A ghost named Simon

di DadaOttantotto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A ghost named Simon prol Prologo

Pioveva a dirotto quel giorno. Non vedevo ad un palmo dal naso quando, più per voglia che per necessità, decisi di uscire per comprare le sigarette.
Un vizio che avevo cercato di eliminare, quello del fumo. Gomme, cerotti, tisane... non aveva funzionato niente. Avevo smesso di tentare quando avevo capito che i rimedi mi costavano più del problema stesso.
Salutai mia moglie con un veloce bacio sulle labbra. Non presi nemmeno l'ombrello, tanto avrei solo dovuto attraversare la strada per arrivare al negozio.
Uscii dal portone, raggiunsi il semaforo e, da bravo cittadino, aspettai che l'omino verde facesse la sua comparsa. Quando si decise ad apparire, scesi dal marciapiede ed iniziai a camminare.
Il fatto che la visibilità fosse notevolmente ridotta, non giustifica certo quel cretino che, procedendo a forte velocità e chiacchierando beatamente al cellulare, ignorò il semaforo rosso e non si fermò.
Ebbi solo il tempo di accorgermi dei fari della sua auto, prima di venire colpito in pieno e sbalzato a quattro metri di distanza.
E l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, mentre la gente si accalcava intorno a me e qualcuno gridava di chiamare un'ambulanza, fu che era davvero un pessimo giorno per morire.

Ma sì, infestiamo un altro fandom in allegria... :)
Allora, questa storia l'avevo in mente da parecchio, ma solo adesso sono riuscita a scriverla. Non so quando arriveranno i prossimi capitoli, ho davvero un sacco di storie aperte... comunque sia, cercherò di fare del mio meglio!
Se voleste farmi sapere le vostre opinioni, buone o cattive che siano, ben accette!
Un baci8!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


A ghost named Simon cap 1
Capitolo 1

Me ne stavo lì e mi guardavo attorno, come se non fosse successo niente. Osservavo uomini agitati, donne urlanti e bambini piangenti.
Il proprietario della macchina che mi aveva investito era rimasto distante, le mani nei capelli e le gambe che tremavano. Provai un senso di insoddisfazione. Non che mi fossi aspettato il finimondo, ma mi sarebbe piaciuto che qualcuno gli avesse tirato anche solo un pugno. In fondo, era un assassino.
- Gran brutta fine - esclamò qualcuno al mio fianco.
Mi voltai verso la fonte di quel suono, sicuro di vedere un'altra di quelle persone che osservavano la scena.
Invece mi trovai davanti ad un uomo che teneva lo sguardo fisso su di me. Non sulla figura sdraiata in mezzo alla strada, ma su di me.
- Uno esce per comprare le sigarette, e poi...
- Mi scusi - chiesi - Sta parlando con me?
- E con chi, sennò? Con lo Spirito Santo? Senza offesa... - aggiunse poi, alzando la testa e guardando il cielo.
Era una situazione surreale. Non avevo nemmeno capito bene cosa fosse successo, e mi ritrovavo a chiacchierare con un tipo che, non solo mi era del tutto sconosciuto, ma riusciva a vedermi e sapeva cosa volevo fare.
- Quindi sono morto - azzardai.
- Morto, finito, kaputt... vedila un po' come vuoi, Simon.
Perfetto, sapeva anche il mio nome. Ma chi cavolo era?
- E lei.. è venuto per portarmi via?
L'uomo mi fissò serio, scuotendo la testa e posando le mani sui fianchi.
- Perchè mi scambiate sempre per un Angelo Traghettatore? Ho per caso la faccia di un tassista? Stammi bene a sentire, amico. Io sono un Angelo Giudice, sono qui per decidere dove devi andare.
- Dove devo andare?
Sospirò, lasciando cadere le braccia. Mi guardò come se gli avessi chiesto la cosa più stupida di questo mondo, mentre io continuavo a non capire.
- Ti giuro che non comprendo come Pietro possa averti definito una "promessa" - disse - Morto, fantasma, questioni irrisolte. Ti quadra?
Annuii. Che fossi deceduto mi sembrava abbastanza chiaro. Quello non mi riusciva di capire era il fatto delle "questioni irrisolte". Che io sapessi, non avevo niente da risolvere. Ero felicemente sposato, un ottimo lavoro, amici fantastici... tutto concluso.
- Bene. Adesso, hai cinque giorni per mettere a posto le cose. Se ci riuscirai, il tuo posto lassù sarà assicurato. Se invece fallissi... beh, in quel caso, buona fortuna.
- Come? Che vuol dire "buona fortuna"??
- Vuol dire che non vorrei essere nei tuoi panni. Se non riuscirai a fare tutto entro i cinque giorni a tua disposizione, farai la conoscenza dell'inquilino del piano di sotto. E, credimi, non è per niente una buona compagnia.
Si girò, incamminandosi. Per un momento mi prese il panico: l'unica persona con cui potevo parlare, (che mi vedeva, più che altro) se ne stava andando.
- Dove va? - feci, ansioso.
- A sedermi - replicò, rivolgendomi un sorrisetto sarcastico - Ho idea che sarà una cosa lunga... e comincia a darmi del tu, del resto passeremo parecchio tempo insieme. Il mio nome è Alex.
- Io sono...
- Simon Quincey, 36 anni, avvocato, sposato, niente figli. So tutto di te. Sei la mia missione, non potrebbe essere altrimenti.
- Oh - riuscii soltanto a mormorare.
Provai a ricapitolare: ero morto, rimasto intrappolato sulla Terra come fantasma, per colpa di queste benedette questioni da risolvere. Peccato che non avessi la minima idea di quali fossero.
Il mio interlocutore allungò una mano al taschino della camicia bianca che indossava e ne estrasse un pacchetto, che poi portò alla bocca.
- Gli Angeli fumano?
- Gli Angeli fanno un po' quello che vogliono - rispose Alex - E non venirmi a dire che fa male, tu sei il primo a non saper rinunciare alla nicotina.
- Veramente stavo per farti una domanda.
Sollevò nuovamente lo sguardo su di me, poi sciolse il codino in cui erano legati i suoi capelli biondi. Con un veloce movimento delle mani, li rimise al loro posto, sistemandosi una ciocca sfuggente dietro all'orecchio.
- Spara.
- Mi chiedevo... cosa dovrei fare esattamente?
- Santo cielo! - esclamò.
All'improvviso, un forte rumore tipo tuono riecheggiò prepotentemente. Io arretrai spaventato, mentre Alex non battè ciglio.
- Dicevo tanto per dire! - urlò, poi tornò a rivolgersi a me - Scusa, ma il Grande Capo è un tipo piuttosto permaloso... allora, come posso spiegarti in modo che tu capisca? Sei uno spettro, e fin qui ci siamo. La ragione per cui sei ancora sulla Terra è che, da qualche parte, hai ancora qualcosa da sistemare. E devi farlo entro cinque giorni. Altrimenti sarai destinato all'Inferno. Ora ci sei?
Sì, c'ero. Eccome se c'ero. Stavo impazzendo, era l'unica spiegazione. Angeli e fantasmi non esistono, mi ripetevo. Sei morto, morto e defunto, Simon. Oppure è tutto un sogno.
- Non mi credi, vero?
- Sì, certo che ti credo.
- Non è vero - disse l'Angelo - So riconoscere uno scettico quando lo vedo. Sai, all'inizio, nessuno si fida di noi. Alcuni, addirittura, rifiutano di credere di essere morti, benchè abbiano il proprio cadavere davanti agli occhi.
Si interruppe per tirare l'ennesima boccata ad una sigaretta ormai quasi spenta.
- Ora sei ad un bivio: se scegli di darmi retta, sono qui per aiutarti. In caso contrario, ti saluto. Non sei il solo a cui devo badare.
Dovevo prendere una decisione, in fretta. Prestar fede alle parole di Alex o andarmene per i fatti miei? Accettare l'aiuto di un essere sovrannaturale, i cui intensi occhi verdi mi incutevano un po' di timore, o rifiutarlo e cercare di risolvere le mie questioni da solo?
- Allora? Cosa hai deciso di fare, Mr Quincey? - domandò impaziente.
Lo guardai, poi sospirai pesantemente.
- Quando si parte?

Rieccomi a rompervi le scatole! Ok, in questo capitolo viene introdotto il famoso Angelo... che dire, io lo adoro! So che, detto da me, non ha molto senso, visto che l'ho creato io... ma vabbè...
Passiamo alle recensioni al prologo:
Hayley_Gin91: che vuoi che ti dica, sono una che fa le cose alla rovescia!! :) Grazie della recensione e spero che anche questo capitolo ti piaccia!
e r a t o: eh sì, cara, il Prologo Compulsivo ha fatto di nuovo danni! Ormai lo sai, sono una sbrigativa... il protagonista, appena entrato in scena, muore subito e si leva dai piedi! E invece... vi tocca a sorbirbelo sotto forma di fantasma.... e l'Angelo? Ti piace? :)
Ringrazio questa due povere anime pie anche per aver inserito la storia tra le seguite!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci8!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


A ghost named Simon
Capitolo 2

- E' mai successo che... sì, insomma... che qualcuno non ce la facesse?
Ci avevo pensato molto prima di fare quella domanda, spaventato dalla possibile risposta. Da come l'Angelo ne aveva parlato, l'Inferno doveva essere un posto davvero brutto, così come il suo "proprietario". Andarci a vivere non era certamente tra le mie priorità.
- Sì - rispose Alex, facendosi improvvisamente serio - è successo. Finora ne ho persi due. C'è chi dice che, in quasi trent'anni di servizio, sia un numero talmente esiguo da non essere nemmeno rilevante.
- E non è così?
- No.
Capii subito che era un discorso da evitare quando lo vidi stringere i pugni e serrare con forza la mascella. Non volevo farlo innervosire, era l'unico che potesse aiutarmi in una situazione di cui, dovevo ammetterlo, continuavo a non capirci niente. E poi, cominciava a starmi simpatico.
Decisi di cambiare discorso.
- E' davvero così spaventoso l'Inferno?
Alex parve rilassarsi, e, di conseguenza, anche io.
Si voltò e mi sorrise. Non lo stesso sorriso sarcastico di prima, ma più gentile.
- Conosci quel detto "Il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge"? Beh, chi ha pronunciato questa frase, non lo ha mai conosciuto di persona.
Poi, con uno sguardo talmente cupo da mettere paura a chiunque, aggiunse:
- Lucifero è peggio di qualsiasi fandonia abbiano mai raccontato sul suo conto.
Non potei fare a meno di rabbrividire quando i suoi occhi dal solito verde smeraldo, passarono ad un grigio fumo decisamente meno rassicurante.
Se quello che il mio Angelo stava dicendo era vero, avrei dovuto sbrigarmi. Rivivere la mia vita in cinque giorni non sarebbe stato facile, ma non potevo permettermi di sbagliare. Alex aveva affermato che avevo un posto in Paradiso, e di certo non avevo voglia di giocarmelo. Soprattutto, vista l'alternativa.
- Allora, sarebbe ora di decidere cosa fare, Simon - disse, distogliendomi dai miei pensieri - E' l'alba del tuo primo giorno da fantasma! Non sei contento?
- Cosa?? - esclamai, sbigottito.
- Cosa... cosa?
- Come fa ad essere già l'alba? Sono uscito alle dieci di sera, e non è possibile che sia passato così tanto tempo da allora.
Lui mi guardò, poi alzò il braccio sinistro e si portò il polso ad un palmo dal naso.
- A meno che il mio orologio non funzioni male, e ciò è impossibile, sono le ore 5:47 e 23... 24.... 25...
- Ok, ok... ho capito.
La sua mano corse al petto. Nonostante gli avessi visto fumare un numero considerevole di sigarette, il pacchetto che estrasse dal taschino della camicia sembrava sempre pieno. Mi chiesi se quello fosse uno dei vantaggi dell'essere un Angelo.
- Sto aspettando...
Dove potevo andare? Credevo che la mia vita fosse perfetta, ma mi sbagliavo. C'era qualcosa che era andato storto, in uno qualunque dei miei 36 anni. O forse in tutti, chi poteva dirlo?
Poi, come un fulmine, un pensiero mi attraversò la mente.
- Victoria! - esclamai.
- Vuoi vedere tua moglie?
Annuii.
- Perfetto. Andiamo.
E subito dopo sparì.
- Alex?
Il panico mi invase completamente nel giro di pochi istanti. Dov'era andato il mio Angelo? Perchè era scomparso?
- Alex? - riprovai, ma non ebbi risposta.
Mi ritrovai a pensare che fossi stato io, che lo avessi allontanato involontariamente con qualche gesto o parola sbagliati. Ma non riuscivo a capire quali fossero.
- Alex! - ripetei a voce più alta -  ALEX!!!
- Hai ragione, non ti ho spiegato come si viaggia. Scusa.
Se non fossi stato già un fantasma, sarei sicuramente morto d'infarto. Alex era apparso alle mie spalle, con la stessa velocità con cui era svanito. Il mio cuore, fortunatamente, non stava battendo da un bel po', altrimenti non avrebbe retto ad un altro colpo del genere.
- Non farlo mai più - sibilai.
- Come siamo suscettibili...
- Suscettibili? Ma ti rendi conto che potevi farmi venire un accidente?
- Poco male, sei già morto.
Sospirai, rassegnato. Avevo capito che ormai era impossibile discutere con lui, con uno che aveva sempre la risposta pronta. E, in più, con poche parole riusciva ad annientarti, a spegnere ogni diatriba sul nascere. Non si poteva discutere con Alex, ormai mi era chiaro.
- Quindi - dissi - come mi sposto? Devo prendere un taxi?
- Trattieni la tua vena sarcastica e concentrati - replicò l'Angelo - Chiudi gli occhi, pensa intensamente al posto dove vuoi andare... e vedrai che ci arrivi.
Ok, detta così, sembrava anche facile. Peccato che, nonostante ci provassi con tutte le mie forze, nella mia mente era tutto confuso.
- Che succede adesso?
Alex era impaziente, o forse, era solo stanco di un fantasma impedito che gli stava facendo perdere tempo.
Gli spiegai velocemente il problema e lui si rilassò.
- Può succedere che, dopo il decesso, i ricordi vengano meno. Oppure, come nel tuo caso, si mescolano. Se non riesci a concentrarti su un luogo, prova con una persona.
Abbassai le mie palpebre spettrali e cercai di mettere a fuoco la figura di Victoria. Rividi i lunghi capelli biondi, gli occhi verdi, il sorriso curato, le curve perfette... ogni dettaglio era impresso a fuoco nella mia memoria.
E accadde. Senza che me ne rendessi conto, mi trovai sdraiato accanto a lei, nel nostro letto.
Lei era lì, addormentata, la bocca socchiusa. Era così bella... Le sfiorai la spalla nuda. Anche se sapevo di non poterla toccare, quel "contatto" mi fece sorridere. Poi notai le occhiaie, e il mio sorriso si spense.
Ero morto. L'avevo lasciata da sola. Chissà quanto dolore doveva aver provato, chissà quanto aveva pianto. E tutto per colpa mia.
Sospirai pesantemente. Mi girai, facendo aderire la schiena al morbido materasso e stendendo lateralmente il braccio sinistro.
Fu allora che scoprii che quel letto era un po' troppo affollato...

Rieccomi! Non mi sono dimenticata di Simon e Alex! Contenti del nuovo capitolo? Vabbè... farò finta di aver sentito qualcuno dire "Sì"... :)
Ma passiamo alle recensioni dello scorso capitolo:
Jala: ma grazie! Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirla!
Hayley_Gin91: eh, mi sa che hai ragione! Simon credeva di aver avuto una vita perfetta, invece scoprirà alcuni "problemini" di cui non era a conoscenza! Dalla fine di questo capitolo, credo ne possiate già intuire uno.... Sono felice che Alex ti piaccia! Ti posso anticipare che scopriremo dei lati di lui del tutto imprevisti! :)
e r a t o: oh, tesoro, anche tu ogni tanto ti rivolgi alle "autorità dell'Aldilà"? Sapevo che Alex ti sarebbe piaciuto... del resto, abbiamo più o meno gli stessi gusti in fatto di personaggi! E poi, il Signorino è l'Angelo che tutti vorrebbero dopo la morte (sperando che avvenga il più tardi possibile ^_^)... no, non sono le sigarette, Simon ha ben altre questioni irrisolte!! Ma se sai già che ogni volta parto con il discorso contrario, cosa me lo dici a fare che sono brava? :)
Un grazie di cuore a queste anime pie!
Alla prossima!
Baci8

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


A ghost named simon cap 3
Capitolo 3

Quel giorno imparai cosa si prova a "trapassare" una persona. E' come se ti versassero addosso dell'acqua gelata. Senti un brivido, una piccola scossa.
Quando il mio viso seguì la stessa traiettoria del braccio, mi ritrovai faccia a faccia con una versione in miniatura di Schwarzenegger. Dormiva beato, il volto rilassato. Occupava il MIO posto nel MIO letto, e non sembrava preoccuparsene.
Ma dove avevo già visto quel tipo? Uno così non si scorda, soprattutto con quella faccia da imbecille che si ritrovava.
Poi, dopo aver cercato di fare un po' di ordine tra i miei ricordi, mi tornò tutto alla mente. Quell'usurpatore di letti era l'istruttore di nuoto di Vic, quell'energumeno in mutande che avevo avuto il dispiacere di incontrare la prima e unica volta che avevo accompagnato mia moglie in piscina. Finalmente capivo perchè, da quel giorno in poi, aveva iniziato ad andarci da sola, a rifiutare ogni mio tentativo di coinvolgimento nelle lezioni.
Una serie di improperi mi riempì il cervello, ma badai bene di non farle arrivare alla bocca.
- Simon, certi pensieri non ti porteranno di sicuro in Paradiso...
Mi tirai su di scatto, ricordandomi improvvisamente di un'altra presenza nella stanza.
Alex mi stava fissando; poi, quando il suo sguardo incontrò il mio, gli occhi presero a fissare il pavimento.
- Riesci a leggermi nella mente?
Lui annuì.
- Non sempre. Serve molto impegno, ma se mi concentro, riesco a sentire ciò che pensi.
- Allora smetti di concentrarti - brontolai.
- Scusa.
Il mio Angelo sembrava abbattuto, triste. Quando poi rialzò la testa, potei scorgere nei suoi occhi un velo di angoscia. Sospirai, rendendomi conto di essere io la causa di quell'afflizione.
- No, scusami tu. Questo - dissi, stendendo il braccio ad indicare il letto - non è colpa tua, non è giusto che me la prenda con te.
- Beh, al momento sono l'unico con cui prendertela, visto che sono il solo a poterti vedere.
- Sei stato tu a spingere Victoria a tradirmi con Mister Costumino Aderente 2010?
Alex scrollò la testa, con poca convinzione. Non ne capivo il motivo, ma quella situazione pareva addolorarlo almeno quanto addolorava me.
- No, ha fatto tutto da sola - ammise.
Mi strinsi nelle spalle.
- Allora non è giusto che me la prenda con te. Discorso chiuso.
Quella risposta sembrò andargli a genio, tanto che ritrovò il sorriso e si accese una sigaretta. Dovevo essermi incantato a fissare il pacchetto, oppure il mio Angelo si era di nuovo concentrato un po' troppo, fatto sta che allungò il braccio verso di me e inclinò leggermente la testa.
- Ne vuoi una?
- Ah, no! - ribattei, scoppiando a ridere - Le sigarette mi hanno già ucciso una volta, credo sia abbastanza.
Mi sentii sollevato quando Alex si unì alla risata. Poi tornò a guardare i due traditori, aspirando a lungo dalla sigaretta e rilasciando il fumo in un unico sospiro.
- Cosa vuoi fare adesso, Simon?
D'un tratto la situazione mi pareva più semplice, quasi... divertente. Mia moglie mi tradiva? Pace. Il peccato era suo, così come l'Inferno. La mia coscienza era pulita.
Ora, so che chiunque altro si sarebbe arrabbiato o disperato, ma io ero sereno. Almeno in apparenza. Dentro serbavo un rancore che difficilmente sarebbe sparito. Per questo speravo con tutto il cuore che Alex non tornasse a concentrarsi e a leggere i miei pensieri.
Il mio volto si aprì in un sorriso. Guardai il mio Angelo, cercando in lui una risposta che da solo non riuscivo a tirar fuori.
- Che ore sono?
Alex sollevò la manica della camicia, consultando nuovamente il suo orologio da polso.
- Sono quasi le otto - replicò.
Mi meravigliava quanto il tempo passi veloce quando si sa di averlo contato. Io avevo a disposizione solo cinque giorni, e il primo era già quasi trascorso. Ammetto di essere partito demotivato, convinto che, in così poco tempo, non sarei riuscito a scoprire cosa ci fosse di sbagliato in una vita che io credevo perfetta. Una vita che, in fin dei conti, non mi dispiaceva più di tanto. Una vita che era appena stata distrutta.
- Alex - dissi, voltandomi per dare un'ultima occhiata alla coppietta di traditori - ti va di vedere dove lavoravo?
Non attesi la sua risposta. Mi concentrai sul mio studio, sulla scrivania di mogano, sulla grande vetrata dalla quale potevo godere di un panorama fantastico. Sicuramente migliore di quello che mi trovavo ad ammirare in quel momento. Sparii in un secondo, giusto il tempo di scorgere l'espressione contrariata dipinta sul volto del mio Angelo.
- Sembra che tu abbia capito come si fa - brontolò poi, apparendomi alle spalle.
- Quando ci prendi la mano è facile.
Mi avvicinai al vetro, grosso almeno quanto un'intera parete, e presi a guardare fuori. Da lì riuscivo a vedere tutta la città; pareva quasi di essere il padrone del mondo, dominatore della distesa di tetti che si estendeva da lì all'infinito. Una sensazione di onnipotenza che mi faceva sentire vivo. Suona strano detto da un fantasma, ma era proprio così.
- Davvero carino questo posto - commentò Alex - Avrei solo una domanda: chi è Carl Rainwater?
- Il mio migliore amico - mi voltai di scatto, fissandolo dritto negli occhi - Perchè?
Lui staccò una cornice dal muro, poi la girò verso di me, in modo che potessi vedere quello che c'era tra il vetro e il pezzo di cartone dietro.
- Perchè sembra che questo ufficio sia suo adesso.

Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo! Facciamo finta che voi ne siate contenti... :)
Per le recensioni ci terrei a ringraziare:
e r a t o: guarda, il pacchetto di sigarette di Alex è "magico"... non finisce mai! Sarà uno dei vantaggi dell'essere un Angelo :) Sì, lo so che adori il mio stile. Ma quando ti deciderai a spiegarmi come fai?? Io sono ancora convinta che tu sbagli storie.... comunque sia, sono contenta che la storia di Casp... Simon ti stia interessando!! :)
Hayley_Gin91: eh sì, ci avevi azzeccato!La cara signora McQuincey ha ben altri motivi per star sveglia! Le occhiaie non sono di certo dovute alla morte del marito... per quanto riguarda Alex, ti posso dire che ci sei andata vicina, ma la cosa è un tantino più contorta :)
Madness_: già, anche io sono dell'idea che sarebbe meglio conoscere Alex senza per forza dover morire :) Come vedi, la brutta giornata di simon non è ancora finita! E Alex... avrà la sua dose di dramma, promesso! Ha una storia mica da ridere sulle spalle... Ti ringrazio e sono felice che la storia ti piaccia!
Ringraziando queste anime pie, vi do appuntamento al prossimo capitolo!!
Un baci8!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


A ghost named simon cap 4 Capitolo 4

Rigirai a lungo tra le mani quella cornice, osservandola da ogni angolatura possibile. Ma non c'era alcun dubbio: l'attestato dietro il vetro apparteneva a Carl, non a me.
- Non capisco - biascicai. - E' passato troppo poco tempo.
- A quanto pare il tuo capo è uno che fa le cose in fretta - replicò Alex, riappendendo il quadro.
- Alla faccia della fretta! Sono morto solo ieri sera!
L'Angelo si strinse nelle spalle. Per un attimo sembrò volesse aggiungere qualcosa, poi ci ripensò.
Io, dal canto mio, ero rimasto davvero senza parole. Erano passate... quante? Dieci ore? Beh, ero morto da poco più di dieci ore e tutti sembravano non farci caso.
Mi avvicinai alla libreria situata sulla parete opposta alla vetrata. Non c'era più niente di mio, nemmeno i libri. Ero stato cancellato come si cancella un segno in matita su un disegno. Eliminato, come se non fossi mai esistito.
Ma quello che mi dava più fastidio era chi aveva occupato il mio ufficio. Una simile carognata non me la sarei mai aspettata, non da Carl.
- Quindi, facendo due rapidi calcoli... mia moglie ha un amante e a lavoro non hanno aspettato tanto a sostituirmi.
- Sono queste le 'questioni irrisolte' di cui parlavo - mi informò Alex.
- Oh, fantastico. E dì un po', ce n'è ancora o posso andare finalmente dovunque io debba andare?
- Credo che ci sia ancora qualcosa che devi vedere.
Borbottai qualcosa di incomprensibile mentre mi concentravo su un altro luogo a me molto familiare.
- Andiamo da mio padre - sbottai. - Con un po' di fortuna scoprirò di essere stato adottato.

Il giorno del mio decimo compleanno, mia madre mi chiese cosa volessi fare da grande. E io, nonostante avessi già pronte un sacco di risposte, rimasi qualche istante a pensarci. Avrei potuto tirar fuori tutto quello che avevo in mente: pompiere, giocatore di baseball, batterista... Invece la guardai dritto negli occhi e dissi: "Voglio essere come papà."
Anche mio padre era un avvocato. Vedevo in lui una sorta di Superman che difendeva le persone buone e evitava loro di andare in prigione. Mi ero impegnato a fondo per assomigliare a lui, studiando per anni e rinunciando a gran parte del mio tempo libero. E alla fine ce l'avevo fatta. L'esperienza mi aveva insegnato, però, che se volevo mantenere il mio lavoro, non potevo difendere sempre e solo le persone buone; molte volte mi era toccato mettere da parte l'orgoglio per occuparmi di soggetti che tanto buoni non erano, ma erano in grado di pagare la mia parcella.
Un'altra cosa che ammiravo in mio padre era il costante buonumore. Non l'avevo mai visto nervoso, arrabbiato o triste. E con 'mai', intendo davvero 'mai'.
Per questo fu un duro colpo trovarlo seduto in poltrona, la mia foto stretta al petto, il volto rigato dalle lacrime. Non mi ero soffermato a pensare a quanto la mia morte potesse dolorosa per le persone che mi avevano amato veramente. E anche se avevo scoperto che mio padre era l'unico a cui importasse davvero qualcosa, alla fine non mi importava granché. Volevo solo che non soffrisse così tanto.
- Non puoi fare in modo che mi veda, anche solo per un attimo? - chiesi al mio Angelo.
Lui scosse la testa.
- Sono l'unico che può vederti - mormorò. - E anche se ci fosse un modo... pensaci bene: gli daresti la vana speranza di averti ritrovato, sapendo che tra quattro giorni spariresti definitivamente?
No, non avrei potuto farlo. Non avrei potuto causargli più dolore di quanto già ne provava.
Mi avvicinai a lui e stesi un braccio, sfiorandogli la guancia con una mano. Non fu esattamente come quando avevo trapassato l'amante di Victoria, ma mi diede comunque un po' di soddisfazione. Mio padre sussultò appena, gli occhi sbarrati. Mi aveva sentito. Beh, aveva sentito solo un soffio d'aria fredda sul viso, ma non aveva importanza. Gli avevo dato un segno della mia presenza, e tanto bastava.
- Mi dispiace - sussurrai, più a me stesso che a lui. - Mi dispiace di non essere stato un buon figlio, di non aver mai chiamato, di non esserti stato vicino dopo la morte della mamma. Mi dispiace di essere stato tanto egoista, papà.
Poi mi volsi di nuovo verso Alex, sospirando.
- Questa era l'ultima? - chiesi.
- No.
- Perfetto.
Mi concentrai e, dopo pochi secondi, svanii.

Il mio funerale fu esattamente come me lo aspettavo.
Da una parte stava Victoria, tutta presa dalla sua recita di vedova affranta. Sapevo che ogni sua lacrima era una bugia.
Poi vidi Carl avvicinarsi a lei e abbracciarla; mi venne automatico chiedermi se anche lui avesse occupato il mio posto nel nostro letto, qualche volta. Non mi sarei più stupito di niente.
Dall'altra parte stava mio padre. La testa bassa, una fiore tra le mani, fissava la bara come se si aspettasse di vedermi saltar fuori all'improvviso ed esclamare 'Era tutto uno scherzo!". Avrei tanto voluto poterlo fare.
Mia moglie e i miei colleghi avevano davvero una bella faccia tosta, dovevo ammetterlo.
Ad un certo punto, quando metà della funzione era già passata, girai la testa verso destra. E la vidi.
Se ne stava nascosta dietro il tronco di un albero, osservando l'intera scena da lontano. In testa portava un berretto da baseball che celava gran parte del suo viso e dal quale spuntavano corti capelli neri. Ero attratto da quella figura, senza sapere perché.
Mi avvicinai lentamente, cercando nel contempo di ricordare dove avessi visto quella donna.
Quando le fui accanto e potei vedere il suo volto per intero, la riconobbi e sorrisi.
Poi lei mi guardò, mi riconobbe e si mise a urlare.

E dopo quasi due anni... un nuovo capitolo! Carramba, che sorpresa!
Ok, sappiate che mi vergogno a morte per essere stata così tanto tempo senza aggiornare. Non era mia intenzione farvi aspettare così tanto - ammesso che qualcuno stesse realmente aspettando -, ma tra il poco tempo, le tante storie e il blocco che ho avuto su questa storia... beh, ci ho messo davvero troppo.
La cosa buona, però, è che nel frattempo ho scelto le 'facce' per i personaggi: le potete trovare qui .
Un grazie a Haley_Gin91, Isy_264 e Tinella_Periwinkle per le recensioni allo scorso capitolo!
A presto, spero! :)
Baci8

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