Konoha Hearts

di R e d_V a m p i r e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Infondo al Pozzo ***
Capitolo 3: *** Il Buio Addosso ***
Capitolo 4: *** Auguri ***
Capitolo 5: *** La Cerimonia ***
Capitolo 6: *** Giù nell'Abisso ***
Capitolo 7: *** Ritornare ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Konoha Hearts





Oggi come cent’anni fa, le Cinque Grandi Terre sono governate dai Cinque Duchi, gli esponenti maggiori delle più importanti famiglie nobiliari del nostro tempo.
Ognuno di loro porta avanti la propria famiglia con orgoglio e dovizia, facendo di tutto per farla brillare sulle altre. Ovviamente il loro compito non è solo questo, o la loro esistenza non sarebbe così importante. Ogni famiglia controlla qualcosa. Qualcosa di misterioso e dai poteri immensi, per cui durante gli anni si sono combattute innumerevoli guerre e sono morte altrettante persone nel tentativo di impadronirsi di ciò che le famiglie principali controllano.
Ma di questo parleremo in seguito.
Ciò che voglio narrarvi ora è una leggenda. Una leggenda che parla di un orologio che dorme da cent’anni e dell’erede di una delle più importanti famiglie dei Cinque Duchi.
Si dice che l’Orologio del Silenzio tornerà a suonare solo quando colui che ha commesso il peccato più grave arriverà sulla terra, rompendo così il silenzio centenario in cui è stato cristallizzato.
Dovete sapere che l’Orologio ha fatto sentire la sua voce l’ultima volta il giorno in cui il cielo pianse sangue, e le fiamme dell’inferno avvolsero ogni cosa, facendo sprofondare un intera città e i suoi abitanti nelle profondità dell’Abisso.
Chiunque conosce la Tragedia di Jikan, anche se nessuno sa di preciso cos’avvenne quel giorno di cento anni fa.
Ma anche di questo si parlerà più tardi.
Vi chiedete cosa c’entri ora questa leggenda con l’erede di uno dei casati, vero?
Come faccia quest’assurda storia che sembra non avere né capo né coda ad intrecciarsi con vite che all’apparenza non c’entrano nulla.
Ma… saprete tutto a suo tempo miei cari, tutto a suo tempo.
Chi sono io? Oh ma mi conoscete bene ragazzi miei! Mi presento comunque: io sono un personaggio di questa storia, sono colui che racconta le vicende, che ha visto e che ha udito. Sono l’unico a conoscenza del segreto.
Sono il Cappellaio Matto.
E con questo, benvenuti a Wonderland miei cari ragazzi! Sappiate che da qui non si può tornare se non con delle risposte. Quindi guardate, guardate e capite.
Shhh… ora mettetevi comodi e ascoltate…
… lo spettacolo, sta per iniziare!




Angolino di R e d_V a m p i r e

Uhm, prima di partire con gli insulti fatemi spiegare xD.
Ho finito Pandora Hearts da poco, ci sono rimasta male, volevo scrivere qualcosa sul Fandom, ed ecco sta… sta “cosa”. Si, si rifarà a Pandora Hearts, la storia sarà più o meno simile, ma nemmeno tanto. Troverete la ricerca dei ricordi dei protagonisti e il tentare di svelare il segreto dietro la Tragedia di Jikan ( che significa "tempo", per questo ringrazio Lotti che l'ha suggerito =D) Mh… per i personaggi… uh uh ho già tutto in mente. Le coppie… ohoh, provate a immaginare? Susu facciamo un giochino, vediamo chi mi indovina i personaggi u__u ( della serie… chi è Oz? Alice? Gilbert?... e così via) Lo so, sembra una cosa bimbominkiosa (?) però andando avanti non è così. Spero. Sappiate che è da un bel po’ che non scrivo su questo fandom, potrei essermi seriamente rincretinita ed essere incapace di scrivere qualcosa di decente. Mi scuso in anticipo se così fosse.
Per dovere di copione alcuni personaggi risulteranno un po’ OOC, ma tenterò di arginare la cosa, e non stravolgerli troppo.
Che dire? Spero che l’idea non dispiaccia.
Un bacio, e al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Infondo al Pozzo ***


Konoha Hearts





Pioveva. Raramente c’erano state giornate così brutte nella Terra del Fuoco. Di solito il sole splendeva alto nei cieli tersi sopra la tenuta del casato degli Uzumaki, e le nuvole si tenevano lontane da quell’idillio, come a non voler offuscare la brillante energia di quel sole che baciava con materna noncuranza i suoi figli. Chi sa perché gli appartenenti a quel casato rispecchiavano molto l’energia di quell’astro: tutti biondi, tutti incredibilmente solari. Beh. Quasi tutti.
Il ragazzino tossì un paio di volte, rifugiandosi sotto un arcata dei corridoi nel giardino, che portavano all’interno della tenuta, voltandosi a guardare con un sospiro contrariato il cielo grigio, e la sottile pioggia che bagnava il verde dei prati, rendendo tutto nebuloso e vago, quasi come in un sogno.
Si strinse nel cappotto nero che indossava, scuotendo appena il capo, lasciando che qualche gocciolina sfuggisse dai capelli neri che gli arrivavano alle spalle.
Certo –pensò riprendendo a correre - è una vera sfortuna che piova così proprio oggi. Il Signorino ne sarà deluso.



<< Itachi hai idea di dove si trovi quello screanzato? >>
La voce acuta della donna dai corti capelli a caschetto, castani, fece rabbrividire il quattordicenne che invano aveva tentato di sfuggire alle sue grinfie rifugiandosi nello stanzino delle scope.
Itachi si voltò lentamente, lasciando andare con un sospiro sconsolato la maniglia della porta che lo avrebbe condotto alla salvezza, cercando di mettere su l’espressione più convincente del suo repertorio.
<< Ehm, Shizune-san, non è ho la minima idea >>
Rispose con un alzata di spalle che voleva sottolineare la sua reale innocenza.
La donna dovette convincersi, perché abbandonò per un istante l’aria marziale per cedere il posto a una sconsolata, afferrando per le spalle il ragazzino e scrollandolo come un bambolotto, fra singhiozzi disperati.
<< Io non so più che fare con lui! Kami-sama, finirà per farmi impazzire! E io devo trovarlo, devo, capisci?! >>
Il giovane scosse affermativamente il capo, sebbene tutti quegli scossoni l’avessero rintontito un po’. Shizune tirò su col naso, lasciandolo andare e dandogli le spalle, sparendo per il corridoio a suon di “Signorino dove siete?!”
Il ragazzino scivolò lungo la porta, il capo riverso sulla spalle e l’espressione di chi non aveva capito un tubo sul volto dai lineamenti fini, se pur ancora infantili. Rimase così per un po’, finché non sentì qualcosa di umido strofinarsi contro una guancia.
Voltò appena il capo, terrorizzato, incrociando due grandi occhi neri languidi.
Un urlo gli si strozzò in gola, mentre si faceva di sasso e scivolava lungo disteso a terra, lì lì per perdere i sensi.
Il cagnolino dal soffice pelo bianco inclinò il capino di lato, mettendosi seduto e uggiolando confuso.
<< Akamaru dove sei? Aka-oh, sei qui bello! >>
Esclamò una sorridente bimbetta dai corti capelli color dell’oro e grandi occhi azzurri, che non poteva avere più di sei anni, chinandosi a prendere il cucciolo fra le braccia. Un lamento soffocato proveniente dalla sua destra la fece guardare verso il basso, spalancando la boccuccia, sorpresa, sulla figura tremolante del ragazzino dai capelli neri.
<< Itachi-kun? Cosa succede? >>
L’interpellato rabbrividì indicando con mano tremante il cucciolo fra le sue braccia, gli occhi comicamente spalancati.
<< U-un c-cane… ! >>
Soffiò, fioco.
La bambina lo guardò accigliata, prima di capire. Spesso dimenticava l’assurda fobia di Itachi-kun verso i cani come il suo Akamaru. O i cani in generale, comunque.
Accarezzò il capino dello sbavante animale, sorridendo allegra.
<< Cercavi Onii-sama, Itachi-kun? >>
La domanda fece dimenticare al ragazzino la sua paura, così che si ricompose tornando serio come sempre. Annuì, incrociando le braccia al petto.
<< Hai, Ino-chan. Sa per caso dov’è? >>
La bimba allargò il sorriso, compunta, orgogliosa di sapere qualcosa che il giovane servitore ignorava. Portò una mano al lato della bocca, per non farsi sentire dalle presenze invisibili di quel corridoio vuoto.
<< E’ nascosto nel gazebo vicino al pozzo, in giardino >>
Si bloccò, accigliata, come se si fosse pentita ad un tratto della soffiata. Strinse il cucciolo fra le braccia, guardando il ragazzo con i grandi occhi azzurri sgranati.
<< Però non devi dirgli che sono stata io a dirtelo, o si arrabbierà. E Ino non vuole che Onii-sama si arrabbi con lei! >>
Tirò su col naso, portando un pugnetto agli occhi per asciugare il principio di lacrime che li aveva illuciditi.
<< Me lo prometti, Itachi-kun? >>
Il giovane sorrise dolcemente chinandosi a scompigliarle i capelli
<< Glielo prometto Ino-chan. Ora vado dal Signorino. Mi raccomando, shh! >>
Fece, portandosi l’indice sulle labbra,e sparendo lungo il corridoio, lasciando la piccola Uzumaki con il suo Akamaru.



Si fermò, le mani sulle ginocchia, un occhio socchiuso e il capo completamente bagnato di pioggia, per riprendere fiato. Sorrise, socchiudendo entrambi gli occhi in un espressione sollevata.
<< Finalmente l’ho trovata, Naruto-kun! >>
Il ragazzino sotto il tavolo di pietra si voltò a guardarlo, truce. Doveva essere un suo coetaneo, forse appena più grande. Pelle dorata, corti capelli biondi scarmigliati, penetranti occhi azzurro cielo, le braccia strette attorno alle gambe e il viso incassato fra le ginocchia.
<< Te l’ha detto Ino, vero? >>
Chiese in una smorfia, facendogli la linguaccia. Itachi scosse il capo, passandosi una mano fra i capelli. Non poteva tradire così facilmente la promessa fatta all’Uzumaki minore.
<< Istinto del servitore fedele, Signorino >>
Il giovane lo squadrò per qualche istante, diffidente, poi vinse la naturale ingenuità che era congenita in lui e sfoggiò uno dei suoi sorrisi accecanti che avevano il potere di renderlo gradito a chinque.
O, almeno, era quello che pensava il ragazzo più piccolo.
<< Sei un pessimo bugiardo, Itachi. Ma fa lo stesso, perché sei fedele e restio a tradire il prossimo >>
Il ragazzino sgranò appena le iridi color carbone, per poi accennare ad un sorriso. Non per nulla il suo Signorino veniva chiamato l’Imprevedibile. Riusciva a stupire pure lui che si considerava la persona che lo conosceva meglio. Si abbassò, rannicchiandosi sotto il tavolino al fianco del suo adorato boocchan, alzando lo sguardo a contemplare i neri nuvoloni carichi di pioggia come il ragazzino alla sua destra, i cui occhi limpidi erano oscurati da una sottile patina di malinconia che lo rendeva stranamente serio.
<< Siete triste perché vostro padre non parteciperà alla cerimonia, Naruto-kun? >>
Chiese, in un sussurro. Il giovane Uzumaki sgranò leggermente gli occhi, chiedendosi come fosse possibile per quel ragazzo leggere i suoi pensieri come un libro aperto. Qualcosa brillò nel suo sguardo, prima che voltasse il viso, chiudendo gli occhi per ricacciare le lacrime che premevano per uscire.
<< N-no. Jiraya-oji-sama farà le sue veci, e mi va bene. So che Tou-san è molto occupato e non ha tempo per me >>
Dichiarò, sforzandosi di suonare leggero. Il suo compagno nascose il viso fra le braccia, guardandolo silenzioso con la coda dell’occhio. Strinse i pugni sulle ginocchia per non farsi notare dall’altro.
Inoichi Uzumaki non gli era mai piaciuto. Trovava che un padre non avrebbe dovuto comportarsi con un figlio come lui si comportava con Naruto, anche se Itachi non sapeva come avrebbe dovuto essere un padre, visto che non ricordava nulla del suo.
Però era certo che non avrebbe dovuto allontanare il suo primogenito chiamandolo sudicio e rifiutarsi di incontrarlo. Avrebbe dovuto essere come Jiraya-sama era con entrambi: buono, disposto ad ascoltare, amorevole e autorevole.
Anche se su quest’ultimo punto lo zio del Signorino peccava un po’.
<< Non deve vergognarsi di dimostrarsi triste davanti a me, Signorino. Io non la prenderei mai, mai, mai in giro, lo sa. Quindi pianga pure! >>
Esclamò con forza il giovane servitore.
L’Uzumaki arrossì violentemente, scattando all’impiedi e battendo così il capo contro il fondo del tavolino, cadendo a terra, le mani fra i capelli e grossi lacrimoni agli occhi. Itachi fece per alzarsi anch’esso, preoccupato, ma il biondo scosse il capo, alzando una mano e indietreggiando velocemente contro il pozzo di pietra, incurante della pioggia incessante, aiutandosi con le mani a mettersi ritto contro il pozzo.
<< Eh eh, Itachi cosa dic- >>
Il ragazzo scattò all’impiedi guardando il suo padroncino scivolare, perdendo la presa e cadere dentro il pozzo, agitando comicamente le braccia, gli occhi sgranati, mentre spariva nel nulla, senza un fiato.
L’urlo del servitore sovrastò la pioggia, mentre correva, le mani sul bordo del pozzo, saltando al suo interno senza pensare.
<< NARUTO-KUN! >>



<< N-naruto-kun state bene? >>
<< Si Itachi… starei meglio se tu scendessi dalla mia schiena, però >>
<< O-oh… gomenasai! >>
Esclamò il ragazzino, alzandosi da sopra l’amico, barcollante, guardandosi attorno per cercare di capire dove diavolo fossero finiti. Stranamente il salto nel vuoto si era rivelato meno spaventoso del previsto, visto che erano finiti a terra dopo una caduta di nemmeno tre metri. Ad accoglierli però non c’era stato il freddo abbraccio dell’acqua, bensì l’inopportuna presenza di terra e erba umida.
Itachi cercò qualcosa nel giubbotto, estraendo una scatola di cerini, provando ad accenderne uno. Fece sfregare il legno contro il bordo della scatola, ma nulla.
Quando finalmente se ne accese uno, tre tentativi falliti dopo, la fiammella illuminò un largo spiazzale al cui centro si ergeva una croce d’oro, incrostata dal tempo.
Il moro schiuse appena le labbra, confuso.
<< Una tomba >>
<< Una tomba? Che ci fa, ahia, una tomba dentro un pozzo? >>
Chiese l’Uzumaki che era riuscito a rimettersi dritto su due gambe e ora si spolverava i pantaloni. L’altro ragazzo scrollò le spalle, silenzioso, avvicinandosi di più a quella sorta di lapide, seguito dal biondo. Si chinò sulle ginocchia, passando una mano sul freddo metallo alla ricerca di qualche scritta. Le uniche presenti, però, il passare del tempo le aveva rese illeggibili, e quando ritirò la mano si ritrovò il palmo sporco di vecchi pezzi di vernice che avevano ceduto al suo tocco.
Dietro di lui Naruto afferrò la catenina che teneva legato un orologio d’oro, da taschino, a uno dei lati della croce.
Lo prese, rigirandolo fra le mani. Era parecchio pesante e recava uno strano simbolo in rilievo sul dorso: un cerchio vuoto contornato da una spirale e al suo interno un piccolo ventaglio stilizzato.
<< E questo…? >>
Chiese Itachi non appena si accorse cos’aveva in mano l’erede degli Uzumaki. Fu il turno del ragazzo di scrollare le spalle, mentre passava il pollice sotto il gancetto che teneva chiuso il marchingegno.
<< Un orologio… >>
Non appena si fu aperto, una melodia malinconica sgorgò dal suo interno, come risvegliatasi. Itachi si sporse per vedere meglio l’oggetto, convenendo mentalmente sul fatto che si trattasse di una sorta di carillon, le cui lancette imprigionate dietro il vetro, fra gli ingranaggi, si erano congelate alle sei e venti. Sbuffò, piano. Un orologio rotto che continuava a suonare la sua delicata melodia.
Alzò il volto per dire qualcosa al suo padroncino, ma ciò che vide fu Naruto crollare in ginocchio, lo sguardo vacuo dagli occhi sgranati, l’orologio ancora stretto nel pugno.
Il ragazzo non sentì i richiami dell’amico, ne le sue mani che lo scrollavano.
Davanti ai suoi occhi spalancati in quel momento c’era solo un sorriso.
E due occhi verdi che piangevano sangue.
<< Chi… ? >>
Una risata crudele gli ferì le orecchie, e due mani spettrali, affusolate, spuntarono dal nulla, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
<< Sei tornato! Sei tornato… e finalmente potrò ucciderti! >>




Angolino di R e d_V a m p i r e

Eccomi tornata con il primo capitolo. Svelato l’arcano sui personaggi ( per chi conosce l’anime da cui ho preso spunto ) Oz interpretato da Naruto, Ada da Ino, Gilbert da Itachi, lo zio Oscar da Jiraya e il padre di Oz da Inoichi Yamanaka (per quest’ultimo ho scelto lui perché Minato mi serviva assolutamente per un altro personaggio, ed era l’unico disponibile con i capelli biondi xD). Uhm, vi starete chiedendo perché proprio Itachi per fare il servitore di Naruto. Se avete notato ho modificato le età dei personaggi, così che Ino risulti ancora bambina e Itachi più piccolo di Naruto. Credo di avere sforato un po’ troppo nell’OOC con l’Uchiha, ma purtroppo mi serviva così, e andando avanti scoprirete il perché ( si, non ve lo dico, gné gné xD) Ora, ora… chi sarà la creatura che vuole uccidere il nostro biondino? Mh, mistero.
Detto questo ringrazio chi ha letto, e Vaius e Lotti che hanno trovato il coraggio di commentare. Rispondo a entrambi, visto che tutti e due non conoscete Pandora Hearts ( si, anch’io all’inizio pensavo che il titolo fosse un po’ equivoco e potesse rimandare a Kingdom Hearts, ma poi l’ho lasciato così ) spero che vi piacerà anche questo capitolo e che continuerete a seguirmi. Io farò del mio meglio. Intanto ho scelto Jikan come nome per la città della tragedia, proprio perché mi sembrava il più appropriato per quello che è successo lì, quindi grazie Lotti ( e si, il personaggio si chiama proprio Lotti xD)
Al prossimo capitolo!
Un bacio.

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Capitolo 3
*** Il Buio Addosso ***


Konoha Hearts





<< Chi… ? >>
Una risata crudele gli ferì le orecchie, e due mani spettrali, affusolate, spuntarono dal nulla, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
<< Sei tornato! Sei tornato… e finalmente potrò ucciderti! >>

Impietrito. Il giovane Uzumaki non riusciva a muoversi, sentiva come i muscoli del corpo irrigiditi, e malgrado il cervello gli urlasse di scappare, sentiva che provare a staccare i piedi da terra era impossibile. Che poi, terra era un termine inappropriato.
Attorno a lui c’era solo il buio, un buio soffocante, denso e freddo. Un buio che gli faceva venire i brividi, e scendere il sudore freddo lungo il viso.
Per un attimo si era persino dimenticato della… presenza –era l’unico modo in cui riusciva a chiamare ciò che gli stava davanti-
Ma bastò sentire il suo alito caldo sul viso, e la stretta soffocante di quelle gelide mani attorno al collo, per ricordarsene in un sol colpo. Sgranò gli occhi, improvvisamente senza fiato. Sentì il suo corpo cedere, e cadere disteso in quel nulla, mentre una pallida figura si delineava sopra di lui, congiungendosi alle mani fantasma che continuavano a stringere.
Chiuse gli occhi, cercando di inviare ossigeno ai polmoni, senza riuscirci. Qualcosa di umido gli sfiorò una guancia.
Una lacrima.
Riaprì gli occhi, e la vide.

Itachi non sapeva che fare. Il suo boocchan era ancora lì, immobile, seduto sulle ginocchia, il viso pallido e gli occhi sgranati. Stringeva convulsamente l’orologio che non aveva smesso per un istante di suonare.
A nulla erano serviti gli scossoni e le urla.
Sembrava impossibile risvegliarlo.
Sospirò, frustrato, le mani serrate sulle sue spalle, cercando in quegli occhi vuoti un rimedio.
Non poteva rimanere impassibile e lasciare che qualunque cosa fosse quella che stava facendo male al suo padroncino continuasse.
Era il suo dovere.

Doveva avere la sua età. O almeno così credeva. Era una figura esile, sul cui chiaro viso sottile risplendevano due immensi occhi verdi. Gli stessi che piangevano quelle lacrime di sangue che ora scivolavano sulla sua pelle. Il suo sorriso splendente era inquietante, assomigliava a una smorfia, quasi una ferita aperta sul viso di un morto, ed era accarezzato da ciuffi blu scuro dei lunghi capelli che le arrivavano ai piedi, lisci e con qualche treccina qua e la. Indossava un abito strano, che sarebbe andato di moda il secolo scorso, nero, con la gonna aperta sul davanti a mostrare le gambe chiare fasciate da bende di lino bianco. Sul petto, proprio sopra il cuore, un cerchio bianco, vuoto, faceva bella mostra di se.
Naruto si chiese perché stesse piangendo, e come mai provasse tutto quell’odio verso di lui. Non l’aveva mai vista, infondo.
Anche se…
Anche se c’era qualcosa, una sensazione vaga forse frutto della mancanza d’ossigeno al cervello, che gli e la rendeva in qualche modo famigliare. Gli occhi, forse.
Provò a muovere le labbra cianotiche, e quel che ne uscì fu solo un soffio vago.
<< Perché…? >>
La ragazza – o qualunque cosa fosse- strinse di più la presa, scossa da singhiozzi. Il ragazzo si stupì, ma poi vide che non stava piangendo.
Tutt’altro.
Il suo viso era sfigurato da una risata folle, amara, che rimbombava in quella strana dimensione.
<< Mi hai lasciato sola! Per tutto questo tempo, per tutto questo tempo… Sakura non ti perdonerà mai! >>
Ebbe solo il tempo di percepire quel nome, poi vide la smorfia dipingersi sul suo viso, e un fiore rosso sbocciare sul suo petto. Le mani lasciarono la presa, permettendogli di tornare a respirare.
Sakura lanciò un urlo acuto, da animale ferito, e i suoi bei lineamenti si distorsero in una maschera da macabra marionetta, prima di sparire in un soffio di vento, divenuta polvere.
Naruto sospirò, ricambiando lo sguardo di due occhi neri che lo fissavano preoccupati, e sorrise, prima di perdere i sensi.
<< Itachi >>

<< Naruto-kun! >>
Esclamò il giovane servitore, afferrandolo prima che cadesse riverso a terra, stringendolo fra le braccia. Sospirò, sollevato. Almeno sembrava essere tornato normale.
Diede un occhiata all’orologio sul terreno erboso. Era bastato chiuderlo perché il suo padroncino uscisse da quella sorta di trance.
La sua attenzione tornò al ragazzo che si stava riprendendo.
Naruto aprì gli occhi, confuso, passandosi una mano sul viso. Cos’era successo? Era stata una visione?
Eppure era così dannatamente reale… sembrava che stesse davvero soffocando.
<< Sakura… >>
Sussurrò, fra se e se. Itachi inarcò un sopracciglio, confuso, aiutandolo ad alzarsi.
<< ‘Sakura’? Chi è, Naruto-kun? >>
L’altro alzò il viso, guardandolo serio, come se non lo vedesse. Scosse appena il capo, muovendo qualche passo e chinandosi a riprendere l’orologio da terra, facendolo cadere in una tasca dei pantaloni.
Inspirò, voltandosi e sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi enormi.
<< Nessuno Itachi, nessuno. Ora… ehm… come usciamo? >>

Itachi sospirò, distrutto, fermandosi a riprendere fiato, la giacca bianca stretta fra le mani. Da quando erano usciti dal pozzo (avevano scoperto un passaggio segreto che conduceva direttamente all’interno del palazzo) Naruto aveva fatto i capricci come un marmocchio, impedendogli di adempiere al suo dovere. E in quel momento il suo dovere era vestirlo di tutto punto per la cerimonia. Peccato all’Uzumaki questo piccolo insignificante aspetto fosse del tutto incomprensibile.
Tornò a guardare il Signorino che si era messo all’impiedi sul letto, in soli pantaloni, i capelli scarmigliati e che ostentava una smorfia sul viso, chiaro segno di rifiuto.
<< Naruto-kun la cerimonia inizierà a breve >>
Provò un ennesima volta quello, con voce fioca. Non aveva la forza di fare di più. Stare dietro al padroncino era un impresa, visto che questo sembrava avere l’energia inesauribile di un ciclone.
Il giovane sbuffò, prima di lasciarsi cadere con un tonfo sul letto, dondolando le gambe.
<< Ne, Itachi, sarai tu a mettermi il mantello, vero? >>
Chiese quello con un sorriso splendente.
L’interpellato abbassò le mani che stringevano la giacca, arrossendo impercettibilmente. Ricordava la discussione con Jiraya-sama. Teoricamente a un servo non sarebbe potuto essere permesso di partecipare in quel modo alla cerimonia di avanzamento all’età adulta, ma essendo lui il miglior amico del Signorino Naruto c’era stato uno strappo alla regola.
Annuì, abbassando lo sguardo, indeciso.
<< H-hai. Però ora Signorino finisca di vestirsi, la supplico! >>
La risata del ragazzo biondo che gli strappava di mano la giacca gli fece tirare un sospiro di sollievo.

L’uomo dalla bianca capigliatura leonina sospirò, le mani nelle tasche del completo bianco, e lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, al cielo grigio. Mosse le labbra, così che la sigaretta che vi pendeva mestamente rischiò di rovinare al suolo.
I suoi occhi scuri rivelavano la sua inquietudine. O tristezza, chi sa? Dopotutto quella giornata avrebbe dovuto essere perfetta, perché importante per il suo nipotino.
Abbassò il capo scuotendolo piano, estraendo la mancina dalla tasca e massaggiandosi con due dita le palpebre.
<< Ahhh Inoichi, Inoichi, non sai il male che stai facendo… >>
Sussurrò.
Il bussare discreto alla porta lo fece voltare e mormorare un appena udibile “Avanti”. La governante dai capelli scuri, Shizune, si chinò rispettosamente congiungendo le mani davanti al Padrone.
<< Jiraya-sama, i rappresentati degli Hyuuga sono appena arrivati >>
L’uomo sorrise, facendo un cenno alla donna, togliendo la sigaretta dalle labbra e spegnendola in un posacenere di cristallo.
Ispirò, appena, seguendola. Lo spettacolo stava per iniziare.

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Capitolo 4
*** Auguri ***


Konoha Hearts





<< Jiraya-sama, i rappresentati degli Hyuuga sono appena arrivati >>
L’uomo sorrise, facendo un cenno alla donna, togliendo la sigaretta dalle labbra e spegnendola in un posacenere di cristallo.
Ispirò, appena, seguendola. Lo spettacolo stava per iniziare.

Jiraya Uzumaki si era sempre considerato un uomo con la testa sulle spalle e di buoni principi. Certo, ogni tanto il suo essere appassionato alle belle donne e il buon vino gli aveva dato qualche problema, ma non era mai successo nulla nella sua lunga vita che lo mandasse fuori di testa come in quel preciso istante. E no, non era certo per la giovane erede degli Hyuuga, seduta comodamente ad un tavolino a sorseggiare serenamente un tè portatole da Shizune, che era andato in escandescenza.
<< Uh… Jiraya-san, non è lieto di rivedermi? >>
La voce profonda e dalla sottile quanto mal celata ironia di quell’uomo riusciva a fargli venire i brividi e istinti omicidi in egual misura. Cercò di controllare il tic che gli era preso all’occhio destro, sforzando un sorriso quantomeno cordiale verso il suo strampalato interlocutore.
Perché non poteva essere definito altrimenti. Davvero, non gli veniva un aggettivo migliore per descriverlo. Inspirò, scrollando più volte il capo, una mano dietro questo.
<< C-certo Kakashi, cosa ti fa pensare il contrario? >>
Kakashi sorrise, o almeno l’Uzumaki credette di vedere le labbra piegarsi sotto la stoffa della maschera che ne copriva il viso fino a sopra il naso, battendo infantilmente le mani l’una contro l’altra.
Non poteva avere più di venticinque anni, eppure la scarmigliata capigliatura argentea sembrava donargli un aspetto molto più vissuto, l’unico occhio visibile, nero, era socchiuso in un atteggiamento deliziato. L’altro era nascosto da una frangia chiara di capelli.
Jiraya osservò accigliato la minuscola bambolina che stava seduta sulla sua spalla, che sembrava sorridergli. Si chiese se fosse possibile, stropicciandosi un occhio. Ovviamente quella era una delle tante stranezze di quello strambo, strambo, uomo.
<< Jiraya-sama, perdoni la maleducazione di Kakashi-kun >>
Esordì con voce gentile la fanciulla seduta al tavolino, posando la tazzina di ceramica sul piatto ed esibendo un dolce sorriso. Lunghi capelli corvini le incorniciavano il viso dai lineamenti gentili, mettendo in risalto i grandi occhi perlacei e il leggero rossore diffuso sulle sue guance. Tutto in lei faceva pensare a una bella bambolina di porcellana.
Jiraya sorrise, imbarazzato, sollevando una mano, mentre il chiamato in causa si agitava comicamente in lacrime, affermando accalorato quanto ‘Hinata-san sia crudele’prima di essere colpito sul capo da quest’ultima con un ventaglio che aveva tirato fuori da chi sa dove.
L’appartenente agli Uzumaki si voltò, decisamente scornato, chiedendosi da dove fossero usciti quei due.
A riprendersi lo aiutò il rumore della porta che si apriva, e l' “Oji-sama?” poco convinto di suo nipote.
L’uomo si voltò a guardare il ragazzo che lo fissava perplesso nella sua uniforme bianca, e uno strano luccichio pervase i suoi occhi.
<< Oh Naruto caro sei davvero kawaii vestito così, lo sai? EH EH?! >>
Ovviamente nemmeno il vecchio Jiraya era messo troppo bene. Dopotutto non scriveva ancora libri ‘osceni’ e ‘privi di gusto’ a cinquant’anni suonati?
Il ragazzo si passò una mano dietro il capo, sorridendo nervosamente. Suo zio alle volte gli dava i brividi. Era abituato ai suoi comportamenti da vecchio pervertito che gli erano valsi il soprannome di Ero-sennin, ma davvero, c’erano giorni in cui si chiedeva come mai non l’avessero ancora rinchiuso in qualche manicomio. Ovviamente non aveva ancora conosciuto il servitore della famiglia Hyuuga.
Alzò gli occhi, quando sentì una mano posarsi poco gentilmente sul suo capo, e si trovò a una pericolosa distanza ravvicinata il volto dell’uomo dai capelli argentei.
Deglutì, sforzandosi di non urlare, sentendo un brivido scorrergli lungo la schiena.
Il sorriso sotto la maschera parve ampliarsi ancora di più, mentre l’occhio visibile si illuminava di interesse.
<< E così tu sei il giovane Naruto, giusto? >>
A smontarlo ci pensò ancora una volta la sua padroncina, che si era alzata e si era avvicinata con eleganza a lui, le braccia incrociate al petto.
<< Che domanda sciocca, siamo qui per la sua cerimonia, e poi ha chiamato Jiraya-sama ‘Oji-san’ >>
Naruto osservò perplesso l’uomo mettersi in un angolino a fare cerchiolini per terra, depresso, cincischiando qualcosa sul fatto che la signorina fosse davvero perfida, mentre Jiraya gli dava colpetti distratti sulla schiena nel vano tentativo di consolarlo.
Il ragazzo diede in qualche ‘eh-eh’ non troppo convinto, chiedendosi cosa avesse fatto di male in una precedente vita per meritarsi questo, quando si ricordò della presenza della ragazza che gli stava davanti. Si riprese, arrossendo furiosamente, e chinandosi in un goffo inchino che ebbe il potere di farlo quasi ruzzolare per terra.
<< Perdona la mia maleducazione, io sono Naruto Uzumaki, piacere di fare la tua conoscenza… >>
La ragazza sorrise, il rossore appena più accennato, portandosi una mano dalle dita affusolate alle labbra rubbigne.
<< … Hinata, Hinata Hyuuga. Piacere mio, Naruto-kun, e tanti auguri >>
Il giovane si rialzò, sorridendo nervosamente. Non era proprio il massimo con le ragazze. Soprattutto con le ragazze carine, come gli ricordava sempre Itachi, riusciva a dare il peggio di se.
Inspirò, cercando qualcosa di sensato da dire, cosa alquanto difficile visto che quella continuava a guardarlo e sorridere.
<< Ehm…. Hinata-chan… rimarrai per la cerimonia? >>
Chiese, speranzoso. Quella si portò entrambe le mani alle labbra, guardandolo desolata. Fece per dire qualcosa, ma un Kakashi che era tornato alla ribalta, apparendo dietro le sue spalle l’anticipò.
<< Hinata-san non ha ancora l’età per partecipare alla cerimonia, Naruto-kun >>
Spiegò, saccente, l’occhio chiuso e l’indice in aria, vicino al viso.
Il ragazzo biondo guardò stupito la giovane che era arrossita violentemente e aveva preso a guardarsi le scarpe.
<< Cioè… tu… hai quattordici anni? >>
La ragazza annuì, senza emettere fiato.
<< Ah >>
Kakashi si voltò a guardarlo con la compassione dovuta agli idioti. L’Uzumaki minore se ne accorse, perché lo fulminò con un occhiataccia, pronto a ribattere qualunque cosa per salvare la sua dignità.
<< Gomenasai Naruto-kun, ma noi dovremmo andare, ora. Siamo venuti per porgervi i più sentiti auguri da parte di mio padre, che non è potuto venire per motivi di lavoro >>
Si intromise la giovane Hyuuga che aveva rialzato il viso e sorrideva, sinceramente dispiaciuta. Kakashi alle sue spalle annuiva compunto, e così la sua bambolina.
Naruto si sforzò di non pensare troppo al fatto che una bambola non potesse annuire e si limitò a sorridere.
<< Non fa niente Hinata-chan, grazie per il pensiero >>
La ragazza si chinò, in segno di rispetto, prima di rialzarsi e dare un leggero colpo di ventaglio sulle spalla dell’uomo al suo fianco, facendogli cenno di seguirla.
<< Ora dobbiamo proprio andare. Di nuovo tanti auguri, e divertiti Naruto-kun >>
Prese a camminare, sorridendo a Jiraya che le aveva cavallerescamente aperto il portone, prima di voltare il capo sopra le spalle e gettare un occhiata penetrante al suo servitore, che era rimasto immobile a guardare il giovane Uzumaki come se avesse dovuto dirgli qualcosa.
<< Kakashi-kun…? >>
Fece, attirando finalmente la sua attenzione. L’uomo si voltò, esibendo un sorriso gigante sotto la maschera, e arrivandole vicino, sparendo con lei dietro il portone che venne richiuso alle loro spalle dopo un saluto di rito.
Jiraya si voltò verso il nipote, che guardava il portone con un sopracciglio inarcato e una buffa espressione sul volto.
<< Quel Kakashi è proprio strano… >>
L’uomo sorrise, annuendo, prima di mettere le mani sulle spalle del ragazzo e trascinarlo senza troppi convenevoli al portone
<< Siamo in ritardo per la cerimonia, susu ! >>

Itachi sospirò, sistemandosi la giacca che cadeva troppo grande sulle sue spalle. Ma di certo non poteva lamentarsi : se non fosse stato per la gentilezza di Jiraya-sama, a quest’ora non avrebbe indossato neppure quello, anzi, non avrebbe potuto partecipare di nulla alla cerimonia del suo Signorino.
Il che –si ritrovò a pensare, incamminandosi lungo il corridoio, lo sguardo fuori al giardino- sarebbe stato un gran peccato.
Preso dai suoi pensieri non si accorse della figura appena apparsa sotto uno degli archi, che sembrava aspettare proprio lui.
Ammantata di rosso, il capo nascosto da un cappuccio, ciò che si poteva notare era solo un codino corvino che sfuggiva al cappuccio, oscillando sul petto della presenza.
Il ragazzino moro sembrò ignorarla, passandole vicino. Sotto il cappuccio si aprì un sorriso scintillante, che non mostrava nulla di buono.
<< Oh no mio caro ragazzo… >>
Fece, scivolando di lato, avvicinandosi a quello e abbracciandolo da dietro, stringendolo a se, il viso vicino al suo. Itachi sentì il proprio cuore mancare di un battito, mentre sgranava gli occhi scuri.
<< … non te ne andrai così facilmente >>
Mormorò, stringendolo più forte a se. Alle sue spalle si delineò, apparendo dal nulla, una figura di donna.
Alta all’incirca tre metri, senza gambe, lunghi capelli biondi legati in quattro codini sparati ai lati del capo, occhi bendati, e bocca rossa spalancata. Delle catene di metallo avvolgevano il suo corpo spettrale, spuntando da terra.
<< Temari… sai cosa fare >>
La figura rise, forte, mentre il ragazzo tra le sue braccia oscillava il capo, che gli ricadde sul petto, gli occhi sgranati improvvisamente rossi, ora vacui. Quella che doveva essere una ragazza, alzò una mano affusolata, accarezzandogli il volto, le labbra a qualche centimetro dal suo orecchio.
<< … sei nelle nostre mani ko-chan… quanto mi dispiace… >>



Angolino di R e d_V a m p i r e

Ecco il nuovo capitolo, sperando che sia interessante e non troppo monotono ^^.
Ringrazio ancora Lotti e Vaius che hanno recensito. Mi fa sempre piacere sapete cosa ne pensiate, ragazzi. ( si questo è un invito a tutti gli altri lettori-fantasma a dire la vostra xD).
Per quanto riguarda Sakura… beh, sappiate che non è proprio Sakura, ed ho già detto troppo u-u
Al prossimo capitolo!
Bacio!

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Capitolo 5
*** La Cerimonia ***


Konoha Hearts





Inspira. Espira. Inspira
Era facile. Sarebbe dovuto essere facile, ma quel mantra che gli martellava la testa cercando di distoglierlo da ogni altro pensiero non faceva altro che aumentare il principio di emicrania che l’aveva colto improvvisamente quando si era ritrovato davanti al portone che dava al salone gremito di gente dove si sarebbe svolta la sua cerimonia.
Malgrado ostentasse un espressione rilassata e il suo tipico sorriso sornione, dentro di se si stava combattendo un ardua battaglia per non voltarsi e darsela a gambe.
Un'altra volta.
Diede una veloce occhiata al cane da guardia a Shizune, che lo osservava austera, le braccia incrociate al petto, come un bravo soldatino pronto a scattare ad ogni movimento sospetto che le avrebbe rivelato un'altra improvvisa tentata fuga del Signorino.
Naruto ispirò, desolato, voltando il capo a destra e a sinistra, chiedendosi dove diavolo fosse finito Itachi. A quest’ora avrebbe dovuto essere lì, a rincuorarlo con la sua cruda quanto ingenua ironia. Invece di lui nemmeno l’ombra.
Valutò se azzardarsi a chiedere informazioni alla sua guardia, ma un occhiata fulminante da parte della donna bastò a farlo desistere.
Depresso, abbassò le spalle, lasciandosi cadere sul rosso divanetto appoggiato contro il muro. Sentiva di stare sudando in quell’uniforme – cosa strana, visto che erano agli inizi di marzo-
Alzò il viso al soffitto, studiando il lampadario per distrarsi.
La Cerimonia dell’Avanzamento all’Età Adulta. A quindici anni tutti gli eredi dei Nobili Casati dovevano parteciparvi. Quest’anno era toccato al giovane Uzumaki. Davanti a tutti gli esponenti della nobiltà avrebbe dovuto giurare fedeltà al suo casato, e da quel momento in poi non sarebbe stato più considerato un ragazzino ma un uomo.
E la cosa, tutto sommato, non gli dispiaceva più di tanto. Era convinto che, una volta diventato un uomo agli occhi della società, avrebbe acquistato un nuovo valore anche davanti a quelli di suo padre. Sperava che così il suo Otou-san potesse iniziare a volergli bene.
<< Signorino, è ora >>

Hinata chinò il capo di lato, il viso appoggiato su una mano, osservando silente l’uomo davanti a se che guardava assorto fuori dal finestrino. Abituata alla vista del pupazzetto sulle sue spalle non si stupì più di tanto quando questo si voltò, osservandola con i grandi occhioni color cioccolato circondato da capelli di spago rossi, muovendo il sorriso verso l’alto. Scambiò uno sguardo con questo, sentendo la sua vocetta meccanica chiedere cosa avesse la Signorina.
La giovane Hyuuga sospirò, sorridendo appena.
<< Vorrei che il tuo Padrone mi dicesse a cosa sta pensando, Rin >>
La bambolina batté le mani a piccoli scatti, voltandosi appena senza muovere le gambe e iniziando a tirare i capelli all’uomo per richiamarne l’attenzione. La ragazza voltò il capo, senza più chiedersi come facesse.
Aveva da tempo capito che chiedere qualsiasi cosa sulle stranezze dell’Hatake fosse tempo sprecato.
Il servitore del suo casato si voltò, con una piccola smorfia scocciata sotto la maschera, dando un colpetto al capo della bambolina e liberandosi dalla sua presa.
<< No no Rin, non si fa così >>
Le disse, pacato, come se stesse parlando a una figlia particolarmente capricciosa. Poi come ricordatosi della presenza della Padroncina davanti a lui sorrise, appoggiandosi allo schienale, mentre la carrozza saltava appena, prendendo un fosso.
<< Allora Hinata-san, cosa la turba? >>
L’interpellata inarcò un sopracciglio scuro, tamburellando le dita contro il vetro appannato.
<< Era la stessa cosa che volevo chiedere a te, Kakashi-kun >>
Quello annuì, stringendosi brevemente nelle spalle.
<< L’hai notati anche tu vero? Mi chiedo cosa ci facessero gli Akatsuki appostati fuori dal maniero degli Uzumaki >>
La giovane tornò a guardare fuori dal finestrino, mentre la luna nel cielo splendeva coperta a tratti da nubi passeggere.
Aveva smesso di piovere.
<< Spero solo che Naruto-kun non abbia problemi >>

Jiraya si aprì in un sorriso splendente, mentre il nipote avanzava fra i banchi di legno su cui erano seduti i principali esponenti dell’alta società, il viso alto e lo sguardo fiero, malgrado un occhio attento potesse notare l’inquietudine celata dietro questa sua fittizia sicurezza. Ignorò il chiacchiericcio che s’era sollevato dai banchi al passaggio del ragazzo, portando una mano trasversale al petto e facendo un inchino in direzione del giovane.
<< Buon quindicesimo compleanno, Naruto >>
Mormorò, mentre il ragazzo ricambiava con un sorriso stentato. L’uomo si rialzò, voltandosi a prendere fra le mani la spada argentea che riposava su un cuscino di velluto rosso, sollevandola in aria in modo che tutti potessero vederla.
Come era stato già precedentemente provato, il biondo Uzumaki si mise in ginocchio, posando una mano sul pilastro dorato che s’ergeva fino al soffitto, e in cui era incastonato l’Orologio del Silenzio.
Tutti gli Uzumaki prima di lui avevano pronunciato la promessa davanti all’Orologio, era tradizione.
Certo, a consacrarlo con la Spada della Benedizione avrebbe dovuto essere il padre, ma in mancanza di questo il suo Oji-sama era un valido sostituto.
Si chiese allora cosa fosse quella stretta che gli attanagliava il cuore, mentre sentiva senza ascoltarle davvero le parole del vecchio Uzumaki, che aveva calato la lama sulle sue spalle.
Capì che era ora del giuramento solo quando questo gli diede una lunga occhiata penetrante.
Scosse appena il capo, chiudendo gli occhi e iniziando a parlare.
<< ‘Giuro davanti a tutti voi e l’Orologio del Silenzio, di adempiere ai miei doveri, di rimanere fedele ai miei amici e di sacrificare la mia vita per loro se questo fosse neces- >>
Non finì mai di parlare. L’Orologio che era stato muto per cent’anni, ruppe il silenzio. La sala si ammutolì, rimanendo attonita ad ascoltare la voce arrochita di quel vecchio silenzioso.
Lo stesso Naruto sgranò gli occhi, ritirando la mano, alzando lo sguardo verso le lancette ferme da cui proveniva quel rumore.
Fece per dire qualcosa a Jiraya, ma quando si voltò vide piombarsi davanti tre figure incappucciate. Rimase immobile, guardando i tre in rosso che avanzavano verso di lui, nel silenzio generale.
Una di queste alzò una mano, facendo cenno agli altri due. Al comando, i due figuri si mossero veloci, apparendo ai lati dell’Uzumaki minore e afferrandolo per le braccia, sollevandolo all’impiedi.
Lo sconcerto sul viso del ragazzo era sormontato solo dall’agitazione.
Che sta…
I pensieri si cancellarono, mentre la figura più bassa sollevava il mantello, rivelando un ragazzino dai capelli neri e gli occhi vacui, il sorriso tirato e innaturale, un pugnale scintillante fra le mani.
… Itachi!
La figura si chinò sul ragazzino, accarezzandogli languidamente il volto.
<< Fa il tuo dovere… >>
Quello annuì, avvicinandosi a passi meccanici verso il proprio Padroncino. Naruto non capiva. Cosa stava succedendo? Perché Itachi era con quei tizi, e soprattutto, che significava ‘fa il tuo dovere’?!
Provò a dire qualcosa, ma un dolore lancinante all’altezza del petto gli mozzò il respiro. Sentì le gambe cedere, mentre il suo servitore ritirava il coltello, facendo cadere qualche goccia del suo stesso sangue a terra.
Quel che successe dopo fu molto confuso. Un cratere profondo si aprì lì dove le gocce di sangue avevano toccato terra, inghiottendo ogni cosa, rimanendo immobile e minaccioso, buio e apparentemente senza fondo.
La figura che aveva parlato prima batté infantilmente le mani, prima di indicarlo severamente.
<< Naruto Uzumaki il tuo verdetto è stato firmato: hai commesso una colpa troppo grave per rimanere impunito. La tua condanna è… l’Abisso >>
Naruto sentì le sue forze venire meno, a quelle parole.
L’Abisso. Solo i peggiori criminali subivano una condanna simile. Venire gettati nell’Abisso era peggio che morire: da lì non si sarebbe tornati. Una sorta di purgatorio ai confini della terra, i cui carcerieri erano mostri orribili e senza cuore.
Scosse il capo. Non capiva, non capiva, dannazione! Cosa aveva fatto di così grave per meritarsi una condanna simile?
Alzò il capo, gracchiando quella stessa domanda che rimbalzava nei suoi pensieri.
La figura si bloccò, fissandolo da sotto il cappuccio. Il sorriso che vi intravide gli fece gelare il sangue nelle vene.
<< Oh è semplice ragazzino. La tua colpa è la tua stessa esistenza >>
Detto questo fece un nuovo gesto e i due uomini che lo tenevano stretto lo strattonarono, con l’intento di gettarlo in quella voragine.
Itachi che si era ripreso dal soggiogo mentale sgranò gli occhi, facendo cadere il coltello a terra.
<< Padroncino! >>
<< Come vi permettete?! Morirete, morirete tutti! >>
La figura vicino al giovane servitore indietreggiò, come spaventata. Al centro della voragine era apparso un essere colossale avvolto dalla fiamme.
Sembrava una volpe, ma nove code fiammeggianti frustavano l’aria attorno a lei, rendendo la stessa soffocante. La cosa che stupì il giovane Uzumaki furono gli occhi della creatura.
Due occhi verdi che guardavano le tre figure incappucciate con ira e intelligenza. Era stata la Volpe Rossa a parlare.
La donna del gruppo rise, indicando l’essere, stringendo una mano in pugno.
<< E così ti sei fatta viva… Kyuubi >>
Il demone di fuoco ringhiò, gettandosi contro i tre incappucciati. Ogni cosa che toccava distruggeva, dissolvendola in polvere.
Itachi corse dal suo boocchan, sorreggendolo, troppo scioccato per chiedergli perdono o fare qualche altra cosa. L’attenzione era riservata alla battaglia che infuriava.
Nella sala non era rimasto nessuno, e pezzi di muro avevano ceduto sotto i colpi della Kyuubi, alla fine i tre si riunirono davanti alla voragine, ansimanti, mentre la Volpe tornava al centro di esso, mostrando i canini e voltandosi verso il biondo. Lo fissò a lungo, poi le code smisero di frustrare l’aria.
<< Gettatelo pure nell’Abisso. E’ lui ciò che mi manca >>
Detto questo sparì, come inghiottita dal nero.
Le tre figure risero, tornando a voltarsi verso di lui. Una delle tre, la più alta, fece per muoversi nella direzione dell’Uzumaki.
Naruto gemette, adocchiando la Spada della Benedizione ed afferrandola, gettandosi così addosso alla figura, urlando.
Itachi sgranò gli occhi, notando qualcosa sotto il cappuccio dell’uomo. Si mosse fulmineo, parandosi davanti a questo e chiudendo gli occhi.
<< Naruto-kun no! Lui è- >>
Il giovane non seppe mai chi fosse l’uomo. Non era riuscito a fermarsi, e aveva inferto un lungo taglio al petto dell’amico, che cadde di lato, apparentemente senza vita.
Naruto tremò, indietreggiando, gli occhi sbarrati.
Cosa aveva fatto? Aveva ucciso il suo migliore amico! La spada tremò convulsamente nel suo pungo, tanto che dovette lasciare la presa.
L’uomo riprese ad avanzare, prendendolo per il collo senza che questo potesse far nulla per impedirlo. Aveva ancora davanti agli occhi l’espressione di dolore di Itachi.
La donna rise, senza cuore.
<< E così ora sei anche un assassino. Non ti salverai, Naruto Uzumaki. Addio! >>
Urlò, e l’uomo lasciò la presa, mentre il ragazzo cadeva nella voragine.
L’ultima cosa che vide furono le tre figure incappucciate, e il corpo riverso a terra di Itachi.
Naruto chiuse gli occhi, smettendo di combattere quella caduta eterna. La sua pena se l’era meritata.
L’Abisso lo attendeva a braccia aperte.

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Capitolo 6
*** Giù nell'Abisso ***


Konoha Hearts





Naruto chiuse gli occhi, smettendo di combattere quella caduta eterna. La sua pena se l’era meritata.
L’Abisso lo attendeva a braccia aperte.

Non aveva idea da quanto tempo stesse cadendo. Forse un ora, forse un giorno. Tutto attorno a lui era buio e freddo, il paesaggio una coltre nera compatta.
Il ragazzo aveva smesso di tenere gli occhi aperti, chiedendosi quando quella discesa si sarebbe conclusa.
Non aveva nemmeno più timore dell’impatto col terreno –se mai ci fosse stata una fine- voleva solo che quell’attesa snervante finisse. Che smettesse di vedere ovunque il viso tradito di Itachi, e il sangue che gli macchiava le mani.
Nemmeno la ferita al petto gli faceva più male. Sentiva il corpo come indolenzito, addormentato. Forse era solo il peso dell’angoscia.
Sospirò, e finalmente, quando credeva che avrebbe continuato a cadere all’infinito, sentì il terreno duro contro la schiena, e aprì gli occhi.
Ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Era sicuro che un posto del genere non potesse esistere sulla terra. Questo avvalorava la sua tesi sull’incredibile esistenza dell’Abisso. Lì tutto era distorto, immerso in una notte eterna.
Rimase stupito, osservando dei mobili galleggiare in aria a qualche passo da lui.
Tentò di rimettersi all’impiedi, ma ottenne solo una fitta al petto e che una smorfia gli attraversasse il viso pallido, così ripiegò su una posizione seduta. Cercò di guardare meglio, osservando con stupore le marionette sedute sugli scaffali del mobile più vicino: una principessa senza un occhio, un pagliaccio e uno strano cavaliere si voltarono a guardarlo, le bocche di legno spalancate in un'unica smorfia derisoria.
Naruto sobbalzò, indietreggiando per puro istinto, mentre quelle strane bambole si sollevavano in aria, roteando i capi e avvicinandosi minacciosamente a lui.
<< Un umano, un umaaaano! Lei ne sarà felice! >>
<< Già dobbiamo portarlo da lei! >>
<< Nessuno sopravvive all’Abisso! >>

Le voci gracchianti e spettrali di quegli esseri che parlavano con timbro doppio, sia maschile che femminile, gli fecero scendere un brivido gelido lungo la schiena.
Deglutì, poggiando una mano a terra e sollevandosi, incespicando prima di riuscire a mantenersi ritto su due gambe. Si guardò in torno, cercando qualcosa con cui tenere lontani quei mostri di legno.
Lo sguardo gli cadde su un ombrello fucsia che galleggiava pigramente su un tavolino, e si mosse verso questo, cauto, sempre mantenendo lo sguardo sulle bambole che ridevano fra loro.
<< Cosa volete da me? >>
Chiese, nel tentativo di distrarli. Le tre marionette si guardarono, ondeggiando all’ingiù, battendo le mani meccaniche.
<< Dobbiamo portarti al suo cospetto! Lei ci sarà immensamente grata di questo regalo! >>
Esordirono all’unisono. Il biondo afferrò il manico dell’ombrello, portandolo a mò di spada davanti a se, in posizione di difesa.
I tre esseri spalancarono gli occhioni di vetro, prima di gettarsi su di lui con grida lancinanti.
<< Il ragazzino umano non può batterci! >>
<< Già non può! >>
<< Nonpuònonpuònonpu- >>

Il cavaliere strabuzzò gli occhi, mentre la testa veniva tranciata di netto dal corpo, dissolvendosi come quest’ultimo in polvere.
Naruto sbatté confusamente le palpebre, mentre in un secondo gli altri due facevano la sua fine. Non riusciva a capire chi fosse il suo invisibile salvatore. Malgrado questo non abbassò l’ombrello, guardandosi attorno.
Una risata argentina e volutamente ilare attirò la sua attenzione, facendolo voltare verso destra.
Per poco l’ombrello non gli cadde di mano.
<< Quegli inutili esseri schifosi hanno avuto la fine che meritavano >>

Deglutì, serrando le dita sudate sul manico dell’oggetto, cercando di non farsi prendere dal panico. Seduta a gambe incrociate, sopra un armadio fluttuante, stava lei.
La ragazza della visione, quella che aveva provato a ucciderlo. Indietreggiò, disorientato.
Eppure c’era qualcosa di diverso. Quest’altra ragazza aveva gli stessi occhi verdi di quella dell’orologio, ma lunghi capelli di un tenue rosa confetto, simile ai petali dei fiori di ciliegio, gli accarezzavano le spalle, arrivando a cingerle la vita, e indossava uno strano abito rosso, fiammante, con un cerchio bianco, vuoto dietro la schiena, e un fiocco enorme del medesimo colore al petto.
Si assomigliavano in modo impressionante, ma qualcosa gli disse che non si trattava della stessa persona. La ragazza chinò il capo di lato, osservandolo curiosa, dondolando una gamba come annoiata.
Si umettò le labbra, prima di rivolgergli un sorriso accecante.
<< Non mi ringrazi? >>
Lui balbettò qualcosa, lasciandosi sfuggire l’ombrello dalle mani che rotolò a qualche passo da lui, perdendosi fra le rovine di quello strano mondo. Non si chinò nemmeno a cercarlo, il suo sguardo era incatenato a quello della ragazza.
<< A-arigatou >>
Riuscì finalmente ad esalare, dandosi dell’idiota. Stava ringraziando la sua potenziale assassina! Anche se questa l’aveva salvato da quelle bambole demoniache, o qualunque cosa fossero.
La giovane sembrò leggergli nel pensiero perché una smorfia disgustata si aprì sul suo volto.
<< Ci sono Bijui di infimo livello qua in giro. Rimani con me, ci penserò io a proteggerti da loro >>
Esclamò in fine, porgendogli una mano guantata.
Il ragazzo rimase immobile, osservandola caustico. C’era qualcosa in lei che, contro ogni buon senso, lo spingeva a fidarsi.
Eppure…
<< Perché dovrei farlo? Potresti attaccarmi come hanno fatto quei cosi, i Bijou >>
<< Bijui >>
Lo corresse lei, paziente. Non ritirò la mano, lasciandola tesa, il palmo rivolto verso l’alto.
<< Esatto, i Bijui. Perché dovrei fidarmi? >>
Lei sorrise ancor di più, mettendo in mostra canini appuntiti, non propriamente umani. Ritirò la mano, portandola chiusa a pugno sul petto.
<< Perché io e te abbiamo lo stesso obbiettivo… come ti chiami, ragazzo? >>
Quello scosse il capo, confuso.
<< Naruto Uzumaki, quale obbiettivo avremmo in comune? >>
Lei chiuse gli occhi, per poi riaprirli e guardarlo come se fosse un emerito idiota. La smorfia che aveva preso il posto del sorriso faceva intendere quello, per lo meno.
<< Ma fuggire dall’Abisso, mi sembra chiaro! >>
Naruto la guardò, senza vederla veramente. Fuggire dall’Abisso. Strano, ma da quand’era arrivato non ci aveva mai pensato. Forse perché credeva fosse impossibile anche solo pensare di tentare di scappare da quel luogo maledetto.
Un altro pensiero gli sfiorò la mente, e puntò gli occhi azzurri, estremamente serio, sulla sua interlocutrice.
<< Come sei finita nell’Abisso? >>
Quella sorrise, con compassione, spalancando le braccia in una risata, mentre saltava giù dall’armadio, atterrando con grazia felina davanti al giovane.
Il loro visi erano dannatamente vicini, fu l’unica cosa che riuscì a pensare l’Uzumaki.
Lei sorrise ancora, sorniona.
<< Io ci sono nata. Vedi… se ancora non l’hai capito ragazzino… io sono una Bijui >>

Naruto sgranò gli occhi, indietreggiando e finendo a terra, sconvolto.
Com’era possibile? Eppure quella strana ragazza era così… u m a n a. Scosse il capo più di una volta, cocciuto. Se quello che gli aveva detto era vero, se era davvero una Bijui… come avrebbe potuto fidarsi di lei?
La ragazza sembrò intuire ancora una volta i suoi pensieri, perché si avvicinò, guardandolo dolcemente e porgendogli ancora una volta una mano per aiutarlo a rialzarsi.
<< Vogliamo entrambi uscire di qui, giusto? E abbiamo bisogno l’uno dell’altra per poterlo fare. Ricorda che ti ho salvato da quei tre. Se ti avessi voluto morto non mi sarei sprecata con loro, no? >> Il biondo valutò il ragionamento impeccabile. Aveva ragione. Deglutì, afferrando la sua mano, tremante.
Azzurro e verde si rispecchiarono, fondendosi.
<< E come posso aiutarti a farci scappare? >>
Lei sorrise ancora, ampiamente, tirandolo verso di se e sollevandolo, i visi ancora una volta vicini.
<< Facile. Stipula un Contratto con me >>

<< U-un cosa? >>
Chiese Naruto, confuso. La giovane alzò gli occhi al cielo nero, lasciandolo andare. Questo ricadde a terra, proferendosi in un esclamazione poco degna di un nobile.
La giovane dai capelli rosei portò le mani ai fianchi, guardandolo esasperata.
<< Un Contratto, un Contratto baka! Cosa vuoi che sia un Contratto? Tu dai qualcosa a me, e io do qualcosa a te >>
Il ragazzo annuì, rimettendosi all’impiedi per l’ennesima volta con non poca fatica.
<< E cosa dovrei darti? >>
Ancora quel sorriso, sta volta malizioso.
<< Il tuo corpo >>
<< EHHH?! >>
L’espressione sul viso dell’Uzumaki la diceva lunga sullo stato di shok in cui era nuovamente versato. La giovane Bijui lo guardò confusa, poi si rese conto di aver detto qualcosa di fraintendibile.
<< Che hai capito, baka?! Mi impossesserò del tuo corpo, solo così i miei poteri riusciranno a essere abbastanza forti per aprire una delle porte dell’Abisso verso il mondo esterno! >>
Il ragazzo sospirò, sollevato, portandosi una mano dietro il capo e ridacchiando.
<< Allora che aspettiamo? >>
<< D-devi… devi chiamarmi >>
Sussurrò la ragazza, abbassando il volto, all’improvviso rossa d’imbarazzo.
Il giovane riaprì gli occhi, guardandola confuso.
<< Uh? >>
Lei alzò lo sguardo, fissandolo furiosa, rossa da morire, tanto che l’Uzumaki credette sarebbe esplosa.
<< DEVI DIRE IL MIO NOME, GRANDISSIMO BAKA! >>
La risposta del giovane bastò a smontarla, tanto fu innocente.
<< Scusa, ma non me lo hai ancora detto >>
La Bijui lo fissò, arrossendo ancora di più. Non poteva fare certe figure con un umano baka come quello. Giocherellò con una ciocca di capelli, voltandosi a guardare verso sinistra, per non incrociare il suo sguardo sincero.
<< Non l’ho mai detto a nessuno… io sono… Sakura >>
Il giovane sgranò gli occhi. Eppure dentro di lui lo sapeva già. Si limitò però a scrollare il capo, cercando di riprendersi.
<< Non l’hai mai detto a nessuno? Scusa, ma quanti Contratti hai già stipulato? >>
<< Nessuno >>
Sussurrò nuovamente quella, al limite della sopportazione. Si aspettò che il ragazzino umano scoppiasse a ridere, ma quello le si avvicinò, prendendole la mano che gli aveva precedentemente porto.
<< Bene, vorrà dire che sarò il tuo primo… Contraente? >>
Lei alzò lo sguardo, fissandolo sorpresa. E grata, forse.
Abbassò le palpebre, tornando ad assumere un espressione superiore.
<< Su Baka, di il mio nome adesso! >>
Tutto attorno a loro la terrà incominciò a tremare, pezzi di pavimento si staccavano, fluttuando attorno a loro, e ben presto si ritrovarono a galleggiare su un cratere nero, vuoto, come quello della Cerimonia.
L’unica cosa che li teneva uniti erano le loro mani intrecciate.
Naruto strinse di più la presa, terrorizzato che quella potesse cadere nel baratro. Cercò di tirarla a se, ma non vi riuscì. Solo quando la forza delle dita lo abbandonò, e la mano della Bijui iniziò a scivolare dalla sua presa, alzò lo sguardo su di lei, che sorrideva aspettando.
<< SAKURA! >>
La ragazza strinse la presa, dandosi una spinta nell’aria e avvicinandosi a lui, le labbra vicine, lo sguardo puntato nel suo azzurro.
Sorrise ancora, prima di far combaciare le loro labbra.
<< Non ci voleva così tanto, no, baka? >>
Una sfera di luce dorata li avvolse, e Sakura sparì dalla sua visuale, come assorbita dal suo corpo.
Quando Naruto riaprì gli occhi, l’azzurro era scomparso, lasciando posto al rosso e una pupilla ferina, dei profondi graffi sul viso a mò di baffi e un sorriso animale.
Venne avvolto da una sottile membrana aranciata, e la figura della Kyuubi si sovrappose a lui, sovrastandolo.
Il Bijui di fuoco ruggì, scagliandosi contro quel cielo nero, che al suo passaggio si disintegrò, aprendogli un passaggio di luce che l’animale non esitò a oltrepassare.
Loro non lo sapevano ancora, ma erano riusciti nell’impossibile.
Fuggire dall’Abisso.



Angolino di R e d_V a m p i r e

Questo capitolo è stato praticamente un parto, e nemmeno mi soddisfa -__-, ma vabbé, accontentiamoci vah xD
Finalmente Naruchan conosce la “vera” Sakura. Eh si, è lei Kyuubi, sorpresi vero? xD
Ringrazio Vaius e Lotti che come al solito hanno recensito ( vi adoro *w*) Devo dire che non sarà una NarutoSakura, malgrado ci sarà qualche accenno qua e la. Chi sa, magari introdurro il NarutoHinata per il piacere di qualcuno di voi xD Per quanto riguarda Lotti, “boocchan” significa padroncino, e se ci sono altri termini che non capisci dimmi pure^^ Davvero un errore di battitura?!O_O xDDD Beh può capitare^^.
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Ritornare ***


Konoha Hearts





Loro non lo sapevano ancora, ma erano riusciti nell’impossibile.
Fuggire dall’Abisso.

Il silenzio nel salone devastato aveva un che di inquietante. Gli unici presenti in quelle rovine sembravano interessati a guardare al centro, verso la torre dell’Orologio che non aveva più suonato da… dalla notte dell’incidente. Per lo meno, uno di loro sembrava farlo. L’Hatake stravaccato su una delle panche di legno, il capo appoggiato su di una mano nascosta dall’ampia manica della camicia che indossava, osservava pigramente con l’unico occhio visibile qualcosa davanti a se, un leccalecca fra le labbra dalla maschera abbassata. Ovviamente nessuno poteva vederlo in viso, perché aveva davanti a questo un libro che ogni tanto si permetteva di sfogliare. A qualche panca di distanza stava la giovane Hyuuga, seduta composta, a gambe accavallate, beveva con calma il suo solito tè nero, come nulla fosse.
Appoggiato contro un muro che si teneva su per miracolo, un ragazzo sui vent’anni o poco più. Braccia austeramente incrociate al petto, viso fine, pallido, chinato verso il basso, occhi nascosti dalla larga falda di un capello nero, lunghi capelli corvini legati in un codino basso che gli ricadeva su una spalla. Fra le labbra, pendeva mestamente una sigaretta accesa, i cui evanescenti fili di fumo si sollevavano fino al soffitto scoperchiato da cui pendevano alcune erbacce rampicanti che il tempo aveva lasciato nascere.
Tutti e tre sembravano aspettare qualcosa.
<< Ne, Kakashi-kun, sei sicuro che non dobbiamo ancora intervenire? >>
Chiese candidamente la ragazza, abbassando per un attimo la tazzina di porcellana e lanciando un occhiata perplessa all’uomo che cambiava svogliatamente pagina, intento nella lettura.
Quello alzò una mano, agitandola pigramente in aria.
<< Iie, Hinata-san. Non siamo nemmeno sicuri che possa funzionare >>
Il ragazzo che era rimasto immobile a fumare alzò di scatto il viso, guardando lo strambo uomo con aria assassina. Occhi neri segnati da marcate occhiaie si strinsero a fessura, mentre la sigaretta fra le labbra sottili rischiava di cadere a terra.
<< E allora vuoi spiegarmi cosa ci facciamo qui?! >>
L’interpellato si limitò a scrollare le spalle, cambiando nuovamente pagina.
<< Aspettiamo >>
La piccola Hinata valutò se alzarsi e placcare un eventuale attacco del moro, o continuare a bere il suo tè.
Evidentemente la reazione del ragazzo bastò a convincerla che non ci sarebbero stati altri attentati alla vita del suo servitore, per il momento, perché tornò a mescolare con un cucchiaino il contenuto all’interno della tazzina.
Il ragazzo sollevò il cappello, aggiustandolo, muovendo qualche passo nervoso verso l’Hatake.
<< E di grazia, cosa staremo aspettando? >>
Chiese, sforzandosi di non suonare isterico e mantenere il tono di voce calmo che lo caratterizzava. La giovane Hyuuga si voltò a guardarlo con un sorriso dolce, stringendo la presa sul manico bianco.
<< Oh Susanoo-kun se Kakashi-kun ha voluto che venissimo qua, un motivo deve esserci >>
Asserì, voltandosi verso l’uomo che annuiva pacatamente. O almeno, così sperava. Conosceva abbastanza bene Kakashi Hatake per capire lo stato d’animo del ragazzo dai capelli neri. Spesso le decisioni di quel buffo figuro si rivelavano una totale perdita di tempo. Ma quasi mai il servitore della famiglia Hyuuga faceva qualcosa che alla fine non si rivelava utile.
Sperò che questa fosse una di quelle volte.
Un botto sordo, e un fascio di luce accecante attirarono la loro attenzione. Sotto l’orologio si era formato un cratere di luce nera da cui uscì una figura di ragazzo, che si librò per qualche istante in aria, prima di cadere riverso al suolo, fra la polvere e i detriti.
Kakashi sorrise, aggiustando la maschera di stoffa sul volto. Una gran bella botta di fortuna.
<< Suppongo questo, mio caro ragazzo >>
Si fece sentire, alzandosi con nonchalance e riponendo il libro all’interno della casacca che indossava. La ragazza sospirò, osservando sorpresa Susanoo correre verso il ragazzino a terra, e prenderlo fra le braccia, dandogli leggeri colpetti sul volto per farlo riprendere.
Certo che Kakashi era davvero un uomo fortunato. Avrebbe scommesso metà delle fortune degli Hyuuga che questo non l’aveva previsto affatto. Si limitò a stare zitta, alzandosi e avvicinandosi come il suo servitore ai due.
Il biondo fra le braccia del moro sbatté un paio di volte le palpebre, prima di mettere a fuoco chi gli stava davanti. Si guardò attorno, disorientato, cercando di mettersi seduto con l’aiuto dell’altro.
<< Uhuhuh Naruto-kun! Che sorpresa. Credevamo non vi avremmo rivisto più >>
Esordì ridacchiando l’uomo dai capelli argentei.
L’Uzumaki si massaggiò il capo, confusamente, guardando ad occhi sgranati il servitore degli Hyuuga.
<< K-kakashi-kun. Che ci fate voi qui? >>
<< Uhm, diciamo pure che aspettavamo te, Naruto-kun >>
Si fece sentire con un sorriso dolce la corvina, affiancando l’Hatake. Naruto malgrado la confusione non poté esimersi dall’arrossire, e ridacchiare nervosamente.
<< H-hinata-chan… anche tu qui… eh eh >>
L’uomo che lo teneva ancora fra le braccia si lasciò andare in un sospiro fra il rassegnato e sollevato, sorridendogli appena. Il ragazzo alzò gli occhi a guardarlo, sorpreso.
<< Uhm, e tu chi saresti? >>
Il giovane lo lasciò andare, curandosi che non ricadesse disteso a terra, rialzandosi e passando le mani sui pantaloni sporchi di polvere, distrattamente.
<< Il mio nome è Susanoo >>
Si limitò a rispondere, vago. Il ragazzino annuì, osservandolo ancora, confuso. Eppure c’era qualcosa in lui… bah, forse erano stati quegli ultimi avvenimenti a confondere il già suo altamente confuso cervello.
Sembrava riconoscere persone che non aveva mai visto in vita sua. Prima Sakura, poi quel Susanoo…
Già, Sakura!
Il pensiero gli arrivò come una secchiata d’acqua gelida. Dove diavolo era finita? Eppure erano scappati insieme dall’Abisso, di questo ne era sicuro.
Con questa consapevolezza, non si accorse di una cosa, che per i tre davanti a lui era risultata lampante non appena aveva alzato il viso per rispondere.
I suoi occhi erano ancora rossi, e canini animali gli spuntavano dalle labbra.
Kakashi fu il primo a riprendersi dallo sconcerto iniziale. Si chinò verso il ragazzo, colpendolo in fronte con il manico del bastone da passeggio che si portava ovunque. Lo scrutò, voltandogli con questo il viso, quasi avesse paura di un contagio o una cosa simile.
Almeno fu quello che pensò Naruto, che iniziava a spazientirsi di questo trattamento da animale in via d’estinzione.
Si stupì a ringhiargli contro.
<< Calma ragazzo mio. Di un po’… come sei fuggito dall’Abisso? >>
Chiese infine l’uomo, ritirandosi quasi temesse che quello potesse azzannargli una mano. Hinata sospirò, posando una mano sul viso. L’Hatake non sarebbe cambiato mai. Eppure anche lei era curiosa di sapere come fosse riuscito in un impresa a dir poco impossibile, tanto che nemmeno loro sapevano come fare per recuperarlo.
E a dirla tutta quel suo aspetto animale la inquietava un po’.
L’Uzumaki scosse il capo, come per riprendersi o riflettere. Sembrava confuso.
<< Mi ha aiutato Sakura >>
L’Hatake inarcò un sopracciglio, e questa volta fu il turno del silenzioso Susanoo per far sentire la sua voce.
Inarcò a sua volta un sopracciglio, guardandolo tra il curioso e lo scettico.
<< Sakura chi? >>
Il giovane sembrò esitare. Lo stavano guardando come se fosse un pazzo.
<< Sakura la Bijui, chi se no? >>
I due ragazzi mori si guardarono, perplessi. L’unico che sembrò capire fu il “buffone” che si grattò il mento con il manico del bastone, annuendo fra se e se.
<< Oh capisco, capisco. E così ecco spiegato il motivo del tuo strano aspetto. Dicevo io che assomigliavi un po’ troppo alla Kyuubi >>
Hinata sgranò gli occhioni perlacei, portandosi una mano alle labbra. Se quello che diceva Kakashi-kun era vero… beh, almeno spiegava come quel ragazzino fosse riuscito a scappare alle grinfie della nera notte eterna dell’Abisso.
Il moro alle spalle dell’Uzumaki assottigliò gli occhi, digrignando piano i denti. Sorprendendo tutti, Naruto per primo, si portò davanti a lui, levandosi velocemente il guanto della mano destra e posandolo sulla fronte del giovane.
Kakashi scosse il capo, la manica della giacca davanti alle labbra coperte dalla maschera.
<< Yare yare… Susanoo-kun sei sempre così avventato. Non dai mai il tempo di divertirsi! >>
<< Devo bloccare i poteri della Volpe Rossa. Non so se hai notato, Kakashi, ma quel Bijui sta controllando Naruto in questo momento >>
Il chiamato in causa sbatté confusamente le palpebre. Davvero? Eppure sembrava normale. Cioè, si sentiva se stesso, più o meno.
Però… però avrebbe spiegato il perché della scomparsa di Sakura, a dire il vero.
Una voce non sua parlò per lui, in qualcosa di vagamente simile a un ringhio.
<< Cosa ti fa credere che ti permetterò di farlo, moccioso?! >>
Susanoo aggrottò le sopracciglia, piegando le labbra in un leggero ghigno, mentre la mano dell’Uzumaki serrava il suo polso, cercando di allontanarlo dalla sua fronte senza riuscirci. Malgrado i poteri della Volpe ancora non riusciva a battere la sua forza. Inspirò, chiudendo gli occhi.
<< Taci Volpaccia >>
Sibilò, prima che il suo palmo si irradiasse di una luce violacea. Kyuubi ruggì dalle labbra di Naruto, sconfitta, mentre gli occhi del ragazzo lentamente tornavano dell’abituale azzurro cielo. Quando il processo fu terminato l’unica cosa che gli rimaneva del Bijui erano quei graffi sulle guance, simili ai baffi della volpe.
<< Kuso! Avresti potuto essere più delicato, ragazzino >>
La voce lamentosa e imperiosa che proveniva alle loro spalle li fece voltare. Seduta sulla scalinata a massaggiarsi il fondoschiena dolorante c’era la ragazza dai capelli rosa, che guardava il ragazzo moro con aria vagamente assassina.
L’interpellato si limitò a sogghignare, tranquillo, rimettendosi il guanto con tutta calma, e sollevandosi da terra.
<< Perché avrei dovuto, Volpaccia? Ho semplicemente bloccato i tuoi poteri prima che potessi usufruire del corpo di Naruto a tuo piacimento. Credi davvero che ti avrei permesso di andartene a piede libero per la città? >>
La Kitsune serrò lo sguardo di smeraldo, rimettendosi ritta su due gambe, una mano al fianco, l’aria imperiosa.
Voltò il capo, rivolgendosi al giovane ancora seduto a terra che cercava disperatamente di capire cosa fosse successo.
<< Baka! Vuoi dirmi chi è questo moccioso che si permette di parlarmi così?! >>
Quello annuì, ritornando anche lui all’impiedi, massaggiandosi ancora un po’ rintontito il capo. Il sorriso brillante e un po’ sciocco sul suo volto faceva intuire che fosse tornato il solito di sempre.
<< Calma Sakura-chan! Lui è… un amico, credo. Il suo nome è Susanoo, se non sbaglio >>
La giovane voltò il capo, mettendo il broncio.
<< Che nome idiota >>
Sbottò, sottovoce. Hinata dovette intervenire afferrando il ragazzo per un braccio prima che questo si avventasse sulla Bijui e la pestasse. L’espressione adirata sul suo volto di solito indecifrabile faceva intendere quel suo intento non tanto celato.
Kakashi scoppiò a ridere, portando entrambe le mani nascoste dalle maniche alle labbra, piegandosi in due, il manico del bastone vicino al viso.
<< Ahahah! Siete così kawaii!!! >>
Poi all’improvviso si fece serio, e puntò il bastone in direzione del ragazzo biondo che sgranò gli occhi, sorpreso.
<< Mi dispiace dover interrompere questo festino di “bentornato” così, demo… Naruto Uzumaki a nome della Konoha sei in arresto per essere un Jinchuuriki >>



Angolino di R e d_V a m p i r e

Tarataratàààà *?* °-° E ora cosa succede?! Perché Kakashi vuole arrestare Naruto? Cos’è un Jinchuuriki? E la Konoha? E soprattutto chi è questo oscuro figuro, Susanoo?
Tutto alla prossima puntata, ovviamente (L)
xDDD Ringrazio chi legge, chi continua a seguirmi e i soliti ignoti (xD) Vaius e Lotti che continuano a recensire, imperterriti. Cari ragazzi, spero di avervi incuriosito, e soddisfatto. E… si, sembra proprio che Naru-chan sia stato pochissimo nell’Abisso, eppure, eppure…
Vi lascio così u.u Al prossimo capitolo!
Bacio!

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