua giornata.

<< Allora, Ally, com’è Buffalo per te?>> chiese ‘Lin’ allegra, quando ebbe avuto il suo indirizzo.

Ally si strinse nelle spalle:<< Non è che abbia girato molto, onestamente. Mi perdo già nella via di casa, se non c’è Co.. mio cugino.>> si corresse di colpo. Ephram le aveva detto di non far scoprire che parlava col gatto! C’era mancato poco!

‘Lin’ non sembrò accorgersi dell’improvviso cambiamento di tono e non rispose subito. Era concentrata sulla strada. Ally sospirò di nuovo sollevata, e cercò di godersi il tragitto. Era raro che girasse in automobile, in Scozia. Le Streghe e i Maghi potevano muoversi nelle maniere più disparate grazie alle loro abilità. Quel pensiero le causò un piccolo scossone interiore. Lei non aveva più abilità.

Solo una Voce…

<< Devi proprio uscire, Ally. Buffalo è magnifica in questa stagione! E poi - le lanciò un’occhiata maliziosa e fugace- sbaglio o ‘Don’ ti fa gli occhi dolci?>>

E che vuol dire? Borbottò la Voce nella sua testa, scontrosa.

Mancò poco che, Ally, distratta, ripetesse a voce alta quelle parole burbere. Cercò di riprendersi e contrasse le labbra in una specie di sorriso:<< Ah, sì?>>

Ma si perse di nuovo nei suoi pensieri mentre ‘Lin’ ribatteva, tanto da non accorgersi quando smise di parlare e accostò l’auto al marciapiede.

<< Ally? Ma ci sei?>> chiese confusa.

La ragazza sobbalzò e si guardò attorno. Arrossì sentendo ‘Lin’ sospirare.<< Sei sempre così distratta?>> le chiese bonariamente.

Ally chinò il capo e si morse il labbro inferiore:<< Scusami, ‘Lin’. Devo essere stanca…>>

La ragazza rise, gentilmente.<< Non preoccuparti, il primo giorno capita a tutti. Sei a casa, credo.>>

Ally fissò di scatto fuori dal finestrino.

<< Oh, sì! Grazie! Grazie mille, ‘Lin’, non ti ringrazierò mai abbastanza!>>

Il tono era così riconoscente che la ragazza orientale rise di nuovo:<<  Non esagerare, adesso! Vai a riposare, domani voglio sentire la tua voce da usignolo!>>

Quella battuta la gelò, ricordandole che l’indomani si sarebbero svolte le nuove audizioni. Chiuse di scatto lo sportello mormorando un saluto.

Seguì con lo sguardo la vecchia auto blu scuro allontanarsi, e quando fece per tirare un sospiro colse un movimento sull’albero accanto a lei.

Sobbalzò.

<< Coon!>> Lo fissò desolata.  Sembrava guardarla compassionevole.

<< Sono già dentro gli ospiti?>>

Ovviamente non le rispose. Cominciava a capire come di sentiva Ephram di tanto in tanto, quando chiamava tutti per pranzo e nessuno gli rispondeva. Fissò in ansia il cancello del giardino tutto innevato. Il viaggio in auto era stato stressante oltre misura, e anche la casa non le sembrava più sicura come l’aveva trovata negli ultimi tempi. Gli ospiti di Ephram dovevano essere già dentro, se poteva considerare il silenzio di Coon una risposta. Di solito era più espressivo.. Rabbrividì e si strinse nel giubbotto elasticizzato, cercando con gli occhi Coon, senza riuscire a vederlo. Sparito di nuovo. Le mani affondate nelle tasche, cercò di deglutire l’angoscia che le stringeva la gola, inutilmente, e avanzò qualche passo, per aprire il cancello di ferro scuro. Se lo richiuse alle spalle, senza mai dare la schiena alla grande casa, come se contenesse chissà quali mostri, poi procedette a scatti verso la porta. La trovò aperta e la schiuse con un sospiro tremante, cercando di far tacere la voce dentro la sua testa che le imponeva circospezione.
Che ti prende, adesso? A scuola eri coraggiosissima, eppure erano “faccende da Normali”! Non mettermi ansia!
Tu non sei una Normale, sei una Strega! E adesso fila in camera tua, non voglio guai!
Ally strinse i denti e convenne che il suggerimento era più che giusto. Ephram le aveva detto di non far innervosire i Normali. Per evitare inconvenienti, avrebbe fatto attenzione pure a respirare, se proprio doveva! La casa era muta. Erano ognuno nella propria stanza?
Salì le scale più silenziosamente possibile e si chiuse in camera. Sospirò di sollievo e finalmente tolse il giubbotto, che le teneva caldo con tutti i riscaldamenti accesi. Gettò sul letto l’indumento e si guardò allo specchio sulla solita mensola: gli occhi verde menta erano ansiosi e tesi. Strinse le labbra e fece un salto all’indietro quando sentì grattare la porta. Il lieve miagolio la tranquillizzò, aprì la porta di scatto per fare entrare Famiglio, e gliela chiuse dietro, strizzandolo poi in un abbraccio.
<< Ah, amico mio! Che giornata!>> Le scappò un piccolo singhiozzo e sedette sul pavimento, col gatto stretto al petto che fremeva per tranquillizzarla.
Ce l’hai fatta, Ally… Il primo giorno di scuola è passato, non sei contenta?
Inspirò profondamente e rilassò un po’ le braccia. Era così, la scuola era finita per quel giorno. Lacrime di sollievo le inondarono gli occhi.
Quanto sei emotiva, Ally!
Era facilissimo nella sua testa distinguere la voce di Famiglio da quella della… Voce. Famiglio non sarebbe mai stato così esasperante e critico nei suoi confronti.
Certo che sono critica! Ma ti sei vista? C’è un mondo intero là fuori, e tu che fai? Ti chiudi in una stanza a piagnucolare attaccata al tuo sciocco micetto!
Famiglio miagolò in segno di protesta.
<< Ma la senti?>> sospirò stancamente Ally, spingendo indietro la schiena e appoggiandosi alla porta. Da quell’angolazione poteva un po’ tutta la stanza, e aveva di fronte la finestra appannata e orlata di neve, col grosso albero che svettava spoglio verso l’alto. Non voleva nessun altro mondo. Anzi, già quella stanza era troppo grande. E poi, la Voce stessa si era spaventata nell’entrare in casa. Un altro miagolio da Famiglio, che le si accoccolò in grembo. Non ci badare. Riusciamo a convivere tutti pacificamente, dentro la tua testa.
Parli solo perché hai la bocca!
Ally contenne un sospiro. Basta così, Voce. Sono stanca…
Socchiuse gli occhi. Aveva superato le sue prime ore di scuola. Lin era stata gentilissima, un vero tesoro, così socievole che lei quasi non aveva dovuto partecipare. Andava bene. E Don, e Ken… Chi erano gli altri? Jon e Gin. E gli amici di Don di cui non conosceva il nome. E i professori. E il canto!
Oh, no, il canto!
Se ne ricordò all’improvviso, e le uscì un gemito dalle labbra. Avrebbe dovuto di a Ephram di toglierle almeno canto. Strinse gli occhi e cercò di calmare il mal di testa feroce che le pulsava contro le tempie, all'improvviso.

Angolino:

Lucyette, capisco che tu sia confusa! E' solo l'introvuzione di un nuovissimo personaggio, la Voce! Annidata nella mente di Ally, insieme ad un'altra parte di sè che lei stessa crede morta. Mi fa piacere che tu segua le sorti della mia protagonista, ma la strada è ancora lunga, e devono succedere così tante cose! Spero che mi seguirai ancora! Un bacio!

Georgette: Ephram arrossisce vagamente e si incupisce di fronte ai tuoi appunti sui Guaritori... ma in fondo che ne sa lui?^^ Si  tratta di una concezione piuttosto "gotica" della magia, molto oscura. Del resto, in genere le persone razionali e logiche non vedono di buon occhio la magia... vedila come se fosse un ribaltamento di questa concezione. Nella fattispecie, i Maghi del ceto sociale di Ephram (altà nobiltà... maghi puri, insomma, molto sofisticati) non vedono di buon occhio alcuni tipi di abilità, piuttosto "elementari", per dir così. Gli elementi della vita e della morte sono così totalizzanti da fare paura e generare pregiudizi. Dovrò tornare sul punto, perchè non sono convinta di averlo spiegato bene, neanche nel capitolo, purtroppo! E poi, dico io: ma alla fine, chi se ne frega? Se il guaritore guarisce, amen e basta, no? Che senso ha dissanguarli, poveretti! Fai bene a spaventarti, perchè Ehpram e Salem si incontreranno sul serio (saltella sul posto, eccitata) e sarà un'esplosione emotiva! Per quanto riguarda la "bontà"... non mi sento di dare un responso. Cerco di creare dei personaggi a tutto tondo, con pregi e difetti... anche perchè penso che eventuali pregi siano strettamente legati a particolari difetti. E, tornando a Salem... uno bistrattato da tutto il mondo, compresi i genitori, non dev'essere un tipo molto positivo! In più il suo è un dono oscuro: se volesse potrebbe davvero fare del male a qualcuno! Però in fondo è di pasta buona, e conosce troppo la sofferenza per arrecare dolore a terzi! Certo, questo lo sappiamo io e gli amichetti suoi, di certo non il resto della comunità magica! Peccato, vero? Per quanto riguarda Ally: sì, è l'altra se stessa, che fa una fuggevole entrata in scena. In realtà si tratta di un nuovo personaggio, che si trova tra l'una e ... il vuoto dell'altra. Grazie per i complimenti, davvero! Io faccio del mio meglio, e avere dei lettori entusiasti è una gratificazione senza pari!

Addy! Io ti voglio bene! Grazie mille, anche per la pazienza, lo so che ce ne stai mettendo tanta per starmi dietro! Sono felice anch'io che il fantasma torni da dove  è venuto! NVU è il programma di scrittura che serve per pubblicare i capitoli sul sito, e mi disobbedisce sempre!

BlueSmoke, non temere, nei ritardi non mi batte nessuno! Le verità mancate sono un'altra delle tematiche del racconto, in effetti: tutti hanno segreti con gli altri e fanno di tutto per non tradire i propri sospetti/pensieri.... Ephram superman? Oddio, poverello! Non vedo l'ora di farti conoscere Andrew, lui farebbe battute su questa cosa fino all'infinito! I dialoghi interiori si susseguiranno nei prossimi capitoli, per cui è una fortuna che ti piacciano! Meno male! Ally è un po' "divisa" al momento.... però si sta riprendendo, come avrai notato. spero che la Voce sia simpatica (lei di certo non si sforza in questa direzione). Commenterò presto, ti giuro, a tutto quanto! Ma quanto sono rimasta indietro?! Un bacio!

Dark Violet: Allysia soffre di tante cose diverse.....uno degli effetti collaterali di essere brutalmente torturata nell'anima! Grazie dei complimenti! Alla prossima!

 

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Capitolo 9
*** In casa ***


In casa

Hhhhnnn!

Si portò, trascinandosi piano sul pavimento, verso il letto bianco, troppo bianco, e lo scalò lentamente, aggrappandosi con le lunghe dita troppo scarne al copriletto mentre Famiglio miagolava piano, spaventato.

Quel rumore di passi…

Terribilmente familiare… lei non lo conosceva…. Eppure… Eppure le risuonò dentro come un tuono, scuotendola fin nelle profondità della sua testa troppo vuota, eppure così popolata.

Ah!

<< Eph? C’è un gatto in questa stanza? Ma lo senti come miagola?>>

<< Oh, è Famiglio, il gatto della mia cuginetta. Non ti preoccupare, Boone!>> la voce falsamente gioviale di suo cugino Ephram la sfiorò appena, nella scia della voce un po’ cupa e aspra che aveva appena sentito.

Chi sei? Fa male…. Ah!

Eppure, riuscire a percepirla nonostante quell’assurdo ronzio, che sembrava… sembrava che non le appartenesse. Non era una galleria ormai inutilizzata, la sua mente? Non era un buco colmo d’ombre ormai l’intelletto che prima arricchiva ogni cosa che la circondasse appena?

Si rannicchiò stretta contro il copriletto chiaro, tutta tesa contro quel dolore che sembra che non sfiorasse Famiglio, ma lacerasse lei. Volevano scindere anche il suo ultimo vincolo sentimentale col mondo magico?Volevano la sua mente, se l’erano presa, volevano anche la sua testa?

Il suono malinconico di un pianoforte si librò nostalgico fino a lei, troppo costante per essere suonato da una mano non fittizia. Era una canzone registrata. E le parole…

Playground schoolbell rings, again
Rainclouds come to play, again
Has no one told you she's not breathing ?

Ah, perchè parlavano così? E anche quella voce tanto profonda e cupa, perché le ricordava cose cui non avrebbe voluto pensare? Dov’era Famiglio? Chi era lei?

Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...Hello...

Ti prego! Lasciami in pace!  

Desiderava disperatamente che quel capogiro e assurdo senso di smarrimento passassero, lasciandola lucida. Invece la canzone continuava, e lei si sentiva sempre, sempre più male…

If I smile and don't believe
Soon I know I'll wake from this dream

Un sogno… Solo un sogno? Perchè non è mio questo dolore che sento… No, non mi appartiene come non mi appartiene questa voce e nella mia testa, nella mia testa… ci sono solo io…


Don't try to fix me
I'm not broken

Sì! Sì, lei non era “rotta” come le bambole. Lei era solo se stessa. Più nulla poteva entrare in lei impunemente, privandola di ciò che aveva dentro. Non era giusto. Lasciò continuare la canzone, mentre il dolore nella sua testa si allentava.


Hello, I'm the lie living for you so you can hide...

Perchè nascondersi? Chi si nasconde dentro di te, Ally? Cosa proteggi dietro i tuoi occhi verdi sempre cupi, cosa nascondi dietro un sorriso appena accennato, più di circostanza che di reale coinvolgimento?


*Don't cry...*

 
Chi ti tenderà la mano mentre cadi così lentamente, come una piuma sospinta dal vento delle mille tempeste che affronti nel buio, correndo a tentoni contro il muro di mattoni che ti intorpidisce l’anima?

Suddenly I know I'm not sleeping
Hello, I'm still here, all that's left
Of yesterday...

Voce! Ritengo che tu mi debba una  spiegazione!

Asciugò le lacrime che non si era neppure resa conto di stare versando, e cercherò di tirarsi su dal letto delle sue sofferenze. Più che altro, delle angosce che la sua mente ospitava e che, si era resa conto, non appartenevano solo a lei. Il miagolio accorato di Famiglio la indusse ad accoglierlo tra le braccia, sul petto ancora affannato, mentre, neanche a dirlo, la Voce non si faceva minimamente viva. Un’espressione molto simile alla rabbia si affacciò nello sguardo verde di Ally, facendole dolere forte una tempia. Pensava furiosamente al dolore appena sopportato, chiedendosi stizzita se il suo non fosse già sufficiente. Credeva di avere trovato nella Voce che l’accompagnava un’amica e una guida anche in quel mondo così spaventoso fatto di vuoti e di ombre improvvise, e invece si sentiva sfruttata e dolorosamente oppressa. Di nuovo sola. Alcune lacrime le annebbiarono la vista e scivolarono oltre le ciglia, bagnandole di nuovo le guance e crollando giù dal mento, sul mantello fitto del suo gatto. Singhiozzò silenziosamente per un minuto o due, poi tirò su col naso.

Ally… Mi spiace molto…

Ah! Sei qui! Con che diritto mi affibbi le tue sofferenze, razza di voce egoista e senza cuore! Solo una voce che mi squassa il cervello cercando di annientarmi! Non ti basta il mio dolore? Ne vuoi ancora? Vattene, vattene! Vattene!

Si alzò, in preda al nervosismo, con Famiglio altrettanto irato tra le braccia. Il gattino aveva le orecchie attaccate ai lati del viso e gli occhi grandi e spalancati, uno azzurro e l'altro giallo, con la pupilla dilatata come sul punto di attaccare qualcuno. Allysia sentì distintamente i piccoli artigli affilati graffiarle la pelle attraverso il maglioncino, cosa che le diede una carica maggiore.  Scosse il capo violentemente, come se potesse sbattere così fuori quella compagna inopportuna e approfittatrice, magari scrollandola via da un orecchio.

Ally! Non è stata colpa mia! Ti supplico! Continuò la voce, ora umile e fioca più che mai. Non so neanche io cosa sia successo, per favore, anch’ io devo sapere perché solo tu e quel tuo animale potete sentirmi!

E perché non me lo hai mai detto? Comparivi nei miei sogni, prima! Sei l’unico legame magico tranne quello col mio gatto che io riesca ancora a mantenere! Cosa vuol dire?

… Solo che il vincolo che mi lega a te è forte quanto quello che lega te al tuo catalizzatore… Che non posso perderti perché ne va della mia esistenza, che ancora non so come definire  con parole che la tua mente umana possa recepire.  Come ti sentiresti se perdessi Famiglio? Così mi sentirei io, senza di te…

La voce si affievolì in un sussurro impercettibile, che continuava a mormorare parole angosciate e dense di tormento. Ally si bloccò all’improvviso placata da quell’ondata di sgomento non suo, vinta dalla compassione e spossata dalla marea di emozioni che l’avevano attraversata nel giro di pochi minuti tornò ad adagiarsi sul letto. Un dolore nuovo, fioritole nel petto come una viola piccola, intenso come la sua essenza inebriante, la dilaniò, facendole tornare acqua salata tra le ciglia.

Povera Voce!

Forse, non era più fortunata di lei… E si sentì all’improvviso solidale con quella creatura che non si riconosceva in un corpo, e che ospitava un corpo sprovvisto di Potere. Forse, era un senso di vuoto molto simile, che le rendeva così affini. Si sdraiò più comodamente, Famiglio accoccolato ora contro il suo collo, e chiuse gli occhi, spossata. Si addormentò in pochi secondi.

 

Ephram fissò con circospezione la schiena di Boone, che lo precedeva di due passi giù dalle scale. Lo accompagnò fino in cucina, e sedette sulla sua sedia mentre l’amico si versava un bicchiere d’acqua, servendosi direttamente del rubinetto. Quanto era stato in grado di sentire, attraverso la porta della stanza di Ally? Quando l’aveva visto accostato proprio a quella stanza gli era quasi venuto un colpo e aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per non Confonderlo seduta stante. Per fortuna Boone lo aveva seguito di buon grado, evitandogli di usare le maniere forti. Coon non si era nemmeno preso la briga di avvisarlo del ritorno di Ally. Doveva aver espletato in fretta il suo compito solo per tornare in camera di Charlotte a farsi coccolare. Furbo, lui! Si diede dell’idiota e sospirò. Adesso invidiava pure la sorte del suo gatto!

<< Tutto bene, Eph?>> chiese Boone, sciacquando il bicchiere appena usato e posandolo nel lavello, continuando a dargli le spalle.

<< Certo… Sì, tutto bene.>>Rispose con una voce così poco convincente che si rimproverò da capo, afflitto.

Boone si voltò a lanciargli un’occhiata indagatrice e poi divertita. << Problemi con la tua cuginetta?>>

Ephram ricambiò il sorriso:<< No. – decise di essere onesto per quanto possibile- Tu e tua sorella mi siete mancati molto. Speravo di passare più tempo con lei… Invece si è già chiusa in camera… Col mio gatto.>>

<< Sei geloso del felide, McNamara?>> sghignazzò una voce molto più rilassata e sfrontata, facendo la sua superba entrata in scena.

<< Andrew!- esclamò Ephram alzandosi per dargli una pacca sulla spalla- Credevo che tornassi domani o anche più tardi!>>

Il ragazzo biondo gli rivolse un sorriso rilassato. Una luce maliziosa balenò per un istante nei profondi occhi castani:<< Anche a me mancava la bella Lotte! Quel brutto muso, invece, non mi è mancato affatto!>> indicò con una mano Boone che, dal canto suo, nemmeno si degnò di rispondergli e si limitò a lanciare un’occhiata di sufficienza ai borsoni che Andrew aveva lasciato accanto allo stipite.

Il sorriso di Ephram si contrasse per un attimo, poi tornò sincero. Andrew era un dongiovanni nato, ma Lotte non gli aveva mai comunicato una preferenza nei suoi confronti, per cui era ancora in gioco. Aveva dalla sua la preferenza di Boone almeno come amico, e per il momento gli era sufficiente. Avrebbe pensato alla concorrenza per la conquista totale del cuore di Charlotte nel modo e nel momento più opportuno. << Giù le mani da lei, Andy.>>

Il biondo gli rispose con un altro sorriso, ancora più disarmante del precedente:<< Chiamami ancora Andy e non ce le avrai più le mani, chiaro?>>

Si scambiarono un sorriso colmo di sfida, mentre Boone li oltrepassava scuotendo la testa:<< Non ti abbassare al livello di quella testa calda, Ephram. Torno a studiare, ci vediamo per cena.>>

<< Almeno qualcosa di caldo c’è, in questa casa!>> lo rimbeccò Andrew, punto sul vivo, lanciando un’occhiata da cucciolo abbandonato a Ephram, che ridacchiò.

<< Ti va un panino? Racconta tutto quello che hai combinato allo zio Eph, su!>> lo vezzeggiò, guadagnandosi un altro sorrisone da Andrew.

<< Meno male che non sei bacchettone come Boone, almeno tu!>>

 

Boone sbuffò silenziosamente, ascoltando l’ultimo commento sfrontato di Andrew, che non perdeva l’abitudine di criticarlo, e altrettanto silenziosamente risalì le scale, massaggiandosi la nuca. Si trovò di nuovo a passare davanti alla porta della stanza spoglia che ora era della cuginetta di Ephram e le lanciò un’occhiata disinteressata. Si era mosso dalla sua stanza solo a causa del violento capogiro che lo aveva colto e che lo aveva convinto a concedersi una pausa, seppure minima. Aveva sentito le note di quella canzone malinconica nell’aria, Hello, e si era sentito rabbrividire, con la brutalità di quella vertigine a sconvolgerlo. Non amava molto il genere di musica, così inquietante, degli Evanescence, e proprio passando davanti a quella stanza, il capogiro era tornato più feroce, al punto che si era appoggiato alla porta con la mano per restare in piedi. Aveva sentito il miagolare sottile di un gatto e in quel momento Ephram l’aveva colto sul fatto. Non gli era rimasto che inventare una scusa qualsiasi per togliersi d’impiccio. Nessuno sapeva di quei brutali mancamenti che lo coglievano e chi stavano togliendo la pace anche mentre studiava. Spinto da una certa curiosità, si accostò di nuovo a quell’uscio chiuso. Tutto silenzioso. Alzò le spalle e proseguì verso camera sua, sperando di poter continuare davvero a studiare fino a sera. Con un sospiro, si chiuse la porta alle spalle e sedette alla scrivania ingombra di tomi. Inforcò gli occhiali senza montatura e riprese a leggere. La sua concentrazione si frantumò in un istante quando Lotte entrò senza bussare, seguita a ruota dal grosso gatto di Ephram. Boone trattenne un sospiro e guardò la sorella sedersi, sorridendo dolcemente come al solito, sul suo letto.

<< Ho sentito che Andrew è arrivato, da basso.>> cominciò con un piccolo sorriso divertito, a cui il ragazzo rispose curvando un angolo della bocca in una smorfia accattivante.

<< Sì, quella specie di capitano di gran cassa è tornato a casa, casinista come al solito. Aveva voglia di rivederti, a quanto pare.>>

Charlotte allargò il sorriso, illuminandosi. Il gatto di Ephram reclamò la sua parte di coccole, che a quanto pareva Charlotte stava trascurando. << Stai buono, Coon! Voglio bene anche a te!>> rise la ragazza, stringendo tra le braccia il magnifico Maine Coon che prese a ronfare piuttosto rumorosamente.

<< Mi è mancato Andrew in queste vacanze. Hai visto mamma quant’era triste? Se ci fosse stato lui a casa nostra avrebbe saputo come tirarci su il morale, tra uno scherzo e l’altro.>>

<< Tra uno scherzo e l’altro a me, vorrai dire. Meno male che stavolta è tornato a casa sua!- Boone si sforzò di assumere un tono severo, ma non riuscì a trattenere un ghigno allegro. Con un sospiro, rifletté sul fatto che l’atmosfera della casa di Buffalo era mancata molto anche a lui, nonostante fosse finalmente riuscito a completare un libro di psicologia che lo aveva condannato alla scrivania fino a tarda sera. – Hai visto Ephram quanto sembra stanco? Le sue vacanze natalizie non devono essere state il massimo del relax, quest’anno.>>

Coon si tirò su dalle gambe della ragazza, lanciò un’occhiata prima a lui e poi a lei, e si avviò regale alla porta. Charlotte si alzò per farlo uscire e gli chiuse dietro la porta, poi si voltò a fissarlo, corrugando la fronte:<< Volevo parlarti proprio di questo. Ha detto qualcosa almeno a te? Io ho provato a insistere, ma non c’è stato nulla da fare! >>

Boone si trovò a scuotere il capo. Sfilò le lenti e massaggiò la fronte, sentendo di nuovo una tempia pulsare. Era meno doloroso di prima, fortunatamente per lui.

<< Stai bene?>> chiese attenta Charlotte, soppesandolo con gli occhi grandi e grigi, l’unico tratto fisico in comune.

<< Certo.>> rispose Boone, pur sapendo che la sorella non se la sarebbe bevuta così facilmente. Charlotte aveva un’attitudine speciale a scoprire le bugie.

<< Certo - gli fece il verso infatti – Come se io fossi una scema qualunque.- Lotte si avvicinò a sfiorargli la guancia.- Problemi di vista, Boo? Stai studiando troppo…>>

<< Forse.- le rispose poco convinto, ovviamente continuando a mentire. Studiava sempre troppo, e non gli era mai venuto nulla. Perfino la sua vista era perfetta. Gli occhiali gli servivano solo quando leggeva, per non affaticare gli occhi. Ma non avrebbe detto alla sorella di aver passato una visita oculistica subito prima di tornare a Buffalo - Non hai già abbastanza preoccupazioni, per occuparti anche di me? – sospirò e fissò sua sorella il più dolcemente possibile – Tra la mamma, la lontananza da Ephram e lo studio neanche tu ti sei riposata molto, questo Natale.>>

<< Almeno tu non imbrogliare, però! Mi basta il fidanzato, bugiardo. - S’imbronciò leggermente, pensando a tutte le volte che avvertiva che Ephram le stava mentendo… Quanta paura aveva avuto, in quelle vacanze! E ora anche Boone voleva provare a ingannarla, proprio lui che sapeva che non ci sarebbe mai riuscito! – Sono più che sicura che tu voglia proteggermi anche dai tuoi mali.>>

<< Anche Ephram. Nessuna delle sue bugie mirava a farti del male. Non sei la sola dotata di una certa sensibilità. - Si sorrisero, poi Boone sospirò mesto – Avrei dovuto aiutarti di più, piccola, mi spiace.>>

Non terminò neanche la frase che già Lotte scuoteva il capo. << Tra poco ti laurei, non ci pensare nemmeno, Boo!>> Lo chiamava sempre con quel nomignolo spaventoso! Boone le diede un pizzico affettuoso sul naso, poi si alzò e la spinse verso la porta.

<< Allora lasciamelo fare, sorella scansafatiche! Vai a stressare il tuo fidanzato!>> e la spinse fuori dalla stanza, tra proteste e risate. Il suo sorriso di spense subito, e si gettò sul letto con un gemito. Non posso andare avanti in questo modo...

 

Charlotte sospirò, ma decise di lasciar correre. Boone le avrebbe parlato presto, non era da suo fratello nasconderle nulla. Era troppo buono e onesto. Meglio occuparsi di quei due testosteronici al piano di sotto! Sorrise e prese a scendere le scale, contenta di poter tornare almeno a stringere a sé Ephram in libertà. Non si vedevano da più di due settimane, e le era mancato immensamente! Avrebbe voluto invitarlo a trascorrere le vacanze con lei, ma all’ultimo le era mancato il coraggio. E poi era arrivata quella telefonata improvvisa dalla Scozia, ... chissà quanto hanno speso di telefono, questi devono per forza essere ricchi sfondati..., che annunciava l’arrivo della cuginetta che non aveva ancora avuto la possibilità di vedere e su cui Ephram teneva un silenzio degno del miglior agente segreto! E le era sembrato sfuggente anche quando era tornata, finalmente, da lui. Sempre affettuoso e dolce, ma timido quasi come ai tempi in cui si erano conosciuti e lui sembrava non aver mai toccato una ragazza! Arrossì al ricordo di quanto avesse dovuto insistere per trovare una maggiore intimità, sotto lo sguardo allibito di Boone e quello divertito e smaliziato di Andrew, che in effetti era stato un’ancora di salvezza facendo ingelosire il timidissimo Ephram! Varcò la soglia della cucina silenziosamente, concentrando l’attenzione sulla folta capigliatura castana di Ephram che le dava le spalle, e poi vide gli occhi accesi di Andrew.

<< Ehi, bocconcino! Non dai un bacio al buon Andrew, appena tornato nella terra innevata di Buffalo?>>

Rise. << Buon Andrew, non mi dire che rimpiangi già l’assolata California!>> Gli scoccò un bacio sulla guancia e poi fece un passo indietro, per appoggiarsi alla spalla di Ephram, che la strinse delicatamente e le posò un bacio sulla tempia. Si voltò a fissarlo negli occhi scuri e intensi, che solo lei sapeva essere così limpidi quando facevano l’amore... Arrossì. Non era così spregiudicata come aveva dovuto dimostrarsi per sbloccare il suo altrettanto impacciato ragazzo.

<< Mai come ho rimpianto te, amore mio!>> stava dicendo Andrew, sorridendo tuttavia, perché sapeva quanto Charlotte fosse innamorata di Ephram e lui di lei. Lo stavano bellamente ignorando.

<< Non ti allargare, biondo!>> lo riprese Ephram a fior di labbra, ma non sembrava una frase minacciosa, visto com’era stata sussurrata.

<< Già a tubare! – sorrise Andrew – Volete solo farvi invidiare, me ne vado in camera mia! – si avviò alla porta della cucina dove ancora si trovavano i suoi borsoni, li prese entrambi in una grande mano e, senza neanche voltarsi, salutò – E grazie per il panino, Eph, buona continuazione!>>

Si avviò fischiettando verso la sua camera, contento di aver rivisto tutti gli abitanti della casa... meno uno, a quanto pareva. Ephram lo aveva informato dell’arrivo di una fantomatica cuginetta scozzese. Chissà che era successo per far arrivare una bambina, da sola, in un altro continente! Oltrepassò la porta che era sempre rimasta chiusa fino a quel momento, e che era chiusa anche allora, solo che doveva essere occupata. La sua era proprio la camera accanto. Spalancò la porta ed entrò nella stanza dalle pareti arancioni con foto delle spiagge più belle della California e della Florida. Accese il cellulare, pronto a sentire una quantità di trilli diversi, frutto di diversi messaggi da altrettanto diverse ragazze. Sorrise compiaciuto quando constatò di avere ragione. Ceeeeerto che ci vediamo dopo cena, Samantha e Jasmine! Ridacchiò pensando alla serata fuori che lo attendeva, poi lanciò un’occhiata attraversò la soglia della porta che come al solito aveva lasciato spalancata, dove vedeva la porta, ovviamente chiusa, della stanza del suo sgobbone preferito. Si alzò rilassato ed entrò senza bussare. Aggrottò le sopracciglia nel trovare la scrivania senza il suo ospite fisso. << Ehi, che caspita succede?>> chiese a voce alta, sorpreso. Entrò, trovando Boone sdraiato a letto col cuscino schiacciato sulla testa. Divertito, si avvicinò e glielo tolse dalle mani, facendogli prendere un colpo:<< Ehi, principessa scura, aspetti un bacetto dal principe Andrew?>>

<< Sei tu! Accidenti a te, deficiente di un californiano...>> bofonchiò Boone, voltandosi sulla schiena e tornando a chiudere gli occhi.

<< Stai male? – chiese Andrew, poi, senza neanche attendere risposta, continuò – E meno male che sei appena tornato dalle vacanze, stupido stacanovista! Perché non molli i libri e stanotte vieni a divertirti con me?>>

Boone rinunciò del tutto alla pace:<< Non mi piacciono quelli del tuo sesso, bocconcino biondo! E non chiamarmi più principessa, altrimenti farò in modo di farti parlare in falsetto per un lustro! - Allentò la stretta alla mascella, sentendo il pulsare delle tempie farsi meno feroce. Riuscì a tenere gli occhi aperti senza soffrire e guardò Andrew ancora seduto su un lato del letto – E scendi dal mio letto, brutto deviato che non sei altro!>>

Andrew schivò un colpo secco che Boone gli aveva lanciato con un balzo e puntò un indice accusatore verso il ragazzo suo coetaneo:<< Mi sembra di sentire mio nonno! Sai che era fuori come un balcone?>>

<< Ecco da chi hai preso!>> Boone scosse la testa e si sollevò a sedere, sentendo l’intontimento abbandonarlo lentamente.

<< Sul serio, secchioncello, dovresti divertirti un po’. Ho due ragazze per le mani e tu potresti essere il fortunato partecipante ad un appuntamento a quattro!>>

Boone gli lanciò un’occhiata severa:<< No, ho da studiare, e poi, lo sai che le tue amiche in genere non mi piacciono.>>

Andrew sbuffò:<< Oh, già, a te piacciono le intellettuali! Ma rilassati! Vieni a farti solo una passeggiatina!>>

Boone riuscì a sollevarsi dal letto senza barcollare.

<< Credimi, le intellettuali sono l’ultimo dei miei pensieri al momento! Ho rotto con Paula subito prima di Capodanno, lo sai, no?>>

Andrew fischiò:<<  No, non lo sapevo! Ehi, ma allora hai un motivo in più per...>> S’interruppe vedendolo scuotere il capo. Il biondo corrugò le sopracciglia. Boone era troppo serio! E Paula non se lo meritava un tale bravo ragazzo, era un’ infame che lui aveva fatto bene a lasciare... Sempre non lo avesse lasciato lei. Sant’uomo! Anche dalle stronze di quella risma si fa piantare in asso!

<< Magari un’altra volta, va bene?>>

Andrew lo fissò: sembrava stanchissimo. Forse stava male sul serio.

<< Okay. Se cambi idea, sai dove trovarmi.>>

E se ne andò senza aspettare risposte di sorta, che, prevedibilmente, non arrivarono.

Angolino: Sorpreeeeeesa! Scommetto che non ve lo aspettavate, eh? (ammicca e fa gli occhioni) E invece eccomi qua, pronta a postare un altro capitolo corretto e pieno di un sacco di gente nuova (per voi, io già li sento ronzare come mosche da una vita. li conosco come le mie tasche, questi qua.)

Punto primo: sento di aver combinato un mucchio di confusione con la Voce! Non sono stata in grado di spiegarmi e chiedo scusa, anche perchè è da così tanto che ragiono su questi capitoli che ormai dovrei  riuscire a raccontsrvi tutti i dettagli senza problemi, e invece non ci riesco! Tsk! Allora: Ally ha una parte di sè che resterà latente ancora per molto, moltissimo tempo, e che Famiglio e la Voce (che è un'altra, mi spiace) stanno custodendo dopo la fulminea entrata in scena nella scorso capitolo. Ally è stata torturata, è ancora così debole da avere appena chiaro di esistere ancora. Il Famiglio è il suo custode e la ama come nessun'altra creatura del creato, e per questo tiene il segreto su quella parte di lei che ha gli occhi di mille toni di verde, lo sguardo della sua Allysia. La Voce è comparsa adesso nel racconto, ma Allysia ce l'aveva già in dotazione (per dir così) mentre era in Scozia, solo che le parlava nei sogni! Nell'inconscio, insomma. Mmmmh... provate a vederla così: Allysia è stata rivoltata come un calzino, e ciò che prima succedeva nel suo inconscio ora è venuto fuori, mentre ciò che prima lei aveva chiaro di sè, della sua mente e delle sue emozioni, è stato seppellito in un angolo buio della sua testa, dove Famiglio lo tiene nascosto senza che neppure lei se ne accorga, per tenerla in vita. La Voce è una creatura diversa, spero che ora vi sia più chiaro. Era "caduta" nella mente di Allysia e vi aveva trovato alloggio, e ora che è venuta fuori devono imparare a sopportarsi. Più chiaro adesso?

Passiamo ai commenti:

Lucyette:grazie! Spero di non averti confuso ulteriormente! Se sì, dimmelo e ti chiarirò i punti precisi!

Giulia91: ohmygod, una nuova lettrice! Non c'è niente come un nuovo lettore che si appassiona alla storia a rendere felice chi la racconta! Specialmente se ha commentato capitolo per capitolo, una prova di fedeltà ammirevole! Hai visto anche tu che alla nostra Ally succede una disgrazia dopo l'altra! Ma io sono una proclamatrice convinta del "Nessun male viene per nuocere".....! Grazie per i complimenti, soprattutto quelli sullo stile: sono una perfezionista, scrivo questa storia da più di un anno (molto prima di quando ho cominciato a pubblicarla qui) e ogni volta che leggo un capitolo mi vengono da fare infinite correzioni! Per cui grazie davvero! Ehpram è un ragazzo timido e responsabile, Salem è un amico ferocemente leale (e anche qualcos'altro, a dire il vero. Stttt! Niente spoiler!) Spero che apprezzerai anche questo capitolo!

Georgette: innanzitutto scusami per non aver commentato (ancora!) i tuoi ultimi scritti, ma è davvero stato un periodo cupo, oltre che stressante, e io mi sono un po' persa dietro tutte le cose da fare e da pensare. Rimedierò presto, promesso! Per quanto riguarda la storia, mica mi risparmio, come puoi vedere! Però posso dirti che la storia, per un po', si orienterà solo su Buffalo, quindi puoi archiviare gli altri personaggi e concentrarti su questi.... che sono tantissimi, lo ammetto, ma DOVEVANO venire fuori! Altro che Ally, sono io che soffro di personalità multiple! Salem e il cugino di Ally si incontreranno solo tra un bel po' di tempo, tranquillizzati... e in effetti, mi sono crogiolata un bel po' sulla scena dei due ragazzi che si prendono a pizze in faccia!(ma non garantisco che andrà proprio così, comunque) Spero che tu apprezzerai anche questi tipini qui, di cui posterò le foto appena qualcuno mi spiegherà come si fa!

Nel frattempo, ci tengo a dire che:

Ephram ha 21 anni, Charlotte poco meno di lui (sono allo stesso anno d'università, ma lui è leggermente più avanti di lei con gli studi... miseriaccia!). Anche Boone è a psicologia, ma lui sta prendendo la laurea magistrale.... in America (mi sono informata) il college funziona così: due annetti corrispondono alla nostra minilaurea, più altri quattro fanno una nostra magistrale.... bontà loro! Consideratelo maggiore della sorella di tre o quattr'anni. Ha la stessa età di Andrew il biondo (mi sa che sarà sempre questo l'appellativo con cui lo chiamerò), che conosce da più tempo, perchè il Buffalo State College (che esiste davvero, come la Kenmore, la scuola di Allysia, e tutta l'accozzaglia di vie che ho descritto nello scorso capitolo) è noto soprattutto per i corsi di psicologia e di fisica e chimica: chimica la studia il biondo, appunto! mhhhhhh..che altro? Boh, mi verrà in mente! O se volete avere qualche delucidazione, chiedetemela direttamente!

Spero di riuscire a postare altrettanto tempestivamente, 

sempre vostra ,

La Fleur (mamma mia che pomposità!)

Altra cosa! Mamma mia, quest'angolino non finisce più!

Finalmente (con grande gioia mia, che conosco le sue qualità, come scrittore e come persona) ha iniziato a postare un nuovo racconto dedalo1987, La foresta telefonica (che vorrei saper linkare qui, accidenti!) che vi consiglio di andare a leggere, perchè ha uno stile impareggiabile (migliore del mio, devo ammettere, ahimè) e perchè la sua storia prende in un modo che ha dell'incredibile! Andatela a leggere! Peraltro, come incentivo posso dirvi che, preso com'è dal suo fuoco creativo, posta un giorno sì e l'altro pure.... ^^

A Presto!

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Capitolo 10
*** Rivelazioni a cena! ***


 Rivelazioni a cena!

<< MMMH! Charlotte... Asp... Ah! Aspetta...>> Ephram ansimava, il respiro mozzato da quel tocco che gli bruciava la pelle in un’ustione non dolorosa... Anzi...
Esplosero in una sinfonia di respiri più profondi e poi più affannosi. Uniti. Le mani intrecciate. Charlotte, col fiato corto, gli sorrise a labbra socchiuse e posò un bacio sulla guancia, poi lo fissò negli occhi con i suoi così brillanti...
Oh, potrei morire adesso e sarebbe la morte più felice dell’universo, sospirò Ephram tra sé, null’altro che lei di fronte e intorno. Le mani, la mente, il cuore... Perfino la mia anima ti appartiene, considerò tra sè fissandola con una lacrima che trasbordava dal limite delle ciglia e gli inumidì salata la pelle. E il sorriso che lei gli regalò a quell’espressione spontanea di emozione fu così grande che sarebbe scoppiato a piangere, lì con lei, tra i suoi seni delicati e con i suoi capelli a circondarlo come la corona del regno più ambito possibile. Il tuo cuore. Perché tu mi ami, mi ami, mi ami... Charlotte lo fissava dall’alto, su di lui come gli si era accomodata sopra prima, con quel sorriso birichino che gli faceva sempre venire in mente uno sciame di emozioni tali da attorcigliargli la lingua.
<< Te l’ho... mai detto... che mi... travolgi, ogni volta?>> le sussurrò ancora ansimante, un sorriso che andava facendosi sempre più largo anche sul suo viso. Erano passati dalla cucina, alle scale, alla camera di lei così gradualmente che l’esplosione di passione con cui l’aveva attaccato non appena si erano chiusi la porta dietro la schiena era stata irresistibile, impetuosa... Non che avesse intenzione di resistere, in ogni caso. Ricambiò il bacio dolce che lei gli aveva regalato con uno, più trattenuto, sulla fronte liscia.
<< Mi sei mancato tantissimo...>>
<< Sapessi quanto mi sei mancata tu! Sembra passata un’infinità da quando sei partita. Io stavo per esplodere! Se avessi aspettavo solo un’altra ora avreste dovuto raccogliere pezzi di me da tutta la casa. Anche dal giardino. Pensa tu che schifo...>>
<< Ephram! - lo rimproverò Charlotte scandalizzata - Non si fanno certi discorsi macabri mentre si sta facendo l’amore!>> e tuttavia sorrise, riscaldandogli un punto preciso nel petto, dove il suo cuore sbatteva rumoroso contro le costole.
<< Non sto scherzando! Ci hai messo così tanto a disfare le tue valigie che ho pensato che ti fossi stancata di me...>>
Charlotte gli posò un bacio a fior di labbra, poi sfregò la bocca contro la sua, in una carezza tenera e giocosa.
<< Saresti dovuto venire a casa con me, sapevo che non avrei dovuto lasciarti solo. Sarebbe stata una gran tentazione averti nella camera accanto e non poterti raggiungere, ma almeno non ti saresti sentito trascurato, povero amore mio... Dolce... Delicato...>> aveva ripreso a baciarlo lentamente, mormorando quelle parole ancora labbra contro labbra, labbra contro mascella, labbra contro collo, segno che la pausa era terminata e lei si aspettava tutt’altro tipo di conversazione. Ephram però si tese. Doveva parlarle, e aveva tirato fuori l’argomento giusto. Non poteva perdere il controllo!
<< Lottie! Lotte, aspetta, devo dirti una cosa... Aspetta, su, è importante... - gli sfuggì un gemito e le strinse le spalle con le mani, distanziandosi appena da quelle labbra così voraci. - Aspetta. Un. Minuto. E poi vedrai se vorrai ancora fare... l’amore...>> esitava sempre su quell’espressione, non riusciva a fare a meno di sentirsi un po’ impacciato anche a dirlo. Però era bella. Fare l’amore. L’amore con Charlotte. Si sarebbe arrabbiata?
Sicuro che si arrabbia. E’ l’idea più stupida che tu abbia mai avuto, caro il mio signor Mago.
Coon fece capolino dal letto e, pur in evidente disaccordo con lui, saltò su a distanziare ancora Charlotte per dargli modo di fare il suo discorso.
Non è per te, ma è meglio tenerle le mani impegnate, perché secondo me vorrà ucciderti, dopo questo bel discorsetto.
Grazie tante.
Ephram cercò di imprimere del sarcasmo nel ringraziamento solo pensato, e si tirò su a sedere, coprendosi col lenzuolo, mentre Charlotte guardava con curiosità il suo viso diventare serio, e prendeva automaticamente Coon tra le braccia tornite. Ormai si era talmente abituata ad averlo intorno che non si stupiva più di ritrovarselo intorno nei momenti più strani. Né lui avrebbe mai pensato di poterlo lasciare fuori dalla porta.
Si schiarì la voce, contrasse le labbra e cominciò.
<< Dunque... Ti ho detto che c’è la mia cuginetta qui a casa, vero?>>
Charlotte annuì perplessa. Che c’entra sua cugina mentre ci diamo da fare? Non vorrà già parlare di mettere su famiglia, spero. Va bene rassicurarlo, ma abbiamo 21 anni, no? Oh, ma che mi salta in mente! Figurarsi se mi chiede di sposarlo! Oh, cavolo, e se me lo chiede?! Oh! Ohohohohoh!
Spalancò gli occhi grigi e cercò di tornare coi piedi per terra, concentrandosi su Ephram, che aspettava ancora la sua risposta. Sempre così cortese!
<< Certo che mi ricordo di... Ally, giusto? Si chiama così, vero? E’ arrivata prima di Natale e rimarrà qui, e non sono più riuscita a tirarti fuori una parola sull’argomento.>>
Ephram annuì, serissimo. << Sì. Bene, mia cugina, oltre a essere... una bambina... Come me quando sono arrivato, ti ricordi che non avevo idea di cosa mi aspettasse e che ero sempre spaesato? Oltre a questo... Vedi, lei è molto... Fragile. - cercò affannosamente una parola che potesse andar bene per descrivere lo stato in cui Ally era arrivata a casa sua, ma gli veniva in mente solo l’Urlo di Munch. Un’immagine decisamente impressionante, e comunque non abbastanza intensa. L’urlo era tragico, ma non abbastanza... doloroso. Come avrebbe potuto dirlo? Senza spiegarle che le avevano tolto la cosa più importante? - Ecco... lei... ha subito... un trauma e... i suoi genitori me l’hanno mandata qui per farle cambiare aria... E io devo badare a lei, capisci? - Charlotte lo guardava sempre più seria e preoccupata. Era certo che si stesse preoccupando per lei, la ragazzina che ancora neanche conosceva. Era una ragazza compassionevole, buona. Forse non l’avrebbe scacciato dal suo letto a calci. Si fece coraggio. - E sai che nella mia famiglia sono un po’ più chiusi riguardo certi... atteggiamenti... - mosse l’indice tra di loro, a indicare quello che stavano facendo prima che lui la interrompesse - Per cui sarebbe... meglio... evitare... che ci veda...>>
<< Vuoi che smettiamo di fare sesso mentre lei è qua?!>> gli chiese sbalordita, lasciando cadere il gatto che aveva stretto al petto.
Oh-oh. Sei nei guai, sfigato!
Coon cercò di arrampicarsi di nuovo addosso a Charlotte, che si era spinta ancora più indietro sul letto e lo fissava senza parole.
<< No! - gridò quasi Ephram, agitato. Cercò di abbassare la voce, ma l’angoscia trapelava, ormai, chiara e forte. - No, certo che no, penso solo che... dovremmo... Magari non dirle... che stiamo insieme... Non farle capire... Che siamo... intimi...>> rimase senza voce. Inghiottì a vuoto e rimase a guardarla mentre lei sbiancava e poi cominciava piano ad arrossire, fino a diventare di un acceso cremisi fin sul collo.
<< Vuoi... che... fingiamo... di non stare... insieme?>> le era uscito un acuto non indifferente. Ephram annuì seccamente, spaventato. Spaventato anche che potessero sentirla fuori e mandare a monte tutto il suo progetto. Ma Ally non deve saperne niente! Con o senza poteri, fa parte della comunità magica e se la cosa si sa a casa, non rischio solo la mia carica di capofamiglia, ma anche la mia vita, e quella di Lottie! Strinse i denti, determinato nonostante tutto a concretizzare la sua idea. In fondo, anche se Charlotte l’avesse lasciato in quel preciso istante, lui l’avrebbe avuta vinta. E l’avrebbe tenuta al sicuro con il segreto di quel suo amore, così Magico, per una ragazza Normale. Si addolcì e tese una mano, spostandosi con la schiena in avanti. Le sfiorò delicatamente una guancia.
<< Per favore, Lotte. Solo davanti a lei. Si tratta solo di fare un po’ d’attenzione... Puoi assecondarmi?>>
E se ci sta puoi anche chiamarla la donna della tua vita, bello! Vide lo sguardo di Charlotte farsi nuvoloso come un cielo prima della pioggia. La pioggia di Scozia che lo aspettava, suo padre... Si sentì stringere il cuore. Senza di lei...
<< E va bene.>> lo concesse con un sospiro, imbronciata, attorcigliata in un lembo di lenzuolo. Così piccola rispetto alle donne che l’avevano sempre circondato. Piccola e da proteggere, con quei fianchi rotondi, fatti apposta per essere trattenuti dalle sue mani. Si sentì travolgere da un’ondata di sollievo tale che avrebbe potuto benissimo rimettersi a piangere.
Ci siamo salvati ancora una volta. Charlotte è proprio un angelo.
Lo so... Lo so.

L’abbracciò di slancio e riprese da dove avevano interrotto.

Ally sospirò e socchiuse gli occhi, svegliata da un caos infernale che trapassava il vetro della finestra sigillata e inondava camera sua. A differenza della canzone di prima, non si riuscivano ad avvertire le parole tanto era assordante la batteria, il basso... e qualche strillo acuto buttato qua e là per caso. Aggrottò le sopracciglia scure, scambiando un’occhiata perplessa con Famiglio, che l’aveva vegliata in silenzio.
La tregua è ancora in vigore?
Ally richiuse gli occhi e allungò una mano ad avvolgere il suo gatto, indecisa: la voce si era alzata appena.
Sì. Basta che mi spieghi qualcosa di più. Di te, di cosa sei, e del perché hai scelto me. Be’, me prima. Soffocò una piccola eco di dolore a quel pensiero e si concentrò.
Sentì un sospiro soffocato. A dire il vero non posso darti molte spiegazioni. Mi sono svegliata una notte nel panorama dei tuoi sogni, non so bene per quale motivo. Era tutto molto colorato, e certi profumi che sentivo... Ah, Allysia! Vorrei che la tua mente potesse ancora tollerarne il ricordo! La tua testa era un paradiso per la mia voce senza corpo...
Senza corpo? Cercò di concentrasi sul sibilo, senza perdersi nei ricordi: la Voce aveva ragione, lei non era in grado di tollerare. Nuova esitazione.
Suppongo di averne avuto uno. Sì, dovevo averlo.- la Voce era più convinta. Si era preparata il discorso mentre lei dormiva? - Ma l’ho perso quando sono entrata nella tua testa. Tutto era così ricco che l’ho dimenticato, nelle forme e nei colori. Quasi subito. E ti ho scelta... perché la tua mente è il porto più accogliente in cui avrei mai potuto attraccare. Ero in totale confusione e il mio corpo, sì, il mio corpo, era molto stanco. Esausto. Non sentivo più nulla e non potevo accasciarmi... perché era tutto doloroso, tutto straziante. Non potevo abbandonarmi alla spossatezza, e dovevo... andare... in un posto... Dove la tua mente mi avrebbe guidato. Ma l’ho dimenticato. L’ho dimenticato fino ad oggi e quel dolore così forte è stato una sorpresa anche per me. Non avrei voluto infliggertelo, te lo giuro. La tua mente è diventata tanto delicata...
In quel sussurro si avvertiva tutta la compassione che la voce aveva di lei. Ally s’intristì.
Ti ho imprigionato con me nel vuoto della mia testa... Non doveva andare così, non è vero?
Aprì di nuovo gli occhi e sollevò il capo, fissando con desolazione il suo Famiglio, compagno di mille scherzi e avventure che non avrebbero mai più fatto parte della loro vita.
Non sentirti in colpa, Ally!
La supplicò Famiglio, accucciandosi più stretto contro la sua mano. La ragazza si alzò a sedere sul materasso morbido, inarcando la schiena, arrabbiata.
Come faccio a non sentirmi in colpa? Guardati, sei debole! Come me, perché sei mio! E anche la Voce ora non sa più dove stiamo andando, dove arriveremo! Vi ho entrambi legato a un destino che si risolverà in un grosso NIENTE, perché io non ci sono più! - corrugò le sopracciglia nere e sottili e strinse le labbra in una linea tesa - Comincio a credere di avere sbagliato. Se non avessi corso tanti rischi, adesso non saremmo ridotti in questo stato... così degradante. L’errore è stato mio. Solo mio.
NO!

Mai Voce e Famiglio si erano dimostrati più d’accordo l’uno con l’altro. Ally sbuffò e proseguì torva verso lo specchio sulla mensola nell’angolo, alzandosi dal letto e avvertendo quella canzone assordante veleggiare verso la fine. Un attimo di silenzio e poi si ritrovò a fissare il suo riflesso, quello triste di Buffalo. Si soppesò con attenzione calcolata. Il viso dolce, a cuore, era così candido da sembrare fatto della stessa neve che ornava il giardino nell’inverno caratteristico di Buffalo. Non poteva vantare delicate guance rosa, solo un neo a un angolo della guancia, sotto l’occhio destro. Il contrasto tra il nero delle sopracciglia e l’immacolatezza dell’incarnato era lampante. Il colore rosso delle labbra dalla curva dolce era altrettanto straordinario. In tutto, il suo viso era luminoso e quasi sfavillante. In tutto tranne che negli occhi... Contenne un sospiro e si apprestò a soppesare anche quelli con la dovuta freddezza: erano grandi, ornati da ciglia lunghe e nere. E verdi. Ma era tutto lì, solo lì. Non c’era niente in quel verde dal vuoto profondo, niente cambiamento, niente vita. Li aveva visti osservare i suoi occhi e mostrarsene attratti. Assetati di morte e distruzione come ogni essere umano... I Normali erano attratti dal vuoto?
Adesso smettila, Ally. Questi pensieri non ti fanno bene. Con sua sorpresa, non fu il suo Famiglio a proferire quelle parole, ma la Voce, che le pronunciava come se venissero dal suo orecchio. Era un sussurro più vigoroso degli altri, si riusciva quasi a distinguere... la tonalità... della voce. Era autorevole. Il che le fece venire in mente...
Avevi qualcuno di cui prenderti cura, Voce, lì dov’eri prima?
Una pausa di silenzio così lunga che Ally pensò che non volesse risponderle. Poi, un sussurro, nuovamente affaticato, come da uno sforzo sofferente.
Non l’ho mai raggiunto...
<< Ally, ragazzi! A tavola, è ora di cena!>>
La ragazza sobbalzò spaventata e quasi cadde all’indietro.
<< E’ completamente impazzito!>> bisbigliò col batticuore. Che aveva da urlare in quel modo?
Sembra un tantinello su di giri, tuo cugino, stasera! , osservò Famiglio.
Allysia annuì a vuoto, sentendo un tipo di tachicardia più preoccupante. La cena coi Normali...
Fai come se. Un po’ di fame ce l’hai.
La Voce sembrava intontita quanto lei dopo le confessioni che le aveva rivolto.
<< Sì, un po’...>> borbottò Ally, sfiorandosi la fronte con una mano e accogliendo con l’altro braccio il corpo caldo e peloso del suo amico. Si alzò lentamente dal letto, continuando a massaggiarsi la fronte, in preda a un fastidio non meglio identificato. Si avviò a passo lento verso la porta, riluttante, posando Famiglio a metà del tragitto, sul pavimento. Quasi sulla porta infilò un paio di scarpe scure. Aveva già la mano stretta alla maniglia, aveva già ruotato il polso e tirato quando sentì le loro voci.
<< Il nostro cuoco provetto si è dato da fare, stasera!>> annunciò una voce maschile dall’accento strascicato con un tono così malizioso da farla rabbrividire.
<< Andrew!>> Avrebbe dovuto essere un rimprovero, ma non lo sembrò. Una lunga risata, che si accordava perfettamente all’esclamazione di quella voce dolce e femminile, risuonò per il pianerottolo fino allo spiraglio che la sua porta lasciava aperto.
<< Che ho detto?>> continuava la voce strascicata, in tono divertito. Muovevano dei passi lievi, come se non volessero realmente affrettarsi verso il piano inferiore. Si godevano la passeggiata.
Ally era pietrificata, sentiva la porta appena schiusa risucchiarla come una voragine. Si sarebbero accorti di lei non appena avessero guardato nella sua direzione, ne era più che certa!
Fu distratta dal sibilo leggero di un’altra porta che si apriva. Una voce più bassa, appena un accenno di stanchezza.
<< Dite a Eph che ho da studiare. Niente cena per me.>>
<< Cosa?>> la voce maschile più strascicata sembrò irritarsi di colpo. Suonava strana quella nota più ripida, come un masso su una strada lieve. Un ostacolo. Non le si addiceva quel tono più ruvido.
<< Ooh, Boone, non puoi saltare la cena! Siamo appena tornati, datti una mossa!>> Anche la voce femminile sembrò contrarsi, protestava. Era strano sentire quei suoni senza poterli abbinare a dei volti. Come nella sua testa, solo che così faceva molta più paura.
<< No, sul se... ANDREW, che diamine...! >> la voce subì una rapida impennata e poi s’interruppe. Ally aveva fatto un salto. Qualcuno era passato rasente alla sua porta e il sibilo, troppo vicino, l’aveva costretta a fare un passo indietro... e la mano, pietrificata intorno alla maniglia, il gomito rigido, l’avevano seguita trascinando indietro anche la porta, cosicché quelle che erano state solo voci, fino a quel momento, si trasformarono in persone in carne e ossa e loro... loro vedevano lei!
Cadde il silenzio mentre tutti si fissavano. I due ragazzi erano stretti in una strana posa, e si districarono rapidamente per allontanarsi appena l’uno dall’altro.
Famiglio miagolò ai suoi piedi e si lanciò fuori dalla sua stanza, con un balzello. Ally lo raccolse a metà del salto per stringerselo al petto, uscendo allo scoperto anche lei.
Coraggio, Ally! La incitò il gattino.
Ally si schiarì la voce, ubbidiente, e sussurrò, come Ephram le aveva insegnato:
<< Ciao...>>
Li fissò ad uno ad uno, incerta. Avevano tutti espressioni differenti sui visi che aveva visto fino a quel mattino in fotografia: la ragazza dai tratti dolci era letteralmente a bocca aperta; il ragazzo biondo coi capelli lunghi sul collo invece aveva un’espressione che la fece avvampare, ragion per cui passò in fretta al terzo viso, quello del ragazzo più scuro, che si trovava dietro il biondo, e la soppesava fissandola intensamente, un po’ severo, un po’ sorpreso.
<< Saresti tu la cuginetta?>> chiese con voce incredula il ragazzo biondo, padrone della voce strascicata e maliziosa. In realtà parlava un inglese americano perfetto, ma con una cadenza più lenta rispetto agli altri. Masticava un po’ di più le parole in bocca. Ally lo fissò e di nuovo distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi le guance bruciare. Famiglio si mosse appena tra le sue braccia.
<< Saresti tu Ally?>> la voce femminile suonava dolce e le diede il coraggio di rialzare gli occhi. Sembrava che si fosse riavuta dalla sorpresa, ma nel suo sguardo c’era ancora uno scintillio sbigottito, e si era avvicinata. Di un passo appena, ma bastò a farle stringere le labbra, tesa. Represse l’impulso di indietreggiare.
<< Be’, accidenti...>> la voce strascicata la costrinse nuovamente a spostare lo sguardo sul ragazzo dalla chioma dorata così curata. Si stava massaggiando il mento e la guancia con una mano sola, e la squadrava, con quello sguardo che le riscaldava le guance e il collo.
<< Piantala, depravato.>> lo rimbeccò seccamente il ragazzo moro, come se potesse leggergli nel pensiero. Era dietro il biondo e lo colpì con uno scalpellotto. Si rivolse a lei con più gentilezza, e Ally riconobbe immediatamente l’accento di Buffalo con cui Ephram aveva modellato il suo inglese accademico della scuola scozzese.
<< Ciao, Ally. Lui è Andrew, lei è mia sorella Charlotte e io... sono Boone. Piacere di conoscerti.>> aveva una voce gradevole.
Un sospiro dentro la sua testa. Ally cercò di non prestare attenzione alla Voce e balbettò:<< Ciao, Boone. L-lui è Famiglio.>> accennò al gattino, che emise in risposta un lungo miagolio accattivante che nella testa di Ally si tradusse in un : Visto? Non era difficile! Che mandò quasi all’aria i suoi sforzi, facendola sbuffare, anche mentre si strusciava pesante contro il suo mento per rabbonirla.
<< Be’, che ci fate ancora qui?>> la voce seccata di Ephram prese corpo mentre i suoi passi lo annunciavano ed emergeva dalla rampa di scale. Li riscosse tutti da quelle pose imbarazzate. Solo Andrew sorrise, impertinente: << Stavamo facendo conoscenza con la bambina...>> era ironico e accennò ad Ally col palmo della mano sollevato verso l’alto.
<< Ah! - Ephram la mise a fuoco e si sentì per un attimo colto in fragranza di reato. Ma che reato, poi? Sua cugina brandiva Famiglio come uno scudo, e lo teneva stretto al petto come un’ancora di salvezza. Le sorrise delicatamente per rassicurarla. - Ally, piccola, scendi a cena con noi? E’ andata bene la scuola, oggi?>>
Si avvicinò per circondarle le spalle con un braccio, mentre la ragazza annuiva e si lasciava trascinare. Charlotte era sorpresa dal garbo che trapelava dalla voce del fidanzato, e dai suoi gesti. Non che non sia il più dolce dai ragazzi, ecco. Ma solitamente è tutto mio!
Boone ruppe il silenzio e cominciò:<< Ephram, ehi, io rimango in camera a studia...>>
<< BOONE!>> Andrew e Charlotte lo interruppero con la stesso tono scocciato, facendo sobbalzare i due cugini.
<< OK, ho capito.>> borbottò il ragazzo moro, chiudendosi in un silenzio cupo che fece scoppiare gli altri a ridere. Ally tacque e si strinse di più al fianco del cugino, come non avrebbe mai fatto un tempo, con tutta la sua audacia.
<< A scuola penso sia andata bene. Ho fatto tante conoscenze.>> rispose a voce appena più alta mentre scendevano le scale, seguiti dagli altri.
<< Mi fa piacere! - Ephram sembrò soddisfatto, ma la strinse più forte sentendo la tensione nelle spalle magre che premevano di più contro di lui. Doveva usare il suo potere per calmarla? Decise in un attimo che non sarebbe servito, con gli altri ancora con loro. Forse più tardi, quando fosse andata a dormire...- E le lezioni, ti sono piaciute?>> continuò a parlare con il tono gentile che usava da quando Ally era arrivata. In inglese e non in gaelico, per non insospettire gli altri.
Dietro di lui, Charlotte aveva la fronte aggrottata per lo stupore.
<< Credevo che Ally fosse una bambina delle elementari! Ne parlava come di una bimba piccola!>> bisbigliò suo fratello maggiore, suo malgrado sorpreso. Andrew sogghignò, sentendo lo scambio:<< Proprio bella la cuginetta, vero?>>
I due fratelli lo squadrarono così cupamente da fargli perdere un gradino.
<< Piantala, Andrew - lo freddò Boone mentre il biondo ritrovava l’equilibrio, col batticuore per quella caduta mancata. E ti pareva! Attacca a farmi la morale! - Se è minorenne, come penso che sia, devi starle alla larga! Chiaro?>>
A sorpresa, anche Charlotte sembrava seccata. Perché Andrew aveva detto che Ally era bella. Non che non lo fosse, ovvio. Era molto più che bella. Ephram non le aveva mai detto che aveva una specie di top model dagli occhi smeraldini come cugina! Né che l’avrebbe trattata con quella tenerezza davanti ai suoi occhi. E lei non poteva nemmeno reclamare il suo possesso!
Andrew si affrettò ad allontanarsi da loro e a sedersi al suo solito posto, con il sorriso delle grandi occasioni appiccicato alla faccia.
Boone lo seguiva torvo e preoccupato.
Si accomodarono tutti, Ally per ultima, solo dopo aver nascosto Famiglio sulle cosce, sotto al tavolo.
La tavola era rettangolare, la stessa su cui lei e il cugino avevano fatto colazione quel mattino, ma così popolato le sembrava più piccolo.
Si era seduta alla destra di Ephram, che aveva accanto quella ragazza, Charlotte. Proprio accanto le sedeva Andrew, a capotavola come lei, e poi il cupo Boone. I ragazzi della foto di Ephram. Ally sospirò e proseguì la conversazione con il cugino da dove l’avevano interrotta.
<< Chimica e fisica mi piacciono.>> Cercò di non far notare il lieve tremito delle mani nascondendole dietro il piatto.
Ephram annuì e si rivolse alla tavolata, per smorzare la tensione:<< Così, avete conosciuto la mia piccola Ally... Che ve ne pare?>>scherzò.
<< Che tutto direi, tranne che è piccola! - Andrew colse la palla al balzo. Seduto di fronte ad Ally, aveva una perfetta visuale del suo imbarazzo - Sono tutte così in Scozia?>>
Charlotte intervenne:<< Già, da come ne avevi parlato... Ci saremmo aspettati una ragazzina - si rivolse direttamente ad Ally - Quanti anni hai?>>
<< Io... 17... - inghiottì insieme alla saliva i ricordi dolorosi legati alle trascorse speranze di compierne 18 al più presto - e mezzo...>>
<< Frequenta l’ultimo anno delle superiori - Ephram abbozzò un sorriso tirato - E’ avanti di un anno pieno.>>
<< Sembri più grande - rispose Charlotte sincera, e sforzandosi di parlarle con buon animo - E devi essere anche molto intelligente per essere così avanti coi corsi...>>
Ally riconobbe il complimento, ma scosse la testa. I lucidissimi capelli neri si mossero intorno al suo viso senza scompigliarsi minimamente. << Sono solo entrata a scuola un anno prima... perché i miei speravano che mi responsabilizzassi>> terminò con un filo di voce e posò le posate , fissando il piatto.
<< Bella e scavezzacollo... Il mio sogno!>>Un sorriso entusiasta e malizioso da parte di Andrew. Ally alzò la testa di scatto, sgranando gli occhi incredula.
Ephram intervenne:<< Andrew, non mettere in imbarazzo Ally, per favore. Da dove veniamo noi... Le ragazze vengono trattate con più... “cortesia”, ecco, credo che sia la parola giusta. Non siamo abituati ai complimenti sfacciati o ai contatti privati in pubblico... Giusto Ally?>>
La ragazza annuì seccamente, soprappensiero:<< A scuola ho visto molte... coppie, oggi. Siete molto più “liberi”, qui.>>
<< Anche tuo cugino era impacciato! - ricordò Lotte con un sorriso, cercando di rassicurare quella ragazza così bella che avrebbe dovuto essere sicura di sé fino all’antipatia e invece le sembrava sperduta, spaesata.- Vedrai che ti ambienterai presto, proprio come ha fatto lui; non temere.>>
<<... Grazie.>>
Tutti iniziarono a cenare, tranne Ally che, in ansia per quello che avrebbe voluto dire, rimase a fissare immobile il piatto per un paio di minuti. Doveva dirglielo davanti a tutti, purtroppo.
<< Ephram... C’è una materia... che vorrei togliere dal mio piano di studi. Non penso di riuscire a frequentare come dovrei.>>
Il cugino alzò lo sguardo sconcertato su di lei: si era comportata così affabilmente che quel tono formale lo scosse, e dovette far passare qualche secondo per rendersi conto che della cuginetta pestifera che lui ricordava non era rimasta che l’ombra che gli sedeva vicina.
<< Di che si tratta?>> Che cosa poteva produrre un rifiuto tanto netto nella psiche lacerata di quella ragazzina? Si incuriosì suo malgrado, e l’espressione contratta di tristezza profonda e malcelata di Ally accese la sua preoccupazione.
<< ... Canto.>>
Ephram s’impietrì.
<< Credevo che ti piacesse cantare... Ricordo che lo facevi sempre, quando io ero a ca-..>> s’interruppe di colpo quando comprese le implicazioni delle sue parole, e impallidì. Come aveva potuto non pensarci?
Ally, sganciata la bomba, aveva preso a mangiare svogliatamente, indifferente alla reazione di suo cugino che era invece palese agli altri ragazzi, che avevano seguito lo scambio senza commentare.
Ephram sentì improvvisamente un dolore freddo dentro il petto, e vi si scagliò contro con tutte le sue forze.
<< Non potresti provare a frequentarlo almeno? Ti piaceva tanto cantare! Eri bravissima!>> Si era sforzato di essere autorevole, ma era consapevole di stare supplicando: la sua era una protesta vivace, in aperto contrasto con lo scambio di battute precedenti che era stato espresso in toni molto pacati. Ma, nonostante tutto, Ephram non riusciva a far conciliare con i suoi pensieri un’Allysia che, in uno stato o nell’altro, fosse lontana dal canto. Cantava perfino con la febbre alta! Aveva cantato perfino quella volta che aveva perso la voce, incantando le proprie corde vocali per ottenere dei gorgheggi armonici! In ogni momento della sua vita Ally aveva cantato: canzoni tradizionali, canti del folklore magico, canti allegri, tristi o grintosi! Ma aveva cantato sempre. Senza che lui lo volesse, il ricordo del canto di Allysia si era fissato nella sua memoria come una delle poche memorie piacevoli della sua vita sotto il giogo paterno, in Scozia. Cercò di usare un tono più calmo.
<< Sforzati un po’. Zia Eleanor amava sentire il suono della tua voce, a anche tuo Padre.>>
Non riuscì ad aggiungersi a quel piacere smodato che ricordava di aver provato nel sentirla cantare sotto la finestra della sua stanza in giardino, lei che frugava il prato folto alla ricerca di Erbe, mentre lui studiava. Avvicinò una mano a quella che Charlotte teneva abbandonata sul tavolo, in una richiesta di conforto del tutto genuina, ma si fermò appena in tempo per nasconderla sotto il tavolo, dove Charlotte, che aveva capito, la unì alla propria, intenerita. Nessun altro se ne accorse.
Non sono l’unica a cui non dici tutto, vero, amore mio? Eppure la ragazza continuò a stringere quelle dita tra le sue, e si ripromise ulteriormente di essere paziente.
<< Eleanor è tua madre, Ally?>> chiese con gentilezza, per smorzare la tensione: Ally si comportava come se Ephram non le avesse neanche risposto, un atteggiamento un po’ inquietante.
<< Sì. - mormorò - Eleanor Dawnrose Grendhal... Dei Grendhal di Lower dei Boschi...>> ma l’ultima parte della frase si perse in un sussurro appena sillabato, e nessuno lo sentì.
<< Cosa? Grendahl?>> Boone alzò di scatto lo sguardo dl suo piatto, e lo rivolse a Charlotte, altrettanto sorpresa, che chiese:<< Secondo te è la stessa persona?>>
Ephram s’incuriosì a quello strano scambio di battute e decise di intervenire:<< Anni fa zia Eleanor cantava come professionista... Credo che abbandonò il palcoscenico solo per amore di mio zio...>>
<< La conosciamo bene! - Charlotte aveva liberato la mano da quella del ragazzo e la muoveva entusiasta insieme alla compagna, ansiosa di spiegarsi, ai lati del piatto - Mia madre la ascoltava sempre! Aveva un suo disco, un vinile, e quando eravamo piccoli ci svegliava sempre con la sua voce... Diceva che cullava i nostri sogno verso il più dolce risveglio...>>
I due fratelli si scambiarono un sorriso, raggiante quello di lei, nostalgico quello di lui, ma pur sempre un sorriso.
<< Boone, smettila di fare quelle smorfie! Un sorriso sembra raccapricciante in faccia a te, sto ancora mangiando!>> sbottò Andrew all’improvviso, fissando Boone in un cagnesco che il moro ricambiò prontamente.
Lotte ridacchiò e accarezzò un braccio del fratello per rabbonirlo, troppo presa dalla notizia per curarsi più di tanto dei due che avevano preso a battibeccare.
<< Tua madre aveva una voce bellissima, davvero!>> si complimentò di cuore.
<< Ce l’ha ancora...>> le rispose con un filo di voce la ragazza. Teneva lo sguardo altrove, distratta volentieri da Boone ed Andrew che si punzecchiavano a vicenda, a voce troppo bassa perché potesse sentire quel che dicevano.
Forse hanno ragione loro, Ally... Famiglio s’impose con una dolcezza di per sé insostenibile, sovrastando tutte le interferenze. Era ancora sulle sue gambe, ma se sbatteva le palpebre lo poteva vedere, acciambellato, sul retro del suo occhio. In quel momento Boone incrociò il suo sguardo, e un’altra immagine sostituì quella del minuscolo gatto pezzato. Nuvole sulla laguna. Ally si umettò le labbra e chinò lo sguardo sul proprio piatto, lasciando che il ragazzo continuasse a soppesarla.
<< Okay, ci proverò.>> rispose contemporaneamente a Famiglio e ad Ephram, in tono piatto. Solo il gatto percepì lo sforzo devastante in quella breve risposta. La ragazza raccolse una pera dalla fruttiera che Ephram, o chiunque avesse apparecchiato la tavola, aveva sistemato alla sua destra, e prese a sbucciarla metodicamente.
Mi sembrava strano che nessuno si fosse fatto sentire finora, pensò piuttosto ironicamente. E, si sa, l’ironia è la più bassa forma di umorismo.
Non te la stavi cavando male, si giustificò sfrontata la Voce.
Tuo cugino è in pena per te. Famiglio era decisamente più delicato, ma aveva mordente.
Ally sospirò. Boone continuò a fissarla indisturbato... o quasi.
Hai notato che quella creatura ti sta squadrando un po’ troppo?
Ally aggrottò le sopracciglia scure con grazia inconsapevole mentre masticava. Che creatura?
Quella! Davanti a te, più o meno. Ce l’hai sott’occhio.
Si chiama Boone, è un Normale.
Sarà...

Ally assentì soprappensiero e lo sfondo delle nuvole sulla laguna tornò a riempire per un istante la sua mente. A sorpresa, non fu per nulla doloroso, come se non fosse un’immagine partorita dalla sua fantasia, ma uno scenario cristallizzato nella sua memoria cerebrale. Si mosse a disagio, stranita da quell’eventualità. Non era normale. Contrasse il labbro superiore a quell’espressione, alzò lo sguardo e trovò ancora Boone che la fissava assorto.
E’ diverso dagli altri. Mi piace! La voce acquistò per un attimo vigore. Non era da lei tanta approvazione...!
Miew.
Ephram sobbalzò, a vuoto perché lei non lo stava guardando, ancora girata verso Boone, ma sentì la sua voce.
<< Hai portato il gatto a tavola?>> si voltò appena in tempo per vederlo aggrottarsi, e lo squadrò con improvvisa freddezza.
<< Ce ne stavamo andando.>> rispose in un tono gelato come una folata di neve.
Si alzò con grazia, dopo aver scostato la sedia senza far rumore e aver trattenuto il minuscolo animale nell’incavo di un braccio.
<< Con permesso, Cugino.- rispose formale, come se fosse ancora in Scozia - Buonanotte a voi.>>
Sentiva una certa tensione alla nuca, come un ricordo che premeva per essere riportato alla luce.

Sentirono il rumore di passi svanire su per le scale e il tonfo attutito di una porta che si chiudeva.
Charlotte sollevò le sopracciglia, ancora sorpresa per quell’improvviso cambiamento, e intrecciò le dita sulla tovaglia, sfiorando il bordo del tavolo con la pelle delicata dell’interno polso. Rimase in silenzio finchè la tensione glielo permise, e la pressione sul finto legno le lasciò un segno rosso sulla pelle solcata dalle vene bluastre.
<< Allora, vuoi spiegarmi cos’è questa storia? Pensavo che tua cugina fosse una bambina piccola, non una...>> le mancarono le parole per continuare, e Andrew la aiutò... a suo modo:<< ... E’ una ragazza bellissima! Sul serio! Dove la tenevi nascosta? E’... E’...>>
Sembrò che anche a lui mancassero le parole, e a quel punto Boone pensò d’intervenire, perché sua sorella cominciava a diventare paonazza in viso. <<... E’ minorenne, vuoi dire?>> chiese palesemente ironico, non così contento di avere ragione come aveva pensato.
Fu l’unico che continuò la cena tranquillo, a scapito dei libri che lo attendevano in camera sua. Avrebbe dovuto avere fretta di tornare a studiare, invece non gli andava di alzarsi e salire al piano di sopra. Non riuscì a giustificare il suo interesse, ma pensò bene di dissimularlo usando un tono indifferente.
Avevano tutti detto cose vere, solo Ephram restava in silenzio. Trascorse un minuto interminabile.<< Volevo solo proteggerla. Non intendevo... sviarvi, o almeno - si corresse, vedendo gli occhi di Charlotte scintillare pericolosamente - non vi volevo sviare troppo . Ma vi assicuro che Allysia ha davvero bisogno di aiuto e che in certe cose è fragile proprio come una bimba piccola.- Continuò a fatica,provando a scegliere le parole giuste per essere sincero e non tradirsi - Lei ha... – strinse le labbra- ... subito una specie di violenza... Una cosa così crudele che i suoi genitori hanno pensato fosse meglio allontanarla dall’intero continente. Cercate di comprendermi. In queste settimane ha fatto qualche progresso, ma oggi è stato il suo primo giorno di scuola e sono pronto a scommettere che il poco di cui mi ha parlato l’ha sconvolta tantissimo! Avevo cercato di prepararla al vostro arrivo, ma so già che non ci sono riuscito a sufficienza. Sono suo cugino, e non la conosco. Non l’ho conosciuta quando era piccola e non l’avrei conosciuta se fosse stata quella che ricordo... Ma non è più neanche quella persona. E’ esitante in tutto e così fragile che ho temuto le notizie da dare ai suoi: ha completamente cambiato interessi e preferisce stare il più possibile sola e non uscire... Anche se vorrei aiutarla... Non so quanto posso osare, non so se spingendo, pressando, finirò col farle del male.>> chiuse la bocca senza sapere se il suo discorso fosse stato sensato, e il silenzio si perpetuò, gelando la tavolata.
Charlotte Provò:<< Così, i suoi genitori sono in Scozia...>>
Ephram annuì, tenendo gli occhi bassi:<< Mi hanno implorato di tenerla con me.>>
<< Ti hanno lasciato una minorenne traumatizzata e se ne sono andati?>> Boone sembra sconvolto. Senza dubbio lo era davvero, ed Ephram strinse i denti:<< Sono certo che non l’avrebbero lasciata, se non fosse stato necessario.>>
Andrew, che era quello che s’intendeva meno di traumi, chiese ingenuamente:<< Che tipo di violenza?>> perché quella parola gli era rimasta impressa e non riusciva a farla combaciare con l’immagine di Ally.
Il giovane McNamara si animò:<< Credo che abbia a che fare con delle compagnie non troppo raccomandabili che frequentava. Le hanno fatto il lavaggio del cervello!- nella sua voce affiorarono inequivocabili rabbia, rancore e pena- E’ come se... se l’avessero spenta. Così, come se niente fosse.>> dovette interrompersi, perché il groppo in gola gli aveva incrinato la voce e strinse i pugni, per trattenere l’ira. Non avrebbe potuto dire niente di più e quella era la spiegazione più concreta che avrebbe potuto fornire ai suoi amici. Sperò che non insistessero. Il Taglio, la peggiore tortura cui si potesse condannare una strega, era tanto più destabilizzante quanto più era accurato, e le Forbici D’Oro avevano acconciato Allysia alla perfezione. C’era da sorprendersi che fosse ancora in vita.
Charlotte gli posò una mano sul braccio:<< Cercheremo di aiutarti.>>
<> s’impegnò Andrew, turbato.
Boone sospirò e scosse il capo:<< Sarebbe molto meglio internarla in un istituto e tenerle intorno un ambiente a lei noto, amico... Non credo che possiamo aiutarla noi.- Il ragazzo scuro si alzò da tavola, sforzandosi di essere obiettivo di fronte a quella situazione niente affatto rosea. Sentì un certo dolore al petto nel vedere gli sguardi traditi dei suoi coinquilini.- Non sai esattamente cosa le sia capitato, non sai cosa potrebbe far scattare il meccanismo che l’ha traumatizzata - si aggrottò - Ma è una scelta che non mi riguarda. La terrò d’occhio, per salvaguardare tutti noi. Torno a studiare adesso, e domani preparerò la colazione, visto che non resto ad aiutarvi a rigovernare.>> si defilò senza lasciare loro il tempo di replicare. Ma non potè fare a meno di lanciare un’occhiata alla porta chiusa che nascondeva la ragazza, passando.

<< Ma è... un bastardo!- sibilò allibito Andrew - Fattelo dire, Lottie, tuo fratello non è solo represso, è soprattutto un grandissimo figlio di...>>
<< No, ha ragione.- Si affrettò a interromperlo Ephram. La sua educazione non gli permetteva ancora di accettare certe espressioni particolarmente colorite tipiche del linguaggio Normale, e in più se non fosse intervenuto Charlotte non avrebbe più saputo con chi schierarsi -E’ una follia tenerla qui, e vi sto esponendo tutti a un grosso rischio. Non sono neanche sicuro che sia legale tenerla qui, anche se ufficialmente sono il suo tutore. So solo che non posso farla tornare indietro. Mia cugina ha bisogno di stare tranquilla e di tagliare con il passato, ricominciare da capo, e io voglio aiutarla in tal senso, anche se Boone non è daccordo. Anche se ha ragione lui.>>
Andrew sembrò sul punto di riprendere da dove era stato interrotto, ma Lotte ridacchiò. I ragazzi la guardarono come se fosse improvvisamente impazzita, ma lei scosse i capelli castani, continuando imperterrita la sua risatina.
<< Vivete qui da anni e ancora non avete capito quel semplicione di Boone, che fa tanto il cattivo e invece ha un cuore di glassa! Ephram, ti aiuterà più di tutti quanti, da adesso in poi! Sono pronta a scommettere che già adesso sta cominciando a fare infinite ricerche su internet sugli adolescenti traumatizzati e si riempirà la testa di nozioni e idee utili da snocciolare e usare alla prima occasione! Si farà in quattro per lei, primo perché sei un suo amico e uno tra i più cari, che gli ha parlato col cuore in mano, secondo perché hai solleticato il senso di protezione che lo porta a schierarsi “coi deboli e gli oppressi” e terzo perché la psicologia è il suo (futuro) mestiere e non c’è niente che lo interessi maggiormente di conoscere la mente umana e aiutare gli altri grazie alle sue conoscenze.>>
Andrew ed Ephram si guardarono, poi, invogliati da Charlotte che si era alzata per rigovernare, fecero del loro meglio per aiutarla, ognuno pensando a quel che lei aveva detto e ognuno traendone conclusioni differenti, in linea con la rispettiva personalità. E mentre Ephram compilava su suggerimento di Lotte la lista dei piatti preferiti di Ally che aveva sperimentato in quei giorni, Andrew andò a prepararsi per il dopocena con le ragazze che lo avevano cercato, e che lo avrebbero trovato molto, molto distratto.






Quante recensioni all'ultimo capitolo! Non ci potevo credere! (sono stata sul punto di montarmi la testa, ma ci ha pensato il pc rotto a smontarmi - scusatescusatescusate per l'assenza così prolungata! faccio perdere la pazienza anche ai santi, lo so! Mi perdonate?)

Addy, zietta mia! Mi spiace che questa storia proceda a rilento, evidentemente è questo il suo destino! Come vedi non mi dimentico affatto di te, anzi, hai visto "Il Riconoscimento"? Una pillolina nuova! Spero che ti piacerà! Mi fa piacere che Andrew riscuota successo, del resto non è solo un simpaticone, è anche un bel ragazzo!(eh, sì, gente! Andrew è un figo da paura!) Boone ha proprio bisogno di tirarsi su di morale, invece... e di rilassarsi un minimo, non credi anche tu? Meglio che sposi te piuttosto che la sua ex ragazza! Te lo lascio volentieri, se me lo tratti bene!

Lucyette, in questo capitolo finalmente si conoscono tutti i coinquilini vedono Ally, tu cosa dici? Andrew continua a sembrarti rompiscatole? E Boone? Ally, poveretta, ha ancora un sacco di strada da fare per star meglio! In questo capitolo Charlotte spiega al posto mio, c'è qualcosa che lei non ha chiarito che posso spiegarti meglio io?

Dedalo! Un altro capitolo in fretta? (guarda con aria innocente) Qui finalmente Ally interagisce con gli altri, o meglio, si fa dare una sbirciata. A me sembra che, come prima impressione, non ci siano stati troppi scivoloni. In compenso Ephram ha la paurosa tendenza ad incartarsi da solo, Charlotte non ci ha messo molto a vedere Ally e a fare due più due! Ma tu quando posti?? Voglio il continuo della tua storia!

Giulia91: La prima parte della storia era volutamente ingarbugliata perchè, in realtà, i pensieri dei personaggi dovevano intrecciarsi strettamente alle parole della canzone, che parla di un malessere profondo e di una voce in testa che prende il tuo posto per aiutarti a sopravvivere... quanto c'è di vero in questa situazione? Ho lasciato per un po' il mio posto di narratore onniscente per mettermi solo nei panni degli altri, per una volta.  La canzone è molto bella, Hello degli Evanescence. Molto evocativa, specialmente nel verso "don't try to fix me, I'm not broken..." e cioè: "non provate ad aggiustarmi, non sono rotta". Allysia è sempre se stessa in realtà. A parte la Voce, lei è totalmente se stessa. Anche se ha bisogno di una spinta per andare avanti, anche se si guarda allo specchio e non si riconosce. Trovo che sia una cosa molto drammatica. spero, nonostante l'assenza prolungata, che continuerai a leggere!

Bluesmoke, i tuoi commenti mi hanno fatto sorridere: anzi, all'idea di uno slash tra Boone e Andrew mi sono messa a ridere di gusto, pensando alle facce che avrebbero fatto i personaggi! Come vedi, Charlotte è proprio brava ad inquadrare un po' tutti, e si diverte a fare la mamma in una casa di soli uomini! Ora che c'è anche Ally, le ci vorrà un po' a riprendersi... mentre Andrew troverà altri spunti per tormentare tutti e in particolare il suo bacchettone preferito! I ragazzi dividono casa: hanno contattato un'agenzia e si sono ritrovati in questo gigantesco agglomerato di stanze, ma ora la casa è al completo, non ci sono più posti liberi! L'avevo accennato quando Ephram, all'arrivo di Ally, ripensa a quando Charlotte ha varcato le soglie del cancello, cogliendolo alla sprovvista perchè lui credeva di avere una villona tutta per sè - illuso! Illuso e un gran romanticone, vedi che brava? Ho pure accennato un momento "intimo", anche se notoriamente non riesco a spiccicare una parola dalla tastiera in questo senso! Il ragazzo ha guadagnato in pratica, col tempo, ma credo che sia Charlotte la "dominante", tra i due!- Sulla Voce scriverò ancora parecchio, ma più avanti. Credo che metterò un Missing moment che la riguarda, nella recentissima collana "I Maghi di Scozia"! Sta facendo una strage, io volevo creare un alone di mistero, non gettare nel buio più totale!
 Il "buon ritmo" è andato tempestivamente a farsi benedire, purtroppo! Ma spero di postare ogni due-tre settimane (corre a nascondersi e a scrivere furiosamente)

Georgette: colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente della tua recensione a "Il Riconoscimento", e in più ti aggiudichi una stellina dorata per essere stata la prima a commentare! grazie infinite, sei una persona squisita! Boone, non dovrei dirlo perchè poi gli altri si offendono - soprattutto Charlotte, che sembra tanto dolce e cara, ma sapessi che permalosa che è! - ma è anche il mio preferito... non so, tutte le sue corazze mi inteneriscono! Sia tu che Blue volete lo slash tra Boone e Andrew, ma credo che al solo sentire di una cosa tra maschi con lui come protagonista, Andy (io POSSO! Sì, IO POSSO!) sia diventato verdognolo. Boone è rimasto impietrito, mentre Charlotte ammicca con aria moooolto curiosa... credo che ci penserà anche lei, d'ora in poi. se sghignazza senza motivo nel corso della storia sappiate che è per questo! In realtà Andrew è l'amicone del gruppo, anche se gioca a fare il casanova sotto sotto è meno superficiale di quello che sembra: credo che andrebbe incredibilmente daccordo con Jack (chi non lo farebbe? merito di Jack, chiaramente) e che Kram lo terrorizzerebbe a morte. Invece con Charlotte Kram fonderebbe un'associazione a delinquere! Ah, se ci fosse l'Allysia dei vecchi tempi.... Tra lei e Kram ballerino scapestrato non so chi sarebbe peggio! Ally è timida dolce e delicata, e molto bisognosa di affetto, in questo momento: penso che la disputa durerà molto a lungo! Charlotte in questo capitolo è un po' spiazzata, per colpa di Ephram che non le ha chiarito proprio niente. Posso dirti che, se Allysia fosse stata nel pieno delle sue forze, avrebbe capito subito quello che il cugino le nasconde! E che Charlotte le sarebbe piaciuta molto, solo che avrebbe tardato un po' a dimostrarlo. Charlotte l'avrebbe trovata il prototipo della ragazza odiosa, e ci avrebbe messo un po' a capire chi c'era dietro la sua facciata altezzosa... ma poi si sarebbero amate alla follia!(povero Ephram!) Per cui ti do buone speranze anche per questa realtà in modalità Ally-depressa/oppressa!  

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Capitolo 11
*** Definendo i ruoli di casa ***


cap 10 : Definendo i ruoli di casa

Premessa: questo capitolo è dedicato, dalla prima all'ultima parola, ad Addy. So che lo hai aspettato per molto più tempo di quanti gli altri possano pensare, e so che ti ho fatto penare per arrivare a leggerlo, per cui, rallegrati, piccola: è tutto tuo!
Voglio sottolineare che questo è il primo capitolo del tutto inedito, ma questo non è un buon motivo per copiarne i contenuti e per plagiare il mio lavoro: siete avvisati. Ora, io adoro i commenti: che siano complimenti, domande o crtitiche, li apprezzo. Non siete tanti, ma un po' di voi hanno messo questa storia tra i preferiti: fatemi sentire il vostro parere, io lo aspetto con ansia e mi dispiace trovare sguarnito lo spazio recensioni. Bene, questo è quanto. A voi!



Capitolo 10: Definendo i ruoli di casa

Ally si costrinse a sollevare lo sguardo dalle proprie fette biscottate con marmellata all’arancia. Che stranezza, quel mattino!
Le risultava bizzarro vedersi circondata da tanta gente subito prima di scuola. Di solito a quell’ora la casa era silenziosa, ed era diventata un’abitudine prepararsi un toast o mangiare una mela cotta la sera prima per guadagnare tempo.
Quel mattino, invece, il suo più frequente compagno di colazione, Boone, che si svegliava in genere più presto anche di lei, e sapute le sue abitudini, si preoccupava di prepararle almeno una parte del suo pasto mattutino, era già in compagnia di sua sorella Charlotte, nervosa per un esame di là a tre ore.
Andrew era a sua volta presente, ma probabilmente era tornato a casa solo per andare a dormire, visto che aveva passato la notte fuori. Ally corrugò un attimo le sopracciglia: quel ragazzo aveva abitudini curiose, diverse da quelle degli altri abitanti della grande casa, ed era una  sorpresa per la ragazza non sentirsi  a disagio in sua compagnia.
Tornò con gli occhi sulla minuta ragazza castana che si mostrava sempre sorridente. Quel mattino la sua immagine strideva con quella abituale: Charlotte fissava il vuoto e borbottava parole incomprensibili per lei. Ogni tanto Boone la correggeva su qualche dettaglio altrettanto astruso e la sorella, alternando crisi di nervi e occhiatacce, riprendeva da dove si era fermata. Ephram ancora non si vedeva. Ally scrollò le spalle e si decise a dire la sua, ma non fece in tempo a proferire verbo.
<< Secondo me dovresti rilassarti, tesoro. Studi questa materia da una vita!>>
Andrew lo disse mentre masticava un boccone, rendendo la frase non del tutto comprensibile. Non sembrava che stesse parlando a Lotte: continuava a fissare Ally. L’occhiataccia di Charlotte andò, per una volta, a vuoto e si risolse a comunicare con un gemito disperato. Sembrava che nessuno condividesse le sue ansie.
Ally contrasse le sopracciglia: << Io ti capisco. Dev’essere spaventoso.>>
Charlotte la fissò sorpresa, smettendo di bofonchiare.
<< Grazie >>
Ally annuì in risposta e tornò a fissare il suo piatto.
<< Non è spaventoso, è solo un esame, deve solo andare a discutere di quel che sa. Ally, non bisogna aver paura di mettersi alla prova.>>  Fece Boone in tono tranquillo, in quel tono quieto che usava sempre con lei e che aveva il potere di metterla più a suo agio.
Durante le loro colazioni solitarie, avevano imparato a scambiare qualche parola, e ora Ally poteva dire di non sentirsi più in soggezione in sua presenza. Per quel motivo si sentì libera di esprimersi con una smorfia, che sorprese tutti gli altri, abituati com’erano a vederla apatica.
<< E’ spaventoso essere al centro dell’attenzione.>> specificò,sforzandosi di farsi capire. Boone era sempre curioso di comprendere, e la Voce la spronava ad accontentarlo. Aveva una vera predilezione per quel ragazzo. Ormai farsi intendere da lui era un riflesso spontaneo. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di non farsi distrarre dalla consueta immagine mentale che ritrovava sempre nel suo sguardo argenteo. Nuvole sulla laguna, più scura che mai.
Lotte fissò sbalordita la ragazza mora: la cugina di Ephram era una fonte infinita di sorprese. E non riusciva a credere  che fosse così timida e ritrosa, nonostante ne avesse le prove ogni secondo che Ally si faceva vedere. Trovava assurdo che una ragazza così attraente non amasse mettersi in mostra.
Strinse le labbra e poi cedette:<< Grazie, Ally. Hai centrato il punto.>>
Ally tornò a posare lo sguardo su lei e accennò un piccolo movimento con il capo, incerta.
Andrew sbadigliò, attirandosi gli sguardi di tutti.
<< Che c’è? Devo azzardare delle previsioni? >> tacque un attimo, ma non diede a nessuno il tempo di replicare. Fingendo di riflettere, mise una mano sotto il mento e proseguì << Primo, Charlotte passerà l’esame con un’ottima votazione; secondo, Boone continuerà a fare paternali, e, soprattutto, terzo, Ally perderà il bus del mattino per la scuola e io la convincerò a farsi accompagnare alla Kenmore dal sottoscritto.>>
Picchettava con un dito sulla fossetta che gli ornava il mento a ogni punto enumerato. Concluse la breve arringa con un sorriso smagliante.
Ally gettò un’occhiata all’orologio a muro decorato a fiori celesti e balzò in piedi.
<< Oh, no, no, no, è tardissimo! Come faccio?! Lin sarà già partita...>>
Nessuno riuscì a sentire la fine della frase, che si era ridotta a un sibilo mentre la ragazza correva fuori dalla stanza e su per le scale.
Andrew si stiracchiò pigramente, ancora con quel sorriso sulle labbra, indulgente.
<< Non mi ha nemmeno ascoltato...>> ridacchiò, voltando la testa per seguirla con lo sguardo fin dove gli era possibile.
Charlotte sorrise suo malgrado.
<< Non capita mai di essere tutti assieme al tavolo della colazione a quest’ora. Deve aver perso il senso del tempo.>>
La sua voce lasciò trapelare un filo di tenerezza. Per un attimo sembrò tornare la ragazza dolce e tranquilla di sempre.
Il biondo si alzò tranquillo da tavola. << Vado a perorare la mia causa con quella creatura adorabile che è fuggita di sopra...>> e si avviò fischiettando.
Lotte si voltò verso il fratello maggiore, appena in tempo per vederlo alzare gli occhi al cielo.
<< Non sei felice che Andrew stia ampliando il suo vocabolario?>> ammiccò.
Riuscì a far sorridere anche lui.
<< Mhh. Preferirei che non fosse a scapito di Ally,però.>>
<< Con un tipo del genere, il motivo non avrebbe potuto essere che una donna. >> replicò, e trovò estremamente prevedibile la risposta di Boone, dato che ormai ripeteva quella solfa da giorni.
<< Non è una donna. E’ una bambina. Ed Ephram non sarebbe contento se Andrew la portasse via in moto.>> sentenziò, sentendosi tanto un vecchio bigotto. Contenne un sospiro. Ma perché devo essere sempre io quello responsabile, in questa casa?
Il giovane si dedicò alla sorella, che aveva appena emesso un versaccio. Le diede un buffetto sulla testa, servendosi un altro po’ di caffè.
<< Ancora non riesco a credere che tu sia gelosa. Sul serio, non credo proprio che Ephram progetti un incesto.>> la fissò con aria scura, facendole capire quanto poco si trovasse a suo agio nell’esprimersi in modo tanto diretto.
Lotte si sporse verso di lui. << Mi nasconde qualcosa di grosso. Boo. Lo sento ogni volta che apre bocca! – aggrottò le sopracciglia – Non riesco a sopportarlo!>>
Boone inspirò, nervoso. Non gli piaceva quel genere di conversazione, e sua sorella lo sapeva bene.
<< Mente quando ti dice che ti ama?>>
<< No, ma...>> provò a spiegarsi Lotte.
<< Mente quando ti dice che la vostra storia è ciò che lo rende felice? E che vorrebbe starti sempre accanto?>>
<< No, ma...>>
<< E allora non c’è nulla che non vada, Lotte, okay? Sono queste le cose importanti.>>
Concluse in un borbottio, imbarazzato da morire.
<< Torno a studiare, io. Mi stai facendo sentire un adolescente. Un’adolescente femmina.>> rabbrividì.
Charlotte rise:<< No, no! – esclamò che il fratello stava realmente abbandonando la stanza – Non ne parliamo più, giuro! Torniamo al mio esame! Boone!>> e lo rincorse su per le scale. Gli sbattè contro la schiena quando lui si arrestò di colpo.
<< Ahio! Ma che... ?>>
Si sporse da dietro il fianco del fratello e ammutolì. Lanciò a Boone un’occhiata da sotto in su, curiosa di vedere quale reazione avesse suscitato l’immagine di Ally e Andrew abbracciati.
<< Che cosa stai facendo, Andrew?>> chiese Boone in un tono che sarebbe suonato squisitamente gentile se non fosse stato per la nota sibilante di una minaccia inespressa.
Il ragazzo biondo alzò lo sguardo sui due fratelli, tranquillo e completamente innocente, per una volta, e sorrise un po’ elettrizzato.
<< Ally mi stava facendo conoscere meglio il suo gatto. Si chiama Fa... Fam... >>
<< Famiglio>> gli suggerì morbidamente Ally, che teneva tra le braccia il micetto adulante ed era a sua volta circondata dalle braccia di Andrew, i cui propositi le erano sembrati integerrimi.
Boone sollevò le sopracciglia e ricompose il viso in un’espressione indifferente.
<< Ally, sei sempre più in ritardo...>> la avvertì, più garbatamente di quanto avesse voluto. Qualcosa in quella ragazza lo induceva sempre a essere gentile con lei.
Anche la ragazza dagli occhi verdi lo guardò. E il candore che trapelava dal suo sguardo era tale da smuoverlo.
Finalmente riuscì a salire quei pochi gradini che lo separavano dal piano superiore, spinto da chissà quale forza invisibile... o da sua sorella?
<< Andrew mi ha detto che può farmi arrivare a scuola in pochissimo tempo. Oggi ho un’ora extra di canto e gli sto insegnando come far giocare il mio gatto. Non voglio che si senta trascurato solo perché sono via. Famiglio deve giocare.>> sottolineò.
Boone annuì: << Tieniti forte sulla moto.>>
Ally si voltò sorpresa verso Andrew: << Moto?>>
Il giovane le rispose con un gran sorriso sulle labbra:<< Significa che dovrai abbracciarmi molto stretto, piccola>>
Ally spalancò le labbra come se volesse replicare, ma nessun suono trapelò dalla sua bocca.
Andrew le richiuse la bocca con un buffetto:<< Non avere paura, piccola, non ti farò cadere.>>
Si battè una mano sul petto in un gesto rassicurante e sorrise ancora. Il gesto aveva un effetto rincuorante, in genere. Perché con Ally non funzionava? Sembrava che si stesse facendo forza.
La porta della stanza di Ephram si spalancò e il ragazzo emerse, semiaddormentato, sulla soglia.
<< Ally, che ci fai ancora qui?>> sbadigliò.
L’interpellata diede una risposta secca e incomprensibile che suonò sorprendentemente simile a un rimprovero.
A Charlotte parve di sentire più volte il nome di Coon. Ma che c’entrava il gatto di Ephram con la puntualità scolastica di Ally? Doveva aver capito male.
Il ragazzo di svegliò di colpo nel sentire la cugina esprimersi nel dialetto scozzese del loro paese.
<< Ah! Scusami – si sporse verso Andrew – Guai a te se mia cugina si fa male.>>
Andrew annuì sorridente. Ma perché nessuno si fidava di lui, in quella casa? Aveva pur sempre 23 anni! La patente da sette! Non  se la prese.
<< Andiamo, Ally, o non ci sarà più tempo. – si rivolse con gentilezza al gattino – E tu aspettami. Quando tornerò, giocherò con te, Fa... Fami... Famiglio>> completò in coro con Ally, mentre lei posava con garbo il gatto sul pavimento.
Cercando di mostrarsi tranquilla, la ragazza annunciò:<< Andiamo, sono pronta.>>
<< Attento a mia cugina, Andrew!>> ribadì secco Ephram alle loro spalle.
Il ragazzo rispose con un cenno noncurante della mano e un inizio di risata, che si spense quando  captò lo sguardo di freddo rimprovero di Boone, nell’oltrepassarlo per ridiscendere le scale.
 

La moto troneggiava nel giardino, vicina al garage che Ally nemmeno sospettava che esistesse. Lanciò alla piccola costruzione un’occhiata perplessa, mentre la Voce tamburellava in un punto preciso della testa. Ultimamente era molto più educata e cortese, come se si fosse finalmente calmata. Forse, dal momento in cui ognuno aveva ammesso le proprie colpe, riusciva a sentirsi più rasserenata.
Ally no. Sapeva che la responsabilità era tutta sua.
Tutta no. La consolò la Voce.
Cosa volevi dirmi, Voce?   - Tagliò corto Ally. La Voce comprese al volo il messaggio.
Ti fidi davvero di questo Normale?  - La Voce si riferiva alla moto. Ormai erano insieme da tanto tempo anche consciamente, e Ally la capiva bene quasi quanto capiva Famiglio. Per cui si sorprese del modo in cui la Voce si riferiva ad Andrew. Un Normale. Per lei era diventato Andrew, uno dei coinquilini. Andrew dalle battute imbarazzanti ma da sorriso allegro anche quando nessuno gli rispondeva, Andrew che usciva tardi la sera e tornava al mattino presto…
Non credo che sia cattivo  - socchiuse gli occhi, un po’ malinconica -  E’ un Normale.
Ebbe il sospetto che la Voce fosse leggermente contrariata e storse il naso, con una smorfia vagamente maliziosa. Se ci fosse stato Boone al posto di Andrew sarebbe stata di sicuro più entusiasta!
Piano con l’ironia, ragazza!   - si sentì soffiare in un orecchio.
Ally sorrise appena e si avvicinò ad Andrew, un po’ disorientata. Come aveva fatto a non accorgersi nemmeno del garage? Era visibilissimo!
<< Spiegami cosa devo fare, Andrew. Non.. non sono mai salita su uno di questi.. marchingegni..>>
Il ragazzo biondo le tese un oggetto tondo di un colore rosso vivo, metallizzato. Aveva il solito sorriso aperto e Ally si convinse a prendere l’oggetto. Non era una palla, era semicircolare e cavo.. E dove cavo era morbido.. E caldo.. E aveva delle cinghie. Ally le studiò e fece una smorfia ignorante. Che giornata piena di novità! Distratta com’era, si accorse solo dopo qualche secondo che Andrew si era allontanato. Si affrettò a seguirlo, affondando appena nella neve candida che anche quella notte era caduta fitta. La moto aveva le ruote! Lasciava un solco nella neve, ed Andrew sembrava avere qualche difficoltà. Alzò lo sguardo su di lei per un attimo.
<< Infila il casco, Ally, mentre io la porto fuori. Hanno già spalato via la neve dalla strada, me ne sono accorto tornando. Che fortuna, così posso portarti in moto..!>> e si allontanò ancora, chiaramente felice, ma per un motivo tutto suo, perché Ally continuava ad essere perplessa.
Sarebbe questo il casco? E come sarebbe a dire, “infila”?!
Ho un vago sospetto, e non credo che ti piacerà.
Cosa?
 Ally avrebbe voluto indagare, ma la Voce si perse in un tramestio, come se stesse bofonchiando. Andava e veniva a suo piacimento, e Ally si strinse nelle spalle. Raggiunse di nuovo il ragazzo biondo mentre teneva diritta la moto e restava in bilico per un attimo su un piede, usando l’altro per tirare fuori una piccola estremità metallica che riusciva a tenere la moto in equilibrio.
<< Puoi chiudere il cancello dietro di te, Ally?>>
La ragazza si voltò meccanicamente e chiuse il cancello, un po’ impacciata dall’avere una sola mano libera. Sentì Andrew ridacchiare appena.
Si voltò nuovamente verso di lui, evitando con cura un cumulo di nevischio viscido. Non lo guardò mentre soppesava un pensiero che le aveva attraversato la mente nel guardare la grande casa bianca, che sembrava una montagna di neve essa stessa.. Ma dentro era calda.. E piena di Boone, Charlotte, Ephram.. E Famiglio..
<< Farai attenzione, vero, Andrew?>> mormorò, la voce stentata. Senti un’altra Voce ridestarsi nella sua testa, con un’esclamazione soffocata. Aveva anche la Voce.  Non poteva.. Non poteva..
Andrew vide sul suo viso la preoccupazione mista a qualche altra emozione che all’improvviso gliela fece sembrare più adulta, non perché fosse bellissima o sembrasse più grande dei suoi non ancora diciotto anni, ma perché era più.. matura. Più vecchia di lui. Per un attimo gli sembrò perfino più cresciuta di Boone. Come a  volte gli era parso Ephram con Charlotte. Allo stesso modo. Rimase senza fiato e si sentì pieno di un’ansia indefinita e soffocante.
<< Giuro, Ally, che non ti farò cadere.  – Andrew contrasse la mascella e annuì con convinzione.   -  Fidati di me. Arriverai a scuola sana e salva.>>
Ally avvertì lo sguardo del ragazzo farsi più intenso. Inseguì un altro pensiero, che si era intrufolato tra lei e la realtà, allontanandola ancora, ma di meno, perché c’erano gli occhi di Andrew a trattenerla. La sopravvivenza di Voce e Famiglio. Doveva sopravvivere. Doveva garantire che loro sopravvivessero. Era fondamentale.
Tese ad Andrew il casco con espressione concentrata.
<< Come si mette?>>
Il momento di serietà si infranse contro il sorriso divertito di Andrew, ed ebbe il suono della sua risata.
<< Ma come, non hai mai indossato un casco? Ma come vi muovete in Scozia, volando sulle scope?!>>
Ally lo fissò allibita.
<< Ma- ma certo che no!  - esclamò diventando color porpora  - Ma come ti viene in mente?>> le sfuggì un’esclamazione spaventata quando lui fece per posarle il casco sul capo.
<< Ehi, che fai! Non ti scostare! Vuoi arrivare tutta d’un pezzo a scuola? Allora questo va sulla tua bella testolina tonda e niente storie!>> ma aveva un tono paziente e il sorriso correva immutato sulle sue labbra.
Ally avvertì un dolore lancinante attorno alle tempie e sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Per Famiglio! Per te, Voce! Per.. Per..
Sopravvivere.. concluse la Voce, con un tono talmente commosso da darle forza.
Ally irrigidì le spalle e ricacciò indietro le lacrime. Represse anche l’impulso di strapparsi via il casco dalla testa e decise di affondare il dolore nel torpore. Andrew si sarebbe preoccupato della sua sopravvivenza, e lei doveva essere forte. L’unico modo per ritrarsi da quel dolore era chiuderlo nell’intontimento, e dimenticarlo.
<< Adesso devi salire, Ally. Guarda il cavalletto!  - fece un cenno col mento alla buffa escrescenza metallica. Ally cercò di capire, ma niente.   - Devi montare, Ally.>> tentò di nuovo Andrew, che teneva la moto in equilibrio.
Montare! Come a cavallo?   Chiese alla Voce, cercando di scavalcare il velo del dolore. Aveva la fronte un po’ sudata per la tensione, ma evitò di ripulirsela, perché sapeva che non avrebbe resistito all’impulso di togliersi quel dolore dalle tempie, che andava verso la nuca..
Prova!  Fece la Voce in tono urgente, per distrarla dal dolore. Ci riuscì.
Fece un passo in avanti e posò un piede sul cavalletto come se fosse stato la staffa di una sella. Andrew tenne la moto mentre lei saliva con le gambe a cavalcioni sul sellino e si sbilanciava in avanti su quel bizzarro destriero. Annuì al suo indirizzo e salì lui stesso, spingendola indietro con un colpo secco del fondoschiena. Ally si sbilanciò per un attimo e si trattenne dal cadere.
<< Tieni i piedi su e cerca di stare dritta. Anche io ho bisogno del casco!>> e ne infilò uno blu, con una dimestichezza e una facilità che le provocarono un moto d’invidia sincera.
<< Bene, Ally  - Andrew continuava con le sue istruzioni  - Adesso, abbracciami in vita.>>
Il ragazzo tirò via il cavalletto con un colpo di tallone e mise in moto. Ally sobbalzò a quel rumore e si aggrappò senza volere alla giacca di Andrew.
<< Non così, Ally!  - Andrew alzò la voce, ed Ally scoprì che era più facile gestire il dolore con quel rumore assordante a distrarla, mentre cercava di capire cose dicesse lui. Si sentì un po’ rincuorata e si sporse di nuovo verso di lui, per capire cosa stesse dicendo. Andrew approfittò della sua posizione per tirare prima una mano e poi l’altra intorno al suo punto vita. Fece attenzione a congiungere le dita della ragazza e sentì il suo sussulto.  - Ecco, vedi?>>
Ally aveva gli occhi sgranati e avvertiva un certo calore a tutto il viso, oltre a un ronzio che la confondeva più del dolore e più del rumore. La schiena di Andrew, così calda..
La moto scattò in avanti e Ally lo strinse di più istintivamente.
<< Bravissima, Ally!>> gridò il ragazzo. Ally se lo immaginò sorridere e una lacrima scivolò liquida e tonda lungo la sua guancia pallida, per cadere dal mento ed essere spazzata via dal vento. Come se non fosse mai esistita . Ed Ally si sentì sicura, protetta in quella nuvola di aria gelata contro la schiena calda di Andrew. Come in un bozzolo che le faceva scivolare via la tristezza. Il vento le frustava quelle porzioni di viso che il casco lasciava scoperte, ma a lei sembrava di volare. Senza paura. Che sensazione curiosa.
E’.. davvero.. Bello..
Era da tanto che non abbracciavi, vero, Ally..?
La dolcezza e la compassione, la tristezza della Voce la tesero per un istante. Andrew dovette accorgersene, perché rallentò appena. Ally strinse gli occhi.
Lo sai. Va’ via, non farmi.. pensare..
E la Voce comprese, e si ritirò in un angolo riparato del suo inconscio.
La ragazza si rilassò di nuovo, e girò la testa a destra e sinistra. Vedeva passare veloci macchie colorate nel candore della neve, e in basso l’asfalto era nero, denso. Ogni tanto, a un semaforo, Andrew si fermava e teneva la moto in equilibrio sotto di sé come se fosse leggerissima, mentre Ally si pietrificava per la paura di cadere e lo stringeva più forte. Nonostante la paura, persa nel rumore, nel torpore e nel dolore, non si sentiva più così se stessa, aggrappata a quel calore zeppo di vita che era la schiena di Andrew. Una corsa in moto riusciva a fare quello che Ephram aveva cercato di insegnarle con tante sedute di meditazione? Calma, serenità e uscire da se stessi? Ma c’era quella sensazione adrenalinica, che con la meditazione si spegneva in fretta e la lasciava spossata e senza ricordi. Confusa.
 Adesso no. Lei. Era. Lì. Viva!
Ed Andrew sembrava capirlo. Correva.
E, troppo velocemente, giunsero al cancello esterno della Kenmore.
<< Bene, signorina!  - nonostante la formalità dell’affermazione, il tono allegro di Andrew era un toccasana -  Si scende!>>
Il ragazzo spense la moto e il rumore cessò di colpo. Ally lo strinse di più mentre lui appoggiava con qualche difficoltà il mezzo ai cavalletti. Rischiò di cadere e l’amico scoppiò a ridere, dandole l’impressione che quella bizzarra sensazione di essere “a posto” non si fosse del tutto esaurita.
<< Aspetta, ti aiuto io.>>
Con un gesto tranquillo, slegò le mani che lo serravano e si voltò per farla scendere.
Ally tornò con i piedi per terra e cercò di mantenere l’equilibrio. Andrew sogghignò e le sfilò il casco, che posò sotto il cavalletto della moto. Tornò a rivolgerle la propria attenzione.
Ally si strofinava la guancia con un dito sottile:<< Grazie.. Per l’aiuto..>> tossicchiò imbarazzata. Sentiva uno strano vuoto ai palmi delle mani e, innervosita, intrecciò le dita. Non riusciva a guardarlo e tenne gli occhi fissi sulla motocicletta.
Andrew la fissò un attimo indeciso, poi sorrise e le tirò su il mento per guardarla in viso:<< Piaciuto il giro in moto?>> le chiese tranquillo.
Ally ricordò l’ebbrezza del rumore, il vento freddo e la sua schiena calda.. e annuì prima di rendersene conto, divincolandosi senza volerlo dalla sua mano. Schiuse le labbra:<< Sì.. Tantissimo. Grazie ancora.. Andrew..>>
Toccò a lui annuire. Contento.
<< Ti porterò a fare tutti i giri che vorrai, visto che ti è piaciuto! Ma adesso.. in classe, su, non farmi imitare il bacchettone!>>
Ally allargò il sorriso e annuì ripetutamente. << Va bene!  - fece un passo indietro e si voltò, affrettandosi prima che i cancelli si chiudessero e lei perdesse davvero un giorno di lezione  - Grazie! >> urlò voltandosi un attimo, prima di sparire nell’edificio.
Andrew rimase a guardarla mentre correva via.
Quella ragazza veste troppo di scuro..
Non riuscì a trattenere uno sbadiglio e scosse il capo. Dopo una nottata in bianco come quella, non gli ci voleva proprio una mattina di giochi con un cucciolo di gatto. Sospirò.
<< E dopo aver assicurato la soave fanciulla al suo castello... il padrone della foresta incantata torna alla sua umile capanna, in sella al suo fido destriero!>> ridacchiò all’indirizzo di una signora che lo guardava meravigliata parlare da solo. Salì sulla moto e ingranò la marcia. Allegro, per quanto stanco, tirò via i cavalletti e sgommò via veloce.

 
Ally arrivò in classe subito dopo il suono della campanella. Fortunatamente la lezione non era ancora iniziata, ma il professore la guardò male. Quasi cadde per la mortificazione!
<< Ehi, ragazza!>> la salutò Lin dal banco dietro il suo, con voce soffocata.
<< Ciao>> la ricambiò in un soffio Ally, sventolandosi con una mano. Chinò la testa sul banco e chiuse gli occhi per un secondo.
Il calore di un gesto gentile poteva sciogliere, con la sua quieta dolcezza, il freddo di qualsiasi inverno. 


Boone attese che sua sorella si recasse all’università prima di chiudersi a sua volta in camera, cortesia che Ephram non aveva avuto la sensibilità di usarle: si comportava raramente in modo così strano, sempre secondo lo stesso cliché, si era svegliato più tardi del solito, non aveva fatto colazione e li aveva guardati tutti come degli estranei, tenendosi a debita distanza e non guardando nessuno negli occhi. L’unico, solo momento di partecipazione quando Andrew era tornato allegro come sempre e si era chinato a dare un bacio “di buona fortuna per l’esame” a Lotte. Un attimo che si era spento quando si era voltato e lui aveva visto lo sguardo di sua sorella annebbiarsi. Anziché guardare la sua ragazza e darle un in bocca al lupo che le facesse capire quanto teneva a lei, Ephram aveva seguito Andrew con lo sguardo fino a che non aveva iniziato a giocare col gatto della cugina. E a quel punto Lotte aveva guardato Boone negli occhi, facendolo sentire impotente, mentre Ephram si rintanava di nuovo in camera propria. Il rumore della chiave che girava nella toppa era stato sgraziato come il sentire il cuore di sua sorella che si crepava un poco.
Vent’anni dalla prima volta che gliel’avevano fatta vedere in quella nursery e gli avevano detto che quella era la sua sorellina e lui non aveva ancora capito come fare, cosa dire per farla sentire protetta e felice, con quell’ansia dentro di starle accanto e di difenderla da tutto, dagli errori, dai problemi, dal dolore e dalle delusioni e persino dalle responsabilità. E il suo ragazzo che di lei se ne infischiava, e probabilmente era ancora in camera sua a studiare, tranquillo e sereno! Guardò truce la porta che separava Ephram dalla sua giusta rabbia. Era suo amico, era uno dei ragazzi migliori che conoscesse e forse era preoccupato per quella cugina così dolce… e delicata… Interruppe quel pensiero prima che prendesse forma: Ally era andata a scuola ed Ephram avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a sua sorella se non voleva ritrovarsi con qualche livido di troppo!
Spalancò di slancio la porta… e si fermò di botto, rabbuiandosi ulteriormente.
<< Dove diamine stai andando?!>> lo apostrofò.
Ephram aveva già addosso un cappotto di colore scuro e stava attraversando silenziosamente il pianerottolo con un trasportino stretto in una mano. Boone lo vide sobbalzare all’improvviso e sollevare la testa nella sua direzione con gli occhi fuori dalle orbite e il fiato corto.
<< Boone!  - si lamentò, per un  attimo normale  - Mi hai spaventato a morte!>>
Il ragazzo più grande strinse minacciosamente gli occhi grigi e gli si avvicinò.
<< Rispondimi.>>
Ma Ephram era tornato ad evitare il suo sguardo e gli aveva voltato le spalle, tornando a camminare attraverso il pianerottolo. Imprecando tra sé, Boone lo seguì giù per le scale.
<< Ephram!  - esclamò a voce piuttosto alta  - dimmi dove stai andando! Charlotte aveva un esame oggi e tu…>>
<< Coon ha bisogno di un veterinario, lo sto portando a farlo visitare!  - gridò di rimando il ragazzo, affrettando il passo e incassando di più la testa tra le spalle  - E lo so che tua sorella aveva un esame, io l’ho dato alla sessione scorsa, mentre voi eravate a casa per Natale! Non aspettatemi a pranzo, torno stasera. Tardi!>>
Oltrepassò Andrew steso supino sul tappeto del salone senza neanche guardarlo. Il gatto di Ally gettò un miagolio lungo e lieve. Dal trasportino venne il suono più lungo che era la voce di Coon. Andrew si voltò appoggiandosi su un gomito e seguì la scena aggrottando le sopracciglia. Chiese spiegazioni a Boone con lo sguardo, ma questi accennò ad Ephram, che aveva già infilato la porta.
Boone sbuffò e smise quell’inseguimento inutile e ricambiò lo sguardo di Andrew.
<< La solita fuga di fine mese?>> chiese infine il ragazzo biondo, tornando a stendersi sulla pancia e a muovere un sonaglio a beneficio di Famiglio.
<< Sì. Sembrava peggio del solito oggi. Hai visto come si è comportato con mia sorella?>>
Andrew sollevò un attimo lo sguardo e contenne un sorriso:<< Charlotte è grande abbastanza da rimetterlo al suo posto. Invece… Sai che questo gatto è proprio simpatico? Guarda quant’è carino!>> e sorrise apertamente.
Boone si accovacciò sul tappeto, la schiena contro la base di una delle poltrone:<< E quello cosa sarebbe?>>
Andrew mosse il sonaglio con un dito e Famiglio si lanciò ad afferrarlo tra le unghiette.
<< Gliel’ho comprato tornando a casa -  confessò allegro Andrew  - Sto crollando dal sonno, ma sembra che lui apprezzi comunque. E’ un gattino vivace.>>
Il sonaglio consisteva di una gabbietta di bambù con dentro un campanellino. Qualche volta risuonava e allora Famiglio miagolava di quel suono lungo e dolce, rotolandosi sul tappeto e facendo sorridere entrambi i ragazzi.
<< Hai visto quanto gli è affezionata Ally? Sono legatissimi… E’ palese che Ally gli vuole bene…>> continuò Andrew.
Boone si ritrovò ad annuire:<< Le hai mai visto niente della sua vita prima di qui? Non porta ricordi, non guarda foto, non discute con Ephram di aneddoti del passato… Credo che di quell’epoca le sia rimasto solo questo gatto. E che la sua famiglia sia molto severa. Non dev’essere facile per lei restare qui.>>
Andrew sollevò il viso, sorpreso.
<< Ma se la sua famiglia è severa come dici tu, allora per lei dovrebbe essere un sollievo stare qui con noi! E’ più libera, dovrebbe trovarsi bene, no?>>
Boone sentì un po’ di amaro in bocca e se ne stupì:<< E’ solo una ragazzina, Andrew…  - sospirò  - E’ triste, in una realtà del tutto nuova e con dei perfetti estranei attorno. Penso che sia molto spaventata, tutto qui. E’ stata una follia da parte dei suoi spedirla qui. Un adolescente ha bisogno di certezze! Soprattutto…!  - s’interruppe e si stupì della rabbia che lo attraversava. Sospirò e concluse con voce calma  - La presenza di Famiglio serve a rassicurarla.>>
Andrew restrinse leggermente il cerchio delle braccia dove Famiglio spingeva il sonaglio.
<< E’ una ragazza molto dolce.>>
<< Sì…>> Boone non trovò nient’altro da dire. Niente che non lo smentisse spudoratamente su ciò che provava per lei. Ally era dolce, sì. Ed indifesa. E sembrava sempre sul punto di ritrarsi. Sembrava… che tirasse avanti grazie alla sua forza di volontà, combattendo con infiniti ostacoli… E gli provocava una tenerezza talmente profonda da commuoverlo solo a pensarci.
<< Pensi che abbia qualche speranza?>> mormorò Andrew a voce bassa.
Famiglio si immobilizzò improvvisamente e li fissò con gli occhi spaiati attenti.
Boone allungò una mano per sfregargli la testolina con gentilezza. Gli grattò il collo con un dito e il micio piegò il viso socchiudendo gli occhi.
<< Io spero… proprio di sì…>>
Andrew spinse il sonaglio con l’indice, rimandandolo tra le zampette di Famiglio, che riprese a giocare.
Boone  si fissò la mano vuota e abbassò gli occhi, riposandola in grembo.

 

 
Ephram  si costrinse a rilassarsi. La tensione tra le sue scapole era insopportabile, e lui ricacciò indietro le lacrime che gli erano affiorate agli occhi. Si accostò al muro sbrecciato e aprì il trasportino, da cui scese un miracolo di dignità offesa, il suo Coon, risentito per quel mezzo di trasporto così inadatto a lui.
<< Sì, lo so che non ti piace  - bisbigliò Ephram supplichevole -  Ma è la copertura perfetta, e noi ne abbiamo bisogno…>>
Il gatto tirò indietro le orecchie, seccato. La copertura perfetta per una cosa che odi fare.
Un odio condiviso.
Ephram sentì di nuovo gli occhi gonfi e questa volta una lacrima debordò, scivolando lungo la sua guancia ispida. Non si era nemmeno rasato. Trattenne un singhiozzo.
Giuro. Odio questa vita.
Coon gli si accostò ed Ephram lo strinse tra le braccia. Sto cercando di trovare la forza, davvero! Ci sto provando, Coon. Ma ogni volta va peggio. IO sto peggio. Non voglio farlo!
Trattenne un singhiozzo, che gli irrigidì la schiena. Si sforzò di rimettere Coon per terra e di ripulirsi il viso dalle lacrime. Non riusciva a non sentirsi un bambino terrorizzato, eppure si rialzò e assottigliò lo sguardo. Sforzandosi di provare rabbia, anziché dolore. Allora ce l’avrebbe fatta.
Non voleva farlo, ma era suo dovere.
E ti consente di restare qui con lei.
Ephram annuì all’indirizzo del suo Catalizzatore. Stava cercando di rassicuralo. E di dargli forza. E la sua unica forza, la loro unica forza, era Charlotte , con la sua dolcezza, i suoi occhi caldi, gentili, come polvere d’argento. Le sue curve tonde, morbide come i suoi capelli di seta…
Ephram inspirò profondamente, lasciando scivolare quel balsamo nel suo cuore.
Si accostò alla porta d’ingresso e suonò il campanello.
La donna pettinata sapientemente che aprì la porta gli provocò un’immediata ondata di disgusto per se stesso.
<< Posso esserle utile?>> chiese con voce frettolosa. Ephram sorrise sprezzante. E la fissò negli occhi.
<< Fammi entrare.>> ordinò con voce lugubre, facendosi largo nella sua mente.
La donna si scostò dall’ingresso, Ephram la prese per mano e varcò la soglia, e solo a quel punto distolse lo sguardo dagli occhi vuoti, che lo seguivano in cerca di una direzione.
<< Dove sono gli altri?>>
<< Al.. piano.. inferiore.. per compiere.. il sortilegio…>> mormorò la donna, succube.
Ephram emise un’esclamazione di ribrezzo e si costrinse a non avere paura, a non dimostrarla.
<< Portami da loro.>>
Coon, col pelo ritto sulla schiena, li seguiva.
Ephram strinse maggiormente il polso della donna:<< Di’ loro che… che sono quello che stavate aspettando. Convincili. Voi cercavate me, stavate aspettando solo me. Avete bisogno di me. Di’ loro di guardarmi negli occhi.>>
Le lasciò il polso e scese le scale un gradino dietro di lei.
<< Adeline… Ehi, chi è quello?>>
Ephram sentì la donna ripetere le indicazioni che le aveva dato.
Sospettosi, tutti nella stanza lo guardarono.
Ephram li immobilizzò. Menti fragili. Fragili come i loro corpi, come i loro cuori. Come le loro anime. E lui doveva spezzarle. Con rabbia e violenza. Con dolore. Il suo dolore e il loro dolore.
Strinse le labbra e si guardò intorno. Che modo barbaro di usare il Pentacolo!
No! Guarda!
Ephram colse lo sguardo di Coon e si avvicinò al tavolo pentagonale quasi correndo.  Una montagnola di cuccioli di gatto morti giaceva sul tavolo, e al centro, un gattino minuscolo, trafitto dagli spilloni che avevano probabilmente ucciso gli altri. Non riusciva a miagolare.
Ephram di sentì stringere il cuore dalla pena. Veloce, estrasse una boccetta dalla tasca interna del cappotto. Il Sangue di Guaritore, denso e scuro, aveva un odore delicato. Si versò qualche goccia sulle mani e prese il gatto, massaggiandolo fino a che il sangue rugginoso non lo coprì del tutto. Vari spilloni uscirono dalla sua carne.
<< Per tutti i Maghi, quanta crudeltà. Povero piccolo.>>. Lo cullò appena e poi lo consegnò a Coon, che lo trascinò con la bocca fino al trasportino. Sarebbe certamente Guarito. Sangue di Guaritore. Il rimedio a tutti i mali.
Ephram sospirò profondamente, poi alzò lo sguardo su quelle anime dilaniate.
<< Voi. Normali.  – mormorò con voce intensa, guardandoli -  Voi che avete trasgredito alle Leggi Imposte, voi che ricercate la Magia con mezzi oscuri, voi che non potete ritrovare la Magia che i vostri avi vi hanno negato. Voi che la cercate attraverso crudeltà e dolore, voi che rinnegate la Natura  - Ephram tese la mano sinistra  - Dimenticate! L’oblio vi accolga. Ora e sempre. Per i secoli dei secoli la Magia vi sia estranea, per sempre rifuggitela. Normali siete. Normali rimarrete, voi, i vostri figli, i figli dei vostri figli e i loro fini, per i secoli dei secoli. Normali le vostre stirpi. Normali le vostre case.  – sigillò l’incanto con un gesto congiunto di pollice e indice, come se tenesse una chiave tra le dita, e ruotò il polso, chiudendo una serratura invisibile, di cui si udì chiaramente lo scatto. Si umettò le labbra e riprese con voce stanca  -Adesso tornerete ai vostri letti e dormirete un lungo sonno. Dimenticherete ogni cosa, tranne quello che vi dirò: ieri sera avete fatto tardi ed eravate molto stanchi. Non ve ne preoccuperete. Poi sentirete l’impulso di andare in un luogo di pentimento e amore, una Chiesa. Lì implorerete il perdono dei vostri peccati. Non vi chiederete mai più, perché del resto non lo avete mai saputo, cosa sia la Magia.>>
Ephram sospirò e ritrasse la mano. Li vide allontanarsi ancora in trance.
Sai, Ephram? Certe volte credo che tu mi porti con te solo per ripulire questo casino.
Il ragazzo si guardò intorno e scosse la testa desolato. Sfilò da un’altra tasca, diversa dalla precedente, un sacco nero ripiegato di quelli per l’immondizia e lo spiegò. Cominciò a riporvi i gattini e gli uccelli morti in quella macabra ricorrenza e mormorò una preghiera per le loro anime, poi gettò dentro libri satanici, candele nere e quant’altro.
La stanza aveva le finestre foderate di nero, ma il chiarore della neve riusciva in qualche modo a filtrare. Fu verso quel candore che Ephram si diresse.
Sarà una lunga giornata, me lo sento.
Sempre meglio di prima…

“Prima” Ephram aveva provato a dilazionare quel lavoro svolgendone un po’ ogni giorno, ma il disgusto, la depressione e il dolore che lo coglievano ogni volta lo avevano quasi distrutto, impedendogli un bel giorno anche di alzarsi dal letto. Aveva attirato l’attenzione dei Normali che dividevano con lui la casa e aveva messo a rischio la sua copertura. Si era quasi fatto ritirare il mandato, aveva rischiato di essere fonte di disonore per la sua Famiglia e Coon lo odiava con la stessa dedizione con cui lo aveva atteso al varco della Via della Terra. Lo odiava così come lui stesso si odiava. Allora aveva smesso per qualche tempo, pochi giorni, per rimettersi in sesto. E aveva fatto un compromesso con Coon, con il mondo dei Normali e con il mandato impostogli dalla Famiglia. Aveva scoperto che bastava tenersi in contatto con i negozi di Magia dei dintorni per sapere in quali giorni si celebravano maggiori quantità di Riti Oscuri, e si muoveva solo in quelli, riuscendo a gestire con una certa tranquillità la sua vita. Ma quei giorni erano sempre terribili: lui e Coon faticavano a svegliarsi, perfino!
Ephram diede fuoco al sacco nero e lo guardò incenerirsi e spargere puzzo ovunque. Presto anche il fumo si dissolse, e lui si diresse sospirando alla meta successiva.
Sono felice che ci sia quel cucciolo, odio quella stupida gabbia.
Io sono felice di avere avuto con me il Sangue di Guaritore con cui lo abbiamo salvato.

Continuarono a scambiarsi motivi di felicità fino alla fermata dell’autobus. Era il loro modo di non soccombere alla tristezza che gli si conficcava nel cuore in quei giorni.
Ricorda comunque che il Sangue di Guaritore è prezioso, e dovresti usarlo per te nel caso ti ferissi, non per curare altre creature. Conservati lucido.
Ephram annuì e salì sul bus, Confuse i passeggeri per consentire a Coon di salire e si accomodò.
Oggi Lotte aveva l’esame. Chissà che avrà pensato di me.. Sono stato così villano..
Coon gli si strusciò contro, consolatorio, ed Ephram gli accarezzò la schiena flessuosa.
Un Mago triste, il suo Animale Magico, i finestrini appannati di un autobus, che si muove nella città innevata. Il Fronte dell’Intolleranza li avvolgeva, crudele.

 

 
Ally fissò Lin disgustata. La ragazza orientale mordicchiava l’astuccio di una penna mentre andavano insieme a mensa. Ally corrugò le sopracciglia. Voleva chiederle qualcosa, ma le mancava il coraggio.
<< Sembri un mantice, Scozia! Si può sapere cos’hai?  - insorse alla fine Lin, all’ennesimo respiro dell’amica -  C’entra con il tuo ritardo di stamani a prima ora, vero?>>
Ally annuì appena.
<< E c’entra un ragazzo. Chi è lui? Uno che conosco?>> le chiese Lin, tornando sorridente. Non soltanto accettava la timidezza ed il candore di Ally, ma sembrava addirittura apprezzarli. Era una bella persona, molto paziente e comprensiva.
Ally avvampò.
<< Si chiama Andrew -  gemette, decidendo che tirare fuori il rospo era la cosa migliore  - E’.. Mi ha accompagnato lui stamattina, perché ho perso l’autobus.>> concluse ancora più rossa e con la voce fioca, perché per l’imbarazzo le si era seccata la bocca.
Lin la precedette lungo il bancone dei cibi. Indicò un piatto di patatine e un hamburger e fece segno alla cassa per due, poi divise per sé e per Ally, che le diede i soldi, ancora color cremisi. Aveva preso l’abitudine di ordinare per entrambe, visto che Ally sembrava avere un impulso particolare per le cose più disgustose tra quelle che servivano a mensa. Ally prese il suo vassoio tra le mani, mentre Lin la precedeva ancora, alla ricerca di un tavolo appartato. Lontano da quello di Don che occupavano solitamente.
<< Come lo hai conosciuto?-   riprese Lin sedendosi  - Mi hai detto che non esci molto  - si allarmò  - Non hai accettato un passaggio da uno sconosciuto, vero, Ally?>>
<< No, no! Tranquilla! -  si affrettò a precisare Ally, ma poi le mancò subito il fiato  - Andrew è.. lui abita con me e mio cugino Ephram.. E’ uno studente.. Come Ephram! E’.. simpatico, credo…>> esitò.
Lin la fissava incuriosita e con un’aria più tranquilla.
<< E ti piace?>> chiese con naturalezza.
Le rispose una faccia così sprovveduta e scandalizzata da farla scoppiare a ridere. << E’.. è simpatico, t- te l’ho detto.. Non lo conosco molto. E- E’ solo che n- noi s- s- siamo venu- ti in m- moto sta- stamattina! -   balbettò e chinò la testa -  Era.. era molto tempo che.. nessuno.. che non.. io.. -  alzò su Lin uno sguardo sconcertato e sofferente, con la stessa, desolante intensità che avrebbe usato un bimbo che si scotti per la prima volta  - Era da tanto tempo che non abbracciavo nessuno. La sua schiena era.. calda..>>
Lin smise di sorridere e la fissò: << E’ una bella sensazione, sì.>>
Ally annuì, contenta che Lin avesse capito. E non la giudicasse. Come sempre.
Ma sospirò:<< Ally, mi credi se ti dico che sembri fuori dal mondo?>>
La ragazza s’imbronciò:<< Ti sembra una cosa molto stupida, lo so. Ma… quasi mi faceva male, Lin, e invece era una sensazione talmente bella… Non riesco a dare un senso a tutte quelle sensazioni.>>
Lin assunse un piglio da analista:<< Comprensibile. Sei un po’ spiantata. Dovresti andare da uno psichiatra, Ally. La mia strizzacervelli si è già stufata di sentirmi parlare di te!>>
<< Scusa!>> esclamò Ally mortificata, ma la compagna rise.
<< Ma no, a me diverte! E poi sei davvero un tipo particolare. Vale la pena di conoscerti.>> mormorò in tono sincero.
<< Grazie.  -   sospirò Ally rilassandosi -  A me viene facile parlare con te. Più o meno..>>
Lin schiuse le labbra: << Ally.. la dottoressa che vedo.. è convinta che tu.. abbia subito delle.. violenze. Ci sono dei gruppi di sostegno e.. >>
Ma Ally scuoteva il capo:<< Dubito che ce ne siano per il mio problema, Lin.>>
<< Ma..>>
Ally la fissò, gli occhi pieni di lacrime. Lin s’interruppe.
<< Non insistere. Ho tre psicologi in casa. Non è il caso.. Io.. io.. so che deve passare del tempo. Tutto qui.>>
Tempo per lasciare che paura e sofferenza ti travolgano del tutto?
Piantala, Voce. Con gli strizzacervelli bisognerebbe essere sinceri. A che servirebbe mettere nei guai Ephram?
Parlane con lui, allora!
Parlargli di
Te, Voce?
La Voce tacque. Lin riperse a parlare.<< E va bene. Allora, per il momento, metti in pratica la mia terapia spicciola.  - tese un dito verso di lei e assunse un’aria da maestrina che tranquillizzò Ally. Lin era così simpatica!  - I contatti umani sono fondamentali. Abbraccia la gente a cui vuoi bene, toccala! Sembra che tu vada d’accordo solo con quel tuo gatto… Che tra l’altro io non ho mai visto.>> puntualizzò.
Ally contrasse le labbra in un sorriso accennato:<< Ti assicuro che non è un animale immaginario! Ho mostrato ad Andrew come giocare con lui, stamattina!>>
Lin rispose al sorriso:<< Dai, dimmi di questo Andrew! Cosa pensi di lui?>> chiese, arginando appena la malizia.
Ma Ally la deluse. Scuoteva il capo.
<< E’ simpatico, ti ho detto. Sorride molto.. Sta sempre fuori casa.. Boone lo rimprovera per tutto. Cioè. Lo sgrida, ma.. io credo che gli voglia bene. Ha un atteggiamento protettivo verso di lui. Verso tutti. Lo sai, Boone..>>
<< Tu, non Boone!  - la interruppe Lin  - Boone è Boone e tu sei tu. Dimmi cosa pensi di Andrew.>>
Ally si concentrò, poi scrollò le spalle:<< Non saprei dirti bene. E’.. un tipo caloroso. Ha quell’atteggiamento..  - esitò -  Quello che mi hai spiegato. Quello di quando gli piace qualcuno.>>
Lin sbarrò gli occhi:<< Ally! Piaci ad uno del college! Woow!>>
<< Calmati!  - Ally provò a smorzare il suo entusiasmo -  Fino a ieri fantasticavi su Boone! E poi potresti anche sbagliarti su quei tuoi assurdi segnali..>>
Lin mosse la mano in un gesto di sufficienza:<< Figurarsi, io che mi sbaglio su una cosa del genere! E fantasticavo su Boone perché finora a parte tuo cugino mi hai parlato solo di lui. E’ sempre gentile con te?>> s’informò.
Ally annuì e sorrise:<< Molto gentile. E rassicurante. Ho bisogno di essere rassicurata.>>
<< Ah, sì. Chiaro. Ho l’impressione che lui sia quello che bada a tutti in casa. Sembra iperprotettivo.>>
<< Sì.. E Charlotte, sua sorella è la mamma di tutti. Tutti i ragazzi le vogliono bene. Andrew.. è lui.. lui trova sempre un modo per divertirsi. A volte sta fuori tutta la notte e dorme tutto il giorno. >>
<< E tuo cugino?>> chiese Lin. Aveva preso a mangiare le patatine con le mani, una ad una.
Ally tacque. Suo cugino. Ephram. Studiava, cucinava per lei, ogni tanto la aiutava a meditare.. Le chiedeva com’era andata scuola. Si occupava di lei. Ed era l’unico psicologo a cui lei avrebbe potuto dire la verità, nel Nuovo Mondo.
<< Ephram ha dei compiti.. -  si sforzò di decifrare vecchi ricordi nebbiosi -  Bada a.. certi.. doveri di Famiglia..>>
Il Mandato di Milite sul Fronte dell’Intolleranza!
Ally chiuse gli occhi di scatto e risucchiò l’aria in un respiro doloroso.
Lin se ne accorse. Le spinse più avanti il piatto.
<< Fine della conversazione. Adesso mangia.>>
Dici che stamattina..?
E chi lo sa?
La Voce parve dubbiosa. Tuo Cugino era sempre molto triste, in Scozia. Qui invece è sempre stato gentile e allegro. Ma oggi era come se lui fosse tornato in Terra di Scozia. Il Cugino di un tempo. Hai sempre avuto occhio, Allysia. Fidati di te.
Preoccupata e triste, Ally riaprì gli occhi. Prese una patatina dal proprio piatto e la mangiò come aveva visto fare a Lin.

 

Charlotte finì di far risplendere la cucina e appoggiò le mani sui fianchi floridi. Si sarebbe potuta specchiare su ogni singola superficie di quell’ambiente moderno e pluriaccessoriato, ma, non  essendo vanitosa e sapendo quale fosse il motivo della sua insoddisfazione, si sentì frustrata.
<< Questa casa è decisamente troppo silenziosa, oggi.>> borbottò, slacciandosi il grembiule a fiori che era messo lì in cucina esclusivamente per lei e sfrecciando su per le scale a velocità sostenuta – rischiando di scivolare sul terzo gradino lustro e imprecando a fior di labbra, a dirla tutta.
La porta della camera di Andrew, suo compagno abituale di scorribande del dopo esame, era socchiusa, ma da essa proveniva un leggero russare, per cui capì che era inutile sprecare cartucce in quella direzione.
Entrò senza bussare in quella del fratello.
<< E andiamo! Ma che succede oggi? Questa casa è un mortorio!>> si lamentò, trovandolo corrucciato su un libro.
Boone sussultò e quasi si sbilanciò dalla sedia.
<< Charlotte, ma che ti è preso!>> gemette il ragazzo, a cui erano sfuggiti diversi fogli di appunti.
La ragazza tirò fuori un broncio da Oscar e spalancò i grandi occhi grigi.
<< Togliti quell’aria da Bambi, chiaro?>> abbaiò, scoccandole un’occhiataccia, mentre lei saltellava con aria ingenua fino alla scrivania.
<< Vieni con me a festeggiare? Dimmi di sì, ti prego!>> giunse le mani e si accovacciò accanto alla scrivania, sbattendo le ciglia e senza curarsi del fogli che la circondavano.
Suo fratello cercò di mascherare un sorriso con una smorfia. Con l’indice impresse una spinta sulla fronte della sorella, facendola cadere all’indietro.
<< Boone!>> si lamentò la sorella.
Il ragazzo si stiracchiò e sfilò gli occhiali che era obbligato ad usare per leggere.
<< Sai che Ephram stamattina è uscito di corsa?>>
Ci aveva pensato e ripensato anziché studiare. Vide la sorella intristirsi di botto e comprese al volo di averci azzeccato, con tutta quell’euforia ostentata. Charlotte rimase accovacciata a terra e si fissò le mani, strette in grembo.
<< E’ uscito con Coon, vero?>>
<< M-mh. Correndo alla velocità del suono. Sembrava avesse il diavolo alle calcagna. Senti, Lotte. Gli voglio bene, è mio amico, è il tuo ragazzo, ma…>>
La ragazza deglutì un groppo particolarmente grosso:<< Ho così paura, Boo. Ho paura da morire che lui… si stanchi…>>
Boone si sentì stringere il cuore. Quante persone gli avevano parlato di Paula in quei giorni? Non voleva che Charlotte stesse come lui. Perché lei era in grado di amare senza riserve e senza paracadute e allora avrebbe sofferto. Tantissimo. E lui non poteva restare con le mani in mano mentre la sua sorellina restava accovacciata con il cuore spezzato. Tese le labbra.
<< Per questo tieni così a distanza Ally?>> sospirò, delicatamente, per ingentilire la verità.
Charlotte lo guardò dalla sua postazione sul parquet e fece una smorfia.
<< Si nota, signor psicologo?>> chiese ironica.
<< Si nota un sacco.>> Boone si chinò verso la sorella con un sorriso e le diede un buffetto sui capelli castani inanellati.
<< Lo so che sbaglio, Boone. Oddio, Boo, è proprio una ragazza dolce. L’hai vista stamattina? Ma certo che l’hai vista! E’ così carina e dolce ed esitante ed è bella da morire che chiunque se ne accorgerebbe. Impossibile non notare Ally.>>
Charlotte si tirò su evitando per un pelo lo spigolo della scrivania e trascinò con sé il fratello fino al letto.
<< Perché non le dai una possibilità?>> chiese tranquillo Boone, accarezzandole la testa. Charlotte gli si appoggiò contro il fianco, lasciandosi circondare le spalle. Rifletté brevemente , poi alzò di scatto il mento e annuì con forza.
<< Hai ragione! Non m’importa se quello stupido tesoro di Ephram è così misterioso, mi sto comportando malissimo con la povera Ally. E non voglio smettere di essere me stessa solo per qualche stupida paura… irrazionale… e per questo impulso di auto protezione che… non mi appartiene… e…>> s’interruppe e rilassò l’espressione del viso in un sorriso dolce.
<< Ecco una brava ragazza!>> la lusingò Boone con un altro buffetto, questa volta sulla guancia.
Lei rise e gli scoccò un bacio sulla guancia, impulsivamente. Si abbracciarono stretti.
<< Sei il fratello maggiore migliore del mondo! Spero che ti trovi una bravissima ragazza e t’innamori come ho fatto io… della persona giusta – lo guardò di sottecchi – Perché Ephram è la persona giusta, quello perfetto per me. E nonostante tutto sono felice, Boone.>>
Il fratello maggiore chinò il capo per posarle il mento sulla testa:<< Lo so – disse in tono d’ovvietà – Altrimenti, non ti pare che l’avrei già rispedito in Scozia a suon di calci?>>
Charlotte soffocò una risata contro il suo torace.
Rimasero allacciati per qualche momento, poi Lotte si districò:<< Non vuoi proprio venire al pub con me, vero?>>
Boone scrollò il viso sorridendo:<< Aaah, mi hai scoperto!>>
Charlotte sbuffò, per nulla risentita.
Si alzò e proprio in quel momento sentirono la porta d’ingresso aprirsi con un allegro scampanellio.
Lotte uscì di scatto dalla stanza, fiondandosi a rotta di collo, a quanto poteva intuire dai piedi che ticchettavano contro le scale, lasciandolo da solo sul bordo del letto.
Boone si alzò e tornò ai suoi libri, augurandosi di poter combinare qualcosa.
<< Donne.>> borbottò tra sé, riprendendo la matita. 


Charlotte rivolse ad Ally un gran sorriso.
<< Proprio la persona che speravo d’incontrare!>> esclamò sincera. Sapeva che avrebbe sofferto quando Ephram avrebbe rimesso piede in casa, e scacciò velocemente quel pensiero.
Erano ancora all’ingresso ed Ally aveva allargato le braccia di riflesso quando aveva visto Famiglio saltare. Lo prese al volo e lo avvicinò al viso, confusa e decisamente arrossita. Il minuscolo gatto ronfava adorante scontrando le tempia contro la guancia cremisi. Le fusa erano talmente intense da risuonare in tutto l’atrio. Gli occhi verde cupo di Ally, spalancati, guardavano tutto tranne che lei.
<< Vo-volev.. volev… - Ally incespicava penosamente nelle parole – tu- tu vuoi parlare c-con me?>> biascicò angosciata. Per un qualche motivo, la cosa sembrava destabilizzarla. Charlotte rimase di stucco e si sentì immediatamente in colpa per come doveva essersi comportata con lei. Ally doveva essere stata matematicamente certa che non le avrebbe rivolto volontariamente neanche uno sguardo, per intimidirsi a quel modo. Si guardava attorno come se volesse essere altrove, o come se fosse convinta che ci fosse qualcuno accanto a lei. Charlotte ne fu sconfortata, ma decise di non lasciarsi smontare senza combattere. Annuì decisa e contò sulle dita: << Andrew russa così forte che non lo sveglierebbe nemmeno l’ Apocalisse, Boone sta studiando e pare non voglia fare altro, tuo cugino e Coon sono usciti stamattina e non sono ancora rientrati, né lo faranno prima di stasera, credo e, insomma, nessuno vuole festeggiare la mia A- all’esame, il più bel voto di tutti i tempi! Potremmo uscire solo noi ragazze e fare una capatina… alla cioccolateria dell’angolo, visto che tu non hai ancora 21 anni. Su, Ally, è da due anni che aspetto che in questa casa ci sia un’altra ragazza per fare… be’, cose da ragazze! Non puoi dirmi di no!>> e la guardò con occhi da cucciolo.
Ally era spiazzata, basita, sbigottita, sbalordita e ad un passo da uno svenimento plateale nell’atrio di casa, cosa che ancora non le era capitata davanti a nessuno dei coinquilini della casa, a parte suo cugino. Sapeva che Charlotte era una chiacchierona instancabile ed era capace di inventarsi battute e scenette capaci di far ridere chiunque, ma non aveva mai fatto quello con lei. Ally era convinta di non essere affatto simpatica a quella creatura generosa di forme e di sorrisi.
Ha voglia di conoscerti meglio, le suggerì Famiglio, accetta, su.
Ally si riservò un attimo di riflessione, pensando alle informazioni che Charlotte le aveva comunicato d’un fiato. Ephram era uscito e non era ancora tornato, e aveva il suo Animale Guida con sé. Una certa preoccupazione velò il suo sguardo. Forse non poteva fidarsi di Ephram, così come non aveva potuto fidarsi di suo padre. L’istinto di sopravvivenza prevalse sugli altri e strinse i denti.
<< Non voglio lasciare Famiglio in casa. Manco da tutto il giorno e se esco voglio portarlo con me.>>
Famiglio è un maschio, mi pare. Charlotte ha detto che doveva essere una cosa tra ragazze. Obiettò la Voce in tono sprezzante, incurvando in su le labbra di Ally ed ingentilendo involontariamente la sua risposta.
Perché, tu saresti una femmina?, la schernì Famiglio, piccato.
Stop alle discussioni nella mia testa, per il momento. Sto cercando di salvare la vostra vita e la mia,  spiegò cercando di tenere d’occhio le reazioni di Lotte, per cui assecondatemi in silenzio. Se avesse rifiutato la presenza di Famiglio avrebbe declinato quell’invito e si sarebbe chiusa a chiave in camera propria.
Charlotte sembrò intuirlo, perché mormorò, come se fosse la cosa più Normale del mondo:<< Rischia di buscarsi un raffreddore, con questo freddo. Ha il pelo corto… - si grattò il mento pensosa, poi assottigliò lo sguardo e si illuminò – ho trovato! Aspettami qui, torno subito!>>
Ally la osservò, di nuovo sorpresa, salire la scale a passo svelto. Sospirò, e strinse di più Famiglio. Era così preoccupata per Ephram che non riuscita a gestire contemporaneamente con la dovuta agitazione il cambiamento di atteggiamento di Charlotte nei suoi riguardi.
Nel frattempo, era già tornata e le stava tendendo un oggetto… Ally spostò il peso del gatto su un braccio solo e prese tra due dita l’oggetto lungo, rivestito di stoffa blu metallizzata e impermeabile.
<< E’ una calza! – le spiegò Charlotte! Dentro è di lana. Serviva per le decorazioni natalizie esterne della casa dei miei, dove ho trascorso le vacanze. IL tuo gatto è così piccolo! Potrebbe entrarci, no?>>
E la osservò così speranzosa che Ally, che aveva allargato gli occhi a quella spiegazione, sentì che le sue difese crollavano come un castello di carte. Non poteva gestire tanta ansia tutta assieme. E si fidò di Charlotte così istintivamente, a quel gesto, che con tutta la sua razionalità non avrebbe saputo come spiegarselo. Ma Ally seppe che da quel momento in poi si sarebbe fidata di quella ragazza Normale che di lei non sapeva nulla, e di cui non sapeva nulla. In silenzio, aprì bordi della calza, assurda e di pessimo gusto a dirla tutta, e la avvicinò per farvi scivolare Famiglio. L’imbottitura di lana risultò più lunga di qualche centimetro, abbastanza da avvolgersi alle grandi orecchie del gattino.
<< E’ perfetta!>> esultò Charlotte.
Ally le rispose con un sorriso talmente grato, fiducioso e felice, che la ragazza capì di aver fatto la cosa giusta. Spedì mentalmente un ringraziamento al fratello, mentre Ally mormorava
<< Allora… non lo tolgo… il giubbotto…>> con una voce incrinata che la diceva lunga sulla sua commozione. Charlotte aprì la cabina dei capotti con uno scatto così fulmineo da farla sobbalzare e ne estrasse un lungo cappotto di lana grigio cenere. Lo infilò svelta e si sporse oltre Ally per aprire la porta dietro di lei. Ally fece un passo indietro e quasi incespicò sullo stipite bagnato di neve. Si riprese velocemente e uscì completamente, col gattino tra le braccia protettive.
E’ gentile, Ally… Famiglio riprese a fare le fusa, al caldo nel suo rifugio di lana rossa e acrilico blu metallizzato. La Voce, per una volta, non lo contraddisse e anche Ally annuì. La sorella di Boone non era simpatica quanto Andrew né rassicurante quanto il fratello, ma aveva in sé una tale carica di energia e calore da farle pensare che volesse piacerle, una volta per tutte.
Forse sei tu che stai facendo progressi e ti fai piacere la gente. Obiettò la Voce, un po’ dubbiosa.
Tu sei nella mia testa, le rispose Ally. Vedi niente di nuovo?
Io vedo solo quello che vedi tu…

Ally allora gettò un’occhiata di sbieco, proprio mentre Charlotte si voltava a sorriderle. Era più bassa di lei di una manciata di centimetri, e i luccicanti capelli castani si arricciavano in morbide onde, sobbalzando sulle sue spalle ad ogni passo e movimento del capo. Ally sentì una piccola morsa rilasciarsi nel suo petto: Lotte non aveva l’aristocratica bellezza di sua madre, né l’avvenenza affilata e simmetrica di Lin, ma i suoi occhi grandi, sognanti, chiari, orlati da lunghe ciglia curve e dalle sopracciglia folte erano dolcissimi. Aveva zigomi alti e due deliziose fossette le orlavano la bocca carnosa, fatta apposta per sorridere. Aveva un viso particolare, piacevole da guardare. Non era bella, ma il suo viso risplendeva di un’allegria e di una serenità che calamitavano lo sguardo. Non era bella, ma Ally la trovò tale, e quella sensazione le si impresse nel cuore, come un marchio.
<< Com’è andata la scuola, oggi?>> le chiese la ragazza, accentuando il sorriso. Ally doveva aver già posato il suo zainetto nell’armadio dei cappotti, quando l’aveva vista. E solitamente era Ephram a rivolgerle quella domanda.
<< Be.. bene, grazie. – Ally abbassò lo sguardo e si umettò le labbra – Ho una compagna… un’amica, a scuola, Lin, con cui seguo un paio di corsi… Mi aiuta quando sono indietro con il programma.>>
Charlotte corrugò le sopracciglia. Si erano appena inoltrate per strada, e attraversarono sulle strisce. << Hai delle difficoltà?>>
Chissà se Ephram lo sa…
Ally sospirò e annuì, stringendo di più la calza gigante al petto. << In letteratura Inglese, soprattutto. E chimica. Lin non capisce nulla delle formule, purtroppo, per cui credo che non passerò i  test…>>
Charlotte non credeva alle sue orecchie:<< Ma perché Ephram ti avrebbe iscritto ad un corso per cui non sei portata, scusa? Non gli hai detto che hai dei problemi?>>
Ally scosse la testa:<< Sono sempre stata brava a scuola. E non mi va di dire ad Ephram che non so fare qualcosa. E’ sempre gentile con me.>>
Charlotte non trovava senso a quell’atteggiamento. Dov’era finita la ragazzina fragile che sfarfallava gli occhi e otteneva subito l’attenzione del cugino?
Chinò la testa di lato ed evitò la spallata di un passante molto più alto di lei.
<< Secondo me dovresti parlargliene invece. Ephram ha molto a cuore tutto quello che ti riguarda.>>
Toccò a lei chinare il capo. Si sentiva improvvisamente molto meschina: Ally era una ragazza molto dolce, e lei ne era stata invidiosa tutto il tempo. In fondo era una ragazza lontana dalla famiglia e che aveva solo Ephram lì. Avrebbe dovuto essere lei quella matura. Scosse appena la testa e proseguì.
<< Anzi, devi proprio accennarlo in casa. Sai che Andrew studia proprio chimica, al college? Quel pazzo dice di volersi specializzare in chimica atomica, penso che ti darebbe una mano volentieri!>>
La prese per un gomito e la pilotò verso la cioccolateria alla quale erano dirette. Colse con la coda dell’occhio lo sguardo sbalordito di Ally.
<< Cosa c’è?>>
Ally aveva distolto lo sguardo in fretta. Aveva un ricordo sbiadito dei tempi della scuola di Scozia, ma ricordava che le uniche sue mancanze erano nella condotta, ciò che secondo i Maghi Insegnanti le sarebbe servito ad essere una buona strega. Il loro motto sembrava essere “Sii mediocre e vivi tranquillo”. Ed era esattamente tutto ciò che lei non avrebbe accettato di essere.
<< Ehi, Ally! Ti sei ammutolita?>> la punzecchiò. La teneva ancora per il gomito, ma sembrava essere lontana anni luce.
Ally strinse le labbra e scosse il capo.
<< Andrew studia? – chiese distrattamente, poi si rese conto di quel che aveva detto, e spalancò gli occhi – Cioè! – esclamò – Ecco, lui sta fuori tutto il tempo…>>
Charlotte era scoppiata a ridere di cuore. << Oh, mamma! –esclamò continuando a ridere- devi ripeterlo davanti a Boone! Lui direbbe esattamente la stessa cosa!>>
Varcarono fluidamente la soglia della cioccolateria, e Charlotte la lasciò andare, continuando a ridacchiare di gusto. Si diresse a passo spedito verso la sala in fondo, rivestita da pareti di vetro da cui si poteva guardare fuori.
<< Ehi, che bello!>> non riuscì a trattenersi dal dire Ally, quando arrivarono a destinazione. Si guardò intorno mentre Charlotte prendeva posto vicino ad una parete un po’ appannata. Si affiancò a lei, posando con cura la calza con Famiglio accanto a sé. Occupavano una panca scura, e il tavolo davanti a loro era di vero legno. Ally ne sentiva la potenza sotto le dita. Dovette farsi forza per non appoggiarci contro una guancia. Le ricordava vagamente la Casa delle Due Insegne, e il cuore le si strinse in una morsa per la nostalgia. No! Non doveva pensarci!
Rivolse la sua attenzione al cameriere che si era fermato accanto a loro. Lui le sorrise: << Ciao, io sono Harry!>>
Ally arrossì e si voltò di scatto verso la sua compagna, mentre il cameriere continuava:<< E questi sono i menu…>>
Charlotte li respinse: << Aspetta, no, so già cosa ordinare! Dunque, per me una cioccolata al latte con sciroppo di fragole… - deglutì la saliva e inspirò – Per la mia cara Ally  - strizzò l’occhio alla ragazza – Fondente lunga, alla menta! Vedrai, ti piacerà!- le diede una gomitata significativa e rivolse al ragazzo un sorriso irresistibile- e poi, Harry, caro, potresti portarci un… - si sporse verso di lui – piattino di panna… per lui?>>
Ally si ritrovò a sorridere appena, sollevando la calza da cui spuntava la testolina di Famiglio, che aveva gli occhioni spaiati spalancati. Harry aveva perso il suo sorriso, mentre Charlotte sembrava sempre più allegra. Non era affatto facile dirle di no, considerò Ally. Era una ragazza che sapeva quali leve muovere, in un modo che a lei non era mai riuscito. Sospirò appena. Non le restava che darle manforte.
<< Per favore…>> mormorò con voce gentile.
Charlotte ammiccò.
Ehi, mi piace! Fece Famiglio soddisfatto.
Sì, è diretta! Davvero niente male. La Voce era piena d’approvazione, per quanta approvazione potesse risuonare in un sibilo.
Ally annuì tra sé e si concesse un sorrisetto. Almeno su qualcosa erano d’accordo, quei due.
Le ragazze risero divertite quando il cameriere si allontanò.
<< Famiglio ringrazia. >> mormorò infine Ally. Le sue fusa arrivavano fino a lei.
Charlotte si chinò sul gattino.
<< Prego, piccolo.>> rispose con grande serietà.
Ally, questa ragazza mi piace sul serio! Ribadì il gatto.
Solo perché sei un ruffiano. Lo rimbeccò la Voce.
Ally sogghignò.
Charlotte approfittò dell’espressione rilassata di Ally per riprendere il discorso lasciato interrotto in strada.
<< A parte questa Lin, non hai qualche altro amico?>>
Ally tornò seria, ma rispose sinceramente. Chissà perché, sentiva di poterlo fare.
<< Ci sono dei ragazzi con cui pranziamo spesso insieme. Ma con loro non mi sento molto a mio agio. Mi trattano in un modo un po’… - strinse le labbra – Lin dice che è perché a loro piaccio. – arrossì appena – Non riferire ad Ephram queste cose… lui… A lui non le ho dette.>>
Guardò agitata Charlotte, che si era accigliata.
<< Ma perché? – la più grande scosse il capo – Non vedo cosa ci sarebbe di male. Sei una bella ragazza, Ephram non si sorprenderebbe…>>
Ally si agitò sulla panca:<< Si preoccupa così tanto per me! Se lo sapesse, non si sentirebbe tranquillo nemmeno mentre sono a scuola!>>
Ora Charlotte era pensierosa.<< Mi sono accorta quanto è protettivo. E’ un bravo cugino.>> concesse, per una volta senza sentirsi gelosa. In Ally c’era una tale ritrosia da sorprenderla. Calcò sul grado di parentela, ad ogni buon segno.
Ally annuì.<< Lo è davvero. Anzi, lo è sempre stato. Allora non stavamo molto insieme…>>
<< Be’, immagino che una differenza d’età di senta di più, quando si è adolescenti.>>
Ally ci pensò su:<< Be’, certo. Ma ero io che non volevo perdere tempo con lui. Era sempre così serio! E suo padre era certo che avessi una pessima influenza sugli altri. Quando io ero libera dagli studi, ordinava ad Ephram di fare cosse assurde per tenerci separati. Sembrava quasi che potessi infettarlo…- la voce le si era arrochita di rabbia. Non era un sentimento suo, proveniva da Famiglio e dalla Voce, e le era difficile gestirlo. Si interruppe, per pescare dei ricordi meno ruvidi – A volte, perché non si sentisse solo, cantavo nel giardino, sotto la sua finestra. – riprese con voce più fioca – Era uno dei pochi modi in cui comunicavamo. Non era facile stargli vicino, perché era troppo serio. Ed io avevo un carattere impossibile. Però, a volte, se lo facevo arrabbiare, cercavo di scusarmi a quel modo. Non volevo che lui rimanesse male, volevo che reagisse. A suo modo. Non l’ho mai visto dare di matto una volta. Non si ribellava mai.-  Ally scosse il capo. Non la addolorava parlare a Charlotte dei suoi ricordi – Non era sano.>>
Si interruppe, vedendo che Harry, il cameriere, tornava verso di loro, con il vassoio pieno.
<< Vi prego, non fatelo vedere agli altri clienti – sussurrò preoccupato – o qualcuno mi farà licenziare!>>
<< Certo, certo… – Lotte rispose noncurante, un po’ per prenderlo in giro un po’ perché il racconto di Ally era veramente impressionante – gli daremo una mancia.>> borbottò ad Ally, mentre il ragazzo si allontanava inquieto – non a torto.
Ally annusò il forte odore di cioccolato e menta, circondò la tazza calda con le dita e studiò con attenzione il denso liquido scuro.
Poco convinta, contrasse il labbro inferiore e guardò Famiglio, per poi aiutarlo ad uscire dalla calza. Charlotte si mosse per nascondere meglio il gatto tra loro.
<< Boone mi ha detto che lui ed Andrew hanno badato al tuo amico per tutta la mattina >>
Guardò intenerita il gattino lappare con delicatezza la panna candida.
Ally si illuminò e la guardò sorpresa e contenta:<< Davvero?>>
Sì. Per un po’ hanno palato di te.
<< Sì – confermò a sua volta Charlotte, confondendola un po’ – e mi è parso di capire che si sono divertiti più di lui.>> ridacchiò. In genere ce ne voleva per distogliere Boo dai suoi libri!
Toh, ad un certo punto è sembrato anche a me. – osservò Famiglio, continuando a leccare la panna con la punta della linguetta rosa.
<< Il mio Famiglio è così simpatico..!>> Ally sorrise tra sé.
<< Ha bisogno d’essere coccolato, vero?>>
<< Molto. – Ally si fece seria, e una piccola ruga le si formò tra le sopracciglia sottili – In Scozia passavamo fuori giornate intere, a correre, vicino al lago… Lì c’è moltissimo verde, prati a perdita d’occhio. Grandi distese di trifogli…>> s’interruppe e scosse la testa.
<< Ti manca molto…>> Charlotte bevve un sorso di cioccolata.
Ally rilassò le sopracciglia corrugate. Ecco come si beveva quella roba!
Inspirò e circondò di nuovo la tazza con le dita pallide e sottili. Con quella ragazza era davvero troppo facile ricordare il passato. Avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualche informazione fondamentale.
<< Adesso sono qui. – rispose decisa, e dolorosamente schietta – Per me non esiste nient’altro.>>
Cercò di imitare al meglio il gesto di Charlotte nel tirare su la tazza, poggiò le labbra sul bordo, lasciandosi bagnare dal liquido caldo.
Sgranò gli occhi.
<< Mmmmh!>> le sfuggì. Allontanò la tazza dalle labbra. << Ma è… è… oh, per le stelle, Charlotte, è una delizia! Non ho mai assaggiato niente di più buono in vita mia!>>
La ragazza più grande scoppiò in una risata vittoriosa << Evviva! – esultò – Lo sapevo..! Tu non lo sai, ancora – le disse in tono cospiratorio, una smorfia astuta oltremodo comica sul viso – ma io ho il potere di indovinare quali siano i dolci preferiti delle persone!>> le strizzò l’occhio, riuscendo a farla ridere.
<< Oh, dici davvero?>> 
Avvicinò di nuovo le labbra a quel paradiso denso e corposo e bevve un altro sorso.
<< Certo! Per esempio, anche solo dal menù di questa cioccolateria… Boone beve la cioccolata fondente con la cannella, Andrew adora il cioccolato al caramello, tuo cugino ama la cioccolata speziata con un pizzico d caffè. – Lotte sorrise, un sorriso caldissimo e gentile – Bevi, Ally. La cioccolata stimola il rilascio di endorfine dal cervello, lo sapevi? – quando Ally scosse la testa perplessa, Lotte spiegò – E’ come… una specie di filtro della felicità.>>
Ally la guardò incuriosita, mentre beveva un altro sorso e si sentiva un discreto calore nel petto. Quando ha fatto il nome di Ephram ha cambiato tono…
Forse anche Charlotte ha i suoi segreti
– congetturò la Voce – Ma si sente propensa a parlare quanto te…
Ally annuì mentalmente.
<< C’è qualcosa che non va con mio cugino?>> chiese, giacché non lo aveva visto in casa.
Corrugò le sopracciglia nel vedere Lotte esitare e poi assentire gravemente. Ma la ragazza più grande continuò a tacere, mettendola in ansia.
E’ successo qualcosa stamattina, Ally! Me n’ero quasi dimenticato! Giocavo con Andrew, quando abbiamo sentito delle voci e…
Stringi, felide
– lo gelò la Voce. Famiglio la ignorò.
Boone seguiva Ephram, ma lui e Coon sono usciti in fretta. Coon mi ha detto che di pensare solo a divertirmi, ma era in una scatola di plastica e sembrava seccato e anche Ephram lo sembrava e poi quando sono usciti Boone ed Andrew hanno detto…
STRINGI, razza di gatto!

Ally decise di far tacere entrambi e guardò Charlotte un po’ esasperata: << Parla, Charlotte.>> sospirò.
La più grande si umettò le labbra:<< Ecco… Oggi Ephram si è svegliato tardi. Era molto nervoso ed è uscito dicendo che non sarebbe rientrato per pranzo. Si è portato dietro il suo Coon, dicendo che aveva bisogno di un controllo medico. Lo fa ogni mese, o almeno, così dice, ma.. io non riesco a credergli. Quando torna è sempre stanco e serio e non ha voglia di cenare, e continua così anche nei giorni successivi. Ephram lo fa con una cadenza mensile, all’incirca. Prima di oggi, è successo una settimana prima di Natale…>> la voce della ragazza si affievolì fino a spegnersi del tutto.
I Famigli non hanno bisogno di assistenza medica, soffrono se i loro Maghi soffrono e muoiono quando la vita dei loro Maghi si conclude. Non esistono malattie negli animali catalizzatori.
E se Ephram stesse male?

Ally pulì il musetto sporco di panna di Famiglio, riflettendo.
No,no, NO! Ma come fate a non capire?! – strepitò la Voce, soffiando – Vi siete Normalizzati entrambi?! Ephram è un Primigenio, un primogenito. Questo è il Fronte dell’Intolleranza, dove domina la più larga fonte di Magia Oscura esistente al mondo. Cosa fanno i Maghi qui? Ephram tiene alto il nome della sua famiglia, porta onore al suo Casato, e lo fa spegnendo i Maghi Oscuri di qui. Nient’altro.
Ally quasi si strozzò con la sua stessa saliva, le mani improvvisamente gelide, il calore nel petto svanito e rimpiazzato da una morsa. Le risuonavano in mente tutti i commenti fatti su Ephram nel corso degli anni, mentre lui era via. Strinse le mani a pugno.
Fa ai Normali ciò che suo padre ha fatto a me… - riflettè sconvolta. Guardò Charlotte con le pupille dilatate dal terrore.
NO! – A quel grido sordo nessuno nella sua testa ebbe il coraggio di ribattere.
Si alzò di scatto, raccolse frettolosamente Famiglio e la calza, le mani tremanti.
Charlotte, ancora seduta, la osservava sbalordita. Sussurrò: << Non è felice… di quel che fa…>>
Ally sentì una stilettata fredda nel petto e abbassò lo sguardo smeraldino sulla ragazza. Crollò di nuovo a sedere e chiuse gli occhi. Li riaprì specchiandosi in quelli grigi di Charlotte.
<< Lo pensi davvero?>>
La ragazza castana annuì mesta. Ally si morse il labbro inferiore e cercò di ricomporsi e di combattere l’impulso di scappare a gambe levate il più lontano possibile. Posò Famiglio di nuovo sulla panca e quello prese ad allisciarsi il pelo per rilassarsi: l’evitato attacco di panico lo aveva comunque scosso, e cercò di rilassare i muscoli della schiena e il pelo dritto.
Va bene, ragioniamo. – la Voce tremolava appena, colpita anche lei. Ally percepiva che si sentiva vagamente in colpa per essersi espressa con così scarsa delicatezza.
Charlotte ha detto che a lui non piace. – ribadì Famiglio.
Considerazione da non sottovalutare, visto quanto suo padre sia un sadico bastardo.
Ally bevve un altro sorso di cioccolata alla menta.
<< Lo Zio… gli ha sempre cucito addosso un ruolo. Quando tornava a casa, durante le vacanze dalla suola dei Superiori a cui era iscritto… era chiuso, serio. E profondamente infelice.>> mormorò, senza sapere perché lo stesse dicendo a voce alta. Forse perché Charlotte aveva bisogno di sapere. E perché lei aveva bisogno di dire.
<< In quei giorni… In questi giorni, lui torna la persona dei tuoi ricordi.>>
Ally annuì, profondamente colpita. Il nome dei McNamara tornò il pesante fardello che era stato quando lei era una strega libera e potente. Da un mese circa lei aveva dimenticato quella ragazza impertinente e ribelle. Una strega.
Non ho smesso di esserlo… pensò sconsolata.
Charlotte fissava l’altalenarsi delle emozioni sul bel viso pallido di Ally e sentiva che la ragazza non le aveva detto nessuna bugia, anche se non aveva afferrato l’accenno alla “ Scuola dei Superiori”. Forse intendeva la scuola superiore.  Ad ogni modo, Ally non sospettava che Ephram facesse delle cose diverse dal normale. Eppure sapeva cosa si celava dietro quell’assenza. Ed a sconvolgerla non era la prospettiva del fatto in sé, quanto che ad Ephram piacesse farlo. Sapere che suo cugino era incredibilmente triste l’aveva calmata. Ma perché?
Ally strinse le labbra e guardò nella tazza con occhi sconsolati.
<< McNamara è un nome molto moto potente, dove io ed Ephram siamo nati. E’ un onore portare un nome tanto benedetto dalle stelle. – sospirò – Ma è soprattutto un peso grave per le nostre schiene, un pungolo che ti ferisce il fianco se abbassi per sbaglio la guardia. Ephram è curvo sotto il suo carico di responsabilità, Charlotte, perché… - alzò il viso sulla sua interlocutrice, gli occhi pieni di compassione – perché lui è il Primogenito, il primo figlio maschio nato dal primo figlio maschio. Un giorno sarà lui a guidare tutti i casati di Scozia, come si conviene al Primigenio della Casa più potente. Ciò che lui fa qui… - chiuse gli occhi sgomenta, senza notare lo sconvolgimento che c’era in quelli di Charlotte – è solo la sua preparazione ai compiti che svolgerà quando tornerà… a casa…>>
La verità di quelle parole lasciò Lotte piena di dolore gelido.
<< No…>>
<< Povero Ephram…>>
<< Ma… lui non può! Il suo posto è qui!>> Con me! Avrebbe voluto aggiungere.
Ally schiuse le palpebre e si trovò davanti lo sguardo angosciato di Charlotte.
<< E’ un ragazzo così buono… E’ felice qui. La maggior parte delle volte…>>
<< Se torna a casa – soffiò Charlotte, sentendo la voce sul punto di spezzarsi – Lui sarà infelice per sempre.>>
Le due ragazze si guardarono, sconvolte dalla stessa pena. Si alzarono di scatto, mentre Famiglio le guardava dal basso. Ally superava di una testa Charlotte, ma i loro occhi erano legati da un’intensità calda e salda come una catena.
<< Torniamo a casa di corsa. – decise Charlotte con voce seria – Nascondi il gatto, io vado a pagare.>>
Ally annuì. Ephram non era mai stato felice, se non da quando era lì. Ally ricordava i suoi sorrisi rilassati, la dolcezza con cui l’aveva accolta, come la proteggeva, sempre. Come aveva potuto darlo per scontato?
Osservò Charlotte allontanarsi a grandi passi e s affrettò a far entrare il gattino nella calza.
Non è giusto! Ephram merita davvero di essere felice! Qui ci sono tutte le persone che gli vogliono bene…
Il suo pensiero, e così quello di Famiglio e persino quello della Voce, andò alla ragazza dolce che era alla cassa. Lo conosceva, gli voleva abbastanza bene da… volergli addolcire la vita. Ally sorrise appena e raggiunse Lotte.
<< E se gli prendessimo un po’ della sua cioccolata preferita? – sorrise – “Un filtrò della felicità”, mi ha detto una che se ne intende, dei gusti delle persone.>>
Lotte la fissò sorpresa. Annuì commossa:<< E non scordiamoci la mancia di Harry…>> le tornò alla mente.
Ordinò la cioccolata take-away e sventolò una mano verso Harry, che accorse trafelato, sicuro di essere stato licenziato e ritrovandosi invece ben 10 dollari di mancia stretti tra le mani e due sorrisi smaglianti da due belle ragazze. Visto che era un tipo apprensivo, sospirò sollevato quando le vide uscire. Strabuzzò gli occhi. Il gatto… gli aveva fatto l’occhiolino!
Ma certo che no. Si disse. Scosse il capo ed evitò di guardare ancora la strada, un brivido sulla spina dorsale.
Ally e Charlotte percorsero la strada a grandi passi e senza neppure cercare di evitare il nevischio che si andava depositando per la strada. Ally alzò il cappuccio e strinse di più Famiglio in un gesto automatico. Charlotte sarebbe stata fradicia prima di tornare a casa, ma sembrava non curarsene.
Gli vuole bene davvero… sussurrarono insieme il gatto e la Voce. Ally accelerò il passo.
Sì. Gli vuole bene davvero.

 

 
<< E’ tornato Ephram?>> chiese con voce affannata a suo fratello, scrollandosi i capelli bagnati dalla fronte.
Boone si aggrottò nel vederla tanto trasandata << Che cos’è successo? Va’ a farti una doccia calda!>> le ordinò, temendo che si prendesse un malanno.
<< Dimmi se è tornato!>> insistette, decisa.
Ally entrò dietro di lei  sotto la porta scampanellante e liberò il gattino dalla calza per poi togliere il giubbino e metterlo nell’appendiabiti.
Le lanciò un’occhiata perplessa, ma la ragazza lo guardò scrollando le spalle.
<< No, non è ancora rientrato>> rispose al posto suo, sbalordendolo.
<< Come lo sai?>> le chiese Boone con voce più alta del normale.
<< Coon non c’è – gli rispose concisa – Charlotte, fa’ come ti ha detto tuo fratello. Ti prenderai una polmonite e non mi sembra un bel modo di festeggiare un esame.>>
<< Sì, ma…>>
<< La . Febbre. Non . E’ . Un . Bel. Modo.>> scandì, togliendole il thermos con la cioccolata dalle mani. Le sorrise. << Vai!>>
Boone aveva l’impressione di trovarsi in un universo parallelo. Era Ally quella?
<< Ah, eccoti, micetto! Mi sono svegliato e tu non c’eri! – Andrew sbucò da dietro l’angolo e Famiglio miagolò a mo’ di risposta. Il ragazzo biondo si chinò per travolgerlo con una carezza, poi rialzò il viso – Ehi, ma quella è della cioccolateria più buona della città!>> s’illuminò vedendo il contenitore sponsorizzato e fece per toglierla di mano ad Ally, che però di ritrasse e lo guardò severamente. << E’ per Ephram!>> lo bloccò, nascondendosi il thermos dietro la schiena. Anche Andrew fu sorpreso dal piglio deciso della ragazza, tanto che non inalberò nemmeno il finto broncio tipico del suo repertorio.
Dacci dentro, Ally! – miagolò vivacemente Famiglio, rimettendosi a posto i ciuffetti di pelo che Andrew gli aveva arruffato. La fece sorridere.
<< Su, Lotte.>> esortò di nuovo, più dolcemente.
La ragazza annuì, le fece una carezza sulla guancia e poi l’abbracciò di slancio. Poi andò via, rabbrividendo appena. Ally fissò il suo gatto, gli strizzò l’occhio e allargò le braccia mentre quello saltava. Bilanciò il peso per tenere più distante la mano che stringeva il thermos.
<< Vi è bastato un pomeriggio per diventare amiche!>> esclamò gioviale Andrew, sorridendo.
<< Charlotte è speciale – gli rispose tranquilla Ally, mentre il gatto strofinava la testolina tonda contro il suo mento – Mette a suo agio la gente.>>  strofinò a sua volta la guancia contro il pelo pezzato di Famiglio.
I due ragazzi si guardarono.
<< Ma tu non stavi studiando?>> chiese perplesso Andrew.
<< Sì, e tu dormivi!>> replicò Boone incrociando le braccia sul petto.
<< Ho fatto una pausa… Anche tu?>> fece Andrew con un sorriso innocente.
Boone mugugnò qualche lamentela tra i denti, ma non poté trattenere un sorriso.
Questi due sono come te e la Voce. Secondo me, in fondo siete diventati amici anche voi due. Considerò Ally.
Non è vero! Esplosero contemporaneamente nella sua testa, strangolandole una risata in gola. Poi le venne in mente una cosa.
<< Ah! Andrew… Lotte mi ha detto che sei bravo in chimica. Mi daresti una mano? Visto che… - corrugò un sopracciglio – tu… non stai dormendo, vero?>>
Boone scoppiò a ridere.
Andrew ed Ally lo fissarono vagamente sorpresi, poi anche Andrew rise.
<< Questa me la sono cercata, immagino. >> sospirò, ma sorridendo.
Il moro gli diede una pacca sulla spalla:<< Eh sì, ora ti tocca studiare!>>
Andrew si stiracchiò:<< Sarà… piacevole.>>
Non resisteva all’impulso di punzecchiare Boone, che, prevedibilmente, smise subito di sorridere e guadò il gatto tra le braccia di Ally.
<< Tu… fa’ attenzione a questo qui, va bene?>> gli fece una carezza sotto il mento e Famiglio allungò il collo.
Tranquillo, Boone, se non lo fa lui ci penso io, altrochè! Promise la Voce.
<< Non ce ne sarà bisogno, Boone – sorrise Ally. Era vicino, e non resistette. Gli sfiorò il viso con la mano. – Ma grazie davvero.>>
Il ragazzo incrociò sorpreso il suo sguardo, mentre lei ritraeva la mano.
Nuvole sulla laguna.
Ally le vedeva sempre, quando lo guardava.
<< Andiamo, Andrew? Se puoi…>>
<< Certo! Intanto fammi vedere il programma, così mi preparo gli argomenti, cosa ne dici?>>
A Boone non rimase che seguirli con lo sguardo. Si sfiorò la guancia. Era la prima volta… che vedeva Ally… come una donna. Scosse il capo, cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione.

 

 

Erano già a tavola, piuttosto in ritardo anche, quando Ephram rincasò. Stavano finendo di cenare.
Charlotte balzò in piedi di riflesso, per salutarlo, ma lui non la guardò neppure in viso. Si era infradiciato, e così Coon. Tutti puntarono lo sguardo su di loro.
<< Ephram…>> mormorò Lotte.
<< Mh? Non ho fame, Charlotte, scusami. Vado a letto, sono davvero molto stanco.>>
Ally si sentì stringere il cuore quando Ephram voltò le spalle alla ragazza.
<< Ah, Ally – riprese il ragazzo – ho portato un gattino. E’ sudicio, ma dovrebbe stare bene. Potrebbe essere lui a tenere compagnia a Famiglio, per un po’>>
Anche lei si alzò e lo raggiunse. Suo cugino le tese il trasportino e lei tirò fuori il cucciolo sporco si qualcosa di raggrumato e rugginoso.
<< Oh! Oh, be’, sarà affamato!>> intervenne Charlotte, ma di nuovo Ephram evitò di guardarla e si diresse stancamente alle scale.
Sangue. Riconobbe la Voce.
Ally strabuzzò gli occhi, poi si tranquillizzò. Il gatto non era ferito.
Sangue di Guaritore…
Ally trattenne la commozione e strinse a sé il gatto, che era più piccolo di Famiglio.
Avevamo ragione, Ephram non è cattivo. Non tollera la morte… lui soffre.
Al massimo pecca di qualche carenza ideologica
– concesse la Voce, ricordandole che il sangue di Guaritore a qualcuno in fondo viene preso.
Ally contrasse le sopracciglia, ma in quel momento lo sguardo di Lotte catturò il suo. Le cedette il cucciolo.
<< Puoi pulirlo tu? Io… non posso pensarci adesso. Anzi, te lo affido. Io… dagli il latte quando si sveglia. Vado a parlare con lui.>>
Lotte annuì<< Sono cose di famiglia, giusto?>>
E toccò ad Ally annuire.
Purtroppo, nella foga di sfuggire al proprio dolore, aveva fatto più passi indietro che avanti, col risultato di sentirsi ancora più triste e sola.
Ma Ephram era suo Cugino.
E lei era una McNamara.
E lui aveva cercato di proteggerla.
Per cui, mentre saliva le scale e apriva la porta della camera di Ephram senza bussare, comprese che anche lei aveva un compito da assolvere.
Era una stanza vuota, perché Ephram era a fare la doccia. Però lei sapeva dove cercare.
Dispose le ametiste e gli incensi alla lavanda, e accese cinque candele bianche ai vertici del pentacolo immaginario, come aveva fatto più volte Ephram con lei.
Sentì la porta aprirsi.
<< Ally – la voce era roca di… lacrime? – Che.. che ci fai qui? Ti ho detto che sono stanco… Ma che hai fatto?>> esclamò quando vide le candele e tutto il resto.
Ally si voltò infine verso un Ephram perfettamente vestito.
<< Una volta una persona molto gentile mi ha spiegato una cosa che fanno i Normali per calmarsi e riacquistare la serenità. Si chiama “meditazione”, hai presente? – sorrise. Avanzò fino a prendere per mano suo cugino e lo trascinò al centro delle candele – Credo che in due riesca meglio. Ma prima… c’è una cosa anche più semplice, che con me oggi ha funzionato molto bene>>
Guardò gli occhi scuri e spaesati di Ephram con comprensione e affetto. Era ora che ricambiasse quanto le era stato generosamente elargito. Vide gli occhi di Ephram spalancarsi e colmarsi di lacrime e a quel punto gli gettò le braccia al collo, stringendo forte.
Ephram rimase paralizzato per un secondo, poi ricambiò la stretta con un singhiozzo, affondando il viso tra i suoi capelli. Ally sentiva le sue lacrime e i tremiti che lo scuotevano, e continuò a stringerlo, facendosi carico di quel dolore che, magicamente, parve alleggerire il suo.
Dopo parecchi minuti, Ephram allentò la stretta ed Ally gli permise di allontanarsi. Aveva le guance rigate di lacrime, era pallido e con le occhiaie. Sedette sul letto ed Ally fu accanto a lui.
<< Non sei obbligato a portare questo fardello da solo, Cugino…>> mormorò.
<< Hai capito tutto, quindi. – rispose amaramente il ragazzo – Avrei preferito… evitartelo.>>
<< Sono pur sempre una McNamara. E i McNamara conoscono i propri doveri. Non è giusto che continui a trascurare i miei, ora che sono così evidenti>>
<< Ma cosa puoi fare tu?>> sbottò Ephram guardandola. Scosse la testa velocemente.
<< Non è tutto qui – Ally strinse le labbra – tu… sei un McNamara. E fai ciò che devi. Ma soprattutto, prima di ogni altra cosa… tu sei una brava persona, ed un bravo cugino, ed io… io ti voglio bene, Ephram. Nonostante tu… - Ally si indicò i capelli e fece una smorfia – faccia quel che fai.>>
Ephram strabuzzò gli occhi:<< No! – urlò – ma che cosa dici! Io… io non torturerei mai nessuno! Io… Io… - si alzò dal letto, sconvolto che lei credesse una cosa simile – Ally, qui ci sono dei Normali che praticano la Magia Oscura! Quella che neanche i maghi possono usare e controllare! E io la cancello dalle loro menti… Ma fanno cose terribili e ogni volta mi sembra di… diventare come loro.. ogni volta che… li comando di non … perseverare… io mi sporco. Come potrei mai convincerti a fare una cosa del genere? E tu – proseguì a bassa voce – Vuoi aiutarmi. Nonostante tutto, tu vuoi… Credevi che io li torturassi, e ora sei comunque accanto a me… Ally… Tu… Allysia…  Mi stai vicino, nonostante credessi così male di me?>>
Ally era sorpresa e quasi non notò la commozione del cugino:<< Davvero non li… spegni? Come hanno fatto con me?>>
<< Ma certo che no!>>
Ally deglutì il groppo che aveva in gola, ma non poté impedire alle lacrime di correrle sulle guance << Oh, lo sapevo! Sapevo che tu sei buono!>>
Ephram tornò a sedersi sul letto accanto alla cugina, le circondò le spalle con un braccio e la scrollò dolcemente<< Non ti lascerò fare queste cose al posto mio per nulla al mondo.>>
<< Voglio restarti accanto, Ephram – strinse i denti con aria ostinata – E sotto ci sono altre persone che ti vogliono bene. Concedici di alleviare un po’ il tuo dolore. Se lo portiamo insieme, sarà un fardello meno gravoso, per te. – lo zittì con un gesto – Meditaci sopra. E poi scendiamo giù.>>
Ad Ephram non restò che annuire. Era così tanto tempo che non meditava! Ed Ally lo sorvegliò per tutto il tempo, sollevata.

 

 
Trovarono Coon e Famiglio vicini, rannicchiati l’uno contro l’altro, e vicino a loro il gatto trovatello che leccava latte da una ciotola. Charlotte, che li vegliava da vicino, alzò lo sguardo su di loro.
Ally le strizzò l’occhio.
<< Credo che qualcuno qui si sia calmato, e abbia bisogno di un po’ di felicità in tazza!>> scherzò.
Charlotte ridacchiò e scappò a prendere il thermos e una tazza di ceramica.
<< Ormai sarà fredda…>>
<< Cos’è?>> chiese Ephram.
Lotte stappò il thermos e verso il contenuto nella tazza:<< La tua preferita…>> sussurrò, fissandolo di sottecchi.
Ephram, stanco, triste Ephram, le regalò un sorriso, così luminoso, così grato da riscaldarle il petto. E un po’ le ricordò quello che Ally le aveva rivolto poche ore prima.
Sedettero a bere in salone, dove Andrew e Boone stavano già battibeccando per il monopolio del telecomando.
In cinque non riuscivano ad entrare nel divano, per cui Ally sedette su un bracciolo e circondò le spalle del cugino per reggersi.
Una volta che si comincia non si può più smettere. Un abbraccio è una droga potente. Considerò allegra.
Quella sera andò a letto stanchissima, ma per la prima volta dopo un mese sentiva al centro del petto un certo calore.
Famiglio chiuse gli occhi appena lo poggiò sulle coperte e la Voce era da qualche parte. Ally era sicura che anche lei si stesse godendo un meritato riposo.
S’infilò a sua volta al caldo delle coperte, senza neppure guardarsi allo specchio, e abbassò le palpebre, senza accorgersi di quanto i suoi occhi fossero diventati più brillanti e più chiari, e dei pochi centimetri in più che i suoi capelli avevano guadagnato in un solo giorno, dopo che per un mese non erano cresciuti di un millimetro. Il taglio perfetto della sua tortura aveva perso la mortale compostezza. Ally sprofondò, inconsapevole e felice, in un sonno ristoratore.

 

E ora, con mia grande soddisfazione (e GRAZIE alla supervisione di BlueSmoke)...
Charlotte !!!!!!


Lucyette: felice che tu abbia apprezzato! Sono felice che i miei tatini ti piacciano. Sto cercando di renderli dei personaggi realistici, nonostante il fantasy presente nella storia!

Georgette: guarda, mi stai stuzzicando abbastanza da voler creare una meta-fic in cui questi due si diano alla pazza gioia! Ed Andrew a stare SOTTO?! ahahahahahahah! Ma tu lo sai invece che tra i due, io Andrew lo vedrei sopra? (buooooono, Boone!) sarà perchè mi sembra un po' più... non so, più caldo e anche più pronto a buttarsi? Uno a cui piace "pasticciare" (prenditi questa, Andy!)!
Sono contenta che tu abbia fatto caso al discorso un po' caotico della Voce: quello che chiedi si scoprirà a tempo debito, aggiungerò qualche pillolina di tanto in tanto! MI fa piacere anche la comprensione umana nei confronti di Ephram... anche se io lo bacchetto un po', per esempio. Anche perchè, hai visto Lotte quant'è stata carina in questo capitolo? Boone è un duro dal cuore d'oro, hai ragione. Penso che senta molto il peso della responsabilità sulle sue spalle, e questo lo rende molto simile a Jack, anche se il tuo dolce personaggio vive una situazione molto più tragica di quella del mio! Spero che per entrambi le cose si risolvano, ad ogni modo.
spero di non aver fatto aspettare troppo! Ho avuto un sacco di problemi col pc, ma ora (incrociamo le dita) dpvrebbe essere tutto a posto! Magari fosse la scuola il mio problema! L'UNIVERSITà E' PEGGIO! (potrebbe diventare il nuovo motto ufficiale...)


Zia_addy : spero apprezzerai, carissima! I biondi hanno il loro perchè, a me ignoto... ma in questa storia di sento di essere magnanima! complimenti per i tuoi esami!

BlueSmoke: già, questi uomini! neanche a me piace molto, e inoltre credo che tu abbia ragione, Ally non è stupida! Lotte è una ragazza deliziosa, come vedi è riuscita a farsi forza e ad accettare Ally! Boone è strano, ma poverino, temo che gli venga spontaneo! Ci sarà una spiegazione a tutto quel che succede, vedrai! Questo capitolo è ancora più lungo del precedente, come vedi. Più o meno d'ora in avanti i capitoli saranno tutti così. Grazie per il commento!



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Capitolo 12
*** Inconsapevole ***


Inconsapevole

Non ho ancora capito perché tu te la sia presa.
Allysia sbuffò e tirò su i baveri del giubbino, le sopracciglia aggrottate e il passo reso più cadenzato dall’irritazione. Si arrestò alla fermata del suo autobus sbattendo rumorosamente contro il marciapiede il tacco quadrato
degli stivali.

Andiamo, Ally!
Ally gonfiò le guance, trattenne il respiro per dieci secondi e lo rilasciò, attirando l’attenzione di un paio di persone che aspettavano il suo stesso bus. Lanciò loro un’occhiata truce e batté il piede per terra ancora più velocemente.
Andava tutto bene, maledizione! Ero in un angolo, il posto migliore per non essere notata! Non è giusto, non è giusto, non è …
La Voce era perplessa.
Ally strinse i denti e fece un cenno all’autobus perché si fermasse, vi salì velocemente per accaparrarsi un posto a sedere. Sfilò lo zaino solo una volta seduta, e lo abbracciò stretto, lo sguardo verde cupo ostinatamente fisso fuori dal finestrino. Accavallò le gambe e scosse il capo, per schiarirsi le idee. Si era talmente infuriata che non aveva nemmeno aspettato Lin per fare insieme il viaggio di ritorno. Sospirò e cercò di concentrarsi sulla strada, per non perdersi e anche per calmarsi. Riuscì a scendere per un soffio e quasi scivolò sulla banchina umida di nevischio.
Rinfilò lo zaino con qualche difficoltà.
Attraversò la strada e svoltò nella traversa successiva, e prese a percorrere il viale pieno di alberi spogli e carichi di neve.
Colse un bagliore argenteo in lontananza e vi si avvicinò quasi correndo, sperando di non esserselo immaginato. Una volta sotto l’albero, sorrise appena e allargò le braccia in un muto invito.
<< Ciao, Coon. >>
Lo salutò a voce bassa, quando le balzò addosso: era talmente grande che Ally stringeva tra le braccia solo le zampe posteriori e l’addome, mentre la parte anteriore del gatto poggiava sulla sua spalla destra.
Le si strusciò sul viso col pelo morbido e caldo, affettuosamente, facendo allargare il suo sorriso.
<< No … - rispose – Tu hai sicuramente avuto una giornata migliore della mia. >>
Ovviamente non aveva sentito nessuna domanda, però poteva intuire le curiosità del gatto dal suo atteggiamento. Come Ephram, il suo gatto badava più ai gesti che alle parole, e il fatto che fosse venuto a prenderla, poco distante dalla sua fermata d’autobus, era una prova del fatto che suo cugino si preoccupava per lei.
Si avviò al cancello con passo più leggero, lo spinse con la punta di uno stivale cercando contemporaneamente di non scivolare sulla neve e attraversò il giardino bianco, salì il gradino che la separava dalla soglia di casa e sbuffò. Troppe porte! Abbassò la maniglia di quella di casa col gomito e fu accolta dall’allegro scampanellio dello scaccia spiriti che serviva ad annunciare il rientro dei coinquilini -  sicuramente un’idea di Charlotte, visto l’ironia intrinseca della cosa.
<< Mieeeeew!>> il suono delicato della voce di Famiglio le scaldò il petto.
<< Ciao, Ally!>> gridò la voce di Charlotte dalla cucina.
Ally ridacchiò tra sé. In quella casa c’era un sacco di calore. Posò Coon e prese al volo Famiglio, per posargli un bacio in cima alla testa. Era leggerissimo in confronto.
<< Ciao!>> gridò di rimando.

Sei seccata. Convenne il micio, sbirciandola con l’occhio azzurro strusciandosi comunque contro il suo mento e ronfando dolcemente.
Sì, sono seccata. – Ally s’imbronciò appena – La professoressa Kildanen mi ha cambiato di posto a coro. Dice che la mia voce è diventata più vibrante. Non riesco a crederci!
<< Che faccia! Hai avuto una brutta giornata?>> Andrew fece capolino dal salotto.
Ally si strinse nelle spalle. << Un po’ >>
Il ragazzo assunse un’espressione perplessa e chinò la testa di lato. Si avvicinò fino a toglierle Famiglio dalle mani, lasciandole togliere il giubbino e riporlo nell’armadio dei cappotti nell’entrata, dove erano ancora fermi.
Ally non riusciva a capacitarsi di tanta partecipazione. Scosse il capo e si riprese il gatto, ringraziando Andrew con un cenno e seguendolo in cucina.
<< Solo un piccolo … inconveniente con l’unico corso per cui non mi sembra di essere tagliata.  Canto. >>
<< Ally! Ciao! – Ephram la accolse appena entrò in cucina, un sorriso gentile sulle labbra – Tutto bene a scuola?>>
<< Ha avuto problemi a canto! >> lo informò Andrew prima che lei potesse aprir bocca.
Ephram si allarmò immediatamente, ma Charlotte sopraggiunse con un gran sorriso sul viso, gli occhi grigi che brillavano di tenerezza.
<< Per prima cosa, va’ a toglierti le scarpe e indossa dei vestiti asciutti. Poi scendi e ti darò qualcosa di caldo. E parleremo dei tuoi problemi a scuola, okay, piccola? >>
Ally annuì riconoscente.
Boone non si vedeva in giro, ma Ally sapeva che gli faceva piacere essere pensato. Per cui salì le scale velocemente e attraversò il pianerottolo per bussare alla sua porta prima di andare a cambiarsi d’abito.
<< Ally, entra pure!>> sentì gridare. Sconcertata, scambiò un’occhiata con Famiglio e spalancò la porta.
<< Come facevi a sapere che ero io?>> chiese, sorpresa.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dai suoi libri e le sorrise, un po’ ironico: << Conosci qualcun altro che si prenda la briga di bussare quando entra in camera mia?>>
Ad Ally sfuggì un sorriso:<< Giusto. – si fermò, prese fiato e poi chiese – Senti … Charlotte mi sta preparando qualcosa di caldo. E … io sto andando a cambiarmi … Perché non scendi anche tu? Sono già tutti al piano di sotto … >>
Strinse di più Famiglio sotto lo sguardo sorpreso del ragazzo. Con quegli occhialetti le sembrava più vecchio, e ancora più serio.
<< Certo. >> si sentì rispondere, in tono poco convinto. Ally aspettò che dicesse qualcosaltro, ma non accadde e annuì tra sé. Chiuse la porta e si fiondò in camera propria, scalciando gli stivali appena si chiuse la porta alle spalle. Famiglio scese a terra e si leccò una zampina con impegno.

Sembra che tu l’abbia sbalordito. La Voce sembrava di buon umore, come sempre quando c’entrava Boone.
Di recente Ally lo stupisce molto. Sei più disinvolta. Non se lo aspetta. Ho sentito che ne parlava con Charlotte, ma a quel punto Andrew ha ridacchiato e Boone si è incupito e nessuno l’ha più visto e …
Felide! Taci!
La Voce interruppe quel riassunto senza pause. Peccato. Ad Ally interessava.
In quel momento stava lottando con le due lunette che chiudevano il reggiseno, mentre in suo maglione giaceva sul calorifero ad asciugare, un po’ sbilenco visto come ce l’aveva scaraventato. Aveva questo problema con la biancheria intima dei Normali: era convinta che ne usassero troppa, e di superflua. Riuscì a sfilare quell’ accessorio scomodo e sciolse le spalle un po’ rigide. Scoprì che i suoi due compagni di pensieri stavano ancora litigando e per un attimo si preoccupò. Di recente riusciva ad estraniarsi molto più facilmente dagli interventi di Famiglio e della Voce, però mai quando si trattava di informazioni importanti.  Questo la rassicurava.
Scelse un maglione lungo e largo di lana intrecciata che sporgeva dal cassetto lasciato aperto dalla mattina, color terracotta, e un paio di pantaloni di velluto molto aderenti, neri. Infilò delle babbucce comode e si voltò verso Famiglio.

Dicevate?  Mormorò distrattamente.
Non hai sentito?  Famiglio miagolò forte.
Parlo dalla tua testa!  Gemette la Voce, scandalizzata.
<< Ero distratta. >> Ally si strinse nelle spalle. Scostò un ciuffo corvino dalla fronte e riprese Famiglio al volo, come sempre.

 

°°°

 

<< Ehi, Ally, hai visto come è diventato bello il nostro nuovo amico? >>
Sorrise a Charlotte e poi al gattino. << Pensi che dovremo trovargli un nome? >>
Teneva tra le mani una tazza di tè, seduta sul divano con Famiglio in grembo e Coon poggiato contro una coscia.
Il cucciolo trovatello miagolò e Lotte rise.
<< Chiamalo Belzebù. >> propose Andrew da una poltrona.
<< Stupido. >> commentò Boone, dall’altra.
<< “Stupido” mi piace! >> ridacchiò Ephram, andandosi a sedere vicino al suo gatto.

Umorismo da due soldi Fu il commento a caldo del gatto in questione, nella testa del suo padrone.
E allora perché stanno ridendo tutti? Lo rimbeccò Ephram. Gli pizzicò la schiena e Coon ruotò su se stesso per premersi contro di lui. Ephram sorrise: sotto sotto, era un vero coccolone.
Charlotte sedette a gambe incrociate sul tappeto del salotto. << Per favore! >> sbuffò.
<< Che senso ha dargli un nome, Charlotte! – protestò Boone, trovandosi addosso gli occhi di tutti – E’ un randagio, e tra qualche mese se ne andrà. Non puoi tenerlo in casa … Se gli togli la libertà lo ucciderai. >>
Ally sussultò. Qualche goccia di tè trasbordò dalla tazza andando a bagnare Famiglio, che si tirò su di scatto e prese a leccarsi furiosamente il punto colpito. Poi sollevò il visetto per contemplare gli occhi pieni di tristezza e compassione della sua Ally.
<< Ma Coon e Famiglio restano qui. Perché non può farlo anche lui? >>
<< Ha ragione tuo fratello, Lotte – mormorò in un sospiro Ally – Dovremo salutarlo. Non è la stessa cosa di Coon e Famiglio. >>
Ephram si sporse in avanti per dare un buffetto sulla testa della sua ragazza in incognito. Oh, quanto avrebbe voluto abbracciarla!
<< Coon e Famiglio sono due creature a parte, Lotte. Quando ho  conosciuto il mio gatto è stato una specie di … amore a prima vista. Ero appena arrivato al Lago Eire … >> raccontò.
Ally si voltò a guardarlo:<< Giusto, non ce l’avevi quando sei partito! Credevo l’avessi trovato per strada … >> rifletté a voce più bassa. Coon fiutò qualcosa e andò ad accovacciarsi tra le gambe incrociate di Charlotte,
premendo il capo contro quello del gattino.
<< Anche io pensavo lo avessi da tanto … >>convenne l’interessata, accarezzandolo lungo la schiena con tocchi lievi, facendolo ronfare beato.
<< In che senso “per strada”? Non sei venuto qui in aereo, Ephram? >> Andrew sembrava perplesso ed Ephram si tese appena.
<< Certo. – borbottò, aggiudicandosi un’occhiata intensa di Charlotte – Ma da qui all’aeroporto la strada è lunga. >>

Bugia. Charlotte assottigliò gli occhi, ma Boone non fece caso al suo sguardo assottigliato.
<< Abitate in un piccolo centro, vero? >>
Ally annuì, digrignando appena i denti. Sentiva la tensione del cugino, e sapeva di dover stare all’erta. E c’era anche il dolore: se non era sola con Charlotte, non aveva voglia di ricordare.
<< Le vostre famiglie abitano vicine? >>
Ally sospirò e scosse il capo:<< Non esistono famiglie … Quello dei McNamara è un ceppo unico dominato dal ramo maschile della famiglia. Che è una famiglia unica, quindi. >>
Ephram le scoccò un’occhiata, ma sembrava stare bene. Era solo un po’ adombrata e tesa. Le massaggiò una spalla leggermente, poco più di un buffetto. Non ci teneva proprio a vederla soffrire. Coon lo capì e miagolò dal suo posto.
<< Sembra una specie di famiglia nobile! >> esclamò Lotte divertita, accarezzando la testa al gattino. Seguì un silenzio significativo, durante il quale tutti li guardarono.
Charlotte sbiancò << Sei un nobile! Non ci credo! >>
Ephram sgranò gli occhi e mise le mani avanti << Anche Ally! >> esclamò frenetico.
Sua cugina gli rivolse uno sguardo severo. Ma com’è che sembra una colpa, più che un merito, da queste parti? Si chiese. Sorbì un sorso di tè.
<< Tu di più, conte. – lo prese in giro – E sei anche il futuro capo del castello … >>
Andrew fischiò << Hai capito!? Incredibile! >>
<< Il castello?! >> strillò Charlotte. Aveva gli occhi fuori dalle orbite.
L’unico che manteneva un certo contegno era Boone, a cui non interessava di nobili e castelli. Ally si stava sciogliendo un po’: c’era una vaga presa in giro nel suo tono di voce, e sembrava che Ephram non se ne fosse accorto.
<< Ally, non ti piace appartenere ad un casato? >> la interrogò, curioso. Curioso chissà perché, poi.
La vide incollare gli occhi ai suoi nello spazio di un battito di ciglia. C’era un certo dolore, in quel colore scuro. E la forza di non cedervi. La vide schiarirsi la voce: << Non ci penso da un po’, a dire il vero. Adesso sono qui in America … e la mia vita è diversa … >>
Ephram scrollò la testa e le diede un altro buffetto << La ragazza che mi ricordo io, era la più irriverente del mondo. Soprattutto a scuola. >>
Ally sprofondò nel divano e s’imbronciò. Era un’altra vita, un altro mondo. E lei non era quella di prima.
<< Non c’eri mai – gli ricordò – E se fossi ancora quella dei tuoi ricordi, oggi la Kildanen non mi avrebbe cambiato di nuovo di posto. Non ci avrebbe neppure provato. >> sbottò.
<< Ancora? – Ephram sollevò le sopracciglia – Non capisco perché la cosa ti metta di malumore, Ally! Se dice che la tua voce è più sonora allora devi stare dove ognuno possa sentirla, no? >>
Ally chinò il capo sulla sua tazza.

E’ proprio questo il problema.
Boone continuava a non stancarsi di osservarla. Era ancora a disagio? Sembrava molto più sciolta da un paio di giorni a quella parte, ma indossava quel maglione pesantissimo senza che ce ne fosse bisogno, col riscaldamento acceso, e ancora non l’aveva vista uscire di casa da sola, se non per andare a scuola. La scuola, poi, sembrava che fosse il suo unico scopo nella giornata. Non riceveva telefonate, non parlava dei suoi amici. Se ne era fatti? O stava solo con loro?
Scoccò un’occhiataccia ad Andrew. Non che gli andasse a genio che uscisse con lui.
Il ragazzo biondo si accorse di essere osservato e lo guardò a suo volta, alzando le sopracciglia interrogativamente.
<< Che ho fatto? >> si lagnò. Attirarono gli sguardi di tutti e Boone sentì un certo calore affluire dal collo. E ora, come giustificarsi?
<< Ma non studi mai, tu? Come fai a mantenerti al college? >> sbottò.
<< E questo cosa c’entra? – ululò Andrew, stupito al massimo – E poi ho lavorato tutta l’estate per pagarmi la retta e l’affitto! >> si offese.
Ally strinse appena le labbra, colpita. Ephram e Charlotte sembravano sorpresi da quell’attacco improvviso immotivato.
<< A quanto pare, l’unica che grava su di voi, sono io, allora … >>
I due litiganti si volsero a guardarla simultaneamente.
<< No! >> esclamarono in coro.
<< No, Ally – confermò Ephram – Per me e te paga il casato. >> le ricordò.
<< Sì, ma tu hai vinto una borsa di studio, no? >> chiese. Si era alzata per andare a posare la tazza vuota in cucina. Tornò a sentire la risposta.
<< La uso per le mie spese, non per lo studio. Ti ci ho arredato camera, con quei soldi.  >> si morse la lingua quando la vide aggrottarsi ulteriormente.
<< Ah. >> disse seccamente Ally.
<< E poi, Ally, tu sei ancora minorenne – Charlotte si alzò dal tappeto, dopo aver sollevato Coon con delicatezza – fino ad allora puoi rilassarti. >>
<< Non vedevo l’ora di avere 18 anni, prima! – esclamò – Accidenti! >> sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

No, non l’ho detto a voce alta! Non a voce alta!
Famiglio saltò dal divano e corse fuori dal salotto. Ally lo seguì a ruota, cercando di trattenere la mortificazione. E il dolore. Quella frase aveva riaperto scorci di un tempo lontanissimo, in cui lei aveva delle possibilità. E faceva malissimo.
Corse su per le scale e si chiuse in camera, trattenendo un singhiozzo. Si prese la testa tra le mani. Le doleva terribilmente.

 

°°°

 

Tutti fissavano sbigottiti la porta da cui Allysia era uscita. Charlotte sedette esitante accano ad Ephram e gli posò una mano sul braccio, perché aveva una faccia scura e triste che le faceva stringere il cuore nel petto.
<< E’ tutta colpa tua, Boone! >> esclamò Andrew, balzando in piedi.
<< Cosa?! >> si alzò anche lui, e si fronteggiarono.
<< Se tu non avessi tirato fuori l’argomento soldi, ora Ally non si sentirebbe di peso! >> e uscì anche lui, lasciandolo di sale.

 

°°°

 

Ally affondò il viso tra le ginocchia, cercando di inspirare. Una sensazione di apnea si era fatta strada dentro di lei, fino a farla cadere su se stessa. Si teneva stretta le gambe e lottava per respirare, mentre Famiglio la guardava con gli occhi spalancati, le pupille così dilatate da non riconoscere quasi le iridi spaiate. Ansimava così forte che quasi non sentì bussare alla porta.
Si tirò indietro di colpo, battendo la schiena contro il legno diafano. Era caduta appena si era chiusa la porta alle spalle. Allungò il collo, affamata d’aria. Le vibrava la schiena per i colpi che la porta stava subendo. Sbatté di
nuovo la schiena contro la porta, si aggrappò alle ginocchia e cercò di tirarsi su.
Si passò le mani sul viso, non sulla bocca né sul naso, se le passò sugli occhi per eliminare le tracce di lacrime, tenne alte le spalle per non perdere il ritmo del respiro e si voltò.
<< Chi è? >> ansimò.
<< Sono Andrew – la voce era attutita dal legno – Posso entrare? >>
Al di là del sollievo per essere uscita da quella crisi di panico, Ally era sorpresa. Socchiuse l’uscio e si affacciò.
<< Andrew … Che c’è? >>
<< Fammi entrare. >>
Scosse il capo e uscì sul pianerottolo, chiudendosi bene la porta alle spalle.
Andrew ci rimase male, per quel rifiuto deciso, ma cercò di non darlo a vedere.
<< Non devi sentirti di peso in questa casa, okay? Boone voleva solo un buon motivo per prendersela con me, nient’altro. >>
Ally era basita. A bocca aperta. Poi le sfuggì un sorriso.
<< Ma Andrew, io non me la sono affatto presa per quel che ha detto Boone! Era riferito esclusivamente a te. – alzò le spalle, e riuscì a renderlo un movimento elegante – E poi Boone non ti odia, fa solo un po’ il burbero. Sa che siete diversi, ma ti vuole un gran bene. >>
Andrew alzò le sopracciglia così tanto che sembrava che gli stessero per sparire al di là dell’attaccatura dei capelli, stupito fino all’inverosimile da quel fiume di parole.
<< Ma allora perché te ne sei andata … ! >>
Ally si fece seria e si abbracciò il busto, cercando di reprimere la voglia di prendere a testate il muro, o di soffocarsi di lacrime fino a sprofondare nell’oblio.
<< Sai … - rispose infine, guardandolo mestamente – Io sono cambiata moltissimo. La persona che sono stata … Anche se Ephram mi vuole bene, anche se c’è Famiglio con me, anche se tutti voi sembrate apprezzarmi … se n’è andata. E’ un cambiamento che continua a sconvolgermi, a ferirmi ogni volta. Non è colpa tua, o di Boone, o di chiunque altro. Sono le cose ad essere cambiate. C’è … c’è come un grosso muro, dentro di me, con dentro ciò che ero. E picchia forte anche più di te prima alla mia porta. E fa un gran male, davvero. Non riesco ad andare oltre, non ci riesco! >>
Le sfuggì un singhiozzo e chinò il viso.
<< Ally … >>
Una voce ferita si spinse fino a loro, e la ragazza oltrepassò Andrew con lo sguardo appannato. Dietro di lui, si accorse appena le lacrime le scivolarono via dagli occhi, appena un gradino più in giù rispetto al piano, c’era Ephram.
<< Scusami tanto, Cugino Ephram – bisbigliò una voce che non era la sua, ma una diversa, che sembrava venire dal suo petto – Non ce la faccio. E’ così che vanno le cose. >>
Il viso le si contrasse con forza per il dolore, per il pianto. Aprì la porta e se la chiuse dietro prima che chiunque potesse fermarla. Sentirono solo la chiave girare più e più volte nella toppa.
 


°°°

 

<< Oggi sei proprio l’immagine della felicità, Ally! >> considerò Lin a voce alta, con palese ironia.
Gin, Ken e Don interruppero la loro conversazione su un serial TV che la sua amica aveva candidamente ammesso di detestare e rimasero a fissarle in silenzio.
Solo allora Ally sollevò lo sguardo dal suo piatto e aggrottò le sopracciglia.
<< Il sarcasmo è la più bassa forma di umorismo. >> replicò acida.
Sbuffò, abbassò lo sguardo e sbuffò di nuovo.
Tornò a fissare Lin, che la stava guardando in paziente attesa.
<< Okay, okay. – continuò - Ho solo avuto dei problemi a casa, tutto qui. Non è il caso di scaldarsi tanto. >> concluse in tono polemico.
Ken, che Ally aveva scoperto essere il diminutivo di Keanu - peraltro le andava molto più a genio come nome - prese un boccone dal proprio piatto e rispose.
<< Non capisco come tu faccia ad avere tanti problemi. Se io vivessi lontano di miei sarei la persona più rilassata del mondo. >>
<< Anche io pagherei per essere nella tua situazione. - gli diede man forte Gin – Il divorzio è stressantissimo, ma per me, mica per i miei! >>
Don s’interessò subito del problema di Gin e i due ripresero a parlare fitto fitto.
<< Tuo cugino ti ha chiesto di fare qualcosa che non vuoi, tipo uscire, divertirti? >> Lin continuava ad usare un tono ironico, mentre Keanu (non c’era storia, le piaceva molto più di Ken ) la fissava a bocca aperta.
Ally si appoggiò ad una mano e sorrise contro voglia
<< Eh … No, non ancora almeno. E’ solo che gli è arrivato all’orecchio un mio pensiero poco felice e temo che l’abbia ferito. >>
Lin si morse un labbro.
 << E non ti puoi scusare? >> chiese col tono dell’ovvio, ma Ally scosse il capo.
<< No. E’ la verità e non c’è un modo più carino per dirla. >>
Ken si schiarì la voce << Non puoi farti perdonare in nessun modo? >>
Le ragazze lo fissarono entrambe, un po’ stupite. Per Ally era strano che qualcuno si inserisse nelle sue conversazioni con Lin. Eppure quel ragazzo sembrava attendere proprio una sua risposta.
Sospirò.
<<  Non credo debba perdonarmi nulla. Cioè … era una conversazione sul mio modo di … vivere … Che lui conosce … E come potrebbe perdonare tutta la mia vita? >>
Ken sembrò paralizzato dalla serietà della questione e si voltò in cerca di Lin, che era senza dubbio più abituata di lui ai quesiti amletici di Ally.
La ragazza orientale stava sghignazzando bellamente.
<< Sempre più melodrammatica, Scozia ! Per me la terapia dell’abbraccio funziona alla grande su tuo cugino! Testala ancora! >>
Ally rise improvvisamente. Lin aveva un modo di sgonfiare le sue preoccupazioni e i suoi drammi, semplicemente saltandoci sopra a tutto peso, che la faceva sentire sempre più leggera, un attimo dopo aver parlato con lei.
Poi posò una mano sul braccio di Keanu << Non farci caso, ragazzo mio – gli raccomandò l’orientale – Ally sembra sempre sul punto di buttarsi giù dal cornicione, ma le basta un po’ di saggezza Zen per rimettersi in sesto! >>
<< Saggezza Zen? – Ally sgranò gli occhi – Ma lo sai, di che cosa stai parlando? >>
Ken posava lo sguardo ora sull’una, ora sull’altra.
<< Ragazze. – le chiamò – Io non ci sto capendo nulla! >>
<< Bene. >> approvò Lin.
<< Oh … L’ora di mensa è finita. >> osservò Ally.
Lei e Lin si alzarono e Ken le seguì, mentre Gin e Don rimanevano a parlottare tra loro.
La Voce rimase in silenzio per tutte le lezioni del pomeriggio, lasciando ad Ally la possibilità di concentrarsi facilmente. Si sottopose all’ora in più di canto con estremo stoicismo e, infine, riuscì a tirare il fiato. Lin la precedeva di un passo e non esitò a trascinarla per una manica fino al parcheggio. La accompagnò fino al cancello bianco con la sua vecchia auto, mentre Ally notava quanto fosse bella, alla luce del cruscotto, che si era accesa appena lei aveva aperto lo sportello per scendere.
<< Grazie – soffiò -  Mi tiri sempre su di morale! >>
La compagna le lanciò un’occhiata di sfuggita e sorrise. << E a cosa servono gli amici, se no? – chiese retorica – Hai presente quel proverbio, “il vero amico si riconosce nel momento del bisogno”? – attese che lei annuisse – Bene, dimenticalo. I veri amici sono quelli che ti illuminano le giornate, non quelli che ti lasciano piangere. Tu … sei una persona triste, Ally. Per ora il tuo cielo non risplende. O meglio. Sei tu che non vedi il sole. Io sono … - Lin smosse la mano sul volante – Sono il tuo lavavetri personale. Serve una bella smerigliata alle tue finestre, temo. Finora riesco a far entrare il sole solo a spiragli. >>
Ally ridacchiò e scosse il capo, ma Lin le prese una mano, bloccandole in gola la risata.
<< Dico sul serio, Scozia. Devi sforzarti di essere più felice di così, altrimenti non ne uscirai mai. Sei forte abbastanza. La forza fa parte di te, sei tu che non la vedi. Ma io me ne accorgo. Anzi, sono convinta che tutti se ne accorgano. Credici anche tu. >>
Ally si morse un labbro e guardò le loro dita strette tra loro. << Però … >> sospirò, la voce un po’ più grossa del normale, perché era già sul punto di piangere.
<< Però cosa, Ally? >>
<< Se non trovassi la forza, Lin! Sarei destinata a soccombere, allora? A morire? >>
<< Secondo il mio popolo – Lin la guardò negli occhi con un’intensità frastornante, eppure serena – Non è la quercia a resistere alla furia della tempesta. Non è la quercia, ma il giunco flessuoso, che si piega ai colpi del vento senza spezzarsi mai – sorrise e tornò la ragazza un po’ matta di sempre, assolutamente compiaciuta di quello sfoggio poetico. Scrollò le spalle – La forza è una qualità che cambia da individuo a individuo, e si modifica nel corso della vita – strinse di più le dita tra le sue – Tu non soccomberai. >>
Ally le rivolse un sorriso lacrimoso << Grazie, Lin … >>
La ragazza scoppiò a ridere e allargò le braccia << E vai con la terapia dell’abbraccio! >> la incitò strillando, stringendosela forte al petto e scuotendola, facendola ridere tra le lacrime.
La tenne a sé per un minuto, poi la allontanò.
<< Passa un bel finesettimana, Scozia. Ok? Fai la pace col cuginetto e stai serena. >>
Ally annuì.
<< E ora sbrigati a scendere, mi si stanno congelando le chiappe con quello sportello aperto! >>
Ally scattò fuori dall’auto e obbedì di corsa. Le fece ‘ciao-ciao’ con la mano attraverso il vetro appannato.
Risero entrambe, poi Lin si allontanò. Ally la guardò svoltare l’isolato, poi inspirò l’aria gelida dell’inverno, si voltò verso il cancello ed espirò.

Forza e coraggio! Sospirò la Voce, ammazzando un po’ la tensione.

 

°°°

 

Contrariamente al giorno precedente, solo i tre gatti la accolsero. Era venerdì pomeriggio e , considerò, forse erano usciti tutti. I Normali avevano un senso del finesettimana spiccato, alcuni sembravano addirittura vivere solo per quei momenti, senza godersi il resto della settimana. Salì le scale lentamente e guardò per qualche secondo la porta di Boone, indecisa se bussare. Era sicura che lui fosse in casa, e non voleva disturbarlo se stava studiando. Non che non lo chiamasse già a sufficienza. Però quel pomeriggio era più che convinta che lo avrebbe infastidito, tutto lì. Perciò abbassò la maniglia della porta di camera propria con un gomito, poi ricordò di aver chiuso a chiave e dovette posare anche Famiglio, per rovistarsi le tasche. La trovò, aprì la porta, fece entrare il gatto e se la richiuse dietro, senza che dalla stanza di Boone venisse alcun segnale che l’avesse sentita, o che si sarebbe affacciato, l’avrebbe salutata e avrebbero parlato un po’, così magari Ally gli avrebbe confessato che le era mancato quel mattino, ma proprio non era riuscita ad affrontare nessuno e per questo era uscita prima, e che aveva aspettato al freddo fuori per non essere accolta freddamente da lui o dagli altri.
Deglutì e avanzò nella stanza, posò il gattino sul letto, dove Famiglio si acciambellò.
Si abbassò sulle ginocchia e gli grattò la testa con un dito.
<< Non c’è proprio nessuno, vero? >>
Famiglio le rispose prontamente.

Charlotte è andata a studiare da una collega d’università, Boone non si è fatto vedere in giro dopo che te ne sei andata. E’ sceso appena tu hai chiuso la porta di casa, ha aspettato guardandomi tutto il tempo e poi è risalito su, e ha urlato dietro a tutti quantiche si dessero una mossa, perché lui non avrebbe svegliato nessuno quel giorno, così ha svegliato Andrew che è uscito da camera sua mentre Boone si sbatteva dietro la sua e lui mi ha preso e mi ha portato a letto con lui e si è riaddormentato. Ephram ha raccomandato a Coon di tenerci compagnia, ma Coon non mi ha spiegato dov’è andato. E’ uscito senza dire niente.
Sintesi, felide, sintesi!
Lo rimbeccò la Voce. Ally contrasse le labbra in un sorrisino.
<< Ecco, appunto. >> sospirò, riferendosi a Boone. Scalciò gli scarponcini e finì col sedere a terra. Si bloccò e riprese a togliersi furiosamente i calzini, poi il maglione e i jeans, con un po’ d’impegno e sollevando i fianchi goffamente. Fortuna che il parquet non era freddo e che la stanza era riscaldata. Andò all’armadio e scelse un lungo abito nero di lana intrecciata stretta, se lo drappeggiò intorno e annuì, quindi infilò un accappatoio e le babbucce da casa. Lasciò socchiusa la porta di camera sua, per il gatto e si chiuse nel bagno “delle ragazze”, che lei e Charlotte dividevano al primo piano. I ragazzi erano stati obbligati da tempo immemore ad usare quello al piano terra da una caparbia Charlotte, i primi tempi della loro convivenza. Si diresse verso la vasca, dato che non tollerava la doccia nel modo più assoluto. La faceva sentire in trappola.
Riempì d’acqua la vasca e versò contemporaneamente Sali e bagnoschiuma, quelli che Ephram le aveva fatto comprare. Erano quasi finiti e fece una smorfia, perché sicuramente il cugino l’avrebbe costretta ad andare con lui a ricomprarli. Il solo pensiero di uscire … Scosse il capo e sciolse il nodo dell’accappatoio. Lo appoggiò sul ripiano degli asciugamani. Sapeva benissimo che Lin aveva ragione. Solo … non riusciva ad accettarlo.
Scivolò nell’acqua con un sospiro di piacere e si lasciò andare contro il poggia schiena. La sensazione dell’acqua calda era meravigliosa, e la schiuma una novità piacevole del Nuovo Mondo. Si massaggiò le braccia e le cosce coi granuli dei sali non ancora sciolti, e poi prese a insaponarsi con impegno, un sorriso rilassato e inconsapevole sulle labbra rosse.
<< Ehi! >> la voce di Charlotte le arrivò col rumore della porta che si apriva, e subito dopo la raggiunse un refolo di aria fredda.
Ally si limitò a scivolare di più sotto il livello della schiuma, arrossendo penosamente.
<< Cha – Cha – Charr – lotte!>> gemette abbracciandosi le ginocchia per coprirsi meglio.
La ragazza più grande le rivolse un gran sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
 << Ero venuta a fare la doccia – spiegò con noncuranza, posando i suoi vestiti – Disturbo? >>
Ally era sempre più imbarazzata.
 << N- no. >>
Non le sembrava gentile rispondere altrimenti, ma non si era mai lavata con qualcuno nella stessa stanza. Tranne le Ninfali. Ma non erano propriamente persone.
<< Vuoi che ti dia una mano con la schiena? >>
Charlotte si era accorta della vergogna che arrossava il viso di Ally, ma aveva deciso di gettarsi a testa bassa nell’impresa di rendere un po’ più disinvolta e fiduciosa quella strana ragazzina. Anche a costo di farla passare attraverso le esperienze più imbarazzanti che le venissero in mente. E poi, che c’era di male a farsi un bel bagno con qualcuno accanto? Non era che non avesse mai visto una ragazza nuda, e non c’era niente di cui vergognarsi.
<< No! – gridò Ally – C - cioè, ci dovrei arrivare … >>balbettò, quasi fioca dopo lo strillo. Era senza respiro.
Charlotte inarcò un sopracciglio e la fissò pensierosa, poi si avvicinò a grandi falcate e tirò su le maniche dell’allegro maglione rosso che indossava.
Sghignazzò davanti alla sua faccia scandalizzata e si allungò a prendere spugna e sapone. Con un sorriso estremamente sadico, ordinò: << Tirati su, Ally … >>
<< M – Ma … >> provò ad obiettare la sua vittima.
<< Suvvia, Ally, non ti mangio mica! >>
Non le restava che rassegnarsi. Si abbracciò le cosce e strinse i denti, allungandosi per esporre spalle e schiena.
Teneva gli occhi chiusi in attesa che Charlotte la toccasse. Nessun essere umano, a parte sua madre, l’aveva mai vista nuda.
<< Hai una belle bellissima. >> si complimentò Charlotte, passandole delicatamente la spugna sulle spalle e la nuca.
<< Grazie. >>
Charlotte sospirò e le sollevò i capelli e si arrestò quando la vide sobbalzare.
<< Che c’è? Ti ho tirato i capelli? >>
<<  No … No. – Ally sollevò gli occhi verdi, sorpresa. Era stato insolito, ma non le aveva fatto male – Sto … Sto bene. >>
Charlotte le sorrise.
 << Bene. Com’è andata oggi? >> chiese, come avrebbe fatto se fossero state in cucina, in salotto, a fare altre cose. Come se fosse normale farsi lavare la schiena da una mano amica, diversa dalla propria.
<< Normale … - sussurrò Ally, riappoggiando il mento sulle mani, convinta che Charlotte avesse un dono per far rilassare la gente – La mia compagna Lin mi ha accompagnata in auto. >>
<< E ti è venuta voglia di un bel bagno caldo … >>
<< Non … - Ally sporse un po’ di più il collo, senza volere – Non c’era nessuno e io ho pensato che non avrei dato fastidio … >>
Charlotte aggrottò le sopracciglia.
<< Oh, povera piccola! – esclamò, soffermandosi su una sola parte della frase – Devi esserti sentita abbandonata, io odio vedere questa casa vuota! Ma Boone? Lui doveva essere qui a studiare! Scommetto che non si è nemmeno fatto vedere! Ah, ma appena lo vedo gli farò una sfuriata indimenticabile! Per fortuna sono tornata a casa! >>
<< No, no! – Ally si tirò su e mosse le mani – Lascia stare Boone, per favore! Sono io che non ho voluto disturbarlo, e … e poi … c’erano Famiglio e Coon! E il gattino randagio! Non ero sola! Davvero! >>
Charlotte la fissava con uno strano sguardo. Sorrise piena di compassione.
<< Ally … - disse – tu lo sai che non sei affatto un disturbo, vero, piccola ? >>
Quella frase, detta con quel tono e quello sguardo, le chiuse la bocca.

Oh, adesso basta tacere! Questa ragazza mi piace, Ally! – la Voce era entusiasta – Non quanto suo fratello, però … Accidenti, conosce le parole giuste!
<< Non disturbi. – continuò dolcemente – Tutt’altro. A noi fa davvero piacere averti intorno, ed Ephram ti vuole così bene! Si sente responsabile di te. E lo stesso tutti noi. Boone più di tutti. Oggi aveva un diavolo per capello, e solo perché non ti ha visto a colazione, lo so. Secondo me gli piaci. E anche ad Andrew piaci. >>
Ally aveva le guance talmente rosse da sentirle incandescenti, e a Charlotte fece tenerezza. Come aveva fatto ad essere gelosa di una creatura tanto delicata? Era stata un mostro. Scostò un ciuffetto dalla fronte bianca della ragazza, e questo sembrò scuoterla.
<< Oh. >> riuscì solo ad esalare.
Lotte sorrise divertita.
<< E poi – disse scherzando – ti sembra che strofinerei la schiena a chicchessia? >>
Scosse la spugna e fece una linguaccia ad Ally, che sorrise timidamente.
<< Grazie, Charlotte. Grazie. Dopo Ephram, tu sei la persona più gentile che conosca. Grazie … >>
Ma già sull’ultima parola, la sua voce si spezzò in un singhiozzo e chinò il capo di lato, senza riuscire ad arginare le lacrime.
<< Ma … ma … Oh, Ally! >> sospirò Charlotte abbandonando la spugna nella acqua e abbracciandola stretta, nonostante il maglione. Prese ad accarezzarla con delicatezza sul collo e sui capelli umidi.
<< Sc – scusa, L – lotte, t – ti sto bagn – bagnand – oo. N- non ri- esco a smet – tere. S- cusa. >>
<< Non smettere. – mormorò Charlotte – Sfogati. Non c’è alcun bisogno di tenersi sempre tutto dentro … >>
Qualcosa, dentro Ally, sembrava non aspettare altro. Si lasciò stringere e cullare finché l’acqua non si raffreddò inevitabilmente, continuando a singhiozzare disperatamente. Ad un certo punto le sue mani trovarono il maglione di Lotte ed Ally vi si aggrappò come ad un’ ancora di salvezza. Alla fine sentiva brividi che le correvano su tutto il corpo, e Charlotte si sporse a stappare la vasca e a prendere il tubo. Regolò l’acqua con difficoltà, perché Ally continuava a starle aggrappata addosso, e prese a sciacquarla maternamente, lavandole i capelli con uno shampoo al basilico che Ally aveva comprato chissà dove. Si distrasse appena il tempo di chiedersi dove accidenti potessero mai vendere uno shampoo al basilico e riprese a massaggiarle piano il capo. La allontanò solo per il tempo di spogliarsi anche lei e infilarsi nella vasca. Ally sembrava spossata, e si lasciò lavare come una bambina addormentata, solo che i suoi occhi verdi erano bene aperti, spalancati. Ma sembrava non vedessero niente che potesse essere guardato anche con occhi diversi dai suoi. Charlotte dovette stringere i denti per non farsi prendere dal panico. Aiutò la ragazza ad uscire dalla vasca e la avvolse nel suo accappatoio, sistemandole un asciugamano sulla testa.
<< Adesso devi strofinare, Ally. – le impose – Strofina anche se senti di non volerti più muovere, mi sono spiegata? >>
Si diede una ripulita veloce nella vasca, sempre tenendola d’occhio, mentre Ally strofinava a scatti e non riusciva a seguire un ritmo costante. Ma strofinava forte, convinta. I suoi occhi non si staccavano dallo specchio del bagno.
<< Cosa guardi? >> le chiese con finta noncuranza mentre si drappeggiava un telo intorno al corpo.
<< Gli occhi … >> si sentì rispondere con voce soffocata.
Charlotte aggrottò la fronte.
<< Ti darò una crema per il rossore, non ti preoccupare. – mormorò, sentendo un brivido di sollievo correrle sulla schiena – Per così poco … >>
La ragazza tacque e sedette sul pouf quando la più grande ve la trascinò. Lotte tirò fuori la spazzola e l’asciugacapelli da uno stipetto.
Solo che Ally non si riferiva al rossore che dominava nel suo contorno occhi e sul suo naso. Ally aveva gettato un’occhiata distratta allo specchio, e le era sembrato di vedere … Non lei. Allysia. I suoi occhi scintillanti, cangianti.
Aveva strofinato forte per sperare di non stare sognando, ma a che serviva, se lei non sognava più. Aveva strofinato forte e non era più riuscita a distogliere lo sguardo, troppo spaventata di veder sparire quel riflesso. Gli occhi di Allysia sul suo viso strapazzato dal pianto. La prendeva una strana ansia di tornare a guardarsi, e , quando Charlotte la fece sedere, ritrovò anche quegli occhi. Poté notare, quindi, che non erano proprio gli stessi. Ma c’era qualcosa di Allysia nei suoi occhi, un brillio, un’ombra di ciò che Allysia stava per ore ed ore a fissare nello specchio. C’era, dentro di lei.

In me …
Per poco non riprese a singhiozzare. Di gioia. Le labbra le tremarono e quasi non si accorse del pettine con cui Charlotte stava dando un senso alla sua capigliatura.
<< Hai dei bei capelli. – stava dicendo Charlotte, la lingua incastrata un attimo tra i denti mentre tracciava una scriminatura dritta col pettine – C’è stato un periodo in cui me li sarei voluti tingere di nero, sai? Ma non sarebbero mai stati belli come i tuoi. >> commentò, un pizzico d’invidia tutta femminile.
<< Davvero ?>> la voce naturale che scivolò fuori dalle sue labbra era quasi quella di Allysia. Quasi sicura. Di certo non la sua.

Il coro! Realizzò. Era quella la voce che il canto le tirava fuori? La Kildanen poteva essersene accorta prima di lei?
Certo che sì.
La Voce era rimasta silenziosa per tutto il tempo del suo sfogo.

Ricordi che hai ignorato la conversazione tra me e il tuo famiglio, ieri? Ci sono tantissime cose che di recente ti sfuggono.
Charlotte non si era accorta del suo tumulto interiore e stava continuando a parlare.
<< Sì, proprio così. Ma alla fine non ho mai messo mano alla tintura, Boone me l’ha sempre impedito. >>
<< E perché? >> non poté impedirsi di chiedere Ally, sia alla Voce che a Charlotte. Solo una rispose.
<< Non gli piacciono i capelli tinti. E diceva che il mio è un bel colore. >>
Ally contrasse le labbra in un piccolo sorriso. Le faceva male la bocca.
<< E’ vero. E’ un colore così caldo. I tuoi capelli sono bellissimi. >>
Ally sentiva il getto caldo del phon sulla nuca. E le parole della sua bocca dolente, lei non sapeva se appartenessero a lei o ad Allysia. Un unico corpo, la stessa bocca, gli stessi nei, disposti allo stesso modo, quelli che Charlotte aveva visto, prendendosi cura di lei.
Ma Ally non avrebbe mai pronunciato parole tanto schiette e disarmanti. Però era Ally che aveva conosciuto Charlotte.

Ha valore questo?
Certo che ha un valore, bambina. Ma Allysia sei tu. Non ci sono differenze tra la tua anima e la sua. E io lo so, perché albergo in te. Tu sei rimasta la stessa ragazza generosa e forte di un tempo, è solo che non te ne accorgi, concentrata come sei sul dolore. Ed è comprensibile.

La Voce aveva un tono dolcissimo. Era vero, era diventata molto più indipendente dai suoi sussurri, ma aveva conquistato in cambio una maggiore capacità di percepirla. A tratti sembrava quasi … materna …
Ehi, per chi mi hai preso?! Non sono mica come quel tuo gatto! Ringhiò la Voce, imbarazzata.
Ally non riuscì a reprimere un sorriso. E in quel momento mise di nuovo a fuoco il suo riflesso. Charlotte le stava scostando i capelli dagli occhi e li stava spostando all’indietro. Il sorriso che aveva sul viso era Ally in ogni millimetro, e pieno di una fragilità che in Allysia non esisteva.
Sembrava non esistesse – la corresse la Voce – Tutti conservano una parte più delicata nella propria anima, ma Allysia la serbava anche più gelosamente degli altri, perché non gliela ferissero in alcun modo. E sei tu, Ally. E’ te che Allysia custodiva. Tu sei la scheggia più fulgida della sua anima, quanto di più soffice Allysia aveva in sé. E Allysia ti aveva tenuto nascosta, perché sapeva quanto tu fossi preziosa.

Ma cosa dici?!
Il tono sconvolto aveva interrotto la Voce, e il sorriso aveva abbandonato il suo viso pallidissimo.

Ha ragione la Voce, Ally. Il miagolio di Famiglio giunse attraverso la porta, e Charlotte si sporse distrattamente per aprirne uno spiraglio e farlo entrare. Quel suono le posava come una carezza sui capelli, sulla spalla e su un fianco. Allysia è sempre stata consapevole di tenerti dentro di sé. Non sei un’estranea, per lei, sei lei. Abbi fiducia in me, Ally. Sono al tuo fianco fin dal giorno che sei venuta al mondo. E abbi fiducia in te.
Sentito, Ally?
<< Non abbassare la testa, Ally. Ho quasi finito. >> la riprese Charlotte.
<< Scusa! >>
La più grande sorrise.
<< Prego. Stai meglio? >> chiese con cautela.
Ally si fissò di nuovo nello specchio, e sorrise, felice più di quanto non fosse mai stata da quando era solo Ally.
<< Decisamente. Grazie, Charlotte. >> rispose.
<< Che bel sorriso! – si complimentò Lotte ammiccando – Questo è quello che voglio vedere, solo bei sorrisi sul tuo viso. – posò il phon e le tolse il telo di spugna dalle spalle in un gesto teatrale – Et voila, mademoiselle. La signorina è pronta per essere vestita! >>
<< Merci. – rispose automaticamente Ally prima di sgranare gli occhi – Non ci crederai, ma questa frase me l’hanno detta un mucchio di volte. >>
Si scambiarono uno sguardo sorpreso, poi Lotte aggrottò la fronte.
<< Parli anche il francese, quindi. – borbottò – Avevate proprio tanti servitori, eh? >>
<< Non servitori. - puntualizzò. Ally era indecisa su come descrivere le Ninfali. Non erano persone ! – C’era chi si prendeva cura di noi. Non esiste una cosa del genere in questa metà del mondo, e non può essere spiegato facilmente in ogni caso. Pochissime famiglie possono vantare i servigi offerti ai McNamara. >> si morse un labbro, cercando di spiegare senza tradirsi.
<< C’entra qualcosa un rapporto di protezione ricambiato con devozione? >> fece incerta Charlotte.
Ally la guardò sbigottita << E tu come … come … >>
Lotte non era sicura di poter parlare. E se Ephram si fosse arrabbiato?
Annuì: e che diamine, aveva appena  fatto il bagno a quella ragazza, e l’aveva sentita, vista piangere tra le sue braccia! Era così dolce stare ora a parlare con lei, che Charlotte non avrebbe rovinato le cose negandosi. Si strinse nelle spalle e si buttò.
<< Tuo cugino aveva la stessa avversione per gli elettrodomestici che dimostri tu, quando è arrivato qui. Il classico atteggiamento di chi non hai mai dovuto nemmeno mettere su l’acqua per un tea. E’ stato lui a darmi questa definizione. Solo che all’epoca non sapevo che fosse un aristocratico. Accipicchia! >>esclamò, ancora incredula.
<< E’ una spiegazione corretta. – annuì Ally – Non tutti i nobili sono uguali, Charlotte. E’ un grande privilegio, quello che ci viene concesso. I McNamara sono una famiglia potentissima, con domini in tutte le terre del Sud e perfino del Nord … titoli! – corresse precipitosamente, mordendosi la lingua – Volevo dire titoli. E talmente tanti appellativi che basta aggiungere il nome McNamara per annullarli tutti. Io stessa – esitò – A scuola ero Allysia di McNamara, e tanto bastava per presentarmi a tutti i balli … le feste, cioè. E alle cerimonie, e a tutte le porte che il bel mondo può aprirti in terra di Scozia. >>
<< Santo Cielo. Non riesco nemmeno a figurarmela una cosa del genere! – Charlotte cominciava un certo senso d’inferiorità farsi strada perfino nella sua aperta mentalità yankee – Devono trattarvi alla stregua di divinità! Che cosa ci fate voi tra noi comuni mortali? >>
Ally chinò lo sguardo finché Charlotte non riuscì più a vedere il verde delle sue iridi. Si alzò dal pouf.
<< Per Ephram è stata una specie di promozione. – rispose con un tono del tutto diverso da quello usato fino ad allora. Andò a prendere  il vestito nero. – Per me invece è stata una punizione, un modo per allontanarmi da ciò che mi era caro. Sono due cose diverse – il tono era sfumato in tristezza – ma anche mio cugino soffre >>
Sciolse il nodo dell’accappatoio e infilò direttamente il vestito, poi sollevò la gonna per infilare gli slip. Si era nascosta un po’ dietro lo scaffale degli asciugamani, ma del resto Charlotte aveva già avuto una panoramica integrale del suo corpo.
<< Parli dei giorni in cui è triste, vero? Quelli di quando sparisce dalla circolazione. >>
Ally annuì seccamente, guardandola con una maturità negli occhi che la fece apparire bella in modo indecente.
<< Tiene alto il nome dei McNamara. – rispose amaramente, scoccando un’occhiata a Famiglio, immobile e silenzioso - A suo padre non importa della felicità del suo Primogenito, o che a lui non piaccia affatto. Né Ephram oserebbe dire una cosa simile in pubblico, farebbe vergognare suo padre. – il tono, che era diventato irritato e freddo come una folata di vento invernale, si addolcì – E preferisce tacere piuttosto che tornare. E’ felice qui. Non lo avevo mai visto sorridere tanto in una vita intera, è giusto che rimanga qui. Suo padre ha una pessima influenza su di lui, e su tutti noi. – le sfuggì una risata ironica – E ironico, ma lui dice esattamente la stessa cosa di me. Ephram crede che io sia stata portata qui per essere protetta … invece sono qui perché la mia famiglia non aveva più intenzione di darmi la sua protezione. – le lacrime salirono inaspettate a sfiorarle le ciglia, dispettose – Non dirglielo mai, Charlotte. Non è ancora pronto per sentire cose simili, e per me è troppo presto per spiegarglielo. Non dirglielo … >>
Lotte si stava rivestendo in silenzio. Le mancavano solo i jeans, che stringeva in una mano.
<< Tu con me ne stai parlando … >> iniziò incerta.
Ally contrasse un sorriso.
<< E’ straordinariamente facile dirti la verità. Mi piaci molto, ma sei pericolosa per i miei segreti. Spero di potermi fidare di te. >>

Nessuno aveva mai parlato in termini così seri a Charlotte. Mai. Neanche Ephram, neanche Boone. E nessuno tranne suo fratello era mai stato in grado di cogliere la sua capacità di comprendere, attrarre la verità. Inspirò profondamente. Boone aveva ragione, Ally le sarebbe piaciuta molto, se l’avesse accettata.
E l’accettò.
<< Anche tu, Ally. E. – aggiunse – Puoi fidarti di me, non rivelerò le tue confidenze. Ho proprio bisogno di un’amica come te. >> confessò sincera.
Ally si sentì scaldare in un modo che non c’entrava col suo abito di lana. Tutti amavano Allysia e accettavano Ally. Ma non avevano mai avuto bisogno di lei.

Visto, piccola, quanto sei speciale? Mormorò la Voce, sotto il miagolio delicato di Famiglio.
Ally sorrise smagliante e annuì, e quando Charlotte fece lo stesso risero entrambe.
Poi Charlotte finì di vestirsi, e uscirono dal bagno insieme.

 

°°°

 

Andrew ed Ephram si erano incontrati sulla via di ritorno, ed attraversarono il salotto conversando del più e del meno. Davanti alla porta della cucina rimasero impietriti entrambi.
Con l’ampio grembiule a fiori di Lotte sul vestito nero, Ally stava versando un composto dentro l’impasto di quello che aveva l’aria di essere proprio uno degli sformati di Charlotte. Che, da parte sua, sorvegliava le azioni della ragazza con cura materna.
<< Ehi, ma che succede? >> Ephram spostava lo sguardo dall’una all’altra. Le due ragazze si scoccarono un’occhiata complice, ma fu Lotte a rispondere.
<< Ally ha espresso il desiderio di partecipare ai turni per i pasti, ma visto che al momento non sa cucinare, divideremo il mio. Per le pulizie le ho già spiegato quasi tutto. Le prime volte ci divideremo i compiti, poi farà da sé. >>
<< Cosa?! >> esclamò Ephram stralunato.
Ally alzò lo sguardo su di lui e si paralizzò.
<< Per te non va bene … ? >> chiese, improvvisamente incerta.
Il cugino si affrettò a rassicurarla << Oh, no, piccola, va benissimo! Se vuoi farlo davvero … >>
La vide illuminarsi e annuire << Sì! Sì, davvero. M i fa piacere. >>
Ephram si lasciò sfuggire un sorriso pieno di speranza. Non voleva altro che sua cugina tornasse se stessa.
<< Bene. >>
Sembrava che il pensiero di rimandarla in Scozia l’avesse del tutto abbandonato, e se ne sorprese lui stesso. Ally si era ambientata, e si era affezionata a lui, e ora voleva aiutarlo, e prendere parte alla sua vita, per quanto disgraziata fosse. Forse avrebbe accettato ciò che il suo cuore provava per Charlotte senza condannarlo troppo duramente. Sembrava che tra le due si fosse instaurato un certo equilibrio. La speranza lo infiammava.
<< Andate a mettervi qualcosa di comodo. E chiamate Boone. >>
Charlotte li scacciò con un gesto.
Ephram obbedì con un sorriso, mentre Andrew si attardò un attimo.
<< Voi due … non me la raccontate giusta, sappiatelo! >> esclamò, quando Ephram non fu più a portata d’orecchio.
Ally gli scoccò uno sguardo sorpreso e fissò Lotte in cerca di rassicurazioni. Le giunsero sotto forma di una strizzata d’occhio.
Andrew guardò Lotte a sua volta, chiedendosi se avrebbe detto ad Ally della sua storia con Ephram, prima o poi. Non ce la vedeva a tradire un segreto, ma nemmeno a mentire ad Ally.
Entrò in cucina, tirò una manica di Ally che minacciava di crollare da un momento all’altro e, quando la ragazza alzò il viso per guardarlo, le sorrise.
<< Ricordati che non devi dimostrare nulla a nessuno, va bene? >>
Aveva avvicinato il viso al suo ed Ally arrossì.

Troppo vicino! Strillò la Voce,  oltraggiata, facendo sobbalzare Famiglio il quale, sotto al tavolo, agitato anche dal turbamento di Ally, piantò gli artigli a fondo nella gamba del ragazzo.
<< AHI! – gridò il proprietario della gamba offesa, tirando indietro l’arto e trovandoci ancora Famiglio attaccato – Ehi, tu! Ma che ti è preso! >> ululò.
Famiglio cercava freneticamente di sfilare via gli artigli dai jeans pesanti di Andrew.
Charlotte si rannicchiò per aiutarlo, ghignando senza preoccuparsi di nasconderlo, mentre Ally  guardava ansiosa il gatto senza preoccuparsi di Andrew, ma impossibilitata a prenderlo in braccio, per via delle mani ancora immerse nell’impasto.
Charlotte sembrò comprendere al volo l’agitazione di Ally, e prese Famiglio in braccio per avvicinarlo a lei. Famiglio si fissava gli artigli, l’immagine dello sconvolgimento felino.

Mi dispiace! Miagolò.  Mi sono agitato e poi quella maledetta cosa ha strillato anche nella mia testa … Come ha fatto?
Ben ti sta, felide!
ringhiò la Voce, l’autocompiacimento che trasudava da ogni sillaba scandita.
Non lo so ! Taci, Voce! Non è il momento di scherzare!
<< Andrew, scusa … - si ricordò di lui, mortificata quanto il gatto – E’ stata colpa mia … >>
Charlotte la fissò, attraversata da un insieme di sensazioni stranissime.
Innanzitutto Famiglio, seppure sotto al tavolo e vicino ad Ally, non era stato toccato da nessuno. Inoltre Ally era veramente convinta che la colpa fosse sua.

Qualcosa le diceva che c’era del vero nelle parole di Ally, ma non era affatto logico. Una cosa impossibile.
Non aveva mai percepito tante sfaccettature tutte assieme. Fu distratta da Andrew che le prese il gatto di mano e lo abbracciò delicatamente.
<< Piccolino, cosa c’è? Non ti sono più simpatico? >> gli chiese, sinceramente deluso.
<< Cos’è successo? >> Boone ed Ephram varcarono la soglia della cucina assieme.
<< Cosa ci fa il gatto in cucina? >> chiese Ephram severamente.
<< Si è spaventato e ha infilzato Andrew. >> spiegò Charlotte mentre la voce le sfumava in un tono assolutamente divertito. Era contenta che Andrew non si fosse arrabbiato.
<< Che cosa gli hai fatto? >> chiese subito Boone, avvicinandosi per controllare il gatto, studiandogli le zampette delicate – Non l’avrai pestato? >>
<< No! – s’interruppe – La coda non c’era già da prima, no? >>

Guarda come lo coccolano!  Protestò stizzita la Voce.
Ally scosse la testa. Invidiosa, Voce.
Era imbarazzata.
<< No, davvero, Andrew non ha nessuna responsabilità. Era solo … troppo vicino …>>
I due ragazzi si guardarono e poi guardarono lei, interrogativo il biondo e sospettoso il moro.
Ephram si affrettò a toglierla d’impaccio.
<< L’importante è che Famiglio si sia calmato. Datelo a me, lo porto da Coon e dal randagio. Non mi va che resti in cucina. >>

Nooooo!  protestò Famiglio.
Ben ti sta! Lo rimbeccò la Voce, malignamente.
<< Basta! - esclamò Ally. Tutti la guardarono, e aveva gli occhi un po’ sgranati – Se qualcuno lo tiene in braccio va bene. Giusto, Ephram? Per favore – mormorò scoccando un’occhiata al cugino – Sto già fuori tutto il giorno. Non voglio allontanarmi da lui per niente al mondo. >>
<< Lo tengo io. – si propose Boone immediatamente, senza riflettere – Tu va a cambiarti. >> ordinò ad Andrew prendendoglielo quando accennò a una protesta. Si voltò a guardare Ally. Aveva un’espressione corrucciata, ma sembrava cercare di dominarla. Gli sembrava chiaro: Ally avrebbe preferito che fosse Andrew a tenere il suo gatto. Si sentiva invadere da una cocente delusione. Ma era chiaro che lei preferisse Andrew. Andrew piaceva sempre di gran lunga più di lui.
Ma l’espressione di Ally divenne grata.
<< Oh, Boone, grazie. >> cominciò con tono sincero, salvo interrompersi di colpo.
<< Che c’è, Ally? >> Ephram assunse un tono improvvisamente allarmato. E se l’agitarsi di Famiglio fosse stato connesso al suo legame con Ally? Fu lui quello che si avvicinò maggiormente alla verità. La ragazza scuoteva il capo, mentre Famiglio arruffò di colpo il pelo.

Basta Voce, per favore! Mi stai facendo male!
La Voce stava rimbrottando Famiglio duramente. S’interruppe quando il dolore di Ally si riflesse su di lei, annichilendola.

Oh, per tutti i Maghi! – esclamò, improvvisamente conscia di ciò che stava combinando – scusa! non avevo mai, mai provato un tale desiderio di essere …
Al posto mio? – Famiglio fu stranamente comprensivo, in un modo che ad Ally sfuggiva.
Sì …
Il gatto si calmò istantaneamente, e anche la ragazza si rilassò.
<< Sto … sto bene. Ho avuto un capogiro. >> mentiva, e Charlotte se ne accorse.
<< Vuoi riposarti? Per favore, Ally, non ti stancare. >> fece il cugino, assolutamente preoccupato.
<< No, sto bene, ti dico. Voglio finire qui. Boone, siediti, per favore! Qui, vicino. >> rispose con aria stanca.
Tanto valeva cercare di accontentare anche la Voce. Che era commossa dalla loro comprensione.
Boone obbedì docilmente, con sorpresa di tutti, e Charlotte si lavò le mani per aiutare la sua apprendista cuoca, colpita dall’espressione ansiosa di Ephram.
Si schiarì la voce.
<< Ora devi chiudere … okay … no, aspetta, deve combaciare con l’altro foglio dell’impasto. Sì, brava. – le sorrise – E’ fatta! >>
La ragazza annuì e scostò un ciuffo dalla fronte sfregandolo via con un braccio. Rivolse un sorriso a Boone e Boone lo ricambiò senza quasi rendersene conto. Non si era mai sentito così spinto verso quella ragazza, attratto come nell’orbita di una stella.
Quando infine Ally infornò la pirofila con lo sformato e si lavò le mani, Charlotte li scacciò allegramente dalla cucina, sfilando con destrezza il grembiule alla ragazza mentre li spingeva in direzione del salotto.
Si accomodarono sul divano, mentre Ephram veniva trattenuto per apparecchiare la tavola, e Boone le cedette Famiglio, che si sporse verso il viso della ragazza, guardandola con assoluta adorazione. Ally lo abbracciò con affetto.
<< Tutto bene? >> le chiese Boone con gentilezza.
Ally annuì. << Sì, grazie. Sei stato gentile ad aspettare di là. >>
<< Non mi è dispiaciuto affatto. – rispose sincero – Sono contento che tu … ecco … che tu vada d’accordo con mia sorella. >>
Ally lo guardò prima di tornare con gli occhi al suo gatto.
<< E’ così … dolce. E trascinante. Lei … mi ricorda, in un qualche modo, ricorda molto … - Me, avrebbe voluto dire. Scosse il capo – Sto bene con lei. – aggrottò leggermente le sopracciglia – Ha delle idee assurde, ma finiscono  sempre col funzionare, chissà come. >>
<< Ah, non ti puoi neanche immaginare quante ne pensi. Lotte sarebbe in grado di sconvolgere la vita a chiunque. – le sorrise – Mi fa piacere, Ally, davvero. – le sorrise – Ti vedo più serena. >> E più bella, avrebbe voluto aggiungere. Si vergognò di sé: faceva mille ramanzine al giorno ad Andrew che Ally era ancora una bambina, e lui invece la studiava, guardava senza poterselo vietare il bel viso ancora arrossato dallo sforzo, la maniera in cui quell’abito così particolare lasciava scoperto il collo e l’attaccatura della clavicola.
<< E’ stata una bella giornata. – concesse Ally con un sorriso, guardandolo negli occhi – Ho scoperto che ci sono persone che credono in me. Questo mi fa sentire un certo calore, nel petto. Non pensavo – si portò una mano al cuore – Che sarebbe successo di nuovo. >>
Famiglio si rannicchiò di più contro di lei, che lo baciò sulla testolina tonda.
Boone era rimasto affascinato da quelle movenze. E dalla maniera in cui gli occhi socchiusi lasciavano intravedere un bagliore irresistibile. Si sporse verso di lei.
<< Ehi, siete qui! – Andrew si sporse sul divano e rise – Meno male che Lotte era distratta, altrimenti avrebbe messo a sgobbare anche me ! >>
Ally alzò gli occhi verso di lui e gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
 << Che scansafatiche! >>
Boone si adombrò. Andrew scherzava e rideva, e questo senza dubbio ad Ally piaceva molto. Andrew si era seduto accanto a lei dal lato opposto rispetto a Boone ed accarezzava Famiglio.
<< Preferisco stare qui con te, Ally, cosa vuoi farci? >>

Vuoi un altro graffio? Lo provocò la Voce. Ally scosse il capo, un sorrisino sulle labbra color ciliegia.
<< Allora perché non mi dai una mano con chimica, più tardi o domani? Mi servirebbe proprio. >> sospirò.
<< Tutto quello che vuoi. >> le concesse, suadente.
Boone si alzò, attirando i loro sguardi. Incrociò gli occhi di Andrew per un secondo, poi raggiunse Coon e il trovatello sul tappeto. Non c’era posto per lui su quel divano.
Andrew continuò a seguirlo con lo sguardo e contrasse le sopracciglia. Si sentiva un po’ in colpa nei confronti di quel suo amico tanto ombroso. Poi tornò a guardare il viso sorridente di Ally. Anche lei stava guardando Boone con una certa luce negli occhi.

Qui sta succedendo qualcosa … Ghignò tra sé. Vediamo se posso accelerare un po’ gli eventi … Circondò le spalle di Ally con un braccio, con un movimento disinvolto, e accentuò il sorriso quando Boone, nel voltarsi, sobbalzò e tacque, visibilmente a fatica.
Vedi un po’ che ti combino, caro il mio bacchettone …! Ridacchiò tra sé, e abbassò la voce tenendosi molto vicino ad Ally quando le chiese quali fossero le nozioni di chimica che non aveva chiare.

 

°°°

 

In cucina, Ephram stava facendo di tutto. Be’, tutto tranne apparecchiare la tavola. Aveva tirato su Charlotte contro il muro e la stava baciando con genuino entusiasmo.
<< Ehi … Ephram … Ephram, asp … mmh … se entra … tua cugina? >> gli chiese Charlotte col fiato corto, tra un bacio e l’altro.
<< Credevo non glielo volessi tenere nascosto. >> rigirò la frittata Ephram con un sorriso pieno di desiderio. Le morse delicatamente il mento.
Charlotte aveva lo stomaco pieno di farfalle.
<< Non glielo voglio nascondere. Ma credevo che tu lo volessi. Per proteggerla. >> gli rispose seria, sottraendosi a fatica da quell’assalto delicatissimo e terribilmente dolce. Non riusciva a capire perché Ephram avesse cambiato idea. E questo le importava moltissimo.
Quelle parole lo fecero immediatamente rabbuiare. Ephram guardò le labbra carnose e un po’ gonfie della ragazza che amava, dolci e succose come frutta tropicale. Inspirò profondamente e la lasciò andare, staccandosi da lei.
<< Quando migliorerà – disse serissimo, il tono accorato che le fece mancare un battito – Io vorrei dirglielo. Sta così bene con te! Vorrei che stesse bene. Correrei il rischio … >>
E s’interruppe di colpo, mentre un piccolo frammento del suo cuore si crepava, perché il rischio era troppo, troppo alto, e Charlotte troppo indifesa. E lui, davvero, avrebbe voluto che Ally stesse bene, e avrebbe voluto che Ally capisse, e avrebbe voluto tantissime cose tutte impossibili, perché Charlotte non era come lui e non meritava una vita in clandestinità, né di sentirsi dire bugie su bugie.
Ally era una strega di Sangue Puro. Una McNamara, per giunta.
Charlotte era una Normale, che di lui non sapeva nulla. Non delle cose importanti, almeno. Non delle cose … che avrebbero potuto influire sulla loro storia. Perché Charlotte sapeva quali fossero il suo colore e il suo tipo di cioccolata preferiti, i suoi gusti musicali, le idee filosofiche e … e anche come piegava i vestiti, come sospirava ai suoi baci e sapeva tutto, ma lui sapeva che non era sufficiente, non quando c’era così tanto a dividerli.
 La verità era che, se Ally si fosse davvero ripresa, lui avrebbe solo dovuto combattere contro un nemico in più.
Guardò Lotte, la sua così fragile Lotte, con occhi pieni di dolore.
<< Non importa, Lotte – biascicò – Dimentica tutto. >>
Le diede le spalle e prese a ordinare i recipienti e gli utensili che erano ancora sul tavolo, che le ragazze avevano usato per lo sformato, impilandoli in un contenitore più grande per toglierli dal tavolo.
<< McNamara! – esclamò Charlotte alle sue spalle, sbigottita e arrabbiata – Voltati, su. Finirai con l’inciampare in quel muso lungo, lo vedo da qui. >> sbuffò, tenendosi stretta la frustrazione sessuale, dato che non era il momento. Quanto è problematico questo ragazzo! Alzò gli occhi al cielo, quando lo vide fare una specie di piroetta su se stesso. Gli tolse di mano il vassoio e lo appoggiò con decisione sul ripiano della cucina. Poi appoggiò le mani sui fianchi, prendendo, senza volere, la stessa posizione di sua madre quando stava per farle una ramanzina. Ephram non riusciva a reggere il suo sguardo.
<< Dimmi cosa c’è, su, muso lungo. >> lo incoraggiò con dolcezza.
Il ragazzo le prese le mani tra le sue e le portò al viso, per baciargliele.

Ehi! Questa si chiama ‘distrazione’! sibilò una vocina ironica dentro Charlotte, ma il resto di lei era tutto soggiogato sotto l’incredibile romanticismo del gesto.
La sentiva tremare appena sotto le sue labbra.
<< Non ti farei mai soffrire, mai. Sei la cosa più preziosa che ho. Piuttosto che perderti … io mi ammazzo, ecco. L’ho detto. >>
La vena ironica di Charlotte prevalse e le fece alzare le sopracciglia  con un’aria vagamente incredula.
<< Io non ti voglio lasciare. Pensi che ti lascerei se tua Cugina sapesse di noi? >>
A quelle parole le scattò un piccolo ‘clack’ nella testa, come un ingranaggio che si inceppa e lotta  per mettersi a posto e continuare a girare nella giusta direzione. Incontrò gli occhi colpevoli di Ephram.
<< Tu! – sibilò, cercando di ritrarre le mani, ma a quel punto fu Ephram a stringergliele per trattenerla – Il problema non è se Ally lo sa, vero? Il problema sono io! Tu ti vergogni di me! – tirò le mani con più violenza, e riuscì a liberarle e a stringerle a pugno – Nobile Ephram – sibilò con scherno – Questa yankee non è abbastanza per te, giusto? >>
<< Non per me! – sussurrò concitato Ephram – Per me tu sarai sempre molto più che abbastanza, per me tu sei tutto e più di tutto! >>
La prese per i gomiti e le piantò in viso gli occhi più sinceri e più tormentati che lei avesse mai visto. Ma non usò il suo Potere su di lei, perché, se lei lo avesse lasciato, sarebbe stata molto più al sicuro che con lui. Avrebbe sofferto, certamente, ma era meglio che le si spezzasse il cuore piuttosto che la testa, di quello Ephram era più che convinto.
<< Tu diventerai capofamiglia e tornerai in Scozia … >> sussurrò Charlotte, e gli occhi le si riempirono, con sua vergogna, di lacrime.
Ephram chiuse gli occhi << Se potessi, resterei qui con te per sempre, Charlotte. Ma non potrò restare in eterno. Se qualcuno dei miei parenti lo sapesse … sarebbe pericoloso. >> tremò a quella prospettiva, e lasciò che lei lo sentisse e si spaventasse a sua volta.
<< Cosa potrebbero farti, Ephram! Diseredarti? Finiscila, non siamo certo Romeo e Giulietta! >> gli rinfacciò Charlotte, caustica.
Ephram sbiancò.
<< Be’, forse. – disse con voce sorpresa, perché a quello non aveva proprio pensato. Si morse le labbra – Charlotte, a dire il vero non credo. Sono troppo importante. Mi punirebbero, mi richiamerebbero in Scozia e non potrei rifiutare di partire. Mi impedirebbero di tornare qui con ogni mezzo! E se anche mi diseredassero, mi toglierebbero il Casato e tutto il mio potere, le mie responsabilità ricadrebbero sulle spalle di mia sorella! Ha solo otto anni, Charlotte! E in più non continuerebbe il nome McNamara e questo segnerebbe la sua intera vita, e io non posso permetterlo. Suze non se lo merita. Per la miseria, non se lo meriterebbe nessuno! – esclamò – Se arrivassero a sapere quanto mi sono compromesso con te … potrebbero anche arrivare a farti del male. Io … ho delle responsabilità precise, verso mio Padre, verso la mia Famiglia  e verso il mio Casato. E devo proteggerti, perché ti amo. Non oso immaginare che razza di pericoli correresti … >>
<< Sei un cretino! – Charlotte sfruttò la sua vicinanza per tirargli un pugno sul petto – Che cosa vuol dire tutta questa storia! Non me ne hai mai parlato! >>
<< Perché solo saperlo è già un rischio per te! >>
Charlotte era a dir poco sbigottita. E riusciva finalmente a capire perché Ephram fosse stato così refrattario a far diventare le cose tra loro più intime, all’inizio. Solo che capirlo non arginava la rabbia.
<< Ti ammazzerei, Ephram! – picchiò un altro colpo contro il suo petto – Perché non mi hai mai detto nulla, avremmo risolto questa cosa insieme! >>
<< Come faccio a spiegarti che non si può risolvere? – Ephram sfoderò un tono esasperato che gli fruttò un altro pugno sul petto – Ehi, mi stai facendo male! >>
<< Sì, perché sei lo scemo più complessato del mondo! Cosa pensi, che io ora ti voglia lasciare? A me non interessa niente della tua famiglia, né i titoli né l’approvazione, mettitelo bene in testa! >> replicò caparbiamente.
Il litigio stava degenerando da un tono drammatico ad uno arrabbiato senza che se ne accorgessero, ed Ephram strinse le labbra.
<< E cosa avrei dovuto dirti? “Charlotte ti amo dal primo momento che ti ho vista, ma non posso essere tuo perché la mia famiglia non consentirebbe un matrimonio”? Io lo so che ti voglio sposare! E che vorrei che i miei figli avessero il tuo viso, il tuo taglio d’occhi e della bocca! Ma guardati, Charlotte! – esclamò – Tu sei … >>
<< Cosa? >> lo sfidò. Si trattenne dal colpirlo di nuovo, sicura che lui gliene avrebbe dato motivo a breve.
Invece lui si addolcì.
<< Sei dolce. E spontanea, e generosa. Sei onesta e sei così libera … La vita con me ti annienterebbe, questa è la verità. >>
<< Anche tu sei libero, Ephram! >>
<< Qui. – rispose il ragazzo – Qui dove posso stare con te. Però un giorno io dovrò tornare. Presto. E non potrò portarti con me. >>
Charlotte sentì la sua voce incrinarsi prima che lui abbassasse la testa e smettesse di trattenerla. Rimase immobile, ora che avrebbe potuto colpirlo liberamente. Rimase ferma, in silenzio, perché c’era una verità ineluttabile nelle parole di Ephram e questo lei non l’aveva messo in conto. Lei che si era sempre pensata come una ragazza aperta e libera dalle convenzioni, lei che si era divertita e qualche volta aveva tenuto il piede in due scarpe, che aveva gestito le sue relazioni con allegria, con sportività ed era in buoni rapporti con tutti i suoi ex fidanzati, e che si era ripromessa di condurre quella storia nella stessa maniera spensierata … lei sentiva che perdere Ephram avrebbe significato morire.
<< Sei solo uno stupido! – singhiozzò – se ti sei innamorato di me da subito e già sapevi che ci saremmo lasciati, perché hai perso tanto tempo? Perché non sei stato con me da subito, perché non mi hai dato più tempo?! >>
<< Cosa? – Ephram la guardava straziato dalle sue lacrime – Charlotte, non piangere! Se vuoi lasciarmi … ti prego, ti imploro, fallo. Se vuoi smettere adesso, io ti starò lontano.
>> 
<< Cretino! – gli strillò, e questa volta lo strillo era piuttosto sonoro – Finiscila di dire queste cose! Sei solo un idiota scozzese! – si morse forte un indice per smettere di urlare e gli sibilò – Io ti resterò accanto comunque, sono innamorata di te! >>
Ephram chiuse gli occhi, sentendo un calore morbido avvolgergli lo stomaco << Tu non pensi proprio mai alle conseguenze, vero? >> mormorò.
<< Per quello basti tu, zuccone. – gli allungò un pugno sulla spalla, ma mollemente, stavolta, mentre con l’altra mano si asciugava il viso dalle lacrime – Io non ti lascerò mai, mai e poi mai! >>
<< Non vorrei disturbarvi, colombi, mentre vi dichiarate eterno amore. – la voce di Andrew li fece sobbalzare – Ma vi pregherei di tenere bassi i toni, se non volete farvi scoprire. Di là c’è ancora Ally e ho dovuto dirle che venivo io a vedere perché stavate urlando. >> mentì.
L’ultima parola coincise con il trillo del forno, segno che lo sformato era cotto.
Charlotte andò a spegnerlo prima che bruciasse, senza dire neanche una parola. Ephram riprese a togliere le cose dal tavolo e si affrettò ad apparecchiare la tavola.
Andrew annuì e tornò in salotto, per avvertire che era ora di cena. Fortuna che aveva chiuso la porta del salotto appena aveva sentito le loro voci. Ed era rimasto ad origliare, a quel punto. Scosse il capo. E i due colombi non si erano accorti proprio di nulla.

Questa storia non mi convince affatto, pensò.

 

°°°

 

Ally guardò lo sformato, concentrata nel tagliarlo e darne una porzione ad ognuno, come Charlotte le aveva detto. Quando estrasse la prima fetta dalla pirofila adagiata sul tagliere di legno, studiò con attenzione gli strati d’impasto. Aveva un bell’aspetto.
Servì Boone per primo e se stessa per ultima, e sorrise quando tutti iniziarono a mangiare senza esitazioni.
<< Ehi, è buono! – esclamò Andrew, sventolando la forchetta come una bandiera – Brava, Ally! >>
Boone annuì << Vero. E’ buonissimo, meglio di quelli di mia sorella. >>  scherzò, ma Charlotte non raccolse.
Ally si voltò verso l’interessata, curiosa di sentire soprattutto i suoi commenti. La trovò assorta e si oscurò.
<< A voi non piace? >> chiese, aggiungendo anche Ephram che era ancora più scuro in volto.
Suo cugino sobbalzò come se qualcuno l’avesse scalciato sotto il tavolo. La guardò in tralice ed esclamò << Scusa, puoi ripetere? >>
Ally aveva le labbra contratte per la delusione:<< La cena – ripeté, la voce più spenta – Non piace né a te né a Charlotte. >>
<< Ma quando mai! – intervenne l’interpellata – E’ buonissimo! >>
Sembrava arrabbiata. Che se la fosse presa per il commento del fratello?
<< E’ vero. – confermò Ephram cadendo dalle nuvole – Sei stata brava, ma del resto hai avuto una buona guida … >>
Charlotte gli scoccò un’occhiataccia tale da farlo ammutolire di colpo. Poi Charlotte si girò per regalarle un sorriso, sincero quanto bastava perché Ally non ci rimanesse ancora più male << Sei stata brava. – aveva una voce poco vivace, assolutamente non da lei, e sorrideva un po’ troppo quietamente – La prossima volta lo farai da sola, va bene? >>
<< Certo. – Ally si affrettò ad annuire. Cos’aveva Charlotte? – Io … volevo dirti grazie. Per oggi. Cioè, anche per … prima, sai. >>
Lotte allargò il sorriso, che finalmente le raggiunse gli occhi << Non c’è niente di cui tu debba ringraziarmi. E mi ha fatto piacere insegnarti, oggi. >>
<< Ally, ma tu non mangi? – intervenne Andrew – Non ti fai una buona pubblicità. >>
<< Giusto – convenne Ephram – Cena con calma, cuginetta! >>
<< E’ una splendida serata, se tutti mi danno ragione. >> sospirò appagato Andrew.
Tutti risero, perfino Boone, anche se non poté trattenersi dallo scrollare il capo. Scoccò un’occhiata inquisitoria alla sorella minore, decisamente sotto tono. Lei ed Ephram evitavano di guardarsi, però si lanciavano occhiate quando erano sicuri che l’altro non li stesse osservando. Guai in paradiso?
Spostò nuovamente l’attenzione su Ally, che in quel momento annuì soddisfatta. Sospirò e sentì una gomitata provenire da Andrew.
<< Pace? >> gli sussurrò.
Per un attimo rischiò che il boccone che stava masticando gli andasse di traverso. Era lui che avrebbe dovuto scusarsi. Scosse la testa e si sporse verso il biondo.
<< Solo se dopo facciamo un giro in moto. >>
Andrew gli rivolse un gran sorriso. Era una cosa che succedeva raramente, perché Boone declinava  quasi tutti gli inviti di Andrew a rilassarsi un po’ . Boone gli sorrise di rimando. Quant’era contento di essere un uomo. Per loro le cose erano più facili: niente abbracci sentiti, niente parole di scuse complicate, niente discorsi a cuore aperto. Si rilassò sulla sedia e sorrise tra sé.
<< Ally, domani ti va di andare per negozi? Dobbiamo comprare incensi e candele … >> stava dicendo Ephram.
La ragazza stava mangiando, per cui pulì la bocca con un tovagliolo prima di rispondere affermativamente.
Charlotte prese nota del gesto. Era così elegante, Ally! Così beneducata, e delicata come il profumo di un fiore. Abbassò il capo. Per quanto io possa sforzarmi, non riuscirò mai ad essere così. Mi chiedo perché ci provo. Non c’è proprio speranza …
<< Così quando torni studiamo chimica. >> aggiunse Andrew.
<< Dovrà buttarti giù dal letto. – convenne Boone, sapendo quanto i due cugini fossero mattinieri – Te ne rendi conto, vero? >>
<< Certo! – esclamò felice Andrew, annuendo e ammiccando ad Ally, che arrossì – Mi sveglierai con un bacio, mia principessa? E la colazione a lett –offf! Ahia, Ephram! - sussultò, tirando indietro la sedia – Ma che avete con questa gamba, stasera! >> prese a massaggiarsi la stessa gamba che Famiglio aveva artigliato.
Ally e Boone scoppiarono a ridere, mentre Ephram sibilava.
<< Voi due studiate in salotto! E se per quando torno non sei ancora fuori dal letto, vengo a svegliarti a suon di legnate, chiaro? >>
Boone nascose il suo ghigno dietro un bicchiere, ma Charlotte se ne accorse.
<< Perché non fai dormire Ally un po’ di più? Per una volta che non ha la scuola, sarebbe meglio se si riposasse, no? >> chiese in tono vagamente nervoso.
Ephram la guardò a bocca aperta. Mi parla?
<< F- forse hai ragione. – deglutì un groppo doloroso in gola – Meglio se ti riposi, Ally. Ti sveglio io. >>
Ally era dubbiosa << Come vuoi … >>
Andrew nascose una risatina dietro un colpo di tosse e Boone si ritrovò a bere un lungo sorso d’acqua per non dover intervenire.
Famiglio, che era seduto su un cuscino che gli aveva sistemato ai piedi della sua sedia, miagolò.
Ally gli sorrise.

Vuoi restare di più a letto?
Se vuoi tu. Potremmo giocare.

E tu, Voce?
E’ meglio se riposiamo.
– rispose dopo un po’, seriamente.
Ally corrugò le sopracciglia. E incrociò gli occhi grigi di Boone.
Il ragazzo era curiosamente attratto da quello sguardo vivo. Si pentì di aver proposto ad Andrew di uscire: voleva, improvvisamente, mandare tutto a monte per restare a casa con Ally.

Possibile che tu debba vivere ogni scelta come un sacrificio? Si rimproverò irritato. Era giusto stare con Andrew quella sera. E poi, nonostante tutte le loro divergenze, si divertiva con lui, e almeno Andrew riusciva a non fargli prendere tutto così seriamente. Fino ad un attimo prima, non aveva affatto pensato di voler restare a casa. Poi un fruscio lo aveva fatto voltare e aveva trovato quegli occhi verdi ad accoglierlo come pozzi infiniti.
E’ solo una bambina – ricordò a se stesso – Hai quanto, sette anni, più di lei? Cosa ti passa per la testa! – studiò quel viso bianco e delicato, e quella bocca dolce – Così indifesa …
Sospirò pesantemente e distolse lo sguardo. Ally aveva mantenuto il suo, invece.

Boone sembra turbato. Stasera è agitato, combattuto … Chissà che cosa prende a tutti quanti.
La Voce assentì vagamente, felice che Ally assecondasse il suo desiderio di tenergli gli occhi addosso.

Sai, Ally – disse dopo un po’ – Sei davvero troppo buona.
Ally stava addentando una mela. Masticò lentamente.

Cosa vuoi dire?
Io lo so.
– esclamò Famiglio – Hai dimenticato cos’è successo prima di cena?
Ah, quello. Ma non era nulla! Sono convinta che tu non lo abbia fatto per cattiveria, Voce.
La Voce tacque, mentre Ally si alzava.
<< Bene, ragazzi. Io sono un po’ stanca. – osservò in tono distratto – Preferirei andare a dormire. >>
Ephram rimase interdetto << Non vuoi il dolce? E’ una torta biscotto, l’ho presa alla cioccolateria tornando a casa … >>
Ma lei scosse la testa << Magari domani, se me ne lasciate una fetta. Buona notte, ragazzi. >>
<< Ciao, piccola. Dormi bene. >> le raccomandò Charlotte allungando una mano verso di lei.
Ally si avvicinò e la abbracciò << Grazie, Lotte! A te devo dei ringraziamenti speciali! >>
<< Ehi! – protestò Andrew – Anch’io voglio l’abbraccio della buonanotte! >>
Fu colpito contemporaneamente da un calcio di Ephram e da uno scalpellotto di Boone.
<< Oooh, ahia, accidenti! >>
Charlotte non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata acuta, mentre Ally arrossiva.
<< Sei proprio incorreggibile, Andrew! – osservò imbarazzata – Scommetto che esci anche stasera. >>
<< Stasera ancora di più! – la voce veniva quasi da sotto il tavolo, perché Andrew si era abbassato per massaggiare la gamba con una mano, mentre l’altra era andata alla nuca, e per un attimo sembrò che il suo gomito parlasse per lui. Infine si risollevò – Esco con il bacchettone! Un evento da ricordare. >>
Tutti si girarono verso Boone, che stava cercando di fare il finto tonto.
Ally era più che sorpresa, ma annuì in fretta e si mosse con più velocità di quanto fosse necessaria per infilare la porta.
<< Divertitevi. >> disse solo, uscendo e salendo velocemente le scale, con Famiglio alle calcagna.

Che novità sono queste? Stava chiedendo incredula la Voce.
Ally accese la luce di camera sua e chiuse a chiave.
<< E chi se lo aspettava, da Boone! >> esclamò scalciando via le babbucce e allentando il vestito, mentre Famiglio saliva calmo sul letto.

C’è stato un solo giorno, da quando siamo in questa casa, in cui qualcosa non ci ha sorpreso? Chiese allegro.

 

°°°

 

Al piano di sotto, l’attenzione si era spostata sull’uscita affrettata di Ally.
<< Credo che qualcuno debba parlarle. Sembrava piuttosto disorientata >>
<< E’ compito mio. >> Ephram si alzò, cupo.
<< No. – lo interruppe Boone – Salgo io a parlare. In fondo, è per me. >> si alzò ed uscì dalla stanza talmente in fretta che non lasciò a nessuno il tempo di replicare.

 

°°°

 

Boone si sentiva straordinariamente agitato, dietro quella porta. Con l’impulso di entrare senza bussare, prendere Ally per le spalle e scrollarla. E guardarla in quegli occhi verdi come oceani.
Idiota! Si strillò mentalmente sardonico. Ma pensa tu … !
Scrollò il capo e batté due volte le nocche contro il legno.
Ally, da dentro, sobbalzò. Non aveva ancora sfilato il vestito e si stava guardando allo specchio, spiando il luccichio stupefacente che ancora le danzava nello sguardo. A volte rispondeva a Famiglio a voce alta, meravigliandosi della quantità di sfumature che aveva conquistato la sua voce.
<< Chi è? >> si affrettò a chiedere, posando al suo posto lo specchio.
<< Sono Boone! >> si sentì rispondere.

Oh, per tutte le stelle del firmamento! Trillò la Voce, facendo sobbalzare lei e Famiglio.
Ally si affrettò ad aprire, mentre rifletteva sulla sfumatura estremamente femminile che aveva colto nell’esclamazione. Anche il suo udito era più percettivo?
Uscì sul pianerottolo.
<< Cosa succede? >> cercò di darsi un tono. Aveva ancora il vestito allentato, ed era a piedi nudi.
Boone la guardò sgomento << Sembri … - bella, avrebbe voluto dire. – un po’ stravolta. C’è qualcosa che non va? >>
Ally trovò la sua voce molto profonda, ora che erano da soli e non era più distratta da tutti gli altri elementi. Profonda, ma non cavernosa. Gli sorrise, un sorriso nuovo, meno insicuro.
<< Non lo so. – rispose sincera – Sto cercando di capirlo. Credo di avere qualche problema a definire i dettagli della questione. >> ammise.
Boone era perplesso. << Parli del fatto che stasera esco con Andrew?>>

 

°°°

 

<< Hai visto? E’ andato subito al sodo! Mi devi dieci dollari! Uah! – esultò Charlotte a bassa voce – Un deca! >> Lei ed Andrew si erano nascosti ai piedi delle scale, per origliare, appena Boone era sparito al piano di sopra.
<< Non vuol dire niente! >> la contraddisse niente, sempre bisbigliando.
<< Piantatela di origliare! – sibilò Ephram, stizzito – Non … non è corretto! >>
I due gli lanciarono la stessa occhiata intimidatoria, facendolo allontanare da loro. Immusonito, si rifugiò in salotto, e guardò Coon attorcigliarsi protettivo intorno al randagio.

Ho sentito tutto, prima. Lo informò il gatto.
Non avevo dubbi. Ribatté velenoso Ephram.  Spero solo che Ally non dica niente di troppo, o mi toccherà Confonderli tutti quanti.
Dillo, che ti piacerebbe che una certa persona dimenticasse le tue infelici uscite di questa sera.
Ephram si guardò in grembo.

No. Io … E’ meglio se mi odia, se non vuole più stare con me. Se solo potessi proteggerla, sarei comunque felice.
Tu non la vuoi proteggere, la vuoi amare.
Lo rimbeccò Coon. Alla prossima occasione, tornerai a farle gli occhi dolci. Non sei in grado di starle lontano a lungo.
Ephram scattò e mancò poco per gli rispondesse a voce alta. E invece ce la farò! Perché io la amo, ecco perché! Io la amo, e la difenderò sempre da tutti e …

E proprio perché la ami, non riuscirai a non starle accanto. Rispose Coon pacatamente. Proprio perché anche lei ti ama, non rinuncerà a te. E’ così che vanno le cose.
Un giorno dovrà rassegnarsi comunque. Rispose cupo.
Non tanto presto!
Ma cosa pensi! Dovresti volerla al sicuro, come me! Ephram era arrabbiato, e ferito. Perfino il suo animale magico lo contraddiceva!
Tu dovresti voler essere felice, invece. Lo rimbeccò Coon. Non voglio litigare con te, sei troppo nervoso. Chiuso il discorso.
Coon si alzò elegantemente e si diresse fuori dalla stanza, altezzoso.
Ephram gli mandò un accidenti di puro cuore, a cui rispose una pernacchia mentale davvero poco  felina.

 

°°°

 

Ally si morse un labbro.
<< Un po’ mi hai sorpreso anche tu. Perché … In genere tu la notte dormi. – sorrise di nuovo – Però mi è venuto in mente che volessi scusarti con Andrew a modo tuo. In fondo siete amici … e tu ti prendi sempre cura delle persone che ami. >>
Lo guardava con occhi così limpidi da mandargli un brivido giù per la schiena.

Ah! Ma come ha fatto? Boone si sentiva improvvisamente scoperto, di fronte agli occhi acuti della cugina di Ephram, ma non poté fare a meno di annuire. Quanto hai capito di me, Ally? Di tutti noi? Quanto riesci a vedere, quanto in profondità riesci ad andare, con i tuoi occhi verdi?
Ally li teneva rivolti verso i suoi, e senza pensarci Boone li incrociò.
<< E starai attento ad Andrew, stasera. >>
La sentì a fatica. Annuì di nuovo, e si chinò piano, per osservare meglio quella scintilla così affascinante …
Un rumore soffocato li distrasse entrambi. Boone aggrottò le sopracciglia, sospettoso, e fece due passi indietro, verso il pianerottolo. Raggiunse le scale prima che potessero nascondersi.
<< Brutti … - cominciò, interrompendosi subito e notando che erano sul punto di scappare – Non posso crederci, stavate origliando! >>
<< O – oh! >> borbottò Andrew tirando una manica di Charlotte. Esibirono in simultanea un sorriso innocente.
Ally vide Boone scendere precipitosamente le scale e si affacciò dal pianerottolo.
Charlotte le fece ‘ciao-ciao’, facendola ridacchiare. Sedette sul primo scalino e Famiglio, che l’aveva seguita, le salì in grembo, così che potessero godersi entrambi la sfuriata di un Boone furioso e decisamente imbarazzato.
Quando finì di urlare, era accaldato, e rosso in viso.
Ally sorrise ad Andrew << Non fargli fare troppo tardi. – raccomandò – Domani vorrà sicuramente studiare. >>
Il ragazzo le strizzò l’occhio, Boone, che non si era accorto che lei era sulle scale e aveva seguito tutta la scena, la guardò sconvolto, Lotte scoppiò a ridere ed Ephram, che era rientrato dal salotto per sentire il motivo delle urla, rivolse ad Ally uno sguardo benevolo.
La ragazza si alzò per tornare in camera, ma si bloccò appena Boone la richiamò.
<< Ma, Ally! – le gridò dietro – Credi davvero che me ne andrei in giro con Andrew dopo che si è comportato così? >>
<< Certo! >> gli rispose un folto coro, formato da tutti gli umani di casa.

E che diamine! , pensò Boone, indeciso se scoppiare a ridere o offendersi a morte.
Il sorriso di Ally prevalse sugli altri, forse perché non aveva ironia. Solo fiducia. Fu per quello che Boone si concesse una risata rilassata, riprese a salire le scale e urlò dietro un << Muoviti, cialtrone, prima che cambi idea! >> seguito dall’esultanza del biondo in questione.
Mentre attraversava il pianerottolo per andare a cambiarsi per la serata, passò accanto ad Ally. Si fermò, perché non riusciva a passare oltre.
La ragazza lo guardò con quegli occhi sinceri.
<< Buon divertimento. >> gli augurò sorridendo.
<< Grazie. >> le sussurrò.
Ally tornò in camera e chiuse a chiave di nuovo.

E’ andata bene anche stavolta. Osservò serena la Voce.
<< Non c’è nulla che possa andar male, qui. >> bisbigliò Ally, inginocchiandosi per posare un bacio sulla testa di Famiglio.

 

°°°

 

Ephram si rigirò nel letto per l’ennesima volta, pensando all’ effetto butterfly. Se era vero che il battito d’ali di una farfalla in America poteva causare un tornado in Giappone, i suoi continui movimenti avrebbero devastato quella terra irrimediabilmente!
Coon, sdraiato con aria rassegnata ai piedi del lettone, ma dal lato opposto per non prendersi calci involontari, muoveva la folta coda grigia su e giù, scocciato.
Era già notte inoltrata, e non c’era alcuna speranza che il suo Mago si decidesse a dormire, e tutto perché non era andato a supplicare perdono a Charlotte, che non gli aveva più rivolto una parola, dopo che Ally se n’era andata e gli altri due ragazzi erano usciti. Avrebbe dovuto completare alcuni rituali, ma aveva combinato diversi disastri e quando c’era mancato poco che non mandasse a fuoco le tende, si era messo a letto. Poi aveva preso un libro d’università, poi un romanzo, poi le parole crociate. Infine si era accucciato sotto le coperte ed era rimasto immobile per quanto, due minuti? Coon osservava il suo lento dibattersi nel vortice dell’incertezza, quando sarebbe bastato andare da lei. Avvertì un odore particolare e s’immobilizzò. Era buio ed Ephram non riusciva a vederlo, per cui si alzò e sedette su un pouf vicino alla finestra, in attesa.
Un lieve bussare fece sobbalzare Ephram, che si tirò di scatto a sedere.
Coon contenne il divertimento e il sollievo.
<< Chi è? >>
<< Sono io. – la voce di Charlotte era bassa, ma perfettamente riconoscibile – Posso entrare? >>
<< Ce – certo. >> balbettò Ephram, coprendosi il ventre. Si tese ad accendere l’abat jour sul comodino, e la stanza fu invasa da una luce dorata soffusa, mentre Charlotte varcava la soglia, in camicia da notte, e si chiudeva la porta dietro. La vide posare uno sguardo confuso sul disastro di cera che non si era preoccupato di pulire, e poi guardare lui con aria decisa, e insieme esitante.
<< Ho detto che non m’interessa, prima. – disse solo – Io resterò con te … per tutto il tempo … che mi concederai. >>
Ephram allargò gli occhi, cercando di scacciare la speranza, e la gioia, che si facevano largo nel suo cuore.
<< Ne sei sicura ? Sarà una strada terribile, Lotte. E. E io. Non potrò mai dirti tutto. Lo capisci? Davvero puoi essere d’accordo su questo? >>
<< Non sono d’accordo affatto. – la ragazza si avvicinò  sedette sul bordo del letto – Ma morirei piuttosto che staccarmi da te. >> si sporse, e gli posò un bacio sulle labbra, cautamente.
Sussultò quando Ephram la prese per la vita e la tirò bruscamente contro il proprio petto, cominciando a baciarla quasi con ferocia.
<< Ti farai male … - mormorava tra i baci, con voce tormentata – Ti farai male, e io sono così stupido, così stupido a permetterlo … >>
<< Tu devi solo amarmi. >> Charlotte si allontanò appena per spegnere la luce, ma Ephram le bloccò la mano.
<< Lascia così. –  ordinò, e un po’ supplicò – Voglio guardarti … per tutta la notte … >>
Charlotte si arrese con un sospiro, e nascose il viso contro il suo collo << Ti amo. Da morire. >>
Ephram si scostò per prenderle tra le mani quel viso adorato. E cominciò così la loro nuova notte. Non distolsero lo sguardo l’uno dall’altra nemmeno per un secondo.

 

°°°

 

Ally aprì gli occhi, ma era ancora buio pesto. Mosse la testa, occhieggiando intorno, ma non riusciva nemmeno a trovare la finestra, sempre illuminata dalla neve candida. E dov’era la sua radiosveglia? Doveva essere andata via la luce, per questo non la trovava.
<< Famiglio? – chiamò – Voce? >>
<< Ally, sono qui. E’ stretto, questo letto … >>
<< Ma se misuri 15 centimetri in tutto, compresa la coda che non hai ! >>
Ally sussultò: quelle voci sarebbero dovute venire da dentro la sua testa, non da fuori!
<< Famiglio, Voce! – mormorò attonita – Dove siete? Cosa sta succedendo? >>
Qualcosa urtò la sua coscia ed Ally si rannicchiò terrorizzata.
<< Sta tranquilla, sono io. Vieni. >>
Era la voce di Famiglio, e lei si rilassò senza quasi accorgersene. Cercò a tentoni davanti a sé, e sfiorò una pelle calda e delicata. Un viso.
<< Famiglio! >>
Le labbra sotto le sue dita si mossero, e sentì il fiato caldo contro la mano quando le rispose: << Sì, mia strega? >>
La luce si accese di colpo, ma non era accecante, e Allysia guardò il viso contro cui aveva la mano. Si spostò e lo guardò meglio.
<< Famiglio, ti sei trasformato in un ragazzo! >>
Il ragazzo occhieggiò al proprio corpo e sobbalzò, cominciando a toccarsi con le mani i fianchi, il torace, le cosce, il viso.
<< Oh. – osservò Ally – Hai tenuto le orecchie da gatto. >>
Famiglio vi posò le mani con sollievo. Anche gli occhi erano gli stessi, uno azzurro e uno giallo, sebbene avessero un taglio molto simile a quello umano.
Si squadrarono e Famiglio si scostò per permettere di tirarsi a sedere sul letto.
Famiglio da umano era sconcertante. Sottile e pallido, dimostrava non oltre quattordici anni. Il viso era soffuso di rosa in corrispondenza delle guance e sulle labbra, e gli occhi erano ornati da sopracciglia chiare. Aveva i capelli dritti e scompigliati, bianchi, con qualche ciuffo tartaruga nero e rosso, come il mantello della sua versione felina. Le orecchie, le stesse di quando era un gatto, erano proporzionate al suo nuovo viso, grandi e arrotondate. Ally tese le dita verso quelle escrescenze e districò le sue mani unghiute, che avrebbero potuto ferirle.
<< Sei magnificamente bello. – lo lodò, sentendosi meno sorpresa di quanto avrebbe voluto – Non farti male, mio bellissimo amico.>>
Gli accarezzò le mani bianche dalle dita provviste di artigli.
<< Quando la smetterete di farvi i complimenti …>> iniziò una voce sarcastica.
I due si voltarono verso la fonte del suono.
<< Voce! >> esclamò Ally, mentre contemporaneamente Famiglio si strozzava dicendo . << Sei una femmina! >>
In effetti, la Voce mostrava una figura giunonica e decisamente femminile, avvolta da uno spesso velo nero intorno al viso. Il corpo era fasciato da strati su strati di seta nerissima, ed Ally scostò le coperte per scendere dal letto, con ancora la camicia da notte di lana pesante molto pudica con cui era andata a letto. Guardò con circospezione verso il suo gatto – che ora era un ragazzo - scoprendolo vestito di una corta camiciola ed un paio di calzoncini, entrambi bianchi. Erano tutti e tre a piedi nudi. Un movimento nero attrasse il suo occhio, e Allysia si accorse che la Voce – che ora aveva un corpo – si era tirata in piedi, ed era molto più alta di Ally.
<< Usciamo da qui. – propose – Voglio vederci chiaro. >>
Famiglio annuì e si diresse verso la porta << Con cautela. >> disse, ma quasi a se stesso, prima di socchiudere la porta e lanciare un gridolino: << Che succede! >> gridò Ally.
Famiglio lasciò andare la porta e fece un passo indietro.
Un prato, incredibilmente verde e profumato si stendeva, coperto di erica, davanti a loro.
<< La Scozia … >>sussurrò rapito il ragazzino, cadendo in ginocchio.
<< Questo è … un sogno … >>
E nel momento in cui lo disse, si accorse che non poteva essere altro. Ally inspirò profondamente. Il primo sogno dopo … un mese ? Un mese e qualcosa, forse.
<< Ma certo. >> concordò la Voce, oltrepassando Famiglio in uno svolazzo di tenebra.
Ally aiutò Famiglio a rialzarsi. << Meglio seguirla. >>
Il ragazzino annuì, tenendole la mano con delicatezza, per non graffiarla con le unghie a forma di mandorla che spuntavano dalle sue dita sottili.
<< Ally. – bisbigliò commosso – Stai sognando! >>
La ragazza annuì e si scambiarono uno sguardo emozionato.
<< Volete muovervi? Qui è tutto verde !>> sibilò la Voce.
Famiglio affilò gli occhi << Non voglio lamentarmi, ma avresti dovuto sognarla senza audio. >> borbottò, facendola sogghignare ed attirandosi un insulto a mezza voce dalla donna più in là.
Si affrettarono verso il prato verde che si stendeva a perdita d’occhio, punteggiato di datura, lavanda ed erica. La magnifica terra di Scozia si stagliava imperiosa sotto i loro sguardi avidi. Ally non aveva realizzato quanto le fosse mancata, in  tutto quel tempo, e neanche quanto avesse sofferto anche Famiglio, la cui mano tremava forte nella sua. Erano stati così felici, nella verde Scozia. Così liberi.
<< Il Castello McNamara – indicò la Voce – Cosa vuoi fare, Allysia? >>
L’attenzione della ragazza era tutta per una nuvola scura che li stava superando nel cielo.
<< Seguiamola, presto! >> ansimò.
Ally non si ricordava di aver mai avuto tanta forza nelle gambe, ma le sembrava di importanza vitale seguire quella nube grigia. Corse e corse finché fu davanti alla laguna oscura. Lì altre nubi si addensarono, acqua su acqua, e l’immagine le fece dolere il petto.
<< Boone! – singhiozzò – Boone! >>
Cadde in ginocchio e batté i palmi delle mani per terra, per non accasciarsi. Strinse forte le palpebre.
<< Allysia! >> Famiglio le cadde accanto e la strinse forte.
<< Attenta! – gridò la Voce – Stai attenta, Allysia! >>
Ally spalancò gli occhi e, all’improvviso, la laguna era sparita, e anche i suoi accompagnatori.
<< Allysia, c’è qualcosa che non va? >> la voce quieta di Salem era accanto a lei. Volse gli occhi, sgranandoli quando lo vide, i capelli d’argento a sfiorargli le spalle, la casacca da mago lunga fino a metà coscia, dove si apriva rivelando i pantaloni. Ally si graffiò una mano e cadde, cadde, cadde, ma Paqui rallentò la sua caduta fino a farla sedere, e accanto a lei c’era ancora Salem, seduto composto, con una mano tesa verso le sue.
<< Dammi la tua mano. >> le ordinò morbidamente, e sospirò beatamente quando poté chiuderla tra le proprie.
<< Perché ... il tuo profumo è così buono, quando mi Guarisci ? >> gli chiese, sapendo quale sarebbe stata la risposta.
<< Perché mi piace farlo … >>
<< Ah! >>
Ally balzò a sedere sul letto, così velocemente che le vertebre diedero uno schiocco. Aveva il respiro affannoso e rantolante. Famiglio corse verso di lei dal fondo del letto e posò le zampette morbide sul suo grembo. Ally aveva le guance bagnate, e si accorse che stava piangendo.
<< Sei qui! >> gemette, e lo strinse al petto.
I miagolii le risposero.

Sono qui, sono qui con te!
<< Voce? >> singhiozzò.

Presente! La sentì esclamare, con un’ombra di sollievo.
Il primo sogno …
Ally cercò di rilassare le gambe, che sentiva rigide e dolenti.

E’ meglio se dormi, ragazza mia. – mormorò la Voce – Domani ne parleremo.
Ally si distese, tenendo stretto Famiglio. Avvolse entrambi sotto le coperte e chiuse gli occhi, riaddormentandosi di colpo.

 

°°°

 

Charlotte era uscita dalla stanza di Ephram molto presto, quel mattino, per non correre il rischio di farsi cogliere in flagrante, ed era andata a dormire nel proprio letto. Dopo un paio d’ora, fu svegliata da un assurdo trambusto sul pianerottolo. Infilò una vestaglia sulla camicia da notte e uscì dalla stanza, ancora assonnata, trovandolo che bussava forsennatamente alla porta della Cugina.
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese andandogli vicino.
Ephram aveva le belle sopracciglia corrugate per la preoccupazione.
<< Ally non risponde e la sua porta è chiusa a chiave. Non so cosa fare! >> esclamò, frustrato.
<< Non ti agitare tanto, starà dormendo … >>
<< No! Senti, è successo qualcosa. Io lo so, me lo sento. Lei non … Ha sempre avuto il sonno leggero, e da quando è qui si è sempre svegliata, di notte >>

E ho ritentato i miei rituali, stamattina, e sta succedendo qualcosa di strano, qui.
Ephram strinse i denti fino a farli stridere.
<< Che cavolo … >> Boone si affacciò da camera sua.
<< Ally non apre ed Ephram sta andando in paranoia. Gli ho detto che probabilmente sta dormendo, ma lui non vuole arrendersi. Notte brava col biondo, mh? >> s’informò.
Boone annuì e si passò una mano sugli occhi, poi uscì sul pianerottolo  con i pantaloni del pigiama e una maglia di cotone grigio a maniche lunghe, che era la sua tenuta per la notte.
<< Mi ha fatto fare un tour dei suoi locali preferiti. >> sbadigliò, mentre Ephram li ignorava e continuava a bussare.
Lotte sorrise: si ricordava benissimo di quando Andrew se la trascinava dietro, prima che lei si mettesse con Ephram. Ed era fa-vo-lo-so.
Aggrottò le sopracciglia: il suo ragazzo stava facendo troppo rumore, adesso, perché Ally non lo sentisse.
Stava per dargli manforte quando sentirono la chiave girare nella toppa e il visetto pallido e assonnato di Ally emerse appena.
Ephram le prese il viso tra le mani e la strattonò, tirandola a sé.
<< Stai bene! – esclamò – E’ da un quarto d’ora che busso, ma che ti è successo! >>
Ally divincolò la faccia, il viso assolutamente adorabile mentre se ne stava lì ancora semiaddormentata, cercando di collegare la lingua al cervello.
Lotte sbuffò una risata mentre la sentiva bofonchiare.
<< Che razza di modi, certo che stavo dormendo. >> e guardò in cagnesco suo cugino, che alzò le sopracciglia.
Boone sentì improvvisamente caldo al collo a quel tono biascicato, che gli regalò un brivido.
<< Scusami. >> balbettò Ephram, mortificato.
Ally continuò a guardarlo male, o forse stava solo cercando di metterlo a fuoco, chissà.
<< Ciao, ragazzi. Bentornato, Boone. – bofonchiò – Non fare quella faccia, non è successo niente. Ci vediamo a colazione. >> e chiuse la porta, senza lasciare loro tempo di rispondere.
I tre si guardarono. Charlotte sorrideva ironica e diede una pacca affettuosa ad suo ragazzo.
<< Tu, un giorno – gli disse solennemente – sarai un padre molto apprensivo. >>
Boone non riuscì a trattenersi dal sorridere, mentre Ephram arrossì.
<< Oddio. >> mormorò solamente, coprendosi il viso con le mani.

Che razza di spavento!




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E rieccomi qua con un capitolo nuovo. Oddio, ho appena dovuto fare il lavoro due volte perchè mi si erano SOLO scaricate le batterie del mouse e non sapendolo ho riavviato il pc mandando in vacca due ore di lavoro! Non è giusto, ci sono un sacco di cose da dire e non posso certo lasciarle passare sotto silenzio!

Innanzitutto, nessuno ha commentato la foto di Charlotte. Credevo avrebbe avuto più successo, io ho avuto una folgorazione appena l'ho trovata googleando! E' Charlotte, in effetti, dal naso agli zigomi ai capelli. Tranne che per gli occhi, che nel racconto sono grigi ... ma anche color cioccolato hanno il loro perchè, che ne dite? Voglio, esigo, pretendo i vostri giudizi, positivi o negativi che siano! Fatemi felice, su! Tanto la ragazza, chiunque sia, appena troverà la sua foto in questo racconto, mi denuncerà per abuso di immagine o che so io, quindi fatemi godere adesso, finchè non dovrò sborsare fior di quattrini o un contratto come attrice nel film che trarranno dal libro appena lo avrò pubblicato! (megalomane...)
Ho trovato le foto di quasi tutti i personaggi, c'è il buio totale solo su Salem : voi come ve lo immaginate? Se trovate qualche giovine di bell'aspetto su google o volete fornirmi dei nomi, sono aperta a tutte le possibilità : io DEVO  trovargli una faccia! Mica è facile, un diciassettenne coi capelli bianchi e gli occhi scuri, e l'aria depressa!

Poi: ho adorato scrivere questo capitolo (un po' meno mi è piaciuto copiarlo su pc, perchè è luuuuuuungo! Ah, udite udite! I capitoli avranno tutti più o meno questa lunghezza, d'ora in poi, così almeno mi perdonate il fatto che non posto mai! ), perchè è pieno di novità e di tanti passetti in avanti che Ally compie per tornare ad essere se stessa. E' un capitolo pieno di speranze, insomma, anche se Ally e gli altri non sembrano accorgersene. Proprio per questo il capitolo si intitola "Inconsapevole", perchè è un aspetto che ho cercato di sviluppare in ogni personaggio: Ally è inconsapevole di come e quanto stia cambiando e stiano cambiando gli altri per lei, Charlotte non sa cosa precisamente le nasconda il suo ragazzo, Ephram non sa che cosa succede alla cugina nè cosa nasconda Charlotte(voi ci avete pensato?), Boone ha scariche ormonali a go-go!(per la mia gioia e per il divertimento di Andrew, pare). Paradossalmente, quello che sembra saperne un po' più di tutti è proprio Andrew (perchè ha manie di protagonismo, e non riesce a smettere di farsi gli affari altrui: NdBoone), forse perchè applica il ragionamento scientifico senza rendersene conto ... in fondo studia chimica, è abituato alle reazioni! Comunque, almeno ho riequilibrato il suo Karma riempiendolo di calci. ^^ (ghigno malefico).

Ephram: ha un'Abilità Specifica Mentale Di Contatto (mamma che parolone!), cioè il suo potere agisce sulla mente in maniera specifica, crea confusione assopendo la volontà; di contatto, perchè può crearla solo attraverso un contatto, visivo o toccando la persona che vole confondere. Per farvi capire, invece l'Illusione, l'Abilità Magica di Allysia, è un'Abilità Aspecifica Materiale Totale, perchè agisce su un qualunque oggetto anche a grandi distanze e non ha nessuno dei limiti che la materia impone. Il casato McNamara è un casato di guerra, l'ho già detto? Prendono un sacco sul serio queste cose!
Tornando ad Ephram, quello del capitolo scorso è semplicemente il suo compito, il famoso Mandato cui fa riferimento la Voce: i Maghi puri, come Allysia ed Ephram, spengono i focolai di Magia che si aprono nel Nuovo Mondo, terra a cui la Magia è preclusa (salvo rarissime eccezioni): è un grande onore (e una solenne rottura di balle) ricevere il Mandato. Il Fronte dell'Intolleranza - che poi è l'intero Stato di New York, dove si trova Buffalo, devo ricordarmi di mettere una digressione - è la zona in cui si verificano i casi maggiori di Normali che usano la magia senza averne il diritto: una Magia Nera, che è contro Natura, come dice Ephram , e che si basa sulla sofferenza e sulla morte, e che per questo è considerata un peccato, appunto, contro il naturale stato delle cose: chi si ricorda di Salem, a questo punto? Il suo potere ha un senso laddove ci siano dolore e sofferenza, per questo i Guaritori sono considerati la feccia del Mondo Magico: sempre per citare la Voce, però, questa è una pecca ideologica del Mondo Magico, spiegherò in seguito perchè.

Infine: grazie a tutti quelli che hanno commentato Il Riconoscimento e la mia one-shot Twilight, Addio a Denali! Grazie, davvero!

Stavolta le foto di Ephram: qui, qui, qui e qui. Fatemi sapere, ragazze, davvero!

E anche Andrew, perchè mi sento buona. Forse questo lo avete già visto in giro: qui e qui, anche se il mio Andrew è più sorridente di così!

E oraaaaaa .... spazio commenti!

Addy: ho riso molto per il tuo commento: sì, Andrew fa lo stupido, di tanto in tanto, ma come vedi si riscatta altrettanto! E Charlotte ha la capacità camaleontica di scordarsi i suoi guai, pur di smorzare i momenti di tensione (soffrirà di disturbo bipolare) E cosa pensi adesso dell'emotività latente nel mio Boone? Non è assolutamente strabiliante con l'aria confusa? Ad Ally fa male la testa per via della tortura che ha subito, e infatti non si fa mai toccare neanche dal cugino. In questo capitolo le cose cambiano, ma ne rimane sorpresa lei stessa. Hai visto che terribile segreto nascondeva Ephram? La scena che ho descritto era abbastanza forte, e devo dire che mi è pianto il cuore al dover mettere animali morti nel mio racconto (mette mano al fazzoletto), però almeno Ephram ha salvato il salvabile! E' il suo lavoro, distruggere la Magia Nera ... anche se scritto così fa tanto Supereroe. Lin è una pazzerella, ma vedi, Ally ha, diversamente da Allysia, la capacità di attorniarsi di persone che sono attratte dalla sua fragilità e dalla sua purezza: finora hanno cercato tutti di aiutarla, ma chissà che qualcuno non tenti di approfittarsene, un giorno! (sogghigna) SWpero di essere stata esauriente! A presto, piccola!

Lucyette: vedo che apprezzi tutti i miei personaggi e cerchi di vedere oltre le apparenze! Si stanno aprendo tutti, con Ally, e io cerco di mostrare sia i loro pregi che i loro difetti (visto che ne hanno un sacco!) Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!

Giulia91: felice che tu abbia apprezzato la lunghezza, anche questo è lungo come la fame, avrai notato. Come ho già spiegato ad Addy su, Ally non ha una fortuna sfacciata con gli amici, attira persone che sono affascinate dalla fragilità! E' una cosa che non dico mai e potrebbe passare per semplicismo narrativo. Forse dovrei lavorarci su (Uhm). Si è capito che anche a me piace fare la passeggera in moto? ^^ Io ADORO girare con la motocicletta, anche se, di contro, non mi metterei mai a guidarne una. Sono strana, eh?
Andrew è abbastanza bello, sì (vedi la foto su! Era un altro volto introvabile! Ma ieri sera ho avuto un altro colpo di genio! ). La cioccolateria è un luogo di pace cosmica, è chiaro! Ed è anche il luogo in cui Ally scopre di parlare con Charlotte molto più facilmente che con tutti gli altri, per un'attitudine precisa della ragazza: ti consiglio di tenerlo d'occhio, questo dettaglio! Ho seminato qualche allusione qua e là! Sono felice che ti sia piaciuto tutto! spero che questo capitolo sia all'altezza, anche se è decisamente più burrascoso del precedente (litigano tutti!)

BlueSmoke: graziegraziegrazie per gli aiuti tecnici! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, il respiro che senti, anche in questo, ce l'ho messo io, infatti sono in debito d'ossigeno per quanto ho scritto! Boone è un grande, una specie di genio comico represso (questa battuta la incollerò ad Andrew, prima o poi, e gli frutterà qualche altro sganascione): ha un po' paura dei sentimenti, perchè è stato ferito in passato, ma in realtà è sempre stato molto più chiuso della sorella minore. 'Sti maschi!!! In realtà Ally non è a metà tra loro: è solo molto più indietro. Ha praticamente dovuto reimparare a vivere e a a rapportarsi con gli altri, e lo fa a tentoni, come quei bambini piccoli che, anche se gli sorridi, vanno a nascondersi dietro le gambe della mamma. I suoi interessi sono "congelati", in qualche modo, e passano in sordina anche per lei. Però, piano piano, imparerà a fare più chiarezza nei suoi pensieri, consci e inconsci ( hai visto che stoccata quella del sogno?), e quel giorno, potrebbero essere guai per tutti, nessuno escluso (semina spoiler con naturalezza). Allysia non sa quasi niente del Nuovo Mondo! Ma confermo, la calza era DECISAMENTE di pessimo gusto! (che cattiva ad averlo notato!) Per Ephram, è chiaro il paragrafetto in alto ? (hai visto che casino colossale ha combinato stavolta?)

Spero di aver detto tutto, in ogni caso non esitate a farmi domande, anche via e-mail!




 

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