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di almostlover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La quiete dopo e prima la tempesta ***
Capitolo 2: *** Katherine ***
Capitolo 3: *** Jeremy ***
Capitolo 4: *** Al peggio non c'è mai fine ***
Capitolo 5: *** Complicazioni ***
Capitolo 6: *** Chiarimento? ***



Capitolo 1
*** La quiete dopo e prima la tempesta ***


OK, che dire? E' la mia prima fanfic in assoluto e c'è da aggiungere che non sono molto brava a scrivere quindi non so cosa uscirà fuori.

DAMON’S POV

Le loro labbra erano premute le une contro le altre in un confuso bacio dapprima leggero, più simile a uno sfiorarsi, per poi aumentare in passione e coinvolgimento. Con lo stupore di Damon, Elena aveva ricambiato il bacio e non si era tirata indietro respingendolo come aveva pensato che avrebbe reagito. Era un comportamento abbastanza strano, ma quello non era il momento adatto per pensarci. Si scoprì essere desideroso di quel bacio nel momento in cui le sue labbra erano entrate in contatto con quelle rosee di Elena. Afferrò il viso della ragazza tra le mani e la tirò a se, quasi come se non volesse lasciarla andare via.

Il bacio durò pochi secondi, anche se sembrò essere il contrario. La porta di casa si aprì e qualcuno era fermo sulla soglia, sconvolto. Era Jenna. Di scatto Damon si girò nella direzione opposta alla porta come se fosse imbarazzato di trovarsi in una situazione come quella, mentre Elena, senza mai rompere il contatto tra il suo corpo e quello di Damon, si voltò a guardare la zia sulla porta.

<< E’ tardi. Faresti meglio ad entrare >> disse Jenna, visibilmente sconcertata per l'inaspettata visione che le si era parata davanti. Jenna cercò di mascherare il suo turbamento e apparire il più controllata possibile. Guardò Damon in modo truce, una volta che il vampiro si era voltato a guardare Elena che, allontanatasi per prendere le sue cose, fece come la zia le aveva detto senza mai alzare lo sguardo.

Damon riuscì chiaramente a sentire Jenna chiederle cosa stesse facendo e Elena rispondere di non volerne parlare, una volta che la porta fu chiusa. Fissò un paio di secondi davanti a sé, confuso e incredulo per quello che era appena successo. Si toccò le labbra, sulle quali poteva ancora sentire il suo sapore stranamente familiare, forse anche troppo. Non poté fare a meno di notare che stava sorridendo e il motivo era un semplice bacio. Erano passati più di cento anni dall'ultima volta che aveva sorriso per quello stesso motivo, anni in cui aveva tentato di tutto pur di ritrovare la donna che aveva amato alla follia e per la quale aveva gettato la sua umanità senza alcun segno di pentimento, ma l'attesa era stata vana fino a quel momento.

Involontariamente gli vennero in mente le parole di Isobel rivolte a Elena la sera dello scambio.

"Perché è innamorato di te!"

Per un attimo lui stesso aveva pensato che quella fosse la verità. Ma non poteva esserlo, non doveva! La storia non si sarebbe ripetuta ancora una volta: i fratelli Salvatore non erano nuovamente innamorati della stessa donna e mai più lo sarebbero stati, sopratutto se fosse andata a finire come l'ultima volta. Lui col cuore spezzato.

Dopo aver scoperto che Katherine non era in quella dannata cripta, si era sentito come se fosse inutile e non avesse più nessun valido motivo per poter continuare a vivere. Quel pensiero non l'aveva mai nemmeno sfiorato da dopo che Emily gli aveva detto che in realtà Katherine era viva nella cripta. Da quel giorno aveva dedicato la sua intera non-vita a elaborare qualsiasi piano per trovare un modo per farla uscire da lì, per riaverla con sé, tutta per sé, senza più doverla dividere con suo fratello. Nei 146 anni che impiegato per trovare quel modo, non aveva mai mostrato segni di resa nemmeno quando riportarla indietro sembrava impossibile. Avrebbe fatto di tutto per poter stare di nuovo con lei, ma evidentemente Katherine non era dello stesso parere. Per questo, dopo l'apertura della cripta, si era ripromesso che non avrebbe mai più ceduto a un sentimento come quello per Katherine. Tutto quello che doveva fare era tenere le sue difese ben alzate come aveva sempre fatto. In passato, almeno.

 

 ELENA'S POV

<< Jenna, sono a casa >> urlò Elena dall'ingresso, dopo aver chiuso la porta, mentre riponeva le chiavi di casa. In cambio non ottenne nessuna risposta. Forse sta già dormendo, pensò. Salì velocemente le scale che davano sul piano superiore, proprio di fronte alla camera da letto di Jenna. Aprì lentamente la porta per evitare di fare troppo rumore e la richiuse con altrettanta lentezza in modo da non svegliare la zia, già rintanatasi sotto delle calde coperte. Avrebbe voluto essere anche lei al caldo e giungere a uno stato di incoscienza tale da farle dimenticare non solo quel giorno, ma anche quelli precedenti.

Senza che se ne accorgesse si ritrovò davanti alla camera di Jeremy. La porta era socchiusa. La aprì quel poco che bastava per dare un'occhiata dentro. Anche Jeremy stava già dormendo, accovacciato con le braccia strette al petto senza neanche infilarsi sotto la coperta. Elena si avvicinò e poggiò un plaid sulle spalle del fratello, gelido al suo tocco. Restò qualche secondo a fissarlo. La lite, che Jeremy si ostinava a portare avanti, non mostrava alcun segno di miglioramento, se non il contrario. Non voleva neppure ascoltarla. E aveva tutte le buone ragioni di quel mondo per volerlo. Elena aveva fatto l'unica cosa che non avrebbe mai dovuto neanche lontanamente immaginare: aveva scelto per lui. L'aveva volontariamente tenuto all'oscuro da quel mondo nel quale lei era stata catapultata inaspettatamente e aveva cancellato i suoi ultimi ricordi di Vicki. Ma l'aveva fatto per il suo bene, per proteggerlo e l'avrebbe fatto un altro milione di volte senza rimorsi se ciò era utile a tenere Jeremy al sicuro.

Ritornò alla porta e la chiuse. Poi, percorse a ritroso il cammino precedente, per ritrovarsi ai piedi delle scale. Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, dal momento che non era riuscita a trovare le sue cose. Aveva promesso a Stefan che gli avrebbe mandato un messaggio prima di andare a dormire. Sul display comparve la scritta "un nuovo messaggio". Lo visualizzò. Era di Bonnie.

Ho bisogno di parlarti. Appena puoi, chiamami. Mi dispiace. Bonnie.

Sapeva di cosa voleva parlarle, ma improvvisamente Elena non era dell'umore adatto. Un moto di rabbia e delusione la invase. Fingere di disattivare il congegno! Come aveva potuto farle una cosa del genere? A lei, la sua migliore amica! Per colpa sua, aveva rischiato di perdere Stefan. E Damon ci era andato molto vicino. Certo, aveva permesso a Stefan di aiutare Damon, ma non doveva tradire la fiducia di Elena. Non dopo che Elena l'aveva riposta in lei senza esitazioni, nonostante sapesse che i fratelli Salvatore non le andavano parecchio a genio dopo la morte della nonna.

Uscì dalla sezione dedicata ai messaggi e scorse velocemente il nome di Stefan nella rubrica. Doveva parlare con qualcuno. Inoltrò la chiamata. Due squilli.

<< Elena? E’ successo qualcosa? >>. Riconobbe il tono preoccupato di Stefan, anche se era dall'altro lato del telefono.

<< No, va tutto bene. Non preoccuparti >>. Elena passò sotto il grande arco che dava nel salone, accanto al divano. << E’ solo che … >>. Si diresse verso la cucina. Poi lo vide. Steso sul pavimento, in una pozzanghera di sangue rosso scuro e con una grossa ferita all'addome, c'era John. Suo padre, quello biologico. << Oh mio Dio! >> esclamò in un sussurro udibile soltanto all'orecchio di Stefan, che come un mantra le chiedeva cosa fosse successo. << John. Sangue. Ferita >>. Riuscì a biascicare soltanto quelle tre parole e poi chiuse la telefonata. Si precipitò al fianco del corpo inerme di John. Indugiò sulla ferita. Cosa doveva fare?

<< Jenna. Jenna. Jenna >> urlò con tutta la ritrovata voce di cui era capace. << JENNA! >>. Sentì il rumore di una porta al piano di sopra aprirsi. E poi mentre Elena, in lacrime, contava mentalmente quanti passi mancassero alla zia per arrivare alla cucina, due braccia la tirarono via dal corpo di John. Era Stefan. Alle sue spalle c'era Damon, al telefono.

 

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Capitolo 2
*** Katherine ***


E anke il secondo capitolo è andato. Spero che piacerà

ELENA'S POV

Sto sognando! Sto sognando! Sto sognando!

Elena continuava a ripetersi quelle due paroline come un mantra. Aveva davvero riposto tutte le sue speranze nel fatto che quello fosse soltanto uno sterile sogno dal quale avrebbe voluto svegliarsi all'istante. Con John non aveva mai avuto un solido rapporto di fiducia reciproca: lui era sempre distaccato e freddo, con sempre stampata in faccia quell'espressione seria e sarcastica al contempo, e lei si limitava a comportarsi da nipote educata le poche volte che decideva di ritornare a Mystic Falls per una visita di "piacere". Lui non sembrava voler approfondire il rapporto con i suoi nipoti e sia Jeremy sia Elena glielo lasciavano fare senza opporsi. L'ultima volta che John si era fatto vivo era al funerale dei genitori adottivi di Elena, per poi ricomparire mesi e mesi dopo con una verità sconvolgente. Era il padre naturale di Elena. Ovviamente non aveva avuto l'ardire di confessarglielo di persona. Strafottente. Pentito. O semplicemente codardo. Ma vederlo lì, steso su quel pavimento macchiato di sangue ovunque, sorprendentemente non la lasciava indifferente.

Sempre più lacrime cominciarono a scenderle lungo il viso, mentre Stefan continuava a stringerla con maggiore intensità.

All'improvviso Elena sentì il corpo di Stefan irrigidirsi sotto il suo. Si allontanò da lui per guardarlo in viso, apparentemente calmo e rilassato.

<< Stefan devi andartene da qui >>. Era la voce di Damon. Aveva scordato che fosse lì anche lui. Era rimasto tutto nella stessa identica posizione di quando era arrivato senza dire una parola. << C'è troppo sangue >> spiegò quando i grandi occhi confusi di Elena incontrarono i suoi.

Ha ragione, pensò Elena. Stefan era da poco ritornato alla vecchia dieta a base di sangue animale, non poteva permettersi di restare in una stanza piena di sangue umano e rischiare di perdere il precario controllo che aveva acquisito.

<< Sto bene. Ce la faccio! >> esclamò Stefan con forza, ma con poca convinzione nella voce. Elena vide Damon far roteare gli occhi.

<< Si vede >> commentò sarcastico Damon, avvicinandosi al fratello. << Va' a caccia. Ci penso io >> aggiunse poi con il solito ghigno beffardo. E come consuetudine Elena gli rivolse il tipico sguardo da "piantala" che gli riservava quando doveva tacere.

Stefan in un primo momento sembrò non voler desistere, poi, dopo lo sguardo supplichevole di Elena, le baciò la fronte, senza staccare gli occhi da Damon, e si avviò alla porta. Elena sapeva che si fidava del fratello anche se non voleva ammetterlo, altrimenti non l'avrebbe mai lasciata con lui.

La stanza presto ricadde nel silenzio religioso in cui era prima che Damon lo spezzasse. Gli unici suoni che si sentivano erano i singhiozzi di Jenna che, accasciata accanto al corpo di John, si copriva il volto con le mani. Tutti erano in attesa dell'arrivo del 911. Quasi tutti, pensò Elena.

<< Sai chi è stato? >> chiese a bassa voce Elena a Damon quando quest'ultimo si avvicinò a lei.

<< No, ma chiunque sia stato è a conoscenza di cosa può fare l'anello >> rispose semplicemente Damon, indicando la mano di John con quattro dita mancanti.

Elena si portò una mano alla bocca, incredula. << A parte Alaric e Isobel, chi altro ne è a conoscenza? >> chiese dopo alcuni istanti di silenzio che sfruttò per riprendersi dalla raccapricciante visione. In cambio non ottenne nessuna risposta da Damon, che sembrava perso in un mondo tutto suo.

Poi il rumore della sirena dell'autoambulanza riempì la città, di cui una metà era già addormentata e l'altra metà era ancora in festa per il giorno del Fondatore. In un istante tre paramedici piombarono in casa con una lettiga e si fiondarono sul corpo di John in fin di vita. Uno di loro fece allontanare i presenti mentre gli altri due sollevarono John e lo caricarono sulla lettiga. In fretta si avviarono verso la porta, seguiti a ruota da Jenna e Elena.

In quell'istante il più piccolo dei Gilbert fece il suo ingresso. << Che succede? >> chiese allarmato Jeremy che, con una mano alla testa, accorciava la distanza che c'era tra lui e la sua famiglia.

<< Non ora. Vieni >>. Furono le uniche parole di Jenna con gli occhi arrossati e gonfi per le lacrime.

 

DAMON'S POV

La vendetta, anche se non per mano sua, era arrivata. E Damon l'avrebbe trovata più che soddisfacente se non facesse star male Elena. A vederla piegata in due vicino al corpo del padre, aveva sentito il bisogno di starle accanto per farle sapere che lui era lì per lei. Ma quello non era il suo compito, toccava a Stefan, perché Damon non era l'eroe proprio come le aveva fatto notare qualche ora prima sulla soglia di casa. Eppure molte volte si era ritrovato a volerla proteggere volontariamente e non soltanto lei, ma anche l'intera città, la stessa città che 146 anni prima avrebbe lasciato di corsa se avesse avuto la certezza che Katherine l'avrebbe seguito. Come era potuto succedere, si chiese. Lo sguardo si posò involontariamente su Elena, seduta poco più in là su una scomoda sedia del Pronto Soccorso accanto alla zia e al fratello irrequieto. La causa del suo cambiamento era davvero Elena? Scosse impercettibilmente la testa come a voler cancellare quel pensiero dalla mente, ma un forte e sonoro "si" lo costrinse a fargli accettare la realtà. Si, era stata Elena. L'unica che avesse davvero creduto fino in fondo nella sua umanità, quella che lui aveva provato a nascondere nella parte più profonda di sé stesso per quasi un secolo e mezzo. Per colpa di Elena erano settimane che non uccideva nessuno o beveva sangue umano direttamente dalla tenera gola di qualche povera ragazza innocente, era colpa di Elena se lui era costretto a usare una insolita e poco eccitante sacca presa alla Banca del Sangue ed era colpa di Elena se in quel momento era rinchiuso in uno squallido ospedale in attesa che un attempato medico accorresse per comunicare che per John non c'era niente da fare oppure che era vivo e vegeto anche se aveva quattro dita in meno e una ferita grande quanto una penna nell'addome. E la cosa lo spaventava. Damon Salvatore era spaventato. Non era mai successo prima. Niente lo metteva a disagio o in difficoltà e tantomeno lo spaventava. Ma Elena riusciva a fargli quest'effetto, soprattutto dopo il bacio.

Proprio in quell'istante la vide camminare nella sua direzione. Si sedette accanto a lui. Elena rimase pochi secondi in silenzio a fissare attentamente il pavimento davanti ai suoi occhi.

<< Devi essere stanco, perché non vai a casa? >> domandò Elena, dalla voce debole ma carica di preoccupazione per lui. << Dovresti ... lo sai no? >> aggiunse leggermente a disagio nell'ultima parte. Per quanto Elena fosse sempre a contatto con i vampiri da qualche mese, aveva ancora problemi con il gergo specifico.

<< Cosa? >>. E Damon ci godeva. Lo divertiva vederla in imbarazzo e vedere comparire le due sfumature rosee sulle guance. Ancora una volta Elena gli rivolse il solito sguardo e Damon cedette. << Non dovrei avere problemi qui con il ... lo sai no? >> rispose ironico, facendole il verso, fingendo il suo stesso imbarazzo.

<< Ti sembra il momento di scherzare? >> chiese retoricamente Elena, lievemente innervosita. Damon scrollò le spalle. E' meglio non infierire ulteriormente, si disse.

Il silenzio scese su di loro. Damon si chiese se quello fosse il momento adatto per parlare del bacio, ma ovviamente non lo era. Elena si voltava ogni cinque secondi nella direzione della porta in fondo al corridoio. Damon non poté fare a meno di notare che Elena non covava il benché minimo rancore nei confronti di John. In fondo lui l'aveva abbandonata da piccola, le aveva nascosto la verità anche di fronte all'evidenza e aveva quasi ucciso Stefan. Era impossibile che non provasse astio per quell'uomo! Eppure era lì esausta e infreddolita in una sala d'aspetto in attesa di buone notizie.

Damon si sfilò la giacca e gliela poggiò sulle spalle sotto lo sguardo stupito di Elena. << Avresti dovuto prendere la giacca >> le disse Damon con una dolcezza insolita per i suoi standard.

<< Dopo la festa non sono riuscita a trovarla insieme alle mie cose >> replicò la ragazza, allontanandosi velocemente dal viso di Damon. << Qualcuno deve averle prese ...  >> aggiunse, ma Damon non la ascoltava più.

Era impossibile che Elena avesse la giacca e le altre cose che mancavano. Le aveva prese lui stesso dalle sue mani poco prima del bacio. Ripensò al bacio. Ricambiato. Troppo familiare.  E poi Jenna. L’invito in casa.

Katherine.

 

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Capitolo 3
*** Jeremy ***


Ecco anche il terzo capitolo. Mi dispiace che non sia molto lungo, ma l'ispirazione non ne ha voluto sapere divenire a trovarmi. Spero che piaccia e colgo l'occasione per ringraziare le persone che hanno recensito la fanfiction! Sono davvero contenta che stia piacendo la mia idea.

ELENA'S POV

Damon sembrava per l'ennesima volta perso in un mondo tutto suo. Era impossibile capire a cosa stesse pensando di così importante. Una raffica di espressioni gli attraversarono il volto perfetto troppo velocemente da riuscire a riconoscerle tutte. C'era confusione, delusione, rabbia, ancora delusione. Era strano vedere Damon in un caos emozionale come quello. Era sempre sicuro di sé, distaccato e con una disumana considerazione per la vita altrui per non mostrarsi debole, erano rare le occasioni in cui lasciava trasparire davvero ciò che gli stava accadendo dentro e quasi sempre Katherine era implicata.  

Pochi istanti dopo Damon si rivestì degli splendidi lineamenti di quella maschera di freddezza e ciniscmo che gli era tanto comoda e con cui Elena era abituata a vederlo la  maggior parte delle volte. L'aveva visto cambiare davanti ai suoi occhi. Era totalmente diverso dal Damon che aveva conosciuto al pensionato quella mattina. Elena era riuscita a vedere quel lato umano che aveva giurato ci fosse, anche se in piccola parte e rinchiuso chi-sa-dove in fondo all'anima.

<< Damon, mi senti? A cosa stai pensando? >>

Damon la liquidò con un misero " niente di importante " e si dedicò a qualcosa alle spalle di Elena, che si voltò come lui, incuriosita. Jeremy faceva avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale, innervosendo Jenna, che dopo un po' andò fuori a prendere una boccata d'aria.

<< Che ha tuo fratello? >> chiese Damon, con un evidente nota di curiosità nella voce.

Elena ritornò con lo sguardo nella direzione del vampiro e: << Non lo so. Forse è solamente preoccupato per John >> rispose semplicemente Elena, mentre, con lo sguardo nuovamente rivolto alle sue spalle, osservava Jeremy dirigersi al distributore degli snack in fondo al corridoio adiacente a quello dove avevano visto scomparire John circa un ora e mezza prima.

<< E tu? >>

Elena fissò Damon confusa. << Cosa? >> chiese ingenuamente.

<< Insomma, tuo padre è in una sala operatoria. Se ci fosse mio padre a me non fregherebbe niente,anzi non sarei nemmeno qui, ma tu non sei come me! >> concluse arguto Damon con naturalezza e la solita punta di sarcasmo nella voce che lo contraddistingueva in qualunque situazione, bella o brutta che sia.

Elena si concesse qualche istante per rispondere. Era una domanda alla quale non sapeva dare una risposta che non risultasse fredda o compassionevole. Si, era suo padre, ma soltanto quello biologico. Colui che riteneva davvero un padre degno di essere chiamato tale era morto il 23 Maggio insieme a sua moglie per cercare di recuperare la figlia andata a una festa senza permesso. Non passava giorno che non incolpasse sè stessa per quello che era successo quel dannato giorno in cui la morte aveva deciso di risparmiarla per chissà quale ragione. Eppure era lì in quella sala d'attesa senza riuscire a non provare dolore per quell'uomo.

Elena fece per rispondere, ma involontariamente Jeremy non glielo permise.

Era poggiato con le spalle contro il distributore di snack. Stava scivolando lentamente verso il pavimento con le mani strette alle testa, torturandosi le tempie, sfregandole e colpendole  con movimenti rapidi. Elena e Damon, quest'ultimo a velocità da vampiro, accorsero al suo fianco. Elena gli alzò il viso. Gli occhi erano colmi di lacrime che volevano uscire.

<< Jer, calmati. Starà bene. Non preoccuparti! >> disse Elena nel vano tentativo di tranquillizzare il fratello. Jeremy era pallido e freddo al contatto. Non poteva essere tanto spaventato per John: anche lui non aveva quel grande rapporto con lo zio e anche lui non era entusiasta di vederlo quando si era presentato a casa loro. Che fosse cambiato qualcosa in quelle settimane?

In pochi istanti Jeremy sembrò essersi calmato lievemente. Non tremava più e sembrava entrato in una specie di trance, come se fosse ipnotizzato.

<< Penso che di John non gliene freghi niente >> disse Damon, indicando con la mano il punto in cui gli occhi di Jeremy si erano posati con grande attenzione. Elena, confusa, seguì l'indicazione di Damon e si ritrovò a guardare un'ampia macchia di sangue raffermo sulla sua maglia. Di colpo ritornò con lo sguardo a Damon che stava fissando Jeremy. Aggrottò la fronte, confusa. Che stava succedendo? Perché Jeremy era così attratto dal sangue?

Bastarono pochi secondi a Elena per ricevere le risposte a quelle due domande. Pochi secondi e una dura verità la colpì in pieno.

Dalla bocca di Jeremy spalancata in una smorfia di dolore Elena vide due canini aguzzi più lunghi del normale, uguali a quelli di Stefan e Damon, uguali a quelli di un vampiro.

<< No, non può essere! >>. Jeremy era un vampiro. No, non era possibile. Elena si allontanò di un passo da Jeremy. Si portò una mano alla testa, che le stava scoppiando improvvisamente. Suo fratello non poteva essere un vampiro! Jeremy non avrebbe mai fatto una cosa così stupida! Per quale motivo poi?

Damon afferrò con forza il polso di Jeremy e lo trascinò con sé verso l'ingresso del Pronto Soccorso. Jeremy si dimenava con forza per farsi lasciar andare, ma Damon era troppo forte per lui.

<< Dove vai? >> chiese Elena spaventata.

<< Vampiri e ospedali non sono una buona accoppiata >> rispose sarcastico Damon.

Elena fece per chiedergli di andare con loro, ma Damon capì in anticipo lei sue intenzioni e la fermò in tempo prima che lei aprisse bocca. << Non verrai con noi. Hai da fare >>. E con quelle poche parole Damon scomparve, lasciando un Elena  spaventata e furiosa alle porte dell'ospedale con mille domande nella testa e nessuna risposta.

Damon non aveva il diritto di decidere per lei quando la scelta riguardava Jeremy. Elena aveva tutto il diritto di seguirlo per vedere se Jeremy stava bene e per chiedergli cosa diavolo gli passava per la testa quando aveva deciso di bere del sangue di un vampiro e poi uccidersi.

Elena si voltò di scatto. Alle sue spalle c’erano due poliziotti già armati di distintivo che misero in bella mostra non appena Elena si interessò a loro.

<< Lei è la signorina Elena Gilbert? >> chiese uno dei due, mentre l’altro se ne stava fermo leggermente più indietro rispetto a primo con le braccia incrociate dietro la schiena e le gambe divaricate.

Tempismo perfetto! Elena si limitò ad annuire mestamente emettendo un sospiro di rassegnazione.

 

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Capitolo 4
*** Al peggio non c'è mai fine ***


Oh mio Dio! Cosi mi fate arrossire. I complimenti potrebbero darmi alla testa. scherzo!!!! Comunque mi fa molto piacere che stia piacendo. All'inizio non pensavo che potesse piacere davvero e mi ero auto-convinta che avrei continuato a scriverla anche se non ci fosse stata nemmeno una recensione e poi ... ce ne sono ben 7. Grazie.

Dal momento che voi recensite i capitoli, mi sento in dovere di dovervi rispondere uno per uno.

 

MorriganJo ---> anche io  non avrei voluto questo destino per Jeremy, ma poi pensandoci mi sono chiesta quale potrebbe essere la storyline di Jeremy nella seconda stagione se non si trasformasse e non mi è venuto nulla in mente. Quindi eccolo qui da vampiro.

 

Fallenangel87 ---> come si è capito anche io adoro i Delena. Trovo che sia una coppia migliore di Stefan e Elena. Stefan è troppo noioso, sempre lì a pensare di non essere giusto per Elena, di poterla lasciare per il suo bene. Povera Elena!

 

miss lovett ---> ti ringrazio per il fatto che trovi i personaggi molto simili a quelli originali. Non avevo mai provato a postare una ff proprio perché avevo paura che i personaggi risultassero ooc, ma a quanto pare non è così.

 

mariamaria ---> Vedo che la trasformazione di Jeremy ha colpito anche te. Il motivo l'ho spiegato nella risposta precedente. per quanto riguarda lo stile di vita non posso anticipare nulla

 

di seguito c'è il 4 capitolo. Non mi piace molto, infatti ho provato a riscriverlo più volte ma non mi usciva niente di meglio. Per questo ci ho messo molto per postarlo.

Non linciatemi, vi prego.

 

 

 

ELENA'S POV

Elena non riusciva a percepire nient'altro che non fosse la tiepida morbidezza del calore attorno a sé. Aprì gli occhi con lentezza estrema quando un vellutato raggio di sole le solleticò le palpebre chiuse, colorando il suo intero campo visivo di un dolce rosso acceso. Era nella camera di Stefan avvolta in una tale pace. Poi avvertì i propri sensi essersi acuiti e in quel momento di perfetta incoscienza, poco dopo che le morbide coltri del sonno l’avevano abbandonata forse troppo in fretta, ricordò quello che era successo non troppe ore prima. Immagini delle ore precedenti le affollarono la mente.

John steso sul pavimento.

Jenna in lacrime.

Lei stessa fra le braccia di Stefan.

La porta della sala operatoria chiudersi davanti ai suoi occhi.

I canini di Jeremy.

E come se tutto ciò non bastasse John era morto. La lama aveva lacerato il fegato irreparabilmente e i medici non avevano potuto far nulla per salvarlo.

Lacrime calde le scivolarono lungo le guance pallide. Le asciugò con la stessa velocità con la quale erano uscite e poi si mise a sedere, facendo forza sulle braccia.

Alla sua sinistra c'era Stefan, addormentato su una scomoda sedia accanto al letto. Aveva poggiato in grembo un piccolo libro aperto alla prima pagina. Doveva essersi addormentato mentre leggeva.

Elena provò ad alzarsi senza fare rumore, ma non appena lo fece, un'asse di legno del pavimento cigolò sotto il suo peso. Bastò quel minimo rumore per far svegliare Stefan.

<< Hey, sei sveglia >> constatò Stefan con ancora la voce impastata dal sonno e le mani al volto per riprendersi. << Come stai? >> chiese quando non ottenne nessun segno di risposta da Elena, sorridendole in modo da incoraggiarla a rispondergli.

<< Chiedimelo quando quest'incubo sarà finito >> rispose Elena, lasciando trasparire tutto il dolore che covava dentro dalla sera prima a causa di tutti gli spiacevoli eventi. Ci sarebbero voluti giorni e giorni per riprendersi. Accennò un timido sorriso quando Stefan sussurrò che gli dispiaceva.

Seguirono pochi secondi di silenzio nel quale nessuno dei due parlava: Elena non aveva voglia di parlare e Stefan, dal canto suo, voleva lasciarle lo spazio di cui aveva bisogno. Poi uno dei due spezzò il religioso silenzio che si era creato. << Dov'è Jeremy? Devo parlargli >>. Le parole uscirono dalla bocca di Elena senza che lei se ne accorgesse, quasi come un esplosione di cui era l'artefice all'oscuro di esserlo. Elena aveva davvero bisogno di parlare con Jeremy: aveva resistito l'intera nottata solo perché era crollata dalla stanchezza tra le braccia di Stefan subito dopo la notizia del chirurgo, ma ora non poteva aspettare un secondo di più.

<< E' con Damon ... >> Stefan cominciò, poi per qualche strana ragione si fermò. Elena lo incoraggiò a proseguire. << ... a caccia >>.

L'espressione autoritaria che Elena aveva dipinta in volto presto si tramutò in confusione. Gli faceva uno strano effetto sentir dire che suo fratello era a caccia con Damon. Era strano, insolito e decisamente sbagliato. Non perché fosse con Damon, di lui si fidava, ma perché Jeremy non avrebbe mai dovuto trovarsi in una situazione come quella. Cosa gli passava per la testa? Perché l'aveva fatto?

Elena espresse a parole le domande che la stavano tormentando. << Non lo so >> rispose sinceramente Stefan, scuotendo la testa. Quella non era proprio la risposta che voleva sentirsi dire e non poteva nemmeno considerarsi una risposta concreta. Ma aveva bisogno di saperlo.

Elena emise un sospiro di rassegnazione, gesto che stava diventando abituale quando si trattava di Jeremy. Stefan se ne accorse e, da bravo fidanzato qual era, si mise accanto a lei sul letto e la strinse tra le sue braccia per farle sapere che lui era lì con lei e ci sarebbe stato qualunque cosa accadesse. Magari bastasse un abbraccio, pensò Elena mentre si posizionava bene con la testa poggiata al petto del vampiro.

Poi all'improvviso la porta si aprì di botto e qualcuno entrò troppo velocemente per Elena per capire chi fosse. << Bene. Sei sveglia. Le hai già parlato? >>. Era Damon. 

Elena all'istante si staccò da Stefan. Il fatto che Damon era lì in quella camera voleva dire che Jeremy era tornato dalla ... Mise fine a quel pensiero.

Prima che Elena potesse solo accennare la domanda che le premeva tanto, Stefan la anticipò. << Non mi sembra il momento adatto. Ha già dovuto sopportare abbastanza per un solo giorno >> spiegò con un evidente moto di rabbia nella voce, alzandosi in piedi.

Cosa stava succedendo? Di cosa stavano parlando? Elena si limitava a fissare confusa entrambi i Salvatore.

<< Oh certo! Aspettiamo che faccia fuori qualcun altro della sua famiglia. Jenna, forse >> rispose con altrettanta rabbia Damon, avvicinandosi sempre di più al fratello.

Di conseguenza Elena si mise in ginocchio sul letto tra i due fratelli, nonostante fossero ben lontani dall'iniziare una lotta. << Mi spiegate di cosa state parlando? >>.

Nessuno dei due parlò. Il primo dei due a farlo fu Stefan. << Katherine è qui >>. Immediatamente lo sguardo di Elena si posò su Damon. Gli occhi azzurri del vampiro erano spenti, privi della solita luce che emanavano. Doveva sentirsi uno schifo nel sapere che la donna che aveva amato alla follia e che non si era interessata minimamente a lui per 146 anni, fingendosi rinchiusa in una cripta, si era fatta viva. Damon ricambiò lo sguardo in modo duro. Elena sapeva perché: non voleva che qualcuno provasse pena o compassione per lui. 

<< Aspetta, quando? Come? Sei sicuro? >> farfugliò Elena, terrorizzata, quando il vero senso della frase le arrivò alla testa.

<< Si, sono sicuro. E il come e il quando non sono importanti, mi interessa di più sapere il motivo della sua visita >> concluse Damon con ancora l'espressione seria e dura del volto.

Elena si portò una mano alla testa, scostandosi i capelli dal viso. Damon aveva ragione: l'importante era sapere perché era ritornata dopo tutto quel tempo in cui era stata assente. Quale poteva essere il motivo? Involontariamente il pensiero che potesse essere lei il motivo le venne in mente. Forse Isobel le ha detto della nostra somiglianza, si disse. Non era una cosa impossibile, ma di sicuro una semplice curiosità non aveva spinto Katherine ad andare a Mysitc Falls.

Quando Elena vide Damon avviarsi verso la porta si ricordò di Jeremy.

 

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Era la prima volta che Elena entrava nella camera di Damon. Non appena aprì la porta un odore la colpì in pieno: era lo stesso odore di alcool e freschezza di Damon. La camera era  totalmente diversa da quella di Stefan anche se la forma era uguale. Quasi tutto era di colore scuro: tende, scaffali, copriletto. Eppure c'era un gran luce che proveniva dalla grande finestra aperta che dava sul retro del pensionato.

<< Inquietante? >>. La voce seducente di Damon alle sue spalle le arrivò dritta alle orecchie di Elena, che riusciva a sentire il vampiro molto vicino, più di quanto fosse lecito. Non ebbe il coraggio di constatare quanto vicino fosse davvero, ma si limitò ad ignorarlo. Non poteva più aspettare, aveva urgenza di parlare con Jeremy. Per sua sfortuna il fratello stava dormendo troppo beatamente per svegliarlo.

Rimase pochi secondi a fissarlo. L'ultima volta che l'aveva visto dormire, o almeno aveva pensato che stesse dormendo, in realtà era morto. Jeremy era in transizione per diventare un vampiro sotto il suo naso e lei non si era accorta di nulla. Sono davvero una pessima sorella, si disse mentalmente.

<< Non è colpa tua >> disse Damon, facendo sussultare la ragazza davanti a lei.

Elena si voltò a guardarlo, ma Damon non c'era. Immaginava di trovarselo a cinque centimetri dal naso e invece non era nella stanza. Aveva provato a tirarla su di morale.

Elena sorrise.

 

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Capitolo 5
*** Complicazioni ***


Ecco il quinto capitolo. Non mi sembra vero di essere già arrivata a questo punto. Nelle recensioni ho visto la domanda se questa ff era una Stelena o una Delena. Ma davvero non si capisce il pairing??? E' una sicuramente una Delena.

ELENA'S POV

Caro diario,

dall'ultima volta che ti ho scritto le cose sono peggiorate ulteriormente. Ne sono successe così tante che non so da quale iniziare. In questi ultimi due giorni la mia vita si è complicata più di quanto già lo fosse. Era una cosa che ritenevo impossibile, ma a quanto pare i problemi non mancano mai e mai mancheranno anche in futuro soprattutto quando hai un fidanzato, un amico e un fratello vampiro. Già. Jeremy è un vampiro adesso. Ancora non riesco a capacitarmene. La cosa che mi fa stare più male è che è successo proprio davanti ai miei occhi e io non mi sono accorta di niente. Com'è potuto succedere? Secondo Damon ha bevuto il sangue di Anna e poi ha ingerito una grande quantità delle pillole che usavo subito dopo la morte dei miei genitori. Adottivi, dovrei aggiungere ma in realtà sono loro i miei veri genitori e non Isobel o John, che questa mattina presto è morto. So che dovrei essere afflitta per aver ritrovato e perso mio padre in meno di ventiquattro ore, ma mi ha mentito dal momento in cui sono nata e ha continuato a farlo ogni volta che veniva a trovare me e Jeremy, facendo finta di nulla. Ha tentato di uccidere Stefan e Damon (con Damon ci era quasi riuscito) sotto i miei occhi. Eppure non posso non provare dispiacere per lui. Sono irrecuperabile!

Alla lista dei problemi manca ancora Katherine. Purtroppo non sappiamo perché è qui, ma dobbiamo fare di tutto per scoprirlo. Non può che portare guai la sua presenza a Mystic Falls. Damon ha detto che ha visto Jenna invitarla in casa perché ha creduto che fosse me. Quindi per ragioni di sicurezza sono costretta a stare al pensionato dei Salvatore con Jeremy, che è troppo instabile per rimanere da solo. Jenna andrà a stare per un po' da Alaric. Il prof. ci ha aiutato in molte situazioni scomode. E' una fortuna averlo dalla nostra parte.

 

Scrivere nel suo diario aveva sempre aiutato Elena a sfogarsi quando non poteva farlo con nessuno soprattutto da quando i suoi genitori erano morti. Quasi tutte le sere lo apriva e ci scriveva dentro tutto quello che era successo durante la giornata. Dopo aver conosciuto Stefan e Damon e il mondo di cui facevano parte le occasioni per usarlo si erano raddoppiate.

Elena ripose il diario e la penna nella borsa quando il suono del campanello riecheggiò all'interno del pensionato e si avviò verso la porta. Non poteva essere Stefan di ritorno dalla caccia, lui non bussava alla porta. Elena la aprì. Era Bonnie. Non la vedeva da quando avevano tirato fuori Damon dall'edificio in fiamme e aveva evitato l'sms che le aveva poche ore dopo il giorno prima. Aveva disegnata in volto un'espressione seria che fece intuire a Elena il motivo della sua visita. In effetti non poteva che essere quello il motivo.

Senza dire nulla Elena si scostò dalla porta il tanto necessario da farla entrare. Bonnie entrò in casa e si avviò a passi indecisi verso il salone.

L'atmosfera era tesa. Bonnie si torturava le mani sfregandosele e si guardava i piedi. Elena invece si limitava a osservarla.

<< Come stai? Ho saputo di tuo zio >> disse Bonnie con molta più sicurezza nella voce di quanta ne mostrava nella sua persona.

<< Bene. Grazie >>. Il tono di Elena era freddo e distaccato, insolito per i suoi standard specialmente nei confronti di Bonnie. Erano rare le occasioni in cui litigavano e quelle poche volte che accadeva era sempre per motivi futili che si risolvevano con un broncio da parte di una e un sorriso in risposta da parte dell'altra. Era questo il bello dell'amicizia con Bonnie. Bastava un niente e si capivano.

Bonnie annuì con la testa e aggiunse: << Ascolta Elena, mi dispiace per quello che ho fatto ... >>.

Prima che Bonnie potesse continuare, Elena la interruppe. << Quello che non hai fatto, vorrai dire >> disse la ragazza sottolineando per bene la parola "non".

Bonnie strinse le labbra e le ridusse in una linea sottile. << So che sei arrabbiata e hai tutte le ragioni di questo mondo per avercela con me, ma devi capire che stavo soltanto proteggendo le persone a cui tengo >> spiegò calma Bonnie cercando di risultare il più convincente possibile.

<< Uccidendo quelle a cui io tengo >> sbottò Elena, che iniziava ad innervosirsi, poco entusiasta della piega che stava prendendo la conversazione. Non si aspettava che Bonnie capisse il suo punto di vista anche se in realtà era quello che stava facendo lei stessa, proteggendo la sua famiglia e i suoi amici.

La stanza ricadde nel silenzio di prima. La tensione era arrivata alle stelle. Elena cadde in una specie di trance con lo sguardo rivolto verso il basso. << La cosa che mi ha ferito di più è che hai tradito la mia fiducia >> disse con voce flebile. Elena alzò alzò la testa per vedere la reazione di Bonnie. Gli occhi non erano più duri e impassibili, ma rattristati. Elena la vide deglutire.

Bonnie stava per rispondere, poi fu interrotta dall'entrata di Damon.

<< Elena. Morgana* >> disse Damon con il suo solito ghigno rivolto prima a Elena e poi a Bonnie.

Elena fece roteare gli occhi. Bonnie li teneva fissi su Damon. Poi spostò lo sguardo su Elena. << E' l'unica cosa di cui mi pento >>. Quelle furono le ultime parole di Bonnie in lingua comprensibile. Infatti aveva iniziato a mormorare parole astruse che nessuno dei presenti riusciva a capire. Latino, forse. Poi Elena si ricordò che quella era la stessa lingua che usava quando faceva un incantesimo.

<< Bonnie ... >> Prima che Elena potesse dirle di smetterla, vide Damon volare dall'altro lato della stanza, schiantandosi contro il muro. Poi Bonnie riprese la cantilena.

In un battito di ciglia Damon era già in piedi con i riflessi pronti per evitare i due paletti che Bonnie aveva fatto comparire dal nulla. I canini spuntarono dalla bocca e le venature scure si formarono intorno agli occhi del vampiro. La cosa stava degenerando.

Elena assisteva inerme alla scena. Non poteva starsene a guardare. Doveva fare qualcosa. Sapeva che se Bonnie avesse ricominciato, Damon l'avrebbe attaccata senza troppi scrupoli e lei non poteva permettere che accadesse una cosa del genere.

<< Bonnie, basta! >> urlò Elena con foga, sistemandosi tra Bonnie e Damon in modo da evitare qualunque attacco da parte di entrambi.

Bonnie fece come l'amica le aveva detto. << La prossima volta finirà diversamente >> disse per poi girare sui tacchi e avviarsi verso la porta, chiudendosela alle spalle.

 

DAMON'S POV

<< La prossima volta finirà diversamente >>. Questo è sicuro, aggiunse mentalmente Damon, ritornato al suo aspetto di sempre. Non riusciva a capire cosa aveva fatto per scatenare una reazione come quella. In fondo era lei la causa della sua quasi seconda morte. Doveva essere lui quello arrabbiato in cerca di vendetta, non certo lei.

Senza aggiungere una parola, oltrepassò Elena, avviandosi al tavolo con gli alcolici. Si riempì un bicchiere di whiskey e andò a sedersi sul divano di fronte al camino.

Elena lo imitò. E stranamente rimase in silenzio. Damon si aspettava che esplodesse con una ramanzina  e che lo guardasse con la solita cosa-lei-hai-fatto-di-tanto-grave espressione che gli riservava sempre quando si trattava delle sue amiche. E invece rimase in silenzio con la testa poggiata contro lo schienale del divano, gli occhi chiusi e le mani gettate pesantemente accanto alle gambe.

Damon ormai la conosceva abbastanza da sapere che non aveva voglia di parlare di quello che era appena successo.

<< Allora? >> chiese Damon bevendo un sorso del liquido scuro.

<< Cosa? >> chiese in risposta Elena dal tono esausto. Gli ultimi eventi mettevano a dura prova la sua resistenza.

<< Se non sbaglio ora dovrebbe esserci la parte in cui mi accusi di aver fatto qualcosa di cui in realtà non ho colpa >> disse velocemente Damon con un evidente tono sarcastico che in fondo nascondeva la serietà della domanda. In un modo tutto suo le stava chiedendo come stava.

Elena ignorò del tutto quello che aveva detto Damon. Fece un mezzo giro e si ritrovò faccia a faccia con vampiro accanto a lei. << Posso farti una domanda? >>. Aveva una certa urgenza nella ritrovata voce.

Damon scrollò le spalle. Quello era un " si ".

<< Potrebbe essere stata Katherine a uccidere John? >> domandò Elena, che Damon notò essere preoccupata e spaventata per quella possibilità.

In effetti era del tutto plausibile che Katherine avesse voluto uccidere John dal momento che era stata invitata in casa e immediatamente quel pensiero era arrivato anche alla mente di Damon dopo aver scoperto che la sua ex era ritornata in città. John godeva di un certo rispetto (immeritato secondo Damon) da parte di  tutti i cittadini di Mystic Falls per via della sua presenza nel comitato di conseguenza nessuno avrebbe potuto ucciderlo. L'unica era Katherine, ma perché?

<< Molto probabile >> rispose Damon con finta nonchalance.

<< Ma come avrebbe fatto? John era in casa e lei non è stata invitata >> disse cercando di convincere più se stessa che Damon, che non aveva né concordato con la sua supposizione, né l'aveva smentita. Il vampiro non sapeva se dirle o no la verità. Immancabilmente si sarebbe arrivati al bacio se Elena avesse continuato a fare domande e non era una buona idea parlarne con l'improvvisa e inaspettata entrata in scena di Katherine.

Per sua sfortuna Elena si accorse del suo essere taciturno. << C'è qualcosa che non mi hai detto? >> concluse con lo sguardo accusatorio che Damon riconobbe. Era lo stesso che usava con Stefan quando lui non le nascondeva qualcosa di importante che la riguardava.

Prima di rispondere, Damon bevve un altro sorso, vuotando quasi il bicchiere. << Jenna ha creduto che fossi tu e l'ha invitata ad entrare >> rispose deciso andando dritto al punto senza troppi giri di parole inutili. Vide Elena scuotere la testa a occhi chiusi e sospirare rumorosamente. Stranamente non fece domande, ma ritornò alla posizione precedente. Era strano il suo comportamento. Di solito faceva domande a non finire fino a quando non era convinta di sapere tutta la verità. In quel momento invece sembrava che non avesse la voglia di affrontare nessun discorso che non le andasse a genio. Damon non poteva che esserle riconoscente per quell'atteggiamento.

<< Grazie >> sentì dire dalla ragazza alla sua sinistra. Damon vuotò il bicchiere prima di chiederle per cosa. << Per aver aiutato Jeremy oggi >> spiegò Elena semplicemente.

<< Non c'è bisogno che mi ringrazi. Non potevo lasciarlo in ospedale o in giro per la città >> concluse Damon con una modestia che non gli apparteneva. Era vero ciò che aveva detto, ma il motivo era un altro e non l'avrebbe mai ammesso con nessuno che non fosse lui stesso. In realtà si sentiva in colpa per le azioni di Jeremy. Era convinto che fosse lui il responsabile per la scelta drastica del minore dei Gilbert. In fondo se lui non gli avesse detto quanto la vita sarebbe più facile spegnendo i dolori, le delusioni, la tristezza, probabilmente non sarebbe mai arrivato a tanto. Per questo motivo si era preso cura di lui la mattina e gli aveva mostrato come cacciare. Ovviamente lasciando a lui la scelta su cosa cacciare, dopo aver bevuto l'insostituibile sangue umano.

Damon si voltò a guardare Elena, pensierosa. Sapeva cosa le passa per la testa. La stessa cosa che passava per la sua. Era sicura di essere lei causa della trasformazione del fratello. << Non è colpa tua >> le disse nuovamente proprio come aveva fatto qualche ora prima quando Elena era nella sua camera a incolparsi.

Elena ricambiò sorpresa lo sguardo di Damon. << Forse non l'ho spinto io, ma ne ne sarei dovuta accorgere >>.

<< Come? >> sbottò Damon nel modo più naturale che ci fosse. Una strana sensazione di fastidio lo stava torturando. Perché? 

<< Sono sua sorella >> rispose come se quelle tre parole da sole potessero dare una spiegazione a tutto. << Dovrei sapere quando qualcosa non va >> aggiunse per maggiore chiarezza, mentre una lacrima solitaria le scendeva lungo la guancia.

In quell'istante Damon capì. Non riusciva a sopportare di vederla prendersi una colpa che in verità non aveva e forse anche lui. Alla velocità da vampiro posò il bicchiere vuoto che si stava rigirando tra le mani e si portò a cinque centimetri dal volto di Elena, che afferrò tra le mani, catturando con le dita quell'unica goccia. 

<< Ascolta: aveva fatto la sua scelta e tu e chiunque altro non avreste potuto far niente per impedirlo >> sbottò con una lieve nota di rabbia nella voce.

 

STEFAN'S POV

Stefan ritornò a casa dalla caccia con un lieve ritardo. Aveva promesso a Elena che una volta tornato l'avrebbe accompagnata a casa di Alaric per parlare con Jenna. Doveva darle una spiegazione per l'improvvisa sparizione di Jeremy.

Quando varcò la porta di casa si ritrovò di fronte una scena che avrebbe messo un po' di tempo a eliminare dalla testa. Elena in lacrime era stretta tra le braccia di Damon.

Stefan cercò di mantenere la calma e non saltare subito a conclusioni affrettate. Si schiarì la voce.

<< Stefan >> disse Elena non appena lo vide fermo immobile. Damon si staccò immediatamente da lei, in modo da permetterle di avvicinarsi al fidanzato in preda a una crisi muta di gelosia che lo fece sorridere.

<< Cosa è successo? >> chiese Stefan con finta calma sempre più innervosito per via del ghigno di suo fratello.

Elena si affrettò a rispondere che non era successo nulla, volgendo uno sguardo d'appoggio a Damon alle sue spalle. Stefan le crebbe e mise da parte la gelosia per un momento. C'erano questioni più importanti di cui discutere. Lanciò al fratello il quotidiano che aveva in mano.

Damon lo lesse, mentre Stefan ne spiegava il contenuto a Elena. << Hanno trovato stamattina due cadaveri lungo il fiume. In giro hanno dato la notizia di un aggressione da parte di un animale >>.

<< Ma? >> chiese Elena sicura che quella storia aveva un continuo non molto piacevole.

<< Ma è stato un vampiro >> rispose Damon che aveva capito tutto dall'espressione del fratello.

 << Katherine? >>. Entrambi i fratelli Salvatore annuirono alla domanda di Elena. << Cosa facciamo adesso? >> chiese quest'ultima, allarmata.

<< Da soli niente. Occorrono rinforzi >> concluse Stefan con voce solenne.

 

* strega di Merlino

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Capitolo 6
*** Chiarimento? ***


Eccomi ritornata con un nuovo capitolo fresco fresco. Mi dispiace di averci messo così tanto tempo, ma non riuscivo a trovare niente di bello da far accadere in questo capitolo e infatti è così.

Sono contenta che a voi piaccia e che alcuni la abbiano messa tra i preferiti o tra le seguite, non sapete quanto.

Ovviamente sono spiacente anche per gli orrori ortografici e sono ben accetta a critiche … andateci giù pesante!

Grazie a tutte.

 

<< Cosa hai in mente? >>. La voce di Elena risultò particolarmente agitata in risposta alle parole di Stefan. Era ancora accanto a lui.

<< Non lo so >> confessò Stefan. << Ma Damon ed io non siamo abbastanza forti contro Katherine >> aggiunse con più vigore nel tono.

A quelle parole la testa di Damon, che era impegnato a sfogliare con finto interesse il quotidiano, scattò all'insù per guardare il fratello con aria interessata. << A proposito penso che dovresti rimetterti in forma >> disse con l'abituale ghigno stampato in faccia. Lanciò il giornale da qualche parte sul pavimento e si avvicinò alla coppia alla velocità da vampiro.

Elena sentì il corpo di Stefan irrigidirsi sotto il suo tocco e sapeva bene perché. Damon gli aveva suggerito di bere sangue umano per " rimettersi in forma ". Stefan non avrebbe mai accettato una cosa del genere, non dopo tutto quello che era successo la settimana prima durante Miss Mystic Falls.

<< Non se ne parla >>. Stefan liquidò in fretta la proposta del fratello senza pensarci su mezza volta. Si percepiva la sua paura a mille miglia di distanza.

E' comprensibile che abbia paura di perdere ancora il controllo, pensò Elena. Non lo si può biasimare.

<< In tal caso Elena potrà tenersi la tua testa come ricordo >> disse Damon rivolto al fratello senza omettere quel suo sarcasmo che nascondeva sempre un velo di verità. Elena non riusciva a capire perché tenesse tanto al fatto che Stefan bevesse sangue umano. In fondo con o senza sangue umano entrambi non avevano speranze di battere Katherine. Eppure Damon insisteva. Poi la risposta le arrivò come dal nulla. Lo scopo di Damon non era mettere Stefan in condizione di vincere, nemmeno lui era tanto presuntuoso da pensarlo. Katherine era stata trasformata molto tempo prima di loro e di conseguenza aveva una forza maggiore, un Potere maggiore che avrebbe messo K.O. entrambi in un battito di ciglio. No, lui voleva aumentare la sua resistenza.

<< Stefan >> disse Elena per richiamare a sé l'attenzione del vampiro accanto a lei. << Damon ha ragione >>. Elena riuscì a vedere con la coda dell'occhio lo stupore sul volto di Damon per aver concordato con lui. << Katherine è molto più forte di voi >>. Come se lui non lo sapesse!, si disse.

<< Ho già detto che non lo farò! >> ribadì Stefan con maggior convinzione nella voce. Poi prese a scuotere la testa come a sottolineare l'illogicità della proposta di Damon.

<< Maggiore è la vostra forza, maggiori sono le probabilità di vittoria >>. Con tutto l'aiuto possibile, avrebbe voluto aggiungere Elena, ma si guardò bene dal farlo. Rivolse, invece, uno sguardo supplichevole al suo fidanzato.

Stefan rimase in silenzio per un paio di secondi riconsiderando l'idea. << Non lo farò >> sentenziò poi con sicurezza, fissando con intensità Elena quasi come se volesse soggiogarla. << Non posso >>.

A quelle parole Damon scosse leggermente la testa sorridendo. << Guai in Paradiso! >> proclamò come se facesse un annuncio importante. Elena rivolse gli occhi al cielo mentre Stefan sembrò ignorare del tutto il commento sarcastico del fratello, avviandosi verso le scale.

Damon sorpassò agilmente Elena e si diresse alle sue spalle. Afferrò la giacca di pelle scura e se la infilò.

<< Dove vai? >>

<< Lascio voi due piccioncini discutere da soli >>. Aprì la porta e se la chiuse alle spalle.

La strana dipartita di Damon attirò la curiosità di Elena, ma quello non era il momento di preoccuparsi anche di lui. Doveva convincere Stefan.

 

 

 

Stefan era appena entrato in camera sua, cercando di capire a cosa stava pensando Damon. Era un'idea insensata. Bere sangue umano non lo avrebbe aiutato in alcun modo, Katherine era comunque decisamente più forte di loro due. E come se non bastasse Elena gli aveva dato corda. Il fatto che lei e suo fratello fossero in una tale sintonia lo faceva star male.

Sentì i passi di Elena con maggiore chiarezza man mano che si avvicinavano alla porta della sua camera. Entrò lasciando la porta aperta.

Stefan sapeva che avrebbe ricominciato immediatamente, così la anticipò. << Non intendo cambiare idea, Elena >> le disse senza voltarsi a guardarla.

<< So che sei preoccupato di perdere di nuovo il controllo, ma ... >>. Elena non riuscì a completare la frase. Stefan la interruppe. << Nessun ma >> disse voltandosi per la prima volta. Si avvicinò a lei a passi svelti e solo quando fu a pochi centimetri da lei continuò. << Non. Berrò. Sangue. Umano. >> scandì per bene le parole con la speranza di essere stato chiaro una volta per tutte.

Elena aveva ragione. Aveva paura di perdere di nuovo il controllo. L'ultima volta che era successo aveva ferito quella ragazza senza un motivo. No, anzi un motivo egoistico c'era: aveva sete. Era più forte di lui. Più ne beveva e più ne voleva. Non era in grado di fermarsi. Poi per fortuna ci hanno pensato Elena e Damon e si era ripromesso, dopo la sera al lago, che non sarebbe mai più ricaduto in quella situazione.

Ma Elena gli stava rendendo tutto più difficile. << Potresti imparare a controllare la sete come fa Damon >>.

<< Non è una cosa che si impara dalla sera alla mattina >>. Vide un moto di delusione balenare sul viso di Elena. Quelle parole erano sembrate arrendevoli anche a lui. Ma d'altra parte era vero. Era impossibile riuscirci. Nonostante lui e Damon non si fossero visti per decenni, Stefan era sicurissimo che aveva impiegato un bel pò di anni per controllare la sete e non il contrario. 

<< Provaci! >> lo incitò Elena a denti stretti. << Che male può farti? >>

Stefan scoppiò in una tenue risata malinconica che represse con la stessa velocità con la quale era spuntata. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. << Non mi preoccupo del male che potrei fare a me stesso, ma a te >> spiegò come se quella fosse la più naturale delle risposte. << Non riuscirei a perdonarmelo! >> poi aggiunse con una espressione dura che non gli si addiceva parecchio. Elena era l'unico motivo per il quale continuava a lottare contro la voglia di spegnere il dolore e mettere fine una volta per tutte alle sue sofferenze, l'unico motivo che lo spingeva a non voler accettare la proposta di Damon. Era terrorizzato all'idea di farle del male.

<< Non lo farai >> disse decisa Elena, afferrando tra le mani il volto di Stefan per meglio guardarlo.

<< Come fai a esserne così sicura? >>. Nemmeno lui lo era, ma Elena sembrava avere una fiducia innata nei suoi confronti che non si spiegava. In fondo più volte era capitato di tradirla, la fiducia: quando si era tenuto per sé dei segreti che la riguardavano, quando aveva iniziato a bere sangue umano senza dirle niente. Eppure lei lo perdonava sempre.

<< Ti conosco e so che mi ami abbastanza da non riuscire a ferirmi in alcun modo >>. E' proprio questo il punto, si disse. L'amava troppo, non abbastanza, per ferirla. Ma la sete di sangue era più forte e difficile da tenere a bada.

Gli vennero in mente le sue stesse parole la sera al lago.

La prossima volta che farò del male a qualcuno … potresti essere tu.

Non avrebbe mai permesso che una cosa del genere potesse accadere. L'avrebbe impedito costi quel che costi.

<< Mi fido di te >>. Stefan abbassò lo sguardo. Non meritava la sua fiducia. Ma un motivo c'era se ne aveva così tanta in lui.

La fissò prima di parlare. << Io no >>. Lasciò per un attimo la frase a metà, poi continuò. << Ma ci penserò >>

 

 

 

La nebbia era fitta: gli alberi, i cespugli, i diversi animali del bosco erano ridotti a delle ombre sfocate difficili da identificare per un essere umano. Questo lo sapeva. Eppure lui ci vedeva. Benissimo. Non aveva difficoltà a a percepire qualsiasi cosa fosse lì attorno. Poi due ombre più scure, una alla sua destra e una alla sua sinistra, sfrecciarono a una velocità eccessiva e inusuale per essere un umano o un animale. O qualsiasi essere vivente. Erano vampiri.

Si arrestarono di colpo abbastanza lontano da non permettergli di riconoscerle. Chiamavano il suo nome.

<< Jeremy. Jeremy. Jer >>. Volevano che si avvicinasse a loro. Così fece.

Man mano che si faceva sempre più vicino era in grado di distinguere con maggiore chiarezza le loro forme. Erano due donne. Un pensiero gli attraversò la mente come un lampo.

No, non può essere.

Prese a respirare più velocemente nonostante non ne avesse il minimo bisogno. Quella era una reazione umana e lui ormai non era più.

Era a una decina di metri. Si bloccò. Aveva ragione. Erano loro.

Vicky.

Anna.

Riprese a camminare lentamente per paura che scomparissero con la stessa velocità con la quale erano uscite dalla sua vita.

Era a un passo da loro. Spostava lo sguardo dall’una alla altra con meraviglia. Poi all’improvviso, come aveva immaginato pochi attimi prima, iniziarono a dissolversi nell’aria. Istintivamente gridò prima il nome di Anna che gli rivolse un sorriso dolce prima di scomparire del tutto. Jeremy si voltò dall’altro lato: Vicky già non c’era.

D’un tratto non era più nel bosco, ma in una camera da letto scura.

Jeremy si svegliò con un sussulto. Sperava di essere ancora nel bosco in compagnia di Anna o Vicky o entrambe, ma l'unica cosa che purtroppo riusciva a vedere davanti a sé era un soffitto. Si mise a sedere con la rinnovata fiducia di vedere una delle due vampire seduta dietro la scrivania della stanza di Damon. Ma la delusione si insinuò dentro di lui quando si accorse che era l'unico presente nella camera e che quello di prima era soltanto un sogno. Avrebbe voluto che fosse la realtà, ovviamente non lo era e mai lo sarebbe stato. Ma lui poteva spegnere il dolore di quell'istante come e quando voleva. Aveva bevuto sangue di vampiro e si era ucciso solo per quel motivo. Per non provare il dolore, l'agonia che gli eventi della vita gli stavano causando. Prima i suoi genitori, poi Vicky, le bugie di Elena e infine Anna.

Il rumore di passi sempre più distinti lo distrassero dei suoi pensieri. Si sorprese di riuscire a sentire proprio come nel sogno. La porta della camera si aprì. Era Elena.

<< Jeremy >>. Nel tono della sorella riconobbe un misto di sollievo e preoccupazione allo stesso tempo. La vide chiudersi la porta alle spalle quando il suo odore lo colpì in piena faccia. Lo stesso olfatto.

Jeremy rimase in silenzio a osservare la sorella avvicinarsi a passi incerti al letto, nascondendosi le mani all'interno delle maniche della maglia. Gesto che lasciava trasparire il suo turbamento.

<< Dobbiamo parlare, Jer >>.

Adesso dobbiamo parlare?, si disse. Dopo essere morto e diventato un vampiro?

<< Io non ho niente da dirti! >>. La sua voce risuonò più dura di quanto volesse lasciar intendere. Per una strana ragione la rabbia iniziava a montare e a crescere a dismisura. Non aveva voglia di parlare, non con Elena, non per sentirsi dire quanto stupido fosse per aver fatto quello che ha fatto.

<< Beh io si >> disse Elena, lasciando scivolare fuori le mani. Prese un respiro profondo e si sedette sul letto. << Perché l'hai fatto? >>.

Come se non lo sapessi, pensò Jeremy. Era sicuro che Damon le aveva già raccontato della loro chiacchierata notturna.

Ancora con lo sguardo fisso sulla sorella, Jeremy riuscì a vedere le diverse sfumature di marrone dei suoi occhi che prima non avrebbe mai lontanamente immaginato. Stessa ottima vista.

<< Per amore? >> sentì dire dalla sorella. Sembrò quasi che lo sconcerto avesse parlato al suo posto. Non era quello il motivo, ma anche se lo fosse stato, era così una idea stupida?

In fin dei conti se si ama tanto una persona, è normale che si vuole trascorrere con lei tutta la vita, o l'eternità nel suo caso.

Gli vennero in mente le parole di Anna quando lui la pregava di essere trasformato.

Sai perché trasformiamo la gente? Lo facciamo, uno, se ci serve qualcuno che faccia il lavoro sporco per noi. Due: per vendetta. Tre: per noia, ma sai che questo non va mai a finire bene. E poi c'è il motivo più ovvio. Ami una persona così tanto, che faresti qualsiasi cosa per poter trascorrere tutta l'eternità insieme.

Un sorriso amaro gli comparve sulle labbra. Quello non era più il suo caso, quindi decise di rispondere alla domanda di Elena. << No, sapevo che Anna era morta quando ho preso la decisione >>.

La rabbia cominciava a diminuire quando scoppiò di nuovo anche più forte di prima, ammesso che fosse stato possibile. << E allora perché? Se è per colpa mia ... >> la interruppe. Non voleva stare ad ascoltare Elena parlare un secondo di più. Sempre a prendersi la colpa di tutto, anche delle sue azioni.

Una strana sensazione di arsura gli salì in gola. La sete era più forte di quanto si aspettasse.

Provò a calmarsi per non fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.

<< Ascolta: so che stando spesso attorno a quei due tu ti sia convinta di essere il centro dell'universo, ma non è sempre così >>. Si alzò da letto alla velocità da vampiro, spaventando Elena. Si avviò alla porta.

Le aveva sputato quasi quelle parole in faccia con la consapevolezza che l'avrebbero ferita. Si rese presto conto che anche il controllo, come la sete, era una cosa difficile da tenere a bada. E forse aveva esagerato.

Prima di uscire, si voltò verso la sorella. << Comunque puoi metterti l'anima in pace: non è colpa tua >>. Detto ciò uscì dalla camera con la super velocità, lasciando Elena da sola, mentre il suo udito gli mostrava ancora una volta quanto i suoi sensi si fossero acuiti: era già di fronte alla porta d'ingresso quando sentì la vibrazione del cellulare di Elena.

Essere un vampiro, alla fin fine, non era poi così male!

 

 

Elena si asciugò la lacrima solitaria che le era scivolata lungo la guancia. Poi la gamba prese a vibrare. Afferrò il cellulare. Era un messaggio di Matt.

Vieni in ospedale  

 

A\N: mi ero quasi dimenticata di Caroline. Poverina lei!!!

Al prossimo capitolo. Spero!!! Tengo le dita incrociate.

Ps: siate brutali con i commenti …

 

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