Vodka e Mojito

di Fe85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Yuriy: Gossip Boy ***
Capitolo 2: *** 2-La Decisione di Kei ***
Capitolo 3: *** 3-Rei In Love ***
Capitolo 4: *** 4-Lo Show di Boris ***
Capitolo 5: *** 5-May I Have Your Attention, Please? ***
Capitolo 6: *** 6-Oblio e Determinazione ***
Capitolo 7: *** 7-Sale e Pepe ***
Capitolo 8: *** 8-Vodka e Mojito ***
Capitolo 9: *** 9-Vita ***
Capitolo 10: *** 10-Risveglio ***
Capitolo 11: *** 11-Ieri e Oggi ***



Capitolo 1
*** 1-Yuriy: Gossip Boy ***


Il calore emanato dalle coperte era troppo invitante per essere abbandonato cosi' presto. Tuttavia, Yuriy Ivanov, ormai ventunenne, era consapevole che anche quel giorno doveva adempiere al suo dovere e non poteva permettersi di poltrire ulteriormente: il suo costante rigore era «merito» della ferrea disciplina inculcatagli da Vorkoff durante la sua adolescenza. Con un gesto stizzito, si alzo' a sedere sul letto e si sistemo' lentamente i capelli rossi come rubini, non mancando di lanciare un'occhiata fuori dalla finestra: pioveva a dirotto. Cosa perfettamente normale durante la stagione delle piogge in Giappone.

Ormai erano trascorsi due mesi dal suo arrivo nella terra del Sol Levante e la sua vita aveva preso una piega del tutto inaspettata. Inizialmente non aveva programmato di stabilirsi a Tokyo, la sua doveva essere solo una breve visita a Boris Huznestov, il suo migliore amico, che invece risiedeva nella metropoli gia' da un anno. Ogni volta che Ivanov chiedeva all'amico la ragione per la quale avesse deciso di abbandonare la Russia (e soprattutto i suoi ex-compagni), Boris diventava sfuggente e dribblava abilmente l'argomento.

Forse il  motivo del suo trasferimento ha dei lunghi capelli neri raccolti in un codino, due occhi ambrati e si chiama Rei Kon penso' il Wolborgblader leggermente seccato. Rei faceva parte dei Bladebreakers, la squadra che durante i vari campionati mondiali aveva dato loro maggior filo da torcere, e da un po' di tempo (impossibile quantificare quanto) era diventato il compagno di Boris. D'altro canto, competizioni sportive a parte, Rei e Boris non avevano avuto altre occasioni per frequentarsi, anzi, visto quello che era successo durante la finale del primo torneo, il cinese non avrebbe dovuto nemmeno rivolgere la parola al blader russo che aveva quasi attentato alla sua vita.

Tutto questo era molto strano, ma Yuriy era sicuro che prima o poi avrebbe chiarito questa faccenda, dopotutto uno dei suoi migliori pregi (o difetti, dipendeva dalle situazioni) era proprio la testardaggine. Finalmente, decise di alzarsi e dopo aver preso dal cassetto della biancheria un paio di boxer puliti, si trascino' in bagno e si concesse una doccia. Chissa', forse avrebbe lavato via l'insolito senso di inquietudine che lo perseguitava quella mattina; percepiva che a breve sarebbe accaduto qualcosa e di solito il suo istinto faceva sempre centro. Effettivamente il getto di acqua calda ebbe il potere di tranquillizzarlo, nonostante il suo cervello continuasse incessantemente a riproporgli il volto di Boris. Gli mancavano le loro conversazioni senza senso, gli mancavano i loro battibecchi, gli mancava la loro quotidianita', gli mancava quell'idiota di Boris. Dopotutto ne avevano passate tante insieme e si erano sempre sostenuti l'un l'altro, condividendo sia i momenti felici che quelli tristi. Poi Rei si era frapposto tra loro e aveva rovinato tutto, come quando nei libri o nei film il cosiddetto terzo incomodo si insinuava nelle vite dei due protagonisti, scombussolandole.

Devo smetterla di pensare a queste sciocchezze, non sono abituato a piangermi addosso si sgrido' deciso Ivanov, una volta terminata la doccia. Torno' nuovamente nella sua camera, evitando di prestare attenzione ai risolini provenienti dalla cucina. Senza ombra di dubbio Rei aveva passato la notte con Boris e adesso si stavano scambiando delle tenere effusioni, come una coppietta innamorata. Certe smancerie gli davano il voltastomaco, oppure il suo stomaco era rivoltato a causa della gelosia? Meglio non chiederselo. Preferi' invece concentrarsi sul completo giacca e pantaloni color grigio fumo appeso all’armadio di mogano: odiava vestirsi come un damerino, ma non aveva altra scelta. La sua datrice di lavoro, Sachiko, era molto puntigliosa sull'abbigliamento, come tutte le donne del resto, aveva aggiunto mentalmente Yuriy la prima volta che l'aveva incontrata durante il colloquio per l'assunzione. Era una donna sulla quarantina che portava i capelli castani a caschetto e che amava il suo lavoro; lo dimostrava l'impegno che riversava in esso e il russo l'aveva colpita immediatamente.

« Sono sicura che sarai un valido elemento, Yuriy. Potresti diventare una delle punte di diamante del nostro team » queste erano state le parole di Sachiko, accompagnate da una cordiale stretta di mano.

Una volta vestito, il rosso rifece il suo letto e raggiunse la cucina, permeata da un'invitante profumino di brioche appena sfornate. Se non altro, Rei se la cavava bene tra i fornelli e grazie a lui mangiavano dei pasti decenti al posto dei deprimenti take away.

« Ciao Yu! » lo saluto' allegramente Boris con la bocca piena, mentre Rei si sedeva al suo fianco e si versava nella tazza del latte e dei cereali.

Ivanov ricambio' con un cenno del capo, spalmando su una fetta biscottata della marmellata d'arancia e sentendosi aspro come l'agrume, specialmente nei confronti del suo amico, bevve un sorso di caffelatte.

« Pronto ad un altro giorno di tortura, Yu? » continuo' Huznestov, strizzandogli un occhio e cingendo con un braccio le spalle di Rei.

« Piu' o meno » rispose l'altro con fare pressapochista e indifferente, mentre si allentava il nodo della cravatta che lo stava soffocando.

Dov'e' finito il Boris crudele di un tempo? penso' sarcasticamente Yuriy, pentendosi subito dopo. Il Boris plasmato da Vorfkoff era scomparso anni fa, lasciando posto a quello vero, che era decisamente migliore sotto tutti i punti di vista. Anche il capitano dei Neoborg non era piu' il cyborg costruito dal loro ex-allenatore, anche se aveva mantenuto perfettamente il suo carattere freddo e schivo. Era infatti molto difficile avvicinarlo e ottenere la sua fiducia, l'unico che aveva conquistato questo onore era Boris. Anche un'altra persona stava quasi per riuscirci, ma Yuriy si era accorto in tempo del grosso sbaglio che stava facendo e fortunatamente non aveva mai piu' avuto a che fare con lui.

« Vi saluto, non tubate troppo » li scherni' sarcasticamente Ivanov, uscendo velocemente di casa dopo aver recuperato un ombrello e lasciando Rei vagamente interdetto; Boris invece scosse la testa divertito, abituato al comportamento asociale del suo amico.

Solitamente, quando pioveva la metro era piena zeppa di gente e quella mattina non fece eccezione: Yuriy si trovo' praticamente incollato ad una liceale che stava ripassando matematica con un libro aperto tra le mani. A giudicare dalla sua espressione preoccupata, doveva avere un compito in classe o un'interrogazione. Per un attimo, Yuriy inividio' quella ragazza, lui e gli altri suoi compagni non avevano mai potuto avere una vita normale dato che al Monastero la pressione psicologica regnava incontrastata. Gli venne da chiedersi come avevano potuto essere cosi' ingenui da fidarsi di Vorkoff che aveva riempito loro il cervello di promesse fasulle. Fortunatamente quel periodo apparteneva ormai al passato e nel presente Yuriy si era trovato un lavoro pressoche' stabile e una casa da condividere con Boris.

Anche se credo che presto dovro'  cambiare alloggio a causa di quel gatto randagio. Si riferiva indirettamente a Rei.

Il viaggio, se cosi' si poteva definire, duro' circa mezz'ora, dopodiche' Yuriy scese alla sua fermata e cammino' per altri cinque minuti, giungendo poi a destinazione. La ditta in cui lavorava, la Honō Corporation, era un complesso enorme e moderno, che si occupava dello sviluppo  dei beyblade.  Yuriy sorrise tra se' e se' : non ce la faceva proprio a stare lontano dal suo sport preferito. Ad un tratto noto' una limousine nera parcheggiata davanti all'entrata dello stabile e si chiese a chi potesse appartenere, probabilmente a qualche loro illustre cliente. Scrollo' le spalle e poi supero'  le porte scorrevoli che si aprirono automaticamente al suo passaggio.

Successivamente sali' al secondo piano con l'ascensore, mentre ammirava il panorama sottostante: diverse decine di giovani ragazzi si allenavano con i prototipi da loro creati nei beybladestadium per testare le loro effettive capacita'. Tra di loro noto' il professor Kappa che dava istruzioni e raccoglieva dati: finora non avevano avuto molte occasioni di parlarsi, anche perche' entrambi erano due stakanovisti e soprattutto perfezionisti, immersi completamente nel loro lavoro. Inoltre, tutti i macchinari erano all'avanguardia grazie all'impareggiabile tecnologia giapponese.

« Ehila', chiappe d'oro! » lo accolse scherzosamente Sachiko, la sua capa, intenta a masticare un chewingum all'aroma di limone. Chissa', forse era quella una delle ragioni per cui Yuriy era stato assunto al volo.

« Buongiorno» ribatte' lui educatamente, ma con distacco. I ghiaccioli non si scioglievano mai, nemmeno con la pioggia.

« Il presidente vuole parlarti, si trova nel suo ufficio che e' l'ultimo sulla destra dove c'e' la porta aperta  » lo avviso' lei mentre si soffiava sulle unghie laccate di uno smalto color lilla'. Nonostante la sua eta', Sachiko era una donna piuttosto frivola.

Yuriy la fisso' sorpreso, puntandole addosso i suoi occhi da husky per qualche istante: era la prima volta che aveva l'onore di vedere il presidente da quando era li' e si chiedeva come mai volesse discutere proprio con lui. Gli sembrava di non aver commesso errori e di aver tenuto un comportamento impeccabile.

« D'accordo, grazie » furono le uniche parole del russo che si diresse immediatamente verso l'ufficio in questione, intanto la donna si era nuovamente concentrata sul suo portatile. Mentre percorreva il corridoio, Yuriy cerco' di farsi un'idea di come potesse essere questo famigerato presidente che, a detta di Sachiko, era quasi sempre assente. Se lo immagino' anziano, con dei lunghi baffi bianchi e piuttosto burbero. Un merito pero' doveva concederglielo: aveva creato un impero del beyblade.

Il ragazzo raggiunse in poco tempo il luogo indicatogli dalla sua datrice e busso' lievemente alla porta anche se era gia' aperta.

« Avanti » lo invito' una voce che proveniva da dietro una poltrona di pelle bianca. Una voce che Yuriy conosceva benissimo.

Il capitano dei Neoborg avanzo' di qualche passo, faticando a trattenere lo stupore che aveva suscitato in lui il sentire quella voce. Non ci credeva, anzi non voleva crederci. Mosse le labbra come a voler dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.

La poltrona si giro' di scatto, mostrando un Kei Hiwatari che esibiva un sorrisetto strafottente in direzione del suo ospite, anzi del suo dipendente.

« Yuriy, ne e' passato di tempo »

Yuriy si ritrovo' improvvisamente con la gola secca e a dover ostentare la solita impassibilita'.

Caro il mio amico istinto, hai fatto nuovamente bingo, ma stavolta preferivo che ti sbagliassi.

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti, e' da tanti anni che non pubblico su questo fandom e spero che questa storia sia di vostro gradimento o perlomeno di aver stuzzicato la vostra curiosita'. Questo primo capitolo e' introduttivo, e man mano verra' svelata ogni cosa, a partire dal significato del titolo che puo' apparire insolitoXD

Ho messo l'avvertimento OOC  per sicurezza, ma cerchero' di fare il possibile per lasciare intatti i caratteri dei personaggi, nel limite del possibile. Tre precisazioni importanti: il termine che ho usato per il nome della ditta di Kei, honō, significa fiamma in giapponese. Inoltre, i pairing definitivi non sono ancora stati scelti. Last but not least, probabilmente ogni capitolo verra' narrato dal punto di vista di un personaggio diverso, stavolta ad esempio e' toccato a Yuriy.

Non ho altro da aggiungere, se non un grazie grande come lo stomaco di Takao a chiunque voglia commentare (sia positivamente che negativamente) e a chi legge soltanto.

Ciao ciao

Fe

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2-La Decisione di Kei ***


So close so far I'm lost in time

Ready to follow a sign

If there was only a sign

The last goodbye burns in my mind

Why did I leave you behind?

(« Jusitfy », the Rasmus)

 

« Coraggio Dranzer, ancora un ultimo sforzo! » ordinò una voce rivolgendosi al suo beyblade che stava risalendo alcuni paletti di legno posti all'interno di un beybladestadium, situato nella palestra personale della sua immensa villa. Kei Hiwatari, questo il nome del possessore di Dranzer, chiedeva sempre il meglio sia a se stesso, che al suo beyblade. Nonostante nell'ultimo periodo la BBA non avesse annunciato nuovi tornei, e lui non avesse avuto molto tempo da dedicare al suo sport preferito, il nipponico aveva comunque continuato ad allenarsi nei ben pochi ritagli di tempo libero. Kei era piuttosto caparbio e la parola « sconfitta » non rientrava certamente nel suo vocabolario. Non si era arreso nemmeno di fronte al fenomeno del beyblade, Brooklyn, anzi, era riuscito addirittura a sconfiggerlo, mettendo a repentaglio la sua vita: era disposto a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, anche a diventare terribilmente estremo. Quella volta se l'era vista proprio brutta, ma aveva saputo risorgere dalle sue ceneri, proprio come l'araba fenice.

La trottola sembrò animarsi di vita propria, emettendo un'enorme fiammata.  Successivamente , aumentò la velocità di rotazione, raggiungendo in tempo record la cima dei pali e rimanendovi in equilibrio per diversi minuti. Una volta sceso, il bey tornò tra le mani del suo proprietario che lo osservò soddisfatto: Dranzer era in gran forma; non aveva perso lo smalto dei suoi tempi d'oro.

Alla morte di suo nonno, il blader si era ritrovato ad ereditare tutto il complesso di industrie possedute da Hiwatari senior ( sparse in tutto il Giappone), diventandone il presidente: dopotutto portare il cognome « Hiwatari », significava accollarsi delle responsabilità non indifferenti.  Kei era fermamente convinto che quelle ditte non fossero state costruite e gestite con denaro pulito, ma lui era diverso dal suo avo che lo aveva sempre sfruttato per i suoi loschi scopi. Era difficile da spiegare, ma il nipponico non aveva mai considerato suo nonno come tale, visto che a lui interessavano solo le sue spiccate capacità di blader. In lui vedeva solo una macchina per fare successo e nient'altro, non aveva mai stimato Kei in quanto suo nipote. Quindi, per queste ragioni, a Kei non era importato poi molto di perdere un suo parente, era rimasto indifferente, come sempre del resto. Fortunatamente, sebbene il suo background famigliare non fosse stato dei più rosei, aveva trovato una valvola di sfogo nel beyblade.

Ciononostante, Kei aveva preso sul serio il suo nuovo incarico, infondendo nel lavoro la sua inesauribile fonte di energie e risorse : aveva portato parecchie innovazioni, ricevendo parecchi consensi da parte degli amministratori delegati che lo affiancavano nella gestione dell'azienda. La Honō Corporation, questo il nome della sua impresa, trattava lo sviluppo dei beyblade e la vasta esperienza del nipponico in questo campo, consolidata da tanti anni di sfide contro avversari di tutto rispetto, aveva giocato un ruolo chiave nel conseguimento della fiducia di chi lo circondava.

Kei decise di concedersi un pò di riposo, appoggiandosi ad uno dei muri, dipinti di un arancione tenue, che circondavano la stanza. Sulla parete sinistra, vi era appoggiata una teca sulla quale vi erano esposti i numerosi trofei vinti dal Dranzerblader e anche un paio di foto che lo ritraevano in compagnia dei Bladebreakers; ognuno di loro aveva preso strade diverse.

Takao si era fidanzato con Hilary e presto avrebbero  convissuto, amministrando insieme la palestra di kendo di nonno Kinomiya,.

Max, invece, si era trasferito definitivamente negli Stati Uniti e viveva con sua madre, la dottoressa Judy. Girava voce che tra lui ed Emily fosse scoccata la famosa scintilla, e avevano iniziato a frequentarsi.

E per ultimo Rei che risiedeva nella sua medesima città, e con il quale si incontrava sporadicamente. Prima che Kei partisse per verificare l'andamento delle sue ditte disseminate in tutto l'arcipelago giapponese, gli era sembrato che il cinese fosse diventato piuttosto evasivo nei suoi confronti, il che era particolarmente strano, vista l'indole gentile e premurosa di Kon. Contrariamente a Takao e Max che erano più vivaci e spensierati, lui e Rei erano decisamente più posati, razionali e riflessivi, e tra loro due si era creata una tacita, ma implicita complicità nel corso degli anni. Possibile che nei due mesi in cui era stato assente, fosse cambiato qualcosa?

Kei soffermò lo sguardo sulla pioggia scrosciante che bagnava i vetri delle finestre che, benché appannati, riuscirono a mostrargli il suo riflesso; dalla scollatura della sua canottiera nera, in prossimità della clavicola destra, si intravedeva il tatuaggio che si era fatto fare l'anno precedente:  l'ideogramma della parola « fuoco», hi , contenuto anche nel suo cognome. Lo sfregò leggermente, pensando che la pioggia non fosse poi tanto male. Circa l'80% della popolazione mondiale la detestava, etichettandola come portatrice di tristezza, mentre su di lui esercitava un altro effetto, aveva il potere di calmarlo.

Ad un tratto, il nipponico udì dei passi concitati che fecero tremare il tatami e, qualche secondo dopo, un uomo spalancò la porta e irruppe nella palestra.

« Hiwatari-sama, è tardi, ci aspettano in azienda! Si sente agitato? » gli domandò Tetsu con voce allegra. Tetsu Hiroyama aveva circa trentacinque anni, corti capelli neri e occhi dello stesso colore ed era l'autista personale di Kei che lo definiva ,senza mezzi termini, un completo imbecille. Al contrario del suo padrone, Tetsu era spontaneo, sorridente e gioviale; sapeva sempre trovare il lato positivo in ogni cosa.

Oltre ad accompagnare Kei ovunque andasse, Tetsu si preoccupava anche di raccogliere ogni genere di informazioni che potessero risultare utili ad Hiwatari. Kei stesso aveva dovuto ammettere, senza riferirlo al diretto interessato, che in quell'ambito era decisamente competente.

Tuttavia, il Dranzerblader non si preoccupò minimamente di rispondere al quesito appena postogli: una domanda talmente idiota non meritava una risposta; Kei Hiwatari aveva sempre il perfetto controllo di se stesso e di cio' che accadeva intorno a lui. Raccolse il suo bey e superò Tetsu, lasciandolo solo.

« Ci vediamo in macchina, Hiwatari-sama! »

                                                                                                          ***

Non appena mise piede sulla limousine, con l'immancabile sciarpa bianca al collo, Kei venne travolto da un fortissimo aroma di cocco e dalle note di una canzonetta commerciale interpretata da un' idol emergente.

Al diavolo Tetsu e la sua insana passione per i deodoranti per le auto e per le canzoni prive di senso.

Quando il Dranzerblader percepì il rumore dei pneumatici che scricchiolavano a contatto con la ghiaia del viale, capì che erano partiti alla volta del centro-città.

« Tetsu, hai notizie di loro? » lo interrogò improvvisamente Hiwatari , mentre osservava distrattamente il panorama monotono che scorreva veloce fuori dal finestrino della limousine. Non era necessario specificare a chi si stesse riferendo: Tetsu conosceva benissimo gli acerrimi rivali del suo padrone.

« Non si preoccupi, Hiwatari-sama, per il momento non le creeranno alcun problema, sono troppo occupati a coordinare i loro affari » lo rassicurò prontamente Tetsu.

Il Dranzerblader si limitò ad annuire e tornò a dedicarsi all'occupazione di poco prima. Nel frattempo, si erano fermati al semaforo di un incrocio dove alcuna gente attendeva il verde per poter attraversare. Tra loro vi erano alcuni bambini con impermeabili colorati che sguazzavano allegramente nelle pozzanghere, una coppia di anziani che teneva in mano le borse della spesa e…Yuriy.

Kei spalancò gli occhi, incredulo, sporgendosi per avere una visuale migliore.

Cosa ci faceva Yuriy in Giappone? E dove si stava dirigendo?

Scattò il semaforo verde e Yuriy, inconsapevolmente, sfilò davanti a suoi occhi, facendo riemergere in lui dei sentimenti che credeva sopiti da tempo, proprio come quando, crescendo, si ritrovano dei giochi che si usavano durante l'infanzia.

« Tetsu, cosa sai dirmi a proposito di quel ragazzo? » gli domandò Kei, indicandogli Yuriy che si stava rapidamente allontanando tra la folla.

« Si chiama Yuriy Ivanov ed è un suo ex-compagno di squadra »

Il Dranzerblader dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per evitare di alzarsi e spiaccicare il muso di Tetsu contro il parabrezza. Possibile che fosse idiota fino a quel punto?!

« Questo lo sapevo già » ribattè Kei, socchiudendo gli occhi e dando alla sua voce un'impostazione più fredda del solito « mi chiedevo se tu fossi in possesso di altre informazioni »

« Mmh, sì, da due mesi è un dipendente della sua azienda »

Quindi Yuriy lavorava per lui. La cosa stava iniziando a farsi interessante. Ringraziò Tetsu con un cenno del capo, dopodiché si lasciò trasportare dai ricordi.

Qualche anno prima, durante il campionato mondiale di beyblade, Hiwatari era tornato in Russia e si era aggregato ai Neoborg per poter fronteggiare nuovamente Takao, il suo rivale di sempre. Tuttavia, quella non fu l'unica ragione che lo aveva riportato tra quelle lande desolate.

Quel giorno imperversava una forte tormenta di neve, ma Kei non si era lasciato scoraggiare e si era dedicato ugualmente ai suoi allenamenti. Lanciò Dranzer con tutta la forza che aveva in corpo contro l'enorme masso che si ergeva imponente davanti a lui, scalfendolo leggermente.

Nel corso del tempo, Takao era riuscito a stemperare in parte il carattere spigoloso del connazionale, ma era stato Yuriy quello che per primo aveva «scavato»  dietro la maschera di impassibilità indossata da Kei. Yuriy lo aveva considerato un essere umano, ancor prima di un blader.

In realtà, Kei non voleva essere nuovamente ferito dopo la fuga di suo padre, evento che l'aveva segnato particolarmente e che aveva condiviso solo con il rosso. Non seppe fornire una spiegazione plausibile riguardo al perché si fosse confidato proprio con Yuriy, probabilmente perché poteva capirlo meglio di chiunque altro, oppure perché lui era il pilastro della squadra, il porto sicuro a cui tutti potevano far riferimento. Yuriy si era lentamente guadagnato la stima e la fiducia di Kei, e viceversa.

Non appena ebbe terminato il suo allenamento, il campione nipponico fece ritorno al Monastero: la neve conferiva a quel posto un'aria ancora più austera e spettrale. Sulla soglia della porta, trovò il suo capitano a braccia conserte con un'espressione dura stampata sul volto, sembrava quasi che lo stesse aspettando.

Kei gli passò accanto,ma il rosso lo bloccò prontamente per un braccio.

« Ehi, dove ti sei procurato quelle ferite? » nonostante non lo lasciasse trasparire apertamente, Ivanov sembrava sinceramente preoccupato per le sue condizioni di salute, infatti Hiwatari era pieno di tagli su tutto il corpo e i suoi vestiti erano laceri in più punti.

Per tutta risposta, Kei si liberò bruscamente dalla stretta dell'altro, raggiungendo poi la sua stanza e lasciando uno Yuriy Ivanov piuttosto perplesso nell'atrio. Oltre ad aver lottato con la tempesta di neve, doveva fare i conti anche con i suoi sentimenti, il che lo rendeva ancora più scostante del solito.

Quella stessa notte, approfittando del fatto che tutti dormissero, il Dranzerblader si era diretto nell'enorme salone, trasformato dai ragazzi russi in soggiorno, a medicarsi le ferite riportate qualche ora prima. Infatti, era riuscito ad accaparrarsi qualche benda e delle garze frugando nella stanza di Sergej.

Yuriy, invece, stava andando a coricarsi dopo aver studiato le tattiche da utilizzare nel prossimo match, quando notò una flebile  luce ancora accesa.

« Mi auguro che tu non intraprenda mai la carriera di medico o infermiere » esordì ironicamente Ivanov, dando un'occhiata al pessimo lavoro svolto da Kei.

« Molto spiritoso » fece lui piccato, mentre Yuriy si apprestava a medicarlo decentemente. Yuriy era terribilmente vicino a lui, e ormai sentiva di non poter più nascondere ciò che provava. Lo aveva capito riflettendoci a lungo nella sua stanza: si sentiva inevitabilmente attratto dal Wolborgblader.

Voleva Yuriy.

E lo avrebbe ottenuto. Kei Hiwatari otteneva sempre ciò che voleva. A tutti i costi.

Ad un tratto, la stufa smise di funzionare e Yuriy si alzò per andare a controllarla, imitato da Kei che però lo costrinse a voltarsi verso di lui. Occhi color acquamarina si trovarono a fissare interrogativamente occhi color ametista.

« Ma che cav…» Yuriy non fece in tempo a finire la frase che si trovò le labbra di Kei incollate prepotentemente alle sue. Dapprima, si irrigidì, ma poi si lasciò andare, rispondendo al bacio e seguendo il ritmo dettato dalla lingua di Kei che lo attirò a sé, stringendolo possessivamente. Yuriy allacciò le sue braccia intorno al collo del nipponico, staccandosi dopo un po’ per riprendere fiato. Fu un bacio breve, ma carico di passione che fece capire a Kei che anche Yuriy lo desiderava. Rimase un attimo ad osservarlo nella penombra e lo vide arrossire lievemente.

« Cosa significa? » gli domandò il russo con malcelato distacco.

« E’ il mio ringraziamento per avermi medicato » gli rispose prontamente Kei, lasciando la stanza.

A quella notte, ne erano seguite tante simili, fino a quando…

« Hiwatari-sama, siamo arrivati! » la voce squillante di Tetsu lo strappò dalle sue riflessioni, proprio come quando un dvd viene arrestato al punto saliente. L'autista aveva già aperto la porta e lo attendeva con un ombrello dove potersi riparare dalla pioggia.

Kei uscì dalla vettura e venne scortato da Tetsu all'interno dell'azienda.

                                                                              ***

« Il presidente ci degna della sua illustre presenza, quale onore! E c'è anche quel bel maschione di Tetsu! » lo apostrofò una pungente Sachiko. La donna stava facendo colazione con cappuccino e brioche al bar della Honō; un costoso braccialetto di Tiffany tintinnava al suo polso, mentre dalla borsa di Louis Vuitton, emergeva l'ultimo numero di Cosmopolitan.

« Sachiko-san, dica a Ivanov di raggiungermi nel mio ufficio non appena arriva » replicò Kei con tono professionale, non badando all'affermazione della donna.

« Come vuole, principino. Anzi, è meglio se te ne vai, prima che le tue impiegate ti violentino con lo sguardo. Aaah, Kei, Kei cosa farai mai alle donne, sarà il tuo fascino misterioso ad attrarle o la tua natura di dandy

Il nipponico guardò di sbieco alcune sue dipendenti che lo fissavano adoranti. Queste ultime, non appena si accorsero di essere fissate da lui, scapparono e tornarono al loro impiego. Tanto non avevano speranza, lui era già interessato a qualcun'altro… chissà come avrebbero reagito se avessero scoperto che era gay.

                                                                              ***

L'ufficio di Kei profumava di nuovo, visto che vi metteva piede raramente, infatti preferiva lavorare da casa.

Una scrivania in ciliegio, una poltrona di pelle bianca e un cactus ormai rinsecchito costituivano l'unico e spoglio arredamento dell'ufficio. Kei, seduto sulla sua poltrona, diede le spalle alla porta, aspettando l'arrivo di Yuriy. Fortunatamente per lui, l'attesa non durò a lungo: poco dopo Yuriy fece capolino nel suo ufficio.

Il Dranzerblader si voltò e lo accolse con un sorrisetto sarcastico, divertendosi poi a decifrare le espressioni che animavano il viso del suo ex-capitano: dapprima stupore, poi irritazione ed infine indifferenza.

Dopo quattro anni erano nuovamente faccia a faccia.

« Cosa vuoi da me, Kei? » fece Yuriy glaciale. In un primo momento Kei non gli rispose, troppo occupato a scannerizzare il suo corpo fasciato in quegli abiti eleganti, così diversi dalla solita divisa che indossava Yuriy al Monastero. Gli conferivano un'aria più matura e avevano acceso la fantasia di Kei. Evidentemente, Sachiko ci aveva messo lo zampino; anzi, doveva ringraziarla per averlo involontariamente assunto.

« Non siamo qui per parlare di questioni personali, ma di lavoro » lo rassicurò Kei imperscrutabile, accavallando le gambe. Decise che per prima cosa era meglio riacquistare la fiducia di Yuriy. Inoltre, il nipponico amava giocare con le sue prede, tanto quanto un gatto, e la reticenza del compagno non faceva altro che spronarlo ancora di più a conquistarlo. Sì, Yuriy lo eccitava terribilmente.

Non appena sentì quelle parole, il russo sembrò rilassarsi visibilmente, mentre Kei dava mentalmente il via alla caccia a Yuriy Ivanov. Tuttavia, non sapeva che vi era qualcun'altro che, molto presto, gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote.

 

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti! Sono davvero contenta che la mia storia abbia suscitato interesse e vi ringrazio tantissimo per le vostre recensioni , non sapete quanto piacere mi abbia fatto, ricevere una vostra opinione in merito^^

Spero di non avervi fatto aspettare troppo e, soprattutto, di non aver deluso le vostre aspettative>__<  

Un paio di considerazioni importanti: per esigenze di copione (XD), gli occhi di Yu sono azzurri e, se non fosse stato sufficientemente chiaro, la parte in corsivo all'interno del capitolo rappresenta un flashback di Kei. So di aver interrotto tutto sul più bello e di aver lasciato alcune questioni in sospeso (come ad esempio quella dell'incarico che Kei affida a Yu), ma mi diverto a sbrogliare pian piano la matassa XD

Riporto qui di seguito una mia personale traduzione in italiano delle righe che aprono questo capitolo: appartengono a Justify dei Rasmus, una canzone bellissima che vi consiglio di ascoltare. Ho pensato che fosse perfetta per definire la situazione tra Yu e Kei.

Così vicino, così lontano, mi ritrovo perso nel tempo

Pronto a seguire un segno

Se solo ci fosse un segno

L'ultimo addio brucia nella mia mente

Perché ti ho lasciato indietro?

Una piccola curiosità: Tetsu è liberamente ispirato a Matsuda di Death Note, mentre il nome Sachiko è lo stesso nome della madre di Light Yagami, protagonista di Death Note.

lexy90: ti ringrazio per i complimenti, la relazione tra Boris e Rei avrà più spazio nei prossimi capitoli ;) un bacio!

Aphrodite: hai davvero un bellissimo nickname! Mi fa piacere che la storia ti abbia colpito positivamente, se sei una fan della ReixBoris, potrai vederli nuovamente insieme già dal prossimo capitolo ;) Il titolo della storia l'ho ideato settimana scorsa al mare che mi ha ispirato parecchio XD Grazie per il tuo commento, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, un bacio!

Padme86: sono felice che la mia visione di Yu ti piaccia, spero di aver fatto un buon lavoro anche con Kei che ho cercato di rendere il meno possibile OOC >__< Sachiko e Tetsu sono stati creati appositamente per dare un po’ di colore alla storia XD E fai bene a prevedere scintille, non posso spoilerare ulteriormente ;) Ti ringrazio molto per i complimenti, un bacio!

Kaifan91: anche a me piacciono tutti i pairing che hai elencato, ma non so ancora stabilire quali prevarranno, i personaggi mi sono sfuggiti di mano e si muovono da soli XD Spero che ti piaccia anche questo capitolo e se dovessi ritrovare quegli errorrini o scovarne altri, segnalameli tranquillamente in modo che non li ripeta in futuro ;) Grazie mille, un bacio!

Iria: anche io sono stata in Inghilterra anni fa, esattamente ad Oxford. Soggiorno indimenticabile, tralasciando il pessimo cibo XD Ti ringrazio per avermi fatto notare dove sbagliavo, da questo capitolo ho utilizzato le lettere accentate ;) Spero che questo aggiornamento ti abbia colpito allo stesso modo e se ci fossero altri errori, ti invito ad indicarmeli^^ Un bacio!

Avly: grazie, grazie, grazie per tutti questi complimenti. Spero che anche il mio modo di vedere Kei  possa piacerti, ho cercato di descriverlo meglio che potevo^^ Il significato del titolo verrà spiegato più avanti;) Un bacio!

Saruwatari_Asuka: l'entrata di Kei è stata un po’ come una ciliegina sulla torta XD sono felice che il primo capitolo abbia stuzzicato la tua curiosità che spero sia rimasta tale anche dopo questo;) Eh sì, Sachiko è una tipetta tutto pepe che punzecchierà per bene quei due musoni di Yu e Kei XD Un bacio!

 

Ringrazio tantissimo jeje_12  e Kaifan91 per aver inserito la storia tra le preferite e Avly, LETYTHEBEST e Saruwatari_Asuka per averla messa tra le seguite. Un mega grazie anche a chi legge soltanto.

Per ora è tutto, aspetto i vostri pareri (positivi e negativi) su questo capitolo; chiunque commenti riceverà un Tetsu tuttofare in omaggio!

Alla prossima

Fe

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Capitolo 3
*** 3-Rei In Love ***


So maybe the chance for romance

Is like a train to catch before it's gone

And I'll keep on waiting and dreaming.

( From Sara With Love- Sarah Connor)

 

 

Non trovate che sia magnifico svegliarsi al mattino tra le braccia della persona amata, osservando il suo viso beatamente addormentato? Purtroppo, Rei Kon non godeva di quell'incantevole visione: fu destato dal fastidioso russare del suo compagno che, oltretutto, aveva  la bocca contornata di saliva.

« Avanti, Bo, lo sai cosa dobbiamo fare » gli sussurrò il cinese ad un orecchio, ottenendo un gorgoglio come risposta.

Il cinese scosse la testa, divertito e rassegnato allo stesso tempo, dopodichè si alzò, infilandosi prontamente una maglietta a maniche corte di cotone.

Da quando frequentava la casa dei due russi, Rei era stato « nominato » (un eufemismo di obbligato) addetto ai pasti, mansione che tutto sommato non gli dispiaceva, vista la sua proverbiale abilità tra i fornelli. Inoltre, sosteneva che preparare piatti tipici del suo Paese, servisse a far avvicinare i padroni di casa alla sua cultura.

Ormai quell'appartamento era diventato come la sua seconda casa e se ne prendeva cura amorevolmente: ogni giorno, oltre a cucinare, si prodigava con altre faccende domestiche, come ad esempio lavare i pavimenti, stirare, fare il bucato e riordinare la camera di Boris, dove regnava il caos assoluto. Yuriy, al contrario, era preciso e ordinato, e non permetteva a un estraneo di invadere il suo spazio.

Rei, arguto com'era, aveva afferrato di non essere molto simpatico al rossino: forse, il piano di Huznestov procedeva meglio di quanto credessero.

Quando Boris sbarcò a Tokyo un anno prima, lui e il Drigerblader si erano casualmente incontrati in un negozio di cd, nel reparto dedicato alla musica rock. Dapprima, il campione cinese era stato piuttosto restio nel dare confidenza al russo: dopotutto, durante il primo campionato mondiale di beyblade, aveva quasi rischiato di ucciderlo. Tuttavia, una banale conversazione intavolata dal Phalborgblader riguardo i loro gruppi preferiti, fece sciogliere definitivamente la tensione creatasi e rilassare Rei. Successivamente, si erano recati insieme in un bar e si erano raccontati le loro vite, le loro aspirazioni per il futuro e i loro problemi sentimentali davanti a due tazze di cioccolata calda. Boris gli rivelò di essere venuto a conoscenza della relazione clandestina tra Yuriy e Kei e, non reggendo la situazione, aveva deciso di fuggire dal Monastero, cambiando completamente vita.

Dal canto suo, Rei fu piuttosto sorpreso di ascoltare quella confessione: anche lui soffriva per lo stesso motivo, proprio a causa del nipponico. Quanto era buffo il destino: Boris era innamorato di Yuriy e lui di Kei. Peccato  che né lui, né Boris fossero a conoscenza di ciò che era successo realmente tra i due. Da quel giorno, si erano visti spesso, trovando conforto l'uno nell'altro e annullando momentaneamente il malcontento causato dalle rispettive delusioni amorose. Improvvisamente, tre mesi prima, Boris gli propose un accordo mentre cenavano con degli okonomiyaki.

« Ehi, Rei perché non ci fidanziamo in modo da far ingelosire Yuriy e Kei? Sono sicuro che prima o poi cederanno e li avremo tutti per noi! Che ne dici? » fece il russo, ammiccandogli.

La razionalità suggeriva a Rei quanto quel piano fosse superficiale, assurdo, improponibile e quant'altro, ma l'inguaribile ottimismo di Boris l'aveva ormai contagiato,  e quindi decise di accettare. Era seriamente intenzionato a riavere Kei unicamente per sé.

L'amore, però, è una forza completamente irrazionale, non si può programmare o decidere di chi innamorarsi, e questo Rei lo imparò a sue spese. Infatti,  la sua ferma volontà vacillò parecchie volte, fino a quando non comprese i suoi veri sentimenti.

Lui e Boris passavano molto più tempo insieme rispetto a prima, e ogni giorno il russo si inventava qualcosa di nuovo per sorprendere il suo amante, come quella volta in cui andarono a Kyoto al concerto di una famosa band a cui erano entrambi interessati. Questo lato di Boris lo affascinava parecchio, e, in cuor suo, sapeva che con Kei non avrebbe mai potuto vivere niente del genere. Inizialmente, per Rei era stato strano parlare di Boris come del suo « fidanzato », ma si abituò in poco tempo a definirlo tale. In quei tre mesi aveva conosciuto una persona fantastica, e dovette rivalutare la bassa opinione che aveva avuto di lui in passato: il Phalborgblader era il suo esatto opposto e insieme si completavano perfettamente, così come la panna e il cioccolato si accostavano in una coppa di gelato. Gli aveva anche insegnato che, ogni tanto, era bello infrangere le regole e lasciarsi guidare dall'istinto.

Boris era divertente e sempre pieno di attenzioni nei suoi riguardi, non gli faceva mai mancare niente e lo faceva sentire « l'unico », senza mai scadere nella leziosità. Ovviamente, questa era la visione che Rei aveva del loro rapporto; la sua mente gli rammentava quotidianamente di aprire gli occhi dinnanzi a quella dolce finzione. La cosa che più non sopportava nel blader russo era la sua crudele ingenuità . Era iniziato tutto come un gioco; un gioco che aveva lentamente reso Rei succube di Boris.

Possibile che il russo non avesse fatto i conti con i suoi sentimenti e che riuscisse a mentire con tanta facilità?

Possibile che non si fosse accorto che ormai non gli importava più niente di Kei?

Possibile che non avesse capito che Rei si era irrimediabilmente innamorato di lui? Oppure Rei era talmente bravo a nascondere ciò che provava nei suoi confronti?

Il moro si domandava spesso se valesse davvero la pena soffrire nuovamente per un individuo a cui non importava niente di lui e che, anzi, lo usava per ottenere il suo scopo. Probabilmente, Huznestov era un bravo attore, disposto a recitare in qualunque ruolo pur di avere accanto a sé Yuriy Ivanov.

Tuttavia, è insito nella natura intrinseca dell'essere umano bramare ciò che non si può avere e Rei, proprio dal suo compagno, aveva appreso a rischiare. Non avrebbe rinunciato tanto facilmente a Boris, di questo ne era finalmente conscio.

Intanto che aspetto, sarà meglio che dia una ripassata pensò Rei, dopo aver messo i croissant a scaldare nel forno. Si sedette di fronte al tavolo apparecchiato per la colazione, sopra il quale aveva lasciato un enorme tomo di storia dell'arte contemporanea la sera prima. Il cinese frequentava il secondo anno della facoltà di restauratore di opere d'arte in una delle più illustri università del Giappone, e quella mattina avrebbe dovuto sostenere l'esame di  arte rinascimentale, una materia piuttosto ostica, ma che a lui non era pesato minimamente studiare, anzi, aveva affrontato il tutto serenamente e con entusiasmo, sentendosi pronto per sostenere il colloquio con il professor Terashima. L'arte in generale aveva sempre affascinato Rei fin dalla più tenera età, quando Tao accompagnava lui e gli altri a fare delle piccole gite tra le montagne che circondavano il suo villaggio. Si ricordò che, durante una di queste escursioni, si era avventurato da solo in una caverna, dove aveva scoperto delle antiche incisioni sulle pareti, presumibilmente scolpite dai loro antenati. Da allora si era documentato parecchio e, nel corso degli anni, aveva portato avanti con dedizione questa sua passione fino alla scelta di accedere ad un corso accademico.

Mentre sfogliava le pagine del volume, divertendosi ad annusarle, vizio che si portava dietro da quando era  bambino, si accorse di aver dimenticato tra di esse la lettera che doveva spedire a Lai e gli altri. Rei era un tipo all'antica e preferiva scrivere lettere, piuttosto che spedire un'impersonale e-mail; con la tecnologia non aveva sicuramente un bel rapporto. Riteneva che le lettere conferissero un'« impronta personale » e permettessero al destinatario di comprendere al volo lo stato d'animo di chi stesse scrivendo.

Chissà come stanno Lai e gli altri… era innegabile che provasse nostalgia della sua gente, ma in Cina non aveva futuro ed era giusto che trovasse la sua strada al di fuori degli stretti confini delimitati dal villaggio. Sorseggiò un po’ di tè al mirtillo, assaporandone lentamente l'aroma,  quando ad un tratto si sentì avvolgere la schiena da un caldo tepore rappresentato dal braccio di Boris.

« Era ora, pigrone » lo rimproverò, fingendosi imbronciato.

« Se tu mi avessi fornito dei validi argomenti, mi sarei alzato immediatamente » mormorò Boris maliziosamente sulle sue labbra, assaggiandole subito dopo.

Rei ridacchiò leggermente, intuendo quanto fosse difficile per il compagno svegliarsi così presto, essendo abituato a vivere di notte. Gli passò una mano tra i capelli ispidi e scompigliati, scendendo poi verso il collo, per attrarlo ancora più vicino a sé. Si affrettò a ricambiare il suo bacio, trastullandosi con il piercing che Boris si era fatto alla lingua quando aveva fatto capolino nella metropoli giapponese. A detta del cinese, quell'accessorio lo rendeva ancora più sexy.

« A proposito, Rei tra poco sarà il tuo compleanno. Cosa vuoi che ti regali? » gli domandò Boris, guardandolo negli occhi. Quegli occhi smeraldini parlavano per lui.

« Ne abbiamo già discusso, lo sai che non voglio niente »

« Quanto sei noioso! Ho capito, lascia fare a me! Ah, ma stavi studiando? Sono sicuro che l'esame andrà alla grande! » lo spronò il russo, alzando il pollice.

Il Drigerblader stava per aggiungere qualcosa, ma vennero interrotti da Yuriy che li fulminò letteralmente con lo sguardo. In quel momento, pareva che la temperatura all'interno della stanza fosse pari a quella di un freezer.

Non appena Yuriy se ne andò, Boris esultò, vantandosi di quanto il loro stratagemma procedesse a gonfie vele. Rei, invece pareva di pessimo umore: non voleva separarsi da Boris così presto, desiderava almeno metterlo a conoscenza dei suoi sentimenti.

« Rei! » il suo amante richiamò nuovamente la sua attenzione, appropinquandosi a lui e sciogliendo sia l'elastico che la benda che tenevano unita la sua folta capigliatura.

« Stai bene con i capelli sciolti. Ci vediamo più tardi » gli disse con un sorriso furbetto, dopodiché sbadigliò e fece ritorno nella sua « tana », come amava definirla lui.

Rei diventò paonazzo, decidendo che per quel giorno avrebbe lasciato « liberi » i suoi capelli. Raccolse il suo libro e una cartelletta trasparente, dove vi erano delle fotocopie per i suoi alunni: per mantenersi gli studi universitari, aveva intrapreso la carriera di supplente in una scuola elementare, insegnando cinese ad una classe di seconda, composta da venti pesti. Fortunatamente, Kon era un tipo dotato di una pazienza infinita e trovava sempre un modo per coinvolgere i bambini e per far assimilare loro la lingua, giocando.

Si incoraggiò mentalmente per affrontare l'inizio di una nuova giornata e, prima di uscire, depositò un casto bacio sulla fronte di Huznestov, che si era nuovamente addormentato.

Sia lui che il russo stavano lottando per avere stretta a sé la persona amata.

Boris lottava per ottenere Yuriy, lui non lottava per Kei, bensì per Boris. Il suo uomo.

Era giunto il momento in cui la tigre tirasse fuori gli artigli.

                                                                                                            ***

Finalmente, Kei aveva interrotto l'angosciante silenzio di cui era impregnata la stanza da una buona manciata di minuti.

« Vedi, la nostra azienda sta portando avanti degli importanti studi riguardanti i bit power. Abbiamo scoperto che in laboratorio si possono creare dei bit power con sembianze umane. Ovviamente, non ne abbiamo fatto parola con nessuno, data la portata della notizia e poi temiamo che la concorrenza possa soffiarci l'esclusiva » gli spiegò il nipponico mentre rigirava il suo beyblade tra le mani.

Yuriy aveva ascoltato con attenzione il suo discorso, soffermandosi in particolar modo sulla voce di Kei.

Ammaliante. Profonda. Sensuale. Letale. Poteva una voce racchiudere in sé tutte quelle caratteristiche? Il capitano dei Neoborg « gravitava »  pericolosamente attorno ad essa, così come un lupo era attratto dalla luna.

« Per questo motivo, io e te dobbiamo recarci ad Okinawa, sede delle suddette ricerche, per monitorare la situazione. E, prima che tu me lo chieda, ho scelto te come mio accompagnatore per un semplice motivo: anche tu possiedi un bit power, e sicuramente potresti essere di grande aiuto alla causa. Inoltre, verranno con noi anche Sachiko-san e Tetsu, il mio autista » solo fissandolo, Kei intuiva e anticipava le domande che l'ex compagno avrebbe voluto porgli.

« Bè, se la metti così, allora accetto » controbattè Yuriy piuttosto burbero, sollevato dal fatto che il campione nipponico non nascondesse secondi fini dietro la sua decisione. Optò comunque per il mantenimento di una linea difensiva: con Kei non bisognava mai abbassare la guardia.

« Se non mi devi dire altro, torno al mio lavoro » aggiunse freddamente, dandogli le spalle.

« Un’ultima cosa, Yuriy. Porta il costume da bagno »

Il russo evitò di ribattere, sbattendo rumorosamente la porta e lasciando Kei da solo nel suo ufficio. Non poteva dirlo con certezza, ma era quasi sicuro che, mentre pronunciava quella frase, sul volto del Dranzerblader fosse spuntato un sorrisetto sarcastico. Si divertiva a prendersi gioco di lui, tipico di Kei, ma stavolta non si sarebbe lasciato raggirare. Ora come ora, il lavoro era la sua priorità.

Si ricordò improvvisamente che Sachiko gli aveva lasciato delle fotocopie da fare e, una volta recuperati i fogli, raggiunse la fotocopiatrice con nonchalance.

Ma che diavolo… possibile che questa dannata macchina debba rompersi proprio adesso?!

Evidentemente, quella era una giornata storta per Yuriy: oltre alla fotocopiatrice, anche i suoi pensieri erano andati in tilt.

 

FE SCRIVE…

Bentrovate/i al terzo capitolo e un grazie immenso a tutti coloro che hanno commentato, dite la verità morivate dalla voglia di avere un Tetsu in omaggio!XD

La situazione si è complicata e, piccolo spoiler, il prossimo capitolo sarà incentrato su Boris.

Allego una mia personale traduzione della canzone che apre il capitolo:

Quindi, l'opportunità di creare una storia d'amore

Va afferrata come un treno prima che parta

Nel frattempo io resto in attesa e sogno

Come sempre, spero che anche questo terzo capitolo non vi abbia deluso e che possa piacervi >__<

Passo subito ai ringraziamenti:

Aphrodite: mi fa piacere che tu abbia apprezzato sia Tetsu, che Sachiko e soprattutto di sapere che tu li percepisca « vivi », era questo il mio obiettivo. Mi auguro che questo capitolo dedicato a Rei, sia stato di tuo gradimento^^ Grazie e un bacio!

lexy90: grazie mille per i complimenti, sto cercando di dare un'impronta realistica al tutto ;) un bacio!

BenHuznestova: che bello,  una nuova lettrice, benvenutissima tra le pagine di « Vodka e Mojito » !^^ ti ringrazio per i complimenti e spero che questo capitolo possa aver stuzzicato la tua curiosità ;) un bacio!

Avly: sono contenta di essere riuscita a rendere bene un personaggio complesso come Kei che, non lo nascondo, mi sta facendo dannare XD  Grazie e un bacio!

Iria: ecco qui l'aggiornamento, dove c'è un ulteriore spazio dedicato a Kei e Yu…chissà se Okinawa sarà luogo di perdizione per i due ghiaccioli! XD  Grazie e un bacio!  Grazie anche per aver inserito la storia tra le seguite^^

Saruwatari_Asuka: ti ringrazio per i complimenti, trovo che Kei non sia affatto facile da gestire, ma cerco di fare del mio meglio>__< eh sì, hai indovinato, questo capitolo è incentrato su Rei ;) Grazie e un bacio!

Padme86: credo che Tetsu sia contento di aver fatto strage di cuori! XD sai, mi diverto a scrivere gli scambi di battute tra Kei e Yuriy, mi piace il fatto che si provochino a vicenda. Grazie e un bacio!

Un grazie lungo quanto la limousine di Kei a chi commenterà questo capitolo e a chi leggerà soltanto ^^

Ovviamente, critiche (costruttive) , consigli, segnalazioni di eventuali errori e quant'altro sono ben accetti ;)

A presto!

Fe

 

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Capitolo 4
*** 4-Lo Show di Boris ***


Run away with my heart

Run away with my hope

Run away with my love

( Wherever You Will Go- The Calling )

 

Concludiamo con le previsioni dell'ultimo segno zodiacale, cari ascoltatori: stasera avrete una cocente delusione da una persona a voi vicina, ma non temete, il sole tornerà presto a splendere! Per oggi è tutto, vi auguro… la mano di un ragazzo sulla ventina stoppò prontamente la radio e, di conseguenza, la voce dello speaker.

« Che stupidaggine gli oroscopi , solo gli idioti si basano su di essi » sussurrò sbadigliando.

Quando Boris decise di abbandonare il letto, la sveglia posta sul comodino segnava le sette di sera. Nonostante avesse dormito praticamente tutto il giorno, non si sentiva affatto riposato, soprattutto a causa degli strani sogni che avevano popolato il suo sonno; sogni che vedevano come protagonisti indiscussi Rei e Yuriy. Con una lentezza degna di un bradipo, si alzò e si rese conto che aveva giusto il tempo di concedersi una doccia e di mangiare un boccone, dato che alle otto doveva iniziare a lavorare. Corrugò la fronte, notando la sua camera in perfetto ordine: i libri e i cd erano stati impilati sulla scrivania in ordine alfabetico, i vestiti, solitamente abbandonati dove capitava, erano stati riposti con cura nell'armadio e, a giudicare dal profumo di detersivo agli agrumi che avvolgeva la stanza, Boris dedusse che Kon aveva fatto anche le pulizie. Tutto questo mentre lui se la ronfava beatamente.

Rei potrebbe tranquillamente vincere il premio come « miglior casalinga dell'anno » pensò Huznestov, provando un'infinita riconoscenza verso il cinese che rendeva la sua casa un luogo abitabile.

A seguito di una rapida doccia ristoratrice, il russo si spostò in cucina, dove trovò un post-it affrancato tramite una calamita a forma di gatto su una lavagnetta:

In frigorifero ci sono due porzioni di curry da scaldare. Più tardi passo a trovarti al lavoro. Rei

Sì, Rei andava decisamente santificato in quel preciso istante. Dopo aver infilato una delle due porzioni nel microonde e nell' attesa che questa si scaldasse, Boris si vestì: il suo abbigliamento consisteva in una maglietta nera a maniche corte che dietro riportava la scritta « Staff » , in un paio di jeans scoloriti e in un paio di scarpe da tennis leggermente consumate.

Un sonoro bip lo avvertì che il suo pasto era pronto,  e poco dopo il Phalborgblader iniziò a consumare il curry con foga, come se fosse a digiuno da settimane. Ormai era abituato a mangiare in silenzio, ma di tanto in tanto provava nostalgia dei tempi in cui cenavano tutti insieme al Monastero. Ogni volta che si lasciava trasportare dai ricordi, scuoteva il capo, cercando di convincersi che la sua attuale vita fosse migliore:  dopotutto, il presente leniva le ferite del passato.

Improvvisamente, la porta d'ingresso si aprì, mostrando uno Yuriy Ivanov piuttosto scocciato. Boris ipotizzò che la famigerata Sachiko, spesso nominata dal rosso nei suoi discorsi, gli avesse nuovamente assegnato qualche compito ingrato.

« Bentornato, Yu! Ti aspetta dell'ottimo curry preparato da Rei! » lo avvisò allegramente, posando il piatto sporco nel lavello. Conosceva il suo capitano da tantissimi anni e aveva imparato a familiarizzare con il suo carattere scostante.

« Ah, grazie. Sai cosa ho scoperto oggi? Non ci crederai mai, Bo. Kei è il presidente della ditta in cui lavoro!»

Quella notizia fu come un fulmine a ciel sereno per Boris:  il suo stratagemma stava procedendo senza intoppi  e, di punto in bianco, Kei compariva dal nulla, rischiando di mandare all'aria tutto. Inoltre, era pronto a scommettere che non aveva rinunciato del tutto a Yuriy, nonostante la loro relazione fosse terminata da un pezzo; altro dettaglio da non trascurare, era la meschinità del nipponico che si era sempre divertito a stuzzicare chiunque, Boris in particolar modo.

Yuriy fu piuttosto sorpreso dall'assenza di commenti da parte del suo migliore amico che pareva preoccupato e assorto nei suoi pensieri.

« Kei mi ha chiesto di accompagnarlo ad Okinawa per verificare lo stato di un progetto che riguarda la creazione di alcuni bit power con sembianze umane. Partiremo domani mattina, ma non saremo soli e poi sarà int…»

Accadde tutto in un attimo. Boris scattò in avanti, annullando la distanza tra lui e Ivanov, e lo abbracciò, impedendogli così di terminare il discorso. In quel gesto era riversata tutta la disperazione del primo, rimarcata anche dai tremiti che attraversavano il suo corpo. La stanza, la cui tranquillità era disturbata solamente dai loro respiri e dalle gocce d'acqua che cadevano dal rubinetto, venne poi invasa dalle urla di Huznestov.

« Non devi andare con lui, ti userà e basta come ha già fatto in passato! »

Sentendo quelle parole, Yuriy si irrigidì e si liberò bruscamente dalla stretta del compagno , dandogli uno strattone: non aveva mai affrontato l'argomento « Kei » con Boris, considerandolo inopportuno. Ad ogni modo, Boris sapeva tutto (o quasi) e la sua espressione sembrava essere un misto di angoscia, disorientamento e frustrazione; sentimenti che riteneva appartenessero al periodo in cui erano minacciati da Vorkoff. Era la prima volta che vedeva Boris così…sconvolto.

Il capitano dei Neoborg strinse i pugni, e quando tornò a parlare la sua voce risuonava incolore.

« Ci recheremo là per lavoro, non per piacere. So badare a me stesso, Boris. Non ho bisogno della balia » l'ultima frase era velata di una pungente ironia.

Boris, risentito, raccolse il giubbetto di jeans abbandonato su una sedia e si apprestò ad uscire.

« Fai come ti pare » affermò freddamente prima di lasciare definitivamente l'abitazione. In pochi minuti, Kei era riuscito ad incrinare un'amicizia storica come quella che legava Yuriy e Boris.

Credo che d'ora in avanti sarò uno di quegli idioti che ascolterà tutti i giorni il proprio oroscopo  si raccomandò mentalmente il Phalborgblader, incamminandosi.

                                                                                              ***

Fortunatamente per Boris aveva cessato di piovere, tuttavia in cielo persistevano dei nuvoloni grigi che non promettevano nulla di buono; sembrava quasi che il tempo fosse in sintonia con l'umore del russo in quel momento.

Il luogo in cui lavorava distava solo due fermate di metro dalla sua abitazione e, una volta preso il treno, si accomodò su un sedile tra pendolari stanchi e studenti che rientravano annoiati dal doposcuola.

Da quando era giunto nella terra dei samurai, la roulette della fortuna aveva iniziato a girare anche per lui.

Gli venne quasi da sghignazzare ricordando i primi passi mossi in quell'ambiente così diverso dalla sua patria, sia per cultura, sia per modo di vivere. Inizialmente comunicava tramite gesti, poi apprese lentamente la lingua, come quando una persona prende confidenza con l'acqua e impara a nuotare.

Potendo contare su un discreto gruzzolo, affittò l'appartamento in cui viveva tuttora e cercò un'occupazione che potesse mantenerlo. Un giorno, notò casualmente un volantino che promulgava un corso per barman sulla vetrina di un convenience store e, incuriosito, prese parte alla lezione dimostrativa. Gli piacque talmente tanto che seguì l'intero corso fino al conseguimento del diploma. Ovviamente, non era stato tutto semplice: per riuscire a diventare un esperto del settore, aveva dovuto studiare ed esercitarsi parecchio. La sua buona volontà venne infine premiata con l'assunzione diretta nel locale dell'insegnante che teneva il corso, il signor Himura, un uomo comprensivo e alla mano.

La seconda cosa bella che gli era capitata era Rei, un partner premuroso e affettuoso. Quando si erano scontrati durante il primo campionato mondiale di beyblade, il Phalborgblader era stato sopraffatto dalla forza di volontà del cinese, e segretamente aveva meditato vendetta nei suoi confronti. I cattivi propositi scemarono il pomeriggio in cui si incontrarono al negozio di dischi: Kei era stato proprio uno stolto a lasciarsi sfuggire un tipo come Kon che non meritava di soffrire per quel pezzo di marmo ( usando un termine educato).

E poi avevano iniziato ad uscire ogni sera, finchè Boris propose al Bladebreaker di fingersi fidanzati per ottenere rispettivamente Yuriy e Hiwatari. Forse, da parte sua, il gioco si era spinto troppo in là: non era previsto che lui e il cinese avessero rapporti, ma c'era qualcosa in quest'ultimo che lo rendeva speciale ai suoi occhi. Trovava piacevole conversare con Rei, non doveva sforzarsi come con Yuriy per estrapolargli quattro parole di bocca; inoltre il cinese era molto maturo ed era in grado di consigliarlo al meglio in qualsiasi situazione, la sua impulsività veniva spesso sedata dalla razionalità del moro. Così come gli orsi non possono fare a meno del miele, per Boris Rei era diventato altrettanto indispensabile; non avrebbe mai immaginato di affezionarsi in quel modo ad un'altra persona che non fosse il suo capitano.

Cosa penserà Rei di me? Si sarà accorto che impazzisco ogni volta che lo sento pronunciare il mio nome mentre facciamo l'amore?

Un'altra domanda fece velocemente capolino nella mente del russo: e se avesse sbagliato tutto? In quell'istante si accorse che era stato meschino da parte sua coinvolgerlo in quel piano assurdo. Doveva discutere con il suo amante al più presto, quella farsa non poteva reggere ancora a lungo.

L'altoparlante, che gli indicava la sua fermata, lo strappò dalle sue riflessioni e lo costrinse a scendere. Fece una sosta da Starbucks, nota catena americana impiantata recentemente anche in Giappone, e si comprò il cosiddetto caffè da passeggio.

Camminò per qualche isolato, sorseggiando di tanto in tanto la bevanda rigorosamente amara, fino a quando non raggiunse la sua meta: il pub Taka, la cui insegna multicolore lampeggiava ad intermittenza.

Boris si appoggiò contro il muro e frugò nelle tasche dei jeans alla ricerca delle sigarette e di un accendino. Fumare non era una delle sue passioni, anzi lo faceva raramente, però quella sera, dopo la « litigata » con Yuriy, trovava che il mix nicotina-caffeina potesse risollevargli il morale.

Terminato il caffè, fece un paio di tiri, lasciando poi la sigaretta a mezz'aria, quando ad un tratto qualcuno gliela rubò da sotto il naso.

« Ehi Boris, sei sempre perso nel tuo mondo fatato, eh? » lo schernì un ragazzo che pattinava davanti a lui con dei rollerblade.

Alfred Himura aveva 17 anni, era arrogante ed era… il cugino del proprietario del Taka. Tutti i dipendenti lo odiavano, ma non potevano fare molto, vista la posizione che rivestiva: Himura senior si era assentato momentaneamente per recarsi in Thailandia da una parente, e quindi aveva affidato la gestione del locale ad Alfred che si divertiva a fare il dittatore, specialmente con Boris che lo aveva soprannominato « mini Kei» , data la somiglianza caratteriale con l'odiato Hiwatari.

In realtà, Alfred era giapponese solo per metà:  infatti sua madre era inglese. Lui e la sua famiglia vivevano proprio in Gran Bretagna, a Oxford;  tuttavia suo padre aveva deciso di iscriverlo ad uno scambio interculturale di un anno nella terra del Sol Levante, dove già viveva suo cugino che lo avrebbe ospitato.

« Al, secondo te si possono amare due persone contemporaneamente? » gli domandò Huznestov, non facendo caso alla sua provocazione.

L'interpellato lo scrutò con i suoi occhi grigi, ponderando la sua richiesta e spegnendo la sigaretta perquisitagli in precedenza.

« Secondo me è un po' come assaggiare due cocktail: alla fine bevi quello che ti piace di più » gli rispose in maniera semplicistica, mentre si sistemava dietro le spalle i suoi rasta biondi.

Almeno quando viene chiamato in causa, parla, a differenza di Kei che si chiude nel suo mutismo. Ogni tanto concede anche qualche sorrisino… la convivenza forzata imponeva al russo di mantenere una facciata di cortesia con il cugino del suo capo.

Le note di God Save The Queen, l'inno britannico, interruppero la loro conversazione, costringendo Alfred a rispondere al cellulare.

« Grazie per il suggerimento. Quasi mi dimenticavo! Tra poco sarà il compleanno del mio fidanzato e pensavo di organizzargli una festa a sorpresa : ovviamente tu e gli altri ragazzi siete tutti invitati » gli rivelò entusiasta, quando ebbe finito di chiacchierare al telefono.

« Va bene, ci sarò »

Dopodichè i due entrarono insieme nel locale.

                                                                                              ***

Nonostante fossero solo le otto e mezza, il pub era piuttosto affollato: il venerdì sera applicavano degli sconti a tutti coloro che facevano l'happy hour, ed i primi ad essere ingolositi da quella vantaggiosa offerta erano proprio i giovani.

Il Taka era un locale con un'impronta vagamente occidentale: al centro era situato il bancone, soprannominato il regno di Boris,  dove vi erano dei ripiani colmi di liquori provenienti da ogni parte del mondo e di bicchieri di svariate forme.

I muri erano stati colorati dai dipendenti stessi e ognuno aveva voluto lasciare un'impronta di sé: c'era chi aveva scritto il suo nome, chi aveva ritratto un paesaggio, chi si era impegnato in un graffito; il più fantasioso era stato indubbiamente il Phalborgblader che aveva costellato di fotografie (che lo ritraevano insieme ai suoi colleghi o ai clienti) il suo angolo.

Al lato, invece, vi era una piccola pista da ballo, illuminata da una luce soffusa, per i più intraprendenti. La musica, però,  era bassa per permettere alla gente di scambiare tranquillamente quattro parole, senza dover alzare eccessivamente la voce.

« Inizia lo show! » urlò Boris, attirando davanti a sé parecchie persone. Ormai per lui era diventata un'abitudine esibirsi davanti al suo amato pubblico. Lanciò Phalborg,  il quale zigzagò tra alcuni calici di birra  preparati precedentemente sul bancone; dopodiché il bey fece un triplo salto mortale sopra di essi, atterrando perfettamente alla destra del suo proprietario che gli fece compiere altre acrobazie per intrattenere gli spettatori. Alla fine tutti lo applaudirono, tranne Alfred che lo guardava scettico: com'era facilmente intuibile, non amava il beyblade, anzi, lo reputava uno sport da bambini dell'asilo.

Boris fece un piccolo inchino e iniziò a servire i clienti, facendo volteggiare un paio di bottiglie davanti a sé e dietro la schiena, versandone poi il contenuto in un paio di bicchieri. Il russo adorava il suo lavoro: gli piaceva immaginare come si svolgessero le vite di chi serviva ogni sera oppure si divertiva ad indovinare quale fosse il cocktail più adatto ad ognuno di loro. Ed era ancora più contento quando qualcuno si complimentava con lui per le sue bevande.

Mi è venuta un'idea grandiosa per la festa di Rei, chissà che faccia farà quando vedrà quello che ho in serbo per lui gongolò tra sé e sé, scorgendo poi il cinese entrare nel locale.

                                                                                              ***

Il mattino seguente, Tetsu, Sachiko e Kei passarono a prendere Yuriy come d'accordo. Il rosso si fermò a fissare con insistenza la porta della stanza di Boris chiusa a chiave: avrebbe voluto chiarire il malinteso prima della sua partenza, ma ormai non c'era più tempo; avrebbero parlato al suo ritorno, ovvero domenica sera. Senza contare che, probabilmente, il suo migliore amico si stava dedicando a Rei. Gli dava veramente fastidio quando il suo coinquilino continuava a nominarlo. Sospirò pesantemente, trascinando il trolley da viaggio all'entrata e sentendosi solo come non mai.

                                                                                              ***

Dopo diverse ore di viaggio, il gruppetto giunse a Okinawa. Dai finestrini riuscirono a intravedere il mare, piatto come una tavola e la spiaggia gremita di gente; il tempo era stato clemente e aveva deciso di regalare ai turisti una giornata di sole, stanchi della pioggia torrenziale dei giorni precedenti.

« Non sembriamo una famigliola felice che va in vacanza? » sentenziò Sachiko ridendo sguaiatamente, mentre si voltava verso i sedili posteriori, dove vi erano Yuriy e il nipponico che sfoggiavano entrambi delle espressioni funeree.

« Coraggio, cantiamo tutti insieme una bella canzone! » incalzò Tetsu, mentre cambiava marcia.

Yuriy finse indifferenza, rimanendo ancorato nei suoi pensieri, mentre Kei ostentava un certo malumore, benché dal suo volto non trasparisse chiaramente. Dovette resistere all'impulso di tirare il collo al suo autista, ripetendosi che la sua limousine era troppo preziosa per essere rovinata.

« Quanto siete noiosi! Alla vostra età ero molto più vitale di voi » li sgridò la donna, offesa dal loro comportamento. Nel frattempo, Tetsu stava sistemando la vettura nel parcheggio dell'hotel in cui avrebbero dovuto alloggiare.

« Ringraziate il cielo che siamo arrivati, non vi sopportavo più » commentò lapidario Hiwatari, scendendo dall'auto e sistemandosi la sua inseparabile sciarpa. Fortunatamente, avevano prenotato stanze diverse , così avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per stare con Yuriy senza che i due rompiscatole lo ostacolassero. Okinawa sarebbe stato il punto d'inizio per ricucire il loro rapporto.

« Kei Hiwatari, è da un sacco che non ci vediamo! » una voce boriosa dall'inconfondibile accento scozzese lo salutò all'improvviso.

Il Dranzerblader si girò e lo vide.

Andrew Mc Gregor stava avanzando verso di lui a passi spediti.

 

FE SCRIVE…

Ok, avete il diritto di linciarmi per come ho concluso il capitolo… mi perdonate lo stesso se vi dico che verrà tutto chiarito nel prossimo dedicato a Yu e Kei?^^''

 Ho ritardato un po' con l'aggiornamento, ma, come potete vedere, questo capitolo è leggermente più lungo rispetto ai precedenti  (spero di non avervi  annoiato XD) e ho preferito dedicargli maggiore cura. Ho cercato di fare del mio meglio per descrivere i sentimenti dei protagonisti, ammetto che non è stato facile, mi auguro che i loro stati d'animo siano arrivato chiari a voi lettori  e di non aver deluso le vostre aspettative >_<

Fa la sua comparsa anche Alfred, il mio terzo OC, il suo carattere verrà delineato nel corso della storia. Credo che qualcuno mi ammazzerà per non aver fatto fare a Yu e Kei « certe cose », ma posso anticipare che nel prossimo capitolo succederà qualcosa XD

E adesso passiamo ad alcune curiosità:

-          I convenience store sono dei negozi che rimangono aperti  24 ore su 24;

-          Starbucks è una nota catena di bar americana, famosissima per il suo cappuccino da passeggio (Bo invece ha preso il caffè); è un omaggio al mio soggiorno a New York avvenuto lo scorso dicembre; non so se in Giappone esista…

-          Taka in giapponese significa « falco »;

Prima di passare ai ringraziamenti, allego la traduzione della canzone che apre il capitolo:

Fuggi con il mio cuore

Fuggi con la mia speranza

Fuggi con il mio amore

Fatto questo, diamo il via ai ringraziamenti, here we go!

Kaifan91: Ciao, spero di non averti fatto aspettare troppo, ma come ho scritto sopra, ho preferito lavorare qualche giorno in più a questo capitolo denso di avvenimenti^^ grazie mille per i complimenti, un bacio!

Aphrodite: ed ecco qui i pensieri di Boris che è molto, molto confuso, tuttavia presto o tardi dovrà prendere una decisione… mi fa piacere che la parte di Rei ti sia piaciuta^^ grazie per aver commentato, un bacio!

Padme86:  nel prossimo capitolo ci sarà un breve spazio dedicato a Sachiko e Tetsu, se può interessarti XD riguardo alle coppie, non ho ancora idea di come andrà a finire, mi piace improvvisare e mantenere una certa suspance, spero di riuscirci XD ti ringrazio per i complimenti e sono contenta che lo scorso capitolo sia  stato di tuo gradimento^^ un bacio!

Iria: first of all, grazie mille per avermi segnalato l'errore, mi era sfuggito >_> seconda cosa, spero di non averti delusa, dato Kei e Yu non si sono dati alla pazza gioia XD grazie per aver commentato, un bacio!

Avly: presto sarà svelato anche il mistero del titolo, di più non posso dirti :P mi auguro di non essere sfociata nell'OOC più assurdo in questo capitolo… grazie mille per i complimenti e per il commento, un bacio!

Saruwatari_Asuka: è vero, Rei è tenerissimo!! ^^ cerco sempre di non far diventare nessun personaggio troppo dolce, per mantenere i loro caratteri originali, ma a volte è inevitabile XD ti ringrazio per aver commentato, un bacio!

BenHuznestova: deduco dal tuo nickname che tu sia una fan di Boris, spero che questo capitolo a lui dedicato, sia stato di tuo gradimento :P Sai, sono stata contenta di sapere che ti sia piaciuta la parte di Rei e Boris, è sempre una vittoria portare qualcuno ad apprezzare una coppia che solitamente non è tra le favorite^^ grazie mille per i complimenti, un bacio!^^

 

Ringrazio inoltre rasiel e BenHuznestova per aver messo la storia tra le seguite e anche chi ha letto soltanto^^

Un ultimo avviso prima di lasciarvi: il prossimo aggiornamento di Vodka e Mojito sarà il 22 Agosto , mi prendo una breve pausa per dedicarmi alla stesura di una fic ( stavolta di Death Note) che mi servirà a partecipare al concorso indetto dal Picta Comics!

Un grazie speciale a tutti coloro che mi seguono, sia commentando che leggendo in silenzio. Critiche (costruttive) ed eventuali segnalazioni di errori sono sempre ben accette^^

A presto!

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Capitolo 5
*** 5-May I Have Your Attention, Please? ***


La lite mattutina con Boris aveva reso Ivanov  più taciturno del solito. Durante il viaggio, né lui, né tantomeno Hiwatari avevano aperto bocca, e questo aveva causato il malcontento di Sachiko, la quale cercava inutilmente di punzecchiarli per renderli più partecipi. Mentalmente si domandava se seguire Kei fosse stata una buona idea: non era la prima volta che lui e il suo coinquilino avevano dei diverbi, ma non aveva mai visto il suo migliore amico in quello stato ansioso; forse si era comportato in quel modo perché temeva che Kei potesse ferirlo nuovamente. Forse si era accorto che il ritorno di Kei lo aveva scombussolato più di quanto immaginasse. Quando in passato  la loro storia venne bruscamente interrotta a causa di un tradimento del nipponico, il capitano dei Neoborg aveva sofferto moltissimo, ma, orgoglioso com'era, non aveva esternato il suo stato d'animo, soprattutto perché odiava essere compatito. D'altro canto, Boris gli era stato sempre vicino, trovando ogni volta la parola giusta per confortarlo; sembrava quasi che conoscesse la combinazione per accedere ai suoi pensieri. Proprio grazie a Huznestov era riuscito a dimenticare Kei, anche se non lo aveva mai scordato completamente; lo aveva semplicemente messo da parte, in stand-by. Il destino, poi, sapeva essere decisamente crudele e infame: dopo anni in cui non si erano più sentiti, ecco che si ritrovavano addirittura a lavorare nella stessa azienda in veste di impiegato e presidente. Ciò che lo irritava maggiormente era il fatto che ancora una volta fosse il giapponese ad avere il controllo della situazione, vista la carica che rivestiva all'interno della ditta; Kei il sadico non avrebbe tardato a sfruttare questo particolare a suo vantaggio.

Improvvisamente, le sue riflessioni vennero interrotte da Tetsu che lo avvisava che lui e Sachiko stavano provvedendo a portare all'interno i bagagli e a sbrigare le questioni burocratiche. Si limitò ad annuire con un cenno del capo, dando poi un'occhiata alla struttura che li avrebbe ospitati per quel weekend: poco distante da loro vi erano il mare e la spiaggia privata dedicata ai clienti dell'hotel, mentre un cartello arancione indicava che sul retro erano state allestite delle terme per chiunque volesse concedersi un po' di relax e, inoltre, spostando lo sguardo in alto all'ultimo piano, si potevano intravedere un solarium e un campo da tennis recintato. Yuriy non era abituato a tutto quel lusso, ma ormai sapeva che Kei non avrebbe soggiornato in una bettola qualunque: oltre ad essere esigente a letto, era pretenzioso anche negli altri aspetti della vita. Tuttavia, il clima tropicale rendeva Okinawa diversa rispetto alle altre prefetture dell'arcipelago, si poteva quasi considerare una specie di «Los Angeles» giapponese. Molti turisti praticavano il sub, e altri preferivano visitare i luoghi delle battaglie tra inglesi e americani risalenti alla seconda guerra mondiale; Okinawa era veramente alla portata di tutti.

«Kei Hiwatari, è da un sacco che non ci vediamo!» una voce boriosa dall'inconfondibile accento scozzese salutò il suo ex-fidanzato come se nulla fosse. Voce che non era completamente estranea a Yuriy, il quale stava cercando di ricordare dove l'avesse sentita.

Il blader russo si voltò verso l'interpellato, e fu piuttosto sorpreso di notare l'ombra della rabbia aleggiare sul suo volto regolarmente impassibile; voleva sinceramente complimentarsi con quel tipo per essere riuscito ad innervosire l'imperscrutabile Kei Hiwatari. Nemmeno il prode Ercole con le sue dodici fatiche, poteva far concorrenza a quell'impresa titanica.

«Che cosa ci fai qui, Andrew?» gli domandò il nipponico assottigliando gli occhi, sospettoso, non appena lui li raggiunse.

Per tutta risposta, l'altro scoppiò a ridere provocatoriamente, lasciandolo in attesa per qualche istante.

«Siamo concorrenti, Hiwatari e sono anche io alla ricerca di un buon affare su cui investire. Deduco che tu l'abbia già fiutato, oppure mi sono sbagliato e ti trovi qui per puro piacere?» ribattè sarcastico, alludendo  a Yuriy.

«Non sono affari che ti riguardano» lo liquidò freddamente il nipponico.

Yuriy aveva imparato ad interpretare le frasi di Kei, e quel tono poteva implicare due cose:  il non voler essere ulteriormente disturbato, oppure il voler nascondere qualcosa; stranamente il suo istinto propendeva maggiormente verso la seconda ipotesi.

Riepilogando: Andrew, il blader inglese facente parte della squadra dei Majestic, è il rivale in affari di Kei. Quindi, i nostri nemici d'oltreoceano, di cui mi aveva accennato Sachiko qualche giorno fa, sono loro.

«Andrew, non abbiamo tempo da perdere in chiacchiere, gli acquirenti di Nagoya ci stanno aspettando» un ragazzo coi capelli viola dall'aspetto inflessibile e pacato cercò di far desistere il compagno dai suoi intenti. Aveva assistito alla discussione in silenzio, appoggiato ad un palo, decidendo poi di intervenire per non far degenerare la situazione.

Se non erro, questo dev'essere Ralph, il capitano della squadra, nonché erede della prestigiosa famiglia Jurgens, un colosso in campo architettonico e siderurgico.

«Usa il buonsenso e ascolta il tuo amico che è più saggio di te» gli suggerì Yuriy ironicamente. Uno sbruffone in più avrebbe fatto comodo in quell'arringa tra teste calde.

«Nessuno ti ha chiesto di intervenire, Yuriy» lo sgridò il nipponico sottovoce.

Andrew sembrò accusare il colpo, non mancando di offendere il russo nella sua lingua madre, dopodichè tornò ad assumere la consueta aria strafottente, mostrandosi quasi vittorioso, come se avesse un asso nella manica da giocare.

«Kei, hai già detto al tuo amichetto che qualche anno fa eravamo amanti?»

L'aria, già carica di tensione, si surriscaldò ulteriormente. Per un tipo intelligente come Yuriy fu facile tirare le conclusioni: Kei lo aveva tradito con Andrew; inoltre, conoscendolo, non gli avrebbe fornito alcuna spiegazione in merito, anzi si sarebbe nascosto dietro la sua maschera di indifferenza. Si sentiva un idiota per averlo difeso poco prima.

In quel momento desiderava solamente tornare a casa, correre da Boris e dirgli che aveva ragione, peccato che i suoi piedi fossero ancorati al suolo e non dessero segno di volersi muovere.

«Chi mangia cocco bello, fa l'amore come un gioiello!» tutti i presenti si girarono automaticamente verso colui che aveva urlato quella frase. Era stato Gianni Tornatore, l'italiano del gruppo, che aveva sottobraccio una grossa cesta in vimini colma di cocco, e stava accalappiando tutte le belle ragazze che incontrava in spiaggia. Al suo fianco vi era un imbarazzatissimo Olivier che cercava, invano, di calmare l'indole da latin lover dell'amico. Perlomeno l'uscita del rubacuori aveva «raffreddato» l'atmosfera creatasi.

Ralph, pratico e razionale come la maggior parte dei tedeschi, decise di prendere in mano la situazione e, dopo essersi congedato, trascinò via Andrew e richiamò all'ordine gli altri due membri dei Majestic.

Non finisce qui, Kei Hiwatari

Chissà se la minaccia implicita di Andrew si sarebbe trasformata in realtà. Una cosa era certa: quel breve meeting era stato proficuo, soprattutto per lo scozzese.

                                                                                              ***

Nel frattempo, Tetsu e Sachiko avevano depositato le valigie nelle rispettive camere e, successivamente, si erano recati in costume nel solarium dell'hotel, accaparrandosi le ultime sdraio libere. L'autista si fermò a guardare estasiato la sua accompagnatrice, domandosi come facesse una donna così bella e sensuale a stare con un tipo scialbo come lui. Nessuno era a conoscenza del fatto che fossero fidanzati da un anno, avevano preferito mantenere il segreto e aspettare il momento propizio per rivelarlo alle rispettive famiglie. Per lui era stato un colpo di fulmine, ma  Sachiko non aveva ceduto subito alle sue avances; l'aveva fatto aspettare tre mesi prima di concedergli un appuntamento.

«Tetsu, tu mi ami, vero?» gli chiese Sachiko, togliendosi gli occhiali da sole di Gucci e strofinando il piede contro il suo polpaccio.

«Certo, non mi stancherò mai di ripetertelo»

La donna parve soddisfatta da quella risposta e accarezzò la barba leggermente incolta del suo uomo, inalando involontariamente anche il profumo del suo dopobarba.

«Allora perché non ci sposiamo?»

Silenzio.

                                                                                              ***

Fortunatamente per il Wolborgblader la giornata passò in fretta: lui e Kei avevano fatto tappa nei laboratori, dove gli scienziati stavano portando avanti un'importante ricerca riguardo i bit power artificiali con sembianze umane. Grazie alle sue conoscenze nel campo, Yuriy aveva dato un valido contributo agli studiosi che lo avevano ringraziato calorosamente e promisero ai due di tenerli costantemente aggiornati. In realtà, era il russo a sentirsi in debito con loro per averlo allontanato dal giapponese per tutto quel tempo.

In serata, uscirono a cena in compagna di Tetsu e Sachiko, stranamente taciturni. Mangiarono in centro, in un ristorante costruito sopra ad un albero artificiale ed accessibile tramite un ascensore esterno; il menù era piuttosto vario e offriva la possibilità di assaggiare piatti di diverse cucine, quali quella indiana, quella cinese e quella giapponese. I blader  optarono per il tempura, al contrario di Tetsu e Sachiko che ordinarono del teriyaki. Dopo una breve passeggiata per le vie della città, i quattro fecero ritorno all'hotel e, ottenuti i loro pass, si recarono nelle loro stanze.

E’ una reggia pensò Yuriy, mentre faceva un tour nella sua stanza. Il bagno, ampio e spazioso, era dotato di vasca idromassaggio e il letto, a due piazze, era morbido e accogliente. Probabilmente, se Kei fosse stato diverso avrebbero potuto…

Click

Quando udì quel rumore metallico, Yuriy sobbalzò, accigliandosi alla vista del campione giapponese nella sua stanza.

«Mi sono fatto dare una copia del tuo pass» gli spiegò come se niente fosse, aprendo il frigobar e prendendo una lattina di birra.

«Questa si chiama violazione di privacy» lo affrontò il rosso, arrabbiato.

Hiwatari capì al volo qual era il problema e si piazzò davanti al compagno, scrutandolo per diversi istanti in quelle iridi color del ghiaccio.

«Il passato è passato, ora voglio dedicarmi al presente»

Tutto come da copione. Kei  era troppo testardo e orgoglioso e non avrebbe mai ammesso apertamente di aver sbagliato. Kei era dannatamente uguale a lui. Benchè fosse stato scorretto nei suoi confronti, non voleva infierire ulteriormente; era invece curioso di assistere alla prossima mossa del nipponico. Se era vero che lo bramava, prima o poi si sarebbe fatto avanti.

«Non ti ho ancora visto in costume da bagno» lo stuzzicò Kei, irriverente.

Yuriy arrossì leggermente, deciso a non mostrarsi debole e vulnerabile di fronte a lui. Il suo ex fidanzato iniziò a consumare avidamente la bibita ghiacciata, facendo volontariamente scorrerne delle gocce sul suo collo nudo, privo anche dell'amata sciarpa. Il capitano dei Neoborg deglutì, avvicinandosi lentamente a lui, quasi fosse ipnotizzato dai movimenti dell'altro, e depositò una scia di piccoli baci sul collo di Hiwatari che sorrise istintivamente. Il corpo del nipponico lo attirava tanto quanto i vampiri erano assetati di sangue.

«Hai un tatuaggio?» gli domandò poi scoprendogli la clavicola e ammirando l'ideogramma tatuato sopra di essa.

«Sì, tradotto significa fuoco. Oltre a farti visita, sono venuto qui per consegnarti questa» si frugò nella tasca dei jeans e ne estrasse una chiavetta USB che consegnò prontamente a Ivanov «qui dentro sono raggruppati tutti gli sviluppi delle ricerche dei nostri scienziati. Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio che sia tu ad averla»

«D'accordo, non c'è problema» acconsentì il russo, nascondendo la chiavetta in un posto sicuro e distendendosi sul letto.

Kei colse quel gesto come un invito a nozze e si sistemò accanto a lui, facendo aderire la testa del rosso al suo petto tonico. La sua mano scivolò sotto la canottiera nera di Yuriy, accarezzando poi la sua schiena come era solito fare al Monastero.

« Yu, io…» non appena si voltò verso di lui, notò che si era addormentato, mandando in fumo tutti i suoi piani per la nottata.

Comprerò del cocco bello e lo farò mangiare a Yuriy pensò Kei, sospirando pesantemente, mentre copriva entrambi con un lenzuolo.

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti, eccomi di ritorno! Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, e sono curiosa di leggere i vostri pareri a riguardo^^ Ringrazio tantissimo tutte le persone che hanno commentato, purtroppo stavolta sono di fretta e non posso farlo singolarmente, ma rimedierò nel prossimo capitolo (che conto già di pubblicare domenica prossima, salvo imprevisti).

Un grazie mega galattico a Aphrodite, lexy90 (grazie anche per aver commentato il capitolo precedente, anche io annuso sempre le pagine dei libriXD), BenHuznestova, Iria, Padme86, Avly e Saruwatari_Asuka. I vostri commenti mi fanno sempre tantissimo piacere, e mi spronano a continuare questa storia. Grazie anche a Faith_Yoite per aver inserito la storia tra le seguite e anche a chi ha letto soltanto.

Mi auguro di non aver deluso le vostre aspettative e, dato che non sono mai stata ad Okinawa, mi sono appoggiata a due siti fondamentali per la stesura di questo capitolo: www.giapponeonline.com e www.giapponeitalia.it. Inoltre, un'ultima precisazione: il teriyaki è salmone marinato alla griglia, mentre il tempura consiste in un fritto di pesce e verdura; e il ristorante in cui cenano i nostri protagonisti esiste veramente e si chiama Naha Harbor Dinner. Infine, il titolo di questo capitolo proviene da una canzone di Eminem, the Real Slim Shady.

Grazie mille ancora a tutti, a presto!

 

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Capitolo 6
*** 6-Oblio e Determinazione ***


«Signor Himura, ci lasci parlare con suo figlio, per favore. Gli faremo solo un paio di domande! »

«Cos'ha da dichiarare a proposito dello scandalo che vede coinvolta la sua famiglia? »

Le domande dei giornalisti si facevano sempre più insistenti, e i flash delle loro macchine fotografiche mi abbagliavano la vista. Mia madre mi teneva stretta tra le braccia, imponendosi di trattenere le lacrime e i singhiozzi per mantenere una certa dignità, mentre mio padre si era posizionato davanti a noi per proteggerci da quegli avvoltoi privi di scrupoli.

Loro non potevano capire il nostro dolore, a loro importava solamente accaparrarsi lo scoop da sbattere in prima pagina.

Volevo gridare, fuggire, disperarmi e invece me ne stavo lì, fermo e immobile con lo sguardo perso nel vuoto, a lasciarmi divorare dal senso di colpa, sempre più opprimente. Per la polizia rappresentavo un testimone prezioso, mi ripetevano in continuazione che sarei stato la chiave per risolvere quel caso così complicato, e invece alla fine hanno insabbiato l'intera vicenda, probabilmente perché erano implicati dei pezzi grossi. Mi sentivo impotente ed ero arrabbiato con me stesso, ma sapevo anche che avendo solo sei anni, non avrei potuto fare nient'altro, se non rassegnarmi. Lo psicologo che mi aveva in cura, il dottor Campbell, mi aveva assicurato che col tempo sarei tornato a condurre un'esistenza normale e che avrei dimenticato quel brutto incidente. Inoltre, mi aveva consigliato di associare tutto ciò che mi succedeva ai colori.

Il colore ricorrente nella mia vita è senza dubbio il grigio.

Per me il grigio rappresenta l'oblio e la neutralità.

Da diversi anni, ormai, mi lascio trasportare dagli eventi, senza prendere decisioni autonome e lasciandomi scivolare tutto addosso. E’ come se vivessi solo apparentemente: la scintilla che mi animava in passato si è definitivamente spenta, lasciando spazio all'ombra di me stesso. Prima di quell'episodio ero un ragazzo vivace, allegro e pieno di amici, che pian piano si sono allontanati da me, lasciandomi sprofondare nel baratro della solitudine.

Mi hanno emarginato perché mi ritenevano pericoloso.

Mi hanno lasciato solo perché mi reputavano un assassino.

Tuttavia, nessuno di loro sapeva come erano andate realmente le cose, si erano limitati a puntarmi il dito contro e a condannarmi;  d'altro canto, sono ben cosciente del fatto che nella società moderna il pregiudizio è parte integrante di ogni individuo.

Nonostante questo, ero riuscito a costruirmi il mio mondo, dove credevo che nessuno sarebbe più stato in grado di ferirmi, fino a quando i miei genitori non mi hanno mandato in Giappone da un nostro parente (teoricamente, hanno agito per il mio bene. Infatti, sono convinto che abbiano organizzato questo viaggio per farmi cambiare un po' aria), e la situazione è sfuggita nuovamente al mio controllo. La causa del mio malessere è da imputare a un ragazzo di nome Boris: l'odio che covavo verso il beyblade è esploso come un geyser non appena ho visto con quanta passione muoveva quella stupida trottola.

Se continuo a frequentarlo, il «nero» risucchierà anche me, proprio come successe a mio fratello, e io non voglio fare la sua stessa fine. Non ho mai smesso di cercare un modo per salvarlo, forse perché, inconsciamente, ho sempre desiderato poterlo rincontrare, oppure perché sono io il colpevole della sua scomparsa. L'incontro con quello strano ragazzo russo aveva aperto l'antro dei miei ricordi, portando alla luce particolari che in precedenza non avevo mai considerato importanti. Un nome, soprattutto, scalpitò prepotentemente nella mia mente. Mi sembrò quasi di sentire la voce di Anthony, mio fratello, sussurrarmelo all'orecchio.

Artemide.

 « Alfred, Afred… Alfred! »

La voce preoccupata di Boris riscosse l'inglese che si guardò in giro confuso, cercando di ricordare dove si trovasse. Era sabato pomeriggio, e lui e il Phalborgblader avevano deciso di recarsi nel garage di suo cugino per poterlo sistemare in occasione della festa di compleanno del fidanzato di Boris.

Quest'ultimo sospirò sollevato, allontanando le mani dalle spalle dell'altro e dirigendosi poi verso alcuni secchi colmi di vernice bianca che aspettavano solo di essere adoperati.

« Mi hai fatto prendere un bello spavento! Sembravi caduto in trance, e benché ti scuotessi non mi rispondevi. Sei sicuro di sentirti bene? Ti conviene andare a casa a risposarti, qui posso cavarmela da solo »

« Se lasciassi fare a te, chissà che casino combineresti» era ritornato ad essere il solito Alfred, pungente e sarcastico « allora, come vogliamo sistemare qui? Ci sarà un bel po' da fare e il tempo scarseggia… »

Il russo annuì, lanciando un'occhiata circolare alla stanza e giungendo alla conclusione che il signor Himura fosse decisamente più pigro di lui. Se avessero voluto finire in tempo, solo un genio della lampada avrebbe potuto aiutarli a rendere quella bettola un ambiente decente entro la settimana seguente:  i muri erano scrostati e trasudavano umidità da ogni punto, mentre dal soffitto cadevano addirittura delle goccioline d’acqua piovana e pendeva una misera lampadina che illuminava fiocamente l'ambiente circostante. Senza contare la quantità di cianfrusaglie ammucchiate qua e là: vecchie riviste ingiallite accatastate in un angolo, una bicicletta priva di ruote, delle stoviglie opache, degli attrezzi da lavoro rovinati dalla ruggine, pezzi della finestra di vetro disseminati vicino ad un' aspirapolvere coperto di ragnatele, vestiti sporchi e pieni di buchi  raccolti disordinatamente in alcuni sacchetti di plastica.

« Al, secondo me potremmo mettere la postazione del dj in fondo, in modo da creare al centro una sorta di pista da ballo, e cosa ne dici di addobbare con delle stelle filanti di tutti i colori? Anzi, starebbero ancora meglio delle decorazioni cinesi. Nel frattempo, tu potresti dare una ripulita, altrimenti solo la famiglia Addams metterebbe piede qui dentro. Forza, rimbocchiamoci le maniche! » proclamò il Phalborgblader entusiasta, pronto ad imbiancare prima di iniziare la sua serata lavorativa.

« D'accordo, sono proprio curioso di vedere quanto ci impiegherai a stancarti » lo rimbeccò Alfred, ironicamente, iniziando a spolverare delle mensole di legno.

Il pomeriggio trascorse velocemente tra le battute di Boris e le risposte acide dell'inglese, finché entrambi non si diressero al Taka per adempiere al loro dovere: c'era ancora molto da fare, ma almeno il garage si era trasformato in un luogo abitabile. Poco prima di entrare il cellulare di Alfred squillò insistentemente, e dopo aver fatto cenno a Boris di precederlo all'interno del locale, l'altro si decise a scoprire chi lo stesse disturbando. Rimase a parlare diversi minuti, camminando avanti e indietro per sciogliere la tensione che in quel momento attraversava il suo corpo.

« Posso contare sulla tua collaborazione? » gli aveva chiesto la voce all'altro capo del telefono, impaziente.

Il ragazzo si limitò ad annuire con il capo e riattaccò, fissando per qualche istante il suo cellulare all'ultimo grido.

Da oggi la mia vita si tinge di giallo. Da oggi rischio.

 

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti, e bentornati  su radio «Vodka e Mojito» ! Innanzitutto, ci tenevo a scusarmi se ho ritardato con l'aggiornamento, ma ho riscritto questo capitolo diverse volte, perché non mi convinceva mai (sinceramente, piuttosto che pubblicare qualcosa di cui non sono sicura, preferisco aspettare e presentare un qualcosa di più curato e sentito), e quella che avete letto è la versione definitiva che, personalmente, mi piace un sacco. Lascio a voi il giudizio, e spero di non aver deluso le vostre aspettative >__<

In questo capitolo niente Yuriy e Kei, ma niente paura: torneranno nel prossimo^^ Come accennato nelle note del quarto capitolo, ho delineato il personaggio di Alfred (nella parte in corsivo sono descritti i suoi ricordi); aspetto opinioni in merito, chissà se sono riuscita ad alimentare un po' di curiosità… So che è un capitolo piuttosto cortino, ma io lo definirei « di passaggio ».

Una cosa importante: per la faccenda dei colori mi sono documentata con questo test -> http://www.psicodiagnosi.com/TestColore/

Bene, è giunto il tempo di ringraziarvi per le fantastiche recensioni che mi avete lasciato. Grazie, grazie davvero, non sapete quanto piacere mi faccia sapere che la storia vi piace^^

Iria : grazie per avermi segnalato quell'errore, se ce ne dovessero essere ancora, ti invito a farmelo notare ;) anche a me piace molto il cocco, soprattutto nel Bounty XD mi sono piaciuti tutti i commenti relativi a Yu e Kei, chissà cosa combineranno quei due XD Grazie, e un bacio!

Aphrodite : il mistero riguardo ai bit power umani verrà sicuramente chiarito nei prossimi capitoli ;) e anche tutto il resto (credo!XD). Effettivamente, la coppia Kei/Andrew attizza molto anche me, forse perché caratterialmente sono simili XD Grazie, e un bacio!

Kaifan91: devo ancora decidere se più avanti inserirò o meno una lemon (questa storia nasce per essere una shonen-ai), ma vorrei che, se dovesse accadere qualcosa tra i due, fosse tutto graduale. Yuriy è stato tradito da Kei, e io stessa non mi fiderei subito di una persona che si è giocata la mia fiducia >___< mi fa piacere sapere che il capitolo ti sia piaciuto, spero che anche questo sia altrettanto bello *__* Grazie, e un bacio! P.S. nel prossimo capitolo ci sarà la risposta di Tetsu XD

BenHuznestova : ti ringrazio per i complimenti, cara cerco di curare nel miglior modo possibile ogni capitolo perché tengo molto a questa storia, dato che ha segnato il mio ritorno dopo anni nel fandom di bey ^^ Un bacio!

Avly : ti ringrazio tantissimo per il tuo commento, nel prossimo capitolo rientrano in scena Yu, Kei, ma anche Andrew! XD  Un bacio!

Padme86 : ciao cara, a parte un dito del piede rotto (ma in via di guarigione) tutto bene, grazie e tu? Mi fa piacere che Tetsu e Sachiko insieme ti piacciano e che la battuta di Gianni ti abbia fatto ridere XD Cerco sempre di alleggerire le scene serie con qualche momento comico ;) Grazie per il tuo commento, e un bacio!

Lexy90: mi fa piacere di essere riuscita a mantenere Kei IC XD Grazie, e un bacio!

Saruwatari_Asuka: tranquilla, la frase di Kei verrà «trattata» in uno dei prossimi capitoli ;) la situazione tra Kei e Yu è parecchio ingarbugliata, degna di Beautiful XD Grazie, e un bacio!

 Non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno letto soltanto il precedente capitolo, e cocco bello a tutti quelli che recensiranno il prossimo!

A presto

Fe

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Capitolo 7
*** 7-Sale e Pepe ***


Nessun piacere è un male in assoluto,

ma alcune fonti del piacere procurano spesso più male che bene.

(Epicuro)

 

Nello stesso momento in cui Boris e Alfred si stavano recando al lavoro, Rei stava preparando il pranzo per il giorno successivo a casa del suo presunto fidanzato. Cucinare, oltre all'arte, era un'altra delle sue passioni, e si divertiva a personalizzare ricette già note con qualche nuovo ingrediente: era stata sua madre, rinomata pasticcera, ad insegnargli i primi passi nell'ambito culinario. Inizialmente, i risultati erano stati piuttosto deludenti (torte bruciate, riso scotto o carne talmente piccante da non risultare commestibile erano solo alcuni degli insuccessi conseguiti dal Drigerblader), ma in seguito ad anni di pratica, conditi da una buona dose di pazienza, il ragazzo era migliorato tantissimo, diventando un discreto cuoco. La perseveranza era sempre stata una dote innata della famiglia Kon che gli aveva permesso di superare qualsiasi difficoltà gli si presentasse dinnanzi; chissà se anche con Boris avrebbe rappresentato una carta vincente.

Dopo aver controllato la cottura del pesce e assaggiato il sughetto che bolliva nella pentola accanto, Rei si concesse qualche attimo di riposo in sala, dove la sua attenzione venne catturata da una fotografia sistemata su un tavolino di mogano. Essa ritraeva la squadra dei Neoborg al completo durante le selezioni dell'ultimo campionato mondiale, e si stupì di come vedere Kei non producesse in lui più alcun effetto: qualche mese prima, il solo sentir parlare del possessore di Dranzer gli avrebbe provocato un dolore immenso, ora invece il ricordo di quell'amore mai sbocciato lo faceva sorridere. Tutto sommato, era stato grazie a quel sentimento non corrisposto che aveva potuto approfondire la conoscenza di Boris, ed era fermamente convinto che con il nipponico non sarebbe mai stato così felice. Kei, ormai, gli appariva in bianco e nero, come se appartenesse ad un passato lontano, un passato da custodire nella «soffitta» della sua mente.

Il suo sguardo si spostò poi su Yuriy, serio e composto come una delle guardie che sorvegliano l'entrata di Buckingham Palace. Dal modo in cui si comportava, sembrava quasi che provasse una sorta di antipatia nei suoi confronti, probabilmente alimentata dal fatto che si fosse avvicinato improvvisamente al suo migliore amico. Non se la sentiva di condannarlo completamente, probabilmente avrebbe reagito anche lui in quel modo nel caso in cui un estraneo avesse cercato di portargli via una persona a lui cara. La sua indole razionale, mescolata ad un encomiabile senso del dovere, gli suggeriva di instaurare un dialogo con Yuriy non appena fosse tornato dalla sua breve trasferta ad Okinawa. Doveva ammettere a se stesso che la rigidità del capitano dei Neoborg, lo metteva a disagio, e non lo aiutava certamente nel perseguimento dei suoi buoni propositi. Tuttavia, al cinese piacevano le sfide, specialmente quelle impossibili lo stuzzicavano parecchio.

Mi chiedo come reagirei nel caso in cui mi confidasse di essere innamorato di Boris a sua volta. Forse mi sentirei come uno dei personaggi delle soap opera che trasmettono in televisione pensò Rei, provando una certa amarezza. Successivamente, scosse la testa con vigore, decidendo di accantonare momentaneamente la questione; si alzò e accese lo stereo, lasciandosi cullare dalle note malinconiche della sempreverde Yesterday.

                                                                                     ***

Era domenica pomeriggio ad Okinawa, e, se da una parte Yuriy e Kei avevano deciso di trascorrere il tempo residuo in spiaggia, dall'altra Sachiko e Tetsu avevano optato per una rapida visita al Tsuboya Pottery Museum, un celebre museo della ceramica, meta di orde di turisti.

« Sachiko, vorrei portarti in un altro posto prima di tornare in albergo» esordì lui distaccato, dopo che si furono congedati dalla guida che li aveva accompagnati nel tour del museo.

Quello è il tipico tono di voce che gli uomini usano quando vogliono mollarti  

La quarantenne si limitò ad annuire con il capo, non lasciando sfuggire nemmeno un sospiro dalle sottili labbra velate di rossetto. Orgogliosa com'era faticava ad accettarlo, ma l'indifferenza del suo amante l'aveva ferita parecchio: davanti a tutti si mostrava sempre inattaccabile e sicura di sé, nascondendo abilmente la fragilità tipica di ogni donna. Odiava Tetsu e la sua imprevedibilità, perché con lui risultavano inutili «armi» come la maturità o l'esperienza.

Una volta saliti in macchina, recuperò la borsetta di Gucci dalla quale estrasse uno specchietto che le mostrò la sua immagine riflessa: alcune rughe cominciavano a insinuarsi sul suo viso, sapientemente truccato per mascherarle.

Si morse un'unghia ricoperta di smalto celeste, innervosita. Da quando in qua l'integerrima Sachiko si preoccupava del parere di un rappresentante del mondo maschile?

Semplice, da quando mi sono innamorata dell'idiota che siede al mio fianco

Solitamente, erano i suoi numerosi pretendenti a ricevere il due di picche da lei, non appena si stancava di loro (forse perché prima di aver incontrato Hiroyama, non aveva mai provato qualcosa che andasse al di là della mera attrazione sessuale); invece stavolta era lei a trovarsi nella situazione opposta secondo le sue elucubrazioni mentali. Possibile che Tetsu fosse riuscito a coinvolgerla a tal punto?

Un quarto d'ora dopo, l'autista di Hiwatari parcheggiò la limousine nei pressi del Kukushu-en, uno dei più bei parchi di Naha, la capitale della prefettura di Okinawa. Davanti a loro si apriva un lungo viale ghiaioso che conduceva nei pressi di una scalinata, e salendola si poteva giungere fino ad una pagoda, posizionata in cima ad una cascata di medie dimensioni. Ciliegi, rododendri, aceri palmati e larici circondavano e coloravano l'ambiente circostante con il loro splendido fogliame, conferendogli un aspetto tipicamente estivo.

Percorsero l'uno accanto all'altra un ponticello di legno, sotto il quale scorreva un ruscello pieno di carpe che nuotavano tranquillamente, disturbati soltanto dal rumore provocato dai tacchi delle scarpe di Sachiko.

«Adesso basta, Tetsu» la donna si fermò a metà strada, esasperata «se devi lasciarmi, fallo ora»

L'interpellato si guardò rapidamente intorno, grattandosi poi la testa, nervoso.

«D'accordo, volevo arrivare fino alla pagoda, però se insisti…» temporeggiò qualche istante, tornando a parlare solo dopo essersi schiarito la gola «mi vuoi sposare, Sachiko Takayama?»

Sachiko spalancò la bocca, sorpresa, temendo di aver frainteso la richiesta avanzata dal suo quasi marito. Marito, come suonava bene quel vocabolo di sei lettere; dunque la complicità che li legava non si era affatto dissolta, anzi.

«Non ci siamo, Tetsu Hiroyama» controbatté lei, fingendosi arrabbiata «ti dichiari senza nemmeno un anello? Aaaah, quanta pazienza ci vuole con te, comunque la mia risposta è sì!»

L'uomo la abbracciò di slancio, sollevandola da terra qualche centimetro.

«Ritenevo di non essere la persona adatta a te, per questo ho tergiversato, e non nego che la tua intraprendenza mi ha stupito ancora una volta. Volevo essere io a farti la fatidica proposta, e per questo ti ho «invitata» qui, dato che, megalomane come sei, so che ti piacciono le cose fatte in grande» specificò lui raggiante.

«Impertinente» lo sgridò lei, ridacchiando e lasciando che il suo futuro sposo la baciasse con trasporto.

                                                                                        ***

Yuriy stava fissando con sguardo critico lo yukata color antracite steso ordinatamente sul letto.

Perché Sachiko vuole farmi sentire ridicolo a tutti i costi?

La sua datrice di lavoro aveva annunciato a lui e a Kei le sue imminenti nozze con Tetsu, lasciando entrambi basiti, seppur non lo avessero dato apertamente a vedere. Per celebrare la bella notizia, i due avevano pensato di posticipare il rientro a Tokyo al giorno seguente, permettendo così a tutti di partecipare alla festicciola che si sarebbe tenuta quella sera tra le arterie principali di Naha. La donna desiderava (o meglio, si era fortemente raccomandata) che sia lui che il Dranzerblader indossassero degli indumenti tipicamente giapponesi, per cui se li era fatti procurare direttamente dal gestore dell'albergo, un fautore delle antiche tradizioni, sfortunatamente per il russo.

La mente del capitano dei Neoborg vagò a quel pomeriggio speso in compagnia di Hiwatari: era la prima volta da quando si conoscevano che avevano trascorso del tempo insieme senza fare sesso e senza beyblade. Effettivamente, in passato i loro incontri si riducevano a quello: competizioni internazionali, allenamenti e rapporti occasionali, questi ultimi vissuti più che altro seguendo l'istinto del momento. Invece prima era stato diverso: avevano goduto in silenzio della reciproca presenza, avevano camminato sul bagnasciuga (dove Kei non aveva mancato di lanciare occhiatine di approvazione al costume del suo compagno), e infine avevano assistito al tramonto.

D'altro canto, Yuriy non aveva affatto rimosso il tradimento del nipponico con l'insopportabile Andrew: apprendere della loro scappatella direttamente dall'inglese l'aveva deluso profondamente, e la fiducia nei confronti del suo ex amante era drasticamente precipitata. Tuttavia, Kei non aveva cercato scusanti; si era semplicemente rifiutato di concedergli spiegazioni, proprio come aveva predetto lui. Lo conosceva troppo bene per potersi sbagliare.

Rispolverando le lezioni di filosofia affrontate a scuola tre anni prima, gli sovvennero alla mente le parole di un noto filosofo greco.

Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona

Non concordava pienamente, perché nel suo caso, Kei racchiudeva in sé sia il piacere che il dolore, le due facce della stessa medaglia.

Kei gli aveva fatto provare delle sensazioni indescrivibili e l'aveva fatto sentire l'unico.

Kei se l'era portato a letto, e poi si era fatto beffe di lui.

E adesso stava tentando in tutti i modi di riavvicinarsi a lui. Che strana persona era Kei.

Improvvisamente, l'oggetto dei suoi pensieri si materializzò nella sua stanza (usufruendo ancora una volta della copia del pass) avvolto in uno yukata color grigio fumo. Ai piedi portava i classici geta, che a Yuriy parevano terribilmente scomodi.

«Muoviti, gli altri ci stanno già aspettando nella hall» sentenziò il presidente della Hōno con indifferenza.

Il blader russo recuperò l'indumento e andò in bagno a cambiarsi, tornando dopo una manciata di minuti. Kei lo squadrò dall'alto al basso, sbuffando.

«Voltati, hai dimenticato l'obi» il campione giapponese recuperò la cintura abbandonata sul trespolo, legandola poi attorno alla vita di Yuriy che cercò di concentrarsi sull'odore di dentifricio proveniente dalla bocca di Kei per evitare di guardarlo in faccia.

«Ahi!»

                                                                                              ***

«Mi arrendo, Boris» capitolò Alfred, alzando al cielo le mani in segno di resa. Era da circa un paio d'ore che il Phalborgblader lo stava assillando con i suoi problemi sentimentali, facendogli sbagliare diversi conteggi alla cassa.

«Cerca di capire, Al tu sei l'unico con cui posso sfogarmi, poiché sei esterno alla situazione. Dai, sforna uno dei tuoi saggi consigli» cercò di invogliarlo Boris, intento a preparare un cuba libre ad una ragazza bionda che stava inutilmente tentando di conversare con lui.

«Bacialo» fu la risposta lapidaria del teenager «bacia questo Yuriy, e paragona le sensazioni che hai provato con quelle che ti trasmette Rei. Un confronto è sicuramente la via più breve per mettere chiarezza nella tua testa bacata»

Boris lasciò cadere a terra il bicchiere che andò in frantumi, osservando sbigottito l'anglosassone.

                                                                                              ***

«Spiegami perché l'hai fatto» sussurrò Yuriy stizzito in direzione di Kei, mentre si erano tuffati nelle vie di Naha insieme a Tetsu e Sachiko. Numerose bancarelle di vario genere erano state allestite ai lati della strada che, per l'occasione, era stata chiusa al traffico per consentire ai pedoni di muoversi con maggiorelibertà: c'era chi vendeva dolciumi o prodotti tipici di Okinawa, chi si dilettava con la cattura dei pesciolini tramite degli appositi retini, o ancora chi distribuiva volantini pubblicitari che promuovevano gli eventi della serata. In una piazzetta non molto distante da loro, era radunata una piccola folla che stava assistendo con interesse all'esibizione dal vivo di un gruppo musicale della zona.

«Perché mi andava» replicò laconicamente il Dranzerblader, alzando le spalle «e per marcare il territorio con Boris» aggiunse con un sorrisetto strafottente.

Il russo bofonchiò qualcosa, sfregandosi nuovamente il succhiotto che gli aveva fatto il nipponico quando gli aveva sistemato l'obi. Aveva abbassato la guardia, e Kei, da bravo opportunista qual'era, ne aveva approfittato.

«Non capisco cosa c'entri Boris, ma potresti almeno prestarmi la tua dannata sciarpa in modo da coprirlo. Non voglio che Sachiko se ne accorga» proclamò a denti stretti Yuriy, intimandosi di restare calmo.

«Scorda…» Kei non fece in tempo a terminare la frase che franò rovinosamente a terra, a causa di uno dei sandali che si era rotto.

«Hiwatari-sama, stai bene?» gli domandò Tetsu, accorrendo subito al suo fianco e aiutandolo a rialzarsi.

Il nipponico si limitò ad annuire, strofinando leggermente lo yukata per togliere della polvere che si era insediata su un lembo.

«Quando si rompe un hinao, è presagio di cattivo auspicio» riferì Sachiko, prima di andare a comprare un nuovo paio di geta per Kei.

Da lontano, Andrew aveva presenziato alla scena, sorridendo compiaciuto.

 

 

 

Mini Glossario:

Yukata: indumento estivo tradizionale giapponese, indossato indistintamente da uomini e donne. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Yukata

Geta: sandali tradizionali giapponesi, simili agli zoccoli. Secondo la superstizione giapponese, rompere la stringa (l'hanao) di un geta porta sfortuna. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Geta_(scarpa)

Obi: cintura con sui si lega lo yukata. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Obi_(cintura)

Naha: capitale della prefettura di Okinawa

Il museo di ceramiche e il parco cinese di Kukushu-en esistono realmente.

La frase che Yuriy pensa in corsivo è stata attribuita a Socrate da Platone. Fonte: http://it.wikiquote.org/wiki/Socrate

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti,

come ve la passate? Eccomi qui con un nuovo aggiornamento che spero possa piacervi, mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo^^ sono contenta che la caratterizzazione di Alfred vi sia piaciuta, è un personaggio a cui tengo molto. La citazione che ho inserito all'inizio di questo capitolo vuole farvi ragionare su questo (e ovviamente vi voglio confondere le idee, dato che io sono perfida…in senso buono, ehXD): Rei e Yuri stanno facendo la scelta giusta?

Bene, dopo questo momento «marzulliano» passo subito a ringraziare le cinque persone che hanno recensito il capitolo precedente:

lexy90:  posso anticiparti che nel prossimo capitolo ci sarà la festa di compleanno di Rei, chissà cosa bolle in pentola XD grazie, e un bacio!

Padme86:  eh sì, il mistero si infittisce… effettivamente Boris e Alfred sono un po' come cane e gatto XD grazie, e un bacio!

Iria: mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto nonostante sia di transizione^^  credo che verrò fustigata per la presenza di Andrew ^^''  un bacio, e grazie!

Aphrodite: ti dirò, l'introspezione è sempre una sfida per me (citando in parte Rei XD), e sono contenta di averla «vinta» nel capitolo precedente^^ grazie, e un bacio!

Saruwatari_Asuka:  posso spoilerarti che sicuramente non sarà una festa tranquilla, ma credo che questo si possa già presagire XD ci sono ancora tanti misteri da svelare: il significato del titolo, il passato di Al, i bit power umani… grazie, e un bacio!^^

Un grazie grande, grande a chi ha commentato e a chi ha letto soltanto, spero che la mia storia continui ad appassionarvi. Sono sempre ben accette critiche costruttive, eventuali segnalazioni di errori e consigli^^

Alla prossima!

P.S.  prossimamente (ispirazione e tempo permettendo), vorrei creare una raccolta di flashfic basate sui segni zodiacali. L'idea è ancora molto vaga e potrebbe subire dei mutamenti (o, nella peggiore delle ipotesi, non vedere affatto la luce): si tratterebbe di associare ad ogni blader un segno zodiacale, e di creare una flashfic  partendo dalle caratteristiche tipiche di ogni segno zodiacale (so che, ovviamente, variano da individuo a individuo). Voi cosa ne pensate? La trovate stuzzicante come idea, oppure è pessima? Aspetto una vostra opinione in merito^^

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Capitolo 8
*** 8-Vodka e Mojito ***


Quel weekend ad Okinawa era decisamente volato, e per Yuriy era giunto il momento di fare ordine tra i suoi pensieri, impresa che non si prospettava tra le più semplici. La razionalità, che da sempre rientrava tra le peculiarità del suo carattere, lo obbligava a riassumere con chiarezza ciò che era successo negli ultimi giorni. Si accorse ben presto che le questioni di vitale importanza non potevano essere  paragonate ad un monotono problema matematico, dove bastava applicare le solite formule conosciute per ottenere la soluzione; aveva appurato personalmente che la vita, con i suoi alti e bassi, sgretola facilmente le certezze che ogni persona si costruisce durante il suo percorso.

I sentimenti, in special modo, stavano sfuggendo al suo controllo. E solitamente, il freddo e scostante lupo della Siberia sapeva perfettamente come agire, come difendersi e come…cedere con facilità ai ricatti di Kei Hiwatari. Faticava ad ammetterlo a se stesso, fiero com'era, ma dal periodo in cui i loro contatti si erano interrotti bruscamente, la mente di Kei era diventata ancora più impenetrabile per lui: quando credeva di aver intuito una sua mossa, il nipponico stravolgeva le sue supposizioni e agiva in maniera del tutto inaspettata, come aveva dimostrato l'episodio del succhiotto. Perché Kei era così dannatamente imprevedibile? Perché non «giocava» completamente a volto scoperto? Si era reso amaramente conto di non conoscerlo bene come credeva, e aveva classificato quella veritiera constatazione come una  sconfitta personale, di cui stava subendo gli strascichi.

Suo malgrado, il breve soggiorno lontano da Tokyo gli aveva fatto comprendere una verità che lui non voleva accettare, accantonata  in un angolo remoto della sua psiche: l'attrazione nei confronti del Dranzerblader non si era mai sopita completamente, era come un fuoco fatuo pronto a trasformarsi in un falò ogni volta che l'altro lo toccava. D'altro canto, sarebbe occorso del tempo per assimilare il tradimento con Andrew, ma i gesti e gli sguardi di Kei gli avevano fatto comprendere quanto il presidente della Hōno lo desiderasse. Il  cruccio principale della vicenda era l'interpretazione di quel  «morboso» attaccamento nei suoi riguardi: bramava solamente il suo corpo oppure mirava ad instaurare nuovamente  il rapporto di un tempo?

Quando erano rimasti in spiaggia da soli, gli era parso di tornare alle sere in cui Kei gli parlava del suo passato al Monastero. A quei tempi, Yuriy era convinto che il coetaneo l'avesse scambiato per un padre o un fratello visto il suo modo di porsi maturo, ipotesi che venne smentita in seguito dal bacio del nipponico.  Un dettaglio da non trascurare era il fatto che Hiwatari, a dispetto delle apparenze, era intimorito dalla solitudine, e quindi Yuriy avrebbe potuto rappresentare l'ennesimo diversivo volto a estinguere il senso di vuoto che opprimeva il ragazzo. Quel lato nascosto del suo ex compagno di squadra l'aveva sempre incuriosito, benché lui fosse piuttosto abile nel mantenerlo tale.

Altro particolare non trascurabile era il fatto che il possessore di Dranzer fosse estremamente capriccioso, e si annoiava con una facilità disarmante delle persone che lo circondavano, forse era proprio quello il motivo per cui aveva preferito migrare verso il letto dell'inglese alla ricerca di una nuova fonte di piacere. Dopotutto, lui non aveva nulla da invidiare a quel cafone di Mc Gregor che si era divertito ad umiliarlo pubblicamente, anzi non aspettava altro che l'occasione buona per vendicarsi e ripagarlo con la stessa moneta. Non poté, però, evitare di porsi alcuni quesiti:

Quella tra Andrew e Kei era stata solo una scappatella oppure dietro a quell'avventura peccaminosa si nascondeva qualcos'altro?

Andrew era innamorato di Kei? E Kei come reputava Andrew?

Per un attimo, invidiò il dottor Faust che aveva ottenuto la conoscenza suprema vendendo la sua anima al diavolo, ma si accorse ben presto dell'insensatezza del suo ragionamento. Era famoso per essere un tipo schietto, e anche in questo caso, decise che avrebbe scoperto la verità a tutti i costi, seguendo l'esempio degli eroi dei telefilm polizieschi che Sachiko decantava quotidianamente.

                                                                                                                  ***

Quando mise piede in casa, venne travolto da quello che lui definiva «profumo di Boris»: l'odore del caffè che stava bollendo nella moka mischiato al fumo proveniente dalla sigaretta del suo coinquilino producevano un connubio inconfondibile.

Tutto questo gli era mancato.

Aveva riflettuto parecchio circa la natura del loro battibecco, concludendo che non valeva la pena tenere il broncio per una simile futilità.

«Ciao, Bo» lo salutò semplicemente, mantenendo il suo consueto distacco e appoggiando il trolley (con pochi vestiti, ma pieno zeppo di pensieri e riflessioni) in un angolo della cucina.

Si accorse successivamente che il suo amico storico aveva compagnia: a giudicare dai tratti, il ragazzino in piedi davanti a lui non pareva giapponese, ma europeo o al massimo americano.

«Ehi, Yu lui è Alfred, lo spietato cugino del proprietario del Taka» si affrettò l'altro a presentarglielo, dopo aver spento la sigaretta in un posacenere di avorio. Quella specie di battuta suonava parzialmente forzata, e non riusciva a spiegarsi l'improvviso imbarazzo da parte di Boris. Che avesse interrotto qualcosa?

«Piacere di conoscerti, Yuriy. Boris non fa altro che parlare di te al lavoro, ormai sei famoso» sentenziò Alfred con una punta d'ironia nella voce, stringendo la mano che il russo gli porgeva con diffidenza «sarà meglio che vada, ci vediamo più tardi»

Boris bofonchiò un saluto nella sua direzione, e tornò alla realtà solo quando l'inglese chiuse la porta dietro di sé.

«Bacialo. Bacia questo Yuriy, e paragona le sensazioni che hai provato con quelle che ti trasmette Rei. Un confronto è sicuramente la via più breve per mettere chiarezza nella tua testa bacata»

Il discorso del giorno prima affrontato con Alfred gli vorticava pericolosamente in testa, anzi, era allettante come un invito a cena e come le labbra di Yuriy a pochi centimetri da lui.

«Ma si può sapere che ti prende? Scusa se vi ho disturb…»

Imitando un robot che adempie ciecamente agli ordini del suo padrone, il russo seguì alla lettera quel consiglio, e baciò il suo capitano con veemenza.

Quel bacio tanto desiderato.

Quel bacio tanto agognato.

Quel bacio…aveva lo stesso sapore amaro di uno sciroppo che gli propinavano da piccolo tutte le volte in cui era malato.

Aveva passato notti intere a fantasticare su come sarebbe stato, e adesso che lo stava vivendo, non era per niente appagato; al contrario si sentiva più sporco di uno straccio usato per pulire un pavimento.

R-e-i

Gli bastò unire quelle tre lettere, come un bambino che impara faticosamente a leggere, per sentirsi libero dall'ossessione di Yuriy.

La «r» come radioso, quanto era radioso il sorriso del Drigerblader che gli donava il buonumore.

La «e» come etereo; il corpo del suo amante era perfetto come la statua di un'artista greco.

La «i» come insicuro; si ricordò del loro primo incontro e di quanto fosse titubante nel voler attuare la strategia da lui ideata.

Rei!

Lo chiamò mentalmente nonostante non potesse sentirlo e si diede dell'idiota per aver ferito in quel modo il cinese che gli era rimasto accanto in silenzio, trascurando i suoi sentimenti.

Rei, lui voleva Rei.

I dubbi si dissiparono dalla sua mente in un baleno, e si allontanò da Yuriy, la cui faccia non prometteva nulla di buono. Boris pareva una mongolfiera che si innalzava in cielo dopo aver gettato a terra una pesante zavorra.

«Ti giuro che ho una spiegazione, amico mio!» Boris recuperò il suo giubbetto di jeans dall'appendiabiti e corse fuori dall'appartamento alla velocità della luce, rischiando di far precipitare il vaso di porcellana situato all'ingresso.

Yuriy rimase impietrito ad osservarlo, incapace di emettere un fonema di senso compiuto.

«Ma che diavolo…quello stupido di Boris…» biascicò stizzito, passandosi le dita sulle labbra umide e lasciandosi trasportare dai ricordi.

Per festeggiare l'arrivo in Giappone di Yuriy, il suo migliore amico l'aveva trascinato nel pub in cui lavorava con l'intento di farlo ubriacare.

«Dai, assaggialo! E’ buonissimo e offro io!» asserì Boris allegramente, appoggiando sul bancone un bicchiere dove vi erano un liquido incolore e del ghiaccio.

A causa delle luci soffuse, il capitano dei Neoborg non seppe distinguere subito cosa fosse, quindi preferì sorseggiarlo cautamente; solo in un secondo momento capì che si trattava di…

«Vodka… ci vai pesante, eh Bo?» lo riprese, alzando un sopracciglio.

Il suo compagno non lo ascoltò minimamente e gli fece trangugiare un'altra sostanza che Yuriy non seppe classificare vista la sua poca esperienza in fatto di alcolici.

«Questo si chiama mojito, ti piace?»

Vodka e mojito.

Kei ed i suoi baci avevano lo stesso sapore della vodka: forte e deciso, mentre la freschezza della menta gli ricordava l'affetto e la spontaneità di Boris.

La vodka bruciava proprio come Kei, e al principio aveva il potere di lasciar senza fiato chiunque la bevesse, al contrario la menta associata al rum dava vita a un mix «frizzante», dal nome esotico (mojito, appunto) ma vagamente dolciastro; sì quelle caratteristiche calzavano piuttosto bene a Boris.

Credo proprio che dovrò ringraziarlo  iniziò a disfare il suo bagaglio e a riporre gli abiti nell'armadio in camera sua, sbuffando pesantemente.

                                                                                                                 ***

Una settimana dopo il bacio di Boris, Yuriy stava uscendo dal lavoro trafelato e per evitare il soffocamento si allentò il nodo della cravatta.

Se non mi sbrigo, rischio di fare tardi alla festa di compleanno di Rei e devo ancora comprargli il regalo

Boris era riuscito nella sua personale missione «convinci Yu a prendere parte alla festa» e gli dispiaceva deluderlo dopo che lui e Rei si erano messi ufficialmente insieme, in più gli doveva anche un favore e quindi gli sembrava giusto ricambiare come poteva.

Menomale che c'è anche Kei, almeno saremo in due ad annoiarci  pensò, mentre imboccava la scorciatoia che percorreva tutti i giorni per tagliare un pezzo di strada.

Nel momento in cui fece il suo ingresso nel vicolo, venne afferrato da uno strano individuo che aveva il volto coperto da un passamontagna nero e che premette sulla sua bocca un fazzoletto intriso di un potente narcotico.

E’ cloroformio, devo…! la vista gli si annebbiò all'istante, e simultaneamente si sentì cadere a terra, ma venne prontamente sorretto dal suo assalitore. Non appena verificò che il russo fosse realmente privo di sensi, il rapitore si liberò del fastidioso passamontagna, facendo cadere sulle spalle una cascata di rasta biondi. Digitò un numero di telefono sul cellulare e restò in attesa, frugando nel frattempo nelle tasche di Yuriy che dormiva profondamente.

«Sono io, ho quello che cercavi» esordì scrutando un'anonima chiavetta USB.

«Molto bene, porta entrambi nel luogo che abbiamo pattuito in precedenza» la persona all'altro capo del telefono stava bevendo tranquillamente del tè al bergamotto  con alcuni amici, gongolando per quella vittoria.

«Come vuoi, a presto» Alfred riattaccò, e dopo essersi caricato l'incosciente capitano dei Neoborg sulle spalle, si diresse in gran segreto verso la sua meta.

 

 

 

FE SCRIVE…

Ciao a tutti e ben ritrovati tra le pagine di «Vodka e Mojito» ^^ chiedo scusa se ci ho messo molto ad aggiornare, ma è un periodo denso di impegni e …di contest XD farò il possibile per continuare a postare i nuovi capitoli con continuità, ma se dovessi ritardare i motivi sono questi, chiedo scusa>__<  posso assicurare, comunque, che non abbandonerò mai  questa storia perché ci tengo troppo.

Bene, bene prima di passare ai ringraziamenti, facciamo quattro chiacchiere XD in questo capitolo sono successe tante cose: Yu si è accorto di non aver dimenticato Kei, Boris si è finalmente reso conto di essere innamorato cotto di Rei e, last but not least, Yu viene rapito da Alfred…ve lo aspettavate? Confesso che la frase pronunciata nel capitolo 5 da Andrew e l'incidente col sandalo sono stati creati appositamente per cercare di depistarvi e di farvi credere che sarebbe successo qualcosa a Kei, e spero di essere riuscita nel mio intento di creare un colpo di scena XD Ah, e mi auguro di non essere sfociata nell'OOC con Yuriy>__<

Viene anche svelato il mistero del titolo, Vodka e Mojito, spero vi sia piaciuta la spiegazione che ho fornito^^ tuttavia, ci sono ancora molti punti in sospeso che verranno sicuramente chiariti nei prossimi capitoli, e compariranno altri personaggi dell'universo di beyblade ;)

Ok, adesso è venuto il momento di ringraziare le persone che hanno commentato il capitolo precedente, mi avete fatto davvero felice J

-Aphrodite: mi fa piacere che apprezzi il modo in cui descrivo i posti e gli ambienti, cerco sempre di rendere il tutto il più reale possibile per trasportare il lettore nel mondo da me creato^^ e il Giappone è uno dei miei sogni, spero di poterci andare nel 2011>__< nel prossimo capitolo dedicherò un po’ di spazio a Rei e alla sua festa di compleanno ;)  grazie, e un bacio!

-lexy90: ammetto che mi piace rendere Kei particolarmente bastardo XD e fai bene ad aspettarti tanti guai, ne vedremo, anzi i nostri eroi ne vedranno, delle belle! grazie, e un bacio!

-Iria: faccio il possibile per mantenere IC i personaggi e sono contenta di sapere che ti piace come li caratterizzo^^ e come vedi, ci hai preso, è successo veramente qualcosa XD tra l'altro, oltre a quella dei segni zodiacali, mi è venuta l'ispirazione per un'altra fic…la cosa più complessa sarà trovare il tempo per scriverla XD grazie, e un bacio!

-Padme86: non scusarti per il ritardo, una recensione fa sempre piacere in ogni momento in cui arriva ;) spero che anche l'introspezione di Yuriy che ho trattato in questo capitolo possa piacerti così come quella di Rei^^ grazie per i complimenti, e un bacio!

-Saruwatari_Asuka: come ho detto a Pad, non c'è assolutamente bisogno che ti scusi per il ritardo, sono sempre contenta di sapere che trovate del tempo per leggere la mia storia ^.^  avrai notato che alla fine Boris ha fatto la sua scelta che l'ha condotto definitivamente verso Rei, inizialmente avevo in mente un epilogo ben diverso per loro, ma i personaggi hanno iniziato a muoversi da soli XD grazie, e un bacio!

Un mega grazie anche a chi ha letto soltanto e a ColdFire e marialuisa1612 per aver inserito la storia tra le preferite.

Pareri, critiche (costruttive), suggerimenti, segnalazioni di eventuali errori e quant'altro sono sempre ben accetti ^.^

Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9-Vita ***


La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro.

Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare

(Arthur Schopenhauer)

 

«Sai che non mi sembra ancora vero?» un sorriso entusiasta accompagnò la constatazione di Rei che stava passeggiando verso una destinazione ignota insieme a Boris.

Una settimana prima, quest'ultimo si era letteralmente precipitato nel suo appartamento ad Harajuku e gli aveva confessato il suo amore.

Non era una candid camera.

Non era  più una stupida recita, in cui lui doveva fare il «soprammobile» in attesa di essere rimpiazzato da Yuriy.

Era la realtà.

Com'è strana la vita, cambia da un giorno all'altro ed è in grado di riservarti delle piacevoli sorprese quando meno te lo aspetti pensò il cinese tra sé e sé, accoccolandosi al suo amante che lo strinse prontamente.

«Anche a me, ma non credere che sia finita qui! Non hai ancora visto niente!»

«Devo preoccuparmi? Questa tua esclamazione può dare adito a diverse ipotesi…» commentò Rei con una punta di malizia nella voce.

Boris rise leggermente e svoltò in una via interna che li allontanò definitivamente dal chiacchiericcio dei passanti e dal chiasso provocato dai clacson delle automobili. Fortunatamente, la casa del cugino di Alfred si trovava in una posizione decisamente tranquilla, lontano dallo stress generato dal centro di Tokyo, e poco lontano da essa vi era un piccolo torrente dove nel weekend si affollavano dei pescatori che speravano di acchiappare qualche carpa.

«Non sono un grande esperto di tradizioni giapponesi, ma recentemente ho scoperto che oggi, oltre ad essere il tuo compleanno, si festeggia anche Tanabata» esordì Boris dopo essere rimasto in silenzio qualche istante.

Non era un silenzio pesante, ma un silenzio in cui l'uno godeva della presenza dell'altro.

«Già, secondo una leggenda cinese al pastore Hikoboshi, che rappresenta la stella Altair, e alla dea Orihime, ovvero la stella Vega, è stato concesso di potersi rincontrare una volta l'anno dopo che il padre di lei ebbe scoperto la loro relazione. E’ una storia un po’ triste» gli raccontò il Drigerblader, soffermandosi poi a rimirare il tramonto. Gli ultimi raggi di sole creavano degli strani riflessi di luce sui suoi capelli neri come l'inchiostro, lasciati sciolti come piaceva a Boris.

«Capisco. Ah, siamo arrivati!» il russo aprì un cancelletto di ferro tramite il mazzo di chiavi che gli aveva prestato Alfred qualche tempo prima e invitò Rei a percorrere il viottolo di pietra che li avrebbe condotti verso il garage, luogo prescelto per i festeggiamenti.

«Ma dove mi hai portato?» gli domandò l'altro vagamente disorientato, osservando con crescente curiosità la villetta in stile occidentale che si ergeva di fronte a loro. La facciata era stata dipinta di un caldo color sabbia e dai davanzali delle finestre spuntavano  dei bonsai che parevano stridere con l'aura europea che avvolgeva l'edificio. Boris gli fece cenno di proseguire verso il giardino, illuminato da un filo di lampadine colorate, dove vi era un bambù di medie dimensioni, sui cui rami erano stati appesi una marea di fogliettini (detti «tanzaku»).

Rei si bloccò, incapace di parlare, tanto era lo stupore che pervadeva il suo corpo. Come sempre, Boris era in grado di regalargli delle emozioni uniche.

Come sempre, la fantasia di Boris superava la sua immaginazione, troppo spesso limitata dalla razionalità.

«Bè, che aspetti a scrivere il tuo desiderio? Se ti occorrono carta e penna, le puoi recuperare in quella sottospecie di garage» gli suggerì Huznestov, indicandogli con un cenno del capo una costruzione adiacente all'albero.

Il mio desiderio più grande è già stato esaudito  

Non appena Kon aprì la porta, fu investito da un coro di voci (non propriamente intonato) che gli cantava «Happy Birthday» : riconobbe Takao, Hilary, il professor Kappa e Max, tornato appositamente dall'America per l'occasione. Vicino a loro vi erano alcuni colleghi di Boris che stavano armeggiando con delle lanterne e in un angolo alla sinistra di un tavolo colmo di stuzzichini e bevande, erano appostati i Baihuzu al completo. Inizialmente, Mao non voleva recarsi in Giappone per ovvi motivi, ma l'affetto che la legava a Rei era talmente forte da permetterle di soprassedere al rancore provato quando lui l'aveva rifiutata tempo addietro.

«Allora, come se la passa il nostro festeggiato? Potresti tornare a farci visita ogni tanto, invece di scriverci delle semplici lettere!» Lai non era cambiato di una virgola, cercava sovente di convincerlo a rimpatriare al villaggio tramite delle palesi implicazioni. Tuttavia, Rei non era arrabbiato, anzi l'aveva interpretato come un estremo gesto di amicizia; la loro unione era talmente solida che nemmeno la lontananza era stata in grado di scalfirla.

«Volevo ringraziare tutti quanti per…» il cinese stava per imbastire una specie di discorsetto, quando vide comparire un uomo in giacca e cravatta, piuttosto trafelato, che obbligò Boris a seguirlo all'esterno.

«Potete iniziare ad abbuffarvi se volete, io torno subito» detto questo si congedò dai suoi invitati e raggiunse il fidanzato, scoccando un'occhiata interrogativa al nuovo arrivato «chi è lei?»

«Scusate se mi sono presentato qui all'improvviso. Mi chiamo Tetsu Hiroyama, e sono l'autista di Hiwatari-sama, nonché sua guardia del corpo personale. Sono preoccupato per il signorino Kei, prima ha ricevuto una telefonata da parte di Andrew Mc Gregor e dopodiché è sparito nel nulla, senza avvisarmi» riferì Tetsu visibilmente angosciato per il suo padrone. Aveva pensato di rivolgersi a Boris perché nella stanza del presidente della Hōno aveva intravisto una foto dei Neoborg risalente all'ultimo campionato mondiale, e non riuscendo a rintracciare Yuriy, aveva optato per lui, informandosi al pub dove lavorava sul suo conto «Ho ragione di credere che Yuriy sia implicato in questa faccenda»

Boris e Rei si guardarono intorno, notando solo in quell'istante l'assenza del detentore di Wolborg. Avrebbe già dovuto raggiungerli da un bel pezzo, eppure sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Che avesse avuto un ripensamento improvviso o un contrattempo? Entrambi sperarono che quelle fossero le congetture più plausibili per giustificare il suo ritardo, ma quando Boris provò a chiamarlo al cellulare e non rispose, il timore cominciò a serpeggiare tra i presenti.

Tetsu controllò il suo I-phone, dove gli era appena stata mandata, tramite sms, la breve conversazione avvenuta tra Kei e l'inglese qualche ora prima. Ringraziò mentalmente la tecnologia che gli aveva permesso di ricevere celermente quell'input; il passo successivo consisteva nell'elaborare una strategia per contrastare il nemico.

Se Hiwatari-sama scoprisse che ho volontariamente violato la sua privacy, seppur per una buona causa, suppongo che mi manderebbe a fare compagnia ai pinguini al Polo Sud.

«Ragazzi, non allarmatevi ma il nostro servizio di sicurezza mi ha comunicato una cattiva notizia: il vostro amico Yuriy è stato rapito proprio da Andrew»

Sul volto di Boris si avvicendarono diverse espressioni: dapprima la meraviglia, poi la paura e infine la rabbia. Fu proprio l'ira a prevalere nel suo animo, e istintivamente tirò un pugno contro una parete: se fosse successo qualcosa al suo migliore amico, non se lo sarebbe mai perdonato.

«Calmati, Bo» Rei aveva cercato di prendere il controllo della situazione, e posò una mano sulla spalla del suo amante con fare rassicurante. L'esperienza gli aveva insegnato ad agire con calma e ad analizzare con lucidità qualsiasi imprevisto, concludendo che nella vita vi era un rimedio quasi per tutto «è a conoscenza del luogo in cui è tenuto prigioniero Yuriy, Hiroyama-kun?»

«Sì, nei laboratori di Naha, la capitale della prefettura di Okinawa. Ci siamo stati una settimana fa»

«Molto bene, lasci a noi il compito di dirigere l'operazione di salvataggio. Le assicuro che saremo discreti» asserì Rei con un sorriso cordiale, ma con un tono di voce fermo. Nei suoi occhi brillava la stessa determinazione che lo animava durante un incontro di beyblade.

«Conosci Kei meglio di me e sai quanto detesti essere aiutato dagli altri» contestò Boris che sembrava essersi svegliato dallo stato di apatia in cui era caduto nell'udire la notizia del sequestro di Yuriy «inoltre, se coinvolgessimo Kinomiya e gli altri, ne scaturirebbe un caso mediatico senza precedenti e noi dobbiamo agire nell'ombra per evitare di insospettire Andrew che avrà dei complici, suppongo»

«Proprio per questo contatterò qualcun altro. Fidatevi di me» dichiarò il cinese con ottimismo, accingendosi a recuperare un numero di telefono dalla sua agenda «inoltre, non possiamo lasciare a Kei il ruolo di protagonista assoluto, no?»

Boris scoppiò a ridere divertito, imitato subito dopo da Tetsu: la tensione si stava via via allentando grazie al buonumore del Drigerblader.

                                                                              ***

Un vecchio autobus, rovinato dalla ruggine e dal tempo, si fermò per permettere ad un ragazzo dai lunghi capelli celesti di poter scendere alla fermata designata.

«Dovrebbe essere da queste parti» sussurrò, consultando una cartina che riportava un elenco dettagliato delle fattorie della zona. Nel frattempo, il veicolo era ripartito lasciando dietro di sé una scia di fumo.

L'Hokkaido, l'isola del Giappone situata più a Nord, era un vero e proprio labirinto per Garland von Cetwald: per un tipo vissuto nel lusso più sfrenato come lui, era difficile abituarsi a tutto quel verde. Nonostante questo, la natura incontaminata della cittadina di Furano lo aveva ammaliato, permettendogli di godere di panorami mozzafiato quali immense distese d'acqua di un colore cristallino abbracciate da colline e valli verdi, decorate da diversi tipi di vegetazione, in certi punti più rada, in altri più fitta.

Il suo era stato un viaggio lungo e a tratti noioso: era partito dall'India e aveva fatto scalo a Sapporo, famosa in tutto il mondo per la sua Festa della Neve, dove ogni anno una miriade di contendenti si sfida per il titolo di migliore scultura ghiacciata. Da lì aveva preso due omnibus per raggiungere la sua meta e rivedere i suoi ex compagni di squadra.

Costeggiò un campo di lavanda, e l'aroma delicato del fiore gli ricordò sua madre e la sua mania di mettere dei profuma abiti nel suo armadio. Si era sempre ritenuto fortunato ad avere una famiglia su cui poter contare e che lo incoraggiava nei momenti di sconforto.

Venne distratto dalle urla di alcuni ragazzini che si stavano allenando a calcio nel cortile della loro scuola, e osservandoli gli tornarono alla mente gli scontri mozzafiato che la BEGA aveva sostenuto contro i G Revolution.

Da quanto tempo  Apollon non ruotava su un beyblade stadium?

Da quanto tempo l'adrenalina non scorreva nelle sue vene?

Da quanto tempo aveva smesso di perseguire i suoi obiettivi?

Sospirò, decidendo di accantonare momentaneamente quelle riflessioni scomode e, tramite un cartello di legno, notò che era giunto nei pressi della fattoria che stava cercando, la fattoria «Kamiya».

Ci siamo!

Si appropinquò ad un frutteto, dove gli saltò subito all'occhio una figura famigliare che con il suo bey fece cadere a terra un'infinità di nespole. Aveva i capelli biondi, spettinati come quelli di un porcospino e gli occhi cerulei nascosti da una maschera.

«Ehi, Mystel in forma come sempre, eh?»

«Ciao Garland, benarrivato! Ti faccio fare un giro della fattoria del signor Kamiya, ok?» Mystel non aveva perso la spontaneità e il brio che anche in passato erano caratteristiche intrinseche del suo essere.

 «Il signor Kamiya ha accolto due vagabondi come noi nello stesso modo in cui ci si prende cura dei propri figli, insomma è diventato quasi un padre per noi. Qui nessuno ci obbliga a seguire delle noiose regole, possiamo condurre un'esistenza pacifica e fare quello che più ci piace, capisci?»

Il timbro vocale del possessore di Poseydon era limpido tanto quanto i laghi che Garland aveva potuto ammirare dalla corriera. Mystel gli mostrò i recinti in cui pascolavano le mucche, i cavalli e le pecore, il pollaio in cui le galline depositavano le loro uova, i conigli e i cani che scorazzavano nei dintorni.

«E lui dov'è?»

Sentendo quella domanda, Mystel non poté fare a meno di arricciare le labbra in un sorriso.

«Nella stalla»

                                                                                              ***

Vita.

Di recente Brooklyn aveva accarezzato e fatto suo quel concetto così astratto alla maggior parte degli esseri umani.

Lui aveva appena cominciato a vivere, a muovere i primi passi nel mondo circostante dopo la finale del campionato di beyblade.

Si sentiva come un pulcino quando esce timidamente dall'uovo, o come un neonato che si alza in piedi con difficoltà dopo essere caduto decine di volte. Gli era stata concessa l'opportunità di voltare pagina e di dimenticare le brutte avventure vissute durante l'infanzia e non solo.

Come una farfalla si liberava dal suo bozzolo e si librava in cielo, lui era uscito dalla sua prigione dorata, dove fingeva di vivere.

E si era reso conto di quanto fosse altrettanto emozionante assistere alla nascita di una nuova vita.

«Coraggio, Yuki ancora un piccolo sforzo» disse Brooklyn sorridente, mentre accarezzava la criniera di una puledra bianca e gravida, sdraiata su un letto di soffice paglia.

Dal momento in cui aveva messo piede nella fattoria, si era creata una sorta di complicità tra lui e quell'animale, consolidata poi da lunghe cavalcate o da piacevoli scampagnate.

Gli animali erano diversi dagli uomini.

Gli animali riuscivano a capirlo al volo, benché non potessero contare sul dono della parola.

Fin da piccolo, Brooklyn amava la natura, arrivando addirittura a fondersi con la sua bellezza e a diventarne parte integrante. Essa offriva dei doni speciali, e non emetteva aspre sentenze come le persone.

La cavalla nitrì ripetutamente, spingendo con tutta la forza che aveva in corpo, aiutata da Brooklyn che stava delicatamente estraendo il suo piccolo.

«Complimenti, è un maschietto!» il ragazzo si divertì nel vedere come il nuovo arrivato cercasse stoicamente di reggersi sulle sue zampe, invano.

Garland aveva assistito esterrefatto all'intera scena dall'uscio: trovava Brooklyn maturato rispetto a quando facevano entrambi parte della BEGA.

Ed è ancora più bello

Stava per parlargli, quando venne anticipato da Mystel che si era dovuto assentare in precedenza a causa di una telefonata improvvisa da parte di Rei che l'aveva messo al corrente di ciò che era capitato al povero Yuriy.

«Dobbiamo dirigerci all'aeroporto Narita di Tokyo per aiutare Rei e Boris, pare che Yuriy Ivanov sia stato rapito dai Majestic. Sei dei nostri?»

Garland annuì determinato, richiamando poi l'attenzione di Brooklyn che stava giocando con il cucciolo.

«Brook, rispolvera Zeus. Si torna a combattere»

 

FE SCRIVE…

Eccomi con un nuovo aggiornamento^^ Vi sarete sicuramente accorte che la storia si sta avviando verso la conclusione, ormai non mancano tanti capitoli. Confesso che mi dispiacerà tantissimo scrivere la parola “Fine” alla fic che ha segnato il mio ritorno nel fandom di beyblade…

Tornando a “Vodka e Mojito”, in questo capitolo entra in scena la BEGA, la mia squadra preferita dopo i Neoborg*__* Ho voluto dedicare un piccolo spazio anche a loro, benché li abbia solo accennati, ma va bene così dato che in questo caso sono personaggi secondari^^ c'è un lieve accenno di GarlandxBrooklyn, ma non credo che il primo sia ricambiato :P il fatto che Garland sia indiano, me lo sono inventato di sana pianta^^''

Come sempre mi sono documentata per descrivere al meglio gli scenari giapponesi: per quanto riguarda la festa di Tanabata, ho sbirciato sulla fedele Wikipedia, invece per l'Hokkaido ho fatto riferimento a questi due siti http://www.turismo-giappone.it/Scoprire-il-Giappone/Mappa-del-Giappone/L-Hokkaido/Escursioni-nel-Hokkaido  e http://www.turismo-giappone.it/Scoprire-il-Giappone/Mappa-del-Giappone/L-Hokkaido. Poooooi, perchè ho deciso di ambientare a Furano la seconda parte del capitolo? Adesso ve lo spiego XD Sono una fanatica di Captain Tsubasa (in Italia “Holly e Benji”) e una delle squadre di calcio che partecipano al campionato (la Flynet, per intenderci) proviene proprio da Furano, dove i ragazzi si allenano sotto la neve (ma nella mia fic è estate). Ecco spiegato anche l'accenno ai ragazzi che si allenano nella scuola ;)

Last but not least, il nome della puledra che Brooklyn accudisce, Yuki (in giapponese significa “neve”), deriva da Yuki di Vampire Knight^^

Ok, mi sono dilungata abbastanza, è giunto il momento dei ringraziamenti:

-Aphrodite: mi spiace che la spiegazione del titolo non ti abbia soddisfatta del tutto, ammetto che devo migliorare ancora molto nell'analisi dell'introspezione e degli atteggiamenti dei personaggi >__< spero di rifarmi con la spiegazione dei bit power umani che troverà spazio in uno dei prossimi capitoli ;)  spero che apprezzi quest'altro, piccolo momento BorisxRei XD grazie, e un bacio!

-Iria: non sapevo di essere in grado di uccidere la gente XD sono contenta che Alfred ti piaccia come personaggio, io mi sono affezionata a lui man mano che scrivevo la storia :P effettivamente Yuriy è lo sfigato di turno, chissà come si comporterà quell'asociale di Kei…grazie, e un bacio!

-lexy90: in questo capitolo Kei non compare, ma ci sarà sicuramente nel prossimo! :P Grazie, e un bacio!

-BenHuznestova: che piacere risentirti ^.^ sono contenta di sapere che gli ultimi colpi di scena ti abbiano incuriosita, spero che anche questo capitolo in cui compaiono alcuni componenti della BEGA possa essere altrettanto stuzzicante;) grazie, e un bacio!

Ringrazio Dark Knight21 per aver inserito la storia tra le seguite, chi legge solamente e tutte le persone che  continuano a leggere la mia storia e a commentarla^^

Critiche( costruttive), pareri, consigli, suggerimenti e quant'altro sono sempre ben accetti, ora scappo a preparare le ultime cose per il Japan Anime Live di stasera.

Alla prossima!

PS. Per chiunque fosse interessato, settimana prossima pubblicherò una raccolta (non quella riguardante i segni zodiacali precedentemente annunciata) ^^

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Capitolo 10
*** 10-Risveglio ***


Kei osservava con poco interesse il monitor che indicava la rotta percorsa dall'aereo e il tempo rimanente per giungere a destinazione. Sicuramente, far parte della famiglia Hiwatari ed essere il presidente di un'industria rinomata quale la Hōno, aveva i suoi vantaggi: poteva viaggiare in business class e godere di un ottimo sconto sulla tariffa del biglietto. Inoltre, particolare da non trascurare per un tipo asociale come lui, i suoi «compagni di viaggio» erano estremamente silenziosi e composti, a differenza delle persone che occupavano la classe turistica, decisamente più chiassose e irrequiete. C’era chi leggeva il giornale, chi usufruiva della connessione ad Internet, oppure chi ne approfittava per schiacciare un pisolino; non avrebbe corso il rischio di incappare in qualche logorroico che iniziasse a raccontargli la storia della sua vita, oppure, ancora peggio, in qualche marmocchio petulante.

Il Dranzerblader si sistemò meglio sul sedile in velluto rosso, pensando a come se la stesse passando Yuriy. Ripercorse mentalmente la conversazione telefonica avuta con Andrew qualche ora prima: il suo tono di voce arrogante e presuntuoso gli risuonava ancora nelle orecchie. Avendo il capitano dei Neoborg in ostaggio, colui che l'inglese riteneva essere il punto debole dell'imperturbabile nipponico, l'atteggiamento di Andrew si era fatto ancora più altezzoso. Ma la cosa che dava più fastidio a Kei era il fatto che il suo odiato rivale riuscisse a decifrare ogni sua mossa, ogni sua emozione.

Un po’ come nel gioco della battaglia navale.

“Nemmeno tu sai quello che vuoi, Kei. O forse lo sai e a me non vuoi confidarlo? Avanti, dimmi cosa desideri…” gli aveva sussurrato all’orecchio il giovane Mc Gregor con fare lascivo, mentre con la punta della lingua gli torturava il collo, provocandogli un brivido di piacere.

«Desidera qualcosa, signore?»

Per un attimo, la voce di Andrew e quella della hostess che nel frattempo si era avvicinata a lui con il carrello delle bevande, si erano sovrapposte.

«No, grazie» fece lui secco, e la donna passò oltre, lasciandolo nuovamente alle sue riflessioni.

Aveva elaborato una teoria tutta sua per spiegare quella particolare «affinità» tra di loro: lui e Andrew erano simili.

Simili nel carattere.

Simili nel modo di agire.

E simili a letto.

Tuttavia, si domandava a cosa gli servisse Yuriy: avrebbe potuto rubargli la chiavetta senza rapirlo, ma derubandolo soltanto. La vendetta nei suoi confronti era un movente fin troppo labile per un essere senza scrupoli come Andrew.

Dedusse, quindi, che aveva altri scopi.

«Si informano i gentili passeggeri che tra una decina di minuti, atterreremo a Naha. Vi ringraziamo per la preferenza accordataci e vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza»

Kei sospirò impercettibilmente, eseguendo l'ordine emesso dal comandante tramite un piccolo altoparlante, situato sul lato destro dell'aereo. Estrasse Dranzer dalla tasca dei pantaloni, e si fermò per un attimo a scrutare il bit chip che «decorava» il suo beyblade.

In un certo senso, anche durante la battaglia contro Brooklyn aveva combattuto per vendicare Yuriy, e in primis se stesso.

Adesso stava andando a riscattare il suo orgoglio ferito o a salvare il russo?

Involontariamente, Andrew gli aveva offerto l'occasione per far chiarezza nei suoi sentimenti.

                                                                                              *

Disteso su un letto fatiscente di una stanza asettica dei laboratori di Okinawa, giaceva Yuriy privo di conoscenza. Le caviglie e i polsi erano stati legati per mezzo di un paio di catene attaccate ai bordi del suppellettile. Alla sua sinistra vi era un basso comodino di legno, rovinato dai tarli, mentre dal soffitto cadevano alcuni pezzi di intonaco, dimostrando quanto erano precarie le condizioni di quell'ambiente, sprovvisto di finestre. Infine, in alto al centro una telecamera riprendeva tutto ciò che accadeva per poi trasmetterlo direttamente nella sala comandi.

«A quanto pare, Ivanov è come Biancaneve: ha bisogno del bacio del suo principe per svegliarsi» esordì Andrew velenoso, assaporando il sapore di uno scone che si era portato dalla Scozia.

«Non sarai stato troppo crudele con il nostro ospite?» gli domandò Olivier di rimando. Dalla sua voce traspariva una certa perplessità: lui e Gianni non avevano mai appoggiato totalmente il piano del loro compagno di squadra e Ralph addirittura se ne era tirato fuori.

«Starai scherzando, spero. Anzi, questo è solo l'inizio…non sa ancora cosa lo aspetta» fu la risposta sibillina dell'altro.

«A proposito, dov'è quel ragazzino di nome Alfred?» si intromise Gianni, impegnato a messaggiare con le sue corteggiatrici.

«L'ho messo a fare la guardia davanti alla stanza di Ivanov nel caso in cui qualcuno cerchi di liberarlo. Devo ammettere che è stata una passeggiata portarlo dalla nostra parte. E’ bastato che gli promettessi di cercare un modo per salvare suo fratello…che ingenuo»

Un sorriso malvagio fece capolino sul volto di Andrew, mentre esaminava minuziosamente il susseguirsi di immagini proiettate dalla telecamera.

«Toh, il nostro prigioniero è tornato tra noi. Sarà meglio che vada a dargli il benvenuto»

Detto questo, l'inglese abbandonò la sua postazione e uscì dalla sala, lasciando Gianni e Olivier immersi nei loro pensieri.

                                                                                              *

«Dove diavolo mi trovo?!» sbraitò Yuriy non appena si fu ripreso completamente. Cercò di divincolarsi dalle catene senza successo, ottenendo invece dei segni rossi ai polsi e alle caviglie, dovuti al continuo sfregamento.

Aveva aperto a fatica le palpebre, sentendole pesanti come quando si viene anestetizzati per un'operazione. Il torpore stava per farlo scivolare ancora una volta nell'oblio, ma un lieve giramento di testa lo fece destare completamente.

Avendo vissuto per molti anni in balia di un pazzo come Vorkov, si accorse istantaneamente della telecamera che lo stava spiando. In momenti del genere, aver frequentato un posto come il Monastero, dove gli avevano insegnato ad usare tutti e cinque i sensi, si rivelava utile.

Devo mantenere la calma ed escogitare un modo per liberarmi”

Optò per far passare in secondo piano la scoperta dei mandanti del suo sequestro: voleva tornarsene a casa e farsi una bella doccia.

Repentinamente, lo scricchiolare della porta, accompagnato da dei passi cadenzati e vigorosi allo stesso tempo,lo fece trasalire e implicitamente gli comunicò l'arrivo di uno dei suoi rapitori.

«Salve, Ivanov. E’ un piacere averti con noi» lo salutò Andrew sarcasticamente.

Quindi Andrew lo odiava a tal punto da farlo addirittura rapire?

«Che cosa vuoi da me?» gli chiese con voce glaciale, puntando le sue iridi azzurre in quelle del suo interlocutore. Era sempre bene afferrare le intenzioni del nemico per elaborare una buona strategia.

«Se devo essere onesto, ho già avuto quello che volevo» gli riferì Andrew, mostrandogli trionfante la chiavetta USB che gli avevano sottratto quando lo avevano perquisito. Iniziò a camminare avanti e indietro per il perimetro della stanza, quasi a voler infastidire il russo.

«Però, l'organizzazione ti brama»

Yuriy squadrò il ragazzo dubbioso: Kei non gli aveva mai parlato del fatto che Andrew appartenesse a una qualche organizzazione. A quanto ne sapeva lui, erano avversari in ambito lavorativo.

“Che idiota, quasi dimenticavo che Kei mi aveva tradito con lui…” pensò con una certa rabbia, sentendo lo stomaco contorcersi.

Già, Kei.

Non doveva certo aspettarsi qualcosa da lui, o peggio ancora, fare affidamento sul fatto che sarebbe andato a toglierlo dai guai.

«Di quale organizzazione stai parlando?» forse, se avesse preso tempo inducendo Andrew a parlare, avrebbe avuto modo di assimilare tutti i dati di cui aveva bisogno.

“Dopotutto, qualche anno fa, ero conosciuto come il cyborg del beyblade”  si incoraggiò mentalmente, attendendo la risposta di Andrew.

«Non sono tenuto a fornirti delle spiegazioni, però c'è una persona che può farlo al posto mio. Si tratta di Alfred, il ragazzo che sta qua fuori. Lui sa ogni cosa» precisò l'inglese sbrigativo, affrettandosi a raggiungere la porta.

«Vuoi dire che…»

«Esatto. E’ stato lui a portarti qui su mia richiesta. Ed è lui a conoscere il tuo destino»

Prima che Yuriy potesse aggiungere qualcos'altro, Andrew se n'era andato, facendo aumentare in maniera esponenziale i suoi dubbi e le sue incertezze.

 

 

 

FE SCRIVE...

Ciao ragazze,

come state? Scusate se sono sparita per così tanto tempo, ma h avuto (e ho ancora) un bel pò di problemi, però non mi soffermerò a parlare di me, bensì

della mia storia che spero vi appassioni ancora e che il mio stile non si sia "ammuffito"^^"

Dunque, ho alcune cose da dire riguardo a questo capitoloXD Partiamo da questa frase:

“Nemmeno tu sai quello che vuoi, Kei. O forse lo sai e a me non vuoi confidarlo? Avanti, dimmi cosa desideri…” gli aveva sussurrato all’orecchio il giovane Mc Gregor con fare lascivo, mentre con la punta della lingua gli torturava il collo, provocandogli un brivido di piacere.

Si tratta di un ricordo di Kei ai tempi in cui stava con Andrew. Ho voluto precisarlo nel caso non fossi stata sufficientemente chiara^^ Inoltre, spero che Kei sia IC: non mi pare proprio il tipo da palesare il fatto che Yuriy gli "manchi" o meno, per questo ho preferito renderlo un pò "combattuto". In sintesi, non ce lo vedo melenso.___. Così come Yuriy non mi sembra uno che si pianga addosso: ecco spiegato il motivo per cui ho cercato di farlo reagire di fronte alla situazione in cui si trova.

Poi, poi gli scones sono dei tipici dolcetti scozzesi che ho avuto il piacere di assaggiare personalmente^^

“Dopotutto, qualche anno fa, ero conosciuto come il cyborg del beyblade” -> questo è un riferimento alla prima serie di beyblade.

"In un certo senso, anche durante la battaglia contro Brooklyn aveva combattuto per vendicare Yuriy, e in primis se stesso."-> questa è una mia opinione: ho sempre pensato che, in qualche modo, Kei combatta, oltre che per se stesso e per dimostrare che il beyblade si pratica con passione, sacrificando tutto, anche per Yuriy.

Ok, credo di aver detto tutto.

Ringrazio tutte le persone che hanno commentato, letto e messo la mia storia tra le preferite, le ricordate o le seguite.

-lexy90:in questo capitolo, Boris, Rei e gli altri non sono comparsi, ma spero sia stato ugualmente di tuo gradimento^^ Grazie mille, besos!

-Aphrodite: ti dirò, stavo ponderando l'idea di fare un sequel di questa storia, però sono ancora molto indecisa a riguardoXD E non preoccuparti per il titolo, ho capito quello che intendevi dire, anzi ti ringrazio per la tua sincerità ;-) Mi fa piacere che la descrizione che ho fornito della BEGA ti sia piaciuta, è sempre una sfida per me trattare dei personaggi particolari da delineare. Grazie mille, besos!

-Iria: sono davvero contenta di aver tratteggiato un Brooklyn credibile, ho sempre una paura assurda di cadere nell'OOC^^" Come vedi, Yuriy è nei guai fino al collo, chissà cosa avranno in mente per lui!XD Grazie mille, besos!

-BenHuznestova: la situazione per Yuriy si è complicata, speriamo che la squadra di soccorritori giunga alla svelta!XD Grazie mille, besos!

-Saruwatari_Asuka: non preoccuparti del ritardo, un commento fa sempre piacere!^^ in questo capitolo viene svelato pochissimo, ma nel prossimo sarà tutto più chiaro ;-) Grazie mille, besos!

Al prossimo aggiornamento!

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11-Ieri e Oggi ***


La verità non ha bisogno di effetti speciali:

a volte basta un po’ di silenzio ed affiora da sola.

(G. Gottini)

 

Una volta atterrato all’aeroporto di Okinawa, Kei era salito su un taxi e aveva ordinato al conducente di lasciarlo a mezz’ora di cammino dai laboratori: sicuramente Andrew aveva già intuito che si sarebbe mosso da solo, tuttavia era sempre bene contare sul fattore sorpresa per tentare di cogliere impreparato l’avversario.

Evitò di dare corda al tassista che si lanciò in un monologo riguardante le condizioni atmosferiche della città marittima. La parlantina di quell’uomo gli ricordò Sachiko e il breve discorso che avevano intavolato qualche ora prima.

Quando Andrew aveva riattaccato e l’aveva messo al corrente della situazione, il presidente della Hōno aveva subito iniziato ad organizzarsi, ma venne interrotto quasi subito da Sachiko, ferma sulla porta con dei fogli da fargli firmare tra le mani.

«Kei, che cosa è successo?» gli domandò lei con un tono di voce che esigeva delle risposte. Risposte convincenti, non allusive.

Sentendosi inchiodato dallo sguardo severo della donna, Hiwatari sospirò e si lasciò cadere sulla sua poltrona di pelle.

«Mc Gregor tiene Yuriy in ostaggio a Okinawa.»

Sachiko soppesò le parole del suo principale, e si morse il labbro inferiore, togliendo così parte del rossetto fucsia di una nota marca di cosmetici.

«E tu stai andando là da solo- sottolineò “da solo” con una certa insistenza- a salvarlo?»

Il Dranzerblader non sopportava l’ovvietà, quindi si limitò ad annuire con il capo, apprestandosi poi ad alzarsi e a sorpassare la donna con incedere frettoloso.

«Bene, allora riporta a casa chiappe d’oro, non può assolutamente mancare al mio matrimonio!»

Sachiko non poté vederlo perché era voltata di spalle, ma le labbra di Kei si dischiusero in un mezzo sorriso. Un’altra persona al suo posto avrebbe cercato di dissuaderlo, inculcandogli nella testa il valore dell’amicizia e l’importanza della cooperazione, Sachiko, però, era diversa.

Così come Kei, era un’individualista, e la sua rapida ascesa nella scala gerarchica dell’azienda ne era una chiara dimostrazione.

Entrambi erano disposti a tutto pur di perseguire gli obiettivi che si erano prefissati.

Entrambi erano abituati a proseguire per la propria strada, senza guardare in faccia nessuno.

Sotto certi punti di vista, erano molto simili, sebbene Sachiko fosse di gran lunga più loquace di lui.

«Quest’improvvisa secchezza ci ha fatto preoccupare e…»

«Si fermi qui, grazie.» ordinò Kei perentorio all’autista, porgendogli la somma esatta di denaro che gli doveva per la corsa e scendendo dal taxi piuttosto velocemente. Non ne poteva più di sentirlo blaterare. Il nipponico si incamminò lungo un viale di palme che si piegavano al vento che, a tratti, rinfrescava quella giornata afosa. La presenza di alcune piante grasse e di alcuni fiori dalle tinte brillanti, unita al cinguettio degli uccellini, colorava e animava quel posto altrimenti desertico.

In lontananza, erto su una collina, si poteva intravedere l’immenso laboratorio, in cui Yuriy era prigioniero. Dovette ammettere che quell’edificio moderno e imponente strideva con la natura selvaggia che lo circondava. Non c’era più tempo da perdere, perciò Kei aumentò l’andatura in modo da arrivare il prima possibile, quando sentì dei passi dietro di lui.

«Possibile che siano già gli scagnozzi di Andrew?»

Decise di fermarsi e si frugò nelle tasche: non avendo armi con sé, estrasse il suo fedele Dranzer e, giratosi, lo puntò contro i suoi inseguitori, che si rivelarono essere Boris, Rei e…gli ex blader della BEGA?

«Che diavolo ci fate qui?» li aggredì bruscamente.

«Innanzitutto, ciao Kei.» esordì Boris saccente, incrociando le braccia al petto e guardando di sottecchi il suo compagno di squadra «Tetsu ci ha raccontato tutto, e siamo venuti qui per darti una mano. Il tuo autista è stato molto gentile e ci ha fatto viaggiare con un jet super veloce!»

«Non è necessario. Tornate a casa.» li liquidò Kei, riprendendo a camminare.

Rei stava per dire qualcosa, ma Boris lo bloccò e gli fece cenno di bloccarsi.

«Senti, onestamente non mi va che tu faccia la parte dell’eroe impavido. Quindi, dovrai, anzi no, sarai costretto a sopportare la nostra presenza. Forza, ragazzi!» li incitò il Phalborgblader, mettendosi a capofila e affiancando Kei.

Il cinese fu piacevolmente sorpreso dall’atteggiamento del suo fidanzato, solitamente insicuro e titubante, e lo seguì compiaciuto.

Al contrario, Kei pareva spazientito, ma non provò a ribattere per evitare di perdere altri minuti preziosi.

«Deve venire anche lui?» domandò indicando malamente Brooklyn che sorrideva serafico.

«Certo che sì! A proposito, prima Rei e Garland hanno preparato una strategia da attuare una volta arrivati al laboratorio.» lo mise al corrente il russo, dando un calcio ad un sassolino «adesso ti spieghiamo tutto.»

                                                                       *

La dottoressa Vee, fautrice del progetto «Artemide», stava confrontando i dati raccolti sul suo pc, tra le labbra una sigaretta accesa, che però non sembrava soddisfarla ampiamente.

La sua sete di vendetta sarebbe stata senz’altro appagata di lì a poco.

Appoggiarsi a delle famiglie importanti quali quelle dei Majestic si era rivelata una mossa vincente: non essendo più i fondi un problema di vitale importanza, aveva potuto dedicarsi con tranquillità e dedizione alle sue ricerche.

Le stesse ricerche che suo padre, il celebre dottor B[1], non aveva potuto portare a termine a causa della sua scomparsa.

Mentre lui era riuscito nell’impresa di creare dei bit power artificiali, lei si era spinta ancora più in là, ai confini della scienza: aveva creato una macchina che trasformava gli esseri umani stessi in bit power. I suoi colleghi all’università avevano denigrato il suo lavoro e l’avevano additata come pazza, tuttavia il tempo aveva dato ragione a lei.

Era incredibile cosa potesse scaturire da sentimenti negativi quali il rancore e lo sdegno.

La donna legò i lunghi capelli neri in una coda alta, recuperando dalla tasca del suo camice bianco una fotografia, un po’ sbiadita a causa del tempo, scattata undici anni prima che ritraeva un ragazzo e una ragazza sorridenti e abbracciati.

«Perdonami se puoi, Anthony.»

Sistemò l’istantanea in un cassetto che si premurò di chiudere a chiave, dopodiché raggiunse l’ala alfa del laboratorio, dove vi era la sua nuova e preziosa cavia.

Yuriy Ivanov.

                                                                       *

«Sì, credo che dividersi sia la scelta migliore, così ognuno di noi ispezionerà una parte dello stabile.» convenne Kei, desideroso di affrontare Andrew faccia a faccia.

«Allora buona fortuna a tutti, eventualmente utilizzeremo i cellulari per tenerci in contatto.» sentenziò Garland che, senza indugi, si fece largo tra le guardie appostate all’entrata principale. Finalmente, gli anni di allenamento impiegati a perfezionare le tecniche di arti marziali tramandate nella sua famiglia, stavano dando i loro frutti.

Rei, invece, si occupò delle sentinelle sul retro, mentre Mystel e Brooklyn ne approfittarono per addentrarsi  al’interno della base nemica. Percorsero un lungo corridoio dal pavimento a scacchi, e alla fine di esso, trovarono ad accoglierli Olivier e Gianni, quest’ultimo stava fissando il suo orologio da polso con un certo nervosismo.

«Salve, credo che non abbiamo mai avuto l’occasione di presentarci. Il mio nome è Olivier Bouringer, e questo al mio fianco è Gianni Tornatore. Sono desolato, ma non potete procedere oltre.»

Mystel estrasse Poseydon, imitato subito dopo dal francese.

«Perché non facciamo parlare i nostri beyblade?» propose Mystel preparandosi a lanciare. Brooklyn, immobile al suo fianco, fissava divertito Gianni che pareva alquanto spazientito.

«Ehi, ehi. Fermatevi un attimo!» l’italiano si frappose tra i due che lo stavano osservando con gli occhi sgranati «è proprio necessario combattere? Il vostro scontro potrebbe protrarsi per diverse ore e io, onestamente, avrei di meglio da fare.» mostrò loro un’agendina sulla cui copertina era riportato lui in una posa di dubbio gusto.

«Alle nove ho appuntamento con Kanako alle terme, poi alle dieci Sumire mi aspetta al karaoke, alle undici è la volta di Nagisa che ha già prenotato una stanza in un hotel a ore. Come recita un famoso proverbio delle mie parti, “carpe diem!”, cioè “cogli l’attimo!”, ribattezzato da me in “cogli Gianni”, vi piace?»

«Combattere è stancante, perché non andiamo a rilassarci all’ombra di una pianta?» suggerì Brooklyn sorridente, appoggiando a modo suo la tesi di Gianni.

Olivier e Mystel rimasero basiti (nonostante fossero entrambi abituati alle stranezze dei rispettivi amici), e furono praticamente obbligati a seguire Brooklyn e Gianni che si erano già allontanati da loro.

«Gli italiani sono così poco raffinati. Appena vedono una bella donna o un piatto di pasta, perdono il lume della ragione.» si lamentò Olivier con il suo solito modo di fare da snob.

                                                                          *

«Yu!» urlò Boris correndo tra i sotterranei del laboratorio, decorati unicamente da porte di legno scardinate, polvere, ragnatele e umidità. Non ottenendo alcuna risposta, proseguì fino ad una scala a chiocciola, che, probabilmente, conduceva al piano superiore.

Tuttavia, venne bloccato da una voce famigliare.

«Boris, ti stavo aspettando.» Alfred, appoggiato ad un muretto di pietra, stava lanciando in aria un oggetto dalla forma squadrata.

«Al! Che cosa ci fai qui? Hanno preso anche te?» gli chiese preoccupato, avvicinandosi a lui e appoggiandogli una mano sulla spalla.

Per tutta risposta, l’inglese scostò in malo modo la mano del barman e lo scrutò freddamente.

«Possibile che tu sia talmente ingenuo da non aver capito? Sono stato io a rapire Yuriy e a portarlo qui, sono stato pagato da Andrew Mc Gregor.»

Quelle parole furono una vera e propria doccia fredda per Boris: si vide passare davanti tutti i bei momenti trascorsi con Alfred e gli altri colleghi al Taka, oppure quando doveva chiedergli consigli riguardo la sua complicata situazione amorosa.

Alfred c’era sempre stato per lui, e benché taciturno, la sua presenza era diventata fondamentale per il Phalborgblader. Non voleva credere che proprio lui fosse il responsabile della cattura del suo capitano, com’era possibile?

Forse, le frustate di Vorkov e i suoi allenamenti sarebbero stati meno dolorosi di quella notizia.

«Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi portato a casa vostra, così ho potuto anche recuperare la chiavetta USB di Kei Hiwatari. Sei davvero un ingenuo, Boris. Ti fidi troppo facilmente delle persone.» lo schernì con un ghigno stampato sul volto.

Quell’ultima frase fu la goccia che fece traboccare il vaso, e senza pensarci due volte, Boris si scaraventò contro l’inglese, sferrandogli un pugno in pieno volto.

«Sei un bastardo!» sibilò a denti stretti, sollevandolo per il colletto della maglietta. Era come se il vecchio e spietato Boris fosse ricomparso repentinamente. La rabbia accumulata stava prendendo il sopravvento su di lui, e dovette far leva su tutto il suo autocontrollo per evitare di picchiare ulteriormente il teenager. In quel momento lo detestava anche più di Kei, il che era tutto dire.

«Dammi una motivazione per il tuo gesto. Muoviti!»

Alfred si asciugò con il dorso della mano il rivolo di sangue che gli colava dal labbro, ormai spaccato, e si ricompose.

«Chiedere aiuto è da deboli, bisogna contare unicamente sulle proprie forze.»

«Ti sbagli, Alfred. Domandare aiuto è sinonimo di grande forza di volontà; crescendo capirai il significato della mia frase.» gli ripeteva in continuazione il suo psicologo, il dottor Campbell.

«A dire il vero, io non ti ho mai considerato mio amico, Boris. Anzi, non ti ho mai sopportato.» esordì Alfred pacatamente, sfilandosi dal collo una catenella che reggeva un beyblade viola e giallo.

«Non ti sono mai piaciuti i beyblade, come mai ne possiedi uno?» sembrava quasi che Boris fosse un detective e stesse perpetrando un interrogatorio ad un criminale. La quiete di quel posto isolato era interrotta unicamente dagli ansimi del russo e dal respiro regolare di Alfred.

Prima di rispondere, Alfred restò in silenzio qualche minuto, valutando il da farsi. Arrivato a quel punto, non aveva nient’altro da perdere, quindi tanto valeva raccontargli la verità.

«Accadde tutto undici anni fa. All’epoca ero un bambino allegro e vivace e, soprattutto, ero l’ombra di mio fratello maggiore che aveva già diciotto anni. Lui era il mio modello e, non appena terminavo di fare i compiti, correvo in giardino a farmi insegnare qualche trucco per lanciare meglio il mio beyblade. Anthony adorava quello sport, e per lui era diventato una ragione di vita. Tuttavia, all’università incontrò una ragazza di un paio d’anni più grande di lui, e cominciarono a frequentarsi. Lui era follemente innamorato di lei, ma non si accorse che lei, invece, lo stava solo sfruttando per i suoi loschi scopi. Anthony diventò sempre più scostante nei miei confronti e passava il suo tempo libero con la sua fidanzata che lo elogiava in continuazione per le sue doti di blader. Un giorno, lei venne a prendere mio fratello in macchina, e io curioso com’ero, decisi di seguirli, infilandomi clandestinamente nel bagagliaio. Vee, questo il nome della ragazza, lo fece entrare in un capannone fatiscente, illuminato solamente da una misera lampadina.» Alfred fece una pausa, mentre il suo corpo venne scosso da alcuni tremiti. Non aveva parlato nemmeno ai suoi genitori di quella vicenda, temendo che reputassero il suo resoconto una sciocca fantasia di un bimbo di sei anni.

«Scoprii solo in seguito che lei era una scienziata, ideatrice di un progetto denominato «Artemide» che era finanziato da molti politici, ansiosi di ricavarne guadagni e di aumentare la propria fama. Mio fratello venne spinto in una specie di capsula, e l’unica cosa che sentii prima di tapparmi le orecchie e coprirmi gli occhi, furono le sue urla. Quando Vee riaprì la capsula, di Anthony non vi era più traccia...stentai anche io a crederlo, ma lui si era trasformato in un bit power.»

Boris ascoltò le parole del ragazzino sconvolto: ignorava totalmente l’esistenza di bit power umani o di studi inerenti a quel settore. Anche Alfred come lui e gli altri cresciuti al Monastero, non aveva avuto un’infanzia felice e immaginò cosa avesse dovuto provare in seguito alla scomparsa di quel fratello che adorava tanto. Il Phalborgblader dilatò le pupille non appena l’altro gli mostrò il bit chip del suo beyblade: su di esso vi era raffigurato il volto di un ragazzo biondo dagli occhi azzurri.

«Questa è la prova che non ti sto raccontando frottole, ma torniamo a noi. Uscii dal mio nascondiglio, e recuperato un coltello dalla scrivania di Vee, tentai di colpirla, ferendola solo ad un braccio e macchiandomi del suo sangue. Lei fuggì immediatamente, e nonostante io avvisai tempestivamente la polizia, arrivarono sul posto troppo tardi, accusandomi addirittura di aver ucciso mio fratello.» pronunciò l’ultima frase con un velo di amarezza e si asciugò gli occhi che si erano inumiditi durante la sua relazione.

«Il caso venne insabbiato, soprattutto perché erano coinvolti parecchi nomi prestigiosi, e io mi rinchiusi nel mio mondo. I miei genitori mi portarono da un analista che pian piano riuscì a farmi reagire, anche se il dolore per la perdita di Anthony è ancora vivo in me. Quando fui più grande, iniziai ad indagare, sperando di racimolare notizie e informazioni di Vee, fino a che non conobbi Andrew, dal quale venni a sapere che la sua famiglia aveva contatti con la scienziata. Senza pensarci troppo, mi aggregai a lui e bè, il resto lo conosci già. Ingenuamente, ho sempre desiderato di poter salvare mio fratello, ma solo ora mi rendo conto che è effettivamente morto. Acquisire la consapevolezza di qualcosa è davvero terribile.» Alfred dovette fare uno sforzo enorme per ricacciare indietro le lacrime che volevano prepotentemente farsi strada sulle sue guance.

«Teoricamente non è scomparso del tutto. Quel bit power è un po’ come se fosse la sua anima.» intervenne Boris impacciato. Cosa poteva dire in un momento del genere? Un “mi dispiace” sarebbe sicuramente risultato banale e scontato «guarda che piangere non è sinonimo di codardia. Aiuta a liberarci di tutto ciò che grava sulla nostra coscienza.»

Alfred guardò il russo per un momento che parve interminabile, scoppiando poi a piangere come un bambino. Era la prima volta da quando Anthony lo aveva lasciato, che trovava il coraggio di cacciare fuori quelle lacrime che non aveva mai potuto permettersi di esternare.

Si rannicchiò su se stesso, continuando a singhiozzare per una decina di minuti. Boris si grattò la testa, decidendo infine di avvicinarsi a lui e di dargli una pacca sulla schiena in segno di conforto. Non era molto bravo in quel genere di cose, ma era convinto che i gesti valessero più delle parole.

«Al, ascoltami.» la voce profonda di Boris attirò l’attenzione dell’altro che alzò il viso, incontrando gli occhi verdi del Phalborgblader «capisco le tue ragioni, ma non posso perdonarti il fatto di aver rapito Yuriy. Avresti potuto parlarmi dei tuoi problemi, dopotutto per me eri veramente un amico. Evidentemente non ero degno della tua fiducia.» constatò freddamente «Ora ho bisogno di sapere una cosa: perché proprio Yu?»

Alfred temporeggiò qualche secondo, dopodiché si alzò e si asciugò i residui delle lacrime.

Mi sento calmo e rilassato, come se mi fossi liberato di una pesante zavorra. Blu. Sì, il blu è il colore più adatto per descrivere il mio stato d’animo attuale.

«Il sacrificio per il beyblade. E’ questa la componente necessaria a Vee per tramutare un essere umano in un bit power. Solo chi è disposto a tutto pur di salvaguardare l’integrità di questo sport, può essere uno degli eletti.» gli spiegò con voce personale.

«Yu finì addirittura in coma dopo aver combattuto contro Garland per preservare il beyblade da Vorkov.»

«D’accordo, adesso mi è tutto chiaro. Ti ringrazio.» disse Boris con un mezzo sorriso, facendo per allontanarsi.

«Aspetta, Bò. Ho un ultimo favore da chiederti.»

 

 

 

FE SCRIVE…

Salve a tutti, non sono ancora morta!XD

Eccomi qui con un nuovo e succulento aggiornamento per farmi perdonare la mia lunga assenza: ormai ci stiamo avviando verso la fine ed è tempo di spiegazioni. Spiegazioni che Alfred ha fornito in questo capitolo, spero che quella parte sia stata chiara, e soprattutto, mi auguro che non sia stata eccessivamente noiosa>__< Per stemperare un po’ la tensione che si respira in seguito, mi sono avvalsa di Gianni, Olivier, Mystel e Brooklyn XD

Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia in una delle tre liste, chi legge soltanto, e in special modo coloro che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie davvero!

Aphrodite: credo che ormai il destino a cui sta per andare incontro Yuriy sia piuttosto chiaro, spero che le spiegazioni risultino esaurienti, devo ammettere che questo capitolo è stato peggio di un parto!XD Grazie ancora, besos, Fe.

lexy90: anche in questo capitolo Kei sfoggia il suo “amorevolissimo” *ironia mode-on* carattere, ma d’altronde è fatto così XD Grazie per avermi detto la tua, besos, Fe.

Qualora vi va di lasciare un commentino (sia positivo che negativo), sarei molto felice^^

Alla prossima!

Fe



[1] Nemico di Takao & C. nella serie «Beyblade V Force»

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