Si sa che Amburgo non è la
città più solare del mondo. Come sospettava
arrivò lì con ritardo e con la pioggia. Aveva
rassicurato Juliet,sarebbe stata
via davvero per poco. Bill avrebbe fatto un’eccezione.
Aveva richiamato il capo dieci volte
quella mattina,voleva
la conferma che fosse Amburgo. Sì,
ma
dove? Amburgo
è la città più grande dopo
Berlino e questo non era per niente d’aiuto. Avrebbe potuto
chiedere una volta
arrivata al centro ma se aveva rinunciato alle interviste era stato
tanto furbo
anche da non far sgamare la sua casetta. Era
cosciente che avrebbe passato tre giorni
per cercare la casa e due per entrarci ma continuò lo
stesso. Bill Kaulitz, per
sfuggire a quelli della razza di Vanille , dove avrebbe potuto
nascondersi?
Mentre cercava invano di pensare,squillo il suo telefonino.
-Pronto?!- disse aspettando che la
voce squillante di Juliet
rispondesse.
-Ehilààà
siamo già arrivate a d Amburgo?-
-Già arrivata ma ancora
non sono scesa per andare in
hotel,sto da schifo- disse girando per una superstrada. Pensava che
come
“checca isterica” avesse avuto sicuramente una
grande villa con i fenicotteri
rosa appoggiati al cancello.
-Perché? Ancora non hai
sfidato “Miss K. Bill” ?-
-Uhm.. certo. Peccato che Amburgo è solo in
seconda posizione come città
non capitale più
grande d’Europa -.
Prese una strada di campagna e mise il vivavoce al telefono
perché stava per
fare una grande manovra per tornare in città.
-Ah quindi vai a culo?- chiese Juliet
ridendo come la
pazza,poi continuò –Allora come ti aspetti questa
casa? Con il tuo spirito
critico può essere che centri il modello-
-Beh-
rispose ritornando
velocemente al centro di Amburgo –
che ne dici di fenicotteri rosa sopra il cancello?-
L’amica scoppiò
in una fragorosa risata, mandando in tilt il
navigatore dell’Audi.
-Perché- chiese Vanille-
tu che avevi in mente?- un’altra
stradina portava verso la periferia prima del centro. Decise di
prenderla, il
navigatore diceva che avrebbe abbreviato.
-Una villa Pink Sugar con la sua
faccia dipinta ovunque,una
fontana con il suo busto di marmo e..-
-No no basta Juliet,sei impos..- si
bloccò.
-Che c’è hai
trovato qualcosa?- chiese l’avvocato.
-Si è fermata la
macchina,merda. Ci mancava solo questa, è
un posto sperduto. Ci sentiamo dopo ti richiamo- .
Scese dall’auto, prendendo
a parole il Tom Tom. Magari era
davvero partito per l’urlo di Juliet,oppure era sempre stato
poco affidabile.
“Cosa diamine faccio?” si domandò. Prese
il telefono,compose il numero del suo
capo ma PUFF, “batteria scarica”.
Stava andando letteralmente in
panico: per la città,il
telefono,il giornale,il capo, la macchina e tutto il resto.
Si guardò
attorno,spaesata. Alberi a destra, a sinistra
,davanti. La pioggia aveva smesso di scendere,inoltre aveva percorso
già
abbastanza strada per tornare a piedi in centro. Cosa diavolo poteva
fare?
Si ricordò di quando
andava agli scout. Chiuse la macchina,
recuperò le cose con più valore e
posizionò il triangolo di pericolo 150 metri
prima dell’ostacolo. Borsa sotto il braccio e
partì. Erano le quattro del
pomeriggio, e nessuno passava di lì. Non le importava
più nulla ora,voleva solo
riuscire a chiamare un meccanico, la polizia e arrivare in Hotel.
Percorse
qualche miglio,finché vide da lontano una vecchia casa di
campagna,
ristrutturata. Le brillarono gli occhi,affrettò il passo e
cercò di raggiungere
quella casa da contadini. Aveva un cancello automatico grigio scuro,le
pareti
ocra e un bel giardino. A
destra
dell’ingresso c’era il citofono. Bussò.
Una voce profonda rispose dopo
alcuni minuti.
-Chi è?-
-Ehm mi scusi avrei bisogno di
chiederle un favore, posso
parlarle di persona?-
-Ha armi con sé?- chiese
costui dall’altra parte.
Vanille sbarrò gli occhi,
incredula. Armi? Mica aveva la
voce da mafiosa?
-Su non faccia quello sguardo, stavo
scherzando!Prego.- il
cancello si iniziò ad aprire lentamente e scostandosi dal
muro per entrare si
accorse anche della telecamera.
Non era per nulla una vecchia casa in
restaurazione. Era
stata costruita da poco. Circa due
piani,finestre,porticati,terrazzi,balconi.
Un garage alla destra, delle cucce per i cani, giardini, alberi,
fontane.
I contadini dovevano avere davvero un
bel po’ di soldi. Sulla
destra c’era anche la piscina e due ragazzi in divisa si
stavano occupando della
sua pulizia dopo la pioggia. Attraversò il porticato, con
dondoli e fiori e
aspettò davanti la porta. Nessuno andò ad
aprirle,eppure avevano visto che lei
stava entrando. Dopo alcuni minuti, un uomo,vestito di nero, con un
fazzoletto
sull’avambraccio sbucò dal lato destro della casa.
-Signorina- sorrise- mi segua-
Vanille lo seguì e solo
quando fu sul lato della casa si
accorse di quanto fosse lunga e quanto fosse bella.
Verso la fine c’era
un’altra porta,più piccola,meno
possente.
Lui entrò e lei lo
seguì. Entrando vide altre due persone,
oltre il signor “pinguino” e i due che stavano sul
bordo piscina: una ragazza
con i capelli ricci raccolti in una coda e
una donna con un grembiule bianco davanti.
-E’ arrivata finalmente-
disse quest’ultima.
-Già- rispose la
più giovane – almeno non lavoro da sola-
-No scusate, avete frainteso..- si
scusò Vanille.
-Certo, neanche due giorni e scappa
anche lei- disse il
ragazzo con i capelli scuri.
-Ma che dici!!- disse il biondo- ha
la faccia di una che è
tosta-
-Basta ragazzi- rispose
l’uomo- lasciatela lavorare e
tornate al vostro posto- poi guardando la ragazzina- Lexa mostrale la
divisa e
la sua stanza-
La ragazza le si avvicinò
come per farle strada ma Vanille
si fermò.
-Avete capito male, io sono venuta
qui, cioè mi sono persa,
si è rotta la macchina..- stava per continuare ma
l’uomo più anziano prese
parola.
-Mando uno dei ragazzi a prenderla e
ti fanno riparare la
macchina in due giorni. Se ti serve qualcosa chiedi
a Lexa o – disse indicando la signora- a mia
moglie-
Le sorrise ancora ed uscì.
La signora,allora dopo aver messo
l’acqua in una pentola e appoggiata sul fuoco , si
presentò.
-Mi chiamo Giselle. Io e mio marito
lavoriamo qui da molti
anni. Lui è il maggiordomo della casa, io sono la cuoca. Jim
e Daniel sono i
miei nipoti e Lexa è mia figlia.- prese un coltello e delle
carote e iniziò a
tagliarle tutte a cubetti- non riusciamo più a mantenere
questa casa. Lexa
aveva bisogno di aiuto,perciò abbiamo chiesto ad
un’agenzia di
mandare qualcuno. Avevano detto che non era
sicuro,ma grazie al cielo sei arrivata. Tu dovrai occuparti delle
camere. Il
tuo lato della casa è questo. Il resto della villa
è dei signorini. –
-I che?- chiese Vanille prendendo
appunti mentali mentre si
rendeva conto di essere capitata nel posto sbagliato in un momento
ancora più
sbagliato.
-Tom e Bill Kaulitz- disse Giselle
– Da quando hanno deciso
di prendersi una pausa,sono tornati nella loro vecchia casa di
campagna.-
Vanille rimase immobile. Non aveva
fatto nulla,eppure aveva
appena scoperto di essere dove desiderava. Ma ora che avrebbe dovuto
fare? Chiedere
un’intervista, oppure “lavorare” come le
avevano ordinato? Era davvero possibile
che nessuno scoprisse nulla? Restare o meno? Vide il volto del suo capo
nella
sua testa, con una mano teneva un giornale e c’era la sua
firma in prima
pagina. Questa visione le aprì gli occhi.Avrebbe
approfittato della situazione.
Se alcuni giornalisti inventano le cose,perché lei non
poteva entrare in casa
della vittima? Sempre meglio che inventare no?!
Lexa le mostrò la stanza
che divideva con lei. Aveva la sua
stessa età e le spiegò le regole della casa.
-Allora- iniziò- questo lato della casa
è nostro. Qui noi
possiamo fare tutto. Il lato dopo la porta rossa che hai visto in
cucina è il
lato dei gemelli. Loro sono dei bravi ragazzi ma guai a fare quello che
non
devi. Tu vedi tutto
ma non devi dire
mai nulla- disse
aumentando la velocità
delle sue parole.
-In che senso?- chiese Vanille
-Lo capirai con il tempo. Bill
è molto riservato. Pensa che
una volta un giornalista è entrato qui e ha chiesto di
parlare con lui ma i
cani sotto ordine del padrone sono partiti alla carica- Vanille
ingoiò saliva
ma Lexa sembrò non aver notato nulla. Mise delle asciugamani
pulite sul letto e
continuò- nonostante questo è un ragazzo
d’oro. È bellissimo, dolcissimo,
pronto a tutto per aiutarci-
-E’ anche venerato molto, a
quanto sento- disse Vanille.
Lexa iniziò a ridere.
Aveva gli occhi di due colori diversi:
quello destro grigio e il sinistro azzurro chiaro.
-Può darsi ma è
come un fratello per me. I miei si sono
sempre presi cura di loro. Jim e Daniel sono molto amici, Tom li invita
sempre
nella stanza di sotto e solo loro possono andare a pulirla. Io sono una
ragazza,mio padre mi impedisce di andare ma so cosa accade-
“Altro che cantante e
musicisti, questi sono pazzi” pensò la
ragazza.
-Che altro devo sapere?- chiese
Vanille.
-La cena la facciamo con loro, anche
il pranzo, tranne
quando Tom lo comunica prima. Devi indossare la divisa…-
Vanille fece una
bruttissima faccia e Lexa riprese- lo so che sembrano cose
dell’antichità ma
loro, o almeno la loro famiglia, la pensa così da un paio di
generazioni-
Si avvicinò alla porta e
le fece vedere le varie divise.
-Quando hai fatto, ci raggiungi in
cucina- le sorrise ancora
una volta e chiuse la porta alle sue spalle.
Vanille in fretta e furia, mise il
telefono sotto carica,
mandò un messaggio al suo capo e alla sua amica e poi lo
spense. Avrebbe
chiamato quando la situazione fosse stata più chiara.
Indossò la sua divisa
rosa e bianca a quadri, sbuffando per il pessimo gusto e si
recò in cucina.
-
La
tua valigia la portiamo in camera- disse
colui che doveva essere Daniel.
-Grazie- disse con voce bassa lei.
Giselle la mise a tagliere le verdure
e i ragazzi pulivano
il camino nell’angolo sinistra della cucina.
Nessuno parlava,tutti si occupavano
delle proprie faccende
ma Vanille aveva bisogno del suo computer, di internet e di un
massaggio. Poi i
due ragazzi iniziarono un discorso per
fatti loro.
-Stasera dobbiamo pulire la stanza
sotto, domani Tom ci ha
invitati. Prendi tu la roba-
L’altro stava per
rispondere ma si accorse di Vanille che
subito dopo si voltò dall’altra parte a parlare di
sé con
Lexa. Dopo un paio di minuti si sentì il
rumore di un clacson e il maggiordomo,o meglio il Signor Frank, si
avviò fuori
salutando con un braccio.
-Sono tornati- disse mentre tutti
prendevano le cose e le portavano
dietro la porta rossa.
-Su Vanille- disse Lexa –
dobbiamo preparare la
tavola che sono sempre affamati quando
tornano dalla loro uscita di pomeriggio-
Mentre tutti scappavano al tavolo,
Vanille si incastrò con
il grembiule nel mobile e mentre cercava di uscirne sentì i
saluti nell’altra
stanza.
-Buonasera Signorino Bill- disse
Frank. Vanille poteva
vedere la sua ombra.
-Frank ti ho detto mille volte che
sono Bill. Ciao Giselle-
si avvicinò alla sua fronte. Forse le stava dando un bacio.
Poi riprese a parlare,ma questa volta
la sua figura era
dritta- Jim,Daniel- e per ultimo sentì dire –
Dolce Lexa, buonasera-
Lexa con un tono di voce
più pacato rispose –Buonasera Bill-
Si mise seduto accanto alla stessa
figura su cui si era
abbassato poco prima. Vanille mentre cercava di togliersi da quel
guaio,imprecava in tutti i modi nella sua testa. Poi mentre aveva
deciso di
tagliare con le forbici quel pezzo di stoffa, sentì un colpo
di tosse alle
spalle.
-Tu devi essere la nuova cameriera-
disse un ragazzo molto
più alto di lei, sorridendo.
-Già, avrei voluto
presentarmi in un modo degno ma sono
bloccata qui- disse lei.
-Vuoi una mano?-
-Stavo per usare le forbici ma non mi
sembra una buona idea,
la divisa non è mia- si giustificò Vanille.
-Tom sei tu di là?- chiese
Bill dalla stanza da pranzo. Anzi
da cena ,dato l’orario.
-Si, Bill. Un momento e arriviamo-
Tom le si avvicinò, prese
le forbici e tagliò quel punto.
Adesso la sua divisa aveva lo spacco sulla destra.
-Stai bene anche così-
disse il ragazzo.
-Piacere Vanille- disse arrossendo.
-Vieni Vanille. La cena è
pronta-
Avviandosi per primo,
portò Vanille fino alla stanza da
pranzo.
-Lei è Vanille- disse Tom
a Bill.
-Piacere- si alzò e le
diede due baci sulla guancia.
In quel momento si accorse che a
capotavola c’era il signor
Frank da un lato e Tom dall’altro. Daniel e Jim sulla destra
con lei e
dall’altra parte, Bill tra Giselle e Lexa.
Le posate erano molto
pesanti,brillavano,due bicchieri,
fiori secchi al centro, tovaglioli di stoffa e cibo in ogni
piatto,messo molto
accuratamente. Giselle era una brava cuoca e Lexa ci teneva molto
all’ordine.
Spostò lo sguardo sul resto della stanza: il camino alle
spalle di Frank,la
vetrata a quelle di Tom, la credenza sulla destra, e delle mensole
piene di
libri sulla sinistra. La luce proveniva sia dai lampioni nel giardino
che dal
lampadario al centro della stanza. Accanto al camino c’era
un’altra porta,
marrone scuro. Quella dava al resto della casa.
-Allora è tutto pronto per
domani?- chiese Tom,mentre
stavano consumando la seconda portata.
-Si, amico- fece Jim.
-Bene, mi raccomando, deve essere
tutto perfetto- poi guardò
Vanille che cercava di mangiare senza sbavare.
-Complimenti Giselle, sei sempre
un’ottima cuoca- disse
Bill. Le strinse una mano e poi si rivolse alla nuova arrivata-
Vanille, non so
se ti hanno spiegato come funziona. Non voglio che si frughi tra le mie
cose, e
della mia stanza se ne occupa sempre Lexa-
-No, tranquillo. Non mi permetterei
mai-
Sorrise, lasciando Vanille senza
parole. Le foto che le
aveva dato il capo non rendevano per nulla quella bellezza. Ma cavolo
era così
davvero femminile. Come avrebbe fatto a scoprire le cose se nella sua
stanza
entrava solo Lexa?
Aveva cinque giorni di tempo,prima o
poi sarebbe entrata in
quella stanza. Mentre pensava ai vari modi, rimase da sola nella sala
con Tom.
Spostò lo sguardo vuoto
dalla forchetta a Tom che continuava
a fumare una sigaretta che non aveva visto accendere.
-Ne vuoi una?- chiese
-Cosa devo fare ora?- chiese lei
senza rispondere alla sua domanda.
-Dovresti togliere i piatti, andare a
dormire o dare da
mangiare ai cani, e la vuoi questa
sigaretta?- richiese.
-Magari dopo,devo fare il mio dovere-
rispose lei.
Si alzò,salutò
e lavò i piatti.
“Tutti i soldi che
hanno,non potevano prendere una
lavastoviglie?”
Bill passò in cucina,
diede la buonanotte a tutti e andò a
letto. Poco dopo Lexa fece lo stesso e gli altri, pian piano si
ritirarono
nelle loro stanze. Vanille aveva davvero voglia di fumare adesso,ma le
sigarette erano nel cruscotto della macchina. L’unica persona
che fumava in
quella casa,per ora, era Tom. Si mise il mini pigiama che voleva usare
in hotel
e passò oltre la porta marrone. Un salone immenso,divani
rossi di pelle, scale
che portavano alla parte superiore. La stanza di Tom la riconobbe
perché lo
vide entrare. Si avvicinò ma si rese conto tardi che Tom era
in compagnia. Riccia,
rossa, un bel seno. La stava spogliando mentre era seduta sul suo
letto. Le
vennero le guance rosse e poi vide Tom guardare dalla sua parte,o
almeno così
credeva. Fece per andarsene ma una mano le toccò la schiena.
-Non dire nulla- le
ricordò Lexa prima di sparire tre stanze
dopo.
Scese le scale di corsa,pensando in
che guaio si era
cacciata. Ok,doveva scoprire i segreti di Bill,ma sembrava il
più normale.
Ritornò dopo la porta rossa, entrò nella sua
stanza e si mise a dormire. Aveva
ragione Jim non sarebbe resistita neanche due giorni. Era un manicomio.
Regole,
vecchie tradizioni, Tom che si chiude in camera con una ragazza ma
nessuno deve
dire nulla, Lexa che va nella stanza di sopra, con chi e
perché poi?
Aveva ragione Juliet, non poteva
perdere quel posto per BILL
KAULITZ E LA SUA FAMIGLIA DI MATTI.
Spero
che questo capitolo, sia
piaciuto. Ho spiegato un po’ la situazione, è se
vi sembra assurdo ricordatevi
che è tutto un lavoro di fantasia J
KarateGirl93=
Grazie Mille davvero per aver recensito, spero di averti fatto
interessare con
questo capitolo anche al seguito. Buona Serata =)
|