Mach mich nicht verliebt di Lales (/viewuser.php?uid=48222)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eins. ***
Capitolo 2: *** Zwei. ***
Capitolo 3: *** Drei. ***
Capitolo 4: *** Vier. ***
Capitolo 5: *** Fünf. ***
Capitolo 6: *** Sechs. ***
Capitolo 7: *** Sieben. ***
Capitolo 8: *** Acht. ***
Capitolo 9: *** Neun. ***
Capitolo 10: *** Zehn. ***
Capitolo 11: *** Elf. ***
Capitolo 12: *** Zwölf. ***
Capitolo 13: *** Dreizehn. ***
Capitolo 14: *** Vierzehn. ***
Capitolo 15: *** Fünfzehn. ***
Capitolo 16: *** Sechzehn. ***
Capitolo 17: *** Siebzehn. I part. ***
Capitolo 18: *** Siebzehn. II part. ***
Capitolo 19: *** Achtzehn. ***
Capitolo 20: *** Neunzehn. ***
Capitolo 21: *** Zwanzig. ***
Capitolo 1 *** Eins. ***
Questa è la storia di Greta e Tom, o meglio, di Greis e Split. Però è anche la storia della ricerca dell'amore del piccolo Bill. E' ls storia di un'amicizia profonda... quelle amicizie che durano da una vita e non si possono spezzare. E' la storia di tre persone inscindibili, legate a doppio filo tra di loro.
I Tokio Hotel non mi appartengono e con questo scritto non voglio dare
nessuna rappresentazione della realtà.
1.
Greta
guardò il suo vecchio Swatch che non toglieva mai. Era verde
acido, e
sul quadrante era disegnata una scarpa rossa con un alto tacco a
spillo, infilzato da spade. Ne aveva sempre contate cinque, ma forse
erano sei. Quell'orologio era completamente rovinato, ma era un regalo
a cui teneva troppo.
Erano in ritardo, come al solito, probabilmente
avevano trovato traffico dall'aeroporto o forse si erano fermati a
prendere qualcosa da mangiare. Guardò la lancetta dei
secondi scandire
rumorosa quel minuto che le parve per un istante interminabile, non
sapendo perché il cuore le stava battendo così
forte. Erano solo loro
che tornavano a casa dopo un periodo di assenza, erano solo le due
persone che conosceva quasi meglio di se stessa, che non vedeva da un
mese... erano solo i suoi migliori amici. Si sistemò sul
divano mentre
Simone ritornava dalla cucina e le regalò uno dei suoi
sorrisi
rassicuranti che facevano tanto mamma, quella che lei non aveva mai
avuto. Le sorrise anche lei e si scansò verso il bracciolo
per farle un
po' di posto sulla pelle tesa e nera del divano ad angolo del
soggiorno. Si spostò una ciocca di capelli mentre la donna
si sedeva al
suo fianco posandole una mano sul ginocchio e sospirando.
- Sono in arrivo, hanno trovato un po' di traffico -
Immagino
– rispose la ragazza poggiando il gomito sullo schienale e
tenendosi la
testa con la mano – sembra che abbiano la calamita
per il traffico quei
due -
Simone le sorrise ancora accarezzandole una guancia e
mettendole una mano sotto al mento, dolce e amorevole, come sempre,
come quando era bambina e Tom la faceva cadere e si sbucciava sempre le
ginocchia. L'odore di disinfettante le ricordava sempre Simone, quando
le posava il cotone sulla ferita e le diceva di soffiare per sentire
meno dolore.
- Cos'hai tesoro? -
Greta abbassò gli occhi; quella
donna aveva lo stesso potere di destabilizzare le persone con lo
sguardo, come Bill e Tom. Stessi occhi e stessa intensità.
La ragazza
aveva imparato ad essere immune a quel colore, ma ogni volta faticava a
non rimanere ipnotizzata.
- Sono solo stanca -
Lo sai che io non
ci casco – le rispose Simone con tono di finto rimprovero
posando il
bicchiere di succo di frutta che aveva tra le mani e sorridendo ancora
– sei un libro aperto per me -
Era quello di cui aveva paura. Paura
che fosse un libro aperto anche per loro due, proprio adesso che non
voleva essere letta da nessuno, proprio adesso che aveva bisogno di
passare inosservata -
Avanti – la esortò la donna – Lo sai che
con me puoi parlare, non dirò niente ai ragazzi -
- I ragazzi? - chiese Greta sorridendo – Mi sono mancati... -
- Non cambiare discorso signorina -
-
Non sto cambiando discorso – si mise sulla difensiva la
ragazza
sedendosi composta e fissando il bicchiere di succo di frutta. Era alla
pesca, ne poteva sentire l'odore dolce anche seduta su quella pelle
nera e lucida che sapeva di nuovo.
- Greta – Simone si sporse e riprese il bicchiere –
dimmi cosa c'è -
-
Perché devo necessariamente aver fatto qualcosa? Sono solo
un po'
stanca. - Si girò verso di lei abbozzando un sorrisetto e
mettendole
una mano sul ginocchio – Davvero! -
- Perché pensi di potermi raccontare le bugie? - chiese la
donna alzando un sopracciglio.
- Non è una bugia! -
-
Greta – la rimproverò Simone – hai
guardato l'orologio troppe volte da
quando sei arrivata, e sento che sei in ansia... c'è
qualcosa che vuoi
dirmi? -
- Sono solo ansiosa di rivederli – si giustificò
ancora.
Simone
posò nuovamente il bicchiere di succo di frutta alla pesca e
si girò
verso la ragazza. La guardò con lo sguardo di disappunto
classico delle
mamme, quello che ti fa venire il nervoso, perché loro
capiscono sempre
tutto senza che tu parli, senza che tu possa avere un minimo di privacy
dei tuoi pensieri. Loro, le mamme, capiscono sempre tutto, anche se
quella in persona non è la tua vera mamma, anche se tu non
vuoi che lei
sappia, vuoi che nessuno sappia la follia che ti è balenata
nella
testa. Greta si chiedeva se quando sarebbe diventata mamma avrebbe
avuto anche lei quel potere.
- E' Bill o Tom? - chiese Simone mostrando un sorrisino.
- Cosa è Bill o Tom? - rispose Greta spalanco la bocca.
- Sono sicura che sia Tom – continuò la donna.
-
Simone non so di cosa tu stia parlando – rispose la ragazza
boccheggiando e abbozzando un sorrisetto di circostanza, spostando gli
occhi in più punti del salotto per cercare di non finire
nuovamente nel
turbinio di quello sguardo castano.
- E' Tom, lo sapevo! - rise la
donna bevendo un po' di succo di frutta – L'ho sempre pensato
che prima
o poi ti saresti svegliata -
- Simone – rispose Greta scandalizzata – Svegliata
da cosa? Non riesco a capire... -
Sapeva
che era inutile fingere. Quello che cercava di ricacciare dentro al
posticino del suo cuore in cui quel sentimento si era sempre nascosto
continuava a venire fuori. Sentimento che aveva tenuto nascosto forse
per diciotto anni. La prima volta che lo aveva visto gli aveva chiesto
se voleva essere il suo fidanzato e lui si era messo a ridere dicendo
che ne aveva già quattro e che se ne avesse lasciata una le
avrebbe
fatto sapere. Rise tra sé e sé al ricordo di quel
bambino biondo che
sembrava sempre così sicuro di sé ma che in
realtà era così indifeso e
timido che tutt'ora le veniva sempre voglia di difenderlo quando
sentiva qualcuno che parlava male di lui.
E sentiva sempre troppo per i suoi gusti.
Si
poggiò sullo schienale prendendo con un gesto nervoso il
bicchiere
dalle mani di Simone e bevendolo tutto d'un fiato. Era pesca.
Posò il
bicchiere sul tavolo e si girò verso la donna.
- Sai quando mi sono
innamorata di lui? - chiese sicura fissando Simone. La madre dei
gemelli non rispose spostando semplicemente la testa di lato in attesa
che la ragazza parlasse.
- Eravamo all'asilo e qualche giorno prima
mi aveva detto che 'mi avrebbe fatto sapere' se avesse lasciato una
delle sue quattro fidanzate. Mi fa strano pensare che un bambino di
quattro anni possa aver detto quella frase, eppure Simone, quello
è uno
dei momenti della mia vita che mi è rimasto più
impresso nella mente e
tuo figlio disse proprio 'te lo faccio sapere' – Greta
sorrise e
continuò posando di nuovo la testa sulla mano –
per me era una sfida,
nessuno mi aveva mai detto di no e ci ero rimasta veramente male,
così
quella fatidica mattina arrivai nell'angolo segreto che avevamo in
classe... l'avevano costruito Bill, Tom e Andreas e permettevano solo
ad alcune persone di entrarci dentro, se entravi nell'angolo segreto
eri un figo, così funzionava... -
- Me lo ricordo – rispose Simone annuendo.
-
Ero decisa a dirgli che io dovevo essere la sua fidanzata
perché ero
più bella di tutte quelle che già aveva e che
potevamo darci la mano
quando mangiavamo a pranzo perché io avevo deciso
così e lo volevo a
tutti i costi. Era diventato come la bambola che mio padre non mi aveva
mai regalato per Natale, doveva essere mio non importava altro. Quando
arrivai nell'angolo segreto vidi una scena che negli anni successivi
avrei avuto sempre più spesso di fronte agli occhi e per
quanto potessi
essere piccola, quando lo vidi a fianco di Bill mentre lo consolava
perché un bambino gli aveva preso Hans... te lo ricordi
Hans? -
Come dimenticarsi quel pupazzo rattoppato. Non lo lasciava mai...
– sorrise la donna alzando gli occhi al cielo.
-
Beh, un bambino aveva preso Hans a Bill e Tom lo consolava mentre
piangeva... In quel momento Simone credo di essermi innamorata di tuo
figlio, ma... l'ho capito solo quando sono partiti il mese scorso. -
Greta alzò le spalle e si morse il labbro.
- Perché cosa è successo? -
-
Niente, non è successo niente, è questo il
problema principale! - rise
la ragazza – mi ha sussurrato all'orecchio 'mi mancherai'
come fa
sempre, ma non so cosa avesse nella voce, mi è arrivato lo
stomaco in
gola e il cuore ha cominciato a battere così forte che
pensavo potesse
esplodermi fuori dal petto -
- E... -
- E tutto questo mese non
ho fatto altro che stare su internet per sapere cosa stesse facendo,
nonostante il suo numero in rubrica è sempre e comunque il
primo, è
sempre stato il primo, ed io in questo mese non l'ho chiamato se non
una sola volta e per semplice miracolo sono riuscita a parlare.
Balbettavo e sudavo freddo e adesso non ho la minima idea di come
affrontare questa situazione – Greta si alzò dal
divano e si mise una
mano sulla fronte fissando sconcertata Simone ed indicando la porta
–
tra qualche minuto entrerà da lì ed io non sono
riuscita a parlargli al
telefono figuriamoci a sostenere una conversazione mentre mi fissa
negli occhi, mentre è nella stanza mentre sento il suo odore.
- Greta calmati -
- Come faccio a calmarmi? Anzi no, mi devo calmare assolutamente,
sembro una delle loro fan assatanate -
Fissandosi
i piedi tornò a sedersi sul divano dove Simone la
abbracciò amorevole
dandole un bacio sulla testa. Sapeva di gelsomino.
- Sarebbe successo prima o poi, è che non ero sicura fosse
Tom -
- Come facevi a saperlo? - chiese Greta in un sussurro strozzato.
-
Hai sempre avuto un bellissimo rapporto con loro, sei sempre stata come
una loro sorella ed io ti considero un po' figlia mia... ma con uno dei
due sarebbe successo, sono sempre stata convinta che sarebbe stato Tom,
fino a dieci anni continuavate solo a litigare e sapevo che era il
primo passo per la nascita di un amore -
- Ti giuro Simone che mai e
dico mai prima di un mese fa, avevo pensato a lui in modo diverso che
dal bambino sporco di fango che mi faceva cadere e sanguinare le
ginocchia -
- Ti credo tesoro, ma sai, alcune volte i sentimenti
rimangono nascosti dietro di noi per tanto tempo e poi vengono fuori
quando meno te l'aspetti... -
- Ma io adesso non so cosa fare... -
- Tom ci metterà un po' di tempo per capirlo... -
-
Ma io non voglio che lo capisca! Non voglio rovinare il nostro
rapporto, è praticamente perfetto, senza contare che
c'è anche Bill,
non posso, non devo- rispose Greta alzando la voce – voglio
che questo
rimanga un segreto, tra me e te, promettimelo... -
- Bill ne sarebbe
solo felice tesoro. Comunque va bene, rimarrà un segreto tra
donne,
però non puoi farti vedere così, capiranno che
c'è qualcosa dietro
questi occhioni sgranati... -
Greta si passò la mano sulla fronte portando indietro i
capelli ed abbracciando forte la donna al suo fianco.
- Se non ci fossi tu...-
- Lo so... - rispose lei accarezzandole la testa – Ora
l'unica cosa che devi fare è... -
Simone
non fece in tempo a finire la frase perché una voce
familiare irruppe
nella stanza, seguita immediatamente dalla seconda voce che Greta
aspettava di sentire. Pensò di nuovo al succo alla pesca.
Mamma –
sentì dire da Bill, subito seguito da un tonfo sordo, segno
che aveva
lasciato cadere una delle sue grandi borse sul parquet scuro. Simone si
alzò dal divano e si avvicinò verso l'ingresso;
Greta rimase immobile
fissando la scena che troppe volte aveva visto: Bill affondò
il viso
tra i capelli di Simone e rimase immerso in quell'abbraccio immobile,
assaporando l'amore, il conforto che solo l'abbraccio di una madre
può
dare.
- Mi fai salutare anche a me? - la voce inconfondibile di Tom
arrivo qualche istante dopo, mentre Bill sbuffando si staccava da
Simone che abbracciava anche il gemello.
- Che palle -
Bill – lo
imbeccò Simone mentre abbracciava il secondo dei suoi figli.
Erano così
alti che dovevano chinarsi per darle un bacio sulla guancia.
Greta
si alzò dal divano nel momento in cui Bill si accorse della
sua
presenza. Il suo Bill, che tante si permettevano di pensarlo loro
quando lei l'aveva scoperto e protetto quando ancora era un piccolo
pulcino spelacchiato dai capelli biondi e dallo sguardo malinconico.
-
Stavamo per mettere i manifesti in giro per la città, lo
sai? - le
disse Bill senza neanche salutarla ma spalancò le braccia
per
accoglierla in un abbraccio.
- Hai ragione è che... -
- Ah è qui
anche la stronza – Greta si stacco dall'appena nato abbraccio
con Bill
per spostare lo sguardo su Tom che la guardava di sbieco con gli occhi
semichiusi ed uno sguardo veramente alterato. Conosceva quella faccia,
voleva dire tante cose tra cui 'non ti sei fatta sentire per un mese se
non per una telefonata in cui parlavi a monosillabi' oppure 'sei una
maledetta stronza per non aver risposto mai ad una mia e-mail' ed anche
'ti sei scordata che esisto'.
- Tom – lo rimproverò Simone mentre reggeva la
porta d'ingresso nel frattempo che venivano scaricati i bagagli dei
gemelli.
-
Io me ne vado in camera mia – rispose il moro trascinandosi
una valigia
dietro e guardando verso il gemello e l'amica con l'aria quasi schifata.
-
Tom – provò a chiamarlo Greta ma era
già scomparso sulle scale. La
ragazza sbuffò mentre Bill le prendeva la mano e le metteva
quella
libera sulla guancia.
- Che succede? -
- Niente Bill ho avuto solo tanto lavoro... -
- In un mese, non hai mai avuto tempo per chiamarci o mandarci una
stupida e-mail per dire 'ehi amici, sono viva!'?! -
- Si, no, cioè, no Bill davvero... Sono successe tante cose
e vorrei davvero che voi due poteste capire -
-
Tom non capisce – rispose Bill con cipiglio severo
– E' incazzato con
te, io no, io potrei capire se tu mi dicessi cosa sta succedendo.
Cosa? - Greta abbozzò un sorrisetto ingenuo – Cosa
sta succedendo? Niente Bill, non sta succedendo niente! -
-
Sei un libro aperto per me... - le rispose Bill tenendole un braccio e
fissandola negli occhi con così tanta prepotenza che la
ragazza si
scostò dalla sua presa.
- Allora richiudilo Bill, richiudilo questo
cazzo di libro - si girò nervosa ed andò verso le
scale prendendo a
salirle due a due, fino alla camera di Tom. Sentì la musica
alta
pulsarle nelle orecchie ancor prima che potesse aprire la porta. Poi la
aprì.
Erano scene che aveva visto un milione di volte, ma mai, mai
come quella volta si sentì inopportuna in quella camera, o
meglio,
nella sua camera.
- Tom – lo chiamò piano rimanendo sull'uscio.
- Non si bussa? - rispose lui brusco girandosi e posando la valigia sul
letto.
- Non ho mai bussato – disse Greta sicura di sé.
Il
moro alzò lo sguardo e la trafisse con gli occhi non
riuscendo a
rispondere, si limitò ad aprire la valigia ed buttare mucchi
di vestiti
sul pavimento.
- Possiamo abbassare questa merda? - chiese la ragazza indicando lo
stereo.
-
Questa merda? - chiese Tom alzando un sopracciglio, mentre i bassi di
quel pezzo hip hop per poco non facevano infrangere i vetri delle
finestre.
La ragazza non attese risposta e si avventò sul lettore
premendo il tasto di stop.
Non
sapeva come avrebbe reagito quando lui si sarebbe trovato di fronte a
lei, ci aveva pensato a lungo nel corso di quelle settimane, ed ora che
ce l'aveva di fronte avrebbe solo voluto prenderlo a schiaffi.
- Che cazzo c'è Greta? -
- Tom ascoltami -
-
Ah si? Adesso? E' da un mese che vorrei ascoltarti e ti ricordi di me
quando torno a casa! Comodo, ma anche no, grazie. - Tom continuava a
buttare magliette su magliette sul pavimento.
- Tom -
- Lo sai
quanto cazzo è importante per me e mio fratello sentire te,
sentire
Andreas, sentire i nostri amici Greta, sai cosa vuol dire? Sai la
parola 'amicizia' che cazzo significa? -
- Tom ti prego lascia che... -
-
Pensavo di aver fatto qualcosa, invece quando ti ho chiamato dopo due
settimane mi hai risposto, a monosillabi ma hai risposto, pensavo fosse
tutto a posto invece sei scomparsa di nuovo, non rispondevi quando io
ti chiamavo, IO Greta, ti chiamavo io! - disse nervoso indicandosi il
petto.
- Che significa Tom? Che se chiami tu tutti devono
mobilitarsi per te eh? Cosa significa che TU chiamavi? - disse la
ragazza alterandosi.
Tom la fissò con gli occhi e fece il giro del letto
andandole di fronte a pochi centimetri dal viso.
- Significa
piccola stronza che avevo bisogno di te e tu non c'eri, significa che
mi hai fatto stare di merda perché non sapere cosa ti passa
per la
testa mi fa fare certi viaggi mentali allucinanti. Perché se
non ti
sento mi manchi perché sei uno dei pochi contatti che mi fa
rimanere
con i piedi per terra... ecco perché -
Il silenzio affondò la
stanza. Greta lo fissava ed il cuore stava per implodere... con quella
vena al centro della fronte che gli pulsava era ancora più
bello, ma in
tutta quella scenata c'era qualcosa che non la convinceva. Quelle cose
tragiche le faceva Bill di solito, teatrale come pochi c'era solo lui.
All'improvviso
il ragazzo abbozzò un sorrisetto e abbassò la
testa di lato, Greta
scoppiò a ridere e gli tirò una spinta sul
braccio.
– Come sono
andato? Sono da Oscar? Stavo anche per mettermi a piangere –
si posò
una mano sotto al mento e la guardò intensamente.
- Prima cosa sei
uno stronzo – rispose Greta annuendo – seconda
cosa, questa storia si
addiceva più a tuo fratello, sei stato poco credibile,
veramente poco
credibile.-
- Vero – rispose Tom – lo sapevo che dovevo seguire
il
mio copione originale sul filo del 'dovevo raccontarti quante me ne
sono scopate nel giro di due ore' -
- Sarebbero state storie interessantissime –
ironizzò Greta
- Puoi dirlo forte bionda -
- Quante te ne sei fatte? -
- Nessuna, ma quello è un altro discorso -
- Rimane il fatto che sei uno stronzo – le rispose
parlandogli sopra.
- Fino a prova contraria non sono io che sono scomparso, ma non ho
voglia di sentire le tue stupide scuse stasera -
- Ah no? -
- No, ho già sentito troppe cazzate oggi, ora vieni qui e
abbraccia il tuo preferito -
Greta
sorrise e scosse la testa, era sempre stata brava a smascherarlo, e
nonostante lui lo sapeva, adorava fare scenette del genere.
Sentì di
nuovo l'odore della pesca per un istante, poi si avvicinò a
lui
cingendogli il collo e l'odore di pesca scomparse, divenne l'odore di
Tom – Non sei il mio preferito – gli
sussurrò ad un orecchio.
Si certo come no – rispose lui prendendola in braccio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Zwei. ***
2.
- In questa avevo
appena vomitato - Greta guardò la foto che Tom
orgoglioso le stava mostrando sul suo laptop e posò la
guancia contro
la sua spalla.
- Tom è la
quattrocentesima foto che mi fai vedere, vedo te con una bottiglia di
birra in mano anche se chiudo gli occhi -
- Non avevo la birra
in tutte quante -
- 70%? E se non era
birra era qualche cosa alcolica. Se ti fanno le analisi trovano sangue
nell'alcol, non il contrario -
- 40% e poi
è normale bere qualche drink agli after show party -
- Oh come mi era
mancato il battibecco su chi deve avere l'ultima parola - rispose la
bionda buttandosi di schiena sul letto.
- Vero? Anche a me,
parecchio devo dire, con Georg è così facile -
disse come se la cosa gli dispiacesse quasi.
- Come sta? -
- Georg? -
La bionda
annuì.
-
Da quando si è fidanzato non ha più tempo per le
nostre scorribande
notturne, quindi mi ritrovo spesso da solo a fissare il muro mentre ho
in continuazione il cellulare all'orecchio che squilla, non ti
preoccupare squilla eccome, ma nessuna migliore amica risponde
dall'altro lato -
Oh - rispose Greta
mettendosi a sedere quasi automaticamente - Abbiamo detto che le
cazzate le lasciamo a domani -
- Allora ammetti
infida doppiogiochista che sono tutte cazzate -
- Cosa? -
- La storia del lavoro
e tutto il resto -
-
Chi ha parlato di lavoro? - la ragazza si grattò la testa
mentre lo
osservava chiudere il portatile e girarsi verso di lei, quella sarebbe
dovuta essere la sua scusa, ma si era chiusa in un angolo da sola. Lui
si distese sul letto reggendosi la testa con le mani, mentre la fissava.
- Immaginavo l'avresti
fatto, ti conosco troppo bene -
- Che sfiga - rispose
lei tornando a stendersi sul materasso duro del letto di Tom.
- Già puoi
dirlo forte - disse lui - Allora, lasciando le cazzate a domani,
parliamo di cose serie -
-
Quante se ne è portate a letto Tom Kaulitz in questo tour
promozionale?! - rispose lei facendo la voce grossa, come se fosse un
presentatore del circo - sono aperte le scommesse, cinquanta, sessanta,
centoventi, puntate signori, puntate... -
- Demente - la
incalzò lui serio - a questo giro ho tenuto l'arma nel
fodero -
- Cosa? -
scoppiò a ridere Greta girandosi a guardarlo - Tom santo
cielo non mi raccontare cazzate -
La cosa
bella è che era serio in viso, segno che non stava
scherzando.
-
E' vero, stavolta niente trombate clandestine... poi lo sai, non che ce
ne fossero chissà quante le scorse volte, però in
tutto questo mese
sono rimasto illibato come un... non lo so, agnellino regge il confronto? -
-
Tom - rispose lei tornando seduta - è fantastico, riesci
finalmente a
tenerti l'altro tuo fratello nelle mutande, non è
assolutamente una
notizia straordinaria?! -
- Greta, vaffanculo -
disse gentilmente il ragazzo.
-
Già Greta vaffanculo - fece eco la voce di Bill dalla porta
- mi hai
mollato di sotto come un sacco di patate abbandonato un giorno di
luglio fuori dal mercato con il sole a picco e la gente che passava e
mi guardava e diceva 'ohh povera sacco di patate, qualche maligna donna
di nome Greta dev... -
- Ok ok - lo
interruppe la ragazza alzando gli occhi al cielo - Vieni qui, ho capito
-
-
Bill è evidente che io sono il preferito, mettitelo in
quella testa
tinta - disse Tom girandosi a pancia in giù sul letto mentre
guardava i
due.
- Anche tu hai la
testa tinta - rispose prontamente il
fratello, mentre si stendeva sul letto vicino alla ragazza e si faceva
abbracciare.
- Si ma io l'ho tinta
dopo di te -
- E meno male, con
quel mezzo biondo sembravi un barbone -
- Secondo me erano i
dreads che lo facevano sembrare un barbone - rispose Greta annuendo
mentre accarezzava la testa di Bill.
- Vi ricordo che io
ero indipendente alla veneranda età di undici anni! -
-
Certo, e dormivi nelle case occupate andavi alle manifestazioni, ti
mettevi la maglia del Che eccetera eccetera blablabla, come sei noioso
Tom, come sei n-o-i-o-s-o - la ragazza scoppiò a ridere
seguita da Bill
che affondava sempre di più nel cuscino del letto del
fratello.
- E' vero Tomi, sei
noioso... -
-
Senti uomo mezzo morto sul mio letto vedi di non sporcarmi il cuscino
con il fondotinta e tu sei una stronza traditrice, ci venivi anche tu
alle manifestazioni! -
- Certo Tom - rispose
Greta annuendo - mi costringevi -
- Esatto, visto che io
non mi lasciavo corrompere - continuò Bill.
- Come ti costringevo?
Noi andavamo lì per combattere la nostra battaglia! Per far
sentire la nostra voce! -
- Tom avevamo undici
anni! -
- Appunto... - disse
Tom come se fosse ovvio - appunto! -
- Vi prego
fermatelo... - disse la bionda guardando un punto imprecisato nella
camera dell'amico.
- Ok va bene - disse
lui - mi fermo da solo, è inutile parlare con due
incompetenti -
-
Perfetto! - rispose Greta - Sono curiosa di sapere cosa è
successo di
assolutamente pazzo ai miei due amici rockstars: donne nude, donne
incinte, donne nude e incinte? -
- Non mi ricordare
quella volta a
Parigi che mi sento male - le disse Bill storcendo la bocca mentre si
sistemava i pantaloni della tuta e si girava nella direzione di Tom.
- No niente persone
incinte al momento, né uomini né donne... -
- Fiù
pericolo scampato anche a questo giro -
- Però... -
- Però? -
chiese Greta curiosa.
-
Tom si è mezzo innamorato... - disse Bill con noncuranza
mentre la
ragazza si raggelò sul posto e cominciò a battere
le palpebre stupita.
Il cuore che sembrava aver avuto una tregua in quelle ore,
cominciò a
battere di nuovo all'impazzata. Strinse la mano di Bill che si trovava
nella sua con quanta forza aveva, ed il moro girò il viso
nella sua
direzione con lo sguardo serio. Greta si stava fasciando la testa
ancora prima di sapere cosa stessa succedendo, ma aveva una paura
fottuta.
- Ma niente di serio -
si affrettò a concludere il cantante spostandogli occhi da
lei al fratello per vedere chi reagiva prima.
- Già
niente di serio, però Greta ti giuro che se mi chiedesse
qualsiasi cosa, io la farei -
- Ah -
boccheggiò la bionda stringendo ancora di più la
mano di Bill - E chi è? -
- Niente di importante
Greta, davvero - continuò il cantante che si mise a sedere
nascondendo le loro mani dietro al cuscino.
- Ma come niente di
importante?! Fino a stamattina mi dicevi di buttarmi - disse Tom.
- Si - rispose Bill
buttando uno schiaffo nell'aria - ma non è il tuo tipo -
- Bill ma hai bevuto?
- chiese Tom scioccato - Fino a stamattina...-
-
Stamattina era stamattina Tomi, ora è sera, e la sera
è la sera, domani
mattina sarà domani mattina - rise istericamente spostando
lo sguardo
da Tom a Greta, che pareva da fuori assolutamente normale.
- E chi è
questa donna che ti ha fatto perdere il controllo? - disse la bionda,
abbozzò un sorriso, doveva fingere bene o si sarebbe
insospettito.
Cosa
da gestire ora era la furia di Bill, perché non si sarebbe
fatto
accontentare la spiegazione 'crampo alla mano' come scusa di quel
comportamento.
- Un'amica di Natalie,
sbucata dal nulla, non me ne aveva mai parlato capito? Ma è
bellissima...-
- Ed è per
lei che non hai scopato tutto questo mese? - chiese Greta seria
fissandolo negli occhi.
-
No - disse Bill mettendosi tra i due ed allungando la vocale di quel
'no' un po' troppo - Non ha trovato nessuna abbastanza pazza che lo
assecondasse -
- Bill ma che hai
fatto stasera? - chiese il fratello alzando il tono di voce.
-
Tomi lo sai che quando torno a casa mi viene l'euforia, comunque, io e
Greta dobbiamo parlare di un sacco di cose, ora, in questo istante -
- Si bene, levatevi
dalle palle che devo farmi la doccia -
-
Bravo Tomi lavati che puzzi - rispose il gemello trascinandosi la
ragazza dietro che con gli occhi sgranati riusciva solo a pensare che
era già troppo tardi ancora prima di aver pensato che
potesse succedere
veramente qualcosa tra loro.
___
-
Lo sapevo! Lo sapevo! - disse Bill entrando in camera sua e chiudendo
la porta. Trascinò Greta fino al letto e quasi ce la
buttò sopra.
-
Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti
gli uomini del pianeta
Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia
perché
probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla
disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che
comporta
innamorarsi di Tom Kaulitz. -
- Avresti preferito se
avessi scelto te? -
- Oh non essere
stupida lo sai che io non posso... -
- Con questa storia
che non puoi, rimarrai zitello per tutta la vita... -
- Scusami se sono
ancora innamorato della prima ragazza che ha toccato il mio cuore... -
- E comunque stavamo
parlando di me, perché ogni volta si finisce a parlare di
te? -
- Perché
sono egocentrico -
- Meno male che tua
madre mi aveva detto che saresti stato felice - rispose Greta
abbassando lo sguardo e la voce.
- Oddio - disse Bill
portandosi una mano alla bocca - Allora è vero! Allora
è tutto vero! Oddio! -
-
Bill non fare la reginetta del melodramma, vieni qui e siediti -
rispose Greta prendendogli un braccio e facendolo sedere sul letto.
-
Greta ti prego, io sarei solo felice perché tu sei la donna
della
nostra vita, e se tu andassi a letto con Tom oltre che essere schifato,
ma non per te, più che altro per la situazione, sarei anche
molto
felice perché siete importantissimi per me e se posso
vedervi felici
insieme allora sono felice anche io... In effetti mi chiedevo quando ti
saresti svegliata, in effetti io questa cosa la sapevo da sempre
è solo
che mi sembrava assurdo che una ragazza intelligente come te potesse
veramente cadere nella sua trappola, nei suoi occhioni da cerbiatto che
ti guardano e ti mandano al manicomio... -
- Bill dacci un taglio
-
-
Lo so! Lo so che è difficile resistere - rispose lui
accorato
prendendole una mano - Tuttavia io lo sapevo, lo sapevo che te ne
saresti accorta prima o poi che siete perfetti... certo non come me e
lui insieme, però siete sulla buona strada -
- Sono commossa -
- Greta dobbiamo
aggiustare questa cosa prima che Heidi diventi una questione grossa. -
- Chi è
Heidi? -
Quella di cui si
è mezzo innamorato -
-
Ha il nome da modella bionda con tre neuroni ubriachi al posto del
cervello e poi Bill che cazzo significa mezzo innamorato? Non mi hai
fatto parlare per niente, hai fatto tutto da solo! - rispose Greta
digrignando i denti.
- Chi fa da
sé fa per te -
- Per tre! -
- Per tre, per te,
è uguale -
- Io non ho detto di
essere innamorata di Tom -
- Non l'hai detto ma
l'hai pensato -
- L'ho pensato? -
-
L'hai pensato! - annuì Bill teatralmente gesitcolando
animatamente -
ora abbiamo tutta la notte per preparare un piano e fare in modo che il
topo cada in trappola -
- Il topo sarebbe Tom?
- chiese Greta schifata.
- Se vuoi cambiamo
animale -
- Senti Bill, cucciolo
di labrador, è tardi, io sono stanca, e sono sicura che
anche tu sei distrutto... -
- Veramente no - disse
Bill scuotendo la testa.
- Oddio, ma
perché sei così? - Greta si buttò a
peso morto sul letto rimbalzando un poco e fissando il soffitto.
- Così
come? Come sono? Perché? Che ho fatto? -
- Bill ti prego stai
zitto -
- Va bene,
però dobbiamo fare il piano -
-
Il piano Bill? Pensi davvero che abbia bisogno di un piano? Io voglio
semplicemente che lui si accorga di me, come io mi sono accorta di lui -
- Allora vedi che sei
innamorata di lui! -
- Oh mio dio, qualcuno
mi aiuti -
- Ti
aiuterò io, ci pensa Bill -
- Meglio mi sento... -
rispose Greta sottovoce.
- Come? -
- Mi sento meglio... -
- Vero? Anche io! -
-
Ora ti dirò quello che faremo - rispose Greta come se stesse
parlando
con un bambino di due anni - ci mettiamo sotto le copertone e facciamo
la ninna, ok? -
Bill la
guardò di sbieco serio in viso - Ti ricordo che sono Bill
Kaulitz -
- Il principe delle
tenebre? -
- Il tuo migliore
amico nonché si effettivamente uomo più sexy del
mondo... -
-
Penso che questa sia tutta colpa mia - Greta si mise seduta e gli
posò
una mano in testa accarezzandola leggermente - a otto anni ti ho tirato
una boccia sulla testa... pensavo che fosse il boccino -
- Ah ah ah - rispose
Bill ironico - Che ridere! -
- Ce la facciamo a
dormire? -
- Dormi qui? - chiese
Bill malizioso - Non vorresti andare da Tom? -
-
Bill mettiti sotto alle coperte e chiuditi quella bocca e se stanotte
di azzardi a gridare come l'ultima volta ti ficco un cuscino nella
trachea -
- Come sei violenta -
rispose il cantante scivolando sotto le sue lenzuola nere.
Greta
si girò verso Bill ed affondò il viso nel suo
petto mentre lui le
abbracciava le spalle sospirando. Non aveva pensato in tutto quel lasso
di tempo che ci sarebbe potuta essere una terza persona tra lei e Tom,
terza persona che non fosse Bill, quindi effettivamente una quarta
persona. Non l'aveva minimamente preso in considerazione
perché era
convinta che non avesse conosciuto nessuna e invece si sbagliava di
grosso. Non voleva interferire con la sua vita, voleva solo vederlo
felice, anche se significava vederlo felice con un'altra.
- Greta -
- Dimmi - rispose la
bionda chiudendo gli occhi.
- Visto che siamo qui
ed io non vado a letto con una donna da...-
- Neanche per sogno
Bill - rispose la ragazza monocorde non muovendosi di un millimetro.
- Come sei cattiva,
neanche una palpatina?! -
- Ora non iniziare con
la storia 'non sai quante pagherebbero anche solo per dormire con me' -
- Lo stavo
giust'appunto per dire -
Greta lo
sentì sogghignare e lo strinse ancora di più a
sé.
- Bill tu sei il mio
bambolotto formato gigante, non potrei mai avere rapporti sessuali con
un bambolotto -
-
Allora mi consideri un oggetto! - la voce si alzò di qualche
tono
superiore alla media, Greta strinse gli occhi per cercare di attutite
il suono, cosa impossibile dato che neanche se si fosse tappata le
orecchie ci sarebbe riuscita.
- Te lo dicevo sempre
che dovevi iscriverti ad un corso di teatro -
- Ormai è
troppo tardi -
- Come sei drammatico -
- E tu sei cattiva, io
ho delle esigenze fisiche, sono umano -
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che se te
lo avesse chiesto Tom non avresti esitato -
Greta fece per
staccarsi dal petto di Bill e alzarsi ma lui sorrise e la riprese
rimettendola al suo posto.
- Era un prova -
- Sei un cretino -
- Ti voglio bene anche
io -
La ragazza sorrise e
gli stampò un bacio sul petto per poi tornare a chiudere gli
occhi.
- Cosa facciamo ora
Bill? -
-
Non ho ancora la palla di cristallo per leggere il futuro, mi
arriverà
il mese prossimo, nel frattempo posso dirti cosa facciamo domani -
- Cosa? -
- Ti troviamo qualcosa
di interessante da mettere per la festa di domani sera -
- Che festa? -
- Una festa -
Il respiro regolare di
Bill era soporifero, sentiva già Morfeo che l'accoglieva nel
mondo dei sogni.
- Ci divertiremo -
aggiunse il moro prima di spegnere la luce.
- Con te mi diverto
sempre - rispose Greta a mezza bocca sentendo i sensi che
l'abbandonavano.
Il
moro le dette un ultimo bacio sulla testa, prima di chiudere gli occhi
anche lui e pensare per l'ultima volta che era successo veramente un
gran casino.
___
L'odore
di waffles le ricordava sempre Tom. Prima ancora di entrare in cucina
se lo immaginava con il mestolo in mano mentre metteva il composto
nella cialdiera. In tutti quegli anni di pratica non aveva ancora
imparato a farli in modo decente, ma almeno ci provava e non li
bruciava come i primi due anni di utilizzo della piastra. Si
sistemò la
maglia over size che gli aveva dato per dormire prima che Bill la
trascinasse in camera sua, le arrivava quasi alle ginocchia ed era
gialla, giallo accesso, e sul petto una stampa che non aveva ancora
codificato. Si portò i capelli dietro all'orecchio sedendosi
su uno
degli sgabelli dell'isola della cucina. Tom era di spalle mentre
trafficava con una scodella e chissà cos'altro. La ragazza
rimase
immobile; appoggiò il mento alla mano e lo
osservò attentamente. Si
accorse solo in quel momento che era in boxer. Ed erano arancioni. Non
ci faceva mai caso, era abituata a vederli girovagare mezzi nudi per
casa, l'avevano sempre fatto, e mai si era imbarazzata, ma ora era una
situazione un po' differente. Le linee della schiena erano ben
definite, questo Greta già lo sapeva, come già
era a conoscenze delle
fossette di venere sopra al sedere che erano lì, a pochi
centimetri da
lei, perfette.
- Cazzo mi hai
fatto venire un infarto! - Tom la
guardava con gli occhi sgranati ed un mestolo in mano girato di fianco.
Era sottile come un palo della luce.
- Non so
perché, ma ti immaginavo così ancora prima di
entrare in cucina -
- Bellissimo sexy
cuoco?-
- No, demente in
mutande con mestolo -
- Beh non mi lamento,
se non per il demente... -
-
Io dico sempre la verità - rispose la ragazza alzandosi
dalla sedia e
andandogli a fianco. Affondò un dito nel composto e se lo
portò in
bocca.
- Si il composto l'hai
sempre saputo fare, è del resto che non sono mai stata
convinta -
- IO sono il mago dei
waffles -
Greta
lo guardò di sbieco e gli strappò il mestolo
dalle mani - Si dei
waffles spessi 0.2 millimetri. Ora levati che li faccio io -
- Hai qualcosa di
strano - le disse cambiando discorso mentre si sedeva sul ripiano della
cucina incrociando le braccia.
-
Cosa? - chiese lei non togliendo gli occhi dalla piastra ma sentendo
uno strano calore partirle dal petto e arrivare fino alle orecchie.
- Hai tagliato i
capelli? -
La ragazza
scoppiò a ridere. Rise un po' troppo forse.
- Ma no, cosa ti viene
in mente? -
- Allora è
qualcos'altro -
- Cosa? -
- Hai un uomo-
- Eh? - disse Greta
bloccandosi e girando il viso verso Tom.
-
Lo sapevo - disse lui trionfante - non mi sbaglio mai - sorrise
smagliante e scese dalla cucina prendendo Greta in braccio stringendola
forte.
La ragazza non sapeva
che dire, era solo sconcertata.
- Tom ma fammi
scendere! - disse all'improvviso - non c'è alcun uomo -
- Certo - disse lui
ironico - come no, per me sei un libro aperto -
-
Basta con questa storia dei libri aperti - rispose alzando un po'
troppo la voce - non ho nessun uomo e nessun libro, va bene? -
- Perché
non me me lo vuoi dire? Lo conosco per caso? -
- Tom non
c'è nessuno! Smettila! -
-
Oh mio dio, ho capito - rispose puntandole l'indice sul naso - E'
Andreas, vi siete messi insieme in questo mese, lo sapevo che c'erano
dei seri motivi sul perché non ti facevi sentire! Lo sapevo
che prima o
poi voi due... - non finì la frase ma si limitò
ad ammiccare.
- Tom smettila! -
rispose Greta non potendo riuscire a trattenere un sorrisino - Non
è Andreas e non è nessuno -
- Ok, allora
è qualcuno che non conosco -
- Ma non è
che se non lo conosci allora non è nessuno! -
-
Beh diciamo che se dovessi fare un certo tipo di discorso probabilmente
sì, ma oggi sono felice di aver scoperto che la mia migliore amica si
è
innamorata di qualcuno -
- Ma io non mi sono
innamorata -
- Dai Greta non dire
le bugie al tuo Tomi -
- Ma non ti sto
dicendo una bugia, non c'è nessuno veramente -
- Dai dai dai dimmelo -
- No! -
- Allora vedi che
c'è qualcuno! Dai dimmelo! -
- Ma non
c'è niente da dire -
- I tuoi occhi parlano
Greta - rispose addolcendo la voce e facendo il finto romantico
portandosi la mano sul cuore.
- Sei irritante -
- Allora chi
è? -
- Dio! -
rispose Greta mettendosi le mani nei capelli e andando verso le scale.
- Hai trovato la fede?
Ti fai suora? -
- Tom no! - rispose
iniziando a salire le scale con Tom alle calcagna - Non è
nessuno -
-
Dai dimmelo per favore - si mise in ginocchio una volta finita la rampa
con le mani in preghiera e lo sguardo da cucciolo abbandonato sul
ciglio della strada.
Greta si
girò con le braccia conserte e il viso
arrabbiato mentre lo guardava con la faccia da pazza. Proprio in
quell'istante Bill aprì la porta della sua stanza e con gli
occhi
impastati ancora di sonno alzò un sopracciglio mentre i due
non lo
calcolarono proprio.
- Tranquillo Bill - si
disse da solo - ti sei
solo svegliato in un universo parallelo - si girò tornando
nel buio
della sua stanza mentre Greta e Tom continuavano a fissarsi.
- Oh
mio dio - sentirono gridare un secondo dopo. Girarono la testa verso la
porta di Bill che si spalancò quasi fosse stata aperta da
Hulk, e ne
uscì il ragazzo con il cellulare in mano che corse da Greta
e la
trascinò di peso in bagno.
- Non scappi, me
lo devi dire chi è! - sentì gridare da Tom
rimasto in ginocchio in corridoio.
La mano di Bill la
condusse fino al bagno e una volta dentro chiuse la porta a chiave e
spinse la ragazza sul bordo della vasca.
- Cosa stavate
facendo? - chiese serio.
La bionda fece per
aprire bocca ma Bill le parlò sopra.
- No non voglio
saperlo. Comunque abbiamo un problema.
- Cioè? -
- Cioè
stasera ci sarà anche Heidi, mi ha appena mandato un sms
Natalie -
- Bene - rispose Greta
ironica.
- Bene un corno,
ti rendi conto? -
- Mi rendo conto, ma
che cosa dovrei fare? -
- Ti devo rendere
più bella di quanto tu lo sia normalmente -
- Grazie Bill ma non
c'è bisogno -
- Dobbiamo andare a
fare shopping -
- Ma oggi è
domenica! - rispose Greta prendendo un bagnoschiuma dal bordo della
vasca ed aprendolo per annusarlo. Muschio.
- Stai dimenticando
chi hai davanti -
Greta
aggrottò la fronte e alzò le spalle non riuscendo
a capire.
- Per quanto apprezzi
il fatto che tu continui a considerarmi un ragazzo di campagna, ti
ricordo che sono Bill Kaulitz -
-
Ed io sono Greta Kerner - rispose lei alzando gli occhi al cielo,
ricordandosi per un istante quando in classe la professoressa faceva
l'appello e li chiamava sempre uno dopo l'altro, legati anche da uno
stupido elenco.
- Allora saprai anche
che non è mai domenica per me,
ora chiamo Dennis e mi faccio aprire qualche negozio in centro, tu stai
tranquilla che ci penso io -
- Bill ma davvero... -
- Fai silenzio, fai
silenzio, ho detto che ci penso io -
-
E' per questo che mi preoccupo, perché ci pensi tu! -
rispose la
bionda, ma Bill era già al telefono in qualche angolo remoto
della casa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Drei. ***
3.
Greta
si guardava allo specchio della
camera di Bill da cinque minuti buoni. Osservava le sue gambe sottili
fasciate in quei jeans neri così stretti da permetterle a
malapena
di piegare il ginocchio. Al suo fianco un altro paio di gambe, ben
più lunghe e sottili delle sue, fasciate anch'esse da un
paio di
pantaloni neri. Il pomeriggio di shopping con Bill era stato
disastroso, non tanto per lui, riusciva a comprare qualcosa anche
dentro un calzolaio, quanto per lei.
Per quanto adorasse il look dell'amico,
adorava ancora di più il proprio; niente di eccentrico, solo
cose
semplici per passare inosservata. Lei quella specie di malattia
chiamata egocentrismo non l'aveva mai avuta.
Inoltre, il solo pensiero che quella
sera avrebbe dovuto affrontare una situazione più
imbarazzante
dell'altra su un paio di stivaletti grigi scamosciati con tacco
dieci, la faceva stare ancora più male.
- Ti rendo conto che siamo vestiti
uguali? - constatò Greta verso un Bill attentissimo a
sistemarsi il
gilet sul petto.
-
Mi rendo conto - rispose assente, andando verso
il letto dove aveva posizionato i suoi preziosi accessori da due
chili ciascuno.
-
Non so se considerarmi la tua versione femminile o
la tua versione maschile - disse Greta girandosi di nuovo verso lo
specchio ed osservando Bill che ritornava dietro di lei. Erano
vestiti uguali per davvero.
-
In mezzo alle gambe non hai niente, a
meno che non sia successo qualcosa nelle ultime ore, e poi io non ho
delle scarpe accattivanti come le tue -
Greta si guardò i piedi, era un
miracolo che riuscisse a stare in posizione eretta. Lo sguardo
salì
fino alla cinta, uguale a quella dell'amico, alla maglietta bianca
con delle stampe grigie, uguale a quella di Bill, per poi concludere
in bellezza con un gilet nero con qualche applicazione strana, uguale
a quella del cantante che si sistemava una catena di proporzioni
discutibili, intorno al collo.
-
Ripeto. Siamo vestiti uguali Bill! -
disse con più enfasi, pensando che non avesse capito.
Solitamente le
persone che copiavano il suo look non gli erano molto simpatiche.
-
Non sognavi di farlo da una vita? -
disse il moro sbattendo le ciglia - io sì!
-
Di solito evito di vestirmi da
qualcuno che sembra appena fuggito da un ferramenta in saldo, a meno
che non sia Halloween, allora il discorso cambia... – disse
Greta
andando verso il letto e sedendosi al fianco di un ammasso di metallo
pesante.
- Così mi offendi -
-
Che ci devo fare con tutte queste
catene?! Strangolare Tom? -
-
No, mi serve vivo. E poi cos'hai
contro i miei gingilli? Hai avuto qualche trauma da piccola? -
Greta
non lo ascoltò, era ancora
intenta a fissarsi i piedi. Senza contare che Bill l'aveva costretta
a farsi una specie di cresta con la sua frangia. Visti da fuori,
pensava, dovevano sembrare due idioti.
- Oddio Bill mi sento una scema -
-
Sei bellissima -
-
Certo lo dici perché sei vestito
come me, non puoi dire che sono bruttissima è come se ti
dicessi da
solo che fai schifo -
-
Esatto! - rispose lui estraendo uno dei suoi
collaudati sorrisi plastici - dirlo a te è come dirlo a me
stesso,
senza sembrare troppo presuntuoso, non è geniale?! -
Tornò verso il
letto e prese il resto della chincaglieria in un ammasso
aggrovigliato e lo portò sopra al mobile dove teneva gli
altri suoi
preziosi gioielli.
-
Vedi! Ho ragione – rispose la ragazza
mettendosi una mano sul viso.
-
Togli subito le mani dalla faccia che
si rovina il trucco - la rimproverò l'amico rimanendo di
spalle
per poi tornare davanti allo specchio - e stai zitta, sei bellissima
ed è quello che conta -
La
bionda si continuò a fissare i
piedi per qualche istante. Cosa avrebbe pensato Tom di tutto questo?
Ovviamente non pensava proprio che si sarebbe accorto del
cambiamento, poteva anche mettersi in reggicalze e perizoma, ma sarebbe
stata
sempre la bambina con le ginocchia sanguinanti.
- Ripassiamo il piano - disse Bill serioso continuando a fissare la sua
immagine allo specchio.
-
Allora - iniziò Greta - comincio con il dire che sono
assolutamente contraria a questa cosa e che mi stai costringendo tu... -
-
Sì sì - la assecondò Bill gesticolando
con le mani - andiamo avanti - rispose annoiato.
-
Arriviamo al party -
-
Esatto -
-
In quel momento inizia l'operazione tenere il topo lontano
dal formaggio -
-
Brava -
-
Sei sicuro che non possiamo cambiare animale? - chiese la ragazza
aggrottando le sopracciglia. -
-
No - disse Bill categorico - è troppo tardi -
-
Ok, allora, tenere il topo lontano dal formaggio,
ed entri in ballo tu -
-
Chiaro, chi può tenere lontano Tom da una donna meglio di
me? -
-
Una partita a World of Warcraft? - tentò Greta. Bill la
guardò di sbieco - Andiamo avanti - rispose nuovamente
annoiato muovendo le mani.
-
Dopo io entro in contatto con il formaggio e scopro
i suoi punti deboli -
-
La muffa Greta, scopri se ha la muffa! - la rimproverò Bill.
-
Ma sei sicuro che dobbiamo usare questi termini da agenti segreti di
quarta categoria che non hanno niente di meglio da fare? -
-
Sì sono sicuro, è meglio non farci scoprire -
alzò un sopracciglio alla sua immagine riflessa nel grande
specchio, fissando Greta – se non ci sono intoppi entro
questa sera Heidi se ne torna tra i monti, ok? -
Greta
sorrise annuendo piano. In tutto
quel marasma si era dimenticata di pensare al fatto che questa Heidi
probabilmente era una ragazza dolce e gentile, e che sarebbe stata
un'ottima compagna per l'amico, una ragazza di cui fidarsi, con cui
lui sarebbe stato felice...
-
Ehi principesse avete finito? - sentirono entrambi la voce di Tom, dal
corridoio.
-
Si, arriviamo - gridò Bill mettendo le mani sui fianchi ed
ammiccando allo specchio, girò la testa in diverse
posizioni, poi spostò il peso sull'altra gamba; quando
indicò lo specchio la ragazza si svegliò dal
torpore che l'aveva colpita assistendo a quella scena terrifficante e
scosse la testa atterrita -
-
Stella del cielo, giochiamo a Bill fotomodello un altro giorno, ok? -
disse prendendogli un braccio ed aprendo la porta dove trovò
di fronte a lei il petto di Tom, e Tom.
-
Allora? - chiese il moro guardandoli curioso - che cosa avete
combinato? -
Dette un'occhiata veloce ai due e le sue labbra si stirarono in un
sorriso - Ma come vi siete vestiti? - scoppiò a ridere
divertito mettendosi una mano sulla pancia e continuando ad osservarli,
mentre rimanevano impalati sull'uscio della camera.
-
Tu vieni in tuta? - chiese la ragazza perplessa cercando di
controbattere facendo notare a Tom che era effettivamente vestito con
una specie di pigiama, anche se probabilmente aveva indossato uno dei
suoi migliori completi hip hop da centinaia di euro e lei non capiva
niente.
-
Perché? - chiese Bill sicuro di sé scavalcando la
bionda – siamo perfetti -
-
Ma perché l'hai fatta vestire così? -
Greta
osservava la scena con gli occhi
sgranati, quasi avesse paura di muoversi, di respirare.
-
Cosa c'è che non va? - chiese il gemello spazientito.
-
E' così... - disse Tom incrociando le braccia e continuando
a fissare Greta con insistenza.
-
Così? - chiese Bill assumendo la stessa posizione del
fratello e continuando a fissare l'amica come se fosse un pollo a cui
dovesse attaccare il bollino qualità certificata sul
petto.
-
Mah, sai Bill, è così... -
-
Eh si -
-
Però no insomma... -
-
Forse si, troppo dici? -
-
Ma va bene -
-
Sì lo so -
Greta
a quel punto li spinse via e si
fece largo in corridoio andando verso le scale:
- Vi aspetto in
macchina deficienti che non siete altro - attaccata al corrimano
cominciò a scendere gli scalini sentendo le risate degli
amici
dietro di lei. Quei due insieme erano così irritanti che non
si
poteva non amarli. Certo, era convinta che anche lei non doveva stare
troppo bene per essere amica loro, però si consolava
pensando al
fatto che li conosceva da sempre e che probabilmente si era abituata
a quelle scenette da manicomio. Scese l'ultimo gradino per miracolo
mentre arrivò Tom di corsa che la scavalcò e si
precipitò alla
porta gridando - L'ultimo che arriva alla macchina paga la benzina
-
Greta
alzò gli occhi al cielo mentre
tentò di correre per qualche passo, ma dovette arrendersi
cosciente
del fatto che avrebbe potuto rompersi una caviglia da un momento
all'altro, ma sopratutto notando che Bill non si stava affrettando
per niente. Camminò nel giardino fino ad arrivare al garage
dove Tom
era già salito in macchina, aprì lo sportello
posteriore e come se
stesse scalando l'Everest riuscì a salire sul sedile. Quei
pantaloni
le stavano fermando la circolazione.
-
Dov'è Bill? - chiese appena chiuso lo sportello.
-
Si starà mettendo il lucidalabbra - rispose rassegnato.
-
Che domande idiote anche io -
-
Mi spieghi perché ti sei vestita da Bill Kaulitz? Halloween
è passato da un pezzo... - Tom si girò verso i
sedili posteriori abbozzando un sorrisetto.
-
Lo sai com'è tuo fratello, mi ha preso per una Barbie
gigante -
-
Il fatto è che tu non ti sei mai fatta usare da Barbie
gigante, continuo a sostenere la mia teoria... -
-
Quale? - chiese Greta rassegnata.
-
Hai un uomo segreto, e ti sei fatta bella per lui e quindi deduco che
sarà alla festa di questa sera, di conseguenza mia cara, il
sottoscritto farà di tutto per trovarlo, stai attenta
– Tom mise indice e medio a forma di V e se li porto sugli
occhi, per poi rigirarle verso Greta – ti tengo d'occhio -
- Ma perché non sono diventata amica di Joachim Wernon? -
disse la ragazza stringendo i pugni e guardando il tettuccio della
macchina, qualcuno l'aveva bruciato con una sigaretta.
-
Perché puzzava – rispose Bill apparso dal nulla
entrando in macchina – e poi stava sempre a piangere, non ti
ricordi quando lo abbiamo chiuso nello sgabuzzino? - chiese Bill a Tom
dandogli una manata sulla spalla.
-
Oddio si! – annuì il fratello entusiasta mettendo
in moto la macchina – Ti ricordi quanto pianse, e io tu e
Andreas fuori a ridere, mamma mia che tempi -
-
Voi due siete malati – disse seria la ragazza.
-
I spensierati tempi del kindergarten – continuò
Tom.
-
A livello celebrale siete rimasti a quell'età , magari
questo che si trova dietro l'angolo vi prende... se stasera fate i
bravi domani vi ci porto – disse la bionda mettendosi in
mezzo ai due sedili anteriori.
-
Sì – gridò Bill entusiasta –
voglio tornare a giocare con i lego!
-
Io voglio tornare a guardare sotto le gonne delle bambine –
-
Maniaco – sbuffò Greta guardandogli il profilo e
perdendosi per un attimo a fissare la punta del suo naso.
-
Era così divertente, mi piaceva sopratutto il pezzo in cui
urlavate e poi scoppiavate a piangere -
-
Sai quante ne hai traumatizzate con il tuo comportamento deplorevole?!
- si animò la ragazza dandogli una spinta leggera sulla
spalla.
-
Ma se lo facevano tutti! - si giustificò lui continuando a
guidare.
-
Tu però toccavi anche - constatò Bill annuendo.
-
Eh beh, sono sempre stato precoce -
-
Hai sempre fatto schifo Tom -
-
Però tu con me ci parli ancora, chissà
perché? - le chiese alzando un sopracciglio.
-
Già chissà perché Tom –
rispose lei sfidandolo dallo specchietto retrovisore.
Ci
fu qualche secondo di silenzio in
cui Tom strinse gli occhi. Significava che stava pensando, e Greta se
ne accorse un attimo prima di staccare lo sguardo dalla sua visuale.
- Ok ok – intervenne Bill mettendo le mani avanti –
Chiuso il discorso, pace amore ed ogni bene -
Tom
ingranò la retromarcia ed usci
dalla strada di casa, immettendosi in quella principale.
-
Dove devo andare? - chiese tornando a sorridere.
-
Non ne ho idea, pensavo lo sapessi tu – rispose Bill
guardandolo.
-
No che non lo so, io pensavo lo sapessi tu – disse
scocciato.
-
Lo so io – mormorò Greta rassegnata.
-
E come lo fai a sapere? - chiese Bill sgranando gli occhi e girandosi
verso di lei.
-
Me l'hai detto tu oggi -
-
Ah, sì? -
-
Sì -
-
Hai la memoria di un Minimeo – lo prese in giro il fratello
scuotendo la testa.
-
Guarda che i Minimei sono creature intelligentissime –
rispose Bill oltraggiato.
-
Oddio per favore, state zitti, state zitti! – Greta
tirò fuori un foglietto dalla pochette e lo porse a Bill
– Mi fate venire il mal di testa -
-
Hai le tue cose? - le rispose Tom – Mi sembri nervosa -
-
Io no, e tu? - disse pungente.
-
Forse perché stai per incontrare il tuo uomo segreto... -
-
Che uomo segreto? - chiese Bill tornando a fissare scioccato prima
Greta e poi il gemello - Perché a me non mi dice mai niente
nessuno? Perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose? -
-
Bill non c'è nessun uomo segreto - gli rispose Greta
cercando di fargli capire con lo sguardo che era tutta una congettura
di Tom.
-
Greta si è innamorata di qualcuno e non mi vuole dire di chi
-
-
Davvero? - rispose Bill facendo finta di reggere il gioco al fratello -
Dobbiamo assolutamente scoprire di chi si tratta! -
-
Certo fratellino, dobbiamo impegnarci -
-
Bill non ti ci mettere anche tu per favore - la ragazza si
buttò a peso morto sullo schienale di pelle del sedile
sbattendo le mani sulle ginocchia.
-
Se c'è un uomo nella tua vita dobbiamo vedere se va bene per
te, dobbiamo parlargli e scoprire che intenzioni ha –
continuò Bill sorridendo sarcastico.
-
Esatto – rispose Tom annuendo - non possiamo lasciarti nelle
mani del primo che capita! -
-
Per quanto sia lusingata da questa cosa, vi ringrazio ma i miei uomini
me li gestisco da sola -
-
Vedi Bill, vedi! - si entusiasmò Tom fermandosi al semaforo
– C'è un uomo! C'è un uomo! -
-
Come ho fatto a non capirlo prima! - disse Bill – Ti sei
vestita così perché c'è un uomo! -
Greta
si era
già stancata, voleva tornare a casa.
-
Qualcuno mi aiuti – implorò la ragazza –
vi prego aiutatemi forze celesti -
-
Ci pensiamo noi piccola Greta - rispose Bill sicuro - è
tutto sotto controllo! -
Per
fortuna il tragitto non durò
troppo. Arrivarono al luogo della festa e scesero dalla macchina non
immaginando che potevano esserci dei fotografi fuori dal locale. La
bionda passò avanti non facendosi notare, cosa alquanto
assurda,
dato che era vestita come Bill. Ogni tanto li osservava, quando
rilasciavano interviste, o quando suonavano a qualche grande evento,
e non riusciva a capacitarsi che erano le stesse persone a cui
cronometrava le gare di rutti a dodici anni.
Erano così professionali, così bravi,
così perfetti. Qualche volta li osservava e si rendeva conto
di quanto
fosse difficile per loro tenere ancora un pezzetto spontaneo di loro
stessi all'interno della loro personalità. Si
girò a guardarli
mentre i flash li colpivano, le pose plastiche studiate, i sorrisi
finti di Bill, gli sguardi sexy di Tom... scosse la testa, per lei
quelli non erano i suoi amici, erano due copie riprodotte, quelle
persone lei non le conosceva. Forse era per quel motivo che dei Tokio
Hotel conosceva solo le canzoni. Si girò spazientita e li
aspettò
all'entrata del locale. I ragazzi arrivarono subito dopo e Tom la
spinse dentro mettendole una mano sulla schiena; Greta
avvampò in un
istante e sentì la sua voce sussurrarle all'orecchio
– Ti tengo
d'occhio -
Si girò verso di lui e gli fece un
sorriso di circostanza, mentre lei e i gemelli venivano prelevati
dalla sicurezza e scortati nel privè del locale. La musica
era
assordante, troppo alta e troppo rumorosa. Le luci troppo basse, non
vedeva niente. La gente ammassata, fino a quando non tornò a
respirare una volta varcata la zona riservata alle persone
importanti. La mano di Tom era ancora sulla schiena, morbida la
guidava nella folla. Appena vide Gustav gli corse incontro, sollevata
di vedere un volto familiare.
-Ciao
– rispose lui abbracciandola forte – Come stai? -
-
Gus tu come stai? - disse lei raggiante – Sei dimagrito! -
Bill
arrivato lì vicino mise una mano
sulla spalla del batterista e la strinse per quanto potesse –
Il
nostro Gustav sta trasformando la massa grassa in massa muscolare -
- Ah – disse Greta come se avesse capito – Che
bello! -
-
Bill stai zitto! - gli rispose il biondino – Greta sei
bellissima, anche se sei vestita come Bill -
-
Grazie! - sorrise lei poco convinta.
Nel
frattempo Tom che aveva assistito
alla conversazione mise una mano sulla spalla sia di Greta che di
Gustav squadrandoli attentamente – Non è che sei
tu l'uomo
segreto? -
-
Cosa? - chiese Gustav non capendo.
-
Tom sei paranoico! - gli disse Greta scocciata – vado a
prendere qualcosa da bere -
-
Io champagne – disse Bill guardandola sbattendo gli occhioni.
-
Anche io! - disse subito Tom.
-
Certo padroni, subito -
Arrancando
sui tacchi arrivò al bar e
si sedette su uno sgabello libero, ordinò tre bicchieri di
champagne, e mentre aspettava si guardò intorno girando in
tondo
sulla sedia cercando altre facce conosciute. Quel party non le sembrava
molto diverso da altri a cui aveva presenziato quando Bill e Tom
l'aveva trascinata con la forza, la gente con la puzza sotto al naso
non mancava mai. Ragazze bellissime e decisamente molto lontane dal
prototipo normale di donna, uomini eleganti che sniffavano cocaina su
lastre di vetro, ragazzi normali finiti lì dentro senza
neanche essersene resi conto, che a volte vivevano queste feste
più come condanne che come divertimento. Cosa si dovesse
celebrare poi con tutti quei party, Greta dopo anni non l'aveva ancora
capito. Poco dopo finalmente si
parò il viso di Georg di fronte a lei, fece un grande
sospiro di sollievo.
- Ehi animo solitario, ti ho vista da laggiù -
-
Oddio – Greta sorrise piano avvicinandosi al ragazzo e
stringendolo forte – quanto mi sei mancato -
-
Anche tu – rispose lui sussurrandole nell'orecchio
– ma non facciamoci vedere così da Michelle
altrimenti mi taglia le mani con la motosega -
Greta
sorrise liberandolo
dall'abbraccio mentre si sistemava i capelli.
-
Dov'è la fortunata? Non me l'ha ancora fatta conoscere! -
rispose la ragazza dandogli un colpetto sul braccio.
-
Hai ragione, è che non siamo venuti per niente ad Amburgo in
questi mesi. Comunque è andata al bagno con Natalie... -
-
Ok – annuì la bionda -
-
...mezz'ora fa – continuò Georg – cosa
ci fate voi donne nei bagni lo sapete solo voi, e sopratutto mi
chiederò per sempre perché ci andate in gruppo -
-
Segreti che voi uomini non verrete mai a scoprire – rise
Greta prendendo due dei tre bicchieri di champagne e dandone uno al
ragazzo.
-
Cosa mi racconti? -
-
Niente di che, lavoro, lavoro, lavoro, ed ogni tanto rubo la
connessione per vedere cosa combina il mio gruppo preferito -
-
Ah si, quale? - chiese Georg interessato.
-
I Tokio Hotel, non so se conosci -
-
No! - disse Georg scandalizzato – Ti piacciono quelli? -
-
Ebbene sì - confermò la bionda bevendo un po' di
champagne - Mi fanno impazzire! -
-
Ma se il cantante è una donna! - disse serio il bassista -
senza contare il fratello che è un'assoluta testa di caz...
ciao Tom! - concluse la frase affrettandosi a bere lo champagne che
aveva in mano.
-
Donna, quanto devo aspettare per avere il mio bicchiere? - disse Tom
serio guardandola di sbieco.
Greta
lo guardò male, ingurgitò di
colpo il contenuto della sua flûte,
sentendo le bollicine che le
pizzicavano il palato quasi lo graffiassero, e depositando il
bicchiere vuoto tra le mani di Tom.
-
Eccolo uomo, il tuo bicchiere -
-
Come sei simpatica! - rispose il ragazzo posandolo sul bancone
– Non vedi quanto sto ridendo? -
-
Che c'è Tom? Sembri un tantino nervoso – chiese
Georg facendo sorrisini verso Greta che lo osservava curiosa.
-
Quell'idiota di Bill non mi aveva detto che c'era anche Heidi questa
sera, appena l'ho vista mi è preso un colpo -
-
Ah, sì? - chiese Greta ridendo – Volevo vederti
mentre ti prendevi un colpo -
-
Non è divertente – disse il moro prendendo il suo
bicchiere e bevendolo tutto d'un fiato.
-
Ma Heidi quella di cui ti sei mezzo innamorato? - chiese Georg con
noncuranza mentre Greta si voleva sotterrare in quell'istante.
-
Sì lei, ma cosa da poco comunque - rispose l'amica per Tom
che nel frattempo aveva iniziato il suo training autogeno per cercare
di non farsi mangiare dall'ansia. Era ansioso, Greta lo sapeva, si
ricordava le tazze di valeriana purissima che gli faceva bere prima dei
compiti in classe di tedesco.
-
Si cosa da poco - disse Tom annuendo con lo sguardo perso nel vuoto -
ora vado a sondare il territorio -
Non
fece in tempo a terminare la frase
che arrivò Bill, si poggiò alle ginocchia di
Greta e prese il
bicchiere di champagne pieno che si trovava sul bancone dietro di lei
– Inizia il piano – gli sussurrò in un
orecchio.
-
Tom, andiamo a fare un giro? - chiese alzando la voce verso il gemello
che annuì automatico mentre Bill si avvicinava e lo
trascinava tra la gente come un manichino.
-
Cosa state combinando tu e Bill? - Georg aggrottò la fronte
con un sorrisino in volto, prima di bere nuovamente dal suo bicchiere.
-
Io e Bill? - chiese Greta scuotendo la testa – Niente,
perché? -
-
Sento strane vibrazioni -
-
Ma no – disse Greta ridendo nervosa – non succede
niente! Guarda ecco Natalie! - rispose agitando una mano verso la
bionda e cambiando subito discorso.
La
truccatrice arrivò già con le
braccia spiegate per abbracciare Greta in una calorosa stretta, le
lascio un bacio sulla guancia e la guardò raggiante
– Sei
bellissima tesoro, bellissima -
- Come stai? -
-
Bene! Bill mi stressa ma sto bene, tu? -
-
Almeno a te ti pagano... - scherzò - anche a me Bill mi
stressa, mi stressa anche Tom, ma sopravvivo -
-
Perfetto! - sorrise Natalie – Brindiamo allo stress! -
La
bionda si girò verso il bancone,
mentre Greta guardò Georg, intento in un passionale bacio
con una
moretta più bassa di lui di qualche centimetro.
- Ehi, c'è gente che soffre qui - disse la ragazza ridendo.
Era felice di sapere che Georg aveva trovato una persona di cui
fidarsi, sapeva quanto per loro potesse essere difficile.
-
I due si staccarono e sorrisero
imbarazzanti, mentre Georg iniziava le presentazioni
- Lei è Michelle – disse orgoglioso –
Lei è Greta -
-
E' un piacere conoscerti – rispose la ragazza –
tutti parlano di Greta, ero curiosa di conoscerti! -
-
Ah si? - chiese la biondina ridendo nervosa – Tutti a parlare
di me! Immagino che tutti
sia riferito a Bill, magari in un discorso deve avermi nominato un paio
di volte e ti ha raccontato la mia vita! - continuava ad essere
nervosa, e non sapeva perché.
-
Più che Bill, Tom, parecchio, si... - rispose Michelle
pensierosa mentre Georg al suo fianco le alzava un sopracciglio.
Confusione totale. Natalie si girò con altri due bicchieri
di champagne e ne porse uno a Greta.
-
Allo stress di Bill e al nostro... No, a Bill che ci stressa, brindiamo
– la bionda alzò il calice in alto e ne bevve un
sorso – A proposito dov'è? -
Greta
non fece in tempo a rispondere
che sentì il cellulare vibrare nella sua pochette, la
aprì di colpo
e notò che Bill la stava chiamando.
- Ecco, è completamente impazzito, mi sta chiamando
– rispose Greta - Pronto? -
-
Greta ti devi muovere, non so fino a quando riesco a tenerlo -
-
Ma avevi detto che... -
-
Lo so cosa avevo detto, e non pensare che non sia una specie di
sconfitta personale, però è agitato, vuole andare
a parlarle -
-
Sì ma io come faccio a sapere chi è? -
-
Trova Natalie, chiedile con chi è venuta, ti ci porta lei -
-
Sei sicuro? -
-
Sì sono sicuro -
-
Ma tu dove sei? -
-
Non lo so! -
-
Come non lo so, Bill che vuol dire? -
-
Greta -
-
Dimmi -
-
Ci siamo dimenticati di darci dei nomi in codice -
-
In che senso? - chiese perpelssa.
-
Io mi chiamo Dior, tu fai Chanel ok? -
-
Cosa? -
-
Bene Chanel, da Dior è tutto, passo e chiudo -
-
Bill ma che...? -
Greta
chiuse il telefono sconcertata,
forse sarebbero dovuti andare insieme da uno psichiatra.
-
Dov'è? - le chiese Natalie
-
Non lo sa -
-
Ah, bene! -
-
Tu con chi sei venuta? - chiese Greta con noncuranza arricciandosi una
ciocca di capelli intorno all'indice.
-
Con una mia amica, a proposito, accompagnami a cercarla –
Natalie prese Greta per mano mentre con quella libera salutava Georg e
Michelle e gli faceva segno che si sarebbero visti dopo.
Natalie
la trascinò nella folla,
poteva seguire solo la sua chioma bionda impegnandosi a camminare sui
trampoli che Bill le aveva messo ai piedi. Ci misero un po' a trovare
l'amica di Natalie, a trovare la famosa Heidi di cui Tom si era mezzo
innamorato. Era quel mezzo
che non la convinceva, sapendo quanto
fossero labili quei fulminei innamoramenti dell'amico. Appena la vide
le prese il colpo che aveva avuto Tom, identico, li conosceva bene
quei famigerati colpi. Sgranò gli occhi
e la osservò nel suo
vestitino verde bottiglia di strass, mentre si aggiustava la lunga
chioma bionda e leggermente boccolosa. Gli occhi azzurri contornati
da lunghe ciglia nere che sbattevano delicatamente. Le labbra rosee.
Sentiva già da lì l'odore di un costoso profumo
francese.
-
Greta, lei è Heidi -
-
Ciao – boccheggiò la biondina porgendole la mano.
-
Ciao – cinguettò la ragazza dandole la mano,
mollemente. Greta odiava quelle strette di mano, significavano solo una
cosa, ed era quasi felice di saperlo: mancanza di
personalità. Alla prima occhiata era il prototipo della
donna che piaceva al suo amico. Tette grandi, culo sodo e magari
l'occhione ceruleo a coronare il tutto, buona per due o massimo tre
round tra le coperte, ma che se ci parli trenta secondi ti va il sangue
alla testa.
-
Lei è Greta, la migliore amica di Bill e Tom, se hai
qualcosa da chiedere... - scherzò Natalie accarezzandole un
braccio distratta - … io devo andare un attimo via
– Greta si girò a guardarla supplicandola con gli
occhi, non poteva lasciarla da sola con una che sembrava appena uscita
da Germany's next top model.
-
E così tu sei la famosa Greta – disse
improvvisamente Heidi portandosi il bicchiere di champagne sulle labbra
– Tom parla spesso di te -
-
Oh, non sono così famosa, e chissà cosa ti ha
raccontato quello -
Strinse
ancora più forte il bicchiere
che aveva tra le mani; era già la seconda persona quella
sera che le
diceva che Tom parlava di lei. Cosa diavolo volesse significare non
ne aveva la minima idea.
- In effetti all'inizio temevo fossi la sua ragazza, per fortuna ho
scoperto che non era così – chiuse gli occhi in un
sogghigno. Greta quasi tremo a quell'espressione.
-
No, io e Tom – scoppiò a ridere isterica
– Neanche nei miei peggiori incubi -
-
Da quanto vi conoscete? -
-
Da quando ho memoria praticamente -
-
Dev'essere bello avere una persona così famosa come miglior
amico, no? Party esclusivi, immagino vedrai gente importante tutti i
giorni... -
Greta
strinse gli occhi circospetta,
dove voleva andare a parare la ragazza?
-
Per me è rimasto il bambino che si scaccolava a tavola -
disse seria fissandola negli occhi, con sfida.
-
Come? - chiese Heidi facendo finta di non aver capito, ma Greta era
convinta che avesse capito perfettamente.
-
Dicevo, è rimasto il bambino che giocava con me in giardino
– sorrise falsamente bevendo un altro sorso di champagne, se
andava avanti così tornava a casa gattonando.
-
Sì – sorrise lei plasticamente bevendo altro
champagne.
-
Voi come vi siete conosciuti? -
-
A New York - disse con noncuranza - avevo lavorato già con
Natalie qualche anno fa e l'ho incontrata ad un party mentre era con
Tom e quindi... -
-
Natalie e Tom da soli? - chiese sorpresa.
-
No ovvio che no - si spostò nuovamente i capelli da una
spalla all'altra - C'erano anche gli altri... -
-
Gli altri? -
-
Si Bill e gli altri – concluse la frase bevendo ancora e
fissandola annuendo leggermente.
-
Capisco... -
-
Lui è così dolce! - le disse alzando la voce, le
posò una mano sul braccio come se fossero amiche da una
vita, continuando ad annuire.
-
Sì? Chi? - chiese Greta non capendo.
-
Tom! Tom è così dolce -
Nel
modo in cui lo diceva c'era
qualcosa di veramente terrificante.
-
Tom? - disse Greta sicura – Tom sì, assolutamente,
è così dolce che caria i denti -
-
Sì – rispose lei sognante – E' veramente
dolce ed anche affascinante -
Per
un secondo nella mente della
ragazza scorsero delle immagini in bianco in nero di Tom in mutande
che le ruttava in faccia mentre giocava con la playstation senza
farsi la barba da tre giorni.
-
Sì – confermò Greta –
è veramente
un ragazzo affascinante -
-
Ed anche molto richiesto – continuò
Heidi.
-
Da chi?
-
Beh dalle ragazze -
-
Ah, già, da chi sennò?! - rise
nervosa.
-
Sai cosa ho sentito? - Le disse
circospetta avvicinandosi al suo orecchio mentre beveva dello
champagne – Che a letto è fantastico -
Greta
strabuzzò gli occhi e cominciò
a tossire, per poco le bollicine non le uscivano da naso.
-
Oh, davvero? - rispose la bionda tentando
di riprendere il controllo della voce – Non lo so, non sono
mai
andata a letto con lui -
-
Come no? E che migliore amica sei? -
Chiese quasi scioccata la biondona per poi distendersi in un sorriso
e darle una spinta sul braccio – Scherzavo! -
Greta scoppiò a ridere – Ma certo,
l'avevo capito! -
-
Tu hai Twitter? - Le chiese la bionda
cambiando espressione, ora sembrava un cacciatore di quaglie o
qualcosa del genere.
-
Cosa? -
-
Non sai cos'è Twitter? -
-
Oh, Twitter, sì ce l'ho, perchè? -
-
E' fantastico! Devi seguirmi su
Twitter! -
-
Ma certo – annuì Greta poco convinta –
sarebbe magnifico -
Ringraziando
i corpi celesti il
telefono nella pochette cominciò a vibrare.
- Perdonami un attimo – disse rivolta
alla ragazza – E' importante -
-
Pronto? -
-
Gret... cioè Chanel -
-
Dimmi Dior – rispose Greta stancamente.
-
Dove sei ?-
-
Con il formaggio -
-
Benissimo! -
-
Tu dove sei? -
-
Con il topo in giardino, lo sto facendo sbronzare -
-
Cosa? Ma sei completamente impazzito? -
-
Non ti preoccupare so cosa sto facendo -
-
No tu non lo sai cosa stai facendo -
-
Ti fidi di me? -
-
Adesso no -
-
Gre... Chanel è tutto, passo e chiudo -
Greta
continuava a fissare Heidi, era
vero che era perfetta, ma era anche felice di aver scoperto che era
bella quanto scema; sicuramente Tom non aveva fatto in tempo a
parlarci, limitandosi a controllare se le tette erano vere o rifatte.
La cosa certa era che lì insieme a quella ragazza non
avrebbe
resistito ancora per molto, così richiuso il telefono le
sorrise
gentilmente.
- Perdonami, credo che andrò a prendere un po' d'aria -
-
Oh fai pure – cinguettò Heidi – io
rimarrò qui a farmi ammirare, dopo ricordati di passare
così ti scrivo il mio nickname su Twitter -
La
ragazza annuì incerta e si girò
facendosi largo tra la folla; era convinta che avesse visto le porte
per uscire nell'aerea posteriore del locale poco prima, mentre
Natalie la trascinava. Appena uscì da un gruppo di persone
impegnate
a conversare senza capirsi, dato il volume della musica,
poté
distintamente notare l'uscita verso il giardino. Vi era una
bellissima struttura in legno dove proseguiva la pista; ragazze
disinibite muovevano a ritmo i loro corpi, altre invece si
intrattenevano con uomini ben vestiti. C'era chi prendeva pezzi di
frutta fresca dai tavoli sparsi per l'ambiente e chi si limitava a
cercare la conversazione con il vicino. Di Bill e Tom nessuna
traccia.
- Ciao stella – sentì dietro di lei una voce che
conosceva fin troppo bene – ti sei ripresa dalla nostra
ultima uscita? -
Si
girò con il sorriso stampato sul
viso, non pensava ci fosse anche lui – Andi – disse
sollevata –
per fortuna che ci sei anche tu – lo abbracciò
forte, e rimasero
uniti anche quando allentarono un po' la presa.
- Allora? L'ultima sbronza? - chiese il ragazzo.
-
Il giorno dopo ero in uno stato pietoso, ma ne è valsa la
pena -
-
Anche io non stavo benissimo, però mi sono divertito
– sorrise lui dandole un bacio sulla testa – ti va
di fare due passi? Ho bisogno di un po' d'aria... -
-
Anche io – annuì la biondina tenendo sempre un
braccio sulla schiena dell'amico.
-
Cosa mi racconti? -
-
Niente di particolare – sbuffò Greta –
sono appena scappata da una biondona ossigenata che mi ha detto che per
prima cosa che Tom è dolce e affascinante e poi che non sono
una buona amica perché non ci sono mai andata a letto... ti
rendi conto? -
Andi
scoppiò a ridere portando la
testa indietro – Si chiama Heidi per caso? -
-
Come lo fai a sapere? -
-
E' tutta la sera che cercavo di togliermela di dosso, era convinta
fossi qualcuno di famoso, quando le ho detto che ero solo un ragazzo
normalissimo, mi ha guardato schifata e se n'è andata -
-
Andiamo bene – costatò Greta – ecco
perché le piace Tom così tanto -
-
Già immagino perché sia Tom Kaulitz chitarrista
dei Tokio Hotel -
Greta
abbassò lo sguardo, mentre
continuavano a camminare nel verde del giardino illuminato qua e
là
da fiaccole accese.
-
Che cosa triste – disse in un soffio – Spesso mi
dimentico quanto sia difficile per loro trovare una persona di cui
fidarsi -
-
Forse perché per noi sono rimasti sempre gli stessi
– rispose il ragazzo guardando di fronte a lui –
per noi non esistono Bill e Tom Kaulitz dei Tokio Hotel, ma solo Bill e
Tom che catapultavano il gatto del vicino al di là della
staccionata -
Greta
scoppiò a ridere divertita. Si
era dimenticata di quell'episodio, quante ne aveva passato quel
povero micio.
-
Perché quando hanno quasi allagato
la palestra della scuola? -
-
Non mi ci far pensare che se immagino la faccia di Bill quando si
è rotto il tubo mi sento male! -
-
Ci sarebbero troppe storie da raccontare, su di noi... -
Andreas
annuì nella penombra e si
fermò di colpo estraendo un pacchetto di sigarette dalla
tasca, e
dandone automaticamente una a Greta – Bill me l'ha detto
– disse
semplicemente il ragazzo, e Greta capì immediatamente.
- Sentiamo cosa ti ha detto... - rise piano, mentre le veniva accesa la
sigaretta che aveva tra le labbra.
-
Che ti sei svegliata... per noi sei un libro aperto -
Greta
alzò gli occhi al cielo
alterata.
- Lo sapevo che ti saresti arrabbiata se te lo dicevo – rise
l'amico.
-
No Andi è la storia del libro aperto che mi fa innervosire.
Tutti mi leggono perfettamente, tutti: tu, Bill, Simone, anche i cani
mi capiscono, tranne colui che dovrebbe leggere meglio -
- Lo sai com'è fatto... -
-
Lo so – disse Greta atterrita – è un rincoglionito
-
-
Diciamo che è un po' distratto... - rispose Andi alzando le
spalle – non si accorge delle cose che ha di fronte agli
occhi... -
-
Ed io cosa ho detto? - continuò la bionda aspirando un po'
di fumo – è un rincoglionito! -
-
Ma a parte questo – rise il ragazzo - c'è una
storia che tu non sai... -
- Cosa? -
-
Bill mi ammazza se te lo dico -
-
Che c'entra Bill? -
-Bill
me l'ha raccontata, Tom non sa che lo so, di conseguenza tu dovresti
essere la prima a non saperlo -
-
Mi stai facendo preoccupare... -
Andi
aspirò una boccata di nicotina e
alzò le spalle di nuovo – Era solo una questione
di tempo prima
che succedesse, te l'hanno detto tutti immagino... -
- Le tue doti da veggente mi stupiscono sempre di più
– rispose la ragazza buttando la cenere sull'erba.
-
Quello che tu non sai, è che era già successo...
solo era successo a Tom -
-
In che senso? - chiese la ragazza sgranando gli occhi.
-
Poco prima che uscisse Durch den Monsun, ti ricordi com'era strano con
te?! -
-
Certo che me lo ricordo, non mi parlò per una settimana, ma
io pensavo fosse per l'ansia dell'uscita del singolo -
-
No diciamo che aveva un altro tipo di ansia -
-
Non riesco a capire – disse scuotendo la testa.
-
Te lo voleva dire che c'era qualcosa di diverso nel modo in cui ti
pensava. Si era preso una bella cotta. In tutta quella settimana, Bill
mi ha detto che era intrattabile e tutto perché non sapeva
cosa fare. Nessuno immaginava quello che sarebbe successo dopo il
quindici di agosto, nessuno lo immaginava, tanto meno lui. -
-Penso
di stare per piangere – disse Greta crollando seduta
sull'erba, seguita subito da Andi che le accarezzò la
guancia preoccupato.
-
Poi lo sappiamo cosa è successo, singolo alla numero uno,
loro che vanno via da Loitsche e le visite una volta al mese -
-
Non ci posso credere -
-
Se non ti ha più detto niente era perché lo
sapeva che la vostra storia sarebbe morta prima di nascere, eravate due
ragazzini, e nonostante questo, ha preferito tenerti vicina come amica,
che perderti come ragazza.
-
Ma io all'epoca non pensavo a lui come un qualcosa di più
-
Quella
settimana era stata terribile.
Ogni volta che si presentava a casa dei gemelli, Bill doveva trovare
qualche scusa per farla andare via, e se lo ricordava quello sguardo
triste negli occhi nocciola di quel bambino dai capelli neri.
-
Greta, lo sapevano tutti, l'hai detto anche prima: voi due siete
perfetti insieme, anche un cieco si accorgerebbe della sintonia che
avete -
-
Ma se litighiamo sempre – disse la bionda nella confusione
più totale.
-
E questo è il primo segnale d'allarme, tu lo stimoli, lo fai
ragionare – si sedette meglio sull'erba e aspirò
ancora una volta la sua sigaretta – tu sai tutto di lui, sai
come prenderlo quando è incazzato, sai cosa fare quando
è ansioso, sai cosa dirgli quando non sa cosa fare -
-
Questo lo fa anche Bill, lo fai anche tu, lo fanno anche Georg e Gustav
– disse la ragazza guardando l'erba sotto di lei.
-
Ma Bill è il gemello, è normale che faccia una
cosa simile, tu sei Greta, l'amica che non l'ha mai abbandonato, anche
quando ha fatto lo stronzo. Tu per lui ci sei stata sempre, sei uno dei
suoi pilastri... Chi chiama quando ha qualche problema? -
-
Me – sussurrò Greta - però mi cerca
anche quando deve stirare le magliette e non sa come fare, o quanto
cerca di avvelenare tutti sul tour bus con i suoi esperimenti culinari
- continuò sarcastica.
-
Appunto, ti cerca quando ha bisogno di aiuto -
-
E' questo di cui ho paura Andi... se dovessi mai confessargli cosa
sento, ho paura che non mi cercherà più come
adesso. Lo conosco così bene che so anche come si
comporterà... -
-
Lo so anche io, ma devi darti una possibilità -
-
… mi dirà che sono una stronza, perché
l'ho preso in giro, perché non gli ho detto la
verità – continuò la ragazza senza
ascoltare la risposta di Andreas.
-
Ma poi ci rifletterà – disse lui.
-
Sì, e mi dirà di nuovo che sono una stronza
– concluse scuotendo la testa.
Andi
spense la sigaretta nel prato e si
dette la spinta con le mani per alzarsi in piedi, si pulì le
mani
sui jeans e ne tese una a Greta che lo guardava dal basso con gli
occhi lucidi.
-
Perché non ti dai una possibilità? - Greta
afferrò la mano dell'amico con forza e si tirò
su, tenendo la sigaretta tra le labbra.
Si
guardò intorno sospirando, c'erano
solo loro e le fiaccole, e forse qualche animale su qualche albero.
-
Non lo so, non voglio perderlo -
Andi
la abbracciò e le dette un nuovo
bacio sulla testa, incamminandosi di nuovo verso la festa.
-
Non lo perderai, e poi vuoi rimanere così per sempre? In
questo limbo dell'indecisione...? -
-
Se in questo limbo posso continuare a stargli vicino, allora si... -
-
Sei sempre stata così testarda... - le rispose lui
dolcemente.
-
Ho paura – si fermò di nuovo nel prato e
lanciò il mozzicone lontano, un leggero venticello le
scompigliò i capelli facendola rabbrividire. Faceva freddo,
ma se ne stava accorgendo solo in quel momento.
-
Lo so – rispose il ragazzo abbracciandola di nuovo.
-
E' così importante per me, voi siete importanti per me,
siete la mia famiglia, il mio tutto, le persone con cui sono diventata
grande -
Andreas
la strinse ancora più forte
dirigendola verso un tavolo – Stai tranquilla stella,
andrà tutto
bene, devi solo lasciarti andare -
Lasciarsi andare non era facile,
specialmente quando hai paura di perdere ciò che hai di
più bello e
puro al mondo, come l'amicizia di qualcuno che conta così
tanto,
come se fosse aria.
Greta alzò il viso e gli stampo' un
bacio sulla guancia – Grazie -
-
Prego – sorrise il biondo, accompagnandola al tavolo dove da
lontano la bionda poté notare Bill, da solo, con un
bicchiere di champagne in mano e lo sguardo truce. Si
avvicinò ansiosa non vedendo il gemello nei paraggi.
Sicuramente la tattica della sbronza non era stata vincente.
-
Che succede Bill? - chiese Andreas sedendosi ad una delle sedie di
vimini del tavolo.
-
Dov'è Tom? - disse invece Greta guardandosi intorno, ma
dell'uomo in tuta nessuna traccia.
Bill
indico il tavolo spazientito
facendo segno di guardare sotto. Greta scosse la testa, ma
alzò
comunque la tovaglia che arrivava a toccare terra. Tom era seduto con
una bottiglia di champagne in mano.
- Ciao Gre – gli disse sorridendo e alzando una mano.
La
ragazza abbasso la tovaglia e si
avvicinò al viso di Bill dicendo con un sussurro strozzato:
- Perché tuo fratello è sotto al tavolo? -
-
Non lo so, so solo che non ce la faccio più e voglio andare
a casa - rispose lui bevendo altro champagne.
-
Bill ma l'hai fatto sbronzare tu! -
-
Sì per tenerlo lontano da Heidi, ma forse ho esagerato -
Nel
frattempo Greta sentiva le mani di
Tom che le afferravano le caviglie e la invitavano gentilmente a
seguirlo sotto al tavolo.
-
Stella penso che solo tu possa risolvere questa cosa – disse
Andreas con un sorriso di circostanza indicando il tavolino di vimini.
-
Bill io ti ammazzo - disse la ragazza alzando la tovaglia e scivolando
per terra sulle assi di legno, vicino a Tom. Era veramente andato,
aveva la sua classica espressione da ubriaco perso e giocava con i
lacci della felpa. La prima volta che l'aveva visto in quelle
condizioni aveva deciso di ubriacarsi perché a scuola gli
avevano dato l'ennesima nota ingiustificata e perché
l'avevano separato da Bill, ancora un volta. Era andato via lanciando
lo zaino nel cortile, sapeva che Greta l'avrebbe raccolto, si sentiva
morire in quel paese grigio, voleva solo dimenticarsi di trovarsi
lì. Era così triste ed incazzato che aveva
costretto un ragazzo più grande a comprargli delle birre al
supermercato, in fondo aveva solo dodici anni, ed a Loistche avrebbero
detto a Simone che suo figlio aveva comprato da bere nel giro di
qualche ora. Si era scolato tre lattine, poi aveva iniziato a stare
male, ed a reggergli la testa sopra al cesso, c'era stata lei, arrivata
per riportargli lo zaino giusto in tempo. Bill quel pomeriggio era
ancora a scuola e non si accorse mai di niente, forse. Come unico
consiglio gli disse di non bere mai più a stomaco vuoto,
l'aveva sentito una volta da qualche ragazzo più grande, non
sapeva neanche cosa volesse dire. Quando tornarono in camera dei
gemelli, Tom le mise un foglio davanti, era tutto scarabocchiato, ma si
leggevano dei versi, ricalcati dalla penna nera, poi
pronunciò l'unica frase di tutto quell'intenso pomeriggio:
“L'ho chiamata Schwarz”.
-
Ciao Tom, che ci fai qui? - le chiese mettendogli una mano sul
ginocchio.
-
Si sta bene, mi sento protetto – rispose lui bevendo altri
due sorsi di champagne – vuoi un po'? -
-
Sì, grazie – rispose la ragazza prendendo la
bottiglia e lasciandola per puro caso cadere tra le assi, dietro di
lei, in modo che si svuotasse, il ragazzo neanche ci fece caso,
continuava a fissare un punto davanti a lui.
-
Che ne dici se usciamo fuori e andiamo a casa? - chiese Greta
dolcemente, avvicinandosi ancora un po' a lui per poterlo vedere bene
in viso, in controluce.
-
Tu vieni con me? -
C'era
un tono diverso nella sua voce,
era disperato, era pesante, era stanco, ma non era Tom.
-
Certo che vengo con te – la rassicurò prendendogli
una mano, era fredda.
-
Greta, mi sento così... - disse lui all'improvviso
stringendole le dita. Non finì la frase, ma girò
lo sguardo.
-
Così? -
-
Non lo so -
-
Beh è un passo avanti – sorrise la bionda posando
l'altra mano su quella del ragazzo e accarezzandola leggermente.
-
In questi momenti mi vengono in mente frasi veramente poetiche per
scrivere una canzone. Certi momenti vanno coronati mia cara Greta -
-
Sì hai ragione – disse assecondandolo.
-
La luna è grande, la mia vita fa schifo -
-
Mi sembrano argomenti interessanti – rispose la ragazza
corrugando la fronte.
-
E senza di te io cosa farei? - le chiese Tom guardandola negli occhi,
mentre lei abbassava lo sguardo – Cosa farei? -
-
Non lo so Tom, ma non sono domande importanti perché ci
sarò sempre -
-
E se un giorno non ci fossi più? Io come dovrei fare? -
-Tom
sei solo ubriaco, andiamo a casa... - rispose la ragazza. Forse
perché non poteva dare una risposta a quelle domande, o non
voleva, probabilmente perché non c'erano risposte abbastanza
giuste.
-
E' importante trovare risposte a queste domande... - disse uscendo un
po' fuori dal tavolo con la testa - devo sapere cosa farò
quando la donna della mia vita non mi parlerà più.
-
Ma io ti sto parlando e non ho intenzione di smettere, non ti libererai
mai di me –
-
Un giorno potresti accorgerti di quanto io sia stronzo, e non voglio
che succeda -
-
Va bene Tom – lo assecondò ancora, sempre
più confusa.
-
Te lo ricordi il nostro patto? - chiese il chitarrista socchiudendo gli
occhi.
-
Me lo ricordi perfettamente – rispose la bionda annuendo.
-
Io mi ricordo l'odore di erba appena tagliata e di pioggia estiva, mi
ricordo che c'era umidità, e che Bill si era appena fatto i
capelli blu -
-
Si è vero – sorrise Greta.
-
Sai spesso quando devo ricordarmi qualcosa che è successa,
per ricordarmi l'anno, mi ricordo il colore e la pettinatura dei
capelli di Bill – confessò Tom – me
l'avevi consigliato tu -
-
Lo faccio sempre anche io – sorrise Greta – e mi
ricordo quel giorno come se fosse ieri -
-
Era esattamente un anno prima che uscisse Durch den Monsun, un anno
prima che la mia vita diventasse questa vita –
sospirò Tom – a volte vorrei tornare in quel campo
d'erba con te e Bill ad aspettare che piova.
-
Non si può tornare indietro, e poi la tua vita è
bella così -
-
Si hai ragione, lo è, ma fa anche maledettamente schifo -
-
Perché? -
-
Perché tu ci sei così poco -
Rimasero
in silenzio qualche secondo, e
la ragazza non si era accorta che la sua mano era ricoperta
dall'altra mano di Tom.
-
E' importante avere risposte a certe domande –
continuò il ragazzo.
-
Certo -
-
Tipo perché non ti ho mai... -
Lasciò
la frase in sospeso e appoggiò
la testa ad una gamba del tavolo di vimini.
Non
mi hai mai cosa? -
-
No niente, pensavo a quando eravamo piccoli... era tutto facile -
-
Cosa c'è di difficile adesso? -
-
Io e te siamo difficili -
-
Ma di cosa stai parlando? -
Tom
scosse la testa e fece per uscire
dal tavolo.
-
Sono ubriaco, voglio andare solo a casa -
Greta
rimase a bocca aperta, sotto alla
penombra di quel tavolo di vimini dalla tovaglia troppo lunga, mentre
Tom veniva ripreso da Andreas e Bill. Non riusciva a pensare a
niente, solo a quel discorso sconclusionato che l'aveva sopraffatta.
Continuava ad essere sempre più confusa. Era quello
ciò che
realmente pensava Tom? La considerava la donna della sua vita
perché
alla fine era la sua migliore amica, o per altri sconosciuti motivi?
Sentiva solo il cuore battere più
forte e la testa scoppiarle di dubbi.
La voce di Bill suonava lontana, ma la
fece riprendere dal torpore.
- Cos'è una catena? Ora devo venire a riprendere te? Cosa
c'è sotto questo tavolo? -
-
No, sto uscendo – rispose Greta.
Quando
uscì alla luce, lo vide
sorridente mentre veniva sorretto da Andreas. Era tutto normale.
Quello che succedeva sotto i tavoli, rimaneva sotto i tavoli.
___
Si
entra nel vivo della vicenda!
Grazie
mille a tutte coloro che hanno commentato, anche solo per scrivere
"posta presto", spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Cosa ne pensate di Greta e Tom? E di Bill? Heidi vi
ha ricordato qualcuno? Beh, sì, mi sono ispirata proprio a
lei!
Alla
prossima. Baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Vier. ***
4.
Fissava
imbambolata lo schermo del suo
PC da cinque minuti buoni. La schermata le mostrava la lista delle
nuove uscite discografiche e toccava a lei fare l'ordine dei numeri
esatti di CD da far arrivare in negozio, il capo si fidava solo di
lei. La notte non aveva dormito niente, l'unica frase che leggeva
chiaramente nella sua testa era scritta in grassetto, in un bel
carattere spesso, e continuava a vederla passare come se fosse la
scritta delle televendite che passa in basso alla TV e a sentire il
suono della
voce di Tom ripeterla in continuazione.
“devo
sapere cosa farò quando
la donna della mia vita non mi parlerà
più”
Voleva tanto
saperlo anche lei cosa sarebbe successo se lui non le
avesse più rivolto la parola, e probabilmente l'avrebbe
scoperto
presto, se non si fosse decisa a dirgli chiaramente quali erano i
suoi sentimenti. D'altronde loro avevano avuto ben pochi segreti nel
corso di quegli anni, l'unico che si ricordava seriamente era quella
volta che aveva rotto l'amplificatore della sua chitarra senza
neanche sapere come aveva fatto ed in quel caso aveva dato la
colpa a Bill che in silenzio aveva accettato l'ira funesta del
fratello, pur di non metterla in mezzo. Non poteva dire di voler bene
più a uno che ad un altro, entrambi avevano condiviso con
lei
momenti cruciali della sua vita, Bill con più
sensibilità, Tom con
più umorismo che parole confortanti, ma in tutti i casi,
erano le
due persone a cui teneva di più al mondo, non avrebbe mai e
poi mai
potuto immaginare una vita senza loro due, per lei sarebbe stato il
nulla.
- Greta – le disse Luke, uno dei ragazzi che lavorava con lei
nel negozio di dischi in cui era la responsabile delle vendite e del
personale – ho sistemato tutta la sezione di musica classica
in ordine alfabetico -
- Bene – sospirò lei scendendo dalle nuvole
– che cosa ci manca ora? -
- Manca pop/rock tedesco e alternative rock internazionale –
annuì
il ragazzo poggiando alcuni CD sul bancone.
- Ok, io penso al pop/rock tedesco, tu fai alternative rock
internazionale -
- Sempre a lustrare i CD dei Tokio Hotel eh? - scherzò Luke
alzando un sopracciglio – Come ti fa a piacere quel gruppo un
giorno me lo dovrai spiegare... -
- Sì un giorno... – Greta fece il giro del bancone
andando verso la corsia che si era scelta – ti
racconterò perché li amo tanto -
- Sono proprio curioso – disse il ragazzo allontanandosi
dalla parte opposta.
- I Tokio Hotel – sospirò andando davanti alla
colonnina di CD in cui erano esposti tutti i lavori del gruppo
– I Tokio Hotel – disse ancora prendendo una copia
di Schrei ed una di Zimmer 483, mettendole vicine – I Tokio
Hotel – ancora una volta ma con più entusiasmo.
Guardò le loro immagini, così diverse in
così poco tempo e sorrise. Era soddisfazione pura quella che
sentiva crescere in petto.
Sentì la vibrazione del suo cellulare nella tasca dei jeans
e ripose i CD al loro posto prima di prenderlo e rispondere senza
vedere chi fosse a chiamarla.
- Ladra di Cadillac, dov'è la mia macchina? - una voce roca
le arrivò al timpano, era più che normale che a
quell'ora si fosse appena svegliato.
- Buongiorno anche a te! O meglio, buonasera, sono le quattro di
pomeriggio... in effetti non aspettavo una tua chiamata prima del
tramonto – rise la ragazza prendendo un CD di Nena e leggendo
la tracklist.
- Ho appena letto un bigliettino unto attaccato alla mia porta -
continuò la voce roca - che dice: “Vado
in studio, ti ho provato a svegliare ma sei in coma, se quando torno
non sei ancora sveglio ti porto in ospedale. Ho preso il tuo computer,
non trovo il mio, e Greta ha la tua macchina, la Cadillac, se ti
ricordi ieri sera siamo andati con quella. Spero tu riesca a leggere
questo messaggio, prima ho fritto le patatine ed ho le mani un po'
unte. Ci vediamo quando torno sempre se sei ancora vivo. Tuo fratello.
P.S. Tuo fratello Bill.” -
- Carino il P.S., com'è previdente quel ragazzo –
ironizzò Greta.
- La domanda è: perché hai la mia macchina? - la
voce divenne infastidita oltre che roca.
Il problema di Tom era che appena svegliato era intrattabile,
così sgorbutico e nervoso che a Greta spesso aveva fatto
venire voglia di tirargli qualcosa di pesante in testa per farlo stare
zitto.
- Volevo farci un giro, non me l'hai mai fatto fare -
- Quella macchina non può essere guidata da una donna,
è contro leggi fisiche! -
- Strano, eppure oggi quando sono andata a 200km/h sull'autostrada
rombava che era una meraviglia -
- Cosa hai fatto? - alzò la voce Tom – Dove sei
andata? -
- Ho fatto un salto a Winsen poi sono tornata -
- E perché? -
- Così, mi andava -
- Mi stai prendendo per il culo? - mormorò Tom abbassando il
tono preoccupato.
- Sì – ridacchiò Greta con la sua
risata cristallina prendendo un altro CD e leggendo una nuova tracklist.
- Meno male – sospirò il ragazzo –
quindi, per quale oscuro motivo hai la mia macchina? -
- Perché questa notte non sapevo come tornare a casa, tu eri
in coma, Bill con la sindrome premestruale ed io stamattina dovevo
andare a lavorare -
- E non potevi prendere la macchina di Bill? - rispose nervoso.
- Come pensi che sia andato in studio? Volando? -
- E' vero... - constatò pensieroso.
- Problema risolto, torno a sistemare i CD dei Tokio Hotel in ordine
alfabetico -
- Ricordati di mettere Humanoid davanti -
- Sì, quanto sei stressante! -
- Mi fa piacere che li sistemi tu i nostri CD – disse il
ragazzo in uno slancio di sincerità.
- Anche a me Tom, anche a me -
- Però a me serve la macchina... - insistette ansioso.
- Prendi l'altra -
- No mi serve quella – rispose categorico.
- E perché? -
- Perché l'Audi ha... ha la dinamo della batteria che non fa
bene contatto con i fusibili della candela del motore, quindi il
carburatore... -
- Tom smettila, non sai neanche quello che stai dicendo –
rise Greta mettendosi una mano sul fianco.
- Non è vero – si indispettì punto
nell'orgoglio – e comunque ho bisogno di quella, mi serve la
mia macchina, che tu, hai preso -
- Va bene, puoi venirla a prendere e poi mi porti a casa -
- E come ci dovrei arrivare in pieno centro? Teletrasportandomi? -
- Prendi l'autobus – disse Greta scoppiando a ridere
da sola subito dopo.
- Certo che ti credi proprio simpatica! -
- Per un attimo ti ho immaginato tutto imbacuccato sul 43 mentre ti
guardi intorno ansioso per paura che qualcuna ti stupri -
- Tu ci scherzi, sarebbe possibilissimo che una vecchia di ottant'anni
vedendomi non resista alle sue pulsioni sessuali -
- La vedo dura, anche se ti immagino fare coppia con una tenera nonnina
-
- Sempre più simpatica... -
- Dì la verità, se non ci fossi io che ti
illumino le giornate con la mia simpatia come faresti, eh Tom? -
continuò a ridere senza collegare il cervello alla bocca,
quando si rese conto di quello che aveva appena detto tornò
seria di colpo, aspettando una risposta.
- Che vita gioiosa e senza scocciature sarebbe! - rispose lui
sospirando.
- Ok Kaulitz, la tua macchina la vado a buttare nell'Elba, ciao! -
- Aspetta! - gridò lui, ma la ragazza aveva già
spento la chiamata.
Greta si mise una mano sulla fronte e si ripromise di controllare
meglio quelle sue uscite infelici per le volte successive. Il telefono
vibrò nuovamente.
- Sono quasi arrivata al porto – disse riportandosi il
telefono all'orecchio.
- Va bene, scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Non ho capito, cos'hai detto? -
- Ho detto scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Per... -
- Per favore, ti supplico, va bene? -
Greta fece finta di pensarci un po', poi sorrise – Va bene,
ti passo a prendere tra due ore precise -
- Grazie per la concessione madamigella -
- Prego -
- Ti aspetterò ansioso -
- Sì sì – lo liquidò lei
– ciao! -
Chiuse la chiamata e si mise il telefono nella tasca riprendendo da
dove aveva lasciato.
Prese di nuovo Schrei e lo guardò dicendo un po'
più forte – I
Tokio Hotel! -
__
- Scendi per l'amor
del cielo – Tom aveva iniziato a sbracciarsi appena aperta la
porta di casa - Greta scendi immediatamente – le disse
andando verso il posto del guidatore passando davanti alla macchina
mentre la ragazza accelerò per puro caso proprio in
quell'istante.
- Pazza scendi dalla
mia macchina – disse lui evitando il cofano e continuando ad
urlare pensando che lei non lo sentisse. Arrivato allo sportello si
accorse che Greta si era chiusa dentro, sorridendo compiaciuta.
- Fermati! - le
ordinò Tom – Oddio la mia povera bambina,
chissà cosa le hai fatto -
- Tom finiscila, sei
ridicolo – gli disse lei finalmente abbassando il finestrino.
- Aprì la
portiera – ordinò facendo forza sulla maniglia.
La ragazza
alzò gli occhi al cielo e premette un tasto sotto al vetro
lasciando scattare la serratura. Tom aprì di colpo lo
sportello.
- Mi vuoi menare? -
chiese la ragazza abbozzando un sorrisetto mentre lui le metteva una
mano sotto alle gambe ed un'altra dietro alla schiena, prendendola di
peso e depositandola a terra, sull'erba del giardino. La
scansò e salì in macchina, tornando a sorridere
beffardo una volta chiusa la portiera.
- So che ti piace il
sadomaso, ma non è proprio il mio genere - disse alla
ragazza che era rimasta con un palmo di naso a fissare la scena
– cos'è ora non ridi più? -
schioccò la lingua e si sistemò il sedile.
Lei fece il giro e
salì dalla parte del passeggero, mentre lui ingranava la
retromarcia.
- Tom tu non stai bene
per niente, sei sicuro di non essere ancora ubriaco? - chiese
mettendogli una mano sulla fronte per controllare la temperatura.
- Sto benissimo
– rispose lui – hai rotto qualcosa? - disse
controllando che l'impianto del riscaldamento fosse funzionante, che il
computer di bordo fosse acceso e che ci fossero tutti i pulsanti al
loro posto.
- Ma per chi mi hai
preso? Per Bill? -
- No ti ho preso per
una donna che ha guidato la MIA macchina – rispose
accarezzando il volante.
- Tom –
disse lei mettendogli una mano sul braccio preoccupata – non
ti devi vergognare, se vuoi andare dallo psichiatra basta che lo
dici, ti sosterremo tutti quando ne avrai bisogno -
- Solo se tu vieni con
me! Magari ci fa lo sconto comitiva – rispose sicuro.
- Dovremmo portare
anche tuo fratello... - continuò Greta pensierosa.
- Lo stavo giusto per
dire -
- O tutti o nessuno -
convenne Greta annuendo e scoppiando a ridere subito dopo, seguita dal
ragazzo che cominciò a premere qualche tasto sul navigatore
centrale.
- Allora... -
- Allora stai zitto,
ti devo dare delle cose – lo interruppe la ragazza
– ti ho portato un po' di CD così non dici che non
ti penso mai -
- Brava –
annuì lui compiaciuto.
- Il nuovo di Jay Z,
raccolta completa degli Aerosmith e udite udite, il nuovo fenomenale CD
dei brillanti, fantastici, epici... -
- TOKIO HOTEL! -
dissero insieme scoppiando a ridere.
- Ieri volevo cantare Alien ed ho scoperto che tu sei
l'unico al mondo a non avere il proprio CD in macchina -
- Che ci vuoi fare?!
Sono un ragazzo modesto... -
Greta alzò
un sopracciglio tornando seria – Vabbè... volevo
sentire i cori in diretta, sono la parte più emozionante... -
- Certo li faccio io,
mi pare ovvio! Allora, prima che tu mi interrompessi... -
continuò il ragazzo – ieri sera non ho potuto
tenerti d'occhio per scoprire chi era il tuo uomo segreto -
- Ed io ho avuto
l'onore di conoscere Heidi – disse la ragazza cambiando
immediatamente discorso.
- Chi? - chiese lui
alzando il volume del lettore CD, Komm era partita.
- Come chi? - rispose
Greta sgranando gli occhi. Forse c'era qualche remota
possibilità che fosse rinsavito – Quella di cui ti
sei mezzo
innamorato no? -
- Ah, quella - disse
con una smorfia.
- Già, quella! - lo imitò
l'amica.
- No ma niente di che,
mi sa che non è molto intelligente -
Greta
sgranò gli occhi fintamente sorpresa – E come
l'hai capito? -
- Ho avuto delle
soffiate -
- Da chi? -
- Persone...
– disse vago.
- Io ci ho parlato, e
sembrava più interessata alla gente che la segue su Twitter
ed a portarti a letto più che ad altro -
- Cosa ti ha detto? -
Tom sembrava curioso, ma era come se sapesse già tutto e
stesse facendo finta di niente.
- Che sono molto
fortunata ad essere tua amica, ma che non lo sono fino in fondo
perché non sono mai venuta a letto con te... -
- Che cosa stupida
– rise lui nervoso.
- Già, io e
te a letto insieme, che schifo! – disse lei girando la testa
verso il finestrino, per evitare che la sua espressione bugiarda fosse
smascherata.
- Ehi, attenta con le
parole -
- Tom, ti ho
visto in mutande una marea di volte, eppure non ho mai ceduto alla
tentazione -
- Certo, non hai mai
visto quello che c'è sotto – ammiccò.
- Oh mio dio, che
schifo – rispose mettendosi una mano sulla fronte ed
abbassando lo sguardo.
- Ehi –
disse lui ridendo quasi imbarazzato, togliendo la mano sul cambio per
farle il solletico sulla pancia - Non osare mai più -
- No Tom il solletico
no – Greta iniziò a ridere violentemente, il
solletico non l'aveva mai sopportato, lui lo sapeva, ed era
terribilmente bravo a trovare i punti giusti che la facevano soffrire
– e guarda la strada altrimenti arriviamo a casa mia in
ambulanza – tentò di dire tra le risa.
- Io la guardo la
strada, ho imparato a guidare come quello di Fast & Furious
– Tom sorrise continuando a torturarle la pancia, prima che
lei riuscisse a togliere la mano ed a riprendere un minimo di contegno.
- Sì certo,
ed io sono Madonna -
- Non ci somigli molto
-
- E sopratutto non ho
cinquant'anni -
Greta sperava vivamente che il diversivo del solletico poi glissato su
Madonna avesse fatto dimenticare all'amico l'argomento principale,
perché era decisamente imbarazzante. Per lei.
Il
ragazzo rimase in silenzio, poi dopo qualche secondo chiese di nuovo
curioso:
- Veramente ti farebbe
schifo venire a letto con me? -
- Ma che domande fai?
- rispose lei alterata girando nuovamente il viso verso il finestrino.
D'altronde non sapeva esattamente come comportarsi.
- E' una domanda come
un'altra -
- No, non è
vero – rispose la ragazza – non mi hai chiesto se
ho messo il sale nell'acqua, mi hai chiesto se verrei mai a letto con
te! -
- Appunto,
è una domanda come un'altra – si
inumidì le labbra e saltellò sul posto
trepidante, come un bambino a cui la mamma ha promesso un gioco nuovo -
allora? -
- Non lo so
– mormorò Greta appoggiando la testa al vetro
freddo – ci devo pensare -
- Beh, meglio di
“che schifo” - si consolò lui.
- E tu? - chiese lei a
bruciapelo girando piano il viso nella sua direzione. La bionda si
accorse che lui strinse impercettibilmente gli occhi, stava pensando, e
di solito a questo tipo di domande non pensava mai, era sempre
molto sicuro se una donna fosse di suo gradimento tra le lenzuola o
meno.
Spostò la
testa prima a destra poi a sinistra e sorrise –
Sì, cioè, a me non mi fai schifo come ti faccio
schifo io – rispose piano, in un soffio, mentre Greta fissava
la strada di fronte a lei e la luce verde del semaforo in lontananza.
Ora si sentiva una merda.
- Ma non è
che mi fai schifo – si giustifico la ragazza –
è che mi fa strano -
- Beh anche a me fa
strano immaginarti nuda, in strane posizioni... -
- Immaginarmi? - si
animò Greta – Non mi spiavo certo da sola quando
mi facevo la doccia a casa tua! -
- Che c'entra? -
scoppiò a ridere Tom – eravamo poco più
che bambini -
- C'entra comunque -
- E poi era un'idea di
Bill -
- Certo –
annuì la ragazza – ci credo -
- Va bene era una mia
idea – sorrise Tom fintamente ingenuo spostando la testa di
lato e lo sguardo sulla ragazza.
Lei lo
guardò scettica.
- Ma a dodici anni hai
gli ormoni in subbuglio, non ci capisci niente – si
giustificò tornando a fissare la strada.
- Io non ti venivo a
spiare mentre ti facevi la doccia -
- Meglio che tu non
l'abbia mai fatto – annuì – non era un
bello spettacolo -
- Che schifo Tom, fai
schifo! - le disse lei dandogli uno schiaffo sul braccio mentre lui
rideva contento.
- Quindi ora sono
punto e a capo – constatò il ragazzo girando il
volante – devo trovare una nuova donna di cui mezzo innamorarmi -
- Magari qualcuno con
cui puoi fare un discorso senza che ti caschino le palle –
sospirò la ragazza.
- Sì ma lo
sai che io sono attirato dalla tetta selvaggia, e la tetta selvaggia
implica anche un cervello a forma di nocciolina la maggior parte delle
volte -
Greta rimase quasi affascinata da quell'affermazione di un acume
strabiliante. Questo significava che siccome lei aveva una misera
seconda di seno aveva allora il cervello più sviluppato?!
Preferì rimanere nel dubbio.
- Ma se
vuoi veramente trovare qualcuna di cui fidarti devi guardare oltre
– disse lei sbattendo le mani sul cruscotto – oltre
Tom, oltre! -
- Oltre, ho capito,
fai piano con quelle mani che si rovina la macchina -
- Oltre! - disse lei
di nuovo tornando seduta sul sedile.
- Qualcuna di cui
fidarmi – rispose Tom pensieroso – è
difficile, lo sai -
- Lo so -
- Dovrò
continuare con il sesso clandestino -
- Se è
questo che ti rende felice – rispose Greta monocorde
appoggiando di nuovo la testa al finestrino.
- No Greis, non mi
rende felice, ma che devo fare? Non sono un ragazzo normale che
può andare a bere una birra e sperare di incontrare qualche
ragazza normale. Io se vado a bere una birra incontro
Beyoncè con Jay-Z -
- Ma tu non fai
neanche niente per cercarla – si animò la ragazza
– sei convinto di questa cosa e speri che ti cada dal cielo
la persona giusta. Almeno tuo fratello è cosciente del fatto
che sarà innamorato di Isa per tutta la sua vita e si
è messo l'anima in pace, ma tu? -
- Io non lo so -
- Non lo sai
– rispose Greta mentre le note di Lass uns laufen inondavano la macchina.
- Non lo so
– disse di nuovo Tom.
Rimasero in silenzio
mentre il ragazzo guidava pensieroso e mentre Greta cercava risposte,
di nuovo, a sempre nuove domande. Si chiedeva come mai ogni volta che
parlava con lui invece di togliersi dubbi, aumentavano le supposizioni,
i se, i ma, i forse.
Però si rese conto solo in quel momento che c'era qualcosa
di strano.
- Come mi hai
chiamato? - chiese allarmata.
- Scema? -
- No, idiota -
- Pazza isterica? -
- Ma ce la fai a fare
la persona normale per trenta secondi?! -
- Greis? -
La ragazza si
illuminò in un sorriso.
- Non mi chiamavi
così da... -
- Dal 13 agosto del
2005 -
- Wow, non ti ricordi
cosa hai mangiato a cena ieri sera e ti ricordi quand'è
stata l'ultima volta che mi hai chiamata Greis, tra l'altro meno male,
non mi piaceva troppo essere chiamata anziana a dieci anni -
- Sei sempre stata
saggia Greis - puntualizzò Tom - E poi sì, me lo
ricordo, quello è stato l'ultimo giorno della mia
adolescenza. Da quel momento niente più nomignoli idioti per
nessuno, ero diventato ufficialmente un uomo che portava la pagnotta a
casa. -
- Piccolo –
lo prese in girò lei prendendogli una guancia in un
pizzicotto affettuoso - ed ora che mi hai chiamato Greis dovrei tornare
a chiamarti Splitter? - chiese confusa.
- Sarebbe carino
– mostrò un sorriso a trentadue denti girando il
viso verso l'amica – in memoria dei miei tempi da campione di
skate -
- Veramente ti
chiamavo così perché quando parlavi veloce non ti
capiva mai nessuno, cosa che tra l'altro accade ancora oggi -
- Cosa? -
alzò lo voce girando di nuovo il viso, Greta gli mise
nuovamente una mano sulla guancia e lo costrinse a guardare la strada.
- E' vero Tom ogni
tanto penso che tu abbia bisogno dei sottotitoli, ma non temere, non
sei mai stato emarginato per questo, non succederà in
futuro... -
- Greis, ma
vaffanculo, questo lo capisci? -
- Forte e chiaro Split
– rispose trionfante alzando un pugno al cielo.
- Che storia assurda!
-
- Già,
poverino! Incompreso e maltrattato – sorrise l'amica
fissandolo mentre con la fronte corrugata continuava a guidare. Avrebbe
dato qualsiasi cosa per entrare cinque minuti nella sua testa
confusionaria per sapere cosa pensava; voleva dare solo una semplice
sbirciatina.
Fortunatamente
arrivarono a casa, dopo quella scoperta Tom si era incupito.
- Eccoci qua – disse il ragazzo tornando a parlare, spegnendo
la macchina di fronte casa di Greta – posso salire oppure mi
mandi via a calci in culo? -
- No devi salire perché ho
una marea di tue gigantesche maglie che ti devi riprendere –
rispose scendendo dalla macchina.
- E perché
tu hai le mie maglie? - chiese Tom corrugando la fronte mentre scendeva
anche lui e chiudeva l'auto.
- Perché il
mese scorso mi hai chiamato nel panico prima di partire per Parigi
dicendomi che si era rotto il ferro da stiro -
- Ah, già
– rispose Tom annuendo mentre Greta apriva il portoncino
esterno.
- Cosa strana...
– continuò la ragazza.
- Perché? -
chiese lui facendo finta di niente.
- Perché
poi ho parlato con tua mamma e mi ha detto che il suo ferro da stiro
stava benissimo -
- Davvero? - disse il
ragazzo sorpreso – si dev'essere riparato da solo -
- Già,
miracolosamente – ironizzò la bionda aprendo il
portone e lasciando che l'amico entrasse.
- Abiti sempre al
quinto piano e non c'è l'ascensore? - chiese Tom cambiando
discorso ed indicando con un dito il soffitto.
–
Sì – rispose candidamente la bionda - muovi il
culo -
___
Una volta arrivati Tom fece come se fosse a casa sua; si tolse la
felpa e si guardò in giro puntando immediatamente la
collezione di
CD sistemati ad arco intorno alla televisione. Greta era una vera
collezionista, e lavorando tra l'altro in un negozio di dischi, era
veramente facile per lei ampliare la sua collezione giorno dopo
giorno. Il ragazzo si avvicinò cominciando a spulciare
qualche
titolo mentre la ragazza scompariva nella sua camera per recuperare
la pila di maglie perfettamente stirate che il suo amico le aveva
gentilmente chiesto di stirare urgentissimamente, più di un
mese
prima.
-
Guarda qui – prese un cd dall'ordinata fila di Greta e lo
girò verso il retro – questo è il mio
primo cd di Samy Deluxe, perché ce l'hai tu? -
- Ho smesso di chiedermi perché ho cose tue e di Bill al
secondo trasloco – Greta posò le maglie sul tavolo
del soggiorno cominciando a smistarle da una parte all'altra per
poterle mettere in una busta. Aveva passato un'intera domenica a
stirarle perfettamente, sapeva che odiava le pieghe e diventava
insopportabile quando ne trovava anche solo una minuscola sulla maglia
che indossava. Oltre ad averle stirate si era soffermata una buona
mezz'ora ad annusare la sua preferita mentre fissava con sguardo vacuo
la televisione; oltre all'odore di pulito se si concentrava era
riuscita a distinguere l'odore di Tom e quella maglietta nera era
diventata il suo pigiama preferito, infatti nella pila di maglie
stirate non c'era ed era convinta che lui non se ne sarebbe mai accorto.
- E guarda qui... - continuò sempre più sorpreso.
- Ehi quei CD sono tutti miei – rispose Greta sulla difensiva
mentre gli passava accanto per andare in cucina.
- Lo vedo - sospirò il ragazzo soffermandosi su una
copertina.
- Che vuoi dire? - chiese sorpresa ripassando per tornare dalle maglie.
- Backstreet boys, Spice girls... -
- Avevo dodici anni! - si giustificò la ragazza alzando gli
occhi al cielo.
- Britney Spears! -
- E' un singolo quello... -
- Christina Aguilera, beh piaceva anche a me, non certo per la musica
però... - continuò Tom parlando da solo, Greta
non aveva più intenzione di rispondergli - E questo
è di Bill, me lo ricordo mi aveva fatto una testa
così... -
- E questo anche... ma sono tutti miei! - Oddio anche tutta la mia
collezione di giochi per la Playstation uno... - Bello questo, ci
passavo pomeriggi interi... - HA! Questo me lo prendo! -
Anche questo lo rivoglio... -
- Quelli Simone stava per buttarli, ho pensato che fosse un peccato...
- rispose la ragazza sistemando le maglie nella busta.
- Brava, mia madre a volte butta delle cose fondamentali -
- Se non lo facesse vivresti nel caos più totale, tu
conservi tutto -
- Perché tutto può tornare utile -
- Certo, anche gli scontrini -
- Se devi cambiare qualcosa? - chiese lui puntiglioso.
- Esattamente gli scontrini dei ristoranti cosa dovrebbero farti
cambiare? -
- Io sono solo previdente – balbettò andandosi a
sedere sul divano – Non posso essere previdente? -
La ragazza mise le mani avanti e alzò le spalle non
rispondendo ma limitandosi a tornare di nuovo in cucina per prendere
qualcosa da bere.
Era così dannatamente pesante, puntiglioso, ansioso, con
l'humour peggiore del mondo... Greta però nonostante quello
si trovava a scuotere la testa divertita con la testa infilata dentro
al frigorifero. Tom era insopportabile, cosa che lei aveva sempre
saputo e sostenuto, ma con gli anni e la sua infinita pazienza era
riuscita a capire che al di là di quell'egocentrismo un po'
malato, della battuta sempre pronta a farti innervosire e della
mancanza di delicatezza, c'era un cuore grande che sapeva dirti
esattamente le parole giuste nel momento in cui avevi bisogno di
sentirtele dire. Prese due birre dal frigo e tornò sul
divano, buttandocisi sopra e passandogliene una.
- Tieni animale -
- Grazie – sospirò - hai pensato a quella cosa...?
- chiese con noncuranza bevendo un po' di birra.
- Che cosa? - chiese lei non capendo.
- Se verresti a letto con me...? - Tom lo disse mangiandosi
le parole, ma in quel momento Greta capì esattamente a cosa
si riferiva.
- No – disse telegrafica fissando lo schermo.
- Potresti pensarci in fretta? - continuò lui tuffandosi
nuovamente nella bottiglia e svuotandone metà con due sorsi.
- Perché cosa ti cambia? - Greta alzò la voce
alterata, tutta quella pressione per sapere la risposta la stava
facendo davvero innervosire. Perché voleva sapere quali
erano i suoi pensieri più reconditi riguardo
quell'argomento? Era comunque una cosa che non sarebbe mai e poi mai
successa nei successivi secoli.
- Sono curioso... - alzò le spalle e posò i piedi
sul tavolino non distogliendo lo sguardo dalla TV di fronte a lui.
La ragazza si posò una mano sulla tempia e
cominciò ad annuire piano per poi scoppiare nervosa nella
sua risposta:
- Va bene, sì, sì ci verrei -
Tom non si mosse. Non ebbe una reazione di trionfo o di gioia, di
tristezza... niente di niente.
- Ok – rispose bevendo un altro sorso dalla bottiglia che
aveva in mano.
- Ok? Tutto qui? - Greta spalancò la bocca e si avvicino a
lui per farsi guardare – Mi hai fatto pensare a scenari che,
credimi, nella mia mente non ci erano mai finiti, neanche per sbaglio,
ed ora mi dici solo “ok”?! -
- Ero solo curioso – rispose lui monocorde non calcolandola
minimamente; la pubblicità del dentifricio era sicuramente
molto più interessante.
Greta con gli occhi spalancati tornò con la schiena contro
il divano spostando la sua visuale sulla TV. Non poteva crederci. Forse
quella di Tom era una trappola, era solo curioso di sapere se anche lei
era uguale a tutte le ninfomani che lo circondavano solo per poter
avere i loro minuti di gloria tra le lenzuola. Ci era cascata, come
tutte le altre; probabilmente ora la considerava come quelle che
volevano solo portarselo a letto... era stata così stupida.
Continuava a fissare lo schermo con le labbra appoggiate al vetro della
bottiglia, e stava per scoppiare. Voleva sfogare contro di lui tutta la
sua frustrazione, ma sopratutto il suo silenzio, il suo amarlo in
silenzio. Non aveva mai pensato a quella parola nella sua testa; per
tutto quel mese lei si era convinta di essere innamorata di lui ma ora
che pensava effettivamente a quel “ti amo” tutto le
appariva più confuso. Ma di una cosa era fermamente
convinta, quel discorso era un segnale chiaro, doveva fare qualcosa. Si
girò a fissarlo. Era lì sul suo divano con la
birra in mano poggiata sulla gamba che fissava imbambolato lo schermo
con le labbra dischiuse. Potevano darsela la sua possibilità.
- Tom dobbiamo parlare – disse seria posando la bottiglia sul
tavolino davanti a lei.
- Fino ad ora cosa abbiamo fatto? - chiese non muovendo un muscolo, se
non le labbra.
- Dobbiamo parlare di una cosa seria... -
- Va bene, dimmi –
- Non è facile – Greta mani nella mani
abbassò lo sguardo prima di rialzarlo verso di lui, immobile
nella stessa posizione. Era incredibile come fosse cambiata l'atmosfera
dopo quello che le aveva detto.
- Tu dimmela e poi vediamo se è facile o difficile
– tagliò corto lui.
- Mi devi baciare – sussurrò la ragazza sperando
in cuor suo che non sentisse.
A quel punto Tom girò il viso verso Greta, con lo sguardo
sorpreso, sbattendo le ciglia incredulo più volte
– Cosa? -
- Mi devi baciare – alzò di poco la voce
– adesso, prima che cambi idea -
Tom alzò le spalle - Ok –
- Aspetta – disse Greta fissandolo – non vuoi
neanche sapere perché? -
- Va bene, perché? - chiese a comando posando la birra sul
tavolino.
- No così non vale me lo stai chiedendo perché te
l'ho chiesto io di chiedermelo -
- Ma perché sei così complicata? - rispose lui
sbuffando contro il televisore.
- Va bene, ok, allora... - si mise nervosa i capelli dietro le orecchie
e lo fissò negli occhi, ma quella volta non era troppo
sicura di rimanere immune a quel fascino destabilizzante –
ieri sera hai detto una cosa che mi ha fatto venire mille dubbi e
paranoie -
- Ieri sera ero ubriaco – disse stancamente mettendosi la
mano sulla fronte – non conta ciò che si dice da
ubriachi -
- Invece sì – insistette lei –
perché solitamente si dice la verità.
- Cosa avrei detto? Sentiamo... -
- “Devo sapere cosa farò quando la donna della mia
vita non mi parlerà più”
-
- Beh non lo saprò
mai, non ho mai parlato con Jessica Alba -
- Tom fai il serio cazzo! -
Lui la guardò seriamente sbattendo ancora gli occhi, mentre
lei si appoggiava allo schienale del divano.
- L'hai detto riferito a me -
- Ah - si limitò a mormorare il ragazzo abbassando per un
attimo lo sguardo.
- Non mi sarei fatta tutta queste paranoie altrimenti -
- Greta io... non lo so perché l'ho detto, cioè
ero ubriaco, non mi ricordo niente... -
- Hai anche detto che quando mi accorgerò di quanto sei
stronzo non ti parlerò più e tu non vuoi che
succeda -
- E questo cosa c'entra con il bacio? -
- Io voglio che tu mi baci e basta, devo capire delle cose -
Cosa doveva capire l'avevo poco chiaro anche lei. L'unica cosa che
sperava era che una volta che si fossero toccati in quel modo, tutte le
fantasie che si era fatta in testa, fossero sparite nel nulla,
così come erano arrivate.
- Ok – disse lui incerto avvicinandosi sul divano, un po'
impacciato, mentre lei rimaneva immobile.
- Va bene -
Le posò una mano sul collo fissandola negli occhi, Greta si
avvicinò piano al suo viso, e si fermarono a pochi
centimetri di distanza. Tom aveva le labbra dischiuse e Greta poteva
sentire il suo respiro contro il suo viso, era la sensazione
più bella del mondo. Rimasero così a fissarsi,
mentre la mano di Tom le accarezzava il viso. Greta sentiva le campane.
- Cazzo – mormorò Tom – non adesso cazzo
-
- Che c'è? - chiese la ragazza sognante fissandogli le
labbra inumidite.
- Bill – sbraitò il ragazzo tirando fuori il
cellulare dalla tasca dei jeans.
- Che c'è? - disse stizzito rispondendo al fratello.
- Adesso? -
- Ma esci e compratele -
- E cosa ti fa pensare che io invece possa andarci?! -
- E come fai a sapere che sono con Greta?! -
- Sì ma non adesso -
- Va bene, ciao! -
Spense il cellulare e si guardò le mani, immobile, mentre
Greta continuava a fissarlo. Aveva seguito la conversazione ed ora
nella sua mente era comparsa la faccia di Bill con una croce rossa
sopra.
- Cos'è successo? - chiese sospirando.
- Bill ha un calo di zuccheri -
- Caramelle? - posò la testa sul divano chiedendosi
perché Bill avesse sempre un tempismo eccezionale.
- Esatto, e devi venire con me -
- Va bene – rispose lei sconfortata alzandosi da quella
scomoda posizione – vado a mettermi le scarpe -
Mentre si stava per alzare, Tom le prese il braccio, e lei si
girò ricadendo sul divano, lo trovò molto vicino
al suo viso.
- Non adesso -
- Non adesso? - chiese confusa.
- No – fece segnò di no con la testa, poi la mano
ritornò sulla guancia di Greta, e le avvicinò il
viso al suo.
Quando le loro labbra si sfiorarono, la ragazza percepì un
brivido lungo la schiena, ed il cuore le batteva come un tamburo,
fortissimo, sentiva il battito nelle orecchie, ed in gola.
Lo stomaco si stava lentamente accartocciando su se stesso,
inesorabilmente.
Gli occhi sgranati, mentre lui li aveva chiusi. Era diventata un blocco
di ghiaccio.
Appena sentì il freddo del piercing contro le sue labbra si
staccò di colpo alzandosi dal divano.
- Oh merda – disse nel panico fissando diversi punti del
salotto. Prima il lampadario, poi il tavolo, poi il divano, poi gli
occhi di Tom.
- Che c'è? -
- No Tom, no, non va bene per niente! - nella sua voce Greta riusciva a
sentire una sottile linea di panico il che non andava a suo vantaggio.
- Cosa? Me li sono lavati i denti prima di uscire – rispose
lui ingenuamente continuando a guardarla senza capire cosa stesse
succedendo. Un secondo prima le loro labbra erano unite, un secondo
dopo lei saltellava isterica sul tappeto. Non gli era mai successo con
una donna, effettivamente. Non smetteva mai di imparare cose nuove
sull'universo femminile.
- Mi è venuta una cosa qui alla bocca dello stomaco
– rispose la ragazza sull'orlo delle lacrime.
- Devi vomitare? - chiese lui preoccupato.
- No cretino, non devo vomitare... -
- E cosa c'è allora? -
- Niente – disse Greta irremovibile tornando seria
– vado a mettermi le scarpe.
- Cosa hai fatto? - gridò lui alzandosi dal divano e
seguendola in
camera – Greis ma che diamine ti prende? - la
seguì fino in
camera, sembrava che l'avesse morsa una tarantola.
- No – disse lei alzandosi e mettendogli una mano contro
– non entrare in questa stanza -
- Perché? - Tom era sempre più perplesso. Non
riusciva davvero a capire cosa stesse succedendo. Per lui era tutto
molto strano, di solito ad un suo bacio seguivano scene da film porno
non scene da manicomio.
- Perché? Perché c'è un letto... -
balbettò Greta infilandosi la seconda scarpa ed uscendo
dalla stanza.
- E quindi? -
- E quindi non voglio stare in una stanza dove c'è un letto
insieme a te, ora andiamo che Bill sennò sta male...
– disse ad alta voce la ragazza mentre in realtà
pensava che l'avrebbe strangolato lentamente appena si fossero trovati
di nuovo da soli. Magari mentre dormiva nel suo letto con uno dei suoi
gingilli d'argento preferiti, poteva essere un buon momento.
- Ma cosa diavolo ti è preso? - Tom spalancò le
braccia alzando le spalle – me l'hai chiesto tu di baciarti! -
- Lo so, ma non possiamo Tom, non posso io non posso capito? -
- Ho capito, non puoi, ma non puoi cosa? -
- Non posso perché non voglio, ora il discorso è
chiuso, non è successo niente in questa casa, andiamo -
Lo prese per un braccio mentre recuperava la felpa poggiata sulla sedia
e lo spingeva fuori dall'appartamento con forza. Mentre scendevano le
scale si rese conto che le maglie di Tom erano rimaste sul tavolo.
___
Greta fissava il reparto caramelle immenso e colorato del
supermercato. Sapeva esattamente quali erano quelle preferite di
Bill, e le aveva davanti agli occhi, ma in quel momento riusciva
semplicemente a pensare a ciò che era accaduto pochi minuti
prima
nel suo salotto.
Un bacio non era mai stato un grosso problema, per Tom. Per lei
invece era importante, non si considerava una grande baciatrice,
d'altronde le poche persone che avevano conosciuto
l'intensità delle
sue labbra erano tutti suoi ex fidanzati, di conseguenza quella
scelta suicida di farsi baciare dal suo migliore amico non sapeva da
che parte esatta del suo cervello fosse stata partorita.
- Cazzo – disse sottovoce avvicinandosi al sacchetto dorato
di orsetti gommosi e prendendolo con le mani, ma rimanendo immobile con
lo sguardo fisso al prezzo scritto sullo scaffale. Senza pensarci
troppo ci posò la testa continuando a guardare la busta di
orsetti colorati che stringeva tra le mani.
- Ma come diamine mi è venuto in mente –
bisbigliò tremante – questo significa che mi sono
definitivamente sputtanata, che è tutto finito, che il
casino che non volevo succedesse succederà –
tornò poco indietro con la testa per poi sbatterla un po'
più forte sullo scaffale, di nuovo.
- Che cazzo -
Sbatté la test contro lo scaffale quel tanto di volte che
bastarono a farla classificare dalle persone che le passavano dietro
come “malata mentale”, ma non le interessava, era
una situazione veramente grave. Per prima cosa doveva parlare con Bill
e chiedergli perché proprio in quell'istante i suoi zuccheri
fossero precipitati a picco dopodiché si chiese nuovamente
come avrebbe potuto ancora guardare in faccia Tom senza ripensare a
quanto erano morbide e soffici e bellissime e così perfette
le sue labbra. Doveva far finta di niente, era quello l'unico modo per
far si che le cose tornassero come prima. D'altronde lui non sembrava
aver capito la gravità della situazione e lei era brava a
fingere, per cui poteva gestirla.
- Sì posso gestirla – disse ad alta voce annuendo
da sola, mentre una signora al suo fianco la fissava con gli occhi
sgranati.
Aveva fatto una bella scorta di caramelle, e sperava che Bill ci si
strozzasse con uno di quei maledetti orsetti bianchi trasparenti che
gli piacevano tanto. Appena prima di andare verso la cassa
notò un altro sacchetto di cioccolata a lei familiare, ne
prese uno senza pensarci troppo.
Si affrettò a pagare ed uscì dal supermercato
ritornando in macchina.
- Ho preso tutte le sue preferite – disse sospirando appena
chiuso lo sportello.
- Bene - mugugnò Tom mettendo in moto l'auto.
- E poi... - continuò la ragazza con lo stesso tono
– le nostre preferite -
- Le M&M's blu? – si entusiasmò Tom
cercando il sacchetto con la mano – dammene una -
Era sorprendente come una cosa così stupida ed
insignificante come una M&M's blu, con lui potesse diventare il
simbolo di una pace per un litigio che non c'era stato. Forse una
discussione, o probabilmente Greta si era solo fasciata la testa per un
momento che per lui non aveva significato niente.
- In effetti sai che sei l'unico che conosco a cui piacciono
– disse Greta silenziosa - a parte me –
Tom non disse niente, si limitò a sorridere piano.
- Mi dici che mi vuoi bene? - le chiese in un sussurro non guardandola
neanche in viso.
Greta aprì il sacchetto di M&M's, ne prese due e
gliele mise in bocca sfiorandogli le labbra con le dita.
- Ti voglio bene Split -
___
Greis dal tedesco -
vecchio, anziano
Splitter sempre dal
tedesco (ma vaH!) inteso come scheggia di legno, ma facciamo
finta che sia scheggia inteso come qualcuno che va veloce come una
scheggia, va bene?! XD
Grazie
infinite ancora a tutte voi che seguite la storia, ricordatevi di
inserire un commentino piccino picciò per dirmi cosa ne
pensate!
Baci
Lale
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Fünf. ***
5.
Grazie a qualche forza celeste per tutto l'intero giorno che era
trascorso nessun Kaulitz aveva ancora avuto il coraggio di chiamare
Greta. Tom probabilmente si stava ancora chiedendo cosa fosse
successo; era intelligente, ma ci metteva comunque un po' di tempo e
sforzo psicologico e fisico per arrivare alle cose. Per quanto ne
poteva immaginare la ragazza, al momento forse era in palestra a
scatenare la sua “mancanza di risposte” contro il
bilanciere.
Bill invece avrebbe aspettato a chiamarla fino a quando non ce
l'avesse più fatta a trattenersi, ma non per chiedere scusa
ovviamente, ma per proporle qualche altro nuovo trucchetto che la sua
geniale mente annebbiata da nicotina e caffeina avrebbe partorito.
Se pensava a delle parole per descrivere la sua vita in quel momento
le venivano in mente solo caos&disperazione, attaccati insieme
da una spessissima E commerciale mentre lampeggiavano ad
intermittenza nell'insegna al neon della sua testa. Se pensava alla
sua vita quando Bill e Tom non c'erano le venivano in mente invece la
pace, l'armonia e la serenità. Seguito però poi
dalla parola noia
che sostituiva caos&disperazione nell'insegna al neon. Come
situazione era abbastanza grave. Aveva baciato il suo migliore amico
sperando che la sua cotta adolescenziale si spegnesse come un
fiammella, invece era scoppiato un incendio devastante; non faceva
altro che pensare alle labbra di Tom, a quanto sarebbe stato bello
passare ore a fissarle, così, senza un perché.
Che poi perché ci devono essere sempre dei motivi per fare
le cose?!
Chi l'aveva deciso?!
Continuò a camminare tra gli scaffali di CD del negozio
sospirando,
sperando che in qualche modo qualcuno che non si chiamasse Bill
l'avesse aiutata ad uscire fuori da quel pasticcio. Poco ci sperava,
era l'unico alla fine su cui poteva contare: anche se era il fratello
di Tom, e probabilmente se avesse dovuto scegliere chi buttare
giù
da una torre avrebbe buttato giù lei, non le importava. Lo
sapeva
che tutto ciò che sapeva Tom lo sapeva anche Bill, e lo
sapeva che
ogni cosa che faceva Bill lo faceva più per Tom che per lei,
ma era
sempre stato così; anche se le prometteva che mai e poi mai
Tom
avrebbe saputo qualcosa riguardo un loro piccolo segreto,
puntualmente il gemello faceva uscite poco felici, per far intendere
a Greta che lui sapeva. Greta non aveva idea di come agire, o meglio,
lo sapeva, ed era anche molto semplice. Anche lei come Tom era
intelligente ma pensava troppo a cose ovvie avendo spesso la
soluzione sotto al naso. Perché in un mondo dove tutto era
così
veloce e frenetico lei non si era dimenticata che con Tom ci doveva
parlare, ma stavolta in modo serio, non facendo richieste stupide per
complicarsi la vita, farsi venire un infarto e il collasso del
fegato.
All'improvviso sentì la vibrazione del telefono nella tasca,
appena
vide che era Bill si stupì, in fondo non aveva resistito
tantissimo.
- Tu! Spero che ti venga il diabete un giorno! - disse aggressiva
puntando il dito contro il CD dei Puffi esposto davanti a lei.
- Cosa ho fatto? - chiese Bill con la voce da cucciolo innocente.
- Lo sai benissimo cosa hai fatto...-
- No davvero, non lo so...- continuò lui. Com'era bravo a
fingere;
così teatrale, così melodrammatico,
così attore!
-
Non hai parlato con tuo fratello? - disse Greta scocciata continuando a
camminare nervosa.
-
Ci fu un istante di silenzio, dopodiché Bill
sospirò.
- Ah, sì, ora mi ricordo-
- Grazie mille Bill, grazie davvero -
-
Ma cosa ne potevo sapere io?! - si giustificò il ragazzo.
Greta lo immaginava lì sul divano a mangiarsi il labbro
inferiore con due lucciconi pronti ad uscire dagli occhi. Non riusciva
proprio a vederla la cattiveria in lui.
La ragazza si pentì di quel tono usato con l'amico. Con lui
non
poteva arrabbiarsi, o meglio, fino ad allora non aveva mai fatto
niente di così grave da farle perdere le staffe.
- Niente, non ne potevi sapere niente ed io non so neanche
perché me
la sto prendendo con te -
- Vedi che io non c'entro mai niente?! Sono gli altri che mi mettono
in mezzo, forse perché sono importante... non so, tuttavia
non ti ho
chiamato per parlare di te... -
- Grazie Bill – rispose Greta sconsolata
-
Lo sai che ti voglio bene ma vado di fretta, ho un'intervista
telefonica tra un minuto e trentacinque secondi... allora brevemente,
sono venuto in studio con Tom e lui verso cena andrà via
perché ha un appuntamento con non so chi, non so dove, io e
Natalie dobbiamo ancora scoprirlo, per questo devi andare a casa
prendermi la macchina e portarmela qui dove mi troverai con tutti i
tuoi più cari amici a mangiare una gustosa pizza surgelata
appena uscita dal forno. Per te lascio la Quattro Formaggi la tua
preferita, azzannerò Georg se è necessario pur di
fartela avere. Passiamo qui la serata, poi torniamo a casa dove
finalmente potremo parlare del disastro che hai combinato e dormirci
sopra allegramente... ho sentito che hai detto di sì,
perfetto Greis ci vediamo diciamo tra un ora o due?! Ti ho
già detto che senza di te sarei perduto? -
Durante tutto il monologo, la ragazza si era fermata a fissare un
vecchio CD con l'ape Maia in copertina, che ora le appariva
più a strisce del solito.
-
Bill tu hai bisogno che qualcuno ti prescriva dei calmanti –
disse con gli occhi sgranati mettendosi una mano sulla tempia, le era
venuto il mal di testa.
- Sarà la caffeina – si giustificò il
ragazzo – hai capito
comunque?
- A quanti caffè sei oggi? - volle sapere Greta senza
ammettere repliche..
- Set-otto, contenta? -
- Otto Bill, ma sei impazzito?!
- Perfetto Greis ci vediamo in studio tra un po', fai presto! -
-Bill
non ho detto di sì cazzo! - sbuffò inutilmente.
-
Ti voglio bene, tantissimo... -
-
Io no – sussurrò mentre spegneva la chiamata, e
sapeva che era una bugia.
___
La
macchina di Bill era un cassonetto. Tra le decine di bicchieri di
caffè e pacchetti di sigarette vuoti, Greta era riuscita a
trovare
il sedile, il cambio ed il volante, ed anche un paio di bretelle, che
non capiva esattamente quale utilità potessero avere nella
macchina.
Aveva fatto proprio come lui le aveva detto: uscita da lavoro era
arrivata a casa dei gemelli preso le chiavi da Simone e si era
imbattuta nel traffico per arrivare in studio, che ovviamente era da
tutt'altra parte della città, anzi, non era neanche in
città, era
in campagna. Ci aveva messo miracolosamente una quarantina di minuti
ad arrivare a destinazione, poteva ritenersi più che
soddisfatta, e
non vedeva l'ora di scoprire dove e con chi aveva l'appuntamento Tom.
In lontananza mentre avanzava piano, notò un gruppetto di
ragazze
rivolte verso di lei, che sorridevano e si sbracciavano felici.
Guardò lo specchietto retrovisore, probabilmente c'era
qualcun altro
dietro di lei, ma non vide nessuno. Le venne un attimo di panico
perché non sapeva se doveva fermarsi o meno, se poteva
parlar loro o
meno; se avesse ragionato con la formula “cosa avrebbe fatto
Bill
al mio posto in questo momento” probabilmente avrebbe dovuto
metterle tutte sotto, per cui mentre le ragazze le si pararono di
fronte alla macchina decise saggiamente di fermarsi mentre il suo
viso cercava di rilassarsi in un'espressione di assoluta
tranquillità. Abbassò piano il finestrino un po'
timorosa, per poi
abbozzare un sorrisino di circostanza.
-
Ciao -
-
Tu non sei Bill – le rispose con una smorfia una ragazzina
con i capelli neri e la frangetta, che stringeva un pacchetto sul petto.
-
Ehm, direi di no – Greta si guardò le mani ed
alzò le spalle, sorridendo piano, cominciò a
sudare freddo.
-
Direi che si vede che non è Bill, che ne dici Steffi?! -
rispose in tono aggressivo un'altra ragazza sulla destra della prima
che aveva parlato.
- E chi sei? Perché hai la sua macchina? -
Greta avrebbe voluto dire che era un meccanico che faceva consegne a
domicilio e gli stava semplicemente riportando la macchina, poi si rese
conto che non era fattibile come storia.
- Me l'ha prestata – annuì continuando a non
capire dove dovesse portare questo interrogatorio – ma voi da
quand'è che siete qui?! Fa freddo! -
- Due ore, come ogni giorno – le rispose con noncuranza
quella aggressiva.
- Tu sei Greta vero? - chiese una terza ragazza sulla sinistra
squadrandola attentamente.
- Sì – rispose la bionda sorridendo sorpresa
– come lo sai? -
- Noi sappiamo tutto – le disse sicura – e poi
c'è il tuo nome in ogni ringraziamento dei CD -
- Ah – si limitò a rispondere guardando la porta
dello studio così vicina ma al contempo così
distante.
- Possiamo chiederti un favore, Greta? - le chiese timidamente la prima
ragazza che aveva parlato.
- Se posso... - disse lei pensando che non poteva ma che prima se ne
andava da lì meglio era per tutti.
- Devi dare questo a Bill, e dirgli che lo ringrazio per tutto -
Greta sgranò gli occhi e prese il pacchetto che la ragazza
le porgeva guardandolo come se fosse una creatura munita di tentacoli e
zanne.
- Ok – rispose poco convinta.
- E questo a Tom – disse telegrafica un'altra –
digli che è un cretino ma che gli vogliamo bene lo stesso.
Greta scoppiò a ridere – Ah, questo penso proprio
che glielo dirò -
- E poi abbiamo un po' di regali che ci hanno lasciato tutte le fans
che sono passate di qui – continuò la seconda che
aveva parlato, alzando una busta della spesa con dentro forse una
ventina di regali.
- Oh mio dio – disse Greta togliendosi la cintura –
forse questi è meglio metterli dietro.
Appena fece per aprire lo sportello le ragazze sgranarono gli occhi
spostandosi come se la macchina non potesse in alcun modo essere
toccata. Greta rimase sorpresa da quell'atteggiamento, solitamente
alcune si sarebbero fiondate dentro senza nessuna pietà.
- Greta sei veramente gentile – le disse sorridendo la
ragazza con la bustona, mentre la sistemava sul sedile di dietro.
- Nessun problema – rispose sorridente. Probabilmente se
avesse vissuto quelle cose tutti i giorni sarebbe stata molto meno
disponibile, ma vedeva nel viso di quelle ragazze tanta devozione ed
amore nei confronti dei suoi amici, che le sembrava il minimo aiutarle
in quel modo. Ritornò in macchina e si guardò
intorno, decise che probabilmente era il momento di fare pulizia in
quel caos infernale che era la macchina di Bill.
Si girò verso le ragazze e sorrise – Per caso,
posso darvi un po' di cose da buttare?! Io vado di fretta –
disse loro strizzando l'occhio.
Le tre si avvicinarono al finestrino non capendo, mentre lei si girava,
prendeva quattro bicchieri di caffè vuoto e glieli passava
– Bill è un disastro, tiene questa macchina come
se fosse il cestino della spazzatura -
Tutte quante sgranarono gli occhi come se Greta stesse dando loro il
Santo Graal o in alternativa stesse consegnando pezzi vari di Bill
stesso, tipo mani, o braccia.
- Ed anche tutti questo pacchetti di sigarette –
continuò la ragazza sorridendo.
- Oh mio dio – disse la ragazza con i capelli neri e la
frangetta.
- Mi raccomando, non vendeteli su Ebay – scherzò
la biondina togliendo il freno a mano e salutando le ragazze
– Ciao è stato un piacere e tornate a casa che si
gela qui fuori -
Ripartì verso i pochi metri che mancavano all'entrata dello
studio, parcheggiò dietro la macchina di Tom chiedendosi
perché a quell'ora fosse ancora lì; non aveva il
suo segretissimo appuntamento con non si si sapeva chi?!
Greta scese dalla macchina prendendo tutte le buste ed i pacchetti che
le tre fans poco prima incontrate le avevano lasciato, si
avvicinò alla porta e bussò con il piede. Proprio
in quell'istante Tom aprì la porta e si fermò a
guardarla sbattendo gli occhi.
- Greis manca un mese a Natale, che stai facendo? -
- Fammi entrare cretino – rispose lei scostandolo ed entrando
nel caldo tepore dello studio – fa freddissimo! -
- Cos'è tutta questa roba? - chiese Tom indicando la busta
che la ragazza aveva posato a terra.
- Regali delle vostre fans, e quando esci per favore, sii carino, non
fare lo sguardo da triglia lessa -
- Io sono sempre carino – si indispettì
sistemandosi il cappello e la giacca mentre Greta invece si toglieva il
cappotto.
- Comunque, dove vai? - gli chiese curiosa mettendosi le mani sui
fianchi.
- Ho un appuntamento – rispose vago – comunque io e
te dobbiamo parlare – le disse abbassando la voce e
avvicinandosi al viso della ragazza.
- E di cosa esattamente? -
- Di quello che è successo? -
- E cosa è successo? -
- Greis – disse lui cercando di fare la persona seria,
corrugando la fronte e alzando tutte e due le sopracciglia in modo
abbastanza eloquente.
- Split – rispose Greta imitandolo.
Era veramente strana come situazione.
- Uh, eccoti finalmente – urlò Bill uscendo dalla
cucina e andando vicino ai due che si guardavano fissi negli occhi come
se cercassero di incenerirsi a vicenda.
- Io stavo andando – mormorò Tom non spostando lo
sguardo dalla ragazza – ho un appuntamento con una modella
che ho incontrato a New York -
Quando faceva il bambino dell'asilo Greta avrebbe voluto prendendo a
calci.
- Strano quante modelle che parlano tedesco che tra l'altro abitano ad
Amburgo si trovano a New York, veramente bizzarro! - disse indispettita
buttando nervosa anche i guanti sul divano dell'entrata scavalcando
Bill ed andando verso la cucina. Quello era un colpo basso, infimo e
pessimo. Sarebbe voluta tornare sulla porta e dirgli che era un
cretino, perché non capiva una cosa che aveva di fronte agli
occhi, sotto al naso, davanti alla bocca.
Voleva parlare di quello che era successo ma nel frattempo usciva con
modelle venute fuori chissà da dove?! Oltretutto quando mai
lui usciva con le modelle?! Al massimo se le portava a letto ma non ci
usciva, mai! C'era qualcosa di veramente strano in tutto quel
comportamento, e Bill lo sapeva, ma più che tradire il
fratello si sarebbe impiccato.
Mentre fissava la credenza della cucina ponendosi tutte queste domande,
non si era accorta che qualcuno la stava fissando. Girò lo
sguardo e trovo gli occhi azzurri di Andreas sorridergli divertiti.
- Andie – piagnucolò lei andando verso l'amico con
le braccia aperte – ti prego aiutami! -
Il ragazzo la strinse forte e le dette il classico bacio sulla testa
– Gossip Girl non è niente a confronto di Bill. Mi
ha già raccontato tutto per filo e per segno -
- Beh, da un lato meglio, così mi risparmio di raccontarti
di quanto io sia idiota -
- Invece sei stata brava, ma Tom a quanto pare non ha ancora capito
granché di quello che sta succedendo, perlomeno da quello
che dice Bill -
- E quando si tratta di quei due che confabulano poco ci credo
– rispose la ragazza stringendo gli occhi guardinga.
- Esatto! -
- Te l'avevo detto che non avrebbe capito – si
animò la ragazza puntando l'indice sul petto del ragazzo
– nessuno mi crede ma ho sempre ragione -
Andreas sorrise dolcemente prendendole il dito con la mano e dandole un
bacio sulla punta - Per questo devi parlarci e chiarire la situazione -
Era strano come tutti le dicessero la stessa cosa. Tutti
cioè lui e il suo cervello.
- Esatto Greis – disse Bill entrando in cucina sorridente
– guarda ti ho lasciato la Quattro Formaggi – disse
cambiando discorso e mostrandogli una pizza congelata veramente poco
invitante.
- Grazie Bill – rispose monocorde la ragazza – ma
io ho bisogno di sapere cosa devo fare! -
- Non ora Greis – la interruppe sbattendo le palpebre
– ora è il momento che ti rilassi, vai di
là, e passiamo una serata da persone normali –
disse mieloso.
- Persone normali eh? - chiese Andie storcendo la bocca.
- Va bene, almeno proviamoci ok? - rispose Bill buttando la pizza in
forno e uscendo dalla cucina – Dai sù venite! -
Greta guardò Andreas che la prese sotto braccio e la
trascinò fuori – Chi c'è di
là? -
- I soliti – dichiarò lui sorridendo placido.
- Mi chiedo come tu faccia ad essere sempre così sereno
– le chiese Greta attraversando la sala degli strumenti.
- Io non sono innamorato di Tom – rispose semplicemente lui
alzando le spalle.
- Anche questo è vero – annuì la bionda.
Entrarono insieme nella stanza di fronte alla sala di registrazione e
la ragazza oltre a sentire un inconfondibile profumo di pizza vide
anche Michelle seduta da sola sul divano che la salutò con
la mano appena si accorse di lei; Georg e Gustav non c'erano, in
compenso la ragazza si trovò faccia a faccia con un David
Jost sempre sorridente e affascinante.
- Eccola la mia ragazza! - sorrise lui aprendo le braccia.
- Ehi – rispose Greta abbracciandolo – come stai? -
David fece finta di pensarci un po' su poi tornò serio
– Stressato, senza più uno straccio di vita, ma
inconfutabilmente felice -
- Siamo in due allora – dichiarò la bionda
annuendo e vedendo Natalie che entrava nella stanza parlando al
telefono, la vide e la salutò con un bacio sulla guancia
prima di scomparire nuovamente.
- Bill ti vuole far sentire dei nuovi pezzi – le disse David
andandosi a sedere su una poltrona vicino al divano, mentre lei lo
seguiva e si accomodava vicino a Michelle intenta ora a mangiare la
pizza con gusto.
- Ah, sì? -
- Sì lo sai com'è, se non ci sei tu che dai l'ok
va in crisi mistica -
- Non so se essere onorata o meno – sorrise nervosamente la
bionda prendendo il primo bicchiere che trovò sul tavolino e
bevendolo tutto d'un sorso.
- Perché che succede? - chiese Michelle inghiottendo il suo
ultimo boccone.
- Bill e Tom sono incredibilmente testardi, vogliono che Greta ascolti
tutte le canzoni, è una specie di rito propiziatorio... -
spiegò David.
- Una bella responsabilità – annuì
Michelle sgranando gli occhi verso Greta.
- Sì esatto, diciamo che è una tradizione. Le
prime canzoni che scrissero erano tutte sotto la mia supervisione,
però adesso il discorso è leggermente
più impegnativo, ed è per questo che ogni volta
ci penso bene prima di aprire bocca -
- Ma non si è mai sbagliata la mia Greis! – disse
Bill raggiante aggiungendosi al discorso.
Greta si chiedeva come fosse possibile che ogni volta che si parlava di
qualcosa e lui non era presente, nel momento in cui arrivava e si univa
alla conversazione era perfettamente in grado di inserirsi nel discorso
senza che le persone dovessero spiegarli di cosa stessero parlando. Era
così maledettamente curioso che Greta ne era certa, aveva
una sorta di udito bionico che gli permetteva di seguire discorsi anche
in altre stanza della casa.
- Quindi fatemi capire – chiese Michelle –
cos'è esattamente che tu sceglieresti? -
- Niente – disse la ragazza – io non scelgo niente,
loro fanno tutto da soli, io do solo un parere spassionato da fan -
- Oh, non sminuire il tuo fantastico orecchio – rise David
bevendo un po' di birra da un bicchiere – io lo riconosco
quando qualcuno ha del talento in questo campo, e tu ragazza mia ce
l'hai -
- Smettila, così mi metti in imbarazzo -
- Io confermo, senza il rito di ascolto di Greis io probabilmente sarei
morto di infarto a diciassette anni – confermò
Bill tragico.
- Sempre il solito melodrammatico -
- E' vero, mi ricordo che quando uscì Zimmer litigammo tutti
e quattro per la scaletta per circa, una settimana, poi
arrivò Greis ci dette la sua illuminazione e tutto
filò liscio come l'olio -
- Bill ma che hai mangiato stasera? Tutti questi complimenti
– continuò Greta rossa in volto non sapendo
più dove bloccare lo sguardo.
- Per una volta che sono gentile – si stizzì
l'amico.
- Appunto -
- La verità è che abbiamo bisogno di consigli
esterni di gente di cui ci fidiamo – specificò
Bill – noi lavoriamo così intensamente
alle canzoni che poi ci dimentichiamo di essere obiettivi -
- Capisco – annuì Michelle.
- Dove sono Georg e Gus? - chiese Greta cambiando discorso.
- Immagino a fare danni da qualche parte – scherzò
la ragazza alzandosi – mi vieni ad aiutare con le pizze? -
chiese rivolta a Greta che si alzò a sua volta sorridendo e
la seguì in cucina.
Una volta davanti al forno si piegarono entrambe a controllare la
situazione delle pizze attraverso il vetro, per fortuna che la
precisione certosina di Bill aveva impostato il timer a forma di gallo
comprato da Gustav, per avvisarle quando sarebbero state pronte.
- Sai – disse Michelle all'improvviso rialzandosi e
poggiandosi contro il tavolo di legno chiaro della cucina - mi
piacerebbe diventare tua amica -
- Oh beh, anche a me, come puoi ben vedere non ho molte amiche donne -
sorrise imbarazzata Greta alzando gli occhi al cielo - se non
calcoliamo Bill, in effetti fare la manicure con lui è
abbastanza triste -
Anche Michelle scoppiò a ridere. C'era qualcosa nei suoi
modi e nei suoi atteggiamenti, nel modo in cui parlava che Greta si
sentì completamente a suo agio con lei, si sentiva per la
prima volta in vita sua che poteva fidarsi di un essere di sesso
femminile che conosceva da poco tempo.
- Come mai niente amiche? -
- Ci ho provato ad averne, davvero, ma è così
difficile per me mentire alle persone, specialmente se sono donne...
diciamo che siamo molto furbe e ci accorgiamo subito quando
c'è qualcosa che non quadra in un'altra persona. - sorrise e
si appoggiò al ripiano del lavello - Quando sono diventati
così importanti ho giurato a me stessa, prima che me lo
dicessero loro, che li avrei sempre protetti da chiunque, e conoscere
nuove persone e non dire chi sono i miei migliori amici mi avrebbe
fatto sentire in colpa -
La ragazza di Georg annuì, fissando la bionda di fronte a
lei con le labbra serrate.
- Tu sei più abituata, io non riesco ancora a capire bene
come fare, Georg mi rassicura sempre dicendomi che devo comportarmi in
modo naturale, ma a volte ho così paura di dire qualcosa di
sbagliato -
- Ti capisco – Greta annuì a sua volta incrociando
le braccia – stanno vivendo un'esperienza piena di stress ma
anche di tante soddisfazioni ed hanno bisogno del supporto delle
persone che gli stanno vicino, il problema è che magari non
si rendono neanche conto di quanto sia dura per noi. Però
non rinnego niente della mia vita, sono felice di averli, sono tutto
quello su cui posso contare, se dovesse succedere qualcosa al nostro
rapporto ne morirei -
- Ora capisco perché tutti quando parlano di te hanno quella
luce di venerazione negli occhi – le confessò
Michelle.
- Cosa? - la bionda sgranò gli occhi scoppiando a ridere.
- Sì è vero – annuì la
ragazza sorridendo – devo anche ammettere che prima di
conoscerti ero anche abbastanza gelosa. Georg chiedeva sempre a Tom
come stavi. Per non parlare di lui, ogni secondo “Chissà
cosa ne penserebbe Greta?” “Greta avrebbe detto
così” “Devo ricordarmi di chiederlo a
Greta”... -
La ragazza si irrigidì girandosi verso la finestra e
sgranando gli occhi.
- Sì, eh? Tom adora prendermi in giro -
- Non penso che tutte quelle frasi fossero per prenderti in giro... ci
tiene davvero a te -
Michelle si avvicinò alla figura di Greta e si mise nella
stessa posizione della bionda, aspettando che girasse lo sguardo verso
di lei.
- Anche io tengo molto a lui – sospiro la ragazza, come se
volesse dirlo a se stessa piuttosto che a Michelle.
- Greta posso essere sincera? - disse all'improvviso - Ti conosco da
poco, veramente poco, ma l'ho capito subito che provi qualcosa per lui,
e lui per te -
Girò piano il viso e sorrise impercettibilmente spostando lo
sguardo sul pavimento. Guardare le persone negli occhi le dava come
l'impressione che potessero spiarle dentro più di quanto
avesse voluto. Tutta la questione del “libro
aperto” d'altronde le aveva fatto pensare che era esattamente
così, dai suoi occhi trasparivano tutte le sue emozioni ed i
suoi pensieri.
- Vorrei poterti dire di no – mormorò a mezza
bocca stringendosi ancora di più nelle spalle.
- Perché? -
- Semplicemente perché ho davvero paura che tutto questo
finisca, che la nostra amicizia non diventi che un ricordo, che mi
debba dimenticare della sua esistenza... perché anche se
come dici tu forse anche lui prova lo stesso, io non ci credo, non
riesco a crederci che possa mentirmi su una cosa del genere. Io
è da un mese che ho queste paranoie e già mi
sento male all'idea che non gliene ho ancora parlato per paura -
- Sono uomini, dagli un po' di tempo – le
consigliò Michelle.
- No il problema è che è Tom, e non è
così diverso dal bambino con cui condividevo il banco a
scuola, fa tanto l'uomo ma si perde in un bicchiere d'acqua per queste
cose. Sono veramente terrorizzata, senza contare che parlarne con Bill
non mi aiuta. - si fermò un secondo e poi guardò
la ragazza di fronte a lei iniziando a gesticolare paonazza tentando di
moderare la voce ma sentendo uno strano calore dettato probabilmente
dal nervosismo, che le partiva dal petto, fino al viso - Sono cosciente
del fatto che lui mi voglia bene e non mi voglia vedere soffrire, ma so
anche perfettamente che è e sarà sempre dalla
parte di Tom, anche se non me lo dirà mai apertamente... e
sai cosa? Se venissi a sapere che mi ha nascosto qualcosa, starei
veramente male -
Al finire di quella frase, il timer a forma di gallo dietro di lei
cominciò a trillare, si girò di scatto e lo
spense nervosamente buttandolo nel lavello.
- Beh, ora ne stai parlando con me – sorrise Michelle andando
verso il forno e tirando fuori le pizze – il parere di una
donna a volte può servire, e poi, magari ti potrà
far male all'inizio venire a scoprire che Bill ti ha nascosto qualcosa,
ma poi capirai che stare dalla parte del gemello era l'unica scelta che
avrebbe potuto fare -
Sorrise
e si spostò una ciocca di capelli castani dal viso mentre
poggiava le pizze nei piatti. Greta la guardava e capiva che Georg era
stato davvero un miracolato a trovarla.
Una persona come lei che si faceva coinvolgere in quel mondo doveva
essere veramente innamorata. Da fuori probabilmente tutti pensavano che
essere loro amici, avere un contatto così intimo e forte
avesse solo lati positivi, ma c'era anche dell'altro che nessuno poteva
immaginare. Bisognava sempre essere riservati, c'erano mille
sotterfugi, tutto solo per poter garantir loro ancora un minimo di
quella vita privata che tutti volevano strappargli dalle mani con
ferocia, ed era per quel motivo che Greta aveva rinunciato ad un
pezzetto della sua vita, solo ed esclusivamente per loro, e quando si
incontravano persone come Michelle diventavano subito parte della loro
grande famiglia, perché lei come solo poche avrebbero
potuto, aveva semplicemente compreso la situazione.
- Capisco perché Georg si è innamorato di te sai?
-
Michelle abbassò lo sguardo imbarazzata alzando le spalle
– Mi fa ancora strano sentirlo dirlo da fuori, in
realtà mi è ancora tutto nuovo, anche se sono
terrorizzata anche io -
- Da cosa? -
- Di mandare tutto all'aria – mormorò la ragazza
posando gli occhi castani sulla bionda.
Greta sorrise prendendo un piatto.
- Benvenuta nel club -
__
- Sono distrutto – disse Bill con voce acuta buttando la
borsa sulla sedia della camera e togliendosi contemporaneamente la
giacca e le scarpe.
-
Ma se oggi non hai fatto praticamente niente – lo
rimproverò Greta seguendolo nei gesti.
-
Solo essere Bill Kaulitz mi stanca. Proviamo a fare a cambio per un
giorno, poi mi dirai -
-
Il prossimo copione che ti propongono accettalo, se è
drammatico ancora meglio – gli consigliò la bionda
ridendo.
-
No, lo sai che non sarei bravo come vorrei, penso che
continuerò a farmi amare come cantante -
-
A proposito, quali canzoni avresti voluto farmi sentire? -
-
Niente di che, cioè mi piacciono, ma Tom mi distrugge sempre
l'entusiasmo con il suo bellissimo pessimismo cosmico -
Greta
sospirò vistosamente mentre Bill si buttava sul letto a peso
morto e batteva la mano sul materasso per dirle di unirsi a lui. La
bionda fece lo stesso e si distese vicino all'amico girandosi di
fianco, perdendosi nel suo profilo.
-
Dici che ho sbagliato? - gli chiese bisbigliando in direzione
dell'orecchio. Vide che si girava verso di lei mettendo un braccio
piegato sotto alla testa; la guardò intensamente pensando in
silenzio.
-
Mi dispiace aver rovinato il tuo momento con la mia telefonata, ma... a
parte questo, devi dargli tempo -
-
Quindi ho sbagliato – evinse la ragazza – lo
capisco dalla tua faccia che non hai il coraggio di dirmelo -
-
Ce l'ho il coraggio di dirti quando sbagli – rispose
dolcemente – ma non è questo il caso, è
solo questione di tempistiche -
Greta
sorrise e abbassò lo sguardo – Sai stasera quando
mi ha detto che sarebbe uscito con quella modella, ci sono rimasta male
-
-
Gelosa, eh? - chiese Bill alzando un sopracciglio.
-
No, infastidita – lo corresse..
-
Sì, sei gelosa – la continuò a
punzecchiare Bill divertito – Sei gelosa di Tom, sei gelosa
di Tom – canticchiò.
-
Quando ti metti una cosa in testa sei incredibile –
sbuffò la ragazza girandosi di schiena.
-
E' per questo che ottengo sempre tutto quello che voglio -
-
Quello non succede perché hai cinque carte di credito? -
rispose lei pungente.
-
Ah ah – ironizzò Bill – la tua simpatia
sta raggiungendo i massimi storici -
-
Lo sai che ti voglio bene -
-
Lo so – sospirò il ragazzo mettendole una mano sul
fianco e tirandola un po' verso di lui – ed anche io te ne
voglio -
-
Cosa fare quindi? - chiese la ragazza girando il viso a guardare quello
di Bill – Hai in mente qualcosa? -
Lui
sorrise semplicemente, tolse la mano dalla vita di Greta, si mise a
sedere sul letto per poi alzarsi dandole le spalle – Sono
sicuro che sai esattamente cosa fare – si girò e
si tolse la felpa senza dire altro – vado a farmi la doccia -
Greta rimase un attimo perplessa, di solito in quei casi Bill era il
primo ad iniziare discorsi su strategie e piani che avrebbero potuto
chiarirle meglio le idee, ma nei suoi occhi quella sera c'era qualcosa
di diverso. Greta non poteva immaginare quello che frullava nella testa
dell'amico, non poteva sapere, ma Bill si sentiva davvero in colpa. In
colpa per tutti quegli anni in cui per amore del fratello, non aveva
potuto dirle la verità.
___
Grazie
a tutte voi per le bellissime recensioni. Sono felice del fatto che vi
piaccia la mia storia. Probabilmente in questo capitolo non
è successo niente di interessante per quanto riguarda
l'affair Split/Greis ma non temete, nel prossimo - che vi consiglio
vivamente di non perdere - ne vedremo delle belle.
In questi
giorni ho cercato di focalizzare bene Greta nella mia testa, ma non ci
sono riuscita. I miei personaggi hanno il più
delle volte dei caratteri molto sbiaditi nella mia mente, prima che
veda una persona e pensi "eccola, è lei". Non voglio
assolutamente imporvi la mia immagine che ho di Greis,
perché è giusto che ognuna di voi la immagini
come preferisca. Per me è decisamente così.
Alla prosima. Baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Sechs. ***
6.
Es
tut wieder weh
Es
tut wieder weh
Ich
will hier raus
Doch
ich weiß nicht wie
Es
tut wieder weh
Es
tut wieder
weh
Und
mein Stolz geht vor dir auf die Knie
Es
tut wieder weh
Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
Voglio andarmene
Ma non so come
Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
E il mio orgoglio viene da te
in ginocchio
Mi
fa male di nuovo
Aveva una bellissima rosa rossa tra le mani, era al massimo del suo
splendore, leggermente dischiusa, con i petali a formare una corolla
perfetta. Era una rosa con poche spine, qualcuno doveva averle
spezzate, ma nonostante quello pungeva un po' sotto alle dita.
Era come il loro rapporto, bellissimo da fuori, ma appena ti
avvicinavi sentivi pungere sotto alla pelle perché ti
rendevi conto
che c'era qualcosa di estraneo a quella che era perfezione esteriore.
Greta l'aveva già presa e posata sul piano della cucina tre
volte da
quando l'aveva vista insieme ad altre rose, in un vaso al centro del
tavolo della cucina. L'idea di portare a Tom la colazione a letto le
era venuta come un'illuminazione divina alle sei di mattina, non
riusciva proprio a prendere sonno; aveva tentato di svegliare Bill ma
non ci era riuscita, così mentre la sua mente viaggiava per
scenari
sconfinati, le era venuta l'idea di una fragrante colazione a letto.
Gli aveva preparato i suoi adorati waffles ed un caffè latte
buonissimo, cosa che effettivamente aveva stupito anche lei stessa,
poi aveva visto la rosa, e le sembrava carino portarla insieme alle
altre cose. La riprese convincendosi che sarebbe stato un bel gesto,
per poi lasciarla di nuovo sull'isola della cucina; Tom da uomo non
avrebbe capito il valore di quel fiore, indelicato com'era. La
ragazza salì le scale facendo attenzione a non rovesciare
caffè e
latte sul pavimento ed una volta arrivata davanti alla porta della
stanza, si appoggiò con il gomito alla maniglia, per
aprirla,
un'istante prima di domandarsi se ci fosse qualche conquista notturna
nel letto insieme a Tom. La porta era socchiusa, e Greta rimase
immobile sperando di non fare una delle sue colossali figuracce, se
non che pensò che rimanendo ferma all'ingresso della camera
non
l'avrebbe mai scoperto. Con il piede spinse un po' la porta che si
spalancò in un soffio. Tirò un sospiro di
sollievo, Tom era solo
nel letto immenso, steso a stella marina prendeva tutto lo spazio del
materasso, appoggiato a quattro comodi cuscini. La ragazza sorrise
amorevolmente entrando dentro e posando la tazza e il piatto di
waffles sul comodino; tornò indietro e chiuse la porta della
stanza
con delicatezza, per poi tornare vicino al letto. Si mise a guardarlo
nella penombra, la stanza riceveva dei piccoli sprazzi di luce dalle
fessure delle tende accostate malamente e poteva vederlo benissimo
immerso nei suoi sogni. Si sedette piano sul materasso incrociando le
gambe e lo guardò dormire dimenticandosi per un attimo
perché fosse
in quella stanza immersa ora nell'odore di caffè. Prese a
toccargli
l'avambraccio, disteso davanti a lei, delicatamente, muovendo le
dita sulla pelle liscia, formando piccoli cerchi, o figure
geometriche inventate. Nella sua mente stava cercando un modo
delicato per svegliarlo senza troppi traumi, d'altronde erano le
dieci di mattina, orario che quando era a casa, Tom dimenticava
esistesse. Dall'avambraccio si spostò al palmo della mano,
aperto,
muovendo sempre le dita sulla pelle, sperando di procurargli un po'
di solletico. Segui le linee della mano attenta a non perderne
neanche una, ma lui non si mosse per alcuna ragione. Greta
sbuffò,
si mise a sedere sulle ginocchia e si avvicino un po' al viso di Tom,
mettendogli le mani sul fianco e muovendolo leggermente.
- Split – sussurrò continuando a muoverlo
– Split – disse più forte sperando che
la sentisse. Ma Tom non si mosse, rimase nel suo dolce sonno. Greta si
avvicinò del tutto cominciando a muoverlo più
forte – Tomi – cantilenò dolcemente
– svegliati piccolo Tomi il sole è già
alto in cielo – continuò la ragazza iniziando a
far diventare i leggeri movimenti dei veri e propri scossoni.
- Tom! - disse più forte – Ti vuoi svegliare? -
- Tom! -
- TOM! -
Greta era esterrefatta, sapeva che aveva il sonno pesante, ma quello
era troppo. Continuò a muoverlo energeticamente sperando che
aprisse gli occhi e la maledicesse in qualche lingua a lei sconosciuta,
ma non dava segni di vita. La ragazza si fermò un attimo,
sbuffando. Cominciò a guardarsi in giro per trovare qualcosa
nella stanza che lo potesse svegliare. Forse avrebbe potuto mettere uno
dei suoi pessimi CD hip/hop nel lettore e fargli prendere uno spavento
serio, con tutti quei bassi sarebbe balzato sul letto in un secondo.
Appena girò il viso verso la porta, qualcosa di pesante
arrivò dritto su di lei, facendola cadere di schiena sul
materasso mentre un urlo di sorpresa si diffuse nella stanza. Greta si
ritrovò senza neanche sapere come fosse successo, Tom
addosso, e qualche treccina in bocca, tanto per cambiare.
- Spero che tu stia molto male per essermi venuta a svegliare di giorno
– disse una voce roca all'orecchio della ragazza, che fissava
il soffitto con gli occhi sgranati.
- Tom -
- Mhm – ricevette in risposta.
- Non sei proprio una piuma, non mi sento più le costole,
potresti spostarti? -
- Mhm – mugugnò lui bloccandola sotto al suo peso
– non lo so, dipende da cosa hai da offrire -
- La colazione – sussurrò lei cercando di
toglierselo di dosso, ma oltre ad essere più pesante era
anche più forte e riusciva ad opporsi ai suoi banali
tentativi.
- Mhm – mugugnò nuovamente lui non muovendosi di
un millimetro – sono le tue tette quelle che sento qua
sotto?! -
- Anche appena sveglio riesci ad essere così idiota?!
– rispose Greta stizzita.
- E' un dono, c'è chi ce l'ha e chi no, io ce l'ho
– disse lui placido alzando la testa per guardarla, le
sorrise con gli occhi chiusi mentre cominciò ad alzarsi. Lei
rimase per un momento immobile, guardandogli il petto mentre si metteva
seduto sul materasso. Prese un grande sospiro di sollievo dovuto
all'ossigeno limitato che avevano avuto i suoi polmoni fino a quel
momento e si mise seduta anche lei fissandolo, ancora non molto lucido,
con gli occhi chiusi, appoggiato ai cuscini.
- Tom – lo chiamò lei muovendogli una gamba.
- Che c'è? - chiese lui scocciato.
- Che ne so, sembri imbalsamato -
- Devi darmi cinque minuti prima che riesca ad aprire l'occhio destro -
Greta alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al
comodino dalla quale prese la tazza e la portò sotto al naso
dell'amico.
- Senti qua – gli disse convincente –
perché non te lo ingoi tutto in un sorso, così
magari ti svegli?!-
Tom aprì un occhio e lo usò per vedere dove
mettere le mani per prendere la tazza, poi lo richiuse, ed
incominciò a sorseggiare il caffè latte in
silenzio. Greta era andata lì con le migliori intenzioni, ma
forse era il nervosismo o forse era Tom che la faceva innervosire, ora
che si trovava davanti a lui gli veniva voglia di gridargli contro o al massimo
di sfogare la sua frustrazione in qualche modo fantasioso. Come una
gara di wrestling improvvisata sul letto.
- Ho fame – disse lui all'improvviso alzando la schiena dai
cuscini ed aprendo tutti e due gli occhi. Greta sorrise prendendogli la
tazza e bevendo un po' della bevanda calda prima di posarla sul
comodino. Prese il piatto con i waffles e glielo porse.
- Mangia, animale -
- Come sei previdente – sorrise lui iniziando a mangiare.
- Sei tu che sei prevedibile – constatò lei acida.
- A cosa devo questa visita così presto di mattina? -
continuò lui.
- Volevo chiederti scusa per ieri sera – mormorò
la ragazza sorridendo incerta.
- Ha! – sorrise lui compiaciuto continuando a mangiare.
- Ma solo perché non ho il diritto di farmi i cazzi tuoi in
quel modo, tu puoi uscire con chi vuoi, non mi deve interessare... -
Tom spostò la testa prima a destra poi a sinistra, nel suo
classico movimento, che non voleva dire niente, ma che faceva in
continuazione - Anche io sono stato un cazzone -
- Sì – annuì Greta – tu lo
sei il 90% delle volte -
- … non dovevo tirare fuori ancora quella storia del bacio,
ho capito che è stato solo un momento così,
passeggero. Ma sarebbe dovuto succedere, prima o poi... –
alzò le spalle e si sporse per riprendere la tazza dal
comodino.
- Perché sarebbe dovuta succedere? - chiese lei agitata.
- Sono sempre stato curioso di sapere che sapore avevano le tue
labbra... - corrugò la fronte e bevve due sorsi dalla tazza,
aspettando una reazione da parte dell'amica.
Greta non ce la poteva fare ancora a sostenere quella situazione. Ogni
volta che venivano fuori frasi del genere il cuore le usciva fuori dal
petto. Aveva una voglia matta di sentire ancora una volta la
consistenza delle sue labbra. Continuava a sognarle, ma era un vero
incubo. Quella era la buona occasione per darsi la sua
possibilità, doveva almeno provarci.
- E poi devo dirti anche un'altra cosa – continuò
la bionda fissandolo mentre mangiava.
- Dimmi – disse lui con la bocca piena.
- Non ho ancora risposto alla tua domanda... -
Lui la guardò senza capire, scosse leggermente la testa e
socchiuse gli occhi, non riuscendo ad immaginarsi a cosa si riferisse.
- Quando sei tornato mi hai chiesto perché ero scomparsa per
un mese intero – continuò la ragazza – e
non era il lavoro, non c'era nessun fattore esterno, è
dipeso da me -
Tom si fermò, posò il piatto mezzo vuoto sul
comodino continuò a fissare Greta con la tazza in mano e lo
sguardo corrucciato.
- Non che non ti abbia pensato. Io ti penso sempre quando non ci sei,
ogni minuto, ogni secondo, ogni istante. A te, a Bill... immagino le
vostre giornate, le vostre litigate... - sorrise lei spostando per un
attimo lo sguardo, prima di tornare a fissare Tom negli occhi - Prima
che tu partissi però quando ci siamo salutati, qualcosa
è cambiato. Mi hai detto come ogni volta che ti sarei
mancata, ma... ho sentito qualcosa di diverso dentro che mi ha
spaventato. Sono terrorizzata Tom, è da un mese che ho una
paura fottuta di perderti e pur di evitarlo sono pronta a tenermi tutto
dentro, ma devi saperlo che per me è cambiato qualcosa. - si
sentì per un attimo la testa più leggera, si
passò una mano tra i capelli sospirando.
- Perché dovresti perdermi? - domandò lui serio.
- Perché quello che provo io nei tuoi confronti non
è corrisposto e non voglio rovinare tutto per qualcosa che
magari un giorno passerà -
- Cosa provi? - si morse un labbro, serio in viso, lo sguardo fisso su
di lei.
- E' tutto molto confuso... - sussurrò la ragazza.
- Cosa provi? - chiese di nuovo con insistenza.
- Penso di volerti bene in quell'altro senso... -
- Greta... - rispose lui scuotendo la testa, ma lei lo interruppe.
- Lo so è totalmente inaspettato, totalmente irragionevole,
totalmente... - la ragazza lasciò la frase incompleta, ma ci
pensò Tom a completare il suo pensiero.
- Incomprensibile... -
- Esatto e poi... - tentò di dire, ma lui posò
subito la tazza che aveva in mano e le prese i polsi, tenendola stretta.
- Greta fermati, devo dirti una cosa – sussurrò
abbassando lo sguardo. La ragazza non capiva quel cambiamento repentino
dell'amico, era solo spaventata che tutto sarebbe potuto precipitare da
un momento all'altro.
- Sì – sussurrò fissandolo, ma lui
teneva lo sguardo basso.
- Ti ricordi quando ti regalai l'orologio? -
- Certo, non lo tolgo mai... - la ragazza si sfiorò il
quadrante verde con le dita e lo guardò un istante.
- Ti ricordi anche cosa ti dissi? -
Greta scosse la testa incerta, non era sicura di quello a cui si
riferisse Tom.
- E' stata la cosa più smielata che abbia detto in vita mia,
e l'ho detta a te Greis, e neanche te la ricordi – sorrise
amareggiato passandosi la mano sulla testa, sospirando.
- Mi hai detto che ogni volta che la lancetta delle ore sarebbe finita
sulla quinta spada, mi avresti pensato - disse lei sicura, ricordandosi
per filo e per segno le parole dell'amico.
- Già, e non ti sei mai chiesta perché? -
- Perché eravamo lontani... -
Tom sorrise ancora spostando lo sguardo verso la finestra, la bionda si
fermò ad osservare il suo profilo perfetto, non riuscendo
ancora a capire cosa stesse pensando.
- Non sei l'unica a cui è successo quello che è
successo – mormorò criptico Tom, facendo crescere
l'incertezza e la paura in Greta, seduta di fronte a lui con il cuore
in gola. Si avvicinò di più al viso della ragazza
e le sue mani dai polsi salirono sulle braccia, fino al viso - Io...
promettimi che non ti arrabbierai. - chiese supplicandola con la voce e
con gli occhi.
- Cosa stai per dirmi Tom? - rispose lei spaventata.
- Io ho fatto una cazzata, ero un ragazzino, non ci ho mai capito
niente di tutte queste faccende complicate –
sbuffò lui togliendole le mani dal viso e spostando lo
sguardo lontano da quegli occhi azzurri che in quel momento erano
difficili da guardare.
- Tom... -
- Sono quattro anni che cerco di fare finta di niente... - si
girò di colpo a fissarla.
- Cosa? - esclamò lei colpita di sorpresa.
- Greis cerca di capirmi, avevo troppa paura, e ce l'ho ancora, non
voglio che cambi niente tra di noi – cercò di
giustificarsi prendendole le mani, ma la ragazza si
divincolò alzandosi dal letto.
- Fammi capire. - disse lei incerta - Sono quattro anni che cerchi di
far finta di niente di cosa? -
- Non ti sei mai chiesta perché tutti i tuoi ragazzi mi
stavano sul cazzo, o perché tornavamo di nascosto solo per
vederti, o perché ti ho detto che ogni volta che la lancetta
delle ore finiva sulla quinta spada ti avrei pensato? -
- Tu e Bill siete sempre stati gelosi del nostro rapporto, e di me, ma
lo sono anche io, ma non capisco cosa c'entra, mi stai confondendo... -
- Greis – rispose lui ridendo nervoso – come fai a
non capire?! -
- Come faccio a non capire cosa? - alzò lei la voce
spazientita.
- Che sono quattro anni che per me non sei più una semplice
amica! -
Greta si immobilizzò al centro della stanza, con gli occhi
gonfi di lacrime, e il viso rivolto verso quello di Tom, che la
guardava nervoso, ma anche speranzoso che lei dicesse qualcosa. Era
stata dura per lui tenersi dentro tutto quell'amore per così
tanto tempo, anche se era stato anche più facile gestire la
sua tanto acclamata fama da playboy. Poteva dormire, parlare,
incontrare quante ragazze voleva, ma nessuna sarebbe stata Greta. Non
avrebbe mai amato nessuna quanto amava lei, e non sapeva neanche
spiegarsi perché. Per quanto ci avesse provato a togliersi
dalla testa la sua migliore amica, ogni volta che la vedeva, e si
perdeva nell'azzurro cristallino dei suoi occhi, o si fissava ad
osservarla mentre giocava con i capelli, si ricordava di quanto era
importante, di quanto avevano condiviso, e di quanto senza di lei, la
sua vita sarebbe stata vuota. Sapeva di aver sbagliato, ma sapeva anche
che fino a quando anche lei non avesse ricambiato lo stesso sentimento,
era inutile cercare di dirglielo, perché l'avrebbe solo
allontanata, e non sarebbe mai riuscito a stare senza il loro rapporto.
- Perché non me l'hai mai detto? - esclamò la
ragazza mettendosi una mano sul petto e cominciando a singhiozzare.
Camminava nervosa per la stanza, non riuscendo a non pensare al fatto
che si era appena tolta un peso dal cuore, e già un altro si
riproponeva pesante, a farle male. Cosa significavano le parole di Tom
era molto chiaro, ma perché non se ne fosse mai accorta, era
un dubbio che si insinuava nel suo cervello.
- Non potevo rischiare sapendo che per te non era la stessa cosa, e poi
c'era il gruppo... -
- Il gruppo, il gruppo! Sempre e solo il gruppo! - esclamò
la bionda sentendo la rabbia crescerle dal petto - Ed io invece cosa ho
appena fatto?! Non potevo continuare a guardarti in faccia sapendo di
mentirti quando tu sono quattro anni che non ti fai scrupoli e mi
prendi per il culo come se fossi un'estranea! - gli gridò
contro la ragazza completamente sconvolta da quella notizia.
- Greta non è così – disse lui
alzandosi dal letto per poterla fermare. Ma più si avvicina
a lei, più lei si allontanava. Quello di cui aveva
più paura si stava avverando. Lei aveva lo sguardo perso nel
vuoto, nella sua testa si stavano affollando milioni di risposte a
tutte quelle domande che si era posta in quelle settimane infernali.
- Ho preferito stare male io tutto questo tempo, per evitare che il
nostro rapporto cambiasse, poi con il tempo mi sono abituato a non
pretendere nient'altro da noi due se non quello che già
avevamo -
Ma Greta non ascoltava. Ripensava a Bill, al discorso di Andreas,
ripensava a quanto era stata sciocca nel credere che tutto si sarebbe
sistemato.
- Allora Andreas aveva ragione, allora... Bill... Quando non mi hai
parlato per tutta la settimana prima dell'uscita del singolo era per
questo motivo? - mormorò fissando Tom che la guardava con il
viso dispiaciuto senza avere la forza di rispondere – Bill...
- disse di nuovo.
Si girò di scatto scaraventandosi contro la porta. La rabbia
continuava a salire, stava perdendo quel controllo che aveva sempre
mantenuto; non si era mai innervosita tanto in vita sua. Era una
persona così pacifica e buona che la maggior parte delle
volte pur di non litigare con qualcuno o non avere discussioni,
preferiva tacere. Ed ora?! Ed ora veniva a scoprire che tutti gli
scrupoli che si era fatta nei confronti di Tom, per paura che tutto
cambiasse, lui in realtà non se li era mai fatti. Aveva
preferito mentire per quattro anni piuttosto che dirle come stavano le
cose. Non sapeva se le faceva più male quello o il fatto che
Bill non l'avesse mai aiutata a capire. Greta camminò a
passo di marcia verso la camera del cantante, spalancando la porta,
furiosa. Si avventò contro le tende, aprendole e lasciando
entrare la luce. Bill si svegliò di colpo mettendosi una
mano sugli occhi.
- Bill! Svegliati! - gli ordinò Greta.
- Greta ti prego, ascoltami – la implorò Tom
arrivato in stanza, mentre cercava di prenderla ma lei si divincolava
andando verso il letto di Bill. Le lacrime continuavano ad uscire dai
suoi occhi senza che potesse comandarle; era il nervoso, era la
delusione, era solo il suo cuore che si stava accartocciando come un
pezzo di carta da buttare via.
- Oddio! Che c'è? - chiese Bill spaventato mettendosi seduto.
- Bill tu lo sapevi?! - gli gridò contro Greta mentre Tom la
teneva da un braccio cercando di farla girare verso di lui - Che
domande idiote certo che lo sapevi! E tutte le cazzate che mi hai
raccontato, tutto era una farsa gigantesca! -
Bill guardò Tom, bastò uno sguardo e
capì esattamente di cosa stesse parlando l'amica.
Capì perché la sera prima si era sentito
così in colpa nei confronti di Greis, capì che
avevano sbagliato tutto. Aveva sempre sostenuto Tom, come un bravo
fratello avrebbe fatto, l'aveva sempre aiutato, nonostante non
condividesse quella sua decisione di lasciare Greta all'oscuro dei suoi
sentimenti. Per quel motivo quando aveva saputo che anche da parte
della ragazza c'era qualcosa verso il fratello, aveva cercato di
organizzare tutto come se fosse spontaneo e naturale, nascondendo alla
ragazza il piccolo particolare che Tom erano anni che era innamorato di
lei. Lui e Greta si erano sempre detti tutto, ma quel segreto tra lui e
il gemello, non avrebbe mai e poi mai potuto romperlo, se non fosse
stato prima Tom a parlare.
- Greis aspetta io... - mormorò Bill togliendosi le coperte
di dosso ed avvicinandosi ai due, vicino al letto -
- Non aspetto proprio un cazzo! - gridò la ragazza
divincolandosi definitivamente da Tom ed andando dall'altra parte della
stanza - Siete la più grande delusione che potessi avere,
voi due, le persone che pensavo fossero quelle che conoscevo meglio, le
persone per cui io morirei se fosse necessario, quelle che pensavo non
mi avrebbero mai e poi mai tradito. Le due persone più
importanti della mia vita mi hanno preso in giro per tutto questo
tempo... come posso fidarmi ancora di voi?! Come posso ancora guardarvi
in faccia senza chiedermi se siete sinceri o no con me! -
Bill e Tom la fissavano con la stessa espressione, e nonostante stesse
urlando contro di loro con le lacrime agli occhi, arrabbiata come non
mai, dentro aveva un gigantesco nodo alla bocca della stomaco, e la
gola si stava chiudendo sempre di più.
- Era una cazzata anche la storia di Heidi, era una cazzata anche
quella con cui sei uscito ieri sera... Tom... - continuò la
ragazza fissandolo sconvolta.
- Greis fammi solo cercare di spiegare... -
- Non eri neanche ubriaco quella sera! Tutte quelle cose che mi hai
detto me le hai dette guardandomi negli occhi! Te lo ricordi?! Dimmi la
verità! -
Tom abbassò lo sguardo per poi cercare quello di Bill che la
fissava anche lui con gli occhi lucidi.
- Greis ti prego, io ho solo cercato di aiutarlo – disse
piano Bill facendo il giro del letto per cercare di avvicinarsi. Ma
Greta si era voltata, aveva preso i jeans dalla sedia, ed ora se li
infilava, voleva andare via da quella casa il prima possibile.
- Sì lui non c'entra niente, è solo colpa mia
– disse Tom seguendo il fratello – Bill non c'entra
niente, non te la prendere con lui! -
- No Tom è anche colpa mia...- disse Bill deciso verso il
gemello.
- BASTA! - gridò la ragazza prendendo la borsa dal pavimento
e puntando un dito contro i gemelli – Non vi voglio
più vedere! Non mi cercate, non ci provate neanche una volta
a prendere il telefono e chiamarmi, neanche una! Sono stata chiara? -
si girò di scatto ed uscì dalla porta.
- Greis – gridarono in coro Bill e Tom seguendola.
Greta corse in corridoio scendendo le scale il più veloce
possibile, cercando di non cadere, le lacrime le impedivano la visuale.
Tra i singhiozzi riuscì ad arrivare alla porta mentre
sentiva i passi dei gemelli dietro di lei.
- Greta fermati ti prego - gridò Tom. Non poteva crederci
che dopo tutti quegli anni in cui aveva pensato mille modi per potersi
finalmente dichiarare a lei, era venuto fuori proprio in quel momento
così poco opportuno. Quella era l'ultima cosa che
desiderava; sapeva che aveva sbagliato, ed avrebbe dato tutto per
tornare indietro.
La ragazza aprì la porta prendendo il cappotto ed uscendo
fuori al gelo mattutino, dietro di lei continuava a sentire la sua voce.
- Greta fermati – urlò di nuovo Tom con il
fiatone. Fuori faceva troppo freddo, e lui era senza maglia -
- Torna dentro e fai finta che non sia mai esistita, chiaro?
– le gridò in risposta la ragazza, aprendo il
cancello e sbattendoselo alle spalle.
Tutto ciò che fai, prima o poi torna indietro.
Non voleva parlare con nessuno,
non voleva vedere nessuno. Voleva solo dimenticare tutto quello che
aveva vissuto quel giorno, desiderava scomparire nel nulla, come se non
fosse mai esistita. Voleva svegliarsi e rendersi conto che era stato
solo un brutto sogno, che quello che era successo era frutto della sua
immaginazione. Invece come chiudeva gli occhi e li riapriva, tra l'eco
dei singhiozzi che si espandevano nella sua stanza vuota, vedeva solo
la foto che c'era sul comodino, sfocata. Metterla a fuoco avrebbe fatto
troppo male, ma non ce n'era comunque bisogno, sapeva esattamente chi
erano i soggetti di quell'immagine, sapeva tutta la storia che c'era
dietro, ma non voleva ricordarla. Voleva dimenticare, ma non aveva la
minima idea da dove poter cominciare per dimenticare una vita intera.
Stava piangendo così forte che la gola le bruciava e le
unghie le si erano conficcate nel palmo della mano. Più
piangeva più si rendeva conto che le cose non sarebbero mai
migliorate, perché una vita senza di loro non era una vita.
Doveva ricominciare da capo, come un neonato che imparava a camminare
da solo; con il tempo ogni ferita si sarebbe rimarginata e sarebbe
diventata una cicatrice. Visibile, ma pur sempre cicatrice. Si mise
seduta sul materasso e prese la cornice con le mani, scaraventarla a
terra non avrebbe aiutato, non si sarebbe neanche rotto il vetro,
perché non c'era. Tolse la foto e la fissò per
qualche istante, quei ragazzini che si abbracciavano ridendo non
esistevano più, come non esisteva più niente di
quello che avevano vissuto. Anche se si era promessa che non l'avrebbe
mai fatto, era tempo di dimenticare. La guardò per un ultima
volta, poi la strappò in quattro pezzi, pensando di aver
strappato per sempre l'amicizia che aveva dichiarato conclusa, e
quell'amore appena nato che non era potuto sbocciare, ma era rimasto un
bocciolo pieno di spine, solitario, nel suo cuore. Si
asciugò il viso con le mani alzandosi dal letto; sarebbe
andata avanti, non le importava niente se quell'incidente di percorso
l'aveva resa fragile come un fiocco di neve. Fiocchi di neve, li vedeva
scendere davanti alla sua finestra, si posavano sul vetro, e si
scioglievano diventando acqua, diventando niente.
Otto
giorni dopo.
Era
contenta di constatare che almeno avevano esaudito il suo desiderio
di non volerli ne sentire ne tanto meno vedere. Era passata
più di
una settimana da quel giorno e forse perché aveva tenuto il
telefono
spento per tutto quel lasso di tanto, non si meravigliò del
fatto
che non fossero venuti a cercarla, e questo però un po' la
preoccupava, significava che sarebbero tornati nella sua vita quanto
prima. Non si sarebbero arresi facilmente, lo sapeva, ne era
cosciente. Avrebbe dovuto affrontare nuovamente quei discorsi, ma con
una nuova faccia, con un nuovo cuore, con una nuova mente. Si stava
curando le ferite da sola, evitando di chiedere aiuto a chiunque, non
voleva dare peso con i suoi problemi a nessuno; d'altronde era sempre
stata abituata a cavarsela da sola, da quando la mamma era morta
quando era ancora una bambina. Con il padre aveva un rapporto
normale, ma non gli avrebbe mai raccontato la sua situazione, mai.
Come da otto giorni a quella parte, tornava a pensare a quanto fosse
sola nella sua vita, a quanto avesse rinunciato, solo ed
esclusivamente per l'unica amicizia che meritasse la pena vivere.
Questo lo pensava, prima. Mentre si girava il cellulare tra le mani
indecisa se accenderlo o meno giocava con il cucciolo di cane che
aveva trovato sotto casa quella mattina. Forse era un segno del
destino, e lo ringraziava, avrebbe avuto almeno un amico fedele
mentre rimetteva a posto i cocci della sua esistenza. Aveva deciso di
chiamarlo Jäger, come lo Jägermeister.
Aveva appena
visto la pubblicità in TV, e le sembrava carino.
-
Ciao Jäger – sussurrò alla
piccola palla di pelo nero accoccolata sul divano –
è vero che tu
non mi tradirai? Sarai un fedele cagnolino? -
Socchiuse
gli occhi sospirando, mentre
premeva il tasto di accensione del telefono; non aveva idea di quello
che sarebbe potuto succedere, ma era curiosa dopo otto giorni, di
sapere cosa stesse accadendo nel mondo. A parte lavoro, casa e
supermercato, non aveva frequentato molti altri luoghi.
Inserì
il PIN e guardò il piccolo
schermo colorato arrivare alla schermata principale. Chiuse gli
occhi. Il suono dei messaggi cominciò ad assordarle le
orecchie, ed
a destare l'attenzione anche del piccolo Jäger che
cercò curioso
con il musetto la provenienza del rumore. Greta rimase con il
telefono in mano, mentre vibrava e suonava, aspettando che finisse.
Una volta terminato l'arrivo dei messaggi, aprì gli occhi e
vide che
ce n'erano ventiquattro. Non sapeva davvero se li voleva leggere, ma
si fece coraggio, ed aprì la cartella.
Diciotto
erano di Bill, dieci di
chiamate ricevute ed otto scritti. Li scorse uno per uno.
Greis
mi sento malissimo per quello
che è successo, dobbiamo chiarire questa cosa. E' stato
tutto un
grosso sbaglio. Mi manchi già da morire.
Greis
ti prego accendi il cellulare!
Lo so che se te lo scrivo non lo leggi se il telefono è
spento, ma
ti prego ho bisogno di parlarti.
Non
ce la faccio più, vorrei venire
da te ma non mi lasciano uscire! Tom non mi parla! Greis ti prego
è
una situazione di merda...
Ho
capito che non mi vuoi parlare ma
sono io che devo parlare con te! Non so più come dirtelo,
Greta
cazzo come puoi buttare tutti questi anni nel cesso in questo modo!
Lo so che ho, che abbiamo sbagliato, ma lascia almeno che ti spieghi
per bene, poi deciderai tu cosa fare. Ti voglio un mondo di bene, non
dimenticarlo mai.
Greta
non so più che fare, sono
passati tre giorni voglio solo sapere se stai bene!
Tom
mi ha parlato oggi, ma non
riusciamo a venire a capo di questa situazione. Dobbiamo chiarire
insieme, dobbiamo uscirne fuori insieme come sempre... ti supplico
chiamami.
Lo
so sono stato un coglione, ma ti
prego Greis, ho bisogno di parlarti. Chiamami! Ti giuro che prenderei
la macchina e verrei da te in un secondo se solo sapessi che mi vuoi
vedere.
Non
ce la faccio più, davvero. Non
ho tue notizie da una settimana, se domani non mi chiami vengo in
negozio, te lo giuro che lo faccio.
Greta
si fece forza, e guardò anche
gli altri, mentre le lacrime cominciavano ad uscire dagli occhi.
Due
chiamate di Andreas ed un suo
messaggio:
Lo
so come ti senti, chiamami e sono
da te in un battito di ciglia.
Poi
un SMS di un numero che non
conosceva, ma scoprì essere di Michelle:
Se
vuoi
parlare, questo è il mio numero. Un bacio. Michelle.
Ed
infine ulteriori chiamate perse: di
Georg e Gustav.
Da
parte di Tom non c'era niente, non
sapeva se essere delusa o essere felice del fatto che almeno uno dei
due si fosse dimenticato dell'altro; meno gente che soffriva.
Rilesse
i messaggi di Bill uno per uno,
continuando a piangere ed a stringere con una mano il cellulare e con
l'altra accarezzando Jäger, ignaro di quanto dolore ci potesse
essere al mondo.
Amore
è dolore. Lo ripeteva sempre,
ogni volta si riprometteva di non innamorarsi più, ma ci
cadeva
sempre di nuovo.
___
Aveva il terrore che sarebbe potuto entrare dalla porta d'ingresso
del negozio, terrore puro. Non sapeva se era in grado di poter
reggere un confronto con lui, ma almeno aver letto il messaggio e
sentirsi in un certo senso preparata a quell'evento la rincuorava
leggermente. Per tutto il pomeriggio non si era distratta neanche un
minuto dal tenere la porta sotto controllo, ogni persona un po'
troppo alta che varcava la soglia la faceva sobbalzare. Era indecisa,
non sapeva se veramente sarebbe venuto, non voleva vederlo, ma non
aspettava altro che arrivasse di fronte a lei.
Infine, stremata, si sedette a terra, per sistemare dei nuovi CD,
aveva bisogno di non pensare, di non continuare a torturarsi in quel
modo. Doveva semplicemente continuare a reagire, sperando che prima o
poi quel dolore costante alla base del petto, fosse scomparso.
Continuava però a domandarsi come sarebbe stato il loro
incontro
dopo tutto quello che era accaduto; pacifico? Oppure si sarebbero
urlati contro qualsiasi tipo di insulto. Scosse la testa impegnandosi
a non pensare, quando la voce che aveva aspettato per tutto il
pomeriggio, finalmente arrivò alle sue orecchie. Triste, un
po'
roca. La voce di Bill.
- Hai letto i messaggi? - le chiese senza salutare.
Greta annuì piano, alzandosi dal pavimento e sorpassandolo
– Vai a casa prima che ti riconoscono – lo
ghiacciò senza guardarlo negli occhi.
- Non me ne frega un cazzo, voglio parlare con te – si
impuntò lui. Quando si metteva in testa che doveva fare
qualcosa nessuno poteva mettergli i bastoni tra le ruote, e Greta per
quanto avesse potuto opporsi, non ce l'avrebbe fatta a fermarlo.
- Io no – disse lei trattenendo un singhiozzo.
- Ok, allora mi ascolti -
Bill la prese per un braccio e la trascinò verso la fine del
negozio. Nel reparto musica celtica, era sicuro che
non li avrebbe trovati nessuno.
- Sto lavorando – sbuffò lei incrociando le
braccia e fissandosi i piedi.
- Non ci vorrà molto – si difese – e
guardami mentre ti parlo -
- No, non ti voglio guardare in faccia, sapendo che tutte le volte che
l'ho fatto mi hai detto cazzate -
- Greta cazzo – rispose nervoso – non lo capisci
proprio?! -
- Cosa? - chiese lei alzando la voce.
- Io l'ho fatto per Tom, l'ho fatto per voi, non lo capisci che se lui
faceva di testa sua... -
- Lui faceva di testa sua?! - berciò la ragazza –
Tom è grande e vaccinato è in grado di badare a
se stesso! Devi smetterla di fargli da balia! -
- Tu lo sai meglio di chiunque altro che ci proteggiamo a vicenda, lo
sai quant'è profondo il nostro legame. Non avrei mai pensato
che proprio tu non avresti capito... -
- Cosa Bill? Che mi avete preso in giro per quattro anni! -
- No! Tom non voleva rovinare niente, non voleva che tu lo guardassi
come il povero cretino che si era innamorato di te, quando sapevamo
benissimo tutti che tu non provavi la stessa cosa che provava lui, o
sbaglio?! Non sei stata tu a dire che questo
“sentimento” o come vogliamo chiamarlo,
è venuto fuori un mese fa più o meno, o no?! -
Greta si morse le labbra – Cosa c'entra? Io non sapevo quello
che pensava lui, ma gliel'ho detto lo stesso –
mormorò incerta.
- Greis, adesso sei tu che mi prendi per il culo – disse Bill
ironico – Andreas mi ha detto quello che ti ha raccontato. -
Greta alzò di colpo lo sguardo e lo puntò sul
viso di Bill. Non aveva una bella cera, Era pallido, e con due occhiaie
nere e pesanti a coronare i suoi vellutati occhi castani coperti da
tanta tristezza.
- Pensavo fosse una cazzata – si giustificò.
- E perché non sei venuta da me a chiedere se lo era?! Io ho
sbagliato, ti prego di perdonarmi, me ne prendo tutta la
responsabilità, non sono stato un buon amico, ma solo
perché c'era mio fratello dall'altra parte... ma non puoi
buttare una vita insieme Greis, non puoi! -
- Non posso? E ti credi che per me sia facile?! Svegliarmi la mattina e
rendermi conto che sono sola, che ho sacrificato l'intera esistenza per
delle persone che mi hanno detto bugie su bugie...! - urlò
più forte.
- Nessuno ti ha chiesto di farlo - gridò lui sovrastandola.
- Nessuno me l'ha chiesto, ma l'ho fatto, per amor vostro,
perché siete le persone a cui tengo di più al
mondo, e non vorrei mai e poi mai il male per voi. Per cui, prima mi
dimenticate meglio è per tutti quanti, ok Bill? Ora devo
tornare a lavoro. - fece un passo ma lui la prese per le spalle con
forza, costringendola a guardarlo.
- Certo che sei forte! Dici di non volere il nostro male e poi mi dici
di dimenticarti... come possiamo fare una cosa simile? -
corrugò la fronte addolcendo la voce, non voleva arrendersi
prima di averle provate tutto.
- Non lo so – sussurrò lei – non so
neanche io come fare -
- Perché è impossibile Greis, non si
può fare! Siamo cresciuti come una sola cosa, sempre insieme
fino... -
- Fino a quando non sono arrivati i Tokio Hotel, e siete andati via
– concluse Greta.
Bill annuì incrociando le braccia, si passò la
lingua sulle labbra, per inumidirle, ma evidentemente non ci
riuscì, era anche lui così agitato che gli
mancava la salivazione.
- Allora è questo! E' il gruppo che non ti è mai
andato giù – disse nervoso alzando un sopracciglio.
- No, Bill, non è il gruppo. Siete voi che l'avete sempre
messo prima di tutto, prima di qualsiasi cosa, anche prima degli amici,
prima delle cazzate che facevamo insieme... -
- Sono finiti i tempi delle cazzate, non abbiamo più dodici
anni! - si animò lui alzando la voce.
- Ora lo vedi come fai? Mi stai attaccando perché sai che ho
ragione, ma vuoi averla tu l'ultima parola! -
- Non mi pare! -
- Vedi? -
- Io voglio solo esporre la mia opinione, visto che si tratta di me. -
si indicò - E' vero, il gruppo viene prima di tutto se
parliamo di lavoro, ma le persone che vengono prima di qualsiasi altra
cosa nella mia vita sono mio fratello, la mia famiglia ed i miei amici,
Greis, cazzo, quante volte siamo tornati di nascosto solo per stare un
giorno in più insieme?! -
La ragazza chiuse gli occhi; sapeva che non stava mentendo, tutte le
parole che uscivano dalle labbra di Bill erano così
maledettamente vere, che non poteva negare il contrario. Non ci sarebbe
riuscita, e non avrebbe neanche voluto farlo.
Greta distolse lo sguardo dall'espressione del moro, che la guardava
con gli occhi lucidi e la bocca dischiusa. Sapeva che la discussione
non era finita, ma non ce la faceva più a sostenere quella
situazione di scontro con lui, mentre la guardava in quel modo. Lo
scansò per andare via ma si sentì trattenere.
- Non abbiamo finito Greis – disse lui prendendola di nuovo
per un braccio. Lei si girò di colpo e si ritrovarono viso a
viso. Non ce la fece più a trattenersi, e scoppiò
a piangere in singhiozzi, rimanendo immobile.
Bill la guardava, con gli occhi lucidi, e la tirò a
sé stringendola forte. Le mise una mano sulla testa
accarezzandole i capelli.
- Mi dispiace Bill – singhiozzò Greta con il viso
sul petto del ragazzo.
- Mi hai fatto spaventare – le rispose lui dolcemente
stringendola più forte – non fare mai
più una cosa del genere -
- E' tutta colpa mia – continuò la ragazza
– non dovevo dire quelle cose a Tom, non dovevo prendermela
con te, dovevo continuare a non fare niente. -
- Non è vero Greis, hai fatto bene a dirglielo, e si
sistemerà tutto, stai tranquilla -
- No, non si sistemerà, Tom mi odia, tu poco ci manca, ho
rovinato tutto -
Bill sciolse la presa e le strinse il viso tra le mani, asciugandole le
guance – Nessuno ti odia, nessuno -
- E allora perché non mi ha chiamato? Perché non
si è fatto sentire? Mi manca da morire, da morire Bill, mi
sento così inutile -
- Devi dargli un po' di tempo. Si è tenuto dentro tutto per
tanti anni, ora che è venuto fuori deve capire cosa fare, e
lo deve capire da solo – sussurrò Bill
stringendola di nuovo.
- Mi manca, te lo giuro Bill, non avrei mai e poi mai voluto farlo
soffrire -
- Lo so Greis, lo so -
- Dimmi che andrà tutto bene -
- Andrà tutto bene, stavolta ci puoi scommettere qualsiasi
cosa -
___
Also!
La canzone dell'inizio è la bellissima "Es tut wieder weh"
dei Jennifer Rostock. Chi mi conosce sa benissimo che io adoro quel
gruppo di pazzi XD La canzone fa parte della colonna sonora tedesca di
New Moon, ed è diventata una delle mie preferite.
In
questo capitolo c'è tanta tanta verdura sulla griglia, e
spero di avervi messo un po' di curiosità per quanto
riguarda il prossimo capitolo, dove ci sarà... no, meglio
non anticipare troppo! :)
Grazie
mille per tutte le bellissime recensioni, ed in questi tempi difficili,
ricordatevi sempre di supportare il caro vecchio Tom.
Poi,
se volete, date un'occhiata QUI
Bacioni
oni
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Sieben. ***
7.
Die Welt hält für dich an
Hier in meinem Arm
Für
einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In dem du
lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für
immer du und ich
Für immer jetzt
Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per
un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui ridi
Romperemo
il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre
adesso
Parlare con
Bill era stato di
immenso aiuto. Per quanto volesse tentare di non ammettere che
qualsiasi ferita lui sarebbe stata in grado di curarla, si sentiva un
po' meglio. Aveva reagito in modo troppo esagerato, e questo lo
sapeva. Si era fatta una lunga corsa, da sola, lasciando gli altri
indietro ed arrivando a conclusioni stupide ed affrettate. Immaginava
anche il motivo; venire a sapere per certo che quello che aveva solo
immaginato si stava realmente concretizzando l'aveva fatta spaventare
ancora di più di quanto già era. Scoprire poi che
i sentimenti di
Tom erano ricambiati, anzi, che era arrivato prima lui alla fatidica
verità che loro due potevano davvero essere qualcosa di
più che
amici, la infastidiva. Che ne sapesse lui non si innamorava mai,
perché lo riteneva stupido. Aveva sempre attribuito quelle
sue
parole al fatto che avesse paura dei sentimenti perché i
suoi
genitori si erano separati, ed era convinto che le relazioni a lungo
termine portassero solo problemi, e dolore. Ma quello che le aveva
detto... come aveva fatto a tenere nascosto tutto quanto per tanti
anni? Come era riuscito a mentire a lei? Cercava in tutti i modi nei
ricordi, episodi che potevano darle qualche indizio, ma non riusciva
ad arrivarci. Parecchie volte Tom, specialmente quando beveva un po'
troppo, faceva discorsi strani, che lei però aveva sempre
attribuito
all'alcol, ma che probabilmente ora potevano avere leggermente
più
senso compiuto. Ovviamente l'unico modo per uscirne fuori era quello
di parlarne con il diretto interessato, ma forse avrebbe dovuto
aspettare. Bill le aveva detto che non aveva passato dei bei momenti
in compagnia del fratello in quei giorni, ed era solo colpa sua se
stava male, unicamente sua. Si odiava per questo, avrebbe davvero
voluto poter fare qualcosa, ma immaginava anche che come lei aveva
detto chiaramente che non voleva essere disturbata, ora anche lui
aveva bisogno di un po' di tempo da solo. Si odiava perché
aveva
fatto un vero disastro. Ripensava alla sua reazione, e si chiedeva
ancora, con i nervi rilassati, come aveva potuto dire e pensare
quelle cose. La delusione di non essere al corrente di una cosa
così
importante forse o il fatto che Bill le avesse mentito per proteggere
Tom, e Tom... lui, che pur di non perderla aveva rinunciato a tanto,
o meglio, a tutto. Greta si morse le labbra, il piccolo Jäger
rosicchiava un peluche vecchio che la ragazza gli aveva lanciato sul
tappeto, ed il cagnolino si rotolava sul pavimento giocando, mentre
lei guardava lo schermo senza realmente vedere la televisione. Aveva
voglia di chiamarlo, di parlarci, di chiedergli scusa. Avrebbe pianto
appena sentita la sua voce, lo sapeva, però avrebbe potuto
almeno
provarci. Prese il telefono vicino a lei e fissò lo schermo.
In un
momento si illuminò da solo, iniziando a vibrare nella sua
mano.
Vide un numero che non conosceva, e la cosa non le piacque, ma decise
di rispondere lo stesso.
-Pronto? -
In risposta non ricevette niente, se non un sospiro sommesso di chi
aspettava di sentire la sua voce. Lo riconobbe subito, senza aspettare
che parlasse.
-
Ehi – sussurrò Greta
– come stai? -
Tom dall'altro lato non rispose;
sospirò di nuovo prendendo un ulteriore sospiro.
- C'è un'altra bugia che ti abbiamo detto, e ho intenzione
di dirti la verità, adesso -
Era sollevata, ma aveva paura, sentire nuovamente la sua voce profonda,
le sue frasi dette così velocemente che avevano sempre delle
finali mancanti, i suoi versi strani, i sospiri, la sollevarono per un
istante, ma continuava a tremare di paura e angoscia, e dolore.
- Tom, qualsiasi cosa sia non mi importa – si
animò la ragazza concitata – l'importante
è che tutto possa tornare come prima, mi manchi da morire -
- No, non tornerà mai come prima Greis, è
impossibile -
Il dolore, lacerante e profondo, si estendeva e continuava ad
attanagliarle mente e cuore, scorrendole nelle vene e convincendola che
non c'era via d'uscita, che quella era la fine, davvero e per certo. Ma
non voleva crederci.
- Tom non dire così – disse in un sussurro
strozzato, non chiedendosi neanche dove la sua voce fosse finita,
pensando più che altro a quanto amore verso di lui aveva
nascosto.
La ragazza si sedette meglio sul divano, prendendosi la testa con la
mano libera e cominciando a piangere silenziosamente, non poteva
crederci che stava succedendo per davvero. Sentirlo parlare
così faceva più male di una coltellata, il cuore
continuava a battere veloce, ma allo stesso sentiva la solita
sensazione di dolore all'altezza dello stomaco, che la stava straziando.
- Ti prego – disse trattenendo i singhiozzi.
- Greis, c'è una canzone – riprese Tom serio
– che non ha scritto Bill. L'ho scritta io, pensando a te. -
Stavolta lo disse piano, scandendo le parole, morbide.
- Metti la numero sei -
Greta rimase immobile con gli occhi spalancati e la bocca aperta, una
mano sul cuore e le lacrime che scendevano sulle guance.
- Che cosa? Tom? - riuscì solo a mormorare, ma dall'altro
lato senti solo dei beep ravvicinati che significavano la fine della
chiamata.
Si alzò di scatto facendo cadere il telefono, il telecomando
e la bottiglia d'acqua che aveva posato sul divano. Corse vicino alla
TV dove teneva tutti i CD della band; il primo che le venne in mente di
prendere fu proprio Humanoid, non seppe neanche perché, in
quel momento non si ricordava che traccia c'era alla numero sei di
nessun CD, ma il primo che spinse nel lettore fu proprio quello. Con le
mani che tremavano premette tutti i tasti del lettore per farlo partire
il più veloce possibile, poi finalmente la musica
partì, e lei continuò a piangere.
Ich
seh dich weinen
Und keiner
wischt die Tränen weg
Ti
vedo piangere
E
nessuno asciuga le tue lacrime
Greta
crollò a terra e si resse le gambe con le braccia
poggiando la fronte sulle ginocchia, mentre ascoltava ogni singola
parola continuando a pensare che non avrebbe potuto vivere senza di
lui.
Ich hör dich schreien
Weil
die Stille dich erstickt
Ich fühl dein Herz
Es ist einsam so
wie du
Lass dich fallen
Mach die Augen zu
Ti
sento gridare
Perché
il silenzio ti soffoca
Sento
il tuo cuore
E'
solitario come te
Lasciati
cadere
Chiudi
gli occhi
Mai. Non ci sarebbe mai
riuscita. Senza le sue risate
sghembe, senza le sue facce buffe, senza le sue parole a
metà,
senza le maratone di film fino all'alba, senza poter giocare con le
sue guance e le sue orecchie, senza poter passare le nottate a
parlare di niente, senza poterlo aspettare al ritorno di un viaggio,
con le braccia aperte ed un sorriso confortante. Quello che aveva
pensato di fare, dimenticarlo e dimenticarli, era qualcosa di
impensabile. Non avrebbe mai potuto cancellare i momenti più
importanti della sua esistenza, passati sempre con loro. Ogni
compleanno, ogni Natale, ogni evento importante della sua vita,
l'aveva trascorso con loro, ma sopratutto, c'era sempre stato lui
ogni volta che ne aveva avuto bisogno.
Come un film, nella sua mente tornavano momenti di pochi
anni prima, e per ogni problema ricordava gli occhi di Tom, pronto a
sorreggerla ogni volta che si accasciava a terra. Quando l'avevano
tradita, quando aveva il cuore spezzato, i suoi amici la consolavano,
ma era lui che la guardava davvero, che la fissava negli occhi e le
diceva che tutto sarebbe andato bene, perché erano insieme,
e quando
erano insieme, avrebbero potuto combattere contro qualsiasi cosa. Per
sempre.
Die Welt hält
für dich an
Hier in meinem
Arm
Für einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In
dem du lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für
immer du und ich
Für immer jetzt
Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui tu ridi
Romperemo il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre adesso
Quella
sensazione di pace, di
tranquillità che solo tra le sue braccia trovava, se l'era
dimenticata. Eppure ogni volta che ci finiva, sapeva esattamente che
quello ero il suo posto, era il posto in cui niente sarebbe potuto
succedere. E si malediva perché aveva rovinato tutto,
perché tutto
sarebbe finito, e lui non ci sarebbe più stato per lei, per
asciugarle le lacrime. Aveva stampate nella mente, le scene della
loro vita in cui per ogni minima cosa, ricordava la sua presenza al
fianco, come un vero amico sapeva fare. E quando tutto finiva male,
quando davvero non le rimaneva altro che piangere, trovava sempre la
sua spalla, perché a differenza di Bill, lui era il forte,
lui
sorreggeva entrambi, ma entrambi sorreggevano lui. Quante volte aveva
provato a dare una reale definizione al loro rapporto, e mai c'era
riuscita. E lo sapeva che d'altronde quello che amava di Tom
inconsciamente era proprio la protezione che sapeva darle, solo con
la presenza. Sapeva che non poteva succederle niente, ed allo stesso
tempo sapeva che a lui non poteva succedere niente se erano insieme.
Qualsiasi cosa per lui, qualsiasi ad ogni prezzo. Litigi furiosi a
scuola, con chi osava dire male dei suoi amici, ridendoci poi su
perché era inutile perdere del tempo con chi non capiva. E
non
voleva che nessuno capisse, perché quello che avevano, ce
l'avevano
solo loro e da fuori sembrava semplicemente un rapporto strano e
morboso tra tre persone strane e morbose. Ma poi si fermava ad
analizzare ogni minimo dettaglio, e si accorgeva che ogni sguardo ed
ogni gesto, ogni movimento, ogni cicatrice, ogni esperienza,
raccontava la loro storia, il loro cammino, tutto quello che era
successo. Poteva amarlo ed odiarlo nello stesso momento. Era il suo
migliore amico, suo fratello, il suo amore. I singhiozzi le bucavano
il petto, mentre Bill cantava.
Wir setzen
unsere scherben
Zusammen
Wir
sind eins wie Yin und Yang
Fühlst du mich
Wenn du
atmest
Fühlst du mich
Wenn niemand da ist
Fühlst du
mich
Wenn du atmest
Fühlst du mich
Hier in meinem Arm
Sistemiamo i nostri pezzi
Insieme
Siamo una cosa sola, come lo Yin e lo Yang
Sentimi
Quando respiri
Sentimi
Quando qui non c'è nessuno
Sentimi
Quando respiri
Qui tra le mie braccia
Sentì
all'improvviso di nuovo la suoneria del cellulare, e pensò
che
quello fosse il momento peggiore della sua vita per rispondere al
telefono. Sospirò affranta e si decise di ignorare il suono
e
continuare a piangere sul suo miserabile destino. Quella canzone ora
che la riascoltava, forse era ancora più bella della sua
preferita,
di Schwarz, era ancora più bella di qualsiasi altra canzone
che
aveva mai ascoltato. Forse perché quelle parole la facevano
sanguinare dal dolore, forse perché ora che sapeva che erano
rivolte
a lei, soffriva ancora di più sapendo che non sarebbe potuto
succedere altro, che tutto era finito quando aveva detto a Tom di
sparire.
Voleva
tornare indietro.
Il
telefono continuò a suonare insistentemente e Greta stanca
di quella
musichetta allegra lo prese dal tavolino e rispose vedendo che era
ancora il numero sconosciuto, capì che era Tom, il cuore
saltò un
battito:
- Tom
– sussurrò - ti prego – disse tra le
lacrime – facciamo finta che non sia successo niente, io non
posso stare senza di te e senza Bill, non posso è
impossibile, questi giorni sono stati un inferno -
Non ricevette nessuna parola in risposta solo un asciutto e calmo
– Apri la porta -
Asciugandosi le lacrime alla meno peggio, sentendo ancora la canzone in
sottofondo, si avventò sulla porta d'ingresso, aprendola di
scatto.
Era
lì. Con lo sguardo corrucciato, gli occhi bassi, mentre si
mordeva
le labbra. Greta rimase con il respiro mozzato, mentre le lacrime
continuavano a scendere sul viso. Senza dire niente, ma sentendo il
ritorno dei singhiozzi, si avvinghiò al collo di Tom
sentendo
l'impatto dei loro corpi e le sue braccia stringerla forte.
Il
petto di alzava e abbassava cercando di prendere aria, cosa che stava
mancando ai polmoni di Greta, ma non le interessava. Ora che era tra
le sue braccia poteva succedere qualsiasi cosa, lei non si sarebbe
mai più mossa.
- Scusa, scusa,
scusa– riuscì a dire tra i singhiozzi –
Scusa -
- Shhh
– le disse Tom mettendole una mano sulla nuca ed
accarezzandole i capelli morbidi – Basta piangere -
Greta si
staccò dalla presa mettendogli le mani sul viso –
Dimmi che mi perdoni, dimmelo ti prego, qualsiasi cosa tu voglia dirmi,
dimmi però che mi perdoni – la faccia contratta in
un espressione supplichevole, mentre lui girava gli occhi in altre
direzioni, per evitare che si incontrassero con i suoi.
- Entriamo
dentro casa – disse semplicemente, spingendola dentro, mentre
lei rimaneva spiazzata, e la canzone in sottofondo continuava ad andare
in loop.
- Tom
– disse lei seguendolo, mentre andava verso il divano
– dimmi che tra di noi è tutto a posto -
- No
– rispose serio sedendosi sui cuscini, mentre Jäger
accortosi del nuovo arrivato, correva a fargli le feste – Chi
è questa pulce? - chiese lui prendendo il cane in braccio e
mettendoselo sulle gambe, prima che Greta lo guardasse con gli occhi
sgranati e la bocca spalancata, incredula.
- Ok.
– disse arrendendosi – Me lo merito. Ignorami pure.
-
Tom
alzò lo sguardo continuando ad accarezzare il cane, mentre
lei si sedette sul divano al suo fianco, prendendosi la testa con le
mani.
- Te l'avevo
detto che non mi avresti più parlato quando avresti scoperto
quanto sono stato stronzo con te – sussurrò Tom.
Lei girò il viso guardandolo – E non è
giusto che tu ti prenda colpe per un qualcosa che non è dipeso da
te. Hai reagito da pazza furiosa è vero, però
è stata colpa mia, avrei dovuto dirtelo quando è
iniziato tutto – sorrise piano mentre il batuffolo nero che
aveva in braccio gli mordeva un dito, e poi alzò di nuovo lo
sguardo su Greta, inebetita sul divano.
- Quindi non sei
arrabbiato con me? -
- No.
– disse lui scuotendo la testa – Ho capito la tua
reazione, anche se io non l'avrei mai fatto -
- E
perché non mi puoi perdonare? Perché non sei
arrabbiato con me? Pretendo che ti arrabbi – disse la ragazza
nervosamente – Inizia a dirmi che sono una stronza, dai!
– gli spinse un ginocchio mentre lui la guardava
inespressivo, sbattendo le palpebre e non dando nessun segno di
cedimento.
- Sei ubriaca
per caso? - glissò.
-
Perché non può tornare tutto come prima? -
- Io non voglio
– disse posando il cane per terra e girandosi a fissarla
ancora.
- Cosa? - disse
lei avvicinandosi – Tom cosa cazzo stai dicendo? -
- Non ti voglio
come amica Greis – scosse la testa come se fosse ovvio ed
incrociò le braccia.
La ragazza
sgranò gli occhi lasciando che ulteriori lucciconi
trovassero la strada verso le guance. Lo fissava nelle pupille, e non
notava niente, nessun tipo di emozione, era serio, impenetrabile.
- Tom ti prego
– disse lei avvicinandosi ulteriormente – Non puoi
dirmi una cosa del genere -
- Sì
che posso – sibilò lui spostando la testa verso la
TV, per poi riportarla sulla ragazza – Dopo tutto questo
tempo posso non volerti più come amica -
Greta
annuì abbassando lo sguardo; piangendo in silenzio, esausta,
non ce la faceva più.
- Se non posso
averti come dico io – continuò Tom –
preferisco non averti per niente -
La ragazza
alzò gli occhi verso di lui, e vide la sua mano arrivare
sotto al mento, e sfiorarle il viso. Le asciugò con l'indice
la guancia destra, delicatamente, sentendo sotto le dita la lacrima e
la morbidezza della sua pelle. La mano arrivò fino al collo
di Greta che cercava un modo di respirare regolarmente, mentre lo
fissava negli occhi. Tom si avvicinò piano fermandosi a
pochi centimetri di distanza dalle sue labbra, mentre lei deglutiva
incapace di capire cosa stesse accadendo.
- Io ti amo
Greis – sussurrò lui – e voglio stare
con te... -
Greta non lo
fece finire di parlare, si avvicinò alle sue labbra e lo
baciò prendendogli il viso con le mani, come desiderava fare
da quel giorno maledetto in cui le era venuta l'insana idea di
assaporare le sue labbra.
Sentì
la sua lingua insinuarsi nel palato mentre il freddo del metallo del
piercing si sfregava contro le sue labbra salate, bagnate dalle
lacrime. Si avvicinò ancora di più finendo sulle
sue gambe e mettendogli le mani dietro al collo, mentre Bill continuava
a cantare e la sua testa si era completamente svuotata. Ciò
che non aveva ancora assimilato erano state le parole di Tom;
continuava a risentirle nella sua mente come un eco, cosciente del
fatto che l'aveva detto, finalmente, l'avevo detto. Tom dal canto suo,
non si aspettava quel bacio così passionale da parte di
Greis, ma aveva aspettato quel momento per tanto tempo, ed ora che
l'aveva tra le sue braccia, voleva solo godersi il tutto. La ragazza
mise le mani sulle sue guance e si staccò dalle sue labbra,
aprì piano gli occhi, e sorrise, con gli occhi gonfi, ma ora
felici.
- Ancheiotiamoddiolhodetto.
– rispose tutto d'un fiato dandogli un altro bacio a stampo.
- Oddio
l'ho detto fa parte della dichiarazione? - chiese Tom
perplesso, ma Greta non rispose subito.
Si fissarono
negli occhi per un istante infinito mentre Bill finiva la canzone per
l'ennesima volta gridando für immer jetz,
e voleva che quel momento durasse per sempre, per sempre davvero. Gli
accarezzò la guancia rimanendo sempre a qualche centimetro
di distanza dal suo viso e continuò a sorridere
perché in un attimo tutto le cominciò ad apparire
bellissimo, e meraviglioso. Dall'ombra alla luce in meno di un secondo,
era una sensazione strana e piacevole. Solo lui probabilmente avrebbe
mai potuto farle una cosa simile.
– Però
potevi anche farti la barba – sussurrò la ragazza
posando la sua fronte contro quella di Tom.
Lui
scoppiò a ridere passandosi una mano sulla guancia e
guardandola sopra di lui, con quegli occhi così belli e
distrutti dal pianto. Quel celeste velato di grigio, quegli occhi che
conosceva come le sue tasche.
- Ed io che
volevo fare il vintage – ammiccò passandole le
mani dal collo alle spalle, fino ai fianchi, con così tanta
delicatezza che Greta si stupì, come se avesse paura di
toccarla.
- Ci vuole
ancora tanto tempo prima che tu possa essere definito vintage -
- Mi distruggi
sempre – sussurrò lui ridendo.
- E' il mio
lavoro – Greta si avvicinò di più, le
distanze ormai erano questioni di prospettiva, sorridendo e dandogli un
altro bacio sulle labbra.
Lo voleva. Ed
era strana come sensazione. Tutto era nuovo, strano ma al contempo
meraviglioso. Si sentiva come una bambina la mattina di Natale, quando
è consapevole dei regali che ci sono sotto l'albero
perché di nascosto era andata a sbirciare la sera prima, ed
i regali erano esattamente quelli che aveva chiesto. Lei aveva
sbirciato sotto alle tovaglie di Tom, non tanto di nascosto, e forse
tutta quella situazione, la voglia di farsi perdonare perché
si sentiva in colpa la portarono a toccarlo un po' ovunque, non
rendendosene neanche conto. Trasportata dal bacio, e da tutto. Non si
era tra l'altro mai accorta di quanto fosse muscoloso il petto di Tom,
di quanto fossero muscolose le braccia di Tom, di quanto fosse lui
tutto muscoloso. Le mani passarono dalle spalle fino al petto per poi
scendere verso gli addominali, mentre sentiva sotto le sue labbra, lui
che rideva.
- Ehi ehi ehi – disse staccandosi da lei
sorridendo incerto - So che cosa hai in mente, e credimi, siamo
già a buon punto là sotto, ma non è
così che voglio che sia con te. -
- Sei impazzito? - disse la ragazza seria togliendo
le mani dalla sua pancia, quasi offesa.
- No Greis davvero, credimi, ho fantasticato su
quel momento così tante volte che per me l'abbiamo
già fatto in aereo, in una piscina non meglio identificata,
in camera di Bill, nella sala di incisione, in cucina sopra al forno...-
- Tom... - lo bloccò lei guardandolo di
sbieco.
- Nell'armadio, sopra sotto e al lato del letto... -
- Ok ho capito – disse lei ridendo e
dandogli un buffetto sulla spalla, mentre lui continuava.
- Per terra, in macchina, sia mentre guidavo che
nei sedili posteriori... -
- Mentre guidavi? - chiese la ragazza sgranando gli
occhi.
- Sì, ma non era proprio... - si
bloccò un attimo alzando gli occhi al cielo –
Lascia perdere! -
Le risate si espansero nella stanza. La ragazza
pensava che sarebbe stata in imbarazzo riguardo quel genere di
argomento, d'altronde le era già successo di diventare viola
in viso quando lui si divertiva a raccontare cose oscene solo per
vedere la sua reazione. Ed anche quando le aveva chiesto se sarebbe mai
andata a letto con lui si era imbarazzata; ma ora, sul divano, in quel
contesto, di imbarazzante c'erano solo i suoi capelli.
- Sono stupita – fece in tempo a dire
Greis.
- Perché? -
- Perché sì, insomma,
è un altro punto di vista questo -
- Effettivamente è leggermente strano,
ma io mi adatto facilmente – rispose socchiudendo gli occhi e
avvicinandosi di nuovo al viso di Greta, per un nuovo bacio.
- Però questa volta voglio che sia tutto
perfetto. Perché sei tu. Perché siamo io e te. -
Lei spostò la testa di lato con il
labbro tremulo.
- Non pensavo che saresti mai stato capace di dire
una cosa così bella – rispose quasi commossa,
mentre gli cingeva il collo.
- Non ti aspetterai moltissime cose da me, da oggi
in poi -
- Smetterai di dire cazzate in pubblico? - chiese
speranzosa.
- No, quello no, però su alcune cose,
quando saremo da soli, ti stupirò -
- Mhh – mugugnò lei
– non mi dire così -
- Così come? -
- Sembri quasi romantico -
- Io? Romantico? - negò lui
- Ecco vedi, hai già rovinato
l'atmosfera. - rispose Greis storcendo la bocca.
- E' che mi fa strano – si
giustificò Tom alzando le spalle.
- Cosa? -
- Questo...- disse il ragazzo riferendosi allo
strano modo in cui lei era seduta su di lui.
- Anche a me fa strano, però mi piace -
- Alla fine, anche tu hai ceduto al mio fascino da
bello e dannato -
- Tu sei dannato e basta... –
scherzò la ragazza annuendo – e poi veramente sei
stato prima tu a cedere al mio -
- Si però... - tentò di
parlare il moro.
- Niente però -
- ...dai ammettilo che ti piaccio -
Greta sgranò gli occhi - Mi pare ovvio,
ti sto sulle gambe ed ho appena tentato di abusare di te, direi che ci
siamo no? -
- Volevo sentirtelo dire -
- Deficiente – sorrise lei appoggiando di
nuovo la fronte contro la sua – A proposito di deficienza,
come mai sul booklet c'è il nome di tuo fratello sul testo
di questa canzone? - chiese Greis curiosa.
- Perché la parte del romantico depresso
la fa lui... e poi non volevo che tu venissi a chiedermi a chi era
dedicata perché... -
- ...una canzone è sempre dedicata a
qualcuno – dissero in coro a bassa voce.
Greis si aspettava una risposta simile, anche se
sapeva benissimo che anche Tom era in grado di scoprire il suo lato
romantico, sotto tortura sicuramente sì.
- Quando l'hai scritta? -
- L'anno scorso -
- Sai dodici mesi sono un arco di tempo abbastanza
lungo... - rispose puntigliosa.
- Ha avuto due fasi importanti questa canzone. Una
dopo che ti sei lasciata con l'ultimo stronzo con cui sei stata... -
- Ma perché i miei ex devono essere
tutti stronzi a prescindere, scusa? - lo interruppe la ragazza.
- Mi pare che venivi da me quando succedeva
qualcosa... o forse quella bionda che mi piangeva sulla spalla facendo
colare il suo mascara su diverse mie maglie bianche, non eri tu.
– rispose lui pensieroso.
- Certo Tom, quando arrivavo per confidarti i miei
problemi d'amore dovevo chiederti di cambiare maglia prima di scoppiare
a piangere. – lo assecondò lei.
- Comunque stiamo divagando... -
continuò il ragazzo – Ti eri lasciata con l'ultimo
stronzo ed eri venuta a casa disperata, quella volta più di
tutte le altre, mi sono sentito impotente, ti guardavo piangere e non
potevo fare niente. -
- Ma tu facevi tanto – rispose lei
dolcemente.
- Ed anche le mie maglie facevano tanto... -
scherzò sorridendo.
- Ringrazierò anche loro. –
continuò Greis – E la seconda fase? -
- Una sera avevamo litigato sul film da vedere,
come ogni volta... ma mi ricordo che quella fu una litigata storica,
volarono cellulari e mi ricordo che mi minacciasti con una mia vecchia
scarpa... -
- Oh si! Quella volta che io volevo vedere Pulp
Fiction e tu mi hai costretto di vedere quel film orrendo dove c'era un
massacro... -
- Sì... - disse rassegnato.
- Beh, scusa se io ho paura! Poi vediamo sempre i
film che vuoi tu! -
- Cosa? Ma se ogni volta ti arrabbi se lo scelgo
io, e poi comunque finiamo sempre a vedere quelli che vuole Bill! -
- Che c'entra?! Comunque le mie proposte sono
sempre rifiutate! -
Si guardarono con sguardo di sfida, per poi tornare
a ridere.
- Ma non è questo il punto Greis
– sorrise mellifluo giocando con le sue mani – Il
punto è che poi ti sei addormentata tra le mie braccia non
so neanche perché dato che eri incazzata nera, e per tutto
quell'arco di tempo ho dimenticato tutto, e mi sono sentito
estremamente bene mentre ti guardavo dormire -
- Tom comincio ad avere paura di te –
sussurrò Greis.
- Che c'è adesso? - chiese lui
contrariato.
- Mi si stanno cariando tutti i denti –
scoppiò a ridere la ragazza.
Lui alzò gli occhi al cielo - Ecco
perché poi faccio lo stronzo... -
- Però... sono rimasta veramente
colpita, le parole sono perfette, è diventata ufficialmente
la mia canzone preferita -
- Solo perché adesso sai che l'ho
dedicata a te -
- Esatto! - rispose lei trionfante ridendo
compiaciuta – Ad una donna fanno piacere certe cose, ora
potrò andare in giro a vantarmi di questa cosa -
- Con chi? Con Andreas? -
- Beh, intanto, meglio di niente –
continuò Greta sorridendo mentre Tom la faceva sobbalzare
muovendo nervosamente le gambe. Se era un sogno non volevano essere
svegliati, nessuno dei due.
- Dimmi una cosa, eri davvero ubriaco quella notte
sotto al tavolo, e chi era Heidi, che ci hai fatto? -
- Uhh, sei già gelosa... - si compiacque
Tom sorridendo con le labbra serrate.
- No -
- Mi piace se fai la gelosa -
- No, non so gelosa... - continuò Greis
mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi.
- Sei gelosa -
- Anche tu sei geloso – si difese la
ragazza.
- Che c'entra? -
- C'entra eccome -
Tom si avvicinò e le dette un bacio
sulla guancia – Perché non ti siedi sul divano, mi
stai spezzando le gambe... - disse glissando il discorso.
- Ah! – esclamo Greis stupita –
Oddio perché sono gambe vere queste? Pensavo fossero di
legno! -
- Ah ah – la assecondò Tom
mentre lei si sedeva sul divano appoggiando la testa sul suo comodo
petto mentre lui la abbracciava. - Non vedi come rido -
Greta gli prese una mano e cominciò a
giocare distrattamente con le dita mentre il piccolo Jäger li
ricordò della sua presenza. La ragazza lo prese e se lo mise
sulla pancia.
- Allora? -
- Allora, Heidi era tutta vera, a parte le tette...
- precisò il ragazzo.
- Gliele hai toccate? - chiese Greta monocorde.
- No, ma ormai ho l'occhio clinico -
- Quindi vuol dire che davvero voleva venire a
letto con te? -
- Si Greis, strano a dirsi vero? -
ironizzò lui intrecciando le sue dita con quelle di Greta
mentre il cane tentava di morderle a casaccio.
- Eh, un po' – disse perplessa la bionda.
- E sotto al tavolo mi ci sono messo di mia
spontanea volontà, ma non ero così ubriaco, anzi
diciamo che ero leggermente brillo... tutto quello che ho detto
però era senza copione, tutto improvvisato -
- Vorrà dire che iscriverò
anche te al corso di teatro insieme a tuo fratello -
- Vieni anche tu? -
- Certo che sì, non vi posso lasciare
soli due minuti che fate danni irreversibili -
- Pensi che dovremmo chiamarlo? - chiese Tom
titubante.
- In fondo penso di sì, ma credo che si
presenterà domani mattina con qualche scusa assurda
tipo Tieni
Greis il tuo frullatore che mi hai prestato nel 1999... -
Tom scoppiò a ridere –
Sì lo farà sicuramente, secondo la mia telepatia
gemellare al momento sta cercando di mettersi in contatto con me ma,
non gliela sto dando vinta... -
- Poverino. - disse Greis tristemente.
- Ne parliamo domani mattina... - concluse Tom
accarezzando la testolina del cane. - Come l'hai chiamato? -
- Jäger – sorrise Greis.
- Gli sta bene – rispose lui grattando un
orecchio del piccolo batuffolo nero.
Rimasero un po' in silenzio, giocando con le mani
mentre accarezzavano il cane sulla pancia di Greis. Tom le accarezzava
il dorso, riuscendo a chiudere con tutto il palmo la mano
più piccola di Greta. Ogni tanto le dava un bacio sulla
testa, non riuscendo a crederci. Sapeva di essere innamorato di lei, ma
ora che lei lo sapeva, ora che lei ricambiava, ora che tutto era venuto
fuori, si sentiva così felice, e leggero. Avrebbe voluto
gridarlo al mondo intero. Se solo avesse potuto.
- Ma quindi adesso... - chiese Tom titubante
– cosa siamo io e te? -
- Questa è un'ottima domanda Split-
- Direi che dopo averti messo la lingua in bocca,
non posso definirti ancora mia migliore amica -
- No, direi di no -
- Scopamica? -
- No, non penso vada bene, non l'abbiamo ancora
fatto -
- Allora non lo so -
- Tom, ma se per caso dicessimo che stiamo insieme,
pensi che potremmo morire di autocombustione? O sopravviveremmo ad una
tale definizione? -
- Ti dirò Greis, ci avevo pensato... -
- Vero? Perché altrimenti anche io non
saprei proprio -
- Nel caso ce l'hai un estintore? -
- No -
- Beh allora correrò il rischio - disse
con la faccia da bambino socchiudendo gli occhi in un sorriso.
__
Guardava di fronte a lei la porta bianca spalancata della
sua stanza.
Il petto di Tom era comodo e nonostante il torcicollo che le era
venuto continuava a sentire il regolare battito del suo cuore e il
respiro che si abbassava e alzava, rilassandole i sensi. Non era da
molto che si era svegliata, ma non voleva alzarsi dal letto, non
avrebbe mai e poi mai deciso di abbandonare quel luogo di pace, non
dopo quello che era successo la notte prima, non dopo quello che si
erano detti.
Alzò piano lo sguardo evitando di fare movimenti che
potessero
svegliarlo e lo osservò in piena luce mattutina, beato, con
la sua
pelle chiara che risplendeva a contrasto con le lenzuola scure. Era
proprio un bambino quando dormiva, così innocente. Greta
aveva visto
quella scena milioni di volte, ma mai come quella mattina le sembrava
bello, tutto era perfetto. Si girò verso la finestra e
nonostante
non ci fosse il sole poteva osservare dai coni di luci che
penetravano dalle tende la polvere che veleggiava nella sua stanza,
tranquillamente. Ogni tanto si metteva a fissare la polvere che
volava nella stanza, specialmente d'estate quando c'era più
sole, ed
invece di convincersi che era arrivato il momento di pulire, rimaneva
incantata. Era strana, lo sapeva, come quando fissava l'oblò
della
lavatrice, specialmente dopo che aveva finito la centrifuga.
Si alzò piano facendo il giro del materasso e non togliendo
gli
occhi di dosso a Tom per paura di svegliarlo. Uscì dalla
camera
andando verso la cucina, appena vide che erano le nove di mattina
sbuffò; avrebbe voluto rimanere più tempo a
letto. Non fece a tempo
ad aprire l'anta della credenza che lo squillo del citofono
arrivò a
trapanarle un timpano. Già sapeva chi era; si
trascinò come uno
zombie alla porta e la aprì, aprendo anche il portone sotto
casa.
Pochi istanti dopo comparve, zampettante come una cavalletta
d'estate, in tuta, una giacca pesante, con due cappelli ed un
cappuccio in testa, gli occhiali da sole mentre fuori nevicava e una
busta marrone in mano. Sorrideva.
Greis!
– urlò sottovoce entrando in casa – Non
puoi capire che cosa ho fatto stamattina, oddio, mi batte ancora il
cuore a mille! -
-
Perché parli così? - chiese la ragazza
togliendogli un cappello innevato dalla testa.
- Non sta dormendo Tom? - rispose Bill come se fosse ovvio, mentre si
toglieva occhiali e tutto il resto.
- Sì che dorme, starà al quarto sonno... -
- Allora vieni che ti racconto e tu mi devi raccontare... –
rispose sussurrando mentre abbandonato il vestiario da neve e
recuperata la busta, prendeva la mano di una Greta perplessa e la
trascinava in cucina.
- Non so perché ma non ti vedo meravigliata di vedermi
qui... – chiese Bill una volta entrati in cucina e chiusa la
porta scorrevole.
- Tom mi aveva avvertito – disse Greis alzando le spalle.
- Ah – commentò Bill incerto andando verso la
busta, su cui sopra Greis si accorse c'era il simbolo di una famosa
caffetteria di cui Bill andava pazzo.
- Bill perché hai quella busta? - disse la ragazza
preoccupata mentre lui tirava fuori tre bicchieri di cartone bianco.
- Non puoi capire Greis, è stato bellissimo! -
- Sei entrato lì dentro da solo? - chiese Greis tra il
divertito e lo scioccato.
- Certo che sì, dovevo prendervi la colazione! - rispose
Bill come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
- Cucciolo di foca – disse dolcemente andandogli incontro con
le braccia aperte – Sei l'essere più dolce e
zuccheroso del mondo – lo strinse a se mentre lui affondava
il viso ghiacciato nel collo caldo della ragazza, che si
immobilizzò con le braccia intorno alla vita di Bill.
- Lo so – rispose deciso – Sono entrato dentro e
non c'era nessuno, ho ordinato e nessuno mi ha detto niente, poi ho
pagato Greis, ti rendi? Ho preso i soldi dal mio portafoglio e li ho
posati sul bancone e poi loro mi hanno dato il caffè e i
muffins, cioè sono la persona più felice di
questo universo al momento... e nessuna mi ha chiesto una foto, un
autografo, nessuno ha minacciato di uccidermi. Mi sento libero! -
- Che bello! - disse allegra Greis indicando i caffè
– Qual'è il mio? -
- Americano lungo extra bollente, come me, ce ne sono due, vedi un
po'... – rispose Bill intento a cercare i muffins nella busta
– Piuttosto, ti sei fatta Tom?
- Bill! - rispose Greta scandalizzata diventando viola.
- Che c'è? - chiese lui – Che ho detto? -
- Ma che domande fai? -
- Domande lecite... anche se solo immaginare la cosa mi fa venire i
conati di vomito -
- Bill! - disse di nuovo Greta mentre si bruciava la lingua con il
caffè.
- Allora? L'avete fatto, quanto e quando? -
- Bill santo dio non te lo dirò mai, anche quando
succederà... -
- Anche quando succederà? Perché non è
successo? Cavolo l'intuito gemellare non ha funzionato questa volta...
e comunque con i tuoi ex mi dicevi sempre tutto, cosa c'è di
diverso ora a parte il fatto che ti fai mio fratello?- disse parlando
da solo mentre giocherellava con il suo muffin.
- O signore, Bill ti prego... -
- Come sei ipersensibile questa mattina! -
- Ok, ti racconto cosa è successo, basta che la smetti con
questi discorsi... -
- Cerca di capirmi Greis, sono in astinenza da anni, anche solo
parlarne mi aiuta ad elaborare il lutto... -
- Tu sei completamente pazzo – gli disse Greis seriamente. -
Comunque mi ha detto che mi ama... -
- Oddio – sussultò Bill con la mano sul petto
– L'hai ripreso con il cellulare per farmelo vedere? -
- No! - lo imitò Greta per prenderlo in giro – Non
ci ho pensato! -
- La prossima volta semmai dovesse succedere riprendilo in qualche
modo, devo assolutamente vedere la sua faccia! -
- Sei una cosa assurda – scoppiò a ridere Greis
chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
- Beh, poi? Perché non avete concluso? -
- Perché no... - rispose la ragazza storcendo la bocca
– Io avrei concluso volentieri, tuo fratello ha fatto la
verginella spaventata -
- Cosa? - chiese sconvolto – Oddio raccontami tutto! -
- Nel senso che ha detto che vuole aspettare, creare l'atmosfera,
perlomeno io l'ho interpretata così... -
- Lo sapevo che era rimasto un po' di romanticismo da qualche parte...
- rispose Bill sognante – Com'è dolce il mio
fratellino. -
- Già – sussurrò Greis abbassando lo
sguardo.
- Comunque, sono venuto anche per aggiornarvi di una cosa... -
Greta si era imbambolata a fissare dietro le spalle di Bill; la porta
si era aperta, e c'era Tom in mutande con gli occhi socchiusi che
controllava la situazione, prima di riuscire a dire qualcosa di senso
compiuto. Mugugnò una parole che forse era un buongiorno,
dette una pacca sulla spalla al fratello ed andò verso Greis
in piedi vicino all'isola della cucina con la sua maglia gigantesca
addosso. Lui si buttò a peso morto sulla povera ragazza che
rischio di rovesciare il caffè bollente sul pavimento, e la
strinse forte, mentre lei lo abbracciava con il braccio libero.
- Ohh che scena dolcissima – disse Bill sbattendo le ciglia e
sorseggiando il suo caffè.
Tom mugugnò ancora qualcosa di simile ad una risposta, Greta
provò ad interpretare ma non capì molto, si
limitò ad accarezzargli la schiena mentre lui le respirava
sul collo.
- Tomi ti ho preso il White cafè mocha che ti piace tanto...
- disse Bill verso il fratello mentre lui si girava di scatto e faceva
veloci collegamenti mentali.
- In che senso mi hai preso? - disse Tom con la voce
più profonda di un cavernicolo.
- Tomi perché non ti siedi, ti vedo provato... –
gli rispose dolcemente Greta accompagnandolo verso il tavolo e la sedia.
- In che senso mi hai preso? - disse di nuovo il
ragazzo sedendosi e stropicciandosi gli occhi.
- Nel senso che sono entrato dentro al negozio, l'ho ordinato, ho
pagato e sono uscito – rispose ovvio Bill.
- E non è successo niente? - chiese Tom stupito, riuscendo
ad aprire completamente un occhio.
- No – sorrise Bill compiaciuto – Comunque dicevo,
solo venuto qui per darvi una notizia molto triste tristissima -
- Cosa? - chiese Greta preoccupata.
- Ci hanno fissato qualche intervista e apparizione in Francia la
prossima settimana, ciò significa che staremo un po' fuori -
- No! - disse Tom con gli occhi sgranati tirando un pugno sul tavolo,
si era svegliato del tutto – No cazzo, non ora! -
- Lo so Tomi, purtroppo non possiamo farci niente -
Greta gli prese una mano e gli accarezzò il dorso
– Dai che importa? Sarà solo per pochi giorni... -
sorrise rassicurante.
Tom aggrottò le sopracciglia e si mise pensieroso a bere il
suo caffè mentre Greta e Bill si guardavano preoccupati.
Quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di volte in cui si
sarebbero dovuti separare forzatamente, Tom lo sapeva, ma non voleva.
L'unica soluzione che c'era era drastica, e Greis avrebbe fatto storie,
ma era anche l'unico modo per non sentire quel cazzo di dolore alla
base del petto che sentiva ogni volta che si allontanava da lei.
__
Il numero sette in tedesco è il mio preferito. Mi piace come
si dice Sieben *_*
Tuttavia, scusate il ritardo, questo capitolo mi ha dato del filo da
torcere. Una dichiarazione è sempre una dichiarazione, e
stavolta
c'erano tutti i presupposti affinché i due si fossero
finalmente
decisi a parlare in una lingua comprensibile al genere umano, la
lingua dell'ammmore! Ringrazio come sempre tutte coloro che mi
seguono e che commentano. Siete davvero preziose, è
importante per
chi scrive sapere cosa ne pensano le persone che leggono. Grazie
quindi a coloro che recensiscono, grazie un po' meno a chi non lo fa
XD
La
canzone utilizzata per questo capitolo è una certa Für
immer jetz dei Tokio Hotel, spero apprezziate la scelta.
Alla
prossima.
Baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Acht. ***
8.
“Ho
deciso che andiamo tutti sulla neve questo week end, ti veniamo a
prendere in studio domani pomeriggio alle 15 appena atterriamo da
Parigi. Non ti portare troppe cose pesanti, ci sarà l'amore
di mio fratello a scaldarti. Ahaha, era carina questa vero?! Ti sono
mancato? Tu no. :D”
“Greis,
Bill vuole andare a fare i pupazzi di neve a casa di Andreas in
montagna, si è fissato e si è anche comprato la
tuta quella per sciare, non la metterà mai! Domani alle 16
in studio, il tempo di arrivare dall'aeroporto e ripartiamo subito,
così possiamo stare finalmente insieme. Ti sono mancato? Io
no :D”
Greis aveva smesso di
stupirsi delle improvvisate di Bill, tanto che aveva iniziato anche a
farsele piacere; erano divertenti e quasi sempre sfociavano in qualcosa
di pazzo e assolutamente fuori dall'ordinario. Come se non mancassero
abbastanza cose straordinarie nella loro vita. Quella settimana era
stata un po' pesante da far trascorrere, ma erano riusciti a resistere
ai chilometri di distanza e alla voglia di vedersi. Skype li aveva
aiutati, e Tom aveva dovuto ammettere di fronte a Georg che era uno
strumento fondamentale per cercare di mantenere un minimo di
sanità mentale all'interno del gruppo. Ogni volta che
riusciva a sentirla si sentiva sollevato, e contava i giorni che
mancavano al loro nuovo incontro. Greta dal canto suo tentava di
mantenere la sua vita nella normalità con un sempre
smagliante sorriso stampato sul viso. Aveva trascorso la settimana con
una costante tachicardia, che aumentava ogni volta che sentiva Tom al
telefono, e si sentiva felice come una ragazzina alla sua prima cotta.
Durante quei giorni aveva potuto condividere la lontananza del proprio
ragazzo anche con Michelle che comprendeva perfettamente la situazione.
Quando aveva ricevuto
quei messaggi a poca distanza l'uno dall'altro, oltre ad aver sgranato
gli occhi per la decisione presa da Bill, le era venuto il panico da
vestito ma sopratutto l'ansia da orario. Aveva provato a chiedere ai
due quale fosse quello giusto, ma le erano giunte solo risposte poco
chiare e molto fantasiose, non facendosi caso più di tanto
attribuendole al fatto che fossero troppo indaffarati per pensarci,
decise di presentarsi in studio il prima possibile, con il suo trolley
stracolmo degli indumenti più pesanti che era riuscita a
ritrovare nell'armadio. Non era una grande fan della neve, le piaceva
guardarla, e le piaceva quando scendeva silenziosa sulla
città, ma andare in montagna per godersela non era la prima
cosa che collegava a quella parola. Casa di Andreas però era
famosa per i week end memorabili che avevano passato davanti al camino
a giocare a carte ubriachi, e sicuramente anche quella volta si
sarebbero divertiti tra palle di neve, pupazzi, e Tom che tentava di
andare sullo snowboard risultando sempre poco credibile.
Era quasi mezz'ora che
sedeva sul divano dello studio sfogliando una delle dimenticate riviste
di moda di Bill, sentendo i tecnici che discutevano in cucina. Era
veramente ansiosa di rivedere Tom e non sapeva esattamente come
comportarsi, d'altronde era la prima volta che lo rivedeva dopo la loro
reciproca dichiarazione e non aveva idea di come avrebbe potuto reagire
lei stessa, ma era piuttosto curiosa di vedere come avrebbe reagito
lui. In quei sette giorni era sembrato abbastanza ansioso di rivederla,
ed anche alquanto insofferente alla distanza. Purtroppo avrebbero
dovuto imparare a convivere con quella situazione se volevano
continuare la loro relazione, e non sarebbe stato facile trovare un
vero equilibrio.
Mentre leggeva
l'articolo dedicato alla tendenza giusta del momento, udì il
rumore di una macchina nel vialetto dello studio e sentendo il cuore
che balzava in gola si alzò di scattò in piedi
dal divano e corse verso la porta, sorridendo a trentadue denti e
accompagnando la paresi facciale a dei saltelli che la facevano
apparire molto poco normale, ma non le importava, voleva abbracciare il
suo Split il prima possibile. Il mini van arrivo di fronte alle porte
dello studio, e non poté vedere subito all'interno a causa
dei vetri scuri, ma la persona che scese subito dopo la riconobbe
subito: e non era Tom.
Ciao Bill –
disse frettolosamente scansandolo e allungando il collo verso l'interno
della macchina, ma si sentì subito prendere per le spalle e
trasportare dentro lo studio mentre si rendeva conto che dentro era
vuota.
- Greis, prendi le tue
cose subito che è tardi! - le gridò Bill in un
orecchio spingendola verso il suo trolley e girando su se stesso come
una trottola impazzita. Sembrava in ansia.
- Dov'è tuo
fratello? - chiese Greis improvvisamente seria prendendo il trolley
come le era stato detto.
Bill sorrise
imbarazzato – Eh eh, ottima domanda Greis... - la prese per
un polso e la tirò leggermente non accorgendosi che in
realtà l'amica era rimasta ferma al proprio posto.
Da felice, a
perplessa, a incazzata. Era strano come l'umore potesse cambiare a
seconda delle situazioni.
- Dimmi
dov'è tuo fratello! - intimò seriamente Greta
incenerendo Bill con lo sguardo. Non le piacevano quelle situazioni,
significavano sempre che stavano escogitando qualcosa che non
prometteva niente di buono.
- Io glie l'avevo
detto a quel testardo... - rispose l'amico ad alta voce, più
a se stesso che rivolto a Greis, che lo fissava serissima. Il problema
non era Bill, il problema era che si era aspettata di vederlo subito, e
invece doveva aspettare ancora, era così maledettamente
difficile.
- Greis –
disse Bill non facendosi sfuggire il controllo della situazione
– Ti devi fidare di me! Ora sali in macchina e spero di
riuscire a dare una spiegazione sensata a quello che sta succedendo! -
- Cosa sta succedendo?
- chiese Greta alzando la voce con un tono tra il sarcastico e il
preoccupato.
- Dio Greta, sali su
quella cazzo di macchina prima che ti lasci qui! -
Bill aveva ottimi
argomenti per persuadere la gente; dallo sguardo ammaliante, al labbro
tremulo, agli occhi da cucciolo abbandonato in tangenziale, alle urla
isteriche. Erano tutti degli ottimi metodi collaudati.
La ragazza
sbuffò un paio di volte, dopodiché scansando
l'amico con una spallata uscì dallo studio e trascinando il
suo pesante trolley salì sul mini van sedendosi dal lato del
finestrino.
Bill la
seguì chiudendo lo sportello ed ordinando all'autista di
“muoversi perché erano in ritardo in modo
esponenziale”.
- Si può
sapere dov'è Tom? - chiese Greta incrociando le braccia e
girandosi funerea verso Bill che aveva preso a fissarla con lo sguardo
da cucciolo, segno che continuava a non promettere niente di buono.
Greis si chiedeva se fosse possibile avere una giornata normale in
compagnia di quei due, o anche di uno solo andava bene lo stesso.
- Non mi fare domande
– disse dolcemente e tentando di sembrare convincente
– E ti prego, lascia che ti metta questa -
Greta guardo
ciò che Bill aveva in mano e strabuzzò gli occhi
scioccata - Devo mettermi la bandana di Tom? E
perché? -
Il moro
alzò gli occhi al cielo – Certo che a livello
cerebrale vi siete trovati voi due... sugli occhi cretina, per non
vedere dove andiamo – rispose spazientito sbuffando un paio
di volte.
- E perché
non dovrei vedere dove andiamo? Non stiamo andando da Andreas? -
- Evidentemente no! -
- Cosa? E dove stiamo
andando? -
- Se ti devo mettere
una benda sugli occhi è perché forse non lo devi
scoprire? - Bill alzò un sopracciglio, mentre una lampadina
al neon si accendeva in testa alla ragazza.
Se Bill doveva
bendarla, se non andavano a casa di Andreas, se Tom era mezzo scomparso
e se lei non doveva vedere dove stavano andando, probabilmente il suo
neo ragazzo aveva organizzato qualcosa per lei, per stupirla, come le
aveva promesso. Sciolse le braccia e cambiò espressione,
sciogliendosi in un dolce sorriso e mordendosi in contemporanea il
labbro inferiore.
- Ohhh –
sussurrò in un soffio – Capisco, ok, dammi qua -
Strappò
dalle mani di un Bill sull'orlo del collasso la bandana nera di Tom e
se la mise sugli occhi stringendola con un nodo dietro la nuca. Non
vedeva assolutamente niente.
- Allora dove stiamo
andando? - chiese dopo un po' rivolta al povero Bill che cercava in
tutti i modi di non parlare, per non farsi sfuggire niente.
- Dove stai andando,
io non vengo... -
- Come non vieni?
Perché? -
- Perché
è una cosa per voi due amabili piccioncini... -
- E dove stiamo
andando? -
- Greis ti prego! -
supplicò Bill.
- Dai dimmelo, ti
prego, sto morendo di curiosità -
- No! -
- Ti prego cucciolo di
foca! -
- Ho detto di no, ora
siamo quasi arrivati, segui le mie istruzioni attentamente... -
Greis sentì
la macchina che si fermava e Bill che mandava un sms con il suo
cellulare, probabilmente al fratello. Non aveva la minima idea di dove
fossero, ma sentiva un gran rumore di traffico fuori dai finestrini
dell'auto. Non si pose ulteriori domande, era solo curiosa di vedere
cosa Tom aveva riservato per lei.
- Ok Greis, dammi la
mano e seguimi -
La ragazza fece come
Bill le aveva ordinato e stringendo la sua mano così grande
rispetto alla sua, lo seguì fedelmente. Si sentiva
leggermente osservata, ma sperava fosse per la benda sugli occhi e non
perché fosse mano nella mano con Bill Kaulitz. Mentre
camminava tentava a seconda dei suoni di riuscire a collegare il luogo
in cui si trovassero, ma l'unica cosa che sentiva era il vociare delle
persone, doveva essere un luogo molto affollato, probabilmente una
stazione o un supermercato.
- Bill porca troia
dove stiamo andando? - chiese Greis spaventata mentre l'amico si
fermava improvvisamente e le lasciava la mano.
- Bene, ci siamo. Ora
ascoltami. - le disse serio – Apri la mano e prendi questo,
sappi che questa cosa bellissima è stata un'idea di Tom, io
l'ho solo aiutato a realizzarla, togliti la bandana quando me ne
sarò andato, prima che qui mi assalgano tutti. Ti voglio
bene, divertiti e ci vediamo quando tornate. - Greis sentì
lo schiocco di un bacio sulla guancia e sentì la consistenza
di un cartoncino non molto spesso nella mano destra.
- Torniamo da dove? -
chiese nella più totale confusione, ma non ricevette
risposta.
Si mise le mani sul
viso speranzosa di trovare Tom di fronte a lei, ma una volta
riacquistate le facoltà visive, mise a fuoco proprio il
posto in cui aveva non capito di trovarsi; era in aeroporto davanti al
Gate numero otto. Si guardò intorno cercando il viso di
Bill, ma non lo vide. Si portò il cartoncino che le aveva
dato davanti agli occhi e lo aprì piano, mentre la voce
dell'altoparlante scandiva il suono del classico annuncio dell'apertura
dei Gate.
I
passeggeri del volo Lufthansa 2364 per Parigi delle 17.02 sono pregati
di recarsi al Gate 8. Ripeto. I passeggeri del volo Lufthansa 2364 per
Parigi delle 17.02 sono pregati di recarsi al Gate 8, grazie.
Greta
sgranò gli occhi nell'esatto istante in cui
collegò che il Gate, il volo, e la destinazione
coincidevano. Tom la stava portando a Parigi.
____
Tom aprì
piano la porta, sbucando con la testa come se non fosse sicuro di
trovare la sua ragazza dietro lo stipite. Greta lo guardava sorridendo,
felice, curiosa, piena di domande, ma con un irrefrenabile voglia di
baciarlo. Il ragazzo sorrise a sua volta aprendo un po' di
più la porta e facendole segno di entrare. Greis non se lo
fece ripetere due volte e nel completo silenzio trascinò il
trolley che l'inserviente le aveva portato davanti alla suite di Tom.
Ciao – disse
lui imbarazzato, chiudendo la porta e mettendosi una mano dietro al
collo.
- Hai un bel po' di
cose da spiegarmi – Greis si tolse la sciarpa andando verso
il divano del soggiorno e togliendosi anche il cappotto.
- Cosa ti devo
spiegare? - chiese lui curioso, un po' incerto, tanto che era la prima
persona che si sarebbe mai immaginato una reazione del genere nel
rivederla. Non sapeva perché ma gli stava letteralmente
balzando fuori il cuore dal petto.
- Perché
siamo qui? - sussurrò Greta assottigliando lo sguardo,
incrociando le braccia e avvicinandosi al ragazzo che distoglieva gli
occhi mantenendo il suo classico sorrisino di circostanza.
- Ehm... non sei
contenta? - si fece coraggio e la guardò in viso e si
accorse che non era arrabbiata, in effetti non aveva nessun motivo per
esserlo.
- Sono contenta di
stare nella stessa stanza con te... – disse Greis –
e smettila di fare il timidone -
Tom scoppiò
a ridere e in un secondo la prese per i fianchi avvicinandola ai suoi,
allargò le gambe cercando di abbassarsi per arrivare a
guardarla fissa negli occhi, erano di un celeste tendente al grigio,
probabilmente avrebbe piovuto.
- Greis Kerner non ti
va mai bene niente – sentenziò passandosi la
lingua sulle labbra mentre Greta apriva la bocca per sospirare e
rimanere un istante incantata.
- Mi va bene tutto,
solo che sono dovuta arrivare a Parigi per vederti –
alzò un sopracciglio ironica mentre Tom rideva di nuovo.
- Visto che non ci eri
mai stata, ho pensato di farti questo piccolo regalo -
- Sono stupita, lo
ammetto -
- Te l'avevo detto...
- rispose lui saccente.
Greis sorrise
avvicinandosi di più alla sua bocca – Invece di
vantarti perché non mi baci? - chiese in un
sussurrò fissandogli le labbra.
- Speravo lo facessi
tu – sussurrò lui di tutta risposta.
- Devo essere sempre
io a farlo? -
- Se vuoi possiamo
stare così fino a domani – disse ancora abbassando
la voce ed avvicinandosi di un altro millimetro.
- Non ho niente da
fare, tu? -
- Devo vedere la mia
ragazza, non so se la conosci -
- E' più
bella di me? -
- Mah sai...
– rispose lui distogliendo gli occhi verso il soffitto
– è la mia ragazza, quindi... - alzò le
spalle e riportò il viso su di lei.
Greta sorrise
abbassando per un attimo lo sguardo – Che cretino che sei...
- sussurrò, prima di colmare le distanze e finire
direttamente sulle labbra di Tom; se le sognava da una settimana, come
minimo sarebbe rimasta in quella posizione fino al giorno dopo.
Gli mise le braccia
intorno al collo prendendogli la testa con le mani e assaporando ogni
istante di quel contatto così desiderato.
Tom fu il primo a
staccarsi e la guardò contento posando la sua fronte contro
la sua;
- Ora va meglio... -
- Già...-
annuì Greis mentre si riavvicinava di nuovo, ma Tom si
staccò andando verso il tavolino e prendendo il cellulare
che aveva lasciato sopra al vetro.
- Dove vai? - chiese
la ragazza, confusa.
- Scusami davvero
– rispose lui aggrottando la fronte – Ma devo fare
una telefonata urgente per lavoro -
- Adesso? - chiese
Greis contrariata andandogli dietro mentre si avvicinava alla porta
– E dove stai andando? -
- Sarà una
cosa un po' lunga, riguarda il tour – rispose lui
frettolosamente – Appena ho finito mi materializzo di nuovo
qui e continuiamo da dove abbiamo lasciato -
Allungò il
collo e le diede un altro bacio a fior di labbra – Ma Tom...
- rispose Greta delusa facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Ma lui era
già uscito dalla stanza e lei era già in crisi
d'astinenza. Fissava il legno scuro della porta convinta che sarebbe
rispuntato dicendo che stava scherzando, ma dopo cinque minuti non era
ancora riapparso per cui decise di ispezionare la suite. Non ne aveva
viste molte in vita sua, ma tutte quelle in cui i suoi amici l'aveva
portata, le mettevano addosso una tristezza infinita. Erano
così vecchie, piene di arrendamenti sfarzosi ed inutili,
tappetti, sedie regali, mobili antichi. E poi costavano troppo, lei con
quei soldi ci avrebbe pagato un mese di affitto, altro che una notte in
albergo. Però, se loro potevano permetterselo con tanta
tranquillità, non le vietava di godersela quanto bastava.
Tom tutto sommato era abbastanza ordinato; il vero caos
regnava nelle sue valigie, erano sempre piene di cose ammassate,
eccetto che per le magliette perfettamente stirate e pulite che doveva
ancora indossare. Senza contare l'unica valigia piena di accessori
inutili che si portava dietro. Bandane, cinte, cappelli, e una decina
di paia di scarpe. Dieci! Alcune paia addirittura uguali. Non riusciva
a capire, non ce la faceva proprio, neanche lei che era una donna si
portava dieci paia di scarpe dietro. E quello riguardava Tom, se doveva
fare un inventario delle valigie di Bill ci avrebbe messo delle ore.
Tutte le volte che aveva assistito alla preparazione delle valigie
dell'amico, era sempre rimasta perplessa. Anche se d'altronde quello
era il loro lavoro, ed essere delle rockstars significava anche avere
un guardaroba alquanto nutrito.
Decise che nel
frattempo avrebbe potuto farsi una doccia calda per ripulirsi del
viaggio e non ci mise molto prima di continuare a pensare a Tom sotto
al getto dell'acqua.
Di solito amava stare
le ore sotto alla doccia, solo e semplicemente a pensare, ma in
quell'occasione fece abbastanza in fretta, sperando di trovarlo di
nuovo in stanza una volta uscita.
Finì
avvolgendosi in uno dei bianchi e morbidi asciugamani giganti che aveva
trovato nel bagno ed andando a gocciolare un po' sulla moquette della
suite, quando all'improvviso sentì bussare alla porta. Si
era anche dimenticato la tessera, ovviamente.
- Certo che stai
proprio dorm... - Greis aveva spalancato la porta in asciugamano
convinta che fosse Tom, ma colui che la guardava accigliato con una
scatola nera in mano, non gli assomigliava molto.
- Miss Kerner? - le
chiese l'inserviente dell'hotel in un inglese francesizzato.
- Oddio –
disse lei coprendosi il più possibile – Yes
– rispose sgranando gli occhi.
- This is for you,
from Monsieur Kaulitz -
Greta
sgranò gli occhi ancora di più, scioccata
– Ohh, thank you – biascicò non sapendo
neanche cosa stava dicendo.
- You're welcome.
Enjoy your room. -
Greta lo vide mentre
si girava sbattendo i tacchi e scomparendo dietro l'angolo, mentre lei
rimaneva con la bocca aperta, una mano a reggere la scatola gigante da
sotto e l'altra a reggersi l'asciugamano.
Ok che la voleva
stupire, ma la stava portando all'infarto! Cos'erano tutte quelle
sorprese?
Chiuse di colpo la
porta, correndo verso il letto con la scatola in mano; aveva un fiocco
di seta bianco e notò subito il famoso marchio francese in
cima alla confezione.
- Oddio, calma Greis
– si disse per auto convincersi mentre scioglieva il fiocco e
si rendeva conto che era quell'esatto marchio che lei adorava e che
costava una marea di soldi.
- Oddio oddio oddio
– continuò imperterrita mentre sollevava il
coperchio e si portava una mano alla bocca.
Nella scatola era
adagiato un vestito nero, che non aveva ancora visto, ma già
sapeva che le sarebbe piaciuto da morire. Sopra la stoffa un
bigliettino, lo prese e lo aprì con impeto.
“Tra
un'ora al ristorante all'ultimo piano.
Tom.”
- Come sei criptico
Split - esclamò Greta lanciando il biglietto sul letto e
chiedendosi nel frattempo nella sua testa come sarebbe arrivata al
ristorante sul tetto, ma soprattutto come avrebbe fatto a prepararsi in
un ora! Prese i lembi del vestito e li alzò portandoli alle
spalle; si alzò in piedi ed andò allo specchio,
con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
- Oh mio dio, si
è completamente impazzito – sorrise e
girò un paio di volte su se stessa per vedere le pieghe
dell'abito, era perfetto. Nella scatola poco dopo trovò
anche un paio di scarpe altissime e bellissime. Non era troppo certa
che sarebbe riuscita a camminare a lungo con quei trampoli, ma non
poteva certo andare a cena in infradito.
Si preparò
con il turbo inserito, e subito prima di uscire dalla stanza si
guardò un intenso minuto allo specchio. Non si riconosceva,
per niente. La luce negli occhi era abbagliante, il vestito le calzava
come un guanto ed i capelli biondi le ricadevano leggeri sulle spalle.
Si sentiva bene, incredibilmente felice, e non sapeva neanche se se la
meritasse a pieno tutta quella felicità. Cosa aveva fatto
d'altronde per meritarsi Tom, quella stanza, quel vestito, Parigi...?
Abbassò lo sguardo fino a fissarlo sulla moquette e
sospirò; tutta quelle stupide domande erano dovute
sicuramente al fatto che era nervosa, e la sua mente quando era nervosa
viaggiava per mondi sconfinati, varcando a volte la soglia del
ridicolo. Uscì dalla stanza leggermente più
convinta, e si infilò nell'ascensore dorato che sperava
l'avrebbe condotta al ristorante dell'ultimo piano, d'altronde era
quello il compito degli ascensori, trasportare le persone.
Mentre i secondi erano
scanditi dai dlin dell'ascensore continuava a pensare a come sarebbe
stata una vera cena con Tom. Seduti al tavolo, uno di fronte all'altro,
magari con una candela al centro. Sarebbe stato imbarazzante, ne era
sicura.
Appena arrivò a destinazione, sospirò
nuovamente e si apprestò verso l'ingresso del ristorante;
non c'era nessuno, era deserto, e la cosa la fece agitare, se non che
notò la figura alta e imponente di Tom dall'altro lato del
vetro, fece il giro, ed entro nel ristorante guardando la sua penombra.
Tom la fissava. Gli
occhi aperti, l'espressione persa mentre lei si avvicinava fissandolo
seria. Leggermente imbarazzata, si sentiva fuori luogo, o forse era il
luogo a non essere adatto a lei. Non ancora. Bellissima in quel vestito
nero senza spalline, che lasciava scoperto il collo e le spalle, di un
bianco candido e pulito. I capelli biondi sciolti, leggermente ondulati
sulle punte che seguivano i suoi movimenti, il tutto condito dalla sua
eleganza, anche se si sentiva molto goffa e molto poco a suo agio. Non
che non indossasse mai i tacchi, però tutta quella
situazione così particolare, le stava mettendo addosso un
po' di ansia. Aveva paura di cadere per terra da un momento all'altro
anche se c'era lo sguardo di Tom che la sosteneva in ogni passo,
rimanendo incantato e con la bocca spalancata. Gli arrivò
davanti e sorrise mentre lui abbassava gli occhi senza dire niente.
- Andiamo? - le prese
una mano senza calcolarla minimamente e si girò iniziando a
camminare.
Greis rimase un attimo
perplessa, avrebbe voluto sentirsi dire qualcosa di più;
magari un complimento, o una battuta, o un “sei ridicola
vestita così” e non riusciva a capire come avrebbe
dovuto comportarsi, e per la prima volta con lui, per davvero, i suoi
timori divennero realtà: si sentiva in imbarazzo, timorosa
della sua reazione.
Tom era nervoso,
ansioso che qualcosa potesse andare storto, aveva pensato a tutto per
quella sera, e non voleva assolutamente rovinare niente, anche se non
aveva calcolato che vederla vestita in quel modo gli avrebbe tolto
l'ultimo briciolo di sanità mentale che gli era rimasto nel
cervello. Era così bella che non riusciva neanche a
guardarla, era come se fosse stato messo di fianco della creatura
più perfetta del mondo e non si sentisse di meritarlo. In
verità si stava fissando i jeans sdruciti sulle tasche, e
per quanto si ricordasse benissimo che erano fatti proprio
così, si sentiva veramente molto poco consono a stare vicino
a Greta.
Aveva preso a
camminare ancora più in fretta verso il centro del
ristorante, mentre Greis arrancava seguendolo.
- Puoi moderare le
gambe di legno per favore? - chiese con il fiatone.
Tom si
fermò di scatto e Greta gli andò a sbattere
contro la spalla, lui si girò e la fissò negli
occhi.
- Greis, io... -
sospirò spostando lo sguardo per poi riportarlo sugli occhi
di lei – E' che mi hai tolto il fiato – sorrise
incerto spostando di nuovo lo sguardo. Greis non l'aveva mai visto
così imbarazzato in vita sua. Tom, colui che aveva il
coraggio di dire in faccia alle persone le peggio cose che gli
passavano per la testa, ora con lei, era in imbarazzo. La situazione
era sempre più strana, anche perché la stessa
Greta si sentiva nell'identico modo.
Sgranò gli
occhi sorpresa all'udire quelle parole, poi spostò la testa
di lato sorridendo incerta. Le guance in fiamme ed una voglia assoluta
di nascondersi da qualche parte. Si guardò un attimo in giro
per fare una ricognizione dell'ambiente, e non si era neanche resa
conto in che posto assolutamente meraviglioso si trovavano. La sala del
ristorante era completamente vuota, ma ogni singolo tavolo era
apparecchiato a regola d'arte, con dei candelabri bellissimi al centro
di ognuno. Rimase con la bocca spalancata mentre girava il viso verso
ciò a cui Tom dava le spalle; una vetrata lunga quanto tutta
la lunghezza del ristorante mostrava una perfetta panoramica della Tour
Eiffel e di Parigi illuminata dalle mille luci notturne. Greis non
aveva mai visto niente di così bello, e non si sarebbe mai
aspettata che Tom avrebbe fatto una cosa del genere per lei. Ora
iniziava ad immaginarsi il motivo di tanto imbarazzo; capiva che ci
aveva messo davvero tanto impegno per preparare quella serata, e ci
teneva alla perfetta riuscita della cena.
Qual'è il
nostro tavolo? - chiese nella confusione più totale, mentre
sbatteva gli occhi per cercare di metabolizzare la sorpresa.
Tom
continuò a camminare tenendola per mano ed avvicinandosi
all'unico tavolo che aveva un rosa bianca poggiata sul piatto; tavolo
attaccato alla vetrata da cui avrebbero potuto godere di una perfetta
vista sulla città. Greta si fermò osservando la
città e sospirando commossa mentre Tom si
appoggiò alla sua schiena intrecciando le braccia sulla sua
pancia, le posò il mento sulla spalla sussurrandole
nell'orecchio.
- Ti piace? - chiese
incerto mentre iniziava a lasciarle piccoli baci sul collo liscio.
Profumava di vaniglia.
- Sei impazzito
– rispose la ragazza trattenendo una lacrima. Una che si
commuoveva anche per la pubblicità delle macchine, di fronte
a quel gesto cosa avrebbe dovuto fare?
- Sei tu che hai tolto
il fiato a me – continuò scuotendo la testa e
posando le sue mani su quelle di Tom.
- Dovevi vedere
Parigi, o meglio, era Parigi che doveva vedere te. Anche se
più di così non posso fare... -
- E' tutto perfetto
– lo interruppe Greis.
Tom esitò
un attimo poi con la voce più bassa che potesse fare,
perché solo lei avrebbe dovuto sentire quelle parole, le
soffiò nell'orecchio:
- Se mi chiedessi di
spostare le montagne, farei anche quello... -
Greis
sospirò profondamente continuando a riflettersi nelle luci
della città mentre Tom le respirava sulla pelle inebriandosi
di lei.
Tom – si
girò piano cingendogli le braccia intorno al collo
– Guardami negli occhi – gli ordinò.
- Ti sto guardando
– disse lui incerto.
- Perché a
parole non so se il concetto si esprime abbastanza bene, per cui solo
guardandomi dritto negli occhi, puoi capire quanto sia
incondizionatamente e completamente, innamorata di te. Le parole sono
superflue, volano via, si perdono nell'aria... solo se mi guardi, anche
quando avrai dei dubbi, sarai assolutamente sicuro che per me esisti
solo tu perché...- Greta si fermò un attimo, il
castano intenso in cui si stava perdendo e il cuore che batteva
impazzito le avevano fatto dimenticare anche come si chiamava
– Perché... perché è
così. -
- Mi sembra un'ottima
spiegazione – rispose Tom ironico spostando la testa di lato.
Le
passò le mani sulla sua nuca, accarezzandole i capelli
– Non ho nient'altro da dire vostro onore, solo che ha detto
esattamente quello che volevo dire io -
Si guardarono per
istanti infiniti, poi Greis sorrise.
Siamo troppo smielati
– sentenziò staccandosi perplessa.
- Vero? - chiese Tom
assumendo la stessa espressione, annuendo – Troppo dici? -
- Un po' troppo,
davvero, se andiamo avanti così dovrò iniziare ad
usare la dentiera dal mese prossimo -
- Siediti che ho una
fame da lupi – rispose lui andando verso la sedia e
buttandocisi sopra.
- Potevi dirmi di
venire prima se avevi fame -
- Ma se ci metti tre
ore per prepararti, non solo sono stato gentile -
- Io? - rispose Greta
imitandolo e avvicinandosi da sola la sedia al tavolo.
- Tu -
- Ma cosa dici se sono
sempre super veloce! -
Tom chiuse gli occhi
in un sorriso – Così va meglio – si
girò verso il cameriere e gli fece un cenno.
Cosa prevede il
menù? - chiese Greis saltellando sulla sedia.
- Allora... - rispose
lui tronfio – Cucina italiana -
- Cucina italiana in
Francia? -
- Sì, la
cucina francese mi fa venire l'acidità di stomaco -
- E cosa dovremmo
mangiare? -
Tom rispose ma
parlò così veloce che Greis aveva teso un
orecchio nella sua direzione per cercare di capire bene, ma non ci era
riuscita. A volte era frustrante.
- Split, io non sono
Bill, non ti riesco a leggere le labbra, parla piano! -
- Che ho fatto? -
chiese lui scocciato.
- Parli troppo veloce,
sono lusingata del fatto che sono uno degli unici esseri umani che
comprende i tuoi fonemi base senza troppi problemi, ma iniziati a porre
delle domande serie! Hai pensato di andare da un logopedista? -
Tom si fermo
accigliato a guardarla e riuscì solo a dire –
Logo, che? – con l'espressione persa nel vuoto.
- Va bene, ho capito,
lasciamo perdere – sentenziò Greis non dandogli
corda - Quindi... è tutto a sorpresa? -
- Sì
più o meno – rispose distratto mentre il cameriere
arrivato al suo fianco gli mostrava la bottiglia di vino che
probabilmente aveva già scelto in precedenza.
Tom annuì
guardandolo mentre prendeva il cavatappi ed apriva la pregiata
bottiglia; Greis guardava il suo ragazzo non sapendo se ridere o fare
finta di niente, ma l'espressione di Tom era assolutamente da
immortalare. Un misto tra perplessità, curiosità
e tentativi vani di mostrare una certa sicurezza.
Il cameriere verso un
po' di vino nel bicchiere di Tom, che lo prese e lo assaggiò
sentenziando che non sapeva di tappo, e poteva essere bevuto.
Una volta che il
cameriere ebbe finito di riempire i calici, Greis si lasciò
andare in una risata spassionata.
Che c'è
adesso? - chiese Tom offeso. -
- Da quando ti intendi
di vino? -
- Da sempre... -
rispose vacuo.
- Avevi un aria molto
professionale effettivamente, di uno che ne sa a palate... - lo prese
in giro Greis.
Tom le fece un cenno
con la testa spostandola di lato.
- In realtà
non capisco perché c'è tutta questa cerimonia
prima del versamento del vino... cioè se è buono
è buono, poi per quello che costa deve essere buono per
forza -
Greis storse la bocca
mentre lui alzava il bicchiere.
- A cosa
vuoi brindare? - chiese la ragazza.
- A me e alle mie
bellissime idee, alla vista che ho da quassù –
disse alzando le sopracciglia e fissando la scollatura di Greta, che lo
riguardava ironica, pensando che si riferisse alla vista sulla
città – stasera le tue tette sono
particolarmente... pompose -
Grazie Split -
- Tu a cosa vuoi
brindare? -
- Alle mie tette
pompose -
- Benissimo
– rispose trionfante alzando il calice.
Bevvero un po' di vino
bianco e posarono il bicchiere l'uno di fronte all'altro
Il vestito
è stata un'idea di Bill – sentenziò la
ragazza sicura.
- Non ti si
può nascondere niente eh... - rispose lui sogghignando.
- Ma no, è
che tu a queste cose non ci pensi -
- Come non ci penso?
Guarda dove ti ho portato! -
- Non pensi al minimo
dettaglio – si corresse Greis – e comunque hai lui
per i minimi dettagli, quindi avrai sempre il culo parato -
- Anche questo
è vero! – disse annuendo con gli occhi al cielo
– Però l'ho scelto io – rispose
abbassando la voce e prendendo il bicchiere per svuotarlo dal vino.
- Davvero? -
- Si perché
avevi dubbi? -
- Sì
– rispose Greta sorridendo.
- Malfidente -
- Piuttosto direi che
ti conosco come le mie tasche, e non avevi mai fatto una cosa del
genere per nessuno -
- Possiamo non
rigirare il coltello nella piaga?! Grazie! -
- Perché?
Mi piace quando fai il timidone vergognoso... -
- Ah ah grazie Greis
per sottolineare sempre tutto - rispose ironico.
- Io sottolineo, tu
fai il timido -
- Comunque, cambiando
discorso, com'è andato il viaggio? -
- Guardati, ci mancano
solo le tue guanciotte di pongo che diventano rosse ed abbiamo fatto
l'en-plein! -
- Oddio santo, mi sto
pentendo di averti portata qui... -
- Ok, puoi andare e
lasciarmi qui con il cameriere... -
Tom posò di
scatto le mani sul tavolo e si girò di spalle per vedere
dove fosse andato il tipo che gli aveva versato il vino, per poi
rigirarsi verso Greta, che lo guardava ridendo. Non si scompose
più di tanto, abbozzò un sorriso ed
alzò un sopracciglio.
- Va bene, ciao Greis
– si alzò lasciando il tovagliolo sul tavolo
mentre Greta sgranava gli occhi e lo seguiva nei movimenti. Se ne stava
andando veramente.
- Tom! - lo
chiamò alzandosi – Torna subito qui! -
- C'è il
cameriere, cena con lui – le rispose alzando un braccio in
segno di saluto.
- Tom! Non fare il
bambino! -
Greis sapeva
esattamente quali tasti toccare con lui, e lo sapeva fare anche bene. A
quelle parole il ragazzo si bloccò e si girò di
scatto tornando indietro ed andando a risedersi al suo posto sempre con
il suo sorrisino infame stampato sul viso.
- La passi liscia solo
perché ho fame! - disse sicuro finendo il bicchiere di vino.
Greis gli dette un
calcio sotto al tavolo, ma non ebbe gli effetti desiderati, sembrava
non se ne fosse accorto.
- Sei così
geloso che fai quasi tenerezza – disse la ragazza sorridendo
beffarda verso di lui che manteneva il viso sorridente, sfidandola con
gli occhi.
- Potrei non
ammetterlo, ma questa volta non lo farò – rispose
sicuro giocherellando con le posate.
- Perché ho
ragione – annuì Greta alzando le spalle.
- No,
perché ho passato così tanti anni ad aspettare
tutto questo che non lascerò che le tue stupide battute su
logononsochè, camerieri e guance mi scalfiscano -
- Cos'hai contro le
tue guance? -
- Io niente, tu devi
avere qualche problema e lo stai scaricando su di me... -
- Ma cosa stai
dicendo? -
Mentre si continuavano
a fissare negli occhi in un misto tra sfida e perplessità,
il cameriere tanto citato tornò con i due piatti principali,
augurando alla coppia buon appetito.
La ragazza si vide
posare un enorme piatto stracolmo di rigatoni ricoperti di una densa
salsa verde chiaro. Prese incerta la forchetta toccando il cibo con la
punta come se dovesse prendere vita da un momento all'altro.
- Cos'è
questa cosa verde? - chiese Greis fissando il piatto.
- Non ne ho idea
– Tom era nella sua stessa identica situazione
- Che roba
sarà?! -
- Non è
colpa mia se i francesi quando parlano inglese non si capiscono! -
- E certo sta parlando
il laureato ad Harvard -
- Greis, senti, non
penso che moriremo, e poi ha un buon profumo... -
- Se mi sento male mi
ci porti tu in ospedale -
- Sì
sì – annuì Tom scocciato mettendosi i
primi due rigatoni ricoperti di quella salsa verde in bocca. Greis lo
guardava come se stesse mangiando una persona viva, tra il disgustato e
il curioso.
- Com'è? -
chiese impaziente.
Tom deglutì
e sbarrò gli occhi.
- Tom che
c'è? -
Il ragazzo
cominciò a tossire facendo segno a Greis di versargli
qualcosa nel bicchiere, la ragazza prese il vino e lo verso nel calice,
passandolo a Tom preoccupata.
Ne bevve un sorso, e
tornò perfettamente normale.
- Cosa è
successo? -
- Niente. E' la cosa
più buona che abbia mai mangiato –
sentenziò con un sorriso.
- Cretino! - rispose
lei scoppiando a ridere.
L'intera cena
trascorse troppe velocemente. Spesso Greis si fermava a guardarlo
mentre rideva, e si continuava a chiedere
se si meritasse davvero tutto quello che aveva davanti. Lui, i suoi
occhi, quel tavolo e quel panorama. Cacciò via di nuovo quei
pensieri. Il vino scendeva prima nei bicchieri e poi nelle loro gole,
con altrettanta velocità, e non ci misero molto prima di
ritrovarsi a ridere senza un motivo, ripercorrendo ancora una volta
quello che era stato uno dei periodi più belli della loro
vita. Anzi, il più bello. Sentiva tanta tristezza nelle
parole di Tom, era cosciente del fatto che la loro adolescenza era
durata così poco, che lei avrebbe tanto voluto regalargli
qualcosa di normale e semplice, qualcosa da poter vivere con
intensità per un attimo, insieme a lei.
Poi mentre Tom aveva
la testa nel piatto del dolce si girò a fissare Parigi e le
sue luci, si concentrò su un gruppo lontano di pallini
gialli, tanto che cominciò a vederci doppio, forse a causa
del vino, forse perché aveva sforzato la vista.
- Prima hai detto una
cosa... - sorrise Greis poggiando il mento sulla mano.
- Ho detto tante cose
prima, non puoi pretendere che me le ricordi tutte, anche
perché ho le bollicine del vino e dello champagne anche nel
naso... -
- Hai detto che
sposteresti anche le montagne per me... - rispose sicura, alzandosi
dalla sedia ed andandosi a sedere sulle gambe di Tom che la guardava
perplesso accogliendola in grembo.
- Ho detto proprio
così? - chiese curioso.
- Testuali parole -
- Forse avevo bevuto -
La ragazza gli dette
un buffetto sulla spalla sorridendo – Era prima di cena -
- Va bene! Hai
vinto... – rispose sospirando - L'ho detto, cosa vuoi che
faccia? -
- Diciamo che
è più un imposizione che però ti
farà piacere – Greta scoppiò a ridere
senza un motivo mentre Tom continuava ad essere sempre più
perplesso.
- Io ho un piano da
rispettare – disse Tom serio – dobbiamo andare in
camera a studiare Anatomia -
- Che simpatico che
sei – Greis scoppiò a ridere di nuovo
scompigliandosi i capelli con una mano.
- Vuoi andare a
giocare a Monopoli? - chiarì Tom –
- Split – lo
interruppe Greis alzando lo sguardo verso il panorama ed indicando un
punto indefinito della città, ma che probabilmente indicava
la cosa più visibile:
- Voglio andare
là – disse sicura.
- No – disse
Tom serio – No! - scosse anche la testa per rafforzare il
concetto. Inutilmente.
- Dai non ti far
pregare, tanto lo sai che vinco io, quindi non fare storie -
- Ho detto di no! -
- Ok –
rispose lei alzandosi e facendo qualche passetto verso l'uscita
– vado a prendere la maglia -
- Greis ho detto di
no! -
- Ci vediamo in
camera! -
Tom prese la bottiglia
e la svuotò nel bicchiere, bevendolo tutto d'un sorso
– Ma ho detto di no... – sussurrò
chiudendo gli occhi, quasi disperato, ma assolutamente curioso di
sapere come sarebbe andata a finire. Era quello il bello di stare con
Greis, i suoi piani se ne andavano sempre in fumo, e per quanto potesse
essere perfezionista, ogni tanto gli piaceva vivere nell'incertezza.
____
Ed eccoci qua. Scusatemi per
il ritardo, ma ho avuto svariate crisi mistiche. Crisi che includevano
anche la scelta di abbandonare per un po' i TH. Beh, ci sto provando,
ma non riesco a non scrivere. E' una grande contraddizione, lo so,
però scrivere è la cosa che mi permette di
liberarmi la testa, e se chiudo gli occhi vedo il continuo di questa
storia, ed un'altra FF in progetto, sempre con loro protagonisti, e non
so esattamente come gestire la cosa XD Vi tengo informate.
Vi ringrazio come sempre per i commenti e per le recensioni. ^^
Baci
Lale
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Neun. ***
9.
Lo yin e yang sono opposti.
Lo yin e lo yang
diminuiscono e crescono: Sono complementari, si consumano e si
sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio.
Lo yin e lo yang si
trasformano l'uno nell'altro.
Lo
yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: Sono interdipendenti, hanno
origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.
Greta si
guardò le scarpe, le facevano male i piedi. A fianco a lei
Tom si guardò le mani, erano fredde, se le mise in tasca ed
alzò il viso verso la ragazza che piano aveva rialzato gli
occhi e guardava dritta di fronte a lei, aspettando che l'ascensore
arrivasse al piano terra.
- Sei il solito
esagerato – gli sussurrò girandosi. Aveva gli
occhi grigi, e li socchiuse leggermente inarcando le labbra in un
sorriso.
Tom alzò le
spalle guardando verso le porte, che piano si aprivano.
Avanzò di qualche passe seguito da Greis.
- Visto che stiamo
uscendo mi sembrava il minimo prendere delle precauzioni -
Tom
continuò a guardare avanti, verso le porte girevoli
dell'hotel, aveva un po' di ansia. Non voleva uscire, non l'aveva mai
fatto da solo, mai a Parigi, anche se era notte ed anche se era grande
e grosso per avere paura, non voleva uscire, e non sapeva neanche bene
il perché.
- Gli occhiali da sole
all'una di notte? -
Lui non la
guardò, ma aveva stampata nella testa l'espressione esatta
che aveva Greis in faccia. Anche se lei non capiva, perché
era perfettamente ragionevole il fatto che qualcuno che non vive certe
esperienze non possa capire a pieno la situazione, sapeva che si era
impuntata sul voler uscire fuori perché voleva che lui
stesse bene, ma lui stava bene anche dentro.
- Senti, vuoi uscire?
Io esco così se non ti va bene torniamo sopra... -
berciò il ragazzo fermandosi davanti alle porte girevoli.
Prese Greis per un braccio e lei si girò a fissarlo. Labbra
dischiuse, incerta su quelle parole si fece scivolare la mano dalla
tempia al mento e poi mise i capelli dietro l'orecchio.
- Ok, ok, tieni gli
occhiali... non ti voglio stare a sentire! – disse alzando
gli occhi al cielo e avanzando vero la porta, ma Tom la
bloccò di nuovo.
- Ma sei sicura?
Insomma... dai, non possiamo stare qui? -
- Mi fai capire di
cosa hai paura esattamente? - La ragazza socchiuse gli occhi,
indagatori, cercando si scrutare dentro quelli di Tom, che glielo stava
lasciando fare, facendo trasparire tutto quello che stava provando. Era
ansia, era paura, era incertezza. Insomma poteva sembrare una cazzata
dal di fuori, ma non era facile rompere quella barriera.
- Non ho paura,
è che se mi riconoscono che faccio? -
- Tom ti si vede a
malapena la bocca! - si indispettì Greis incrociando le
braccia.
Sospirò un
paio di volte, poi guardò fuori. Senza dire niente
avanzò entrando nelle porte girevoli seguito da Greis.
Uscirono fuori ed avanzò ancora. Greis lo prese sottobraccio
indicando davanti a lei.
Tom il profumo della
libertà non lo sentiva, piuttosto sentiva odore di smog,
come tutte le volte che usciva in strada. Si diceva sempre che aveva le
narici sensibili agli odori forti.
- Guarda Split
c'è anche una macchina che ci aspetta – disse
sorridendo Greis indicando non lontano da loro una macchina nera e
lucida..
- E da dove salta
fuori? - si sorprese lui fermandosi accigliato a visionare la
situazione.
- Diciamo che io in
inglese mi faccio capire, a differenza di qualcun altro -
Non le rispose, si
avvicinò all'auto ed alzò lo sguardo verso il
cielo, delle goccioline gli ricoprirono le lenti scure degli occhiali,
le poteva vedere schiantarsi su di lui perfettamente tonde.
- Lo sapevo che
avrebbe cominciato a piovere – sussurrò, mentre
Greta apriva la portiera ed entrava dentro la macchina.
- Cosa? -
domandò la ragazza mentre lo guardava chiudere lo sportello
e sospirare ancora. Si allentò un po' la sciarpa dal collo e
si sistemò la maglia sotto al sedere.
- Ho detto
che lo sapevo che avrebbe piovuto... – disse guardando di
fronte a lui. Si tolse gli occhiali e cominciò ad asciugarli
con il lembo della maglia.
Greta
scoppiò a ridere mentre cercava qualcosa nella sua borsa,
non sapeva cosa, era un riflesso incondizionato. Cercare nella borsa
qualcosa di cui non aveva bisogno, o qualcosa che sapeva di aver
lasciato a casa faceva parte della serie infinita delle sue manie. Come
quella di toccarsi i capelli e farci i nodi, quando ascoltava qualcuno
parlare, o quando era annoiata, oppure quando contava le mattonelle dei
muri e ci vedeva sempre delle piramidi dentro, o quando fissava le
scarpe delle persone in metro.
- Wow sei
anche meteorologo, che uomo dalle mille capacità! -
- Veramente me l'hai
detto tu. Quando hai gli occhi grigi di solito piove... –
disse con noncuranza Tom mentre la ragazza fece un cenno all'autista
che mise in moto la macchina e partì immettendosi nella
strada.
Greta si
immobilizzò a quelle parole sbattendo la schiena contro il
sedile, e metabolizzandole. Si girò piano verso di lui
guardandolo seria, gli prese una mano come per compassione. Era come se
gli dispiacesse di averlo ridotto così, diceva delle cose
seriamente strane e compromettenti. Non in senso negativo, era contenta
di ricevere quel tipo di attenzioni, ma quasi stentava a riconoscerlo,
era completamente partito.
- Tom... -
sussurrò scuotendo la testa e sorridendo allo stesso tempo.
- Lo so – la
interruppe lui prendendo una gomma da masticare dal pacchetto e
facendosela scivolare in bocca - la smetto di fare il mieloso, in
effetti mi sto disgustando da solo – cominciò a
masticare rumorosamente, come faceva quand'era piccolo e Greta sorrise.
- Oh piccolo dolce
Split... - disse lei poggiando la testa sulla sua spalla. Ma Tom
scoppiò a ridere, e scoppiò a ridere anche lei
mentre si rigirava la mano destra del ragazzo tra le sue. La
girò di palmo e vide la cicatrice al centro, che tagliava di
netto le linee della mano. Non era molto lunga, ma era profonda, se lo
ricordava esattamente come se l'era fatta ed era strano come se ne
fosse dimenticata, perché ce l'aveva anche lei, e ce l'aveva
anche Bill, ma spesso quando hai sempre una cosa davanti agli occhi,
non gli dai mai il giusto peso.
- Uh! -
esclamò sorpresa – Il patto di sangue! -
Tom abbassò
lo sguardo verso la sua mano e passò il pollice sopra la
cicatrice.
- Strano che non ci
siamo presi il tetano tutti e tre – rispose ironico, mentre
Greta gli metteva il palmo della sua mano destra sotto al naso.
- La mia è
più corta – constatò la ragazza.
- Certo, appena avevi
proposto la cosa del patto di sangue ti sembrava una figata, poi quando
Bill ti aveva inciso la mano per poco non correvi via in singhiozzi -
- Era una figata, e lo
è ancora! – sorrise Greis – E poi avevo
sette anni, cosa ti aspettavi, gioia e giubilo mentre Bill mi squartava
il palmo della mano -
- Squartava? Era un
taglietto... - rispose Tom storcendo il naso.
- Comunque, ogni tanto
me ne dimentico di quante cose stupide abbiamo fatto, questa mi aiuta a
ricordare -
- Anche le altre
trecento cicatrici che ho addosso, a me aiutano a ricordare tutte le
volte che mio fratello ha tentato di uccidermi -
- Beh, anche lui non
sta messo meglio -
- Si ma lui non
è entrato di faccia in un tavolino di vetro! -
- Cavolo! - disse
Greta tra i denti sbattendo il pugno sul palmo della mano –
Quella me la sono persa! -
- Non ridere delle mie
disgrazie... – scherzò Tom guardando fuori dal
finestrino – Quella volta mi sono fatto veramente male! -
La pioggerellina
iniziale si era trasformata in un diluvio. Stava piovendo fortissimo,
ma la cosa sembrava non dare alcuna preoccupazione a Greta, che
guardava fuori nella sua stessa direzione, con un sorriso sul viso.
- Allora, come ti
sembra il mondo visto da fuori? - gli chiese dopo un po'.
- Veramente siamo
dentro una macchina, e Parigi da dentro una macchina l'ho vista tremila
volte – rispose lui saccente.
- Allora cambio
domanda, come ti senti a sapere che tra poco vedrai un pezzo storico di
questa città con me camminando per strada come un comune
mortale? -
- Certo non potevi
scegliere momento migliore; sta diluviando -
- Come sei pesante! E
poi da quando ti spaventano due gocce d'acqua? -
- Quando penso che in
questo momento potevo stare tranquillamente stravaccato sul mio letto a
fare altro -
- A fare cosa? -
chiese Greis curiosa.
- Giocare a Monopoli
ad esempio – disse seriamente – Per una volta
vorrei riuscire a costruire su Werderplatz, me la rubava sempre Bill -
- Tu però
avevi sempre tutte e quattro le stazioni, e mi rompeva terribilmente! -
- Ero un campione a
Monopoli – rispose lui orgoglioso.
- Eri il campione di
Loitsche, è vero, me lo ricordo – lo
assecondò la ragazza seria.
- Veramente ero il
campione di tutta la Sachsen-Anhalt... -
- Giusto –
annuì Greta alzando le sopracciglia, scettica.
- A Natale voglio
giocarci di nuovo, per davvero – continuò Tom
girandosi verso Greis.
Lei lo
guardò ed annuì serena. Mancava poco a Natale, e
la città era illuminata a festa. Era bellissima Parigi,
anche da lì, ma lei amava sopratutto Amburgo quando era
Natale, perché quando c'era quella festa, voleva dire che i
suoi amici tornavano a casa, e che avrebbero passato una settimana
magnifica fatta di giochi, caminetti che non si accendono, palle di
neve che immancabilmente finivano per ricoprirla dalla testa ai piedi e
mangiate epocali.
Per quello amava il
Natale, per quello odiava la neve.
La macchina si
fermò all'improvviso e l'autista non disse niente. Greta si
sporse dal suo lato del finestrino e sorrise.
- Ci siamo Split,
cavolo è enorme! -
Tom si
appoggiò a lei per vedere fuori dal finestrino e
strizzò gli occhi, pioveva fortissimo.
- Greis ma sei sicura
che sia una buona idea...? -
- E' notte, piove e
non c'è nessuno, quindi, usciamo! -
Si abbassò
davanti e lei e si sfilò le scarpe – Mi stanno
uccidendo queste trappole – e subito dopo aprì lo
sportello.
- Dove vai scalza? -
chiese Tom sconvolto.
- Dai su, non farti
pregare, vieni fuori – le rispose lei avanzando verso la Tour
Eiffel mentre Tom la guardava con gli occhi sbarrati, mentre scendeva
dalla macchina.
- Cazzo Greis sta
diluviando -
- Non è
bellissimo? - le urlò lei camminando all'indietro.
- NO! -
gridò lui in tutta risposta.
Si tolse gli occhiali
da sole, non vedeva granché perché la pioggia li
aveva bagnati in un attimo, però appena lo fece, la
prospettiva cambio radicalmente. C'erano le luci che illuminavano la
Tour Eiffel e c'era Greis, scalza con le braccia aperte, il viso verso
il cielo e la bocca spalancata.
Era così
bella che gli ricordava tutta la vita, non un singolo episodio. Era
come se stesse per morire e gli scorresse tutta la sua esistenza
davanti, con la differenza che non stava morendo. Riusciva
perfettamente a vedere il primo giorno di scuola, la prima sigaretta,
la prima volta che aveva capito che l'amava, la prima volta che aveva
fatto l'half-pipe con lo skate. In quasi tutte le prime volte
più pericolose lei c'era, era lì a fissarlo, a
scuoterlo, a gridargli quanto era stato idiota, e che l'aveva fatta
spaventare. In tutti i modi lei c'era sempre ed era una sicurezza che
lui nel suo stato aveva bisogno di avere. Nessuno riusciva a capire
cosa si provasse a vivere dietro un muro, nessuno poteva immagine le
imposizioni e la voglia costante di scappare e fregarsene di tutto.
Ma poi vedeva Greta e
le paure passavano, e diventavano fogli di carta che volavano leggeri
nell'aria. Per quello era diventato egoista, e la voleva solo per lui e
per Bill, per quel motivo era geloso, perché senza di lei
tutto sarebbe crollato e il suo mondo di paure sarebbe tornato. Delle
persone a Tom non importava quasi mai niente, le conosceva, ci parlava,
scherzava, ammiccava, ma non le vedeva mai veramente. Gli bastava
vedere le persone che amava, e non voleva chiedersi che cosa sarebbe
successo se le avesse perse, perché quando sarebbe successa
una cosa simile, poi probabilmente sarebbe morto, e non voleva pensare
alla sua morte.
La paura andava via
perché c'era lei che lo guardava e sorrideva, e lui aveva
bisogno solo di quello.
Piegò gli
occhiali e li mise in tasca, iniziò a ridere avvicinandosi a
Greta e cingendole i fianchi.
- E' veramente una
cosa senza senso e priva di logica -
- Lo so Tom,
è per questo che è bella – sorrise
Greis prendendogli il viso con le mani e dandogli un bacio a stampo.
- Für
eine Nacht, für einen Tag, für einen Moment in dem du
lachst...
- disse sicura guardandolo negli occhi, prima di girarsi tenendolo per
mano, ed iniziare a correre disperatamente fino a sotto la torre. Aveva
tutti i collant fradici e sentiva di scivolare ad ogni passo, ma non le
interessava, continuava a correre, sperando che Tom non fosse rimasto
ancorato dov'era. Si fermò di scatto rischiando di cadere
all'indietro, ma Tom la riprese al volo con il fiatone.
- La prossima volta
avvisa prima di iniziare a correre i 100 metri – le disse con
gli occhi sgranati. Greta si mise in piedi e alzò di nuovo
il viso verso il cielo, era decisamente imponente la struttura che si
trovava davanti.
- E' difficile vederla
bene con la pioggia negli occhi, però è bella
– disse sicura tornando a guardare Tom che fissava invece un
punto in lontananza sforzando la vista e corrugando la fronte. L'odore
di pioggia era talmente forte che andava al cervello, e i piedi di
Greis stagnavano in un pozza di acqua, al limite del congelamento, ma
resisteva nonostante avesse cominciato a tremare. Si erano messi sotto
la Tour Eiffel, vicino ad uno dei quattro piedi, ed ora Tom alzava il
braccio ed indicava un luogo lontano. Greta si avvicinò e lo
abbracciò girando il viso verso il suo braccio teso.
- Lì,
abbiamo suonato il 14 luglio del 2007, c'era la gente che arrivava fino
a qui... - disse orgoglioso, abbassando il braccio e cingendo la
ragazza.
- Me lo ricordo
– rispose Greis sorridendo – Mi ricordo le
telefonate nel panico e l'ansia pre show... come se fosse ieri -
Tom sorrise annuendo
pensieroso, mentre lei appoggiava l'orecchio contro il suo petto e
fissava la pioggia che sbatteva a terra. Immaginava quanta paura
dovessero avere le gocce di pioggia, che arrivavano dalle nuvole e si
schiantavano letteralmente al suolo, scomponendosi. Non doveva essere
piacevole essere una goccia di pioggia. E proprio in quell'istante,
proprio mentre pensava alle gocce di pioggia, si rendeva conto di
quanto quel preciso momento l'avesse atteso da una vita. Era semplice,
lei nelle braccia di Tom, sotto la Tour Eiffel e la pioggia.
- Perché
stai facendo tutto questo? - Il ragazzo entrò nei suoi
pensieri e lei si staccò dal suo petto e lo
guardò negli occhi un po' sorpresa.
- Perché ti
amo e so che ne hai bisogno – disse indicandogli il petto
– e so anche che tutto è finito troppo velocemente
e ti sei perso un sacco di cose... vi siete persi un sacco di cose -
- E' vero–
rispose un po' triste dandole un bacio sulla fronte.
- Sai cosa vorrei? -
sussurrò Greta – Che Bill fosse qui con noi... -
Tom sorrise
– Anche io, già vi vedevo che giocavate a
nascondino sotto al diluvio universale -
Greta
scoppiò a ridere stringendosi un po' di più a
Tom, stava tremando di freddo.
- Allora
vorrà dire che torneremo qui e faremo la stessa cosa, anche
con lui -
- Va bene –
annuì Tom – Ora però possiamo andare
che mi sto ibernando? -
La ragazza si
staccò dalla presa e gli prese la mano – Solo
perché mi sto ibernando anche io, altrimenti sarei rimasta
qui ancora a lungo -
Si avviarono verso la
macchina mano nella mano, sotto la pioggia, camminando piano. Greis
finì improvvisamente sulla strada di Tom e gli mise una mano
in testa facendogli scivolare via i cappucci dalla testa –
Non è giusto che mi bagno i capelli solo io –
disse indispettita mentre lui rideva e ricominciavano a camminare.
Fianco a fianco.
_____
Non disse niente,
assolutamente niente. Una volta entrati nella suite si tolse il
cappotto fradicio, mentre Tom si levava frettolosamente le due felpe
che aveva addosso. Si stavano baciando appassionatamente dall'interno
dell'ascensore ed era chiaro come sarebbe andata a finire la serata, ed
entrambi non vedevano l'ora.
Greis continuava a non
parlare, era concentrata su quello che stava guardando, su quello che
sentiva nel petto. Lo prese dalla maglia e lo trascinò in
bagno con quanta forza aveva in corpo, aprì la cabina doccia
immensa ed anche il getto di acqua. All'inizio uscì gelida,
ma nessuno dei due se ne accorse, probabilmente perché Greta
era impegnata a togliere le maglie di Tom, e lui era impegnato a capire
come si sfilava quel dannato vestito. Poi quando entrambi riuscirono a
capire, poterono finalmente diventare una cosa sola, come diceva
Für immer jetz... siamo una
cosa sola come lo Yin e lo Yang.
Quattro
settimane dopo.
- Perché
mio fratello ha il pacco più grande?
- Oh, sul pacco di
Bill non mi ci sono mai soffermata, però siete gemelli, in
teoria non dovrebbe essere uguale al tuo? - chiese Greis perplessa.
- Parlavo del regalo,
scema! - rise Tom - E comunque anche se siamo gemelli io sono quello
più dotato... -
- Chiederò
conferma a Bill! – rispose la ragazza sghignazzando divertita
– Ti vanti troppo del tuo pene, neanche fosse d'oro! -
Tom aprì la
bocca per rispondere, per poi richiuderla e continuare a fissare la
strada, basito.
- E poi è
più grande il suo pacco, perché è
stato bravo quest'anno, e si meritava un bel regalo -
- Perché io
sono stato cattivo? Sono stato impeccabile! Perfetto amico, perfetto
confidente e fidanzbrndmd...
Greis si
girò verso di lui perplessa, socchiudendo gli occhi e
scrutandolo come faceva di solito quando Tom parlava nella sua lingua
strana, che capivano solo lui e Bill.
- In tedesco bitte? -
- Ho detto che sono
stato perfetto, in tutto, perché ho il regalo più
piccolo? -
- Stavi dicendo
fidanzato? - insistette la ragazza.
- No, ho detto,
fidato, non fidanzato... amico fidato... - annuì mentre
girava il volante e si immetteva in una via laterale, non molto lontano
da casa.
- Tom se dici
fidanzato non succede niente, non prederai fuoco da solo... anche
perché non stai dicendo niente di strano, se non la
verità -
- Sì ma fa
un po' strano, è una parola così vecchia -
- Va bene te lo
concedo... tuttavia, non sai neanche cosa contiene la scatola,
perché stai facendo storie? -
- Il pacco
più grande ha sempre la sorpresa più bella
– ammiccò lui girando il viso verso la ragazza
sporgendo le labbra subito dopo, aspettandosi che Greis gli lasciasse
un bacio a stampo, ma la ragazza rimase esattamente dov'era, fissandolo
perplessa.
- Ok, vorrà
dire che cambierò regalo, e non lo avrai stasera come tutti
gli altri bambini -
- No Greis io lo
voglio stasera! -
- Beh se vuoi che lo
cambi – rispose la ragazza facendo finta di essersi offesa
– dovrai aspettare, poi chissà cosa
troverò nei negozi dopodomani... gli scarti degli scarti... -
Tom ci
rifletté un attimo girando nuovamente il volante e premendo
il telecomando del cancello di casa, che da lontano cominciò
ad aprirsi lentamente verso l'interno.
- Va bene –
disse sconfitto – sono sicuro che mi ha regalato una cosa
bellissima -
Si sporse di nuovo
verso Greis con le labbra attendendo un bacio, e stavolta la ragazza lo
accontentò sorridendo subito dopo.
- E tu cosa mi hai
regalato? - chiese contenta.
- Oh, io e Bill
quest'anno ti abbiamo fatto un regalo che milioni di ragazze sognano
ogni notte -
- Una carta di credito
illimitata che attinge direttamente dal vostro conto in banca? -
provò ad indovinare Greis alzando un sopracciglio.
- No –
rispose scettico Tom avanzando verso il viale di casa –
Però abbiamo scelto bene... -
- Perché
l'avete fatto insieme? - chiese Greis ad un certo punto, mentre Tom si
fermava e metteva il freno a mano togliendosi la cintura di sicurezza.
- Come ogni anno Greis
– rispose tranquillamente scendendo dalla macchina.
Greta rimase per un
attimo perplessa nell'auto fissando le porte finestre davanti a lei
dove intravedeva Bill che camminava avanti e indietro, tutto
indaffarato. Quell'anno però non era come tutti gli altri
anni; quel Natale stavano insieme lei e lui, e per quanto volesse bene
a Bill, avrebbe voluto tanto che lui le avesse fatto un regalo da solo,
e non con la partecipazione del gemello. Sospirò un paio di
volte, e poi scese dalla macchina, mentre Tom si impegnava a prendere
il regallo grande e pesante di Bill.
- Cosa cazzo gli hai
comprato a mio fratello? - chiese il ragazzo a fatica arrancando tra la
neve cercando di non cadere.
- Poi vedrai
– rispose Greis sovrappensiero – Il tuo pacchettino
minuscolo lo prendo io – lo informò andando nel
bagagliaio e prendendo il pacco per Tom, che era convinta, gli sarebbe
sicuramente piaciuto più del regalo che aveva fatto a Bill.
Almeno quel Natale non avrebbero litigato.
Seguì Tom
in casa e appena posò il pacco per Tom sotto l'albero si
vide Bill comparire davanti con un sorriso convincente e due corna da
alce rosse e verdi in testa.
- Cappello da Babbo
Natale o corna d'alce? - chiese entusiasticamente mostrando le due
opzioni a Greta, che si toglieva il cappotto fissandolo sconcertata.
- Penso che
sceglierò il cappello – rispose Greis prendendo il
cappello mentre Tom arrivava al suo fianco già libero dalla
giacca.
- E per te Tomi sono
rimaste le corna! - esclamò Bill raggiante tentando di
metterle in testa al fratello.
- Ancora le corna
dell'alce vanno in giro? - berciò Tom allontanandosi dalle
grinfie del fratello.
- Su Tomi! Cerca di
entrare nello spirito natalizio... – supplicò Bill
avvicinandosi ancora e molestandolo con le corna dell'alce.
- Sono entrato nello
spirito natalizio da quando ho varcato la soglia di casa! - disse Tom
– Hai messo le palline dell'albero di Natale appese anche nel
cesso! -
Greta
scoppiò a ridere andandogli vicino e ficcandogli a forza il
cappello da Babbo Natale.
- Bill, a tuo fratello
fagli fare l'anziano obeso, io e te facciamo le alci pazzerelle
– disse Greis prendendo le corna dalle mani di Bill e
mettendosele in testa.
- Ecco Tom, prendi
esempio da Greis, lei sì che sa entrare nello spirito
natalizio -
Tom alzò
gli occhi al cielo sistemandosi il cappello in testa ed andandosi a
sedere a tavola.
La cena trascorse
piacevolmente, come ogni anno. La mitica insalata di patate di Simone
aveva riscosso il tradizionale successo come tutte le altre volte, e
Bill come sempre si era ingozzato perché voleva essere il
primo a sedersi sotto all'albero per aprire i suoi regali. La loro
tradizione annuale consisteva nel sedersi loro tre prima degli altri
sotto all'albero e scambiarsi i regali che si erano fatti.
Due anni prima i
gemelli avevano regalato a Greis la cialdiera per fare i waffles, che
Greis custodiva gelosamente nella sua scatola, ancora immacolata.
Regalo utilissimo. L'anno precedente invece se l'erano cavata con una
borsa griffata scelta da Bill che le aveva fatto venire le lacrime agli
occhi. Quello era stato apprezzato molto di più.
- Ok ok diamo i
regali? - chiese eccitato Bill battendo le mani; ma nessuno gli
rispose, così andò sotto l'albero e
cominciò ad agitare i pacchi uno ad uno per cercare i suoi.
Subito dopo arrivarono anche Tom e Greta che cominciarono a fare la
stessa cosa, se non che il gemello iniziò a
molestare la ragazza per sapere cosa ci fosse nel suo regalo.
- Greis non mi avrai
regalato un frullatore? -
- Cavolo, quello
sì che era perfetto, perché non mi è
venuto in mente prima? -
- Ed a me cosa mi hai
regalato? - si intromise Bill.
- Una museruola con
gli strass – disse Greis ironica mentre l'amico metteva il
broncio.
- Beh, visto che sei
così stronza stasera, il nostro bellissimo regalo forse
potrà rallegrarti – le disse Tom passandole una
busta rossa, un po' rigonfia al centro.
- Non sono stronza
stasera – disse la ragazza prendendo la busta dalle mani di
Tom.
- Già tu lo
sei sempre – rispose Bill storcendo la bocca.
Greis non lo
ascoltò, si limitò a sorridere e ad aprire la
busta rossa. Ne tirò fuori un lungo nastro nero, alla quale
fine era attaccato un cartoncino plastificato.
- Bello! - disse Greis
facendo finta di essere contenta - Il pass del nuovo tour! Figo... lo
metterò insieme agli altri – continuò
poco convinta mentre i gemelli la osservavano sconcertati. Tom fissava
Greis catatonico rigirandosi le mani mentre Bill fissava Tom serio
sperando evidentemente che dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa.
- Grazie –
disse ancora Greis ripiegando il nastro intorno al pass e poggiandolo
per terra.
Bill dette una
violenta gomitata a Tom, che si riprese dal suo stato di dormiveglia.
- No, ecco... diciamo
che il pass... serve... cioè servirà per il tour,
nel caso in cui tu diciamo che... volendo potresti, tu, io e Bill, noi
insomma... dato che la distanza, io e te, ora stiamo insieme... non
dobbiamo creare problemi che non ci sono quindi il pass diciamo che
potresti... se vuoi ovviamente... tu e noi potresti usare il pass...
ecco diciamo... -
- Quello che vuole
dire Tom è che noi vorremmo che tu venissi in tour con noi,
e quello è il pass all access per far parte del nostro staff
– lo interruppe il gemello.
Tom fulminò
Bill con lo sguardo.
- Tu non ti muovevi! -
si giustificò il fratello mentre Tom rivolgeva di nuovo il
viso verso Greis, che si era immobilizzata a fissare il tappeto
persiano sotto di lei.
- Greis per me
è importante, tre mesi senza di te ed impazzisco veramente -
- Tom –
disse lei alzando gli occhi verso il ragazzo – durante il
tour siete solo stressati, io cosa dovrei venire a fare?! Sarei solo
tra i piedi, senza contare che vi ricordo che io ho un lavoro... -
- Per quello non devi
preoccuparti – disse Bill sicuro – ci penso io.
Greta lo
fissò e la bocca si spalancò – Ed
è per questo che dovrei stare tranquilla? L'ultima volta che
ti ho lasciato fare mi hai trasformato nella tua versione femminile...
o maschile -
- Cosa c'entra ora? -
si indispettì Bill – Qui stiamo parlando della
nostra salute mentale in tour Greis, che è sul limite tra
pazzia e... pazzia! Saremo molto stressati, questo è vero,
però abbiamo bisogno di te! -
- In tutti gli altri
tour non c'ero e siete ancora vivi! - continuò Greis.
- Ma ora è
diverso – disse Tom cupo in viso – io ho bisogno di
te come non mai, e non resisto tre mesi senza vederti... non ora,
credimi se potessi non te lo chiederei, essere dipendente da te mi fa
sentire così debole -
- Tom questa frase era
l'ultima spiaggia, perché l'hai detta adesso? - chiese Bill
nervoso dando uno schiaffio al braccio del gemello.
- Bill stai zitto, non
mi pare che la cosa stia andando come previsto! - rispose Tom
massaggiandosi una tempia.
- Vi eravate
pianificati anche il discorso? - si informò Greta.
- Solo un pochino
– sorrise dolcemente Bill. Com'era bravo a recitare. Era il
classico sorriso che se seguiva la frase “Ti vai a buttare da
un ponte per favore?” il malcapitato andava davvero a
buttarsi nel fiume.
- Split lo so che
sarà difficile ma non possiamo permettere che una cosa del
genere ci abbatta -
- Greis ti prego
– disse Tom serrando le labbra – Ti prego, fallo
per me, se non vuoi farlo per Bill -
- Ehi! - disse Bill
offeso.
- Bill stai
tranquillo, se lo faccio lo faccio per entrambi, ma il problema non si
pone, perché non lo farò! - Greta sorrise
falsamente e si alzò dal tappetto andando verso la borsa per
prendere una sigaretta.
- Greis guardaci siamo
in ginocchio – sentì la voce di Bill dietro le sue
spalle, e appena si girò li vide davvero con le ginocchia
per terra, ed uno con lo sguardo abbattuto e l'altro con lo sguardo da
fascinoso seduttore deficiente.
- No ragazzi, non se
ne parla proprio... - rispose Greta sicura di sé mentre si
allontanava ancora, non voleva pensarci, non era proprio nei suoi
più reconditi pensieri partire in tour con loro... mai e poi
mai. Eppure Tom glielo stava chiedendo in quel modo così
disperato, che non poteva dirgli di no, ma sentiva che doveva. Tre mesi
in tour per l'Europa e aveva paura che quel tipo di situazione avrebbe
potuto rovinare il loro rapporto. Ma non voleva pensare, voleva solo
far passare l'ennesimo Natale senza litigare per i regali. Ma non era
troppo convinta che ci sarebbe riuscita.
Una settimana
dopo.
- Sigaretta? - Gustav
guardò Greta sorridendo cordiale, e la ragazza le passo il
pacchetto di Marlboro che aveva in mano mentre Georg le dava una
leggera spallata.
- Accendino? - La
ragazza si girò verso di lui e gli passò quello
nero che aveva in mano. Dopo che tutti e tre furono muniti della loro
dose di nicotina ci fu un po' di silenzio, si godevano il vento del
nord, gelido. Anche se faceva freddo non c'era niente di meglio di
quell'aria per svegliarsi definitivamente.
- Greta silenziosa
– disse Gustav sussurrando – Cosa le
frullerà per la testa, eh Georg? -
- Non lo so
– rispose l'amico – Me lo chiedo da diversi giorni -
- Oh finitela!
– disse la ragazza sorridendo triste – Lo sapete
benissimo... -
- E' per la questione
del tour? - chiese il batterista finto sorpreso, come se non lo sapesse
che i pensieri di Greta si concentravano tutti in quel dibattito
interiore che durava ormai da una settimana.
La biondina
annuì aspirando un altro po' di fumo per poi girarsi prima
verso Georg e poi verso Gustav – Voi che ne pensate? -
Il bassista
sospirò sonoramente guardando il cielo, mentre Gustav
assunse un'espressione alquanto perplessa, prima di cominciare ad
annuire con la testa.
- Se devo fare un
discorso prettamente egoistico, ed io non sono egoista – si
affrettò a precisare - ti supplicherei in ginocchio di
venire con noi e mollare tutto -
- Già
– gli fece eco Georg.
- Perché? -
chiese Greta stupita sgranando gli occhi.
- Tu non hai idea
– riprese il bassista – di cosa è
significato stare con Tom quella settimana a Parigi -
- Era insopportabile
– continuò Gustav.
- Tom è
sempre insopportabile – rispose Greis.
- Appunto! - si
animò Georg gesticolando con la sigaretta – Tu
pensa ancora più insopportabile di quanto lo è
solitamente -
- Praticamente invece
di parlare, abbaiava – continuò Gustav –
E se ci vuoi un pochino di bene dovresti venire a salvare
l'integrità del gruppo -
- Già
– disse ancora Georg, ancora più convinto.
- Sì ma,
forse era perché ci eravamo appena messi insieme, la
distanza così improvvisa ci ha colto di sorpresa, poi lo
conoscete, è fatto così -
- E' fatto di merda
– berciò Georg buttando la cenere sul prato.
- Ma a parte questo...
- continuò Gustav buttando un'occhiataccia al bassista
– Non vogliamo confonderti più di tanto, sei tu
che devi scegliere – le posò una mano sulla spalla
e Greis ci poggiò una guancia socchiudendo gli occhi.
- A volte sogno di
quando venivo ad ascoltarvi in sala prove, ed eravate così
convinti che un giorno sareste diventati famosi... è uno dei
miei sogni preferiti. Mi ricordo che Simone mi dava sempre il
thé alla pesca da portarvi d'estate, e che Tom fumava di
nascosto dietro alla sala. Mi ricordo l'odore di birra che si respirava
in quel posto, mischiato a quello di fumo... mi ricordo di quanto vi
sentivate grandi là dentro... ed adesso fate tour in tutto
il mondo, ed io sono rimasta quella che vi vede dai margini, dal di
fuori... Io sono sempre rimasta qui, ad aspettarvi, anche se quando
sognavate tutto questo, c'ero anche io ad immaginare con voi -
- E' vero Greis, tu ci
sei sempre stata, per ognuno di noi, e questo sogno è anche
un po' tuo, non vorresti viverlo più da vicino? -
- Pensavo che mi
sarebbe bastato viverlo da qui, ma... ora che c'è questa
cosa con Tom, non so se ho ancora voglia di rimanere ai margini, vorrei
davvero condividere tutto con lui, con Bill, con voi... l'ansia e la
paura prima di un concerto, i brutti momenti, la felicità...
qualsiasi cosa, e se rimango qui non potrò mai farlo -
- Greis tu ti sei
sacrificata moltissimo per noi – le disse Gustav amabilmente
accarezzandole leggermente la guancia con la mano a cui si era
appoggiata – sei sempre stata impeccabile, e noi ci fidiamo
di te più di qualsiasi altra persona al mondo, e vorremmo
davvero che tu venissi con noi. Sei più di un'amica, sei una
sorella. -
- Oh Gus –
rispose lei avvicinandosi ancora un po' al batterista – sei
così dolce -
- Già
– rispose Georg scettico aspirando ancora nicotina.
- Però, se
non te la senti di venire, se hai paura di abbandonare la tua vita per
qualcosa che non pensi che ne valga la pena... -
- No – lo
interruppe Greta punta del vivo – Gus no! Non è
così... -
- Ma è
così che la stai facendo apparire... - disse Georg girandosi
a fissarla, alzando un sopracciglio.
- Oh ragazzi, non dico
che non vale la pena, dico semplicemente che ho qui la mia vita, ho le
mie cose... sto considerando i pro ed i contro -
- Sì
ma qui non ci siamo noi... – continuò
Gustav sorridendo ancora.
Greis gli
occhieggiò per bene per poi sospirare – Non
è che vi ha mandato Tom a farmi il lavaggio del cervello?! -
- No stavolta lui non
c'entra – rispose Georg sicuro – e neanche Bill... -
- E' che noi vorremmo
davvero che tu venissi con noi Greis... -
- E poi Michelle
avrà bisogno di compagnia – continuò
Georg lanciando la sigaretta nel prato e passandosi una mano tra i
capelli – Non vorrai mica lasciarla sola? -
- Voi due avete
frequentato troppo Cip e Ciop Kaulitz! - disse la bionda.
- Oh, non siamo bravi
quanto loro – disse Gustav annuendo – ma ci stiamo
lavorando -
- Siete arrivati alle
torture psicologiche, direi che ci siamo! -
- Dai Greis, noi ti
abbiamo fatto considerare il cerchio completo della situazione
– rispose Georg mimando un cerchio con le mani –
Ora sei tu che devi scegliere se centrarlo oppure andare fuori dalla
linea -
Greis lo
fissò un attimo basita, prima di sentire un bacio sulla
testa proveniente dal batterista – Noi abbiamo fatto il
nostro sporco lavoro, ora tocca a te -
Georg fece lo stesso,
prendendole la testa, per poi alzarsi e seguire Gustav dentro lo
studio. Appena riaprirono la porta per poco sentì la voce la
Bill che cantava, ed appena si schiantò di nuovo
tornò il silenzio di quella gelida mattina di dicembre.
Mancavano pochi giorni al nuovo anno e si domandava cosa ne sarebbe
stato di lei. Da un lato voleva andare, lo voleva a tutti i costi,
dall'altro la paura di lasciare la via sicura per qualcosa di
più inusuale la terrificava totalmente. E poi c'era Tom,
effettivamente era impensabile pretendere che loro due riuscissero a
stare lontani tutti quei mesi, non in quel momento, magari nei tour
successivi avrebbero potuto provarci, ma ora avevano solo bisogno di
consolidare meglio il lato amoroso del loro rapporto, che
già era abbastanza strano per conto suo, senza distanza di
mezzo. Forse era arrivato il momento di partire per davvero.
La sera
stessa.
- Perché
stai dicendo di NO a priori? -
- Non è un
NO a priori Tom, so cosa sto facendo! -
- Cosa stai facendo
Greis? Ti stai allontanando da me! -
- Non dire cazzate Tom
e non fare il melodrammatico... nessuno si sta allontanando da nessuno.
Sto decidendo di mantenere le cose come stanno, siamo sopravvissuti
fino ad ora, cosa pensi che sia cambiato? -
- Cosa penso che sia
cambiato? Greis ma ti stai sentendo? Stai dicendo stronzate in serie! -
- Tom –
sospirò la ragazza – Non posso! Qui ho la mia
vita, non posso lasciarla per mesi perché devo andare in
tour con i Tokio Hotel! -
- Invece
sì, perché sei la mia ragazza e te lo sto
chiedendo da una settimana in tutti i modi possibili, e voglio che tu
venga con me! -
- Sei un egoista! Tu
pensi solo a te, e non ti accorgi di quello di cui ho bisogno io... -
- Greis –
disse Tom avvicinandosi con un sorrisetto compiaciuto sul viso
– Tu hai bisogno di me -
Greta lo
guardò di sbieco per poi spostare gli occhi in un'altra
direzione. Quando era così sicuro di sé le dava
fastidio.
- Tom ti prego, non
rendere tutto più difficile... - la ragazza lo
guardò con gli occhi languidi, e si appoggiò al
suo petto, lui le accarezzò la testa dolcemente.
- Tanto lo sai che
stavolta vinco io, ho ancora un mese per convincerti, e credimi,
farò di tutti per farti venire con noi... -
- Non ti arrendi mai
vero? - disse Greis stringendolo più forte e sorridendo
leggermente.
- Lo sai che ho la
testa dura -
- Veramente avevo
un'altra parola in mente che inizia sempre con testa, ma non finisce
con dura -
- Proprio a tal
proposito – disse il ragazzo staccandosi dall'abbraccio e
mettendosi una mano in tasca – Ho qui alcune argomentazioni
che troverai interessanti -
La biondina
aggrottò le sopracciglia e si sedette sul letto di Tom,
scoraggiata.
- Sentiamo -
- Il tuo piccolo Tomi
ha fatto una lista dettagliata dei pro e dei contro -
- Oh! -
esclamò Greis – Sono proprio curiosa di sentire
cosa hai scritto! -
Tom si
schiarì la voce e si sedette vicino a lei spiegando il
foglio bianco e stropicciato che aveva tenuto in tasca.
- Parto con i pro
– disse solenne – Numero uno: starai insieme a me -
- E sarebbe un pro? -
chiese Greis mettendosi la mano sotto al mento – sei sicuro? -
- Stai zitta.
– gli intimò il ragazzo serio – Numero
due: avrai la possibilità di visitare tantissimi nuovi
paesi, visto che ti piace tanto viaggiare... -
- Questa è
una buona argomentazione – la bionda si appoggiò
con i gomiti sul letto e fece segno a Tom di continuare.
- Numero tre: potremo
farci la manicure insieme...? - Tom abbassò gradualmente la
voce per poi grattarsi la fronte - Aspetta questa l'ha scritta Bill... -
- Anche questo punto
mi piace – annuì Greis seria verso Tom che ora la
guardava indignato.
- Preferisci la
manicure con mio fratello che stare con me? -
- Ma Bill ha gli
smalti di Chanel! - si giustificò la ragazza.
- E che c'entra? Io
sono il tuo faro nella notte, la luce dei tuoi occhi, la stella
più brillante del tuo cielo personale... – disse
gesticolando animatamente mentre Greis si rimetteva seduta e lo
scrutava seria.
- Qual'è la
numero quattro? -
Tom si
fermò e spiegò di nuovo il foglio. La
guardò e alzò le sopracciglia, ammiccando.
- Numero quattro:
sesso libero -
- Ohh! -
esclamò Greis – Questa mi piace di più
della manicure -
- Te l'avevo detto che
avevo trovato delle ottime argomentazioni – si compiacque Tom.
- Beh Split devo dire
che ti sei dato da fare – disse la ragazza sedendosi a
cavalcioni su di lui.
- Vero? -
- Sì
infatti, proprio per premiare tutta questa buona volontà...
- ammiccò Greta – potremo fare un ripasso del pro
numero quattro... -
Tom non se lo fece
ripetere mezza volta e le cominciò a baciare l'orecchio
delicatamente, mentre Greta continuava a pensare che ormai era decisa a
dire di sì, ma che tenerlo sulle spine era troppo
divertente. Però lui aveva cominciato a baciarle il collo, e
lo sapeva che quando le baciava il collo lei andava completamente in
tilt.
- Quindi il tuo
è un sì? – le sussurrò Tom
tra un bacio e l'altro.
- Forse –
sussurrò in risposta Greis ormai incapace di intendere e di
volere.
- Ho altri metodi
molto più convincenti... se vuoi te li mostro... –
disse ancora Tom staccandosi e guardandola, mentre lei era con gli
occhi chiusi ed il respiro mozzato, a causa di quei baci.
Greis
iniziò ad annuire come un automa – Sei un
maledetto stronzo -
Tom la prese di peso e
la mise di schiena sul letto – Lo so – disse
compiaciuto, mentre lanciava il foglietto appallottolato dei pro e dei
contro sotto alla scrivania, tornando a baciarla.
- Tom aspetta
– disse la ragazza subito dopo, riemergendo dalle sue labbra.
- Che c'è?
- chiese lui staccandosi e sgranando gli occhi.
- C'erano dei contro? -
- Oh no –
disse lui falsamente riprendendo subito il contatto con la pelle di
Greis. Ma lei capì immediatamente che stava mentendo,
così gli dette una spinta con le mani e si girò
sul letto per tentare di raggiungere il foglietto di carta
appallottolato.
- No Greis! - disse
Tom colto alla sprovvista, che l'aveva presa per le caviglie e la
teneva sul letto mentre lei si divincolava.
- Tom prima che ti dia
un calcio sul naso lasciami andare! - gridò Greis mentre
nuotava sul materasso.
- Dovrai passare sul
mio cadavere – rispose Tom, mentre la ragazza non ci
pensò due volte e gli tirò un calcio sulla pancia
che si sarebbe ricordato fino all'anno nuovo.
Tom allentò
la presa, e Greis riuscì ad arrivare al foglietto, evitando
per un pelo di sbattere la testa contro la scrivania. Il ragazzo nel
frattempo si era avvicinato ed ora una tremenda lotta sul possesso
della palla di carta si svolgeva sul pavimento della sua camera.
- Perché
non vuoi che lo legga? - chiese Greis urlando.
- Perché
era solo un'idea, non dev'essere così se tu non vuoi, anche
se effettivamente sarebbe meglio per tutti – disse il ragazzo
con il fiatone.
Greta non sapendo
più come tentare di strappare il pezzo di carta che si
stropicciava sempre di più litigato dalle loro quattro mani,
decise di passare nuovamente all'azione e di usare gli arti inferiori.
Le dispiaceva per Tom, ma poi non tantissimo. Dopo avergli tirato una
ginocchiata in prossimità dell'inguine, e dopo averlo visto
sofferente accasciarsi per terra, prese il foglio e lo aprì
andando a leggere i contro. Ce n'era solo uno, e valeva decisamente per
quattro.
- Tom ti giuro che
quando ti rialzi te ne do un altro! -
- Greis era solo
un'idea! - disse il ragazzo senza fiato cercando di alzarsi dal
pavimento.
- Io non
diventerò la tua assistente personale, hai capito? - disse
aprendo la porta della stanza e sbattendola con forza.
Rientrò
subito dopo andando dritta davanti a Tom e puntandogli un dito contro
– Ok lo faccio, ma chiedimi anche solo una volta qualcosa
senza dire “per favore” e ritorno ad Amburgo alla
velocità della luce -
Il ragazzo si
alzò e le andò vicino – Ora possiamo
tornare al pro numero quattro? -
- Dimmi “ok
Greis” -
- Ok Greis -
La ragazza si
addolcì e lo abbracciò – Ti ho fatto
male? -
- Non sento
più la palla sinistra, per il resto sto una meraviglia -
_____
Ringrazio
Wikipedia per tutta la spiegazione sullo Yin e Yang, affascinante,
nevvero? Ringrazio anche voi per aver pazientato fino a questo capitolo
di stacco. Infatti dal prossimo inizierà la seconda parte di
questa storia, ovviamente riguarderà sempre i due pazzoidi
fin'ora descritti, ma il povero Bill non potevo abbandonarlo a se
stesso, quindi diciamo che ci sarà più azione nel
suo versante.
Allora, mi dite cosa ne pensate? ^^
Alla prossima!
Baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Zehn. ***
10.
Ich hör nicht deine
Worte, sie verlaufen sich im Wind, du schaust mich an, doch deine
Blicke bleiben blind.
Un
mese e mezzo dopo.
Dov'è hai
messo il guinzaglio? - Greta occhieggiò Tom per
qualche secondo, era così assorto nel vedere
chissà quale
cosa sul suo portatile che non le rispose, ma si limitò a
guardarla un attimo di sfuggita, giusto perché si sentiva
osservato.
- Eh? - chiese
distratto.
- Il guinzaglio... -
disse di nuovo Greta sistemandosi l'orologio sul
polso per poi guardare fuori dalla porta aperta del tour bus; una
folata di vento le aveva fatto ricordare di prendere la sciarpa.
- Ah, ce l'aveva Bill
nella borsa... - Tom si grattò la testa e
poi si stiracchiò le braccia con una lentezza esasperante.
Greta
continuava a fissarlo leggermente spazientita, ma decisamente convinta
di voler ricevere una qualche risposta indicativa dal ragazzo.
- No, poi l'ho preso
io ieri sera e l'ho rimesso nel tuo zaino, ma nel tuo zaino ora non
c'è... -
Finalmente, gli occhi
di Tom si spostarono dallo schermo a Greta e li
socchiuse leggermente corrugando la fronte - Hai guardato bene? - si
informò curioso.
- Sì Tom ho
guardato bene, ora ricordati dove hai messo il guinzaglio di Hugo! -
- Non lo so Greis
– alzò le spalle e poggiò la schiena
contro lo schienale del divano.
- Bene –
sbuffò Greta mettendo le mani sui fianchi - hai
già perso il guinzaglio del tuo cane -
- Io? Ma se non lo
porto in giro da una settimana! - la voce di Tom era
calma, non si arrabbiava per quel genere di cose, piuttosto si irritava
quando non ritrovava il guinzaglio dei cani, e quello succedeva
abbastanza spesso. Non per colpa sua ovviamente, ma per colpa di Bill,
che adorava disseminarli nelle sue miriadi di borse.
- Che c'entra? E' il
tuo cane e la responsabilità è tua... -
- Visto che ci vai in
giro tu la responsabilità dovrebbe essere
tua – sottolineò Tom incrociando le braccia e
cominciando
lui ad occhieggiare Greta.
- E allora come ti
spieghi che gli altri due ce li ho in mano e quello di Hugo non si
trova? -
- Non so spiegarlo,
l'avrai lasciato in hotel – disse nuovamente
distratto dal suo portatile. Greta non voleva neanche sapere cosa stava
guardando.
- Stamattina prima di
uscire ho controllato come al solito, dato che mi metti ansia ogni
volta! -
- Ah ah ah –
concluse Tom non calcolandola più di tanto,
la questione dei guinzagli era sempre molto sentita dentro quel tour
bus. Ogni volta se li perdevano senza neanche scoprire come facevano.
I
restanti due cani, il piccolo non più tanto piccolo
Jäger e
la sua nuova amica Gretel, chiamata così in onore di Greta,
insieme a Hugo, ignari di tutto, poltrivano in tranquillità
nel
loro angolo preferito non calcolando nessuno dei presenti. Era bello
poterli osservare dal basso e rendersi conto di quanto fossero strani i
loro padroni. Hugo era quello che viveva con loro da più
tempo,
ed ormai aveva capito come funzionava. Da quello che aveva intuito,
perché era un cane intelligente, i suoi padroni dovevano
essere
degli attrattori di luci. Non si spiegava altrimenti i mille lampi che
lo colpivano ogni volta che uno dei due lo portava a spasso. E
sopratutto non capiva perché delle persone, specialmente di
sesso femminile, quando lo vedevano, emettevano dei suoni acutissimi,
che gli davano fastidio. Hugo non capiva, davvero, però da
quando Greta lo portava a spasso incontrava più cagnoline, e
la
cosa non gli dispiaceva per niente, anche lui aveva bisogno di una vita
sociale.
- Bene,
vorrà dire che il povero Hugo si farà la
passeggiata in solitaria... HUGO! -
Il cane al sentire il
suo nome si alzò di scatto e
scodinzolò fino a Greta girandogli intorno mentre lei
prendeva
la sciarpa di Tom dal tavolo e se la metteva intorno al collo. Era
arrivata l'ora della passeggiata, era felice, e soprattutto poteva
godersela da solo. Un vero momento di gloria.
Tom lanciò
un occhiata al cane e vedendo quanto fosse contento
insieme a Greis e un po' si dispiacque, avrebbe voluto portarlo lui a
spasso, ma più che fare il tragitto tour bus-arena del
concerto,
non poteva fare molto altro, dato che le fans erano sempre in agguato
lì intorno.
- Tom – lo
chiamò Greis risvegliandolo dai suoi pensieri –
Hai bisogno di qualcos'altro? -
- Sì
– rispose pensieroso – non ti perdere Hugo -
- Fottiti –
disse la bionda con un sorriso smagliante, mentre
attaccava il guinzaglio al collare del cane ed usciva fuori dal tour
bus andandosi a scontrare contro Bill.
- Ciao cucciolo
– disse la ragazza sorridendo debolmente e
notando la strana faccia del suo amico. Era pallido. Ma non pallido
come al solito, non era il Bill-pallore quello, era decisamente
più tendente al giallo che al candore della neve. Lui
sorrise
debolmente e salì sul bus poggiandosi alla porte e girandosi
a
guardare Greis che si sistemava la sciarpa intorno al collo.
- Greis mi vai a
comprare uno di quei pacchetti di roba piena di
coloranti, edulcoranti, conservanti ecc... penso di avere la pressione
bassa -
- Pensi? - chiese la
ragazza mettendosi sulle punte e passandogli una
mano sulla fronte – Non è che ti stai ammalando?
Sei un
po' giallo -
- Bill è
sempre un po' Simpson – si sentì Tom dalla sua
postazione, ma nessuno dei due lo calcolò.
- No, sto bene,
però mi gira la testa, credo di avere un
semplice calo di zuccheri – sorrise debolmente inclinando il
capo
di lato mentre Greta gli passò la mano dalla fronte alla
guancia
facendola scivolare via.
- Va bene cucciolo -
- Grazie Greis -
Bill sorrise
nuovamente mentre la ragazza si girò verso i
cancelli posteriori. Una folata di vento le colpì il viso e
si
strinse nella sciarpa lasciando che il cane la trasportasse verso
l'uscita. Erano fermi dentro il cortile dell'arena già da
due
ore, e mancava poco prima di pranzo, il palco era quasi pronto. Bill in
quelle condizioni un po' la preoccupava, sperava che le caramelle
sarebbero bastate per tirarlo su. Anche se era convinta che il problema
era un altro.
____
Dopo essere passata al
supermercato più vicino, che di vicino
non aveva molto, ed aver recuperato le solite caramelle preferite dal
cantante, aveva trovato un parco molto carino nelle vicinanze
dell'arena, un posto tranquillo per far sgranchire le zampe ad Hugo,
che la guardava con gli occhi bastardi di chi non vede l'ora di essere
liberato.
- Ehi, ma tu con quel
muso da ruffiano hai imparato direttamente dal gran maestro Bill
Kaulitz,
vedo – sospirò Greis fissando il cane che di
rimando le
regalava due occhioni pieni di speranza.
- E non guardarmi
così, mi fai sentire in colpa -
Hugo
sbadigliò tornando a trascinarla, e la ragazza si sorprese.
Allora era vero che i cani capiscono quando gli parli. Non era mai
stata in quel parco, anche se si trovavano ad Amburgo, ma quella zona
non la conosceva molto. Probabilmente proprio il fatto che si
trovassero nella loro città un po' la agitava, quella tappa
era
molto importante per i ragazzi, specialmente per il fatto che ci
sarebbero stati davvero tutti quella sera. Il terrore che qualcosa
potesse andare storto li assaliva, anche perché dopo solo
qualche tappa avevano ancora bisogno di prendere il ritmo del tour.
Bill avrebbe dovuto darsi una calmata, altrimenti sarebbe arrivato a
maggio con la flebo al braccio.
Si sedette sulla prima
panchina che trovò, stringendosi ancora
di più la sciarpa intorno al collo e al viso, annusando
l'odore
di Tom rimasto impresso nella stoffa. Rise beatamente stiracchiandosi
mentre Hugo continuava a fissarla speranzoso di una corsa in solitaria.
- Siamo di nuovo io e
te, da soli, nel parco... con 0° al sole... che
tra l'altro non c'è, perché il cielo è
color
asfalto... - prese a dire Greta contenta del fatto che lui la
capisse.
- Non ti manca
l'estate? A me sì Hugo, tanto... sai ora che
siamo seduti qui potrei toglierti il guinzaglio di Gretel e lasciarti
libero di essere un cane. Che ne dici? Mi prometti che rimani qui
davanti a me? Lo sai che se ti perdo Tom mi uccide? Però non
lo
diciamo a nessuno, sarà il nostro piccolo segr... merda sto
parlando con un cane! - si interruppe Greis alzando gli occhi al cielo
e staccando il guinzaglio dal collare di Hugo.
- Vai, infido cane
Kaulitz con gli occhi languidi -
Hugo abbaiò
grato alla ragazza e prima che lei potesse girare lo
sguardo, era già scomparso dietro il primo cespuglio.
Greta tentò
di capire dove fosse andato, ma si era proprio
volatilizzato nel nulla; tra l'altro la sua famosa ansia nel voler
tenere tutto ciò di cui era responsabile sott'occhio le
aveva
cominciato a far suonare il campanello d'allarme nella testa.
- E' un cane Greis,
ora ritorna, se lo chiami ritorna –
sussurrò la ragazza alzandosi dalla panchina ed iniziando a
chiamare il cane a gran voce.
- Ecco, lo sapevo
– piagnucolò portandosi dietro la busta
della spesa di Bill e cominciando a maledirsi dentro la testa.
Cercò di
seguire i passi del cane, scavalcando il cespuglio e
continuando a chiamarlo senza ottenere nessun tipo di risultato. Si
guardò intorno spaesata cercando di mantenere la calma, fino
a
quando in lontananza, non vide una ragazza, e decise di chiedere a lei,
se avesse visto un cane dagli occhi languidi passare di lì.
- Scusami –
disse Greta avvicinandosi alla ragazza; alta quanto
lei e lunghi capelli lisci e rossi, era immobile e guardava in un'altra
direzione – scusami – la bionda si
avvicinò con il
fiatone e quasi le andò addosso – per caso hai
visto un
cane...? -
Greis si morse le
labbra, come domanda era alquanto stupida, chissà quanti
cani passavano di lì.
- Ci sono molti cani
qui in giro – le rispose serafica la ragazza non girando lo
sguardo.
- E' un cane alto
così, è bello, e se lo guardi ti senti in colpa,
l'hai visto? -
- E' nero e bianco? -
chiese la ragazza senza voltarsi, continuando a guardare di fronte a
lei.
- Sì, l'hai
visto? - un barlume di speranza si accese nei suoi occhi grigi.
- Sì che
l'ho visto... - rispose seria girandosi – Piacere
sono Heike, e il tuo cane sta molestando sessualmente il mio -
Greta girò
il viso verso la direzione in cui guardava la ragazza
e poté notare il motivo per cui Hugo era scappato, il
richiamo
della natura non si può controllare.
- Oh mi dio, o mio
dio... mi ammazza, mi ammazza stavolta mi ammazza...
- Greta si portò una mano sulla fronte, gli occhi sgranati,
e
davanti a quella scena mille pensieri si affollarono nella sua mente.
In un attimo pensò a circa tre scenari diversi su come Tom
avrebbe reagito, per poi cominciare ad elencare una serie di scuse
estreme, come 'sono
inciampata mi sono rotta una gamba e lui è
fuggito'
doveva solo trovare un gesso, e la cosa era fattibile.
- Chi ti ammazza? -
chiese la ragazza dai capelli rossi incrociando le braccia, ancora
tranquilla.
- Il mio ragazzo... -
- Ah non è
neanche tuo? -
- Mi ammazza... -
disse di nuovo Greta rassegnata.
- Beh se mi dici che
fiori vuoi sulla lapide dirò quali sono state le tue ultime
volontà -
Greta girò
piano il viso verso la rossa, con gli occhi sgranati –
Tulipani, grazie -
- Perfetto, prendo un
appunto mentale – sorrise piano annuendo - Allora, come si
chiama lo stallone? - disse subito dopo.
- Hugo –
rispose Greta sull'orlo delle lacrime – Hugo, non so neanche
perché l'abbiano chiamato così -
- La mia si chiama
Diana -
- Hugo e Diana, suona
di merda - disse Greta monocorde incerta sul da farsi.
- Già
– annui Heike.
- Scusami, faccio un
attimo una telefonata – ancora
con lo sguardo allucinato, la gola secca e la testa che viaggiava su
mille e più scenari apocalittici, prese il telefono e
chiamò subito Tom, e aveva leggermente timore per la sua
reazione... lei, che aveva fatto sì che il suo adorato cane
andasse in giro a fare il molestatore di cagne, stavolta l'aveva
combinata grossa! Ma d'altronde cosa poteva di fronte al richiamo della
natura?! Cercò di auto convincersi prima di sentirsi male.
- Che c'è? -
- Splittuccio dolce,
tesoro della mia vita, luce dei miei occhi, faro nella notte...-
- Chi è? -
- Sono io! - disse
Greta spazientita.
Ci fu un attimo di
silenzio dall'altra parte e poi un sospiro.
- Che cosa hai
combinato? -
- Passerottino,
perché avrei dovuto combinare qualcosa, è una
telefonata per sapere se hai bisogn...-
- Greis, che cosa
è successo? - la interruppe Tom lapidario.
- Tesoruccio... -
- Dov'è
Hugo? -
- Ecco pasticcino alla
crema, il problema al momento non è proprio questo... -
disse mielosa, cercando di fare la carina.
- L'unica cosa che ti
avevo detto era “non
perderti il cane”!
-
- No diciamo che
Hugo... ecco, ha ripreso un po' troppo da te... in un
certo qual senso – mormorò la ragazza girando la
testa di
lato per seguire i movimenti dei cani di fronte a lei.
- Che vuoi dire? -
chiese allarmato.
- Al momento io e
Heike stiamo assistendo ad una scena alquanto raccapricciante... -
- Chi è
Heike? -
- La padrona di
Diana... -
- E chi sarebbe Diana?
-
- Il cane che si sta
accoppiando con Hugo... -
Tom rimase per un
attimo in silenzio.
- Oh.... oooh! -
- Esatto Tom, oh! -
- E che cosa facciamo
adesso? -
- Non lo so, il tuo
cane va spargendo il suo seme per il mondo, tu cosa vorresti fare? -
- Ecco, non mi ero mai
posto il problema fino a dieci secondi fa... -
- Non so se
è il caso di intervenire... -
- Bill, abbiamo un
problema... - sentì dire Greis dall'altro
lato del telefono, e subito dopo apparve la voce del fratello,
concitata.
- Che è
successo? -
- Hugo sta scopando
dentro al parco! -
- Oh mio Dio! - disse
Bill con la voce isterica scoppiando poi a ridere.
- Non ridere! Che devo
fare? - urlò Greta quasi sul punto di mettersi a piangere.
- Portalo qui, portali
tutti qui, oddio diventerò nonno! -
Greta si
allontanò di qualche passo, abbassando la voce –
Come faccio a portarli lì, dovrei portare anche la padrona
del
cane! -
Nel frattempo la voce
di Bill si era trasformata nella voce di Tom, che
continuava a sospirare, ma sentiva che gli veniva da ridere –
Ok
Greis, niente panico, sonda il terreno, cerca di capire se è
un
squilibrata o una persona normale, dopodiché portala qui -
- La porto anche se
è una squilibrata? -
- No, se è
una squilibrata o una fan dei Tokio Hotel, no, cioè dipende
da che fan, è carina? -
- Sì
è carina, ma che c'entra? - rispose Greta spazientita
– Ti pare il momento di fare il playboy? -
- Era così
per sapere, comunque se è una squilibrata forse è
meglio che rimanga dov'è -
- E se lo fosse che le
dico? “Scusami ma
sei una pazza, tieni i tuoi bastardi io e Hugo ce ne laviamo le mani”?
- Sì,
più o meno - rispose Tom pensieroso.
- Tom cazzo fai il
serio! -
- Tu stai calma, sonda
il terreno... -
- Ti pare facile! -
- Mi fido di te... -
- Perché
Tom è successo a me? -
- Effettivamente prima
o poi doveva succedere Greis, il giorno in cui
sarei stato super fiero del mio cane, mi dispiace non essere
lì
per godere della sua vittoria, ma quando torna gli darò una
porzione extra della pappa che gli piace tanto e gli
comprerò un
guinzaglio nuovo -
Greta si mise una mano
sulla tempia, gli occhi chiusi. Sospirò un paio di volte.
- Ricordami
perché io e te stiamo insieme – disse monocorde.
- Perché
siamo Greis e Split, ora stai tranquilla e andrà tutto alla
grande -
- Ok Split –
disse la ragazza sconfitta – Sondo e torno -
- Sonda e torna
– confermò Tom.
- Va bene, ciao -
Greta chiuse il
telefono con un'ansia nuova. Non le piaceva fare il
cane da guardia, ma se si trattava di proteggere la loro privacy lo
sentiva come un dovere.
- Quanto ci
vorrà ancora? - chiese guardando l'orologio
verde acido. In quel momento la lancetta era sulla quinta spada,
pensò in automatico a Tom e cercava di immaginarsi cosa gli
passava nella testa in quel momento.
- Mah, non sono molto
ferrata in materia di accoppiamento canino – rispose Heike
pensierosa.
Greta era impaziente,
doveva ancora imparare per bene a trattare con
gli estranei quel genere di argomenti, che includeva anche il dover
dire a quella ragazza che quel cane era di Bill e Tom Kaulitz.
- Senti –
iniziò Greta mettendosi una mano sulla fronte e trascinando
quella parola in bocca un po' troppo a lungo - Avrei un problema,
dovresti venire con me... -
- Perché? -
Heike alzò un sopracciglio, perplessa.
- Il cane non
è mio e i veri padroni vorrebbero conoscere...
Diana – appena finì di dire la frase si rese conto
che
forse era una scusa idiota.
- Ok –
rispose senza problemi.
- Ecco... tu, sai chi
sono percasoitokiohotel...? - disse Greis
provando il collaudato metodo "parlo
come Tom, così non mi
capiscono".
- Chi non lo sa? - la
rossa alzò le spalle, per poi girarsi con il volto
pensieroso verso Greta - Ma cosa c'entra? -
- Diciamo che c'entra
perché Hugo è il cane di Billetomkaulitz... -
- Ah, ok -
- Ah ok “li
odio fanno schifo devono morire” o ah ok
“non ci posso
credere incontrerò Bill e Tom evviva evviva lo vado a
scrivere
ovunque su internet per vantarmi con le mie amiche yeeee”? -
disse Greis senza fiato finendo il teatrino con le braccia alzate ed un
espressione stupida sul viso.
- Ah ok “sono
indifferente alla cosa”, so chi sono, ma non mi fanno
ne caldo ne freddo -
Greta
abbssò lo sguardo, dispiaciuta - Scusa se devo fare tutto
questo preludio ma dobbiamo stare attenti
– sbuffò la ragazza arrotolandosi il guinzaglio
sulle mani.
- Quindi tu sei la
ragazza di chi... dei due? - indagò la rossa scrutandola
dall'alto verso il basso.
- Io? La ragazza? Di
nessuno... - biascicò Greta imbarazzata.
- Prima hai detto
che... -
- Prima deliravo
– si giustificò continuando a stringere
il guinzaglio intorno alla mano sempre più forte, tanto che
cominciò a farle male.
- Guarda che non mi
interessa... -
- Sì ho
capito, ma non sono la ragazza di nessuno -
- Ok -
- Ok -
- E cosa sei? -
- Assistente
tuttofare, tu? - nel dirlo storse la bocca, non le piaceva
troppo definirsi in quel modo, ma se doveva mantenere una copertura
qualcosa doveva pur dire.
- Io disegno fumetti
– annuì la rossa spostando di nuovo lo sguardo
verso i cani.
- Bello! - si
animò Greis incrociando le braccia – Lo fai da
molto? -
- Da quando ho smesso
di studiare medicina -
- Studiavi medicina? -
si impressionò la bionda.
- Sì, l'ho
fatta per due anni, poi ho mandato tutto all'aria per
mettermi a disegnare “pupazzetti” come li chiama
mia madre -
- Mi piacciono le
persone coraggiose, d'altronde nella vita è bello fare
quello che si vuole davvero... -
- Anche se non mi
porterà mai da nessuna parte e vivrò
appesa ad un filo tutta la vita? Sì è vero... -
- Beh –
sussurrò Greta – Non volevo metterla
così -
- Tranquilla,
è carino ciò che hai detto, ed è
vero, meglio fare quello che ci piace e svegliarci la mattina contenti,
piuttosto che aprire gli occhi ogni santo giorno e maledirlo -
- Sì hai
ragione -
Le ragazze si
ritrovarono qualche minuto ad osservare il nulla mentre un silenzio
pesante riempiva i vuoti.
- Sei di Amburgo? -
chiese Greis all'improvviso.
- Sì
– annuì Heike.
- Anche io,
cioè sono nata a Rostock poi ho vissuto in un
paesino vicino Magdeburgo fino a quando non mi sono trasferita qui -
- Anche io sono nata a
Rostock – si animò la rossa ridendo
– Che coincidenza! -
- Davvero?
– chiese Greis con lo stesso sorriso –
Che strano... -
- Già, chi
l'avrebbe mai detto che la quasi padrona del cane che
sta stuprando il mio è nata nella mia stessa
città -
- Beh mi pare che il
tuo cane non sia molto riluttante eh? - disse Greta alzando un
sopracciglio.
- Sì beh,
per essere la sua prima volta sta andando alla grande -
Le ragazze rimasero un
secondo in silenzio, per poi scoppiare a ridere all'unisono.
- Non avrei mai
pensato di fare discorsi simili con una sconosciuta
– sospirò Heike scompigliandosi la frangetta sulla
fronte
– E' assurdo -
- Perché io
avrei mai pensato di assistere a questa scena? Una volta quel cane mi
entrava in una mano -
- Come crescono in
fretta -
- Già,
troppo! -
- Io volevo che
rimanesse un cucciolo per sempre, però...-
- Uh, guarda, suppongo
abbiano terminato i loro porci comodi -
Greis si
avvicinò ad Hugo non con qualche riserva, aveva quasi
paura a toccarlo, infatti gli mise il guinzaglio toccando il collare
con due dita.
- Dove dobbiamo
dirigerci? - chiese Heike.
- Di là,
verso l'uscita, poi a destra -
Mentre le due ragazze
camminavano in silenzio, entrambe pensavano a
quant'era stato strano quell'incontro. Heike che era tutta la mattina
che si chiedeva perché non riusciva ad andare avanti con il
suo
fumetto, aspettava un'ispirazione divina dal cielo. Probabilmente le
mancava un personaggio, o forse aveva semplicemente preso la scelta
sbagliata. Greta invece si chiedeva quanto durasse la gravidanza di un
cane, e sperava che Bill fosse ancora vivo, in attesa della sua scorta
di zuccheri.
- Ecco ci siamo
quasi... - mormorò Greis varcando il cancello
posteriore dell'arena. Salutò un po' di tecnici sparsi per
il
cortile e lanciò un'occhiata ai tour bus, erano chiusi
entrambi,
segno che i ragazzi si erano spostasti all'interno.
- Questi due qui
davanti sembrano piacersi – disse Heike
indicando con la testa Hugo e Diana distogliendo Greta dai suoi
pensieri..
- Già,
sembra di stare dentro la Carica dei 101... -
sussurrò la bionda spingendo la porta con una smorfia di
disappunto.____
Bill vedeva dei
pallini blu davanti ai suoi occhi. Erano blu, ma poi ce
n'erano anche di verdi e alcuni erano rossi. Non aveva preso nessun
tipo di droga, e non aveva bevuto, eppure vedeva quei pallini, ed in
più la testa gli pulsava da diverso tempo, a ritmo con il
cuore.
Non era molto bravo a fare le sue diagnosi, ma quasi sempre riusciva a
capire quando c'era qualcosa che non andava in lui. Era sempre stato
cagionevole, però riusciva a riprendersi sempre in tempo.
Era
come se il suo fisico lo avvisasse già da prima che c'era
qualcosa che non andava, ed il fatto che vedesse quei pallini che si
spostavano di fronte a lui, non era certo un ottimo segno. Tom gli
passò davanti occhieggiandolo per bene, sapeva benissimo che
c'era qualcosa che non andava, era preoccupato anche lui, ma senza una
persona con una laurea in medicina, era difficile emettere delle
diagnosi plausibili.
- Come ti senti? -
chiese preoccupato.
- Mi sento come se
stesse per succedermi qualcosa, ma non so cosa... -
rispose il fratello alzando le spalle e guardando un punto fisso di
fronte a lui – come se avessi corso per tre ore di fila e non
avessi più le forze -
- Bill – il
fratello si mise di fronte a lui con le braccia
incrociate – tu non hai mai corso tre ore di fila, come fai a
sapere come ci si sente? -
- Beh, ma faccio dei
concerti, la cosa è abbastanza simile... - si
giustificò lui.
Tom alzò le
mani in segno di resa e si girò verso la
porta del camerino sbuffando – Dove diavolo è
Greis? -
- Starà
arrivando, piuttosto, come facciamo con Hugo? -
- Prima di tutto non
è detto che abbia fatto centro, anche se dubito... -
- Io voglio prendermi
cura dei suoi cuccioli, sono anche nostri in fondo -
- Sì certo,
anche io voglio prendermene cura, non ti
preoccupare, ci penso io, piuttosto dobbiamo capire che tipo di persona
è la padrona, se farle tenere il becco chiuso oppure no... -
- Sicuramente ci ha
già pensato Greis a spiegare la situazione
– disse Bill posandosi la mano sulla fronte e cominciando a
sentire uno strano ronzio nelle orecchie. Non disse niente, ma Tom
sapeva che stava succedendo qualcosa.
- Spero non abbia
combinato ulteriori danni... -
- Dai Tom, come poteva
immaginare che sarebbe successa una cosa simile?! -
- Lo sai che mi ha
chiamato 'pasticcino'? Stavo per vomitare al telefono -
Bill rise piano
poggiando la testa al muro – Scommetto che sotto sotto ti ha
fatto piacere... -
Tom ci
pensò su un pochino, poi mise la testa di lato e
alzò le spalle - Molto sotto -
Sorrise girandosi
verso la porta e aprendola, dall'altro lato del
corridoio vide Greta arrivare trafelata con una busta in mano e Hugo
che la tirava energeticamente, tanto che alla fine la ragazza decise di
lasciare il guinzaglio e lasciarlo correre da Tom.
Lui si
abbassò e lo accolse mentre il cane cominciò a
leccargli la faccia.
- Bravo campione, sei
il mio orgoglio -
- Tom per l'amor di
dio, dai un sedativo a questo animale, ogni volta
sembra voglia strapparmi un braccio – sospirò
Greis mentre
si avvicinava seguita da una ragazza con i capelli rossi, ed un altro
cane al guinzaglio. Tom la fissò qualche istante, non aveva
le
sembianze di una fan dei Tokio Hotel, era una normalissima ragazza, ed
anche molto carina. Accarezzò ancora più
energicamente il
suo cane, alzandosi dal pavimento.
- Lei è
Heike – disse Greta indicandogli la ragazza, mentre lui si
passava una mano sui jeans e gliela porgeva.
- Tom, piacere
– si presentò cordiale, mentre lei sorrideva, per
niente imbarazzata, e gli tendeva la sua.
- Heike, e lei
è Diana – disse la rossa indicando il cane, che
giocava festosamente con Hugo.
- Questi due sono
già diventati amici, vedo -
- Più che
amici – si intromise Greta – Non hai idea di cosa
ha fatto il tuo cane a questa povera stella -
Tom scoppiò
a ridere poggiandosi al muro.
- BILL! -
gridò Tom verso la porta aperta del camerino –
VIENI QUI! -
Bill si era
già alzato dalla sedia quando aveva sentito la voce
di Greta, ma la testa girava veramente in modo esponenziale e gli
veniva da vomitare. Si avvicinò alla porta confuso, fino a
quando non arrivò allo stipite e vide il gemello ridere,
Greta
di spalle, ed una ragazza dai capelli rossi che lo guardava sorridendo.
In quel momento sentì le forze venire sempre meno.
- Tom non mi sento
bene – riuscì a mormorare, prima che
tutto diventasse nero e cominciasse la sua discesa verso il pavimento.
Greta si
girò di scatto guardando l'esile figura di Bill cadere
a terra inanimata, si avvicinò velocemente seguita subito da
Tom, che anche se si era avvicinato al fratello, non aveva la minima
idea di quello che doveva fare. Bill non gli era mai svenuto davanti,
grazie al cielo, ma in quei casi non sapeva cosa si doveva fare.
Immobile come una statua di sale, fissava il gemello svenuto a terra
mentre Greta gli prendeva la testa e gridava qualcosa che non riusciva
a capire. Il cuore di Tom batteva fortissimo, e nonostante fosse
consapevole del fatto che Bill avrebbe riaperto gli occhi, stava
sudando freddo, e stava avendo seriamente paura.
- Prendigli le gambe
– sentì dire da una voce a fianco a lui.
Si girò
piano verso due occhi grandi e verdi, e vide Heike
dirglielo di nuovo, con più sicurezza – Prendigli
le
gambe, tienile su -
Tom
boccheggiò un paio di volte, poi fece come gli veniva detto,
mentre assisteva alla scena senza sapere che dire.
- Greta apri le
finestre, ci sono delle finestre qui? -
- Non lo so, controllo
– rispose la ragazza sul punto di scoppiare a piangere.
Heike si mise in
ginocchio sul pavimento e mise le dita sul collo di
Bill, accertandosi che respirasse ancora. Con la calma più
assoluta posò un orecchio sulle sue labbra mentre una mano
all'altezza del diaframma le faceva capire che Bill respirava
regolarmente.
- Vi aveva detto che
stava male? - chiese la rossa verso Tom che fissava il fratello con gli
occhi sgranati.
- Sì
– disse Greis piangendo – ha detto che si sentiva
debole, pensava fosse un calo di zuccheri -
- Sì
è stato quello probabilmente– rispose Heike
prendendo il viso di Bill e avvicinandosi di nuovo.
- Da
quand'è che non mangia? -
Greta si
guardò confusa intorno non sapendo cosa dire –
Mangia sempre, stamattina forse non ha fatto colazione -
- Sì
probabilmente è un calo di pressione -
Proprio in
quell'istante il ragazzo aprì gli occhi trovandosi
quelli di Heike a pochissimi centimetri dal viso – Ehi, tutto
a
posto? - sussurrò la ragazza sorridendo rassicurante, mentre
lui
tentava di alzarsi.
- Stai un po'
giù, tra poco starai meglio -
- Ma perché
non arriva nessuno qui? - chiese Greis allarmata
passando dietro Tom, che continuava a fissare il fratello incapace di
parlare.
- Chi sei? - chiese
Bill flebilmente mentre Heike gli contava i battiti guardando
l'orologio.
- Sono Heike -
- Ah –
rispose Bill poco convinto – Grazie allora... Heike -
- Prego Bill
– disse lei per poi girarsi verso Tom – Puoi
lasciargli le gambe, tra poco starà benissimo -
Tom lasciò
piano le gambe del gemello e si mise in ginocchio vicino a lui
fissandolo preoccupato.
- Ma che sei scemo? Mi
è venuto un infarto! - mormorò preoccupato.
- Scusa se non ti ho
avvisato prima di svenire – rispose Bill ironico.
– Porca
troia ho perso dieci anni di vita -
- Bill – lo
chiamò Greta tra le lacrime andandogli vicino
– Oddio cucciolo come stai? Mi sono spaventata a morte! -
- Sto bene –
disse lui sorpreso – Anzi, sicuramente meglio di prima -
- Alzati piano
– gli disse Tom mentre tutti e tre lo aiutavano ad alzarsi
– Siediti sul divano -
Proprio in quel
momento si sentirono delle persone che correvano in corridoio, e
comparvero trafelate sulla porta del camerino.
- Oddio Bill, che
è successo? - chiese Natalie avvicinandosi al
ragazzo, mentre Michelle, Georg e Gustav facevano lo stesso, ed anche
David e metà sicurezza si accalcavano intorno a lui per
vedere
come stava.
- Il dottore sta
arrivando, lasciatelo respirare! – disse David allarmato
mentre si accertava che il suo cantante fosse ancora in
grado di muoversi.
- Certo è
che se non ci fosse stata Heike con questi due
incapaci qui, potevo rimanere per terra, e se aspettavo voi... -
rispose Bill altezzoso mentre Greta gli passava dell'acqua.
- Chi è
Heike? - chiese Gustav sorpreso mentre tutti gli occhi
dei presenti si spostarono sull'unica persona che non avevano mai
visto. Heike sorrideva imbarazzata lasciando il polso di Bill e
girandosi verso Greta.
- Storia lunghissima
– si intromise Greis prendendola per una spalla e
trascinandola via dalla folla che si era creata.
- Grazie mille
– le sussurrò portandola in corridoio e
facendola entrare nella stanza davanti, mentre Diana e Hugo le
seguivano – se non ci fossi stata tu... però,
sai... -
- Greta stai
tranquilla, non dirò niente... non mi interessa
nessun tipo di pubblicità, sono una persona normalissima -
- Io vorrei crederti
sulla parola, ma non posso – rispose la
ragazza con lo sguardo dispiaciuto – davvero... non posso -
- E cosa vorresti
fare? Uccidermi? -
Greta rise
nervosamente – Beh ecco, no, non siamo ancora arrivati
a quel punto, però, dovresti firmare questo foglio -
La bionda
tirò fuori dalla borsa un foglio bianco coperto di
righe nere e lo posò di fronte ad Heike –
Qualsiasi cosa
sia successa oggi non è mai successa, e se racconterai
qualcosa
a qualcuno... ecco sarebbe meglio per te che tu non lo facessi -
- Oh mio dio, ma stai
scherzando? - rispose la rossa ridendo imbarazzata.
- Mi dispiace Heike,
sembri una ragazza per bene, davvero, ma non possiamo fidarci di
nessuno... -
- No a me dispiace per
voi, se dovete vivere nella paura –
rispose lei prendendo la penna che gli veniva porta firmando in fondo
al foglio.
- Già
purtroppo è così... -
- Quindi tu sei la
ragazza di Bill? - chiese la rossa curiosa mentre terminava la sua
firma.
Greta
sgranò gli occhi colpita alla sprovvista – No, no,
non sono la ragazza di Bill -
- Da quel
“cucciolo” sembrava... dai ormai puoi dirmelo, se
dico qualcosa chissà cosa mi succederà e ti giuro
che ci
tengo alla mia vita -
Greta
scoppiò di nuovo a ridere nervosa, piegando il foglio in
quattro e mettendolo al sicuro nella borsa. Sospirò forte,
poi
sussurrò.
- No, è Tom
-
- Davvero? Quel
broccolone?! -
- Di solito
è più reattivo, oggi l'hai visto in un momento un
po' delicato – lo difese la ragazza.
- Scherzavo... -
rispose Heike mordendosi le labbra – tuttavia,
se adesso non è un buon momento, puoi lasciarmi il tuo
numero,
ti contatterò io nel momento in cui scoprirò che
Diana
è incinta -
- Perfetto –
disse la bionda prendendo il cellulare e porgendolo
alla rossa che prendeva a pigiare il suo numero sui tasti.
- Ok, detto
ciò, penso che tornerò a casa -
- Ti accompagno
all'uscita– le disse Greta facendole strada nel corridoio.
- Posso chiederti una
cosa? - le domandò dopo un po' Heike, Greis annuì.
- Sei felice di tutto
questo? Insomma, i sotterfugi, le cose di nascosto... -
- Io sono felice
perché ho la possibilità di vivere con
loro questi momenti, anche se dal di fuori può sembrare
tutto
assurdo, è questo che devo fare, per il loro bene, ed anche
per
il mio... -
Heike annuì
sorridendo, mentre Greis apriva il maniglione anti panico di fronte a
lei.
– Capisco
– disse la rossa – Ciao Greta, ci sentiamo -
____
Quel momento era
sicuramente il migliore di tutta la giornata. Non era
programmato un orario, dato che potevano andare a dormire in qualsiasi
momento, ed era per quello che era ancora più bello,
perché veniva spontaneo, ma quando si mettevano nel letto,
diverso quasi ogni sera, e parlavano della giornata trascorsa, era un
momento speciale. Nessuno dei due ne avrebbe fatto a meno,
perché era come se tutto si fermasse e ci fossero solo loro
due.
Voto per stasera? -
chiese Tom buttandosi sui cuscini.
- Stasera direi, voto
dieci, perché stavi quasi per cadere... e
quando c'è questo rischio mi piace ancora di più
- Greis
si sedette sul materasso mentre con le mani si raccoglieva i capelli
biondi in una coda scomposta.
- Non stavo per
cadere, ho perso l'equilibrio... - si giustificò Tom
- Stavi per cadere
– disse di nuovo la ragazza più convinta.
- Ok stavo per cadere
– rispose rassegnato.
- Cosa c'è
di male nell'ammettere che stavi per cadere? -
- Ma lo
saprò se stavo per cadere o no? C'ero io sul palco... -
- Ma io ti ho ripreso
con il cellulare – sghignazzò Greta prendendogli
un braccio e mettendoselo intorno al collo.
- Nana malefica -
- Puffo idiota -
Greta alzò
lo sguardo verso di lui e rise mentre lui pensava già alla
prossima cosa che le voleva dire.
- Come ti sembra
allora questa cosa del tour? -
- Carina... -
- Carina? -
- Split tu sei sempre
super impegnato, praticamente ci parliamo cinque
minuti al giorno, ovvero prima di dormire, il che per me va benissimo,
però... -
- Greis per me
è importante la tua presenza, il fatto che non
abbia tempo per te non significa che non apprezzi ciò che
stai
facendo -
- Tom, non ti suona
leggermente egoistico questo discorso? -
Il ragazzo scosse la
testa energicamente – No, perché? -
- Giusto un pochino? -
- No – disse
ancora più convinto.
- Alla fine potevamo
stampare un mio cartonato di dimensioni reali, e
potevi portarti quello dietro, come presenza andava bene uguale... -
- Sì ma al
cartonato non potevo fare questo... - rispose Tom dandole un bacio
sulla testa.
- Certo che potevi,
cosa ti impedisce di baciare un cartonato? -
- Il fatto che mi
sentirei un coglione a farlo? - domandò come se fosse ovvio.
Greta si
alzò dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi
– Ma tu hai idea di quante tue fans danno il bacio della
buonanotte al tuo poster prima di andare a dormire? -
- Ora inizia... -
sbuffò il ragazzo girando gli occhi.
- No, Tom, devi
rendertene conto, come fai ad essere così insensibile? - si
impuntò la bionda.
- Ma io me ne rendo
conto ma non potrei mai fare una cosa simile con il tuo cartonato... -
- Lascia perdere il
mio cartonato, pensa a cosa significa desiderare qualcuno che non puoi
avere -
Tom abbassò
piano lo sguardo sorridendo leggermente e Greis si posò una
mano sulla fronte.
- Lo so cosa vuol
dire, lo so benissimo, e so che fa schifo... -
- Ok, paragone di
merda, però pensaci – rispose lei tornando a
stendersi sul suo petto – E' una cosa seria -
- Sai quanti pensieri
ho io in testa? - chiese Tom contrariato - Non si
possono neanche contare! Pensare anche ai miei poster, ai cartonati e
quant'altro non aiuta. -
- Va bene, pensiamo a
Hugo che ha fatto danno nel parco allora -
- Non sei super
eccitata all'idea che avremo dei cuccioli? - chiese il ragazzo contento
cambiando espressione.
- Non li avrai tu, li
avranno Diana e Hugo casomai – puntualizzò Greta.
- Ma noi diventeremo
nonni, capisci? -
Il fatto che Tom e
Bill considerassero i loro cani un po' come dei
figli era positivo, ma assolutamente strano. Greta ormai non ci faceva
più caso, ed assecondava ciò che diceva Tom in
modo
sempre più professionale - Come li chiamiamo? -
- Non lo so, devo
prima vederli in faccia, il nome mi deve essere ispirato -
- Ed Hugo da cosa
è stato ispirato? -
- Veramente io lo
volevo chiamare Socken, perché mi aveva mangiato tutti i
calzini, poi Bill mi
ha dissuaso dal farlo-
- Come fai a chiamare
un cane calzino? -
- Infatti poi ho
pensato che l'avrebbero preso tutti in giro, e quindi ho lasciato
perdere... -
- Tom... -
sussurrò Greis con tono di rimprovero.
- Lo so -
- Ecco... -
- Comunque Hugo suona
bene, anche se dovremmo chiamarne un altro Hansel, così fa
coppia con Gretel -
- Mi pare giusto -
- E comunque,
quell'Heike, mi è sembrata carina... -
- Si è
carina, mi è dispiaciuto un po' che abbia dovuto mandarla
via... -
- Non possiamo
rischiare, lo sai, già è successo troppo in sua
presenza -
- Lo so, meno male che
c'era lei. Oggi mi sono spaventata a morte... -
- Tu? Io stavo per
svenire dietro a quel coglione di mio fratello! -
- Se non fossi stata
impegnata a preoccuparmi per Bill, a piangere, ed
a cercare aiuto, avrei voluto farti una foto – rise Greta per
stemperare la tensione sull'argomento.
Tom non rispose, si
limitò a scuotere la testa con un sorriso
triste sul viso, Greis gli si avvicinò girandogli la faccia
verso di lei.
- A cosa pensi? -
- A Bill...
è triste, cioè lui è sempre un po'
malinconico, ma ogni giorno che passa è sempre
più
triste... ci vorrebbe una persona di cui fidarsi, anche per lui -
- Non è
solo la fiducia Split, è trovare qualcuno che
capisca la situazione, e che non lo faccia per trarne vantaggio -
- Sì lo so,
infatti, credo di essere molto fortunato... al momento -
- Al momento? -
- Sì al
momento, poi chissà che succederà domani -
- Cosa dovrebbe
succedere? - chiese Greis allarmata..
- Non lo so Greis, non
ci voglio pensare, devo vivere tutto al momento altrimenti impazzisco -
- Tom ma tu hai capito
che io ti amo? - la ragazza lo guardò
fisso negli occhi, serissima e con lo sguardo quasi furioso. Voleva che
lui capisse che lei era davvero lì perché lo
voleva, e
non perché doveva soddisfare un suo capriccio. Era
lì
perché sapeva che doveva esserci per lui e Bill,
perché
loro dovevano essere consapevoli del fatto che su qualsiasi cosa
avrebbero potuto contare su di lei. Sempre e per sempre.
- Anche io ti amo -
rispose lui alzando il sopracciglio e guardandola perplesso.
- Sì ma io
proprio dalla bocca dello stomaco, dal profondo del
cuore, lo sento scorrere nelle vene, è una sensazione che
non si
può spiegare, ma a volte fa così male guardarti
negli
occhi che non posso farne a meno. E il dolore più dolce e
straziante che conosca, e mi piace, mi piace sentirlo -
Il ragazzo
corrugò la fronte e si alzò leggermente dai
cuscini a cui si era abbandonato per poter guardare Greta in viso,
appoggiata al suo petto.
- Ti sei bevuta le
bottigliette del mini bar di nascosto? -
- Rovini sempre tutto
– sbuffò Greis dandogli un colpo sulla pancia con
la mano.
Tom scoppiò
a ridere, adorava punzecchiarla - E non è anche per questo
che mi ami con lo stomaco? -
- Già,
è anche per questo... cretino -
- Comunque, lo sai che
non sono bravo con tutte queste cose dolci,
però quando mi hai chiamato pasticcino alla crema, quasi
quasi
mi stava piacendo... -
- Davvero? -
- Già... -
- Non potrei mai
chiamarti pasticcino, è troppo stucchevole -
- Però mi
ami con lo stomaco e le vene, capito... - annuì Tom serio.
- Sei proprio un
cretino -
- E con il pancreas e
le sopracciglia no? - chiese curioso.
Greta
scoppiò a ridere – Cretino e deficiente -
- E con le tette? -
- TOM! -
- Va bene, la smetto,
però se mi amassi con le tette non mi offenderei -
- Ti amo anche con le
tette – disse Greta rassegnata.
- Questa cosa mi piace
già di più -
- E tu mi ami con le
tette? -
- Io non ce le ho! -
- Un pochino... -
- Ma sono muscoli! -
disse stizzito toccandosi i pettorali.
- Sto scherzando,
permaloso... -
Tom la strinse ancora
di più al suo petto – Anche se sarà un
discorso egoistico, io ti voglio solo per me -
- Quindi fammi
capire... solo io devo condividerti con mezzo mondo? -
- Esatto –
rispose pensieroso – Però io non dormo con mezzo
mondo, dormo con te -
- Ok Split, questa te
la faccio passare solo perché ho sonno -
– Notte
Greis – le disse dandole un altro bacio sulla testa.
- Notte pasticcino
– rispose lei stringendolo più forte.
____
Oggi
è successa una cosa strana. No, Tom e Greis hanno litigato
lo stesso e Nat ha sbagliato di nuovo ombretto, dice che mi sta meglio
quello che dice lei, ma a me non piace. Comunque, verso ora di pranzo
mi sentivo strano, debole, leggermente esausto. Credo sia stato lo
stress, insieme a tutte quelle che altre cose che ho per la testa.
Ritorna di nuovo, e non ce la faccio più, la cosa che mi
dispiace è che Tom deve subirsi tutte le mie paranoie, senza
neanche che gliele racconti. Ogni tanto questa storia mi irrita
terribilmente. Mi sento pesante, pesante e triste, e la cosa peggiore
è che mi sto rassegnando. Io continuo a sperarci, con tutto
me
stesso, ma poi mi rendo conto che sono tutte illusioni. Odio la mia
vita, e mi sono rotto il cazzo di fare l'anima tormentata.
Oggi
sono svenuto e quando ho riaperto gli occhi c'era una ragazza con
gli occhi verdi che mi fissava a pochi centimetri di distanza dal viso;
mi ha guardato. Non era come quando mi fissano quando passo, lei mi ha
guardato negli occhi... era da tanto che qualcuno non mi vedeva davvero
negli occhi. Poi mi ha dato la scossa, appena mi ha preso il polso per
contare i battiti. Che vorrà dire? Mi sono rotto il cazzo
anche
di decodificare qualsiasi tipo di segnale mi stia arrivando da non so
dove. Mandatemi la mia metà e facciamola finita. Grazie.
Bill
P.S.
Sempre tu, forza superiore fa che Greis riesca a sopportarmi
ancora per tanto tantissimo tempo. E' il mio salvagente, la mia
salvezza, l'unica che mi capisce senza che parli. Praticamente Greis
è un Tom con le tette.
____
Questa volta non vi ho fatte aspettare molto, vero? Forse
sarà il fatto che dopo il concerto di Torino mi è
venuta ancora più ispirazione, vedendo Tom che mi veniva a
fare le facce davanti. O forse è la magia del plettro di
Georg... non saprei.
Comunque, comincio subito con la traduzione della frase in tedesco
all'inizio del capitolo - Non
sento le tue parole, corrono nel vento. Tu mi guardi, ma il tuo sguardo
rimane cieco. - tratta da un'altra canzone dei JR,
Irgendwo Anders. Dopodiché ci tengo a dire che i nomi dei
cani in questo capitolo sono frutto della mente malata mia e della mia
amica Hanna, che non sapendo come riferirci a quelle due povere creature,
ci siamo inventate dei nomi ridicoli che ho voluto
riutilizzare qui. Hugo è il nostro preferito, anche se
Gretel poverina, è un po' lasciata ai margini, e noi stiamo
con le minoranze, per cui sosteniamo anche lei.
Come vi avevo già anticipato d'ora in poi l'animo
principesco/maledetto del caro e dolce piccolo cucciolo di foca Bill,
sarà tormentato dalla costante ricerca dell'amore; vi ho
introdotto anche Heike (lo so, l'ho usato duemila volte questo nome, ma
lo adoro troppo) e nonostante io voglia che voi vi immaginiate ogni
personaggio come meglio preferite, ho una foto in rappresentanza dello
stereotipo di rossa che mi piace. Eccola
qui, non si vede benissimo, così potete continuare
ad immaginarla come meglio credete.
Per concludere, oltre a ringraziare ognuna di voi per le bellissime
parole in ogni vostra recensione, volevo segnalarvi il mio formspring
per farmi tutte le domande che volete, anche in forma anonima se
più preferite.
Infine, spero che anche questo capitolo si meriti due piccole parole da
parte vostra, giusto per sapere se fa schifo o meno.
Un bacio alla LLS (landa di lettrici silenziose!)
Lale
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Elf. ***
11.
-
Ma io ho paura! - Greis si morse le labbra rimanendo ferma impalata in
mezzo alla strada, mentre Tom la superava e Bill si girava a fissarla.
-
Dai Greis è solo un buchino... -
-
Lasciala perdere Bill, è una femmina, cosa ti aspetti?
– sentenziò Tom girandosi anche lui di scatto e
incrociando le braccia scocciato.
-
Non è che perché volete farvi un piercing voi due
debba per forza farlo anche io! -
-
Appunto! - rispose Tom alzando braccia e occhi al cielo – E'
quello che cerco di dire a tutti da giorni, ma nessuno mi ascolta! -
-
Invece sì – disse Bill alzando la voce e mettendo
il palmo della sua mano sotto il naso di Greta – Il patto di
sangue... sempre insieme, ti ricordi? -
-
Oddio che palle, ma chi me l'ha fatto fare?! –
sbuffò il rasta sbattendo le mani contro le gambe e
girandosi, continuando a camminare verso la fermata dell'autobus.
Greta
fissò Bill negli occhi e sorrise annuendo leggermente,
osservando la sua espressione che cambiò in un attimo. Rise
compiaciuto mettendo un braccio intorno al collo di Greta e riprendendo
a camminare dietro il fratello, qualche metro più avanti a
loro.
-
Dove te lo vuoi fare? - chiese all'amica.
-
Mi piace sul labbro -
-
Come Tomi? Tomi, Greis anche lo vuole sul labbro! - urlò
Bill in direzione del gemello, che si girò verso di loro
cominciando a camminare all'indietro.
-
Kerner, ce la fai a pensare con la tua testa? O devi fare tutto
ciò che faccio io? - rispose seccato fissando Greta negli
occhi.
-
Kaulitz, non è detto che se una cosa piace a te non possa
piacere anche agli altri – rispose la biondina con tono di
sfida.
-
Certo come no, guarda caso tutto ciò che faccio io vuoi
farlo anche tu, che casualità! – Tom si
rigirò e continuò a camminare dritto, mentre
Greis girava piano la testa verso Bill che aveva osservato la scena in
silenzio.
-
Ma che cosa gli ho fatto? - chiese sussurrando.
-
Lascialo perdere, gli hanno dato buca ieri, è ancora un po'
scosso – rispose l'amico sorridendo debolmente.
-
Ehi voi due, correte, sta arrivando l'autobus – sentirono
gridare da Tom.
-
Dai, corriamo Greis! -
Due
settimane dopo.
Bill chiuse il
portatile con un sonoro colpo, alzandosi dal divano di pelle nera su
cui si era barricato tutta la notte causa insonnia molesta. Odiava non
dormire, perché dormire era una delle cose che amava di
più fare, insieme a cantare, rovinare la giornata a Tom,
fare shopping e giocare con i suoi cani. Litigò con la
coperta del letto che si era avvolto intorno alle gambe,
buttò i quattro cuscini che aveva dietro la testa per terra
e si alzò di scatto in piedi osservando la devastazione che
aveva portato in quell'angolo di suite. Osservò il tavolino
di fronte a lui e gli venne un'irrefrenabile voglia di fumare, ma il
posacenere straboccava di cicche di sigaretta e lui aveva il limite
delle dieci sigarette al giorno. Fece un breve calcolo mordendosi
l'indice, e alla fine concluse che quella notte aveva già
fumato le sigarette di quel giorno, ed anche del giorno dopo.
Sbuffò andando verso il telefono; si sedette sul materasso e
compose il numero del servizio in camera. Ordinò
quantità industriali di caffè bollente con tono
imperioso, ma nonostante quello, non si sentiva ancora soddisfatto. Era
indeciso e pensieroso. Gretel gli si avvicinò leccandogli la
mano, e decise di addolcirsi un po' per quella mattina, altrimenti
avrebbe preso a parole anche il suo cane.
Non sapeva
perché era rimasto attaccato tutto il tempo al portatile;
aveva scritto moltissimo, e non solo versi che sarebbero diventati
nuove canzoni, ma anche dieci pagine del diario con cui si sfogava. Si
sentiva troppo giù di morale, per quello aveva avuta l'idea
che Tom come minimo avrebbe definito “suicida”.
L'unica su cui poteva contare sicura fiducia incontrastata era Greis, e
sperava che lei riuscisse a convincere il gemello. Guardò
l'orologio e si alzò di scatto dal letto andando verso la
porta comunicante con la suite di Tom. Poco gli importava se fossero le
otto, doveva parlare con lui e con Greta. Iniziò a dar loro
il buongiorno appena varcata la soglia, gridando verso i poveri
malcapitati.
- Buongiorno a tutti!
Ho trovato ragazzi, ho trovato l'idea geniale! – disse
trionfante entrando in camera del gemello.
Greis aprì
gli occhi di scatto rendendosi conto in quel preciso istante di essere
completamente nuda e che non poteva neanche muoversi perché
Tom aveva il braccio sopra la sua pancia. Cercò di capire
dove fossero le lenzuola, e appena ne trovò un lembo se le
tirò fino agli occhi.
Per fortuna che si
svegliò anche Tom, udendo la soave voce del fratello
– Ma che cazzo...? -
Bill andò
verso le tende e le spalancò girandosi poi verso gli amici
che lo fissavano con gli occhi socchiusi. Greta riusciva a malapena
distinguere la figura alta e allampanata in tuta che che li guardava di
sottecchi.
- Che schifo, ma siete
nudi... Avete fatto sesso? - chiese innocentemente con lo sguardo da
bambino.
- Bill! - si
scandalizzò Greta affondando la testa contro il cuscino.
- Già
fratello, quello che tu non fai dal Mesozoico –
precisò invece Tom tranquillo togliendosi le lenzuola di
dosso, alzandosi nudo dal letto e prendendo i boxer dal pavimento.
- Non infierire Tom,
non farlo, o ti azzanno la carotide – lo indicò il
gemello sul piede di guerra.
- Quando capirai che
tu non sei Edward Cullen?! – sospirò Greis
– Datti una calmata! -
- Sono calmo, sono
calmissimo... – disse nevrotico toccandosi i capelli
– stanotte non ho dormito –
- Come non hai
dormito? - chiese Tom preoccupato – Ma devi dormire, siamo in
tour, come ci vuoi salire sul palco? -
- Tom è
tutto sotto controllo, oggi e domani c'è pausa –
lo rassicurò Greis mugugnando mentre si accoccolava contro
il cuscino stringendolo forte al petto.
- Comunque ho trovato
la soluzione – cominciò a sparlare Bill, tirando
fuori l'argomento senza prima spiegare di cosa si trattasse –
E' molto semplice. Lo so che ho sempre detto che ho bisogno del
contatto visivo per rendermi conto se una persona merita di stare con
me e bla bla bla tutte quelle stronzate epiche sull'amore -
- Hai deciso di
raccogliere in eredità la vita da playboy di tuo fratello? -
lo interruppe Tom avvicinandosi e dandogli una pacca sulla spalla
– Sarei felice se finalmente iniziassi ad usare il pisello
che ci ha regalato mamma -
- Ma io lo uso! - si
giustificò Bill.
- Certo, per fare la
pipì – controbatté Greta mettendosi
seduta e alzandosi, portando con sé il lenzuolo.
- Greis non ti ci
mettere anche tu! – rispose indicandola e seguendola con il
dito - E poi non sto parlando di prostituire il mio pene con la prima
che passa -
- E allora? - chiese
Tom accendendosi una sigaretta mentre Greta gli arrivava
vicino e la prendeva con due dita togliendogliela dalla bocca
– Ho detto in camera di mattina no, mi da fastidio
– puntualizzò spegnendola nel posacenere che aveva
preso in mano.
- Allora stanotte
guardavo la nostra pagina su Facebook...
– proseguì Bill - ed è piena
di fans... nostre fans! – continuò eccitato.
Greta e Tom si
immobilizzarono, con lo sguardo fisso verso quel povero pazzo in tuta e
capelli arruffati che gli era piombato in camera alle otto di mattina.
La ragazza prese la sigaretta spenta dal bordo del posacenere e la
passò di nuovo a Tom.
– Ok Split, prendi, credo che ne avrai bisogno –
disse dandogli una leggera pacca sulla spalla nuda.
Lui senza spostare gli
occhi dal gemello, riprese la sigaretta e se la riaccese, senza
emettere il minimo suono.
- Quindi pensavo che
con il vostro aiuto potrei mettermi a spulciare quella più
adatta a me, e poi tipo incontrarla e conoscerla, se poi va male, amen,
intanto ho provato. Che ne dite? - chiese entusiasta.
Greta reggendosi il
lenzuolo si sedette sul letto pensierosa, fissando Tom, che con la
gamba destra sul ginocchio sinistro, la sigaretta in mano, e i boxer,
seduto su una poltrona nera di pelle, incuteva leggermente timore.
Specialmente perché aveva gli occhi socchiusi.
- Bill ma di cosa
cazzo stai parlando? - berciò togliendo la gamba dal
ginocchio e sbilanciandosi in avanti – Ma hai idea di quanto
può essere pericoloso? Non le conosciamo le persone
là fuori, potrebbero farti del male sia fisico che
psicologico -
- Sul fronte
psicologico l'abbiamo perso dieci anni fa, e questa proposta
allucinante ne è la riprova – constatò
Greis sicura.
- Ah già,
è vero – si corresse Tom.
- E dai ragazzi, per
favore – disse Bill giungendo le mani – Solo un
tentativo, ma dovete aiutarmi ho bisogno che Isa se ne vada per sempre
dalla mia testa -
- Di nuovo Isa? -
sbuffò Greis buttandosi a peso morto sul materasso
– Bill, ma sono passati anni, basta con quella vaccona! -
- Non era grassa, era
diversamente tonda! - si giustificò Bill. Mai toccargli
l'unico amore della sua vita, diventava particolarmente irascibile.
Tom nel frattempo si
era alzato ed era andato a sedersi vicino a Greis, ridendo come un
matto.
- Ti ricordi quando si
era mangiata tre Big Mac in una sera sola...? -
- Oddio,
sì! – rise Greis – Mi stavo sentendo
male per lei! -
- Ma poi è
dimagrita, e comunque è la dimostrazione che io non guardo
solo l'aspetto fisico. Lei mi amava per quello che ero. -
Greis si
posò sugli avambracci sospirando – Beh
Cucciolo, non eri proprio la fantasia di ogni ragazza a scuola, per
cui, diciamo che ti era andata anche bene con lei; almeno aveva un bel
viso. -
- Dai per favore,
assecondatemi come facevate sempre, almeno un'ultima volta... -
- Quante volte l'hai
detta questa frase nella tua vita? - chiese Greis con disappunto.
- Almeno una volta a
settimana, ma ora è diverso, mi sento positivo -
- Bill, sii realista,
quante possibilità hai di trovare una ragazza su internet? -
- Una, ne ho una sola,
se mi aiutate, per favore! - Bill giunse di nuovo le mani in segno di
preghiera, sorridendo sornione verso il fratello e l'amica, che lo
fissavano di rimando inespressivi.
Greta dette una spinta
a Tom con la spalla e sorrise - Dai Split, tuo fratello ha bisogno di
aiuto -
- No, non se ne
parla... – rispose scuotendo la testa – stavolta io
non lo aiuto nel suo tentativo suicida di stare male di nuovo per la
prima che passa -
- Lo sapevo! Lo sapevo
che l'avresti detto! – disse Bill avvicinandosi –
Però Tomi, ti prego, pensa al tuo dolce fratellino da solo,
che ha tanto bisogno di amare... -
- Tu hai bisogno di
scopare, non di amare! - si impuntò il gemello aspirando la
sigaretta.
- Sì ok,
anche, ma sopratutto di amare... -
- Dai Tom, non fare lo
stronzo -
- Ma tu da che parte
stai? - chiese Tom irritato verso Greis.
- Dalla parte
dell'amore – rispose la ragazza altezzosa.
- No – si
impuntò nuovamente Tom – è un suicidio -
- Dai Tomi –
piagnucolò Bill avvicinandosi ancora – Dai! -
- Ho detto di no! -
Greta molto
più vicina a Tom rispetto a Bill, si avvicinò
all'orecchio del ragazzo per sussurrargli qualcosa. Qualcosa che Bill
non sentì, ma vide l'espressione del gemello cambiare
radicalmente in meno di cinque secondi.
- Ok, va bene
– disse Tom deglutendo – Ma solo una! -
- Grazie! - si
esaltò Bill battendo le mani – Vado a prendere il
portatile – disse correndo verso la sua stanza.
- Come basta poco per
farlo felice – constatò Greis poggiando la testa
sulla spalla di Tom che perplesso continuava a fumare la sua Lucky
Strike.
- Sei seria su quella
cosa? -
- Quale cosa? -
- Quella cosa per
convincermi ad aiutare Bill -
- Certo –
rispose Greis annuendo – Aspettati qualcosa di veramente...
veramente... e basta -
- Non vedo l'ora
– sussurrò Tom socchiudendo gli occhi e
avvicinandosi alle labbra di Greta, che ricambiò velocemente
il bacio.
- Dopo questo bacio
all'alito di cadavere con retrogusto di sigaretta, direi che
è ora di ordinare la colazione, eh? – disse subito
la ragazza scostandosi da Tom che scoppiò a ridere subito
dopo.
- Ok, ci vorranno
dieci litri di caffè per sostenere questa mattinata, te lo
dico da ora -
- Ordinane dodici, nel
frattempo è il caso che mi metta almeno il reggiseno -
Tom si girò
a guardarla alzando le sopracciglia e sorridendo malizioso mentre si
allontanava verso la stanza del fratello.
Dieci minuti dopo
erano tutti seduti sul letto integro di Bill, con due portatili
davanti, una tazza di caffè in mano a ciascuno e Natalie che
spiegava l'importanza di farsi le sopracciglia.
- Possiamo
concentrarci qui su Facebook che io non ho la minima idea di come
funzioni? - chiese Bill spazientito entrando quasi dentro lo schermo
del computer seguito a ruota dal gemello.
- Greta, ricordami che
dopo te le aggiusto -
La ragazza si
toccò un sopracciglio offesa – Ok... -
- Ed anche tu Tom
– disse di nuovo Natalie sorseggiando il suo caffè.
Il ragazzo
imitò Greta mettendosi la mano libera sul sopracciglio
fissando la truccatrice con il terrore negli occhi – Oh no
Nat, non se ne parla... me le tengo così -
- Ma sono
antiestetiche! -
- Chi se ne frega, la
prima e l'ultima volta che me le hai fatte mi veniva da piangere per il
dolore -
- Tom, hai due
sopracciglia che sembrano la coda del cappello delle giovani marmotte,
dobbiamo fare qualcosa -
- Ehi... –
urlò Bill spazientito – Siamo riuniti per aiutare
ME, concentriamoci qui per favore – disse indicando lo
schermo.
- E poi – si
intromise Greis – le sopracciglia non fanno niente, vorrei
proprio vederti con la ceretta all'inguine -
- Ben detto Greis
– continuò Natalie.
Il ragazzo
sgranò gli occhi – Che c'entra adesso? -
- Niente, è
per dire che voi maschi siete proprio dei piagnucoloni -
Tom con aria offesa si
girò verso il gemello.
- Ok, basta con questi
discorsi, concentriamoci su Bill... -
- Grazie Tom
–
- Abbiamo un totale di
449.745 fans... - continuò il moro.
- Poche, insomma -
- Per prima cosa devi
crearti un profilo – disse Greta saccente – Ci
manca solo che ci provi con qualcuna usando Greta Kerner come nome... -
Tom e Bill scoppiarono
a ridere da soli, risata che si spense subito dopo.
- Ok, come mi chiamo? -
- Hugo? –
disse Tom d'impulso.
- Ok -
- Hugo come? -
- Hugo Gretel? -
continuò Tom.
- Cavolo fratello
stamattina sei un vulcano di idee – gli disse Bill digitando
il nome sulla tastiera.
- Visto? -
Dopo un'ora di
ricerche, tutti e quattro, Bill incluso, si erano stufati di
controllare tutte quelle facce che comparivano sul portatile.
- Ok, ho un'idea
– disse Greis stancamente – Restringiamo il campo.
Le vogliamo tedesche di Amburgo, giusto? -
Bill la
guardò con lo sguardo vacuo di chi non sa cosa vuole, ma che
è disposto ad accettare qualsiasi cosa.
- Ok, tedesche, di
Amburgo, ce ne sono... trecentoottantadue -
- Ora, togliendo
quelle che dicono di essere di Amburgo ma non lo sono, togliendo le
dodicenni e le pazze, ne rimarranno più o meno una decina -
Bill sgranò
gli occhi preoccupato.
- Beh fratellino,
buona ricerca – rispose Tom alzandosi dal letto seguito a
ruota da Greta.
- Dove andate tutti? -
- Dobbiamo partire
Bill, avanti, continui le tue ricerche sul tourbus -
Bill sbuffò alzandosi dal letto - Ed io che pensavo fosse
facile... - disse scuotendo la testa, mentre tutti gli davano una pacca
sulla spalla d'incoraggiamento.
Due
giorni dopo.
- Hai preso il carica
batteria del portatile? - chiese Tom controllando il cellulare,
naturale prolungamento della sua mano.
- Sì
signore, ho preso tutto, tu hai preso la testa? -
- Sì
– disse Tom armeggiando ancora con il telefono, non
ascoltando una sola parola di quello che diceva la ragazza.
Greta mise le mani sui
fianchi e alzò gli occhi al cielo.
- … poi ad
un certo punta la bionda con le tette grosse è salita sopra
alla mora iniziando a strusciarsi sopra di lei... -
- Eh? - disse Tom
tornando all'ascolto – Che bionda? -
- Ma mi stai
ascoltando? - rispose la ragazza spazientita -
- Sì
sì – sbuffò il ragazzo – Sto
controllando una cosa -
- Sempre con quel coso
in mano, ci credo che sei scemo tutte quelle radiazioni ti hanno leso
il cervello -
- Sì
– rispose Tom pensieroso mentre Greis prendeva le ultime cose
e le metteva nella borsa, fissandolo senza speranze. Dopo che
ebbe rimesso il cellulare nei jeans e preso la sciarpa dette un'ultima
controllata in giro, per vedere se ci fosse davvero tutto.
- Ok, andiamo
– sentenziò sicuro precedendola e scendendo il
gradino del bus.
La ragazza lo
seguì rimanendo sul mezzo mentre lui la guardava dal basso.
- Con chi stai
messaggiando? - chiese curiosa.
- Con Andreas,
questioni maschili – rispose abbozzando un sorrisetto.
Greta
sorrise di rimando rimanendo sul tourbus mentre Tom
continuava a guardarla. La ragazza si appoggiò alle sue
spalle sbilanciandosi in avanti e andando a sbattere contro le sue
labbra. Tom rimase impassibile, la prese solo di peso mentre cadeva tra
le sue braccia e la lasciò sull'asfalto.
- Greis –
sussurrò con disappunto, allontanandosi. Solo in quel
momento, in quel frangente, Greta si rese conto di aver fatto una cosa
stupida. Mai farsi vedere all'aria aperta in atteggiamenti equivoci con
lui, era una delle prima regole, e non si era resa conto di quanto quel
minimo gesto potesse creare seri problemi.
- Scusa Split, per un
attimo ho smesso di pensare – si giustificò la
ragazza chiudendo la porta del tour bus.
- Mai smettere di
pensare, mai – berciò Tom dandole le spalle e
cominciando a camminare verso l'entrata.
- Scusa... -
piagnucolò la ragazza andandogli dietro – Dai
Split, davvero... -
Tom
continuò a camminare di gran passo verso la porta del retro,
con Greis alle calcagna.
- Split non siamo
macchine per un momento di debolezza non mi puoi trattare
così, ti ho chiesto scusa – continuò
Greta reggendo la porta e seguendolo in corridoio.
- Sono per errori come
questi che succedono i casini, Greis, non possiamo permettercelo,
dobbiamo stare attenti -
- Ma fuori
c'è il deserto... - continuò a giustificarsi lei
seguendo e fissandogli la schiena.
Tom si
fermò di scatto e le puntò gli occhi dritti nei
suoi, era arrabbiato, poteva sentirlo – E' solo questione di
tempo Greis, e poi ci porteranno via tutto quello che abbiamo, io sto
cercando di proteggerlo il più a lungo possibile, ma
dobbiamo farlo insieme, chiaro? Non puoi baciarmi fuori e di giorno per
giunta, sei impazzita? -
- Tom, ma io... -
- Non puoi sapere chi
ci sia là fuori a guardarci – le disse puntando un
dito contro il muro - ma c'è sempre qualcuno che guarda...
cazzo... non deve succedere più -
- Scusa... -
Tom sbuffò
girandosi e continuando a camminare verso i camerino – E
portami un caffè... -
Greta rimase impalata
nel corridoio con le mani in mano, lo vide andare via scomparendo
dietro l'angolo.
____
Erano due giorni che
Bill non si staccava dal suo portatile, tanto che si era preso la briga
di rubare gli occhiali da lettura di Natalie, dato che cominciava ad
avvertire problemi agli occhi. Aveva visto di tutto in quelle pagine
web; soggetti che tentavano di emularlo con scarsi risultati, ragazze
che proclamavano il loro amore per lui ma poi non avevano la minima
idea di come si chiamassero gli altri membri della band, ma sopratutto
era sorpreso del fatto che si potesse entrare nella vita delle persone
con così tanta facilità. Specialmente la cosa che
l'aveva sconvolto così tanto era che le stesse persone
mettevano in bella mostra la loro vita su un piatto d'argento, quando
lui doveva stare sempre molto attento ad ogni suo movimento.
Proprio perché era molto curioso di natura, stava
controllando tutto nella sua ricerca dell'anima gemella. Dopo che
l'entusiasmo iniziale era scemato, continuava a ripetersi che aveva
ragione Tom, era un suicidio, però dato l'orgoglio non
poteva darla vinta al gemello, ed era anche sicuro che la persona che
avrebbe scelto, non l'avrebbe deluso. Se dicevano di amarlo, un motivo
ci doveva essere.
- Questa direi di
no... - chiese grattandosi il naso e girando lo schermo verso Natalie,
intenta a leggere una rivista di moda. La truccatrice alzò
lo sguardo verso il portatile e lo riabbassò subito.
- No – disse
lapidaria.
- Questa? - chiese di
nuovo Bill.
- No -
- E questa? -
- No -
- Nat, ma le stai
guardando almeno? - domandò spazientito.
Natalie lo
guardò con disappunto, chiudendo lentamente la sua rivista.
- No,
perché stai facendo una cazzata, e non ti appoggio, tra
l'altro mi hai anche rubato gli occhiali! -
- Che palle! Almeno
dammi un parere prettamente estetico! -
La bionda
sbuffò spostando gli occhi da quelli di Bill e riaprendo la
rivista – Ok, scegline una decina, poi farò la mia
selezione -
Il moro si
sistemò gli occhiali sul naso dando un'occhiata alla sua
immagine riflessa allo specchio di fronte a lui, si sentiva molto
professionale.
- Sai Nati, credo che
mi comprerò una decina di occhiali da vista, guarda quanto
sono sexy così -
L'amica lo
guardò alzando un sopracciglio e riabbassando subito lo
sguardo sull'articolo che aveva ricominciato a leggere per la terza
volta.
- Allora, questa
selezione... -
Bill non fece in tempo
a rituffarsi nella sua ricerca che sentì una tristissima
suoneria cominciare a librarsi nell'aria. Era la melodia di un
pianoforte, veramente strappalacrime, non poteva essere di nessun altro
se non il telefono di Greta. Allungò la mano su divano fino
a tirare fuori la sua giacca di pelle, prese il cellulare dalla tasca e
vide il nome di Heike illuminarsi nello schermo, non ci
pensò due volte e rispose, Greis non se la sarebbe presa.
- Pronto? -
- Non sei Greta
– constato la rossa colta alla sprovvista.
- No, sono Bill, ciao
Heike... - disse lui raggiante sorridendo allo specchio e aggiustando
di nuovo gli occhiali sul naso. Un vero uomo in carriera.
- Oh – disse
lei sorpresa – Ciao -
- Greta è
scomparsa con mio fratello ed ha dimenticato il cellulare e comunque
volevo cogliere l'occasione per ringraziarti per l'altra volta, mi sono
dimenticato di farlo -
- Oh no Bill, non
importa... -
- Davvero Heike,
grazie mille, sei capitata al momento giusto -
Natalie nel frattempo
aveva preso a fissarlo con gli occhi sgranati, come se volesse dirgli
che non era molto carino rispondere al telefono altrui. Bill la
guardò sbuffando, si tolse gli occhiali dal naso,
poggiò il portatile sul tavolino ed uscì dal
camerino.
- Chiamavo per darvi
delle notizie sulla futura mamma -
- Oh mio dio! -
gridò Bill felice – E' incinta? -
- Sì
– annunciò Heike entusiasta.
- E' fantastico, non
vedo l'ora di vedere i cuccioli... -
- Sì Bill,
è fantastico... -
- E' possibile sapere
se saranno maschi o femmine? Io vorrei un altra femmina, Tom invece
vuole un maschio, io li voglio tutti, però se tu ne vuoi
alcuni... -
- No non credo che...
- provò a dire la ragazza senza risultati accettabili.
- Possiamo dividerceli
no? Quanti ne saranno dodici, tredici, quindici? Non vedo l'ora di
vederli saranno così belli con una mamma e un
papà come Hugo e Diana, tutti piccoli e pelosi -
- Bill penso che
saranno al massimo sei... -
- E' una cosa
fantastica, davvero... tu ce l'hai il giardino? Altrimenti per il parto
possiamo allestire una camera asettica da noi, abbiamo un giardino
enorme... -
- Credo che Diana se
la caverà da sola nella sua cuccia -
- Davvero? E se si
prende qualche infezione? -
- E' un cane... sa da
solo come deve fare... -
- Già
è vero, cavolo Heike hai sempre una risposta per tutto... -
- Bill ma stai
respirando? - chiese la ragazza divertita.
- Oh scusami, io sono
sempre così, perdonami. Chi non mi conosce non è
abituato -
- Così
come? -
- Sono logorroico,
parlo sempre ad alta voce e gesticolo parecchio. Ah, poi, non faccio
parlare le persone, do sempre ordini e sono nevrotico, senza contare
che sono anche geloso.-
- Lo sai che si dice
delle persone gelose? -
- Sì, che
sono insicure, ma io non lo sono, voglio solo che la persona che amo
sia solo mia -
- Ma se ti ama non
dovresti dubitare del fatto che sia tua - chiese la ragazza perplessa.
- Cosa c'entra? -
chiese dubbioso poggiandosi al muro del corridoio. Tutti quelli che
passavano lì davanti si fermavano un istante a fissarlo,
come se fosse strano vederlo parlare al telefono.
- Vedi Bill, quando
troverai davvero la tua anima gemella, non ti porrai mai il problema,
perché sai che ti potrai fidare ciecamente di lei, senza
riserve. Se non ci riesci significa che non è quella giusta.
-
- Lo sai che questo
discorso lo userò contro tutti quelli che avranno da ridire
contro di me su questo argomento? Anche se non so esattamente se sia a
mio favore... ma mi piace come concetto -
- Mi fa piacere -
- Grazie per
la dritta. -
- Invece immagino che
la lista dei pregi sia molto ampia... - rise Heike.
- No a dire il vero,
quella dei difetti è più lunga, però
oltre ad autodefinirmi molto ironico, sono anche la persona
più dolce e romantica sulla faccia della terra. -
- Ed anche modesta. -
- Ed anche modesta,
esatto.-
- Non dovrebbe essere
difficile trovare una ragazza con questi requisiti, com'è
possibile? -
- Lo penso anche io!
Però devo stare semplicemente attento, non so se Greta ti ha
spiegato i dettagli. -
- Sì, mi ha
spiegato... beh ma almeno tu non sei stato piantato dal tuo ragazzo
perché ti amava troppo. - sbuffò Heike girando su
se stessa. Lo spazio libero nel suo studio non era molto, il tavolo da
disegno occupava la maggior parte dello spazio e per di più
era un sottotetto e a meno che non voleva camminare con la testa
spostata, doveva rimanere nel centro claustrofobico che era riuscita a
ricavare. Tra l'altro non sapeva perché stava parlando dei
fatti suoi con il cantante dei Tokio Hotel, però era
divertente.
- Tu sei stata
piantata così? - chiese Bill curioso.
- Testuali parole
“Heike ti amo troppo, ma così tanto che quando
sono con te soffro, quindi è meglio per me se ci
lasciamo” -
- E' assurdo, ma
poteva inventarsi una scusa più plausibile?! Mah... questi
uomini! - rise Bill.
- Già
– constatò lei perplessa.
- Il problema mio
fondamentale è che non ho tempo – continuo il
cantante spostando la discussione su di lui - Non ho tempo per fare
niente, vivo troppo velocemente e coltivare una relazione richiede
tempo, e voglia. Io la voglia ce l'ho, mi manca solo il tempo -
- E poi ci sono tutti
quei piccoli problemi con la fiducia. -
- Esatto, come faccio
a sapere che una persona è completamente interessata a me e
non a quello che rappresento? In passato me ne sono successe di tutti i
colori, e non voglio ripetere gli stessi episodi, senza contare che ora
non posso più continuare a mandare Tom avanti al posto mio.
Greta mi castra se lo scopre. -
- Manda Greta
allora...-
- In che senso? -
- Tra donne ci si
capisce meglio, e come tua amica stai sicuro che non avrà
problemi a dirti se fa per te o meno una determinata persona. Prova a
mandare lei una volta, e scopri che succede. -
- Cavolo Heike,
grazie! -
- Prego. -
- E' facile parlare
con te, mi piace, ora lo sai che dovrai darmi il tuo numero di
cellulare e ti assillerò ogni secondo libero? -
- Il mio numero
è comparso sullo schermo del cellulare di Greta, sono sicura
che non si offenderà se lo prenderai dalla rubrica. -
- E tu ti offenderai?
- chiese Bill mieloso.
- No, non mi offendo.-
- Allora la prossima
volta che ne avrò l'occasione manderò Greis. -
- Esatto. -
- Mi piace questo
piano... -
Rimasero per un attimo
in silenzio; Bill si guardò intorno e notò che
c'era molto movimento in quell'angolo di corridoio.
- Ok, Bill, devo
proprio andare...- disse Heike dolcemente.
- Di già? -
- Sì, ma
puoi chiamarmi quando vuoi, davvero... -
- Ok, tienici
aggiornati su Diana, buona giornata! -
- Buon concerto! -
- Grazie...-
- Ciao Bill -
- Ciao Heike -
Bill si
girò di scattò chiudendo la chiamata e andando a
sbattere contro Tom, che guardava per terra mentre camminava.
- Ehi rincoglionito,
stai attento! - gli disse il fratello finendo contro il muro,
rendendosi conto la frazione di secondo seguente che era successo
qualcosa. Senza dire niente prese per il braccio il gemello e lo spinse
nella prima porta libera che aveva visto. Chiuse la porta e si
appoggiò di spalle sul muro mentre Tom camminava in circolo
per la stanza.
Senza che disse
niente, Bill aveva già capito.
____
Non avevano
parlato per tutta la giornata. Dopo le prove, Tom e Bill si erano
chiusi in una stanza da soli e Greis aveva deciso di andare in albergo
poco prima dell'inizio del concerto. Non le andava di stare in mezzo ai
piedi, si sentiva sempre fuori luogo. Si era fatta una lunga doccia e
ponderato su quello che aveva fatto, nonostante non ci trovasse niente
di assurdo. Si convinse in mille modi diversi che nessuno aveva potuto
vederli, perché non c'era nessuno, ma nonostante quello, una
vocina nella sua testa continuava a rimproverarla per la scarsa
attenzione. Il vero problema era che quando erano insieme era
così spontanea che non poteva reprimere i suoi
atteggiamenti, perlomeno Tom ci riusciva perché lo faceva da
anni, per lei era sempre tutto così nuovo e difficile.
Non riusciva a
dormire, avrebbe aspettato che Tom tornasse in camera, prima di
tranquillizzarsi. Era decisa a chiedergli di nuovo scusa, ma allo
stesso tempo, l'orgoglio e la voglia di dirgli tutto quello che gli
passava per la testa, la bloccava. Verso le tre del mattino
sentì la serratura scattare, e i passi inconfondibili di Tom
entrare nella suite. Sentì il tonfo dello zaino sul
pavimento, e i passi che si avvicinavano al letto. Greta aveva gli
occhi aperti, e fissava la tenda verde di fronte a lei, immobile.
- Ehi, lo so che non
stai dormendo – sentì la voce di Tom accarezzarle
l'orecchio - ho portato un segno di pace –
continuò lasciandole davanti il viso una rosa bianca
– l'ho rubata in corridoio -
- Wow, dovranno
cambiarti nome in Tom Braveheart – rispose lei pungente.
- Greis, ho esagerato,
però cerca di capire... – disse subito con voce
lamentosa.
Greta si
alzò di scatto, girandosi a fissarlo negli occhi.
- Cerca di capire? -
disse prendendo fiato. Di tutti i discorsi perfetti che si era fatta in
testa nell'arco di quelle ore, non se ne ricordava neanche uno, decise
di improvvisare.
–
Io capisco sempre Tom, “capire” è il mio
secondo nome. Ho sempre capito tutto, dall'inizio. Ho capito quando non
potevamo più uscire di casa da soli, ho capito quando hai
smesso di venire a scuola, ho capito quando ti sei trasferito ad
Amburgo, ho capito quando ho accettato di venire con te
“sotto copertura”, io capisco sempre, ma tu non
capisci mai un cazzo! – disse senza fiato - Ma come diamine
mi hai trattato prima? Come una pezza da piedi! Ho capito di aver fatto
una cazzata ma non avevi il diritto di dirmi quelle cose, in quel modo!
-
- Cosa ho detto? Ho
detto la verità! – si agitò lui
– Lo sai benissimo che non possiamo permetterci il minimo
errore, se scoprono che stiamo insieme per te è la fine, lo
sai questo? Hai visto cosa è successo a quelle che sono
venute prima di te! -
- Quelle che sono
venute prima di me? - disse sgranando gli occhi, incredula di quello
che aveva appena sentito – Io non sono come quelle che
“sono venute prime di me”, io sono Greta, mi
conosci da quando parlavi a malapena e ti mettevi le dita nel naso, e
mi vieni a dire una cosa simile? IO lo so benissimo qual è
la situazione, lo so a cosa andiamo incontro se ci scoprono, ma non
possiamo vivere tutta la vita in questo modo! -
- Ma stiamo insieme da
quattro mesi! -
- Esatto, stiamo
insieme da quattro mesi, e sembra che per te questa storia sia
destinata a finire da un momento all'altro, non pensi mai al futuro,
dici che bisogna viverla giorno per giorno, e a me sta bene, ma cazzo
Tom, non possiamo andare avanti così per sempre! Se ci
scopriranno un giorno cosa farai? Dirai che sono una delle tue scopate
e basta? Oppure tiri fuori le palle e dici al mondo intero per una
volta qualcosa di intelligente... -
Tom la fissava negli
occhi, serio, non sapendo cosa fare. Quelle parole facevano male,
perché sapeva che erano vere, ma d'altra parte, non poteva
fare diversamente. Voleva proteggerla, voleva proteggere quello che
avevano e sapeva benissimo a cosa andavano incontro se si fosse saputo
che lei era la sua ragazza. L'amore viscerale che provavano le loro
fans, a volte un amore malato, li condizionava fino a quel punto. Georg
per nascondere Michelle dalla stampa stava facendo i salti mortali e
lui non voleva finire a dover costringere Greta a non uscire per paura
che qualcuno potesse farle del male. Lo sapeva quanto amava essere
indipendente, e quella clausola nella loro relazione non le sarebbe mai
andata giù, la conosceva troppo bene.
- Tu non sai cosa stai
dicendo – gridò Tom alzandosi dal letto
– Io... io, è naturale che voglio stare con te, ho
aspettato questo momento per anni... cazzo! Ma non voglio che ti
succeda niente, e sai perfettamente che la tua vita cambierebbe
radicalmente se si venisse a sapere qualcosa di te, scaverebbero nel
tuo passato, verrebbero a sapere qualsiasi cosa che gente disposta a
parlare per soldi direbbe, e non voglio che tu abbia paura di andare in
giro da sola per colpa mia Greis, non voglio! -
Greta lo fissava in
piedi al centro della stanza, con il fiatone e gli occhi sbarrati; le
volte in cui Tom si era arrabbiato veramente con lei in vita sua
potevano contarsi sulle dita di una mano, non era il tipo che andava
fuori di testa alla minima idiozia, ma quella volta, sentiva che la sua
rabbia era mista a preoccupazione. Si fissarono intensamente negli
occhi, fino a quando il bussare alla porta non frantumò
quell'istante.
Tom si girò
verso l'ingresso ed avanzò nella suite, mentre Greta si
stendeva sul letto di spalle.
- Ehi, Tom –
sentì dire Greta dalla voce di David, in lontananza.
- David, che succede?
- domandò Tom preoccupato.
- Vieni fuori, ti devo
parlare – rispose lapidario.
Greta chiuse gli
occhi, in quel momento capì che era successo qualcosa. Quei
dieci minuti le parvero una vita; si era fumata due sigaretta seduta a
gambe incrociate sul letto, mentre aspettava che Tom ricomparisse nella
stanza. Non aveva voluto creare delle false ipotesi nella sua testa,
non voleva pensare al peggio, voleva solo che la abbracciasse e le
dicesse che non importava, che avrebbero risolto, come sempre. Dopo
quel tempo infinito Tom spalancò la porta chiudendola dietro
di lui.
- Che è
successo? -
Camminò
verso il letto togliendosi la felpa che aveva addosso, insieme alla
maglietta. Si sedette sul materasso di spalle a Greta, togliendo anche
le scarpe.
- Ci hanno visto...
Bild ha le foto. – disse monocorde – Dopodomani le
pubblicano. -
- Cosa? - disse Greta
fissandogli la schiena nuda – Stai scherzando? -
- Mai stato
così serio -
- E non puoi fare
niente per bloccarle? Usa i tuoi potenti mezzi, pagali, fai qualcosa! -
Tom si girò
verso la ragazza stendendosi nel suo lato di letto, sorrise amaramente
guardandola negli occhi.
- Non è
così che funziona. -
Greta si
portò la mano sulle labbra, incredula, sentì le
lacrime arrivarle agli occhi, facendo il possibile per fermarle
– Non ti avevo detto che sarebbe stata una passeggiata stare
insieme -
- Tom io... - disse
con la voce spezzata – Mi dispiace... -
- Non importa...
– rispose lui – prima o poi sarebbe successo,
domani elaboriamo una strategia, diventa un problema del gruppo a tutti
gli effetti... -
- Non so cosa dire... -
- Hai già
detto abbastanza! -
- Io non pensavo
che... -
Tom la interruppe
prendendo una sigaretta dal pacchetto e giocandoci con le dita.
- Anche io non pensavo
che mi fotografassero mentre mi facevo i cazzi miei con mio fratello in
un'isola sperduta delle Maldive che neanche i maldiviani conoscono,
anche io non pensavo che mi fotografassero ubriaco mentre toccavo il
culo alla prima che passava, anche io non pensavo un sacco di cose
Greis, ma purtroppo, questo non è il paese dei balocchi,
questo è il mio mondo, dove c'è sempre qualcuno
che ti guarda. Fa schifo lo so, ma prima o poi ti ci abitui, fa che
questo prima diventi immediato, per favore. – disse
tranquillo. Poi alzò le spalle e si accese la sigaretta, con
noncuranza, mentre Greis continuava a fissarlo trattenendo le lacrime.
- Che cosa
succederà adesso? -
Tom aspirò
un po' di fumo poi guardo Greis, scuotendo la testa.
- Non lo so -
- Io che devo fare? -
Il ragazzo si morse le
labbra, non ce la faceva ad essere arrabbiato con lei, d'altronde
sapeva che sarebbe successo, solo che avrebbe voluto che quel momento
fosse arrivato il più tardi possibile. Ora doveva
pianificare anche la sua di vita, ed era l'ultima cose che voleva.
Aprì un braccio verso di lei, fissandola serio.
- Vieni qui e
abbracciami -
Greta si
asciugò i lucciconi che le erano scesi sulle guance in un
momento in cui aveva deciso di sbattere le ciglia, e senza farselo
ripetere due volte poggiò l'orecchio contro il petto di Tom.
- Scusa -
- Cambia disco Kerner,
ho capito -
Greta lo strinse
più forte sentendo l'odore della sua dannata Lucky Strike
entrarle nelle narici.
- Mi odi? - chiese la
ragazza titubante.
- Da morire -
- Davvero? -
- No, sto scherzando -
- Ti pare il momento? -
- Che devo fare?
Mettermi a piangere...? -
- Saresti di
supporto... -
- Se metti il Re Leone
piango subito -
- Non ho il DVD -
- Peccato -
- Già -
Rimasero in quella
posizione per un po', fino a quando non sentirono la porta della suite
di Bill aprirsi, ed i suoi passi entrare nella stanza. Si girarono a
guardarlo, mentre con le braccia conserte arrivava piano verso il letto.
- Ho sentito che siamo
in emergenza – disse dispiaciuto.
- Sì...
– annuì Tom – ho bisogno di un
posacenere, prima che bruci la coperta -
Bill si
guardò un attimo intorno, prima di prendere il posacenere
dal tavolino e portarlo al gemello. Greta lo accolse sul letto
abbracciandolo con il braccio libero. Sospirò profondamente
annusandogli i capelli che sapevano così tanto di lacca che
davano al cervello.
- Te l'ha detto David?
- chiese Tom curioso.
- No, veramente stavo
origliando alla porta da prima, una faticaccia, la prossima volta
potreste parlare più forte per cortesia? – rispose
tranquillo mentre si controllava le dita. Greta alzò gli
occhi al soffitto mentre a Tom uscì una risatina isterica.
- Allora,
qual'è il piano dei 3K? - si informò Bill
curioso, rivolgendo il viso verso l'amica e il fratello.
- Dei chi? - chiesero
in coro Tom e Greta.
- 3K, siamo noi tre...
mamma mia, datevi una svegliata, eppure sono io quello che ha cantato
stasera... -
- Oddio ti prego dimmi
che non l'ha detto – disse Greta rassegnata rivolta a Tom.
- Ti hanno drogato? -
- Perché?
E' carino! - rispose Bill altezzoso.
- Sa tanto di
società segreta -
- Per quello
è figo... -
- Bill stai zitto
– rispose Tom ridendo e tirandogli un cuscino a portata di
mano in faccia.
- Stai zitto tu! - il
fratello riprese il cuscino e rispose all'attacco prendendo in pieno
anche Greta.
- State zitti tutti e
due! – tagliò corto lei, abbracciandoli
più stretti.
Tom
– disse Greis girandosi a guardarlo – cosa ti ho
fatto? -
-
Niente Kerner – rispose stancamente continuando a fissarsi le
mani.
-
Perché mi tratti male allora? -
-
Non ti tratto male... - rispose sulla difensiva.
-
Sì invece, qualsiasi cosa dico me la rinfacci, vorrei solo
capire perché ce l'hai con me -
Tom
si sistemò sulla sedia toccandosi il piercing appena fatto.
-
E' che a volte mi dai sui nervi... ma solo perché sei una
ragazza – disse timidamente.
-
Grazie Tom – rispose Greis scettica – Questa
sì che è una spiegazione -
-
Mi da fastidio, ok? - sbuffò lui contrariato – Mi
da fastidio che tu riesca a reggere tutte le cose che facciamo io e
Bill, nonostante sia una femmina –
-
Quindi è una specie di complimento? – chiese lei
curiosa.
Tom
ci pensò un po' su, poi sorrise debolmente socchiudendo gli
occhi.
-
Esatto -
Greta
si alzò dalla sedia su cui si era accomodata per andarsi a
mettere vicino a Tom, lo fissò negli occhi e sorrise
– Ti ha fatto male? -
-
No – rispose con noncuranza toccandosi di nuovo il piercing
– A te? -
-
Non riesco a parlare – disse Greis ridendo e facendo lo
stesso movimento – Però è carino -
-
Già, è carino –
____
Ed eccoci qui, nuovo capitolo, nuovi guai. Non so perchè ma
a me Bill fa paura, fa tutto da solo, si è impossessato di
me mentre scrivevo, ed è stato terribile frenarlo, davvero,
un'impresa titanica. Spero di non avervi fatto aspettare troppo e
ringrazio ovviamente e nuovamente le dolci donzelle che perdono del
tempo a scrivere un breve commento alla mia storia. Sono poche, mi
piacerebbe davvero che qualcuna in più sprecasse un po' di
tempo per dirmi davvero cosa ne pensa e cosa prova leggendo quello che
scrivo; significa molto per noi poveri "scrittori".
Nel caso non si fosse capito, la parte in corsivo è successa quando i
tre pazzi qui, erano delle pulci piccole e dolci, ci saranno altri
flashback nei prossimi capitoli, spero di creare una rete di
collegamento passato/presente che vi possa far capire quanto
è davvero profondo il loro legame.
Beh, a quanto pare Bill è ancora qui a contagiarmi, la
smetto di scrivere, alla prossima!
Baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Zwölf. ***
Se
siete convinte che un giorno sposerete Bill/Tom/Gustav/Georg, non
leggete questo capitolo, ci rimarreste male.
12.
-
Kaulitz Bill -
-
Presente! - Bill ancora nella fase post sonno, alzò piano un
braccio facendolo poi ricadere pesantemente sul banco e riprendendo a
fissare fuori dalla finestra. C'erano ancora delle belle giornate
fuori, e non capiva perché dovessero stare rinchiusi
là dentro. Odiava quel posto.
-
Kaulitz Tom -
-
Eccolo – Tom non alzò neanche il braccio, rimase
con la testa posata sulla mano mentre con la matita disegnava sul
banco. Fece un cenno con lo sguardo alla professoressa che lo
guardò con disappunto attraverso gli occhiali squadrati che
portava esclusivamente per fare l'appello.
-
Kerner Greta -
La
ragazza intenta a cercare qualcosa nella sua cartella all'udire il suo
nome si alzò di scatto sbattendo la testa contro l'angolo
del banco. Greta e Tom erano seduti vicini; i gemelli non ci provavano
neanche più a sedersi uno accanto all'altro, sapendo che
comunque la professoressa li avrebbe divisi a prescindere il primo
giorno di scuola. Per cui avevano studiato una perfetta combinazione di
posti che permetteva tra l'altro di copiare tranquillamente durante i
compiti in classe. Bill vicino alla finestra seduto a fianco di uno a
caso, dietro di lui Tom e a fianco Greta, la secchiona.
-
Ahia! Presente! - rispose alzandosi, provocando un leggero brusio di
risate per la classe. Tom fu il primo a scoppiare a ridere seguito a
ruota dal gemello.
-
Voi tre sempre insieme vedo... - chiese la professoressa passandoli il
rassegna uno a uno, e soffermandosi su Greta che si reggeva la testa,
sofferente.
-
Che vuole farci prof? E' la forza dell'abitudine... – rispose
strafottente Tom sorridendo beffardo.
-
Quest'anno spero che abbiate messo la testa posto, per quanto riguarda
te Greta, allontanati da quei due prima che sia troppo tardi... -
La
ragazza alzò le sopracciglia fissando la professoressa come
se avesse appena detto una parolaccia di fronte a tutta la classe. La
donna fece una smorfia di disappunto e riprese con l'appello.
Il
giorno dopo.
Greta era seduta
vicino a Michelle, la location era la parte di suite di Bill di uno dei
tanti hotel a quattro stelle che si trovavano a visitare per uno, al
massimo due giorni. Il salottino era bello grande, e conteneva tutti i
membri dello staff, più la band. Erano una decina di
persone, all'incirca, e sul banco di imputazione c'erano lei e Tom. La
bionda si era ancorata al braccio di Michelle, ed aveva posato la testa
contro la sua spalla, mentre lei le stringeva la mano facendole
coraggio; un po' perché quella situazione avrebbe potuto
riguardare anche lei e Georg, un po' perché si sentiva di
doverle fare forza. Tom era seduto su una poltrona di spalle al divano
su cui erano sedute lei, Michelle, Georg e Natalie. Bill aveva anche
lui una poltrona ed era seduto vicino a Tom; dall'altro lato del
salottino, David, Dunja, Gustav e alcuni membri della sicurezza.
- Volete un popcorn? -
chiese Natalie porgendo una ciotola argentata verso Michelle e Greta.
- Da dove saltano
fuori? - rispose Greta divertita.
- Li ho fatti portare,
sai questo genere di riunioni è sempre molto avvincente,
sembra di star al cinema... -
Michelle e Greta
risero mentre al centro della stanza arrivò David con aria
stressata, reggendo due cellulari in mano.
- Allora, ci siamo
tutti, non vi dico perché siamo qui dato che lo sapete...
comunque, dati i recenti sviluppi credo sia doveroso gestire la
faccenda in modo appropriato -
- Per prima cosa
– disse Dunja avvicinandosi a lui al centro della stanza
– Fino alla fine del tour voi due non state insieme.
– disse guardando prima Tom e poi Greta - Non dovete farvi
vedere in alcun modo dalla stampa, dove ci sarà Tom non ci
sarà Greta, dove ci sarà Greta non ci
sarà Tom. Avrete gli arrivi completamente incongruenti, tu
Greta viaggerai con noi, siamo sempre due ore prima sul posto rispetto
a loro, così non dovremmo destare sospetti... -
Greta annuì
abbassando lo sguardo dispiaciuta mentre Michelle le stringeva
più forte la mano.
- Una volta finito il
tour? - chiese Tom asciutto.
- Finito il tour
organizzeremo un'intervista, prima una dichiarazione al Bild poi
vedremo se coinvolgere anche Greta, ci penseremo poi, fino ad allora tu
sei single e quelle foto sono stante fraintese... -
- Non c'è
molto da fraintendere in quelle foto – disse piano Bill
girandosi verso il fratello.
- Grazie della
delucidazione - lo ammonì David - Ma lo sai cosa facciamo in
queste situazioni, no? -
- Mentiamo...
– rispose il cantante alzando gli occhi al cielo mentre
giocherellava con la cannuccia della coca cola che aveva in mano.
- Esatto, non
è la prima volta che lo fate, quindi non fatevi troppi
problemi, questa cosa già sta avendo i risvolti che non
volevo avesse... -
- In che senso? -
chiese Tom.
- Ho già
ricevuto diverse telefonate di giornalisti che vogliono sapere chi
è Greta, è ancora tutto sotto controllo
perché non è ancora uscito l'articolo, domani
avrò i telefoni in tilt! - rispose nervoso andandosi a
sedere.
- Scusate...
– li interruppe Greta timidamente – Io non ci
capisco niente di tutte queste strategie super collaudate, ma
perché non può semplicemente ammettere che sta
con qualcuno, e basta? -
Dunja alzò un sopracciglio come se Greta avesse appena detto
qualcosa di assolutamente impossibile ed al contempo molto divertente,
così divertente da sembrare assurdo.
- Tesoro
mio... –le disse dolcemente – le fans dei Tokio
Hotel vivono praticamente con la speranza che Bill, Tom, Georg e Gustav
siano disponibili per innamorarsi di loro, cosa che come hai notato,
non è mai successa, e non succederà mai,
perché le fans neanche le guardano... -
A quella frase Bill
intento a bere la coca cola con la cannuccia, cominciò a
tossire rumorosamente.
- Di conseguenza
sarebbe meglio non dirlo ora, ma trovandoci in questa situazione non
possiamo continuare a nasconderlo per cui dobbiamo aspettare che
finisca il tour per farlo, dopodiché cercheremo di arginare
anche la crisi che ne seguirà, e credimi, ne sarà
una bella grossa -
- Sì ma
sono persone, voglio dire, perché non dovrebbero essere
felici per lui? - continuò Greta spostando gli occhi verso
la testa di Tom, che rimaneva immobile, seduto sulla sua poltrona.
- Perché
sono fans, li vogliono tutti per loro – sbuffò
Natalie prendendo altri popcorn dalla ciotola.
Dunja alzò
le spalle verso Greta con dispiacere, mentre lei non sapeva dove
guardare, l'unica cosa che sapeva era che non riusciva a guardare gli
unici occhi che le interessassero.
Pensò a qualcosa di veloce, senza collegare bocca e cervello.
- Tra una
settimana torno ad Amburgo – disse d'istinto improvvisamente,
facendo girare tutti gli occhi verso di lei, inclusi quelli che le
interessavano.
- Che cosa? -
gracchiò Bill comparendo dietro la testa di Tom, che si era
girato di scatto a fissarla.
- Sì...
insomma... solo per pochi giorni devo... - balbettò Greis.
- Dobbiamo.. -
continuò Michelle.
- Come dobbiamo? -
chiese Georg sorpreso – Vai anche tu? Non mi dici niente? -
- L'abbiamo deciso
prima. – annuì Michelle – Abbiamo
entrambe alcune cosa da sbrigare in città, per cui pensavamo
di andarci insieme. -
- Che cosa devi
sbrigare? - continuò Georg.
Michelle gli mise una
mano sulla gamba estraendo un sorriso plastico – Stai zitto
amore, ne parliamo dopo – disse tra i denti.
- Bene –
annuì Dunja – Meglio se vi allontanate per un po',
grazie della comprensione. -
Tom e Greis
continuavano a fissarsi negli occhi; lui sembrava volesse leggerle
dentro, e Greis era convinta che ci stesse riuscendo, di conseguenza
stava capendo che la sua era una bugia. Quella faccenda di tornare a
casa per un po' le era venuta in mente dieci secondi prima, e non
sapeva neanche perché Michelle l'avesse appoggiata.
- No, Greis non te ne
puoi andare – piagnucolò Bill andandosi a sedere
tra lei e Natalie, la abbracciò teatralmente stringendola
con quanta forza avesse – Come cazzo faccio adesso io con
quelle di Facebook? - sussurrò all'orecchio dell'amica non
facendosi sentire da nessuno.
- Non lo so Bill, ma
ti pare il momento? -
- Ho bisogno di te,
non puoi andartene... -
- Ma si tratta solo di
alcuni giorni e poi è meglio così per tutti, ora
staccati mi stai facendo male -
Bill la
lasciò di colpo fissandola negli occhi e assumendo la sua
collaudata faccia da piccolo incompreso, alzandosi subito dopo e
tornando verso la sua sedia.
- Ok, tutto qui? -
chiese Tom andando verso la porta della suite.
- Sì, tutto
qui... – rispose David – e mi raccomando, non
voglio vedervi a meno di un metro di distanza quando siete in mezzo a
gente che non sa niente di questa storia -
Tom lo
occhieggiò per qualche secondo, alzò le spalle e
si girò verso la porta, aprendola.
- Come ti pare
– berciò uscendo dalla stanza.
Greta si
alzò di scatto dal divano seguendolo verso la porta e
sorridendo a David mentre gli passava davanti. Uscì in
corridoio e lo vide entrare nella loro suite, accanto a quella di Bill,
gli corse dietro e fece appena in tempo a mantenere la porta aperta.
Entrò dentro e lo vide andare verso il mini bar, abbassarsi
per vedere cosa c'era dentro, e tirare fuori una bottiglia di vodka.
- Ehi –
disse piano avvicinandosi – Non è un po' presto
per l'aperitivo? -
- Quando cazzo volevi
dirmelo che vuoi tornare ad Amburgo? Quando ci eri già
tornata? -
Greis si
guardò le scarpe, poi rialzò lo sguardo verso di
lui e si avvicinò prendendogli la bottiglia che aveva appena
aperto e togliendogliela dalle mani. Tom sbuffò spostando lo
sguardo ed andando verso la finestra.
Greta lo
guardò di spalle con la luce che lo contornava,
posò la bottiglia e si avvicinò, cingendogli i
fianchi e posando la testa tra le sue scapole.
- E' meglio
così Split, facciamo calmare le acque un po'... -
- Te l'avevo detto,
cazzo, te l'avevo detto! - disse nervosamente.
- Lo so, e ti ho
già detto che mi dispiace! -
Tom si
scansò dalla presa di Greta e si girò a fissarla
– Che ci faccio con le tue scuse? Io ho bisogno di te qui,
non a chilometri di distanza...! -
- Lo so, ma
sarà solo per qualche giorno, ti prego... non fare
così! -
- Posso incazzarmi?
Posso almeno incazzarmi, o anche tu mi devi dire cosa devo fare? - la
sorpassò tornando alla bottiglia di vodka.
Greta alzò
le braccia e le fece ricadere sui fianchi stancamente – Cosa
vuoi che faccia Tom? Farei qualsiasi cosa adesso per farti stare meglio
-
- Non si
può fare niente per farmi stare meglio, voglio stare da
solo! -
- No, non ti lascio da
solo! – disse lei con tono fermo serrando i pugni.
- Greta –
Tom si girò respirando affannosamente, come se volesse
controllarsi di fronte a lei, fece solo qualche passo nella sua
direzione e la guardò glaciale – Fammi stare da
solo, ti prego Greis, prima che dica o faccia qualcosa che non voglio
fare – le disse prendendole il viso con le mani e
implorandola con gli occhi – ti prego... -
La ragazza
abbassò lo sguardo e annuì piano prendendogli le
mani e togliendole dal proprio viso. Si avvicinò al letto,
prese la sua borsa ed uscì dalla suite.
____
Posò la
matita a fianco del foglio ed alzò il viso dal tavolo.
L'orologio che si era messa di fronte le annunciava che era
dannatamente tardi e che se voleva finire le tavole entro il giorno
seguente avrebbe dovuto dormire almeno due ore e bere altre
innumerevoli tazze di caffè. Sospirò sonoramente
girando il viso verso la cesta di Diana, era lì che dormiva
beata, leggermente più tonda rispetto al solito. Si
alzò dalla sedia e colpì con la testa uno dei
tanti fogli che aveva appeso sul filo che circondava il suo piccolo
rifugio in cui si chiudeva a disegnare. Si girò verso la
finestra, al lato opposto della stanza, e vide tutti i disegni che
aveva fatto, unico soggetto, ripetuto più volte in diverse
espressioni. Era l'ultimo personaggio che le mancava per completare la
storia che aveva in mente e trovava fosse perfetto; l'aveva cercato per
mesi nella sua testa, e poi era bastato un attimo, per visualizzarlo e
disegnarlo. Era Bill, aveva le sue sembianze e non sapeva neanche
perché gli avesse dato il suo volto. L'unica cosa di cui si
ricordava della prima volta in cui si erano “visti”
era che appena gli aveva preso il polso per contare i battiti, aveva
preso la scossa. Era difficile da spiegare una cosa del genere,
perché le sembrava assurdo, ma era successo proprio quello.
Si erano toccati ed avevano preso la scossa.
Uscì dalla
stanzetta con il foglio in mano, entrando direttamente nella sua
camera. In realtà quello studio ricavato era un armadio, una
volta, e la sua stanza era decisamente grande, nonostante fosse una
mansarda. Guardò dalla vetrata che ricopriva la parte dove
era appoggiato il letto e guardò verso la piscina del
giardino, l'acqua era immobile, la notte tranquilla.
Si sedette sul letto
guardando il disegno di Bill e passandoci sopra le dita.
Ne seguì i
contorni, facendosi diventare il dito nero a causa del carboncino. Poi
posò il palmo sulla faccia disegnata e
stropicciò il foglio in un istante, si alzò di
scatto e ritornò nel suo studio, staccò tutti i
disegni e gli appallottolò insieme, andò verso la
finestra e la spalancò, buttando i fogli di sotto.
- Non mi faccio
sopraffare da uno con una bella faccia, solo perché mi ha
dato una scossa – mormorò a se stessa risedendosi
sulla sedia e riprendendo la matita – Pensa Heike, pensa -
Bill era ancora
davanti al suo portatile, praticamente si era alienato contro lo
schermo. Aveva definitivamente rubato gli occhiali di Natalie ed in
ogni momento libero spulciava la lista delle possibili candidate. Il
momento libero di solito era la notte fonda. Ma quella notte era
diversa dalle precedenti, quella giornata era stata incredibilmente
pesante. Prima Greta che se ne va, poi un concerto di merda, poi lui,
lui che non si andava mai bene. Pretendeva sempre di più da
se stesso, arrivando a farne quasi una malattia.
Voleva essere felice,
ma più ci pensava più non ci riusciva.
Più provava a ridere, più gli veniva da piangere.
Il vero problema era che la maggior parte delle volte che doveva
ridere, lo doveva fare per forza, ed ormai non sapeva più
distinguere la finzione dalla realtà. Non c'era nessuno
intorno a lui in quel momento, solo i suoi cani ed un alone di
tristezza spesso e grigio. Sapeva di non essere solo, eppure ci si
sentiva. Da solo circondato di persone, era questa la sensazione che
l'aveva sempre colpito. Ma nonostante la presenza di Tom, che era
sempre lì per lui, continuava a vedere tutto maledettamente
chiuso e nero, come se non ci fossero vie d'uscita. Era al centro di un
tunnel e ovunque si girasse non vedeva una sprazzo di luce. Arrivati a
quel punto, Bill si chiese se fosse davvero l'amore che gli mancasse, o
se fosse lui ad essere insoddisfatto della sua vita, e dovesse dare la
colpa a qualcos'altro, cercando quello di cui pensava avesse bisogno.
Forse se non si fosse prima messo a posto la testa da solo non avrebbe
mai potuto cercare qualcuno da amare... se non si amava per prima lui
come poteva amare un altra persona?
Si guardò
allo specchio qualche istante, fissandosi negli occhi, si vedeva, e si
odiava. Tutto quello che aveva non ce l'aveva certo per la sua voce, o
non del tutto perlomeno, era cosciente del fatto che la maggior parte
di quello che aveva ottenuto lo doveva alla sua faccia. Posò
le dita sul suo riflesso, come se volesse strappare la sua immagine dal
vetro, e scomparire. Ecco cosa voleva, davvero, voleva scomparire,
insieme a Tom e insieme a Greta. Voleva alzarsi la mattina e non dover
pensare di essere Bill Kaulitz, ma essere solo Bill, o il cucciolo di
Greis. Passò la mano vicino alla tempia, la fece scivolare
sulla guancia e la strinse tra due dita. Si guardò con
disprezzo e si avvicinò allo specchio.
- Ti odio Bill
Kaulitz, non sei un cazzo – disse con il disprezzo negli
occhi, nei suoi occhi.
Si dette la spinta con
la mano lasciando l'alone dei polpastrelli sul vetro dello specchio,
tornò sul letto e prese il portatile, non lo chiuse e spense
nemmeno. Entrò nel bagno e lo buttò
nella vasca idromassaggio. Aprì l'acqua e lascio che cadesse
sui tasti e lo schermo. Lo vide spegnersi piano piano, mentre una
rabbia sempre maggiore gli si apriva nello stomaco. Si immaginava il
suo buco nero interiore espandersi sempre di più, logorarlo.
Chiuse l'acqua e tornò in camera. Doveva fumare.
___
- Ci ho pensato
– gridò Tom dall'ingresso della camera, sbattendo
la porta e trovando Greta con le mani in faccia che si spalmava la
crema idratante vicino al letto. Lo guardò sorpresa che le
stesse rivolgendo la parola.
- A cosa? - chiese
continuando a massaggiarsi il viso.
- Sono stato un
cretino... -
Greta si
fermò a guardarlo e poi sorrise. Per quanto potessero
litigare, o discutere, tutto si sistemava automaticamente, forse era un
difetto che avevano entrambi, ma troppo tempo senza essere Greta e Tom,
non ce la facevano a sopportarlo.
- Oh, Split, quando
arrivi a queste conclusioni ti amo sempre un po' di più,
sai? - rispose dolcemente lei spostando la testa di lato.
- Aspetta
però, avevo tutto il diritto di innervosirmi –
disse enfatizzando il concetto alzando l'indice – prima di
dire davanti a tutti che volevi tornare a casa, potevi dirmelo -
- Il problema
è che mi è venuta l'idea esattamente nel momento
in cui eravamo tutti seduti lì -
- Infatti avevo notato
nella tua espressione alla “cosa cazzo ho detto?”
che c'era qualcosa che non andava, però la prossima volta
informami prima -
- Hai ragione
– disse la ragazza scuotendo la testa – Sono stata
troppo impulsiva -
- Mi stai dicendo che
anche tu sei stata una cretina? -
- No, ho detto
impulsiva, non cretina – rispose lei avvicinandosi e
abbracciandolo.
- Va bene,
è il pensiero che conta -
Si abbracciarono
stretti, come sempre, e Greta ricevette un bacio sulla testa.
- Mi stai spalmando la
crema sulla maglia – puntualizzò Tom spostandosi
leggermente.
- Oh, mi scusi... -
rispose lei sfregandosi la faccia sul suo petto.
- Quando partite
allora? - si informò il ragazzo ridendo e spingendola via.
- Quando arriviamo a
Lisbona, abbiamo l'aereo il pomeriggio, vi raggiungiamo di nuovo quando
arrivate a Barcellona – Greis andò verso il letto,
sedendosi sul materasso a gambe incrociate, prese una sigaretta e
lanciò il pacchetto a Tom che lo prese al volo.
- Mi mancherai -
- Sei un bugiardo
– sorrise lei prendendo l'accendino.
- Un pochino
– ghignò lui raggiungendola e rubandogli la fonte
di fuoco.
- Lo so che in
realtà voi maschietti non vedete l'ora di riunirvi e fare le
cose che facevate nei tour precedenti -
- Tipo? - chiese Tom
con la sigaretta in bocca, accendendola.
- Tipo adescare donne
single nei bar degli hotel -
- Posso farlo?
Davvero? - chiese felice.
- No che non puoi! -
- Neanche una? -
- Tom! - lo
rimproverò Greta.
- Ok, va bene... -
rispose mestamente con la testa bassa.
Greta rise e gli prese
la mano, dove nel pugno aveva chiuso l'accendino.
- Me lo dai?
– .
- Cosa? - rispose lui
malizioso continuando a tenere il pugno chiuso e spostandolo lontano
dalla ragazza.
- Dammi l'accendino!
– continuò la ragazza mettendosi sulle ginocchia
cercando di arrivare al braccio di Tom, che sembrava non finire mai.
- Voglio quella cosa
che mi hai promesso! - si impuntò lui.
- Ancora? -
sbuffò Greta.
- Ma me l'hai
promesso! -
- Sì, ma
sai dato che oggi avevamo discusso non pensavo che stasera sarebbe
stato il momento migliore per uno spogliarello e poi come vedi sono
già in mutande, per cui non noteresti molto la differenza -
- Oh, mi vuoi mettere
alla prova? - chiese alzandosi dal letto e aspirando un po' la
sigaretta - Toglile, vediamo se non noto la differenza! -
Greta socchiuse gli
occhi e lanciò la sigaretta che non era riuscita a fumare,
per terra. Spostò le coperte e si infilò sotto
alle lenzuola, dando le spalle a Tom che aveva cominciato a ridere da
solo.
- Buonanotte idiota! -
- Greis Greis Greis
– sospirò lui – Se non ci fossi
bisognerebbe inventarti -
- E se tu non ci fossi
nessuno si prenderebbe la briga di inventarti, tanto c'è
Bill, basta lui per tutti e due -
- Oh, Greis, questa
era cattiva – lo sentì rispondere da
più lontano.
- E' vero –
rispose la ragazza – Ora siamo pari -
- Lo pensi davvero? -
Greta se lo vide
sbucare di fronte, e poggiare la testa contro il suo cuscino, mentre
con gli occhi languidi la fissava.
- Certo che no, senza
di te la mia vita sarebbe la metà divertente –
mormorò la ragazza mettendogli un dito sul naso e
premendogli la punta.
- Sto per dirtelo,
aspetta, sto per dirtelo... - disse Tom con espressione sofferente
– Com'era com'era? Ti a... ti a.... ah, no, mi sono
dimenticato. Fino a cinque minuti fa lo sapevo, cavolo! -
Greta lo
guardò con sguardo di sfida e gli tolse il dito dal naso.
- Scusa, è
che stava per prendere il volo il tuo nasino all'insù, lo
dovevo bloccare –
Tom scoppiò
a ridere - Questa era bella! - convenne annuendo.
- Le mie sono tutte
belle, comunque, bando alle ciance mio caro Kaulitz, bilancio di
oggi... allora... vai -
- Una fan durante il
meet mi ha toccato il culo – disse velocemente guardandosi
intorno.
- Ah sì? -
chiese Greis sconcertata – Non c'è niente da
toccare, strano che sia riuscita a trovarlo -
- Io ho sentito un
bella palpata -
- Ah –
rispose lei noncurante. Mise il broncio e si aggiustò il
cuscino sotto alla testa.
- Ti da fastidio? -
- No,
perché dovrebbe? Sei proprietà pubblica -
- Dai Greis non fare
la stupida -
- Non faccio la
stupida, faccio quella che ha sonno e vuole dormire perché
stamattina è stata svegliata dalla dolce melodia del suono
della voce stridula di tuo fratello che apre l'acqua fredda invece di
quella calda -
- Come se non ti
conoscessi – rispose Tom mellifluo, avvicinandosi alla
ragazza ed abbracciandola.
- Smettila, mi dai
fastidio – si divincolò lei.
- Ed io che questa
sera ero pronto ad una sessione straordinaria di coccole -
- Tu? Prima mi dici di
togliere le mutande e poi che vuoi le coccole? -
- Sono serissimo e
prima stavo scherzando -
- Finiscila -
- Avevo pensato che
potevamo vedere per la trentesima volta Fast & Furious... -
- Che film romantico!
Perché non dormi che domani mattina all'alba dobbiamo
partire? - rispose lapidaria la ragazza.
- Mi dai buca
così? -
- Mi stai facendo
innervosire ultimamente... -
- Cosa ho fatto? -
- Sei uno stronzo
quando ti ci metti, ora dormi -
- Ma che ho fatto? -
Greta non si
girò, chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Tom si
staccò dalla presa e si girò di spalle, offeso.
- Split – lo
chiamò dopo un po'.
- Che vuoi? -
- Stavo scherzando... -
- Mhm...-
mugugnò lui non muovendo un muscolo.
- Sei arrabbiato? -
- Sì -
- Perché? -
- Perché
adesso mi va di essere arrabbiato -
- Eh, ma non si
può dire niente in questa casa! - sbuffò la
ragazza.
- Non siamo in una
casa -
- Era per rendere
l'idea – Greis si avvicinò e lo
abbracciò da dietro affondando la testa nell'incavo del
collo -
- Come sei profumato -
- Non avevi sonno fino
a due secondi fa? -
- Adesso voglio le
coccole, hai qualche problema? -
- Ma è
possibile che io e te non riusciamo mai a coordinarci? - rispose lui
girandosi verso la ragazza e fissandola con disappunto
- Ti hanno toccato il
culo... – disse Greis fulminandolo con gli occhi.
- Ah, ma allora
è questo il problema? - sbuffò alzando gli occhi
al cielo.
- Certo che
è questo il problema! Io ci ho messo anni per trovarlo ed
ora arriva la prima che passa e te lo tocca, non esiste proprio! -
- Oltre al fatto che
stai esagerando perché le ho tolto subito la mano, mi stai
offendendo dicendo che non ho il culo -
- E' la
verità! -
- Ma il fatto che non
si veda non vuol dire che non ci sia! -
- Io pensavo che se
una cosa non si vede allora non c'è... quando ti guardo da
dietro vedo solo una distesa desertica di vestiti e jeans -
- Certo, lo nascondo
per te -
- Ecco che rigiri la
frittata, oddio Tom quanto mi fai incazzare! -
- Che c'è? -
- Buonanotte, dormi! -
- Dammi un bacio -
- No, levati mi dai
fastidio -
Tom la
stuzzicò un po' con il solletico, mentre rideva da solo,
Greta si rigirò su se stessa per poi guardarlo di nuovo
dato che non aveva smesso di fissarla.
- Split –
disse con enfasi, come se stesse per rivelargli una grande ed
importantissima verità -
- Ti immagini avere un
figlio? -
Tom sgranò
gli occhi sorpreso - Un figlio? -
- Sì Tom,
un bambino -
- I... io... e te? -
balbettò incredulo.
- No, tu e Bill...
certo, io e te! -
- Non ci avevo mai
pensato -
- Io sì,
verrebbe carino, con i miei capelli i miei occhi... di tuo non so cosa
potrebbe riprendere di positivo – disse pensierosa.
- Praticamente tutto
– rispose Tom con aria superiore.
- Il fisico certo no,
non lo voglio anoressico, con le tue super gambe di legno e il tuo
non-culo -
- La smetti di
offendere? -
- Ti brucia eh? -
- Lo sai che ci soffro
-
- Ma smettila! - rise
la ragazza.
- Ti si vede il buco
del piercing da qui– cambiò discorso Tom
mettendole un dito sotto al labbro, dove c'era la cicatrice.
- Lo so,
però solo se ti avvicini abbastanza da vederlo -
- Allora lo vedo solo
io – rispose malizioso.
- Non cambiare
argomento -
- Ti ricordi quando
l'abbiamo fatto? -
- Sei tremendo, non
vuoi parlare di bambini! -
- Siamo giovani, e poi
non lo so, mi dispiacerebbe non essere presente... -
- Piuttosto dimmi che
hai paura, che ci credo di più -
- Anche, non voglio
che gli succeda quello che è successo a me e Bill -
- Neanche io lo voglio
-
- Sappiamo tutti e due
cosa vuol dire perdere un genitore, sia letteralmente che
figurativamente, quindi non capisco questa tua nuova voglia -
- Non lo so Tom, io ci
penso ogni tanto, sarà colpa dell'istinto materno -
- Puoi concentrarti
sui cani se vuoi sfogare il tuo istinto -
- Sì ok, ma
se dovessi rimanere incinta, tu che faresti? -
- Non prendi la
pillola? -
- Tom, dai! -
- Che vuoi che faccia?
Non lo so! - rispose lui con gli occhi sgranati, ansioso.
- Lo terremmo no? -
- Greta cazzo, mi stai
facendo venire l'ansia, sei per caso incinta? - chiese fissandola.
- No! -
- E allora non vedo
perché ci dovremmo pensare adesso –
continuò nervoso.
- Tu non vuoi mai
pensare a cose che ti fanno paura, come alla morte -
- Oddio –
sbuffò alzando gli occhi al soffitto.
- Vedi come fai? -
- Sei uguale a Bill
quando fai così, parlaci con lui della morte, che ti
illustrerà tutte le sue teorie assurde -
- Già
fatto, in effetti quella della bolla di luce che esplode e ti riporta
nell'utero di un'altra donna è una figata -
- Mai quanto quella
del mano invisibile che ti trasporta nel regno dei morti -
- Anche quella
è affascinante -
- Scusate se vi
interrompo... - I due girarono lo sguardo e Bill entrò nella
stanza toccandosi i capelli, entrambi si accorsero che non aveva una
bella cera - Mi date le sigarette? -
- Quante ne hai fumate
oggi? - lo interrogò Greta.
- Poche -
- Bill, devo
ricordarti... -
- Sì, la
gola, la trachea, le tonsille, sei un cantante e blablabla lo so, lo
so. - disse sbuffando e notando la sigaretta per terra, la prese e la
accese con l'accendino che aveva già in mano.
- Di che parlate? -
- Di figli –
rispose Greta sicura, sovrastata dal voce di Tom che invece aveva detto
– Di morte -
- Di morte e di
figli... cavolo, devo chiamare degli antropologi per far studiare il
vostro caso – disse prendendo il pacchetto dal comodino e
facendo per tornare nella sua stanza.
- Ehi, cucciolo di
labrador, vieni qui – lo chiamò Greta battendo la
mano sul materasso, vicino a lei. Sentiva che gli era successo
qualcosa, e che ne avrebbe parlato lui, nel momento in cui gli sarebbe
venuta voglia di farlo. Tom lo occhieggiava curioso, probabilmente
stavano parlando telepaticamente da quando era entrato in stanza.
- E' una serata di
merda – esordì il cantante mentre Greta si metteva
seduta e gli prendeva un braccio, che si sistemava intorno al collo.
- Siamo qui Bill,
dicci tutto -
- Ho buttato il
portatile nella vasca ed ho aperto l'acqua... -
- E' esploso? - chiese
Tom eccitato mettendosi seduto.
- No, si è
spento – rispose il fratello continuando a fumare.
- Ehi aspetta
– Greta imitò Tom mettendosi seduta, fissando Bill
con gli occhi sgranati – Perché l'hai fatto? -
Bill alzò
le spalle e fece uscire il fumo dal naso – Mi andava... -
- Ti andava di fare il
bagno al portatile? -
Il cantante non
rispose, mentre Greta si girava verso Tom con la stessa espressione
incredula; vide il ragazzo fissare il gemello preoccupato ed allora
capì cosa doveva fare.
- Beh... - disse
uscendo dalle coperte – Vado... da qualche parte –
mormorò incerta scendendo dal letto e recuperando i primi
pantaloni che vide.
Tom aspettò
che Greis uscisse e sospirò sonoramente.
- Io non so
più come fare con te... - mormorò mettendosi le
mani sulla fronte – Dimmi cosa devo fare per farti stare
meglio -
- Nessuno
può fare niente, sono destinato a stare male per tutta la
vita -
- Bill cazzo, non dire
stronzate! - si animò il gemello – Tu ti convinci
di cose che non esistono -
- E allora
perché mi sento così solo, anche se ci sei tu,
anche se c'è Greis... perché? -
- Anche io mi sento
solo a volte, ma proprio perché so che siete voi, non mi
abbatto... è la cosa più difficile del mondo fare
quello che facciamo noi, ma è la nostra vita, non possiamo
spegnere la luce e fare finta che non esista -
- Voglio andare via
Tom, solo noi, e non pensare a niente – disse Bill monocorde
continuando a fumare la sua Lucky Strike blu che gli raschiava la
gola.
- Finito il tour
andiamo dove vuoi Bill, te lo prometto – lo
rassicurò il fratello.
- Io voglio andare via
adesso Tomi... - Bill si girò verso il gemello, mordendosi
le labbra, Tom continuava a fissarlo serio.
- Lo sai che non
possiamo... -
- Lo so,
però vorrei solo poterlo pensare per un momento... -
Bill si
rigirò incrociando le gambe e fissando lo specchio di fronte
a lui, dove non poteva vedere il suo riflesso. Solo parlare con
fratello lo faceva sentire meglio, come se la mente si aprisse e i
pensieri si rischiarassero.
- Va bene –
annuì Tom.
- Ok... -
- Dimmi dove vuoi
andare... – gli chiese mettendo le mani dietro alla nuca e
posandosi sui cuscini dietro di lui.
Bill
mugugnò pensieroso, poi si stese anche lui sul letto, come
il fratello.
- Mi immagino una casa
grande, come quelle dei party a Los Angeles in cui siamo stati; con la
piscina, una sala per i giochi, e il sole tutti i giorni... una casa
così solo per noi -
- Vuoi andare a L.A.? -
- Sì -
- Ok, e poi? -
- Poi voglio andare a
fare la spesa e comprare tutte le schifezze immaginabili, e le
M&M's blu che piacciono solo a te e a Greis -
- A Greta piacciono
anche i broccoli, glieli prendiamo? -
Bill sorrise
– Neanche morto! -
Anche Tom sorrise
– La facciamo cucinare allora? -
- Mi piacciono le sue
patate al gratin -
- Ma quelle non le fa
lei, è tutto preparato, lei aggiunge solo le patate e il
latte – sogghignò Tom.
- Però mi
piacciono – annuì Bill serio.
- Ok, allora prendiamo
il latte e le patate per Greis -
- Poi voglio il
gelato, però quello buono, come quello che abbiamo mangiato
a Milano -
- Quando ci torniamo
ce ne facciamo portare tantissimo -
Bill non rispose si
limitò ad aspirare altro fumo dalla sigaretta che si
accorciava.
- Ed Hugo e Gretel? -
mormorò Tom insicuro.
- Loro vengono con noi
-
- Ed i cuccioli? -
- Già...
è vero, i cuccioli -
- Non possiamo andare
via prima che nascano i cuccioli -
- Hai ragione Tomi,
non possiamo -
- Dopo però
possiamo andare via anche con loro -
- Sì, uno
voglio chiamarlo Frei -
- Fa schifo per un
cane – rise il gemello.
- E' il significato
che conta -
Tom sospirò
e continuò a pensare - Ed un falò sulla spiaggia
non ti piacerebbe? -
- Tu porti la
chitarra? -
- Solo se tu canti -
- Va bene –
annuì Bill sorridendo leggermente.
- E poi cosa vuoi
fare? -
Il fratello spense la
sigaretta nel posacene e lo guardò negli occhi.
- Voglio vivere Tom...
voglio vivere e basta -
-
Tom non dire cazzate o stavolta ci mandano in tre classi diverse per
davvero – sussurrò Greta seduta in mezzo ai
gemelli mentre aspettavano l'arrivo del preside.
-
Io dico quello che cazzo mi pare -
Greta
alzò gli occhi al soffitto per poi spostarli verso Bill
– E tu perché sei qui? -
-
Ah, non lo so – rispose lui alzando le spalle –
Hanno pensato che visto che c'entrava Tom, c'entrassi anche io -
-
E' tutta colpa mia stavolta – rispose la ragazza mettendosi
una mano sulla fronte – Tu dovevi starti fermo con quelle
mani – continuò rivolta verso il rasta.
-
Non solo ho difeso il tuo onore e mi tratti anche male...? –
sorrise lui reggendosi il fazzoletto contro il labbro, dove continuava
ad uscire un po' di sangue.
-
Nessuno ti aveva detto di andarlo a menare! -
-
Dovevo regalargli dei fiori? -
-
Ogni tanto perché prima di agire non ragioni? -
La
porta dietro di loro si aprì di colpo ed il preside comparve
sull'uscio, guardandoli senza speranza – Eccolo di nuovo qui,
il trio delle meraviglie... -
____
Questo capitolo non
è lungo quanto gli altri, perdonatemi, è che ho
dovuto dividerlo così... sorry! Ringrazio Utopy e
_cindygirl, le uniche due che hanno recensito il capitolo precedente -
grazie grazie davvero, anche per non aver scritto solo "bella,
continua!"-, e grazie anche a Princess, che mi sono dimenticata di
ringraziare nel capitolo precedente, ma che lo sa, la stimo troppo!
Grazie anche alla
LandaLettriciSilenziose, che aumenta sempre di più e non si
sa cosa pensa, se gli fa schifo o meno tutto ciò,
però è sempre presente ed è questo
l'importante.
Fatemi sapere cosa ne
pensate, per favore! Per favore!!! - Sì, sto elemosinando
commenti -
Baci
Lale
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Dreizehn. ***
Per questo
capitolo vige ancora la regola del capitolo precedente: se
siete convinte che un giorno sposerete Bill/Tom/Gustav/Georg, non
leggetelo, ci rimarreste male.
13.
-
Andi li vedi? - chiese Greta mettendosi sulle punte cercando di vedere
dalla finestra all'interno della palestra.
-
Sì Greis li vedo, Bill ha la pompa dell'acqua in mano -
-
Tom è ancora vivo? - sorrise la biondina mettendogli le mani
sulle spalle cercando di salirci sopra per vedere anche lei.
Andreas
la prese in braccio facendola salire su un muretto vicino, in modo che
fosse più in alto di lui, ora era lei quella che aveva una
perfetta visuale di quello che succedeva all'interno della palestra.
Ricordami
l'utilità di nascondere la pompa dell'acqua negli spogliatoi
– chiese la ragazzina seriamente.
-
E' uno scherzo Greis, un po' di senso dell'umorismo! -
-
Io non lo trovo divertente, se ci beccano ci sospendono, e Tom e Bill
hanno già un milione di note -
-
Ti preoccupi troppo... – la canzonò Andreas.
-
Mi pare di essere l'unica che lo fa... - mormorò lei.
Nel
frattempo osservava Tom trascinare l'avvolgibile della pompa verso il
fratello; non era proprio leggero, e lui non era propriamente muscoloso
per quell'operazione, però sicuramente meglio di Bill che
fissava il tubo con curiosità.
-
Andi – chiese la biondina preoccupata dopo qualche secondo
– avete controllato che l'acqua fosse chiusa
dall'interruttore centrale? -
-
Perché lo chiedi a me? - disse lui nervoso.
Non
fece in tempo a rispondere, che il tubo in mano a Bill
cominciò a perdere acqua in modo violento. Tom
urlò qualcosa, e Bill anche, ma Greta non poté
sentirli, era impegnata ad urlare a sua volta.
-
Scendiamo, scendiamo! - disse nel panico più assoluto
rivolta ad Andreas, che la aiutava a scendere dal muretto. Una volta
con i piedi a terra cominciarono a correre verso il retro della
palestra che dava sulla pista dei 100 metri per poi finire in mezzo
alla campagna.
-
Corri, corri! - le gridava Andi mentre lei pensava solo per quanti
secoli sarebbe rimasta in punizione se l'avessero presa.
Si
incontrarono involontariamente con i gemelli, che correvano verso di
loro sempre in direzione dei campi.
-
Dovevi controllare tu che fosse chiusa l'acqua! - berciò Tom
verso il fratello – Abbiamo allagato la palestra! -
-
Tom stai zitto! Correte cazzo correte! - gridava Bill in testa al
gruppo mentre si faceva largo in mezzo all'erba. Ma Greta si
fermò all'improvviso.
-
Gli zaini! Abbiamo lasciato gli zaini in cortile! - gridò la
ragazza verso gli amici, qualche metro più avanti di lei.
-
Poi torniamo a prenderli! - le disse Andreas, ma lei si
girò, e cominciò a correre nella direzione
opposta.
-
Greta torna qui! - le gridò di nuovo Andreas.
-
Greis cazzo torna qui! - sentì dire da Tom, ma ormai era
troppo lontana, e la sua ricerca di biologia era troppo importante.
___
Greta era scesa per
fare colazione ancor prima che potesse effettivamente farla; era molto
presto, il sole era pallido e tiepido, un po' come lei. Si era
sistemata sui divanetti della hall ed aveva atteso che qualcuno le
portasse una copia del Bild. Anche se erano in Francia non era stato
troppo difficile recuperarne una. Da quando ce l'aveva in mano non
aveva avuto il coraggio di aprire le pagine del giornale, non sapeva se
voleva farlo con Tom vicino, o con Bill, oppure da sola. Entrambi le
avevano già viste, solo lei non aveva voluto, certo non
perché volesse l'effetto sorpresa, semplicemente
perché aveva bisogno di più tempo per
metabolizzare ancora quello che avrebbe guardato. Sperava che la foto
fosse sgranata o che lei non si vedesse bene, sperava che fosse uno
scherzo.
Si era spostata nel
tavolo a loro assegnato per la colazione, era in una zona lontana dal
buffet e molto tranquilla. Il sole si era alzato in cielo e sembrava
caldo ora piuttosto che tiepido, e nonostante solitamente il sole la
mettesse di buon umore, avrebbe voluto un cielo grigio, per
accompagnare il colore del suo umore. Le piaceva quando tutto era
coordinato.
Una tazza di
caffè fumante vicino alla sua mano, ed il giornale ancora
chiuso nell'altra. Aveva letto il titolo in prima pagina forse trenta
volte ma nonostante quello non riusciva ad aprirlo, anche se era
abbastanza facile da fare, era solo carta. La sua vita rovinata da un
pezzetto di carta e da un po' di pixel.
- Che fai non lo apri?
- Bill arrivò presto, si sedette vicino a Greis dandole un
bacio sulla guancia, coperto da dei grandi occhiali da sole neri. La
notte prima quando Greis era tornata in camera aveva scoperto che il
giorno dopo non sarebbero dovuti partire all'alba, perché il
giorno dopo avevano effettivamente il concerto. Era assurdo come tutti
quegli spostamenti la scombussolassero a tal punto da non ricordarsi in
quale città o stato si trovasse. Bill era talmente
giù di morale che avevano cominciato a giocare a carte, fino
alle quattro del mattino. Poi i gemelli si erano addormentati, mentre
lei era rimasta sul letto in mezzo a loro due a fissare il soffitto,
senza sapere cosa sarebbe successo il giorno dopo.
- Stavo ammirando la
prima pagina... - sussurrò la ragazza prendendo la tazza di
caffè fumante porgendola a Bill, sapeva che era
già tanto che fosse riuscito a parlare appena sveglio senza
averne prima bevuto un sorso. Il ragazzo le sorrise riconoscente,
prendendone un po' e posando la tazza di nuovo vicino alla mano di
Greis.
- Da
quand'è che sei qui? -
- Non lo so,
è passato del tempo... -
- Non hai dormito
stanotte – quella di Bill non era una domanda, era
un'affermazione, e Greta non si stupì neanche più
di tanto del fatto che se ne fosse accorto, doveva avere una cera
terribile.
- No. –
mugugnò la bionda spostando lo sguardo di nuovo verso la
finestra – E non riesco ad aprire questo dannato giornale... -
Il cantante scosse
leggermente la testa per poi poggiare il mento sulla mano.
- Greis, lo so che
forse l'impatto sarà difficile, ma poi ci farai
l'abitudine... -
- Ma io non voglio
farci l'abitudine, voglio essere la ragazza invisibile, quella che non
esiste... - lo interruppe Greis dolcemente.
- Tu esisti invece, ed
è anche importante la tua esistenza, quindi, ora smettila di
inventarti stupide scuse e apri quel cazzo di giornale... - rispose lui
con tono piatto, come se non ci fosse bisogno di enfatizzare quella
frase, era abbastanza chiaro il messaggio.
Lei annuì
spiegando le pagine, le dita le erano diventate nere - Dammi ancora
trenta secondi... -
Non sapeva
perché ma nella sua testa si affollavano un milione di
domande; cosa sarebbe successo nel momento in cui avrebbe visto
l'articolo? Cosa avrebbero pensato di lei? Pensava a quante persone
l'avrebbero letto con superficialità non sapendo quanto
quelle poche righe insieme ad una foto potessero pesare sulla vita di
una persona. Pensava a Tom, che dormiva ed a Bill che era lì
con lei, a fissarla con uno sguardo targato Gucci mentre sorseggiava
caffè bollente abbagliato dalla luce del sole.
- Bill, – lo
chiamò lei sussurrando – Ho bisogno di chiederti
una cosa -
Lui non rispose, si
limitò a farle un cenno con il mento ed a posarlo sulla mano
di nuovo.
- Ti senti messo in
disparte da me e Tom? -
- Greis... -
mormorò sorridendo e spostando lo sguardo, scosse
leggermente la testa mentre la ragazza tornava a parlare.
- Ecco lo sapevo! -
Greta si mise la mano libera sulla fronte fissando la tovaglia sotto di
lei cominciando a far lievitare il senso di colpa. Quella domanda le
ronzava in testa già da diverse settimane, ma non lo aveva
detto a nessuno. Un po' perché pensava di sbagliarsi, un po'
perché temeva di aver ragione.
Bill non disse nulla,
sorpreso, aspettò che continuasse a parlare.
- Cucciolo ti prego,
non devi sentirti escluso, per me non è cambiato niente... -
continuò la ragazza mettendogli una mano sul braccio.
- Ma lo so! Lo so! -
annuì convinto – Ma non posso certo venire a letto
con voi, voglio dire, per la prima volta state facendo delle cose in
cui non sono incluso, ma lo capisco -
- Davvero? Me lo
diresti se avessi dei problemi in questo senso? -
- Certo che te lo
direi, pensi che perderei l'occasione per polemizzare su qualcosa che
non mi va bene? - rispose alzando un eloquente sopracciglio.
- Credo di no -
- Appunto... e poi
sembrerà strano quello che sto per dire... ma non ho cinque
anni, capisco la situazione -
Greta lo
guardò sbattendo le lunghe ciglia bionde e abbassando le
spalle con un sospiro –
- Oh Bibs, questo
perché ne hai sei di anni... -
Bill sorrise
smagliante abbagliato ancora dal sole – Esatto! - poi torno
serio - Allora, lo apriamo questo giornale? -
- Ok -
- Pagina quattro
– le disse nell'orecchio avvicinandosi con la sedia.
Greta aprì
piano il giornale nella pagina indicata da Bill, osservando il titolo e
poi le foto, il cuore si fermò un attimo.
Tokio-Tom
colpisce ancora.
Tom
Kaulitz, chitarrista dei Tokio Hotel, è stato fotografato
lunedì mattina in compagnia di una bionda mentre scendevano
dal tour bus della band scambiandosi un tenero bacio. Della ragazza non
si sa ancora nessuna informazione, ma delle fans presenti al momento
dello scatto rubato, hanno riferito al nostro fotografo che si potrebbe
trattare di una vecchia amica dei gemelli Kaulitz che li sta seguendo
in tour per l'Europa. Da queste foto i due sembrano più che
amici, non ci resta che aspettare, speriamo che le fans di Tom non ci
rimangano troppo male. I Tokio Hotel al momento sono in tour in
Francia, dove stasera saranno in concerto a Nizza, per poi spostarsi in
Spagna.
Mentre leggeva Bill
ridacchiava, lei non sapeva se scoppiare a piangere di gioia o unirsi
alle allegre risate. Quello che sapeva era che non c'era scritto il suo
nome e che per fortuna la foto era talmente zoomata che di lei non si
poteva distinguere granché, se non che fosse bionda. Quei
vestiti che aveva addosso li avrebbe come minimo bruciati.
- E' andata
così male? - chiese Bill ridendo.
- Pensavo peggio -
- Tu sei sempre
catastrofica -
Greta si
poggiò con la testa sulla spalla di Bill sospirando
– Cosa devo fare adesso? -
- Quello che hai
sempre fatto, non cambierà niente -
- Mi fido di te Bibs -
- Non chiamarmi Bibs!
- si irritò lui prendendo altro caffè dalla tazza
di Greta.
- Eri così
tenero quando ti chiamavo Bibs -
- Sono finiti i tempi
di Bibs – dichiarò lui solenne giocherellando con
le pagine aperte del giornale.
- Ok Bibs, allora,
visto che ieri sera hai omesso alcuni particolari sul bagno al tuo
portatile, adesso vorrei delle spiegazioni -
- Oh già
– rispose lui concitato come se si fosse dimenticato di dire
qualcosa di importantissimo – Ho chiamato l'assistenza, e
prima che tu possa sconvolgerti, sì l'ho chiamata io con il
mio telefono, è a dir poco scioccante anche per me.
Comunque, c'è la possibilità di recuperare l'hard
disk, ed io Greis devo assolutamente recuperarlo perché
dentro c'è tutta la mia vita -
- Pensavo che tutta la
tua vita fosse su Google, digitando Bill Kaulitz -
- E' una questione
seria. – rise lui – Devi portarti il portatile ad
Amburgo e portarlo a riparare, nel frattempo io userò quello
di Tom -
- Va bene capo,
però stai omettendo dei particolari... -
- Tipo? - chiese
pensieroso.
- Tipo,
perché hai buttato un Mac da 1500€ dentro la vasca
idromassaggio ed hai aperto l'acqua. -
Bill
abbassò lo sguardo continuando a fare le orecchie all'angolo
del giornale, si sistemò sulla sedia ed abbassò
sonoramente la voce, come se quello che dicesse non voleva ascoltarlo
neanche lui.
- Quell'idea, di
trovare l'amore, era una stronzata... -
- E c'era bisogno di
fare ciò che hai fatto? - lo rimproverò Greta.
- Lo so, ma
è stato un gesto impulsivo, non ho riflettuto -
La ragazza
sospirò osservandolo mentre finiva il suo caffè e
rialzava gli occhi per vedere la sua reazione. Sapeva che c'era
qualcosa che mancava nella spiegazione di Bill, e sapeva anche che
gliene avrebbe parlato quando avrebbe voluto, come sempre.
- Ok, diciamo che
questa è la versione ufficiosa, quella ufficiale che hai
raccontato a tuo fratello la sapete solo tu e lui, ed io non voglio
forzarti a dirmela, però lo sai Bibs, per me sei un libro
aperto – Si fermò a fissarlo e scoppiò
a ridere, lui annuì abbozzando un sorrisetto malinconico.
- Lo so Greis,
però adesso abbiamo altro a cui pensare, tipo le nostre fans
che potrebbero riconoscerti, seguirti, fotografarti o picchiarti -
- Sei il solito
esagerato -
- Melodrammatico,
dillo, lo so... -
- Però
siamo melodrammatici in due -
- Per fortuna che
l'hai ammesso -
Greta si
alzò dalla sedia dandogli un bacio in testa – Hai
bisogno di altro Bibs? -
- Sì, non
chiamarmi Bibs! -
____
Greis tornò
in camera con l'asciugamano intorno al collo, era da poco passata l'ora
di pranzo, e mentre gli altri erano andati ad abbuffarsi al ristorante
italiano dell'hotel, lei era andata nella palestra, per sfogarsi un
po'. Aveva corso un'ora con gli auricolari nelle orecchie, non
togliendoli neanche durante il tragitto dalla palestra alla stanza; ma
appena aprì la porta della suite, trovò i Tokio
Hotel che la osservavano sorpresi ed anche leggermente irritati della
sua presenza in quella che era la sua camera. Tom che spuntava dal
portatile, Bill intento a scrivere qualcosa, Georg con la chitarra
acustica e Gustav che si accendeva una sigaretta. Con il sottofondo di
Personal Jesus dei Depeche Mode, vide Tom che muoveva le labbra, ma non
sentì niente. Tolse gli auricolari alzando le spalle.
- Eh? -
- ...le donne sono
confinate in camera di Bill, sei pregata di andare, grazie –
le disse facendo un eloquente gesto con la mano per poi tornare a
fissare lo schermo del portatile, mentre Bill la guardava per un
secondo e poi tornava a scrivere.
- Ci dispiace Greis,
ma devi scomparire – continuò Georg strimpellando
qualche nota.
- Ok ok –
disse la ragazza avanzando nella stanza – Mi vado a fare una
doccia... -
- NO! - dissero in
coro tutti e quattro facendola bloccare all'istante.
- Ma sono tutta
sudata! -
- Puoi andare in
camera mia a farla, ci serve concentrazione – disse
solennemente Bill alzandosi e avvicinandosi verso di lei.
- Posso prendere
almeno dei vestiti puliti? -
- Ok – disse
Bill seguendola – Ma solo perché sei tu! -
Greta
sgranò gli occhi andando verso la sua valigia, e tirando
fuori un paio di leggins ed una maglietta, prese le ballerine e si
girò verso l'amico, che la guardava impaziente.
- Vado, vado! - disse
lei.
La prese per le
spalle, per poi accorgersi che era completamente coperta di sudore
– Che schifo Greis, vai a lavarti – le disse
spingendola verso la porta.
- Ma che sta
succedendo? - chiese di nuovo, spaesata, mentre Bill la metteva fuori
dalla porta.
- Cose nostre... -
rispose lapidario, chiudendola in faccia alla ragazza che rimaneva con
un palmo di naso a fissare il legno bianco.
Si girò
sconsolata verso la direzione della camera di Bill, questa volta non
comunicante con quella di Tom, e bussò alla porta sperando
che prima o poi qualcuno fosse venuta ad accoglierla.
- Chi è? -
- Greta -
- Eccola è
arrivata anche l'ultima! - disse Natalie eccitata spalancando la porta.
Greis entrò
senza troppe cerimonie, asciugandosi ancora con l'asciugamano
– Ma che stanno combinando quei quattro? -
- Non ne ho idea!
– la investì Michelle – E'
più di un'ora che sono chiusi in camera vostra, Georg ha
mormorato qualcosa come ispirazione
fulminea -
- Perché l'ispirazione
fulminea non se la fanno venire in altri momenti? -
- E'
tutto normale ragazze – disse la truccatrice – ogni
tanto fanno così, però vorrei cogliere questo
momento per dirvi che sono molto felice del fatto che non sono
più l'unica femminuccia in mezzo ad un branco di maschi
ruttanti – Natalie si sedette sul letto rimbalzando un paio
di volte, sorridendo.
- Mi chiedo come hai
fatto tutti questi anni... – le rispose Greta avanzando verso
il letto e posandoci i vestiti sopra.
- Oh beh, poi ci fai
l'abitudine, ma ciò non vuol dire che non sia infinitamente
grata a Georg e Tom per aver trovato qualcuno con cui possa parlare di
trucchi e shopping -
- Non c'è
Bill per quello? -
- Sì ma
è sempre un maschio in fondo, le gare di rutti le fa anche
lui – rispose alzando le spalle.
Greta si sedette sul
letto sbattendo le ciglia.
- Già
– mormorò pensierosa.
- Quindi? Cosa volete
fare? Potremo andare al centro benessere dell'hotel, oppure fare un
giro per la città... - disse eccitata.
- Io vado a farmi la
doccia... - comunicò Greis alzandosi dal letto.
- Aspetta -
sorrise Nat in direzione di una Michelle perplessa e una Greta nervosa.
- Perché mi
volete impedire di farmi una doccia oggi?! -
- Un momento, stavo
pensando che potremmo coronare questo pomeriggio tutto al femminile,
andando a fare un po' di shopping – rispose Natalie
– Solo noi, senza testosterone intorno... vi
alletta l'idea? -
- Con quali soldi
esattamente? - chiese Greta posando una mano sul fianco.
- Sì Nat
– continuò Michelle – Già
immagino che shopping hai in mente tu! -
Sul viso di Natalie si
dipinse un ghigno malefico – Certo che si sono scelti proprio
due ragazze innocenti -
Greta capì
subito al volo ciò che intendeva e scoppiò a
ridere – Sai quante volte ho provato a rubargli la VISA?
Quattro, anzi cinque volte... -
- Che cosa? - chiese
invece Michelle non capendo niente di quello che stavano dicendo.
- Prova una sesta
volta allora -
- Andrei
più sul sicuro se pregassi Bill in ginocchio -
- Prega Bill, concedi
favori sessuali al tuo ragazzo, ma prendi quella carta di credito
– le disse Natalie mettendole le mani sulle spalle e
girandola verso la porta.
- Adesso? - chiese
Greta insicura.
- Ma di cosa state
parlando? - si intrufolò Michelle sempre più
perplessa.
- Sì adesso
– continuò Natalie -
- Ma se ritorno in
camera mi uccide, già mi ha guardato malissimo... e poi
stasera hanno il concerto -
- Appunto! –
disse Michelle concitata – Mi sta venendo l'ansia... -
- Tranquille, sono
già tutti truccati ed io non dovrò essere
lì prima di ora di cena, quindi... pensa ad un bel paio di
scarpe nuove, o ad un bella borsa griffata, che aspettano solo te, e ti
chiamano “Greta... vieni Greta” -
La ragazza sognante,
si riprese dalla sua visione mentre correva con un vestito di lino
bianco sommersa di scarpe e borse, fissando Natalie e
annuendo convinta.
- Ok, andiamo,
Mimì ti spiego tutto in corridoio -
- Ma cosa sta
succedendo? - chiese ancora la ragazza, mentre Greta la prendeva e la
trascinava fuori dalla stanza.
____
- Mi
raccomando, mettila sul sentimentale, oppure sul sessuale, vedi tu... -
- Credo che la
metterò sul sentimentale – disse Michelle
perplessa.
- Beata te, io mi sa
che dovrò togliermi il reggiseno, comunque... pronta? -
- E se mi dice di no?
-
- Georg non ti
dirà mai di no! - rispose Greta scandalizzata.
- E se me lo dicesse? -
- Se te lo dicesse
usiamo la carta di Tom -
- E se anche Tom ti
dice di no?! -
La bionda
alzò gli occhi al cielo.
- Mimì,
forza e coraggio, dai! -
- Va bene -
Le ragazza esitarono
un istante, poi Greis fece passare la carta magnetica nella serratura
elettronica, che scattò subito dopo. Entrarono nella stanza
guardandoli da lontano. Non dissero niente, le fulminarono solo con gli
occhi. Prima che Tom o chiunque altro potesse incenerirle con la forza
del pensiero, Greta mise le mani avanti facendo due passi verso di loro.
- Tom, posso parlarti
un momento? -
- Anche io dovrei
chiederti una cosa... - continuò Michelle verso Georg.
- Adesso? -
berciò il primo – Ma non vedi che abbiamo da fare?
-
- E' questione di un
minuto -
Georg alla richiesta
di Michelle si era già alzato dal divano e stava andando
incontro alla ragazza, mentre Tom continuava a fissare Greta con
sguardo truce.
- Dai Tom, un minuto,
avevamo già finito se avessi alzato subito il culo dal
divano -
Tom sbuffando
lanciò quasi il portatile sulle gambe di Bill, alzandosi e
indicando a Greta la zona della camera da letto. Lei lo
seguì prendendolo e tirandolo dentro la bagno; chiuse la
porta a chiave e si girò a fissarlo.
- Che c'è?
- berciò lui.
- Amorino...
– esordì lei dolcemente sbattendo le ciglia.
- Oddio, che
è successo? - chiese stancamente.
- Niente, niente... -
rispose prontamente lei – Devo chiederti una cosuccia,
piccola... -
- Cosa? -
- La tua... carta...
di credito... - rispose Greta, abbassando gradualmente il tono della
voce.
- Cosa? -
- La tua carta di
credito! -
- Per farci cosa? -
urlò spaventato con il terrore negli occhi.
- Tom ti prego, un
momento di shopping, un momento piccolo piccolo piccolo di shopping
– rispose mettendo le mani in preghiera ed assumendo
l'espressione più compassionevole che poteva fare.
- Voi donne, siete
tutte uguali! - sospirò lui sconsolato.
- Lo so Tom, lo so! Ma
si tratta di shopping... innocente puro shopping! -
- No, questa volta non
mi incanti -
- Io non ti ho mai
incantato – si innervosì la ragazza.
- Ma se ogni cosa
vinci sempre tu, stavolta no, non ci casco -
- Il tuo compito non
è quello di rendermi felice? -
- Sì
renderti felice lontano dal mio conto in banca -
- E dai, ma quando mai
ti ho chiesto qualcosa? E poi, ti ricordo che non mi paghi per stirarti
le mutande e portarti il caffè, mi pare il minimo un po' di
riconoscimento... -
Tom si sedette sul
bordo della vasca, pensieroso, mentre Greta lo occhieggiava sperando in
una sua risposta positiva. Era veramente ridotta male, ma cavolo,
quella era un'opportunità d'oro! Solo un'altra volta le era
stato concesso di attingere al conto in banca di Bill, ed era stata una
bellissima sensazione. Era vero che solitamente non ci pensava mai a
quelle cose, però in quel frangente, in quel momento di
sconforto, aveva bisogno di tirarsi un po' su il morale.
Il ragazzo
alzò lo sguardo con una nuova espressione rispetto a quelle
che aveva avuto in precedenza, socchiuse gli occhi malizioso
– Ok, va bene, ma stasera voglio ciò che mi hai
promesso -
Greta rimase per un
momento a bocca aperta, per poi richiuderla, alzò le spalle
demoralizzata. Se quello era il prezzo da pagare, avrebbe accettato
– Ok, va bene -
- E ti devi comprare
uno di quei cosi con i così che poi ci attacchi le
calze - continuò lui alzandosi dal bordo della
vasca ed uscendo dal bagno.
- Che cosa sarebbe il
coso con i cosi? - chiese Greta seguendolo.
- Quei bustini con le
stecche che hanno delle cose alla fine... - disse lui andando verso lo
zaino e tirando fuori il portafoglio – e poi ci attacchi le
calze... credo -
- Una guepiere? -
- Non ho la minima
idea di come si chiamino, però sono sexy – Tom
estrasse la carta di credito e la porse a Greta, che sembrava appena
aver toccato il paradiso con un dito.
- Ok, ok –
disse presa dall'emozione – Grazie Split – si
avvicinò e gli dette un bacio sul naso correndo fuori senza
neanche salutare gli altri.
Si incontrò
con Michelle che sorrideva con la sua carta in mano – Te l'ha
data? - chiese Greta felice.
- Sì,
è stato facile, è bastato chiedere -
- Davvero? - chiese
Greta sorpresa.
- Sì, tu
invece? -
Greta
assottigliò lo sguardo camminando verso la porta di Bill
– Poi ti spiego... -
____
- Non dovrebbero
essercene molte in giro, a quest'ora saranno davanti all'arena, tra due
ore aprono i cancelli – disse Greta guardandosi intorno
timorosa mentre le altre pensavano a sorseggiare i loro succhi di
frutta.
- Greta ma vuoi
rilassarti? - le disse Natalie – Sei riuscita a comprarti a
malapena una borsa! -
-Lo so! – si giustificò la ragazza – Ma
mi sento gli occhi addosso per qualsiasi cosa che faccio. Ho troppa
paura! -
- Ehi – le
disse Natalie seria – Tom non è questo che vuole.
Non vuole che tu abbia paura di andare in giro, devi fregartene di
quello che diranno di te quando verrà fuori questa storia.
Io sono anni che vengo considerata una puttana solo perché
posso mettergli le mani in faccia, eppure vivo benissimo –
rise alzando la busta di Chanel che aveva posato sul pavimento.
- Per te è
diverso Nat, si tratta di lavoro -
- Appunto, potrei
benissimo andare via e togliermi di dosso sciami di ragazzine
inferocite che mi menerebbero volentieri solo perché io ed i
loro cari Tokio Hotel abbiamo un rapporto di amicizia e di lavoro. E'
l'invidia che le logora, è il fatto che non hanno
ciò che abbiamo noi. Ma non lo faccio, perché
voglio loro un gran bene, e perché nessuno truccherebbe Bill
bene come lo faccio io – finì la frase alzando un
sopracciglio ed incrociando le braccia.
- Stai dicendo che
invece io potrei sfuggirne? -
- Se volessi
sì Greis, potresti, ma so che non lo farai -
- Scusate –
chiese Michelle pensierosa – Georg alla fine non è
così sotto i riflettori come i gemelli, pensate che se
venisse fuori la nostra storia, sarei condannata alla disperazione
anche io? No perché io sono facilmente preda di ansie
varie... -
- Purtroppo non ne
sfugge nessuno – le disse Natalie solennemente – il
trucco e non pensarci e vivere ogni giorno come viene -
- Sì hai
ragione, non bisogna pensarci – convenne Greta finendo il suo
succo.
- Non pensarci, ok
– annuì Michelle.
- Però
stamattina... - disse Greis giocherellando con le dita sul vetro del
tavolo – quando ho visto l'articolo, mi sono sentita strana.
Lo so che non si vede che sono io, ma le fans sanno chi sono, sanno il
mio nome... -
- Greis... - scosse la
testa Nat mentre Michelle le bloccava la mano mettendoci sopra la sua.
- E' da stupida lo so,
ma conosco il loro mondo, so esattamente che pensano che siano di loro
proprietà, quella domanda alla riunione di ieri era anche
alquanto stupida, dire apertamente che sta insieme a me sarebbe un
suicidio, però... -
- Vorresti che fosse
tutto un po' più normale... - concluse Michelle spostando la
sua mano ed abbassando lo sguardo.
- Sarà
anche difficile da capire per tutte quelle ragazze, ma io sono umana,
sono normale, ed anche loro sono persone normali, con dei sentimenti...
penso che se davvero dicono di amarli, dovrebbero essere felici del
fatto che loro sono felici -
- Greis, le tue sono
bellissime parole, ma non è così – le
rispose Natalie tristemente – Ci sono persone che lo
capiscono, ed altre che non ci arrivano. Persone che ripongono tutte le
loro speranze ed i loro sogni in un incontro con loro, in un possibile
amore a prima vista, ma quello che non sanno è che
non succederà. E quando se ne accorgeranno, beh, non sono
una psicologa, però sono sicura che succederà
qualcosa... - taglio corto la truccatrice prendendo la sua giaccia di
pelle ed indossandola.
- Io voglio essere
invisibile, non voglio che mi vedano con lui - mormorò Greis
facendo lo stesso con la sua giaccia; ma non volle pensare oltre,
lascio dei soldi sul tavolo e si alzò dalla sedia.
- Mi sta venendo
l'ansia – disse semplicemente Michelle finendo il suo succo
tutto d'un sorso.
- Ok, basta con gli
argomenti deprimenti! – disse Nat battendo le mani - Abbiamo
ancora due ore prima di dover tornare nel nostro piccolo mondo
parallelo, per cui, andiamo a comprarci qualcos'altro di interessante. -
- Io –
mugugnò Greta – Avrei bisogno di un negozio di
intimo... -
- Uh –
rispose la bionda ammiccando – Questa notizia ha appena reso
la mia giornata una delle più perfette delle ultime
settimane. -
____
Heike
camminava avanti e indietro di fronte all'uscita degli arrivi, la borsa
a tracolla, gli occhiali scuri sul naso ed un aria circospetta.
L'aeroporto era una dei luoghi che più preferiva al
mondo, perché fondamentalmente adorava osservare le persone.
E in aeroporto con tutte quelle persone che partono e che arrivano, di
addii e riconciliazioni se ne vedevano fin troppi. Riconciliarsi; era
quello che stava per fare lei, dopo quasi due lunghi anni, ed era un
po' ansiosa. Stava per materializzarsi di fronte a lei il suo fratello
maggiore, quello che l'aveva sempre protetta, quello che veniva a casa
con gli amici fighi, quello che a tredici anni l'aveva fatta fumare per
la prima volta e che a quindici le aveva fatto fare il piercing
all'ombelico. Era Axel, ed ogni volta che lo pensava non potevano che
brillarle gli occhi. Ma in quell'arco di tempo, da quando era andato a
vivere a New York, lei era cambiata; non era più la piccola
Heike che aveva lasciato, e forse ci sarebbe voluto del tempo prima che
lui potesse capirlo. L'aereo da Parigi era atterrato già da
un quarto d'ora e di Axel non c'era ancora nessun tipo di segnale,
solitamente era rumoroso quando la vedeva.
- Karo! -
sentì urlare dalla folla di gente che camminava con i loro
bagagli verso l'uscita – Karotte! - di nuovo, una voce
familiare ed il suo soprannome di quando aveva ancora il pannolino.
D'altronde chi poteva mettersi ad urlare “carota”
nel bel mezzo dell'aeroporto, se non lui. Egocentrico fino al midollo.
Heike si
guardò intorno spaesata, fino a quando Axel non le si
avventò contro prendendola di peso e girando in tondo con
lei che urlava dallo spavento.
- Ma sei scemo?!
Mettimi giù! -
- Karo, mi sei
mancata! -
- Axel mettimi
giù! - gridò lei ridendo, mentre il fratello si
fermava dal fare le giravolte e la posava sul pavimento, stringendola
forte.
- Piccola carotina,
quanto mi sei mancata -
Heike lo strinse a sua
volte, ridendo appoggiata al suo petto – Sei il solito
cretino! -
- Ed io ti sono
mancato? - chiese lui staccandosi per guardarla, prendendole il viso
– Almeno un po'? -
- Certo che
sì – annuì la sorella fissandolo negli
occhi.
- Non noto nessun tipo
di piercing sulla tua faccia Karo, non fai parte dello stereotipo della
ragazza ventenne tedesca? -
- Al momento no -
- Io già ti
vedevo con almeno uno smile, o un bridge o un bel septum... -
Heike lo
guardò perplessa – Non ho la minima idea di che
cosa tu stia blaterando, comunque, smettila di dire cavolate e andiamo
a casa... -
- Non mi dici niente?
- chiese il fratello girandosi a prendere la sua valigia.
- Cosa devo dirti? -
- Non so! Sei
più grasso, sei più magro, se più
figo... le solite cose per conversare amabilmente dopo un tot di tempo
che non ci si vede... -
- Avevo pensato che
potevamo conversare sul tempo -
- Ottima idea, anche
se secondo il mio istinto, o le mie doti da veggente, oggi pomeriggio
qui ad Amburgo, pioverà -
- Dici? - rispose lei
ironica – Strano, non piove mai solitamente! -
- Ok lasciamo perdere
il tempo – la interruppe Axel – Dimmi le ultime
novità; il tuo fumetto, mamma, Diana e... ce l'abbiamo
ancora una piscina? -
- Perché
non dovremmo avere più la piscina? -
- Sai una piscina ad
Amburgo l'ho sempre trovata piuttosto inutile, però sapere
che ho una rampa per lo skate mi fa piacere -
- Tu non andrai con lo
skate dentro la piscina – lo ammonì Heike.
- Vedremo, comunque,
il tuo fumetto l'hai finito? Mi hai inserito? -
- Sì l'ho
finito – disse la ragazza uscendo dalle porte automatiche e
dirigendosi verso il parcheggio – E no, non ti ho inserito -
- Non ti mancava
l'ultimo personaggio, il più figo? Mi sembrava logico che ci
fossi io inserito no? -
- No, non sei tu... -
liquidò velocemente l'argomento – E mamma sta
bene, è sempre chiusa in studio, pazienti su pazienti,
sembra che sia l'unica ginecologa della città -
- Per fortuna che
esistete voi donne, mi viene da dire -
- A proposito di donne
incinte – continuò Heike – Diana
è incinta -
Axel si
fermò sul marciapiede mentre la sorella era intenta ad
aspettare per attraversare la strada, si girò a guardarlo
stralunata.
- Che c'è? -
- Il mio cane
è incinta? -
- Non è il
tuo cane, è il nostro cane -
- Sì ma io
l'ho voluta, io l'ho presa -
- E tu l'hai lasciata
a casa, ed io me ne sono presa cura -
- Ok, va bene
– disse riprendendo a camminare, sorpassando la sorella
– E come è successo? -
- Eravamo al parco,
è fuggita, come l'ho ritrovata beh... - mormorò
– era intenta a fare quello che l'ha portata a rimanere
incinta -
- Che sgualdrina! Di
giorno? -
- Di giorno
sì -
- Che storia! -
- Già -
- E chi è
il padre? -
- Un cane? -
- Beh non avevo dubbi -
- E cosa vuoi sapere? -
- Di chi è?
Voglio dire, è un randagio o ha dei padroni ?-
- Ha dei padroni,
mamma mia Ax, mi stai facendo un interrogatorio -
- Scusami se voglio
sapere chi ha messo incinta il mio cane! -
- Il nostro cane, nostro! - sottolineo
con fermezza la rossa.
- Quindi, chi
è? -
- E' di una ragazza
– mormorò Heike – Non so se la
conoscerai -
- Perché? -
- Ecco la macchina
– liquidò di nuovo l'argomento. Si accorse che
probabilmente tutto quello svirgolare negli argomenti l'avrebbe portato
ad altre domande, sempre più precise, e lei non avrebbe
potuto mentire ancora per molto.
Axel rimase per un
momento confuso, ma si riprese appena vide la sorella che gli lanciava
le chiavi della macchina.
- Guida tu, ma vedi di
non andare contro un muro -
- Ancora con quella
storia? - rispose il fratello aprendo il cofano e mettendoci la valigia
dentro – Avevo appena preso la patente, mi era concesso avere
dei problemi... -
- Non ti era concesso
fracassare la macchina contro il muro però... -
Axel chiuse il cofano
con aria di sfida – Ora ti faccio vedere io Karo... -
- Uh, me la sto
facendo sotto dalla paura, sali, dobbiamo andare a fare la spesa prima
di andare a casa -
- Agli ordini
– sorrise lui, salendo in macchina ed uscendo dal parcheggio.
Heike lo
guardò per un istante, intento a guidare verso l'uscita
dell'aeroporto, e sorrise, le era davvero mancato.
- Bentornato a casa Ax
-
____
- Ciao
Split – Greta si appese al collo di Tom appiccicandosi alle
sue labbra, mentre lui cercava di reggerla e non cadere, chiudendo
addirittura la porta. Si era dimenticato cosa c'era in serbo per lui
quella sera, ed anche se era decisamente stanco per poter muovere un
solo dito, il fatto che ci fosse Greis in accappatoio, gli dava la
sensazione che la giornata si sarebbe conclusa molto bene.
- Ehi... - disse lui
rimettendola in piedi e leccandosi le labbra pensieroso –
Jägermeister... hai bevuto? -
- Solo per sciogliermi
un po' – disse lei girando il laccio dell'accappatoio in
circolo, probabilmente con il più bel sguardo da brilla che
potesse avere.
- Ah –
rispose sorpreso – Come mai? -
- Oh Tom, stai zitto
– gli disse lei prendendolo dal colletto della camicia e
trascinandolo fino al letto.
- Greis che stai
facendo? - chiese lui ancora più sorpreso mentre veniva
sbattuto sul materasso.
La ragazza si sedette
a cavalcioni su di lui, cercando di mantenere gli occhi aperti, l'idea
di bere tutto quello Jäger da sola non era stata forse un'idea
vincente, però si sentiva particolarmente euforica.
- Cuciti la bocca
– rispose lei baciandogli il collo. Tom era piacevolmente
colpito ma ancora sorpreso.
- E' la prima parte
dello spogliarello? -
- Potrebbe essere
anche la seconda parte, o la terza... - sussurrò lei tra un
bacio e un altro, togliendogli la camicia.
- Sì ma non
devi spogliare me, devi spogliarti tu... - constatò Tom.
- Hai ragione -
Greta si
alzò dalle gambe dalle sue gambe e cominciò a
camminare lentamente verso l'arco che separava la camera da letto dal
salotto della suite, aprendo piano l'accappatoio e guardandosi con
addosso il set completo che si era comprata nel costoso negozio di
intimo in cui Natalie l'aveva trascinata. Ci avevano messo un bel po'
per trovarlo ed era carino tutto sommato, nero, con dei nastrini
celesti qua e là sparsi per zone diverse. La cosa strana era
che si sentiva stranamente a suo agio nonostante quel genere di
abbigliamento così audace non l'avesse mai attirata. A tutti
i suoi ex ragazzi non aveva mai regalato uno spettacolo del genere,
forse si sarebbe vergognata, ma in quel momento, con Tom dietro le sue
spalle e una quantità in eccesso di alcol nel sangue, si
sentiva stranamente potente, e bellissima, come se potesse ottenere
qualsiasi cosa. Andò vicino alla sedia, dove aveva lasciato
l'iPod attaccato alle casse, e premette play, lasciando che la musica
che aveva scelto si diffondesse nella stanza. Sentiva gli occhi di Tom
puntati su di lei, mentre girava piano il viso e notava che non si era
mosso di un millimetro da come l'aveva lasciato seduto. Fece scivolare
l'accappatoio prima sulle spalle e poi giù fino alla
schiena, si girò un altro po' verso Tom e lo vide con lo
sguardo fisso su di lei, e la bocca leggermente aperta che si
spalancò del tutto quando lasciò cadere
l'accappatoio e si girò verso di lui completamente,
mostrandogli che fine avevano fatto i suoi soldi.
- Attento alle mosche
Split – mormorò mettendo le mani sui fianchi e
poggiando il peso su una gamba, mentre osservava la reazione del
ragazzo.
Tom
farfugliò qualcosa di incomprensibile sbattendo le ciglia
più volte e leccandosi le labbra, forse per cercare un po'
di saliva.
Greta non aveva la
minima idea di come fare a slacciarsi tutto il bustino, dato che i
ganci si trovavano sulla schiena e per agganciarli tutti aveva dovuto
fare delle acrobazie che neanche i trapezisti al circo, per cui decise
saggiamente di cominciare con le calze. Stava lasciando tutto
all'improvvisazione, anche perché non era molto esperta in
campo di striptease.
Si avvicinò
al letto dove Tom continuava a boccheggiare, alterando risate isteriche
di breve durata. Gli posò una mano sulla spalla e il piede
sul ginocchio, iniziando a sganciare la calza dal reggicalze.
Tom a quel punto
decise di darsi una calmata, farsi venire un mezzo infarto mentre la
tua ragazza si sta spogliando per te non è assolutamente una
cosa carina, poggiò le mani sul materasso, cosi che potesse
vedere ancora meglio quanto era bella Greta quella sera.
Era strano come
l'amasse così profondamente, e come da quando gliel'aveva
detto, quell'amore fosse cresciuto ancora. Era stordito da quanto
potesse essere succube di qualcuno, di come lei con un semplice tocco
poteva farlo sentire in dieci modi diversi, a seconda di come lo
toccava. La guardava e non si capacitava di cosa avesse fatto nella sua
vita per meritarsela.
Greta fece scivolare
la calza fino alla caviglia, la tirò leggermente e la fece
scivolare via, cambiò lato e fece la stessa cosa con l'altra
gamba, con una lentezza estenuante.
- Sei bellissima
– le sussurrò
- Non dire cosa che
già so – gli rispose Greta maliziosa, facendo
scivolare anche l'altra calza e sedendosi di nuovo a cavalcioni su di
lui, mentre Tom con una mano le accarezzava i capelli fino a scendere
sul braccio, fermandosi sui fianchi.
Greta lo spinse,
facendolo cadere di schiena sul letto, scoprendo la maglia sulla pancia
e cominciando a baciargli gli addominali. Tom iniziò ad
avere seri problemi di concentrazione, sentiva il cuore che pulsava
nella testa, e le labbra di Greta sulla pancia, per il resto il vuoto
totale.
Greis nel frattempo
continuava a chiedersi come avrebbe fatto per sganciarsi il bustino, e
non era un bel pensiero in quel momento, mentre baciava gli addominali
di Tom, ma d'altronde era lo Jäger che pensava per lei.
Salì con i baci fino al collo sfilandogli la maglia ed
arrivando alle sue labbra; quando sentì che Tom rispondeva
al bacio capì che non era svenuto.
In quel momento i
pensieri si azzerarono, e le arrivò in testa una sola cosa,
oltre all'euforia e all'eccitazione. Pensò all'amore con la
A maiuscola, quello che trovi una volta nella vita, se lo trovi.
Pensò a quanto fosse difficile non poterlo condividere con
il mondo, pensò a quanto fosse bello lui, lì
sotto di lei, e quanto non si era mai accorta di quanto lo amasse,
forse ancora prima di quando se ne era resa effettivamente conto;
quella volta all'asilo, poi durante un banale saluto, ma forse l'aveva
amato per tutto il tempo restante e non se ne era resa conto.
Tom le accarezzava la
schiena, ricordandosi esattamente il momento preciso in cui si era
innamorato di lei; se le ricordava le farfalle nello stomaco, la gola
secca, e la sensazione che qualsiasi cosa accadesse, sarebbe potuto
rimanere a guardarla per un tempo indeterminato. Quella volta che
avevano allagato la palestra della scuola, e lei era scappata per
prendere gli zaini in cortile; quella era stata LA volta. In quel
momento, quando l'aveva visto camminare dandogli le spalle dopo che
l'aveva rimproverato per averla seguita, si era completamente perso e
si era ricordato che in quell'istante aveva deciso che presto o tardi
sarebbe stata solo sua, e di nessun altro, ed ora che la guardava dal
basso, bellissima, sapeva che aveva ragione.
Greis tornò
cosciente, staccandosi dal bacio e decidendo che era arrivato il
momento di capire se poteva togliersi ciò che aveva addosso.
Non sapeva cosa ne sarebbe potuto uscire, e si chiese come mai non
aveva fatto una prova prima che arrivasse Tom. Si portò le
mani dietro la schiena riuscendo miracolosamente a sganciare i primi
gancetti; non era poi così difficile. Arrivò fino
all'ultimo e lascio cadere il bustino addosso alla faccia di Tom.
Scoppiò a
ridere, portandosi una mano davanti alla bocca, mentre lui lanciava
ciò che gli aveva oscurato la vista lontano dal letto.
- Scusa Split, non
sono per niente brava con queste cose – continuò
scossa dalle risa.
Cominciò a
ridere anche lui, sedendosi sul letto mentre la reggeva sui fianchi.
Greta adorava quella posizione, si sentiva così vicina a lui
quando erano incastrati in quel mondo. Tom la fissò negli
occhi accarezzandole la guancia, mentre lei abbassava lo sguardo.
- Mi sono ricordato
quello che dovevo dirti ieri sera – disse sorridendo.
Greta scosse la testa
e lo fissò negli occhi – Non lo dire, lo so... -
Silenzio.
- Per sempre Split? -
- Se non hai niente da
fare... -
- No –
sorrise – Tu? -
-
Controllerò l'agenda – e le labbra si toccarono di
nuovo.
Sbattè
le spalle contro il muro dell'edificio, dando un'occhiata al cortile.
Era deserto, e i loro quattro zaini erano vicini alla panchina dove li
avevano lasciati. Si mise una mano sul petto per riprendersi dal
fiatone fino a quando non le arrivò una spallata mentre era
girata.
Sei
una deficiente cazzo! - le urlò Tom nell'orecchio.
-
Stai zitto! - sussurrò lei – O ci sentono! -
-
Ci sentono chi? Non c'è nessuno! - continuò lui
prima che Greta si girasse di scatto non gli premesse una mano contro
la bocca e non lo sbattesse con le spalle al muro.
-
Split – disse cercando di mantenere la calma –
Nessuno ti ha detto di seguirmi, sei qui non so perché, io
so solo che dentro al mio zaino c'è la ricerca di biologia
che devo finire questa sera, altrimenti la Mayer mi uccide. Non posso
tornare a prenderla dopo, anche perché se li trova qualcuno
e la palestra è stata allagata a chi vuoi che diano la
colpa?! Ora se vuoi stare qui chiuditi questa cazzo di bocca oppure
vattene! -
Tom
l'aveva fissata con gli occhi sgranati per tutto il tempo del suo breve
discorso; la ragazza tolse la mano dalla sua bacca riavvicinandosi
all'angolo dell'edificio per vedere se c'era qualcuno nel cortile. Tom
era rimasto scioccato dietro di lei a fissare il vuoto mentre si
sistemava il piercing con la lingua.
-
Ok Split, io vado, tu aspettami qui -
Tom
l'aveva vista camminare piano verso la panchina con gli zaini, mettersi
i loro due su entrambe le spalle, e prendere invece quelli di Bill e
Andreas in mano, tornando poi indietro con più calma
possibile.
-
Cosa ci ha messo Bill nello zaino? Pesa un quintale! -
sbuffò lei arrivando vicino a Tom e dandogli in mano lo
zaino del fratello.
-
Aspetta dammi anche gli altri – disse lui facendo per
prendere quello suo ed anche quello di Andreas.
-
Guarda che ce la faccio – rispose la ragazza stizzita tenendo
il suo zaino a tracolla, poi sorrise.
-
L'ultimo che arriva alla fermata è scemo -
Tom
rimase immobile, con gli zaini in mano e lo sguardo fisso nel vuoto,
non sapeva perché, ma quel giorno si fece dare dello scemo e
non rispose neanche.
____
Allora
per ricevere dei commenti devo elemosinarli?! :D Ok va bene, lo
farò! Scherzo, anzi, vi ringrazio per le recensioni al
capitolo precedente, mi fa piacere che mi diate dei segni di vita.
Specialmente i membri della LLS, loro sono dei VIPs praticamente, ci
sono ma si nascondono. Grazie grazie a tutte!
In questo capitolo come avete visto, non succede niente di eccezionale,
se non lo stiptease incredibilmente secsi di Greis e l'arrivo del
fratello di Heike. Ecco a proposito di Axel avrei due parole da
spendere. Come sempre volevo mettere un'immagine del mio Axel, ma
questa volta vi lascio completa immaginazione in modo che possiate dare
libero sfogo alla fantasia. Tuttavia nel prossimo capitolo ci saranno
Michelle e Greta di ritorno ad Amburgo e vediamo che succede ai TH.
Per questo capitolo vi consiglio vivamente di ringraziare Janis Joplin
e i Depeche Mode che mi hanno dato la giusta ispirazione, sempre se
è stato di vostro gradimento... ma c'è un modo
per scoprirlo; lasciate un commento!
Alla prossima, e se avete domande di qualsiasi tipo chiedete pure su
formspring.
Baci
Lale
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Vierzehn. ***
14.
Greta
arrivò davanti alla porta di casa di Bill e Tom e
suonò il campanello. Era da una settimana che non li vedeva,
sia perché erano stati ad Amburgo, sia perché
erano praticamente spariti dalla circolazione. Bill diceva che l'album
li aveva completamente risucchiati in studio, ma quella storia durava
già da un anno, ma si era intensificata negli ultimi due
mesi. Faceva caldo, erano i primi di agosto e c'era una strano sole
quella mattina.
Greta!
– disse Bill sorpreso aprendo la porta – Cosa ci
fai qui? -
-
Cosa ci faccio qui?- chiese lei ridendo – Siete tornati e non
mi siete venuti a salutare? Me l'ha dovuto dire Andi... - fece un passo
in avanti per entrare in casa, ma Bill la fermò.
-
Greis sto aspettando che torni Tomi, poi ripartiamo per Amburgo. -
-
Cosa? - chiese la ragazza confusa – Non c'è?
Volevo salutarlo... -
-
No, lo sto aspettando, stiamo portando altre cose in studio, sto
caricando la macchina di Gordon, domani ci fanno vedere
com'è venuto il video, sono troppo emozionato! -disse
allargando un enorme sorriso.
-
Posso aiutarti se vuoi...?-
-
Non c'è bisogno! – rispose frettolosamente
– Scusa, Greis ma devo andare... -
-
Bill, – la ragazza bloccò la porta con una mano e
lo guardò triste – non ve ne starete andando senza
salutarmi, vero? -
-
Oh, no Greis, - disse lui addolcendo lo sguardo – torniamo la
settimana prossima per prendere le ultime cose, non ti preoccupare! -
-
E a scuola? -
-
A scuola ci torniamo, non ti libererai di noi –
scherzò il moretto portandosi indietro i capelli.
-
Volevo davvero salutarvi, l'ultima volta insieme prima che inizi la
vostra avventura – si girò guardandosi intorno e
vide lo skate di Tom poggiato vicino ad un vaso di fiori.
Tornò a guardare Bill con lo sguardo basso.
-
Non esagerare Greis, – scherzò Bill – ci
vediamo presto e... aspetta qui! -
Tornò
dentro e comparve subito dopo con un CD in mano, lo porse a Greta
orgoglioso.
-
Questo è tuo! -
Greta
fissò la copertina, rossa e bianca, con i suoi amici
stampati sopra e poi lesse Tokio Hotel, Durch den Monsun, scritto in
nero con un bel carattere spesso.
Sorrise
stringendolo forte in mano – E' bellissimo! -
Bill
sorrise avvicinandosi e abbracciandola, le lasciò un bacio
sulla guancia e tornò dentro – Ci vediamo presto
Greis, te lo prometto... -
Greta
annuì triste, salutandolo ed uscendo dal vialetto.
Aprì la copertina per vedere il CD e dentro ci
trovò scritta una dedica, era la calligrafia di Tom.
____
- TOM! -
gridò la ragazza dalla porta della suite, sistemandosi la
giacca di pelle e mettendo il cellulare nella borsa nuova –
TOM! - urlò di nuovo, spazientita, ma nessuno si
presentò davanti a lei per salutarla. Eppure l'aveva visto
che era sveglio, ne era sicura, a meno che non ci fossero sosia di Tom
Kaulitz che vagavano per la camera alle nove di mattina. Uno bastava ed
avanzava.
- Eccomi, un attimo,
posso mettermi almeno le mutande o volevi un saluto in versione porno?!
-
- Come sei
premuroso...– ironizzò lei vedendo che si
avvicinava sistemandosi i pantaloni della tuta e spalancando le braccia.
- La mia Greis...
– mormorò stringendola – mi raccomando
non prendere caramelle dagli sconosciuti e se ti dicono “Ehi
tu, sei quella che stava baciando Tom Kaulitz, ho visto le
foto!”, fatti scudo con Michelle, e scappa più
veloce che puoi! -
Greta
scoppiò a ridere mentre si staccava dall'abbraccio e gli
prendeva la guancia con due dita – Come sei simpatico
Kaulitz. Tu invece ricordati che se il tuo amico qui sotto esce dalle
mutande non per i bisogni primari che richiedono la sua presenza, al
mio ritorno te lo ritroverai sul comodino, vicino al letto, sono stata
chiara? - rispose con un sorriso smagliante, stringendo la
guancia con quanta forza aveva nelle dita.
- Ahia! -
gridò lui mettendosi una mano in faccia – Greis
cazzo, ahia! - disse ancora più convinto.
- Per il resto mi
mancherai eccetera eccetera... – disse con noncuranza
mettendo la mano sulla maniglia della porta, aprendola, ma Tom la
sorpassò e la richiuse con forza, prendendola per un braccio
e sbattendola di spalle all'uscita.
- Che c'è?
- chiese lei.
- Tu non ce la farai a
stare senza di me – disse serafico, sorridendo come un
bambino e spostando la testa di lato.
- Io? - rispose la
ragazza sorpresa – Casomai sarai tu ad andare nel panico alla
minima cosa! -
- Ok Kerner, ti sfido,
– Tom le porse una mano in attesa che lei la stringesse
– il primo che chiama l'altro perde! -
- Perfetto Split,
– rispose lei stringendogli la mano – continuiamo a
fare i bambini dell'asilo – passò sotto al braccio
che aveva vicino alla testa e riaprì la porta.
- Non vuoi sapere cosa
c'è il palio? - domandò Tom.
- No -
- Dai! -
piagnucolò lui seguendola.
- Ok, –
sbuffò trascinando il trolley fuori dalla porta e
aspettando che parlasse – dimmi! -
Tom ci
pensò un po' su poi sorrise - Voglio un altro strip -
- Cosa? Un altro? -
Il ragazzo
alzò le sopracciglia e le cinse i fianchi mentre lei si
spostava allontanandosi; lo squadrò dalla testa ai piedi
seria passandosi una mano tra i capelli – Ok, ma se vinco io
sarai tu a farlo... -
- Cosa? -
- Lo strip –
rispose con naturalezza la bionda iniziando a camminare in corridoio.
- Io? - si
allarmò Tom seguendola verso l'ascensore – No!
Inventiamo qualcos'altro -
- Mi dispiace Split,
ormai è fatta! -
- Sei tu che hai
deciso, non è giusto! -
Greta si
girò verso di lui dopo aver chiamato l'ascensore,
annusò l'aria fissandolo – Sento la tua paura
di perdere fin da qui Kaulitz -
Tom punto
nell'orgoglio socchiuse gli occhi ed incrociò le braccia,
spavaldo – Ok Kerner, ci vediamo a Barcellona – fece
dietrofront e tornò in camera.
- Ciao, cerca di
sopravvivere senza di me - gli urlò dietro la
ragazza, sogghignando ed entrando in ascensore.
____
- Nat così
fa schifo! - berciò Bill nervoso prendendo il pacchetto di
salviette struccanti e tirandone fuori una – Sembro una
puttana! -
- Tu mi hai detto di
farti l'occhio così, che vuoi da me? - rispose a tono la
bionda strappandogli la salvietta dalla mano, prendendogli la testa e
cominciando a levare piano il trucco dall'occhio destro.
- Su Megan Fox stava
bene – si giustificò Bill.
- Tu non sei Megan Fox
-
- Ma va Nat, non me ne
ero accorto! -
- Se vuoi provare
qualcosa di nuovo posso provare ad usare un'altra tonalità
di grigio... -
- No, –
disse Bill guardandosi allo specchio – fai il solito -
La bionda
sbuffò iniziando a cercare di nuovo i pennelli dentro al suo
astuccio, mentre il cantante aveva preso a trafficare con il suo
cellulare. Scorse la rubrica ed arrivò alla H senza neanche
accorgersene.
- Hai sentito Greta? -
chiese Natalie mettendogli una mano sulla testa e girando il viso verso
di lei.
- Non ancora, e
neanche Tom. -
- Davvero? - si
sorprese la truccatrice.
- Sì,
ammetto che è strano, io ho delle scuse, ma Tom proprio per
niente... -
- Neanche lei ha
chiamato però... -
- Forse avranno fatto
uno di quei patti idioti che stringono di solito –
commentò Bill con un occhio aperto ed uno chiuso mentre
continuava a guardare il telefono.
- Non saprei... -
- Sì,
sicuramente un patto, o una scommessa, in palio ci sarà
qualche giochino sessuale... -
- Sei una fottuta
pettegola! - gli rispose Natalie.
- Non è
colpa mia, è che mi arrivano le informazioni direttamente
dal cervello di Tom. – disse con noncuranza.
- Sì,
certo! – lo assecondò Natalie soffiando sul
pennello che aveva poggiato sull'ombretto grigio e posandolo sulla
palpebra.
- Comunque, devo fare
una telefonata, possiamo continuare tra un po'? -
La bionda
annuì finendo di passare il pennello sull'occhio –
Sì, sua maestà! -
- Grazie -
- Prego! Io vado a
prendere il kajal, l'ho lasciato di là – rispose
passandosi le mani sulle gambe e avviandosi verso la porta.
Bill attese che
Natalie uscisse dalla camera per inoltrare finalmente la chiamata al
numero che aveva fissato tutto quel tempo. Non sapeva perché
ma un po' Heike gli metteva soggezione, ed era strano. Posò
il telefono sull'orecchio e sentì che squillava,
poggiò un piede sulla sedia mentre con la mano si reggeva la
testa.
- Pronto -
- Ciao Heike! - disse
allegro.
- Bill? -
- Sì, sono
io, come stai? -
- Io bene. Scusami se
non ti ho più chiamato ma sono stata parecchio indaffarata,
è tornato mio fratello e mi occupa tantissimo tempo tenerlo
a bada. - disse tutto d'un fiato - Tu piuttosto, come stai? Cali di
zucchero in corso? -
- No, sto bene, un po'
stressato, ma tutto nella norma -
- Mi fa piacere -
- Che io sia
stressato? - chiese incerto.
- No, che stai bene
– rise Heike – Comunque, avevi bisogno di qualcosa?
-
- Sì. -
mormorò il ragazzo.
- Cosa? -
- Sai, Greta
è ad Amburgo per un po' di giorni, mi chiedevo se non ti
seccasse se venisse a vedere come sta Diana, anche lei è
ansiosa della nascita dei cuccioli -
- Oh, –
rispose Heike – certo, nessun problema -
- Domani ci sei a
casa? -
- Certo, domani
pomeriggio sul tardi è perfetto -
- Grazie Heike -
- Ti mando un SMS con
l'indirizzo -
- Ah già,
l'indirizzo, che deficiente, come ci arriva Greta senza indirizzo?! -
disse Bill ridendo a singhiozzi.
Heike rise e lui si
immobilizzò nella stanza ad ascoltare per qualche secondo,
mentre si fissava allo specchio.
–
Ok Bill, scusami se ti scarico così ma sto aspettando una
telefonata urgente... -
- Ok, mi faccio
scaricare, non c'è problema -
- Cercherò
di farmi perdonare -
- Ok -
- Ciao!-
- Ciao Heike
– Bill chiuse la chiamata e si continuò a fissare
allo specchio; era sicuro che quella smorfia che gli aveva fatto
ripiegare le labbra all'insù era proprio un sorriso.
____
- Ricordami da
quand'è che non facevamo una cosa simile – chiese
Georg lasciando la sigaretta appesa alle labbra, mentre cercava di
fronte a lui il posacenere.
- Non lo voglio
ricordare, è passato troppo tempo – rispose Tom
posando la testa sul divano, lasciano uscire fuori il fumo dal naso.
- Dovremmo spedirle da
qualche parte più spesso! – confessò il
bassista annuendo sicuro.
- Potevamo pensarci
prima, il tour è praticamente finito... però mi
mancano troppo le serate pizza, birra, sigaretta, Playstation e rutto
libero! -
- Ci penseremo di
nuovo quando faremo il tour in America -
- Non voglio pensarci!
– rispose Tom insofferente - Quando lo dirò a
Greta dovrò sorbirmi minimo due ore di urla nel timpano,
cercando di spiegarle la situazione... -
- E quale sarebbe la
tua strategia? -
- Che alla fine
dirà di sì, è questa la strategia... -
- Ne sei
così sicuro? -
- Ci metto tutte e due
le mani sul fuoco, – rispose alzando le sopracciglia e
aspirando un altro po' di fumo – ha sempre adorato fare le
sceneggiate, come Bill. -
Rimasero per un attimo
in silenzio, guardando un punto fisso di fronte a loro e continuando a
fumare. Tom aveva preso la forma del divano, erano seduti lì
da tre ore per una sessione intensissima di videogame e non si sentiva
più la mano destra. Georg invece, esaminava la punta dei
suoi capelli cercando di scrutare le doppie punte, era uno dei suoi
maggiori passatempi.
- Come va con lei? -
chiese all'improvviso girandosi verso Tom.
- Alla grande!
– rispose sicuro – Tu, con Michelle? -
- Magnificamente -
Rimasero un altro po'
in silenzio, sembrava come se volessero parlare di qualcosa, entrambi,
ma non avessero il coraggio di iniziare la conversazione. Georg
controllò l'ultimo ciuffo di capelli, poi sbuffò.
- Mi manca,
– confessò il bassista dopo un po' spegnendo la
sigaretta nel posacenere – ed è assurdo
perché lo so che tra pochi giorni sarà di nuovo
qui, però averla intorno mi ha sempre aiutato a rilassarmi,
non so se mi spiego... -
- Sì,
– disse Tom chiudendo gli occhi – ti spieghi
benissimo, ed io ho tre parole per te. -
- Quali? -
- Siamo. Proprio.
Fottuti. – scandì scuotendo la testa.
- Già Tom,
io lo sapevo che mi sarei innamorato prima o poi, ma tu... -
- Io non ci sto
capendo più un cazzo – disse stancamente
premendosi due dita sugli occhi.
- Si vede -
- Davvero? -
- Beh, con noi si vede
-
- E' che la sto
prendendo davvero seriamente con lei, voglio dire, è davvero
l'unica che poteva prendermi con tutto il pacchetto che mi porto
dietro. -
- Intendi il gruppo? -
- Intendo il gruppo,
ed anche Bill... - rispose Tom rassegnato – una sconosciuta
avrebbe dovuto prima passare i suoi innumerevoli test, e lo sai quanto
sono difficili i suoi test -
- Mi stai dicendo che
ti sei accontentato? -
- No –
scosse violentemente la testa prendendo la bottiglia di birra dal
tavolino – io, è già da parecchio tempo
che... -
- Che cosa? -
Tom abbassò
la voce - Che non la vedevo più come un'amica... -
- Non me l'avevi mai
detto -
- Cercavo di non
pensarci -
Georg stupito prese la
sua bottiglia e bevve qualche sorso, tornando a fissare dritto di
fronte a lui.
- Quando mi fermo a
riflettere mi rendo conto di essere fortunato –
continuò Tom.
- Lo siamo tutti e due
amico, abbiamo avuto culo -
- E sto pensando anche
al futuro con lei, metter su famiglia, dieci cani, sei gatti, una casa,
una scimmia, due pappagalli... -
- Stai pensando ad un
zoo! - rise Georg
- ...dei bambini
–
- Oddio non ci credo
che l'hai detto! - rise ancora più forte.
- La settimana scorsa
me l'ha chiesto -
- Di fare un bambino?
- Georg smise di ridere all'improvviso fissando Tom serio con gli occhi
sgranati.
- Beh, –
disse pensieroso – l'ha messa più sul
“se capitasse” però le donne lo sai come
sono... -
- E tu? -
- Le ho detto che non
è il momento adesso per avere dei figli! -
- Oh mio dio! - rise
ancora Georg battendo le mani.
- Dai sono serio! - lo
rimproverò Tom.
- Ma tu che parli di
figli è assurdo! - rispose l'amico alzando le spalle - Io
che parlo di figli è normale, tu che ne parli è
assurdo! -
- Sarà che
sono maturato? -
Georg lo
fissò sconcertato – No... - disse scuotendo la
testa.
- Chissà
cos'è allora...? -
- Non lo so, se non lo
sai tu! -
- Non lo so neanche
io, però una volta che trovi la persona giusta,
perché dovresti aspettare? -
- Mi sembra un po'
presto per fare un discorso simile -
- Sì l'ho
pensato anche io, però poi ho anche pensato a come sarebbe
un piccolo me -
- Oddio Tom che
c'è nella birra? - rispose Georg scioccato guardando dentro
la sua bottiglia.
- Quindi ho pensato
alla fine che, se capitasse, lo vorrei -
L'amico si
girò a fissarlo ancora più perplesso,
però poi lo guardava mentre si mordeva il piercing e
capì che quelle parole erano sincere. Lui e Tom non si
confidavano mai più di tanto, però quando c'erano
situazioni così intime, entrambi sapevano che potevano
contare sulla parola dell'altro, per un consiglio, o qualsiasi altra
cosa.
Georg
cambiò espressione e lo guardò con soddisfazione
misto orgoglio mettendogli una mano sulla spalla – Sei
diventato grande Tom, sei proprio diventato grande -
Tom scoppiò
a ridere avvicinandosi al tavolo e spegnendo la sigaretta –
Fottiti! -
- Preferirei aspettare
che torni Michelle, sai com'è... - risero ancora e Georg si
appoggiò di nuovo al divano.
- Comunque... rispetto
a prima che parlavamo di sesso e macchine, ora, siamo diventati
veramente anziani -
- Quanto hai ragione -
- L'importante
è rimanere giovani dentro -
- A me continua a far
male il braccio, mi sono mezzo stirato il muscolo del polpaccio ed ho
il torcicollo, per il resto sì... l'importante è
rimanere giovani dentro. -
____
Quella di non prendere
la macchina di Bill era stata una pessima idea; pessima. Odiava
prendere l'autobus, anche se ci era abituata, e casa di Heike era
dall'altra parte della città, come la maggior parte delle
destinazioni che doveva raggiungere. Maledisse di nuovo Bill per averla
costretta a quella visita e si infilò la giacca prendendo la
borsa ed uscendo di casa. Non aveva assolutamente idea di quanto ci
avrebbe messo ad arrivare lì, quello che sapeva era che era
tornata da due giorni ed aveva ancora tantissime cose da fare ad
Amburgo, tra cui portare il portatile di Bill in assistenza prima di
partire per Barcellona. Mentre scendeva le scale si rese conto che come
al solito, era tutta colpa dell'amico, anche se si sorprese del fatto
che Tom quella volta non c'entrasse, anzi, ci rimase quasi male;
sospirò profondamente, saltò gli ultimi due
gradini e si apprestò ad uscire dal portone. Non faceva
troppo freddo, ma il cielo era del classico color grigio asfalto,
quello che vedeva per la maggior parte dell'anno. Uscì sul
marciapiede e cominciò a camminare verso la fermata
dell'autobus più vicina; annusò l'aria, e
sentì l'odore della pioggia. Maledisse ancora una volta
Bill, così giusto perché le andava.
- Buonasera, lei
è Greta? Greta Kerner? -
Una donna molto ben
vestita le si era parata di fronte tendendole la mano ben curata,
spavalda. Greta la occhieggiò per bene fermandosi di colpo e
metabolizzando le sue parole.
- Oh, sì,
sono io – rispose insicura porgendole la mano di rimando e
analizzandola in due secondi; quella donna non aveva proprio l'aspetto
di una fan, forse poteva stare tranquillla.
- Nadia Morgendorf,
sono una giornalista di Stern -
Greta
sgranò gli occhi immediatamente scuotendo la testa e
superandola, il cuore le cominciò a battere all'improvviso
così forte che poteva sentirlo rimbombare nelle orecchie.
- Mi dispiace, ma non
ho niente da dire – continuò a camminare sul
marciapiede sentendo il ticchettio delle scarpe di quella donna
seguirla insidioso.
- Dalla sua reazione
devo dedurre che ha qualcosa da nascondere... -
- No, non ho niente da
nascondere, sono semplicemente in ritardo – disse Greta
continuando a fissarsi i piedi ed accelerando il passo, cercando di
levarsi di torno quella giornalista.
- Forse sta
nascondendo la sua relazione con Tom Kaulitz, o mi sbaglio? -
Greta si
fermò di scatto girandosi a fissare la donna, che di rimando
la guardava con due glaciali occhi azzurri ed uno sguardo compiaciuto.
Probabilmente aveva sbagliato a reagire così d'impulso, ora
sì che le aveva dato l'impressione che non voleva che avesse.
- Che cosa vuole da me
esattamente? - chiese la ragazza stizzita.
- Un intervista
esclusiva, da lei e dal signor Kaulitz, insieme -
- Ma non abbiamo
niente da dire io e Tom, lui è felicemente single, ed anche
io -
- Quelle foto parlano
chiaro... -
- Quelle foto sono
state fraintese, – la interruppe Greta cercando di mantenere
la calma – io e Tom siamo ottimi amici, ci conosciamo da
vent'anni. Ora se mi vuole scusare, avrei un appuntamento. -
La ragazza si
girò di spalle e riprese a camminare, accennando qualche
passo, prima che la voce della donna la bloccasse di nuovo.
- Eppure il suo
allontanamento dalla band sembra studiato per affievolire le voci che
stanno girando sul vostro conto signorina Kerner, e mi creda, sono
numerose... ed insistenti. -
- Non diamo peso ai
pettegolezzi, glielo assicuro – Greis si girò
nuovamente osservando ancora una volta il ghigno compiaciuto della
donna – ed io sono tornata ad Amburgo per questioni private
che non riguardano la band -
- Capisco, –
mormorò la giornalista – ma le consiglio
ugualmente di leggere i giornali tra un appuntamento e l'altro
– rispose avvicinandosi di qualche passo alla ragazza
– e quando non le piacerà più quello
che ci sarà scritto, può contattarmi per un
intervista che sarò ben lieta di condurre, con lei e il
signor Kaulitz... – le mostrò un bigliettino da
visita, nero ed elegante, tenendolo tra due dita. Il ghigno si
accentuò di più. Greta lo prese dalle sue mani
pensando che se non lo avesse fatto non se la sarebbe tolta
più di torno. Alzò gli occhi al cielo girandosi
di nuovo di spalle e continuando per la sua strada.
- Buonasera! -
salutò seccata.
- A presto signorina
Kerner -
Quando fu sicura di
essersela tolta di mezzo, prese il cellulare agitata, facendo per
chiamare Tom. Fissava il numero ed il nome, illuminato dallo schermo,
ma non riusciva ad inoltrare la chiamata. Strinse le labbra
immobilizzandosi a fissare la fermata dell'autobus vicino a lei, e
pensava se ne valesse la pena. Forse non era il caso, si sarebbe solo
preoccupato maggiormente, senza motivo. Sospirò di nuovo,
bloccando la tastiera e rimettendo il cellulare in tasca.
___
- Greta! - Heike la
chiamò da dentro un giardino, proprio mentre passava
lì davanti alla ricerca della sua casa. Era un bellissimo
quartiere, pieno di ville stupende; non si ricordava di esserci mai
stata.
- Heike, ciao! - la
salutò dallo spiraglio di cancello che le permetteva di
vedere l'interno – Come hai fatto a riconoscermi? -
- Aspetta ti apro
– fu la risposta della ragazza che si avvicinò
premendo un tasto interno e facendo scattare il portoncino laterale.
Greis sorrise nel
vederla, e le dette due baci sulla guancia, occhieggiandola incuriosita
– - Dicevo, come hai fatto a riconoscermi? -
- Ho tirato ad
indovinare, mi sembravi tu, tanto se mi sbagliavo mi nascondevo dietro
al cancello! - Greta sorrise guardandosi intorno; la casa era
imponente, due piani o forse di più. La facciata che
sembrava scolpita nella roccia con le finestre più grandi e
luminose che avesse mai visto. Era anche più bella di casa
di Bill e Tom vista dal di fuori; non osava immaginare dentro.
- Cavolo Heike, che
casa stupenda -
- Grazie –
rispose imbarazzata.
- Cosa ci facevi in
giardino? - chiese di nuovo la bionda mentre la ragazza faceva strada
verso la porta aperta.
- Stavo cercando
Diana, – rise Heike – di solito non sono in
giardino a fare attentati ai passanti! -
- L'hai persa? -
- Suppongo che stia
rotolando da qualche parte. Devi vederla, è diventata
enorme, sono sicuramente più di sei cuccioli -
- E' fantastico, non
vedo l'ora che nascano! -
Heike le fece strada
verso la cucina, Greta sentì il tepore dell'aria chiusa ed
un gradevole odore di cioccolato e cannella che si librava nell'aria.
Appena seguì la rossa, e le si aprì la visuale
sulla cucina, rimase per un attimo basita, era stupenda quella casa. Ed
oltre alla cucina, notò un ragazzo seduto intorno al bancone
d'acciaio intento a leggere un fumetto con il forno acceso dietro di
lui.
- Ciao! - disse Greta
cercando di attirare l'attenzione; di solito quelle situazioni la
mettevano parecchio a disagio. Il ragazzo alzò lo sguardo
all'improvviso fissando due grandi occhi verdi su di lei, identici a
quelli di Heike. Aveva un braccio completamente tatuato ed una semplice
maglietta nera con il collo a v, ipotizzò potesse essere il
fratello. Poi non notò altro, visto che si trovava
dall'altro lato del bancone.
- Ciao amica
bellissima di mia sorella – rispose lui alzandosi dalla sedia
e porgendole una mano.
- Greta, piacere
– disse imbarazzata.
- Greta... –
disse lui prendendogli la mano e tenendola tra le sue – un
nome bellissimo per una ragazza bellissima – le prese il
dorso e le lasciò un bacio a fior di labbra mentre lei
sgranò gli occhi.
- Ax smettila di fare
il deficiente! – lo rimproverò Heike, per poi
rivolgersi a Greis, che la fissava sbalordita - Lui è Axel,
ed ho la disgrazia di condividere dei geni con lui -
- Non sto facendo il
deficiente, sto facendo il galante! – puntualizzò
il fratello.
- Smettila lo stesso! -
- Non preoccuparti
Heike, è tutto a posto – rise Greta ancora
più imbarazzata, togliendosi la borsa di tracolla e facendo
lo stesso con la giaccia.
- Da dove spunti fuori
Greta? Non ho mai avuto il piacere di incontrarti... -
- Dalla porta!
– rispose la bionda indicando da dove era venuta.
- Davvero?! Pensavo
dall'armadio che conduce a Narnia! – sorrise Axel andando
verso il forno. Greta scoppiò a ridere, mentre Heike si
metteva una mano sulla fronte, scoraggiata.
- Scusalo,
è scemo – mormorò sedendosi su uno
sgabello, vicino a Greta, che rise più forte.
- Vi avviso che la mia
torta al cioccolato è quasi pronta -
- L'hai fatta tu? - si
stupì Greta.
- Certo, sono un
ottimo cuoco -
Heike alzò
gli occhi al cielo.
- Ehi Karo, su questo
non puoi ribattere – rispose il fratello puntandole un
cucchiaio di legno contro.
- Ha ragione,
– ammise Heike – è bravo a cucinare -
- Davvero? Non ho mai
visto un uomo cucinare prima d'ora – rispose la ragazza
incerta.
- Che cosa triste mia
cara Greta, un uomo che non sa cucinare già perde
metà del suo fascino -
Lei non rispose, si
limitò a fissare l'acciaio del piano su cui aveva posato le
mani, incerta. L'unica cosa che Tom sapeva cucinare erano i waffles, e
neanche era poi così portato, mentre Bill sapeva mettere la
pizza surgelata nel forno ed attivare il timer.
- No, –
rispose più sicura – nessuno dei miei amici sa
cucinare -
- Allora, visto che
sei qui, permettimi di mostrarti quello che so fare -
- Già Greta
– annuì Heike – è quasi ora
di cena, perché non rimani con noi? -
- Ero passata solo per
controllare come sta Diana... -
- Ah, –
disse Axel arrivandole davanti con il cucchiaio di legno in mano e
sbattendoglielo di fronte alla faccia – tu sei la padrona del
cane che ha messo incinta Diana -
- Diciamo
così – sorrise lei.
- Non lo sei? -
- E' del mio ragazzo,
ma ce ne occupiamo in più persone... -
Axel sgranò
gli occhi per la sorpresa e si mise una mano sulla pancia fingendo di
sentire un terribile dolore allo stomaco. Poi prese il cucchiaio di
legno e se lo infilò sotto l'ascella, come a voler mimare
una spada – Oh, che dolore, che notizia che mi stai dando... -
- Che succede? -
chiese Greis allarmata, mentre Heike alzava gli occhi al cielo di
nuovo, sbuffando.
- Hai il ragazzo...
che cosa triste – rispose Axel facendo finta di agonizzare
mentre Greta rimane immobile e perplessa a fissarlo. Il fratello di
Heike era pazzo.
- Sì... -
mormorò.
- Beh, –
rispose lui tornando in piedi e sorridendo a trentadue denti - io non
sono un tipo geloso -
- Lui sì,
– disse Greta – decisamente -
- Non importa... -
minimizzò lui con una smorfia – Comunque, posso
offrirti la cena? -
- Axel smettila, la
stai spaventando! -
- Karo stai zitta! -
- Ti ringrazio ma sono
passata solamente per vedere come sta Diana – disse di nuovo.
- E' molto carino da
parte tua, ma lascia che insista, avevo intenzione di fare un piatto di
pasta speciale di cui ho appena trovato la ricetta -
Greta si
girò con il panico negli occhi verso Heike, che la guardava
imbarazzata.
- Scusalo, davvero, di
solito quando ho ospiti lo chiudo nell'armadio – rispose
Heike – ma davvero, rimani a cena, a me fa piacere... -
- Anche a me!
– si affrettò a dire Axel alzando un sopracciglio,
mentre si apprestava a tirare fuori le pentole dal loro posto.
- Ok... va bene
– rispose Greta più sicura.
- Bene, –
disse Heike scendendo dallo sgabello – mentre tu schiavo,
cucini, io e Greta andiamo alla ricerca di Diana -
- Già mi
manchi Greta! - rispose lui ridendo mentre le ragazze si allontanavano
dalla cucina.
- Scusalo davvero, da
piccolo è caduto dal seggiolone -
- Non temere, sono
abituata alle lingue taglienti -
- E' che è
ha vissuto due anni a New York e si sente un grande figo adesso... -
rispose la ragazza stizzita – qualsiasi cosa dica, tu
assecondalo -
- E' la mia
specialità – rise Greta seguendo la ragazza verso
una porta, che sembrava essere proprio la porta di un ascensore.
- Hai un ascensore
dentro casa? - urlò Greta scioccata.
- Lo so, me ne
vergogno, non sono in grado di fare due scale -
- Ma è
fantastico! - rispose la bionda entrando dentro seguita da Heike che
premette un tasto nero attivandolo.
- Sì
è tutto fantastico dentro questa casa, peccato che dopo un
po' ci si faccia l'abitudine -
- Heike scusami la
domanda poco delicata, – chiese Greta curiosa – ma
sei tipo la sorella segreta di Paris Hilton, o cose del genere? -
La rossa rise di gusto
mentre l'ascensore si fermava – No, è solo che mio
padre era un famoso cardiochirurgo, mia mamma è una
ginecologa, se fai due più due capisci -
- Era? -
- Sì,
è morto due anni fa, più o meno –
rispose la ragazza facendo strada a Greta verso la sua stanza.
- Mi dispiace
– sussurrò Greis.
- Oh, non ti
preoccupare... -
- No, sai, capisco
cosa vuol dire, mia madre è morta quando ero molto
piccola... -
- Allora quel
“mi dispiace” era sincero... - rispose Heike
pensierosa – Sai ogni volta che lo dico ricevo un
“mi dispiace” in risposta, non è mai
sincero la maggior parte delle volte -
Greta si
fermò un attimo ad analizzare la stanza in cui erano appena
arrivate. La camera di Heike era veramente grande, con un'enorme
finestra a vetro che dava verso la piscina del retro dietro la testata
del letto. Si guardò un attimo intorno spaesata, per poi
fissare gli occhi verdi della ragazza – Il mio era veramente
sincero – annuì sicura.
E non seppe neanche
per quale motivo, ma le venne in mente che doveva andare assolutamente
a trovare Simone prima di partire di nuovo.
- Vediamo se
è qui dentro – Heike sorrise cambiando discorso,
andò vicino Greta ed aprì la porta del suo
studio, lasciando che la ragazza entrasse, non ricordandosi in alcun
modo di quello che aveva appeso al suo filo dei disegni.
- E' qui che disegni? -
- Sì... -
rispose la ragazza girando la porta e trovando Diana accoccolata sopra
al suo cuscino di fiori stinto, che aveva da quando era un cucciolo.
- Eccola qui... la
palla – Heike si accovacciò per accarezzarla, e
Greta fece lo stesso.
- Cavolo è
lievitata notevolmente -
- Sì, penso
che ne saranno otto, il veterinario mi ha detto che sicuramente saranno
più di sei -
- Ah, prima che me ne
dimentichi, Bill mi ha pregato di dirti che vuole due cuccioli, Tom ha
mugugnato qualcosa invece, ma secondo i miei studi era una risposta
affermativa -
Heike rise,
scompigliandosi la frangetta – Non c'è problema,
non posso tenerli tutti -
- Bill sarà
felice -
- Quanti cani hanno
loro? -
- Se calcoliamo anche
il mio, ne sono cinque, però a casa ne hanno quattro, e
quando loro madre scoprirà che diventeranno sei,
vorrò assistere alla scena e riprendere anche il tutto con
il cellulare – rispose Greta con un ghigno malefico.
- E' bellissimo il
rapporto che hai con loro, voglio dire, non avevo mai visto un
affiatamento così forte. E' vero che vi ho visti molto poco,
ma da quello che mi dice Bill... -
- Cosa ti dice Bill? -
chiese la ragazza sgranando gli occhi e tornando in posizione eretta.
- Niente di speciale,
ci sentiamo ogni tanto, abbiamo scoperto... - mormorò Heike
– che riusciamo a parlare bene insieme -
- Davvero? - chiese
Greta sorpresa – Non me ne aveva mai parlato quel piccolo
moscerino di paillette -
- Non c'è
molto da dire, abbiamo parlato poco, però ci siamo trovati
bene -
Greta
occhieggiò Heike, e in quell'istante capì che
doveva indagare, prima estorcere una confessione a Tom e poi nel caso
torturare Bill.
- Capisco –
mormorò la bionda guardandosi intorno, osservando i disegni
appesi al filo che circondava la stanza; si avvicinò al
primo che vide, mentre Heike era ancora intenta ad accarezzare Diana.
- Sei molto
brava – si complimentò Greta passando in
rassegna i disegni che aveva fatto la ragazza al suo fianco.
- Grazie, spero che i
finanziatori approvino il progetto, così potrò
farlo diventare un fumetto serio -
- Ah si? E poi cosa
dovrebbe succedere? -
- Succede che poi ogni
mese, uscirà un fumetto con una storia diversa -
- Figo! -
annuì Greta arrivando all'ultimo disegno, e sbattendo le
ciglia diverse volte.
Lo prese da un angolo
e tirò via la molletta che lo teneva appeso.
- Ma questo... -
mormorò la ragazza, mentre Heike si alzava ed osservava il
foglio che aveva in mano. Si imbarazzò leggermente ma poi
lasciò correre andando verso la finestra ed aprendola.
- Sì... -
- E' Bill? -
- Già
è lui... -
- Il Dottor K? - rise
Greis.
Heike sorrise,
toccandosi di nuovo la frangetta – Quella volta che ci siamo
conosciute, ero in crisi perché mi mancava l'ultimo
personaggio, il Dottor K, uno scienziato pazzo ma decisamente geniale
che cura gli umani feriti dagli alieni che hanno invaso il pianeta -
- Eh? - chiese Greta
sgranando gli occhi.
- E' la storia del
fumetto... - spiegò velocemente Heike – comunque
sta di fatto che quando ho visto Bill dal vivo, mi si è
aperto il buco nero che avevo nella testa, ed ho trovato l'ispirazione
– alzò le braccia e le fece ricadere lungo i
fianchi – lo so è strano, all'inizio neanche
volevo disegnarlo, ma avevo la sua faccia ben stampata nella mente
Greta, e ti giuro, non riuscivo a farla andare via, se non quando la
trasportavo su carta... -
Greta sorrise mettendo
a posto il foglio e girandosi di nuovo verso la ragazza –
Bill di solito fa due cose alle persone – disse piano
– o le attira così tanto da farsi adorare ed amare
all'istante, oppure si fa odiare, non ci sono grandi via di mezzo -
- Beh, non so cosa sia
questo – rispose Heike indicando il foglio – ma
sicuramente se viene approvato il mio progetto lo dovrò
ringraziare -
- Sarà
felice di saperlo, davvero... -
- Glielo dirai? -
- Vuoi farlo tu? -
Heike si
guardò i piedi per poi annuire decisa – Forse
è meglio che glielo dica tu... -
- Va bene... -
- Ok, direi che
possiamo tornare giù per vedere cosa sta combinando mio
fratello -
- Torniamo
giù con l'ascensore? -
- Certo che
sì! - sorrise Heike chiudendo la porta dello studio e
facendo strada a Greta.
____
- E così
saresti un web designer -
- Esatto! - rispose il
ragazzo ingoiando il suo boccone di pasta pesto, pomodorini e rucola.
- Tu invece? -
- Io mi occupo di un
negozio di dischi, qui ad Amburgo -
- Ecco, la mia seconda
opzione era diventare diventare un cantante di un gruppo, e la terza
diventare uno skater... da ragazzino ero un campione! -
- Eccolo che
ricomincia -
- E come mai hai
smesso? - rise Greis dell'espressione di Heike osservando Axel.
- Tre volte il braccio
destro, due volte il sinistro, una volta la spalla destra, tibia e
perone due volte alla gamba destra e quattro dita del piede sinistro -
- Cosa sarebbe
quest'elenco? - chiese la bionda perplessa.
- L'elenco delle cose
che si è rotto – puntualizzò Heike.
- Ecco
perché ho questo braccio tatuato, così non si
vedono le cicatrici - sospirò passandosi una mano
sull'avambraccio.
- Beh, brindiamo al
fatto che tu sia qui per raccontarlo – annuì Greta
alzando la bottiglia di birra e poi portandosela alle labbra.
- A me quindi! - rise
Axel prendendo la sua birra e ingoiandone un po' per poi tornare a
parlare - E quindi... cos'è che fa il tuo ragazzo
esattamente? -
- Ax! -
urlò Heike.
- Che c'è?!
E' una domanda? -
- Ma fatti i cavoli
tuoi no?! -
Greta
ingoiò il boccone e bevve subito dopo un po' di birra, ogni
volta che doveva parlare di Tom con degli estranei si agitava, anche se
quella volta avrebbe dovuto dire la verità.
- Heike tranquilla,
tanto prima o poi l'avrebbe dovuto sapere... -
- Uh, la cosa si fa
interessante... – rispose il fratello poggiando il mento su
una mano e fissando Greta negli occhi.
La ragazza
abbassò lo sguardo giocando con qualche foglia di rucola
rimasta nel piatto e sorrise timidamente – Hai presente i
Tokio Hotel? -
- Sì
– annuì Axel – quel gruppo che non si
capisce perché è famoso? -
- AX! -
urlò Heike di nuovo.
- Che c'è?
Non sarai diventata una fan? - chiese sgranando gli occhi fissando
prima la sorella e poi l'amica - O peggio, Greta non sarai una fan dei
Tokio Hotel?! -
Per quanto Greta fosse
abituata a quel genere di commenti, quel peso alla bocca dello stomaco
le dava sempre un po' fastidio.
- Tom Kaulitz,
è il mio ragazzo – mormorò, spostando
lo sguardo da Axel ad Heike.
- Chi? Quel falso
rapper con i dreads? -
- No veramente non ce
li ha più, ora ha degli affari che si chiamano cornrows... -
Axel
scoppiò a ridere prendendo altra birra dalla bottiglia
– Mi stai prendendo in giro, cazzo ci ero quasi cascato! -
Heike e Greta rimasero
serie ed immobili, segno che Axel interpretò come doveva
essere interpretato.
- No, non stai
scherzando – disse tornando serio di colpo.
- Beh, è
lui il vero padrone del cane, lui e il fratello -
- Cazzo Karo,
perché non mi hai detto niente? -
Heike fece per
rispondere ma Greis la interruppe – E' colpa mia, sai
dobbiamo essere molto discreti in certi casi ed Heike è
stata molto gentile a contraccambiare il silenzio -
- Diciamo che sei
stata molto eloquente quando mi hai fatto firmare quel foglio
– rispose la rossa girando lo sguardo.
- Heike lo so, -
rispose Greta dispiaciuta – ma credimi io non l'avrei mai
fatto se non si trattasse della loro incolumità, hai visto
Bill svenire, ed io non ti conoscevo, non potevamo temere che lo
andassi a raccontare in giro -
- Cosa hai firmato e
hai visto svenire chi esattamente? - chiese Axel perplesso tentando di
seguire il discorso.
- Ma a chi avrei
dovuto raccontarlo? -
- Non lo so. - si
animò la bionda – proprio perché non
avevo idea di chi tu fossi non potevo lasciarti andare via
così, ti prego cerca di capire -
Heike annuì
girandosi a fissare Greta – Va bene, ok, te lo concedo... -
- Ehi, ci sono anche
io – disse Axel scuotendo una mano – mi fate capire
anche a me?! -
Heike lo
guardò fulminandolo con lo sguardo – L'unica cosa
che tu devi sapere è che Diana è stata messa
incinta dal cane di Bill e Tom Kaulitz, punto. E vedi di tenere quella
boccaccia chiusa. -
Axel mise le mani
avanti sorpreso – Ok, va bene, starò zitto -
- Grazie Axel,
significa molto per me – gli disse Greta sorridendo.
- Se mi dici grazie
così, potrei rimanere zitto per tutta la vita –
rispose il ragazzo abbassando la voce e socchiudendo gli occhi.
- Volesse il cielo! -
si animò Heike alzandosi e prendendo i piatti, iniziando a
sparecchiare la tavola.
____
- Pronto?
- Greis –
disse Tom con tono grave.
- Ciao Split -
- E' successa una cosa
devastante – continuò.
- Cosa? - chiese
spaventata la ragazza.
- Credo di aver perso
tutte le mie mutande, e non mi capacito di come sia potuto succedere -
Greta rimase in
silenzio, probabilmente le era iniziato ad uscire il fumo dalle
orecchie, non poteva credere a ciò che stava ascoltando -
Tom sono in valigia! - mormorò stancamente.
- No, non ci sono!
– disse sicuro.
- Hai controllato
oppure hai fatto finta?
- Ho controllato,
– si impuntò lui - ed in compenso ho trovato due
reggiseni e ti assicuro che sono tuoi – si
affrettò a precisare.
Greta non lo
ascoltò – Samsonite. Nera. Quella con l'adesivo
della New Era sopra... -
- Sì? -
rispose lui pensieroso.
- L'hai aperta quella?
-
Tom non rispose, ma si
accorse che quella era una di quelle valigia che non aveva aperto,
perché non aveva voglia di aprirla e perché ne
aveva già aperte sei, senza risultati.
- Questo... questo
succede perché mi hai spostato tutti i posti! - si
giustificò balbettando.
- Lo sapevo che non
l'avevi aperta! -
- Prima non erano
lì, come ci sono finite? -
- Ce le ho messe io...
-
- Non avevo dubbi sul
fatto che le avessi messe tu lì, le mutande sono sempre
state insieme ai cappelli... -
- Ed a te pare normale
che i cappelli che ti metti su quella testaccia poi siano vicini alle
mutande pulite? E poi mi chiami dopo tre giorni per chiedermi delle
mutande?! -
- Ne avevo due paia a
portata di mano, non ti preoccupare, e poi sì i cappelli
vicino alle mutande, perché?! -
- Va bene, fa come ti
pare... spostati le cose come preferisci, la prossima volta ti
metterò le tue preziose magliette stirate vicino alle
scarpe! -
Tom girò su
se stesso sospirando, mise una mano sulla fronte e fissò
fuori dalla finestra.
- Greis... -
mugugnò – scusa, mi serviva un momento tutto
nostro -
- Lo sai che sei
l'unico che mi fa incazzare in un secondo netto? -
- Anche tu -
- Però poi
mi passa subito -
- Anche a me -
- Che stai facendo? -
chiese dolcemente.
- Sono appena uscito
dalla doccia e cercavo le mutande -
- Che bella immagine -
- Lo so, rimango
abbagliato anche io a volte, quando mi guardo -
Greta
scoppiò a ridere – Quanta comicità oggi
-
- Ma io sono serio! -
- Ok, ascolta... a
parte le mutande scomparse, come stai? -
- Bene, sto
riscoprendo la bellezza della solitudine post concerto -
- Meno male... -
- E tu? Bill mi ha
detto che sei andata da Heike -
- Sì, ci
sono stata ieri, ho visto Diana e conosciuto il fratello -
- Come sta? -
- Sta bene,
è un cane! -
- E quando
sparerà fuori i cuccioli? -
Greta rimase un attimo
perplessa – Mi ha detto tra venti giorni su per
giù, comunque secondo i miei calcoli sarete tornati a casa
per quel periodo -
- Le hai detto che ne
vogliamo due? -
- Sì
– disse con rassegnazione.
- Ha un giardino
grande almeno? -
- Sì ha una
casa gigante, non ha problemi di spazio -
- Che bravo il mio
Hugo -
- Ma tu, –
chiese Greis cambiando discorso e impostando il tono indagatore
– lo sapevi che Bill e Heike si sono sentiti per telefono? -
- Davvero? -
mentì Tom come se non lo sapesse.
- Lo sapevi? -
- NO! -
- Tom sei un pessimo
bugiardo – lo smascherò Greta.
- Ok, va bene, ma
anche tu, pensaci. Secondo te non so qualcosa che succede a Bill? -
- Anche questo
è vero, ma speravo che me lo dicessi -
- Perché
avrei dovuto? -
- Perché
per prima cosa ci tengo alla vita sentimentale di Bill e seconda cosa
perché sono la tua ragazza e queste cose le devo sapere
– Greis tentò di metterla così, ma si
rendeva conto nel momento in cui parlava che erano tutte scuse senza
fondamento.
- Greis ma se vuole i
suoi problemi da sfigato te li racconta lui stesso... -
- E' questo il fatto
Split! Da quando io e te stiamo insieme non mi dice più
niente! -
- E cosa vuoi da me?
Dobbiamo lasciarci così tu e Bill tornate a fare Gossip
Girl? -
- No, vorrei solo che
mi parlasse come prima -
- Ma non è
cambiato niente! - s'impuntò Tom.
- Tu sei sensibile
quanto un sasso, non ti sei accorto del cambiamento, ma Bill
è strano, e non capisco perché... -
- Bill è
stressato, ti fidi di me che lo conosco da quando era un ovulo?!
– rispose lui cambiando discorso e accovacciandosi davanti
alla valigia da aprire – A proposito di stress, ieri ho
prenotato il volo per Los Angeles... -
- Cosa devi andare a
fare a Los Angeles? - chiese Greis confusa.
Il ragazzo rimase per
un attimo perplesso, mentre cercava di ricordarsi la combinazione della
valigia, che era uguale a tutte le altre, ma che in quel momento gli
sfuggiva. Pensare due cose contemporaneamente era troppo faticoso.
- Pensavo che Bill te
ne avesse parlato... -
- Parlato di cosa? -
- Andiamo a L.A. -
- Ho capito, ci sento!
Ma quando l'avete decisa questa cosa? -
- La sera del bagno al
portatile. Bill ha bisogno di staccare la spina per un po', gli serve
questa vacanza. E sinceramente anche io non sto messo meglio... -
Greta si morse un
indice pensierosa, per una volta aveva ragione, era la soluzione
migliore.
- Va bene, e quanto
tempo starete via? - chiese preoccupata.
- Guarda che vieni
anche tu... - le rispose sicuro inserendo la combinazione giusta e
aprendo la valigia.
- COSA? -
urlò la ragazza, tanto che Tom dovette allontanare il
telefono dall'orecchio.
- Non urlare! -
rispose alzando la voce verso il ricevitore.
- QUANDO AVEVATE
INTENZIONE DI DIRMELO? -
- Non urlare, ci
sento! Ci s-e-n-t-o! -
- OH, NO, NO TOM, NO!
ASSOLUTAMENTE NO! -
- Assolutamente
sì - disse con tono piatto andandosi a sedere sul letto - E
poi è una vacanza, farà bene anche a te; ti stai
sentendo? Sei esaurita! -
- Io mi esaurisco a
stare con voi due, la vacanza dovrei farla da sola! -
- Amore... -
- Tom non iniziare con
il giochino dei nomignoli per ricattarmi, l'ho inventato io...! -
- Tesoro mio
dolcissimo... -
- TOM! -
- Astro del cielo... -
- TOM! Smettila, io
non vengo da nessuna parte, devo tornare a lavoro, e tutto
ciò è fuori discussione! -
- Prima cosa, stai
calma. Seconda cosa, lo so che adori fare le scenate, ma tanto poi
vieni, quindi saltiamo la parte delle scenate e facciamo che ci
sentiamo domani? -
- Ti odio! -
- Anche io Greis, mi
hai fatto venire il mal di testa -
- Tom ti giuro che... -
Il ragazzo si
girò di colpo e vide la carta della caramella al limone che
si era mangiato sotto alla doccia, la prese e cominciò a
muoverla vicino al telefono.
- Non ti sento Greis,
la linea è disturbata, a domani, buona serata ciao! -
- Tom! Non attacc... -
Tom chiuse la chiamata
sgranando gli occhi e buttando il telefono sul materasso, si
grattò la fronte pensieroso – Ho come
l'impressione di aver dimenticato qualcosa... -
____
Era
passata un'altra settimana dall'ultima volta che aveva visto Bill. Tom
era scomparso, mentre il fratello la chiamava quasi ogni sera, per
sapere cosa succedeva al loro gruppo di amici. Gli chiedeva di Tom, ma
non riceveva mai risposte eloquenti, continuava a trovare scuse Bill, e
Greis non sapeva perché non riuscisse a parlare con lui.
Pensò che probabilmente aveva fatto qualcosa all'amico, che
si era arrabbiato con lei, ma non riusciva a capire cosa. Si
girò nel letto, la luce della mattina entrava dalla
finestra, e nonostante fosse presto, sentiva caldo.
Si
alzò avviandosi verso le scale, per scendere in cucina, ma
sentì il campanello suonare, senza neanche domandarsi chi
fosse andò alla porta, e la aprì.
Ehi
-
Appena
lo vide sgranò gli occhi, e gli si avventò contro
tirandogli due schiaffi sul braccio.
-
Vaffanculo Tom! Dove eri finito?! -
-
Non era questo il benvenuto che mi aspettavo, ma grazie! - sorrise lui
beffardo spostandola ed entrando dentro casa.
-
Split sei sparito per più di una settimana...! -
-
Lo so, ma la vita da star comincia a farsi sentire, abbiamo dovuto
rilasciare alcune interviste e fare dei servizi fotografici, la maggior
parte del tempo siamo stati ad Amburgo, e poi il video, è
venuto benissimo Greis, non puoi immaginare! Per tutte le volte che
Bill ha rischiato di annegare è venuto perfetto...-
-
Ed eri troppo occupato per chiamarmi?! - lo interruppe infuriata
avvicinandosi, mentre lui entrava in cucina e prendeva una mela dal
cesto della frutta addentandola.
-
Fufa– disse alzando le spalle mentre masticava – no
ho afuto tefpo... -
-
E come mai Bill il tempo l'ha trovato? -
-
Quello vive con il telefono in mano – disse con noncuranza -
comunque, devo darti una cosa... -
Greta
rimase con gli occhi a fissarlo mentre con tutta la naturalezza del
mondo posava la mela morsicata sul tavolo, e cercava qualcosa nella
tasca.
-
Io sono sconvolta, davvero... - Greta non finì la frase che
Tom le si avvicinò con un orologio in mano; era verde acido,
o verde fosforescente, dipendeva dai punti di vista, aveva
una scarpa nel quadrante, una scarpa rossa con il tacco a spillo,
disegnata, nella scarpa erano infilzate delle spade.
-
Vedi le spade? - le chiese lui mentre lei fissava l'orologio non
capendo.
-
Sì, le vedo -
-
Uno, due, tre, quattro e cinque... - contò indicandole la
quinta – Ogni volta che la lancetta delle ore sarà
sulla quinta spada, io ti penserò... anche se siamo lontani -
Greta
spalancò la bocca e prese l'orologio in mano, fissandolo.
Erano le 10.15, se lo sarebbe ricordata per sempre.
-
Va bene? - le chiese Tom fissandola serio.
Greta
annuì posandolo sul polso, e attaccando il cinturino.
-
Va bene Split -
-
Perfetto – sorrise lui.
-
Sei emozionato per domani? -chiese la ragazza curiosa.
-
No, – rispose con noncuranza – normale
amministrazione -
-
Puoi dirmelo che stai morendo di paura – rispose lei
incrociando le braccia – non andrò a spifferarlo
in giro -
Lui
si grattò il naso ridendo e riprese la mela dal tavolo
– E' vero, – confermò abbassando lo
sguardo – per un attimo mi ero dimenticato che con te non
posso dire bugie -
Greta
si avvicinò prendendogli uno dei dread che gli cadeva sulla
faccia e mettendoglielo davanti agli occhi mentre lui continuava a
masticare la mela.
-
Te li fanno tenere questi cosi? -
-
Certo che sì, sono i miei capelli -
-
La Tokio-scimmia - gli disse Greta scoppiando a ridere subito dopo, in
attesa della sua prevedibile reazione.
-
Oh Greis, non avresti dovuto dirlo – rispose lui
assottigliando lo sguardo mentre la ragazza faceva dei passi indietro,
prima di cominciare a correre per tutta la cucina, inseguita da Tom.
____
Siete
arrivate vive alla fine? Scusatemi, ma mi sono lasciata prendere la
mano, forse è un po' troppo lungo!
Comunque, spero sia stato come sempre di vostro gradimento, grazie per
i commenti super graditi. Se è poco chiaro ci tengo a
precisare che questo capitolo si svolge in più giorni, ho
calcolato che Greta rimane ad Amburgo quattro/cinque giorni di
conseguenza ho cercato di spalmare gli eventi in questo modo. Un'altra
cosa che riguarda le questioni temporali che mi sono accorta di aver
sbagliato è quella dell'età anagrafica di
Billettom e di Greta. All'inizio avevo pensato di ambientarla "nel
futuro" ovvero, farli crescere di due anni. In effetti nei primi
capitoli Greta quando parla dice qualcosa a proposito e se vi fate due
conti lei e gemelli dovevano avere 22 anni; poi però ho
deciso di inserirlo nel contesto di Humanoid e quindi una sorta di
mondo parallelo contemporaneo, di conseguenza, ho fatto un casino XD
Spero non sia un problema, cercherò di corregere, ma ho
troppi indizi disseminati non so dove.
Poi, ultima cosa, volevo chiedervi se avevate notato il fatto che
alcuni episodi citati nei capitoli precedenti stanno diventando i
flashback che aprono e chiudono i capitoli di adesso. Beh, l'avevate
notato?! XD
Scusate il papiro, grazie come sempre, alla prossima.
Lale.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Fünfzehn. ***
15.
Tom
fissava l'half pipe dalla cima, con lo skate sotto al piede. Al suo
fianco Bill girava le rotelle del suo monopattino seduto sul bordo, con
Gustav vicino. Il singolo era uscito da qualche giorno e mancava solo
una settimana all'inizio della scuola. Erano rimasti ad Amburgo tutto
quel periodo per finire di sistemare le ultime cose per il CD, poi
David li aveva rispediti a Magdeburgo con una pacca sulla spalla,
assicurandoli che stava andando tutto bene. Tom era ansioso in quel
periodo, quello stesso giorno aveva visto il video in rotazione su VIVA
e si era ricordato di registrarlo, per paura che non l'avrebbe
più rivisto. Fece scivolare avanti e indietro lo skate,
mentre Bill si alzava e guardava incerto il suo monopattino.
-
Secondo me se vado giù non cado – disse sicuro,
guardando il gemello.
-
Io non lo farei, sei instabile... – gli rispose Gustav
pensieroso, mentre Bill mise un piede sulla pedana e si
appostò vicino a Tom.
-
Tu che dici? -
-
Dico che in ospedale poi ci vai da solo – rispose il fratello
occhieggiandolo.
-
Va bene – rispose Bill mettendo le mani sul manubrio.
-
Ok! – lo sfidò Tom – Vai! -
-
Tom, non incitarlo per cortesia...– lo rimproverò
Gustav – ci va per davvero in ospedale! -
-
No, no – rispose Bill – vado solo giù e
torno indietro, senza fare niente -
Il
gemello incrociò le braccia - Dai, sto aspettando! -
Bill
si dette la spinta con un piede ed andò giù; la
discesa fu tranquilla, poi arrivato alla salita torno semplicemente
indietro dando le spalle agli amici e poi di nuovo avanti, e di nuovo
indietro, come una biglia. Immobile si teneva al manubrio,
ridendo isterico.
-
Visto?! - gridò al gemello felice – Eh Tom, mi hai
visto?! -
Tom
alzò gli occhi al cielo e prese in mano lo skate –
Bravo Bill, ora levati che tocca a me -
Si
girò a guardare la strada, vicino allo skate park, e
dall'alto vide Greta che arrivava dall'altro lato del marciapiede
fissandoli incuriosita.
-
Hai visto?! - disse di nuovo Bill scivolando via dalla pedana e andando
verso la scaletta per salire di nuovo in cima.
-
Ho visto – urlò di nuovo Tom. Poi
lasciò lo skate e ci mise un piede sopra, dandosi la spinta.
L'iPod si era
scaricato, ma teneva ancora gli auricolari nelle orecchie. Le piaceva
far credere alla gente sull'autobus che non sentisse quando invece poi
si impicciava di tutti i discorsi delle persone vicine a lei. I
tedeschi erano molto discreti, era vero, ma Greta ogni tanto si
impicciava quando c'era qualcuno che parlava al telefono a bassa voce,
immaginandosi chi c'era dall'altra parte. Aveva appena portato il
portatile di Bill in assistenza e si stava recando a lavoro, per far
vedere al capo che era ancora viva e vegeta. E sopratutto per scoprire
come diavolo aveva fatto Bill a convincerlo a lasciarla andare in tour.
Camminò sul
marciapiede ampio canticchiando il ritornello dell'ultima canzone che
aveva ascoltato; pensava a come se la stava cavando Tom, e sopratutto
si ricordò del fatto che aveva vinto la scommessa. Non le
interessava più di tanto aver vinto, però era
curiosa di sapere come avrebbe affrontato la sconfitta, specialmente
perché era sicura che avrebbe trovato un centinaio di scuse
fantasiose per non fare lo strip.
Entrò nel
negozio e si tolse le cuffiette, non era cambiato assolutamente niente
da quando era partita, tutto uguale. Sicuramente non avevano sentito
più di tanto la sua mancanza.
- Ehi, Greta, cosa ci
fai qui?! - la ragazza si girò di scatto e trovò
Luke intento a sistemare dei CD, che le sorrideva.
- Ciao! Come stai? -
si avvicinò e lo abbracciò leggermente per poi
continuare a guardarsi intorno.
- Bene, ma tu non eri
in tour? -
- Eh? - fece finta di
non capire.
- Non eri in tour?
- Io? E con chi? -
Luke le fece
l'occhiolino e le mise una mano sulla spalla – Tranquilla, so
tutto, il capo me l'ha detto -
- Ah, sì? -
- Sì, ed in
effetti si sono spiegate molte cose... -
- Sì, beh,
certo, – disse la ragazza distratta –
dov'è? Nel suo ufficio? -
- Sì
è dietro -
- Ok, allora ci
vediamo dopo -
- Va bene –
sorrise il ragazzo tornando alle sue occupazioni mentre Greta si
avvicinava alla porta del retro, sempre più convinta che la
sua vita stesse precipitando in un baratro da dove non avrebbe potuto
più fare ritorno. Cos'era tutta quella gente che sapeva di
lei e dei Tokio Hotel?! Aveva impiegato anni e fatica per nascondersi
ed ora tutto veniva fuori così, dal nulla.
Bussò alla
porta e si senti invitare dentro subito dopo, la richiuse alle sue
spalle e trovò il suo capo con un'espressione scioccata in
viso, come se avesse visto un fantasma.
- Cosa ci fai tu qui?!
Il tour non è ancora finito! -
- Ma com'è
che tutti sanno del tour?! - chiese Greta stizzita.
- Hai litigato con i
Tokio Hotel?! -
Greta alzò
gli occhi al cielo e lanciò la borsa su una delle due sedie,
per poi sedersi su quella libera pensando al fatto che i Tokio Hotel
non erano una massa informe di oggetti a cui definirsi come un unico
soggetto.
- No, non ho litigato
con nessuno -
- E perché
sei qui?! -
- Sono tornata qualche
giorno e... -
- Ah, a proposito
– rispose lei ammiccando – ho visto le foto sul
Bild, sei uscita bene! -
- Cynthia per l'amore
del cielo non mettertici anche tu! -
- Che c'è?!
Ho detto solo che sei uscita bene! -
- Ma non sono io, non
è successo niente... - minimizzò la bionda
cambiando discorso, ma il suo capo era proprio testardo.
- Sì che
sei tu! – rispose la donna brandendo una copia del giornale -
Questa è la tua borsa, la tua maglia e queste sono le tue
scarpe -
- Hai fatto proprio
l'analisi! -
- Certo! Quando vieni
a sapere che uno dei tuoi dipendenti è amica intima del
gruppo tedesco più famoso del mondo, se permetti, ti fai
venire degli scrupoli! -
- Comunque, sono qui
per qualche giorno, non ho litigato con nessuno e ti prego, non dire a
nessun altro chi io sia, ti prego Cynthia è importante! -
Il capo la
guardò in silenzio, occhieggiandola per bene, per poi
sorridere – Ok, va bene, terrò la bocca chiusa -
- Bene, –
sospirò Greis soddisfatta – ora, ho bisogno di
sapere una cosa, da te, subito -
- Dimmi -
- Cosa ti ha detto
Bill quando ti ha chiamato per convincerti a lasciarmi andare?! -
- Non te l'ha detto?!
- si stupì la donna.
- No! - si
stupì Greta ancora di più – Cosa mi
doveva dire?! -
- Beh –
sospirò il capo – è stato molto
gentile, e veramente suadente... -
- Non avevo dubbi su
questo! - mormorò la bionda storcendo la bocca.
- Mi ha convinta
ancora prima che potessi metabolizzare che era veramente lui -
- E cosa ti ha
chiesto...? -
- Più che
altro mi ha promesso che se ti avessi lasciato andare in tour con loro
senza licenziarti, avremmo fatto una signing session dentro al negozio -
Gretà
deglutì un paio di volte, per assorbire bene le parole. Poi
chiuse gli occhi e si ricordò che voleva bene a Bill, tanto
bene; che l'aveva aiutata nei momenti difficili, e che lei aveva
aiutato lui quando era solo un povero sognatore che cantava con la
spazzola in mano davanti allo specchio. Provò a ricordarsi
tutto questo, quando riaprì gli occhi e chiese piano
– Come scusa? -
- Mi ha detto che alla
fine del tour avremmo organizzato una signing session qui,
qual'è il problema? -
- Nessuno! - disse
Greta con la voce stridula fissando un punto di fronte a lei.
- Perfetto, quindi ora
sei libera di tornare in tour -
- Sì,
riparto domani, tranquilla -
- Ma raccontami un
po', com'è che li conosci? -
Greta alzò
gli occhi al cielo e riprese la borsa dalla sedia, proprio l'argomento
che non voleva affrontare.
- E sopratutto come
hai fatto a baciare Tom Kaulitz? -
La bionda
andò verso la porta e mise la mano sulla maniglia per poi
girarsi a fissare la donna, aveva una certa fretta di fare una certa
telefonata – Un giorno ti racconterò tutto -
- Dai Greta! -
- Ciao capo, a presto!
- rispose frettolosamente uscendo e camminando nervosamente fuori dal
negozio. Salutò Luke, si sistemò la borsa a
tracolla rischiando di strozzarsi ed arrivata sul marciapiede prese il
cellulare tra le mani e compose il numero di Bill a memoria, mordendosi
le labbra e aspettando con impazienza che rispondesse dall'altra parte.
Prese un paio di sospiri camminando avanti e indietro davanti alla
porta del negozio, ma il telefono squillava e lui non rispondeva.
Doveva assolutamente prendersela con qualcuno, così
ripiegò su Tom.
- Dimmi –
sentì all'improvviso dal telefono. Aveva la voce stranamente
rilassata.
Greta si
girò verso il muro cercando di urlare senza fare troppo
rumore - Quando avevi intenzione di dirmi che Bill ha corrotto il mio
capo per farmi venire in tour con voi ed in cambio gli ha promesso una
signing dentro al negozio?! -
Tom parve confuso
dalla notizia, come al solito non veniva quasi mai avvertito dal
fratello quando c'era qualcosa di cui Greta non era a conoscenza.
- Non te l'aveva
detto?! -
- NO! -
- Dai Greis non ti
arrabbiare! -
- Come faccio a non
arrabbiarmi?! - rispose la bionda concitata, continuando a camminare
dal bordo del marciapiede alla porta del negozio con fare nervoso.
- Perché te
la stai prendendo? -
- Sai quanto ho
faticato per mantenere un basso profilo qui a lavoro?! Sai quanto?! Non
dire mai niente a nessuno e cose del genere! E adesso Bill arriva e
baratta il mio lavoro con una signing session, ti pare normale Tom?!
Dimmi, ti pare normale?! -
- Non capisco
perché te la stai prendendo tanto, quel lavoro non ti serve
a niente! -
- COSA?! -
gridò Greta facendo girare un paio di passanti –
Questo lavoro mi ha mantenuto per anni! Non fare lo snob del cazzo Tom
che mi fai incazzare ancora di più! -
- Pensi davvero che
saresti rimasta a mettere CD in ordine alfabetico per tutta la vita
Greis?! Lo pensi davvero?! -
- Perché?!
Cosa c'è di male nel farlo?! -
- Ma perché
devi fraintendere tutto quello che dico – sbuffò.
- Come pensate di
gestirla questa signing session?! Con la sottoscritta che indirizza le
fans al tavolo dove firmate sapendo perfettamente chi cazzo sono -
- Non lo sanno chi sei
Greis, non è uscito il tuo nome da nessuna parte! -
- E' questione di
tempo Tom, è solo questione di tempo! -
- Allora
vorrà dire che non ci sarai, vorrà dire che
dovrai pensare a cosa fare! -
- A cosa dovrei
pensare?! -
- Se venire con me,
seguirmi in tour oppure rimanere nel tuo pulcioso negozio di musica! -
- Tom mi stai
ricattando per caso?! -
- No, non ti sto
ricattando, ti sto semplicemente dicendo che bisogna fare dei
sacrifici... -
- Bisogna fare dei
sacrifici?! - urlò Greta presa dalla rabbia – Qua
mi sembra che i sacrifici li stia facendo solo io, razza di deficiente!
-
- Greis, –
rispose Tom mantenendo la calma – non ti avevo detto che
sarebbe stato facile stare insieme, anzi, era l'ultima cosa
che avrei previsto, ma ti prego, cerca di riflettere bene su
questa cosa -
La ragazza
sbuffò girando su se stessa mentre Tom continuava a parlare
con tono calmo – Ci sarà il viaggio a Los Angeles,
poi il tour in America, ed altre migliaia di volte che dovrò
andare via, ed io voglio che tu venga con me... ora, sta a te la
scelta, se far star male entrambi per un ambizione che non esiste,
oppure creare qualcosa di costruttivo per la nostra vita -
Greta
cominciò a sentire le lacrime che le pizzicavano gli occhi,
osservandosi nel riflesso dei vetri scuri del negozio. All'improvviso
non aveva più voglia di sentire la sua voce.
- Ci vediamo domani
– mormorò semplicemente.
- Dai Greis -
- Ci vediamo domani
– disse con più fermezza.
- Va bene –
rispose Tom dispiaciuto.
- Ciao -
- Ciao Greis -
La ragazza chiuse la
chiamata, e nel momento esatto in cui ricacciò le lacrime
indietro e tirò su con il naso, si sentì chiamare
alle spalle. Si girò con espressione sofferente, notando la
figura che aveva parlato esattamente dietro di lei.
- Oh mio dio, che ci
fai tu qui?! - chiese passandosi stancamente una mano sui
capelli.
- Ti sto
così antipatico?! - rispose Axel avvicinandosi e ridendo.
- No no, scusami,
è che... - Greta lasciò la frase in sospeso
guardando il cellulare a sbattendo le braccia lungo io fianchi
– niente...! -
- Hai appena finito di
litigare con il finto rapper e sei incazzata? -
- Anche -
- Bene, allora
vorrà dire che mi immolerò, ti offrirò
un caffè e ti farò ridere! -
Greta scosse la testa
sorridendo leggermente, quella era l'ultima cosa che ci voleva
– No, non ce n'è bisogno, piuttosto, cosa ci fai
qui? -
- Diciamo che stavo
passando qui per caso? - domandò Axel perplesso.
- Io sicuro non ci
credo -
- Allora diciamo che
questo è il terzo negozio di dischi che mi giro per vedere
se ti trovavo? -
- Sei stato fortunato,
me ne stavo andando - la ragazza gli dette le spalle iniziando a
camminare, quando se lo ritrovò vicino.
- Dai, solo un
caffè... -
- Ma cosa vuoi
esattamente da me?! - chiese Greta stizzita.
- Mi trovi
così ripugnante che non mi puoi concedere neanche un
caffè!? -
- Non è per
quello, – sbuffò fermandosi –
è che non ho la testa adesso... -
- E preferisci stare
da sola a rimuginare e rimuginare, piuttosto che svagarti?! -
- Esatto! -
annuì la bionda.
- Dai Greta,
– continuò il ragazzo – non ti far
abbattere, qualsiasi cosa sia successa, domani te ne sarai dimenticata -
- Forse è
così che ragionate voi maschi! - esplose Greta puntandogli
un dito sul petto - Tutto passa, tutto quello che succede il giorno
dopo non esiste più! Invece no, esiste anche il giorno dopo
e quello dopo ancora! E prima di parlare dovreste imparare a
pensare con quel mini cervello che avete tutti in dotazione! Cazzo! -
- Perfetto!
– disse Axel trionfante – Ora che mi hai insultato
pubblicamente ce lo possiamo prendere un caffè?! -
- Ma quale parte della
parola NO non capisci? -
- Eh? -
- Oddio sì,
va bene, andiamo a prendere questo caffè! - rispose nervosa
– Anzi io mi prendo una camomilla prima che meni il primo
passante che mi guarda male -
Greta nella disgrazia
era fortunata, perché c'era una caffetteria proprio a tre
negozi di distanza da quello di musica, e praticamente ci erano
arrivati davanti.
- Siediti qui fuori,
cosa vuoi? -
- Americano, nero,
bollente, senza zucchero – rispose la ragazza con tono severo
sedendosi sulla prima sedia che aveva visto e buttando la borsa sulla
sedia a fianco.
- Non avevi detto che
volevi la camomilla? -
Greta non rispose, si
limitò ad incenerirlo con lo sguardo.
- Ok, torno subito
– Axel rise mettendo le mani avanti in segno di difesa, e
scomparendo dentro la porta.
Non sapeva
perché ma ce l'aveva con il mondo; ce l'aveva con Bill
perché era un cretino, perché poteva prima
chiederle se le andava bene di essere barattata, invece che farlo e
basta. Ce l'aveva con Tom perché la stava mettendo di fronte
ad una scelta drastica, e poi ce l'aveva con se stessa
perché in quella scelta avrebbe dovuto scegliere senza
neanche pensarci. Quando si erano detti quel per sempre,
nonostante lei volesse davvero che lo fosse, con il senno di poi si era
resa conto che nella vita, niente lo è. E se decidere di
mollare tutto per seguirlo, si fosse rivelato un errore? Come avrebbe
fatto quando sarebbe tornata a casa? Avrebbe dovuto ricostruire la sua
vita da capo, senza niente in mano.
Però non
seguirlo significava stare male ogni volta che andava via, e per quanto
si continuasse a ripetere che l'avevano fatto per anni prima di quel
momento, non poteva fare a meno di ricordarsi quella sensazione di
vuoto alla bocca della stomaco che la coglieva quando non c'erano. Ci
aveva fatto l'abitudine, però era così doloroso.
- Eccolo –
Axel la risvegliò dai suoi pensieri mettendole il
caffè davanti.
- Grazie –
mormorò Greta.
- Vuoi parlarne? - le
chiese sedendosi.
- Perché
dovrei? -
- Di solito con gli
sconosciuti si parla meglio no? -
- Chi lo dice? -
- L'80% della
popolazione mondiale -
- Beh, cosa vuoi
sapere? -
- Perché
sei triste? Una come te non dovrebbe mai essere triste -
- Perché
cosa hanno quelle come me? -
- Il tuo sorriso non
dovrebbe essere mai spento – alzò un sopracciglio
e metà viso scomparve dietro il bicchiere di
caffè.
Greta lo
occhieggiò curiosa, incrociando le braccia lapidaria
– Quale parte del “sono felicemente accompagnata
a... al finto rapper” non ti è arrivata al
cervello? -
- Tutto a dire il
vero... però non mi sembra di stia trattando come si deve -
- E tu cosa ne sai? -
- Altrimenti non
saremmo qui a parlarne -
- Può
capitare a tutti di litigare, oggi è capitato a noi -
- Con la vita che fa
non deve essere difficile stargli dietro... -
- No, –
mormorò Greta soffiando sul suo caffè –
non lo è, ed io sono l'unica che può capire -
- Come mai? Hai un
intelligenza superiore? -
- No,
perché lo vivo da anni e so come prendere ogni situazione,
perché lo conosco come le mie tasche e perché
niente e nessuno si potrà mai mettere in mezzo a noi due,
ecco perché -
- Allora, se sei
così innamorata e convinta, perché te la prendi
tanto... -
- Ho paura, va bene? -
rispose ancora più nervosa – Ho paura di perdere
la mia normalità, quella che loro hanno perso anni e anni
fa... tu non hai idea di quello che c'è dietro, non hai idea
di quanto sia difficile -
- Spiegamelo -
- No, sarebbe inutile,
chi non lo vive non lo può capire... -
- Magari non lo
capirò, ma tu spiegamelo lo stesso... -
Greta lo
fissò e nel suo sguardo poteva notare reale interesse a
quella situazione assurda. Nonostante avesse capito dal giorno
precedente che quel ragazzo ci stava provando spudoratamente con lei,
non riusciva però al contempo a comprendere se fosse parte
del suo carattere essere così, come se gli fosse
inevitabile; ma in quell'istante sapere di poter parlare con qualcuno
che non sapeva assolutamente niente, le parve una cosa positiva ed
aveva bisogno di sfogarsi l'anima.
- Sai cosa vuol dire
non poter uscire di casa da soli? Lo sai? Non avere più la
libertà di muoversi e dover attaccare le stesse paure alle
persone che ti stanno vicino? No Axel, non lo sai, ed
è inutile che ti spieghi cosa si provi -
- Hai spiegato
benissimo veramente -
- Io volevo rimanere
invisibile, volevo che nessuno sapesse chi ero... ma basta che ti
vedono una volta, basta che ti distrai per mezzo secondo, e sei fregata
-
- Sì ma era
anche inevitabile, no? -
- Lo so –
rispose la bionda scompigliandosi i capelli – era
inevitabile, lo sapevamo tutti, però più tardi
sarebbe arrivato questo momento, meglio sarebbe stato per tutti -
- Però,
secondo me ti stai preoccupando troppo -
La ragazza lo
fissò perplessa bevendo un po' di caffè.
- La gente si
dimentica facilmente delle cose... sì va bene, sei la
ragazza di un finto rapper, quindi? Le sue fans ti odieranno... e
allora che lo facessero, è solo invidia no? -
- E' facile per te
fare questo discorso, per me non proprio... -
- Perché? -
- Vorrei fosse
così semplice, ma credimi... non lo è... -
Rimasero un attimo in silenzio, sorseggiando i loro caffè.
- Il
finto rapper è fortunato ad averti -
- Lo so –
annuì Greta.
- E lui lo sa? -
- Sì, lo sa
-
- Ne sei sicura? -
- Al momento,
è l'unica certezza della mia vita -
____
Greta fissava il
portatile di Bill davanti alle sue gambe; erano riusciti
miracolosamente a recuperargli tutto e la bionda stava dando
un'occhiata alla musica, ascoltando i pezzi di tanto in tanto tramite
le cuffiette. Al suo fianco Michelle, leggeva una rivista con poco
interesse. Aveva posato i piedi sulla sedia a fianco ed ogni tanto
alzava lo sguardo verso il pannello dei voli per vedere se avevano
scritto il gate da cui sarebbero partire lasciando Amburgo per
raggiungere i ragazzi a Barcellona. Ci voleva ancora un'ora come
minimo, ma non poteva fare a meno di guardare la scritta con il numero
del volo e della città che lampeggiavano luminosi sopra la
sua testa. Si concentrò nuovamente sul portatile di Bill e
senza neanche sapere come, improvvisamente le si aprì una
finestra all'improvviso, proponendole una serie di date, delle frasi
che non fece in tempo a leggere e delle altre cose scritte. Prese lo
schermo e lo chiuse di colpo; come se Bill fosse stato al suo fianco e
l'avesse fulminata con gli occhi perché stava minando la sua
privacy. La cosa bella era che lei non stava minando proprio niente,
stava facendo tutto il suo dannato portatile. Forse dopo il bagno nella
vasca era impazzito. Greta si trovò a riflettere su questa
sua affermazione, e non poteva certo dire che dare la colpa ad un
portatile potesse proteggerla dall'eventuale furia dell'amico nel caso
avesse scoperto quello che stava facendo. Si guardò intorno
sospettosa; Michelle non si era mossa dalla sua posizione, e intorno a
loro c'era solo una donna con una bambina al suo fianco, una coppia di
anziani e due suore. Riaprì piano lo schermo sperando che
fosse scomparso tutto, invece la pagina con le righe nere era sempre
lì, di fronte ai suoi occhi. Non sapeva se leggere o meno,
però la curiosità era tanta e nessuno se ne
sarebbe mai accorto.
Sospirò un
attimo scorrendo la pagina; il diario era diviso in mesi e giorni e
Greta scorse fino all'ultimo che aveva scritto, la notte in cui il
povero portatile si era spento sotto l'acqua.
Sento
ancora le grida nelle mie orecchie. Le grida stridule, che ti entrano
nel timpano e te lo fanno vibrare fino a farti male. Tutti gridano e
nessuno ascolta. Nessuno si è accorto che se sorrido lo
faccio per forza, nessuno si rende conto che sono stanco. Nessuno si
ferma a guardare oltre all'apparenza. Mi chiedo cosa ci facciamo ancora
io e Tom dentro questa merda.
- Ok –
mormorò Greta serrando poi le labbra e chiudendo lo schermo
un'altra volta, chiuse gli occhi un istante sentendo i
battiti che acceleravano. Fissò di nuovo la scritta sopra la
sua testa, poi riaprì il portatile, decidendo di tornare un
po' indietro.
Greta
a volte mi sembra scema. E' così chiaro quello che sta
facendo Tom che a volte mi verrebbe voglia di scuoterla e dirle
“Ehi mio fratello è innamorato di te,
svegliati”. Invece la guardo e mi rendo conto che davvero non
se ne rende conto. Come al solito dovrò prendere i mano la
situazione, altrimenti quei due andranno avanti a fare finta di niente
per anni.
Sorrise portandosi l'indice tra le labbra, giocando con l'unghia e
scorrendo ancora la pagina; ormai aveva fatto trenta, decise di fare
anche trentuno.
Mi
hanno detto che finirò male, che sarò morto
suicida tra un paio d'anni. Forse lo penso anche io, se succedesse
diventerei una specie di leggenda, non mi dispiacerebbe essere
ricordato per sempre. Poi però penso alle persone che amo
davvero, e questi pensieri se ne vanno. A volte mi ritrovo a fissare un
punto lontano e la testa diventa leggera. Invece di guardare oltre il
muro, ci continuo a sbattere la testa contro.
La ragazza arrivata a
quel punto non sapeva che doveva fare. E meno male che Tom diceva che
andava tutto bene, perché a lei non sembrava proprio
così. Bill doveva assolutamente parlare con lei, e gli
avrebbe estorto una confessione a furia di torturarlo psicologicamente
ed anche fisicamente se era necessario. Era sempre stato fragile, pieno
di pensieri, fin da quando era piccolo. Bill pensava e si rifugiava nei
suoi mondi immaginari, ed era così sensibile alle cose che
gli succedevano intorno che una minima cosa, un minimo gesto, lo notava
anche se fatto con noncuranza. Era buono con le persone che gli
volevano bene, ma nel corso degli anni aveva sviluppato quel cinismo, e
tutte quelle convinzioni che l'avevano portato ad essere ancora
più tormentato di quanto già non era. No, non
andava bene per niente, e nonostante sapesse che Tom stava cercando di
proteggerlo, non sarebbe certo rimasta con le mani in mano a guardare
mentre si continuava ad autodistruggere in quel modo. Che poi era tutta
una questione di testa, e dei pensieri che faceva. Quel viaggio a Los
Angeles era esattamente quello che gli serviva, e tra l'altro ora che
aveva scoperto che con Heike sarebbe potuto esserci un certo feeling,
decise in quel preciso istante che avrebbe fatto di tutto per
convincere Bill almeno a darsi una chance, oppure pregare Heike di
invitarlo a cena, comunque... di fare qualcosa. Chiuse il file che si
era aperto e continuò a cercare nella musica qualcosa di
ascoltabile, quando all'improvviso la mano di Michelle le
toccò il braccio.
La bionda si tolse le
cuffiette e si girò verso la mora, sorridendo –
Che c'è? -
L'amica continuava a
guardare il giornale che aveva nella mano destra, mentre la sinistra
era rimasta ancorata sul braccio di Greta.
- Greta – la
chiamò ancora – respira profondamente e stai calma
-
- Che è
successo? - chiese in preda all'ansia che si era impossessata di lei
nel momento esatto in cui aveva sentito le parole “stai
calma” una di seguito all'altra.
- C'è un
trafiletto, qui in basso -
- Che trafiletto? Che
dice? - rispose con gli occhi sgranati.
- Devo leggerl0? -
- Sì
leggilo Mimì, leggilo! -
- Allora, –
cominciò la mora deglutendo sonoramente – nuovo
amore per Tom Kaulitz, finalmente dopo diverse indiscrezioni
è stata rivelata l'identità della nuova fiamma
del chitarrista dei Tokio Hotel. Si tratta di Greta Kerner, una vecchia
amica dei tempi della scuola dei gemelli Kaulitz. La loro relazione non
dura da molto... -
- Oddio santo! - si
lamentò Greta mettendosi una mano sulla fronte.
- … ma
secondo fonti attendibili sono molto affiatati insieme. Aspettiamo una
conferma da parte di Tom, che proprio in questo periodo pare
particolarmente felice. Al contrario il fratello Bill, sembra non aver
ancora trovato l'amore....
- Basta –
gridò Greis mettendosi anche l'altra mano in fronte e
fissando i tasti del portatile tentando di mantenere la calma, e la
dignità. Mettersi a fare qualunque delle cose che aveva in
mente in quel momento, non avrebbe certo giovato alla sua nuova e
fiammante immagine pubblica.
- Stai bene? - le
chiese Michelle dolcemente, stringendo un po' la mano sul braccio di
Greta.
- Sai
qual'è la cosa buffa? - chiese Greis lapidaria.
- Cosa? -
- Che proprio ieri Tom
mi ha detto “tanto nessuno sa chi sei” - rispose
imitando la voce profonda del ragazzo provocando una leggera risata in
Michelle.
- Che tempismo
– mormorò ironica l'amica togliendole la mano dal
braccio e mettendola sotto al mento.
- Già, che
tempismo perfetto! -
- Hai intenzione di
dirglielo? -
- No –
scosse la testa spegnendo il portatile di Bill – tanto glielo
diranno, e non voglio farlo preoccupare di più... questa
storia voglio gestirmela io, è di me che si parla -
- Sì ma
forse lui... -
- Se dicessi una cosa
del genere a Tom in questo momento mi chiuderebbe a chiave
nel bagno del tourbus o nella migliore delle ipotesi mi manderebbe in
giro con il cane da guardia. No grazie! Preferisco che lo sappia un po'
in ritardo, così mi godo gli ultimi momenti da persona
normale -
- Ma potrebbe essere
pericoloso! -
- Ma se siamo sempre
dentro quattro mura! -
- E quando siamo
andate a fare shopping?! -
Greis
occhieggiò Michelle incrociando le braccia – Tu
dovresti essere dalla mia parte, e poi mi stai facendo venire l'ansia! -
- Greis, bisogna solo
calcolare tutti i possibili sviluppi della vicenda, e qui la situazione
sta degenerando! -
- Me ne sono accorta
che sta degenerando -
Le ragazza si misero a
guardare in due direzioni differenti, pensierose. Greta da una parte se
l'aspettava che prima o poi sarebbe successo, da quella volta che
quella giornalista l'aveva semi minacciata sotto casa, ma da un'altra
avrebbe voluto che quella situazione non si fosse mai e poi mai
presentata. Ora era Greta Kerner la ragazza di Tom Kaulitz per tutto il
mondo, e la cosa cominciava a farsi leggermente impegnativa.
Avrebbe dovuto iniziare a mettersi i cappucci e i capelli? Non sapeva
cosa pensare oltre al fatto che non aveva molte felpe con il cappuccio.
- Però devo
dire che la stai prendendo bene -
- Mimì sono
stanca di arrabbiarmi, già ieri abbiamo litigato... -
- Avete fatto pace
poi? -
- No, però
farò correre, sempre grazie a questa situazione litigare non
ci aiuta... anche se devo ammettere che il sesso post litigio
è molto allettante -
Michelle
scoppiò a ridere, alzandosi ed andando a buttare il giornale
nel cestino vicino.
- E' solo carta, che
ti importa -
- E' vero, –
sorrise Greta alzando le spalle – è solo carta.
Ma, così per curiosità... che giornale era? -
- Stern -
- Bene –
rispose la bionda alzando gli occhi al cielo e finendo di nuovo a
fissare la scritta lampeggiante, sopra la sua testa.
_____
Tom entrò
nella suite con un enorme sorriso plastico sulle labbra, consapevole
del fatto che l'avrebbe trovata in stanza. Tutto il giorno era stato
particolarmente euforico, ed il concerto era andato benissimo; Bill non
aveva rischiato di ammazzarsi, Gustav non aveva reso cieca nessuna fan
tirando le bacchette e Georg aveva preso tutte le note. Chiuse piano la
porta lasciando lo zaino all'ingresso ed avvicinandosi alla zona notte,
attento a non fare rumore. Appena scorse il letto e la figura di Greta
distesa addormentata sopra le coperte, sorrise ancora di
più, avvicinandosi piano. Si sedette sul materasso, e la
guardò per qualche istante mentre dormiva, per poi spostarle
un ciuffo di capelli dal viso. Si avvicinò e le
lasciò un bacio sulla guancia, mentre la ragazza
prese a muoversi per cambiare posizione. Si alzò
dal letto contento, togliendosi la felpa e andando verso il bagno,
quando sentì la voce di Greta dietro le sue spalle.
- Split –
mormorò la ragazza con la voce roca.
Tom si girò
piano notando che aveva gli occhi semi aperti e lo stava guardando.
- Ehi, non volevo
svegliarti – sussurrò avvicinandosi di nuovo al
letto e sedendosi sul materasso.
Greta sorrise
debolmente e tese le braccia verso di lui facendogli capire che doveva
avvicinarsi. Lui si fece cingere il collo, mentre lei gli lasciava un
bacio sulle labbra.
- Com'è
andato il volo? -
- Bene, –
rispose Greta sussurrando – il concerto? -
- Tutto bene
– sorrise lui – ora però dormi, parliamo
domani – le prese la testa con le mani lasciandole un bacio
sulla fronte e facendo per alzarsi quando Greta lo bloccò.
- Ormai mi hai
svegliato -
- Scusami, non volevo
– mormorò lui accarezzandole la testa dolcemente.
- Come mai
così tenero stasera? - si insospettì mettendosi a
sedere sul materasso per vederlo meglio.
- Sono solo felice che
tu sia qui... -
Greta fece un smorfia
di disappunto, incrociando le braccia – Non c'entra niente il
fatto che hai perso la scommessa? -
Tom sgranò
gli occhi, stupito. In realtà sperava proprio che si fosse
completamente dimenticata di quella stupida e insignificante gara che
aveva bandito lui stesso, perché a volte non riusciva a non
frenare il suo istinto di voler vincere sempre e a tutti i
costi; peccato che si scordava che la maggior parte delle volte con
Greta perdeva sempre..
- Che scommessa? -
- Hai perso Split, mi
hai chiamato -
- Che scommessa? -
chiese una seconda volta.
- Tom... -
- Che scommessa? -
domandò una terza volta iniziando a ridere.
- Non fare il finto
tonto, – sorrise Greta avvicinandosi e salendo a cavalcioni
su di lui – non funziona -
Le mise le mani sui
fianchi abbassando lo sguardo – Dai, Greis, era un'emergenza
per le mutande, facciamo finta che non è successo niente, e
ti prometto, niente più scommesse -
- No, –
scosse la testa la bionda – le scommesse perse vanno sempre
pagate -
- Ma non posso fare
uno strip! -
- Perché
no?! -
- Ma ti immagini...?!
- disse sgranando gli occhi.
- Sì,
– rise Greis – immagino e già mi sento
male – disse scoppiando a ridere più forte.
- Appunto! -
La ragazza gli
posò una mano sul petto - Dai, sono io, non mi scandalizzo
mica, d'altronde ti ho visto nudo e sono ancora qui nonostante tutto! -
Tom fece una smorfia
ironica spostando lo sguardo – Quanto sei scema! -
- Sarà
divertente, non fare il guasta feste -
- Ma sei convinta?! -
- Dai Split, un po' di
diversivo ci vuole -
Il ragazzo
posò la fronte su quella di Greta – Va bene
– disse sconfitto.
- Già mi
sto pregustando la scena -
- Però non
devi ridere! -
- Mi stai chiedendo
una cosa quasi impossibile -
- Allora non ridere...
troppo -
- Ok,
cercherò di non ridere troppo -
Tom le dette un bacio
mentre la ragazza continuava a ridere da sola divertita.
- Com'è
andata a casa? -
- Bene –
annuì la ragazza – niente di particolare -
- Ti sei annoiata? -
- Non ho avuto tempo,
non c'ero mai... -
- Cosa hai fatto? -
- Sono stata in
negozio, poi ho dovuto risolvere il problema al portatile di tuo
fratello, sono andata da Heike, ho visto Andreas e Michelle, sono stata
anche da tua madre -
- Davvero? -
- Sì... -
mormorò la ragazza.
- Che sei andata a
fare? -
- Mi serviva un
consiglio -
- E ti ha aperto la
mente? -
- Lo sai che tua madre
me la apre sempre la mente -
- Lo fa un po' a tutti
veramente... - constatò Tom pensieroso.
- Già, e
poi ho ritrovato una cosa mentre ero lì -
- Cosa? -
- Il tuo vecchio skate
-
- Davvero? - si
animò il ragazzo – Dov'era? -
- Tua madre stava
mettendo a posto dei vecchi scatoloni, – rispose - e quando
l'ho visto mi sono ricordata di quando ti sei slogato il polso sulla
rampa -
- Ero bravo
però! -
- Eri bravo a cadere,
stavi più per terra che sullo skate -
- Sempre meglio di
Bill con il monopattino! -
- Lui è
scoordinato di natura, che c'entra poverino?! Non possiamo
colpevolizzarlo per questo! - lo difese Greta sbattendo un pugno contro
la spalla del ragazzo.
- Mi hai portato
qualcosa? - chiese lui cambiando discorso.
- A parte tanto amore,
anche le tue magliette e il DVD del Re Leone -
- No! Il DVD del Re
Leone no! - si lamentò Tom.
- Lo sapevo che
saresti stato contento! - rise Greta prendendolo in giro.
- No Greis quel
cartone mi fa stare male -
- Appunto! Non vedo
l'ora di vedere la tua faccia sofferente quando muore Mufasa! -
- Sei sadica! -
- Devi liberare i tuoi
sentimenti Split, è la natura umana -
- Io non lo voglio
vedere -
- Non ti preoccupare,
ti costringeremo io e Bill! – rispose convinta –
Piuttosto, come sta la mia foca monaca? -
- Sta bene, tutto nella norma -
- Ha fatto il bagno ad
altri componenti elettronici da diverse centinaia di euro? -
- Al momento no... -
- Bene -
Tom sorrise con gli
occhi annuendo; le portò i capelli dietro l'orecchio e
posò un'altra volta la fronte sulla sua.
- Greis... riguardo
quel fatto... -
- Che fatto? - chiese
la ragazza corrugando la fronte.
- Quando abbiamo
discusso... -
- Ah già
–
- Non volevo dire
tutto ciò che ho detto... più o meno -
- Invece no,
è esattamente quello che pensi – Greis si
staccò da quella posizione e spostò lo sguardo.
- E' che per te voglio
il meglio, sei la mia ragazza dannazione -
- E la tua ragazza non
può mettere CD in ordine alfabetico come una qualunque altra
persona? -
- Sì,
però... potresti ambire a qualcosa di più, qui,
con me -
- Io ho capito Tom, lo
so cosa volevi dire però... se dovessimo lasciarci un giorno
io cosa mi troverei in mano? -
- Greis... -
- No ascoltami
– lo interruppe la ragazza – vorrei vivere
nell'idilliaca sensazione che tutto questo durerà in eterno,
ma bisogna essere realisti -
- Io sono realista, ed
anche se la nostra storia non durerà per sempre, non ti
lascerò mai da sola, prima di qualsiasi altra cosa tu sei la
mia migliore amica, e nessuno potrà mai cambiare quello che
abbiamo -
- Tom... -
- Ora ascoltami tu
– la interruppe lui stavolta prendendole il viso tra le mani
– approfittane stasera che sono particolarmente lanciato
senza neanche essere ubriaco; qualsiasi cosa succederà ti
giuro, che farò di tutto per sistemarla, ti giuro che
qualsiasi cosa di cui tu avrai bisogno, io farò di tutto per
dartela, qualsiasi Greis, e se un giorno tutto questo
finirà, io ci sarò sempre per te -
Greis annuì
debolmente distogliendo gli occhi da quelli del ragazzo.
- Ho lasciato il
lavoro -
- Davvero? - chiese
lui sorpreso.
- Non era quello che
volevi? -
Tom la
abbracciò posando il mento sulla sua spalla –
Sì era quello che volevo io ma non era quello che volevi tu -
- Bisogna fare dei
sacrifici no? -
La bionda lo strinse a
sua volte, immergendo la faccia nel suo collo, mentre si sentiva
stringere dalle sue braccia.
- E' l'unica cosa che
voglio è che tu sia felice -
Il ragazzo le prese la
testa con le mani, e la fissò negli occhi, chiusi a due
fessure per quanto stava sorridendo – Grazie-
Greta sorrise
abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo verso di lui e abbracciarlo di
nuovo – Mi sei mancato tanto -
_____
Greta
lo vide partire dalla rampa a tutta velocità, ed
iniziò a correre verso l'entrata dello skate park per
assicurarsi che non si ammazzasse. Nel frattempo Tom provava qualche
tricks sull'half pipe; tutti gli dicevano che era bravo, ma c'erano
ancora delle cose che non aveva provato a fare. All'improvviso, mentre
scendeva giù, sentì mancare lo skate sotto i
piedi e senza neanche sapere come, venne sbalzato per terra appoggiando
tutto il peso sul braccio destro.
TOM!
- gridò Greta correndo dentro, mentre Bill e Gustav si
alzavano dalla pedana e cominciavano a correre per scendere dalla rampa.
-
TOM! - urlò anche Bill preoccupato, mentre Greta fu la prima
ad arrivargli vicino.
-
Cazzo! - gridò Tom sofferente reggendosi il polso
– CAZZO! -
-
Tom che c'è, che ti fa male?! - chiese la ragazza allarmata
mentre lo vedeva contorcersi per terra non sapendo se toccarlo o meno.
-
Mi sono rotto tutto, mi sono rotto tutto! - urlò tenendo il
braccio destro mentre Bill e Gustav accorrevano.
-
Tom che ti fa male?! - chiese Bill preoccupato sedendosi in ginocchio
vicino a lui.
-
Il braccio! - urlò di nuovo il gemello mentre Gustav lo
ispezionava delicatamente.
-
Non è rotto, però è meglio portarlo in
ospedale lo stesso -
-
Cazzo, chiamo mamma! - disse Bill nel panico tirando fuori il cellulare
dalla tasca dei jeans. Greta nel frattempo lo fissava con gli occhi
sgranati.
-
Che cosa ti eri messo in testa di fare?! Cretino! -
-
Non stavo facendo niente, non lo so perché sono caduto! -
-
Hai fatto un volo pazzesco! -
-
Grazie! - gli rispose lui ironico.
-
Mi hai fatto prendere un colpo! Deficiente! -
-
Greta hai notato che sto agonizzando nel dolore?! - gli disse alzandosi
aiutato da Gustav.
-
Si ho visto! – rispose lei incrociando le braccia –
Sei un cretino! - lo fulminò con gli occhi e si
allontanò, lasciandolo da solo con Gustav.
______
Aspetto i vostri non-commenti!
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Sechzehn. ***
16.
-
No – disse Greta scuotendo la testa – No... - si
asciugò una lacrima che le era scesa dall'occhio destro e
fece un passo indietro quando Bill si avvicinò.
-
Non sei contenta per noi? - le chiese l'amico sorridendo tristemente.
-
Sì però... -
-
Ci vedremo durante le vacanze, no? - disse Tom mordendosi le labbra.
-
Questo è il nostro sogno, il nostro sogno che sta diventando
vero -
Greta
scosse la testa lasciando cadere le lacrime e abbracciando forte Bill
– Perché dovete andare via?! -
-
E' solo un anno di pausa da scuola, poi vediamo come
andrà... -
-
Avevi detto che non sarebbe andata così –
mormorò la ragazza staccandosi ed asciugandosi altre lacrime.
-
E' stato tutto inaspettato, siamo alla numero uno... - disse Bill
eccitato – ti rendi conto?! La numero uno in Germania! -
-
Sì – rispose tirando su con il naso cercando di
ridere – è fantastico... -
Tom
le andò vicino e la abbracciò forte, non disse
niente e la lasciò uscendo dalla stanza.
Bill
la fissava, aveva tanta voglia di piangere, ma era troppo felice per
farlo.
Uscì dal
bagno sgocciolando acqua dalle mani, non se le asciugava quasi mai, le
piaceva farle asciugare all'aria, ma in quel caso si trovò
Tom davanti e se le asciugò sulla sua faccia, prendendogli
il viso.
- Stasera, me l'hai
promesso! - disse felice mentre lui si allontanava cercando di sfuggire
dalle sue grinfie.
- Sì, ho
detto che va bene, – rispose con poco entusiasmo –
ma credo che avrò bisogno di bere qualcosa di forte -
- Non vuoi essere
cosciente per ricordartelo e raccontarlo ai tuoi nipoti?! -
- Per niente, voglio
essere completamente ubriaco – scandì l'ultima
parola lentamente, in modo che Greis potesse comprenderla alla
perfezione.
- Questa cosa potrebbe
avere risvolti molto positivi sai?! Quando ti ubriachi fai sempre cose
strane! – rispose pensierosa sedendosi sul letto.
- Più
strano di uno strip non so cosa potrebbe partorire il mio cervello -
- L'importante
è che non vomiti sulla moquette -
- Cercherò
di gestire lo stomaco allora... -
Greta si
guardò intorno pensierosa, quella storia dello strip
sembrava troppo preparata, troppo costruita per avere un minimo di
spontaneità, e non era troppo sicura che la cosa le piacesse.
- Hai preparato
qualcosa di speciale per me? -
- In che senso? -
- Non saprei, una
coreografia particolare o ti sei messo i boxer con i gatti disegnati
sopra?! -
Tom sospirò
- In questo momento mi vengono in mente tante cose, e ti assicuro che
una coreografia non è una di quelle... e non ho boxer con
gatti attaccati sopra... - si andò a sedere vicino a lei
assumendo la stessa espressione contrariata.
Greta alzò
gli occhi al cielo disperata – Stavo scherzando, forse
è meglio lasciar perdere, non abbiamo lo spirito giusto -
- Davvero? - chiese
lui felice – lo faresti?! -
- Lasciar perdere per
oggi – sottolineò la ragazza – anche se
potrei proporre un diversivo... -
Si girò
verso di lui assottigliando lo sguardo, mentre Tom continuava a fissare
un punto indeterminato della stanza pensando ancora ai boxer con i
gatti.
- Ci incontriamo tra
mezz'ora al bar dell'hotel, e facciamo finta di non conoscerci
– propose ammiccando.
- Mmm –
mugugnò lui – e quindi? -
- Che palle! Un po' di
immaginazione, un po' di brio, un po' di qualcosa, sembri un vecchio di
ottant'anni! -
- Ma oggi che abbiamo
il giorno libero non potremo semplicemente rimanere qui a dormire
mangiando pizza pensando al nulla?! -
- No! - si
impuntò la bionda – Proprio perché oggi
è un giorno libero dovremmo fare qualcosa di diverso, e non
potendo fare altro che stare qui dentro, dobbiamo sfruttare i mezzi che
abbiamo, e se stai pensando di non pagare la scommessa scordatelo! -
- Va bene, –
sospirò il ragazzo – devo dire che la tua proposta
è allettante -
- Le mie proposte sono
sempre allettanti -
- Quindi che devo
fare? -
- Io vado e ti
aspetto, inventati un nome ed una vita plausibile, io farò
lo stesso – Greta si alzò dal letto andando verso
la porta.
- Mr. Chuck? -
- Dai Tom qualcosa di
serio! - rise aprendo la porta.
- Ok, va bene, ci
vediamo giù -
____
Se non ci
fosse stata Greta a movimentargli le giornate, avrebbe sicuramente
fatto quello che faceva negli altri tour: niente. Ovviamente questo
accadeva quando aveva le tanto agognate giornate senza nulla da fare.
Erano rare, ed erano particolarmente attese, specialmente quando
suonavano tre giorni di fila in tre città diverse. Per
quanto non volesse coscientemente pagare la sua scommessa,
inconsciamente tutta quella specie di gioco che si era venuto a creare,
gli piaceva, e non poco. D'altronde era curioso di sapere come sarebbe
finita la sua serata da stripper.
La vide annoiata
seduta al bancone del bar, con l'indice a disegnare qualche
figura sul piano di marmo di fronte a lei. Si avvicinò
guardingo mantenendo gli occhi su Greta, non aveva la minima idea di
quello che doveva dire, ma pensò che l'improvvisazione era
la sua migliore qualità, per cui poteva stare tranquillo.
- Buonasera
– disse mellifluo avvicinandosi alla ragazza e prendendo
posto vicino a lei.
- Salve –
rispose lei distratta.
- E' libero questo
posto? -
- Sì
è già seduto – rispose la bionda
sottolineando l'ovvio.
Tom alzò un
sopracciglio - Comunque, è libero? -
- Dipende -
- Da cosa...? -
- Mi offre da bere? -
la ragazza si spostò i capelli da una spalla all'altra
cercando di sedurlo.
- Certo, come potrei
rifiutare? -
A Greis venne da
ridere, ma cercava di rimanere concentrata e di ricordarsi la storia
che si era inventata.
- Io sono Nastja
Jackowski, lieta di conoscerla – porse una mano a Tom che la
strinse piano poco convinto.
- Non è
tedesca? - chiese sorpreso.
- No, sono russa -
- Gran bei party in
Russia – commentò il ragazzo incontrando lo
sguardo perplesso di Greta che iniziò a fissarlo
insistentemente in attesa che dicesse il suo nome, ma lui si era come
incantato senza sapere che dire.
- Lei come si chiama? -
- Ehm...
forse, Juan -balbettò incerto.
- Forse Juan? -
scoppiò a ridere Greta girando il viso.
- Juan Mendez -
A quel nome la ragazza
esplose in una fragorosa risata tenendo ancora la mano del ragazzo per
poi lasciarla e tornare semi seria – Anche lei non
è tedesco -
- No, sono messicano
– rise lui.
- E come mai stiamo
parlando in tedesco? -
- Non lo so
– rispose Tom/Juan con voce suadente – ma se vuole
possiamo iniziare a parlare un'altra lingua -
- Penso che il tedesco
andrà benissimo – annuì Greta/Nastja
sorridendo.
- Cosa fa una bella
donna come lei da sola al bancone del bar? -
- Mi annoiavo, sa sono
una modella, le modelle o sfilano o si annoiano di solito -
- Mhm... -
mugugnò Tom con approvazione.
- Sì, ma
non mi ha ancora offerto niente da bere – gli fece notare la
ragazza indicando il posto vuoto sul bancone di fronte a loro.
- Ha ragione,
– rispose lui chiamando il barista – due vodke
lisce per favore -
- Due vodke lisce? -
sussurrò Greta abbassando la voce – Tom, ma sei
scemo?! -
- E cosa vuoi scusa?
Succo di mele? - rispose lui con lo stesso tono.
- Tu devi ubriacarti,
non io! - lo rimproverò la ragazza.
- Appunto, io voglio
la vodka...! -
- Cosa desiderate? -
chiese il barista occhieggiandoli incuriosito.
- Una vodka liscia e
una bottiglia di champagne ghiacciato, grazie. E metta tutto sul conto
di Tom Kaulitz– rispose Greta in inglese, sorridendo e
annuendo convinta - Sognavo da una vita di dirlo! - esclamò
eccitata girandosi verso Tom che la guardava di rimando con gli occhi
socchiusi in segno di sfida, senza emettere suono.
- “Metta
tutto sul conto di Tom Kaulitz” - la prese in giro
imitandone la voce - Questo sognavi di dirlo da una vita? - chiese
abbassando ancora di più la voce.
- Stai zitto Tom,
perdiamo il filo! – lo rimproverò tornando al
discorso principale - Mi diceva Signor Mendez, cosa fa qui in
città? -
- Sono qui per lavoro
– riprese con voce suadente – Sa, noi imprenditori
giriamo il mondo, da soli -
- Capisco sa, anche la
vita di noi modelle è particolarmente stressante –
rispose Greta scuotendo la testa.
In quel momento
comparve di nuovo il barista con la bottiglia di champagne, e la vodka
di Tom. Versò lo champagne in due calici mentre Tom si
occupava di terminare con un sorso solo il suo bicchiere.
Rabbrividì un istante dopo averla mandata giù
sotto lo sguardo rassegnato di Greta. Prese subito dopo il calice di
champagne e lo alzò in aria.
- Brindo a lei
signorina Chachowski -
- Jackowski
– lo corresse Greta ridendo.
- Sì,
quello – rispose facendolo scontrare contro quello di
Greta/Nastja.
- Esattamente
imprenditore di cosa? - indagò curiosa.
Tom non ne aveva la
più pallida idea, e non sapeva neanche perché
aveva detto imprenditore. Cambiò discorso ricorrendo
all'improvvisazione.
- Perché
parlare di lavoro se possiamo parlare di altro? - sfoderò un
sorriso smagliante poggiando il bicchiere per poi posare la testa sulla
mano.
- Per fare
conversazione -
- Sì ma non
vorrei vantarmi con lei, sa, sono un ragazzo umile -
- Sì certo
– lo assecondò corrugando la fronte.
Non fece in tempo a ponderare una nuova domanda che dietro di lei
sentì l'inconfondibile voce dorata e cristallina dell'ultima
persona che in quel momento avrebbe voluto sentire.
- Che ci fate al bar
senza di me? – li rimproverò Bill sedendosi vicino
a Greta.
La bionda
sgranò gli occhi e si voltò lentamente sperando
che i minuti seguenti a quell'incontro casuale non fossero
così drammatici come la sua mente aveva già
immaginato.
- Bill, –
rispose sorpresa – che ci fai qui? Per te è
pericoloso girovagare da solo! -
- Ma siamo dentro
l'hotel! -
- Che c'entra?! E'
pieno di pazzi in giro, torna subito in camera tua! -
- E perché
lui può stare qui e io no?! - rispose stizzito indicando il
fratello, che nel frattempo si era messo una mano sulla fronte e
cercava di contenere le risate.
- Perché...
- disse Greta elaborando nel frattempo una scusa plausibile –
Bibs non fare l'indisponente! -
- Guarda che mi sto
facendo fare solo il tè per la mia gola, sai Greis a volte
mi capita che quando ingoio sento come se mi raschiasse qui,
senti - prese la mano della ragazza e se la mise sotto al
collo – non lo so cos'è però credo
dipenda dal fatto che fumo troppo, non so, tu che dici? Anzi, non
rispondere, lo so che tu dici che fumo troppo, però oggi ne
ho fumato solo dieci, pochissime praticamente... tra l'altro mi
è anche finito il pacchetto non è che ne avresti
uno in più?! Tom? -
Sentirlo parlare era
un vero piacere, ma non in quel momento! Le era venuto il fiatone per
seguire il discorso sul fumo e il tè. Tolse la sua mano dal
collo e lo guardò fulminandolo con gli occhi - E non potevi
fartelo portare in camera? -
- Per una volta che
alzo il culo dalla mia stanza mi devi anche rimproverare?! - Bill si
avvicinò al fratello, che con rassegnazione gli porse il
pacchetto di sigarette che aveva in tasca, continuando a sghignazzare
in silenzio.
- Tanto ho capito che
state combinando qualcosa voi due – disse occhieggiandoli
– e non posso stare qui perché ho da fare, al
contrario di quello che si pensa anche io ho una vita sociale -
- Davvero? - chiese
Greta sorpresa.
- Sì
– rispose lui altezzoso – il tè me lo
faccio portare in camera -
- Ecco bravo
– Tom lo guardò con le sopracciglia alzate, e gli
disse qualcosa in gemellese, perché Greta notò
solamente il viso di Bill cambiare in quattro espressioni diverse.
- Avevo capito Tomi...
– disse sicuro – ma quando torniamo a casa voglio
una serata alcolica tutta per me -
- Va bene –
rispose Greta finendo il suo bicchiere di champagne in un sorso.
Appena vide che Bill si era dileguato, fissò Tom e
scoppiarono a ridere all'unisono.
- Lo conosceva? -
- No veramente non ho
idea di chi sia -
- Quanti pazzi ci sono
in giro! -
- Già... -
annuì Tom pensieroso.
- E' impegnato lei
nella vita signor Mendez? -
Lui deglutì
e la guardò accigliato – S... no -
- Sno? - chiese la
ragazza alzando un sopracciglio.
- Nì? -
- Sì? -
- Non lo so, mi sta
confondendo – rispose mettendosi una mano sulla fronte
– e lei? -
- Oh, io sì
purtroppo -
- Purtroppo? - chiese
il ragazzo indispettito.
- Sicuramente se non
lo fossi stata avremmo avuto molto altro da dirci, ma purtroppo devo
lasciarla qui da solo -
La ragazza
ammiccò seducente scendendo dallo sgabello e prendendo la
bottiglia di champagne, dette una pacca sulla spalla a Tom/Juan ed
uscì dal bar dell'hotel recandosi verso l'ascensore. Si
aspettava che Tom la seguisse, ma dopo cinque minuti che si trovava
fuori ad aspettare che uscisse, tornò dentro e lo prese dal
braccio facendolo quasi cadere dalla sedia.
- Signorina
Malinoswki, cosa fa? -
- Signor Mendez, lei
è un rincoglionito... - lo incolpò Greta
arrivando davanti all'ascensore e premendo il tasto per chiamarlo.
- Stavo affogando i
dispiaceri nell'alcol, e comunque non era impegnata? - chiese confuso.
- Sono single da
cinque minuti –
Tom le cinse i fianchi
e la guardò con fare suadente - La situazione si fa
interessante -
- Ha ragione
– ammiccò Greta spingendolo dentro l'ascensore,
subito dopo che le porte si erano aperte.
Premette il numero del
loro piano e posò la bottiglia a terra, spingendolo contro
le pareti e cominciando a baciarlo freneticamente.
- Greis questa cosa
è molto eccitante – disse Tom sospirando tra un
bacio e l'altro - ma non ho capito neanche come ti chiami -
- Adesso non
è rilevante il nome -
- Sì, in
effetti quando mai è stato rilevante?! – rispose
prendendola in braccio.
Greta si
staccò e lo fulminò con lo sguardo –
Che significa?! Che hai fatto sesso con persone di cui non conoscevi
neanche il nome?! -
- Eh? -
- TOM! -
- Greis cazzo, siamo
in ascensore, ti sto tenendo per il culo e sto per fare un strip con
tre bicchieri di vodka liscia ed uno di champagne in corpo, non
è il momento ora per fare queste domande! -
Greta socchiuse gli
occhi e si avvicinò di nuovo – Quanto sei sexy
quando ti innervosisci -
Continuarono a
baciarsi fino a quando l'ascensore non si aprì di nuovo. Tom
si abbassò a prendere la bottiglia con Greta in braccio, ed
uscì andando verso la camera. La ragazza scoprì
in lei delle vere doti da contorsionista, quando riuscì a
prendere la carta magnetica nella tasca posteriore dei jeans e ad
infilarla nella serratura, il tutto di spalle mentre Tom si era
attaccato alla bottiglia e riusciva a tenerla per miracolo con una mano
sola. Spalancò la porta e il ragazzo entrò dentro
lasciandola scendere e restituendole la bottiglia piena a
metà.
Anche la ragazza bevve
qualche sorso mentre Tom fece sbattere la porta e ci si
appoggiò con le spalle fissandola con uno sguardo
strano;
- Sa signorina... -
- Nastja -
- Nastja... nel mio
tempo libero lavoro in uno strip club -
- Davvero? - rispose
lei mentre gli si illuminavano gli occhi – non l'avrei mai
detto, con il fisico che ha! - scherzò la bionda mentre Tom
la prendeva nuovamente di peso trasportandola fino alla poltrona del
salottino.
Appoggiandosi allo
schienale con le mani la baciò nuovamente ripassando con la
lingua il contorno delle sue labbra mentre involontariamente Greta
aveva già iniziato a ridere da sola.
- Greis dai! - si
lamentò tornando serio – Sono ancora
vestito e già ridi! -
- Scusa Split! - si
difese lei – Bevi un altro po' di champagne, sei ancora
troppo lucido -
Tom la
ascoltò, anche perché era vero, era ancora troppo
sano, anche se gli altri due bicchieri di vodka che aveva bevuto al bar
quando Greis era sparita, si cominciavano a far sentire.
- Ok signorina
Petroswki, sono pronto – rispose con tono teatralmente serio,
prendendo la fascia che aveva in fronte e lanciandola sul letto.
- Bene signor Mendez,
abbassi le luci e metta la musica – ordinò la
ragazza facendo il saluto militare.
Greta si
accoccolò sulla poltrona abbracciando la bottiglia di
champagne, ridendo con la guancia appiccicata contro il freddo del
vetro.
Tom era scomparso
dalla sua visuale, ma nel frattempo era arrivata la musica che si
diffondeva potente nell'aria.
Il ragazzo non era
sicuro, per niente. Non sapeva ballare, di quello era perfettamente
cosciente, quello che sapeva fare era improvvisare, solitamente nelle
interviste gli usciva particolarmente bene, anche se si trattava di
improvvisare storielle e non passi di danza. Però,
d'altronde, non doveva certo fare chissà cosa e la vodka
più champagne lo facevano sentire più leggero.
- Ciao –
comparve davanti a Greta mettendosi le mani sui fianchi e di nuovo
involontariamente Greta gli scoppiò a ridere in faccia.
Tom la
fissò facendo scivolare la braccia – Dai
Greis, ma se fai così non ci riesco, avevi detto che non
ridevi troppo! – disse lamentandosi come un bambino.
Tra le risa Greta
cercava di fare dei gesti per dirgli di continuare, ma non ce la
faceva, la risata le veniva dritta dal cuore, e vederlo lì
impalato con gli occhi rivolti verso un punto imprecisato la faceva
ridere ancora di più. Passò la bottiglia di
champagne sull'altra guancia imponendosi dell'autocontrollo e lo
guardò seria – Ok, scusa, hai ragione -
Tom cercò
di ricordarsi qualche balletto che aveva visto fare in qualche video
visto in giro, ma non risultava molto pratico della situazione. Ogni
passo che faceva cercando di sembrare un minimo sensuale, a Greta
veniva da ridere, ma si stava mordendo la lingua per non farlo rimanere
male, perché si stava davvero impegnando.
Fece qualche gioco
strano con la zip della felpa, facendola scorrere su e giù a
tempo di musica.
- Oddio sembri un
Backstreet Boys – Greta scoppiò ancora
in un'altra risata esagerata dimenticandosi dell'autocontrollo.
Buttò la testa all'indietro, ma per fortuna lo stripper non
le dette peso, anche perché appena tornò con la
testa dritta, gli arrivò la felpa in piena faccia. Venne
invasa dall'odore di Tom e se la tolse dagli occhi, sgranandoli
sorpresa.
- O mio dio
– sussurrò perplessa, proprio nel momento in cui
il ragazzo portò le mani dietro la testa e
cominciò a muovere il bacino in modo eloquente. Greta
sbarrò gli occhi e continuò a ridere, ma
notò che lui non se la stava prendendo come prima.
Man mano che la cosa
continuava, vedeva che ci stava prendendo proprio gusto e nonostante i
movimenti da manico di scopa, non le veniva più molto da
ridere.
Si attaccò
alla bottiglia di nuovo non distogliendo lo sguardo dallo spettacolo
neanche per un istante, per poi rimanere con lo sguardo piacevolmente
sorpreso quando a cinque centimetri di distanza dal suo viso non si
materializzò la pancia insieme agli addominali di Tom.
Si sentiva
effettivamente strana, era come uno di quegli uomini che assistono
arrapati ad un'esibizione di striptease in qualche locale, con l'unica
attenuante che lo strip lo stava facendo il ragazzo che aveva preso in
giro fino a cinque minuti prima.
- Posso toccare?
-chiese facendo per mettere un dito sulla pancia.
- No –
rispose lui allontanandosi.
Si rimise con la
faccia contro la bottiglia di vetro, anche perché iniziava a
sentire proprio caldo. Non riusciva a guardarlo in faccia, altrimenti
rideva, per cui si era soffermata piacevolmente nella zona centrale,
dove ora lui aveva messo le mani sulla cinta. Lo vide con le mani sulla
fibbia, immobile, aspettando forse qualcosa, ma lei intenta a fissare
quel punto si era estraniata dal mondo, non immaginando che lui la
stesse fissando.
- Eh, allora? Ti sei
incantato? - gli chiese stizzita.
- Non ridi
più? - chiese suadente avvicinandosi.
- Aspetta vado a prendere due euro da infilarti nelle mutande! -
- Fermati dove sei -
Si posizionò di nuovo a poca distanza dalla faccia di Greta,
che arrivava proprio in prossimità della cinta.
La fece scivolare
dalla fibbia e la tolse, lasciandola cadere per terra. Greta bevve un
altro po' di champagne finendo la bottiglia giusto perché le
era venuta la gola secca mentre il ragazzo sganciò il primo
bottone dai jeans. A quel punto posò la bottiglia a terra e
alzò lo sguardo fissandolo negli occhi, e le venne
un'irrefrenabile voglia di baciarlo. Si alzò in piedi sulla
poltrona arrivando ad essere poco più alta di lui e si tolse
la maglietta che aveva addosso, rimanendo in reggiseno e aggrappandosi
al collo del ragazzo per poi attaccarsi anche alle sue labbra. Tom la
prese in braccio e la portò sul letto.
- Ma non avevo ancora
finito – sospirò lui baciandole il collo.
- Finisci dopo! -
____
- Greis, oggi non ti
senti più felice? - chiese Michelle sorridendo.
- Sì
Mimì, mi sento felice – rispose la ragazza
accomodandosi al tavolo ed aspettando che anche i ragazzi arrivassero.
Per la prima volta riuscivano a fare colazione bene o male insieme, ed
era l'ultima tappa del tour. Incredibile era dire poco. Finì
di spalmare accuratamente la marmellata su un toast e fece per
addentarlo, ma una mano arrivò dall'alto sottraendoglielo
proprio mentre stava per morderlo. Si girò e vide Tom che
tornava verso il buffet della colazione con il caffè in mano
e il suo toast nell'altra, sospirò sonoramente e prese
l'altro che aveva nel piatto ricominciando a spalmarci sopra la
marmellata.
- Greis, –
la chiamò Gustav facendola voltare di scatto – io
vado in palestra se poi vuoi passare io sono lì, l'ho
riservata fino alle undici -
- Finisco colazione a
arrivo – rispose sorridendo.
- Sì, ma
non portarti Bill dietro come l'altra volta che mi mette il nervoso
vederlo sul tapis roulant a lamentarsi -
- Lo so, –
annuì lei– vengo da sola, tranquillo -
- Ci vediamo dopo
– disse più forte salutando anche gli altri che si
avvicinavano al tavolo.
- Mi fa male la testa
– sbuffò Bill girandosi verso Tom mentre si sedeva
– A te fa male? -
- Sì un
po', ma ho i miei buoni motivi – disse muovendo il bacino in
avanti un paio di volti per poi sedersi tra il fratello e la ragazza.
Greta lo
guardò inespressiva mentre leccava il coltello e lo posava
sul piatto.
- Da quando scopare ti
fa venire il mal di testa? E comunque la prossima volta mettete il
silenziatore, vi ho sentiti stanotte! – li fulminò
Bill con lo sguardo anche se aveva gli occhiali da sole, ma la ragazza
si immaginò perfettamente che tipo di sguardo era.
- Ho gridato? - chiese
abbassando la voce verso l'amico.
- Hai gridato?! -
rispose lui ironico – Sembrava che stavate nel letto con me! -
Tom rise compiaciuto
pompando il petto soddisfatto – Tutto merito mio...
– disse dando due pacche sulla spalla alla ragazza che
rispose saggiamente con uno schiaffo sul braccio – La smetti
di fare l'idiota? -
Lui rise ancora di
più con la faccia ancora più soddisfatta e prese
a bere il caffè.
- Ieri sera ha fatto
uno strip e adesso pensa di essere un pornodivo -
Bill fece finta di non
sentire, mentre il gemello riuscì a scoppiare a ridere
mentre stava bevendo, cosa che lo portò molto vicino a
sputare il tutto sulla tovaglia.
- E' vero... ? -
domandò Michelle perplessa.
- Davvero? - chiese
invece Georg scoppiando a ridere.
- E' stato molto
coreografico, ha fatto un lavoro con la zip della felpa, fenomenale...
com'era Split? -
- Così
… - Tom si mise il toast tra i denti e si alzò
dalla sedia, prese la cerniera della zip muovendola su e giù
come aveva fatto la sera prima.
Scoppiarono tutti a
ridere, ma Greta si soffermò a guardare Bill. Quando sentiva
la risata cristallina che gli veniva quando rideva di cuore, le veniva
da ridere sempre anche a lei ed oltre a quello le metteva un senso di
pace e serenità che era difficile descrivere, era
estremamente contagiosa ed era identità a quella di Tom.
- Potrei farla sul
palco stasera, peccato che non ho niente con la zip -
- Certo che ce l'hai
Bibs – gli rispose Greta – solo che si trova sulla
schiena -
- E' vero! - disse lui
– ma non ci arrivo da solo -
- Peccato Bill
sarà per il prossimo tour – lo
assecondò Georg.
Tom mise un braccio
intorno al collo di Greta e la avvicinò a lui per darle un
bacio, la ragazza si spostò andando incontro alle sue labbra
e fu rapinata anche del secondo toast.
- Tom! -
- Che c'è?
Ho fame! - si giustificò con la bocca piena.
- Greis visto che ti
stai alzando per andarne a prendere altri non è che me ne
prenderesti uno anche a me?! - le chiese Bill prima sorridendo e poi
togliendosi gli occhiali sbattendo le ciglia un paio di volte.
- Smettila,
– gli rispose la ragazza indicandolo – e poi non mi
sto alzando! -
- Dai Bibi non fare
gli occhioni a Greis – gli disse il fratello infilandosi il
resto del toast tutto in bocca per poi girarsi a guardarla con le
guance piene e con gli occhi languidi e talmente belli che lo
fissò a bocca aperta un paio di secondi per poi scuotere la
testa.
- Siete due stronzi! -
- Ti prego! -
mormorò Bill sbattendo ancora le ciglia.
- Greischen non farti
pregare -
- Greischen
– lo imitò il gemello con la vocina.
- Ho detto di no! -
- Non puoi opporti
Greta, è impossibile – le disse cauto Georg
mordendo il suo croissant.
- Invece io posso, ce
l'ho sempre fatta! - rispose la ragazza sicura distogliendo lo sguardo
e fissandolo sulla sua tazza di caffè.
- Guardami Greis sto
per piangere! -
- Mi trema il labbro
Greis -
- Greis guarda! -
- Greis -
- Greta Greta Greta
Greta – prese a dirle Tom nell'orecchio.
- Greis le lacrime
oddio le lacrime – continuò l'altro.
- Greta Greta Greta
Greta -
- Mi hai fatto
piangere! -
- Greta Greta Greta
Greta -
- Mi sta colando la
matita Greis! -
- Non sei truccato!
– le rispose la ragazza nervosa non spostando gli occhi dal
caffè che navigava nella sua tazza.
- Greta Greta Greta...
mi sta mancando il fiato... Greta Greta Greta -
- Tom smettila! -
- Greta Greta Greta
Greta -
- Greis per favore! -
si lamentò ancora Bill.
- Continuo fino a
quando non ti alzi: Greta Greta Greta Greta -
- Sto per tirarti una
testata Tom, ti giuro che lo faccio! - lo minacciò la
ragazza.
- Fallo! Greta Greta
Greta Greta Greta -
- TOM! -
- Greta Greta... Greta
Greta Greta -
- Io non li reggo
più – si mise una mano sulla testa continuando a
sentire la voce di Tom nell'orecchio.
- Dai Greis fallo per
me! - in quel preciso istante cedette o avrebbe preso a pugni il
gemello più a portata di mano. Lo fece perché
malauguratamente alzò gli occhi e vide il visino di Bill,
con il labbro finto tremulo, gli occhioni languidi e le mani sotto al
mento. Che odioso ricattatore!
- Perché a
me? Perché a me? Cosa ho fatto di male nella mia vita?
– rispose sbuffando.
- Meglio che non
rispondo Greischen – disse Bill chiudendo gli occhi in un
sorriso e spostando la testa di lato. Greta fece scoccare la
lingua alzandosi con la tazza del caffè,
prelevando in contemporanea anche il braccio di Michelle e Michelle.
- Vieni con me... -
Greta
trascinò l'amica dolcemente fino al tavolo del buffet e si
mise di spalle al tavolo dov'erano seduti.
- Ma come fai? - le
chiese la mora ridendo divertita.
- Ho bisogno di un
analista. Comunque, aggiornamenti? -
- Ho trovato questi
due articoli, sono molto divertenti! - rise Michelle passando dei fogli
chiusi a Greta che si mordeva le labbra incerta.
- Fammi un riassunto,
ti prego, ho ancora la voce di Tom che ripete il mio nome in testa
– rispose la bionda prendendo a mettere toast nel piatto.
- In poche parole, uno
dice che te la spassi anche con Bill, non dice proprio
“spassarsela” però insomma, fa capire
che tra di voi c'è un menage a trois, per dirla in modo
elegante -
- Cosa? -
scoppiò a ridere la bionda scuotendo la testa – Ma
non hanno niente di meglio da fare che inventarsi queste storie?! -
- Lo so, fa ridere... -
- Devo preoccuparmi? -
- No Greis, devi
fregartene, ne abbiamo parlato, ci vuole più relax su queste
cose no?! -
- Come faccio a
rilassarmi!? E' impossibile Mimì, ho i nervi a fior di pelle
per qualsiasi cosa -
- E ti ricordi cosa
abbiamo detto? Bisogna stare calme e tranquille e riflettere bene su
ogni situazione... -
La ragazza
sospirò passandosi una mano tra i capelli – Grazie
Mimì, se non ci fossi tu... -
- Se non ci fossi io
avresti comunque bisogno di qualcuno che ti tenga su di morale quando ti
dirò il secondo articolo -
- Oddio, è
qualcosa di grave?! -
- Beh, sempre secondo
alcuni rumor tu saresti una vecchia ballerina di lap dance di cui Tom
si è innamorato, e per coprire questo fatto vi sareste
inventati la scusa dell'amica di vecchia data -
Greta rimase
imbambolata qualche istante con la tazza in mano – Oh mio
dio... -
- Lo so Greis,
è assurdo! Se ne stanno inventando di ogni colore,
però noi sappiamo la verità, è questo
quello che conta no!? -
- Voglio piangere, o
morire, non so cosa mi conviene... che vergogna! – si
passò la mano libera sul viso sentendosi il viso avvampare.
- No no no! -
esclamò Michelle prendendole le spalle – Ora tu
rimani impassibile alla notizia e ti stampi sul tuo bel faccino un
caldo sorriso primaverile e torniamo al tavolo come se niente fosse -
- Come si fanno i
sorrisi primaverili? -
- Ridi e basta e
vaffanculo quello che scrivono -
- Non credi che dovrei
dirlo a Tom?! -
- Dovevi parlargliene
dall'inizio, – mormorò Michelle –
avevamo detto che queste cose le avremmo sapute noi e basta -
- Lo so, ma la
situazione si sta complicando Mimì -
- Sono solo cazzate
senza senso, verranno dimenticate nel giro di un giorno, massimo due -
- Ok, sono solo
cazzate – annuì la ragazza cercando un metodo per
convincersi.
- A meno che tu non
abbia qualcosa da nascondere... - le disse la mora alzando un
sopracciglio.
- No! Non ho niente da
nascondere! - rispose scandalizzata.
- Perfetto! Allora
torniamo al tavolo e qui non è successo niente... dammi
indietro i fogli – Michelle li riprese dalla mani di Greta e
li infilò nuovamente in tasca.
- Georg –
chiese guardinga– sospetta qualcosa? -
- Macché
– rispose la mora – per quanto lo ami profondamente
mentirei se dicessi che è sveglio! -
- Bene...
cioè bene un cazzo ma deve andare bene per forza!-
- Dai Greis,
tranquilla – Michelle le strinse la spalla infondendole
coraggio, poi finì di mettere i toast nel piatto e tornarono
verso il tavolo insieme.
- E comunque questa
cosa da agenti segreti è una figata – le
sussurrò la mora poco prima di giungere dai ragazzi.
Appena lo
posò a centro si accorse di averne presi un po' troppi,
distratta probabilmente dal discorso con l'amica.
- Grazie Greis
– rispose Bill battendo le mani, mentre Tom cercava
nuovamente di baciarla ma lei si scansò addentando il suo
toast, in tutta risposta il ragazzo morse l'altra estremità.
- Tom sono a tanto
così dal prenderti a pugni - gli disse con
tranquillità.
- Potresti anche
usarmi come sacco da boxe, non credo che sentirei qualcosa... -
- Vogliamo provare? -
- Quando vuoi baby -
- Io mi chiedo
perché ti do ancora corda... -
- Ed io mi chiedo
perché vuoi avere sempre l'ultima parola... -
- Sei tu che vuoi
avere l'ultima parola... sempre! -
- Se non volessi
averla anche tu non dovrei continuare il discorso per riuscire ad
averla -
- Sai cosa ti fa
vincere ogni volta?! Il fatto che io sia troppo intelligente per
sottostare ai tuoi stupidi giochini da bambino di due anni -
- Tu saresti
intelligente?! - rise Tom guardandola con fare di sfida.
- No, infatti, cosa
dico?! Sto con te! Come fa una persona sana di mente a mettersi con uno
come te! - rispose la ragazza alzando le mani verso il soffitto.
- Il fatto
è che nessuna mi resiste Greis -
- Vi vedevo bene a
teatro a voi due, Bill faceva le parti drammatiche e tu quelle comiche -
- Io avrei voluto fare
Romeo... oh Giulietta perché sei tu Giulietta - si intromise
il cantante sorseggiando il suo caffè.
Greta e Tom lo
fissarono mentre distrattamente masticava il suo toast, per poi alzare
lo sguardo e guardarli curioso – Che c'è? -
- Era oh Romeo
perché sei tu Romeo... - gli disse Tom.
- Oddio, non ci credo,
ha citato Shakespeare – urlò Greis presa dalla
gioia – Bill ordina lo champagne, Georg chiama la stampa
dobbiamo immortalare il momento -
- Vedi Michelle
– rispose lui rivolto alla mora – la mia ragazza mi
sottovaluta, pensa che sia solo bello e senza cervello -
Michelle lo
fissò non sapendo se doveva ridere o rispondere, ma Greta si
mise di nuovo in mezzo.
- No io penso che tu
sia scemo e basta, da piccolo Bill ha tentato di ucciderti troppe volte
e sei rimasto traumatizzato -
- E' vero –
ammise Bill – ci ho provato quelle due tre volte, fallendo
miseramente -
- Vedi! - rispose
Greta indicandolo – La voce dell'innocenza! -
- Io mi ricordo solo
la padella in testa e la volta che mi hai lanciato nel tavolino di
vetro -
- Ed una volta ti ho
spinto dalle scale perché mi avevi rubato le micro machines!
-
- Ah già
– sospirò Tom – è vero -
- Povero amore
– disse Greta mettendogli una mano in testa –
allora sono fortunata ad averti così, potevi essere molto
peggio! -
- E' vero –
sospirò ancora una volta, più afflitto
– grazie Bibi per aver tentato di uccidermi -
Il cantante
alzò le spalle distratto – Figurati... -
Ci fu un attimo di
silenzio, e poi scoppiarono a ridere tutti, eccetto Michelle che non
aveva ancora capito se erano seri o stavano scherzando, ma vide che
anche Georg rideva, così abbozzò un sorrisetto
poco convinto.
- Io comunque vorrei
dire una cosa – disse Bill posando la tazza di
caffè – è stato un bellissimo tour, ma
non vedo l'ora di tornare a casa e dormire nel mio letto -
- Con Polly - aggiunse
Tom.
- Sì con
Polly – rispose Bill sbuffando.
- Chi è
Polly? -
- La bambola
gonfiabile di Bill – annuì Greta –
gliel'abbiamo regalata io e Andreas al compleanno dei diciott'anni -
- E' stato un regalo
utile – disse Tom compiaciuto verso Michelle.
- Tu le manette le hai
mai usate? - gli chiese la ragazza poggiando una mano sulla sua spalla.
Bill
scoppiò a ridere mentre Tom e Greta si guardarono complici e
si avvicinarono all'unisono per darsi un bacio.
- Perché
stamattina non vi prendete a parole come ogni mattina? - chiese curioso
il cantante.
- Fino a trenta
secondi fa cosa abbiamo fatto? –
- Sì ma
volevo qualcosa di più, più sangue,
più cattiveria, vi state ammosciando ragazzi... non ci siamo
-
- Dammi dieci minuti e
ricomincio – rispose invece Tom sicuro.
- Oh, Signor Mendez
per favore... -
Tom scoppiò
a ridere di nuovo seguito da Greta, quella mattina sembravano un branco
di pazzi usciti dal manicomio più del solito.
- Com'è che
ti chiamavi tu? - le chiese distratto.
- Nastja qualcosa,
l'ho inventata sul momento... -
- Era difficile...
owski...-
- Lanowski? -
- Panowski? -
- Billowski! - rise
Tom girandosi verso il gemello che stava assistendo basito alla scena.
- La prossima volta
che vi drogate perché non chiamate anche me?! - chiese
mordendo un toast.
Greta e Tom risero
ancora più forte e Bill alla fine si decise a ridere anche
lui, senza motivo.
- Non voglio
indagare... -
- Fai bene cucciolo,
fai bene... - Greta si alzò da tavolo e gli andò
dietro avvolgendo le braccia intorno al collo e stampandogli un bacio
sulla guancia. Bill appoggiò un braccio a quello di Greta e
poi girò il collo per ricambiare il bacio. Poi rimasero
immobili per qualche secondo stringendosi forte.
- Il mio Bibs
– gli sussurrò in un orecchio, e lui sorrise,
incontrando anche gli occhi del fratello.
- Non chiamarmi Bibs!
- la minaccio urlando, facendo girare tutta la sala della colazione a
guardarli.
____
Finalmente poteva
annusare il profumo delle sue lenzuola preferite, quelle grigie che
aveva comprato a Londra, lavate con il detersivo che usava sempre sua
mamma, quello buono che gli ricordava quando era piccolo. Finalmente
poteva affondare il viso nei suoi cuscini preferiti e finalmente,
poteva dormire di nuovo circondato da tutti e due i suoi cani
tascabili, Ikea e Nena. Ikea era stato trovato davanti all'Ikea, per
quel motivo Tom aveva deciso di chiamarlo così, anche
perché diceva che somigliava ad uno svedese, non si sapeva
per quale motivo.
Si
stiracchiò nel dormiveglia sistemando il cuscino ed
assumendo l'espressione beata di chi sa che può dormire
ancora nonostante si sia svegliato. Purtroppo, non fece in tempo a
pensarlo che il cellulare sul comodino cominciò a suonare
diffondendo nell'aria un ripetuto bip a intervalli regolari.
Allungò la mano e lo afferrò portandoselo
all'orecchio.
- Pronto –
mugugnò stancamente.
- Bill! - una voce
allegra ed entusiasta lo chiamò dall'altro lato del telefono.
- Chi è? -
chiese ancora più confuso con la voce roca.
- Sono Heike, Bill,
sono nati! -
Quello sì
che era un dolce risveglio, ma anche abbastanza traumatico.
Aprì gli occhi di colpo e si mise a sedere lanciandosi fuori
dal letto.
- Oddio! Sono nati!
TOM! - corse in corridoio sentendo Heike che rideva.
- TOM! -
gridò nuovamente entrando in camera del fratello –
SONO NATI ODDIO! -
Il gemello
mugugnò qualcosa in una lingua strana, che Bill
interpretò come un “Esci dalla mia camera
all'istante” ma rimase lì a parlare ad alta voce.
- Heike è
fantastico! Fantastico! Com'è successo?! Quand'è
successo?! Stanno tutti bene?! -
- Stanotte credo
– rispose eccitata – non lo so, so solo che mi sono
svegliata poco fa e li ho trovati nella cuccia! -
- Quanti ne sono?! -
- Ne ho contati sette,
ma non riesco a vedere bene dentro –
- Bill esci dalla mia
camera cazzo! - gridò il fratello lanciando un cuscino per
terra.
- Tomi sono nati! -
gli disse nuovamente saltellando nella sua direzione.
- Sono le sette del
mattino porca troia, esci! - gridò ancora.
- Sono le sette?
Davvero? - chiese perplesso, per poi guardare l'orologio del cellulare.
- Sì Bill,
scusami se ti ho svegliato! -
- No non... -
- E' che mi sei venuto
subito in mente tu – lo interruppe lei.
Bill
deglutì uscendo cautamente dalla stanza del fratello e
tornando verso la sua.
- Hai fatto bene a
chiamarmi – rispose allegro – davvero, sono
felicissimo -
- Beh, ecco, se volete
passare oggi pomeriggio sarò a casa -
- Davvero? -
- Certo, devi vederli
sono piccolissimi e bianchissimi -
- E fantastico non
vedo l'ora di vedert... vederli – balbettò
sedendosi sul letto.
Heike rise con troppo
entusiasmo probabilmente, perché la risata finì
con un sospiro – Ci vediamo oggi pomeriggio allora, Greta ha
l'indirizzo -
- Perfetto! -
- Ciao Bill! -
- Ciao... -
Chiuse la chiamata e
sentì i passi dei cani sul parquet che probabilmente
avendolo sentito parlare erano accorsi a dare il buongiorno al loro
padrone.
- Ciao! - li
salutò lui prendendoli e posandoli sul letto –
Diventerete zii, vi rendete conto?! -
____
- Devi vedere Bill, ha
una casa pazzesca! – Greta infilata tra i sedili anteriori
fissava l'orecchio di Bill mentre notava una certa ansia nell'amico,
implicata probabilmente dal fatto che avrebbe visto Heike.
Tom guidava in
silenzio verso la meta, quella mattina si era svegliato male, a causa
del fratello.
Infatti quando la
ragazza era entrata in casa loro aveva allegramente assistito ad una
delle loro più famose scene da litigio di tutti i tempi.
Erano fronte contro fronte a guardarsi malissimo, mentre uno cercava di
spingere l'altro. Sembravano due lottatori di sumo. La maggior parte
delle volte però non vinceva nessuno dei due,
perché poi iniziavano a ridere e finiva tutto in allegri
momenti da bravi fratelli, però era sempre divertente
vederli litigare, specialmente per la fantasia unica che avevano
nell'insultarsi a vicenda; erano veramente creativi, e lei imparava
sempre nuove parolacce.
- Dove devo andare? -
chiese monocorde verso Greta.
- Di là,
gira a destra, siamo arrivati -
- E' questa?! - chiese
Bill indicando la prima villa che vide.
- No –
scosse la testa Greta.
- Questa? - indicando
la seconda.
- No -
- Questa? -
- No, è
quella in fondo – sbuffò Greta dando anche
l'ultima indicazione al ragazzo.
Tom fece gli ultimi
metri accelerando per poi frenare di colpo e rischiare di ritrovarsi la
ragazza seduta tra lui e il fratello.
- Io voglio essere
fatta tipo santa – commentò lei dopo essere
tornata con il sedere sul sedile, dopo la frenata.
- Ti avevo detto di
mettere la cintura – rispose Tom piccato togliendosi la sua
cintura di sicurezza ed uscendo dalla macchina.
La bionda lo
imitò, seguita da Bill. Mentre Tom era intento a tirare
fuori Hugo, Greta suonò il campanello, con Bill che
attendeva dietro di lei con le braccia conserte e lo sguardo perso nel
nulla. Poco dopo vide Heike che arrivava in giardino e
camminava verso il portone per aprirlo.
- Greta! - la
salutò abbracciandola.
- Ciao Heike! - le
chiese lasciandola mentre salutava anche Tom con un leggero abbraccio
per poi dare una carezza sulla testa del cane.
Bill era rimasto
indietro, a bocca aperta fissando la casa imbambolato – Tu
abiti qui?! - chiese indicando la villa mentre Heike gli si avvicinava.
- Sì abito
qui, è abbastanza grande il mio giardino per i cuccioli?! -
chiese divertita.
- Io non ho nulla da
dire – ammise Tom alzando le mani mentre Hugo al guinzaglio
puntava verso la casa.
- E' gigantesco... -
annuì anche Bill sorpreso.
- Ci sono anche i nani
dietro! - annuì lei ironica mentre Bill per la prima
effettiva volta si soffermava a guardarla, a guardarla negli occhi.
Ebbe una sensazione
strana, e piacevole allo stesso tempo, a cui non seppe dare nessun tipo
di definizione. Erano di un verde scuro, e la prima cosa di cui si rese
conto fu che non erano truccati, cosa che lo stupì per un
attimo, prima di soffermarsi a vederli socchiusi in un sorriso, mentre
lo guardava. Aveva sempre creduto, ci aveva sempre sperato, che quel
momento sarebbe arrivato anche per lui, ed ora che probabilmente si
trovava di fronte ad una persona che poteva piacerli, non sapeva che
fare.
Di solito era sempre
padrone dei suoi atteggiamenti, abituato a doversi saper comportare con
chiunque, ma quello succedeva nell'altra vita, nell'altro Bill, nel
Bill dei Tokio Hotel. In quell'istante era solo Bill, vent'anni, una
borsa di Gucci in mano e il fratello e la sua migliore amica al suo
fianco. Ora in quel giardino, davanti ad una ragazza con i capelli
rossi sciolti su una spalla non sapeva che fare, e il cervello non
voleva assolutamente collaborare.
- Scusa –
mormorò imbarazzato abbassandosi per abbracciarla.
Appena si toccarono
successe un altro imprevisto; Heike gli aveva posato una mano sulla
spalla, e lo stesso aveva fatto lui su quella della ragazza. Entrambi
sentirono distintamente la scossa alla mano, tanto che la ritrassero
subito di scatto.
- Mi hai dato la
scossa – esclamò Bill incredulo.
- Anche tu –
rispose tranquilla la ragazza poggiando di nuovo la mano sulla spalla
ed avvicinandosi per salutarlo. Lui fece lo stesso, rimanendo
perplesso. Non era la prima volta che succedeva, ed era impossibile che
lei non se ne fosse accorta quando era svenuto. Bill fissò
Tom scuotendo la testa con la bocca aperta, mentre lui faceva cadere le
spalle ed alzava gli occhi al cielo. Di fronte a loro le due ragazze
avevano cominciato a camminare davanti facendo strada verso la porta di
casa.
- Che succede? -
berciò Tom mentre il cane lo tirava.
- Mi piace -
- L'avevo capito -
- Ho il cervello in
black out Tomi, e lo sai che vuol dire? -
- Che dirai tante
cazzate... -
- Esatto! - rispose
lui preoccupatissimo mentre entravano dentro casa; non fece molto caso
all'arredamento perché Heike si girò a parlargli.
- Allora –
disse allegra la ragazza - la cuccia si trova dietro, se vedete un
pazzo con lo skate qui intorno è mio fratello, non
preoccupatevi –
- C'è anche
Axel? - chiese Greta sgranando gli occhi preoccupata.
- Sì ma gli
ho detto di levarsi dalle palle -
- Chi è
Axel? - le sussurrò Tom ad un orecchio.
- Il fratello di Heike
– rispose la bionda come se fosse ovvio.
- Se vuoi puoi
levargli il guinzaglio – disse Greta a Tom che
eseguì notando una certa agitazione nel proprio cane.
- Dici che sente
l'odore dei figli? - chiese lui perplesso.
- Non lo so, e se non
gli somigliano? - rispose Greta.
- Sarà un
duro colpo per lui – ammise tristemente.
Hugo scappò
dal gruppetto precedendoli verso il retro della casa che infatti lo
seguirono curiosi. Appena arrivarono anche loro videro lo spettacolo
più bello del mondo. Hugo e Diana si trovavano fuori dalla
cuccia a leccarsi e farsi le feste mentre tante palle minuscole si
muovevano a tentoni su un cuscino a fiori stinto con a fianco un
ragazzo piegato ad osservare la scena.
- Ax, che stai
facendo? -
- Diana voleva il suo
cuscino -
- E' un cane, non
può fare richieste -
- L'ho letto nei suoi
occhi! - sorrise il ragazzo alzandosi e tenendo una mano verso gli
sconosciuti.
- Piacere Axel
– disse cortese prima verso Bill e poi verso Tom che
risposero presentandosi a loro volta. Dopodiché si
girò verso Greta e spalancò le braccia
– Greta, oh Greta! - disse teatralmente, abbracciandola,
mentre lei rimaneva immobile con lo sguardo fisso davanti a lei, non
sapendo quale delle mille facce di disappunto aveva tirato fuori Tom.
- Come stai? - le
chiese dolcemente mentre lei cercava il ragazzo con gli occhi, non
trovandolo.
- Bene bene
– si girò e vide che il trio si era accovacciato
per guardare i cuccioli, mentre lei era rimasta in balia di Axel.
- Tutto a posto
quindi? - chiese una seconda volta indicando Tom con lo sguardo.
- Sì, tutto
ok – rise Greis più tranquilla abbassando gli
occhi..
Si girò e
si accovacciò anche lei, per vedere i cuccioli. Erano
minuscoli e bianchi, con gli occhi chiusi.
- Sono bellissimi
– disse Bill quasi commosso accarezzandone uno con il dito.
- Già, sono
proprio i figli di Hugo – commentò Tom orgoglioso.
- Che piccoli che sono
-
- Sì e poi
sono sette, cioè non so come ha fatto! -
- Non dovrebbe andare
dal veterinario?! - chiese Greta
- Sì devo
portarla ed anche questi batuffolini! -
- Sono bellissimi
– disse ancora Bill preso da una sorta di paralisi facciale,
mentre Tom si era alzato in piedi e si era acceso una sigaretta
avvicinandosi verso Axel che era poco più lontano a
sistemare la pompa del giardino dietro la cuccia di Diana.
Greta assistette alla
scena con gli occhi sgranati, alzandosi anche lei a sua volta e
seguendo il ragazzo.
- Vai con lo skate
quindi? -
- Andavo, mi sono
rotto tutto quello che potevo rompermi -
- Anche io –
ammise Tom aspirando un po' di fumo.
- Che ti sei rotto? -
chiese Axel curioso mentre Greta si avvicina con un sorriso smagliante,
prendendo Tom sottobraccio – Di che parlate? -
- Di ossa rotte -
- Interessante -
- Intendevo che anche
io ci andavo, in realtà non mi sono rotto niente –
continuò Tom verso Axel – solo qualche slogatura,
non ho avuto tempo di rompermi le ossa -
- Oh, beh,
c'è sempre tempo per quello... - rispose lui nascondendo
dietro un sorriso un ghigno strano.
- In che senso? -
chiese Tom abbozzando un sorrisino e socchiudendo gli occhi,
mentre Greta poteva cogliere perfettamente il tono da “ti
faccio il culo stronzo” che il ragazzo aveva magistralmente
nascosto dietro al sorriso.
Axel non fece in tempo
a rispondere che sentirono la voce di Heike dietro di loro - CHI VUOLE
DA BERE?! - i tre si girarono di colpo, e la videro andare verso la
porta finestra del retro seguita da Bill.
- Io no, sto andando
via – gli rispose il fratello, mentre lei annuiva ed entrava
dentro casa e Axel lasciava Tom e Greta salutandoli con un
cenno del capo.
Bill nel frattempo
cercava davvero di dire qualcosa di intelligente, ma non gli venivano
proprio delle frasi di senso compiuto. Per cui decise di calmarsi
interiormente perché lui che non sapeva cosa dire era
alquanto assurdo. Si guardò intorno cercando spunti di
conversazione, se non che cadde nell'ovvio e nel banale pur di dire
qualcosa.
- Cavolo Heike questa
casa è fantastica anche dentro... -
- Sai non mi aspettavo
che uno come te si meravigliasse -
- Uno come me?! -
- Uno abituato a
vedere posti così ogni giorno, o no?! -
- Sì...
però mi sembrava carino dirtelo – sorrise
dolcemente.
- Non ti devi
disturbare, non gli do molta importanza, per me sono solo cose... -
- Saranno anche solo
ed esclusivamente cose, però sono cose belle -
- Sì
– ammise lei aprendo il frigo – saranno anche belle
ma potrei farne a meno -
- Questo è
il classico discorso che fa una persona che è cresciuta in
mezzo alle cose belle -
- Ah sì? -
domandò la ragazza curiosa, sorridendo.
- Sì
– annuì lui sedendosi su una sedia dall'altro lato
del bancone della cucina – io non sono mai stato povero,
però non sono cresciuto nel lusso, ora la vedo la
differenza... -
- Però
adesso se tornassi indietro e non avessi più il lusso come
ti sentiresti?! - chiese la ragazza posando quattro bottiglie di birra
davanti a lui ed occhieggiandolo con quel tocco di malizia che Bill si
soffermò a guardare, prima di risponderle.
- Malissimo credo
– disse serio, per poi scoppiare a ridere .
- Quindi tu che sei
cresciuto nella normalità non ne potresti più
fare a meno, ed io che ci sono cresciuta dentro, potrei farlo... -
rispose pensierosa – è una cosa che fa riflettere!
-
- Potremmo anche
farlo, ma aprimi prima la birra – Bill indicò il
tappo mentre Heike già munita di cavatappi aveva aperto le
altre.
- A lei -
- Grazie -
- Dai, torniamo fuori -
____
Tom si guardava
intorno in quel giardino immenso, vedeva tanto verde intorno a lui ed
anche Greta che controllava qualcosa sul cellulare. Si passò
una mano sulla testa tornando a guardare i cuccioli di Hugo sul cuscino
stinto su cui erano posati. Gli sembrava così strano che
anche il suo cane una volta era stato così
piccolo, ed ora era lì, che gli arrivava al
ginocchio e riusciva a trascinarlo per metri senza che lui se ne
accorgesse. Mentre era accovacciato a guardare i cagnolini,
probabilmente data la carica di nervosismo che aveva in corpo, si
soffermò a ripensare alle poche frasi che aveva scambiato
con il fratello di Heike; soprattutto si trovò a pensare che
Greta appena aveva saputo che c'era anche lui, si era irrigidita, senza
contare quella confidenza che avevano che non capiva da dove fosse
venuta fuori. Si alzò di scatto e si girò verso
la ragazza, dietro di lui, intenta a cercare qualcosa nella sua borsa.
- Che cazzo vuole
quello da te? -
- Come? -
deglutì Greta facendo finta di niente, mentre la parte con
le monete del portafoglio si apriva rovinosamente nella borsa.
- Che vuole?
“Greta Oh Greta” cos'è questa
confidenza?! - chiese stizzito, avvicinandosi.
- Tom, rilassati
– le rispose accovacciandosi e poggiando la borsa sul prato,
per sistemare il problema delle monete – non è
successo niente -
- Non mi piace, ti ha
guardato troppo -
- Mi ha guardato
troppo? - chiese lei perplessa alzando lo sguardo verso di lui, che si
era accovacciato vicino a lei - Tom ti prego non fare il pazzo esaurito
con le manie di persecuzione -
- Come mai questa
confidenza? -
- Sono solo stata una
sera qui a cena, lo sapevi! -
Tom serrò
le labbra spiazzato - Lo tengo d'occhio comunque -
- Sì
sì – lo liquidò chiudendo la zip del
portafoglio e buttandolo nella borsa - va bene -
- Poi ha sentito che
ha detto?! - continuò lui alzandosi.
Greta non riusciva a
capire il motivo di tanto nervosismo; o meglio, lo riusciva a capire e
lo sapeva in cuor suo che avrebbe reagito così alla visione
di un essere di sesso maschile che non conosceva, ma fondamentalmente
in quei cinque minuti passati a meno di due metri di distanza non era
successo niente di compromettente con Axel, a parte quel saluto troppo
confidenziale.
- Cosa ha detto? -
- Il fatto delle ossa
rotte -
- Quindi?! - rispose
alzando le spalle, senza capire.
- Tu non lo puoi
sapere, sei una femmina, ma noi uomini ci capiamo... -
- Vi capite su cosa?!
- chiese ancora più perplessa.
- Quella frase era a
doppio senso... -
- Tom tu sei solo
nervoso perché ti sei svegliato con il culo scoperto
stamattina, rilassati per favore -
- Te lo dico io
– continuò seguendola mentre si avvicinava alla
porta finestra del retro della casa.
- Va bene, lo dici tu -
- E poi voleva
sfidarmi, forse dovrei accettare la sfida -
- Split ti prego... -
la ragazza si girò trovandoselo davanti. Alzò lo
sguardo e chiuse gli occhi prendendo un sospiro.
- Voleva farlo! -
rispose impuntandosi – C'era competizione! -
- Ma competizione su
cosa? -
- Non lo so Greis, ma
c'era! -
La ragazza scosse la
testa e si girò di nuovo, subito affiancata da lui.
- Eccoli, prenditi una
birra e stai a cuccia – indicò Heike che
usciva di nuovo fuori casa seguita da Bill che li guardò e
sorrise a trentadue denti come un bambino.
- Vedi tuo fratello
com'è felice oggi?! -
- Il fatto che lui sia
felice non implica che anche io lo sia -
- Immaginavo -
- Tutte quelle cazzate
sui gemelli omozigoti dovremmo smetterle di raccontarle in giro -
- EHI, VI MUOVETE VOI
DUE?! - gridò Bill dall'altro lato del giardino
sbracciandosi.
Greta prese Tom per un
braccio, facendolo voltare – Split, ti prego, lo sai
quant'è importante per tuo fratello... -
- Lo so –
rispose lui serio – sento le sue vibrazioni di
felicità, ma le sto combattendo -
- Ecco, cerca di non
fare l'orso, per favore -
Lui non rispose, si
limitò a spostare lo sguardo dagli occhi di Greta.
- Ti prego, - sorrise
lei mettendogli una mano dietro al collo – fai il bravo
bambino? Solo per me? -
Ci pensò un
po' su e poi annuì - Va bene –
Greta si
alzò sulle punte e gli dette un bacio sulle labbra che lui
ricambiò con poco entusiasmo.
Arrivarono in una
costruzione di legno vicino alla piscina, dove sotto all'ombra del
legno Heike e Bill si erano già seduti e stavano ridendo
rumorosamente.
- Che caldo che fa
oggi! - esclamò Greta sedendosi vicino ad Heike dopo aver
preso una birra dal tavolo.
- Greis, ti sei
scordata di dirmi una cosa importantissima – la
rimproverò Bill, mentre il gemello si era scolato mezza
bottiglia ancora prima di sedersi sulla sedia.
- Cosa? -
- Non mi hai detto che
Heike mi aveva disegnato -
- A proposito
– si intromise la rossa mettendole una mano sul braccio
– grazie per la figura di merda! - le disse scoppiando a
ridere.
- No perché
lei mi ha detto che tu me l'avevi detto ma non sapevo di cosa stava
parlando! - rise il cantante.
- Oddio! - rispose la
bionda imbarazzata – Scusa Heike davvero, me ne sono
completamente dimenticata! -
- Non ti preoccupare,
tanto immaginavo già la figuraccia! -
- Sicuramente
sarà fighissimo! -
- A proposito della
figaggine del fumetto – rise Heike – devo dirvi una
cosa, riguarda anche voi perché non sarò a casa
dalla prossima settimana e se volete venire a vedere i cuccioli
dovrò lasciarvi in balia di mio fratello -
- Che succede? -
chiese Greta preoccupata. Più per il fatto che sarebbe
rimasto Axel che per altro.
- Ti ricordi quando ti
avevo detto che stavo aspettando che mi approvassero il progetto!? -
chiese eccitata verso la ragazza.
- Sì -
- Ecco, l'hanno fatto,
e devo partire settimana prossima! -
- E' fantastico! -
sorrise Bill.
- Congratulazioni
– mormorò Tom finendo la birra.
- E' bellissimo Heike,
davvero! -
- Ovviamente
è merito mio no!? - urlò Bill facendo girare
tutti verso di lui.
- Beh, non proprio
– sorrise incerta la rossa. Lui tornò serio di
colpo girandosi verso il gemello per cercare
complicità ma lui lo stava guardando seriamente
scuotendo impercettibilmente la testa.
- Quindi –
chiese Greta – dove te ne vai? -
- Lontanissimo, non
posso crederci neanche io -
- Dove? - chiese Tom
curioso, resuscitando dalla bottiglia di birra.
- Pasadena! Sono
emozionatissima! -
- Cavolo...
Pasadena... - rispose Bill guardandosi intorno per carpire gli sguardi
degli altri due; soprattutto per capire se era l'unico a non sapere
dove fosse Pasadena.
- Davvero? Non ho la
minima idea di dove sia! - rispose Greis con candore dopo aver visto lo
sguardo spaesato dell'amico.
- California
– rispose un Tom monocorde, facendo voltare il gemello e la
ragazza verso di lui – Non avete mai sentito Pasadena,
California?! -
- No – disse
Bill girandosi poi verso Heike per cercare conferma – E' in
California?! -
- Sì
– rise lei – Vicino Los Angeles -
Greta
guardò Tom con un misto di orgoglio, era così
contenta quando diceva cose intelligenti, senza però
rendersi conto che Heike aveva appena pronunciato la parola Los
Angeles. Los Angeles, quella dove sarebbero dovuti andare loro tre da
lì a poco.
Subito dopo, Bill
sgranò gli occhi e spalancò la bocca incredulo
– Oddio! Noi staremo due settimane a Los Angeles -
Greta e Tom si
guardarono perplessi mentre Bill dimostrava la sua felicità
con un po' troppo trasporto.
- Eh? - chiese Heike
– Seriamente? -
- Sì, oddio
è stranissima questa cosa! -
- Che coincidenza! -
annuì Greta abbozzando un sorrisetto.
- E' assolutamente
fantastico ed anche allucinante, però sì... Bill
ha trovato una casa a Laguna Beach, direttamente sulla spiaggia
– rispose Tom fintamente felice dando una pacca sulla spalla
a Bill così forte che per poco non sbatteva al tavolo di
fronte.
- Sì l'ho
trovata io – ammise sornione.
- Io sono felicissima
perché ho trovato casa proprio stamattina, e non vedo l'ora
di iniziare a lavorare alle altre tavole, davvero è stato
inaspettato! -
- Te lo meriti, hai
fatto un gran bel lavoro! -
- Allora brindiamo a
L.A. - esclamò Tom alzando la bottiglia di vetro vuota.
- A L.A., ad Heike al
fumetto ed a me che ci sono dentro – continuò Bill
precisando.
Brindarono tutti un po' perplessi, eccetto Tom che si era perso a
guardare nella sua bottiglia vuota.
- E voi
come mai Los Angeles? -
- Vacanza -
- Sì,
abbiamo bisogno di una pausa -
- Beh, vi divertirete
sicuramente -
- E poi c'è
Tomi che ci farà vedere quant'è bravo ad andare
sul surf! - commentò Greta ridendo, dato che aveva saputo di
episodi non proprio felici quando il ragazzo aveva provato una volta
qualche anno prima.
- Guarda che sono
bravissimo! -
- E' vero Greis,
nonostante abbia il baricentro spostato -
- Tu non parlare! -
rise Tom.
- Già tu
non parlare – annuì Greta per poi girarsi verso
Heike – Bill cade da fermo! -
- Per una volta che
è successo! -
- Una volta?! -
Heike
scoppiò a ridere per poi sorseggiare un po' di birra
– Ma è fantastico, fammi vedere! -
- No a comando non ce
la fa – disse Tom, più rilassato –
solitamente succede quando fa più cose insieme -
- La smettete di
prendermi in giro!? -
- Oggi è
mercoledì, è il giorno della rivincita -
- Da quando? -
- Da adesso
– annuì la bionda sicura.
- Heike non
è vero, dicono così perché sono
invidiosi - si giustificò Bill.
- Di cosa esattamente?
- chiese la ragazza perplessa.
Lui alzò le
spalle e si indicò con le mani – Mi pare logico
no? -
- Cosa? -
Tom e Greta
scoppiarono a ridere mentre Heike lo guardava con un sorrisetto incerto
per cercare di capire a cosa si riferisse.
- Non ti ci mettere
anche tu! - rise indicandola – Tre contro uno è
ingiusto! -
- Povero Bibs
– scosse la testa Greta – incompreso da tutti -
- E' vero! -
annuì lui verso Heike – sono quello maltrattato
perché sono il più piccolo! -
- Davvero? -
- Sì, il
più piccolo e il più preso in giro... - rispose
incrociando le braccia.
- Non gli credere! Gli
piace fare la reginetta del melodramma! -
Heike socchiuse gli
occhi e scoppiò a ridere, mentre Bill rispondeva offeso a
Greta e Tom rideva. Era piacevole quella situazione.
Non aveva un gruppo di
amici da diverso tempo, ed ormai si era abituata a convivere con se
stessa, che non si ricordava più cosa volesse dire ridere
insieme ad altre persone. Probabilmente non risultava simpatica
però aveva bisogno di tempo prima di aprirsi con una persona.
Sperava solo di averne
abbastanza per farlo.
Guardava
tutti quegli articoli sui Tokio Hotel e non le sembrava vero che i suoi
amici fossero diventati famosi in così poco tempo,
così tanto famosi. Comparivano ovunque, in TV, in radio, sui
giornali, erano il caso dell'anno. E lei più li guardava,
più era orgogliosa, ma al contempo più passava il
tempo più non li riconosceva. Non sapeva quando Bill si era
comprato quella determinata maglia o quando Tom aveva deciso di
cominciare a mettersi i cappelli. Li sentiva sempre meno, e loro erano
sempre più impegnati.
Un
giorno mentre era alla solita fermata ad aspettare il solito autobus
che l'avrebbe portata a scuola, vide due ragazze arrivare ridendo
all'interno della casetta di legno in cui era seduta. Greta si strinse
nelle spalle alzando il volume della musica nelle cuffie; stava
ascoltando Gegen meinen Willen e non poteva sentire quello che le
ragazze dicevano, ma non l'aveva mai viste prima d'ora da quelle parti,
e le parve strano.
Si
sentì chiamare da un braccio e si girò
togliendosi un auricolare e guardando una delle due –
Sì? - chiese infastidita.
-
Anche tu sei una fan? -
-
Una fan? - chiese Greta stupita.
-
Dei Tokio Hotel! -
Greta
scosse la testa rimettendosi l'auricolare nell'orecchio – No,
non li conosco -
_____
Scusate
il ritardo ma questo capitolo mi ha dato del filo da torcere. Infatti
lo odio, non mi piace per niente; eccetto la prima parte del grande e
sexy Tom-stripper. XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perché adesso danno i
punti sulle recensioni, quindi spero siate un pochino più
attive nei commenti!
Baci baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Siebzehn. I part. ***
Questo
è un capitolo Split&Greis only, ho dovuto dividere
quello
dell'America in due parti, perché era incredibilmente lungo,
così la
prima parte è dedicata esclusivamente a loro due.
17.
I Parte.
-
Hai sentito i ragazzi? -
Greta
alzò lo sguardo dal piatto mentre giocherellava con
l'insalata, fissando il padre negli occhi mentre mandava giù
qualche sorso di birra.
Scosse
la testa tristemente – Non hanno tempo -
-
Neanche per una telefonata?! - chiese l'uomo ridacchiando.
-
Papi non ridere – rispose dispiaciuta – sono
impegnati, non hanno tempo per chiamarmi -
-
Certo certo – riprese lui annuendo – le rockstars
dimenticano come si usa un telefono -
-
Dai, non ti ci mettere anche tu per favore! - esclamò la
ragazza lasciando cadere definitivamente la forchetta vicino al piatto.
-
Scusami piccola, non pensavo che fossi così suscettibile
sull'argomento-
-
Lo sai che lo sono quando si tratta di loro -
-
Beh visto che ti sei fatta dei nuovi amici pensavo ti fosse passata
– rispose dolcemente facendole l'occhiolino mentre guardava
fuori dalla finestra della cucina, continuando a ridacchiare.
Greta
scosse la testa impercettibilmente girandosi a guardare dove stava
guardando suo padre, per poi notare una testa nera che si abbassava
velocemente da fuori alla finestra.
-
C'è qualcuno! - gridò la ragazza alzandosi e
andando verso la porta del retro della casa, mentre il padre scoppiava
a ridere dell'espressione della figlia. Non fece in tempo ad aprire la
porta che Bill le gridò in faccia completamente coperto di
neve.
-
AHHH! -
-
Oddio! - disse lei colta di sorpresa – ODDIO! BILL! -
I
due si abbracciarono ridendo e saltellando come due coniglietti
pasquali.
-
Quando... come? -
-
Siamo qui di nascosto se ci scoprono ci fanno la pelle, ma non importa,
quanto mi sei mancata! -
-
Bill! - sospirò lei affondando il viso nella sua giacca, e
nonostante facesse freddissimo stava incredibilmente bene.
-
Ehi, qui c'è n'è anche un altro da salutare! -
Greta
lasciò piano Bill e si girò di spalle, era in
calzini in mezzo alla neve, ma non le importava molto in quel momento.
-
Allora? - disse di nuovo Tom allargando le braccia – Che
aspettiamo? -
-
Vieni qui che sono solo con le calze! -
Tom
sorrise e saltellò in mezzo alla neve facendo ridere la
ragazza. Era sempre più bella, quello poteva notarlo ogni
volta di più.
-
Cretino! Come al solito! - gli sussurrò prima di finire
dritta contro le sue braccia.
- Hai preso tutto? -
gridò dal fondo delle scale, mentre Bill cercava di
trasportare giù la sua valigia da 40 Kg.
- Non lo so Greis, ho
dovuto far entrare tutto in una sola valigia, ed ho dei brutti
presentimenti -
- Tipo? - chiese la
bionda vedendo che se non lo aiutava sarebbe caduto sommerso dal peso
del suo bagaglio.
- Non lo so, e se mi
servissero le giacche di pelle? Intendo tutte le giacche di pelle...
tutte Greis, come faccio? -
- Ma andiamo a Los
Angeles ci saranno 30° all'ombra -
- Ma non puoi mai
sapere! Metti caso c'è una tempesta di neve! -
- A giugno? -
- Il clima sta
impazzendo Greis – gli rispose lui preoccupato mentre lei si
avvicinava e prendeva la valigia dall'altro lato sollevandola
– il buco nell'ozono si allarga, il riscaldamento del pianeta
è una cosa seria -
- Smetti di usare la
lacca allora! - lo imbeccò lei.
- Ma la mia lacca
è... - posò la valigia a terra con il fiatone
– ecologica! -
- Quante giacche hai
portato quindi? -
- Solo due! - rispose
mettendosi un dito tra le labbra – E' stata durissima
scegliere -
- E le scarpe? -
chiese la ragazza stuzzicandolo.
- Le scarpe
– piagnucolò – lasciamo perdere per
favore! -
- Dov'è tuo
fratello? - gli chiese ridendo.
- TOM! -
gridò il ragazzo – DOVE SEI? -
- UN ATTIMO! -
sentirono gridare dal piano di sopra.
- TOM PERDIAMO
L'AEREO! - urlò in risposta Greta.
- ARRIVO! -
- Devo finire di
chiudere le finestre -
- Le hai chiuse sopra?
-
- Credo di
sì... -
- Credi? -
- Sì le ho
chiuse! - rispose sicuro.
- Ok, hai preso il
passaporto -
- Sì -
- Tu ce l'hai i
biglietti? - le chiese Bill.
- ODDIO! -
urlò Greta mettendosi una mano sulla fronte sgranando gli
occhi.
- Oddio cosa? - chiese
Tom scendendo le scale con la sua valigia guardandolo preoccupata.
- Ecco lo sapevo che
te li saresti persa! Tomi, Greta si è scordata i biglietti -
- Come ti
sei scordata i biglietti? - domandò ansioso il ragazzo
arrivandole davanti.
- Malfidenti che
siete... - scosse lei la testa – Andiamo dai che perdiamo
l'aereo... -
- Ce li hai o no i
biglietti? - chiese Bill nervoso.
- Sì che ce
li ho! -
- Ok, Tom chiudi le
finestre io... io vado nel taxi... -
Greta lo
guardò prendere la sua borsa ed uscire fuori di casa
lasciandoli da soli a guardarsi con le valigie davanti alle scale.
Alzarono all'unisono
gli occhi al cielo – Io chiudo le finestre tu porta il
cadavere che c'è nella valigia di Bill nel taxi... -
Tom sbuffò
prendendo la valigia del fratello e la sua trascinandole fuori, mentre
la ragazza si preoccupò di chiudere tutta la casa.
Un'ora dopo erano
riusciti miracolosamente a salire sull'aereo; avrebbero dovuto fare un
cambio prima di arrivare a Los Angeles e lei già sapeva che
avrebbe avuto di che annoiarsi, specialmente perché era
convinta che i gemelli si sarebbero addormentati e lei sarebbe rimasta
a fissare il sedile di fronte. Arrivati a Parigi e fatto il cambio, ben
undici fantastiche ore di veglia la aspettavano. Più che
altro perché non riusciva mai a dormire sull'aereo, ci
provava ma anche se era stanca si trovava scomoda. Erano partiti da
un'ora e Tom già era crollato con l'iPod a massimo volume
nelle orecchie, meglio così, diventata particolarmente
ansioso sugli aerei. Bill invece - con i suoi nuovi occhiali da vista
– faceva il cruciverba alla fine di un giornale che era
riuscito a comprare in aeroporto, tutto concentrato.
- La capitale del
Perù? - chiese scuotendo la testa.
- Lima –
mormorò Greta.
- Cazzo in geografia
ho sempre fatto schifo... - rispose scrivendo il nome nelle caselline.
- Strano, eppure hai
visto mezzo mondo... -
- A malapena mi
ricordo dove abito... -
Greta rise sbirciando
sul suo giornale – Fai la quindici verticale... -
- Ha scritto la
critica della ragion pura... Kant, facile -
- Ventisei orizzontale
-
- Bevanda con
bollicine... facile... re-d-b-u-ll, no non ci entra... co-ca-co-la,
neanche... ah, gassata... ok, sono un treno... quindici orizzontale, si
cambia traslocando, casa, oddio non mi scrive la penna... -
- Beh, visto che sei
bravo da solo io mi guardo una decina di film, dammi il portatile -
- Il bello
addormentato l'ha messo sopra le nostre teste –
sussurrò monocorde.
- Ed io come faccio a
prenderlo? -
- Scavalcalo
– rispose continuando a non spostare lo sguardo dal giornale
– oppure chiama la tipa -
- L'hostess? -
- Sì, la
tipa -
Greis si tolse la
cintura e si alzò guardando da un lato all'altro dell'aereo,
ma delle hostess nessuna traccia. Dopo diverse operazioni di manovra,
dato che Tom si era spalmato letteralmente contro il sedile,
riuscì a recuperare il portatile ed a gustarsi ben quattro
film di fila. Bill ogni tanto la chiamava per chiederle qualche domanda
allucinante inerente al suo cruciverba, che alla fine riuscì
a terminare. Si addormentò anche lui mentre lei ormai sicura
che non avrebbe preso sonno, continuava a guardare film, che le
facevano anche abbastanza schifo, la collezione di Tom era pessima, ma
non trovava niente di meglio da fare.
Nel bel mezzo di un
cruentissimo film dove morivano tutti vide comparire “la
tipa” che le disse qualcosa che lei non sentì. Si
tolse le cuffie e la guardò perplessa.
- Come scusi? -
- Atterriamo tra
mezz'ora – le comunicò sorridente.
- Grazie! - rispose
Greta emettendo un sonoro sospiro di sollievo. Chiuse il portatile e lo
mise a posto, per poi guardare prima a destra e poi a sinistra, doveva
svegliarli.
Prese l'iPod di Tom e
lo spense, togliendogli le cuffie dalle orecchie e spingendolo per un
braccio – Split svegliati siamo arrivati -
Lui aprì un
occhio per poi richiuderlo – Non è vero
– mugugnò girandosi dall'altra parte.
- Sì che
è vero, tra mezz'ora – rispose la ragazza, ma lui
non dette cenni di vita.
- Tom hai dormito
undici ore! -
- Sonno – si
giustificò, e decise di lasciarlo un attimo perdere.
Si girò
verso Bill e lo guardò qualche istante, prima di decidere in
che modo svegliarlo.
- Bibs –
sussurrò scuotendogli un braccio – Svegliati
piccolo Bibs – cantilenò.
- Mhm... siamo
arrivati? -
- Manca mezz'ora... -
- Oddio meno male
– rispose aprendo gli occhi e guardando verso il gemello
– Ma è morto? -
- Morte apparente,
sì... -
- TOM! -
gridò verso il fratello.
- Che c'è?
- chiese stizzito girandosi – Ho sonno -
- Tom hai preso il
sonnifero – gli disse Bill serio.
- Sì -
rispose sembrando offeso.
- Che cosa hai preso?
- chiese Greta sorpresa.
- Due gocc... -
- Quante gocce? -
- Non mi ricor...
quat... fors – mugugnò a occhi chiusi.
- Si è
drogato di sonnifero? - domando Greta scioccata girandosi verso Bill
– Non finisce neanche le frasi Bill, non finisce le frasi! -
disse nel panico.
- TOM! - lo
chiamò ancora scuotendolo, ma lui non rispose.
- È
probabile Greis, ma niente panico, al massimo lo prendiamo io da un
lato e tu dall'altro... - disse serafico.
- Bill ma che stai
dicendo?! Deve svegliarsi! - rispose la ragazza continuando a scuoterlo
da un braccio – Tom cazzo apri gli occhi! -
- Ma perché
continui a svegliarmi? -
- Perché
DEVI svegliarti! -
- Greis stai calma,
come atterriamo vediamo in che condizioni è... -
- Va bene –
annuì lei appiccicandosi al sedile – Va bene, io
lo sapevo che succedeva qualcosa, io lo sapevo... io volevo rimanere a
casa -
- Greischen, facciamo
quell'esercizio che abbiamo visto in TV l'altro giorno? –
sorrise Bill – Inspira, espira, inspira, espira -
Greta lo
guardò ed iniziò a respirare prendendo grandi
respiri mentre la testa di Tom era crollata sulla sua spalla.
L'aereo
atterrò poco dopo e miracolosamente riuscirono a tirare su
il ragazzo e a farlo scendere. Riusciva a camminare da solo, ma era
meglio se qualcuno lo indirizzasse, perché probabilmente
camminava ad occhi chiusi ma nessuno lo vedeva perché aveva
gli occhiali da sole sul naso.
Il momento di prendere
le valigie fu poi particolarmente faticoso, visto che la ragazza in
balia del rullo e del cadavere nella valigia di Bill si era dovuta far
aiutare da qualcuno mentre l'amico teneva il fratello appoggiato contro
una colonna, per non farlo cadere a terra.
Sembravano
effettivamente un trio alquanto pittoresco; Greta teneva due valigie,
la sua borsa e quella di Bill con lo zaino di Tom sulle
spalle, mentre Bill aveva la sua valigia in un braccio e Tom nell'altro
che barcollava come se fosse ubriaco.
- Stiamo iniziando
decisamente malissimo Bill, decisamente malissimo! - disse con il
fiatone.
- Greta stai
tranquilla, andrà tutto bene – sorrise il cantante
uscendo finalmente dalle porte dell'aeroporto e poggiando di nuovo il
fratello contro il muro.
- Ho sonno –
disse di nuovo Tom, mentre Greta completamente sfinita, aveva iniziato
a scuoterlo come una bambola di pezza.
- Tom svegliati! -
- Sono
sveglio, ma non riesco a tenere gli occhi aperti! -
mormorò.
- Chiamo un taxi
– disse Bill allegro saltellando verso il marciapiede.
- Split sei un
disastro! -
- Greis scusa non
pensavo che due gocce in più facessero questo effetto
devastan... -
- E' già
tanto che riesci a parlare, quindi stai zitto che è meglio! -
Il ragazzo chiuse la
bocca ed appoggiò la testa contro il muro, mentre Bill
tornava saltellando seguito da un uomo – Abbiamo il taxi,
Greis metti le valigie, io prendo l'addormentato nel bosco -
- Che ne dici se tu
prendi le valigie e io prendo biancaneve? -
- Dai, provaci a
prenderlo – la sfidò – gli arrivi sotto
l'ascella come pensi di farlo?! -
- Non sono un pacco
postal... - provò a dire il chitarrista che nel frattempo
stava scivolando lentamente verso terra, Greta lo riprese al volo e si
accorse che no, non poteva riuscirci.
- Ok, va bene, tu
prendi cenerentola io aiuto con le valigie... -
- Bill mi sento
completamente rincogl... – gli disse il gemello appoggiandosi
alla sua spalla.
- Questo è
perché lo sei Tomi, ora ci sediamo nel taxi e dormi quanto
vuoi, ok? - rispose candidamente.
- Grazie al cielo -
Il tragitto
durò un'ora dall'aeroporto alla casa che aveva trovato Bill.
Tom si era bene o male ripreso, anche se si sentiva particolarmente
rincoglionito dal caldo e dal sonnifero e probabilmente anche dal fuso
orario.
La casa era
fantastica, proprio come voleva il cantante. Era tutta composta di
vetri finestre, a due piani, completamente arredata di bianco con dei
dettagli in giallo, come poltrone o vasi, sparsi per i vari ambienti.
Greta non poteva
credere ai suoi occhi, specialmente quando vide la piscina e si accorse
che da lì si poteva accedere direttamente sulla spiaggia.
Non le sembrava vero.
- Ringraziatemi -
Erano tutti e tre
fermi a fissare l'oceano di fronte a loro, con una sigaretta tra le
labbra e una sensazione stupenda in corpo.
- Grazie Bibs
– mormorò la ragazza abbracciandolo per un fianco
mentre lui indicava l'oceano – Questa vacanza sarà
epica! -
- Per quello che
l'abbiamo pagata sarà epica sì –
grugnì Tom aspirando altra nicotina.
- Vieni qui tu, sempre
a brontolare! - lo prese con l'altro braccio e rimasero per un po'
abbracciati a guardare l'oceano ed a sentire quell'odore di sale
spingersi nelle narici.
- IL PRIMO CHE ARRIVA
IN ACQUA VINCE! - gridò Bill lanciando la sigaretta per
terra iniziando a correre verso l'acqua seguito subito da Greta e poi
da Tom.
- Non vale! Avete le
gambe più lunghe! - gridò la ragazza cercando di
stargli dietro.
- Greis sei una
lumaca! -
- Corri Greis, un
morto vivente ti sta superando! - le gridò Bill ridendo un
bel pezzo davanti a lei; continuò a correre fino a quando
non li vide arrivare in acqua e cominciare a schizzarsi, mentre erano
completamente vestiti.
Si
fermò sulla sabbia mettendosi le mani sulle ginocchia,
cercando di riprendere fiato. Li guardò ridendo.
Era quello che stava
aspettando, sentire quelle risate spensierate nelle orecchie, senza
preoccupazioni, senza niente. Solo loro, e basta.
___
Greta
spalancò gli occhi nel buio completo della stanza per
rendersi conto che non era in camera sua e neanche nella camera di Tom.
Si ricordò subito dopo che erano a Los Angeles e
sospirò di sollievo. Era strano come a volte si svegliasse
convinta di trovarsi in un posto ed invece si trovava in un altro. Si
girò nel letto cercando il ragazzo, ma il posto vicino a lei
era vuoto. Erano li da soli due giorni e sentiva ancora parecchio il
fuso orario. Guardò l'orologio e si accorse che erano solo
le nove di mattina, dove poteva essere andato a finire così
presto? Si alzò sbadigliando e camminando ad occhi chiusi
verso il bagno; era così luminosa quella casa che appena
svegli dava fastidio agli occhi. Poco dopo scese le scale che portavano
al piano di sotto e vide Tom vicino alla piscina seduto su uno dei
divanetti bianchi con il portatile sulle gambe. Non si accorse di lei,
così andò in cucina e si preparò il
caffè dando a se stessa il tempo di riprendersi. Lo
versò in due tazze quando fu pronto, e lo portò
fuori.
- Buongiorno -
- Ehi... - Tom si
girò e le sorrise, mentre lei gli porgeva la tazza con il
caffè – Che stai facendo? - gli chiese sedendosi
vicino e poggiando il caffè per terra per farlo raffreddare.
- Stavo
rivedendo un po' di cose vecchie – gli disse abbracciandola
mentre con l'altra mano imitò la bionda e poggiò
la tazza sul legno.
- Ho detto buongiorno
– disse di nuovo lei guardandolo.
- Quindi? -
- Quindi voglio il mio
bacio del buongiorno -
Tom la
accontentò e tornò a guardare il portatile
sorridendo.
- Cosa esattamente? -
- Cercavo un po' di
ispirazione per scrivere... - rispose concentrato.
- Non ho mai capito
perché non ci metti mai il tuo nome quando scrivi
qualcosa... -
- Sono cose di Bill,
lui scrive io suono, non me la prendo mica se compare il suo nome
invece del mio, tanto i soldi arrivano sullo stesso conto –
sorrise compiaciuto.
- Per una questione di
orgoglio – rispose la bionda – a me piacerebbe
avere il mio nome sotto alla canzone che ho scritto -
- Quando ne scriverai
una farò in modo che ci sia il tuo nome -
- Grazie –
- Comunque, stavo
riguardando un po' di cose vecchie, e non mi ricordo se io e Bill ti
abbiamo mai detto una cosa... -
- Non penso, vi
dimenticate di dirmi le cose più stupide figurati le cose
importanti -
- Ok, allora...
diciamo che ci sono un po' di canzoni che ti abbiamo dedicato senza che
tu lo sapessi -
La ragazza si
alzò dal suo abbraccio fissandolo scioccata – Eh? -
- Eh Greis, ce ne sono
un po'... - rispose lui alzando le spalle – ma non potevo
dirtelo sennò lo capivi che c'era qualcosa di più
-
- Quali? Quante? -
- Compresa
Für immer jetz ce ne sono quattro -
- E le altre tre quali
sarebbero? -
- Sei sicura di
volerlo sapere? -
- Aspetta aspetta
– rispose mettendosi i capelli dietro le orecchie –
voi avete disseminato canzoni in tutti e tre gli album e non me l'avete
mai detto? -
- Già
– annuì fissando lo schermo del portatile.
- Astuti –
rispose compiaciuta tornando a posarsi sul suo petto.
- Ok, una penso che tu
te ne sia accorta, perché... -
- Der letzte tag
– rispose sicura incrociando le braccia.
- Ecco appunto -
- Me lo ricordo,
eravamo sul tetto di scuola l'ultimo giorno di lezioni... era il 2004? -
- Sì
– annuì Tom – una è quella -
- Ok, lo immaginavo,
ma non pensavo che me l'aveste dedicata -
- Non era proprio una
dedica precisa, però ci ricordava te... -
- Ti ricordi anche che
tuo fratello stava per cadere di sotto? -
- Sì con
quel pezzo ci ha scritto Spring Nicht... -
- Vedi Bill come
estrapola ogni cosa dalla vita vera! -
- Poi la seconda... -
continuò senza ascoltarla.
- Sempre di Schrei? -
- Sì... -
- Non lo so... mi
arrendo... -
- Ich bin nich' ich...
-
- NO! -
- Come no?! -
- No, la odio
quella... -
- Come la odi? -
- Fa schifo... -
- Non fa schifo! -
- Tom non vuol dire
che siccome sto di fronte a te devo dire che è bella, fa
schifo! -
- Ma come puoi dire
che fa schifo, al massimo dimmi che non ti piace! -
- Non mi piace... -
- Ed io adesso come mi
dovrei sentire? - chiese monocorde.
- Tom se queste cose
me le avessi dette tipo quattro anni fa ora magari avrei un'altra
opinione su quelle canzoni...-
- Se te lo avessi
detto quattro anni fa allora avrei sofferto molto di meno... -
- Non mi rinfacciare
la cosa come se fosse colpa mia! -
- Io non ti sto
rinfacciando niente, sono io che ho fatto quella scelta e non me ne
pento... eravamo troppo piccoli per stare insieme -
Greta
sospirò guardandolo – Ok, non è vero
che fa schifo... -
- Ma non ti piace... -
- Magari la ascolto di
nuovo, un paio di volte, non la sento da tanto... - rispose mormorando
sentendosi in colpa per quello che aveva detto.
Tom rise girandosi
tornando a riguardare il portatile.
- La terza... di
Zimmer però... -
- Fammi pensare
– lo interruppe mettendosi una mano sotto al mento
– Di Zimmer le mie preferite sono Nach dir kommt nicht... -
- No – disse
Tom.
- Stich ins
glück -
- No -
- Wir sterben niemals
aus... -
- Neanche quella -
- Non vuoi sapere
qual'è? -
- Aspetta prima ti
dico quella che odio! -
- Qual'è? -
chiese ridendo.
- Heilig, la odio! -
Lui scoppiò
a ridere mettendo subito la canzone sul computer.
- Bravo Tom
– si disse da solo – hai fatto proprio centro! -
- Bill l'ha dedicata
ad Isa, è così chiaro! -
La risata del ragazzo
infranse l'aria mentre Greta si era incantata a guardare per terra
ascoltando le parole della canzone.
- Sentì?
“Io credo in te”... bla bla bla... e tutte quelle
sdolcinerie del cazzo che si dicevano, è chiaramente per
Isa... -
- Non è per
Isa – rispose scuotendo la testa.
- Come no? -
- No, è per
te -
- Per me? -
esclamò la bionda incredula – Ma io odio questa
canzone! -
- A sto punto che me
ne frega, io te l'ho scritta se non ti piace fatti tuoi -
- Tu me l'hai scritta?
-
- Insieme a Bill
– si corresse subito.
- Cioè su
quattro canzoni due le odio, una mi ricorda Bill che tra un po' cadeva
di sotto e l'altra mi ricorda quando non volevi più
parlarmi... -
- Però con
Für immer jetz ti ho detto che ti amo -
- È vero! -
rispose lei sorridendo e prendendogli il viso con le mani –
Ed è stato romanticamente romanticissimo -
- La prima e l'ultima
volta! -
Si guardarono complici
e risero per poi sbattere le fronti uno contro l'altra.
- Uno di questi giorni
ti farai male -
- Tanto sbatto contro
il vuoto -
- Ah ah ah –
rispose lui ironico dandole altre tre piccole testate così
tanto per.
- BUONGIORNO! -
gridò Bill dalle scale con una mano davanti agli occhi
– SIETE VESTITI? -
- Sì Bill
– rispose Greta girandosi verso di lui – apri gli
occhietti -
Il ragazzo dalle scale
tolse la mano e li guardò dal vetro sospirando di sollievo
– Meno male, di prima mattina assistere a scene del genere
potrebbe traumatizzarmi -
- C'è il
caffè in cucina – rispose la bionda non
calcolandolo.
- Non c'è
niente di più bello che svegliarsi la mattina e sentirsi
dire “C'è il caffè in cucina”
ancora prima di “Quanto sei bello appena sveglio” -
esclamò fermandosi e stiracchiandosi tra la cucina e la
porta finestra aperta che dava sulla piscina, sbadigliando a gran voce.
Greta
scoppiò a ridere più per la scena che per quello
che aveva detto e lo vide saltellare verso la caraffa del
caffè.
- Bill ma Heilig non
l'avevi scritta per Isa? - gli chiese la ragazza alzandosi dal divano e
prendendo la tazza da terra.
- Io? - domando
incredulo recuperando una tazza dalla lavastoviglie – No,
perché? -
Greta si
girò a fissare Tom che rideva scuotendo la testa guardando
lo schermo del portatile.
- Pensavo di
sì... -
- Quella canzone l'ha
scritta tutta Tomi, io ho aggiunto qualche frase qua e là...
-
La ragazza si
girò completamente verso il ragazzo e alzò tutte
e due le sopracciglia con un espressione sorpresa in viso –
Come come come? - domandò tornando verso il divano
– Qualcuno qui dice le bugie... –
- Ok, va bene! -
ammise lui – L'ho scritta io in un momento di confusione
spirituale -
- Ed era per me? -
- Sì
– cantilenò lui chiudendo il portatile mentre Bill
li raggiungeva e si sedeva vicino al gemello.
- Certo che era per
te, è sempre stato un continuo Greta su e Greta
giù per ogni cosa, una rottura di cazzo incontenibile... -
La bionda scosse la
testa divertita e si sedette di fronte a loro bevendo qualche sorso di
caffè.
- Già lo
sa, non c'è bisogno di dirglielo di nuovo -
- Ed ogni volta che
trombava con qualche tipa, veniva da me con i sensi di colpa galoppanti
– continuò Bill, particolarmente propenso nello
sputtanamento del fratello quella mattina.
- Ma la smetti?! -
rise dandogli un pizzicotto sulla pancia.
Bill
scoppiò a ridere mentre Greta li continuava ad osservare -
“Ma secondo te ce l'ho qualche possibilità con
lei?” - lo imitò ridendo – Oppure
contava i giorni prima di dover tornare a casa... - rise ancora
– lo faceva sempre, l'ha sempre fatto... -
- Giuro che ti affogo
se non la smetti -
- Poi sempre dopo che
si era scopato qualcuna mi diceva sempre “No ma non era
niente, con Greis sarebbe tutta un'altra cosa” -
- Split –
esclamò la ragazza scioccata –
- Sta esagerando, non
lo sentire! -
- Invece è
tutto vero -
Posò di
nuovo la tazza per terra e si andò a sedere sulle sue gambe
particolarmente colpita dalle confessioni di Bill. Non che non se
l'aspettasse ma sentirselo dire le faceva piacere.
- Lo so che
è tutto vero -
- Ah lo sai? - rispose
Tom assottigliando lo sguardo.
- Certo che lo so
– ammise lei.
Non fece in tempo a
pensare altro che la prese in braccio e la lanciò in
piscina, appena tornò in superficie scoppio a ridere,
vedendo che alzava le spalle.
- Anche questo lo
sapevi? - le chiese divertito, mentre Bill da dietro si avvicinava e lo
spingeva a sua volta.
____
Aveva
appena posato le tavole da surf fuori dal cancelletto di legno che
separava il giardino e la piscina dalla spiaggia. Sicuramente si
sarebbero divertiti, soprattutto lei si sarebbe divertita a vedere Tom
che precipitava in acqua da fermo, dato che quel pomeriggio non c'erano
onde per fortuna. Bill era uscito da cinque minuti dicendo che voleva
andare in giro da solo, prendersi un caffè e vedere se
succedeva effettivamente qualcosa; ma in quel posto non c'era niente di
cui preoccuparsi, ed anche lui si sentiva particolarmente sicuro del
fatto che non gli sarebbe successo niente. La ragazza si distese sul
bordo della piscina, gocciolando acqua da tutte le parti; il sole era
bollente e non ci avrebbe messo molto prima di asciugarsi. Nel momento
esatto in cui posò la testa per terra, si accorse che doveva
fare qualcosa, ma non riusciva a ricordarsi cosa. Ed in quell'esatto
istante ovviamente, squillò il telefono.
Si alzò
dandosi la spinta con le mani e raggiunse il cellulare posato sul
divano bianco della piscina, vide che era Michelle.
- Ciao Mimì
-
- Greta vieni su Skype
non ho soldi al telefonociao! -
- Mimì? -
chiamò la bionda guardando il cellulare, ma vide che aveva
chiuso la chiamata.
Intravide in mezzo ad
asciugamani, magliette e costumi, un angolo del portatile di Tom e lo
prese, ritornando a sedersi sul bordo della piscina.
Dopo cinque minuti
sentiva la voce di Michelle uscire dalle casse.
- Come va
lì? - chiese solare.
- Al momento sono
seduta sul bordo della nostra piscina, ci sono esattamente 25°
e tra un po' andiamo a fare surf... per modo di dire... -
- Io invece sono in
pigiama, sul letto, fuori ci sono 12°... -
- Non ti invidio per
niente! Ma non sei da Georg? -
- No – disse
monocorde – mi ha fatto incazzare -
- È
impossibile! - rise la ragazza muovendo i piedi nell'acqua.
- Oh, sì
che è possibile, sai cosa ha fatto lo stronzo? -
- Cosa? -
- È
sparito, sai che vuol dire sparito? Volatilizzato? Per mezza giornata
completamente evaporato nel nulla... - rispose nervosa.
- E dov'era finito? -
- Stava giocando alla
Playstation con Gustav in studio ed aveva il telefono scarico -
- Dai, pensavo peggio
– rise Greta.
- E per farsi
perdonare stasera è venuto a casa con tre mazzi diversi di
fiori perché non sapeva quale scegliere, ma io
sono stata irremovibile... -
- Un po' mi dispiace
per lui, però hai fatto bene cazzo... non facciamoci mettere
i piedi in testa per cortesia! -
- Esatto! Tanto mi
è passato già tutto però glielo dico
domani... -
- Mi dovevi dire
qualcosa in particolare... - chiese la bionda poggiando una mano dietro
di lei.
- Oh sì! -
esclamò la mora - Sto guardando una bellissima foto in
questo istante -
- Sì, di
chi? - chiese curiosa.
- Allora, ti descrivo
l'immagine; è su una spiaggia, c'è una ragazza
bionda, con un costume verde a due pezzi, è in piedi che si
raccoglie i capelli in una coda, al suo fianco c'è un
ragazzo... -
- Anche io ho un
costume verde! -
- Aspetta Greis arriva
la parte bella... al suo fianco perso a guardare l'orizzonte,
c'è un ragazzo alto, bel fisico, abbronzato abbastanza, ha
un costume a fiori neri e bianchi... -
- Anche Tom
ha-un-co... Mimì... non mi starai dicendo che siamo io e Tom
quelli nella foto vero?
- Stai bene con quel
costume Greis! -
- Grazie –
rispose la bionda chiudendo gli occhi.
- Dove l'hai comprato?
- rise ancora Michelle sperando che anche lei iniziasse a ridere.
- Ok, ok, che foto
sono? Dove sono? -
- Ti mando il link -
- Ma io mi domando e
chiedo come lo vengono a sapere, non è che abbiamo messo dei
cartelli qui fuori- si animò la ragazza alzando una mano
contro il cielo.
- Vi avranno visti
all'aeroporto -
Greta
sgranò gli occhi ricordandosi il loro magnifico ingresso
trionfale a Los Angeles e sperava che nessuno avesse avuto il piacere
di assistere a quelle scene a parte gente che non sapeva chi fossero -
Speriamo di no, c'era Tom in condizioni pietose! -
- Allora non me lo
chiedere, io continuo a controllare ogni giorno... però
ormai dovresti essere abituata! -
- Ma è
sempre stranissimo vedersi lì insieme a lui come se fossimo
chissà quale coppia di VIP, veniamo da Magdeburgo cazzo! -
- Potevi venire da
dove ti pareva, ma siete voi due, e devo dire che siete stupendi
insieme... -
- Questo lo pensi
perché sei nostra amica, non oso immaginare cosa diranno le
sue fans... mi odieranno, ed io non voglio essere odiata -
- Di quello non ti
devi preoccupare, non verrai mai a sapere di nulla, ci penso io a
tenerti all'oscuro di tutto – la ragazza le invio il link, e
Greta lo ricevette immediatamente.
- Sono bellissime, io
ne farei incorniciare due tre... -
La bionda
aprì il link che le era arrivato e immediatamente di fronte
a lei si aprirono una serie di foto di lei, Bill e Tom, il giorno
prima. Erano stati pochissimo in spiaggia, ma si vedevano entrambi in
modo chiaro. Il paparazzo si era poi particolarmente soffermato a
fotografarle il culo a quanto notava dalle foto successive, nell'esatto
momento in cui si era piegata a raccogliere l'asciugamano posato sulla
sabbia. Ormai una cosa del genere le sembrava abbastanza normale, anche
se non voleva che fosse così.
- Sono di ieri
– mormorò – la vedi la casa dietro? -
- Sì -
- È la
nostra umile dimora! -
- Proprio umile, non
c'è che dire! -
- L'ha scelta Bill -
- Umilissima... -
- Comunque non sono
troppo male queste foto, sono uscita bene! -
- Visto? Cerchiamo di
trovare il lato positivo! - rise Michelle.
- Il lato positivo
sarebbe che potrei smetterla di fare le foto, c'è chi le fa
per me! -
- Esatto Greis -
- Poi come torno ad
Amburgo faccio un calendario e lo regalo a Tom per il suo compleanno...
-
- Vedi che magnifiche
idee che ti vengono... -
Greta
cominciò a ridere cercando di trovare un lato positivo in
tutto quello, ma a parte la storia delle foto non le veniva in mente
altro - Meglio riderci sopra a questo punto... -
- Ma sì
tanto ormai ti hanno visto, sanno chi sei... -
- Proprio quello che
volevo evitare! - rise ancora più forte.
In quel momento
comparve Tom al suo fianco; vide che si sedette al suo fianco con la
sigaretta tra le labbra, incuriosito da quello che c'era sullo schermo
di fronte alla ragazza. Riconobbe il suo bellissimo costume in un
battito di ciglia.
- Non potevi evitarlo
ancora per molto, sta andando tutto alla grande -
- Sì, lo
so... -
- Hai intenzione di
fargliele vedere? - le chiese Michelle.
- Le sta vedendo
adesso – lo vide pensieroso prenderle il portatile dalle
gambe e metterselo davanti mentre lei si avvicinava per continuare a
parlare - dalla faccia sembra particolarmente felice! -
- Va bene, io ho fatto
il mio sporco lavoro da spia, ora vado -
- Ciao
Mimì, salutami tutti -
- Ciao Mimì
– disse anche Tom.
- Ciao Tom -
- Baci –
- Visto che modelli? -
gli chiese alzando un sopracciglio – Secondo me ci chiamano
per qualche pubblicità -
- Fantastici
– mormorò lui corrugando la fronte.
- Pensavo di farle
stampare e farci un calendario, che ne pensi? -
Tom sbuffò
chiudendo il portatile poggiandolo dietro di lui – Mi
dispiace... -
- Di cosa? - chiese
lei addolcendo la voce.
- Per questo... -
indicò il portatile e le poso la testa sulla spalla
aspirando un altro po' di nicotina.
- Per la prima volta
sono tranquilla e tu mi dici che ti dispiace... Split, ma non
è colpa tua... -
- Per la prima volta
sei tranquilla? Di quante altre volte sei a conoscenza? - si
allarmò il ragazzo mettendosi dritto con la schiena e
fissandolo incuriosita.
- Ehm... un paio... -
mormorò lei alzando le spalle.
- Anche quell'articolo
in cui dicevano che te la fai anche con Bill? -
- E tu cosa ne sa? -
domandò scioccata.
- No tu cosa ne sai,
ho fatto di tutto per tenerti all'oscuro! - rispose lui con la stessa
espressione.
- Io veramente pensavo
che tu non lo sapessi, ed ho fatto IO di tutto per tenerti all'oscuro -
- Come potevi pensare
che non lo sapessi? Io so tutto! -
- Non volevo farti
preoccupare di più... -
- La stessa cosa
volevo fare io -
- Bene... - concluse
la ragazza alzandosi in piedi ed incrociando le braccia.
- Bene –
continuò Tom - Sono solo articoli spazzatura, non vengono
letti da nessuno -
- Eccetto che dalle
fans dei Tokio Hotel! -
- Beh... eccetto loro,
sì... -
- Perfetto... - la
ragazza si girò di spalle ed andò verso la cucina.
- Perché
stai facendo così? - le urlò dietro il ragazzo
– GREIS! -
- Che sto facendo? -
rispose lei calma – Sto andando di sopra! -
Entrò
dentro casa e salì fino in camera, prendendo dalla busta che
aveva preso quel pomeriggio le mute da surf che le avevano dato insieme
alle tavole e tornò di sotto tranquillamente, tornando di
nuovo verso la piscina. Tom era ancora lì, con gli occhi
chiusi e la testa all'indietro.
- Mettiti questa
– gli disse lanciandogli la muta addosso – andiamo
a fare surf -
Dopo essersi preparati
a vicenda uscirono dal cancelletto di legno che circondava la loro casa
ed indicò a Tom le tavole che aveva lasciato lì
vicino.
- Hai pensato a tutto
– sorrise lui dandole un bacio sulla testa.
- Visto che brava? Ora
come regalo ti prego cerca di non ammazzarti -
- Come sei scettica
– rispose lui prendendo la tavola sottobraccio, mentre lei
faceva lo stesso.
- Io non sono scettica,
è che ti conosco -
- Appunto, dovresti
essere cosciente del fatto che io sono perfetto in quasi tutti gli
sport nonostante non ne abbia mai fatto neanche uno in vita mia -
- E' questo il punto
– rispose la ragazza correndo verso la riva a causa della
sabbia incandescente – tu sei convinto che sei bravo, ma sei
scarso -
- Io?! - rispose
oltraggiato.
- TU! -
- Io?! -
Greta si
girò a guardarlo mentre erano arrivati finalmente sul
bagnasciuga – Allora stai zitto e lasciamo parlare i fatti...
-
Lui ammiccò
e piantò la tavola nella sabbia, guardandosi intorno curioso
– Senti ma hai controllato di chi è la zona?! -
- Cosa? - rispose la
ragazza alzando un sopracciglio.
- Se ci sono dei
surfers locali che hanno questa zona di spiaggia, non vorrei dover
menare qualcuno per impedire che ti succeda qualcosa o altro... -
La ragazza
già a metà frase aveva alzato gli occhi al cielo
ed era entrata in acqua fino alle ginocchia, guardandolo immobile che
gesticolava e parlava da solo.
- Io sento solo
blablabla e blablabla -
Greta si mise a pancia
in giù sulla tavola e cominciò a darsi la spinta
con le braccia; non gliene fregava niente di cosa stesse facendo Tom,
l'importante era che non si ammazzava, gliel'aveva detto.
Il mare era
piattissimo, quindi non sarebbe potuto succedere niente di troppo
pericoloso, a meno che non fosse arrivato uno squalo. Ecco
sì, di quello aveva paura, e Tom lo sapeva perfettamente,
dato che una volta le aveva fatto credere che gli squali si trovassero
anche dentro i laghi.
Mentre galleggiava
tranquilla avanzando verso l'orizzonte, vide il ragazzo che la
sorpassava senza sembrare minimamente affaticato dalle bracciate che
stava dando. Cominciò a remare più veloce per
cercare di avvicinarsi, e piano piano ci stava riuscendo, anche se era
convinta che lui lo stesse facendo a posta ad andare più
veloce.
- Greis
però c'è l'acqua piatta, e non c'è
vento – si lamentò fermandosi e mettendosi seduto
sulla tavola.
- Appunto –
lo imitò la ragazza sedendosi – è
perfetto per un pericolo ambulante come te -
- Io volevo cavalcare
l'onda –
- La prossima volta la
cavalchi l'onda, adesso goditi il panorama -
Davanti a loro il sole
aveva cominciato a scendere, ed il cielo era di un arancione stupendo;
effettivamente Greta non aveva mai visto tramonto più bello.
Proprio mentre aveva
chiuso gli occhi per respirare a pieni polmoni l'aria dell'oceano, si
sentì tirare per un piede, e cadde in acqua rendendosi conto
subito dopo che era stato ovviamente lui.
Risalì in
superficie portandosi i capelli dietro la testa e guardandolo malissimo
– Sai quanto ci avevo messo a farmi i capelli? - gli chiese
spazientita – No non te lo dico tanto non capiresti la
gravità di quell... -
Non finì la
frase perché il viso del ragazzo era diventato sempre
più vicino, fino a quando non gli aveva mozzato la frase con
un bacio. Si rilassò pensando al fatto che comunque erano
solo capelli, e gli passo le braccia intorno al collo.
- Ma possibile che ti
devi sempre lamentare? - gli chiese staccandosi.
- E' possibile
– annuì lei – effettivamente lo faccio,
quindi è possibile -
Tom rise avvicinandosi
di nuovo e dandole un altro bacio, fino a quando non spostò
lo sguardo dai suoi occhi e non li puntò lontano, tanto che
li socchiuse anche leggermente.
- Cazzo... -
mormorò impercettibilmente sgranandoli all'improvviso.
- Cosa? - chiese la
ragazza seria.
- CAZZO GREIS UNO
SQUALO! - le gridò in un orecchio facendola spaventare,
mentre si girava di scatto iniziando a gridare anche lei –
DOVE? DOVE? -
Tom la teneva per i
fianchi, ed aveva cominciato a tirarle dei pizzicotti sulla pancia, e
Greta appena si girò a guardarlo lo sentì ridere
come un matto poggiato con un braccio sulla tavola vicino a lui. La
ragazza si divincolò dalla sua presa cercando di raggiungere
la sua tavola, ma Tom la tenne.
- Sei un coglione! -
- Ecco lo squalo
– rispose lui avvicinandola mentre lei continuava a fare
finta di nuotare, ma in realtà rimaneva ferma –
GNAM! - le urlò nell'orecchio mordendole il collo.
- Cosa sarebbe questo?
Ora anche gli squali pensano di essere Edward Cullen? - chiese Greta
scocciata riuscendo finalmente a raggiungere la sua tavola.
- Dovevi vedere la tua
faccia – rise il ragazzo– Stavi così! -
le disse imitando una riproduzione molto vicina a quella dell'Urlo di
Munch.
- Quanto sei idiota
– rise risalendo sulla tavola.
- Già vuoi
uscire? -
- Mi hai fatto venire
l'ansia degli squali, e mi sono ricordata che avevo promesso a Bill che
cucinavo io stasera -
- Non dovevamo andare
a mangiare il sushi? - chiese salendo anche lui sulla tavola.
- E' vero! - rispose
Greta mettendosi una mano sulla fronte – Hai ragione! -
- Dai sbrighiamoci
prima che l'incredibile Bill si trasformi -
- Cazzo i capelli Tom,
i capelli! -
- Te li asciugo io,
basta che ti stai zitta! -
- Tu non li sai
asciugare i capelli – rispose stizzita remando verso riva con
le mani.
- Scommettiamo? -
- NO! -
- Vedi non vuoi
scommettere perché sai di perdere... -
- Tu non sai neanche
come si accende una piastra! -
- Chi ti credi che li
aggiusta i capelli a Georg? -
- Natalie! -
- Non ti fidi di me? -
- Come parrucchiere
no, dati i danni che hai in testa -
- I danni che ho in
testa? -
- Quei cosi che non ho
mai capito che funzione abbiano -
- Preferivi i dreads? -
- Sì -
- Ti ricordo che li
chiamavi “liane della giungla” -
Greta
scoppiò a ridere guardandolo – Ma
perché tu eri Tarzan! -
____
Non sapeva
perché se ne fosse dimenticata, eppure era un operazione che
faceva ogni sera da tre fottutissimi anni. Non lo sapeva e continuava
ad imprecare mentalmente mentre cercava dentro le borse e nella
valigia. Arrivò a cercare anche in quella di Tom, senza
pensarci che era impossibile che le sue pillole fossero finite in mezzo
ai suoi vestiti. L'ultima volta che le aveva viste erano nella sua
borsa, ma non si ricordava se era ancora ad Amburgo o se erano
già partiti. Erano tre giorni che non la prendeva ed il
panico le era salito di colpo, facendole attorcigliare lo stomaco. Era
impossibile che se ne fosse dimenticata completamente, era
così precisa su quelle cose. Si sedette sul letto mettendosi
le mani nei capelli non sapendo che cosa fare.
Si sentiva una merda,
come se l'avesse fatto a posta a combinare quel casino, cosa che se
realmente ci pensava non avrebbe mai e poi mai potuto fare. Lei non
voleva un figlio, non voleva rimanere incinta in quel momento in cui le
cose tra di loro erano perfette, non dopo così poco tempo
che stavano insieme; non era passato neanche un anno e già
erano arrivati in quel momento cruciale della loro vita. No, della sua
vita perché non lo poteva sconvolgere annunciandogli una
“presunta” gravidanza. Se diceva a Tom che erano
tre giorni che non prendeva la pillola... no non glielo poteva dire,
non poteva. E poi era impossibile che fosse possibile, era qualcosa di
impensabile; non stava succedendo a lei, non poteva e non doveva
succedere a lei.
Pensò a
tutte le possibili soluzioni fino a quando non si ricordò di
un particolare importante. La madre di Heike era una ginecologa, forse
poteva aiutarla, spedirle una cazzo di ricetta, un qualcosa che potesse
farle avere quelle fottute pillole il prima possibile. Prese il
telefono e corse in bagno chiudendosi a chiave e sedendosi sulla vasca.
Dalle pareti di vetro vedeva i gemelli in piscina che facevano i tuffi
dal bordo, e le venne da piangere.
- Heike, sono Greta
– disse aggredendola con la voce appena la ragazza rispose.
- Ehi, ciao, come
stai? -
- Heike sono nel
panico più totale mi devi aiutare! -
- Immagino che la
risposta sia “male” allora... - sussurrò
la rossa - Che ti è successo? -
- Non trovo
più le pillole, sono nella merda, ti prego dimmi che tu sai
un metodo, un qualcosa per averne una all'istante, mi sto per far
venire una crisi di pianto -
- Greta stai calma -
- Non posso stare
calma! E' tutto assurdo, io e Tom abb... -
- Ho capito
– la interruppe Heike – ho capito... Ora stai calma
chiamo mia madre e le chiedo se può fare qualcosa, tu nel
frattempo non andare nel panico -
- Non vado nel panico
è che potrebbero sorgere delle complicazioni, tipo tra nove
mesi, hai capito? -
- Sì
sì, ho capito -
- Oddio santo non
posso non posso rimanere incinta non posso non posso Heike non posso
– disse stringendo gli occhi e mettendosi una mano nei
capelli stringendola a pugno.
- Respira prima di
tutto e cerca di calmarti-
- Non ci riesco
– rispose sentendo le lacrime negli occhi mentre vedeva Bill
che urlava come un pazzo e si lanciava in piscina.
- L'hai detto a Tom? -
- NO! - le
gridò in un orecchio – NON POSSO DIRGLIELO GLI
VIENE UN INFARTO! -
- Ok, perfetto
– rispose la ragazza sospirando – io ora devo
andare, chiamo mia madre appena posso -
- Ok, va bene -
- Ci penso io, tu
rilassati -
Greta chiuse il
telefono e lo lancio nella vasca mettendosi una mano sulla fronte,
disperata. Lo riprese appena vide che si era fermato vicino allo
scarico. Non poteva rimanere lì dentro un istante di
più.
Decise di prendere la
situazione in mano; si alzò di scatto ed andò in
camera, si vestì con le prime cose che trovò ed
uscì di casa senza dire niente a nessuno. Doveva trovare una
cazzo di farmacia, anche se non aveva idea se le farmacie fossero come
in Germania, non sapeva neanche se esistessero delle farmacie in quel
posto in cui l'avevano trascinata! Iniziò a maledire
chiunque le venisse in mente, specialmente perché era a
piedi, faceva un caldo insopportabile e non sapeva dove doveva andare.
Pensò che il suo istinto alla sopravvivenza avrebbe vinto su
quei piccoli problemi non rilevanti. Continuava ad essere convinta di
essere rimasta incinta, non sapeva perché ma se lo sentiva
che era successo qualcosa, nell'esatto istante in cui aveva scoperto
tutto quel casino. Era stata una grandissima stronza! Come cazzo aveva
potuto fare una cosa simile a lei e a Tom?! Una condanna, una tragedia
di proporzioni cosmiche.
Si fermò in
mezzo alla strada con lo sguardo perso nel nulla, non sapeva dov'era, e
non sapeva dove stava andando. Si mise una mano sulla pancia e scosse
la testa, come se fosse in una stato di trance; no non poteva, non
doveva. Più le lacrime volevano uscire più le
cacciava indietro, e se qualcuna per sbaglio le scendeva lungo le
guance la asciugava via con il palmo della mani. Dal di fuori
probabilmente sembrava completamente disperata, rispecchiando il suo
stato d'animo interiore. Non poteva credere di averlo fatto... quello
che solo qualche mese prima era stato uno stupido pensiero, poteva
diventare estremamente reale, fisico. Poteva diventare un bambino; un
cazzo di bambino suo e di Tom. Sentì il telefono vibrarle
nella mano, e rispose pensando che fosse Heike.
- Pronto? -
- Ma dove cazzo sei? -
le urlo Bill nell'orecchio.
- Sono uscita un
attimo -
- Potevi avvisare
– le rispose stizzito – ho fatto le scale tre volte
per cercarti -
- Scusa sono uscita
senza pensarci... -
- Già che
sei fuori riporta la pizza, così non la ordiniamo -
- Ok -
- Tanta pizza che ho
fame -
- Va bene –
rispose monocorde chiudendo il telefono e stringendolo così
forte che le nocche le diventarono bianche.
Si fece coraggio
continuando a camminare; ogni passo che faceva era sempre
più confusa. Poteva essere come non poteva essere, ma era
come se non volesse scoprirlo e volesse aspettare fino a quando non le
fosse cresciuta eventualmente la pancia, solo per non doverci
effettivamente pensare.
Immaginava la faccia
di Tom se glielo avesse dovuto dire, probabilmente non avrebbe
più parlato per il resto della sua vita, il che
fondamentalmente poteva essere una cosa positiva. Piuttosto non sapeva
come avrebbe reagito al discorso di non avere il bambino.
- Tu non sei incinta!
- disse ad alta voce, in tedesco, in mezzo alla strada, facendo girare
una coppia di ragazze che le era passato accanto.
- Non sei incinta
Greta, non lo sei, non lo sei – continuò da sola
fissando il marciapiede.
Continuò a
guardare a terra fino a quando non passò di fronte ad una
costruzione bassa e non seppe perché ma le venne d'istinto
di alzare la testa. Forse era un segno dal cielo, perché
lesse proprio Laguna Drug sull'insegna. Aveva tutto l'aspetto di essere
una specie di farmacia. Corse dentro proprio nel momento in cui il suo
telefono cominciò a vibrare nella sua mano di nuovo. Se era
ancora Bill gli chiudeva il telefono in faccia.
- Pronto? -
- Greta, Heike -
- Oddio dimmi -
- Non c'è
bisogno della ricetta, ci sono le stesse che vendono qui, dovresti
andare in una farmacia e non dovresti avere problemi -
- Oddio grazie! -
- L'unica cosa
è che mia mamma mi ha detto di dirti che le
probabilità che tu sia rimasta incinta non sono poi
così basse, quando torni ad Amburgo vai a farti una visita -
Greta
sgranò gli occhi e si bloccò in mezzo al negozio
– Potrei essere rimasta incinta? -
In quell'istante, il
fatto che qualcun altro avesse dato voce ai suoi pensieri, le
congelò il sangue nelle vene.
- Dovevi prenderla
entro dodici ore, sono passati due giorni... -
La ragazza
spalancò la bocca rimanendo immobile con il telefono
all'orecchio. Era come se tutto si muovesse a rallentatore in quel
momento.
- Greta? -
- Sì
– mormorò.
- Andrà
tutto bene, goditi la vacanza e non ci pensare... -
La ragazza
annuì accorgendosi di non avere salivazione –
Grazie Heike... -
- Per qualsiasi cosa
chiamami... -
- Va bene... -
- Ciao... -
Chiuse il telefono e
scoppiò a piangere in singhiozzi al centro del negozio, ma
non sapeva se era un pianto di felicità o di disperazione.
____
Tom allungò
un braccio verso il lato di Greta; trovò prima la schiena,
poi il fianco, che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro. Si
avvicinò alla ragazza sospirando, facendo scivolare la mano
sulla sua pancia, spostandola sotto la stoffa della maglia leggera che
indossava. Faceva caldo, ed entrambi avevano confinato le lenzuola alla
fine del materasso. Le spostò i capelli per poggiare il viso
vicino alla sua testa e si inebriò del suo profumo. Non era
un profumo particolare, era il profumo della sua pelle, che avrebbe
riconosciuto ovunque. Fece scorrere la mano fino alle costole per poi
tornare sul basso ventre, la pelle era bollente e nonostante facesse
davvero caldo, non riusciva a staccarsi da lei, anche se la mano aveva
cominciato a sudare a contatto con l'epidermide. Aprì
completamente gli occhi quando sentì Greta muoversi e
cambiare posizione, poggiò prima la schiena contro il
materasso e poi si girò verso di lui; si ritrovarono viso a
viso nella penombra della stanza, con le luci che provenivano dal
giardino nonostante le tende tirate. Non riusciva a smettere di
fissarla, era così bella quando dormiva. Fece scorrere la
mano fino alla schiena e la accarezzò dal basso verso l'alto
sentendo la ragazza muoversi ancora sotto le sue mani.
- Tom... -
mormorò con la voce roca a pochi centimetri di distanza dal
suo viso.
Sperava che aprisse
gli occhi e lo guardasse ma gli prese semplicemente la mano e la tolse
dalla sua schiena
– Fa caldo -
- Scusa... -
sussurrò lui incerto ritraendo la mano e posandola sul
lenzuolo bollente, continuando a guardarla. Non dava segni di essersi
svegliata, probabilmente aveva sentito il suo tocco durante il
dormiveglia. Si avvicinò di nuovo al suo viso passando
impercettibilmente l'indice contro il suo profilo per poi fermarsi
sulle labbra e tracciarne il contorno.
Sospirò
sonoramente e chiuse gli occhi – Dio quanto ti amo... -
Appena
riaprì gli occhi, con sua immensa sorpresa ne
trovò un altro paio a fissarlo, si spaventò
all'inizio ma poi sorrise.
- Non stavi dorm....? -
- Dillo di nuovo
– mormorò la ragazza seria; aveva il cuore in gola
e la stessa sensazione che aveva provato la prima volta che gliel'aveva
detto. Sentiva il battito del cuore nelle orecchie e mischiare il suo
respiro con quello del ragazzo in quel
momento non la stava aiutando ad aumentare l'aria nei polmoni.
Tom rise con gli occhi
e le posò l'indice sulla guancia facendolo scorrere fino
alle labbra – Ti amo Greis -
La ragazza sorrise
abbracciandolo – Ti amo anche io -
Appena le
loro pelli si toccarono entrambi si accorsero di quanto fossero caldi,
addirittura sudati.
- Fa caldissimo in
questa stanza – mormorò la ragazza.
- Se mi lasciassi
accendere il condizionatore... -
- Poi ci ammaliamo
– rispose lapidaria Greta dandosi la spinta con il braccio
libero e salendo a peso morto addosso al ragazzo.
- Così mi
uccidi – sfiatò lui senza più aria nei
polmoni mentre la ragazza aiutandosi con le mani si sedeva sopra la sua
pancia.
- Split –
rispose lei dolcemente non ascoltandolo – vieni su? -
Tom si
appoggiò con i gomiti dandosi la spinta e si mise seduto
facendo scivolare Greta sulle gambe.
- Che c'è?
- chiese lui spostandole i capelli dal collo, che si erano appiccicati
alla pelle.
Greta non disse
niente, posò le ginocchia sul materasso e si
avvicinò alla sua clavicola, lasciandogli una scia di baci
sulla pelle sudata. Salì piano il collo mentre il ragazzo
aveva già posizionato le mani sotto alla maglietta bagnata
accarezzandole la schiena con le dita.
- Ich bin nich' ich
wenn du nicht bei mir bist – ridacchiò al suo
orecchio, mentre lui arrivato ad allargargli la maglia dato dove aveva
fatto arrivare le mani, la aiutò a toglierla, lasciandola
semi nuda di fronte a lui. Le prese la testa dal collo, affondando le
dita nei capelli e le bacio il petto non curandosi del caldo che stava
sentendo in quell'istante.
- Was hast du mit mir
gemacht – disse tra un bacio e l'altro - Ich seh mich immer
mehr verschwinden – continuò sussurrando una volta
arrivato a baciarle il collo.
- Addirittura? -
rispose lei ridacchiando poggiando la fronte contro quella del ragazzo.
Tom le
passò le mani sulle gambe fino a fermarsi sugli short,
posandole sui fianchi, sopra la stoffa.
- Sì -
Greta gli prese la
testa posando i gomiti sulle sue spalle e le mani sulla fronte, alzando
il viso verso il suo; lo fissò negli occhi e scosse piano la
testa -
- Avrei voluto che me
l'avessi detto prima -
- Io no, –
mormorò impercettibilmente fissandola con talmente tanta
intensità che il cuore di Greta aveva ricominciato a battere
all'impazzata – non avevo la testa per tutto questo
– le sfiorò il braccio, passando la mano dal polso
al gomito, mentre lei si afflosciava su se stessa lasciandogli la
fronte.
- Ehi, Greis... -
disse lui alzandole il mento con la mano – non importa,
è passato -
- Mi sento
tremendamente in colpa -
- Ma non è
colpa tua -
- Avrei dovuto capirlo
comunque – rispose rannicchiandosi contro il suo petto,
mentre lui la abbracciava. Ormai erano talmente sudati che scivolavano
quasi appena si toccavano.
- Da cosa esattamente?
- rise Tom – Ero un attore fantastico... -
- Quando ti ho baciato
per sbaglio -
- Quello non era un
bacio per sbaglio! – ridacchiò il ragazzo
– Aspetta di quale dei due baci per sbaglio parli? -
- A scuola, contro
l'armadietto -
- Oh, già
– annuì lui – ora ricordo, ma non era un
vero bacio -
- Quello che era era
– ammise Greta – ma dalla tua faccia dovevo capire
che era successo qualcosa -
- Mi avevi solo colto
alla sprovvista – continuò lui – e poi
stavi facendo Wonder Woman, che cosa avrei dovuto fare? -
- E' vero, ti stavo
salvando da quel coglione di Rick -
- Quanto ti ho odiato
in quel momento... -
- Dovevo lasciare che
ci prendesse per il culo tutto l'anno? Bill era il terzo giorno di fila
che veniva minacciato di morte... -
- Ci stavamo pensando
io e Andreas... -
- Non è
vero – rise Greis – che bugiardo che sei... la
verità è che le stavi per prenderle ed io ti ho
salvato il tuo non culo -
- Ok, ma non diciamolo
in giro... - rise lui – ricordiamoci piuttosto tutte le volte
che il valoroso Tom Kaulitz ha preso a pugni i tuoi innumerevoli amanti
-
- Due volte
è successo! - rispose Greta spingendolo e cadendo insieme a
lui sul materasso.
- Ma entrambi erano
più grossi di me -
- E quando siamo
finiti in presidenza perché avevi menato, chi era non mi
ricordo? E c'era anche Bill? Poverino, non aveva fatto nulla! -
- Non mi ricordo
neanche io... però Bill sempre in mezzo si trovava per colpa
mia, povero fratellino... -
- E quando abbiamo
allagato la palestra? -
- Bill ha allagato la
palestra! - rise Tom rotolando su un fianco – Quel cretino
non aveva chiuso la pompa dell'acqua -
- La sua faccia... non
me la dimenticherò mai... -
Tom rise e le
spostò i capelli dietro l'orecchio – In quel
momento l'ho capito – le sussurrò.
- Cosa? -
Lui distolse
timidamente lo sguardo prendendole una ciocca di capelli biondi e
rigirandosela tra le dita - Che ti volevo solo mia -
- Quando abbiamo
allagato la palestra? -
- No quando sei corsa
indietro per prendere gli zaini; mi hai... -
- ...ti ho sbattuto
contro il muro e ti ho detto di stare zitto o di sparire,
perché mi serviva la ricerca di biologia -
- Sì... -
- Me lo ricordo come
se fosse ieri – ammise la ragazza socchiudendo gli occhi - E
quel bacio di qualche giorno prima non ti aveva sconvolto vero? -
- Sì va
bene – ammise lui – mi aveva sconvolto,
però quando mi hai lanciato contro il muro ho capito tutto -
Greta rise di cuore
sbattendo la testa contro il suo petto – Che scemo! -
- È vero! -
- Ci credo... -
annuì lei dandogli un bacio a stampo per poi tornare a
guardarlo.
- E tu quando l'hai
capito? -
- Che ero una
deficiente perché mi piacevi? -
- Esatto -
- Penso di averlo
sempre saputo... dall'asilo -
- ECCO! - si
animò Tom – Quando mi avevi detto che volevi
essere la mia ragazza non me lo sono sognato! -
- Ero piccola e
stupida! -
- Ed io ti dissi di
no, me lo ricordo! - rise lui.
- Non mi hai detto di
no, mi hai detto “ti faccio sapere” -
scoppiò a ridere la ragazza - un bambino che dice
una cosa del genere... assurdo! -
- Ero precoce... -
- Poi per il resto
degli anni non ci ho più pensato, è bastato un
gesto quando te ne stavi andando per l'ennesima volta e lì
l'ho capito -
- Cosa ho fatto? -
- Mi hai abbracciato
in modo diverso e quando mi ha detto “Mi
mancherai”, ho sentito lo stomaco arrivare in gola ed il
cuore in testa, è stato qualcosa di inaspettato, ma in un
certo senso non vedevo l'ora che succedesse -
Tom rise e le mise un
dito sulla punta del naso premendogliela. Greta sorrise e fece la
stessa cosa con la punta del naso del ragazzo.
- Perché
non ce lo siamo mai detti? - chiese lui dopo un po'.
- Cosa? -
- Il momento che ha
cambiato tutto -
- Forse
perché non era importante -
- Certo che
è importante... -
- Ce lo stiamo dicendo
adesso, su un letto in cui ci saranno 50° mentre continuiamo a
sudare come maiali, direi che è l'atmosfera perfetta! -
- Mi fai accendere il
condizionatore? -
- NO! Ci raffreddiamo!
- si impuntò di nuovo.
- Che palle! -
sbuffò lui asciugandosi la mano contro il cuscino.
- Dai che perdiamo
liquidi, e come se stessimo facendo la sauna –
mormorò Greta cercando di essere convincente.
- Vorrei perderli in
altro modo i liquidi, soprattutto perché ho le tue tette
premute sul mio petto -
- Devi imparare a
combattere l'istinto -
Tom scosse la testa
girandosi verso il suo comodino, allungò la mano per
prendere il cellulare. Premette un tasto e lo schermo si
illuminò invadendo la stanza di una luce bianca.
- Le 4.10 –
mormorò posandolo di nuovo sul comodino e girandosi verso
Greta – Che facciamo? -
- Mi è
passato il sonno -
- Anche a me -
- Mhm... -
- Io so cosa potremmo
fare -
- Anche io lo so cosa
potremmo fare – annuì la bionda abbracciandolo.
- Cosa? - chiese Tom
malizioso.
- Potresti coccolarmi
mentre continuiamo a parlare... -
Il ragazzo
sbuffò abbracciandola a sua volta, non era proprio quello
che aveva in mente lui ma poi rise notando lo sguardo di disappunto
della ragazza.
- Va bene... -
Rimasero in silenzio
qualche istante prima che Tom non si spazientì.
- Allora? Parla! - la
incitò.
- Aspetta! Sto
pensando! -
- Vedi che dovremmo
agire invece di parlare – sussurrò lui baciandole
il collo scendendo verso il petto.
- Ok, ho pensato
– si animò la ragazza – ti sei pentito? -
Tom si
staccò di colpo dalla sua pelle e la guardò
sgranando gli occhi.
- Di cosa? -
- Non di me... -
puntualizzò – di aver iniziato tutto quando
eravate piccoli? Non me l'hai mai detto... -
- Del gruppo dici? -
- Sì... -
- Beh, se mio figlio
venisse da me a tredici anni e mi dicesse che ha un contratto
discografico, probabilmente lo chiuderei in camera fino ai diciotto...
- disse pensieroso.
La ragazza rimase
impassibile, anche se a quell'affermazione il suo cuore aveva saltato
un battito. Cercava di non pensarci, ma ogni volta che il pensiero si
posava su quell'idea, le faceva quasi male.
- Perché? -
mormorò impercettibile.
- Perché lo
so cosa vuol dire, quel mondo fa schifo. Eravamo troppo piccoli, il
successo ci ha risucchiato, come hai potuto ben notare... ed
è una droga, poi i fans, Bill... se potessi tornare indietro
cambierei tante cose... -
- Cosa cambieresti? -
rispose Greta mettendo la mano sotto all'orecchio e l'altra sul braccio
di Tom.
- Non lo so
– rispose cupo abbassando lo sguardo – Bill... -
- Cambieresti Bill? -
domandò la ragazza perplessa.
- No –
sospirò – avevi ragione quando mi dicevi che c'era
qualcosa che non andava con lui -
- E cos'è? -
- Non lo vedi
com'è? Qualsiasi cosa che dobbiamo fare per il gruppo gli
pesa, lo fa a forza, non c'è più la voglia di
prima, né da parte sua né da parte mia. Eccetto il tour, il resto
è da buttare nel cesso. Ne abbiamo parlato tanto tra di noi,
e siamo tutti nelle stesse condizioni -
- Ma si tratta solo di
prendere una pausa e di rilassarsi – disse Greta preoccupata,
non pensava che quel discorso sarebbe andato a finire in quell'aera di
discussione.
- No –
continuò Tom spostando lo sguardo – lo vedi
com'è diverso lui? Ci sono due Bill, e il Bill dei Tokio
Hotel non sopporta più niente che riguardi i Tokio Hotel,
glielo leggo negli occhi ogni volta -
- Split –
mormorò Greta – ma tu stai bene? -
- Io sì
– sorrise lui – ci sei tu. Ma lui è da
solo, voglio dire... io ho anche te con cui poter parlare di altro che
non sia il lavoro, con cui posso non pensare... -
- Ma lui ha noi! -
- Non è la
stessa cosa Greis -
- Gli siamo sempre
bastati noi, cosa c'è di diverso ora? -
- Ha bisogno di
innamorarsi, lo sai benissimo -
- Lo so, –
disse mettendo il gomito sul cuscino e reggendosi la testa
con la mano – ma ha noi! -
- Ci sento –
continuò Tom – ho capito che ha noi, ma ha anche
bisogno di qualcun altro... -
- Con Heike come lo
vedi? -
- Sembra preso -
- Potremmo spingerlo
un pochino? - provò a proporre la ragazza.
- Potremmo... -
annuì pensieroso.
- Ok, allora lo
spingiamo noi – decretò la ragazza.
- E se cade? - chiese
Tom preoccupato.
- Lo raccogliamo, come
abbiamo sempre fatto.
Tom lo strinse
premendo le labbra contro la sua fronte madida di sudore, fino a quando
non sentì di nuovo la sua voce.
- Split...? -
- Dimmi... -
- Accendi il
condizionatore... -
-
Come avete fatto a fuggire? -
-
Pensano che siamo ad Amburgo a scegliere dei vestiti, ma abbiamo
convinto mamma a venirci a prendere, se David lo scopre come minimo ci
ammazza – disse Bill ridendo.
-
Tutto solo per vedere te, quindi se dovesse succede qualcosa sappi che
la colpa è solo tua – continuò Tom
socchiudendo gli occhi.
-
Sono contenta di vedere che state bene... -
-
Stiamo più che bene Greis, i concerti stanno andando alla
grande tutto sta succedendo troppo in fretta! -
-
Ormai ho perso il conto di quante persone mi hanno chiesto l'autografo!
- esclamò Tom eccitato – Ti rendi conto? -
-
In effetti non capisco cosa ci potrebbero fare con il tuo
scarabocchio... - ammise la ragazza perplessa.
-
Non lo so! Ma me lo chiedono capisci?! Senza contare che ci sono una
marea di ragazze che vogliono venire a letto con me! - disse ancora
più entusiasta mentre Greta lo guardava ridendo.
-
È assurdo sì! Chi sono queste pazze!? -
-
Non è tanto assurdo... -
-
Ah già, com'era quella storia delle venticinque ragazze? -
rise la bionda seguita da Bill.
-
Sì va bene, quella era una cazzata però
è vero che mi vengono a cercare! -
-
Incredibile Bill... -
-
Lo so, ma lascialo perdere un attimo e dammi retta... - rispose con
enfasi prendendo delle cose dalla sua borsa – questo
è tuo, quest'altro anche, poi devo darti una marea di cose
che mi hanno regalato ma che non mi piacciono... -
Bill
aveva posato sul piano della cucina due CD masterizzati che Greta
guardava stupita, insieme ad un quaderno e dei fogli volanti.
-
Che ci devo fare?! -
-
Devi vederlo, è il nostro il DVD live e quella è
la riedizione di Schrei con altre canzoni alla fine, scusa ma non
c'è ancora la copertina pronta... -
-
Cosa? - esclamò sorpresa – Vi hanno fatto un DVD
live?! -
-
Sì, è fantastico! -
-
Non ci credo... -
-
E poi... - continuò Tom – abbiamo delle canzoni da
farti leggere... -
-
Sì – annuì Bill –
è fondamentale che tu ne legga una in particolare... penso
che finirà sul secondo album... -
-
State già pensando al secondo album? - chiese scioccata.
-
Sì Greis, nel music business devi stare sempre un anno
avanti coi tempi, quindi stiamo già pensando al secondo... -
-
No ragazzi non riesco a seguirvi... -
-
Devi solo leggere questi fogli, ho fatto le fotocopie... -
continuò Bill – ma devi soffermarti su questa,
QUESTA GUARDA! - continuò aprendo un foglio e mettendoglielo
sotto al naso – QUESTA! -
-
Ho capito, questa! -
Greta
prese il foglio e lesse le prime righe della canzone, con la
calligrafia storta di Bill.
Ich
halt mich wach für dich...
Perse
un po' di tempo a leggerla sgranando gli occhi ad ogni riga - Oddio...
sarai per sempre sacra? A chi l'hai scritta? - chiese incredula.
-
L'abbiamo... - Tom dette un calcio a Bill poco prima che Greta alzasse
lo sguardo – L'ho scritta... io...da solo, esclusivamente
io... non so... una figura che mi appare nella testa –
gesticolò incerto.
-
Bill l'hai scritta per Isa?! - chiese la bionda con aria di rimprovero.
-
NO! - rispose lui alzando le spalle e guardando prima il gemello e poi
l'amica – No, davvero! -
-
E per chi è allora...? -
Tom
giocherellò con il piercing fissandola mentre guardava Bill
con quell'aria corrucciata.
-
Nessuno – disse d'impulso.
Greta
si girò a fissarlo – Una canzone è
sempre dedicata a qualcuno Tom... -
____
Sono stata super veloce, lo
so! Ma era già scritto...
Anche se in
alcune scene non succede niente di troppo rilevante, mi piace perdermi
nei meandri del loro rapporto, anche se forse vi potrà
risultare noioso, ma in ogni frase ci sono dei collegamenti ad altre
cose.
Secondo voi
Greta è incinta oppure no?! Sono aperte le scommese!
Grazie a
tutte le donzelle che hanno commentato il capitolo precedente.
Baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Siebzehn. II part. ***
Allora,
è particolarmente lungo. A L.A. ne succedono parecchie. Se
alcune cose non vi tornano ovviamente tenete sempre conto che ci
saranno flashback nei capitolo prossimi ed anche nel seguito - oh
sì ci sarà un seguito. Sono eventi spalmati
temporalmente in una settimana dieci giorni, ovviamente in ordine
cronologico.
Che altro dire?
Enjoy... ah, l'altra volta ho dimenticato di farvi vedere la casa. ^^
17 II parte.
Before I met
her I was sad.
-
Eccolo qui -
Tom
si girò di colpo chiudendo l'armadietto e vide un'ombra
minacciosa sovrastarlo, mentre si comprimeva contro il metallo freddo
dietro di lui.
-
Che cazzo vuoi? - gli rispose calmandosi, una volte che vide di chi si trattava.
Era un bullo della scuola, uno di quelli che dava fastidio a Bill; ed
ora probabilmente avrebbe cominciato a dare fastidio anche a lui, ma
non aveva paura per niente, anche se era alto e largo il triplo di lui.
-
Non sei a difendere la sorellina? - domandò ridacchiando,
subito seguito nella risata da tre appendici che si portava dietro. Tom
non era molto sicuro che quei tre sapessero parlare o elaborare un
concetto di senso compiuto.
-
Ti ho chiesto che cazzo vuoi Rick, mi stai facendo perdere tempo
– rispose masticando lentamente le parole.
Il
ragazzo si avvicinò posando un braccio vicino alla testa di
Tom e avvicinandosi al suo viso, mentre si fissavano con aria di sfida.
-
Ti propongo una tregua Kaulitz – mormorò a bassa
voce, come se nessuno dovesse sentirli.
-
Ti ascolto – rispose Tom alzando il mento per fissarlo meglio
in quegli occhi da topo che aveva.
-
Diciamo che io lascio in pace la tua sorellina, se fino alla fine
dell'anno mi passi i compiti di matematica... sai ho visto che sei
particolarmente bravo, non l'avrei mai detto su un tipo come te -
Tom
sogghignò beffardo scansandolo e facendo qualche passo
mentre ridacchiava – Vai al diavolo Nurberg -
Il
ragazzone lo prese per la maglietta e lo spinse di nuovo contro
l'armadietto facendogli cadere lo zaino. Tom sentì
distintamente il rumore che produsse il metallo dietro di lui al
contatto con le sue spalle.
-
Forse non ci siamo capiti Kaulitz – continuò
avvicinandosi esponenzialmente al suo viso, tanto che sembrava lo
volesse baciare – la mia proposta non è
negoziabile -
-
Neanche il mio vaffanculo – rispose sorridendo, alzandogli il
dito medio di fronte agli occhi, mentre poteva notare la sua
espressione cambiare radicalmente in meno di un secondo.
Lo
prese per la maglietta e si girò scaraventandolo per terra;
per quanto potesse essere attaccabrighe Tom, non era sicuramente forte
come il ciccione che aveva di fronte.
-
Allora vuoi essere picchiato anche tu insieme alla tua sorellina? -
-
Bill è un maschio – rispose soffiando dalle narici
pronto a rialzarsi.
-
Certo – rise ironico seguito dagli altri tre dietro di lui
– completamente truccato da frocio, come no! -
Tom
si appoggiò ai gomiti e si alzò piano aiutandosi
contro il muro.
-
Non parlare così di mio fratello... –
mormorò a bassa voce mentre sentiva la rabbia crescergli in
petto.
-
Perché altrimenti cosa mi fai? - rise Rick fissandolo con
aria di sfida – Lo dici alla mamma? -
Il
rasta serrò i pugni e si avventò contro il tipo
che aveva di fronte, lo spinse contro gli armadietti, ma non fece in
tempo a tirargli un pugno che gli altri tre lo avevano già
preso di peso e scaraventato a terra.
Uno
di un anno più grande di lui, gli dette un calcio sulla
pancia, che lo fece piegare in due dal dolore, quando all'improvviso
sentì la voce di Greta vicino a lui.
-
Pezzo di merda perché non meni anche me già che
ci sei? – sentì dire dalla ragazza.
Tom
alzò lo sguardo e la vide che si era messa tra lui e il
gruppetto, serrando i pugni; cosa diavolo stava facendo?
-
Kaulitz, ti fai salvare da Kerner ora? - ridacchiò Rick
urlando contro Tom, che tentava di rialzarsi dal pavimento.
-
Greis vattene! - disse mettendo entrambi i piedi a terra.
-
Stai zitto Split! – rispose la ragazza mettendosi di nuovo in
mezzo – Cos'è Nurberg le ragazze ti fanno paura? -
gli chiese sfidandolo – Dai, menami brutto ciccione lardoso!
MENAMII! - gli urlò indicandosi.
Rick
la fissò basito - Kerner tu sei pazza! -
Greta
gli andò davanti iniziando a spingerlo ad ogni frase che
diceva.
–
Brutto pezzo di merda – e lo spinse - se ti vedo ancora
rompere i coglioni ai miei amici – e lo spinse ancora
– giuro che ti stacco la testa! - lo spinse definitivamente
contro gli armadietti fissandolo in cagnesco – Sono stata
abbastanza chiara o la tua testa rinsecchita non ci arriva?! -
Il
ragazzo serrò la mascella distogliendo gli occhi da quello
sguardo di ghiaccio – Andiamo – disse ai suoi
scagnozzi allontanandosi da Greta, mentre gridava all'indirizzo di Tom
– Non è finita Kaulitz! -
La
ragazza alzò gli occhi al cielo e tornò verso
l'amico che aveva assistito alla scena con la bocca spalancata.
-
Stai bene? - gli chiese mettendogli una mano sulla spalla.
-
Ma che ti sei completamente impazzita?! - urlò lui
scostandosi – Era tutto sotto controllo! Non ti dovevi
impicciare! -
-
Ma se eri a terra agonizzante! - gridò lei in risposta
indicando il pavimento.
-
Non sono affari tuoi Greis – rispose lui aprendo di nuovo
l'armadietto.
-
Non sono affari miei? - chiese avvicinandosi al suo viso –
Non lo sono Tom?! -
Lui
serrò le labbra e si girò a fissarla –
No Greis, non lo sono – mormorò incredibilmente
serio.
Lei
aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi sospirò
ed annuì contemporaneamente con la testa. Posò la
mano sullo sportello dell'armadietto e lo chiuse con forza vicino al
viso di Tom, tanto che lui sentì l'aria spostarsi sulla
pelle. Rimase con la mano attaccata al metallo freddo sentendo il suono
dello schianto rimbombare nel corridoio vuoto.
-
Perfetto! - disse asciutta, prima di voltargli le spalle e scomparire
dietro il primo angolo.
Greta entrò
dentro casa lasciando la chiave sul tavolino dell'ingresso,
posò la borsa sulla sedia ed avanzò verso il
soggiorno, notando i gemelli seduti sul divano che la fissavano con
aria greve. Tom aveva dei fogli in mano e il viso serio, Bill si
mordeva le labbra preoccupato con l'aria da cane bastonato. Qualsiasi
cosa fosse successa era grave, sopratutto se avevano quelle facce.
La ragazza si
spaventò avvicinandosi – Che succede? - chiese a
bassa voce passando lo sguardo da Bill a Tom e da Tom a Bill.
Lui la
fissò incenerendola con gli occhi e gli fece un cenno con la
testa, indicandogli la poltrona gialla di fronte al divano -
Siediti un po' – gli ordinò passandosi una mano
sul viso.
- Che succede? -
chiese un'altra volta accomodandosi davanti a loro; Tom sembrava
davvero arrabbiato.
- Dimmelo tu che
succede! – gli rispose sbattendo i fogli sul tavolino di
fronte – Che cazzo significa? -
Greta
sbatté le palpebre sbalordita e prese i fogli arrotolati che
Tom le aveva lanciato sul tavolo e li aprì di fronte a lei.
La prima cosa che vide fu una foto, di una caffetteria con dei tavolini
e delle sedie fuori, e poi si riconobbe, e riconobbe Axel, quel giorno
in cui aveva litigato con Tom.
- Oh mio dio!
– sussurrò leggendo il titolo.
E'
già crisi? Greta Kerner la neo fidanzata di Tom Kaulitz si
intrattiene con un bel sconosciuto in una caffetteria di Amburgo.
Nonostante la loro storia sia appena nata pare che la ragazza abbia
altro per la testa piuttosto che stare vicino al suo Tom. Voi che ne
pensate?
Erano delle pagine
prese da internet, e Greta non seppe che dire in un primo momento,
rialzò lo sguardo verso gli occhi di Tom e non avrebbe mai
voluto vederlo così. Si sentiva ferito, lo leggeva nello
sguardo.
- Non crederai a
quello che c'è scritto qui sopra? -
- No che non ci credo
– disse poggiando i gomiti sulle gambe – ma dimmi
una cosa... non era stata solo una cena?! Come ci sei finita a prendere
un caffè con lui!? ANZI CAZZO NON LO VOGLIO SAPERE! -
gridò alzandosi dal divano.
- E'... è
solo fratello di Heike, ma, ma non capisco –
balbettò la ragazza.
- E cosa ci facevi con
il fratello di Heike? - chiese tentando di rimanere calmo; Greta lo
vedeva che si stava trattenendo.
- Ci siamo incontrati
fuori dal negozio, stavamo prendendo un caffè e basta, io e
te avevamo appena litigato -
- Porca troia Greis ti
avevo detto di stare attenta! -
- Split non
immaginavo... -
- ANCORA GREIS? -
urlò girandosi – NON CI ARRIVI PROPRIO?! -
- Tom... - lo
chiamò Bill, cercando di fargli mantenere la calma.
- Ma io che
ne potevo sapere? - rispose la ragazza alzandosi e andandogli vicino.
- C'è
sempre qualcuno che guarda, quante cazzo di volte devo dirtelo? -
- Ma... -
- No, no... niente
ma... -
- Tom ti prego
– mormorò la ragazza avvicinandosi, ma lui si
staccò dandole le spalle e andando verso le scale
– fammi parlare! -
- Risparmiati le
cazzate – disse forte e chiaro prima di iniziare a salirne
due a due il più veloce possibile.
Greta chiuse gli occhi
trattenendo il respiro, sentendo la voce di Bill arrivarle dietro le
spalle.
- Io ti ascolto
– disse lapidario – ci sarà una buona
spiegazione anche per questo... -
Lei girò il
viso verso l'amico - Non crederete veramente che l'abbia fatto a
posta...? - domandò incredula.
- Dimmi solo cosa ti
è passato per la mente... -
- Era solo un
caffè! - si giustificò nuovamente.
- Tu non ti rendi
conto ancora... - le disse Bill alzandosi e sovrastandola in altezza
– è una cosa che devi imparare a gestire Greis, e
devi farlo subito -
- Era proprio questo
che volevo evitare, era questo cazzo! Cominciare ad avere paura ad
andare in giro da sola! -
- Non lo puoi evitare
– le rispose lui allargando le braccia sconsolato
– sei la ragazza di Tom, lo sa il mondo intero, non puoi
tornare indietro! -
- Ma perché
si arrabbia? È quello che non capisco! Mettetevi nei miei
panni per una cazzo di volta, non pensate sempre e solo a voi due
– serrò le labbra mentre Bill spalancava la bocca
incredulo.
- Ma lo sai che vuol
dire per noi? Lo sai cosa vogliono dire per lui queste foto Greis? -
- COSA? -
urlò lei prendendo i fogli sbandierandoglieli in faccia
– È solo carta! -
- Hai fatto qualcosa
che lui non potrà fare mai, e l'hai fatto con uno che
neanche conosci! - si animò lui gesticolando e strappandole i
fogli dalle mani.
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che lui
non potrà mai bere un caffè con te fuori all'aria
aperta come una persona normale, non lo potrà mai fare, non
a casa nostra, e non lo potrò mai fare neanche io... sai
quant'è difficile vedere la persona che ami ridere con
qualcun altro cosciente del fatto che tu quella minima cosa, anche se
insignificante, non gliela potrai dare mai? -
Greta serrò
le labbra e lo guardò seria, per poi abbassare lo sguardo e
chiudere gli occhi – È sempre colpa mia alla
fine... -
- Non fare la vittima
– la rimproverò Bill.
- Mi spieghi
perché ogni volta che provo a fare di testa mia succedono i
casini? -
- Questo non
è niente Greis, non è niente a confronto di
quello che potrebbe veramente succedere – le disse il
cantante avvicinandosi con aria più tranquilla –
ma devi capirlo, non è più come prima, non lo
sarà più per te... - si avvicinò
definitivamente annullando le distanze e abbracciandola, dandole un
bacio sulla testa.
- Non mi voglio
arrabbiare, lo sai che ci sto male, però non puoi biasimarlo
per essersi incazzato... -
La ragazza si
staccò dalla presa e scosse la testa – Mi fa
così male quando si arrabbia con me... -
- Dagli qualche ora,
poi vorrà parlare – sentenziò il moro
passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
Poi scosse la testa e
sorrise – Nel frattempo troviamo qualcosa da fare –
le disse mettendole una mano sulle spalle scortandola fuori di casa.
Erano cinque minuti
che fissava la porta della loro camera dove sapeva che si era
rinchiuso. Sentiva da fuori il rumore di un motore di una macchina e
varie frenate brusche, stava sicuramente giocando a qualche gioco
cruento per sfogarsi. Afferrò la maniglia e la
girò aprendo la porta leggermente, infilando solo la testa
nella fessura.
- Ehi... –
mormorò piano.
- No Greis, non ti
voglio parlare - la voce le arrivò, chiara, decisa e con
quel tono che non ammetteva repliche. Ma ci provò ugualmente.
- Perché
non vuoi neanche ascoltarmi? -
- Perché so
già cosa mi devi dire e adesso non ho voglia -
- Tom... -
mormorò di nuovo lei, guardandolo mentre era di spalle su
letto a giocare con la Playstation, come aveva previsto.
Aspettò
alcuni istanti che dicesse qualcosa ma continuava a notare che il gioco
era molto più importante al momento, quindi
sospirò e fece per uscire dalla stanza, quando
sentì che la musica di sottofondo si era fermata e lui si
era girato a guardarla.
- Perché
non me l'hai detto? - le disse buttando il joystick per terra,
alzandosi dal letto.
- Perché
non era importante! -
- Ah no? Prendere un
caffè con uno qualunque non è importante! -
- No che non lo
è! -
- Greta tutto
è importante, qualsiasi cosa tu faccia adesso lo
è... -
- Scusami se non sono
abituata a vivere nell'incubo di essere riconosciuta! - disse lei
entrando definitivamente nella stanza e sbattendo contemporaneamente la
porta.
- Abituati
perché d'ora in poi sarà così! -
- Tom senti io non
voglio litigare con te su queste cose... - disse cercando di far
calmare le acque, ma lui la interruppe bruscamente.
- E poi
perché me l'hai tenuto nascosto quando te l'ho chiesto?! -
- Era solo un
caffè! -
- Non mi va che prendi
caffè con il primo che passa! -
- Ma è il
fratello di Heike -
- Poteva essere chi
cazzo ti pareva, non voglio e basta! -
- Perché? -
- Perché?!
Ma che domanda è perché?! - sbuffò
ridendo nervosamente e girando lo sguardo, come se lei non riuscisse a
capire quali erano le sue paure, come se lei per la prima volta non
riuscisse a guardargli e a leggergli cosa c'era che non andava.
- Di cosa hai paura?!
Hai paura che mi possa innamorare di qualcun altro? - disse con una
risatina di circostanza, cosciente del fatto che stesse dicendo una
cazzata. Ma non sapeva quanto si sbagliava.
Tom si morse le labbra
distogliendo lo sguardo per poi guardarla di nuovo, aveva la vena del
collo gonfia e gli occhi rossi.
- Sì
– disse annuendo – Ho paura che tu possa svegliarti
un giorno e pensare che non ne vale la pena, che è
più semplice stare con qualcuno di normale piuttosto che con
me con cui non potrai mai fare niente di ordinario, con cui non potrai
mai prendere un cazzo di caffè, con cui non potrai mai fare
niente di niente senza che ci sia qualcuno che ti guardi o che succeda
un casino! -
- Ma io sono qui... -
- Lo vedo.. -
- Appunto –
si animò lei avvicinandosi - io sono qui, per te, ho
lasciato tutto, per te, e non me ne pento perché VOGLIO
STARE QUI CON TE! Sarò pazza? Non lo so! Ma non me ne frega
un cazzo delle passeggiate o dei caffè se posso stare con
te! Quante ne dobbiamo passare ancora prima che tu lo capisca?! Cosa
devo fare ancora per farti capire cosa provo ?! DIMMELO COSA CAZZO DEVO
FARE! - disse gridando e puntando un dito contro il petto del ragazzo
– DEVO FARTI UN DISEGNO O NON CI ARRIVI?! QUANTE VOLTE DEVO
DIRTELO?! COSA CAZZO DEVO FARE PER FARTI CAPIRE CHE MORIREI, CAZZO,
MORIRERI SE ME LO CHIEDESSI...! -
Tom le
afferrò un polso con forza così serio
che faceva paura, tolse la sua mano dal petto prendendo anche l'altro
quando la ragazza tento di divincolarsi.
- Lasciami mi fai
male... -
- Guardami negli occhi
– le ordinò stringendole i polsi.
- MI STAI FACENDO
MALE! - gridò lei divincolandosi.
- GUARDAMI NEGLI
OCCHI! -
Greta lo
fissò negli occhi con aria di sfida, sentendo le lacrime
arrivare e leggendo la rabbia nello sguardo di Tom.
- Ci hai fatto
qualcosa? -
- Con chi? -
- Con quello! -
- Tom tu stai fuori
– gli rispose divincolandosi ancora, ma più si
muoveva più le teneva fermi i polsi.
- DIMMELO! -
- NO! -
gridò in risposta – NO! -
Si fissarono con
rabbia per qualche secondo, poi lui la lasciò di colpo.
Greis
iniziò a massaggiarsi i polsi fissandolo, mentre lui si
metteva una mano sulla fronte e guardava da un'altra parte.
- Ma cosa ti dice la
testa?! - sussurrò corrugando la fronte – Non
potrei mai farti una cosa simile... -
- Ti ho fatto male? -
chiese preoccupato guardandola.
- Cazzo sì
che mi hai fatto male, coglione! -
- Greis scusa
– l'espressione era mutata, diventando incredibilmente
colpevole. Non avrebbe mai potuto farle del male ma in quel momento in
cui l'aveva trattenuta non riusciva a pensare a niente. Era la paura
che lo stava fregando, la paura di perderla per una stronzata, per un
nulla.
Lei lo fissava
ansimando, sentiva che il cuore le stava per esplodere dal petto. Si
girò di spalle e si andò a sedere sul divano
prendendosi la testa tra le mani e cominciando a piangere in silenzio.
Non sapeva che pensare, e non sapeva che fare. Era un casino dopo
l'altro, e non riusciva a controllare le sue reazioni ed il suo umore.
Un momento prima era normale un momento dopo sentiva la rabbia dentro
di lei, ed un secondo dopo le veniva da piangere come una bambina. Non
riusciva a gestire le emozioni, la sua vita, non riusciva a gestire il
suo rapporto con lui. Cosa cazzo stava succedendo? Da quando avevano
tutti quei problemi?
Poco dopo la raggiunse
anche Tom, sedendosi al suo fianco ed abbracciandola, mentre lei si
divincolava.
- Lasciami –
- Vieni qui -
- NON MI TOCCARE! -
gli disse seria – Ho detto che non mi devi toccare... - lo
fulminò con lo sguardo e si alzò dal divano,
guardandosi le ditate di Tom sui polsi rossi.
- Ti ho chiesto
scusa... -
Greta gli
puntò un dito contro, funerea – Fallo ancora una
volta e ti giuro che te le stacco le mani Tom, te lo giuro... -
Lui non disse niente,
abbassò solo lo sguardo - Vieni qui per favore –
mormorò indicandole il posto vuoto sul divano, mentre lei si
avvicinava titubante e si sedeva di nuovo al suo fianco.
Lui la
abbracciò di nuovo mentre lei tentava di opporsi, ma
ovviamente era come dare i pugni contro un muro. Si sarebbe fatta solo
male se ci avesse provato un po' di più.
- Sei uno stronzo
– disse stancamente quando si trovò appoggiata sul
suo petto che si alzava e abbassava regolarmente.
Rimasero per un attimo
in silenzio per poi dire la stessa parola insieme.
- Scusa -
- Tu perché
ti scusi? - chiese lui pensieroso.
- Per non avertelo
detto, per aver gridato e per averti fatto arrabbiare, tu? -
- Non stavo
ragionando, lo sai che non ti potrei mai fare del male... -
- Lo so, ma mi hai
fatto male lo stesso -
- Cosa vuoi che faccia
per farmi perdonare, devo mettermi in ginocchio? -
- Sì
– rispose lei con aria di sfida. Quando vide che si stava
effettivamente alzando per mettersi in ginocchio lo fermò e
capì guardandolo negli occhi che si era pentito di quel
gesto – Fermati, stavo scherzando -
Si strinsero forte di
nuovo e poi Tom sospirò - C'è qualcos'altro che
mi devi dire che non mi hai detto...? - chiese dolcemente
sperando in una risposta negativa.
- Sì
– annuì la ragazza, mentre lui le prendeva una
mano ed intrecciava le dita con le sue.
- Dimmi –
mormorò lui stancamente.
- E' venuta una
giornalista da me -
- Quando? -
- Quando ero a casa -
- E cosa ti ha detto? -
- Vuole una nostra
intervista -
- E tu cosa le hai
detto? -
- Le ho detto che
eravamo amici, esattamente pochi giorni prima che uscisse il mio nome
sullo stesso giornale dicendo che stavamo insieme... se lo sapeva che
stavamo insieme perché mi ha fatto quelle domande? E poi
come ha fatto a saperlo...? -
- Non lo so, forse
voleva una conferma da te, però effettivamente questa
è una buona idea - mormorò Tom interrompendola
dandole un bacio sulla testa – La facciamo, tanto prima o poi
l'avremmo dovuta fare comunque -
- Cosa? - chiese Greta
preoccupata.
- L'intervista -
- Oh no, Tom
– rispose la ragazza con gli occhi sgranati – io mi
vergogno, non se ne parla proprio! -
- Ma di cosa? Ci sono
io, poi ci inventiamo due stronzate da dire ed è fatta,
così funziona... -
- Ma perché
dobbiamo raccontare i cazzi nostri in giro? -
- Perché la
gente li vuole sapere – rispose come se fosse ovvio
– e poi te l'ho detto, se vuoi inventiamo qualche storia
assurda -
- Il mio parere non
conta? -
- Sì conta,
ma sono io l'esperto, quindi fidati – poi fece una pausa
– ti fidi? -
- Mi fido –
affermò lei sicura.
- Se vogliono sapere
se sono felice o no, glielo dico io -
Greis alzò
la testa, guardandolo negli occhi – Sei felice quindi? -
Tom annuì
accarezzandole la guancia – Sì, lo sono, anche se
mi fai incazzare -
- Io ti faccio
incazzare?! Perché tu non mi fai incazzare?! -
- Che c'entra? -
- C'entra eccome... -
Lui scoppiò
a ridere tentando di baciarla ma lei si spostò posando di
nuovo la testa sul suo petto ed abbracciandolo –
Perché non me l'hai detto della giornalista? -
- Stavo per farlo... -
rispose Greis – ma poi ho pensato di non darti ulteriori
preoccupazioni, e poi c'era la scommessa, non potevo perderla -
- Cosa?! - rise lui
– Non me l'hai detto per la scommessa?! Ed io che stavo
scoppiando senza chiamarti -
- Davvero Split? Ti
sono mancata? -
- Sì... -
- Oh, Split quando fai
il tenerone fai venire il diabete -
- Per questo evito! -
- Ah –
rispose la ragazza alzandosi e andando verso la porta chiusa.
- Dove vai? -
- Ho preso una cosa
prima di venire – rispose uscendo fuori e scomparendo dietro
al muro.
- Cosa? - Tom si
girò e la vide comparire con due bicchieri di
caffè, sorridendo piano.
- Anche se non
è la stessa cosa... ti va di prendere un caffè
con me? -
Tom sorrise chiudendo
gli occhi ed annuì semplicemente.
- Come devo fare io
con te? -
- Come hai sempre
fatto -
____
Greta portò
la testa indietro affondando le mani nella sabbia; nonostante fosse
bollente era piacevole la sensazione di caldo che si diffondeva nel
corpo. Le piccole onde che arrivavano sul bagnasciuga le arrivavano
fino al ginocchio e la mantenevano al fresco. Era una sensazione di
pace impagabile. Si girò un attimo giusto per vedere se Bill
fosse ancora steso dietro di lei, ma con sua enorme sorpresa lo vide
seduto a gambe incrociate con un libro in mano e gli occhiali sul naso.
Un libro in mano. Bill Kaulitz con un libro in mano. Non vedeva quella
scena da anni. Si girò di nuovo per controllare Tom, lo
stava seguendo con lo sguardo ad ogni mossa che faceva per accertarsi
che fosse ancora vivo, era riuscito a convincerla che se andava a fare
surf sarebbe anche poi uscito dall'acqua e proprio in quel momento
infatti si apprestava a ritornare a riva. Aveva la muta scesa,
arrotolata contro i fianchi e la tavola sotto il braccio. Per un attimo
Greis sentì una musica in sottofondo, e vide la scena a
rallentatore. Se la gustò proprio mentre scuoteva la testa
con quelle treccine che odiava che si appiccicavano al collo, le gocce
di acqua che scendevano sugli addominali e la mano che si passava sulla
fronte. Le arrivò vicino e conficcò la tavola
sulla sabbia.
- Come sono andato? -
le chiese guardandola dall'alto.
- Eh? -
domandò fissandolo incerta.
- Ma non mi hai visto?
-
- Sì ti ho
visto sei stato fantastico – rispose sbrigativamente -
Piuttosto, c'è Bill che inizia seriamente a preoccuparmi -
- Che ha fatto? -
chiese il ragazzo girando lo sguardo verso di lui e poi di nuovo verso
Greta - Ha un libro in mano? -
- Capisci? - rispose
la ragazza alzandosi e pulendosi le mani sul sedere – E'
grave la situazione -
- Ma che sta facendo?
- domandò Tom confuso.
- Non lo so, ma
dobbiamo farlo andare da Heike... -
- Sì
– annuì – non lo vedevo con un libro in
mano da 2003 -
La ragazza
iniziò a camminare sulla sabbia quasi correndo, data la
temperatura sempre molto alta e atterrò in scivolata sul suo
asciugamano mentre Tom arrivava subito dietro di lei nelle stesse
condizioni.
- Bibs –
chiese melliflua – che cosa stai facendo? -
Il ragazzo
alzò lo sguardo togliendosi gli occhiali da vista e
fissandola con aria superiore – Sto leggendo, non si vede? -
- Stai leggendo cosa?
- berciò Tom sporgendosi per vedere la copertina –
I fiori del male di Bod... bo bo? -
- Baudelaire
– dissero in coro Greta e Bill.
- Sì
perché? - continuò poi strappando il libro dalle
mani del fratello e guardandolo male – Che c'è? -
- Ma stai bene? -
chiese la ragazza preoccupata.
- Certo che sto bene,
sto leggendo, mi sto rilassando, che problemi avete? -
- Sei sicuro? -
- Ma vi siete
impazziti? -
- E' solo strano, non
ti vedevamo con un libro in mano da tempo... -
- Ho bisogno di
ispirarmi, e per quanto vorrei drogarmi di assenzio, penso che
dovrò accontentarmi di questo... - si rimise gli occhiali
sul naso e si distese sull'asciugamano. Greta e Tom si fissarono
perplessi.
- Bibs... -
mormorò la ragazza raggiungendo l'ombra – senti ma
che per caso hai parlato con Heike? -
- Io? - chiese
monocorde – No -
- Perché
non la chiami? - chiese il fratello distrattamente togliendosi la muta
e rimanendo in costume.
Bill chiuse il libro e
lo posò sulla sabbia, alzandosi e mettendosi seduto a gambe
incrociate – Dovrei farlo? -
- Perché
no? - rispose Greta.
- Già,
perché no? - le fece eco Tom.
- Magari è
impegnata, sta lavorando... -
- Dovrà pur
mangiare – rispose la bionda.
- Infatti,
dovrà pur mangiare – ripeté Tom. La
ragazza gli lanciò un'occhiataccia che lui non
capì, per poi tornare a guardare Bill che si levava gli
occhiali dal naso.
- Non lo so...
– disse perplesso.
- Pasadena
è solo ad un'ora e qualcosa da qui... - gli disse il gemello
– prendi un taxi e vai... -
- E le proponi di
portarle la cena -
- Ma stasera? - chiese
sgranando gli occhi.
- Certo,
perché no? -
- Già,
perché no? -
- Tom la smetti di
ripetere a pappagallo quello che dice Greta, sei irritante –
gli disse Bill stizzito.
- Grazie Bill -
- Che c'è?
Mi sembrava normale dover sottolineare un concetto importante! -
- Non perdiamoci in
chiacchiere... Split, dammi il tuo telefono – gli disse la
ragazza mettendogli una mano sotto al naso.
- Perché il
mio? -
- Io non ce l'ho e
neanche Bill, tu invece sono sicura che l'hai portato -
Il ragazzo
alzò gli occhi al cielo e si girò a prenderlo
mentre il fratello si mordicchiava l'indice – Che le dico? -
- Che hai voglia di
vederla e che le porti la cena... -
- NO! -
gridò Tom – Non così chiaro! -
- Perché
no?! - rispose la ragazza contrariata – Perché voi
maschi dovete sempre essere criptici! -
- Non può
essere così sincero, poi chissà che si pensa... -
- Sì pensa
che ha voglia di vederla e che le porta la cena! -
- Come se non lo
sapessi che voi donne vi fatte mille filmini in testa alla minima cosa
– sbuffò lui contrariato.
- Insomma –
si spazientì Bill – stavamo parlando di me... lo
so io che devo dire, voi due come consiglieri fate schifo! -
Si alzò
dall'asciugamano lanciando il telefono al gemello e tornò a
passo di marcia verso casa.
- Non la chiami? - gli
gridò Greta.
- La chiamo da casa! -
le urlò in risposta Bill.
Tom prese il cellulare
e sorrise sornione - Dammi il cinque Greis ce l'abbiamo fatta! - le
disse felice mettendogli una mano davanti alla faccia, lei la prese e
la posò sull'asciugamano con poco entusiasmo.
- Ha ragione, facciamo
schifo come consiglieri -
- Hai detto che
dovevamo spingerlo, l'abbiamo spinto, ora di grazia, io mi addormento
sotto al sole, tu fai come ti pare – rispose sbrigativo.
- Come fai ad essere
così insensibile? - si scandalizzò la ragazza.
- Non sono insensibile
– si giustificò – sono in vacanza! -
- E quindi? Stiamo
parlando di tuo fratello! -
- Stai tranquilla... -
- Come faccio a stare
tranquilla se quando mi dicevi di stare tranquilla in realtà
le cose stavano andando di merda?! -
- Mi serve una
chitarra... -
- Eh? -
- Mi serve una
chitarra -
- Cosa c'entra adesso?
-
- Niente, mi serve una
chitarra – alzò le spalle stendendosi
poi al sole senza dire altro, mentre lei si guardava intorno
preoccupata; non le sembrava proprio che la situazione stesse
migliorando.
Nell'indecisione
più totale aveva preso due pizze giganti, il sushi e il
cinese, lasciando una puzza tremenda nel taxi che aveva preso. Non
sapeva perché ma gli sudavano le mani, ed ora che era
davanti alla porta della casa che Heike gli aveva detto per telefono,
avrebbe voluto fare dietro front e tornarsene a guardare film con Tom e
Greta. Non sapeva neanche perché fossero entrambi dall'altra
parte del mondo; non sapeva perché fosse lì ma
era ovviamente convinto che c'entrasse il destino. Se la persona che ti
piace in qualche modo la trovi nel posto in cui vai in vacanza un
motivo da qualche parte ci dovrà pur essere.
Heike gli aveva detto
di arrivare alla porta blu e lui ora era lì davanti che
premeva il gomito sul campanello.
Si morse le labbra
pensieroso chiedendosi ancora una volta cosa ci faceva lì,
era tutto estremamente assurdo e non convenzionale. In effetti nella
sua vita, nonostante da tutti considerata straordinaria, non succedeva
mai niente di nuovo. Alla fine quando si entrava nella routine
dell'essere una rockstar non c'era più niente che emozionava
come prima, diventavi freddo ed un po' insensibile, ed il fatto che
fosse lì con del cibo in mano a farsi venire l'ansia per una
ragazza, era assolutamente una cosa fantastica, era una di quelle cose
che lo riportava indietro, a prima dei quindici anni, a prima dei Tokio
Hotel, a prima di tutto; quando anche se odiava andare a scuola, almeno
era felice.
Heike aprì
la porta e lui sorrise a trentadue denti.
- Ciao He... -
- Sì, Stan
ho capito – rispose la ragazza indicandogli il telefono che
aveva sull'orecchio e facendogli cenno di entrare.
- Sì,
domani alle dieci in studio, dalla quattro alla sedici ci penso io... -
Bill si
guardò intorno disorientato ed entrò in casa
chiudendo la porta blu con un piede. Rimase sull'uscio a fissare Heike
non sapendo che fare, e pensò che d'altronde fissarla fosse
la cosa migliore.
Indossava solo una
grande camicia bianca di svariate taglie in più, che le
arrivava fino a metà coscia, le maniche ripiegate fino al
gomito ed i capelli rossi retti da una matita nera con alcuni ciuffi
che le cadevano sul viso. La vide che scriveva qualcosa sul computer
con le ginocchia posate su un tappeto, in quello che doveva essere un
salotto.
- Ti devo lasciare ora
– le sentì dire – ci vediamo domani -
Bill sorrise di nuovo,
imbarazzato. Il momento dei saluti lo innervosiva sempre un po'.
- Scusami Bill
– gli disse avvicinandosi e prendendo le pizze dalle sue mani
– Mi stanno togliendo la vita -
- Non ti preoccupare
– rispose lui cordiale seguendola in cucina.
- Cosa hai portato di
buono? -
- Pizza, sushi o
cinese, puoi scegliere –
- Hai preso tutti e
tre? Ti avevo detto io di scegliere! - sorrise la ragazza posando le
pizze sul bancone della cucina.
- Volevo tutti e tre
in realtà – si giustificò lui
– hai mai mischiato pizza e sushi? Io e Tom lo facciamo
spesso... -
- No veramente no
– la rossa sorrise debolmente scrutandolo, alzò le
spalle e rimase per un attimo a guardarlo – possiamo farlo
però... -
Bill scosse la testa
sgranando gli occhi – Cosa? Mischiare pizza e
sushi? -
- Non hai appena detto
che lo fai spesso? -
- Ma adesso si
tratterebbe di mischiare pizza sushi ed involtini primavera, non credo
sia il caso – rise togliendo dalle buste delle scatole di
cartone bianco – senza contare gli spaghetti di soia... -
- Non sei truccato
– gli rispose Heike cambiando discorso e poggiando una mano
sul mento continuandolo a fissare.
Il moro colto alla
sprovvista si passò le dita sulla palpebra e la
guardò alzando le spalle – Oh, se per questo
neanche tu -
- Io mi trucco solo
per le occasioni speciali -
- E questa non lo
è? - domandò curioso mentre lei si girava a
prendere dei piatti dalla lavastoviglie.
- Perché
dovrebbe? -
Si sentì di
nuovo penetrare dagli occhi verdi di Heike, mentre abbassava lo sguardo
perplesso.
- Già...
perché dovrebbe – mormorò tra sè e sè.
- Vieni andiamo a
sederci fuori, stasera si sta bene... -
Ecco come si sentiva
quando era con lei: spiazzato. Oltre al fatto che pareva non avere il
minimo disagio alla sua presenza, cosa che molte volte gli capitava di
percepire con persone che conosceva da poco, si sentiva estremamente
preso alla sprovvista ogni volta che lei sottolineava questa cosa. Lo
faceva sentire normale, ma al contempo si sentiva strano,
perché non era più abituato da diverso tempo a
trovare qualcuno che lo trattasse come Bill e non come qualcuno sceso
dal cielo.
La rossa gli
posò due piatti in mano e gli indicò il terrazzo
aperto verso il salotto, mentre lei prendeva le cose da mangiare e le
trasportava precedendo il cantante.
- Come va la vacanza?
- chiese all'improvviso in un momento di troppo silenzio.
- Bene, mi sto
divertendo – ammise lui sedendosi a tavola.
- A proposito, Greta
come sta? - la voce di Heike parve preoccupata, ma Bill non colse la
motivazione per cui lei dovesse essere preoccupata per l'amica, per cui
sorrise in modo incerto.
- Bene,
perché? -
Heike
sgranò leggermente gli occhi, capì all'istante
che Bill non doveva sapere niente di quella storia delle pillole
così sorrise e scosse la testa.
- Niente,
così... tuo fratello? -
- Anche lui sta
benissimo... tu piuttosto sembri stanca -
- Lo sono –
ammise portandosi un pezzo di pizza in bocca.
- Spero vada tutto
bene... -
- Sì, va
tutto bene, anzi va meglio del previsto... -
- Resterai qui ancora
a lungo? -
- Sì,
almeno due mesi, poi non lo se torno in Germania, non mi manca neanche
un po' detto sinceramente... -
Bill
ridacchiò – Neanche a me... detto sinceramente -
- Ti trovo rilassato
in effetti -
- Davvero? -
- Sì,
sembri contento -
- Non me lo dicono
spesso, di solito mi guardano le occhiaie e mi dicono “cazzo
Bill sei un cesso stamattina” -
Heike socchiuse gli
occhi avvicinandosi al tavolo, lo fissò in viso e scosse la
testa – Nessuna traccia di occhiaie -
- Basta poco per farmi
felice -
- Che vanitoso -
- E' vero, lo sono,
infatti trovo assurdo che tu non ti trucchi, come fa una donna a non
truccarsi?! -
Heike
spalancò la bocca facendo finta di essere offesa –
Pensi che ne abbia bisogno? -
- Tutti ne hanno
bisogno! -
- Ma sentilo!
– rise lanciandogli la crosta della sua pizza nel piatto.
- Quella è
una delle cose a cui non posso fare a meno, ormai sono abituato -
- Però
stasera sei un ragazzo acqua e sapone -
- Stasera
sì – ammise ingoiando un pezzo di sushi
– ma solo perché non avevo voglia di truccarmi -
- E di cos'altro non
hai voglia di solito? -
- Di alzarmi dal letto
di mattina -
- Su questa frasi
potrei farti troppe domande, ma non voglio psicoanalizzarti -
- Puoi farlo, ti do il
permesso... -
- Ok –
rispose lei pulendosi le mani l'una contro l'altra – Non ti
vuoi alzare solo perché sei pigro, o perché non
vuoi affrontare una giornata da Bill? -
Lui si morse le labbra
pensieroso, girando gli occhi in più direzioni –
Tutte e due -
- Quindi essere Bill
non è appagante -
- Non quanto si pensi
– ammise lui sicuro – tu che idea ti sei fatta di
che cosa vuol dire essere me? -
- Penso che sia
stressante, un po' -
- Un po'? -
portò la testa indietro e rise – Un po', sarebbe
fantastico! -
- Però
vedi, tu vuoi controllare tutto, ed è quello che ti frega -
- Da cosa l'hai
capito? -
- Dal fatto che hai
guardato dove fosse la tua borsa quattro volte da quando ti sei seduto,
hai controllato che il tuo cellulare fosse nella tasca dei jeans
altrettante volte ed hai paura che il piatto qui al bordo del tavolo
cada per terra da un momento all'altro, per questo lo stai tenendo con
la mano -
Bill alzò
un sopracciglio sorpreso e tolse la mano dal tavolo – Mi fai
paura -
- Sono un'ottima
osservatrice -
- Però hai
ragione, ad esempio quando esco di casa di solito controllo che le
chiavi siano in borsa almeno tre volte, prima di tranquillizzarmi,
è da pazzi dici? -
Heike fece un mugugno
d'assenso – Ma non lo dico a nessuno, tranquillo -
- Quindi nella tua
analisi pensi che io sia pazzo -
- Ma non in senso
negativo... - si giustificò.
- Ah beh, questo mi
rassicura – rise lui incrociando le braccia.
- Dovresti solo
rilassarti di più -
- Tu cosa fai per
rilassarti? -
- Bagno caldo,
candele, musica, cose banali -
- Ecco in quel caso io
avrei paura che la candela magicamente appicchi un fuoco in bagno, e
che io me ne accorga troppo tardi per uscire e salvarmi -
La ragazza
scoppiò a ridere bevendo un sorso dalla birra che aveva
aperto di fronte a lei – Oh mio dio Bill, tu sei pazzo per
davvero -
Anche lui si
unì al risata e socchiuse gli occhi – A questo
punto lo penso anche io, ma sono circondato da pazzi quindi va bene
così... -
Heike si tolse la
matita dai capelli e li fece cadere sulle spalle posando la bottiglia
di fronte a lei mentre Bill la guardava immobile, rialzò gli
occhi su di lui – Il concetto di pazzia è
relativo, come quello della felicità. Sono quelle cose a cui
non puoi dare una definizione universale -
Bill la
fissò perplesso, quello era il genere di discorso che lo
catapultava nel suo mondo di idee astruse, che condivideva con se
stesso la maggior parte delle volte, perché nessuno, tanto
meno Tom, lo stava a sentire quando blaterava quei
concetti profondi.
- Infatti penso che
non si possa dare una definizione a tutte quelle cose astratte, come
l'amore, la felicità... per me è qualcosa, per te
è un'altra, è inutile ricamarci troppo sopra -
- Già
è vero, per me la felicità è un bel
disegno uscito bene, per te magari è il nuovo ombretto della
MAC -
Il ragazzo
scoppiò a ridere girando lo sguardo – No, di
solito mi esalto di più per le borse, però sai
dipende... -
Lei lo
scrutò ancora, con quel sorrisetto indecifrabile sul viso e
gli occhi sempre leggermente socchiusi, come se stesse cercando di
guardare oltre, di frugare dentro di lui - Sei strano Bill Kaulitz -
- Me lo dicono da
sempre, però alla fine, cos'è strano? -
- Oh, non farmi questa
domanda, direi cose di cui potrei pentirmi -
- Adesso ti stai
facendo i problemi? Dopo che mi hai dato del pazzo maniaco del
controllo? - sorrise lui alzando le spalle – Tanto non mi
offendo, sai quante ne ho sentite nella mia vita? -
- Immagino –
ridacchiò la rossa mordendosi le labbra –
però no, non te lo dico -
- Oh, adesso
è impossibile che io faccia finta di niente, lo voglio
sapere -
- Ma comunque adesso
ho avuto abbastanza tempo per pensare ad una nuova versione, quindi non
sarebbe una risposta spontanea -
- Mi stai fregando
Heike -
- Sì Bill
ti sto fregando, però lo sto facendo in buona fede
– rise lei alzandosi dalla sedia e andando verso la cucina
per prendere un'altra birra. Lui si alzò e la
seguì – Adesso fino a quando non me lo dici non
cambierò argomento, e qualsiasi tentativo che farai non
servirà a niente -
- Vuoi un'altra birra?
- chiese lei curiosa.
- Sì
– annuì lui – ma è stato un
tentativo piuttosto banale per cambiare discorso -
- Non era un tentativo
– rise lei aprendo il frigo – ti sembrava un
tentativo? -
- Assolutamente
sì -
- Ok, allora,
cos'è strano? - mormorò
poggiando le bottiglie sul tavolo della cucina – Tu sei
strano -
Bill si
passò la lingua sulle labbra ed incrociò le
braccia – Non vale -
- Dai fattelo bastare -
Scosse la testa
irremovibile, sfoderando una perfetta faccia d'attesa, alzando il
sopracciglio.
- Sto aspettando -
- Si però
abbassa il sopracciglio – lui in tutta risposta
alzò anche l'altro, guardandola in attesa. Lei fece una
smorfia e sbuffò.
- Abbiamo detto che strano è
relativo? -
- Più o
meno -
- Beh, per me
è strano che una persona bella come te dentro e fuori sia
costantemente triste... si vede dai tuoi occhi, ti sforzi tanto di
ridere quando c'è la pesantezza di una malinconia repressa
dentro di te -
Bill si
pietrificò; non riusciva a muoversi, come se le braccia si
fossero annodate e il cervello fosse andato in black out. La continuava
a fissare con intensità cercando di non far trasparire
niente di quello che stava provando, perché non era
possibile che una ragazza in carne e ossa gli stesse dicendo una cosa
simile, in faccia. Era assurdo che si sentisse capito da qualcuno che
conosceva così poco, ed era assurda tutta la situazione che
stava vivendo.
- Ma io sono uno
stronzo – si ritrovò a dire senza collegare
cervello e bocca accorgendosi subito dopo che non c'entrava niente con
tutto il resto.
- Quella è
un'altra cosa che pensi tu, o comunque mi sono basata su quello che ho
visto, e con me non lo sei stato -
- Non mi hai dato
motivo, altrimenti c'è quell'altro lato di me che
è particolarmente acido -
- Forse ti
è venuto fuori per forza di cose -
Bill alzò
le spalle – Non lo so, credo di sì -
- E sai cos'altro
penso – continuò la ragazza dandogli la birra
– che nessuno è mai stato sincero con te, Bill di
qua Bill di là, ma nessuno ti ha mai guardato negli occhi e
ti ha detto la verità -
- E qual'è
la verità? -
Lei lo
guardò sorseggiando dalla bottiglia, poi la posò
sul tavolo e inclinò la testa di lato – Non lo so,
non sono un oracolo, però c'è sempre una
verità nascosta -
- Penso che anche tu
sia parecchio strana -
- Definiscimi strana -
- Fai dei ragionamenti
piuttosto contorti -
- Li ho sempre fatti,
e trovo la maggior parte delle persone troppo banale per capirli -
- Anche altezzosa
oltre che strana -
Lei si
poggiò la bottiglia sul mento – Lo so che pensavi
che fossi perfetta – rise ironica – ma anche io ho
dei difetti -
- Però stai
anche dicendo che non sono banale per capire i tuoi ragionamenti -
- Probabilmente
perché li fai anche tu, no? - alzò le spalle ed
uscì dalla cucina, andandosi a sedere sul divano. Ormai si
erano dimenticati entrambi di mangiare.
- Ammesso e non
concesso che io li faccia, tu come fai a saperlo? - gli chiese lui
seguendola e rimanendo in piedi a guardarla.
- Infatti non lo so,
la mia era una domanda “li fai anche tu, no?” -
Bill si
avvicinò e si sedette anche lui – Probabile
– ammise con serenità – il che farebbe
di noi due persone non banali, soggetti incompresi dal mondo? -
- Oh, non
più di tanto, il segreto è dire alle persone
quello che hanno bisogno di sentirsi dire no? -
- Ah, questo lo sono
bene -
- E tu cosa hai
bisogno di sentirti dire? -
Si girò a
guardarla, pensieroso, non era troppo sicuro che fosse il momento
migliore per essere sincero con lei.
- Io? -
- Tu -
- Che va tutto
incredibilmente bene -
Heike posò
la bottiglia di birra per terra, si girò verso di lui e gli
mise una mano sulla spalla, solenne.
- Bill –
disse seria – va tutto incredibilmente bene -
Lui non sapeva
perché, ma in quel momento aveva il cuore che stava
martellando così forte che sentiva i battiti rimbombare
nelle orecchie.
_____
Si
guardò allo specchio. Erano andati via, non per sempre, ma
per un lungo periodo di tempo perlomeno sì. Erano belli
però così scuri, ed i suoi occhi risaltavano il
triplo. In effetti non capiva perché l'avesse fatto, se
cercava delle spiegazioni nella sua testa non era sicura di trovarne,
però quando si era tinta i capelli di nero era veramente
convinta, ma adesso che si guardava le cominciarono a venire una serie
di dubbi.
Uno prima di tutti:
Tom. Sciacquò il lavandino ed uscì andando verso
il piano di sotto. Lo vide di spalle sempre con il suo adorato
portatile sulle gambe. Pensò a come farglielo sapere, se
l'avesse chiamato e fatto girare di scatto si sarebbe spaventato, per
cui optò per qualcosa di meno traumatico.
- Split – lo
chiamò andandogli vicino – dov'è Bill? -
- Lo ha chiamato
Heike, sono a L.A., è uscito da dieci minuti mi ha
già chiamato tre volte – rispose monocorde non
distogliendo lo sguardo dal portatile.
- Ah –
sussurrò la ragazza – quindi siamo soli? -
Tom fece un mugugno di
assenso, prendendo il cellulare al suo fianco e borbottando qualcosa
tra le labbra, mentre Greta incrociava le braccia e aspettava che
alzasse lo sguardo.
- Che stai facendo? -
- Sto vedendo delle
cose per la chitarra... a proposito oggi pomeriggio che ne diresti di
venire con me, ne volevo prendere una -
- In che senso venire
con te? - rispose la ragazza pensierosa – Intendi come due
persone normali che escono da casa e si recano in un altro luogo? -
- Già
– mormorò lui concentrato – fino a
quando possiamo permettercelo, facciamolo -
- Dici nel senso di
muoverci io e te da soli da un punto A ad un punto B? -
Tom alzò lo
sguardo solo per guardarla male, ma appena si accorse dei capelli della
ragazza, sgranò gli occhi.
- Che hai fatto ai
capelli? -
- Ho chiamato Harry
Potter, mi ha fatto una magia, sto bene? -
- Che hai fatto ai
capelli? - chiese di nuovo deglutendo.
- Ecco lo sapevo che
mi avresti fatto sentire in colpa, ora mi vado a rasare a zero
– rispose sbuffando e andando verso la cucina.
- Greis aspetta vieni
qui -
La ragazza fece
dietrofront con il viso corrucciato e si andò a lanciare sul
divano vicino a Tom che aveva chiuso il portatile e la fissava
perplesso.
- Non mi chiedere
perché l'ho fatto, non lo so! - ammise alzando le spalle per
poi buttarsi con la faccia contro l'incavo del suo collo. Le veniva da
piangere, voleva di nuovo i suoi capelli biondi.
- Non stai male
– disse lui prendendole la testa per guardarla in faccia
– che ti sta succedendo? Da un po' di giorni ti comporti da
pazza -
- Non lo so! -
continuò lei sentendo le lacrime che le premevano negli
occhi – Fino a cinque minuti fa pensavo fosse una buona idea,
adesso non lo penso più, ma magari tra dieci minuti
penserò che sia stata la prima cosa buona che ho fatto per i
miei capelli in tutta la vita -
- Ma stai per
piangere? - le chiese sorridendo.
- Non ridere
– piagnucolò lei scoppiando a piangere affondando
di nuovo il viso sulla sua spalla, mentre Tom rise fragorosamente.
- Perché
stai piangendo? -
- Non lo so! - disse
lei tra i singhiozzi.
- Stai bene con i
capelli così, te lo giuro! -
- Lo so che sto bene,
non sto piangendo per i capelli -
Tom rise ancora
più forte, ma si stava iniziando a preoccupare seriamente,
non era solita comportarsi in quel modo.
- E per cosa? -
- Ti ho detto che non
lo so! - rispose alzando il viso dalla sua spalla ed asciugandosi le
lacrime – Mi stai sempre addosso con tremila domande
– continuò stizzita girando il viso.
- Eh? -
- Tom, basta, basta! -
- Basta cosa? - chiese
alzando le spalle incredulo.
- Basta! Voglio una di
quelle torte al cioccolato venti strati – disse alzandosi e
andando verso la porta per poi tornare indietro sul divano –
No, non posso, se ne mangio una fetta mi viene il diabete -
Il ragazzo la fissava
con la bocca aperta cercando di capire cosa stesse succedendo,
perché a lui non è che la situazione gli fosse
molto chiara.
Si girò a
guardarlo aggrottando le sopracciglia – Scusa Split
– mormorò avvicinandosi.
- Ma scusa di
cosa? Non è successo niente! -
Lei si mise a
cavalcioni su di lui e gli posò la fronte sulla sua
–Mi dici che cos'hai? - le chiese Tom preoccupato –
È da qualche giorno che ti comporti in modo strano, senza
contare che è una settimana che non facciamo l'amore -
- ECCO! -
gridò lei – Sempre a quello pensi tu! Non ti
accorgi dei miei sentimenti Tom! Non te ne accorgi! Pensi solo a te ed
ai tuoi bisogni -
- Non stavo... -
tentò di dire, ma venne subito interrotto.
- E poi li hai
contati! Cioè li hai veramente contati?! Hai contato una
settimana, sette giorni?! -
- Certo che li ho... -
- Io non capisco
perché fai così! -
- Ma così
come? - rise lui continuando a non capire.
- Basta –
disse ancora alzandosi – vado a dormire! -
- Ma sono appena le
quattro -
- C'è un
orario per dormire adesso? Da quando? Da quando? Basta, vado a dormire,
ciao! - disse isterica dandogli le spalle.
Cominciò a
salire le scale più velocemente che poteva,
arrivò in camera e prese la busta della farmacia che aveva
preso quei fatidici sette giorni prima che Tom aveva tanto contato.
Nonostante le avesse comprate, non le aveva prese, evitando tra l'altro
ogni volta che lui provava ad avvicinarsi, qualsiasi tipo di contatto
troppo ravvicinato. Le dispiaceva doverlo trattare in quel modo, ma non
sapeva come fare, il suo umore era a dir poco incontrollabile. Si
chiuse in bagno e aprì la busta, insieme alle pillole c'era
anche un test di gravidanza che non aveva ancora avuto il coraggio di
fare. Si guardò allo specchio e per un momento non si
riconobbe, quei capelli le davano un'aria più dura del
normale, sembrava quasi cattiva. Serrò gli occhi e scosse la
testa, sedendosi sul bordo della vasca. Rigirò la scatola
tra le mani incerta; non lo voleva sapere se era incinta, non voleva
saperlo, sarebbe stato qualcosa più grande di lei che non
sapeva assolutamente come avrebbe gestito, da sola tra l'altro,
completamente da sola. Si decise ad aprire la scatola ed a leggere le
istruzioni ma arrivata alla seconda riga rimise tutto dentro
nervosamente, chiuse la scatola ed uscì dal bagno, andando a
nascondere di nuovo la busta. Era estremamente nervosa, non riusciva a
stare ferma a pensare, sentiva il cervello che le scoppiava nella testa
ed aveva voglia di buttare un urlo potente, da infrangere tutti i vetri
di quella casa. Si sdraiò per terra e mise le mani dietro
alla nuca, cominciando a fare gli addominali per tentare di sfogare il
nervosismo. Inspirava e espirava sempre più veloce, pensando
e ripensando a quella eventualità che le avrebbe cambiato la
vita in qualsiasi caso, sia se avesse voluto davvero crescere un figlio
che se avesse voluto abortire, o darlo via. Cazzo non poteva fare una
cosa del genere a Tom, non poteva non dirglielo, almeno doveva saperlo
da lei cosa stava succedendo. Man mano che i pensieri si affollavano
andava sempre più veloce, sentendo l'addome contrarsi con
più fatica. Doveva tornare a casa, doveva scoprire se era
vero, e doveva decidere cosa fare, insieme a Tom, ecco cosa doveva
fare. Chiuse gli occhi e continuò a pensare,
finché non sentì la voce del ragazzo davanti a
lei.
- Che stai facendo? -
chiese perplesso.
- Gli addo... minali
– rispose lei tra un respiro e l'altro.
- Lo vedo, ma
perché? -
- Sono... nervosa -
- Ma dai! - rispose
lui ironico – Non l'avevo capito dalla scena di prima, stavo
per chiamare la neuro! -
Le andò
vicino e si sedette vicino a lei – Hai... ragione...non so...
cosa sta mi... sta... succedendo -
- Sarà la
sindrome premestruale, tanto voi donne date la colpa sempre a quella -
Greta serrò
gli occhi continuando a soffiare aria dalla bocca, fino a quando non
vide più Tom nella sua visuale e si accorse che si era messo
a fare gli addominali anche lui.
- Che stai facendo? -
gli chiese tutto d'un fiato.
- Pensi che questo
fisico da dio Greco si mantenga da solo? - gli chiese lui ridendo.
Lei si
fermò lasciando la testa e abbandonando le braccia lungo la
pancia, ci pensò un attimo e poi scoppiò a
ridere. Ma era una risata così fragorosa e inarrestabile che
si dovette reggere la pancia; rotolò su un fianco sentendo
la voce di Tom che si era fermato a guardarla.
- Non ti sentivo
ridere così da un bel po'... -
Lei si posò
sugli avambracci e gli prese il viso con una mano, stringendogli le
guance. Si avvicinò e gli stampò un bacio sulle
labbra – Ti amo Split – disse prima di alzarsi e
lasciarlo ancora più perplesso sul pavimento della camera.
- Io comunque ci tengo
a dire che sono l'unico normale qua dentro! - le urlò dietro
mentre lei ridacchiava ancora.
_____
-Bill Kaulitz
– disse Greta solennemente andandosi a sedere vicino a lui
sul bordo della piscina – io e te dobbiamo parlare -
- Di cosa? - fece
pendere una sigaretta dalle labbra mentre si asciugava le mani bagnate
sulla pancia nuda.
- Di te -
- Di me? - rispose
ammiccando – Ok... -
- Sì, di
te! Stronzo egocentrico che con me non ci parli più
– rispose corrucciata prendendogli la sigaretta e buttandola
in piscina.
- Ehi! Era l'ultima! -
- Meglio -
Bill iniziò
una piccola lotta fraterna che si spense subito dopo quando si accorse
che faceva troppo caldo per muoversi – Non è vero
che con te non ci parlo più -
- Sì
è vero, non mi dici più niente, ed io no so cosa
ti succede in quella mente contorta – disse spingendogli
piano la testa.
- Va bene, cosa vuoi
sapere? - ammise abbassando lo sguardo.
- Ecco è
questo che non voglio; non voglio doverti costringere a dirmi le cose,
siamo io e te come siamo sempre stati con la differenza che prima ci
veniva naturale parlare, ora no! -
- Raggiungi livelli di
paranoia incredibili! -
- Sbaglio, o prima di
Heike c'era qualcosa che non andava? - chiese alzando un sopracciglio
indagatore.
- Potrebbe essere... -
mormorò lui fissando l'acqua della piscina – ma
non è che non te l'ho voluto dire, è che eri
così felice che non volevo romperti con i miei problemi -
- Tu non rompi mai...
- iniziò a dire la ragazza per poi correggersi –
quasi mai... se hai un problema ne puoi parlare con me sempre e
comunque -
- È che mi
sentivo solo, davvero solo, come poche volte mi ci sono sentito, lo sai
che andare in tour mi fa stare male ogni volta perché a
parte le ore del concerto, il resto del tempo lo passo a pensare, e
penso ancora di più di quanto penso normalmente... -
- Immagino che casino
là dentro -
- Mi odio a volte, non
riesco a guardarmi neanche allo specchio per quanto non mi sopporto -
- Perché? -
- Non lo so! Ci sono
certi giorni che darei tutto per non essere me, per non dover
sopportare tutto quel peso sulle mie spalle, per potermi farmi venire
un cazzo di raffreddore se ho voglia e non avere l'ansia di essere
toccato, strattonato da tutti, io non ce la faccio più, se
penso a quando dovremo tornare a casa mi... - sbuffò
scuotendo la testa – non voglio tornarci a casa -
- Bibs il raffreddore
non ti viene a comando però voglio dire, quanto hai
combattuto per avere tutto questo? -
- Io volevo solo fare
musica, non ho mai pensato alle conseguenze... certo all'inizio
è tutto nuovo, fa piacere avere tutte le attenzioni su di
te, ma ora no, basta, mi è passata la voglia -
- E quindi? Vuoi
lasciare andare tutto via? -
- Non lo so... -
ammise dispiaciuto – vorrei davvero poterlo fare, ma so che
non posso, perché poi mi mancherebbe. TU Greis, mi vedi come
mi hai sempre visto, sono sempre io, ed io con te sono sempre io... ma
gli altri pensano chissà cosa su di me, e per quanto non li
ascolti, le voci nelle mie orecchie arrivano comunque e continuo a
dirmi da anni “fregatene Bill, tu lo sai cosa vuol dire, tu
lo sai e basta, nessuno può sapere quello che hai sopportato
per essere dove sei, nessuno conosce te e Tom, nessuno”... -
- Cosa ti hanno detto?
Chi è stato? - chiese Greta alterata.
- Tutti cercano di
proteggermi vedi, ma io non voglio essere protetto... -
- Tu devi essere
protetto – rispose la ragazza mettendogli una mano sulla
testa – io ti vedo ancora così piccolo e indifeso -
Bill
sospirò sonoramente afflosciandosi sulla spalla della
ragazza – Il fatto è che posso essere me
stesso con così poche persone, sto diventando schizofrenico,
anzi penso di esserlo già, a volte a forza di
ridere mi fanno male le guance -
- Mi dispiace sentirti
dire queste cose -
- Allora facevo bene a
non dirtele -
- NO! Le voglio sapere
lo stesso... -
- L'altro giorno
quando sono uscito da solo, mi sentivo come un bambino di due anni che
si è perso dalla mamma. Mi guardavo in giro per paura che
succedesse qualcosa da un momento all'altro, ma non è
successo niente. Ecco, vorrei che anche a casa non succedesse niente...
e lo so, è impossibile, ma mi sento così da
schifo se ci penso -
- Bibs -
- No, ma ora sto bene
– alzò il viso dalla spalla della ragazza e la
guardò sorridendo – sono felice adesso -
- Per Heike? -
- Sai, lei... mi
tratta come una persona normale, lo sa fare benissimo, ed io mi sento
Bill con lei, sento di potermi fidare, ed è la prima volta
che mi succede -
- È
successo qualcosa per caso? - ammiccò Greta dandogli una
leggera spallata.
- No, niente, parliamo
e basta, lei è così presa dal lavoro adesso,
però mi va bene così -
- Immagino che per
tutto questo dovremmo ringraziare gli istinti sessuali del tuo cane -
Bill
scoppiò a ridere scompigliandosi i capelli bagnati
– Ah, a proposito di istinti sessuali – disse
preoccupato allungandosi per prendere la sua borsa, sistemata vicino al
divanetto – Guarda cosa ho trovato l'altro giorno... non mi
vorrai far diventare Zio Bill vero? - cercò qualcosa nella
marea di cose che teneva dentro e porse a Greta quello che aveva tanto
cercato. Lei sbiancò di colpo prendendo le pillole dalla
mano di Bill.
- Le ho cercate
ovunque, perché ce l'hai tu? - sussurrò presa
alla sprovvista.
- Penso tu abbia
sbagliato borsa quella volta in aeroporto -
- Ah –
mormorò fissandole come se avesse visto un fantasma.
- Ti prego dimmi che
ne avevi altre -
- Certo! - rispose lei
risvegliandosi dai pensieri ed annuendo energicamente –
Certo! -
- Meno male, solo un
bambino ci manca! -
- Perché? -
chiese Greta curiosa – Perché che succederebbe? -
- Niente, solo che nel
caso dovrai crescerlo da sola, a mio fratello gli viene un infarto se
glielo dici... vuoi un po' di succo alla pesca? Lo correggo con la
vodka! - le rispose con noncuranza alzando un sopracciglio.
- No grazie
– rispose lei afflosciandosi su se stessa.
- Io mi sa che me ne
faccio una caraffa... - continuò lui senza accorgersi del
cambiamento di Greta, alzandosi dal bordo della piscina e lasciandola
da sola, a fissarsi le mani, non sapendo assolutamente cosa fare.
La
mattina sull'autobus non l'aveva calcolata per niente. Si era seduto
vicino a Bill ed aveva guardato tutto il tempo fuori dal finestrino,
mentre lei e il fratello confrontavano i compiti di inglese. Una volta
arrivati a scuola lo vide entrare immediatamente nell'edificio, invece
di rimanere fuori a chiacchierare con gli altri come facevano sempre.
Lo seguì con l'intenzione di chiedergli scusa, anche se
aveva solo voluto aiutarlo.
Bill
le aveva spiegato che nelle questioni di maschi non bisognava
impicciarsi, altrimenti sembrava che uno dei maschi
in questione non avesse abbastanza palle. Greta non ci aveva pensato
più di tanto specialmente perché voleva solo
aiutare Tom che stava per terra agonizzante. Ma aveva anche capito che
doveva accusare il colpo e chiedergli scusa; il problema era che aveva
un istinto di protezione morboso nei loro confronti e loro nei suoi. Lo
vide da lontano intento a prendere dei libri dall'armadietto e si
avvicinò piano facendosi largo tra gli studenti, togliendo
lo zaino dalla spalla e poggiandolo per terra.
-
Cosa vuoi? - gli chiese lapidario chiudendo l'armadietto.
-
Fare pace – sorrise la bionda – mi perdoni per
essermi intromessa nella tua fantastica rissa? -
Tom
alzò le spalle distratto e poi incrociò le
braccia – Dipende -
La
ragazza sorrise e si abbassò verso lo zaino, lo
aprì e ci mise la mano dentro; ne tirò fuori un
sacchetto blu.
-
Bastano queste? - gli chiese mostrandogli le M&M's.
Il
rasta ridacchiò chiudendo gli occhi –
Però le mangio tutte io! -
-
Guardate c'è la coppia del secolo! - sentirono dire dietro
le loro spalle dalla voce fastidiosa di Rick Nurberg.
-
Cosa cazzo vuoi? - dissero in coro entrambi.
-
Ehi Kaulitz, tieni a cuccia il tuo cane da guardia -
Greta
fece per scattare in avanti, ma Tom la trattenne per un polso.
-
Che vuoi ancora? -
-
Sai mi chiedevo come ci si sente ad essere un maschio che si fa
difendere da una femmina – disse teatralmente mettendosi una
mano sotto al mento – o forse tu non puoi saperlo,
perché sei una femmina come la tua sorellina -
Tom
serrò i pugni ed avanzò di un passo mettendosi di
fronte a Greta.
-
Ed è un peccato che una bella gnocca come Kerner perda tempo
insieme a un frocio come te -
Il
ragazzo socchiuse gli occhi, gli veniva da ridere, aveva a che fare con
un decerebrato.
Greta
però non gli dette il tempo di reagire; lo prese per un
braccio e lo spinse contro l'armadietto. Premette le sue labbra contro
le sue così forte che si stava facendo quasi male, mentre
Tom la fissava con gli occhi sgranati dalla sorpresa e Rick con i suoi
tre tirapiedi avevano la stessa identica espressione.
La
ragazza infilò la lingua nella bocca di Tom e gli prese le
mani mettendole direttamente sul suo sedere. In tutto ciò il
rasta non riusciva neanche a respirare e non sapeva perché
un secondo prima stava pensando a come colpire Nurberg ed un secondo
dopo la sua migliore amica gli stava facendo una visita dentistica con
la lingua mentre lui controllava la consistenza del suo culo. Dopo due
minuti di lunghissimo bacio, e dopo che tutti quelli che passavano in
corridoio avevano espresso la loro ammirazione lanciando un fischio in
direzione della coppia contro l'armadietto, Greta si staccò
e fissò Rick.
-
Lardone di merda, questo è l'unico bacio che vedrai mai in
vita tua, perché nessuna con un briciolo di cervello
avrà mai il coraggio di baciarti – gli si
parò davanti e gli mise un dito di fronte agli occhi
– mi sa che qui il frocio è qualcun altro -
Tom
dietro di lei ridacchiò con un sorrisetto compiaciuto ancora
sconvolto da quello che era successo prendendo il suo zaino e quello
della ragazza ed il pacchetto di M&M's abbandonato per terra.
-
Andiamo Greis?– gli chiese porgendole lo zaino.
-
Andiamo Split - rispose lei fulminando ancora il tipo con lo sguardo
glaciale e camminando a fianco a Tom verso l'ennesimo noiosissimo
giorno di scuola.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Achtzehn. ***
18.
Dein Lachen weiß zu blenden, wo es nichts zu lachen gibt.
Schau mich nicht so an, mach mich nicht schwach, mach mich nicht
verliebt.
Si era trasferita ad Amburgo da
pochi mesi e la sua vita procedeva in modo impeccabile. Lavoro
perfetto, casa piccola ma accogliente e fidanzato premuroso che la
trattava come una principessa.
Lei e Christopher non
stavano insieme da molto, l'aveva conosciuto pochi giorni dopo essere
arrivata in città, una sera che si era ritrovata insieme ad
Andreas in un locale; era più grande di lei di cinque anni,
ma era rimasta completamente affascinata dai suoi modi di fare.
Era così
d'altri tempi, così romantico, che a volte rimaneva basita
di fronte ai suoi gesti.
- Buongiorno principessa
– sentì una serie di piccoli ed impercettibili
baci partire dal collo fino all'orecchio – tanti auguri -
Greta sorrise con gli
occhi chiusi e lo abbracciò – Ancora due minutini
-
- Apri gli occhi
dormigliona, c'è una sorpresa di là per te -
- Ancora cinque minuti
così – mormorò la ragazza rimanendo
immobile, attaccata al collo di Chris, sorridendo beatamente.
Il ragazzo si
staccò e le dette un bacio sulle labbra – Dai su,
sbrigati, vieni a vedere che cos'è... -
La bionda si
girò nel letto e con fatica, ma anche con tantissima
curiosità in corpo, si alzò dal materasso e a
passi veloci arrivò in cucina, dove Chris la aspettava con
una scatolina in mano; era identica a tante altre che aveva visto in
alcuni film.
- Oh mio dio –
mormorò incredula con gli occhi ancora socchiusi.
- Auguri amore mio
– aprì teatralmente la scatolina e gliela mise
davanti agli occhi. Era un anello. Un anello con una specie di diamante
sulla cima.
- Oh mio dio –
disse di nuovo sgranando gli occhi – Chris ma sei impazzito? -
- Solo per te
– rispose lui sicuro estraendolo dalla scatolina e prendendo
la mano di Greta.
La ragazza era confusa,
non si aspettava una cosa del genere dopo solo alcuni mesi insieme,
soprattutto non sapeva come dirglielo che lei gli anelli non li
sopportava per niente.
- Chris, aspetta
– mormorò incerta, e proprio in quell'istante
sentì il campanello suonare.
- Hanno suonato, torno
subito – rispose imbarazzata scappando dalle sue mani e
andando verso la porta d'ingresso.
- Tanti auguri a te...
- Greta si girò dall'altra parte continuando a sentire in
sottofondo quella voce fastidiosa.
- Tanti auguri a te... -
era troppo presto per aprire gli occhi, e poi non poteva essere
già mattina, si sentiva ancora troppo stanca.
-Tanti auguri, svegliati
Greis è la terza volta che ti canto tanti auguri, tanti
auguri a te... - ma quella era la voce di Tom, non c'erano
troppi dubbi.
Socchiuse gli occhi cercando di farli abituare alla luce, dato che
probabilmente preso da un momento di pazzia aveva spalancato le tende,
e si girò verso la provenienza della voce.
- Ma che ore sono? - chiese assonnata, mentre Tom si sporgeva per darle
un bacio.
- Auguri -
- Grazie, – rispose scocciata – dobbiamo proprio
festeggiare il fatto che sono invecchiata di un anno?! -
biascicò stropicciandosi gli occhi, ma il ragazzo non la
ascoltò, indicò qualcosa in mezzo al letto.
- Allora, qui abbiamo due fumanti tazze di caffè, succo
d'arancia, toast a volontà e c'è anche una
rosa... – la prese e gliela mise davanti – ora
dimmi se non sono stato fantastico? -
Greta si mise seduta togliendosi le coperte di dosso e guardando al
centro del letto, dove lui aveva portato tutta quella roba per iniziare
il giorno del suo compleanno in modo speciale.
- Oh– sussurrò melliflua – sei stato
più che fantastico -
- Lo so cazzo, non mi sono regolato, però guarda meglio... -
Greta sorrise incrociando le gambe e avvicinandosi al suo viso, lo
prese per il collo e gli dette un altro bacio, prima di girarsi a
guardare il vassoio.
- C'è un biglietto – constatò perplessa.
- Esatto – annuì il ragazzo – lo
apriamo? -
Lei lo prese lentamente tenendo la rosa in mano e lo aprì
piano ridendo verso Tom – Che cos'è un altro pass?
-
- Aprilo! -
- Dai Tom, che cos'è? -
- Aprilo! -
Greta aprì la busta, e dentro trovò una specie di
volantino colorato. Ci mise un po' a metterlo a fuoco, fino a quando
non lesse – Ospizio
di Hamburg, finisci i tuoi giorni nel modo migliore -
- Sei un deficiente! - scoppiò a ridere lanciandogli il
foglietto in faccia.
Tom era già da un bel pezzo che aveva iniziato a ridere da
sola immaginandosi la sua espressione – L'ho trovato
stamattina tra la posta, ero troppo tentato! -
- Quanto sei simpatico! -
La ragazza prese la tazza di caffè rimasto e
cominciò a sorseggiarlo mentre lui la sua l'aveva quasi
finita.
- Tra quanto partite? - indagò curiosa.
- Appena Bill finisce di prepararsi -
- Ma dovete andare proprio oggi a Berlino? - chiese imbronciando lo
sguardo e sbattendo le ciglia cercando di fargli un po' pena..
- Te l'ho detto che è una questione importante, tanto
torniamo stasera – rispose alzandosi dal letto e andando
verso il suo armadio.
- Sì però non è giusto! Oggi
è il mio compleanno, dovevamo rimanere tutto il giorno a
letto a guardare la tv, dovevi farmi le coccole mentre piangevi
guardando il Re Leone! Ti rendi conto che non l'abbiamo ancora rivisto?
- si impuntò lei.
- Lo facciamo domani, ok? Oggi dobbiamo andare. Ricordati poi di
iniziare a fare la valigia che tra tre giorni dobbiamo ripartire
– lo vide tornare in dietro e risedersi sul letto.
- Ok capo –
Aveva imparato a decifrare le mille facce di Tom, e quella che aveva
messo in quel momento significava solo che stava per succedere qualcosa
di inaspettato. Tolse le mani che aveva dietro alla schiena e le
mostrò un pacchetto scuro con un grande fiocco argentato
– Però ho preso questo per farmi perdonare... -
- Cos'è una dentiera? - chiese scettica, iniziando a ridere
subito dopo seguita dal ragazzo.
- Cavolo! Perché non ci ho pensato?! -
Lei prese a togliere la carta, fissandolo curiosa negli occhi
– Non è una scatola piccola come quella di un
anello -
- Volevi un anello? -
- No, per l'amor del cielo! -
- Perché non aspetti di vederlo prima di dire che
cos'è? -
- Non saranno neanche dei pass per il prossimo tour... -
- No, suppongo di no -
Greta finì di togliere la carta, e si trovò in
mano una scatola, un nome piccolo e dorato era impresso sulla pelle
nera, e non le sembrava possibile.
- NO! - gridò felice – NO! -
- Non volevi mica rimanere con quell'orologio per sempre?! -
Aprì piano la scatola e trovò un bellissimo
orologio d'acciaio con il quadrante grigio e tanti piccoli fiori di
metallo depositati tra le lancette. Non c'entrava molto con il primo
che gli aveva regalato, anzi non c'entrava proprio niente. Quello
verde, ormai a pezzi, avrebbe avuto sempre un posto speciale nel suo
cuore, non l'avrebbe mai e poi mai perso. C'erano troppo ricordi
legati, troppi momenti in cui si era messa a fissare quella quinta
spada.
- Oddio è bellissimo! - lo osservò stupita
– Però adesso non ho più la quinta
spada... -
- Facciamo il quinto fiore? -
- Va bene, – annuì – anche se non
c'è bisogno, tanto lo so che mi pensi sempre -
Tom emise un profondo sospiro, ormai privo di scuse da elargire.
- Grazie Split – sorrise a trentadue denti togliendolo dalla
scatola.
- Però lo devi guardare bene -
- Sì sì, è bellissimo –
rispose lei sfilandosi l'orologio verde e infilandosi quello nuovo.
- Non lo stai guardando bene – continuò lui.
- Sì che lo sto guardando! – si impuntò
– Guarda, lo sto guardando! -
Lui le prese la mano e glielo sfilò dal polso, girando il
quadrante e mettendoglielo di fronte al naso.
- Leggi -
- Oddio – si stupì la ragazza socchiudendo gli
occhi – che cosa ci hai fatto scrivere? 29 agosto 1994?
– sussurrò esterrefatta – Che
è successo il ventinove agosto del novantaquattro? -
- Anche io ci ho messo un po' per ritrovarla però grazie ai
miei potenti mezzi ci sono riuscito. E' la data del nostro primo giorno
di scuola -
- Stai scherzando? -rispose la ragazza esterrefatta.
- No – sorrise lui – è la prima volta
che ci siamo visti -
- Stai scherzando... - continuò lei con tono ovvio, come se
stesse scherzando per davvero, perché era impossibile che
fosse riuscito a ritrovare quella data.
- No te lo giuro -
- Ma come hai fatto? – mormorò fissando il retro
del quadrante d'acciaio su cui erano incisi i numeri – Non ci
credo che hai fatto una cosa così... schifosamente romantica
-
- Lo so -
Lo fissò qualche instante scuotendo la testa
impercettibilmente con gli occhi illuminati esclusivamente dal suo
amore.
- Oh, che dolce il mio Split -
- Smettila! - rise lui avvicinandosi per darle un altro bacio.
- Oggi posso prenderti in giro quanto voglio, è il mio
compleanno -
Le fronti si scontrarono e si fissarono negli occhi – Lo
farai stasera allora, ci vediamo da te -
- Va bene, ci vediamo da me – sussurrò lei in
risposta, chiudendo gli occhi ed annullando le distanze. Si
avvicinò cingendogli il collo quando sentì la
voce di Bill trapanarle un timpano.
- TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI GREISCHEN TANTI
AUGURI A TE! -
- Cosa ci fai con un megafono dentro casa? - gli gridò il
gemello tappandosi un orecchio con un dito.
- AUGURI GREIS! TANTI AUGURI - disse di nuovo amplificando la sua voce.
- Bill leva il megafono! -
- Auguri Greis, – sorrise saltellando verso il letto e
mettendocisi sopra in ginocchio – sono davvero tanto triste
del fatto che non saremo qui oggi però sicuramente avremo
modo di recuperare -
- Come sei formale, che ti sei scritto il discorso? -
Bill fissò Tom che lo stava incenerendo con lo sguardo
– No, no, è che mi dispiace davvero -
- Lo so cucciolo -
Il ragazzo si sporse e la abbracciò dandole un bacio sulla
guancia – Povera Greis, ormai prossima alla pensione -
- Smettetela voi due! Solo perché sono più grande
di voi di un mese e mezzo non vuol dire che sono vecchia! -
Ma tu sei sempre stata vecchia – continuò Bill
– altrimenti non ti chiameremmo Greis, e comunque, qui di
anziani ne vedo due -
- Hai finito di preparati? - gli chiese il gemello scocciato.
- Sì, ho finito, possiamo andare -
- Già ve ne andate? - rispose la ragazza ancorandosi al
braccio di Tom – Non mi lasciate da sola! -
- Ecco, prima rompeva le palle che non voleva venire con noi, ora che
non può venire, vuole venire – constatò
lui verso il fratello.
- Lo so Tomi, che ci vuoi fare? Purtroppo Greis ha dei problemi
psicologici seri, prima di tutto perché sta con te... -
- Smettetela di parlare come se non ci fossi! -
- Però non può venire con noi -
- No, non può – scosse la testa Bill.
- Infatti per questo motivo, ho chiamato Michelle per te,
sarà qui tra poco, e guarda cosa ti lascio perché
oggi sono particolarmente buono... – rispose Tom prendendo il
portafoglio.
- Mi lasci la carta? - domandò la ragazza con uno scintillio
negli occhi.
- Sì, però vacci piano ti prego -
- Oddio! - si esaltò strappandogliela dalle mani –
Avrai il conto in rosso prima di pranzo, te lo prometto –
rispose eccitata rigirandosela tra le mani.
- Mi raccomando – continuò Bill
– puoi andare sotto massimo di duemila euro -
- Ok – sorrise Greta.
- Bill non gli devi dare tutte queste informazioni! - lo
rimproverò il fratello alzandosi dal letto.
- No glielo dico perché io ero convinto che si poteva andare
sotto all'infinito, invece c'è un limite – rispose
alzando le spalle.
- Non andrò sotto, il tuo conto in banca è al
sicuro -
- Ne dubito Greis! - sospirò Tom stiracchiandosi –
Andiamo? -
- Andiamo – rispose Bill alzandosi .
- Sì andate andate – li seguì la
ragazza verso la porta.
- Torniamo per ora di cena, ci vediamo a casa tua – le disse
Tom prendendole il viso e dandole un bacio sul naso.
- Va bene, guida piano e... guida piano -
- Guido io veramente – si intromise Bill.
- Perché? - chiese Greta perplessa.
- Perché io non posso guidare scusa? -
- No, era così per dire... -
- Vogliamo andare? - berciò Tom aprendo la porta.
- Tom io non ti sopporto più -
- Tu non mi sopporti più? Ed io cosa dovrei dire? - rispose
il gemello spingendolo fuori.
- Oggi mi stai sulle palle! -
- Sapessi tu -
- Non mi salire con i piedi sulle scarpe sai! -
- Perché sennò cosa mi fai? Che paura! -
- Tom! -
- BILL! -
- Buon viaggio! - li salutò la ragazza sbattendo la porta.
____
Erano passate tre settimane da quando erano tornati dall'America, e lei
non era ancora certa che fosse incinta. Però ormai aveva
capito che c'era qualcosa che non andava. Oltre al fatto che la mattina
vomitava anche l'anima, il suo umore era diventato a dir poco
incontrollabile, ed era sorpresa del fatto che Tom non l'avesse ancora
mandata a quel paese per tutte le volte che l'aveva trattato male senza
motivo, o perché faceva una delle classiche cose alla Tom
che tutte le altre volte gli aveva fatto passare con il sorriso sulle
labbra. Quello che aveva capito era che era incinta, ma che non voleva
saperlo ugualmente. Insomma, un conto era pensarlo, un conto era
saperlo per certo; anche se appena aveva saputo da Bill che Heike
sarebbe tornata ad Amburgo per qualche giorno l'aveva subito chiamata
per chiederle se poteva accompagnarla da sua madre.
Ci era andata, aveva fatto le analisi e ci sarebbe dovuta tornare il
giorno dopo per i risultati. In quel momento, mentre stava realizzando
la cosa, le venne un sussulto al cuore. Come glielo avrebbe detto a Tom
che era incinta?! Ma sopratutto lui in che modo avrebbe reagito?! Non
lo voleva sapere, o meglio, lo voleva sapere ma non lo voleva
affrontare. Le sarebbe piaciuto staccarsi dal corpo e guardare la scena
dall'alto, come se lei non c'entrasse niente.
Camminava verso la via di casa con solo due buste in mano;
nonostante diverse ore di shopping insieme a Michelle, non aveva
trovato niente di interessante da comprare, cosa che l'aveva fatta
stizzire ancora di più. Per una volta che poteva sfogarsi...
Era stanca, le facevano male le braccia e le gambe, e le girava la
testa, ma nonostante quei fastidi, ne sentiva un altro ancora
più strano, salirle in petto. Si sentiva osservata,
stranamente osservata, come se qualcuno la stesse puntando. Si
guardò intorno circospetta aumentando il passo, ed una
sensazione sempre più sgradevole le saliva dallo stomaco.
Fino a quando da un vicolo di un garage non le comparve una figura
davanti. Greta si bloccò di colpo, e scrutò la
persona che le ostacolava la strada, ma oltre gli occhi, non poteva
notare molto, perché aveva il viso coperto a metà.
- Chi sei? - chiese facendo due passi indietro, mentre notava che altre
quattro persone le venivano addosso. Continuò a camminare
all'indietro trovandosi nel vicolo. Era un dannatissimo vicolo cieco,
con un garage chiuso alla fine, ed ora che aveva cinque persone che la
stavano chiudendo al muro, iniziava ad avere paura.
- Facciamo due chiacchiere, che ne dici? - disse la prima che le si era
parata davanti, avanzando rispetto al gruppetto. Non era tedesca,
nonostante le stesse parlando nella sua lingua.
Greta ansimava, stringendo le buste tra le mani, tanto che le unghie le
si erano conficcate nel palmo della mano.
- Che volete? - chiese cercando di mantenere la calma.
- Vogliamo che lasci Tom in pace – rispose monocorde, come se
fosse una cosa naturale.
- CHE COSA? - gridò lei facendo una smorfia tentando di
scansarle – LEVATEVI PER FAVORE, SIETE RIDICOLE -
Una delle quattro la spinse piano verso il muro, mentre le altre si
allontanavano di qualche passo. Due lanciavano sempre delle occhiatine
verso la strada, mentre quella che doveva essere il capo e le altre due
che rimanevano la tenevano chiusa intorno al muro.
- Pensi di avere l'esclusiva? – continuò la
ragazza – Lui non sarà mai tuo! -
- Ma che problemi avete? - domandò Greta decisa –
Dite tanto di amarli ma non accettate che stiano insieme a qualcuno -
- Sei tu il problema veramente, nessuno ti ha mai sopportato -
- Io? - chiese confusa – Che significa? -
- Significa che devi lasciare Tom -
Si avvicinò e le mise una mano sulla testa, Greis
tentò di spostarsi ma non era stata abbastanza veloce,
sentì qualcosa di viscido scenderle sui capelli e vide il
guscio di un uovo cadere per terra.
Rimase immobile, con gli occhi sgranati, mentre sentiva altri rumori di
uova che si rompevano, prima sul braccio, poi sulla pancia, e di nuovo
sula testa.
Non poteva crederci che stava succedendo a lei. Rimase un attimo con le
spalle contro il muro, mentre vedeva che se ne andavano senza dire
altro, e rimase immobile, con il cervello in stand by e gli occhi fissi
sulla strada.
Non si rese conto di quanto tempo rimase in quella sorta di limbo dei
pensieri, era paralizzata, ma non tanto per quello che era successo,
più che altro perché non era riuscita a reagire.
Lei di solito riusciva a mantenere sempre il sangue freddo in
situazioni che capitavano all'improvviso, ma in quel caso, a quelle
parole, si era ghiacciata, e stava cercando di capirne il motivo.
Sentendo il cuore continuare a battere come un tamburo, si
incamminò alla fine del vicolo, fino a quando non
sentì due voci dietro di lei che la chiamavano.
- Greta! Oh cazzo, Greta! -
Non si girò, ma continuò a camminare verso casa,
con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ehi, cosa ti è successo? - vide una mano afferrarle il
braccio e si girò a guardare la persona che la chiamava. Era
Heike.
- Cosa è successo? Che cosa...? -
- Mi hanno lanciato le uova – rispose monocorde notando
un'altra figura al fianco della rossa. Era Axel, con una scatola sotto
braccio e gli occhi sgranati.
- Stai bene? - le chiese lui mettendole una mano sulla spalla.
- Credo di sì... non è successo niente -
- Oh mio dio ti accompagniamo -
- No, non c'è bisogno... - rispose girandosi ed
avvicinandosi al portone di casa, cercando le chiavi nella borsa.
Quello di cui non si accorse era che stava tremando e appena trovo il
mazzo non riuscì a trovare la chiave giusta da infilare
nella serratura.
- Ehi, aspetta – sentì dire da Axel. Le prese le
chiavi dalla mano e tentò tutte le chiavi che c'erano fino a
quando non trovò quella del portone. La ragazza
entrò, seguita dai due fratelli, cominciò a
salire le scale una dopo l'altra, fissando i gradini bianchi sotto le
sue scarpe e non riuscendo a capire perché fosse successo a
lei.
Arrivò davanti alla porta ed aspettò che anche
Axel con le chiavi la raggiungesse, poi si bloccò e gli
occhieggiò perplessa.
- Ma voi due come ci siete finiti qui? -
Tom doveva proprio congratularsi con se stesso. Non era stata affatto
una passeggiata organizzare quella specie di festa a sorpresa a casa di
Greta. Soprattutto non era stato facile allontanarla da lì
tutto quel tempo; sapeva che con la scusa dello shopping avrebbe potuto
tenerla occupata abbastanza per permettere a lui e Bill di organizzare
tutto, però era stato difficile inventarsi tutte quelle
scuse su Berlino. Ci erano effettivamente andati ma erano tornati
subito nel pomeriggio per finire di sistemare le cose a casa della
ragazza.
Non mancava nessuno, se non Heike, che Bill aveva tanto voluto che
venisse, e la festeggiata. Michelle era arrivata trafelata dieci minuti
prima, con l'ansia che Greta la vedesse tornare, ma per fortuna stava
andando tutto secondo i piani.
Bevve un sorso di birra e lasciò il bicchiere in mano al
fratello mentre vedeva che tutti gli altri stavano tranquillamente
chiacchierando in giro per il soggiorno di Greta.
- Mi sta venendo l'ansia – disse torturandosi le mani.
- Tomi stai tranquillo, è tutto sotto controllo -
- Già Tom, hai organizzato tutto benissimo – lo
tranquillizzò anche Natalie intenta a versarsi qualcosa nel
bicchiere.
- Lo so, ma ho come la sensazione che sia successo qualcosa –
disse mettendosi una mano sulla fronte e andando verso la cucina
– non è che ho dimenticato le birre del frezeer? -
- Ehi, sento delle voci qui fuori! - sentì dire da Michelle
mentre stava andando verso la cucina, fece dietrofront e corse alla
porta, seguito subito da Bill che aveva iniziato a ridere con Natalie
probabilmente dell'ansia insita nel fratello che quando veniva fuori lo
faceva apparire veramente goffo.
Tom sorrise sicuro del fatto che Greta si sarebbe piacevolmente
spaventata di trovarli tutti lì, ma appena la porta si
aprì, non vide la sua ragazza spuntare sull'uscio.
Axel lo fissò negli occhi, e lui si trovò a dover
cambiare espressione all'istante appena si accorse che era lui, cosa
che non fecero il resto dei presenti. Ebbe immediatamente la voglia di
sbatterlo contro il muro e dargli un pungo in faccia, ma
respirò profondamente quando la porta si spalancò
e vide la persona che stava aspettando.
Greta trovò Tom di fronte a lei, e poi Bill, Natalie,
Michelle, Georg, Gustav e Andreas che le gridarono
“Auguri” in coro.
Il ragazzo la guardò, e capì all'istante che le
sue sensazioni era giuste; aveva dei rimasugli indefiniti appiccicati
sui capelli e delle chiazze viscide sui vestiti.
- Che cazzo è successo? - chiese nervoso avvicinandosi a lei
non sapendo se toccarla o meno.
- Oddio Greis! - mormorò il fratello in pensiero facendo lo
stesso.
- L'abbiamo trovato qui sotto, qualcuno deve averle lanciato delle uova
addosso... non lo sappiamo, quando siamo arrivati era già
così – disse Heike preoccupata, guardando Bill,
che si era girato a guardarla, mentre Tom e Greta si fissavano negli
occhi.
- Ehi, che è successo? - chiesero anche gli altri
avvicinandosi, mentre la festeggiata riprendendosi un istante scosse la
testa.
- Grazie per la sorpresa – mormorò facendo un
sorrisetto debole e scansando Tom – ma non sono in vena di
festeggiamenti al momento -
Si girò di spalle e cominciò a camminare verso il
bagno alla fine del corridoio; sentiva tutti gli occhi puntati su di
lei, e una sensazione orribile che le chiudeva la gola.
Entrò in bagno e chiuse la porta, sapeva che sarebbe
arrivato di lì a poco. Trattenne un singhiozzo e si sedette
sul bordo della vasca, prendendosi il viso con le mani subito dopo aver
lasciato le buste e la borsa per terra. Si massaggiò le
guance ricacciando le lacrime indietro e si dondolò avanti e
indietro fissando le piastrelle del bagno. Non poteva, non doveva
lasciarsi sopraffare da quella situazione, non l'avrebbe permesso.
Avrebbe combattuto con tutta se stessa per lui, qualsiasi cosa fosse
successa, chiunque fosse stato ad intimidirla, nessuno poteva
separarli, nessuno poteva dirle che lui non era suo, perché
tutti quelli che li conoscevano lo sapevano che erano inscindibili, e
coloro che non lo sapevano dovevano solo prenderne atto. Poi
però ripensava alla loro situazione, ripensava a chi era Tom
al di fuori dell'essere Split e non riusciva più a capire
niente, non capiva se quella lotta valeva davvero con il mondo esterno,
non capiva se doveva dimostrare davvero qualcosa a qualcuno che non
sapeva niente di loro... forse aveva sbagliato tutto e non se n'era
accorta.
Sentì la porta aprirsi e richiudersi, e il suono della
serratura che scattava. Alzò gli occhi e lo vide, con lo
sguardo perso di chi non sa cosa fare. Si alzò di scatto e
gli finì addosso.
- Che cosa è successo? - mormorò lui stringendola
– Chi te le ha lanciate? -
Lei non rispose, si limitò a stringerlo più
forte, sentendosi finalmente al sicuro. Quella sensazione di protezione
unica, quella sensazione che lì in mezzo circondata da due
braccia, da quelle braccia, niente poteva succedere. Non c'era nessun
dolore là in mezzo.
- Greis, dimmi che è successo, ti prego – disse di
nuovo dopo un po' – chi è stato? -
La ragazza si staccò dalla presa ed abbassò lo
sguardo, togliendosi la maglia impregnata di uova e lasciandola nel
lavandino.
- Non voglio piangere, adesso mi riprendo... - mormorò.
- Che cosa è successo? -
Alzò piano il viso fino ad incontrare i suoi occhi e
alzò le spalle.
- Io... io... non ho reagito... lo sai che di solito a certe situazioni
riesco a reagire, ma stavolta non l'ho fatto... mi ha... mi sono
bloccata Tom, completamente... mi ha detto che tu non sei mio, me l'ha
detto in faccia ed io mi sono paralizzata, perché l'ha detto
con così tanta convinzione che... mi sono sentita nel
torto... –
- Greis... -
- Come se io ti avessi portato via da lei o da tutte quelle che che ci
credevano... come se fosse tutta colpa mia... capisci? -
- Sei solo sconvolta adesso... -
- No – lo interruppe – non sono sconvolta, sono
solo uova... -
- Ma non ha senso quello che stai dicendo... -
- Sì che ce l'ha, io sono la stronza che gli ha portato via
il loro sogno, sono quella che ha tolto loro la speranza... ed anche io
odierei una persona del genere... -
- Ma che stai dicendo? -
- Tom... nell'assurdità non posso biasimarle... -
- Greta cazzo smettila di dire stronzate! Delle idiote ti hanno appena
riempito di uova, e tu le difendi? -
- Non le sto difendendo Split, sto cercando di capire... - si tolse la
maglia e la lasciò cadere per terra dove cadde pesante
sporcando le piastrelle bianche.
- Cosa c'è da capire? Ce l'hanno con te, ed io non voglio
che tu vada più in giro da sola... -
Greis alzò gli occhi al cielo slacciandosi i jeans
– Tom... -
- Tom un cazzo Greis, non voglio discutere su questa storia. Io ho
paura, come fai a non averne tu! -
- Ma sono uova... -
- Oggi sono uova, domani che ne sai? Io voglio sapere sempre dove
sei... - rispose sempre più nervosamente.
Greta lanciò i jeans vicino alla maglia e si spoglio
completamente entrando nella vasca; iniziava a puzzare di uovo andato a
male. Prese il telefono della doccia e lo diede in mano al ragazzo.
- Tu sei paranoico – gli disse aprendo l'acqua.
- Io non sono paranoico, sono realista! Sanno dove abiti, sanno chi
sei... -
- Appunto, ormai il danno è fatto... -
- Voglio sapere quante erano, chi erano e tutto ciò che
hanno detto... -
Greta prese lo shampoo e cominciò a passarselo sui capelli
– Erano cinque... non penso fossero tedesche, avevano uno
strano accento... l'acqua sui capelli! -
- Poi? -
- Mi hanno riempito di uova – rispose come se fosse la
conseguenza naturale del fatto – avevano una bandana sulla
faccia ed una mi ha tirato un uovo in testa e mi ha detto di lasciarti
perdere... -
- Come fai a stare tranquilla? - rispose lui agitandosi – Ne
stai parlando come se fosse una cosa normale! -
- Split ma ti vuoi calmare? Io non mi faccio intimidire da cinque
ragazzine pazze! -
- Greis per favore – disse spostando il telefono della doccia
verso di lui e bagnandosi la faccia – non puoi rimanere
impassibile -
- Tomi tu per favore! Non c'è nient'altro da dire,
è successo... mi sono ripresa dal momento di panico, sto
bene, davvero -
Gli strappò l'acqua dalla mani e si portò il
getto sui capelli, mentre lui prendeva un asciugamano e se lo portava
sul viso.
- Non volevo che succedesse, tu sei troppo importante non posso
permettere che ti succeda qualcosa -
- Non mi succederà niente -
- Ma comunque in giro da sola se non ci sono io non ci vai! -
- Tom ti prego -
- No, sono irremovibile, puoi fare quello che ti pare! - disse
impuntandosi, serissimo.
Greta chiuse un attimo l'acqua, fissandolo – Beh calcolando
che me lo stai dicendo mentre sono nuda, ci sto credendo -
- Appunto -
Tom rimase immobile, mentre lei si finiva di sciacquare i capelli; si
sentiva uno straccio, come se fosse stato lui a tirarle le uova. Era
tutta colpa sua se l'aveva trascinata in quel turbinio di follia, ed
era l'ultima cose che voleva, vederla stare male. La amava troppo per
sentire che soffriva, si sarebbe preso lui tutta la sofferenza se
avesse potuto; e nonostante lei lo rassicurasse, continuava a sentire
che gli stava nascondendo la verità, che c'era qualcosa che
non andava.
- Mi passi l'accappatoio? - gli chiese dopo un po'. Lui
eseguì come un automa, poi lei si appoggiò sulle
sue spalle ed uscì dalla vasca gocciolando acqua dai capelli.
- Greis – mormorò abbracciandola e bagnandosi la
maglietta – non posso pensarci mi sento una merda -
- Split, non è colpa tua -
- Mi dici che cosa sta succedendo? -
Lei si staccò e gli prese il viso con le mani –
Niente, non sta succedendo niente -
- Sei sicura? -
- Sì... -
- Non è che non mi ami più, vero? -
La ragazza sorrise dolcemente – Ma che stai dicendo? -
Appena finì la frase sentirono bussare alla porta
– Ehi, posso? - era la voce di Bill.
Si chiuse l'accappatoio ed andò verso la porta facendo
scattare la serratura e aprendola.
- Ehi -
Bill entrò chiudendo la porta e abbracciandola –
Mi dispiace Greis -
- Anche tu non iniziare, non è colpa vostra -
- Ok, non inizio. Senti, gli altri se ne sono andati, io vado via con
Heike – mormorò incerto – ti da
fastidio? -
- Che cosa? - chiese la ragazza perplessa.
- Che vado via... -
- Ma no cucciolo, vai! - rispose abbracciandolo di nuovo –
Stai tranquillo! -
- Davvero? -
- Sì -
- Va bene – dette un'occhiata al gemello e annuì
– Buon compleanno Greischen, mi dispiace -
La ragazza non rispose, si limitò a girarsi verso Tom e a
camminare nella sua direzione; lo abbracciò di nuovo.
- Ti do il permesso di asciugarmi i capelli -
____
- Come li chiami allora? -
Bill guardò nel cartone, notando i musini dei due cuccioli
guardare verso di lui, sorrise dolcemente infilando una mano ed
accarezzando la testa dell'uno e dell'altro – Io volevo
chiamarne uno Frei e l'altro Heit, così quando li chiamavo
in coppia veniva Freiheit – disse serio, facendo ridacchiare
Heike.
- E poi cosa ti ha frenato? -
- Quel deficiente di Tom, uno lo vuole chiamare Lambo, come la
Lamborghini... io trovo sia ridicolo -
- Dai è carino – ammise la ragazza continuando a
guardare la strada.
- No, non mi piace -
- Quindi rimangono senza nome? -
- Penso che io li chiamerò comunque Frei e Heit, ed uno di
loro avrà una crisi d'identità perché
Tom lo chiamerà comunque Lambo -
- Ci litighi spesso? -
- Con Tom? - domandò per poi continuare – Ogni
tanto è insopportabile, però lo sono anche io,
diciamo che ci compensiamo -
- Sei sicuro di aver fatto bene a lasciarlo da solo? -
- Sì, dovevano rimanere da soli, io sarei stato d'intralcio
– mormorò – poi... immagino cosa sia
successo e non mi va di parlarne -
- Ok, non parliamone -
- Posso fumare? - chiese guardandola di profilo mentre guidava.
- No, non puoi -
- Ah, ok – si sporse in avanti e mise una mano nella sua
borsa in cerca delle sigarette. Una volta trovato il pacchetto lo
aprì e tirò fuori una sigaretta mettendosela tra
le labbra.
- Ehi – lo rimproverò Heike spostando per un
attimo lo sguardo verso di lui – no è no, non
è un sì mascherato da no -
- Ah – mormorò colto di sorpresa con l'accendino
acceso davanti al viso – era un no no -
- Certo che era un no no,
quanti tipi di no conosci? -
- Beh, ci sono i no di circostanza, i no ironici e i no no -
Heike rise di cuore girandosi a guardarlo per qualche istante
– Sai a volte mi ricordi tanto un bambino quando parli -
- Che bambino? -
- Un bambino in generale -
- Mi stai dicendo che ho la sindrome di peter pan? -
- Anche se fosse? -
- No hai ragione – disse stancamente facendo penzolare la
sigaretta tra le labbra e posando la testa contro il sedile - Greta me
lo dice sempre che ho due anni in realtà -
- Credo che abbia ragione – ridacchiò la ragazza
fermandosi al semaforo e girandosi a fissarlo – ma
è una cosa positiva -
- Dici? -
- Certo, vedrai il mondo sempre in modo diverso rispetto agli altri -
Bill si trovò a sorridere mentre la guardava nella penombra
delle luci dei lampioni che c'erano in strada e si sentiva
incredibilmente bene ed incredibilmente in colpa. Pensare a quello che
era successo a Greta lo stava facendo sentire male, perché
non era lì con lei a vedere se stava bene, ma allo stesso
tempo era cosciente del fatto che non fosse lì il suo posto,
che ci sarebbe stato Tom per lei. Era una sensazione strana, come se in
quel momento non potesse pensare ad altro, anche se lei l'aveva
rassicurato.
- In conclusione la tua opinione su di me sta peggiorando ogni volta
che ci vediamo Heike – disse ironico mentre lei scoppiava a
ridere riprendendo a guidare – pazzo, maniaco del controllo,
con la sindrome di peter pan... poi, cosa manca? -
- Sei triste... -
- Ah, già, sono una persona triste! Praticamente mi ammazzi
l'autostima ogni volta! -
- Ma non è vero! Io sto cercando di fare un'analisi
approfondita per conoscerti meglio, e poi me l'hai dato tu il permesso
di psicoanalizzarti -
- Perché di solito solo una persona gentile! -
- Va bene... allora facciamo così – sorrise lei
accelerando – puoi cominciare, da adesso, a fare lo stronzo
con me -
Bill poggiò il braccio al finestrino e continuò a
guardarla, ma per quanto potesse sforzarsi, non le veniva naturale
essere stronzo con lei.
- Ma non posso farlo... dovrei conoscere prima tutti i tuoi difetti per
farlo e stuzzicare i tuoi punti deboli; così funziona,
altrimenti sarei solo cattivo -
- E non ti piace fare il cattivo? -
- A volte è divertente, ma dipende dalla persona con cui lo
faccio -
- E cosa ne risolvi dopo che sei stato stronzo con una persona? -
Bill sospirò pensieroso – Mi sento più
leggero – ammise sorridente – come se mi si
scaricassero una parte di problemi -
- Ma poi sono sempre lì no? -
- Heike stai cercando di farmi smettere per caso? -
- No, è che c'è sempre una motivazione per un
comportamento io volevo capire la tua... ma non parliamone, basta
psicoanalisi per stasera -
Bill sorrise e le indicò il cancello sulla destra
– Aspetta che lo apro – disse prendendo le chiavi e
premendo il tasto del telecomando elettronico.
- Devo entrare dentro? -
- Sì, ti prego, non mi lasciare qui fuori da solo -
Heike scoppiò a ridere – No tranquillo, potrebbero
rapirti gli alieni -
- No peggio, potrebbero esserci degli esseri di sesso femminile pronti
a gridare uscendo dal cespuglio, non puoi capire che paura! -
- Ma dai Bill, come sei esagerato! -
- Te lo giuro! - rise lui mentre la ragazza entrava dentro la via di
casa.
- Beh, mi sembra tranquillo qui... -
- Sì, lo era fino a quando le mie fans che amo quanto una
colica renale non hanno trovato la casa -
- Questa era la cattiveria che aspettavo –
ironizzò Heike fermandosi davanti all'entrata del
vialetto e spegnendo la macchina – eccoci qui
allora, sano e salvo da attacchi dai cespugli -
Bill sospirò dando ancora una volta un'occhiata alla scatola
e cercando di farsi venire qualcosa in mente per prolungare quel
momento – Quand'è che riparti quindi? - chiese
distratto, come se non gli interessasse.
- Dopodomani, è la seconda volta che te lo dico -
- Ah, già, dopodomani – rispose annuendo
– ho capito -
Rimasero un attimo in silenzio, mentre Heike lo fissava cercando di
capire perché non scendeva dalla macchina. Bill dal canto
suo stava raccogliendo tutte le forze che aveva in suo possesso per
girarsi guardarla e chiedergli di entrare dentro casa, solo che stava
cercando di impostare la frase senza che lei potesse fraintendere le
sue intenzioni. Chiuse gli occhi e lasciò parlare il
cervello per lui, senza intercessioni.
- Vuoi venire dentro? -
Heike aggrottò le sopracciglia notando la sua espressione
mutare – Cioè vuoi venire dentro casa un attimo...
così... se non vuoi non fa niente però mi farebbe
piacere...ecco... -
La rossa si portò i capelli indietro e scosse la testa,
togliendosi la cintura e aprendo lo sportello. Bill seguì
ogni suo movimento rimanendo immobile. Aveva pensato che si fosse
arrabbiata, o altro, invece lei fece semplicemente il giro della
macchina e gli aprì lo sportello.
- Piuttosto potevi dirmi che avevi bisogno di qualcuno che ti aprisse
lo sportello -
Bill la guardò con gli occhi sgranati, consapevole della
pessima figura che aveva appena fatto, e scese dalla macchina con
insicurezza, dato che non aveva capito se lei aveva accettato il suo
invito o lo stesse solo cacciando. Con le chiavi in mano
andò verso il vialetto, incerto, ma quando si accorse che
lei lo stava seguendo, tirò un sospiro di sollievo e
andò verso il retro della casa.
- Adesso metto Frei e Heit nella cesta di Hugo e Gretel, tanto loro
saranno nella cuccia – disse pensieroso andando verso le
cucce dei cani.
- Non so Bill, non sarebbe meglio tenerli dentro casa? Sono piccoli... -
- Hai ragione, che nonno snaturato che sono – rise prendendo
i cuccioli togliendoli dalla scatola e mettendoli nella cesta, per poi
prenderla sottobraccio e andare verso il retro della casa.
- Anche casa tua è grande – constatò
Heike sorpresa, prima che Bill si girasse a guardarla con un
sopracciglio alzato.
- La tua è più grande – disse piccato.
- Lo so, però la tua non è piccola -
- Ma la tua è più grande –
continuò andando verso una porta finestra e aprendola mentre
Heike lo sorpassava ed entrava - Ma la tua non è piccola
– disse ancora sorridendo e dandogli le spalle.
Bill entrò dentro lo studio casalingo che lui e Tom avevano
faticosamente costruito e posò il cesto con i cuccioli
vicino alla porta. Accese le luci e si tolse la giacca avanzando nella
stanza verso Heike, che si guardava intorno incuriosita da
quell'ambiente.
- È qui che il grande Bill Kaulitz incide le sue opere? -
- No, qui è più una sala prove -
La ragazza si avvicinò al mixer e toccò con la
punta delle dita qualche leva, senza spostarle – E tu vuoi
farmi credere che sai usare tutti questi pulsanti e leve? -
- Io no! – rispose scandalizzato – Tom
più o meno lo sa usare, io so solo che questo alza e abbassa
il volume, e questo pulsante ti fa parlare con quelli che sono dietro
al vetro, ma la maggior parte delle volte dietro al vetro ci sono io,
quindi è inutile saperlo -
- È insonorizzata? - chiese sorpresa Heike indicando la
stanza d'incisione.
- Sì, vieni -
Bill senza volerlo le prese una mano, e se ne rese conto solo un
secondo dopo che l'aveva fatto. Ormai era troppo tardi per lasciarla,
per cui andò verso la porta e la aprì, tirandosi
dietro Heike.
- Io passo tanto tempo qui dentro, – disse indicando li
sgabelli e i leggii con i fogli sopra - adoro stare qui, quando sono
incazzato per lo più, anche se si muore di caldo -
- Infatti, fa caldo – rispose lei togliendosi la giacca e
andando verso un sgabello – però è
affascinante – continuò guardandosi intorno. In
effetti non c'era molto da guardare, la stanza non era molto adornata.
- Cosa? -
- Il mondo di Bill Kaulitz -
- Questa è una parte del mio mondo, quella che preferisco -
- Ma qui dentro se urli non ti sente nessuno però -
- Se urli nel microfono sì – rispose lui
indicandolo mentre la ragazza lo cominciò a fissare con il
sorrisino enigmatico che aveva ogni volta che stava per iniziare
qualche discorso particolare.
- Urliamo? -
- Come? -
- Urliamo, al mio tre... insieme -
- Perché? - chiese perplesso.
- Così, non ci deve essere un motivo -
- No, io non posso – rispose Bill imbarazzato.
- Per un urlo non se ne andrà via la voce -
- Ma non mi va lo stesso – disse scocciato girando il viso
dall'altra parte.
Heike si avvicinò cercando i suoi occhi e mettendo le mani
avanti – Ok, niente urla, ma quella cos'era? Una punta di
acidità? -
- Più di una punta – ammise incrociando le braccia
– anche se sono stato particolarmente buono -
- Grazie – rispose lei facendo finta di essere commossa
– grazie davvero -
Scoppiarono a ridere, ma mentre Heike continuava a guardarsi intorno,
Bill la fissava e stava cercando di trattenersi, perché con
ogni fibra del suo corpo avrebbe voluto spingerla contro il muro dietro
di lei e baciarla fino a farsi sanguinare le labbra.
- Usciamo di qui – mormorò andando verso la porta
ma appena mise la mano sulla maniglia, senti quella della ragazza sulla
spalla.
- C'è tensione nell'aria – le sussurrò
all'orecchio avvicinandosi – tu ne sai qualcosa? -
Bill sentì all'improvviso il cuore in gola, il
respirò gli manco per un attimo.
- Se adesso faccio una cosa prometti di non muoverti? -
- Non ti prometto niente, tu falla e basta -
Lui si girò di scatto prendendole le spalle e sbattendola
contro la porta. Non ci penso mezzo secondo quando si trattò
di affondare le sue labbra nelle sue.
Non stava capendo molto di tutta la situazione, non dava un bacio da
diverso tempo, ma non si era dimenticato di come doveva agire;
soprattutto non seppe perché, ma si meravigliò
del fatto che lei lo stesse ricambiando con lo stesso entusiasmo che
mostrava lui. Era così felice in quell'istante che i
pensieri si annullarono, e pensò semplicemente a prenderle
il viso tra le mani e ad affondare le dita nei suoi capelli. Erano
dannatamente morbidi, come se li era immaginati. La ragazza
inclinò la testa, per prendere fiato e le labbra di Bill
scesero sul suo collo per poi passare alla spalla; la sentiva respirare
affannosamente sotto le sue labbra e sorrise impercettibilmente felice
di sentire che gli faceva quell'effetto.
- Bill, – mormorò Heike mettendogli le mani sulle
spalle – aspetta -
Lui si fermò ed alzò il viso per guardarla
– Se vuoi che mi fermo mi fermo, ma non dirmi di fermarmi
perché non so se ci riesco a farlo – disse tutto
d'un fiato.
La ragazza lo fissò negli occhi nel panico; era incerta, non
perché non gli piacesse lui o la sua compagnia, quanto
perché non sapeva che definizione dare a quella cosa. Non
aveva senso, anche se un senso poteva trovarcelo. Due persone che si
piacciono. Punto. Invece pensava e rimuginava sul fatto che sarebbe
dovuta partire e tornare in America, sul fatto che non potevano avere
una storia, sul fatto che tutto quello che stava succedendo era
sbagliato e impossibile. Sbagliato e impossibile. Due parole che
continuava a ripetersi da quando l'aveva visto la prima volta, da
quando quel viso gli era rimasto in testa e continuava a disegnarlo, da
quando l'aveva rivisto ed aveva scoperto che aveva l'anima fragile,
come la sua. Sbagliato e impossibile.
- No, non ti fermare – rispose scuotendo la testa.
Bill aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere
all'improvviso toccandosi la testa e i capelli, come se si
dovesse riprendere da una sbronza, si sentiva particolarmente strano.
Era euforia quella che sentiva crescere in petto. Euforia che si spense
appena non si accorse di essere solo. Si girò sul divano
dello studio guardando verso la porta. Il sole stava sorgendo e di
Heike non c'era nessuna traccia. Si alzò dal divano
recuperando i jeans dal pavimento ed infilandoseli mentre camminava
verso la porta. La aprì di scatto ed uscì in
giardino, guardandosi intorno, alla ricerca della ragazza. L'aria
fresca lo svegliò all'istante e cominciò a
pensare di essersi immaginato tutto; eppure non era troppo sicuro
neanche di quello, perché si sentiva il profumo di Heike
addosso. Girò verso l'ingresso della casa, e la vide;
tirò un sospiro di sollievo nel notarla seduta sull'erba a
gambe incrociate, dando le spalle alla luce dell'alba. Si
avvicinò piano mettendo le mani in tasca e sedendosi vicino
a lei senza dire niente.
Lei si accorse della sua presenza, giocherellando con un filo d'erba.
Bill si perse un attimo nel suo profilo e poggiò le mani
dietro di lui, sospirando sonoramente.
- Abbiamo fatto una cazzata – gli disse monocorde.
In quel momento tutta l'euforia che si sentiva in corpo,
svanì, come se qualcuno l'avesse strappata via di colpo. La
guardò corrugando la fronte e mettendosi di nuovo seduto con
la schiena dritta.
- Pensi questo? -
- Sì – annuì lei non riuscendolo a
guardare in faccia.
- Ma noi stanotte abbiamo... -
- Lo so, ma non penserai mica che stiamo insieme vero? A me di te non
me ne importa nulla -
Bill aprì di scatto gli occhi, tentando di mettersi seduto,
ma un peso gli opprimeva il petto. Abbassò lo sguardo e vide
una testa rossa poggiata sopra di lui.
- Cazzo – mormorò mettendosi la mano sul viso
– cazzo -
Heike si spostò girandosi e stringendolo più
forte; posò di nuovo la testa sul cuscino mentre il cuore
che aveva cominciato a battere forte, tornava regolare. Era
già pieno giorno, non immaginava esattamente che ora,
però sarebbe voluto rimanere in quella posizione per tutta
la giornata, si sentiva benissimo.
- Split, sei sicuro che sono in studio? -
- Sì, ce li ho messi io l'altro giorno -
Bill sgranò gli occhi sentendo le voci di Tom e Greta
provenire dal giardino, proprio in quel momento.
- Ma io li avevo visti in camera tua -
Era troppo tardi per alzarsi dal divano, rivestirsi e fare finta di
niente.
- No, li ho messi sul mixer... -
Chiuse gli occhi d'istinto e cercò di fare finta di dormire
appena sentì la serratura scattare.
- Ah hai ragione eccoli lì... oh cazzo! Tom! - Greta si
girò e mise le mani in faccia al ragazzo – No, non
entrare Heike è mezza nuda -
- Oh cazzo fammi vedere! Fammi vedere! -
- Non entrare – sussurrò la ragazza cercando di
urlare a bassa voce.
Tom rimase sull'uscio incredulo – Oddio, non ci credo, ho
beccato mio fratello post scopata con una donna -
- Shhh, stai zitto, parla piano! -
- Non ci posso credere! -
- Beh effettivamente anche io –
- Finalmente ce l'ha fatta -
- Che carini però, guarda -
- Aspetta Greis gli faccio una foto -
- Stai fermo! Dai usciamo, prendo i CD, fai piano, non li svegliare -
- Non ci credo davvero – sentì dire di nuovo dal
fratello e fece una smorfia impercettibile.
- Forse è uno scherzo... - disse alla fine la ragazza, che
chiuse di nuovo la porta dello studio.
Bill aprì gli occhi sbuffando, e si accorse che anche Heike
ce li aveva aperti.
Lei alzò lo sguardo e sorrise – Buongiorno! -
- Spero tu non abbia sentito – si giustificò
– che figura di merda! -
- Farò finta di niente – mormorò la
ragazza alzandosi dal suo petto e posando i piedi sul pavimento; Bill
si mise seduto e la guardò prendendole il collo e
avvicinandola a lui – Buongiorno -
- Buongiorno – ripeté lei avvicinandosi e dandogli
un bacio. Il sorriso del ragazzo si allargò così
tanto che si fece quasi male alle guance.
- Siamo nudi – disse Heike serrando le labbra e sottolineando
l'ovvio, reggendosi metà coperta addosso.
- Già – annuì il ragazzo guardandosi
intorno pensieroso – possiamo strisciare sul pavimento fino a
quando non recuperiamo tutto -
- Oppure io mi prendo la coperta e recupero i miei vestiti -
- Ed io rimango nudo sul divano -
- No eh? -
- Come abbiamo fatto a lanciarli da tutt'altra parte? -
- Non saprei -
Si guardarono perplessi entrambi e scoppiarono a ridere insieme.
____
- Io non lo so se la voglio leggere – disse Greta spalmandosi
contro il marmo dell'isola della cucina tenendo il giornale in mano.
Non capiva perché ma con i giornali non riusciva proprio ad
avere un bel rapporto.
- Ma sono cose che abbiamo detto io e te... anzi, secondo me siamo
stati troppo sinceri -
- Che vergogna, ci hanno messo pure in copertina, guarda che faccia di
cazzo che ho! - disse scocciata mostrandogli il giornale.
Tom si girò con la padella in mano e la guardò
spostando la testa di lato – Ma amore, sei bellissima -
- Smettila di prendermi in giro!– berciò lei
sbattendolo sul piano e aprendolo, iniziando a sfogliare la
pagina con particolare aggressività. Tom a quelle parole
alzò solo gli occhi al cielo, ormai qualsiasi cosa uscisse
fuori dalla sua bocca non andava mai bene.
- Senti Greis, se Heike e Bill arrivano qui, noi dobbiamo fare finta di
niente? - decise di chiedere cambiando discorso.
- Direi di sì – mormorò lei con
noncuranza mentre arrivava alla fatidica pagina della sua intervista
insieme a lui. Doveva ammetterlo, erano proprio belli insieme; certo se
il ragazzo non avesse la fissa per certe facce da trota imbalsamata
sarebbe andato ancora meglio, però nel complesso quelle foto
che gli avevano fatto insieme qualche settimana prima non erano uscite
poi così male; anzi, una in particolare era stupenda. Nella
loro tipica posizione “fronte contro fronte” mentre
ridevano come due matti. Non si ricordava perché erano
scoppiati a ridere insieme, forse per l'assurdità della cosa.
La loro
relazione ha creato grande curiosità e scalpore tra le fan
dei Tokio Hotel e non. Per la prima volta vediamo il chitarrista, Tom
Kaulitz in compagnia di una ragazza che ci presenta come la sua
fidanzata, si tratta di Greta Kerner, amica intima di Tom e del gemello
Bill da diversi anni. In questa intervista esclusiva la coppia ci svela
i segreti del loro rapporto. Di Nadia Morgendorf.
- Split, sapevi che la nostra relazione ha creato grande curiosità e
scalpore? - chiese la ragazza sogghignando mentre Tom
aveva appena lanciato le cipolle nell'olio bollente e per poco non si
bruciava tutto durante quell'operazione difficilissima.
- Davvero? - rispose affannato – Non me ne ero accorto! -
Stern: Da
quanto tempo vi conoscete?
Tom: (ride)
Greta: Non me
lo ricordo, dall'asilo?
T:
Sì dall'asilo. Ci siamo conosciuti quando a malapena
riuscivamo a parlare.
S: Vi
ricordate la prima volta che vi siete visti?
T: No...(ride)
G:
Sì, io me lo ricordo.
T: Io non mi
ricordo neanche cosa ho mangiato ieri sera.
G:
Sì comunque eravamo all'asilo, lui era con Bill... io
diciamo che avevo avuto un'intuizione nei loro confronti e da
lì siamo diventati amici.
Come ha
reagito al successo del gruppo?
G: Beh, per me
sono sempre Bill e Tom, non cambia niente da prima. Sono stata
ovviamente molto felice per loro, era il sogno che avevano fin da
bambini.
E' diventata
una fan dei Tokio Hotel?
G:
Sì, per forza!
T: Lei
c'è stata dall'inizio, da quando suonavamo dentro la camera
o quando facevamo i concerti in giardino.
S: E da quando
è sbocciato l'amore?
T: Non ci
siamo trovati esattamente nello stesso momento.
G: Per una
volta è arrivato prima lui.
T: A dir il
vero io arrivo sempre prima, però le ho fatto credere il
contrario.
S: Nel senso
che non si è dichiarato subito?
T: Ho fatto
passare diverso tempo, un po' per paura un po' perché non
volevo rovinare il rapporto che avevamo... però poi
c'è cascata pure lei, quindi...
G: Non
è che ci sono cascata... (ride)
S: E quando ha
capito di essere innamorata di Tom?
G:
C'è voluto del tempo, non volevo ammettere a me stessa che
provavo qualcosa di più nei suoi confronti, però
al contrario suo, non sono riuscita a far passare troppo tempo dopo la
“scoperta”, e gliel'ho detto quasi subito.
S: La sua
reazione?
T: Sono stato
molto contento.
S: E poi?
T: Poi...
eccoci qui (mostra la mano in cui tiene la mano di Greta ndr)
S: E suo
fratello come l'ha presa?
T: Bill
è contento, mi ha sempre incoraggiato con lei, ma io non ne
volevo sapere...
S: Come mai?
T: Sempre per
il fatto che avevo paura di rovinare tutto; è sempre stata
fondamentale come amica e non volevo perderla.
S: Quindi con
Bill lei ha un ottimo rapporto?
G: Bill
è come un fratello per me.
S:
C'è stato molto mistero all'inizio con quelle foto rubate in
tour...
T: Non
volevamo interferire con la buona riuscita del tour, per cui abbiamo
preferito aspettare fino alla conclusione per venire definitivamente
allo scoperto, ma non c'erano dubbi che l'avremmo fatto.
S: Le fans
come l'hanno presa?
T: Non lo so,
spero bene. D'altronde dovrebbero essere felici se mi vedono felice. Ed
io lo sono.
S: Lei Greta
come sta vivendo questo momento?
G: Per me
è tutto molto strano; non ho mai voluto tutto questo, voglio
solo vivere la mia relazione con lui come ho sempre fatto, in modo
riservato.
S:
Qual'è la cosa che sopporta di meno di Tom?
G: Ce ne sono
moltissime (ride) Quella che mi da più ai nervi è
quando non mi dice le cose e le vengo a sapere da qualcun altro. Poi
gli chiedo “Ma tu lo sapevi?” e la sua risposta
è quasi sempre “Sì perché tu
no?!”. E' sempre stato così, da quando lo conosco,
da le cose per scontate.
E lei Tom
qual'è la cosa che sopporta di meno?
G: Stai
attento a quello che dici.
Tom: (ride)
Vince sempre lei su alcune cose, e mi irrita parecchio.
Nelle
discussioni?
T:
Già, ha spesso l'ultima parola... il problema è
che la voglio avere anche io.
Quindi
litigate spesso?
G: No, non
spesso. Però la maggior parte delle volte è per
questioni stupide; l'abbiamo sempre fatto, anche prima di stare
insieme. Litigare ci viene naturale, ma dopo che abbiamo discusso
è tutto a posto.
E la cosa che
ama di più?
T: Adesso stai
attenta tu a quello che dici.
Greta: Il
senso di protezione che mi da.
E lei Tom?
T: Mi posso
fidare ciecamente di lei, ed è una cosa molto importante
nella mia situazione.
E lei Greta,
si fida di Tom?
G:
Sì, assolutamente.
Nonostante la
sua fama da playboy?
G: Quale fama
scusi? (ride)
Non le danno
fastidio tutte le donne che gli vengono attribuite?
G: Neanche un
po'.
Non
è gelosa?
T: Dovrei
esserlo se me ne desse l'occasione, ma fino ad ora si è
comportato bene.
E lei
è geloso?
T: La
differenza tra me e lei, è che lei sa sempre dove
sono io e cosa faccio, non si può dire certo il contrario.
Quindi
è un sì.
T:
Sì, ma anche no. Mi fido di lei ma non mi fido degli altri.
Avete progetti
per il futuro?
Insieme: No.
T: Viviamo la
cosa giorno per giorno, programmando a breve termine.
Lei Greta
seguirà il gruppo anche nei prossimi tour.
G:
Sì, anche perché senza di me non sa neanche dove
si trovano le sue mutande!
- Beh – disse ad alta voce alzando lo sguardo mentre lui con
la bottiglia dei pomodori in mano fissava la padella come se dovesse
esplodere da un momento all'altro – non è male...
certo la maggior parte delle cose sono vere... -
- Non ti seguo Greis, devo trovare il momento giusto per lanciare il
sugo sennò si brucia la cipolla -
- Dicevo che non è male l'articolo! -
- Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto alla grande, tu non ti fidi
di me -
- Sì che mi fido, è che non mi fidavo di quella;
poi alcune domande le ha tagliate -
- Meglio! - mormorò lui avvicinandosi alla padella e
lanciando il sugo all'interno scatenando una notevole fuoriuscita di
olio incandescente.
- Ma che stai facendo? - gli chiese la ragazza avvicinandosi.
- Il sugo – rispose lui con tono ovvio – speriamo
solo che ci sia la mostarda da buttarci dentro -
- Buona – commentò Greta sarcastica, notando dalla
finestra della cucina Bill e Heike arrivare dentro casa.
- Tom – sussurrò – eccoli eccoli, fai
finta di niente! -
- Ciao! - disse Bill entrando stancamente trascinandosi verso lo
sgabello dell'isola – ho una fame pazzesca -
- Ciao Heike! - disse immediatamente Tom sorridendo come un idiota
– dormito bene? - domandò, subito troncato da una
gomitata sulle costole prontamente tirata da Greta.
- Vi abbiamo sentito – rispose Bill monocorde –
evitate la sceneggiata -
Greta si avvicinò con lo sguardo dispiaciuto –
Scusateci, è che Tom si era dimenticato... -
- Ma perché deve essere sempre colpa mia? - la interruppe.
- Perché è colpa tua! Comunque, scusateci per
l'invasione... -
- Non importa – sorrise Heike sedendosi vicino a Bill che
invece aveva già fulminato a ripetizione il fratello con lo
sguardo, ed ora gli stava bene o male facendo capire cosa era successo
utilizzando il gemellese.
- Ti fermi a pranzo? Tom sta cucinando, e per quanto tutto
ciò possa sembrare allucinante, sono fiduciosa nel mio uomo -
- Grazie donna – rispose subito lui.
- Prego uomo -
- Oh – mormorò la rossa girandosi verso Bill
– Non lo so... se... -
- Ti prego – sussurrò lui – non mi
lasciare in balia di questi due, ancora... piuttosto, tu come stai? -
chiese il cantante verso Greta, intenta a recuperare un pacco di pasta
dalla credenza.
- Io? Bene, perché? -
- Ieri sera? -
- Non è successo niente – minimizzò la
ragazza lanciando uno schiaffo nell'aria – è stato
solo un caso, e comunque, non mi faccio intimidire da cinque ragazzine
idiote -
- Sei sicura? - chiese Bill preoccupato.
- Sì, Bibs, stai tranquillo -
- Bibs? - chiese Heike ridendo verso il ragazzo – Il tuo
soprannome sarebbe Bibs? -
- Bibs, Bibi, Bibchen... - continuò Greta sorridendo verso
il cantante che la fissava con gli occhi socchiusi.
- Purtroppo, quando hai degli amici con un Q.I. Pari a -10, ecco cosa
sei costretto a sopportare... -
- Heike, diglielo che Bibs è un soprannome carinissimo per
una creatura delicata come lui -
- Greis ti prego mi sembri mia mamma – si posò una
mano sulla fronte, in preda all'imbarazzo.
Tom scoppiò a ridere intento a girare il sugo mentre Greta
si avvicinava e gli cinse i fianchi da dietro – È
vero che Bibs è bellissimo? -
- Da morire... - rispose ironico.
- Mai quanto Splitter che corre veloce con le vocali! -
- Smettila! -
- Splitter con i sottotitoli -
- Dai Greis mi rovini il sugo -
- Splitter, colui che parla ma non si capisce -
- Ora mi hai stufato – rise girandosi brandendo il cucchiaio
di legno con cui aveva girato il sugo e cominciando ad inseguirla per
tutta casa.
- Vedi con chi sono costretto a vivere? - disse Bill stancamente.
- Sei talmente fortunato che neanche te ne rendi conto... -
Il moro sorrise e si girò a guardarla. Aveva un'aria triste,
e non riusciva a capire perché, d'altronde avevano passato
una bellissima serata e insieme stavano più che bene. Lui
non aveva nessun tipo di dubbi su quello che voleva e doveva
assolutamente dirglielo.
- Che c'è? Perché mi fissi? - chiese la rossa
apparentemente infastidita. Per quanto quello che era successo fino
alla sera prima le pareva leggermente concepibile, continuava a pensare
che fosse sbagliato e impossibile. Bill era proprio come non si
immaginava che fosse, e quella rivelazione l'aveva sorpresa e
sconvolta. Quando si era resa conto di quanto fossero simili per alcuni
aspetti si era lasciata andare, ma tornando alla realtà si
rendeva conto che non potevano avere niente, che la loro era una storia
che finiva in partenza, anzi, che non c'era assolutamente storia tra
loro. Non c'era niente di normale nel modo in cui si erano conosciuti,
nel modo in cui parlavano, nel modo in cui si attraevano in quella
maniera così particolare.
- Che hai? -
- Bill, senti... io non lo so... -
- Cosa? -
La rossa scosse la testa e girò il viso da un altra parte -
Non mi far innamorare Bill, e tu non ti innamorare, ti prego... -
- Che vuol dire? - chiese lui incerto.
La fissò intensamente negli occhi cercando di leggerla, ma
non ci riusciva, era assolutamente impossibile, come se ora quel cazzo
di muro su cui continuava a sbattere la testa si fosse messo tra di
loro e lei ne stesse aumentando abilmente l'altezza mattone dopo
mattone. Non capiva perché un momento prima era felice ed un
momento dopo milioni di dubbi si erano insinuati nella sua mente. Forse
era stato troppo impulsivo, come al solito, e lei si era spaventata,
forse aveva sbagliato tutto, forse non si era reso conto di quanto lei
fosse fragile.
- Che vuol dire Heike? - chiese di nuovo scuotendo impercettibilmente
la testa.
La ragazza si alzò dallo sgabello e gli posò una
mano sul braccio, lo strinse leggermente come se fosse l'ultima volta
che potesse avere un contatto con lui.
- Non farlo e basta Bill, ci faremmo solo più male di quanto
ce ne siamo già fatti stanotte -
Si morse le labbra e poi andò via, e lo lascio da solo, in
quella cucina, con il sottofondo del sugo che bolliva nella padella.
Greta arrivò
correndo davanti alla porta e la aprì di scatto. Non si
aspettava di trovarselo davanti ma vederlo era la cosa più
bella che poteva capitargli in quel momento di crisi.
- TOMI –
gridò euforica avventandosi contro l'amico, che non aveva
fatto in tempo a dire niente ed era stato travolto dal peso della
ragazza.
- Buon comple... -
- Tom non dire niente
– sussurrò la ragazza al suo orecchio mentre si
abbracciavano stretti – c'è Chris che mi ha
regalato uno di quegli anelli pazzeschi che si regalano di solito per
le proposte di matrimonio, aiutami ad uscire da questa situazione del
cazzo, ti prego -
- anno... -
- TOMI – disse
di nuovo in modo che Chris la sentisse – VIENI DENTRO, MA
DOV'È BILL? -
Il rasta si fece
trascinare dentro casa - Sta parlando al telefono qui sotto era una
telefonata importante – continuò perplesso
– sale tra cinque minuti -
La ragazza lo condusse
verso la cucina da dove era sbucato Chris che lo scrutava con un mezzo
sorriso sulla faccia – Tu devi essere Tom – disse
serio porgendogli la mano – Greta mi ha parlato di te -
- E tu devi essere Chris
– rispose lui – Greta mi ha detto solo il tuo nome
– disse acido, mantenendo un sorriso beffardo sul viso che
anche la ragazza a vederlo così l'avrebbe voluto prendere a
schiaffi a prescindere.
- ECCOCI QUI ALLORA
– urlò cercando di attirare l'attenzione
dei due, che si guardavano negli occhi in cagnesco. Forse si era persa
qualche passaggio perché non si erano mai visti
prima di quel momento e quindi non potevano avere già dei
problemi sulla presenza dell'altro nella stessa stanza.
- Sai Greta, io e Bill
vorremmo portarti a pranzo fuori – rispose Tom con tono calmo
e piatto – domani dobbiamo ripartire, sono convinto che Chris
non avrà problemi visto che può stare con te ogni
giorno -
- Veramente io e Greta
avevamo già dei piani per la giorn... -
- Certo che vengo
– lo interruppe la ragazza – Chris recupereremo i
piani di oggi un altro giorno, loro ripartono domani, ti prego, cerca
di capire -
Il ragazzo fece una
smorfia ma poi sorrise debolmente– Ok, va bene amore, non ti
preoccupare, recupereremo un altro giorno – si
avvicinò a Greta, le prese le spalle, e la baciò,
continuando a sfidare Tom con lo sguardo.
- Benissimo –
cinguettò lei felice del fatto che aveva scampato la storia
dell'anello, perlomeno fino al giorno dopo – vado a vestirmi
Tomi, arrivo subito -
- Ti aspettiamo
giù – mugugnò lui andando verso la
porta ed uscendo da quella casa.
____
Bene, prima di tutto ringrazio tutte le ragazze che gentilmente hanno
recensito il capitolo precedente. GRAZIE GRAZIE GRAZIE! E annuncio
ufficialmente che mancano solo due capitoli alla fine di questa fan
fiction, ma non temete ci sarà anche un seguito che ho
già cominciato a scrivere. Per il resto fatemi sapere che ne
pensate di questo nuovo, come al solito recensioni chilometriche sono
ben accette!
Alla prossima. Baci.
Ah, dimenticavo la traduzione del pezzo in tedesco all'inizio che più o meno dovrebbe essere così "Il tuo sorriso riesce ad accecare anche quando non c'è niente da ridere. Non guardarmi così, non rendermi debole, non farmi innamorare" tratto da Mach mich nicht verliebt, dei JR.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Neunzehn. ***
19.
Casa
di Simone e Gordon era attaccata a casa di Bill e Tom ed essere
lì quando loro non c'erano era normale per lei, ma essere
lì quando loro non c'erano e avere bisogno di un consiglio
da Simone perché doveva tornare da loro al più
presto e decidere della sua vita, era strano.
-
Tesoro – la salutò la donna affaticata facendo
scivolare stancamente la mano sulla fronte – che ci fai qui? -
-
Ciao – sussurrò lei entrando dentro casa
– sono dovuta tornare qualche giorno... ma tu che stai
facendo? -
-
Come mai? Che è successo? -
-
Niente, ci hanno beccato – rispose mestamente alzando le
spalle e lasciando la borsa all'ingresso.
-
Meno male! - esclamò prendendole una mano – Doveva
succedere prima o poi, comunque, vieni con me che mi aiuti –
e la trascinò verso la taverna sotto le scale.
-
Che stai facendo? -
-
Sto cercando di mettere a posto la roba che arriva ogni giorno per Bill
e Tom – dichiarò esausta scendendo i gradini
– non so più dove mettere le cose, e
più ne butto più aumentano -
Greta
finì di scendere le scale e sgranò gli occhi,
lì sotto c'era il caos più totale. Da un lato
pile di lettere accatastate, dall'altra pupazzi di tutti le forme e
colori, dall'altro ancora biancheria intima accatastata e poi scatole
su scatole su scatole.
-
Non credo che riuscirai mai a mettere a posto questo delirio... -
-
Io infatti voglio buttare tutto, tanto non ci fanno niente di perizomi
di caramelle e pupazzetti a forma di coccodrillo – rispose
prendendone uno e buttandolo nella mischia.
-
Già... immagino di sì -
-
Greta, che cos'hai? - le disse fermandosi a guardarla e sfoderando lo
sguardo da mamma che capisce tutto, lo sguardo che lei odiava tanto.
-
Ho litigato con Tom -mormorò spostando lo sgurdo.
-
Perché? -
-
Perché vuole che lascio tutto per andare con lui, ma io non
sono sicura per niente di questa scelta... anzi non mi va di lasciare
la mia vita, e se dovessimo lasciarci un giorno che cosa dovrei fare?
Non posso non pensare a queste opzioni -
Simone
sospirò, sedendosi su uno scatolone e scuotendo piano la
testa - Io lo so che i miei figli non sono perfetti, lo so che a volte
sono troppo egoisti, però, se ti ha detto una cosa simile,
è perché tiene davvero tanto alla vostra storia,
anzi, perché ormai è cosciente che ti ama, non
credi? -
Greta
alzò le spalle e chiuse gli occhi – Ma
perché tu hai sempre ragione? -
- Ci siamo allora... -
mormorò incerta tenendo le mani nelle mani, nervosamente.
- Hai accusato qualche
sintomo ultimamente? Oltre al fatto che non ti è tornato il
ciclo... -
- Tipo? - chiese
pensierosa.
- Nausee, cambi
repentini d'umore, pesantezza addominale, stanchezza... -
Si mise l'indice tra
le labbra, alzando gli occhi al soffitto - Cavolo... penso di averli
tutti – sussurrò corrugando la fronte.
- Beh, Greta... - la
donna di fronte a lei abbassò lo sguardo verso i fogli che
aveva di fronte e poi rialzò gli occhi verdi uguali a quelli
di Heike verso di lei - sei incinta, di cinque settimane -
La ragazza
sbiancò. La certezza ora che c'era, doveva solo essere
metabolizzata e incanalata e poi diffusa.
Era sorpresa, ma non
c'era niente da sorprendersi perché infondo lo sapeva, anzi
neanche troppo infondo, ne era certa dal momento in cui aveva combinato
quel disastro a Los Angeles.
- Con la pillola avevi
un'ottima protezione, dal momento in cui ti sei dimenticata di
prenderla, la percentuale di rimanere incinta è aumentata
notevolmente -
- Lo so –
annuì lei – è stato un errore, non
voluto -
- Sei felice? -
- Oddio, non lo so...
suppongo di sì -
- Te lo sentivi? -
- Sì
– ammise mestamente – penso che ogni donna se lo
senta -
- Hai intenzione di
tenerlo? Scusami se ti faccio tutte queste domande in questo momento,
ma voglio farti capire che non sei da sola -
- Non lo so, non...
lo... - si mise una mano sugli occhi e sentì le lacrime
arrivare.
- Ne hai parlato con
il padre del bambino? -
- No, no... lui non sa
niente -
- Sarebbe meglio se
glielo dicessi... è una cosa importante -
- Lo so, devo
dirglielo... ho solo paura della reazione -
- È normale
avere paura, sei giovane ed un bambino alla tua età cambia
tutto -
- Io non lo so...
facciamo una vita particolare, sempre in viaggio... un bambino non lo
so...-
- Prenditi il tempo
che ti serve... -
- Io non lo so che
devo fare -
- Pensaci qualche
giorno, poi mi fai sapere... dobbiamo fare la prima ecografia per
vedere se è tutto a posto -
Quel discorso
continuava a risuonarle nella mente e come aveva previsto, da quel
preciso istante in cui l'aveva scoperto aveva iniziato a vedere bambini
ovunque e donne con il pancione ad ogni angolo. Forse era una
suggestione, ma da casa di Heike alla sua ne aveva contate
già tre e la cosa cominciava ad infastidirla. Non voleva
vedersi sbandierare quella cosa in faccia, non voleva vederlo,
perché tra qualche mese probabilmente ci sarebbe stata lei
ad assomigliare ad una mongolfiera e la cosa non la stava entusiasmando
moltissimo. Certo era strano, un bambino l'aveva desiderato alcune
volte nella sua vita, forse quando era troppo sola e le venivano certi
pensieri strani, però quello non era affatto il momento
migliore. Aveva chiamato Tom e gli aveva detto che gli doveva
assolutamente dire una cosa importante e in risposta aveva ricevuto un
euforico “anche io”... sentiva che la sua vita
stava per cambiare di nuovo in modo sconvolgente e non sapeva stavolta
come avrebbe affrontato tutto, se da sola o in compagnia.
Sentiva il tepore del
sole che piano tramontava lasciando spazio alla notte e dovette
convenire che comunque, in un angolo del suo cuore, era felice. Forse
non felice come avrebbe voluto perché c'erano altre mille
cose a cui pensare, però era felice. Sperava solo che Tom,
ma anche Bill, avrebbero avuto una reazione del genere. Sicuramente
Bill avrebbe melodrammaticamente recitato una delle sue migliori
interpretazioni, e a Tom sarebbe venuto un collasso, però
insomma, doveva dirglielo.
Arrivò
nella via di casa e si guardò intorno circospetta, quel
pezzetto di strada le metteva un po' di ansia dopo quello che era
successo il giorno prima, ma non ci pensò più di
tanto, si trattava di arrivare alla porta. Era vero che Tom l'aveva
praticamente minacciata, nel caso fosse uscita di casa senza dirglielo,
ma non riusciva a farsi imporre quel genere di restrizioni, capiva che
era per la sua “incolumità” ma le
sembrava sempre assurdo che quel genere di cose viste solo nei film
stessero succedendo effettivamente a lei.
Nonostante quello se
Tom avesse saputo della sua piccola fuga, probabilmente si sarebbe
dovuta sorbire la predica fino al giorno dopo, per fortuna che era
quasi arrivata. Infilò una mano nella borsa che aveva a
tracolla in ricerca delle chiavi di casa e nonostante avesse un
portachiavi decisamente grande per trovarle subito, non riusciva
proprio ad afferrarle nella miriade di oggetti unitili che si portava
dietro. Si fermò poggiando la borsa sulla gamba e
continuando a cercarci dentro.
- Ma dove cavolo sono?
- borbottò tra sé e sé trovando
finalmente il pupazzo a forma di riccio a cui erano attaccate le chiavi
di casa.
- Non ci siamo proprio
Greta, non hai capito un cazzo di quello che è successo
ieri, vero? -
Alzò di
scatto il viso, e chiuse gli occhi stancamente, di nuovo no, non poteva
succedere.
- Ancora voi? - chiese
rimettendosi la borsa a tracolla ed avanzando tra le ragazze mascherate
che le si erano parate davanti – Perché non ve ne
andate a casa e vi fate una vita? - rispose stizzita non guardandole
neanche in faccia, non si sarebbe fatta intimidire di nuovo.
- Tu non hai ancora
capito con chi hai a che fare – disse un altra bloccandole la
strada e andandole incontro per farla indietreggiare.
- Sì che
l'ho capito – disse innervosita – con delle persone
che hanno dei seri problemi mentali, ora lasciatemi passare -
- Come diceva
l'articolo? - chiese quella di fronte a lei verso ad una dietro mentre
aveva preso a camminarle davanti facendola indietreggiare sempre
più velocemente – ah, già:
“di Tom amo il senso di protezione che mi
dà” -
- Tutte cazzate
– rise un'altra dietro di lei.
Si stavano
riavvicinando a quel fottuto vicolo cieco, e Greta cercò di
scansarla e andare via, ma veniva chiusa sempre più stretta
anche dalle altre.
- Ma si può
sapere cosa diavolo volete da me? E poi siete ridicole con queste cose
in faccia -
Alzò il
braccio verso quella più vicina e gli tirò via la
bandana che aveva sul viso, provocando una reazione soprattutto nelle
altre quattro, che la spinsero cercando di proteggere l'amica.
- Dov'è il
tuo Tom ora che ne hai bisogno? Eh? - quella che doveva essere il capo
ora le stava davanti, e dagli occhi pareva alquanto irritata, ma mai
incazzata quanto lo era Greta in quel momento.
- MI DITE COSA CAZZO
VOLETE DA ME? - urlò in preda alla rabbia spingendo quella
che aveva davanti – CHE CAZZO VOLETE? -
Ovviamente lo scontro
cinque contro uno non era propriamente ad armi pari, ma le persone che
aveva davanti certo non si facevano quel tipo di problema.
- TROIA! - le
gridò una in faccia spingendola, mentre sentiva una fitta
alla testa lacerante, le stavano letteralmente strappando i capelli.
Nella colluttazione le
cadde la borsa, sentì prima una manata sulla faccia e poi si
sentì graffiare il bracciò che le
cominciò a bruciare. Cercò ancora di spingere
quella che aveva davanti, ma le amiche la stavano aiutando,
cercando di spingerla contro il muro, ma si era afferrata anche lei ai
capelli dell'altra e fino a quando non sentì una vera fitta
di dolore al braccio non mollò la presa. La spinsero ancora
e perse l'equilibrio, cadendo all'indietro e poggiando le mani sui dei
vetri di bottiglia rotti. Altra fitta al palmo della mano e poi quel
bruciore del cazzo che le ricordava tanto il dolore di quando si
sbucciava le ginocchia perché Tom la faceva cadere sempre
sulla ghiaia quando erano piccoli.
- LASCIALO! HAI
CAPITO? - le urlò quella che aveva tenuto per i capelli fino
ad un secondo prima – TROIA! -
Poi una disse qualcosa
in una lingua che non capì e iniziarono a correre per la
strada disperdendosi dalla sua visuale.
Si guardò
intorno spaesata, la borsa era aperta di fronte a lei, ed il cellulare
insieme alle chiavi e al portafoglio erano usciti e giacevano
sull'asfalto.
Lentamente
alzò le mani davanti al viso, e le vide insanguinate e
sporche del nero dell'asfalto. Il rosso del sangue era scuro, profondo,
e in un lampo le tornò in mente quella notizia avuta poche
ore prima. Si mise d'istinto le mani sulla pancia, sporcandosi la
maglia bianca e sgranò gli occhi.
- Cazzo, cazzo, cazzo
– cominciò a dire nel panico cercando il cellulare
di fronte a lei.
Iniziò a
piangere per la paura. Ora doveva rendersi conto che non c'era
più solo la sua vita da salvaguardare, ma anche quella del
bambino che aveva dentro di lei.
Prese il telefono ed
inoltrò subito la chiamata al numero di Tom, sperando che
avesse risposto immediatamente.
- Greeeeis! - le
cantilenò qualcuno nell'orecchio – Aspetta che ti
metto in viva voce... Tomi come si fa? -
- Bi... Bill
– mormorò affannosamente tenendosi una mano
premuta sul ventre.
- Greis sei in viva
voce, stiamo arrivando, ti dobbiamo dire delle notizie fantastiche, due
minuti e siamo là -
- Bill –
disse di nuovo con il fiato mozzato, il cuore le era arrivato in gola.
- Greis che succede? -
sentì dire da Tom.
Deglutì
sonoramente e si portò le ginocchia al petto –
Devo... devo andare in ospedale -
- Che cazzo
è successo? Dove sei? - si animò subito il
ragazzo mentre Bill in sottofondo faceva le stesse identiche domande.
- Devo andare... - le
parole le morirono in gola, perché improvvisamente
cominciò a singhiozzare, proprio quello che non voleva,
perché si era promessa di essere forte.
- Dove sei? - le
urlò Bill nell'orecchio.
Ma non
riuscì a rispondere; si lasciò cadere
all'indietro, posando la testa contro il muro e fissando lo sguardo nel
vuoto di fronte a lei.
Continuava a sentire
le voci provenire dal cellulare, ma non ce la faceva a rispondere, non
riusciva a parlare, aveva troppa paura che fosse successo qualcosa al
bambino. Non era giusto che le fosse capitato proprio quel giorno, non
era giusto per niente. Cosa aveva fatto di male nella sua vita per
meritarsi tutto quel casino?!
Sentì un
rumore di gomme stridere nella strada e si girò a guardare
nella direzione del suono.
- Tom –
singhiozzò poggiando la testa sulle ginocchia sperando che
in qualche modo, la sentisse, anche se era lontano.
Alzò il
viso di scatto quando sentì una frenata particolarmente
incisiva proprio vicino a dove si trovava, riconobbe la macchina. Lo
sportello si aprì di scatto, e lo vide scendere deciso
andandole incontro come un treno; lo sguardo fisso su di lei.
Non disse niente, era
incazzato, glielo leggeva in faccia, ed era la sua espressione seria e
cattiva, quella di cui anche lei aveva paura a volte. Bill dietro di
lui camminava con la mano sulla fronte non riuscendo a staccarle gli
occhi di dosso.
Si abbassò
e la prese in braccio – Tom... - mormorò cercando
i suoi occhi, ma il ragazzo si limitò a rialzarsi tenendola
ben salda, ed ad andare verso la macchina, mentre Bill raccoglieva la
borsa ed il contenuto sparso sulla strada.
- Tom –
disse di nuovo appena l'aveva depositata sui sedili posteriori, ma lui
continuò a non rispondere, sbatté lo sportello
con quanta forza avesse in corpo e tornò a sedersi alla
guida.
Bill fece il giro e
salì vicino a lei mentre il ragazzo era ripartito a tutta
velocità.
- Fammi vedere le
mani... – gli disse il cantante prendendogliele.
Greta gli fece vedere
i palmi, mentre dallo specchietto retrovisore cercava ancora gli occhi
che le interessavano – TOM CAZZO PARLAMI! - gridò
piangendo.
- Stai bene? - le
chiese con tono piatto.
- No che non sto bene,
perché adesso stai facendo così? -
- Ti avevo detto di
non uscire -
- Dovevo uscire -
- Perché
non mi hai chiamato? -
- Non potevo! -
- Ok, va bene
– si intromise Bill – Non è il momento
per litigare, cerchiamo di non perdere la calma -
- Perché
non ascolti mai quello che ti dico? -
- Tom... -
- TE L'AVEVO DETTO CHE
POTEVA SUCCEDERE DI PEGGIO! ED È SUCCESSO! -
gridò stringendo il volante con tutta la forza che aveva.
Greta si
appoggiò ai sedili, mentre Bill improvvisandosi infermiere,
gli stava tamponando il sangue con dei fazzoletti.
- Non... non trattarmi
così – sussurrò stancamente.
- Greta porca puttana
mi sta venendo un cazzo di infarto se non te ne sei accorta?! -
- Tom – lo
chiamò Bill – Stai calmo, e cerchiamo di arrivare
in ospedale vivi e non in ambulanza -
- Io le ammazzo,
chiunque siano le ammazzo con le mie mani –
mormorò scuotendo la testa, ripetendo quella frase a bassa
voce, come una cantilena.
- Tu non ammazzi
nessuno – disse il gemello indicandolo – qui
dobbiamo stare calmi chiaro? Stiamo calmi! STIAMO TUTTI CALMI! -
- BILL STAI ZITTO! -
lo zittì il fratello – STAI ZITTO! -
Il cantante
girò il viso e continuò a sporcarsi le mani del
sangue di Greta, per quanto potesse essere schizzinoso in quel momento
non gliene stava importando niente, si trattava di Greta. Si morse le
labbra tornandola a guardare, aveva tutto il trucco colato sulle guance
e la maglia sporca di sangue, mentre si continuava a tenere la pancia e
a fissare Tom tramite lo specchietto retrovisore.
- PERCHÈ
VOI DUE MI FATE SEMPRE PREOCCUPARE, DITEMI PERCHÈ? -
gridò Tom all'improvviso facendoli sussultare.
- IO MI SONO ROTTO IL
CAZZO, AVETE CAPITO? DI DOVERMI PREOCCUPARE SEMPRE, DI AVERE TUTTO
SULLE MIE SPALLE -
- TOM CHE CAZZO STAI
DICENDO? -
- CHE STO DICENDO? -
urlò accelerando – STO DICENDO CHE MIO FRATELLO
È UN DEPRESSO DI MERDA CHE MI FA STARE MALE OGNI CAZZO DI
GIORNO DELLA MIA VITA E LA MIA RAGAZZA PENSA DI ESSERE L'UNICA AD AVERE
RAGIONE AL MONDO E NON SI FIDA DI ME E NON ASCOLTA MAI NIENTE DI QUELLO
CHE DICO, E POI CI SONO SEMPRE IO CHE VI PORTO ALL'OSPEDALE QUANDO LE
COSE VANNO DI MERDA, SEMPRE IO CHE DEVO STARE IN ANSIA, SEMPRE IO BILL
SEMPRE E SOLO IO E MI SONO ROTTO IL CAZZO! -
- Tom rallenta! - le
urlò la ragazza nell'orecchio.
- Voi mi dovete
iniziare ad ascoltare quando parlo o vi mando a fanculo prima che
possiate pensare qualsiasi cosa, cazzo! -
- Smettila! - gli
disse Bill avvicinandosi al suo sedile – Non lo pensi quello
che stai dicendo -
- Sì che lo
penso, lo penso Bill lo penso! -
- TOM VUOI
RALLENTARE?! -
- Adesso è
lui che vuole fare la sceneggiata, fai ridere! -
- Bill stai zitto!
Stai zitto! -
- Perché
non ci calmiamo tutti, per favore! -
- SEI UNO STRONZO TOM,
COME MI PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE? -
Greta non stava
capendo niente di quello che stava succedendo, eccetto che quello che
stava dicendo Tom era maledettamente vero. Sempre lui si doveva
preoccupare, per Bill, per lei, per qualsiasi cosa succedesse tutti si
aggrappavano alle sue spalle e lui non si era mai piegato in tutti
quegli anni, sempre con la scusa che era quello più forte,
ma lei lo sapeva che non era del tutto vero. Non era giusto, se ne
rendeva conto, e vederlo così arrabbiato, specialmente con
Bill, la faceva stare ancora più male di quando
giù non stesse.
- Bill, calmati
– Greta con i fazzoletti sulle mani cerco di tranquillizzarlo
mettendogli le braccia intorno al collo, ma l'amico aveva gli occhi
lucidi e aveva girato il viso verso il finestrino, per non vedere Tom.
Nessuno emise
più una parola fino a quando non arrivarono in ospedale e il
chitarrista non li abbandonò davanti all'entrata per andare
a parcheggiare la macchina. Bill la accompagnò fino al
pronto soccorso, dove venne prelevata da un infermiera a trasportata in
una stanza asettica che puzzava di disinfettante. Era triste,
perché aveva generato un effetto a catena devastante.
- Signorina cosa
è successo? - le chiese un uomo con il camice bianco,
prendendole le mani con le fasciature di Bill.
- Sono caduta su dei
vetri – rispose flebile – e sono incinta -
Erano seduti fuori
dalla stanza in cui Greta era stata accompagnata per potersi far
medicare le mani ed erano seduti nella stessa identica posizione, con
la stessa identica espressione sul viso. Bill e Tom guardavano la porta
davanti a loro con lo sguardo perso nel vuoto e la testa poggiata
contro il muro dietro di loro.
Bill avrebbe tanto
voluto abbracciare il gemello in un momento di romanticismo ritrovato,
perché in quei momenti di silenzio assoluto non riusciva mai
a stare bene. Loro due non erano fatti per i silenzi forzati, lui non
era portato per i silenzi in generale, tanto meno con suo fratello.
Poi comunque, Tom
aveva ragione; aveva tutto lui sulle spalle, era sempre stato
così, ed il fatto che fosse arrivato ad un punto di
sopportazione così elevato voleva dire che lui era stato un
pessimo fratello con lui.
Tomi –
gracchiò con la voce roca sporgendosi in avanti per
guardarlo negli occhi – mi dispiace... -
- Lo so –
berciò lui incattivito incrociando le braccia e non
spostando lo sguardo dalla porta di fronte a lui.
- Tutto quello che hai
detto è vero – continuò il moro
sospirando sonoramente – ed io sono una merda -
- Tu non sei una
merda, sei la mia condanna e il mio punto debole... - sbuffò
Tom girandosi a guardarlo, fece una pausa e serrò le labbra
fissando i suoi occhi in quelli del fratello – Lo sai che non
lo penso davvero quello che ho detto... -
- Lo so,
però da una parte è vero... -
- Sarò
sempre quello che terrà su tutto quanto, è stato
solo un momento... vederla in quello stato mi ha fatto impazzire -
Il cantante mise una
mano sulla spalla del fratello e la strinse – Non
è successo niente, poteva andare peggio -
- Beh, sì
poteva essere accoltellata – rispose alzandosi e cominciando
a camminare avanti e indietro di fronte al gemello.
- Tomi lo so che
dobbiamo proteggerla, però lo sai come è fatta...
-
- Lo so come
è fatta, non farà mai come le dico, anche se
è meglio per la sanità mentale di tutti -
- Ma non lo fa a
posta, non è perché non si fida di te -
- Perché
non capisce che lo dico per lei? Io una cosa del genere non la voglio
più vedere – mormorò indicando la porta
– mai più -
- Neanche io
– sussurrò il moro – però
cerca di capirla -
Tom si
fermò, inclinò la testa e di lato per poi
abbassare le spalle, scoraggiato. Non voleva più avere paura
per lei, non voleva, non ce l'avrebbe fatta a reggere tutta quella
tensione, ancora.
- Andrà
tutto bene, dai... - gli disse Bill con il labiale, mentre
improvvisamente si apriva la porta dietro di loro, ed uscì
un uomo con il camice bianco intento a controllare una cartella.
- Come sta? - lo
investì Tom andandogli davanti.
È tutto a
posto – sorrise il dottore serenamente – le abbiamo
solo fasciato le mani e medicato le ferite sul braccio, ha un po' di
contusioni sulle gambe ma guariranno in pochi giorni... -
- Possiamo vederla? -
chiese il cantante con la faccia scioccata.
- Sì, ma
dobbiamo aspettare i risultati dell'ecografia, non dovrebbero esserci
problemi ma per sicurezza è meglio controllare -
Bill e Tom corrugarono
la fronte all'unisono, mentre il dottore si congedava lasciandoli da
soli con una strana sensazione di incertezza che si era insinuata nelle
loro teste.
Scossero la testa
insieme ed entrarono nella stanza, l'odore di disinfettante fece
pizzicare il naso di entrambi, mentre di fronte a loro Greta seduta su
un lettino si fissava le gambe, mentre un'infermiera là
vicino, metteva a posto le attrezzature.
- Ehi –
mormorò Tom avvicinandosi prendendole il viso e mettendo la
fronte sulla sua – come stai? -
- Bene –
sussurrò lei in risposta – tu, come stai? -
- Scusa per prima
– posò una mano sulla guancia e la
accarezzò con il pollice – mi sono fatto prendere
dall'ansia -
Greta scosse la testa
– No, non ascolto mai quello che dici, ed hai sempre ragione -
- Beh, è
normale, io ho ragione a prescindere – le sorrise tranquillo
dandole un bacio sulla testa.
Abbozzò un
sorriso triste per poi posare la testa sul suo petto ed allungare una
mano verso Bill, che aveva assistito in silenzio alla scena.
L'amico prese piano la
mano della ragazza e le guardò le fasciature facendo una
smorfia di disappunto – Le mie fasciature con i fazzoletti
erano molto più artistiche -
Greta
ridacchiò, seguita da Tom – Hai ragione Bibs, le
tue erano bellissime -
- Hai una carriera
alternativa -
- È vero...
ormai sono pronto per fare l'infermiere -
Scoppiarono a ridere
tutti e tre fino a quando Greta non si decise che o si toglieva quel
peso dallo stomaco all'istante, oppure non l'avrebbe fatto mai
più.
- Vi devo dire una
cosa – disse guardandoli uno ad uno, togliendo la mano da
quella di Bill e staccandosi da Tom.
- Cosa? -
- È una
cosa seria... importante, cioè è proprio pesante
– annuì convinta.
- Che è
successo? - chiesero in coro.
La porta si
spalancò di nuovo, ed il dottore sorrise a trentadue denti
allargando le braccia verso il trio.
- Tutto a posto! -
esordì solare – Il bambino sta bene! -
- Oddio santo... -
mormorò Greta cercando di carpire le reazioni dei due e nel
frattempo di sgranare gli occhi verso il medico per fargli capire che non
doveva assolutamente dire niente, doveva tapparsi la bocca all'istante.
Bill e Tom si girarono lentamente a guardarsi, e poi a guardare Greta,
che ovviamente evitava accuratamente i loro sguardi allucinati.
- Che ba ba ba...mbino? -
tentò di dire Bill, senza salivazione.
- Grazie –
sussurrò la ragazza.
- E questa
è l'ecografia che abbiamo fatto –
continuò l'uomo, incosciente del fatto che più
parlava più i gemelli presenti nella stanza agonizzavano,
uno in particolare che nel frattempo era passato da bianco cadavere a
giallo paglierino – eccolo qui -
Aprì la
cartellina davanti agli occhi di Greta, mostrandogli quattro foto in
bianco e nero di cui non riusciva a capire niente, effettivamente stava
succedendo un po' tutto troppo velocemente.
- Oh mio dio
– mormorò la ragazza guardandole –
è... è... ?-
- Sì,
è il tuo bambino, anche se prima delle otto settimane non si
vede assolutamente niente -
- Infatti non capisco
granché – ridacchiò lei imbarazzata
mentre i gemelli avevano girato la testa per guardare le ecografie che
aveva in mano la ragazza.
- Scusatemi, io ho
bisogno di aria – biascicò Tom con lo sguardo
perso nel vuoto.
- È lui il
padre? - sorrise il dottore dando una potente pacca sulla spalla del
ragazzo – È tutto a posto, non è
successo niente, inchiniamoci di fronte al miracolo della vita! -
Tom guardò
il gemello, ed in quel momento convenne del fatto che probabilmente si
stava guardando allo specchio perché Bill aveva la sua
identica espressione incredula. Non aveva ancora elaborato la parola
“bambino” soprattutto non aveva ancora capito che
si stava parlando di Greta e quindi del fatto che fosse suo.
- Grazie dottore -
- Di niente,
riguardati, e tu – disse rivolto a Tom – vai a
mangiare qualcosa che sono sicuro che stai per svenire -
Dette un'altra pacca
sulla spalla al ragazzo ed uscì dalla stanza.
- Greis –
disse Bill indicando la porta – era una scherzo? -
Tom si girò
a guardarla con gli occhi sgranati – Era uno scherzo? -
- Non proprio
– rispose lei con la faccia sofferente.
- Sei incinta? -
chiese Bill.
- Sei incinta? -
ripeté Tom.
- Sì -
- E quando avevi
intenzione di dirmelo? - dissero in coro.
- L'ho saputo
stamattina, non vi arrabbiate -
Tom non disse niente,
si limitò a girarsi e ad andare verso la porta uscendo in
corridoio.
- Bibs –
mormorò lei guardando l'amico – che stai pensando?
-
- Non lo so
– rispose lui scuotendo la testa – vieni andiamo -
- Che cosa sta
pensando Tom? -
- Al momento mi
arrivano segnali confusi, però è meglio
raggiungerlo prima che ci lasci qui -
Doveva riuscire a
pensare, a raffreddare il cervello e far uscire fuori i pensieri,
perché qualsiasi cosa gli venisse in mente non aveva un
senso logico. Bill, ospedale, Greta, bambino, sangue, caos, partire,
valigia, tour, fans, bambino, incinta, nove mesi, Greta.
Stava guidando per
inerzia, non perché non fosse consapevole di dove stesse
andando, ma perché era la strada per tornare a casa e quindi
girava il volante perché sapeva cosa fare e dove doveva
andare. Ma nella vita non era così facile. Ora il problema
diventava reale, non era più un discorso fatto tra amici in
una camera d'albergo, non era più una battuta della ragazza
che amava, era una cosa vera, concreta, che sarebbe esistita, e Tom non
sapeva come doveva affrontarla.
Forse
perché nella sua testa aveva sempre pensato che non sarebbe
mai diventato padre, o forse perché non si sentiva pronto
per una responsabilità del genere. Lui non lo sapeva, non si
era mai soffermato al vero pensiero di avere un figlio. Di svegliarsi
la notte quando avrebbe pianto, di insegnarli a camminare, a parlare, a
distinguere il bene dal male.
Non lo sapeva lui cosa
era bene e cosa era male, come poteva insegnarlo a qualcuno che si
sarebbe fidato ciecamente della sua parola?
Osservò per
un attimo Greta dallo specchietto retrovisore e la vide imbronciata
guardare il paesaggio fuori dalla macchina, con una mano fasciata a
reggere la testa.
Non riusciva neanche a
pensare razionalmente che lei, la bambina che aveva visto crescere, che
aveva amato da quella volta a scuola, che aveva aspettato tutto quel
tempo, ora aspettava un figlio da lui... era praticamente impossibile,
non riusciva a pensare neanche la parola “figlio”,
tanto meno dirla ad alta voce. Si trovava in un cazzo di mondo
parallelo che tentava di fotterlo da tutte le parti, eppure lui era
sempre pronto a reagire, per qualsiasi cosa, ma quella notizia l'aveva
totalmente mandato in crisi. Non sapeva cosa avrebbe fatto, non sapeva
cosa pensava Greta, non sapeva niente. Forse l'unica cosa che sentiva
era una piccola scossa di elettricità, di euforia, di
felicità, che proveniva da qualche parte dentro di lui, ma
che non lasciava venir fuori.
Anche se era curioso
di sapere che cosa sarebbe successo se l'avesse fatto.
Un cazzo di bambino.
Significava che lui, avrebbe avuto un nipote. Ma la cosa più
sconvolgente era che suo fratello sarebbe diventato padre. Bill non
riusciva a crederci, era sconvolto, tanto che non riusciva a chiudere
la bocca e ad avere un espressione normale. Quella notizia l'aveva
freddato, perché era l'ultima cosa che si aspettava e non
sapeva se doveva essere felice oppure no; certo che di norma la nascita
di una nuova vita dovrebbe essere festeggiata, ma percependo quello che
stava pensando Tom e notando l'espressione di Greta, si stava per
scatenare una vera e propria tempesta, ne era più che
convinto. Non vedeva l'ora di tornare a casa, buttarsi nel letto ed
aspettare di partire il giorno dopo. Per la prima volta non voleva
mettersi in mezzo in una cosa che riguardava il fratello, era qualcosa
che neanche lui avrebbe potuto gestire a parole, era qualcosa di troppo
forte e sconvolgente.
In un attimo si era
dimenticato di Heike, si era dimenticato di dove fosse, e cosa stesse
facendo. Si era dimenticato che si era illuso di nuovo, ed era rimasto
deluso ancora.
No, non avrebbe
continuato a piangere, l'aveva già fatto abbastanza e si era
stufata di stare a singhiozzare come una bambina di due anni a cui
hanno rubato la bambola. Greta pensava febbrilmente, come da qualche
settimana, a quello che avrebbe dovuto fare con il bambino, e con Tom e
con Bill e con tutta la sua vita, e l'unica soluzione che vedeva chiara
nella sua testa era una: la fuga. Non perché fosse una
codarda, non perché non volesse affrontare la situazione, ma
semplicemente perché in mezzo a tutto quel caos che
continuava ad aggiungersi ad altro caos, non avrebbe potuto prendere
una decisione chiara su quello che avrebbe dovuto fare della sua vita.
Eppure avrebbe tanto
voluto fare un annuncio da film, con la cena, il vino, lei che diceva
“caro ti devo dire una cosa” e lui che
dall'emozione della notizia di diventare padre la abbracciava e le
diceva che la amava accarezzandole la pancia. Ma non era un film, era
la vita vera, e lei non avrebbe mai fatto una cena con il vino per Tom
e Tom non avrebbe mai reagito in quel modo.
Anzi, se ci pensava
meglio, quelle scene le trovava rivoltanti, e se ci pensava meglio, la
fuga continuava ad essere la soluzione migliore.
Sempre nel
più assoluto silenzio, rientrarono a casa. Greta non sapeva
cosa ci faceva lì, voleva andare a casa sua, ma Tom non ce
l'avrebbe mai riportata, neanche a costo di pregarlo in ginocchio, e
poi dovevano affrontare un discorso abbastanza impegnativo, non poteva
svignarsela, anche se continuava a pensare di dover scappare, fuggire
da lì il prima possibile; ma non per lasciare Tom, ma per
riuscire a respirare, per tornare un attimo alla vita a cui era
abituata. Sveglia la mattina, lavoro, pranzo, lavoro, cena, film in TV,
telefonata con Bill e nanna. Tutto quel marasma di persone, flash,
articoli di giornale e quant'altro, non le apparteneva, apparteneva a
Tom e lei aveva accettato di prenderselo con tutto il pacchetto
completo, perché lo amava così tanto, ma
così profondamente che non avrebbe potuto fare altrimenti.
Ma come glielo faceva capire che lo amava ma che aveva bisogno di
andare via da lì?
- Io credo che
andrò a farmi venire un infarto nel letto – disse
Bill iniziando a salire le scale sbattendo i piedi ad ogni gradino
– ci vediamo domani -
Greta e Tom si
fissarono negli occhi qualche istante, poi lui si girò e
andò verso la cucina
– Ti prego
levati quella maglia, sembra che hai ucciso qualcuno -
Greta
abbassò lo sguardo verso la sua pancia e vide le macchie di
sangue secco troneggiare sul cotone bianco della sua maglietta, non
fece niente, ma seguì il ragazzo che aveva deviato verso il
soggiorno.
- Dobbiamo parlare -
Tom si andò
a sedere sul divano, posò i gomiti sulle ginocchia e si prese la
faccia guardando lo schermo della TV al plasma di fronte a lui, spenta,
che rimandava il suo riflesso. Vide Greta seguirlo e sedersi al suo
fianco. Non erano propriamente l'immagine della felicità.
- Mi ascolti? -
- Sì -
La ragazza prese un
sospiro e prese anche il coraggio - Io... non volevo metterti in questa
situazione. Lo so che non è il momento, lo so che
è la cosa peggiore che ci potesse capitare, ma è
solo colpa mia, quindi se tu non vuoi prenderti questa
responsabilità io lo capisco, non voglio costringerti... -
Si girò a
guardarla corrugando la fronte, pensieroso.
- Ma che stai dicendo?
Non ti sei messa incinta da sola! - esclamò confuso.
- Lo so, ma ti avevo
detto che non sarebbe successo, invece è successo, e non
voglio che tu pensi che l'ho fatto a posta, per incastrarti -
- Incastrarmi con
cosa? -
- Con la scusa di un
bambino! -
- Tu cominci
seriamente a preoccuparmi con questi discorsi – disse serio
– non è quello che sto pensando, anzi, non riesco
proprio a pensare adesso e comunque una cosa del genere non mi
passerebbe neanche nell'anticamera del cervello -
- Rimane il fatto
che... adesso in questa situazione, io non lo so se devo tenerlo o no -
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che non lo
so... -
- Vuoi dire che vuoi
abortire? -
- Non lo so -
Tom si posò
stancamente le mani sugli occhi stropicciandoli, per poi guardarla di
nuovo.
- Non so che dirti
Greis -
- Devo pensarci -
- Ci pensiamo insieme,
non ti lascio da sola -
- Sono io che voglio
stare da sola -
Il ragazzo rimase in
silenzio giocherellando con i lacci della felpa, posò
stancamente la schiena sul divano e continuò a fissare lo
schermo di fronte a lui.
- Che vuol dire che
vuoi stare da sola? -
- Da sola, io da sola,
io Greta e basta. Da sola. Sola. -
Aspettava una
reazione, aspettava che si mettesse a gridare che era stata una
stronza, aspettava qualsiasi cosa, ma continuava ad essere stranamente
normale.
- Cosa? Noi dobbiamo
partire domani... -
- Io non vengo -
Si girò di
colpo alzandosi anche con la schiena dal divano, mentre la ragazza
continuava a perdere gli occhi per la stanza - Come non vieni? Greis
non dire cazzate! -
- Tom, non posso
venire, ho bisogno di pensare! Poi dopo quello che è
successo oggi cosa pensi che potrebbe succedere se si sapesse che sono
incinta? Ho avuto tanta paura per qualcosa che non riesco ancora a
metabolizzare nella mia testa e l'ultima cosa che voglio è
partire per dieci giorni in giro per l'Europa... -
- E dove vorresti
andare? - chiese scioccato.
- Vado da mio padre, a
Loitsche... -
Si alzò di
scatto parandosi davanti a lei – E io cosa dovrei fare nel
frattempo? - domandò piccato - Aspettare che tu decida se
tenerlo o no? Non conto un cazzo in questa decisione? -
- Sono io che sono
incinta -
- Ancora? - si
innervosì – Ed io per te in questa cosa cosa
sarei? Non ho ruolo! Ah no, sono quello che ti ha scopato scusa... -
- Tom... -
mormorò lei sofferente.
- Ma come cazzo
ragioni? -
- È una mia
scelta... -
- Ed io devo stare in
attesa che tu decida se farmi partecipe o no? Anzi, facciamo
così, vediamoci direttamente tra nove mesi, se vieni con un
bambino capirò che scelta hai fatto... -
- Era questo che non
volevo! Era esattamente questo! - alzò la voce la ragazza
guardandolo negli occhi – Ma è la mia decisione,
se non ti sta bene, possiamo pure chiudere qua -
- Chiudere cosa? - si
animò lui sgranando gli occhi.
- Possiamo lasciarci,
tanto da quando stiamo insieme ci sono stati solo problemi su
problemi... bugie e sotterfugi e persone che mi odiano io non ce la
faccio più, e per quanto ho provato ad essere forte in
questa situazione, non ci riesco! Mi sento morire ogni volta che penso
a quello che è successo, ed io non voglio che tu debba
preoccuparti sempre per me... -
- Mi vuoi lasciare? -
- No, che non ti
voglio lasciare ma è l'unica soluzione -
- MA IO TI AMO! -
- A volte l'amore non
è abbastanza – sussurrò lei.
Tom si mise in
ginocchio davanti a lei prendendole il viso con le mani per
costringerla a guardalo negli occhi – Dimmi che non
mi ami e ti lascio andare, ma dimmelo guardandomi negli occhi -
Greta si morse le
labbra, cercando di sfuggire a quello sguardo, i lucciconi che le erano
comparsi nelle iridi scesero sulle guance appena li chiuse
impercettibilmente per non vedere quell'espressione sofferente nel viso
del ragazzo. Non ce la faceva a vederlo così specialmente
perché era tutta colpa sua.
- Dimmelo -
- No,
perché lo sai che ti amo – disse
digrignando i denti – lo sai benissimo ma... ma adesso ho
bisogno solo di stare da sola, ti prego... -
Lasciò
scivolare le sue mani dal viso della ragazza e si alzò in
piedi scuotendo la testa.
- Va bene, stai pure
da sola, ma quando ti ricorderai che io ci sono non so se
sarò ancora qui ad aspettarti... ti ho aspettato per anni e
sono stanco -
- Perché
stai dicendo così? -
- Perché mi
stai escludendo! Mi stai dicendo che non conto un cazzo in una
decisione così importante che riguarda la vita di tutti e
due! -
- Ma io se lo sto
facendo lo sto facendo per te! Per evitare di doverti far scegliere in
una situazione così delicata! -
- Ma ti stai sentendo?
Prima mi rimproveravi del fatto che volevo vivere la nostra relazione
alla giornata senza fare programmi, ora che c'è da
programmare perché sei incinta, cazzo, non mi vuoi, mi stai
praticamente mandando via -
- Non ti sto mandando
via -
- Due minuti fa mi hai
detto che potevamo anche lasciarci -
Finalmente
riuscì a prendere il coraggio e lo guardò negli
occhi, quegli occhi che amava così tanto, che aveva imparato
a conoscere e a temere ad amare e ad odiare, quegli occhi che potevano
dirle tante cose potevano guidarla in tanti altri posti e farla perdere
in momenti di estasi. Quegli occhi che quando erano tristi e spenti non
erano gli stessi occhi, e quando erano feriti e rossi erano terribili
da guardare.
- Tom io sono in preda
alla confusione più totale, prima vengo a sapere per certo
che sono incinta poi quelle pazze che quasi mi uccidono poi tu che vai
fuori di testa io non lo so che devo fare, ma devo andare via da questo
caos prima che impazzisca! - disse nervosa alzandosi dal divano
– Ti prego veniamoci incontro e non litighiamo, non abbiamo
più tre anni -
- Mi stai lasciando
Greis? - chiese mormorando – Mi stai lasciando, dimmelo... -
- Tom non ti sto
lasciando, ti prego – rispose lei – è
solo che ho bisogno di un po' di tempo per pensare, non fare il
drammatico anche tu, c'è già Bill per tutti e due
-
Il ragazzo si
afflosciò su se stesso, posando la fronte contro la spalla
della ragazza che lo abbracciò in vita respirando il suo
odore e stringendo tra le mani la felpa e imponendosi di non piangere.
Si era calmato, almeno adesso sembrava essere più o meno
d'accordo alla sua idea di fuga, anche se non gli aveva lasciato
moltissima scelta.
- Vuoi andare davvero
da tuo padre? –
- Sì
– mormorò lei – solo fino a quando non
tornate, ok? -
- Va bene -
- Siamo sempre io e te
vero? - chiese la ragazza per sicurezza.
- Sempre io e te -
-
È solo che avevo bisogno di sentirmelo dire da fuori che non
sono pazza -
Simone
sorrise passandole uno scatolone – Non sei pazza, sei
innamorata -
-
Sì... - annuì lei impercettibilmente –
sto facendo la scelta giusta quindi? -
-
Io non devo dirti niente – continuò la donna
– sei tu che devi prendere una decisione, e qualsiasi scelta
farai, Tom si adeguerà -
-
Ma io non voglio farlo stare male ancora... -
-
Allora sai cosa devi fare... il fatto qui è decidere se
stare male in due o stare bene entrambi -
-
Perché stare male? -
-
Prima i lunghi periodi di separazione non ti pesavano perché
non stavate insieme – disse sicura la donna chiudendo un
altro scatolone – ma adesso come reagiresti? Ci hai mai
pensato veramente? -
-
No... - bisbigliò lei poco convinta – Veramente
non ci ho mai pensato... -
-
Allora la risposta la sai... uh, guarda, lo skate di Tom... parli del
diavolo e spuntano le corna... -
-
Erano secoli che non lo vedevo – rise la ragazza prendendolo
in mano, era tutto rotto, le ruote rosse sporchissime e impolverate,
come la tavola.
-
E c'è anche il pupazzo di Bill, guarda... -
-
Oh mio dio, Hans! - scoppiò a ridere Greta mettendosi una
mano sulla bocca – Erano secoli che non lo vedevo! -
-
Quant'è brutto, ma gli è sempre piaciuto, se lo
portava ovunque -
-
Questi devono essere conservati, sono dei pezzi archeologici-
-
Prendili tu, io non so dove metterli in mezzo a questo casino -
-
Va bene, li prendo io – rispose la ragazza senza neanche
pensarci un secondo – e comunque, ho deciso, se ti interessa
– saltellò verso la donna e alzò un
sopracciglio – ma non te lo dico, lo scoprirai la prossima
volta che verrò a romperti le scatole con i miei problemi -
-
Ho come l'impressione che comunque lo verrò a sapere dal
proprietario di Hans... però attendo con ansia il prossimo
capitolo -
______
Tadààààààà.
Sorprese vero? No, mi sa che si era capito! Comunque, questo era il
penultimo capitolo della FF, la prossima volta ci salutiamo e ce ne
andiamo tutte in vacanza! XD Vi annuncio che il continuo di Mach mich
nicht verliebt, seguendo la tradizione dei titoli delle canzoni dei JR,
si chiamerà "Irgendwo Anders", e sta già
procedendo bene la stesura della storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e ci vediamo alla
prossima... ho creato abbastanza suspence? :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Zwanzig. ***
20.
L'ennesima
partenza, ma non sentiva più quella tristezza dentro di lei,
ormai era abituata. Quella volta però un po' di malinconia
c'era, portata anche dalla consapevolezza che non sarebbero
più stati tanto intorno a lei dopo l'uscita del CD. Quei
mesi insieme erano volati, e si erano divertiti come sempre, ma era
arrivato il momento di tornare con i piedi per terra e di ricominciare
a vivere con loro solo quei pezzetti di pausa che gli permettevano di
tornare a casa.
Che
hai? - Tom chiuse la valigia facendo scattare la chiusura ed
aggiungendola alle altre cinque già posate sul pavimento. La
sera prima della partenza era sempre difficile quando doveva andare via
da lei.
-
Pensavo... - rispose la bionda poggiando le mani sul materasso
– che non mi chiami più Greis... -
Lui
sorrise e si sedette vicino a lei – È da tanto che
non ti chiamo in quel modo... -
-
Perché hai smesso? -
-
Non mi ricordo perché ho smesso, è successo
è basta – alzò le spalle e si
girò a fissarla, era stranamente pensierosa quella volta, ed
anche lui, avrebbe voluto dirgli tutto quello che provava per lei. Ci
aveva pensato troppe volte a come sarebbe stato quel momento, anche se
era convinto che avrebbe continuato a fare finta di niente su quelli
che erano i suoi sentimenti ancora per moltissimo tempo.
Preferiva
tutto quel dolore piuttosto che essere rifiutato da lei ed essere
veramente cosciente del fatto che l'amicizia era l'unica cosa a cui
poteva veramente ambire.
Greta
sospirò chiudendo gli occhi, per poi poggiare la testa
contro la sua spalla – È solo un mese no? - gli
disse cambiando discorso.
-
Sì, è solo un mese... -
-
Passerà veloce -
-
Come sempre -
-
Ti avevo preso le M&M's blu... - mormorò girandosi a
prendere la sua borsa.
-
Grazie... -
-
Sì ma me le sono mangiate tutte – disse
mostrandogli il sacchetto vuoto.
Tom
sorrise e si alzò in piedi di fronte a lei aprendo le
braccia – È il momento dell'abbraccio di rito... -
sospirò spostando la testa di lato.
Greta
lasciò la borsa sul letto ridendo si avvicinò e
lo strinse forte, con quanta forza aveva in corpo, e si senti stringere
nello stesso modo, anzi, le sembrò per un momento che lui
non volesse lasciarla andare via.
-
Mi mancherai... - mormorò Tom al suo orecchio.
E
fu in quel preciso istante, che il cuore di Greta si
precipitò in gola e cominciò a battere
fortissimo, e lo stomaco piano piano si chiudeva in un nodo.
E
fu in quel preciso istante che capì che quello non era
affetto.
Quello
era solo amore.
Otto Kerner era sempre
stato un uomo dalle vedute aperte, anzi, diciamo pure un padre moderno.
Crescere da solo la
propria bambina non era stato affatto facile, né per lui
tanto meno per Greta che non aveva potuto contare sulla figura
femminile che una bambina ricerca nella madre.
Era sempre stato grato
a Simone per l'aiuto che gli aveva dato quando sua figlia aveva avuto i
classici problemi da ragazza, dall'arrivo delle mestruazioni, al cuore
infranto per una cotta adolescenziale all'averle insegnato a cucinare
qualcosa che non erano i piatti surgelati che riportava lui dal
supermercato. In particolar modo era contento del fatto che sua figlia
fosse cresciuta bene, con quell'amicizia così stretta con
quei due bambini che all'inizio faceva fatica anche a distinguere.
Si era sempre fidato
ciecamente dei gemelli, ovunque ci fossero loro si sentiva tranquillo,
e quando c'era qualcosa che non li includeva, faceva in modo che
venissero inclusi in modo che anche sua figlia si sentisse
più tranquilla.
Ovviamente immaginava
che prima o poi, quando sarebbero diventati grandi, sarebbe successo
qualcosa di più tra sua figlia ed uno dei due gemelli, era
scritto, anzi, lui e Simone ne parlavano spesso quando erano ancora
ragazzini e li vedevano giocare insieme. Ed il fatto che Tom si
preoccupasse spesso di dedicarle attenzioni come farla cadere, farla
piangere, ma anche proteggerla da chi provava a farla cadere e farla
piangere, gli faceva apparire le cose molto più chiare.
Quando venne a sapere
dalla figlia che dopo tanti anni era successo qualcosa di
più tra i due, era stato contento, certo, sperava che non la
facesse soffrire, con la vita che faceva era molto facile per lui
cadere in tentazione. Ma conosceva molto bene anche il carattere di
Greta, e sapeva che non si sarebbe fatta sopraffare da una situazione
più grande di lei.
Quando poi la vide con
la valigia sull'uscio di casa, con la faccia nera di rabbia che gli
diceva convinta mentre lo abbracciava “Tom mi ha messo
incinta, vado in camera mia” per poi scomparire al piano di
sopra, si convinse che era proprio il padre del secolo.
Quei dieci giorni
erano stati un vero inferno, la notte non dormiva, continuava a parlare
e parlare con il fratello per cercare di venire a capo di quella
situazione, e gli sembrava che più lui e Bill parlassero
più tutto nella sua testa si aggrovigliava. Durante i
concerti riusciva a non pensarci, ma appena le luci si spegnevano e
tornava nel camerino, controllava sempre il cellulare per vedere se
Greta aveva chiamato. In dieci giorni solo due messaggi e nessuna
telefonata; per quanto stesse cercando di capire in tutti i modi la
situazione e di mettersi nei suoi panni, non riusciva a farsi entrare
in testa il perché lo volesse far impazzire non dando nessun
tipo di segno di vita.
Poi un giorno decise
di cambiare interlocutore, e di cambiare prospettiva, magari vederlo da
un punto di vista femminile avrebbe aiutato il suo cervello a capire
perché Greta se ne era andata via lasciandolo con
più domande che altro; così riunì
Natalie e Michelle e raccontò tutto.
Tralasciando le grida
di gioia delle due, specialmente dalla truccatrice che lo
spupazzò come un peluche appena saputa la notizia,
riuscì a metterle in riga e a farsi spiegare alcuni concetti
poco chiari.
Era venuto a capo del
fatto che Greta aveva reagito così per paura,
perché non sapeva cosa doveva fare, ed il voler stare da
sola non significava che non aveva bisogno di lui, anzi, in quel
momento più che mai doveva starle a fianco, e il non volerlo
sentire non doveva prenderlo come un segno negativo, ma piuttosto come
un indizio a cercarla.
In pratica, non aveva
capito niente. O meglio, una cosa l'aveva capita, le donne erano tutte
pazze, in particolar modo quelle incinte.
Appena atterrato da
Bruxelles si fece accompagnare di corsa a casa, lasciò le
valigie sull'uscio prese le chiavi della macchina, salutò
Bill con un “non so se torno” e si mise in viaggio
verso Loitsche.
Non tornava in quel
posto da anni, ed era felice della cosa; odiava quel paesino. Odiava la
strada che doveva fare ogni giorno per andare a scuola, odiava quelle
casette oscene ed odiava l'aria di campagna che si respirava. L'unica
cosa che non odiava di Loitsche erano i ricordi belli, quelli che
avevano vissuto quando erano piccoli, quelli davvero importanti.
Si fermò
davanti casa di Greta e spense il motore, prima di scendere si
guardò per un attimo il palmo della mano, e fissò
la cicatrice, poi alzò gli occhi verso i campi davanti
all'abitazione e vide l'albero solitario in cui si andavano ad
arrampicare d'estate. Era ancora lì, uguale, dopo tutti
quegli anni.
Prese coraggio e scese
dalla macchina; non notò niente di nuovo, tutto era
esattamente uguale a come se lo ricordava, e la cosa gli piacque per un
istante, era tutto così familiare.
Senza pensarci un
attimo arrivò davanti alla porta e suonò il
campanello... probabilmente doveva essere la brutta copia di se stesso,
era davvero stanco per i viaggi e gli spostamenti e tutto quanto, ma
quello era l'unico posto dove doveva e voleva stare: dove c'era anche
Greta.
Tom –
esclamò sorpreso il padre della ragazza vedendolo sull'uscio
di casa – che ci fai qui? -
- Salve signor
Kerner... – rispose lui cercando di sorridere, mentre l'uomo
gli faceva segno di entrare dentro. Chiuse la porta e lo
osservò compunto, Tom si aspettava un cazzotto sulla faccia,
invece il padre di Greta sorrise bonario ed allargò le
braccia – Come sei cresciuto ragazzo mio, – disse
abbracciandolo stretto e dandogli due energiche pacche sulla schiena
– non ti ricordavo così alto -
- Saranno anni che non
ci vediamo – rispose lui imbarazzato continuando ad
aspettarsi comunque un cazzotto in piena faccia. D'altronde era stato
colui che aveva osato profanare sua figlia, se fosse stato in lui
l'avrebbe massacrato di pugni.
- Beh, come hai notato
qui non è cambiato niente... -
- È tutto
molto familiare – commentò lui entrando in cucina
e ricordandosi per un istante tutte le volte che si erano rincorsi per
quelle stanze.
- Lo so
perché sei qui – rispose l'uomo cambiando discorso
ed assumendo uno sguardo alquanto serio, incrociò le
braccia, e Tom chiuse gli occhi stavolta sicuro del pugno di faccia.
- Sono così
felice di diventare nonno! - esclamò alla fine scoppiando a
ridere – Davvero, quando me l'ha detto mi è venuto
un infarto, però avere un nipotino scalpitante per casa
è sempre stato un mio desiderio –
Tom annuì
mordendosi le labbra e cercando di capire dove fosse Greta, al momento
aveva urgente bisogno di parlare con lei, e doveva dirglielo a costo di
sembrare scortese.
- Ma Greta? - chiese
perplesso – Non c'è...? -
- Oh sì che
c'è! – rispose il signor Kerner andandogli vicino
e mettendogli una mano sulla spalla, scortandolo verso la porta della
cucina che dava sul retro del giardino.
Spostò un
po' la tendina che copriva il vetro e la indicò.
- È seduta
sull'altalena, vedi? - chiese l'uomo – È sempre
seduta lì, oppure va a fare delle lunghe passeggiate dalla
mattina e torna la sera, non ho la minima idea di dove vada,
però è molto triste... -
- Mi ha detto che
doveva pensare... -
- Queste donne, sempre
a pensare, eh? - sorrise l'uomo facendogli l'occhiolino e aprendo la
porta – Comunque, credo ti stia aspettando -
Tom annuì
ed uscì fuori, camminando sull'erba secca e avvicinandosi
piano alle altalene, dove Greta si dondolava piano di spalle. Era di
nuovo bionda, era di nuovo la vecchia Greis, ma nonostante quello,
aveva paura di parlarle e di quello che le avrebbe potuto dire.
In silenzio fece il
giro della struttura di ferro e si sedette sull'altalena libera, al
fianco della ragazza. Era lei, triste e pensierosa, con una sua maglia
nera decisamente troppo larga per lei che le arrivava alle ginocchia, e
le gambe nude, che si dondolava piano sentendo la catena arrugginita
che cigolava ad ogni movimento.
Non disse niente
neanche lui, voleva solo stringerla forte e dirle che andava bene
qualsiasi cosa avrebbe deciso di fare, che non voleva più
rimanere da solo, e tante altre cose così schifosamente
romantiche che non sapeva neanche come avesse fatto a pensarle.
Greta si accorse
dell'arrivo di Tom, in un certo senso aspettava quel momento da una
settimana ed ora averlo vicino la tranquillizzava, ma al contempo
iniziò a sentire il cuore battere all'impazzata, senza senso.
- Ti ricordi
– sussurrò – quando venivamo qui e tu e
Bill litigavate sempre per l'altro posto sull'altalena...? -
- Sì che me
lo ricordo... vinceva sempre lui -
- Già...
vinceva sempre lui – sorrise piano scuotendo la testa e
tornando al silenzio iniziale.
Ogni tanto volava una
mosca vicino a loro e Tom ne sentiva il ronzio, oppure si sentivano gli
uccellini cantare e di nuovo l'altalena che cigolava.
- Come stai? - chiese
la ragazza continuando a non spostare lo sguardo dal punto che fissava
di fronte a lei.
- Male –
mormorò Tom – sto male... -
- Anche io –
rispose piano prendendo a mordersi le guance per evitare di piangere.
- Mi sei mancata Greis
– sospirò abbassando lo sguardo, non sapendo se
poteva avvicinarsi e toccarla o se doveva rimanere lì a
fissarla.
- Anche tu...
– annuì piano – Come sono andati i
concerti? -
- Non bene quanto
avrei voluto... -
- Perché? -
- Perché
non c'eri -
Greta alzò
il viso al cielo tirando su con il naso; Tom vide una lacrima scenderle
sulla tempia, e rimase immobile a guardarle il profilo.
- Se... se portassi a
termine la gravidanza, non potrei più venire con te, lo sai?
-
- Perché
no? -
- Perché ci
sarebbe un bambino da seguire, e come fai a portarlo in giro
città dopo città... è impossibile -
- Una soluzione si
troverebbe comunque... ma è questa la tua scelta? Non lo
vuoi? -
La ragazza
serrò le labbra e abbassò di nuovo lo sguardo
verso il prato, i capelli le coprivano il viso e Tom poteva sentire
solo il suono della sua voce.
- Tu cosa vuoi? - gli
chiese impercettibilmente.
- Io? Non era una tua
scelta? -
- Split –
disse lei girando il viso d'istinto e lui appena incontrò i
suoi occhi così rossi di pianto che lo spaventarono quasi,
si sentì morire – mi dispiace -
- Di cosa? -
- Di averti escluso
così – rispose asciugandosi le lacrime con il
dorso delle mani – non dovevo -
- Non importa -
- Tu sei sempre
così comprensivo, ma non è giusto... -
- Ehi – Tom
si alzò di scatto e le andò avanti, prendendole
una mano e facendola alzare dall'altalena. Greta lo strinse subito
poggiando la fronte sul suo petto, mentre lui le accarezzava la testa
con entrambe le mani e le portava i capelli via dal viso.
- Io voglio questo
bambino Greis, è nostro, è una cosa che abbiamo
fatto io e te, e non voglio che tu pensi di abortire solo per farmi un
piacere o perché sarebbe più facile. Non sarebbe
più facile, per niente. Io voglio che tu sia felice, e
questa decisione non ti rende felice. Anche se siamo giovani, anche se
la mia vita è particolare ed anche se non ti posso giurare
che sarà tutto in discesa, io sarò sempre pronto a
proteggerti, ma qui la domanda che ti devi fare è una
sola... -
- Quale? -
- Vuoi essere
trascinata via con me? Qualsiasi cosa accada? Se vado giù io
vieni giù anche tu... -
- Tomi, non sto
capendo niente -
Ed era proprio quello
che stava succedendo. Quelle erano esattamente le parole che aveva
bisogno di sentirsi dire da lui, quello che stava aspettando, e non
riusciva a crederci.
- Io voglio vivere
tutta la mia vita con te perché io e te siamo io e te, Split
e Greis, per sempre, l'abbiamo sempre detto, ed avere un figlio adesso
o tra due anni, o tra cinque, cosa cambierebbe? Io ti amo oggi e ti
amerò tra due, cinque o trent'anni, hai capito? -
- Sì
– cercò di sorridere lei mentre piangeva in
silenzio.
- Quindi adesso basta
con i drammi, basta con le fughe e torniamo a casa, diciamolo a tutti e
vaffanculo! -
- Tom –
sospirò lei staccandosi leggermente e guardandolo negli
occhi – anche se questo era esattamente quello che volevo
sentirmi dire, tu ne sei sicuro? Insomma, è una cosa
grande... e poi cosa succederà quando si verrà a
sapere? -
- Non ti
succederà niente... -
- Guarda qui... - gli
disse indicandogli i palmi rimarginati con le ferite di quel giorno in
cui aveva avuto lo scontro con quelle fans – queste se ne
andranno, ma quello che è successo mi ha ferito molto
più profondamente, qui... - disse indicandosi il petto
– ho paura per me adesso, e... -
- Niente e... sto
facendo di tutto per trovarle e da oggi in poi non sarai mai da sola,
cambierai casa e andremo avanti come abbiamo sempre fatto -
- Ed è
giusto secondo te che io debba affrontare una cosa così?
Solo perché ti amo... -
- Ti devi fidare di me
-
- Io mi fido di te
Tom, non mi fido del tuo mondo! Io odio l'altro te... l'ho sempre
odiato. Quello spocchioso che si vantava di quante donne si era portato
a letto l'ho sempre detestato, perché non eri tu -
- Infatti non sono io!
-
- Però fa
parte di te... e le persone pensano che tu sia così,
altrimenti perché pensi che mi abbiano trattato in quel
modo? -
- Non lo so
perché, e mi sento una merda ogni giorno per aver portato
quello schifo nella tua vita, ma io ho bisogno di te cazzo,
sarò egoista, ma ho bisogno di te -
- E poi ci saranno di
nuovo tour, viaggi, promozioni... io non lo so se ce la faccio... -
- Ci siamo presi un
periodo di fermo... - disse all'improvviso spostando lo sguardo dalla
ragazza – la sera dell'incidente stavamo venendo a dirti
proprio quello, quando siamo andati a Berlino è stato per
mettere in chiaro che fino all'anno prossimo non vogliamo saperne di
interviste e promozioni... -
- Che cosa? - chiese
confusa.
- Abbiamo
usato come scusa quella del nuovo album, ma fondamentalmente
è per staccarci da tutto e soprattutto per me e per te, per
essere normali -
- Non saremo mai
normali io e te, non potremmo neanche se lo volessimo -
- Io invece
sì, lo voglio, voglio essere normale -
- Cosa ci sta
succedendo? - domandò lei tristemente – Da quando
abbiamo tutti questi problemi? Da quando Tom? -
- Greis, guardami
– le disse alzandole il viso – Io non ti lascio da
sola, te lo giuro su Bill, qualsiasi cosa succederà
starò sempre con te, sempre... ti prego, credimi -
La ragazza
aggrottò la fronte pensierosa e strizzò gli occhi
in una smorfia di dolore posando di nuovo il viso sul suo petto, era
così difficile.
- Ce la facciamo solo
se rimaniamo uniti, noi e basta -
Greta fece per dire
qualcosa ma Tom la interruppe.
- Se mi dici che ci
dobbiamo ancora pensare ti faccio chiamare da un Bill in ansia e ti
lascio al telefono con lui fino a quando non torniamo a casa -
- No, no... - scosse
la testa energicamente – Bill no, ti prego, adesso mi sarebbe
letale -
- Abbiamo pensato fin
troppo a questa cosa, io ci ho messo un po' a capirlo, ma ora lo so
cosa devo fare, tu lo sai? -
Greta serrò
le labbra e si risedette sull'altalena indicandogli quella libera con
la testa.
- Vediamo chi arriva
più in alto? -
- Basta che tu vai
piano, ok? -
- Vorrà
dire che mi farai vincere – constatò lei
spostandolo e spingendolo con le gambe verso l'altra altalena.
Tom sbuffò
e si girò per ritornare sull'altalena libera, ma appena fu
di spalle vide due braccia che lo afferrarono in vita e
sentì la testa di Greta tra le scapole.
- Split –
mormorò lei.
- Dimmi -
- D'ora in poi non
saremo più io e te, lo sai? -
- In che senso? - si
preoccupò girandosi.
- A costo di sembrare
patetica e da film romantico di serie B – rispose mettendosi
una mano sulla pancia piatta – D'ora in poi saremo io, tu...
e lui, o lei -
- Ma lo sai che al
momento non me ne frega niente se siamo stati così mielosi
da fare schifo? -
- A te no? A me
sì Split! Queste cose mi fanno star male... -
- Lo so, anche a me
– rispose lui sorridendo e sporgendo le labbra in avanti per
darle un bacio.
- Però una
volta ogni tanto si può fare... -
- Sì... -
Greta si
alzò sulle punte e lo abbracciò, affondando il
viso sul suo collo e sentendosi sollevare da terra. In un momento tutti
i dubbi e le preoccupazioni, tutta l'ansia accumulata e la paura di
dover dire addio a quello che aveva dentro di lei, erano svaniti. Con
il passare dei giorni in cui era tornata a casa si era maledetta per
averlo mandato via e per avergli detto quelle cose. Era una parte
essenziale di lei, e quando non c'era si sentiva a metà.
- Adesso andiamo
dentro, fai la valigia e torniamo a casa – disse Tom
prendendola definitivamente in braccio e tornando verso la porta della
cucina.
- Lo sai che mio padre
è impazzito? - chiese la ragazza stupita – Ha
detto che lo dobbiamo chiamare come lui se è un maschio... -
- Oddio –
sgranò gli occhi Tom – Con tutto il rispetto del
mondo per tuo padre ma non chiamerò mai mio figlio Otto... -
Poi si
fermò e Greta gli puntò un dito sul petto
iniziando a ridere e a puntellarlo con l'indice – Che cosa
hai detto Kaulitz? Hai detto “mio figlio”? -
- Greis non cominciare
a prendermi in giro -
- Ma io devo prenderti
in giro, perché ti ricordo che non ho ancora festeggiato il
mio compleanno... -
- Recupereremo anche
quello... -
Arrivati davanti alla
porta, la posò per terra e lei mise una mano sulla maniglia
ridendo.
- Ich bin nicht ich
wenn du nicht bei mir bist... - canticchiò, prima di
sentirlo ridere di cuore e di rientrare dentro casa.
Non avrebbero mai
potuto spezzarsi, qualunque cosa fosse successa l'avrebbero
combattuta insieme. Il loro non era semplice amore, perché
non bastava solo quello per stare con una persona. Era
complicità, comprensione, lo svegliarsi la mattina e
prendersi in giro a vicenda sulla faccia dell'altro, era lasciare
l'ultima pezzo di torta di mele, era comprare le M&M's blu
quando finivano, era rompere una corda della chitarra e nasconderlo
all'interessato facendo finta di niente, era perdersi nel suo profilo
mentre leggeva, era rimboccargli le coperte d'inverno ed asciugarle la
fronte d'estate, era litigare per una cosa stupida, e fare l'amore
sulla spiaggia, era nascondergli le cose a posta, era prenderla in giro
quando cucinava, era dirgli che non sapeva guidare, era ridersi in
faccia per cose che capivano solo loro, e che nessun altro mai avrebbe
potuto comprendere. Perché come loro non c'era nessun altro.
_____
Ciao Bill,
ho pensato tanto a
come iniziare questa mail, ma non riesco davvero a trovare il modo
migliore per iniziare a scrivere quello che sto per dirti.
Mi dispiace di
essere sparita così, mi dispiace di aver creduto anche solo
per un momento che tra di noi ci poteva essere qualcosa, mi dispiace di
tante cose che sono successe, ma tu probabilmente neanche lo sai.
Pensavo che
fossimo diversi, ma sbagliavo su molti fronti. Io e te ci somigliamo
sotto diversi punti di vista, forse era per quello che stavamo bene
insieme, nonostante si dica che gli opposti si attraggono.
Io stavo bene con
te, davvero, mi portavi in un altro modo quando eravamo nella
stessa stanza ed era un mondo in cui adoravo stare, perché
c'eravamo solo io e te e le nostre riflessioni che ci siamo resi conto,
nessuno capisce. Ma poi quando tornavamo alla realtà, io ero
e sarò sempre Heike, che disegna i fumetti ed ha mille
pensieri per la testa, e tu eri e sarai sempre Bill, star
internazionale sempre con la valigia sulla porta pronto a viaggiare per
il mondo.
Per quanto fossimo
simili nel nostro mondo, in quello reale, che conta davvero, siamo agli
antipodi ed io credo che non sarei mai riuscita a capire chi sei tu
veramente. Ci ho provato a farlo, ma non ce l'ho fatta.
Ho conosciuto una
persona meravigliosa ma non ho mai saputo tutto fino in fondo, e tu non
hai mai saputo tutto fino in fondo, ed era impossibile che succedesse.
Forse mi sto fasciando la testa senza motivo, ma era comunque
improponibile continuare ad incontrarsi per caso, quando entrambi
eravamo a casa, o stranamente durante un viaggio a Los Angeles. Le
nostre vite non sono destinate ad incrociarsi al momento e noi due non
possiamo farci niente. Quella notte insieme ci siamo fatti male, quel
male che sto sentendo io adesso nel scriverti quello che sto scrivendo,
che forse non ti avrei dovuto far sapere se non fosse successo niente.
Non volevo che
andasse a finire così tra di noi, forse un giorno ci
sarà tempo per noi due, ma ora dobbiamo solo andare avanti
con le nostre vite, e cercare di perdonarci a vicenda.
Mi mancherai
piccolo Bill...
Heike
Bill si
mordicchiò l'indice. Dopo aver letto quella mail era rimasto
nel buio della sua stanza ad elaborare una risposta, cercando di
mettere nero su bianco quello che pensava. Aveva pensato a diverse
rispose, tutte alquanto convincenti ed ora non sapeva quale mandare.
La sincera al 100%.
Ciao Heike,
volevo solo dirti
vaffanculo, sto di merda.
B
La sincera non fino
infondo.
Ciao Heike,
grazie per avermi
concesso una spiegazione, sai, credevo di non meritarmi neanche quella,
invece eccola qui. Via mail. Non c'è che dire, almeno
è arrivata. Mi dispiace che sia andata a finire
così, mi sento usato e gettato come un fazzoletto dopo che
ti ci sei soffiata il naso, e ti ringrazio per aver minato alla mia
autostima, già abbastanza precaria. Probabilmente ora
dovrò vivere ulteriori mesi chiedendomi cosa ho di
sbagliato, ed è tutto merito tuo. Grazie, davvero, ti
manderò il conto dello psicologo.
B
Il finto indifferente.
Ciao Heike,
perché
cosa è successo? Non ti preoccupare, probabilmente hai
ragione, non era il momento per noi, se il destino vorrà un
giorno avremo il nostro tempo.
Teniamoci in
contatto.
Un bacio.
B
Lo stronzo.
Grazie per avermi
concesso una spiegazione, sai, credevo di non meritarmi neanche quella,
invece eccola qui. Via mail. Non c'è che dire, almeno
è arrivata. Non mi aspettavo niente da me e te,
assolutamente, siamo stati bene, abbiamo scopato ed è finita
là. Pensavi veramente che ci sarebbe potuto essere qualcosa
di più tra di noi? Io sono Bill Kaulitz, per l'amor del
cielo...
Stammi bene, buona
vita.
B
Guardava i quattro
prototipi di risposta e si mordeva le labbra, non sapendo quale
scegliere. D'altronde ognuna rispecchiava un suo stato d'animo, e dopo
dieci giorni che era letteralmente scomparsa nel nulla si era anche
stupito di aver trovato una sua e-mail nella posta.
Se l'aspettava che
sarebbe finita così, non sarebbe mai riuscito ad essere
davvero felice, era una condanna la sua, e ci avrebbe convissuto fino
alla sua morte.
In quel momento non
gli interessava molto se sarebbe morto tra due anni o tra cinque
minuti, viaggiava nel suo limbo di pensieri, aiutati da una buona dose
di vecchie pillole che aveva ritrovato per caso nel bagno. Non avrebbe
dovuto, ma non pensare era l'imperativo della serata; lasciare andare
via il dolore della delusione, lasciare andare via la faccia di Heike,
perché si conosceva e lo sapeva che quel dolore l'avrebbe
solo tenuto legato a lei per tutto il tempo in cui l'avrebbe provato.
Era un masochista, amava chi non poteva avere, si preoccupava di stare
male per quello che non avrebbe mai posseduto, perché per il
resto, aveva e poteva avere qualsiasi cosa desiderasse.
Invece lei no, sarebbe
rimasta dolore nella sua mente, fino a quando le pillole non avrebbero
fatto effetto e fino a quando non si sarebbe risvegliato il giorno
dopo, quando avrebbe dovuto affrontare tutto da capo.
Cancellò le
prime tre opzioni e mandò l'ultima, senza pensarci neanche un istante.
Gli piaceva quella
frase e la ripeté a bassa voce, nel buio completo della
stanza, illuminato solo dalla luce del portatile.
- Io sono Bill
Kaulitz, per l'amor del cielo – disse con tono imperioso,
come se lei potesse sentirlo. Poi si immaginò una porta, lui
che camminava, la apriva e la sbatteva andando via da lei e dal suo
ricordo. Dalle sue labbra sulle sue e dai suoi capelli rossi posati sul
suo petto a formare grovigli complicatissimi.
Non trovava nessun
sollievo a ripetere quella frase, poi il cuore cominciò a
battere più velocemente e la testa iniziò a
girare. Non aveva idea di quello che aveva preso, ma ora la
preoccupazione per se stesso divenne prioritaria. Accese la luce e
barcollando raggiunse la porta della stanza, andò in
corridoio e tenendosi contro il muro si trascinò fino alle
scale. Vedeva doppio, non era troppo sicuro che stesse calpestando un
terreno solido, ma riuscì comunque ad arrivare al piano di
sotto, inciampando fortunatamente solo all'ultimo gradino. Si
rialzò a fatica e raggiunse la cucina, dove trovò
la bottiglia di vodka nel frigo. La prese e si accasciò per
terra, scivolando con la schiena contro il nero lucido dell'anta e
chiudendo gli occhi. Decise di iniziare a piangere, tanto, era solo
lui, il depresso di merda, come lo chiamava Tom.
Prese a bere la
bottiglia di vodka che aveva in mano e poggiò la testa
dietro di lui. La gola gli bruciò per un istante, poi si
accese nervosamente una Lucky Strike blu dal pacchetto che aveva in tasca e
rimase lì, a guardare il forno di fronte a lui e a chiedersi
cosa aveva fatto di tanto brutto nella sua vita per meritarsi tutto
quello? Ingoiò altro alcol e poi si lasciò andare.
Ora sì che
non c'era più niente.
Non c'era
più Bill.
Non c'era
più Heike.
Ma soprattutto, non
c'era più nessun tipo di dolore.
____
Ebbene, siamo arrivate
alla fine, se state piangendo vi prego, fatelo in silenzio che devo
ringraziare, è arrivato il mio momento. XD
Vi ringrazio moltissimo per aver seguito questa storia da novembre, per
averla sostenuta, per non averla commentata, per averlo fatto e per
esservi appassionate. Sapere che capitolo dopo capitolo vi emozionavate
con i protagonisti mi ha sempre fatto un immenso piacere,
perché significava che stavo facendo il mio lavoro di
scribacchina – dire scrittrice mi sembra esagerato
– abbastanza bene.
A nome dei miei
neuroni, delle mie dita, e di tutti i protagonisti di questa storia,
ringrazio voi, ringrazio chi mi ha sopportato con i miei mille
“non lo so, tu che dici?”, ringrazio Tom per essere
così dannatamente cuccioloso da fare schifo, Bill per la
dose di genio e sregolatezza e Greta perché la amo
semplicemente, ringrazio i JR per le musiche, ringrazio la LLS, la mia
famiglia, i miei amici, i miei produttori e il management (sognavo di
dirlo da una vita), il grande puffo, Sailor Moon, Pete Doherty,
l'accendino salvavita, H&M, mio cugino, il vino rosso e l'acqua
Vitasnella. Baci sparsi, alla prossima storia.
Irgendwo Anders inizia da QUI.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=429893
|