Due Destini - Come With Me

di Ginnever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bella o Terribile? ***
Capitolo 2: *** Come all'inizio ***
Capitolo 3: *** Segreto con litigio ***
Capitolo 4: *** Una Serata d'Inferno ***
Capitolo 5: *** Se non ci fosse Ginny! ***
Capitolo 6: *** Un piccolo Ricatto ***
Capitolo 7: *** Tutto Ciò Di Cui Ho Bisogno ***
Capitolo 8: *** Incontri -Accordi- Inaspettati ***
Capitolo 9: *** Sfogo in Dormitorio ***
Capitolo 10: *** Un Pomeriggio di Fuoco ***
Capitolo 11: *** Malinteso e Vendetta ***
Capitolo 12: *** Accuse e Contro-Accuse ***
Capitolo 13: *** Baci Rubati ***
Capitolo 14: *** Roba da elfi ***
Capitolo 15: *** Nuovo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Padre Padrone ***
Capitolo 17: *** Primo e Secondo Bacio ***
Capitolo 18: *** Domani è un altro giorno ***
Capitolo 19: *** La Pioggia ***
Capitolo 20: *** E' davvero possibile cambiare? ***



Capitolo 1
*** Bella o Terribile? ***


Salve a tutti!
Sono tornata, con una fic normale, finalmente, dopo anni interminabili!

E’ un pairing difficile, lo ammetto, è la seconda volta che lo utilizzo, però mi attrae in modo veramente incontrollabile in questo momento della mia vita, sarei perciò curiosa di sapere cosa ne pensate!
Per me è davvero importante!

Buona lettura,
Gin







Bella o terribile?







“Buongiorno! Ron, Harry, Ginny…”
“Ciao, Hermione.”, risposero in coro.

La riccia si sedette alla tavolata dei Grifondoro, posò i libri per terra con grazia e afferrò il pane col burro che adorava.
Se lo gustò, prima di sentire una strana sensazione di disagio.

Alzò lo sguardo su tutta la Sala Grande. Sentiva addosso gli occhi di qualcuno, ma nessuno la stava guardando. Batté le palpebre e riprese a mangiare la colazione.

Un ragazzo moro nella tavolata dei Serpeverde se ne accorse. Corrugò la fronte e si rivolse al suo migliore amico che, seduto a fianco a lui, stava cercando qualcuno con lo sguardo.

“Draco, che stai facendo?”
Il biondo non gli rispose.
“Draco?”, lo incalzò Blaise Zabini.
Il Principe delle Serpi lo guardò.
“Colazione. Quello che dovresti fare anche tu.”

Zabini sospirò, tuffandosi di nuovo nel suo toast con la marmellata.


“Allora, prima ora?”, chiese Harry sulla strada per la Sala Comune.
“Pozioni, Divinazione e infine Antiche Rune. C’è il calendario appeso in Sala Comune, comunque, dovreste saperlo.”

Harry e Ron la guardarono.
Hermione fece altrettanto.

“Beh? Dovreste saperlo.”, chiosò, con la solita aria da so-tutto-io.
I ragazzi sbuffarono e la seguirono per i corridoi, la mente già proiettata alle cupe lezioni di Piton.

Erano nei sotterranei e lì faceva freddo. Harry massaggiò un braccio alla migliore amica, che batteva i denti.
“Sto bene, Harry, grazie.”, gli disse sorridendo e prendendogli la mano.
“Stavi tremando.”, le rispose alzando le spalle.

“Buongiorno”, esordì Piton entrando in classe con la solita espressione da carcerato - aprite il libro al capitolo 7. Alla fine della lezione farò qualche domanda per verificare se avete capito, cosa che dubito. Procedete.”

Ron, nel banco accanto a quello di Hermione, le tirò una gomitata.
“Lo odio, Hermione, lo odio.”
“Anch’io, Ronald, ma non possiamo farci granché. Chiudi la bocca e leggi.”

Qualcuno, a quelle parole, ghignò.
Hermione lo percepì. Si voltò appena e vide una chioma bionda non lontana da lei.

Scosse il capo e riprese a leggere. Odioso!



Di ritorno dai sotterranei, il castello pareva sempre più bello - e più caldo. Sorrise della luce che entrava dalle finestre e decise di andare in giardino a studiare nell’ora buca, i suoi migliori amici con lei.

“Aaaaah, ragazzi, oggi è proprio una bella giornata, non vi pare?”
Harry e Ron non erano esattamente dello stesso parere, ma non volevano sminuire l’entusiasmo dell’amica, perciò le diedero man forte.

“Certo che sì, Hermione. Proprio fantastica!”, disse Ron, poco convincente.
Hermione si stiracchiò.
“Anche se mi avessi detto la verità, non mi sarei abbattuta, Ron. La mia giornata è perfetta, io sto bene. È tutto ok.”

Ron la guardò un momento prima di prendere i libri e alzarsi.
“Andrò a studiare in Sala Comune. C’è un’aria più cupa e un’atmosfera serena come questa, non mi fa studiare. Ci vediamo.”
“Vado con lui, Hermione. A dopo.”, disse Harry, dopo averle posato un bacio sulla guancia.

La riccia annuì e si sdraiò sul prato verde e profumato.
Sì, quella era decisamente una bella, solare e…
“Granger?”
… e terribile, giornata.

Hermione sussultò. Di fronte a lei, Draco Malfoy.
“Esatto. Cosa vuoi?”, lo aggredì, apparentemente senza motivo.
Malfoy sogghignò.

“Con un po’ più di gentilezza, Mezzosangue. Dopotutto mi devi un saluto.”
“Non ti devo niente, Malfoy.”
“Secondo me sì, Granger. Ti va di rifarti stanotte? Stanza delle Necessità. Stessa ora di ieri.”

Hermione stette in silenzio.
“Cosa vuoi da me Malfoy?”
“Quello che vuoi tu da me, Granger. Non credere di essere diversa.”
“Io non sono come te.”
“Come vuoi, non mi importa tanto. Ti ricordo solo le urla spaziali e la fuga della scorsa notte.”

Hermione guardò in basso.
Malfoy si avvicinò e con una mano le sfiorò il mento.
“Puoi provare a convincerti quanto ti pare, ma alla fine, dopotutto, noi due non siamo poi così diversi.”

Le diede un bacio sulle labbra. Una bacio possessivo, per niente dolce. Ma Hermione non lo respinse.

“A stanotte.”, le sussurrò, prima di andarsene e lasciarla lì, da sola.
A osservare il lago.





*Autrice:

Cosa ne pensate? Ci sono tante cose da svelare, ma presto sarà fatto.
Commentino per agevolarmi nella riuscita? ^^ Ne sarei contenta!

Se intanto volete leggete l’altro mio unico lavoro Dramione, potete farlo andando nel mio profilo e leggendo ‘Un Colpo All’Anima’.

Grazie dell’attenzione! Al prossimo capitolo, dove ci saranno le risposte alle vostre recensioni^^

Gin








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Capitolo 2
*** Come all'inizio ***



Questo capitolo serve per arrivare a quello successivo in pratica, è solo di passaggio ^^
Gin

Come all’inizio






Era notte e nei sotterranei faceva molto freddo. Parecchio. Soprattutto in autunno.

Ma Hermione non doveva andare lì. Anche se la sua mente, ogni volta che pensava a Malfoy, faceva percepire freddo a tutto il suo corpo, quella notte non doveva andarci.

Doveva andare al settimo piano,invece, nella Stanza delle Necessità. E così fece.

Stava camminando davanti a un muro spoglio pensando intensamente a Malfoy e ai suoi occhi glaciali, quando una porta prese forma sulla parete e lei entrò.

La loro, era una stanza spoglia, abbastanza cupa. Aveva un letto matrimoniale bellissimo e molto grande al centro, e un bagno. Niente che potesse indurre Hermione a rimanere lì più di una notte.

Malfoy era lì, ad attenderla.
Seduto sul materasso di seta verde, il re delle serpi la aspettava, coperto solo dagli slip e con una sigaretta tra le labbra.

“Buonasera, Granger.”

Hermione si avvicinò osservando il suo torace scolpito e liscio. Sebbene lo vedesse ormai tutte le notti da un mese, non smetteva mai di ammirarlo.

Era davvero bello. La pelle assumeva una tonalità diversa in ogni angolo più nascosto del suo corpo e la linea degli addominali era tanto perfetta da sembrare finta.

Si inginocchiò di fronte a lui e appoggiò la testa sulle sue ginocchia fredde.
Il corpo della riccia fremette per un attimo al contatto, poi lentamente si abituò, mentre una mano del ragazzo le accarezzava i riccioli color nocciola.

Tutte le volte lo faceva, tutte le volte si rilassava.

E si sentiva meno in colpa al pensiero di Harry e Ron. Loro non avrebbero mai capito. Soprattutto perché non avrebbero mai concepito che lei potesse essere simile - se non uguale - a Malfoy, quello che loro odiavano, di cui loro sparlava dal primo anno in quella scuola.

Hermione alzò la testa e lo guardò negli occhi.
Erano due perle incastonate in un viso duro, ma piacevole. Avevano un’espressione gelida che però nascondeva un po’ del dolce miele delle iridi della riccia.
 
Hermione battè le palpebre e si tolse il mantello.
Malfoy l’aiutò.

“Sono contento che tu sia venuta, Granger. Oggi sembravi maldisposta.”
“Non devo dire nulla, ricordi Malfoy?”
“Sì, ma quello era all’inizio.”

Hermione si alzò.

“Non è cambiato nulla da allora.”, disse lei, fredda come una Serpeverde.

Il biondo osservò il suo viso in penombra. Poi ghignò.

“Sì, hai ragione. Niente discorsi inutili. Come all’inizio.”

E con queste parole, Malfoy la spogliò e la accolse nel letto di seta verde, come tutte le notti, come all’inizio.














“Tu sei Ginevra, giusto?”

Ginny Weasley si voltò, all’erta. Era una voce che non conosceva e questo le fece pensare subito a quello che in effetti poi si rivelò, cioè…

“E tu chi sei?”
“Sono Zabini, piacere.”, il moro allungò la mano per stringere quella della rossa, ma lei si limitò a guardarlo.

… Serpeverde.

“Cosa vuoi?”
Blaise Zabini inclinò la testa, ma non smise di fissare gli occhi della Grofoncina, ramati e sul rosso: bellissimi.

“Cerco Hermione Granger; la cerco da giorni in realtà, ma non riesco mai a trovarla. Se la vedi, potresti dirle di passare nei sotterranei?”
“Non credo proprio.”
“Come scusa?”

Ginny incrociò le braccia e corrugò la fronte.

“Se non riesci a trovarla probabilmente è perché lei non vuole farsi trovare.”
“Potresti convincerla in qualche modo?”

Ginny rise.

“Non mi sembra il caso.”
“Pensavo foste amiche.”
“Infatti. Non sono mica sua madre.”

La rossa prese i suoi libri e se andò, lasciando un Blaise Zabini solo in mezzo al corridoio, un ghigno fantastico sul volto.





Autrice*:

Piaciuto? Il motivo per cui Hermione va con Draco è molto semplice: si trova bene con lui, soprattutto in intimità. Non ci sono super segreti da svelare^^ Molto presto succederanno cose… ^^




Risposte!:


SenzaFiato: Ciao! Sono contenta che ti piaccia ^^ Comunque sì sono visti più volte da come avrai capito leggendo e il motivo è perché Hermione con Draco sta benissimo perché pur non sembrandolo apparentemente, è molto simile a lui. In pratica, anche a lei piace divertirsi. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e continuerai a leggerlo!^^
Baci Gin

Giada96: ciao! Grazie dei complimenti. Spero che anche questo ti sia piaciuto e continuerai a leggerlo!^^ baci, Gin


weareevil: sono contenta, spero continuerai a leggerla ^^ grazie di aver recensito. baci, Gin

FairyDream: ciao! Ma io e te ci conosciamo già? Sei mica del forum di H/G? mi ricordo del tuo nick! ^^ comunque grazie per aver recensito. Ne hanno avute più di una, di notti di follia ^^ Ahahah, grazie, il mio intento lì era proprio quello comico! ^^
Hermione si fa trattare così perché a lei non dà fastidio. Nonostante lei non voglia ammetterlo, le va bene così. Per questo  non respinge il bacio di Draco. Tranquilla, non ti prendo per una pazza svitata, mi fa piacere tutto questo entusiasmo! ^^

Alla prossima! Baci, Gin


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Capitolo 3
*** Segreto con litigio ***


Salve a tutti!

Scusate l’assenza, ma ho avuto problemi familiari in questi ultimi giorni, quindi mi è stato impossibile pubblicare il terzo capitolo.

Speravo che comunque in questo lasso di tempo chi aveva commentato all’inizio continuasse a seguire la storia, ma pazienza ^^

Ecco a voi il capitolo!

Buona lettura,
Gin






Segreto con litigio












Erano circa le due di pomeriggio. Dopo la pausa pranzo, gli studenti del sesto anno potevano permettersi un’ora buca, che però significava studiare e portarsi avanti con i compiti, cosa che Hermione Granger ripeteva continuamente ai suoi migliori amici dal primo giorno di scuola.

“Hermione, cosa vuol dire Esteria Miles?”, chiese Ron brancolando nel buio.

La riccia sbuffò.
“L’ha spiegato stamattina la McGranitt, Ronald. Comunque si usa per trasfigurare oggetti della vita quotidiana in armi da combattimento.”
“E a che servono?”

Hermione scosse il capo.

“Puoi provare a leggere il libro, una volta tanto?”

Harry sorrise a quella scena. Succedeva tutti i Martedì.

“Harry Potter?”

Qualcuno sulla soglia della Sala Comune lo chiamò: aveva la divisa da Quidditch.
Il bambino sopravvissuto si voltò.

“Sì?”
“C’è una riunione tra i capitani delle case per questioni legate alla prossima partita. Sei dei nostri?”

Harry si alzò e annuì. Mentre il ragazzo che non conosceva usciva dalla Sala, si rivolse a Hermione.

“Scusa, Hermione. La cosa che dovevi dirmi può aspettare?”
La riccia tentennò un momento.

Prima di iniziare i compiti, gli aveva detto di dovergli parlare di una cosa. Sperava di potersi togliere il peso della storia con Draco quel pomeriggio, ma si costrinse a pensare di trattenerlo ancora.

“S-sì…”
“Allora a dopo.”, disse lui, depositandole un bacio sulla fronte e uscendo dalla stanza.

Ron la guardò perplesso.

“A cosa si riferiva?”
“A niente, Ron, continua a studiare.”

Ma il rosso non smise di guardarla.

“Cosa c’è?”, chiese lei. L’idea di doversi tenere tutto dentro ancora per un giorno intero la rendeva nervosa.

“Non mi dici mai niente, Hermione! Aspetti sempre che ci sia Harry, dei miei consigli non te ne fai nulla!”

“Prova a chiederti perché, per una volta.”
“No, lo chiedo a te ‘perché’!”

Hermione sospirò, costringendosi a rimanere calma.
“Il motivo è proprio questo. Ti agiti subito, perdi la calma.”
“Perché, quello che devi dirmi potrebbe farmi perdere la calma?”

Hermione non lo guardò e riprese a scrivere.

“Hermione, rispondimi!”
Ma la riccia non diede segno di averlo sentito.

Ron le prese la penna impedendole di scrivere.
“Allora vuol dire che non sono un buon amico.”

“Ron, non fare il bambino.”
“Dimmelo!”

Hermione cominciava a perdere la pazienza.
“Te lo dirò quando lo riterrò opportuno…”
“No, perché non succederà mai!”

Hermione si alzò di scatto, inviperita.

“Va bene, Ronald Weasley!”
Fece il giro del tavolo e si avvicinò al suo orecchio.

“Vado a letto con Malfoy.”, gli sussurrò con rabbia, prima di riprendersi la penna e tornare a scrivere dalla’altra parte del tavolo.

Ron la fissò esterrefatto. Poi prese le sue cose e uscì dalla Sala Comune, spintonando chiunque fosse a tiro e senza guardare in faccia nessuno.

Hermione lo osservò uscire dalla stanza. Non avrebbe mai voluto che andasse così.























Ginny Weasley si sedette di fronte a Hermione, con occhi un po’ curiosi e un po’ preoccupati.

Hermione se ne accorse ma non le badò. Sapeva cosa volesse chiederle e non voleva parlarne con lei.

“Hermione, posso chiederti una cosa?”
La riccia non rispose.
“Te la chiederò lo stesso. In questi giorni stai evitando qualcuno per caso?”

La mora ora la guardò. Di cosa stava parlando? Ci mancava anche Ginny.
Quest’ultima capì dalla sua espressione che non sapeva a cosa si riferiva, perciò sorrise e lasciò perdere.

“Va beh, non importa. Piuttosto… perché hai litigato con Ron?”

Hermione sospirò.
“Ginny…”
“Ok, ok, ho afferrato. Non sono affari miei. Te l’ho chiesto perché è mio fratello, tutto qui. Non sei obbligata a dirmelo. Anche perché penso che sia colpa sua, conoscendolo.”, disse la rossa, ammiccandole.

Hermione le sorrise, ma sapeva che la colpa era solo sua.























Era sera. Ancora Hermione non parlava con Ron e non aveva potuto dir nulla a Harry, che era stato informato del loro litigio da Ginny.

Non aveva detto a Draco di aver rivelato la loro ‘relazione’ a Ron, ma ci avrebbe pensato quella notte stessa, nella Stanza delle Necessità. Il loro rapporto dopotutto non precedeva troppe parole e Hermione non si sentiva in colpa per aver parlato con Ron - anche se avrebbe preferito Harry - ma più che altro gliel’avrebbe riferito per correttezza ne suoi confronti.


La riccia si sedette nel solito posto della tavolata, al suo fianco un Harry preoccupato e dall’altro Ginny aveva occupato il posto di Ron. Ciò la rese un po’ triste, ma non avrebbe potuto aspettarsi nient’altro. Ron non si era nemmeno presentato, a cena.

Mentre mangiavano, Harry si mostrò molto preoccupato.
“Hermione, vuoi dirmi cosa è successo?”

“Te lo dirò mentre andiamo in Sala Comune, qua c’è troppa gente col super-udito da ficcanaso.”, rispose lei, alludendo anche a Ginny.

Harry annuì e continuò a mangiare.


“Draco, si può sapere cosa ti sta succedendo?”
 Dalla parte opposta della Sala Grande, il biondo riposò lo sguardo sulla zuppa senza rispondere.

“Chi stai cercando?”
“Nessuno, Blay.”

“Raccontala a qualcun altro. Chi è la fortunata?”
Draco gli lanciò un’occhiataccia.

“Non ce n’è, di fortunate.”
“Allora ce n’è.”, rispose Blaise, sicuro di farlo innervosire ma anche di capire cosa ci fosse dietro.

“Impara a farti i cavoli tuoi, Zab.”
“Questi sono cavoli miei. Allora, mi dici quale dolce donzella stai tacchinando?”

“Io non tacchino nessuno!”
“Ok, allora chi ti scopi.”

Draco ghignò e si rilassò sulla sedia per guardare meglio l‘amico. Gliel’avrebbe detto solo per vedere la sua reazione.

“La Granger.”, sussurrò.
 Si godette lo spettacolo della sua espressione e poi ghignò.

“Chi?!”
“Hai sentito.”

“Beh… devo dire che questa volta mi hai stupito, Dra. Non la vedi da ieri notte?”
“No, infatti. Per questo la cercavo.”

“Vai dalla loro Sala Comune. Verrò con te, se vuoi.”
“Stai scherzando?!”

“Siete entrambi Prefetti, potrebbe benissimo essere una cosa che riguarda quello.”
“E a te chi ti interessa, scusa?”
“Perché?”
“Perché se no non verresti con me.”

Blaise sorrise e non rispose.


“Bene, Signori, la cena è terminata! Vi auguro una buona notte e un buon riposo.”, disse Silente, la voce come sempre rilassante e pacata.

Hermione, Harry e Ginny si alzarono nello stesso momento, ma una volta usciti dalla Sala, Hermione prese da parte Harry. La rossa li guardò appartarsi ma si allontanò senza una parola.

“Harry… ti ricordi la cosa che dovevo dirti oggi?”, cominciò Hermione, agitata.
“Sì.”

“Ron mi ha costretto a dirgliela, si comportava come un bambino, voleva farmi sentire in colpa perché non lo raccontavo anche a lui e così…”
“Hermione, calmati.”

La riccia fece un bel respiro, mentre Harry le prese la mano.

“Grazie, Harry.”
Il ragazzo le sorrise.

“Io… è proprio per questo che avrei voluto prima dirlo a te! Sapevo che avrebbe reagito così… ma lui non mi ha lasciato scelta!”
“Hermione, con Ron sistemeremo tutto. Dimmi quello che devi dirmi e togliti questo peso.”

La riccia sospirò e chiuse gli occhi.

“Io…”

“Harry! Hermione!”

I due si voltarono di scatto. Era Ginny, tutta trafelata e con il fiatone, che correva verso di loro.

“Ron e Malfoy stanno facendo a botte davanti al Ritratto della Signora Grassa!”

Harry guardò preoccupato Hermione per un attimo, poi, con un “Andiamo” deciso, la trascinò dietro Ginny verso la Sala Comune.

















*Autrice:

Eccoci! Lo so, Ron è davvero insopportabile, ma che ci volete fare? ^^
Rispondo volentieri ai vostri commenti:


FairyDream: Ciao Anna! Piacere mio ^^ Mi fa piacere che ti piaccia il mio stile oltre che la storia! Mi dispiace averti già deluso con l’aggiornamento dopo una settimana, ma i miei problemi familiari me, l’hanno impedito.
Spero che questo chap ti sia piaciuto!  A presto, Gin.


chiacchia21: Ciao! Mi fa piacere che ti piaccia e grazie dei complimenti. Comunque mi piacciono un po’ più corti per non appesantire la lettura ^^ al prossimo capitolo! Baci Gin


barbarak: Ciao! Sono contenta che ti sia incuriosita e spero che continuerai a leggerla ^^ A presto, Gin


SenzaFiato: Ahahah, grazie! Lo so, perché voglio che il centro della storia sia il loro rapporto che col tempo crescerà ma anche i suoi migliori amici compresa Ginny e Blaise! ^^ Al prossimo capitolo,Gin

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Capitolo 4
*** Una Serata d'Inferno ***


Salve a tutti!

Devo chiedere scusa per la mia assenza, ma sono stata in vacazna fino a pochi giorni fa, quindi non ho avuto il tempo materiale per aggiornare.

Mi è dispiaciuto vedere che molti hanno abbandonato la mia fic, visto che dimostravano il loro apprezzamento in ogni recensione; pazienza, spero che possa essere apprezzata da altri allora!

Scusate ancora e buona lettura!

Gin










Una serata d’inferno

















Fantastico.

Il migliore amico di Hermione e il suo pseudo ragazzo facevano a pugni mentre il pubblico di fastidiosi curiosi faceva il tifo o per l’uno o per l’altro con volgari insulti o parole di conforto.

Perfetto!

Blaise era vicino ai due cercando inutilmente di dividerli e lo stesso fece Harry, una volta arrivato con la riccia e Ginny.

“Ron… Ron, basta!”

Draco Malfoy lo stava devastando. Aveva il naso rotto e sangue ovunque.

Veramente perfetto.

“Draco, basta! Lo ucciderai!”
“Deve imparare a farsi i cazzi suoi!”, sbottò di rimando il biondo.

Con una presa un po’ più forte Harry riuscì a trattenere Ron e allontanarlo dal Serpeverde, che sembrava impazzito.

“Santo cielo!”, urlò Hermione, nel panico poco lontana dall‘incontro di box improvvisato.

Harry tentò di immobilizzarlo ma, visto che Ron si dimenava in maniera incontrollata, intervenne Ginny che, con un placcaggio degno di una giocatrice di Quidditch, lo sbattè contro il muro.

Blaise, dall’altra parte, ne rimase colpito.

“Basta, Ron, smettila! Sembri impazzito!”, gli gridò, tenendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarla.

Il rosso la guardò e per un attimo si fermò: Harry era a un passo, pronto a intervenire in caso di un secondo sclero da parte sua; lontano, non riusciva a vederlo bene, c’era Blaise che tratteneva Draco, anche lui contro il muro; infine si guardò a sinistra, dove una figura riccia e terrorizzata lo stava fissando in lacrime.

Hermione. La causa della sua furia.

“Io non sono impazzito…- sussurrò con rabbia - è lei… è lei la pazza!”
Ron indicò Hermione e tutti si voltarono nella direzione del suo braccio.

Senza capire.

Harry si avvicinò a lui, cercando di nascondere il suo sguardo allucinato.
“Ron, cosa stai…?”

“Zitto, Weasley!”, gridò Malfoy, liberatosi della presa di Blaise, che però riafferrò il suo braccio.

Harry guardò prima Draco, poi Ron, poi Hermione. Battè le palpebre.

Faticò a respirare per un attimo: aveva capito.

Sperò che Ron tenesse la bocca chiusa, perché le lacrime di Hermione gli imploravano questo, ma la rabbia evidentemente era troppa e l’amico non si riuscì - non volle - a trattenersi.

“Solo un pazzo può farlo… solo un pazzo può andare a letto con Malfoy!”

Bom.

La bomba era stata sganciata e i commenti, le risate, le urla dei presenti permisero a Harry di portare Ron lontano da un Malfoy imbufalito e molto più motivato di prima a continuare l‘incontro.

Ginny rimase fuori con Hermione, che piangeva ed era oggetto, e lo sarebbe stata sempre da quella sera, degli sguardi e delle chiacchiere di tutti.

“Beh? Cosa c’è da guardare?”, gridava Ginny in sua difesa, ma ormai c’era ben poco da proteggere. Hermione era a pezzi.

Blaise sbattè Draco contro il muro per l’ennesima volta quando Ron sparì nel Buco del Ritratto.

“Cazzo, Draco, ma cosa ti è preso?”
“Quel pezzente mi ha provocato.”, grugnì lui, irato.

“Idiota. Ora devo anche medicarti.”
“Non ho bisogno di niente!”, sbottò l’amico, liberandosi della sua presa e sparendo nella folla.

Blaise alzò gli occhi al cielo e quando li abbassò, caddero su una figura rossa accovacciata affianco a Hermione.

Le si avvicinò.

“Mi dispiace per quello che è successo.”, le disse, il suo tono era calmo e pieno di dispiacere. Almeno così sembrava.
“Ormai il danno è fatto.”, rispose Ginny, senza guardarlo.
“Anche per te, Granger. Mi spiace. Voleva solo… vederti.”

Hermione non rispose e Ginny gli lanciò un’occhiataccia.
Blaise capì di stare esagerando e si voltò.

“Bel placcaggio, comunque.”, disse prima di andarsene, chiaramente rivolto a Ginny.

La rossa non lo guardò, ma un sorriso che Blaise non potè vedere le illuminò il viso in quella serata d’inferno.


























*Autrice:

Piaciuto? ^^ Spero di sì… spero commenterete numerosi!

barbarak: Ciao ^^ Eh da lui c’è sempre da aspettarselo! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e e che continuerai con la lettura.. Scusa per la mia lunga assenza, ma come ho detto all’inizio, ho avuto prima problemi familiari, poi vacanze. Al prossimo chap, un bacione

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Capitolo 5
*** Se non ci fosse Ginny! ***


Se non ci fosse Ginny!













Ginny strinse più forte Hermione al suo ennesimo singhiozzo. Non smetteva più di piangere. Erano sul letto del Dormitorio da circa mezz’ora e per tutto il tempo lei era stata in quello stato.

Era veramente distrutta per tutto ciò che era successo. La rissa, poi le parole cattive di Ron, il suo migliore amico. La capiva.

Cioè, capiva come si sentiva lei, Hermione Granger. Perché lei, Ginny Weasley, non se la sarebbe presa tanto; più che altro era rimasta basita dalla rivelazione shock che Hermione era andata a letto con Malfoy. Fico!

Ginny la vedeva così. Non c’era bisogno di tutto questo gran disperarsi, dopotutto. Draco sarà stato pure il Principe delle Serpi, il ragazzo più stronzo del pianeta, ma era anche uno dei più belli e affascinanti che si fossero mai visti ad Hogwarts.

Non c’era da biasimare la povera Hermione se sentiva attrazione per lui.
Perciò, secondo lei, Ron non era infuriato tanto per il fatto che Hermione fosse andata a letto con Malfoy, quanto per il fatto che c’era andata a letto punto.

Essendo ancora vergine, la vedeva come una sconfitta, si sentiva più indietro e, beh, anche un po’ più sfigato degli altri. Probabilmente gliene piaceva una che non l’avrebbe mai portato a letto e questo lo frustrava terribilmente.

Ginny sbuffò. Che casino, e tutto per i suoi dannati complessi mentali!
Aveva ridotto la sua migliore amica in uno straccio solo perché era sfigato. Che merda!

Al  centesimo sussulto della riccia, Ginny decise di intervenire.

“Hermione, basta piangere, ti prego.”

La mora si fermò un secondo e tirò su col naso.
Ginny le passò un fazzoletto e lei si soffiò.

“Mi dispiace, Ginny, davvero. Ho combinato un casino. Avrei dovuto immaginarmi la sua reazione.”

“Pensi che Ron sia ancora innamorato di te?”
Hermione le lanciò un’occhiata indagatrice che, nonostante gli occhi gonfi, Ginny notò.

“Tu credi di no?”
La rossa alzò le spalle.

“E’ possibile che tutto questo sia stato scaturito dalle sue paranoie.”
E le fece il resoconto delle sue riflessioni.

“Oh.”, fu il commento di Hermione alla fine del lungo discorso dell‘amica.
“Già.”

Stettero in silenzio per un paio di minuti, poi Ginny non resistette più.

“Hermione… non vedi Malfoy da ieri notte?”
La riccia avvampò all’istante.
“Perché mi fai una domanda simile?!”

“Perché ho sentito Blaise dire che Malfoy è venuto qui per vederti. È un bel gesto, no?”

Hermione corrugò la fronte.
“Sì… in teoria sì.”

Ginny la guardò perplessa.
“Perché fai quella faccia?”

“Perché il ‘bel gesto’ mi puzza, Gin. Non credi che sia un po’ dissonante con Draco?”
La rossa la fissò un momento prima di scoppiare a ridere.

“Ahah! Hermione! Ahahahah! Dra… Ahahah!”
La riccia era esterrefatta.

“Ginny, perché stai ridendo?!”, cominciava ad irritarsi.
Ma la rossa non accennava a smettere.

“Ginny!”
Niente.

“Ginevra Weasley!”, gridò, così forte che Ginny fu costretta a fermarsi, le lacrime agli occhi.

“Scusa, Hermione… è solo che…”
“… Che?!”
“Che l’hai chiamato DRACO!”

E scoppiò a ridere di nuovo, rotolandosi nel letto.















“Draco? Ci sei?”

Il biondo non rispose. Era fuori dal castello, vicino al lago. Il solito posto dove andava a meditare.

“Draco sono Blay.”

E non certo per parlare.

Draco non gli rispose.
Zabini lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
“Volevo accertarmi che dopo tutte quelle botte stessi bene.”

“Oddio, sembri mia madre…”
“Allora hai proprio una cattiva mamma, se ti porta queste.” disse Blaise, facendo penzolare un pacchetto di sigarette davanti agli occhi di Draco.

Il biondo le afferrò, un sorrisetto sulle labbra.
“Grazie, Zab.”
“Figurati, bambino mio.”, lo canzonò, facendo un tiro alla sigaretta che aveva in bocca.

Dopo qualche minuto, il moro si alzò.
“Io vado a dormire. Attento a Gazza, se ti vede niente più sesso per una settimana.”
“Ok, mammina.”













Ginny si sdraiò sul letto per calmarsi dalle risate che l’avevano travolta e si ritrovò vicino alla finestra.

“Scusa, Hermione, ma ti accorgi anche tu che un po’ fa ridere, no?”

La riccia sorrise.

“In effetti un po’ sì. Perché non ha senso. Il nostro è solo sesso… è solo sesso, da un mese.”
“Un mese? Cavoli, sei forte a mantenere i segreti!”

“Già. Però non posso superare i trenta giorni. Fino ad oggi ce l’ho fatta, ma poi ho sentito la necessità di dirlo a qualcuno. E proprio a Ron dovevo dirlo? Che stupida…”

“Chissene frega, gli passerà. Piuttosto pensa a quello che ti ho detto. Cioè, a quello che ha detto Blaise. Voleva vederti. Vuol dire che il sesso non è più solo sesso.” Ginny le ammiccò entusiasta.

“Boh, come faccio a saperlo.”, Hermione era ancora titubante.

Ginny si voltò e guardò oltre il vetro della finestra. In lontananza, una figura piccola e fumante attirò la sua attenzione.
Le venne un’idea.

“Scrivigli!”
Hermione era perplessa.
“A quest’ora? Non lo riceverà mai, sarà in Dormitorio. E non voglio che gli altri vedano che…”

Ginny scosse il capo.
“Tranquilla, nessuno lo saprà. Tu scrivigli e basta, al resto penso io.”

Il tono di Ginny fu convincente, tanto da far prendere a Hermione carta e penna.














Autrice*:

Eccomi! Allora, che ve ne pare? Ginny sarà ricompensata per questo ^^ commentate numerosi!!


pomella: Ciao! Grazie dei complimenti ^^ Sono contenta che ti sia piaciuto. Lo so, Ron è così, purtroppo! Ahahah, sì in effetti Blaise attizza parecchio xD  e mica per niente è Ginny a fortunata ^^ e anche Hermione non scherza! Dai al prossimo capitolo,  un bacione!


cussolettapink: ciao! Aggiornato abbastanza presto?^^ eh purtroppo Ron è così, non ci si può far nulla!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai con la lettura! Baci Gin


Barbarak: ciao! Grazie davvero per averlo scritto ^^ e sono contenta che ti piaccia! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^ al prossimo, un bacione Gin


Isatkm: ho aggiornato abbastanza in fretta? ^^ spero ti sia piciuto anche questo. Al prossimo, baci Gin


Al prossimo capitolo, Gin

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Capitolo 6
*** Un piccolo Ricatto ***


Un Piccolo Ricatto
















Mi dispiace di aver procurato questo disastro. Sono stata una stupida a parlare, soprattutto con Ron.
Spero di non averti messo in una situazione troppo scomoda.
Se ti va di parlarne possiamo vederci stasera alle 11 al settimo piano.

Hermione







Ginny lesse il biglietto e annuì.

“Va benissimo.- si alzò dal letto e depositò un bacio sulla fronte di Hermione - ora tocca a me.”

Hermione sorrise e con un balzo la vide uscire dal Dormitorio. Ginny alla fine si era rivelata la migliore amica che potesse capitarle.

















Ginny era da sola, la bacchetta illuminata alla mano, i corridoi vuoti e silenziosi le facevano compagnia. La rossa però non era mai stata un tipo timoroso, tutt‘altro.

Era quasi arrivata alla scalinata che portava alla Gufiera, quando dei passi la costrinsero a fermarsi.
Oltre ad essere coraggiosa, Ginny era anche molto curiosa.

Attese dietro una colonna per sapere la fonte di quei passi.
Vide un ragazzo piuttosto alto, i capelli corvini che gli coprivano il viso, una sigaretta alla mano.

“Zabini?”

Il nome le uscì prima che potesse pensare a quello che diceva.
Sorpresa di se stessa, si coprì la bocca con la mano, ma ormai il Serpeverde si era accorto di lei.

“Ginevra?”, disse lui, scrutando nella sua direzione.
Ginny sbuffò.

“Ci vedi bene a quanto pare.”
Blaise sorrise. La sua acidità lo eccitava ancora di più.
“Dove vai?”, le chiese.
“E tu?”

Il moro scosse il capo.
“Potresti anche essere gentile per una volta.”
Ginny fece finta di meditarci su.
“No, non credo proprio. Ci vediamo, Bl… Zabini.”

Ginny corrugò la fronte e fece una smorfia per quell’errore che Blaise notò con piacere.

“Tranquilla, se mi chiami per nome non mi offendo.”

Ginny non rispose, agitò una mano per salutarlo definitivamente e si avventurò per la scala a chiocciola della Gufiera senza più uno sguardo.

Blaise la guardò sparire nel buio. Era l’occasione giusta, si disse. Salì le scale e, raggiunta la porta aperta della Gufiera, la attese appoggiato al muro.
“Ahi!”, gridò Ginny da dentro la stanza.

Il moro sorrise divertito. Probabilmente un gufo le aveva morso un dito.
“Vai, brutto uccellaccio... Mi auguro per te che il bigliettino gli arrivi intero, se no te la vedrai con me, e ti assicuro che non è una bella esperienza.”

Un battito d’ali e un sospiro avvisarono Blaise che Ginny di lì a pochi secondi sarebbe uscita.
Si mise in posizione e quando sentì i suoi passi, allungò una gamba.

Ginny inciampò su di essa, ma Blaise la afferrò appena prima che cadesse a terra.
La Grifoncina lo guardò con occhi rabbiosi mentre la aiutava a rimettersi in piedi.

Blaise la guardò sistemarsi i vestiti, un sorrisetto sulle labbra carnose.
“Che hai da ridere, brutta Serpe?! Mi segui, per caso?!”

Il ragazzo ghignò e si voltò. Prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne accese un’altra.

“Veramente io sono un Prefetto e il mio compito è fare la ronda.”
Ginny non se la bevve.
“Ma certo. E perché allora non me l’hai detto subito che mi avresti portata da Gazza?”

“Perché dovevo sapere cosa stavi facendo, lui vuole rapporti dettagliati. E poi sicuramente non ti avrei portato da lui. Gli avrei riferito tutto e domani ti avrebbe messa in punizione. Non avresti mai saputo nulla, piccola ingenua.”

“Bene, non me ne importa niente, fai come ti pare. Io me ne torno in Dormitorio.”

Ginny se ne stava andando. Il Serpeverde doveva decidersi in fretta.
“Anche se gli raccontassi una piccola… bugia?”, buttò lì Blaise, con tono mellifluo.
Ginny inarcò un sopracciglio.

“Potrei fare in modo che tu perda parecchi punti o che il preside ti…”
“Un momento, - la ragazza tornò indietro con occhi indagatori - mi stai ricattando?”

Blaise fece un tiro.

“Un piccolo ricattino non fa male a nessuno.”, ghignò, serpe quale era.

“Non puoi farlo.”
“Come vuoi. Ci vediamo, Weasley.”
 Il moro si voltò con un furbo sorrisetto e sparì nel buio sotto gli occhi della rossa.

Non fece molta strada però perché Ginny sbuffò e gli disse di fermarsi.
“Che cosa vuoi?”, sbottò lei, irritata.
“Solo che tu sia più gentile con me, rossa. Dopotutto, non ti ho fatto niente.”

“Fino ad ora.”, disse con un grugnito.
“Se farai finta che questa sera non sia mai esistita, sarò il ragazzo più dolce che hai mai conosciuto.”

Ginny lo guardo torva, poi schioccò le labbra e scese le scale, accertandosi di scontrargli la spalla più forte che poteva.

Blaise sorrise.
“E’ già mia.”












Autrice*:

Salve a tutti! Allora, piaciuto? ^^ spero di sì!


pomella: ciao! Direi che ci hai preso ^^ piaciuto questo capitolo? Comunque lei ride quando Hermione lo chiama con il suo nome perché non l’aveva mai fatto prima di quel momento. Al prossimo capitolo, Gin!

Rosa di cenere: ciao! Wow, hai recensito tutto in poco tempo, grazie! Sono proprio contenta che tu l’abbia messa tra i preferiti e che ti piaccia così tanto! ^^ come ti è parso quest’ultimo? ^^al prossimo,  Gin

Barbarak: Ahahah, sì, senza di loro sarebbe un delirio! ^^ credo che tu abbia sbagliato a commentare e hai commentato il mio primo capitolo… ma non importa ^^ al prossimo chap, un bacio, Gin!

LunaticMaki: Grazie, anch’io adoro Ginny ^^ grazie dei complimenti.. Ti è piaciuto questo capitolo? Spero di sì ^^ al prossimo, Gin!


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Capitolo 7
*** Tutto Ciò Di Cui Ho Bisogno ***


Salve a tutti!

Ecco a voi il settimo capitolo di questa fic!

Devo avvisarvi di una cosa: quest’anno ho la maturità, devo prendere la patente, e ho bisogno di un po’ di tempo per me ^^’

Quindi non so se riuscirò a essere puntuale con gli aggiornamenti, ma prometto di fare il possibile, per voi questo ed altro! ^^

Fatemi capire che ne vale la pena, ci tengo tanto a questa fic ^^

Grazie mille di avermi ascoltato, ora vi lascio al capitolo.

Buona lettura, Gin




















*Tutto Ciò Di Cui Ho Bisogno*





















Draco Malfoy non era abituato a grandi dimostrazioni d’affetto, che fossero state da parte sua o per lui.

Era sopravvissuto a sua madre con sorrisi finti e freddi, a suo padre con dei cenni d’approvazione, a sua zia con occhiate fugaci.

Mai aveva abbracciato qualcuno per il piacere di farlo o perché lo rendeva felice. Tutto, per Malfoy, aveva un secondo fine.

Se raccoglieva una penna a una ragazza in corridoio, era perché voleva portarsela a letto e se aiutava un insegnante a portare i libri in classe, era per avere voti più alti.

Dalle cose più banali a quelle più importanti, Malfoy era così.

Le cose però accadono a chi meno se lo aspetta, perciò, chi poteva ricevere una lettera di scuse in piena notte, se non… Malfoy?

“… mh.”

Quello fu l’unico commento che riuscì a esprimere dopo aver letto le scuse della sua amante. E, per essere lui, era del tutto normale.

Non sapeva se andare all’appuntamento o aspettare domani. Avrebbero chiarito… ma esattamente, cosa c’era da chiarire? Lei era stata debole per dirlo a lenticchia e lui stupido ad andarla a cercare.

La loro storia era puro sesso. Che cosa gli era saltato in mente? Sicuramente ora lei pensava che provasse qualcosa perché era andato dal suo Dormitorio. Tutto ciò non aveva senso.

Allora perché era andato a cercarla?

Rifletté un momento. Ovviamente un po’ gli mancava… e con questo? Lui non voleva legami di alcun genere.
O forse sì?

Alzò lo sguardo verso la torre Grifondoro e la osservò per alcuni momenti, in silenzio.

Poi piegò il foglio e lo mise in tasca.
Era molto tardi e si stupì che, vedendo il cortile deserto, nessun professore si fosse svegliato a seguito della rissa di un’ ora prima.

Quando però si trovò in prossimità degli scalini della scuola, una figura dai capelli rossi, seduta su uno di essi, lo indusse a fermarsi.

La fissò per qualche secondo, giusto il tempo di vedere che fumava -cosa che meravigliò alquanto il serpeverde - ed era persa nei suoi pensieri, poi decise di ignorarla.

Ginny Weasley, però, non aveva alcun intenzione di fare altrettanto.

“Malfoy?”

Era una domanda, ma dalla sua voce il biondo si accorse che per lei non era una sorpresa vederlo lì.

“Già.”
Non aveva alcuna intenzione di intraprendere una conversazione con lei, quindi la superò e tentò di varcare la soglia del castello.
Ovviamente, senza riuscirci.

“Cosa fai qui?”
Il ragazzo sbuffò.
“Weasley, quando è stata l’ultima volta che abbiamo avuto una chiacchierata piacevole noi due?”
“Prima di sapere che ti fai Hermione, Malfoy, nessuna.”

Il biondo alzò un sopracciglio.
“Non ti fare illusioni, anche nel ‘dopo’ non cambierà niente.”
“Questo è l’ultimo dei miei desideri, ma visto che è una mia cara amica, non voglio che soffra.”

Malfoy rise.

“E’ una minaccia, Weasley?”
Ginny ghignò e gli si avvicinò lentamente, le mani in tasca.
“E’ un consiglio, Malfoy.”














Senza che se ne accorgesse, poco dopo Draco si ritrovò al settimo piano del castello, le spalle al muro, una mano in tasca.
E l’aspettava.

“Malfoy?”

Hermione lo raggiunse, titubante e insicura, gli occhi ancora un po’ gonfi.

“Granger.”

La ragazza non sapeva cosa dire. Vederlo lì, appoggiato al muro, bello come non mai, le fece mancare il fiato per un momento.
Aveva voglia di baciarlo, toccarlo, fargli capire quanto lo desiderava, ma si limitò a porgli una semplice e inutile domanda.

“Come… stai?”
“Bene. Devi allenare un po’ Lenticchia, non mi sono divertito abbastanza stasera.”

Hermione sorrise appena.
“A proposito di Ron, mi dispiace aver combinato questo disastro.”

Il biondo le si avvicinò; le prese un ricciolo con delicatezza e lo portò dietro l’orecchio.
Hermione trattenne il fiato. Quando si comportava in modo così apparentemente premuroso, le incuteva timore.


“Sai, Granger, credo che tu abbia ragione. Hai fatto un bel casino.”
 
Hermione deglutì senza distogliere lo sguardo.

“E ho un paio di consigli per te: per prima cosa, tieni il più lontano possibile da me Pel di Carota, perché potrei fargli davvero molto male se lo rivedessi in giro. - la ragazza accennò a un sorriso, suo malgrado - secondo, se non ti dispiace, vorrei entrare in camera e continuare a ‘parlare’ con te dentro.- ghignò - non vorrei che qualcuno ci sentisse.”

La mora ghignò come le venne più naturale; Malfoy le sorrise.
“Esatto.”, disse lui sfiorandole il mento con un dito - dimostrandosi soddisfatto dell’espressione apparsa sul viso dell’amante - e aprendo una porta che era apparsa in quel momento alle sue spalle.

Malfoy aveva ottenuto ciò che voleva. Si sentì un po’ un codardo, ma cercò di archiviare quella sensazione in un angolo della sua mente.


Hermione sapeva che, non appena avesse varcato quella porta,  tra loro due non sarebbe cambiato nulla, e sapeva anche che Draco aveva accennato al sesso per evitare una domanda che sapeva Hermione gli avrebbe posto.

Anche lei, nonostante avesse sperato che qualcosa potesse cambiare, sapeva che quello che succedeva in quella stanza era tutto ciò di cui aveva bisogno ora.

E la cosa che la sconvolgeva di più - e che Draco sapeva - era che, a lei, andava benissimo così.












AUTRICE*:



Salve  a tutti! Soddisfatti del capitolo? Aspetto vostri commenti ^^

Ringraziamenti:



Barbarak: ciao! Blaise ne è parecchio convinto e sicuramente qualcosa succederà ^^ piaciuto questo capitolo? Spero di sì! Grazie per commentare sempre. Gin


Rosa di cenere: i tuoi commenti m strappano sempre un sorriso ^^ grazie! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Blaise e Ginny sicuramente faranno qualcosa… ma devi leggere per scoprirlo ;-) al prossimo capitolo, Gin


_zafry_: ciao Silvia! Grazie mille ^^ al prossimo, Gin


pomella: ciao! Ahahah, i tuoi commenti mi fanno sempre sorridere, grazie di commentare sempre ^^ Comunque molto presto, stai tranquilla! Questo capitolo è stata dedicata alla coppia principale, ma Ron starà in disparte per un po’, anche se indirettamente sarà causa di un disastro… ;-) Al prossimo capitolo, Gin!



Al prossimo capitolo, Gin!


























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Capitolo 8
*** Incontri -Accordi- Inaspettati ***


Incontri - Accordi - Inaspettati





















Blaise Zabini si alzò presto quella mattina. Aveva aperto gli occhi alle sei in punto, cosa che non gli succedeva da molto tempo.

Decise di fare una passeggiata nel parco e godersi i pensieri della serata precedente, quando gli caddero gli occhi su una foto dei suoi genitori sul comodino.

Erano belli: sua madre scura di carnagione e due occhi bellissimi da cerbiatta e i capelli riccioli che le incorniciavano il viso delicato, ma forte, suo padre molto alto, i capelli bruni e gli occhiali sul naso con l’espressione del tipico Medimago del San Mungo, premuroso e severo allo stesso tempo.

Subito qualcosa impedì a Blaise di respirare e lo sguardo gli si fece rabbioso. Si morse un labbro e questo prese a sanguinare. Afferrò la foto con una mano e con l’altra l’accarezzò dolcemente.

Gli mancavano da morire i suoi genitori. Non li aveva praticamente mai conosciuti. Adesso gli sarebbero serviti i loro consigli sulle ragazze.
Sorrise amaramente e una lacrima bagnò il vetro della foto.

Ripose sul comò la cornice e il ricordo di un aneddoto su di loro raccontato dalla nonna lo fece sorridere. Si vestì e tastò la tasca dei jeans in cerca della bacchetta, senza trovarla.

Si abbassò e la trovò sotto il letto - come diavolo c’era finita? -. La prese ma qualcosa attirò la sua attenzione: un foglio bianco e una penna accanto ad esso. Li osservò un momento poi gli venne un’idea.

Li afferrò sorridendo, scrisse qualcosa sul foglio e uscì dalla stanza.
























Hermione Granger era sempre spiccata per il suo ligio comportamento e la sua fissazione per il voler seguire le regole a tutti i costi. Tutte cose per cui non sarebbe sicuramente stata ricordata quella notte.

Infatti, tutta trafelata, stava correndo per i corridoi del castello, tentando di tornare in Dormitorio senza essere vista da alcun professore che avesse avuto una notte insonne.

Raggiunse facilmente il corridoio della Sala Comune, ma in una curva la bacchetta le cadde di mano.
Con un’imprecazione Hermione la raccolse, e quando si alzò nuovamente tirò un urlo.

“Ehi, tranquilla, sono Zabini!”

Hermione si portò una mano alla bocca, poi al petto.

“Ma sei pazzo?! Che ti salta in mente di sbucare così all’improvviso e… e gironzolare per i corridoi a quest’ora?”, disse guardandosi attorno in cerca di Gazza.

Blaise ghignò.

“Da che pulpito.”
Hermione avvampò all’istante e non rispose. Si sistemò la divisa e i capelli.
Poi lo guardò con aria indifferente.

“Che cosa ci fai qui?”, chiese, poi lo sguardo le cadde su un graffio sul labbro che sapeva di pugno in faccia. Decise di non dire niente.
Blaise non si accorse che Hermione aveva notato la sua ferita e le rispose molto tranquillamente.

“Cercavo proprio te, Granger. Devo chiederti un favore.”
Hermione lo guardò con aria sospettosa, ma poi decise di ascoltarlo.


























Hermione entrò nel Dormitorio, sperando di trovare ancora Ginny dormiente sul letto al piano di sopra, ma s’imbattè proprio nella rossa appena passato il buco del ritratto.

“Hermione? Che cosa… ? - ma nel giro di un millesimo di secondo, capì - Oh!!”
Ginny rise e l’abbracciò con entusiasmo, lo spazzolino ancora tra i denti.
“Allora? Devi raccontarmi qualcosa?”, la incalzò maliziosamente.

La riccia era di nuovo rossa come un peperone, ma non si astenne dal raccontare tutto alla sua migliore amica, anche perché era la fautrice di quello che era successo la sera precedente.
A parte un particolare.

“Perché non gliel’hai chiesto?”
Hermione pensò al motivo per cui non gli aveva domandato perché era venuto a cercarla nella loro Sala Comune, ma alla fine decise che c’era solo una soluzione.

“Perché non voglio saperlo davvero. Ieri notte, con lui, mi sono sentita perfetta. Era tutto ciò di cui avevo bisogno e ora come ora non mi manca niente.”

Ginny sorrise dolcemente.
“Sono proprio contenta, testolina!”, disse, gettandole le braccia al collo.


Hermione stette per chiederle come andava con Blaise, ma si bloccò. Il Serpeverde le aveva fatto promettere di tenere la bocca chiusa e fare ciò che le aveva chiesto.
Eseguì alla lettera i suoi ordini e chiese all’amica di andare insieme a fare colazione.

“Certo! Mi preparo e in un attimo sono da te.”, detto questo, Ginny corse in Dormitorio a cambiarsi.





















La mattinata passò veloce, tra Trasfigurazioni e Pozioni andate male e l’ora di pranzo arrivò in fretta per gli alunni di tutte le case, che si riunirono affamati in Sala Grande al suono dell’ultima campanella.

Tutti, tranne due Grifoncine, che si erano date appuntamento in Sala Comune per cambiare i libri delle lezioni del mattino  in quelli per il pomeriggio; ma Hermione Granger stava tardando, cosa assolutamente non da lei.

Quando Ginny la vide spuntare dal Buco del Ritratto, fece un sospiro di sollievo.

“Pensavo ti avessero rapita gli alieni, Granger!”
Hermione, col fiatone, le corse incontro.
“Scusa, Ginny, mi ha fermato Draco e sai che per me è difficile resistergli.”

La rossa sorrise poi prese la borsa. Hermione la osservò, poi le venne un’idea.
“Devo andare a cambiare i libri assolutamente! Torno subito.”
E sparì per le scale.

Una volta da sola al piano superiore, Hermione estrasse il biglietto di Blaise per Ginny e lo posò sul comodino.
Sorrise e prese i libri per il pomeriggio appoggiati sul letto.

Scese, tronfia, e con un sorriso da ebete stampato in viso disse alla migliore amica: “Ora possiamo andare.”


Entrarono in Sala Grande per ultime e giusto due persone lo notarono, oltre a tutti i curiosi che la sera prima avevano assistito alla rissa tra il Serpeverde e Ronald.

Blaise Zabini, che dall’altra parte della Sala rivolse uno sguardo complice alla riccia, la quale gli fece l’occhiolino, e Ron, che appena notò la compagnia della sorella, si alzò e abbandonò il pranzo, il piatto pieno di carne nascosto dietro il mantello.

Ron le passò accanto senza degnarla di uno sguardo e Hermione ne fu molto triste.
Ginny le strinse la mano e le sorrise per consolarla.

“Dai, sediamoci vicino a Harry.”
Il ragazzo le salutò calorosamente, mentre con un occhio spento guardò il suo miglior amico sparire dietro la porta della Sala Grande.


Hermione era troppo impegnata a pensare alla fine che stava facendo la sua amicizia con il rosso per accorgersi delle occhiatacce e dei commenti di cattivo gusto che stava ricevendo.

Ginny le prese la mano sotto il tavolo e le sorrise calorosamente. Era proprio ciò di cui ora aveva bisogno.




















AUTRICE:

Salve a tutti! Vi è piaciuto? Spero di sì. ^^

Ho deciso che aggiornerò ogni lunedì se troverò il tempo ^^ Ci tengo a essere puntuale, ma come vi ho detto quest’anno sarà durissimo per me!

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti ^^


ladylala: Ciao! Sono contenta che ti piaccia^^ questo capitolo ti è piaciuto? Spero di ritrovati anche più avanti! Bacioni, Gin


daffodil: Ciao! Grazie dei complimenti e perché leggi la mia storia ^^ mi fanno sempre piacere nuove lettrici! Anch’io ho sempre ammirato Blaise, ma più che dal libro originale, anche dallle altre fic, che mi hanno ispirato xD adoro questo personaggio, lo trovo tenebroso, simpatico e solare allo stesso tempo. Il mio è molto profondo, anche per motivi che scoprirai più avanti! Al prossimo capitolo, un bacio, Gin


Rosa di cenere: grazie mille per i complimenti tesoro! Sei sempre carina, anche senza aggettivi ;) eh  lo so, ma la vita fuori dal mondo virtuale è molto più diffiile di quanto si pensi! Purtroppo sarà un anno duro per me , ma cercherò di fare tutto, prometto! Un bacione, Gin


_zafry_: ciao! Bene grazie, tu? ^^ Sono contenta che ti sia piaciuto ^^ La domanda che Hermione voleva farle era chiedere a Draco perché fosse venuto acercarla in Dormitorio. Capisci certamente che Draco non avrebbe saputo dare una risposta esauriente senza mentire, dato che il suo orgoglio è troppo grande per ammettere che voleva davvero vederla. Ora sono stata più chiara? ^^ al prossimo, Gin

Skitty: Grazie mille! Spero che ti sia piaciuto anche questo! Un bacione, Gin


barbarak: ciao! Ahahah grazie mille, Ginny sa essere terribile quando vuole! Comunque sì, ùdraco presto si deciderà  Hermione ne sarà felice ^^ ma non ti dico altro va! Un bacio, Gin

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Capitolo 9
*** Sfogo in Dormitorio ***


Sfogo in Dormitorio
















La campana suonò, annunciando la fine del pranzo. Gli alunni delle rispettive case si alzarono, e, tra rumori di sedie e chiacchiericcio, si indirizzarono ognuno verso la propria aula.

Il trio Ginny, Hermione e Harry si fermò all’entrata della Sala Grande.
“Che cos’ hai ora?”, chiese la riccia a Ginny.
“Erbolo… cavolo! Ho dimenticato gli appunti in Dormitorio! Ci vediamo oggi, scusate!”

E sotto gli occhi divertiti degli amici, la rossa sparì tra la folla.









Entrò di corsa dal Buco del Ritratto e si diresse subito verso il Dormitorio, ma qualcuno, vicino alla finestra, attirò la sua attenzione.

“Ron?”
Il fratello non le rispose e continuò a guardare oltre il vetro, apparentemente senza vedere niente.
Ginny gli si avvicinò.

“Non vai a lezione? Se vuoi dico a Harry e Hermio…”
“No!”
La rossa trasalì per l’inattesa reazione del fratello.

“Ron, capisco che sei ancora scosso dalla notizia di Hermione, ma non puoi odiarla per sempre…”
Ron si voltò verso la sorella e la guardò torva.

“Non devi nominarla mai più.- volse di nuovo gli occhi alla finestra e con cattiveria aggiunse - e non ho bisogno di te.”

Fu come ricevere uno schiaffo in pieno volto. Lo guardò tristemente e con le lacrime agli occhi.

Ginny aveva sempre ritenuto Ron la vittima della situazione e quando aveva reazioni come quelle della sera prima non lo sopportava. Ma ogni volta poi si calmava e tutto si sistemava.

Non le aveva mai risposto così.

Gli lanciò un’ultima occhiata rancorosa e corse in Dormitorio.
Entrò arrabbiata, prese il libro dove aveva lasciato gli appunti e per sfogarsi tirò un calcio al comodino.
E, senza che se ne accorgesse, un biglietto cadde dietro il letto

Ricacciò le lacrime in gola ed ebbe una fitta al petto: ogni volta che resisteva al pianto, le faceva male lo sterno. Lo sapeva, ma lei odiava piangere...

Dopo essersi ripresa, afferrò la borsa con i libri e scese di corsa le scale, nervosa come non lo era da molto tempo.




















Pansy Parkinson adorava il weekend a Hogsmeade e non per il fatto che avrebbe passato un bel pomeriggio insieme agli amici, tutt’altro.

Poteva girovagare per le vie più malfamate del paese, fare scommesse a soldi e vincerle, frequentare tizi più grandi e maturi di lei, ricevere regali costosi che adorava.

Al solo pensiero ghignò compiaciuta della sua mente diabolica. Purtroppo però non sapeva che, quella volta, non ci sarebbe stata nessuna gita nella città - per lei - proibita.

L’occhio le cadde su un nome evidenziato in rosso nell’elenco degli alunni che sarebbero andati a Hogsmeade per il fine settimana e un sorriso di scherno le illuminò il viso bianco.

“Harry Potter…?”
Non finì la frase perché una Ginny più che nervosa la scontrò, facendole cadere i libri di mano.

Pansy imprecò in direzione della rossa, che non si scusò nemmeno e continuò a correre verso la serra di Erbologia.

“Signorina Parkinson, non dovrebbe essere a lezione?”
La bella moretta rivolse a Gazza un sorrisetto poco rassicurante.
“Sì. E tu sapresti dirmi perché il nome di Potter è in rosso?”
Gazza guardò l’elenco e si mise a ridere tossicchiando e sputacchiando.

“E’ l’unico del suo anno che non può venirci, signorina. E’ divertente vero?”
Pansy lo guardò schifata.
“Sì, decisamente.”
Si voltò e con un ghigno sul viso se ne andò.
















AUTRICE:

Lo so, vorrete uccidermi xD Scusate il ritardo di un giorno, ma ieri ho avuto una giornata pessima!
Passiamo ai ringraziamenti!



Rosa di cenere: Ciao!!! Grazie dei complimenti sei tenerissima!Sono contenta che ti sia piaciuto, ora arriva il bello! E nascerà una nuova coppia… ^^ vedrai! Al prossimo, bacione Gin


Daffodil: Ciao, figurati, non mi offendo mica! Vorrei solo puntualizzare che Blaise NON va in giardino, pensa solo di andarci, ma mentre sta per farlo vede la foto dei suoi genitori. Lui è ancora in dormitorio. Quali sono le altre contraddizioni? Così magari posso correggermi, nel caso.
Al prossimo capitolo, se lo leggerai. Gin


Books: Ciao! Grazie mille ^^ svelato il mistero con questo capitolo! Purtroppo ci sono dei malintesi, ma se no che divertimento ci sarebbe non trovi? ^^ Al prossimo capitolo, Gin!


_zafry_: Ahah! Ciao Silvia! Figurati, dovere ;) sono contenta che ti sia piaciuto.., allora al prossimo! Gin




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Capitolo 10
*** Un Pomeriggio di Fuoco ***



In questo capitolo c'è un punto un po' 'a luci rosse', non so se cambiare il raiting o se lasciarlo così. Comunque non è niente di scandaloso.

Buona lettura, GIN

^^
















Pomeriggio di fuoco



































Venerdì ore 23.00 alla Gufiera. Fallo valere, Gin.
Blaise






Un appuntamento.

Il biglietto che Ginny, inavvertitamente e disgraziatamente, aveva fatto cadere dietro il letto, era il primo appuntamento con Blaise Zabini.

Ma la bella Grifoncina non lo lesse mai





















Il venerdì pomeriggio, di solito, era una bella giornata per gli studenti di Hogwarts, che potevano godersi l’inizio del week-end, il quale sarebbe terminato con la gita ad Hogsmeade.

Il sole splendeva sul castello e la superficie del lago sembrava intarsiata di mille diamanti per il magnifico luccicare dell’acqua dalle mille sfumature.

Il piacevole venticello di fine stagione accarezzava l’erba verde del giardino, pronto ad accogliere studenti stanchi e disposti a qualche ora di relax dopo una fitta settimana di studio.

All’ombra di un cipresso, il trio più chiaccherato del momento stava sdraiato a godersi anche lui quei piacevoli ultimi giorni di sole.

Hermione, un libro tra le mani e i capelli legati, stava leggendo, la schiena appoggiata al tronco dell’albero.

La voce dei gemelli Weasley da lontano attirò la sua attenzione e la ragazza alzò gli occhi dal libro. In circostanze normali, non avrebbe permesso a niente e nessuno di distrarla dalla lettura, ma anche il timbro dei Weasley era di famiglia e Hermione confuse la loro voce con quella di Ron, che non sentiva da molto ormai.

Appurato che fossero i gemelli, però, sbuffò.
Si rivolse a Ginny, che aveva la testa sulle sue gambe e dormicchiava.

“Ginny, sai che fine ha fatto Ron?”
La rossa non rispose subito. Ricordò subito la brutta risposta del fratello in Sala Comune e rispose in freddamente.

“No.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Tutto bene?”

Ginny chiuse gli occhi e sospirò.
“Non proprio. Credo che abbia proprio bisogno di aiuto. Non l’ho mai visto così arrabbiato. Prima l’ho incontrato in Sala Comune e mi ha risposto molto male, dicendomi anche che non vuole sentire mai più il tuo nome.”

A Hermione cadde il libro dalle mani proprio sulla fronte di Ginny che imprecò.

“Oh, scusa, Gin!”
Ginny si alzò massaggiandosi il volto.
“Gli passerà, però secondo me stavolta ha esagerato.”

Hermione annuì preoccupata. Aveva combinato un vero disastro… anche se, però, alla fine, lei non poteva andare contro ciò che voleva per il suo orgoglio maschile.

Sbuffò un’altra volta e prese il libro tra le mani, quando qualcosa attirò la sua attenzione di nuovo.
“Ciao, piccolino!”, esclamò.

Uno scoiattolo color del cioccolato le stava annusando un piede, gli occhioni neri fissi  sul suo viso sorridente.
Al suono della sua voce si ritrasse leggermente, ed Hermione stette immobile.

Harry, poco lontano, lo guardò con dolcezza: adorava gli scoiattoli.

L’animaletto fece qualche passo verso la foresta e si voltò di nuovo verso Hermione, come a dirle ‘Seguimi’.

La riccia sorrise divertita e un po’ sorpresa, poi si decise a seguirlo.
Ginny scosse la testa e si sedette ai piedi dell’albero, riprendendo il sonno interrotto. Harry sorrise e si sdraiò di nuovo all’ombra di un pino.

Hermione era ormai lontana diversi metri dal cipresso. Si voltò verso gli amici, cominciando a preoccuparsi, ma entrambi stavano dormendo beatamente.

Sospirò e quando si voltò, un paio di occhi lucenti come il ghiaccio risposero al suo sguardo terrorizzato.

Draco Malfoy annullò la distanza tra loro con un bacio mozzafiato, impedendole di gridare per lo spavento.

Hermione si calmò dopo pochi secondi, lasciandosi cullare dalle sue braccia muscolose che la stringevano al suo corpo scolpito, desideroso di lei.

Non appena si divisero, la riccia sorrise, gli occhi ancora chiusi.

“… wow.”
“Deduco che ti sia piaciuto.”

Hermione stette in silenzio per qualche secondo. Poi artigliò le dita nei suoi avambracci e lo baciò di nuovo, stringendolo forte a sé.

Questo fu un bacio meno casto, più passionale, ruvido, focoso. Importante.

Importante…

Stava forse cambiando qualcosa?

“Come siamo energici oggi, Mezzosangue.”, disse Draco una volta che si staccarono, senza mostrare alcun imbarazzo.

La mora invece aveva le guancie color ciliegia, gli occhi lucidi e le labbra arrossate.
Malfoy le passò un dito sulle gote calde, per scendere poi sull’incavo del collo, lungo le braccia, fino a fianchi snelli.

Hermione ebbe un fremito.
“Adoro quando fai così.”
“Quando faccio cosa?”
“Tremi.”, Draco ghignò, mentre Hermione arrossì ancora di più.

“Non fare quella faccia da prima donna, Malfoy; la causa è sicuramente il vento. Infatti ho un po‘ freddo.”

Il Serpeverde amava quel suo spirito ardente e orgoglioso dei Griffyndor e quando si comportava così, lo eccitava.

“Vedremo.”

La sollevò, mettendole le mani sotto il sedere, fece in modo che appoggiasse la schiena contro una roccia nuda, e la baciò, con foga ancora maggiore.

Hermione tremava ogni volta che le dita di Draco sganciavano un bottone della camicetta.
Il tocco del ragazzo era delicato ma deciso. Esplorava il corpo liscio e morbido di Hermione con movimenti armoniosi.

Quando raggiunse il seno, la ragazza ebbe un fremito per la gioia del Serpeverde, che ghignò.
Si limitò però a sfiorarle i capezzoli già turgidi, perché ritrasse la mano e avvicinò le labbra al suo orecchio.

“Dici che è il vento? - ghignò e Hermione sorrise - a che ora facciamo stasera?”

La mora riprese fiato un momento.
“Dieci, settimo piano.”
 Draco sorrise e si allontanò leggermente dalla ragazza.

“A stasera, Mezzosangue.”
Hermione annuì e cominciò ad abbottonarsi la camicetta, ma Draco non se n’era ancora andato.

Inaspettatamente le prese una mano già impegnata con i bottoncini e la baciò con estrema dolcezza.

Hermione alzò gli occhi e le iridi grigie e cristalline del ragazzo davano un‘espressione al suo viso che lei non aveva mai visto.
Poi lo guardò allontanarsi con passo elegante, le mani in tasca, con la bocca ancora aperta.

Non sapeva cosa pensare. Solo che forse veramente stava cambiato qualcosa…

I suoi pensieri però furono interrotti da una voce in lontananza.


“Hermione? Dove sei?”

… Ginny!
La riccia si sistemò la coda e la divisa e corse al cipresso.
“Dov’eri finita?”
“Oh, lo scoiattolo mi ha fatto una sorpresa.”

Ginny la guardò perplessa.
“Lascia stare. Andiamo? Harry?”

Il ragazzo si alzò, cartella in spalla.

“Ragazze, domani andate a Hogsmeade. Magari posso tentare di parlare con Ron se decide di non venire.”
Le ragazze sospirarono.

“Non sarà facile, Harry. È imbufalito.”
“E’ tutto quello che possiamo fare, alla fine.”
Hermione si morse un labbro. Già, era tutto quello che potevano fare…


Ginny si voltò, nella speranza di vedere il fratello, ma s’imbattè in due fantastici occhi blu che fissavano i suoi da lontano.
Blaise Zabini le sorrise, pensando alla serata che li aspettava, ma Ginny fece un sorriso falso e scosse il capo, voltandosi.

Il serpeverde - non credeva che l’avrebbe mai pensato - ci rimase male.

Non capì cosa stesse facendo la rossa e, un po’ irritato, ritornò al castello.














AUTRICE*

RINGRAZIAMENTI


_Zafry_: perché non ha il permesso, dato che Sirius è morto, non ha più nessuno che gli firmi l’autorizzazione. Grazie di aver letto e commentato, un bacione Gin ^^

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Capitolo 11
*** Malinteso e Vendetta ***


Salve a tutti!


In queste ultime settimane non ho potuto aggiornare in quanto prima sono andata in gita e poi mi si è rotto il pc.

Purtroppo ho visto che le recensioni sono scese tantissimo. Non piace più? Mi piacerebbe saperlo, mi servirebbe di più che non leggere più recensioni a parte Zafry, che ringrazio.

Vi lascio al capitolo con la speranza che sarà più considerato in futuro.


Gin






Malinteso e Vendetta


























Abbracciati, lei coperta solo da un lenzuolo e lui nemmeno da quello, Hermione e Malfoy passavano così l’appuntamento nella Stanza delle Necessità, nudi e sdraiati sul letto.

A dispetto dei pregiudizi che tutti avevano su Draco Malfoy, Hermione scoprì in lui una persona piacevole, divertente e simpatica - tutto a modo suo, ovviamente.

Era la prima volta che, dopo aver consumato, i due si ritrovavano a parlare tranquillamente, come una vera coppia di fidanzati.
Hermione non sapeva se essere spaventata dalla cosa o semplicemente contenta che tutto ciò stesse succedendo a lei.

Decise di non affrontare l’argomento con Draco, che si era trovato evidentemente a suo agio con lei in quella situazione, e si buttò con lui in tutt’altra riflessione.

“Malfoy, cosa ne pensi di Blaise e Ginny?”

Il biondo guardò il soffitto per qualche secondo, prima di sciogliere l’abbraccio con la ragazza e sistemarsi su un fianco, in una posa che sapeva molto di statua greca.

“Credo che Zab sia interessato a lei perché la Weasley è sveglia, bella e, con tutto il rispetto, fa sesso.”
Hermione fece una faccia strana. Fa sesso?

“Oh, capisco.”, disse semplicemente.
Draco osservò la sua espressione e alzò un sopracciglio.
“Ti aspettavi un’altra risposta?”

Hermione fece spallucce.
“Forse sì, - cominciò - ma dopotutto si sta parlando di Serpeverde, giusto? Non ci si può aspettare nessuna risposta.”

Malfoy ghignò.
“Esattamente.”, disse, poi la baciò con ardore.






















Ginny Weasley aprì la lattina di coca-cola con un sonoro stok che fece voltare tutti i presenti della sala comune.
Alzò una mano a mo’ di scuse, prese i suoi libri e andò in Dormitorio.

Era davvero indietro con i compiti e quella era la sua prima vera serata libera, dopo tutti i casini successi con Hermione e Malfoy.
Beh, si disse, però almeno lei aveva qualcuno.

Alzò le spalle e aprì Storia della Magia. Che materia inutile era!
Sbuffò e segnò pagina 300 col dito mentre con l’altra mano afferrò la lattina sul comodino.

Era botanico il giardino che oggi viene usato come luogo di studio per la maggior parte degli studenti della scuola. Venivano coltivate rose, fiori aperrilici, nicini e pollini rossi.

Ginny sospirò e bevve ancora un po’ di coca. Era buonissima a suo parere. Suo padre gliel’aveva consigliata dal mondo babbano e lei, per una volta, aveva accettato di provarla.

Aveva letto tre righe e non ne aveva già più voglia. Della botanica del 1500 non gliene importava un fico secco.

Si alzò, ma, goffa come era, scontrò la lattina che aveva posato sul cuscino e cadde rovinosamente a terra, inzuppando le sue ciabatte turchesi di spugna e il tappetino su cui erano appoggiate.

Ginny imprecò e, preso uno straccio dal bagno, si apprestò a pulire il disastro.
Si accorse che un po’ della bibita era andata anche sotto il letto e, sbuffando, passò lo straccio anche lì.

Asciugando, però, non si accorse che qualcosa di carta e bianco era sotto il letto ed era molto più importante della coca-cola…































Aveva indossato la maglia nuova, si era messo il gel nei capelli, aveva aggiustato i jeans strappati: aveva fatto tutto questo per lei.

Ma si chiese se non fosse stato inutile, dato che era lì al Lago Nero che l’aspettava da più di mezz’ora e di Ginny neanche l’ombra.

Cominciò a credere che non sarebbe mai venuta.
Ripensò allo sguardo che gli aveva lanciato oggi in giardino. Era un ‘no’ come risposta all’appuntamento?

Con quel dubbio, decise di aspettare ancora un quarto d’ora, poi avrebbe saputo cosa fare.
























“Spero che non la farà soffrire.”, disse Hermione con un sorriso.
“Blaise con le ragazze ha un rapporto strano. E’ molto possessivo e anche un po’ ingenuo.”

“Davvero?”

“Ha sofferto tantissimo la morte della madre quando era piccolo e una figura femminile gli è sempre mancata, a parte sua nonna.”
 
La riccia si portò una mano alla bocca.
“Mi dispiace, non credevo avesse perso sua madre.”
“Già. Comunque è un Serpeverde, quindi non devi aspettarti nulla.”

Hermione guardò gli occhi tristi del biondo fissi su un lembo della coperta che aveva addosso.

Voleva davvero bene a Blaise. Questa cosa la rassicurò. Voleva dire che Zabini era una brava persona, per bene e che gli sapeva tener testa, proprio come lei.

Pensò all’appuntamento e si chiese come stesse andando…






















Purtroppo però non ci fu alcun appuntamento. Blaise, ormai spazientito, decise che aveva anche aspettato troppo.
Tornò al castello, ma non si diresse subito verso i sotterranei.

Fece cinque piani di scale in più e imboccò un corridoio piccolo e stretto. Alla fine di esso, bussò a una porticina piccola di legno.

“Chi è?”, sbottò una voce irritata e roca all’interno della stanza.

“Zabini.”

Ci fu un attimo di silenzio, poi un ometto smagrito, con pochi capelli e un sorriso inquietante aprì la porta.

“Prego, prego, signorino Zabini, entri.”
Blaise entrò nel piccolo studio di Gazza e si sedette sulla sedia mezza rotta davanti a una scrivania.

“Ha qualche rapporto per me, finalmente?”, chiese, avido di punizioni.
“Ginevra Weasley stanotte era fuori dal castello oltre l’orario consentito dal regolamento.”
Gazza sorrise malignamente e sghignazzò.

“Perfetto, perfetto!”
Prese un registro e guardò le possibili punizioni per il reato.

Blaise, sapendo che il suo compito era terminato, si alzò e fece per andarsene.
“Se ne va già? Non mi consiglia niente?”
Il moro si morse un labbro.

“Ho sentito che la Weasley tiene molto ad andare a Hogsmeade.”

Poi aprì la porta e uscì dal sudicio ufficio del guardiano.
Provava solo rabbia e rancore.











AUTRICE*






Piaciuto?


_Zafry_: Grazie del tuo commento ^^ spero che anche questo ti sia piaciuto.. Eh sì, Ron è osso duro! Al prossimo chap, un bacio

















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Capitolo 12
*** Accuse e Contro-Accuse ***


Accuse e contro-accuse


















Ginny Weasley si portò un ciuffo ribelle dietro all‘orecchio, ma il forte vento di quel pomeriggio scompigliò comunque la sua chioma selvaggia.

Al che, decise di rientrare in Dormitorio, lì fuori faceva troppo freddo. La partita di Quidditch l’avrebbe vista la settimana successiva.

Stava per varcare la soglia del castello, quando un ragazzo alto e con due occhi color del mare si mise di fronte a lei impedendole di proseguire.

Ginny gli sorrise forzatamente e cercò di superarlo, ma nel farlo lo scontrò con violenza, facendogli cadere la cornice che Blaise aveva in mano, il vetro in mille pezzi.

Il moro raccolse subito ciò che ne rimaneva, con gli occhi sbarrati.

Quando Zabini voltò la cornice, Ginny vide all’interno di essa due figure nere di cui non riuscì a distinguere i lineamenti.

Non ebbe il tempo di pensarci troppo però, perché lo sguardo che il ragazzo le rivolse pochi secondi dopo fu di fuoco.

Ginny indietreggiò, ma Blaise le afferrò un polso.

“Ahia, Zabini… mi fai male!”

“Come hai osato! Avevamo un accordo!”
“Non l’ho fatto apposta! Io… mi dispiace… Blaise… mi dispiace!”…

Gli occhi di Blaise erano cattivi, lucidi e pieni d’odio.
“Blaise…”
Li vide sparire e oscurarsi piano piano, tra le sue grida di dolore…





Infine, Ginevra Weasley aprì gli occhi.

Aveva il fiatone, il sudore in fronte, le lacrime agli occhi.
Si toccò il polso senza accorgersene e si alzò dal letto, agitata.
Decise di farsi una doccia per rinfrescarsi e togliersi quell’incubo dalla testa.

Una volta vestita, scese in Sala Comune con la speranza che almeno Harry fosse in piedi per scambiare due parole, ma era deserta. Era troppo presto.

Sbuffò e uscì dalla Torre in direzione della Sala Grande.




















Nel frattempo nello stesso Dormitorio un raggio di sole ferì gli occhi di una grifoncina mora, che si svegliò, azionando tutti i suoi sensi e mettendo a fuoco il letto vuoto di Ginny a fianco al suo.

Hermione guardò l’orologio a muro di fronte a lei che segnava le 7 e 30 e si massaggiò la testa.

Poi le venne un dubbio.

Che Ginny non fosse mai tornata dalla sera prima?

Non sapeva se essere contenta o preoccupata, ma decise comunque di saperne certamente di più. Si vestì e in pochi minuti si ritrovò in Sala Comune, Harry al seguito.

“Buongiorno, Harry! Dormito bene?”
Il ragazzo sbadigliò e si stropicciò gli occhi.

“Sì, anche se il sabato per me è sempre un po’ triste sapendo che poi voi ve ne andate a Hogsmeade.”
“Oh, Harry!”

Hermione abbracciò il suo miglior amico, che lei adorava quando mostrava il suo lato tenero.

“Dai, andiamo a fare colazione, c’è tempo per Hogsmeade.”














Pansy Parkinson era già di malumore alle 7.00 del mattino. Quello che vedeva allo specchio era proprio ciò che il giorno prima aveva temuto che potesse accadere, mangiando quel piccolo biscotto che Julia le aveva offerto di nascosto.

Si morse un labbro mentre cercava in tutti i modi di nascondere con del trucco quel brufolo orrendo che si ritrovò sul naso.

Sospirò quando lo nascose un pochino, ma sapeva che quella giornata era già iniziata male, soprattutto perché la sua meta non erano le aule della scuola, ma camere di ben altro spessore.

Ma la principessa delle serpi non sapeva che presto quella giornata sarebbe andata anche peggio, per lei…





















Hermione e Harry entrarono in Sala Grande, che era ancora abbastanza vuota, nonostante qualche tavolo fosse già occupato.

Tra i mattinieri c’erano parecchie serpi, tra cui Malfoy, una Pansy Parkinson incazzata nera e Blaise Zabini.

La mora rivolse uno sguardo a quella tavolata, trovando in risposta due occhiate ben diverse: Draco, che le sorrise - cosa che Hermione contraccambiò - e Blaise, che le lanciò uno sguardo di fuoco, tanto che la ragazza si spaventò e distolse lo sguardo, turbata.

“Hermione?”
Harry le prese la mano notando il suo turbamento.

“Eh? - sobbalzò e guardò l‘amico con il sopracciglio inclinato - Ehm,  Sediamoci.”
 

La mora notò Ginny che stava spizzicando una crostata alla ciliegia poco lontano da loro e non esitò ad affiancarla sulla panca, Harry al seguito.

“Ciao, Ginny. Tutto bene?”
La rossa addentò la crostata e si voltò con la bocca piena.

“Sì, sì, gdrazie!”

La riccia fece una faccia disgustata e scosse il capo.
Perché Blaise l’aveva guardata in quel modo terrificante? A sentire Ginny, era andato tutto bene… che ce l’avesse direttamente con lei?

Decise di indagare.


“Ginny, allora com’è andata ieri sera?”
L’amica inghiottì la colazione e la guardò perplessa.

“Com’è andato cosa?”
“Ma l’appuntamento..! Perché…?”

Ma a Hermione balzò agli occhi di nuovo l’espressione cattiva di Blaise, che le fece mancare il fiato per un secondo. Poi un presentimento.

Si portò una mano alla bocca e afferrò il polso della rossa, che la guardò stupefatta.

“Ginny, hai letto il biglietto di Blaise, vero?”

Ma Ginny alzò le sopracciglia, le si avvicinò, sussurrando: “Di che diavolo stai parlando, Hermione?”


La riccia sospirò e battè un piede a terra, come una bimba che non ha ottenuto quello che vuole dai genitori.

“Cavoli!”
Si alzò all’improvviso e corse fuori dalla Sala Grande.

“Ma è pazza?”, chiese Ginny a Harry, che alzò gli occhi al cielo e si concentrò sulla sua colazione.
















Pochi minuti dopo un gufo sorvolò l’intera Sala Grande, planando poi sul tavolo dei Serpeverde e atterrando proprio di fronte a Blaise Zabini, che trasalì.

Draco e Pansy lo guardarono incuriositi, Nott scoppiò a ridere e Tiger e Goyle afferrarono la pergamena che l’uccello aveva attaccato accuratamente alla zampa.

Blaise glielo strappò dalle mani e li insultò.

“Girate alla larga, analfabeti.”
 Aprì il biglietto e lesse il contenuto in un secondo.

Draco cercò di scoprire cosa c’era scritto osservando le espressioni che si susseguivano sul suo viso: prima concentrato, poi stupito, poi terrorizzato, infine sconsolato.

Draco non capì comunque.

Blaise si alzò senza dire nulla, e a passo svelto uscì dalla Sala Grande, scontrandosi proprio con la mittente del messaggio.

“Blaise!”
“Granger. Che significa? È vero?”, disse, sventolandole davanti al naso il foglio di carta che gli aveva mandato.

Hermione lo trascinò in un angolo isolato.
“Sì! Ginny non ne ha mai saputo niente, per questo non è venuta ieri sera al tuo appuntamento.”

“Era compito tuo darle il mio biglietto.”
“Infatti. Io… non gliel’ho dato personalmente, ho pensato che fosse più carino che lo scoprisse da sola, così l’ho lasciato sul comodino, certa che al suo ritorno in Dormitorio l’avrebbe sicuramente notato.”

“Complimenti! E quindi?”

“Blaise, non lo so! Potrebbe essere caduto, non ne ho idea! Comunque ora si può rimediare, magari puoi chiederle di fare un giro a Hogsmeade con te oggi…”

Blaise distolse lo sguardo e strinse i pugni immediatamente.

Hermione notò il suo disagio e lo squadrò.
“Che succede? Ti sei già stancato?”, chiese, con una punta di acidità nella voce.

“No, è che sono un tipo vendicativo, io.”

Hermione strinse gli occhi.
“Continua.”

“Ieri sera dopo aver aspettato un’ora all’appuntamento di cui lei ignorava l’esistenza, sono andato da Gazza e gli ho detto di averla vista in giro oltre l’orario consentito.”

Hermione imprecò.

“Ma bravo! Sei un Serpeverde coi fiocchi, devo proprio ricredermi sul tuo conto.”

“Sono stato fin troppo bravo, credimi.”
“Bene, sarai soddisfatto. Hai perso l’occasione della tua… aspetta!”

Hermione ebbe un’illuminazione.

“Puoi mentire ancora! Per te non è una novità.”
“Cosa stai dicendo?”

Proprio in quel momento un miagolio li fece voltare entrambi verso le scale del primo piano.

“Mrs Purr!”, esclamarono all’unisono.

Hermione afferrò Blaise per il braccio e lo spinse verso le scale.

“Dirai a Gazza che ti sei sbagliato, che la ragazza che hai visto non era Ginny, ma un’altra.”, gli sussurrò, e lo spinse verso di lui.














Hermione si sedette tra i suoi migliori amici, i capelli tutti arruffati e le guance rosse.

Ginny la guardò perplessa e bevve del succo di mela.
“Hai visto Malfoy, per caso?”
Hermione diventò ancora più rossa e non le badò.

“No, ma mi devi un favore.”

Le due amiche si sorrisero, ma, tirato fuori l’argomento Malfoy, la mora non riuscì più a smettere.
“Sembri un’idiota, Hermione.”

La riccia sobbalzò e si coprì la bocca con le dita.
“Scusa, pensavo a Draco.”
“Allora, ci vai insieme a lui a Hogsmeade?”

Hermione non sapeva cosa rispondere. In effetti oggi avrebbero potuto avere un vero appuntamento, ma visto come la pensava Draco a tal proposito, la Grifoncina non si fece false illusioni, mentre il sorriso le scivolava via dal viso.

“Non credo, Gin.”
La rossa la guardò con aria interrogativa.

“Te l’ho detto, non vuole impegnarsi e uscire insieme credo che voglia proprio dire ‘non sei solo da scopare’”.
“Hermioncina, mi dispiace.”
La riccia alzò le spalle.

“Cercherò di godermi il meglio sotto le lenzuola, per ora.”

Ginny l’abbracciò, ma subito si allontanò: Bionde Serpi in vista.


“Granger, devo parlarti di una cosa, ti dispiace?”, disse Draco Malfoy alle spalle della mora, costringendola a voltarsi.
Parecchi Grifondoro vicini li guardarono incuriositi e con gli occhi fuori dalle orbite.

Hermione si alzò subito e lo seguì fuori dalla Sala Grande.
Una piccola speranza le si accese nel petto accompagnata da un rossore alle guance.

“So che oggi c’è Hogsmeade, ma non voglio che sembriamo una coppia, quindi… niente smancerie. Ok?”

Qualcosa si ruppe nel petto della riccia, che si sentì come se le avessero appena tirato un pugno allo stomaco.

Annuì.
“Ok.”



























“Gazza?”
“Signorino Zabini! Sto proprio andando, adesso… ha capito? È contento?”, disse, sputacchiando qua e là, la gatta al seguito.

“Devo chiederle un piccolo favore. Ieri era buio e ho scambiato Ginevra Weasley con un’altra persona.”

Gazza lo guardò con aria interrogativa.

“E quindi?”, ruggì.

“Nessun problema, so chi è stato, grazie anche a un prefetto di Tassorosso.”

“Beh, chi era?!”, incalzò con veemenza il guardiano impaziente.

Blaise si agitò e, in un secondo di follia e senza accorgersene, disse: “Pansy Parkinson.”












AUTRICE*



Sono successe parecchie cose tutte in una mattinata in questo capitolo, ma presto ne vedrete delle belle! ^^ Vi è piaciuto? Spero vi abbia incuriosito almeno un pochetto, era quello il mio intento! ^^


Ringraziamenti:




_zafry_ : ciao! Ahahah poverina, dai non dire così! Vedi, a Ginny alla fine è girata bene ^^ Sicuramente accadrà lo stesso a te ^^ ti è piaciuto questo capitolo? Un bacione, GIN

Rosa di cenere: Ciao! Ma tranquilla, non preoccuparti! Mi era sembrato che non ti piacesse più e c’ero rimasta un po’ male perché non mi avevi mai detto nulla! Ma tranquilla, puoi fare ciò che vuoi ^^ spero ti sia piaciuto questo capitolo, un bacio GIN


aalish: ehi ciao! Grazie *-* sono proprio contenta!!! Come ti pare questo capitolo? ^^ a presto, GIN


Sunrise92: ciao Terri! Lo so, io sono innamorata delle Ginny/Blaise! Io adoro entrambi i personaggi e credo che possano incontrarsi bene! Questo capitolo ti è piaciuto? Spero di sìììì!!! Un bacione, GIN


I4ll: ciao! Eh lo so, ma la suspanse è proprio questa ^^ piaciuto? Bacione, Gin

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Capitolo 13
*** Baci Rubati ***


Le risposte ai vostri commenti del capitolo precedente ve l’ho inviate per messaggio privato. Controllate il profilo miraccomando ^^

Buona lettura,

Gin












Baci Rubati

















“Buongiorno a tutti! Pronti per l’ usuale gita a Hogsmeade. Prego chi chiamerò di mettersi sulle scale dell’ingresso.”

La professoressa McGranitt si schiarì la voce, pronta a fare l’appello, in mano il foglio magico con tutti i nomi degli alunni.

“Annah Abbott…”, cominciò, ma fu subito interrotta dall’arrivo di Gazza, che, di corsa, si piazzò davanti alla donna, leggermente sorpresa.

“Devo prelevare una studentessa, professoressa.”
“Come, prego?”


Blaise Zabini, in mezzo alla folla di studenti accalcati presso l’ingresso della Sala Grande, si morse un labbro. Abbassò gli occhi e si allontanò dai Serpeverde di soppiatto.

“Blaise?”
Ignorò Draco e si diresse in un punto in cui Gazza non potesse vederlo, in modo da non fargli venire in mente l’autore della falsa denuncia.

“Ieri sera una studentessa è stata sorpresa in corridoio oltre l’orario consentito da un prefetto.”
“Ah. Chi è?”
Gazza ghignò poco convinto.

“Pansy Parkinson, Serpeverde.”

La bella moretta, indaffarata a curarsi del suo riflesso nello specchietto che aveva in mano, non si accorse nemmeno che il guardiano fece il suo nome.

“Pansy, guarda che ce l’ha con te.”, disse la Bullstrode, strattonandola per un braccio.

Pansy alzò lo sguardo, noncurante.
“Sì?”
“Lei è in punizione, signorina. 10 punti in meno a Serpeverde e la prego di seguire il signor Gazza all’interno del castello. Non potrà venire a Hogsmeade.”


La ragazza rimase impietrita dalla notizia e non si mosse.
“E per quale stupido motivo, scusi?!”, sputò, inviperita.

La McGranitt si avvicinò e la prese delicatamente per un braccio.
“E’ stata sorpresa ieri sera fuori dal Dormitorio oltre l’orario consentito. Ora, per evitare ulteriori disguidi e punizioni, la invito a seguire Gazza, che starà con lei e Potter per tutto il tempo.”


Non solo avrebbe dovuto rimanere nel castello invece che spassarsela a Hogsmeade, ma doveva farlo anche con Potter.

Per la bella regina delle Serpi sarebbe stata di certo una giornata che non avrebbe scordato facilmente.

















Hermione si avvicinò a Ginny con un sorrisone.
“Allora?”, chiese la rossa.
“Allora che?”

“Dov’è il tuo principe biondo in groppa al serpente?”
“Con qualche sciacquetta, suppongo. Sicuramente non con me.”
“Perché mai? Stamattina non ti ha invitato a passare la giornata con lui?”
“No, ma si è assicurato che io non lo avvicinassi proprio. Simpatico come la merda.”

Ginny le prese la mano e l’amica le sorrise.
Poi la riccia si guardò intorno, in cerca di Blaise.

“E tu? Pensavo che Blaise ti chiedesse di passare la giornata con lui.”
“L’avrei fatto, se non rovinassi sempre le sorprese, Hermione.”

Il moro sbucò alle spalle della rossa, facendola sobbalzare.
“Zabini!”
Il ragazzo annuì.
“Scusa, Blaise. Tolgo il disturbo.”, disse Hermione, facendogli l’occhiolino, che lui ricambiò con un sorriso.


“Che cosa vuoi, Zabini?”, chiese Ginny, un po’ acida.
“Recuperare il tempo perso, Weasley.”
“Per carità, mi ci manchi tu!”

“Non fare tanto la schizzinosa, so di piacerti. Mi resistono in poche, dolcezza.”
“Beh, mi sa che io sono una delle poche. Tu che dici?”
Blaise le si avvicinò all’improvviso e le prese il mento tra le mani.

“Dico che abbiamo un patto e che tu lo rispetterai presto con immenso piacere.”


















Hermione si allontanò dalla coppia con un sorriso mesto. Avrebbe trascorso da sola la sua giornata a Hogsmeade. Forse sarebbe stato meglio restare al castello a studiare.

Affiancò Luna Lovegood, intenta a leggere il Cavillo al contrario.
“Ciao Luna.”
“Ciao, Hermione. Tutta sola?”
“Eh già. Che cosa leggi?”
“Solite cose.”, disse sorridendo la Corvonero.



Poco lontano, un paio di occhi grigi notarono la scena, ma il ragazzo a cui appartenevano decise di proseguire e non seguire i suoi istinti naturali per essere schiavo dell‘orgoglio.









“Ti piace la BurroBirra dei Tre Manici? Io l’adoro, ma è sempre uguale alla fine. Preferirei fare un passo da Zonco.”, disse Luna, sorseggiando la bibita nel bicchiere.
“Ti accompagno volentieri, tanto devo comprare dei dolci per Harry.”, rispose Hermione con un sorriso, ma un Ron arrabbiatissimo affiancò le due ragazze, scontrando la riccia.

“Non ti disturbare, a lui ci penso io, che sono un vero amico.”
Hermione lo guardò stupefatta per un attimo, poi lo seguì con gli occhi mentre usciva dai Tre Manici di Scopa tutto trafelato e rosso in viso.

Decise di seguirlo in un nano secondo.




















“Da quando Zabini esce con i Mezzosangue?”, chiese Nott al tavolo dei Serpeverde.
“Da quando vi interessano gli affari di Zab? Fatevi i cazzi vostri, per una volta.”, disse Draco, bevendo ancora dell’altro succo mentato.

Daphne Greengrass osservò Draco con espressione incredula.
“Beh certo, detto da uno che si fa la Mezzosangue per eccellenza non è certo una novità.”
Il biondo la fulminò con lo sguardo.

“A letto non vali neanche un terzo di lei, Daphne. Ti conviene tacere.”
La Greengrass non proferì più parola, color del pomodoro, mentre Draco si alzò.




I Tre Manici di Scopa erano sempre affollati, ma Malfoy avrebbe sperato di trovare un angolo più silenzioso e tranquillo per lui, in una giornata così splendente e solare.
 
Stava pagando la consumazione al banco, quando qualcuno lo scontrò violentemente e lo costrinse a voltarsi di scatto: ma quella che notò fu una figura mora e riccia fuori dal locale che attirò la sua attenzione per parecchi secondi, fino a che lei non scomparve dal suo campo visivo.


Doveva decidersi.


Non badò al resto del barista e uscì dal locale.




























“Ron, ti prego aspetta!”

Hermione, ormai la nemica numero uno di Ronald Weasley, lo stava rincorrendo per una via isolata di Hogsmeade.
“Vuoi umiliarmi ancora un po’? Non ti è bastato già quello che mi hai fatto, forse?”

La riccia rimase ferita dalla affermazione del rosso, ma decise di non badargli.

“Vorrei chiarire una volta per tutte, Ron.”
Il rosso si fermò all’improvviso, dando le spalle alla Grifondoro.
“Dicendomi che cosa, esattamente?”

Hermione fece un passo verso di lui, ma poi esitò. Avrebbe parlato da lì.

“Che mi dispiace averti ferito così profondamente, non avrei mai immaginato di farti così male. Non credevo che tu provassi più odio per Malfoy che bene per me.”

Ron si morse un labbro.

“E’ proprio qui che ti sbagli.”
Hermione aggrottò la fronte, senza capire. Allora quella reazione?








Intanto, un Draco Malfoy pentito, ma finalmente deciso, raggiunse la bella mora. L’attimo in cui lo fece, però, fu totalmente sbagliato.




“Che cosa vuoi…?”, cominciò Hermione, ma fu interrotta.

Ron si voltò di scatto e, con la decisione che Malfoy aveva appena trovato, la baciò.

Sotto gli occhi di una serpe inferocita.




















AUTRICE*



Ciao a tutti! Spero che ora non vogliate uccidermi… ^^’ Ma i problemi dovevano arrivare (come se Hermione non avesse già, direte voi!) Beh, allora i momenti belli arriveranno presto… ^^

Ringrazio TUTTI per i commenti al capitolo precedente, ad ognuno o risposto singolarmente. Avete ricevuto il messaggio? Controllate nel vostro profilo ^^

A presto, un bacione grande

GIN

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Capitolo 14
*** Roba da elfi ***


Salve a tutti!

Questo capitolo sarà un po’ più lungo degli altri ^^
Non vi spaventate dell’inizio, nessuno ci rimetterà le penne… ^^’ so che è un po’ forte, ma se ritenete che lo sia esageratamente sappiatemelo dire, non sono convintissima che così vada bene.

Grazie mille a chi leggerà e commenterà!

Ginnever
 
Come lo scorso capitolo, ho risposto per emssaggio privato ad ogni commento. Vi va bene così? Se no ritorno al metodo classico! Fatemelo sapere, grazie.


Buona lettura!!






























Roba da elfi









































Qualcosa scattò.

Nella sua mente perversa - riconosceva infatti che fosse tale - Malfoy sentì un nervo cedere, nel suo stomaco un mostro ruggire e prendere coraggio.

Una luce terribile balenò negli occhi grigi del principe delle Serpi, che, senza pensarci due volte, si scagliò contro Ron Weasley a pochi metri da lui.

Hermione, gli occhi sbarrati per la sorpresa, si accorse in poco tempo di Draco Malfoy a poca distanza da loro, mentre Ron era ignaro e intento a godersi il bacio.

Successe tutto molto rapidamente.

Nell’attimo in cui Malfoy tentò di aggredire Ron con un pugno levato, Hermione si staccò dal rosso e si posizionò davanti a lui, una luce coraggiosa negli occhi, le labbra serrate.


Draco, accecato dalla rabbia, non riuscì a fermarsi in tempo, anche perché non si sarebbe MAI aspettato una situazione simile, e accadde il fattaccio.

Il biondo colpì in pieno volto Hermione, che in pochi secondi cadde a terra, svenuta, mentre un Ron terrorizzato e ancora non in grado di capire cosa fosse successo, guardava la sua Hermione a terra sanguinante.

La mora cadde come al rallentatore e gli occhi grigi di Draco la seguirono toccare terra con un tonfo sordo. Erano fuori dalle orbite.

Cosa - aveva - fatto?


Passarono alcuni secondi di terribile silenzio in cui i due ragazzi guardarono Hermione inerte a terra.

Ron respirava a fatica, Draco non si sforzava nemmeno più.

Quello che successe dopo poi, fu tutto molto lento e calibrato, teso e pesante, pesantissimo. Almeno per il Serpeverde.

Ron si inginocchiò vicino a Hermione per soccorrerla e nel frattempo urlava aiuto, le lacrime agli occhi e la rabbia montante ogni volta che incrociava quelli di Malfoy, completamente pietrificato.

Si ammassarono studenti di tutta la scuola e presto giunsero anche gli insegnanti.

La McGranitt arrivò, tutta trafelata, bloccandosi poi davanti al trio pietrificato.

Faticò a respirare anche lei vedendo Hermione priva di sensi e il sangue che le colava dalla bocca.

“Cosa… cosa è successo?”




































Harry Potter, come al solito esiliato dalla consueta gita nella cittadina vicina al castello, si stiracchiò, la frutta e il pane sulle ginocchia, seduto sugli scalini d’ingresso.

Si chiese perché dovesse essere sempre lui lo sfigato che si perdeva tutto quello che di divertente succedeva a scuola, ma un grido femminile proveniente dall’interno del castello gli fece cambiare idea.

Non era l’unico sfigato, quel giorno.

Pansy Parkinson uscì imbestialita dal castello, un’aria truce in volto e i capelli tutti scompigliati.

Si sedette sugli scalini anche lei, senza notare probabilmente la presenza del Grifondoro poco distante da lei; poi prese una pergamena apparentemente bianca dalla tasca, la guardò per un secondo e scoppiò in un mare di lacrime con un urlo terrificante.


Harry la guardò allucinato, la mela a mezz’aria nell’atto di mangiarla, rimanendo a bocca aperta.

La scena patetica continuò per parecchi minuti, finchè Harry non decise di levare le tende prima che lei accorgesse della sua presenza e facesse scoppiare la terza guerra mondiale.
Ma… troppo tardi.

Pansy tirò sul col naso e nell’atto si voltò, notando Harry per la prima volta che stava per alzarsi.

Spalancò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo.
Harry avrebbe voluto sparire esattamente in quel momento, ma sapeva che sarebbe stata la decisione meno saggia che avrebbe potuto prendere. Attese la decisione della Serpeverde, che si alzò e con passo lesto gli si avvicinò, il naso a un palmo da quello del Grifondoro.

“Potter, tu non hai visto niente, ca-capito?”

Harry osservò i suoi occhi lucidi e le guance rosse e bagnate. Sarebbe stato un vero scoop raccontare di quella bella scenetta patetica.

Decise di divertirsi un po’.

“Dipende, Parkinson, e io cosa ci guadagno?”
“Una faccia pulita e senza lividi, Potter.”
“Per quello non mi serve il tuo aiuto, ma grazie del pensiero.”

La bella mora grugnì e battè un piede a terra.

“Cosa vuoi che faccia per non farti parlare, Principe degli Sfigati?”

Ci pensò un po’ su. Sapeva che la Parkinson era un po’ strana - lo sapevano tutti - ma secondo lui aveva delle qualità, oltre a essere decisamente bella.

Infine ghignò degno di un serpeverde.

“Potresti dirmi il motivo di tanta disperazione.”
Pansy strinse le labbra, gli occhi infuocati.

“Cosa te ne frega?!”
Harry alzò le spalle e fece per alzarsi.

“Bene, se non ti interessa l’offerta, tieniti pronta a giorni d’inferno.”
Pansy lo spinse a sedere e imprecò.

“Delle persone si sono arrabbiate perché non sono andata a Hogsmeade oggi.”
“Mmh, interessante. Chi, esattamente?”
“Ti ho già risposto.”
“Ok…”, Harry di nuovo finse di alzarsi, ma Pansy continuò.

“Dei miei… amici che vedo ogni visita che faccio.”
Harry sogghignò, poi le offrì una mano.
Pansy lo guardò con tanto di occhi.

Il moro le fece cenno di prendere la sua mano e la mora fece una faccia schifata. L’espressione di Harry però fu parecchio eloquente, tanto da convincerla.

Una volta stretta, Harry la tirò a sé, e Pansy si sedette quasi cadendo accanto al ragazzo, con due occhi da pesce lesso.

“Cosa diavolo..?”
“Mangia qualcosa, Parkinson.”
Le offrì una delle sue mele immacolate, che lei guardò per qualche attimo in silenzio.

“Avanti, non sono avvelenate. Ti ricordo che la tua reputazione è tutta in questa mela, perciò ti consiglio di mangiarla.”



Pansy l’addentò con rabbia, sicura che prima o poi l’avrebbe fatta pagare a Potter.
Una volta finito il suo pranzo, Harry si alzò.



“Bene, io ho ancora fame. Ti va di farti un pranzo coi fiocchi?”
“No, grazie, Potter, sono a dieta.”

Harry sorrise.

“Non sai cosa ti perdi, Parkinson.”

La Serpeverde lo vide allontanarsi tutto impettito. Che palle, avrebbe dovuto passare un’altra giornata da sola? Mise il broncio e guardò il lago. Passarono pochi secondi, poi la bella mora si alzò, al seguito del giovane Grifone.

























Intanto, a Hogsmeade.

“Blaise, posso chiederti del biglietto?”
Il moro, una ciambella zuccherata in mano, annuì con un sorriso.
“Volevo solo portarti fuori. Te l’ho detto che ti avrei fatto innamorare di me.”

Ginny rise.
“Non credere di averla già vinta con me, Zabini. Ci vuole ben altro. E poi nessuno può dirmi di chi devo innamorarmi.”
“Già. Ma nessuno ti costringe a passare il pomeriggio con me, no?”

La rossa ghignò.

“Sai, quando non si ha di meglio da fare, ci si accontenta.”
“Fai tanto la preziosa, ma alla fine sei convinta che io sia innamorato di te.”
Ginny rise. In verità, un po’ istericamente.

“Figuriamoci, sarò una delle tante che ti sei portato a letto. Non penso proprio che tu sia diverso da qualunque altro maschio sulla terra.”

“Ah sì?”, disse lui, avvicinandosi di più al viso della rossa, “credi che sia uno stronzo?”
“Sì, ci sono buone probabilità.”
“Quindi, se mai provassi a baciarti, un domani, tu non ci staresti mai, perché sai che sono uno stronzo, giusto?”
“Beh, chi ha detto che anch’io non voglia divertirmi?”
“Non sai a cosa andresti incontro, Ginevra…”

Ginny alzò un sopracciglio.

“Che vorresti dire?”
“Che se mai mi bacerai, sarai già bella che innamorata e quando ti accorgerai che io farò sul serio, come te, mi ringrazierai di non essere uno stronzo.”

Ginny lo guardò un momento, poi scoppiò a ridere.

“Andiamo, ho bisogno di un po’ d’acqua.”, lo prese per mano e lo tirò verso il centro di Hogsmeade, un sorriso fantastico sulle labbra.






















Harry si guardò intorno in cerca di Gazza, ma di lui neanche l’ombra.

Sollevò il quadro con la pera rovesciata e creò un varco nel muro.
“Potter, aspettami. Non ho voglia di annoiarmi anche oggi.”
Il moro rise sentendo la voce della Serpeverde alle sue spalle.
“Andiamo.”

L’aiutò a salire e passare il buco. Poi fece lo stesso e richiuse il varco.

Quello che Pansy si trovò davanti una volta uscita dal buco per la parte opposta, fu qualcosa di… grandioso.

Una cucina enorme, cosparsa di elfi indaffarati a preparare la cena, illuminata di luce soffusa e piena di dolci, primi e secondi di ogni genere, le si parò davanti agli occhi facendola sorridere.

“Ma che posto è…?”
Da elfo, Parkinson.”

Le afferrò un braccio e la condusse tra i tavoli ad assaggiare torte, paste prosciutti di ogni tipo e nazione.

“E’ tutto buonissimo.”
“Lo so.”

Harry la fissò un momento e notò una macchia sul naso della moretta.
“Aspetta, sei sporca qui…”
La pulì con l’indice e Pansy al suo tocco non si mosse. Lo guardò in modo strano e Harry ritirò la mano.

Pansy non rispose, ma un elfo piccolo e calvo le si avvicinò, strattonandole la gonna insistentemente.

“Padroncina amica di padroncino! E’ lei, giusto? E’ lei?”

I due ragazzi guardarono il piccolo essere con aria interrogativa senza riconoscerlo.

“Tu chi diavolo sei?!”, sbottò la Serpeverde, allontanandosi dal piccolo essere dagli occhi enormi.

Harry si abbassò all’altezza dell’elfo, notando lo spavento di Pansy e il suo notevole ‘disgusto’ per quelle creature innocue.

“Chi sei? Chi è il tuo padrone?”

L’elfo evidentemente riconobbe subito Harry e indietreggiò.

“Io non avere il diritto di parlare con lei, Signor Potter. Io non potere guardare lei e dire a lei chi essere io e chi essere mio padroncino Serpeverde.”

Pansy strinse gli occhi per osservarlo meglio e le venne un’idea.

“Sei Lyian..?”
L’elfo la guardò rivolgendo un grande sorriso.
“Sì, padroncina!”
“Io non sono la tua padrona. Blaise non è qui. Che cosa vuoi da lui?”

Harry la guardò stupefatto.

“Blaise ha un elfo domestico?”
Pansy annuì.
“Io volere avvisare il padroncino della rabbia del suo padrone. Lui essere molto arrabbiato con padron Blaise!”
“Perché, Lyian? Che cosa è successo?”

L’elfo guardò Harry, poi alzò gli occhi al cielo.

“Io potere parlare, ma le condizioni non lo permettono, adesso.”
Pansy sbuffò e diede una spinta a Harry, che indietreggiò.
“Ci vediamo fuori, Potter.”



Harry uscì da dove era entrato, un mezzo sorriso sul viso e una mano sul petto dove l’aveva toccato Pansy.





Attese una manciata di minuti e la Parkinson uscì dal quadro. Stava scendendo dal buco, quando Harry vide Mrs Purr avvicinarsi al punto in cui erano loro.


“Cazzo, dai Pansy, c’è la gatta!”
La moretta si affrettò, ma nella fretta incespicò e perse l’equilibrio, cadendo proprio addosso Harry.

Si ritrovarono uno sopra l’altro, il viso a pochi centimetri.
Harry poteva sentire il suo profumo pungente stuzzicargli le narici, Pansy s’immerse nei suoi occhi color dei prati, chiari, lucidi, pieni.

Restarono così per attimi indefinibili, mentre Mrs Purr si affrettava a chiamare il suo padrone per avvisarlo del misfatto dei due giovani studenti.

Il suo miagolio però li destò entrambi, i quali si divisero e in pochi secondi si ritrovarono in piedi. Dopo aver messo il quadro al suo posto, si affrettarono a fuggire, tra le risate e due mani unite in un’ insolita ma salda stretta.


















Corsero fino a scoppiare diretti verso la foresta proibita, sicuri che lì Gazza non li avrebbe di certo scoperti. Si fermarono ai piedi di un albero, le mani ancora strette in una preda salda, tra le risate e gli affanni.

Si staccarono senza rendersene conto e si sedettero per riprendere fiato.

“Wow! Odio Gazza, è l’essere più inutile e stupido di questa terra!”

Pansy alzò le braccia al cielo e teatralmente disegnò un cerchio proprio sopra la sua testa.

Harry rise spostandosi una ciocca di capelli neri all’indietro.
“Già, lo penso anch’io.”

La guardò appoggiare il capo contro l’albero e sorridere, divertita. Era veramente bella. Una goccia di sudore le attraversò la fronte e poi tutto il viso, fino a cadere nell’incavo dei seni.

“Alla fine questa giornata non è stata poi così terri…”
Pansy non riuscì a finire la frase, però, perché le labbra di Harry coprirono le sue, pietrificandola.


All’inizio non sapeva cosa fare, ma poi optò per la decisione meno saggia e si lasciò andare a un bacio sfrenato e decisamente a luci rosse.

Continuarono per parecchi e interminabili minuti, quando delle voci familiari e nelle vicinanze li costrinsero a staccarsi e a guardare cosa stesse succedendo.

La figura di Hagrid con in braccio una ragazza riccia e svenuta, seguito dalla McGranitt, Ron e un ragazzo biondo parecchi metri dopo di loro, si stagliavano al centro del giardino del castello al ritorno da Hogsmeade, facendo trasalire Harry.

Pansy lo guardò, poi la ragazza si alzò.
“Potter…”
“Lo so - la interruppe alzando una mano - sarà come se non fosse successo niente.”

La bella moretta si morse un labbro poi annuì.

Harry però non aveva altro tempo da perdere.
Sapeva che quella ragazza svenuta era Hermione.

“Ci vediamo, Parkinson.”, si limitò a dire, dirigendosi verso il castello, lasciando da sola una Pansy Parkinson stupita di essere snobbata per così poco e un po’ delusa.



















AUTRICE*


Eccoci qui!| Allora, soddisfatti? Dunque, premetto che io adoro la coppia Harry/Pansy, mi sembrava però giusto no lasciarvi troppo tempo con il dubbio della reazione di Draco così ho deciso di cambiare la struttura del capitolo: in origine avrei dovuto incentrarla su Harry e Pansy, ma poi ho deciso di fare una cosa mista, proprio per voi^^ Vi è piaciuto? E’ esagerato? Vi prego ditemelo, non so assolutamente se va bene così com’è. Questo è uno dei capitoli più importanti. Vorrei che vi fosse arrivato^^

Attendo i vostri commenti con ansia!

GINNEVER







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Capitolo 15
*** Nuovo Capitolo ***


Un Nuovo Capitolo





































Draco Malfoy era sempre indifferente a qualunque cosa gli accadesse, che fosse un voto a scuola, una punizione di un insegnante, una sgridata di suo padre, una ragazza che si disperava per lui, una sigaretta in classe.

Ma quel giorno, quella volta, non poteva esserlo.

Non ne aveva il diritto. Aveva picchiato una ragazza.
Chi fosse, cosa avesse fatto e perché, non importava, l’aveva fatto e basta, solo questo importava.

Si sentiva uno schifo, come era giusto che fosse. Certo, non l’aveva fatto apposta - Hermione si era messa in mezzo prima che lui potesse fermarsi - ma comunque l’aveva colpita.

Cosa sarebbe successo ora? Gli avrebbe parlato ancora?
Proprio quando si era deciso a parlarle, ecco che doveva mettersi in un altro casino!

Tutta colpa dello Sfigato, pensò Draco. Se lui non si fosse avvicinato a Hermione, non sarebbe successo niente.

“Merda.”

Proprio in quel momento uscì la McGranitt dall’Infermeria: come si dice, oltre al danno, la beffa.

Lo squadrò  prima di afferrarlo con veemenza per un braccio.
“In presidenza, signor Malfoy.”


Il tragitto fino all’ufficio di Silente fu lungo e silenzioso. La presa della McGranitt si faceva ad ogni passo più salda, come a volerlo punire personalmente per aver aggredito una ragazzina.

Una domanda che a Draco venne in mente appena dopo aver visto la professoressa uscire dall’ infermeria gli ritornò in mente. Prese coraggio, nonostante la stretta intimidatoria della donna.

“Come sta la Granger, signora?”

La McGranitt non rispose subito. Fece ancora qualche metro in silenzio. Una volta giunti al Gargoyle, mollò la presa e respirò più lentamente.

“Si riprenderà.”, si limitò a dire, ma non riuscì a limitare il sollievo nell’animo del biondo che salì un po’ più leggero le scale dell’ufficio del preside.


Entrò con cautela e non appena la porta si chiuse, la professoressa parlò a macchinetta illustrando nei minimi particolari - molti anche inventati - ciò che era successo.

Silente guardò torvo per un attimo il ragazzo, che però sembrava davvero distrutto e non accennava il minimo segno di sbruffonaggine. Il che lo sorprese alquanto.

“Signorino Malfoy, perché voleva tirare un pugno al signor Weasley?”

Decise che indagare era la cosa più semplice.

Draco si morse un labbro.
“Posso tenerlo per me?”
Silente si stupì e la McGranitt intervenne.

“Il Preside ti ha fatto una domanda, Malfoy. Rispondi!”
Silente alzò una mano, sorridendo.

“Calmati, Minerva, è tutto sotto controllo.”
“Ma, signore…”
Silente scosse il capo.

“Allora - tornò a rivolgersi al biondo - che punizione potrei darti, Malfoy?”
Draco lo guardò stupefatto. Che?!
Visto che il vecchio non aggiungeva nulla, disse: “Decida lei.”

Silente sorrise.

“Direi che un mese di punizioni serali andranno bene.”
La McGranitt non sembrava soddisfatta, ma si limitò a tacere come non aveva fatto prima; ma anche Draco non sembrava contento della sua decisione.

Silente se ne accorse e lo incalzò.
“Qualcosa non va, Draco?”
Draco ci pensò su un  attimo, poi fece un passo avanti.
“Credo che ci voglia una punizione più severa, professore. Io… propongo una sospensione.”

Silente sorrise un‘altra volta.

“Avevo ragione allora a volerti far scegliere da solo.”
Draco alzò leggermente le sopracciglia, ma quando il preside approvò la sua decisione, si sentì molto più sollevato e una parte del peso che portava nel petto si sciolse.










Che cosa diamine gli stava succedendo? Mai avrebbe pensato di fare una cosa simile e soprattutto mai avrebbe immaginato di sentirsi così in colpa per aver colpito una Mezzosangue.

Draco Malfoy era sdraiato sul letto in Dormitorio, gli occhi grigi pensierosi, il viso stanco.
Si sentiva a disagio, strano, sfinito. Non capiva cosa gli stesse accadendo.

Pensò a Blaise e al suo giudizio sicuramente negativo non appena l’avesse visto.
Poi, per un attimo, sorrise. Tra lui e Blaise non sapeva chi fosse più impazzito.

Lui che usciva con la Granger, Zabini con la Weasley. Weasley…

Una rabbia terribile gli montò nel petto. Sentì le mani vibrare e lo stomaco bruciare.
Dato che non  poteva andare da lui e ammazzarlo direttamente, si alzò rabbioso e scagliò infiniti pugni contro l’armadio, fino a far sanguinare le mani.

Respirò a fondo e si guardò le nocche rossastre:  avrebbe sicuramente meritato di peggio.






















Dall’altra parte del castello, due occhi di un bellissimo color nocciola si spalancarono all’improvviso, rivelando uno sguardo stanco e confuso.

Hermione Granger non vedeva bene. Una sagoma di un ragazzo di spalle era ai bordi del letto e parlava animosamente con un’altra donna. Non sapeva perché e da quando aveva quei desideri assurdi, ma con tutto il cuore sperò che quella figura sfocata fosse una persona in particolare.

Allungò il braccio e in un sussurro lo chiamò.

“Draco…”

Ron non capì le parole di Hermione, ma sentì la sua voce sussurrare qualcosa e immediatamente si voltò.

“Hermione! Stai bene?”
Le prese una mano fredda e cominciò ad accarezzarla.
“Sai, mi sono preoccupato tantissimo per te. Volevo… volevo chiederti scusa per tutto ciò che ho fatto, Hermione. Non te lo meritavi e sono stato uno stupido. Io…”

“Draco…?”
Hermione strinse la presa della sua mano, stordita dai medicinali, credendo che appartenesse a qualcun altro.
Stavolta però Ron sentì - fin troppo bene -.

“Come..? Per fortuna Malfoy non c’è, Hermione.”
“Dov’è…?”

Ron la osservò per un attimo prima di accorgersi che tutto ciò era grottesco.

Lasciò immediatamente la mano della riccia, che chiuse gli occhi, che cominciarono a lacrimare.
“Cosa… vuoi da Malfoy?”
“Ho bisogno di Draco… dov’è?”

Ron spalancò gli occhi e si voltò. Una McGranitt stupefatta quanto lui guardava Hermione piangere e chiamare il principe delle Serpi.



“Io… voglio Draco”.






























Un tedioso bussare alla porta costrinse Draco ad alzarsi dal letto, incazzoso. Chi lo cercava e, soprattutto, che cosa voleva da lui?


Non appena aprì la porta, però, l’ultima persona che si potesse immaginare si intrufolò in camera sua senza chiedergli nemmeno permesso e con la sigaretta accesa in mano.


“Draco, che cazzo hai fatto?”

Pansy Parkinson stava seduta sul letto del Serpeverde con l’aria contrariata, fumando tranquillamente, le gambe bellissime e lisce accavallate in una posa involontariamente sexy.

Draco Malfoy non sapeva cosa dire. Pansy in camera sua che lo “sgridava” per aver picchiato la Mezzosangue per eccellenza?

“Smettila di guardarmi così. Sei un coglione.”

Draco fece un tiro più lungo degli altri alla sigaretta e la spense.

“Esattamente, Pansy, cosa vuoi da me?”

Pansy ghignò e si avvicinò al bel biondino.
“Io niente. È la Mezzosangue che ti vuole in Infermeria.”

Detto ciò, spense la sigaretta con un piede e uscì dalla sua camera sbuffando: la sua buona azione l’aveva fatta, pensò Pansy, un sorriso sulle labbra carnose e rosse come il sangue.






Draco rimase immobile per qualche secondo.
Aveva sentito bene? Hermione lo voleva in Infermeria? Come era possibile…? Era impazzita sicuramente.

Fece un respiro profondo e in un attimo uscì dalla stanza.






















Una volta davanti all’Infermeria, una schiera di occhiate torve e rabbiose lo trafissero. Abituato com’era a sguardi simili, lasciò correre questo dettaglio, che lui riteneva inutile, per concentrarsi a pieno su come affrontare Hermione una volta che le fosse stato di fronte.

Passò davanti a Ron - se i suoi occhi avessero potuto uccidere, Malfoy sarebbe morto sicuramente - e senza degnarlo di uno sguardo proseguì dritto e entrando in Infermeria, guidato da Madama Chips.


“E’ il secondo letto a sinistra. Non agitarla.”, lo ammonì la donna e Draco annuì.

S’ incamminò lento. Vedeva il viso di Hermione bellissimo, ma troppo bianco, che a ogni passo si voltava verso di lui.

Gli venne da sorridere, ma non doveva. Probabilmente lei era arrabbiata e lo voleva lì per dirgli di sparire dalla sua vita per sempre.

Una volta raggiunto il suo letto, gli occhi dei due ragazzi si fissarono per lunghi secondi silenziosi.
Avrebbero potuto rimanere così per ore. Poi Hermione prese la mano di Draco inaspettatamente e la accarezzò. Sentì le nocche rovinate dai pugni che aveva dato contro l’armadio e la strinse più forte.

Draco non sapeva cosa fare. Non se lo sarebbe mai aspettato.
Attese ancora, indeciso su cosa dire, poi fu la mora a rompere il silenzio.

“Sei proprio uno stupido.”

Draco si morse un labbro.
“Mi dispiace, Granger. Non avrei MAI voluto colpirti e spero che tu lo sappia.”

Hermione sorrise.

“Certo che lo so. Ti ho voluto qui perché volevo sentirtelo dire.”
“Beh, e ora che l’hai sentito?”
La riccia non perse il sorriso.

“Sono contenta che tu abbia detto ciò che mi aspettavo. E smettila di fare il cavaliere dalla corazza di acciaio perché quello che era geloso di Ron a Hogsmeade, eri proprio tu.”

Draco ridacchiò, ma gli uscì uno strano verso.

“Non volevo trattarti male, Granger. Ho capito troppo tardi il mio errore e sono arrivato in un momento sbagliato.”
“Sì, decisamente. Come al solito, tutti si svegliano tardi qui.”

Draco alzò un sopracciglio, ma Hermione scosse la testa.

“Lascia stare.”
“Granger… perché mi hai voluto qui? Insomma, non me lo sarei aspettato dopo averti tirato un pugno in faccia.”

Hermione si morse un labbro, ma poi riprese seriamente.

“La persona che ho sperato ci fosse accanto a me quando mi sono svegliata, non ho vergogna a dirtelo, eri proprio tu. Non Ron, né nessun altro, ma tu. Perché non avrei dovuto chiamarti? Per orgoglio? Lo stesso che ti ha portato a questo punto?- la riccia scosse di nuovo la testa - no, non era giusto nei miei confronti stavolta.”

Draco aveva ascoltato attentamente le parole di Hermione e quasi stentava a crederci. Sorrise appena appena.

“E tu, Malfoy? Perché stavi per tirare un pugno a Ron? Geloso marcio, eh?”, lo provocò lei ridendo.

Draco ghignò.

“Mi ha dato fastidio che una lenticchia ti baciasse perché so che ti meriti molto di più, Mezzosangue.”
“Tipo te?”
“E’ un’ipotesi.”

Entrambi sorrisero. Poi Draco, con stupore di Hermione, le sfiorò con un dito la parte del viso che aveva colpito, delicatamente e con dolcezza.

Hermione spalancò gli occhi dalla sorpresa. Era davvero Malfoy quello?

Si rilassò sotto il suo tocco e chiuse gli occhi.
Avrebbe voluto fermare il tempo. Erano così belli, così dolci, così perfetti.

“Granger, non farò mai più una cosa simile. Te lo giuro.”

La Grifoncina aprì gli occhi. Era stupita ma al contempo felice e incredula.
Sorrise e quasi le venne da piangere.

“Questa devi scrivertela, non ci saranno altre occasioni così”, disse Draco ridendo e un sorriso lampeggiò sul volto della ragazza.

Come se se lo fossero detti in anticipo, entrambi si sporsero in avanti per cercare le labbra dell’altro, incontrandosi poi in un bacio caldo e dolce, che segnava l’inizio di un nuovo capitolo.


















AUTRICE*
Eccoci! piaciuto? ^^ spero commenterete in muerosi e mi facciate sapere cosa ne pensate! un bacione grande,

GINNEVER

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Capitolo 16
*** Padre Padrone ***


Salve a tutti!

Innanzittutto ringrazio tutti coloro che hanno recensito e hanno seguito la mia storia, ma poi - soprattutto! - vorrei scusarmi immensamente per il ritardo con cui posto, ma purtroppo a scuola ci massacrano!

Devo avvisarvi che il prossimo aggiornamento ancora non so quando avverrà, perché, è vero che tutte le persone normali durante le vacanze di Natale sono davvero in VACANZA e hanno tempo di fare cose, mq io ovviamente dovrò sbattere il mio nasino sui libri fino al 30, perché il 31 me ne vado a Berlino per 5 giorni, e quindi in qualche modo dovrò studiare :D  

Mi dispiace comunque di non poter aggiornare con regolarità, ma un po’ di vacanzetta me la merito dai ^^

Allora vi lascio a questo capitolo sperando che vi sia gradito come gli altri, e recensite in tanti mi raccomando! ^^

Un bacione e a presto, GINNEVER


PS: AUGURI A TUTTI DI BUON NATALE^^



























Padre Padrone























“Ginny, guarda che sto bene!”
La rossa, contrariata, la spinse sul letto, da dove Hermione  cercava di alzarsi da più di 10 minuti.

“Stai zitta e riposati.”
“E’ stato un pugnetto, cosa vuoi che sia…”
“Se non la smetti immediatamente, ti Crucio, Hermione.”

La riccia mise su il broncio, sbuffando.
Alla fine era stato solo un pugno, che tragedia greca per non farla tornare a lezione!

“Guarda che mi fai più a male costringendomi qua dentro che facendomi seguire le lezioni.”

“Forse mentalmente hai ragione. Ma non voglio che tu soffra di emicrania tutta la mattina sui libri per colpa del tuo stupido fidanzato.”

“Ginevra…”
“No, non l’ho ancora perdonato. E non avrà il mio perdono finchè non sconterà la sua punizione.”

Hermione scosse il capo.

“Non l’ha fatto apposta, voleva…”
“So cosa voleva fare, me l’hai detto 300 volte tu, Blaise altre 400 e Harry 200. Ma non-mi-interessa. Ha sbagliato e deve pagare. Niente più chiacchiere. Ci vediamo a pranzo, Granger.”












La campana dell’una suonò puntuale e Hermione scese di corsa le scale che la separavano dalla vita scolastica.

Una volta in Sala Grande, fece un gran sorriso che le risplendé sul viso illuminandolo di una nuova luce.

“Finalmente.”

Ginny da dietro la vide e le si avvicinò.
“Buongiorno, Granger.”
“Ginny. Andiamo a riempirci la pancia?”

La rossa annuì con vigore e la precedette, ma Hermione non potè seguirla perché un braccio forte e muscoloso le cinse la vita, bloccandola sul posto.

“Oggi sei più bella del solito, Mezzosangue.”
 Hermione spalancò gli occhi e immediatamente le si imporporarono le guance.

Li stavano guardando tutti.

Si voltò a incatenare i suoi occhi con quelli del biondo alle sue spalle e poco dopo si stavano baciando.

Senza vergogna, senza timori, senza pudore.
Semplicemente loro stessi.

Quando Draco e Hermione si staccarono, la Grifondoro andò al suo tavolo, lo sguardo ancora al suo ragazzo bellissimo, fantastico, stupendo…

“Hermione?”
“Sì…?”

Ginny le prese la mano e la fece sedere accanto a lei.
“Per carità, un po’ di decenza.”
Hermione rise sotto i baffi, finalmente felice.

“Salve ragazze!”, disse Harry, annunciando contento il suo arrivo.

Hermione e Ginny lo salutarono in coro, mentre un Ron lontano e ormai staccato dal gruppo non lo salutava nemmeno più.

“Allora? Ho visto un ingresso infuocato per Hermione, non è vero?”
Alla riccia si imporporarono le guancie subito, ma continuò a mangiare come se niente fosse.

Ginny sorrise e le depositò un bacio sulla guancia rovente.
Hermione la guardò e maliziosamente le chiese com’era la situazione tra lei e Blaise.

“E’ ancora in fase di stallo. Cioè, non ci siamo nemmeno ancora baciati. Non c’è niente, in pratica.”
“Ma a te piace sul serio?”
“Io… sì. Solo che non voglio dargliela vinta.”

Ginny sorrise e Hermione l’abbracciò.





Quando la campana suonò un’altra volta annunciando la fine del pranzo, Harry e le sue due migliori amiche si alzò, uno sguardo al tavolo di Serpeverde, dove una bella moretta dalle labbra rosso sangue gli lanciò un’occhiata fugace ma penetrante: Harry  ghignò e uscì dalla Sala Grande.






















“Draco, posso entrare?”
“Sì.”

Malfoy aprì la porta della sua stanza agitando la bacchetta e un Blaise assonnato entrò.

“Oggi sono più stanco del solito. Come te la passi rinchiuso in Dormitorio?”
“Fumo.”

Blaise si sedette accanto a lui afferrando la sigaretta.
Fece un tiro piuttosto lungo e la mise di nuovo tra le labbra del suo migliore amico.

“Cazzo, Draco, diventerai pazzo.”
“Lo so.”
“E allora perché continui?”

Il biondo alzò le spalle e si rilassò sul letto.

“Che altro posso fare? È la mia punizione.”
“E… Hermione?”

Draco alzò gli occhi al cielo.

“Vuoi smetterla di chiedermi di lei e soprattutto di chiamarla per nome? Sei un’ansia ultimamente, Blaise.”

Il moro fece una faccia strana e prese una sigaretta dal pacchetto di Draco, che lo guardò stranito.

“Ma le tue?”

Blaise non rispose e si accese la prima, fumando con foga.

“Oh no, - disse Draco, chiudendo gli occhi per la vergogna - tu non ti scopi la Weasley!”

L’amico lo guardò con rabbia e se non fosse stato per il bussare alla porta, l’avrebbe ucciso.



“Ma chi è ancora? Avanti!”


Pansy Parkinson entrò di nuovo nella sua stanza, per la seconda volta in due giorni.

“Pansy?!”
“Mi serve Blaise.”
“Che vuoi?”, sbottò allora il moro, ancora nervoso per il commento di Draco.

Pansy incrociò le braccia.

“E’ una cosa importante.”

Blaise non rispose e Draco se ne disinteressò.

“Blaise! Ti dispiace?”
“Guarda che Draco può sentire.”

Pansy si spazientì ulteriormente, ma decise di lasciar perdere.

“Va bene. Lyian il giorno in cui siete andati a Hogsmeade mi ha detto che ha parlato con tuo padre e che lui era molto incazzato con…”
“Lui non è mio padre.”

Pansy lo guardò negli occhi in silenzio cercando di tradurre il suo sguardo in qualcosa di concreto, ma non capiva se doveva continuare o meno.

Draco aveva aperto gli occhi, ma non si interessava ancora del discorso.

La ragazza decise di riprendere da dove era stata interrotta.

“… Miltius era molto incazzato con te perché… ha scoperto che esci con la Weasley.”
Blaise non reagì subito, anzi, sembrò piuttosto calmo per il momento.

“E quindi?”
“Ehm… ha detto che se continuerai a frequentarla ti toglierà tutti i soldi e poi non ti riconoscerà come suo figlio quando diventerai maggiorenne, se non la smetterai.”


“Non mi interessa.”, disse, e continuò a fumare, ancora più nervoso.

Pansy cerò lo sguardo di Draco, che anche lui stava guardando l’amico un po’ preoccupato.

“Blaise..?”, tentò Pansy, ma con il risultato opposto.
“Che vuoi, Pansy?! Credi che debba dar retta a uno che non ha alcun diritto su di me e mi comanda a bacchetta?”

“No, dico solo che dovresti pensare alla tua vita…”
“Infatti è quello che sto facendo.”
“Dico di pensare al tuo futuro e non alle scappatelle da diciassettenne…”
“Pansy!”, urlò Draco, ma era troppo tardi.

Blaise si alzò, infuriato, lanciando la sigaretta a terra.
Le andò a un palmo dal naso, gli occhi infuocati d’odio.

“TU-NON-SAI-NIENTE!”

Poi uscì sbattendo la porta, lasciando una Pansy terrorizzata in mezzo alla stanza e un Draco che scuoteva la testa a guardarlo andare via.































AUTRICE:

Al più presto risponderò con piacere alle vostre recenzioni al capitolo precedente! Un bacione, GIN




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Capitolo 17
*** Primo e Secondo Bacio ***


Salve a tutti!

Come sono andate le vacanze? Le mie sono state a dir poco perfette! ^^

Ecco a voi l’aggiornamento post-natalizio! Spero vi piacerà. E’ un capitolo parecchio importante, quindi vi invito a leggerlo con attenzione.

Scusate per il disturbo, ora vi lascio alla lettura ^^

A presto,


GINNEVER






















Primo e Secondo bacio



































“Hermione?”

Ginny Weasley sussurrò appena il nome della sua migliore amica, ma la ragazza non potè evitare di sussultare.

“Ginny!”, esclamò, e tutti in biblioteca si voltarono a guardarla.
“Scusami, ma devo chiederti una cosa.”
Hermione sbuffò e ricominciò a scrivere, mentre gli occhi curiosi e infastiditi dei presenti caddero di nuovo sui libri.

“Dimmi.”
“Hai visto Blaise per caso?”

La mora aggrottò le sopracciglia per un momento, poi scosse il capo.

“No, mi dispiace. Perché?”
“Non lo vedo da ieri pomeriggio e non mi ha scritto nemmeno un biglietto.”
Hermione smise di scrivere e posò la penna.

“Ti consiglio di cercarlo. Magari è successo qualcosa.”
Ginny annuì, lo sguardo preoccupato.


















Erano freddi. Quei sotterranei erano freddi.
Ad ogni passo sentiva una scossa lungo la schiena, come se qualcosa l’avvertisse di stare sempre all’erta.

Dei passi che venivano dalla direzione opposta la fecero sobbalzare.
Attese qualche secondo, poi un viso bellissimo e bianco si mostrò, rivelando Pansy Parkinson.

“Weasley, come mai da queste parti?”
Ginny non rispose subito. La scrutò un momento, ma poi pensò che l’avrebbe saputo comunque.

“Cerco Blaise.”

La mora rimase impassibile. Semplicemente le si avvicinò sussurrando: “Sei l’ultima persona che vorrebbe vedere adesso, secondo me.”, e lasciandola lì, da sola, al freddo.

Che diavolo aveva voluto dire? E perché Blaise non avrebbe voluto vederla?

Deglutì e tentò di scaldarsi le braccia con le mani, quando finalmente il corridoio buio terminò e si ritrovò davanti a un serpente che attendeva la parola d’ordine.

“Scorpius”, disse, tremando, e la pietra si mosse, rivelando un passaggio piccolo ma visibile.

La Sala Comune dei Serpeverde era molto particolare: intanto, era completamente tinta di verde, e non solo le pareti, ma anche i cuscini, le sedie, le poltrone. Ogni cosa. Dava quasi la nausea. Era come se volessero ricordarsi in ogni momento di essere i soli e i magnifici Purosangue.

Ginny scosse il capo disapprovando, ma aveva ben altro per la testa.

Non appena entrata ricevette non pochi sguardi stupiti e schifati di vederla lì, ma lei non vi badò. Cercò con lo sguardo il bel moretto, che in effetti stava fumando allegramente stravaccato su una poltrona davanti a una finestra.

Gli si avvicinò lentamente, poi gli si sedette accanto.

“Te ne stai qua a fumare e non me ne offri nemmeno un po’?”

Blaise trasalì e quasi cadde dal divano.
“Ginny? Che cosa… cosa ci fai qui?”
“Non sei molto bravo a nascondere le cose.”, disse mostrandogli un biglietto rovinato con su scritto “Scorpius“.

Blaise notò il biglietto e fece schioccare le labbra.

“Già, hai ragione.”
Ginny gli mise una mano sul ginocchio, essendo seduta dalla parte in cui c’erano i suoi piedi.

“Come stai?”
Blaise fece l’ennesimo tiro.
“Na’ meraviglia.”

Ginny sbuffò.
“Perché sei sparito così, senza dirmi niente?”
“Ti sono mancato, dolcezza?”

Ginny ghignò.
“Hai poco da fare lo sbruffone, Zabini. Con me non funziona così.”
“Bene, io non ho niente da dirti.”

La rossa sentì una leggera fitta allo stomaco. Pansy aveva ragione?

“Ce l’hai con me, per caso?”
Blaise rise. Una risata sadica.
“Credi che tutto il mondo giri intorno a te, ma ti sbagli, Weasley.”

Ginny rimase a bocca aperta. Poi si alzò, leggermente scura in viso.
Si girò, pronta a levare le tende da quel postaccio, ma ci ripensò.
Alla fine lei non aveva fatto nulla di male e non si meritava un trattamento simile.

Prese coraggio, e anche un cuscino, e con violenza lo scagliò contro di lui, spegnendo la sigaretta che aveva in bocca e facendolo cadere per terra con un tonfo.

“Io… non ti ho fatto… niente!”, gridava tra una cuscinata e l’altra Ginny, con le lacrime agli occhi.

Gli diede un ultimo colpo alla nuca e poi buttò a terra il cuscino.
“Nessuno mi tratta così, Zabini.”


Si sistemò i capelli prima di andarsene, sotto gli occhi di tutti i Serpeverde che curiosi li avevano accerchiati.

Fece giusto qualche passo, però, prima che Blaise le afferrasse il polso fermandola e la stringesse a sé in un abbraccio intenso e forte come il legame che stava nascendo tra loro.



Restarono così almeno per 10 minuti.

La folla di curiosi si allontanò dopo appena due minuti dato che lo spettacolo era finito, rimanendo loro due soli in mezzo alla Sala Comune, abbracciati.



“Mi dispiace, Ginevra.”, le sussurrò il ragazzo dolcemente, depositandole baci lungo il collo caldo.
“Non… non dovevo trattarti così.”

La rossa si sciolse ad ogni contatto con le sue labbra, mentre lacrime leggere rigavano il suo viso arrossato.

Si riprese dopo pochi secondi e si voltò verso di lui.
“Che cosa ti succede, Blaise?”

Il moro le accarezzò il viso bagnato e bellissimo: decise in un attimo.
Le si avvicinò e posò le sue labbra su quelle di Ginny, che rispose al bacio con immensa dolcezza e tenerezza.


Si staccarono dopo minuti lunghi un’eternità, le iridi incatenate uno negli occhi dell’altra.
Ginny sorrise.

“Ti ascolto.”




























Un’ora più tardi.

Harry Potter non era mai stato un genio di Pozioni, perciò non c’era da scandalizzarsi se ogni venerdì prima della lezione andava nell’aula di Piton a prendere ingredienti nell’armadietto per esercitarsi con le Pozioni più difficili - sotto consiglio di Hermione, tra l’altro.

Anche quella sera, quindi, si ritrovò nell’aula più fredda e tetra della scuola a rubacchiare pustole di Drago e zanne di elefante.

Solo che quel venerdì non fu l’unico ad avere quell’idea.

Qualcuno fece luce con la bacchetta, spaventandolo.

“Potter?!”

Harry si voltò di scatto e la persona che poteva incontrare lì con meno probabilità della scuola, si rivelò davanti a lui.

“Parkinson…?”

La moretta scosse il capo.

“Non me lo sarei mai aspettato da te, Potter. - fece finta di pensarci un po’ su, poi scosse il capo - anzi no, sei proprio il tipo da queste cose.”

Il Grifondoro scosse il capo e, gli ingredienti in tasca, le si avvicinò.
“E tu, invece? Che ci fai qui? Sei una Serpe, non dovresti avere problemi con Piton.”

“Beh, sai, può aiutarmi quanto vuoi, ma i miracoli non può farli.”
“Sei proprio incapace.”
“Pensa per te, sfigato di un Potter.”

Harry ghignò e le andò a un palmo dal naso.

“Però lo sfigato qualche giorno fa non ti faceva così schifo, eh?”
“Sei un pervertito Grifondoro schifoso, non ho bisogno di te per allenare la lingua.”
“Ma io ho proprio bisogno di te. Potresti insegnarmi tante cose, dico bene?”

Pansy fissò le sue iridi color dei prati.

“No, non… credo, Potterino.”
“Ah no?”

Le sfiorò le labbra con la lingua. Pansy non si allontanò di un millimetro. Mossa molto eloquente.

La spinse al muro e cominciò a baciarla con foga.
Ci diedero dentro per parecchi minuti, finchè Harry, durante una breve pausa per respirare non notò una chioma rossa che spuntava dalla porta dell’aula e poi fuggiva.

Perfetto.




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Capitolo 18
*** Domani è un altro giorno ***


Salve a tutti!^^

Non so perché, ma improvvisamente siete tutti scomparsi o.o mi piacerebbe sapere se è colpa della mia storia! Spero di no…!

Questo è il nuovo capitolo, uno dei più importanti. Spero che lo leggerete in di più e che i lettori più affezionati non mi abbandonino. Comunque fatemi sapere cosa ne pensate, è importantissimo! ^^

Grazie,

GINNEVER











Domani è un altro giorno






















“Potter, ti prego dimmi che la sgualdrinella non lo dirà a nessuno. Non mi sento in vena di gentilezze, quindi non fare quella faccia schifata.”

Harry alzò gli occhi al cielo per il termine con cui aveva etichettato Ginny, ma non ci badò. Scosse semplicemente il capo.

“Boh, potrebbe dirlo come no, non ne ho idea…”

“Fantastico. Potter ti rendi conto?! E’ una tragedia! Per me, perlomeno!”
Il moro alzò le spalle noncurante delle sue lamentele.
“Non puoi startene lì con le mani in mano, avanti vai a tappare la bocca a quella Weasley. Avanti!”

Harry ghignò e le prese il viso tra le mani.
“Se non stai immediatamente zitta, giuro che te la tappo io la bocca. E non dico come.”
Pansy sbarrò gli occhi, poi fece una faccia schifata e schiaffeggiò le mani del ragazzo che la lasciò andare.

“Non provare a vantarti, Potter, giuro che ti uccido.”
Harry rise e annuì, poco convincente.
“Tranquilla, Serpe, non potrei mai vantarmi di averti sbattuto al muro e aver goduto nel sentire i tuoi gemiti di piacere ogni volta che ti sfioravo.”
Ghignò pericolosamente, meritandosi un bel ceffone da parte della mora, che non mancò all’appuntamento e glielo sferrò bello forte.


















Ginny stava correndo, sola, per i corridoi del castello.
L’immagine di Harry e la Parkinson che si baciavano nitida nella sua mente.
Ma wow! Oltre alla bella notizia di Blaise e suo padre, ci mancava Harry con la reginetta delle serpi. Ma perché, cazzo?! Perché questa insana mania per i Serpeverde tutta insieme?

Avrebbe dovuto dirlo a Hermione? Forse sarebbe stato meglio tacere, per una volta…

“Ah!”
“Ahia!”

Ginny cadde a terra. Aveva sbattutto contro un schiena dura, facendo cadere anche colei a cui apparteneva.

Si massaggiò la fronte e una voce familiare fece il suo nome.
“Ginny?”
La rossa aprì gli occhi.

“Hermione? Che… che ci fai qui?”

La riccia si alzò, pulendosi i vestiti.
“Stavo tornando in Dormitorio, veramente. Piuttosto tu che diavolo corri senza guardare dove vai?”
“Io… - Ginny si fermò per un secondo, la mente che macchinava velocemente - … pensavo.”

Hermione alzò un sopracciglio.

“E a cosa pensavi di così interessante?”
“Harry…”
“Harry?! - esclamò la riccia stupita - Ma non sei andata a cercare Blaise?”
“Oh! E l’ho trovato..! Però prima ho visto Harry e la Parkinson nell’aula di Pozioni…”, fece una pausa, incerta.
“… e allora?”

Ginny si avvicinò a lei, titubante e conscia di smentire da subito le sue buone intenzioni di tenere la bocca chiusa.
“Che si baciavano!”

Hermione si portò una mano davanti alla bocca per soffocare un gridolino di sorpresa, mentre Ginny sperava con tutto il cuore che nessun altro l’avesse sentito.

“Ahah! Mamma mia, siamo proprio da ricovero tutti quanti, comunque. Ma possibile che dobbiamo stare per forza con una serpe per stare bene?”

Ginny incrociò le braccia, pensierosa.

“Hermione, Blaise mi ha baciata.”
“Eh? Oh… wow! E’ questo che vi siete detti?”
“No, decisamente no. - Ginny scosse il capo e prese la mano della grifoncina - andiamo in Dormitorio e ti spiego bene come è andata.”

Hermione seguì Ginny e le sue news, mentre qualcuno da dietro una colonna girò i tacchi nervosamente e si morse un labbro per la rabbia.




















Era finita la cena da qualche minuto in quel di Hogwarts, quando un ragazzo alto moro e con due bellissimi occhi azzurri affiancato da un biondo dal passo svelto si avviarono al tavolo Grifondoro per andare incontro alle proprie ragazze.

Si depositarono tutti e quattro un bacio a stampo quasi in contemporanea facendo scattare l’applauso del tavolo Griffyndor che ancora non si era alzato completamente.

Ginny alzò gli occhi al cielo mentre le guancie di Hermione si imporporarono.

“Mezzosangue, quando la finirai di imbarazzarti? Con me è così sempre, sappilo. Andiamo.”
Le cinse le spalle con un braccio e uscirono dalla Sala Grande insieme all’altra coppia, mentre degli occhi marroni incattiviti guardavano la scena.




I professori erano usciti dalla Sala Grande da qualche secondo, quando un ragazzo aveva deciso che sarebbe stato meglio finire il suo anno in punizione che vedere i suoi amici ridotti in quello stato di pazzia.


Dipinse con un incantesimo le bandiere delle case con un unico messaggio a caratteri cubitali che recitava…


Harry si spinse tra la folla verso la tavolata Serpeverde, ma proprio nel momento in cui prese la mano di Pansy e le si avvicinò, la ragazza la ritrasse immediatamente, portandosela alla bocca, scandalizzata da ciò che vedeva penzolare dal soffitto di tutta la Sala Grande.

Harry si voltò spaventato, credendo  che avesse visto un Dissennatore o qualcosa di strano, ma quello che vide furono esattamente queste parole:

“Granger e Malfoy, Zabini e Weasley, Potter e Parkinson. Dovete vergognarvi di esistere, non siete maghi. Il sesso non risolverà i vostri problemi, Grifondoro. I Serpeverde ve la faranno pagare.”


Tutti erano voltati a leggere. Il moro adocchiò i suoi amici e Hermione, le guance che andavano a fuoco e gli occhi di Malfoy che brillavano di rabbia. Sicuramente non era in grado di risolvere la situazione. Decise di pensarci lui.

Strinse la mano di Pansy per un attimo e si spinse oltre la folla di studenti curiosi e divertiti, esclamando “Diffindo!”

I cartelloni enormi si trasformarono in un attimo in una pioggia di coriandoli caldi, mentre un “oh” si alzava dagli studenti, che, delusi dal fatto che lo spettacolo fosse finito, si allontanarono, i libri alla mano, le lingue pronte a spettegolare.








































“Quel… quel… ah, lo uccido!”
Blaise strinse la mano di Ginny, nervosa come non lo era mai stata, gli occhi irritati dal pianto e dalla rabbia.

“Stai tranquilla, Granger, non ti succederà niente. Quel Weasley verrà espulso probabilmente.”
Hermione non rispondeva. Guardava in basso, seduta vicino a Ginny, torturandosi le mani con le unghie, indifferente alle carezze di Malfoy, che in una situazione normale sarebbero parse inaspettate.

I quattro erano seduti di fronte al Gargoyle dell’ufficio del Preside da mezz’ora, luogo in cui non avrebbero assolutamente essere. Ma Draco e Blaise volevano che Ron avesse ciò che si meritasse davvero e non una semplice punizione.

Hermione non aveva voluto discutere al riguardo, diventando improvvisamente muta, mentre Ginny si era mostrata molto favorevole alla cosa, tra pianti e urla di rabbia.

Ginny guardò Blaise per un momento, prima di accorgersi che mancava Harry.

“Ma… Harry?”
“E’ andato con Pansy a prendere un po’ d’aria, lei l’ha presa peggio di tutti.”, rispose Blaise depositandole poi un bacio sul capo.

“Sfregiato e la Parkinson. Giuro che questa non me l’aspettavo proprio.”, disse Draco, sbuffando e giocando con i riccioli della Grifoncina.
Sentirono il rumore della porta dell’ufficio che si apriva e tutti tranne Hermione si fecero all’erta.

Non appena il Gargoyle si spostò, uscì la McGranitt, che prima guardò i quattro ragazzi presenti evidentemente stupita, poi decise di evitare di farli incontrare con Ron, spingendolo dentro e impedendogli di uscire.

“Andate subito via di qui! Siete impazziti?!”
“Perché lo nasconde professoressa? Dovremmo dirgli due parole.”
“Signor Malfoy le consiglio di sparire se non vuole fare la sua stessa fine.”

“Signora, non vogliamo fargli del male, Draco è già in punizione e io non voglio finirci. Vorremmo che lui fosse davvero punito e non accarezzato dal preside come al solito.”

La McGranitt si fece tutta impettita e si rivolse a Blaise con aria truce.
“Non si rivolga mai più così a me, ha capito, signor Zabini? E la metterò in punizione per il suo tono arrogante e irrispettoso. Ora, via tutti! Di corsa, o vi sospendo nell’immediato!”

I due ragazzi presero le rispettose ragazze per mano, trascinandole via di lì, senza riuscire nemmeno vedere in faccia quel verme che li aveva portati fino a quel punto.




Dall’altra parte del castello, una ragazza piangeva seduta su uno scalino in cortile, e un ragazzo moro davanti a lei, le braccia incrociate al petto, scuoteva il capo.

“Pansy…”
“Sh.”

Harry ne aveva subite talmente tante in quegli anni, che uno stupido pettegolezzo non lo sfiorava nemmeno.

Si sedette accanto a lei, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla.

“Passerà anche questa, fidati.”
“Potter, giuro che ti Crucio. Taci.”
Harry sghignazzò per un secondo, poi riprese ad accarezzare il morbido capo della mora.

Passarono almeno 20 minuti così lì fuori, la luna sempre più alta nel cielo.

“Fa freddo, andiamo dentro.”
Pansy non rispose subito. Chiuse gli occhi per un attimo, poi si fece trasportare dal moro dentro alla scuola, fino al Dormitorio.

Lì incontrò Piton, che non appena fece entrare Pansy dal passaggio per la Sala Comune, non perse l’occasione per togliere punti a Harry, che alzò gli occhi al cielo.

Quante avrebbe dovuto passarne ancora perché avesse un po’ di pace?








Mentre tornava in Dormitorio però pensò a Ron. Che cosa lo aveva spinto a ciò? Era una reazione inaspettata, grave e esagerata. Possibile che fosse solo perché amava Hermione?

Harry non sapeva darsi risposta. Ron non parlava quasi mai. Anzi, si teneva tutto dentro, per poi scoppiare all’improvviso e rinfacciare tutto ciò che magari in quei sei mesi non gli era andato bene.

Era fatto così, si teneva tutto dentro e poi scoppiava. Evidentemente la notizia di lui con Pansy era stata la ciliegina sulla torta e ha perso la cognizione della realtà.


Disse la parola d’ordine e finalmente entrò nel suo Dormitorio.

Si stiracchiò e si diresse verso il suo letto caldo, quando una figura accovacciata vicino al camino attirò la sua attenzione.
Si avvicinò e la riconobbe.

“Hermione?”

La riccia si voltò verso di lui molto lentamente e senza rispondere.
Non appena lo guardò, il moro si spaventò.
Aveva due occhiaie terribili e gli occhi rossi.

“Oh mio Dio, Hermione, che diavolo hai fatto? Ti vuoi uccidere per caso?”
Prese una coperta che trovò per terra e la coprì, stringendola forte a sé.

“Lo so che è triste tutto ciò, ma non puoi reagire a questo modo.”
“Harry… io non immaginavo… come ho potuto?”

Il ragazzo le accarezzo la fronte con immensa dolcezza.

“Non è colpa tua. Voglio dire… è un po’ colpa di tutti qui, ma sicuramente nessuno si sarebbe immaginato una reazione del genere da parte sua.”
“Ma… ero la sua migliore amica…”

“Hermione, lui ti amava follemente. Però credo che questo non fosse abbastanza. Voglio dire… è troppo poco per prendersela anche con me e Ginny, che non c’entriamo nulla.”

Hermione scosse la testa e si appoggiò alla sua spalla.
“Ginny dov’è? Sta bene?”, chiese Harry d’un tratto.
“Sì… cioè, piangeva, cosa che non è da lei… però non si è devastata…”
“… come te.”

Harry le sorrise, dandole un bacio sulla guancia e stringendola a sé.

“Andiamo a dormire, Hermione. Domani… è un altro giorno.”














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Capitolo 19
*** La Pioggia ***


Salve a tutti!

Innanzitutto, mi scuso per il ritardo con cui aggiorno, ma non ho avuto un secondo per poter scrivere, perdonatemi!

Il prossimo capitolo non so quando riuscirò a pubblicarlo, ma siate ottimisti, venerdì ho Terza Prova, quindi, FORSE, tra due settimane potrei aggiornare ^^

Comunque, ecco a voi il nuovo capitolo! E’ molto importante, per tutte le coppie coinvolte. Spero vi piacerà ^^

A presto!

GINNEVER
















La Pioggia













Hermione chiuse gli occhi. Gocce salate le bagnarono le guance, rigandole il viso biancastro come se fossero lacrime. Ma Hermione non piangeva più.

I capelli bagnati le premevano contro il collo, ma non ci badava. Si sarebbe sicuramente ammalata, a Dicembre sotto la pioggia con indosso solo una camicetta bianca; ma non gliene importava niente.

Draco aveva ragione. Draco era la sua metà. Il suo cuore e la sua mente. Con lui… era completa.

Sorrise ripensando ai favolosi momenti appena passati nella stanza delle necessità: sì. Ora ne era sicura. Lo amava.

























[La mattina precedente]




“Granger, ci sei?”
Hermione non rispose. Era stanca e non sapeva cosa pensare. Sicuramente Draco era l’ultima persona che voleva vedere.

“Rispondimi, Mezzosangue. Non ho molta pazienza.”
La riccia lo sapeva bene, perciò strinse i denti e chiuse gli occhi, sperando che se ne andasse.

“Vuoi giocare a nascondino, per caso? Io non me ne vado.”

Hermione stette in silenzio ancora per qualche minuto, poi aprì gli occhi.
“Sono qui.”, sussurrò.

Draco seguì la direzione della sua voce, schivando letti sfatti e valigie a terra, sedendosi poi accanto alla mora vicino alla finestra del Dormitorio.

La strinse forte a sé, donandole un bacio caldo sul capo.

“Si può sapere come hai fatto a entrare qui?”, chiese lei con un filo di voce.
“Non sei l’unica Grifondoro che mi muore dietro, tesoro.”
Hermione alzò gli occhi al cielo e non rispose per decenza.

“Allora, Granger, hai intenzione di stare quassù ancora per molto?”
La riccia chiuse gli occhi di scatto.
“Finchè ne avrò bisogno, grazie dell’interessamento.”
“Va bene. Allora resterò con te.”

Hermione alzò le palpebre lentamente, voltandosi poi verso il biondo, che sorrideva.

Draco le posò un tenero e candido bacio sulle labbra bianche, senza smettere di guardarla negli occhi.
Hermione era a dir poco sbalordita.

“Io…”
“Sh.”, disse Malfoy, posandole l’indice sulle labbra.

Hermione sorrise appena.
“Grazie.”




















Blaise e Ginny, coinvolti in un bacio a dir poco appassionato, si staccarono immediatamente, sotto gli sguardo curiosi e giudiziosi degli studenti ficcanaso.

Ginny sbuffò notando il loro sguardo di disapprovazione. Si sedette su una roccia.
Il fidanzato la imitò.

“Ginny, fregatene.”
“Ma me ne frego, Blaise. Non è questo il punto.”
“E allora?”
“Mio fratello. E’ Ron, il punto.”

Il moro si stravaccò sulla pietra liscia, sbadigliando. Chiuse gli occhi e tentò di dormire.
Ginny spalancò gli occhi.
“Che stai facendo?!”

“Provo a distrarmi un po’.”
“Distrarti? E da che?”
“Dal pensiero di tuo fratello che fa quello che ha fatto e di riempirlo di botte finchè campa.”

Ginny rimase basita per un attimo. Aspettò qualche secondo, poi si alzò.
“Io… devo andare a studiare.”
Blaise la guardò con occhi scrutatori.

“Qualcosa non va?”
Ginny sbattè le ciglia. Era impassibile.
“No… no. Ci vediamo dopo, ok?”

Il Serpeverde la guardò ritornare al castello, uno strano presentimento in mente.

























“Devo andare… a studiare.”
Pansy Parkinson ghignò maliziosamente, giocando con i riccioli ribelli del suo fidanzato.

“Non dirmi che preferisci i libri a… - si avvicinò alle sue labbra lasciva, respirando contro la sua bocca, gli occhi da gattamorta - … questo.”

Harry sorrise, chiudendo gli occhi.

“E’ mio dovere, piccola Serpentina.”
Non le permise di replicare coprendole la bocca con un bacio mozzafiato.
Pansy rispose altrettanto coinvolta, all’inizio. Ma poi… le sorse un dubbio.

Qual era il vero motivo per cui correva in Dormitorio?

Ebbe un flash.

“Dove diamine andava Draco?!”, esclamò staccandosi da un lui come scottata tutto d’un tratto.

Harry la guardò sorpreso, ma i suoi occhi nascondevano il suo nome.
“Stai andando dalla Granger.”
Il moro sbuffò, arrendendosi.

“Pansy, lei è una mia amica…”
“Ok. Fammi sapere quando le avrai sollevato il morale, e non voglio sapere come farai.”

Pansy lasciò le sue mani, che scivolarono sui fianchi di Harry, stupito e terrorizzato dall’allusione oscena di Pansy.
Sperò che fosse dettata dalla rabbia per tutto quello che era successo in quei giorni e, un po’ abbattuto, girò i tacchi e andò ad aiutare un’amica in difficoltà.





















Riuscì a superare gli ostacoli imposti alle scale del Dormitorio femminile per impedire ai ragazzi di varcare la soglia delle loro stanza e si intrufolò dentro.

Si aspettava di sentire il pianto dell’amica non appena fosse entrato e la sua assenza lo sorprese un po’.
La chiamò un paio di volte e guardò ovunque, anche in bagno, ma di lei e Malfoy non c’era traccia.

Dove potevano essere andati?



















All’imbrunire, la coppia più discussa del momento stava camminando sul prato verde e umido del giardino del castello, mano nella mano.

“Granger… secondo me devi riprenderti.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Riprendermi?”
“Sì, fisicamente. Devi amarti di più. Te lo meriti, alla fine.”

La riccia scoppiò a ridere. Da giorni non lo faceva.
“Alla fine, eh? Che gentile!”
Draco sorrise. Le labbra perfette, gli occhi grigi colmi di affetto. Una cosa mai vista.

“Sì… credo che tu abbia ragione, comunque. Io ho sempre vissuto per fare del bene agli altri. Sono sempre stata altruista, gentile, accomodante. Mentre invece dovrei essere più… più…”

Draco si fermò, facendo voltare Hermione verso di lui, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo. La riccia non si mosse.

“Granger, finiscila. Tu non devi cambiare, sei perfetta così. Hai qualche difettuccio, ma vuoi parare di me? Sono l’essere più… stronzo e menefreghista che esista, non ho mai avuto il coraggio di dirti quanto tenessi davvero a te finchè non sei stata davvero male e addirittura ti ho tirato un pugno, non ho mai avuto il coraggio di far nulla sul serio. Sono meschino, un essere immondo, ma tu, tu, sei la donna più forte, bella, intelligente e… e buona che io abbia mai conosciuto. Non cambiare, Granger. Non cambiare mai.”

Hermione aveva le lacrime agli occhi per le belle parole che Draco le disse.
Si alzò sulle punte e lo baciò con… amore.

Dopo un tempo interminabile, Hermione si staccò sorridendo, i talloni a terra.

“Granger, ti va di divertirti un po’?”, disse Draco, un ghigno bellissimo sul suo viso bianco.

La mora rise di gusto e ghignò anche lei per la prima volta.
“Sì, Malfoy. Sono tutta tua.”

Draco non se lo fece ripetere due volte, la prese in braccio e, tra le risate di Hermione, la portò nel castello, nella loro stanza privata, dove avrebbero passato la notte più bella ed emozionante della loro vita.
















Il mattino seguente, Hermione si alzò molto presto, alle 6.30. Era ancora nel letto della camera delle Necessità con Draco, che ancora dormiva, la pioggia battente che faceva da sottofondo a quella visione dionisiaca.

Sorrise, sentendo il cuore battere a un ritmo normale nel suo petto, gli occhi che brillavano di felicità.

Si alzò, si vestì con dei jeans e una camicetta e guardò di nuovo la finestra bagnata: non poteva perdersi una giornata così.

Corse fino all’ingresso della scuola avvolta dal silenzio più assoluto. Una volta accertatasi che non ci fosse nessuno, uscì, la pioggia che imperversava sugli alberi e le foglie.

Si sedette sul prato, le braccia al cielo.

Provò una sensazione di libertà mista ad ansia e a felicità che mai, in vita sua, aveva provato.

Rise di gusto. Rise, rise per minuti interminabili.
Lei amava Draco Malfoy… Malfoy!

Com’era potuto succedere? Sapeva meglio di chiunque altro che era una cosa folle e da pazzi pensare che potesse durare… ma, dopotutto, perchè non tentare? Alla fine la vita era una sola, quella che qualcuno ci aveva donato e che avevamo la fortuna di goderci. Era proprio ciò che gli aveva insegnato il suo fidanzato quella notte e l'avrebbe seguito con tutte le sue forze.

Hermione pensò di essere la persona più felice del mondo in quell’istante. E anche fortunata. Ovunque ciò l’avrebbe portata, ora sapeva che doveva provare. Doveva. Lo doveva a se stessa.

Solo dopo mezz’ora si rese conto di essere completamente scola con indosso solo una camicetta e di rischiare una broncopolmonite.

Si alzò, tremante, ma con ancora il sorriso sulle labbra.

Fece il primo scalino delle scale, quando qualcuno aprì il portone, facendola andare nel panico.
Chi poteva essere? Chiunque fosse, non poteva essere uno studente a quell‘ora. In sostanza, era fregata.

Si bloccò senza nemmeno tentare di scappare. In fin dei conti, aveva passato la notte più bella di tutta la sua vita.

L’ansia però svanì in un secondo quando sbucò una chioma rossa molto, molto familiare.

“Ginny!”
La rossa la guardò un secondo prima di correre verso di lei e abbracciarla forte, senza dire niente.

“Ehi… Gin… che succede?”
Un secondo dopo la sentì singhiozzare e la strinse ancora più forte.

Quando si staccarono, Ginny tossì e si asciugò - per quanto fosse possibile sotto la pioggia - il viso.

“Stanotte... io e Blaise ci siamo lasciati. Non ti trovavo più, Hermione, ho corso per tutto il castello! Non farlo mai più! Mai…”
“Ginny… shh…”

Hermione le prese il capo, appoggiandolo sul suo petto e accarezzandolo dolcemente, mentre la guidò dentro il castello, all’asciutto.

La sua notte era definitivamente finita.



















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Capitolo 20
*** E' davvero possibile cambiare? ***


Salve a tutti!

Eccomi qui con il nuovo capitolo! E' altrettanto importante, mi raccomando leggetelo con prudenza! ^^ ahah!

Bene, fatemi sapere se vi piace! Ho deciso di aggiornare anche perchè la mia terza prova è andata abbastanza bene e oggi non mi ha chiamato di greco, quindi mi sento piuttosto leggera! Ma domani potrebbe chiamarmi di latino, quindi pregate per me, tutti! ^^

Spero che questo capitolo sia all'altezza,
un bacione

GINNEVER






E’ davvero possibile cambiare?
















Alle 11 della mattinata, non appena uscì dall’Aula di Trasfigurazione, Hermione intravide Ginny tra la folla e le si avvicinò.

“Puntualissima!”, esclamò, salutandola.
Ginny sorrise.
Hermione le diede un bacio sulla fronte e insieme a lei si diresse verso l‘aula della prossima lezione.

“Harry?”, chiese Ginny guardandosi attorno.
“Sono fuggita, non ero sicura che volessi dirlo anche a lui. Ma, se vuoi, lo aspettiamo.”

La rossa pensò che sarebbe stato giusto dirglielo e magari l’avrebbe pure capita, ma non era pronta a ritenere Harry uno dei suoi migliori amici. Scosse il capo.

“Allora, dimmi tutto.”
Ginny fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, ripensando a ciò che era accaduto ieri pomeriggio con Blaise Zabini.



“Ieri pomeriggio eravamo in cortile e con una frase strana mi ha fatto capire di portare un po’ troppo rancore per Ron; allora la sera ci siamo visti, anche se per non parlare proprio di quello, in realtà.”
“E di cosa, allora?”

“Di nulla in particolare, il pomeriggio ci eravamo lasciati in modo… normale, tutto sommato.”
“Ah. E Cosa gli hai detto?”

“Niente, in pratica lui mi stava facendo sentire un po’ in colpa per via di suo padre, per il fatto che non lo capisco abbastanza e che, alla fine, sono io la causa del loro litigio. Non l’ha detto - aggiunse, vedendo lo sguardo orripilato di Hermione - ma so che lo pensa.”

“Caspita! E tu?”
“Gli ho riposto affrontando l’argomento Ron. Ci ha sclerato, dicendo che lui non è giustificabile, mentre suo padre sì. Allora abbiamo cominciato a discutere pesantemente e alla fine gli ho dato una spinta e gli ho detto che non poteva stare con me, se la pensava in questo modo.”

Hermione fece un’espressione affranta e le accarezzò la guancia.

“Ginny, mi dispiace. Ti direi che hai fatto la scelta migliore, ma lasciare una persona non è sempre facile. Comunque, è anche possibile che quelle cose non le pensasse sul serio…”

Ginny si morse il labbro e guardò fuori da una finestra, fermandosi a contemplare il sole che batteva caldo sulla scuola.

“Anch’io credevo fosse diverso, Hermione, ma è esattamente come suo padre.”
L’amica non disse niente, ma in cuor suo si sentì quasi in colpa per avere un Draco terribilmente migliore di quanto chiunque avrebbe mai potuto immaginarsi.






















“Blaise, dai, abbiamo lezione.”

Pansy Parkinson afferrò la sua cartella verde smeraldo mettendosela in spalla con eleganza e dirigendosi poi verso l’uscita del Dormitorio.
Non sentendo Blaise alle sue spalle, però, si voltò, stupita.

“Blaise?”

Lo vide seduto su una sedia  poco lontano, una sigaretta alla bocca, gli occhi che contemplavano qualcosa che non c’era.

Pansy si avvicinò, con fare circospetto.

“Che stai facendo?”

Il moro non le rispose, continuò a fumare, in silenzio.
Pansy fece spallucce e uscì, senza badargli. Sperò che arrivasse Draco, ma sicuramente lui era con la  Mezzosangue.
Sbuffò e andò a lezione. Che giornate di merda!

Passata un’ora, tornò in Dormitorio perché aveva un’ora libera e avrebbe voluto dormire un po’, ma non appena entrò, lo stesso Blaise Zabini che aveva lasciato alla finestra all’andata era seduto davanti alla finestra a fumare.

Stavolta non lo ignorò, gli andò incontro e gli tolse la sigaretta di bocca.
“Zabini, che cazzo ti prende, eh?”

Blaise chiuse gli occhi per un secondo, prima di alzarsi e sistemarsi i jeans.

“Ci stavo pensando.”
Pansy alzò un sopracciglio.
“Ci stavi pensando?”

“Sì. Sono un emerito deficiente.”
“Su questo non c’erano dubbi.”
“Ho detto a Ginny che mio padre è più giustificato di Weasley.”

Pansy non capì.

“Che vuol dire?”
“Abbiamo litigato perché io cercavo di farle capire quanto mi facesse soffrire la situazione di mio padre, lei si è sentita accusata e ha tirato fuori suo fratello idiota, sapendo bene di farmi incazzare. Mi ha insultato e mi ha scaricato.”



La mora lo guardò un secondo, prima di realizzare. Che diamine! Lei odiava la Weasley, però sapeva che Blaise c’era davvero sotto per la rossa.
Che situazione.

Si avvicinò a Blaise, prendendogli la mano.

Il ragazzo gliela strinse, chiudendo gli occhi, poi si staccò e uscì dal Dormitorio, sotto gli occhi mesti di Pansy Parkinson.


















Il sole pareva quasi caldo ai maghi e alle streghe che quel pomeriggio decisero di approfittare di una giornata di sole in Dicembre studiando al fresco in cortile.

Non a tutti, però.

Qualcuno, dopo la pioggia del giorno prima, non riusciva ancora a sentire caldo quel sole autunnale.
Era sempre stato freddo. Che cosa poteva farlo diventare… caldo?

Hermione Granger osservò il cielo spruzzato di nuvole bianche e la palla di fuoco al centro.

Sapeva bene che cosa potenzialmente potesse fare, ma non riusciva a credere che fosse davvero cambiato.

Draco Malfoy. Chi era? Lei era sicura di amarlo, ma ancora non era riuscita a dirglielo. Possibile che anche lui… dopo il discorso di ieri… potesse…?

Hermione abbassò gli occhi e scosse il capo, allontanando quei pensieri troppo ottimisti dalla sua testa.
Era in un bel casino. Se sul serio sentiva che si appartenevano, lo scoprire che magari per lui non fosse così… l’avrebbe uccisa.

Decise di tornare sui libri e abbandonare quel sole caldo, ma, appena si voltò, sbattè contro qualcuno di molto forte e alto.

“Salve, Granger.”
Hermione, inevitabilmente, sorrise.
“Ciao.”

Draco Malfoy, sì. Proprio lui. Le cinse le spalle con fare protettivo e si avviò dentro la scuola.

“Dove vai di bello?”
“A studiare. E’ da un po’ che non mi concentro per bene.”
Il biondo scosse la testa.

“Ti verrà la gobba, Mezzosangue.”

Hermione sorrise. Poi le venne in mente una cosa.

“Malfoy… tu giustificheresti mai tuo padre e i suoi pregiudizi sui Mezzosangue?”
Draco la guardò stupito, assumendo comunque un’espressione impassibile.

“Certo che no. Se no non sarei qui.”
La riccia sorrise e lo abbracciò, mentre Draco la guardava con sempre più stupore.
“Ma che ti prende, ora?”

Hermione si staccò, ancora il sorriso sulle labbra.
“Beh, alla fine allora Ginny ha fatto bene a comportarsi così.”
“Cioè?”
“Come, cioè? Blaise non te l’ha…?”

La ragazza si portò una mano alla bocca mentalmente. Cavoli! Ma perché diamine Blaise non gliel’aveva detto?! Aveva combinato un bel casino!

Come avrebbe reagito Draco? Blaise sicuramente lo sapeva meglio di lei, ecco perché ancora non gli aveva detto di essere stato mollato. Sicuro!
Brava, Hermione, complimenti!

“Di che stai parlando, Granger?”
“Io… non so, magari vuole dirtelo Blaise in privato.”
“Parla.”

Draco si fermò, mettendo le mani in tasca e incutendo un certo timore alla ragazza, che strinse i libri al petto.

“Ginny e Blaise si sono lasciati.”
Aspettò che esplodesse, imprecasse o qualcosa del genere, ma non disse nulla, semplicemente alzò un sopracciglio, meravigliato.

“Tutto qui?”

Hermione si sentì da una parte rincuorata, dall’altra non capiva perché la notizia non gli facesse né caldo né freddo. Se prima l’avrebbe stupita la sua reazione esagerata, adesso non comprendeva la sua non-reazione.

“Beh… sì. Ginny ha deciso che non era giusto rimanere insieme se Blaise pensava quelle cose…”
“La Weasley che?”

Ahia.

“Blaise non l’ha trattata molto bene e lei ha deciso di lasciarlo…”
Il biondo non disse niente, la guardò con occhi impassibili, le mani in tasca.

“Malfoy…?”
“Devo andare in classe. Ci vediamo a cena, ok?”

Hermione lo guardò stupita andare a trasfigurazioni , la cartella che gli sbatteva sulle cosce muscolose.

Fantastico.














Ma Draco non era andato a Trasfigurazioni.
Non appena girò l’angolo, Seamus Finnigan quasi non gli andò a sbattere.

“Ehi, tu, sei nella squadra di Quidditch Grifondoro?”, sbottò Malfoy senza gentilezza.
Il ragazzo si guardò attorno sorpreso che Malfoy stesse parlando con lui, ma, una volta realizzato che si fosse rivolto a lui, pensò a quello che doveva dire.

“Io… no.”
Draco non gli badò più e cercò qualcun altro.
Finnigan fuggì.

Un altro ragazzo, alto e robusto, uscì dal Buco del Ritratto: aveva l’elmetto in mano.

Draco gli si avvicinò, una strana espressione in volto.

“Quando vi allenate, stasera?”
“Tra un’ora. Se volete il campo venite fra 2 ore lì.”
“Non ci serve, ma grazie dell’informazione.”

Draco ghignò pericolosamente, sentendosi di nuovo vivo e pienamente se stesso.


Stette per varcare la soglia dei sotterranei, ma gli sorse un dubbio: perché aveva bisogno di tornare un po’ se stesso?

Ma, soprattutto, perché Blaise aveva ritenuto giusto non dirglielo?

Scosse il capo, senza poter dare una risposta a nessuna domanda.

Entrò nella Sala Comune e notò subito, tra gli altri studenti, un ragazzo alto moro che stava fumando una sigaretta alla finestra.

Anzi, ad una forse poteva.



















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