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Ciao a tutti!!! Avevo già tentato di postare questa Fiction
ma avevo rinunciato causa impegni e enorme blocco dello scrittore. Ma ora sono
tornata in forma! E quindi torno con un'altra Fiction. La mia prima su Harry
Potter.
Che posso dire… parlerà di SiriusBlack.
Ok, è poco così? Mmmm…
Parlerà di un amore di SiriusBlack.
Meglio?
Ma si dai, non voglio anticipare altro.
Ah si, la protagonista femminile è un personaggio
originale creato da me.
Quindi buona lettura.
Prologo
Scrivo queste memorie perché oggi sulla Gazzetta del
Profeta leggo della Morte di SiriusBlack e della ricomparsa del Signore Oscuro. Caramel ha finalmente dovuto ammettere che Voi-Sapete-Chi è tornato e che Silente non è fuori di
testa.
SiriusBlack appunto. Non l’ho conosciuto molto… anche se conosco parte della sua storia. I suoi
amici ad Hogwarts, la lotta al fianco si Silente, poi
Azkaban, la fuga. Harry Potter, il Ministero e infine
la morte. Almeno la sua memoria è stata in parte ripulita.
Ma vorrei raccontare del Sirius
che ho conosciuto io.
Prima però dovrei presentarmi.
Mi chiamo Cassandra Light.
Al tempo in cui conobbi SiriusBlack avevo 17 anni e frequentavo Hogwarts.
Appartenevo alla casa di Corvonero e ne andavo
davvero fiera. Lui era un Grifondoro molto popolare e
ammirato. Beh non proprio da tutti… credo che SeverusPiton lo odiasse sin dal
profondo. Ma come si dice, nessuno è perfetto.
Questa storia è ambientata nel nostro ultimo anno di
scuola.
Writer Corner.
Si, lo so, è breve. Ma è solo un piccolo prologo per una
grande storia u.u
Scherzi a parte. Vi è piaciuta, non vi è piaciuta. Fatemelo
sapere.
Hola a todos!
Allora… mi dispiace che in pochi abbiano letto il
prologo, ma so che era corto e che non può aver interessato molti. Ma ci
riprovo, perché la speranza è l’ultima a morire u.u.
La storia in sé, come credo abbiate capito è ambientata
nel 1977, quando Sirius Black e i suoi amici erano a Hogwarts.
Buona Lettura!
Capitolo 1
The Beginning
Il banchetto di inizio anno.
Nella sala grande c’era un gran baccano tra chiacchiere,
risate e posate poggiate sui piatti. Era sempre stata la mia parte preferita del
ritornare a scuola, perché tutto questo significava un nuovo anno, tante
avventure e purtroppo anche tanti compiti.
E quell’anno sarebbe stato l’ultimo ad Hogwarts. Il
settimo anno. L’inizio e la fine di tutto. Avrei sostenuto i M.A.G.O e poi il
mondo si sarebbe aperto davanti a me e agli altri studenti dell’ultimo anno.
Ma in quel momento non mi importava.
Avevo i miei amici, e loro erano la cosa più importante.
Avevo l’amore? No, ma avevo smesso di cercarlo. Avevo preso un sacco di porte
in faccia, come tutti gli adolescenti.
Sta di fatto che per il settimo anno mi ero ripromessa di
impegnarmi, finire gli studi con buoni voti e cercare un buon lavoro al
Ministero come mia madre, da tempo a capo dell’Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia. Ci sarei riuscita? Non
lo sapevo. Ma la speranza è l’ultima a morire.
Quando ormai il
banchetto stata giungendo alla sua conclusione il preside si alzò. Silente
incuteva un certo timore reverenziale, ma nei suoi occhi c’era sempre tanta
indulgenza. Era diventato preside l’anno in cui io arrivai a Hogwarts e si era
sempre comportato in modo impeccabile, anche se avevo sentito dire che non
tutti i maghi erano suoi sostenitori. Mi chiedevo come fosse possibile, aveva
anche sconfitto il mago Grindelwald, che da quello che mi avevano raccontato,
aveva portato un sacco di scompiglio fuori dai confini inglesi.
Istantaneamente
calò il silenzio. Pochi sapevano catturare l’attenzione come Silente.
“Innanzitutto”
cominciò “un benvenuto agli studenti del primo anno e un bentornato a tutti gli
altri! Oggi comincia un nuovo anno ad Hogwarts e sono sicuro che tutti voi vi
impegnerete fino in fondo, perché come saprete, viviamo in tempi difficili,
dove il male rischia di prendere il sopravvento su tutti noi. E una mente
libera e organizzata ci permetterà di scegliere la via migliore”. Il suo
sguardo vagò sulla sala grande, soffermandosi su ognuno dei tavoli. Notai che
si soffermava di più al tavolo dei Serpeverde. Non me ne stupii, tutti
conoscevamo la loro fama. Pochi istanti dopo il preside riprese.
“Vorrei quindi
augurarvi la buonanotte, sperando che domani siate tutti freschi e riposati per
un buon inizio di lezioni. Naturalmente per qualunque domanda potrete
rivolgervi ai Prefetti e ai Caposcuola che saranno sempre a vostra disposizione.”
Si interruppe, pensieroso. Lanciò un altro sguardo alla sala, come se cercasse
qualcuno, anche se il suo sguardo sembrava concentrato su qualcosa che noi non
potevamo vedere.
“Ho solo un’ultima
cosa da dirvi” riprese, “state attenti. Con la magia non si scherza, non si
gioca. C’è gente che crede che possederla equivalga a possedere il mondo. Ma
non è così. È un dono. Meritiamocelo. Buonanotte!”.
E con quella frase
enigmatica e un sorriso leggero tornò a sedersi al tavolo degli insegnanti.
Rimasi perplessa e
guardandomi in giro notai altri sguardi interrogativi come il mio. Sapevamo che
giravano voci su un mago che tentava di prendere il potere, ma sapevamo anche
di essere al sicuro. Al mio fianco Elena, la mia migliore amica si alzò e si
stiracchiò. Eravamo amiche fin dal primo anno ed era sempre stata al mio
fianco.
“Dai andiamo” mi
disse sbadigliando, “ho così tanto sonno che mi stenderei su una panca e
dormirei qua in Sala Grande”. Sorrisi, sarebbe davvero stata capace di farlo. Feci
per alzarmi anche io quando all’improvviso sentimmo una grande esplosione dal
tavolo dietro il nostro.
Ci voltammo tutti.
Un denso fumo rosso e oro si stava alzando dal tavolo di Grifondoro e, in mezzo
a quello, era comparsa un’enorme testa di leone. Tutti i Grifondoro lanciarono
urla orgogliose e di scherno, non avevo dubbi, verso i Serpeverde che
dall’altra parte della sala avevano cominciato a fischiare sonoramente.
Mi voltai verso il
tavolo degli insegnanti e vidi la McGranitt alzarsi e dirigersi a passo svelto
verso il tavolo della sua casa. La seguii con lo sguardo e la vidi puntare il
dito verso quelli che secondo lei dovevano essere i colpevoli. In quel momento
mi accorsi anche io dei quattro ragazzi che erano piagati in due dalle risate e
che continuavano a far uscire fumo colorato dalle bacchette.
“Esibizionisti!”
mormorai.
Erano Potter e i
suoi compari. C’era da immaginarselo.
James Potter, cercatore della squadra di
Quidditch, mente brillante e allo stesso tempo gran combinatore di guai.
Capelli sempre spettinati, sguardo superbo e fiero di essere un campione di
Grifondoro. E dove c’era lui c’era anche Sirius Black, fiera eccezione di
un’orgogliosa famiglia di purosangue Serpeverde. Anche lui era uno studente
sveglio e intelligente, in contrasto con la sua “fedina penale” non proprio
pulita, almeno secondo Gazza. Era bello, non si poteva negare, con quegli occhi
grigi e l’aspetto quasi trasandato che faceva sospirare tutte le ragazzine del
primo anno.
Con loro, nella
speranza forse di calmare le loro inclinazioni casiniste, c’era anche Remus
Lupin. Di lui sapevo poco o niente, solo che aveva una salute cagionevole e si
ammalava spesso, cosa che, avevo sentito, aveva preso da sua madre, anche lei
spesso malata. Ma era stato un Prefetto e era un ragazzo che non voleva grane, molto
tranquillo. E infine il piccolo Peter Minus. Non mi piaceva, era un viscido
adulatore e stava con Potter e gli altri solo per poter brillare di luce
riflessa.
Sta di fatto che
ne avevano combinata un’altra. Beh, avevano stile, questo dovevo ammetterlo. Ma
erano solo degli esibizionisti in cerca di gloria.
Elena mi guardò e
qualcosa nella mia espressione la fece scoppiare a ridere. Aspettai che si
riprendesse prima di chiederle cosa diavolo avesse da ridere. Quando smise mi
rispose. “Nulla… sembra solo che tu abbia appena
ingoiato qualcosa di orribile… sei leggermente
schifata per caso?”.
“Si nota così
tanto?” le chiesi, leggermente imbarazzata. Lei rise di nuovo. Alla fine, senza
rispondermi scosse la testa e mi prese per un braccio iniziando a trascinarmi
su per la scalinata di marmo. La sala comune di Corvonero si trovava in una
delle torri del castello, opposta a quella di Grifondoro. Arrivate davanti alla
liscia porta nera la trovammo già aperta, con gli studenti che si affrettavano
ad entrare per poter andare a letto.
“Uffa, non abbiamo
sentito la parola d’ordine!” si lamentò Elena. Io le battei una mano sulla
spalla. “Non fa niente dai…” le dissi, “tanto sai che
le indovino sempre io!”. Mi lanciò un’occhiataccia e scoppiai a ridere.
Entrammo insieme agli altri.
Mi sentii a casa.
Gli arazzi blu e bronzo, il soffitto e il pavimento stellato. E la bellissima Priscilla
Corvonero che salutava il nostro ingresso con la sua espressione dura e bella
allo stesso tempo.
Un ingegno smisurato per il mago è dono grato.
Salimmo verso i
dormitori. All’improvviso tutto il peso della stanchezza mi rovinò addosso e
lentamente ci infilammo a letto, senza la minima voglia di parlare.
“Buonanotte” disse
la voce di Elena da qualche parte alla mia sinistra.
“’Notte” mugolai
io in risposta prima di scivolare nel sonno.
Quella notte
sognai un’enorme testa di leone che mi inseguiva.
La mattina dopo al
tavolo della colazione il professor Vitious ci distribuì i nostri orari.
“Oh perfetto”
disse Elena “Rüf alla prima ora di lunedì!”.
“Beh, almeno possiamo
aumentare le nostre ore di sonno” le risposi “e poi conosci benissimo l’utilità
di Storia della Magia no? Ci aiuta a capire il passa..”.
“Sì, capire il
passato per cambiare il futuro! Me l’avrai ripetuto centinaia di volte in sei
anni che ci conosciamo!”. Mi piacevano le frasi fatte e ne usavo un sacco. E mi
piaceva leggere e studiare. Forse il mio cervello funzionava male.
Mangiammo e ci
dirigemmo verso l’aula di storia della magia.
Naturalmente la
lezione di Rüf fu noiosa come tutte le altre e anche se ero più che sveglia mi
limitai a prendere solo qualche appunto sulla Rivolta dei Folletti del 1612.
Uscimmo dall’aula stiracchiandoci e sbadigliando. Non era possibile che un
professore riuscisse a mantenere lo stesso tono di voce per più di un’ora. Mi
fermai a controllare l’orario, che già avevo dimenticato. Pozioni. Bene,
lezione nei sotterranei super impegnativa per cominciare bene l’anno
scolastico. Mentre rimettevo la scheda nello zaino sentii un gran trambusto
alle mie spalle e mi voltai appena in tempo per vedere Severus Piton e James
Potter con le bacchette a pochi centimetri dai rispettivi nasi. Vedevo Lupin
indeciso se intervenire e Sirius Black che se la rideva apertamente,
probabilmente già pregustando un bel duello. Fortuna volle che il Professor
Lumacorno passasse là in quel momento, probabilmente anche lui diretto alla sua
aula per la lezione ed evitò la rissa. Arrivati nei sotterranei il professore
fece l’appello. Non eravamo rimasti in tanti a sostenere i M.A.G.O in Pozioni. Oltre me ed Elena c’erano Potter e la sua
banda e Lily Evans per Grifondoro e un gruppetto di Serpeverde tra cui Severus
Piton. Quel giorno Lumacorno aveva preparato l’Amortentia e noi dovevamo
semplicemente cercare di farne un imitazione decente per la fine della lezione.
L’Amortentia era una delle mie pozioni preferite. Amavo gli odori che
sprigionava per me: libri nuovi, rosa e albicocca. Ci mettemmo subito a lavoro
e per la fine della lezione avevamo quasi tutti ottenuto una pozione che
secondo il libro doveva essere color “Lilla scuro”. Tutti tranne Peter Minus,
che non si sa come era riuscito a fondere il suo calderone e a trasformarne il
contenuto in una massa solida. Naturalmente il migliore era stato Severus
Piton. Era l’unica cosa per cui lo invidiavo. Era davvero bravo.
Uscendo dal
sotterraneo notai Sirius Black e Potter confabulare indicando Piton. Mi
facevano venire il nervoso, erano sei anni che non facevano altro che
tormentarlo. Magari non era un tipo molto raccomandabile, avevo sentito che lui
e i suoi amici Mulciber e Avery si divertivano un mondo a fare dispetti molto
pesanti. L’anno prima non pochi ragazzi erano finiti in infermeria per colpa
loro. Ma non lo avevo mai visto infastidire davvero Potter e gli altri, forse
perché in quattro contro uno sapeva di non avere chance. Mentre poi
attraversavamo la sala d’ingresso capii il perché di quel confabulare.
All’improvviso Piton finì a gambe all’aria, come se dei ganci invisibili
fossero attaccati alle sue caviglie. Tutti scoppiarono a ridere tranne i
Serpeverde e Lily Evans che raggiunse in fretta la sala grande senza voltarsi.
Anche se era difficile non ridere alla vista del corpo scomposto di Piton che
galleggiava a mezz’aria cercai di non farmi prendere dall’ilarità. Avevo un
senso di giustizia troppo forte per starmene a guardare senza far nulla. Tirai fuori
la bacchetta e mormorai “Liberacorpus”. Piton cadde a terra con un tonfo sordo e
si rialzò velocemente con la bacchetta puntata contro Potter.
“Non dovevi farlo…”.
James per tutta
risposta scoppiò a ridere.
“Perché sennò che
fai? Mi tiri addosso il calderone?”.
Al suo fianco
Sirius iniziò a ridere sguaiatamente, anche se ogni tanto notai che aveva
cominciato a lanciarmi occhiate di sbieco. Fortunatamente anche il professor
Lumacorno aveva deciso di pranzare nella sala grande e ancora una volta il suo
arrivo evitò una lite.
Mi diressi di
nuovo verso la sala per pranzare ma all’improvviso qualcuno mi afferrò per un
braccio. Mi voltai scocciata, non mi andava di perdere tempo. Sirius Black mi
fissava con sguardo d’accusa.
“Perché l’hai
liberato? Non erano affari tuoi!”.
“Tu vieni a farmi
la predica? Non mi pare che attaccare alle spalle sia molto corretto, no?”.
“Quello che facciamo non sono affari tuoi!” ripeté, ma non sembrava
arrabbiato, solo scocciato.
“Senti, bell’imbusto. Tutti sono capaci di attaccare qualcuno alle
spalle. Io sono intervenuta perché mi danno fastidio i bulletti come voi che
non hanno nulla di meglio da fare che rompere le scatole alla gente”. Feci per
voltarmi di nuovo ma Sirius mi fermò ancora.
“Credi che Moccios ehm Piton sia un angioletto per caso?”.
“No, ma io non giudico nessuno e non sto dalla parte di nessuno. Siete
stati dei codardi ad attaccarlo alle spalle in quel modo. Questo è quello che
penso”.
All’improvviso nei suoi occhi comparve qualcosa che interpretai come
rabbia. Istintivamente feci un passo indietro. Probabilmente se ne accorse
perché sorrise gentile.
“Scusa, è che non mi piace che la gente mi chiami codardo, mi sembra di
aver dimostrato in più di un occasione che la paura non fa parte della mia
varietà di emozioni”.
Mi venne da ridere ma riuscii a trattenermi. Certo, mandare Gazza fuori
dai gangheri era una grande impresa di coraggio.
“Si va bene, hai ragione” dissi per levarmelo dai piedi, “ora dovrei davvero
andare, oggi pomeriggio avrei lezione e vorrei mangiare”.
Sirius sorride leggermente e con un inchino ironico mi fece segno di
entrare nella sala grande. Io per tutta risposta sbuffai e gli voltai le spalle
dirigendomi a passo svelto verso il tavolo di Corvonero.
“Cosa voleva Black?” mi chiese Elena che aveva visto la nostra
conversazione da lontano.
“Nulla… solo darmi una lezione di vita...”
borbottai sarcastica.
“Cosa?”.
“Nulla. Una roba di Pozioni”.
Credo che quel giorno cambiò il corso degli eventi che mi aspettavano
nel corso del mio settimo anno ad Hogwarts.
Writer’s Corner:
Meglio? Beh, da critica quale sono di me
stessa, credo che possa essere piaciuto molto di più dello stiracchiato prologo
u.u
Quindi si accettano tutte le recensioni,
positive e negative!
Ciao a tutti!! Eccomi di nuovo qua con un altro capitolo che, lo
ammetto, mi è piaciuto un sacco scrivere e che spero piaccia anche e voi!
Grazie mille a chi ha commentato e chi ha aggiunto la Fiction ai
preferiti. Lo apprezzo moltissimo!!
Capitolo 2
Care of Magical Creatures
La mattina seguente ero ancora abbastanza nervosa per la lezione di
vita che aveva voluto darmi Black, ma l’impegno che mi ci volle per trasformare
uno sgabello in un fenicottero durante la prima lezione con la McGranitt riuscì
a distrarmi abbastanza. Uscii dalla sua aula completamente distrutta. Il mio
fenicottero, benché quasi perfetto, aveva ancora una leggera sfumatura di
marrone tra le piume.
“Era una fatica vero?” mi chiese Elena mentre ci dirigevamo a
Incantesimi, la nostra ultima lezione per quel giorno. Annuii.
“Si… è stato orribile…
all’inizio credevo che gli sarebbero venute quattro zampe invece di due”.
Fortunatamente la lezione di Vitious non fu altrettanto stancante, ma i
nostri successi non gli impedirono di assegnarci una montagna di compiti.
Quindi il nostro primo pomeriggio libero lo passammo sui libri, prima
in biblioteca e poi in sala comune per finire due temi e un saggio lungo tre
rotoli di pergamena per la McGranitt. Se avessero continuato a sommergerci di
compiti in questo modo non so se sarei riuscita ad arrivare agli esami viva e
vegeta.
Quando ci dirigemmo verso la sala grande per cenare e per liberare un
po’ la mente dopo più di quattro ore di studio la cosa che mi colpì fu vedere
James Potter e Sirius Black in un angolo della sala d’ingresso che discutevano
animatamente. Non era mai successo da quello che ricordavo. Mah, forse non
erano d’accordo su come tormentare Piton o Gazza. Non mi interessava, l’unica
cosa che desideravo in quel momento era mettere qualcosa sotto i denti. Anche
Elena se ne accorse.
“Come mai quei due litigano?”.
“Non credo stiano proprio litigando, pare come se non siano d’accordo
su quale incantesimo usare per far venire le verruche a Gazza..” risposi
tranquillamente mentre attraversavamo la porta della sala grande.
Ma quei due parlavano ad alta voce e non volendo ascoltai il loro
scambio di battute.
“… continui così lei non ti guarderà neanche..” stava dicendo Sirius.
“… ma andiamo, è Mocciosus! Secondo me lo stai facendo solo perché
lei..” stava rispondendo James con la traccia di un sorriso nella voce, ma
Sirius lo interruppe bruscamente.
“Oh, e adesso che c’entro io? Sei te quello dalla cotta facile!”.
Affrettai il passo. Non mi andava che pensassero che mi facessi gli
affari loro.
Al tavolo della cena però, ripensai a quanto avevo sentito. Era così
strano sentire quei due discutere su qualcosa. Ma sembrava parlassero di
ragazze. Ragazze? Potter e Black? Il pensiero era così strano che mi venne
quasi da ridere. Tutti sapevano che James aveva più volte tentato di
conquistare Lily Evans, ma si sapeva anche che lei non avrebbe mai accettato;
credo che non le piacessero per nulla gli sbruffoni. E soprattutto credevo che
James ci provasse con le ragazze solo per il gusto di vedere quante cadevano ai
suoi piedi.
Ma Black? C’erano decine di ragazze che avrebbero dato qualunque cosa
pur di poter scambiare una parola con lui e Black neanche le notava. Quindi era
abbastanza strano sentirli discutere di ragazze.
Alla fine decisi che comunque non erano affari miei e che sarebbero
stati sicuramente capaci di cavarsela da soli.
Finalmente il giorno dopo riuscii a mettere piede fuori dal castello.
Era una giornata fresca e ventilata, il massimo per passare il tempo ad
occuparsi di qualche creatura pericolosa con il professor Kettleburn.
Come per Pozioni, anche a Cura delle Creature Magiche eravamo rimasti in pochi.
Io ero l’unica Corvonero, c’erano un paio di Tassorosso
di cui non ricordavo mai i nomi, Piton per Serpeverde e Black e Potter erano i
rappresentanti di Grifondoro.
Quando arrivai al limitare della foresta per la lezione la prima cosa
che notai furono tante gabbie alte quasi un metro con dentro degli strani
esseri simili a grandi gnomi.
“Benvenuti ragazzi” disse il professor Kettleburn,
“è un piacere vedere tanti di voi sostenere i M.A.G.O.
nella mia materia. Ora, chi sa dirmi cosa sono questi?” e indicò gli strani
gnomi.
A rispondere fu James Potter.
“Sono Erkling”.
“Esattamente. 10 punti a Grifondoro. Quindi, Erkling.
Questi provengono dritti dritti dalla Germania, e il
Ministero Tedesco ha avuto un bel da fare con loro fino a qualche anno fa. Chi
sa dirmi il perché?”.
“Perché la strana risatina acuta che producono serve per attirare i
bambini.. e agli Erkling piace molto la carne di
bambino”. A rispondere era stato Sirius.
“Benissimo ancora una volta. Altri 10 punti per Grifondoro”.
Vidi James e Sirius darsi il cinque. Non c’era nulla da fare, per
quanto non mi piacessero, erano pur sempre molto dotati.
“Quello che dovete fare per questa lezione è molto semplice” continuò
il professore, “vi dividerete in coppie, ogni coppia avrà a disposizione un Erkling. Dovrete disegnarlo, indicare i dettagli che ne
rendono possibile il riconoscimento e, consultando la vostra copia di “Animali
Fantastici: dove trovarli”, descrivere il modo migliore per scacciarli”.
Bene, avremo lavorato in coppie. Vidi i due Tassorosso
avvicinarsi insieme a una delle gabbie, e lo stesso fecero Potter e Black. Quindi
anche io mi avvicinai agli Erkling guardandomi
intorno cercando Piton, che sarebbe stato, volente o nolente, mio compagno. Ma
quando finalmente lo vidi, notai che aveva il suo bel da fare. Infatti qualcuno
aveva incantato il suo libro, che continuava a volargli via di mano e a
colpirlo forte in testa. Non mi ci volle molto a trovare il colpevole di quel
dispetto, e neanche al professor Kettleburn.
“Ma insomma!” urlò, “cosa siete? Studenti del primo anno? Signor
Potter, per favore, vada a lavorare con il Signor Piton e lei Signor Black,
prego, si avvicini alla Signorina Light”.
Perfetto, avrei lavorato con Sirius Black.
“Da dove vuoi cominciare?” gli chiesi dopo esserci sistemati all’ombra
di un albero con la gabbia tra di noi. Ma lui parve non avermi sentita. Lo
guardai bene, sembrava arrabbiato. Molto arrabbiato. Ma intanto aveva già preso
in mano penna e pergamena e stava disegnando l’Erkling
che intanto aveva cominciato a dimenarsi e a produrre quel suo suono stridulo.
Sirius se la cavava bene anche nel disegno. Rimasi qualche secondo
incantata a vedere come, in pochi secondi aveva disegnato la testa della
creatura in modo molto dettagliato.
Ma ricordai che quello era un lavoro di coppia. Tentai di ricordarlo
anche a Sirius ma lui non dava segno di sentirmi. Digrignava i denti e
borbottava sottovoce. Riuscivo a capire frasi sconnesse come: “te l’avevo
detto” o “non ce n’era bisogno”. Alla fine, dopo vari tentativi rinunciai
all’impresa di farmi notare e a quella di chiamare il professore, che aveva la
sua gatta da pelare nel tentativo di far collaborare Potter e Piton.
Semplicemente mi appoggiai all’albero che ci aveva offerto ombra, e da
sopra, sbirciavo il lavoro di Sirius, in caso avesse scritto qualche
baggianata.
Ma, nel giro di un’ora aveva compiuto tutto il lavoro da solo. Disegno,
dettagli e relazione. Tutto scritto in bella grafia e senza errori.
“Bene ragazzi” disse allora Kettleburn, “la
lezione è quasi finita, scrivete in fondo alla pergamena i vostri nomi e
consegnatemi i fogli”.
Sirius firmò il foglio con una grafia forte ed elegante e solo allora
vidi che iniziava a capire che mancava qualcosa. Quindi finsi un colpo di
tosse. Lui si voltò, scocciato, mi lanciò appena un’occhiata e poi mi diede
ancora le spalle. Ma stavolta si immobilizzò.
Si girò di nuovo, stavolta lentamente e con fare circospetto. Alzo gli
occhi verso di me, e con un sorrisetto sulle labbra mi chiese: “Vuoi mettere
anche tu la tua firma?”.
Non sapevo se lanciargli contro una maledizione coi fiocchi o
semplicemente alzare gli occhi al cielo e ignorare tutto quello che aveva detto
e fatto quella mattina. Alla fine optai per la seconda scelta.
“Grazie” gli risposi strappandogli di mano il compito e firmandolo a
mia volta.
“Spera di non aver fatto errori!” lo minacciai scorrendo la pergamena
con gli occhi in cerca di qualche sbaglio. Purtroppo non ce n’erano.
Sirius per tutta risposta scoppiò a ridere. Lo guardai scocciata. Cosa
diavolo aveva da ridere? Non bastava che mi avesse ignorata per tutta la
lezione, ora si permetteva anche di prendermi in giro per chissà quale motivo.
“Bene Signorina Light, tutto bene con il compito?” mi chiese Kettleburn mentre ritirava le pergamene.
“Oh si professore, benissimo” risposi con un sorriso.
“Bene, allora magari potrebbe lavorare ancora con il Signor Black no?”
disse e poi ridacchiò alla vista della mia espressione terrorizzata.
Mi misi lo zaino in spalla e risalii verso il castello per il pranzo.
Alle mie spalle sentii un’altra risata che riconobbi all’istante come
quella di Black. Infatti pochi istanti dopo vidi James Potter che mi superava
di corsa e Sirius Black che affrettava il passo per raggiungermi.
“Non hai finito di ridere di me?” gli chiesi scocciata. Sirius si
costrinse a tornare serio.
“Scusa, è solo che… tu che minacci…” e scoppiò di nuovo a ridere. Ormai eravamo nella
sala d’ingresso. Mi voltai verso di lui con un’occhiata che speravo fosse davvero
minacciosa. Evidentemente non lo era, perché Sirius non smise di ridere. Allora
sbuffai e mi diressi a passo svelto su per la scalinata di marmo, avrei evitato
di mangiare se questo mi fosse servito a togliermelo da davanti agli occhi.
“Hey dove vai? Non vieni a pranzo?” Sirius mi
raggiunse e quasi mi si mise davanti per non farmi passare. Tentai di aggirarlo
ma non ci riuscii.
“Non ho fame!” mentii, ma il mio stomaco mi tradì quando lo sentimmo
brontolare. Sirius sorrise.
“Ah no? Dai su, non saltare i pasti per colpa mia! Non volevo farti arrabbiare… mi sei simpatica sai?” poi mi lanciò un ultimo
sorriso gentile e si diresse verso la sala grande.
Rimasi immobile per un attimo, mentre altri studenti mi passavano
accanto senza notarmi. Io simpatica a Black? Ok, il mondo stava andando al
contrario. Ma poi, cosa mi interessava di stare simpatica a uno come lui? Mi
ero fatta condizionare gran parte della mattinata. Maledizione.
Decisi di andare comunque a pranzo e mi sedetti vicino a Elena che
veniva dalla sua lezione di Divinazione. Fino a quel momento non mi accorsi di
avere una gran fame. Quando ero nervosa mangiavo sempre troppo.
“Hey, che hai?” mi chiese Elena notando
probabilmente la mia espressione.
“Nulla...” risposi iniziando a mangiare.
Elena capì che non mi andava di parlare e mi lasciò in pace per tutto
il pranzo.
Alla fine, quando ci alzammo per dirigerci alla prossima lezione,
Black, Potter, Lupin e Minus ci passarono davanti quasi di corsa sbellicandosi
dalle risate.
Avrei giurato che Sirius mi avesse fatto l’occhiolino.
Questo certo non migliorò il mio umore.
Writer’s Corner:
Ok, capitolo finito! Come
vi è sembrato? Piaciuto? Odiato? Fatemelo Sapere!!
Ciao a tutti!! Sono
tornata con il terzo capitolo della mia Fiction. Ringrazio tutti quelli che
hanno commentato e seguito la storia.. lo apprezzo davvero molto! Ma bando alle
ciance ora!
Buona lettura!
Capitolo 3
Dreams and Reality
I giorni cominciavano a scorrere più veloci mentre anche il cielo si
muoveva tra l’azzurro settembrino e il grigio di inizio ottobre. Le lezioni
continuavano e il mio umore era peggio delle montagne russe. E il problema era
solo lui, Sirius Black.
C’erano giorni in cui notarlo era difficile; giorni in cui la montagna
di compiti era talmente alta che non avevo tempo neanche per mangiare e
bisognava restare in sala comune fino a mezzanotte passata. Ma c’erano anche
giorni in cui era impossibile non notarlo.
Lui e i suoi amici continuavano a combinarne tante anche se sembrava
iniziassero a essere più cauti, o almeno, meno pericolosi. Forse era per via
dei M.A.G.O, o forse perché, a 17 anni, avevano cominciato a mettere la testa a
posto.
Il fatto è che quando riuscivo a mettere il naso fuori dalla sala
comune, chissà come, me lo trovavo sempre davanti. In sala grande per il
pranzo, nel salone d’ingresso, durante le lezioni. E in più il nostro primo
compito di Cura delle Creature Magiche era andato bene, e il professor Kettleburn aveva ritenuto giusto lasciarci lavorare in
coppia per tutto il primo trimestre. Come se non avessi già abbastanza problemi.
Ma la vita andava avanti e a volte Sirius era l’ultimo dei miei
pensieri, per fortuna. Lo stress era spesso insostenibile. Eppure sentivo di dover
andare avanti, anche se non sapevo bene perché. Beh in un certo senso ero
destinata a passare gran parte della mia adolescenza sui libri. Ero una
Corvonero no? E quindi era la mia testa che prendeva il sopravvento. Su
qualunque cosa. Forse anche per quello non ero mai riuscita ad avere un ragazzo
come si deve, neanche tra gli stessi Corvonero. Sì, forse c’era davvero
qualcosa che non andava in me
Eppure non mi consideravo proprio brutta o antipatica. Anzi. Mi
piacevano molto i miei capelli castano chiaro e i miei occhi del colore del
cielo di notte. E poi mi piaceva chiacchierare fino a tardi, fare festa e
divertirmi.
Mah, forse allora era il mondo ad essere sbagliato.
Forse era qualcosa che non mi era dato sapere. Dopotutto chi ero io per
sconvolgere i capricci del fato? Avevo evitato Divinazione anche per quello.
Sta di fatto che permetà ottobre
la mia vita procedeva come quella di un qualsiasi studente di 17 anni
preoccupato per il proprio futuro. Ma lui… lui
entrava nei miei pensieri più spesso di quanto volessi. Anche se tentavo di
ignorarlo, lui entrava, come una tempesta di sabbia, infilandosi nei più
nascosti meandri dei miei pensieri.
Elena pensava che avessi preso una cotta. Ahahaha
io? Una cotta? Per uno come Black? Non poteva essere no? Eppure…
eppure era incredibilmente bello. Visto da vicino il suo viso era davvero
bellissimo. Gli occhi sembravano laghi ghiacciati, freddi ma intensi e
profondi. I capelli spettinati, lasciati così quasi per caso. La voce suadente,
le ragazze che cadevano ai suoi piedi dopo un solo sguardo.
Eppure mi trovavo a fantasticare sui suoi occhi troppo spesso, o sul
suo sorriso malizioso e irritante… anche le sue
labbra erano perfette… e quando succedeva mi
riscuotevo da un torpore strano, che mi prendeva e che mi accompagnava per
tutto il giorno.
No, non credo fosse una cotta, ma qualcosa era. Forse ossessione? Ero
come Piton? Così ossessionato da Sirius e Potter da sognarli quasi? Ma che
ossessione era? Positiva? Negativa? Non riuscivo a capirlo. Eppure c’erano
giorni in cui quasi mi guardavo in giro nella sala, pur di riuscire a vederlo
tra gli altri. E giorni in cui il solo sentirlo nominare mi innervosiva.
Poi arrivò qualcosa che mi distrasse da tutto. La notizia che il sabato
successivo ad Halloween ci sarebbe stata la prima gita a Hogsmade.
Finalmente avremmo avuto la possibilità di uscire dal castello e goderci
un’atmosfera meno scolastica. E in più arrivò anche il Quidditch.
Il 12 ottobre ci fu la prima partita del campionato della scuola.
Grifondoro contro Tassorosso. Era una giornata fredda
e ventilata, e la partita era stata davvero bella. James Potter volava bene
quanto camminava. Portò la sua squadra alla vittoria in meno di mezz’ora e i
Grifondoro festeggiarono fino a notte fonda, smettendo solo quando la McGranitt
minacciò di togliergli un mucchio di punti.
Il giorno dopo fui così fortunata da incontrare Sirius e i suoi amici
nella sala d’ingresso. Ma non erano soli. Un branco di ragazzine urlanti e
adoranti circondava James Potter, probabilmente per tentare di rubargli un
sorriso o un grazie, visto che sembrava si sprecassero in complimenti per la
sua partita. Sirius Black sembrava godersela quasi quanto Potter, mentre Lupin
e Minus si tenevano in disparte, probabilmente troppo poco interessanti agli
occhi delle ragazzine in preda a forti turbe ormonali.
Li oltrepassai velocemente, non mi andava di sentire tutti quegli
squittii, ma non avevo fatto in tempo a raggiungere l’entrata della sala grande
che mi sentii afferrare il braccio. Ormai riconoscevo anche la sua stretta.
“Che vuoi?” sbottai, voltandomi a fronteggiare Sirius Black.
“Oh, come siamo scorbutiche stamattina!” disse, sorridendomi.
“Come sono la mattina non sono affari tuoi” risposi.
Scoppiò a ridere. Sbuffando aspettai che finisse.
“Dai” disse poi, “non prendertela sempre con me! Cosa ti ho fatto?”. Il
suo tono era così cambiato che mi lasciò interdetta. Poi il senso di colpa si
impadronì di me e arrossii.
“No…beh…” non
sapevo cosa dire, “non me la prendo sempre con te!”.
Sirius alzò un sopracciglio e mi lanciò un’occhiata eloquente.
“Beh, forse un po’… ma è solo che.. non lo so... insomma.. va bene,
scusa” mormorai guardandomi le scarpe.
In risposta al mio imbarazzo Sirius scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?” sbottai, sempre più imbarazzata. In più notai che
i suoi amici si erano fermati ad aspettarlo e ci fissavano incuriositi.
Quando finalmente smise di ridere, inspiegabilmente, Black mi tese la
mano. La fissai per qualche secondo e poi spostai lo sul suo viso cercandovi
una traccia di ilarità, ma il suo sorriso sembrava sincero.
“Dai, ricominciamo da capo” mi disse.
Lo fissai incredula per un momento. Quando mai avevamo cominciato? E
adesso cosa intendeva con ricominciare? Poi mi venne in mente che da quando ci
conoscevamo non eravamo mai riusciti ad avere una conversazione normale. In
effetti non sarebbe stato male smettere di pensare a lui e ai suoi amici con
nervosismo.
Alla fine dopo vari secondi in cui il mio cervello esaminò tutti i pro
e i contro della scelta decisi di accettare, di sicuro non mi avrebbe fatto male.
Quindi tesi anche io la mano e Sirius la strinse.
“Piacere” disse con un sorriso splendente, “Sirius Black, 17 anni,
Grifondoro”.
Mi venne quasi da ridere davanti a quella situazione così sciocca e
irreale.
“Piacere” risposi, senza riuscire a trattenere un sorriso, ”Cassandra
Light, 17 anni, Corvonero”.
Ci fissammo per qualche secondo, poi, non so perché, distolsi lo
sguardo e arrossii ancora. “Beh…” dissi, “allora… ci vediamo in giro..” e senza dare l’impressione di
scappare, mi allontanai verso la sala grande.
Ebbi il coraggio di voltarmi indietro solo quando ormai avevo raggiunto
il tavolo di Corvonero e vidi Sirius, Potter, Minus e Lupin dirigersi verso il
tavolo di Grifondoro. Sembravano tranquillissimi e chiacchieravano
ridacchiando, finalmente liberi dalla loro scia di ragazzine urlanti.
Nulla faceva pensare che qualcosa nella mia permanenza nella scuola stava
per cambiare in maniera incontrollabile.
E mentre mi rilassavo sulla panca, vidi Sirius lanciarmi un’occhiata e
sorridermi.
Per la prima volta non mi diede fastidio, e anzi, risposi
tranquillamente con un sorriso e mi voltai per attaccare il pane tostato. Non
mi ero accolta di avere così tanta fame.
Writer’s Corner:
Vi è piaciuto? Non vi è
piaciuto? Fatemelo sapere ok? Mi farebbe piacere sapere che ne pensate!!
Ciao a tutti!! Vi
prego, scusatemi per la prolungata assenza, ma ho avuto dei problemi a scrivere
questo capitolo, che comunque alla fine è venuto meglio di quanto speravo!!
Buona lettura!!
Capitolo 4
Halloween Jokes
Qualcosa era cambiato, me lo sentivo nelle ossa. Non era qualcosa di
palpabile, di fisico. Qualcosa era cambiato nel mio modo di vedere Hogwarts e i
suoi studenti. E secondo Elena il motivo era che avevo fatto “pace” con Black.
In effetti l’aura di nervosismo che per i primi giorni sembrava
inseguirmi come una nuvola oscura era misteriosamente sparita e finalmente
riuscivo a concentrarmi sulle lezione e stare dietro alla montagna di compiti.
Eppure non mi andava l’idea di dare a quel ragazzo il merito di aver
migliorato la mia vita al castello, e nemmeno mi andava di ammettere che mi
piacesse.
Non lo ammettevo neanche con me stessa. Non mi andava di dire che mi
ero presa una cotta per un bulletto, per quanto bello potesse essere.
Comunque, nonostante tutte le burrasche nella mia testa, andavo avanti.
Lentamente e con fatica, ma andavo avanti.
Fortunatamente avevo davanti la prospettiva del primo fine settimana a Hogsmade subito dopo Halloween che mi aiutava. Le lezioni
andavano avanti.
A Cura delle Creature Magiche eravamo passati nientemeno che ai Thestral. Per fortuna non riuscivo a vederli, ma nella
nostra classe c’era solo uno studente, di Tassorosso,
che riusciva a vederli; da quello che avevo capito, aveva visto morire suo nonno.
Studiarli si rivelò davvero strano. Avevo visto delle immagini certo,
sul libro di testo, ma non pensavo che immaginarli fosse così difficile. Ma
lavorando con Sirius riuscivo a cavarmela. Il professore aveva ragione, insieme
eravamo una bella squadra, almeno per quanto riguardava i compito scolastici.
Più di una volta mi venne in mente di chiedergli di studiare insieme,
almeno Cura delle Creature Magiche, ma non trovavo mai il coraggio e alla fine,
dopo aver calcolato i rischi, decisi di lasciar perdere, anche perché mi
terrorizzava l’idea di essere al centro delle chiacchiere delle sue fans.
Finalmente arrivò Halloween. Era un giovedì ed eravamo tutti eccitati
al pensiero del banchetto di quella sera. Mi piaceva tantissimo la cena di
Halloween, forse perché adoravo tutte quelle decorazioni, non saprei dirlo, ma
quella mattina mi sentivo molto più positiva del solito.
Neanche la doppia ora di pozioni e la montagna di compiti che ci assegnò
la McGranitt riuscirono a scalfire il mio umore. Elena era impressionata dalla
mia positività, ma non aveva tempo di chiedersi il perché visto che la sua
ultima lezione di Divinazione l’aveva vista protagonista di una specie di
previsione che la vedeva vittima di un memorabile volo dalle scale, quindi era
particolarmente cauta e concentrata.
Non ebbi neanche più problemi a salutare Sirius e i suoi amici, che
probabilmente avevano deciso che ora che avevo rivolto la parola a Sirius ero
diventata degna del loro saluto.
Quel giorno le lezioni per me finirono a metà pomeriggio, dopo una
doppia ora di Artimanzia, una materia che mi
affascinava tanto ma dalla quale sapevo che non avrei tratto nessun beneficio
per il mio sperato percorso lavorativo. La professoressa Vector
ci regalò addirittura 5 minuti, cosa che, da quanto ricordavo, non era mai
successa.
Quindi ancora più rincuorata andai nella sala comune di Corvonero per
portarmi avanti con i compiti prima del banchetto, ma in qualche modo i miei
pensieri vagavano sempre verso quella serata e verso un paio di grandi occhi
grigi. Alla fine, sbuffando chiusi il libro e mi misi a giocare a scacchi con
Jimmy Chang, anche lui con la mente troppo rivolta al
banchetto per studiare. Naturalmente vinse lui.
Quando poi entrai nella sala grande quella sera, rimasi come sempre
abbagliata dalla luce delle candele, dalle zucche e dai pipistrelli vivi che
svolazzavano sopra i quattro tavoli. Per chissà quale motivo non riuscivo a
smettere di sorridere e anche se mi sentivo abbastanza stupida, tutte le
preoccupazioni mi abbandonarono.
Il banchetto era troppo bello, come sempre. L’unica cosa che mi saltò
agli occhi subito fu che né il Preside né la Mcgranitt
fossero presenti al tavolo degli insegnanti. Ma dopotutto i loro affari privati
al di fuori della scuola non erano affari miei e non me ne preoccupai.
Per qualche minuto riuscii persino a non pensare a Sirius Black, cosa
che non mi succedeva da molto, molto tempo. Gli elfi domestici si erano davvero
superati, c’era di tutto da mangiare ed era tutto buonissimo. La sala era
ancora più rumorosa del solito, tra chi si lamentava comunque dei compiti, chi
chiacchierava a voce alta e quelli del primo anno impegnati a discutere dei Doxy che avevano studiato quella mattina con la
professoressa Gaiamens.
Poi accadde.
Vidi Sirius e i suoi amici sgattaiolare fuori dalla sala prima che
qualunque altro studente avesse finito di attaccare i favolosi dolci di quel banchetto.
Non perché ma qualcosa nei loro modi furtivi mi fece pensare che ne avevano in
mente una delle loro.
Se ci fosse stata la Macgranitt probabilmente
li avrebbe notati, ma vista la sua assenza e il gran baccano che c’era, nessuno
si era accorto di quattro ragazzi che lasciavano la sala con fare sospetto. Ma
forse avevano semplicemente finito di mangiare prima degli altri no? Non era
possibile?
Ma non era normale lasciare il banchetto così presto…
non sapevo che fare, e ancora una volta Sirius Black era entrato a forza nella
mia giornata. Rimasi qualche altro minuto ad aspettare che accadesse qualcosa,
ma quando niente di strano successe, decisi che non valeva la pena
preoccuparsene e ripresi a mangiare e chiacchierare con Elena che si sentiva un
po’ meglio dato che non era ancora caduta dalle scale.
Poi un rombo di esplosione ci fece voltare tutti verso la porta della
sala grande.
Una miriade di fuochi d’artificio invase la sala, riempiendola di luci,
fuoco e scintille. Subito ci fu panico generale perché sembrava che ai fuochi
piacesse dirigersi proprio addosso agli studenti, soprattutto quelli di
Serpeverde.
Io ed Elena ci nascondemmo sotto il tavolo, ma anche là capimmo di non
essere al sicuro quando una girandola ci raggiunse e dovetti farla esplodere
per evitare che ci bruciasse i capelli. Allora uscimmo allo scoperto: c’era un
gran Caos.
Studenti correvano di qua e di là, scontrandosi nel cercare di arrivare
all’uscita, mentre altri cercavano di abbattere quanti più fuochi potevano. I
professori intanto cercavano di riportare l’ordine, ma ogni loro tentativo
veniva palesemente ignorato.
Poi, come se i fuochi non fossero già abbastanza, un ronzio e uno
squittio acuto si unirono al fracasso, mentre uno stormo di Doxy
e una decina di Earkling entravano nella sala,
aggiungendo caos al caos.
“Oh, perfetto!” esclamai quando un Earkling mi
tirò per il mantello tentando di portarmi via e probabilmente mangiarmi.
Sbuffando gli tirai un calcio e quello volò in mezzo alla folla.
“Questa me la pagano…”. Mi avevano rovinato
Halloween quei quattro ragazzacci e non gliel’avrei fatta passare liscia. Così
mi diressi a posso spedito verso l’ingresso della sala grande; ma non avevo
calcolato di essere magra, bassa e che là c’erano almeno un centinaio di
studenti accalcati. In pochi secondi mi ritrovai in mezzo alla folla,
spintonata qua e là finché, non so come finii per entrare nell’unica porta che
si affacciava sul corridoio fuori dalla sala, quella dove ci avevano riuniti il
primo giorno di scuola sei anni prima.
Non era quello il luogo dove volevo andare, ma la fortuna era dalla mia
parte.
Là trovai proprio i quattro che stavo cercando, piegati in due dalle risate
e con un sacco di gabbie aperte dietro di loro.
“Oh cavolo…” esclamò Peter Minus quando mi
vide.
Sirius, Potter e Lupin si voltarono e a loro volta smisero di ridere.
Erano stati beccati. Ma Sirius sembrava molto più tranquillo degli altri.
“Hey Cassandra” mi disse, ”è un piacere
rivederti, come stai?” mi chiese con tono affabile, come se fuori da quella
stanza non si fosse scatenato un putiferio.
Non so come feci a non urlargli contro o a lanciargli una bella
fattura.
“Ma che cavolo vi è venuto in mente?” esclamai arrabbiata, “avete
rovinato il banchetto di Halloween!”. Sirius non parve per niente
impressionato.
“Rovinata?” disse, con tono innocente, “l’abbiamo migliorata! Da
quant’è che non si sentivano tante urla di gioia?”.
Prima che potessi rispondergli o schiantarlo per la sua faccia tosta,
la porta della saletta di aprì ed entrò il Professor Vitious, coi vestiti
bruciacchiati e i capelli spettinati. Gli bastò un’occhiata per capire e subito
si rivolse a Sirius, Potter e gli altri due.
“Signori! Questa volta l’avete combinata davvero grossa!! Avete idea
dei danni e della paura che questo caos ha causato?” quasi urlò, “potreste
essere addirittura espulsi per questo!! E ringraziate che il Preside e la
vostra Direttrice sono assenti, altrimenti avreste potuto essere già sul treno
di ritorno a Londra!”. Sembrava molto arrabbiato. Pensai che un po’ stesse
esagerando, dopotutto non era uno scherzo così terribile, avrebbero potuto
portare un troll nella scuola, o peggio ancora, un ragno gigante.
Poi mi notò e la sua espressione cambiò da rabbiosa a sorpresa.
“Signorina Light! Mi sorprende che lei sia stata complice di uno
scherzo tanto orribile..”.
“Esagerato!” esclamò James Potter senza riuscire a trattenersi. Vitious
lo guardò male e poi si voltò di nuovo verso di me.
“Come stavo dicendo, Cassandra, sono così sorpreso che ti sia prestata
a tal..”.
“Ma professore io non c’entro nulla!” dissi ad alta voce, “mi sono
ritrovata qua dentro spinta dalla folla e ho trovato…”
mi interruppi.
Per la prima volta dall’arrivo del professore alzai lo sguardo su
Sirius e vidi qualcosa che mi tolse il coraggio di confessare quello che avevo
visto. Mi guardava con sguardo spavaldo, ma dietro c’era qualcos’altro. Era
forse dispiacere? O una muta preghiera nei miei confronti? Non avrei saputo
dirlo.
“Si?” Vitious mi invitava a continuare.
“Ho trovato…” presi fiato” solo le gabbie
vuote. Sirius e gli altri sono stati trascinati qua dentro e sono entrati pochi
secondi dopo di me”.
Non sapevo perché l’avevo fatto, perché li avevo coperti, ma tutti e
quattro ora mi guardavano con gli occhi sgranati, io distolsi lo sguardo.
Vitious mi squadrò per qualche secondo. Non avevo mai mentito a un
professore, non ero mai stata brava, ma probabilmente la mia ottima media e la
mia fedina penale più che pulita lo convinsero a prendere per buona la mia
storia.
“Bene…allora… io
torno nella sala a sistemare tutto questo caos. Voi, tutti, tornate nelle
vostre sale comuni”. E uscì dalla stanza.
Non trovai il coraggio di alzare lo sguardo, ma corsi via senza
guardarmi indietro, in testa mille domande che avrebbero richiesto tutte la
stessa risposta.
Writer’s Corner:
Allora? Ditemi che
vi è piaciuto dai!! XD
Fatemi sapere!
Sere ILU.
Il prossimo
capitolo si chiamerà “Unexpected Invitations”.
Volevo prima ringraziare tutti quelli che hanno
commentato i capitoli precedenti, e mi scuso per non averlo fatto prima!
LadyMusa96: Grazie mille!
Sall: Grazie davvero per i
complimenti!
Eclipsenow: Grazie, lo sai che
lo apprezzo!
Win: Non preoccuparti, prima o
poi lo farò un capitolo per te xD
Cullen_hale: Grazie!
Lulu Cullen: Tante grazie
davvero!
Detto questo… buona lettura!
Capitolo 5
Unexpected
Invitations
Non mi fermai fino a quando non raggiunsi la Torre di Corvonero.
Col fiatone risposi all’indovinello all’entrata e di corsa raggiunsi il
dormitorio e mi buttai sul letto. Perché l’avevo fatto? Perché li avevo
coperti? Quei quattro idioti avevano rovinato il banchetto di Halloween! Eppure
io avevo testimoniato a loro favore, o peggio, avevo mentito al direttore della
mia casa per scagionarli!
Forse ero davvero impazzita. Forse qualcuno aveva manomesso il mio
succo di zucca.
Ma prima che potessi darmi una vera risposta Elena entrò nel dormitorio
coi vestiti un po’ bruciacchiati, e subito si gettò sul mio letto, bloccando
ogni mia possibile via di fuga.
“Allora?” cominciò, ”dimmi subito cos’è successo! Ho sentito Vitious
dire alla Sprite qualcosa su si te, Sirius e Potter. Parla!”. Suonava quasi
come una minaccia. Sbuffai.
“Prima cosa, non eravamo solo noi, detta così è equivoca, quegli idioti
non si muovono mai separati, ricordi? Comunque non è successo nulla, ho trovato
la stanza da dov’è partito lo scherzo e loro erano là e poi Vitious è arrivato
e ce ne siamo andati”. Provai a tirarmi su ma Elena me lo impedì.
“Eh no cara, Vitious è arrivato e non ha messo in punizione nessuno?
Non ci credo! E poi” aggiunse, come ripensandoci, ”se loro erano già là sono
stati loro no? “. Sospirai.
“Si, sono stati loro ma…”chiusi gli occhi, “io li ho coperti e ce la
siamo cavata tutti”. Ecco, l’avevo detto.
Elena mi guardo con due occhi enormi per qualche secondo.
“COSAAAA?” mi spaventò così tanto che quasi caddi dal letto, “Tu li hai
coperti???? Ma.. ma… ma.. Perché?”. Bella domanda.
“Non lo so perché li ho coperti” risposi, “Vitious aveva minacciato di
espellerli e mi sembrava un po’ troppo, quindi così nessuno finisce nei guai, e
loro magari hanno imparato la lezione” conclusi. Elena Sbuffò.
“Certo, come se quei quattro potessero mai imparare qualcosa oltre ai
100 modi per far arrabbiare Gazza” disse, “Secondo me l’hai fatto perché non
volevi che Black finisse nei guai!”.
Per tutta risposta la scacciai dal mio letto, facendola quasi cadere e
mi misi sotto le coperte ancora vestita, nella speranza di farla desistere.
Naturalmente la mia tattica non funzionò perché Elena tornò subito all’attacco.
“E non volevi che finisse nei guai…” continuò “ perché ti piace! Ah!
T’ho scoperta Cassy, t’ho proprio scoperta. Lui Ti Piace”.
In risposta tentai di nuovo si scacciarla e di nuovo fallii miseramente
e Elena cominciò a saltellare per la stanza, sparando scintille con la
bacchetta.
“A Cassandra piace Sirius Blaaaack!” cantilenava. Sembrava una bambina.
Sbuffando la mandai a gambe all’aria con l’incanto Levicorpus. Ma lei
non smise di cantare, anche se dopo qualche secondo il suo viso era diventato
molto rosso e faceva quasi fatica a parlare e a respirare. La lasciai andare e
Elena cadde sul pavimento, ridendo. Venne da ridere anche a me, ma speravo la
smettesse di cantare. Era già tutto troppo imbarazzante senza che Elena lo
sbandierasse ai quattro venti.
Alla fine si sedette sul suo letto e tornò seria.
“Davvero Cassandra, ti piace?”.
Ci pensai su prima di risponderle, ma la risposta era così semplice che
era impossibile mentire.
“Sì” dissi semplicemente.
La mattina dopo non avevo idea di come quella giornata avrebbe
rivoluzionato la mia vita studentesca, ma ero sicura che qualcosa di strano
sarebbe accaduto, anche solo per il fatto che quando, scendendo nella sala
grande, vidi Sirius e i suoi amici, lui non mi salutò ma evitò addirittura di
guardarmi.
Rimasi interdetta per qualche secondo, ci rimasi anche un po’ male, ma
mi convinsi che in realtà fosse solo distratto da qualcosa e non avesse fatto
in tempo a salutarmi.
Le prime due ore quella mattina furono tra le più dure che ricordi, con
la McGranitt che ci tenne occupati fino all’ultimo secondo nella
trasfigurazione trispecie. Tra tutto l’impegno che ci occorse anche solo per
capirne il meccanismo ero riuscita a notare solo l’assenza di Sirius, Potter e
gli altri due,cosa che mi parve molto
strana.
Uscii dall’aula di trasfigurazione che avevo il cervello completamente
offuscato, fortunatamente avevamo un’ora libera prima di Incantesimi e avevo in
mente di sfruttarla per riposarmi un po’ ma, come al solito, i miei piani
saltarono.
Avevo appena deciso che sarei andata in sala comune per un ora del
nulla più assoluto quando mi sentii tirare per un braccio. Non so perché ma a
quel tocco il mio cuore perse un battito. Mi voltai e mi trovai davanti Sirius
Black leggermente spettinato e bellissimo come sempre.
“Posso parlarti un attimo?” mi chiese quasi in un sussurro.
Elena vicino a me spostava lo sguardo da me a lui e viceversa, avida di
informazioni. Presi un respiro profondo.
“Certo, dimmi”.
Sirius si guardò intorno, stavamo quasi intasando il corridoio che era
pieno di ragazzini del secondo anno che aspettavano di entrare nella classe di
Trasfigurazione. “Magari… in privato” disse.
Ecco, la mia ora di riposo totale stava per saltare, di nuovo.
“Va bene…” acconsentii. Con la cosa dell’occhio vidi Elena che si
allontanava silenziosamente, e sapevo che appena ne avesse avuto l’occasione mi
avrebbe bombardata di domande.
Scuotendo la testa rassegnata seguii Sirius nell’aula di Storia della
Magia che era completamente vuota. Con un colpo della bacchetta accese le luci
e si sedette su un banco, fissandomi pensieroso.
Cosa diavolo voleva? E cosa c’era di così importante da dovermi
incontrare da sola? Mah, non lo sapevo e non lo avrei mai immaginato.
Quando Sirius non parlò per qualche secondo mi misi anche io seduta su
un banco ed aspettai. Ma dopo qualche minuto che mi fissava capii che non
avrebbe parlato tanto facilmente.
“Ehm..” tentai, “cosa volevi dirmi?”.
Sirius si riscosse dai suoi pensieri. Scese dal banco e cominciò a
camminare avanti e indietro per l’aula. Solo dopo che ebbi finto un colpo di
tosse si voltò di nuovo verso di me e iniziò a parlare.
“Beh” cominciò, “innanzitutto volevo ringraziarti per averci coperti
ieri sera, non me l’aspettavo”. Rimasi interdetta per un attimo, mi ero quasi
dimenticata che meno di dodici ore prima avevano rischiato di essere espulsi.
“Oh… tranquillo, no problem” risposi arrossendo.
Lui rimase in silenzio per qualche altro secondo, poi continuò.
“Naturalmente anche gli altri ti ringraziano” aggiunse.
Per la prima volta notai la loro assenza. Quando mai era successo che i
malandrini si muovessero separati?
“Giusto, dove sono i tuoi compari?” chiesi, sperando di non sembrare
scortese.
Sirius sorrise. “In punizione” disse semplicemente.
Ma i conti non mi tornavano. “E perché tu non sei con loro?” magari era
una domanda un po’ troppo esplicita ma tutto ciò mi sembrava davvero strano.
“Mi hanno coperto” rispose.
“Ma… perché? Di solito non condividete anche le punizioni?”.
Sirius alzò gli occhi su di me, probabilmente stupito dalla mia
sfacciataggine e si lasciò scappare una risata.
“Si, in effetti è vero, ma.. dovevo venire a parlare con te no?” lo
disse come se fosse ovvio e io fossi l’unica che non l’avesse capito.
“Oh.. beh grazie, ma non era necessario che venissi a ringraziarmi
proprio oggi..” in realtà non era necessario che mi ringraziasse in generale,
ma non riuscii ad aggiungere altro perché la sua espressione era cambiata,
all’improvviso sembrava concentratissimo.
Aspettai che aggiungesse qualcosa, ma sembrava perso nei propri
pensieri e non in grado di sostenere una conversazione.
“Beh… se hai finito… io vado ok?” mormorai scendendo dal banco e
dirigendomi verso la porta dell’aula.
“No!” disse prendendomi la mano per impedirmi di uscire.
Quando ci accorgemmo di quel contatto arrossimmo entrambi e facemmo un
passo indietro, imbarazzati.
Incuriosita e ancora imbarazzata mi misi di nuovo a sedere sul banco, e
attesi.
Ma Sirius fissava un punto appena sopra la mia testa e non parlava.
Dopo qualche altro minuto di silenzio imbarazzante, sbuffai
spazientita. Se proprio era così importante ciò che doveva dirmi, perché non lo
diceva e basta? Non mi sembrava così difficile.
Quando però feci per scendere dal banco Sirius parlò, gli occhi
incollati ai miei.
“Sai..” disse, “non pensavo che fosse così difficile chiederti di venire
con me a Hogsmade..”.
Mi bloccai. Non potevo aver capito bene. Non riuscivo a distogliere lo
sguardo da quegli occhi..
“Scusa?” riuscii a dire, arrossendo ancora di più.
“Si” rispose, più deciso, facendo un passo avanti, “vuoi venire con me
a Hogsmade domani?”.
Nel mio stomaco parevano essersi appena svegliate dozzine e dozzine di
farfalle dai mille colori.
C’erano un sacco di ragioni per dire di no. Non lo conoscevo, poteva
essere anche uno scherzo no? E poi i suoi amici cosa avrebbero fatto? Ci avrebbero
seguiti?. E poi perché mi invitava? Non aveva sempre una fila di ragazzine
dietro di lui?
Ma nonostante tutti questi punti negativi e ignoti, sapevo che non
sarei riuscita a rifiutare.
Dopo qualche secondo, semplicemente annuii e Sirius mi rivolse un
sorriso luminoso.