And after all, you're my wonderwall...

di Sidney_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sogno. ***
Capitolo 2: *** Uno schianto, l'avevo già detto? ***
Capitolo 3: *** Trigonometria, che bella materia. ***



Capitolo 1
*** Il sogno. ***


Non aspettavo altro che la fine di quell incubo...
non mi rendo mai conto che sto sognando, restando in agonia tutta la notte.

Ero in una radura innevata, immensa, avvolta in un tutù completamente nero.

Il cielo era color pece, neanche l’ombra della luna. Correvo in cerca di qualcosa, ma in realtà neanche io sapevo cosa. Il freddo mi scorreva nelle vene, il vento mi percuoteva fino all’ultimo centimetro di pelle. All’improvviso un lampo di luce mi travolse, ma non mi portò nulla di nuovo, vagavo ancora in cerca dell’ignoto. Ve ne fu un altro, meno potente che mi portò a una visione più ampia del luogo in cui mi trovavo. All’improvviso la visuale cambiò, mi trovavo in una spiaggia, sempre deserta. Da lontano vidi una luce, che pian piano prese le sembianze di qualcuno che…

Fortunatamente lascio sempre il computer acceso così da farmi svegliare dalle mie amiche appena lo fanno loro, così la mia Tiko alle sette punto zero due spedì un trillo in tempo reale che mi fece sussultare e, al mio solito, cadere giù dal letto. Ovviamente tutte e due le mie crostine, Lula e Tiko, assistettero al mio goffo tonfo dalla web. < primo giorno di una nuova vita?>>. Panico. Eccome se l’avevo scordato! Ero stata troppo presa dai sogni angusti da dimenticare il giorno più importante di una matricola liceale. Il primo giorno. Altro momento di panico. Che diavolo avrei messo??<>chiesi ancora non del tutto sveglia,<>. Tiko, adorava i mostriciattoli.<>, il mio tono di voce suonava a dir poco allarmato,<> ,fu la mia risposta certo, e come potrebbe non pensarlo!

Il giorno degli esami delle medie mi sono venuti a prendere fino a casa che io ancora dormivo; e al compleanno di mia cugina, l’anno passato le ho preparato una festa a sorpresa  due giorni in anticipo! Lula richiamò nuovamente la mia attenzioneTiko mi riportò alla realtà un po’ più bruscamente. urlai. Anche questo era un mio difetto:l’orario. In genere sono sempre in ritardo. Tuttavia stava iniziando un nuovo anno e io ero in ritardo, in ritardo per il Liceo. Ancora scossa da quello strano sogno, diedi appuntamento alle mie amiche sotto casa mia e spensi il computer con la promessa che avrei fatto presto. Incominciai a prepararmi con gesti meccanici, assorta nei miei pensieri. Che forma avrebbe preso quel lampo di luce se non mi fossi svegliata? Cercavo di ricordare se in quel periodo avessi incontrato qualcuno di speciale o se avessi visto qualcosa che mi avesse fatto impressione, ma niente, vuoto nella mia memoria. In genere se qualcosa cattura in modo particolare la mia attenzione me la ricordo, ma niente. Scesi giù in cucina a fare colazione.          

Papà stava bevendo il caffè e mentre leggeva il giornale seduto sul divanetto, la mamma stava preparando il latte, per me. dissi senza troppo entusiasmo, . Papà era avvocato, da piccola ricordo che facevamo molte cose insieme, ma poi ho cominciato a fare la difficile e stare per i fatti miei. La mamma insegnava, alle medie, ma non ha mai voluto che io andassi nella sua scuola, non voleva farmi passare per la raccomandata, ed io ero assenziente a non avere la mamma fra i piedi anche a scuola così, almeno lì, avrei potuto fare quello che volevo. La mia famiglia segue un certo rigore, ed io sono stata sempre, per così dire, la “ribelle” della famiglia Curter e, probabilmente per questo, la più adorabile. Presi la mia solita tazza di latte e mi diressi verso l’uscita dopo aver salutato distrattamente i miei genitori.  Neanche il tempo di uscire dalla cucina che qualcuno, e sapevo esattamente chi , suonò il campanello. Aprii la porta e le mie due migliori amiche mi saltarono addosso. Erano quasi due giorni che non ci vedevamo!, fu tutto quello che riuscii a dire, soffocata. Ci avviammo verso la nostra nuova scuola facendo previsioni su lezioni, insegnanti, ragazzi e quant' altro. la “P”?> chiese Lula ironicamente, , ridemmo all’unisono e continuammo così per tutta il tempo, ipotizzando le più stravaganti situazioni in un normale liceo americano.

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Capitolo 2
*** Uno schianto, l'avevo già detto? ***


Arrivammo davanti al cancello abbastanza in anticipo; meglio studiare le situazioni dal principio in certi casi. Superato il cancello vi era un cortile molto ampio, con delle panchine sparse per il contorno di piccoli giardinetti, contenenti qualche fiore. Al centro c’era una fontana, anch’essa circondata da panchine. Varcammo la soglia del cortile con il sorriso stampato in viso. Avanzammo di pochi passi e poi, successe tutto senza neanche darmi il tempo di realizzarlo. Un gruppo di ragazzi spuntò da dietro la fontana e la loro bellezza si scagliò con foga verso di me e mi fece cadere la borsa da cui fuoriuscirono alcuni libri e quaderni. Meccanicamente mi chinai per raccoglierli, e vidi una mano che raccoglieva gli altri. Non erano le mani delle mie amiche, né mani femminili. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi verdi, intensi, di lui. Lui, non sapevo chi fosse, l’avevo intravisto tra quel gruppo di super-schianti, ma non sapevo chi fosse. In quel momento dimenticai dei miei libri e fui travolta dalla tremenda voglia di rivolgergli la parola e di continuare a guardarlo eternamente, perché a quel viso immacolato nessun poteva resistere. Come in risposta ai miei pensieri, su di esso comparì un sorriso, da togliere il fiato. Solo in quel momento mi ricordai di respirare, e abbassai lo sguardo imbarazzata al pensiero del colore del mio viso. Presi il coraggio e aprì la bocca, dissi sperando che il mio tono di voce non avesse perso colpi. , non smetteva di sorridere, ne fui lieta. Sorrisi anche io, con la speranza di prolungare ulteriormente il suo., i suoi amici richiamarono la sua attenzione, e in realtà anche la mia, e i nostri sorrisi si spensero. , furono le sue ultime parole prima di sparire per raggiungere i suoi compagni. Io rimasi lì, ancora chinata sull’asfalto, con gli ultimi libri fra le mani. Mi rialzai appena sentii la campanella suonare. esclamarono entusiasta le mie amiche venendo verso di me, ed io le accolsi con il sorriso. Un sogno. Un sogno magnifico, dove il mio angelo con gli occhi verdi era il protagonista, ed io non sapevo neanche il suo nome. Desolante. Varcammo la soglia in silenzio. Parlai per prima. Ero riuscita a spezzare il ghiaccio, e ora chi le avrebbe fermate più?! Le prime ore non furono poi così pesanti, gli insegnanti ci introdussero nella vita dei liceali e ci informarono del programma scolastico che avremmo dovuto affrontare. Ma io non ero quasi mai attenta. Cercai di spiegarmi il mio malumore, così la testa finse di stare sulle spalle per tutta la mezza giornata. Un po’ frastornata dal mio affascinante incontro, mi diressi insieme a Lula e Tiko verso la mensa. L’edificio era enorme, affollato di ragazzi affamati, ma quello che c’era sui loro vassoi non aveva un aspetto molto invitante; decisi comunque di fare la fila e prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Presi uno spezzatino di carne dall’aspetto ambiguo e un’ insalata verde. Ci andammo a sedere in uno dei tavoli al centro della sala. Esattamente un attimo dopo aver posato il mio vassoio sul tavolo, li vidi entrare, e di nuovo la loro bellezza- ma in particolare quella di uno- mi fece cadere nuovamente la borsa. Stavolta fortunatamente avevo provveduto a chiuderla ermeticamente. Lui incrociò il mio sguardo, senti il sangue affiorare nelle mie guance…era così bello, perfetto e...impossibile. L’accenno di sorriso che mi era spuntato sulle labbra scomparve. Magari sarebbe stato meglio così…una ragazza bionda ed estremamente bella si era avvicinata a lui con fare affettuoso e sensuale. Mi sedetti, sbuffando. Poco dopo arrivarono due nostre nuove compagne di classe, che ci invitarono a sederci al loro tavolo con delle loro amiche. Io non dissi nulla. Quando Tiko mi chiese se volessi andare, mossi la testa, in segno di approvazione. Povera illusa, cosa avrei dovuto pensare, che un super-schianto come quelli non doveva essere impegnato? Beh, evidentemente, mi ero così tanto persa in quei begli occhi che... Illusa. Consumai il mio pranzo tra le risate delle mie vecchie e nuove amiche. Per educazione, quando mi volgevano qualche domanda del tipo< quanti anni hai> o io rispondevo, ma senza un grande entusiasmo. Stupida! Perché mi rovinavo un giorno così importante per uno che neanche…a quel punto mi sentii toccare una spalla. Mi voltai lentamente e vidi due occhi verdi fissarmi. Non sapevo come reagire. Restai immobile a guardarlo senza respirare finché lui non aprì bocca. . LUI mi porse il MIO ciondolo portafortuna, che tenevo sempre attaccato ai jeans. Era il mio eroe porta-portafortuna. Solo dopo essermi fatta pestare il piede da Lula ricordai come si parlava e- più importante- come si respirava. . Ed era vero, lo tenevo con me dalla prima media. <è stato un piacere>,anche per me, pensai. No, aveva sbagliato. Il suo nome completo era Shris super-figo-occhi-stupendi-schianto Stewart!mi porse la mano, io dopo tre quarti di secondo la presi e mi presentai . Quant’era bello! mi chiese con la sua voce da schiato ( quel ragazzo era tutto uno schianto, l’avevo già detto?),fu la mia risposta pronta e squillante. Sotto il tavolo incrociai le dita sperando che… < anche la mia!> sul nostro volto comparve lo stesso sorriso esultante. finsi di pensarci un po’ su e finii per beccarmi un altro calcio sotto al tavolo. ehm, voglio dire...mi sembra una buona idea! Per, per non perdermi con la mappa!>

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Capitolo 3
*** Trigonometria, che bella materia. ***


Salutai le ragazze che non smettevano di ammiccare e seguii il mio principe dagli occhi verdi che aveva finalmente un nome. Uscimmo dalla mensa, sorridenti come sempre. Fu lui il primo a parlare.< allora, ehm, come ti sei trovata qui, a scuola intendo>.< niente di speciale per ora; la scuola è bella, in bacheca ho già visto delle attività extrascolastiche che potrebbero interessarmi> risposi. < ad esempio?>che strano, nella sua voce, come nel suo sguardo,c’era vero interesse! Non era una vera e propria domanda che in genere si pone per riempire la conversazione a scanso di imbarazzanti momenti silenziosi. < ad esempio il teatro! Io ho sempre amato recitare, e mi piacerebbe partecipare, anche per ambientarmi meglio>. Il teatro è sempre stato un mio principale interesse, fin da quando ero piccola.. < Fantastico! anche a me piacerebbe partecipare, magari ci vediamo lì>. Con quell’ultima sua battuta finì la nostra rappresentazione e tornammo dietro le quinte. Entrammo in aula e lui si diresse al secondo banco, accanto a un ragazzo riccioluto e lentigginoso con l’aria da genietto della classe. disse, io risposi con un sorriso molto dispiaciuto. Mi andai a sedere nell’unico posto libero, accanto ad un ragazzo biondo, con le sopracciglia folte e il naso all’insù. La lezione che avrei odiato di più perché era l’unica senza nessuna delle mie amiche, finì per trasformarsi nella migliore delle lezioni. Fino ad un certo punto, d’altronde, era sempre trigonometria. La lezione passò come tutte le altre, raccomandando ripassi, parlando dei nostri successi scolastici passati e illustrando il programma scolastico dell’anno. Non potevo fare ameno di lanciare occhiate furtive al suo banco, qualche volta incrociando il suo sguardo intenso, sciogliendomi ad ogni battito del mio cuore. Il professore mi rivolse una domanda mentre ero serenamente distratta e feci la mia prima orribile figura, ad inaugurazione di quelle avvenire. < signorina che fa? Si è incantata? Io sono qui!> mi sentii cadere il mondo addosso. Ma i professori vivevano solo per umiliarci? Riuscii a salvare la mia situazione con un colpo basso< no, professore, guardavo le spaventose crepe presenti in questo edificio, non sono in norma mi sembra, dovrei parlarne con mio padre>. Impallidì vertiginosamente< non credo ce ne sia bisogno, signorina…ma adesso andiamo avanti..> ma certo! Quando il gioco si fa duro i duri si ritirano! Codardo! Al suono della campanella volsi il mio sguardo al banco di Chris, ma lui non c’era. Possibile fosse scappato così senza neanche salutarmi? Uscii dalla classe e mi diressi nell’aula di Tiko. Attraversando il corridoio scorsi con la coda dell’occhio lui. Ma non era solo. Mi voltai e a quel punto capii perché era scappato così velocemente dall’aula. Lo vidi all’ armadietto di quella ragazza bionda, che gli stava sfiorando il viso. Mi sentii sprofondare. Cominciai a camminare velocemente, senza volgere lo sguardo all’indietro.

                                            ***

 

 

Cari lettori, scusate se questo capitolo è un po' corto ma non potevo fare altrimenti! Vi piace questa storia? Recensite! vorrei tanto sapere cosa ne pensate! Baci, Sidney_

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