Anime erranti

di MYMemories
(/viewuser.php?uid=104014)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1:Qualcosa di inaspettato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2:Finalmente si parte! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3:Il mio nome è... ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: Strano ragazzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Lei deve morire ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Incognita dietro la maschera ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: False identità ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8:Tra sangue e dolore ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9: Tutto inutile... ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10: Tutto dal principio... ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1:Qualcosa di inaspettato ***


Il mio nome è Sachiko, tutto comincio in una tranquilla notte d'inverno a casa di mio padre.Sembrava una giornata qualunque,almeno fino a quando non chiusi i miei occhi dal sonno. Tutto cosi confuso, non capivo nulla di cosa stesse accadendo intorno a me, urla strazzianti e rumori nauseanti, fino al momento in cui io apriì gli occhi. Mi trovavo con lo sguardo perso nel vuoto, fissando senza motivo il muro della mia camera, tutto cosi silenzioso,nessun rumore a rovinare l'atmosfera e in quello snervante silenzio mi passarono per la testa mille pensieri.Fissai la sveglia posata sul comodino a sinistra del mio letto ma stranamente era ferma all'ora in cui io ero andata a dormire e cosi decisi di alzarmi e dare un'occhiata fuori dalla finestra. Era ancora notte eppure non capivo nulla intorno a me,sembrava passata un eternità. Mi sentivo assetata cosi presi l'intenzione di dirigermi verso la cucina e mi diressi verso la porta che separava la mia stanza dal resto della casa.Posai la mano sulla maniglia, ma istintivamente tentennai per un attimo perchè avevo avvertito qualcosa di strano, ma questò non mi fermò e riposai la mano sulla maniglia e con un grande sospiro apriì la porta. La casa era sempre la stessa, tutto al loro posto, eppure c'era qualcosa che mi tormentava, che mi dava angoscia. Mentre mi diressi verso la cucina cominciai a sentirmi strana ed arrivata in cucina cominciò a girarmi la testa, sentì le orecchie fischiarmi a tal punto che le dovetti tappare con le mani. In piu al fischio assordante si aggiunsero voci, con parole incomprensibili erano leggere e si amalgamavano una sull'altra. Cominciavo a farmi prendere dal panico e iniziai ad urlare ad alta voce che non ce la facevo piu e di farla finita a chiunque mi stesse giocando questo brutto scherzo, e dopo una manciata di secondi mi venne talmente tanta nausea da rimettere tutto cio che avevo in corpo sul pavimento. Questa cosa andò avanti per minuti e alla fine collassai a terra. Al mio risveglio mi ritrovavo di nuovo stesa sul mio letto, anche se stavolta il sole era ormai alto nel cielo. Mi chiesi se a riportarmi a letto fossero stati i miei genitori, cosi mi alzai con molto timore mi riavvicinai alla maniglia della porta, e con grande coraggio l'aprì velocemente. Sfortunatamente in quel momento presi mio padre in faccia senza volerlo. Ci radunammo per la colazione, e chiesi a mio padre, con un grosso bernoccolo sulla testa, se mi avesse riportato lui a letto. La sua risposta mi sorprese perchè mi disse che io non mi ero mai mossa da esso.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2:Finalmente si parte! ***


Perplessa dalle parole di mio padre, mi preparai per andare dalla mia migliore amica Hitomi. Passai l'intero pomeriggio con Hitomi a divertirmi piu che potevo visto che la mattina dopo sarei dovuta partire per andare a vivere da mia madre.Salutai Hitomi e come ricordo della nostra amicizia gli regalai una pietra con sopra inciso un simbolo che avevo trovato a terra qualche giorno prima. Tornai a casa verso sera tardi e cominciai subito a preparare le valigie. Mi diressi in bagno per prendere lo spazzolino e notai che tra tutti gli specchi del bagno quello del lavandino era appannato, e cominciai a vedere comparire piano piano un segno sul vetro, come se qualcuno stesse disegnando con il dito. Il tempo di chiudere e riaprire gli occhi che era ritornato tutto come prima, nessuno specchio appannato e nessun segno sul vetro. Cominciai a pensare di essere pazza, ed intanto mentre fantasticavo su cosa mi stesse succedendo, mi chiamò mio padre per dirmi che era pronta la cena.Cominciò a chiedermi se volevo sul serio andare a vivere da mia madre e tutte domande simili. In quel momento rimossi dalla mente quello che mi stava succedendo e pensai alle scelte che stavo facendo e a cosa rispondre a mio padre.Ringraziai Dio che la cena finì presto perchè stava cominciando a stancarmi. Decisi di dormire in aereo viste le troppe ansie del giorno prima e cosi accesi il mio portatile e decisi di rimanermene sveglia fino all'ora della mia partenza. Visto che sono una grandissima fan degli anime e manga decisi di guardarmi un'anime per far passare il tempo. Tra una puntata e l'altra, il tempo passò in fretta e arrivò l'ora di partire, senti infatti la sveglia di mio padre che risuonava in tutta la casa. Mi vestì e presi e caricai i bagagli in macchina, e cosi ci dirigemmo verso l'aereoporto. Finalmente mi ritrovo seduta sull'aereo, e in piena tranquillità decisi di risposarmi. Crollai dalla stanchezza e vidi le mie palpebre chiudersi piano piano.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3:Il mio nome è... ***


E' cosi buio, non vedo nulla e nonostante ciò cerco un punto di riferimento intorno a me. Cominciai a correre nella disperata ricerca di un uscita. Niente da fare, ciò che vedevo era il niente, ero completamente avvolta dal buio, fio a che cominciai a sentire una voce che mi risuonava nelle orecchie. Si intensifica sempre di piu fino a che non divenne quasi chiaro, sembrava come se piu persone con lo stesso timbro vocale riepetessero una dopo l'altra la stessa identica frase che diceva " il mio nome è...". A quel punto chiesi chi era che continuava con questa storia e che diavolo volesse da me, ma non sembrava volesse dirmelo visto che continuava con la solita frase. Dopo un bel po vidi in lontananza apparire una sagome non definita, l'unica cosa che notai furono un cilindro ed un lunghissimo cappotto. Non riuscì a vedere altro visto che mi ero svegliata di colpo. L'aereo era arrivato e mi diressi verso mia madre che aspettava il tempo di dirgli ciao per riempirimi di domande. Anno nuovo vita nuova, essendomi trasferita avrei dovuto cambiare scuola ed amici ma era un prezzo da pagare per rendere la mia vita meno monotona.Arrivai a casa e la prima cosa che cominciai a fare fu quella di buttare le valigie nel primo punto libero della casa e tuffarmi sul letto per rilassarmi e pensare a come me la caverò domani in una scuola dov non conosco praticamente nessuno.Mentre vagavo ovunque con la mia mente sentì un aria gelida passarmi lungo la schiena, cosi decisi di alzarmi e di frugare un po in giro per casa.Non c'era nulla di interessante ma scrutando dalla finestra del salotto vidi qualcosa di insolito nel giardino e cosi decisi di dare una controllata.Nel giardino trovai la stessa pietra che regalai ad Hitomi l'unica cosa che cambiava era il suo simbolo inciso su di essa e cosi la infilai in tasca e decisi di tenermela. Visto che ero rimasta da sola in casa visto che mi madre lavorava, decisi di trovarmi un passatempo ed accesi la tv.Mentre vedevo un film, sentì di nuovo quell'aria gelida ripassarmi lungo la schiena, cosi decisi di andarmi a prendere una coperta.Appena ritornai con la mia coperta a cui tenevo fin da piccola, andò via il segnale alla tv e l'unica cosa visibile sul suo scermo era quel disturbo con quel rumore fastidioso che fa ogni televisore.Nonostante mi ero accomodata benissimo sul divano, mi rialzai a dare una controllata, ma notai che tutto era al suo posto, presi il cellulare per chiedere a mia madre se era normale che la tv facesse questa cosa ma purtroppo non c'era campo. Qualche minuto dopo, mentre pensavo ad una soluzione per aggiustarla, squillò il cellulare, la cosa mi fece senso perche è insolito che un cellulare squilli senza linea, ma mi sforzai a rispondere. Dal cellulare non proveniva nessun suono, non si sentiva nulla e cosi pensai che fosse uno scherzo e cominciai a ripetere piu volte chi fosse. Continuai cosi per un bel pò finche il tizio decise a rispondermi dicendomi se volevo sapere il suo nome.Ovviamente risposi che ero tentata dal saperlo e la sua risposta fu la stessa frase incompiuta che sentì ripetutamente nel sogno che feci in aereo. Allora risposi di farla finita con questa storia e di dirmi il suo nome. Provai soddisfazione alla sua successiva risposta perche mi disse di chiamarsi Reggie. Da lì partirono tante domande ma cascò la linea e riuscì a dare risposta alle mie domande.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 4: Strano ragazzo ***


Mi rimisi a guardare la tv,non c'era nulla d'interessante, intanto passò il tempo e sentì la porta aprirsi, era mi madre che mi disse di aiutarla a preparare la cena. La prima cena da sola con mia madre fu fantastica, abbiamo parlato di tutto e di più, insomma, mi sono trovata subito bene con mia madre.Era ormai tardi ed ero anche molto stanca, cosi decisi di andare a dormire. Non riuscì a chiudere occhio, avevo il timore di essere continuamente osservata, come se stessi dando le spalle a qualcosa, ma girandomi dal lato opposto del letto non vidi nulla, semplicemente il muro della mia camera con un enorme quadro che raffigurava una foresta lugubre appeso al muro. Fissai qualche minuto il quadro e vidi una sagoma nera percorrere il quadro velocemente, cominciai a credere di impazzire, ma non ci rimuginai molto sopra, non volevo rovinarmi la serata a causa delle mie fissazioni, cosi mi girai e mi rimisi a dormire. Aprì gli occhi, la prima cosa che cominciai a fare,fu guardarmi intorno e notai di ritrovarmi in una piccola via desolata, e cosi la prima cosa che mi passo per la mente fu quella di dire che questo è un altro paranoico sogno.Niente era definito, il fondo della strada era buio da tutti 2 i lati, l'unica cosa ben visibile era un enorme casa mal ridotta con segno di bruciatura sulal porte, come se gli avessero dato fuoco.La casa era situata dietro un enorme cancello di fronte a me. Il cancello si aprì, e fui spinta da qualcosa all'interno della casa. Notai che intorno a me vagavano delle ombre, cominciarono a fischiarmi le orecchie, e la vista calò piano piano come il resto del mio corpo. Questione di secondi e mi ritrovavo a terra, non vedevo quasi piu nulla, ma ecco che dinnanzi a me si presentò qualcuno, ma ormai non riuscì piu a vedere niente. E' tutto buio,intorno a me il nulla, e cominciai a sentire qualcosa,sembrava una voce femminile che ripeteva in continuazione il nome Reggie. Lo ripetè per 4 volte, e in quel momento cominciai a sentirmi come se delle unghie graffiassero i miei piedi.Mi svegliai di scatto e controllai subito i piedi ancora in preda al sonno, e notai che c'erano dei graffi insoliti. Non ci rimasi a pensare sopra per molto tempo perche dovevo prepararmi per andare a scuola.Finalmente entro in classe e mi siedo al banco assegnatomi. Ero seduta vicino ad un ragazzo un pò strano,aveva dei capelli lunghi biondi con mesh marroni,era piuttosto magro,indossava anche un paio jeans blu scuro con una catena argentata attaccata ad essi e una felpa griga con righe verdi. Cercai in piu modi di attaccare discorso con lui,ma sembrava avere la testa fra le nuvole ed aveva una faccia piuttosto seriosa. Suonò finalmente la campanella dell'intervallo, cosi decisi di andare al bagno a rinfrescarmi la faccia dalla stanchezza. Aprì il rubinetto, l'acqua era completamente gelata, cominciò d abbassarsi la temperatura e sentivo freddo. Sullo specchio di fronte a me cominciò ad accadere una cosa famigliare, sembrava come se qualcuno stesse scrivendo sul vetro appannato, anche se l'unica in quel bagno ero io. Apparvero le impronti di 2 mani, ed al centro dello specchio cominciò a prendere forma una scritta, ma proprio in quel momento entrò nel bagno il mio compagno di banco, che si piombò davanti lo specchio e iniziò a ripetere piu volte delle frasi. Dopo qualche minuto, la temperatura ritornò normale, e se ne andò via anche l'aria gelida. Il ragazzo si girò verso di me e sorridendo mi disse di chiamarsi Akira e si scusò per il suo atteggiamento in classe,si comportò come se non fosse accaduto nulla, come se tutto ciò fosse normale. Cercai piu volte di fermarlo per fargli delle domande ma l'unica cosa che fece,fu girarsi sorridere e dirmi di non preoccuparmi che avrebbe risolto tutto lui. Ritornai in classe per finire le ore rimanenti ed Akira non si degnò di rispondermi alle mie domande. Suonò la campanella che segnava la fine della giornata di scuola, cercai Akira all'uscita, e lo vidi recarsi sul retro della scuola cosi decisi di seguirlo. Arrivai sul retro della scuola, mi nascosi dietro una macchina parcheggiata li vicino, vidi Akira incontrarsi con un ragazzo dai capelli marroni con riflessi rossi, indossava una maja nera con sopra il noem di una band metalcore, dei jeans stretti neri, ed una cinta pendente a scacchi nera ed argentata. Vidi che il ragazzo con cui parlava Akira si era piuttosto scaldato, sembrava quasi volesse menarlo,infatti subito dopo gli tirò un pugno dritto sulla guancia ad Akira, che si rialzò e rispose con un altro pugno. In quel momento uscì allo scoperto,avevo deciso di ricambiargli il favore,e cosi dissi a quel ragazzo di lasciarlo perdere e di non toccarlo. Lui mi guardò attentamente, si girò e senza dire una parola se ne andò via. Akira mi ringraziò e mi disse di stare tranquilla da ora in poi. Cosi mi diressi verso l'auto di mamma che mi aspettava, pensando che in fondo quest'Akira è un tipo con cui sarei andata molto d'accordo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: Lei deve morire ***


Secondo giorno di scuola, era mattina e mi ero appena finita di preparare. Stavolta non ho fatto nessun sogno strano, cominciai a credere che fosse tutto merito di Akira e delle sue parole pronunciate nel bagno della scuola.Entrai in classe e mi misi al solito posto, accanto ad Akira. Cominciai con salutarlo e dirgli grazie, si girò e mi fissò con il suo solito sorriso dicendomi che non dovevo ringraziarlo di nulla. Passò la prima ora, e ritentai di fargli qualche domanda su chi era precisamente e cosa ha fatto nel bagno quel giorno, e finalmente si degnò di cambiare risposta dicendomi che mi avrebbe spiegato tutto all'uscita. Finalmente usciamo da scuola e lo fermo subito per dirmi ciò che mi aveva promesso. Ritornammo nel retro della scuola, e cominciò a spiegarmi la sua storia. Iniziò col dirmi che tutto ciò che mi sta per raccontare non sarebbe stato semplice da comprendere. Mi disse che i suoi genitori furono stati uccisi dallo spirito di una persona che non era passata oltre, e che quello spirito per qualche insolito motivo stava cercando me per farmi del male. In quel momento rimasi senza parole, non sapevo se dargli retta o no, per me non era normale da un momento all'altro credere agli spiriti, ma cominciai a riflettere e sinceramente le mie ultime esperienze non avevano nulla di normale, cosi gli dissi che credevo ad ogni cosa, e Akira continuò a raccontarmi tutto. Mi disse che questo spirito era stato mandato ad uccidere la mia famiglia con un rituale di invocazione fatto dalla famiglia del tizio sul retro di ieri.Questo fatto è ormai di molti anni fa mi disse, e mi mise in allerta di non stringere confidenza con quel tizio che poteva essere pericoloso. Gli chiesi cosa voleva da me questa persona ma mi rispose di nuovo di non preoccuparmi e che mi avrebbe protetto lui.Continuò col raccontarmi che il suo unico scopo nella vita ormai era di porre fine all'esistenza di questo spirito, e promise solennemente di proteggermi ed in quel momento cominciai ad arrossire e fu istintivo fiondarmi su di lui con un forte abbraccio. Mi ero trattenuta troppo, e dovevo sbrigarmi a raggiungere mia madre davanti scuola, cosi salutai Akira con un bel bacio sulla guancia e me ne andai via. Era pomeriggio, non avevo nulla da fare cosi decisi di farmi quattro passi in zona, il tempo di mettermi le mie converse e poi dirigermi verso la porta. Camminai per un bel pò, fino a che non mi ritrovai in un posto familiare. Assomigliava al vicolo del mio ultimo sogno, mi guardai intorno e vidi la stessa identica casa del mio sogno. La paura era tanta essendo venuta a sapere di cose assurde come l'esistenza di spiriti, ma nonostante tutto decisi di avvicinarmi al cancello e dare un occhiata da fuori.Riusci a riconoscere tutti i dettagli di quella casa, la tentazione era troppo forte, cosi scavalcai il cancello della casa e presi la decisione di curiosare in giro. La porta principale era bruciata e sbarrata da un asse di legno, cosi decisi di trovare un altra entrata, e mi diressi sul retro. Sul retro c'era un enorme giardino, sul quale era disegnato uno strano cerchio con dei simboli strani, in quel momento pensai che fossero molto simili alle pietre che avevo trovato.Notai anche che a terra, nel giardino,giaceva un'altra di quelle pietre strane e cosi la raccolsi e la misi in tasca. Avevo finalmente trovato un entrata alternativa alla casa, ma cominciai ad avere un brutto presentimento, infatti subito dopo, cominciai a sentire qualcuno che parlava, la voce si avvicinava sempre di piu e cominciai ad udire anche dei passi.Sembrava non fossi l'unica curiosa qui dentro, erano in 2 ora le voci, e piano piano sembravano aumentare di numero, sembravano dire qualcosa del tipo che una ragazza doveva morire. Non rimasi l iad ascoltare il loro dialogo, ed in preda alla paura cominciai a scappare via da quella casa. Mi fiondai di corsa sul cancello e molto velocemente lo scavalcai, anche se mi feci male al braccio nell'impresa, ma in quel momento continuai a correre via verso casa. Nella mia fuga presi in pieno qualcuno, mi rialzai di corsa con l''intenzione di chiedere scusa ma vidi che la vittima dello scontro era il tizio che tirò un pugno ad Akira, mi guardò fisso, e mi disse con atteggiamento scorbutico di stare attenta la prossima volta, si girò e riprese a camminare. Intanto io prosegui la mia corsa verso casa.Rientrai finalmente a casa, mia madrec ancora era a lavoro, cosi decisi di accendere la tv per passare il tempo, ma ricominciò a fare la stessa cosa dell'altra volta, stavolta il disturbo comincio ad evidenziare una scritta. La scritta che apparse fu "lei deve morire", mi prese un colpo e spensi di colpo la televisione. Per distrarmi accesi il computer, ma anch'esso aveva come sfondo la stessa scritta, e staccai staccai la spina a cui era collegato. Mi diressi in bagno per sciacquarmi la faccia, presi l'asciugamano, lo passai sulla faccia e quando lo tolsi notai sullo specchio davanti a me la stessa identica scritta. Presi di corsa il cellulare ed uscì di casa, e la prima cosa che feci fu chiamare Akira, non so come ero sicura di avere il suo numero, infatti controllai fra i numeri salvati e c'era il suo nome, e lo chiamai. Chiusi le palpebre, e alla loro riapertura mi trovavo stesa in un letto. Mi alzai di colpo e mi guardai intorno e la prima cosa che mi venne in mente fu quella di cosa stesse succedendo.La stanza in cui mi trovavo era ornata di moltissimi quadri, sembravano molto antichi, sinceramente tutta la stanza aveva un qualcosa di antico,. Le finestre avevano davanti lunghe tende rosse, un enorme armadio chiuso a chiave accanto al letto matrimonaile dove ero distesa e in fondo alla parete una libreria lunghissima. Mentre osservavo la stanza, si aprì la porta ed entro una persona che gia conoscevo: era Akira. Mi alzai improvvisamente dal letto e mi fiondai su di lui urlandogli cos'era successo.Lui mi sorrise e inziò col dire la sua solita frase,di non preoccuparmi,ma non fece in tempo a finirla che lo interruppi e gli dissi di farla finita di dire sempre la stessa cosa e che doveva darmi spiegazioni, cosi mi disse di seguirlo con lui nella sala da pranzo. La casa era enorme, per non parlare della della sala da pranzo, era proprio come un castello, c'era al centro un lungo tavolo di legno molto antico, con delle sedie d'epoca disposte intorno al tavolo, saranno stati 10 metri di tavolo. Ci sedemmo lui a capotavola e io accanto a lui, e cominciò a spiegarmi cosa era successo.Mi disse che il tizio con gli aveva tirato un pugno l'aveva stordita e lasciata a terra per poi fuggire.Gli spiegai la scritta comparsa all'interno di casa mia e delle voci nella casa, e mi disse che era stato i quel ragazzo a richiamare quello spirito che ha ucciso la sua famiglia per potermi ridare la caccia. Mi disse di stare attenta ad Heiji che sarebbe il nome di questo ragazo, e se lo vedo di evitarlo assolutamente. In quel momento volevo slamente tornamene a casa, ero spaventata, niente di quello che mi stava accadendo era normale. Cosi presi la mia giacca e me ne andai e mi feci riaccompagnare a casa da Akira, dicendomi la solita frase con il suo sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6: Incognita dietro la maschera ***


Arrivai finalmente a casa, mia madre si infuriò tantissimo a causa del mio ritardo, fortuna che Akira si prese tutta la ramanzina. Saltai la cena, ero sconvolta, nella mia vita ero entrata a conoscenza di troppe cose in cosi poco tempo, mi sentivo stordita e persa. Mi cominciai a chiedere se Akira mi nascondesse qualcosa visto il luogo dove abita, e in piu mi disse di fare attenzione a questo Heiji che oltretutto neanche conoscevo, anche se dovvetti dar retta alle sue parole visto che questo ragazzo non mi ha dimsotrato niente di positivo. Pensai anche al sogno che feci in casa di Akira, oltreutto dovetti cominciare a temere di fare altri incubi, visto che ero venuta a conoscenza che questo "spirito" era ritornato a cercarmi per uccidermi senza un motivo. Erano le 3 di notte e ancora non riuscivo a prendere sonno, ormai avevo paura persino di addormentarmi,anche se la stanchezza sorclassò le mie paure e mi fece crollare dal sonno. Mi risvegliai come al solito in un altro dei miei assurdi sogni, stavolta non era uno di quei soliti e oscuri luoghi, piuttosto mi ritrovavo in una salla da ballo. Al centro lo spazio per ballare, ai lati 2 lunghe scalinate che si univano ad un secondo piano. io ero sopra questa scalinata, e vidi che nella sala da ballo cominciarono a comparire delle persone, in pochi secondi la sala si animò e prese vita. Questa gente, con vestiti d'epoca, ballavano allegramente, si divertiva, beveva e c'era persino la band musicale che suonava. Intanto io scendevo, era come se nessuno mi vedesse, fui sopresa quando riusci a passare attarversa una di queste persone, scompari al mio passaggio per poi riprendere forma subito dopo. Si spensero le luci, l'unico punto illuminato era il centro della sala. Si posizionò nel mezzo una coppia, il maschio indossava una maschera bianca con un cilindro ed un lungo mantello nero,gli si intravedevano i capelli da dietro il cilindro, erano castano chiaro con riflessi rossi.La sua compagnia era bellissima, indossava un lungo vestito nero con dei guanti fino al gomito bianchi, il vestito era ornato da pietruzze che riflettevano un argento luminosissimo, aveva dei capelli neri lunghi e poco mossi, anche lei indossava una maschera bianca, quindi non riusci a vedere nessuno dei 2 volti. Cominciarono a ballare, era favoloso, facevano una coppia stupenda, il vestito di lei che luccicava, metteva in risalto i 2 in modo particolare, sembravano avvolti da dei fasci di luce argentea. Mi gustai il ballo, cominciai a pensare che questo non fosse più un incubo, intanto si spensero le luci, rimase tutto buio, e dopo qualche secondo, si riaccesero ed io mi ritrovavo inaspettatamente con i vestiti della ragazza che ballava e il mio compagno era il tizio con il cilindro.Non sapevo come si ballava, ma non so come mi ricordavo i passi a memoria, e fu come se io conoscessi chi mi seguiva nel ballo. Mi ero davvero divertita, il ballo finì e la gente riprese a ballare,il tizio con il cilindro scomparve, volevo assolutamente sapere chi si nascondeva dietro la maschera bianca di quell'uomo, cosi decisi di andarlo a cercare. Girai tutta la sala, finche non lo vidi salire le scale, mi precipitai quindi al piano di sopra, era scomparso di nuovo, ma non mi diedi per vinta. Subito dopo riapparve affacciato ad al balcone del secondo piano, cosi corsi verso di lui. Mi avvicinai a lui, mi fissava senza dire una parola, notai che al collo portava un di quelle pietre con sopra inciso un simbolo. L'attesa era snervante, cosi decisi di chiedergli come si chiamava, ma mi interruppe subito, posando delicatamente l'indice sulle mie labbra, e subito dopo abbassò la mano sotto il mio mento, mi sollevò piano piano la testa,mi disse di non guardare solo con gli occhi e mi baciò. In quel momento rimasi senza parole, mi sentivo strana, mi sarei voluta porre tante domande come sul fatto del perche mi avesse baciato e cosa centravo io con quella ragazza col vestito sgargiante, ma quell'attimo fu bellissimo e non pensai a nulla. Stacco le sue labbra dalle mie, ero arrossita non sapevo cosa dire, si stava per togliere persino la maschera, ma era troppo bello per essere vero, in quel momento mi svegliai, non feci il solito balzo che facevo al risveglio da ogni songo, e non avevo neanche l'ansia,m isentivo rilassata. Fortunatamente era domenica, e non dovevo andare a scuola, notai che fuori dalla finestra il tempo era ancora apposto per uscire a prendere una boccata d'aria, cosi presi la mia giacca, la sciarpa regalatami l'anno scorso da mia madre e uscì di casa. Mia madre mi fermò appena uscita e mi disse se volevo andare al parco con lei, visto che stavo uscendo da sola, pensai che farmi un giro con mia madre sarebbe stato rilassante, cosi accettai l'invito e salì sull'auto. Arrivammo al parco, era cosi nostalgico perchè mi ricordava molto il parco vicino casa di mio padre dove andavo ogni pomeriggio con Hitomi. Mia madre incontrò una sua amica e cominciarono a parlare, visto che non avevano niente d'interessante da dire apparte spettegolare sui vicini, decisi di girarmi il parco. Trovai l'altalena vuota, cosi decisi di andarmici a sedere. Era cosi rilassante, mente dondolavo sull'altalena, nelle orecchie sentivo solo il rumore delle foglie mosse dal vento, anche se non durò per molto visto che l'altalena accanto a me fù occupata da qualcuno. Questo qualcuno era Heiji, era un giornata tranquilla, e volevo passarla come una persona normale, senza spiriti o roba varia, cosi non me ne importò nulla e continuai a rilassarmi dondolando. Heiji cominciò ad imitiarmi e cominciò a dondolare anche lui, raggiunse la mia sincronia. Andò avanti per minuti finche non mi rivolse parola domandandomi perchè non ero corsa da Akira al suo arrivo, ma io gli risposi che non me ne importava nulla in quel momento di cosa volesse farmi. Mi chiese cosa pensavo di lui, e gli dissi semplicemente di lasciarmi stare e che volevo per una volta starmene beata sul letto senza pensieri, in quel momento mi chiese cosa mi avesse raccontato Akira su di lui e sullo spirito che mi voleva ammazzare. Gli raccontai tutto, la sua reazione fu semplicemente mettersi a fare una sana risata, io gli risposi scocciata che non c'era nulla da ridere e sbuffando girai la testa dall'altra parte. Qualche attimo dopo, vidi arrivare di corsa Akira, si scaldò subito accanendosi contro Heiji e con molta prepotenza gli disse che non doveva avvicinarsi a me, fu inutile il tentativo di spiegargli che non mi stava facendo nulla ma che stavamo conversando da persone normali all'infuori dell'argomento. Heiji scese dall'altalena, mi guardò, e con un sorriso stampato in faccia mi disse di non limitarmi a guardare con gli occhi, prese il suo giubotto appoggiato sulla panchina di fronte l'altalena, lo mise in spalla e se ne andò ignorando completamente Akira. In quel momento anche Akira decise di andarsene, ma il suo atteggiamento non mi era piaciuto visto che sembrava fosse venuto per atatccare briga con Heiji piuttosto che preoccuparsi per me, ma si girò, mi sorrise e mi disse di non preoccuparmi,e se ne andò, anche se notai che stavolta la sua espressione sul viso era diversa, sembrava quasi finta. Ero veramente stufa, anche questa giornata era stata macchiata delle anormalità che mi stavano perseguitando, ma non ci feci molto caso e proseguì la passeggiata con mia madre.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7: False identità ***


Era mattina, avevo sognato la stessa cosa della notte scorsa, non che mi faccia dispiacere, ma mi mise sempre davanti moltissime domande. Mi alzai, feci colazione con mia madre che mi accompagnò subito dopo davanti scuola. In classe ci arrivò notizia dell'arrivo di una nuova studente, infatti qualche minuto dopo si presentò con il nome di Ayame, aveva dei lunghissimi capelli argentei e degli occhi gialli che sinceramente mettevano un po d'ansia. Stranamente Akira appena mise piede quela ragazza in classe sembrava terrorizzato ed oltretutto oggi sembrava piu simpatico e diretto verso i miei confronti, mi sembravamolto insolito, visto che l'avevo ormai considerato il geloso, indifferente e noioso Akira. Era dall'inizio dell'ora che quella ragazza di nome Ayame mi guardava costantemente, sinceramente faceva un pò paura visto il suo viso pallido e secco, infatti io la notai con la coda dell'occhio, mi veniva la pelle d'oca a pensare di incrociarla con lo sgaurdo. Akira invece sembrava spaventato da lei, gli passava davanti a testa bassa e era sul punto di tremare quando gli si avvinicava, ero proprio curiosa di sapere in modo piu approfondito chi fosse la ragazza. Decisi di chiedere ad Akira perchè avesse cosi paura di lei, ma mi interruppe dicendomi di stare zitta e di non nominarla per il suo bene, mi mise un nervoso quella risposta, ero tentata di andare da lei e chiederglielo di persona, ma visto che anche io avevo un pò di paura decisi di evitarla anche io. Finalmente un'altra giornata di scuola era finita, uscì da scuola, e mi diressi subito verso l'auto di mia madre, notai anche la presenza di Heiji, sembrava come se stesse aspettando qualcuno all'entrata di scuola. Salì in auto e mentre mia madre partì, notai che Heiji si era fermato a parlare con quella ragazza di nome Ayame, mi chiesi con molta curiosità cosa avevano da dirsi. Intanto notai Akira che invece di uscire dal cancello come una persona normale, scavalco la recinzione intorno alla scuola, sembrava proprio di cercare a tutti i costi di evitare quella ragazza. Tornai a casa, avevo una fame tremenda e mi svuotai il frigo nonostante avessi gia pranzanto. Finalmente sazia, mi buttai con tutto il peso possibile sul divano, accesi la tv, e capitai sul canale del telegiornale, decisi che per una volta avrei potuto informari su cosa accadesse nel mondo. "Ragazza trovata squartata in casa, sembra opera di un vero maniaco del sangue" questo è cio che disse il tg, la cosa agghiacciante è che la ragazza morta era stata trovata a qualche isolato da casa mia, ormai la mia vita gia era decisamente piena di ansia, cosi cambiai canale e mi misi a guardare i cartoni e senza neanche accorgermene mi addormentai sul divano. Mi svegliai che era pomeriggio tardi, avevo molta sete e mi diressi in cucina, aprìì il frigo, presi la bottiglia di succo di frutta e ne versai un po nel bicchiere. Si spensero le luci della cucina, e cominciai a sentire qualcuno sussurrarmi qualcosa in testa, era così fastidiosa come cosa che lasciai cadere d'impulso il bicchiere per tapparmi le orecchie, per poi rannicchiarmi ad un angolo della cucina, e cominciai a supplicare di smetterla con questa voce. Non capivo bene cosa disse, ma cominciai a piangere,intanto dai lati del soffitto cominciò a calare del sangue sulle pareti. Arrivò fino a toccarmi i piedi, l'odore di quel sangue era nauseante, stavo per svenire, l'orologio in cucina era impazzito, cominciò a tremare tutto,il sussurro diventò potente, mi stava facendo scoppiare la testa. Mi passai una mano sugli occhi che piangevano, le mie non erano lacrime, dai miei occhi usciva il sangue, intanto quello che colava dalle pareti era cosi intenso da diventare un rosso scurissimo quasi nero. A fermare la mia angoscia, fu il quel ragazzo che ruppe la finestra della cucina ed entrò nella stanza. Era Akira, che comincio a ripetere le stesse parole che disse nel bagno il mio primo giorno di scuola. Tutto d'un tratto, scomparve cio che mi tormentava, il sangue, lem ie lacrime, e la voce che mi stava facendo impazzire. Non avevo parole, ero sotto shock, le mie gambe paralizzate come il resto del colpo, la mia mente era sgombra da qualunque pensiero, era vuota,non pensavo a nulla in quel momento, sembravo un morto vivente, intanto Akira mi prese e mi portò sul divano dove poi mi addormentai. Al mio risveglio trovai Akira seduto accanto a me a guardare la tv, sembrava proprio sentirsi a suo agio, intanto mi alzai con un forte mal di testa, e mi guardai Akira. Mi chiese cosa avevo da guardare, e in malomodo gli risposi che dovrebbe gia sapere cosa volevo chiedergli, ma la sua risposta fu la solita, il suo sorriso che ormai cominciava a stufarmi come la sua frase che diceva di non preoccuparmi, cosi aspettai qualche minuti e gli chiesi cosa mi era successo, perchè sembrava tutto cosi vero, sentivo persino il dolore, e lui mi rispose che era sempre opera di Heiji e del suo spirito che cercava di uccidermi, inoltre a rendere l'illusione cosi vera mi raccontò che era opera di quella ragazza di nome Ayame che contribuiva ad intensificare i poteri dello spirito. A me sembrava cosi impossibile, da quel giorno nel parco Heiji mi aveva trasmesso tutto tranne che paura e voglia di uccidermi, inoltre cominciai a chiedermi cosa voleva quella ragazza da me, anzi, cosa volevano tutti da me, cosa c'entravo con quello spirito e perche volessero vedere il mio corpo senza vita. Intanto tornò mia madre, Akira si fiondò fuori dalla finestra senza farsi vedere e se ne andò senza neanche dirmi ciao. Mia madre mi chiese di dargli una mano a preparare la cena che stasera avremmo avuto ospiti, mi domandai chi sarebbe venuto a cena, ma non gli feci domande visto che ero abbastanza terrorizzata di starmene in cucina. Finalmente era tutto pronto, i posti in tavola erano cinque, quindi capì che gli ospiti erano tre, neanche a farlo apposta, appena finito di apparecchiare, suonò il campanello, io ero sopra a prepararmi, visto che stavo in calzoncini corti e cannottiera. Finalmente finì di prepararmi, mi diressi nel salotto, e mi prese un colpo, i tre ospiti di stasera erano Heiji, Ayame e un'amica di mia madre. Ero terrorizzata, coloro che mi volevano morta erano radunati nel mio salotto, ma nonostante tutto feci finta di niente, Heiji si alzò, mi tirò la sedia indietro e mi disse di accomodarmi, cosa che feci volentieri, intanto mia madre cominciò a dire che Heiji era veramente un gentiluomo, in quel momento gliene avrei volute dire di tutti i colori. Finimmo la cena, e l'amica di mia madre si propose volontaria di aiutarla a lavare i piatti e a sparecchiare, fu in quel momento, quando mia madre e la donna, si allontanarono dal salotto che presi Heiji per la maglia e gli chiesi cosa stesse succedendo, in quel momento si levò il sorriso dalla bocca e mi disse che doveva parlarmi, intanto Ayame non cambiò espressione, aveva sempre la solita faccia, sembrava non avesse sentimenti. Ci sedemmo sul divano, e accendemmo la tv, ed Heiji cominciò a parlare, mi disse che dopo quell che avevo passato mi sarebbe stato impossibile credere alle sue parole, ma mi disse che per sicurezza avrebbe dovuto informarmi. Mi raccontò che discendevo da una famiglia nobile e rispettabile dei Aizawa di molti secoli fa, e mi disse che la mia bis bis nonna, aveva poteri non umani, era ipersensitiva, vedeva e sentiva cose che un normale essere umano non avrebbe potuto, gli spiriti la temevano, perche egli era capace di invocare gli "esorcisti" demoni capace di scacciare via qualunque spirito di qualunque portata. A quei tempi c'erano anche 2 famiglie molto rispettate, quella dei Nakamura e dei Fujiwara, i nakamura, ovvero la famiglia di cui Heiji era discendente, era alleata con gli Aizawa, mentre i Fujiwara si rifiutarono di creare un alleanza a causa del loro inestimabile orgoglio, infatti piu volte provarono ad affrontare gli Aizawa, ma ne uscirono senza successo visto che era un due contro uno. Il capo della famiglia Fujiwara, andò su tutte le furie dopo l'ennesima sconfitta, e cosi decise di pagare un invocatore in modo da creare un esercito di demoni per fronteggiare le sue famiglie. Tutto ciò non bastò, gli esorcisti evocati dalla capofamiglia degli Aizawa erano troppo anche per i i demoni invocati da uno dei piu famosi invocatori di tutto il paese. Venne poi a sapere che sacrificando una vita umana con un forte potere spirituale, avrebbe potuto evocare il demone Zeshin, era famoso per il suo inestimabile potere, neanche gli esorcisti avrebbero potuto fermarlo, cosi decise di sacrificare sua figlia per evocare il demone Zeshin e porre fine alla dinastina degli Aizawa. La famiglia Nakamura fu messa al tappeto, e anche gli esorcisti della capofamiglia,Zeshin era inarrestabile, cosi decise di offrire la sua vita al demone per tornare da dove provenisse. Il capo dei Fujiwara era distrutto, dopo la mossa della capofamiglia degli Aizawa rimase diasarmato e i Nakamura lo improgionarono a vita, mentre l'invocatore fu giusrtiziato. Con questo Heiji mi fece capire che io avevo ereditato gli stessi poteri della mia bis bis nonna, e mi raccontò che il piano di Akira era quello di portarmi tra le sue braccia, e usarmi come vittima sacrificale per rievocare Zeshin e salire al potere. Mi disse che lo spirito che tentava di uccidermi era opera sua, ed i suoi salvataggi ero fatti di proposito per adularmi, come gli incubi e le parole che diceva che servivano a far ritornare lo spirito dal suo luogo d'origine. Venni a sapere che Ayame era la sorella di Akira, che pensava fosse morta, ma in realtà era viva anche se il suo corpo non conteneva nessuna anima. Rimasi sconvolta da quelle parole, Heiji se ne dovette andare, avrei voluto fargli molte domande, e la sua storia mi sembrava una favola, no nsapevo piu a chi credere, da quel giorno mi ritrovai piu confusa di prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8:Tra sangue e dolore ***


Era ora di andare a dormire, era il giorno piu assurdo della mia vita, ero venuta a conoscenza di discendere da un'antica famiglia con poteri strani e che oltretutto controllavano demoni o chissa chi, mi suonava tanto di imbroglio,intanto crollai dal sonno all'imrpovviso. Aprì gli occhi, di nuovo dentro quel sogno, la solita sala da ballo, la gente che si divertiva, anche se non mi dispiaceva, andai subito alla ricerca del tizio mascherato, finalmente lo trovai, davanti i miei occhi, e gli corsi subito in contro. Ero li, ma lui non c'era piu, piu il sogno era lo stesso e piu lui spariva, lo vedevo sempre di meno, ma nel sogno di oggi, mi ritrovai accanto a quella bellissima donna con il suo sgargiante vestito con pietruzze argentee, la afferai per un braccio e gli chiesi dov'era il ragazzo con la maschera, si girò verso di me, e nei buchi della sua maschera sembrava non avesse occhi, se la tolse e vidi che aveva il volto nero, senza espressione, faceva quasi paura. Mi girai intorno e notai che tutti indossavano una maschera, e che se la tolsero subito dopo lei, avevano tutti lo stesso volto, il bel sogno cominciava a diventare inquietante. Dalle persone cominciarono a comparire dei sorrisi terrificanti, e cominciavano tutti a venire verso di me, mi afferrarono la faccia, si accanivano l'uno sull'altro per stropicciarmela, sembrava come se volessero strapparme la pelle da essa. Ormai la speranza di sogni tranquilli era sparita, ma a salvarmi da quel tormento fu proprio chi volevo, era finalmente arrivato, con la sua maschera bianca, mi prese tra le sue braccia, ed i nquel momento diventò tutto bianco, intorno il vuoto, c'era solo lui che mi tendeva la mano,io ricambiai il gesto e la affarai. Dopo avergli stretto la mano, mi risvegliai di colpo, mi prese un colpo, sul bordo del mio letto c'era seduta una ragazza,dai capelli colava del sangue,a dirla tutta il sangue lo avevo ovunque anche sulla lunga veste bianca che indossava. I miei occhi erano compeltamente aperti, e tremavo dal terrore, non feci un fiato almeno finche lei non girò la testa di scatto verso di me, in quel momento stavo per urlare, ma la ragazza scompari ed in solo attimo era davanti a me che mi tappava la bocca, cominciai ad avere senno fino a perdere i sensi. Al mio risveglio, ero legata su una sedia, la stanza in cui ero situata, era illuminata da una luce fioca appesa al muro, le pareti erano tappezzate di ritagli di giornale che raccontavano tutti la stessa vicenda, davanti a me un televisore, che trasmetteva il tg di ieri. Il telegiornale partiva con la notizia della ragazza trovata morta in una casa nella mia zona, finito quel servizio si riavvolgeva e ripeteva sempre la stessa cosa, anche i ritagli di giornale parlavano del fatto di questa ragazza. La mia bocca era imbavagliata, le mie gambe legate alla sedie come lo erano anche le mani, intanto mentre cercavo un modo per slegarmi e capire cosa stesse succedendo, sentì un cigolio, era la porta della stanza che si apriva, era la ragazza che stava seduta accanto al mio letto, purtroppo non potevo parlare con questo panno fra i denti. Poco dopo la riconobbi, era la ragazza morta del telegiornale, era impossibile che fosse ancora viva, cosi cominciai a pensarne di tutti i colori. Intanto la ragazza portò nella stanza con se un tavolino, su di esso erano posati tutti coltelli di dimensioni diverse, ne prese uno di dimensioni medie e si avvicinò comparendo e scomparendo verso di me. Fece una cosa inaspettata, ero impaurita al solo pensiero di cosa mi avrebbe combinato, ma prese il coltello e taglio le corde dei piedi e delle mani, e slaccio il panno che mi bloccava la bocca, e scomparì nel nulla. Corsi subito verso l'uscita di quell'orribile stanza,cosi aprì la porta, ma mi ritrovavo dentro una casa completamente buia, non c'era nemmeno una luce, subito dopo, apparve di nuovo la ragazza che lasciò la torcia per terra e scomparì di nuovo. Accesi la torcia e andai alla ricerca dell'uscita, la casa era spaventosa, i mobili distrutti e la carta da parati era tutta strappata, come se qualcuno ci graffiò sopra ripetutamente, intanto comincia ad udire dei rumori, sembravano catene.Neanche il tempo di pensare a cos'erano dovuti quei rumori che sentì qualcosa colarmi dalla faccia, cosi passai la mano su di essa e notai che le mie dita erano macchiate di sangue, avevo un taglio sulla guancia, subito dopo sentì una sensazione strana sull'altra guancia, era macchiata di sangue anch'essa. Cominciai ad agitarmi, intanto davanti a me riapparve la ragazza, che mi fece segno di seguirla,non avrei accetato neanche morta ma visto che mi aveva aiutato a fuggire e che in quella stanza le cose cominciavano a farsi semrpe piu inquietanti, decisi di seguirla. Mi condusse in una stanza completamente vuota, non c'era nulla e la porta dietro di me si chiuse, cercai di aprirla ma niente da fare, intanto cominciò a bruciarmi il braccio, lo illuminai con la torcia ed anch'esso era pieno di tagli, la stessa cosa accadde sull'altro, comparvero talmente tanti graffi che persi la sensibilità del braccio. Lo stesso fenomeno accadde sulla pancia e poi sulle gambe, crollai all'istante per terra, cominciai a sentirmi bruciare, stavo impazzendo, cominciai ad urlare dal forte dolore. Davanti a me comparve quella ragazza, anche lei aveva i miei stessi segni, sulla sua faccia c'era un sorriso terrificante, cominciò a tendere la testa verso il basso,e con le dita sembrava stesse contando qualcosa, intanto cominciò a recitare una filastrocca. Riapparve il tavolino presente nell'altra stanza,la filastrocca finì, ed le mani si fermarono sulla mannaia, la afferrò tra le sue mani, e sempre scomparendo e riapparendo, si avvicinò a me,mi sorrise di nuovo e riapparve dietro la mia schiena, sentì la punta della mannaia che entrò piano piano nella mia pelle, cominciai a riurlare dal dolore quando la sentì scorrere lungo la schiena, in quel momento la ragazza scoppiò in una grande risata, sembrava che le mie urla la facessero divertire. Intanto con le lacrime agli occhi e disperata dal dolore, fece un altra riga sulla mia schiena, finita l'agonia dietro di essa, riapparve davanti il tavolino, abbassò di nuovo la test, e ricominciò con la filastrocca e a sorteggiare i coltelli. La conta finì, tra le sue mani afferrò un coltello di piccole dimensioni, la ragazza riapparve seduta davanti a me, alzò la mano con il coltello, e lo poso sotto la mia gola per obliquo, facendomi un taglio superficiale sul collo. Ormai non avevo piu voce per urlare, le uniche rimaste erano le lacrime, che non smettevano di scendere, avrie tanto voluto che fosse uno dei miei soliti incubi, ma faceva troppo male per esserlo. La conta finì per la terza volta, e stavolta era un lungo coltello con la lama seghettata, non avrei voluto immaginare dove lo usasse stavolta, arrivo davanti a me per poi fermarsi, ra immobile ed il suo sorriso scomparve, riapparì davanti la porta chiusa, e posò il uso orecchio su di essa, come se stesse origliando, venne spaventata da qualcosa, e molto velocemente ritornò al tavolo, prese un'altro coltello e si riavvicino a me, alzò la mia maglietta, e poso i coltelli sulla mia pancia, e comincio velocemente a segnarmi con 2 coltelli contemporaneamente a segnarmi anch'essa. Subito dopo la porta venen scaraventata via, lei tirò subito ritirò i coltelli, e scomparve, intanto dalla porta entrò qualcuno, che mi disse che tra poco sarebbe finito tutto, riconobbi quella voce, era quella di Heiji venuto a salvarmi da quest'orribile posto. Intanto riapparve la ragazza, che si scagliò subito contro di Heiji, e lo ferì ad un braccio.Non si arrese, tiro fuori dalla tasca un sacchetto di sale e lo getto intorno a me fino a circondarmi, subito dopo prese da dietro i pantaloni, una pistola con una torcia attaccata ad essa e nell'altra mano prese uno strano apparecchio con un display tipo radar e delle luci sopra di esso. Cominciò a girovagare per la stanza, fino a che quell'affare non comincio ad illuminarsi insieme alle lucette, prese la pistola e punto con la torcia in quella direzione, davanti a lui c'era la ragazza, cosi premàè il grilletto e sparò dritto verso di lei, che scomparve come fumo nell'aria subito dopo. Heiji si avvicinò a me, mi prese in braccio e mi portò verso l'uscita, io posai la testa verso di lui e gli cominciai a stringergli forte la maglia piangendo. Eravamo davanti la porta d'uscita, appena Heiji posò la mano sulla maniglia, dietro di lui riapparve la ragazza che lo scaraventò a terra dall'altra parte della stanza, rimanevo io sola , accasciata a terra e senza forza, lei si avvicino a me, impugnò la mannaia con due mani,le alzo verso l'alto e le scaraventò nella mia direzione. Chiusi gli occhi, e cominciai a pensare che era giunta purtroppo la mia ora, udì delle parole,e subito dopo il silenzio,aprì lentamente gli occhi, davanti a me c'era Akira, che si rivolse ad Heiji con una frase del tipo "questi non vanno uccisi con l'argento". In quel momento Heiji si alzò di scatto e puntò la pistola verso Akira, accanto ad Heiji comparve Ayame, ed Akira si rivolse a loro dicendogli che ancora non era il momento e si scomparve nel nulla. Heiji si corse verso di me, mi prese in braccio e mi disse che avrebbe risolto tutto, uscimmo dalla casa ed io persi i sensi. Al mio risveglio mi ritrovai così in un letto d'ospedale, con Heiji che dormiva sulla seddia accanto ad esso.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** CAPITOLO 9: Tutto inutile... ***


Mi guardai intorno per schiarirmi di piu le idee, intanto nella mia testa erano fuggenti le immagini di ciò che mi era accaduto qualche ora prima. Il mio corpo era quasi completamente ricoperto di bende,cercai di muovere il mio braccio sinistro, ma non riuscivo neanche a spostarlo di un millimetro. Era notte fonda, fortunatamente alla mia destra potevo vedere fuori dalla finestra, nonostante tutto quello che era successo, la luna era stupenda, era una luna piena di un argento purissimo che faceva risplendere ogni cosa che venisse toccata dalla sua luce. Quella sua luce era armoniosa e quasi rilassante, al punto che riusci quasi a diventare spensierata. Quell'atmosfera non durò poi molto, ben presto, quel suo risplendente argento puro, venne ricoperto da un rosso straziante, subito dopo anche le nuvole si tinsero di un rosso scuro quasi nero, e in pochi secondi divenne tutto buio, tutto ciò che veniva illuminato dal bagliore di quella meravigliosa luna, venne ben presto avvolto dall'oscurità. Mi sentivo confusa con gli occhi lacrimanti, purtroppo sembrava che per me non ci fosse piu speranza di armonia e tranquillità nelle mie giornate, ero destinata a passare il resto della mia vità nell'angoscia e nel terrore che in ogni momento potevo essere avvolta da quell'oscurità.Cominciò ad offuscarsi lam ia vista, lanciai un urlo in preda alla disperazione, intanto continuavo a vedere sempre meno, in lontananza sentivo una voce, era poco chiara visto che anche l'udito ormai era partito, mi sentivo scuotere, qualcuno cercava di tenermi sveglia, ma non riuscì piu a prendere forza per andare avanti e cosi persi i sensi. Mi svegliai, ero seduta su una sedia molto antica, ero situata al capotavola di un lunghissimo e antico tavolo, accanto a me, era seduto Akira, io indossavo un lungo vestito bianco decorato con delle composizioni floreali argentate cucite sul vestito, mentre Akira indossava uno smoking nero con una collana il cui ciondolo era uno strano simbolo, sembrava molto simile alle pietre che avevo trovato io. Non feci caso ai dettagli, ormai qualunque cosa mi sarebbe successa non avrebbe avuto importanza, avevo perso la voglia di continuare ad andare avanti, non mi chiesi il perche mi ritrovavo in casa di Akira visto che prima ero seduto nel mio letto d'ospedale, non mi chiesi il perche seduto vicino a me ci fosse Akira e perchè indossavo quei vestiti, in poche parole era come se avessi un corpo senza anima, incapace di pensare,di ragionare e la capacità di reagire. Akira si alzò, sorridendo e ponendomi la mano mi fece segno di seguirlo, senza speranze e con l osguardo fisso nel vuoto, mi alzai e lo seguì senza preoccuparmi della destinazione. Mi portò davanti un enorme porta, la apri e davanti e noi c'era un altare, io ero accompagnata da uno strano tizio con il volto coperto da una maschera sorridente, la stessa cosa per Akira, ai lati della stanza c'erano delle sedie dove sedevano anche li dei tizi con il viso coperto da quella maschera, sembrava una scena di un matrimonio, piu a sinistra dell'altare c'era il piano con un anziana signora anche essa con il volto coperto, davanti l'altare era posta una lunga tavola, sembrava qualcosa per una tortura, visto che c'erano delle catene per legare le braccia e le gambe. Arrivammo davanti quella tavola, Akira mi fece sedere li sopra, e piano piano mi fece sdraiare, intanto i nostri accompagnatori mi legarono le mani e le braccia con quelle catene. Non avevo paura, e tanto meno ansia e preoccupazione, sempre il mio solito sguardo perso nel vuoto. Intanto accanto a me Akira che sorrideva, mentre uno uno strano individuo con lunghi capelli argentei, una lunga tunica grigia con rifiniture nere, teneva un libro in mano e ripeteva delle strane parole. Colui che ripeteva quelle parole, smise di parlare, cosi Akira tirò fuori un pugnale d'orato, sul quale erano incise delle parole sulla lama. Portò il pugnale all'altezza della sua testa e comincio a dire che finalmente avrebbe potuto risvegliare Zeshin e riportare cosi gloria eterna ai Fujiwara, e finite quelle parole, lascio cadere sulle mani con una pazza irsata verso il mio petto, ma un attimo prima di essere pugnalata, uno degli invitati si tolse la maschera, e con un veloce passo afferrò la mano di Akira e fermò cosi il pugnale, impedendogli di ferirmi. Quel tizio era Heiji, che mi guardò e mi disse di non preoccuparmi, che molto presto sarebbe finito tutto. Io ero li, stesa su quel piano gelido, senza neanche dar conto alle parole di Heiji che riuscì a togliere il pugnale dalle mani di Akira stringendogli i polsi fortemente, subito Akira si precipitò verso il pugnale, evidentemente per completare i suoi progetti serviva quello, ma fu subito fermato da Heiji che afferò con rapidità il pugnale e lo lanciò ad uno degli invitati, che si tolse la maschera, era Ayame, che si mise subito a fare a pezzi gli altri invitati che anch'essi si tolsero la maschera, avevano una faccia terrificante, era completamente nera, apposto degli occhi due fori senza fine e un sorriso da pelle d'oca cucito sui loro volti. Mentre Ayame era impegnata a fronteggiare gli invitati, Heiji ed Akira se le davano di santa ragione, Akira si lanciò con un pugno verso lo stomaco di Heiji che lo fermò mettendogli la mano destra sul polso e la mano sinistra appogiata sulla spalla, e con una rapida mossa gli porto il braccio dietro la schiena, Akira incapace di fare movimenti, prese lo slancio e si buttò all'indietro, cadendo a terra insieme ad Heiji, Akira rotolò via dalla sua presa e si rialzò subito e si diresse verso Ayame, che venne bloccata dagli invitati. Akira prese il possesso del pugnale, Heiji si alzò e rifermò Akira avvinghiandol ocon le braccia,si guardò intorno e vide che anche Ayame era in pericolo, se avesse lasciato Akira per salvare Ayame, sarei morta io, mentre se avesse mi avesse salvate nel peggiore dei casi sarebbe morta Ayame. Mentre Heiji era nel panico su cosa fare, Akira lo colpì con i gomiti ai polmoni facendolo accasciare a terra, e in quella frazione di secondi riuscì a pugnalare il mio cuore. Lacrime uscirono dai miei occhi, non avrei voluto che finisse cosi, Heiji cominciò a prendere a pugni il pavimento ripetendo che non sarebbe dovuta andare cosi, con le sue ultime forze riuscì a salvare Ayame, ma tutti e due ormai senza speranze non potevano far altro che guardare Akira mentre completava il suo rituale. Dal mio corpo uscì una strana aura nera che ben presto avvolse Akira, la sua pelle divenne bianca, gli occhi diventarono neri con pupille di colore giallo e sul suo intero copro apparsero strani segni, il tizio con i capelli argentei di dissolse nel nulla, e nella stanza si alzò un fortissimo vento, il tetto cominciò a ritirarsi, lasciando tutti a cielo scoperto. Eccola li, quella graziosa luna argentata, che ridiventò di nuovo di colore rosso, sarei dovuta morire in un modo triste, respiravo a fatica, la vista divenne sfocata e ormai non sentivo quasi piu nulla, intanto Akira cominciò a parlare una strana lingua ripetendo piu volte il nome di Zeshin. Il pavimento della stanza cominciò ad illuminarsi, si creò un buco enorme su di esso, da cui comincio ad uscire un enorme creature che emetteva suoni strazianti. Ormai la creatura era visibile a metà busto,da quel poco che riuscivo a vedere, aveva la faccia di un antica divinità egizia di nome Anubis, intorno al collo indossava un lungo telo rosso, le braccia erano quelle di un umano mentre le mani sembravano avevano delle lunghe unghie affilite, cominciò ad agitarsi, Akira si misie davanti a lui e gli disse che sarebbe dovuto stare ai suoi ordini che lui l'aveva risvegliato, ma successe qualcosa di inaspettato, il demone Zeshin non diede ascolto ad Akira, e lo afferro con le sue possenti braccia, lo stritolò fino a soffocarlo, mentre Akira era furioso e nonostante il demone gli stava frantumando le ossa, continuava ad urlare che sarebbe dovuto sottostare ad i suoi ordini. Il mostro aprì la bocca ed inghiottì Akira senza esitazione,l'unica cosa che rimase di lui fu la sua collana con quella strana pietrà che caddè a terra. IL MIO SPAZIO DI SCUSE XD: Cari lettori scusate davvero il lungo periodo d'attesa per questo capitolo ma mi sono goduto un po di vacanze con i miei genitori fuori città fra poco publicherò anchel 'ultimo capitolo ^^CAPITOLO 9: Tutto inutile... Mi guardai intorno per schiarirmi di piu le idee, intanto nella mia testa erano fuggenti le immagini di ciò che mi era accaduto qualche ora prima. Il mio corpo era quasi completamente ricoperto di bende,cercai di muovere il mio braccio sinistro, ma non riuscivo neanche a spostarlo di un millimetro. Era notte fonda, fortunatamente alla mia destra potevo vedere fuori dalla finestra, nonostante tutto quello che era successo, la luna era stupenda, era una luna piena di un argento purissimo che faceva risplendere ogni cosa che venisse toccata dalla sua luce. Quella sua luce era armoniosa e quasi rilassante, al punto che riusci quasi a diventare spensierata. Quell'atmosfera non durò poi molto, ben presto, quel suo risplendente argento puro, venne ricoperto da un rosso straziante, subito dopo anche le nuvole si tinsero di un rosso scuro quasi nero, e in pochi secondi divenne tutto buio, tutto ciò che veniva illuminato dal bagliore di quella meravigliosa luna, venne ben presto avvolto dall'oscurità. Mi sentivo confusa con gli occhi lacrimanti, purtroppo sembrava che per me non ci fosse piu speranza di armonia e tranquillità nelle mie giornate, ero destinata a passare il resto della mia vità nell'angoscia e nel terrore che in ogni momento potevo essere avvolta da quell'oscurità.Cominciò ad offuscarsi lam ia vista, lanciai un urlo in preda alla disperazione, intanto continuavo a vedere sempre meno, in lontananza sentivo una voce, era poco chiara visto che anche l'udito ormai era partito, mi sentivo scuotere, qualcuno cercava di tenermi sveglia, ma non riuscì piu a prendere forza per andare avanti e cosi persi i sensi. Mi svegliai, ero seduta su una sedia molto antica, ero situata al capotavola di un lunghissimo e antico tavolo, accanto a me, era seduto Akira, io indossavo un lungo vestito bianco decorato con delle composizioni floreali argentate cucite sul vestito, mentre Akira indossava uno smoking nero con una collana il cui ciondolo era uno strano simbolo, sembrava molto simile alle pietre che avevo trovato io. Non feci caso ai dettagli, ormai qualunque cosa mi sarebbe successa non avrebbe avuto importanza, avevo perso la voglia di continuare ad andare avanti, non mi chiesi il perche mi ritrovavo in casa di Akira visto che prima ero seduto nel mio letto d'ospedale, non mi chiesi il perche seduto vicino a me ci fosse Akira e perchè indossavo quei vestiti, in poche parole era come se avessi un corpo senza anima, incapace di pensare,di ragionare e la capacità di reagire. Akira si alzò, sorridendo e ponendomi la mano mi fece segno di seguirlo, senza speranze e con l osguardo fisso nel vuoto, mi alzai e lo seguì senza preoccuparmi della destinazione. Mi portò davanti un enorme porta, la apri e davanti e noi c'era un altare, io ero accompagnata da uno strano tizio con il volto coperto da una maschera sorridente, la stessa cosa per Akira, ai lati della stanza c'erano delle sedie dove sedevano anche li dei tizi con il viso coperto da quella maschera, sembrava una scena di un matrimonio, piu a sinistra dell'altare c'era il piano con un anziana signora anche essa con il volto coperto, davanti l'altare era posta una lunga tavola, sembrava qualcosa per una tortura, visto che c'erano delle catene per legare le braccia e le gambe. Arrivammo davanti quella tavola, Akira mi fece sedere li sopra, e piano piano mi fece sdraiare, intanto i nostri accompagnatori mi legarono le mani e le braccia con quelle catene. Non avevo paura, e tanto meno ansia e preoccupazione, sempre il mio solito sguardo perso nel vuoto. Intanto accanto a me Akira che sorrideva, mentre uno uno strano individuo con lunghi capelli argentei, una lunga tunica grigia con rifiniture nere, teneva un libro in mano e ripeteva delle strane parole. Colui che ripeteva quelle parole, smise di parlare, cosi Akira tirò fuori un pugnale d'orato, sul quale erano incise delle parole sulla lama. Portò il pugnale all'altezza della sua testa e comincio a dire che finalmente avrebbe potuto risvegliare Zeshin e riportare cosi gloria eterna ai Fujiwara, e finite quelle parole, lascio cadere sulle mani con una pazza irsata verso il mio petto, ma un attimo prima di essere pugnalata, uno degli invitati si tolse la maschera, e con un veloce passo afferrò la mano di Akira e fermò cosi il pugnale, impedendogli di ferirmi. Quel tizio era Heiji, che mi guardò e mi disse di non preoccuparmi, che molto presto sarebbe finito tutto. Io ero li, stesa su quel piano gelido, senza neanche dar conto alle parole di Heiji che riuscì a togliere il pugnale dalle mani di Akira stringendogli i polsi fortemente, subito Akira si precipitò verso il pugnale, evidentemente per completare i suoi progetti serviva quello, ma fu subito fermato da Heiji che afferò con rapidità il pugnale e lo lanciò ad uno degli invitati, che si tolse la maschera, era Ayame, che si mise subito a fare a pezzi gli altri invitati che anch'essi si tolsero la maschera, avevano una faccia terrificante, era completamente nera, apposto degli occhi due fori senza fine e un sorriso da pelle d'oca cucito sui loro volti. Mentre Ayame era impegnata a fronteggiare gli invitati, Heiji ed Akira se le davano di santa ragione, Akira si lanciò con un pugno verso lo stomaco di Heiji che lo fermò mettendogli la mano destra sul polso e la mano sinistra appogiata sulla spalla, e con una rapida mossa gli porto il braccio dietro la schiena, Akira incapace di fare movimenti, prese lo slancio e si buttò all'indietro, cadendo a terra insieme ad Heiji, Akira rotolò via dalla sua presa e si rialzò subito e si diresse verso Ayame, che venne bloccata dagli invitati. Akira prese il possesso del pugnale, Heiji si alzò e rifermò Akira avvinghiandol ocon le braccia,si guardò intorno e vide che anche Ayame era in pericolo, se avesse lasciato Akira per salvare Ayame, sarei morta io, mentre se avesse mi avesse salvate nel peggiore dei casi sarebbe morta Ayame. Mentre Heiji era nel panico su cosa fare, Akira lo colpì con i gomiti ai polmoni facendolo accasciare a terra, e in quella frazione di secondi riuscì a pugnalare il mio cuore. Lacrime uscirono dai miei occhi, non avrei voluto che finisse cosi, Heiji cominciò a prendere a pugni il pavimento ripetendo che non sarebbe dovuta andare cosi, con le sue ultime forze riuscì a salvare Ayame, ma tutti e due ormai senza speranze non potevano far altro che guardare Akira mentre completava il suo rituale. Dal mio corpo uscì una strana aura nera che ben presto avvolse Akira, la sua pelle divenne bianca, gli occhi diventarono neri con pupille di colore giallo e sul suo intero copro apparsero strani segni, il tizio con i capelli argentei di dissolse nel nulla, e nella stanza si alzò un fortissimo vento, il tetto cominciò a ritirarsi, lasciando tutti a cielo scoperto. Eccola li, quella graziosa luna argentata, che ridiventò di nuovo di colore rosso, sarei dovuta morire in un modo triste, respiravo a fatica, la vista divenne sfocata e ormai non sentivo quasi piu nulla, intanto Akira cominciò a parlare una strana lingua ripetendo piu volte il nome di Zeshin. Il pavimento della stanza cominciò ad illuminarsi, si creò un buco enorme su di esso, da cui comincio ad uscire un enorme creature che emetteva suoni strazianti. Ormai la creatura era visibile a metà busto,da quel poco che riuscivo a vedere, aveva la faccia di un antica divinità egizia di nome Anubis, intorno al collo indossava un lungo telo rosso, le braccia erano quelle di un umano mentre le mani sembravano avevano delle lunghe unghie affilite, cominciò ad agitarsi, Akira si misie davanti a lui e gli disse che sarebbe dovuto stare ai suoi ordini che lui l'aveva risvegliato, ma successe qualcosa di inaspettato, il demone Zeshin non diede ascolto ad Akira, e lo afferro con le sue possenti braccia, lo stritolò fino a soffocarlo, mentre Akira era furioso e nonostante il demone gli stava frantumando le ossa, continuava ad urlare che sarebbe dovuto sottostare ad i suoi ordini. Il mostro aprì la bocca ed inghiottì Akira senza esitazione,l'unica cosa che rimase di lui fu la sua collana con quella pietra su cui era inciso quel simbolo che cadde a terra.


IL MIO SPAZIO DI SCUSE XD: Cari lettori scusate davvero il lungo periodo d'attesa per questo capitolo ma mi sono goduto un po di vacanze con i miei genitori fuori città fra poco publicherò anchel 'ultimo capitolo ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** CAPITOLO 10: Tutto dal principio... ***


Subito dopo il demone si chinò verso di me e mi guardò fisso con uno sguardo pietrificante, in quel momento dietro di lui apparve un bagliore, un'intensa luce bianca, che avvolse tutto l'ambiente circostante, e al momento in cui si dissolse, era tutto come prima, con la differenza che tutto era fermo, ed io respiravo benissimo. Perplessa e spaventata mi alzai da quel "tavolo delle torture", mi toccai il petto per vedere se c'era il segno del pugnale, ma era tutto sparito, accanto a me era seduto un tizio, indossava un lungo giaccone nero sbottonato, aveva il petto ricoperto da fasciature, e dei pantaloni lunghi blu scuri, in testa un grande cilindro con un nastro rosso, si girò verso di me e mi disse di non aver paura che sarebbe finito tutto, in quel momento diventai rossa dalla rabbia e gli urlai contro dicendogli che questa frase l'ho sentita troppe volte per crederci e gli dissi cosa voleva da me, subito dopo sorrise e dalla sua mano apparve una maschera, che posò sulla sua faccia, in quel momento nella mia mente riaffiorarono molti ricordi, quello era il tizio che cercavo disperatamente nei miei sogni con cui ballai in quella sala. Si presentò dicendomi di chiamari Reggie, mi disse che assomigliavo moltissimo alla mia bis bis nonna e per questo ballò con me, mi parlò molto di lei dicendomi che era una persona fantastica anche se invidiata da molte parsone per il suo potere, e da li passò molto tempo. Andammo avanti a parlare per un sacco di tempo, alla fine mi disse che era arrivato il momento di salutarmi, si alzò e raccolse la pietra che era attaccata alla collana di Akira, e dall'altra mano tirò fuori il resto delle pietre che possedevo io, mi disse di chiudere gli occhi. Quando li riaprì mi ritrovavo al centro di un grande giardino, intorno a me c'era un grande cerchio diegnato sull'erba e all'interno del cerchio io e Reggie, posati su una grande stella le cui punte erano composte da dei piccoli fossati. Reggie si diresse su ognuno di essi dove posò le pietre, intorno a me si illuminò tutto, di nuovo quel bagliore bianco avvolse tutto, intorno a me il nulla,sentivo solo la voce di Reggie che mi chiese di chiudere gli occhi un ultima volta, e cosi feci. Al mio risveglio ero nel mio letto, non ricordavo nulla di cosa fosse successo poco fa e nei giorni precedenti, la mamma aprì la porta svegliandomi e dicendomi che avrei dovuto sbrigarmi o avrei fatto tardi al mio primo giorno di scuola. Mi alzai ,fci colazione e presi il mio zaino, pronta per andare a scuola. Eccomi davanti scuola, suonò la campanella, cosi scesi velocemente dall'auto e corsi verso l'entrata, ma per mia sfortuna travolsi qualcuno che andava di fretta come me,cosi ci ritrovammo io e quel ragazzo stesi a terra tutti e due, alzai lo sguardo, aveva dei lunghi capelli castani con riflessi rossi, dei jeans neri, un paio di converse e una maglietta dei bullet for my valentine. Eravamo li a chiederci scusa,Mi aiutò a raccogliere i libri cascati dallo zaino e mi diede una mano a rialzarmi, io imbarazzata mi scusai ancora e lo ringraziai, cosi io continuai la mia corsa verso la classe. Entrai in classe, fui sgridata dal professore per il mio ritardo, e mi indicò dove sedermi, mi guardaic intorno e vidi che il ragazzo di prima era seduto 2 banchi piu giù, il professore fece l'appello, e rusci a capire che il suo nome era Heiji e pensai che sarebbe stato l'inizio di una nuova amicizia o magari qualcosa di più.


Il mio adorato spazio XD: ok magari dite che per un pezzetino cosi avrei potuto fare un unico capitolo col precedente pero mi dava piu effetto separato. COMUNQUEE iamo arrivati alla fine della mia prima fan fic spero vi sia piaciuta XD

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=531571