I colori del passato

di Gar93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un banco bianco ***
Capitolo 2: *** Rosso di sera ***
Capitolo 3: *** Assenza di giustizia ***
Capitolo 4: *** Riposo ***
Capitolo 5: *** Perdono ***
Capitolo 6: *** Requiem dall'alto ***
Capitolo 7: *** Ma di quattro colori...tu dimmi qual'è il mio ***



Capitolo 1
*** Un banco bianco ***


“Ricorreva l’anno 1997 quando si verifico il miracolo. I residui delle cellule di Jenova, altresi` chiamati Geostigma che per anni avevano mietuto centinaia di abitanti di Midgar e dintorni, sembravano dissolversi nel nulla quando sfioravano le acque della fontana centrale.

In realta` non si tratto di un vero e proprio miracolo: fu opera di uno degli ultimi Antichi rifugiatosi nei bassifondi del settore 8.

Infatti prima di aggiungersi al lifestream riverso` un antidoto nei fiori del settore 8.

Il processo di fotosintesi come ben sapete e` a decorso completo, i fiori assorbono anidride carbonica e luce solare per produrre ossigeno, fu questa la chiave del “miracolo”.

Esisteva in quel tempo un`altra creatura, un altro Antico rimasto in uno stato di semicoscienza dopo 2000 anni, il nome attribuitogli fu “Jenova”.

Jenova rappresento` un importante scoperta per gli scienziati della Shin-Ra che immediatamente non persero tempo a studiarne i geni.

Purtroppo la testa di Jenova fu rubata da un ladro del clan dei Kadaj che si nascose esattamente nella chiesa dei bassifondi di Midgar, nel cuore dell`antidoto.

La speciale capsula ad ibernazione che conteneva la testa di Jenova, quando fu aperta riverso` l`idrogeno liquido sui fiori.

Ebbene la presenza di idrogeno e ossigeno con l`antidoto creo` un flusso costante di H2O che si riverso` nella fontana centrale della citta`.

La crisi epidemica fu risolta grazie all`aiuto del guerriero SOLDIER Cloud Strife che sconfisse l`origine della Geostigma e mostro` a tutti come liberarsi dell`infezione.

Ovviamente tutti voi conoscete la storia del combattimento tra Cloud Strife e l`ex-SOLDIER ribellatosi alla Shin-Ra che........

Anser! Sei tra noi o non sono abbastanza noiosa?!”

 

La sottile linea che separava il banco dalle sue giunture di Mirhil collegate alle quattro gambe ortogonali, restituiva all’oggetto la sua noiosissima ma armoniosa funzionalita` e staticita`.

Il colore bianco poteva avere effetti dispersivi su chi lo osservava intensamente, e forse era proprio cosi`; la lezione pomeridiana di storia antica aveva sempre affascinato Anser, come anche l’effetto ammaliante di un colore cosi` “incolore”, quel giorno, a quanto pare, Anser mostrava piu` interesse per il suo banco...

 

“Anser, non e` la prima volta che ti deconcentri, a tratti appari cosi interessato altre volte preferisci chinarti ad osservare il nulla...di cosa stavo parlando?”

 

Anser rimase un po scosso, forse era accaduto tutto troppo in fretta, si era trovato a dover rispondere ad una domanda precisa e mirata, riguardo qualcosa che non aveva per nulla ascoltato e guardacaso dopo l’ipnotica dispersione dei pensieri che il suo banco gli aveva regalato.

-Regalato- Non era un’esagerazione per Anser, lui era alla continua ricerca di qualcosa che gli disperdesse tutti i pensieri e i dubbi che gli bombardavano la testa.

In effetti nel disordine nella sua mente poteva fare capo solo altro disperdesi affinche` almeno qualcosa diventasse certa.

Nonostante cio` si sforzo` di riprendersi per rispondere

Dopotutto mancavano 21 secondi circa alla fine dell’ora

Il problema era –Come impiegare quel tempo?-

 

“Crisi di Midgar...ribellione SOLDIER....antidoto geostigma”

Furono le parole che giunsero alle sue orecchie;

Di verificare la loro veridicita` o meglio ancora la fonte non poteva permetterselo per ovvie ragioni di tempo;

Cio` non importava, adesso aveva qualche parola chiave su cui costruire un discorso.

 

“Sicuro che sono rimasto attento alle sue parole, stavo solo cacciando via un insetto”

 

15 secondi

 

“Nella storia di Midgar questa si trovo` davanti ad una crisi data anche dai riferimenti storici di cui disponiamo”

 

10 secondi

 

“Si tratta dell’epidemia di Geostigma che invase l’isola nel 1995, giusto?”

 

5 secondi

 

“Nello stesso momento avveniva una ribellione del piu` importante dei SOLDIER ovvero Sephiroth”

 

3 secondi

 

“La crisi fu scongiurata dall’intervento di un fante della Shin-Ra ovvero......”

 

Il trillo della campanella si fece sentire puntuale come sempre, Anser e la campanella avevano affinato una specie di rapporto silenzioso in 13 anni trascorsi nella classe 31g del reparto educativo di Shin-Ra.

Col suo solito broncio la prof si vide costretta a interrompere la lezione e salutare raccomandando gli studenti di ripetere la storia di Midgar per la settimana prossima....come se qualcuno la stesse ascoltando...la maggior parte dei ragazzi frequentavano quel liceo principalmente per ricevere la raccomandazione necessaria per diventare fanti e successivamente SOLDIER.

Anser era uno di loro, anche se provava anche una propensione per la storia di Midgar.

Certo, non era una gran bella cosa quella che era appena avvenuta, Anser si chiese se fosse giusto prendersi il voto che si meritava.

Purtroppo la scusa del colore bianco sarebbe crollata piu` velocemente del palazzo centrale di viale LOVELESS.

 

“Anser, ma che ti e` preso? Oggi e` la 4 volta che ti suggerisco cosa dire”

“Scusami Alissa ma la risposta e` si!?”

“Dai per favore, ti ho solo chiesto di ricordare la storia dei miei bisnonni C.”

“loud e Tifa, si si lo so...ci pensero` promesso”

“So` che mi ascolterai, vero?”

 

L’espressione di Alissa era piu che convincente, lei ci teneva davvero e Anser non voleva deluderla. Attraverso i suoi occhi castani riusciva a scorgere sincerita` e certezze che lui non si sarebbe mai sognato di avere, solo tanto desiderato.

Ancora una volta rimase incantato dal movimento dei suoi capelli rosso chiaro dalle curve immaginarie che vedeva solo lui quando scuoteva il capo.        

 

“Certo che ti ascoltero” disse abbozzando un sorriso

 

I suoi capelli erano un’altra fonte di distrazione, ma non erano soltanto quelli..

Lei era la sua migliore amica, l’unica vera...

In realta` avrebbe voluto dirle cio` che veramente pensava, tutto sarebbe andato bene...ma la timidezza prevalse ancora una volta e si giro avviandosi verso la porta.

 

Gia` purtroppo c’e` sempre qualcosa in chi fa` il duro davanti agli altri

Forse piu` di una persona normale...

Assaporando la totale assenza di pensieri e dubbi si avvio` per il centro della citta` gettando un altro sguardo sulla citta` di Midgar e sul palazzo della Shin-Ra.

La costruzione era gigantesca, forse piu` grande di ieri.

 

Si...avevano fatto progressi dopo la crisi...almeno credo

 

Si rimise in marcia verso l’impianto di simulazione pubblico per i neo-fanti

Finalmente lo avevano fatto entrare ai suoi 17 anni, e non vedeva l`ora di allenarsi con la sua nuova spada.

 

Un brivido di consapevolezza lo fece sorridere ancora da solo

Stava ancora pensando, al colore di quel banco...

Grazie a tutti per le prime recensioni, calmate i vostri bollenti spiriti, le risposte arrivaranno ben presto, compresa la storia di questa nuova e "apparentemente" generosa societa' Shin-Ra

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Capitolo 2
*** Rosso di sera ***


“E’ incredibile il fatto che molte delle nostre emozioni possano essere espresse dai colori”

 

Cosa rara il fatto che ad un diciassettenne fosse permesso sperimentare il livello 5 o superiore.

Tuttavia Anser aveva gia’ testato il 5 ed il 6 conseguendo ottimi risultati.

La difficolta’ che presentava il livello 7 del simulatore per SOLDIER e’ stato da sempre un punto di passaggio per la 2a classe di questi straordinari combattenti; la simulazione metteva a dura prova la forza e l’astuzia di coloro che volevano migliorarsi.

L’abilita’ con la spada di Anser era considervolmente sopra la media e nella sua continua ricerca di sfide, il livello 7 rappresentava per lui un ottimo obiettivo oltreche’ qualche volta necessitava di sfogarsi o di calmarsi,a seconda dei punti di vista.

Tuttavia non aveva imporanza la meta, bensi’ il modo di raggiungerla: nel combattimento trovava quella concentrazione e determinazione che aveva perso nei riguardi del mondo circostante.

Si sentiva sempre onorato nell’indossare la divisa SOLDIER di suo padre e nell’impugnare la spada comprata da sua madre.

Sono stati davvero delle grandi persone...si meritavano davvero il titolo di 1class-SOLDIER-hero a cui Anser ambiva cosi’ tanto.

E poi…non gli stava neanche tanto male, il colore nero si abbinava ai suoi capelli e la sua statura media calzava a pennello con la forma della tuta.

Dopo aver impugnato la katana di sua madre si avvio’ nella stanza di simulazione passando dall’ascensore.

 

Mentre questi si attivava si guardo’ allo specchio, si stupi’ di se stesso, a volte non si riconosceva neanche…quante cose erano cambiate.

Ricordava I giochi nel parco con Alissa, ricordava il loro primo incontro, ricordava il suo stesso sguardo…quando ancora riusciva a perdonare e a gioire veramente…solo il colore dei suoi occhi ricordava suo padre e la spada sua madre…strano..magari sarebbe stato piu’ sensato l’opposto, ma l’ironia di diverte con la nostra vita dando e prendendo.

Occhi e spada

blu chiaro e rosso chiaro

Anser adorava i suoi genitori…non fu’ piu’ lo stesso dopo la loro morte..si chiuse in un circolo vizioso di rabbia e tristezza, se non fosse stato per Alissa, sarebbe sicuramente impazzito…

 

“E va bene” disse “vediamo cosa riesco a combinare”

“Utente 23 e’ sicuro di voler provare il livello 7? Lei non ha raggiunto nemmeno la qualificazione a fante della Shin-Ra” disse una voce metallica

“No problem”

 

Anser sorrise pensando alla soddisfazione che lo aspettava dopo la vittoria mista allo stupore di chi si fosse fermato a guardare. 

La grande sala Bianca muto’ dinanzi a lui. Ormai grazie alla tecnologia di Midgar, non c’era piu’ bisogno di carchi per la realta’ virtuale.

 

“Un sogno ad occhi aperti” diceva Alissa

“Faro’ in modo di non trasformarlo in un incubo” aggiunse Anser

 

Il pavimento si trasformo’ in cemento e il soffitto in un cielo stellato, ora Anser si trovava all’ultimo piano di un ampio grattacielo nel mezzo dell’isola Riguas.

Nello spiazzale si vedevano delle persone che pranzavano a lume di candela.

 

“Come siamo romantici” ironizzo’ Anser, sapendo che avrebbe dovuto proteggere quegli innocenti se un giorno si fosse trovato nella realta’ a combattere li..

 

In quell momento dall’ascensore usci’ un tizio dai capelli arancione con una maglia grigia troppo grande per lui e pantaloni da tuta.

Non furono tanto i vestiti ad attirare la sua attenzione, quanto il fatto che brandisse con se una spada double-blade...

"Spiacente amico, ma ho gia' prenotato l'ultimo tavolo disponibile" ironizzo'

Ma furono parole sprecate, il tizio dai capelli arancioni si scaglio' su di lui bilanciandosi per un affondo netto

"Tipico" disse Anser "Mai una volta che impostino una tattica a questi nemici"

Ma Anser dovette ricredersi quando il tizio scompari' per riapparire cozzando la double-blade contro la sua spada

Un colpo portentoso, Anser dovette indietreggiare per attutire l'urto

"Allora non siete solo chip e circuiti"

Ancora una volta il suo nemico non perse tempo per le sue parole e attacco' con una dozzina di fendenti tutti diretti al cuore

Anser paro' miracolosamente tutti quei colpi letali e contrattacco' con un colpo preciso alla spalla destra il piu' forte che pote'

 

Stavolta rimase davvero sorpreso. Il nemico spari' per una frazione di secondo chivando il colpo e virando la spada verso in suo cuore

"Ah, vogliamo gia' farla finita?"

Anser indietreggio' per concedersi pochi secondi di riflessione

Il nemico aveva scagliato fino ad ora almeno una 20 di colpi letali e lui si e no 4

Forza e velocita' fuori dal comune, bisognava bilanciare lo scontro a suo favore

Si scosto' i capelli scintillanti di un grigio luminoso a causa dei fari del grattacielo e impugno il manico della katana attivando la RED-materia

 

Avvenne in pochi istanti, i bordi della lama si accesero di una luce rossa

Era il lifestream che confluiva dalla materia incastonata nel manico della spada

Anser aveva intenzione di sfruttare il flusso vitale attraverso una mako completamente pura e cristallizzata

La materia funzionava collegandosi col suo possessore sondandone le emozioni e le passioni nascoste

A differenza di cio' che trovava sarebbe cambiato il colore emanato, Anser aveva del rosso nel suo cuore, agognava la sua bellezza

 

Gli piaceva particolarmente quel colore: il rosso era simbolo della sfida, della conoscenza, della passione, degli amici e della purezza nell'istinto

In altre parole, per Anser il rosso era Alissa

Grazie alla RED-materia poteva materializzare i suoi sogni assieme al loro potere distruttivo

 

Mentalmente ringrazio' sua madre per quel dono e suo padre per le lezioni sul modo di sfruttarlo al meglio;

Quando fu pronto si concentro' sul combattimento

Perche' ora poteva vederlo

Anser pote' vedere i suoi movimenti alle sue spalle

Pote' vedere e parare l'affondo di spada che gli arrivo' da dietro

Con un gesto istintivo scaravento' il nemico oltre il bordo del grattacielo, fece danzare la sua lama disegnando nell'aria strisce luminose

Anser scatto' con ira sul suo nemico, detestava il suo sguardo e detestava la sua indifferenza all' imminente disfatta

 

Il suo gesto ebbe gravi conseguenze

 

La lama disegno' ancora nell'aria un lembo rosso scuro che si proietto' contro il nemico, si trattava del mantello della morte, veloce come il vento, reclamante una vita

Tuttavia il nemico fece in tempo a schivare l'imminente morte e impugnando la double-blade colpi' Anser al braccio destro

Il dolore si manifesto' all'istante, Anser fece fatica nel non lasciarsi sfuggire la spada...

Ma il livello 7 non perse tempo...

Accadde in un attimo, la double-blade del suo nemico senza nome lo trapasso' da parte a parte

facendo del suo sangue un dipinto macabro nella notte

 

♦Sospiri della natura, parlano come fossero un'unica cosa♦

♦Accecanti ma invisibili, proprio come la luce♦

♦Assordanti ma inudibili, proprio come le tenebre♦

 

Ormai il dolore del braccio non conto' piu' nulla, lascio' posto ad un dolore piu' grande di lui...come spesso accade anche per le nostre emozioni

La vista gli si stava offuscando, osservo' il vincitore che si allontanava sempre piu' come se volasse nel cielo

Precipitando Anser incrocio' ancora una volta lo sguardo del suo attuale nemico

Un attimo dopo, si ritrovo steso per terra nella grande sala bianca

una pozza di sangue si espandeva ai lati

"Impossibile" penso' Anser, "Non dovrebbe essere reale"

Il bianco accecante della sala lo cullo' ancora per un po' di secondi

nel rosso del suo sangue ebbe il terrore di vedere la figura di Alissa

E' davvero cosi' alto il prezzo da pagare per le mie emozioni?

Poi tutto si fece buio

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Capitolo 3
*** Assenza di giustizia ***


My Soul corrupted by vengeance,
Hath endures torment,
To find the end of the journey in my own salvation.
And Your eternal slumber

Chi parla?

Cosa e’ successo?

Gli occhi di Anser faticavano ad aprirsi..o forse lo erano gia’

Anser si ritrovava praticamente nella piu’ totale oscurita’, non sapeva dire cosa fosse quel luogo o tantomeno se ce ne fosse uno…ovunque girasse lo sguardo scorgeva sempre lo stesso paesaggio

In realta’ la vita e’ esattamente quel luogo infinito e senza luce, nel quale devi un giorno o l'altro avventurarti e trovare la tua strada nella piu' completa oscurita'; per Anser non era esattamente il momento piu' opportuno, cercava solo di capire cosa diavolo ci facesse li' (o se veramente vi fosse un li')

Ben presto comincio' a fare il punto della situazione: si trovava ancora disteso per terra, ma non sentiva piu' dolore, non sentiva piu' l'orribile sensazione del suo sangue che bagnava i suoi capelli; non sentiva nemmeno il contatto con la sua spada...doveva essere realmente morto

Cos'e' la morte se non la privazione di tutti i colori della vita

Era morto? Si trovava in qualche corridoio divino, in attesa del giudizio? Esistevano gli dei?

Rimase disteso ancora per qualche minuto; non sentiva o vedeva nulla, non c'era vento, non sentiva il pavimento, neppure i battiti del suo cuore

Assorto nei pensieri com'era, non senti' nemmeno la pioggia che leggera scroscio' per pochi secondi, senza suono, senza tepore

Continuava a guardare in alto, o quello che secondo il suo orientamento fosse l'alto, quando una voce forte e decisa chiese

"Che ci fai tu qui?"

In fondo Anser se lo aspettava, la voce femminile che sentiva doveva essere di un angelo del paradiso o dell'oltretomba o di chissache'...

"Non ne sono troppo sicuro"

"Non sei sicuro o non lo sai?"

"Fa' differenza?"

"No"

"Chi sei?" chiese Anser

"Fa' differenza?"

"Suppongo di no, ma sarebbe carino se me lo dicessi"

"Sembra che tu gia' mi conosca, anche se vorrei sapere come hai fatto a trovarmi o a vedere la mia faccia qui" continuo' Anser

"Se sei qui per trovare qualcosa di carino, hai sbagliato posto"

"Ok, dove siamo?"

"Tu cosa dici?"

"Mhh...non so', all'inferno?"

"Perche' pensi che sia cosi'?"

"Poco fa' mi hai chiesto cosa ci facessi qui"

"All'inferno ci va' solo chi muore"

"Non sono morto?" chiese con una certa apprensione

"Cosa vuoi che ne sappia?" "Per favore fa' la domanda giusta e basta..."

Rivolgendosi alla piu' totale dell'oscurita' Anser disse  "Sei davvero tu?"

"Risponditi da solo"

"Menomale che sei qui"

"Non ho detto nulla ragazzo"

"E papa'?"

"..."

"Dove' papa'?" ripete' Anser

"E' qui con noi, la sua anima aleggia nella piu' totale delle oscurita'"

"E non dice nulla?"

"Ha gia' perlato"

"LOVELESS? Non vede suo figlio dopo anni e si limita a recitargli un passo di LOVELESS?"

"Ha anche pianto poco fa'.."

"..."Anser non le rispose, adesso capiva papa', gli era bastato solo un passo di LOVELESS e tristemente chiese

"Adesso andro' via?"

"...Si"

"E dove sto' andando?"

"....Ecco la domanda giusta"

Tutto ad un tratto le sue gambe cedettero sotto il peso delle parole, degli sguardi, della presenza dell'oscurita' intorno a lui

Anser e' sempre rimasto da solo, tuttavia non volle lasciare quel mondo fittizzio e allungo' speranzoso una mano nel vuoto

Chiuse di nuovo gli occhi, non voleva vederli andare via, non un'altra volta.....

My friend, the fates are cruel
             There are no dreams, no honor remains
           The arrow has left the bow of the goddess

Ancora una volta si sveglio' dal quieto riposo di questa poesia

Ora sapevo dove si trovasse; era ancora disteso a pancia in su' nel mezzo della stanza di simulazione

Giaceva nel suo stesso sangue e non osava guardare la figura che gli sarebbe apparsa testimone delle sue emozioni....

La ferita era aperta ma non perdeva sangue....con uno sforzo terribile e si costrinse a rialzarsi

Dolorante e debole si avvicino' all'ascensore per scoprirlo disattivato...doveva essere sera....come mai non si sono accorti di me?

Tastando la sala, trovo' una porta di servizio che conduceva chissa' dove attraverso delle scale arrugginite

Tenendosi con entrambe le mani alla rampa, scalino dopo scalino, Anser scese fino a quando riconobbe le fogne di Midgar

Del cosa ci facesse una scala che portava alle fogne era l'interrogativo che chiunque si sarebbe domandato, tranne un Anser ferito che gia' si era avventurato per le vie sotterranee

Il bagliore improvviso azzurro-grigio attiro' la sua attenzione verso un angusto corridoio a destra...

Esitante ma non sconfitto si avvio' nella stretta via alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse

Fece in tempo a raggiungere l'entrata del vicolo per sentire ancora quell'orribile sensazione di vuoto che lo trascinava con le spalle per terra

Ancora una volta ricadde nel infinito baratro di sogni e speranze illusorie che lo rendeva inutile ed impotente...

 

Even if the morrow is barren of promises
               Nothing shall forestall my return
            To become the dew that quenches the land
             To spare the sands, the seas, the skies
               I offer thee this silent sacrifice

 

 

 

 

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ed ecco finito anche questo capitolo...scommetto che vi ho fatto assalire dai dubbi....o sono troppo ottimista?

Ok grazie per aver letto la storia, una recensione ci sta' sempre :)

 

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Capitolo 4
*** Riposo ***


Mattina

La luce del sole rivestiva i contorni del nostro pianeta e gli oggetti baciati dal suo caldo tepore risplendevano per il bel tempo estivo.

I bambini uscivano per giocare in una citta' senza svaghi mentre un gran numero di studenti  usciva dal gran portone della Shin-Ra, volgendo i passi verso la loro casa.

In alto il cielo era azzurro mentre la terra rimaneva grigia; l'acqua della fontana centrale scintillava nel sole creando un alone di luce che perenne continuava a brillare in un cimitero di vivi.

L'aria era piena dell'atmosfera oppressiva che gravava sulle teste di chi abitava nei bassifondi, il piatto non era mai stato cosi' grande e i raggi di sole che illuminavano i margini delle case in periferia ebbero la fortuna di scaldare anche l'unica persona che ne avesse davvero bisogno in quel momento.

Tutto era lieto e sorridente, la tranquillita' dei bassifondi era una maschera volta a sviare eventuali sospetti di chi abitava piu' in alto, la cosa triste non era la politica del silenzio che si respirava, con gli occhi volti al suolo la bellezza della terra era stata sdradicata, non ne rimaneva che il respiro, e l'uomo che ci passeggia non è che un'ombra.

 

Le nuvole che Anser riusciva a vedere attraverso la piccola finestra alla sua destra erano bianche piu' della neve e fluttuavano nel cielo come macchie sfumate su di una tela azzurra.

Bianco

 

Era ora di rialzarsi, anche il sole era gia' sorto.

Era ora di svegliarsi, troppo tardi per dormire

 

Anser non riusciva a crederci, i suoi occhi luccicavano dopo tanto tempo.

Qualcosa lo aveva cambiato, dentro di se qualcuno piangeva per tutto quel bene.

Tranquillita', assenza di pensieri ed ecco una scala musicale a svegliarti.

Ti guardi intorno e riconosci solo una stanza azzurro mare che sei sicuro di aver gia' visto prima d'ora.

Nessuno suona, nessuno e' li con lui, sentiva solo la sua stessa melodia.

E un buon profumo, un profumo primaverile su di un vassoio poggiato alla sua sinistra.

Non vi e' traccia di pericoli, non vi e' traccia di misteri, ad Anser bastava...

 

Era esattamente la sua strada.

 

Ma ecco che il sole scompare, le nuvole ne bloccano il cammino e il ragazzo che piangeva per la gioia ora piangeva per il freddo oblio della nebbia.

Il gelo contamina anche il tuo cuore, ora ti senti morire dentro finche non passano le nuvole.

Almeno finche un altro raggio di sole non attraversa la porta a sinistra.

 

"A-Anser?"

Il ragazzo si gira verso la luce che lo chiama per nome e riconosce la sua fonte.

"Alissa?" vorrebbe dirle, incredulo su chi aveva davanti

"Ah, menomale che sei sveglio"

"Sapevamo che i dottori si sbagliavano sulle tue condizioni" interviene un'altra persona, un tipo anziano

Il suo volto esprime pura simpatia.

L'anziano signore ti poggia una mano sulle spalle e mormora sottovoce:

"Devi ringraziare una certa persona se ora sei qui con noi"...

Detto questo si allontana e lascia da soli i due ragazzi.

"Come ti senti?"

"Urg.." Anser volle parlare ma questa fu la prima cosa che mormoro'

"...bene, tutto bene"

"Si certo" "Sai sono proprio curiosa di sapere cosa diavolo e' successo"

aggiungendo radiosa come non mai "Ma per adesso sono felice che tu sia qui"

Detto questo la ragazza si congeda dal discorso e con un buffetto sulle guance del ragazzo si allontana per farlo riposare.

Anser allungando una mano tenta di chiamarla, per dirle esattamente cio' che voleva dirle da tempo.

Tutto inutile, i capelli rossi che risplendevano di luce propria seguono la fortunata ragazza che esce dalla stanza, inconsapevole della mancanza di se stessa cui la stanza era pervasa.

 

Cosa doveva dirle?

Come sarebbe accaduto?

O meglio....sarebbe accaduto davvero?

 

Diede un'ultima occhiata a quella stanza e riconobbe suo padre e sua madre in una foto sul comodino di fronte, assieme a loro c'era un bambino che rideva strattonato da una bambina ancor piu' felice.

 

Oggi Anser aveva sentito il bambino suonare una melodia, oggi aveva sentito se stesso nell'aria, prima di ricominciare a soffrire nei dubbi delle migliaia di domande che aspettavano di scoppiare in lui, Anser si concesse un altro riposo;

Quel momento non sarebbe piu' tornato, abbandonando il suo corpo ancora esausto chiuse gli occhi ancora una volta...

 

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Ok questo e' un capitolo con "nulla di fatto", tuttavia le persone a volte hanno bisogno di riposo e ci tenevo davvero a delineare bene l'ambiente pacifico perfetto per Anser.

Ma non dubitate, non ho assolutamente intenzione di procedere con questo passo!

Grazie alle vostre recensioni e critiche che volentieri accetto!

A proposito, vi e' piaciuto il capitolo descrittivo?

O e' meglio una descrizione dinamica degli eventi?

O ci stanno bene entrambi? XD

 

 

 

-one winged angel-

un sincero grazie per aver commentato finora tutti i capitoli e aver dato suggerimenti e spunti per il prosieguo della storia...ehm...e grazie anche alle tue supposizioni

 

P.S. Sai con la frase "Ma e' Genesis il padre" ci sei andata vicinissima, tanto da farmi ripensare alla trama..forse troppo banale e prevedibile....comunque sia accetto sempre le vostre preziose opinioni...

 

-giro-

grazie anche per le tue considerazioni, magari una volta tanto potresti anche recensire una critica, sai solo ogni tanto xd

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Capitolo 5
*** Perdono ***


 

Ed eccomi ancora qua a rubarvi tempo prezioso con queste complete assurdita' >.<

Solo un piccolo dettaglio tecnico, d'ora in poi la storia potra' cambiare l'Io narrante passando da un personaggio all'altro in modo da dare la giusta visuale non solo dal punto di vista di Anser. (ovviamente si capira' chi sto' descrivendo!)

Ah e se non vi da' fastidio preferirei colorare i dialoghi per distinguerli dalla narrazione...

 

Bene vi ho portato via anche troppo tempo, la storia riprende!

 

 

 6.1

"Lascia o Dea che ti racconti le gesta dell'eroe, affinche' tu possa far si che il suo destino si compia"

 

Un tavolo, quattro sedie e tre persone sedute sopra.

Due sono sedute ad un capo del tavolo, la terza all'altro.

Alissa e l'anziano signore fissavano un ragazzo che a sua volta centrava lo sguardo tra i due per non ignorare l'altro.

Con un po' di fatica Anser era riuscito a rialzarsi dal lettino d'ospedale e a sedersi su di un tavolo, poi gli era bastato aspettare.

Alissa e il vecchio gli facevano visita sistematicamente alla stessa ora, Anser voleva finalmente parlare per chiarire cio' che andava chiarito.

Era gia' abbastanza imbarazzato di non possedere qualcosa di meno "esposto" come veste, ma erano quelli gli abiti dei pazienti e Anser si limito' a coprirsi meglio il fondoschiena mentre si sedette.

La ferita era stata disinfettata e coperta con diverse bende per isolarla, tuttavia non accennava a guarire da diverse settimane.

Quanto ancora doveva rimanere confinato la'?

Cosa ancora era necessario per guarire?

Altre domande...

I capelli erano cresciuti durante la convalescenza, ora aveva difficolta' nello spostarli di continuo dagli occhi...che seccatura...

Ma non per molto, i dottori lo guardavano nervosamente, aveva qualcosa che li intimidiva; presto sarebbe uscito.

E sarebbe andato dritto dritto verso il simulatore, per capirci qualcosa...

 

"Se volevi vederci non c'era bisogno di alzarsi, saremmo venuti nella stanza da te" disse l'anziano signore

"Be, grazie comunque di esservi seduti"

"Allora prima di chiederci qualunque domanda vorrei dirti che non avrai nessuna conseguenza per le tue assenze nel tuo liceo" "Abbiamo chiarito tutto"

"Ma io non ho ancora saputo nulla"

"Infatti eccoci qua"

"Va bene...dov'e' il mio equipaggiamento?"

"Lo abbiamo portato via dalla stanza di simulazione"

Menomale penso' Anser

"Allora Anser, come ti sei procurato quella brutta ferita?"

"Non lo sa' lei?"

"In effetti no, speravo che tu ne sapessi qualcosa"

"Potra' sembrare strano signor..."

"Chiamami Dagger"

"Signor Dagger, il simulatore era reale"

 

Attimo di silenzio, un'imprevista serieta' si alimento sul volto del vecchio.

 

"In effetti si'...sono il creatore del simulatore pubblico"

"Allora mi sapra' spiegare come mai un nemico olografico e' riuscito a ferirmi"

"Sinceramente parlando, e' possibile cio'..."

I suoi occhi si erano chiusi ancora di piu'.

"...solo se presenti ingenti quantita' di mako nell'alimentatore del simulatore"

Il vecchio assunse un'aria dubbiosa squadrando Anser

"Ragazzo" "ne sapevi qualcosa?"

 

Prontamente Anser rispose

 

"No signore, ho utilizzato del mako solo durante la battaglia, la mia katana...la avrete gia' analizzata?"

"In effetti si', era importante stabilire nei particolari la gravita' della situazione"

 

Che scusa banale

 

"E avrete gia' analizzato l'alimentatore"

"Anche quello, nessuna traccia di mako"

 

Ovviamente...e voi non centrate nulla....

 

"So' cosa pensi ragazzo...noi non ne sappiamo nulla"

"Ok" continuo' "riesco a ricordare di essere svenuto nel condotto fognario di Midgar"

"Esattamente dopo la simulazione mi ero svegliato nella sala e ho trovato un passaggio per le fogne, dopo aver visto un bagliore in uno dei vicoli fognari ho perso conoscenza e mi sono ritrovato qui..."

"Non ho idea di cosa tu stia parlando"

"Sei stato rinvenuto nella sala di simulazione"

 

Il volto del vecchio tradiva le sue parole

Non era vero, almeno quello che aveva appena detto

 

"A che ora sono stato soccorso?"

"Alle 7 del pomeriggio, subito dopo il tuo percorso di simulazione"

"Una squadra di fanti ti ha portato via dal simulatore"

 

Ancora bugie

Anser si sforzo' di rimanere impassibile accennando un volto dubbioso

 

Alissa fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare, preoccupata per la evidente benda che copriva una parte del torace di Anser; ma si sveglio' per dire

"Anser" "Il dottore vuole solo aiutare, deve capire come e' successo"

 

"Io penso che sappia gia' tutto e voglia assicurarsi che nel mio stato confusionale accetti le fesserie che sta' dicendo"

"Certo che no!" asseri' il vecchio alzando un po' il tono

"Si e' trattato di un semplice malfunzionamento! Non sto' assolutamente mentendo, sei tu piccolo impertinente che ti ostini a trovare il pelo nell'uovo"

"Ma cosa ne capite voi dei bassifondi sul come funzionano le cose da noi!"

 

L'ultima goccia, era il colmo...Anser si alzo' di scatto ignorando il dolore alla ferita e scaravento tutte le cartelle mediche con il tavolo assieme alla destra in modo da trovarsi dinanzi al vecchio senza ostacoli.

La voglia di picchiarolo dovette invece consumarla urlando.

 

"COSA NE SO' IO?" "STIA SICURO CHE NE SO' ABBASTANZA SULLA SHIN-RA"

 

"Alludi a cio' che avvenne ai tuoi genitori? La Shin-Ra non ne ha colpa!" protesto' il vechio

"E nel caso non se lo ricordasse, sono io quello che e' stato ferito a morte da un apparecchio guasto mentre lei si preoccupa che il suo gioiellino non si sia guastato; A costo di smentire un "povero abitante di periferia" o come mi ha chiamato!"

 

Lo sguardo del vecchio era una maschera di rabbia e umiliazione, ma si rendeva conto della disparita' di forza cui sarebbe andato incontro se fossero arrivati alle mani.

 

Anser si aspettava che Alissa intervenisse ed era pronto a mostrarle le sue ragioni...

Ma lei non fiato', rimase un po' scossa ma rinsavi' e si allontano' di corsa in caffetteria.

 

"La Shin-Ra ne ha passate tante ragazzo, non abbiamo piu' intenti omicidi o di cupidigia...ora la Shin-Ra e'...perfetta" pronunciando l'ultima parola con certa enfasi

 

"La Shin-Ra e' stata anientata per una buona causa" "E l'uomo cocciuto e' risorto con essa"

 

"Non hai idea"

"Ora la mia idea della Shin-Ra e' ancora piu tangibile" disse Anser indicandosi la ferita 

Rabbia allo stato puro, aveva parlato dei suoi genitori come burattini.

Loro proteggevano solo il loro onore ed erano stati traditi...

Una delle loro missioni di ricognizione in un reattore aveva dato i fruttui sperati, dopo che i suoi genitori inviarono i dati alla Shin-Ra, questa gli promise un aiuto immediato...che ovviamente non arrivo' mai...

Per proteggere i compagni che l'attimo dopo fuggirono per salvarsi i genitori di Anser affrontarono un esercito di evocazioni.

Il segnale si interruppe dopo una ventina di minuti e l'Anser bambino aveva capito e gia' piangeva, non sarebbero mai piu' tornati da lui...

I funerali si svolsero il giorno dopo e le poche parole pronunciate dal prete non colmarono il vuoto del piccolo che osservava le tombe sperando che si aprissero d sole per abbracciarlo ancora una volta.

L'abbraccio arrivo', Alissa era l'unica che si accorse delle lacrime del suo migliore amico e la abbraccio' piu' forte che pote'...da allora si videro sempre e Anser supero' il trauma covando tuttavia un rancore profondo per l'organizzazione che aveva portato via i suoi genitori.

Giuro' a se' stesso e a Alissa di vendicarli, prima di lasciare il cimitero assieme ad alcuni fiori coloratissimi da Alissa.

Poi un tale con un mantello rosso e capelli tenuti da una fascia rossa che rispondeva al nome di Vincent Valentine lo porto' con se'...disse di essere il suo tutore e che conosceva i suoi genitori...Anser docile lo segui' per vederlo sparire il giorno dopo...

Anser ando' dalla sua unica amica e assieme intrapresero la strada della Shin-Ra, per essere soldier...purtroppo per Anser stesso...

 

"Me ne vado ragazzo, eccoti la tua cartella clinica..a mai piu' rivederci"

 

Anser non badava piu' a lui

voleva raggiungere Alissa e scusarsi

ma qualocsa lo teneva incollato al pavimento

caccio' via la rabbia e si avvicino' alla caffetteria.

Il vecchio era gia' andato.

Anser trovo' Alissa all'angolo della caffeteria, appoggiata con un braccio al muro e la testa su di esso.

Era spaventata e impotente, il suo migliore amico era quasi morto e lei non lo avrebbe mai piu rivisto..paura,indecisione,terrore,dubbi...incredibile la trasparenza dei suoi pensieri...lei era li'...

Piangeva

 

Non una parola, Anser volle solo sdebitarsi di tutto quel bene che lei doveva volergli.

Appena lei si giro', Anser la abbraccio'...erano anni che non le dimostrava affetto..

"Mi...."

"Shhh"

 

Rimasero abbracciati fino a quando entrambi non smisero di piangere....

 

 

 

 

Devo raccontare lentamente. Con calma, senza fretta. Aspettare che le parole si stacchino dal profondo di me stessa, vaghino un po', mi arrivino in gola ed escano come un soffio, un respiro come un altro, un'azione che compiamo migliaia di volte al giorno, una certezza.

Per una volta, non farmi incalzare, non cedere al quotidiano, negarmi all'occupazione principale di noi tutti, ogni mattina: riempire le nostre vite, fingerci Dio, fare gli idioti...

Nathacha Appanah

 

 

-------------------------------------

Anche questa e' andata......scusate il tempo che mi son preso....ma dovevo decidere se unire questo capitolo assieme al successivo...

Alla fine ho lasciato stare...

Grazie ancora per la lettura e sopratutto per chi la ha gia' aggiunta tra le preferite...prometto ancora una volta di fare un buon lavoro!!

 

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Capitolo 6
*** Requiem dall'alto ***


≈≈≈≈≈≈≈≈

"...to find the end of the journey"

 

 

"Ecco fatto, come ti sembra?"

"Più bella di prima, come nuova!"

"Ora tocca ai tuoi capelli"

"Cosa? No! Sei pazza!"

"Che c'è, ti ho già sistemato la tuta"

"Sono appena uscito dall'ospedale!"

"Ahahahahaha, dai che te li acconcio io"

 

 

"...and your eternal slumber"

 

.≈≈≈≈≈≈≈≈.≈≈≈≈≈≈≈≈.

 

In altre parole, il periodo passato in ospedale gli era stato utile.

Non che desiderassi una soluzione del genere, ma le esperienze che lui sembrava aver vissuto l’hanno cambiato in meglio.

Anser ora è più felice, una nuova luce brilla nei suoi occhi.

Incredibile che non mi fossi accorta di ciò che dimorava in lui, io la sua migliore amica, tanti anni passati assieme e ancora non riuscivo a comprenderlo.

Anser non voleva essere compreso, la sua "rinascita" ha avuto origine da lui stesso.

Si è sfogato, ha buttato fuori tutto quello che senza motivo nascondeva, mi ha parlato del suo sogno, delle sue paure, dei suoi genitori, la solitudine, la rabbia, senza timore, senza vergogna...com è facile quando la gente non sente più il bisogno di nascondersi dietro fraintendimenti.

Nel tragitto dall'ospedale ci siamo fermati sulle rive di un piccolo laghetto in periferia, lì la natura ancora coesisteva con la freddezza del metallo che la circondava. Le piante rampicanti erano perfino riuscite ad abbracciare le colonne di metallo.. dove non c’era vita, la natura imperterrita voleva rianimarla.

E l’artificiale si mescolava al naturale, l’acqua di uno dei laghi meno inquinati dell’isola richiamava la flora e aspettava una ormai inesistente fauna.

Oltre le sponde del lago, si trovavano alcuni mostri, vi erano quelle creature che bevevano dal lago, tranquille.

“Scherzi della natura”… allora cosa siamo noi?

Abominio umano non era sufficiente per descrivere la presenza dell’uomo su di una terra malata.

Il lifestream, il flusso vitale, ancora scorreva nelle viscere del pianeta, ancora esisteva il ciclo naturale di nascita e ricongiungimento al pianeta.

Ustioniamo la terra in superficie.

Scopriamo la potenza della mako.

Sfruttiamo la vita del pianeta per produrre altra devastante energia meccanica.

Cos’era il male di due adolescenti, fermi davanti al laghetto, in confronto al dolore della terra?

Ricordo che urlammo; urlammo al vento tutto ciò che non era già stato lavato via dalle lacrime.

Abbiamo pianto, è vero. Due lacrime che cadevano nello stesso istante.

Bastava un abbraccio; bastava svuotarsi, resettare tutto, dimenticare la paura dello ieri e procedere per il presente.

Un grande abbraccio, una manifestazione d’affetto, una grande confessione e il perdono; e subito dopo solo il silenzio, molto più eloquente di tutte le parole.

Subito dopo mi ha guardata, o meglio mi ha scorta attraverso i suoi capelli neri fluenti dinanzi agli occhi; era ridicolo ed entrambi scoppiammo a ridere.

Anser era libero, pareva avesse abbandonato tutta l’amarezza del passato.

I suoi occhi brillavano solo per me intanto che sorrideva alla verità che aveva dinanzi.

Cosa gli era capitato?

Non ha importanza

“Vieni con me” “Lasciamo questo posto”

Silenzio, inutile infrangere la magia del momento.

Rammento che mi prese per mano.

Poi cessai di pensare e lo seguii senza domande.

.≈≈≈≈≈≈≈≈.≈≈≈≈≈≈≈≈.

 

“Intossicazione da mako e intensa emorragia dovuta a un colpo grave di arma da taglio!”

Per poco Anser non cadeva dalla sedia.

Il suo sguardo allibito non lasciava spazio a dubbi.

Eravamo seduti entrambi ad un tavolino di un ristorante non lontano da casa, volevamo festeggiare la fine della convalescenza con una cena speciale.

Subito dopo aver ordinato, Anser prese la sua cartella clinica e cominciò a sfogliarla per ingannare il tempo.

“Danni gravi agli organi interni in particolare alla zona sub-coronaria!”

“Anser, io starei mangiando..”

“Dovè il mio medico?” “Non l’ho neppure ringraziato”

“Sei stato abbastanza eloquente con lui”

Distolsi gli occhi dal piatto per sentirmi addosso tutta la sorpresa che ne derivò.

Anser mi fissava intensamente quasi a bocca aperta.

“Che c’è?”

“Il mio medico…” si interruppe un secondo “Il mio chirurgo…” “la persona che mi ha salvato la vita e senza la quale ora non sarei qui…”

“E’ proprio Dagger”

Ora la sua sorpresa lasciava spazio a riflessione e sconforto.

Era proprio carino quando si crucciava per nulla, mi sfuggì un sorriso.

“Niente da ridere, forse lo ho giudicato troppo presto”

“Forse ti sei semplicemente lasciato trasportare dalla situazione”

“Comunque sia, dovremmo essere felici di non doverlo più rivedere, soprattutto per quanto ti riguarda…”

Ora la sua espressione era veramente divenuta quasi una caricatura. Occhi sgranati mi fissavano increduli.

“Hai assistito all’operazione?”

“Certo” dissi indifferente

“Ma…vale lo stesso se si assiste ad occhi chiusi?”

“Ma và”     scoppiammo entrambi a ridere

“Sono coraggiosa lo sai?”

“Non ho dubbi”

“Anche se…la tua abilità con la lama, lascia ancora a desiderare”

“Come scusa?”

“Non ho forse ragione?”

“Sei molto modesto sai”

“Tantissimo”

“…tanto da pagare il conto al posto mio”

Mi alzai sorridendogli e gli voltai le spalle avviandomi verso l’uscita.

“Cos.. Ehi aspetta dove vai!!”

“Ciao ciao”

Gli stava bene, quella sua spavalderia andava un po’ limata.

Mi fermai ad osservarlo dalla finestra del ristorante.

Quando il cameriere si avvicinò con il conto, Anser gli diede un’occhiata e batté la testa al tavolo predicando tra se e se.

E’ un bravo ragazzo.

Sorrido ancora, è proprio carino quando si indispettisce..

Rimasi li a osservarlo ancora un po’.

“Hai messo a posto la sala?”

Mi girai alla mia sinistra per vedere due uomini che discutevano faccia a faccia  nel parcheggio. Non mi sembrava opportuno ascoltare la loro conversazione, quindi tornai a guardare Anser.

“Ho ripulito tutto, ho rimosso i residui di mako dal generatore e ho sigillato l’entrata di servizio”

L’espressione di Alissa si congelò per un istante, tastando i muri si appiattì più che poté alla parete.

Da lì cercò di affacciarsi per adocchiare i volti dei due che discorrevano.

“E il ragazzo ferito?”

“Non dovrebbe essere un problema”

Cosa voleva dire “Non dovrebbe essere un problema”? Era di Anser che parlavano? Chi erano quei tizi e come sapevano dell’incidente?

Alissa sbirciò dall’angolo del ristorante sperando che i due figuri non si accorgessero che Anser era nel ristorante di fronte.

Il chiarore del locale le permise di riconoscere sul momento il primo uomo.

Davanti a lei vi era un vecchio che discuteva con l’ombra di un’altra figura. Un uomo alto e snello, dal portamento forte e i capelli sciolti corvini.

“Dagger” intimò il tizio nell’ombra.

“Sai meglio di me i rischi per la compagnia, nel caso di una fuga di informazioni di tale entità”

“Non urlare per favore”

“Hai completamente ragione, tuttavia l’incidente è stato un imprevisto”

“Il soggetto si era quasi risvegliato e prima di riuscire a sedarlo di nuovo è stato capace di compromettere le apparecchiature… in particolar modo il generatore”

“Spero non sia stata una dimenticanza, come procede per il resto?”

“Tutto prosegue come da programma”

“Dagger…la Shin-Ra ha bisogno di un risultato”

“Lo farò per la Shin-Ra ma soprattutto per mio fratello”

“Bene, ora ragioniamo”

“E per quanto riguarda l’erede C”

“Ho appurato che vive da sola e che come tutti gli altri ragazzi della sua età, ogni mattina si reca al reparto educativo della Shin-Ra”

“Tuttavia sembra avere rapporti stretti col ragazzo dell’incidente”

“Non ha importanza, il prima possibile cattura l’erede C… e elimina il ragazzo”

“Domani Anser verrà da me per una visita di controllo medico”

“Fà quel che ti riesce meglio...molto bene.. sei un degno alleato”

Rumore di passi

“Ah, un’ultima cosa”

“Dica”

“I genitori dell’erede?”

“Stia tranquillo, non ce ne dobbiamo più preoccupare”

 

 Il mio cellulare

 

Rubrica---Chiama---“Mamma”

 

Per favore….rispondi….

dai ti prego rispondi, rispondi!!!

 

Numero inesistente

 

…..no…non può…non è..

Mamma..

 

Rubrica---Chiama---“Papà”

per favore....papà, papà rispondi!

Numero inesistente

 

Inesistente, come potevano i suoi genitori non esistere…

Chi altri la aveva cresciuta, la aveva aiutata,accudita, le aveva mostrato il mondo, la aveva portata in giro per la città…

I miei genitori…avevo il pensiero bloccato tra le mille ipotesi che si affollavano nella mente.

Rimisi il telefono in tasca. Rimasi ferma lì, accanto alla finestra del ristorante.

Mi portai un braccio davanti il volto come per nascondermi agli occhi del mondo. Raccolsi i miei pensieri.

Ebbi subito una visione, un quadro d’insieme confuso di quello che stava accadendo in quelle ore davanti la casa dei miei genitori.

In fondo non me ne ero mai andata da quella casa.

Pensai ai rumori familiari, quei rumori semplici che danno sicurezza, che riconosceresti tra mille, inconfondibili richiami di casa che danno pace e conforto al cuore; il cigolio della porta del bagno, il motore dell’auto che parte, il tintinnio della chiave che gira nella serratura… Rumori persi per sempre. Come papà e mamma.

Mi ero sempre preoccupata della sofferenza di mia madre o di mio padre, era un pensiero che avevo sempre in testa. E del ruolo che avrei dovuto assumere io quando questo sarebbe accaduto. Non mi vergognavo a pensare nemmeno che mi stavo preparando a quel momento e alla sua durata.

La loro morte improvvisa e mi aveva quasi liberato l’anima dal peso che tale pensiero comportava. Adesso non c’era più niente, se non il loro ricordo.

Fu come tagliare i ponti con la realtà. Non mi accorsi di essere inginocchiata. Non vedevo più lo schermo del telefonino.

Ormai non vedevo più nulla.

La notte si fece complice di quel dolore che sentii, mentre altre due innocenti anime si ricongiungevano al pianeta, essa pianse.

Le gocce di pioggia ticchettarono lo schermo del cellulare, ma non furono loro le prime..

 

I due tizi erano già andati via

Passi nella pioggia

“Ah eccoti qua”

“Sei stata molto gentile, grazie”

 

Appena Anser mi vide inginocchiata per terra, tremante e in preda alle lacrime corse verso di me.

Il suo sguardo era terrorizzato.

“Alissa…cos’è successo!”

 

Cos’era successo, non lo sapeva nemmeno lei..

 

 

 

 

 

...C'è chi dice che la cosa più bella
da vedere sotto il cielo
sia un esercito di cavalieri
una schiera di fanti
o mille navi da guerra.
Io dico che la cosa più bella
è ciò che si ama.
Di Venere l'amato incedere,
il viso chiaro e luminoso
è quello che vorrei vedere.
E non gli eserciti schierati,
i soldati in armi
perduti nella guerra..

 

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Capitolo 7
*** Ma di quattro colori...tu dimmi qual'è il mio ***


Mezzanotte

La città di Midgar adesso dorme. Gli stanchi abitanti dei bassifondi si ritirano ora nelle loro dimore. Il paesaggio di una città costellata da miriadi di luci volte a ingannare le tenebre comincia a chiudere gli occhi. Attraverso le finestre di queste case si vedevano le luci spegnersi una dopo l’altra.

Per le strade della città non era più sicuro passeggiare. I fanti della Shin-Ra non si prendevano la briga di scendere anche nei bassifondi, laddove vi era più criminalità. E mentre l’intera città era morsa dal sonno inevitabile del buio, mentre la gente si stendeva ognuna sul proprio letto per rilassarsi e ripensare ai risultati della giornata o semplicemente abbandonare quell’amara realtà ancora per una notte, altri rimanevano svegli. Alcuni lo facevano per lavorare, per passeggiare, per staccare un po’ o semplicemente per noia.

Quella sera un uomo era rimasto sveglio per un altro motivo.

Si trovava su di una panchina pubblica davanti all’imponente palazzo della compagnia. La porta dell’edificio era sorvegliata da due fanti assonnati, in piedi con la loro banale e poco confortevole divisa. I loro volti erano coperti dal convenzionale casco ma non era difficile intuire cosa desideravano. Erano rimasti in quel punto dalla mattina presto, costretti a rimanere nella posa tipica dei fanti dinanzi alla miriade di personale della Shin-Ra che entrava e usciva in continuazione. Perennemente controllati dallo sguardo severo dei loro superiori sotto il cocente sole estivo (con quell’orribile sciarpa) non si erano appoggiati neanche un secondo al muro, erano rimasti vigili e pronti controvoglia ad allontanare i curiosi.

Ora invece era notte, dietro il tipico caschetto vi era uno sguardo assonnato ma nervoso. L’uomo osservò che la frequenza con la quale controllava l’orologio era aumentata esponenzialmente. I fanti aspettavano la fine del loro turno e l’arrivo delle due milizie notturne. Il loro portamento tradiva le loro reali intenzioni, ogni tanto passava qualcuno e immediatamente tornavano vigili scrutando l’indesiderato.

L’uomo aspettò ancora venti minuti, fino al momento in cui non ottenne l’effetto sperato.

Uno dei fanti, batté piano i piedi per terra e si costrinse a parlare con l’altro. Il discorso era prevedibile: i fanti notturni avevano tardato ancora; già da un’ora sarebbero dovuti essere là. Erano soliti, infatti, fare spropositati ritardi di una o due ore, lasciando quei due come degli idioti davanti alle porte dell’edificio ormai deserto.

Stavano ancora discutendo, quando l’uomo dai capelli color notte si avvicinò a loro mostrando il tesserino della Shin-Ra. Il primo fante non si accorse nemmeno di lui e continuò a protestare a vuoto:

“Insomma non siamo mica degli schiavi, non potremmo avere più tempo libero”.

Vedendomi l’altro fante provò a calmarlo “Ehm, si ok” inutilmente.

“..i SOLDIER hanno un sacco di tempo libero, perché anch’io non posso essere un licenzioso come Zack Fair?”

Il primo fante era concentrato solo sulle sue parole, lo riportai alla realtà con un tono abbastanza deciso.

“Ragazzi, volevo informarvi che avete ricevuto il permesso di andare”.

Il primo fante si voltò di scatto verso di me, sorpreso dalla mia apparizione alle spalle. Indietreggiò un secondo e si ricompose di scatto. Faceva freddo quella sera, ma potevo scommettere che stava sudando per la paura. Cercando di essere il più formalmente cordiale possibile aggiunsi:

“Il comportamento dei fanti notturni sarà severamente punito; grazie per la vostra devozione alla compagnia”.

Mi voltai verso il primo fante che s’irrigidì ancor di più.

“E..dimenticandoci degli ultimi due minuti” “Andate pure”.

I due “gestori dell’ordine” non persero tempo e si allontanarono in silenzio dopo aver pronunciato un deciso “Signorsì!”.

Fantastico, il pass di mio fratello funziona! Sono dentro. Indossai immediatamente il passamontagna nel caso incappassi nelle telecamere di sorveglianza sparse per tutto il piano terra. Entrai nell’ascensore più vicino pigiando sul tasto -Settore SOLDIER-.

Attesi pochi secondi e le porte si riaprirono nel tetro corridoio. Per fortuna non c’era nessuno, dovevo essere rapido, non si sa mai che a qualcuno venga in mente di farsi una passeggiata notturna. Ultimamente aveva sentito di un gruppetto di 1° classe che si era intrufolato nella sala di allenamento di notte, sono anche riusciti a ferirsi tra loro.

Idioti; neanche lui era lì esattamente in veste legittima, dopotutto stava per derubare la compagnia dei più importanti ritrovati della tecnologia ricombinante genetica che gelosamente custodiva. Voleva evitare soprattutto quel SOLDIER -Zack- di cui parlava il fante all’ingresso. Non mi vanno giù i tipi troppo libertini.

Ecco qui, sala addestramento. Secondo mio fratello, qui sono custoditi i file più importanti.

Vediamo.

Hojo, ecco il suo cassetto. Apro lo schedario usando ancora il suo pass e trovo finalmente ciò che mi serviva.

First class SOLDIER Sephiroth, articolo top-secret.

Segreto, ma non per me. Mi rialzo in fretta chiudendo il cassetto e mi volto verso l’uscita.

Lì, davanti alla porta in penombra vi è mio fratello che mi osserva serissimo.

“Maledizione” impreco mentalmente. Lui non accenna a muoversi, e mi osserva attraverso i suoi occhiali rotondi. Non dice nulla, come sapeva che io fossi qui? Com’è entrato?

“Che cosa stai facendo?”

“Luce sul mio passato”

Il vecchio professore mi osserva ancora dall’ombra del corridoio, ha le mani in tasca. Possibile che già sapesse del mio problema? Come mai non c’è nessuno con lui?

“Vuoi sapere cosa ti è successo alla nascita?”

Incredibile, Hojo stava per raccontarmi la verità, stava per dirmi cosa mi era successo fin da piccolo, stava per dirmi come diavolo fosse possibile che io invecchiassi molto più lentamente di chiunque altro.

Hojo era mio fratello e dimostrava i suoi ottantaquattro anni; io invece sono nato ventuno anni dopo di lui e possiedo ancora il corpo e le fattezze di un 25enne.

Annuisco in silenzio.

“Molto bene, non posso far finta di niente ormai”  “Vieni con me”.

Non sta mentendo, lo conosco fin troppo bene. Aspetto che la sua ombra si muova verso l’ascensore e lo seguo senza proferir più parola.

Usciamo insieme dal palazzo della Shin-Ra e mi chiede di salire in macchina. Dopo un breve tragitto ci fermiamo davanti al mio terreno che acquistai tempo addietro.

Progettavo di costruirci qualcosa, qualcosa di utile all’umanità, un qualcosa magari che fosse gratis e divertente. Non capivo perché cavolo Hojo mi avesse portato proprio lì.

Camminammo per pochi secondi per fermarci davanti ad un tombino fognario. Nonostante la scarsissima pulizia cittadina, il tombino era ben tenuto, sembrava nuovo. Hojo lo aprì senza troppa difficoltà, doveva essere di una particolare lega di Mirhil. Scendemmo delle arrugginite scale verso le fogne e seguii mio fratello mentre girava sicuro di ciò che stava facendo a ogni incrocio.

Un bagliore azzurrognolo proveniva dalla sinistra di una biforcazione nel tunnel. Hojo si diresse proprio lì;

“Ormai sei vicino alla verità, anche se credo che ciò che vedrai non sarà gradevole”.

“Sono pronto a conoscere la verità”

Hojo voltò a sinistra ed io dietro di lui. Il piccolo condotto conduceva a una larga stanza. Era simile al sottosuolo dei reattori mako 5 di Midgar, attrezzi e macchinari si trovavano sparsi ovunque. Sulle varie e tante scrivanie erano ammucchiate decine di fogli appuntati sparsi un po’ anche per terra. Tuttavia la prima cosa che vidi fu la cilindrica vasca al centro della stanza che emanava il bagliore azzurro-verde tipico della fusione del mako. Mi avvicinai alla vasca allontanandomi un po’ da Hojo; come prevedevo la vasca non era vuota. All’interno c’era una persona, (o meglio, quello che avrebbe dovuto essere), un essere umano non ancora modellatosi; brandelli di pelle galleggiavano nella vasca, ossa e organi interni erano visibili. I polmoni dell’umanoide non si muovevano, doveva essere morto…o magari non ancora vivo.

“E’ il mio più importante esperimento”

“Io sono, come lui?” …dovevo chiederlo.

“No, la verità è che tu possiedi semplicemente le sue cellule, che derivano da Jenova stessa”.

“Come Genesis?”

“Il SOLDIER?  Sì, come lui e altre cavie”

“Sono stato solo una tua cavia?”

Hojo non rispose. Il suo volto era una maschera di tristezza. Poteva anche essere dispiaciuto, ma ero io il mostro, ero io l’abominio.

“Capisci quello che hai fatto?”

La mia ala nera spunta dalla spalla destra coprendomi dalla luce. Hojo non accenna a dir nulla. Deve sapere bene cosa io sia, e conta sul fatto che siamo fratelli affinché io abbandoni ogni domanda. Illuso

“Mi hai rifilato queste!”

“Non capisci? Quelle sono un dono! Sono il frutto di esperimenti che per quanto ancora troppo imperfetti, non si degraderanno mai e ti assicureranno una longevità avanzata!”.

“Allora perché proprio io?”

Ora la voce del professore era diventata un singhiozzo. Non credevo a quello che disse subito dopo.

“Sei…mio fratello…” “Tu…non puoi…non devi morire”.

Rimasi stupefatto dalla prima dimostrazione di affetto di mio fratello, aveva gli occhi lucidi e desiderava solo tutto il meglio possibile per me, il suo fratellino.

Osservai ancora la grande ala nera.

“Un dono” “Per me”

 

La frase gli rimase in gola nel momento in cui si rese conto che la strada che stava percorrendo in macchina, immersa nel buio, girava in quel momento a destra. Restò interdetto per alcuni istanti. Come mai quei ricordi ancora gli tornavano in mente?

 

Io desidero rivedere ancora il mio fratellone…ecco tutto.

E’ passato così tanto… più di 100 anni… ed io sono ancora vivo.

O magari stava cominciando a sentire la stanchezza del viaggio. In questi casi, la decisione più saggia sarebbe stata quella di accostare lungo il ciglio della strada e ricollegare i fili con la realtà, anche solo per alcuni minuti. L’uomo però voleva tornare lì a tutti i costi.

Accese l’autoradio e si rimise in movimento, seguendo le indicazioni per la strada. Una volta imboccata quella, in una mezz’oretta sarebbe arrivato al simulatore.

Era tutto spento, ma lui sapeva già come entrare, sapeva della porta di servizio. In pochi minuti si ritrovò davanti al vicolo a sinistra della biforcazione nelle fogne. Per terra vi era ancora qualche traccia di sangue del ragazzo. Non aveva creduto alla sua storia ma non aveva nemmeno visto il suo laboratorio. Ovunque c’erano ancora i segni che la creatura (ormai simile a un umano in tutto e per tutto) aveva lasciato dopo la sua ribellione. Menomale che non è fuggita da qui. Tra poco tempo, la vasca non potrà più contenerlo.

Chiederò una nuova sistemazione. Subito dopo aver catturato l’erede C.

 

Ci stava riuscendo. Il sogno di suo fratello si sarebbe finalmente realizzato!

Il figlio di Jenova, il vero successore dell’antico, la vera e unica perfetta arma di distruzione si sarebbe mostrata al mondo. Sephiroth al confronto non conterà proprio nulla.

 

L’uomo si soffermò a guardare la vasca, ma non si concentrò su chi vi era custodito; il suo riflesso sulla vasca mostrava un uomo molto anziano, un uomo che aveva patito molto nella vita e che presto sarebbe stato realizzato ogni suo sogno. Una voce nella sua testa gli ripeteva:

Dagger, tra poco tu ed io vinceremo su tutto”.

 

Concentrato com’era sui suoi pensieri, Dagger non si accorse che la “cosa” lo guardava. Appena la scrutò, in quegli occhi verde acqua, il vetro s’infranse in mille schegge inondando lo scienziato di mako liquida.

Dagger si accorse solo l’istante dopo, che forse qualcuno lassù, avrebbe presto messo un punto alla sua interminabile vita.

 

 

...E finché non ci sbatti i denti sul cemento di un addio,
finché non si fanno i conti, usi l'arte del rinvio,
ma in un mondo che misura con il metro la virtù,
preferisco la paura, preferisco chi fa più errori,
come ha fatto Iddio, che ci ha fatto uguali,
ma di quattro colori, tu dimmi qual è il mio...

 

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Okappa One Winged Angel il capitolo precedente è stato confusionale? E' proprio ciò che volevo sortire! XD Cooooomunque volevo chiedere, vi è piaciuto l'ennesimo "cambio" di personaggio; era Dagger il 25enne del fashback! Ma perchè scrivo cose ovvie XD... P.S. le recensioni sono gradite moltissimo, sul serio...è un pò frustrante vedere tante letture e solo OWA (abbreviazione necessaria) che spende 2 minuti per lasciarmi dei consigli...oddeo che scrivo? Una recensione và....XD

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