In onore dei nostri figli

di Tarlia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitoli 1-5 ***
Capitolo 2: *** Capitoli 6-10 ***
Capitolo 3: *** Capitoli 11-15 ***
Capitolo 4: *** Capitoli 16-20 ***
Capitolo 5: *** Capitoli 21-25 ***
Capitolo 6: *** Capitoli 26-30 ***
Capitolo 7: *** Capitoli 31-37 ***



Capitolo 1
*** Capitoli 1-5 ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa. Alcuni personaggi originali sono proprietà di Tarlia.

Nota dell'autrice: questa fanfiction è un sequel di Final Fantasy VIII e della fanfiction "Forgotten Memories" di Tarlia (che verrà presto tradotta e postata, ndt).

IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 1 ~

(Dunque... è finita, quindi?)

Finalmente.

Finalmente, era solo. Finalmente poteva stare all'aria aperta a respirare, avere un momento tranquillo per pensare. La gente dice che pensare troppo fa male, ma sicuramente anche un eccesso di vita sociale può far male ad un ragazzo. Specialmente a uno che era così abituato alla solitudine.

La gente. Chi ne aveva bisogno, dopotutto? Tutto quello che sanno fare è intromettersi nella tua vita, farti domande stupide, irritarti, chiederti come ti senti ... Essere lì quando ne hai bisogno, essere al tuo fianco in battaglia ... Pensava che dovessero essere quelli gli amici.

Amici. Che lo avevano aiutato ad attraversare tutto questo, e non importava quanto odiasse ammetterlo. Ancora non poteva crederci - tutto quello che era successo in meno di un mese. In un lampo, da semplice studente del Garden era diventato un eroe - da ragazzo con seri problemi di comunicatività a salvatore del mondo. Magari anche dell'universo. Quando aveva deciso di diventare SeeD, non poteva nemmeno immaginare dove lo avrebbe portato questa strada. Senza dubbio, molto più lontano di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

In quei momenti, non aveva avuto il tempo per pensare. Era andato tutto troppo veloce. Fermare Galbadia. Combattere con Seifer. Uccidere la strega. Fermare Galbadia. Combattere con Seifer. Uccidere la strega. E tutti i piccoli avvenimenti nel mezzo... Che cos'erano? Non aveva mai cercato di essere un eroe, non aveva mai pensato a se stesso come a un eroe, anche mentre si lanciava nello spazio per salvare una ragazza le cui possibilità di sopravvivenza erano vicine allo zero. Aveva lottato solo per mantenersi vivo, per assicurare la salvezza alla persona che... amava?

Ora quando era solo, i pensieri tornavano da lui.

Poteva a malapena accettare il fatto di avere degli amici ora. Ci teneva a loro, questo non l'aveva mai negato a se stesso, ma era ancora più difficile credere che loro tenessero a lui. Il muro che aveva eretto intorno a se stesso - per evitare che qualcuno si avvicinasse troppo - si era incrinato in qualche punto, abbastanza per permettere loro di entrarvi. No, non ne avrebbe parlato con loro, non avrebbe fatto loro sapere come si sentiva. Una parte di lui - una grossa parte di lui - aveva ancora paura che lo avrebbero ferito come aveva fatto sua sorella tredici anni prima, e aveva ancora paura che se avessero scoperto com'era lui veramente, non avrebbero più voluto essere suoi amici. Era infantile e sciocco, lo sapeva, ma non voleva lasciarsi andare. Forse non aveva voluto provarci. Aveva troppa paura, e non voleva ammetterlo.

Ma non era più così distante. Si rendeva conto che gli stavano vicino, non li ignorava più. Lentamente, molto lentamente, le incrinature si stavano allargando e magari col tempo, il suo muro si sarebbe spezzato.

Non erano stati i suoi amici d'infanzia, tuttavia, a incrinare il muro, quanto un'amicizia in particolare... la persona che era così diversa da loro, il suo esatto opposto, che lo infastidiva più di tutto il resto e che pure lo aveva incantato. L'unica per la quale aveva rischiato la sua vita in parecchie occasioni. Colei il cui sorriso poteva addolcire il suo sguardo e ammorbidire la sua espressione.

Aveva sorriso la notte precedente. Aveva sorriso per la prima volta in... non si ricordava neppure quanto. Un sorriso vero, e veniva dal cuore. Così tanto sollievo, e così tanta felicità... era finito, tutto finito e coloro a cui teneva erano salvi.

L'aveva baciata la notte precedente. Ed era la prima volta che aveva sentito il tocco delle labbra di una ragazza da quando Ellione se ne era andata e l'aveva baciato sulla guancia per dirgli addio.

Così patetico... così sciocco. Si era arreso del tutto a una ragazza, e sapeva di essersi già innamorato di lei. Ci sarebbe voluto ancora un po' perché le parole si formassero sulle sue labbra, ma lui lo sapeva e sperava che lo sapesse anche lei. Patetico, forse, ma lo faceva sentire meglio di quanto si fosse mai sentito in molto, molto tempo.

Lei gli avrebbe fatto aprire il cuore e lui avrebbe camminato volentieri verso la sua trappola, lasciato che lo seducesse, che lo catturasse con la sua magia. Se se ne fosse andata ora, sarebbe stato peggio di qualsiasi dolore avesse mai sentito prima d'allora, anche peggio della paura palpitante dell'andarsene di lei che lo perseguitava ad ogni minuto. E se fosse tornata a Timber? E se fosse tornata da suo padre? Quistis gli aveva dato dello stupido per non aver interferito con la decisione di lei di restare ad Esthar, e magari lo era... E tuttavia non credeva fossero affari suoi interferire con le sue decisioni. Era amore? Rispetto? O entrambi?

In ogni modo, pregava che restasse. Non poteva sopportare di perderla.

Ma lui l'aveva baciata e lei lo aveva baciato a sua volta. Aveva guardato nei suoi occhi con i propri, caldi occhi marroni e aveva sorriso teneramente, accarezzando la sua guancia con una sola mano. Avevano danzato, la notte precedente, e questa volta era riuscito a ricordarsi ogni passo, pur avendo concentrato per tutto il tempo la sua attenzione sul suo viso. Il mondo era una massa indistinta di luci e suoni, mentre in sottofondo si udiva il debole suono della gente che sussurrava - senza aver bisogno di dire veramente qualcosa, solo chiacchierando fra di loro.

E al centro di tutto questo c'era Rinoa, come una principessa delle favole che ballava con il suo principe.

O come una strega che ballava con il suo fedele cavaliere.

Questo gli dava speranza.

Prima il pensiero lo avrebbe disgustato. Il solo pensiero di essere così disperatamente dipendente da una ragazzina che si era intrufolata con grazia nella sua vita. A dir la verità, aveva sentimenti contrastanti. Sapeva di amarla e sapeva di stare per entrare in un mondo che si era negato per troppo tempo, ma aveva anche paura di vedere cosa avrebbe incontrato in questa strada, e aveva paura che lei sarebbe sparita prima che lui si fosse abituato ad averla intorno. Questa parte spaventata di lui voleva fuggire prima che fosse troppo tardi. Ma forse, era già troppo tardi.

Aveva così tanta paura. Cosa ne avrebbe pensato il mondo intero? Tutti gli studenti del Garden che lo ammiravano e guardavano a lui come a un leader, tutti i giornalisti che lo aspettavano ansiosamente fuori dall'accademia militare mobile per chiedergli come si sentiva ad essere un eroe, cosa avesse provato quando aveva sferrato il colpo di grazia ad Artemisia. Cosa avrebbero detto se il loro eroe "senza paura" aveva paura delle sue stesse emozioni? Avrebbero riso? Sarebbero stati delusi? O lo avrebbero semplicemente fissato?

Il ragazzo sbuffò e spalancò gli occhi, fissando il soffitto dipinto di bianco della sua stanza al dormitorio. Leader. Eroe. Bah!

All'improvviso qualcuno bussò alla porta. I suoi occhi d'acciaio blu si mossero e si focalizzarono sulla lastra di legno che lo separava dal punto in cui Rinoa gli aveva dato il bacio della buonanotte meno di otto ore prima.

"Squall?" Arrivò una voce dolce e familiare dal di fuori. Era lei.

"Squall? Sei sveglio?"

(Potrei abituarmi a questo... ad essere svegliato dalla sua voce.)

"Il preside Cid vuole vederci. Tutti quanti. Dice che è importante."

(Ecco come finisce una tranquilla mattinata.)

"Squall?" La voce mostrava ora una leggera traccia di preoccupazione, e la maniglia della porta cominciò a girare.

Rapidamente, Squall si sedette sul letto e rispose, "arrivo."

Sentendosi ancora un po' indolenzito a causa della battaglia finale con Artemisia, si alzò dal letto e barcollò verso lo specchio. Dopo essere stato trovato da Rinoa, era stato costretto a letto nell'infermeria per una settimana, così avevano dovuto rimandare la festa finché non si era rimesso in piedi. Era il minimo che potevano fare, aveva detto Cid. Scosse la testa a quel ricordo. Questo non lo ripagava esattamente della sensazione di disperazione che aveva provato quando si era ritrovato in mezzo al nulla, ma ne era valsa la pena, per poter condividere quel bacio.

Dopo aver indossato la sua solita giacca ed essersi passato le dita tra i capelli un po' di volte, si sentì pronto ad andare. Sospirando mentre apriva la porta, si chiedeva che cosa volesse Cid questa volta. Si trovò davanti una sorridente Rinoa che gli prese il braccio e lo trascinò giù per il corridoio quasi prima che avesse avuto il tempo di chiudere la porta.

"Andiamo, dormiglione. Gli altri ci stanno aspettando."

~ CAPITOLO 2 ~

L'ufficio del preside non era quasi più un ufficio dopo che la stanza di controllo del Garden mobile aveva fatto il suo ingresso là dentro. Tuttavia, l'intera banda si era radunata lì piuttosto che nel ponte - là sopra non c'era molto spazio. A un certo punto, qualcuno aveva messo una nuova scrivania e una sedia per il preside vicino all'ascensore al ponte di comando, e Cid aveva molto gradito il fatto di poter di nuovo sedersi nel suo ufficio. Vicino a lui, c'era sua moglie, un'espressione calma e rilassata sul volto. La Madre, non la strega Edea. Quistis si trovava vicino ad Edea, Selphie era seduta per terra, Zell era lì accanto che tirava pugni in aria per la noia, ed Irvine era appoggiato al muro.

Quando la porta si aprì, sei paia di occhi spostarono la propria attenzione sulla coppia che arrivava. Squall fu imbarazzato nel notare che perfino Zell era arrivato prima di lui.

"Sei in ritardo, Squall. Non hai sentito il mio annuncio un'ora fa?" chiese Cid, cercando di sembrare severo anche se non aveva preso il ritardo troppo sul serio.

"Io... ero ancora addormentato, signore. Mi dispiace." Squall scrollò un po' le spalle mentre avanzava verso la scrivania, mentre Rinoa si avvicinava a Selphie, sussurrandole qualcosa nell'orecchio. Entrambe le ragazze ridacchiarono, e Squall lanciò loro un'occhiata. Non era del tutto sicuro su cosa ci fosse di così divertente, ma poteva giurare di aver sentito pronunciare le parole "carino" e "sonno" in mezzo al discorso.

"Non è un grosso problema." sorrise caldamente Cid, "per una volta ti puoi permettere di essere in ritardo."

Edea inclinò la testa. " Sembri stanco, Squall," fece notare. Il ragazzo sospirò.

(Per favore, andate avanti e basta.)

"Allora, cosa c'è, preside?" chiese Irvine, e tutti gli sguardi che erano puntati su Squall si spostarono su Cid.

"Ah, sì." Cid si alzò dalla sedia, e tutti si raddrizzarono da una posizione più o meno rilassata, facendo il regolare saluto dei SeeD. Tranne Squall, naturalmente, lui non doveva cambiare posizione. I suoi amici si chiedevano se lui sapesse o meno come rilassarsi.

"Ancora una volta, vorrei congratularmi con voi per avere sconfitto Artemisia. So che l'ho già detto prima, ma..."

"...circa dieci volte..." borbottò Zell, e fu ricompensato con una risata di Selphie, e con gli sguardi di rimprovero di Quistis e di Cid.

"...Ma," continuò il preside, infastidito, "volevo congratularmi con voi anche privatamente. Tutti i membri del Garden hanno svolto un eccellente lavoro durante quei momenti critici, ma siete stati voi sei a fare il lavoro duro. Senza di voi, la vita come la conosciamo non esisterebbe più. Grazie."

Squall tenne uno sguardo rigido. Aveva già sentito tutto questo, e stava cominciando ad annoiarlo. Gli altri sorridevano e lui notò che Rinoa sembrava un po' a disagio.

Ovviamente, anche Cid lo notò, e continuò col discorso, "Rinoa, tu non sei un SeeD, ma sei stata una parte importante della missione. Io ti rispetto e tutti noi ti dobbiamo molto. Sei libera di soggiornare al Garden ogni volta che vuoi, e per tutto il tempo che vuoi. Le nostre braccia sono sempre aperte per te."

Questo fece sentire la ragazza un pochino meglio, e lei sorrise un po' più caldamente.

"Tuttavia, nonostante tutto quello che avete fatto, ho paura che non sia ancora finita. Possiamo aver superato il pericolo più grande, ma il mondo è ancora scosso da tutto quello che è successo. E come sapete, i SeeD hanno bisogno di sopravvivere fino ai tempi di Artemisia. Siamo a corto di fondi. Il Garden di Galbadia manca ancora all'appello, e il Garden di Trabia non è andato molto lontano nella sua opera di ricostruzione. Abbiamo bisogno di soldi e il mondo ha bisogno di noi per svolgere le sue missioni. Esthar si sta prendendo cura di se stessa, ma Galbadia non ha ancora un Presidente dopo gli avvenimenti precedenti e sono nel caos più completo. Dobbiamo..."

Cid continuò a parlare e Squall sentì che gli stava venendo un gran mal di testa.

(Non è ancora finita... questo è solo l'inizio. E come al solito io ci sono dentro.)

(Ma almeno, non ci sarà più un inferno come quello che abbiamo appena passato. Combattere i ribelli galbadiani sarà un gioco da ragazzi rispetto ad Artemisia...)

"...E, naturalmente, il Comandante Leonheart sarà a capo del gruppo."

Sbattendo le sopracciglia, Squall si concentrò ancora una volta su Cid, "...cosa?"

Era ancora il Comandante? Pensava che fosse solo una carica temporanea, che fosse a capo dell'esercito SeeD solo quando le cose andavano per il peggio. Non voleva rimanere in quella posizione. Non voleva essere un leader. Un leader avrebbe dovuto incoraggiare e guidare...qualcosa che lui non sarebbe mai riuscito a fare. Anche come caposquadra era riuscito a far sentire tutti insicuri.

"Sarai a capo del gruppo che andrà a sistemare gli ultimi disaccordi a Timber, Squall, " ripeté il preside. "Beh, naturalmente i tuoi amici qui ti aiuteranno. Ci sarà una squadra composta da altri quindici SeeD, perciò mi aspetto che tu ne faccia buon uso. Ricordati, tecnicamente, Timber non è stata ancora completamente liberata e avete ancora un contratto con la signorina Heartilly qui presente," strizzò l'occhio Cid.

Rinoa sorrise e avvicinandosi, abbracciò felicemente Squall da dietro, "posso andare a vedere ancora Zone e Watts, e tu mi portarti con me!" esclamò felice.

Irvine fece un fischio, Selphie ridacchiò, Quistis sorrise pacatamente, e Zell gli diede una pacca sulla spalla.

"E bravo il nostro Squall! Okay, andiamo!"

(Per quale motivo siete tutti così felici? Vi piace entrare in conflitti come questo? Sono il solo a pensare che abbiamo fatto abbastanza?)

(Forse sono egoista... Ma sono stanco. Non voglio questa responsabilità. Non l'ho mai voluta. Ora è di nuovo la stessa cosa. Che cosa si aspettano da me?)

(Pensano che se ci provano abbastanza a lungo, diventerò un altro preside Cid? Be', sognatevelo, dico io.)

Squall sentì il suo mal di testa crescere a dismisura.

~ CAPITOLO 3 ~

Erano passati dieci giorni da quando Artemisia era stata sconfitta. Sul bordo del molo nella città di Balamb stava seduto un giovane uomo, solo, col cappotto grigio stracciato che gli cingeva le gambe dondolanti. Era profondamente accigliato mentre osservava l'acqua immobile, con un paio di ciocche di biondi capelli che gli ricadevano sulla fronte e quasi gli toccavano la cicatrice.

Seifer Almasy raddrizzò la schiena e inspirò una boccata di fresca aria di mare, sperando che questo lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, ma i pensieri tormentati rimasero dov'erano. Per un attimo, ebbe voglia di sguainare il suo gunblade e distruggere qualcosa - magari un albero inerme, oppure poteva fare a pezzi questo pontile di legno. Ma aveva più buon senso. I cittadini di Balamb stavano consentendo loro di restare a patto che non causassero nessun problema. Per nulla. E lui non aveva nessun posto dove andare. Esthar lo odiava, Galbadia lo odiava, tutti al Garden lo odiavano.

In così poco tempo era passato dall'essere un semplice studente fallito del Garden a leader di Galbadia, potente cavaliere della strega. E ora cos'era? Niente.

A dirla tutta, aveva silenziosamente ringraziato Squall per aver posto fine a tutto quello. Artemisia l'aveva usato, manipolato, usato i suoi sogni contro di lui. Poteva capirlo adesso che non era più sotto il suo controllo. Ma in fondo, lei gli aveva dato così tanto potere. Tutti lo avevano guardato dal basso in alto e avevano avuto timore di lui, e ora era più disprezzato di quanto lo fosse mai stato il Presidente Deling. Seifer non era più sicuro se avrebbe dovuto ringraziare od odiare Squall per quello che aveva fatto. Certo, il suo rivale aveva salvato il mondo. Ma che bello! E, salvando il mondo, e liberando Seifer dall'influsso della strega, aveva anche distrutto tutte le speranze e i sogni rimasti in Seifer.

Adesso il suo nome sarebbe stato ricordato per sempre, ma non nella maniera in cui si sarebbe aspettato. Non sarebbe stato Seifer, il potente leader. Sarebbe stato Seifer, la feccia umana dalla mente manipolata. Sarebbe stato meglio se Squall lo avesse ucciso. Se avesse posto fine a tutto questo.

Era facile dopotutto... solo un centimetro più avanti, e sarebbe caduto nelle acque profonde... Nessuna lotta... solo galleggiare, e poi affondare... affondare, affondare, affondare...

"Hey, Seifer!" chiamò una voce familiare dietro di lui. Seifer fece una smorfia e si girò per fissare i due che stavano là dritti.

"Cosa? Non vedi che sono occupato?"

"A me non sembri occupato, sai. Ma ho delle nuove notizie. Il Garden è ancora nei guai, sai?" cominciò a spiegare Raijin. Seifer spalancò gli occhi e guardò la ragazza dai capelli grigi vicino a lui.

"AFFERMATIVO", disse Fujin, "TIMBER. RIBELLI."

"Il Garden sta mandando una grossa squadra laggiù, sai? E Squall li comanda. E anche Rinoa sta andando con loro, sai?"

Seifer li fissò per un secondo, poi si girò di nuovo a fissare l'acqua, sbuffando. Ma certo, Squall era il capo. Sentì un' improvvisa scarica di invidia attraversarlo. Squall di qui, Squall di là. Lui e i suoi amici erano su tutte le prime pagine dei giornali qui intorno. Erano conosciuti da tutto il mondo. E ora avrebbero salvato Galbadia dall'autodistruzione. E Seifer... la gente era felice di sapere che lui era il più lontano possibile da loro.

(Che tu sia maledetto, Squall).

"Seifer, sei spaventosamente tranquillo, sai?" disse Raijin.

Scuotendo la testa, Seifer agitò la mano verso di loro senza neanche guardarsi indietro, "non mi interessa cosa fa il Garden, Raijin. Basta che... mi lasciate solo."

Alzando le spalle, il membro maschile della gang di Seifer annuì e si voltò per andarsene, "Va bene, torno a cucinare quel pesce, sai."

"SCEMO," commentò Fujin. L'acqua che circondava Balamb era piuttosto inquinata, soprattutto a causa dell'immondizia di Galbadia che veniva portata lì dalla corrente. Raijin, comunque, ignorava questo fatto. Seifer non era sicuro se non gliene importasse niente oppure fosse solo stupido.

Mentre Raijin andava via, Fujin rimase lì dietro. Seifer aspettò un paio di minuti, poi si girò verso di lei ancora, "pensavo di aver detto di voler essere lasciato solo?"

"SEIFER," disse lei dolcemente, e invece di andarsene, si mise seduta accanto al suo amico. "TRISTE."

"Oh, dacci un taglio, Fujin", Seifer girò lo sguardo e si mise a fissare di nuovo l'acqua. "Sto bene."

Ma Fujin conosceva Seifer da quattro anni e poteva capire facilmente quando era giù di morale. E poi, chi poteva affrontare tutta la delusione che aveva avuto lui e rimanerne intoccato? Raijin poteva essere un po' ottuso, ma, contrariamente all'opinione comune, Fujin era una ragazza piuttosto intelligente. Era solo che la ferita alla sua voce le impediva di parlare normalmente, e il panno nero posto sul suo occhio sinistro faceva ben poco per migliorare il suo già strano aspetto. Scosse la testa, e gli mise esitante una mano sulla spalla.

"SOGNI. DISTRUTTI".

Seifer sentì un nodo alla gola. Non era preparato a questo. Avere i suoi pensieri che lo tormentavano ogni minuto era un conto, ma sentire quelle parole da un'altra persona... " Va' al diavolo, Fujin," brontolò, rimettendosi in piedi. "Non comportarti come se sapessi che cosa si prova!"

Lei gli rivolse solo uno sguardo amareggiato, ma poi si alzò anche lei e continuò, "noi ti abbiamo seguito, Seifer, perché noi siamo una squadra...", bisbigliò Fujin. "Ma quello che hai fatto era sbagliato, i tuoi sogni erano già stati distrutti quando ti abbiamo abbandonato. Distrutti e abusati. Volevi essere il cavaliere della strega, non la minaccia del mondo."

Scuotendo la testa, Seifer guardò dall'altra parte, "è finita, Fujin. Non c'è nient'altro di cui parlare."

Fujin stette in silenzio per un minuto dopo aver fatto lo sforzo di aver detto tante parole in una volta, ma poi appoggiò una mano sulla spalla di Seifer, "SPERANZA. ANCORA," sibilò, il suo unico occhio rosso che fissava i suoi occhi blu mare.

"Speranza?" sbuffò Seifer. "Siamo intrappolati qui in questa piccola città dove tutti ci odiano quasi quanto i galbadiani. Non posso ritornare al Garden e diventare SeeD e non posso andare da nessun'altra parte. Non è rimasta alcuna dannata speranza. Tutto quello che mi rimane siete voi due".

Fujin cercò fortemente di non offendersi per il commento di Seifer, fece un respiro e strinse la presa sulla sua spalla. Vecchi sentimenti le tornarono in mente, e richiamò alla mente il tempo che Seifer aveva trascorso con Rinoa un anno prima a Timber. Solo per tradire la ragazza un anno dopo. Fujin era stata lì, tutto il tempo, a guardare, e Seifer era troppo cieco per capire. Si sarebbe sempre comportato in quel modo? Vederla, eppure guardandole attraverso come se non ci fosse? Nonostante la sua arroganza, i suoi errori e i suoi difetti, la sua rude personalità, nonostante tutto quello che aveva fatto... lei e Raijin erano rimasti con lui, e ora erano ritornati. Raijin, perché aveva bisogno di qualcuno da seguire... e Fujin... perché era lì?

"Ma siamo veramente messi così male, Seifer...?"

~ CAPITOLO 4 ~

Ancora una volta era da solo. Per un breve momento.

Squall sprofondò in una delle sedia nella stanza dell'hotel di Timber, sospirando pesantemente. Avevano già combattuto per tre giorni. Be', non esattamente lottato, ma cercato di mettersi in mezzo tra i galbadiani e i cittadini di Timber. Era stato colto di sorpresa da quanto ostili fossero in realtà entrambe le parti. Nessuna di loro aveva fiducia in nessuno, ed entrambi erano furiosi dall'avere SeeD del Garden che cercavano di fermarli.

(Comunque perché combattono? Certo, quelli di Timber vogliono solo liberarsi, ma perché stanno combattendo i galbadiani? Secondo le nostre informazioni, non hanno un Presidente... C'è qualcuno... di cui non sappiamo niente? Chi? E perché continuare questa battaglia? La conquista del mondo sta diventando una scusa vecchia...)

Il mal di testa ritornò.

Proprio quella mattina, uno dei SeeD della loro squadra era stato ucciso da un soldato galbadiano. Quistis ed Irvine erano presenti, ma non li avevano raggiunti in tempo. Il SeeD stava cercando di fermare un soldato dall'attaccare una donna di mezza età, cittadina di Timber. Quello non ne era stato troppo contento, ovviamente.

Squall non conosceva molto bene quel particolare SeeD, ma anche se la morte di uno dei suoi soldati era inevitabile e non sorprendente, si sentiva responsabile. Era responsabile, era suo compito come Comandante proteggere la squadra nel modo migliore. Prendersi cura di altri cinque compagni era abbastanza duro per una persona che non sapeva come incoraggiare o confortare, ma di venti? Cosa credeva il preside?

Ora doveva scrivere un rapporto su quello che era successo al SeeD caduto in battaglia. Tirando fuori un pezzo di carta ed una penna, decise che era meglio farlo subito. Per un bel pezzo, stette semplicemente a fissare la superficie bianca del foglio, poi cominciò a scrivere.

'La studentessa del Garden Helen Johnson stava cercando di impedire ad un soldato di ferire un cittadino di Timber, ma ha fallito nel suo intento quando il soldato...'

(No, suona male)

Accartocciò il foglio e lo lanciò nel cestino.

' Il SeeD Quistis Trepe e il cadetto SeeD Irvine Kinneas hanno fallito nell'assistere la studentessa del Garden Helen Johnson mentre un soldato Galbadiano...'

(Dannazione!)

Sbattendo i pugni contro il tavolo, Squall strinse i denti per il mal di testa. Aveva ricevuto un colpo in testa durante la battaglia di quel giorno, e non era sicuro se il dolore fosse causato da quello, o dalla preoccupazione per la sua corrente situazione. Nascose la testa tra le braccia e chiuse gli occhi, cercando di riposare per un po'... Magari andava via...

Qualcuno aprì la porta ed entrò nella stanza, ma lui non si preoccupò di alzare la testa per vedere chi era.

"Squall?" bisbigliò una voce dolce.

Volendo essere lasciato solo, Squall si voltò e disse bruscamente, "che c'è?!"

Si trovò a fissare il viso piuttosto sorpreso e leggermente amareggiato di Rinoa.

Appena ebbe capito a chi aveva parlato in quel modo, Squall si mise rapidamente in piedi, "oh, mi dispiace... non lo sapevo... stavo solo..."

La ragazza dai capelli neri sorrise e scosse la testa, "va tutto bene, Squall. Mi stavo solo chiedendo se desideravi un po' di compagnia."

"Ehm... Non posso. Devo finire questo rapporto..."

"Ooh, andiamo," la giovane strega avanzò verso di lui e prese la sua mano, spingendolo verso il letto. Lui cercò di resistere, ma solo per un minuto, e infine lasciò che lo mettesse seduto e che si posizionasse accanto a lui.

"Edea aveva ragione. Tu sembri davvero stanco."

"Chissenefrega."

Rinoa sospirò, "solo quattro giorni fa, stavi ridendo, Squall. Voglio vedere ancora quel sorriso. Per la prima volta, da quando ti ho incontrato, sembravi davvero felice."

Squall non rispose, limitandosi a rimanere seduto nella sua solita posizione, guardando il pavimento di legno dell'hotel.

Vedendo che questo non la portava da nessuna parte, la ragazza cambiò argomento, "mi sono appena imbattuta in Zone e in Watts alla casa del capo delle Volpi del bosco. Mi hanno detto che i galbadiani hanno cominciato a ritirarsi."

"Torneranno," borbottò Squall. "Li conosco. Non mollano così facilmente."

A Rinoa non piacque il tono nella voce di Squall. Era troppo simile al tono noncurante che era solito utilizzare quando lo aveva incontrato per la prima volta. Aggrottando le sopracciglia, chiese in modo calmo, "è a causa di quella ragazza? Helen?"

"Che?" Squall sbatté le palpebre, guardandola con leggera sorpresa.

"Ti senti in colpa, vero? Credi che sia colpa tua e ti stai chiudendo in questa idea. Ma tu non potevi fare niente per impedire che accadesse." Scosse la testa. "So che sei stanco, Squall, allora perché non riesci semplicemente ad ammetterlo?"

Un po' sbigottito dalla perspicacia dimostrata da Rinoa nel saper capire la sua personalità, Squall si fermò un attimo, poi scosse la testa a sua volta. "È mio compito come SeeD. Non c'è niente da fare su questo punto".

"Squall", Rinoa si alzò dal suo posto, ponendo la mani sui fianchi. "Sei un essere umano, non una macchina. Se non riesci a farlo, dillo al preside. Lui capirà. Ci sono altre persone che possono prendere il tuo posto."

"Sto bene."

"No, non stai bene. Smettila di mentire a me, e a te stesso."

"Sai, stai diventando irritante quasi quanto lo eri quando sono stato assegnato per la prima volta alla missione dei Gufi di Timber."

Gli occhi di Rinoa si spalancarono, e lei fu presa alla sprovvista dalle sue parole.

(Guarda cosa stai facendo, idiota. Continua così, e la PERDERAI.)

"Mi dispiace. Non intendevo dire questo."

Lentamente lei lasciò andare un respiro tremolante e si sedette nuovamente vicino a lui. "Lo so che non volevi... solo... non essere così ostile, Squall. So che ne hai passate molte, ma non sei più solo. Io sono qui, e così anche Quistis, Zell, Irvine e Selphie. Stavi cominciando a migliorare. Se davvero hai bisogno di riposare, allora parlerò io al preside. Noi due possiamo tornare al Garden. Quistis farà un buon lavoro nel condurre il resto della battaglia per conto proprio."

Squall spostò il suo sguardo su di lei, sorpreso.

(Le importa più di me che della liberazione di Timber? Possibile?)

Lei alzò la mano, sfregandola leggermente contro la guancia di lui. Lui non si scostò.

"Stai per dire di no, non è così?"

"Probabilmente."

"Lo sapevo."

Passarono altri minuti di silenzio. Rinoa avvicinò la testa alla spalla di Squall, e lui lentamente fece passare un braccio intorno alla sua schiena. Dentro di sé ringraziava qualunque potenza superiore esistesse per avergli mandato questo angelo. Con lei al suo fianco, sapendo che non se ne sarebbe andata, poteva farcela. Magari i galbadiani si stavano davvero ritirando. Perché? Be', lo avrebbero scoperto presto. Per il momento, voleva solo rilassarsi e non pensare a niente. Solo a sentire Rinoa vicino a lui. Sentire il suo respiro e il dolce profumo dei suoi capelli.

Sentire la sua voce: "comunque, è Gufi del BOSCO."

"Scusa," disse lui. "Scusa," disse Rinoa, all'unisono.

Lei si mise una mano sulla bocca, ridendo. Squall si accigliò. Qualche volta somigliava troppo a Quistis. O forse era lui quello troppo prevedibile. Avvicinando la testa appena un poco a quella di lei, Squall non cercò di annullare il sorrisetto che si stava facendo strada sul suo viso.

~ CAPITOLO 5 ~

Gran parte dei combattimenti era andata spegnendosi man mano che la sera diventava notte sulla città di Timber. I galbadiani in effetti avevano cominciato a ritirarsi, ma ce n'erano ancora alcuni, i più testardi, che si attardavano. Era strano pensare che avessero potuto mollare una battaglia che avrebbero potuto vincere facilmente, ma questo era ciò che meno preoccupava Irvine Kinneas al momento.

Nei prati appena fuori Timber, stava seduta una bella ragazza con un corto vestito giallo, e le gambe piegate davanti a lei con le braccia strette intorno ad esse. Il cielo era limpido e stellato, ma l'aria era gelida e lei sentì freddo. Il vento le scompigliò i capelli castani, facendoglieli ondeggiare sulle spalle.

Schiarendosi la voce, Irvine si mise a posto il cappello da cowboy e si avvicinò, sedendosi sul prato accanto a lei, "ciao, bellezza. Come ti senti?"

"Confusa," rispose la ragazza di solito raggiante, stringendosi ancora di più. Irvine cercò di metterle il braccio intorno, ma lei lo spinse via, "ti ho visto mentre guardavi quelle ragazze. Alla festa, nella hall del Garden, anche qua a Timber. Non provare a dirmi di nuovo 'ciao, bellezza'."

"Piccola, stavo solo... Selphie, sei la sola a cui tengo," disse Irvine, imbarazzato. Sebbene fosse una notte fredda, stava sudando.

"Stiamo meglio così," Selphie si accigliò e distolse lo sguardo. "Almeno è una buona cosa che lo sia venuta a sapere adesso, altrimenti avrei finito con l'innamorarmi completamente di te," si fermò, ansimando.

Per la prima volta, Irvine non riusciva a venirsene fuori con qualcosa da dire. Nonostante avesse conquistato molte ragazze, gli era difficile trovare qualcosa di appropriato da dire a Selphie. E per la prima volta, gli importava veramente che una ragazza fosse arrabbiata con lui. Non voleva più solo andarsene e trovare un'altra pollastrella.

"Ma perché tu ... perché noi non possiamo essere come Squall e Rinoa? Li hai visti alla festa?" Lo guardò, gli occhi verdi pieni di lacrime. "Non ci posso credere! Lui l'ha baciata, e tutto quello che TU sai fare è correre dietro ad altre ragazze - e dici ancora che ci tieni a me!"

"Selphie, io non sapevo neanche che tu tenessi a me in quel modo!" protestò Irvine. "Sei una bella ragazza. Mi conosci, io ci provo con tutte le belle ragazze. Ma tu sei la sola che io potrei... che io... guarda, ti conosco da quando eravamo bambini. E a differenza degli altri, noi non abbiamo ancora dimenticato gran parte della nostra infanzia, perché non abbiamo utilizzato troppo i GF. Sei così allegra, così coraggiosa... a qualunque ragazzo piacerebbe essere il tuo fidanzato. Tu non sembravi notarmi, comunque, così ne ho dedotto che non fossi interessata a me," disse Irvine scrollando le spalle.

Selphie si asciugò le lacrime e lo guardò con rinnovata curiosità.

"Io non lo sapevo ... prima che mi sgridassi quando ho guardato quella ragazza di Timber. Hey, è stata una brutta giornata... abbiamo perso quella nostra compagna SeeD, e tutto il resto. Non giudicarmi troppo duramente ... okay?" Incontrò il suo sguardo, con tristi occhi azzurri. Era raro vedere questo lato di Irvine - Selphie non aveva idea che il ragazzo affascinante e rubacuori fosse così profondo e sensibile dentro.

"Non lo sapevo nemmeno io... riguardo a te," disse Selphie piano, tirando su con il naso. Stava ancora tremando, e permise ad Irvine di togliersi il cappotto e metterlo sulle sue spalle.

"Potrò anche guardare le altre ragazze, ma sei solo tu che mi interessi, Selphie... sei molto carina, ma è la tua meravigliosa personalità che mi fa desiderare di averti accanto. Non mi importa delle altre. Sono solo dolcezze per la vista. Tu sei quella che mi rende felice." La avvicinò a sé, sorridendo con soddisfazione quando vide che non opponeva resistenza. Le cose romantiche che diceva stavano evidentemente funzionando, ma la sincerità non aveva lasciato la sua voce.

"Tutto... sta giungendo al termine, Irvine. Quando sarà finito anche questo, non dovremo più rischiare la nostra vita ogni giorno come facevamo prima... Io... io voglio... sistemarmi..." bisbigliò Selphie, guardando attentamente su verso di lui, "So che abbiamo solo diciassette anni, ma ho bisogno di sentirmi sicura... ho solo i miei amici... la mia vecchia casa come la conoscevo non c'è più, e non ho avuto ancora il tempo di sistemarmi adeguatamente a Balamb... puoi fare questo per me? Puoi aiutarmi a sentirmi sicura?"

Lui non rispose. Invece, la guardò pensieroso e tranquillo per un lungo istante, prima di chiedere, "anche tu avevi paura, no?"

"Eh?"

"Durante la battaglia ... tutte quelle streghe e i galbadiani... sorridevi sempre, eri sempre ottimista, ci risollevavi il morale anche quando tutti gli altri sentivano che non c'era più alcuna speranza. Ma avevi paura anche tu, no?"

Selphie esitò alcuni secondi, poi annuì. "Sì... avevo così che paura che saremmo tutti morti e che Artemisia avrebbe distrutto il mondo. Ma non potevo lasciare che la paura mi prendesse, capisci? Se pensi troppo, finisci per essere triste. Così continuavo a cercare di vedere il lato buono delle cose e a tirarvi su il morale," sorrise dolcemente. "E guarda, è andato tutto per il meglio, no?"

Irvine ridacchiò," Sì, sembra proprio di sì. Anche i galbadiani stanno lasciando Timber. Credo che ora tu abbia un sacco di tempo per aggiungere la pagina del 'Signor Irvine' al sistema del Garden," concluse facendo l'occhiolino.

La ragazza ridacchiò e lo picchiò sul petto, "sciocco! Tu non sei 'Signore'!"

"Sono un signore più di quanto lo sia Laguna."

"No che non lo sei!"

"Sì, invece."

"No che non lo sei!"

All'improvviso, Irvine interruppe le proteste di Selphie abbassando rapidamente la testa e premendo le sue labbra contro le sue. Gli occhi di Selphie si spalancarono, ma poi si chiusero e lei rispose al bacio, avvolgendo le braccia attorno al collo di Irvine. E anche se era ancora infreddolita, sentì un nuovo e inaspettato calore che le si irradiava nel corpo.

Quando i due si separarono, Irvine guardò teneramente la ragazza fra le sue braccia. Selphie non poteva smettere di fissare il suo bel viso incorniciato da ciocche di capelli rossicci; e il modo in cui i suoi profondi occhi azzurri brillavano alla luce pallida della luna.

"Ti farò sentire sicura, Selphie. Solo fidati di me. Lo farò."

Quistis e Zell stavano facendo un'ultima ricognizione in città per assicurarsi che tutto fosse in ordine. Erano riusciti a domare la battaglia durante la giornata, e siccome molti dei soldati se ne erano ormai andati, non si aspettavano di trovare niente.

Finalmente, dopo che ebbero raggiunto al confine della città, Quistis si fermò e si appoggiò al muro di una casa. Zell si guardò intorno, poi scosse la testa.

"Cavolo, non pensavo che sarebbe stato così facile! Un secondo, siamo completamente circondati da scagnozzi Galbadiani, e l'altro - POOF, sono tutti spariti!"

"Potrebbe essere un trucco," gli ricordò Quistis.

Zell fece spallucce. "Sì, lo so... ma comunque. Credo che i galbadiani siano ancora confusi a causa della sconfitta di Artemisia. Eh."

Quistis sospirò appena e poi sorrise, scuotendo la testa. "Se siamo fortunati, forse questa è la fine della missione. Non siamo neanche stati pagati per questo. Ma conoscendo Galbadia, questa non è l'ultima battaglia che intraprenderanno."

"Dannazione, dovranno pur darci un attimo di pausa. Non è che non abbiamo già combattuto abbastanza per la pace nel mondo. E questa storia è noiosa." Zell indietreggiò e appoggiò la schiena sul muro accanto a Quistis. "Non avrei mai pensato che un giorno l'avrei detto, ma mi manca il Garden."

La giovane donna bionda fece una piccola risata, incrociando le braccia davanti al petto. "Anche a me."

"Mi chiedo cosa stia facendo Bella," mormorò il ragazzo, guardando su in cielo.

Quistis gli lanciò un'occhiata curiosa, "...Bella?"

"Ehm... ho detto Bella? volevo dire... oh... uh... niente." Zell cominciò ad arrossire violentemente, con grande divertimento di Quistis.

"Chi è Bella?"

"Nessuno! Voglio dire... nessuno... di importante...

"Oh, andiamo, Zell, a me puoi dirlo," ridacchiò. "Stiamo parlando di me, ricordatelo!"

"Well... all right," Zell looked at the ground, "You remember that girl... in the Garden library? Sai, quella che porta sempre i capelli raccolti in una treccia... Be', le ho parlato molto durante la festa, e... noi abbiamo più o meno..."

La risatina di Quistis si tramutò rapidamente in una fragorosa risata. "Oh mio Dio! Mi stai dicendo che tu, Zell Dincht, sei innamorato?!"

"Sì, urlalo più forte, coraggio! Non penso che il Presidente Laguna ti abbia sentito laggiù ad Esthar!" Zell alzò le braccia al cielo e si scostò dal muro, grugnendo.

"Mi dispiace," ridacchiò Quistis. "...È solo che è dura... immaginarti in quel genere di situazione."

Il ragazzo si mosse come per dire qualcosa di pungente di rimando, ma non ne ebbe l'occasione. Un grido alto e profondo proveniente dal profondo della città squarciò il silenzio. I due SeeD si guardarono l'un l'altro, poi entrambi si girarono e corsero verso la fonte del suono.

Lo stesso esatto pensiero attraversò le loro menti.

(Rinoa!)

*****
Nota: di recente ho deciso di portare a termine le traduzioni di Tarlia, considerato che anche le sue altre storie sono molto belle, e quindi ho deciso anche di rivedere le traduzioni già pubblicate. In alcuni casi, ho notato che nel testo originale c'erano delle frasi in più, probabili modifiche fatte dall'autrice dopo la traduzione. Ho corretto nel frattempo anche tutti gli errori in cui mi sono imbattuta. In ogni caso, la traduzione principale è di chi è stato indicato come traduttore; io mi sono limitata a sistemare qua e là, dove l'ho ritenuto necessario. I commenti verranno tradotti e inviati a Tarlia.
Ho avuto il permesso di Erika di cancellare questa storia e poi ripostarla, considerato che altrimenti sarebbe passata inosservata e i commenti non erano moltissimi. Mi è stato detto che chi avesse recensito per il programma recensioni, manterrà i punti guadagnati nonostante la cancellazione. VI riporto sotto a questa nota tutti i commenti ricevuti dalla 'vecchia versione'. Sempre con il permesso dell'amministrazione, chiederei alle persone che riconoscono come propri i commento sottostanti se è possibile per loro reinserirli (però evitate gli spoiler alla storia, per cortesia!). Man mano che, eventualmente, posterete i commenti li eliminerò da qua sotto. Alla prossima! - Alessia Heartilly

Elenco commenti
Attenzione: alcuni commenti (tipo il primissimo XD), contengono enormi spoiler sulla storia. Saltateli se non volete rovinarvi la sorpresa. I commenti sono nello stesso ordine con cui li vedevate prima - dal più recente al più vecchio.
Principessa Purosangue
Questa fiction é... Semplicemente fantastica. Non solo di FFVIII, ma di tutte quelle che abbi mai letto. Nessun personaggio é andato mai OOC, specialmente dev'essere stata dura scrivere Squall. Le sue reazioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti... Era tutto perfetto. La morte di Adrian mi ha fatto piangere e non poco, ma fose era anche l'unico modo grazie al quale Squall "crescesse" un po' e desse più importanza alle piccole cose. Certo era suo figlio, ma era comunque troppo... Distratto, dava per scontato cose che non riteneva utili, e proprio una di queste li tolse il primogenito. Ammetto che ho odiato Squall in quel momento. Nel complesso rimane una storia bellissima e sì, la miglior fiction: la Miglior fiction. Congratulazioni, Prinny. (per favore, levare il megaspoiler sulla storia dalla recensione XD)
Rinoagirl89
Forse sono un pò in ritardo per recensire. Però non posso fare a meno di farlo. Questa è la fanfic più bella che io abbia mai letto. Quando la lessi facevo ancora le superiori e mi ricordo di non averla potuta leggere tutta insieme, perciò ogni giorno mi chiedevo " e ora che succederà" oppure "adrian che bel bambino!!". Poi quando lui è morto ho pianto pre tre giorni interi.Ma il pezzo più commovente è stato il finale,realmente fantastica. Complimenti all'autrice ma anche alla tradutrice che è stata capace di ricreare la stessa atmosfera del gioco,ti ringrazio dal profondo del cuore per avercela fatta conoscere...thanks
Rinoagirl89
Sono scioccata...non ho mai letto una fanfic più bella di questa!!Squall era così reale..era lui!!!!E poi quando è morto suo figlio ho pianto come una fontana (è°è) Bellissima io vorrei veramente saper scrivere in questo modo,ma purtroppo madrenatura non mi ha concesso questo dono(sigh...) Complimenti^^
BaschVR
Una sola parola:Capolavoro... Una storia da leggere e rileggere, così, profonda, così... vera... si, è questa la parola giusta: la storia sembra un libro vero, vi si potrebbe fare un film... mi sono commosso tantissimo (e non mi commuovo facilmente) per Adrian, per la scena in cui Squall salva la figlia di Seifer e al funerale... senza contare la bellissima scena finale! Una delle più belle fic in assoluto, se non la migliore. Complimenti anche alla traduttrice!!!
xxxyunaxxx
Assolutamente fantastica. Di solito non leggo molte fanfiction che non siano originali, ma questa era davvero perfetta. Era tutto così naturale, così simile a Final Fantasy. Complimenti davvero, siete riusciti a farmi commuovere! Certo, però, Squall che lascia i Seed... sembrava proprio una sua scelta, anche se non l'avrei mai detto. Davvero, davvero spettacolare. Semplicemente indimenticabile. -yuna-
Dark Magician
...è splendida. mi ha fatto quasi piangere... non ho altro da dire
Shaka'85
Assolutamente Fantastica! con la A maiuscola! bravissima anche la traduttrice!! CLAP CLAP CLAP!!!
La Vale
Una fanfict davvero lunga, ma che vale la pena di leggere fino in fondo!!! Davvero toccante, alla fine poi, quando Squall getta il suo Gunblade mi è venuto il groppo alla gola...
Francesca Akira89
Trovo la storia semplicemente splendida... Mi ha sinceramente commossa, povero Adrian.... ç__ç E Squall non mi è mai piaciuto come in questa fic... *^O^* E' davvero bellissima, i miei complimenti all'autrice e.. alla traduttrice, che mi ha dato l'opportunità di leggerla... ^^"
Luna
Ho letto questa fanfic circa 3 anni fa...ma solo i primi capitoli..poi persi l'indirizzo del sito perchè mi si era rotto il pc...e per un anno ho provato a cercarla...l'anno scorso l'ho ritrovata e riletta...è semplicemente stupenda...la mia fanfic in assoluto!!Non solo di final fantasy...ho versato anche delle lacrime non mi era mai capitato in una fanfic...complimenti all'autrice
Sabry
Ho letto ora questa ff...è stupenda, non ci sono parole per esprimere quanto sia bella questa storia. Sembrerà sciocco ma sto ancora piangendo...è une delle ff più BELLE che io abbia mai letto. I persoanggi, le ambientazioni, i rapporti, i dialoghi...tutto è scritto divinamente. Squall e Rinoa e Adrian, Laguna, Sefeir, Fujin, Quistis, Selphie e Irvine, Zell e Bella per non escludere Edea e Cid, Xar, Xu e tutti gli altri..protagonisti indimenticabili di una storia meravigliosa. Non dico altro....complimenti all'autore e al traduttore. Baci.
kashia
ho letto la tua fic diverso tempo fa...devo dire che è veramente fantastica, hai saputo rendere i personaggi talmente reali che non mi è sembrato di leggere una fanfiction ma una storia reale...davvero tanti complimenti! Posso farti una prosta? Non so se hai giocato a Final Fantasy X ma mi piacerebbe leggere una tua fanfic su Tidus e Yuna...alla fine del gioco lui scompare e in Final Fantasy X-2 Yuna lo cerca...mi piacerebbe davvero sapere come immagineresti il seguito di quella storia. Spero che la mia proposta ti risulti interessante. Ancora complimenti, Kashia.
Angelus
Non trovo le parole per giudicare tale capolavoro... Ogniuna di esse sembra banale... Non basta un semplice magnifica o intensa...è qualcosa che va al di sopra...non ho mai letto niente di simile...anche se non ho pianto la trovo comunque malinconica e piena dei sentimenti dei personaggi...
Sere
potrò sembrare sentimentale e anche un pò banale.. ma non ho potuto trattenere una lacrima quando sono giunta alle parole "the end".. semplicemente stupenda, intensa, profonda, ineguagliabile, indimenticabile..
Shizuru117
Stupenda, fantastica, bellissima! L'ho letta quasi due anni fa e, non so come mai, ho deciso di recensirla proprio adesso! Mi ha fatto pingere sul finale...è la mia fanfic preferita su FF8! Bravissima anche l'autrice, si merita un bel 10!
Rha
Io nn l'avevo mai letta, l'ho letta ora. Xò tutta d'u fiato: è bellissima! Nn vorrei cadere nel banale, ma nn trovo altro modo x descrivere la sua bellezza! grazie di averla tradotta e di averci dato la possibilità di leggerla! Kisss!! SCiao!! W Inter! By Rha &_&
Sarina
Che dire? Meravigliosa! Non ho potuto trattenere le lacrime! ogni volta che rileggo quel punto (nn dico quale x evitare spoiler) mi commuovo! ancora complimenti!!
Velvet
la trovo meravigliosa e struggente, piena di colpi di scena e devo dire che alla fine mi è scappata qualche lacrima
venerabilEVA
Oddio... questa fic è semplicemente stupenda. Mi era già capitato di leggerla qualche anno fa, ma oggi, ritrovandomela davanti, non ho saputo resistere alla tentazione.... La trama è strutturata magistralmente, il linguaggio è vario, le sensazioni e i desideri dei personaggi sono resi alla perfezione, la lettura scorre veloce e piacevole. Leggendo gli ultimi capitoli mi sono quasi commossa! La fine lascia dentro al lettore un senso di infinita speranza con un retrogusto di lacrime...... Stupenda!

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Capitolo 2
*** Capitoli 6-10 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 6 ~

La gente aveva cominciato a uscire dagli edifici a causa delle grida e molti fra gli altri SeeD erano riuniti fuori dall'hotel quando Quistis e Zell arrivarono. Trovarono Selphie e Irvine in mezzo alla folla.

Zell si fermò di fronte a loro, le mani sulle ginocchia, mentre ansimava, "che diavolo sta succedendo?!"

Irvine scosse la testa, "Non lo so, siamo appena arrivati qui anche noi."

Un altro urlo spezzò il confuso trambusto, seguito subito dopo dal rumore di colpi di arma da fuoco. Quistis fu veloce a prendere in mano la situazione, "Zell! Selphie! Irvine! Seguitemi!"

I tre SeeD e il cadetto corsero all'interno dell'hotel e scavalcarono la sbarra che doveva in teoria tenere gli intrusi lontani dalle stanze. Si diressero dritti verso l'origine del fastidioso suono - la stanza di Squall.

Potevano sentire chiaramente che c'era una battaglia in corso, ma era impossibile sapere chi stesse vincendo, o chi stesse attaccando. Selphie si precipitò verso la maniglia della porta solo per scoprire che non poteva entrare. "È chiusa!"

"Fammi provare," si offrì Irvine. Si avvicinò alla porta e cominciò a lanciarsi con il fianco contro di essa per romperla. Zell andò ad aiutarlo.

Selphie e Quistis stavano indietro e guardavano, mentre quest'ultima stringeva nervosamente tra le mani la sua frusta, gli occhi spaventati. "Spero che non sia troppo tardi..."

La stanza dell'albergo era un vero disastro. I mobili rotti giacevano sparsi per il suolo un po' ovunque, accompagnati da due cadaveri. Rinoa stava in un angolo, guardando la scena con occhi spalancati, tremando. Non c'era molto che potesse fare - non aveva neppure la sua arma. Non era preparata a questo. Un attimo prima, lei e Squall erano seduti sul letto, parlando tranquillamente - e quello successivo, sei soldati di Galbadia erano piombati nella stanza e li avevano attaccati.

Squall aveva immediatamente sguainato il suo gunblade per difendere se stesso e Rinoa. Considerando le sue capacità, i soldati non avrebbero dovuto essere altro che una sfida per lui, ma era difficile per un uomo solo tenere a bada sei soldati allo stesso tempo.

Due erano già caduti, ma ne rimanevano ancora tre, e poteva concentrarsi solo su uno alla volta. Combatté nel miglior modo possibile, a denti stretti, le mani fermamente salde sul gunblade, il sudore sulla fronte. Ebbe appena il tempo di pensare, ma nel profondo della mente si chiedeva da dove venissero i soldati e perché li stessero attaccando. Vagamente, aveva notato il debole picchiare sulla porta, di qualcuno che stava cercando di entrare.

(Che diavolo...)

"Squall, attento!"

Aveva appena inferto il colpo fatale al soldato che gli stava di fronte, quando udì l'urlo di Rinoa. Ma era troppo tardi. Un soldato prese la mira e gli sparò da dietro, e le pallottole andarono a conficcarsi nel braccio di Squall. Facendo una smorfia di dolore, il ragazzo cadde sulle ginocchia, mentre il sangue si mescolava alla giacca di pelle nera.

(...l'Energia... ho tempo? Non posso combattere bene...in queste condizioni...)

Sentì una strana sensazione, un brivido alla base del collo e si girò appena in tempo per bloccare l'attacco con la spada di un soldato. Fece perdere l'equilibrio al soldato e usò il tempo appena guadagnato per squarciarlo all'altezza dello stomaco, cercando di ignorare il fitto dolore al braccio.

Già un altro soldato si stava avvicinando a Squall, ma fu bruscamente interrotto quando una piccola massa di ghiaccio lo immobilizzò al suolo.

"BLIZZARA!" urlò Rinoa, le braccia protese davanti a lei.

(È in junction coi GF? ...Oh, la sua magia... l'avevo dimenticato... ma credo anche lei...)

L'impatto della magia non uccise il soldato, ma diede a Squall il tempo di curarsi e di rimettersi in piedi. Sembrava ancora che stesse per vincere lo scontro quando ancora una volta fu interrotto dalla voce di Rinoa.

"Squall!"

L'ultimo soldato si stava dirigendo verso Rinoa, pronto ad attaccare con la spada. Era troppo vicino, lei non avrebbe avuto il tempo di usare la magia. Squall lasciò a terra ferito il soldato con il quale stava combattendo e si affrettò verso di loro.

(Devo raggiungere Rinoa... prima di lui. Non posso permettere che la raggiunga...)

Ancora stordito dalle varie ferite e con una sola cosa in mente, Squall scattò giusto in tempo per interrompere l'attacco del soldato. Era come se l'intera scena fosse al rallentatore. Sentì di essere entrato in contatto con il soldato. Entrambi persero l'equilibrio e caddero al suolo. Da qualche parte in sottofondo, la porta fu finalmente aperta e i suoi quattro amici entrarono - poté sentire l'urlo scioccato di Selphie, ma solo leggermente. Era tutto offuscato. Sentì l'urlo di Rinoa, ma non ebbe il tempo di capirne il perché, nel momento in cui il soldato si rigirò e lo costrinse al suolo. In un qualche modo, aveva perso il suo gunblade durante la colluttazione, e sentì la spada premuta contro la gola. Squall fissò la faccia arrabbiata del soldato, e riuscì a vedere Rinoa con la coda dell'occhio; sembrava terrorizzata.

(Rinoa...)

Si udirono due colpi di arma da fuoco. L'espressione del soldato si trasformò in un'espressione di dolore - si irrigidì, ancora con la spada pericolosamente vicina a morte certa per Squall...poi cadde pesantemente sopra di lui.

Disgustato, Squall spostò il corpo e la spada da sopra di lui, poi chiuse gli occhi e rimase sdraiato per terra, respirando pesantemente.

"Squall!" Rinoa si inginocchiò rapidamente accanto a lui.

Gli altri quattro arrivarono di corsa; mentre Irvine metteva via il fucile, Quistis si chinò all'altro lato di Squall. "Squall, stai bene?"

"Sono stato meglio," mormorò, aprendo gli occhi e mettendosi seduto con l'aiuto delle due ragazze.

Quistis stava esaminando le ferite delle pallottole sul suo braccio destro, "sono piuttosto serie. Devi fartele vedere dalla Dottoressa Kadowaki ."

Squall bofonchiò solamente, e Rinoa gli mise le braccia intorno al collo in un tenero abbraccio, "sono così felice che tu stia bene... ero così spaventata..."

Zell si guardò intorno. "Cavoli, che casino! Sembra che l'erede di Grendel abbia dato una festa qui dentro!"

Selphie camminò avanti e indietro per la stanza, guardando i soldati morti. "Hey, penso che questo sia ancora vivo!"

Irvine e Zell si avvicinarono, e Zell prese il soldato per il collo. "Perché diavolo siete venuti qui ad attaccare il nostro Comandante?!"

Il soldato fece una smorfia e tossendo sputò sangue, la voce rauca. "Ci hanno detto... di ritirarci... il nuovo... presi..." tossì ancora e Zell guardò gli altri. Questo non sarebbe durato ancora a lungo.

Zell lo scosse e gli sibilò, "andiamo, dillo!"

"...Noi...abbiamo resistito... Timber...dovrebbe essere... proprietà di Galbadia... cercavamo vendetta.. .per i nostri amici...che erano stati uccisi..." i suoi occhi si spalancarono appena e fissò Zell, "...da voi...bastardi..."

Zell sbuffò e lasciò cadere il corpo al suolo. "Irvine, finiscilo."

Selphie si voltò e si mise le mani sulle orecchie, mentre Irvine tirava ancora una volta fuori il fucile e metteva fine al dolore del soldato.

Squall si era rimesso in piedi, barcollando, e si stava facendo strada verso di loro, un po' sorpreso dal modo freddo col quale Zell e Irvine avevano trattato il soldato. Poteva immaginare se stesso fare una cosa del genere, ma Zell... Scosse la testa e si portò una mano alla fronte, "questo è... strano..."

Quistis sospirò e Rinoa guardò per terra. "Credo che tu abbia ragione, Squall... non molleranno così facilmente, proprio come hai detto tu."

Irvine aggrottò la fronte. "Sembra che questa banda agisse per conto proprio, comunque. Chi è il Presidente che non vuole prendere il controllo di Timber?"

Proprio in quel momento, un altro SeeD arrivò di corsa nella stanza, "Signore, ho un mess- Oh! È... successo... qualcosa qui?"

Squall si girò e lo fissò torvo. "Che cosa ti fa pensare che sia accaduto qualcosa qui? Cosa ci tradisce? I cadaveri?"

"Squall!" sibilò Rinoa.

"Mi dispiace, signore..." deglutì il giovane SeeD, chiaramente a disagio. "Ho visto la grande folla lì fuori e... be', comunque, signore, ho un importante messaggio da parte del preside Cid." Si avvicinò e porse un foglio a Squall, poi fuggì dalla stanza.

Gli occhi di Squall si strinsero non appena lesse il messaggio. Gli altri si mossero verso di lui.

"Cosa c'è?" chiese Quistis.

"Il preside vuole che torniamo al Garden entro domani mattina. Timber non è più in pericolo e ha importanti notizie da comunicarci."

"YU-HUUU! Torniamo a casa!" gridò Selphie, saltando su e giù.

"Credo che si tratti del nuovo Presidente," disse Irvine, scrollando le spalle.

"Comunque, credo che abbiamo tutti bisogno di riposo... è stata una lunga notte." Gli altri annuirono al suggerimento di Squall.

Squall diede una breve occhiata intorno e sospirò. "Credo di aver bisogno di una nuova stanza."

~ CAPITOLO 7 ~

Alle dieci e trenta del mattino successivo, i sei amici erano riuniti nell'ufficio del preside Cid. Avevano preso il treno all'alba e affittato una macchina a Balamb, poiché il Garden era nuovamente parcheggiato nella sua originale posizione.

Tutti sembravano stanchi, ma contenti del lavoro che avevano fatto a Timber. Squall non stava indossando la sua giacca nera, per una volta, ma solo la sua maglietta bianca. Il suo braccio destro era fasciato. La magia di guarigione aveva spazzato via gran parte del dolore e fermato il sangue, ma la dottoressa Kadowaki aveva dovuto rimuovere le pallottole e pulire la ferita per evitare infezioni, cosa che aveva leggermente ritardato l'incontro col preside.

Cid camminava avanti e indietro davanti a loro, uno sguardo pensieroso sul suo viso, poi si voltò finalmente per guardarli in faccia. "SeeD! E Rinoa... avete fatto tutti uno splendido lavoro durante la missione, e non mi sarei aspettato niente di meno da voi. Anche se abbiamo perso un membro, siamo riusciti a prevenire la distruzione di Timber e la perdita di innocenti cittadini." Si fermò e si strofinò il mento, mentre pensava alle sue prossime parole. "Ora, ho ricevuto interessanti notizie... la ragione per cui i soldati si sono ritirati da Timber così presto è da ricercarsi nel fatto che era stato ordinato loro di fare così. Dal nuovo presidente di Galbadia."

"Non un altro fanatico come Deling, signore?" chiese Zell, sembrando un pochino nervoso.

Cid scosse il capo. "No. Anzi, penso che il nome vi suonerà alquanto familiare... è colui che vi ha assunto per eliminare la Strega. Il Colonnello... voglio dire - il Presidente Philip Caraway."

Irvine, Quistis, e Selphie parevano ugualmente scioccati. Rinoa sussultò, e Zell esclamò, "oh, dannazione!"

Solo Squall rimase privo di espressione come al solito.

"È lui il Presidente?!" chiese Rinoa, la sorpresa che si trasformava in frustrazione.

"Apparentemente," annuì Cid. "E ora Galbadia è sull'orlo di una guerra civile. Il Presidente Caraway ha dichiarato di voler riportare la pace, e questa è la ragione per cui ha ritirato le forze militari da Timber, e metà della popolazione è con lui. L'altra metà, comunque, crede che sia diritto di Galbadia dominare l'intero continente, e sta ancora vivendo col sogno di Deling di conquistare Timber e Dollet. Costoro sono guidati da un gruppo di ribelli, i cui nomi sono attualmente sconosciuti."

Rinoa sembrava disgustata dall'intera idea. "Sta solo cercando di andare di nuovo d'accordo con me."

"Hey, ma non era lui quello che ha portato guerra contro Timber in un primo momento?" Irvine era dubbioso.

"Non proprio," spiegò il preside. "Lui aveva solo seguito gli ordini del Presidente Deling allora. Sono sinceramente convinto che Caraway sarà un miglior Presidente di quanto lo sia stato Deling, ma non possiamo mai esserne sicuri. Quel paese è pieno di corruzione e bugie. Comunque... una guerra civile significherà probabilmente il pieno di missioni e guil per il Garden, due cose di cui abbiamo estremamente bisogno, a questo punto."

"Già!" si trovò d'accordo Selphie. "Faremo un buon lavoro. Tutti i nostri membri sono stati molto bravi a Timber, non solo noi, signore."

"Ne sono cosciente. Ma avranno lo stesso bisogno di voi come leader." Cid si fermò, vedendo il disappunto nei loro visi, nonostante lo sforzo che facevano per nasconderlo. "...Ma non ancora. Voi tutti vi meritate davvero un po' di tempo per rilassarvi. L'intero Garden ne ha passate tante, e Galbadia avrà bisogno di tempo per sistemare le cose adeguatamente. Non avranno bisogno di noi per un po' ancora."

Quistis tirò un sospiro di sollievo. "Grazie, signore. Ne abbiamo tutti bisogno," ammise.

Rinoa sembrava ancora turbata, comunque. " Devo dare da mangiare ad Angelo," bofonchiò.

Cid ne rimase sorpreso, ma non diede peso alla cosa. "Va bene. È tutto per ora. Potete andare."

I cinque studenti SeeD salutarono, mentre Rinoa semplicemente si girò e andò. Stavano uscendo dall'ufficio, quando Cid si voltò nuovamente verso di loro. "Oh, Squall... ho bisogno di parlarti per un minuto."

Zell e Quistis si guardarono incuriositi, poi fissarono Squall, prima di seguire gli altri all'ascensore. Squall si girò indietro e camminò verso il preside. "Sì, signore?"

Cid si morse il labbro inferiore, tornando alla sua scrivania e sedendosi. "Abbiamo ricevuto un messaggio dal Presidente Loire stamattina... sembra che lui e la ragazza, Ellione, vogliano visitare il Garden."

Squall aggrottò leggermente le sopracciglia. "Visitare il Garden? Le ha detto il perché, signore?"

"Be', ufficialmente, si stanno prendendo una vacanza per celebrare il ventiduesimo compleanno di Ellione. Le cose si stanno finalmente calmando ad Esthar. Si sono nuovamente sbarazzati della Lunatic Pandora e sono riusciti a scacciare i mostri fuori dalla città. Il Presidente dice di aver bisogno di una vacanza. Ma... vuole vedere te in particolare, Squall. Mi ha chiesto di assicurarmi che tu sia qui quando arriverà."

(Laguna... quello scemo... che vuole da me? Magari vuole che veda mia sorella... probabilmente. Ma lei non è più parte della mia vita. Mi ha abbandonato... è troppo tardi, anche se non è colpa sua.)

Squall scrollò le spalle. "Sarò nei paraggi. Quando vengono?"

"Il più presto possibile. Manderò loro un messaggio e dirò che possono venire quando fa loro più comodo," rispose Cid.

"Sì signore. C'è altro?"

"No, Squall. Puoi andare. Vai pure a riposarti."

Squall annuì e si girò, uscendo dalla stanza. Ma qualcosa lo turbava... Fin dalla prima volta che aveva incontrato Laguna ad Esthar, aveva la strana sensazione che ci fosse qualcosa d'altro... Qualcosa di cui non era a conoscenza, che non aveva potuto vedere durante i suoi flashback nel passato.

Scosse la testa. Non aveva importanza. Conoscendo Laguna, la visita non avrebbe riguardato nulla d'importante.

~ CAPITOLO 8 ~

Dopo aver dormito per alcune ore, Squall decise di fare una passeggiata nei giardini.

Be', non esattamente. Zell gli aveva detto che aveva visto Rinoa andare in quella direzione.

Ed eccola lì, seduta ai piedi del tronco di uno dei grandi alberi, dando le spalle ai vari altri studenti presenti. Persino Squall era stato capace di capire che era stata infastidita da quello che Cid aveva detto loro - avrebbe dovuto essere piuttosto stupido per NON capirlo. Ma nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe tentato di confortare la ragazza, che era quello che stava per fare. Forse il cambiamento stava avvenendo lentamente, ma non c'erano dubbi che Squall ERA cambiato.

Mettendosi le mani in tasca, prese fiato, poi camminò verso di lei. "Hey."

Un poco sorpresa, Rinoa si voltò per fissarlo, i suoi occhi marroni e sorpresi che si rilassavano quando videro chi era. "Hey..."

Squall la guardò per alcuni secondi, poi si sedette vicino a lei. "Tutto bene?"

"Credo di sì..." Rinoa sospirò e guardò per terra. "È solo che... non sono pronta... ad affrontarlo ancora."

"Capisco. Anche se non ho mai avuto genitori," disse scrollando le spalle. "...Ma... forse ha cambiato idea. Adesso sta liberando Timber, lo sai."

"Lo so. Ma non VOGLIO che lui liberi Timber. Non in questo modo. Volevo che fossimo noi a riuscirci per conto nostro." Scosse il capo. "Questo non cambierà tutto il dolore che ha fatto passare a me e a mia madre. Non cambierà tutto ciò che ha fatto contro Timber prima."

"Hey, lo so, Rinoa... ma comunque, lui È tuo padre. Magari dovresti provare a parlare con lui." Squall inclinò il capo, guardandola. Si sentiva strano nel dire questo, ma era il minimo che potesse fare. Almeno doveva tentare. "Non puoi negare le relazioni di sangue. E non puoi continuare ad andare in giro lasciando che questo ti tormenti per il resto della tua vita."

Lei sembrò considerare quest'ultima cosa, poi sospirò, "forse hai ragione... Sono solo troppo testarda." Gli diede un occhiata da un lato, sorridendo leggermente. "Sai, non avrei mai pensato che avrei sentito una cosa come questa venire da te."

(Ecco che ci risiamo ...)

(Devo essere stato veramente pessimo dato che tutti si stupiscono così tanto ogni volta che mostro che tengo a qualcosa ...)

"Sì, vabbè. Nemmeno io."

"Non devi offenderti così." Rinoa sorrise un po' e si avvicinò a lui. "Mi hai fatto davvero sentire meglio. Grazie."

Squall le sorrise compiaciuto. "Vuoi andare a prendere qualcosa da mangiare? Anche se Zell avrà probabilmente lasciato la mensa senza scorta di panini."

Lasciando scivolare la mano nella sua, Rinoa ridusse un po' gli occhi a fessura e sorrise. "Mi piacerebbe molto."

Mano nella mano, la giovane coppia lasciò il Giardino, lasciando parecchi altri studenti a guardarli con espressioni confuse dipinte sui volti.

"Quello era veramente il Comandante Leonheart?"

"E stava sorridendo?"

Più tardi quella sera, Rinoa e Squall si trovavano davanti alla porta della stanza di lei. Erano da poco passate le dieci, ma i corridoi erano silenziosi. Il coprifuoco cominciava alle dieci in punto, e le rigide regole del Garden richiedevano che tutti fossero nella propria stanza, o al Centro di Allenamento a quell'ora.

Rinoa gli sorrise, poi spostò la testa all'indietro e guardò il soffitto. "È meraviglioso! Finalmente - finalmente possiamo rilassarci per un attimo. Nessuna missione, nessuna battaglia, niente sangue, nessuna Strega... a parte me," ridacchiò. Squall era felice che si sentisse così a suo agio con il fatto di avere i poteri di tre Streghe in lei. Sperava solo che ci fosse veramente abituata come sembrava. Lui non poteva nemmeno cominciare ad immaginare le pressioni di un tale ruolo. Ma dopotutto, nel Garden, lei aveva accanto amici, nessuno la temeva o aveva mai nemmeno pensato a questo fatto.

"Come sta il tuo braccio?" Gli toccò leggermente la benda.

Squall scrollò le spalle. "Sono stato peggio. Sto bene."

"Sai..." disse Rinoa lentamente, lasciando scorrere la sua mano verso il basso per afferrare quella di lui, e sollevando l'altra mano per prendere quella di Squall. "...Non ti ho mai ringraziato per avermi salvato la vita ieri... ancora una volta."

"Ho fatto solo ciò che volevo fare. Non è un problema," rispose lui, in modo giocoso. Rinoa fece un gran sorriso.

Ci furono alcuni attimi di silenzio durante i quali i due si guardarono l'un l'altro negli occhi, il blu acciaio che incontrava un confortante marrone.

"Nemmeno io ti ho mai ringraziato per avermi salvato..." bisbigliò Squall.

"Salvato?"

"La compressione temporale... Quando mi ero perso..." Sospirò e chiuse gli occhi al doloroso ricordo. "Io...continuavo a vedere il tuo viso, ma non era ben definito. Ho chiamato il tuo nome... ma tu non mi sentivi. Così esausto... stavo per mollare... tutto diventò scuro..."

Rinoa sembrò all'improvviso preoccupata quando vide l'espressione di Squall. Si avvicinò a lui. "Squall ..."

"No, voglio dirlo. Se aspetto finirò col tirarmi indietro." Aprì nuovamente gli occhi, guardandola. "Ero sicuro di essere perso per sempre... e sono svenuto. Ma tu eri lì. Eri lì per me, quando io avevo perso tutte le speranze, ogni fiducia, anche in me stesso. Tu mi hai trovato."

"Ho mantenuto la promessa." Rinoa lasciò una delle sua mani, sollevando il braccio e accarezzando semplicemente con un dito la cicatrice in mezzo ai suoi occhi. "Sono venuta, e ti ho trovato. Ma anche tu mi hai trovato. Potevo sentirti chiamare il mio nome. Nel mio cuore. Ho solo seguito il mio cuore."

Squall fece un lento respiro e sorrise, poi mise le sue mani intorno al suo collo, e abbassò la testa per baciarla. Sembrò avvolgente come l'ultima volta, ma nessuno dei due era così timido questa volta, e si strinsero entrambi ancora di più. Rinoa gli mise un braccio intorno alla vita, e l'altro sulla sua spalla. Non si era mai sentita così felice prima, così libera, così sicura e amata.

Avvicinando la fronte alla sua, lui si immerse nel suo sguardo ancora una volta. La sua espressione era piena di passione.

(Dio, la amo.)

"Io... non mi sono mai sentito così prima d'ora..." disse tutto d'un fiato.

"Va tutto bene... non avere paura." Rinoa sembrava ugualmente insicura, ma probabilmente più certa di quello che volesse di quanto non sapesse. "Vieni..." aprì la porta della sua stanza. Angelo abbaiò allegramente, ma Rinoa calmò il cane.

Squall esitò, ma non per molto. Lasciò che lei lo tirasse dentro. "Questo è contro le regole del Garden."

"Sono sicura che possono fare un'eccezione per la persona che ha salvato l'universo... non credi?" E piazzò un altro dolce bacio sulle sue labbra.

"Forse," mormorò Squall, rispondendo al bacio mentre chiudeva la porta dietro di lui.

~ CAPITOLO 9 ~

Si svegliò al suono del cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra. Strano. La luce era... diversa, in un qualche modo. Gli ci vollero alcuni secondi prima che capisse che quella non era la sua finestra e men che meno la sua stanza.

Spalancò gli occhi e si sedette sul letto, stringendo a sé le lenzuola bianche. Sbatté le palpebre e abbassò gli occhi a fissare la ragazza dai capelli neri che era serenamente addormentata accanto a lui. I ricordi gli tornarono molto presto. Nessun GF poteva cancellare una cosa del genere.

(Oh. Mio. Dio.)

(Fai un bel respiro... va tutto bene. L'ho voluto, no?)

(Ti rendi conto di cosa hai fatto?)

(Oh Dio...)

In un secondo momento, tuttavia, scoprì che in fondo non rimpiangeva quello che era successo. Che ore erano, comunque? Le nove? Tardi. Magari avrebbe dovuto svegliare Rinoa... No. Doveva sistemare una cosa, prima. In quel momento, non indossava nient'altro che la benda al braccio.

*~*~*~*~*

Lei si svegliò con la sensazione delle labbra di qualcuno premute contro la sua spalla. Le sue labbra. Sorridendo con soddisfazione, si rigirò su se stessa e aprì gli occhi, richiamando alla mente la scorsa notte. Anche lui stava sorridendo, ma era un sorriso strano e in un qualche modo imbarazzato. Sembrava un bambino colto sul fatto mentre faceva qualcosa di cattivo, che cercava di venirsene fuori facendo il carino. Ridendo a questa vista, si allungò per stringergli le braccia intorno al collo. "Buongiorno, bellissimo."

"Buongiorno, bellezza," rispose, offrendole quasi di cuore un veloce bacio. Non andava bene. Quello non era lui. Era una strana, contorta versione di Irvine.

Ma tuttavia, sembrava così... liberatorio. Tutti i sentimenti che provava per Rinoa si erano espressi in ciò che lui aveva sempre ritenuto degradante e disgustoso. E che si era rivelato così bello.

Mio Dio, cosa avrebbero detto se l'avessero scoperto? Squall, il forte leader. L'eroe taciturno e il salvatore dell'universo, che si abbandonava al desiderio e alla lussuria? Non, non lussuria. Amore. Era amore.

Non l'avrebbero scoperto. Non potevano. Per la salvezza della sua salute mentale - No.

Rinoa vide la sua espressione cambiare e gli sventolò la mano davanti alla faccia. "Per un momento, stavo cominciando a chiedermi se eri lo stesso Squall Leonheart che ho incontrato alla festa quella notte. Ma ora vedo che lo sei. A che pensi?"

Lui si accigliò appena. "A niente... a niente... stavo solo... pensando..."

La ragazza sorrise. "Sai, mi piace questo nuovo lato di te che ho scoperto stanotte... spero che lo mostrerai più spesso."

"Chissenefrega."

Sospirando leggermente, annuì. "Vedo che sei già interamente vestito. Dovrei fare lo stesso. ...Ehm... puoi girarti, per favore? È più o meno... giorno... adesso..."

"Oh! Certo." Si girò velocemente e si sedette sull'altro lato del letto, sistemandosi i capelli spettinati con le dita e chiedendosi se avrebbe dovuto tornare nella sua stanza e farsi una doccia.

(Che diavolo mi sta succedendo...? Sì, sono cambiato, ok. Un po' troppo per i miei gusti, in effetti.)

Mentre Rinoa si rimetteva addosso il vestito, anche lei era persa nel proprio mondo di pensieri. Squall l'amava, non aveva dubbi su questo. Anche se non aveva detto ancora le esatte parole, ogni sua azione... (per non dire quella notte)... le avevano dimostrato quanto ci tenesse a lei. Sperava solo di poterlo capire un po' meglio. Sembrava che lei fosse l'unica con cui lui si apriva. Le parole che aveva detto nel corridoio... Avrebbe mai detto anche ai suoi amici che teneva a loro? O che era spaventato, o arrabbiato? O triste? In modo chiaro e tondo? L'avrebbe mai fatto? Ne dubitava. Per lo meno sperava che un giorno trovasse il coraggio di dire a lei quelle parole...

Sapeva che Ellione l'aveva abbandonato quando era un bambino, ma non poteva capire come questo fatto avesse potuto togliere ogni fiducia nelle persone dal suo giovane cuore. Persino dopo la morte di sua madre e dopo aver tagliato ogni ponte con suo padre, lei aveva continuato ad avere fiducia nelle persone. Perché era così diverso con Squall? Immaginò che si trattasse della loro diversa personalità. Erano uno l'opposto dell'altro, e lei temeva che questo avrebbe fatto sì che litigassero spesso in futuro, ma sapeva anche che sarebbe stato questo a tenerli insieme. Per sempre. Almeno così sperava.

[Se verrai qui, mi troverai. Lo prometto.]

Sospirando ancora una volta, andò verso il bagno per lavarsi i denti.

Ma era arrivata solo davanti alla porta, quando l'altoparlante all'improvviso si attivò.

"Buongiorno a tutti. È il preside Cid che parla. Ho un messaggio per il Comandante Squall Leonheart."

Rinoa guardò Squall con la coda dell'occhio. Era visibilmente teso.

"Il Presidente Laguna ed Ellione sono arrivati con la Lagunarock trenta minuti fa. Abbiamo tentato di avvertire il Comandante, ma non l'abbiamo trovato. Squall, perché non sei nella tua camera?"

Il ragazzo deglutì, mettendosi rapidamente in piedi.

(Oh, dannazione.)

Rinoa digrignò leggermente i denti. "Uhm... Credo che dovremo andare allora, no?"

Squall si mise una mano sulla fronte e si accigliò profondamente. "Sì, credo di sì..."

*~*~*~*~*

"Hey, eccoli!" Selphie puntò il dito verso la parte sinistra della hall centrale. E in effetti, due giovani piuttosto stanchi stavano facendosi strada verso la piccola folla di fronte alle scale. Erano tutti lì: Zell, Quistis, Irvine, Selphie, Cid, Edea, Laguna ed Ellione. Tutti gli occhi erano su Squall e Rinoa.

"Dove siete STATI ragazzi?!" esclamò Zell.

"Penso di sapere dove sono stati..." disse Irvine compiaciuto. Selphie ridacchiò. Laguna e Cid sollevarono un sopracciglio. Edea si portò una mano alla bocca e Quistis guardò da un'altra parte, mentre Zell rimase semplicemente a fissarli. Ellione non fece niente.

Rinoa nascose il viso tra le mani.

"Guardate, Squall è arrossito!" annunciò Selphie, e i due ragazzi dietro di lei fecero dei gran sorrisi.

"E bravo Squall!"

Squall strinse il pugno e ridusse gli occhi a due fessure. "Possiamo PER FAVORE andare al punto?!?" sbottò, voltandosi verso il Presidente e la ragazza che era sua 'sorella'. "Perché volevate vedermi? Pensavo che andasse tutto bene ad Esthar."

"Ah. Oh." Laguna si schiarì la voce. "Noi... volevamo farvi visita... perché..." si morse le labbra e guardò Ellione. Lei annuì.

"C'è una cosa che ho bisogno di dirti, Squall..." disse. "Per favore. C'è un posto dove possiamo andare per... parlare? In privato?"

Squall sembrava riluttante.

(Che vuole? Se riguarda quello che è successo dodici anni fa... ormai l'ho superato. È finita. Non c'è niente che possa fare.)

Scrollò le spalle. "Certo. Andiamo al Centro Addestramento. Non c'è pericolo finché stiamo lontani dagli Archeosaurus."

Ellione annuì e gli si avvicinò. "Fammi strada."

Mentre i due se ne andavano al Centro Addestramento, si lasciarono dietro una piccola folla piuttosto confusa.

"Di che si tratta?" chiese Zell.

Quistis aggrottò la fronte. "Non ne so niente."

Il preside Cid si voltò verso Laguna. "Be', Presidente Loire, spero che starete bene da noi. È un piacere averla come ospite, dopo tutto quello che avete fatto per aiutarci durante la battaglia con la Strega."

Laguna fece spallucce, privo di tatto come al solito. "Grazie, preside." Guardò gli altri e rise. "Hey, ragazzi, abbiamo avuto un sacco di cose da raccontarci. Non ci parliamo da un po', no? Che ne dite di fare colazione insieme?"

"Certo, signor Laguna!" squittì Selphie.

Gli altri annuirono. Rinoa era stranamente tranquilla.

Mentre Laguna e i cinque ragazzi si allontanavano, Edea si avvicinò a suo marito. "Sono cresciuti così rapidamente, caro... e si stanno innamorando... hai visto Irvine e Selphie? E l'espressione sul volto di Zell quando è accanto a quella ragazza della libreria?"

"E l'assenza di Squall dalla sua stanza?" grugnì Cid. "Se le mie supposizioni sono corrette, quello non è certo il modo di comportarsi per un SeeD di alto livello."

"Oh, andiamo," Edea sorrise e gli strinse le braccia intorno. "Finché sorride, non m'importa quali regole sta trasgredendo... sta meglio, Cid."

"Credo che tu abbia ragione, cara," sospirò il preside. "Come sempre. Non interferirò."

Edea continuò solo a sorridere e piazzò un bacio sulla sua guancia.

~ CAPITOLO 10 ~

Dopo aver ucciso alcuni Grat, Squall aveva finalmente condotto Ellione alla cosiddetta "area segreta". Non era stato lì dalla notte in cui Quistis ce lo aveva portato, ma era sicuro che a quell'ora del giorno non ci fosse nessuno.

Gli occhi di Ellione si spalancarono alla meravigliosa vista del centro del Garden e del cielo sopra la finestra del soffitto. "Squall, questo posto è bellissimo!"

Lui scrollò semplicemente le spalle. "Già. Buon compleanno, comunque."

"Te ne sei ricordato!" Si girò verso di lui, sorridendogli con calore.

"No, davvero. Cid me lo ha ricordato ieri."

"Oh."

"Comunque, com'è possibile che Laguna possa filarsela e venire al Garden quando ha un intero paese da governare?" Squall aggrottò la fronte e appoggiò le braccia sulla cima della piccola recinzione.

"Kiros e Ward si stanno prendendo cura di tutto. Va tutto bene," lo rassicurò Ellione. Quando non ebbe risposta, ma poté percepire l'impazienza che cresceva in Squall, capì che era meglio andare dritti al punto.

Per molto tempo, si era chiesta come rivelargli la notizia nel modo migliore. Come avrebbe reagito? Laguna aveva ragione, comunque - era probabilmente meglio che fosse lei a dirglielo. Se no, lui avrebbe fatto ancora più confusione.

"Squall... so che probabilmente hai perso ogni fiducia in me..."

"Non importa. Hai fatto quello che dovevi fare. Dimenticalo e basta." Le sue parole erano dolorosamente fredde.

Ellione prese fiato. "Non è per questo che siamo qui oggi, comunque... c'è qualcosa... che tu devi sapere. Che hai il diritto di sapere."

Non sembrando ancora interessato, Squall le diede completamente la schiena e fissò il Garden. "Che cosa?"

"Ricordi... il bambino di cui ti ho parlato? Quando ti ho mandato nel passato mentre ero addormentata e non potevo disconnettermi? Il bambino di Raine?"

Lui sembrò pensare per un momento, prima di dire nuovamente con indifferenza, "Vagamente. Perché?"

"Kiros me l'ha detto; lui e Ward ti hanno detto qualcosa sulla nave... te lo ricordi?"

Ora stava esitando.

[Ward dice: È una buona cosa che non somigli a tuo padre.]

[In verità, somigli a tua madre.]

(Non ho avuto il tempo di pensarci allora... ho messo il discorso da parte.)

(Come diavolo facevano a saperlo?)

"Hai mai pensato... ai tuoi genitori, Squall?" continuò Ellione, senza aspettare risposta. Sembrava nervosa.

Improvvisamente, sentì un brivido freddo lungo la schiena, ed Ellione poteva quasi vedere il suo viso divenire pallido. Temeva che avrebbe smesso di respirare, o che potesse svenire.

(...Sta dicendo... quello che... penso... che stia...?)

(No... no...)

"Stai... io sono... lui è...?" Si morse il labbro. Forte. La stretta sulla recinzione si fece più stretta.

"Squall..." La giovane donna gli mise una mano sulla spalla.

Odiava quando lo facevano.

Tranne quando lo faceva Rinoa.

"Laguna è tuo padre."

Poi esplose.

(No. NO, dannazione! Non voglio saperlo! Non voglio sentirlo! Non ne ho bisogno - la mia vita è già abbastanza confusa!)

"Squall...?"

Stava tremando, i suoi occhi avevano una strana espressione, un misto fra rabbia profonda e confusione. Tutto quello a cui poteva pensare era...

(Perché, perché, perché, perché, perché...?)

(Come?)

(...no... lo rifiuto. Io non ho genitori. Non li ho mai avuti.)

"I miei genitori sono morti," affermò con fermezza, ancora evitando il suo sguardo.

"Ma è vero, Squall. Raine morì un paio di giorni dopo averti dato alla luce. Ti ha dato il nome. Ti ha dato... ti ha dato quella collana. Era sua." Ellione allungò la mano verso il suo petto, afferrando la testa d'argento di Griever. "Poi, tu e io siamo stati mandati all'orfanotrofio."

Squall si allontanò da lei. "Allora come mai il mio nome non è Loire, eh? È Squall Leonheart, non Loire."

Era un'argomentazione davvero debole, ma era la cosa migliore che gli era venuta in mente. L'unica cosa. Chi era lui per dire se era vero o falso? Non si ricordava quasi niente della sua infanzia.

"Raine Leonheart," disse dolcemente Ellione. "Era il suo cognome... credo che... darti il suo cognome fosse il suo modo per vendicarsi di Laguna... per non essere stato con lei quando è morta..."

(No... non sta succedendo davvero...)

"Squall, parla con lui." Mise la mano su quella guantata di lui. "Parla con lui. È così ferito da questa situazione, e ha bisogno di sapere che tu sai. Ha bisogno di sapere come ti senti. Tu hai bisogno di sapere come ti senti."

"Non dirmi cosa devo fare!" Ancora una volta l'allontanò, strattonando via la mano da quella di lei così in fretta che sembrava quasi che stesse per colpirla. Ellione si ritrasse scioccata.

Squall si voltò, fissando il muro duramente... La sua voce suonava innaturale quando parlò di nuovo... aliena... "Così... lui sa, eh?"

"...S-sì..." balbettò Ellione.

(Che stai facendo?)

(Non puoi tenertelo dentro. È troppo.)

(Sì che posso. Non ho bisogno di nessuno.)

(Hai bisogno di Rinoa.)

(Non ho bisogno di uno stupido padre. Non ho bisogno di mia sorella. Ci tengo a lei, ma è parte del mio passato. Non ho bisogno di dirgli come mi sento.)

(Allora, che stai progettando di fare?)

(Di... ferirlo.)

(Di vendicarti di lui?)

(Esattamente.)

(Perché?)

(......)

"Parlerò con lui, va bene," disse Squall. Diede ad Ellione un'occhiata veloce, il viso privo di ogni emozione, e poi andò via.

*****
Nota della traduttrice/betareader: tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** Capitoli 11-15 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 11~

Era circa mezzogiorno e Laguna stava facendo una passeggiata per la hall principale del Garden per conto suo, cercando Ellione. Dopo che lei e Squall erano andati al Centro Addestramento, nessuno dei due era più stato visto, e naturalmente, Laguna stava cominciando a preoccuparsi per la sua 'bambina'. Il Centro Addestramento era pieno di mostri feroci, dopotutto.

La figura familiare di un ragazzo adolescente che indossava una giacca di pelle nera attirò presto la sua attenzione non appena Laguna ebbe girato l'angolo. Era seduto su una delle molte panchine che erano sparse per il centro del Garden, la schiena ricurva e le braccia conserte davanti a sé come sempre.

Glielo aveva detto?

Sentendo che gli stava venendo un crampo alla gamba, Laguna rimase fermo per un minuto, cercando di calmarsi e sparando che il ragazzo non lo avesse ancora visto. Poi raccolse tutto il coraggio che aveva e fece un passo avanti.

"Ehm... ciao."

Nessuna risposta. Nemmeno uno sguardo nella sua direzione.

"Dov'è Elle?"

Ci fu una pausa, poi, a bassa voce, "nella sua stanza."

"Oh," Laguna spostò nervosamente il peso da una gamba all'altra, cercando di trovare le parole giuste. Stava sudando. "...Così... avete... parlato? ...Sai... di..."

"Ne abbiamo parlato," rispose Squall, con voce debole e monotona. Sembrava quasi un robot che aveva memorizzato quello che doveva dire.

Non gli piaceva il modo in cui si stava comportando - ancora più freddamente del solito - e Laguna diventava sempre più teso. Che si deve dire in queste situazioni? Che si deve fare? Non avrebbe mai dovuto permettere a Kiros e a Ward di convincerlo a farlo.

"C'è qualcosa... che vorresti dire? Di cui vuoi parlare?"

Squall scrollò le spalle. "Cosa c'è da dire?"

(Se pensi che questo cambi le cose, ti sbagli. Tu non mi piace in ogni caso, anche meno di prima.)

"Be', deve esserci qualcosa che vuoi sapere. Non capita tutti i giorni che-"

"Da quanto lo sapevi?"

Laguna fu colto alla sprovvista. "Eh?"

"MI hai sentito."

Una delle domande che più temeva. Eppure non c'era da sorprendersi che questa sarebbe stata la prima domanda che Squall avrebbe fatto. Laguna fece un respiro profondo. "Da... pochi mesi dopo che sei nato."

Se possibile, l'espressione accigliata di Squall sembrò indurirsi ancora di più. Un paio di studenti si erano fermati e li stavano guardando, ma ripresero presto la propria strada quando il giovane Comandante lanciò loro un'occhiataccia pericolosa.

"Io... volevo venire a prenderti. Tu ed Elle. Ma... il ricordo di Raine... proprio non potevo... ero appena diventato Presidente, e c'erano tante di quelle cose di cui dovevo occuparmi. Pensavo che sareste stati bene con Edea..." Laguna si grattò la testa. "...Avrei dovuto dirtelo prima, ma non mi sembrava il momento giusto. Spero-"

(Codardo. Ecco cosa sei, Laguna. Un codardo.)

"Risparmiatela, Laguna," lo interruppe Squall. Non aveva bisogno di ridicole scuse.

(Perché doveva succedere adesso? Stavo appena iniziando a provare a mettere a posto la mia vita... avevo appena iniziato a fidarmi di qualcuno. Poi scopro che c'è un'altra persona che mi ha tradito. E si aspettano ancora che dipenda da loro? Che perdoni e dimentichi? Se ne sono andati tutti, a un certo punto.)

(L'unica che non se n'è mai andata è Rinoa... non glielo permetterei...)

Laguna si schiarì la voce, e si sedette sulla panchina vicino a Squall. "Figlio-"

"NON chiamarmi così!" Nel momento in cui il Presidente si era seduto, Squall si era alzato. "Non fingere che ti dispiaccia, o che avresti potuto fare qualcosa per cambiare le cose. Hai scelto di escludermi. È un fatto del passato."

Fissandolo con sorpresa, Laguna impiegò alcuni secondi a ritrovare la voce. "Squall, per favore, ascoltami ..."

"Non c'è niente di cui parlare," gli gridò il ragazzo, la sua espressione rigida e illeggibile. "Io non ho un padre."

Dopo aver detto questo, se ne andò, lasciando dietro di lui un Presidente confuso e ferito e parecchi studenti curiosi. Li ignorò, tutti quanti.

(Lasciali guardare... vedete quanto me ne importa.)

*~*~*~*~*

Quando raggiunse l'ingresso del Garden, una ragazza bionda con gli occhiali, vestita di rosa, gli si avvicinò e cominciò a camminargli affianco, "Squall, che stai facendo?!"

(La mia solita fortuna. Quistis stava origliando.)

"Parlami, Squall!" Gli sbarrò la strada, e lui quasi le andò addosso. Invece di dire qualcosa, evitò di guardarla e girò lo sguardo da un'altra parte.

"Non posso crederci!" urlò Quistis. "Hai scoperto che tuo padre è vivo, e semplicemente te ne vai? Che razza di reazione è questa?!"

(Lasciami da solo, Quistis, per favore... vattene.)

"Tutti noi, voglio dire - tutti noi abbiamo sempre sognato di avere veri genitori. Chiedendoci tutti i giorni chi erano, come erano." C'era una grande frustrazione nella sua voce. "Tu sai che si prova, anche tu sei un orfano! E ora che hai trovato una possibilità di rispondere a tutte queste domande, la butti al vento?"

"Quistis," disse Squall in modo calmo, ma con fermezza, tornando a guardarla. "Io sono ancora orfano."

Lei lo fissò, poi alzò le braccia al cielo. "Bene! Credo che non avrei dovuto aspettarmi nient'altro da te, Squall."

"Chissenefrega."

La vide girarsi ed andare via, sollevato che la conversazione fosse finita, preoccupato del fatto che tutto il Garden avrebbe presto saputo.

~ CAPITOLO 12 ~

Irvine e Zell stavano preparando circa dieci commenti ciascuno per dar fastidio a Squall dopo aver scoperto dove aveva passato la notte, ma se ne dimenticarono in fretta non appena Quistis raccontò loro le novità. Persino Selphie stava tranquilla mentre i cinque amici stavano seduti vicino al palco nel Giardino. Rinoa fissava le scale tutto il tempo, con un'espressione molto preoccupata in viso.

Dopo la breve e spiacevole conversazione con Laguna, Squall era andato dritto alla sua stanza ed era rimasto lì per le ultime due ore. Nessuno osava avvicinarsi a lui.

Selphie aveva visto Edea parlare con Laguna ed Ellione alla mensa. Non poteva fare a meno di dispiacersi per il povero Signor Laguna - stava quasi piangendo. La Madre aveva cercato di consolarlo, ma non era valso a molto. Ellione era rimasta semplicemente a fissare la superficie del tavolo senza dire niente.

"Allora... che facciamo adesso?" Zell ruppe infine il silenzio, guardando gli altri.

"Dovremmo fare qualcosa? replicò Quistis accigliandosi. "Avreste dovuto vedere il modo in cui Squall ha trattato il Presidente. Merita di essere lasciato da solo."

"Hey, andiamo," protestò Irvine. "Non deve essere facile neanche per Squall, sai?"

"Penso che qualcuno dovrebbe parlargli," disse dolcemente Selphie.

Quattro paia di occhi ansiosi si voltarono verso la Strega dai capelli corvini.

Rinoa sospirò, "Ok, parlerò io con lui... o almeno tenterò."

(È così tipico di Laguna... piombare qui e dire: "Ciao, sono tuo padre", ed aspettarsi che lo accetti.)

(Perché sono sempre l'ultimo a sapere queste cose? È come se non potessi controllare più niente.)

(E giudicano me. Come se fossi io quello che che è sparito ed è diventato Presidente di un paese sconosciuto invece di prendersi cura della sua famiglia.)

(Pensavo che le cose stessero andando meglio. Pensavo che l'avessimo fatta finita coi misteri del passato. Pensavo di potermi concentrare sul futuro.)

(Non puoi predire il futuro. Ovviamente, non puoi predire neanche il passato.)

(Mi sento... così perduto...)

Ignorò il bussare esitante alla porta.

Lo ignorò anche quando divenne più deciso.

"Squall? Squall, sono io... Rinoa."

(...Non penso di poterla affrontare proprio adesso. Non dopo la scorsa notte... e stamattina.)

"Fammi entrare, per favore?" La sua voce era supplichevole. Piuttosto preoccupata, da quello che poteva sentire. "Per favore?"

... "La porta è aperta."

La maniglia girò, ed entrò il suo angelo vestito di blu. Lei lo trovò sdraiato sul letto, ma lui si girò e si mise seduto quando la vide. "Ciao... pensavo che avessi bisogno di parlare con qualcuno."

Lui aveva gli occhi rivolti al pavimento, e scrollò le spalle come suo solito. "Di che?"

"Di tuo... padre." Chiuse la porta, poi si avvicinò e si sedette sul letto accanto a lui. Squall non si mosse.

"Cosa c'è da dire? Ha lasciato mia madre a morire e me e mia sorella all'orfanotrofio. Questo non cambia niente."

"So che per te è difficile da accettare... ma considera che anche Laguna deve stare soffrendo, no? Secondo quello che dice Quistis, sei stato piuttosto duro con lui."

"Io non ho creato questa situazione. Deve prendersi le responsabilità delle sue azioni." La guardò con la coda dell'occhio. "È la prima cosa che ti insegnano al Garden."

"Non vuoi nemmeno parlarci? Non devi essere suo amico..." Scosse la testa. "Solo non essere suo nemico."

"Non voglio parlare con lui. Sarò felice quando saranno tornati entrambi ad Esthar."

Rinoa si mise una mano sul fianco e strinse gli occhi. "Eri tu quello che diceva che non si possono negare i legami di sangue."

"Quello è diverso. Tu sei stata cresciuta da tuo padre." Squall si alzò in piedi e si affacciò alla finestra, guardando attraverso le tende bianche al mondo di fuori. "E non gli hai ancora parlato, o no?"

"...No. Non ancora."

"Allora non dirmi che devo parlare con Laguna. Non puoi nemmeno lontanamente capire. Non sei mai stata orfana." A giudicare dal suo tono di voce, Squall stava ricostruendo nuovamente la sua corazza.

"Non posso capire se non mi parli, se non mi spieghi." C'era una nota di dolore nella voce di Rinoa. "Dov'è lo Squall con il quale ho parlato ieri notte? Lo Squall che mi guardava negli occhi e mi diceva come si sentiva? O quello è stato solo un errore? Come puoi voltarmi la schiena in questo modo dopo quello che è successo?"

"Rinoa. Lasciami solo per un po'. Per favore." Squall non la guardò.

Lei poteva sentirsi soffocare, gli occhi confusi e amareggiati. "Se è questo che vuoi..." Si voltò verso la porta, ma si fermò. "Ritornerò quando sarai nuovamente umano."

La porta venne sbattuta, e un vuoto freddo fu lasciato all'interno della stanza. Squall appoggiò la testa contro la finestra e sospirò.

~ CAPITOLO 13 ~

La lama blu della Lionheart squarciò l'aria e fendette facilmente e con mira perfetta il torso del Grat. Il grilletto venne premuto e il Grat morì istantaneamente e cadde al suolo.

Un altro Grat attaccò da dietro, cercando di far assumere il suo gas velenoso al ragazzo con il gunblade. Ma con l'aiuto della magia Haste, Squall fu più rapido - non appena si girò lanciò un Thundaga al secondo Grat - dal nulla, apparve un fulmine fatto di pallottole scintillanti che che colpì il mostro verdastro. I suoi tentacoli si abbassarono per l'ultima volta.

"Ehi, Squall!"

Il ragazzo alzò gli occhi, le ciocche dei suoi lunghi capelli che gli cadevano davanti agli occhi. Mettendo via il gunblade, aspettò che Zell lo raggiungesse.

"Ecco dov'eri allora," ansimò Zell mentre si avvicinava a Squall. "Amico, ti ho cercato dappertutto!"

(Corri troppo, Zell.)

Squall scrollò le spalle e basta.

"Ti prendi MAI un attimo di relax? Si suppone che questa dovrebbe essere la nostra vacanza, sai? Potrebbe finire prima che tu te ne accorga, perciò è meglio che ti riposi mentre puoi," chiarì nuovamente Zell, guardandosi per un attimo intorno e poi fissando gli occhi su Squall. Per una volta il ragazzo biondo sembrava stranamente serio, "È passata una settimana, Squall. Il brutto e cattivo Laguna è tornato al suo palazzo. Ma tu sei quasi più tranquillo e asociale di un mese fa. Non puoi semplicemente lasciar perdere? Anche Rinoa è parecchio giù di morale, sai."

"Hai qualcosa da dirmi, Zell, o hai corso su e giù per il Garden solo per farmi la predica?"

Zell si accigliò, ma non commentò oltre. "Sì. Sai che ieri sono andato a Balamb da mia madre... per presentarle Bella," sorrise leggermente mentre pronunciava il nome della sua fidanzata, ma il sorriso svanì non appena si accorse dell'espressione noncurante di Squall. "Ahhh. Allora. Indovina chi ho visto mentre ero là!"

Squall scrollò nuovamente le spalle.

"Seifer! E la sua patetica banda! Ma ci credi?! E la parte peggiore è che i cittadini permettono loro di stare lì!"

"Allora è vero..." mormorò Squall con tono indifferente.

"Che cosa?!" urlò Zell. "Vuoi dire che lo sapevi?"

"Le voci si sono diffuse piuttosto rapidamente in questi ultimi tempi. Sono sorpreso che tu non ne sapessi niente."

"E non t'importa?! Che Seifer, quella feccia patetica, il tuo peggior rivale, stia scorrazzando nella città qui vicino con il suo Hyperion come se niente fosse accaduto?!"

"Finché non fa niente - non molto."

(Ho altre cose di cui preoccuparmi...)

"Cavolo!" fu tutto quello che riuscì a dire Zell. Se aveva pensato di ampliare quell'affermazione, non ne ebbe mai la possibilità.

L'altoparlante aveva sempre un tempismo perfetto.

"Squall, Quistis, Zell, Selphie ed Irvine per favore a rapporto nell'ufficio del preside. Rinoa, questo potrebbe interessare anche te, perciò ti suggerisco di unirti a noi."

"Le vacanze sono finite," disse Squall, poi andò via prontamente.

Zell borbottò alcune parole che certamente la sua madre adottiva non gli aveva insegnato, poi seguì l'altro SeeD fuori dal Centro Addestramento.

*~*~*~*~*

"Amici. Spero che vi siete goduti il vostro periodo di riposo, ma tutte le cose belle giungono a una fine, temo," disse il preside guardando il gruppo di sei adolescenti ancora una volta. "Abbiamo appena ricevuto una richiesta dal Presidente di Galbadia. Desidera assoldare i nostri migliori SeeD per un'importante missione. La paga è buona - molta buona, a dire il vero. Non posso esprimere appieno che terribile bisogno abbiamo di questi guil. Ora che ci siamo disfatti del corrotto shumi Norg, siamo per conto nostro. Missioni ben pagate sono indispensabili per la sopravvivenza del Garden di Balamb."

Rinoa sembrava sentirsi a disagio. Era stata una settimana dura per lei - Squall le aveva rivolto tutt'al più due parole (o, per quel che importava, a chiunque altro), e dopo la loro dolorosa discussione, non se la sentiva di essere lei la prima a riprendere il discorso. Ma naturalmente, si rendeva conto che Squall non avrebbe detto una parola a meno che lei non lo avesse costretto a farlo. Era perfettamente consapevole inoltre che se si fosse unita alla missione di cui Cid stava parlando sarebbe stata costretta ad affrontare suo padre.

Una parte di lei lo voleva, ma in fondo al suo cuore desiderava semplicemente evitarlo.

"Squall, spero che non ti sorprenda il fatto che ti ho messo nuovamente a capo della missione. Hai dimostrato di essere un eccellente leader, e non posso permettere che questo talento venga sprecato."

(No, certo che no.)

L'espressione di Squall rimase vacua e annuì una volta.

"Quistis, tu sarai il suo secondo in comando. Voi cinque, e Rinoa, siete stati scelti per questa missione semplicemente perché siete i migliori. Le abilità degli altri SeeD non si possono comparare alle vostre. Vorrei sottolineare che questa è una missione molto importante. Non potete permettervi di fallire. Non POSSIAMO permetterci di fallire."

"Il Presidente Caraway non ha richiesto più di cinque SeeD, ma sto mandando con voi altri due buoni SeeD comunque, in caso abbiate bisogno di supporto. Li riconoscerete. Non ha menzionato quale fosse lo scopo preciso della missione, ma a grandi linee dovrete prevenire l'attacco dei ribelli. Il Presidente vi darà dettagli al riguardo una volta arrivati a Deling."

"Le linee ferroviarie probabilmente non sono più sicure, così il Garden vi scorterà fino alla spiaggia sulla cima ovest del continente. Là, sarete accolti da uno degli attendenti del Presidente che vi porterà a Deling City in macchina. Partirete già stasera."

Il preside Cid fece una pausa, guardando i sei ancora una volta, poi annuì. "Fino all'arrivo, potete andare!"

"Sì, Signore!" salutarono tutti all'unisono. Be', tranne Rinoa, che come al solito fece un tentativo imbranato di saluto.

Edea, che era stata al fianco di Cid per tutto il tempo, sorrise loro. "Prendetevi cura di voi, ragazzi miei. Vi voglio tutti di ritorno sani e salvi."

"Staremo bene, Madre!" disse Selphie allegramente.

Mentre lasciavano l'ufficio, Rinoa cercò di incontrare lo sguardo di Squall, ma lui non la guardò.

Dentro di sé, maledì Laguna per essere arrivato al momento in cui era arrivato, e temeva che non avrebbe mai più visto il lato tenero di Squall.

~ CAPITOLO 14 ~

Philip Caraway stava apparentemente riposando tranquillamente sulla sua sedia nell'ufficio della residenza presidenziale. Ma la verità era che si trovava perso in profondi e difficili pensieri. Essere Presidente di Galbadia non era un lavoro facile, specialmente in questi periodi di guerre e disaccordi.

Caraway era sempre stato un uomo d'onore, e seguiva la linea morale di ciò che riteneva essere giusto. La gente era stanca. Lui non coltivava il sogno di Deling di dominare il mondo, e ora che gli era toccato decidere se combattere Timber o meno, aveva deciso di non farlo. L'unico problema erano i ribelli che ancora speravano di impossessarsi di Timber. E mentre più della metà della popolazione desiderava la pace, i ribelli avevano raccolto molti seguaci. Molti soldati galbadiani erano morti durante la Guerra della Strega, e i contingenti rimasti erano troppo pochi e male addestrati. Ecco perché c'era bisogno dei SeeD per questa particolare missione.

"Signore!" venne una voce dalla porta.

Caraway si rigirò sulla sedia per guardare in faccia la sua segretaria. "Cosa c'è?"

"Signore, i SeeD sono arrivati. Devo mandarli nel suo ufficio?"

Il Presidente annuì, "ah, bene. Sì, per favore, li faccia accomodare."

Non appena i sette SeeD entrarono nella stanza, Caraway notò di averne riconosciuti cinque. Erano stati lì durante l'assassinio della Strega a Deling, e i loro visi erano su tutti i giornali dopo che avevano ucciso Artemisia. Degli altri due non sapeva niente, ma pensò che fossero semplicemente di supporto ai cinque che aveva richiesto.

"Sono felice di vedere che ce l'avete fatta," disse il Presidente e si alzò dalla sua sedia. "Così ci incontriamo ancora. Sono stato informato che il leader del vostro gruppo è un certo Squall Leonheart. Suppongo che sia tu?" lanciò un'occhiata a Squall, che stava davanti agli altri.

"Sì, Signore."

"Bene. Be', vediamo. La missione..." Caraway si interruppe all'improvviso non appena intravide qualcosa di blu vicino alla porta. Sbatté le palpebre e cercò di focalizzare meglio, poi un'espressione di sorpresa attraversò il suo viso. Lentamente, aggirò la sua scrivania e si fece avanti. "...Rinoa?"

La giovane Strega chiuse gli occhi per un attimo, poi sospirò ed entrò, guardando suo padre un'espressione leggermente sprezzante sul suo viso.

Irvine, Zell, Quistis e Selphie si girarono tutti per guardare Rinoa. Squall rimase semplicemente in piedi e immobile. Non aveva bisogno di guardare per capire che le informazioni sulla missione avrebbero dovuto aspettare.

"Rinoa, che stai facendo tu qui?" Il Presidente sorpassò i SeeD e andò dritto verso sua figlia.

"Sto accompagnando i miei amici in missione, signore," mormorò Rinoa, guardando il pavimento.

"Non dovresti essere qui," le disse Caraway. "Questa è una missione pericolosa. La scorsa volta mi hai disobbedito e ti sei fatta quasi uccidere. Non permetterò che tu ti faccia male."

"Signore, con tutto il dovuto rispetto," disse all'improvviso Zell. "Dall'ultima volta che l'avete vista, è diventata una strega. Potrebbe probabilmente ucciderla con un solo movimento della mano."

Selphie ridacchiò piano tra sé e sé, e Quistis gettò a Zell uno sguardo di avvertimento. Squall si portò una mano alla fronte.

(Sarà dura... non avrei mai dovuto dirle di parlare con lui.)

Rinoa arrossì e sembrò sentirsi nuovamente molto a disagio. Caraway lanciò un'occhiata a Zell. "Vorreste scusarmi per un attimo, Comandante Squall? Vorrei parlare con mia figlia... sentitevi liberi di mettervi a vostro agio. Ritornerò in tempo per spiegarvi la missione."

Squall si girò finalmente per guardare in faccia gli altri ed annuì semplicemente confermando.

"No," protestò silenziosamente Rinoa, "voglio stare qui."

"Rinoa..." Quistis si avvicinò alla ragazza leggermente più giovane e le mise le mani sulle spalle. "Va a parlare con tuo padre."

"Quistis..." Rinoa guardò negli occhi azzurro ghiaccio dell'istruttrice, poi annuì debolmente.

Quistis sorrise e la abbracciò velocemente, poi la spinse leggermente verso la porta. "Vai."

Caraway uscì dalla stanza senza dire una parola, Rinoa - seppur ancora riluttante - lo seguì.

Quistis sospirò appena mentre li guardava andare via. "Almeno un padre lei ce l'ha ancora..." disse a bassa voce. C'era qualcosa nel tono della sua voce che non piacque a Squall.

*~*~*~*~*

Il Presidente Caraway condusse Rinoa attraverso molte stanze della residenza presidenziale. Nessuno dei due disse una parola. Infine, lui aprì una porta che conduceva ad un piccolo, ma bellissimo balcone. La vista di Deling da là era splendida. Piccoli fiori crescevano in molti vasi sistemati con cura sul balcone, a formare una perfetta decorazione. Se suo padre non fosse stato con lei, a Rinoa sarebbe piaciuto stare là fuori.

"Allora," disse Caraway, appoggiando le mani sulla ringhiera. "Una Strega, eh? Non avrei mai potuto immaginare che..."

Rinoa appoggiò la schiena al muro. "Come già sai, niente di quello che dici o che fai può farmi tornare a vivere con te. La mia casa è il Garden, adesso. Sarò presto una donna fatta, e tu non puoi più dirmi cosa devo fare."

Caraway sospirò pesantemente, "lo so. Non voglio forzarti a fare niente." Si girò per guardarla. "Mi odi veramente così tanto? So che mi sono comportato male con te e Julia, e tu non sai nemmeno quanto ne sia dispiaciuto. Ora posso vedere quanto ho sbagliato. Ma tutto quello che cercavo di fare era proteggerti. Anche oggi, non posso sopportare il pensiero della mia bambina, lì fuori, a combattere..."

Rinoa non poteva sopportare di guardarlo negli occhi. Erano, evidentemente, pieni di dolore e pentimento, ma lei non sapeva come perdonarlo. "Non sono più la tua bambina. Sono una Strega. Una combattente. Non porto più nemmeno il tuo cognome."

Lui scosse la testa leggermente. "Lo capisco se non mi perdonerai mai, Rinoa... lo ammetto, parte del motivo per il quale ho deciso di ritirare l'esercito da Timber così in fretta sei tu... un ultimo, disperato tentativo di farti accettare le mie scuse, credo. Ma... dovresti sapere che niente è certo quando si è nella posizione in cui sono io. Non so quando arriverà la mia ora. Magari fra cinque anni, magari domani..."

C'era una strana nota di paura nella sua voce che Rinoa non riusciva a ricordare di aver mai sentito. Lentamente lasciò che i suoi occhi incontrassero quelli di lui. Con sua grande sorpresa, sembrava veramente che stesse perdendo il suo ben allenato autocontrollo. Benché Caraway non fosse così freddo e riservato come Squall, era raro lo stesso vederlo in questo stato.

"Non voglio morire sapendo che la mia unica figlia mi odia. Non mi aspetto che tu mi perdoni o ti dimentichi di quello che è successo. Tutto quello che chiedo... è di riaccettarmi come tuo padre. Per favore. Anche se non vuoi crederci, io ho amato moltissimo tua madre. Ed anche te." Il labbro inferiore gli tremava appena.

Rinoa lo guardò silenziosamente per alcuni secondi, poi gli andò incontro con cautela. Gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime, nonostante avesse cercato fermamente di trattenerle. E quando Caraway la abbracciò e l'avvicinò al suo petto in un abbraccio, lei non cercò di fermarlo. In silenzio, lasciò sgorgare le lacrime giù per le guance. Non poteva perdonarlo completamente, ma era un sollievo sapere che dopotutto ci teneva veramente.

"Io non... io non ti odio... papà..."

~ CAPITOLO 15 ~

"Prima di iniziare, SeeD, dovete sapere che questa missione è molto importante per il futuro di Galbadia." Il Presidente Caraway guardò attentamente i giovani davanti a lui. "Un piccolo errore potrebbe significare un drastico cambiamento. Le nostre spie nel gruppo di ribelli hanno scoperto interessanti informazioni... finalmente, abbiamo un nome da assegnare ai leader di questo gruppo. Sembra che i capi dei ribelli fossero prima due ufficiali galbadiani che si sono intestarditi con le idee di Deling. Uno di loro si nasconde sotto il soprannome di 'Xar', ed è la mente di tutti i loro piani. Suo fratello minore Liach lo aiuta a comandare il gruppo. Devono avere l'abilità di influenzare facilmente le persone, dato che hanno raccolto talmente tanti sostenitori... Apparentemente, sembra che si nascondano da qualche parte vicino alle rovine della vecchia base missilistica."

"Ora." Caraway si voltò e camminò verso la sua scrivania, dove srotolò una piccola mappa. "Comandante Leonheart, Signorina Trepe, se voleste unirvi a me qui..."

Quistis lanciò un'occhiata a Squall, che si stava già avvicinando al Presidente. In silenzio, lo seguì.

"Abbiamo sentito che i ribelli stanno progettando di attaccare Deling City, e il loro obiettivo - senza dubbio - è sbarazzarsi di me. Comunque, non siamo completamente sicuri di quando e di dove avverrà l'attacco, sappiamo solo che succederà presto. Ci sono buone probabilità che lo stesso Xar si unisca all'attacco... e questo vi darà l'opportunità perfetta per assassinarlo. Se potessimo disfarci di Xar e di suo fratello, non dovrebbe essere più difficile far ritornare sotto il nostro controllo i gruppi ribelli. I miei soldati piazzeranno un massiccio servizio di sicurezza tutt'attorno il palazzo Presidenziale, perciò non dovete preoccuparvi di questo. Voi SeeD dovrete trovare Xar e Liach, ed ucciderli. Voi cinque sarete divisi in due gruppi... tre di voi sorveglieranno il retro dell'edificio, gli altri due si occuperanno della parte frontale," puntò un dito sulla mappa.

"Signore," disse Quistis, "credo che sarebbe nel vostro migliore interesse se ci dividessimo in quattro gruppi invece che in due. Abbiamo con noi due SeeD in più che possono vigilare sulla parte destra o sinistra."

Caraway si accigliò leggermente e guardò Quistis. "Dubito che attaccheranno da quei fronti. Sarebbe dura introdursi nell'edificio da lì. Inoltre, a meno che non vogliate lasciare un vostro membro da solo, avete un SeeD meno del necessario."

"Posso pensarci io,"disse la voce di Rinoa dal retro della stanza.

Tutti si girarono per guardarla, persino Squall.

"Rinoa..." iniziò Caraway.

"No. È per questo che sono qui. Voglio aiutare i miei amici a proteggerti." Rinoa incrociò le braccia sotto il petto. "So prendermi cura di me stessa."

Squall rivolse lo sguardo al Presidente ed annuì. "Se lo permettete, signore... l'ho vista combattere nemici molto più forti prima d'ora. Sarebbe un valido aiuto."

(Starà bene... non ha bisogno di essere trattata come una bambina.)

(Allora come mai mi preoccupo per lei?)

Rinoa, ovviamente colta alla sprovvista dalle parole di Squall, lo guardò e gli sorrise.

Caraway sembrava profondamente dispiaciuto, ma annuì e tornò a guardare la mappa. "Bene. Mi fido di lei, Leonheart, per dividere la sua squadra in gruppi adeguati. Li conosce meglio di me."

Senza commentare, Squall si girò verso gli altri, "Shu, Nida, voi sorveglierete la parte sinistra. Quistis, Irvine, voglio che vigiliate sul retro. Zell, tu vieni con me, e Selphie, tu e Rinoa sorveglierete il lato destro."

"Sì, signore," dissero i sette. Squall rabbrividì all'essere chiamato 'signore'.

(Non mi abituerò mai a questo ruolo...)

Selphie ridacchiò e si voltò verso l'amica. "Yuu-huu! Vieni con me, Rinoa!"

L'altra ragazza sorrise solamente.

"Non ci sono ancora stati avvistamenti dei ribelli, perciò potete usare questa notte per farvi un buon e lungo riposo prima che il divertimento cominci," disse Caraway. "Domani notte, vi piazzerete ai vostri posti. Tenete in mente, comunque, che potrebbero non mostrarsi subito."

"Allora... sappiamo che aspetto hanno questi ribelli?" chiese Irvine.

"Temo che non abbiamo molti indizi su di loro.." Il Presidente si accigliò "Ma sappiamo che a Xar manca un occhio... secondo quello che dicono le mie spie, non è difficile riconoscerlo. Sarà più difficile con Liach. Si può facilmente nascondere in mezzo alla folla, perciò dovrete prestare molta attenzione."

"Mostrerò i dettagli al Comandante Leonheart. Voi altri potete andare fino a domani mattina, quando completeremo gli ultimi preparativi. La mia segretaria vi condurrà alle vostre stanze."

"Sì, Signore." Tutti tranne Rinoa fecero il solito saluto SeeD, poi si diressero fuori dall'ufficio, mentre Squall rimase a parlare con Caraway.

*****
Nota della traduttrice/betareader: tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** Capitoli 16-20 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 16 ~

Era appena passata la mezzanotte e Deling City era coperta da un manto di oscurità, illuminata solo dalle numerose luci per strada.

I due giovani SeeD maschi erano appostati su un davanzale di fronte alla residenza presidenziale, dal quale potevano vedere l'intera via principale. Una strada principale davvero deserta, comunque. C'erano parecchie guardie, e ogni tanto un cittadino o due passavano di lì, ma a parte questo era come morta.

Uno dei due era appoggiato al muro, l'altro stava camminando avanti e indietro con impazienza. Fu quest'ultimo, naturalmente, a parlare per primo.

"Cavolo, non posso crederci!" esclamò Zell. "Per quattro giorni, non abbiamo fatto nient'altro che stare qui seduti, e per quattro giorni non è successo niente! Sono annoiato da morire! È senza senso!"

Squall si limitò ad alzare gli occhi al cielo e non rispose.

"Voglio dire, siamo SeeD! Dovremo combattere, non solo stare in giro e cercare nemici che non esistono," continuò il ragazzo biondo. "Non sei d'accordo, Squall? Abbiamo di meglio da fare, no? Dovresti dire a quel Caraway che-"

"Zell," Squall si mise una mano sulla fronte, per un attimo, poi guardò il suo amico. "So che è noioso. Ma a prescindere dal fatto che questi ribelli appaiano o meno, verremo pagati. Abbiamo bisogno di soldi, e siamo stati assoldati per una settimana. Lamentarsi non serve a niente, perciò semplicemente siediti e sta' zitto."

"Ok, ok!" Zell alzò le mani al cielo. "Cavolo, Squall. Come sei permaloso!"

Non preoccupandosi di dire nient'altro, Squall si lasciò scivolare per sedersi. Era stufo quanto Zell, solo non lo dava a vedere così chiaramente. In più, sapeva che anche gli altri si stavano annoiando, ma non c'era niente da fare. Tutto quello che potevano fare era seguire gli ordini e aspettare.

Almeno non doveva affrontare Rinoa in quel momento, poiché si trovava dall'altra parte dell'edificio. Dopo che era venuto a sapere la verità sulla sua relazione con Laguna, si era nuovamente allontanato da lei, ma non tanto per causa sua, quanto per la paura di quello che lei avrebbe detto. Senza dubbio, gli avrebbe chiesto di parlare con Laguna, e avrebbero solo finito col litigare ancora. Il Presidente di Esthar era una persona dalla quale Squall preferiva stare il più lontano possibile. Ok, Ellione gli mancava. Era stato bello rivederla ancora, ma non aveva più bisogno di lei come prima. Rinoa aveva preso quel posto adesso, ed Ellione lo aveva ferito una volta di troppo per poter riguadagnare la sua fiducia. Dopotutto, sembrava felice con Laguna, e finché lei era felice, Squall era soddisfatto.

PERCHÉ fosse felice di vivere con Laguna andava oltre la sua comprensione, tuttavia. Ai suoi occhi, Laguna rimaneva un grosso idiota - e ora che ogni cosa era stata rivelata - un grosso idiota di cui non ci si poteva fidare. Troppe emozioni erano emerse in lui quel giorno. Rabbia, confusione, amarezza... e anche un po' d'odio. C'erano così tante cose che voleva chiedere, ma allo stesso tempo era troppo orgoglioso e arrabbiato per mostrare di farsi quelle domande. Temeva che potesse essere interpretato come un segno di accettazione, e quella era l'ultima cosa che voleva. Squall non voleva che Laguna tentasse di essere suo amico. Suo amico del cuore.

Suo padre.

Era troppo tardi per quello.

E non voleva che i suoi amici si mettessero di mezzo. Tuttavia, lo sguardo amareggiato negli occhi di Rinoa e il tono triste della sua voce l'avevano quasi fatto cedere, ma il suo vecchio se stesso l'aveva trattenuto. E se Rinoa lo avesse lasciato e ferito nello stesso modo in cui avevano fatto tutti? La confessione di Laguna aveva riaperto ferite che avevano appena iniziato a rimarginarsi. La differenza era che mentre Raine, Ellione, e tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio non avevano altra scelta che quella di abbandonarlo, Laguna aveva saputo di lui per tutto il tempo, ma non aveva fatto niente.

Avrebbe voluto che Laguna lo crescesse, comunque? Avrebbe voluto che le cose fossero diverse?

Da dove veniva fuori tutto questo odio?

Il suolo era duro per starci seduti e la schiena gli doleva per aver trascorso così tante ore su quel davanzale. Sbuffando, Squall si alzò. "Sai, Zell, forse hai ragione. Penso che abbiamo bisogno di darci un taglio, di un-"

"Squall, guarda!" Zell stava indicando la strada.

Girandosi, Squall maledì dentro di sé ciò che vide. Un esercito di trenta o più soldati sembrava essere spuntato fuori dal nulla e si stava rapidamente avvicinando. Le guardie aumentarono la difesa, e nel giro di pochi secondi, la battaglia era incominciata. Squall poteva vedere Quistis arrivare dal lato sinistro dell'edificio, Irvine, Shu e Nida che correvano insieme a lei. Ovviamente, si sarebbero uniti alla battaglia in cerca dei capi ribelli.

"Andiamo, Squall, dobbiamo aiutarli!" Zell era pronto a correre via, ma Squall gli afferrò il braccio.

"Aspetta!"

(C'è qualcosa che non quadra qui... perché dovrebbero attaccare un posto così ben sorvegliato, e neanche cercando di nascondersi? Non c'è possibilità che possano superare vivi le guardie. E se i leader fossero con loro, sarebbero catturati molto presto.

"Squall, andiamo!!!!" Zell gli strattonò il bracciò. "Che c'è?"

(Non la bevo. Non riesco a credere che due tipi che sono riusciti a portare dalla loro parte metà della popolazione possano essere così stupidi.)

Altri soldati arrivarono correndo, sia soldati ribelli sia guardie di Caraway.

(Le guardie... gli altri lati sono stati più o meno lasciati incustoditi. È una trappola.)

"Zell, vieni con me," Squall cominciò a saltare di sotto, poi si diresse sul lato destro.

"Cosa? Che diavolo stai facendo?"

"Zell, seguimi e basta. Non ho tempo di spiegare." Squall si fermò e gli lanciò uno sguardo. "E questo è un ordine."

"Va bene." Zell obbedì, scrollando le spalle tra sé e sé.

*~*~*~*~*

"Rinoa, che stai aspettando?" Selphie stava saltando su e giù. "Tutta l'azione è concentrata sul lato principale! Voglio andare ad aiutare!"

"Selphie... c'è qualcosa... non so..." Rinoa aveva quella strana sensazione che qualcosa o qualcuno li stesse guardando, ma non c'era nessuno lì. Si sentiva riluttante a lasciare quel posto, e non era sicura se dovesse fidarsi del suo istinto o meno. "Penso che ci sia qualcosa che ci sfugge..."

"Come cosa?" La ragazza vestita di giallo si guardò intorno. "Non c'è niente qui!"

"Lo so, ma..." Ci fu un movimento. Il coperchio che portava giù alle fogne stava iniziando ad aprirsi. "Selphie!" La voce di Rinoa si abbassò fino ad un bisbiglio. "Laggiù. Guarda."

Due uomini emersero dalle fogne, ovviamente soldati ribelli. Rinoa e Selphie si accovacciarono velocemente dietro un cespuglio mentre i due si guardavano attorno cercando possibili minacce, prima di fare segni a qualcun altro dentro le fogne. Uscirono altri due uomini. Uno era giovane, con lunghi capelli neri che ricordavano Squall a Rinoa, solo che questo tizio era più vecchio e meno affascinante. L'altro uomo era più vecchio del primo, probabilmente sulla trentina. Anche i suoi capelli erano scuri, ma corti. il suo singolo occhio scrutava con odio fin su il grande edificio.

"Sono loro!" disse Selphie eccitata, "sono i leader! Xar e Liach!"

"Non così forte, Selphie!" sibilò Rinoa, ma era troppo tardi.

Tutti e quattro gli uomini si voltarono a guardare il cespuglio. "C'è qualcuno lì," disse uno dei soldati.

"Uccidili," ordinò Xar, un'espressione profondamente accigliata sul suo brutto viso.

Rinoa inspirò profondamente, pronta a combattere, ma Selphie fu più veloce di lei. Senza preavviso, la coraggiosa ragazza era saltata fuori dal suo nascondiglio e stava lanciando con precisione il suo nunchaku contro uno dei soldati. Rinoa si alzò, concentrandosi mentre gli uomini erano impegnati con Selphie, e poi lasciò scorrere il potere dal suo interno verso la punta delle dita, colpendo duramente il nemico.

"ULTIMA!"

Fu abbastanza per far cadere sconfitto uno dei soldati. Selphie si stava prendendo cura dei soldati rimasti, mentre Rinoa stava cercando di tenere sotto controllo i due fratelli ribelli. Ovviamente, erano entrambi bravi combattenti, ma non molto esperti con la magia. Nonostante ciò, erano forti, e la giovane strega ebbe il suo bel daffare nel cercare di richiamare le magie e allo stesso tempo nel tentare di evitare le pallottole delle pistole di Xar e Liach. Richiamò rapidamente Protect su di sé.

Vedendo che i proiettili non facevano molto danno, Liach aggrottò la fronte e lasciò che Xar combattesse da solo per un momento mentre riuniva i suoi poteri. Una Thunder colpì Rinoa, facendole quasi perdere l'equilibrio, ma era niente se paragonato alla sua magia. Concentrandosi ancora, richiamò Meteor su di loro, e provocò forti danni. Liach gemette di dolore e cadde come un cumulo stropicciato per terra, ma Xar si rimise in piedi più velocemente di quanto Rinoa si aspettasse. Lanciandole uno sguardo pieno d'odio, si voltò e sfrecciò via.

"Fermalo!" urlò Selphie.

Rinoa cercò di lanciare una Flare, ma Xar era già troppo lontano. Inoltre, stava iniziando a sentirsi... leggermente nauseata.

"Be', almeno abbiamo questo tizio!" Selphie si avvicinò e diede un calcio nello stomaco a Liach, privo di difese. "Forte leader, eh? Be', ecco come va a finire quando si cerca di uccidere il Presidente." Si girò per andare a fare rapporto del suo trionfo agli altri.

Ma Liach non era così debole come sembrava. Lentamente, si girò, tirò fuori la pistola, e puntò Selphie che se ne stava andando...

"No!" Prima che potersi fermare, Rinoa stava lanciando un'altra Ultima a Liach, e quando l'esplosione fu finita, lui si lasciò sfuggire un debole lamento e cadde privo di sensi. Rinoa sperava di non averlo ucciso - sicuramente suo padre avrebbe voluto vedere la persona che lo voleva uccidere.

"Wow!" Selphie aveva gli occhi spalancati. Rinoa cercò di dire qualcosa, ma fu sopraffatta ancora dalla strana sensazione. Tutto stava girando, il terreno le stava ondeggiando sotto i piedi...

"Rinoa, stai bene?"

"Io... mi... gira la testa..." fu tutto quello che riuscì a dire la strega dai capelli corvini. Prima che se ne rendesse conto, il mondo si oscurò e lei era già svenuta prima di cadere a terra.

"Rinoa!" Squall girò l'angolo giusto in tempo per vederla cadere. Immediatamente, corse al suo fianco, con Zell che gli stava appresso. "Selphie, che è successo?"

"Non lo so! Un secondo stava combattendo con quegli odiosi fratelli, e quello dopo era svenuta!" Selphie sembrava angosciata.

"Cavolo, faremmo meglio a portarla dalla Dottoressa Kadowaki," disse Zell.

Selphie indicò l'uomo a terra. "L'altro è scappato."

Squall si limitò a gettare un'occhiata velocissima a Liach. Invece, sollevò il corpo di Rinoa da terra il più gentilmente possibile, con uno sguardo preoccupato che traspariva dal suo volto accigliato.

(Non ora, Rinoa... non andartene. Per favore. Mi dispiace...)

~ CAPITOLO 17 ~

I soldati ribelli erano stati sconfitti e il Presidente Caraway aveva preso prigioniero il debolissimo Liach, ma era certo che questa non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero sentito parlare di Xar e dei suoi uomini. Questo pensiero, comunque, non era quello che preoccupava Squall e i suoi amici mentre venivano rapidamente scortati alla spiaggia dove il Garden avrebbe dovuto raccoglierli - Rinoa era ancora priva di sensi.

Cinque SeeD preoccupati stavano aspettando impazienti nella hall fuori l'infermeria. Il sole stava a malapena sorgendo ad est, e nessuno di loro era riuscito a dormire quella notte. Erano stanchi per la battaglia, ma non sarebbero andati a riposarsi finché non avessero saputo come stava Rinoa.

Irvine aveva il braccio intorno alla vita di Selphie. Lei stava fissando impaziente la porta che conduceva all'ufficio della dottoressa Kadowaki. Quistis era silenziosa, e si scambiava sguardi preoccupati con Zell di tanto in tanto. Squall sembrava più impaziente ed esausto di tutti loro mentre camminava avanti e indietro - qualcosa che era Zell a fare di solito, non lui. Non aveva nemmeno combattuto la notte prima, ma la sua preoccupazione per Rinoa lo stava consumando. L'ultima volta che era svenuta era stata posseduta da Artemisia. Perché stava succedendo qualcosa di simile? Quando si fosse svegliata, sarebbe stata loro nemica? Oppure era solamente molto malata? Malata... sarebbe morta?

Si morse il labbro al pensiero.

Finalmente la porta si aprì e la dottoressa Kadowaki uscì. Tutti gli occhi si posarono su di lei, e la Kadowaki fu davvero colta di sorpresa dalla ovvia preoccupazione nella voce di Squall mentre chiedeva, "sta bene?"

"Che le è successo?" chiese Zell.

"Mi sento in colpa... avrei dovuto aiutarla," disse debolmente Selphie.

Irvine la strinse più forte. "Hey, non è stata colpa tua, piccola..."

La dottoressa alzò le mani chiedendo silenzio. "Calmatevi, ragazzi. Rinoa sta bene."

La tensione nella stanza cadde di colpo mentre tutti quanti tiravano un sospiro di sollievo.

(Grazie a Dio...)

"La ragione per cui è svenuta è che probabilmente si è sforzata troppo durante la battaglia. Non sono esperta di streghe, ma suppongo che non sia ancora abituata ai poteri della sua magia. A parte questo, ha alcune ferite da arma da fuoco, ma nessuna di queste l'ha colpita direttamente." La dottoressa sorrise a Squall, che aveva assunto di nuovo la sua solita espressione vacua una volta che aveva sentito che Rinoa stava bene. "Non è una buona cosa per lei combattere troppo nel suo stato."

Lui sgranò gli occhi confuso. "Nel 'suo stato'?"

Lei scosse la testa. "Non importa. Va' dentro. Vuole vederti." Lanciò un'occhiata agli altri. "Non preoccupatevi, avrete la vostra occasione più tardi. Andate a dormire un po'."

Irvine scortò una Selphie molto stanca alla sua stanza, mentre Zell si dirigeva alla mensa per vedere se era rimasto qualche panino. Quistis indugiò per un attimo e si avvicinò a Squall.

"Mostrale che ci tieni a lei," bisbigliò. "L'hai ferita."

Aggrottando la fronte, Squall annuì leggermente ed entrò nell'infermeria.

*~*~*~*~*

Rinoa spalancò gli occhi marroni, e il suo viso si illuminò visibilmente quando vide il ragazzo sedersi accanto al letto, "Squall..."

"Hey..." Si sistemò sulla sedia, sembrando un poco a disagio, ma avvicinò una mano e le accarezzò il viso. "Mi hai fatto preoccupare."

Lei sorrise debolmente. "Mi dispiace di aver rovinato la tua reputazione da duro," lo schernì. "Ma non hai bisogno di preoccuparti. Sto bene."

"La dottoressa Kadowaki dice che non dovresti combattere troppo. Non sei ancora abituata ai tuoi poteri di strega."

All'improvviso, il sorriso di Rinoa sparì e una strana espressione le apparve sul viso. "No... non è quello..."

Lui la guardò preoccupato. "Che vuoi dire?"

"Non è per i miei poteri di strega che non posso combattere... è... io..." Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Come glielo avrebbe detto? Come avrebbe reagito? Non era ancora sicura nemmeno di cosa ne pensava lei. Era tutto così confuso.

(Di che sta parlando? Sembra quasi dolorante... è malata? C'è qualcosa che la dottoressa Kadowaki non mi ha detto?)

"Rinoa." Le prese la mano e la strinse. "Dimmelo. Che c'è che non va?"

Lei lo guardò. Dio, lui la confondeva così tanto. Era stato così gentile ed affettuoso, poi l'aveva praticamente ignorata la scorsa settimana, solo per mostrare nuovamente affetto ora. Come poteva resistere a questo? Mostrava i suoi sentimenti solo quando gli andava - la maggior parte del tempo li rinchiudeva. Come stava segregando le sue emozioni sul fatto che Laguna era suo padre. Che avrebbe detto ora? L'avrebbe odiata? Lasciata? Cosa?

(È ancora arrabbiata con me? Deve essere qualcosa di veramente serio. Sembra così preoccupata. Andiamo, Rinoa, dimmelo per favore. Qualunque cosa sia, ce la faremo. Non ti lascerò. Non posso.)

"Squall." Lei gli prese le mani, si rigirò sul letto per guardarlo completamente in faccia e lo fissò dritto negli occhi. Anche i suoi erano pieni di confusione, preoccupazione e un pizzico di speranza. "Squall... io sono... io sono... incinta."

... Game over.

Quelle parole lo colpirono più forte di un qualsiasi colpo in battaglia, e per un secondo, Rinoa pensò che stesse per svenire. La stretta sulle sue mani si sciolse, e lui si appoggiò molle all'indietro sulla sedia.

(Non può essere...)

(Non ora.)

(È stata solo una notte. Come può...?)

(Che dirà Cid? È una ragione sufficiente per espellerci entrambi dal Garden.)

(Non lo farà, no?)

(Dio, che sto pensando? Chissenefrega di Cid. Rinoa è incinta. Rinoa è INCINTA!)

(E io sono... io sono il... padre.)

(Avrò a malapena diciotto anni quando nascerà. Sarò padre prima di essere diventato adulto io stesso.)

(Perché ora? Perché a me? Perché succede tutto in un volta?!)

Rinoa era preoccupata. Aveva visto molti lati di Squall, ma non l'aveva mai visto così turbato prima d'allora. La stava ancora fissando come se gli avesse appena detto di essere aliena. "Squall, stai bene?" La sua voce tremava. "Di' qualcosa. Per favore?"...Era così nervosa. Una cosa era sicura; lui non ne era felice. Perché avrebbe dovuto esserlo? Nemmeno lei voleva che accadesse, ma era ovviamente troppo tardi.

Lui sbatté le palpebre una sola volta, e si concentrò di nuovo su di lei. "Io..."

(...non sono pronto per questo.)

(...non volevo che succedesse adesso.)

(...non so che fare.)

"Io... io... penso di aver bisogno... di un po' di aria fresca."

Sentendosi male, Squall si alzò e fuggì dalla stanza.

Rinoa iniziò a richiamarlo, ma si fermò prima che le parole potessero uscirle di bocca. Coprendosi il viso con le mani, sospirò pesantemente. Sebbene fosse amareggiata, non poteva biasimare Squall per la sua reazione. Capì che lui aveva appena iniziato a comportarsi come avrebbe dovuto fare un ragazzo della sua età, quando la novità di Laguna aveva messo velocemente fine alla situazione. Ora, lei aveva ucciso la sua ultima speranza di essere mai un ragazzo normale con questa notizia. Non poteva rilassarsi come Comandante, e nemmeno con lei.

E lei... era pronta ad essere madre? Per niente. Non poteva nemmeno immaginare la responsabilità che comportava, e in quel momento, non riusciva a vedere niente di positivo in tutta quella situazione. Era stata solo una notte... non potevano neanche provare quello insieme senza doverne affrontare le conseguenze?

Calde lacrime di rimpianto sgorgarono dagli occhi della giovane strega.

~ CAPITOLO 18 ~

Come al solito, la voce si sparse rapidamente per il Garden di Balamb. Quistis aveva visto Squall lasciare l'infermeria di gran fretta, ed era andata a far visita a Rinoa - che le aveva raccontato tutta la storia fra i singhiozzi. Quistis era riuscita a malapena a calmarla per un momento e le aveva detto di dormire un po', prima di incontrarsi con il resto dei suoi amici. Selphie aveva semplicemente spalancato gli occhi per la sorpresa, mentre Irvine e Zell - dopo aver superato il primo momento di shock - stavano scherzando sul fatto che 'Squall l'aveva davvero fatto quella notte'. Quistis li aveva semplicemente fissati con durezza.

Infine, la notizia giunse anche alla coppia Kramer. Deluso e arrabbiato, Cid era stato sul punto di andare a cercare Squall per fargli una ramanzina, ma Edea lo aveva fermato prima che potesse fare un passo fuori dall'ufficio.

"È meglio se gli parlo io per prima," disse. "Posso immaginare che sia piuttosto turbato anche lui."

E come al solito, Cid aveva dovuto dare ragione a sua moglie.

Nessuno sapeva veramente dove era andato Squall, ma Edea infine trovato qualche studente che lo aveva visto dirigersi al Centro Addestramento. Da lì in poi, non fu troppo difficile trovarlo. L'enorme carcassa di Archeosaurus che giaceva nel bel mezzo dell'area di addestramento era un indizio piuttosto evidente. Povero animale, pensò Edea. Allora ecco come sfoga la sua frustrazione...

Poco più tardi, trovò Squall seduto su una delle numerose rocce, all'ombra di un grosso albero. Stava armeggiando con il suo gunblade, affondando la punta in una roccia, e la preoccupazione sul suo viso sembrava anche più cupa del solito. Uccidere l'Archeosaurus non l'aveva aiutato molto.

"Squall..."

Quasi trasalendo, lui alzò lo sguardo verso la donna che lo aveva allevato. "Madre... preferirei restare da solo adesso. Non dovresti esse qui comunque. Ci sono mostri pericolosi, lo sai."

Lei si mise le mani sui fianchi e fece un sorrisetto. "Non dire a ME quello che devo fare. Riesco a capire quando il mio bambino ha qualche problema." Edea si avvicinò e si sedette sulla roccia vicino a lui.

Squall non disse niente. Fissò semplicemente il suolo.

"Non te lo aspettavi, vero?" Gli mise una mano sulla spalla. Dio, come odiava quel falso gesto di simpatia.

"Certo che non me lo aspettavo," bofonchiò. Che razza di domanda era?

"Capisco che sei spaventato, e che non volevi che accadesse... ma rispondi a questa domanda: tu ami Rinoa, vero?"

Aggrottò più profondamente la fronte, facendo una piccola pausa, e poi scrollò le spalle. "Suppongo di sì..."

"Allora il resto non dovrebbe essere così difficile. Se l'ami veramente, allora un giorno avresti voluto comunque avere un bambino con lei, no?" Edea inclinò leggermente la testa.

(Come posso saperlo? Non avevo pensato ancora così lontano. Non avevo nemmeno considerato l'idea di sposarla.)

"Sì, vabbè."

"Squall." Socchiuse gli occhi, buttandosi all'indietro i capelli neri e avvicinandosi nel tentativo di incontrare il suo sguardo. "Non puoi cambiare le cose adesso. Rinoa ha bisogno di te. In questo momento, potrebbe anche stare pensando che tu non la voglia mai più vedere. I tuoi amici sono confusi, e non ti mentirò: mio marito è piuttosto contrariato. Perciò se nemmeno tu cerchi di affrontare la situazione, chi lo farà?"

Edea si alzò. "Non è la fine del mondo... ho cresciuto tanti bambini, incluso te. Non sto dicendo che sarà facile, ma ti porterà anche molta felicità. Non dimenticarti che hai tutti i tuoi amici a cui puoi affidarti se hai bisogno di aiuto."

(Oh, dacci un taglio...)

Si guardò intorno, gli diede un'ultima pacca sulla spalla, e disse, "va' a parlare con Rinoa."

Squall osservò Edea andarsene, in parte per essere sicuro che non incappasse in qualche mostro. Pensò a ciò che aveva promesso a Rinoa con la mente quel giorno stesso, prima di sapere che cosa ci fosse che 'non andava'.

(Qualunque cosa sia, ce la faremo.)

(Ma guardami... sono più codardo di quanto lo sia Laguna.)

Era strano. Aveva combattuto una strega maligna proveniente dal futuro senza battere ciglio, ma trovava più spaventoso immaginarsi come uomo di famiglia. Quel ruolo semplicemente non gli calzava. Edea tuttavia aveva ragione - non c'era modo di riparare al danno che era stato fatto. Una parte di lui stava crescendo dentro Rinoa, e non c'era nessuno che potesse biasimare se non sé stesso.

Povera Rinoa... Aveva visto la sua espressione quando era corso fuori dalla stanza. Cosa avrebbe pensato di lui?

Squall pensò che non ci fosse altra soluzione per lui se non quella di stringere i denti e superare la cosa, allontanando ogni paura che potesse avere, come aveva sempre fatto. Il pensiero tuttavia non lo aiutava molto. Era ancora confuso e preoccupato, ma lo shock peggiore stava sparendo.

Strinse i pugni, poi mise via il gunblade e si alzò, una nuova espressione di determinazione sul suo viso.

*~*~*~*~*

Rinoa non si sentiva pronta ad incontrare gli altri ancora, ma la dottoressa Kadowaki le aveva detto chiaramente che stava bene e che non aveva bisogno di trattenersi in infermeria ulteriormente. Con riluttanza, prese a camminare per la hall del Garden di Balamb, sperando di riuscire a sgattaiolare nella sua stanza senza incontrare nessuno.

Naturalmente non fu così fortunata.

"Hey, Rinoa!" la chiamò Zell mentre usciva correndo dalla mensa, con Selphie che lo seguiva.

Sospirò e si girò verso di loro, strofinandosi gli occhi con le mani. Si era data un'occhiata allo specchio, ed era davvero orribile. Aveva i vestiti sporchi dopo la battaglia, il viso stanco e gli occhi rossi, e i capelli spettinati e aggrovigliati ovunque.

"Wow! Allora, Rinoa... sei davvero... cioè, lo sai!" esclamò Selphie, osservando la pancia di Rinoa - che, naturalmente, era ancora completamente piatta.

"Cavolo, non sapevo che Squall avesse tutto questo potenziale!" disse Zell.

Rinoa rabbrividì quando Zell pronunciò il nome di Squall. Probabilmente l'aveva spaventato al punto da scappare una volta per tutte. "...Tu... l'hai visto dopo questa mattina?" chiese, timidamente.

"No," rispose Selphie, "Quistis l'ha visto praticamente correre fuori dall'infermeria e nessuno l'ha più visto da allora."

Sentendosi il cuore a pezzi, Rinoa guardò per terra. "Oh..."

All'improvviso l'espressione di Zell divenne leggermente sorpresa e sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si fermò prima che si potessero formare le parole. Stava fissando qualcosa dietro Rinoa, ma lei non ebbe il tempo di girarsi perché qualcuno le afferrò gentilmente il braccio sinistro. Guardando oltre la sua spalla, vide direttamente il viso inespressivo di Squall.

Selphie si mise a trotterellare avanti e indietro leggermente nervosa. "Ehm, devo... andare da Irvine. Sì, ecco cosa farò! Yuu-huu, ci si vede!" Sorrise a Rinoa, poi corse via rapidamente.

Rinoa e Squall stavano semplicemente guardandosi.

Zell rimase lì per un attimo, guardando Selphie sparire. "Eh, ma che le prende..." Gli ci vollero un altro paio di minuti per capire perché la ragazza se ne era andata così all'improvviso, ma quando guardò di nuovo la coppia, capì. "Oh! Sì... ho più o meno... promesso a Bella un appuntamento quando tornavo, così... è meglio che vada. Sì. Ciao!" Sorrise imbarazzato e corse verso i dormitori.

Squall lanciò una debole occhiata nella direzione di Zell, poi si guardò intorno. Non c'erano altri studenti presenti. Molti di loro erano a lezione. Vedendo che erano soli, lasciò scorrere un braccio intorno alla vita di Rinoa, ma lei si tirò indietro e tornò a guardare il pavimento.

"Rinoa... riguardo a questa mattina..."

"Non hai bisogno di dirlo, Squall," bisbigliò, avvolgendosi un braccio intorno allo stomaco. "Non vuoi il bambino." Cercò di dirlo il più freddamente possibile, come se non le importasse, ma la sua voce venne fuori piena di dolore.

"No, no, non è quello..." sospirò lui, mettendosi una mano sulla fronte.

(Come diavolo ci si comporta in queste situazioni? Che vuole? Si aspetta che salti dalla gioia?)

"Guarda... Rinoa..." Si avvicinò a lei. "Tutto quello che so... è che io voglio stare con te. In passato pensavo che tutto quello che volevo fosse essere un SeeD, ma... tu sei quella che mi ha tolto quella sensazione di vuoto che avevo dentro. Mi dispiace per come mi sono comportato nelle ultime due settimane... ce la possiamo fare, okay?"

Rinoa lo guardò per un momento, poi sospirò e chiuse gli occhi, appoggiando la testa sul suo petto, e lui le mise un braccio intorno ancora una volta. Lei sapeva che era difficile per lui esprimere i suoi sentimenti, e ogni volta che le faceva queste piccole confessioni molto rare e imbarazzate, non poteva a fare a meno di credere che l'amasse veramente. "Ho paura, Squall..."

"Lo so..."

(Anch'io.)

Appena percepibile, Rinoa bisbigliò, "ti amo."

Non si aspettava che le rispondesse, e lui non lo fece - non ne aveva davvero bisogno. Squall le baciò la fronte e rimasero lì abbracciati per un po', fino a che le lezioni non finirono alcuni minuti dopo e gli studenti cominciarono ad apparire nella hall. Allora lui le prese la mano e la seguì al dormitorio. Avevano entrambi bisogno di riposare.

~ CAPITOLO 19 ~

Quistis era seduta alla mensa, e fissava fuori dalla finestra. Era riuscita a trovare un tavolo isolato in cui poteva stare per conto suo in un angolo, ma pensava che fosse solo questione di minuti prima che qualche studente del suo odioso fan club venisse a disturbarla e a tempestarla di domande e sguardi ammirati. La giovane donna sospirò pesantemente e sorseggiò il suo caffè.

Gli ultimi quattro mesi erano stati stancanti. Non a causa del suo lavoro - di fatto, dopo aver ricevuto il compenso per la missione a Deling, il Garden si apprestava a vivere un futuro più brillante - ma a causa dei suoi amici. Tutti loro erano così felici, all'improvviso. Irvine e Selphie erano ora legati seriamente, e Selphie si accertava che gli occhi del suo ragazzo non si soffermassero troppo sulle altre. Ovviamente, non era riuscita a cambiare completamente la sua inclinazione, ma dopo essere stato schiaffeggiato un paio di volte quando aveva osservato un po' troppo a lungo le altre studentesse del Garden, Irvine aveva finalmente imparato. Zell era innamorato perso della 'ragazza della biblioteca', Bella. Quistis era felice per lui, chiaramente, ma si sentiva quasi male quando si imbatteva in loro due mentre si stavano scambiando dolci e piccoli complimenti, ridacchiando come dei bambini.

E poi c'erano Squall e Rinoa. Definire Squall 'felice' sarebbe stato esagerato - era ancora lo Squall che conosceva, quello che prendeva il suo lavoro così seriamente che quasi la spaventava e faceva l'asociale con tutti tranne che con i suoi amici più stretti. Ma poteva giurare di averlo visto sorridere quasi ogni giorno ora. Il fatto che Rinoa fosse incinta non sembrava spaventarlo più come prima. Il primo mese era stata dura, ricordava Quistis. Era visibilmente fuori di testa dalla preoccupazione, e lui e Rinoa litigavano piuttosto spesso. Il preside Cid aveva dato sia a Squall che a Rinoa una sonora ramanzina a causa della loro irresponsabilità, ma alla fine, Edea era riuscita a convincerlo a lasciare che la giovane coppia condividesse la stessa stanza. Dopotutto, Squall meritava una stanza più grande, dal momento che era un Comandante, aveva obiettato Edea.

Quistis aveva dubitato che a Squall piacesse l'idea di condividere di nuovo la stessa stanza con qualcuno, ma ora sembrava andare d'accordo con Rinoa anche più di prima. Tutti quanti osservavano la crescita della pancia di Rinoa con eccitazione, e Selphie continuava a raccontare tutta eccitata su quanto le sarebbe piaciuto un giorno avere tanti bambini. Tutti quanti erano rimasti sorpresi quando Quistis si era freddamente scusata e se ne era andata.

Era troppo, tutto quanto. Tutti - tutti, tranne lei, avevano qualcuno da amare. Era un pensiero così egoista e infantile, lo sapeva, ma non poteva farne a meno. Aveva un mucchio di ammiratori che avrebbero adorato uscire con lei, ma lei non voleva un ragazzo che fosse perennemente innamorato della sua bellezza e della sua abilità come SeeD. Voleva qualcuno che potesse amarla per quello che aveva dentro, e là non sembrava esserci nessuno così. C'era stato un tempo in cui aveva pensato di essere innamorata di Squall, ma aveva messo da parte quel pensiero e lo aveva definito come amore da sorella maggiore, niente di più. Tuttavia, non poteva negare che - più spesso che raramente - sentiva una fitta di gelosia quando vedeva Squall e Rinoa che condividevano un momento tenero. Avrebbe desiderato essere lei quella che lui stava baciando, poi poco dopo si vergognava di se stessa e andava via.

"Quistis?" disse dolcemente una voce femminile, interrompendo i suoi oscuri pensieri.

Quistis alzò lo sguardo, e incontrò il viso amichevole e gli occhi marroni di Shu. Indossava l'uniforme SeeD come al solito, ed era sorridente. Shu era una dei migliori amici di Quistis, eccetto i suoi compagni che aveva aiutato nella battaglia contro Artemisia. Era di alcuni anni più grande di Quistis, ma erano diventate SeeD lo stesso anno ed erano amiche da allora.

"Oh, mi dispiace, Shu, non ti avevo visto..."

"Va tutto bene," rispose Shu, sempre sorridendo. "Ti dà fastidio se mi unisco a te?"

La ragazza più giovane scosse la testa e Shu spostò una sedia e si sedette, sorseggiando la propria tazza di caffè.

"Allora, qualche novità?" chiese Quistis. Shu aiutava spesso il preside con l'organizzazione delle missioni e degli esami sul campo, e lei di solito sapeva che stava succedendo ai gradi alti del Garden, anche meglio di Quistis e dei suoi amici.

"Be', le cose stanno diventando piuttosto tese a Galbadia a quanto pare," le disse Shu. "Stanno tenendo prigioniero quel Liach e stanno cercando di interrogarlo, ma lui semplicemente non si lascia scappare alcuna informazione, anche quando cercano di forzarlo."

Quistis deglutì. Sapeva dei metodi che Galbadia usava per far parlare le persone, e, come aveva sperimentato Squall alla prigione del Distretto D, non erano molto piacevoli.

"Comunque," continuò Shu, "non riescono a trovare Xar da nessuna parte, e i ribelli stanno cominciando a riunire le forze ancora una volta. In più, piccoli gruppi della popolazione hanno cominciato a litigare fra loro. È il povero contro il ricco, sembra. Le persone meno fortunate stanno cominciando a non essere d'accordo col metodo di governo del Presidente Caraway, perché è a favore dello stile di vita dei ricchi. È tutto una gran confusione." Scosse la testa e fece un sorrisetto. "La cosa BUONA è che avranno bisogno dei SeeD per molte missioni, piccole e grandi, e siccome abbiamo un gruppo consistente pronto per diplomarsi, siamo preparati."

Shu continuò a parlare e Quistis non stava realmente ascoltando, mentre fissava il suo caffè che cominciava a diventare freddo.

"...il Garden di Trabia se la sta cavando meglio da quando li abbiamo aiutati con i fondi, e sperano di ricostruire il tutto in un paio d'anni. Il Garden di Galbadia manca ancora all'appello, ma ho sentito che qualcuno dei suoi precedenti studenti sta per essere trasferito qui, e... Quistis? Sei con me?"

Quistis sbatté le palpebre e balzò fuori ancora una volta dal suo piccolo mondo. "Eh?"

Shu si accigliò. "Quistis, c'è qualcosa che ti preoccupa? Andiamo, sei anche più assente di Squall."

"Scusa, scusa." Quistis scosse la testa e sospirò. "Non è niente, davvero... è solo che sono un poco depressa negli ultimi tempi. Credo di sentirmi come se non fossi più importante qui..."

L'altra donna rimase in silenzio per un momento, poi si strofinò pensierosa il mento con una mano, prima di dire, "sai, ho sentito anche qualche pettegolezzo nell'ufficio di Cid. Non penso che dovrei dirtelo ancora, ma..." Ridacchiò maliziosa, e Quistis si chiese di cosa stesse parlando.

"Quando il Supremo NORG era ancora qui, i suoi funzionari fecero il grosso errore di togliere la licenza d'istruttore a uno dei nostri migliori insegnanti. Dissero che non era persona adatta a comandare, e a quel tempo, il preside Cid ed io fummo d'accordo con loro. Ma ora... credo che quella giovane donna abbia guadagnato l'esperienza di cui aveva bisogno. E a quanto pare, anche Cid la pensa così."

Quistis fissò incredula l'amica. "Vuoi dire che..."

"...che sarai nuovamente l'Istruttrice Trepe," sorrise con calore Shu. "Se lo vuoi, ovvio."

"Se lo voglio? Certo che sì!" esclamò Quistis, il che causò che alcuni studenti si voltassero e la guardassero. Lei sorrise semplicemente loro e tornò a guardare Shu. "Non c'è niente che mi farebbe più felice."

Be', questo non cambiava il fatto che era ancora sola, ma essere un'istruttrice era qualcosa che le era piaciuto molto fare, ed era stata molto contrariata quando le avevano tolto il posto. Non vedeva l'ora di insegnare nuovamente ai giovani studenti.

Shu ridacchiò, "Ti senti meglio? Spero solo che a Cid non dispiaccia troppo che te l'abbia detto."

Quistis fece una risatina. "La cosa migliore è che ora posso assicurarmi che Irvine non copi."

"Eh?" Shu inarcò le sopracciglia.

"Non lo sai? Credo che persino tu possa perdere qualche pettegolezzo, Shu... Irvine sta finalmente per dare l'esame scritto la prossima settimana per diventare un vero SeeD," disse Quistis. "Non ha bisogno di prove sul campo. Il perché dovrebbe essere piuttosto ovvio."

Shu rise ed annuì, "bene, auguragli buona fortuna. Devo tornare in ufficio." Si alzò, lasciando la tazza di caffè vuota sul tavolo.

"Lo farò." Quistis ridacchiò ancora e si appoggiò all'indietro sulla sedia. Sarebbe stata una bella giornata, dopo tutto.

~ CAPITOLO 20 ~

C'era uno spazio pianeggiante, aperto ai bordi della città di Balamb, ed era dove stava cercando di costruire una piccola casa. Naturalmente, non aveva mai fatto niente che somigliasse ad un'abitazione prima d'ora, ma si poteva appena permettere il materiale e sicuramente non poteva assumere nessuno per fare il lavoro al posto suo.

Le pietre semplicemente non si mettevano come voleva lui, e quando guardò il suo lavoro, vide un mucchio di rocce e legno che non somigliavano minimamente ad una casa, e si sentì pronto a mollare. In un improvviso scatto d'ira, diede un calcio alle rocce che aveva appena appoggiato, facendo sì che entrambe le pietre cadessero e che si facesse male al piede. Bestemmiando a gran voce, si lasciò cadere al suolo e mise la testa tra le mani.

Non poteva farlo. Non poteva buttarsi dietro ogni cosa come se non fosse successo niente, non poteva ricominciare tutto daccapo per essere un comune pescatore che viveva un'ordinaria vita in un'ordinaria, piccola casa in un'ordinaria città. Non funzionava così.

Se fosse stato solo, sarebbe diventato matto molto tempo prima. Ma, per sua fortuna, non lo era.

Le braccia di qualcuno si avvolsero all'improvviso intorno al suo collo da dietro, e come per istinto, si voltò velocemente per difendersi. Ma prima che potesse sferrare un pugno, vide che era solo lei. Cominciò a dire qualcosa, ma poi scosse semplicemente la testa e si girò nuovamente, sapendo che cosa stava per dire lei e non volendo ascoltare.

Comunque, lei non avrebbe permesso che la ignorasse. Non più. Quel giorno era determinata a smettere di essere una vigliacca, e a non lasciare che la respingesse. Come al solito, si sedette accanto a lui, piegando le gambe e avvolgendole con le braccia, e lo guardò.

Alla fine, lui si stancò di essere fissato, e si girò verso di lei. "Che cosa vuoi?"

"AIUTO," fu la breve risposta, e continuò a guardarlo.

"Non ho bisogno di alcun aiuto."

"SI'."

"No, sto bene. Ho avuto solo un piccolo... incidente, questo è tutto." Si strofinò il piede destro con fare assente.

Lei non sembrava convinta, ma si alzò e lui pensò che stesse per andarsene. Tuttavia, non ebbe tale fortuna. Lei semplicemente fece un giretto attorno a lui e gli mise le mani sulle spalle, cominciando a fargli un massaggio.

"Mmm... non farlo," disse, ma non sembrava che lo pensasse davvero. Lei sorrise.

"Perché sei così buona con me?" chiese, all'improvviso, guardando oltre le sue spalle e verso di lei.

Lei si fermò, sembrando incerta, poi si sedette nuovamente al suo fianco. "CI TENGO."

"Ma è quello che volevo dire," ribatté lui. "Perché ci tieni?"

Invece di dare una risposta a parole, lei sollevò la mano e lasciò che un singolo dito scorresse sulla sua guancia. Da quanto tempo aveva voluto farlo? Aveva sempre temuto la sua reazione. Ma non sembrava che gli dispiacesse, anzi, la fissava solamente.

E lei pensò che fosse tutto un sogno quando fu lui ad avvicinarsi per primo, ma quando le sue labbra incontrarono le sue, capì che era solo un sogno che diventava realtà.

*~*~*~*~*

La porta del Presidente Loire si spalancò.

"Laguna, non hai fatto altro che camminare avanti e indietro negli ultimi cinque mesi. Se non ti ricomponi, presto ci sarà un buco nel pavimento!" si lamentò Kiros.

"......" disse Ward.

"Già, come ha detto Ward, vai a vedere il ragazzo e basta!"

Laguna sembrò trasalire un poco mentre guardava i suoi amici, ma al loro ultimo commento, scosse semplicemente la testa e si diresse alla sua sedia, sedendosi e guardando la finestra. "Non posso andare a trovarlo. Non ricordate? Il modo in cui mi ha guardato, credo che preferirebbe vedermi bruciare all'inferno."

"Be', in questo momento, sono quasi d'accordo con lui," Kiros si accigliò e si avvicinò a Laguna, impedendogli la vista alla finestra. "Stai continuando a fare la stessa cosa ogni volta, Laguna. Nasconderti qui ed usare i tuoi impegni come una scusa mentre lasci che il senso di colpa ti faccia diventare pazzo. Ma sai una cosa, Signor Presidente? Questo paese adesso sta andando per conto suo abbastanza bene. Sono SICURO che sopravviveremo senza di te per qualche giorno."

"No, non è la stessa cosa." Laguna si alzò ancora, allontanandosi da Kiros e fermandosi nel mezzo della stanza a fissare un muro. "La volta scorsa... era diverso. Non ha bisogno di me ora. Kiros, quel ragazzo ha salvato l'universo. Perché dovrebbe aver bisogno di me? È amareggiato e ha ogni diritto di esserlo, perciò lo lascerò da solo."

"......" bofonchiò Ward.

Gli occhi di Laguna si spostarono su di lui. "Che vuoi dire con 'vai a vedere tuo nipote'? Hey, aspetta un..." Impallidì. "Vuoi dire che...?"

"Sembra che la tua discendenza continuerà, Laguna," disse Kiros maliziosamente.

"Wow...," fu tutto quello che disse il Presidente. "Wow... è..."

"Grandioso? Meraviglioso?" Kiros lo vide avvicinarsi alla sua scrivania per appoggiarsi. "Non servirà a molto se non riuscirai mai a vederlo, no?"

Laguna scosse la testa. "Andrò se mi inviteranno," disse, ancora un poco scosso dalla notizia. "In caso contrario, rimarrò qui."

Kiros scosse la testa e sospirò. "Dai, Ward, andiamo. È come parlare con un muro..."

*****
Nota della traduttrice/betareader: per i lettori di EFP, tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 5
*** Capitoli 21-25 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 21 ~

La sveglia suonò alle sei del mattino nel piccolo appartamento di Squall e Rinoa. La loro nuova stanza era collocata piuttosto indietro nella zona dei dormitori, dove vivevano tutti i membri d'alto grado del Garden, inclusi il preside Cid e sua moglie.

Rinoa mormorò qualcosa e si rigirò sul letto, mettendosi il cuscino sopra la testa per evitare il suono. Finalmente, Squall raggiunse la sveglia con un braccio e la spense, poi sbatté le palpebre e si tirò su a sedere.

Guardandolo con aria stanca, Rinoa chiese, "perché devi alzarti così..." fu interrotta da un sbadiglio, "... presto?"

Squall si strofinò gli occhi. "Perché sono il Comandante, ovviamente. Una squadra di SeeD andrà a Galbadia domani e io sono il fortunato che dovrà aiutarli a prepararsi."

"Ci vanno ancora?" Rinoa sembrava dispiaciuta.

Lui annuì. "Niente di grave, tuttavia. Solo alcuni cittadini di Dollet spaventati che vogliono protezione dai ribelli che attaccheranno presto - o almeno così dicono le voci."

"Non puoi restare qui con me un po' più a lungo?" gli afferrò il braccio e lo guardò supplichevole, sorridendo.

Squall le sorrise a sua volta e si chinò per baciarle la guancia, ma poi scosse la testa. Non importava quanto volesse restare, i suoi doveri erano più importanti di quello che voleva lui, come sempre. Durante i mesi appena passati, la barriera avvolta intorno alle sue emozioni aveva cominciato a distruggersi, con l'aiuto di Rinoa. Non riusciva a ricordarsi di essersi mai sentito così a suo agio prima d'ora. Rinoa aveva fatto sì che si aprisse, lo aveva fatto sorridere, lo aveva reso una persona migliore, e il fatto che fosse incinta non gli dava davvero più fastidio. Be', almeno non tanto come all'inizio. Tuttavia, sembrava lo stesso a molti degli studenti del Garden. Freddo, duro, che non diceva mai niente più del necessario. Essere un SeeD era il suo lavoro, e seguiva gli ordini come aveva sempre fatto. e Cid voleva che lui facesse qualcosa, lui non protestava mai, anche se era qualcosa senza importanza e lui aveva pianificato di passare la serata con Rinoa. Questo le dava molto fastidio. Benché sapesse che lui la amava, sentiva che il suo lavoro era sempre più importante di lei.

Lo guardò mentre si vestiva, appoggiandosi una mano sulla pancia, che stava cominciando a diventare piuttosto grossa. "Qualche volta, mi preoccupo..." disse con voce calma.

Lui la guardò, per un attimo. "Di cosa?"

"E se è una bambina ed eredita i miei poteri di strega? Non voglio che il mio bambino sia una strega..." sospirò. "È spaventoso, lo sai. Fuori dal Garden, tutti sanno chi sono e mi fissano sempre e poi si ritraggono. So che hanno paura di me, come avevano paura di Edea, e di Adele..."

Squall stava per mettersi addosso la giacca, ma si fermò e la posò, poi si sedette sul letto vicino a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle. "Va tutto bene. Nessuno ha paura di te qui. Mi hai detto tu stessa che hai cominciato a capire i tuoi poteri di strega, no?"

"Quella è la parola chiave. 'Cominciato a'. Non ho idea di cosa sono davvero capace di fare. Edea ha detto che avrei capito col tempo, e che non è davvero difficile controllarli una volta che si impara, ma... ho ancora paura. Non voglio che il nostro bambino passi la stessa cosa. Forse sarei dovuta restare ad Esthar..."

Squall grugnì. "Vuoi litigare ancora su questa cosa? Per l'ultima volta, NON saresti dovuta rimanere ad Esthar. In ogni caso, non te l'avrei permesso. Sei stata benissimo fino ad ora," mise l'altra mano su quella che lei stava tenendo sulla pancia. "Inoltre, ho imparato in classe che i poteri di una strega non si ereditano per sangue. Solo quando una strega muore i suoi poteri vengono passati ad un'altra."

(Ma tutte le donne incinte si preoccupano così tanto?)

Rinoa gli sorrise un poco. Stava migliorando nel consolare, immaginò. "Ok. Mi dispiace."

Lui scosse la testa e si scostò da lei. "Torna a dormire e ci vediamo più tardi," disse, e andò in bagno.

*~*~*~*~*

Quando tornò qualche minuto dopo, Rinoa era di nuovo addormentata. Squall sorrise tra sé e sé e si avvicinò cautamente a lei. Stando attento a non svegliarla, le tolse gentilmente la collana, sfilò l'anello di Griever, lo mise in tasca e le rimise la collana. Si immobilizzò quando lei mormorò e si rigirò nel sonno, ma si rilassò quando tornò tranquilla. In silenzio, lasciò la stanza e chiuse la porta dietro di lui con un dolce 'click’.

*~*~*~*~*

"...così, stavo pensando di creare un nuovo orfanotrofio. Durante questi tempi di guerra, molti bambini hanno perso i loro genitori, sfortunatamente."

Edea, Zell e Bella erano seduti alla mensa. Per una volta, Zell era arrivato in anticipo per i panini - ma soprattutto per Bella. Le piaceva alzarsi presto alla mattina, e questo aveva incominciato ad influenzare anche Zell. Doveva influenzarlo, considerato che la prima cosa che lei faceva ogni mattina era bussare alla sua porta fino a che non si svegliava.

"Davvero? È interessante," disse dolcemente Bella , mentre Zell era occupato a mangiare la sua colazione. Bella non aveva mai capito come facesse a mangiare panini ad ogni singolo pasto.

"Mmmf." Zell ingurgitò il boccone che stava masticando e guardò Edea. "Ricostruirai quello a Centra, Madre?"

Lei scosse la testa. "No, non voglio stare così lontana da tutti voi. Pensavo che potremmo costruirne uno sull'estremità opposta di Balamb. È piano di spazi aperti lì. Avrò bisogno di aiuto, però... non sono più giovane come una volta, e sarà dura per me prendermi cura di tutti i bambini da sola."

"Potremmo aiutarla noi!" disse Bella felice. "Non è vero, Zell?"

Zell per poco non si strozzò nuovamente col cibo. "COSA hai detto?!"

Edea si mise una mano davanti alla bocca e ridacchiò, mentre Bella sorrideva raggiante. "Non sarebbe bello? Voglio dire, voglio diventare un SeeD e via di seguito... ma ora che ho te, tutta quella roba non è più importante, penso. Inoltre, anche prendersi cura degli orfani è un lavoro importante! Non lo pensi anche tu?"

"Uuuh..." Zell cercò un modo per evitare l'argomento.

Come avesse ricevuto un segnale, Squall si diresse al loro tavolo. "Buongiorno," disse in tono piatto.

"Buongiorno, Squall," lo salutò Edea, sorridendo.

"Squall! Proprio l'uomo che stavo cercando!" Zell saltò velocemente giù dalla sedia, mentre Bella sembrava leggermente sorpresa.

"Davvero?" Squall alzò un sopracciglio. "Divertente, dal momento che anch'io avevo bisogno di parlare con te." Guardò Edea e Bella. "Ci scusereste per un attimo signore?"

Zell seguì Squall in un'altra parte della mensa, dove erano relativamente da soli.

"Fiuuuu, grazie, amico. Bella ha sicuramente idee pazze talvolta..." Zell si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

Squall roteò gli occhi, poi si mise la mano in tasca e tirò fuori qualcosa. "Ho l'anello."

"Oh, grande!" Zell ridacchiò e prese l'anello di Griever dalla mano di Squall, studiandolo.

"Non azzardarti a perderlo."

"No, no, tsk," Zell mise via l'anello. "Hey, wow... déjà vu. Mi ricorda di quella volta che... quando il Garden di Galbadia ci stava attaccando, ricordi? Solo che invece di te che prendevi l'anello da Rinoa per darlo a me, sono stato io a prenderti l'anello per darlo a Rinoa." Si grattò la nuca. "O era Rinoa che..."

"Fai l'anello e basta, Zell," lo interruppe Squall. "Devo andare a lavorare."

"Certo, Signor Allegria," Zell fece un sorrisetto mentre guardava Squall andare via, poi si diresse nuovamente al tavolo, sperando che non stessero più parlando dell'orfanotrofio.

~ CAPITOLO 22 ~

"Ahhhhh!!!" urlò forte Rinoa, contorcendosi nel letto dell'infermeria. La dottoressa Kadowaki e una delle sue assistenti stavano andando avanti e indietro, occupate, preparandosi al grande evento.

"Solo due minuti fra una contrazione e l'altra," mormorò la Dottoressa. "Succederà presto."

Rinoa stava respirando pesantemente, gli occhi spalancati e terrorizzati. Le era stato detto di rimanere calma e fare lenti e profondi respiri, ma sembrava proprio impossibile. Vicino al suo letto c'era uno Squall molto angosciato, che riusciva a stare a malapena fermo e che rabbrividiva ogni volta che la ragazza urlava.

"Eccone un'altra!" Rinoa spalancò la bocca e strinse all'improvviso la mano di Squall, con forza, "Fa MALE!!!" si lamentò.

Squall strinse i denti e tolse velocemente la mano non appena Rinoa l'ebbe lasciata andare - gli aveva quasi fermato la circolazione sanguigna. "Rinoa..." disse, ma non riusciva a trovare le parole. E prima che ne avesse l'occasione, l'assistente della Kadowaki entrò nella stanza e cominciò a metterlo alla porta.

"È meglio che se ne vada ora. Ci prenderemo noi cura di lei."

"Ma..."

"Niente ma. La potrà vedere quando sarà tutto finito. Sciò," la giovane donna lo spinse fuori e chiuse la porta dietro di lui.

Sentì Rinoa urlare ancora, "SQUALL, MALEDETTO!" gridò. Cercò di non offendersi per le sue parole – era stato avvertito che avrebbe potuto dire qualcosa del genere.

Voltandosi, vide che tutti i suoi amici erano nella sala insieme a lui, persino il preside Cid ed Edea.

"Come sta andando, amico? Non sembra troppo bene," disse Zell , piuttosto nervoso, mentre Bella aveva il braccio intorno al suo.

Selphie stava saltando su e giù preoccupata, Irvine stava cercando di farla smettere, e Quistis stava giurando dentro di sé che non sarebbe mai e poi mai passata attraverso ciò che Rinoa stava provando.

Squall non rispose. Si appoggiò contro il cancello della sala, pallido all'apparenza – come malato.

Edea si schiarì la voce, "su ragazzi! Non è niente di drammatico, sta solo partorendo. È una cosa naturale." Era facile per lei parlare, comunque, lei che non aveva mai partorito un bambino – si era solo presa cura di bambini orfani. Cid poteva dire che pure lei era nervosa, e le mise un braccio intorno.

Sembrò che fosse passata un'eternità, quando in realtà erano passati solo trenta minuti. I quattro SeeD e i Kramer stavano col fiato in sospeso, mentre Squall stava facendo del suo meglio per darsi un contegno.

Potevano ancora sentire le urla di Rinoa attraverso la porta, e ogni volta che Squall le sentiva, rimpiangeva quella notte di otto mesi e mezzo prima. Sembrava essere spaccata in due dall'interno, e non voleva nemmeno immaginarsi cosa si provasse. Tutta la paura che era stata presente all'inizio tornò, e si sentì quasi invidioso di Selphie che poteva saltellare ovunque volesse senza essere vista come un'idiota. In quel momento, credette di non aver mai trovato così duro stare fermo e aspettare.

(E se qualcosa va storto? E se muoiono entrambi? In fondo È in anticipo di mezzo mese.)

Magari avesse avuto il suo gunblade e un Grat da uccidere lì vicino.

Poi ci fu il silenzio. Un tale silenzio, che poteva sentire il suo respiro. Tutti quanti fissarono la porta. Il silenzio fu seguito da nuove urla - ma queste erano diverse. Non era Rinoa - erano le urla infantili di un neonato.

Tutti quanti nella sala si rallegrarono, e Squall sospirò profondamente e lasciò che parte della tensione gli lasciasse il corpo. Zell gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla, e Quistis gli diede persino un bacio sulla guancia. Sentiva che sarebbe stata l'unica volta in cui si sarebbe mai potuta permettere di farlo e aveva colto l'opportunità al volo.

Alcuni minuti più tardi, la porta dell'infermeria si aprì, e fece capolino la dottoressa Kadowaki. Rivolse un caldo sorriso a Squall. "Ora puoi entrare e vederli."

Squall si raddrizzò, gli occhi spalancati, "Sta... stanno... bene?"

Lei annuì. "Rinoa e il maschietto stanno entrambi bene. Congratulazioni."

(Un maschio...)

Con un respiro profondo, Squall si girò e guardò gli altri. Gli stavano sorridendo tutti quanti, e Zell aveva un enorme sorriso stupido. Tremando leggermente, il giovane Comandante seguì la dottoressa Kadowaki all'interno.

Squall era inebetito. Non riusciva a pensare chiaramente, era spaventato e al contempo curioso da pazzi. Che avrebbe detto? Come stava Rinoa? Sarebbe stata ancora irritata come lo era prima? Certo che no, allora stava solo soffrendo per il dolore. Ma e se-

Tutti i suoi pensieri vennero accantonati quando la dottoressa schiuse le tende: ed eccoli là.

Rinoa, il suo angelo dai capelli neri e dagli occhi marroni, esausta e sudata, ma bellissima come sempre. Stava tenendo qualcosa di piccolo tra le braccia. No, non qualcosa... Un bambino, avvolto in una coperta bianca; si vedeva solo la sua testolina piena di capelli neri.

Quando lo notò arrivare, Rinoa alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo stanca ma felice, "Squall, vieni ad incontrare tuo figlio."

Come per istinto, si avvicinò a loro, gli occhi fissi sul piccolo essere umano che Rinoa stava abbracciando. Nel momento in cui Squall vide la faccia del bambino, una scarica di ogni possibile emozione che aveva mai provato - insieme ad alcune che non riusciva a riconoscere - lo attraversò. Lo riempiva a tal modo che non riusciva quasi a respirare, tanto meno parlare. Mettendosi in ginocchio accanto al letto, guardò il bambino come intimidito.

Rinoa era divertita dall'espressione del suo compagno – non l'aveva mai visto così profondamente colpito o privo di parole prima d'ora. "Non è bellissimo?" chiese, ritornando a guardare il bambino. Squall poté solo annuire.

"Vuoi tenerlo in braccio?"

Lo sguardo di Squall volò su di lei per un secondo, ma non rispose. Non preoccupandosi di chiederglielo ancora, Rinoa gli allungò semplicemente il bambino. "Ecco. Solo sta attento con la testa e cerca di tenerlo come faccio io. La dottoressa Kadowaki mi ha insegnato come fare."

Non vedendo altra possibilità, Squall si avvicinò e prese il bambino tra le braccia il più gentilmente possibile. Era così piccolo, così fragile... Squall aveva quasi paura di farlo cadere o che si sarebbe rotto fra le sue mani.

Il bambino si mosse un poco ed aprì gli occhi per la prima volta, guardando Squall senza focalizzarlo bene. I suoi occhi erano marroni e sottili, copie esatte di quelli di Rinoa. Fu allora che le parole di Rinoa gli ritornarono in mente, e lui cominciò finalmente a capire.

Il loro bambino.

(MIO figlio.)

(Sono padre...)

Tutte le emozioni lo colpirono ancora una volta, e Squall non poté trattenersi. Cominciò a sorridere, poi a ridacchiare, e all'improvviso stava ridendo. "Rinoa, abbiamo un figlio!" disse, come se fosse una novità per lei.

Rinoa lo guardò sorpresa, però. Nemmeno lei aveva mai visto Squall ridere, e dubitava persino che avesse mai riso prima d'allora, ma la vista le piacque. Rise insieme a lui ed annuì, avvicinandosi per abbracciarlo. "Sì, è così! È così, e lui è perfetto."

La sua risata svanì rapidamente in un debole sorriso, poi sparì completamente quando assaporò le altre emozioni. Un pizzico di rimorso, un sacco di confusione, e un'incredibile mole di paura, che misero un'ombra nera sulla sua felicità. Squall chiuse gli occhi per un secondo mentre Rinoa si allontanava nuovamente da lui, poi tornò a guardare il bambino, prima di ridarlo alla madre.

Nonostante la stanchezza, Rinoa notò il cambiamento improvviso. "Squall, stai bene?" chiese, premendo il bambino contro il petto e lasciando che si nutrisse.

(Non lo so...)

Sentì nuovamente un capogiro, e che gli stava venendo mal di testa. "Probabilmente hai bisogno di riposare," fu tutto quello che disse, cambiando argomento.

"Anche tu," disse Rinoa, indicando l'orologio sul tavolo. "È mezzanotte passata..." Sbatté le palpebre. "Hey, questo vuol dire che hai diciotto anni."

Anche Squall sbatté le palpebre. "Cosa?"

"È il ventitré di agosto. È il tuo compleanno," gli sorrise Rinoa.

"Oh..." Squall si mise una mano sulla fronte ed annuì. Era vero.

Lei ridacchiò. "Che regalo di compleanno, eh? Buon compleanno, Squall."

Proprio in quel momento, entrò la dottoressa Kadowaki. "Rinoa, adesso dovresti davvero cercare di riposarti. Gli altri potranno vederti domani." Prese il bambino dalla braccia della giovane madre e lo mise in un piccolo lettino per bambini accanto a quello dove giaceva Rinoa. "Squall, magari dovresti riposare anche tu?"

Lui scosse velocemente la testa. "Preferirei stare qui."

La Kadowaki si accigliò un po'. "Be', non ci sono letti in più... e potresti disturbare Rinoa."

Questa volta, Rinoa fu la prima a protestare, "no, lasci che rimanga. Mi sento meglio così."

La dottoressa sospirò. "Come vuoi. Ma devi dormire, signorina Heartilly." Detto ciò, li lasciò da soli.

Rinoa sorrise a Squall, poi chiuse gli occhi. Non passò molto prima che il suo respiro diventasse più lento e che lei scivolasse nel mondo dei sogni..

Squall si trovò una sedia e si sedette accanto al letto, guardando la ragazza dormire, il mal di testa che lo colpiva dritto in mezzo agli occhi.

(Non è passato neanche un anno...)

(Avevo diciassette anni, ero asociale, senza amici e intrappolato nel mio piccolo mondo. Tutto quello che volevo era diventare un SeeD ed essere meglio di Seifer. Poi, come fosse un segno... il giorno in cui ho avuto questa cicatrice, tutto ha cominciato a cambiare.)

(Lo stesso giorno in cui l'ho incontrata per la prima volta...)

(Poi l'intera battaglia con Artemisia... Seifer impazzì, la Madre fu posseduta, poi scoprii del mio passato all'orfanotrofio... e Rinoa. Salvare Rinoa nello spazio, riportarla indietro dalla Dimora della Strega...)

(Lei ha davvero capovolto il mio universo e mi ha costretto ad uscire dal mio mondo solitario. Basta guardarci ora. Basta guardare me ora.)

(Ho diciotto anni, sono Comandante del Garden di Balamb e padre del bambino di Rinoa.)

(Non ho pianificato tutto questo. È una pazzia.)

(È una pazzia e basta.)

Incapace di capire se avrebbe dovuto essere felice o arrabbiato, Squall si girò a guardare fuori dalla finestra dell'infermeria, a fissare la notte nera.

E poteva giurare che fosse una stella cadente la cosa che vide attraversare il cielo.

~ CAPITOLO 23 ~

"È così CARINO, Rinoa!" Selphie non si stancava mai di ripetere quella frase. Ridacchiò e cullò il bambino avanti e indietro fra le sue braccia. "Heilà, mini-Squall. Sono zia Sefie. Riesci a dire Sefie? Sef-ieeee..."

"Selphie, quel bambino ha tre giorni. Non ti aspetterai veramente che parli, no?" commentò Zell, facendo una smorfia. Lui e Selphie erano in visita nell'appartamento di Squall e Rinoa, più che altro perché lui era stato l'unico non occupato in quel momento e Selphie l'aveva trascinato a vedere ancora una volta il bambino.

"Be', non si sa mai," fece il broncio Selphie. Il bambino si svegliò all'improvviso e alzò lo sguardo su di lei. "Oh! È sveglio! Ma non ha i più bei occhi marroni del mondo?!"

Rinoa, che era seduta accanto a Selphie sul divano, li fissò curiosa. "Strano... pensavo che i bambini piangessero quando si svegliassero. Ma lui è così tranquillo... quasi troppo tranquillo." Tolse il figlio dalle braccia di Selphie per allattarlo.

"Siccome Squall è suo padre, non penso che sia troppo strano," mormorò Zell, poi fece un sorrisone. "Sai, non riesco proprio a immaginare Squall che cambia i pannolini..."

"Oh, penso che ci penserò io a quelli," rise Rinoa. "Per ora."

Proprio in quel momento, Squall entrò nella stanza. Aveva il viso corrucciato, ma nessuno ci badò troppo – non era proprio qualcosa di inusuale.

"Che voleva il preside?" chiese Rinoa, osservandolo.

Squall non rispose, semplicemente fissò con durezza Selphie e Zell. "Chi di voi è responsabile di questo?"

Selphie sbatté le palpebre e guardò Zell, che sembrava ignaro quanto lei. "Responsabile di cosa?" chiese Zell.

"Di aver invitato il Presidente Loire ed Ellione qui – a nome mio." Squall sembrava piuttosto scocciato. Non gli dava fastidio la visita di Ellione, ma se c'era una persona che preferiva non vedere in quel momento, quella era Laguna.

"La Sorella e Laguna stanno venendo qui?!" Zell sembrava davvero sorpreso.

Selphie balzò giù dal divano e cominciò a saltellare per la stanza, "Yuu-huu! Il signor Laguna torna ancora qui!"

Intuendo che nessuno di loro lo avesse fatto, Squall sospirò e si sedette accanto a Rinoa.

"È stato probabilmente uno degli altri..." suggerì Rinoa. "Più probabilmente Quistis. Parlava di come Laguna avesse il diritto di vedere suo... ehm... nipote..."

"Grandioso. Proprio grandioso." Squall si mise una mano sulla fronte, tirando un'occhiata di sottecchi al bambino.

"Hey... non dovresti essere così duro nei suoi confronti. Voglio dire, ci ha aiutato molto quando abbiamo combattuto con Artemisia... e dopotutto, lui è-," Rinoa si fermò, vedendo l'espressione di Squall.

(Per favore non dirlo.)

"...Il Presidente di Esthar," terminò. "Perciò, sto solo dicendo... sii un po' educato."

"Va bene," Squall sospirò ancora e guardò per terra.

Zell si schiarì la gola. "Allora, quindi... voi avete già scelto un nome?" chiese, in un tentativo piuttosto riuscito di cambiare argomento.

Squall sembrò piuttosto sorpreso, come se il pensiero che il bambino avesse bisogno di un nome non gli fosse mai passato per la mente. Rinoa, comunque, guardò il bambino pensierosa. "Avevo pensato ad alcuni nomi..." ammise.

"Sentiamoli!" disse Selphie con entusiasmo.

"Ok," Rinoa annuì, guardando Squall. Semplicemente intuendo che lui non avesse alcun suggerimento, cominciò a fare una lista di nomi. "All'inizio, ho pensato a qualcosa che potesse accoppiarsi col nome di Squall... come Storm... o anche Leon(1). Ma ho pensato che non sarebbero stati adatti ad un bambino così piccolo."

"Così, ho incominciato a pensare ai nomi dei miei genitori. Julia poteva essere trasformato in Julian... Poi c'era Philip, certo, ma..." storse il naso. "Poi mi sono ricordata di una storia che Edea mi raccontò una volta."

(Potrebbe metterci tutto il giorno...)

"Quando era sulla nave dei SeeD Bianchi, aveva cresciuto un ragazzino che era piccolo e aveva i capelli neri, ma anche se non era forte fisicamente, era una persona davvero forte dentro..." disse piano. "Intelligente, gentile, generoso... proprio il tipo di bambino che vorrei," sorrise. "Il suo nome era Adrian."

"Adrian?" Zell scrollò le spalle. "È piuttosto carino..."

"Lo chiamerai Adrian?" Selphie sorrise. "Mi piace!"

Rinoa sorrise dolcemente e lanciò un'occhiata al giovane uomo seduto accanto a lei. "Non so... Squall, tu che ne pensi?"

(Adrian? Be', credo... che vada bene come qualunque altro nome.)

Scrollò le spalle. "Chiss- uhm, voglio dire... certo. Mi suona bene."

La giovane madre lo guardò corrucciata, poi fece un sorrisetto. "Potresti cercare di mostrarti più interessato. È del nome di tuo figlio che stiamo parlando - il nome che avrà per il resto della sua vita."

"Non sono bravo coi nomi. Mi piace Adrian. Davvero," cercò di rassicurarla, guardando il bambino con un piccolo sorriso forzato sulle labbra proprio per provarlo.

"Adrian." Rinoa assaporò il nome. "Adrian Heartilly Leonhart..."

"Heartilly? Squall, non dirmi che non hai ancora-" Zell fu improvvisamente colpito piuttosto forte al fianco da Selphie. Emise un gridolino e tossì, barcollando leggermente all'indietro.

"Oops! Scusa!" Selphie gli diede una pacca sulla spalla. "C'era un grosso insetto sopra di te. Perciò l'ho tolto prima che ti potesse fare qualcosa... l'avresti rimpianto, lo sai?"

Zell la fissò, massaggiandosi il fianco, ma non disse niente. Rinoa li guardò stranita. "Cosa?"

Squall scosse semplicemente la testa. Selphie si aggrappò al braccio di Zell, "Dai, dobbiamo andare. Mi hai promesso di aiutarmi a preparare il Festival del Garden, ricordi?"

Zell sbatté le palpebre. "Hey! Pensavo che mancassero ancora... sei mesi o giù di lì!"

"Be', lo sto anticipando un po'... sai, per festeggiare Adrian. Vieni ora." Continuò a tirarlo verso la porta. Zell roteò gli occhi, poi tirò un'occhiata a Squall e gli fece con le labbra 'gallinaccio', prima di lasciare la stanza insieme a Selphie.

Rinoa ridacchiò. "Sono così dolci."

"Sì vabbè," mormorò Squall.

"Squall... hai qualcosa in mente?"

(A parte il fatto che ucciderò Quistis per aver invitato Laguna?)

(Be'... allora sì.)

"Be'... in verità, sì."

"Wow! Penso che sia la prima volta che non rispondi con un 'niente' o 'non proprio'. Forse stai diventando meno prevedibile?" lo prese in giro Rinoa, ridacchiando ancora.

"Forse. Guarda, sembra che Adrian si sia addormentato... perché non lo metti nel suo letto? C'è qualcosa che ho... bisogno di dirti."

(Meglio farlo al più presto...)

Rinoa sgranò gli occhi, ora curiosa e confusa. Annuì e portò il piccolo al suo lettino, poi si voltò nuovamente verso Squall. "Sono tutta orecchi."

Squall sospirò e si alzò in piedi, camminando verso di lei. Trascorse alcuni secondi a pensare a cosa dire prima di mettere le mani in tasca e tirarne fuori qualcosa... poi, alzò la mano per prendere quella di Rinoa, lasciando scivolare con grazia il piccolo anello d'argento sul suo dito. Era quasi una copia perfetta del suo anello di Griever. Zell sicuramente non stava scherzando quando diceva che era bravo a fare queste cose.

Fissando l'anello con gli occhi spalancati, Rinoa non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Per un momento, pensò che Squall stesse scherzando – ma poi, lui non scherzava mai. Guardandolo ancora una volta in viso, notò il suo sguardo preoccupato e che la sua normale espressione calma era stata rimpiazzata da una ansiosa, quasi supplicante.

"Vuoi...?" chiese. Non aveva bisogno di dire nient'altro.

Questa era la cosa più romantica che poteva fare Squall, ma agli occhi di Rinoa era perfetto e basta. Fece un largo sorriso e si buttò tra le sue braccia, facendogli quasi perdere l'equilibrio. "Oh, Squall, pensavo che non me l'avresti mai chiesto!"

Lui sembrò essere colto un poco di sorpresa, ma sorrise lentamente e cominciò a dire qualcosa. Ma Rinoa si allontanò all'improvviso e gli diede giocosamente una pacca sulle spalle. "Cattivo! Ero preoccupata da morire quando non riuscivo a trovare il tuo anello, e tu mi avevi detto che probabilmente era caduto mentre dormivo. Pfft," ridacchiò e si tolse la collana, estraendo l'anello originale di Griever.

Rapidamente, mise l'anello al dito di lui, dove doveva stare, e poi gli tenne la mano con le sue.

"Be', vuoi?" chiese ancora Squall. Lei lo guardò negli occhi – non stava più ridendo.

"Non c'è nulla che vorrei di più," mormorò, e si avvicinò per baciarlo.

~ CAPITOLO 24 ~

"Be', Ellione ha detto che Laguna sarebbe venuto se tu lo avessi invitato," Quistis guardò Squall calma, le braccia incrociate davanti a lei. Lui aveva una mano sulla fronte, e lei si chiese se avrebbe mai notato che faceva quel gesto troppo spesso. "Che altro potevo fare?"

"Magari NON invitarlo?" le rispose acido, accigliandosi.

(Che te ne importa in fondo? Lo stai facendo per rimediare al fatto che tu non hai una famiglia?)

"Parlagli almeno, Squall. Non ti farà male. Sono sicura che vuoi ancora chiedergli qualcosa..."

(Meno so, meglio è.)

"...e se non gli vuoi parlare, lasciagli vedere Adrian, almeno." Quistis sospirò e scosse la testa. "Sei troppo testardo."

"Chissenefrega." Squall si girò e guardò verso le verdi praterie di Balamb. La vista era perfetta dal balcone del Giardino. Naturalmente, era stato uno sciocco a pensare che sarebbe potuto rimanere da solo – Quistis l'aveva trovato solo dieci minuti dopo che si era rintanato lì. Poteva vedere che la Lagunarock era infine atterrata non troppo lontano, e che piccole figure umane ne emergevano. Anche da lontano ne poteva riconoscere due.

"Non so te, mai io vado a salutare la Sorella," disse rapidamente la donna bionda, e cominciò ad andare via.

Lui sospirò lentamente e appoggiò le braccia al bordo del balcone. Da lontano, vedeva Selphie correre fuori dal Garden e verso la coppia che si avvicinava, buttando all'istante le braccia intorno al collo di Ellione in un abbraccio. Irvine le apparve accanto, accompagnato da Zell e Bella. Cominciarono a parlare, e poteva quasi sentirli nella sua mente chiedere 'Dov'è Squall?'

Di scatto lasciò il balcone prima che lo potessero scorgere accidentalmente.

*~*~*~*~*

"Quistis?" chiese Rinoa mentre vedeva l'altra donna camminare per la hall e verso l'entrata del Garden. "Dov'è Squall?".

Quistis sbuffò dolcemente. "Non penso che voglia venire. Andremo a salutarli senza di lui."

Rinoa sospirò e lanciò un'occhiata al bambino fra le sue braccia. "Volevo che fosse lì... sai, tre generazioni insieme," sorrise amaramente. "Anche mio padre è Presidente, ma non ha tempo per venire a far visita... vorrei che Squall aprisse gli occhi e vedesse quanto Laguna è desideroso di andare d'accordo con lui. Solo che per lui è troppo dura perdonare..."

"Rinoa..." Quistis si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. "Hai fatto così tanto per lui, ma penso che questo dovrà capirlo da solo. Semplicemente si rifiuta di ascoltare tutti noi. Io mi arrendo. Se vuole andare avanti e cercare di dimenticare per il resto della sua vita, allora così sia." Fece una pausa, guardando oltre l'uscita. "Comunque, dubito che i GF gli permetteranno di dimenticarlo."

Le due si guardarono tranquillamente l'un l'altra, e Rinoa annuì.

"Su. Andiamo a vedere il Presidente," disse Quistis.

*~*~*~*~*

"Credo che dovremmo entrare," suggerì Zell, guardandosi intorno. "Magari stanno aspettando lì."

Laguna sembrava nervoso; ma in fondo, chi poteva biasimarlo? Stava per incontrare il suo unico nipote per la prima volta, e un figlio che lo odiava. Perciò non era strano che fosse riluttante ad entrare nel Garden.

"Ellione!"sentirono gridare dalla voce familiare di Quistis, e si girarono per vedere le due ragazze camminare verso di loro, una che teneva un bambino in braccio.

"Quistis," Ellione sorrise e si avvicinò per abbracciare la vecchia amica. "È da molto che non ci vediamo."

"Presidente Laguna," disse Rinoa salutandolo, e sorridendo timidamente a quell'uomo alto. Studiandolo, riusciva quasi a vedere un po' di Squall nei suoi tratti... qualcosa che non avrebbe mai osato dire a Squall.

"È quello...?" gli occhi di Laguna si spalancarono e si avvicinò a Rinoa, fissando il bambino con curiosità.

"Sì," Rinoa gli permise di guardare meglio il bambino. "Ha solo una settimana..."

"Oh... mio Dio," fu tutto quello che riuscì a dire Laguna. Poi fece un largo sorriso. "È mio nipote! Oh, è così carino. Così... piccolo! Guarda quelle ditina!" La piccola folla raccolta intorno a lui non poté fare a meno di sorridere alla reazione di Laguna. Guardò di nuovo Rinoa. "Posso tenerlo? Come si chiama?"

Lei aprì la bocca per rispondere, ma non ne ebbe l'occasione perché qualcuno dietro di lei rispose al suo posto. "Adrian."

Tutti rimasero leggermente sorpresi quando videro Squall camminare verso di loro. Non guardava direttamente Laguna, e la sua espressione era inesistente. "E lui non è... tuo nipote."

"Squall..." Rinoa sibilò piano.

Laguna guardò il ragazzo con sgomento, e non senza un po' di delusione. "Ciao, Squall," disse a bassa voce.

Ignorando il saluto e le espressioni dei suoi amici – che andavano dalla sorpresa al fastidio, Squall si avvicinò per stare accanto alla sua fidanzata. "Non ti ho invitato io. È stata Quistis," disse in tono neutro.

Rinoa deglutì alla tensione che riempiva l'aria. Nessuno disse niente, non osavano davvero. La situazione non poteva farsi più imbarazzata. Notò lo sguardo estremamente ferito di Laguna, e all'improvviso sentì un'inaspettata rabbia verso Squall. Avrebbe potuto essere così semplice. Avrebbe semplicemente potuto salutarlo educatamente e accettare il fatto che Laguna aveva legami di sangue con lui, che gli piacesse o no, ma invece lo negava.

Non importava che fosse cambiato tanto durante questi mesi, almeno con lei. Appena Laguna era arrivato, lo Squall che lei conosceva ed amava se ne era andato, rimpiazzato da una persona gelida e vendicativa. Poteva essere così semplice, allora perché doveva renderla tanto difficile? Sarebbe mai stata capace di capire Squall completamente?

E fu lei che parlò per prima, mentre passava il bambino nelle braccia di suo padre. "Ecco, tieni Adrian," fu tutto quello che disse, con voce tremolante, prima di girarsi e andare via velocemente.

(Che faccio ora?)

"Rinoa!" urlò Selphie e corse dietro all'altra ragazza, seguita da Bella. Quistis mormorò un 'bella mossa' a Squall mentre gli passava accanto.

Irvine e Zell si guardarono l'un l'altro, poi cercarono di lasciare discretamente la scena e portarono Ellione con loro.

(Oh, fantastico. Lasciatemi qui intrappolato con Laguna...)

Squall si accigliò e cercò di tenere Adrian nel miglior modo possibile, ancora non abituato a fare molto se non a guardare il bambino. La situazione non migliorò quando il bambino si svegliò e cominciò a piangere, e Squall non aveva alcuna idea su come farlo smettere.

Laguna si schiarì la voce. "Allora... ho sentito che ti sposi," cercò malamente di intraprendere una conversazione.

Non rispondendo, Squall guardò scoraggiato nella direzione in cui Rinoa se ne era andata. Adrian continuava ad urlare e lui non sapeva che altro fare se non tenerlo in braccio.

(Per favore, sta zitto...)

Sentì il mal di testa familiare ritornargli per la decima volta quel giorno.

"Lasciami provare," si offrì Laguna, avvicinandosi con le braccia per prendere il bambino, ma Squall fece un passo all'indietro e tenne suo figlio come se dovesse proteggerlo da chissà che tipo di mostro.

"Non giocare a fare il nonno, Laguna. Non voglio incominciare nessun tipo di cosa familiar-"

"Sembra che tu l'abbia già fatto," precisò Laguna, trovando abbastanza coraggio per insultarlo, almeno per una volta.

"-Chissenefrega! Tu non sei parte della mia famiglia, e non lo sarai mai. Prenditela con te stesso," Squall fissò arrabbiato il Presidente, prima di portare il bambino piangente di nuovo verso il Garden.

Laguna lo vide andarsene, scuotendo lentamente la testa tra sé e sé, prima di girarsi e tornare alla Lagunarock. Il suo staff era dentro, ma non volendo disturbarli, si sedette semplicemente sulla scala che conduceva alla porta mettendosi le mani davanti alla faccia. Silenziosamente, si disse a bassa voce, "sono stato io a farti questo...?"

~ CAPITOLO 25 ~

[Il bambino era seduto sulla nuda terra, con la schiena appoggiata contro il freddo muro di pietra. Non doveva avere più di sei o sette anni, ma nel suo viso era già dipinta l'espressione vuota e piatta della solitudine. La preoccupazione sembrava essere eccessiva per un bambino, il dolore troppo pesante da sopportare, ma lui si mordeva il labbra e viveva un altro giorno.]

[Aveva in mano qualcosa d'argento, attaccato ad una collana che sembrava troppo grande per lui. Aveva la forma di un Griever, l'ultimo GF. Ci giocherellava, lasciandolo scivolare da una mano all'altra.]

(...?)

[Una bambina si avvicinò a lui, introducendosi nel suo piccolo e solitario mondo. Aveva capelli biondi e occhi blu ghiaccio. Anche per una bambina di otto anni, era molto bella. Senza aspettare un invito, si sedette accanto a lui. "Ciao."]

[Non ricevette risposta. Al contrario, il ragazzino la ignorò apertamente, ancora fissando il gioiello che sua madre gli aveva dato il giorno in cui era nato. Prepotente e insistente come sempre, lei continuò a parlare, anche se sapeva che LUI avrebbe preferito stare da solo. "Verranno a prendermi fra una settimana. I miei nuovi genitori."]

[Ancora nessuna risposta. LEI Fece un grosso respiro, cercando di incontrare i suoi freddi occhi blu acciaio che erano nascosti da ciocche di capelli scuri, ma invano. "Magari non vi vedrò mai più. Mi mancherete." si fermò, la sua espressione improvvisamente triste. "Squall, ti sei mai chiesto chi sono i tuoi veri genitori? ...Io penso ai miei tutto il tempo."]

[Un'ombra attraversò il viso del ragazzino. "Sono morti," bisbigliò. La ragazzina si accigliò, ma continuò a parlare. "Scommetto che la mia mamma era davvero gentile. Mi avrebbe fatto i biscotti e insegnato come prepararli. E mio padre era un eroe di guerra e tutti lo rispettavano, e mi avrebbero detto quanto ero fortunata ad essere sua figlia..." Fissò sognante l'oceano. "Ora avrò una famiglia... ma è strano, perché adesso non voglio davvero andarmene. Siete voi la mia famiglia, tutti voi."]

["Quisty..." disse piano il ragazzino, finalmente guardandola. E come se non avesse sentito affatto cosa aveva detto, chiese, dal nulla. "Pensi che la Sorellina tornerà?" – Ma l'aveva sentita. E aveva risposto parlando dell'unica famiglia che aveva mai conosciuto, della persona che gli era stata più vicino.]

["Non so," rispose la bambina. "Ma manca anche a me. Non so nemmeno dov'è andata... spero che torni da te. Io non la vedrò perché vado con i Trepe, sai."]

(La Sorellina non tornerà...)

["Vorrei una famiglia..." Squall chiuse gli occhi, e Quistis sgranò gli occhi all'improvvisa tristezza nella sua voce. Voleva dire qualcosa, ma lui la fissò all'improvviso con durezza. "Vai. Vai dai tuoi nuovi genitori e sii felice. Sai che mi importa," sbottò, e si alzò, correndo giù alla spiaggia e lasciandosi dietro un'amareggiata e confusa Quistis.]

*~*~*~*~*

(Lascia che mi svegli. Basta.)

["Zio Laguna?" disse una voce dolce. Una testa dai capelli scuri scrutò nella stanza dalla porta, e il Presidente alzò lo sguardo dalla foto che teneva in mano. Era una foto scattata l'ultima volta che era stato al Garden di Balamb, una foto di lui, Ellione e Rinoa, che teneva in braccio un bimbo. Ma mancava qualcuno. Mancava la persona più importante.]

(Oh per favore, questo no...)

[Laguna sgranò gli occhi, sembrando un po' confuso sul momento, poi mise via velocemente la foto nel suo cassetto e si alzò dalla sedia. "Entra, Elle... stavo solo... ah... finendo un po' di lavoro."]

["Stai ancora pensando a loro, eh? A lui," chiese Ellione , che non si faceva facilmente ingannare dai pessimi tentativi di Laguna di nascondere i suoi sentimenti. A differenza di qualcun altro nella sua famiglia, non riusciva a mentire neanche per un momento su quello che gli stava passando per la testa.]

(Lasciami in pace...)

["Non riesco a smettere di biasimarmi Elle," sospirò, sembrando patetico. "Non riesco a smettere di pensare che sarei dovuto venire a prendervi. Sono stato un tale codardo..." Laguna deglutì, scuotendo la testa e camminando verso la finestra. "Sono stato così egoista... avevo così paura. Così mi sono immerso nel lavoro e ho creduto di poter dimenticare, che sareste stati bene. E... tu sei venuta fuori bene, Elle... ma lui... è così ferito, e non vuole nemmeno ammetterlo."]

[La ragazza lo guardò triste. Le faceva male vedere Laguna così ferito, e d'istinto, gli si avvicinò prontamente e lo abbracciò. Lui rimase un po' sorpreso, ma poi sorrise dolcemente e l'abbracciò a sua volta. "Non dovresti incolpare te stesso, zio Laguna... è il passato. Non puoi cambiare il passato, solo il futuro."]

["Lo so... lo so che non posso cambiare il passato. Ma Dio, magari potessi farlo. Avrei dovuto essere presente quando Raine è morta. Avrei dovuto essere presente... per vederlo nascere," accarezzò amorevolmente i capelli della ragazza, aggrappandosi alla sua presenza che sembrava confortarlo. "Sembra che non possa cambiare neanche il futuro. Ha preso la sua decisione. Non vuole perdonarmi... se solo... mi accettasse... se mi permettesse di abbracciarlo, solo una volta, solo per farmi sapere che è reale... allora sarei soddisfatto. È tutto quello che chiedo. Permettermi di far sapere a suo figlio che ha un nonno."]

(Oh, al diavolo... non voglio sentire!)

[All'improvviso, Laguna sbatté di nuovo le palpebre, poi si accigliò e lasciò andare Ellione, guardando la ragazza di ventitré anni con sguardo quasi severo. "Ellione, mi hai 'connesso' a qualcuno?"]

[Lei sembrava confusa, "No... non ancora, almeno." Un improvviso, imbarazzato sorriso le attraversò il viso.]

*~*~*~*~*

Squall si svegliò di scatto, sedendosi sul letto e guardandosi intorno, lasciando che i suoi occhi si abituassero al buio. Poi guardò la sua fidanzata che stava dormendo accanto a lui, e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di sollievo. Era la sua stanza, la sua famiglia e non era più da solo.

Mentre pensava a cosa aveva passato, i suoi occhi si socchiusero finalmente capendo. Non riuscivano proprio a farsi gli affari propri, vero? Scuotendo la testa, si sdraiò di nuovo e cercò di tornare a dormire...

(Bel tentativo sorella... bel tentativo.)

*****
Nota della traduttrice/betareader: per i lettori di EFP, tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 6
*** Capitoli 26-30 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ CAPITOLO 26 ~

Tre anni dopo...

Era mattina, piuttosto presto, e come al solito, Quistis camminava per i corridoi deserti del Garden di Balamb, dirigendosi alla mensa. Le piaceva fare una pacifica colazione prima che la maggior parte degli altri saltasse giù dal letto, ed essere in grado di godersi il suo caffè senza essere interrotta.

Dopo aver consegnato un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca, passò al ritorno per l'area dei dormitori. Non fu sorpresa di vedere Squall avvicinarsi da quella direzione - anche lui si alzava piuttosto presto di solito - e gli fece un sorriso agitando la mano in segno di saluto. Lui, naturalmente, fece appena un segno con la testa in risposta.

Ma non era solo. Quistis ridacchiò vedendo il piccolino correre dietro suo padre, mentre insisteva nel volergli tenere la mano. Squall sospirò in silenzio, ma prese la piccola manina che gli veniva offerta e percorse il resto della strada che lo separava da Quistis.

Erano così carini insieme, pensò Quistis. Adrian era un piccola copia di Squall, solo con i capelli di sua madre - e il colore degli occhi. Persino i suoi capelli avevano lo stile ribelle e troppo lungo di quelli di Squall. Rinoa aveva cercato di tagliare i capelli di Adrian una volta, ma lui si era semplicemente rifiutato - voleva somigliare a papà.

In molti modi, anche la personalità di Adrian era simile a quella di Squall. Per un bambino di tre anni, era insolitamente tranquillo e gli piaceva stare lontano dagli altri bambini. Naturalmente gli unici altri bambini nel Garden erano le matricole più giovani, e andavano dai cinque ai dieci anni. Tuttavia, Adrian aveva ereditato anche molto della natura vivace e del fascino di Rinoa. Sorrideva molto, rideva molto, e andava d'accordo con tutti gli amici dei suoi genitori. Quistis poteva parlare solo per se stessa, ma aveva l'impressione che gli altri pensassero che Adrian era adorabile almeno quanto lo pensava lei.

Rinoa aveva assunto il ruolo di madre in modo quasi naturale. Il suo carattere affettuoso si combinava perfettamente con il bisogno di Adrian di attenzioni e cure, anche se era giovane. E poiché Squall era occupato a fare il Comandante del Garden, lei era quella che di solito si prendeva cura del loro bambino. Quistis aveva notato che Squall si sentiva visibilmente imbarazzato come padre. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva come comportarsi nelle diverse situazioni, non sapeva cosa doveva e non doveva dire. In parole povere, non sapeva come funzionava la mente di un bambino, dato che riusciva a malapena a ricordare qualcosa della sua stessa infanzia. Un'infanzia che era terminata molto prima di quanto avrebbe dovuto, comunque.

Adrian ammirava suo padre. Come avrebbe potuto non farlo? I racconti delle gesta eroiche di Squall durante la battaglia con Artemisia venivano narrati ogni giorno nel Garden, e appena il bambino aveva conosciuto abbastanza parole per riuscire a capirli, si era immaginato Squall come un eroe, nonostante i tentativi di Squall di spiegargli che lui aveva semplicemente fatto quello che doveva fare.

Squall era migliorato, tuttavia. Non si sarebbe mai aperto davanti a Quistis, ma lei l'aveva osservato con sua moglie e suo figlio ogni tanto, e sembrava davvero felice con loro. Però, Quistis aveva la sensazione che ci fosse sempre qualcosa nella mente di Squall, qualcosa che non avrebbe mai ammesso, ma lei non riusciva a individuare cosa fosse esattamente. Magari era Laguna. Magari era qualcos'altro.

"Buongiorno," disse quando i due la raggiunsero. "Rinoa non è ancora sveglia?"

Squall scosse la testa. "Sta facendo la doccia. Adrian ci ha svegliato. Ancora una volta."

Quistis rise. "Be', chi può biasimarlo? Non ti piace alzarti alle cinque del mattino?" Lanciò uno sguardo al bambino che le sorrise timidamente, poi lui lasciò andare la mano di Squall e sgambettò via. Squall si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

"Hai sentito la novità?" chiese l'istruttrice, guardando di nuovo Squall. "Il prigioniero ribelle, Liach, si è suicidato un paio di giorni fa."

Lui si accigliò. "Com'è successo?"

"Sembra che abbia usato il coltello che gli avevano portato per cena per... be', sono sicura che riesci a immaginarlo. Non è strano però - è stato dentro per tre anni e mezzo." Quistis scosse la testa leggermente. "Dopo le battaglie che sono finite due anni fa, è rimasto tutto tranquillo a Galbadia. Spero solo che Xar e la sua gente abbiano lasciato perdere dopo essere stati sconfitti così rudemente. Sarebbe bello che il mondo fosse tutto in pace per una volta."

"Non contarci," disse Squall. "Sono stati calmi, sì – troppo calmi. Non mi sorprenderei se loro... ADRIAN! Non salire lì!"

Corse rapido passando oltre Quistis, e lei si voltò in tempo per vedere Squall che afferrava Adrian, che era a pochi centimetri dal cascare giù dal recinto che circondava la sala e cadere nell'acqua sottostante.

Squall rimise a terra il figlio piuttosto confuso. "Sei diventato pazzo?? Saresti potuto affogare!" gridò più o meno in faccia al bambino. Adrian lo fissò con gli occhi bruni spalancati per un secondo, poi cominciò a piangere.

"Squall..." disse Quistis.

Mettendosi una mano sulla fronte, Squall sospirò. "Grande..." Guardò di nuovo il bambino che singhiozzava. "Adrian, guarda, io..."

"Comandante Leonhart, per favore faccia subito rapporto all'ufficio del Preside. Ripeto: Squall, vieni qui. È importante."

Squall mormorò qualcosa che suonava vagamente come 'ma che tempismo meraviglioso', poi prese in braccio Adrian – che stava ancora piangendo – e lo diede a Quistis. "Devo andare. Riportalo da Rinoa, okay? Grazie."

Quistis annuì e vide Squall andarsene, poi cercò di calmare Adrian. "Hey, il tuo papà voleva solo che tu non cadessi in acqua," disse dolcemente, portandolo ancora vicino al recinto e puntando l'acqua con un dito. "Vedi? Ti saresti bagnato tutto, e la mamma avrebbe dovuto farti anche un bagno. Non vuoi che succeda, hm?"

Adrian scosse delicatamente la testa, e lei sorrise e gli diede un bacio sulla guancia. "Andiamo, torniamo a casa tua."

*~*~*~*~*

"Signore?" disse Squall mentre entrava nell'ufficio. Con sua sorpresa, Cid non era solo. Edea e Shu erano entrambe lì, e la loro espressione era solenne.

"Squall, sono contento che tu sia venuto," disse Cid, alzandosi dalla sedia. "Andrò subito al dunque: è stata messa una drammatica fine alla pace in Galbadia. Dopo il suicidio di questo Liach, Xar si è all'improvviso fatto di nuovo vivo, e sembra che stesse facendo un buon lavoro in questi due anni. È tornato con un esercito più grosso dell'altra volta, che potrebbe forse costituire un problema anche per le stesse forze del Presidente Caraway."

(Temevo che sarebbe potuta succedere una cosa del genere...)

"Ma c'è di più," intervenne Shu. "Non solo è scoppiata una guerra civile fra i sostenitori di Xar e Caraway, ma l'esercito di Xar ha anche attaccato sia Dollet che Timber. Ho paura che Galbadia avrà bisogno di aiuti immediati dal Garden, o potrebbero anche distruggersi l'uno con l'altro e lasciare l'intero continente ridotto a cumuli di macerie. Il Garden di Galbadia è probabilmente svanito in mare, e il Garden di Trabia non ha ancora abbastanza SeeD addestrati, perciò il Garden di Balamb dovrà vedersela da solo ancora una volta."

"Allora devo preparare una squadra, Signore?" chiese Squall nel suo solito tono privo di emozioni, tornando a guardare il preside.

(Perché non sono qui anche gli altri? Zell, Irvine, Quistis, Selphie... Anche loro dovrebbero essere parte di questo.)

Cid si accigliò appena, lanciando un'occhiata ad Edea da sopra gli occhiali. Lei annuì, e lui si rivolse di nuovo a Squall. "Ehm... non è così semplice, Squall. Questa missione avrà bisogno di molto più che di un buon Comandante per condurre gli attacchi. Il Garden ha bisogno di un forte leader in generale, per organizzare le squadre e prendere le decisioni importanti. Io non riesco più ad accollarmi questa responsabilità... sto invecchiando, e ho paura che tutto questo richiederà molto più di quello che io ho da offrire."

Lentamente, i tratti inespressivi di Squall cambiarono in un mix di shock e terrore.

(Che sta cercando di dire esattamente...?)

"Il Garden di Balamb ha bisogno di qualcuno come te, Squall. Tutti quanti qui ti ammirano come esempio di cosa vorrebbero essere. Il loro ricordo di quello che hai fatto dà loro qualcosa per cui combattere, e sono disposti a fare tutto quello che tu dici loro di fare. Se qualcuno può guidare il Garden in questo momento, quello sei tu."

(Non può dire sul serio...)

"Signore, io..."

Cid si schiarì la voce e accese il microfono. "Studenti del Garden. Mi scuso per il disturbo così presto la mattina, ma devo informarvi che avremo presto un'altra importante missione davanti a noi. Colgo anche l'occasione per annunciarvi che da oggi, io, Cid Kramer, mi dimetto da preside del Garden di Balamb-"

(No, per favore. Non questo. Cid, non puoi farmi questo.)

"E passo il mio incarico al Comandante Squall Leonhart. Lui è la scelta naturale, dopo quattro anni in cui ci ha mostrato le sue abilità come Comandante-"

(Abilità? Ho combattuto per la mia stessa sopravvivenza e vinto, e all'improvviso tutti hanno cominciato ad adorarmi. Non è che l'ho chiesto io...)

"Confido che lui saprà guidare il Garden meglio di quanto abbia fatto io-"

(Non l'ho chiesto io questo.)

(Niente di questo.)

"Perciò, per favore mostrategli il vostro più grande rispetto e dategli il benvenuto come nuovo preside del Garden. Squall, qualcosa da dire?"

(Vogliono sempre sapere come ti senti. Be', questa volta che avrei voluto esprimere la mia opinione, non si sono disturbati a chiedere.)

Squall sbatté le palpebre e guardò i visi in attesa di Shu, Edea e Cid, e cominciò a dire qualcosa, ma vacillò. Accigliandosi, si rimise rapidamente la sua maschera d'indifferenza. "Non ho niente da dire, signore."

"Oh, andiamo, Squall, caro," disse Edea gentilmente. "Si aspettano che tu dica qualcosa."

(Esattamente. Se lo aspettano. Sono tutti ciechi? Io sono terribile come leader. Come sono passato da lupo solitario ad eroe? Che cosa esattamente è passato loro per la mente che ha fatto cambiare idea su di me? Anche gli altri erano lì. Sembrano essersene dimenticati... non ero solo.)

"Va bene," Squall si rivolse prontamente al microfono. "Qui è il Coman-... il Preside Squall Leonhart," non gli piaceva come suonava. "Volevo solo dire che... farò del mio meglio in questa posizione... e buona fortuna a tutti noi per l'imminente missione."

"Breve e dolce," commentò Shu.

"Chissenefrega," mormorò Squall.

"Squall, c'è qualcosa che ti tormenta?"chiese Edea, che sembrava preoccupata.

"Hai l'aria preoccupata," notò Cid.

"No, davvero. Sto bene," replicò rapido Squall. "Che farete ora, pres-... signore... voglio dire, Cid?"

"Beh, vado con mia moglie ad aprire un nuovo orfanotrofio sulla costa di Balamb," sorrise Cid. "È tempo di darsi una calmata e rilassarsi dopo tutto quello che è successo."

(Certo... scappa dai tuoi problemi, Cid. Come se non avessi passato anch'io le stesse cose. Ho appena ventuno anni e sono preside. È ridicolo.)

Squall annuì. "Buona fortuna."

Ci fu uno strano momento di silenzio. Poi Cid cominciò a ridere e disse, "non hai bisogno di aspettare che qualcuno ti dica che puoi andare, Squall. Questo è il tuo ufficio ora. Shu ti aiuterà se avrai dei problemi."

"Oh," disse Squall in modo poco convincente. "Certo. Grazie. Io... Shu, potresti informarmi ulteriormente sulla situazione di Galbadia?"

"Sicuro," rispose Shu. "Avvicinati solamente alla tua scrivania, e ti spiegherò tutto."

"Vi lasciamo da soli," sorrise ancora Cid e prese il braccio di sua moglie, poi i due lasciarono l'ufficio.

E come al solito, Squall lasciò che la responsabilità di tutto venisse accollata sulle sue spalle senza lamentarsi o senza dire nemmeno una parola. Si sedette sulla sedia che fino ad allora era stata di Cid, e iniziò a pensare ai suoi primi doveri di preside...

~ CAPITOLO 27 ~

Quando Squall arrivò alla mensa un paio di ore dopo, tutti i suoi amici erano lì, che lo aspettavano. Sedevano al loro solito tavolo, parlando animatamente di qualcosa - non gli importava di scoprire cosa, e nemmeno ne ebbe l'opportunità. Selphie lo vide prima che potesse raggiungere il tavolo e lo indicò, poi tutti si girarono verso di lui.

"Congratulazioni, Squall!" dissero in coro.

"Immaginate, Squall come preside. Non ne avevo idea!" disse Quistis.

Squall si prese una sedia e si sedette bofonchiando, "chissenefrega." Non era affatto felice di questa nuova situazione.

"Squall, dovresti davvero espandere il tuo vocabolario, specialmente ora che sei a capo del Garden." Rinoa gli sorrise affettuosamente e si avvicinò alla sua sedia, stringendo le braccia al collo di suo marito e dandogli un bacio sulla guancia. Adrian la seguì e cercò di sedersi sulle gambe di Squall. Squall senza dire una parola prese semplicemente in braccio il bambino. Gli altri non sembravano notare la sua mancanza di entusiasmo, o vi erano così abituati che non ne tenevano più conto.

"Hey, Squall, senti questa!" disse Zell, guardando Adrian. "Adrian, come vuoi diventare quando sarai grande?"

"Come papà!" fu l'immediata risposta del bambino. Sorrise e alzò lo sguardo verso Squall, sperando di vederlo sorridere a sua volta. Squall sospirò.

"Non è fantastico? Spero che mio figlio sia così," continuò Zell, e questo gli fece guadagnare uno sguardo confuso del giovane e appena promosso preside.

"Tuo figlio?"

Bella annuì rapidamente e prese la mano di Zell, stringendola forte. "Avremo un bambino," disse, con la voce piena d'orgoglio mentre s'appoggiava l'altra mano sulla pancia. Zell sorrideva radioso.

"Davvero," rispose Squall, neutro. Guardando gli altri, poteva capire dalle loro espressioni che lo sapessero già, e si aspettassero che lui dicesse qualcos'altro. "Be'... è fantastico. Ma che ne sai tu di bambini, Zell?"

Zell fece spallucce. "Non più di te, credo. Ma la Madre ci aiuterà."

"Sì, ci sposiamo e andiamo a vivere con Edea e Cid al loro nuovo orfanotrofio." Bella sorrise. "Non è meraviglioso?"

(Se ne vanno...?)

"Lasci la SeeD?" Squall sembrava perplesso. Perché nessuno glielo aveva detto? Perché era sempre l'ultimo a sapere le cose?

"Sì. È un lavoro un po' troppo rischioso se hai una famiglia. Non voglio andare in missione e non tornare, sai?" disse Zell piano. Ancora una volta, Bella annuì.

"Ecco... be'... buona fortuna." Squall sbatté le palpebre.

Rinoa ci accigliò appena e si voltò per guardarlo negli occhi. "Squall, stai bene?"

"Sì. Sì... solo troppo notizie in una volta, suppongo." La guardò in faccia e cercò di farle un debole sorriso, ma Rinoa vedeva attraverso i suoi sorrisi finti. Forse sorrideva più frequentemente di quanto non facesse quattro anni prima, ma talvolta li usava per nascondere i suoi veri sentimenti. Lei poteva intuire che era turbato per qualcosa, ma decise di non chiederglielo.

"Beh, c'è di più!" disse Selphie all'improvviso. "Sai che il Garden di Trabia è stato ricostruito, giusto?"

"Sì..."

"Indovina!" Selphie fece un largo sorriso e ridacchiò. "Mi hanno offerto di diventare la loro preside! Non è strano? Sia io che te guideremo dei Garden. Potremo lavorare insieme o cose così!"

"Vai a Trabia?" Squall era anche più sorpreso di prima.

(Se ne vanno tutti?)

Selphie annuì. "Già! Hee hee! E anche Irvy viene con me. Mi aiuterà con l'organizzazione e robe simili."

(Devono essere diventati pazzi. Selphie una preside? Non è maturata molto in questi ultimi anni...)

"Ovunque va Sefie, vado anch'io," aggiunse Irvine, spostandosi il cappello da cowboy con una mano.

Squall fece un breve respiro. Le novità lo avevano scioccato, ma le sue stesse emozioni lo stavano sorprendendo ancora di più. Non capiva perché si sentiva così riluttante all'idea di loro quattro che se ne andavano. Zell, Selphie, Irvine... Erano stati suoi amici. ERANO suoi amici. Insieme a Rinoa e a Quistis, erano gli unici amici che aveva, in effetti. E ora, all'improvviso, lasciavano il Garden? Basta missioni insieme... basta 'battute sulle ragazze' da parte di Irvine, basta coi festival al Garden di Selphie e basta con Zell, i suoi panini e i suoi stupidi commenti. Gli sarebbero... mancati...

"Quistis?" chiese all'improvviso, guardando il membro più anziano della compagnia.

"Cosa? Oh, no, io sto qui... il Garden di Balamb è la mia casa." Quistis sorrise compiaciuta.

"L'ho visto!" esclamò Selphie, puntando un dito accusatorio contro Quistis.

"Visto cosa?" chiese innocentemente la donna bionda.

"Quel sorriso! E il modo in cui i tuoi occhi brillano da qualche giorno. Quisty è innamoraaaataaaaa!" Selphie ridacchiò felice.

Quistis aggrottò la fronte a Selphie fingendo uno shock. "Ma no!"

"Ma sì! Andiamo, diccelo! Chi è?"

"Già, diccelo!" insistette Bella.

"Beh..." disse timidamente Quistis, ricordando a Squall una qualunque di quelle ragazze adolescenti tutte sorrisi che erano nuove del Garden. "C''è questo istruttore... quello nuovo..."

"Oh, come si chiama?" Selphie era praticamente sdraiata sul tavolo adesso, e Squall si chiedeva cosa ci fosse di tanto interessante nella vita sentimentale delle altre persone. Perdendo interesse nella conversazione, poiché tutti erano occupati a chiedere a Quistis di questo nuovo istruttore, si perse nuovamente nei suoi pensieri.

Nondimeno, era contento che Quistis rimanesse al Garden. Non l'avrebbe mai ammesso apertamente, ma si sarebbe sentito solo ora che il suo gruppo di amici si era ridotto da sette a tre. Il fatto che avrebbe presto guidato i SeeD del Garden di Balamb in un'altra guerra non rendeva le cose più facili. Avrebbe dovuto farlo da solo.

Sentendo piccole braccia intorno al suo collo, Squall si risvegliò dai suoi pensieri e guardò suo figlio, che era ancora sulle sue ginocchia. Adrian lo stava abbracciando senza nessuna ragione, e Rinoa li stava guardando con un piccolo sorriso. Squall si fermò per un secondo, poi abbracciò a sua volta il bambino e sorrise tranquillo a se stesso. O forse non era solo... non sarebbe stato solo.

Era la calma prima della tempesta...

~ CAPITOLO 28 ~

Squall aveva immaginato che essere preside sarebbe stato un inferno.

E lo fu.

Sembrava che non ci fosse fine ai rapporti, richieste e tutte quelle altre carte che continuavano a entrare. Questo non era quello a cui era stato addestrato! Era stato addestrato per essere un SeeD, per combattere, non per guidare un Garden. Continuava a chiedersi, che aveva pensato Cid? Non vedeva che orribile lavoro stava facendo Squall come leader?

Anche il contenuto dei rapporti rendeva il tutto peggiore. Non appena Squall ebbe finito di leggere dieci richieste di assoldamento da parte di Galbadia, e di scegliere parecchi SeeD per tre di queste missioni, Shu entrò nell'ufficio. Stava portando un altro ammasso di carte. Sospirando, Squall si mise una mano sulla fronte. "Che c'è ora?"

"Ehm... be', prima di tutto, il Presidente Loire ha chiamato ancora..." disse lentamente Shu.

"E io non voglio vederlo! Non l'ha capito quando non l'ho invitato al matrimonio?" Squall aggrottò la fronte.

"Io l'avevo capito," Shu fece un breve sorriso beffardo, ma poi la sua espressione tornò minacciosamente seria. "Signore, vi suggerisco di guardare queste subito... sembra che abbiamo perso altri tre SeeD..."

(Oh no, non di nuovo...)

"Altri tre? Shu, questo è inaccettabile," scosse la testa. "Non possiamo continuare a combattere le guerre di Galbadia per loro. Dobbiamo mettere fine a tutto questo, o perderemo tutti i nostri SeeD."

(E mentre loro sono fuori a farsi uccidere, io sto seduto qui e non faccio niente... dannazione, io dovrei essere lì fuori! Dovrei essere io quello a combattere. Volevo diventare un SeeD, non un preside.)

"Signore, sono i ribelli contro i Galbadiani e noi siamo messi proprio in mezzo. Sembra che i ribelli stiano perdendo, ma potrebbe essere un altro dei loro trucchi..." Shu socchiuse gli occhi. "Crediamo che il loro vero obiettivo sia raggiungere il Presidente Caraway. Avrà bisogno di protezione... ma probabilmente questa sarebbe una missione molto pericolosa."

Squall alzò lo sguardo verso di lei, poi lo spostò di nuovo sulla sua scrivania. All'improvviso, si alzò e disse deciso, "la farò io."

Shu spalancò gli occhi. "Cosa? Signore, lei deve guidare il Garden. Non possiamo permetterci..."

"...non possiamo più permetterci la morte di altri SeeD," la interruppe Squall. "Dobbiamo disfarci di quel capo ribelle, Xar, e se lui vuole arrivare a Caraway, probabilmente vorrà fare il lavoro sporco da sé - come l'ultima volta. E Xar è intelligente. Io non... non posso stare seduto qui ad ascoltare il corso degli eventi attraverso i rapporti. Devo essere presente."

Il personale interesse di Squall in questo caso sorprese Shu. Naturalmente era nel personale interesse di tutti, dal momento che Galbadia era un grande paese con forze sufficienti da spazzare via l'intero continente di Balamb. I ribelli violenti dovevano essere fermati dal prendere il controllo di Galbadia. "Beh, suppongo che potrei prendermi cura io dei rapporti e cose simili... Nida mi aiuterà, ne sono sicura. D'altronde, potrebbe essere una buona idea che lei vada fuori con gli altri SeeD... è un forte leader. Si sentiranno più sicuri con lei lì."

"Forse," sospirò Squall.

(Il Presidente Caraway deve vivere... devo assicurarmi di questo. Se viene ucciso e Xar diventa il nuovo Presidente, Galbadia sarebbe rovinata... quell'uomo è affamato di potere. Forse potrebbe anche attaccare Balamb... ed Esthar. ...E Caraway è il padre di Rinoa, dopotutto.)

"Vado a prepararmi," disse Squall , girandosi per lasciare la stanza. "Prenderò una nave per Dollet già questa sera, perciò ti lascio il comando finché non sarò tornato."

Shu sgranò gli occhi. "Sta pensando di andare da solo?"

Lui si girò e la guardò, alzando le spalle. "Ci sono già altri SeeD che combattono a Dollet, Timber e Deling. Se dovesse esserci qualche problema, li contatterò."

"Signore..." iniziò Shu, ma lui non la sentiva già più. Sospirando, andò alla scrivania di lui e si sedette a controllare i nuovi rapporti...

*~*~*~*~*

"Squall, non ti lascio andare!" Molte teste si girarono quando Rinoa arrivò di corsa dietro a Squall dal dormitorio, con Adrian che la seguiva da poco lontano. Squall la ignorò apertamente, continuando a camminare nel corridoio con passi determinati. Indossava i suoi soliti vestiti da battaglia, e aveva il suo Lionheart blu scintillante assicurato al fianco.

Rinoa finalmente lo raggiunse, e gli si mise davanti, afferrandogli con decisione entrambe le braccia e guardandolo negli occhi. "Non andare."

Lui inspirò lentamente e cercò di liberarsi dalla sua stretta. "Rinoa, devo. Il Presidente Caraway ha bisogno di protezione. I suoi soldati sono bravi a combattere, ma... non mi fido di loro. Se fanno anche solo un piccolo errore..."

"Perché non ci può andare qualcun altro??" chiese Rinoa, frustrata. Anche se Caraway era suo padre e lei voleva che stesse bene, preferiva che Squall restasse. Adrian stava dietro di loro, a guardare la scena con gli occhi spalancati, ma era tranquillo.

"Rinoa..."

"Bene! Allora vengo con te." La giovane strega si buttò una ciocca dei lunghi capelli neri dietro le spalle e si mise le mani sui fianchi, guardando preoccupata Squall.

Squall scosse rapidamente la testa. "No, Rinoa. È troppo pericolos-"

"...È pericoloso anche per te!" disse Rinoa, la sua espressione ferita e preoccupata. Abbassò la voce, bisbigliando, "potresti rimanere ucciso..."

"È esattamente per questo che devi rimanere qui." Squall ignorò gli sguardi curiosi dei vari studenti presenti nel corridoio, e si avvicinò, prendendo le mani di sua moglie fra le sue. "Se..." Fissò di nuovo Adrian, e abbassò anche lui la voce ad un bisbiglio. "Se vengo ucciso, allora, almeno, morirò sapendo che tu ed Adrian siete al sicuro qui... se invece tu vieni con me e veniamo uccisi entrambi? Non posso lasciare che questo accada. Io... non voglio che Adrian debba essere un orfano, come lo sono stato io..."

Chiudendo gli occhi, Rinoa si appoggiò al suo petto e abbracciò stretto suo marito. Squall ricambiò l'abbraccio, pregando dentro di sé che questa non fosse l'ultima volta che l'avrebbe vista...

Tuttavia furono interrotti quando udirono lo schioccare di una frusta. Alzando la sguardo, Squall vide Quistis camminare verso di loro, vestita nella sua tenuta rosa da combattimento invece che con l'uniforme SeeD.

"Quistis?"

"Io vengo con te, Squall," disse semplicemente, non lasciando spazio ad alcuna protesta.

Rinoa si girò e guardò anche lei l'istruttrice, mentre si abbassava a prendere in braccio Adrian che si stava aggrappando alla sua gonna.

Squall socchiuse gli occhi. "Cosa? E la tua classe?"

"Oh, sopravviveranno un paio di settimane senza di me. Sai, ci sono altri istruttori qui." Fece un sorrisetto. "E hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle. Non hai imparato niente? Non puoi pensare a tutto il mondo da solo."

"Chissenefrega... partiamo fra 15 minuti." Alzando gli occhi al cielo, Squall si girò di nuovo verso sua moglie e suo figlio, abbracciandoli entrambi velocemente prima di seguire Quistis all'entrata principale.

Rinoa sorrise grata a Quistis, stringendo Adrian vicino a lei. Avrebbe lottato di più, ma sapeva che non poteva lasciare Adrian da solo. Benché odiasse ammetterlo, Squall aveva ragione questa volta... Avrebbe solo voluto che nemmeno lui dovesse andare. "State attenti!" gridò loro.

"Mamma, papà torna?" chiese Adrian tranquillamente.

"Oh, certo che sì, caro," rispose lei senza pensare, sorridendo rassicurante e dandogli un bacio sulla fronte. Poi sospirò e cominciò a camminare per tornare al dormitorio.

(Torna sano e salvo, Squall...)

~ CAPITOLO 29 ~

Dopo essere arrivati a Dollet, Quistis e Squall noleggiarono una macchina per giungere a Deling City. C'erano ancora battaglie minori in corso per le strade di Dollet, e risultò un po' difficile prendere una macchina dal momento che molte erano già state noleggiate da persone disperate che stavano fuggendo dalla città. Ne erano rimaste solo due, e la più grande aveva bisogno di riparazioni, così i due SeeD di alto livello furono costretti a prendere una macchina piccola e gialla che non sembrava particolarmente forte.

Una volta fuori dalla città, Quistis fu sollevata dal fatto di essere in una strada calma. Squall stava guidando, perciò lei poteva appoggiarsi sul sedile e rilassarsi. Erano in viaggio ormai da mezz'ora, e nessuno di loro due aveva detto una parola. Naturalmente, Squall era perduto nel suo mondo di riflessioni, e Quistis era riluttante all'idea di disturbarlo. Ma infine, si annoiò e si schiarì la voce prima di parlare. "Allora... essere preside non è abbastanza eccitante per te?"

Lui le lanciò un'occhiata breve senza voltare la testa. "Cosa te lo fa pensare?"

"Beh, dal momento che sei qui fuori invece di stare a firmare rapporti e a rimproverare gli studenti che scorrazzano dopo il coprifuoco..." Ridacchiò debolmente. "È un cambiamento notevole, no?"

"Chissenefrega..."

Sospirando leggermente, Quistis guardò fuori dal finestrino. "Sembra che nemmeno Selphie stia andando così male come preside... quando ho sentito per la prima volta che la volevano in quel ruolo, ho immaginato il Garden di Trabia ridecorato con pareti rosa e divani vaporosi al posto delle panchine." Sorrise. "Ma è saltato fuori che le sue abilità nell'organizzare e incoraggiare si siano adattate piuttosto bene al suo lavoro. Sia gli studenti che i superiori sono molto contenti con lei. È sicuramente un po' fuori dall'ordinario... ma Irvine la sta aiutando. Sembra sia diventato Comandante."

"Sono sicuro che è più brava di me ad incoraggiare gli studenti... io li spavento e basta," replicò Squall annoiato.

Quistis non smetteva mai di stupirsi ogni volta che lui rispondeva con qualcosa che non fosse 'chissenefrega'. Si mise una mano sulla bocca e rise, scuotendo la testa. "Oh, andiamo. È solo che ti rispettano."

"Notizie da Zell?" chiese Squall, cambiando argomento.

"Sì, in verità... lui, Bella, Cid ed Edea stanno facendo un buon lavoro con il nuovo orfanotrofio. Hanno ricevuto cinque nuovi bambini solo lo scorso mese. Si annoia un po' naturalmente... ma è molto eccitato per il bambino che lui e Bella stanno per avere." Quistis lo guardò di nuovo. "Vuole assolutamente che andiamo a trovarlo quando sarà nato."

Squall annuì semplicemente e la macchina divenne silenziosa ancora una volta, tranne per il rumore pigro del motore e delle ruote sulla strada.

"Squall..." disse Quistis all'improvviso, in tono calmo, "come ti senti... riguardo a tutto questo?"

Lui rimase in silenzio per un attimo, tenendo gli occhi sulla strada. "Onestamente, spero che questa guerra finisca presto. Anche se procura al Garden molti fondi, perciò-"

"No, no, no," lo interruppe lei. "Non la guerra... voglio dire... come ti senti riguardo a... tutto? Zell, Selphie ed Irvine che se ne vanno... Cid che si ritira, tu che diventi preside... Rinoa... tuo figlio... tuo... padre..."

Capì che non avrebbe dovuto chiedere quando vide apparire quello sguardo corrucciato familiare a tutti sul suo viso.

"Come mi sento non ha importanza. Almeno non per te."

La prima parte della risposta infastidì Quistis, ma l'ultima parte ferì i suoi sentimenti. Aggrottò lo sguardo a sua volta e si voltò arrabbiata sul suo sedile. "Non cambierai mai, no? Sei così... Oh! Non lo so! Non parli a meno che non ti si forzi a farlo! Non ridi quasi mai, e siamo fortunati se riusciamo a vedere il tuo sorriso una volta al giorno. Che c'è che non va con te? Sono passati quattro anni... Hai Rinoa, hai i tuoi amici, ma continui ad agire come se dovessi occuparti di tutto da solo!"

Stringendo i denti, Squall tentò ovviamente di reprimere la sua stessa rabbia. "Forse, Quistis! Magari non cambierò mai – e allora? Neanche tu, continui a chiedermi di dirti 'come mi sento’. Cosa vuoi da me? Ora dobbiamo solo concentrarci sulla nostra missione."

Lei fece un gesto con la mano. "Bene. Chissenefrega. Dimentica che ti abbia mai chiesto qualcosa."

Dopo averla guardata brusco per un secondo, Squall tornò a guardare la strada. E nessuno di loro due disse un'altra parola per il resto delle due ore e mezza di viaggio.

*~*~*~*~*

C'era gente che combatteva dappertutto nell'area che circondava Deling, e sapere che parecchi SeeD stavano combattendo fra di loro fece preoccupare Squall. Mettendo da parte questi pensieri, tuttavia, si disse che era per questo che erano stati addestrati.

La residenza del Presidente era pesantemente vigilata da quelli che sembravano essere alcuni dei migliori soldati di Caraway. Ovviamente temevano un tentativo di assassinio del Presidente, e avevano buone ragioni per farlo. Dopo che la guardie si accertarono che erano davvero SeeD del Garden di Balamb in missione, Squall e Quistis entrarono nell'edificio per incontrare il Presidente Caraway.

Persino l'ufficio di Caraway era sorvegliato da cinque guardie, e Squall cominciò a dubitare che il Presidente Galbadiano avesse davvero bisogno del loro aiuto.

Quando li vide entrare, Caraway si alzò immediatamente dalla sua sedia e andò a stringere loro la mano- "Comandante Leonhart! Ne è passato di tempo, eh?"

Squall annuì senza interesse, mentre Quistis precisava tranquilla, "in verità, si tratta del preside Leonhart ora..."

"Preside? Mio Dio, mio Dio, stai scalando il mondo piuttosto rapidamente, eh?" Caraway guardò di nuovo Squall con un sorriso piuttosto forzato. "È un peccato che io non sia potuto venire per il matrimonio... ma sai, non posso permettermi di lasciare Galbadia nemmeno per un minuto finché Xar è vivo. Spero che tu stia avendo cura di mia figlia. E di mio nipote."

"Sì, signore," sospirò Squall. "Come sa, siamo qui per assicurarci che stia bene, Presidente Caraway."

Caraway annuì. "Sì certo. Anche se dubito che sarà necessario. Ma i miei consiglieri hanno insistito che fossi protetto da SeeD ben addestrati. I miei soldati sono estremamente bravi a combattere, ma hanno meno esperienza in cose come trappole e assassini, sembra," si fermò, strofinandosi il mento con la mano. "In pratica, tutto quello che dovete fare è girovagare per l'edificio e stare attenti ad ogni cosa o chiunque che sembri sospetto. Non dovrebbe essere un lavoro troppo difficile per voi, specialmente perché dubito che Xar si azzarderà ad attaccare con tutte quelle guardie là fuori. Infatti sono sorpreso che siate venuto qui di persona, Leonhart. Sono sicuro che qualunque altro dei vostri SeeD avrebbe potuto farlo."

"Fino alla morte di Xar, la sua sopravvivenza è vitale, Signore. Volevo assicurarmene personalmente," disse semplicemente Squall. Quistis rimase in silenzio, ancora offesa e arrabbiata per la conversazione in macchina.

"Ma certo. Lo apprezzo," rispose Caraway, "Vi suggerisco di cominciare al più presto. Durante la notte, voi due potreste fare a turno in modo da poter riposare un po'." Si girò e tornò alla sua sedia. "Ora, se volete scusarmi, devo fare alcune chiamate importanti. Potremo parlare più tardi."

"Sì signore."

"Certamente."

I due SeeD lasciarono l'ufficio. In corridoio, Squall si girò verso Quistis prima che lei potesse andare via, "hey... io... uhm... mi dispiace per prima."

Quistis fece spallucce. "Grazie, anche se come ti senti non deve importare, giusto? Almeno non a me," rispose acida. "Non è questo che avevi detto?"

Socchiudendo gli occhi, lui si girò bruscamente e se ne andò. "Chissenefrega. Vado a mettermi di guardia."

(Per una volta che cerco di essere gentile vengo trattato a pesci in faccia.)

(Forse me lo merito... Ma perché ha bisogno di saperlo, in ogni caso? Come se ne avesse il diritto. Io... non me la sento di dirle come mi sento. Non voglio parlarne. È più facile così.)

~ Capitolo 30 ~

La missione era davvero simile a quella dell'ultima volta in cui dovevano proteggere il Presidente Caraway. Passarono parecchi giorni, ma non successe niente. Niente. La differenza era che la scorsa volta, erano tutti lì... Zell, Irvine, Selphie, Quistis, Rinoa... persino Nida e Shu. Ora c'erano solo lui e Quistis, che non gli parlava, e nemmeno lui le parlava. Non che gli importasse, ovviamente. Non aveva bisogno di parlare con nessuno.

(Ora sto mentendo ancora a me stesso...)

Sospirando, Squall affondò in una sedia della hall, permettendosi di prendersi una breve pausa dopo essere stato di guardia tutta la notte. Voleva solo che quella missione noiosa trovasse una fine, ma c'era qualcosa che gli rodeva dentro la testa. Aveva abbastanza buon senso da sapere di non supporre che le cose stessero andando bene solo perché questa era la prima impressione. E qualcosa gli diceva che le cose non erano come sembravano neanche questa volta... Qualcosa non andava, ma non riusciva a capire esattamente cosa fosse... Un presentimento, la gente lo avrebbe chiamato così. Lo senti, ma non lo puoi provare.

Appoggiandosi indietro con la schiena, lasciò che la sua mente spaziasse altrove...

(Rinoa... Come starà? Mi piacerebbe essere con lei ora... Potremmo prenderci una vacanza... andare a quel campo di fiori vicino al vecchio orfanotrofio della Madre, solo noi due. Ma non succederà... Troppe cose da fare. Non ottieni sempre quello che vuoi.)

(E Adrian... Tutti dicono che è come me, ma c'è così tanto anche di Rinoa in lui. È strano pensare che sia stato davvero un errore... Probabilmente il miglior errore che abbia mai fatto.)

Squall sorrise debolmente a se stesso.

Si udirono dei passi lungo il corridoio, e il SeeD si mise rapidamente in piedi. Una delle guardie di Caraway venne camminando verso di lui. Squall si ricordava di averlo visto un paio di volte prima - lo riconosceva perché si teneva sempre lontano dagli altri soldati e aveva lunghi capelli che gli coprivano completamente la faccia fino al naso. Sembrava incredibilmente stupido, ma naturalmente, Squall si teneva questo pensiero per sé, come tutti gli altri.

Con sua sorpresa, la guardia non gli passò oltre, ma invece si fermò e si girò verso Squall, sbirciandolo attraverso un singolo occhi verde smeraldo che era visibile attraverso i suoi lunghi capelli.

"Mi scusi..." chiese il soldato con una voce profonda e calma. "Sa dov'è il Presidente adesso? Ho bisogno di consegnargli un messaggio importante..."

Squall lo guardò vacuo per alcuni secondi. All'improvviso ebbe una brutto presentimento riguardo a quel tipo... Quello stesso assillante presentimento che lo stava tormentando dicendogli che qualcosa andava storto. Era irritante.

(Probabilmente sono solo paranoico... È naturale con tutti questi anni di combattimento...)

"Allora?"

"L'ho visto verso l'alba. Si stava dirigendo al suo balcone per fare colazione lì," rispose Squall.

"Grazie." Il soldato gli fece un veloce sogghigno che fece sentire Squall in un qualche modo nervoso, poi continuò per la sua strada.

Incapace di far andare via quella brutta sensazione di qualcosa che gli sfuggiva, Squall prese a camminare lungo il corridoio nell'altra direzione. Un messaggio al Presidente... La mattina così presto? Beh, era possibile...

(Un momento... Quel tipo non era nella squadra destinata alla sorveglianza esterna? Allora perché all'improvviso se ne va in giro a recapitare messaggi?)

(Tiene sempre le distanze dagli altri. Forse è solo asociale... Ma la sua faccia... Perché la nasconde-)

Come un fulmine a ciel sereno, Squall comprese tutto. Ne avesse avuto il tempo, si sarebbe mentalmente maledetto per essere stato così stupido. Con una mano pronta sul gunblade, corse più veloce che poteva verso la camera privata del Presidente.

Sorpassò Quistis. "Squall, che succede?!" gli gridò dietro lei.

"Seguimi e basta!"

*~*~*~*~*

"Nome, grado, scopo della vostra presenza qui?" La guardia fuori la stanza del Presidente Caraway guardò serio l'altro soldato.

"Ho un importante messaggio per il Presidente," insistette l'uomo dai capelli lunghi. "Per favore, mi lasci entrare immediatamente. Ho fretta!"

"Non posso farti entrare senza sapere che sei stato autorizzato. Per favore, nome e grad-"

Il calcio di una pistola fu duramente abbassato contro la sua testa così velocemente che la guardia non ebbe tempo di reagire. Cadendo immediatamente in stato d'incoscienza, finì a terra con un suono sordo, il sangue che scorreva sul tappeto bianco dalla base del suo collo.

"Ecco qui il mio nome e il mio grado," mormorò la figura dai lunghi capelli neri. Un sorriso malvagio si fece strada nella sua faccia mentre afferrava la maniglia della porta ed entrava.

*~*~*~*~*

A Caraway piaceva prendersi il tempo che gli occorreva durante la colazione. Era il suo unico momento di pace. La guerra lo stava stressando completamente. Non era facile essere Presidente in un momento come quello, essere la causa di tanto spargimento di sangue e vite sacrificate per lui e per il paese. Sospirando pesantemente, guardò l'orizzonte nuvoloso e mandò giù un sorso di caffè.

"Signore," disse una voce dietro di lui.

Appoggiando la tazza sul tavolo accanto a lui, Caraway si alzò per guardare in faccia il soldato che era entrato sul balcone. "Sì... hmm, non ricordo di averti mai visto prima qui..."

"Signore, ho un messaggio per lei... uno... davvero importante," disse lo sconosciuto soldato dai capelli lunghi con una voce profonda.

"Oh, davvero? Beh, cosa c'è?" chiese il Presidente con evidente preoccupazione.

"Beh... QUESTO, naturalmente." Il soldato tirò fuori una pistola e la puntò contro Caraway, che spalancò la bocca e si ritrasse sotto shock. Il soldato si spostò i capelli dalla faccia, rivelando un'orribile cicatrice e un occhio mancante. "Finalmente, Caraway... Siamo solo io e te."

"Xar..."

"Finalmente! Pagherai per quello che hai fatto a me. A tutti noi... Dopo tutti questi anni di lotte, ci hai cacciato via e detto 'viva la pace’. Tutte queste battaglie, per NIENTE?! Il Presidente Deling ci aveva promesso una vita migliore! Avremmo dominato l'intero continente di Galbadia, e infine, forse anche Balamb. Saremmo stati la più grande nazione della parte occidentale del mondo! Ma no! Dopo tutto quello che abbiamo passato, sei arrivato tu a dirci che l'abbiamo fatto per niente!"

"Xar, sicuramente capirai..." iniziò Caraway, ma Xar non lo lasciò finire.

"No! Ho perso l'occhio in battaglia! Sono segnato a vita! Ho perso persino mia moglie! È tempo che qualcuno che sa come guidare una nazione prenda il potere, Caraway. È tempo che paghi il prezzo di ciò che hai fatto, ed è arrivato il momento in cui prenderò il potere che merito..." Xar lo fissò con rabbia e premette il dito contro il grilletto, pronto a fare fuoco...

Accadde tutto velocemente.

"Presidente!" urlò una voce maschile.

Si udì un colpo di pistola, proprio mentre una figura scura saltava di fronte al Presidente.

"SQUALL!!!" gridò Quistis, mentre il corpo ferito perdeva l'equilibrio e barcollava all'indietro, cadendo oltre il bordo del balcone.

Un altro colpo di pistola, e il corpo di Xar cadde a terra. Preso di sorpresa dal salvatore del Presidente, non aveva visto la pistola dello stesso Caraway.

Quistis corse immediatamente al bordo del balcone, "Squall!! Oh... no..."

Stava cadendo... cadendo... il dolore che gli bruciava in petto.

...cadendo.

Poi l'impatto, e tutto divenne scuro.

*****
Nota della traduttrice/betareader: per i lettori di EFP, tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 7
*** Capitoli 31-37 ***


IN HONOR OF OUR CHILDREN
scritta da Tarlia, tradotta da Erika nel 2003, rivista da Alessia Heartilly nel 2010

~ Capitolo 31 ~

......

Non aveva idea di che ore fossero, che giorno fosse, o persino che settimana fosse. Non aveva idea di dove si trovasse e da quanto tempo fosse lì. All'inizio fu difficile svegliarsi, difficile ritrovare l'uso dei sensi. Ma poi sentì dolore, il suo intero corpo che gli doleva. Lentamente, cominciò a ricordare, ma vagamente.

Quando costrinse gli occhi ad aprirsi la pallida luce bianca lo accecò immediatamente e gli fece male agli occhi, e quindi li chiuse rapidamente di nuovo.

C'era qualcun altro lì. Avendo ovviamente notato che si era mosso, la persona si girò e urlò, "Rinoa! Penso che si stia svegliando!"

(Rinoa...)

Entrò qualcun altro, e lui cercò di aprire nuovamente gli occhi, la sua vista ancora offuscata mentre scorgeva un pezzo di qualcosa di blu. Era ancora il suo colore preferito.

Vedendo che la stava guardando, Rinoa si avvicinò velocemente e gli buttò le braccia al collo "Squall!" disse, con voce felice, ma anche spezzata come se avesse pianto o stesse per farlo.

Voleva abbracciarla a sua volta, ma non trovava davvero l'energia per farlo, non ancora. L'altra persona, che riconobbe essere la dottoressa Kadowaki una volta che la sua vista fu di nuovo chiara, spinse gentilmente via Rinoa. "Fa attenzione, cara. È ancora debole," si girò verso Squall, guardandolo negli occhi mentre stava probabilmente controllando se riuscivano a focalizzare. "Squall, puoi sentirmi?"

Lui annuì debolmente.

"Non so cosa dire – ti cacci in così tanti guai, ma sei anche estremamente fortunato. Ragazzo, eri a pochi passi dalla morte," disse la dottoressa solennemente. Rinoa, che stava in piedi accanto a lei, sembrò ancora più triste mentre diceva quelle parole.

(Che è successo...?)

"Prima di tutto, la pallottola avrebbe potuto benissimo colpirti il cuore, ma lo ha mancato e ha colpito uno dei polmoni invece. Sai quante possibilità ci sono! In più, la caduta giù dal balcone avrebbe potuto ucciderti, ma sei atterrato su qualche cespuglio che era proprio lì sotto, e il danno si è ridotto notevolmente. Ho tolto la pallottola, e te la sei cavata con una leggera concussione e una gamba rotta."

(Oh, fantastico...)

(... Caraway... Lui...?)

"Il... p-Presidente?" chiese Squall.

"Squall, non preoccuparti," disse Rinoa con un sospiro. "Sta bene. Xar è morto."

"...bene."

"Vi lascio da soli," la Dottoressa Kadowaki si girò verso l'uscita.

Rinoa sospirò un'altra volta e si sedette sul bordo del letto, asciugandosi alcun lacrime che le stavano scivolando giù dalle guance. "Oh Squall... sempre a pensare al tuo lavoro prima che a te stesso." Gli mise una mano sulla fronte, spostando alcune ciocche di capelli sudati che si erano appiccicati.

(È quello che siamo stati addestrati a fare...)

"E non venirmi a dire che è quello che si suppone dobbiate fare." Si morse il labbro e deglutì. "Odio questa cosa. Odio vederti andare in missione e il fatto che non posso venire con te. Odio essere lasciata indietro a preoccuparmi. Odio il fatto che non riesci a dire di no, almeno una volta," lei scosse la testa dolcemente, mentre altre lacrime cadevano dai suoi occhi. "Avrei dovuto aiutarti – sono una Strega! Era compito mio liberare Timber, ma è diventato tutto all'improvviso troppo grande per me da quando Xar è apparso... E poi Adrian... Non potevo andare da nessuna parte. Ora sto semplicemente seduta qui mentre tu sei là fuori, chiedendomi... 'Sta bene? Che sta facendo in questo momento? È ferito? È... ancora vivo?’" Affondò il viso nel suo petto, con un singhiozzo. "Avevo così tanta paura, Squall! Pensavo che saresti morto!"

Facendo un lento respiro, Squall mise un braccio intorno alle sue spalle arrangiandosi come meglio poteva. "Va tutto bene... Quello che ho fatto era necessario... e non sono morto."

"No, non lo sei," bisbigliò lei, alzando lo sguardo per incontrare il suo ancora una volta con occhi marroni bagnati e intristiti. "E non andrai da nessuna parte per alcuni mesi con quella gamba che ti ritrovi... ma che ne sarà del futuro? Non possiamo prevederlo, lo so, ma... che succederà se una cosa come questa accedesse ancora e... tu non fossi così fortunato? Non voglio essere lasciata da sola più di quanto lo voglia tu..."

(Che sta dicendo? ...Lasciare i SeeD? Lo sta sottintendendo... Non posso farlo. Il Garden è la mia casa... Questo è il mio lavoro. Non posso semplicemente lasciare tutto quello che conosco. Non posso. Il Garden è sotto la mia responsabilità, che mi piaccia o no...)

Non disse niente, non sapendo davvero come rispondere senza renderla ancora più infelice, perciò si limitò a stringere Rinoa tranquillamente mentre cercava di capire quanto ci sarebbe voluto prima che potesse camminare ancora. Gli incantesimi curativi funzionavano raramente con le ossa rotte, almeno se era una cosa grave... Ma potevano probabilmente accelerare la guarigione, almeno di un po'. Pensò che appena gli fosse stato di nuovo possibile farlo, sarebbe tornato al suo lavoro come preside.

Quella era la sua responsabilità, e lui l'aveva accettata.

"Dov'è Adrian?" chiese infine.

Rinoa sollevò la testa, guardandolo e asciugandosi le lacrime con la manica. "È con Quistis e Shu... Posso andare a prenderlo, se vuoi."

Squall annuì, poi aggiunse, "...Dì a Quistis di venire anche lei, va bene? Io... ho bisogno di sapere cosa è successo."

"Non puoi rilassarti almeno per ora? Tutto è stato sistemato. Il mondo non morirà anche se non riuscirai a sapere prima di domani." Rinoa si alzò e si mise le mani sui fianchi.

"Rinoa..." sospirò Squall.

(Sono sveglio. Voglio sapere qual'è l'attuale situazione di Galbadia ora che Xar è morto. È un così grande crimine?)

Lei si limitò a fare un mero sospiro e poi gli rivolse uno sguardo relativamente vuoto, poi lasciò la stanza. Era strano, perché di solito faceva più storie, anche se sapeva che avrebbe perso.

Squall colse l'opportunità di chiudere gli occhi e di riposare un attimo. Il suo mal di testa era peggiore del solito - non c'era da meravigliarsi, però, visto che era caduto da tre piani dal balcone di Caraway.

(Ci sono andato vicino... Ma era solo una delle tante volte. Quante volte ho rischiato la mia vita? Ho perso il conto... i SeeD lo fanno tutto il tempo. È semplicemente così. Ci siamo abituati.)

(Ma lo siamo davvero? Quando abbiamo pensato che Seifer fosse morto... Anche se non era esattamente nostro amico, la cosa ha influenzato tutti noi. Magari non siamo così bravi a dialogare con la morte come pensiamo di essere...)

~ Capitolo 32 ~

E per la prima volta in decenni, il mondo tirò un sospiro di sollievo... e si rilassò. Erano passati due anni da quando Xar era morto in quella fatale mattina a Deling City, ma la sua morte era stata solo l'inizio di una catena di eventi che avrebbero infine portato la pace a Galbadia. Il vendicativo ex-soldato aveva parecchi sostenitori che continuarono a causare problemi e ci volle un mucchio di tempo e sforzo al Presidente Caraway, ai suoi consiglieri e al suo esercito per riportare la pace senza uccidere i ribelli. Naturalmente, questo fatto toccò anche il resto del mondo. I SeeD del Garden furono assegnati a numerose missioni per aiutare ancora una volta Caraway, e anche Esthar venne in aiuto con qualche supporto militare, dal momento che molti soldati galbadiani erano già caduti in guerra.

Così quando divenne finalmente ufficiale che tutti i principali problemi erano risolti, tutti quanti ne furono sollevati.

Nel mezzo della confusione stava un bambino che si sforzava di capire cosa stesse succedendo. Guerre, politici, eserciti - nessuna di queste cose interessava ad Adrian. A soli cinque anni, non si era mai allontanato dal fianco di sua madre, non era mai stato fuori dal continente di Balamb, non aveva visto scene di guerra come molti altri, beatamente ignorante del dolore che molti bambini alla sua età avevano provato nel vicino continente.

Questo non significava che per lui le cose fossero perfette.

Adrian Leonhart era cresciuto dall'essere il bimbo carino che tutti nel Garden adoravano, al giovane bambino che era appena entrato in quell'età nella quale era grande abbastanza per diventare un alunno delle scuole elementari. Non c'era nessun'altra scuola disponibile, eccetto per quella locale nella città di Balamb, ed era troppo lontana. Anche se era uno studente del Garden questo non voleva dire che doveva completare gli studi e diventare SeeD - i giovani scolari della sua età non imparavano molto altro che le cose fondamentali come leggere e scrivere, con una minore aggiunta di conoscenza di combattimento - ma naturalmente, tutti i SeeD nel Garden si aspettavano che seguisse le orme di suo padre. Tutti quanti, tranne forse eccetto lo stesso Squall, che in verità non ne aveva mai fatto menzione.

Alla madre di Adrian non piacevano le aspettative degli altri. Lui poteva dire che era preoccupata, ma sapeva poco di quello che lei e Squall discutevano alle sue spalle. Non gli avevano mai permesso di ascoltare, anche se era del suo futuro che stavano parlando. Era così ingiusto.

Avere un padre che era il preside del Garden ed era considerato un eroe non era sempre così facile.

E il resto della sua famiglia – sua madre era l'unica Strega al mondo, e i suoi due nonni erano entrambi Presidenti. Anche se conosceva uno solo di loro, e non ne aveva mai incontrato uno di persona.

Quello che rendeva il tutto peggiore erano gli altri bambini della sua classe; la maggior parte di loro aveva cinque o sei anni, e potevano essere davvero crudeli con lui. Non riusciva davvero a capire il perché - era piccolo per la sua età, ma lo prendevano in giro soprattutto per essere chi era. Magari era gelosia, magari a loro non piaceva come prendeva tanta attenzione dagli studenti più grandi. Non lo sapeva. Nessuno di loro, nemmeno gli adulti o gli altri bambini, lo vedevano per chi era: un bambino timido ma intelligente a cui sarebbe piaciuto avere amici e giocare come gli altri bambini - ma agli altri non importavano cose come queste. Loro volevano che diventasse un grande guerriero, o lo disprezzavano per essere non ufficialmente indicato come 'il futuro Squall'.

Loro vedevano solo Leonhart. Nessuno vedeva Adrian.

L'unico sollievo che Adrian sentì, tre giorni dopo il discorso ufficiale di pace di suo nonno, fu un giorno fuori dal Garden. Rinoa avrebbe incontrato Zone e Watts là per ricordare i vecchi tempi. Non si erano visti per anni, e Rinoa aveva lasciato che Adrian venisse con lei a vederli. Non c'era alcun pericolo nella città di per sé, e andando lì in macchina avevano evitato i mostri che si trovavano nelle praterie.

Era una strana esperienza per Adrian – non si era mai allontanato tanto dal Garden prima d'ora, e capì quanto poco aveva visto del mondo. La gente qui viveva in case invece che in dormitori, non avevano alcun centro per gli allenamenti, e il piccolo bar sul pontile era così diverso dalla grande mensa a casa.

Eppure, fu un'esperienza noiosa per Adrian dopo tutto. Dopo la prima, strana presentazione agli amici di sua madre, loro tre si persero in noiose conversazioni da adulti, a parlare di cose di cui non gli poteva importare di meno. In un momento di distrazione, riuscì infine a sgattaiolare via dal bar e si diresse invece al pontile, sdraiandosi sullo stomaco sul bordo di esso a fissare l'acqua.

"Ce faai?" disse una voce dietro di lui. Adrian trasalì e saltò in piedi, quasi cadendo in acqua, ma riuscì in un qualche modo a mantenere l'equilibrio.

Davanti a lui stava una bambina, un po' più piccola di lui - probabilmente di circa quattro anni. Aveva capelli piuttosto corti e leggermente ricci, di un biondo pallido, e enormi, innocenti occhioni blu mare, che sembravano brillare di birichineria. "Oooh, tò paventato?" chiese dolcemente, poi fece una risatina.

"S... uh, voglio dire... nah," rispose rapidamente Adrian.

"Cometto di cì! Tò paventatooo!" disse la bimba prendendolo in giro, saltellando da un piede all'altro e guardandolo con un grosso sorriso stampato sul visino.

"No! Io non ho paura di niente!" protestò lui, corrucciando il viso mentre le si avvicinava. Grande, un'altra che lo prendeva in giro. Ma questa era più piccola di lui, poteva affrontarla.

"Paventato come gattino!" urlò felicemente, ancora ridacchiando.

"Prova a ridirlo!" la minacciò Adrian.

"Ce falai? Lo dicci alla mamma?"

Adrian rifletté. Non voleva davvero farle del male né niente del genere, d'altronde, si sarebbe cacciato nei guai se ci avesse provato. "No," disse. "Ma prenderò il mio gunblade e ti punirò con quello. Ne ho uno a casa!" – Beh, Squall ne aveva una, comunque, almeno, c'era un gunblade nel loro appartamento. Era quasi vero.

Gli occhi della bimba si spalancarono, "Davvevoo?" strillò. "Bimbi non cianno 'umblades! 'Commetto ce menti!"

"Non mento! Te la mostrerò se non mi credi!"

"Okay," i suoi occhi brillarono e sorrise all'improvviso. "Plomettii?"

Adrian deglutì. Sua madre gli aveva detto di non fare promesse che sapeva di non poter mantenere. Ma poi, gli aveva anche detto di non mentire, perciò il danno era già fatto. "Prometto!" disse lui.

"Belloo!" rise la bimba. "Mi ciamo Sejia. E tu?"

"Adrian," replicò Adrian, ridendo a sua volta. "Tu vivi qui?"

Lei annuì, "Cì! Io e mamma e papà, dall'atta palteee," si girò e segnalò un qualche luogo dietro gli edifici su per la strada.

"Che fai qui allora?" chiese Adrian.

Sejia ridacchiò, "Zio si plende cula di me... ma 'ta di novo dommendo. Posso annare dove vojo!"

Il bambino fissò il pavimento. "Magari potessi farlo io..." la guardò di nuovo e vide che stava ancora ridendo. Era la prima bambina che era mai stata così gentile con lui. Non lo conosceva, ecco perché, pensò. Poteva essere se stesso, perché lei non si aspettava niente da lui. Tranne per la storia del gunblade, naturalmente...

"Adrian!" lo chiamò una voce dal bar. Si girò e guardò sua madre, che stava gesticolando. "Adrian, dobbiamo andare!"

Corrucciando lo sguardo, si girò verso la nuova amica appena trovata. "Credo che devo andare... Ciao," disse prima di correre verso Rinoa.

"No dimetticare ce l'hai plomesssooo!" gli gridò dietro la bimba. Ancora ridendo, si girò nell'altra direzione e sparì.

~ Capitolo 33 ~

Il giorno cominciò come una qualunque ordinaria giornata.

E quando gli istruttori non stavano guardando, commentini malefici erano di routine. Le lezioni erano finite per i bambini, e molti dei ragazzini si erano riuniti in circolo intorno ad Adrian.

"Cocchino della maestra!"

"Pensi di essere così bravo solo perché sei il figlio del preside!"

"Comunque, sei troppo debole per diventare SeeD!"

"Lasciatemi in pace!" urlò Adrian. Perché non c'era nessuno lì? Perché nessuno vedeva mai quello che succedeva? Gli altri bambini non lo avevano mai toccato, ma non importava – le parole lo ferivano allo stesso modo, se non di più.

"Codardo!"

"Non sono un codardo!" Adrian guardò gli altri con occhi arrabbiati. Era come una scena dell'infanzia di Squall – solo con molti più Seifer – e come suo padre, Adrian si difendeva da solo. O almeno cercava di farlo. "Sejia non pensa che io sia un codardo!"

"Chi è Sejia?"

"È mia amica, si trova nella città di Balamb. Vi mostrerò che non sono un codardo – Le ho promesso che le avrei mostrato il mio gunblade, e lo farò!" Aveva quasi cominciato a credere alla sua stessa bugia, anche se non aveva nemmeno idea di come si teneva in mano un'arma. Dopo tutto, era solo un bambino che stava cercando di difendersi.

"Tu non hai una gunblade," disse uno dei bambini più grandi. "Ma sei troppo un codardo per uscire dal Garden in ogni caso."

"Vi proverò che sono più forte di tutti voi! Lo farò!" gridò Adrian, con le labbra tremolanti. Gli altri bambini non gli stavano prestando più attenzione. Un istruttore stava venendo nella loro direzione, e i bambini si separarono velocemente. Adrian passò loro oltre e corse giù per la sala. Lontano da loro, lontano da ogni cosa...

*~*~*~*~*

Squall si premette una mano contro la fronte e sospirò mentre firmava un altro pezzo di carta.

(Odio questi dannati rapporti...)

Le ferite che aveva subito oltre due anni prima l'avevano messo fuori gioco per parecchi mesi. Persino dopo che le sue gambe erano guarite aveva continuato a zoppicare per un po', e dopo, aveva solo occasionalmente guidato alcune piccole missioni. Il lavoro del preside non era proprio quello in cui intendeva finire, non gli calzava affatto. Ma non si lamentava mai con nessuno - non c'era nessuno con cui potesse lamentarsi, non c'era alcuna utilità nel lamentarsi. I SeeD sarebbero dovuti sopravvivere per altre generazioni, era semplice... Tuttavia, si sentiva piuttosto inutile nel trascorrere il tempo in un noioso ufficio.

"Shu," disse, alzando lo sguardo verso la SeeD più anziana. Anche dopo tutti questi anni lei era ancora lì, ad aiutarlo col lavoro. Era sorpreso che non sembrasse mai annoiata. "L'esame pratico è fra una settimana, giusto?"

Lei alzò lo sguardo dalle carte, annuendo pigramente. "Sì. Perché?"

"Penso che questa missione possa andare bene per un esame... ecco, dacci un'occhiata." Le porse la richiesta.

Shu annuì ancora. "La esaminerò," disse e si girò per andarsene. Proprio mentre raggiungeva la porta, questa si aprì, e quasi si scontrò contro un piccolo esserino che entrava nella stanza, "Woah, attento, Adrian."

"Mi dispiace," bofonchiò il bambino. Lei gli sorrise e uscì in corridoio. Adrian lanciò uno sguardo a suo padre, poi si avvicinò alla scrivania. "Ciao papà."

Squall alzò a malapena lo sguardo, volendo finire il lavoro il prima possibile. "Ciao Adrian," rispose senza pensarci troppo.

Adrian si leccò il labbro inferiore, fissando Squall per un attimo. Vedendo che non avrebbe ottenuto alcuna attenzione, si mosse intorno alla scrivania e tirò la manica di suo padre, "Papà?"

Sospirando, Squall si girò verso suo figlio, "Cosa c'è?"

"Ehm... puoi insegnarmi come combattere con un gunblade?" Il bambino fissava il pavimento. Squall sgranò gli occhi.

"Dici sul serio? Adrian, sei troppo giovane."

Adrian mise il broncio. "Ma-"

"Guarda... quando sarai più grande, okay?"

"Ma io voglio imparare ora!"

"Adrian, non ho tempo adesso. Ho del lavoro da finire." Vagamente irritato, Squall si mise di nuovo a guardare le carte sul tavolo. Aveva quasi voglia di buttarle giù dalla scrivania e fare qualcos'altro. "Va a trovare tua madre, va bene?"

Se Squall fosse stato più attento avrebbe notato lo sguardo ferito negli occhi di Adrian. "Va bene... lo farò," disse il bambino in tono quasi rude e lasciò prontamente la stanza.

*~*~*~*~*

Quel pomeriggio, più tardi, Squall fu interrotto ancora una volta. Rinoa entrò nell'ufficio, e sembrava essere stranamente di buon umore. Stava camminando, quasi saltellando, e aveva un grosso sorriso stampato sul viso. Squall non ci prestò troppa attenzione, però. Era felice da qualche giorno, sin dalla pace ufficiale di Galbadia.

"Che stai facendo?" chiese, chinandosi per baciarlo.

"Sto solo mettendo a posto queste ultime carte... finalmente."

La Strega ridacchiò e si mise le mani sui fianchi, "Squall Leonhart, lavori troppo. Prenditi una pausa e prestami un po' di attenzione, va bene?"

(Perché è così eccitata?)

Facendo spallucce, si alzò dalla sedia e le mise le braccia intorno. "Ti ascolto. Che c'è?"

Un enorme sorriso le si dipinse sulla faccia e come d'impulso, gli buttò le braccia intorno al collo e lo abbracciò forte, "Ho una cosa da dirti! Oh, Squall, è meraviglioso!"

"Wow, calmati. Stai cominciando a ricordarmi Selphie." Squall sorrise leggermente.

Rinoa ridacchiò. "Beh, sono appena stata dalla Dottoressa Kadowaki. Stavamo giocando a carte e-"

Lui sgranò gli occhi, "Dottoressa Kadowaki? Dov'è Adrian, allora?"

"Pensavo fosse con te?" sembrava confusa e lui scosse la testa, "non lo vedo da questa mattina, prima che andasse a far lezione. Probabilmente è nell'appartamento."

"Probabilmente..." Squall lasciò andare Rinoa. Qualcosa lo stava infastidendo. Ad Adrian non piaceva stare da solo. Se non era con Rinoa, di solito stava a giocherellare fuori dall'ufficio oppure era con Quistis.

(Sembrava giù per qualcosa. Allenamento con il gunblade...)

Rinoa lo guardò curiosa e preoccupata. Qualunque fosse il segreto che voleva rivelare a Squall, sapeva che era meglio non interrompere i suoi pensieri in quel momento. "Cosa c'è che non va?" chiese semplicemente.

All'improvviso, un pensiero colpì Squall, e i suoi occhi si spalancarono. "Devo controllare una cosa," disse velocemente, e mezzo camminando, mezzo correndo, uscì dall'ufficio e si diresse verso l'ascensore.

"Squall, aspetta!" urlò lei, ma lui non la sentì.

(Spero di non avere ragione...)

...ma quando entrò nell'appartamento, vide che la custodia che avrebbe dovuto contenere il suo gunblade era aperta, e la Lionheart non c'era più.

Bestemmiando, Squall si girò e corse più veloce che poteva.

*~*~*~*~*

Il gunblade blu scintillante era pesante, e lui dovette sforzarsi molto per evitare di trascinarlo dietro di sé, invece di tenerlo in braccio. Era stato piuttosto facile uscire di soppiatto, però. La maggior parte degli studenti era alla mensa, nella biblioteca o nei loro dormitori a quell'ora tarda del pomeriggio, ma aveva dovuto nascondersi da qualche istruttore che si trovava a passare di lì e da qualche SeeD più anziano di tanto in tanto. La guardia all'entrata principale era occupata a leggere il giornale, per fortuna.

La strada per la città di Balamb era più lunga di quello che aveva pensato. Stava seguendo la strada che stava tra la città e il posto in cui di solito stava il Garden mobile, ma era già stanco e riusciva a malapena a vedere la città in lontananza. Il Lionheart non rendeva le cose più facili.

Ma gliel'avrebbe fatta vedere, a tutti loro, che poteva prendersi cura di se stesso. Avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a Sejia. Mentre camminava, però, capì piano piano quanto era stato sciocco e che tutto questo gli avrebbe portato nient'altro che guai. Poteva appena alzare l'arma... E se appariva un mostro...

Si udì un ruggito, e Adrian rimase pietrificato. Il terreno tremava mentre i passi di qualcosa di grande diventavano sempre più forti... Qualcosa di grande che si stava dirigendo nella sua direzione.

Raggiungendo la cima della colina, l'Archeosaurus buttò la testa all'indietro e ruggì ancora. Si era allontanato dalla foresta in cui viveva, avendo sentito l'odore di un umano che si avvicinava alla sua tana.

Adrian era paralizzato. Aveva sentito storie sugli Archeosaurus del Centro Addestramento, su quanto erano grandi e pericolosi - ne aveva visto delle foto, aveva sentito quello che avevano fatto a sfortunati studenti mentre stavano allenandosi. Ma niente poteva paragonarsi alla stazza di questa cosa - era enorme! Alto almeno tre metri, con i denti quasi più grandi delle mani di Adrian. Cominciò a tremare, voleva correre, ma non sapeva dove andare.

Fissando il gunblade, lo alzò, cercando di capire come usarlo. Era troppo grande perché potesse colpire con quello - non che non fosse abbastanza forte per farlo, comunque - e non aveva nemmeno capito che poteva premere il grilletto.

La belva non esitò. Camminava più velocemente di quanto lui potesse correre, e continuava a da avvicinarsi. In pochi secondi, lo avrebbe raggiunto.

Non sapendo cos'altro fare, il bambino lasciò cadere il gunblade e cominciò ad urlare disperatamente.

"Adrian!!"

Squall stava correndo più forte di quanto avesse mai fatto in vita sua. Era così vicino, eppure così lontano ancora – poteva vedere suo figlio stare lì fermo; incapace di difendersi, incapace di fare qualunque cosa se non fissare il mostro. Così vicino, ma non vicino abbastanza. Non aveva corso abbastanza velocemente. Non aveva scoperto l'assenza del bambino abbastanza presto. Non era abbastanza vicino da usare la magia.

Non poté fare nient'altro che guardare mentre il grande dinosauro alzava il bambino da terra come un animale con le sue grosse fauci, e i denti aguzzi rompevano le ossa. Il grido fu terribile.

"NO!!! Adrian!!" Arrivando al punto da cui poteva scagliare una magia, richiamò l'incantesimo Firaga sull'Archeosaurus, facendolo ruggire di dolore. Il corpo molle di Adrian cade a terra, duramente. L'incantesimo Firaga fu rapidamente seguito da una magia Stop. L'animale si congelò in quella posizione, come una statua vivente.

"Adrian!" Squall corse al fianco di suo figlio, chinandosi su di lui. Le ferite erano gravi.

C'era sangue... molto. E Adrian non si muoveva.

"Adrian, svegliati!" Richiamò un Curaga. Nessun effetto. Maledicendosi in silenzio, Squall tirò fuori una delle Code di Fenice che portava sempre con sé e la mise sulle labbra di Adrian, cercando di fargli bere il liquido, ma non ci fu ancora alcun effetto.

La disperazione cominciò a prendere il sopravvento, e Squall si alzò di nuovo, scuotendo la testa, "No..." Deglutì e si concentrò ancora, richiamando un'Areiz. Il bambino rimaneva immobile.

(Le ferite sono troppo gravi...)

"No... no... no. No. NO!" Le parole non potevano descrivere quello che provava. Non sapeva quello che provava. Voleva negare quello che sapeva, ma non ci riusciva - il mondo era crudele e lui lo sapeva fin troppo bene. Ma questo?

Adrian era steso lì; non si muoveva, non respirava, il suo cuore non batteva. Non avrebbe aperto gli occhi, non si sarebbe svegliato - in pochi ed eterni secondi era passato dall'essere un bambino pieno di vita a niente, andato. Adrian non poteva essere curato dalle magie.

Era morto.

Troppe emozioni lo attraversarono tutte in una volta, ma una sembrava superare le altre: cieca furia. Squall non ebbe nemmeno bisogno dell'incantesimo Aura mentre prendeva in mano il gunblade, gli occhi infiammati di rabbia pura. Fece a pezzi l'Archeosaurus inerme, che era ancora sotto l'effetto della magia Stop. Lo colpì ancora ed ancora ed ancora - la belva cadde a terra, ma lui continuò a colpirla. Ancora ed ancora, di nuovo e di nuovo, fino a che non cadde in ginocchio esausto, col sangue che gli macchiava i vestiti e il gunblade.

Gli occhi gli bruciavano. Di solito lo aiutava combattere per sfogare la frustrazione, ma questa volta, non lo aiutò affatto. Per nulla. Si sforzò di guardare di nuovo il corpo di suo figlio, e lo fissò, senza sbattere le palpebre, sentendosi come se stesse per svenire lui stesso.

In lontananza poteva sentire delle persone gridare. Poteva sentire le urla di Rinoa. Nemmeno una Strega poteva riportare qualcuno alla vita.

Nessuno poteva aiutarlo ora.

~ Capitolo 34 ~

C'erano tutti al funerale. Quistis, Zell, Selphie, Irvine, Shu, Cid, Edea... persino Nida era lì. Solo Bella era dovuta rimanere all'orfanotrofio per badare ai bambini.

Tutti loro avevano conosciuto Adrian, e il bambino aveva lasciato il segno nelle vite di tutti loro in un modo o nell'altro. Il pensiero del piccolo portato via da loro così presto, senza alcuna ragione o scopo, era devastante. Anche Selphie sembrava sinceramente depressa.

Ellione, Laguna, Kiros e Ward erano arrivati di proposito dopo che la cerimonia era finita - non volevano rendere le cose peggiori. O, più specificamente, Laguna non voleva peggiorare le cose. Erano tutti raggruppati nel Giardino del Garden, e mai prima un così grande gruppo di persone era mai stato tanto quieto. Squall non si trovava da nessuna parte.

Rinoa si tenne lontana dagli altri. Sedeva sotto uno degli alberi, abbracciandosi le gambe e fissando con sguardo perso l'aria. Quistis le si avvicinò cautamente, e si sedette lentamente accanto a lei, senza preoccuparsi che il suo vestito si sporcasse. Senza dire una parola, mise una mano sulla spalla dell'altra donna.

"Non ci posso ancora credere," bisbigliò la Strega, alzando la mano per asciugare le lacrime che continuava a caderle giù per le guance. "È irreale. È come uno di quei terribili incubi, e io aspetto solo che arrivi l'alba... aspetto di svegliarmi e capire che è solo un sogno"

Quistis la guardò con compassione, mentre Rinoa faceva un altro grande e tremolante sospiro e continuava, "ma non mi sveglierò, vero? Non mi sveglierò al suono dei latrati di Angelo che mi chiede di darle di mangiare, o al tocco delle labbra di Squall sulla mia guancia... non mi sveglierò per vedere il dolce visino del mio bambino mentre mi prende il braccio e mi chiede di alzarmi per stargli accanto." Trattenendo un singhiozzo, si lasciò andare volentieri quando Quistis la abbracciò in un tentativo di confortarla.

"Se solo potessi capire perché! Era così innocente, non aveva mai fatto nulla di male. Di tutte le morti inutili e terribili del mondo, perché doveva succedere proprio questa? A lui? A noi? Non abbiamo giù sofferto abbastanza?"

Chiudendo gli occhi, Quistis lasciò che Rinoa le piangesse sulla spalla, mentre cercava di trattenere lei stessa le lacrime. "Magari lo sapessi, Rinoa... ma penso che nessuno possa rispondere a questa domanda."

"E Squall..." Rinoa disse dolcemente non appena ebbe riacquistato la voce. Allontanandosi da Quistis, strinse ancora una volta le braccia intorno alle ginocchia e dondolò avanti e indietro, in un vano tentativo di calmarsi, "Squall... Lui è... è come se fosse morto anche lui. Come se il suo corpo fosse qui, ma fosse solo un contenitore vuoto, privo di ogni anima o emozione. L'hai visto, Quistis? ...non fa che fissare il vuoto. Non corruga la fronte, non piange, non sembra arrabbiato, o triste, niente di niente... ... Io... ho tanta paura di averlo perso... mi ha a malapena detto due parole da quando..." si fermò.

"È il suo modo di affrontare le cose, tesoro. Fino a che non ti ha incontrata, era così tutto il tempo," rispose Quistis. "Beh ... anche se non l'ho mai visto in questo stato prima," ammise.

"Quistis, lui non sta affrontando affatto la faccenda," Rinoa scosse la testa. "Non so, penso che stia cercando di negare il tutto, chiudendosi in se stesso... non ho mai capito come ci riuscisse. Qualunque cosa stia facendo... non la condivide con me. Mi parlava di solito, si apriva di tanto in tanto... Ora non c'è più niente di tutto questo," chiuse gli occhi, con un'espressione di dolore sul viso. "Dovremmo confortarci l'un l'altro. Dovremmo affrontarla insieme. Ma non lascia che mi avvicini a lui, non lascia che lo tocchi! È come se non lo capisse... fa male anche a me... così tanto..."

"Oh, Rinoa..." Quistis sospirò e abbassò gli occhi al suolo. Parte di lei odiava Squall per quello che stava facendo alla ragazza che sapeva incoraggiarlo più di chiunque altro, ma l'altra parte di lei poteva solo provare pietà per lui. Conosceva Squall - non sempre lo capiva, ma sapeva che questo era l'unico modo in cui reagiva. C'erano solo altri due esseri umani al mondo che lei sapeva per certo che lui amava; e aveva appena perso uno di loro. In più, Quistis aveva la sensazione che lui si stesse dando la colpa di quello che era successo.

Voleva aiutarlo, proprio quanto Rinoa. Tutti volevano aiutarlo, tutti loro avevano cercato di parlargli, ma era impossibile. Era come parlare con un muro di pietra. Lo stesso muro a cui aveva parlato quel giorno di sei anni fa, nell'area segreta del Centro Addestramento - solo che questa volta il muro era spesso il doppio, e non la ascoltava nemmeno quando parlava.

Il gruppo di amici che aveva sconfitto Artemisia si era spaccato. Solo Rinoa e Quistis erano rimaste per vedere com'era cambiato Squall negli ultimi due anni, dall'incidente a Deling. Sapeva che non sarebbe mai stato una persona aperto o sociale, ma prima di quell'incidente, almeno era migliorato. Quistis sapeva che si era aperto a Rinoa allora. Ma mentre restava sempre più intrappolato dal suo lavoro di preside, era diventato di volta in volta più assente. Ogni volta che qualcuno gli diceva che stava lavorando troppo, lui lavorava di più, come per provare loro che si sbagliavano - che poteva farcela.

Era Rinoa che di solito rimaneva da sola con Adrian.

Avrebbe dovuto passare più tempo con suo figlio, ma ora era all'improvviso troppo tardi. Non ci sarebbe stata un'altra occasione, non ci sarebbe stato un altro giorno. Per la prima volta, Quistis odiò veramente il suo lavoro e tutto quello per cui si battevano. Odiava il mondo per essere così pieno di dolore e morte, odiava il fatto che il Garden aveva allenato bambini innocenti per combattere per un futuro di ovvia distruzione. Odiava il fatto che stavano consapevolmente guidando i SeeD in una battaglia persa - che da qualche parte nel vasto futuro, tutti questi bambini - o i loro discendenti - sarebbero stati brutalmente massacrati da una strega totalmente pazza; e senza poter fare niente. Loro - Quistis e i suoi amici - sarebbero stati quelli che l'avrebbero uccisa, e tuttavia non sapevano che sarebbe successo dopo.

Come sarà il mondo allora? Avremmo combattuto per niente? Tutte le nazioni saranno già state spazzate, e saremmo arrivati troppo tardi?

Fra tutto questo, Adrian era un piccolo pezzo di un enorme puzzle - talmente piccolo che nessuno avrebbe notato se fosse venuto a mancare, nessuno lo avrebbe ricordato per qualcosa, come se i suoi cinque anni di vita non fossero mai importati. Ma importava a loro, importava a lei, a Rinoa, a Squall. Erano conosciuti come eroi molto prima di esserlo, ma nessuno avrebbe ricordato le loro personalità, e Adrian sarebbe stato una mera nota nei libri di storia: figlio di Squall e Rinoa Leonheart. Ucciso da un Archeosaurus all'età di cinque anni.

Quistis capì di pensare troppo, ma non poteva farne a meno. La sua vita era andata per il verso giusto di recente, era un'insegnante di alto livello e aveva un amorevole fidanzato, uno degli altri istruttori, ma tutto ciò sembrava non importare più. Voleva solo condividere il dolore di Rinoa, e in quel momento, era più depressa che mai.

~ Capitolo 35 ~

Le ossa dell'Archeosarus erano l'unica cosa che ricordava cos'era successo in quel punto una settimana prima. Il prato era ricresciuto, gli uccellini cantavano e il sole splendeva come se la tragedia non fosse mai accaduta. Il vento si era leggermente alzato, e arruffava i capelli lunghi e marroni di Squall e il collare piumato della sua giacca di pelle nera - non sembrava mai stancarsi di lei.

Il silenzio non era mai stato così definito prima, e l'idilliaco e bellissimo giorno sembrava solo prendersi gioco del suo umore, oscuro fino all'inverosimile. Anche se nessuno avrebbe potuto capirlo dalla sua espressione rigida, c'era un tempesta dentro di lui, gli occhi adombrati da pensieri e sentimenti dolorosi.

(Se solo sapessi perché... Se solo sapessi cosa stava pensando...)

Il suo sguardo rimase saldamente attaccato al terreno, dove rimanevano ancora deboli tracce di sangue miste al terreno. Deglutì e tirò fuori il Lionheart blu scintillante, facendo passare lentamente una mano sopra la sua lama.

(Che diavolo stava pensando?! Perché ha fatto una cosa stupida come quella? Non capisco...)

Non importava quante volte si facesse queste domande, però - ogni volta veniva alla stessa conclusione: non lo sapeva. Nessuno lo sapeva. Squall sentiva che avrebbe dovuto saperlo, ma non aveva la minima idea di quali pensieri o ragioni avessero attraversato la mente del bambino, non sapeva quali esperienze aveva avuto Adrian quando non era con lui. Ultimamente, non era stato presente per la maggior parte del giorno. E si odiava per questo.

(Avrei dovuto capirlo prima... Avrei dovuto correre più forte...)

All'improvviso, si sentì come se l'arma che teneva fra le mani era stata colei che aveva assassinato suo figlio, e che lui era quello che l'aveva stretta in pugno. Disgustato, buttò a terra il gunblade rudemente e si portò la mano alla fronte, "Dannazione!" sibilò.

Per un attimo, si prese il tempo di riguadagnare la sua compostezza, che si era quasi spaccata poco prima, prima di riprendere il Lionheart in mano e camminare via nella direzione della città di Balamb. Qualunque cosa per evitare di affrontare gli altri. solo per un altro po'...

*~*~*~*~*

"Aiuto, aiuto!" la voce gridò distintamente nell'aria e lo fece sobbalzare dai suoi pensieri ancora una volta mentre si avvicinava alla città. Era un bambino, poteva dire, o più probabilmente una bambina. Senza riflettere, afferrò il gunblade e accelerò il passo, correndo in direzione delle grida.

Quando girò la colina, vide una piccola, bimba bionda attaccata da un Lesmathor. Si stava coprendo la testa con le mani, accovacciata al terreno, quasi ricordandogli un riccio che cercava di proteggere se stesso. Si diresse immediatamente verso di loro, saltando davanti alla bambina e portando la lama della sua spada giù attraverso l'insetto gigante. Il Lesmathor emise un debole ronzio, poi cadde al suolo e morì.

Ripulito il gunblade, Squall lo mise nuovamente nel suo fodero e si girò verso la bimba. Lei lo guardò con grandi occhi blu spalancati, e azzardandosi lentamente a mettersi in piedi e a pulirsi il vestito. "Grazie, signore!" disse raggiante, sorridendo. Sembrava stranamente familiare in una certa maniera, ma lasciò perdere.

Squall si appoggiò su un ginocchio per essere al suo livello, e corrugò leggermente la fronte. "Che stai facendo qua fuori tutta sola, signorina? Avresti potuto farti male."

La bimba inclinò la testa, e il suo sorriso si trasformò in un broncio, "Cio Wai si è addommentato ancola... Così sono annata a 'epplolale'," spiegò, poi sembrò preoccupata. "Pensi che mamma e papà ci allabbielanno?"

Questa scena sembrava così completamente fuori luogo visto quello che era appena successo ad Adrian. Squall sentì a malapena quello che la bambina aveva detto, ma quando si rese conto che aveva parlato, ripensò alla domanda per un secondo, e le rispose scrollando le spalle, "forse. Saranno contenti che tu stia bene, però." Si alzò nuovamente. "C'è ancora un po' da camminare prima di arrivare in città. Andiamo, ti porto a casa."

Senza guardarla, si diresse di nuovo verso la strada, ma la bambina gli si mise davanti e lui si dovette fermare per non finirle dritto addosso, "Tieni la mano?" chiese. "Papà lo fa semple."

"Io non sono tuo padre" disse Squall, tagliente. Adrian era solito fare così - stava diventando tutto troppo strano. Come se la sua mente non fosse già occupata da suo figlio per tutto il tempo.

"Pefavole? ho paula dei glandi insetti..." lo pregò, alzando lo sguardo verso di lui. Sapendo che non sarebbero andati da nessuna parte se continuava a dire di no, Squall sospirò e la sollevò semplicemente, facendola sedere sul braccio. Così era più veloce. La bimba sembrò sorpresa, ma pensò che così era anche meglio e non si lamentò.

"Io sono Sejia," disse all'improvviso, "Qual'è il tuo nome?"

Lui le lanciò uno sguardo di traverso, "...Squall."

Per tutta la strada verso Balamb, Seija continuò a parlare di tutto quello che stava tra la terra e il cielo per come lo vedeva lei, nella sua parlata infantile, e Squall seguì a malapena una parola. I suoi occhi erano fermamente rigidi sull'orizzonte per tutto il tempo, vuoti e privi di espressione.

Anche mentre si avvicinavano alla città, non prestò attenzione a quello che lo circondava. Non prima che Seija si interrompesse nel mezzo di una frase e urlasse, "Papà!!" Si divincolò e Squall la fece scendere, osservandola mentre correva verso i suoi genitori-

-sgranò gli occhi.

Un uomo alto e biondo prese la bimba fra le braccia e la alzò alto in cielo, facendola girare, "Sejia! Dove diavolo sei stata? Mi hai fatto preoccupare da matti!" Nonostante tutto, stava ridendo, e Sejia ridacchiò di gioia.

"Un uomo gentile mi ha savata da insetto!"

La donna vicino a lui – con i capelli grigiastri che le scendevano sulle spalle, e con una benda sopra l'occhio sinistro, si girò verso l'uomo di pelle scura e alto accanto a lei. "RABBIA!" disse infuriata, dandogli un calcio agli stinchi.

Lui rispose con un grido e saltando su una gamba, "Owww! Fujin, la piccolina continua a scappare, lo sai?"

Girandosi di nuovo verso suo marito e sua figlia, incrociò le braccia mentre li guardava ridere entrambi - Seija era sicuramente figlia di suo padre. "VIZIATA," mormorò Fujin, scuotendo la testa.

Squall rimase semplicemente fermo a fissarli.

E fu allora che i loro occhi si incontrarono, blu acciaio con blu mare, cicatrice con cicatrice, rivale contro rivale - l'eroe e il traditore si guardarono l'un l'altro per la prima volta in sei anni. E si riconobbero subito, i tratti erano inconfondibili. Entrambi capirono quello che Squall aveva appena fatto, ed entrambi furono leggermente disturbati dal pensiero.

Nessuno di loro si era mai tirato indietro quando l'altro aveva lanciato una sfida, ma si rispettavano entrambi come guerrieri. C'era stato un tempo in cui erano stati sul punto di farsi a pezzi l'un l'altro a causa della loro rivalità, c'era stato un tempo in cui uno aveva combattuto l'altro per salvare il mondo e se stesso, mentre l'altro combatteva per realizzare i suoi sogni.

Però, il tempo era passato e così tante cose erano cambiate. Non c'era più bisogno di sfidarsi, non c'era più bisogno di combattere. Alcune vecchie ferite guarivano meglio se lasciate stare.

Un breve sorriso – quello arrogante e familiare – apparve sulle labbra di Seifer. Fujin e Raijin stavano guardando anche loro Squall, ora, ma nessuno di loro disse niente. Sapevano che toccava a Seifer.

Squall non si mosse per un altro po', poi annuì una singola volta e si girò per andare via.

Una parte di lui era soddisfatta nel sapere Seifer felice, di vedere che persino lui aveva finalmente trovato la pace, anche se il suo futuro non si era risolto come lui sperava.

Tuttavia, era una così terribile ironia; Squall non aveva potuto salvare il suo stesso figlio, ma aveva salvato la figlia del suo peggior rivale.

Stringendo i pugni, non poté fare a meno di maledire quella qualunque forza superiore che gli stava portando tanto dolore quando tutti gli altri - persino Seifer - sembravano felici. Se ne andò senza guardare indietro, nemmeno quando sentì la voce di Raijin dietro di lui; "Quello era Squall, lo sai? ...È proprio diverso."

"SQUALL, NO," replicò la voce forte e stridula di Fujin, "FANTASMA..."

Accelerando il passo, Squall evitò di sentire il commento di Seifer sull'argomento.

~ Capitolo 36 ~

"Parlagli, Laguna."

"Non vuole vedermi, odia la mia faccia! Come potete aspettarvi che lasci che gli parli?" Laguna era frustrato, e camminava avanti e indietro sulla base della collina.

Kiros appoggiò le mani sui fianchi e alzò lo sguardo verso la figura solitaria che stava sulla collina, scuotendo la testa. "Beh, qualcuno deve parlargli, e quando persino Rinoa non ci riesce, allora chi può farlo?"

"Kiros," sospirò il Presidente, "Guarda, forse... non può farlo Edea? Lei è più come un genitore per lui di quanto lo sia mai stato io, in ogni caso."

"Laguna, vedo che sei ancora a –3 nella scala della virilità," sorrise debolmente Kiros, ma poi tornò nuovamente serio. "Smettila di lasciare che ti metta i piedi in testa. Il minimo che può fare è mostrarti un poco di rispetto - tu sei la ragione per la quale lui cammina sulla superficie di questa terra, dopo tutto," si fermò, mettendo una mano sulla spalla del suo amico. "Parlagli."

Laguna sospirò ancora, "Va bene... Spero solo di non dovermene pentire." Si girò con riluttanza e cominciò a camminare su per la collina, "Augurami buona fortuna."

*~*~*~*~*

Squall stava in piedi, fissando silenziosamente la lapide piatta e grigia che era piazzata in completa solitudine sulla cima della collina. Era mattina presto, il giorno dopo il funerale, e una nebbia sottile e pallida circondava l'altura - il sole non era nemmeno sorto ancora.

(Mi chiedo cosa succeda dopo la morte... Ho sempre pensato che si sparisse e basta. Che si esistesse solo nei ricordi delle persone... suona così orribile dirlo.)

Chiuse gli occhi e fece un grosso respiro, ed emise l'aria lentamente. Non aspettandosi che ci fosse nessun altro la mattina tanto presto, fu in un qualche modo sorpreso quando sentì dei passi dietro di lui. Girandosi, si trovò quasi faccia a faccia con Laguna, e fece un passo indietro colto di sorpresa. "Cosa stai facendo qui?" chiese, e la sua voce suonò anche più ostile di quanto non intendesse.

"Lo stesso che stai facendo tu, suppongo," replicò con calma il Presidente di Esthar, lanciando un'occhiata alla tomba. "Pensavo di venire a dire addio a mio nipote..."

Squall cominciò a dire qualcosa, ma Laguna lo interruppe, "Non cercare di negarlo. Che ti piaccia o no, questa è la cruda verità. Convivici," sospirò, tenendo gli occhi fissi sulla lapide.

Dopo aver fissato con rabbia l'uomo più anziano per un attimo, Squall voltò lo sguardo verso il terreno. "Puoi vederlo più tardi. Ora lasciami solo."

"Pensi che ti renderà le cose più facili stare da solo? Pensi di poter far finta che non sia mai successo?" Laguna scosse la testa. "Stai per fare lo stesso errore che ho fatto io."

Questo catturò l'attenzione di Squall. "Non osare paragonarti a me!" ringhiò, girandosi per guardare in faccia suo padre. "Non hai idea di quello che ho passato, non hai idea di cosa sia stata la mia vita! Sei arrivato diciassette anni troppo tardi, Laguna! Non pensare di poter venire qui e farmi 'la predica del più vecchio e più saggio' ora!"

Laguna sembrò esitare un poco a quelle parole, ma poi annuì. "È una buona cosa, sfogati."

Realizzando che aveva quasi perso il controllo di se stesso, Squall si tranquillizzò di colpo. "È stupido," mormorò e si girò per andarsene.

"Squall, ascoltami..." iniziò Laguna, ma Squall lo ignorò. Irritato, e sapendo che non avrebbe avuto un'altra chance, Laguna gli si avvicinò e afferrò suo figlio per le spalle, costringendolo a girarsi per guardarlo in faccia, "Ascoltami!"

Squall fu sorpreso da quanta forza aveva Laguna. Avrebbe potuto divincolarsi dalla sua stretta, ma per una qualche ragione, non cercò di farlo - si limitò a guardare duramente il Presidente.

"Ora, probabilmente non so nemmeno metà di quello che hai passato, hai ragione," Laguna prese fiato, "Non ero presente e quella è stata unicamente colpa mia, e hai ogni diritto di odiarmi. Ma dammi cinque minuti della tua attenzione, solo per questa volta! Non è così difficile capire quello che stai facendo - stai lasciando che il tuo stesso dolore, la tua stessa colpa e amarezza ti mangino dentro, e anche se non vuoi ammetterlo, finirà col distruggerti continuare così. Non puoi superare tutto questo da solo. Nessuno può affrontare la vita e la morte da solo!"

"Senti chi parla!" gli rispose acido Squall e iniziò a divincolarsi, ma Laguna lo ignorò e anzi lo tenne anzi più forte.

"Il punto è, Squall, che tu non sei più solo. Hai Rinoa, ma non sembri vederla. Ha perso anche lei suo figlio, sai. È molto affranta e ferita e ha bisogno di te! Tuo figlio non ancora nato ha bisogno di te!"

Squall sgranò gli occhi, e la rabbia sembrò sparire tanto velocemente come la nebbia lì intorno quando il sole si alzò sopra l'orizzonte, "Non ancora nato...?"

"Già, è vero," disse Laguna, lasciandolo finalmente andare, "Lei lo sa da un po' ormai, ma aveva paura di dirtelo dal momento che eri così terribilmente distante. Se continui ad essere così freddo, a tenerla lontana, li perderai entrambi Squall. Gli esseri umani hanno bisogno dell'aiuto degli altri quando soffrono. Non sei più un bambino piccolo e solo. Cresci e apri gli occhi - è ora che tu capisca che splendida ragazza ti ritrovi."

Ora silenzioso, Squall non era sicuro di cosa fare o dire dopo. Era in una sorta di stato di shock e confusione dopo gli eventi recenti, e non sapeva affatto come reagire.

Laguna tuttavia sospirò un'altra volta. "Quando Raine è morta, non sapevo semplicemente cosa fare. Ero così arrabbiato, così triste e mi incolpavo di non essere stato presente. E pensavo di non riuscire a cavarmela con due bambini, allora. Pensavo che saresti stato meglio con Cid ed Edea, poiché li avevo incontrati e sapevo che erano brave persone. Saresti stato amato, avresti avuto l'attenzione di cui avevi bisogno, altri bambini con cui giocare..." fissò il terreno, vergognandosi. "Pensavo... di aver fatto la cosa migliore per te, perché non sarei stato davvero un buon padre sia per te che per Ellione. Forse mi sbagliavo. Ho lasciato che la mia colpa e il mio lavoro come Presidente mi consumassero... Non ce l'avrei fatta senza l'aiuto dei miei leali amici."

Si fermò brevemente, poi si girò all'improvviso e iniziò a camminare giù per la collina, "Non seguire le mie orme, Squall," disse piano.

*~*~*~*~*

Il sole era piuttosto alto nel cielo quando lei si diresse cautamente verso la cima della collina, quasi paurosa di avvicinarsi alla persona che sapeva sarebbe stata lì. Ed ecco; lui era lì, che sedeva sul soffice prato dietro la lapide e fissava il vuoto.

Per un attimo, Rinoa dubitò che il discorso di Laguna avesse sortito un qualunque effetto, perché lui sembrava sempre lo stesso, la sua espressione vuota come al solito. Ma quando si schiarì la voce, lui la guardò, e si mise rapidamente in piedi. "Rinoa..."

Lei sorrise velocemente, debolmente, e prese l'iniziativa, avvicinandosi e lasciando che le sue braccia lo avvolgessero. Invece di allontanarsi prima che potesse nemmeno avvicinarsi come aveva fatto spesso prima, Squall in un qualche modo esitante la abbracciò a sua volta, "Laguna mi ha detto... di..."

"Sì, lo so," bisbigliò lei, appoggiando la testa alla sua spalla, "Laguna è un brav'uomo, Squall... quando impari a conoscerlo."

Squall appoggiò il mento sulla testa di lei, poi lo abbassò lentamente e chiuse gli occhi, premendo il naso contro i suoi soffici capelli neri.

"Ti amo" disse lei, bisbigliando appena.

E lì e in quel momento, fu troppo per lui da sopportare. Troppo, come se diciotto anni di dolore gli tornassero addosso tutti insieme; tutta la paura, la solitudine, la rabbia, il rimpianto e le ferite.

Squall si lasciò sfuggire un singhiozzo soffocato, affondando il viso contro la sua spalla mentre calde lacrime bagnavano i suoi occhi e gli cadevano giù dalle guance, e stringeva Rinoa più forte. Lei gli accarezzò con una mano i capelli, lasciando cadere le sue stesse lacrime, ma un piccolo sorriso giaceva sulle sue labbra.

Finalmente, erano una cosa sola.

Finalmente, non era più solo.

~ Capitolo 37 - Epilogo ~

Il sole sparì oltre l'orizzonte, colorando con la sua luce rossa le grandi pianure di Esthar, e lui guardava la bellissima scena in silenzio da uno dei tanti balconi del Palazzo Presidenziale.

"Sono sorpreso che tu abbia deciso di venire," disse una voce familiare dietro di lui, ma lui non si curò di spostare gli occhi dal tramonto.

"Rinoa mi ha convinto."

"Oh," ridacchiò Laguna, avvicinandosi a suo figlio e appoggiando i gomiti sul recinto del balcone, "Beh, in ogni caso, lo apprezzo. Ora è diventato tutto più solitario da quando Elle e suo marito si sono trasferiti, sai... Quello che mi sorprende di più è che tu ti sia licenziato dal lavoro di preside. Non pensavo che sarei vissuto per vedere il giorno in cui avresti lasciato i SeeD."

Squall scrollò debolmente le spalle. "Shu farà un lavoro migliore di quanto abbia mai fatto io. Ha anche Quistis ad aiutarla."

"Non hai mai chiesto quel posto, eh?"

Non ricevendo alcuna risposta, Laguna cambiò rapidamente argomento, "Dawn è una bambina così bella. Ti somiglia molto, Squall," seguì lo sguardo del giovane uomo, "Come hai pensato a quel nome?"

"Credo che mi piacciano le albe(1)." Squall sorrise debolmente, ma ritornò serio neanche un secondo dopo.

"E i tramonti?"

"Suppongo anche quelli."

"Allora, dove andrete voi tre adesso?" chiese Laguna, attento a non fare domande troppo emotive e a tenersi a distanza. A Squall non piacevano ancora le conversazioni emotive e cercava per la maggior parte di evitare di parlare con Laguna, anche se le cose erano un po' migliorate. L'odio era sparito, e questo era un passo nella giusta direzione.

"Non ne siamo ancora sicuri," replicò Squall. "Abbiamo pensato di andare a trovare Irvine e Selphie a Trabia, e Rinoa vuole vedere suo padre a Deling. Non abbiamo ancora preso in considerazione l'idea di una sistemazione fissa, però."

Il Presidente sorrise, "Ricordate che siete sempre i benvenuti qui. Mi piacerebbe vedere mia nipote di tanto in tanto, sai..."

Una debole traccia di rimorso attraversò il viso di Squall, e lui annuì senza dire parola. Laguna non aveva avuto l'occasione di vedere Adrian che una volta, e poi all'improvviso, era stato troppo tardi per un altro incontro...

"Laguna?" chiese tranquillamente, finalmente guardandolo.

"Sì?"

"Quando... quando Raine è morta..." Squall sembrava far fatica a trovare le parole, "Ha... ha mai smesso di fare male?"

Preso un po' alla sprovvista dalla domanda improvvisa, che veniva da proprio da Squall poi, Laguna si morse il labbro prima di scuotere la testa, "In tutta onestà... No, non ha mai smesso di fare male. Ma... alla fine, il dolore ai attenua piano piano, e impari a conviverci. C'è sempre quella sensazione di vuoto, però... che ti rimane dopo che qualcuno che amavi molto se ne è andato."

Abbassando di nuovo lo sguardo, Squall ripensò a quelle parole, ricordandosi quello che aveva detto nei suoi pensieri quando era stato quasi ucciso da Xar a Deling.

('Magari non siamo così bravi a trattare con la morte come pensiamo...' Io al diavolo non lo sono.)

Quasi come se avesse letto i suoi pensieri, Laguna disse, "penso che nessuno sia preparato a questo tipo di cose, specialmente non quando succede all'improvviso. Quello che so, però, è che la morte di Raine è stato un incidente, e così è stata quella di Adrian... Non possiamo continuare a biasimarci per non essere stati presenti, per non essere stati capaci di impedirla, perché questo non li riporterà indietro. La cosa migliore che si può fare è continuare con quello che hai... tua moglie e tua figlia. Se non puoi farlo per te stesso, allora fallo in onore di tuo figlio. Lui non vorrebbe che tu vivessi il resto della tua vita in uno stato di commiserazione..."

Squall alzò di nuovo lo sguardo verso Laguna. Forse non sarebbe mai stato capace di perdonare completamente l'uomo o di farselo piacere, ma recentemente aveva guadagnato un ritrovato rispetto per il vecchio Presidente. Laguna poteva apparire spensierato e sciocco molte volte, ma dietro quella facciata c'era un uomo intelligente e compassionevole.

(Oh, che diavolo...)

Schiarendosi la voce, Squall disse piano, "probabilmente non mi sentirai mai più dire queste parole, ma... grazie... papà."

Laguna sgranò gli occhi, sinceramente sorpreso e un po' scioccato. Ma poi allargò la bocca in un largo sorriso, "Di niente... figlio."

"Non spingerti oltre."

Il Presidente ridacchiò allegramente, "Va bene, ti lascio solo." Diede una pacca alla spalla di Squall prima di tornare dentro.

Lasciando che i suoi occhi ritornassero all'orizzonte, Squall lo osservò mentre diventava rosa mentre appariva la prima stella nel cielo blu scuro della notte.

(Ovunque tu sia, Adrian... Spero che tu sia felice.)

Stava per tornare dentro e unirsi a Rinoa, che era ormai pacificamente addormentata, ma esitò.

E come d'impulso, Squall tirò fuori all'improvviso il suo Lionheart, tenendolo in mano mentre la luce della luna si rifletteva sulla sua lama blu. Quest'arma, con la quale aveva combattuto tante battaglie. Quest'arma, che era stata sua compagna quando si era entrato per la prima volta al Garden, con la quale aveva combattuto Seifer, prima di farla finalmente evolvere alla sua forma definitiva, e con la quale aveva portata l'ultimo colpo ad Artemisia. Il suo marchio, il suo orgoglio. Quest'arma, che era stata nelle mani di suo figlio quando l'Archeosaurus l'aveva attaccato... Un'arma piena di ricordi.

...era ora di lasciare che il passato fosse passato e guardare al futuro.

Squall buttò il gunblade blu scintillante oltre il limite del balcone, osservando mentre il Lionheart cadeva a grande distanza a terra, finalmente sparendo fra le larghe passerelle molto più sotto.

"In onore dei nostri figli, Rinoa," bisbigliò. Per un attimo, rimase lì fermo a fissare il punto in cui il gunblade era sparito dalla vista, poi Squall si girò e rientrò nell'edificio, senza guardarsi indietro.

*~* FINE *~*

*

Note al testo
(1) Credo che mi piacciano le albe: "Dawn" in inglese significa appunto "alba". Da qui la risposta di Squall.

*****
Nota della traduttrice/betareader: per i lettori di EFP, tutte le recensioni a questo capitolo sono raccolte nella nota finale al capitolo 1. Verranno tradotte tutte insieme a fatte avere a Tarlia non appena sarà terminata la pubblicazione di tutta la storia rivista (un capitolo a settimana). Grazie e alla prossima! - Alessia Heartilly

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