Segreti complicati di maryku (/viewuser.php?uid=38499)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La trasformazione ***
Capitolo 2: *** 2: Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Il pedinamento ***
Capitolo 4: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 5: *** Biscotti? ***
Capitolo 6: *** Rose blu? ***
Capitolo 7: *** Ramen ***
Capitolo 8: *** Ruoli scambiati ***
Capitolo 9: *** Chi è quello? ***
Capitolo 10: *** Troppi tizi strani ***
Capitolo 11: *** Spruzzi d'acqua. ***
Capitolo 12: *** Imprevisti, forse. ***
Capitolo 13: *** Imprevisti sicuri. ***
Capitolo 14: *** Ho il ragazzo? ***
Capitolo 1 *** La trasformazione ***
Questa storia mi gira in testa da più di un anno, ma non l'avevo ancora pubblicata perché pensavo che prima avrei dovuto finire le altre due storie in corso. Allora perché la pubblico adesso? Perché non ce la faccio più a tenerla sul computer! E nella mia testa! E anche perché, sennò, tre persone mi spennano viva. ^^''' Be', non vi anticipo nulla, leggete e ditemi se vale la pena continuarla o no. Spero comunque che vi piaccia! ^^
Segreti complicati
1°
capitolo: La trasformazione
I killer. Gente spietata che uccide per
soldi. È il loro lavoro e lo fanno. Non devono avere
esitazioni, ogni errore, seppur minimo, potrebbe essergli fatale. Se li
scoprono, finiscono in galera, o in alcuni paesi gli riservano
addirittura la morte, per questo preferiscono usare soprannomi quando
lavorano.
La pietà per
l’obiettivo non esiste, non deve esistere,
sennò sono guai.
Non devono avere legami e, se li hanno,
devono tenerli nascosti.
I legami con l’obiettivo sono
pericoli e possono essere fatali, ma a volte sono necessari per finire
il lavoro.
Questo era quello che gli avevano insegnato
fin da piccolo, e questo era quello che faceva.
Non un errore, mai un incarico fallito.
Lui era il migliore.
Il lavoro di questa volta era abbastanza
difficile, o così gli avevano detto, ma nulla di impossibile.
Lui, però, non aveva paura, aveva
affrontato sicuramente di peggio.
Aprì la porta davanti a sè, marrone e
all'apparenza un po' logora, ed entrò.
- Puntuale come sempre.
- Voglio solo sbrigarmi e fare bene il mio
lavoro.
La stanza era buia. Le veneziane alle
finestre facevano entrare pochi e tenui raggi di sole, rendendo lugubre
quel posto.
La scrivania era ordinata, tranne per un
pizzo di seta, bianco, che usciva dal cassetto leggermente socchiuso.
La sedia di pelle, posta dietro la
scrivania, era girata verso la finestra, per non far vedere chi parlava.
- Il lavoro con il conte Shinnosuke
è andato tutto liscio, non sapranno mai chi
è stato.
- Sì, il conte era molto amato
dai sudditi e odiato dalla politica, dava troppi
‘fastidi’… Ma non è per
questo che ti ho mandato a chiamare.
- Odio quando fai il misterioso,
Happosai… E nascondi meglio quel reggiseno.
La sedia si girò rivelando un
vecchietto un po’ pelato e molto basso e, senza che nessuno
si spostasse, il pizzo di seta era sparito.
- Falco Rosso, vedo che la tua
velocità è aumentata dall’ultima volta,
ma ancora non riesci a superarmi.
Il vecchietto aveva in mano un reggiseno
bianco e lo sventolava felicemente fra le mani.
- Se ti avessi superato siederei io
lì.
- Si, è vero…
– il vecchio fece una risatina, poi tornò serio.
– Il tuo prossimo obiettivo non è una sfida
difficile, ma è… complicata. Stavolta
è l’ennesimo uomo potente che attacca i privilegi
di alcuni grandi finanziari. Deve firmare un contratto tra qualche
mese, ma ai nostri datori di lavoro questo non va a genio. È
un tipo abbastanza mite, non troppo forte. Il problema maggiore lo
avrai quando dovrai avvicinarlo. Sta sempre dentro casa,
troppo chiuso per vari problemi familiari. Per questo abbiamo deciso
che ti avvicinerai a una delle tre figlie. Kasumi, la maggiore, 19
anni, è in viaggio per studiare; tornerà fra un
anno, ma noi non abbiamo tutto quel tempo. Nabiki, la secondo genita,
17 anni, pensa solo al denaro ed è troppo attenta e per
nulla fiduciosa, ci sono buone probabilità che
non ti dia fiducia o, peggio, che capirebbe chi sei.
Così abbiamo puntato sull’ultima, ma anche con lei
sarà difficile. Akane Tendo, 16 anni, è una
ragazza molto forte, testarda e orgogliosa, frequenta un liceo
femminile. Dovrai confonderti fra i compagni di classe, avere la sua
fiducia, farti invitare a casa e lì sperare di finire il
lavoro. Hai due, massimo tre mesi di tempo; e sei fortunato,
Akane è così carinaaa.
- Aspetta un secondo, hai detto che
frequenta un liceo femminile, non posso certo confondermi fra
i compagni! – esclamò, stupito e leggermente
iroico; forse Happosai stava perdendo colpi.
- Ci sei arrivato subito! Che bravo! Sai, ho
deciso di rivelarti un segreto. Hai mai sentito parlare di Jusenkyo?
– chiese con noncuranza il vecchio.
- Si, certo, chi non conosce le fonti
maledette? Non sono mica stupido! – disse, non
capendo dove l’altro volesse arrivare.
- Bene, bravo. Sai, quelle ti permetteranno
di diventare donna! – esclamò convinto Happosai.
- Ma va! Ti sei rimbambito? E
poi non siamoo in Cina!
Happosai sospirò e
aprì un cassetto estraendo una boccetta piena
d’acqua. Falco Rosso, quando la stappò,
notò che sul tappo c’era un bigliettino, ma la
scrittura era così illeggibile che non riuscì a
capire nulla.
- Scusa ragazzo. Questo fa più
male a me che a te – facendo il finto tragico e versando
qualche lacrima comica, per nulla sentita, gettò
l’acqua addosso al ragazzo.
- Ma cosa ti salta in mente? –
urlò con enfasi, ma la sua voce era diventata…
femminile.
- Sei una ragazza –
constatò il vecchio, mentre nella sua mente, sicuramente, si
andavano formando immagini sconce.
Falco Rosso si tastò il petto e
sentì qualcosa di morbido, qualcosa che fino a
poco prima non c’era.
- Cosa mi hai… AHH!!! –
urlò di nuovo, ma stavolta per un motivo ben diverso.
Happosai le si era avvinghiato al seno e la
stava palpando.
- Togliti brutto vecchiaccio maniaco!
Un forte pugno gli fece perdere la presa sul
petto della ragazza, facendolo cadere a terra.
- Dimmi come tornare normale! –
gli ordinò la (neo)ragazza di fronte a lui.
- Devi bagnarti con l’acqua calda,
ma ogni volta che ti bagnerai con quella fredda ti trasformerai di
nuovo. È l’acqua maledetta di Zhou Chuan Xiang,
esattamente quella della fonte della Niannichuan, in cui
millecinquecento anni fa è caduta una povera, dolce e
candida fanciulla. Da allora tutti quelli che ci cadono assumono
l’aspetto di una ragazza. Questa è la tragica
storia che mi ha raccontato la guida di Jusenkyo.
- Ma… Cosa… Non mi
interessano queste assurdità! Come hai potuto farmi questo?
– chiese irata la ragazza. Scosse leggermente la testa,
stizzita; un ciuffo di capelli le finì davanti
agl'occhi,dandole l'effetto ottico di un colore più acceso e
vivace di quello corvino dei suoi capelli; ma quando li
scostò un po’, scoprì con un certo
orrore che non si trattava di nessun effetto ottico, e che ora si
ritrovava (inspiegabilmente) una chioma rosso acceso sulla testa.
Avrebbe voluto sgranare gli occhi e lasciarsi andare a
un’espressione di stupore, forse anche un grido, ma quel
vecchiaccio davanti a lei continuava a parlare e non poteva distrarsi,
era abituato a peggio, sì... o forse no.
- È la tua copertura. Sei
l’unico che può, gli altri sono tutti occupati in
altro o sono in ferie.
- E cosa dirò a mia
madre?!? – Replicò lei esasperata, pensando al
modo in cui poteva prenderla la donna che lo amava e lo aveva accudito
fino alla tenera età di cinque anni; non poté
fermare il brivido che la percosse per tutta la schiena
- Nodoka lo accetterà,
capirà come sempre – disse l’anziano,
prendendo la sua amata pipa e fumandola.
- Però l’avviserai tu!
Io non ci tengo a fare harakiri.
- Nemmeno io ci tengo, se è per
questo. Non l’avvisiamo e basta, così è
meglio?
- Sì, forse sì...
Bene, quindi devo solo ucciderlo e poi mi farai tornare come prima?
– chiese speranzosa la rossa.
- Ma si, certo! – sorrise
Happosai, contento che l’allievo stesse mostrando
più arrendevolezza di quanta immaginasse.
D’altronde, era per il bene della missione se lo aveva
trasformato.
- Allora mi sbrigo! –
esclamò, per poi fiondarsi verso la porta.
- Falco Rosso, ricorda che prima dovrai
conquistare la fiducia di una delle figlie, possibilmente Akane, per il
resto decidi tu… Sei libero, come sempre – disse
l’altro, aspirando profondamente quel fumo che gli sembrava
quasi una benedizione.
- Certo! Vedrai Happosai! – la
rossa aprì di scatto la porta e corse verso
l’acqua calda più vicina.
Happosai sorrise e annuì fra
sé e sé, certo che quella volta lui avrebbe fatto
più velocemente del solito.
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Capitolo 2 *** 2: Primo giorno di scuola ***
Non vi abituate troppo bene che aggiorno solo dopo un mese! XD
Scherzi a parte, ci tengo molto a questa storia, quindi spero di non
aggiornare troppo troppo tardi.
Sappiate solo che non credo di lasciarla incompiuta. La
aggiornerò, anche se a volte ci metterò molto.
Detto questo, vi lascio al capitolo. In fondo i ringraziamenti!
Segreti
complicati
2°
capitolo: Primo giorno di scuola
Falco
Rosso era davanti al liceo femminile Saint Hebereke(*).
La
divisa era strana, o forse era strana per lui che, non abituato a
portare gonne, sentiva… fresco alle gambe! Le arrivava alle
ginocchia ed era nera. Anche le giacchetta sopra era dello stesso
colore, mentre la camicetta bianca aveva fin troppo merletti e
cuciture, che cominciavano a infastidirlo.
Era
stato le ore a capire come indossare un reggiseno, ne aveva rotti nove
prima di infilarne uno correttamente che poi si era rotto
anch’esso perché il tessuto era scadente, quindi
ne aveva dovuto indossare un altro ancora. E dire che già il
fatto di portarlo gli costava molto! Si metteva pure la stoffa scadente
a prenderlo in giro! Ma non aveva avuto la forza di indossare i
reggiseni pieni di merletti che gli aveva fatto trovare
Happosai…
Senza
parlare del miniappartamento che gli aveva trovato; un bilocale in cui
non poteva allenarsi adeguatamente. Fortunatamente era in grado di
vivere in posti piccoli e lugubri.
Sospirò
pesantemente. Questa cosa andava fatta, lui era un killer, diamine! E
prima ancora era un artista di arti marziali. Non poteva, per orgoglio,
perdere una sfida e non portare a termine una missione. Però
in questo caso la cosa era più seria… Se fosse
stato costretto ad andare alle terme con delle ragazze? Non ci voleva
nemmeno pensare! Doveva solo fare una cosa, entrare in
quell’edificio e smetterla di stare lì in piedi
senza combinare nulla.
Mosse
un passo verso l’entrata e aprì la porta di vetro
con una certa esitazione. Nonostante tutto, aveva paura ad entrare in
quell’ambiente per sole ragazze.
Una
bidella, avendola notata, le fece cenno di avvicinarsi.
-
Tu sei… Ranko Nanai, giusto? – chiese sorridente.
-
Si – rispose atona la rossa. Quella donna sembrava fin troppo
impicciona già solo a vederla.
-
Vieni, ti faccio vedere la tua classe, sei del primo anno...
– fece un attimo di pausa alzandosi e guidandola verso la sua
classe. – È strano cominciare l’anno in
questo periodo, cosa ti ha spinto a farlo? – chiese con
curiosità la donna. Era proprio vero che un artista di arti
marziali capisce sempre il carattere di chi ha di fronte…
-
Allontanarmi dalla famiglia, forse... comunque è stata una
scelta affrettata – rispose semplicemente, guardando in
basso, cercando di non far caso alla situazione in cui si trovava.
-
Capisco...
La
bidella non sembrava convinta, ma non poté fare altre
domande perché erano arrivate alla meta.
Per
Falco Rosso era meglio, avrebbe evitato di dare risposte confusionarie
e imbarazzanti, ma forse ciò che lo aspettava oltre quella
porta era anche peggio di una donna curiosa.
Alzò
lo sguardo e notò l’incisione: “Prima
F”.
-
C’è la nuova alunna, professoressa –
disse la donna aprendo la porta.
-
Falla entrare.
-
Vai, cara.
Falco
Rosso rabbrividì sentendosi chiamare cara (ma con chi
credeva di avere a che fare, quella?!), ma non lo
diede a vedere e entrò con passo deciso dentro
l’aula senza fare troppo caso alla professoressa.
Le
ragazze la guardarono. I suoi capelli rossi erano legati con una
semplice e funzionale treccia, il rimedio migliore per non avere
qualcosa di fastidioso davanti agli occhi. Quelle iridi come mari in
tempesta che di solito facevano cadere le donne ai suoi piedi adesso le
erano d’intralcio, si sa che le ragazze sono gelose e
invidiose fino alla morte, almeno la maggior parte. Il corpo, di solito
pieno di addominali e muscoli possenti, era sì forte, ma
costituiva qualche impedimento con tutte quelle curve.
Da
quel che gli avevano detto, le ragazze, almeno la maggior parte,
sarebbero state gelose di lei, tuttavia non avrebbe dovuto rispondere
quando attaccavano briga, sennò sarebbe stata la fine per
lui.
Quindi
doveva fare ciò che odiava: stare zitto e sopportare.
Guardò
tutta la classe, memorizzando i volti uno a uno, fino ad arrivare a uno
sguardo nocciola, orgoglioso e attento. Si ricordò della
foto che gli avevano fatto vedere sulla figlia
dell’obiettivo. Era lei, quello sguardo orgoglioso era di
Akane.
Sorrise
impercettibilmente. Era una bella ragazza, corti capelli corvini
lasciati sciolti, labbra piccole e rosee e pelle così chiara
che sembrava quasi porcellana.
-
Questa è la vostra nuova compagna.
Solo
in quel momento si ricordò della professoressa; si
girò verso di lei e vide... una bambina?
-
Su, che aspetti a presentarti? – le chiese la ragazzina mora
dal vestitino giallo. Falco Rosso la squadrò per qualche
secondo, troppo stupito per fare alcunché. Non solo lo
mandavano in un liceo femminile, ma adesso si mettevano anche a fargli
lezione le mocciose? Happosai non era stato esauriente con le
spiegazioni. Si era trovato altre volte in situazioni inattese, ma mai
era rimasto così stupito.
-
Sicure che sappia parlare? – chiese sottovoce una ragazza.
Falco
Rosso di sentì ferito nell’orgoglio. Ma come si
permetteva, quella? Certo che sapeva parlare! Si schiarì la
voce, squadrando la classe con un velo di insoddisfazione negli occhi.
-
Mi chiamo Ranko Nanai, mi sono appena trasferita e ho sedici anni
– appena ebbe finito di dirlo, ripensò al suo
bellissimo corpo maschile di diciannovenne, che aveva dovuto cambiare
grazie un’altra delle stramberie di Happosay; lui aveva detto
che si chiamavano funghi cambia età, o qualcosa di simile,
non ci aveva fatto molto caso, però quando si era ritrovato
ad avere meno muscoli ed a essere più basso, voleva di nuovo
sfondare la testa al suo “maestro”.
-
Bene, vai a sederti accanto ad Akane, è quella mora
lì – e la indicò con la sua mano da
bambina. Ranko la guardò stupefatta, non sapendo se ridere o
andare a chiamare un manicomio, ma decise che non le interessava,
almeno per adesso, e si andò a sedere.
-
Posso farle una domanda, professoressa? – chiese una ragazza
in seconda fila.
-
Sì, chiedi pure – la invitò la
professoressa bambina.
-
Come mai la nostra nuova compagna di classe non ha né lo
zaino, né i libri?
-
Ranko… Hai dimenticato lo zaino a casa?
-
In realtà ancora non ce l’ho –
sbuffò la rossa in un tono saccente e scocciato; era
già stressata da quell’ambiente per lei
così anomalo, e per i modi assurdi delle ragazze, si era
proprio dimenticata dello zaino e dei libri.
-
Sei una bambina cattiva! Hai risposto male e tu sei dimenticata lo
zaino! Adesso ti ho una lezione come si deve! Ginnastica per i
bravi… -
-
Professoressa Hinako, la nuova è già andata
via… - la avvisò un’alunna.
-
Come ha potuto ignorarmi? – la bambina abbassò il
volto, come se stesse per piangere, per poi rialzarlo di scatto.
– Ma io ti riporterò in classe!
Ranko
era uscita dalla classe per colpa di quell’insulsa
professoressa bambina che sicuramente non ne avrebbe combinata una
giusta, almeno secondo lei. Voleva spiegazioni da Happosai, e le voleva
immediatamente!
-
Ranko, non puoi scappare! – urlò la professoressa,
uscendo anche lei e inseguendola. Alcune studentesse la seguirono,
giusto per non perdersi la scena.
-
Che insistenza… - si lamentò la rossa. Era
arrivata giusto dalla bidella di prima, quando sentì la voce
della bambina.
-
Ginnastica per i bravi bambini numero uno! Happo Goen Satsu!(**)
– urlò la professoressa, diventando adulta.
-
A quanto pare non mi annoierò poi così tanto
– constatò Ranko, sorridendo soddisfatta alla
professoressa.
-
Sei veloce a scappare… Ma devi tornare in classe!
– le ordinò la professoressa.
-
Signora bidella… si sente bene? – chiese una delle
alunne alla sagome della donna, ormai senza molte energie.
-
Quando si prende in pieno la tecnica risucchia energie della prof non
si sta mai bene... – sussurrò qualcuno,
cercando di non farsi sentire.
-
Volevo solo fare una telefonata… - si lamentò la
rossa, evitando i continui spari del flusso risucchia energie.
-
Dovevi chiedermelo! Che maleducata che sei! – la
rimproverò la professoressa, diventata una splendida donna.
-
Era da tanto che non vedevo la professoressa così
energica… - commentò Aiko, una delle ragazze.
Durante
quel “combattimento”, Akane era rimasta in classe a
guardare la lavagna. Dopo qualche minuto, uscì e si diresse
dalle due litiganti.
-
Oh no, ecco che arriva Akane… - sussurrò Aiko,
stando attenta a non farsi sentire.
La
cattedra dove sedeva solitamente la bidella venne sollevata e lanciata
addosso a Ranko, e incredibilmente riuscì a colpirla.
-
Tu! Come ti permetti di disturbare la lezione? Sei davvero maleducata!
E anche assurda! – urlò Akane, guardandola in
cagnesco.
Ranko
si immobilizzò, ma non la professoressa, che ne
approfittò per rubarle un po’ di energia. La rossa
si spostò prima che potesse assorbirla del tutto, per poi
farle cadere la moneta lanciandole una scarpa.
Subito
dopo si avvicinò ad Akane.
-
Voi siete assurde! Come potete lasciare che una
bambina insegni?!
-
La professoressa Hinako è bravissima a spiegare, sei tu che
non le hai dato nemmeno una possibilità – disse
con inaspettabile calma Akane, sempre guardandola male.
Falco
Rosso stava per dire qualcosa, ma richiuse la bocca. Quella era Akane.
La figlia del suo obiettivo. Quella di cui doveva diventare amica. Non
poteva farla arrabbiare già dal primo giorno. La missione
avrebbe potuto essere compromessa.
Adesso,
però, avrebbe dovuto fare una cosa che odiava: scusarsi. E
ammettere che quella ragazza aveva ragione. Non sapeva bene
perché, ma non gli piaceva per nulla.
-
Va bene… Le darò una possibilità
– si arrese, infine, almeno non aveva ammesso nulla.
Però
adesso venivano le scuse…
-
Scusate per il disordine creato – disse, senza che la sua
voce si incrinasse. Se c’era una cosa che aveva imparato in
quegli anni, era non mostrare troppo i suoi sentimenti.
-
Ranko, visto che è il tuo primo giorno, ci
passerò sopra! – esclamò convinta, e
col fiatone, la professoressa appena tornata bambina.
-
Sicure che non sia solo stanca? – mormorò Aiko,
per poi venir rimproverata da un’occhiataccia di Akane.
-
Perché siete ancora fuori dalla classe? – chiese
Ranko, che nel frattempo era tornata in classe senza che nessuno la
notasse.
-
Com…? Ehm… Entriamo ragazze, riprendiamo la
lezione… - disse Hinako, entrando in classe per prima.
Tutte
le ragazze seguirono la professoressa, inclusa Akane, che si chiedeva
chi fosse quella strana ragazza dai capelli rossi. Sentiva che avrebbe
portato guai… Ma non poteva esserne certa.
Nessuno
si ricordava della bidella, ancora a terra e senza energie…
(*)Hebereke:
è la scuola femminile che frequenta Kodachi.
(**)
Happo Goen Satsu: è la tecnica mortale emanata mediante una
moneta da 5 yen della suola Happo. È stato Happosai a
insegnarla a Hinako quando era bambina, come ginnastica della salute
visto che era cagionevole, poi si capisce che voleva usarla soprattutto
come aiuto per rubare la biancheria.
Arrivati
alla fine del capitolo. Piaciuto? Spero di sì, anche se devo
migliorare tantissimo sulle scene di combattimento (oltre che su tutto
il resto).
Spero di non aver reso Akane OCC... E' la cosa che mi dispiacerebbe di
più! T.T
I ringraziamenti! Per ogni commento (mai ricevuti 5 commenti per un
primo capitolo) una risposta! XD
Torno seria.
Gemellina
Dolly: Per l'altro capitolo il tuo giudizio mi ha aiutato molto!
Grazie! E... Sì, stavolta ti dico che hai fatto bene a
insistere per farmela pubblicare. XD Chissà se ti
paicerà com'è andata avanti... Le idee in testa
ce le ho, ma alcune sono da modificare. Spero di riuscire a scriverla
sempre meglio!
Akane25: Grazie mille! Mi fa piacere sapere che ti piace! Ovviamente
Happosai non puoi stare senza i suoi tesorucci, o si
sentirebbe male! Che bello, la storia per ora è IC! Spero di
non cadere troppo nell'OCC... ^^''' Ah, la storia fra Falco Rosso e
Akane evolverà... non so bene nemmeno io come! XD
Luluchan: Ma guarda un po', finalmente ce l'ho fatta a pubblicarla, eh?
No, non dirò mai che è bella, perché
non è vero, posso dire che è più
carina delle altre che ho scritto, questo sì... E...
Sì, sono contenta che mi hai commentato, tanto da oggi in
poi ti farò una testa grande grande con le mie storielle XD
Kuno84: Sapere che seguirai ogni aggiornamento mi ha fatto davvero
molto piacere! Spero di non cadere nell'OCC, e anche di non renderla
banale dopo i commenti positivi che ci sono stati. Nel caso, mi
avvertirai. XD Adoro Happosai come datore di lavoro, e non so bene
nemmeno perché... forse per il fatto che non è
molto adatto a quel ruolo. XD
Tiger Eyes: Aggiornamenti troppo rapidi non sono nella mia norma,
purtroppo... Però non si può mai dire. Spero di
continuare a scrivere come hai detto, ma non sono sicura... Mi sembra
sempre che ci siano troppi giri di parole XD Di solito sto attenta alle
virgole... Ci farò più caso, da ora in poi. Non
so bene quanto ci impiegherà Ranma a completamere la
missione, e non posso spoilerare già al secondo capitolo! XD
Spero solo di non cadere nell'OCC!
Bene! Finite le risposte ai commenti, vi saluto! Al prossimo capitolo,
speriamo che l'ispirazione resti e non vi faccia aspettare i secoli,
come mio solito.
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Capitolo 3 *** Il pedinamento ***
Evviva! Sono di nuovo qui per
darvi fastidio! Vi va bene? No? E vabbe'... Questo capitolo, forse,
è un po' frettoloso. Non sono brava a descrivere i
pedinamenti, e devo ammettere che non mi ci sono messa sopra troppo, ma
se continuavo a pensarci, finiva che questo capitolo lo vedevate a
febbraio! ^^''' Poi, più in là, ho il pensiero di
sistemarlo... Ma tra un po'. Akane ad alcuni è sembrata
troppo controllata, forse avrei potuto farla infuriare di
più, avete ragione. Ma ripensandoci, penso anche che non
voglia subito inimicarsi la nuova arrivata. D'altronde,
a parte movimentare "un po'" la lezione, per ora non l'ha
presa in giro, né altro.
Però adesso vi
lascio alla lettura! A dopo!
3°
capitolo: il pedinamento
Era
stato davvero un primo giorno disastroso.
Odiava
ammetterlo, ma dopo la litigata con la mini-prof – soprannome
affibiatole da Falco Rosso ma ancora mai detto ad alta voce
–, la discussione/litigata con Akane e un incendio al
laboratorio di chimica – di cui non era il colpevole, per una
volta – aveva capito che le cose sarebbero state dure fin
dall’inizio.
Era
rimasta tutto il giorno a osservare il vuoto della lavagna dietro i
vari professori per far vedere che seguiva, anche se si accorgevano
tutti che era come se non ci fosse.
Le
lancette dell’orologio su cui finivano spesso i suoi occhi
segnavano sempre le stesse ore, solo i minuti cambiavano appena.
Spostò lo sguardo dall’orologio alla lavagna
sottostante, e poi al professore che muoveva le labbra. Non ascoltava
davvero ciò che diceva, sentiva solo un brusio che aveva
catalogato come la sua voce e i chiacchiericci delle compagne. Ed era
stufa di stare in quell’aula, se non si era già
capito.
Il
ticchettio insistente dell’orologio era insopportabile.
L’aula troppo stretta era insopportabile. I professori che
continuavano a spiegare come se importasse a qualcuno erano
insopportabili. Il chiacchiericcio e le occhiate delle compagne che
sentiva su di sé erano insopportabili. Solo un paio di
persone stavano ancora cercando di
seguire la lezione, e Akane era in questo minuscolo gruppo.
Quando
la lancetta dei minuti si trovò sul dodici, si
alzò di scatto un secondo dopo il suono della campanella.
Prese il foglio che le avevano prestato per prendere appunti, rimasto
bianco, e uscì di corsa, come libera da un peso.
Quando
però si trovò all’entrata, la bidella
era seduta al suo posto con il volto ancora leggermente pallido, si
fermò e si diede della scema.
Lei
doveva almeno fermarsi a salutare Akane e le altre compagn…
solo Akane. Invece era corsa via il prima possibile. Si diede della
stupida per un po’, poi all’improvviso
sobbalzò.
Il
cellulare le vibrava insistentemente nella tasca della giacchetta. Con
una smorfia, lo prese e rispose, sapendo già chi era.
«Caro,
carissimo Falco Rosso… Ho un importante incarico da
assegnarti!» disse quell’irritante voce da
vecchietto di Happosai.
«Come
se fosse una novità… Aspetta che mi allontano
dalla scuola e mi dirai tutto» non fece in tempo a finire la
frase, che sentì le proteste dell’altro. Prima di
parlare, si allontanò comunque dalla bidella che
già aveva allungato le orecchie, e si mise in un angolo
solitario.
«No!
Fermo, devi fare una cosa importantissima, prima! Il nostro gruppo di
ricerca ha avuto un piccolo… Emh…
Problemino… quindi…»
«Smettila
di girarci intorno!» Ranko aveva una grandissima brutta
sensazione, e già inveiva contro quegli incapaci del gruppo
di ricerca.
«Devi
seguirla e trovare la sua casa. Tutto qui!»
«Ma
sai che succederebbe se mi vedesse? E tu dici: “Tutto
qui”!»
«Basta
trasformarti in ragazzo, così anche se ti vede non ti
riconosce» gli suggerì Happosai, come se fosse una
cosa più che ovvia; e, in effetti, lo era.
«Giusto…
Ma sono a scuola, e sono vestito da ragazza!»
«Non
ti sei portato lo zaino che era a casa con un cambio dentro? O
l’orario delle lezioni con la classe in cui ti abbiamo fatto
capitare?»
«No…»
biascicò, non l’aveva proprio visto, e non gli
piaceva ammetterlo.
«O
forse mi sono dimenticato di fartelo portare… Ok,
arriverà qualcuno al più presto! Intanto, tu
trova la soluzione da solo!» in quel momento
riattaccò, e Falco Rosso ebbe l’ennesima conferma
che era davvero un vecchio maniaco per nulla affidabile.
Come
al solito, toccava a lui trovare la soluzione al problema.
Rimise
il cellulare in tasca e scosse la testa. Si guardò intorno,
poi sbuffò e andò a comprare una bevanda calda al
distributore dentro la scuola. Odiava sprecare i soldi così,
ma non poteva fare altrimenti.
Uscita
dall’edificio, adocchiò un ragazzo appena fuori il
cancello della scuola. Era il primo che passava, e poteva avere
più o meno le sue misure, quindi non ci pensò
troppo; quando quello passò accanto al vicolo cieco dove si
era andata a nascondere passando per il tetto, con uno
scatto lo afferrò e lo colpì con un
calcio abbastanza forte da farlo svenire e gli tolse i pantaloni,
lasciandolo in maglietta. In fondo, aveva un po’ di pena per
quel poveretto.
Si
spogliò stando attentissima a non farsi vedere da nessuno,
poi si versò la bibita calda addosso. La trasformazione fece
il suo dovere, per fortuna niente complicazioni. Indossò
alla svelta i pantaloni e raccolse i vestiti da terra,
perché Happosai non gliene avrebbe comprati altri e non gli
andava di pagarseli da sé.
A
quel punto, però, sorgeva un altro enorme
problema, a cui prima non aveva pensato.
Aveva
perso di vista Akane.
Si
ridiede dello stupido per un’altra marea di volte, poi
sospirò e decise che, per prima cosa, era meglio tornare sui
suoi passi al liceo femminile. Di solito era più efficiente,
ma a quanto pare quella missione era iniziata e sarebbe continuata
nella sfortuna.
Quando
arrivò davanti al cancello, vide che era ancora aperto.
Arcuò un sopracciglio, sospettoso, e decise che era meglio
non passare di là, quello era
un liceo femminile, e lui adesso non aveva più quelle
sembianze, visto che stava
ancora tenendo la divisa in mano, cercando di non perdere nulla.
Decise
di cominciare le ricerche dalla sua classe, anche se credeva che fosse
perfettamente inutile. Al massimo, dopo avrebbe sbirciato nei dati
della scuola relativi agli studenti, se c’erano…
Con
la sua maestria nel non farsi vedere, dovuta ad anni di allenamento,
riuscì ad arrivare indenne fino alla finestra della sua
classe. Sicuramente se il cortile fuori non fosse stato completamente
vuoto, forse qualcuno avrebbe visto un ragazzo a torso nudo che
sbirciava dentro la finestra di un’aula, ma per sua fortuna
non c’era nessuno. Sennò avrebbe, ovviamente,
fatto più attenzione.
Quando
vide una ragazza con una divisa scura muoversi dentro la classe, come
scocciata, per poco non mollò la presa. Non pensava sarebbe
stato così facile; Akane aveva il turno delle pulizie, quel
giorno.
Gioì
in silenzio della sua inaspettata fortuna, prima che la ragazza alzasse
la testa e la dirigesse proprio alla finestra.
«Non
sopporto quando Aiko fa la furba e lascia tutto il lavoro a
me!» esclamò scocciata. Scosse la testa e
ricominciò a pulire il pavimento, mentre Falco Rosso si
appiattiva il più possibile al muro accanto alla finestra.
C’era
mancato un pelo: per poco non lo vedeva! Doveva stare più
attento… E poi lui si considerava un killer! Stava
sottovalutando la missione perché si trattava di una
sedicenne, ecco il problema.
Ah,
sì, e anche lo stare nel corpo di un sedicenne lui stesso
non aiutava. Non era più abituato.
Sbuffò
e aspettò pazientemente finché Akane non ebbe
finito di pulire per bene tutta l’aula. Aveva detto ancora
qualcosa contro quella Aiko, ma poi l’aveva perdonata, solo
perché credeva alla storia della nonna malata. Falco Rosso
non era dello stesso avviso, ma non poteva certo dirglielo in quella
situazione. E poi, non gli interessava.
Quando
Akane uscì dall’aula, lui scivolò
furtivamente verso il cancello, fino al tetto della casa affianco.
Aspettò qualche minuto, poi la vide. Andò fino al
cancello, e girò a sinistra.
La
seguì silenziosamente fino a casa, cercando di evitare ogni
possibile spruzzo o eventuale fonte di rumore, anche se non
poté evitare che il cane che stava passando accanto ad Akane
abbaiasse verso di lui quando sentì la sua presenza. La
ragazza sussultò appena, ma non ci fece caso e
proseguì oltre, mentre Falco Rosso cercava epiteti poco
carini per l’animale che ancora ringhiava; il padrone lo
tirò e se ne andò lasciando il killer in pace.
A
un certo punto, Akane entrò in un vialetto piuttosto
elegante. Falco Rosso guardò la casa di legno, un dojo, che
era stato costruito alla fine di quel vialetto. Era abbastanza grande,
ma non così tanto come si sarebbe aspettato da un uomo che
era braccato da un killer, anche se non sapeva di esserlo.
La
casa era su tre piani, in stile giapponese; aveva un bel giardino con
tanto di laghetto interno, a cui avrebbe dovuto fare attenzione.
Akane
aprì la porta, entrò e la richiuse dietro di
sé. Falco Rosso sbuffò, adesso che sapeva
dov’era la sua casa, poteva anche andarsene.
Però…
D’altro canto, ormai era lì, e poteva prendere
delle informazioni lui, invece che affidarsi a quella squadra di
ricerca che non ricercava un bel niente.
Per
prima cosa, saltò sul tetto. Si confuse con le ombre che
ormai stavano calando, si stava facendo davvero tardi. Poi
scivolò silenziosamente fino al
muro esterno della stanza dove era andata Akane. Lo capiva dai rumori
che sentiva provenire da dentro. Sembrava che ci fosse solo lei, ma
poteva anche sbagliarsi.
All’improvviso,
sentì uno squillo, e per poco non perse la presa. La divisa
femminile stava ancora sopravvivendo dopo che l’aveva legata
in fretta e se l’era messa sulle spalle. Akane si
affrettò a rispondere; lui sentiva appena la sua voce, ma
era in grado di distinguerne le parole.
«No,
adesso sta dormendo… La posso far richiamare dopo, se vuole.
Ah, ok… Allora arrivederci» attaccò.
Falco Rosso pensò alle parole della ragazza. Chi poteva
essere addormentato? Il padre, ovviamente! Ma certo!
Un’idea
improvvisa gli balenò in testa. E se, invece di seguire le
istruzioni di Happosai, avesse fatto subito fuori il padre di Akane e
se ne fosse andato? Così avrebbe avuto meno noie e sarebbe
potuto tornare il diciannovenne completamente virile che era!
Sorrise
del suo ingegnoso piano, poi si mosse con attenzione e senza far rumore
fino a una finestra, pronto a entrare in casa.
Già
pregustava il suo splendido corpo, il suo lavoro, le missioni vere, non
questa robetta di diventare amici di una sedicenne con forti problemi
di carattere, quando sentì un suono poco piacevole.
Sobbalzò
all’indietro, mentre l’allarme della casa suonava
insistentemente nelle sue orecchie. Saltò velocemente sul
tetto, per poi dileguarsi nella notte.
Ancora
una volta, maledì le persone del gruppo di ricerca, che non
l’avevano avvisato degli antifurti che potevano esserci nella
casa – che nemmeno sapevano
dov’era, ci mancasse che l'avevano scoperto!
Come
al solito, a fine capitolo le risposte ai commenti. Adoro sempre di
più che questa storia piaccia, e sperodi non avervi deluso
con questo capitolo! ^^
Tiger Eyes: Ti
ringrazio tantissimo per le sviste. Vedrò di migliorare
sempre di più! Anche perhé la trama è
sempre il mio punto debole, voglio mettere troppo subito... ma
cercherò di contenermi! ^^
Akane25: PEr
ora c'è uno staco dalla misione di diventare amici, ma
almeno qualche gag c'è! Anche se, lo ammetto, meno dei
capitoli precendenti... Vedremo che farà adesso Ranko!
XD
BabyAngel94:
Spero davvero di finirla, questa fanfic. Per ora la
continuerò. Grazie per i complimenti! ^^
Stephany345_Chan:
Non ti preoccuapre del ritardo, almeno hai commentato! ^__-
E... Continua a commentare! XD SO che ti paice più l'altra,
e l'ho aggiornata, visto? XD A quanto pare Hinako piace molto... Bene!
Ne sono felice!
Bizzarre Biscuit:
Mi fa piacere che il capitolo ti piaccia! E anche che pensi cheil
capitolo sia in stila Takahashi... Vorri continuare così,
spero di averlo fatto in questo capitolo. Anche questo, forse,
è scritto un po' frettolosamente, ma solo la parte del
pedinamento. Non avevo idee... Non sono brava a descrivere quelle
scene, ma mi ci impegnerò! Grazie per il commento!
Kuno84: E
alla fine sei riuscito a commentare! Grazie! Mi fa piacere che non
consideri Akane OCC! Baby-prof è un nome azzeccato... XD Per
Kodachi sono ancora incerta... Vedrai leggendo! ^__-
Adesso ho finito. Risposto a
tutti. Ringrazio chi ha messo la storia fra le seguite o le preferite.
Mi fa davvero piacere, perché ci sto mettendo davvero molto
impegno in questa fanfic! ^^ AL prossimo capitolo! Spero di non farvi
aspettare troppo!
|
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Capitolo 4 *** Nuovo inizio ***
E sono tornata! Sono riuscita ad aggiornare oggi, a nemmeno un mese
dall'ultimo aggiornamento!!! (in realtà mancano solo due
giorni, ma fa nulla!)
Mi sa tanto che il prossimo aggiornamento ci sarà a
gennaio... quindi l'anno prossimo! Ne approfitto per farvi gli auguri
di natale e di capodanno, anche se molto in anticipo XD
Una piccola informazione: la casa Tendo nell'anime e nel manga
è a due piani, in questa fanfic, però, visto che
Soun è (dovrebbe essere, almeno) un uomo potente, come lo
chiama Happosay, non mi sembrava corretto per la storia che
abitasse in una casa come quella del manga perché mi
sembrava troppo "piccola", ma allo stesso tempo, visto il suo
carattere, pensavo che una villa principesca non facesse per lui,
né per le figlie... Quindi ho pensato di ingrandirla giusto
un po', così da fare una via di mezzo, peccato mi sia
dimenticata di specificarlo nel capitolo precendente. ^^'''
Però forse, visto che sono una frana a scegliere i luoghi,
avrei dovuto rendermi la vita più facile e lasciargli la
loro casa. XD Vorrei i vostri pareri a proposito, non so cosa sia
meglio, arrivata a questo punto. ^^'''
Adesso vi lascio al capitolo! In fondo, i soliti ringraziamenti XD
Segreti
complicati
4°
capitolo: Nuovo inizio
Dopo
che era suonato l’allarme di casa Tendo lui era corso subito
a casa. Vi aveva
trovato, fortunatamente, uno zaino con tutto l’occorrente per
la scuola, più un
foglio in cui Happosai chiedeva se i suoi amorucci
gli andassero bene, oltre a dargli alcune informazioni che erano
essenziali per
il primo giorno di scuola e che ormai non gli servivano più.
Accartocciato
velocemente il foglio si era sbrigato a fare i compiti per il giorno
dopo: non
voleva nessun pretesto per litigare ancora con la mini-prof. dopo
ciò che era
successo o con qualcun altro, soprattutto dopo il tragico inizio con
Akane.
Doveva provare a tutti i costi a diventarci amica!
Amica…
Certo, come se fosse facile per un killer diciannovenne diventare amica di una ragazzina sedicenne!
Ma
ci doveva riuscire. Su questo non c’era alcun dubbio.
Ecco
perché il giorno dopo, a scuola, avrebbe portato qualcosa
che potesse attirare
l’attenzione generale, soprattutto la sua.
Peccato
che sapesse poco o nulla delle sue passioni… Ancora colpa di
quel dannato
gruppo di ricerca che avrebbe dovuto lavorare di più, o le
missioni sarebbero
sempre state un fiasco totale!
Bene,
aveva già bocciato l’idea di portare qualcosa.
Aveva
capito una cosa, però: Akane non sopportava chi faceva
confusione durante la
lezione.
Ma
c’era anche da dire che non era colpa sua. Era colpa della
mini-prof. Lei si
era messa a discutere, e ancor prima era colpa della ragazza che aveva
fatto
notare che non aveva nulla…
Ecco,
era colpa loro, non sua!
Certo,
aveva sbagliato ad andarsene dalla classe… O almeno,
così aveva dovuto dire. Si
era persino scusato!
Ma
non era questo il punto; anzi, non era questo a cui doveva pensare in
questo
momento. Doveva solo pensare a come conquistare l’amicizia di
quella ragazza, a
costo di stare alzato tutta la notte!
Ranko
saltava stancamente per i tetti di quella città con lo zaino
sgangherato dietro
la schiena; Happosai lo aveva chiamato giusto quella mattina per sapere
se era
arrivato e se aveva scoperto dove abitasse Akane. Voleva anche essere ringraziato, ma Falco Rosso aveva
cambiato discorso dicendogli anche che era un fortuna il fatto che lui
fosse
così influente nelle scuole da permettergli di finire
proprio nella stessa
classe del suo obiettivo; l’altro lo aveva ignorato e era
passato a chiedergli
dei suoi amorucci. A quel punto la conversazione era diventata
così squallida e
priva di senso che gli aveva attaccato in faccia.
Era
stato tutta la notte a pensare a uno straccio di piano per avvicinarsi
ad
Akane, fino a quando la sveglia non aveva suonato e si era reso conto
di
essersi addormentato sulla scrivania senza concludere nulla. A quel
punto non
gli era restato che trasformarsi, indossare, dopo alcuni tentativi, la
divisa
della scuola e sbrigarsi per non arrivare in ritardo il secondo giorno.
Riuscì
a varcare la porta della classe giusto un secondo prima che la
campanella
suonasse, quindi si sedette al banco del giorno prima, pregando i kami
che la
mini-prof non ci fosse anche quel giorno.
Per
non avere altre attenzioni su di sé, promise a se stessa che
per quel giorno
non si sarebbe mossa dal banco finché non fossero finite le
lezioni.
Sbirciò
il resto della classe, ancora in piedi perché non era
arrivato alcun
professore, e vide Akane che chiacchierava amabilmente con due ragazze
che ieri
non aveva notato. Appena loro si accorsero che era suonata la
campanella, la
salutarono e uscirono dalla classe, sorridendole.
-
Chiediglielo tu! – bisbigliò una ragazza.
-
No, non ci riesco!
-
Basta voi due, glielo chiedo io! – esclamò a quel
punto una terza ragazza, che
Ranko ricordava vagamente si chiamasse Aiko, ma non ne era sicura.
Ella
sbuffò. Sapeva per certo che adesso quella ragazza sarebbe
venuta lì e le
avrebbe chiesto qualcosa della sua vita privata, ma con suo sommo
stupore andò
da Akane.
-
Akane… Volevamo sapere se è successo qualcosa
ieri. Abbiamo sentito che è
suonato l’allarme – chiese
Aiko, con una
nota incerta nella voce.
-
Ah, sì, quello… Sono andata fuori a controllare,
ma non ho visto nessuno. Sarà
stato un gatto randagio o cose simili, a volte può suonare
senza motivo –
rispose atona, sistemando nel frattempo i libri per la lezione che
doveva
cominciare.
-
Sicura che non ci fosse nulla? – chiese un’altra
ragazza.
-
Sì, quel sistema d’allarme è
sicurissimo, a prova di artista marziale. L’ho
testato anch’io e ha suonato, solo un vero esperto in arti
marziali e
tecnologia potrebbe riuscire a superarlo, ma perché dovrebbe
voler entrare in
casa?
-
Be’, tuo padre… - balbettò
l’altra, ma Aiko si inserì prepotentemente nel
discorso.
-
Siamo sicure che nessuno ne avrebbe il motivo, ma tu sta attenta lo
stesso. Ho
un brutto presentimento.
Ranko
sussultò appena a quel commento. Non andava bene, avrebbe
dovuto avere una
grande conoscenza della tecnologia, ma, per sua enorme sfortuna, non ne
aveva moltissima.
A stento riusciva a usare il computer, e solo grazie agli insegnamenti
di
qualcuno era riuscito a capire come cambiare la sim e la batteria del
suo
cellulare. Almeno, non era l’unico a essersi fatto beccare da
quell’allarme,
anche se non capiva come quella ragazza potesse essere così
tranquilla. Ma si
stupì ancora di più quando cominciò a
ridere.
-
Non ti preoccupare, Aiko. Ne ho superate di ben peggiori che un allarme
che
suona, ma starò attenta – ridacchiò
ancora un pochino, e Falco Rosso sbuffò.
Non poteva capitargli una ragazza più normale? Anche se,
mentre rideva, non
sembrava così terribile.
-
E che mi dici della scenata di ieri? Non è che tirerai altri
banchi, vero? – le
rimbeccò senza motivo l’ultima ragazza, che fino
ad allora non aveva aperto
bocca.
-
Se ce ne sarà bisogno potrei anche farlo – Akane
la sfidò con lo sguardo; Ranko
immaginava che sapesse che così si inimicava solo di
più la classe, ma il suo
orgoglio, evidentemente, era più grande.
A
quel punto, stufa dei pettegolezzi e di stare con le mani in mano,
scosse la
testa e si alzò, andando contro la sua promessa. Doveva o
non doveva diventare
amica di Akane?
-
Di che parlate? – chiese con un tono meno scocciato del
solito, e che una
persona molto attenta e fantasiosa vi avrebbe potuto scorgere anche
qualche
pizzico di curiosità.
-
Della scenetta di ieri. Come hai imparato a fare quelle mosse?
– chiese Aiko,
decidendo di stroncare un discorso troppo tetro.
-
Mi sono allenata un pochino… - rispose con incertezza, aveva
sentito i discorsi
di prima e non voleva essere sospettata dell’allarme.
-
Allora potresti fare un combattimento con Akane!
-
No, no… Io mi alleno solo per divertirmi – Akane
mosse le mani davanti a sé per
far capire che non voleva avere altri combattimenti, a quanto pareva il
lancio
del banco del giorno prima le era bastato.
-
Peccato… Ranko, ci racconti qualcosa di te?
Falco
Rosso aprì la bocca per dire una qualunque bugia, che
avrebbe dovuto ricordarsi
e appuntarsi per non fare sbagli, ma Akane alzò una mano.
-
Se non vuoi parlare non devi farlo per forza.
Era
la prima volta che le rivolgeva direttamente la parola da quando era
arrivata,
ed era la prima ragazza che non si interessava dei suoi affari, anche
se notava
che la curiosità c’era. Ranko richiuse la bocca,
poi parlò.
-
Abito da sola in un bilocale qui vicino. È tutto quello che
ho da dire, la mia
vita non è così emozionante.
Dentro
di sé pensò che era davvero una bugia che
più bugia non si poteva; lui
l’emozione la viveva sempre col lavoro che faceva; anche in
quel momento,
cercando in tutti i modi di apparire simpatica a una sedicenne. Delle
altre non
le interessava troppo, erano solo uno strumento da tramite per arrivare
ad
Akane, e lei era lo strumento principale, quello che gli serviva per
arrivare
all’obiettivo finale e tornarsene a casa; lì,
finalmente, avrebbe riacquistato
la sua virilità.
-
Abiti da sola? Che fortuna! Almeno non hai i genitori che ti dicono
ciò che
devi fare – Aiko sembrò davvero colpita da
quell’informazione, e le altre con
lei. Solo Akane restava pensierosa.
-
Sì, però devi anche fare le pulizie di casa da
sola – rispose senza pensarci
troppo, sperando di fare la mossa giusta.
-
Ma non ti mancano i tuoi familiari? – chiese Akane, la voce
aveva una nota
triste che però stava soffocando, ma Ranko la
sentì lo stesso.
-
Sì, ma non così tanto. Sono abituata a cavarmela
da sola.
Akane
la guardò con attenzione, stava per dire qualcosa, ma a
quanto pare cambiò
idea, perché indicò la porta della classe e la
bidella che stava passando per intimargli
di fare silenzio.
Le
ragazze abbassarono il tono di voce e cambiarono discorso, cominciando
a
parlare, secondo Falco Rosso, di cose frivole e totalmente inutili,
come
vestiti e ragazzi.
-
Oggi non abbiamo la professoressa Hinako, così non vi
scannerete a vicenda –
disse Akane prendendola alla sprovvista. Ranko notò che non
sembrava troppo
ostile nei suoi confronti… Almeno sperava. – E,
perché tu lo sappia, ieri ti ho
salvato dalla furia della professoressa, poteva andare molto peggio.
-
Cos… - Ranko provò a dire qualcosa, ma in quel
momento entrò la professoressa
di matematica e dovette correre al suo posto, riuscendo ad arrivare
prima che
lei chiudesse la porta. Solo a quel punto si guardò
indietro, dicendosi che, in
fondo, la missione non era ancora del tutto disperata.
Eccoci a fine capitolo! Per un po' racconterò la
loro quotidianità. Poi... chissà!
Akane25: Sono felicissima che ti siano piaciute le gag! E
io che credevo fossero banali... XD Oh sì, Falco Rosso
inveisce molto contro Happosay. Anche in questo cpaitolo... Ma di meno.
XD
Kuno84: In
effetti hai ragione, con il capitolo precedente almeno sappiamo che
è difficile entrare in casa senza essere invitati. Oh, be',
che altra scelta fa se non quella di farsi amica Akane? Anche se non
è troppo felice... Non ho aggiornato troppo tardi, per i
miei standard! XD
Stephany345_chan: Eh
sì, eccoti qua! XD Be', Ranma non vedeva l'ora che finisse
la scuola, in fondo lui ha già studiato tutte quelle cose, e
per lui sono una noia mortale. In più ci sono solo ragazze
in quella classe, che lui considera una perdita di tempo visto che sono
sedicenni con in testa solo ragazzi e trucco... Secondo lui,
ovviamente! XD Happosay è un grande, sì, posso
starci XD Se non ci fosse lui, probabilmente la fanfic sarebbe molto
meno comica... Mette sempre nei guai Falco Rosso!
Tiger Eyes: Oh
sì, gli toccherà far amicizia con Akane, per sua
enorme sfortuna! XD Che bello, Ranma è IC! *_* Ho corretto
le sviste, grazie di avermele fatte notare. Pre la casa dei Tendo ho
risposto sopra, invece per lo ziano e l'orario delle lezioni (ho
corretto anche questo) volevo far capire che Happosay aveva pure
pensato di madargli zaino e l'orario delle lezioni con la classe in cui l'aveva
fatto capitare, (questo era per far capire come fosse
capitato proprio in quella classe, l'ho messo qui dopo che mi hai fatto
notare questa mia distrazione), ma, per qualche motivo, non era
arrivato/non l'aveva più mandato. Forse l'ho messo in un
punto sbagliato... Non so. Comunque grazie mille per la recensione! ^^
akane_stars: Chissà
se Ranma diverrtà un bravo ragazzo... Lo si saprà
solo col tempo! Mi fa piacere che ti piaccia! Fammi sapere se anche
questo capitolo ti è piaciuto!
Riccardo: Te
l'ho già detto, ma lo ripeto: grazie! Mi fa piacere che la
storia stia piacendo! Oh sì, gli spunti comici ci sono, fin
troppi... Devo solo decidermi a tirarli fuori tutti! Sono stracontenta
che i personaggi ti sembrino IC! Per ora ho descritto quasi solo Ranma
e Happosay, e mi sto divertendo un sacco a immaginare cosa potrebbe
fare Ranma incastrato nei panni di Ranko XD Spero che
continuerà a piacerti! ^^
Ringrazio anche chi ha messo la storia fra le preferite/seguite o anche
chi solo legge. Tantissimi ringraziamenti a tutti! (Sembrano
più lunghi i ringraziamenti dell'intero capitolo... O.O Ma
va benissimo, è giusto così. U.U)
Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Biscotti? ***
Eccomi di nuovo, con un nuovo capitolo, il primo del 2010. Forse ve li avevo già fatti, ma rinnovo a tutti gli auguri di buon anno! Non ho molto da dire, questa volta, quindi mi sa che vi lascerò subito al capitolo. Buona lettura.
Capitolo 5
Segreti
complicati
5°
capitolo: Biscotti?
Ranko
lanciò un’occhiata all’orologio. Erano
passate solo
le prime tre ore, ancora una e ci sarebbe stata la meravigliosa,
incredibile, magnifica pausa pranzo. Secondo lei avrebbero dovuto dare
il premio Nobel per chi aveva inventato la pausa pranzo, era la cosa
migliore che faceva a scuola.
Suonò
la campanella. Il professore di giapponese, che a Ranko per ora sembrava
normale, salutò la classe e se ne andò.
Si
stiracchiò sul banco, come se si fosse appena svegliata; effettivamente, quello che faceva
lì era quasi dormire.
Falco Rosso aveva studiato moltissime
cose: durante
tutti quegli anni aveva fortificato corpo e mente per riuscire a
diventare un bravo killer, e stava diventando il migliore, ma
c’era ancora qualcosa che gli sfuggiva.
L’inesperienza
della sua giovane età era moderata
dalla conoscenza che aveva acquisito grazie agli insegnamenti della
madre e dei precettori che gli aveva mandato Happosai – d’altronde
discendeva da una famiglia di killer. L’unica
cosa sulla quale aveva davvero dovuto faticare era stata la tecnologia.
Cellulari, computer e quant’altro di elettronico per lui
erano
quasi un mistero, all’inizio, ma con un grandissimo sforzo
era
riuscito a diventare esperto anche in quel campo. Proprio per questi
motivi si annoiava a morte a stare a scuola. Era sicuro di
sapere tutto ciò che gli avrebbero rispiegato.
-
Ranko, vieni con noi. Adesso dobbiamo lasciare l’aula
–
Akane la chiamò e le fece cenno di seguirla. Lei si
alzò,
anche se un po’ titubante. Se avevano educazione fisica si
sarebbe trattenuta dall’esibirsi in mirabolanti tecniche,
evitando esibizionismi inutili, anche se ormai sapevano che non
era propriamente debole.
Le seguì, guardandosi
attorno. La scuola restava un posto da cui voleva fuggire, non tanto
per lo studio, quanto per quel senso di oppressione che sentiva
trasudare da tutti i muri, colorati di un beige spento, quasi come se
potessero sotterrarla e annoiarla ancora di più.
Rabbrividì.
Ma
presto avrebbe capito che c’era una cosa ancora peggio del
senso
di oppressione che sentiva. Qualcosa che gli avrebbe fatto
definitivamente odiare Happosai che l’aveva mandato
lì.
Ranko
guardò il pacco di farina posto sul tavolo davanti a
sé
come se fosse una bomba pronta ad esplodere, di un modello che lui non
sapeva disinnescare. Un incubo.
Se
non ci fossero state tutte le sue compagne di classe e la professoressa
certamente sarebbe andata via scaraventando quel pacco per terra,
rifiutandosi di fare ciò che doveva fare; oppure avrebbe
riso e
urlato al tempo stesso per l’ironia della situazione.
Un’ironia che non le piaceva per nulla.
Se
i suoi colleghi avessero saputo questa cosa lo
avrebbero preso in giro a vita.
Falco
Rosso a economia domestica.
Si
era mai visto un killer che andava a economia domestica con delle
sedicenni? Che cercava di cucinare dei biscotti?
Credeva
proprio di no…
E,
sfortuna delle sfortune, le avevano detto che doveva indossare un grembiule,
così non si sporcava.
Oh, sì, odiava
Happosai con tutto il cuore. Per sua fortuna non erano tutti di colore
rosa confetto, come piaceva alle ragazze, ma ce n’erano anche
alcuni rossi. Aveva fatto uno scatto incredibile per prenderne uno
prima delle altre, così da sembrare meno ragazza, e addio al
non
essere esibizionisti.
L’unica
piccolissima, infinitesimale, microscopica fortuna era che stava vicino
ad Akane, precisamente al tavolo a sinistra del suo, quindi poteva
approfittarne per chiederle aiuto, consigli o semplicemente per
scambiare due chiacchiere da ragazze. Anche se non
era sicuro di esserne in grado…
Ma
prima di tutto doveva iniziare. Non poteva parlare senza aver fatto
nulla, o la professoressa si sarebbe arrabbiata, e lei non voleva altri
guai. Ne aveva fin troppi per conto suo, un’altra persona che
ce l’aveva con lei non ci voleva proprio.
Riguardò
la farina, sua nuova acerrima nemica. Svuotò tutto il pacco
dentro un contenitore, apparentemente sicura di ciò che
stava
facendo. Lesse la ricetta sul libro che, incredibilmente, le era stato
mandato il giorno prima con lo zaino. E si accorse di aver sbagliato
dall’inizio.
Non
doveva mettere la farina, prima doveva sbattere le uova!
Sospirò.
Già aveva sbagliato. Però poteva migliorare! E,
al
massimo, avrebbe chiesto aiuto alla professoressa.
Guardò
il pacco, ormai completamente vuoto. Poi guardò il
contenitore.
Osservò tutto il tavolo, ma c’era soltanto quella
ciotola… E lei aveva bisogno di qualcosa per poter sbattere
le
uova.
Aveva
l’impressione che quello che stava pensando fosse sbagliato,
ma
non indugiò a rifletterci ancora e versò la
farina dal
contenitore al pacco. Inutile dire che il tavolo divenne una distesa di
bianco, e il suo grembiule da rosso divenne rosa per
l’effetto
della farina,
il che la fece infuriare ancora di più.
Ranko
guardò il suo operato come se non fosse stata lei a farlo.
Nel pacco non
c’era quasi più farina. E
lui si definiva un esperto di arti marziali? Non sapeva nemmeno mettere
la farina in un pacco!
Irritata,
decise di andare avanti anche se non aveva tutta la farina. Lesse di
nuovo la ricetta, e mise qualche uova nel contenitore, senza romperle
né contarle. Cominciò a sbatterle, i gusci si
ruppero, ma
il suo operato non sembrava male. In fondo, non era così
difficile cucinare. Versò e girò insieme alle
uova la
poca farina che era riuscita a rimettere nel pacco. Aggiunse gli altri
ingredienti, sempre con la dovuta attenzione, cioè
aggiungendoli
a casaccio.
A
un certo punto si fermò, credendo di sbagliare, e
guardò
l’impasto che secondo il libro adesso avrebbe dovuto avere
una
forma omogenea, morbido ma non troppo.
Nelle
sue mani, invece, vedeva soltanto una cosa molliccia tendente al grigio
chiaro, in cui si vedevano anche pezzi di gusci d’uova.
Provò a stenderlo sul tavolo col mattarello, ma si
appiccicò tutto all’utensile e al tavolo.
Scoraggiata,
decise che avrebbe chiesto aiuto alla professoressa. Non poteva
continuare così.
All’improvviso
le arrivarono degli schizzi di qualcosa sulla faccia. Si
pulì il
viso, poi si girò a sinistra. Quello che vide la
lasciò
completamente basita. Akane stava mescolando l’impasto con
una
tale irruenza da farlo schizzare dappertutto, il tavolo era
completamente sottosopra e lei sembrava non curarsene, mentre la
professoressa la fissava con sguardo vacuo, come se fosse abituata a
quello spettacolo e oramai avesse rinunciato a cambiare qualcosa.
-
Professoressa… Scusi, mi potrebbe aiutare un attimo?
–
chiese, cercando di non pensare più
all’incredibile
spettacolo che stava dando Akane.
-
Sì, Ranko… Come mai l’impasto
è grigio?
– le chiese la professoressa, notando lo strano colore.
-
Ho cercato di fare qualcosa, ma è venuta molliccia, e…
- biascicò qualche scusa, stavolta non era annoiata, ma
furiosa
con se stessa per non esserci riuscita. Be’, almeno non era
quella che si faceva notare di più.
-
Ho capito, è la prima volta che cucini dei biscotti. Ti
aiuterei
volentieri, ma c’è una persona ne ha
più bisogno di
te… Quindi vediamo se c’è una tua
compagna brava
che è disposta a darti una mano. Ragazze, qualcuna di voi
può aiutare Ranko? – chiese la professoressa. Le
compagne
fecero finta di essere attente a cucinare, nessuna di loro si fece
avanti.
-
Avanti, un po’ di aiuto per la nuova compagna!
-
Posso aiutarla io - disse Aiko, sorridendo. Ranko non sapeva bene
perché, ma aveva una brutta sensazione.
-
Brava Aiko, io nel frattempo aiuterò Akane – con
un
sospiro tornò dalla ragazza, che nel frattempo aveva
schizzato
così tanto l’impasto che nel contenitore ne era
rimasto
ben poco.
-
Ma Akane fa sempre così? – chiese Ranko,
osservando con un
po’ di soggezione la professoressa che le spiegava,
sicuramente
per l’ennesima volta, come si facevano i biscotti.
-
Adesso è migliorata – rispose semplicemente Aiko.
Osservò l’impasto con occhio critico, e Ranko
sperò
che non facesse battutine.
-
Hai messo poca farina.
-
Era finita!
-
Potevi chiederne altra…
- Davvero? –
chiese, non
del tutto convinta. Lui era abituato a non chiedere
mai aiuto, durante gli allenamenti e se gli si rompeva qualcosa
l'aggiustava semplicemente. Ma
non aveva mai finito la farina… In realtà non
l’avevo mai usata. Né aveva mai cucinato.
-
Sì… Ma come mai l’hai finita?
-
L’ho dovuta rimettere nel pacco perché prima si
dovevano sbattere le uova, e non avevo altri contenitori.
-
Se chiedevi, ti davano anche quelli… – disse, un
po’ sconcertata. -
Ranko, hai mai cucinato? – aggiunse poi.
-
In realtà... No.
-
Adesso si capisce tutto! Facciamo
così, ricominciamo tutto da capo. Tu cucini, e io ti
correggo.
-
Ok... – un po’ riluttante, anche perché
non era
sicura che avere a che fare con Aiko portasse a qualcosa di buono,
prese le uova.
-
Perché ne prendi cinque?
-
Cosa?
-
Hai cinque uova in mano.
Ranko
guardò le sua mani. In effetti era vero, aveva cinque uova,
ma che importava?
-
E allora? Servono per i biscotti.
-
Sulla ricetta c’è scritto che ne devi metterne
quattro,
non cinque – le indicò il ricettario, dove
c’era
scritto “ingredienti”.
-
Allora non le devo mettere a caso!
-
Oh cielo… Siamo a questi livelli! – scosse la
testa per
togliersi l’espressione stupita dal viso. Ranko si
sentì
ferita sull’orgoglio, ma non disse nulla. Sapeva, purtroppo,
che
cucinare non era una cosa per cui era portata.
-
La prima cosa da fare è leggere gli ingredienti e prepararti
tutto l’occorrente secondo il ricettario. Non hai letto i
numeri
che ci sono scritti?
-
Pensavo che non fossero importanti… - Ranko
arrossì per
la vergogna. Mai si era sentito così sconfitto e umiliato.
Per
di più da un’assurda sedicenne!
-
Rompi quelle quattro uova e sbattile – le comandò,
senza aggiungere altro.
Ranko
guardò le altre compagne. Ne vide una mentre rompeva le
uova, e
capì il meccanismo. Non sembrava difficile. Prese un
contenitore
pulito, ruppe le uova e non fece cadere nemmeno un pezzo di guscio.
Già, bastava sapere la tecnica.
-
Caspita… Non avevo mai visto nessuno rompere così
le uova -
Aiko la guardò mentre le sbatteva con velocità.
Rimase qualche minuto a fissarla, poi la fermò.
-
Sì, così va bene. Adesso pesa la farina.
Con
il suo aiuto, Ranko riuscì a fare un impasto morbido ma non
troppo, quasi come quello che descriveva nel libro.
-
Non è male. Adesso fai le forme per i biscotti e poi mettili
nel forno.
Le
spiegò velocemente che sotto la teglia doveva mettere la
carta
da forno, il resto era scritto sul ricettario. Le disse di procedere e
continuò ad osservarla.
Ranko
si guardò per l’ennesima volta in giro. Le sue
compagne
davano le forme più strane ai biscotti: cuori, stelle,
animali,
semplici cerchi e motivi geometrici. Però non erano mai
troppo
complicati.
Prese
un po’ d’impasto e cominciò a
modellarlo, Aiko ridacchiò.
-
Scusa, dimenticavo che non hai mai cucinato… Devi prima
stendere
l’impasto, poi puoi usare le forme che sono accanto a te.
-
Ancora non mi spiego come hai fatto a capire che non ho mai
cucinato… - sbuffò la rossa.
-
Conosco solo una persona che riesce a essere terribile in cucina
nonostante ci metta tutta la sua buona volontà, ed
è un
caso unico. Tu, invece, sei la semplice ragazza che non ha mai preso in
mano gli attrezzi da cucina. Adesso stendi l’impasto.
Ranko credeva di sapere a che persona si
riferisse, ma non chiese. Avrebbe voluto spaccarle la testa per quel semplice ragazza, anche
se non sapeva più se per la prima o la seconda parola,
ma decise che non era il caso, dato l’aiuto che le aveva
dato.
Fece come le aveva detto la compagna e si sbrigò a dare una
forma ai biscotti. Voleva finire il prima possibile.
-
Ti sono venuti bene – commentò senza enfasi.
Però
le sorrise. Ranko pensò, per la prima volta, che quella
ragazza
non fosse tanto male… Per poi pentirsene subito. Non doveva
affezionarsi a nessuno! Nessuno! O sarebbe stato più
difficile
andarsene e fare ciò che doveva fare. Il suo obiettivo era
uno e
uno soltanto. Recuperò la freddezza che aveva perso per
colpa
della novità. Cucinare gli aveva ricordato di quando
imparava
cose nuove, imparare gli era sempre piaciuto. Però adesso
doveva
essere il più distaccato possibile.
Mise
i biscotti nel forno, sotto l’occhio attento di Aiko, e
sospirò. Finalmente aveva finito!
-
Bene, qui abbiamo fatto. Appena suona tirali fuori dal forno
– la lasciò con un altro sorriso.
Ranko
si rilassò per qualche secondo, poi si pulì il
grembiule
rosso, sporco di farina e di qualche altro ingrediente. Non era stato
così terribile cucinare, se si escludevano la confusione, il
dover essere comandata da una sedicenne, la vergogna a dover indossare
un grembiule, l’essersi resa ridicola davanti alla
professoressa
e ad Aiko e il vedere quanto Akane era goffa e quanto sarebbe stato
difficile esserle amica se nemmeno poteva chiederle aiuto in qualcosa.
Oh, no…
l’idea che le era
venuta era misera, impossibile
e alquanto vergognosa. Era come dare un pugno enorme al suo orgoglio.
No,
non sarebbe caduto così in basso. Quindi...
Aveva deciso: imparare a
cucinare per insegnarlo ad Akane e avvicinarsi a lei sarebbe stata una
delle ultime cose che avrebbe fatto, se proprio tutte le sue altre idee
non fossero andare a buon fine.
Inconsciamente,
girò il viso verso di lei. Stava facendo delle forme assurde
con l’impasto.
Ranko
si chiese, semmai avesse attuato la tattica di imparare a cucinare, se sarebbe riuscita a
insegnarlo a quel caso disperato, più di lei, che vedeva di
fronte a sé.
Non
ne era del tutto sicura…
Altro capitolo. Come avevo già detto, per un po'
parlerò della loro giornata tipica... Almeno in questo
capitolo. Per il prossimo, chissà!
Adesso,
i soliti ringraziamenti a chi commenta, mette fra preferiti o seguite e
anche a chi solo legge e le risposte ai commenti!
akane_stars: Sì,
anche su efp gli autori hanno bisogno di riposo! XD Non so se hai
notato, ma cerco di mettere almeno un aggiornamento al mese...
Però non so se riuscirò a continuare con questo
ritmo. Per ora ho l'ispirazione, ma potrebbe andarsene da un momento
all'altro ^^'''' Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo!!
Riccardo:
Anche a me sta simpatica Ranko, nonostante io stessa abbia detto che
sia un killer... Akane appare simpatica? Ne sono felice! Poi, se lo
dici tu, vuol dire che è davvero simpatica! XD
Chissà se questo ti è piaciuto... Che ne dici di
Ranko col grembiule?
Stephany345_chan:
Come hai letto, Ranko qui non ha molte occasioni per diventare amica di
Akane. Lei è in difficoltà, Akane più
di lei... Che fare? XD stiamo ancora in alto mare per l'amicizia fra le
due, ma vedrai: nel prossimo capitolo ci sarà qualche
sorpresina.
Akane25:
Mi fa piacere sapere che consideri i personaggi IC!
Il rapporto fra Ranko e Akane in questo capitolo non si
evolve, ma nel prossimo chissà... XD Spero che ti sia
piaciuto! Buon anno in ritardo!
Kuno84:
Prima che Falco Rosso si innammori di Akane ne passerà molto
tempo, ma l'amicizia potrebbe nascere anche prima! ^^ Spero
di non contraddirmi, ma potrebbe succedere. Però non
arriverebbe a essere pubblicato, spero... XD
Tiger eyes:
Spero che non ci siano altre incongruenze di trama... Sono la
cosa che mi riesce più difficile togliere. ^^'''
Le ripetizioni vedrò di levarle al più
presto, per quando riguarda il fatto della tecnologia mi ritrovo
d'accordo con te. Volevo dare a Falco rosso qualche difetto, oltre ai
suoi soliti, ma forse ho esagerato... Vedrò di
correggere il capitolo precedente al più presto,
però già in questo capitolo ho cambiato le cose.
E la bidella... Non sapevo che le scuole giapponesi non ne avessero...
Colpa mia. ^^''' Però credo che ormai la
lascerò lì...
Detto questo, ci vediamo al prossimo aggiornamento!
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Capitolo 6 *** Rose blu? ***
Hoola! Allora, come va? Vi sono mancata? No? E vabbe', io torno sempre,
lo sapete! E anche questo mese un nuovo capitolo di Segreti complicati
è arrivato! Ve ne siete accorti che, per ora, riesco a
essere abbastanza veloce negli aggiornamenti? ^^ Un mese di distanza
fra un capitolo e l'altro non è male, per una con i miei
ritmi... Spero di continuare così! E voi continuate a
seguirmi, ok?
Piccolo annuncio... SC
è FRA LE STORIE SCELTE! Se non ci
credete, andate a vederlo coi vostri occhi! Storie scelte! Storie scelte!
Ah, che sublimi parole... Sì, sono felice, ma non mi
dimentico certo che è grazie a voi se è accaduto
tutto questo! ^^ E, sì, in microscopica, minuscola,
piccolissima parte anche grazie a me... Ma se non ci fosse la mia beta,
che ringrazio diecimila volte, a darmi martellate sulle mani ogni volta
che faccio un errore e a supportarmi psicologicamente, a darmi nuove
idee e a sopportare i miei scleri sulla trama via msn, e se non ci
foste voi, amatissimi lettori (ruffiana? Un pochino... Ma è
la verità!), allora probabilmente questa storia non
esisterebbe e non sarebbe così apprezzata. Spero davvero che
continui a piacervi! Io ce la metterò tutta per scrivere i
capitoli, quindi voi mettetecela tutta per commentare e leggerla fino alla fine
senza chiudere la pagina web, ok? XD
Però... Eh sì, c'è un però.
Io odio fare prediche, e chi mi conosce lo sa, ma è
possibile che, nonostante sia fra le scelte, questa ff abbia avuto meno
recensioni? O.O Che stare fra le scelte non sia bello? Che sia scelte
per essere cestinate? Devo informarmi...
Scherzi a parte, vi lascio al capitolo. Ci vediamo in fondo con le
risposte alle recenzioni, altri ringraziamenti, vari ed eventuali
scleri.
Buona lettura.
Segreti complicati
6° capitolo: Rose
blu?
Ma
come aveva fatto a cacciarsi in quel pasticcio? Doveva farsi amica
Akane, non combatterla!
Sì,
forse aveva esagerato dicendo che il cibo che le aveva offerto,
cucinato da lei, faceva veramente schifo. Doveva dire che era orrendo,
sarebbe stata meno volgare.
E
adesso si trovava nella palestra, le lezioni erano finite, e in piedi
davanti a sé c’era Akane. Indossava una tuta
bianca, l’obi stretto in vita.
Non
pensava che un semplice commento sulla sua disastrosa cucina avrebbe
causato tutto questo. Happosai non
gli aveva detto nulla né sulle sue abilità
culinarie, né sul fatto che si
arrabbiava tantissimo se qualcuno osava dirle che non erano buoni i suoi manicaretti.
Ma non era colpa sua se aveva avuto i conati di vomito e stava
tossendo, gli occhi lacrimanti, le guance arrossate e lo sguardo di chi
è appena sfuggito alla morte per un soffio. No, non era
affatto colpa sua, ma dell’orribile cibo – se si
poteva chiamare tale – che le aveva propinato Akane.
Ma
questo, alla sua compagna, non importava.
Se
non ci fosse stata Aiko, che aveva fermato per tempo Akane, a quel
punto sarebbe già stato fatto a fettine, visto che non
poteva far del male alla figlia del suo obiettivo.
Però,
adesso che ci pensava… in realtà era stata Aiko
ad avere l’idea di far offrire ad Akane il cibo a lei
– nessuna voleva mangiarlo. Ed era sempre stata Aiko ad avere
l’idea di quell’incontro per fermare la disputa,
– visto che erano all’ultima ora la palestra era
vuota – mettendosi sulla traiettoria del pugno che Akane
aveva fermato appena in tempo per non colpire l’amica.
Sì,
perché, contro ogni logica, aveva scoperto che quelle due
erano amiche d’infanzia che si conoscevano fin dalle
elementari, e che erano capitate moltissime volte nella stessa classe.
-
Quella bambina viziata la pagherà cara appena
sarà finito tutto questo – si promise
Ranko; per un attimo ebbe un intento omicida verso Aiko, ma lo
trattenne con tutte le sue forze. Non poteva permettersi di fare
qualcosa che andasse contro qualcuno, in quel momento. Doveva
ingraziarsi Akane, e uccidere Aiko non era la cosa migliore che potesse
fare.
Respirò
a fondo e guardò davanti a sé. Akane aveva
già cominciato ad attaccare. Ranko alzò il
sopracciglio. Da quant’è che andava avanti
schivando i suoi colpi? Non lo sapeva... Non
si era nemmeno accorta che avevano cominciato il combattimento.
-
Combatti,
invece di schivare soltanto!
Quella
ragazza non aveva idea di ciò che aveva detto.
Però, in fondo, glielo aveva chiesto lei…
Ranko
si preparò a dare un leggero pugno ad Akane, lasciando per
un momento la difesa scoperta. Quella ragazzina avrebbe visto con chi
aveva a che fare… Strano, però; di solito dare un
pugno non ti fa sentire un bruciore all’altezza del collo. In
un attimo si ritrovò scaraventata a terra. Restò
per qualche momento immobile, sorpresa. Come aveva fatto quella ragazzina a
ridurlo così? Ci doveva esser un motivo logico! Non poteva
essere più forte di lui…
All’improvviso
gli arrivò l’illuminazione. Come aveva fatto a non
pensarci? Non aveva diciannove anni, non era un maschio. Non
era abituato a quel corpo.
Però
doveva ammettere che aveva sottovalutato un pochino Akane.
Ma pochissimo! I suoi colpi erano forti per essere una ragazza; doveva
avere anni di allenamenti alle spalle. E Aiko, sicuramente, lo
sapeva… Forse era solo curiosa di vedere chi fosse
più forte fra loro due, data la sua indole molto curiosa, e
lei era cascata nel tranello.
Ranko
si rialzò, poi scoppiò a ridere.
-
Ti avevo sottovalutata. Sei più forte di quel che credessi
– disse ad Akane.
-
Allora combatti!
-
Per te è solo un allenamento, vero?
-
Come…?
-
Non sei più tanto arrabbiata. Lo vedo dalla tua aura
– Ranko la guardò negli occhi, poi
scattò e le arrivò dietro le spalle.
-
Ma non sei in grado di sconfiggermi…
Akane
stava per caricare un altro pugno, stavolta Ranko era sicura di
schivarlo, quando si sentì una risata risuonare per la
palestra.
All’improvviso
il braccio di Ranko fu attorcigliato da un nastro, usato nella
ginnastica ritmica, che le impedì di sferrare il colpo;
Akane bloccò il pugno a mezz’aria.
Una
miriade di petali di rosa nera caddero dall’alto colorando di
scuro l’intera palestra.
-
Ohohoh. Come avete osato non invitare la rosa nera a questa riprovevole
sfida?
Una
ragazza alta, vestita solo con una tuta da ginnastica ritmica, fece in
suo ingresso nella palestra da una finestra. Aveva una rosa nera in
mezzo ai denti e capelli corvini legati a una coda messa di lato.
-
Chi sarebbe quella? – chiese Ranko, fissando attonita Akane.
-
Kodachi, la rosa nera – rispose Akane, fissando scocciata la
nuova arrivata, ma nei suoi occhi Ranko vide anche un pizzico di
rancore. La sua aura negativa sembrava non essere più
diretta verso di sé, e questo non poteva che essere una cosa
buona.
Ranko
aspettò qualche secondo, mentre Kodachi continuava a ridere
come una pazza, poi perse la pazienza.
-
Questo non mi dice granché!
-
È una svitata che si crede la regina del mondo e crea sempre
un sacco di guai, ma si riesce a battere.
-
Tu la batti?
-
Sì!
-
Ok…
Non
era sicura di ciò che aveva detto Akane, ma
lasciò perdere e fissò Kodachi. Più la
guardava, più si convinceva che quella non ci stava con la
testa. I motivi? Prima di tutto rideva da sola, stava facendo un
monologo lunghissimo sull’incapacità di Aiko di
capire chi fossero le persone che valevano davvero, anche se nella
palestra c’era solo la sua classe, e quel body la faceva
sembrare una pazza scappata da un manicomio.
Tutte
si stancarono presto della sua parlantina e la palestra si
spopolò velocemente.
-
Sì, fuggite! Abbiate paura della rosa nera!
-
Non hanno paura, si sono annoiate – disse Ranko,
giocherellando con il nastro che era ancora legato al suo braccio.
-
Come osi dire una simile sciocchezza?
Non
rispose. Tirò semplicemente il nastro, facendo cadere
Kodachi sul pavimento della palestra. Per sfortuna
non si fece male.
-
Come hai osato farmi una cosa simile, ragazzina?
-
Mi annoiavo…
Ranko
sbadigliò, mentre la rosa nera si alzava, facendo volare
nella palestra altri petali neri.
-
Kodachi, lascia stare Ranko. Veditela con me! –
esclamò Akane, mettendosi in posizione d’attacco.
-
Credi davvero che una come me possa mettersi al pari di una plebea come
te? Ohohoh, devi essere proprio fuori!
-
Lei
è
fuori...
- mormorò Aiko; era rimasta indietro per vedere come si
evolveva la situazione, ma forse sarebbe stato meglio andarsene.
-
Hai detto qualcosa? – chiese Kodachi, guardandola.
-
No, nulla…
-
Kodachi, non barare!
La
rosa nera aveva approfittato della confusione per tirare fuori, non si
sa bene da dove, e lanciare contro Akane una palla con una lama
affilata di ferro.
-
Questo non è barare…
Appena
lo disse, la lama si ritirò.
Ranko
osservò la scena con un vago senso di vendetta personale,
anche se non aveva molto senso. Però, dopo un po’,
la risata di quella ragazza le fece desiderare che non fosse mai
entrata.
Decise
che ormai si era divertita abbastanza e che poteva anche fare qualcosa
per Akane. Quindi, con uno scatto improvviso, afferrò la
rosa nera per la vita e la buttò verso la finestra.
-
Mi sono divertita abbastanza a vedervi combattere… - disse
quando vide lo sguardo interrogativo di Akane.
-
Divertita? Ti sembra che io mi stavo divertendo?
-
No, ma io sì. Però, ammettilo, alla fine ti ho
aiutata.
Sorrise.
Era un sorriso beffardo, da presa in giro, e questo ad Akane non
piaceva.
-
Non hai fatto proprio nulla! Sei intervenuta troppo tardi mentre stavo
per sopraffarla, e…
-
Non ho alcun obbligo verso nessuno – la interruppe, il viso
dipinto dal gelo. Subito dopo si diede della stupida, quel gelo faceva
scappare le persone.
-
Ma… Quella Kodachi non sembra simpatica, anzi, è
una pazza, quindi ti aiuterò quando ti servirà.
Ranko
incrociò le mani dietro la testa. Si era lasciata troppo
andare, aveva mostrato un viso gelido all’obiettivo. Questo
non andava bene… Happosai non
ne sarebbe stato felice, nemmeno un po’.
-
Ranko, senti…
-
Ranko, sei stata magnifica! – urlò Aiko,
interrompendo Akane. – Sconfiggere in quel modo
Kodachi… Akane le mette sempre i bastoni fra le ruote,
certo, però, ma è l’unica che ci riesca
e quella fa lo stesso come le pare… Ma con te
sarà tutto diverso!
-
Che vorresti dire?
-
Kodachi si crede chissà
chi; e, visto che il preside e suo
padre sono amici, le viene sempre perdonato tutto, quindi non ha mai ricevuto una
sospensione per i disturbi che fa durante le lezioni. Invece tu hai saputo metterla
fuori gioco così facilmente… Che ne dici
di aiutarci sempre quando non c’è Akane?
-
Non sono sicura di poterla mettere fuori gioco di nuovo… -
tentennò la rossa. E che diamine, doveva fare da balia a
quella ragazzine? Mettersi alla pari con delle sedicenni? Con delle
ragazze? Giammai!
-
Ma…
-
Aiko, adesso calmati.
Aiko
sospirò. Si vedeva che non voleva mollare, ma lo sguardo
d’intesa che si scambiarono le due fece capire a Ranko che
era solo una piccola tregua.
-
Va bene… Devo tornare di fretta a casa. Ma tu pensaci,
d’accordo, Ranko?
Aiko
afferrò lo zaino e, dopo un saluto frettoloso,
uscì dalla palestra.
Un
silenzio carico di tensione e, forse, di imbarazzo scese fra le due.
Ranko non sapeva cosa dire, eppure doveva trovare qualcosa. Qualsiasi
cosa. Peccato che nella sua mente ci fosse spazio solo per la missione
e i combattimenti.
-
Ti va di venire al bar con me? – le chiese Akane,
asciugandosi con la manica il sottile velo di sudore sulla fronte.
-
I… Sì! – disse, cercando di rimettere
in ordine i pensieri. Il suo obiettivo l’aveva invitata a
uscire tra amiche… Era un’occasione da non
perdere! Ma le sembrava strano che glielo chiedesse proprio dopo un
combattimento, e era convinta che ancora non l’avesse
perdonata per quella faccenda dei biscotti.
-
Bene. Allora prendi
le tue cose – disse, indicandole
lo zaino. Ranko evitò di ribattere per non litigare, ma
avrebbe voluto dirle che non aveva bisogno che lei glielo ricordasse.
Uscirono
dalla palestra in silenzio, nessuna delle due provava a intavolare un
discorso. Ranko cercava in tutti i modi di trovare qualche argomento,
qualcosa in comune, ma più ci pensava più si
convinceva che, qualunque cosa avesse detto, ad Akane non sarebbe
andata bene.
Era
così immersa in quei pensieri che quasi non si accorse che
Akane si era fermata. Quasi.
-
Ti piace il gelato?
-
Sì… - rispose, riluttante. Che volesse vendicarsi
facendole mangiare del gelato preparato da lei? Sperava ardentemente di
no. Nel caso, si sarebbe ricordata di un impegno assolutamente
importante e non rimandabile.
Akane
entrò nel bar che avevano di fronte, seguita da Ranko. Si
sedettero su uno dei tanti tavolini.
-
Qui fanno un gelato molto buono. Ti consiglio quello alla frutta, è il migliore!
Ranko
la guardò, incerta se crederle o meno; quando
capì che poteva stare tranquilla fece un sospiro di
sollievo. Non avrebbe dovuto mangiare il gelato preparato da Akane!
-
Ranko…?
-
Eh? Ah, sì! Prendo quello, allora…
Akane
la guardò per un attimo sospettosa, sembrava indecisa se
considerarla strana o pazza, poi decise che le due cose non erano molto
diverse e lasciò perdere.
Dopo
aver ordinato, Ranko decise che non poteva continuare a stare in
silenzio, così parlò della prima cosa che le
venne in mente.
-
Non capisco Aiko…
-
Come?
-
Dicevo, Aiko è strana.
Akane
non rispose subito e Ranko pensò di aver affrontato un
argomento sbagliato.
Stava per dire qualcos’altro quando Akane parlò.
-
Sì,
ed è anche capricciosa, sarcastica, diretta…
-
Curiosa – aggiunse Ranko.
-
Sì, molto. Ma non è cattiva. Anzi, per essere la
cugina di Kodachi sta fin troppo bene mentalmente…
-
La cugina della pazza dalle rose blu?
-
Rose nere.
-
Fa lo stesso, sempre rose sono.
-
Sarà… Ma sei stata brava a sconfiggerla,
nonostante la pazzia, è una brava combattente.
Ranko
non commentò. Secondo lei, la sua forza non era un
granché, però per una sedicenne, forse, quella
era forte… Se le avesse fatto vedere come combatteva lui da
ragazzo, con un corpo da diciannovenne, cosa avrebbe pensato?
-
Dove hai imparato a combattere così?
La
domanda fu così repentina che lo prese alla sprovvista.
Sospirò e cercò di rispondere nel modo
più verosimile possibile.
-
Mio padre voleva che fossi abbastanza forte da non avere problemi nella
vita, quindi mi ha allenata per un certo periodo, ma ho avuto diversi
maestri. Diciamo che combattere fa parte di me, come di te, se non
sbaglio. Tu dove hai imparato? – rigirò la domanda
per evitare altre questioni spinose. Però, in fondo, non
aveva detto una cosa così lontana dalla verità.
Suo padre voleva renderlo un killer, come lo era stata tutta la sua
famiglia, per questo si era sempre allenato.
-
Anche io grazie a mio padre. Quand’ero piccola aveva una
palestra di arti marziali e voleva a tutti i costi un successore, ma
gli nacquero tre figlie femmine. Sembrava disperato, ma quando vide che
io ero interessata si riprese. Purtroppo non mi allena più,
da quando è così preso dal lavoro…
-
Devi volergli molto bene…
L’espressione
di Akane le fece capire che era stato un bene leggere il libro
“Mille e più frasi dolci da dire” datole
da Happosai.
-
Sì, e…
-
La vostra ordinazione!
La
cameriera la interruppe, mettendo i gelati davanti alle due e Ranko
sbuffò. Era un vero peccato, le sembrava quasi che si stesse
aprendo con lei, nonostante tutto ciò che era successo.
Senza starci attenta, prese con cucchiaino il gelato e lo
portò alla bocca. Sgranò gli occhi.
-
È buonissimo! – esclamò, guardandolo
come fosse un tesoro. Akane
ridacchiò.
-
L’avevo detto.
Ranko
annuì e si strafogò, finendolo in pochissimo tempo. Quando si accorse che non ce n’era
più, si
rabbuiò.
-
Sì, finisce sempre troppo in fretta –
ridacchiò Akane; lei, però, aveva ancora
metà gelato da finire.
Ranko
annuì, pensando che poteva quasi prendersene un altro, ma
sicuramente Happosai non le avrebbe pagato nulla prima della fine della
missione, quindi doveva rinunciarci.
-
Non ti avevo mai vista così vivace – disse Akane,
mentre mangiava il gelato.
-
No?
-
No. A scuola sembri sempre annoiata o scocciata, e
tutte le volte che una ragazza prova a fare amicizia con te la mandi
via. Solo Aiko riesce a starti vicina.
-
E tu.
-
Cosa?
-
Anche tu mi sopporti.
Akane
posò il cucchiaino prima di parlare ancora.
-
Non sembri cattiva, ma se continui così acquisirai una fama
da antipatica. Ranko, lo dico per te: se vuoi farti delle amiche dovrai
modificare questo tuo carattere.
Falco
Rosso rise interiormente. Quella ragazza non capiva che lei non voleva
farsi amici? Se fosse successo… Sarebbe stato tutto solo
più difficile.
-
Vedrò che posso fare…
-
Ecco, brava! Oh, caspita, è tardissimo! Tieni, pago io
stavolta, per ringraziarti di aver sconfitto Kodachi, però
adesso devo scappare! Ci vediamo domani a scuola, Ranko.
Akane
lasciò i soldi sul tavolo e si alzò dalla sedia.
Ringraziò frettolosamente la cameriera e uscì.
Ranko
guardò i soldi. Bene, per quel giorno non aveva fatto spese
inutili! Guardò il gelato che era avanzato nella coppa di
Akane.
Si
guardò intorno, sperando di non essere vista da lei, ma
Akane era ormai lontana. Avvicinò il gelato e
mangiò anche quello.
In
fondo, quel giorno non era andato tanto male.
E siete arrivati alla fine del capitolo. Stavolta è
più lungo! Felici? XD Ma non vi ci abituate, probabilmente
il prossimo sarà più corto... ^^''' Ah, stavo per
dimenticare... Per il titolo, sono stata insicura fino all'ultimo, ma
alla fine ho scelto questo. Purtroppo vi fa subito capire il
nuovo personaggio, ma penso che vada bene... Se la pensate
diversamente, siete liberissimi di dirlo! Sono aperta a critiche, basta
che siano costruttive, o non mi servono a molto. ^^'''
Ok, aspettate impazienti le risposte alle recensioni? No? Eh, mi
dispiace, ma ve le scrivo lo stesso!
Però, prima, un grazie a chi mette la storia fra le
preferite, fra le seguite, o anche a chi solo legge! ^^
Tiger Eyes:
Eh sì, Akane è persino migliorata...
Chissà com'era prima! XD Ma credo che in pochi lo vorrebbero
vedere... Comunque, scene comiche con la cucina forse ce ne saranno...
Ma non dico nulla! ^^ SOno felice che ti sia piaciuta quella frase! E
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Riccardo: Eh
sì, lo so che Ranko nell'anime è brava a
cucinare, forse per questo mi è venuta l'idea di farla
cucinare! E poi, così non si annoia... Ha trovato qualcosa
da fare, visto che sa già tutto! XD Se ti preoccupavi
dell'arrivo di Kodachi, be', con questo capitolo i tuoi dubbi saranno
scomparsi! Però, purtroppo, questo personaggio
farà poche apparizioni in questa fanfic... Ma
lìimportante è vedere Ran...ko fare figurac..
portare a termine la missione, no? XD
Akane 25: Ma
guarda, ti ho anche fatto venire fame! XD Chissà se anche
questo capitolo... Sono contenta che i personaggi ti sembrino IC! ^^
Spero di non essere andata nell'OCC proprio stavolta! XD Piaciuto il
"nuovo personaggio"? Anche se, da quel che so, non è proprio
il tuo preferito... Ho aggionato abbastanza presto! Avrei voluto farlo
prima, ma causa influenza non ho potuto. ^^'''' Be', spero che ti sia
piaciuto! ^^ Continua a seguirmi, eh! XD
Bizzarre Biscuit:
Sono contenta che Aiko ti piaccia! Essendo un mio personaggio messo in
mezzo, sono timorosa nel vedere cosa ne pensano i lettori... All'inizio
nemmeno era in programma, ma si è, come dire... fatta strada
da sola! XD Ha deciso lei di stare nella storia, e adesso ci sta!
All'inizio l'avevo pensata troppo simile a Nabiki, quindi potrebbe
avere ruoli meno importanti, andando avanti, ma resterà
sempre un appiglio in SC! Curiosità
fra Akane e Kodachi appagata? XD Be', non sarà un
personaggio molto presente, ma qualche guaio l'ha combinato o lo
combinerà... I misteri si risolveranno pian piano, e se ce
ne sono alcuni ancora da risolvere, dovrai dirmelo, ok? XD Per quanto
riguarda Akane... Qui ti sembra IC? Spero che il capitolo ti sia
piaciuto! ^^
Accidenti, mi sa che mi sono divulgata un po' troppo... Be', la
prossima volta mi conterrò! ^__-
Alla prossima!
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Capitolo 7 *** Ramen ***
Segreti
complicati
7°
capitolo: Ramen
Il
letto era vuoto e disfatto; il proprietario non si era preso la briga
di
sistemarlo. Il bagno era pulito ma spoglio e la cucina aveva pochi
alimenti.
Come se ci si potesse aspettare di più da Happosai.
Falco
Rosso stava facendo le flessioni con una mano sola . Quando la sveglia
del
cellulare suonò, lui cambiò mano.
Ormai
erano due ore che si stava allenando. Era sabato, il giorno che tutti
gli
studenti aspettano per potersi riposare dalla scuola, ma che odiano per
i
troppi compiti. Sì, proprio quel giorno. Per lui era una
semplice perdita di
tempo. Non andando a scuola non poteva farsi amica Akane, e in questo
modo non
sarebbe mai entrato in quella casa e non avrebbe completato la
missione.
Un’inutile perdita di tempo. E un giorno in più
con quella maledizione.
Almeno
poteva allenarsi…
Un
altro squillo. Strano, i quindici minuti erano passati sin troppo in
fretta…
Sì
alzò con uno scatto per andare a controllare e vide che non
era la sveglia a
suonare, bensì il cellulare.
-
Solo una persona potrebbe prendersi la briga di chiamarmi sabato
mattina… -
esclamò esasperato, e il nome sullo schermo del cellulare
gli diede ragione.
Rispose
con uno sbuffo, sperando che fosse una cosa indolore.
-
Ciao Falco Rosso! Ho saputo che non stai mettendo nemmeno uno degli amorini da cui mi sono separato con
tanto dolor…
-
Evita di fare il pervertito, Happosai. Hai interrotto il mio
allenamento.
-
Dovresti fare qualcosa per questo tuo brutto carattere, sai?
Sennò non ti
prenderà nessuno! Eppure ricordo che L… -
cominciò, ma non finì la frase.
-
Non rivangare il passato. Dimmi perché hai chiamato,
così posso tornare ai miei
esercizi.
-
Credo che non potrai più farli… Abbiamo ideato un
piano in tutta fretta che
potrebbe farti entrare nella sua casa, almeno vedresti
com’è prima che lei ti
inviti.
Falco
Rosso sbuffò, avrebbe dovuto dire addio agli allenamenti per
quella mattina.
-
Potrebbe?
-
Tutto dipende da te.
-
Certo, come al solito. Ma dimmi una cosa, Happosai… Non
dovresti avere la mappa
della casa dell’obiettivo?
-
Ah,sì… Ma, sai com’è, una
distrazione, un caffè rovesciato sulle carte
sbagliate ci hanno… Be’, non ci hanno aiutato
– spiegò velocemente, quasi
mangiandosi le parole. Falco Rosso capì: Happosai era stato
disattento,
un’altra volta.
-
Questa missione è nata e continuerà nella
sfortuna… - mormorò, stropicciandosi
gli occhi con la mano. – Dimmi il piano, sennò qui
ci stiamo troppo tempo.
-
Bene, sapevo che avresti ragionato! – Falco Rosso
evitò di dire alcunché, o
avrebbe urlato. – Dovrai, semplicemente, fare il fattorino
per un ristorante
nostro alleato che deve consegnare questa mattina i ramen per la
famiglia
Tendo. Abbiamo
appena saputo della loro
ordinazione lì… Vai al ristorante fra poco, loro
sanno già chi sei. Se non sbaglio,
li hai anche già incontrati… Comunque, fatti dare
i soldi! Così hanno detto.
Non ti sembra un piano perfetto? – concluse, sicuramente
sorridendo.
-
No, però potrebbe funzionare.
-
Quanto sei freddo… Sorridi, è meglio!
-
Happosai, tu e il tuo gruppo di ricerca dovreste lavorare di
più! – esclamò,
irato. Si metteva anche a prenderlo in giro, adesso? A dargli consigli?
-
I ramen saranno pronti fra poco. Falco Rosso… –
pausa a effetto. – Mettiti i
miei amoriniiii!
Attaccò
il telefono, sapendo che Happosai, ormai, non aveva più
nulla da dirgli.
Tirò
il berretto sugli occhi. Non gli piaceva quella strana divisa da fattorino che aveva dovuto mettere:
era scomoda e lo faceva sembrare un polipo con il suo colore rosso
ruggine e le
strisce nere, ma almeno era tornato in forma maschile. Se fosse stato
Ranko,
Akane l’avrebbe riconosciuto.
Happosai
aveva detto che non ci sarebbero state difficoltà. Sperava
ardentemente che,
per una volta, avesse ragione…
Sospirò
e guardò il vialetto di casa Tendo, che già una
volta aveva visto. Guardata adesso,
però, con più calma, notava che quella casa era
molto semplice, anche più di
come gli era sembrata la prima volta. Forse per questo anche Akane era
così…
Scosse
la testa. Non era il momento per pensare al carattere di quella
ragazzina. Doveva
assolutamente completare ciò che
doveva fare!
Stava
attraversando velocemente il vialetto quando improvvisamente vide un
ga… una
cosetta pelosa che si avvicinava a lui. D’istinto fece
qualche passo indietro,
per poi darsi del cretino. Aveva superato la paura dei felini, se non
si
avvicinavano troppo poteva anche ignorarli.
Fece
qualche passo avanti, finché non lo raggiunse. Quando gli
arrivò vicino, gli
passò il più lontano possibile e lo
superò. Quando fu a tre passi davanti a lui,
sospirò. Ce l’aveva fatta, aveva superato
l’ostacolo. Non sarebbe scappato,
adesso doveva solo raggiungere la port…
Oh,
no. Oh, no! NO!
Quell’animale si stava strusciando contro la
sua gamba. Ma perché Akane o chi in quella casa doveva
ordinare proprio il
pesce? E perché doveva trovarsi di fronte la sua unica
paura?
Prese
un profondo respiro e si scrollò il gatto di dosso,
camminando il più
velocemente possibile fino alla porta.
Il
suono del campanello fu dolce come il pensiero di potersi togliere
finalmente
la maledizione. Ormai non gli interessava più nulla, voleva
finire la sua
missione e basta. Ne aveva avute abbastanza, ma doveva mantenere la
calma, o si
sarebbe fatto scoprir…
-
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHIIIAAAAAAAA!
Urlò
con tutto il fiato che aveva in gola. Il micio, offeso di essere stato
scrollato con maniere poco gentili, aveva conficcato le sue unghiette nella gamba del fattorino.
Ranma
perse il poco autocontrollo che gli rimaneva e se lo scrollò
di dosso ancor più
rudemente di prima, ma il gatto si era intestardito; tirò di
nuovo fuori le
unghie, soffiando, però il ragazzo era già
lontano, e il felino poté abbassare
la schiena.
Akane
guardò le due ragazze che stavano discutendo amabilmente nel
salotto di casa
sua. Vedere quelle due arpie vicine e osar pensare a ciò che
potevano fare
assieme era qualcosa di… spaventoso, ma non
l’avrebbe mai ammesso con nessuno.
Stava
guardando fissa la televisione, un programma di cucina, dicevano che
era
facile. Ma le avevano proibito di toccare i fornelli, quindi era
costretta a
non poter provare le ricette.
-
Akane, non dovrebbe già essere arrivato il pranzo?
– chiese Aiko, probabilmente
affamata.
-
Se avessi cucinato io, non avresti aspettato così tanto.
-
Non avvicinarti alla cucina, Akane. Kasumi tornerà fra meno
di un anno e voglio
evitare intossicazioni finché non sarà qui,
però, se proprio vuoi, puoi pagarmi
per mangiare i tuoi piatti… – le disse
l’altra, con un sorriso malizioso.
-
Non intendo pagarti per mangiare, Nabiki! – gridò
e la guardò infuriata. Va
bene che ciò che cucinava non era il massimo, ma non poteva
trattarla così.
-
Allora mi paghi la mia parte del pranzo? Se vuoi che assaggi…
-
Scordatelo.
-
Aiko, che ne dici di ripagarmi uno dei tuoi tanti debiti? Ad esempio,
quelle
foto di Akane che ti avevo dato – provò a
persuaderla, sotto lo sguardo furente
di Akane.
-
Ancora a vendere le mie foto? Pensavo avessi lasciato perdere. Ad Aiko,
poi!
-
Non mi interessa certo chi compra, mi bastano i soldi –
rispose Nabiki, sempre
sorridendo.
-
Non preoccuparti Akane, non mi interessi certo in quel
senso. Le foto erano per mio cugino, gliele ho portate per
farti un favore e saldare un debito, te lo sei scordato? Per ora siamo
pari!
-
E mi dici di non preoccuparmi…
Aiko
ridacchiò, mentre Nabiki continuava a sorridere. Avrebbe
sicuramente detto
qualcos’altro, se in quel momento non avesse sentito il suono
del campanello.
Per evitare di sentire altri discorsi – cominciava a
preferire l’ignoranza, in
questi casi – andò lei ad aprire, affrettandosi
anche.
Quando
era arrivata davanti alla porta e stava per aprire,
all’improvviso sentì un
urlo e aprì di scatto la porta, ma non riuscì a
vedere molto, perché le arrivò
addosso il cibo. Grazie alle sue doti di artista marziale,
riuscì a prenderlo
tutto, anche se dovette addirittura usare un piede come vassoio per
recuperare
un piatto e per poco non cadde.
Quando
riacquistò l’equilibrio, riuscì a
scorgere solo una figura in lontananza che
correva alla massima velocità verso una metà che
sfuggiva ad Akane, e un gatto
che si leccava la zampa.
-
Cos’è successo? – chiese Nabiki, accorsa
con Aiko quando aveva sentito l’urlo.
Sperava sicuramente di poter fruttare l’occasione o di
cacciare via uno
scocciatore; la seconda era semplicemente curiosa.
-
Non lo so, mi sono ritrovata il cibo che mi cadeva addosso!
-
Meglio, no? Tutto gratis!
-
E, come al solito, è riuscita a non pagare –
commentò Aiko, sbuffando.
Aggiornamento! Capitolo 7°! Che ne pensate? Banale? Umh...
Forse sì, ma dovevo pur far incontrare Falco Rosso maschile
con Akane, no? XD Per il prossimo ho qualche dubbio, ma spero di
finirlo presto... Sennò, pubblicherò un po'
più tardi.
Non ho molto da dire, oggi ho già speso tante parole per
altro... Ergo, passiamo subito alle risposte ai commenti! ^^
akane_stars:
Sì, stanno diventando amiche! ^^ Pian pianino... XD Anche io
spesso mi immagino la faccia di Akane se succedesse, e devo dire che
non è proprio contenta ^^''' Speriamo bene! (La fanfic
è tua e dici speriamo bene? -.- nd Ranko) Ehm... ^^'''
Passiamo ad Aiko! Su di lei non so benissimo cosa dire, è un
personaggio creato dal nulla! XD Credo che, per qualche cosa,
sostituisca Nabiki, però non volevo fare la sua fotocopia,
quindi alla fine l'ho modificata così... Indole curiosa,
molto curiosa, lo vedrai anche nei prossimi capitoli! XD
Riccardo:
Mantengo ciò che dico! Ho aggiornato presto! XD Sono
contenta che ti sia piaciuto il dialogo fra le due. ^^ Volevo che
diventassero più amiche! Questo, invece, è un
capitolo che non so come descrivere... XD
Laila: Che
bello, anche tu hai letto questa fanfic! Ne sono felice! ^^ Sono
contenta che i personaggi ti sembrino IC, spero di continuare
così! Ho corretto gli errori, grazie mille per avermeli
segnalati! ^-^ Sì, Aiko è intraprendete e sicura
di sé, ma è anche un po' approfittatrice. XD
Falco Rosso manterrà il distacco professionale? Non so bene
nemmeno io per quanto, ma già nel capitolo scorso ha
mostrato qualche cedimento... In fondo, deve per forza diventare amica
di Akane, e senza esserlo almeno in minima parte per davvero, non ci
riuscirà! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! ^^
Akane25:
Ehilà, Rox! Mah, mi sa che continuando a parlare di cibo, ti
farò mangiare davvero tanto! XD Ma non voglio farti
ingrassare. ^__- Sono contenta che Kodachi ti sembri IC! ^^ Aiko la
adoro anch'io, eppure è un personaggio apparso dal nulla,
giusto per dare almeno un nome alle compagne di classe di Akane! E
guarda un po' quante cose sta facendo... Anche se in questo capitolo
non si intromette! ^^
Un grazie enorme ha chi ha messo la fanfic fra le preferite e le
seguite.
Ma in questo capitolo devo fare un enorme
ringraziamento alla mia beta, _ Mrs. Cold. Frà,
senza di te probabilmente questa storia non sarebbe andata avanti
così! E continui a darmi buone idee! E' solo parlandone con
te che riesco a mettere ordine nella mia testa. E poi, dovrei fare una
lista infinita per le idee che mi hai suggerito e che mi hai dato senza
saperlo! Segreti complicati ti deve molto... ^.^ (Adesso mi commuovo...
ç.ç Passiamo avanti, o piango davanti al
computer!)
Al prossimo capitolo! ^^
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Capitolo 8 *** Ruoli scambiati ***
AVVISO:
Ho modificato il 7° capitolo di SC, dopo moltissimi
ripensamenti. Sarei felice se leggeste la nuova
versione! ^^
Segreti
complicati
8°
capitolo: Ruoli scambiati.
Mentre
stava camminando verso la scuola, Akane vide Aiko che gesticolava
davanti il
cancello. Cosa aveva tanto da agitarsi quella ragazza? Sembrava quasi
impazzita. Il suo viso, però, aveva lo sguardo di qualcuno
che vuole sentire
pettegolezzi...
-
Si è più fatto vivo il fattorino del ramen che
scappava via ieri? – chiese,
curiosa.
Proprio
come pensava. Aiko aveva voglia di fare qualche chiacchiera senza senso
e
l’avrebbe fatta, in un modo o nell’altro.
-
No, Aiko. Non credo che si farà più vedere, anche
se Nabiki pensa che voglia i
soldi… piuttosto penso che abbia avuto i suoi motivi per
lanciare il ramen.
-
Chissà… E se si fosse spaventato per qualcosa? O
si fosse innamorato di una di
noi tre?
-
Ma se nemmeno ci ha viste! È scappato via prima che potessi
fare qualsiasi
cosa…
-
Uffa, Akane. Con te è sempre difficile scherzare, prendi
tutto così seriamente.
-
Non mi sembrava che scherzassi…
Vide
che Aiko scuoteva la testa. Come al solito non la prendeva sul serio,
credeva
che lei fosse soltanto una ragazzina con l’orgoglio smisurato
che fraintendeva
sempre tutto. Invece non era affatto vero!
-
Secondo te oggi verrà Ranko? – chiese Aiko, non
guardando Akane negli occhi.
-
Credo di sì. Perché non dovrebbe venire?
-
No, niente, chiedevo solo… – disse, cercando di
tenere il tono disinteressato.
Ma, quando incontrò gli occhi scuri dell’altra,
non si frenò più. – Mi aiuti a
scoprire dove abita?
-
Chi?
-
Ranko! Sai, aveva detto che abitava da sola, e vorrei vedere come se la
cava,
sono preoccupata per lei.
-
Sei semplicemente curiosa – disse Akane, avviandosi verso la
classe.
Sentì
che Aiko la seguiva, non dicendo più nulla.
Strano… Quando quella ragazza stava
zitta, c’era sempre qualcosa sotto. Voleva vedere dove
abitava la loro compagna
di classe, e allora? Non era costretta ad accontentarla. Non doveva
fare nulla.
Poteva benissimo tornarsene a casa come ogni giorno, non le interessava
dove
abitava Ranko. Non c’erano pericoli…
Però… E se qualcuno le avesse dato
fastidio? Se le fosse successo qualcosa e lei non c’era? Non
se lo sarebbe mai
perdonato! In più, Aiko non era in grado di seguire Ranko
senza farsi notare,
tanto più che la rossa era un’artista marziale.
-
Sai che non sono in grado da sola – disse quando furono
arrivate davanti alla
classe.
Non
c’era scampo: la ragazza aveva una mente subdola, quando le
interessava
qualcosa – ergo, quando era troppo curiosa. Le ricordava
Nabiki, quando faceva
così…
-
Dai, se riusciamo nell’intento vieni a casa mia e ti do
lezioni di cucina!
E
le metteva davanti a sé delle proposte che la incantavano
proprio nel momento
giusto, così cominciava a provare qualche dubbio e non era
ferma nelle sue
decisioni.
-
Ci divertiremo!
-
Non ho ancora accettato!
-
La dobbiamo seguire appena uscita dall’aula, conto su di te!
– continuò senza
starla ad ascoltare. – E poi, sono preoccupata… Si
dice che Ranko abiti insieme
a un uomo cattivo che le fa pagare un affitto altissimo e la costringe
a
lavorare per lui. Dobbiamo fare qualcosa per lei!
Akane
si irrigidì. Non aveva mai sentito una cosa simile, prima.
Però di solito Aiko
era ben informata su questo… Non poteva lasciare Ranko in
mano a un uomo
simile, se la voce era vera. Non poteva in alcun modo! E poi,
chissà che altro
le avrebbe fatto! Forse era anche un pervertito, che si divertiva con
una
ragazza giovane…
-
Glielo chiederò oggi! Voglio sapere se è davvero
in difficoltà o…
-
Se non l’ha detto a nessuno non credo che lo dirà,
anche perché ha un carattere
molto chiuso.
Akane
guardò per qualche momento Aiko. Aveva ragione. Non poteva
far altro che
seguirla di nascosto, sperando che l’altra capisse le loro
buone intenzioni.
Le
venne in mente il dubbio solo per un istante che, se fosse stato vero,
non
avrebbe potuto fare nulla contro un uomo che era riuscito a piegare una
ragazza
forte come Ranko, ma subito dopo lo cacciò via. Se
si fosse trovata nella situazione, avrebbe pensato al da farsi sul
momento. E
poi, poteva sempre chiamare suo padre: era un artista marziale
anche lui,
l’avrebbe aiutata.
-
Aiko, appena lei uscirà dalla classe vieni da me e vedremo
come fare. Lei è
veloce, non dovrai perdermi di vista! Comunque, poi ti dirò
il resto. Quindi…
-
Potrei passare per piacere?
Akane
si girò e vide l’origine dei loro discorsi davanti
a sé. Aveva lo sguardo
strafottente e un po’ distaccato come sempre, ma adesso che
sapeva la verità
capiva il perché.
-
Certo – rispose Aiko, facendola passare per poi entrare in
classe dopo di lei.
Akane le seguì, mentre pensava al modo per non farsi
scoprire dalla compagna.
-
Mi spieghi perché stiamo camminando con un giornale davanti
alla faccia? – chiese
Akane, e Aiko sentì lo sguardo della ragazza su di
sé mentre cercava di passare
inosservata. Cercava.
-
Sicuramente funziona! Lo so!
-
Dimmi la verità, volevi soltanto imitare i film e i manga,
vero?
-
Come hai fatto a capirlo? – chiese guardandola con un viso
pieno di stupore.
Vide
Akane che si fermava. Forse non era stata questa grande idea farsi
aiutare da
lei. Sapeva che era forte, ma non aveva molto senso
dell’umorismo.
-
Lasciamo stare. Togli quel giornale dalla faccia e cammina normalmente.
-
Ok, allora ci serve un altro piano. Nasconditi e… Fai la
ninja!
-
Sono un artista di arti marziali; se volevi un ninja ti conveniva
chiedere a
qualcun altro.
-
Ah, basta, dai. Se continuiamo a litigare fra noi perderemo di vista
Ranko – disse
Aiko, cercando di convincere l’amica.
Sentiva
che era stufa di seguirla nelle sue idee che, sicuramente, credeva
folli. Ma
non lo erano! Prima
aveva semplicemente suggerito
di travestirsi, ma l’altra le aveva fatto notare che non
avevano abbastanza
tempo. Poi aveva pensato di seguire Ranko saltando per i tetti, Akane
ci
sarebbe riuscita, anche se era un po’ faticoso. Peccato che
per lei lo fosse
ancora di più… E Akane non era in grado di
saltare per due. Infine aveva
proposto di seguirla semplicemente da lontano, la cosa più
ovvia, ma le era
venuta in mente quell’idea dei giornali…
-
Se Ranko non si è ancora accorta di noi è un vero
miracolo! – esclamò Akane.
-
Pessimista.
Akane
piegò il giornale. Si guardò attorno,
incuriosendo Aiko.
-
Che c’è adesso? – chiese. Senza di lei
avrebbe fatto di peggio, ne era sicura…
Era davvero curiosa di sapere dove abitava Ranko. Forse,
però, la bugia che le
aveva detto era stata troppo grande…
-
Non vedo più Rank… Ah, no, eccola!
Akane
alzò il braccio. Stava indicando un bar; il bar.
-
Ce l’hai portata tu, ammettilo – le disse Aiko,
ridacchiando.
-
A me piace molto il gelato che fanno lì…
-
Sì, è buono… Ma non è
questo che ci interessa ora! Quella ragazza è ancora
dentro, e…
Quando
Aiko si accorse che Akane non l’ascoltava, si
zittì. L’altra aveva un piccolo
sorriso sul viso, forse stava ricordando qualcosa di bello. Non avendo
altro da
fare, si guardò attorno. La gente passava indifferente, una
madre con un
bambino, una coppia, un vecchietto che passeggiava…
Lì erano tutti così calmi.
Chissà
che lavoro faceva quella madre, se doveva faticare per portare a casa
qualcosa,
se era brava in cucina – sperava che fosse almeno meglio di
Akane. E chissà se
quel vecchietto avrebbe avuto qualche sorpresa, quel giorno, come una
visita da
parte dei parenti, o se già l’aveva
ricevuta… Ad Aiko piaceva molto
fantasticare su queste cose. Lei stessa si autodefiniva curiosa, anche
se le
malelingue la chiamavano impicciona.
Sorrise,
poi guardò verso il bar. Ranko stava uscendo.
-
Ehi, eccola!
-
Già, ha preso lo stesso gelato che le ho consigliato ieri
– disse Akane,
ridacchiando.
-
Allora avevo ragione!
-
Non ho negato… Ah, vieni con me, non dobbiamo farci vedere!
-
Speriamo di riuscirci…
Akane
guidò Aiko in mezzo alla gente, cercando di passare
inosservata. Se Ranko le
avesse viste, potevano sempre parlare di coincidenza,
ma così il loro piano sarebbe andato in fumo.
-
Hai la minima idea di dove abiti? – chiese ad Aiko.
-
Ho chiesto in giro, ma nessuno lo sa. Ho provato persino ad andare a
vedere nei
registri della scuola, ma non ci sono riuscita…
-
Fortunatamente non ci sei riuscita né ti hanno visto, o
avresti passato i guai!
– la sgridò Akane, anche se sapeva che era una
perdita di energia e tempo. E
lei sviava sempre il discorso…
-
Guarda, sta andando in quel vicolo! – disse Aiko,
indicandolo.
-
Una ragazza non dovrebbe entrare lì da sola. Seguiamola!
Le
intimò di accelerare e entrò nel vicolo, sicura
di trovarsi faccia a faccia con
Ranko, ma… cieco. Un vicolo cieco con semplicemente un
secchione
dell’immondizia e un cane che stava dormendo per terra.
Nient’altro.
-
Perché mi sembra di stare in un film? O in una di quelle
storie lette e
rilette? Quelle in cui i protagonisti seguono la persona, entrano in un
vicolo,
ma non c’è nessuna via d’uscita e la
persona è sparita? – chiese Aiko.
-
Come faccio a risponderti se non lo so nemmeno io? Forse hai visto
male…
-
No, era proprio lei! L’ho vista bene.
Akane
sbuffò. Non credeva che una persona potesse sparire
così. Si avvicinò al
secchione, incurante delle proteste di Aiko, e cominciò a
frugare nella
spazzatura. Spostava immondizia su immondizia, trovandosi davanti
scarti di
cibo, fazzoletti sporchi, buste nere, computer rotti. Si
fermò solamente quando
trovò un pannolino sporco.
-
Cosa hai risolto con questa tua pazzia?
-
Che puzza… - biascicò, togliendosi una buccia di
banana dai capelli. – Ho
semplicemente appurato che Ranko non è qui, a meno che non
sappia cambiare
fattezze…
Sentì
improvvisamente un tonfo mentre Aiko chiedeva:
“Perché?”. Si girò
all’improvviso, guardando in alto. Eppure era sicura di aver
sentito qualcosa…
-
Perché sennò sarebbe diventata un cane per
depistarci. Però dorme troppo beato.
-
Uffa! Sono stanca. Andiamo a casa, domani riproveremo a seguirla.
Akane
non era del tutto sicura di ciò che era successo.
Probabilmente Aiko aveva
visto male, già, probabilmente… E poi, dopo che
le aveva detto quelle cose, non
era preoccupata per lei? Perché Aiko gettava la spugna
così facilmente?
-
Aiko, ma dobbiamo provarci ancora! E se quell’uomo
farà del male a Ranko?
-
Lezioni di cucina! Andiamo a casa…
-
Aiko! Era una bugia, vero? Dimmi la verità!
-
Be’, non so se sia falso… ma non è
nemmeno vero! – disse, per poi fuggire.
-
Aiko, non correre!
AIKOOO!
Come già detto in grande a inizio capitolo, ma lo ripeto nel
caso fosse sfuggito, ho cambiato la seconda parte del 7°
capitolo, l'incontro fra Ranma inversione maschile e Akane. Che ne
pensate? Sinceramente, credo che sia più stile Takahashi, ma
purtroppo ho dovuto levare quel tocco di galanteria... Ah, che peccato!
Ma, in fondo, è meglio così. Il 6°
capitolo, invece, non l'ho ancora ripreso, ma forse prima o poi
cambierò anche quello... Almeno dal punto di vista
stilistico. Per ora vi siete goduti questo!
La mia Beta non c'è, se n'è andata in vacanza...
Ma ho voluto comunque postare il cpaitolo, anche se, forse, lei non ne
sarà molto contenta. Scusami! Il prossimo non lo
posterò senza la tua supervisione! (Anche perché
già questo sarà pieno di errori... ^^''' Scusate
anche voi, lettori!)
Il titolo, "Ruoli scambiati", si riferisce al fatto che nel terzo
capitolo era stato Falco Rosso a pedinare Akane, mentre adesso
è il contrario. Comunque, forse la spiegazione non
serviva... Ma ho voluto darvela comunque, ecco!
Purtroppo, causa mancanza di tempo, non posso rispondere alle
recensioni per questo capitolo, ma ringrazio tutti: Tiger Eyes, Riccardo, Laila, Akane25,
akane_stars, Sesshomarujunior, mapi_m e
GiulyMad94. Ringrazio anche chi solo legge! ^^
Spero di avervi divertito con questi capitoli, ho sudato parecchio per
scriverli! XD (Ho caldoooooooooooooo!)
Spero di risentirvi al prossimo capitolo! (Che non so quando
posterò, ma ho già qualche idea, quindi non
disperate!)
|
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Capitolo 9 *** Chi è quello? ***
Basta, mi sono stufata!
Ci ho messo davvero tanto a scrivere questo capitolo e, nonostante non
mi piaccia granché, non so assolutamente come cambiarlo,
quindi lo pubblico così com'è (decisione presa
quasi d'impulso... XD). All'inizio era crisi da pagina bianca, non
sapevo cosa scrivere (anche se avevo qualche idea) poi, quando ho
trovato una trama passabile, non sapevo come scriverlo. XD Però il titolo, stranamente, mi piace...
Fortunatamente, il prossimo capitolo, almeno nella mia testa,
è a posto. Manca solo scriverlo... Quindi, non ve lo
aspettate prima dell'anno prossimo! Già è tanto
se sono riuscita a pubblicare questo. XD
Bene, dopo lo sfogo un piccolo annuncio: la mia beta mi lascia! Ha
deciso di dedicarsi ad altro, non ce la fa più a
sopportarmi! XD Scherzi a parte, la ringrazio tantissimo per quel che
ha fatto finora e di aver sopportato i miei mille dubbi su questa
fanfic. Non ho ancora trovato una nuova beta (non l'ho nemmeno
cercata, in realtà...) quindi vi dovrete sorbire i miei
orrori di distrazione e altro in questo capitolo, spiacenti. ^^'''' Ho
cercato di toglierli il più possibile, ma purtroppo scappano
sempre...
Visto che ormai si può rispondere alle recensioni nell'altro
modo, non metterò più mie risposte qui. Ho
già risposto ai commenti dell'ottavo capitolo,
però volevo comunque ringraziare tutti quelli che hanno
commentato e che mi sostengono: GRAZIE! Ovviamente, un grazie anche a
chi solo legge! ^^
Ricordo, a chi non lo avesse ancora letto, che ho modificato il settimo
capitolo. Sì, adesso è meno romantico,
però è più divertente! ^.^ Felice Natale e felice anno nuovo!
Bien, non mi resta che augurarvi buona lettura!
Segreti
complicati
9°
capitolo: Chi è quello?
Il
letto perfettamente fatto era indice che il
proprietario, o la proprietaria, non aveva dormito lì. La
cucina era
perfettamente in ordine, così il bagno, ma nel piccolissimo
salotto, sul
divano, c'era qualcuno che dormiva. Con le gambe alzate e il suo
russare
sonoramente, che si estendeva in tutta la piccola dimora, una ragazza
dai
capelli rossi stava sognando di recuperare il suo possente e
diciannovenne
corpo maschile.
Falco
Rosso riusciva a stare sveglio a lungo, dormire
in posti rumorosi e anche sentire quando qualcuno, sia da sveglio che
nel sonno,
lo voleva colpire. Ma la pochissime volte che poteva, riusciva anche a
dormire
beato. Ed era proprio ciò che stava facendo.
All'improvviso
il suo sonno fu disturbato dal trillare
fastidioso della sveglia. Ranko sobbalzò e si
ritrovò con i piedi in faccia,
non sapendo bene com’era accaduto. Fece una leggera torsione
del bacino e si
alzò in piedi, completamente spettinata e con le occhiaie.
Il giorno prima,
dopo l'assurdo pedinamento di quelle due, nel quale Akane stava per
scoprire
che era saltata sul tetto per sfuggirle, era rimasta a guardare la
televisione
nelle sue spoglie femminili per aspettare la padrona di casa che le
doveva
chiedere l'affitto - Happosai aveva detto che viveva una ragazza,
lì.
Nonostante avesse aspettato a lungo, non era arrivato nessuno
– a quanto pare se
ne era dimenticata. Dopo aver spento la tv e essersi
messo a guardare il soffitto,
probabilmente aveva chiuso gli occhi.
Si
stiracchiò, prese gli avanzi della sera prima e
fece colazione meglio che poté. Una volta finito,
indossò velocemente la
divisa, anche se avrebbe pagato oro, sudore e quant'altro per poterne
indossare
una maschile anche nella sua... posizione.
Prima di uscire di casa,
gli venne un impulso primitivo e normalissimo dopo aver bevuto: doveva
andare
in bagno. Guardò il suo corpo femminile e sbuffò.
Benché ormai si fosse
abituato al tondeggiante, ancora
non
aveva voglia di fare questo grande passo... Ma, se non lo avesse fatto,
sarebbe
arrivato in ritardo. Osservò le sue scarpe per qualche
secondo, con uno sguardo
fra lo scioccato e il frustato. Mise a bollire l'acqua. Avrebbe dovuto
correre,
poi.
Ecco,
stava per suonare... No, non suonare,
campanella! Mancavano solo pochissimi metri...
Con
un balzo degno di una tigre, Ranko riuscì ad
entrare prima che la campanella cominciasse a suonare.
Sospirò di sollievo. A
quanto pare si era messa la maglietta al contrario – se
n’era accorta solo in
quel momento – ma tanto alla prima ora c'era educazione
fisica, quindi non se
ne preoccupava troppo. Mentre correva per arrivare in classe,
guardò il
cancello dietro di sé. Di solito non arrivava tardi, ma
quella mattina non gli
andava di provare molte novità, preferiva arrivare in
ritardo che... be', che
andare in bagno così.
Non ci si
ritrovava proprio.
Si
ritrovò davanti un gruppo di ragazze, ma non gli
diede molto peso; le sorpassò e, per divertirsi un
po’, spiccò un salto verso l’entrata
dell’edificio. Mentre era a mezz'aria, due persone finirono
sulla sua
traiettoria e vedendo che, guarda caso, si trattava di Akane e Aiko, se
ne
infischiò e decise di fare la parte dell'innocente; aveva
dato fin troppa prova
della sua prestanza fisica nettamente superiore alla mora, non voleva
essere
costretta a combattere con altre pazze - come La Rosa Nera -
benché sapesse
sconfiggerle. Così finì addosso alle due,
ridacchiando dentro di sé per la
faccia scocciata di una e irritata dell'altra. Qualche
piccola vendetta
per il giorno prima se la poteva anche prendere. Le avevano
fatto perdere
tempo, però aveva mangiato un buon gelato…
-
Ranko sei più pesante di quel che credessi! – si
lagnò Aiko, cercando di levarsela di dosso.
-
Scusate, non vi avevo viste...
La
rossa si alzò, stupita che Akane non avesse
proferito parola, nonostante il viso palesemente arrabbiato. Quando la
mora fu
libera, ricominciò a correre e entrò
nell’edificio. Le altre due la seguirono e
Ranko, finalmente, capì il perché di tutta quella
fretta. Stava andando da
qualcuno, e non era uno qualsiasi, era un ragazzo –
lo si
capiva dall'uniforme maschile – che non aveva mai visto
prima.
Che
cos…? Happosay non gli aveva detto niente del
ragazzo di Akane! Ma… forse perché non era molto
inerente alla missione. Anche
se ormai aveva perso ogni speranza di aiuto da parte di quel vecchietto
maniaco, secondo lui si era rimbambito a livelli cosmici.
Perso
nelle sue riflessioni, quasi non si accorse
dell'abbraccio fra la mora e lo sconosciuto, anche se molti suoi
pensieri erano
fissi su di loro, ma si riprese quando vide lo sguardo poco promettente
che gli
stava rifilando Aiko. Cosa aveva da guardarla così? Sembrava
un cacciatore che
stava studiando la sua preda, prima di decidere se risparmiarla o se
farla diventare
il suo pranzo. Assurdo! In quanto a forza Aiko era nettamente
svantaggiata.
-
Vorresti sapere chi è, vero?
Sì,
nella forza fisica era svantaggiata, ma nel capire
ciò che pensano le persone era più brava, molto
più brava. E Ranko sospettava
che volesse anche vendicarsi per prima…
-
Chiunque vorrebbe, non credi? - le chiese di
rimando.
-
Sì... Hai mai sentito parlare della persona per
Akane più importante dopo la sorella maggiore? Be',
è quella che sta
abbracciando adesso.
Ranko
la scrutò per un attimo. Sapeva che se ne
sarebbe pentito, ma un’amica avrebbe chiesto qualcosa, no?
-
Come mai è così importante? E che mi dici della
sorella maggiore?
-
Si è risvegliata la curiosità di Ranko! Che
bello...
-
Rispondi, invece di gongolarti con inutili fantasie
- disse con durezza. Aiko non era Akane, non doveva maltrattarla, ma
qualche
rispostaccia in più non poteva certo far male.
-
Perché non lo chiedi direttamente a lei?
Il
sorrisetto da diavoletto stampato su quel volto che
sembrava angelico lo faceva sembrare una maschera raccapricciante, ma
pregiata,
come la sua voglia di fare dispetti e di violare la privacy delle
persone.
-
Non è che me ne importi così tanto... –
disse e
sbadigliò. Aiko si imbronciò, forse si era
aspettata un'altra reazione, ma cosa
voleva? Lei era una ragazza in
quel momento, che reazione
poteva avere?
-
Ho sempre pensato che saresti stata gelosa, ti
comporti bene solo con Akane...
-
Perché dovrei essere gelosa di quel maschiaccio?
Sono una ragazza!
-
Proprio per questo! Portano via la tua amica, che farai?
In
quel momento Ranko realizzò che, se veniva un
assurdo ragazzo o, peggio, fidanzato d'Akane, avrebbe passato meno
tempo con
lei e di conseguenza non sarebbe mai diventata sua amica e non sarebbe
mai
entrata in casa, così il suo obiettivo sarebbe diventato
sempre più distante...
-
Io... Ci penserò - sussurrò, mentre nella sua
testa
vedeva sempre di più l'immagine del padre di Akane
allontanarsi... Ehi, ma che
ci faceva l’immagine chiara e nitida di Akane abbracciata a
quel tizio? Via!
Via! Aveva bisogno di un piano, non di pensare a fesserie!
-
Ragazze cattive, la campanella è già suonata,
andate
a lezione! - strillò la professoressa bambina, con la sua
moneta da 10 yen
pronta all'attacco.
Per
evitare altri guai con quella psicopatica della
mini-prof, Ranko si affrettò ad andare in palestra.
Sgranò gli occhi fino
all'inverosimile quando vide lo sconosciuto seguire Akane nello
spogliatoio femminile. Che il
mondo fosse impazzito? Akane, quella
Akane, che faceva entrare un
ragazzo nello spogliatoio?
Aspettò
qualche secondo, senza sapere bene che fare.
Non c’era stata nessuna protesta… Nulla! Eppure
era un ragazzo! Avrebbe dovuto
picchiarlo? Entrare per preservare le ragazze? Ma la sua coscienza
sporca lo
fermava. In fondo, anche lui era un ragazzo, seppur con un altro corpo
per
colpa di una maledizione. Le stava ingannando tutte, senza rimorsi,
certo, ma
non poteva fare la ramanzina a un tizio qualunque se nessuna urlava o
chiedeva
aiuto – cosa che si aspettava succedesse da un momento
all’altro.
Si
scrollò di dosso quei pensieri quasi subito. Per un
attimo aveva visto la sua coscienza: sbagliato! Non era la coscienza,
erano
inutili parole che ormai ti inculcavano fin da piccolo: non uccidere,
non
rubare, non desiderare le cose degli altri, ecc... Come una tiritera.
Ma
non erano mai state affar suo.
Lui
uccideva.
Per soldi. Il che mandava all’aria tutte le sue
possibilità di andare in un
luogo felice dopo la morte, se ci avesse creduto, ovviamente. La
società rosea,
superficiale, quella di lei, ancora
credeva a queste cose insulse! Be’, a Falco Rosso erano state
imposte regole
diverse. Prima fra tutte: niente legami.
Se
le avessero chiesto aiuto, per preservare la sua
copertura, le avrebbe aiutate, sennò, per quanto gli
importava, il ragazzo di
Akane poteva pure guardare.
Con
questi pensieri aprì la porta, stupito, però, di
non vedere nessun ragazzo. Non era molto alto, ricordava, moro dai
capelli
lunghi, legati in una coda. Portava una di quelle spatole da cucina
sulla
schiena, solo molto, molto più grande. Ecco, aveva visto la
spatola, ma accanto
c'era una ragazza...
Sgranò
gli occhi fino all'inverosimile. Era la terza
volta che rimaneva scioccato, quel giorno.
Si
avvicinò alla ragazza, arrivando a pochi centimetri
da lei, ancora senza capire bene se i suoi occhi lo stavano tradendo.
Sicuro
che fosse il tizio di prima? La
stava
fissando, indossava un reggiseno. Però poteva benissimo
avere seni finti! Forse
lo aveva fatto per ingannare Akane, o la scuola, o…
-
Ranko, che stai facendo? – le chiese la voce di
Akane, probabilmente riferendosi al fatto che stava impalato con gli
occhi
sgranati a fissare il seno della nuova arrivata.
-
Nulla – rispose, girandosi da un’altra parte e
recuperando un po’ di contegno. Come aveva detto Aiko? Una
delle persone più
importanti. Per ora, non poteva fare passi falsi. Anche se credeva di
aver
appena fatto una figuraccia da primati.
-
Credeva che fosse un ragazzo! - urlò Aiko,
ridacchiando all'espressione della rossa.
-
Errore che fanno in molti... - sospirò Akane,
però
poi la guardò male.
-
Fa nulla... Lei non mi conosceva – disse la ragazza
con la spatola. Eh sì, perché
ormai doveva pensare che era una ragazza, accidenti… Che
poteva comportare
questo? Ah, ci avrebbe pensato dopo!
-
Sentimi bene! La scuola le ha dato il permesso di
andare in giro con l'uniforme maschile, perché Ukyo si trova
meglio così - le
spiegò Aiko, ancora col sorrisetto divertito sul volto.
-
Dirmelo prima no, eh?
-
Nessuno ci aveva pensa… - cominciò Akane, ma non
finì mai, perché la mano di Ranko le
coprì la bocca con la mano. Vedeva la sua
espressione furiosa, ma prima che potesse dire le sue parole,
sicuramente
arrabbiate, fece la sua domanda.
-
Aspetta! Questa scuola accetta davvero uniformi
maschili?
-
Sì... questa è l'uniforme del liceo maschile qui
accanto, che è affiliato alla nostra scuola – le
rispose la nuova arrivata,
sorridendo. Ranko lasciò andare Akane, che le
urlò contro qualche insulto, ma
la rossa non le prestava molta attenzione, stava guardando con gli
occhi
sognanti la divisa dietro Ukyo; anche se forse sembrava che guardasse
proprio
lei. Non le importò molto: aveva visto giusto, poteva...
STOOOOOP!
Un
liceo maschile affiliato?
Maschile, vero? Con uniformi maschili, cibo maschile, puzza maschile...
Anche
se dell'ultima poteva fare a meno, il resto era il paradiso! Come
poteva
Happosai non avergli detto cose così importanti? Ah, ma
l'avrebbe sentito!
-
Voglio un'uniforme maschile anch'io! – disse, con
entusiasmo. Aveva lasciato andare Akane appena aveva sentito le parole
di Ukyo.
-
Ma sarebbe un peccato, stai così bene così...
vero,
ragazze? Akane?
-
Sì, sta bene - disse Akane, seppur sembrasse non
aver ascoltato con molta attenzione Aiko.
Ranko
non la stette a sentire, non gli interessava.
Solo dopo avrebbe capito che, con la venuta di Ukyo, le cose si
sarebbero
complicate, e tanto. Ma,
in quel
momento, aveva in mente soltanto due cose essenziali: riuscire ad
ottenere un uniforme
maschile e strozzare Happosai.
|
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Capitolo 10 *** Troppi tizi strani ***
Allora... Sono passati 6 mesi. Sì, sono passati addirittura
SEI mesi da quando ho aggiornato. Quindi, appena finisco il mio
monologo per spiegare le cause di questo ritardo, scappo il
più lontano possibile (anche perché devo
studiare....).
Se non volete perdere tempo in scuse/cause che non vi interessano
passate avanti a questo paragrafo! ^^
Cominciamo dall'inizio. Come avrete notato, sono sparita.
Letteralmente. A parte la mia prima storia finita e l'One-shot NON su
Ranma che ho pubblicato, (e a volte qualche commento a qualche storia)
sono sparita sia per le storie che per i commenti. Perché?
Be', non è così facile da dire... Sicuramente
è stato anche a causa della scuola. Quest'anno è
stato pazzesco, ho cominciato che credevo di non riuscire ad arrivare
alla fine, e se riesco ad aggiornare oggi è soltanto
perché sto prendendo tempo allo studio, e anche
perché mi sono stufata di non aggironare. ^^'''' L'altro
motivo è leggermente (?) più serio, ma non
è triste... credo. Comunque, diciamo che da gennaio, per ben
CINQUE mesi ho avuto una crisi che ha preso tutto il mio universo
personale di scrittura e lettura. Leggevo senza capire bene
PERCHé dovessi leggere, le cose che prima mi appasionavano
mi sembravano roba per ragazzini idioti, i manga che adoravo sono
calati drasticamente e la mia voglia di scrivere era NULLA.
Assolutamente nulla.
Credo di essere cresciuta.
Anzi, sono sicura di essere cresciuta, ma per capirlo ci ho messo un
po'... Sono diversa dalla me stessa dell'anno scorso.
L'altro giorno, ho cominciato a leggere un libro che mi hanno regalato
per il compleanno. L'ho finito in 4 giorni. Ho ripreso a scrivere, a
leggere, a divertirmi... E al più presto
riprenderò in mano tutte le storie che mi sono lasciata
scivolare in questi mesi. D'altronde, tra un po' la scuola finisce... E
avrò più tempo. E più voglia. XD
Ora, arriviamo al motivo che mi ha spinta a non pubblicare per
così tanto e che interesserà voi lettori. Mi
è venuta un'idea su come continuare la storia, ma non volevo
lasciarvi a secco di capitoli proprio nei punti più
salienti, così sto cercando di scrivere questa... Saga? No,
non è proprio una saga, visto che sono solo 3 capitoletti,
ma meglio degli "episodi" che avete avuto finora! Perchè
sì, ho notato che finora ho scritto episodi più
che capitoli, legati da un filone principale e soprattutto dediti a
farvi divertire, ma è anche ora che la storia evolva un
pochettino, no? ^^ In effetti, è andata un po' lentamente...
Ma ho i miei tempi, e la trama delineata a grandi linee nella mia
testa, devo solo vedere come riempire i buchi che sicuramente sono
nella mia testa ma che ancora non ho notato...
Importante: questo capitolo NON fa parte della "saga", però
è importante per aiutarmi con ciò che
verrà! U.U Leggete e capirete, eh!
Il prossimo capitolo NON verrà pubblicato prima di almeno un
mesetto... proprio perché ho solo... mezzo capitolo pronto?
O.o'''' Be', appena finita la scuola, mi metterò a scrivere
per bene! U.U
Altra cosa (si spera ultima! XD): non
ho ancora un/una beta! Quindi, se notate errori,
sconvolgimenti di trama, ecc... be', sappiate che è tutta
colpa mia! E siete tenuti a dirmelo, eh! U.U
Perché ancora non ho trovato beta? Be', semplice: non l'ho
cercato/a. Non ho avuto né il tempo né la voglia,
ma se qualcuno si offre di sua sponte, ovviamente non
rifiuterò l'aiuto! XD
Ho già risposto ai commenti grazie alla funzione di
EFP, ma ci tengo a ringraziare nuovamente lettori e,
soprattutto, i commentatori che mi sostengono! ^^ Se non fosse per
voi, mica pubblicavo, eh! XD
Adesso è davvero tutto. Godetevi il capitolo!
Buona lettura! ^^
Segreti
complicati
10°
capitolo: Troppi tizi strani.
Aiko
stava osservando Ranko, dopo che le aveva appena finito di spiegare
tutta la… faccenda. Eh
sì, perché la sua compagna
di classe non aveva idea che Ukyo e Akane fossero cugine. Aveva dovuto
anche spiegare
come mai erano così legate.
Ora…
Be’, sapeva che Ranko non capiva così
bene le persone, l’aveva appurato lei stessa, ma per
spiegarle che le lezioni
di cucina che Ukyo aveva tanto faticato a dare ad Akane erano servite
ad unirle
– anche perché solo grazie a lei la mora era
riuscita a migliorarsi un pochino
(sapeva far bollire l’acqua senza causare danni permanenti a
nessuno) – aveva
dovuto usare un linguaggio elementare, peggio dei bambini!
Come
può unire una cosa
simile?
La
sua domanda l’aveva spiazzata e la sua curiosità
su quella ragazza era
diventata ancora più grande. Era riuscita a capire meglio solo quando le
aveva spiegato
che, in cambio, Akane lavorava come cameriera al negozio di Ukyo per
quelle
lezioni.
Stanca
di stare ad osservare il suo viso senza far nulla, decise di riportarla
sulla
terra dal mondo dei sogni.
-
Quanto ancora pensi di restare a fissare il vuoto?
Ranko
cambiò improvvisamente espressione: da corrucciata divenne
fredda. Aiko non se
ne meravigliò molto, ormai aveva visto questo suo modo di
fare parecchie volte.
Appena si accorgeva di perdere la sua naturale
freddezza, la riacquistava immediatamente. Il perché ancora
non l’aveva capito
ma, presto o tardi, ci sarebbe arrivata.
-
Oh, non rispondi! Fa nulla… Io e Akane andiamo
all’Ucchan, vieni anche tu?
-
L’Ucchan è il negozio della cugina di Akane,
giusto?
-
Esatto.
-
Forse vi raggiungo dopo. Prima devo fare una cosa.
Aiko
la osservò per qualche secondo prima di parlare di nuovo.
-
Dove vai?
E
vide come la sua espressione cambiava ancora, diventando scocciata. A
quanto
pare non era abituata a tutte quelle domande.
-
Affari miei.
-
Allora ti seguo.
-
Voglio un’uniforme maschile, contenta?
Sorrise.
Anche la rossa aveva capito che, per togliersela di torno, era molto,
molto meglio
risponderle subito. Però non credeva che Ranko sapesse dove
si trovasse il
liceo maschile… Forse era meglio chiedere prima il permesso
alla preside di
indossarla, ma Aiko sapeva bene che, come aveva fatto Ukyo, era meglio
prima
procurarsi l’uniforme…
Ma
certo! Ukyo! Poteva aiutare lei Ranko… Ma come convincerla?
-
Ranko, vado a chiamare Ukyo!
-
Che c’entra lei?
-
Ci facciamo aiutare!
-
Ci? Aiko, faccio da sola.
-
No! Ukyo ha già esperienza in questo, e Akane ci
accompagnerà volentieri! Tu
aspetta qui, occhioni azzurri!
Aiko
si girò, sorridendo per l’espressione infastidita
e scioccata della rossa, e
corse per andare da Ukyo e Akane, certa che Ranko avrebbe aspettato:
sembrava,
anzi, era quasi certo che la rossa avesse un debole
per Akane, e lei lo avrebbe sfruttato fino alla fine.
Era
incredibile. Eccolo lì, davanti a lui:
il liceo maschile.
Era
stato costretto ad aspettare Aiko perché non sapeva
assolutamente da che parte
era la scuola. Quando era arrivata con Ukyo e Akane al seguito, si era
ripromesso di strozzarla, ma adesso avrebbe dovuto ringraziarla,
forse…
Ma
non in quel momento.
Adesso
voleva solo trovare un’uniforme! Ah, e poteva mangiare del
cibo maschile! E la
puzz… No, quella non era la benvenuta, ma meglio del profumo
asfissiante che le
ragazze adoravano mettersi e a cui era costretto ogni giorno. Comunque,
quello
era il momento di concentrarsi sull’uniforme, poi avrebbe
pensato al resto.
Come, per esempio, strozzare Happosai.
-
Andiamo a chiedere se è possibile avere
un’uniforme in più – disse Ukyo; a
Ranko sembrarono delle parole incredibilmente dolci.
-
Veniamo anche noi! – si aggiunse Aiko. L’impicciona
aveva chiesto aiuto alle
due… per una volta le era quasi grato.
-
Non mi piace – disse Akane, ma Ranko non registrò
fino in fondo quelle parole.
Si riferiva sicuramente all’edificio…
Si
fermò: Ukyo stava parlando con un professore. Non ascoltava
ciò che dicevano,
lasciava alla ragazza la parte più noiosa, era troppo
eccitato per…
Si
pietrificò. Che diamine stava facendo? Lui era un killer. Il
migliore. Aveva
perso completamente di vista l’obiettivo; non doveva pensare
alla scuola, ad
Aiko o Ukyo o anche Akane per più di pochi secondi.
L’unico suo obiettivo era
Suon Tendo.
Purtroppo,
casa Tendo era difficile da avvicinare, perché qualcuno non lavorava bene, quindi era
costretto a far sì che Akane
la considerasse un’amica.
Ma…
dopotutto, ormai era lì. Avrebbe preso l’uniforme,
poi sarebbe andato a pensare
a un piano per riuscire a finire in fretta quel lavoro. Ne aveva
abbastanza di
tutta quella situazione esasperante.
Riprese
un po’ di autocontrollo quando Ukyo si girò verso
di lei, stava per dirle
qualcosa, ma un urlo battagliero
d’Akane la fermò.
Ranko
si girò immediatamente ed ebbe appena il tempo di chiedersi
che stava
succedendo e perché Akane avesse un braccio alzato, con la
mano stretta a
pugno, che qualcosa le/gli cadde addosso.
La
sua pazienza era arrivata al limite! Prese la cosa
che aveva sulla testa, pronta a lanciarla lontano – almeno si
sarebbe sfogata – quando notò, con stupore, che la
cosa era un ragazzo.
-
Che diamine…
Ranko
lo lasciò cadere a terra. Non aveva tempo per pensare a
un’altra persona
strana, adesso Akane l’avrebbe sentita, non sarebbe stato un
litigio a rovinare
un’amicizia!
Stava
appunto per incamminarsi, quando sentì qualcosa afferrarle
la gamba: il ragazzo
le si era attaccato. Non aveva voglia di altri guai, stava per dargli
un pugno,
forte abbastanza da farlo svenire, quando il tizio si alzò,
le prese le mani
fra le sue e la guardò con ardore.
-
Finalmente!
-
Lasciami!
Liberò
le mani ma quello, svelto, gliele riafferrò.
-
Finalmente ti ho ritrovata, ragazza del vicolo con un bicchiere in mano!
-
Cosa? Hai sbagliato persona!
Per
lo shock, si dimenticò che le teneva le mani, ma lui
improvvisamente le lasciò,
aprì le braccia e si lasciò
andare –
probabilmente voleva abbracciarla – verso di lei…
niente lo salvò da un calcio
in pieno viso.
-
Oh, Kuno ha trovato una nuova ragazza a cui attaccarsi…
– sentì dire da un
ragazzo lì vicino.
Chi
diamine era quel tiz…?
Oh,
no.
Oh,
nononono!
Diamine,
non era possibile!
Ora
che era disteso a terra lo riconosceva. Cioè, più
o meno. Aveva intuito
qualcosa quando aveva nominato la ragazza
del vicolo con un bicchiere in mano – ma era
possibile essere così idioti
da nominare qualcuno così? Adesso ne era sicuro: era quel
ragazzo a cui aveva
fregato i pantaloni per pedinare Akane. (1) Eppure
era sicuro di non essersi
fatto riconoscere!
Come
poteva essere così sfortunato?
-
Ehi, Kuno, ma allora non ti piace più Akane? –
chiese Aiko al ragazzo, che si
era già seduto. Aveva due bernoccoli in testa…
Ci
era andato troppo piano, con lui. Perché non spaccargli la
mandibola?
Feeermi!
Quel giorno gli sfuggivano troppe cose… A quel
ragazz… Kuno, se non sbagliava,
piaceva Akane?
-
Sì, certo che mi piace Akane… Ma quella ragazza
è forte e abile, mi piace anche
lei!
-
Che succede? – chiese Ukyo, guardando con interesse prima
Ranko e poi Kuno.
-
Uh, ma allora vi conoscete!
-
Aiko! – protestò Ranko.
Kuno
scelse proprio quel momento per abbracciare la rossa da dietro, e Aiko
evitò di
rispondere. Ranko ringhiò, gli pestò il piede e
gli piazzò il gomito proprio
sullo stomaco. Sentì le braccia che la lasciavano e, subito
dopo, il suo
singhiozzo dolorante. Adesso cominciava ad andare meglio.
-
Oh, credo che tu abbia esagerato… - esclamò Aiko,
sicuramente più per il gusto
di farla infuriare ancora di più che per reale compassione
verso quell’esemplare
maschile.
Ranko
era pronta a urlarle addosso, se non fosse stato proprio per
l’esemplare, che si era
miracolosamente
ripreso e si era avvicinato ad Akane.
-
Oh, gioia dei miei occhi, scappiamo insieme, scambiamoci i diari e
cerchiamo un
rifugio dove potremo stare soli, tu ed io, ad ammirare il mare in
tempesta…
-
Allora è un vizio! – sbuffò la rossa.
-
Sì, è sempre così. Anzi che oggi si
contiene… - commentò Ukyo, osservando la
scena.
Ranko
storse il naso. Quasi non si accorse del pugno che Akane diede a Kuno e
pensò
solo per un momento che quell’individuo era abbastanza
resistente… aveva visto
il professore di prima che stava tornando per parlare nuovamente con
Ukyo.
I
suoi occhi brillarono e tutto il suo corpo si stava protendendo verso
quella
piccola speranza, quando si sentì afferrare per la manica e
trascinare via…
-
Ranko, Ukyo, andiamocene… - disse Akane.
-
Aspetta, prima l’uniformeeeee!
Alla
fine, dopo aver mandato quel Tatewaki
“Aristocrat” Kuno a fare qualche
sonnellino una ventina di volte, ottenuta
l’uniforme e presa Aiko – la ragazza era rimasta
indietro e Akane aveva i
rimorsi di coscienza! – erano riuscite a scappare
ad andarsene.
-
Quindi, anche lui è tuo cugino…
-
Esatto! – rispose Aiko, sorridente. Stava amabilmente
parlando con quel Kuno,
quando avevano ottenuto un’uniforme maschile; ma non potevano
lasciarla lì, eh
no! Accidenti ad Akane…
-
È il fratello di Kodachi – puntualizzò
Akane.
-
La pazza dai fiori bl… neri?
-
Esatto!
-
Mi ci vorrà un po’ per riprendermi…
-
Sì, Kuno non ha fatto altro che inseguirti per tutto il
tempo. Ma non sapevo
che vi conoscevate già…
-
Diciamo che ci siamo incrociati una volta… -
sospirò Ranko. Il liceo maschile
sarebbe stato perfetto, se non ci fosse stato quell’idiota!
Forse, per ora, ma
solo e unicamente per quel momento e perché aveva
un’importantissima missione
da compiere, era preferibile quello femminile. Anche se gli mancava
terribilmente
essere un ragazzo in tutto e per tutto…
Ah,
non avrebbe mai pensato di poter pensare di essere quasi
fortunato a stare nel liceo femminile!
-
Bene, allora adesso che si fa? – chiese amabilmente Aiko.
-
Al mio locale! C’è una promessa da mantenere.
-
Che promessa? – chiese Ranko, che stava per accettare solo
per mettere qualcosa
sotto i denti.
-
Ma come, te ne sei scordata? Aiko mi ha detto che avresti lavorato da
cameriera
per me stasera, se ti avessi procurato l’uniforme!
Lavorare…
Da cameriera?
-
Dai, almeno adesso hai la tua uniforme!
-
Aiko, non dovresti fare promesse per gli altri… - disse
Akane, probabilmente
solidale: Ranko sospettava che avesse raggirato spesso anche
lei…
-
AIKO! La prossima volta NON TI IMPICCIARE!
Bene.
Benissimo.
Non
poteva andare meglio.
Dopo
che uno tocca il fondo, pensa di poter almeno risalire, e invece no!
Quella
sera era stato terribile. Aiko
aveva
dato il peggio di sé, cercando di fargli perdere la calma in
tutti i modi,
dalle urla nell’orecchio alle battute vergognose per una ragazza davanti a tutti. Non
aveva nemmeno la voglia di
ripensarci. Aveva anche dovuto faticare a nascondere le sue occhiatacce
quando
Akane guardava dalla loro parte, perché non si poteva
toccare una ragazza che
non sapeva lottare!
Diamine…
l’unica cosa positiva della serata era stata la cena: Ukyo le
aveva offerto ben
quattro okonomiyaki visto il suo duro lavoro. E, ovviamente, lui li aveva mangiati subito! Happosay
elemosinava troppo sul cibo che gli mandava, e Falco Rosso non aveva
nessuna
voglia di andare a fare la spesa… Era un’offesa al
suo orgoglio! Ed era
Happosay a dover provvedere al suo appetito.
Ah,
giusto, c’era anche un’altra cosa positiva: stava
mangiando insieme alle tre
quando un certo Sasuke – da quel che aveva capito era il
servitore dei Kuno – era
venuto a prendere Aiko per portarla a casa e Akane, accortasi
dell’ora, aveva
salutato Ukyo e aveva trascinata lei
fuori dal locale.
Quindi,
in quel momento, stava passeggiando insieme alla mora per tornare a
casa.
Avrebbero benissimo potuto correre, ma così non avrebbero
potuto parlare… Fortunatamente,
nonostante il tragitto fosse breve, dovevano andare nella stessa
direzione.
Già,
parlare…
Dire
qualcosa.
Dialogare.
Esclamare.
…
Accidenti!
Pensare ai sinonimi di parlare non l’avrebbe aiutato a
trovare un argomento!
Come… Di cosa parlano le normali ragazzine sedicenni?
Anzi… Quella non si
poteva definire normale, lei
era…
era… era semplicemente Akane, dannazione!
-
Ah, diamine!
-
Oh, finalmente parli!
-
C-cosa? – chiese, leggermente confuso.
-
Per tutta la sera non hai aperto bocca, Aiko si stava
preoccupando…
-
Secondo te fare dispetti e preoccuparsi sono la stessa cosa?
– esclamò, con un
tono più irritato di quel che avrebbe voluto.
-
Be’… Per lei sì.
Ranko
guardò la mora negli occhi… erano completamente
sinceri. Non c’era nessun segno
di derisione, di dispetto. Lei credeva veramente a quel che aveva detto.
Eh
già, Aiko aveva ragione a dire che era ingenua…
-
Quanto manca a casa tua?
-
Siamo… siamo arrivati – constatò,
arrabbiato con se stesso per aver sprecato
quell’opportunità. Le indicò comunque
il palazzo, per evitare che lo seguissero
come il giorno prima.
-
Allora a domani! – la salutò, sorridendole.
Probabilmente era un sorriso di
circostanza, probabilmente non voleva dire nulla, ma gli
sembrò appena più
aperto e sincero di quelli che aveva visto fino a quel
momento…
Non
voleva pensare che doveva ringraziare quel tizio… quel Kuno
per questo.
-
A domani…
Guardò
Akane allontanarsi fino a che non girò l’angolo.
Si sentiva stranamente
irrequieto… Cos’era? La ragione
stava
cercando di dirgli qualcosa, qualcosa che gli stava
sfuggendo…
Ah,
ma certo. Che sciocco era stato. Quale ragazzo avrebbe lasciato andare
una
ragazza da sola di notte? Era un’idiota…
Ehi,
in quel momento era una ragazza! Non gli interessava!
…o
sì?
Ma…
Se ad Akane fosse accaduto qualcosa, poi non avrebbe più
dato la sua fiducia a
nessuno e… Ah, al diavolo!
Saltò
sul tetto dell’abitazione e, furtivo e silenzioso,
seguì l’amica
fino a casa.
(1)
Per chi non si ricordasse, è successo nel 3°
capitolo: il pedinamento. Quando
Falco Rosso doveva scoprire dove abitava Akane.
|
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Capitolo 11 *** Spruzzi d'acqua. ***
So che non ve lo aspettavate, sinceramente anch'io non credo ancora che
sto davvero per aggiornare... Ho riletto così tante volte
questo capitolo da essermi diventato quasi antipatico,
quindi lo dovrete sopportare così com'è.
^^'' Tra l'altro ho pochissimo tempo, quindi non vi sorbirete i miei
soliti monologhi qui sopra. XD Purtroppo la mia beta ritrovata ha
riavuto qualche problema, quindi questo capitolo non è
betato, ma spero di non aver fatto troppi errori.
Però vi avviso: i prossimi due capitoli sono praticamente
pronti (devo solo rileggerli per bene), quindi credo che fra due
settimane aggiornerò. Spero. ^^''
Non oso dire nulla sul capitolo, fatemi sapere che ne pensate. Io
scappo, non ho davvero più tempo.
Buona lettura!
Segreti
Complicati
Capitolo
11: Spruzzi d’acqua.
Ranko
era furiosa. Non solo aveva
faticato
per recuperare un’uniforme maschile, non solo aveva
incontrato quel pazzo di
Kuno, non solo aveva lavorato gratis al locale di Ukyo, adesso doveva
anche
andare da questa fantomatica preside a chiedere il permesso
di poterla indossare. Ma perché era sempre, sempre tutto
così complicato?
Sbuffò,
tenendosi stretta l’uniforme maschile. Se avesse funzionato,
avrebbe detto
addio alla gonna, ai merletti, ai fiocchetti, ai colori femminili e a
tutta
quella robaccia lì.
Sarebbe
stato libero.
Almeno
in parte.
Ukyo
le aveva detto che ottenere il permesso sarebbe stato semplice,
più di quanto
lei stessa immaginasse, ma non era sicuro di questo… Da
quando aveva quella
maledizione, sembrava andare tutto storto e, quando credeva che non
potesse
andare più a fondo, qualcuno scavava nella sua buca e lo
seppelliva sempre di
più, finché non riusciva nemmeno più a
vedere la luce filtrare dall’alto…
E,
se stava davvero facendo questi pensieri, voleva dire che il fondo
poteva
ancora essere grattato. E tanto, purtroppo.
Quel
giorno era cominciato abbastanza male, alla prima ora aveva avuto la
supplenza
della mini-prof che, forse in vena di giocare, aveva cominciato a
succhiarle
l’energia.
Ovviamente
era scappato immediatamente dopo aver centrato il foro della moneta con
una
matita, ma la prof non si era arresa e, urlando le solite idiozie sui
bambini
cattivi, l’aveva rincorsa finché non era finita la
giornata, e solo adesso,
quando tutti gli altri tornavano a casa, poteva andare a chiedere
quello
stramaledetto permesso alla preside.
Avrebbe
volentieri massacrato la mini-prof. Ooooh quanto avrebbe voluto farlo!
Ma
era meglio non creare troppi guai…
Oh,
insomma, doveva sbrigarsi, non poteva stare lì tutto il
giorno!
Si
trovò davanti alla porta della preside senza nemmeno
rendersene conto. Sbuffò,
un po’ contrariata, ed entrò senza bussare.
Si
ritrovò bagnato senza sapere bene come, l’uniforme
improvvisamente troppo
stretta e l’irritazione di essere vestito in abiti femminili
nel suo possente corpo maschile.
Ma
chi poteva…?
-
Ben ritrovato, Falco Rosso.
Akane
stava aspettando Ukyo davanti al cancello della scuola. Aveva voglia di
stare
un po’ con la cugina dopo le lezioni, però nel
vederla arrivare a braccetto con
Aiko, ridacchiando e lanciando occhiate birichine nella sua direzione,
provò un
istinto omicida.
Quell’impicciona
di Aiko stava sicuramente mettendo al corrente Ukyo di tutto
ciò che era
successo nel mese in cui non c’era stata, con coloriti
commenti e risatine da
oche spennacchiate. Oh, quanto la facevano infuriare quando avevano
quel
comportamento ridicolo.
Soprattutto
perché, di solito, avevano strane intenzione e lei cercava
di evitare guai.
-
Akane! Stavo giusto mettendo al corrente Ukyo dell’altro
ieri… E, sai, abbiamo
avuto una grande idea!
Proprio
come aveva immaginato…
-
Io resto qui ad aspettare Ranko.
-
Ma senza di te non possiamo metterla in atto! – la
implorò Aiko.
-
Dai, Akane, ci divertiremo! – disse Ukyo.
E
odiava quando la guardavano in quel modo. Soprattutto Aiko:
quando
voleva fare qualcosa, non la tratteneva nessuno, e quello sguardo era
una delle
sue armi migliori. Non sapeva se fosse più spaventoso quello
sguardo implorante
e conquistatore o la risata malefica e l’ingegno della
sorella...
Sicuramente
erano efficaci entrambi i metodi
per
piegare la gente.
Ma
sua sorella era più perfida.
-
A causa della tua ultima idea mi sono ritrovata nella spazzatura
– le
rinfacciò, dimentica di esserci finita da sola.
-
Un contrattempo. Forza! Dobbiamo continuare ciò che abbiamo
interrotto l’altro
ieri a causa di forze maggiori!
-
Cos…? Aiko, io non vengo con voi!
-
Dai Akane, non sei curiosa di vedere in che casa abita Ranko?
– le chiese Ukyo,
le afferrò il braccio e la guardò dritta negli
occhi. – Sono sicura che ti
interessano ancora le lezioni di cucina, vero cuginetta?
Akane
la guardò per qualche secondo, stupita come sempre della sua
doppia personalità:
gentile e onesta prima, ricattatrice dopo.
Sbuffò.
Ormai sapeva che era meglio assecondarle, non che ci fosse molta via di
scampo,
ed effettivamente anche lei era abbastanza curiosa…
-
E va bene. Ma una cosa… Aiko!
-
Sì?
-
Stai sbagliando strada.
-
Non mi aspettavo un palazzo così…
così! – esclamò Aiko.
Le
tre stavano davanti ad un enorme palazzo diroccato; metà
dell’intonaco
originale era caduto, il resto era in procinto di fare la stessa fine e
i muri
erano pieni di crepe.
Ukyo
si stava chiedendo come potesse una liceale abitare in un posto simile,
quando,
all’improvviso, sentì i vestiti bagnati e tanto,
tanto freddo.
-
Cos...? – cercò di dire, prima che una seconda
ondata d’acqua la travolgesse da
capo a piedi. Si girò per vedere chi fosse stato e quando
vide Akane asciutta, la
guardò male. Invece Aiko era nel suo stesso stato,
completamente fradicia da
capo a piedi.
-
Non ve ne eravate accorte? – chiese Akane con
un’espressione innocente sul viso,
per poi indicare qualcosa. Ukyo alzò il sopracciglio. Cosa
intendeva…? Si girò
e vide una vecchina che stava bagnando il piazzale;
si tolse appena in tempo dalla traiettoria della terza ondata
d’acqua, tirando
Aiko con sé.
-
Akane! Avresti dovuto avvertirci.
-
Mi dispiace, non ci sono riuscita. Non credevo che vi avrebbe
completamente bagnate.
-
Sono fradicia! Ukyo, non hai un asciugamano?
-
Anche se l’avessi, si sarebbe bagnato!
-
Oh, ho preso qualcuno? – chiese a quel punto la vecchia. Ukyo
si girò verso di
lei, pronta almeno a pretendere le sue scuse, quando notò
che l’anziana a
stento si reggeva in piedi.
-
Possiamo asciugarci, per favore? – chiese Aiko.
-
Allora ho preso qualcuno – ripeté la vecchina.
Prese Aiko per la manica e le
indicò la casa. – Entrate, piccole, dentro ci sono
asciugamani per tutte.
Purtroppo la mia vista è peggiorata negli ultimi anni...
Ukyo
ringraziò assieme ad Aiko. Stava per andare verso la casa,
quando la voce di
quest’ultima la fermò.
-
In verità, siamo venute qui per una nostra amica. Sa,oggi ci
ha invitate a
farle visita per vedere la sua casa!
-
Oh, sì, c’è una liceale che si
è trasferita qui da qualche giorno, ma non è
ancora tornata. – disse l’anziana e
poggiò a terra il secchio con l’acqua.
-
Che peccato, avremmo tanto voluto salutare Ranko!
Ukyo
si riavvicinò alle altre e notò i pugni chiusi di
Akane. Come al solito, la
cugina non era molto contenta del modo di fare di Aiko...
-
Allora vi farò entrare, così potrete usare il
bagno. Sono sicura che la vostra
amica non si arrabbierà, le spiegherò io
cos’è successo appena arriverà.
-
Grazie di tutto!
-
E così… Questa è casa sua –
constatò Aiko, sbuffando.
-
Cosa ti aspettavi da una liceale che abita da sola? Una villa lussuosa?
–
chiese Akane.
-
Qualcosa di… – si fermò e
poggiò la mano sul divano. – Meglio. Di
più vissuto,
ecco!
-
Dai Aiko, andiamo ad asciugarci.
-Sì,
eccomi – esclamò, sorridente, Aiko.
-
Ehi, non toccare niente!
Akane
sapeva bene che erano parole dette a vuoto, ma non poté fare
a meno di provare a fermare Aiko.
Tutto inutile.
Già sentiva le risatine delle amiche e il rumore di oggetti
spostati,
probabilmente a causa della loro curiosità.
Akane
sbuffò, ma non fece nemmeno in tempo a riprendere le due che
il campanello
suonò. Si
stupì, ma decise di andare a
vedere comunque chi fosse.
-
Sono venuto a prendere Aiko – esclamò la vocetta
di Sasuke. Akane non riuscì neanche a stupirsi che Sasuke sapesse dove trovarla che
l’altra era
già uscita dal bagno, l’espressione contrariata e
un asciugamano in testa.
-
No, non di nuovo!
-
Andiamo, signorina Aiko, vostro padre ha chiesto di parlare con lei.
Sono già
le cinqu…
Non finì nemmeno la frase che si sentì un
urlo di terrore provenire
dal bagno. Ukyo uscì, l’asciugamano in mano, gli
occhi sgranati e un leggero
tremolio che la smuoveva.
-
Ukyo, che è successo? Stai bene?
-
I-il… Il…
-
Ukyo! – esclamò Aiko, cercando di farla reagire.
-
Il locale dovrebbe già essere aperto!
Tre
persone caddero a terra con le gambe all’aria.
Nei
successivi due minuti Akane poté solo guardare una scena da
manicomio, non
sapendo bene che fare: Ukyo balbettava frasi senza senso sul suo
locale, sui
clienti e sui soldi persi cercando di asciugarsi i capelli con
l’asciugamano a
velocità record; Aiko correva per la stanza col duplice
intento di, secondo
lei, asciugarsi e di sfuggire a un Sasuke che sgambettava per starle
dietro e
la pregava di seguirlo.
Alla
fine, dopo diversi urli, qualche lieve imprecazione e tante goccioline
comparse
dietro la nuca della mora, Sasuke riuscì a prendere Aiko e
portarla via, ovviamente salutando
prima con un
inchino la ancora immobilizzata Akane, mentre Ukyo recuperava la sua
spatola
gigante e si fiondava fuori dalla finestra – dopo averla
aperta con un impeto
tale da mandare quasi in frantumi il vetro – per raggiungere
il più velocemente
possibile il locale.
E
lei restò sola.
Ci
volle qualche secondo per capire che era ancora nella casa di Ranko e
la rossa
poteva ritornare in qualsiasi momento. Sarebbe stato difficile
spiegarle il
motivo di quella visita, soprattutto perché non
c’era Aiko…
Ma
certo! Poteva dirle che era preoccupata che una liceale vivesse da sola
e
voleva aiutarla con i lavori di casa! In effetti, avrebbe dovuto
mettere in
ordine il disastro creato dalle sue amiche e da Sasuke…
Sospirò
di nuovo: era una scusa che reggeva poco, ma almeno un
po’…
Come
poteva renderla più morbida e dolce verso
quell’intrusione?
Un
attimo… Morbidezza e dolcezza…
Una
lampadina apparve magicamente sopra la sua testa e si accese.
Ma
certo! Era un ottimo piano!
Avrebbe
cucinato una torta.
Si
affrettò ad andare nella cucina, che in realtà
era un tutt’uno con il salone:
rovistò nel frigo, nei cassetti e nelle ante cercando gli
ingredienti e gli
strumenti necessari mentre ripassava mentalmente la ricetta che le
aveva
insegnato la sorella maggiore.
Akane,
ti stai
comportando come Ukyo e Aiko. Stai curiosando!
Zittì
quella vocina malefica e la scacciò dalla sua mente: non
stava affatto
curiosando, stava preparando un dolce per la sua amica.
In
casa sua.
Senza
il suo permesso.
E
con i suoi oggetti.
Si
fermò con le uova in mano, già si vedeva a
rimetterle a posto e…
Ne
mise tre – senza romperle – nel contenitore appena
trovato. Ormai aveva
cominciato, non poteva lasciare tutto così!
Accese
il forno, poi prese una forchetta – non aveva trovato la
frusta – e cominciò a
sbatterle il più velocemente possibile, ignorando i gusci,
parte del tuorlo e
dell’albume che volavano via.
Aggiunse
la farina, lo zucchero ed altri ingredienti vari, tra cui uno strano
liquido
giallo, una polverina marrone e della gelatina viola. Ranko non aveva
tutti gli
ingredienti a casa…
Mescolò
il più velocemente possibile, cercando di amalgamare la roba
molliccia che
stava venendo… Eppure alla sorella veniva meno grigia. Oh
be’, nel forno
sarebbe andata bene ugualmente.
Il
suono del suo cellulare la distrasse mentre stava mescolando a
velocità
supersonica e metà della poltiglia molliccia e grigia
volò per la stanza, fino
ad attaccarsi alla parete.
Tutto
quel disastro per un messaggio di Aiko che le chiedeva di salutarle
Ranko!
Guardò
orripilata il suo impasto che
sembrava prendere vita propria e, scivolando, lasciava una striscia
grigia
sulla parete…
Sbuffò,
contrariata, e mise il miscuglio nella teglia, che inserì
nel forno; poi
raccolse da terra uno degli asciugamani e provò a cancellare
quella scia
grigiastra, ma riuscì soltanto a estenderla.
No,
lei era lì per aiutare Ranko, non per metterla nei guai!
In
un ultimo gesto gentile, raccolse
gli
asciugamani e li pose in bagno.
Poteva
fare almeno quello…
Sconfitta
dalla macchia grigia, ma felice per la torta che presto avrebbe fatto gustare all’amica, si sedette
sul
divano, assaporandone la comodità. Chiuse gli occhi.
Lì sopra ci si poteva
quasi addormentare, tanto aveva messo il timer al forno…
Sentì
un tonfo e riaprì di scatto gli occhi.
All’improvviso vide spuntare dalla
finestra la figura di un ragazzo che, agilmente, entrava in casa, ma
sembrò
immobilizzarsi quando incontrò i suoi occhi.
E
adesso chi era quello?
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Capitolo 12 *** Imprevisti, forse. ***
Segreti
Complicati
Capitolo
12: Imprevisti, forse.
Falco Rosso era seduto davanti alla scrivania della preside, si era
asciugato e
aveva indossato dei vestiti maschili: da quando aveva scoperto che lo
sconosciuto a cui li aveva presi era quel Kuno, li portava sempre con
sé.
Be’,
però… Non se l’aspettava per niente!
Certo, qualcuno
poteva anche avvisarlo di come aveva fatto a finire proprio nella
classe di
Akane, ma ovviamente i suoi erano pensieri sprecati. Happosai non gli
avrebbe
mai detto nulla.
Sicuramente
adesso capiva molte cose. Ad esempio, come mai non avesse ancora
ricevuto molti
rimproveri nonostante le sue continue discussioni
con la mini-prof, o come mai nessuno aveva ancora indagato sulle
ragioni che
portano una sedicenne ad abitare da sola e cambiare scuola ad anno
inoltrato.
Ovviamente,
era tutto grazie a lei.
Alzò
lo sguardo e puntò gli occhi sulla persona che aveva davanti.
-
Devi darmi il permesso di indossare l’uniforme
maschil…
Prima
che potesse anche solo finire la frase, sentì la testa
pulsargli dolorosamente.
La vecchietta raggrinzita che stava seduta al di là della
scrivania aveva
tirato fuori il suo nodoso bastone e l’aveva colpito
abbastanza forte da farsi
sentire, e lui non aveva avuto il tempo di spostarsi. E dire che sapeva
del suo
brutto vizio…
-
Dovresti avere più rispetto! Non sei ancora abbastanza forte
per poter essere
così sfrontato. Soprattutto adesso.
Falco
Rosso si massaggiò la testa, la guardò male, ma
si trattenne dal risponderle.
Stupida
vecchia. Stupido corpo sedicenne. Stupida situazione!
-
Oh, vedo che a qualcosa è servita questa missione. Adesso
riesci a tenere a
freno la lingua. A proposito, quanti centimetri mancano ai funghi
cambia età (1)?
-
Dieci, vecchia mummia.
Ovviamente,
niente lo salvò da una seconda bastonata. E, sicuramente,
era stata lei a dare
quei funghi ad Happosai. Dei, che rabbia!
-
Se vuoi indossare quell’uniforme, evita di farmi arrabbiare.
Falco
Rosso la fulminò con lo sguardo, ma non ribatté.
Era meglio non giocare troppo
col fuoco…
-
Da quanto sei la preside?
-
Non ti è mai interessato di ciò che mi succede.
-
Quindi non c’entra con la mia missione?
-
Sai perfettamente anche tu che, senza di me, c’erano
altissime probabilità che
non finissi in classe con il mezzo.
Falco
Rosso batté una volta di troppo le palpebre; come al solito,
aveva ragione. Peccato
non essersene accorto prima…
-
Ecco di chi parlava Happosai… - disse e inarcò un
sopracciglio.
-
Falco Rosso, non prendere questa missione con troppa
superficialità. Akane si
fida facilmente delle persone, ma quelle che le sono più
vicino non sono come
lei.
-
Ed ecco grazie a chi ho le informazioni… Ma allora cosa fa
il gruppo di
ricerca?
Il
bastone colpì per l’ennesima volta la sua testa,
mentre la vecchina
ridacchiava. Stupida mummia! Solo perché adesso era
più forte, non voleva dire
che lo sarebbe stata per sempre! Col suo possente corpo di
diciannovenne all'incirca
la eguagliava!
Sì…
peccato che adesso non fosse proprio così.
-
Smettila di scherzare e ascoltami – gli
ordinò, quando smise di
ridacchiare.
-
Akane quasi si fida di me, una volta che mi farà entrare in
casa avrò
praticamente completato la missione. Manca pochissimo. Ma prima,
l’uniforme!
-
Non vuoi proprio capire… Indossa pure
quell’uniforme, tanto non ti servirà a
nulla. E mi rifiuterò di aiutarti ancora, se non sarai meno
irrispettoso.
-
Mi sembra che finora sono sempre riuscito a portare a termine le mie
missioni da solo.
Obaba
lo guardò per qualche momento, poi sospirò. Falco
Rosso ringraziò soltanto che
non avesse di nuovo usato quel suo bastone, o anche lui avrebbe dovuto
mettersi
del ghiaccio, appena tornato a casa.
-
Torna a casa, Falco Rosso. Torna a casa e pensa a come utilizzare al
meglio il mezzo.
Stava
saltando sui tetti, ma non correva. Nemmeno si nascondeva troppo, in
realtà:
non ne aveva voglia.
O
forse aveva bisogno di pensare.
Sapere
di avere un alleato avrebbe dovuto farlo sentire, se non più
tranquillo, almeno
meno arrabbiato. Ma l’unica emozione che riusciva a
catalogare era la
confusione.
Era
abituato al linguaggio oscuro di Obaba, ai suoi giri di parole per
fargli fare
esattamente ciò che voleva, e solo alla fine, quando aveva
capito da sé, gli
parlava in modo chiaro. Ma stavolta non aveva usato quei metodi, e
forse questo
lo turbava. Ma probabilmente non gli interessava più di
tanto. L’unica cosa che
non capiva era quel lieve fastidio che pizzicava in un angolo della sua
mente e
che ancora non era riuscito a identificare.
Si
fermò, in equilibrio sulle tegole. Stava decisamente
prendendo questa
situazione troppo sul serio. Doveva distaccarsi, mantenere la freddezza.
Prese
un profondo respiro e soffiò. Ne aveva abbastanza anche di
quell’idiota che si
ostinava a seguirlo da cinque minuti buoni. Chi era così
stupido da credere di
poterlo spiare e continuare a vivere?
Vagliò
le possibilità: poteva fargli perdere le sue tracce, poteva
magicamente
apparirgli dietro la schiena senza che se ne accorgesse e farlo
svenire, oppure
poteva scoprirlo subito e sentire cos’aveva da dire.
O,
ancora meglio, poteva lottare contro di lui. Per poterlo seguire sui
tetti,
sicuramente doveva essere un minimo abile, e lui era da fin troppo
tempo che
non lottava…
Sentì
un rumore, un fruscio e lo stridio delle tegole. Ma bene, era
veloce… ma non
abbastanza. Prima che l’inseguitore potesse sferrare il
calcio che l’avrebbe
colpito sulle costole, Falco Rosso si spostò e, a sorpresa,
gli afferrò la
gamba e lo scaraventò sull’asfalto, in un vicolo
chiuso, dove non c’erano
persone. Saltò giù dal tetto e si
avvicinò al ragazzo… Lo osservò per
qualche
secondo: era più giovane di lui, aveva i muscoli ben
sviluppati e uno zaino
sulle spalle.
Cos…?
All’improvviso, si sentì afferrare la caviglia. E
dire che pensava di averlo
fatto svenire! Be’, adesso voleva proprio parlare col pazzo.
Gli afferrò il
polso e gli rigirò il braccio, per poi calciarlo sul muro,
non troppo forte.
-
Chi sei? – gli chiese, col tono più serio che
riuscì a trovare e dovette
faticare a non guardarlo con troppa superiorità.
-
Non è questo l’importante! Tu! Tu –
prese un respiro profondo, probabilmente a
causa del calcio di prima, ma tornò a guardarlo negli occhi.
– Sei un assassino!
Falco
Rosso alzò un sopracciglio. Cosa sapeva quel ragazzo? Era
troppo informato per
i suoi gusti… Fin troppo. Indurì lo sguardo e gli
si avvicinò, afferrandolo per
il colletto.
-
Ma bene, e cosa vorresti fare con quest’informazione?
Ricattarmi? Oppure
vorresti consegnarmi alla tua giustizia?
-
Io ti UCCIDERò!
Falco
Rosso gli diede un pugno e lo lasciò tossire. Non gli era
mai capitato che
qualcuno volesse vendicarsi, a parte i suoi colleghi.
Era troppo bravo per farsi scoprire, e troppo abile perché
qualcuno solo
sospettasse di lui. Allora come faceva…?
-
Un vendicativo! E sentiamo, come mai vorresti uccidermi?
-
Qualcuno che uccide una persona come Akari non può essere
perdonata!
Nonostante
il pugno era riuscito a urlare. Era più resistente di quel
che mostrasse, forse
era meglio non giocare troppo, e smettere subito…
Akari.
Ricordava
bene quel nome, era stata una missione complicata, ma ricordava
perfettamente
che nessuno aveva assistito alla sua morte. Nessuno.
Avvertì
il pugno arrivare, ma riuscì a scansarlo solo per un soffio.
Era abituato ad
essere più veloce, era meglio finirla il più
presto possibile.
-
Tu non meriti di stare sotto questo cielo! IO TI SCONFIGGERò!
Il
ragazzo si lanciò verso Falco Rosso, con i pugni protesi
verso di lui, ma l’assassino
saltò indietro. Nel momento in
cui si mise in posizione di difesa, sentì delle voci.
- Ma non puoi versare
l’acqua lì!
-
Tanto non passa mai nessuno in questo vicolo.
Falco
Rosso fece appena in tempo a saltare che dell’acqua
finì nel punto in cui era
un attimo prima.
Per
fortuna era riuscito
a scansarla, ci mancava solo la trasformazione!
E,
in quel momento, accadde l’impensabile: il ragazzo di fronte
a sé prese in
pieno il getto e… sparì. Erano rimasti solo i
suoi vestiti e il suo zaino.
Falco
Rosso, stupito, si
avvicinò. Prese la
maglietta in mano e la ributtò subito a terra. Si era mossa. La maglietta si era…
mossa. La riafferrò, anche se
continuava a muoversi, e cercò di capire cosa stesse
succedendo…
-
Ahi!
Ingoiò
un’imprecazione e staccò a forza la cosa nera che
si era attaccata alla sua
mano, per poi colpirla con un pugno.
Guardò
l’esserino, che capì essere un maialino, svenuto.
Come aveva fatto a…?
Si
volse verso i vestiti bagnati. E capì.
Ma
tu guarda se doveva trovare un altro maledetto sulla sua strada!
Avrebbe dovuto
ucciderlo, sicuramente sarebbe stata la cosa migliore da fare.
Però la sua
curiosità era stata stuzzicata, e adesso voleva sapere. Lo
avrebbe interrogato
e, se non avesse saputo nulla o se fosse riuscito a capire, ugualmente
il
ficcanaso sarebbe morto.
E,
ovviamente, non poteva lasciare quella mina vagante in giro.
Raccolse
i vestiti e li mise dentro lo zaino, per poi metterlo in spalla.
Afferrò il
maialino nero per la fascia, che adesso era attorno al collo, e
saltò
nuovamente sul tetto.
Sorrise.
Sarebbe stato divertente cavargli le informazioni, almeno aveva un
passatempo
per distrarsi da quell’assurda missione.
Era
abbastanza vicino a casa, così,
saltando, in pochi minuti arrivò al suo condominio.
Osservò
per qualche momento l’edificio, per poi sbuffare. La
vecchietta era sempre lì,
stava bagnando la strada: davvero, non capiva a cosa serviva! E non
aveva
nessuna voglia di diventare ragazza… Sarebbe andato a darle
l’affitto un'altra
volta.
Saltò
e si aggrappò con la mano al cornicione della finestra
aperta: buttò lo zaino
dentro, che fece un tonfo. Entrò anche lui, sempre tenendo
il maialino in mano,
e sgranò gli occhi.
Che
diamine ci faceva Akane sul suo divano?
(1)
Se
qualcuno non si ricorda, Falco Rosso aveva usato questi per diventare
sedicenne. E sono gli stessi dell’episodio nel manga, non
presente nell’anime,
in cui Ranma e Ryoga cambiano continuamente età.
Stavolta scrivo dopo il capitolo per evitare spoiler. U.U Ma volevo
comunque dire due parole. :3 So bene che questo non era il capitolo che
vi aspettavate, ma ho preferito spiegare chi c'era dentro la presidenza
(e di conseguenza come sia possibile per Falco Rosso fregarsene
altamente di alcune regole ed essere così "fortunato") e
come mai sia arrivato così tardi a casa, tanto da lasciare
il tempo ad Akane di cucinare. Purtroppo, però, tutti avete
capito chi era il ragazzo misterioso che ha visto Akane. XD Tra l'altro
in questo capitolo appaiono due nuovi personaggi, e mi sono accorta (da
molto, ormai) che non faccio altro che inserire personaggi su
personaggi, e dire che non mi piace questo nelle storie. O.o'
Però di positivo c'è che non ne dovrebbero
apparire altri per un po', e quando sarà, saranno al massimo
3 o 4, non di più. Anche perché non saprei
gestirne altri. ^^'
Altro capitolo non betato. Sì, lo so, sono pessima, ma tra
beta che ha riavuto problemi e il mio ostinarmi a non cercarne un'altra
per ora... ^^' Tanto ci siete voi che mi fate notare gli errori, vero?
Vero? ^^''
Ah, probabilmente avrò problemi ad internet in questi
giorni, quindi se non mi faccio sentire è per questo. ^-^
Importante, credo. XD Ho praticamente pronto il prossimo capitolo, quindi come per questo (sono passate solo due settimane e 4 giorni, miracolo! ^^') dovrebbe arrivare fra circa due settimane, internet e impegni permettendo. ^^
Detto questo, ci tengo a ringraziare chi ha letto questa fanfic, chi
continua a leggere e soprattutto chi ha commentato. ^^ Alla prossima! XD
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Capitolo 13 *** Imprevisti sicuri. ***
Salve! Sono tornata, ci ho messo più di due settimane ad
aggiornare ma almeno meno di un mese, no? ^^' Cause: internet, studio e
tanta poca voglia di rimettersi a correggere questa... cosa.
E con questo capitolo si chiude il primo... no, secondo incontro fra
Akane e Falco Rosso in versione maschile, anche se nel primo
(7° capitolo), non si sono praticamente visti. XD E
così sono diniti i capitoli quasi finiti, quindi il
14° arriverà... fra un po'. ^^' Spero presto, ho
già l'idea, ma non è ancora scritta; aspetto
l'ispirazione. U.U
Come al solito, niente beta, tanti errori. ^^' Sì, mi ostino
a non cercarla e sì, mi ostino a lasciare gli orrori, e
sì, continuo a chiedervi di mostrarmeli, se li vedete. So di
avere ancora molto da imparare. ^^''''
Bene, finisco qui, stavolta. Grazie a tutti coloro che hanno letto,
commentato, ecc... A tutti, insomma. ^.^
Buona lettura!
Segreti
complicati
13°
capitolo: Imprevisti sicuri.
Falco Rosso guardò per qualche secondo Akane, che stava
seduta con gli occhi
sgranati a fissarlo. Peggio di così non poteva andare: cosa
ancora doveva
succedere quel giorno? Prima Obaba che non
gli parlava per enigmi, poi uno sconosciuto che voleva vendetta e
adesso Akane
nella sua casa!
Non
l’aveva previsto quando le aveva fatto vedere
l’edificio. Si aspettava qualcosa,
certo, ma non… non quello!
Scosse
la testa e si ricordò del maialino che teneva in mano: non
poteva certo
rimanere per sempre immobile! Si abbassò per posare il
maledetto a terra, ma
non ne ebbe il tempo che dovette scansarsi da una sedia lanciata contro
di lui.
Si
risollevò di scatto e vide Akane con un’altra
sedia fra le braccia, pronta a
scagliarla con tutta la sua forza.
-
Ehi, aspe…
Non
ebbe nemmeno il tempo di finire che fu costretto a scansare anche una
roba
molliccia e grigiastra. Poi fu il turno del tavolo.
Eh
no, se Akane rompeva la casa Happosai gli avrebbe fatto ripagare tutto!
-
Aspetta, fermati!
Akane
sembrò davvero ascoltarlo, per un momento;
l’ennesima sedia tenuta in alto,
pronta a diventare un’arma. Ma la sua espressione non era per
niente
amichevole.
-
So che Ranko è qui a causa tua! Ne sono sicura!
Falco
Rosso si immobilizzò al centro della stanza, ancora col
maialino in mano. Cosa?
Era per quello che l’aveva attaccato? IO
sono Ranko! La rabbia gli salì dalle viscere, ma
non poté esplodere: non
poteva colpirla.
DEI!
Perché a lui?
-
Perché dovrei creare fastidi a chi vive in questa topaia?
Falco
Rosso sbuffò. Senza stupirsi, si ritrovò a
scansare anche quella sedia, mentre
Akane si avvicinava al divano. Eh no, quello no!
Si
guardò velocemente attorno, ma gli veniva in mente
un’unica idea. E non gli
piaceva.
-
Basta! – urlò, si abbassò,
recuperò lo zaino e le lanciò addosso la
maglietta
del signor-vengo-a-vendicarmi. Senza vedere gli effetti (ma era sicuro
di
averla presa sul viso), si avvicinò alla finestra e
saltò fuori, stanco della
situazione assurda che si era creata. Passò accanto alla
vecchina e, con uno
sbuffo esasperato per l’idea idiota, stupida e… e
sì, idiota che gli era venuta,
chiuse gli occhi. E sentì freddo. Era l’unico modo
efficace che gli fosse
venuto in mente. Nessuno aveva visto ovviamente, la vecchina era troppo
rimbambita o cieca per capire ciò che era successo e Akane
ancora stava
scendendo da un albero per raggiungerlo… o raggiungerla.
Non
vedeva davvero l’ora che finisse quella giornata!
Akane
rimase un attimo spiazzata nel vedersi arrivare davanti agli occhi
quella
strana maglietta beige… Ma era beige? Se la tolse
immediatamente dal viso,
pronta a scontrarsi con l’intruso, ma si sorprese non
vedendolo da nessuna
parte. La porta era chiusa, la finestra aperta… Senza star
troppo a rimuginarci
sopra – il ladro stava scappando, e sembrava anche piuttosto
abile! – si fiondò
verso quest’ultima, ma dovette fermarsi a spostare il tavolo
ed evitare zaino e
resti delle sedie prima di poter uscire.
Forse…
forse non era lui che creava guai a Ranko. Però non poteva
essere un amico: quale
persona onesta e per bene entrerebbe dalla finestra? Certo, lei non si
era
comportata molto meglio, però…
Riuscì
a saltare giù dal tetto aggrappandosi a un ramo
dell’albero di fronte e si
precipitò all’entrata del viale, anche se
c’erano poche speranze di…
Si
fermò a guardare Ranko, completamente bagnata e con un
porcellino nero in mano.
-
Ranko?
-
No, guarda, sono Kodachi. – sbuffò lei e si
guardò i vestiti bagnati con un
certo disappunto. – Piuttosto, che ci fai qui?
-
Oh, ho bagnato qualcuno? – chiese l’anziana e
alzò lo sguardo sulla rossa.
-
Non si preoccupi, passo dopo per l’affitto.
Akane
scosse la testa. Doveva essere sincera, parlare chiaro e sarebbe andato
tutto
bene. Tutto! Prese un profondo respiro e… parlò.
-
Ranko, scusami! Sono entrata a casa tua con Aiko e Ukyo,
perché ero preoccupata
per te ed ero curiosa. Ah, e prima è entrato un tipo strano
dalla finestra!
L’ho cacciato… via…
Solo
in quel momento le sembrò che tutta quella vicenda fosse
completamente assurda. Aveva
sbagliato. Ma si era
scusata. Ranko avrebbe capito!
…almeno,
così sperava.
-
Il tipo strano era un ragazzo moro con i capelli lunghi e uno zaino?
-
Sì…
-
Allora era mio fratello.
Sgranò
gli occhi e la fissò.
Era
suo fratello.
Il
fratello.
Dei,
aveva fatto un casino.
Quello
era un ottimo giorno. Davvero un ottimo giorno! I ricordi della ragazza
del
vicolo con un bicchiere in mano erano ancora vividi nella sua mente, li
ricercava ogni volta che poteva, fin troppe volte. Averla rivista,
ritrovata,
abbracciata e rivelato i suoi sentimenti era stato per lui fonte di
gioia, ed
era sicuro che lei si sarebbe fatta vedere al più presto!
Ma
un pensiero l’assillava da un po’. E se lei fosse
stata troppo timida per farsi
avanti? Ma non poteva essere, lui le aveva mostrato quando teneva a lei!
…però
la timidezza poteva lo stesso fermarla. O la sua amicizia con la
bellissima
Akane Tendo. Oh, sapere di poter essere la fonte di rancore di una
così
bell’amicizia lo rendeva triste! Ma non poteva rinunciare ai
suoi sentimenti,
Akane e l’altra erano così belle e gentili e dolci
e…
Così
tanto che le vedeva ancor ora. Lei, bagnata e gocciolante, e Akane, docile e dolce.
Oh,
dolce visione, aveva voglia di abbracciare cotanta bellezza e dolcezza!
Si
avvicinò alla rossa e la circondò con le sue
possenti braccia.
-
Mia amata, scappiamo insieme verso occidente, dove potremmo coronare il
nostro
sogno d’am…
Ma
si ritrovò il viso a terra prima di poterla stringere a
sé.
-
Lasciami!
Aveva
avuto ragione: la ragazza era così timida! Non riusciva
nemmeno ad
abbracciarlo, anche se era chiaro il desiderio inespresso di quei
bellissimi
occhi! Si rialzò e la guardò, stava parlando, ma
la sua bellezza non gli
rendeva facile capire le sue parole sicuramente piene di scuse per la
sua
eccessiva riservatezza.
Si
girò, vide l’altra bellezza davanti a
sé e protese le sue labbra verso Akane.
-
Diamoci un bacio per suggellare il nostro amore, oh dolce bocciolo di
ros…
Un
pugno raggiunse la sua faccia e dovette indietreggiare. Oh, destino
ingrato, anche
la dolce Akane era troppo timida per baciarlo senza arrossire,
sicuramente si
sarebbe vergognata di mostrarsi così fragile davanti a lui,
ma non doveva
temere questo, lui avrebbe sempre amato entrambe.
-
Oh, il vostro amore per me è così palesAAAAAAAH!
Nonostante
il dolore alle costole e al viso per il calcio e il pugno ricevuti, era
sicuro
che quello fosse un regalo dalle sue amate. Sì, un regalo
d’amore: era
bellissimo il paesaggio, da lassù.
Certo,
rendiamo questa giornata ancora peggiore, incontriamo anche Kuno!
Ranko
sbuffò e fissò lo sguardo su quello di Akane,
ancora col pugno proteso verso
l’alto. Adesso doveva sistemare un altro guaio.
-
Non ti chiederò perché sei qui, né
come sei entrata in casa, è bastato il nome
di Aiko per farmi capire. Solo si può sapere
perché mio fratello ti è sembrato
un individuo sospetto?
E
perché mi hai cacciato
fuori a calci?
Akane
abbassò la mano e si sistemò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Alzò lo
sguardo e la fissò.
-
Credevo fosse a causa sua. – Si morse il labbro e
abbassò lo sguardo. – Credevo
fosse il motivo per cui ti sei trasferita qui e devi vivere da sola in
quel
piccolo appartamento. O che fosse un ladro, è entrato dalla
finestra! Però… ho
sbagliato.
Ranko
la guardò torturarsi il labbro per qualche secondo prima di
distogliere lo
sguardo. Non era pronto a quella confessione, non era pronto a vederla
così indifesa e
preoccupata per lu… lei.
Sapeva solo che, adesso, la rabbia per il disastro in casa era scemata
quasi
del tutto.
E
non era un bene.
-
Akane, ascolta…
Ma
non riuscì a finire la frase ché vide una macchia
nera raggiungerle il viso.
Agì prontamente e schiacciò il maialino a terra,
per poi rialzarsi subito. Si
era dimenticato del vendicativo, adesso aveva ben due problemi da
risolvere,
senza contare il disastro in casa.
-
Un porcellino?
Si
girò a fissare il volto stupito di Akane mentre riprendeva
in mano il maledetto,
che sembrava essersi stranamente calmato.
-
Mio fratello era venuto a portarmi questo… questo mio
animaletto domestico. Mi
mancava.
Deglutì
e imprecò mentalmente. Non gli era venuta idea migliore per
spiegarlo, e non
poteva certo dire che era per cucinarlo o, bagnato, sarebbe tornato
alla sua
vera forma. Adesso non poteva nemmeno sbarazzarsi di lui, né
ucciderlo, né
tantomeno mandarlo ad Happosai.
Dei,
dopo quella missione avrebbe avuto bisogno di un lungo periodo di
riposo.
-
Oh, capisco. Era per questo che… – Akane si
fermò un attimo e annusò l’aria.
–
Oh no, la torta!
-
La torta?
Sgranò
gli occhi pensando all’orrore che poteva aver preparato e si
lasciò trascinare
fino alla sua porta, già aperta. Ma come... Avrebbe indagato
dopo, meglio. La
mora entrò, la lasciò all’uscio e si
fiondò verso il forno, da cui usciva un
fumo nerastro e poco invitante.
Spostò
lo sguardo e vide i resti delle sedie e del tavolo che avrebbe dovuto
ricomprare, la casa era un completo disastro. Sospirò, ma
subito dopo notò
altri particolari strani. Il pavimento era bagnato e su una parete si
estendeva
una macchia grigiastra che prima non c’era. Mentre Akane
tirava fuori la torta
ormai bruciata dal forno, Ranko si avviò nel bagno e vide il
vero caos.
Pavimento bagnato, asciugamani dappertutto, spazzolino a terra,
dentifricio
sul… sullo specchio, usato per scrivere il suo nome.
Strinse
il maialino, che si lamentò sotto la sua stretta e mosse le
zampine per
scappare, senza successo. Quelle… quelle ragazzine
avevano osato non solo entrare nella sua casa provvisoria, ma avevano
addirittura messo tutto in disordine!
Appena
finita la missione, le avrebbe uccise.
Tutte,
senza nessuna eccezione.
Restò
ad osservare la scena, ancora stringendo il porcellino,
finché non sentì
qualcosa toccarle la spalla.
Un
attacco! Non aveva sentito nessuno arrivare. Si girò di
scatto, pronto a dare
un pugno al suo avversario e si ritrovò di fronte gli
occhioni dispiaciuti di Akane.
Si fermò appena in tempo per non farle male, ma quasi perse
l’equilibrio.
Quasi.
-
Il dentifricio è uno scherzo che ci facevamo da piccole,
penso l’abbiano fatto
per farti sentire una di noi.
Sorrise
mestamente, forse nemmeno lei credeva a ciò che aveva detto.
-
Però la torta non si è bruciata! Vuoi assaggiare?
Le
mise sotto il naso un grumo nerastro non ben identificato da cui
proveniva un
odore terribile di bruciato. E lei… lui… avrebbe
dovuto addirittura… mangiare
una cosa simile?
Ma
neanche per sogno!
Stava
per cacciarla fuori casa, quando incontrò, di nuovo, i suoi
occhi. Sinceri,
onesti e carichi di aspettativa.
Dei,
la missione. La missione! Quello era il mezzo.
Doveva pensare alla missione!
-
Se io l’assaggio, tu mi prometti che prima di intrufolarti a
casa mi avviserai?
-
Sì, certamente!
Ranko
chiuse gli occhi, sospirò e assaggiò la torta.
Il
sapore era terribile.
Ingoiò
e, non appena finì di pensare “Evviva,
per fortuna sono ancora vivo!”, sentì un
dolore atroce allo stomaco. Si
piegò sulle ginocchia e non si curò dei lamenti
che uscivano dalla sua bocca.
Non era un uomo, in quel momento, e quella cosa
che Akane definiva torta era puro veleno.
-
Eppure ero sicura che fosse venuta bene.
Aprì
a fatica un occhio e vide la mora che si muoveva per casa, sembrava
quasi
impazzita.
Con
le ultime forze residue si trascinò fino al divano, dove si
distese.
Avrebbe
passato una notte insonne.
-
Ranko, non hai un digestivo o qualcosa di simile?
Sorrise.
Allora non era impazzita, stava pensando a lei. Di nuovo. E la cosa gli
fece piacere,
in un certo senso. Se non fosse che la ragazza era la causa per la
quale adesso
si ritrovava in quelle condizioni.
Il
suo orgoglio stava soffrendo. Lui, il più grande killer di
tutto il Giappone,
sconfitto da una torta cucinata da una sedicenne.
Era
caduto davvero in basso.
|
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Capitolo 14 *** Ho il ragazzo? ***
Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma per mettere in ordine la
confusione che ho in testa per non confondere voi, ci vuole un po' di
tempo. E anche a correggere i capitoli... Insomma, le solite cose,
oltre alla mia innata pigrizia. XD Ma almeno sono riuscita a trovare la
forza per correggere gli errori che mi hanno fatto notare sui commenti.
(Grazie Tiger!)
A quanto pare non sono tornata ai capitoli autoconclusivi, almeno
così sembra. XD Il prossimo capitolo è in gran
parte scritto, ma ormai mi conoscete, a meno che non dica che sia
completamente scritto potreste aspettarvi di tutto. ^^' Non ci
metterò i mesi, ma devo capire bene cosa cambiare e
cos'altro scrivere.
Bene, parlo seriamente (?) ora. Forse avete notato che, quando
c'è il punto di vista di Ranko o Falco Rosso, a volte
pronomi, aggettivi e simili non sono sempre al femminile o al maschile,
ma spaziano, non dipende in che corpo si trovi. Ecco, volevo avvertirvi
che era voluto, (quasi sempre) non sono errori di distrazione.
U.U
Mi ha stupita non leggere quasi nessun commento su Kuno, nel capitolo
precedente. Effettivamente inserirlo nell'incontro fra Falco Rosso e
Akane gli ha dato ben poco risalto, però non credevo che
nessuno ne avrebbe parlato, a parte Laila che si era anche accorta del
fatto sopra. :3 Ma non è un problema, ovviamente. U.U
Oltre a questo, ricordo che potreste trovare tantissimi errori nel
capitolo, tutti opera mia, visto che son senza beta e ormai ho deciso
di restarci. Siate buoni e criticatemi, se li trovate. XD
Bene, non mi resta altro. Buona lettura! ^^
Segreti
complicati
14°
capitolo: Ho un ragazzo?
Sì,
era calmo. Completamente
calmo…
Calmo
come quando Happosai gli
aveva buttato quell’odiosa acqua addosso.
Calmo
come quando aveva dovuto
mangiare quegli odiosi funghi cambia-età.
Calmo
come quando era stato
costretto ad indossare l’uniforme femminile.
Calmo
come quando, quella
mattina, con tutta la stanchezza causata dalla torta
di Akane, aveva dovuto legare quel maialino così che non
fuggisse.
Calmo
come quando, qualche
minuto prima, Aiko gli aveva prestato un paio di pantaloncini per fare
educazione fisica.
E
li aveva dovuti indossare.
Represse
l’istinto di prendere
a cazzotti il muro solo perché c’era la mini-prof
che lo guardava, sempre con
quella sua monetina pronta a succhiargli l’energia. Quel
giorno mancava
l’insegnante, e c’era lei a sostituirlo.
Già, proprio lei.
Guardò
i suoi pantaloncini. Mettevano
fin troppo in risalto le sue gambe… e lui che sperava di
aver recuperato un
minimo di virilità con quell’uniforme maschile!
Almeno la maglietta non era
così attillata…
-
Basta!
-
Ranko, dai, vieni a correre!
Si
girò di scatto a guardare
Akane: l’unica cosa positiva era che lei sembrava non aver
ancora rivelato
l’esistenza di suo fratello,
poiché
le altre due non le avevano chiesto nulla. Sospirò e si
stampò sul viso un
sorriso di circostanza, stando sempre attenta alla monetina di Hinako.
-
Eccomi. Riuscirai a starmi
dietro? – le chiese, sicura di vincere nonostante il dolore
alla pancia.
-
Vedremo se non sarà il
contrario.
Represse
una risata. Aveva
notato che stuzzicarla un po’ era divertente e la faceva
aprire di più, era
incredibile che fosse convinta di poter superare lui!
Anche se le sue doti
culinarie potevano favorirla: quel mal di stomaco continuava
ad
infastidirlo! Nonostante questo, doveva continuare a starle vicino, e
non era
ancora riuscito ad essere del tutto sua amica… ma
c’era ancora tempo; i tre
mesi non erano ancora scaduti.
-
Io non ci spererei troppo, se
fossi in te. – le disse, con un sorriso strafottente sul
viso, stavolta.
Andò
dalle altre ragazze,
seguita da Akane. Ukyo era già lì, sempre con la
sua spatola sulle spalle, le
guardò per qualche secondo poi sorrise. Ranko si
girò verso le scale: Aiko
stava seduta con lo sguardo annoiato, ma non appena i loro occhi si
incontrarono la salutò con la mano.
-
Salta sempre le lezioni di
corsa, non le piacciono.
Ukyo
fece spallucce, Ranko
non poté dire nulla perché la mini-prof
soffiò nel fischietto. La rossa partì,
seguita da Akane e Ukyo, come previsto. Avevano subito distanziato le
altre
ragazze di almeno un paio di metri. Guardò indietro e
ridacchiò interiormente.
Akane si stava sforzando per superarla, come se potesse davvero vincere, e anche Ukyo cercava di starle
dietro. Lui era un killer, non importava se stava male, se era
costretto in un
corpo femminile meno allenato e meno forte. Avrebbe comunque vinto.
La
mini-prof non doveva ancora
aver succhiato l’energia a nessuno, visto che era nel suo
corpo da bambina.
Urlava ordini a tutti, ma finiva per distrarsi quando guardava le
nuvole,
probabilmente pensado a cosa avrebbe mangiato per pranzo. In effetti,
anche lui
avrebbe dovuto pranzare tra poco, ma per la fretta non aveva comprato
nulla
quella mattina. Chissà se andava bene un panino col suo mal
di pan...
-
MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?
Si
fermò immediatamente nel
riconoscere quella voce. Diamine! Era mai possibile che non potesse
distrarsi
nemmeno per qualche secondo? Eppure l’aveva legato…
Guardò
verso il ragazzo,
arrabbiato per quell’intrusione. Accidenti!
Doveva… doveva mandarlo via. No,
doveva catturarlo.
Saltò
nella sua direzione,
pronto anche a lottare, se necessario.
Sperava
almeno che la mini-prof
non scegliesse proprio quel momento per attaccarlo.
Ormai
non si stupiva più del
suo senso del disorientamento, ma
non
riuscire a capire ogni volta, ogni singolo giorno della sua vita in che
assurdo
posto si trovasse era davvero frustrante. Adesso era perfino finito in
un liceo
femminile! Ma dove lo trovava quel killer in un liceo femminile?
Dannazione!
-
MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?
Urlò
al vento, conscio solo in
parte degli sguardi stupiti delle fanciulle di quel liceo. Aveva
bisogno di
sfogarsi e quello era il metodo migliore. Inspirò
profondamente e cercò di
calmarsi un pochino.
All’improvviso
sentì un dolore
al fianco che lo fece piegare, ma da dov…
-
Idiota! Che ci fai qui?
Alzò
lo sguardo, una mano
premuta sulla parte sofferente, e i suoi occhi incontrarono quelli
azzurri di
una ragazza. Una ragazza. Femmina.
Sentì
immediatamente calore
alle guance e capì di essere diventato rosso.
Non… non aveva mai… interagito
bene con una ragazza all’infuori di Akari. Ignorando le fitte
di dolore, cercò
di riprendere una posizione eretta.
-
Io s…
Non
riuscì nemmeno a finire la
frase che la ragazza gli diede un calcio sul fianco dolorante.
Tossì un po’,
più per la sorpresa che per il colpo. Allora… era
stata quella ragazza a
colpirlo?
-
Cretino! Perché sei venuto
qui?
Ryoga
fissò ancora quegli occhi…
occhi glaciali. Occhi azzurri come il
mare in tempesta. Aveva come l’impressione di
averli già visti da qualche
parte… Ah, giusto! Era la ragazza del giorno prima! Quella
che si era trovato
di fronte dopo aver perso le tracce del killer.
-
Rispondimi!
Si
sentì prendere per il
colletto, a quanto pare aveva più forza di quel che
sembrasse… Ma non poteva
colpirla. Aveva ancora un onore.
-
Ranko, conosci quel ragazzo?
La
presa si allentò fino a che non lo
lasciò. Ryoga si massaggiò per un momento il
collo, poi prese un profondo
respiro. Era meglio andarsene. Doveva cercare quell’assassino.
-
Sarebbe meglio se non lo
conoscessi… – ringhiò quella. La
guardò per qualche secondo in più, e questo
gli fu fatale. Le sue guance si colorarono di nuovo di rosso, quasi
più intenso
dei capelli della ragazza.
Era
molto carina.
Anzi
no, era davvero bella.
Ryoga
si girò e cominciò a fare
dei buchi sul terreno con l’indice. Era
imbarazzato… e anche un po’ irritato di
essere preso a calci e pugni senza nessun reale motivo. Si diede dei
piccoli
schiaffetti sul viso per riprendersi, forse era meglio andarsene subito
e
basta.
-
Ranko… non è che non volevi
parlarcene perché è il tuo ragazzo? –
urlò un’altra ragazza, indicandolo da
lontano. Ryoga alzò il viso, pronto a negare tutto. Come
potevano pensare che
loro stessero insieme? Però non era male immaginarsi con una
ragazza così
carina…
-
Smettila di dire idiozie,
Aiko! – disse Ranko, precedendolo.
-
Ma sì, sennò come si spiega?
– sentì dire a un’altra ancora. Ma
quante ce n’erano? Questa aveva anche
un’enorme pala dietro la schiena, come se non ci fossero
abbastanza tipi strani
in giro.
-
Già, lui è diventato tutto
rosso e non l’ha nemmeno attaccata! Probabilmente
è venuto a scusarsi…
-
Oh, adesso capisco! Ranko,
sono felice che tu abbia il ragazzo. – disse una terza
ragazza; anche questa
gli sembrava familiare e almeno non era strana. Però non
ricordava dove
l’avesse vista.
La
rossa sembrò ancora più
irritata… Ryoga si alzò in piedi e
provò a protestare, ma Ranko si girò verso
di lui e lo guardò negli occhi. Lo inchiodarono.
Oddei,
che gli stava accadendo?
Inchiodato da degli occhi azzurri! Però sembravano
quasi… ghiaccio…
Un
brivido di paura gli
passò lungo la schiena. Scosse
la testa, stava davvero impazzendo. O forse stava ancora dormendo. Ma
sì,
sicuramente stava dormendo, sennò di certo quella ragazza
non gli avrebbe mai
parlato e non avrebbe visto una bambina saltellare con una moneta in
mano e
inveire contro le ragazze che non correvano più.
-
Ranko, non puoi far entrare
il tuo ragazzo in un liceo femminile! – urlò la
bambina.
-
Aspetta, ma io non sono il
suo raga...
-
Non è il mio ragazzo!
Almeno
su quel punto erano
d’accordo, ma Ryoga non sapeva se esserne davvero contento o
n...
Certo
che doveva esserne contento!
Lui stava cercando quel killer, quell’assassino, non aveva
tempo per
quell’idiozia!
-
Sentite, io dovrei andare,
quin...
-
Devi avere una giusta
punizione!
-
Ma non ho fatto nulla!
La
bambina agitò la moneta
davanti a sé. Che volesse giocare? Non era molto bravo coi
bambini e non aveva
tempo, ma forse poteva passare un quarto d’ora con lei...
-
Sempre così! – sbuffò la
ragaz... Ranko.
-
Bene, allora io...
Si
sentì afferrare per il
braccio e quasi perse l’equilibrio. Ranko era davanti a
sé, sembrava quasi
volersi nascondere dietro di l...
Stanco.
Si
sentiva tremendamente
stanco. Chiuse gli occhi. Stava perdendo sempre di più le
energie... Forse
avrebbe potuto dormire un po’ prima di ricominciare la
ricerca...
Riaprì
gli occhi appena sentì
l’energia stabilizzarsi. All’improvviso
sentì un pugno raggiungergli lo stomaco.
Tossì e faticò a restare in posizione eretta.
Capiva sempre meno, la stanchezza
poteva essere causata dalla mancata colazione di quella mattina o dalle
botte
che aveva preso da quel killer il giorno precedente, ma
perché doveva fare da
sacco di boxe a quella ragazza?
-
Va’ a casa – gli ordinò la
rossa, e lo spinse via. Sentì in sottofondo dei gridolini e
delle risatine
entusiaste, ma non capiva bene da dove venissero. Si
accasciò a terra non
appena la ragazza lasciò la presa sul suo braccio.
E
poi il buio.
Sentì
l’ultima campanella della
giornata suonare e sospirò soddisfatta. Sembrava che per
quel giorno, a parte
le solite lamentele della professoressa Hinako, fosse andato tutto bene.
Adesso
poteva tornare a casa e
godersi qualche momento di pace.
-
Obaba, c’è un problema.
O
forse no.
Non
l’avevano stupita né il suo
tono scocciato, né la sua apparizione improvvisa. Falco
Rosso era sempre stato così
irrispettoso e scostante, anche se era diventato ancora più
irritabile da
quando era stato maledetto. E lo poteva anche capire.
-
Sembra che ci sia un
vendicativo.
-
Non pensavo che potesse
esserci un killer pronto a sfidarti durante una missione. Di solito
evitano per
“rispetto” del lavoro altrui.
-
Non è un killer.
Obaba
lo guardò attentamente. Certo,
quel ragazzino tendeva a sopravvalutarsi un po’, ma Falco
Rosso non era tipo da
farsi scoprire, non era mai successo che qualcuno, al di fuori dei
colleghi, lo
sfidasse.
-
Siediti e spiegami meglio la
situazione.
Falco
Rosso sospirò, ma
stranamente seguì l’ordine.
-
Si chiama Ryoga, non so chi
sia, però sembra aver visto una delle mie missioni grazie
alla sua maledizione.
Sì, ce n’è un altro e si trasforma in
un porcellino nero. Non è abbastanza
forte da sconfiggermi, ma è resistente. Pensavo di fargli
qualche domanda,
prima di decidere cosa farne.
Obaba
lo guardò a lungo. Un
altro maledetto, questo non se l’aspettava, ma in fondo Falco
Rosso attirava
sempre guai. Almeno sembrava aver abbassato la cresta visto che aveva
addirittura chiesto aiuto così umilmente, per i suoi
standard.
-
Mandalo all’agenzia. Ci
penseranno loro a tenerlo buono.
-
È qui il problema. Akane l’ha
visto e crede sia il mio animaletto domestico.
Strizzò
gli occhi. Le cose erano
ancora più complicate; davvero quel ragazzo non aveva mai
pace, ma poteva anche
dirle tutto prima di chiederle consiglio.
-
Allora non hai scelta, devi
tenerlo con te e non perderlo d’occhio. Potrai liberartene
una volta finita la
missione.
-
Immaginavo di doverlo fare,
però... Non hai qualcosa per far dimenticare
dell’animaletto ad Akane? Quello
shampoo dell’altra volta, ad esempio.
- E
se poi ricordasse? Non è
sempre efficace, l’ultima volta il soggetto era debole, ma
questo mezzo è
diverso. No, cerca di tenere buono il vendicativo e continua con la tua
missione. Non hai tutto il tempo del mondo.
Si
alzò di scatto e sbuffò. Era
tornato irritabile, peccato.
-
Io e Akane siamo quasi amiche,
non sono un ragazzino alle prime armi, vecchiaccia.
Gli
diede il bastone in testa,
ridacchiando alla sua faccia infastidita. Almeno gli dava quelle
soddisfazioni,
nonostante la maleducazione.
Falco
Rosso se ne andò,
borbottando qualcosa contro le vecchiette e i bastoni che lei finse di
non
sentire. C’era qualcosa che la preoccupava più
della sua maleducazione, della
missione e anche della situazione in cui si era cacciato a causa del
vendicativo.
Aveva
chiamato sempre il mezzo
per nome.
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