Trashed, Lost and Strungout

di Crazy_Me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Premesse dell’autrice: E’ tutto inventato, i Children non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro, non intendo offendere nessuno e né dare prova veritiera del carattere di ciascuno dei componenti del gruppo.

Trashed
, Lost and Strungout

- Che ne dite, ragazzi? – Chiese il manager dei Children, scrutando le loro facce un po’ rabbuiate.
- E’ senz’altro insolito tutto questo. – Il primo commento.
- Hai ragione, Janne. Ed è anche rischioso, in un certo senso. Voi, ragazzi, siete esplosivi e avete bisogno di una band che riscaldi bene il pubblico e se non fosse che li ho sentiti e mi fido di loro al 100% non ve lo chiederei mai. – Jake sorrise e annuì parecchie volte per sottolineare la fiducia che riponeva in quella nuova band.
- E poi una ragazza! – Sbottò Roope, tutto ad un tratto.
- Sì, canta e suona la chitarra. – Jake fece una pausa. – Come te, Alexi. – Aggiunse poi.
- Possiamo sentirli, almeno? -
- Mi piacerebbe, ma sono Inglesi e non penso che accettino di raggiungerci qua non sapendo nemmeno se verranno presi. Hanno, però, il loro MySpace, se volete dare un’occhiata…-
- Ok ok, abbiamo capito. – Il frontman era visibilmente scocciato da quella situazione. Aveva bisogno di una band speciale, almeno un po’ conosciuta, con grande tecnica e almeno un album all’attivo, non di un gruppetto sconosciuto, proveniente dall’Inghilterra, con una sottospecie di EP e…e una ragazza!
Però anche i Children all’inizio erano solo una band composta da cinque ragazzi pazzi. E anche loro hanno avuto la loro possibilità.
- Va bene, Jake. Ci fidiamo di te. – Disse improvvisamente il biondo, sotto lo sguardo dubbioso degli altri.
- Mi fa piacere sentirtelo dire, Alexi. Non appena li vedrete sarete entusiasti della vostra scelta. E anche loro lo saranno, non appena glielo dirò! –

Non appena li vedrete sarete entusiasti della vostra scelta.
Questa frase rimbombava nel cervello di Alexi come una minaccia e gli sguardi assassini dei compagni non facevano che peggiorare la situazione.
In più ci si metteva anche la confusione dell’aeroporto ad aumentare la tensione dei ragazzi, che, seduti a un tavolino di un bar, avevano davanti a loro quasi dieci bottiglie di birra vuote.
- Non è la fine del mondo, ragazzi. – Disse il chitarrista più a sé stesso che agli altri.
- No! Figurati! E’ solo un fottuto tour europeo! Non è la fine del mondo, cazzo! Cosa diavolo vuoi che sia?! – Jaska si calmò solo quando la mano di Janne si posò sulla sua spalla. – Dio, Alexi! E se fossero degli incompetenti? -
Non lo so, pensò il cantante.
- Possiamo sempre cacciarli e trovare un’altra band. – Blaterò a denti stretti, come per paura della reazione dei compagni.
- Ah sì? Nel bel mezzo del tour cacciamo questa band e ne troviamo un’altra? Sai quante cazzo di band vorrebbero farci da supporter? Eh? E sai quante cazzo di quelle band potrebbero davvero farlo? Come cazzo ne troviam…-
- Abbassa la voce, Jaska! – Lo rimproverò il tastierista, sbattendo la birra sul tavolo e appoggiandosi al poggia schiena della sedia, con le braccia incrociate.
- Lo so. Hai ragione, Jaska, ma io mi fido di Jake. Se ha detto che questa band ci merita vuol dire che è così! – Lo stesso vocalist ci credeva così così alle parole del manager, ma voleva sembrare sicuro per tranquillizzare un po’ i compagni.
- Ma una ragazza! – Ancora Roope. Sembrava che il suo unico commento fosse quello!
- Lo so, ma che importa. Magari è davvero molto brav…- Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che i suoi compagni, quelli davanti a lui, si alzarono e tesero la mano.
Il biondo fece subito lo stesso.
Davanti agli sguardi un po’ allibiti dei Children, c’èrano tre ragazzi di al massimo 20 anni, che sorridevano come se fosse la giornata più bella del mondo e magari, per loro, lo era veramente.
- E’ un piacere conoscervi. – Un ragazzo di media statura, capelli mori e corti, occhi marroni e pelle candida gli allungò una mano, che venne prontamente stretta da Janne. – Io sono il bassista, Steven, ma potete chiamarmi Steve. – Sorrise e si fece da parte, scoprendo altri due ragazzi.
- Io mi chiamo Alex e sono il chitarrista, insieme a Jess, ovviamente!. – Era il più alto tra i tre e forse quello con lo stile più simile al loro: capelli neri e lunghi, pelle molto chiara su cui risaltavano due iridi grigie con venature azzurrognole.
- E io sono Robert…ma non mi piace, quindi Rob. E sono il batterista. – Anche lui pelle chiara, ma con due meravigliosi occhi verdi e capelli biondi di media lunghezza.
Tutti e tre avevano dei jeans scuri con delle catene attaccate e delle maglie di gruppi Metal.
Alexi aveva stretto la mano a tutti e tre, ma non era stato molto a sentire i nomi e pensava di esserseli già dimenticati.
- Ma non manca qualcuno? – Chiese Roope, che sembrava quasi sollevato.
- A dire il vero sì. Manca la nostra cantante, Jessica, ma tutti la chiamano Jess o, al massimo, Jessy. -
Che nome pomposo, pensò Alexi, facendo una specie di smorfia e immaginandosi una ragazzetta rompiscatole e pignola.
- Oh, eccola! – Il più alto la indicò.
I Children alzarono all’unisono la testa e puntarono lo sguardo, seguendo la traiettoria del dito di Alex.
Le impressioni dei ragazzi furono varie, tutte tenute ben nascoste da un semplice sorriso di circostanza.
Roope e Jaska sembravano tirare un sospiro di sollievo nel vederla, a Janne aveva fatto una buona impressione, ma voleva prima conoscerla bene, mentre a Henkka, che non aveva fiatato per tutto il tempo, aveva lasciato un po’ indifferente. Era carina, sì, ma doveva essere brava e finché non l’avrebbe sentita suonare, non avrebbe saputo dare un giudizio.

Infine, il cantante. Alexi era piuttosto sbalordito, insomma, non si aspettava una così…bella ragazza? No, non era bella o almeno la bellezza non era certo quello che ti colpiva di lei. Era strana, solo a vederla così, camminare e avvicinarsi a loro, con un borsone non troppo grande e una bottiglia di birra in mano, la trovava intrigante.
Aveva la pelle pallida, due occhi stupendi verdi contornati da una matita nera e dei capelli lisci e lunghi, biondo scuro, con una meches blu elettrico che le ricadeva a destra.
In un arco di tempo che sembrò infinito, la ragazza li raggiunse, lasciò cadere il borsone a terra, senza troppa usta, e porse la mano a tutti.
Ai piedi portava delle AllStar che un tempo dovevano essere nere e che ora assomigliavano di più a un grigio topo, estremamente consumate e allacciate un po’ così. Poi, anche lei dei jeans scuri, non troppo aderenti, ma nemmeno in stile rapper, con una catena attaccata a due passanti, una cintura bianca, borchiata in nero e una maglia grigia leggermente più grande della sua taglia, con scritto Megadeth in rosso.
- Piacere, Jessica, ma non vi azzardate a chiamarmi così. Jessy o Jess vanno molto meglio! – Fece un mezzo sorriso.
- A cosa dobbiamo l’onore di questo ritardo? – Chiese Alexi, simpaticamente.
- Alla ricerca di questa birra! – La indicò, con sguardo sognante. – Non mi ero accorta di questo bar e così ero andata a cercarne un altro. Ero in assoluta astinenza da birra!–
- Beh, su questo andiamo d’accordo! – Esclamò Roope, sorridendole e dandole una pacca sulla spalla, indicando con l’altra mano il loro tavolino pieno di bottiglie che prima contenevano il prezioso liquido.
- Comunque, ragazzi, per noi è davvero un onore farvi da spalla. E’ semplicemente fantastico! – Gli occhi sognanti di Rob e l’incessante sorriso stampato sul volto.
I Children sorrisero compiaciuti e decisero di uscire dall’affollato aeroporto.
- Noi prendiamo un taxi per andare in Hotel. -
- Ok. Ricordatevi domani di venire in sala prove, alle 15.00. – Henkka sottolineò l’orario, sperando che non ritardassero.
- Non ti preoccupare, saremo lì puntuali! – La ragazza fermò un taxi e, dopo averli salutati con un gesto della mano e un sorriso, salì, insieme ai suoi compagni.

Jaska aprì la porta della loro casa, ad Helsinki.
- Chissà dove alloggeranno…- Si chiese Alexi, pensando al costoso Hotel in centro.
- Non lo so, ma mi piacciono. Sembrano i tipi adatti a noi! – Esclamò Roope, prendendo una birra dal frigo. – Che siano bravi, però, è un altro paio di maniche. -
- Domani lo scopriremo. Speriamo di non avere dei casini con questa band perché il tour inizierà la settimana prossima e, tra le prove e tutto il resto, non avremo tempo di cercarne un’altra. – Borbottò il biondo, stravaccato sul divano.
- Già. Ma com’è che si chiamano? – Chiese Janne, tutto ad un tratto.
- Cazzo! – Esclamò Alexi, schiaffandosi una mano in fronte. – Non ce l’hanno detto! Nemmeno Jake, a dire il vero. – Constatò poi.
- Non sappiamo nemmeno il nome della nostra band di supporto. Non c’è male! – Disse sarcastico il bassista, sedendosi a fianco del cantante.
- E dai, tranquillizzatevi! – Sbottò Janne, accendendo la tv in salotto. – Domani scopriremo quanto sono bravi. E nel caso siano ripugnanti, cercheremo un’altra band. -
Ci fu un attimo di chiacchiericcio sui tempi per trovare un altro gruppo, ma poi le acque si calmarono, pensando che magari erano davvero bravi, seppur sconosciuti.

I ragazzi entrarono nella stanza di un lussuoso Hotel in centro.
Jess si lanciò sul letto e iniziò a saltare, come una bambina al suo primo viaggio senza i genitori.
Gli altri membri si guardarono scuotendo la testa e pensando che non sarebbe mai cambiata.
- Dai, iniziamo a disfare le valigie. Dovremo stare qua una fottuta settimana e non voglio troppo casino in giro! – Era strano che non fosse la ragazza a dirlo, ma bensì Steve. Un ragazzo che raccomandava ai suoi compagni di non mettere a soqquadro la stanza? Sembrava quasi impossibile, ma Steven era uno che ci teneva a non vivere nel massimo disordine. Anche se, con i compagni che si trovava, avrebbe dovuto farci l’abitudine.
Ci misero qualche minuto per scegliere i letti singoli e poi gli armadi.
Rob si era già impadronito di un armadietto e con tutte le cose indispensabili che si era portato, a momenti, non ci stava nemmeno!
- Non so dove la metterai tutta quella roba quando saremo in tour bus, sai! – Scherzò Jessy.
Dopo pochi istanti, qualcuno bussò alla porta.
La cantante andò ad aprire e si trovò davanti due facchini con tre strumenti musicali nelle proprie custodie sulle spalle.
- La mia chitarra!!! – La bionda saltò letteralmente addosso al ragazzo con il suo prezioso strumento, sfilandoglielo velocemente e tornando dentro.
Gli altri uscirono e si scusarono per la vivacità e lo scarso autocontrollo della ragazza, prendendo poi anche i loro strumenti.
- Non c’era bisogno di ucciderli! -
- Lo so, Alex, ma la mia chitarra è preziosa e se le fosse accaduto qualcosa…-
- Sì, ok, afferrato il concetto. Fortuna che anche la mia è integra! Il viaggio deve essere stato abbastanza duro nella stiva dell’aereo. – Disse rivolto sia alla sua sei corde che alla ragazza.
Steve alzò gli occhi al cielo e controllò il suo basso millimetro per millimetro e poi tutti e tre misero i propri strumenti su dei piedistalli, in fondo alla stanza.
Solo il batterista, Robert, non aveva il suo strumento qui. Portarsi dietro la batteria sarebbe stato solo uno spreco di tempo e avrebbe rischiato grosso durante il volo.
Quindi si erano accordati per usarne una della sala prove e nei live quella di Jaska, che tanto era la stessa che usava il ragazzo.


Bene, il primo capitolo è terminato ù.ù
Questa FanFiction mi è venuta in mente in un momento di noia e non pensavo nemmeno che sarebbe stata terminata, invece l’ho finita e mi sono decisa a postarla.
Spero che l’inizio vi sia piaciuto. :)


Crazy_Me

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Attenzione: Volevo premettere che il linguaggio usato è un po’ colorito, ma non mi sembrava il caso di cambiare rating. Tutto qui. xD
Buona lettura.


2° Capitolo



I ragazzi si girarono, sentendo delle voci provenire dal corridoio della sala prove.
Dopo pochi secondi apparvero i quattro, sorridenti e carichi.
Si salutarono, scherzando un po’, ma vennero subito al dunque. I Children non avevano tempo da perdere nel caso quella non fosse la band giusta.
- Siete pronti? – Chiese Roope, fissando soprattutto la ragazza.
Alzarono le spalle, come se fosse un gioco da ragazzi e si diressero verso il microfono e la batteria.
- Ah, a proposito, come vi chiamate? – Chiese Janne, curioso.
- Dark Revenge. – Rispose Jess, togliendo la sua chitarra dalla custodia e mettendosela a tracolla.
- Interessante. Bel nome. – Disse Alexi, annuendo e fissando gli strumenti di tutti, soprattutto le chitarre. Quella di Alex era una Jackson King V tutta nera, mentre quella della ragazza era sempre un’altra Jackson, ma stavolta una Rhoads, bianca e nera. Erano davvero belle entrambe e per un certo periodo anche Alexi ne aveva usate di Jackson, ma poi era passato alle ESP, che erano qualche spanna più in su, secondo lui.
- Ti piace? – Gli chiese la ragazza, vedendo lo sguardo di lui puntato sul suo strumento.
- Eh? – Venne come svegliato all’improvviso. – Ah, sì, hai buon gusto. – Fece una pausa. – Ma ora pensa a suonare! – Glielo disse amichevolmente, con il sorriso sulle labbra.
Robert iniziò a contare e a picchiettare le bacchette una sull’altra per dare il tempo d’ inizio, partì poi una melodia all’inizio proveniente solo dalla chitarra di Alex, che poi si unì al basso e alla batteria, fino a che la ragazza non iniziò a cantare.
Una voce impressionante, molto pulita, ma anche acuta, che nelle note più alte si faceva sentire in tutta la sua potenza. In alcuni punti prendeva posto a cantare Alex, per pezzi un po’ più “duri”, mentre la ragazza continuava con la sua chitarra. Era davvero brava, sebbene i pezzi più impegnativi li facesse il ragazzo, ma non è facile cantare e suonare allo stesso tempo.
Alla fine della prima canzone, i quattro ne iniziarono subito un’altra, lasciando solo pochi secondi di pausa.
Questa era un po’ più difficile, sia da cantare che da suonare, ma se la cavarono benissimo. Avevano dei pezzi molto metallici, ma anche melodici, riff che ti entravano in testa e soli molto veloci e grintosi, un po’ nello stile dei Children.
Mentre suonavano sembravano tutti molto concentrati. Rob era fisso sui piatti della batteria, con un sorrisino stampato sul volto e qualche goccia di sudore a imperargli la fronte. Steve chiudeva a tratti gli occhi, lasciandosi trasportare dalla melodia e muovendo le dite velocemente sulle corde del suo basso Ibanez nero. Infine Alex e Jess. Sembravano completamente assorti, assorbiti dalla musica.
- Che ne pensate? – Chiese Henkka, girandosi verso i suoi compagni e formando una specie di cerchio. I Dark Revenge non se ne accorsero nemmeno, erano talmente impegnati a suonare che nemmeno se fosse crollato il tetto dell’edificio avrebbero fatto una piega.
- Beh, bravi sono bravi. – Tutto qui? Pensò Alexi. Quello era il suo unico giudizio, l’unico parere che era riuscito a dare.
- Sì, sono bravi, ma sono adatti a noi? Non ci vorrebbe una band più…- Roope si soffermò a cercare la parola giusta, facendo vagare lo sguardo a destra e sinistra, come se l’aggettivo potesse essere scritto su una parete.
- Grintosi? Beh, questi sono abbastanza pazzi, folli, birromani, melodici e metallari da essere i nostri supporter. – Tutti si zittirono per un po’, tornando a sentire il gruppo.
L’opinione del vocalist era sacra per i Children. Se Alexi diceva nero era nero, e lo diceva perché era sicuro. Perciò nessuno disse niente per alcuni minuti, finché non fu Janne a rompere il silenzio.
- A me piacciono. -
- Anche a me. Li trovo diversi, anche lei è diversa. – La voce di Henkka, che anche quel giorno aveva preferito aspettare per giudicare, ma ora era il momento giusto per farlo.
- Cosa intendi per diversa?- Chiese Laiho, con la fronte corrugata.
- Intendo che a vederla non sembra quello che è ora. – Fece una pausa. – E che anche la band a vederla potrebbe essere giudicata male, un po’ come abbiamo fatto noi. Sono giovani, ok, ma lo eravamo anche noi e questi mi pare che sappiano stare su un palco. -
Silenzio. Nessuno avrebbe più detto nulla per altri interminabili minuti. Se Henkka dava un parere riguardo una cosa seria, era così. Stop, fine. Voleva dire che ci aveva ragionato e che aveva espresso le sue motivazioni, e gli altri ci avrebbero riflettuto su per un po’.
E poi, a quel punto, solo a quel punto, lo avrebbero forse mandato a quel paese.
Ma non questa volta.
- Io sono con te. – Affermò con sicurezza Jaska, che forse era il più incerto all’inizio. – Sono bravi, cazzo, spaccano i culi e fanno buona musica. -
- Perché dovremmo avere dubbi? – Chiese poi Roope, con le spalle alzate. – Sono bravi. Punto. -
Janne sorrise e annuì, facendo capire che era d’accordo con i compagni.
- Dai, manchi tu, Alexi! – Dissero i suoi amici.
- Ho già detto! Sono abbastanza folli e grintosi per venire in tour con noi. – Sorrise e si girò di nuovo verso il gruppo.
Per un attimo i suoi occhi si incontrarono quasi per caso con quelli di Jess, che abbassò subito lo sguardo, ma vedendo un sorriso stampato sul volto del biondo non poté fare a meno di smettere di suonare e corrergli incontro.
- E’ un sì? – Chiese, quasi urlando. Jake, il manager, gli aveva detto che li avrebbero presi, ma non gli aveva nascosto che c’èra un po’ di insicurezza tra i Children.
- Beh…Facci pensare…- Finse di guardare i suoi compagni, con sguardo indifferente. – Ma sì, dai! – Ora sul suo viso apparve uno stupendo sorriso, che venne subito ricambiato dai membri dei Dark Revenge.
- Usciamo per festeggiare, stasera? – Chiese il cantante, allargando le braccia.
- Ci puoi scommettere! – I membri dei Revenge erano letteralmente impazziti, tra Rob e Steve che si abbracciavano, saltando e Alex che si improvvisava ballerino di una danza sconosciuta.
Jess invece scuoteva la testa, come se ancora non ci credesse, poi ad un certo punto abbracciò prima Alexi, per qualche secondo, e poi si aggrappò al suo chitarrista, iniziando a esultare e correre per tutta la stanza.
- Non me l’aspettavo una reazione così! – Esclamò Roope, serio, mentre beveva una birra.
- A chi lo dici. – Il cantante era ancora più scettico.

I Children uscirono di casa e si diressero in automobile verso l’Hotel lussuoso in centro, dove i ragazzi si erano messi d’accordo di trovarsi.
- Cazzo! – Sbottò Jaska. – A noi, quando eravamo agli inizi, non ce l’avevano dato un Hotel così, però! -
- Perché noi non eravamo supporter di una band così figa, famosa, talentuosa, pazza come lo siamo noi. – Alexi era il solito!
- Infatti! – Si associò Janne, sorridendo.
I Children si diressero verso l’entrata, vedendo un gruppo di ragazzi parlare, con delle sigarette in mano.
- Oh, eccovi! – Si salutarono, rimanendo un po’ fuori a parlare.
- Dove andiamo a festeggiare? – Chiese Steve, con lo stomaco che continuava a brontolargli dalla fame.
- Io propongo di andare al Saaga. –
- Il che? – Chiesero i quattro in coro.
- Il Saaga, ovvero il miglior ristorante di tutta Helsinki! – Spiegò Henkka, ricevendo i consensi dei suoi compagni e anche dei Dark Revenge.

Dopo una mezz’ora di auto e anche qualche strada sbagliata, i ragazzi parcheggiarono davanti al ristorante. Non era lussuoso del tipo camicia e cravatta, ma nemmeno trasandato. D’altra parte un ristorante in centro ad Helsinki non sarebbe mai stato “malmesso”.
- Ho bisogno di una birra! – La ragazza li superò, entrando per prima e fiondandosi sul primo tavolo libero, senza nemmeno chiedere se era già stato prenotato.
- Prima le signore. – Disse sarcasticamente Henkka, dopo essere stato travolto da Jessy.
I ragazzi risero.
- Ci dovrete fare l’abitudine, perché Jess è così. E’ peggio di un maschiaccio! -
- Sì, però le curve le ha al posto giusto! – Rob diede una sgomitata a Steve, sorridendo malizioso.
- Ti piace? – Chiese Alexi, per un motivo ignoto anche a lui.
- Chi? Jess? Ma figurati! – Scosse la testa, come per scacciare il pensiero. – E’ bella e tutti e tre lo sappiamo. – Gli altri due membri annuirono. – Ma è la nostra cantante e noi la vediamo solo come la nostra migliore amica e…beh, cantante! – Spiegò Steven, molto convincentemente.
- Ah. – Alexi era rassicurato da quell’idea, senza un motivo però, perché quella ragazza…beh, non sapeva nemmeno lui, ma non le piaceva come una ragazza. La stimava come una brava cantante e chitarrista.
- Entriamo o ci congeliamo qui fuori, mentre quella pazza ci finisce tutta la birra? – Chiese Roope, strofinandosi le mani e soffiandoci aria calda sopra.
Henkka spinse la porta ed entrò, andandosi a sedere nel tavolo dove Jess aveva già preso posto e anche ordinato da bere.
Alexi si mise a destra di Janne e a sinistra di Alex, che a sua volta aveva Jess a fianco.
Iniziarono a parlare e a metà serata, dopo aver mangiato il primo, sul tavolo c’erano già almeno due o tre birre per persona.
E’ che mangiando e parlando si finiscono così in fretta…Diceva sempre il vocalist, ma la verità è che lui e il resto della sua band avrebbero finito anche un’intera scorta di birre pur rimanendo muti e con lo stomaco vuoto da mesi!
Ma di certo anche i Revenge ci stavano dando dentro, visto che nell’angolo tra Jess e Steve c’erano almeno cinque o sei birre, eppure erano entrambi abbastanza sobri. Però, anche se avessero sparato cazzate, gli altri non se ne sarebbero accorti, calcolando che ne dicevano anche senza aver bevuto nulla.

- Oh, cazzo, che fottuto mal di testa! –
Janne si svegliò lentamente, aprendo prima un occhio e poi un altro. Davanti a lui l’immagine sfocata di una bottiglia di birra e, anche dopo aver preso una bella sbornia, ne bevette tutto il contenuto, sebbene fosse quasi finita.
- Ma dove cazzo sono? – Si chiese, alzandosi pian piano e gattonando per la stanza.
Era una stanza che non conosceva, insomma, ok che si era ubriacato, ma non riconoscere la propria casa…
Davanti a lui c’erano un ammasso di corpi indefiniti. Ah no, aspetta! Quel tipo con una gamba su una pianta ornamentale e con il braccio sinistro su una fila infinita di giacche buttate alla cazzo sul pavimento assomigliava vagamente al suo cantante.
E quello sotto di lui aveva qualcosa di molto simile a Henkka.
Janne provò ad alzarsi e, con suo grande stupore, ci riuscì. Barcollando un po’, arrivò fino ad Alexi e prese a muoverlo con il piede, per non doversi riabbassare e perdere l’equilibrio.
- Mmmmh…- La voce lamentosa del Laiho che, come un bambino, non voleva saperne di alzarsi.
Dopo qualche altro calcetto, Alexi si rassegnò ad aprire gli occhi e focalizzare lo strano essere davanti a lui, con le sembianze del suo tastierista.
- Ciao Janne. – Disse poi, con voce impastata e la testa che gli faceva un male cane.
Pian piano si svegliarono tutti, accorgendosi di essere nella stanza dell’Hotel e reputandosi fortunati di non aver sbagliato camera la sera precedente e sperando di non aver fatto una figura pessima con quelli dell’Hotel. Non che gliene importasse molto, ma comunque vedere entrare dei tizi – e precisamente nove! - ubriachi che si dirigono proprio verso di te per chiederti le chiavi della stanza del tuo Hotel non doveva essere il massimo. Però, dai, non avevano rotto niente e ciò era positivo!
- Che dite? Andiamo? – Chiese Henkka, dando una sbirciatina all’orologio che segnava le 11.15.
- Forse è meglio. – Si avviarono verso la porta e salutarono i Revenge.
- Siate puntuali alle prove e poi…beh, si inizia! -


Ebbene eccomi qui!
Il nome Dark Revenge è copiato da un’altra band perché non mi erano venuti in mente altri nomi e quello mi piaceva, però il gruppo non è lo stesso. I membri sono totalmente diversi, perciò nessun “Crossover”.

der Hysteria: Grazie della recensione e dei complimenti! Mi ha fatto molto piacere e, senza spoilerare, Jess e Alexi…Beh, lo vedrai! u.u

Pumpkin Head:
Hi darling! :) Sono felice che ti piaccia e ti metta curiosità. E poi lo sai che sono bastarda, no?! xD

Archangel 06:
Grazie della recensione :D Sono felice che ti ispiri! Intanto, con questo capitolo, ho risposto a tutte le tue domande. Spero ti sia piaciuto :)

Grazie a tutte per le recensioni e grazie anche a Sorrymusicjunkie per averla messa nei preferiti! :D
Spero vi sia piaciuto anche il secondo capitolo!

Crazy_Me

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


3° Capitolo


- Io lo sapevo! Cazzo, quei quattro ci faranno penare! – Sbottò Alexi, che girava in tondo da 15 minuti.
- Ci toccherà fare la band di supporto, altroché loro la nostra…ritardatari come sono! – Aggiunse sempre il biondo.
- Non rompere, Alexi! Adesso arrivano! – Ormai gliel’avevano già ripetuto ottanta volte, ma il ragazzo sembrava essere troppo preoccupato per ascoltare i compagni.
- Basta! – Esclamò ad un certo punto, come se non riuscisse più a trattenersi. – Tu! – Indicò Sam, l’autista. – Se fra 10 minuti non sono qua, metti in moto e parti. – Pausa per girarsi verso Roope. – E tu...dammi una birra! -
Un taxi bianco insieme a un’altra auto scura arrivarono nel parcheggio della sala prove, quattro ragazzi scesero e presero giù alcune valigie più varie borse e gli strumenti. 
Jess gli andò incontro e, con i suoi compagni dietro, si fermò di fronte al biondo, che aveva uno sguardo infuriato.
- Scusateci, ma Steven ha fatto il giro della stanza tre volte per controllare che non avesse lasciato nemmeno un fazzoletto in giro. – Roteò gli occhi e il suo sguardo cadde sul bassista.
- Perché tu? – Disse, in tono di difesa misto a sfida. – Hai passato qualcosa come mezz’ora a pulire la tua chitarra! -
- Se se… - Gli occhi di Jessy passarono da Steve ad Alexi e dal cantante alle sue mani, che reggevano una bottiglia ancora chiusa.
- Oh, grazie Alexi. – Gli fregò la birra di mano, senza che l’altro avesse tempo di protestare. – Ne avevo proprio bisogno! -
- Ma…- Troppo tardi! Ormai la ragazza l’aveva già aperta con un cavatappi-portachiavi attaccato alla catena dei suoi jeans e aveva già iniziato a sorseggiarla.
- Figurati, tesoro! – Le disse in tono sarcastico, facendole segno di entrare sul tour bus.
I suoi compagni sbuffarono e le indicarono la valigia.
- La mettete voi dentro? – Gli chiese con un tono che sembrava tanto
Mettetemela voi, ragazzi!
- Jess, la chitarra! – Le ricordò Alex.
La ragazza si mise una mano in fronte, come per dire Me l’ero proprio dimenticata e se la tolse dalla spalla, allungandola all’altro chitarrista, che era leggermente sovraccarico.
- Non preoccuparti, cara, te la porto io. – Disse in tono smielato, mentre a fatica si dirigeva verso una specie di furgoncino dietro al tour bus adibito agli strumenti.
I Children, un attimo spiazzati, andarono a dare una mano.
- Però! Bel caratterino! -
- Già! – Robert corrugò la fronte e scosse la testa, in senso di Non c’è nulla che si possa fare per cambiarla. – No, aspetta! Non fraintendermi. – Aggiunse poi, sistemando le ultime cose e voltandosi verso Alexi. – Non è stronza o antipatica come magari può sembrare. E’ solo un maschiaccio che sfrutta il fatto che è una bella ragazza! Ma è gentile e simpatica. -
- Gentile e simpatica? Bah, se lo dici tu! – Alexi era piuttosto perplesso. – Non so come farà a sopravvivere il suo povero fidanzato! –
- Adesso non è fidanzata. – Rispose Rob, cercando nello sguardo d’Alexi un vago interesse per la loro cantante.
I due si diressero sul tour bus e si sedettero su una poltroncina, afferrando le birre incustodite su un tavolino.
Gli altri erano seduti dietro di loro che parlavano, tipo Steven, Henkka e Roope, mentre Janne fissava fuori dal finestrino e Jaska tamburellava con le dita sulle sue cosce con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie.
Ognuno aveva un modo diverso di passarsi il tempo sul tour bus.
- Posso aggregarmi? – Chiese la ragazza, sbucando fuori dai sedili posteriori e sedendosi di fianco a Robert.
- Ah, comunque prego. – Disse il biondo, dopo pochi istanti di silenzio.
- Cosa? -
- Per la birra. Non c’è di che! – Spiegò, indicando la sua birra in mano alla ragazza.
- Sì, e prego anche per aver sistemato la tua roba. E’ stato un piacere! – Aggiunse Rob, con un sorrisino.
- Oh, già. Grazie ragazzi! – Jess si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e finì l’ultimo sorso dell’Heineken che aveva in mano.
- E comunque a me piace di più la Guinness. – Puntualizzò, senza guardare Alexi, che stava quasi per scoppiare.
- Ma perché non me l’hai detto?! – Chiese sarcasticamente. – Sarei andato in Irlanda, a Dublino, a procurartene una botte per quando avresti avuto un po’ sete. – Fece lo sguardo pensieroso. – O forse sarebbe stato meglio che ne avessi portato almeno due camion. Che dici? – Chiese, sfidandola con lo sguardo.
- Meglio quattro, tesoro. – Sorrise, come se sentisse di aver vinto quella sfida tra di loro. – Tre e mezzo sarebbero stati finiti da te durante il viaggio di ritorno! – E con questo accavallò le gambe e puntò lo sguardo verso il finestrino.
Rob fece finta di nulla, ma con lo sguardo sconsigliò ad Alexi di andare avanti.
Qualsiasi cosa lui avrebbe detto, sarebbe stata contestata da lei. E con lei non si vince. Al massimo, si rimanda.
Tutti e tre, prima di dire altro, aspettarono che le acque si fossero calmate per non correre altri “rischi”. Ovviamente quello che era successo prima non era altro che una serie di provocazioni infantili e scherzose, ma entrambi odiavano perdere, che fosse una gara di alto livello o che fosse non avere l’ultima parola in una discussione.
Per stavolta, Alexi lasciò perdere perché un po’ aveva iniziato lui – anche se lei gli aveva fregato la birra – e un po’ non aveva voglia di continuare quella specie di gara all’ultima parola.
- Allora, siete mai stati a Stoccolma? – Chiese Alexi, fissando solo ed esclusivamente Robert.
- Sì, ma solo in gita. Penso che fossimo in 1° superiore, quindi non so se vale. – Rispose, sorridendo.
- Beh, se ti ricordi qualcosa, direi che vale. -
- Sì. – Ci ragionò un attimo. – Ricordo che c’èra, nella camera di fianco alla nostra, in Hotel, una gran bella tipa. -
Alexi rise.
- Bei ricordi, allora! -
- A parte questo, un bel posto. – Concluse il ragazzo, felice che tra i due non ci fossero più stati stupidi commenti.


I ragazzi presero un aereo per Stoccolma, dove li avrebbero aspettati un taxi e due stanze d’Hotel.
Il viaggio fu abbastanza silenzioso, essendo notte tutti dormivano o al massimo, ogni tanto, scambiavano qualche parola.
Jess era caduta in un sonno profondo, vicino ad Alex e Steven. Davanti a loro c’èrano Alexi, che faticava a chiudere occhio e che fissava spesso la ragazza dietro di lui - forse nella speranza di addormentarsi anche lui – e, a fianco del biondo, Janne ed Henkka.
Erano tutti posti da tre e, ringraziando il cielo, Alexi non era dovuto stare vicino a quella ragazza. In quel caso nessuno avrebbe chiuso occhio! Non che si fossero conosciuti molto bene in quel poco tempo, ma quella mattina avevano capito entrambi di che pasta erano fatti.
Forse troppo uguali per andare d’accordo.
Ma Jess, come il resto dei Dark Revenge, era grata a tutti quanti i Children per averli presi come band di supporto. E non ce l’aveva affatto con il cantante! Anzi, lo stimava e lo reputava uno dei migliori con cui avrebbero potuto iniziare la loro carriera, sebbene avesse notato qualche
divergenza.
Anche se entrambi sapevano bene che sarebbe bastata quella notte per alzarsi il giorno dopo, scendere da quell’aereo e ricominciare da capo, dimenticando il giorno precedente.


Heilàlà, eccomi qua! xD
Vorrei fare una premessa per i prossimi capitoli (giuro che è l’ultima!): le tappe sono tutte inventate. Non sono stata lì a guardare dove sarebbero andati o robe del genere.
Everything from my brain u.u
Passiamo alle graditissimissime recensioni :D

der Hysteria: Sai che la cantante degli Agonist mi ha ispirato un bel po’? xD E direi che se Jess esistesse sarebbe esattamente una fusione tra Alyssa e la Gossow u.u Grazie dei complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto :)

Archangel 06:
Ovvio! Beer Rulez! xD Comunque per sopportare i CoB ci sarebbe voluta per forza una birromane u.u Grazie dei complimenti ;)

Sweetevil:
Grazie per averla messa tra i preferiti! :D Mi fa molto piacere. Comunque ho pensato che una perfettina non sarebbe durata con dei tipi come i Children, mentre una un po’ come loro si sarebbe inserita bene tra quei folli u.u Perciò ecco Jess xD

Grazie delle recensioni e grazie a chi mi segue :D
A presto!

Crazy_Me



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


4° Capitolo


- Buongiorno, eh! – Alex sventolò una mano davanti al viso di Jessy, che non si era nemmeno accorta dell’arrivo in aeroporto.
Sorrise e si alzò, prendendo dallo scompartimento sopra alla sua testa una borsa.
Mentre scendevano e si riunivano tutti in un bar dentro all’aeroporto, essendo troppo tardi per una colazione in Hotel, i due ragazzi sembravano essere tornati alla
normalità.
- Ciao. – Iniziò lei, pensando che fosse d’obbligo dato che l’inizio di quella specie di discussione del giorno prima era iniziata dalla birra rubata.
- Hey…Ci mancava poco che non russassi! – Disse Alexi, ordinando una brioche con una bottiglia di birra.
Stavolta, però, il commento del ragazzo era in tono scherzoso e Jess la prese assolutamente sul ridere.
- E tu non hai dormito? – Chiese, rivolgendosi poi al barista e ordinando una birra e un panino.
- Poco. – Aspettò che anche Jess prendesse la sua colazione e pagasse. – I viaggi in aereo mi fanno questo effetto. -
- Che hai fatto? -
Si diressero in un tavolo per cinque, anche se si dovettero dividere in due gruppi, che potremmo anche suddividere in due categorie: i più o meno svegli e gli
addormentati cronici.
Dell’ultima categoria facevano parte Alex, che anche a lui il viaggio aveva conciliato poco il sonno, Jaska, Steven e Roope, il quale aveva gli occhi che faticavano a stare aperti, sebbene avesse dormito profondamente per tutto il viaggio e fossero le 8.00.
- Ho pensato. – Rispose Alexi, nel tavolo dei
più o meno svegli.
- A cosa? Se posso sapere. -
- Al tour e cose del genere. -
- Preoccupato? – Chiese Janne, addentando il toast ed entrando nella conversazione.
- No, solo che quando non si sa che fare…- Alzò le spalle e bevve un sostanzioso sorso di birra.

- Salve. -
- Buongiorno signore. Desidera? – Chiese un uomo di al massimo 40 anni, dietro a un bancone nella hall.
- Siamo le due band. – Spiegò Alexi, indicando i ragazzi dietro a lui.
- Oh, certo. – Si girò, prendendo due chiavi. – Spero che il soggiorno sia di vostro gradimento. -
Il biondo sorrise, prese le due chiavi e si girò, andando verso i suoi compagni.
- Ci augura un buon soggiorno. – Riferì Alexi ai suoi amici.
- Sì…finche non gli distruggeremo l’Hotel da ubriachi. – Scherzò Henkka.
- Già, mi ricordo…- Il cantante ci pensò su. – Ma è stato molto tempo fa. -
Presero le loro valigie e fecero i turni per prendere l’ascensore, dato che non era proprio ciò che si dice comodissimo fare quattro rampe di scale a piedi con dei pesi di almeno 40 kili.
Arrivati tutti al quarto piano, Alexi diede una delle due chiavi a Rob e aprirono in contemporanea.
Dopo pochi secondi che entrambe le band erano dentro, uscirono di nuovo e, con una risatina, si scambiarono le camere.
- Ok, questa è per quattro. – Esclamò Alex, gettandosi su un letto.
- HEEEY! Quello te lo prendi tu, però! – Steven scosse la testa e piazzò la sua valigia, che non avrebbe disfatto, sopra al letto che si sarebbe preso per quell’unica notte.
- JESS! Perché quello vicino alla finestra se lo prende sempre Steven? – Chiese Alex con voce lamentosa.
- Perché sei un disordinato cronico! – Gli rispose il moro. – La prossima volta, se non salterai subito sui letti, ti prenderai quello vicino alla finestra. Ok? – Gli chiese Steve, con la voce da madre arrabbiata con il figlio che ha appena messo a soqquadro la stanza.
- Ti prenderai quello vicino alla finestra…gnè gnè gnè…- Alex gli fece il verso e roteò gli occhi, scocciato.
- Smettetela! – Gli ordinò Jess, che aveva preso il letto vicino alla porta e stava sistemando alcune cose dalla sua borsa sul comodino.
Tutti, prima di scendere per il pranzo, misero la valigia sotto al letto. Nessuno avrebbe sprecato tempo a disfarla, dato che il giorno dopo sarebbe partiti di nuovo per la loro prossima tappa.

I Children entrarono nella stanza. Per loro era sempre una gara, sebbene si sapesse in anteprima come sarebbe andata a finire. Partivano tutti spediti e si uccidevano con i borsoni per passare in cinque da una porta e accaparrarsi i letti migliori.
Succedeva sempre così: Janne, il più veloce, si prendeva quello vicino alla finestra – e quindi il più fresco, sebbene in Svezia non ci fosse tanto il problema del caldo – poi Roope, che era solitamente il secondo, tirava sborsate al tastierista, fino a litigarsi quel letto. Alexi, invece, entrava con calma, seguito da Henkka e Jaska. Il cantante si prendeva sempre il primo, quello più vicino alla porta, mentre con gli altri due succedeva sempre così: Jaska si prendeva il migliore tra quelli rimasti, ma non appena usciva da quella stanza, solitamente per andare in bagno, Henkka buttava giù la valigia del batterista e ci metteva la sua.
E alla fine di tutto questo macello, Roope, sconfitto da Janne, si prendeva il peggiore.
Insomma, per i Children entrare in una camera d’Hotel era sempre una battaglia.
Ma non appena era ora di pranzo, cena o comunque un modo per andare a bere birra, tutto si sistemava magicamente e i letti diventavano un motivo futile per discutere, anche se giocare sarebbe il termine più giusto.


- Che fine avevate fatto, Dark Laggards? – Chiese Alexi, scherzosamente.
- Questi due hanno iniziato a discutere per i letti. – Spiegò Jess, mentre sorseggiava la birra davanti a sé.
- Ah… - I Children fecero finta di niente. – Ehm… Che infantili! – Disse a mezza voce Alexi, sempre con lo sguardo perso.
- Comunque grazie per averci ordinato la birra. -
- Di niente. -
Dopo pranzo i ragazzi decisero di visitare Stoccolma. I Children ci erano già stati, ma quando erano in tour avevano sempre un po’ fretta, mentre quella volta avevano abbastanza tempo perché il concerto sarebbe stato il giorno dopo.
- Dove andiamo? -
- Facciamo un giro. – Rispose Alexi, prendendo la strada di destra.
Dopo un po’ di tempo che giravano per la città, i ragazzi scoprirono che Stoccolma non era poi tutta ‘sta meraviglia.
- Ma è una noia! – Sbottò Roope, mentre si sedeva su una panchina per riposarsi un po’.
I Children lo seguirono a ruota, sedendosi tutti e non lasciando posto per i Dark Revenge. Ma Jess si appollaiò lo stesso sulle gambe di Henkka, che non la mandò via.
Alexi scosse la testa e sospirò.
- Comunque è vero! Non c’è un cazzo in questa città! – Esclamò Rob.
- Per forza! Non sappiamo dove andare. – Spiegò Janne. – Scommetto che, se fossimo informati, ci sarebbero milioni di posti da visitare. -
- Musei, gallerie e roba noiosa. – Aggiunse Alex, sedendosi per terra, vicino a Rob e Steven.
- Probabile. -
- Tipo la statua che hai dietro di te! – Jaska indicò una scultura bianca dalle sembianze umane, ma molto strana.
- Già…è orribile! – Commentò Roope.
- Scemo! – Lo rimproverò Alexi. – E’ arte. -
- Arte brutta. – Concluse il chitarrista, dando una gomitata al cantante.
I ragazzi proseguirono, con la speranza di ammirare qualcosa di più interessante, anche se nemmeno loro sapevano bene cosa.
- Alexi! Fermo! – Rob fermò il gruppo, con a capo il cantante.
- Che c’è? – Si guardò intorno. – Hey, dov’è Jess? -
- Appunto questo! – Indicò un’insegna più indietro. – E’ entrata lì. Presumo. – Aggiunse, con aria interrogativa.
I ragazzi fecero retro front ed entrarono in quella specie di locale.
La prima cosa fu il caldo, seguito da un’ondata di odore di birra.
- Dove cazzo è? – Alexi fece vagare lo sguardo tra i tavoli, poi si accorse di una ragazza bionda al bancone. Sbuffò e, facendo segno agli altri di aspettarli fuori, andò a recuperarla. La prese per un braccio e la trascinò via.
- Hey! – Riuscì appena in tempo ad acchiappare la bottiglia di birra che aveva appena ordinato. – Devo ancora pagare! Mollami! – Brontolò, sferrando piccoli e leggeri pugni sul cantante che era un po’ più basso di lei, qualche centimetro, ma aveva però molta forza in più.
Alexi sbuffò, si riavvicinò al bancone, frugò in tasca e diede al barista una manciata di euro.
- Ma si può sapere che hai nella testa? Pensavamo di averti perso per Stoccolma! -
- Cosa? Ma c’èra Robert accanto a me, mi ha vista fermarmi! – Si difese lei.
- Sì, ma…ma se ti fossi ubriacata e noi fossimo andati avanti e un maniaco…-
- E se un meteorite fosse cascato su di voi e io mi fossi salvata entrando, mamma? -
- Mamma? – Fece una faccia allibita. – E poi che c’entra? -
- Mamma perché sei peggio di mia madre ora! E poi…e dai, Alexi! – La ragazza avanzò. – Mi ero solo fermata, stai calmo. – Il ragazzo respirò e si tranquillizzò, facendo un mezzo sorriso. – E comunque ti avrei chiamato se un maniaco mi avesse seguito con una sega elettrica o cose del genere. -
- Giusto…il cellulare. Anche se da ubriaca chissà che numero avresti fatto! -
- Dai, smettila! – Gli lanciò una gomitata e fece roteare gli occhi.
Alexi si chiese cosa gli fosse preso. Forse era la paura che quei quattro si cacciassero nei guai e non si presentassero ad un concerto.
Ma in particolare, lei. La vedeva come una ragazzina, in mezzo a un branco di ragazzi, che si cacciava nei guai e lo faceva apposta per divertirsi. E lui come uno scemo che gli andava dietro per tenerla d’occhio.
Alexi, ha 20 anni. Può badare a sé stessa! Si disse il cantante, proseguendo per una meta indefinita.


I Dark Revenge uscirono dalla loro stanza e andarono verso le rampe di scale, essendo l’ascensore occupato. Si voltarono quando sentirono una porta sbattere.
- Hey, ragazzi! – Esclamò Janne, il primo della fila.
Iniziarono ad andare giù insieme, mentre Jessy aspettò Alexi, che ci mise un po’ per chiudere la porta.
- Devi girare a destra. -
- Cosa? Ah…- La serratura scattò con un
clack.
Il vocalist la raggiunse e scesero le scale insieme, con un po’ di distanza dagli altri del gruppo.
- Senti, mi dispiace. Non voglio creare problemi. – Spiegò lei, spinta quasi da un senso di colpa.
- No, la mia reazione è stata esagerata. C’èra Rob con te e… Magari chiudiamo la questione, ok? -
- Sì, meglio. – Sorrise.
- Comunque…bella maglia. – Era strano che Alexi facesse complimenti, però quel silenzio era piuttosto imbarazzante.
- Questa? Avrà almeno 3 anni. Però ci sono affezionata. – Lasciò una pausa. – No, la verità è che è la prima che mi è capitata sotto tiro. -
Alexi rise e indicò la sua.
- Uguale con me. Comunque mi piacciono gli HIM. -
- E a me piacciono i Mayhem. – Disse la ragazza, indicandogli la maglia e osservandola un attimo.
Dopo pochi attimi di silenzio ancora, raggiunsero l’ultimo gradino, girarono a sinistra e arrivarono nella sala in cui avevano pranzato. 
I due si misero vicini, non avendo scelta perché gli altri avevano già occupato tutto il tavolo, lasciando liberi solo quei due posti.
Alla fine della cena, Jaska fece una proposta.
- Che ne dite se rimaniamo ancora un po’ insieme? Potreste venire nella nostra camera…- 
- Sì…Sì, perché no?! -
I Revenge annuirono.
Si alzarono dal tavolo e tornarono in stanza.
Roope, vedendo una bottiglia di birra vuota sul suo comodino, ebbe un’ idea.
- Perché non giochiamo al gioco della bottiglia? – Chiese, andando a prendere l’oggetto.
- Cosa? Ma sei pazzo? Siamo 8 ragazzi e…e Jess! -
- Ma dai…Non ci baciamo veramente. Anzi…Potremo darci un pugno, sì, invece che un bacio. -
- Ma quanta birra hai bevuto?! –
- Smettila, Janne! – Sbottò il chitarrista. – Sono lucido e poi è per fare qualcosa. -
- Dai, ci sto. – Disse Alexi.
I ragazzi si sedettero a gambe incrociate, in tondo, su un tappeto.
- Pronti? – Roope girò la bottiglia, che aveva posizionato in mezzo.
La prima volta si fermò su Henkka e la seconda su Alex.
- E ora? – Chiesero i due.
- Picchiatevi! O se vi fa più piacere, baciatevi! -
- Ma sei scemo?! – Esclamarono in coro di due ragazzi.
Henkka si avvicinò al moro e gli sferrò un leggero pugno sul braccio destro, che venne subito ricambiato.
La bottiglia venne girata ancora. Stavolta Alex e Roope.
La scena si ripeté.
Poi ancora Janne e Alex.
A quel punto, il moro si alzò.
- Eh no, basta! Io non gioco più! Ci deve essere qualcosa in quella cazzo di bottiglia! Ormai ho il braccio livido. -
- Hey, dai! – Roope lo tirò giù, fino a farlo risedere. – Adesso vai tu, allora. -
Alex sbuffò e fece girare la bottiglia.
Alexi, la prima volta e, la seconda, a metà tra Steven e Jess.
- E’ più Jess! – Esclamò Roope, che ormai era l’arbitro, per così dire, del gioco.
- Ma non è vero! – Si difese lei.
- E poi non colpisco le ragazze! – Aggiunse Alexi, irremovibile.
- Ragazze? Io non vedo ragazze! – Esclamò Rob, che si beccò subito un pugno. - Hai visto? Picchia forte! -
- Dai, Alexi, allora un bel bacio! – Lo incitò Roope.
- Ma smettetela! Passo il turno. -
Jessy rimase un attimo interdetta, poi girò di nuovo la bottiglia.
Stavolta Henkka. E poi lei. Quella dannata bottiglia sembrava averla presa di mira!
- Ah…Io Jess non la sfioro! – Disse il bassista, alzando la braccia.
- Nemmeno con un bacio? Piccolo piccolo? – Chiese sempre il chitarrista, che sembrava voler convincere tutti.
- Beh, per un bacio…-
L’atmosfera era scherzosa e di certo non prendevano nulla seriamente.
Il bassista si mise a gattoni e si avvicinò a Jess, che sorrise e scosse la testa.
- Così? Al primo appuntamento? – Chiese la cantante, accompagnando il sarcasmo con una risata.
Henkka si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra.
Per un attimo ci fu il silenzio, poi in poco tempo si ritrovarono tutti a fare una lotta.
Saltavano da un letto all’altro, lanciandosi cuscini e ridendo come matti.



Saaalve a tutti :)
Non ho premesse stavolta o altre cose da dire, perciò passo alle recensioni.

der Hysteria: A chi lo dici! Penso che alla fine tutti sarebbero già saltati addosso al Laiho. Ma anche a Henkka, volendo *me fa l’indifferente e fischietta* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto :D

Archangel 06:
Sono felice che Jess stia simpatica :D E’ molto Laihosa (parola realmente esistente *me annuisce* xD) nel modo di fare, forse è per quello che è un idolo xD Spero che anche questo capitolo sia stato divertente :)

Grazie anche a chi legge solo u.u

Crazy_Me


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


5° Capitolo


I ragazzi si svegliarono pian piano. Il primo ad aprire gli occhi fu Henkka, poi ci fu una specie di reazione a catena. Man mano che riprendevano conoscenza, si mettevano una mano in fronte e facevano una smorfia di dolore.
La sera prima avevano bevuto e poi il gioco, la lotta con i cuscini…
Erano tutti sui letti, tranne Roope e Steven, che erano uno vicino alla porta del bagno e l’altro sdraiato a pancia in su, su un tappeto.
Jess si alzò quando sentì qualcuno a fianco a lei muoversi.
- Buongiorno. – Le disse il bassista, con i capelli scompigliati e la faccia stanca.
- Hey, ciao. – Rispose la ragazza, constatando lentamente che avevano dormito vicini.
Per un attimo, Jess pensò che fosse successo qualcosa, anche se non riusciva a capire come potesse essere accaduto. Poi si tirò su e vide che erano tutti sparsi per i letti e allora, in quell’istante, capì che era tutto ok e si ricordò della sera prima.
Nel letto a fianco al suo, Alexi e Janne dormivano beati finché il tastierista non cominciò a rotolare per il letto, fino a far quasi cadere il cantante.
Quando tutti si furono alzati, quella, più che una stanza d’albergo, sembrava l’ambientazione de “
La mattina dei morti viventi”.
Si salutarono abbastanza velocemente e i Revenge andarono subito a darsi una sistemata nella loro camera, mentre i Children fecero lo stesso.
- Hai buttato in terra Steven? – Chiese Alexi, mentre si lavava la faccia.
- No, perché? -
- Perché era sul tappeto, allora pensavo si fosse addormentato con te. – Fece una pausa. – Che fortuna che hai dormito da solo! Janne non ha fatto altro che muoversi e…- Venne interrotto da Henkka.
- No, ho dormito con Jess. Ma a dire il vero non so se ci ho dormito…So solo che ho aperto gli occhi e lei era accanto a me. – Rise.
- Ah. – Anche il cantante accennò una risatina, mentre cercava un asciugamano. 
Come al solito, anche quella mattina si ritrovarono nella sala per fare colazione, tutti con un panino o una brioche in mano, tutti con una bottiglia di birra davanti.
- Henkka non ha russato stanotte? – Chiese Alexi, mentre si prendeva un’altra brioche dal buffet.
- Non saprei, a dire il vero. Ero impegnata a entrare nel mondo dei sogni. -
- Ah, capisco. -
- Non pensavo comunque che Henkka russasse. –
- Non lo fa sempre, solo certe volte. Raramente. – A dire il vero Alexi non aveva mai sentito il bassista russare e il suo era solo un modo per sapere, magari, qualche particolare in più.
Ma cosa me ne frega?! Si chiese. Eppure un po’ gli importava.
Forse sempre per il loro tour. Insomma, se fosse nata una storia tra i due, sarebbe stato un po’ un casino. Aveva forse paura che Henkka abbandonasse la band, come aveva fatto Alexander. Forse il fatto che anche Jess facesse il loro stesso lavoro, facilitava, in un certo senso, le cose.
Ma di che mi preoccupo? E’ stata solo una serata un po’ così. Si stava scherzando e ci siamo addormentati! Si convinse subito di quelle parole.


- Abbiamo scordato niente? – Chiese Steven, fissando la stanza dalla soglia.
- No! – Jess scosse la testa, chiuse la porta e lo tirò per un braccio.
Era ora di andare. Il tour bus con Sam, che li aveva raggiunti, era davanti all’Hotel che li aspettava.
I Children erano già giù nella hall con le valigie a fianco.
Quando anche i Revenge furono pronti, caricarono li bagagli e si sistemarono, stavolta definitivamente per qualche tempo sul bus perchè per un po’ non ci sarebbero più state tappe “aeree”.
I ragazzi controllarono, prima di salire, i loro strumenti sul furgoncino dietro.
- Ok, Sam, possiamo partire. – Esclamò Alexi, sedendosi.

Quando arrivarono era già tutto pronto. C’èra già la folla ad attendere che le porte del palazzetto, dove si sarebbe tenuto il concerto, si aprissero.
I ragazzi andarono subito nel loro camerino e aspettarono in silenzio.
Prima che i Revenge andassero sul palco, avrebbero dovuto aspettare ancora mezz’ora. Intanto le porte si erano aperte e si sentivano le urla dei fans che li chiamavano a gran voce.
- Siete calmi? – Chiese Alexi.
- Siamo carichi. – Rispose la ragazza, con un sorriso.
Era vero: erano carichi e un po’ agitati, perciò ognuno stava sfogando la tensione come poteva. Rob aveva iniziato a tamburellare con le dita sulle sue gambe, Steven si torturava le mani, Alex camminava lentamente avanti e indietro per la stanza, mentre Jess era immobile, seduta.
- Ragazzi…- Un tipo con una specie di auricolare nero e una cartella in mano, li chiamò e con la mano fece segno di seguirlo.
Jess andò verso la sua chitarra, la prese e se la mise a tracolla. Alex fece lo stesso, seguito da Steven.
Robert, invece, aveva infilato un paio di bacchette nella tasca inferiore dei jeans, mentre quelle che avrebbe usato all’inizio le aveva in mano.
Si diressero vicino all’entrata del palco e aspettarono che qualcuno gli facesse segno di cominciare.
Erano agitati, ma era normale. Sul palco sarebbe andato tutto bene, l’emozione sarebbe scomparsa e la grinta emersa.
Intanto Jess impugnava il manico della sua chitarra e lo stringeva, come se fosse sospesa e quello fosse il suo unico appiglio.
Lo stesso tipo di prima sorrise e fece segno Ok con il pollice.
I quattro respirarono profondamente e corsero alle loro postazioni. Il palco era quasi completamente buio, a parte qualche luce soffusa.
Era tutto abbastanza silenzioso, ma non appena venne tutto illuminato e Jessy salutò la folla, presentando la band, i fans iniziarono a urlare e saltare.
La ragazza si girò verso Rob, che le diede il tempo con le bacchette e partirono con la prima canzone, che vedeva una scaletta composta da, al massimo, sette brani.
All’inizio si sentiva l’emozione e l’agitazione nella voce della ragazza, sebbene non lo desse troppo a vedere. Ma poi, verso la seconda, terza canzone, iniziò a muoversi per il palco, senza essere troppo rigida vicino al microfono.
Quando ci fu una specie di duetto tra Alex e Jess, lei gli andò vicina e si misero schiena contro schiena. Lui faceva la melodia e lei l’assolo.
Ogni volta che una canzone finiva, ringraziava il pubblico e quello rispondeva con applausi e grida.
Alla fine della loro performance, Jess volle, oltre che salutare e dire un ultimo grazie agli spettatori, fare i complimenti ai Children per la loro bravura e ringraziarli per quella possibilità.
Rientrarono nel backstage. Erano tutti sudati, ma contenti, con un bel sorriso sul volto.
Era andata molto bene ed era solo l’inizio.
- Allora? – Chiese Alexi, prima di entrare in “scena”.
- Benissimo. E’ stato davvero fantastico! – Rispose lei, con ancora il fiatone. Gli altri tre al suo fianco annuirono.
- Ci vediamo dopo. – Disse infine, mettendosi la chitarra a tracolla ed dirigendosi verso il palco.
L’ultima cosa che sentirono furono le grida dei fans e Alexi salutare il pubblico, partendo subito con Blooddrunk. Poi si diressero verso il camerino e aspettarono.


Ormai era notte, i ragazzi erano distrutti dal concerto e dormivano profondamente nelle cuccette del tour bus, che proseguiva per la prossima tappa: Oslo.
Jess, però, non riusciva ad addormentarsi. Non che non fosse stanca, anzi, lo era molto, ma non ce la faceva proprio a chiudere occhio.
Così era lì, sdraiata, nascosta dalla tendina che aveva tirato e fissava la cuccetta sopra di lei, dove dormiva Steven.
Sbuffò e spostò il pezzo di stoffa grigio che la isolava, quasi come se volesse alzarsi. Ma di certo non era come essere a casa o in un Hotel. Anche se si fosse alzata, dove sarebbe andata? Due metri più in là? E non poteva nemmeno accendere la televisione perché avrebbe rischiato di svegliare tutti. Insomma, era una gran noia!
- Hey! – Sentì un sussurro e per un attimo credette di esserselo immaginato.
- Jess, sei sveglia? – Si voltò e vide Alexi, dal lato opposto, anche lui sdraiato nella sua cuccetta, ma ad altezza diversa – più in alto rispetto alla ragazza.
- Sei sveglio anche tu? – Chiese sotto voce.
- Sì, ho poco sonno. -
- Com’è andato il concerto? – Gliel’aveva già chiesto, ma lui aveva risposto con un bene ed era filato a fare la doccia nel camerino.
- Vuoi venire qua? Non so…vuoi parlare un pochino? – Alexi si morse la lingua. Perché gliel’aveva chiesto? Adesso chissà cos’avrebbe pensato lei. Magari avrebbe rifiutato, con un po’ d’imbarazzo e lui avrebbe fatto una figura pessima. Se solo lei avesse immaginato che glielo stava chiedendo davvero solo per parlare…
E la cosa buffa era che a Jessy non le era nemmeno balenato in mente che lo facesse per altro! Anzi, era felice che gliel’avesse chiesto.
- Certo. – Rispose con un sorriso.
Rotolò fuori dalla cuccetta e si alzò. Alexi le allungò una mano, che lei afferrò e si tirò su, sdraiandosi a fianco a lui, che si era fatto più in là.
Il cantante era in bermuda con una maglia larga e sbiadita, mentre Jessy aveva un completo, pantaloncini corti neri e magliettina a mezze maniche, un po’ aderente, dello stesso colore.
- Allora? -
- Beh, è andato bene. – Rispose il ragazzo, pensando ai particolari d’aggiungere. – Il pubblico era carico ed è stato fantastico. Come sempre. -
- Modestia a parte! – Sbottò Jess, lanciandogli una gomitata.
- No, cioè…- Sospirò. – Non era riferito a noi il “è stato fantastico”. Ma alla carica dei fans, che cantano con te ogni fottuta canzone, che gridano, saltano e tu sei su quel palco! E stai facendo la cosa che desideri di più al mondo, fai musica…E loro sono lì per te, capisci? – Lasciò una pausa, come se si fosse lasciato trasportare troppo. – E’ fantastico. – Aggiunse, poi, a mezza voce.
- Sì. Lo so. – Disse infine.
Parlarono per almeno un’ora dei piani futuri dei Children, dei progetti dei Revenge, di come si stessero trovando insieme…solite discussioni tra band.
- Mi è venuto un po’ sonno. – Confessò Jess, sbadigliando. – Forse è meglio che torni di là. -
- Già. Forse è meglio. Insomma, se ci trovassero così, sarebbero capaci di pensare a chissà che! -
- Infatti. – Concordò la bionda.
- Già. Notte, allora. -
Scese e ritornò nella sua cuccetta.
- Buonanotte Alexi. – Sorrise e tirò la sua tendina, girandosi e chiudendo gli occhi.


Ecco anche il quinto capitolo.
Niente da dire, come al solito, a parte un enorme grazie a tutti quelli che leggono e\o recensiscono :)

Der Hysteria: Ovviamente Henkka non si tira indietro xD Comunque devo ammettere che la scena dei letti è stata ispirata dalla mia gita xD Sì, auguro ad Alexi di trovare una tipa come Jess…già…Ma anche no! Alexi rimarrà single a vita per le sue fans u.u xD

Archangel 06:
Eh, Henkka è furbo e ne approfitta u.u Mentre Alexi…Beh, lui è un gentilmetallaro e aspetta xD Spero che anche questo cap ti sia piaciuto :D

Xx Rocket Queen xXGNR:
Sono anche la mia band preferita! xD Comunque ho guardato il tuo profilo e complimentoni perché ascolti delle band che io adoro! u.u Davvero gusti stupendi! ;D Grazie dei complimenti per la fic e spero che continui a piacerti :)

A presto :D

Crazy_Me

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


6° Capitolo


- E’ ora di pranzo, non possiamo fermarci da qualche parte, invece che farci un uovo al tegamino? – Chiese Janne.
- Concordo. – Rispose Alexi per tutti quanti. – Vai ad avvisare Sam. Il primo Fast Food che vede, ci fermiamo. -
Dopo venti minuti, i ragazzi sentirono che il bus si era fermato.
- Sam? – Urlò Roope, per farsi sentire dall’autista.
- A posto, ragazzi. Se volete ho trovato un Burger King. – Disse l’autista, facendo la sua comparsa.
- Certo! E’ perfetto! – Jess scese dal bus e, correndo, si diresse all’entrata del Fast Food.
I ragazzi rimasero un attimo interdetti, poi scossero la testa e la seguirono.
Prima di entrare, i Children si misero il cappuccio in testa e gli occhiali da sole, andarono alla cassa e ordinarono, sotto lo sguardo un po’ stupito e preoccupato della cassiera.
Presero i loro vassoi, congiunsero due tavoli e si sedettero.
- Non date nemmeno un po’ nell’occhio, sapete?! – Commentò Rob, con sarcasmo.
- Sembriamo dei ciechi in gita, se lo volete sapere. Comunque contenti voi…- Aggiunse Jess, mentre addentava il suo hamburger.
Alexi pensò che, tutto sommato, avevano ragione. Davano molto più nell’occhio così, che se fossero entrati normalmente.
Si tolse il cappuccio e gli occhiali, si guardò intorno e di possibili fans non ne vide.
Ma dopo poco, sentirono alcuni chiacchiericci.
- Sono loro, ti dico! – Affermò una ragazzina, indicandoli, dal tavolo davanti al loro.
- No…Ci assomigliano, ma cosa ci farebbero qui i Children? -
- Come? Non lo sai? – Chiese l’altra, quella più carina e che sembrava più informata. – Terranno un concerto a Oslo. Sai, quel concerto di cui ti avevo parlato… Ma io non potrò andare perché mia madre ha detto che…-
- Certo che non si sono sprecati con i pomodorini! – Esclamò Jaska, mentre metteva sottosopra l’insalata per cercare tondini rossi.
- Ecco! – Sbottò Alexi. – Non ho capito perché non verranno al nostro concerto! Grazie, eh! -
I ragazzi si fermarono per un attimo, con i panini sospesi a mezz’aria e la bocca aperta, a fissare il cantante.
- Ehm…curiosità…- Disse quasi come per giustificarsi. – Non possono venire al nostro concerto. -
Nessuno disse nulla.
- Mi dispiace. Vedrai che verranno ancora. – La rassicurò la sua amica, sorridendole come poteva, essendo dispiaciuta anche lei di non poterci andare.
- Già, fra tanto tempo. – Rispose l’altra sconsolata. – Comunque quei tizi ci assomigliano molto. -
- Vai a chiedergli un autografo! –
- No! – Fece una faccia spaventata. – E se non sono loro? E se non vogliono? -
- Dovresti andare da loro. – Stavolta era la voce di Jess.
- Cosa? -
- Sì, dai…povere! Non possono venire al vostro concerto, almeno andare là, sorridere, fare un autografo…Sai, le cose che piacciono ai fans! -
- Sì sì, lo so. Solo che…-
- Dai, muoviti! Fra poco le viene un infarto a guardarti! – Scherzò Jessy, spingendolo giù dalla sedia.
- Ok, vado! Non insistere! – Alexi sospirò e con un sorriso si avvicinò alle due.
Per un attimo non ci fecero caso, ma poi quella con la schiena rivolta al muro – e che quindi aveva visto il ragazzo avvicinarsi – rimaneva sempre di più con la bocca aperta e sicuramente il cuore aveva iniziato a batterle forte.
- Ciao. – Iniziò Alexi, fermandosi dal loro tavolo. – Posso? – Chiese indicando la sedia libera a capotavola.
Le due annuirono, senza spiccicare parola.
- Grazie. – Non seppe più cosa dire, allora optò per la verità. – Stavo ascoltando la vostra conversazione e mi è parso di sentire qualcosa riguardo ai Children. E quando si tira in ballo la mia band, non posso certo rimanere all’oscuro. -
- Oh mio dio, tu sei Alexi Laiho! Lo sapevo che eri tu!!! – Esclamò quella a destra, esultando e facendo occhiate di vittoria alla sua compagna, che ancora stentava a crederci.
- E’ fantastico incontrarti! – Aggiunse finalmente la più carina.
- Beh, grazie. Siete fans dei Children? – Chiese, come se non lo sapesse.
- Siamo le prime fans in assoluto! Vi seguiremo dappertutto, se solo fossimo abbastanza grandi! -
- Allora, come prime fans, vi meritate un autografo! Se lo volete…-
- Se lo vogliamo? Noi vorremmo te! – Esclamò quella che dava la schiena ai Children, forse senza accorgersi che l’aveva detto veramente e non solo pensato.
- Ehm…- Alexi rimase un attimo ammutolito. – Grazie, ragazze. Ma penso che il massimo che possa fare è un autografo e, se volete, una foto. -
- E’ perfetto! Grazie Alexi, sei il migliore. -
Il cantante sorrise compiaciuto.
Le due tirarono fuori una penna dalle loro borse e un blocchetto.
Il biondo prese la penna e fece due scarabocchi veloci, con un è stato un piacere incontrarvi a fianco.
Infine una prese il suo cellulare e scattò una foto ad Alexi con il braccio intorno alle spalle della sua amica, poi l’inverso.
- Ora devo andare. Mi dispiace e spero che un giorno veniate a vederci. -
- Anche noi andiamo. Prima, però, possiamo abbracciarti? -
Alexi allargò il sorriso e disse un certo dalle vocali molto allungate.
Dopo i due abbracci, le due andarono via con gli occhi a cuoricino e un sorriso perenne stampato sul viso.
- Oh, pensavamo di averti perso! Ma che gli hai fatto? Un servizio fotografico? – Chiese Jess, sarcasticamente.
- Volevano due autografi, due foto e due abbracci. Le ho accontentate! E poi erano simpatiche. -
- Dai, mangia, che poi dobbiamo ripartire! – Esclamò Henkka, scuotendo la testa e sorridendo.


I ragazzi arrivarono appena in tempo per andare sul palco.
Avevano perso un po’ di tempo lungo la strada, prima per un incidente, poi per una strada interrotta.
- Oh, finalmente! – Esclamò un tipo che avrà avuto una trentina d’ anni, con dei fogli in mano.
- Siete in ritardo…Anzi, per vostra fortuna, siete arrivati appena in tempo. -
Iniziò a scartabellare con i fogli e poi alzò lo sguardo, con rapidità.
- Voi. – E puntò lo sguardo sui Dark Revenge. – Avete un minuto per fare ciò che dovete fare, se dovete fare qualcosa, e poi filare sul palco. Intesi? Rispettiamo gli orari. – Detto questo se ne andò.
I Revenge rimasero impalati sul posto.
Ma le stars non dovevano fare in ritardo per far crescere l’energia tra il pubblico e robe simili?
Si guardarono un attimo e poi si diressero fuori dal camerino, nel backstage.
Stavolta il palco era rimasto illuminato, con alcune luci colorate che si spegnevano e accendevano alla velocità della luce.
I Revenge si diedero il cinque e, correndo, raggiunsero le loro postazioni.
La ragazza iniziò a suonare, mentre salutava il pubblico e gli chiedeva se erano carichi.
Un boato si alzò dalla folla e Jessy sorrise, pensando tra sé e sé
lo prendo come un sì.
Quando ebbero finito, i Revenge lasciarono il posto ai Children e andarono sul tour bus.
- Vado a far la doccia. – Annunciò Steven, scomparendo dietro la porta del bagno.
- E dopo ci sono io. -
- Che cazzo! E io? Va beh, mi prenoto dopo Rob! – Urlò Alex, salendo sul bus.
- Bambini, non litigate! – Disse Jessy, con voce materna e sfottente.
- Ma mamma, sono sempre ultimo! – Si lamentò Alex, stando al gioco.
- No, tesoro. – Rispose con voce amorevole. – Sono sempre io l’ultima! – Aggiunse poi con sguardo cattivo, saltando addosso al ragazzo.
Iniziarono a farsi il solletico e a rotolarsi sul pavimento del bus, per capovolgere continuamente la situazione, finché non furono sfiniti e raggiunsero le poltroncine, sedendosi.
Dopo un po’ di tempo e alcune birre in meno nel frigorifero, anche Alex uscì dalla doccia con un accappatoio.
- Io ci avrei messo più tempo, eh! -
- Non rompere, Jess! Ci ho messo quel che ci dovevo mettere. -
- Poi quella più lunga sei tu! – Aggiunse Rob.
- Per questo sei sempre ultima! – Concluse Steve.
Sospirò e lasciò perdere.
Entrò in bagno, si svestì e appoggiò gli abiti su una specie di sgabello a fianco al lavandino.
Il getto caldo della doccia la investì, provocandogli una piacevole sensazione.
Iniziò a insaponarsi, mettendosi un po’ di shampoo sui capelli e aprendo di nuovo il getto della doccia.
La schiuma a contatto con l’acqua aveva iniziato a dissolversi sul corpo della ragazza e a cadere sofficemente.
Dopo quindici minuti uscì dalla doccia, cercando un accappatoio e notando che l’unica cosa di cui disponeva era un asciugamano abbastanza grande da poterlo avvolgere attorno a sé.
- Queste sono le fortune di essere ultima. – Blaterò, pettinandosi i capelli.
Sentì alcune voci, che man mano si avvicinavano e poi, ad un certo punto, la porta venne aperta da Alexi.
- Oh, Jessica, scusami! Davvero non immaginavo…-
- Non fa niente. – Intervenne lei, con ancora il pettine in mano. – Ora però…-
- Ah, sì certo. – Scosse la testa come per darsi dello stupido e chiuse la porta.

- Io vado a dormire, ragazzi. – Disse Jess, alzandosi dal divano e stirandosi.
- Se vuoi spegniamo la tv. –
- No, no, tranquilli. Non mi da fastidio. -
Attraversò il corridoio e mentre stava per mettersi a letto, venne fermata.
- Volevo chiederti scusa per prima. Cioè, non so perché non ho chiuso la porta subito. – Alexi pensò che era davvero una bella ragazza, poi con i capelli bagnati sembrava una di quelle modelle sulle riviste. Eppure lei era diversa, sebbene fosse bella e con un fisico stupendo.
Non avrebbe mai potuto essere una modella. Il suo carattere, il modo di comportarsi, lei era un maschiaccio. Un maschiaccio sexy, però, pensò il cantante.
- Abbagliato dalla mia bellezza? – Chiese ironicamente lei.
- Potrebbe essere. – Scherzò Alexi, senza farle capire che la sua supposizione era più o meno fondata.
- Comunque non fa niente. -
- Mi fa piacere saperlo. – Alzò le spalle. – E quindi buona notte. -
- Buona notte, Wildchild. – Jess scompigliò i capelli per scherzo e si infilò nella sua cuccetta, infilando le braccia sotto al cuscino e chiudendo gli occhi.



Salve popolo Wildchildiano! xD
Se volete uccidermi, premete il tasto 1, se volete rincorrermi per tre chilometri con una sega elettrica, premete il tasto 2, se vi state domandando il motivo per cui Jess sia così scema e state cercando una risposta, premete il tasto 3. u.u A vostra scelta…
Insomma, come mi avete detto tutte, chi resisterebbe al fascino del Laiho? Beh, Jessica sembra piuttosto immune, ma non temete…abbiate solo un po’ di pazienza. :D


vumetèèèr313: Grazie daVling dei complimenti xD Eh, lo sai che sono bastarda! Perciò no u.u Non potevano dormire nel letto insieme! xD Dai, vedrai…*me si tappa la bocca* Love you too!

der Hysteria:
Hai svelato il mistero! Jess è omosessuale! xD Ma no dai, è solo che è troppo ubriaca – e stupida – per farsi il Laiho! U.U Ma…Just a little patience, come direbbero i Guns xD Poi insomma…se lei non vuole, noi volendo saremmo disponibili, no?! xDDD

Xx Rocket Queen xXGNR:
Tranquilla u.u Lo bado io tuo marito! Se sgarra, lo rinchiudo in cella d’isolamento xD Comunque beh, non posso spoilerare, ma i due sembrano abbastanza cambiati dall’inizio della FanFic…Ora vanno molto più d’accordo *me non aggiunge altro e fa finta di niente* xD

Grazie, come al solito, a tutte :D
A preeesto!

Crazy_Me

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


7° Capitolo


Durante la notte avevano raggiunto Mandal, una delle città più “basse” della Norvegia.
Ora dovevano aspettare un traghetto che li avrebbe trasportati in Danimarca, dove non avrebbero fatto nessuna tappa.
Quando quella nave piuttosto grande arrivò, un suono come di tantissimi campanelli inondò i ragazzi, che alle 6.00 del mattino erano ancora a letto.
- Ma che cazzo è? – Mugugnò Henkka, togliendosi il cuscino da sotto la testa e mettendoselo sopra, nella speranza di affievolire il rumore.
Jessy sbadigliò e cercò di mettere a fuoco le cose, tirando la tendina. Uscì dalla cuccetta e andò, ancora in pigiama, da Sam.
- Oh, ciao bell’addormentata. – Scherzò lui. A quel ragazzo faceva davvero piacere stare con i Children, ormai era un’autista da parecchi anni e aveva guidato per molte stars, tra cui i Sonata Arctica e i Metallica. Sì, per un breve periodo era stato anche con i Metallica, quando il loro autista aveva avuto un incidente, ironia della sorte, in auto con la sua famiglia.
Ma i Children erano diversi, erano più aperti, simpatici e non si preoccupavano di scherzare con lui, il loro autista. Mentre i Metallica erano più, diciamo, professionali, la musica per loro era, sì, passione, ma soprattutto un lavoro e quindi faticavano a divertirsi sul bus.
Insomma, era diverso e lui si trovava meglio con quei buffi, pazzi ragazzi e ora anche con i Revenge.
- Ciao Sam. Che succede? – Chiese la ragazza, stropicciandosi gli occhi.
- Stiamo per prendere un traghetto che ci teletrasporterà in Danimarca. – Spiegò lui, inserendo la marcia e salendo sul ponte di legno e infine sul traghetto.
- Non ho più sonno. Ormai è andato via…Ma tu come fai a non dormire mai alla notte? – Chiese la ragazza, sedendosi sugli scalini dell’entrata\uscita del bus, vicino a Sam.
- Beh, a volte mi fermo di notte per qualche ora, ma voi dormite già da un po’ e non ve ne accorgete. E poi quando voi siete sul palco a fare concerti per due ore, io sono sul bus che dormo. – La informò lui.
- Oh…E ora che attraversiamo sulla nave il mare e io non devo guidare, mi riposo. -
- Vuoi che me ne vada? Per stare in silenzio…- Chiese lei, facendo il gesto di alzarsi.
- No no, stai pure. Mi piace chiacchierare. – Le sorrise.
Era un bel ragazzo davvero, aveva due stupendi occhioni marroni e i capelli biondo scuro. Avrà avuto almeno 32 o 33 anni, ma sembrava un ragazzino.
- Come mai hai deciso di fare l’autista? Non che sia una cosa brutta, tutt’altro…E’ interessante guidare tour bus o corriere, osservare la gente che sale o cosa succede tra una band, mentre tutto il mondo la vede quasi solo sul palco. -
- Già, è interessante. Non so bene come sia nata ‘sta cosa. Ovviamente non è che sia una passione che mi è arrivata da piccolo, sai, quando si è bambini si ha altri sogni. Ho iniziato con il trasportare merci, poi ho guidato un pullman e alla fine, pian piano, ho iniziato con i tour bus. Mi piace, sebbene stia lontano da casa. – Si girò verso la ragazza e mentre spiegava faceva alcuni gesti con le mani.
- Sei sposato? – Chiese Jess, accorgendosi solo dopo di essere stata un po’ invadente.
- No. -
- Immagino, però, che tu abbia una ragazza. – Si morse la lingua. – Scusa, non so perché non mi faccio mai i cavoli miei. -
- Figurati! Se non volessi parlare, avrei trovato una scusa. Comunque no, non sono nemmeno fidanzato. – Lasciò una pausa. – Per casa intendevo la mia città e i miei genitori. -
- Ti capisco. Non è facile lasciare tutto. Non è stato semplice per noi, che la nostra è una grande opportunità, figuriamoci per te…Comunque spero che stare con noi sia almeno un po’ piacevole. -
- Certo che lo è! I ragazzi sono tutti gentili…e pazzi! – Rise. – E ovviamente anche tu lo sei! Gentile, intendo. Ma anche pazza! – Fece una risatina.
Jess lo ringraziò e gli fece altre domande, anche sulle band che aveva precedentemente accompagnato in giro per il mondo.
Dopo un’ oretta i ragazzi iniziarono ad alzarsi.
- Jess! Che ci fai lì? – Chiese Steve, con solo una maglia grigia e dei boxer addosso. – Ciao Sam. – Lo salutò con una pacca sulla spalla.
- Hey Steven! -
- Mi sono svegliata alle 6.00 circa e ho iniziato a rompere il povero Sam. – Disse, alzandosi.
- Ah, auguri. Povero ragazzo…- Il bassista mise la mano destra sulla spalla dell’autista come per dire
resisti!
- Ma no! – Sorrise. – Guarda che la tua cantante è molto piacevole. -
- Mah. – Fece finta di pensarci e si tirò indietro, dicendo scherzavo! quando vide Jess avvicinarsi pericolosamente.
Più tardi, quando tutti si erano svegliati, Jess preparò un caffè e lo mise nelle tazzine, servendolo ai ragazzi. Tutti avevano delle facce stralunate, non erano abituati ad alzarsi alle 7.00. Il loro orario, solitamente, variava dalle 9.00\9.30 e, a volte, anche un po’ più tardi.
Guardarono un po’ di tv e alcuni fecero delle telefonate a casa, tipo Alex che aveva promesso a sua madre di telefonarle almeno due volte alla settimana.
Dopo un po’ di zapping tra i canali, i ragazzi, non sapendo che fare, decisero di prendere il Monopoli e farsi una partita.
Ci vollero 45 minuti per riuscire a leggere le istruzioni: alcuni passaggi non li capivano, altre volte qualcuno faceva delle domande, alcuni andavano in bagno e dovevano di nuovo interrompere la lettura, ma alla fine riuscirono a capirci e iniziarono a giocare.
Essendo un gioco, però, per un massimo di sei persone – e loro erano in nove – fecero alcune coppie.
- Chi vuole stare alla cassa? – Chiese Janne, che era l’addetto alle regole del gioco.
- Ma dai… la cassa fa schifo! – Esclamò Roope.
- Io no. – Disse Henkka, scuotendo ritmicamente la testa.
- Nemmeno io! – Aggiunse Roope.
Alla fine si offrì Alex, che era ancora mezzo addormentato e di giocare ne aveva poca voglia.
- Bene, ora siamo in otto. Quattro persone dovranno stare in coppia. -
- Io e Steve. – Annunciò Rob, tirando la sedia del bassista più vicino a lui.
- Alexi? Ti va? – Chiese Jess, inclinando un po’ la testa di lato.
- Sì, va bene. – Sorrise e si avvicinò a lei, controllando le carte distribuite da Janne, che aveva davanti a sé Jess.
- Bene, cominciamo. -

I ragazzi giocarono fino alla mezza. Quella partita sembrava essere eterna!
Alla fine aveva vinto Jaska, che si vantava come se avesse nuotato dall’Africa all’America.
- E poi la faccia di Janne quando gli ho fatto vedere la carta di via…-
- JASKA! BASTA! – Gridarono tutti in coro, zittendo all’istante il povero batterista.
- Chi cucina? – Chiese Alexi, mettendo in chiaro che lui non aveva intenzione di farlo.
- Io faccio schifo. – Iniziò Jess.
- Io posso fare delle uova. – Si offrì Roope, immaginando che avrebbero bocciato all’istante la sua proposta.
- C’è della pasta? – Chiese Alex.
- Sì, in quello sportello là. – Janne glielo indicò.
- Posso provare…-
- Ma sai fare? – Chiese Jess, sbalordita.
- Guarda che basta mettere su dell’acqua, farla bollire e metterci la roba. – Spiegò il chitarrista, non troppo sicuro delle sue parole.
- Va bene, allora inizia a cucinare, bellezza! – Ordinò Jessy, mettendosi a ridere.
- Non rompere o cuocio te! – Il ragazzo la fulminò con lo sguardo.
Intanto Henkka era uscito dal bus per andare qualche minuto fuori, sulla nave, e Jess, dopo un po’, lo aveva raggiunto.
- Che c’è Henkka? – Chiese lei, appoggiandosi con i gomiti sulle transenne.
- Non mi sento molto bene. – Confessò lui, dirigendosi verso il bus, mentre Jess lo seguiva.
Entrarono e Henkka si lasciò cadere sul divano, mettendosi una mano sulla fronte.
- Che ha? – Chiese Alexi.
- Non si sente bene. -
- Soffri il mal di mare, amico? – Gli chiese il cantante. – Non immaginavo. – Aggiunse poi.
- Nemmeno io. – Rispose Henkka, alzandosi. – Jess, mi fai un favore? – Le chiese poi.
- Si, certo. Dimmi tutto. -
- Puoi venire in bagno con me? – Era impallidito e si reggeva alla ragazza come se fosse la cosa più resistente al mondo.
Alexi avrebbe voluto offrirsi, ma era piuttosto suscettibile e non pensava che dentro a quel bagno ci sarebbe stato un party…
- Certo. Andiamo, vieni. -
Jess, sebbene di almeno 5 o 6 centimetri più piccola, gli mise un braccio intorno ai fianchi e lo condusse in bagno, andando con lui.
- Aspetta…- Prima di farlo inginocchiare sul water, gli tolse la felpa, che con il cappuccio e il resto era piuttosto fastidiosa in quel momento.
- Mi dispiace, Henkka. – Disse lei, con un sorriso preoccupato sul volto. – Spero che ti passi. Non penso che manchi ancora molto all’arrivo. -
- Spero. – Disse lui, chiudendo gli occhi un po’ di volte, come se gli girasse la testa.
- Ma non sei mai stato su una nave? Un traghetto? -
- Sì, due o tre volte quando ero piccolo. – La voce era rotta e flebile.
- E sei stato male? -
- Non ricordo, onestamente. -
Aspettarono un po’.
- Ti senti la nausea? – Chiese la ragazza, ansiosa.
- Sì, ma…- Senza riuscire a finire la frase, il ragazzo aveva fissato le mani al pavimento e con la testa era sul water, iniziando a rimettere anche l’anima.
Povero, pensò Jessica,
neanche si fosse ubriacato!
- Tranquillo. – Gli sussurrò, accarezzandogli i capelli e tenendoli su.
- Ok. – Fu tutto ciò che il bassista riuscì a dire.
- Ti senti meglio? – Chiese, facendolo alzare e tirando lo sciacquone.
- No. -
- Viva la sincerità. – Esclamò la ragazza.
Henkka sorrise debolmente e Jessy aprì il rubinetto del lavandino, facendo lavare la faccia al bassista.
- Vieni, ti accompagno a letto. -
- No. Nel letto, così in alto, mi sembra di essere su una zattera. -
- Allora vieni sul divano. -
Si diressero sul divano e Jessy lo fece sdraiare, facendo appoggiare la testa del ragazzo sulle sue gambe.
- Allora? – Chiesero gli altri in coro.
- Ha rimesso. Spero che si senta meglio dopo una dormita. – Spiegò la ragazza.
- Non pensavo che Henkka soffrisse di mal di mare. –
- Sì infatti! Abbiamo fatto le montagne russe ed era stato bene…Mah…-
I ragazzi iniziarono a parlottare, finché Alex non informò che era pronto.
Jess cercò di alzarsi, ma Henkka, nel sonno, si aggrappò con una mano al suo braccio.
- Aspetta, te lo tolgo. – Disse Roope, avvicinandosi al divano.
- No, lascia stare. Dorme così bene…Non vorrei dover ri-assistere alla scena di poco fa! – Disse, riferendosi a ciò che era successo in bagno.
Alex fece le porzioni per i ragazzi e porse un piatto e una forchetta anche a Jess, da mangiare comodamente sul divano con un peso morto sulle gambe.
- Grazie Alex. – Prese una forchettata e l’assaggiò. Al primo impatto non era male, un po’ troppo cotta, ma mangiabile. Poi, quando le papille gustative assaporarono bene, Jess fece una faccia schifata.
- Alex! – Esclamò, cercando di fare in silenzio per Henkka.
- Che c’è? -
- L’hai salata? – Chiese, sapendo la risposta.
- Ehm…Per salata intendi se ci ho messo quella cosa chiamata sale, quella cosa bianca che assomiglia allo zucchero…? -
- Si, quello! -
- C’è bisogno che ti risponda? -
- No. – Sbuffò. - Dai, tieni e allungami una mela. -
- Non è colpa mia…- Borbottò il chitarrista, porgendole una mela e riprendendosi il piatto.
I ragazzi, intanto, affamati com’erano, iniziarono a mangiare lo stesso, fregandosene del sale.
Jess addentò il frutto e Henkka si girò a pancia in giù, mantenendo sempre la testa appoggiata sulle cosce della cantante.
Quando ebbe finito la mela, Jess prese ad accarezzare i capelli lisci e morbidi del bassista. Al ragazzo spuntò un sorriso e continuò a dormire così bene per un’altra ora buona.
Quando Jess sentì il bisogno di muovere le gambe e alzarsi da quella poltrona, gli sorresse la testa, mentre si alzava, poi gliela riappoggiò delicatamente sul divano.
- Mmmh…- Mugolò il bassista, mentre con un braccio tastava vicino alla sua testa.
Aprì gli occhi e aspettò un attimo, mettendo a fuoco le gambe di Jess davanti a lui.
Si mise seduto, con l’aiuto della ragazza.
- Quanto ho dormito? – Chiese, passandosi una mano in fronte.
- Due ore e mezza. Scusa se mi sono alzata, ma stavo diventando tutt’uno con il divano. – Spiegò, ridendo.
- Ben alzato. – Dissero i ragazzi in coro.
- Grazie. – Sorrise. – Ma hai mangiato almeno? -
- Sì, una mela. -
- Guarda che potevi spostarmi! Non c’era bisogno che morissi di fame per me…-
- Non avevo molta fame e poi ha cucinato Alex…e non ti dico! -
- Ma cosa? Mancava solo un po’ di sale! Come sei schizzinosa! – Sbottò il chitarrista.
- Come va? – Chiese Jess, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
- Insomma, abbastanza bene. -
- Vuoi qualcosa? Non so…ci sono delle pastiglie? –
- No no, preferisco non prendere nulla. Sto bene così. -
- Ok, come preferisci. – Si alzò e si diresse verso la porta, quando Henkka la chiamò.
- Sì? – Si girò e fece due passi verso il biondo.
- Niente. Volevo solo ringraziarti. -
- Figurati. – Sorrise e uscì, andando a prendere un po’ d’aria fresca.
Dopo qualche minuto, arrivò Alexi a farle compagnia.
- Sei stata molto gentile con Henkka. – Le disse, facendola girare all’improvviso.
- Ah, sei tu…- Si voltò di nuovo, ammirando il panorama. – Non è stato niente. Poveretto, aveva solo bisogno di dormire. -
Alexi si avvicinò a lei, appoggiandosi alle transenne e osservarono per un po’ il mare attorno a loro. Quella tavola azzurra metteva un senso di pace addosso, faceva quasi venir voglia di rimanere lì in eterno, a lasciarsi cullare dal mare che, con lo scrosciare delle onde, faceva anche da sottofondo.
- Beh, comunque grazie. Se non ci fossi stata tu, sarebbe toccato quasi sicuramente a me e sono un po’ suscettibile riguardo…beh, sì, insomma…hai capito. -
- Non c’è problema. – Gli sorrise.
Alexi aveva il naso leggermente arrossato per il freddo. Non che fosse più freddo lì che in Norvegia o in Svezia, ma lo sbalzo di temperatura tra il caldo del bus e il fresco lì fuori, aveva provocato quella reazione al cantante.
Rimasero in silenzio per parecchio tempo, finché non avvistarono terra all’orizzonte e tornarono sul bus, avvertendo gli altri e Henkka, che alla notizia si sentì sollevato.

I ragazzi attraversarono la Danimarca, era un viaggio abbastanza lungo e per riuscire a raggiungere Berlino e organizzarsi con comodo per il loro concerto lì, dovettero rinunciare a possibili pause.
Il tour bus non è come un auto, ma nemmeno come un aereo.
Non puoi fermarti quando vuoi, ma non è neanche come volare che sei obbligata a stare lì, diciamo che
almeno puoi scendere.
Per le prime volte che si è sul bus si inventa. Si fanno dei giochi di società, si parla, si guarda la televisione, si gioca alla playstation e cose di quel genere, ma poi diventa tutto noioso.
Monopoli? No, ci abbiamo giocato prima!
Accendiamo la tv? Uffa, l’abbiamo già vista per due ore!
Vuoi sentire una storia? Se è quella del tuo amico, me l’hai già raccontata.
Allora che si fa? Io vado a letto.
Succedeva questo. I ragazzi si stancavano e alla fine andavano a letto.
Quando la band in questione è più anziana ci sono tanti episodi da raccontare, ci sono i bei vecchi tempi come argomento da tirar fuori, oppure si riesce a stare in silenzio, seduti per ore, a fissare uno stupido paesaggio dal finestrino.
Ora era ciò che anche i Children stavano facendo. Alcuni sul divano, in una specie di dormiveglia, altri nelle loro cuccette a leggere, qualcuno a bere birra e altri a osservare la strada passare veloce dal finestrino del bus.
Alexi era uno di quelli che stava bevendo birra, mentre Jess era assorta e fissava fuori dal finestrino.
Gli altri tre Revenge erano due nelle loro cuccette e uno ad ascoltare musica, su una poltroncina al fianco di Henkka, che faceva lo stesso.
Roope e Jaska invece stavano parlando e, a volte, ridevano.
Fortunatamente i ragazzi si erano trovati molto bene tra di loro, perché se fosse stato il contrario, quel clima di silenzio e noia, sarebbe stato di
silenzio, noia e tensione.
Quando fu buio, Sam avvertì i ragazzi dell’arrivo a Berlino, proprio davanti all’hotel in cui avrebbero alloggiato quella notte.
Avrebbero potuto dormire in tour bus, ma Jake aveva detto che era meglio uscire un po’ da quell’ aggeggio, come l’aveva chiamato lui e, se il giorno dopo avessero voluto, ci sarebbe stato anche un giro turistico del centro.


Alexi infilò la chiave nella toppa ed entrò in camera. Tempo di fare tre passi avanti e tornare indietro, a passo spedito, nella hall.
- Mi scusi, signore, perché in quella camera ci sono due letti matrimoniali, più uno diviso da un muro e tre singoli? – Chiese il cantante, irato.
- E’ fatto apposta per gli amici che partono in coppia, marito e moglie, così possono rimanere insieme anche alla notte. Mentre i tre singoli sono per i possibili bambini. – Rispose il tipo, con diplomazia, fissando Alexi.
- Bene. – Respirò profondamente. – Ma noi sembriamo delle coppie? Eh? Per caso mi ci vede sposato con uno di quei pazzi? Beh, no! E quindi perché ci avete dato quella camera? E non due separate? -
- Avevamo rimasto solo quella, signore. -
- Ma il nostro manager o chi di dovere, ha prenotato almeno tre mesi fa! – La sua voce stava salendo di livello.
- La prego di rimanere calmo. E comunque questo è un hotel in centro a Berlino, perciò è piuttosto pieno in tutti i periodi dell’anno. La gente inizia a prenotare anche cinque o sei mesi prima. -
- E non ha altre camere? Nemmeno una fottuta stanza? -
- Come le ho appena spiegato, no, siamo pieni. Mi dispiace, signore. -
Alexi se ne andò, correndo per le scale e raggiungendo il secondo piano.
- Che ha detto? – Chiese Janne, seduto su uno dei letti.
- Che non ci sono altre stanze. Questa abbiamo, questa teniamo! Tanto vale dormire sul bus. -
- Ma dai, Alexi, che fastidio ti da dormire con qualcuno? Sono matrimoniali…-
- E allora dormici tu, Jaska! -
- Ok. Chi è che dorme con me? -
- Non guardare me. Io ho bisogno di sentirmi libero! – Spiegò Roope, sentendosi preso in causa.
- Dai, mi offro io. – Disse Henkka, sbuffando.
- Anche i Dark Revenge si adattano, non è vero ragazzi? – Chiese Jess, guardando i suoi compagni.
- Certo. Io dormo con Steve! – Disse Alex, prendendosi uno dei letti.
- Allora Rob dormi con me. -
- Perdonami Jess, ma vorrei un letto singolo. Non perché sei tu, ma preferisco così. -
- Non capisco il motivo…va beh… – Borbottò la ragazza, alzando gli occhi al cielo. – Manca qualcuno che dorma con me. Janne? Alexi? -
- Ok, va bene. – Dissero i due ragazzi in coro.
- No, ok, vai tu. – Esclamò Janne.
- Cosa? No, ti cedo il posto. -
- Hey! Non ho la peste. Dai, Alexi! Tu sei più piccolo e prendi meno posto. -
- Fottiti. – Sussurrò il ragazzo, con un mezzo sorriso rivolto a Jess.
Roope, Janne e Rob presero i singoli e andarono a dormire, mentre tra gli altri era iniziata una battaglia tra chi si sarebbe preso il letto nella camera separata da un muro, con la porta comunicante, ma senza finestre.
- Io soffro di caldo, lo capite? – Affermò Alexi, facendo strani gesti.
- In Germania? E poi io non sono stato bene oggi. – Disse Henkka.
- Ok, tu sei scusato. Tu e Jaska potete prendervi quello. – Indicò uno dei due letti.
- Ma io…io sono claustrofobico. – Confessò Steve.
- Davvero? – Chiese Alexi.
Quando Jess tornò dal bagno in pigiama, vide che i letti erano tutti occupati e la porta dell’altra estanza chiusa. L’aprì e dentro c’era Alexi sulla sponda destra del letto.
- Perso la battaglia, eh? -
- Henkka è stato male e Steve è claustrofobico. – Spiegò il cantante, sbuffando.
- Claustrofobico? Steve? – La ragazza scoppiò in una risata. – Ma ti pare? -
- Ma…Io vado a buttarlo giù dal letto! – Sbraitò Alexi.
- Ma figurati. E’ solo una notte, Alexi. Dormi! – Si sdraiò sul letto e si mise a pancia in su, come il cantante. – Non vuoi stare qui per me? – Chiese poi.
- No. – Scosse la testa, come per allontanare l’idea. – Ti sembra?! Tu sei ok. Cioè, ti pare che preferisca uno di quei folli di là a te, per dormire? Proprio no. -
- Bene. – Annuì. – Buona notte, allora. -
- Notte Jess. – La ragazza prima di dormire puntò la sveglia del suo cellulare: domani avevano la colazione in Hotel, quindi era meglio essere puntuali.




E’ ovvio che con questo capitolo avrete iniziato a odiarmi ancora di più.
Insomma, già la seconda volta che potrebbero non solo dormire e invece…
Ok, tiratemi pure dei mattoni xD Il fatto è che questa storia è già scritta, fino alla fine – non la scrivo man mano u.u - e non me la sento di cambiarla, sebbene le vostre recensioni ogni tanto mi facciano venire l’idea di mutare qualche piccolo dettaglio. XD

Spero solo che non rimarrete deluse e che continuerete a seguirmi :)

der Hysteria: In ogni Burger King si trova un Alexi gentile e premuroso, da abbracciare e con cui fare foto. Solo nei migliori Fast Food! U.U A parte questo xD…Se con l’altro cap si conferma la stupidità di Jess, con questo si moltiplica! Aggiungi alla tua lista “Avrebbe potuto saltargli addosso sulla nave, quando erano soli”. Che ci vuoi fare…Oltre che uccidermi, s’intende! xD

Xx Rocket Queen xXGNR:
Eh, Jess è un po’ stupidotta u__u Insomma, hai un Laiho lì, tutto per te, e non gli salti nemmeno addosso?! Vergogna *me scuote la testa* xD Comunque concordo su Kimberly! E’ proprio bruttina u.u Anche se sono sicura che avrà altre qualità positive…spero xD Altrimenti perché il Laiho avrebbe dovuto sposarla? O.o Cooomunque il soprannome Wildchild è dovuto a una canzone degli WASP, una band che Alexi adora (e non solo lui! *___*) XD

Archangel 06:
Non ti preoccupare per il capitolo 5! xD Eh, mi sa che tutti abbiano premuto il tasto 3 u.u Per discolparmi posso dire che non è colpa mia, ma di Jess, che è immune al fascino del Laihuz…per ora xD Spero che il capitolo ti sia piaciuto :)

Vumeter313:
Ma salve! Eh già, i Children sono un branco di ciechi! xD Il Buuuurger King *___* E il museo! Quanti ricordi, eh?! Va beh, non lasciamoci prendere dai sentimentalismi u.u Spero che il cap ti sia piaciuto, darling :D

Dopo questa sfilza di risposte alle graditissime recensioni, mi dileguo u.u
A presto :D

Crazy_Me

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


8° Capitolo



Qualcosa iniziò a trillare e all’inizio Jess non capì cosa fosse. Stava dormendo profondamente quando il cellulare iniziò a emettere alcuni driiiiin driiiiin insistenti.
Mise una mano sul comodino e cercò, senza guardare, il telefonino. Quando lo ebbe trovato, spinse un tasto a caso e il coso smise di assordarla.
Sbuffò e mentalmente pensò
ancora un altro minuto e giuro che mi alzo.
Si mise una mano sul fianco e chiuse gli occhi, quando sentì una cosa calda. Sotto la sua mano c’era quella del Wildchild e, ora che ci faceva caso, il ragazzo era praticamente appiccicato a lei.
L’abbracciava come se, da un momento all’altro, la terra avesse potuto iniziare a tremare e lei avesse potuto rischiare di finire sul pavimento. Cosa alquanto improbabile, ma ad Alexi sembrava non importare.
Starà sognando, pensò Jessica, sorridendo.
Riappoggiò la testa al cuscino e richiuse gli occhi.

Non passarono neanche venti minuti che Jessica si risvegliò.
Si era girata e aveva sperato di incontrare il corpo caldo – forse un po’ troppo visto la stagione – di Alexi, ma aveva trovato solo vuoto.
Aprì di nuovo gli occhi e vide che Alexi era su un fianco, sulla sponda, con una mano sul cuscino e l’altra sotto.
Stava per svegliarlo, quando si fermò un attimo a fissarlo.
Era davvero stupendo quando dormiva. Non che da sveglio non lo fosse ma, si sa, quando si dorme si assume un certo fascino. Quel qualcosa, forse
innocenza.
Si costrinse a svegliarlo, se no non avrebbero fatto colazione e niente colazione voleva dire un branco di lupi affamati che cercano disperatamente un bar per le strade di Berlino. Alle 8.00 del mattino.
Anzi, ora erano le 7.00, però essendoci solo due bagni ed essendo in nove un po’ di tempo ce l’avrebbero messo.
- Alexi…- Sussurrò, nell’orecchio del cantante. – Alexi. – Stavolta la voce era chiara, ma il vocalist aveva ancora gli occhi chiusi.
Jessica gli spostò i capelli dal viso e gli mise una mano su un fianco, coperto solo da un lembo di lenzuolo e la maglia sottile e scolorita.
Lo scosse un po’ e ripeté il suo nome, finché il ragazzo non mugolò e aprì faticosamente gli occhi.
- Ciao Wildchild. -
- Buongiorno Jess. – Rispose lui, sorridendo e richiudendo gli occhi.
- No hey…Alzati! Fra un’ora abbiamo la colazione. – La ragazza si alzò dal letto e andò verso l’altra sponda, tirando Alexi per un braccio fino a farlo arrendere.
- Ok, Miss Abbiamo-la-colazione. – Disse il ragazzo sarcasticamente, arrendendosi.
Anche Alexi si alzò, sebbene fosse barcollante e assonnato.
- Dormito bene? –
- Sì, ma tutto merito della compagnia…-
- Immagino. – Rispose lei, uscendo. – Dai, andiamo a svegliare gli altri. -
- No, aspetta…Conosco un metodo che funzionerà benissimo. – Il cantante fece un sorriso sadico e bisbigliò qualcosa nell’orecchio di Jessica.
I due presero la rincorsa e mirarono Jess a Jaska e Henkka, mentre Alexi a Steve ed Alex.
A Jessy quasi dispiaceva svegliarli: un po’ perché così erano meno demoniaci e un po’ perché erano davvero buffi.
Jaska e Henkka dormivano piuttosto vicini, ma dandosi la schiena, tutti e due nella stessa posizione, mentre Alex e Steve…Beh, il primo aveva completamente invaso lo spazio dell’altro e Steve era finito con una gamba fuori dal letto e la coperta tutto arrotolata al corpo del chitarrista.
Avrebbero dovuto fotografarli!
Jess scosse la testa e, al 3 di Alexi, corsero e si lanciarono sui due letti, facendo prendere un colpo ai quattro ragazzi.
- COSA?! – Jaska prima si sedette sul letto e poi aprì gli occhi.
Henkka si mise una mano sul cuore.
- CAZZO JESS! – Urlò. – Mi hai fatto prendere un fottuto colpo! Se non sono morto ieri con il traghetto, ci manca poco oggi…Cazzo! – Si riprese e la ragazza si sistemò tra il bassista e il batterista, che continuavano a rimproverarla.
Nell’altro letto, invece, era iniziata una specie di lotta tra i ragazzi, tra cui partecipavano Steve e Alexi – Alex un po’ meno perché era ancora intrigato tra le lenzuola.
- Dai, truppa, vestiamoci e scendiamo! – Disse infine Jess, andando a svegliare Janne, che era in stato confusionale, Rob, che stava già muovendo i primi passi verso il bagno e Roope, che di alzarsi non ne aveva proprio voglia.
- Portatemi su una birra e sono a posto. – Aveva detto il chitarrista dei Children, coprendosi completamente con il lenzuolo.


- Quanta cazzo di gente! – Commentò Janne, facendosi strada tra la folla.
Berlino era sicuramente quel che si dice una città viva, forse anche troppo.
I ragazzi vagarono per la città, come avevano fatto per Stoccolma. Senza sapere nemmeno dove stavano andando, si infilavano in strade sconosciute e passeggiavano così.
Non volevano un viaggio turistico, anche perché in quel momento erano in tour, ma anche se fossero stati in vacanza, la loro permanenza sarebbe stata uguale. Gite organizzate, animatori, feste nell’hotel…no, tutto questo non faceva per loro. I ragazzi avevano bisogno di girare, perdersi nella città, cazzeggiare, entrare nei bar e sbronzarsi…era quella la vacanza!
- Guardate…Entriamo in quel pub! – Jess si diresse a velocità della luce all’interno del locale.
I ragazzi la seguirono. Ormai saranno state le 14.00, avevano mangiato in un McDonald’s e ora erano, per l’appunto, nel pub.
Ordinarono una birra e si sedettero. Iniziarono a parlare, scherzando, e pian piano le birre sul tavolo cominciarono ad aumentare. Jess, però, era quella che ne stava bevendo di più, sembrava berne un sorso, invece aveva già tracannato mezza bottiglia.
- Signora! – Urlò la ragazza dal tavolo, con una voce stridula e stonata. – Mi porti un’altra birra! – Disse, rivolta alla barista, che obbedì, sebbene Jessy fosse ubriaca.
I Children non glielo impedirono, ormai piuttosto sbronzi pure loro.
Quando uscirono dal locale, i ragazzi si presero a braccetto e proseguirono il loro giro.
Verso le 16.00 erano di nuovo a bordo del loro bus, sdraiati nelle loro cuccette – o forse non proprio
loro, ma scambiate.
L’unica che sembrava non essere a letto, era proprio Jessica, che aveva un’altra birra in mano e parlava con la televisione.

- Cos’è stato? – Chiese Alexi, più a sé stesso che agli altri, che non si erano nemmeno accorti del rumore.
Il ragazzo si alzò e per un attimo sembrò cadere, la testa gli faceva un male cane e sentiva acidità di stomaco.
- Jess…Cosa fai? – Lui, però, si era ripreso dalla sbronza, una dormita ed era come nuovo, più o meno. Ma la ragazza…
- Alexi! Ma dov’eri? – Gridò, alzandosi dal divano e saltandogli addosso. – Mi sei mancato. – Fece una specie di smorfia. – Quando dormi sei bellissimo e mi è dispiaciuto tanto svegliarti, tesoro. – Si mise a ridere, una risata quasi isterica, poi gli si appiccicò addosso e gli diede un bacio sulla guancia.
- Cosa cazzo fate voi due? – Chiese Roope, che si era svegliato anche lui.
- Non vedi che è ubriaca fradicia? Guarda…Si è scolata un’altra birra, mentre noi dormivamo. – Alexi la fece sedere sul divano e lei non oppose resistenza.
- Che ore sono, santo cielo? -
- Aspetta…- Alexi guardò l’orologio al polso. – Le 19.00. Alle 21.00 inizia il concerto, cazzo! Questa se non si riprende...-
- Sto benissimo, tesoro. Non trattarmi come una pazza, so bene che pensi che sia ubriaca o…- Cercò di alzarsi dal divano, mentre continuava quel discorso un po’ strano. – Basta. Sto benissimo e posso fare ciò che devo fare. Aspetta…perché sono qui? Sono la vostra groupie per caso? No, io non faccio certe cose…-
- Stai zitta. Non sei la groupie di nessuno, sei la cantante della nostra band di supporto, Jessica! – Spiegò il vocalist, girandosi poi verso Roope. – Questa è andata, non saprebbe nemmeno fare una nota. -
- Sì invece! – Ci pensò un attimo su. – Cos’è una nota? – Gattonò sul divano e raggiunse Alexi, sedendosi sopra le sue gambe, abbracciandolo e appoggiando la testa sulla spalla del cantante.
- Cazzo! E’ andata, Roope. -
- Senti, tu portala a letto. Io sveglio gli altri. La lasciamo dormire un’ora e poi vediamo se si è ripresa. -
- Ma figurati! -
- Tu dammi retta. Poi non importa che sappia fare 2+2, l’importante è che si ricordi come si suona e come si canta. -
- E’ appunto questo che dubito. – Affermò il biondo, cercando di fare alzare Jess.
Ma niente. La ragazza era avvinghiata al suo collo e non intendeva lasciarlo, così il cantante le mise un braccio sotto le gambe e uno a sostenerle la schiena.
Si alzò, portandola in braccio verso il letto. La mise sul suo, essendo più alto e arrivandoci meglio, ma non riuscì lo stesso a farla staccare.
- Jess, se ti do un bacio, ti stacchi? – Chiese il ragazzo, mentre i suoi compagni lo aspettavano di là, sul divano.
Jessica annuì.
Alexi si avvicinò e, mettendole una mano su una guancia, le diede un bacio sulle labbra che durò pochi secondi.
La ragazza sorrise e lentamente staccò le mani dal collo di lui, che le intimò di dormire.
- Oh, ce l’hai fatta! – Esclamò Steve.
- Sai, la tua cantante è leggermente ubriaca. -
- Ce ne siamo accorti. – Commentò Alex, in piedi davanti alla tv.
I ragazzi parlarono di trovare una soluzione per quella sera. In fondo, era anche colpa loro se Jessica si era ubriacata, avrebbero dovuto fermarla al pub, ma erano sbronzi pure loro e…beh, non erano nelle condizioni di obbiettare.
Alexi pensò che quella ragazza era davvero strana, sembrava avere due facce: una, la Jess responsabile, quella che aveva assistito Henkka, mentre l’altra era la Jess pazza, quella che non aspettava altro che farsi una birra, andare sul palco e fare follie.
Così passò anche un’ora, tra le varie proposte, come quella di Alex.
- Potrei cantare io, ma mancherebbe la chitarra solista. – La proposta fu, quindi, bocciata.
Ce ne furono altre, ma anche meno fattibili e furono bocciate tutte quante.
Alexi sospirò e andò a svegliarla. Era a pancia in giù, con la maglietta tirata un po’ su in un fianco e i capelli davanti agli occhi.
- Jess, svegliati! – Le mise una mano sulla schiena e la scosse.
Immediatamente la ragazza aprì gli occhi.
- Ciao Alexi. – Ok, non mi ha chiamato “tesoro”, è un passo in avanti! pensò il ragazzo, sorridendole e aiutandola a venir giù.
Andarono dagli altri e Jessica rimase un attimo ferma sulla “soglia” che divideva il corridoio da quella specie di cucina\salotto.
- Vieni, Jess. – Le disse Alexi, come se fosse un cucciolo di cane impaurito.
- Ma voi chi siete? – Chiese lei, fissandoli uno a uno.
- COSA? – Rob strabuzzò gli occhi.
- Hey, scherzavo! – Rise e andò a sedersi sul bracciolo del divano, al fianco di Jaska.
Era migliorata da prima, ma l’alcool era ancora in circolo e la voce un po’ tremolante. Si sentiva che non era ancora del tutto
a posto.
I ragazzi alzarono le spalle e si fecero alcuni segni con il viso, come dire ce la può fare o
non abbiamo altra scelta.
La portarono giù, aiutandola a scendere i gradini, con i suoi lamenti del tipo
ce la faccio a scendere dalle scale, sapete!.
 
Entrarono nel backstage, stavolta con dell’anticipo, e sgattaiolarono nel loro camerino.
Alexi prese la sua chitarra, mentre aspettava che il tipo del furgoncino dei loro strumenti scaricasse il resto della roba, e la diede a Jess.
- Suona. – Fu tutto ciò che le disse, allungandole la
sei corde.
Jessica esitò un attimo, chiedendosi se il cantante fosse impazzito, poi prese la chitarra e se la mise a tracolla.
- Anzi, suona e canta. -
- Cosa? – Chiese lei.
- Quello che vuoi. -
Ci pensò un attimo e poi partì con un riff, sbagliando due volte alcune note e poi iniziò a cantare, con la voce un po’ roca, come se avesse un liquido vischioso in gola che le impedisse di alzare troppo la voce.
- Ok, Jess. – Alexi si riprese la chitarra e la rimise a posto, fissando gli altri suoi compagni.
- E’ ok. – Commentò Janne.
- Ma sì, certo che ce la farà! – Aggiunse Steve, con un po’ di preoccupazione nella voce.

Jess saltellò per il palco, raggiunse il microfono al centro e rimase zitta per un attimo.
- Buonasera, Oslo!!! – Gridò a tutta voce.
Alex si avvicinò a lei.
- Siamo a Berlino, Jessica! -
- Ok! Scherzavo! – Si corresse lei. – Buonasera Berlinesi!!! Iniziamo questo fottuto show! -
Partì con lo stesso riff che aveva fatto sentire ad Alexi, stavolta senza sbagliare nessuna nota. Quando incominciò a cantare, la voce era un po’ stonata, in alcuni punti stridula, ma la folla sembrava non farci caso, come se fosse un concerto Punk.

Jess venne chiamata da Alexi, che come l’altra volta non riusciva a chiudere occhio. Stavolta perché aveva dormito almeno due o tre ore nel pomeriggio.
La ragazza si girò, era ancora un po’ brilla, ma non come prima.
- Vuoi venire qui? – Chiese il cantante.
Jessy non disse nulla, si limitò ad alzarsi e a raggiungere il letto del ragazzo, coricandosi di fianco a lui.
- Hai combinato un po’ un casino all’inizio, sul palco. -
- Non è vero. – Rispose lei, sorridendo per un motivo ignoto. – Avevo tutto sotto controllo. -
- Già. -
Si misero un po’ a parlare, ma con Jess ancora vagamente brilla, Alexi non riuscì ad avere quel che si dice “un ottimo dialogo”.
- Oh, ci sei? – Chiese ad un certo punto, vedendo che alla cantante si chiudevano gli occhi.
- No, ho sonno. – Rispose lei, mettendosi a pancia in giù.
- E’ meglio se torni di là. – Suggerì Alexi. Ma la ragazza era già addormentata e si era appoggiata con la testa nell’incavo della sua spalla.
- Va beh, se vuoi dormire qua…- Disse sarcasticamente, mettendole il braccio attorno, per farla stare più comoda.




Ho leggermente modificato questo capitolo, ma non più di tanto perché queste cosucce erano già previste :D

der Hysteria: Confidenza con l’autista… xDDD Adesso che mi ci fai pensare potrei far nascere una love story tra Sam e Jess ù___ù Scherzo, ovviamente. Spero di non averti fatto stare troppo sulle spine e spero soprattutto che questo cap ti sia piaciuto :)

Archangel 06:
Sono felice che ti sia piaciuto e sì, concordo, povero Henkka u.u Ma alla fine si è ripreso :D

Xx Rocket Queen xXGNR:
Come due pesci lessi xDDD Dai, in questo cap le cose migliorano u.u Jess è ancora un po’ pesce lessa e anche ubriaca xD E Alexi ne approfitta…Cioè dicevo, Alexi l’aiuta *me annuisce convinta* L’importante è che almeno qualcosina sia successa, no?! XD

Pumpkin Head:
Ma è sempre ubriaca quella! U.U Perciò la colpa passa ad Alexi che non fa nulla. Ma come ho già detto, in questo capitolo si svegliano un po’ entrambi…tranne Jess che è ancora ubriaca, ma sono dettagli! xD Love ya too

Spero che il capitolo vi sia piaciuto =) So che sarebbe potuto accadere di più – magari se anche Alexi fosse stato completamente sbronzo – ma…ehm…sono timidi! U.U
Lo conoscete il Laiho, no?! E’ un ragazzo moooolto timido, lui u.u
Apppresto xD

Crazy_Me

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


9° Capitolo


Le tappe seguenti andarono molto bene, non ci furono troppe fermate e non ebbero giornate libere, perciò nemmeno tempo per ubriacarsi o fare giri turistici delle città.
Si fermarono prima ad Amsterdam, poi Bruxelles, Parigi, Monaco, Vienna, per poi tornare verso Ovest, con le seguenti tappe:
Milano, Madrid e Lisbona.
I viaggi furono molti, ma in quest’arco di tempo non accadde molto. Jessica si era ripresa e aveva dimenticato quasi tutto, perfino il concerto! Quando gli altri li avevano trovati addormentati, nello stesso letto, un po’ abbracciati, avevano pensato subito male.
Ma Alexi aveva spiegato che avevano iniziato a parlare, poi Jess si era addormentata praticamente su di lui e, essendo ancora un po’ ubriaca, aveva preferito tenerla lì.
Gli altri li avevano presi in giro per un po’, ma poi avevano smesso.

Ora i Children erano in viaggio per l’aeroporto di Lisbona, doveva avevano tenuto l’ultimo concerto.
Avrebbero preso un aereo che li avrebbe portati a Tirana, capitale dell’Albania.
Sarebbero poi risaliti e le ultime tappe sarebbero state Londra e Dublino. Ma di strada ancora ne mancava e i ragazzi erano in giro da più di due mesi. Per i Children, dopo qualche tempo di meritato riposo, sarebbe iniziato il tour Americano, ma con un’altra band che avrebbero cercato insieme al manager più avanti.
- Le ore di volo sono le più noiose! – Sbottò Janne, mentre si girava i pollici.
- Sì, è vero! – Concordò Henkka. – Non si può fare un cazzo, nemmeno alzarsi un attimo o ascoltare l’iPod. -
Jess sorrise e distolse lo sguardo dal finestrino.
- Dai, mancano ancora…quattro ore. – Affermò la ragazza, cercando di consolarli, ma peggiorando la situazione.
- Oh santo cielo…- Esclamò Janne. - Alexi, ti ricordi quando eravamo in tour anche noi come band di supporto e dovevamo prendere l’aereo? Cazzo, era enorme quell’aeroporto a Sydney! E’ stato un disastro…Ci eravamo persi e ognuno ci indicava un gate diverso. -
- Cazzo, sì che mi ricordo! E’ stato terribile…Pensavo che avremmo perso il volo. -
- E alla fine? – Chiese Steve, interessato.
- Alla fine l’abbiamo trovato e ci hanno imbarcato per miracolo. -
I ragazzi iniziarono un discorso sulle loro avventure, raccontando alcuni fatti della loro gioventù o dell’inizio carriera. Le ore, sebbene fossero lente comunque, in quel modo passarono un pochino più in fretta, persi tra i ricordi e le facce allibite e curiose dei Revenge.
- Informiamo i gentili passeggeri che l’aereo sta per atterrare nell’aeroporto di Tirana. Vi preghiamo di rimanere seduti e allacciare le cinture di sicurezza. Grazie per aver volato con noi. – Il messaggio venne ripetuto una seconda volta e poi in altre lingue, sconosciute sia ai Children che ai Revenge.
I ragazzi presero la loro roba e una volta atterrati, scesero e uscirono dall’aeroporto.


All’hotel i ragazzi si prepararono giusto in tempo per la cena.
Al tavolo, presero i menù e videro che era tutto scritto in Albanese, lingua per loro incomprensibile.
Chiesero ad un cameriere di passaggio se sapeva tradurgli il nome in Inglese, ma il tipo gli rispose che era un nome non traducibile perché nome proprio di quella specialità.
Inoltre, gliela consigliò.
I ragazzi, allora, spaventati da quegli strani nomi, presero quasi tutti la stessa cosa.
Quando arrivò il primo, si stupirono: era una zuppa. Una semplice zuppa di verdura.
Rimasero un attimo allibiti, poi iniziarono a mangiare e quella brodaglia, come l’aveva chiamata all’inizio Roope, risultò essere buona.
Di secondo avevano preso carne, perciò nessuna sorpresa. Infine un dolce, un po’ molliccio, ma buono anche quello. Roope prima di mangiare osservava il cibo come se potesse parlargli e dire sono buono, assaggiami! oppure sono immangiabile, non provarci nemmeno!. Ma all’inizio sembravano tutti un po’ preoccupati, anche se si era rivelato tutto buono o, per lo meno, meglio della minesta scondita di Alex.
A fine cena andarono in camera e aspettarono le 21.00, orario in cui Sam sarebbe tornato con il tour bus, che era stato trasportato in aereo e ci aveva messo un po’ per riprenderlo.

Il concerto fu comunque stupendo e il pubblico era carico, sebbene i ragazzi fossero un po’ stanchi.
Insomma, avevano viaggiato tutto il giorno, tra l’arrivo in aeroporto a Lisbona e il viaggio per Tirana.
Poi non era neanche un viaggio dei più lunghi!
Alexi tornò tutto sudato insieme ai suoi compagni, andarono a farsi una doccia, stavolta nel camerino, e poi tornarono al tour bus. Per di più, rispetto alle precedenti tappe, quello sembrava l’equatore!
- Buona notte. – Esclamò il cantante, chiudendo gli occhi e sistemandosi nella cuccetta.
- Notte, ragazzi. -
Si augurarono tutti la buona notte e iniziarono a dormire.

Jess si svegliò, stava per andare in cucina a fare un caffè e poi svegliare i ragazzi, quando passò vicino alla cuccetta di Alexi e si fermò un attimo, pensando di essere in preda alle illusioni.
- Alexi…- Lo scosse, un po’ incerta.
- Uhm? E’ pronto il caffè? – Chiese, ormai abituato.
- Lo sto andando a preparare, ma preferisco se vieni con me. -
- Perché? – Era ancora mezzo addormentato, ma cercò di alzarsi.
- Fidati di me. -
La ragazza gli fece strada per il bagno e lo mise davanti allo specchio, cercando di non toccarlo.
- Che c’è, Jessica? Mi hai fatto i baffi mentre dormiv…- Non fece in tempo a finire la frase, che si vide davanti allo specchio e per poco non si mise ad urlare.
- Cosa mi è successo? – Chiese, scandendo bene ogni parola e uscendo fuori dal bagno per controllare gli altri.
- No, non ce li ha nessuno! -
- Cosa…- Janne aprì gli occhi, fissando Alexi per un attimo e mettendolo a fuoco. – Alexi, sei tutto a pois rossi! – Il tastierista, invece che preoccuparsi, si mise a ridere.
Il ragazzo si alzò e svegliò gli altri.
- Guardate, è a puntini! –
Alexi aveva assistito alla scena muto, non capendo se facessero apposta a ridere o fossero scemi davvero.
- Ma non capite? Sono malato! -
I Children continuarono a ridere, ma ad un certo punto si fermarono tutti, come se si fossero messi d’accordo.
- Cazzo, allora non ti sei sporcato o…-
- NO! – Sbraitò il vocalist, andandosene in cucina.
Mentre i ragazzi prendevano un caffè, pensarono a cosa potesse essere successo ad Alexi.
- Non è il caso che chiamiamo un dottore? Tu come ti senti? -
- Io benissimo, è il mio viso che ha 40.000 puntini rossi…- Spiegò, trattenendosi dall’urlare.
- Ok, stai calmo. – Jess si fece pensierosa. – Noi siamo sempre stati insieme e questi cosi ce li hai solo tu! Perciò deve essere per qualcosa che hai fatto solo tu. -
- Ma io sono sempre stato con voi, ho fatto sempre le cose che avete fatto voi. – Mugugnò sconsolato.
- Non è che sei allergico? Io avevo una zia che quando mangiava le fragole diventava dello stesso colore, piena di bolle. – Commentò Steve.
- Allergico? – Alexi ci pensò su. – Si, ma solo alle noccioline e poi non tutte. Alcuni tipi. -
- Ma ieri non hai mangiato noccioline. -
- Appunto. – Il suo sguardo divenne sempre più sbalordito. – CAZZO! Il dolce! – Si sbatté una mano in fronte.
- Il dolce? Guarda che non c’erano noccioline. – Affermò Henkka, mentre sorseggiava il suo caffè.
- Sì invece! Nello strato sopra, insieme al cioccolato. Erano piccole, quasi tritate, ma c’erano! – Il cantante prese a lamentarsi, cose tipo ma quanto sono sfortunato! Solo a me certe cose e altre frasi di questo genere.
- Ti è già successo, quindi. E cosa…? – Chiese Roope, alzando le sopracciglia.
- L’ultima volta che mi è successo sono diventato a pallini rossi, come ora, e mi sono durati uno o due giorni, ma nessun’altra reazione allergica, del tipo bolle o problemi respiratori. Sto bene, sono solo questi fottuti cosi rossi! -
Si indicò i puntini sulla faccia e sulle braccia.

I ragazzi parlarono a lungo dei curiosi pallini rossi di Alexi.
- Non posso presentarmi sul palco così! – Affermò lui, irremovibile.
- Ok, senti, spostiamo la data. – Acconsentì Henkka, mentre gli altri annuirono.
- No! Assolutamente no. Ho suonato con un braccio rotto e non vado sul palco per dei puntini?! -
- E quindi che proponi? – Chiese Rob, alzando le spalle.
- Beh…talco? -
- Talco? – Chiesero i ragazzi in coro, pensando che quelle noccioline gli avessero dato alla testa.
- Sì, per coprire, intendo. -
- Alexi, il talco non copre dei puntini. Esistono prodotti apposta! – Spiegò Jess.
- Allora dammeli. –
- Ma non ce li ho io! Non ho proprio trucchi, a dire il vero, a parte una matita nera. -
- Allora fermiamoci e compriamoli! – Insisté il ragazzo, dirigendosi verso Sam. - Al primo supermercato, fermati! – Gli ordinò.

E così Jess, l’addetta alla scelta del prodotto, e Henkka, l’accompagnatore, si ritrovarono in un supermercato in Serbia, visto che la loro prossima tappa era
Belgrado.
- Che guardi? – Chiese Henkka, avvicinandosi alla ragazza nel reparto
cosmetici.
- Questo coso – Era una specie di roba fangosa del colore della pelle, dentro a un contenitore circolare. – dovrebbe risolvere il problema. – Concluse la ragazza.
- Oh, bene. -
- E tu che hai preso? – Chiese, riferendosi al pupazzo che il bassista aveva in mano.
- Cosa? Ah, questo? L’ho preso perché ho notato avesse una vaga somiglianza con Alexi. Se fosse rosso poi…identico! – Era uno strano pinguino azzurro, con degli occhioni sproporzionati al resto del corpo, piuttosto piccolo e con una berretta da Babbo Natale.
- Sì, proprio identico. – Jess rise e si diresse alla cassa, seguita da Henkka.

- Quanto manca? – Chiese Alexi, seduto su una sedia nel camerino.
- Ancora venti minuti prima che noi entriamo in scena. – Gli rispose Jess.
- Ok, dai…Mettimi il trucco. -
I Children, dietro al cantante, scoppiarono a ridere.
- Scemi! Non posso presentarmi così e poi non è che mi metto il rossetto. – Disse, quasi per giustificarsi.
Già si era messo una maglia a maniche lunghe, per coprire le macchioline rosse sulle braccia e la mano che avrebbe tenuto il plettro era coperta da una specie di guanto senza dita.
Jessica aprì la scatolina e iniziò a spennelargli, con l’apposito pennellino che c’era all’interno, quella sostanza. Sembrava non dovesse funzionare e i ragazzi pensavano che l’avrebbe solo reso più cadaverico e fangoso, ma pian piano, spargendola accuratamente, il viso di Alexi era tornato di nuovo al suo colore naturale.
- Allora? – Chiese Jessy, facendo girare Alexi e mostrandolo ai suoi compagni.
- Wow…Ha funzionato! -
- Davvero? – Il biondo corse a vedersi in uno specchio e, con un sorriso, fece ok con il pollice a Jess.

Quando Alexi fece la doccia e si tolse la maglia, vide che attorno al collo era tutta bianca, mentre il resto era nero. Non capì cosa fosse, poi si ricordò del “trucco”: con il sudore era colato e aveva impregnato la t-shirt.
Fortunatamente un po’ di quella sostanza ce l’aveva ancora addosso e i fans non l’avevano visto a puntini. Non che gli desse fastidio farsi vedere così per un fatto estetico, ma la folla avrebbe pensato fosse morbillo o varicella e lui avrebbe dovuto spiegare che era allergico alle noccioline e non ci teneva a farlo.
Quando si tolse del tutto il trucco sotto la doccia e si guardò allo specchio in seguito, vide che le macchioline erano già più scolorite da quella mattina.
Buon segno: si stava riprendendo.




Lo so che potrà sembrare vagamente stupido, ma questo capitolo l’ho sognato di notte o__o
Mentre il resto della popolazione immagina il Laiho senza vestiti e in versione molto hot, io lo immagino pieno di puntini rossi e allergico alle noccioline XD
Mi farò ricoverare al più presto, non abbiate paura xD

Rocket Queen: Mai perdere le speranze u.u Eh già, la cara Jess si è abituata bene *me la butta giù dal letto* fin troppo bene! XD E poi mi ha fatto moltissimo piacere sapere che sei patita di questa FanFiction *arrossisce* Grazie mille di tutti i complimenti ^___^

der Hysteria:
Grazie alla birra è iniziato tutto ù.ù Infatti quando Dio ha creato il mondo era ubriaco, altrimenti non ne avrebbe fatto solo uno di Alexi, ma milioni XD E poi sì, lo ammetto: le recensioni hanno influenzato molto *annuisce* ovviamente influenzato positivamente :D Che dire? Il tuo commento mi ha fatto moltissimo piacere, sono davvero dei complimenti che ogni scrittrice vorrebbe sentire ^-^

Grazie anche a chi legge solamente, a chi tiene questa FanFiction nelle seguite o nei preferiti :)
A presto :D

Crazy_Me


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


10° Capitolo


Alexi si alzò da letto e andò in bagno. Con sua grande felicità, vide che il suo viso era perfetto, come al solito. Le macchie erano definitivamente andate via. La penultima volta che le aveva avute gli erano durate di più, ma stavolta non aveva mangiato tante noccioline, fortunatamente.
Si diresse in cucina e, dato che Jess ancora dormiva, preparò lui il caffè.
- Oh, hai già preso l’iniziativa tu? – Forse aveva fatto un po’ di casino con i bicchieri, perché la ragazza si era alzata e ora stava arrancando fino al divano. Ci si lasciò cadere e sbadigliò.
- Sì, ma non ti ci abituare. -
- No, figurati! –  Esclamò lei, alzando le mani e ridendo.

- Sapete che a Bucarest ci sono le montagne russe più alte del mondo? Sono in un Luna Park…- Disse Alexi, sorseggiando un goccio di birra per mandare giù la forchettata di uovo.
- Dopo pranzo è l’ideale…- Commentò Henkka, sospirando.
- Non siamo ancora a Bucarest…- Affermò con un sorrisino malizioso Jessica.
- Pensate anche voi quello che penso io? – Chiese Alexi, con un sorriso complice.
- Se pensi che queste uova facciano schifo, sì, lo penso anche io. – Rispose Roope, con la bocca piena e una smorfia di disgusto dipinta sul volto.
- No! – Esclamò secco il cantante. – Penso di andarci, tanto il concerto è alle 21.00 e al Luna Park arriveremo alle 16.00. E poi tanto è a Bucarest e anche se fosse ai confini della città, ci arriveremo comunque! – Spiegò, andando da Sam per dirgli che la loro prossima tappa sarebbe stata il Luna Park.

- Oh cazzo, se è grande! – Esclamò Jaska, appena sceso dal tour bus.
Il solo parcheggio avrebbe potuto contenere almeno 5.000 automobili! E il punto era che quelle 5.000 automobili c’èrano davvero. Era estate e tra la gente del posto e i turisti, il Luna Park era bello che affollato.
- Dai, andiamo! –
I ragazzi pagarono il biglietto ed entrarono in quell’enorme posto, pieno di bambini e bancarelle di dolciumi all’entrata.
Attraversarono un ponte e arrivarono alle prime giostre. Una era una specie di ottovolante, ma molto più grande, mentre un’altra era un gioco d’acqua.
- Facciamo quello! – Janne indicò il gioco acquatico. – Almeno sentiremo di meno ‘sto caldo infernale! – Praticamente consisteva nel prendere una macchinina galleggiante da cinque posti, che faceva un percorso fatto da curve e cunicoli, e in fondo una discesa abbastanza alta.
I ragazzi fecero la fila e presero due macchinine, su cui nella prima c’erano Alexi, Janne, Henkka, Jaska e Jessica, mentre nell’altra Alex, Steven, Rob e Roope.
Durante la discesa alzarono tutti le braccia, urlando a squarciagola e un flash li inondò proprio mentre stavano scendendo.
Alla fine del percorso erano tutti fradici e a fianco all’uscita c’era una specie di gazebo con tutte le foto su alcuni display in alto.
- Guardate la faccia di Alex! E’ tipo coperta da tutti i capelli e così sembra Samara!!! – Esclamò Janne, tra le risate generali.
- E quella di Jess…Sei venuta bene, sai. – Disse Henkka, sorridendole.
I ragazzi corsero da un attrazione all’altra, fermandosi a prendere anche uno zucchero filato a testa e scherzando.
- Oh, ragazzi, guardate! – Alexi indicò la famosa “montagna russa più alta del mondo” e i ragazzi si girarono tutti, rimanendo sbalorditi.
- Wow, è proprio alta! -
- Dai, andiamo! -
Dopo altro tempo e una fila chilometrica da superare, i ragazzi salirono sui vagoncini da quattro posti.
Jessica era a fianco di Alexi, con dietro Henkka e Janne.
All’inizio c’erano poche discese e la velocità era moderata, ma dopo poco tempo i vagoncini iniziarono a curvare pericolosamente, come se da un momento all’altro potessero precipitare.
I ragazzi erano tutti piuttosto divertiti, ma alcuni anche un po’ tesi e preoccupati, come Rob che fissava ossessivamente il suolo e le persone minuscole che passavano sotto di loro.
Jess aveva le mani staccate dalla barra di ferro e a tratti chiudeva gli occhi, mentre Alexi faceva alcuni urli e anche lui teneva le braccia alzate.
Quando furono scesi, erano tutti piuttosto scossi e con i capelli estremamente scompigliati.
- Hey, ci facciamo un giro sulla ruota panoramica? – Propose Steve, mentre iniziavano ad avviarsi verso l’attrazione.

- Ragazzi, tocca a voi! –
I Dark Revenge presero i loro strumenti e corsero sul palco, illuminato da luci psichedeliche e colorate.
Jessica saltellò con la chitarra a tracolla e, giusto per variare un po’, suonò la loro prima canzone e poi salutò il pubblico, chiedendo se avevano apprezzato.
Quando i Revenge ebbero finito la loro perfomance, rientrarono e lasciarono posto ai Children. Alexi si mise lo scotch intorno alle scarpe, come faceva sempre, e, con la sua chitarra a tracolla, seguì gli altri.
- Buon concerto. – Gli augurò Jess, tutta sudata.
- Grazie. – Sorrise ed entrò in scena.

- Chi la fa la doccia? – Chiese Jessica, sapendo che lei non sarebbe stata la prima.
- Dai, Jess…Se vuoi andare tu, ti cediamo il posto. – Rispose Alex, come preso da un attacco di altruismo.
- Wow…Grazie, caro. – Ringraziò lei, scombinandogli i capelli con una mano e andando in bagno.
Quando arrivarono i Children sul tour bus, i membri dei Dark Revenge avevano già fatto la doccia e ora erano in salotto a vedere la televisione.
Pian piano anche gli altri si lavarono e si aggiunsero sul divano a fare zapping tra i canali e lamentarsi che quella sera non c’era nulla di decente.
Ad un certo punto, Steve, che aveva la supremazia sul telecomando, trovò un film horror, ma cambiò all’istante.
- Hey, torna indietro! – Esclamò la ragazza, avventandosi sul telecomando in mano al bassista.
- Ma…- Cercò di protestare. – Va beh, io a ‘sto punto me ne vado a letto. -
Tutti gli altri non appassionati degli horror seguirono l’esempio di Steve e, alla fine, rimasero solo Jess e Alexi.
- L’ho già visto questo. – Affermò il cantante, incrociando le braccia.
- Vai a letto, allora. – Suggerì la bionda.
- No, tanto non ho sonno. -
I due guardarono tutto il film e, quando iniziarono i titoli di coda, Jessica spense la televisione, alzandosi e stiracchiandosi.
- Io vado a letto. -
- Ti seguo. -
Alexi andò dietro alla ragazza e, quando furono davanti ai loro letti,  lei si girò e diede un bacio sulla bocca al cantante, che era paralizzato.
Era un bacio casto, a stampo, nulla di che, ma non sembrava come quello che aveva dato a Henkka tempo prima.
Quando quel contatto si interruppe, Alexi cercò di parlare, ma venne subito preceduto.
- Buonanotte, Wildchild. – Jess gli sorrise e si infilò nella sua cuccetta, dando la schiena al ragazzo.




E’ un capitolo corto e un po’ banale, tranne magari alla fine dove c’è il bacio…
Ma ho voluto dividerlo dall’altro perché mi sembrava che non stessero bene insieme u.u
Ah, ci tengo a precisare che a Bucarest non ci sono le “montagne russe più alte del mondo” XD


der Hysteria: Alexi è sempre sexy ù.ù Anche con il rossetto e la faccia da ubriaco XD Comunque per il pinguino sono stata ispirata da quest’immagine: AlexiWithPenguin e dopo è saltata fuori la somiglianza e tutto il resto XD Grazie ancora una volta dei complimenti e ne approfitto per ringraziarti anche di aver recensito la mia ultima OneShot sui Sex Pistols ^-^

Rocket Queen:
Devo ammettere che la fantasia mi viene nel sonno XD Del tipo, sono a letto, mi sto per addormentare e iniziano a venirmi in mente delle idee per delle storie. Così mi tocca alzarmi e segnarle, altrimenti mi perseguitano per tutta la notte ._. Comunque fidati che non sei l’unica che l’avrebbe consolato *fischietta* XD Curiosità: “se beccamo” è Romano? Perdonami se sbaglio =)

A presto :)

Crazy_Me

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


11° Capitolo


La mattina trascorse normalmente, tra Janne che insisteva per giocare ancora a Monopoli e Roope che non voleva saperne di alzarsi.
Jessica sembrava essersi dimenticata del bacio e Alexi faceva finta di nulla, sebbene avesse parecchi dubbi che lo attanagliavano.
- Io non voglio mangiare altra minestra scondita o uova bruciate, perciò andiamo al McDonald’s…O anche al Burger King! – Si avvicinò all’autista. – Capito Sam? Portaci a mangiare qualcosa di decente per pranzo. -
- Agli ordini, Jaska. -
Verso la mezza, il bus si fermò davanti al McDonald’s e i ragazzi si precipitarono all’interno con una fame da lupi.
Fecero la fila e a turno ordinarono, prendendo i propri vassoi.
Alexi e Jessica erano agli opposti del tavolo e non conversarono per niente, come se dalla sera precedente fosse cambiato qualcosa che entrambi rifiutavano.
- Vado in bagno e torno. – Disse la ragazza, alzandosi e dirigendosi verso la toilette.
- Anche io. – Si affrettò ad aggiungere il cantante.
La seguì, fermandola solo quando furono entrati. Erano davanti ai lavandini, a destra una porta con incisa una donnina e a sinistra un uomo stilizzato.
- Quel bacio, mi spieghi che significa? – Chiese Alexi, mentre si mordeva il labbro e le stava davanti, con le braccia conserte.
- Tu cosa vuoi che significhi? – Chiese lei.
Una signora entrò in bagno e li divise per lavarsi le mani, mentre Jessica entrò nella porta a destra.

- Con chi vuoi stare Jessica? Sai, sempre per i 6 giocatori…- Spiegò Janne, tenendo le carte in mano e mescolandole.
Alla fine li aveva convinti, o meglio costretti, a giocare al suo gioco di società preferito: Monopoli.
- Rob? – Il ragazzo alzò le spalle, in segno di indifferenza e Jess si avvicinò a lui.
- Tu Alexi stai con Henkka? -
I due annuirono e Janne riprese con le regole, leggendo tutto il libricino, sebbene ci avessero giocato pochi giorni prima.
Quel pomeriggio passò così, tra carte e dadi. E alla fine vinsero Rob e Jessica, di cui non gliene fregava proprio nulla del gioco, ma che per far contento Janne avevano deciso di partecipare.
- Cazzo, che fortuna! – Esclamò Roope, che non aveva mai vinto una volta a quel gioco. Anche se Janne, da quando erano diventati famosi e avevano iniziato a viaggiare molto in bus, li aveva obbligati spesso a giocarci.
Alla fine della partita i ragazzi erano entrati da più di due ore in territorio Ungaro, ma ne sarebbero servite altre due per raggiungere la capitale, Budapest, quintultima tappa del loro tour.
I ragazzi si divisero in due gruppi: quelli che parlavano e quelli che ascoltavano musica, mentre fissavano il panorama fuori dal finestrino.
Alexi e Jess facevano parte dell’ultima categoria, ma erano anche stavolta in lati opposti del bus.
Entrambi ebbero l’impressione di evitarsi, ma non era intenzione di nessuno dei due.

Arrivati a Budapest non c’era tempo per fare un giro della città, come nella precedente tappa, così i ragazzi si diressero al palazzetto dove si sarebbe tenuto il concerto e si rilassarono nel loro camerino.
Jessica prese la sua chitarra per passarsi un po’ il tempo, dato che mancavano ancora venti minuti, e iniziò a suonare.
Alexi era totalmente preso dal suono della chitarra della ragazza, anche se non era collegata all’amplificatore. Non sbagliava nulla, nemmeno una nota nell’assolo.
- Ragazzi, in scena. – Una tipa li chiamò e i Revenge presero i loro strumenti, come al solito, poi uscirono sul palco.
- Buonasera Budapest! Siete carichi? – Urlò la ragazza al microfono.
Arrivò subito un urlo di rimando.
- Beh, lo vedremo! – Sorrise e iniziò con il riff, insieme alla batteria, aggiungendosi man mano anche il basso e la seconda chitarra.
Quando ringraziarono il pubblico e lasciarono il posto ai Children, che incontrarono nel backstage già pronti per entrare in scena, Jessica augurò buon concerto a tutti i membri, ma guardando Alexi.
- Grazie. – Le sorrise e pensò alla stranezza di quella situazione. Non se l’aspettava, ma non capiva perché avrebbe dovuto non aspettarselo. Insomma, era una cosa normale per loro.
Eppure dopo quel bacio non capiva più niente. Per la ragazza invece sembrava tutto come prima, perciò Alexi pensò di aver interpretato male quel gesto e quando arrivò sul palco pensò che doveva dimenticarselo.
Ora c’èra solo la musica.

Quella sera, quando Jess e Alexi andarono a letto – loro erano quelli che resistevano di più a stare svegli – non ci fu niente, a parte un buonanotte accompagnato da un sorriso.
Alexi rispose con un anche a te e si coricò.
Ok, allora non era nulla.
Ma ci stava male? Voleva che fosse qualcosa? No, all’inizio del tour lui l’aveva considerata una specie di ragazzina monella a cui avrebbe dovuto impedire di combinare guai. E ora? Ora era lo stesso. O forse qualcosa era cambiata.


Sbadigliò e cercò di alzarsi, senza riuscirci. Involontariamente gli occhi gli si chiudevano.
Aveva pensato quasi tutta la notte, ma non
riflettuto, semplicemente pensato.
Era ancora in dubbio per quel bacio, ma alla fine se n’era fatto una specie di ragione.
- Alexi, ma ti svegli? – La voce di Janne inondò le orecchie del cantante. – Guarda che sono le 11.30. -
- Cosa? – Chiese allibito, con la voce impastata.
- Sì, ti abbiamo lasciato dormire, ma adesso mi sembra il caso di svegliarti. – Spiegò il tastierista, tornando in cucina.
Alexi si alzò e pian piano raggiunse il bagno, per lavarsi un po’ e cambiarsi.
- Chi sei? Non ti conosco…- Roope fece finta di pensarci. – Ah già! Il nostro cantante. -
- Ben tornato tra i vivi. -
I Children fecero ironia e Alexi lasciò correre.
Anche quel giorno Roope aveva proposto di fermarsi in un fast food, ma Jessica aveva detto che se avessero continuato di quel passo, fra non meno di una settimana sarebbero diventati tutti obesi.
Perciò uova.
Non che non ci fosse nient’altro, ma nessuno aveva voglia di stare ai fornelli e nessuno sapeva fare.
- Dovremmo assumere un cuoco, sapete?! – Propose Jaska, fissando l’uovo bruciacchiato e sbrindellato che lo fissava di rimando.
- Effettivamente…Ma potrebbe essere meno dispendioso se tu andassi a fare un corso di cucina. – Disse Henkka, tagliando il suo uovo.
- Io? Perché io? Alexi starebbe benissimo con un bel grembiule rosa con scritto Housewive. -
- Ah ah ah. – Il cantante simulò una risata. – Molto spiritosi. -

- Giochiamo a Monopoli? – Chiese Janne, speranzoso.
- NO! – Risposero tutti in coro.
- Cluedo? -
- No. -
- Risiko? Scarabeo? Uno? Indovina chi? Crack? – I ragazzi bocciarono tutte le proposte del tastierista, che sconsolato andò a sedersi davanti alla televisione.
Alexi si mise di fianco al finestrino, pensando di rimanere solo. Ma pochi minuti dopo lo raggiunse Jess, che gli si sedette accanto.
- Triste? – Chiese la ragazza, inclinando un po’ la testa.
- Cosa? – Aggrottò la fronte e scosse la testa. – No. -
- Ok. – Non disse più niente per un po’. - Che stai leggendo? – Chiese poi la bionda, cercando di rompere il silenzio.
- Adesso un libro di Brian Freeman. – Rispose Alexi, volgendo lo sguardo dal finestrino a Jess. – Tu? -
- Sono impegnata nella lettura di The Overlook, di Michael Connelly. -
- Ah sì, ho letto qualcosa di suo. Mi pare City Of Bones o qualcosa del genere. – Borbottò Alexi, cercando di ricordare.
- Non saprei perché non sono molto informata riguardo questo scrittore, è il suo primo libro che leggo. – Spiegò Jessy, annuendo.
Così i due cantanti iniziarono a parlare di libri, che genere preferissero – scoprendo che a entrambi piacevano i thriller oppure horror – quale fosse il loro scrittore preferito e altre informazioni simili.
Intanto vicino al finestrino si faceva sempre più buio, sebbene d’estate la luce duri di più, e i ragazzi iniziarono a preparare la cena e ad apparecchiare.
Stavolta optarono per un risotto surgelato, che avevano trovato nei meandri del freezer.

- Salve Praga! Siete caldi stasera? -
Un boato si levò dai fans, come in tutti i concerti.
Lo sareste comunque perché qui fa un caldo pazzesco, pensò Jess, girandosi verso Rob, che le diede il tempo con le bacchette.
Il “concerto” dei Revenge proseguì per 40 minuti, poi Jessica, come solito, ringraziò il pubblico e, insieme ai suoi compagni, rientrò nel backstage.




Lo so, lo so… Jessica è come “indecisa” e Alexi è un po’ svanito, ma…
*No Spoiler* XD


der Hysteria: Giusto!
Sulla ruota panoramica ù.ù Se non ci fossero stati gli altri… Comunque sì, c’è sicuramente stato un avvicinamento. E chissà… *me non aggiunge altro e ti lascia sulle spine* XD

Pumpkin Head: Ma ciaaao! XD Eh già, mica scema la ragazza… Cooomunque Alexi si mette lo scotch nelle peppe perché ha detto che ogni volta che va sul palco ne rompe un paio *non chiedermi come faccia* XD Love ya too =D

Rocket Queen: Mi dispiace rovinare l’atmosfera che si era creata tra Alexi e Jess in questo capitolo…ma recupereranno. E non dico niente se no va a finire che spoilero tutta la storia XD

A presto u.u

Crazy_Me



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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


12° Capitolo


- Ben alzati, ragazzi. – Jessica allungò delle tazze di caffè bollenti ad ognuno.
Rob mentre prendeva una delle tazze si immaginò Jess in versione Biancaneve e loro i
Sette Nani.
Scosse la testa e scacciò quell’idea.
- Oggi c’è il nostro terzultimo concerto…Questi due mesi e mezzo mi sembrano volati, non trovate? – Chiese Janne, sorseggiando lentamente il liquido amaro.
- Effettivamente…A me sembra molto meno. – Rispose Steve.
- Se penso che domani ci toccherà prendere di nuovo l’aereo, mi vien male! – Esclamò Henkka, facendo una smorfia.
- Non sei il solo, però stavolta sono tre ore…Sono superabili! – Affermò la ragazza, sedendosi sul divano. – E poi pensa al lato positivo. -
- Quale sarebbe? – Chiese dubbioso il bassista.
- Che in aereo Janne non ci obbligherà a giocare a Monopoli! -
I ragazzi risero e il tastierista fece finta di niente, sbuffando.

Arrivarono a Cracovia, ultima tappa dell’est, verso le 19.15, così passarono prima in Hotel, dove avrebbero alloggiato quella notte.
Stavolta le camere erano due e l’Hotel molto carino. Non era proprio in centro, ma lo sembrava dato che quella città era affollata al massimo.

Alexi era entrato nella stanza per primo e non aveva nemmeno badato ai letti.
Stavolta aveva lasciato che i suoi compagni si prendessero quello vicino alla porta, non gliene poteva fregare di meno.
Cosa cazzo ti preoccupa, dannazione?, continuava a chiedersi.
Fissava le persone passare, dal balcone dell’Hotel. Era al terzo piano, ma sembrava molto più in alto.
Si girò e arrivò fino all’attaccapanni per prendere fuori una sigaretta dal suo giubbotto di pelle nero, l’accese e tornò fuori, senza ascoltare le proteste dei compagni.
- Alexi, dannazione, diglielo a ‘sto cazzone che questo letto è mio. -
Cose di quel genere.
Non aveva voglia, stranamente, di sentire quelle cazzate. Era limpido che a nessuno gliene fregasse niente dei letti, i Children avrebbero dormito anche in tenda sulla punta dell’Everest con una canottiera e non avrebbero sentito la differenza.
Era solo un altro modo per scherzare, in un certo senso. Per passarsi il tempo.
Il biondo mandò fuori una boccata di fumo, che salì verso l’alto fino a dissolversi.
Di fianco al loro balcone, a destra, c’èra quello dei Revenge.
Non sentiva nulla, nessun rumore.
Pensò che si fossero addormentati, ma ad un certo punto alle sue orecchie arrivò la voce di Steve.
- Jessica, questo fottuto letto è mio. Punto e basta. – Pausa. – E smettila di buttarmi a terra la valigia! -
Sentiva delle risate e alcuni tonfi sordi. Probabilmente la valigia che veniva ripetutamente scaraventata sul pavimento.
Beata lei che non ci pensava. Magari perché non gliene fregava nulla, di quei baci.
Era strana, Jess, e magari per lei era uno scherzo. Un modo come un altro per farlo innervosire.
Finì la sigaretta e la spense del tutto nel posacenere accanto a lui, su un tavolino sempre sul balcone.
Per un attimo si sentì una donna. Sì, perché sono le donne che si fanno mille problemi del tipo
ma mi ha guardata in quel modo, magari gli piaccio! Oddio, e se invece non mi chiama più? Che faccio?
Quelle cose lì, che al cantante sembravano molto, troppo femminili.
Perciò decise che non doveva pensarci, se no si sarebbe ridotto a comprare borsette e scarpe col tacco per cancellare almeno un po’ la delusione amorosa.
E questo no, questo non andava bene.

I ragazzi scesero e andarono nel salone per la cena. Questa volta il vocalist chiese bene al cameriere se in alcuni piatti ci fossero noccioline e questi, un po’ sbalordito, gli rispose di no. Ma Alexi analizzò lo stesso ogni singola parte di ogni singola portata.
Alle 21.00 partirono sul bus per arrivare in tempo all’ “arena” di modeste dimensioni dove si sarebbe svolto il concerto, stavolta all’aperto.
Quando Jessica corse sul palco, seguita dai suoi compagni, ebbe l’impressione che la gente si fosse moltiplicata rispetto ai loro precedenti concerti. Forse era lo spazio aperto che rendeva tutto più grande, forse la folla che saltava, urlava, muoveva le mani, forse il buio del cielo che sembrava avvolgere tutto e dava l’impressione che esistessero solo loro.
Loro e la musica, naturalmente.

Si diedero la buonanotte e le due band entrarono nelle proprie camere.
Alexi dopo qualche minuto uscì dalla sua stanza e andò nel bar di sotto all’Hotel per prendersi una birra, dato che quel giorno non ne aveva ancora bevuta.
Quando torno su, trovò Jess con le chiavi della stanza in mano, che cercava di infilarle nella toppa.
- Che fai? – Chiese, facendola voltare di scatto.
- Hey, ciao…- Prese il suo pigiama da sotto braccio e glielo fece vedere. – Me l’ero dimenticato sul bus. -
- Ah. Io invece sono andato a bere la mia birra quotidiana. -
Jess sorrise, poi tornò ad armeggiare con le chiavi e finalmente stavolta la porta si aprì.
- Allora buonanotte, Alexi. – Lasciò perdere le chiavi e si avvicinò di nuovo a lui, con fare innocente e poi lo baciò.
Ancora.
Sempre quel maledetto bacio della buonanotte che faceva tanto pensare il cantante.
Quando si staccò, tornò veloce alla sua porta e fece per entrare, ma il cantante la fermò per un braccio.
- Non puoi continuare a baciarmi così, senza spiegazioni. – Disse, fissandola negli occhi.
Occhi stupendi, di un verde tenue, ma senza altre venature. Solo verde. Ci si poteva perdere in quegli occhi, constatò il cantante.
- E’ tardi. – Disse solo questo, rientrando e chiudendo piano la porta in faccia ad Alexi, che sembrava essere in stato confusionale.




Ehm… *me usa Henkka per nascondersi*
Avete ragione… Questi ultimi capitoli, oltre che un po’ “strani”, sono anche corti, ma preferisco dividerli.  
Che dire? Questo è il terzultimo capitolo. E so che ormai avete perso le speranze, ma quando uno meno se l’aspetta…

der Hysteria: Appena questa FanFiction finisce, ti mando Alexi a casa e ti fa un bello strip con il grembiulino xD Jess continua a baciare Alexi, ma alla fine non succede mai niente e non gli da spiegazioni… Ma vedrai… XD

Rocket Queen:
Effettivamente… Come diavolo si fa ad essere indecisi su quel bel ragazzo –per non dire altro- del Laiho? =D Eh, ma se fosse stata così accondiscendente probabilmente non ci sarebbe stata questa FanFiction XD


A presto con gli ultimi due capitoli…

Crazy_Me  …E chi se no? XD


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


13° Capitolo


- Ci siamo? – Chiese Janne, prendendo fuori dal suo portafoglio il passaporto.
I ragazzi annuirono e si diressero al gate.
Una volta entrati in aereo aspettarono mezz’ora prima che partisse, poi, durante il volo, essendo piuttosto presto – le 8.00 di mattina – i ragazzi si addormentarono.
La solita voce robotica disse che stavano per atterrare nell’aeroporto di Londra e si auguravano che i passeggeri avessero fatto buon viaggio.
- Prima tappa: bar! – Esclamò Roope, appena sceso dal velivolo.
Così si sedettero in un tavolino di un bar e ordinarono una birra e qualcosa da mettere sotto i denti per pranzo, come alcuni pezzi di pizza.
- E’ prestissimo, che facciamo? – Chiese Jaska, giocherellando con il tappo della sua bottiglia di birra.
- Beh, noi viviamo a Londra e…beh, sapete com’è, i nostri genitori…- Blaterò Steven.
- Sì, è vero. Noi abitiamo qui e probabilmente ci saranno i nostri parenti che vorranno vederci. – Concordò Jess, finendo l’ultimo sorso di birra.
- Io lo faccio più per mio fratello. E’ piccolo ed è molto legato a me. – Concluse Alex.
- Va bene, ragazzi, non c’è problema. Se questo pomeriggio lo volete passare con le vostre famiglie, a noi va bene. – Disse Janne, alzando le spalle.
Così i Children rimasero in tour bus e i Revenge presero tutti un taxi per arrivare alle loro case.
Anche se gli scocciava ammetterlo, a tutti e quattro era mancata sia Londra che la propria famiglia.

Jess pagò e scese dal taxi giallo che l’aveva accompagnata a casa.
Sospirò e percorse il vialetto, suonando poi il campanello.
La porta si aprì lentamente e una signora sulla cinquantina apparve sulla soglia.
- Jessica…- Sussurrò, aprendo del tutto la porta e facendola entrare.
- Ciao mamma. – Fece qualche passo in avanti e fu felice di scoprire che la casa non era per niente cambiata. Non che fosse passato molto tempo, ma da sua madre, fissata per i cambiamenti, si sarebbe aspettata qualche mobile nuovo o spostato.
La madre richiuse la porta e strinse Jess, che rispose all’abbraccio.
- Sono felice che tu sia tornata. -
- No, è solo una visita. Abbiamo ancora le ultime due tappe, tra cui una questa sera. -
- Oh…- La signora si sedette su una sedia in cucina e offrì alla figlia un caffè.
- Sì, grazie. Senza zucchero, per me. – Si sedette anche Jess e rimasero zitte per un po’. – Ma fra pochi giorni sarò di nuovo a casa. – La tranquillizzò. - Papà? -
- E’ al lavoro, tornerà fra tre giorni. – Spiegò, mentre prendeva delle tazzine dalla credenza.
- Oh, ok. –
- E allora, raccontami, dai! – La incitò sua madre, facendole ritornare il sorriso.
- Dunque…- Jessica raccontò ogni particolare…beh, non proprio tutto, ma molti dettagli del viaggio. Era felice di essere tornata a casa, anche se solo per una visita. Nonostante tutte le liti, le era mancata sua madre.

- Ok, è questa. – Disse Alex, mentre allungava dei soldi al taxista.
- Buona giornata, signore. -
- Grazie, anche a lei. – Scese dall’auto e si diresse verso una casa bianca, l’unica in mezzo a tutte delle casette gialle e azzurre.
Mentre si avvicinava, sentiva una voce e una palla rimbalzare.
- Brian! – Chiamò il ragazzo, mentre si apriva il cancello ed entrava.
Un bambino di sei anni si girò lentamente, sempre con la sua palla blu in mano. Rimase un attimo sbalordito, poi lasciò cadere il gioco che teneva saldamente per correre tra le braccia del suo fratellone.
- ALEEEEX! – Urlò, saltandogli in braccio.
- Come va, campione? – Chiese il fratello, abbracciandolo e sorridendogli.
- Bene, bene. – Fece una pausa. – Mi sei mancato tanto. -
- Anche tu mi sei mancato. – Lo riappoggiò a terra, scompigliandogli i capelli.
- Perché non hai le valigie? – Chiese il bimbetto, con il viso un po’ rabbuiato.
- Vedi… E’ che abbiamo altre due tappe. Ma è questione di tre o quattro giorni. Torno presto. -
- Uh…- Brian si sforzò per fare un sorriso, ma il suo fratellone gli era mancato troppo e non voleva vederlo ripartire, anche se solo per poco tempo.
- Ok, senti…Che ne dici di farci una partita a canestro? -
Il bambino si illuminò e corse a recuperare la palla, porgendola ad Alex.

- Cazzo, mamma, ti ho detto che sto arrivando! -
- Robert, non dire parolacce! Santo cielo, ti lascio due mesi e mi torni peggiorato. Cosa devo fare con te? – La voce squillante della madre risuonò dal cellulare.
- Mamma, non mi hai mandato in collegio, sono andato in tour. – Spiegò il ragazzo, disperato. – Ok, si fermi qui. – Allungò dei soldi al taxista e scese.
- Robert, ci sei? – Intanto la madre aveva continuato a blaterare.
- Cosa? Ah si…-
- Ma dove ti trovi?...-
- Sotto casa! -
- Oh. – La madre spense il cellulare e corse al citofono, per aprire il figlio.
Robert, sconsolato, salì per le scale.
Bussò e attese. Attese per poco perché la madre sembrava essere lì, proprio dietro la porta ad attendere.
- Oh, Robeeert! Robert caro… Come sei cresciuto! – Lo abbracciò e lo trascinò dentro, chiudendo la porta.
- Mamma, sono due mesi che sono via, non credo di essere aumentato. -
- Oh certo certo… Senti, ma ti sei lavato? -
- COSA? Certo! E se sono sudato è solo per colpa tua. Mi innervosisci. -
- Oh, scusa caro. – Si diresse verso il salotto. – Daniel…Daniel… -
- Uh…Cosa? – Un signore si svegliò dalla solita pennichella pomeridiana.
- Guarda chi è venuto a trovarci. -
- Chi… - La madre spinse Robert in avanti. – Oh, Rooob! Quanto tempo, figlio mio…-
- Due mesi…- Borbottò il ragazzo, stritolato dal padre.
- Hai viaggiato molto... Vuoi qualcosa? Un toast? Un caffè? Dei biscotti? Un po’ di cappuccino, magari…-
- Oh, santo cielo, Kate… Lascialo vivere, nostro figlio. – Sbottò Daniel. – Dai, raccontaci un po’…-
Il ragazzo si preparò a raccontare il viaggio e ad essere interrotto ogni due parole dalla madre.

Steven chiuse gli occhi e suonò il campanello, nella speranza di non trovare nessuno.
Non che non volesse bene alla sua famiglia, anzi… Ma sua madre l’avrebbe accolto come se fosse tornato dalla guerra e il padre avrebbe iniziato a chiedergli ogni particolare, poi avrebbero chiamato tutti i parenti per avvertirli...
La porta, però, si aprì.
- Steven? – Chiese una ragazza di 16 o 17 anni, bionda, ma non troppo alta.
- Ciao Jade…- La salutò il ragazzo, preparandosi alla porta sbattuta in faccia.
Ma la sorella lo lasciò entrare e, non appena chiusa la porta, si preparò a saltare addosso al fratello.
- STEVEEEE! Mi sei mancato, stupido primate! –
Loro litigavano sempre, per qualsiasi cosa, anche per un calzino fuori posto.
Ma Jade era così. Voleva davvero molto bene a suo fratello e in quel tempo si era annoiata senza di lui.
- Non pensavo di esserti mancato…- Iniziò Steven, abbracciandola.
- In tutto ‘sto tempo non ho saputo con chi litigare! Non sai che palle! -
- Ah… Solo per questo? -
- Per cosa anche, scusa? – Chiese la ragazza, staccandosi dal bassista.
- Beh, perché in tutto questo tempo, magari, non hai saputo con chi fare colazione prima di andare a scuola, non abbiamo più guardato film insieme, giocato alla playstation, fatto lotte con i cuscini…-
- Giusto. Mi sei mancato tantissimo anche per quello. Sai che ti adoro, no?! -
- Beh, sì…credo. -
- Dai, raccontami un po’ del tour… -
- Davvero? – Steve era incredulo.
- Certo! -

- Allora, com’è andata? – Chiese Roope, togliendosi le cuffie dalle orecchie.
- I miei mi hanno ucciso a furia di domande. – Rob fece la voce stridula, cercando di imitarli. – E cosa fai? Con chi sei? Dove sei stato? E’ simpatica l’altra band? Ma ti sei cambiato in tutti questi giorni? -
I ragazzi scoppiarono a ridere.
- Beh, mia madre ha fatto lo stesso, ma per poco perché io sono stato in cortile a giocare con Brian, il mio fratellino. – Alex sorrise, pensando al pomeriggio trascorso.
- Mia sorella, invece, mi ha quasi spaccato la schiena nel saltarmi addosso per darmi il benvenuto…ma sono quasi sicuro che l’abbia fatto apposta! – Aggiunse Steve, sospirando.
- E a te Jess? Anche tu genitori petulanti e fratelli malvagi? – Chiese Henkka, ridendo.
- No, solo mia madre che mi ha chiesto com’era andata, un po’ preoccupata, e io le ho fatto un breve riassunto. -
- E tuo padre? -
- Via per lavoro, tornerà fra tre giorni. – Spiegò la ragazza. – E voi che avete fatto? – Chiese poi.
Alexi intanto aveva ascoltato poco e niente di quella conversazione, preso da quei due baci che lo stavano facendo impazzire. Proprio quando era riuscito a dimenticare e convincersi che non fosse stato nulla, lei gli scombinava tutti i piani che si era creato mentalmente.

- Londra, siete pronti per lo show? – Chiese Jess, guardando la folla e riconoscendo alcune persone lì in mezzo, nella prima fila. Non pensava che alcuni dei suoi compagni delle scuole superiori fossero fan dei Children, ma li vedeva, erano lì che urlavano e impazzivano a ritmo di musica.
Intanto la sua voce inondava quella specie di enorme parco, chiuso da un alto muretto. Era un posto dove si tenevano spesso dei concerti, nella periferia di Londra, per non disturbare la gente, essendo un’ora piuttosto tarda.
Quando ebbe finito, Jessica ringraziò il pubblico, ma questa volta ringraziò anche qualcun’altro.
- Come penso sappiate, Londra è la penultima tappa di questo tour e quindi volevo dire un enorme grazie ai Children Of Bodom, una band magnifica composta da persone straordinarie, che abbiamo accompagnato in giro per l’Europa. Possiamo solo dire che questi due mesi sono stati fantastici! Quindi grazie ancora e ora vi lascio ai…Children of Bodom! – Pronunciò il nome della band scandendo bene le parole e allargò le braccia, correndo verso il backstage e sorridendo ad Alexi, che stava per entrare sul palco.

Entrarono nel tour bus e a turno andarono a fare la doccia. Questa volta nemmeno Jessy e Alexi rimasero svegli fino a tardi perché il viaggio in aereo sommato a quel concerto li aveva leggermente uccisi.
- Mi si chiudono gli occhi. – Disse la ragazza, dirigendosi verso le cuccette.
- Già, anche a me. – Le andò dietro e si coricò.
Nessuna buonanotte, nessun
bacio.
Non è che se lo aspettasse, ormai non sapeva più che pensare.
Una volta c’èra un bacio e un sorriso malizioso, e la volta dopo un Notte sussurrato a malapena.
Era stanco di quel comportamento, era stanco di dover sempre rimanere un po’ incerto quando si faceva l’ora di andare a letto.
Ma non aveva il coraggio di dire nulla, nemmeno di pensare ai suoi sentimenti nei confronti di quella ragazza.

Quella ragazza che per Alexi sarebbe rimasta un mistero.





Scusate se ci ho messo più del previsto a postare, ma all’ultimo minuto ho deciso di allungare un po’ il capitolo. Altrimenti sarebbe stato molto più corto e “vuoto”.
Quindi, beh… Alla prossima, nonché ultima volta.
Penso che posterò il 18, perché da domani sono un po’ incasinata XD
E scusate se non rispondo alle recensioni stavolta, ma sono un po’ in ritardo.

L’immancabile A
presto u.u,

Crazy_Me


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


14° Capitolo


Il giorno successivo i ragazzi tornarono in aeroporto e presero l’aereo per Dublino, la loro ultima tappa.
Fu un viaggio corto, poco più di un’ora, che le due band impiegarono a parlare.
Quando scesero decisero di trovare un fast food, come loro solito, e di fare un giro turistico della città.
- Guardate, c’è un McDonald’s! – Sam parcheggiò di fronte all’edificio.
Quando i ragazzi furono al tavolo, iniziarono a parlare del tour appena svolto.
- Grazie davvero, ragazzi, siamo stati benissimo con voi. – Disse Steve, sorridente.
- Anche noi. Siete un’ottima band, in tutti i sensi! – Rispose Janne, mettendosi tre o quattro patatine fritte in bocca.
- Sentite, pensavo...- Alexi fece una pausa, mentre giocherellava con la cannuccia della coca cola. – Perché non venite con noi anche in America? -
I Revenge si guardarono allibiti e i Children per poco non si soffocarono con il cibo.
- Voglio dire… – Proseguì il cantante. – Jake dovrà supervisionare tutto, magari avrà altri progetti per voi. Però nel caso non abbia già promesso qualcosa ad un’altra band o cose così, non mi sembra una cattiva idea. -
Per un po’ nessuno disse nulla, poi Alex prese parola.
- Sì, mi sembra fantastico. Come hai detto, dovremmo sentire Jake, ma come idea è wow! -
I Children annuirono.
- Sì, concordo con Alexi. – Si associò il tastierista.
E con questo il discorso venne chiuso.

Girarono per la città ed entrarono in un pub.
- Cazzo, siamo in Irlanda e non ci facciamo neanche una birra?! – Aveva detto Roope, prendendo l’iniziativa che tutti attendevano.
- Nove Guinness! – Urlò il chitarrista, sedendosi in un tavolo, insieme ai suoi compagni.
- La nostra ultima birra. Forse. – Borbottò Janne, guardando in basso.
- Non farti prendere dai sentimentalismi! – Esclamò Roope. – Tanto se non è per andare in America, prima o poi, ci si rivede comunque. No, ragazzi? -
Gli altri annuirono, blaterando qualche sì, ovvio.
Ma per Jessica e Alexi non era così automatico. Quei due si erano affezionati, anzi, tutti si erano affezionati.
I Children non erano mai stati così attaccati ad una loro band di supporto, ma quella…forse per Jessica, forse perché sembravano un po’ loro agl’inizi, gli stava a cuore.

Quella giornata era passata bene, tra un po’ di malinconia e la voglia di scherzare.
E anche di quella giornata era arrivata la fine, il momento del concerto.
L’ultimo insieme.
I Dark Revenge entrarono sul palco, con la stessa energia di sempre e ringraziarono il pubblico.
Iniziarono a suonare e quello fu il loro migliore concerto. Jessica non sbagliò quasi nulla – e in un live è difficile che accada! – mentre gli altri erano tutti estremamente carichi, ci mettevano tutti loro stessi sui loro preziosi strumenti.
- Grazie Dublino. E grazie anche ai Children! Godetevi lo spettacolo! – Gridò alla fine Jess, prima di scomparire nel backstage.
Mentre si infilava nel camerino, incontrò Alexi che, al contrario dei suoi compagni, era ancora lì, a incerottarsi le scarpe.
- Ciao. – Gli disse, sorridendogli e avvicinandosi per poi scompigliargli un po’ i capelli.
Lui non disse nulla.
O adesso o mai più, pensò il vocalist, prendendo la decisione su cui rimuginava da qualche giorno.
Così, quando si alzò, si avvicinò a Jess e la baciò.
Alexi la baciò come faceva lei con lui, dolcemente, solo che stavolta lui sembrava non aver intenzione di staccarsi.
Quando sentì un Alexi, ti muovi con quello scotch?! da parte dei suoi compagni, finì quel contatto con la ragazza e fece per andarsene.
- Cosa significa? – Chiese lei, ancora un po’ stordita.
Il cantante si bloccò sulla soglia.
- Tu cosa vuoi che significhi? – Chiese con malizia, ripetendo ciò che aveva detto lei giorni prima.
- Che vuoi i Revenge in tour con voi? – Rispose ironicamente.
- Quasi. – Alexi fece segno più o meno con la mano.
Si staccò dallo stipite della porta e fece un passo in avanti.
- Ti amo. – La ragazza si stava mordicchiando il labbro, mentre attendeva la risposta del biondo.
Alexi si girò lentamente e le sorrise.
- Risposta esatta. -




E così finisce anche questa FanFiction.
Non sono molto sicura della fine, a dire il vero. E’ un po’ “vuota”, ma non sono riuscita ad aggiungere nient’altro perché tutto mi sembrava “forzato”.
E’ stata progettata così e così sarà XD
A dire il vero, stavo anche pensando ad un seguito –che mi ha suggerito Pumpkin- ma volevo sapere se preferite che finisca così e basta o che ci sia una seconda parte. Fatemi sapere
=D


Spero vi sia piaciuto quest' ultimo capitolo e grazie mille a tutti di avermi seguito, di aver messo la FanFiction nei preferiti o anche solo di aver letto
=)


Crazy_Me


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