As the world falls down

di Daydreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buongiorno a tutti

Buongiorno a tutti, incoraggiata dal fatto che qui su EFP c’è una sezione di Labyrinth, ho finalmente ho deciso di postare questa vecchissima fan fiction che giaceva da anni nel mio cassetto. E’ ancora incompleta ma spero che postarla qui mi faccia venire l’ispirazione per concluderla. La storia ce l’ho tutta in testa, è solo che non vuole uscire dalla penna! ;-P

Buona lettura!
Daydreamer

As the world falls down
Prologo


“Buon compleanno Sarah!” I ragazzi mi festeggiano, brindiamo con dei bicchieri di plastica, accoccolati nelle vecchie poltrone del Pensatoio, una saletta in disuso adiacente alla biblioteca dell’istituto in cui studiamo di cui nessuno sembra conoscere l’esistenza. Doveva essere lo studio del bibliotecario un tempo, o forse una saletta di lettura provata, quello non l’avevamo mai capito.
Ci si entra da una porta nascosta tra gli scaffali della biblioteca, chiusa per tutti tranne che per noi, dopo che i gemelli Prescott ne avevano recuperato la chiave chissà dove. Così era diventata il nostro rifugio, dei ‘Topi di Biblioteca’, cinque ragazzi della Prescott Boarding School con il pallino dei libri, dei racconti e di tutto ciò che è fuori dal comune.
Mi porto un bicchiere alle labbra, questo non è uno spumante da quattro soldi. Subito lancio un’occhiata a Natalie.
“Questo spumante è davvero ottimo! Come avete fatto a procurarvelo?”
“Oh, non ti preoccupare per questo! Diciotto anni si compiono una volta sola nella vita!” mi risponde suo fratello Charlie allegramente.
“Che volete dire con questo?”
Divento sospettosa, Natalie e Charlie sono delle vere pesti quando ci si mettono. I due ghignano di soddisfazione, due diavoletti biondi e praticamente identici.
“Non mi dite che l’avete rubato??” esclama Amy intimorita.
“Non direi proprio rubato…direi piuttosto che si tratta di un prelievo dalla cantina di nostro nonno. Siamo sicuri che capirà quando…”
“Vuoi dire se…” puntualizza il fratello.
“…se glielo diremo!” conclude Natalie allargando il sorriso.
Amy si batte una mano sulla fronte e anche io sono esterrefatta, ma anche commossa. I quattro davanti a me sono i migliori amici che io abbia mai avuto (almeno in questo mondo). Quando mi sono trasferita alla Prescott non avrei mai pensato di trovarmi così bene.
La mia matrigna Karen lo aveva proposto qualche mese dopo la mia avventura nel Labirinto. All’inizio non volevo assolutamente accettare, ma poi avevo riflettuto: la situazione in casa era migliorata, non vedevo più il rapporto con Karen come una lotta, e poi su una cosa aveva ragione, dovevo smettere di stare da sola, dovevo crescere ed aprirmi al mondo e allontanarmi dal mio vecchio modo di vivere mi avrebbe aiutata.
“Sarah, tutto bene?” Nat mi tocca la spalla.
“Oh scusa, ero soprappensiero,” dico, e mi reinserisco nel discorso.
La serata trascorre piacevole, non ci annoiamo mai noi cinque insieme.
“Accidenti!” esclama Danny all’improvviso, “è mezzanotte passata! Dobbiamo tornare nelle nostre camere!”
Annuisco, per quanto abili possiamo essere a non farci beccare mentre gironzoliamo per la scuola, non possiamo rischiare in questo caso. All’una sarebbe passato il custode a chiudere a chiave la biblioteca e, se non stavamo attenti, saremmo rimasti chiusi dentro.
Mettiamo a posto sommariamente e poi usciamo dal Pensatoio. Ci ritroviamo in un’ampia sala illuminata solo dalla luce della luna. La vecchia biblioteca è un posto molto suggestivo con le sue alte volte di pietra e gli scaffali di quercia scura.
Arrivati all’atrio ci separiamo per raggiungere i rispettivi dormitori.Torno alla mia stanza con gli occhi che brillano e la testa che gira, forse è la stanchezza, ma è più probabile che io abbia esagerato con lo spumante. Entro nella stanza e mi preparo per andare a dormire senza neanche accendere la luce.
“Buon compleanno Sarah…”
Sento una voce nell’aria, è poco più che un sussurro ma mi immobilizzo e il mio sguardo va immediatamente al cassetto del comodino. Li c’è lui, il libro. L’ho portato con me, non ne ho potuto fare a meno. Spesso mi ritrovo a prenderlo in mano, ad accarezzarne la copertina, ma non ho mai più avuto il coraggi di aprirlo.
Ciononostante, appena sento quella voce, la riconosco subito. Un nodo alla bocca dello stomaco si forma all’improvviso, ma non è del tutto spiacevole. Mi infilo sotto le coperte con il cuore che mi batte forte.So benissimo cosa accadrà, lui apparirà e mi farà danzare per tutta la notte.
Ma questa volta è diverso. Mi trovo immersa nella nebbia, una grigia e soffocante cortina di umidità. Rabbrividisco.
Mani invisibili sfiorano la pelle nuda delle mie braccia, tocchi delicati e seducenti, il loro calore mi scalda e io mi abbandono fiduciosa ad essi, sorridendo. Ben presto però i tocchi si fanno più forti, più insistenti, lascivi. Mi toccano i seni, poi risalgono sulle cosce, sollevandomi la leggera veste che indosso. Mi spingono a terra senza gentilezza.
Sono terrorizzata, ho le lacrime agli occhi. Riesco a pensare a un’unica cosa, un’unica persona. Colui che può aiutarmi. Senza nemmeno che me ne renda conto dalle mie labbra esce un sussurro.
“Jareth, aiutami!”
La nebbia è squarciata da una luce dorata che si diffonde dappertutto.
Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo a fissare il soffitto. Ormai è l’alba, mi raggomitolo nel letto con gli occhi sbarrati, aspettando che la sveglia suoni.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Eccovi il primo capitolo, l'altro era solo una piccola introduzione. Spero che questo vi soddisfi un po' di più! Grazie a Piccola Letty e ayoko_86 per i commenti!

Capitolo 1

 

Non parlo alle mie amiche di quello che mi è successo, ne tanto meno a Charlie e Danny. Quello che mi è accaduto mi ha sconvolto, però non riesco a farne parola con nessuno; innanzi tutto perché non mi crederebbero, come potevano? E poi io per prima mi sento sporca, perché sono stata io a dare fiducia a quelle mani. Cerco di non pensarci, ed è anche facile durante il giorno, presa dalle faccende della scuola, ma non voglio immaginare cosa succederà stanotte, quando sarò di nuovo sola con i miei sogni.

 

Sono a pranzo, seduta tra i miei amici impegnati a commentare le ultime prodezze di Danny nell’ora di ginnastica, che come al solito tenta di minimizzare. Bravo nello studio e nello sport, schivo e gentile, Danny Miller è un ragazzo d’oro e per un po’ ho creduto di essermi presa una cotta per lui. Ma so bene che il suo cuore batte per un’altra, anche se è troppo timido per dimostrarlo.

 

Il pranzo è praticamente finito quando il preside prende la parola. E’ David Prescott, il nonno dei gemelli, la loro famiglia ha fondato la scuola.

 

“Carissimi ragazzi, sono qui per fare un annuncio,” Parla con la sua bella voce profonda, “come voi tutti sapete, all’inizio dell’anno la signora Fitch, la nostra bibliotecaria, è andata in pensione.”

 

Il discorso non interessa molto; a parte noi Topi sono pochi quelli che frequentano la biblioteca e ancora meno quelli che si erano affezionati a Carol Fitch. Nella sala è nato un sottile brusio, segno chiaro di indifferenza verso le parole del preside. L’uomo si schiarisce la gola per riprendere l’attenzione.

 

“Finalmente il ruolo è stato nuovamente assegnato.”

 

Anche questa affermazione cade nell’indifferenza quasi totale, ma noi drizziamo le orecchie. Da quando la signora Fitch se n’è andata la biblioteca è diventata il nostro regno, ora dovremo stare attenti anche solo per entrare nel Pensatoio.

 

“Signor LeFaye, se è così gentile da farsi avanti…”

 

Prescott si era rivolto a qualcuno alla sua destra, qualcuno che, stranamente, non era stato notato da nessuno. Stranamente, perché quando lo vedo il cuore mi si ferma. Non è il vecchio signore dall’aria inglese che tutti si aspettavano. E’ LUI, esattamente come lo ricordavo.

 

Alto e magro, i capelli biondissimi raccolti in una coda da cui sfuggivano alcune ciocche che andavano a incorniciargli il viso. Un viso sottile, dai lineamenti affilati ma innegabilmente affascinanti. Sono sicura che quello che ha lasciato tutti a bocca aperta sono stati i suoi occhi: uno azzurro e l’altro verde, risaltati dalle sue particolarissime sopracciglia. Sono magnetici e mi devo sforzare per non fissarli.

 

Sorride, in modo così naturalmente seducente che non poche ragazze si lasciano sfuggire sospiri estasiati.

 

“Jareth LeFaye, al vostro servizio.” La sua voce, bassa e leggermente roca, è il colpo di grazia.

 

La metà della popolazione della Prescott si innamora seduta stante dell’uomo, la controparte maschile la odia con tutto se stesso.

 

“Sarah! Hai visto che fico!” Natalie mi pianta praticamente le unghie nel braccio per l’eccitazione.

 

Ma io non reagisco, rimango a fissarlo con gli occhi enormi, tremando impercettibilmente. Lui, che avevo sconfitto, che credevo di aver bandito per sempre dalla mia vita; lui, Jareth, il Re dei Goblin, colui che mi ha terrorizzata, ammaliata, ingannata…colui che mi ha dichiarato il suo amore, è tornato.

 

Si risiede e la sala esplode in chiacchiere. Il Re dei Goblin si gira a guardarmi, in mezzo a tutti mi ha individuata e ora mi fissa negli occhi. Entrambi siamo incapaci di distogliere lo sguardo. Jareth non sorride più, mi guarda intensamente e io faccio altrettanto, dimentica di ciò che mi circonda.

 

“Sarah! Sarah!” Natalie mi tira per un braccio, preoccupata.

 

Io la sento ma non reagisco, solo quando Amy si unisce alla chiamata riesco a riscuotermi.

 

“Ehi! Che ti è successo!” mi chiede Charlie.

 

Mi passo la mano davanti agli occhi per schiarirmi le idee. Gli altri continuano a fissarmi, sembrano preoccupati. Dovevo avere un’espressione terribile.

 

“B-beh, che vi devo dire, il nuovo bibliotecario mi ha colpito. E non mi sembra di essere stata la sola.” Sorrido e mi schernisco, cercando di minimizzare.

 

Amy mi guarda. Conosco quello sguardo, ha notato qualcosa; forse che non ero solo io che lo fissavo, ma che anche Jareth non riusciva a smettere di guardarmi. Ma la conosco, non mi metterebbe mai in difficoltà davanti agli altri, e infatti sta zitta.

 

Per fortuna il pranzo è finito, i professori si ritirano e anche noi siamo liberi di andare. I miei amici non sono del tutto convinti della mia scusa, ma non mi dicono nulla e così ci dividiamo per tornare nelle nostre rispettive classi come nulla fosse successo.

 

******

Le lezioni del pomeriggio sono una tortura. Tento di concentrarmi sulle spiegazioni, di pensare ad altro, ma è tutto inutile. Tutta la scuola non fa che parlare di lui.

 

Dal canto mio, è da quando sono tornata dal Labirinto che non ho mai potuto smettere di pensare a lui. La sua presenza è una costante nella mia vita. Per quanto mi sforzi il suo volto mi tormenta, la sua voce risuona nelle mie orecchie nei momenti più impensati, alle volte schernitrice, altre incredibilmente triste.

 

E poi ci sono i sogni, lo posso negare quanto voglio ma li attendo con ansia, e in quei momenti il cuore mi batte così forte…non ho mai provato nulla di simile, mai, per nessun altro. Nessuno potrà mai essere paragonato a lui. Lui è la mia ossessione e il mio tormento, il mio sogno e il mio desiderio. E ora che finalmente è qui in carne ed ossa, forse riuscirò finalmente ad affrontarlo e superarlo. Ma sarà mia possibile che io riesca a dimenticare il Labirinto? E soprattutto, è questo quello che voglio?

 

Raggiungo la biblioteca ed apro la porta, ad accogliermi non c’è il solito confortante silenzio a cui sono abituata. La sala, in genere semivuota, pullula di un nutrito gruppo di ragazze.

 

A capo del gruppetto ci sono loro, le Splendide: Angelica DeWelde e Caroline Beatty, due deliziose creature tutte sorrisini e mossette. Capelli perfetti, occhi luminosi, sono le ragazze più belle e ammirate della scuola, e loro lo sanno. Ma non sono delle ochette, sono spietate quando vogliono una cosa, e adesso la loro preda è Jareth. Misterioso e affascinante, è una novità per loro rispetto ai ragazzi della Prescott. Sono tutte affollate intorno alla sua scrivania, stazionano nel mio regno.

 

Da una parte sono infastidita, molto infastidita, dalla loro presenza; dall’altra mi fanno un po’ pena. Se solo le loro graziose testoline sapessero quanto poteva essere oscuro colui che avevano davanti, sarebbero fuggite urlando.

 

Me ne sto in disparte, mi guardo intorno cercando un modo per raggiungere il Pensatoio senza essere notata. Scorgo gli altri, che se ne stanno seduti a un tavolo accigliati; anche a loro non va a genio la nuova situazione.

 

Mi avvicino a loro rasentando il muro e sperando che lui non mi noti, o meglio, che non voglia avvicinarmi davanti a tutti. Perché sono sicura che ha avvertito la mia presenza dal primo momento che ho messo piede nella stanza, così come io ho avvertito la sua.

 

“Signorina Williams,” una voce fin troppo nota, profonda e suadente, mi chiama.

 

Mi giro a fronteggiarlo, con il volto più indifferente possibile, e lo guardo in faccia. Non posso fare a meno di trattenere il fiato quando incontro i suoi occhi.

 

“Si, signor LeFaye,” dico.

 

Le altre ragazze mi lanciano sguardi di fuoco.

 

Lui sogghigna.

 

“La signora Fitch mi ha parlato di lei, devo ringraziarla per il lavoro che ha fatto qui, caldamente.”

 

Sottolinea l’ultima parola con uno scintillio beffardo negli occhi.

 

“Non ero sola,” la voce mi tradisce, e io mi insulto mentalmente per questo. Non voglio dimostrarmi debole di fronte a lui, dopotutto sono stata io a batterlo. E allora perché devo sforzarmi per non tremare?  E sento come se mi si sciogliessero le ossa quando il suo sguardo si posa su di me?

 

“Mi dica Sarah, qual è il suo libro preferito?”

 

Colpo basso, mi sorride obliquamente.

 

“Oh, signor LeFaye. Ci dica lei quale libro preferisce!” Angelica lo afferra per la manica, e lui si volta a sorridere alla ragazza bionda.

 

Approfitto della sua distrazione e mi allontano rapidamente per raggiungere il tavolo in fondo alla sala dove sono seduti i miei amici. Sento il volto in fiamme, mi siedo e vedo le loro facce stranite.

 

“Sarah, tu non ce la conti giusta,” esordisce Natalie.

 

“Già, già,” il fratello le da manforte, “mi sa che quel tipo tu già lo conosci!”

 

Hanno un tono allusivo e mi guardano fisso: i Re del Pettegolezzo sono tornati. Deglutisco a vuoto, non so che rispondergli. Come posso dire ai miei amici che prima di entrare alla Prescott ho desiderato che il mio fratellino fosse portato via dai Goblin, che per riscattarlo ho sfidato il loro Re e lo battuto, e che ora il suddetto Re si trova davanti a noi?

 

Senza dimenticare il fatto che Jareth mi ha dichiarato il suo amore.

 

I gemelli si accorgono subito che c’è qualcosa che non va Sto zitta e non rispondo alle loro provocazioni, allora si fermano.

 

“Sarah…” Natalie mi tocca la spalla, “Sarah, scusaci, noi stavamo solo scherzando,” mi dice dispiaciuta.

 

Faccio un respiro profondo, per prendere coraggio, e dico:

 

“Non ti preoccupare Nat. Avete ragione, io conosco Jareth, da prima che venissi alla Prescott, ma preferisco parlarne in un luogo più tranquillo, va bene?”

 

“Sarah, non sei obbligata a dirci nulla se non vuoi.” Come al solito Amy si preoccupa.

 

“No, è meglio che vi dica ciò che mi è successo, non so se mi crederete, ma ora che lui è qui non posso tenermi tutto dentro.”

 

Cavolo! Forse sono stata un po’ troppo teatrale, i miei amici sono decisamente impensieriti e lanciano sguardi torvi in direzione di Jareth, soprattutto i ragazzi. Devo assolutamente chiarire la situazione, altrimenti chissà cosa penserebbero.

 

******

 

Finalmente riusciamo ad entrare nel Pensatoio senza farci notare; mi siedo sul divano; ora è venuto il momento di narrare loro la mia avventura sovrannaturale.

 

“Innanzi tutto devo chiarire una cosa che sono sicura voi state già immaginando: io NON ho avuto una relazione con Jareth.”

 

Arrossiscono, allora avevo visto giusto.

 

“La situazione è molto più complicata di così, e può sembrare assurda. Spero solo che voi mi crediate.”

 

“E’ iniziato tutto con un libro, questo libro.” Lo tiro fuori dalla borsa.

 

“Il Labirinto” legge Natalie sulla copertina.

 

A prima vista sembra un libro come tanti, giusto un po’ vecchio, come quelli che si trovano nella biblioteca.

 

“Posso vederlo?” la mia amica allunga una mano per prenderlo.

 

“NO!” esclamo, forse con un po’ troppa foga, e Nat ritira il braccio mortificata.

 

Mi mordo il labbro, “Mi dispiace Nat. Non volevo essere scortese, ma è meglio che non lo apriate. Questo libro è pericoloso.”

 

Mi guardano scettici, come posso dargli torto? Ma vado avanti.

 

“Questo è il primo vero libro che io abbia mai letto, non so neanche come ne sia entrata in possesso, da quando ricordo l’ho sempre avuto. Col tempo l’ho imparato praticamente a memoria, e ho anche iniziato a recitarlo.”

 

“Di che parla il libro?” chiede Charlie.

 

“E’ la storia di una ragazzina che una sera, stanca di accudire il fratellino, chiede che i Goblin lo portino via.”

 

Mi preparo a raccontare la parte peggiore.

 

“Come sapete Toby è il mio fratellastro; mio padre si è risposato dopo che mia madre ci ha abbandonati. A quel tempo odiavo mio padre, ma soprattutto Karen, perché per me era il segno che le cose non sarebbero tornate mai più come prima. Ero davvero tremenda, questo non si può negare,” faccio una smorfia, non sono molto orgogliosa di come mi ero comportata, “una sera mi lasciarono Toby perché dovevano andare a cena. Quella sera ero infuriata con il mondo, volevo solo scappare, e così me la presi con Toby. Non aveva neanche un anno e quella sera non la voleva smettere di piangere, per quanto io cercassi di calmarlo. E così allora lo feci.”

 

Mi fermo e tutti mi fissano senza capire.

 

“Pronunciai le parole, desiderai che fosse portato via. E cos’ fu. Il Re dei Goblin apparve e me lo rapì.”

 

L’incredulità negli occhi dei miei amici è palese, sarebbero già scoppiati a ridere se non fossero persone educate.

 

“E questo Re dei Goblin sarebbe il signor LeFaye?” chiede Amy incerta.

 

“Jareth e basta, lo preferisco” emergo dall’ombra in tutto il mio splendore. Sarah sbianca, non si era accorta che il avevo seguiti e avevo assistito a tutto il suo racconto.

 

Ora la guardo negli occhi, beffardo, e lascio che i mortali mi osservino. Ho abbandonato i panni del bibliotecario e indosso i miei abiti regali, la cappa nera dal collare alto che avevo quando Sarah mi vide per la prima volta. Adoro le espressioni che vedo sui loro volti: stupore, incredulità e paura. Tremate sciocchi, il Re dei Goblin è davanti a voi.

 

Sogghigno.

 

“Mia cara, sarebbe meglio che tu spiegassi come stanno realmente le cose. Io non rapii tuo fratello. Tu l’hai ordinato, io l’ho fatto.”

 

Da pallido che era il suo volto arrosisce rapidamente. Ma non abbassa lo sguardo, non balbetta, la mia Sarah indurisce gli occhi è ribatte.

 

“Si, ma poi ti ho sfidato, e ti ho battuto,” i suoi occhi sono crudeli ora, “ho risolto il tuo Labirinto.”

 

Non ha più paura di me, non è più la ragazzina che ha sconvolto il mio mondo senza neanche rendersene conto. Rabbrividisco, lo sento arrivare, il dolore risale lungo le mie vene, il mio cuore manca un battito, il mio sangue si ferma. Aspetto che passi senza cambiare espressione.

 

“Vedo che i tuoi amici non credono alle tue parole,” dico per cambiare discorso, “ma forse posso aiutarti in questo.”

 

Non so perché lo sto facendo, non so perché rivelo a dei comuni mortali la verità sul Mondo di Sotto*; forse perché so che questo la metterà in difficoltà di fronte ai suoi amici, o forse perché voglio solo che le credano.

 

Mi avvicino al tavolino basso di fronte al divano, spero non noti che trattengo il respiro quando la sfioro. Creo un cristallo, tocco la sua liscia superficie e quello si illumina accecante. Quando riescono di nuovo ad aprire gli occhi siamo sulla collina che domina il Labirinto, la stessa da cui Sarah aveva iniziato il suo viaggio. Li sento trattenere il fiato e sogghigno, in realtà è solo un illusione, siamo ancora nel Mondo di Sopra.

 

Do loro modo di ammirare il mio Reame in tutto il suo splendore e poi, con un rapido gesto della mano, faccio tornare tutto come prima. Il mio sorriso si allarga, i mortali sono ammutoliti, ma uno ha il coraggio di dire la sua.

 

“Signor Jareth, cosa vuole da Sarah?” un ragazzo bruno mi parla fissandomi in volto.

 

Davvero notevole da parte sua, ma anche incredibilmente sciocco. E’ fortunato però, ora non ho tempo di occuparmi della sua insolenza. Sorrido.

 

“Beh, questo dovete chiederlo a Sarah, è lei che mi ha richiamato.”

 

Rivolgo il mio sguardo verso di lei,  mi abbasso fino a guardarla negli occhi, tanto vicino che posso sentire la tortura del suo respiro sulla mia pelle.

 

“Ogni tuo desiderio è un’ordine per me, questo non è cambiato Sarah. E tu sai perché…”

 

Lascio in sospeso la frase e recito il brano del libro.

 

“Ma ciò che nessuno sapeva era che il Re dei Goblin era innamorato di lei…”

 

Mi inchino beffardamente e scompaio, non posso più resistere così vicino a lei.

 

Il pulviscolo dorato che ha lasciato Jareth aleggia nell’aria e io sento ancora il suo respiro su di me. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, l’ha detto, l’ha detto di nuovo. Il mio volto è in fiamme, mi stava prendendo in giro oppure…scuoto la testa, perché devo essere io quella imbarazzata? Non sono io quella che ha dichiarato i suoi sentimenti davanti a tutti.

 

“E così hai non hai avuto una relazione con lui?” Natalie chiede allusiva, è passata sopra tutta la faccenda del sovrannaturale ed è andata subito al sodo.

 

“No! Assolutamente! Non avrei mai potuto innamorarmi…”

“Di un uomo alto, bello e affascinante che ha dichiarato che ogni tuo desiderio è un’ordine?”

 

“Di un Fae** che voleva trasformare mio fratello in Goblin! Di un arrogante, meschino…”

 

“Tsk, tsk. Chi vuoi prendere in giro? Abbiamo visto tutti lo sguardo che avevi, e  poi lui è venuto qui per te.”

 

“Già, anche se non ho ancora capito il motivo…” si chiede Charlie perplesso.

 

Per fortuna interviene Danny a calmare i gemelli. Meno male che lui ed Amy sono più riservati, quattro Prescott come amici mi avrebbero fatto diventare matta! Ma comunque devo dar loro una spiegazione –un’altra- visto che sono coinvolti. Faccio un respiro profondo.

 

“Stanotte sono stata aggredita!

 

I ragazzi, che ancora stavano battibeccando, ammutoliscono.

 

“Oh mio Dio! Sarah stai bene!”

 

“Come ha fatto ad entrare in camera tua!”

 

“E’ qualcuno della scuola?”

 

Una ridda di domande mi tempesta.

 

“Calma ragazzi, è stato solo un incubo. Un sogno terribile. So che per voi sembra strano ma io so che non è stato un semplice sogno, perché quello che mi ha aggredito era un Fae.”

 

Faccio una pausa per osservarli, ma ora non dubitano più delle mie parole.

 

“Devo aver richiamato Jareth senza nemmeno rendermene conto. Ho pronunciato il suo nome e lui ha avuto di nuovo l’opportunità di rientrare nella mia vita.”

 

“E se fosse stato proprio lui ad aggredirti?” Danny è sospettoso, non si fida.

 

“No!” esclamo, “Jareth non farebbe mai una cosa del genere, non era lui in quel sogno!”

 

Sulla faccia di Natalie si allarga un sorriso, “ma io non ho avuto una relazione con lui,” cantilena.

 

Sospiro, mi sa che dovrò sopportarla finchè Jareth sarà alla Prescott. Già, ma per quanto tempo sarebbe rimasto? Quali sono le sue intenzioni? Vuole riportarmi nel Labirinto? Vuole vendicarsi di me? Oppure vuole solamente…aiutarmi?

 

*Mondo di Sotto: in originale Underground, è il mondo in cui si trova il Labirinto di Jareth. Come viene detto nella canzone della colonna sonora del film cantata dal mitico David Bowie, che si chiama appunto Underground.

 

** Fae: dato che il film si basa a grandi linee sulla mitologia celtica (i goblin, i bambini portati via dai folletti…) ho supposto che Jareth fosse un Fae, cioè un essere fatato per i celti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

Grazie a Leyra, Crow84, Cappellaio Matto e Piccola Letty. Sono contenta che la storia vi stia piacendo e incuriosendo. Non vi svelo ancora molto...ma qualcosa in più sicuramente si! 

Buona lettura!

 

Capitolo 2

 

“Basta! Non lo sopporto più!” Natalie sbuffa mentre ci dirigiamo verso la Biblioteca.

 

Pochi giorni in compagnia del Re dei Goblin e la sua opinione su di lui è completamente cambiata. Infatti, da quando è arrivato, Jareth non ha fatto nulla, a parte sovraccaricarci di lavoro extra. Sotto suo consiglio, il Preside ci ha nominati suoi abitanti e così ora Jareth è libero di darci ordini, limitandosi a supervisionare il nostro lavoro in biblioteca da un’esagerata sedia a forma di trono fatta apparire da chissà dove.

 

Quando l’ho visto comparire di nuovo nella mia vita avevo temuto che i miei peggiori incubi si fossero avverati, che lui volesse riportarmi nel Labirinto, che volesse ancora Toby, e invece non ha fatto nulla di tutto ciò. In compenso passa il tempo ad occuparsi delle Splendide, che ora non perdono occasione di venire in biblioteca.

 

Sono furiosa, credevo di doverlo combattere un’altra volta e invece il mio avversario non fa altroché sfarfallare tra ragazze che non sanno neanche chi è. Sono delusa dal suo comportamento, ma allo stesso tempo mi trovo ad essere io quella che lo cerca. E questo se è possibile mi fa arrabbiare ancora di più perché, pur sapendo che sto facendo il suo gioco comportandomi così, non riesco a farne a meno.

 

Il mio incubo non si è più ripresentato, ma non sogno più neanche lui. Sto impazzendo, non credevo di essere così dipendente dai suoi sogni.

 

Vedo la gelosia divampare nei suoi occhi quando le ragazzine mortali mi circondano come le Cortigiane del Ballo Mascherato. Ha bisogno di me, questo è lampante ai miei occhi, ma cerco di stare con lei il meno possibile. Il mio corpo non può resistere a lungo in sua presenza, e tutto a causa di quelle maledette parole che ha pronunciato.

 

La sorveglio da lontano e veglio sul suo sonno, anche se questo non mi permette di farle visita in sogno. L’aver spezzato questo nostro legame mi pesa, ma non posso permettermi di abbassare la guardia, perché so chi l’ha attaccata.

 

******

 

Sono le undici passate ma  a Jareth sembra on importare il fatto che noi abbiamo delle lezioni l’indomani. Ci tiene a sistemare la biblioteca ad oltranza.

 

“Attenta Amy, quei gradini sono scivolosi,” Nat avverte la nostra amica che sta scendendo senza guardare una delle scalette che servono a riporre i libri negli scaffali più alti.

 

Le si volta a metà e salta all’indietro gli ultimi tre gradini.

 

“Wow! Che vista! Belle gambe Amy!” esclama Charlie che non si è perso la scena.

 

Lei arrosisce furiosamente, Amy è molto timida e per questo si divertono a prenderla un po’ in giro.

 

“Quella ragazza è snodata quanto un Firey*” esclama Jareth ridacchiando.

 

“Già…” sorrido alla sua battuta.

 

Ma all’improvviso mi rendo conto con chi sto parlando e mi allontano frettolosamente. Lui è il mio avversario e mi sta facendo diventare pazza, non posso permettermi di chiacchierare  con lui come se niente fosse.

 

Prendo alcuni libri e salgo sulla stessa scaletta da cui è scesa Amy. Non penso molto a cosa sto facendo, voglio solo allontanarmi da lui. E infatti scivolo, i gradini sono consumati e io metto un piede in fallo.

 

Brava Sarah! Ottima Figura! Mi preparo a dare una federata tremenda, ma forti braccia fermano la mia caduta. Jareth e io cadiamo insieme l’uno sull’altra.

 

Per un attimo rimango così, con il volto nascosto nel suo petto. Il suo profumo e il suo calore mi inebriano, inconsapevolmente allungo le braccia intorno al suo collo. Lo sento rabbrividire, trattenere un gemito, ma allaccia le mani intorno alla mia vita. Non mi muovo, voglio rimanere così, non mi ero resa conto quanto mi fosse mancata la sensazione di essere tra le sue braccia. Ma è un’attimo, subito riprendo il mio contegno.

 

“Ti sarei grata, se mi lasciassi andare,” gli dico brusca.

 

“Mia cara, sei tu che sei sopra,” mi sussurra all’orecchio.

 

Arrosisco e mi stacco da lui, sorpresa di sentire un dolore quasi fisico quando perdo il contatto con la sua pelle. Mi alzo in piedi un po’ vacillante, i ragazzi sono subito da me.

 

“Sarah, tutto a posto?”

 

“Che spavento ci hai fatto prendere!”

 

“Si, si ragazzi, tutto bene,” dico, anche se non sono molto convinta.

 

Ho solo bisogno di allontanarmi da quella stanza.

 

“Credo che sia meglio che ne andiamo,” aggiungo.

 

Esco come una furia, senza aspettare la risposta di Jareth, e gli altri mi seguono a ruota.

 

Arrivati nell’atrio Amy si blocca, “Che cretina che sono!” esclama, “ho dimenticato il mio quaderno!”

 

“Non puoi tornare a prenderlo domani mattina?” le chiedo, non voglio che rimanga sola con Jareth.

 

“Vuoi che ti accompagni?” le chiede Danny premuroso.

 

“Grazie, ma non ti preoccupare,” gli sorride, “voi andate pure, non credo che mi mangerà se rimango due secondi sola con lui!”

 

“Se lo dici tu…” Danny non è molto convinto, tutti sappiamo quanto sia protettivo nei suoi confronti, e quanto sia cotto di lei. Anche ad Amy piace Danny, questo è chiaro a tutti. Ma lei è così ingenua che non si rende conto delle occasioni che le si presentano davanti.

 

******

Mi accascio a terra, quasi senza respiro. Il mio corpo è attraversato da spasmi dolorosi. Sapevo che sarebbe successo questo quando l’ho afferrata, ma non ho potuto farne a meno. Confusamente mi accorgo che è entrato qualcuno.

 

Una ragazza si avvicina e mi sorregge.

 

“Sa-rah…” balbetto.

 

Che idiota che sono, on può essere lei altrimenti griderei dal dolore.

 

“Sono Amy Bloomfield, signore.”

 

Ah, la ragazza riccia, l’amica di Sarah. Mi aiuta a sedermi e o non oppongo resistenza, in condizioni normali non avrei mai permesso che un mortale mi aiuti in quel modo, come se io fossi un semplice umano. Ma in questo momento sono senza forze, lascio che mi dia da bere e che si assicuri che io stia bene. Sento che mi osserva, è preoccupata per me, che umiliazione.

 

“La causa è Sarah, vero?” mi chiede a un tratto.

 

Insolente. La fulmino con lo sguardo, lei arrossisce e abbassa lo sguardo, ma continua.

 

“Quando le si avvicina lei sta male, ma cerca di non farlo vedere.”

 

“Come osi…” la mia voce è bassa e minacciosa.

 

Sono in collera, come ha fatto questa ragazzina  a scoprire il mio segreto?

 

Lei balbetta ma continua a parlare.

 

“E’ per questo che la ignora…e fa di tutto per non avvicinarsi a lei anche se vorrebbe…”

 

“Non ti permettere ragazzina!” i miei occhi si accendono, creando un piccolo turbine che sconvolge la sala. Lei si ritrae spaventata.

 

“Mi scusi,” la sua voce è un sussurro; si allontana, prende un quaderno e si affretta verso la porta.

 

“Non parlare a Sarah di questa storia,” la mia voce è più calma, ma quasi glaciale.

 

“Ma…se lei è qui per aiutarla, lei deve saperlo!”

 

Il mio sguardo la zittisce un’altra volta.

 

“Buonanotte,” le dico gelido, e con questo il discorso è chiuso.

 

******

Entro in camera e mi siedo sul letto, le gambe mi tremano, il cuore mi batte all’impazzata. Non riesco a riprendere il controllo del mio corpo. Prima ho dovuto fare un grande sforzo di volontà per staccarmi da Jareth. E’ possibile che mi manchi così tanto? Soffro da quando non ho più i miei sogni, al mattina mi sveglio stanca e nervosa. Sono così dipendente da lui? Scuoto la testa con rabbia, perché non posso fare a meno di qual dannato Fae?

 

Durante la notte l’incubo torna a farsi sentire. Ci mancava solo questo. Ma questa volta non mi lascio ingannare, provo a difendermi, ma lui è più forte. Mi ritrovo di nuovo a terra, con le braccia bloccate.

 

“Jareth!” grido. Che lo voglia o no, lui è l’unico che mi può aiutare. “Jareth…” questa volta sembra proprio che non arrivi. Sento quelle mani sul mio corpo e tremo per il disgusto. Non posso muovermi e se Jareth non arriva io…

 

All’improvviso la nebbia viene squarciata dalla luce dorata, sento un sibilo di collera sopra di me e poi più niente. E’ scomparso. Mi ritrovo sola, chiamo il Re dei Goblin, ho bisogno di vederlo, ma non appare neanche stavolta.

 

Ritraggo la mano dalla sua fronte, temevo di non farcela stavolta. Il suo abbraccio mi ha troppo indebolito, dannazione. Non posso permettere che succeda di nuovo una cosa del genere, almeno fino a quando non l’avrò sconfitto.

 

Ignorando il dolore indugio al suo capezzale finche il suo respiro torna regolare, solo allora mi allontano, volando via dalla finestra.

 

******

Vado a colazione con le occhiaie, ho un’aspetto terribile, lo so, ma non dico agli altri del mio nuovo incubo. Queste aggressioni sono troppo personali, sono una cosa tra me e…tra me e qualcuno di cui non so assolutamente nulla. Non posso continuare così, devo scoprire qualcosa, devo parlare con Jareth…e anche ringraziarlo. Perché, per quanto durante il giorno sia l’arrogante bastardo di sempre, mi ha salvato anche questa notte.

 

Quando entro in Biblioteca trovo le solita situazione, anche durante il cambio dell’ora Jareth è attorniato dalle Splendide. Fanno a gara per farsi notare e lui non sembra affatto dispiaciuto.

 

Mi infurio di nuovo, gelosia, quella è pura e semplice gelosia, lo riconosco. Perché, per quanto conflittuali e tormentati siano i nostri rapporti, noi due siamo legati in un modo che nessun’altro potrebbe eguagliare.

 

Mi sento stringere il braccio, lo sguardo di Amy è eloquente, non posso fare una scenata di fronte a tutti; ma dopo la scorsa notte ho bisogno di risposte, e il comportamento di Jareth mi spiazza.

 

Suona la campana prima che io possa fare nulla. Con un mormorio deluso le Splendide se ne vanno e anche io ed Amy facciamo per uscire. Ma Jareth ci chiama.

 

“Miss Bloomfield, Amy. Può rimanere per cortesia?”

 

Il suo tono è normale, ma Amy spalanca gli occhi per la sorpresa e io lo guardo sospettosa.

 

“Non si preoccupi, ci penso io a giustificarla per la prossima ora,” continua.

 

Ma io non mi muovo, non voglio lasciare la stanza, e Jareht ghigna al mio indirizzo.

 

“Mia cara Sarah, non la mangio mica la tua amica. Mi serve solo la sua agilità per raggiungere gli scaffali più alti.”

 

Agilità di cui tu sei certo superiore, penso tra me e me, mentre Amy non riesce a spiccicare parola.  Non oso immaginare il vero motivo per cui Jareth voglia rimanere solo con lei. Le stringo la spalla per rassicurarla.

 

“Ci vediamo dopo allora,” le dico con voce seria.

 

Poi mi giro a guardare il Re dei Goblin, se solo osa farle del male dovrà vedersela con me.

 

La mia Sarah è arrabbiata, ha paura per la sua amica, ma in realtà non so neanche io perché voglio rimanere solo con Amy Bloomfield. Quella ragazza mi incuriosisce, di certo non può competere con Sarah e non è attraente con le sciocche che mi girano sempre intorno; ma è riuscita a scoprire il mio segrete e a capire ciò che provo.

 

Continua...

 

*Firey: non so se lo ricordate, i Fireys sono quelle buffe creature snodate che Sarah incontra nel Labirinto, quelle che a un certo punto cominciano a lanciarsi teste e braccia!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Eccomi con un nuovo capitolo, non succede un granchè qui...ma aspettate di vedere il prossimo!

Grazie a tutti quelli che mi hanno commentato!

A Piccola Letty e Cappellaio Matto che mi seguono dall'inizio ed a Angeal, Erik Winterking e Chimaira che mi hanno scoperto solo ora. Sono contenta che la mia storia vi piaccia e vi incuriosisca! Spero di non deludervi!

Daydreamer

 

Capitolo 3

 Da giorni Jareth fa in modo di rimanere solo con Amy e questo ci destabilizza tutti, siamo molto preoccupati, soprattutto io. So cosa può fare Jareth e non oso immaginare quali possano essere i piani che ha sulla mia amica. Apparentemente non le ha fatto nulla, e questo –se è possibile- ci impensierisce ancora di più.

Ma non sono la sola a stare male, Danny sta anche peggio. Lui ed Amy sono inseparabili, si capiscono benissimo, condividono le stesse passioni. Se non fossero così timidi probabilmente si sarebbero già messi insieme. La presenza di Jareth, però, ha distrutto la loro armonia, Amy è diventata schiva, sfuggente, come se avesse qualcosa da nascondere. Forse Jareth la minaccia…

Devo prendere in mano la situazione, non può continuare così. Salto una lezione e vado in biblioteca. Lo trovo nel Pensatoio, seduto su una delle poltrone. Tiene la schiena dritta contro lo schienale e una delle sue sfere tra le mani. Ha un’espressione seria e pensosa, non l’ho mai visto così concentrato. Mi fermo sulla soglia, improvvisamente non ho più tanta voglia di disturbarlo; ma lui alza lo sguardo e incrocia il mio, sorridendo obliquamente.

“Non dovrebbe essere qui Miss Williams,” mi canzona, “ha forse saltato una lezione?”

“No! Cioè si…” sbuffo arrossendo, “non è questo il punto, sono venuta a parlare con te!”

“Ah si?” il suo tono è ironico, “la mia preziosa Sarah mi degna di una visita, che onore…”

“Non prendermi in giro! Sei tu che sei venuto da me, nel mio mondo. Ma ora non fai altro che ciondolare in giro con le Splendide!”

Lui alza un sopracciglio e io mi fermo di botto. Così ammetto di essere gelosa, e non è questo ciò che voglio. Lui mi ha salvato per ben due volte, ed io ho bisogno di sapere da chi. Devo capire cosa sta succedendo, null’altro. E poi c’è la questione della mia amica.

“Cosa hai intenzione di fare con Amy? Se vuoi sedurla per vendicarti di me io…”

“Mmmhh…idea interessante…” dice, e io lo fulmino con lo sguardo.

“Non ci provare…” più mi infurio più lui sembra divertirsi.

“Altrimenti cosa farai…”ancora il suo sorriso sarcastico.

Non lo sopporto, mi avvicino e gli sbatto i pugni chiusi sul petto così forte che rimane senza fiato.

“Sei venuto e mi hai salvato, io non so neppure da chi o da cosa…e ora tu, tu fai finta di niente, durante il giorno mi ignori e la notte…” mi fermo, l’ho fatto di nuovo, ho rivelato i miei sentimenti senza riuscire a trattenermi.

 Lui non ha cambiato espressione, il sopracciglio alzato in segno di attesa, la bocca semidischiusa in un sorriso. La sua indifferenza mi colpisce come un pugno. Non dovrei stupirmi, so quanto può essere crudele e meschino quando vuole ma io, io speravo che ci fosse qualcosa tra noi, e invece…sono proprio una stupida. Scappo via senza guardarlo in faccia.

 ******

Quando incontro gli altri a pranzo capiscono subito che c’è qualcosa che non va e individuano immediatamente il responsabile.

 “Quel tipo non lo sopporto!” esclama Charlie arrabbiato, “ci tratta come se fossimo i suoi schiavetti personali e ti tratta come uno straccio, ma chi si crede di essere?”

 “Un Re,” risponde serafica la sorella.

 In realtà anche lei è furiosa, lo vedo dallo scintillio feroce dei suoi occhi castani, ma non può evitare di prendere in giro il fratello.

 “Uff! Non è questo il punto! Non fa niente dalla mattina alla sera…”

 “Se non farsi adulare da quelle cretine delle Splendide.”

 “Nat! Smettila di interrompermi!”

 “Non ti interrompo! Completo solo i tuoi concetti!”

 “Basta ragazzi!” Danny interrompe il battibecco dei due fratelli, “quell’uomo è molto pericoloso, non c’è da scherzarci…” è molto serio.

 “Io non sono d’accordo.” Amy, che fino a quel momento è rimasta zitta, a quel punto parla e, per a prima volta da quando noi tutti ricordiamo, è in disaccordo con qualcuno. Ma soprattutto è in disaccordo con Danny. Ci voltiamo tutti verso di lei, stupiti.

 “Amy ma che dici!” Danny è incredulo.

 “Jareth vuole vendicarsi di Sarah, l’hai scordato?” i gemelli quasi l’aggrediscono con la loro solita irruenza.

 Ma stavolta Amy non rimane zitta, non arrossisce. Tutti noi la conosciamo come una ragazza accomodante e gentile, che non alza mai la voce con nessuno, che cerca sempre una giustificazione per tutti.

 “Voi non sapete cosa sta passando Jareth in questo momento! Se avesse voluto ti avrebbe già riportato nel Labirinto, Sarah. E invece non l’ha fatto ed è qui solo per aiutarti!”

 Si è infervorata, nessuno l’ha mai vista così, la guardo senza parole.

“E tu che ne sai?” Danny le parla. La sua voce è seria, come lo sguardo.

 “L-lo so, lo so e basta.” Diventa incerta, non è mai stata brava nel confronto diretto.

 “Ma ti sei rincretinita! Che diavolo ti ha fatto quell’uomo, il lavaggio del cervello?!” esclama Charlie, “Amy svegliati! Non sono tutti buoni come pensi tu!”

 “Io sono convinta di quello che dico!” risponde, anche se la voce è incrinata.

 Ha gli occhi lucidi, ma non vuole piangere davanti a tutti. Può sopportare gli insulti, gli attacchi dei gemelli, ma non può sopportare lo sguardo stupito e ferito di Danny.

 Inghiotte le lacrime. “Scusate,” dice, e poi si alza da tavola e se ne va.

 Io sono furiosa, la colpa è sua, di Jareth. Come ha potuto ridurre Amy in quello stato?  Lei è sempre stata la più serena di tutti noi, quella che ascolta i problemi degli altri, e Jareth ha fatto in modiche le fossimo tutti contro.

 “Ora basta ragazzi!” dico io, “Non è colpa di Amy! L’unico responsabile è quell’idiota di un Fae!”

 Ora è il mio turno di ricevere sguardi increduli, non è da me imprecare così. Suona la campanella prima che loro possano dire nulla.

 “Accidenti! Dobbiamo tornare in classe!” esclama Natalie tra i denti.

 “Ci vediamo nell’atrio dopo le lezioni,” dico prima di separarci.

 ******

“Danny! Hey! Siamo qui!”

Natalie si sbraccia per farsi notare dal nostro amico, che sta avanzando nel salone di ingresso con una faccia alquanto tetra. Era già giù quando ci siamo lasciati, dopo pranzo, ma ora sembra anche preoccupato.

“Dan, che succede?” chiede Natalie quando è vicino.

“Dov’è Amy?” gli chiedo io.

Per quanto prima ci fossimo lasciati abbastanza male, non posso credere che non l’abbia avvertita.

“Non l’ho vista dall’ora di pranzo, non è venuta a nessuna delle lezioni del pomeriggio.”

Non è da Amy saltare le lezioni, non l’ha mai fatto prima. Ci guardiamo incerti, tutti ci sentiamo in colpa per come l’abbiamo trattata.

“Vado a vedere se è in camera sua,” dice Natalie, e corre verso il nostro dormitorio.

Era pentita di come aveva trattato la nostra amica. Lei e Charlie erano un po’ troppo impulsivi e che alle volte il loro comportamento poteva ferire le persone, soprattutto quelle sensibili. Quando Natalie torna ha il fiatone, ma Amy non è con lei. In stanza non c’è, a questo punto non sappiamo cosa fare.

“Credo che sia nel bosco,” dice Danny, “se ne va sempre lì quando vuole stare tranquilla.”

“Ma è quasi buio!” spalanco gli occhi, allarmata.

Noi conosciamo bene il bosco dietro la scuola, perché spesso sgattaioliamo li fuori dalla porta finestra della nostra saletta segreta; ma il terreno è accidentato ed ormai è quasi notte. Può essere pericoloso, Amy poteva non riuscire più ad orientarsi per tornare indietro.

 “Maledizione,” impreco di nuovo, “andiamo al Pensatoio, dobbiamo uscire a cercarla.”

 ******

 Nella saletta troviamo Jareth, fissa la sfera che tiene tra le dita con un’espressione seria e pensierosa, alla stessa maniera di come l’ho trovato questa mattina. Quando entriamo ci guarda cupo, non sembra affatto aver voglia di distrazioni in quel momento.

 “Cosa volete?” chiede, come se fosse lui il padrone.

 Io evito di guardarlo, sono ancora imbarazzata per quello che è successo questa mattina.

 “Non siamo certo venuti per te!” nella foga Charlie dimentica perfino di dargli del lei.

 “Siamo venuti a cercare Amy, è scomparsa.” Dice Danny serio, fissando i suoi occhi chiari in quelli di Jareth.

 Il Fae inarca un sopracciglio. Danny si mantiene neutro ma dentro freme di rabbia.

 “Non faccia il finto tonto! E’ colpa sua se non la troviamo più!” esclama Natalie.

 “E io cosa le avrei fatto, di grazia?” sorride obliquo.

 “Lei, lei l’ha messa contro di noi!”

 Il suo modo di fare irritante farebbe perdere le staffe a chiunque, ma soprattutto a chi ha già l’animo acceso come quello dei gemelli. Ma Jareth non si scompone davanti a quella piazzata, la sua espressione rimane di pietra.

 “Io le ho semplicemente chiesto di aiutarmi a mettere a posto dei libri, non è certo colpa mia se voi avete pensato male.” Ancora il suo ghigno.

 Danny non riesce più a sopportarlo, gli afferra il colletto della camicia con gli occhi accesi di rabbia.

 “Se le hai fatto del male…se Amy è in pericolo per causa tua io…”

 Lo sguardo del Re si indurisce, la sua voce si fa gelida.

 “Non osare ragazzino…”

 Mi vengono i brividi, Danny non sa cosa rischia, ma io si. Nella stanza cala il gelo, siamo tutti immobili; alla fine il nostro amico lo lascia andare.

 “Non ho fatto nulla alla vostra amica, non ho tempo da perdere con una semplice mortale, per quanto amabile possa essere.”

 “Lascia perdere Danny, non abbiamo tempo da sprecare,” dice Charlie, che intanto ha già aperto la porta finestra.

 Prendiamo le pile che teniamo nel Pensatoio per quando dobbiamo muoverci a luci spente e usciamo. Io sono l’ultima e, prima di scendere i pochi gradini che mi portano alla radura dietro alla biblioteca, lancio uno sguardo accusatorio a Jareth.

“Sarah, Amy non è in pericolo in quel bosco,”

 Stranamente si  sente in dovere di rassicurarmi, ma io mi limito a fissarlo.

 “E tu come lo fai a sapere?”

 Scuote la testa, “Mortali,” borbotta, “certe volte sono così ottusi. Dopo tutto questo tempo come fate a non saperlo? Lei se ne va sempre in quel bosco, anche quando è buio. E in ogni caso le luci della scuola si vedono per miglia.” Sembra quasi scocciato della nostra stupidità.

 “Non è questo il punto,” replico, “noi l’abbiamo ferita ed è nostro dovere trovarla e farle capire che siamo dispiaciuti per come l’abbiamo trattata.”

 Va a raggiungere i suoi amici, sparendo nel fitto del bosco. Sbuffo rassegnato, in questo momento non dovrei occuparmi di lei, il mio Regno è in pericolo; ma allo stesso tempo so di non poterla lasciare senza protezione,  quel bosco è il luogo perfetto per un attacco, ed io devo fare di tutto per evitarlo.

 Mi trasformo e in un frullo d’ali comincio a seguirla.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo

Eccomi qui con un nuovo capitolo!

Angeal (o Shinigami Noir come preferisci essere chiamata ora): perchè hai tolto la tua storia? Mi piaceva! Era scritta bene e anche originale! Spero deciderai di rimetterla! I modi di Jareth, io li definirei altezzosi? Dopotutto è un Re ed è sempre stato abituato a fare quello che gli pare...quindi sarebbe strano se non fosse un po' arrogante, no?

Cappellaio Matto: non so se tu sia già tornata, ma dai scommetto che in due settimane in vacanza ti divertirai così tanto che neanche pensi alla mia storia, ma la troverai quando torni. ;-) mi ha fatto morire dal ridere la tua battuta su Sarah! ahah si era abbastanza istericuccia nel capitolo precedente...ma più che altro penso sia solo gelosa marcia! In ogni caso in questo capitolo ha ben altri problemi a cui pensare che non le Splendide...

Piccola Letty: oddio, lo sai che non ho ancora deciso cosa fare con Amy? Da una parte l'ho usata solo come 'scusa' per creare questo capitolo...ma se vi intriga posso cercare di creare una storia più interessante per lei.

Leyra: sono contenta che ti piacciano le mie descrizioni! Ho cercato di far vedere che, dietro quell'aspetto distaccato e arrogante Jareth è veramente preoccupato per Sarah.

 

Capitolo 4

 

“Amy! Amy!”

 

Ci siamo separati per cercarla meglio, anche se detesto ammetterlo, quello che mi ha detto Jareth mi ha tranquillizzata un po’, ma in ogni caso dobbiamo trovarla al più presto. All’improvviso la luce della mia torcia si spegne senza motivo, ed io mi ritrovo immersa nel buio. Per un attimo sono come cieca, intorno a me vedo soltanto oscurità.

 

Subito, l’incubo mi torna alla mente; cerco di mantenere il controllo, non devo farmi prendere dal panico, in fondo mi trovo a pochi passi dalla scuola, non nell’Underground. Infatti, dopo pochi minuti gli occhi mi si sono abituati al buio e io ricomincio a scorgere le sagome degli alberi e, in lontananza, le luci della Biblioteca.

 

Mi dirigo da quella parte, attenta a non inciampare su qualche radice. Ad un tratto qualcosa mi sfiora ed io mi immobilizzo, ma poi rifletto: sono sveglia, non corro alcun pericolo, deve essere stato un cespuglio.

 

Vado ancora avanti, allungando il passo, di nuovo quella sensazione, qualcosa mi sfiora, e stavolta non posso sbagliarmi, quelle sono mani. Vado più veloce che posso, è troppo buio e troppo accidentato perché io possa correre, ma cerco di raggiungere la luce più in fretta possibile.

 

Appare un volto davanti a me, è solo per un attimo, ma riesco lo stesso a scorgerlo chiaramente. E’ di un bianco spettrale, con gli occhi enormi e iniettati di sangue e la bocca famelica e spalancata. Grido e mi accuccio per terra, anche se so che questa è la cosa più stupida che io possa fare.

 

“Sarah…” una voce sibilante mi chiama.

 

E’ come l’incubo, ma mille volte peggio; perché ora lui è reale.

 

Mi rialzo, ma una forza invisibile mi sbatte contro un albero. Vedo di nuovo quel volto, a pochi centimetri dalla mia faccia. Riconosco lo sguardo nei suoi occhi: lui mi vuole, nel modo più perverso ed assoluto.

 

Cerco di reagire ma non riesco a muovere un muscolo, sono bloccata da quella forza sconosciuta. Lui avvicina la sua bocca alla mia, sorride contro le mie labbra e mi bacia, sento la sua lingua infilarsi tra i miei denti, fremo di disgusto e di paura, ma non riesco a fare nulla, sono immobilizzata, completamente nelle sue mani.

 

“Jareth!” penso, mentre mi solleva la gonna e mi strappa i bottoni della camicia, “Jareth!”

 

Sento le sue mani fredde e viscide risalire sulle mie cosce, posarsi sui miei seni. Ho le lacrime agli occhi.

 

Quando tutto sembra perduto una sfera di luce dorata colpisce quell’essere, illuminando a giorno quella parte del bosco. Si stacca da me e io riesco a respirare di  nuovo. Ora riesco a vederlo distintamente: è alto e magro, come Jareth, e indossa abiti neri, come lui; ma non è il Re dei Goblin, in lui scorgo solo oscurità e paura, odio e malvagità.

 

Quel verme grida per la rabbia e la sorpresa, più che per il dolore, e poi si volta a fronteggiarmi. Vedendo Sarah raggomitolata in un angolo fremo per la rabbia e la preoccupazione, ma ora non posso perdere la concentrazione.

 

Mi basta un cenno della mano per scaraventarlo a terra, ma quello rialza il viso e ghigna al mio indirizzo, e poi allunga una mano per riprendere Sarah. Con chi crede di avere a che fare quel bastardo?

 

Lo allontano con un calcio e mi metto di fronte a lei. Creo un’altra sfera di luce e gliela lancio addosso, ma prima che possa colpirlo Wysa scompare in una nuvola di fumo nero.

 

Immediatamente mi rigiro verso la mia Sarah, ha gli occhi sbarrati e il volto rigato dalle lacrime, trema violentemente, ha gli abiti strappati, ma a prima vista non è ferita.

 

Il Re dei Goblin si china fino a che i suoi occhi sono allo stesso livello dei miei, ma io ancora non riesco ne a parlare ne a muovermi. Mi posa gentilmente una mano sulla guancia.

 

“Sarah…” come è dolce questo suono rispetto all’odioso sibilo di prima , “Sarah, stai bene?” Ecco, ora c’è anche preoccupazione.

 

“Jareth…” balbetto.

 

Mi piego in avanti, scossa dai conato. Lui mi sorregge e io vomito l’acido e lo schifo che ho in bocca. Mi passa un fazzoletto e io mi ripulisco; tremo ancora e allora lui mi circonda con le sue braccia e io nascondo il volto nel suo petto.

 

Posso sentire le lacrime sulla mia camicia. La stringo forte, a discapito del dolore che mi provoca.

 

Rimaniamo così, abbracciati e immobili, la sento calmarsi a poco a poco. Ancora non voglio lasciarla, anche se il mio petto brucia come se fosse ustionato. Ad un tratto sentiamo delle voci.

 

“Sarah! Sarah! L’abbiamo trovata!”

 

Vediamo le luci delle pile degli altri. Sarah si allontana da me, io la copro con il mio mantello e la prendo in braccio. Lei non protesta, si aggrappa a me e poggia la testa sulla mia spalla, nascondendo il volto contro il mio collo e chiudendo gli occhi, come una bambina.

 

In silenzio raggiungo il piazzale di fronte al Pensatoio. Gli altri sono già li; anche Amy che stringe la mano di quell’umano insolente che poco fa aveva osato minacciarmi. Non appena ci vede però, si stacca da lui e ci corre incontro.

 

“Sarah!” esclama. Non dice nient’altro ma i suoi occhi spalancati osservano la sua amica per vedere se ci sono ferite evidenti.

 

“E’ tutta colpa mia, non avrei dovuto scappare così…” un fiume di parole; la ragazza è addolorata e preoccupata perché, nonostante tutto, ha capito il motivo per cui porto Sarah in braccio.

 

“Basta. Sono io che non ho vigilato abbastanza, non ci sono altri responsabili.” Taglio corto io.

 

Le parole di Jareth mi colpiscono, allora era vero che mi stava proteggendo da qualcosa! E, al contrario da me Amy sa anche da chi, penso con una punta di gelosia.

 

Ma non c’è tempo di recriminare, all’improvviso tutte le luci si spengono. Jareth si irrigidisce, lo sento arrivare, il suo sibilo è inconfondibile.

 

Metto giù Sarah e mi preparo ad affrontarlo, nel buio del bosco si vede solo il suo volto di un bianco spettrale. Sogghigna, apre i palmi e da essi si sprigiona il buio, nero come inchiostro ingoia tutte le cose intorno a lui.

 

Non perdo tempo e a mia volta sprigiono una nebbia dorata che in poco tempo dissipa l’oscurità.

 

“Non basta così poco per mettermi in difficoltà! Re dei Goblin!”

 

Wysa  lancia un paio di incantesimi contro Sarah e i suoi amici.

 

I ragazzi gridano, la ragazza bionda si stringe al suo gemello, terrorizzata. Ma io sono più veloce, mi paro davanti a loro e ricevo i colpi in pieno petto. Barcollo, stordito dalla loro potenza per un attimo e sento Sarah gridare per la paura.

 

Quando ho visto quelle sfere colpirlo il cuore mi è balzato in petto e non ho potuto fare a meno di gridare. Ma il volto di Jareth rimane di pietra, rapidamente crea una sfera di cristallo attorno a noi e poi avanza per affrontare il suo avversario.

 

Scompare di nuovo nell’oscurità che si è creata, da dove mi trovo non riesco a capire cosa sta succedendo, vedo solo luce e ombra che si combattono, sono troppo veloci perché io possa distinguerli. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie mentre mi accosto il più possibile alla parete di cristallo per cercare di scorgere Jareth.

 

E’ l’uomo che mi ha sconvolto la vita, che ha popolato i miei sogni e i miei incubi, la cui presenza alla Prescott mi aveva riempito di ansia; ma è anche colui che mi ha abbracciata così stretta da confondere i battiti del nostro cuore, che mi ha protetta, e che ora sta combattendo contro colui che mi aveva terrorizzata e aggredita…un breve singhiozzo esce dalle mie labbra, contro la mia stessa volontà. Cosa mi sta succedendo? Quando era rientrato nella mia vita avevo pensato che il mio peggiore incubo fosse tornato ed ora, invece…

 

All’improvviso un’accecate esplosione inghiotte l’innaturale oscurità creata dall’avversario di Jareth. Quando finalmente siamo in rado di vedere di nuovo, il bosco è tornata alla normalità.

 

Jareth riemerge dall’ombra del bosco, rientrando nel cerchio di luce creato dalle lampade della Biblioteca. Sorride sicuro e, a prima vista, non ha ferite. Il mio cuore riprendere a battere normalmente.

 

“State bene?” dice.

 

I miei amici sono impietriti, fino a quel momento non si erano resi conto quanto fosse potente Jareth in realtà.

 

“Si,” rispondo io alla fine; dato che sembro essere l’unica che ha ancora la capacità di parlare.

 

“Bene,” risponde, ma non riesce a finire la frase. Le parole gli muoiono in gola e lui cade riverso a terra.

 

“Jareth!” grido.

 

Siamo ancora al di là della barriera, allora batto le mani sul cristallo fino a spezzarlo, incurante dei frammenti affilati che schizzano da tutte la parti.

 

Corro verso di lui e lo giro. E’ privo di sensi, gelato, con il volto contratto dal dolore. Sembra morto, se non fosse per il tremito incontrollabile che sento quando lo tocco. Mi guardo le mani, sono piene di sangue.

 

Come in un sogno sento Amy che mi chiama. “Sarah! Devi allontanarti!”

 

Non capisco che vuole dirmi, “Non posso! Jareth è ferito!” le rispondo.

 

“Proprio per questo devi andartene! La tua vicinanza peggiora le sue condizioni!”

 

“N-no…” balbetto, la guardo, non capisco perché dice questo.

 

“E’ a causa della tua vittoria su di lui!” Ami mi spiega, “le tue parole lo hanno sconfitto, ed ora quando sei vicino a lui e lo tocchi. Jareth soffre terribilmente e si indebolisce, è la maledizione di colui che risolve il Labirinto! Ricordi quando cadesti dalla scaletta della Biblioteca e lui di prese al volo? Quando tornai indietro per riprendere il mio quaderno, lo trovai quasi svenuto!”

 

Faccio un passo indietro, il cuore stretto in una morsa, mi manca il respiro. Non avrei mai pensato di provare una disperazione così grande. Jareth era venuto per aiutarmi ed io lo sto distruggendo. Non posso permetterlo, non posso permettere che muoia per causa mia, devo fare qualcosa.

 

Ritorno vicino a Jareth e gli stringo la mano, poi chiudo gli occhi e pronuncio le parole.

 

“Desidero che i Goblin mi portino via, all’istante.”

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

Quanti complimenti! Grazie mille! Il capitolo precedente vi ha proprio colpito, eh? Spero che anche questo capitolo vi piaccia, quando l’ho scritto non mi sembrava malaccio…ma ora ho qualche dubbio…

 Ma ora basta chiacchiere e passiamo ai ringraziamenti.

Shinigami Noir: peccato per la tua storia. A me piaceva e trovavo originale la tua idea di scrivere una storia in chiave divertente su Jareth geloso. Con l’ego smisurato che si ritrova, ogni tanto gli fa bene che qualcuno lo prenda un po’ in giro! ;-P Però ti capisco se dici che non sei convinta di quello che scrivi, sapessi quante volte succede a me! Passando alla storia, non aver paura di fare figuracce! A me piace sentire tutte le vostre idee, in più io stessa non ho ancora un’idea precisa di che connotazione dare a Wysa. ;-)

Piccola Letty: Wysa non è proprio un suo gemello (nel senso che non sono parenti!) lo definirei  più un alter ego malvagio, una nemesi, come ha detto Cappellaio Matto. Sarah si è fatta rapire con la speranza di rompere la maledizione, vuol fare in modo che Jareth abbia di nuovo ‘potere’ su di lei. Chissà se ci è riuscita?? ;-)

Crow84: Ciao! Allora come ho detto a Piccola Letty, Sarah si fa rapire in modo che Jareth torni nell’Underground, la maledizione sia spezzata e lui riesca a guarire…ci avevi visto giusto!

Akyoko_86: eheh…in realtà siamo a un punto di svolta della storia, ma non ti preoccupare non finisce qui. Ho in mente un paio di colpi di scena che spero vi piaceranno…a proposito, ma la tua dolcissima storia su Ranma e Akane hai intenzione di continuarla?

Morven Vaidt: grazie mille per tutti i tuoi complimenti! Sono contenta che la storia ti stia piacendo! Anche per me Jareth è stato uno dei miei personaggi preferiti, a dirla tutta tifavo per lui! Sono contenta che ti piaccia il modo con cui lo descrivo, non voglio renderlo troppo OOC, però allo stesso tempo voglio far vedere come ci tenga a Sarah!

Leyra: beh, Jareth ha deciso di confidarsi con Amy diciamo perché è abbastanza orgoglioso e non voleva mostrare a Sarah la sua debolezza. Non ce lo vedevo proprio ad andare dalla ragazza che lo ha sconfitto e dirle: sai, sono corso qui per aiutarti non appena mi hai chiamato, anche se per colpa tua soffro le pene dell’inferno quando ti sono vicino. E poi diciamocelo, Jareth è anche un po’ str*****tto e quindi un po’ ci godeva a far  ingelosire Sarah| XD

Cappellaio Matto: wow! Grazie! spero che questo rapidissimo aggiornamento ti vada bene come premio! Hai ragione la scena dello scontro non è molto approfondita, ma le scene di azione non sono il mio forte. Vedrò di rimediare nei prossimi capitoli! Wysa allora, non è proprio mostruoso come Nosferatu, ma non è neanche bello come Jareth. ;-P Diciamo che ha la stessa fisionomia del Re dei Goblin (viso sottile, denti un po’ appuntiti, strane sopracciglia) però imbruttito dalla malvagità. (Spero che abbia un senso quello che ho detto!)

 Ed ora passiamo alla storia!

 Daydreamer

 

******

Ci ritroviamo in quella che deve essere la sala del trono di Jareth. Un alto scranno dall’articolato schienale è addossato su una delle pareti di pietra, mentre al centro della sala si apre una piccola infossatura circolare.

“Goblin! Sono qui!” grido, “Aiuto! Il vostro Re è in pericolo!”  continuo, ma nessuno mi risponde.

So quanto possono essere infide quelle creaturine, come amino nascondersi nell’ombra e osservare, ma non posso pensare che non vogliano aiutare il loro Re.

“Aiuto!” chiamo ancora, ma nessuno risponde; il castello di Jareth è immerso in un inquietante silenzio. Dove sono finiti tutti?

Rapidamente mi guardo intorno, mi affaccio nei corridoi che si aprono sulla sala, chiamando ancora qualcuno. Ma a questo punto so già che nessuno mi risponderà. Un brivido mi percorre la schiena, che cosa è successo? Ma in quel momento non posso preoccuparmi di quello, devo pensare a Jareth.

E’ ancora svenuto, steso immobile a terra. Mi riavvicino a lui e tento di tirarlo su, il tremore che ho sentito poco fa è sparito, spero che questo voglia dire che le mie parole hanno spezzato la maledizione, e che il mio tocco non gli arreca più nessun dolore. Lo trascino nel corridoio, sperando di trovare una stanza da letto in cui possa sistemarlo.

Sono fortunata, non troppo lontano dalla sala centrale vedo un’ampia camera con un letto a baldacchino, senza pensarci due volte entro e lo stendo sopra le coperte. Il suo peso morto è pesante da trasportare, e quando finalmente lo lascio mi accorgo di essere esausta per lo sforzo. Ma non posso perdere tempo. Gli levo gli stivali e il mantello e poi gli slaccio la camicia.

Involontariamente arrossisco nel vedere il suo petto liscio, ma la ferita che gli squarcia il torace mi fa subito tornare con i piedi per terra. Lacero le lenzuola e ne faccio una benda per tamponare il sangue, non c’è altro che possa fare per lui in questo momento. Avevo sperato che ci fosse qualcuno ad aiutarmi, ma purtroppo sono sola.

Gli scosto i capelli dal volto e gli passo una mano sull’arco delle sopracciglia, sulla guancia…la sua pelle è liscia e calda sotto le mie dita, gli tocco le labbra semidischiuse e la sua espressione si rilassa, sembra che stia riacquistando un po’ di colore.

Indugio ancora un attimo a guardarlo e poi mi abbasso per posargli un bacio sulla bocca.

“Perché vuoi sempre apparire peggiore di quello che sei…”

Mi tolgo le scarpe e la giacca, poi mi stendo vicino a lui. Poso delicatamente la mia mano sulla sua ferita, stranamente ora la mia vicinanza sembra dargli conforto, invece che dolore. Non so perché mi comporto così, so solo che mi sembra la cosa giusta da fare, e così mi stendo di fianco a lui. Voglio darti tutti il mio calore e la mia forza, in questo momento farei qualunque cosa perché non muoia.

******

Mi trovo in un’ampia pianura sferzata dal vento, niente altro che un mare d’erba sotto un cielo grigio piombo. So di essere in uno stato di incoscienza, e sento il mio corpo gridare per il dolore. Sorrido amaro, sapevo che alla fine sarebbe successo questo dalla prima volta che ho posato gli occhi su di lei.

Sarah è stata la mia rovina, ma non riesco a pentirmi di nulla di ciò che ho fatto. Mi ha affascinato e attirato contro la mia stessa volontà, l’avevo osservata e studiata prima ancora che lei entrasse nel mio Regno. E nel nostro primo incontro l’unica cosa che volevo era che si sottomettesse a me, quella ragazzina mortale che mi aveva ammaliato a discapito di  ogni logica, volevo che diventasse mia ad ogni costo. Ma lei aveva risolto il mio Labirinto, l’unica dopo secoli, e la sua vittoria a segnato il mio fato.

Mi ha legato a lei indissolubilmente, avrei dovuto essere furioso nei suoi confronti, avrei dovuto cercare di vendicarmi per avermi reso impotente nei suoi confronti; ma la verità era che stavo impazzendo a non poterle stare vicino. L’unico contatto che avevamo erano i nostri sogni comuni e io come uno stupido ne ero diventato dipendente, come uno sciocco, come un debole…come un’innamorato.

E come uno sciocco, stupido innamorato ho messo a repentaglio la mia vita per proteggerla. Se questo è l’ultimo sogno che farò prima che la mia fine giunga, allora spero che Sarah sia con me un anche questa volta.

 Scorgo una figura in lontananza, indossa una leggera veste bianca e ha i capelli scuri sciolti nel vento e il cuore si ferma. Avanza nell’erba fino a che non si trova di fronte a me.

 “Alla fine hai vinto tu, Jareth,” dice, la sua voce è dolce e triste allo stesso tempo, “tu hai potere su di me.”

Mi accarezza il viso, e mi stupisco di non sentire più dolore, ma solo il suo tocco caldo e gentile, si alza in punta di piedi e poggia le labbra sulle mie.

Mi sveglio di soprassalto, sento il corpo formicolare di un’energia nuova, la ferita guarire. Sento un peso su una spalla. Giro la testa e la vedo, Sarah dorme accanto a me, gli occhi sono stretti e orlati di lacrime, il braccio che mi circonda il petto protettivo. Il suo respiro è talmente vicino da mescolarsi con il mio, ma stavolta non mi brucia, non mi ferisce, anzi è come un balsamo.

Spalanco gli occhi per la sorpresa, allora il sogno che ho fatto era vero?!

“Sarah” la chiamo in un sussurro.

Le accarezzo una guancia. Lei apre gli occhi enormi e mi fissa intensamente. E’ come se fossimo immersi in un sogno, nessuno di noi due dice nulla. Non riesco a controllarmi, la stringo a me e la bacio. Lei non si ritrae, ma mi risponde con la stessa intensità.

******

Mi sveglio lentamente, ho la mente confusa. Sono riposata, in pace, un lieve tepore mi circonda. Apro gli occhi e trovo il volto di Jareth a pochi centimetri dal mio, le labbra talmente vicine che i nostri respiri si mescolano.

Mi ritraggo immediatamente e mi accorgo delle sue braccia che mi circondano la schiena, delle mie mani sul suo petto, delle nostre gambe intrecciate. Il cuore comincia a battermi all’impazzata, arrossisco violentemente, comincio a ricordare cosa è successo. La sua ferita, la mia disperazione, la mia scelta. Ho accettato di tornare nell’Underground, ho curato colui che ho sempre considerato la mia nemesi, e l’ho baciato.

Beh ho fatto molto di più che baciarlo, mi sono stretta a lui con una passione che non pensavo possibile, le mie mani hanno percorso il suo corpo, e le sue hanno fatto altrettanto, si sono infilate sotto la mia camicetta, sulle mie gambe nude e io l’ho lasciato fare, come se la mia vita dipendesse dalla nostra vicinanza, dal contatto dei nostri corpi. Se…se lui avesse voluto farmi sua ieri notte, io l’avrei accettato. Mi sarei data a lui senza riserve.

Mi sciolgo dal suo abbraccio ed esco dal letto, imbarazzata dai miei stessi pensieri. Mi accorgo dei bottoni strappati della mia camicia e ciò che è successo nel bosco mi torna alla mente. Mi colpisce come un pugno allo stomaco. Sento ancora le mani di quell’essere su di me, così diverse da quelle di Jareth, e il ricordo dell’aggressione cancella ogni altro pensiero.

Mi ritrovo a tremare e, incurante del fatto che sono poco vestita, scappo via dalla camera.

******

Apro gli occhi, sono nel mio letto. Sono disorientato, l’ultima cosa che ricordo è il bosco dietro la scuola, nel Mondo di Sopra. Chi mi ha portato qui? Mi accorgo di essere completamente guarito.

“Sarah!”

In un’attimo mi torna tutto alla mente, è lei che mi ha guarito, ha spezzato la maledizione sottomettendosi di nuovo a me. Ed io…l’ho presa e lo baciata, dannazione! Stavo per prenderla e farla mia! Ruggisco per la frustrazione, questo non doveva accadere, ho perso il controllo. Quell’animale l’ha attaccata, stava per violarla ed io che faccio, mi comporto esattamente come lui, come una bestia in calore senza alcun freno. Per fortuna sono riuscito a fermarmi in tempo, ma lei sarà sconvolta adesso.

Con un gesto mi rivesto e creo una sfera, devo trovarla, il Labirinto non è più il luogo che ricorda, e lei può essere in pericolo.

“Eccola…”

Un sussurro increspa le mie labbra mentre la osservo attraverso il cristallo. E’ raggomitolata su una panchina, nel giardino del castello, e si guarda intorno smarrita e tremante.

******

Tremo, l’aria è fredda, il cielo grigio. Sembra che sia inverno qui nel Labirinto, anche se nel Mondo di Sopra è ancora autunno. Non riconosco questo luogo, sembra un giardino, ma è abbandonato, incolto, come se nessuno se ne occupasse da molto tempo. Le aiuole sono infestate dalle erbacce e l’erba è gialla, bruciata dal freddo. Tutto è immerso in un silenzio spettrale, cosa è successo a questo posto?

Trovo una panchina e mi siedo, mi stringo al petto le ginocchia,  rabbrividisco, e non è solo per l’aria gelida. I pensieri sono così tanti che mi sento soffocare.

Ho chiesto di essere Portata Via, non potrò più vedere il mio mondo, la mia famiglia, i miei amici. Ho segnato la mia condanna, il mio esilio in questo mondo. Che ne sarà di me? Jareth vuole che diventi la sua Regina, che lo ami, è sempre stato chiaro in questo; ora ha il potere di obbligarmi a farlo. Sento di nuovo le guance imporporarsi al pensiero di ciò  che stava per accadere tra noi e io mi nascondo il viso nelle mani per la vergogna. Come è potuto succedere tutto questo?

Un fruscio lieve, come ali piumate, e mi ritrovo vestita di un lungo abito azzurro. E’ morbido e caldo, e io mi sento protetta. Jareth.

Lo vedo avvicinarsi, lo stomaco mi si chiude in una morsa. Si siede accanto a me senza neppure sfiorarmi. Ma io non posso fare a meno di pensare a la notte appena passata, e non riesco a guardarlo negli occhi.

“Perdonami, Sarah.”

Non l’ho mai sentito così serio. Non c’è alcuno scintillio malizioso negli occhi, non ci sono trucchi o inganni.

“Basta una parola e ti riporto nel Mondo di Sopra, ritornerà tutto come prima e tu non sentirai più parlare di me. Mi occuperò io di chi ti ha attaccato, tu non dovrai pensare più a nulla.”

“No!” un sussurro mi scappa dalle labbra, quasi involontario. Non voglio perderlo, dopo tutto quello che ha fatto per me, il pensiero mi è insopportabile.

“No,” ripeto con più calma e gli prendo una mano nelle mie. Li si volta a guardarmi stupito, ma io vado avanti.

“Ho fatto un patto e voglio rispettarlo. Non voglio più vederti soffrire come prima, voglio aiutarti. Il tuo Regno è in pericolo e la colpa è di quell’essere che mi ha attaccata, vero? Non voglio abbandonare questo posto alla desolazione in cui si trova, non voglio abbandonare te, dopo quello che hai fatto per me…”

La guardo, gli occhi enormi e spalancati, le guance pallide soffuse da un lieve rossore, bellissima e fragile. Davanti a me c’è la fanciulla che mi ha sfidato, che mi ha affascinato contro ogni logica, che mi ha spezzato il cuore.

Ed ora si è sottomessa al mio potere e vuole aiutarmi. Potrei fare di lei ciò che voglio, ora che si trova nel Labirinto, ma ora l’unica cosa a cui posso pensare è che voglio proteggerla, da me e dal mio mondo.

Si alza.

“Andiamo,” mi dice, e il suo volto è di nuovo imperscrutabile.

Mi alzo, pronta a seguirlo, ma una volta in piedi mi accorgo di avere addosso di nuovo la mia divisa scolastica, pulita e perfettamente in ordine come se fosse appena uscita dalla lavanderia.

“C-che significa?” alzo gli occhi verso di lui, anche i suoi abiti sono tornati ad essere quelli di un mortale.

Lui allunga la mano verso di me.

“Torniamo,” dice semplicemente, “non vorrai far preoccupare i tuoi amici vero? Non vorrei che qualche altro cavaliere si batta per il tuo onore così come ha fatto con Amy Bloomfield.” Sogghigna, ma non nel suo solito modo beffardo.

Mi avvicino a lui e poggio le mani sul suo petto, lui mi circonda la vita, tirandomi a se delicatamente, finché la mia testa non tocca la sua spalla. E’ un movimento così naturale che quasi ne sono sopraffatta, è come se ci fossimo abbracciati in questo modo da sempre.

Chiude gli occhi, concentrandosi, e spariamo in un mare di scintille dorate.

 

PS. per il prossimo capitolo forse dovrete aspettare un po' perchè ancora non l'ho scritto!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Capitolo 6

 

Vedo che siete tutte super curiose di capire chi è questo Wysa e perché ce l’ha con Sarah, in questo capitolo comincio a spiegare qualcosa, mi sono dovuta inventare un po’ di mitologia dell’Underground…spero vi piaccia! Con tutti i complimenti che mi fate non voglio deludervi proprio adesso! ;-)

Leyra: eh si Jareth è un bel po’ maligno quando ci si mette, ma nel capitolo precedente si è un po’ rivalutato, no? ;-)

Shinigami Noir: grazie mille per i complimenti troppo buona! Per i Goblin, diciamo che non è che non hanno voluto aiutare il loro Re, ma che sono stati impossibilitati a farlo…

Morven Vaidt: ti dirò, quando stavo scrivendo la scena della camera da letto, all’inizio avevo pensato a qualcosa più di un bacio. Ma poi mi sono detta che forse era un po’ inverosimile…dopotutto Jareth era appena guarito da una ferita mortale al petto! Per Sarah…beh io penso che Jareth le avrebbe permesso di portare Merlin se avesse accettato di essere sua regina, dopotutto è lui ha detto che sarebbe stato il suo schiavo se l’avesse amato. Ah! Sciocca ragazza, ma la perdoniamo perché forse era ancora un po’ piccola per capire come va il mondo. LOL!

Piccola Letty: grazie cara! Vediamo un po’ che succederà tra Jareth e Sarah adesso!

Cappellaio Matto: ciao! Tranquilla non è che ho saltato la scena un po’ più intima tra loro per vergogna, e che non so mai come comportarmi con i rating!  Però se tu ha notato che quella parte è un po’ troppo spedita, la prossima volta ci starò un po’ più attenta! ;-P

Saliman: ciao e grazie per tutti i tuoi complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuta la caratterizzazione di Sarah, spesso in altre storie che ho letto viene descritta come solitaria ma io invece l’ho voluta mostrare come una ragazza normale che, proprio grazie all’avventura del Labirinto è maturata e ha capito che non deve rifugiarsi solo nel suo mondo di fantasia.

Moonage Daydream: avevo appena scoperto che mi avevi messo tra i tuoi preferiti, e ora mi commenti anche, grazie!

Devo ringraziare anche –visto che non l’ho fatto finora perchè mi sono accorta solo ora che mi state seguendo anche voi-  jesuisstupide (che ha messo la storia tra le preferite) e poi ChiaraFilo, Yuff e Zizzy_ (che hanno messo la storia tra le seguite).

 

Buona lettura!

Daydreamer

 

******

 

Ci ritroviamo nel Pensatoio. I miei amici sono tutti lì, devono aver passato la notte in Biblioteca tutti insieme ed ora dormono sui divani e le poltrone della nostra saletta segreta. Devono aver avvertito la nostra presenza però, perché pian piano cominciano a svegliarsi.

 Non appena Natalie mi vede lancia un gridolino di gioia e mi si butta addosso, stringendomi così forte che quasi non respiro.

 “Oh Sarah! Com’ero preoccupata! Pensavo di non rivederti mai più!”

Anche gli altri si alzano e mi abbracciano. Amy ha le lacrime agli occhi, continua a dire quanto le dispiace che io sia stata attaccata per causa sua e a darsi la colpa. Mi circondano protettivi e mi riempiono di domande, il loro giudizio su Jareth è cambiato dopo che l’hanno visto combattere per proteggerci ma ancora non si fidano completamente di lui e, a dirla tutta, ne sono anche leggermente spaventati, dopo aver visto tutta la potenza della sua magia scatenata contro Wysa.

“Adesso è meglio che io vada,” dice Jareth ad un tratto e io mi giro a guardarlo, era rimasto a guardare la nostra piccola riunione senza dire una parola, in disparte.

“Ma Jareth…” lo interrompo, ci sono tante cose che ancora non capisco e che vorrei chiedergli, non può andarsene proprio ora.

“Non ti preoccupare, più tardi potremo parlare con calma.” Dice come se mi avesse letto nel pensiero, “Adesso ho delle faccende da sbrigare…e anche voi, se non sbaglio le lezioni iniziano tra poco, no? Andate adesso, dopo ci vedremo.”

A malincuore lascio che gli altri mi portino via.

******

La giornata passa tranquilla, quasi noiosa tra le solite chiacchiere e lezioni. Nessuno potrebbe sospettare che la sera prima io sia stata in un altro mondo a curare un essere fatato, che poi ho baciato e cui ho destinato la mia vita. Ancora non riesco a realizzare quello che ho fatto, mi sembra così irreale, ma dentro di me so che un giorno Jareth mi chiederà di ritornare per sempre con lui nell’Underground per essere la sua Regina, la sua sposa. La cosa mi sconvolge? In realtà meno di quanto avessi pensato, anzi mi ritrovo a sorridere mio malgrado a quell’idea.

Sento un piacevole rimescolio al solo pensiero. Per lui non provo più l’attrazione infantile di quando lo incontrai nel suo libro per la prima volta, a quel tempo quell’essere oscuro e magico rappresentava la fuga da una realtà che non mi piaceva. Ora lo vedo con gli occhi diversi. Vedo le sue debolezze, i suoi lati negativi che ama mostrare al mondo, per farsi rispettare, temere ed anche disprezzare alle volte, purchè venga riconosciuto il suo potere.

Ora so che c’è qualcosa di più in lui, c’è tristezza, c’è la responsabilità per il suo Regno, e ci sono i suoi sentimenti. Non avevo mai pensato che potesse essere seriamente innamorato di me, anche dopo che era arrivato alla scuola per proteggermi, credevo che tutte le sue mosse avessero un secondo fine, ma quando l’ho visto mettere a repentaglio la sua vita per me, allora finalmente ho capito. Ho capito che fino a quel momento ero rimasta affascinata solo dall’immagine di Jareth che mi ero costruita, ma ora mi stavo innamorando del suo vero io.

Le lezioni, con la loro quotidianità, mi permettono di staccare un po’ dalla magia e allo stesso tempo di riflettere su cosa mi è successo, ma quando mi rivedo con gli altri a pranzo ricevo il terzo grado che mi aspettavo.

Danny vuole essere sicuro che Jareth non stia mentendo e che non mi abbia fatto del male, apprezzo la sua preoccupazione ma gli assicuro che nessuno mi ha obbligata a fare nulla e che sto bene; i gemelli sono invece un’altro paio di maniche. Natalie in particolare vuole sapere quali sono i miei rapporti con il Re dei Goblin.

“Questa mattina mi sembravate molto amichevoli…” mi dice con un sorriso malizioso. “Devo dedurre che non lo consideri più un idiota?”

Arrossisco.

“No, non lo considero più un’idiota.” Concedo, “è sempre il solito Re dei Goblin, non vi aspettate che ora sia diventato un santo, ma finalmente ho capito che dice la verità e che è qui per proteggermi, l’avete visto anche voi no?”

“Già…” Charlie rabbrividisce, “ma che era quella specie di mostro ieri sera? Perché ti ha attaccato? Non ci darà più fastidio ora che Jareth è riuscito a batterlo?”

Purtroppo non so rispondere alle sue domande.

“Mi dispiace Charlie, ne so molto poco anch’io di tutta questa storia. So solo che quell’essere si chiama Wysa e che per qualche motivo ce l’ha con me. Era lui quello che mi assaliva nei sogni, spero solo che ora i miei incubi siano finiti…”

A dire la verità credo che Wysa non sia né morto né sconfitto, ma ora che Jareth ha di nuovo i suoi poteri spero che mi proteggerà lui.

“Sarah…” Amy alla fine fa una domanda anche lei, “cosa significa il fatto che hai chiesto ai Goblin di portarti via?”

“Significa che ora ho spezzato la maledizione e Jareth non soffre più a causa mia.”

“E il resto? Quello che ci hai detto riguardo a tuo fratello? Anche tu sei condannata a rimanere nell’Underground ora?”

“Ma no che dici!” esclama Natalie, “lei è qui con noi adesso, no? Se Jareth avesse voluto tenerla in quel suo Labirinto noi non l’avremmo più vista, giusto?”

Io annuisco.

“Giusto Nat,” mento.

Non mi va di dirgli la verità in questo momento. Io stessa non so cosa succederà, ci sono ancora tanti problemi e tante questioni da risolvere, e non voglio preoccuparli inutilmente.

******

Per tutto il giorno Jareth non si fa vedere, non c’è nemmeno alla Biblioteca, e io non posso fare a meno di sentirmi…triste, non gelosa, non irritata, ma solo triste; il Re dei Goblin mi manca. Oddio! Come sono arrivata a questo punto?! Penso, stupendomi di me stessa. Io Sarah Williams, che ho superato rischi indicibili e traversie innumerevoli, ora mi trovo a sospirare per quello che era stato il mio avversario. Mi ritrovo a sorridere per l’assurdità della situazione.

 “Ridi?” una voce alle mie spalle mi chiede.

Io mi giro di scatto e il mio cuore fa un inaspettato ma piacevole capitombolo nel petto alla vista di lui al centro della mia stanzetta. E’ molto più semplice di quella che avevo a casa, quando è venuto il momento di trasferirmi alla Prescott mi ero resa conto che tutti i ninnoli e le cianfrusaglie a cui tenevo così tanto non mi servivano più. Avevo portato solo poche cose, quelle a cui tenevo veramente, tra queste la bambola con le fattezze di Jareth, i pupazzi di Ludo, Sir Dydimus e il Firey, la statuetta di legno di Hoggle, il poster di Escher…e poi il carillon. Tutte quelle cose che mi ricordavano il Labirinto erano al sicuro in un cassetto dello scrittoio, ma per il resto la stanza appariva semplice e ordinata.

“La tua stanza non è più quella di un tempo.” Jareth osserva guardandosi intorno. “Il tuo Lancillotto, i tuoi trucchi e le tue maschere…è tutto sparito...”

"Già,” dico io, leggermente imbarazzata dal fatto che ricordi così bene la mia camera.

“Ti dona,” aggiunge dopo averla osservata per un po’,  “è più elegante, pulita…adulta,”

“Grazie…” dico arrossendo. “Ma non stare in piedi, siediti. Ho un sacco di cose da chiederti.” Aggiungo in fretta per nascondere l’imbarazzo.

Si accomoda sul mio letto e poi mi guarda, in attesa.

“Cosa è successo al Labirinto?” inizio subito io.

“E così te ne sei accorta…”

“Certo che me ne sono accorta!” esclamo io, “ieri notte, quando siamo tornati nel tuo castello, non c’era anima viva! E anche questa mattina, nel giardino…era come se nessuno se ne fosse preso cura da molto tempo. Dove sono finiti tutti?”

 “Li ho persi, Sarah.”

"Cosa vuol dire questo? Ti hanno abbandonato dopo che ti ho…che ho risolto il tuo Labirinto?”

"No…non è stato a causa tua, dopo che mi hai sconfitto io, beh io ero abbastanza malmesso. Ho passato parecchio tempo nella mia forma animale, i miei poteri erano diminuiti e io avevo bisogno di recuperare le forze.”

“E i Goblin ti hanno voltato le spalle proprio nel momento in cui avevi più bisogno di loro?” esclamo scandalizzata.

“Sarah,” mi riprende allora lui, “lo so che non hai una grande opinione dei miei sudditi, ma i Goblin non sono così stupidi o sleali. No, diciamo che, mentre la mia mente era occupata da altre questioni, i confini del mio regno si sono indeboliti.”

“Devi sapere che il Labirinto è un luogo del Crepuscolo, un punto di confine.” continua, “L’Underground non è tutto uguale, è composto da Luoghi della Luce, dove tutto è buono e perfetto –è un po’ noioso per i miei gusti,” sogghigna malizioso, “e Luoghi della Notte, abitati da Fae come Wysa.”

“Il Labirinto è uno dei luoghi in cui luce ed ombra si mescolano ed in cui è necessario mantenere un equilibrio tra le due parti. Diciamo che la tua venuta ha creato uno sconvolgimento in quell’equilibrio e che l’ombra ha approfittato per attaccare.”

“Ah…mi dispiace,” balbetto, non avevo mai pensato al fatto che la mia vittoria potesse avere conseguenze così negative su Jareth e sul suo Regno. Io volevo solo riportare mio fratello a casa prima che tornassero i miei, non volevo fargli del male.

“Non c’è nulla di cui dispiacerti…dopotutto era quello che volevi, no? Sconfiggermi per riavere tuo fratello.”

“Beh, ma io non sapevo che ti avrei fatto del male, o che avrei creato tutti questi problemi, altrimenti…”

“Altrimenti cosa, mi avresti lasciato Toby?”

La sua voce ha riacquistato quel suo tono leggermente sarcastico.

“E’ inutile piangere sul latte versato, Sarah, io ho fatto la mia parte e tu la tua. Non potevamo uscire entrambi vincitori dalla nostra sfida.”

Il suo tono leggermente paternalistico dovrebbe irritarmi, ma sono ancora troppo curiosa di sapere cosa è successo e un tremendo senso di colpa comincia a serpeggiare dentro di me…sembra proprio che la condizione attuale del Labirinto sia stata causata dalla mia avventura di tre anni fa, anche se io stessa non so come possa essere successo.

“Vai avanti…” dico seria, sedendomi accanto a lui.

“Quando i confini si sono indeboliti l’ombra di Wysa ha cominciato a serpeggiare nel mio Regno. E’ cominciato lentamente ed io ero troppo debole per accorgermene. Pian piano le zone più lontane hanno cominciato ad andare in rovina.”

 Io non posso fare a meno di sollevare un sopracciglio, in molti punti come la Discarica o la Gora dell’Eterno Fetore, il Labirinto mi erano sembrato già abbastanza in rovina all’epoca della mia avventura.

“Non fare quella faccia Sarah, hai tuoi occhi il mio Regno è sembrato solo un ammasso di trappole e luoghi selvaggi; ma questo è ciò che io ti ho voluto mostrare, dopo tutto stavo cercando di fermarti. Il mio Regno è fatto di luce ed oscurità, ma ora l’ombra sta prendendo il sopravvento. E io non lo posso permettere.” 

“Cosa successo ai tuoi Goblin…e agli altri tuoi sudditi?”

“L’ombra li ha inghiottiti e loro sono spariti. Tutti o quasi.”

“Ma e i miei amici… Hoggle, Ludo e Sir Dydimus…”

Io stessa li avevo pregati di non abbandonarmi, ma alla fine –dopo quell’ultima pazza festa nella sua camera da letto, non li avevo più chiamati. Avevo pensato spesso a loro, ma con la dolce nostalgia con cui si ripensa a degli amici d’infanzia che già si sa non si rivedranno mai più.

"Anche loro…”

Mi copro la bocca con le mani, incapace di trattenere un singhiozzo. Un conto era sapere che non li avrei più rivisti ma che si trovavano ancora nel Labirinto dove li avevo lasciati io, un conto invece era sapere che –anche se involontariamente- ne avevo causato la distruzione.

“Non ho detto che sono morti, Sarah. Ho detto che sono scomparsi, ed è possibile farli tornare.”

Alzo la testa di scatto per guardarlo negli occhi, il suo volto è imperscrutabile come sempre.

“Dobbiamo lavorare insieme, tu ed io.”

 

Ho ripostato il capitolo, grazie Shinigami Noir per avermi fatto presente gli errori di battitura! ;)

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Nuova pagina 1

Capitolo 7

 

Eccomi con un nuovo capitolo e come al solito scusate per la lentezza, ma ho paura che da adesso in poi non riuscirò a fare più in fretta di così!

 

Shinigami Noir grazie per avermi fatto notare gli errori, io rileggo ma come al solito chi scrive difficilmente vede i propri errori! Per Wysa eheh…qui comincio a spiegare qualcosa di più!

 

Morven Vaidt grazie per la pazienza, purtroppo credo che diventerò un po’ lenta con i capitoli, tra il lavoro e un’altra storia in inglese che sto scrivendo (per un fandom completamente diverso) inevitabilmente vado più piano. Ma cercherò di aggiornare più in fretta possibile!

 

Cappellaio Matto eheh già la collaborazione Jareth-Sarah porterà inevitabilmente a un avvicinamento della coppia. E grazie per i complimenti sull’idea del Labirinto come terra di Crepuscolo. Mi è venuto in mente perché nel film non c’è mai una luce completamente definita, e sembra sempre l’imbrunire.

 

Saliman grazie! E si ho voluto mostrare come Sarah, dopo la sua avventura nel Labirinto, abbia trovato quell’equilibrio che le mancava; perché io ho visto la sua avventura soprattutto come una crescita interiore da ragazzina confusa, arrabbiata con il mondo e un po’ viziata a una giovane donna più matura e determinata.

 

Piccola Letty don’t worry, non sono una che ama le storie TROPPO tragiche, quindi gli amici di Sarah non sono perduti e cercherò di fare del mio meglio per salvare tutto il Labirinto.

 

Moonage Daydream grazie anche a te. Qui spiego finalmente come Jareth e Sarah collaborano e perché lei può aiutarlo…ma tra un po’ credo che arriverà anche un po’ di azione!

 

Daydreamer

 

******

 

 

“Cosa intendi per ‘lavorare insieme’?” chiedo stupita, non ho idea di come io possa aiutare il Re dei Goblin, da semplice mortale che sono.

 

“Tu hai superato il Labirinto, lo hai risolto, e questo ti da il potere di modellarlo a tuo piacimento.” Spiega Jareth con serietà. “Quando mi hai guarito è stata la tua volontà a farlo. Se tu avessi voluto uccidermi, lo avresti potuto fare con un semplice gesto della mano.”

 

Spalanco gli occhi, sconvolta da quella rivelazione.

 

“Vuoi dire che anche ora,  se io volessi, ti potrei far del male semplicemente volendolo?”

 

“Nonostante i nostri trascorsi, spero vivamente che tu non lo faccia,” dice con un mezzo sorriso ironico, “ma no, qui nel Mondo di Sopra non puoi fare nulla. In nessun’altro luogo che non sia il Labirinto la tua volontà ha potere.”

 

Annuisco, senza parole.

 

“Quindi…cosa vuoi che io faccia?” chiedo titubante, il potere che nelle mie mani mi spaventa parecchio.

 

“Voglio che torni con me nel mio Regno e mi aiuti a ripristinarlo. Insieme lo rafforzeremo e ne faremo tornare l’equilibrio.”

 

“Adesso?” chiedo incerta. Un conto è sapere di essere in grado di fare ciò che non avresti mai ritenuto possibile, un conto è usarlo, così su due piedi.

 

“Te la senti?” chiede Jareth e mi fa piacere sentire la nota di preoccupazione nella sua voce.

 

“Prima…prima vorrei sapere qualcosa su Wysa…cosa vuole da me?”

 

“Io non lo so esattamente.”

 

“Cosa vuol dire ‘non lo so esattamente’?? Wysa mi ha attaccato…mi ha aggredito e tutto questo senza motivo?!”

 

“No, non senza motivo,” Jareth dice, con la mano che va ad accarezzarmi protettiva la guancia, “non senza motivo. Anche lui sa che ora tu hai il potere sul Labirinto e vuole soggiogarti perchè tu lo usi a suo piacimento.”

 

Deglutisco.

 

“Ma questo…questo non spiega perché voglia…violentarmi.” Rabbrividisco al solo pensiero, “non può semplicemente catturarmi?” chiedo.

 

“Quelli come Wysa non vanno tanto per il sottile. Se ieri notte non lo avessi fermato, se fosse riuscito a prenderti, non puoi neanche immaginare cosa ti avrebbe fatto. Una volta che avesse finito di divertirsi con te della vecchia Sarah sarebbe rimasto ben poco e allora avrebbe potuto sfruttarti a tuo piacimento…”

 

So di che parlo, ho già incontrato altre vittime di quegli esseri. Anche le Ninfe della Primavera, le più allegre e frivole delle Creature della Luce, perdono la voglia di vivere dopo essere passate nelle mani di Wysa e dei suoi. Lo fanno per divertimento, riuscire a catturare le creature più deliziose e positive, e renderle involucri vuoti e sterili, pieni solo di  paura  e vergogna.

 

Si copre le orecchie con le mani, per non sentire le mie parole, ma io la prendo per i polsi e la costringo a guardarmi in viso.

 

“Non lo sto dicendo per spaventarti, Sarah, lo sto dicendo perché devi stare in guardia. Mai come adesso. Tu pensi che io sia oscuro e pericoloso, ma ricorda che lui lo è mille volete di più. Noi abbiamo giocato, la nostra era solamente una partita. Ma lui non farà sconti, se ti prende farà ciò che vuole di te!”

 

I suoi occhi verdi si allargano per il terrore e il suo gia pallido viso perde quel poco di colore che le è rimasto. Lentamente abbassa le braccia.

 

“Perché, tu non avresti fatto altrettanto?” mi chiede tagliente e le sue parole bruciano come uno schiaffo in pieno volto. Anche senza la maledizione è ancora capace di farmi male. Allento la presa dalle sue mani.

 

“No Sarah, io non avrei fatto altrettanto. Io ti ho proposto un patto, una partita. Io ti ho chiesto di diventare mia, rendendomi vulnerabile davanti a te,  e tu mi hai rifiutato.”

 

“Perché lo hai fatto Jareth,” mi chiede allora, “perché mi hai dato il libro e con esso la possibilità di distruggerti?”

 

“Io non ti ho dato il libro. E’ stato il Labirinto a farlo. Io lo governo, ma esso è un’entità a se, che si manifesta ai mortali in modo diverso. Per te è stato quel libro, con una storia in cui tu potessi ritrovarti, in modo che fosse più facile creare un contatto tra me e te.”

 

Vedo che le mie parole la turbano sempre di più, ma se dobbiamo collaborare non devono esserci segreti tra noi. Se non comprende la vera essenza del Labirinto, Sarah non sarà mai in grado di fare ciò che serve.

 

“Il Labirinto voleva tuo fratello, e quindi lo volevo anch’io.”

 

Anche se per me le cose erano andate molto oltre, e mi ero ritrovato a desiderare non solo il bambino ma anche la ragazza che voleva liberarlo. Chissà, forse se il mio cuore fosse rimasto insensibile, Sarah non mi avrebbe mai battuto e il Labirinto avrebbe avuto ciò che voleva.

 

“Tutto questo perché il Labirinto voleva un nuovo Goblin?”

 

“No, non voleva un nuovo Goblin, voleva un erede.”

 

“Un…un erede? Ma allora le tue parole erano un’inganno!”

 

Mi alzo in piedi di nuovo, è tutto maledettamente confuso. Avevo poche certezze in questa storia, ma Jareth le sta distruggendo una per una.

 

“Ti ho mentito si, ma queste erano le regole.”

 

“Le regole di chi! E tu sei il primo che te ne infischi delle regole! Perché non mi hai detto che Toby…”

 

“Sarebbe diventato il Principe dei Goblin invece che uno dei miei sudditi? Avrebbe fatto differenza? L’avresti lasciato a me in quel caso?”

 

“No…” mi ritrovo a mormorare mio malgrado, “però non mi piace non capire cose che mi riguardano direttamente.”

 

“Il Labirinto detta regole a cui io stesso devo sottostare. Voleva che tu ti battessi con tutta te stessa, e solo se fossi stata degna ti avrebbe restituito tuo fratello. Peccato che questo ha significato che andasse in pezzi.” Sogghigna, “ma dopo secoli un errore di calcolo doveva pur accadere no?”

 

Solleva il sopracciglio con il suo solito fare sarcastico, ma in questo momento è solo una posa, entrambi sappiamo di dover lottare per difendere il Labirinto, l’entità che Jareth governa e da cui egli stesso è governato, per evitare lo sconvolgimento dell’intero Mondo di Sotto.

 

Io smetto di passeggiare per la stanza e mi siedo alla scrivania, mi tormento il labbro, terribilmente indecisa sul da farsi, ma alla fine prendo coraggio e parlo.

 

“Se io te lo dicessi, potremmo tornare nel Labirinto anche adesso?”

 

“Se è quello che vuoi si.”

 

“Beh allora è meglio iniziare subito, non c’è motivo di perdere ancora tempo no?” dico con più sicurezza di quella che sento. Ciò che mi ha detto il Re dei Goblin non mi ha certo rassicurata.

 

“D’accordo allora. Dammi le mani.” Dice alzandosi in piedi e stendendo le sue mani guantate verso di me.

 

Io esito per un attimo e poi le prendo, anche stavolta, lui mi tira a se e spariamo per tornare nell’Underground.

 

******

 

Torniamo sulla stessa collina da cui avevo iniziato il mio viaggio tre anni prima, ma il paesaggio è completamente diverso, non c’è più la luce dorata che mi aveva accolto al mio ingresso nel Mondo di Sotto, ma una grigia cortina di nebbia come quella dei miei incubi. Rabbrividisco e mi stringo nella giacca della divisa.

 

Gonna a pieghe, giacca e camicetta non sono certo gli abiti adatti per stare in un clima come quello, ma ormai è troppo tardi, non posso certo tornare indietro solo per cambiarmi! A meno che…Jareth ha detto che la mia volontà a potere qui, quindi perché non provare subito se quello che ha detto è vero?

 

Mi concentro, chiudendo gli occhi e pensando a qualcosa da indossare, comodo e che mi difenda dal freddo e dall’umidità che ora regnano qui sotto. Quando li riapro mi ritrovo vestita di un morbido maglione, jeans e stivali.

 

“Perfetto!” dico tra me e me con un sorriso soddisfatto.

 

“Vedo che non hai perso tempo…” è la frecciatina ironica alle mie spalle.

 

Mi giro a guardarlo e anche lui è tornato a indossare i suoi abiti da Re. Con un sorrisetto mi concentro un’altra volta e zac…cambio anche i suoi abiti. Ora indossa jeans larghi e un’informe felpa con il cappuccio. Si guarda inorridito e io ridacchio, lo so che la situazione non è delle migliori ma ho voluto la mia piccola vendetta per tutto quello che mi ha fatto passare con i suoi inganni  e le sue malie.

 

“Non è il momento di scherzare questo,” dice con un fare irritato che mi fa sorridere ancora di più.  Con uno schiocco delle dita ritorna ai suoi abiti.

 

“Guarda Sarah.” Continua, allungando il braccio davanti a se per mostrarmi ciò che si estende di fronte a noi.

 

Ai piedi della collina, là dove ci dovrebbe essere il Labirinto, c’è spessa coltre di nebbia scura e soffocante, e sopra questo mare grigio,in lontananza si eleva il castello, unica isola solida di realtà in mezzo al nulla. Torno immediatamente seria.

 

“Dov’è…dov’è finito tutto quanto?” chiedo sconvolta.

 

“E’ sotto la nebbia, Sarah. Ma non credere che sia semplicemente nascosto ai nostri occhi. Vieni con me.”

 

Senza preavviso mi prende per mano e mi trascina nella nebbia con lui. Come nel mio incubo mi ritrovo a non vedere più nulla intorno a me, solo grigio e freddo. Un nodo mi chiude la bocca dello stomaco, sento la mano di Jareth che stringe la mia ma non riesco a fare a meno di tremare, un’irrazionale ondata di terrore si riversa su di me ed io urlo, incapace di trattenermi.

 

Rapido come è entrato Jareth esce e mi tira via con se riportandomi sulla sommità della collina, dove la nebbia non è ancora giunta. Senza che io dica nulla mi circonda le spalle e mi attira a se. Io nascondo il viso nel suo petto e rimaniamo in silenzio per qualche momento finchè non mi sono ripresa. Sono bastati pochi attimi e io mi sono sentita di nuovo come sotto l’attacco di Wysa, com’è possibile? Lui non era neanche lì in quel momento!

 

“Cos’è successo?” chiedo incerta. Guardando nei suoi occhi capisco che anche lui deve aver provato un’esperienza molto simile, anche se il suo autocontrollo era sicuramente stato maggiore del mio.

 

“Questa robaccia è un’emanazione di Wysa e delle sue creature. Risucchia la felicità e la speranza di tutti gli esseri viventi che incontra, e se non riesci a liberartene in fretta ti rende per sempre schiavo dei tuoi stessi incubi.”

 

Immediatamente torno a guardare il Labirinto, completamente ricoperto da quella nebbia infernale.

 

“Tutti i tuoi sudditi…i miei amici…vuoi dire che sono tutti perduti nei loro incubi? Che non possono più essere salvati?”

 

“Le creature del Labirinto hanno una resistenza maggiore di quella di voi mortali. Ma il nostro tempo non è infinito. Dobbiamo agire in fretta.”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

 

Grazie a:

 

Shinigami Noir: sono contenta che la storia ti stia piacendo! E sono contenta che anche Wysa ti interessi; è un cattivo, è vero, ma il fatto che ti intrighi vuol dire che ho creato un buon personaggio! Ero un po’ dubbiosa se mettere  il pezzo di Jareth in felpa, perché il capitolo è piuttosto serio in realtà, ma poi ho pensato, Sarah è solo un’adolescente e ha un potere sconosciuto, sarebbe parso un po’ troppo strano se non avesse avuto la minima tentazione di approfittarne un po’. Non ti scusare per la pignoleria! Anzi mi fa piacere che qualcuno mi faccia da ‘beta-reader’ quindi tranquilla!

 

Saliman: grazie anche a te! Per te vale quello che ho detto per Shinigami Noir, sono felice che Wysa vi affascini (anche se non mi aspetto che da un giorno all’altro cominciate a parteggiare per lui invece che per Jareth!) e anche che il pezzetto comico sia stato di vostro gradimento! Riguardo a Toby..eehhe…non è che Jareth non va più bene, in realtà questo è il nucleo su cui ho cominciato a creare la mia storia, ma devo ancora trovare il modo di inserirlo in modo credibile dentro la trama. E grazie per il resto del commento, se ti devo dire la verità mi ha fatto venire in mente un po’ di cosette a cui non avevo pensato e che ora posso provare a sviluppare meglio!

 

Lady_Stardust: grazie per aver dato fiducia alla mia storia e averla continuata a leggere anche se all’inizio non ti convinceva troppo. Come ho già detto se mi vuoi dire cos’è che non ti piaceva posso lavorarci un po’ su!

 

Piccola Letty: ti confesso che sono ancora un po’ indecisa su che fine far fare alle creature del Labirinto, ma non ti preoccupare…non sarò troppo cattiva!

 

Sono sicura che sono in ritardo ma voglio ringraziare anche devilcancry, jessica80, kira_the_rebel e sly_ che mi hanno messo tra i preferiti e FleurDeLys e Rayne che mi hanno messo tra le storie da ricordare. Oltre a tutti gli altri che spero mi stiano ancora seguendo!!

 

Buona lettura,

Daydreamer

 

******

 

Jareth si sfila i guanti e si gira a guardarmi.

 

“Sei pronta?” mi chiede, ed io annuisco, anche se in realtà non mi sento affatto sicura, “dammi la mano.” Aggiunge allungando il braccio verso di me.

 

Io la prendo, la sua pelle liscia è calda e piacevole, ed io la stringo, un po’ più rassicurata.

 

“Fai come me,” mi istruisce e poi stende l’altro braccio verso l’esterno, con la mano aperta e le dita tese, come lo avevo visto fare quando aveva combattuto il buio di Wysa nel bosco.

 

Rispetto al Mondo di Sopra qui la nebbia è più fitta, più solida e più difficile da dissipare.

“Forza Sarah,” mi sprona e io sono stupita di avvertire un certo sforzo nella sua voce. “Concentrati e cerca di ricordare com’era questa collina quando sei arrivata qui.”

 

Io faccio come mi ha detto, allungo il braccio, stendo le dita e cerco di riportare alla memoria la prima volta che sono stata qui: una collina di terra rossastra e alberi neri che si stagliavano contro il cielo arancione; allora mi era sembrato un po’ inquietante ma la confronto a come è adesso l’immagine della mia mente sembra un paradiso.

 

Mi concentro, il mio scopo è quello di dissipare la nebbia intorno a me ma è sorprendentemente difficile, è come cercare di spostare un muro. Mi volto verso Jareth, lui riesce lentamente a far recedere la nebbia dalla sua parte, allora mi sforzo anch’io, anche se la fatica mi fa imperlare la fronte.

 

Improvvisamente sento un flusso di energia passare dalla mano di Jareth nella mia, il mio corpo è attraversato da una corrente calda e potente, e il mio compito diventa più facile. Mi volto stupita verso il Re dei Goblin, sogghigna al mio indirizzo, ma si vede che anche lui è affaticato.

 

Tutto d’un tratto la tensione attorno a noi si spezza, come un elastico che è stato teso troppo ed ha raggiunto il punto di rottura, e la nebbia si allarga liberando la collina.

 

“Beh non è stato troppo difficile, no?” chiedo speranzosa quando ho ripreso fiato.

 

“Non ti fare illusioni Sarah,” la sua voce seria smorza il mio entusiasmo. “Questo è solo l’esterno del Labirinto, qui la nebbia era più diradata.”

 

Qui la nebbia è più sottile, è vero, ma Sarah ha comunque avuto bisogno del mio aiuto per contrastarla. Forse ho fatto un errore a farla venire con me,  qui è più vulnerabile a Wysa e anche se ora ha il potere di contrastarlo, non sa ancora come gestire la sua magia.

 

“Andiamo,” le dico e mi incammino giù per la collina.

 

La nebbia qui non c’è più, ma ha lasciato una patina grigiastra sugli alberi e sulla terra. Fremo disgustato, immaginando quello che ci sarà sul resto del mio Regno. Wysa me la pagherà anche per questo.

 

Davanti alle mura del Labirinto il mio cuore perde un battito, tutto è come lo ricordavo, le alte muraglie, i rampicanti dove trovavano dimora le fate dispettose e la fontana dove avevo incontrato Hoggle. Tutto è grigio e umidiccio, come qualcosa che è stato a lungo sommerso in un’acqua stagnante e sporca e anch’io mi sento spossata come se avessi nuotato a lungo sottacqua.

 

Mi guardo in giro alla ricerca di Hoggle, solo ora mi rendo conto di non sapere praticamente nulla di lui, non so nemmeno se è qui che si trova la sua casa, se è veramente il guardiano dell’entrata come avevo pensato io la prima volta, oppure se quella sera si trovava di lì per caso, a spruzzare veleno sulle fate come si fa con gli insetti fastidiosi.

 

“Non credo che il tuo nano si trovi qui.” Jareth dice alle mie spalle come se mi avesse letto nel pensiero. “Non è detto che si trovasse qui quando la nebbia è arrivata, molto probabilmente era con gli altri tuoi amici.”

 

La delusione è chiara sul mio volto, avevo sperato di rivedere almeno lui, volevo assicurarmi che stesse bene ma a quanto pare dovrò aspettare ancora. Per non far vedere quanto sia dispiaciuta mi giro a guardare le piante. Sulle foglie qua e là ci sono le fatine. Sono raggomitolate su loro stesse, con gli occhietti stretti e le ali stropicciate, i loro corpicini sono tesi come se stessero avendo un’incubo terribile. Anche se so che non sono carine e gentili come appaiono mi si stringe il cuore a vederle così sofferenti e indifese. Senza pensarci troppo stendo le mani su di loro.

 

Pian piano sembrano rilassarsi e quelle un po’ più forti si stiracchiano e aprono gli occhietti maligni. In teoria quello che ho fatto dovrebbe bastare, ma invece continuo e vedo le loro espressioni maliziose cambiare e farsi più gentili. Non sono state molto carine con me e ora che ho la possibilità, le voglio trasformare nelle fatine buone della mia immaginazione.

 

All’improvviso però Jareth mi afferra il polso.

 

“Non farlo, Sarah.” Mi redarguisce.

 

Con un semplice gesto della mano le fa tornare come prima e infatti una di loro non perde l’occasione per mordermi il dito.

 

“Ahia!” esclamò, il loro morso è urticante come lo ricordavo. “Perché lo hai fatto?” protesto io. “Tanto così com’erano le fate erano solo fastidiose, no?”

 

Jareth non risponde ma, senza dire nulla, mi prende la mano si mette il mio dito ferito in bocca, succhiando piano. Sento il rossore imporporarmi le guance, i suoi occhi sono socchiusi e la sua espressione rilassata mentre io sento il cuore battermi furiosamente nel petto. Il prurito pian piano sparisce e lui lascia andare la mia mano.

 

Io mi sento le farfalle nello stomaco ma invece il Re dei Goblin è calmo e impassibile come sempre, certo, penso con una punta di gelosia, chissà quante donne avrà avuto, e il mio pensiero non può fare a meno di correre alle sensuali cortigiane del Ballo Mascherato.

 

“Non devi rompere l’equilibrio.” La sua voce interrompe il mio rimuginare e io torno a guardarlo negli occhi. “facendo diventare le fate più buone di quello che sono, è come se facessi pendere la bilancia della parte della luce, e il Labirinto farebbe automaticamente diventare più oscura qualche altra creatura per ripristinare l’ordine. Non dimenticare, siamo in una terra di confine e qui tutto è mutevole e tutto è precario.”

 

“Ma…ma tu avevi detto che io avevo il potere di cambiare le cose a mio piacimento…”

 

“E questo è vero. Ma devi poi prenderti la responsabilità delle tue azioni. Cosa faresti se, rendendo tutte le fate più buone e carine come vuoi tu, uno dei tuoi amici cambiasse?”

 

“B-beh, farei tornare tutto come prima…”

 

“Non è così semplice, qui nel Labirinto non valgono le classiche leggi della causa ed effetto. Facendo tornare le fate come prima potresti far cambiare qualcos’altro che non centra nulla.”

 

Annuisco, mi sento come una scolaretta che viene sgridata dal maestro. Avevo pensato che con il mio potere ora potessi fare quello che volessi, ma le cose non stanno così, è tutto molto più complicato di quanto immaginassi. Ora ho quasi timore a usarlo di nuovo, per paura di sconvolgere qualcosa.

 

“Forza Sarah continuiamo.” 

 

“Ma tu hai detto che stavo rompendo l’equilibrio…?”

 

“Aiutare le fate a uscire dall’ombra significa ripristinare l’ordine iniziale, anche se vuol dire avere di nuovo quelle noie ronzanti intorno non possiamo farne a meno. Su, mettiamoci al lavoro.”

 

Ancora una volta mi da ordini, mi dovrei sentire un po’ offesa dal fatto che lui mi comanda come se io fossi uno dei suoi goblin, ma la verità è che se lui non mi dicesse cosa fare non avrei idea di dove cominciare. Con un sospiro mi avvicino a un altro cespuglio e mi metto all’opera. Spero solo che quelle ingrate delle fate non si mettano a mordermi una volta che le risveglio.

 

Lavoriamo in silenzio per quello che mi sembra un tempo infinito, una parte di me avrebbe voluto di nuovo stringergli la mano per lavorare insieme ma vedo che lui si è allontanato, per operare su delle piante più grandi e più ingrigite. Sento gli occhi farsi pesanti, da quanto tempo sono sveglia? Ormai la mezzanotte deve essere passata da un bel pezzo, anche se non so regolarmi con tutta quest’ombra che ci sovrasta, ma io mi sento come se fossero ore che sono qui sotto con Jareth.

 

Ignorando la stanchezza cerco di andare avanti il più possibile, la muraglia esterna del Labirinto mi sembra infinita ed è quasi tutta circondata dalla stessa vegetazione. A un certo punto mi rendo conto che sto dormendo in piedi, anche il semplice gesto di alzare le mani mi costa una fatica immane. Ho bisogno di riposarmi, anche solo per cinque minuti. Tanto intorno a me l’ombra è sparita e quindi non dovrei correre rischi e poi, anche se dovesse arrivare di nuovo l’incubo c’è Jareth, che ora ha di nuovo tutti i suoi poteri.

 

Sorrido tra me e me mentre mi accoccolo contro un’angolino della parete, certo che la vita è proprio strana quello che era stata la mia nemesi e il mio avversario ora era diventato il mio protettore…e qualcos’altro.

 

Ho perso Sarah di vista, dove si sarà cacciata quella sciocca? Ora questa parte del Labirinto è quasi totalmente libera dall’ombra, ma questo non vuol dire che non sia pericolosa! Soprattutto per una mortale come lei! Possibile che si sia dimenticata tutto delle insidie che ci possono essere qui sotto?

 

Rapidamente mi dirigo là dove l’avevo vista per l’ultima volta. I miei timori erano fondati. I tentacoli verdi della pianta accanto alla quale si è addormentata hanno già cominciato ad avvolgerle le caviglie, ancora un altro po’ e le sue spire l’avrebbero stretta fino a far penetrare al di sotto della sua pelle il veleno delle foglie rossastre e per lei sarebbe stata la fine.

 

Con un gesto della mano allontano i tentacoli; che si spezzano e si ritraggono, sibilando come serpenti. Aver visto gli effetti dell’ombra le ha fatto dimenticare che il mio Regno non è un giardino d’infanzia, ma un luogo selvaggio e pericoloso.

 

Mi chino a guardarla. Era così esausta che si è addormentata contro la ruvida pietra della muraglia senza nemmeno accorgersene. Il suo viso è rilassato nel sonno, Wysa non è riuscito a raggiungerla questa volta, ma i suoi occhi sono segnati da ombre scure.  Ha sfruttato il suo potere anche troppo per essere la prima volta che lo usava. La prossima volta devo stare più attento a controllare i segni della stanchezza, perché altrimenti rischia di morire, consumata dalla sua stessa energia. E questo non posso permetterlo.

 

La prendo in braccio, il suo viso automaticamente va a nascondersi nell’incavo della mia spalla, un gesto intimo, come quello di una bambina con suo padre…ma anche come quello di un’amante.

Un brivido di eccitazione mi attraversa, la mia mente ritorna alla notte precedente. I miei ricordi sono confusi come quelli di un sogno ma allo stesso tempo estremamente vividi: la sua bocca sulla mia, schiusa ad offrirmi tutto quello che potevo avere. Le sue mani fresche e morbide sul mio petto che si andava rigenerando sotto il suo tocco; e poi le sue carezze che si facevano più audaci, scendendo in basso lungo la mia schiena,  e le sue gambe che si erano allacciate intorno alle mie.

 

Non sembrava neppure lei, la mia Sarah, il cui semplice tocco della mia mano sui suoi fianchi durante il Ballo in Maschera l’aveva fatta arrossire di pudore innocente e desiderio improvviso, la mia Sarah mi era apparsa come  una donna diversa. Mi aveva lasciato infilare la mano tra i lembi della sua camicetta strappata, fino a che non avevo raggiunto i suoi seni morbidi. Aveva sussultato quando li avevo stretti tra le mie mani, ma poi aveva riaperto gli occhi e mi aveva sorriso.

 

In quel momento mi ero fermato. Guardando i suoi occhi verdi dilatati dall’eccitazione non avevo visto la mia Sarah, o meglio era lei…ma in qualche modo non lo era più, come se fosse stata vittima di un incantesimo, come se entrambi fossero stati vittime di un incantesimo! Perché per quanto la desiderassi, sono pur sempre un Re e amo fare le cose in un certo modo; e portarmela a letto in quel modo squallido in cui lei non sembrava nemmeno essere in se non è il mio stile.

 

No decisamente, rifletto mentre la porto via, il mio stile è completamente diverso. Ammaliarla, affascinarla fino a che lei stessa mi si fosse offerta, quello era quello che volevo. Ma ora non sono più tanto sicuro nemmeno di questo…

 

Quello che voglio da lei non è più sottomissione, perché io la possa amare come si fa con un cagnolino a cui si tiene, no quello che io voglio adesso è che mi accetti per come sono realmente, non per l’immagine  affascinante e pericolosa che si era creata di me. Voglio che sia la mia Regina.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Nuova pagina 1

Capitolo 9

 

Ciao a tutte ragazze e, prima di tutto, vi chiedo perdono per il ritardo con cui aggiorno questa storia! Mi fa piacere leggere dai vostri commenti che vi sta appassionando e mi dispiaceva lasciarvi troppo a lungo con il fiato sospeso e quindi mi sono messa di buzzo buono per cercare di superare il temutissimo blocco dello scrittore che mi è venuto. Mi sono sentita la colonna sonora, mi sono rivista il film…insomma ho fatto di tutto per dare una svegliata a questa mia musa ispiratrice che si stava facendo un bel sonnellino invece di darmi una mano a finire questa storia. Il risultato è questo capitolo, vi avverto, io stessa non lo trovo magnifico, secondo me è un po’ zoppicante, ma almeno mi è servito per dare un nuovo avvio alla storia.

 

Critiche e suggerimenti sono ovviamente i benvenuti, se c’è qualcosa che proprio vi stona, vi prego ditemelo! I ringraziamenti alla fine del capitolo!

 

Buona lettura!

Daydreamer

 

******

 

Affondo il viso nel cuscino; l’ultima cosa che ricordo prima di cedere definitivamente al sonno è stato l’essere presa in braccio da Jareth. Posso ancora sentire il suo profumo, fresco e speziato insieme, che mi riempie i polmoni.

 

Mi raggomitolo su me stessa sotto le coperte, sorridendo a quel ricordo mentre un piacevole languore si fa strada dentro di me. E’ una sensazione nuova per me, non mi ero mai sentita così, come se il centro di me stessa si sciogliesse al solo pensare al Re dei Goblin

 

Ero stata ammaliata e affascinata da Jareth, mi aveva tormentato e spaventato. Era diventata la mia ossessione, ma non ero mai ritrovare a desiderarlo fisicamente come ora. Adesso che lo shock iniziale di essermi legata al Labirinto per sempre -solo per trovarlo invaso da quella nebbia oscura- era passato, potevo pensare con calma a quello che era successo tra noi la notte che avevo lo guarito.

 

Le immagini che tornano alla mia mente mi fanno imporporare le guance, non avrei mai pensato di poter essere così audace, di lasciare Jareth libero accesso al mio corpo. E’ come se non fossi stata in me l’altra notte, ma non riesco a pentirmi di quello che è successo tra noi.

 

Allungo la mano, in cerca di lui, ma purtroppo non c’è nessuno accanto a me, anzi incontro una parete dura. Mi alzo di scatto a sedere, disorientata; non mi trovo nella stanza da letto di Jareth, dove pensavo di essere, ma nella mia camera al dormitorio della Prescott. Il cuore mi sprofonda nello stomaco per la delusione, e all’improvviso mi sento una sciocca ad aver indugiato in tutte quelle fantasie.

 

Perché mi ha riportata nel Mondo di Sopra? Se dobbiamo sconfiggere la nebbia è meglio non perdere tempo no? Sebbene io lo chiami ripetutamente il Re dei Goblin non appare, ed io mi rassegno a prepararmi la giornata. Come al solito il suo comportamento è un mistero, un minuto è affettuoso e preoccupato, un altro è il solito beffardo e sarcastico Re di sempre, poi mostra il suo potere e il senso di responsabilità nei confronti del suo Regno…e infine scompare senza neanche avvertire.

 

******

 

Scendo nel refettorio dove incontro i miei amici. Come sempre si dimostrano preoccupati per me, e anche curiosi di sapere cosa sto facendo con Jareth. Dico loro quello che posso, anche se molte cose le devo lasciare per me, perché sarebbe troppo difficile e complicate da dire. Il mio potere di plasmare il Labirinto, Toby che doveva diventare il Principe dei Goblin e la crudeltà di Wysa…sono cose che io stessa fatico a comprendere e quindi non me la sento di rendere partecipe i miei amici.

 

Dalle loro espressioni però, si vede che hanno capito che non gli sto dicendo tutto. Mi dispiace vederli così, sono i miei migliori amici e mi sono stati accanto in tutta questa folle storia ed io non sono nemmeno in grado di essere completamente onesta con loro. Dentro di me mi riprometto che non appena io stessa riuscirò a venire a capo della situazione in cui mi trovo, allora dirò loro tutto.

 

Il mio imbarazzo nei loro confronti viene però spazzato via dalla solita impertinente Nat.

 

“Okay…” dice lei con gli occhi che le brillano maliziosi, “allora tu stai aiutando il nostro bel Jareth a scacciare il tizio che ha occupato il suo regno mentre lui era impegnato a leccarsi le ferite. Ma, a parte questo, dicci…come vanno le cose tra voi due? Tra tutta questa nebbia ve lo sarete pure dati un bacetto, no?”

 

“Nat!” esclamo, diventando fucsia per l’imbarazzo. Ho fatto molto più che baciare Jareth, ma questa è sicuramente una cosa che non voglio dire a Natalie, soprattutto non di fronte ai ragazzi!

 

“Ah no! Questo non lo voglio proprio sapere!” esclama Charlie tappandosi le orecchie in modo teatrale, “Andiamocene via Dan, prima che comincino a spettegolare come fangirl senza speranza appresso a quel bellimbusto fatato.”

 

Danny annuisce suo malgrado e si alza per seguirlo. Non prima di aver lanciato uno sguardo dolce e un sorriso ad Amy, che arrossisce e gli sorride in risposta. Mi sa che con tutti i problemi dell’Underground, mi sono persa qualcosa di importante.

 

“Amy…” la guardo sorpresa, “Amy ma tu e Danny…”

 

“Si, si lei e Danny finalmente si sono tolti le fette di prosciutto che avevano sugli occhi.” Dice Natalie facendo l’occhiolino alla nostra amica, che se è possibile diventa ancora più rossa.

 

Io allungo la mano per stringere quella della mia amica, “Sono contenta per voi Amy. E non stare a sentire questa pettegolona di Natalie, la sua è tutta invidia.”

 

“A certo, questo è sicuro!” ribatte la bionda in tono solenne, subito smentito dall’enorme sorriso che le si apre sul volto. “Ma dai che scherzo, sciocchina!” riprende quando vede il sguardo sgranato di Amy. “E solo che ci avete messo davvero un sacco per decidervi voi due, eh?”

 

“Beh…meglio tardi che mai, no?”  sorride lei. “Devo dire che tutti i problemi che ha portato Jareth sono serviti a qualcosa almeno no? Ma è vero quello che mi ha detto Charlie, che Danny era pronto a picchiarlo?”

 

“Certo che è vero! Danny si è comportato da perfetto principe azzurro in difesa della sua donzella. Hai davvero tutte le fortune tu!” Natalie tira un buffetto amichevole sulla guancia di Amy ma poi torna a rivolgersi a me, come temevo.

 

“Ma noi piuttosto, non divaghiamo. Se  Amy ha un principe azzurro, allora tu hai un bel Re. Allora, tu e Jareth. Come state messi?”

 

E’ difficile difendersi dal fuoco di fila delle domande di Natalie, e così alla fine sono costretta a dire che si l’avevo baciato ma che no, non stavamo insieme, o meglio che le cose erano molto più complicate.

 

Anche se la mia amica bionda più di una volta mi mette in imbarazzo con i suoi commenti audaci, noi tre ragazze ci facciamo una bella chiacchierata insieme, approfittando del fatto che era sabato e che quindi non dovevamo affrettarci per andare a lezione. Era davvero tanto che non riuscivamo a stare un po’ di tempo tra noi, come normali adolescenti, e devo dire che tutto questo mi era mancato. Prima del Labirinto ero sempre stata abbastanza solitaria, persa dietro alle mie fantasie e alle mie recite, alla Prescott avevo finalmente trovato qualcuno con cui condividere le mie passioni, ma anche le cose di tutti i giorni, degli amici insomma.

 

Avevo trascurato Hoggle, Ludo e Dydimus, che erano stati i miei primi veri amici, e il senso di colpa per non sapere ancora nulla della loro sorte mi faceva male; per questo non volevo ripetere lo stesso errore con i miei amici del Mondo di Sopra, anche se mi rendevo conto di che era difficile  conciliare questi due aspetti della mia vita.

 

******

 

Arrivato il tempo di andare a dormire indugio sul mio letto, ho indossato dei jeans e una maglia, nel caso Jareth mi venisse a prendere, ma di lui nessuna traccia. Mi sto cominciando a preoccupare, forse gli è successo qualcosa? Voglio tornare nel Labirinto, ma non so come fare, fino a quel momento è stato Jareth quello che mi ha fatto passare tra i due mondi. Ma lui mi ha anche detto che ora ho potere sul Labirinto, giusto?

 

E quindi, anche se qui sono nel Mondo di Sopra, ci dev’essere un modo in cui per aprire un passaggio verso di esso. Un modo per richiamarlo a me. Mi stendo sul letto e cerco di rilassarmi. Chiudo gli occhi e mi concentro, ieri la mia volontà ha fatto sparire la nebbia di Wysa, forse oggi essa riuscirà a riportarmi nel Labirinto.

 

Cerco di immaginare il luogo dove mi trovavo ieri, la muraglia esterna, con i suoi cespugli spinosi e le fate, riporto alla mente la consistenza morbida del terreno sabbioso sotto i miei piedi, l’aria fredda, appena intiepidita dal sole basso del crepuscolo che finalmente era riuscito a raggiungere la terra dopo la scomparsa della nebbia. Faccio un respiro profondo e inalo la fragranza pungente di piante sconosciute, ma anche l’aria umida e malsana che ancora aleggiava da quelle parti, nonostante l’opera mia e di Jareth.

 

Sento un formicolio sulla punta delle dita, come quando ho usato il mio potere per la prima volta, e allora mi aggrappo all’immagine mentale che mi sono costruita; lentamente mi accorgo che non ho più bisogno di immaginare, che c’è davvero una brezza tiepida sulle mie guance, e che i miei piedi affondano nel terreno ancora umido. Tengo gli occhi chiusi finchè non sono sicura che la realtà intono a me è cambiata, non so come funziona questo passaggio, ma non voglio trovarmi bloccata tra due mondi!

 

Quando finalmente sono sicura di trovarmi nell’Underground apro gli occhi. Come prevedevo mi trovo di nuovo all’inizio del Labirinto. I portali sono aperti, deve essere stato Jareth a farlo, e dentro il primo corridoio esterno la nebbia sembra sparita. Mi arrischio ad entrare, a prima vista mi sembra tutto uguale a come lo ricordavo. Un corridoio semi-abbandonato che sembra estendersi all’infinito, delimitato da alte mura muschiose e ingombro qua e là di rami spezzati ed altri detriti. Ma ad un’osservazione più attenta mi accorgo che il pulviscolo luminescente che lo ricopriva in molti punti è scomparso e che anche le piante-occhio che crescevano nelle fessure delle pietre sembrano sofferenti. Poche di loro hanno la forza di muoversi per seguire il mio passaggio, le altre pendono abbandonate, con le pupille appannate.

 

Mi si stringe il cuore a vederle così e allora allungo le braccia verso le pareti di pietra e lascio che il potere delle mie mani fluisca attraverso le vecchie pietre. Non so a quanto possa servire quello che sto facendo, se Jareth è passato di qua deve aver già fatto tutto il possibile, ma io non me la sento di andarmene senza fare nulla.

 

Non indugio troppo con le braccia poggiate al muro, non posso spendere tutto il mio tempo qui, devo trovare Jareth. Corro lungo il corridoio, ripenso al signor Verme e al suo consiglio, di non lasciarmi ingannare dall’apparente continuità delle pareti e di cercare i passaggi nascosti. Nel mio cuore spero che lui e la sua signora si siano salvati da quella nebbia infernale.

 

In realtà, ora che ci penso, non ho più bisogno di cercare passaggi nascosti, perché ora posso crearli io stessa. Allungo le mani davanti a me e faccio aprire i massi di pietra cosicché io possa passare dall’altra parte.

 

Quella parte del labirinto sembra abbandonata, alla calda tonalità giallo ocra delle pietre si è sostituito il solito grigio malsano che ho ormai imparato ad associare ai residui della nebbia di Wysa. Jareth ha liberato anche questa parte, ma ci vorrà chissà quanto tempo perché il suo Regno ritorni com’era. Mi aggiro nei corridoi alla sua ricerca, non sono più spaventata dall’idea di perdermi, perché ormai so che posso crearmi io stessa una via di uscita in qualunque momento, però l’atmosfera tetra di questo luogo mi intristisce e mi inquieta.

 

Dopo un’ultima svolta mi ritrovo in un ampia piazza circolare che non ho mai visto prima. In mezzo ad essa scorgo tante creature, goblin ma anche altri esseri che non conosco. Sono raggomitolati per terra e in un primo momento penso che siano ancora sotto l’influsso della nebbia, prigionieri dei propri incubi, come lo erano state le fate.

 

Quando mi avvicino però, mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Sono raggomitolati a terra, questo è vero, ma non vedo alcuna tensione nei loro corpi, nessuno spasmo doloroso, sono abbandonati e inerti. Tocco il braccio peloso del goblin a me più vicino e mi accorgo che è freddo come…che è freddo come la morte!

 

Mi rialzo di scatto; quelle creature non sono addormentate, sono morte! Mi accorgo solo ora che sono disposte in file ordinate, qualcuno deve raccolte qui, forse Jareth? Mi guardo intorno, con il cuore che mi rimbomba nel petto, terrorizzata dall’idea di trovare tra quei corpi uno dei miei amici.

 

I goblin sono grotteschi, sono brutti, mostruosi e più di una volta mi avevano giocato brutti tiri; ma vederli così sterminati mi fa salire le lacrime agli occhi. Non dovevano morire, non era giusto che venissero attaccati a casa loro e affogassero nei loro stessi incubi. Nessuno meritava una fine così.

 

Quando scorgo due minuscole creaturine arrotolate su se stesse, le lacrime che ho trattenuto cominciano a scendere. Erano solo due vermi e avevo parlato con uno di loro nemmeno cinque minuti, ma l’idea che non avrei più sentito parlare il signor Verme con il suo buffo accento mi fa comprendere quanta distruzione abbia portato la nebbia di Wysa.

 

Continuo a camminare tra le file dei cadaveri, mi sembrano così tanti eppure sono sicura che ce ne sono tanti altri ancora da scoprire. Una figura pelosa, abbandonata su un lato con le zampe stese davanti a se, mi fa risalire un altro singhiozzo in gola.

 

“Ambrosian!” esclamo, e mi accuccio di fronte a quel cane fifone che era stato il destriero di Sir Dydimus.

 

Passo le dita tra il pelo ruvido, così simile a quello del mio caro vecchio Merlin, e mi lascio prendere dallo sconforto. Dove sarà Dydimus? E dove saranno Hoggle e Ludo?

 

“Mia gentile donzella, non piangete così…” una voce familiare dice alle mie spalle.

 

Mi giro di scatto e mi ritrovo davanti il mio caro cavaliere-volpe. Il suo pelo sembra aver perso la sua lucentezza e il suo unico occhio è acquoso, come se fosse stato malato. Ma per il resto sembra che stia bene. Allargo le braccia e me lo stringo al petto.

 

“Oh Dydimus, come sono contenta di vederti, come sono contenta che tu sia vivo.”

 

Il mio cuore allarga per il sollievo, almeno uno dei miei amici è salvo e questo almeno è un piccolo conforto.

 

“Hoggle e Ludo? Tu sai come stanno?” gli chiedo una volta che l’ho lasciato andare.

 

“Ser Hoggle e ser Ludo sono stati saldi e valorosi e la nebbia non ha avuto sua vittoria su di loro…purtroppo non è stato così per il mio destriero…” conclude con gli occhi che si inumidiscono, “ma verrà sempre ricordato come il più fedele dei compagni!” esclama e si sforza di sorridere, anche se le labbra sono tese in una linea tremante.

 

Annuisco, accarezzandogli la testolina pelosa. Non mi arrischio a parlare, altrimenti piangerei ancora, intristendo il mio amico ancora di più.

 

“Sarah…?!”

 

Un'altra voce familiare mi fa girare e vedo Hoggle e Ludo, che mi guardano con gli occhi sgranati. Entrambi hanno dei corpi inerti in mano, evidentemente i sopravvissuti stanno portando i morti tutti in questo posto. Mi alzo in piedi e tra le lacrime corro verso di loro. Ludo poggia delicatamente il corpo del Firey che stava trasportando a terra, giusto prima che io mi lanci tra le sue braccia.

 

Affondo il viso nel suo fitto pelo rossiccio, così caldo e rassicurante nonostante il forte odore di terra e di selvatico che si porta addosso. Hoggle e Dydimus mi vengono vicini e Ludo prende tutti noi tra le sue forti braccia. Rimaniamo a lungo così, uniti, senza dire nulla. Sono così felice e così sollevata di avere i miei amici sani e salvi, ma sono anche così triste al pensiero di quanti altri sono andati perduti.

 

Il Labirinto dei miei ricordi era un luogo selvaggio, ma in qualche modo anche sicuro. Io ero l’eroina che lo dovevo attraversare e, anche se avevo dovuto affrontare pericoli e imprevisti, in realtà non mi era mai accaduto nulla di male, ne le creature che avevo incontrato avevano realmente sofferto o erano rimaste ferite. Era come una favola, come una magia, come una recita. In cui anche chi era stato colpito alla fine si alzava senza un graffio.

 

Ma ora mi rendevo conto che questa era solo una mia illusione, che anche in un regno fatato come il Labirinto potevano entrare il dolore e la sofferenza, la prova di questo era davanti a me.

 

 

Ringraziamenti!

 

Shinigami Noir eccomi! Forse non ho aggiornato tanto presto come mi avevi chiesto, ma spero che il capitolo ti piaccia lo stesso. Grazie per i complimenti sulle descrizioni, in genere sono abbastanza concisa ma ultimamente cerco di sforzarmi un po’ di più!

 

Morven Vaidt ciao! Se gli ultimi capitoli erano da brividi, questo mi sa che fa un po’ piangere…l’ultima parte mi sa che è un po’ troppo deprimente, eh?

 

Saliman grazie per l’aver notato il miglioramento del capitolo, anch’io –rileggendo i primi capitoli- mi sono accorta di essere maturata. E meno male! Ho sempre paura che la storia vada peggiorando con l’andare avanti! Sono contenta che ti siano piaciute le reazioni di Jareth al comportamento di Sarah. Che ti posso dire sulla tua ipotesi riguardante il suo cambiamento…beh diciamo che è dovuto a entrambe le cose che tu hai nominato!

 

Lady_Stardust grazie! Sono contenta che ti piaccia il modo in cui descrivo Jareth, spero di non renderlo troppo dolce, però! Altrimenti non sarebbe più il nostro arrogante Re dei Goblin preferito!

 

Daliakate grazie anche a te cara! Ma piuttosto, tu quando aggiorni? Ci hai lasciato in sospeso con l’ultimo capitolo!

 

Halina quanti complimenti! Grazie mille! Devo dire che il tuo commento, così come quello di NothingIsImpossible e di Jessica80, che mi hai scritto anche dopo settimane che non aggiornavo, mi ha dato la spinta finale a riprendere in mano questa storia. Sono contenta del fatto che, nonostante tu avessi avuto dei dubbi su come avessi impostato la storia all’inizio,tu  abbia continuato a leggere lo stesso. J

 

NothingIsImpossible per te vale la stessa cosa di Halina, il tuo commento così carino scritto dopo settimane che non toccavo la mia storia mi ha fatto capire che tu e le altre ragazze state ancora aspettando la fine…e che non potevo abbandonarvi così! Spero che questo capitolo non ti deluda! E mi piace molto la tua idea di Jareth come cavaliere oscuro e protettivo. ^_^

 

E infine grazie a jessica80 che mi ha mandato un messaggio per chiedermi di aggiornare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Ciao a tutte ragazze, sono contenta che il capitolo vi sia piaciuto e mi dispiace avermi traumatizzato con la morte dei coniugi Verme e di Ambrosian! Anche a me è dispiaciuto ‘farli fuori’ ma, come ha detto Saliman nel suo commento, c’è una guerra in corso e quindi ci dovevano per forza essere delle vittime. Ma se non mi perdonerete, capirò! ;-)

Carnival (hai cambiato di nuovo nome!): avevo paura che il passaggio dal momento leggero a quello più serio rendesse il capitolo zoppicante, quindi sono contenta che a te sia piaciuto!

Lady_Stardust: grazie per i complimenti sui pensieri di Sarah, anche quello era un punto che trovavo un po’ dolente!

Daliakate: sono stata più rapida che ho potuto! Anche se il capitolo è un po’ brevino…

NothingIsImpossible: anche l’idea di Jareth demonio biondo non mi dispiace affatto! ;-p e i compagni di Sarah, loro sono personaggi un po’ secondari in questa storia, ma non potevo non farvi sapere che fine avessero fatto, per questo mi sono tolta il pensiero tutto insieme!

Saliman: grazie per aver apprezzato l’incupimento della storia, non sarà nulla di terribile, però come hai detto tu, dovevo mostrare quanto fosse cattivo  Wysa! I periodi troppo complicati sono sempre stati un mio punto debole. Cercherò di fare più attenzione! ;-)

Ed ora andiamo a scoprire che fine ha fatto Jareth!

Daydreamer

 

******

 

“Dov’è Jareth?” chiedo quando finalmente ci sciogliamo dal nostro abbraccio.

Continuo a tenere i miei amici vicino,  a stringere con una mano la pelliccia di Ludo e con l’altra il braccio rugoso di Hoggle, quasi per rassicurare me stessa che stanno bene, ma allo stesso tempo voglio sapere che fine a fatto il Re dei Goblin.

“Jareth ha liberato questa parte del Labirinto e dopo ha organizzato noi superstiti perché portassimo tutti quelli che…non ce l’avevano fatta qui.” Mi risponde Hoggle

“E lui dov’è adesso?”

“Si è recato al confine con il Labirinto di siepi, dove c’è ancora la nebbia…”

“Da che parte è?”

“Lo loco è da quella parte ma…”

Non do il tempo a Sir Dydimus di finire la frase e mi dirigo verso il punto che il cavaliere volpe mi ha indicato. Di sfuggita sento il lamento preoccupato di Ludo, sembra che dica: “Jareth arrabbiato…” ma non gli do troppo peso. Anch’io sarei furiosa se qualcuno avesse sterminato i miei sudditi in quel modo. Spero solo che Jareth non commetta sciocchezze.

Mi accorgo subito quando sono vicina al confine con la nebbia, qui l’aria è di nuovo umida e malsana, dato che gli ultimi miasmi di quella roba infernale non si sono ancora del tutto dissolti. L’atmosfera si va caricando di tensione, però, e questo non è opera di Wysa, ma di Jareth.

A pelle posso avvertire lo sprigionarsi di un potere spaventoso, e mi preoccupo perché è nettamente diverso da quello che abbiamo usato ieri per liberare la muraglia esterna. C’è rabbia e aggressività in quel potere, quasi mi spaventa.

Vedo qua e la pezzi di muro anneriti e bruciacchiati e massi divelti, seguo quella scia di distruzione timorosa di cosa troverò alla fine. Che sta succedendo a Jareth?

Quando finalmente lo vedo il cuore mi manca un battito. E’ proprio di fronte a una parete di nebbia, più densa e oscura di quella che avevo visto, e si sta accanendo contro di essa come una furia, incurante dei  danni che lui stesso sta procurando.

E’ vestito di grigio e bianco, come quando lo sconfissi, e l’energia che sprigiona gli scompiglia i suoi capelli sottili e gli tira i suoi lineamenti che, già affilati, ora assomigliano sempre di  più a quelli di un rapace. Gli occhi sono completamente dilatati, ma anche annebbiati, come se non vedesse realmente quello che si trova davanti a lui. Ma quello che è peggio è che la nebbia non sembra retrocedere, anzi sembra avvilupparlo sempre di più. E più lui combatte più viene avvolto.

“Basta Jareth!” gli grido, ma lui sembra incapace di sentirmi.

Quella cosa orribile sembra nutrirsi e rafforzarsi con i sentimenti e le emozioni negative, se continua così Jareth sarà perduto. Corro verso di lui e lo afferro per la cintola, cercando di allontanarlo dalla nebbia.

Quando lo tocco sono assaltata dalle sue visioni. Una pianura sterminata e in rovina, come la Discarica, in cui i mucchi non sono formati dalle cose abbandonate e dimenticate, ma dai corpi degli abitanti del Labirinto; un cielo plumbeo e oscuro,  in cui manca anche il minimo spiraglio di luce; poi avverto le sue emozioni, così fronti e prepotenti che è come se mi avessero colpito in pieno petto: rabbia, impotenza e anche dolore. Jareth che urla contro il cielo, e me stessa ai suoi piedi, morta.

Mi manca il fiato per lo shock di aver visto nelle paure del Re, ma riesco a trascinarlo indietro. Jareth digrigna i denti, ringhia come una belva a cui è stata tolta preda, ancora incapace di realizzare cosa stia succedendo intorno a lui. Allora approfitto per spingerlo contro il muro più vicino con tutte le mie forze, poi prendo il suo viso tra le mani e lo bacio.

Lo bacio con tutta me stessa, quasi con violenza, perché voglio che abbandoni l’orribile incubo in cui si trova, voglio che ritorni nel suo Labirinto, voglio che torni da me. Finalmente smette di combattermi e mi allaccia le braccia intorno alla vita, stringendomi a se così tanto che quasi mi fa male. Risponde al mio bacio con una passione che non pensavo possibile, lasciandomi di nuovo senza fiato, dal fondo della gola mi esce un gemito roco che mai avrei creduto di  poter emettere.

Questo sembra risvegliare Jareth, che mi allontana da se. Mi tiene per le spalle, ansimante. I suoi occhi sono di nuovo limpidi, per fortuna, ma mi guardano con un misto di stupore e di paura. Come se lui stesso non si capacitasse di ciò che aveva appena fatto.

E’ un attimo e subito riacquista la sua solita espressione distaccata, ma riesco a vedere le linee della stanchezza sul suo volto.

“Cosa ci fai qui, Sarah?” chiede, ed io rimango spiazzata.

Ci siamo appena dati un bacio che avrebbe fatto arrossire anche una delle Splendide, che non sono certo verginelle pudiche, l’ho strappato via dalla nebbia e dai suoi incubi, e lui mi chiede che ci faccio qui?

“Visto che ti sei fatto vedere per tutto il giorno, sono venuta qui da sola.” Rispondo stizzita.

Questa conversazione è assurda, sembro una che fa le storie al suo ragazzo perché l’ha fatta aspettare troppo.

“Non avresti dovuto farlo. Non dovresti essere qui.”

“E chi lo ha deciso questo? Signor-ho-bisogno-del-tuo-aiuto-per-liberare-il-Labirinto? Prima mi dici che questo disastro è stato causato dalla mia venuta, poi mi chiedi una mano e mi coinvolgi, ed ora mi dici che non dovrei essere qui?” davvero non lo capisco.

Si passa una mano davanti agli occhi e poi si stringe la base del naso tra le dita, come se avesse un’emicrania. Nel petto sento nascere un improvviso, quanto inaspettato, senso di tenerezza verso di lui. Quel Fae era davvero incredibile, mi fa arrabbiare, infuriare, spaventare, mi fa fremere dalla passione e poi mi intenerisce come se avessi davanti un amico molto stanco e molto stressato.

Gli prendo una mano.

“Jareth, tu mi hai salvato da Wysa e mi hai protetto da lui. Mi hai chiesto di aiutarti, adesso non puoi dirmi di tirarmi indietro.”

Sento la sua mano calda e morbida stringere la mia. La guardo in viso, gli occhi chiari sono fissi nei miei, decisi. Indugio il mio sguardo su di lei. Ieri sera quando l’ho riportata nel Mondo di Sopra, la sua pelle lattea era quasi trasparente, il potere del Labirinto pulsava dentro di lei, come una fiamma che consuma una candela di cera.

Per questo non l’avevo richiamata, era necessario che rimanesse nel suo mondo fino a che non si fosse ripresa. I miei piani erano di tornare da lei in serata, ma poi avevo visto lo sterminio della mia gente, la rabbia aveva preso il sopravvento e avevo dimenticato tutto il resto.

Avevo perso il controllo, e Sarah mi aveva liberato.

“Mi hai salvato di nuovo,” dice dopo avermi guardato per un tempo che mi sembrava infinito.

Mi scrollo nelle spalle, imbarazzata, senza sapere cosa dire.

Lui si china e mi da un bacio sulle labbra, dolce e delicato così come quello di poco fa era caldo e passionale. Ma anche così è abbastanza per farmi sospirare quando si allontana.

“Grazie,” dice e poi si incammina lontano dalla nebbia, senza però lasciarmi la mano.

*****

Quando torniamo alla piazza le nostre dita sono ancora intrecciate. Oltre i miei amici vedo che altre creature si sono radunate, ed ora sono tutte in attesa che il loro Re dica loro cosa devono fare. C’è chi piange, chi strepita, chi parla e si chiede cosa ne sarà di tutti loro, chi è ancora imbambolato dagli effetti della nebbia. In mezzo a tutta quella confusione Hoggle mi lancia uno sguardo stupito, dopotutto nella nostra avventura di tre anni fa il Re dei Goblin era solo un nemico malizioso e ingannatore da sconfiggere.

Mi stupisco dell’autorità con cui Jareth parla ai suoi sudditi, senza perdere tempo riesce a dare un ordine a quel caos che avevano creato, li organizza e li guida e dice loro come rifugiarsi tutti al castello, visto che è l’unica parte del Labirinto non attaccata dalla nebbia.

Questo è un nuovo aspetto di lui che non conoscevo. Avevo sempre immaginato la sua corte come un grande carrozzone di freak, in cui la disciplina e le regole erano l’ultima cosa a venire considerata e in cui anche lui faceva quello che gli pareva, comandando e tiranneggiando i suoi sudditi  suo piacimento. E invece anche in questo caso mi sbagliavo.

Cerchiamo di indirizzare le creature verso il passaggio indicato da Jareth. Mi ritrovo a consolare Fireys piangenti, a prendere in braccio i più piccoli dei goblin che ancora non ce la fanno a camminare, a cercare di ragionare con le creature più strane per convincerle che è meglio andarsene di là il prima possibile, ma anche sgridare i più indisciplinati. Mi sento quasi come una maestra con dei ragazzini delle elementari.

Voltandomi verso Jareth, lo sorprendo a guardarmi con un’espressione di stupore, ma anche di ammirazione sul viso. Gli sorrido brevemente prima di tornare a occuparmi di una strana creatura piumata che non so cosa sia, ma che saltella pietosamente su un zampa sola perché l’altra è spezzata. Con un rapido gesto della mano la guarisco e la indirizzo verso la fila degli altri.

E’ un’operazione lenta e noiosa, ma finalmente tutti quanti attraversano il passaggio, e nella piazza costellata di cadaveri, rimaniamo solo il e Jareth.

“Cosa facciamo con loro?” chiedo allora io.

“Fai come me,” mi risponde semplicemente, e poi stende le braccia davanti a se, con i palmi rivolti verso il basso.

Lo imito e lentamente vedo i corpi  di fronte a noi disfarsi, farsi polvere di fronte ai nostri occhi. Ma vedo anche delle piccole luci pallide levarsi in volo verso l’alto, come palloncini o pigre bolle di sapone. Avverto dentro di me quel che resta delle loro anime sfiorarmi, per un attimo è come se potessi sentire tutte le loro vite attraversarmi per poi sparire. E’ una sensazione terribile e meravigliosa insieme.

Quando abbiamo finito nella piazza non è rimasto nulla, ed io mi sento spossata ancora più di ieri. Mi volto a guardare Jareth, la sua espressione e indecifrabile, ma il viso è pallido e tirato. Senza dire nulla mi giro verso di lui e gli allaccio le braccia intorno alla sua vita. Altrettanto silenziosamente lui mi circonda le spalle e mi attira a se e poi rimaniamo così, abbracciati, a piangere la morte di un pezzo del Labirinto che non tornerà mai più.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Dopo tanto tempo ecco un nuovo capitolo, scusatemi ma la mia musa è proprio capricciosa e per quanto mi sforzi non riesco a farla lavorare con regolarità.

Buona lettura!

Daydreamer

 

I giorni seguenti passano lenti e faticosi. Ogni notte torno nel Labirinto a liberare quello che è ancora invaso dalla nebbia; alle volte è più facile, altre è come cercare di abbattere un macigno insormontabile e, anche lavorando insieme, io e Jareth non riusciamo ad avanzare più di qualche metro.

Fa male sapere che ci sono ancora creature prigioniere e che, più tempo ci mettiamo, minore sarà la possibilità di salvarle. Incontriamo ancora morte sul nostro cammino attraverso il Labirinto e, ogni volta, vedo negli occhi del Re dei Goblin quella rabbia incontenibile che lo stava per far cadere vittima della nebbia di Wysa.

Ma ora riesce a controllarsi; non so, forse è la mia immaginazione, ma alle volte mi sembra che la mia presenza aiuti Jareth a mantenere il suo equilibrio, così come la sua mi aiuta a gestire meglio il potere che ho. Mi accorgo che ogni giorno che passa è più facile usarlo: non è più una forza selvaggia e sconosciuta che scorre dentro di me, è sempre più parte di me.

Nonostante ciò spesso Jareth continua ancora a decidere per me, alle volte mi costringe a tornare nel Mondo di Sopra. In quei momenti ritorna ad essere il solito insopportabile Re dei Goblin che vuole fare di testa sua senza tener conto delle mie opinioni ma, dopo aver visto ciò che si agita dentro di lui, quali sono i suoi turbamenti, non riesco ad arrabbiarmi più come prima.

Sospetto che questo suo atteggiamento sia dovuto al fatto che nella sua mente contorta voglia proteggermi in qualche modo. Ma io non capisco da cosa. Ogni volta che torno nel Labirinto, ogni luogo che liberiamo, ogni volta che scopro qualcosa a me prima sconosciuto, mi sento sempre più forte e sicura di me stessa.

Quando sono nel mio mondo, però, le cose sono diverse. Nat, Amy e i ragazzi mi trovano sempre più pallida, di giorno sono stanca morta e fatico a seguire le lezioni; ma a me non importa se la mia rendita scolastica diminuisce un po’, il Labirinto ha bisogno di me ed io non voglio sottrarmi al mio compito. Non posso abbandonare il Regno dei Goblin, e non posso abbandonare Jareth.

Lui è esausto. Non avrei mai pensato di vederlo così ma, ogni volta che lo vedo, mi sembra sempre più pallido e stanco. Questo mi sorprende e mi destabilizza, l’ho sempre considerato come un essere magico e potente, non avevo mai considerato che anche lui avesse bisogno di mangiare e riposarsi, che si potesse stancare o ammalare, che in certo modo fosse così umano.

Entro nella mia stanza e sono stupita di trovarlo addormentato sulla sedia della mia scrivania. In genere appare nella sua solita nuvola di pulviscolo dorato, pronto a portarmi con se laddove il Labirinto ha bisogno della nostra presenza, invece questa sera è li seduto a cavalcioni sulla mia sedia, con le braccia incrociate sullo schienale e il capo poggiato su di esse.

Deve essere una posizione alquanto scomoda per dormire, ma chissà perché non ha voluto stendersi sul mio letto, che pure gli avrebbe potuto offrire un conforto maggiore. Forse non aveva ritenuto opportuno stendercisi sopra? Dopotutto era un Re, per quanto di un regno fatato, e quindi doveva avere un certo galateo.

Mi immagino Jareth a scegliere le posate su una tavola riccamente imbandita, con dei goblin vestiti da valletti che gli servono le portate, e mi viene da sorridere. Chissà, magari mangia proprio così quando non è impegnato a combattere la nebbia infernale che ha attaccato il suo Regno.

Mi accoccolo di fronte a lui, in modo che i nostri visi si trovino alla stessa altezza. Delicatamente gli scosto delle ciocche sottili dalla fronte, in modo da poterlo vedere meglio. Le ciglia chiare sono abbassate sui suoi occhi straordinari. L’espressione è rilassata, anche se rughe di stanchezza gli solcano il viso.

Delicatamente mi avvicino per posargli un bacio sulla fronte, ma lui spalanca gli occhi all’improvviso. Per un attimo è come se fosse ancora immerso nel suo sogno, perché fissa davanti a se senza vedermi, e dalla sua espressione sconvolta immagino che non sia qualcosa di piacevole. Mi afferra per i polsi, stringendo così forte da farmi male.

“Jareth!” esclamo spaventata.

Lui si alza in piedi, rovesciando la sedia e lasciandomi i polsi, i suoi occhi si snebbiano e lui mi guarda con un’espressione stupita. E’ come se non si ricordasse dov’è.

“Sarah…,” la sua voce è incerta, titubante, “scusa…ho avuto,”

“Hai avuto un’incubo…” concludo per lui.

Mi fa male vederlo così vulnerabile. Mi avvicino e gli poso le mani sul petto, automaticamente lui mi circonda la vita con le sue, in un gesto semplice e naturale, così diverso dall’affettazione e dalla teatralità di quando l’ho conosciuto per la prima volta, ma che da conforto a entrambi.

Ho un terribile sospetto.

“Wysa non mi ha più attaccato nel sonno.” Gli dico.

“Lo so,” dice serio.

“Ora si sta accanendo su di te?” chiedo, allarmata che la mia congettura sia esatta. “Perché non me l’hai detto?!”

“Lo sai perché,” dice lui con fare evasivo.

“No Jareth, io non lo so,” mi allontano da lui, “se lui ti tormenta io voglio saperlo. In questa storia siamo coinvolti entrambi, non puoi escludermi così.”

“Maledizione Sarah! Quell’animale di Wysa ha deciso di rapirti e violarti, di farti sua schiava. Quindi se adesso ha deciso di accanirsi su di me, a me va più che bene!”

“E’ questo che vedi nei tuoi incubi?” chiedo piano, guardandolo negli occhi che gli si sono riaccesi di rabbia, “me nelle sue mani?”

Jareth non risponde ma distoglie lo sguardo, e questo da conferma la mia domanda. Mi appare così fragile adesso, e la cosa terribile è che sono io il suo punto debole, lo sono fin da quando sono entrata nella sua vita.

“Mi dispiace,” mi scuso, mentre le mie mani risalgono delicatamente a prendergli il viso, per farlo voltare verso di me. Ha un’espressione stupita, probabilmente non è abituato ad avere qualcuno che non trema di fronte ai suoi accessi di rabbia, ma che ribatte a quello che dice.

“Mi dispiace, ma come ho detto siamo entrambi coinvolti, e a me preoccupa sapere che Wysa ti tormenta, quindi non nascondermi più nulla, ok?”

“E’ un ordine questo?” mi chiede, con un ombra di sorriso sulle labbra.

“Si,” rispondo io, “dopotutto eri tu quello che dicevi che ogni mio desiderio era un ordine per te, no?”

“Si mia cara,” risponde con uno di quei suoi sorrisi sornioni e maliziosi che da tempo non solcavano il suo viso, “ma ricordi? Io l’avrei fatto, ma a delle condizioni…”

Amami, temimi, fa ciò che dico e diventerò il tuo schiavo. ’

Il mio cuore manca un battito, come potrei dimenticarmi di quelle parole? In quel momento non gli avevo dato ascolto, avevo creduto che fosse solo uno dei suoi trucchi per sconfiggermi, ma alla luce di quanto è successo fin’ora, forse le sue non erano solo menzogne.

Alzo gli occhi per guardarlo, piena di stupore e di imbarazzo, ma lui non mi da il tempo di replicare, e si abbassa per baciarmi. Il bacio è dolce, pieno di gratitudine e di affetto, ed io non posso fare a meno di sospirare e stringermi a lui.

Da quel giorno in cui lo liberai dalla nebbia, si è stabilita una certa complicità tra noi, una familiarità nei gesti, ma non ci eravamo mai più baciati fino a questo momento; ed io, nonostante tutte le paure e le preoccupazioni, non avevo potuto fare a meno di continuare a pensare ai suoi baci, che mi avevano lasciato un dolce languore dentro e la voglia di qualcosa di più, anche superiore a quella strana notte passata insieme quando lo guarii.

In quel momento mi sembrava di non essere in me, e che la voglia di averlo vicino fosse dovuta alla paura di averlo quasi perso. I nostri baci invece, mi erano sembrati più reali, più consapevoli, entrambi sapevamo cosa stavamo facendo, e cosa volevamo. Come in questo stesso momento.

 “Andiamo ora,” mi dice quando finalmente ci separiamo, mormorando le sue parole con le labbra contro la mia fronte, “purtroppo oggi sarà dura” aggiunge con un sospiro, prima di riportarmi di nuovo nel suo mondo.

             ******

Ci ritroviamo davanti alle mura della città dei Goblin, ma non nello stesso luogo da cui io feci il mio ingresso tre anni prima. Non c’è alcuna guardia goblin da superare, nessun grottesco essere meccanico a sbarrarci il passaggio; le mura sono più alte, più eleganti, e la facciata del castello che si staglia all’orizzonte è diversa da come la ricordavo. Mi ero sempre domandata perché l’entrata della Città dei Goblin si trovasse proprio di fronte a una discarica, ma ora mi rendo conto che forse quello da cui sono arrivata era solo un portale secondario, perché quello che ora si trova davanti a me è molto più grande e magnifico.

 Dietro di noi c’è un’ampio prato pianeggiante, non c’è più la nebbia su di esso, ma i suoi effetti sono ancora ben visibili, l’erba è grigia e morente, l’aria è ferma e quasi spettrale nella sua immobilità, insomma lo spettacolo di intorno a me è abbastanza deprimente, però non capisco perché ci troviamo qui, dopotutto non c’è nulla da liberare intorno a noi.

 “Jareth?” chiedo perplessa, “perché mi ha portato qui? Non c’è nebbia da combattere…”

“Questa volta non dovremo occuparci della nebbia, Sarah, ma di coloro che sono stati attaccati.” Mi risponde con fare serio.

 Io annuisco, mentre lo stomaco mi si chiude in una morsa, dentro la città ci saranno altri morti di cui occuparci, per questo mi ha detto che oggi sarà dura. Gli stringo la mano e insieme entriamo.

 Nonostante la mia angoscia, rimango a bocca aperta nel vedere quella parte della Città dei Goblin; le strade e le costruzioni sono molto più belle qui; più alte, più ariose e più riccamente decorate; hanno sempre quell’aria barocca e stravagante di tutte le cose del Labirinto, ma nello stesso tempo sono più eleganti. Non riesco ad immaginare dei goblin a vivere in questo posto, conoscendoli, l’avrebbero distrutto dopo mezza giornata.

 “Qui abita la mia Corte,” dice Jareth, come se mi avesse letto nel pensiero.

 “La tua corte? Vuoi dire i Cortigiani del Ballo Mascherato?”

 Credevo che fossero solo una specie di illusione, di sogno creato dall’incantesimo con cui mi aveva drogato, e invece sono veri. Uno strano senso di disagio si impadronisce di me, quelle persone, quei fae, mi erano apparsi così inquietanti, quel loro modo di fare così malizioso e sfacciato mi aveva confuso e fatto arrossire. Ora non sono più una ragazzina ingenua, ma il loro ricordo mi turba in un modo strano; perché, mi rendo conto solo ora, mi avevano messo di fronte a delle sensazioni che non avevo mai provato prima di allora.

 Ripenso a quelle donne così belle e voluttuose e una stupida gelosia si impadronisce di me, insieme a un senso di inferiorità al ricordo della loro bellezza ed eleganza. Scaccio via quei sentimenti, i Cortigiani sono sudditi del Labirinto come tutti gli altri e quindi è mio dovere aiutare Jareth a salvarli.

Mi conduce verso la piazza principale, anche in questo caso tutti gli abitanti si sono raggruppati lì portando con loro i morti ed i feriti. Le donne piangono strette le une alle altre, oppure ai propri compagni; c’è ci culla tra le braccia un amico o un parente e chi se ne sta cereo e immobile a guardare lo sfacelo intorno a se. E’ come se una pestilenza si fosse abbattuta sulla città, lasciandosi dietro morte e distruzione.

 Forse sarà il loro aspetto, così simile a quello umano, ma vedere quegli uomini e quelle donne così sofferenti, e quei corpi distesi a terra senza vita mi colpisce molto di più dei cadaverini dei goblin o degli altri folletti.

 I fae attorno a noi non piangono e strepitano come le altre creature che abbiamo incontrato nel nostro viaggio nel Labirinto, non fanno confusione chiedendo a gran voce l’aiuto del loro Re ma, ora che siamo giunti davanti a loro, ci guardano in silenzio, in attesa che noi li salviamo.

Una donna avanza verso Jareth, dimostra più anni di quello del Re dei Goblin, ma è comunque bellissima, con enormi occhi verdi bistrati di kajal e i lucidi capelli neri raccolti con un’elaborata acconciatura che le lascia scoperto il collo lungo e candido e mette in evidenza la sua generosa scollatura.

 “Mio Signore, aiutateci,” chiede lei.

 “Tearlag, sono giunto qui per questo.” Dice lui stringendole la mano, “mi dispiace solo non essere arrivato prima,”

 “Le guardie hanno provato a contrastare la nebbia, ma non hanno potuto fare molto,”continua lei, “ loro sono le più colpite, insieme alle fanciulle, noi abbiamo cercato di fare il possibile per liberarli dall’incantesimo della nebbia, ma non sempre abbiamo avuto successo…”

 “Avete fatto il possibile. Tutti voi avete fatto il possibile,” aggiunge alzando la voce perché tutti lo sentano, “ma ora io e colei che ha risolto il Labirinto siamo qui per salvarvi.”

 Mi sento gli occhi di tutti addosso e non posso fare a meno di arrossire. Ma Jareth è sicuro delle mie capacità.

 “Vieni, guarda e fai come me.” Mi dice e poi si avvicina a un’uomo che tiene una giovane tra le braccia.

 Gli occhi grigio argento della fanciulla sono semi-chiusi e appannati, e lei respira faticosamente, come se provasse un grande dolore o una grande paura.

 “Dalla a me, Graeme,” chiede Jareth gentilmente e poi prende tra le braccia la fanciulla.

 Sotto lo sguardo ansioso e preoccupato del suo compagno le pone una mano sulla fronte, abbassandole le palpebre, e poi chiude gli occhi, concentrandosi. Vedo il volto di Jareth farsi visibilmente più pallido e più grigio, mentre invece la ragazza riprende colore, fino a che un lieve gemito esce dalle sue labbra. Jareth allora la rimette nelle braccia di Graeme e lei si risveglia completamente, sotto gli occhi commossi dell’uomo.

 “Andiamo Sarah,” mi stringe gentilmente la spalla e mi invita a seguirlo.

 Ci avviciniamo a un gruppo di giovani uomini, dalle loro uniformi immagino che siano le guardie di cui parlava Tearlag prima. Alcuni di loro sono stessi a terra, pallidi come fantasmi.

 “Forza, Sarah tocca a te.”

 Io mi inchino vicino a uno di loro, un po’ incerta, quelle persone si aspettano che io le salvi, ma in realtà non so cosa fare. Poggio la mano sulla fronte di quel fae come ho visto fare a Jareth,  poi chiudo gli occhi, concentrandomi. Una serie di immagini mi assaltano, vedo la nebbia serpeggiare dentro la città, vedo i fae crollare a terra come se stessero respirando qualcosa di velenoso, vedo i più forti, come l’uomo che sto curando, tentare di respingerla, ma poi infine cedere ad essa. Avverto le sue  paure e la sua rabbia attagliarmi il cuore fino a mozzarmi il respiro, ma non demordo.

 Pian piano sento il respiro del fae farsi più regolare fino a che lentamente riapre gli occhi, come se si risvegliasse da un sonno oppressivo. Mi viene da piangere. ‘Ho salvato quell’uomo!’ Penso, e mi giro verso Jareth, che mi sorride fiero di me.

 ******

“Ecco mia signora,” dice Tearlag porgendomi dell’acqua, “prendetene un po’ e riposatevi, sarete esausta.”

 Io accetto la coppa che la donna mi porge con un sorriso di gratitudine, i Cortigiani mi trattano con rispetto e con ossequio, in modo molto diverso da quando si prendevano gioco di me durante il Ballo in Maschera. Forse allora i loro gesti mi apparivano così aggressivi e maliziosi perché ero troppo ingenua e troppo spaesata per capire cosa stesse accadendo intorno a me; oppure il loro atteggiamento nei miei confronti era davvero cambiato, dopotutto stavo salvando il Labirinto e quindi mi erano grati.

 Mi siedo per un attimo a terra, chiudendo gli occhi. Sono davvero distrutta. Non so nemmeno io da quanto tempo io e Jareth ci occupiamo della sua Corte, per fortuna man mano che i fae si risvegliano il nostro compito diventa più facile. Ora che io ed il loro Re siamo tornati per salvarli, hanno ritrovato la speranza e quindi è più semplice scacciare le paure e le ombre rimaste.

 Mi sento più fiduciosa, se continuavamo di questo passo entro stanotte riusciremo a liberare tutta la città. All’improvviso però un urlo squarcia l’aria. Un urlo di dolore che mi fa accapponare la pelle.

 Mi rialzo in piedi e corro verso il luogo da cui il grido proviene, Tearlag mi segue, preoccupata. Arriviamo in una stalla un po’ defilata, a ridosso delle mura della città.. Dentro c’è Jareth, in piedi di fronte a una figuretta raggomitolata a terra.

 E’ una ragazza giovane, almeno nell’aspetto sembra avere più o meno la mia età, è in posizione fetale, con le ginocchia strette il petto e gli occhi chiusi. Il suo corpo è coperto di graffi e ferite, e lei trema incontrollabilmente; è come se un branco di lupi si fosse accanito su di lei.

 “Saoirse…” sento il singhiozzo spezzato di Tearlag accanto a me.

 “Si sono divertiti con lei…” la voce di Jareth è una lama di ghiaccio. “Non c’è più niente da fare…”

 “Oddio no…” la donna si copre il volto con le mani, si avvicina alla ragazza, piangendo, ma non si china per toccarla o confortarla in nessun modo. Anche Jareth sta in piedi di fronte alla sconosciuta senza fare nemmeno un gesto per alleviarle le sofferenze. Sembrano quasi disgustati dalla sua vicinanza.

 Sento una rabbia nascere dentro di me. Quella poverina avrà subito chissà quali tormenti e quei due neanche si degnavano di aiutarla. Perché? Ora che Wysa e i suoi l’avevano toccata non era più degna di loro?

 Mi avvicino e mi chino verso di lei, se Jareth non si vuole sporcare con lei, allora mi occuperò io di Saoirse.

 “Ferma!” Jareth mi afferra per una spalla e mi tira indietro.

 “Che diavolo fai Jareth!” rispondo io, “non vedi che questa povera ragazza ha bisogno di aiuto! Cos’è, ormai è troppo sporca per voi preziosi fae?!”

 Vedo gli capelli scuri della fanciulla sparsi intorno a lei, la pelle lattea solcata da ferite scarlatte e rabbrividisco, mi somiglia così tanto…forse è per questo che si sono accaniti su di lei??  Con uno strattone mi libero dalla stretta di Jareth e poggio la mano sugli occhi di Saoirse.

 “Sarah no!”  il grido disperato del Re dei Goblin è l’ultima cosa che sento.

  

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Capitolo 12

 Capitolo corto corto, ma spero vi piaccia...!

Daydreamer

Mi ritrovo immersa in una nebbia soffocante, come quella dei miei incubi, come quella che stiamo combattendo, come quella che aveva attaccato Jareth. Dev’essere un’illusione, non c’è altra spiegazione, perché fino a un momento prima mi trovavo accanto alla povera Saoirse, vicino agli altri, ma questa consapevolezza non impedisce al terrore di impadronirsi di me.

Sento il cuore battermi all’impazzata nel petto. Anche se non voglio mi ritorna alla mente la sensazione delle mani viscide di Wysa su di me, del modo in cui mi aveva afferrata nel bosco vicino alla Prescott. Rabbrividisco, ma non mi voglio lasciare sopraffare. So che questo non è altro che un’effetto della nebbia in cui sono immersa.

Apro le braccia e lascio scorrere il potere fino alla punta delle mie dita, come mi ha insegnato a fare Jareth, l’unica cosa che riesco a fare, però, è illuminare per un attimo lo spazio intorno a me. Quello che vedo mi gela il sangue. Vedo il volto del Re degli Incubi che mi fissa con la stessa malizia e lussuria di quando mi attaccò e, quel che è peggio, vedo che non è solo. Vedo altri volti bianchi come spettri accanto a lui, tutti con la medesima espressione malevola.

Rabbrividisco, mi sento soffocare; di nuovo tento di allontanare la nebbia con il potere che ho, ma ancora una volta l’unica cosa che riesco ad ottenere è illuminare quegli esseri, che ora si stanno avvicinando sempre di più.

Cerco di scappare, di correre via, ma indosso degli abiti ingombranti e appariscenti, un’ampia veste di seta rosso cupo, come quella, a brandelli, che aveva indosso Saoirse. Improvvisamente capisco, sono intrappolata nell’incubo della fae!

Comincio a tremare violentemente, ho visto quello che le hanno fatto e non voglio riviverlo! Però, per quanto tenti di combattere la nebbia o di scappare, è tutto inutile, perché adesso sono lei, sono Saoirse, e la giovane fae non aveva avuto scampo.

Artigli mi afferrano l’abito, strappandomelo e graffiandomi la carne, sono come lupi affamati intorno alla preda, mi hanno preso, e non mi lasceranno andare finché non avranno finito con me.

“Jareth!” chiamo tra le lacrime, “Jareth!” non so se mi può sentire, nemmeno se mi può aiutare, ma ora più che mai ho bisogno di lui.

Improvvisamente, sotto la mia mano, sento una pietra, è liscia ed aguzza ed io l’afferro, colpendo Wysa in pieno petto. Un fiotto di sangue scuro sprizza su di me, mentre un grido lancinante squarcia l’aria. La nebbia si dissipa e intorno a me non vedo più nessuno, abbasso lo sguardo sul corpo esanime di fronte a me e con orrore mi accorgo che non si tratta di Wysa, ma di Jareth.

“Noo!” grido disperata, mi chino su di lui e vedo l’orribile ferita che gli squarcia il petto, uguale a quella da cui l’avevo guarito. Pongo le mani su di essa, ma è inutile, non riesco a rimarginarla, perché non sono Sarah adesso.

I miei incubi e quelli di Saoirse si sono mescolati dando vita all’abisso più scuro che potessi immaginare. Stringo il corpo senza vita di Jareth, mentre comincio a dondolare su me stessa, di nuovo sento Wysa e i suoi avvicinarsi, ma non riesco a reagire. Mi sento morire, la speranza mi ha abbandonato, l’unica cosa che voglio è smettere di provare tutto questa sofferenza.

Improvvisamente mi sento trascinare via, come se una mano mi avesse afferrato e portato via dall’incubo in cui sono immersa. Mi ritrovo a boccheggiare come se avessi trattenuto il respiro fino a quel momento. Apro gli occhi e di fronte a me vedo il viso terrorizzato di Jareth.

Buíochas Diut*…Sarah” quest’invocazione suona estranea nella mia bocca, io che sono abituato a non tenere conto di nessuno, ma in questo momento mi esce spontanea dalle labbra.

Quando l’ho vista toccare Saoirse e poi cadere a terra esanime, avevo creduto davvero di averla persa. La stringo a me così forte da farle male.

“Perché non mi dai mai ascolto, dannazione!” mormoro al suo orecchio mentre affondo il viso nei suoi capelli scuri, sento il suo cuore battere contro il mio, la sua pelle calda sotto le mie dita. E’ salva, Wysa non è riuscito a prenderla, e questa è l’unica cosa che conta adesso. Rimango in silenzio ancora  per un momento, stringendola tra le braccia senza dire nulla, ma poi gentilmente mi allontano da lei per guardarla negli occhi.

E’ chiaramente confusa dalla mia reazione, ma soprattutto è ancora scossa per quello che ha vissuto. Poggia le mani sul mio petto, stringendo la stoffa sottile della mia camicia, in cerca di conforto.

“E’ stato…è stato orribile, Jareth. Cosa mi è successo…”

“Wysa e gli altri fae oscuri hanno preso Saoirse e …hanno fatto di lei ciò che volevano,” dico, e la sento rabbrividire, probabilmente lei sa meglio di me cosa la mia giovane cortigiana ha vissuto.

“Quando arrivano a quel punto, quando riescono a spezzare lo spirito di un fae in quel modo.” Continuo a spiegare, “quando accade questo, esso non riesce più a liberarsi dei suoi incubi e delle sue paure e, quel che è peggio,  la vittima risucchia nel suo incubo tutti coloro che entrano in contatto con lui o lei, come se li contagiasse una pestilenza. Saoirse avrebbe continuato a rivivere la violenza subita per tutta l’eternità ed avrebbe continuato a …”

“Che vuol dire avrebbe…” mi interrompe.

“Abbiamo…ho, ho dovuto fare in modo che Saoirse smettesse di soffrire.”

“E… e come?” sento la ripugnanza  crescere nella voce della mia Sarah, ma non posso mentirle.

“Ho dovuto ucciderla, Sarah.” La guardo negli occhi mentre pronuncio queste parole e vedo l’orrore farsi strada nelle sue iridi chiare. Si irrigidisce e copre il viso con le mani mentre un singhiozzo le scuote il petto.

Sarah si alza ritta e mi gira le spalle, come immaginavo è sconvolta da quello che ho fatto. Rimango immobile dietro di lei, non voglio certo spaventarla ulteriormente. Per quello che mi sembra un tempo infinito continuo a fissare la cascata dei suoi capelli neri che le scivolano sulla schiena.

“E’ stata attaccata per colpa mia…?” chiede alla fine con voce rotta.

“Wysa è crudele Sarah, non conosco come lavora la sua mente contorta…”

“Saoirse mi assomigliava, aveva i miei stessi capelli scuri e la stessa carnagione chiara, sembrava una ragazza giovane, come me…lei è stata aggredita per colpa mia???” chiede un’altra volta, girandosi verso di me a guardarmi con gli occhi sbarrati e colmi di lacrime.

“Sarah non lo so! Saoirse era carina, era più giovane degli altri e più indifesa. Probabilmente l’hanno attaccata solo perché era la preda più facile …”

“Tutto questo è così…mostruoso,” si stringe le braccia intorno al corpo, come se avesse freddo, come se volesse proteggersi. “Io…io non ce la faccio Jareth, voglio…Jareth…” sento lacrime nella sua voce… “Jareth io…” la sua voce si spezza, e lei scoppia in singhiozzi.

Piango per non so quanto tempo tra le braccia di Jareth, senza vergogna alcuna gli mostro le mie lacrime e la mia debolezza. Da quando mi aveva chiesto il suo aiuto mi ero sforzata di essere forte. Il Labirinto, i miei amici, e lui stesso avevano bisogno di me e io non potevo tirarmi indietro. Ma giorno dopo giorno la distruzione che la mia venuta aveva causato, aveva scavato una ferita nel mio cuore, e l’ingiusto destino di Saoirse mi aveva fatto raggiungere il limite.

Per colpa mia lei aveva sofferto ed era morta, per colpa mia molti degli abitanti del Labirinto avevano subito la stessa sorte. E quel che era peggio è che Wysa è ancora là fuori da qualche parte, pronto ad attaccarmi. Non riesco a smettere di rivivere l’incubo di Saoirse, e il pensiero che anche a me può succedere la stessa cosa mi fa impazzire.

“Ho paura Jareth…” sussurro, “ho paura…” mi sento così impotente in questo momento, nonostante la presenza di Jareth non riesco a smettere di tremare.

Lui mi accarezza gentilmente la schiena, capelli, mi bacia le tempie mormorando parole di conforto.

“Stringimi Jareth, stammi vicino…”

Lentamente mi porta verso il giaciglio su cui mi sono risvegliata. Non mi trovo da qualche parte nel Labirinto, ma non ho mai visto questo posto. Sembra una specie di giardino circondato da mura di pietra e al centro di esso brilla una luce calda e rilassante.

Lascio che Jareth si stenda accanto a me e nascondo il viso nell’incavo del suo collo; il suo profumo, che ormai ho imparato a riconoscere, mi riempie i polmoni e riesce a calmarmi più di ogni altra cosa.

“Baciami, per favore…”

Lui mi guarda stranito, sembra che voglia protestare, ma il mio sguardo riesce a convincerlo, e si abbassa per catturare le mie labbra in un bacio. E’ dolce e incerto, forse ha paura di spaventarmi, ma io lo approfondisco; voglio sentirlo più vicino possibile, voglio dimenticare la sensazione di Wysa su di me, voglio che ci sia solo Jareth nel mio cuore adesso.

Come in un sogno comincio a sciogliere i lacci che chiudono la sua camicia, a passare le mani sulla sua pelle liscia come seta. Lui non mi ferma, per un attimo prova a trattenermi ma alla fine cede. Sento il suo respiro farsi più corto, la sua stretta più forte, ma non ho paura. Non so quale sarà il mio destino ma, qualunque cosa accada non voglio che Wysa mi porti via questo.

 

*Buíochas Diut: in gaelico significa 'Grazie agli Dei', immagino che nell'Underground ci siano degli Dei, visto che i fae appartengono alla mitologia celtica. Se i termini non sono corretti vi prego di farmelo notare, non voglio scrivere stupidaggini!

 

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


Nuova pagina 1

Dopo un mese e più, finalmente posto un nuovo capitolo. Lo so da me, è un po' stiracchiatino, ma altrimenti non riuscivo a sbloccarmi!!

E poi, dico la verità, ho un po' barato nella prima scena. Infatti ho rielaborato un dialogo che avevo scritto per un'altra storia postata sempre qui su EFP. Storia che, a sua volta, è la riscrittura della scena del telefilm su cui è basata. (Il nome del telefilm è I ragazzi della Prateria ed ha quasi vent'anni, giusto per farvi capire che proprio giovincella non sono più :-P).

 

Capitolo 13

Mi siedo sul bordo del nostro giaciglio, avvolgendomi nel lenzuolo per coprire il mio seno nudo, più per pudore che per freddo, perché in questo posto l’aria è tiepida e piacevole. Dietro di me Jareth si è assopito e io lo guardo dormire, adagiato sui cuscini, bello come la statua di un dio greco.

Mi soffermo a osservare i suoi muscoli snelli e la sua pelle liscia e pallida come alabastro. Mi fa venire in mente la favola di Amore e Psiche, in cui la sfortunata giovinetta una notte decise di ammirare alla luce della candela il suo misterioso amante, solo per scoprire che si trattava del Dio dell’Amore in persona.

E Jareth cos’è per me? Il mio personale Dio dell’Amore? Lo stomaco si stringe. Io amo il Re dei Goblin? Ripenso alla prima volta che mi ha salvato nel bosco, come mi ha abbracciato e confortato sebbene, come ho scoperto dopo, la mia vicinanza lo facesse impazzire di dolore; ripenso a quando l’ho visto cadere –ferito per causa mia- e mi sono offerta al Labirinto per salvarlo, ripenso a quella strana notte nella sua camera da letto, preludio a questo momento, e poi ripenso a come abbiamo combattuto insieme la nebbia, a come abbiamo visto le paure più profonde l’uno dell’altra.

Non penso che ci potrà mai essere qualcuno che mi conoscerà più intimamente di Jareth, che riuscirà a conoscere i miei sogni e le mie paure più a fondo; questo è amore? Non lo so, non sono mai stata veramente innamorata in vita mia, ma so che nessuno mi ha fatto mai sentire così fragile e protetta allo stesso tempo, come se fossi la cosa più preziosa al mondo.

Lo sento muoversi, si sta risvegliando; io arrossisco, è da sciocchi imbarazzarsi dopo quello che abbiamo fatto, ma non posso farne a meno. Dischiude gli occhi lentamente, fino a che la consapevolezza si fa strada nelle sue iridi feline.

“Sarah…” mormora.

Io distolgo lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi.

“Sarah, stai bene?” il tono è incerto adesso.

“Io…Io non lo so,” ammetto alla fine.  

Mi sento così strana, il pensiero che abbiamo condiviso qualcosa di così sacro, così potente, mi turba. Ho fatto l’amore per la prima volta nella mia vita, e non con un ragazzo qualunque, ma con il Re dei Goblin.

“Un…un paio di ore fa questa mi sembrava la cosa più giusta da fare…”

“Ma ora sei pentita?” sento fragilità nella sua voce.

Io ho il potere di ferirlo, me ne rendo conto chiaramente solo adesso, in modo più profondo di chiunque altro. Questo mi spaventa. Il cuore del potente, dell’arrogante Re dei Goblin è nelle mie mani, delicato come un uccellino appena nato. Ma, sono pentita di quello che ho fatto? Guardo dentro di me e la risposta è chiara.

“No Jareth,” gli rispondo, guardandolo finalmente negli occhi. “No, non sono pentita, sono spaventata.” Ecco l’ho detto, “Le cose cambieranno tra noi adesso?”

“Si, cambieranno Sarah.”

“In meglio?” chiedo, ho bisogno della sua rassicurazione che andrà tutto bene.

“Spero di si, mia preziosa,” mi fa uno dei suoi sorrisi sghembi, mitigato però dalla dolcezza. “Io ti amo.”

Lo dice con naturalezza, come se fosse la cosa più normale e semplice del mondo. Me lo ha sempre detto, fin dalla prima volta che l’ho incontrato. Ma solo adesso le sue parole mi sembrano reali. Mi bacia la spalla nuda, con tutta la delicatezza possibile e io mi sento sciogliere.

“Ti…ti amo anch’io Jareth.” Dico e vedo il suo viso affilato illuminarsi.

“Mi ami anche tu?” mi chiede, come se fosse l’ultima cosa che si aspettasse da me in questo momento.

“Beh, si…ti amo anch’io.” …almeno credo… “io non so cos’è l’amore Jareth.” Confesso, “non è certo quello delle mie fantasie romantiche di ragazzina. In cui l’amore era il principe azzurro…o il re misterioso e pericoloso che ti faceva battere il cuore dalla paura e dall’eccitazione.” Dico senza guardarlo negli occhi. Era lui il mio re oscuro, quello che riempiva le fantasie, mi sento così sciocca a ripensarci adesso.

“Sarah,” mi chiama ancora, prendendomi il mento e facendomi girare a guardarlo negli occhi, “che tu ci creda o no, tutto questo è nuovo anche per me.” Spalanco gli occhi in un’espressione incredula e poco convinta, Jareth è antico di secoli, non può non aver conosciuto l’amore. E’ una stilettata al petto pensarci proprio in questo momento, però non posso esser così ingenua da credere che io sia stata la prima a farlo innamorare.

“Dico la verità.” Continua lui con più veemenza,“Quello che hai letto nel tuo libro è la verità. Il Re dei Goblin si era innamorato della fanciulla. Non c’è mai stato inganno in questo. Non che io lo volessi, mia cara, sarebbe stato molto più facile se tu fossi stata come tutti gli altri, qualcuno da mettere alla prova per vedere se meritassi di riavere indietro chi avevi fatto portare via dai miei goblin; forse avrei avuto Toby adesso, e lui sarebbe stato il mio Principe e Erede. Invece mi sono innamorato di te, anche se eri poco più di una bambina, e non sono riuscito a strapparti via dal mio cuore in tutti questi anni. Si ho avuto altre amanti, e ad alcune di esse ho tenuto veramente, ma nessuna di esse è diventata mia Regina. ”

Mi attira a se e mi bacia di nuovo con passione, con tanta forza da lasciarmi le labbra doloranti.

“Voglio che sia tu la mia Regina, Sarah,” dice con uno scintillio feroce negli occhi, “e non perché tu hai vinto il Labirinto o perché hai deciso ti offrirti ad esso per salvarmi la vita.”

Il suo tono mi ha spaventato e sorpreso, l’ho fatto arrabbiare dubitando dei suoi sentimenti per me. Nonostante tutto però, la tensione che avevo provato fino a quel momento è scomparsa. E come se, aver finalmente ammesso i miei sentimenti a voce alta e aver visto la sincerità dei suoi, avesse finalmente liberato il mio cuore da tutte le incertezze.

 Facciamo l’amore un’altra volta, con più lentezza stavolta, con più attenzione. Gli occhi di Jareth percorrono il mio corpo e io mi sento imporporare le guance, ma poi posa le labbra su di me e tutto l’imbarazzo sparisce, mentre ci perdiamo l’uno nell’altra.

 ******

“Cos’è questo Jareth?”

 Mi trovo di fronte alla fonte di luce di quello strano giardino. E’ calda e pulsante, come se fosse viva.

 “Questo è il centro del Labirinto, Sarah.” Mi risponde, venendomi vicino e allacciando mollemente un braccio intorno alla mia vita. Sento un brivido al suo tocco, ancora non sono abituata a questa intimità fra di noi, ma poi mi rilasso e poggio la mia mano sulla sua.

 “Ricordi quello che ti dicevo, a proposito del Labirinto? Che io lo governavo ma che esso era un’entità a se? Beh…questa è la manifestazione ultima della sua entità.”

 “Vuol dire che noi…che noi abbiamo fatto l’amore di fronte al Labirinto?” arrossisco,  anche se riconosco che quello che ho detto non ha senso, non posso sentirmi in imbarazzo nei confronti di un luogo.

 “Io non sono soltanto un luogo Sarah Williams.”

 Una voce senza corpo mi risponde, come se avesse letto i miei pensieri. Guardo Jareth senza capire, è stato lui a parlare? E’ uno dei suoi trucchi.

“Non sono nemmeno un trucco, Sarah Williams.”

La voce continua a ripetere il mio nome, è antica ma allo stesso tempo vitale, maliziosa e sarcastica…come la voce di Jareth.

“Al contrario, Sarah Williams, è la voce di Jareth che – con il passare del tempo – ha cominciato ad assomigliare alla mia.”

“Ora basta,” dice Jareth, con un tono solo all’apparenza leggero. “Ora basta, Labirinto, un po’ di rispetto per la tua Campionessa e la mia Regina.”

“Hai ragione, Re dei Goblin,” dice la voce, anche se dal tono sembra molto poco propenso a dargli ragione, “i miei rispetti Campionessa, e i miei più sentiti ringraziamenti per aver liberato me e i miei abitanti, a rischio della tua stessa vita.” Conclude con un tono più solenne. Allora riesce a essere serio quando vuole.

“Ma noi non abbiamo liberato ancora tutto il Labirinto, non è vero?”

Mi sembra che ci siano ancora tante zone di cui occuparsi, dopotutto non è da tanto che abbiamo iniziato…

“Al contrario Sarah,” Jareth mi interrompe, e sento una nota di trionfo nella sua voce, “man mano che liberavamo gli abitanti del Labirinto, essi si sono fatti più forti e sono stati in grado di allontanare la nebbia da soli; è stata, come dite voi nel Mondo di Sopra, una reazione a catena. Più porzioni di Labirinto liberavamo, più i miei sudditi riacquistavano speranza, meno effetto la nebbia aveva su di loro. I Fae della mia Corte si sono occupati del resto, ora finalmente la nebbia di Wysa ha abbandonato il Labirinto.”

“Dici davvero?” sono incredula. Ci siamo liberati di quella cosa infernale??

“Si, ce ne siamo liberati, bada però, c’è ancora molto da fare. Dobbiamo ricostruire il Labirinto e ridare forza ad esso e la minaccia di Wysa non è cessata; perché lui è sempre pronto ad attaccare di nuovo, ad attaccarti di nuovo,” sottolinea con voce cupa, mentre le sue mani involontariamente si stringono intorno alla mia vita. “ma ora siamo più forti, e possiamo proteggerti.”

******

“Non era certo questo il modo in cui volevo che mi proteggessero…” borbotto a mezza bocca.

Nat e Amy alzano lo sguardo dai libri e mi guardano incuriosite. Ci troviamo nel Pensatoio, i miei amici mi stanno aiutando con i compiti visto che, anche se non mi piace ammetterlo, sono rimasta un bel po’ indietro con le lezioni.

“Nulla ragazze,” scrollo le spalle con fare indifferente, “stavo solo lamentandomi di Jareth.”

“Ancora?” chiede Charlie, “ma come, oramai sembravate andare d’amore e d’accordo, voi due piccioncini…”

Il tono canzonatorio nella sua domanda non mi sfugge. I miei amici non sanno tutto quello che è successo, ma non hanno potuto fare  a meno di notare come, dall’attacco di Wysa nei boschi della Prescott, io e Jareth non avevamo più discusso, la regolarità delle sue visite, e il modo inevitabilmente più affettuoso con cui mi riferisco a lui quando parlo.

Certe volte mi sembrava di aver scritto in faccia i miei sentimenti per Jareth, e quello che era successo tra noi. Non escludo che quella curiosona di Natalie possa aver capito tutto, ma fin’ora non mi ha mai fatto alcuna domanda, mostrandosi stranamente riservata, e non posso fare a meno di ringraziarla mentalmente per questo.

Decisamente ho bisogno di tempo per rimettere a posto i miei pensieri, alle volte ancora non mi sembra vero di aver fatto l’amore con Jareth, che abbiamo salvato il Labirinto e le creature che lo abitano, e che Wysa l’Oscuro è ancora da qualche parte, pronto ad attaccarmi allo stesso modo in cui ha attaccato Saoirse.

Non posso fare a meno di rabbrividire, ogni volta che ripenso all’incubo in cui ero stata risucchiata è come se lo spazio attorno a me si rabbuiasse, come se una nuvola di passaggio coprisse il sole e rendesse tutto più grigio e freddo.

Una morsa di gelo mi chiude lo stomaco mentre la bile risale fino alla mia gola, improvvisamente mi sento nauseata e ho bisogno di respirare dell’aria fresca. Mi alzo e vado verso la portafinestra. Mi era già successo altre volte da quando ero tornata alla Prescott. E ogni volta avevo sentito il bisogno di avere Jareth vicino a me, ma Sua Altezza aveva bloccato non so come il mio potere di tornare nel Labirinto, nè si era fatto vivo.

Non lo sopporto quando fa così. Nonostante tutte le belle parole che ci eravamo detti Jareth sembra ancora convinto di poter fare come gli pare e di poter decidere per me. Lo so che probabilmente ha i suoi motivi e che lo fa per proteggermi, ma questo non gli da comunque il diritto di gestire la mia vita come se fosse quella di uno dei suoi sudditi.

Con mani tremanti giro la maniglia ed apro il vetro, respiro profondamente l’aria pulita e fresca del bosco e questo mi aiuta a far sparire la nausea. Alle volte mastico delle gomme alla menta, anche quelle mi aiutano, ma io vorrei solo che questo malessere finalmente sparisca. Non lo so, forse è tutto lo stress che ho accumulato, o gli effetti della nebbia che ho inevitabilmente respirato mentre ero nel Labirinto, so solo che è da quando Jareth mi ha fatto tornare nel Mondo di Sopra che non mi sento affatto bene.

“Sarah, stai bene?” Amy mi chiede preoccupata.

“Si…ora sto bene,” mi giro a guardarla.

Lei e gli altri hanno un’espressione preoccupata sul volto.

“Sei sicura? No perché la tua faccia tende al verdino, lo sai questo?”

“Sempre molto delicato, eh Charlie?” lo redarguisce la sorella, “Però Charlie ha ragione, hai una faccia proprio sbattuta…”

“Avete ragione ragazzi,” ammetto io, dopotutto non ha senso nascondere la verità, “è solo che mi sento un po’ di nausea, magari è solo la stanchezza. Tra il Labirinto e la scuola, sono un bel po’ stressata ultimamente, sapete?” scherzo.

“Sarah Williams..la grande donna in carriera…” mi prende in giro Charlie. “A parte gli scherzi però,” aggiunge tornando serio, “se ti senti poco bene torna in camera tua. Vorrà dire che domani mattina copierai i nostri compiti…” conclude come se mi stesse facendo un grande favore.

“Charlie, carissimo” gli rispondo, “mi dispiace, ma penso proprio che li copierò da Danny o da Amy, così sono sicura che siano corretti!”

Gli faccio la linguaccia, ma poi faccio come dice lui e torno in camera. Non riesco a togliermi di dosso questo senso di nausea e spossatezza, nè la sensazione di gelo nelle ossa. Forse non mi sono ripresa ancora del tutto dall’incubo di Saoirse. Raggiungo la mia stanza con fatica sempre maggiore, all’improvviso mi sento soffocare e rabbrividire allo stesso tempo.

Entro e mi raggomitolo sotto le coperte, ho bisogno di caldo e di conforto. Vorrei tanto che Jareth fosse qui…

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Nuova pagina 1

Ecco il nuovo capitolo, questa volta l'ho postato a tempo di record (almeno per me), no?

Buona lettura,

Daydreamer

 

Capitolo 14

 

“Sarah…” quel sussurro vicino al mio orecchio mi fa lentamente svegliare.

 

Mi rendo conto che sono stesa sul mio letto, sopra le coperte, ancora vestita con la divisa scolastica. Ieri sera, non appena ero rientrata in stanza, mi ero tolta le scarpe, mi ero buttata sul letto e poi ero crollata, inspiegabilmente esausta anche se non avevo fatto grandi sforzi.

 

Spalanco gli occhi e mi trovo di fronte il Re dei Goblin.

 

“Jareth!” esclamo.

 

Mi tiro su a sedere sul letto, incrociando le mani sul petto con fare arrabbiato, dopo la stupenda, magica notte che abbiamo passato insieme, dopo che avevamo messo a nudo i nostri cuori, mi aveva rispedito quassù senza tanti scrupoli; ora non può pensare che lo accolga con un sorriso! Lui che mi guarda con un’espressione così sorpresa su quella sua faccia da angelo caduto che si ritrova, mi rende molto difficile rimanere distaccata,  ma non demordo, non gliela voglio far passare liscia stavolta.

 

“Sei sparito,” lo accuso, “mi avevi promesso che non lo avresti più fatto; che se ci fosse stato un problema lo avremmo affrontato insieme…e invece hai deciso tutto da solo, come sempre…” il mio tono si smorza,  rivelando l’amarezza celata dalla mia arrabbiatura.

 

Lui sembra indifferente alla mia tirata però, e invece mi prende il volto tra le mani, teso e preoccupato.

 

“Come stai?” mi chiede.

 

“Non cambiare discorso, Jareth. Ti ho chiesto come mai sei sparito.”

 

“E io ti ho chiesto come stai.” Risponde, stringendomi un po’ di più il viso, “mi hanno detto che sei stata male.”

 

Non so chi glielo abbia detto, forse Amy? Forse mi controlla con uno dei suoi cristalli? In ogni caso non voglio che cambi discorso.

 

“Ho solo un po’ di nausea e di stanchezza,” rispondo con noncuranza, “dopo tutto quello che abbiamo passato con la nebbia di Wysa mi sembra il minimo…”

 

“Vieni con me,” mi dice, e mi tira su dal letto.

 

“Non dirmi cosa devo fare, Jareth,” non mi piace il suo atteggiamento autoritario.

 

“Per favore, Sarah, vieni con me nell’Underground,” il tono si è addolcito e la preoccupazione che vedo nei suoi occhi mi convince a seguirlo, anche se non capisco perché si agiti così tanto per questo lieve malessere che ho.

 

“Va bene Jareth, verrò con te. Ma questo non cambia le cose, sono ancora arrabbiata con te, non hai diritto di gestire la mia vita come quella di uno dei tuoi goblin.”

 

“Hai ragione. Perdonami. Ma ora, ti prego, vieni con me.”

 

Cos’è questa urgenza nella sua voce? Comincia a spaventarmi. Annuisco e mi lascio trasportare nel Sottosuolo. Jareth trasforma i miei abiti, rivestendomi in una morbida veste verde chiaro, decisamente più confortevole degli abiti stazzonati del giorno prima. Apprezzo il gesto, ma anche questa è una cosa di cui dobbiamo discutere, avrò pur diritto di scegliere quello che ho indosso, no?

 

Le stringo la mano mentre ci avviamo verso il Centro del Labirinto, probabilmente se continuo così finirò per farle male, ma non riesco a controllarmi. Quello che il Labirinto mi ha rivelato stamattina mi ha sconvolto, non può essere vero, dopo tutti questi secoli, non può essere successo davvero…

 

Sento il nervosismo di Sarah accanto a me, è arrabbiata per come l’ho trattata; certe volte non capisce che è solo una semplice mortale e che ci sono alcune cose che devono essere fatte per proteggerla, che a lei piaccia o no. Ma sento che il mio atteggiamento sta cominciando anche a spaventarla, bene, perché sono  sconvolto anch’io.

 

“Vedo che hai riportato Sarah Williams come ti avevo chiesto.” Dice il Labirinto quando ritorniamo davanti alla sfera luminosa.

 

 Questo spiega perché Jareth mi ha riportato quaggiù, ma non la sua preoccupazione.

 

“Bene Sarah, avvicinati,” si rivolge direttamente a me e io mi volto a guardare il Re dei Goblin, è teso come una corda di violino ma annuisce, così io mi avvicino.

 

La sfera si allarga e io mi ritrovo immersa nella luce, tutto dura meno di una frazione di secondo e, prima che io mi renda conto di cosa sta succedendo, il Labirinto ritorna alla sua dimensione originaria.

 

“E’ come immaginavo,” la sua voce incorporea risuona soddisfatta, “le mie congratulazioni.”

 

“Non capisco…Jareth, cosa sta succedendo?”

 

Nonostante il Labirinto sembri contento, Jareth è sempre più teso.

 

“Sarah Williams, mia cara…tu…”

 

“No! Spetta a me dirlo!” lo interrompe Jareth.

 

“Sarah,” mi guarda negli occhi così seriamente da spaventarmi, “Sarah…io e te abbiamo concepito un figlio.”

 

“Cosa…!” esclamo incredula, mentre la mia mano vola subito a coprirmi il ventre.

 

Non che io sapessi a quali conseguenze avrebbero potuto portare le nostre azioni, è solo che non me lo aspettavo, dopotutto sono stati insieme solo due volte.

 

“Non me lo aspettavo neanche io Sarah, non credevo che fosse possibile.”

 

“Non credevi che io e te potessimo creare un bambino insieme?” E’ tanto inverosimile che un Fae e un’umana possano generare un figlio?

 

“Non è per questo, Sarah Williams,” si intromette il Labirinto, “vedi, mia cara, i Fae sono dotati di grandi poteri e di una vita molto lunga ma, di contro, per loro è estremamente difficile procreare. I bambini Fae sono rari e preziosi, per questo in passato venivano rapiti quelli umani.”

 

Non solo in passato, mi ritrovo a pensare.

 

“Solo in passato, Sarah” mi corregge il Labirinto che, mi ero dimenticata, ha la capacità di leggere nella mia mente, “le storie e le leggende sui changeling, sui bambini scambiati e rapiti dalle fate, erano vere; ma ora non è più così. Il nostro potere sul Mondo di Sopra è diminuito e noi creature fatate siamo diventate meno selvagge. Ora prendiamo solo i bambini che ci vengono offerti.”

 

“Come mi fratello,”

 

“Si, come tuo fratello. Speravamo che potesse diventare il nuovo Principe del Labirinto. Ma adesso,” conclude con un basso suono gorgogliante che sembra una risatina, “adesso abbiamo di meglio. Non vedevo l’ora che accadesse.”

 

Jareth, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi bassi e le braccia tese lungo i fianchi in un atteggiamento indecifrabile, a quelle parole alza gli occhi e guarda verso il Labirinto, con espressione seria e minacciosa.

 

“Cosa intendi dire con questo, Labirinto?”

 

“Oh, Jareth, andiamo, non servono inutili giri di parole. Sarah è la tua Regina, l’ho capito dal primo momento che ha messo piede nella galleria più esterna. E’ colei che ti è stata destinata, colei che ti darà un’erede. Ed è per questo che Wysa la brama così tanto. Perché voleva essere lui a ricevere quell’onore che è toccato a te.”

 

Io rabbrividisco a quelle parole, stringendomi nelle braccia, sentire il Labirinto parlare di me in questo modo mi fa sentire un oggetto. E’ per questo che Jareth mi ama? Perché io posso dargli un figlio? Mi giro verso di lui a guardarlo, smarrita e confusa ma, con mio grande stupore, lui sembra confuso quanto me.

 

“Non è necessario essere così in pensiero. Ora non c’è più pericolo di questo… Certo però, ce ne avete messo di tempo, eh? E’ da quella notte in cui tu ti sei sottomessa di nuovo a me per guarirlo che ho tentato di convincervi in tutti i modi.”

 

“Tentato di convincerci, Labirinto?” la voce di Jareth è di ghiaccio.

 

Il Labirinto sta insinuando che ha usato la sua influenza per far si che io e Jareth facessimo l’amore? Rabbrividisco al pensiero. Mi ricordo bene quella prima notte nel Labirinto con Jareth, il modo in cui mi sembrava di essere immersa in un sogno, di non avere il controllo delle mie azioni…se allora non ci fossimo interrotti, se avessimo concepito un figlio quella notte, mi sarei sentita usata e ingannata.

 

Adesso non sono più sicura neanche di me stessa. Quando ho fatto l’amore con Jareth, è stato perché lo volevo, o perché anche quella volta il Labirinto ci aveva messo lo zampino? E Jareth, si è comportato così per lo stesso motivo? Non posso credere che il momento più intenso e puro che io abbia mai provato fino a quel momento sia in realtà una manipolazione.

 

“Sarah…” nella voce di Jareth sento la stessa pena e confusione della mia.

Lui si avvicina verso di me, fa per prendermi tra le mie braccia, ma io mi allontano. In quel momento sono troppo sconvolta, troppo confusa, troppo impaurita per riuscire a pensare chiaramente. Sono appena maggiorenne, non ho neanche finito la scuola, e aspetto un figlio. Aspetto un figlio da una creatura fatata che attende il suo erede da secoli, sono l’unica che può renderlo padre…ed è per questo che un’altra creatura altrettanto fatata e antica, ma molto più oscura, mi sta dando la caccia.

 

Sapevo già che prima o dopo sarei tornata qui nel Labirinto, lo sapevo dal momento in cui mi ero sottomessa a lui per salvare Jareth. Ma avevo appena realizzato di amare il Re dei Goblin, avevo appena cominciato ad accettare il fatto che io sarei stata la sua Regina. E invece ora stavo per diventare madre. Sta accadendo tutto troppo in fretta…ho la mia famiglia, e i miei amici della Prescott nel Mondo di Sopra, non sono pronta a dir loro addio. Pensavo di aver tempo di realizzare i miei sogni prima di poter tornare qui e rimanerci per sempre. E invece lo devo fare ora, perché il destino del Labirinto dipende da me.

 

“Jareth…io…io” non so che dire adesso, non riesco a guardarlo in faccia, è troppo. “Jareth ti prego, portami a casa mia, portami nel Mondo di Sopra…io, io devo…ho bisogno di pensare adesso…”

 

Le mie parole lo feriscono, lo vedo chiaramente sul suo volto, ma fa come gli ho chiesto. Con un gesto della mano mi riporta nella mia stanza alla scuola. Io mi abbandono sul letto e scoppio a piangere, sopraffatta.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Nuova pagina 1

Lo so i capitoli sono sempre più corti! >_< Però in questo caso l'ho voluto far finire così apposta!

Buona lettura!

Daydreamer

 

Capitolo 15

 

La potenza del mio grido squassa l’intero Labirinto, i miei sudditi staranno tremando di paura, chiedendosi quale altra sciagura si sia abbattuta su di loro, e cosa mi ha fatto infuriare in questo modo; in questo momento non mi importa di loro, però. Non mi importa se ascoltano la mia collera e la mia frustrazione. Non mi importa che cosa potrebbero pensare del loro Re, che urla in quel modo.  In questo momento non mi importa di nulla; che il Labirinto se ne vada all’inferno per quello che mi riguarda!

 

Come ha osato usare me, usare Sarah, in questo modo? Lo conosco da così tanto tempo che ormai non ricordo più nemmeno quando io non ne ero a capo, e so che il mio compito è quello di fare da tramite tra la sua infinita, asettica, conoscenza, e le creature che sono al suo interno. E’ sempre stato questo il compito dei Sovrani del Labirinto,ad uno la conoscenza, all’altro le emozioni, e nessuno dei due può governare senza l’altro. Ma questa volta ha superato i suoi limiti. La mia vita PRIVATA non è affar suo, non è affar suo decidere chi è la mia Regina, ne quando il mio erede deve essere concepito.

 

Sento la rabbia ribollire dentro di me, mentre stringo i pugni per non scagliarmi contro la sfera luminosa che brilla indifferente di fronte a me.

 

“Jareth, devi smetterla di provare queste emozioni negative, saremo più vulnerabili all’attacco di Wysa in questo modo. Tutto il lavoro e i sacrifici fatti fin’ora andranno persi.”

 

“Non dirmi cosa devo fare,” gli ringhio contro.

 

Sono irriconoscibile, me ne rendo conto, come mi rendo conto che ha ragione, che se continuo così finirò per rovinare quello che io e Sarah abbiamo ripristinato, ma come può pensare che io mi comporti razionalmente quando mi sento il cuore lacerato?

 

Si, mi sento il cuore lacerato, come quando lei mi ha sconfitto, come quando –con le sue parole- mi ha condannato  alla sua assenza. Ed ora rischio di perderla un’altra volta, lei e il figlio che porta in grembo. Tutto perché colpa del Labirinto.

 

Mi trasformo e volo via da quel luogo, non posso stare un minuto di più in presenza dell’entità con cui dovrei governare e che dovrei proteggere, ma che invece sento il bisogno di annullare e far scomparire dalla faccia dell’Underground. Devo schiarirmi le idee, devo pensare in modo razionale, devo pensare ai miei interessi e a quelli dei miei sudditi. E’ quello che mi viene meglio, dopotutto sono il Re.

 

Mi innalzo sopra le nubi, sempre più in alto. Se fossi un normale volatile l’aria rarefatta mi avrebbe già ucciso, ma io non sono un normale barbagianni, e così continuo a salire, fino a raggiungere il confine tra l’Underground e il mondo di Sarah. Fino a raggiungere il bosco della sua scuola. Non mi farò vedere, non è quello di cui ha bisogno adesso, ma aspetterò, fino a quando sarà pronta.

 

******

 

Stringo il cuscino, raggomitolata sul letto, con gli occhi spalancati e fissi di fronte a me. Non riesco a piangere, non riesco a pensare, non riesco ad afferrare quello che il Labirinto mi ha detto. Sono stata usata, siamo stati usati; per concepire un’erede. Mi sento così vuota, così sporca, come se fossi un oggetto. Qualcuno il cui solo scopo era generare un principe.

 

Nei secoli passati era proprio così, no? Regine e principesse si sposavano per interesse, e il loro unico compito era dare degli eredi che proseguissero la dinastia. Solo che quelle donne sapevano a cosa andavano incontro. Sapevano che non si dovevano aspettare amore dalle loro unioni, al massimo rispetto e affetto reciproco. Io invece, mi ero innamorata come una sciocca, solo per scoprire che –molto probabilmente- le mie emozioni e sentimenti erano stati manipolati.

 

E ora sono incinta, senza la possibilità di tornare indietro. Ho un bambino che cresce dentro di me; mi sembra una cosa inconcepibile, ma presto diventerò una madre e, nonostante tutto, quello che voglio è proteggere la mia creatura. 

 

Questa consapevolezza mi fa sentire più forte. Mi terrorizza è vero, ma mi da anche coraggio. Io da ora in poi dovrò vivere anche per un’altra persona, una persona che sarà mezza-umana e mezza-fae, e che si trova in pericolo già prima di nascere. Automaticamente le mie mani vanno a coprirmi il grembo. Povero bambino, non è stata desiderata dai suoi genitori, ne io ne Jareth pensavamo a quello durante la notte passata insieme, di questo sono sicura; e appena nato si troverà con una responsabilità ancora più enorme della mia.

 

Io sono appena una bambina, me ne rendo conto. Sono cresciuta rispetto alla quattordicenne concentrata solo su se stessa che aveva attraversato il Labirinto più per senso di colpa che per altro; ma non sono neppure una donna, né una Regina. Dovrò imparare ad esserlo, ora non è solo la mia vita che ne va di mezzo. E’ quella del mio bambino, quella di Jareth e di tutti i sudditi del Labirinto.

 

Una volta avrei detto, “Non è giusto”. Ed è vero la vita non è giusta, ci mette davanti prove e difficoltà impreviste, a prove che sembrano insormontabili. Ma non posso farmi abbattere, non sono l’unica ragazza a ritrovarsi incinta a questa età. E in tutto il mondo chissà quante altre persone affrontano problemi –diversi sicuramente- ma forse anche più difficili dei miei. Per questo devo reagire. Devo parlare con Jareth, dobbiamo decidere insieme cosa fare.

 

Nel profondo del mio cuore so che non tutto quello che ho fatto e ho provato è stato opera del Labirinto, io so che sono innamorata di lui, da prima che ritornassi nell’Underground, da quando ha messo in pericolo se stesso per proteggermi. Il Labirinto può averci spinto a bruciare le tappe, ma non può aver deviato così tanto i nostri cuori.

 

Rafforzata da questa convinzione mi alzo. Ho voglia di vedere Jareth ora, e di rassicurarlo. Dalla finestra della mia stanza vedo un movimento che mi spinge a guardare con più attenzione. C’è un uccello seminascosto in mezzo agli alberi, un uccello notturno che normalmente dovrebbe dormire a quest’ora. Aguzzo la vista ma vedo che, accortosi della mia presenza, si addentra nel bosco, perché? Non vuole parlarmi? Vuole lasciarmi il mio spazio visto che gli ho chiesto di essere riportata a casa?

 

“Jareth!” chiamo, ma l’uccello non si ferma.

 

Esco dalla mia stanza; è un rischio girare per i corridoi a quest’ora, sono tutti a lezione e, se qualche professore mi vede, allora passerei dei guai per aver saltato la scuola. Ma dopo tutto il tempo passato a sgattaiolare in giro con i miei amici so come non farmi notare. Arrivo alla Biblioteca, da quando Jareth se ne è andato è ritornato ad essere il luogo tranquillo e sonnolento che era una volta. Non c’è nessuno per fortuna e così entro nel Pensatoio e esco all’esterno da una delle porta-finestre.

 

So più o meno qual è la direzione che ha preso il barbagianni, perché la mia finestra da sullo stesso lato e quindi mi dirigo da quella parte. Lo continuo a vedere volare tra gli alberi.

Perché Jareth non si ferma, cosicché possiamo parlare? Mi viene il dubbio che forse quello è solo un normale uccello che ha semplicemente confuso il giorno con la notte, ma mi rendo conto che questo non è possibile. Il barbagianni si ferma se vede che sono rimasta indietro, e volta il capo verso di me mentre vola, per vedere se ancora lo seguo. No quello deve essere Jareth, non c’è altra spiegazione.

 

Alla fine raggiungiamo una radura nel bosco e finalmente si ferma, lentamente lo vedo posarsi su ramo basso e poi trasformarsi in una nuvola di piume. Mi da le spalle e rimane immobile per un attimo, ma poi si gira verso di me e mi tende la mano.

 

Mi slancio in avanti allora, percorrendo i pochi passi che ci separano di corsa. Ma, quando finalmente prendo la sua mano nella mia, la sua presa di trasforma in una stretta implacabile. Vedo i suoi occhi farsi rossi, iniettati di sangue, la sua pelle diventare bianca e tirarsi fino a mostrare le ossa del cranio al di sotto, i suoi capelli scomparire e la sua bocca allargarsi in un ghigno mostruoso. Wysa!

 

Non faccio nemmeno in tempo a gridare. Mi circonda con le braccia fino a farmi male e poi scompariamo in una nuvola di nebbia oscura.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Ciao a tutte

Ciao a tutte!

Son di ritorno da venti giorni negli Stati Uniti e, un paio di notti fa, in preda all'insonnia da jet-lag, sono riuscita finalmente a finire questo capitolo che giaceva incompleto nel mi pc già da qualche tempo. Non è perfetto, me ne rendo conto, ma spero che apprezzerete lo stesso!

Daydreamer

 

Capitolo 16

Mi risveglio lentamente, con la testa intorpidita e un senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco, come se avessi bevuto troppo o fossi stata colpita con violenza. E’ completamente buio intorno a me e non riesco a capire dove mi trovo; sono completamente disorientata, come se galleggiassi in un mare nero senza nemmeno uno spiraglio di luce.

Provo a girare la testa per guardarmi intorno, ma una fitta lancinante mi fa gemere di dolore. Sono tutta indolenzita e non riesco a muovermi. Le mani, la testa, queste sono le  uniche cose che sento libere. Il resto del mio corpo è imprigionato da qualcosa. Non sono cosa sia, sembra quasi che sia prigioniera di una immensa ragnatela.

Il cuore comincia a battermi all’impazzata, mentre la paura si fa strada dentro di me. Tento di contrastarla in ogni modo, di pensare razionalmente. E’ questo il potere di Wysa, controllare le paure e gli incubi, quindi queste emozioni devono essere opera sua. E’ lui che mi vuole far impazzire di paura, per controllarmi, ma io devo reagire.

Tento di muovere le braccia, per vedere se riesco a liberarmi, ma i fili che mi bloccano sono taglienti come rasoi e, anche senza vedere i graffi, sento il sangue cominciare a colare dalle ferite sulla mia pelle.

“Io non mi agiterei troppo se fossi in te, Sarah Williams,”

Un volto di un bianco spettrale avanza nel buio. Wysa ghigna, mostrandomi i denti affilati e il ghigno deforme. E come un Fae uscito da un incubo.

“Come hai potuto notare,” continua con quella sua voce sibilante, “più ti muovi, più finirai per tagliarti, e tu non vuoi far del male al tuo bambino, vero?”

Mi immobilizzo, terrorizzata. Wysa sa del mio bambino!

“Si, mia cara. So del marmocchio di Jareth che porti in grembo.”

Avvicina uno dei suoi artigli al mio ventre, una delle poche parti del mio corpo che non sono ricoperte da quella ragnatela infernale. Accarezza lentamente la mia pelle e io mi sento morire, non posso fare a meno di ricordare i suoi attacchi, prima nei miei sogni e poi nella realtà, nel bosco della scuola, e non posso dimenticare l’incubo di Saoirse. Mi devo trattenere per non gridare di paura e raccapriccio. E’ più forte di me.

"Lascia stare il mio bambino,” gli dico, ma la mia voce è solo un pigolio spaventato.

“Il tuo bambino, eh?”

Il ghigno di allarga e lui stringe la presa sulla mia pancia, affondando le unghie nella mia carne. Sono solo graffi superficiali, ma bruciano dolorosamente. Mi salgono le lacrime agli occhi.

“Lascia stare il mio bambino!” ripeto, anche se la voce strozzata dal pianto è ben poco credibile.

“Beh…goditelo finche puoi il tuo prezioso bambino,” dice sorridendo con crudeltà, “non ce lo avrai per molto. Il Labirinto può avermi battuto sul tempo. Ma Jareth non l’avrà vinta. Giusto il tempo di sistemare il re dei Goblin una volta per tutte e poi io e te ci daremo da fare…”

******

Ho avvertito la presenza di quel bastardo non appena entrato nel bosco della Prescott, è come se una corrente d’aria gelida avesse bloccato il mio volo e fermato le mie ali. Sorpreso da quella inaspettata e invisibile cortina perdo il mio assetto e atterro ben poco elegantemente.

In un attimo, però, sono di nuovo in piedi e nel mio reale aspetto. Con un gesto del braccio rompo quella barriera e mi incammino alla ricerca di Sarah. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, sono gli effetti della nebbia di quel maledetto, che ingigantiscono le mie emozioni negative, ma l’ansia che provo purtroppo non è solo opera di Wysa, se le torce anche solo un capello io…

Avanzo nel sottobosco più in fretta che posso, quel dannato ha permeato questo posto dei suoi poteri e io non riesco ad avvertire la sua presenza, ne tanto meno quella di Sarah. Sono come un mortale, come cieco, devo affidarmi solo alla mia vista e al mio udito per trovarli. Finalmente la scorgo, in una radura in mezzo al bosco.

Quello che vedo mi gela il sangue. Sarah raggiunge una figura dall’altra parte della radura, fiduciosa, ma io vedo chiaramente che quello da cui sta andando è Wysa. È uno dei suoi trucchi!

“Sarah!” grido, ma la mia voce non la raggiunge. “Sarah!”

Ombre nere escono dai cespugli e si avviluppano intorno alle mie gambe come serpenti, è solo per un secondo, perché ci vuole ben più di questo a fermarmi, ma è un secondo di troppo, e infatti vedo Sarah sparire.

“Noo!” io grido ma è inutile, ormai l’ha già portata via.

Stringo i pugni finchè le nocche non diventano bianche e tiro un pugno al tronco davanti a me, facendomi sanguinare le mani. Ma questo non servirà a riportarla indietro. Devo tornare nell’Underground, e devo muovermi in fretta.

Mi dematerializzo nel mio castello, nella mia sala del trono, e chiamo in appello i miei goblin, i miei Cortigiani, e tutti i miei sudditi. Per una volta non c’è confusione o grida, o lotte. I grotteschi visi dei miei goblin sono tirati un una smorfia di tensione, allo stesso modo di quelli, innaturalmente belli, dei Fae. Hanno tutti percepito che c’è qualcosa che non va, e aspettano che io gli dica cosa è successo.

“Hanno preso Sarah,” dico, e non c’è bisogno di spiegare altro.

L’effetto delle mie parole è come un’onda che si propaga da volto a volto, da creatura a creatura: stupore, dolore e rabbia. Iniziano a parlare tutti insieme, qualcuno piange e si dispera, considerandola già perduta, altri brandiscono le loro armi, furiosi. Hoggle avanza davanti a tutti, ha uno scintillio feroce negli occhi.

“Se Wysa ha Sarah,  noi ce la riprenderemo.”dice, e questo è sufficiente per far esplodere la sala in un ruggito battagliero.

Hanno preso Sarah, la loro Regina, e sono pronti a scendere in guerra per riportarla indietro. Vedo i piccoli goffi goblin, determinati come non mai, i Fireys seri come non li avevo mai visti prima, vedo i miei nobili, di solito indolenti, rigidi e determinati, soldati pronti per la battaglia;  il mio cuore si riempie di orgoglio e di una gioia selvaggia che, almeno per un attimo, mi fa dimenticare la morsa di terrore che mi attanaglia il petto.

“Ci andremo a riprendere la nostra Regina.” Dico io con un sorriso crudele, “e faremo assaggiare loro il gusto della nostra vendetta.”

******

“plic…plic…plic…” goccia a goccia sento il mio sangue colare a terra dalle mie ferite. E’ furbo, il Signore degli Incubi, quella ragnatela mi ferisce, impedendomi di muovermi e indebolendomi, ma non è sufficiente a causarmi dei danni gravi, o a uccidermi. Ho tentato di divincolarmi, di sciogliermi da questi legacci, ma questi fili sono sottili come seta e robusti come l’acciaio. Non c’è modo che io mi liberi da sola.

Ho addosso uno sfarzoso abito di velluto e seta nera, pesanti gioielli di giaietto e di ematite al collo e un diadema che mi stringe la fronte. Se potessi mi strapperei tutta quella roba di dosso, ma sono immobilizzata e quindi non posso fare a meno di essere la bambolina di quel maledetto.

Il mio pensiero corre a Jareth; da una parte vorrei che arrivasse qui il prima possibile, perché da sola non sono in grado di salvare il nostro bambino, dall’altra so che questa non è altro che una trappola preparata per lui, e preferisco morire piuttosto che farlo cadere vittima di Wysa; lui è il Re del Labirinto e se muore lui, l’equilibrio dell’Underground verrebbe sconvolto.

Se solo riuscissi a comunicare con lui…l’ho lasciato senza nemmeno una parola, fuggendo da lui quando il Labirinto ci aveva rivelato cosa aveva fatto. Se morissi adesso, Jareth penserebbe che io me ne sono andata con il rancore nel cuore. Ma questo non posso permetterlo!

Non voglio che viva con questo rimorso. Devo sopravvivere, in qualunque modo; devo sopravvivere e trovare il punto debole di Wysa, cosicché Jareth possa distruggerlo una volta per tutte.

“Wysa…” lo chiamo, “Signore degli Incubi, vieni. Ti devo parlare.” Grido al nulla di fronte a me.

Al mio richiamo lui appare, io mi sento il cuore in gola, ma tiro le labbra in un sorriso. I suoi passi riecheggiano nell’oscurità della stanza, il suo volto bianco l’unica cosa che riesco a vedere nel buio. Lo scintillio nei suoi occhi è inequivocabile, e il mio stomaco si stringe in una morsa. Deglutisco a vuoto mentre lui si avvicina, ma mi sforzo di continuare a sorridere.

“Signore degli Incubi…ho pensato a lungo alle tue parole. Io non voglio che tu mi faccia del male. Ho visto quello che hai fatto a quella fanciulla della città dei Goblin, non voglio che succeda la stessa cosa a me.” La mia voce trema, ma non faccio uno sforzo per controllarla, voglio che lui mi veda spaventata e pronta a sottomettermi. “Se accetto…se accetto di darti un figlio, prometti che mi risparmierai tutte le sofferenze?”

“Sei pronta a darmi un’erede, Sarah Williams?” il ghigno sul suo viso si allarga, “sei davvero pronta a rinunciare al figlio di Jareth, a giacere con me, per salvarti la vita? Giovane umana, ti avevo sopravvalutato… ”

Vedo la sua brama, la sua soddisfazione, e una lacrima mi solca la guancia.

“Si però…però ti prego, liberami da questa ragnatela adesso,”

“Non così in fretta mia cara…prima voglio un assaggio.”

Prima che possa dire nulla, mi afferra la mascella, facendomi aprire la bocca, e mi bacia, forzando la sua lingua tra i miei denti, quasi in fondo alla gola. Io stringo gli occhi e mi sforzo di ricambiare il suo bacio. Sembra soddisfatto della mia iniziativa, e preme il suo corpo contro il mio. Io sento la bile risalire in gola, ma lo lascio fare.

Dopo un tempo che mi sembra infinito finalmente si stacca da me, sento il suo respiro affannoso sul viso.

“Avevo ragione, mia cara Sarah, io e te ci divertiremo proprio…” dice, carezzandomi la guancia con uno dei suoi artigli. “Ma prima, c’è una piccola questione da risolvere.”

Mentre dice questo la sua mano va a posarsi sul mio ventre, “Non voglio avere un terzo incomodo durante il nostro incontro…”

Il terrore mi gela, avevo creduto che il mio bluff potesse farmi guadagnare tempo, che mi avrebbe liberato per portarmi nella sua alcova, e invece avevo sottovalutato la crudeltà di Wysa un’altra volta.

“Su, su mia cara,” mi dice con una sorta di crudele gentilezza, “farà male solo per un attimo. Poi sarai come nuova…e pronta per me…”

Con una mano mi stringe il fianco, facendomi penetrare le unghie nella carne, nell’altra vedo l’oscurità accumularsi, come una specie di nuvola scura. Il mio bambino sta per morire, penso, il mio bambino sta per morire ed è solo colpa mia.

Improvvisamente un boato squassa la terra e il pavimento trema. Wysa perde la presa su di me, sorpreso quanto me da quel rumore.

“Mio signore!” dal fondo della sala appare all’improvviso una delle sue creature, sul volto un’espressione di terrore e paura. “mio signore, il Labirinto ci attacca!”

“Quel maledetto Re dei Goblin,” ringhia Wysa. Si allontana da me. I suoi propositi per il momento sono dimenticati, ora ha in mente solo il suo avversario. “Armate il castello, richiamate gli Spettri!” abbaia degli ordini che non capisco, “non devono avvicinarsi!”

“Troppo tardi Wysa…” il ringhio che proviene dal fondo della sala è quasi irriconoscibile, ma all’improvviso vedo la luce dorata di Jareth illuminare tutto.

In due falcate il Re dei Goblin è dietro la creatura di Wysa e, con un gesto fluido del braccio, gli squarcia la gola con la lama che stringe nella mano. Io grido, scioccata, mentre quell’essere si accascia a terra in un lago di sangue nero, ma Jareth non fa una piega.

Quasi non lo riconosco, la furia che emana dai suoi occhi e dalla sua persona lo rende simile a un rapace, come quando la nebbia lo attaccò nel Labirinto. Ma, diversamente da quella volta, Jareth non è fuori di sé, ne controllato dalle emozioni negative di Wysa; c’è una calma glaciale nei suoi occhi che mi fa rabbrividire contro la mia volontà.

“Tu hai qualcosa che non ti appartiene,” la sua voce è bassa e minacciosa. “Se non vuoi che il tuo regno sia spazzato via, la mia Regina ora viene con me…” dice e il mio cuore fa un capitombolo nel petto.

“Jareth…” sussurro.

Lui alza lo sguardo verso di me, scivola sulle mie ferite, sul mio ventre insanguinato e, per un attimo, i suoi occhi rivelano la sua paura; ma subito dopo torna a guardare Wysa, e il suo sguardo si fa feroce.

Si avventa sul suo avversario con un grido guerriero. Non c’è niente della sua grazia ed eleganza sovrannaturale in questo momento, solo furia e volontà di uccidere. Jareth è solo istinto: io sono in pericolo e lui farà di tutto per proteggermi. Per questo, nonostante la spietatezza che mostra, non sono spaventata da lui.

Aggredisce Wysa con la spada e con la magia, lanciando contro di lui una sfera di energia luminosa. Il Signore degli Incubi non sembra minimamente preoccupato, butta la testa all’indietro, ridendo fragorosamente, e fa un balzo di lato giusto in tempo per evitare la sfera di Jareth, che gli sfiora appena la spalla.

In quello stesso momento io grido, mentre una bruciatura si forma sul mio braccio, proprio dove Wysa è stato colpito.

Jareth si blocca immediatamente, gli occhi sgranati.

“Wysa, maledetto…” ringhia, “cosa le hai fatto…!”

“Solo un piccolo incantesimo, Signore degli Inganni,” sogghigna lui, “vedi mio caro, se tu colpisci me, la nostra Sarah riceverà la ferita, ingegnoso, no?”

Jareth stringe la sua arma così forte che la vedo tremare per la tensione, ma rimane immobile. Non c’è via d’uscita a questo, penso con terrore. Non c’è più nulla che Jareth possa fare.  

“Jareth, va via di qua! Torna al Labirinto!” grido, ma lui non è dello stesso parere.

Con un grido si lancia verso di me e scaglia la sua spada verso la ragnatela che mi imprigiona. Riesce a tagliarne uno dei capi e io mi trovo a penzolare, con un braccio libero e l’altro ancora imprigionato.

Wysa non perde tempo però, con un gesto della mano lancia contro Jareth una di quelle sfere che ormai ho imparato a conoscere come mortali, colpendolo in pieno petto e scaraventandolo a decine di metri di distanza.

“Jareth!” io grido, ma lui non risponde.

Wysa si avvicina alla forma inerte del Re dei Goblin, io tento di liberarmi, riesco a muovere il mio braccio destro dal gomito in giù e con la mano libera tento di sciogliere i nodi della ragnatela, anche se è più facile a dirsi che a farsi. Afferro i fili che legano l’altro braccio e comincio a tirare; per quanto mi sforzi la ragnatela non cede e l’unica cosa che ottengo sono profondi tagli sulle dita e il palmo.

Il dolore nemmeno lo sento, i miei occhi sono fissi su Jareth. Vedo Wysa accanirsi su di lui come un gatto con il topo, continua a colpirlo, con malignità, senza respiro, finchè i suoi abiti sono a brandelli e il suo bel viso tumefatto.

Jareth non reagisce, non può reagire. L’unica cosa che può fare è cercare di schivare i colpi del suo avversario. Io continuo a tirare, a cercare di districare quella maledetta cosa, anche se il mio braccio è ormai coperto di sangue e io sento le dita intorpidite.

Ormai è tutto inutile, Jareth è a terra, incapace di rialzarsi e Wysa torreggia su di lui, ridendo di una gioia malvagia che mi rimbomba nel petto. Sento le sue emozioni pulsare in me, è come se lui mi fosse dentro, e questa violazione mi riempie di nausea e disgusto. E’ come se si stesse impadronendo di me, come se risucchiasse la mia energia e la stesse utilizzando contro colui che amo.

La disperazione prende il sopravvento, e stupidamente comincio a piangere. Due grosse lacrime mi solcano il viso, io odio mostrarmi così vulnerabile di fronte all’essere che sta distruggendo la mia vita ma non posso farne a meno. Lentamente le lacrime solcano le mie guance e vanno a cadere sul grosso cristallo nero incastonato nella collana che indosso.

Improvvisamente accade una cosa strana, le lacrime sfrigolano quando toccano il cristallo, come se avessero toccato una superficie incandescente e, allo stesso tempo, vedo Wysa sibilare di dolore e portarsi le mani al petto, dove c’è un cristallo identico al mio.

E’ solo una frazione di secondo ma a me basta per capire finalmente qual è la fonte del suo incantesimo: quei cristalli gemelli che indossiamo.

Smetto di cercare di liberarmi allora, e afferro invece la collana, strappandomela dal collo e scaraventandola a terra. Il cristallo esplode in mille pezzi e lo stesso fa quello che ha addosso Wysa.

“Jareth, colpiscilo adesso!” grido, ma con mio sommo orrore vedo che lui è disteso faccia a terra, in una pozza di sangue, immobile. “Jareth!” grido ancora, la mia voce è resa acuta dal panico.

Nel frattempo Wysa si è girato verso di me, con gli occhi rossi di rabbia.

“Tu, stupida sgualdrina. Ti farò pentire di essere nata!”

Avanza verso di me, ed io chiudo gli occhi. E’ la fine, penso. Ma all’improvviso un grido di dolore squarcia l’aria. Riapro gli occhi e mi trovo davanti Wysa, immobile davanti a me, con le braccia spalancate e un’espressione attonita sul volto; poi si accartoccia su se stesso, portandosi le mani al petto dove, lo noto solo ora, all’altezza del cuore spunta la punta di una lama.

Wysa cade a terra. Il suo corpo comincia a decomporsi a una velocità impressionante e, con un sibilo agghiacciante, in pochi secondi non rimane di lui che una melma nera.

Alzo gli occhi da quell’orrore e incontro quelli di Jareth. E’ inginocchiato a terra, si sorregge con una mano, troppo debole anche solo per fare un passo nella mia direzione; ma trova la forza di sorridermi, prima di ricadere a terra.

“Jareth!”

Mi divincolo dalla ragnatela, che ha perso forza con la morte del suo creatore, e cado a terra. Ho male dappertutto e il sangue perso mi ha tolto le forze. Mi rialzo a fatica, dirigendomi verso Jareth. Ogni passo è una tortura, mi sento le gambe di piombo e il peso di quell’abito sfarzoso è troppo da sopportare.

A pochi passi da lui cado stremata sul pavimento. Mi trascino fino a toccare la sua mano fredda.

“Jareth” ripeto un’ultima volta.

E poi è il buio.

......

Se volete uccidermi adesso...ricordate che questa storia ha un happy end!!

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Capitolo 18

 

“Sarah…Sarah…” una voce giunge lontana alle mie orecchie.

 

E’ insistente, ma io non riesco ad aprire gli occhi; mi sento le palpebre pesanti, la mente è ancora annebbiata dal sonno. So che dovrei svegliarmi, ma mi sembra uno sforzo impossibile.

 

“Sarah, svegliati!” la voce è più urgente, più autoritaria e io finalmente spalanco gli occhi.

 

La luce del primo mattino mi arriva diretta in viso e io faccio una smorfia di dolore. Mi alzo a sedere, la testa mi rimbomba e comincio ad essere irritata verso chi continua a disturbarmi, ma mi avvicino alla porta chiusa e faccio scattare la serratura.

 

Mi ritrovo davanti Amy e Natalie, quest’ultima ancora con il braccio alzato, pronta a bussare.

 

“Ancora in pigiama?!” esclama lei, “Sarah sono quasi le otto, farai tardi a lezione!”

 

“Le otto? Lezione…?”

 

Fatico a comprendere quello che la mia amica sta dicendo, mi sento distrutta, come se qualcuno si fosse divertito a usarmi come un pallone da calcio per tutta la notte.

 

“Se sapevo che non reggevi il vino, io e Charlie non avremmo rubato quella bottiglia di champagne per te!” continua Natalie.

 

Le sue parole lentamente mi fanno ricordare. Ieri sera abbiamo festeggiato il mio compleanno al Pensatoio. Abbiamo bevuto lo champagne del nonno dei gemelli e, in effetti, mi ero sentita un po’ strana quando ero tornata in stanza; ma non pensavo di essermi ubriacata! Però, a pensarci bene, il mal di testa, le ossa rotte, sono tutti sintomi di un bel post sbornia, ero fortunata a non avere lo stomaco sottosopra, però di certo non avevo voglia di mangiare.

 

“Sei sicura di sentirti bene?” mi chiede Amy, “se vuoi ti giustifichiamo noi con la prof della prima ora…”

 

“Si grazie…” dico io, “credo di aver bisogno di una bella doccia per riprendermi, sono ancora tutta addormentata.”

 

“Ok, Sarah, non c’è problema. Ma se non ti vediamo per la seconda ora andiamo ti veniamo a prendere per le orecchie!” scherza Natalie.

 

******

 

La doccia per fortuna mi aiuta a svegliarmi. Dopo un bel quarto d’ora sotto l’acqua bollente mi sento decisamente meglio e pronta per affrontare le due ore di matematica che mi aspettano. Purtroppo però, la mensa è ormai chiusa e, per quanto non sia affamata, so che se non mangio nulla sarà una tortura arrivare fino all’ora di pranzo.

 

E’ tempo di ricorrere alle scorte di emergenza che ho in camera, apro il cassetto della mia scrivania e sospiro. La mia camera a casa era l’immagine della precisione. Tutti i miei pupazzi, le mie statuine, i miei trucchi e costumi erano posizionati secondo un ordine preciso noto solo a me e mi dava davvero fastidio se qualcuno toccava le mie cose.

 

Ricordo ancora che una volta feci una scenata a mio padre e Karen, solo perché avevano messo Lancillotto nella culla di mio fratello. E pensare che ora il mio vecchio orsacchiotto è il pupazzo preferito di Toby! Quando mi sono trasferita qui alla Prescott ho lasciato quasi tutte le mie cose lì, vivendo questo passaggio come un lasciarsi indietro le cose dell’infanzia; e devo dire che non me ne sono pentita.

 

Certo, mi sono portata alcuni dei miei ricordi più cari, ma non li ho messi in bella mostra per tutta la mia stanza come avrei fatto da bambina, li ho messi tutti nel cassetto che ho appena aperto; cassetto che, ahimè, è davvero disordinato!

 

Sposto il vecchio carillon con la ballerina che mi regalò mia nonna, il pupazzo di un elfo biondo che mi piaceva immaginare fosse il principe azzurro delle mie favole e finalmente trovo i biscotti che avevo comprato l’ultima volta che ero andata al supermercato con gli altri.

 

Mentre mangio approfitto per mettere a posto i miei ricordi. Mi mette malinconia riguardarli, quando ero piccola, mi piaceva immaginare che le storie che leggevo e che inventavo fossero vere. Mi piaceva immaginare di essere una principessa, un eroina, qualcuno abbastanza forte da poter decidere della sua vita. E mi immaginavo un principe azzurro, un re fatato, che mi venisse a salvare da una vita che non mi piaceva più.

 

Povera Karen, mi ritrovo a pensare, la consideravo la matrigna delle favole e ero davvero insopportabile, volevo la mia vecchia vita, con mio padre e mia madre ancora sposati e volevo che qualcuno mi portasse via dalla nuova famiglia in cui  non ero più io il centro del mondo di mio padre, ma in cui un nuovo fratellino aveva preso il mio posto.

 

Mi vergogno un po’ a pensare che mi piaceva fantasticare di come qualcuno rapisse Toby per farlo sparire per sempre, magari dei folletti o dei goblin che con la magia lo portassero via e facessero dimenticare a mio padre di aver mai avuto un figlio. 

 

Per fortuna ora le cose non erano più così; Karen non è affatto malvagia, anzi è più attenta ai miei bisogni di quanto la mia vera madre, la famosa attrice Linda Williams, sia mai stata. E Toby, beh, Toby è la mia adorabile piccola peste.

 

*******

 

“Come vanno i tuoi mal di testa, Sarah?” mi chiede Natalie.

 

Io alzo gli occhi dal libro che sto studiando con una smorfia.

 

“Non troppo bene, purtroppo, ma ormai ho imparato a conviverci.”

 

Dalla mattina dopo il giorno del mio compleanno, ormai tre mesi fa, ho cominciato a dormire male e a soffrire di lancinanti mal di testa che, alle volte, mi impedivano addirittura di seguire le lezioni.

 

All’inizio avevo minimizzato, adducendo il mio malessere alla stanchezza, allo stress dovuto al fatto che questo era il nostro ultimo anno di scuola e quindi dovevamo impegnarci di più, o a qualche malanno di stagione.

 

Ma purtroppo non accennavo a migliorare, tanto che il medico che seguiva noi ragazzi della scuola aveva invitato mio padre a farmi fare delle analisi più approfondite; non era risultato nulla di grave, per fortuna, ero solo un po’ anemica e debilitata e quindi mi avevano prescritto vitamine e qualche integratore che mi avrebbero fatto sentire meglio. In effetti ero migliorata, non mi sentivo più così priva di energie come all’inizio, ma i mal di testa continuavano ad apparire nei momenti più impensati.

 

Poggio il libro “Simboli nell’arte nei secoli” e premo i palmi delle mani sugli occhi per alleviare un po’ la sofferenza. La nostra professoressa di storia dell’arte ci aveva dato una relazione sugli elementi simbolici che ricorrono nelle opere d’arte e noi Topi ci eravamo andati a nozze, affascinati dalle leggende come siamo.

 

L’argomento che ho scelto io “Il Labirinto come simbolo di iniziazione e di scelta” mi piace un sacco; ma purtroppo, ogni volta che inizio a lavorare sulla mia ricerca, mi scoppia il mal di testa. I gemelli mi prendono in giro, Charlie dice che il Labirinto non vuole che io scopra i suoi segreti, ma la sua battuta mi inquieta invece che farmi divertire.

 

Forse il motivo sta nei miei sogni, sogni in cui mi ritrovo a vagare senza meta in un dedalo sconosciuto; sento che sto cercando qualcuno, ma non so chi e non so nemmeno dove trovarlo, spesso sono circondata da una fitta nebbia, altre volte c’è una soffusa luce dorata che avvolge tutto, ma in entrambi i casi sento uno strano senso di vuoto e nostalgia che mi accompagna fino al risveglio. Ma come posso sentire la mancanza di un luogo così tetro?

 

“Ragazzi, che ne dite se facciamo una pausa?” dice Amy alzando gli occhi dalla sua relazione.

 

I margini dei suoi fogli sono pieni di ninfe, fatine e chissà cos’altro disegnato la sua mente fantasiosa e quello è un chiaro segnale che anche la diligente Amy Bloomfield non ne può più di studiare.

 

“E’ un’ottima idea!” esclama Natalie chiudendo di scatto i suoi appunti e stiracchiandosi, “stavo giusto aspettando che qualcuno lo dicesse! E, visto che siamo in pausa, approfitto per farvi una proposta per sabato.”

 

“Che cosa?”  chiede Danny cauto, non si può mai sapere che ha in mente la nostra amica.

 

“Visto che tra poco è Halloween e visto che la scuola organizza la solita festa…che dite di andare a cercare i nostri costumi?”

 

“Ottima idea!” esclama Amy entusiasta.

 

In genere è più calma e pacata di Nat ma quando si tratta di costumi e maschere anche lei diventa super eccitata. Non c’è cosa che appaghi di più il suo senso artistico di una maschera ben realizzata. Beh, in di certo non posso darle torto, visto che –fino a qualche anno fa- indossavo maschere anche nei giorni normali, per recitare nel parco dietro casa.

 

“Sono d’accordo anch’io” dico allora con un sorriso, l’idea di passare un pomeriggio a provare costumi e fingere di essere qualcun altro mi alletta.

 

“Perfetto!” continua la nostra bionda amica, “e voi, ragazzi, venite con noi?” chiede a Danny e Charlie.

 

Loro sono decisamente meno entusiasti di noi dall’idea, ma alla fine accettano. Credo perché temono di finire in calzamaglia come l’anno scorso. Devo ammettere che non stavano affatto male, ma loro due –poveretti –erano rimasti in imbarazzo tutta la sera; dopotutto ci vuole una personalità piuttosto forte e sfacciata per andare in giro con dei pantaloni così stretti!

 

“D’accordo sorella,”dice Charlie, “ma quest’anno niente calzamaglia!”

 

“Uff…d’accordo,” mette il broncio lei, “ma in ogni caso dobbiamo vestirci uguali, o almeno a coppie, l’anno scorso eravamo fichissimi tutti vestiti da cavalieri e dame medioevali.”

 

“Per quello che mi importa dalle festa di quest’anno…” borbotta a mezza bocca Charlie.

 

La sua fidanzata, un dolce ragazza dai capelli rossi di nome Meg, non frequenta la Prescott e quindi lui non poteva portarla al ballo della nostra scuola.

 

“Dai Charlie, non fare il guastafeste, Meg la puoi vedere sempre dopo. Intanto vieni alla festa con noi. Tu puoi andare con Sarah, tanto lei non ce l’hai un accompagnatore, vero?”

 

In effetti era vero, non ce l’avevo un accompagnatore per la festa; e nemmeno l’avevo cercato a dire la verità. Sebbene mi piacessero le storie romantiche, nella vita di tutti i giorni non riuscivo ad interessarmi ai ragazzi intorno a me. Non che non li sentissi alla mia altezza o chissà che cosa, è solo che dentro di me ero convinta che ci fosse qualcuno di diverso per me. Ma chissà, forse le mie erano solo sciocche fantasie e, se non mi fossi data una svegliata, mi sarei ritrovata come una di quelle vecchie zitelle che leggono romanzi d’amore in case piene di gatti.

 

“Charlie, per me non c’è problema, se vuoi vengo io con te.” Ecco questo era proprio da zitella, fare la sostituta per un amico che non può portare la fidanzata.

 

“Ok Sarah, grazie, però cerca di non trovare un costume troppo assurdo, eh?” scherza lui.

 

“Bene! Tutto è risolto allora,” sorride Natalie, “Charlie va con Sarah, Amy e Danny vanno insieme e io invece andrò al ballo con quel fico stratosferico di Jimmy Walsh!”

 

“Jimmy Walsh?!” esclamiamo io e Amy stupite. 

 

Era il ragazzo più popolare del nostro anno, il classico bello e tenebroso, il ribelle che fa sospirare tutte le ragazze; ma – per quanto fosse amico di Danny e Charlie- mi era sempre sembrato un tipo abbastanza solitario, come dimostrava il fatto che nessuna delle Splendide, nonostante tutti i loro sforzi, era riuscito ad accalappiarselo. E invece la nostra Natalie c’era riuscita, beh… almeno per il ballo.

 

“Jimmy? E come mai io non ne so nulla?” chiede Charlie

 

Jimmy era  loro compagno nella squadra di pallacanestro e, il fatto che lui era all’oscuro di un suo appuntamento con sua sorella, evidentemente non gli piaceva molto.

 

“Io non sono tenuta a dirti con chi esco, Charles William Prescott,” esclama allora Natalie con le mani sui fianchi, pronta a dare battaglia. “Si da il caso che Jimmy mi trovi carina e interessante ed abbia deciso di uscire con me, c’è qualche problema in questo?”

 

Davanti ai feroci occhi nocciola della sorella, Charlie non ha il coraggio di ribattere e così viene  stabilito che sabato saremo andati a cercare i nostri costumi.

 

*******

 

“Stai benissimo Nat” esclama Amy quando la nostra amica esce dal camerino e, in effetti, ha ragione. Con i suoi corti capelli biondi e la sua espressione sbarazzina, Nat è una perfetta Tinker Bell.

 

Fa un giro su se stessa, mostrandoci le ali fissate al corto abitino verde che indossa. Eh si, è proprio deliziosa.

 

“Il problema è che ora dovrò convincere Jimmy Walsh a mettersi una calzamaglia per fare Peter Pan,” dice un po’ scoraggiata.

 

“Beh…potresti chiedergli di vestirsi da Capitan Uncino invece che da Peter Pan, non credi?” suggerisce Amy.

 

“Già, hai ragione! Come ho fatto a non pensarci!”

 

Mentre loro due si mettono a discutere su quale sia il costume migliore da proporre all’accompagnatore di Natalie, io mi allontano a dare un’occhiata agli altri costumi.

 

Quel negozio, uno dei nostri preferiti, non vende semplici maschere di Halloween; è un’enorme magazzino pieno di costumi di scena dimessi, abiti d’epoca e vestiti ‘vintage’ che le solerti proprietarie avevano scovato chissà dove. Fare un giro li dentro significava catapultarsi in mondi ed epoche diverse, bastava fare qualche passo e ti trovavi di fronte a corti abitini pieni di frange anni ‘20, a casacche cappelli da cowboy e copricapo piumati perfetti per girare film western, e poi ali d’angelo e di fata, vestiti degni della corte del Re Sole, nasi finti, trucchi di scena e accessori di tutti i tipi.

 

Mi piaceva girare lì dentro; ormai non recitavo quasi più ma, guardando quei vestiti, potevo immaginare di indossarli e interpretare Ofelia, Giulietta, l’intensa Nora di ‘Casa di Bambola’ e, perché no, la soprano Christine del Fantasma dell’Opera o l’eroina di una tragedia greca. Avevo smesso di coltivare il mio sogno di attrice, ma questo non mi impediva di sognare ancora, di tanto in tanto.

 

Ad un tratto scorgo un abito di un verde pallido molto delicato, ha ampie maniche lunghe, in stile medioevale. Lo tiro fuori per ammirarlo, mi ricorda tanto l’abito che ho a casa, quello che usavo per recitare la parte della principessa. C’era stato un periodo che ero cosi fissata con quell’abito, lo indossavo quasi tutti i giorni e passavo i miei pomeriggi al parco a recitare.

 

Cerco di ricordare la storia che mi ero inventata; era qualcosa a cui tenevo molto, non era un’opera teatrale, era piuttosto un libro, un libro che raccontava le vicende di una ragazza a cui mi sentivo molto vicina…aggrotto le sopracciglia. Come è possibile che mi sia dimenticata di quella storia? L’avevo imparata a memoria! Era su un piccolo taccuino, no su un libretto…chissà che fine aveva fatto quel libro? L’avevo forse lasciato nella mia vecchia camera?

 

Sento il mal di testa cominciare a montare, la pressione pulsare dietro ai miei occhi, così lascio andare la manica verde, frustrata. Ricomincio a camminare tra gli abiti con la mente soprappensiero, cosicché quando mi trovo davanti un viso grottesco faccio un salto indietro, spaventata.

 

E’ solo una maschera; sembra quella di un folletto o di un fauno, non si capisce bene. E’ di fattura raffinata, mi fa venire in mente le maschere che qualche nobile…qualche Cortigiano… dei tempi passati avrebbe potuto indossare in una festa in costume. Do un’occhiata intorno a me, gli scaffali sono pieni di quelle maschere, alcune coprono solo gli occhi, altre tutto il viso. Hanno espressioni maliziose, ghigni più o meno rassicuranti, alcune hanno anche delle corna, altre nasi grotteschi o orecchie a punta.

 

Sento il cuore che comincia a battermi forte, senza motivo, è come se quelle maschere mi stessero guardando, mi immagino di sentire risatine sommesse. Scuoto la testa, oddio, da quando sono diventata così suggestionabile?

 

Mi allontano da quell’angolo…è meglio che ritorni dalle altre e faccia qualcosa di utile come cercare il mio costume, invece che perdermi dietro le mie fantasie.

 

In quel momento lo vedo.

 

Un abito bianco e argento, dalle maniche a sbuffo e dall’ampia gonna. E’ ingombrante, eccessivo, sembra l’abito della mia ballerina del carillon, un abito che avrei indossato se da ragazzina mi avessero chiesto di mascherarmi da principessa. Eppure non posso fare a meno di continuare a fissarlo. Il cuore comincia a battere, perché? Perché mi sto emozionando così davanti a uno stupido vestito che sembra uscito da un film fantasy degli anni ottanta?

 

Che mi sta succedendo? C’è davvero qualcosa che non va nella mia testa!

 

Ritorno velocemente dalle mie amiche. Natalie ha deciso di comprare il costume da Tinker Bell, mentre Amy si sta provando un peplo. Con i suoi riccioli scuri starebbe benissimo vestita da antica romana, e sono sicura che –per amor suo- Danny sarebbe anche disposto a mettersi una corta tunica e starsene a gambe nude.

 

“Ehi Sarah, dov’eri finita?” mi chiede Nat, “Amy sta proprio bene vestita così, eh?”

 

Io annuisco e cerco di concentrarmi su quello che mi dicono le mie amiche, ma il mio cuore è stretto da un magone inspiegabile.

 

Alla fine usciamo dal negozio, io ho comprato un costume da cantante da night anni ’30 non è quello che avrei scelto di solito ma almeno da a Charlie la possibilità di indossare un completo da gangster davvero elegante e quindi di fare un figurone con la sua Meg.

 

Quando, alla fine della giornata, mi trascino in stanza sono abbastanza distrutta e il mal di testa è tornato a farsi sentire. Per quanto tentassi di pensare ad altro, il pensiero di quella storia che non ricordavo più continua a tormentarmi. Non era il semplice fastidio di non ricordarsi il titolo di un vecchio film che ti era piaciuto o il titolo di una canzone che ti è entrata in testa, era qualcosa di più profondo. Era stupido, ma sentivo che il ricordarsi quel libro e quella storia fosse una cosa di vitale importanza.

 

Mi butto sul letto e fisso il soffitto, nella penombra della stanza il quadro di Escher che ho appeso alla parete vicino alla testiera sembra risucchiarmi dentro si se. Mi ritrovo a percorrere con lo sguardo quelle scale senza senso, quelle porte che si aprono sul vuoto, finchè sono costretta a distogliere lo sguardo. Per una che ha l’emicrania un quadro come quello non è certo l’ideale!

 

Eppure sono attratta da esso, così come ero stata attratta da quell’abito nel negozio…allo stesso modo in cui ho sentito il bisogno di tirar fuori dal mio cassetto il mio vecchio pupazzo del principe elfo e di metterlo vicino al comodino.

 

Lo afferro e me lo porto vicino al viso, per guardare da vicino i suoi lineamenti affilati e i suoi occhi azzurri. Adesso che ci penso è affascinante e inquietante nello stesso tempo; non è il classico Ken e non credo sia molto adatto come giocattolo per una bambina, eppure mi ero sempre rifiutata di farmi comprare il classico bambolotto della Barbie, preferendo di gran lunga il mio originale principe degli elfi.

 

“Principe, sei tu a farmi questo?” chiedo guardandolo fissa. ‘Oddio, ora mi metto a parlare con le bambole ora!’ penso tra me e me, però continuo.

 

“Aspetta, tu non sei un principe vero? Tu sei…tu sei un re! Tu sei il re dei…goblin. Tu sei…”

 

Nella mia mente si forma l’immagine nebulosa di un sorriso felino e di stranissimi occhi azzurri, di una massa di capelli biondo argento e di sfere di cristallo.

 

“Tu sei Jareth!” esclamo infine trionfante. “Tu sei Jareth, il protagonista della mia favola!”

 

Come un palloncino che scoppia sento un po’ della tensione che era cresciuta nella mia testa svanire. Mi accoccolo sotto le coperte e poggio Jareth sul cuscino vicino a me. “Tu sei Jareth, il Re dei Goblin, il mio innamorato nei miei sogni da ragazzina.”

 

Sorrido come una sciocca, ma mi sento felice che quel ricordo mi sia finalmente tornata alla mente. Ancora non ricordo nulla della mia storia inventata, ma il mio inspiegabile magone era passato. Non voglio concentrarmi adesso su quanto sia assurdo che il mio stato d’animo sia così influenzabile da qualcosa che non è reale; invece mi godo la sensazione di soddisfazione e serenità e, per la prima volta in tanto tempo, mi addormento serena.

 

******

 

“L’avete sentito?” il nano chiede alla donna vicino a lui.

 

“Si, l’ho sentito Hoggle, Sarah ha pronunciato il suo nome.”

 

Hoggle e Tearlag si voltano verso la figura supina stesa vicino a loro, molte altre creature si trovano lì, circondando quel corpo esanime in una veglia silenziosa. Si trovava sul quel giaciglio, nel giardino al centro del Labirinto, dalla sconfitta di Wysa.

 

Ma quando la voce di Sarah che pronuncia il nome di Jareth riecheggia nel giardino. Il Re dei Goblin finalmente apre gli occhi.

 

To be continued…

 

Tadaann! Potete odiarmi per questo capitolo vi capirò. Come al solito vi lascio con un colpo di scena e non rispondo a nessuno degli interrogativi che vi siete fatte l’ultima volta. E’ solo che questo capitolo si è allungato più del previsto e quindi ho deciso di posticipare la fine della mia storia ancora un altro po’!

Ah...per il vestito di Sarah mi sono ispirata a questo:  http://ilybridal.blogspot.com/2011/04/easy-virtue-retro-dresses-that-inspired.html

So che centra poco con il personaggio ma penso che Sarah starebbe molto bene vestita così!

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 - Epilogo ***


Capitolo 19

Capitolo 19

I danzatori piroettano intorno a me, sento i loro risolini sussurrati, i loro occhi che mi osservano da dietro le grottesche maschere che indossano; sembrano maligni, è questa la prima impressione che ho, ma non mi sento a disagio né in imbarazzo in mezzo a quegli sconosciuti, è come se li avessi già incontrati e non li temo. La musica che pervade la sala è dolce e ipnotica, io mi aggiro tra le coppie che ballano in cerca di qualcuno, sento un desiderio nel cuore, uno struggimento, l’unico mio pensiero è che devo assolutamente trovare colui che cerco. “Dove sei!” esclamo, con una nota di disperazione nella voce che neanch’io mi so spiegare.


“Eccomi Sarah,” dice una voce dietro di me.

Mi volto e mi ritrovo davanti un uomo con i lineamenti affilati e i capelli biondissimi che gli ricadono sulle spalle in una cascata selvaggia.

“Jareth!” esclamo.

In quel momento la musica si interrompe, sento un rumore di vetri infranti e una nebbia oscura comincia a pervadere la sala. Le persone intorno a me gridano terrorizzate, ma quel che è peggio è che Jareth si accascia a terra, coperto di sangue.

******

Spalanco gli occhi con il cuore che mi martella nel petto. Ci vuole qualche minuto perché mi calmi, perché io realizzi che quel che ho vissuto era solo un sogno.

Sono nel mio letto e tra le mie braccia c’è la bambola del Re dei Goblin, la stringo convulsamente al petto, come se avessi paura che qualcuno la portasse via da me. E’ da quando l’ho ritrovata che la tengo nel letto insieme a me, ed è da quando l’ho ritrovata che sogno quella sala da ballo. Solo stasera, però, che ho finalmente trovato quello che ho cercato disperatamente nelle ultime settimane, un uomo che aveva le sue stesse identiche fattezze.

Mi alzo a sedere di scatto, rovesciando le coperte, e mi ritrovo a rabbrividire perché sono madida di sudore gelato. Cerco di razionalizzare: il sogno deve essere un semplice frutto della mia immaginazione, dopotutto avevo ritirato fuori i miei giocattoli dell’infanzia da poco e poi gli abiti e le maschere dei ballerini erano dannatamente simili ai costumi del negozio di abiti usati in cui ero andata con Amy e Natalie.

Cerco di convincere me stessa, dopotutto ho sempre avuto una mente molto fantasiosa e non era la prima volta che mescolavo esperienze che avevo vissuto durante il giorno con cose che avevo letto o ascoltato. Ma in fondo al mio cuore non riesco a togliermi dalla mente che quel sogno era diverso, quel senso di deja vù davanti ai Cortigiani –la parola mi balena nella mente senza che io ci abbia nemmeno pensato- lo avevo provato quando ero nel negozio a cercare la mia maschera, non il contrario.

No, i Cortigiani del mio sogno erano persone che avevo già incontrato, persone che mi avevano intimidito e confuso, ma che in seguito avevo imparato a conoscere meglio; loro erano in qualche modo veri – per quanto assurdo poteva essere – così come era vero il dedalo nebbioso in cui vagavo, sempre alla ricerca di quel qualcuno che avevo scoperto essere Jareth.

Mi giro a sedere sulla sponda del letto. I piedi nudi sul pavimento, le mani sulla fronte a stringere convulsamente le ciocche di capelli che mi ricadono davanti al viso. Sento di nuovo l’emicrania farsi strada nella mia testa. E’ come un muro che devo abbattere, come una barriera che mi impedisce di ricordare. Il Re dei Goblin governava il Labirinto, il Labirinto era il titolo di quel libretto rosso che mi portavo sempre appresso prima di iscrivermi alla Prescott.

Improvvisamente sento il bisogno di trovarlo ad ogni costo. Non riesco a capire il perché, fino a qualche giorno fa non ricordavo neppure di averlo avuto, e invece ora mi sembra la cosa più importante del mondo. Accendo la luce e comincio a cercarlo, apro i cassetti, butto all’aria i miei vestiti e i miei libri di scuola, ma niente.

Non è possibile che non ci sia, ho portato con me il Re dei Goblin, il mio nano di legno, il carillon… tutti gli altri oggetti della mia infanzia che ho scelto di portare con me alla Prescott sono legati tra loro, me ne rendo conto solo adesso, sono tutti legati a quel libro.

Mi fermo in mezzo alla stanza, quello non era non semplice libro fantastico, era qualcosa di più importante, di più potente, che mi riguarda direttamente. Il mal di testa aumenta, è come se il mio corpo non volesse ricordare, come se sapesse che quello che scoprirò –realizzo improvvisamente- mi farà male.

Ma questo non mi importa, devo trovare quel libro, solo allora troverò una risposta a tutte le mie domande. Mi infilo le scarpe da ginnastica sui piedi nudi, poi mi metto una felpa sul pigiama per ripararmi dal gelo dei corridoi della scuola e sgattaiolo fuori dalla stanza.

Se il libro non è in camera, c’è un solo luogo dove posso averlo lasciato: il Pensatoio.

Rapidamente raggiungo la biblioteca e, da lì, la nostra stanzetta segreta. Un nuovo capogiro mi costringe a sedermi.

Ricordi improvvisi mi balenano nella mente, questa stanza la conosciamo solo io e i miei amici, allora perché ho l’impressione che qualcun altro sia stato qui? Un uomo affascinante ma terribilmente irritante, un uomo biondo con i lineamenti da gatto e due occhi straordinari e ipnotici…Jareth.

Ma come è possibile che lui sia stato qui? Che abbia parlato con i miei amici? Lui è un personaggio inventato, non può essere venuto nel Mondo di Sopra (ancora una volta mi ritrovo ad usare con familiarità parole che in teoria non doveri nemmeno conoscere), lui esiste solo nella mia fantasia…o no?

Un tuono squassa il silenzio notturno e, all’improvviso, comincia a diluviare. Il vento sbatte contro la porta finestra, facendola tremare sui cardini, fino a spalancarla. Una folata di vento gelido e di pioggia mi investe e io istintivamente alzo le mani per proteggermi.

“Jareth!” chiamo.

Finalmente ricordo, Jareth era colui che avevo chiamato una sera di quattro anni fa, quando Toby era ancora in culla, perché ero arrabbiata con mio padre e Karen che erano usciti e mi avevano lasciato a casa a badare a lui.

Ricordo la frustrazione che provavo in quel periodo, il senso di impotenza nel vedere che la mia famiglia non era quella che volevo io, che mio padre aveva trovato un’altra donna da amare dopo che mia madre ci aveva abbandonati, spezzando ogni mia speranza che tutto potesse tornare come quando ero una bambina. Ricordo che quella notte diluviava, come adesso, e che Jareth mi era apparso, entrando da una finestra spalancata sottoforma di barbagianni.

Istintivamente mi aspetto che succeda la stessa cosa, ma i minuti passano e non vedo altro che pioggia e lampi. Esco fuori alla ricerca di una figura ammantata di nero, oppure di un uccello.

“Jareth!” chiamo di nuovo, ma nessuno risponde al mio richiamo. Come mai? Penso preoccupata, il Re dei Goblin doveva venire quando veniva richiamato. No? Che gli sia successo qualcosa? Una inspiegabile morsa di terrore mi attanaglia il petto. Non so perché, ma questo pensiero mi riempie di dolore.

Perché provo questi sentimenti? Jareth era stato il mio antagonista, l’avversario da battere. Era colui che aveva portato via mio fratello…

Un lampo illumina la notte e qualcosa di rosso attira la mia attenzione. Il mio libro. Il libro del Labirinto è sull’erba bagnata a pochi passi da me, come è possibile? Lo afferro e rientro. Comincio a scorrere le sue pagine con avidità e finalmente la mia memoria si schiarisce.

I suoi goblin avevano rapito mio fratello e io avevo avuto 13 ore per percorrere il Labirinto. Era stata l’avventura più fantastica che avessi vissuto fino a quel momento, qualcosa che superava le mie fantasie più selvagge, ma soprattutto, qualcosa che mi aveva fatto crescere, che mi aveva insegnato a fare affidamento sulle mie risorse interiori, ma anche a contare su degli amici fidati quando era necessario.

Ma non era stato solo quello, Jareth il Re dei Goblin mi era entrato nel cuore, come una scheggia fastidiosa all’inizio, come qualcuno che mi irritava e mi confondeva, mi faceva paura e mi affascinava. L’avevo battuto, pronunciando quelle parole che gli avevano tolto ogni potere che aveva su di me.

Ma in realtà avevo fatto molto di più, l’avevo distrutto, rendendolo vulnerabile agli attacchi di qualcuno ancora di più oscuro di lui.

In un attimo tutto mi torna alla mente: gli attacchi di Wysa nel sonno, la mia invocazione di aiuto al Re dei Goblin, la sua venuta nel Mondo di Sopra nei panni del bibliotecario LeFay per proteggermi, nonostante la mia sola vicinanza gli provocasse dolore, il modo in cui il Signore degli Incubi mi aveva attaccato anche nel mondo reale, Jareth ferito e io che mi ero volontariamente sottomessa al potere del Labirinto per salvarlo.

Scivolo a terra: la scoperta di un nuovo Jareth. Non l’arrogante Re dei Goblin, ma il sovrano del Labirinto, determinato nella sua missione di salvare il suo regno e i suoi sudditi, tormentato dalla colpa e dalla rabbia per la morte e la sofferenza della sua gente, angosciato per me…innamorato di me.

Ed io di lui, innamorata e pronta ad aiutarlo, nonostante io non sapessi da che parte iniziare; innamorata e pronta a diventare sua Regina, un giorno.

Avevamo fatto l’amore, solo per scoprire che il Labirinto ci aveva in qualche modo influenzato perché io concepissi un bambino. Porto la mano al ventre, colpita da un’improvvisa realizzazione: io non sono incinta, ho avuto il mio ciclo appena la settimana scorsa. Io non sono incinta, e questo vuol dire una cosa sola: ho perso il mio bambino.

Mi raggomitolo a terra, in posizione fetale, e comincio a singhiozzare. Quando avevo scoperto di essere incinta, ero scappata via non dando a Jareth la possibilità di parlare e dando la possibilità a Wysa di cogliermi di sorpresa e di rapirmi.

Avevo tentato di salvare il mio bambino, anche facendo finta di accettare la proposta di quell’essere rivoltante. Avevo cercato di fare del mio meglio per guadagnare tempo e per cercare di aiutare Jareth, giunto ancora una volta a salvarmi perché io ero stata così sciocca da farmi catturare; ce l’avevo messa tutta, ma avevo fallito.

Stringo gli occhi come per scacciare il ricordo, ma è inutile.

Jareth è immobile in una pozza di sangue e io mi allungo verso di lui, esausta e debole per le ferite, riesco a raggiungerlo ma la pelle che tocco è fredda come il marmo.

Jareth era morto per salvarmi, e io non ero nemmeno riuscita a salvare il nostro bambino.

“Jareth…” singhiozzo per l’ultima volta.

******

“Avete sentito…?” chiede una voce nella penombra.

“Mio signore, avete sentito,” un’altra voce si accoda alla prima.

“Ho sentito,” rispondo, irritato, “non c’è bisogno che me lo diciate voi.”

Seduto sul mio trono mi tengo la testa tra le mani, un dolore lancinante mi attraversa il cranio. Mi sono svegliato giorni fa, nel giardino al centro del Labirinto, senza la minima idea di come fossi arrivato lì. Avevo il corpo a pezzi, e quella voce nella testa che mi chiamava.

Era gioiosa, la prima volta che l’ho udita, quando mi ha risvegliato dal mio sonno; come se il mio nome fosse una cosa che per lungo tempo aveva cercato di ricordare. Mi aspettavo che pronunciasse le parole, che desiderasse che qualche bambino fosse portato via dai goblin, ma non era successo nulla di tutto ciò.

Avevo aperto gli occhi e mi ero trovato circondato dalla mia Corte e dai rappresentanti delle varie creature del Labirinto, tutti al mio capezzale, come se fossero preoccupati per la mia sorte. Dai loro resoconti avevo poi scoperto cosa fosse successo: avevo battuto Wysa e i suoi, avevo ucciso il Signore degli Incubi e i suoi sudditi superstiti si erano rifugiati negli angoli più nascosti del suo regno. Sarebbe passato molto tempo prima che fossero di nuovo in grado di rappresentare una minaccia per qualcuno e dovrei esultare per questo. Ma non riesco a provare gioia per aver battuto il mio più acerrimo nemico. Sento un vuoto nel petto, una mancanza, nessuno ne parla, ma so che è così.

E’ colei che mi chiama, non riesco a ricordarne il nome, ne l’aspetto, ma ne sono irrimediabilmente attratto; è lei ciò che mi manca, anche se non so perchè. Fin’ora ero stato troppo debole per rispondere al richiamo, per trasformarmi, per raggiungere il Mondo di Sopra e andare a cercarla.

Stasera sono riuscito a mandarle il libro ed ora è anche peggio. Un’incredibile ondata di disperazione e tristezza mi ha sopraffatto. Perché quella ragazza sta soffrendo in questo modo? E perché io ne sono così affetto? E’ solo un’umana, dopotutto.

******

Mi risveglio sul pavimento del Pensatoio, con le ossa rotte e il cuore in pezzi. Tutte le mie memorie sono tornate, dalla prima volta in cui Jareth mi salvò dall’attacco in sogno di Wysa, fino al giorno in cui sono stata riportata alla mattina dopo il mio compleanno. Qualcuno, il Labirinto forse, aveva manipolato il tempo e lo spazio per farmi tornare al punto di partenza e farmi dimenticare tutto.

Questo mi da speranza che il nostro sacrificio sia servito a salvare il Labirinto, che nel Mondo di Sotto Wysa e suoi siano sconfitti. Ma Jareth? Il pensiero della sua morte mi scava un buco nel petto. L’ho perso per sempre?

L’idea di aspettare un bambino mi aveva confuso e terrorizzato, ma se era l’unico legame che mi era rimasto con Jareth allora l’averlo perso mi distrugge ancora di più. Non poteva finire così. Jareth era troppo potente per morire. Non potevo accettare che non lo avrei più rivisto.

Il mio destino era accanto a lui, io ero la sua Regina, sarei dovuta restare al suo fianco a governare il Labirinto e diventare genitore insieme a lui. Entrambe le evenienze mi terrorizzavano, ma non tanto quanto mi terrorizzi adesso la prospettiva di vivere una vita senza di lui.

Quando lo avevo sconfitto e lo avevo bandito dalla mia vita e dai miei sogni, in fondo in fondo avevo sempre saputo che prima o poi lo avrei in qualche modo rincontrato. Ma ora, ora tutte le mie speranze erano sparite.

I miei amici mi trovano poco prima dell’inizio delle lezioni. Infreddolita e tremante per il freddo preso e per lo shock. Dai loro sguardi capisco che anche a loro è tornata la memoria. Che sanno di Jareth, del Mondo di Sotto e della nostra lotta per salvare il Labirinto.

Non sanno altro ma la mia espressione è abbastanza eloquente.

“Oh Sarah…” sospira Natalie tristemente e poi mi abbraccia.

Gli altri la imitano e io mi lascio circondare dal calore del loro affetto, scoppiando nuovamente in lacrime.

Nei giorni seguenti non mi fanno domande. Non mi lasciano sola, ma non mi obbligano a parlare e di questo sono loro grata. Come potrei spiegare loro ciò che mi è successo? Hanno visto Wysa e quello che può fare, hanno capito che non rivedranno mai più Jareth. Questo è l’importante; parlar loro del mio rapimento e del mio bambino è un dolore ancora troppo acuto e non riesco a condividerlo con loro, per quanto siano i miei migliori amici, non appartengono al Mondo di Sotto e non capirebbero.

Vivo come in un limbo, cercando di andare avanti nella mia vita quotidiana senza andare in pezzi, anche se dentro mi sento perduta e senza uno scopo.

Prima che Jareth tornasse nella mia vita sapevo ciò che volevo fare: andare all’università, studiare letteratura…ma ora tutti i miei sogni sembrano inutili e sciocchi.

All’avvicinarsi della festa di Halloween Charlie mi chiede se me la sento ancora di accompagnarlo; ma io gli assicuro di si. In questi giorni ho evitato la gente il più possibile, ma questo non ha fatto altro che farmi rimuginare sempre di più sul mio dolore. Magari una festa era proprio quello che mi serviva per dare un attimo di riposo alla mia mente.

Quando vado con Amy e Natalie a prendere i vestiti, però, l’abito anni ’30 che ho scelto non mi sento di indossarlo. Mi sta bene addosso, ed è davvero molto elegante…ma mi guardo allo specchio e vedo che la ragazza che ho di fronte non sono io. Mi sono anche truccata e pettinata i capelli con morbide onde, ma nonostante le mie amiche mi assicurino che sto benissimo, io mi sento goffa e innaturale.

“Ragazze, scusate…ma non credo proprio che indosserò questo abito.” Dico mentre mi rispoglio.

“Sei sicura?” mi chiede Natalie, con il suo abito da Trilli scintillante di brillantini.

“Son sicura ragazze…non, non mi sento di venire vestita così alla festa.”

“Magari possiamo chiedere alle sorelle se ci permettono di dartene un altro. Dopo tutto siamo sempre qui dentro. Son sicura che ci faranno questo favore…”

Mentre le mie amiche vanno a cercare le proprietarie, io mi dirigo con decisione verso l’abito bianco che mi aveva tanto colpito.

Non chiedo nemmeno il permesso, tolgo quello che ho indosso e me lo infilo. Mi sta a pennello, come se fosse stato fatto apposta per me. Era identico all’abito che indossai durante il mio primo e unico reale ballo con Jareth.

Mi sciolgo i capelli e li lascio ricadere liberi sulle spalle, e poi cerco la tiara di perle e argento che indossavo quella volta. Ecco, ora sono perfetta, penso con orgoglio.

Mi guardo allo specchio e finalmente mi riconosco. Questa sono io, la Regina del Labirinto, la sua Campionessa. Se avevo perso Jareth, allora quello sarebbe stato il mio destino: avrei trovato il modo di tornare nel Mondo di Sotto e, se lui e le sue creature mi avessero accettato, avrei governato il Labirinto.

******

Un’improvvisa immagine mi passa davanti agli occhi. Un volto pallido incorniciato da lunghi capelli scuri, due occhi verdi trasparenti, determinati e fragili alla stesso tempo.

Creo un cristallo, vedo quella ragazza, una giovane donna avvolta in una nuvola di tessuto di arabeschi iridescenti.

“Sarah…”

“Che hai detto?”

Tearlag mi si avvicina. “Il suo nome è Sarah, mio Signore.”

“La conosco?”

“Si,” mi risponde la cortigiana con una tristezza trattenuta negli occhi.

“Io…voglio andare da lei, allora.”

“Come desiderate…” mi dice lei, inchinando la testa rispettosamente.

Mi affaccio alla finestra, rimango per un attimo a osservare il mio Labirinto, illuminato dalla luce dorata del crepuscolo, e sono stranamente commosso e sollevato. Non riesco a capirne il motivo, visto che non c’è nulla di diverso dal solito, ma non riesco a capire tante cose da quando mi sono risvegliato.

Mi scrollo le spalle, accantonando quel pensiero per il momento, e mi trasformo in barbagianni, diretto verso il Mondo di Sopra.

“Dove stai andando Jareth?”

Improvvisa, la voce del Labirinto, mi chiama.

“Dove credi che stia andando?” gli rispondo con fare sarcastico, “nel Mondo di Sopra. Cos’è, devo chiederti il permesso ora?”

“Sei pronto ad affrontare ciò che ti aspetta?” chiede.

“Non dire sciocchezze, Labirinto, non ho bisogno di essere pronto, io.” Esclamo prima di superare la barriera tra i due mondi.

Ma inaspettatamente un muro d’aria mi blocca, facendomi perdere l’equilibrio e spingendomi in una planata scomposta verso terra. Mi riprendo appena in tempo per ritrasformarmi in forma umana ed atterrare.

“Labirinto, come osi!” sono furioso; come si è permesso di trattarmi come un suddito qualunque.

Faccio per ritrasformarmi ma una nuova folata d’aria mi ributta giù.

“Ora hai superato ogni limite,” gli dico; nessuno comanda il Re dei Goblin, neppure il Labirinto.

“Jareth, vieni da me. Dobbiamo parlare.”

La nota urgente e preoccupata della sua voce è una novità, non l’avevo mai sentito così prima. Quindi domo l’irritazione e mi reco da lui.

******

I ragazzi sono senza fiato quando mi vedono arrivare. Quell’abito non è certo quello che si aspettavano, ed è in un certo modo fuori luogo per una festa di Halloween in una scuola. Ma non mi importava.

“Wow Sarah…sei bellissima.” Mi dice Charlie, porgendomi il braccio nel suo abito da gangster.

C’è già parecchia gente quando entriamo, e molti si girano a guardarmi. Il mio abito non passa di certo inosservato. Ma io sostengo i loro sguardi a testa alta, dopo i Cortigiani e dopo Wysa non saranno certo dei miei coetanei a mettermi a disagio.

Voglio godermi la festa, stare insieme ai miei amici senza pensieri. Da domani proverò a tornare nel Labirinto. Tornerò nel Labirinto e mi metterò al suo servizio. Se lui mi accetterà, prenderò il posto di Jareth e cercherò di ricostruire quello che era andato perduto. Sarò la nuova Regina dei Goblin.

La festa è al culmine e finalmente anche io sono riuscita a rilassarmi un po’, ho ballato un po’ con Charlie e in gruppo con Amy e Natalie e i ragazzi, ed ora ero seduta, e guardavo con un po’ invidia Amy e Danny che ballavano insieme goffi, ma molto teneri e chiaramente innamorati. Quasi tutti si stanno scatenando al centro della sala, ma improvvisamente la musica cambia. Non il ritmo pop delle ultime hit che tutti noi sappiamo a memoria, volenti o nolenti, ma una melodia che ho ascoltato da sveglia una volta sola…ma che non potrei mai scordare.

Mi alzo di scatto, gli altri studenti sembrano non essersi accorti di nulla. Ma quella musica risuona chiaramente nelle mie orecchie, o forse nel mio cuore. Mi guardo intorno, non potevo fare a meno di ricordare il mio sogno, quello in cui rivivevo l’unico vero ballo che io e Jareth avessimo mai condiviso.

Mi si riempiono gli occhi di lacrime, ho bisogno di aria; sotto gli occhi perplessi di Charlie e Natalie mi dirigo verso le porte finestre che danno sulla terrazza del primo piano.

Non osavo sperarlo…era possibile che Jareth fosse vivo? O era il Labirinto che mi richiamava a se, ora che avevo preso la mia decisione di diventare la sua nuova Regina?

Esco fuori e mi appoggio sulla balaustra, ho il respiro corto e affannoso.

“Sarah…”

Quella voce, quella voce…

Non era possibile che la sentissi veramente.

“Sarah…”

Alzo lo sguardo, tremante, ho paura che sia solo la mia immaginazione.

Ma quando alla fine lo vedo, alto e affilato come lo ricordavo, sul volto c’è una cicatrice sottile che gli attraversa la guancia, e un dolore che prima non c’era. Ma è lui, è il mio Re dei Goblin, bellissimo e sofferente.

“Jareth…”

Il suo nome mi esce in un singhiozzo. Le gambe mi cedono, ma lui afferra e mi stringe a se prima che io cada.

“Jareth!”

Piango, lo abbraccio, nascondo il viso nel suo petto e lo stringo più forte che posso. Lui ricambia con altrettanta forza, e sento le sue lacrime scendermi tra i capelli.

Rimaniamo stretti così per un tempo indefinito, fino a che Jareth non ci porta via dalla Prescott.

Epilogo

Siamo seduti nell’alcova di una delle finestre del castello. Stretti l’una all’altra, come abbiamo fatto spesso da quando ci siamo ritrovati.

C’erano tante cose da elaborare, tante cose che dovevamo accettare e tante cose da decidere.

Il consiglio degli Alti Elfi ci aveva convocato per ringraziarci di aver protetto il confine del Crepuscolo. Nel loro palazzo tanto perfetto e magnifico da sembrare una cattedrale, mi ero sentita quasi a disagio, in soggezione, nonostante quelle creature bellissime e terribili ci avessero mostrato una reale gratitudine per il nostro sacrificio.

Ora che Wysa era morto, il confine del crepuscolo sarebbe stato al sicuro per molto tempo. C’era ancora molto da fare perché le cose tornassero come prima, ma la ricostruzione stava andando bene e il popolo del Labirinto era finalmente libero dalla paura a dal terrore che lo aveva attanagliato da molto tempo.

Jareth era ancora debole, le ferite si erano rimarginate quasi del tutto, ma la sua pelle liscia era ricoperta di cicatrici che non sapevo se sarebbero scomparse con il tempo.

Ma in realtà, la cosa che mi preoccupava di più era il suo dolore.

La perdita del bambino era stata una tragedia, ma io ero stata capace di accettarla meglio. Io però ero solo una ragazzina, impreparata e spaventata all’idea di diventare madre. Lui era un essere magico che pensava che non sarebbe mai potuto diventare padre e che quando finalmente ne aveva avuto la possibilità, era stato a causa di una manipolazione dell’entità che aveva il compito di governare e proteggere.

Possibilità che aveva perso ancora prima di poterne veramente gioire.

Per questo ciò che ci avevano detto gli Alti Elfi ci aveva turbato ed emozionato allo stesso tempo. Non erano rimasti indifferenti alle sofferenze e la perdita che avevamo subito, per questo avevano fatto qualcosa per noi.

Non potevano ridarci il nostro bambino, ma avevano fatto in modo che la sua anima non scomparisse nell’aldilà come avevano fatto tutte le altre.

Il Labirinto l’avrebbe custodita.

Avrebbe comportato una grande responsabilità per l’entità, ma gli Alti Elfi avevano decretato che era la giusta espiazione per aver manipolato il suo Re e la sua Campionessa.

“Jareth”

Lo chiamo con la voce che mi trema.

“E’ tutto vero?”

Nonostante tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento, il pensiero di non aver perso del tutto nostro figlio era una cosa che ancora non riuscivo a capire del tutto.

“E’ tutto vero.”

Finalmente riuscivo a vedere di nuovo un po’ di speranza e di serenità nel suo volto.

“Jareth io…”

Ora che la prospettiva di poter finalmente iniziare la mia vita come sua Regina si sta davvero concretizzando, e che prima o poi diventerò madre di quel bambino che la crudeltà di Wysa ci aveva strappato, ho paura.

Jareth mi mette un dito sulle labbra.

“Lo so che sei spaventata Sarah…dopo tutto questo tempo pensi ancora che non sappia cosa senti?”

Il suo sorriso sghembo finalmente riappare sul suo viso.

“Abbiamo tutto il tempo del mondo, io e te. Non ti chiederò di diventare la mia Regina adesso. Hai bisogno di tempo…e ne ho bisogno anch’io. Ma questo non vuol dire che, quando finalmente sarai pronta. Verrò nel tuo mondo e ti porterò via.”

Chiudo gli occhi e lascio che le sue dita mi accarezzino la guancia, la magia che emana dalla sua pelle mi riscalda e mi avvolge, prima che le sue labbra si chiudano sulle mie.

Eravamo così cambiati io e lui, all’inizio avevamo messo i nostri desideri e i nostri sentimenti sopra tutto, egoisti e testardi; ma poi il nostro amore era maturato, eravamo stati pronti a sacrificarci l’uno per l’altra e per il bene del Labirinto. Non eravamo ancora pronti per iniziare la nostra vita insieme, non dopo quello che avevamo passato.

Ma non vedo l’ora che quel giorno finalmente arrivi.

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