Una noche animada

di Aerith1992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Recuerdos ***
Capitolo 3: *** Préparation ***
Capitolo 4: *** Soirée mouvementée ***
Capitolo 5: *** Mi odi? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una bella giornata d'estate quando Antonio invitò nella sua grande villa Francis e Gilbert.
-Quanto tempo che non ci si vede eh, Antonio?- lo salutò quest'ultimo con una sonora pacca sulla spalla.
Senza fare complimenti si accomodò su una delle poltrone del soggiorno, seguito da Francis.
-Come vedi, il nostro caro Prussia è rimasto lo stesso!
Antonio sorrise, mentre Gilbert storse il naso a sentire il suo nome ufficiale. A sua detta, il suo nome ufficiale non era abbastanza "awesome"
Gilbert si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa.
-E il piccoletto che mi guarda male, dove è finito?
Il sorriso di Antonio si congelò. Francis, cercando di non farsi notare dallo spagnolo, si coprì teatralmente il volto.
Prima che l'altro potesse aprire bocca, disse velocemete
-Dici di essere così awesome, Gilbert- calcando il nome con la voce -e non sai nemmeno che è andato a vivere con Ita-chan?-
Antonio approfittò dell'intervento del francese per riprendersi e bere un po' di vino
-Già, sono secoli che se n'è andato da qui. Non lo vedo da allora.
-Da allora?!- esclamò Francis sorpreso, scattando in piedi. -Fossi stato in te sarei andato a casa Vargas anni fa e...-
-Non vogliamo sapere cosa avresti fatto, Francis, Antonio potrebbe non reggere- lo interruppe Gilbert, ridacchiando.
-Non è questo il punto!- ribatté il francese.
-Beh, non posso e lo sai- rispose allora Antonio, irritato.
-Ah, sì, il fantomatico addio. Mon dieu, Antonio, è passata una vita da allora, ormai Romano avrà dimenticato tutto!
-Ma io no!
-Insomma, non eri tu il mitico Conquistador? Datti una mossa!
Gilbert, che fino a quel momento si era goduto la discussione bevendo la birra che Antonio aveva uscito apposta per lui, decise di interromperli e cambiò argomento.
-Se non si parla per troppo tempo di me, mi annoio!
Lo spagnolo apprezzò l'iniziativa dell'amico, ma per Francis il discorso non era ancora chiuso. I suoi occhi azzurri si fecero pensierosi, persi in chissà che cosa per tutto il pomeriggio.
 
-Allora, che hai deciso di fare?- Gli chiese Gilbert senza giri di parole, una volta usciti da villa Carriedo quella sera.
Sul volto di Francis comparve un sorriso quasi diabolico, che poteva competere con quello di Arthur durante i suoi "segreti" esperimenti di magia nera.
-Se stiamo ad aspettare quello stupido di Antonio o Lovino, faremmo prima a convincere Polonia che ridipingere di color rosa la sua casa non è un'ottima idea. Quindi... che ne dici di movimentare un po' le acque?
Gilbert ghignò compiaciuto -Qual'è il piano?
 
 
 
***
Il mio angolo!
Questa è la mia prima fic su Hetalia, che emozione! A pensarci bene, è anche la prima fic che è vicina ad essere completata ^^"
Spero di non essere OOC, io ce l'ho messa tutta a inquadrare i caratteri, anche se Antonio non mi convince  ancora del tutto... ma vabbè. Aspetto vostre recensioni!
Il prossimo capitolo è sul fantomatico addio di Antonio e Lovino, non mancate! (ah che priscio! *-*)

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Capitolo 2
*** Recuerdos ***


Recuerdos

Antonio sprofondò in una delle comode potrone, solo, al buio, nel grande salotto dove poco prima si era intrattenuto con i suoi amici. Sospirò al pensiero della discussione con Francis e ancora una volta, come spesso accadeva quando era solo nella sua enorme villa, ricordò il giorno in cui Lovino se n'era andato, anni e anni prima.

 

Era tornato da poco a casa, dopo uno dei suoi soliti lunghi viaggi, ma Antonio lo aveva notato subito: Lovino non era più lo stesso. Non solo esteriormente, dato che si era trovato davanti un ragazzo di 17 anni cresciuto di molto in altezza anzichè il bambino che ricordava, ma anche il suo carattere sembrava cambiato. Era più scontroso e indifferente e si lasciava avvicinare da lui sempre meno. Lo spagnolo aveva subito pensato che fosse un fattore dovuto alla crescita di Lovino, ma qualcosa non andava, lo sentiva dentro. L'italiano sembrava pensare a qualcosa costantemente, così dopo una settimana dal suo ritorno Antonio si decise a parlargli, mentre pranzavano nel grande salone.

-Come va, mi cariño? Sei molto cambiato mentre ero via.

-Ci credo, non ci sei mai, bastardo! Non che io ti voglia qui- rispose Lovino in italiano, arrossendo mentre fissava il suo piatto di paella.

Antonio sorrise a mo' di scusa. Sapeva che era mancato al piccolo (che piccolo in realtà non era più) italiano, troppo orgoglioso per rivelarglielo.

-Mi dispiace, tutte le Nazioni sono state occupate come me al momento... Ma adesso ho molto più tempo per stare qui

Lovino mormorò qualcosa a pugni stretti. Sì, c'era veramente qualcosa che non andava, ma Antonio non riusciva veramente a capire cosa. Decise di chiederglielo.

-Che succede, Lovi? A che stai pensando questi giorni?

Un "fatti i cazzi tuoi" dell'italiano lo avrebbe rassicurato, ma non fu questa la risposta che ricevette. L'italiano sembrò esplodere.

-Voglio tornare alla mia vera casa, voglio stare tra la mia gente cazzo! Non ne posso più di questa dannata villa, di essere un tuo possedimento... Diamine, sono anche io una Nazione!- gli rispose Lovino tutto d'un fiato guardandolo negli occhi, rosso in volto.

Antonio lo guardò stranito. Non sapeva che rispondere.

-Insomma, idiota, non lo capisci? Te lo devo dire anche in spagnolo? Voglio l'indipendenza. Quiero la indipendencia.

 

Accidenti com'era cresciuto. Antonio riflettè un attimo. Il momento a cui aveva sempre evitato di pensare era arrivato. Voleva bene a Lovino, aveva imparato a conoscerlo, non poteva lasciarlo andare. *É per il bene di Lovino* pensò prima di parlare, ma in fondo lo sapeva, era egoismo, quasi paterno, da parte sua.

-Dovesse essere l'ultima cosa che faccio, Romano, non ti farò andare via da qui. Soy yo el Reino de España- rispose passando al nome ufficiale dell'italiano

-Provaci, ma non ci riuscirai. Diventerò una nazione indipendente che tu lo voglia o no.

Antonio rimase sorpreso alla reazione del ragazzo. Lo ricordava come una persona pavida, pensava si sarebbe spaventato. Ma il bisogno di libertà aveva sconfitto la paura. Così da quel giorno si ripromise di stare attento a quel ragazzino.

I giorni seguenti la tensione in casa Carriedo era alle stelle. Antonio continuava a sorridere come se niente fosse stato, sebbene sapesse benissimo che Lovino non avrebbe cambiato idea, anche solo per il semplice fatto che lo aveva sfidato. L'orgoglio di Lovino non gli avrebbe permesso di ritirarsi. Così lo spagnolo aspettava l'arrivo della tempesta.

Tempesta che arrivò, coincidenza, in un giorno di pioggia. Antonio era corso a verificare lo stato dei suoi amati pomodori, quando vide correre sul viale che portava fuori villa Carriedo Lovino. Lo raggiunse velocemente e bloccò per un braccio.

-Cosa stai facendo, Lovi?

-Non lo vedi da te? Me ne vado, idiota- rispose l'italiano senza voltarsi.

-¡Espera! Fermati!- ordinò Antonio tirandolo a sè

-No- Lovino gli puntò addosso un archibugio che aveva rubato il giorno prima -Lasciami o sparo. Questo coso è vecchio, ma funziona-

Antonio lo osservò. Il ragazzo era fradicio quanto lui, e nei suoi occhi oltre ad una certa nostalgia risplendeva una determinazione che non sarebbe crollata. Avrebbe sparato, sì. Lo spagnolo gli lasciò il braccio, ma Lovino non abbassò ancora l'arma

-Non cercarmi, non seguirmi, o ti odierò sul serio-

Il punto debole di Antonio, colpito e affondato.

-Va bene- rispose lo spagnolo a denti stretti

L'italiano abbassò l'arma e uscì dalla villa. Antonio lo guardò, fino a quando non diventò un puntino indefinito tra la vegetazione mediterranea. Rise sommessamente sotto la pioggia. Lui, il Regno di Spagna, messo con le spalle al muro da un ragazzino.

Quella fu l'ultima volta che vide Lovino Vargas.

 

***

Ed ecco qui, il primo capitolo della storia! Questa parte è un po' più riflessiva, ma nel prossimo capitolo torneranno Francis e Gilbert con il loro megapiano e l'atmosfera sarà più allegra. Grazie a tutti quelli che hanno commentato il capitolo precedente (su EFP, forum, eccetera eccetera)

@ moniko chan: sono contenta che la storia ti piaccia ^^. In quanto all'errore che mi hai segnalato, ho controllato e sembra sia a posto, anche se è un'espressione un po' strana, sì. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

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Capitolo 3
*** Préparation ***


Préparation

 

Il piano di Francis era davvero molto semplice. Mentre era a Villa Carriedo aveva pensato che un incontro casuale tra Lovino e Antonio (ovviamente organizzato da lui e Gilbert) sarebbe apparso troppo strano e in una riunione fra Nazioni sarebbe stato impossibile farli rimanere da soli. Così il francese aveva optato per una cena fra amici a casa sua, dove poteva avere tutto sotto controllo.

Invitare Antonio non era stato un problema: di carattere aperto e solare, lo spagnolo non avrebbe rifiutato per nulla al mondo un invito ad una cena insieme ai suoi amici. Così era stato subito mandato Gilbird con il biglietto su cui erano scritti luogo e ora. Nessun particolare sugli altri invitati.

-Se vogliamo spargere l'amore ci vuole l'effetto sorpresa!- aveva detto Francis, mentre osservava Gilbird volare via

-Proprio come quando palpi qualcuno, eh?- aveva ribattuto Gilbert, ridacchiando.

 

Riguardo Lovino, il francese ci aveva dovuto pensare non poco. L'unica persona in grado di convincerlo al momento era suo fratello Veneziano, ma il risultato non era assicurato. Per questo giocava a favore la location scelta per la serata. Francis era una delle persone più legate a Lovino (dopo il fratello Veneziano e lo spagnolo) dato che avevano avuto modo di conoscersi e di vedersi tante volte, quindi sperava che anche l'ambiente più familiare avrebbe influito positivamente sulla sua scelta.

-Allora per invitare Lovino, dobbiamo invitare anche Feliciano- aveva ricapitolato Gilbert

-E per invitare Feliciano, inviteremo anche Ludwig- aveva aggiunto Francis. Non era un segreto che i due stavano insieme.

 

E così i due erano andati a casa del tedesco. Ludwig li aveva accolti un po' perplesso e li aveva fatti accomodare in soggiorno.

"Ci siamo" sussurrò Francis "Via al piano"

Gilbert iniziò a parlare della cena a Ludwig, quando dalla cucina comparve Feliciano.

-Francis oni-chan! Gilbert!

Francis sorrise e ricambiò il saluto

-Domani sera a casa mia ceniamo insieme. Vuoi venire anche tu? Ci piacerebbe molto gustare qualcosa della cucina italiana, se vorrai prepararci qualcosa.

L'idea era venuta a Gilbert. Lovino non amava la cucina estera (a parte quella spagnola a cui si era abituato), e nessuno avrebbe detto di no a un buon piatto di pasta.

-Oh, sì che bello!

-Anche tuo fratello è invitato, ci farebbe molto piacere vederlo. Glielo diresti da parte mia?

Ludwig guardò Gilbert e Francis sorpreso. Che cosa avevano in mente quei due? Per un attimo pensò di dire che aveva altro da fare per quella sera, ma Feliciano era così felice all'idea che non ne ebbe il coraggio. *Vedremo quello che succederà* pensò.

 

-Ludwig sospetta qualcosa- disse Francis, una volta usciti dalla casa del tedesco.

-Con un fratello così awesome come me, che ti aspettavi? Non è mica uno stupido!

Francis scrollò le spalle -Speriamo solo che non interferisca.

Gilbert sorrise -Sarà una serata interessante. E poi ci sono IO!

 

 

***

Hi, minna! Questo capitolo è corto, ma è la preparazione a quello che avverrà alla tanto attesa cena! Grazie per tutti i complimenti che mi avete fatto per lo scorso capitolo, non me li aspettavo ^^ e ne sono stata molto contenta. Spero che questo capitolo vi piaccia allo stesso modo e che non vi abbia deluso *paura matta*. Continuate a commentare e se volete... suggeritemi un titolo! *muore

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Capitolo 4
*** Soirée mouvementée ***


Soirée mouvementée

 

-Antonio è in ritardo- disse Francis, camminando avanti e indietro per l'enorme salone di casa Bonnefoy.

Comodamente stravaccato su una poltrona, Gilbert invece non sembrava preoccupato.

-Sai che verrà, lui ama le feste, e poi come può non presentarsi se ci sono io?

-Lo so, ma se sarà qui con noi all'arrivo degli altri avrà il tempo di scambiare due parole con Lovino!

Gilbert lo guardò interrogativo

-Tu saluterai tuo fratello, io Feliciano e qualcuno dovrà pur pensare a Lovino- spiegò Francis, gli occhi celesti che brillavano maliziosi

-Con questo piano sei diventato awesome quasi quanto me Francis! Peccato che gli altri sono in anticipo- disse Gilbert indicando la porta. Già si sentiva il rumore ovattato di più passi.

-Malédiction- disse il francese a denti stetti quando suonò il campanello. Sfoderò un sorriso scintillante e aprì la porta.

-Ciao Francis!- lo salutò un Feliciano entusiasta, seguito da un Lovino decisamente corrucciato. Dietro di loro, Ludwig fece un cenno con la mano.

-S'asseoir, accomodatevi!-

-Io e Lovi andiamo in cucina!- esclamò subito Feliciano.

A nulla valsero le richieste di aspettare un poco da parte di Francis e Gilbert, nè le proteste di Lovino. L'italiano fu trascinato quasi a forza dal fratello tra pentole e padelle. Ludwig si coprì la faccia con la mano, Francis, più grigio che mai, sospirò.

-Potevano aspettare l'arrivo di Antonio...

Gilbert invece aveva l'aria di starsi divertendo un mondo, tra tutti i vari imprevisti.

Nel silenzio totale, un rumore di pentole cadute a terra e la voce di Lovino -Stupido, è l'altra padella, l'altra!

Ludwig guardò distrattamente la stanza e tossì, imbarazzato.

-Andiamo in sala da pranzo, eh?- disse Francis.

Erano passati una decina di minuti e, dopo il fracasso iniziale, dalla cucina non proveniva più alcun rumore. Ormai si stavano tutti chiedendo che fine avessero fatto i due italiani, quando suonò il campanello, accompagnato da un verso rauco che Francis non riconobbe.

-Questo è Antonio!- esclamò.

Avrebbe voluto chiedere a Lovino di aprire la porta per poi godersi l'espressione stupita di entrambi, ma Gilbert, con uno scatto da record era già arrivato alla porta esclamando

 -Gilbird mio!!- (ecco spiegato il mistero del verso rauco)

Antonio entrò con il fiatone, il pulcino appollaiato sulla sua testa, la camicia bianca che indossava tutta spiegazzata -Scu... scusate il ritardo! Ho avuto un imprevisto.

-Nessun problema. Stasera è la serata degli imprevisti- disse Gilbert, con l'espressione soddisfatta quando Gilbird tornò sui suoi capelli.

I due, anzi, i tre, entrarono nella sala da pranzo. Antonio si sedette di fronte a Ludwig, salutandolo, poi si rivolse a Francis

-Ehi, che succede? Sei pallido!

-Niente, niente!- gli rispose velocemente il francese. Non poteva mica dirgli che secondo il suo piano si sarebbe dovuto trovare di fronte a Lovino, del quale, poi, non sapeva nemmeno che fosse presente!

-É che non ha ancora palpato nessuno stasera- disse Gilbert tranquillo.

*Ottima scusa!* pensò Francis -Già... Ehi, aspetta un attimo!- esclamò qualche secondo dopo.

I presenti risero. Poco dopo un buon odore iniziò ad arrivare dalla cucina e Feliciano entrò nella sala con le mani ricolme di posate.

-É quasi pronto!- annunciò allegramente -Oh ciao Antonio!-

-¡Hola Feliciano!- lo salutò allegro lo spagnolo. Gli piaceva, Feliciano.

Ludwig prese le posate all'italiano. -Prendi i bicchieri e i piatti, ti dò una mano ad apparecchiare- disse affettuosamente. Feliciano saltellò allegro.

Quando anche l'ultimo piatto fu sistemato, Feliciano esclamò in direzione della cucina -Fratellone, qui è tutto pronto, sbrigati!-

-Fratellone?!- chiese Antonio stupito al nulla. Si voltò verso Francis e Gilbert, ma il primo si era immediatamente messo a fare conversazione con Ludwig, mentre l'altro accarezzava Gilbird fischiettando con aria innocente. Ecco cosa c'era sotto a quell'invito strano e improvviso!

-Voi due...- iniziò, ma si interruppe quando Lovino fece finalmente la sua apparizione.

Antonio lo osservò in silenzio, meravigliato. L'italiano era cresciuto in altezza e si era fatto più uomo rispetto all'ultima volta che l'aveva visto, ma alcuni tratti del suo volto, come anche il ciuffo che spuntava immancabile, gli occhi marroni che gli piacevano tanto e persino l'aria corrucciata erano rimasti gli stessi. Era bello, sì. I capelli e gli occhi scuri, l'incarnato leggermente abbronzato dal sole del Sud Italia, ne facevano una versione più scura di Feliciano in tutti i sensi e Antonio ne fu subito attratto.

Anche Lovino era rimasto sorpreso da quell'improvviso incontro, ma si riprese in un attimo, in tempo per esclamare poco elegantemente, a mo' di saluto -Che cazzo stai guardando, bastardo spagnolo?!

Ops. Si era accorto che lo stava osservando. Era persino un po' rosso. Rabbia? Imbarazzo? Antonio non riuscì a interpretarlo. *Però le sue maniere sono rimaste le stesse* pensò.

-Hola Lovino, è bello vederti- lo salutò sorridendo. Imbarazzato, sentì addosso a sè gli sguardi di Francis, Gilbert e persino di Ludwig, che aveva capito già da un po' cosa intendevano fare i due amici.

Iniziarono tutti a mangiare. Dato che faceva caldo, i due italiani avevano optato per una pasta con olive mozzarella e pomodori, che i presenti mangiarono conversando allegramente. Antonio non sentì molto di quello che dicevano. Se una parte del suo cervello era impegnata sul cibo, il resto era occupato da un unico pensiero: Lovino. Lo spagnolo non fu consapevole di altro se non lui, i suoi movimenti, ciò che diceva e il suo sguardo, che osservava con la coda dell'occhio. Intanto rideva e scherzava anche lui.

-Smettila, idiota!- Lovino sembrava agitato, rosso in volto nel tentativo di far tacere Feliciano le cui parole, nonostante i suoi tentativi, arrivarono all'orecchio dello spagnolo, facendogli andare la pasta di traverso.  

-... così ho visto Lovino fracido con un vecchio archibugio in mano fuori casa Vargas...-

Francis, fin troppo interessato alla discussione, passò dell'acqua ad Antonio, che si stava strozzando, e disse maliziosamente a Lovino -Saresti potuto venire da me. Ti avrei accolto a braccia aperte!

-Sì, nel tuo letto, francese pervertito! Non ci sperare...

Al pensiero, Antonio sputò involontariamente l'acqua davanti a sè, rischiando di bagnare Ludwig dalla testa ai piedi. Per fortuna il tedesco proprio in quel momento si piegò per raccogliere una posata che Feliciano aveva fatto cadere per sbaglio, ed evitò una doccia indesiderata e inaspettata.

Lo spagnolo arrossì imbarazzato, quando gli tutti altri scoppiarono a ridere, fatta eccezione per Lovino, che borbottò quanto il bastardo spagnolo somigliava a una fontana. Quando Antonio incrociò il suo sguardo, l'italiano lo evitò.

 

Doveva parlargli, assolutamente, decise lo spagnolo alla fine della cena, quando Francis invitò tutti nel giardino. Gilbert si accomodò su uno dei divanetti con un'altra bottiglia di birra (la quarta, quella sera), Feliciano scappò subito verso un punto imprecisato trascinandosi Ludwig, dopo aver esclamato

-Doitsu, Doitsu, l'altalena!

-Sapevo l'avrebbe apprezzata- commentò Francis appoggiato al muro, sorridendo, quando ormai la coppia era scomparsa alla vista.

-Voi due... esta noche...- iniziò Antonio.

-Corri dal tuo Lovino prima che me lo prenda io. Ho la netta sensazione che preferisca te.

Lo spagnolo si guardò intorno -Ma dov'è?- chiese disperato

Gilbert gli indicò il labirinto di siepi -Di là, buona fortuna. E sii awesome come me!

Francis lo guardò perplesso -Mon dieu Gilbert, non sei ancora ubriaco? É la tua quarta birra!

-Uno awesome come me non si ubriaca per così poco! L'unico momento in cui mi trovi così è all'Oktoberfest! Non sai che ci combinò mio fratello la volta scorsa lì...

Antonio non seppe che aveva fatto Ludwig, e non gli importava nemmeno saperlo, dato che una volta avuta l'indicazione era corso via, sentendo solo di sfuggita il discorso che arrivava alle sue orecche ovattato. Col fiato mozzo, entrò nel labirinto.

-Lovino!- chiamò. Doveva parlargli da solo, come non aveva potuto fare per gli ultimi 5 anni. Più determinato che mai, si avventurò fra le siepi.

 

***

Ahah! Ecco il penutlimo capitolo! Povero Antonio, ne ha passate di cotte e di crude! E... che cosa è successo a Lovino? Ma la cosa più importante è... cosa che combinato Lud all'Oktoberfest?! Insomma io lo voglio sapere! *sclera*

Tornando alle cose più serie, ho pensato di chiamare la fic come questo capitolo, "Soirée mouvementée", che significa serata movimentata, ma in spagnolo! Che ne dite? Grazie per i commenti e le recensioni, mi fa piacere sapere che la storia vi appassiona. ^^

Ringrazio Ale per l'aiuto per le frasi in spagnolo dello scorso capitolo, mia sorella e Google traduttore per alcune espressioni francesi! XD

Bene, dato che non so più cosa scrivere e devo ancora fare il controllo della grammatica (T_T) vi lascio! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Mi odi? ***


Mi odi?

 

-Lovino?- Nessuna risposta.

Antonio si inoltrò nel piccolo ma intricato labirinto, poco illuminato, che gli dava la sensazione di essere in un thriller o un film horror. Destra, destra, sinistra, un vicolo cieco. Torna indietro, vai dritto, gira ancora... In breve tempo lo spagnolo perse il senso dell'orientamento. Continuò alla cieca, fino a quando arrivò in un piccolo porticato, al centro del labirinto. Lì, illuminato da una luce soffusa, come un premio (*e accidenti che premio* pensò Antonio) per essere arrivato fin lì, appoggiato a una colonna, c'era Lovino.

-Lovino!

-Ti ho sentito perfettamente, idiota- disse l'italiano infastidito. -Che pensavi, mi sarei messo a urlare come una femminuccia "Antonio, sono qui!"?

Antonio si avvicinò a lui. Apparentemente sembrava tranquillo, ma ad ogni passo sentiva l'agitazione crescere. In più, nella mente c'era un'unica domanda: che avrebbe detto a Lovino? Non ci aveva pensato nè quando aveva deciso di parlargli, nè quando lo aveva cercato nel labirinto, troppo concentrato sull'italiano.

-Allora? Che cazzo vuoi?

-Sei cresciuto molto, Lovino- *ma le tue maniere sono rimaste le stesse* aggiunse mentalmente con un sorriso.

-Mi sembra ovvio, sono passati 5 anni dall'ultima volta che ci siamo visti, stupido!

5 anni... Antonio si stupì che anche Lovino aveva portato il conto. Preoccupato, decise di informarlo che non aveva organizzato lui la cena, nè sapeva della sua presenza.

-L'ho capito quando ti ho visto osservarmi sorpreso con la faccia da pesce lesso.

-Anche tu mi hai osservato- osservò Antonio.

Lovino arrossì e tacque. In quel momento lo spagnolo pensò che era adorabile, ma si guardò bene dal dirlo.  Nella pausa di silenzio, si appoggiò anche lui a una colonna.

-Non mi odi?

La domanda, inaspettata, sorprese Antonio

-Perchè dovrei odiarti?

Lovino nè lo guardò nè gli rispose. Per fare quella domanda aveva dovuto fare a pugni con il suo orgoglio, Antonio ne era certo. L'interrogativo doveva averlo assillato per molto tempo.

-Quando mi dicesti che volevi l'indipendenza ero molto arrabbiato. Fino ad allora non ci avevo mai voluto pensare, ma sapevo che prima o poi avresti voluto essere libero. Era più che naturale. Quando te ne sei andato ho pensato più volte a tutto questo e ho realizzato che non ti avrei mai potuto odiare, Lovi.

Un movimento impercettibile, Lovino gli sembrò sospirare di sollievo, sperando di non essere notato (cosa impossibile, dato che lo sguardo di Antonio era fisso su di lui). Il momento era arrivato. Ora che l'italiano si era "sciolto", o meglio, aveva messo un po' da parte l'orgoglio, Antonio decise di verificare quali fossero i suoi sentimenti. Si avvicinò a Lovino e gli afferrò con delicatezza il mento, in modo da costringerlo a guardarlo negli occhi. Lui cercò di ritrarsi

-Lasciami, spagnolo bastardo!

-No. Prima devi rispondere sinceramente a una domanda. Senza giri di parole.

Lovino smise di lottare e lo guardò con uno sguardo misto di rabbia e imbarazzo.

-Mi odi?

Lovino arrossì e sussurrò qualcosa.

-Non ho sentito.

-Non mi hai nè cercato nè seguito, hai mantenuto stupidamente la promessa per 5 anni, idiota, non posso!

Gli occhi verdi di Antonio lo invitarono a continuare. Lovino lo maledisse mentalmente, sapendo che non si sarebbe arreso fino a quando non gli avesse risposto in modo chiaro e tondo. Gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere, prima di parlare

-Non ti odio. Adesso lasciami, cazzo!

Il bastardo spagnolo sorrise, felice, in quel modo che Lovino trovava irritante perchè lo attraeva incontrollabilmente e gli lasciò il mento.

-La tua risposta facilita le cose- gli sussurrò, avvicinandosi ancora di più..

Lovino si agitò -Cosa, bastardo... allontanati!

Al suo orecchio, Antonio sussurrò due parole, che sembrarono unirsi alla perfezione con il suo nome -Te quiero, Lovi-

Il cuore di Lovino sussultò, ma prima che potesse riprendersi con una frase del tipo "che cazzo dici" per dissimulare l'effetto delle parole appena udite, Antonio poggiò le labbra morbide sulle sue.

-St... stronzo!- La voce gli tremava, mentre indietreggiava inutilmente, quasi cercando di diventare una cosa sola con la stupida colonna alla quale era appoggiato, rosso come un pomodoro.

Antonio gli prese la mano. La sua stretta era calda e sicura, come quando da bambino lo portava in giro per Barcellona o Madrid.

-Lovino, tu eres mi amor.

Gli occhi verdi dello spagnolo, in cerca di un segnale nell'italiano, lo colpirono. Sembravano leggere e toccare il suo cuore. Forse avrebbero potuto vedere che Lovino lo voleva da anni.

 

Aveva pensato che sarebbe stato bene una volta raggiunta casa Vargas, e lo era stato per un bel po' di tempo. La vita da Nazione era dura e difficile, ma era libero, e ci si abituò presto. Nonostante le sue lamentele, si sentiva realizzato e a suo agio. Ma poi, dopo quasi un anno, un senso di insoddisfazione era entrato nella sua pelle, e, dapprima leggero, era diventato sempre più forte. Dalla relativa serenità in cui si trovava, la sua scontrosità era aumentata, come Feliciano gli aveva fatto notare di tanto in tanto. Non era riuscito a capire cosa voleva, fino a quando, un giorno, gli era capitato di addentare un pomodoro. Il sapore del frutto gli aveva ricordato il posto in cui aveva vissuto per anni, la Spagna, e il bastardo a cui in fondo (anche se aveva fatto fatica ad ammetterlo a sè stesso) voleva un gran bene. L'insoddisfazione... era perchè desiderava vederlo. Però il suo desiderio non era stato esaudito, colpa del suo orgoglio.

 

Lovino decise. Non avrebbe permesso al suo orgoglio di interferire, non ora. Ricambiò la stretta dello spagnolo e sorrise malizioso, prima di baciarlo a sua volta.

Con la mano libera, Antonio lo strinse a sè per un fianco. I loro corpi aderirono perfettamente l'uno all'altro. Lovino schiuse le labbra, permettendo alla sua lingua di entrare. L'italiano sentì la mano dello spagnolo risalire dal fianco sotto la maglia, lungo la sua schiena. Rabbrividì di piacere al tocco di quella mano grande e calda. Sapeva quello che lo spagnolo voleva fare, ma lo bloccò

-Nh, Antonio no- disse a un millimetro dalle sue labbra -Non qui a casa del francese.

Lo spagnolo rise. Si allontanò lentamente da Lovino, senza lasciargli la mano.

-¡Vamos!

 

Francis scalpitava impaziente.

-Voglio vedere quello che stanno facendo!- esclamò -Gli dò ancora 5 minuti, poi vado da loro.

Accanto a lui, Gilbert, sembrava tranquillo. Indicò il labirinto -Troppo tardi, Francis, stanno venendo loro da te.

Il francese li vide. Antonio e Lovino erano per mano, il primo più sorridente che mai mentre Lovino, rosso in volto, alla vista degli amici, cercava di liberarsi, imbarazzato.

-Mon dieu, siete stati via un'ora! Si può sapere che stavate facendo lì dentro?- chiese malizioso.

Antonio gli rispose -Ci siamo persi, Francis

-Quello stupido labirinto del cazzo...- stava dicendo Lovino, dimenticando di essere stato il primo ad entrarci.

-Feliciano e Ludwig?- chiese lo spagnolo. Come minimo avrebbe dovuto avvisare l'italiano che suo fratello rimaneva da lui.

-Feli era stanco, così mio fratello l'ha accompagnato a casa. Ha detto che contava su di te per la sicurezza di Lovino.

Antonio sorrise. Persino Ludwig aveva deciso di collaborare.

-Allora andiamo anche noi. Gracias por esta noche!- disse cercando di metterci tutta la gratitudine che provava.

 

-Andiamo a casa!- esclamò Antonio mettendo in moto la macchina. Aveva lasciato a malincuore la mano di Lovino, che invece era contento che quel gesto così imbarazzante era finito. Lo spagnolo accelerò, impaziente di raggiungere villa Carriedo. Lovino aveva ripreso la sua solita espressione corrucciata, ma gli rivolse un sorriso. Ad Antonio mancò il fiato.

La loro serata era appena iniziata.

 

 

***

L'ultimo capitolo! Yeeeh! Ho avuto qualche problema a copiare dalla brutta (*coff* si è cancellato tutto a metà capitolo *coff*) ma sono riuscita a finirlo a... mezzanotte! XD

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, come tutta la storia, grazie a tutti voi che l'avete letta e recensita!

@Chibi_Cute: grazie per l'errore che mi hai segnalato, non me n'ero accorta e l'ho subito corretto ^^

 

ATTENZIONE: a tutti voi che vorreste rileggere la storia (*w*), fra qualche giorno cambierà il nome! Non sarà più "Untitled" ma "Una noche animada"

 

E così la mia "fatica letteraria" è finita... arrivederci alla prossima!

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