Dieci cose che odio di te

di Ikigai01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Devo proprio andare? ***
Capitolo 3: *** Odio i tuoi giochetti da insopportabile so-tutto-io! ***
Capitolo 4: *** Cavolo, odio questo tipo di cose, mi fanno diventare matta! ***
Capitolo 5: *** Pr... Prego. ***
Capitolo 6: *** Weasley, sembra che tu abbia visto un fantasma. ***
Capitolo 7: *** Grazie, Hermione... ***
Capitolo 8: *** Torneo Tremaghi [parte 1] ***
Capitolo 9: *** Torneo Tremaghi [Parte 2] ***
Capitolo 10: *** E' il suo destino, Sissi. ***
Capitolo 11: *** L'oblio ***
Capitolo 12: *** Segnato ***
Capitolo 13: *** La guerra. ***
Capitolo 14: *** I trust you. ***
Capitolo 15: *** Dieci cose che odio di te. ***
Capitolo 16: *** The end. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il prologo non è altro che una parte del capitolo 'Il ballo del Ceppo' a pag 345 di Harry Potter e il calice di fuoco.

La mia fanfiction comincia dal prossimo capitolo, ho postato questa parte di Harry Potter e il Calice di Fuoco perchè è stato esattamente qui che mi è venuta l'idea di scrivere questa storia.

Hermione si avvicinò e si sedette sulla sedia lasciata vuota da Calì. Era un po’ rossa in faccia.

«Ciao» disse Harry. Ron rimase zitto.

«Fa caldo, vero?» disse Hermione, sventolandosi con la mano. «Viktor è andato a prendere da bere».

Ron le scoccò un’occhiata fulminante.

«Viktor?» esclamò. «Non ti ha ancora chiesto di chiamarlo Vicky?»

Hermione lo guardò sorpresa.

«Che cos’hai?» chiese.

«Se non lo sai tu» rispose Ron sprezzante, «non ho intenzione di spiegartelo».

Hermione lo fissò, poi guardò Harry, che si strinse nelle spalle. «Ron, che cosa… ? »

«E’ di Durmstrang!» esplose Ron. «Gareggia contro Harry! Contro Hogwarts! Tu… tu stai… » Ron evidentemente stava cercando parole abbastanza forti per definire il crimine di Hermione, «fraternizzando con il nemico, ecco che cosa stai facendo!»

Hermione rimase a bocca aperta.

« Non fare lo stupido!» disse dopo un attimo. «Il nemico! Ma insomma… chi era quello scalmanato quando li ha visti arrivare? Chi era quello che voleva il suo autografo? Chi tiene un suo modellino nel suo dormitorio?»

Ron fece finta di non sentire. «Immagino che ti abbia chiesto di accompagnarlo quando eravate tutti e due in biblioteca.»

«Proprio così» disse Hermione, con le guance sempre più rosse. «E allora?»

«Che cosa è successo… hai cercato di convincerlo a unirsi a CREPA, vero?»

«No, non è vero! Se proprio lo vuoi sapere, lui… lui ha detto che veniva tutti i giorni in biblioteca per cercare di parlare con me, ma non trovava il coraggio!» disse precipitosamente Hermione, e arrossì tanto da diventare dello stesso colore del vestito di Calì.

«Sì, certo… questo è quello che dice lui» disse Ron maligno.

«E con ciò cosa vorresti dire?»

«E’ ovvio, no? Lui è uno studente di Karkaroff, no? Lui sa che frequenti… sta solo cercando di avvicinarsi a Harry… di ottenere informazioni riservate su di lui… o di avvicinarsi quel tanto che basta per stregarlo…»

Sembrava che Ron l’avesse schiaffeggiata. Quando parlò, la voce di Hermione tremava di rabbia. «Per tua informazione, non mi ha chiesto una singola cosa a proposito di Harry, non una…»

Ron cambiò strategia alla velocità della luce. «Allora spera che tu lo aiuti a scoprire che cosa vuol dire il suo uovo! Immagino che vi siate ben consultati in quei vostri incontri ravvicinati in biblioteca…»

«Non lo aiuterei mai a scoprire che cosa dice l’uovo!» esclamò Hermione, fuori di sé. «Mai! Come hai potuto dire una cosa del genere… io voglio che Harry vinca il Torneo! Harry lo sa, vero, Harry?»

«Hai uno strano modo di dimostrarlo» disse Ron sarcastico.

«Il Torneo ha lo scopo di mettere in contatto maghi stranieri e fare amicizia con loro! » disse Hermione con voce acuta.

«No, non è vero!» urlò Ron. «Lo scopo è vincere!»

Gli altri ragazzi cominciavano a guardarli.

«Ron» disse Harry piano, «non mi dà nessun fastidio che Hermione sia venuta al ballo con Krum…»

Ma Ron ignorò anche Harry.

«Perché non vai a cercare Vicky? Si starà chiedendo dove sei finita» disse.

«Non chiamarlo Vicky!» Hermione balzò in piedi e corse via sulla pista da ballo. Ben presto scomparve tra la folla. Ron la guardò allontanarsi con un misto di rabbia e soddisfazione.

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Capitolo 2
*** Devo proprio andare? ***


Devo proprio andare?

Era notte fonda ormai, e anche i ritardatari stavano cominciando ad andare verso i rispettivi dormitori. Hermione si tolse le scarpe col tacco e ci volle qualche minuto prima che i suoi piedi si abituassero all’essere scalzi. Era la prima volta che aveva indossato scarpe così alte, e si ripromise che anche se le davano un tocco in più di femminilità, non l’avrebbe mai più fatto: i suoi poveri talloni chiedevano pietà.
 Le dispiaceva di aver lasciato Viktor da solo, ma dopotutto non se la sentiva di farsi vedere con gli occhi gonfi di lacrime e le guance rosse per aver alzato la voce poco prima. Ron era il suo migliore amico, e lo conosceva bene per non rimanere sorpresa dai suoi continui sbalzi d’umore, ma questa volta aveva decisamente esagerato. Era stato stronzo! Come poteva pensare cose così brutte di lei? Era accecato dalla gelosia, o lo pensava davvero? Hermione scacciò via i brutti pensieri con un gesto della testa, e arrivata davanti alle scale che portavano al dormitorio di Grifondoro quasi sobbalzò nel vedere un ragazzo nascosto tra il muro e la statua del mago Grisibander. Si avvicinò piano cercando di fare meno rumore possibile, notò che c’erano cocci di vetro sul pavimento, e che la mano sinistra del ragazzo che stringeva una bottiglia rotta, sanguinava. I capelli biondo cenere erano arruffati e nascondevano parte del viso ricoperto di lividi e botte. Le maniche del suo bel gessato erano strappate e bagnate di alcool.
«Draco?» sussurrò. «Per la barba di Merlino! Ma che ti è successo? Ti porto subito in infermeria, stai perdendo moltissimo sangue.»
Afferrò le braccia del ragazzo e a piccoli passi attraversarono il corridoio, fino a quando non si trovarono davanti alla porta dell’infermeria.
Draco si girò a guardarla e un sorriso sognante apparve sul suo viso. «Dannazione Granger, sei terribilmente affascinante questa sera… mi concedi questo ballo?»
«Oh bene… sei anche totalmente ubriaco… ce la fai a camminare ancora? O devo prenderti in braccio? »
Hermione bussò alla porta, cercando di allontanare Draco che le si buttava addosso intenzionalmente,  e poco dopo l’infermiera in veste da notte aprì e senza dire una parola prese Draco sotto braccio e lo portò dentro.
«Che cos’è successo al signor Malfoy, signorina Granger? » chiese aiutando Draco a sdraiarsi, anche se il ragazzo non sembrava collaborare molto. Hermione gli tolse le scarpe e gli fece distendere le gambe.
«L’ho trovato accovacciato per terra con in mano una bottiglia rotta di whisky… »
«Ahia, questo sì che è un bel taglio, e direi che il ragazzo si è anche preso una bella sbronza. Ci sono buone probabilità che sia finito in mezzo a una rissa, probabilmente per qualche ragazza. Non mi stupirei, in effetti» osservò l’infermiera ridacchiando. «Ora gli fascio la mano, e preferirei rimanesse qui anche la notte. Beh, grazie signorina Granger per averlo portato qui. Lei può pure andare».
“Devo proprio andare?”, pensò Hermione, ma lo sguardo e il tono fermi della strega che aveva davanti la convinsero ad uscire; chiudendo la porta Hermione guardò un’altra volta Draco, che era caduto in un sonno profondo.

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Capitolo 3
*** Odio i tuoi giochetti da insopportabile so-tutto-io! ***


Odio i tuoi giochetti da insopportabile so-tutto-io!

Quella mattina Hermione, Harry e Ron come di consueto fecero colazione insieme.

«Io.. scusami Hermione, davvero. Non so cosa mi è preso ieri sera.» disse Ron stringendo una mano della ragazza nelle sue.

«Sì, Ronald. Non preoccuparti. Ti ho perdonato subito dopo che ti ho girato le spalle. Sei il mio migliore amico dopotutto.» sorrise senza guardarlo. All’improvviso le tornò in mente l’episodio della notte prima. «A proposito! Ieri dopo la litigata ho trovato Malfoy ubriaco e malridotto nascosto all’angolo delle scale nel nostro corridoio. Aveva un grosso taglio su una mano e così l’ho portato in infermeria.» Hermione si girò involontariamente verso il tavolo di Serpeverde. Draco non c’era.

«Pff… potefi lafciaflo lì!» disse Ron maligno mentre masticava un pezzo di pancetta.

Hermione gli lanciò uno sguardo accigliato.

«Avrà fatto a botte con qualcuno per quella gnocca di Pansy» Harry rise della propria battuta, e così fecero anche gli altri due. « Anche se devo ammettere che ha un bel fisico. Quel vestito rosa acceso era perfettamente intonato con il suo naso da maiale! Hahaha!»

Hermione osservò Harry con occhi stralunati, ma non riuscì a mantenere il solito comportamento composto, e ridendo sputò il suo succo di zucca mattutino. «Maledetto! Mi fai bagnare tutta!»

All’improvviso Ron smise di ridere, e il suo sorriso si spense del tutto appena una mano toccò la spalla di Hermione. «Hermi-un! Dove finita tu ieri sera?» la ragazza sobbalzò, ma rivolse al ragazzo un grande sorriso.

«Oh Viktor! Sì.. Scusami davvero per ieri sera ma ho avuto un piccolo problema,» fulminò Ron con lo sguardo « e purtroppo sono dovuta tornare nella mia stanza presto. Ti avrei cercato se non fossi venuto tu.»

«Non preoccupare. Io e te ci vediamo in biblioteca dopo?»

Hermione annuì sorridente, e Krum se ne andò soddisfatto.

« Santo cielo Ronald! Il fatto di averti perdonato non significa che condivido quello che pensi di Viktor! Smettila di guardarmi in quel modo, ci frequentiamo okay? E non smetterò solo perché a te non piace».

Detto ciò la ragazza prese le sue cose e si avviò verso l’uscita della sala comune.

 

 

Le prime ore scolastiche passarono piuttosto in fretta. Finita la lezione di pozioni e raccolte le sue cose, Hermione raggiunse Draco quando aveva ormai già attraversato tutti i sotterranei.

Dovette chiamarlo più di una volta, ma alla fine il ragazzo si bloccò. «Cosa vuoi, Granger?».

Hermione si stupì del tono di voce duro di Malfoy. «Mi aspetterei almeno un grazie da te per ieri notte. Dopotutto, non molti ti avrebbero aiut…» «Shhh!» il ragazzo la zittì sbattendola al muro con forza. «Non hai detto a nessuno di ieri, spero. Ho una certa reputazione, io».

«No…» mentì lei, cercando di nascondere il rossore delle guance con i ricci più lunghi dei suoi capelli.

«Almeno sei brava in qualcosa. Non mi piace ricevere aiuto, soprattutto se chi me lo offre è una mezzosangue. In ogni caso ieri sera ero in grado di cavarmela da solo senza problemi».

A Hermione tornò in mente quando, due anni prima, Malfoy l’aveva chiamata nello stesso modo.

Ingoiò con fatica tutte le cattiverei che avrebbe voluto dirgli, poi rise. «Ieri sera non mi sembrava ti interessasse molto del fatto che sono una mezzosangue».

Malfoy spalancò gli occhi. «Ma insomma Granger! Ero ubriaco marcio, non ero in me! Non rispondevo alle mie azioni!»

Hermione sorrise: «E quindi stai dicendo che avevi bisogno di aiuto, anche se da parte di una come me. Ti facevo più furbo, Draco».

Malfoy aprì la bocca e la richiuse subito. Gli occhi vorticavano alla ricerca di qualcosa da dire. «Odio i tuoi giochetti da insopportabile so-tutto-io» lanciò un’ultima occhiata a Hermione, e si allontanò a lunghi passi per le scale dei sotterranei.

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Capitolo 4
*** Cavolo, odio questo tipo di cose, mi fanno diventare matta! ***


Allora.. prima di tutto voglio ringraziare chi scrive recensioni, chi aggiunge questa storia ai preferiti o alle seguite, e chi semplicemente legge e basta.

Dully: grazie per le tue due recensioni (: (: sìsì sono velocissima solo perchè questi 3 capitoli li avevo già tutti completati e controllati da tempo.


Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e spero di riuscire a pubblicare il prossimo il più presto possibile (: Un bacione!

Cavolo, odio questo tipo di cose, mi fanno diventare matta!

Krum era seduto davanti al tavolo più in fondo alla biblioteca, dove i raggi del sole illuminavano perfettamente ogni singolo libro posto sugli scaffali. Era da sempre il posto preferito di Hermione, ci andava per riflettere, per studiare, o semplicemente per parlare in tranquillità con qualcuno,  e fu molto felice quando scoprì che anche Viktor adorava quella parte della biblioteca.

Lei si avvicinò silenziosamente a Krum e appena alzò gli occhi dal libro che stava leggendo gli sorrise. «Scusami per il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo». Hermione appoggiò i libri sul tavolo e si sedette vicino a lui.

«Non dovere preoccuparti. Anche io qui da pochi minuti. Io volevo parlare con te.» lui sorrise e lei ricambiò per incoraggiarlo a parlare. Da quando Viktor era arrivato a Hogwarts aveva migliorato molto il suo inglese, anche grazie ai libri che leggeva o faceva finta di leggere, con la scusa di rimanere insieme a lei in biblioteca.

«So che noi due conoscerci da veramente poco, però tu mi piaci.» le prese le mani e le strinse forte «io vorrei passare più tempo con te, Her-miun, vorrei essere il mio ragazza. Tu vuoi?»

Hermione emise un gridolino isterico. Viktor le piaceva parecchio, però in effetti si conoscevano da davvero poco tempo. In quel momento il parere di Ron sul rapporto tra lei e Krum diventò importante, quasi essenziale. Sentiva che se avesse detto “sì” avrebbe fatto un torto al suo migliore amico, voleva che ci fosse l’approvazione di lui e Harry, prima. Fissava senza guardarli veramente gli occhi del ragazzo che aveva davanti. Gli venne in mente la bizzarra idea di Smaterializzarsi, ma si ricordò ben presto che lei era decisamente troppo giovane e che purtroppo a Hogwarts non era permesso questo tipo di incantesimo.

“Dannazione!” pensò lei, “mi dovevo aspettare una richiesta del genere da Viktor, mi chiedo se l’ho illuso troppo…” Venne distolta dai suoi pensieri appena la stretta di mano del ragazzo divenne più forte e decisa, ora il suo sguardo non era più felice ma preoccupato e ansioso.

«Her-miun… Io non obbligare…» la sua voce era ferma, ma l’espressione del viso lo tradiva.

«Viktor… Scusami, ma non voglio». Si sentì in dovere di chiarire: «Non è un no definitivo, è no per ora. Non mi sento pronta a diventare più intima con te, sei carino ma non è il momento».

Krum lasciò le sue mani, le parole di Hermione lo avevano tranquillizzato, ma lei percepì una sensazione di umido sui palmi delle sue mani.

“Cavolo, odio questo tipo di cose, mi fanno diventare matta”.

 

 

Durante la pausa tra una lezione e l’altra, Hermione andò in giardino a distribuire volantini per l’adesione al C.R.E.P.A. . Sembrava l’unica davvero interessata al progetto, la maggior parte delle volte i volantini rimanevano lì sull’erba, e lei al ritorno doveva riprenderseli tutti sgualciti e sporchi di terra.

«E quindi mi hai mentito!»

Hermione si girò involontariamente, poi alzò gli occhi al cielo.

«Fantastico! Ma voi ragazzi avete proprio intenzione di perseguitarmi in questo periodo?»

«Tu mi hai mentito. Hai detto ai tuoi due amichetti del cuore dell’altra sera!» Draco le stava dietro come un segugio.

«Vuoi Schiantarmi per questo? Non pensavo che ti interessasse così tanto l’opinione di Harry e Ron su di te e la tua reputazione».

«Beh, mi hai mentito!»

«Allontanati, sporco purosangue, sento il tuo respiro addosso e non è piacevole». Malfoy rise di gusto. «Sporco purosangue? Sei strana forte. Posso sapere che cosa stai facendo di più piacevole di avere il mio respiro addosso?».

Hermione lo guardò sconvolta: «Tu non stai bene caro mio. Comunque, sto consegnando volantini per il mio progetto C.R.E.P.A.. Significa Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti. Come obbiettivi principali voglio ricordare… »

«Ma davvero pensi che me ne freghi qualcosa?» il ragazzo stava togliendo i petali a una margherita, ed effettivamente non sembrava per niente interessato al suo progetto.

«E allora perché mi segui?» chiese lei accigliata.

«Beh… volevo sapere se ti andrebbe ti prendere una Burrobirra insieme a me». Draco le sorrideva malizioso.

«Ti prego, fai un salto da Madama Chips! Cosa avete tutti oggi?»

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Capitolo 5
*** Pr... Prego. ***


Pr... Prego.

Le due settimane dopo passarono davvero velocemente. La seconda prova del Torneo Tremagli era ormai alle porte, Harry era estremamente nervoso, e fortunatamente anche Krum sembrava troppo occupato per preoccuparsi delle faccende di cuore.
Ron sembrava apprezzare il fatto che lui si fosse allontanato da Hermione, probabilmente avrebbe preferito lui se avesse saputo di lei e Malfoy. Anzi, di Malfoy e basta.
Durante quegli ultimi giorni lui aveva dimostrato di provare una certa simpatia per Hermione, infatti le propose una decina di volte di uscire insieme, ma lei rifiutava sempre.
Hermione si sentiva comunque lusingata, cosa che la stupì molto; l’idea di lei e Draco insieme l’aveva sempre schifata, lui era il suo opposto, era una persona scortese con un ego smisurato e si odiavano dalla prima volta che si erano visti nella Sala Grande,  tre anni prima.



«Confessa Herm: un po’ ti piace».
Era notte fonda, Ginny ed Hermione discutevano nel loro dormitorio. Ginny aveva creato una bolla trasparente in grado di non far sentire alle loro compagne di stanza i loro discorsi.
«No! E’ solo così… così…» Hermione non riusciva a trovare le parole. «Insomma… mi piace, okay? Però non voglio uscire con uno come lui. Non è giusto per me».
«Però devi ammettere che è migliorato tanto dagli anni scorsi, è diventato veramente figo». La più piccola dei Weasley osservò l’amica in attesa di una reazione e infatti dopo pochi secondi le guance di Hermione si infiammarono. «Figo… Vabbè è carino. Però è uno stronzo!»
Ginny scosse la testa in segno di disapprovazione. «Nemmeno lo conosci. Vi frequentate da poche settimane, e non ha fatto altro che seguirti e chiederti di uscire» alzò le mani e mise le dita a mo’ di virgolette quando disse “Vi frequentate”. «E poi cosa ti aspetti dal figlio di un Mangiamorte, che per tutta la vita si è sentito dire che i Purosangue sono migliori degli altri? Se proprio non ti piace, escici per farti raccontare quello che è successo la sera del Ballo del Ceppo. Lo sai che sono troppo curiosa».
Hermione si sedette sul letto mordendosi il labbro inferiore. «Va bene…» Ginny le sorrise e la abbracciò, «ma solo se me lo chiede lui, cosa improbabile visto che gliel’ho vietato categoricamente».
«Cara mia, non mi sembra che Malfoy sia uno che rispetta i divieti che gli vengono imposti.»


Il giorno dopo, Hermione e Ron cenarono insieme a Ginny e Luna. Harry era rimasto nello studio di Silente per parlare di qualcosa riguardo la prossima prova del Torneo.
«Ti vedi ancora con Krum?» Ron non guardò in faccia Hermione, sembrava molto interessato a un moscerino che strusciava le zampe vicino al cestino del pane.
«Ronald! Hai fatto la stessa domanda due ore fa a Trasfigurazione, sta mattina a colazione, e ieri prima di andare a letto. Non ho intenzione di dirti niente riguardo questo argomento, perché sai benissimo qual è la risposta». Il ragazzo sorrise soddisfatto e addentò una coscia di pollo.
Hermione si girò senza pensarci verso la tavolata di Serpeverde, Malfoy la stava osservando attraverso i ciuffi dei suoi capelli biondo cenere, e le sorrise.
Lei si rigirò di scatto coprendosi le guance che erano diventate bollenti.
Ginny rise: «Scommetto che te lo chiederà di nuovo appena ti alzerai da questo tavolo» sussurrò.
«No…» rispose lei d’istinto, ma dentro di lei desiderava che Ginny avesse ragione.
Le si chiuse lo stomaco e cominciò a muovere su e giù il piede destro, desiderando che gli altri avessero già finito di mangiare da un pezzo. Ron ovviamente era al terzo bis, e non sembrava avesse intenzione di spicciarsi.
«E’ una mia impressione o sei impaziente di alzarti?» Ginny ridacchiò e la prese sotto braccio. Hermione la seguì fino al portone d’ingresso e sorrise spontaneamente appena sentì Draco che la chiamava. Ginny si allontanò ridacchiando con la scusa di dover parlare ad Angelina Johnson.
«Ciao. Senti… Ho perso il mio orario. Domani alla terza ora siamo insieme a Difesa contro le Arti Oscure, giusto?»
Hermione rimase sorpresa «Sì… Sì…»
«Okay. Grazie mille ». Detto ciò il ragazzo prese a correre e la lasciò basita tra la Sala Grande e il giardino. Non gliel’aveva chiesto; si era davvero arreso all’idea di uscire insieme?
«Pr… Prego…».

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Capitolo 6
*** Weasley, sembra che tu abbia visto un fantasma. ***


Weasley, sembra che tu abbia visto un fantasma.

Ron aveva scoperto che Malfoy era interessato a Hermione, cosa che lo fece diventare ancora più insopportabile e geloso.

«Piuttosto tornatene da quel Krum; lo preferisco di gran lunga al biondino con la puzza sotto il naso. Anzi, non tornartene da nessuno! Non li tollero! E poi da quando Malfoy ti sbava dietro? Gli è dato di volta il cervello?».

«Cosa vorresti dire? Che sono brutta?» Hermione adorava punzecchiarlo, soprattutto quando faceva il geloso senza motivo.

«No!» disse lui subito «ma lui ti odia, lui ci odia! La sbornia l’ha fatto rincitrullire ancora di più!»

«Io penso solo che tu sia geloso, fratellino». Fred e George si unirono alla conversazione, e Ginny approvò la loro ipotesi. «Sì sì. Tu sei geloso di chiunque la guardi».

Ron abbassò lo sguardo e le orecchie diventarono di un colore ancora più acceso di quello dei suoi capelli. «E’ solo perché è mia amica, e non voglio che stia male per qualcuno».

Hermione lo strinse in un enorme abbraccio: «Grazie Ron, sei così carino a preoccuparti. Ti voglio bene, ma per queste cose voglio cavarmela da sola».

 

 

 

Finalmente arrivò la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Hermione arrivò con largo anticipo e dopo qualche minuto comparse anche Draco. Lei sorrise sorpresa.

«Ciao».

«Sei qui da tanto?» chiese lui appoggiandosi alla parete.

«Appena arrivata… tu invece? E’ la prima volta che ti vedo arrivare in anticipo, come mai?»

Lui si avvicinò pericolosamente, e il cuore della ragazza si restrinse, pompando freneticamente. «Per te ovviamente, che domande».

Hermione rise imbarazzata, stava per rispondere ma dei passi la distrassero. «Herm! Ti eri dimenticata il libro e poi… Oh… Scusate». Draco si schiarì la gola, ed Hermione arrossì visibilmente. Ron era davanti a loro con due libri in mano e gli occhi sbarrati.

«Weasley, sembra che tu abbia visto un fantasma». Malfoy gli diede una pacca sulla schiena e poi entrò in classe.

Hermione e Ron si ritrovarono a fissarsi in mezzo al corridoio. Lei cercò di dire qualcosa ma le uscì solo un rantolo confuso. «Lascia perdere…» Ron si sbrigò a sua volta ad entrare in classe, e lei lo seguì.

Si sedette sul suo banco in prima fila mano a mano che entravano anche gli altri alunni, e notò che Draco cercava il suo sguardo. Lo guardò per mezzo secondo e gli fece un sorriso di cortesia.

Gli occhi cominciavano a bruciare, l’espressione di Ron di pochi secondi prima era impressa nella sua mente e non voleva andarsene via. Era deluso e lei era stata stupida a non pensare che sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro e vedere lei e Draco insieme così vicini. Però non ci aveva pensato, quando gli occhi color ghiaccio di Draco erano a pochi centimetri dai suoi si era annullato tutto; il corridoio, il cinguettio ripetuto delle civette fuori dalle finestre… erano rimasti solo loro due e solo pensandoci in quell’istante si accorse che era sbagliato, insano. Però lei voleva quel bacio che sicuramente sarebbe arrivato, lo desiderava con tutta sé stessa.

Passò la lezione a ripensare agli occhi azzurri di Ron gonfiarsi di lacrime. Ginny l’aveva sempre detto: “Tu piaci a mio fratello, non l’ho mai visto guardare una ragazza come lui guarda te.”

Ma lei? Quali erano i suoi reali sentimenti? Non averli sotto controllo come tutto il resto delle cose la faceva impazzire.

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Capitolo 7
*** Grazie, Hermione... ***


Grazie, Hermione...

«Ti sta prendendo in giro! Perché non lo capisci? Perché il tuo cervellino da intelligentona non lo capisce?» Ron batté una mano sul tavolo del loro dormitorio facendo sobbalzare tutti i presenti.

«Come osi? Come osi dirmi quello che devo fare? Sei mio amico non mio padre! Non devo rendere a conto a te delle mie scelte! E non girarmi le spalle!»

Hermione era rossa di rabbia, i pugni chiusi per cercare di mantenere la calma. Ginny le accarezzava i capelli: «Herm, tranquillizzati per favore. Lo sai che…» Hermione se la scrollò di dosso e la ignorò.

«Ho quindici anni, non sono più una bambina. Come ti permetti? Eh, Ronald?» fece un respiro profondo, poi gli occhi le si riempirono di lacrime e le guance diventarono incandescenti. Abbassò la voce: «E…» sospirò «se il problema è solamente la tua gelosia, potresti tirare fuori le palle e lottare per quello che desideri, caro mio!».

Ron si girò di scatto verso di lei «Tu… non hai capito niente! Io… No! Cosa ti fa pensare che io sia interessato a te? Tu…» la fulminò con espressione sprezzante «mi fai schifo.» sputò, e iniziò a correre in direzione delle scale.

Gli occhi di Hermione non riuscirono più a trattenere le lacrime e lei si buttò tra le braccia di Ginny che la fece sedere su di una poltrona. Ormai tutti li stavano fissando ammutoliti. Nemmeno i gemelli sembravano riuscire a trovare qualche battuta divertente.

«Brutto… stronzo… lo odio… vederlo… più». I singhiozzi erano talmente forti che quasi non riusciva a parlare e le nocche delle mani erano così tese che sarebbero state in grado di spezzare la pelle.

«Tesoro stai tranquilla. Lo capirà da solo che ti ama, lo abbiamo capito tutti qui dentro». Harry le sorrise cercando di tirarle su il morale, ma la situazione non cambiò.

«A questo punto me ne frego» lei aveva finalmente ripreso a respirare normalmente, e si lasciò andare sulla poltrona asciugandosi le lacrime con le maniche della camicia. «Mi ha rotto. Sul serio non voglio più vederlo e nemmeno più sentire parlare di lui».

«Hermione,» questa volta fu George a parlare «ti assicuro che è innamorato di te. Cerca di capire, è accecato dalla gelosia e non riesce a far finta che vada tutto bene. Probabilmente ora sarà sdraiato sul letto a pensare che è stato uno stupido…»

«E fa bene allora!» Hermione si tirò su, gli occhi ancora arrossati «E comunque per me è solo un amico,» fece una smorfia «se posso ancora considerarlo tale!»

 

 

 

Hermione e Ron non si parlavano più da giorni anche se lui cercava milioni di modi per farsi perdonare, e come aveva detto Harry, Ron era perseguitato dai sensi di colpa e lei era molto soddisfatta.

 

Qualche giorno dopo la litigata, Draco invitò Hermione in giardino per una passeggiata notturna.

Non era stato un invito ufficiale, l’aveva solo rubata a Ginny mentre chiacchieravano della prossima uscita a Hogsmeade.

«Dove mi stai portando?» le mani del ragazzo coprivano gli occhi di lei, guidandola tra gli alberi illuminati dalla luce della luna.

«Certo che la pazienza non è una tua grande qualità» disse Draco ridendo «Ti ho detto di aspettare, siamo quasi arrivati».

Dopo qualche secondo sentì le mani di Draco allentare la presa dal suo viso e lei aprì gli occhi.

Alla sua destra le acque del Lago Nero si muovevano tranquille, di tanto in tanto qualche misteriosa creatura saltava fuori con salti e movimenti acrobatici.

«Dove siamo?» stranamente non era mai stata in quel posto, ma quando vide la punta della Torre di Astronomia dietro ad alcuni alberi si rese conto che erano piuttosto vicini al castello.

«Ho scoperto questo luogo il primo anno insieme a Tiger e Goyle durante una nostra esplorazione notturna». Sorrise ricordando i vecchi tempi, guardando un punto nell’acqua da cui poco dopo uscirono due sirene.

«Ci vengo molto spesso, soprattutto di notte. Volevo solo mostrarti il mio rifugio segreto».

Un’intera famiglia di lucciole comparve dall’oscurità della notte. Hermione li osservava curiosa mente loro avvolgevano i sue ragazzi costringendoli ad avvicinarsi sempre di più.

Quando guardò Draco si rese conto che i loro nasi erano a pochi centimetri di distanza, e senza riflettere lo baciò.

Il cuore di Hermione sobbalzò facendo annullare tutto quello che li circondava. Sentiva il dolce profumo di Draco sulla pelle e le sue dita che le avvolgevano la nuca accarezzandole i capelli.

Tutta la tristezza dovuta al litigio con Ron sparì all’improvviso lasciando posto a così tanta felicità che era sicura non sarebbe riuscita a contenere.

Sentì le labbra di Draco stendersi in un sorriso «Grazie, Hermione…» sussurrò

Un brivido le percorse la schiena;

«Malfoy».

Lui rise. «Hahaha! Hai rovinato il nostro primo momento romantico, mezzoglobulorosso!»

«Oddio tu invece l’hai reso del tutto irrecuperabile! Ma da dove ti escono certe battute? Schifosissimo puroglobulorosso!»

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Capitolo 8
*** Torneo Tremaghi [parte 1] ***


Torneo Tremaghi.

«Ho una paura assurda, Herm». Harry la abbracciò e lei sentì che stava tremando.

«Andrà tutto bene. Io sarò qui e aspetterò che tu riemerga da là sotto, non ti abbandonerò» gli accarezzò il viso dolcemente.

«Cerca di salvarmi però, Harry. Non mi piace il fatto che sarò circondato da orrende creature». Ron aveva addosso una coperta di lana, e osservava il Lago Nero terrorizzato.

«Entra in acqua e sparisci dalla mia vista!» sibilò in risposta Hermione.

Lei e Ron non avevano ancora fatto pace nonostante fossero passate quasi due settimane dalla loro litigata, e Ron aveva ormai rinunciato a farla ragionare.

Quello era il giorno della seconda prova del Torneo Tremaghi; Hermione era nascosta sotto il mantello dell'invisibilità ma era convinta che Krum sapesse che lei era lì, visto che lo sguardo nervoso del ragazzo era puntato su di lei da qualche interminabile minuto.

A differenza della prima prova - che consisteva nel combattere contro un drago gigantesco sputa fuoco - la seconda trattava di immergersi nel Lago Nero per un'ora esatta alla ricerca della persona più cara ai quattro concorrenti; Ron per Harry, Cho per Cedric, Gabrielle per Fleur e Anita per Krum.

Inizialmente la persona per Victor doveva essere Hermione, ma per un motivo che conosceva bene lui decise di cambiare. Anita era una ragazzina di Beauxbatons membro del fanclub di Krum.

"Patetico" pensò Hermione innervosita, quando Silente fece immergere i quattro ragazzi addormentati all'interno del lago. Vedere Ron immobile e dal colorito grigiastro la fece rabbrividire, ed ebbe lo strano istinto di correre a salvarlo.

Qualche secondo dopo anche Harry e gli altri si tuffarono in acqua, lasciando la folla immersa in un silenzio sinistro.

Dopo una decina di minuti passata a fissare l'acqua buia alla ricerca di qualche segno di vita da parte dei suo amici, Hermione venne risvegliata dal suono di due voci familiari alla sua destra.

«Scommesse! Scommesse!» Fred e George giravano tra la gente con in mano due scatoloni colorati sui quali avevano scritto 'Georg & Fred, se scommetti con noi potrai vincered!'.

Hermione rise divertita: «Non siete molto bravi con le rime, non è vero?». I gemelli si scambiarono un'occhiata, «il preside apprezza molto il nostro senso dell'umorismo! Vuoi scommettere su Harry, Granger?» sussurrò Fred con un ghigno.

Lei lo schiaffeggiò sul braccio: «Dai! Non mi chiama più così, grazie al cielo!»

«Mmm... Fammi indovinare, anzi no, fammi scommettere. Ti chiama Mezzonsaguina dolce dolce? Amoruccio babbano?» I due scoppiarono a ridere soddisfatti, ma smisero subito appena notarono l'espressione accigliata di Hermione.

«Lui... Mi... Chiama... H-E-R-M-I-O-N-E» scandì ogni lettera del suo nome con un calcio al fondoschiena dei gemelli, che scapparono via ululando di dolore.

 

 

«Mmm, mi piaci quando fai la cattiva in quel modo» due labbra ghiacciate si appoggiarono sul suo collo, distraendola un'altra volta dal Lago Nero.

«E a me piace da matti quando mi baci in questo modo...» chiuse gli occhi e inspirò il profumo del ragazzo, che l'abbracciò e la strinse a sè.

«Sai una cosa? Penso che tiferò per Potter questa volta. Solo per questa però...» disse sorridendo malizioso.

Hermione lo guardò perplessa: «Mi stai prendendo in giro!» lo strinse ancora di più a sè.

Con sua grande sorpresa lui sciolse l'abbraccio e infilò una mano nella tasca del mantello. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco l'immagine, era un cartoncino che cambiava colore da rosso a giallo. Mentre lei lo fissava apparve la scritta 'Scommetti su Potter! Guadagni il doppio!'.

Un sorriso comparve spontaneo sul suo volto: «Mi fai paura» disse ridendo, «questo non è da te!»

«Se è per questo non è da te prendere a calci i due Weasley cloni!» Hermione dovette ammettere che non aveva tutti i torti.

«Ehy,» sussurrò «lo sai che voglio sapere cosa è successo la sera della sbronza, vero? Sono curiosa...»

Draco sbruffò come ogni volta che lei gli faceva quella domanda. «Rimarresti sconvolta dalle mie avventure notturne, Hermione.»

«Intendi dire che stiamo insieme da troppo poco per sapere se di notte mi tradisci?» disse lei fingendosi offesa.

«Ovvio tesoro mio!» lui rise scuotendo la testa incredulo, poi abbassò la voce.

«Però... Direi che stiamo insieme abbastanza per dirti che...»

«VIKTOR KRUM! VIKTOR KRUM E' IL PRIMO CLASSIFICATO DI QUESTA SECONDA PROVA!» Silente aveva la bacchetta puntata al collo e stava parlando a tutti i presenti. Viktor era appena uscito dall'acqua con in braccio Anita, sveglia ma confusa. Hermione lasciò Draco e corse da lui per coprirlo con una grossa coperta.

«Grazie, Hermiun»

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lei gli sorrise: «Prego, Viktor. Come è stato?»

«Freddo. E avevo intorno tante creature spafentose...» Non riuscì a finire la frase che Anita gli si buttò addosso.

«Mi hai salvato la vita, mio eroe! Come potrò esserti riconoscente?» strano che non avesse gli occhi a forma di cuore e gli usignoli intorno.

Hermione rivolse uno sguardo di scuse a Viktor e tornò da Draco, che era ancora nella stessa esatta posizione in cui l'aveva guardato l'ultima volta.

Gli circondò il collo con le braccia, «cosa volevi dirmi prima?»

«Niente, non era importante».

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Capitolo 9
*** Torneo Tremaghi [Parte 2] ***


Torneo Tremaghi.

 

 

Hermione e Draco rimasero abbracciati a guardarsi negli occhi per un tempo così lungo che sembrava l'eternità.

Era la sua ragazza da solo poche settimane, ma a lei sembrava di conoscerlo da sempre; dal giorno in cui l'aveva trovato seminascosto tra il muro e la statua la sua vita era cambiata. Aveva rinunciato all'amicizia di Ron per lui, ma sapeva che prima poi si sarebbero riconciliati. Dopotutto a volte c'è bisogno di una boccata d'aria: quando conosci una persona da così tanto tempo ti senti soffocare e hai bisogno di conoscere persone nuove, di ampliare le tue conoscenze.

 

Dopo Krum, riemerse dall'acqua profonda anche Cedric, tenendo fra le braccia una fradicia e tremante Cho Chang. Lui aveva parecchi graffi e lividi sia sulle braccia che sulla schiena, scoperta a causa degli strappi del costume. Sembava quasi fosse finito in mezzo a un uragano; i capelli erano attaccati al viso e respirava in maniera convulsa.

«Non.. capisco.» la sua voce fu interrotta dai singhiozzi e dai brividi, Cedric le accarezzava i capelli e le teneva su la testa. Era soddisfatto della sua prestazione ma allo stesso tempo era spaventato dalle condizioni preoccupanti di Cho. Teneva occhi e bocca serrati, come se l'incantesimo non si fosse concluso.

Hermione corse da loro per coprirli con delle coperte e Draco la seguì preoccupato. Da vicino, la schiena del ragazzo sembrava ancora più ricoperta di sangue e ferite.

«Hai bisogno di un medico!» gli disse Hermione osservandogli il corpo. Lui non sembrava interessato, aveva occhi solo per Cho.

Delle voci provenienti dalle tribune si stavano avvicinando sempre di più: «LARGO! Cosa succede? Cosa succede?», Madama Chips e Silente stavano correndo in direzione dei due ragazzi. Sempre più gente si stava avvicinando e aveva creato un cerchio attorno a loro. C'era chi mormorava domande, chi piangeva e chi osservava immobile stando in silenzio.

Dopo una rapida visita di Madama Chips alla ragazza, Silente alzò la bacchetta e il corpo di Cho lo seguì lievitando silenziosamente appesa ad una caviglia.

«Ma non le và il sangue alla testa in questo modo?» sbraitò Cedric sbigottito, alzandosi in piedi di scatto.

«E' il modo più veloce per portarla in infermeria» disse pacato il preside avanzando lentamente verso il castello. Madama Chips si girò verso Cedric e lo prese per una mano. «Vieni anche tu, ragazzo. E' il caso che ti visiti.»

Lui la seguì senza dire una parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fermo dritto davanti a sè.

 

La folla che si era riunita lì davanti in pochi minuti si disperse per le tribune attendendo l'uscita degli altri due concorrenti.

Hermione era ancora scossa dall'immagine della figura tremante bagnata e pallida di Cho, che non voleva levarsi dalla sua testa.

Si era seduta sotto il gazebo davanti al Lago Nero insieme a Draco, Neville e Ginny. Dietro a loro Barty Crouch osservava in silenzio le acque del Lago Nero, in attesa dell'uscita di Harry e Fleur. Ogni tanto dava un'occhiata al suo orologio da taschino.

«Ho paura per Harry», disse a un certo punto la rossa contorcendosi le mani nervosamente. «Mancano solo dieci minuti, e sia lui sia Fleur non sono ancora usciti dall'acqua. Ho paura che gli possa essere successo qualcosa, lui non valeva partecipare a questo torneo».

Neville le mise un braccio attorno alle spalle: «tranquilla Ginny. Harry è un ragazzo coraggioso, sono sicura che ci stupirà, magari proprio adesso sta facendo a pezzi un enorme mostro marino che voleva mangiarselo!» Ginny sorrise confortata dalle sue parole.

Quando mancarono neanche cinque minuti alla conclusione della prova, una macchia dorata comparve sulla superficie dell'acqua; Si muoveva lentamente a destra e a sinistra, e un urlo di terrore provenì dalla tribuna di Beauxbatons.

«Fleur! Mon Dieu!» Olympe Maxime era in piedi circondata dalle sue alunne, che si sbracciavano verso Barty Crouch.

Hermione guardò di nuovo la macchia dorata, accorgendosi con orrore che era in realtà il corpo svenuto di Fleur Delacour, e non c'era traccia di Gabrielle.

« Merda!» sbottò Draco alzandosi in piedi, «ma deve proprio morire qualcuno in questo torneo? Avete visto Cho? Come... tremava... E ora la francese! Voi siete pazzi! » urlò rivolto a Crouch, che abbassò lo sguardo e mormorò qualche parola sconnessa.

Fleur venne tirata fuori dalle acque ghiacciate e ricoperta da due lunghe coperte di manto di cavallo parigino. « Notre pelle est delicata. Nous usiamo solo coperte de Paris.» disse Maxime altezzosa quando Hermione cercò di asciugare la ragazza.

« Gabrielle! Grabrielle!» esclamò Fleur affacciandosi alle rive del Lago Nero. «Mon dieu... Gabrielle...»

Quello che doveva essere un momento di divertimento si trasformò in tensione e paura. In quel momento lo stomaco di Hermione si contrasse al pensiero di Harry sul fondo di quelle acque sinistre.

Ron. L'immagine di Ron nella sua testa le scatenò un miliardo di emozioni diverse, ma lei voleva a tutti i costi vederlo riaffiorare da là sotto. Il suo respiro era irregolare, gli occhi le bruciavano e le mani erano in preda a un formicolio fastidioso.

«Stai facendo nevicare! E' bellissimo», Luna apparve alla sua destra e osservò con occhi sognanti i fiocchi bianchi che uscivano dalla punta surriscaldata della sua bacchetta.

«Sì... Io... Scusa»

«GABRIELLE!» Fleur si alzò di scatto piangendo di gioia e abbracciò la sorellina, appena uscita dal lago, che sembrava sana e senza graffi. Tutte le alunne di Beauxbatons si affollarono su loro due, impedendo a Hermione di vedere quello che stava succedendo. Si alzò sulle punte per cercare Harry ma non riuscì a vedere niente.

«Ronald!» Ginny balzò in avanti e coprì il fratello tremante con una coperta, asciugandogli i capelli e baciandolo in diversi punti del viso. «Ero così preoccupata».

«Sì, sì. Grazie Ginny», la allontanò con un gesto della mano e fissò il suo sguardo su Hermione.

Dentro di lei lo stomaco ritornò alle condizioni normali, ma il respiro si fece più affannoso e gli occhi le si riempirono di lacrime. Senza riflettere gli si buttò tra le braccia piangendo di gioia.

«Mi sei mancato tantissimo... Io... Scusa... Perdono... Ti voglio... Bene...» Ron le accarezzava i capelli sorridendo e la stringeva a sè più di quanto avesse mai fatto.

«Anche tu mi sei mancata, Herm. Scusami per tutto».

«No! E' colpa mia, dovevo perdonarti prima», disse quando un sorriso prese il posto delle lacrime.

«E ci è voluta un'ora di Lago Nero per rendertene conto?» rise lui.

Hermione stava alzando una mano per schiaffeggiarlo, quando Ginny urlò di nuovo, ma questa volta il nome di Harry.

Lo stomaco di Hermione si distese del tutto, e ringraziò il cielo che non fosse successo niente ai suoi due migliori amici. Sciolse l'abbraccio da Ron e si unì a Ginny, che stava sussurrando qualcosa all'orecchio del ragazzo. Quando lei si allontanò Harry le fece l'occhiolino, ma venne travolto dall'abbraccio di Hermione.

«Pazzo! Sei stato un pazzo a rimanere là sotto per così tanto tempo! Mi hai fatta preoccupare» le uscirono altre lacrime.

Due braccia la avvolsero da dietro: «Complimenti, Potter. Bella prestazione, aver salvato due persone invece che una sola».

Harry lanciò un'occhiata perplessa a Draco, quando lui allungò il braccio per stringergli la mano.

«Ha addiruttura scommesso su di te, sai Harry?» disse Hermione guardando il suo ragazzo con espressione allegra. Tirò fuori dalla tasca del suo mantello il cartoncino, e Harry strinse la mano di Draco sbigottito.

«Grazie mille davvero, Malfoy. Tieniti stretta Hermione, mi piace l'effetto che ha su di te» disse Harry sorridendo, e poi si allontanò.

Note: Volevo informare chi legge che dal prossimo capitolo la situazione cambierà R-A-D-I-C-A-L-M-E-N-T-E. Vedrete. ^^

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Capitolo 10
*** E' il suo destino, Sissi. ***


E' il suo destino, Sissi.

 

 

 

Draco P.O.V.

 

«Non voglio mettere mio figlio in pericolo di vita! E’ una cosa inaudita. Ha appena quindici anni…» la voce della donna venne interrotta da un singhiozzo, aveva appena incominciato a piangere.

«Invece dovresti esserne fiera, sta seguendo le orme del padre. Dovresti ringraziare Voldemort per quello che ti sta offrendo; tuo figlio sarà orgoglioso».

Un’altra voce femminile parlò, enfatizzando il nome dell’Oscuro Signore.

«Orgoglioso di cosa? Orgoglioso di portare un marchio indelebile sul braccio? Orgoglioso di ammazzare persone innocenti? Orgoglioso di seguire un ideale che non gli appartiene? Lui non è così, lo so».

«E’ il suo destino, Sissi. Devi accettarlo, non puoi opporti a una sorte già decisa».

«Come posso accettarlo?» la donna stava definitivamente piangendo «Lui è il mio bambino…»

 

Il suono di una mano battuta sul tavolo spaventò Draco, che si risvegliò da un sonno profondo.

Le parole delle due donne scomparvero lentamente dalla sua testa, eliminandosi automaticamente dalla memoria.

Aveva ancora gli occhi chiusi, quando un odore mai sentito prima riempì le sue narici facendole arricciare. Tastò sul suo petto cercando le coperte e appena si rese contò di avere la fronte ricoperta di sudore le tirò via, socchiuse gli occhi e cercò di scendere dal letto.

Un dolore pulsante alle ginocchia lo costrinse ad aprire gli occhi di scatto, accecandolo. Quando le pupille si abituarono alla luce del sole, notò che davanti a lui c’era una parete, una parete che non c’era mai stata nel suo dormitorio. Confuso si girò dall’altra parte e si rese conto di essere in una stanza sconosciuta.

«Dove cazzo sono?» la rabbia prese il posto della sorpresa. Odiava svegliarsi in posti dove non era solito dormire, e pensando alla sera prima si ricordò di aver accompagnato Hermione fino alla Sala Comune, di aver incontrato Goyle durante il tragitto e di essere andato a letto poco dopo perché aveva mal di testa.

Non aveva mai visto quella stanza, e questo lo faceva decisamente innervosire. Appoggiò i piedi nudi sul parquet evitando i vari oggetti sparsi per terra, e si avviò verso la finestra aperta.

Davanti a lui si estendeva un enorme radura illuminata dalla luce del sole, ricoperta di fiori bianchi e gialli. Si girò di scatto verso la stanza con gli occhi chiusi sperando di ritrovarsi subito davanti i suoi compagni di stanza, ma la situazione non cambiò.

«Merda. Sto diventando pazzo», per una decina di volte ripercorse tutto quello che aveva fatto la sera prima, ma non gli venne in mente nessun particolare significante.

 

«Io mi rendo conto che per te possa essere difficile, Sissi, ma io non ci posso fare niente. Sono gli ordini che mi ha dato Lui. L’unica cosa che posso consigliarti di fare è accettare».

Draco si girò verso la porta aperta della stanza dove si trovava, e da cui entrava quella voce.

Il discorso sentito prima di scoprire di essere in luogo sconosciuto gli ritornò bruscamente in mente.

Quella era senza dubbio la voce di sua zia Bellatrix, la sorella maggiore di sua madre. Si avvicinò in punta di piedi alla porta e si appoggiò ad essa, per sentire meglio.

 

«Non accetterò mai! Mai! Non so se ti rendi conto, ma lui è mio figlio, e decido io come crescerlo. Collaborare con l’Oscuro Signore per la battaglia finale non è quello che lui vuole. Non vuole vivere per tutta la vita con un bruciore costante all’avambraccio. Conosco quello che ha passato mio marito, conosco quello che ha subito, e non permetterò al Signore Oscuro di fare questo anche a Draco. Ma. Ha solo quindici anni!».

Seguì un silenzio preoccupante, Draco poteva percepire gli sguardi di sua madre e Bellatrix. Voleva correre da sua madre e abbracciarla, ringraziarla, lui non voleva quelle cose. Poi si rese conto che lui evidentemente non avrebbe dovuto sentire le loro parole; di sicuro le due donne si immaginavano che lui fosse ancora immerso nel mondo dei sogni.

Sentì un sospiro e un singhiozzo, poi Bellatrix parlò.

«Allora devo ucciderti» la sua voce era ferma e pacata, ma traspariva un velo di tristezza e senso di colpa.

Draco si coprì le orecchie e spaventato indietreggiò velocemente.

Si girò verso la porta chiusa che aveva dietro di sé e girò la chiave cercando di fare meno rumore possibile.

Una lunga scala buia rivolta verso il basso si ergeva davanti a lui, e con il cuore martellante nel petto scese gli scalini a due a due senza riuscire a vederci niente. Alcuni rumori sinistri lo fecero sobbalzare mentre cercava disperatamente un muro o una porta su di cui appoggiarsi.

Con sua grande fortuna trovò un interruttore; si trovava in una piccola stanza piena di strani oggetti strani e che lui non conosceva. Due topolini comparvero da sotto una credenza che copriva una porta. Si diede da fare per spostarla, scoprendo un intero branco di pipistrelli e piccoli topolini grigi. Solo in quel momento si rese conto che l’odore ripugnante proveniva da là sotto.

 

Non fece in tempo ad aprire la porta che un grosso pezzo di stoffa gli ricoprì gli occhi e due pesanti ceppi gli serrarono i polsi.

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Capitolo 11
*** L'oblio ***


Note: Ringrazio tutti quelli che aggiungono questa storia ai preferiti o alle seguite, siete veramente tantissimi. Vi chiedo solo un favore: RECENSITE! Non mi interessa se sono positive o negative, però le recensioni mi spronano a scrivere e a fare sempre di meglio. Quindi per favore, se passate per questa FF e vi capita di leggerla, recensite. Grazie mille (:

 

 

L'oblio.

 

 

Un raggio di luce solare penetrava nel pezzo di stoffa che aveva sugli occhi. Era circondato da una decina di persone, e sempre grazie ai fori nella benda si accorse di essere seduto davanti a un lungo tavolo ovale che si trovava di fronte a un'ampia finestra.

«E così il ragazzino ha cercato di scappare. Grazie a dio che c'eravate voi due» la voce acuta di sua zia lo infastidì. «Se posso sapere, da dove voleva evadere?» stava sbattendo le sue unghie ricurve e sporche sul tavolo.

«Ha scoperto l'uscita giù in cantina. Probabilmente qualcuno parlando lo ha svegliato»

Una voce maschile rispose sarcastica a Bellatrix, «ci è sembrato spaventato; vero, Moritz?».

Prima che l'altro Mangiamorte potesse parlare Bellatrix rise divertita: «Si è trovato in un posto sconosciuto! E per di più non ha la più pallida idea di come ci è arrivato fin qui. Ovvio che è spaventato».

Una mano si appoggiò sulla gamba sinistra di Draco, facendolo sobbalzare. Da quello che riuscì a vedere, era pallida e tremante.

«Mamma?» Draco rabbrividì quando ricevette un sospiro strozzato come risposta.

«Sissi! Non toccarlo!» l'urlo di sua zia rimbombò sui muri della grande stanza. La mano si ritrasse improvvisamente sparendo sotto il mantello. Aveva sempre odiato quando Bellatrix esercitava troppo potere su sua madre,  anche se era la sorella maggiore non aveva il diritto di trattarla in quel modo.

«Cosa diavolo sta succedendo?!?» urlò il ragazzo cercando di slegare i polsi dalla morsa di una fune invisibile «Qualcuno mi spieghi! Dove sono?? Zia! Mamma!»

 

«Sta zitto! Tesoro, ti prego…sta zitto!» la mano gli strinse la gamba, facendogli male. No! Non voleva starsene zitto senza sapere cosa stava succedendo. Si alzò in piedi goffamente allontanando con i polpacci le gambe della sedia.

 

«Qualcuno mi tolga la benda…» alle sue parole seguì un silenzio di tomba, ma Draco insistette «Toglietemi sto cazzo di coso che ho sugli occhi! Voglio vedere! Voglio sapere!»

 

Nessuno soddisfò la sua richiesta, nessuno sembrava averlo sentito, ma all’improvviso un silenzio più sinistro, più cupo invase la stanza e chi c’era dentro; i singhiozzi di sua madre diventarono molto più frequenti e prolungati.

 

«Che cazzo succede?» urlò di nuovo cercando di vedere qualcosa dai fori del pezzo di stoffa. Erano ancora tutti lì in piedi davanti a lui, ma ora sembravano essere stati pietrificati.

 

«Siediti ragazzo». Draco obbedì immediatamente, preso alla sprovvista da quel sibilo terrificante. Iniziò a tremare convulsamente e nemmeno il dolce tocco della mano di sua madre lo confortò.

 

Qualcuno era entrato in quella stanza, qualcuno che portava dolore e morte, qualcuno che suo padre conosceva molto bene.

In una frazione di secondo gli passarono davanti agli occhi tutte le torture e tutte le ferite che suo papà aveva subito a causa di quell’uomo spregevole; se si poteva definire uomo.

 

Sua madre cominciò a piangere disperatamente contorcendosi sulla sua sedia.

 

«Zitta, donna» sibilò Voldemort, e lei obbedì «Sei qui per tua volontà, non devi avere paura di me, Narcissa…»

Sentì il suo respiro sul collo e si girò di scatto, involontariamente. Da quello che riusciva a vedere l’uomo stava accarezzando il volto di sua madre con le sue mani raggrinzite e unte, terrorizzandola.

 

«Lasciala stare» disse senza pensarci e in risposta ricevette uno schiaffo, che lo costrinse a girarsi dall’altra parte.

 

«Tu devi stare zitto! Tu farai quello che ti dirò io! Sarai mio servitore in eterno, Draco. E’ il tuo destino… come quello di Lucius dopotutto» le lunghe dita viscide di Voldemort si infilarono nei suoi capelli, graffiandogli la nuca.

 

Draco riuscì a sentire i mormorii terrorizzati della madre: «Figlio… decidere per lui… schifoso… orribile… essere…»

Le dita lasciarono violentemente la sua testa, e con la coda dell’occhio Draco vide partire dalla mano di Voldemort una brillante luce verde, che si spense subito dopo.

 

Dalla gola di Bellatrix uscì automaticamente un rantolo, ma la donna si ricompose all’istante, quasi non fosse successo nulla.

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Capitolo 12
*** Segnato ***


Segnato.

 

La benda e la fune scomparvero improvvisamente ma la sua vista era ancora più annebbiata e non riusciva a muovere le mani normalmente.

Abbassò cautamente lo sguardo a terra mentre tutti i presenti lo fissavano in silenzio, e un brivido gli percorse più volte la schiena.

Il corpo senza vita di sua madre giaceva a terra, il busto nascosto dietro il lungo lembo della tovaglia; lo alzò lentamente e dovette asciugarsi le lacrime per riuscire a vedere. Gli occhi erano ancora aperti e fissi davanti a sé, ma erano spenti, morti, la loro luce non esisteva più. La traccia brillante di una lacrima segnava una delle sue guance ancora rosee e tiepide. Il petto non si muoveva più seguendo il ritmo naturale dei suoi respiri, le vene sul collo non premevano in simultanea contro la pelle.

Era morta, e con lei tutto quello che lo riguardava. Dopo suo padre, ricoverato senza speranze all'ospedale San Mungo, l'aveva lasciato anche lei.

Non aveva più nessuno; nessuno su cui contare, nessuno che avrebbe dato la vita per lui, nessuno che lo amava davvero, incondizionatamente. Era una cosa triste. Non le aveva mai detto che le voleva bene, e nemmeno che era felice di avere una mamma come lei... Lo era davvero.

Una lacrima percorse silenziosa il suo zigomo spigoloso, mostrando agli altri i suoi veri sentimenti.

Non aveva urlato e non si stava disperando per cercare di risvegliare quel corpo senza vita, ma il mondo si era fermato e tutto proseguiva lento e monotono. Non aveva più senso vivere, non aveva più senso continuare quella triste e insensata esistenza.

Violentemente, senza ritegno, Voldemort afferrò il braccio sinistro di Draco e lui non si oppose.

Non fece nulla nemmeno quando il Signore Oscuro gli impiantò nell'avambraccio la punta della sua bacchetta scura, provocandogli un dolore infinito. Non riusciva ad urlare e nemmeno a ritirare il braccio, era come in balia di un incantesimo. La sua mente cercò negli annebbiati ricordi scolastici e due parole rimasero impresse nel suo cervello: maledizione Imperius.

 

Voleva scappare, voleva che quel mostro scomparisse dalla faccia della Terra in quel preciso istante. Voleva tornare indietro nel tempo e ricominciare tutto da capo, voleva non essere mai nato per non aver causato tutto quel dolore a tutte le persone che gli volevano bene.

Sapeva che Hermione sarebbe stata coinvolta nei suoi giochetti del cazzo, sapeva che per colpa sua avrebbe rischiato la vita, e lui non lo voleva. Non voleva mettere in pericolo anche lei, ora che era diventata il suo amore, la sua ragione di vita. Lo aveva cambiato e per questo non l'avrebbe mai ringraziata abbastanza.

Se non fosse successo tutto quel casino, se non si fosse trovato in quel posto di merda, se sua madre non fosse morta davanti ai suoi occhi in maniera così brutale e stupida... Se non fosse stato Draco Malfoy...

Lui gli avrebbe detto che l'amava.

Lo voleva fare da tempo, voleva stringere dolcemente le sue mani, voleva guardare i suoi profondi occhi scuri e sussurarle che l'amava con tutto sé stesso;

che era stato uno stupido ad aver sprecato quattro anni della sua vita a prenderla in giro senza un motivo valido, si era accorto troppo tardi che era meravigliosa, la più bella di tutte.

Non meritava il suo amore, era troppo puro per uno come lui...

 

Un formicolio lo distrasse dai suoi pensieri; proveniva dal suo avambraccio su cui ora un orribile serpe si muoveva sinuosamente uscendo dalla mascella di un cranio. Rabbrividì.

Era segnato.

 

 

«Grazie per avermi aperto la tua mente, Draco. Voglio proprio conoscerla questa ragazza».

Note: Sì lo so... E' cortissimo. Dovete scusarmi, però questo è una sorta di capitolo di transizione. E' come un secondo prologo insomma (: Fra un po' di capitoli ritornerò con Hermione P.O.V.

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Capitolo 13
*** La guerra. ***


La guerra.

 

 

Dentro di lui un sentimento di odio profondo prese il controllo, ma non riusciva a muoversi. Il senso di soffocamento che gli provocava la maledizione gli faceva venire la nausea; avrebbe preferito morire piuttosto che dover sopportare tutto quello.

 

Un rumore di tacchi sul pavimento di pietra attirò la sua attenzione.

«Il mio nipotino!» Bellatrix entrò con passi pesanti nella stanza, seguita dai due Mangiamorte. Si avvicinò a lui e gli accarezzò il viso, era triste ma era brava a mascherarlo.

«Ti libereremo presto,» sibilò la donna guardandolo negli occhi, «non sarà doloroso per te. Non dovrai ritenerti responsabile di quello che farai…» Un ghigno malefico comparve sul suo viso facendola sembrare ancora più spregevole. Quella non poteva essere sua zia! Per quanto cattiva fosse, per quanto crudele e maligna fosse la sua natura, Draco non riconosceva in lei la persona con cui aveva passato momenti sereni.

 

L’immagine di Hermione a terra ricoperta di sangue gli ritornò improvvisamente in mente, spaventandolo. Non riusciva a togliersela dalla testa, lei era lì che si contorceva sul pavimento della Sala Comune dei Grifondoro. Quando cercava di allontanare quel pensiero orribile lo colpiva un forte mal di testa all’altezza della fronte.

Si chiese se quella fosse solo un’immagine falsa che Voldemort gli infilava nei ricordi per fargli credere che la sua ragazza stava davvero male. E se invece era tutto vero?

 

«Abbiamo mandato dei Mangiamorte ad uccidere tutti i Babbani e Mezzosangue. E tra questi c’è anche lei, o no? Quello che vedi sta succedendo ora;» Draco rabbrividì. «Come ti fa sentire? Tu sei sparito senza spiegazioni e lei ora sta chiedendo di te. E’ terrorizzata, lo vedi?»

Non sapeva come, ma Voldemort riusciva anche a controllare i suoi pensieri.

 

Non andava via, il corpo della ragazza ricoperto rimaneva impresso nella retina dei suoi occhi e non se ne andava.

 

“Cosa volete da me? Che cosa volete?”, fece per alzarsi ma un dolore insopportabile alla spina dorsale lo costrinse a rimanere lì seduto.

 

Voldemort sorrise e mostrò i suoi orribili canini giallo marcio. «Voglio che tu faccia tutto quello che ti dico. Voglio usarti come cavia,» rise.

 

“No!” pensò Draco disgustato.

 

Il Signore Oscuro squadrò la sua bacchetta e con un gesto della mano la ripulì da alcuni granelli di polvere. «Proprio come pensavo; tranquillo ragazzo, non era una domanda».

 

Il suo corpo si alzò dalla sedia su cui era seduto, e cominciò a seguire docilmente le persone che aveva davanti. Non provò nemmeno ad opporsi, conoscendo il dolore che gli avrebbe provocato una qualsiasi sua reazione volontaria. Dopo una decina di minuti che sembrarono interminabili, Voldemort lo trascinò giù nella stanza oscura dove lo avevano trovato qualche ora prima.

 

«Bene, caro ragazzo… Ora tu entrerai dentro quell’armadio e quando uscirai ti troverai ad Hogwarts, all’interno della Stanza delle Necessità… Farò tutto io, non devi preoccuparti. Tu sei solo il mezzo».

 

Voldemort sogghignò, e spinse violentemente Draco all’interno di un alto e stretto armadio scuro. Quando chiuse le ante il ragazzo venne invaso da un’orribile sensazione di solitudine incombente e sapeva che non se ne sarebbe mai più andata.

 

Aveva l’orribile sensazione che Hermione si fosse completamente dimenticata di lui, di loro due insieme, di quello che era successo e quando le sue mani spinsero le ante dell’armadio ne ebbe la conferma.

Era all’interno di Hogwarts ed era cambiato tutto; faceva freddo, il cielo fuori dalle finestre era scuro e piovoso e nulla gli faceva pensare agli anni felici passati lì dentro.

Attraversò lentamente la Stanza delle Necessità ascoltando il suo respiro affannoso e talvolta urla terrificanti squarciavano il silenzio;

 

a un certo punto uno strano formicolio percorse il suo corpo dalla punta dei capelli fino ai piedi, facendolo stare bene per un istante. Non si sentiva né felice né contento, ma stava bene e quella nuova sensazione lo fece sorridere. Cominciò a respirare veramente, un respiro più profondo, più libero del solito. Spalancò gli occhi conscio che lo stava facendo di sua spontanea volontà.

Non era più sotto la maledizione Imperius ma qualcosa gli fece pensare che era tutto calcolato.

 

Cominciò a correre mentre l’aria gli schiaffeggiava il viso ed uscì dalla stanza con il fiatone. Rallentò automaticamente alla vista di una figura sdraiata a pochi metri da lui sotto a un blocco di cemento e capì che quello che gli aveva detto Voldemort era vero; era scoppiata davvero la guerra, il Male aveva varcato la soglia di Hogwarts e aveva distrutto tutto.

Egoisticamente scese le scale alla ricerca di Hermione, senza provare il bisogno di aiutare i ragazzini ormai senza vita a pochi metri l’uno dall’altro.

Corse all’impazzata, corse finché non gli mancò il fiato, corse finché non si trovò davanti al quadro squarciato della Signora Grassa ed entrò all’interno della Sala Comune di Grifondoro.

 

Tirò un sospiro di sollievo alla vista dei gemelli Weasley vivi e vegeti che giocavano a carte come se niente fosse e che sobbalzarono appena lo videro.

 

«Vi prego!» Draco venne percorso da diversi brividi, «dov’è Hermione? Vi prego ditemelo!»

 

I due sotto shock indicarono il dormitorio delle ragazze e Draco si aggrappò al corrimano quando le scale diventarono uno scivolo.

 

«Maledetto Silente! Maledetti metodi per tenere lontano i ragazzi dalle ragazze! Vaffan…»

«Che ci fai tu qui?» una voce maschile e decisamente non amichevole attirò la sua attenzione. Ron Weasley incrociò le braccia e aggrottò le sopracciglia.

«Voglio vedere Hermione.» rispose Draco dopo aver superato lo scivolo e come risposta ricevette un violento schiaffo.

«Sei uno stronzo! L’hai lasciata nel pieno della guerra, l’hai lasciata quando lei aveva più bisogno di te…» Ron abbassò la voce e tirò fuori la bacchetta, «Non ti rendi conto che lei ti ama? Lei ti ama!»

 

Il cigolio di un materasso attirò la sua attenzione, e la voce debole di Hermione lo fece voltare di scatto. «Ronald, che succede?»

«Resta di là, Herm. Non affaticarti».

 

La figura magra e pallida di Hermione comparve davanti a lui, provocandogli un dolore lancinante al petto. «Amore mio…» sussurrò lui abbracciandola dolcemente.

Lei sorrise debolmente e cominciò a piangere: «Allora non sei morto. Amore, ti amo. Non sai quanto ti amo.»

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Capitolo 14
*** I trust you. ***


I trust you.

 

 

Draco la strinse più forte a sé, non sapendo quando l’avrebbe potuta tenere ancora tra le braccia. Sorrise respirando il dolce profumo della sua pelle: «Anche io ti amo, Hermione. Mi dispiace se me ne sono andato ma giuro che non è stato a causa mia; ti spiegherò appena possibile».

«Non… Non devi giustificarti. Sono così felice che tu sia qui…» la sua voce era debole ma era sinceramente dolce.

«Ora, ti prego, sdraiati…» Draco non fece in tempo a finire la frase che un nuovo formicolio gli attraverso il corpo. Sentì le braccia irrigidirsi e allontanarsi dal corpo fragile che stavano cingendo; cercò di parlare, di aprire la bocca o di comunicare attraverso i gesti, ma delle fitte di dolore non gli diedero possibilità di muoversi.

 

Allora era vero. Era vero che Voldemort aveva calcolato tutto. ‘Non sarà doloroso per te’, le parole di sua zia gli tornarono violentemente in testa, compresa la figura pallida di sua madre senza vita. Invece era più doloroso di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Non poteva più proteggere Hermione nemmeno da sé stesso, non poteva farle sapere quello che era successo, quello che voleva spiegarle; non poteva spiegare a nessuno.

 

«Io sono qui per distruggere quello che voi avete cercato di costruire fino ad ora. Non riuscirete a sconfiggermi, io governerò su di voi per sempre». La sua voce uscì dalla sua gola, era pacata e ferma, ma le corde vocali non vibravano come doveva essere. Il suo corpo era stato nuovamente separato dalla sua anima.

Sentì le lacrime salire verso gli occhi color ghiaccio, conscio del fatto che non sarebbero mai scese lungo le sue guance. Invece mentre parlava, mentre vedeva il viso di Hermione riempirsi di dolore e orrido stupore, mentre Ronald la allontanava da lui e la cingeva in un abbraccio, calde lacrime scesero lente lungo il suo viso spigoloso. Sapeva che era l’unica maniera per far capire alla sua ragazza che quelle non erano le sue reali parole.

Ma prima che potesse tentare di avvicinarsi, prima che il dolore lancinante gli colpisse la spina dorsale, il rosso lo Schiantò giù dal dormitorio.

 

 

Hermione P.O.V.

 

 

Una nuvola di polvere si alzò dall’inizio delle scale, dove giaceva svenuto il suo ragazzo.

Si liberò difficilmente da Ron che la tratteneva con forza dietro di sé, per non farle vedere il volto rabbioso di Draco. Ma lei aveva visto e aveva sentito tutto. Aveva sentito le sue braccia diventare ghiaccio e visto uno strano segno sul suo avambraccio sinistro. Sembrava un tatuaggio, ma era sicura che si stesse muovendo; lei non era pazza.

Ma più di tutto era sicura che una lacrima avesse solcato il viso di Draco, alla luce delle candele un luccichio sinistro aveva illuminato le sue guance. Ma c’era stato, ne era sicura come era sicura di quanto amasse quel ragazzo.

 

Si precipitò giù dalle scale ignorando il calore alla testa che la tormentava da giorni e quando arrivò davanti a Draco si fermò di colpo. Il ragazzo era in piedi con la bacchetta puntata verso i gemelli Weasley, ed Hermione di accorse con orrore che uno dei due era a terra. Svenuto o morto non era importante, nemmeno si rese conto di quale dei due ragazzi fosse.

Si lanciò verso Draco e cominciò a prenderlo a pugni sul petto, ma lui non si spostò di un millimetro. Gli occhi sembravano ancora i soli a provare dei sentimenti. Erano pieni di lacrime, pieni di dispiacere sincero.

«Ti prego Draco… Smettila…» i colpi al petto diventarono sempre meno forti e frequenti fino a quando non cessarono del tutto e lei si lasciò cadere a terra, sfinita.

«Ti prego… Sto male…» la voce era implorante e lei gli si aggrappò ai pantaloni sudici per attirare la sua attenzione. Ma Draco non si mosse; tremava convulsamente e teneva lo sguardo davanti a sé, come se stesse cercando di mantenere il controllo del suo corpo, come se non fosse responsabile delle sue azioni.

 

Poi squarciando il silenzio, un urlo disumano lo fece contorcere. Cadde in ginocchio davanti a lei, mentre la punta della bacchetta lanciava fiamme verdi in tutte le direzioni.

 

«Trr…De…Bacch…tta…», ora le lacrime scendevano numerose lungo il suo viso accaldato entrandogli in bocca, già impastata per la saliva.

Ron apparve sulla soglia della Sala Comune e si lanciò con foga addosso al fratello a terra.

 

«Voi morirete! Morirete tutti!» il sibilo di Voldemort uscì di nuovo dalla gola di Draco, facendo sobbalzare la ragazza. Lei afferrò la bacchetta del ragazzo, cercando di evitare le fiamme killer, ma la mano di Draco era troppo salda, e le dita si contorcevano invano per mollare la presa.

 

«Io…Io ti amo…Io ti amo davvero, e voglio amarti per sempre. Mi fido di te, so che non sei tu», la ragazza strinse dolcemente la mano di Draco per aiutarlo a mollare la bacchetta. «So che tu non sei questo. Tu mi ami?» si sforzò di sorridere e tirò più forte le dita del ragazzo.

 

«Ss…S…»

 

Ormai la mano stringeva il vuoto, e le fiamme diventarono a mano a mano sempre più deboli e innocue.

 

«Bravo tesoro, bravo».

 

Gli occhi di Draco rotearono all’indietro, e il corpo sfinito del ragazzo cadde tra le braccia di Hermione, piangente di gioia.

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Capitolo 15
*** Dieci cose che odio di te. ***


Dieci cose che odio di te.

 

 

 

«Devo confessarti che non ti ho mai sopportato. Non sono una persona che giudica, ma tu mi avevi subito mosso qualcosa dentro; è strano lo so, però non credo che si possa paragonare all’odio. Forse ho saputo fin dall’inizio che tra di noi sarebbe nato qualcosa di diverso, qualcosa di molto più potente dell’odio, qualcosa a cui siamo stati destinati da sempre. Però se proprio devo parlare di odio, pensandoci così senza rifletterci troppo esistevano dieci cose che io odiavo di te. Uso il passato perché sai bene come i miei sentimenti siano cambiati da allora». Draco sorrise stringendole la mano, e lei continuò a parlare.

«Di te non sopportavo il tono di voce, era un timbro che rimaneva sempre uguale, come se il sarcasmo e la tua vena sadica fossero radicati dentro di te. Ora invece non le percepisco più; quando mi guardi negli occhi, quando parli a me e con me, io vedo solo la parte migliore di te; sei un essere umano ed essendo tale sei capace di provare amore, sentimenti reali e duraturi nel tempo. Non ho mai dubitato di questo, però credo che tu ora riesca ad esprimerli perché hai capito la differenza tra cos’è giusto e cos’è sbagliato».

Hermione accarezzò il marchio indelebile sull’avambraccio sinistro del ragazzo, e Draco lo coprì con la mano per nasconderlo.

«Non devi vergognarti. Lui è parte di te, è parte della tua storia, e credo che per quanto sia dolorosa e per quanto la gente possa non capire, tu debba accettarla. Io amo anche questo di te, amo il tuo lato oscuro come il lato buono… Forse anche di più. Un velo di mistero non fa mai male.» Hermione rise divertita dalle sue stesse parole, ma era fermamente convinta di quello che stava dicendo.

«Non prometto di accettare tutte le tue scelte, però prometto che farò di tutto per proteggerti. Non ti dico che sarà facile, però io voglio amarti fino alla fine dei miei giorni, e spero che ti basti. Non voglio continuare l’elenco delle dieci cose che odiavo di te, per il semplice motivo che sei cambiato così tanto che quasi non riesco a ricordarle, ora che ti guardo negli occhi. Occhi, ecco un’altra cosa che non sopportavo: il fatto che tu fossi così illeggibile, così impenetrabile. I tuoi meravigliosi occhi ghiacciati rappresentavano una barriera impossibile da superare, e mi dava fastidio, perché io invece sono un libro aperto in tutto quello che faccio».

 

Hermione arrossì visibilmente e abbassò lo sguardo. Si rese conto di aver aperto il suo cuore più di quanto avesse mai fatto, si rese conto di non aver detto niente di falso. Era tutto totalmente reale, poteva percepire la verità di quelle parole intorno a loro, e provò una leggera vergogna.

Draco sospirò, sdraiato su di una branda in infermeria, e circondato da decine di altri lettini.

Hermione lo guardò con la coda dell’occhio; i suoi capelli dorati erano illuminati da un raggio di sole che entrava dalle enormi finestre, e si agitavano quando il vento li colpiva.

«Non pensavo sarebbe finita così,» disse lui con un filo di voce. «hai detto tutto quello che avevo bisogno di sentire. Se ne avessi la possibilità, se non avessi le ossa completamente rotte ti stringerei a me e ti bacerei. Non so cosa dire, oltre al fatto che non amerò nessun altro come amo te. Sei meravigliosa Hermione, non capisco perché tu stia tenendo la mano di un ragazzo che non ti merita nemmeno un po’. Però sei qui con me, e per questo mi sento la persona più fortunata al mondo».

 

 

La porta dell’infermeria si aprì ed entrarono Ron, Ginny ed Harry, gli ultimi due tenendosi per mano.

Ron si avvicinò goffamente alla branda dove era sdraiato Draco, e tenendo la testa bassa e lo sguardo fisso su una boccetta di medicinale parlò: «Scusami se ti ho giudicato senza sapere. Ora so che sei un bravo ragazzo, e che nulla di tutto questo è successo a causa tua.»

Hermione lasciò la mano di Draco e abbracciò con forza l’amico per consolarlo. «Grazie Ronald, di tutto. Ti voglio davvero molto bene».

Il rosso ricambiò l’abbraccio tenendo sempre lo sguardo basso, poi si avvicinò a Draco e gli strinse debolmente la mano.

 

A quel punto si avvicinarono anche Ginny ed Harry, sorridenti e cordiali.

 

«Volevo dirti che io approvo!» esclamò la ragazza lasciando la mano di Harry e abbassandosi per abbracciare Draco. «In realtà approvo da sempre! E non preoccuparti per mio fratello George, » disse lanciando un’occhiata qualche branda più in là, dove Ron aveva appena appoggiato un mazzo di girasoli.

«Madama Chips ha detto che basteranno due o tre settimane, l’hai preso solo di striscio grazie al cielo». Draco sorrise amaramente: «Mi dispiace un sacco, davvero. Appena ne avrò la possibilità mi scuserò personalmente, ma sono contento di non aver causato troppi guai».

 

Harry si avvicinò a loro e si sporse oltre Ginny per guardare in viso Draco. «Quando ne avrai la possibilità voglio sapere tutto su come hai fatto a opporti alla maledizione Imperius! Penso che tu sia stato uno dei pochi a riuscirci; complimenti davvero, sono sicuro che tra noi i rapporti miglioreranno di sicuro». A differenza di Ron, Harry gli strinse la mano con decisione, e Draco rise.

«Ti auguro di non provare mai una cosa del genere. E’ parecchio dolorosa, e ti ritrovi tutte le ossa rotte».

 

Ginny sussurrò qualcosa all’orecchio di Harry e poi si avvicinarono alla branda dove si trovava George.

 

 

Hermione sistemò le coperte e baciò la fronte sudata di Draco.

«Ora riposa, te lo meriti».

 

 

 


Grazie di nuovo a chi spende qualche minuto della propria vita per questa FF, siete fantastici tutti quanti!

E grazie a chi recensisce [Si dice così? xD], mi fa sempre molto piacere.

Jennybrava: sono veramente felice che ti piaccia (: Farò un salto a leggere le tue storie (:

La FF è QUASI finita, ma non ho ancora un'idea chiara su come sarà esattamente il finale.

Un bacio a tutti ^^


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Capitolo 16
*** The end. ***


The end.

 

 

Una lunga fila di bare era appoggiata sull’erba fresca del grande giardino di Hogwarts. I nomi delle decine di persone morte annebbiavano la mente di Hermione, aggrappata al corpo di Draco per non crollare a terra.

Quando lo guardò in faccia si accorse che i suoi occhi erano fissi solo su una delle tante bare. Era più lunga delle altre, di colore nero lucido e sopra di essa era posato un unico e solitario fiore bianco, quello di Draco.

 

Non le sembrava di essere circondata da centinaia di persone, il silenzio che regnava era pesante e le faceva fischiare le orecchie.

Sentì le lacrime salire copiose e lente e poi scendere lungo le sue guance fredde. Chiuse gli occhi come per cancellare dalla memoria le orribili immagini che si erano insediate dentro di lei e quando li riaprì un luccichio la distrasse.

A qualche centinaio di metri da loro, dopo il profondo Lago Nero, una figura alta e snella era ferma e rivolta verso di loro. Rimase impietrita quando i suoi lunghi capelli argentati cominciarono a muoversi seguendo il ritmo del vento.

Hermione alzò lo sguardo verso Draco, anche lui pietrificato a guardare quella persona misteriosa; guardandosi intorno, si rese conto che nessun altro se ne era accorto, e si sentì quasi sollevata.

Alla luce della luna, una nuova figura si aggiunse a quella originaria, solo più bassa e più grossa. Quella dai capelli argentati circondò le spalle dell’altra in un abbraccio.

 

Hermione chiuse gli occhi di nuovo, un brivido la fece scuotere.

 

 

Lucius Malfoy e Bellatrix sparirono nell’oscurità.

 

 

 


EPILOGO

 

 

La voce computerizzata e monotona di una donna svegliò Hermione dai suoi pensieri. Si accorse improvvisamente di essere a braccetto con Ron che sorrideva eccitato spingendo mentalmente un passeggino che conteneva un bambino di appena tre anni.

 

Hermione fissò per qualche secondo l’orologio appeso al muro davanti a sé.

 

«Oh, Ronald… Siamo in anticipo di mezz’ora. E Mortisio non è ancora in età da Hogwarts».

Il rosso non sembrò ascoltarla, ma appoggiò mesto la testa alla spalla di Hermione.

«Quanto mi è mancato questo posto! Darei tutto per poter tornare indietro di qualche anno, e

qualche ruga».

Hermione sorrise divertita: «Sei bello lo stesso! Su! Su! Ora dobbiamo raggiungere gli altri».

 

Nel bel mezzo della confusione di King Cross, i tre attraversarono decisi i mattoni della colonna tra il binario 9 e 10; nessuno sembrò dargli importanza.

 

Una nube grigia oscurò per qualche secondo la loro vista, poi avanzarono tra la folla e i ragazzini in divisa da Hogwarts. Cercando tra le centinaia di teste, Hermione scorse quelle di Harry e Ginny.

 

«… Sono così fiero di te. Vedrai che sarà una bella esperienza, però comporta anche moltissime responsabilità. I professori conteranno su di te per tante faccende, e forse a volte ti farai detestare da qualche compagno, ma ne vale la pena», Harry diede una pacca sulla spalla alla figlia maggiore Taylor, un’adolescente meravigliosamente somigliante a Ginny ma con gli occhi piccoli e verdi del padre.

Ginny le accarezzò il viso e poi lucidò per l’ultima volta la spilla da prefetto che aveva attaccata al mantello. «Su Matt, dai un bacio alla tua sorellina», alzò uno scricciolo che si agitò in direzione di Taylor e le diede un umido bacio sulle guance.

 

Ron fece finta di asciugarsi le lacrime. «Ma che bella famigliola felice! Sembrate i protagonisti di una telenovelas sud americana, e giuro che non è un complimento».

Hermione trattenne una risata ma poi lanciò uno schiaffo alla nuca dell’uomo, che protestò a suon di sguardi minacciosi.

 

«Finalmente la mia donna ti fa rigare dritto!» una voce profonda e familiare arrivò da dietro, facendo immobilizzare tutti. Quando Hermione si girò, un uomo biondo e pallido sorrise nella sua direzione e la abbracciò teneramente.

«La prossima volta svegliati prima e fatti portare da me, sai che sono geloso di lentiggini man.» sussurrò in modo da assicurarsi che lo sentisse solo lei. Hermione sorrise allegra e poi allungò il collo per cercare i suoi tre bambini.

Due ragazzine identiche dai capelli ramati avanzavano verso di loro indossando una divisa troppo lunga. Quella di destra teneva per mano un bambino dell’età di Mortisio, che continuava ad inciampare nella sua, decisamente troppo lunga e larga.

Hermione e Draco risero divertiti.

 

«Amore mio, è troppo presto per te. Tra qualche anno raggiungerai Narcissa e Cornelia ad Hogwarts, ma per ora sei ancora tutto mio!»

 

Hermione prese in braccio il piccolo Spar che cominciò ad agitarsi nella direzione delle sorelle. «Tanti tati!» lanciò un gridolino acuto a cui risposero tutti con una risata.

Ron, che fino a quel momento aveva sistemato il bavaglino del figlio Mortisio, parlò di nuovo.

«E la mia donna?» chiese con finta severità, portandosi le mani ai fianchi, «dov’è mia moglie?»

Draco si girò verso di lui e poi indicò un punto indefinito a qualche decina di metri da loro.

«Sta arrivando, comprati un nuovo paio di occhiali Weasley», gli diede una pacca amichevole sulla spalla, e dopo qualche secondo apparve una meravigliosa donna bionda con in mano un biberon e una cartella sotto braccio.

 

«Dov’è il mio bambino?» chiese con voce dolce rivolgendosi al passeggino davanti a lei. «Oh, tesoro! Ecco la pappa!»

 

Mortisio per tutta risposta cominciò a battere le mani e ad agitare i piedini, poi prese avidamente il biberon e cominciò a bere.

 

A quel punto Luna si lanciò addosso al marito e gli diede un morbido bacio sul collo. «Buongiorno amore mio!»

Ron rimase in silenzio, fingendosi offeso. «Saluti sempre lui prima di me», disse lanciando un’occhiata a Mortisio, ma appena Luna si lasciò andare in un lungo abbraccio lui non riuscì più a rimanere serio.

 

Quando la locomotiva soffiò per l’ultima volta, le gemelle e Taylor salutarono con gli occhi lucidi i genitori e sparirono lentamente dietro l’orizzonte.

 

«Mi mancheranno tanto, sai» sussurrò Hermione a Draco, ancora uniti in un abbraccio.

«Anche a me… Per fortuna che ho te e lui», disse accarezzando la testa del più piccolo dei loro figli.

 

Hermione sorrise e chiuse gli occhi, sentendo che non avrebbe mai chiesto nient’altro dalla vita se avesse avuto per sempre Draco al suo fianco.

 

 


Oddio, è finita. Finalmente. Sono così felice! (:

 

In qualche modo, sento che questa storia è MIA, mia e basta. Anche se sono perfettamente che i personaggi non sono i miei - a parte la new generation °w° - sono fiera del mio lavoro e di quello che ne è venuto fuori.

 

Rinnovo i ringraziamenti per tutte le aggiunte a seguite, preferiti e da ricordare. Siete tantissimi! E anche se le recensioni sono poche - ma buone - ringrazio anche voi (:

 

Confesso di aver pensato a un finale meno felice, però io sono una fan degli happy ending e quindi ho deciso così, anche perchè credo che i nostri protagonisti se lo meritassero.

Grazie di cuore (:

E grazie a zia Row, per aver allietato le mie notti con i suoi libri (:


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