Buona notte, Amore Mio

di Berenike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno: Un Caso Fortunato ***
Capitolo 2: *** La finta addromentata ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno: Un Caso Fortunato ***




Capitolo Primo: Un Caso Fortunato

Castle era vuoto, solo vuoto. Per un attimo aveva temuto di perdere colei che aveva la capacità, ogni giorno, di ispirarlo, di emozionarlo, di farlo infuriare, ma al tempo stesso di fargli palpitare il cuore ogni volta che la vedeva. Di solito non era così sdolcinato ma, al diavolo!, l'aveva quasi persa per sempre. L'appartamento era completamente distrutto, lei si era salvata solo grazie al suo sangue freddo, alla sua astuzia e si, poteva ammetterlo, alla chiamata di Castle, per avvertirla dell'imminente pericolo. Lo scrittore non poteva non pensare che ora lei non aveva altro posto in cui andare, non aveva vestiti, cibo, un letto.. non le era rimasto nulla. Pensò all'enorme appartamento dove lui ogni sera tornava dalla sua famiglia e non potè fare a meno di immaginarsi come sarebbe stato se..
-Castle? Castle? Sei ancora tra noi? - Beckett lo stava guardando, dall'interno dell'ambulanza, con aria preoccupata, quasi che fosse successo qualcosa a lui, invece che a sé stessa..
-No, tutto bene. - Chiuse lui quasi sorridendo, sviando i suoi pensieri sul corpo nudo della detective che aveva appena visto.. Lei quasi intuì i suoi pensieri.
-Castle, togliti quell'espressione dalla faccia. Sarà la prima e ultima volta che mi vedi nuda hai capito? - Cercò di guardarlo seria come faceva di solito, ma era stanca e non solo non possedeva più nulla, ma non aveva nemmeno un posto in cui andare..
-Beckett – la chiamò poi Castle, -Kate- le sussurrò (era la prima volta che la chiamava per nome?) Sperò profondamente che lei non gli desse uno schiaffo o un pungo, perché la cosa sarebbe stata imbarazzante.. Invece lei si limitò ad avvicinarsi per sentire cosa aveva da dire.
-Io ho un'appartamento enorme..-
-Castle, non se ne parla minimamente. Toglitelo dalla testa. -
-E dove dormirai questa notte? Dai, te lo chiedo come amico e come collega. -
-Andrò in un hotel..-
-E' già tutto pieno, ricordi? E' la settimana della moda qui a New York..-
-Castle, Richard -disse, assumendo un tono di sfida, lo stesso che ogni giorno aveva al lavoro- sono stanca, non ho voglia di giocare con te..-
-E se trovassi una cosa che ti appartenesse? E se trovassi l'anello di tua madre? Verresti? -
Lei lo guardò, impressionata e incuriosita da quella affermazione. Non pensava all'anello di sua madre, quello lo avrebbe potuto trovare anche lei, pensava piuttosto al fatto che Castle aveva ragione, lei non aveva un posto dove andare a dormire, molti degli hotel erano pieni e Catle aveva una casa talmente grande che probabilmente non si sarebbero nemmeno incontrati tra quei corridoi lunghi e spaziosi.
-Ci sto. - Non appena lo disse, Castle si precipitò all'interno dell'appartamento, si fece strada tra poliziotti, vigili del fuoco, tra transenne e scale strette, corse verso l'appartamento 5B e scavalcò con un salto la porta che pochi minuti prima aveva buttato giù con un calcio di cui si era già vantato con amici e colleghi, corse all'interno della stanza per poi fermarsi bruscamente. E pensò. “Questo non è che un altro caso da risolvere. Beckett si stava facendo il bagno, quando l'appartamento esplose per cui.. Probabilmente si era tolta l'anello della madre per metterlo in posto sicuro, ma comodo, perché doveva tornare ad indossarlo subito dopo..”
Seguendo la pista che aveva appena ricostruito tornò in bagno e si guardò intorno: non c'era nulla se non polvere, oggetti a terra, fumo, e.. l'anello di sua madre. Come aveva fatto a trovarlo? Un colpo di fortuna mai visto prima. Raccolse da terra l'anello, che era proprio lì in bella vista, tra due macerie, e tornò trionfante dalla detective, che una cosa era certa: non si aspettava di vederlo così presto!
-Non l'avrai mica già tr..-
-Trovato! - Disse, aprendo la mano e rivelando l'anello perduto.
-Maledizione! - si fece scappare la detective. Non doveva rivelare a nessuno, tanto meno a Caste, che non vedeva l'ora di andare a dormire in un comodo letto matrimoniale, appoggiare la testa e finalmente lasciare tutto ciò che era appena accaduto, alle spalle. Che poi il letto fosse quello di Castle non aveva nessuna importanza. Nessuna.

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Capitolo 2
*** La finta addromentata ***




Capitolo Secondo: La finta addormentata

Quando la detective Beckett aprì la porta dell'auto per scendere dalla macchina, sentì una fitta alle costole, evidentemente si era fatta più male di quanto pensasse. Castle la guardò preoccupato, ma lei si riprese subito e assunse la sua solita aria da detective gelida. Quella era stata una strana serata, e gli avvenimenti di quella sera, come che il suo appartamento fosse esploso, che lei fosse quasi morta nell'esplosione e che ora stesse andando a dormire a casa di Castle, forse non erano le cose più strane. Il comportamento dello scrittore era la cosa che la preoccupava maggiormente. Aveva infatti abbandonato la sua aria scherzosa, aveva lasciato da parte battute e scommesse, aveva tralasciato i commenti sarcastici e l'ironia per lasciare il posto alla ansietà, alla preoccupazione, alla tristezza, scacciata solo, a volta, da un sorriso timido. Forse tutto gli avvenimenti di quella notte, avevano scosso più lui di lei.
La detective seguiva silenziosa Castle nel suo appartamento, era ancora nuda sotto il cappotto che lo scrittore le aveva prestato per coprirsi. Non poteva nemmeno pensare al fatto che l'avesse vista completamente nuda e che fosse stato il primo a correre da lei al momento dell'esplosione. Forse Castle, non era solo un bambino, un infantile ricco scrittore. O almeno, non solo.
Castle la guardò per un'ultima volta prima di entrare in casa, inserendo le chiavi nella serratura la guardò e le disse con tono assolutamente serio:
-Mi dispiace davvero tanto..- La detective non fece ora a chiederne il motivo, perché nell'attimo in l'uomo aprì la porta si ritrovò sommersa da urla, baci, abbracci, sguardi preoccupati..
-Come stai Kate?
-E' vero che c'è stata un'esplosione?
-Papà tu sei ferito?
-Kate, come hai fatto a sopravvivere?
Nemmeno si accorse di tutto questo, perché l'abbraccio della teenager che aveva davanti si era rivelato troppo forte per le sue costole mal ridotte, e così come unica risposta riuscì a farsi uscire un -Ah!- di dolore e cercare gli occhi divertiti di Castle, che evidentemente aveva avvertito la sua famiglia dell'accaduto.
-Alexis, lasciamola respirare. Vieni a sederti cara, posso offrirti qualcosa da bere?- disse Martha, l'ex attrice madre di Castle che viveva con il figlio e la nipote.
-No, sto bene Martha, grazie mille. Ho solo bisogno di dormire un po'. -
-A questo provvediamo subito. Seguimi – la salvò Castle. Non poteva credere che tutto d'un tratto si fosse trasformato in un gentiluomo. La preoccupazione portava davvero ad un cambiamento così radicale? Lo seguì nei lunghi corridoi della casa, fino ad una porta bianca (perfettamente abbinata al resto della casa) che rivelò un enorme stanza con letto matrimoniale, bellissima e con tutte le comodità. Bagno in camera compreso.
-Spero ti piaccia. Ti mango Alexis tra pochi minuti per portarti gli asciugamani e tutto il resto. - Castle la guardava come se fosse morta, ma si era accorto che lei era li, di fronte a lui, viva e vegeta?
-Grazie Castle – disse, facendogli vedere l'anello della madre che indossava al dito. Preferiva un gesto a mille parole, in quel momento. Era un modo silenzioso per ringraziarlo, era Castle e nonostante la gravità della situazione non voleva che si montasse la testa. Era quasi sicura che il giorno successivo tutto sarebbe tornato com'era. Ironico, sarcastico, infantile. Castle, insomma.
Entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé e potendo finalmente respirare dopo tutto ciò che era successo. Si stese nel letto senza nemmeno togliersi il cappotto o sciogliersi la coda, si distese e chiuse gli occhi senza nemmeno pensare a..
-Kate? Posso entrare? - La voce di Alexis fece sobbalzare la detective, che emise un respiro profondo e rispose di si. Si mise a sedere nel letto ed aspettò che la porta si aprisse.
-Ti ho portato gli asciugamani, e un pigiama. E' di mia madre, dovrebbe starti bene. Provalo, in caso te ne vado a prendere un altro...-
-Non ti disturbare ti prego, va benissimo così. - Allungò le mani per prendere il tutto, e non vide l'ora di indossare quel costosissimo pigiama e dormire in quelle lenzuola costosissime. Le sembrava di essere in un hotel lussuoso, che prima di allora però non si era mai potuta permettere.
Andò in bagno a cambiarsi, Alexis la aspettava in camera, per controllare che il pigiama di seta che le avesse dato le andasse bene. Si distese nel letto ad aspettare, pensò alla scuola, pensò a quel ragazzo che tanto le piaceva.. Pensò..
-Alexis è perf..- La detective abbassò subito la voce, la ragazza stava dormendo, doveva essersi addormentata praticamente subito perché lei aveva fatto anche abbastanza veloce a cambiarsi. Guardò l'ora: l'una di notte. La ragazza doveva essere parecchio stanca, aveva aspettato il ritorno del padre per lungo tempo ed ora è li.. Cosa doveva fare? Svegliarla? Decise di aspettare qualche minuto per vedere se si svegliava da sola, in caso contrario avrebbe chiamato Castle perché la svegliasse lui. Guardò il pigiama di seta che indossava e che lasciava decisamente poco spazio all'immaginazione. No, decisamente non avrebbe MAI chiamato Castle.
Intanto, in una parte diversa della casa, lo scrittore metteva a lavare il bicchiere di vino che aveva appena bevuto. Ci voleva. Pensò. Si incamminò verso la camera della figlia, al secondo piano, per darle la buona notte e poter andare a dormire anche lui, finalmente. Era sommerso da tantissimi pensieri, alcuni positivi (Beckett che dorme nella sua camera degli ospiti, Beckett nuda, Beckett nel pigiama di seta della sua ex moglie..) ed altri negativi (Beckett morta, Beckett nell'appartamento esplodo..Beckett nuda, no questo era positivo. E sormontava tutti gli altri). Sorrise e scacciò quel pensiero prima di entrare nella camera della figlia. Aprì la porta ma la camera era vuota, il letto ancora fatto. Pensò che fosse ancora con l'ospite d'onore, e così si diresse da quella parte della casa, insieme ai suoi pensieri. Beckett nuda, Beckett nuda, Beckett nuda....
Per i corridoi non incontrò la figlia, e fu in quel momento che maledisse quell'appartamento troppo grande. Quando cercava qualcuno, non lo si trovava mai.
Bussò alla porta bianca, dove qualche minuto prima aveva portato Beckett. Non voleva disturbarla, non sarebbe nemmeno entrato, voleva solo dare la buona notte ad Alexis. Lo faceva dal giorno in cui era nata, non avrebbe smesso ora. La porta era aperta.
Più silenziosamente possibile la aprì e non riuscì a credere allo spettacolo che aveva davanti. Alexis stava dormendo accanto a Beckett, che appoggiata al cuscino, dormiva profondamente anche lei.
Rick Castle si avvicinò al letto, andrò dalla parte sinistra, verso Alexis e le accarezzò il viso. Alzò delicatamente le coperte e la fece scivolare sotto di esse. Alexis non si svegliò, si limitò a sistemarsi nella nuova posizione. Il padre le diede un bacio sulla fronte e le augurò la buona notte. Anche se non poteva averlo sentito, Castle era sicuro che se non lo avesse fatto non sarebbe stata la stessa cosa.
Poi alzò lo sguardo e vide lei, Kate. Almeno nei suoi pensieri poteva chiamarla per nome. Si avvicinò alla sua parte del letto e le sistemò piano il cuscino. Se si fosse svegliata in quel momento, probabilmente l'avrebbe ucciso con la pistola che , era più che sicuro, teneva con lei anche mentre dormiva. Alzò le coperte e le sollevò sopra di lei. Era confuso.. Lei era così bella, ma al tempo stesso così fredda. Toccandole le braccia fredde, cercò di essere il più delicato possibile, le toccò le spalle per sistemarla meglio, e poi si soffermò sul viso. Aveva paura che lo scoprisse, anche se prima o poi, avrebbe scoperto tutto. Tutto quello che lui provava per lei. Le diede un lungo bacio sulla fronte e la lasciò continuare a dormire, ne aveva passate fin troppe quella notte. Socchiudendo la porta dietro di sé, si girò a guardare per l'ultima volta le sue ragazze , e disse sottovoce
-Buona notte, Amore Mio.-
L'unico errore di Castle di quella notte fu non pensare che una detective quale fosse Beckett non si svegliasse al minimo rumore. Come aveva potuto non pensarlo? Beckett era sveglia fin da subito ed aveva osservato nel silenzio il bacio affetuoso che aveva dato alla figlia, aveva ascoltato con interesse quei passi che si avvicinavano verso di lei, e aveva provato emozioni segrete durante quel lungo e timido bacio sulla fronte. Ora era lì, nell'ombra a chiedersi a chi fosse rivolta quella buona notte..

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