Dark Love

di Sy_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Friend ***
Capitolo 2: *** Library ***
Capitolo 3: *** Danger! ***
Capitolo 4: *** Temporale ***
Capitolo 5: *** Incident?.. ***
Capitolo 6: *** Surprise.. ***
Capitolo 7: *** Help me ***



Capitolo 1
*** Friend ***


Capitolo 7 Help Me

Capitolo 1. Friend


Un raggio di sole entrò nella stanza, illuminandola con la sua fiocca luce.
Sharon si alzò le coperte sino la testa infastidita, per poi addormentarsi nuovamente, ma passarono solo pochi minuti che la sveglia suonò.
Con movimenti goffi e lenti tentò di levarsi le coperte aggrovigliate al suo corpo per poi alzarsi dal letto con un enorme sbadiglio.
Andò in bagno per farsi una doccia e tornò poi nella sua camera per vestirsi. Indossò un paio di jeans scuri, una canottiera con sopra una camicetta bianca a quadri neri e infilate le converse, andò in cucina a fare colazione.
Bevuto l'ultimo sorso di caffè, prese la sua borsetta a tracolla e uscì di casa per andare a lavoro.
Le strade della città erano già trafficate di buon mattino, la fermata dell'autobus era a tre isolati di distanza e Sharon camminò velocemente, riuscendo a prenderlo per un filo e si sedette agli ultimi posti.
Passati quaranta minuti di viaggio l'autobus arrivò al capolinea, Sharon scese e s'incamminò verso l'unico edificio color albicocca in quel luogo. Era la biblioteca.
Sharon lavorava lì da molti mesi ormai, il guadagno non era alto ma le bastava per pagare l'affitto e per mantenersi.
Prima che diventasse il suo lavoro passava molto tempo in biblioteca a leggere libri, a studiare - quando ancora frequentava la scuola - o semplicemente a rilassarsi e più di una volta vi era rimasta rinchiusa dentro perché si era addormentata tra i libri. Aveva sempre adorato quel posto e ormai lo conosceva a memoria o almeno questo e ciò che pensava.
Varcò l'ingresso, notando con stupore che la biblioteca era poco affollata. Camminò fino ad arrivare in fondo alla stanza dove era situato il bancone in legno. Seduto dietro a esso, rapito dalla lettura, vi era Josh il figlio del suo capo, ovvero il proprietario della biblioteca.
«Buongiorno!» esclamò la ragazza, facendo sobbalzare il ragazzo per lo spavento.
«'Giorno Shay» rispose il ragazzo con un sorriso, alzando appena lo sguardo dal libro.
Sharon appoggiò la borsa e il cappotto dietro al bancone poi andò a sistemare i nuovi libri arrivati, negli appositi scafali.
Horror, gialli, romanzi rosa, fantascienza e avventura erano questi cinque generi che Sharon dovette sistemare. Erano venti libri nuovi a genere a parte i romanzi rosa, di quelli erano trenta. 
Coraggio Sharon a lavoro.. Si disse la ragazza fra sé e iniziò a sistemare i libri d'avventura.
Di tanto in tanto si fermava a leggere le trame di qualche libro e poi riprendeva a lavorare. Si lasciò a sistemare per ultimi i romanzi rosa.
Il tempo trascorse in fretta, solo quando guardò l'orologio Sharon, si accorse che erano passate due buone ore.
Tornò al bancone da Josh per dirgli che aveva finito di sistemare i libri e chiedere cos'altro vi era da fare.
«Allora puoi anche sederti a leggere qualcosa!» sorrise lui.
Sharon ricambiò il sorriso e andò a cercarsi un nuovo libro da leggere.
Josh per lei era davvero un ottimo amico, erano andati d'accordo sin dalla prima volta che si erano conosciuti. Era un ragazzo simpatico, socievole, sempre con il sorriso stampato in viso e amava come lei leggere. Oltretutto era anche carino.
Si fermò davanti a uno scaffale e scorse con lo sguardo i vari titoli dei libri, finché non riuscì a trovarne qualcuno d'interessante.
«Dovresti leggere questo» sogghignò Josh alle spalle di Sharon.
Lei si voltò e arrossì quando vide il libro che teneva in mano l'amico.
«Ahahahahaha dovresti vedere la tua faccia Shay!!».Rise divertito Josh.
«Non è per niente divertente Black!» disse Sharon stizzita.
«Oh si che lo è! sei davvero buffa!». Continuò a ridere il ragazzo, tenendosi la pancia con una mano.
Sharon lo guardò furiosa, incrociando le braccia al petto. In momenti come questi odiava Josh!
Non resistette per molto e anche lei scoppiò a ridere con lui.
«Shhh!» li zitti un uomo guardandoli male, per il troppo baccano.
Sharon smise di ridere, prese il libro dalle mani di Josh per poi sbatterglielo scherzosamente in testa.
«Ahi!».
«Forse ne avresti più bisogno tu di leggerlo! Principiante..» disse Sharon rendendo il libro al ragazzo.
Josh rise di gusto. Quel ragazzo non se la prendeva mai, forse era anche per questo che Sharon lo adorava.
«Io devo allontanarmi un attimo, ma tornerò per darti il cambio per la pausa pranzo» disse Josh e avvicinandosi all'orecchio di lei sussurrò: «Magari al mio ritorno potremo passare alla pratica!». Le stampò un bacio sulla guancia e se ne andò senza dare il tempo a Sharon di rispondere.
La ragazza capì che si riferiva a quel libro. Ogni tanto Josh si comportava come un'adolescente, benché avesse ventiquattro anni.
Al suo ritorno si sarebbe vendicata, ma per il momento prese un libro di Shakespeare e andò al bancone.
Si sedette alla sedia e iniziò la sua lettura.
Passarono alcuni minuti quando una giovane donna interruppe la lettura di Sharon.
«Scusi, dove posso trovare i libri di Danielle Steel?» chiese la donna con voce squillante.
La donna aveva capelli corti e ricci color rosso, un viso tondo, occhiali da vista neri che rimpicciolivano i suoi occhi castani. Il suo modo di vestire era buffo: portava una gonna a frange nera che arrivava sotto il ginocchio, stivaletti neri che arrivavano alle caviglie e infine un maglione arancione fosforescente.
Assomigliava alla sua vecchia professoressa d'italiano.
«Sono nell'ultimo scafale a destra, nel terzo ripiano». Indicò col dito.
La donna senza nemmeno ringraziare si diresse verso lo scaffale.
Sharon riprese la lettura. Era un libro che aveva già letto parecchie volte, ma nonostante ciò gli piaceva ugualmente.
Arrivò alla metà del libro quando la biblioteca iniziò a riempirsi di gente, smise di leggere e per tutta la mattina aiutò le persone che volevano dei libri, dovette consigliarli, darle le sue opinioni eccetera.
Un gruppo di ragazzi dopo aver letto i libri, li lasciarono sul tavolo senza rimetterli a posto. Così toccò a Sharon farlo.
Per tutta la mattinata la ragazza era occupata, arrivarono altri nuovi libri da sistemare, prese la scala e iniziò a mettere in ordine i nuovi libri.
Verso l'ora di pranzo la biblioteca si svuotò. Josh tornò come da lui promesso.
«Pranziamo insieme?» propose il ragazzo. Sharon accettò.
Pranzarono con degli hot dog, presi al chiosco nel parco della città.
Parlarono del più e del meno, seduti nella soffice erba, poi Sharon raccontò a Josh della buffa signora dai capelli rossi, ridendo come una matta per come era vestita.
«Quella era mia zia...» disse un Josh imbarazzato.
«Oh..ehm scusa!» mormorò lei, diventando rossa.
Che figura di merda!! Pensò.
Josh ruppe quel momento imbarazzante con una fragorosa risata.
«Ehi Sharon stavo scherzando!».
Oggi Josh pareva proprio di buon umore e non faceva altro che prenderla in giro.
In sua risposta iniziò a fargli il solletico, finche lui non la implorò di finirla e si scusò.
Molti passanti li guardarono e sorrisero nel vedere quei due distesi sull'erba, uno sopra l'altro.
Sharon si alzò e andò verso il laghetto, non le importava di ciò che pensava la gente.
La sua vita era così monotona, non aveva molte amiche e la compagnia di Josh la faceva star bene.
Dopo aver dato del pane alle paperelle, tornarono alla biblioteca. 
Il pomeriggio passò veloce. Quando chiusero Josh aiutò Sharon a pulire e sistemare il caos che avevano combinato alcuni bambini con i giochi.
La biblioteca era un edificio molto grande, comprendeva due grandi stanze dove vi erano 10 grandi scafali pieni di libri. In entrambe le stanze c'erano dei tavoli con delle comode sedie. Una di queste si trovava non appena entravi nella biblioteca e sul muro a sinistra vi era un arco che portava all'altra stanza dei libri. 
Un'altra stanza più piccola, utilizzata come la sala computer e un'altra era una stanza dove vi erano giochi di società e giochi per bambini, si trovavano nel lato destro dell'edificio. Infine vi era uno piccolo stanzino utilizzato come sgabuzzino.
Il soffitto era in legno con varie lampade al neon e i muri erano ricoperti di una carta da parati color crema e con delle ampie finestre.
Finito di mettere a posto Josh accompagnò la ragazza a casa.
Quando entrò in casa, si accorse di aver dimenticato la sua borsa a tracolla nella biblioteca, Josh ormai era già tornato a casa. 
Era tardi e nessun pullman sarebbe passato a quell'ora della notte. L'unica scelta che aveva era andare con la sua moto, che teneva parcheggiata da tempo in garage.
Guardò il veicolo nero davanti a lei, la benzina era abbastanza per andare e tornare dalla biblioteca. I freni erano apposto. Sembrava tutto ok.
Mise il casco in testa e le chiavi nel quadro. Con un tonfo il motore partì.
Arrivò in fretta a destinazione, le strade della città erano poco affollate la notte.
Parcheggiò davanti alla biblioteca, scese dalla moto ed entrò nell'edificio.
Accese la luce e si diresse dritta al bancone. Proprio come ricordava lei, la borsetta si trovava dietro il bancone accanto al computer.
La prese e se la infilò. Spense nuovamente la luce e aprì la porta per uscire.
Prima che mettesse piedi fuori un urlo straziante di un ragazzo, attiro la sua attenzione.


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Capitolo 2
*** Library ***


Capitolo 2. Library

Capitolo 2. Library


Socchiuse la porta e tornò indietro. Controllò tutte le stanze ma non vi era traccia di nessun ragazzo.
Forse mi sono sbagliata o magari proveniva da fuori. Pensò scuotendo la testa.
Si trovava in una stanza, dove vi erano i libri, quando di nuovo l'urlo si sentì nel cuore della notte.
Sharon andò nella direzione in cui ebbe sentito l'urlo, ma rimase delusa nel vedere che non vi era niente se non il muro.
«E questa?». Vide una chiave inserita su una porta, a cui lei non aveva mai fato caso.
Abbassò la maniglia e notò che era aperta. Dentro quella nuova stanza vi era buio, lasciò la porta dietro di sé aperta, in modo che qualche filo di luce potesse illuminare la stanza.
Improvvisamente la corrente saltò, facendo sobbalzare Sharon per lo spavento. Ora si trovava completamente al buio.
Ricordò di avere un accendino nelle tasche del cappotto, frugò e lo trovò.
Con la poca luce che emetteva quel piccolo aggeggio, riuscì a vedere delle scale in legno a qualche metro di distanza da lei.
Scese i primi gradini, stando con le spalle al muro, ma non sentendo nulla continuò a scendere per verificare se le urla provenivano da lì sotto. Magari c'era qualcuno che stava male.
Si fermò nel terzultimo gradino e spense l'accendino quando sentì ciò che stavano dicendo delle voci maschili.
«Max dovremmo ucciderlo ora che è debole»
«No! Aspetteremo l'alba, sarà una morte lenta e dolorosa»
A quelle parole Sharon rimase terrorizzata.
Si trovava nel luogo in cui presto, si sarebbe compiuto un omicidio. Sapeva che doveva andare via al più presto da li.
Le sue gambe si rifiutarono di risalire, si avvicinò piano alla ringhiera per scorgere i volti delle persone che avevano parlato.
La piccola stanza era illuminata da una fiocca luce, proveniente da una lampada appesa al soffitto con dei fili e con accanto una cordicella per accendere/spegnere la luce.
L'unica finestra all'interno della stanza era sorvegliata da un uomo, abbastanza alto e muscoloso. Alla destra della finestra vi era il contattore. Dedusse che la corrente di sopra l'avevano staccata loro.
Un altro uomo passeggiava nervoso avanti e indietro per la stanza, mentre veniva osservato da un altro uomo dai capelli biondi, che teneva le braccia incrociate.
La sua scarsa vista non li permetteva di vedere bene in viso i tre uomini in quella piccola stanza e non volle vedere nient'altro.
L'unica cosa da fare era allontanarsi da lì e una volta arrivata a casa, chiamare la polizia.
Si avrebbe fatto proprio così, era un'ottima idea.
E se quando arriva la polizia fosse troppo tardi? Questo pensiero si fece largo nella mente di Sharon.
Ma che altro avrebbe potuto fare?
Non poteva di certo andare lì a fare l'eroina. Tra l'altro loro erano in tre e lei era sola. 
Si convinse che chiamare la polizia era la scelta migliore.
Tornò con le spalle al muro e salì qualche gradino, quando il suo cellulare iniziò a suonare.
Ora sapeva per certo di essersi cacciata nei guai.
Iniziò a correre per le scale nel mentre che tentava di estrarre il cellulare dalla borsetta. Maldestra come sempre il cellulare le scivolò dalle mani e rotolò per la scala.
«Merda!!» imprecò.
Arrivò in cima alla scala e uscì dallo stanzino. Sapeva che qualcuno l'aveva inseguita per le scale.
Per arrivare all'uscita avrebbe dovuto attraversare l'intera stanza e poi attraversare la stanza centrale.
A dirlo sembrava un gioco da ragazzi, se non fosse per il fatto che qualcuno la stava inseguendo. Non avrebbe fatto in tempo a scappare così si nascose dietro uno scafale.
La paura iniziò a crescere sempre più, ma doveva tentare di stare lucida.
Da bambina era sempre stata brava a giocare a nascondino, adesso doveva fare la stessa cosa che faceva quando era piccola, con una piccola differenza: scappare al posto di dire tana.
Sentì i pesanti passi dell'uomo avvicinarsi a lei, così lentamente strisciò nella direzione opposta, stando nell'oscurità.
L'uomo cambiò direzione e scaraventò a terra alcuni libri, così lei approfittò di quel rumore per avvicinarsi all'uscita di quella stanza.
I rumori dei libri che venivano buttati a terra aiutarono Sharon ad andare sempre più avanti, finché non si trovò a pochi passi dall'arco.
I rumori dei libri cessarono e lei rimase inginocchiata in ascolto.
Non sentendo alcun rumore sporse leggermente la testa fuori dallo scaffale.
Il biondino era lontano da lei.
O adesso o mai più..
Si alzò da terra e corse più veloce che poteva verso l'uscita.
Il biondo sogghignò e camminando andò nella direzione della ragazza.
Sharon era arrivata davanti alla porta e la aprì. Credete di essere salva, ma con un grado tonfo la porta fu chiusa da qualcuno dietro di lei e la tirò a sè per i capelli.
«Credevi forse di poter scappare?». Sharon sentì il suo respiro nel collo.
La stretta sui suoi capelli si face più forte.
Con l'altra mano libera il ragazzo le prese i polsi e la costrinse a fare retromarcia.
Di nuovo lei si ritrovò nella stanza sotterranea.
Un ragazzo poco più alto di lei si avvicinò. La osservò attentamente e le accarezzò la guancia con un dito.
La mora infastidita da quel gesto lo morse, facendolo così urlare.
Il biondo dietro di lei strinse maggiormente la presa sui suoi capelli, tirandole la testa.
Sharon mollò la presa.
Il ragazzo davanti a lei si esaminò il dito.
«E' una di loro?» chiese il biondo alle sue spalle.
«No Luke, vedi? Niente sangue» rispose subito mostrando l'indice dove era stato morso.
Sharon memorizzò il nome del biondo e subito capì che il moro davanti a lei era Max. Riconobbe la sua voce.
«Perché ci spiavi?» domandò calmo Max.
«Ho sentito un urlo e sono venuta a vedere se qualcuno stava male» spiegò lei, e Max parve crederla. Infondo aveva detto la pura verità.
«Come hai fatto a entrare in biblioteca? E cosa ci fai qui a quest'ora?» continuò Max con le domande.
Non voleva dare troppe informazioni su lei. Non sapeva chi erano quei tizi e non promettevano niente di buono.
«Potrei farti le stesse domande!» rispose con voce ferma.
Max non rispose e sorrise.
Dentro se Sharon sentiva la paura crescere, sapeva che se i tizi l'avessero capito per lei la situazione sarebbe peggiorata.
«Come ti chiami?»
La ragazza esitò prima di rispondere. «Sharon»
«Bene Sharon adesso tu starai buona e non ci disturberai. Intesi?»
«E dopo che ne sarà di me?» disse in un sussurrò.
Max guardò prima Luke poi il ragazzo alla finestra, che si era girato a guardare la scena silenziosamente.
Il ragazzo alla finestra era alto e muscoloso, capelli neri e occhi dello stesso colore. Era vestito con scarpe nere, jeans neri, pullover nero e giacca di pelle. 
Era un bel ragazzo, ma le metteva inquietudine.
Max invece aveva capelli castano scuro e occhi color nocciola. Lui indossava una giacca blu con sotto una magli bianca, jeans scuri e scarpe bianche. Era il più giovane dei tre, forse aveva qualche anno più di lei.
Non era male neanche lui.
L'unico che non poté osservare fu Luke, che si trovava ancora dietro di lei a stringerle i polsi e i capelli.
Se continuava con quella stretta, sarebbe rimasta calva. I polsi le dolevano, ma continuò a star zitta.
«Dopo potrai tornare a casa tua, ma sempre se ti comporterai bene» rispose in tono tranquillo, riportando Sharon alla realtà.
Luke mollò la presa su lei, che subito si massaggio i polsi.
«Siediti lì ragazza». Stavolta era stato Luke a parlare, indicandole con il dito.
Guardò il biondo in faccia e rimase colpita dai suoi occhi azzurri e dalle sue labbra carnose. Portava jeans neri e una camicia bianca metteva in evidenza i suoi pettorali perfetti. Anche lui era muscoloso e ben piazzato.
Il termine attraente era un aggettivo limitato per lui.
Seguì il suo dito. Fu allora che lo vide per la prima volta.
Era seduto su una sedia, con le braccia legata dietro ad essa. La testa era leggermente inclinata verso il basso, dei ciuffi rossi gli coprivano gli occhi.
Un taglio superfluo gli attraversava quasi tutta la guancia, facendo scorrere un piccolo rivolo di sangue. Alto sangue scorreva dal suo labbro sottile, che andò a finire sulla bianca maglietta.
Sulle sue braccia nude vi erano altri tagli, ma quello che più la spaventò era il profondo taglio sulla gamba sinistra. Il jeans intorno al taglio era ormai rosso.
Quel ragazzo perdeva sangue da tutte le parti, senz'altro sarebbe morto dissanguato, prima del sorgere del sole.
Si sedette a terra accanto a lui, come le aveva ordinato Luke.
Immediatamente il rosso si girò a guardarla. I suoi occhi erano verdi, lo sguardo spento e profonde occhiaia solcavano il suo viso.
«Chiedi di andare in bagno.. troverai una finestra.. scappa da li..è l'unico modo che hai per salvarti» sussurrò piano la voce roca del ragazzo, tra i colpi di tosse.
Sharon dovette sforzarsi per capire ciò che disse.
Qui c'è un bagno??.. Pensò.
Dopo aver riflettuto sulle parole del ragazzo, rispose. «No io..»
«Sta zitto!» tuonò la voce di Luke.
Si avvento sul rosso per dargli un forte pugno sullo stomaco.
«No! Fermati!» strillò isterica Sharon, si alzò per fermare il biondo.
Max si frappose tra la mora e Luke.
«Sta ferma» le ringhiò Max.
«Le sta facendo del male, lo ucciderà» urlò lei dimenandosi, in preda alla disperazione.
A quelle parole il ragazzo alla finestra si mosse, andò da Luke e lo fermò.
«Fermati amico. L'alba sarà per lui molto peggio!» disse con mezzo sorriso a Luke.
«Hai ragione Felix!» rispose con un ghigno il biondo.
Sharon si calmò. 
Ora era a conoscenza anche dell'altro nome.
Le sarebbe stato utile sapere i loro nomi quando gli avrebbe denunciati alla polizia. 
I lori volti erano impressi nella sua mente, così come i suoi nomi ora.
Max, Luke e Felix.
Capì che Max era il capo, mentre gli altri due erano i suoi scagnozzi.
Tornò con la mente a ciò che aveva detto Felix sull'alba, era lo stesso che aveva detto Max.
«Che c'entra l'alba?» domandò Sharon a Max.
«Il sole entrerà dalla finestra e trasformerà lui in cenere!» spiegò disgustato e notando lo sguardo confuso di lei e aggiunse: «È l'unico modo per uccidere un vampiro».
Un vampiro? Sharon non poté credere alle sue orecchie.
Sono finita in un covo di matti.. pensò.
Questi tizi avevano visto troppe volte Dracula oppure erano tutti fatti..
I vampiri erano solo creature esistenti nei film horror..
Tornò a sedersi accanto al "vampiro" e lo guardò.
Le parve impossibile che quel ragazzo fosse un vampiro, poi come faceva a perdere sangue? I vampiri non erano immortali e forti?
«Non credere a ciò che ti dicono» sussurrò lui.
«Sta tranquillo. I vampiri non esistono» rispose con un leggero sorriso.
Calò il silenzio. 
Alla finestra ora vi era Luke, mentre Felix fissava il rosso come un gatto osserva un topo.
Max teneva gli occhi chiusi e si massaggiava le tempie.
«Non parlare con lui Sharon» disse aprendo gli occhi e puntando lo sguardo sul presunto vampiro.
«Lui ha ucciso.. mia sorella, mentre la sua compagna ha ucciso mio cognato.. Emily aspettava un figlio..»
«Non è vero Sharon! Sta mentendo» lo interruppe il ragazzo.
«Sta zitto! Se non vuoi una pallottola nel cervello». Estrasse una pistola da dietro la schiena.
Il ragazzo s'irrigidì e si zittì.
«Ho visto i suoi canini.. sul collo di Emily, lei ha urlato e dopo cinque minuti non ho sentito più nulla. Era morta».
Vidi il dolore sul volto di Max. La storia mi aveva fatto venire i brividi.
Quel ragazzo aveva visto troppi film horror. Aveva bisogno di un buono psicologo.
Tutto ciò che stava succedendo era assurdo.
«Mi credi?» domandò Max.
Annuì con la testa, terrorizzata dalla sua pistola.
Quando Max le diede le spalle, cercò lo sguardo di.. Non sapeva ancora il suo nome.
«Come ti chiami?» domandò lei, piano per farsi sentire solo da lui.
«Matthew».
«Ti tirerò fuori da qui Matthew».
Vide gli angoli della sua bocca sollevarsi in un sorriso.
«Posso andare in bagno?» domandò Sharon ad alta voce.
Max la accompagnò sotto la scala, dove vi era una porta scorrevole bianca.
«Non metterci troppo tempo o entrerò nel bagno» l'avvertì.
Sharon entrò nel piccolo bagno e si chiuse la porta alle spalle.
Davanti a lei vi era solo un lavandino con un piccolo specchio, il water e una tenda color panna che copriva la finestra.
Scostò la tenda e aprì la finestra. Un vento gelido sferzò i capelli castani intorno al suo viso.
Dopo cinque minuti uscì dal bagno e tornò a sedersi accanto a Matthew, che la guardò con sguardo stupito.
«Credevo che fossi scapata..»
«No però ho aperto la finestra. Ho un piano!»
La voce di Luke interruppe la loro conversazione.
«Una macchina della polizia sta arrivando in questa direzione»
«Spegnete la luce» ordinò Max. «E tu non ti muovere e non provare a fiatare» si rivolse a Sharon.
Quando furono al buio, con solo la luce della luna a illuminare la stanza, Sharon ne approfittò per slegare i polsi di Matthew dalla corda.
Tutti erano impegnati a guardare ciò che accadeva fuori dalla finestra.
Quando accesero la luce e si voltarono trovarono entrambi nelle stesse posizioni di come gli avevano lasciati.
«Max potrei parlarti un attimo? Da soli..» disse Sharon con uno sguardo malizioso e passandosi la lingua sulle labbra.
Il ragazzo sorrise furbo e acconsentì. Andarono nuovamente sotto le scale, dove nessuno gli avrebbe potuti vedere o sentire.
Lei iniziò a strusciarsi su di lui e a darli piccoli baci sul collo per poi arrivare alla sua bocca.
Lui ricambiò il bacio e inizio a toccarla ovunque.
Max si abbandonò alla ragazza, che iniziò a toccargli l'interno coscia.
Poi si sentì sottrarre qualcosa, la sua pistola.
«Non ti muovere se tieni ai tuoi gioielli». Sharon le puntò la pistola in mezzo alle gambe. Max era caduto nella sua trappola.
«Maledetta puttana. Anche tu sei una di loro!» disse guardandola con disgusto.
«Si come no! Ora voltati».
Max ubbidì, lei gli puntò la pistola sulla schiena e lo tenne per un braccio. Tornarono dov'erano prima.
Luke e Felix la guardarono con occhi sbarrati e rimasero fermi davanti alla porta.
«Mai fidarsi di una ragazza» disse beffardo Luke.
Matthew si alzo dalla sedia e zoppicando si avvicinò a Max e Sharon.
«Come ha fatto a slegarsi?» chiese un Luke stupito.
«L"ha aiutato lei, quando eravamo affacciati alla finestra. Maledetta» rispose Felix che aveva già capito tutto.
«Non ti rendi conto di ciò che stai facendo» ringhio furioso Max.
«Non dargli retta. Sta cercando di confonderti» rispose Matthew, ormai accanto a Sharon.
«Come sei venuta sin qui?» chiese il rosso a Sharon.
«Con la moto»
«Allora va a prenderla, ti aspetterò fuori dal bagno»
Matthew mise la mano sopra quella di Sharon in cui teneva la pistola, provocandole un leggero brivido e le ordinò di mollarla, in un attimo quello a impugnare la pistola era lui.
Sharon uscì dalla finestra del bagno, si guardò attorno e dopo essersi orientata, percorse una strada di ghiaia.
Arrivata davanti alla sua moto, salì e tornò verso la finestra del bagno per prendere Matthew.
Arrivò a metà strada, vide Matthew andarle incontro zoppicando.
«Riesci a salire?» chiese quando fu di fronte a lui.
Lui senza rispondere salì sulla moto e Sharon partì a tutta velocità. Il ragazzo si tenne aggrappato a lei.
«Ti porto all'ospedale più vicino» urlò lei per sovrastare il suono del motore.
«No! Per favore..» la supplicò lui irrigidendosi.
Allora Sharon decise di fare un giro lungo per far perdere le sue tracie e lo portò a casa sua.
Lo aiutò a entrare in casa e lo fece sedere nel divano.
Prese dal bagno degli asciugamani e delle gazze sterili e tornò in salotto.
Iniziò a pulire delicatamente il viso del ragazzo. Notò solo allora quanto era bello. Aveva i lineamenti dolci e i suoi occhi le ricordarono quelli di un gatto.
Ripulì anche le sue braccia dal sangue, fece la stessa cosa con la sua gamba e quando la bendò, un gemito uscì dalle sue labbra rosee.
«Scusami» mormorò mortificata.
«Perché fai tutto questo per me?» domandò.
Lei sorrise. «Perché..beh non lo so»
«Grazie Sharon. Ora devo andare»
«Sei ancora troppo debole. Rimani qui a dormire e domani te ne andrai e poi non pensi che prima sia meglio chiamare la polizia?»
«No, non chiamare la polizia. Per favore»
Forse era stato il suo tono supplichevole o i suoi occhi dolci che la convinsero. Le pose una condizione: lei non avrebbe chiamato la polizia se lui quella notte avrebbe dormito li.
Matthew accettò e rimase a dormire nel comodo divano, infondo riposarsi un po' l'avrebbe aiutato a riprendersi.
Sharon andò in camera sua, tolse il cappotto, le scarpe e si gettò nel letto vestita.
Tutto divenne buio e poi si addormentò.
La mattina svegliarsi fu un trauma. Si sentiva intorpidita e aveva un gran mal di testa.
Andò in salotto e notò il divano vuoto.
Possibile che si fosse sognata tutto?

Allora che ve ne pare? Ne vale la pena continuare?
Fatemi sapere..


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Capitolo 3
*** Danger! ***


Capitolo 4. Danger

Capitolo 3. Danger!

La mattina al lavoro Sharon era distratta, pensava alla notte precedente.
Quando era arrivata alla biblioteca, capì che era stato tutto reale. Si domandò come avevano fatto a entrare lì quei ragazzi.
Un signore dovette richiamarla tre volte prima che lei gli prestasse attenzione.
Ogni volta che un ragazzo biondo entrava nella stanza, lei si spaventò.
«Sharon va tutto bene?» le chiese Josh preoccupato.
«Si..» mentì lei.
«Non si direbbe. Sei cosi pallida da sembrare un vampiro»
«I vampiri non esistono» sbottò irritata.
«Ehi Shay calmati, certo che non esistono. Era solo una battuta!» sorrise l'amico.
«Scusami Josh, e che stanotte ho dormito poco» rispose lei, mortificata per come l'aveva risposto.
Dopo la notte che aveva passato, non volle più sentire la parola vampiro.
«Ok! Allora torna a casa e riposa. Hai la giornata libera» rispose strizzandole l'occhiolino.
Sharon lo ringraziò, prese la sua roba e uscì.
Fuori il cielo era ricoperto di nuvole. Il prossimo autobus sarebbe passato tra un'ora, così ne approfitto per andare al supermercato, ricordando di avere la dispensa quasi vuota.
Uscì di li con una grossa busta forse si era lasciata un pò prendere.
Si avviò alla fermata dell'autobus, camminando piano a casa della busta pesante che teneva tra le mani.
Era quasi arrivata alla fermata quando vide il bus che ormai ripartiva. Urlò per fermarlo e provò a correre, ma ormai era troppo tardi.
«Fantastico!» disse arrabbiata.
Una macchina nera tirata a lucido si accostò al marciapiede accanto a lei. I vetri erano oscurati e non vide chi vi era all'interno.
Il finestrino del passeggero si abbassò.
«Hai bisogno di un passaggio?». Era la calda voce di Matthew.
Sharon sorrise ed entrò nell'auto. 
«Che ci fai da queste parti?» domandò lui, ripartendo a tutta velocità.
Lei si girò a guardarlo.
Notò che stava meglio di ieri.
I capelli ramati gli ricadevano sulle spalle e dei ciuffi sul suo occhio.
Il graffio nel suo volto era sparito.
Quando lui si voltò per guardarla smise di fargli la radiografia. 
«Io lavoro alla biblioteca»
Lui con un braccio si sporse verso lei, per aprire il porta oggetti dell'auto e prese un cellulare.
«Tieni questo è tuo» disse porgendolo l'oggetto alla ragazza.
«Oh..grazie». Era stupita di vedere il cellulare, l'aveva perduto la notte precedente nelle scale.
Arrivarono davanti casa sua.
Il piccolo cancelletto nero era aperto. Strano lei ricordò di averlo chiuso.
«Qualcosa non va?»
La voce di Matthew la riportò alla realtà.
«No, tutto ok! Grazie del passaggio» rispose aprendo lo sportello.
Matthew fece lo stesso e scese dalla macchina. 
«Ti do una mano» e le prese la busta dalle mani avviandosi verso la casa.
Sentiva che c'era qualcosa di strano, di sbagliato.
Sharon aveva le stesse sensazioni.
Quando aprì la porta per entrare in casa rimase di sasso.
Era tutto sotto sopra, le tende era stracciate, in terra vi era del vetro, il tavolo era rovesciato così come le sedie. 
Vi era un caos enorme.

Andò in camera e trovò il letto disfatto e delle piume, nel pavimento vi erano sparpagliati fogli, cd, libri e altre piume.
Aprì l'armadio e i suoi vestiti erano tutti interi.
Controllò anche il bagno, anch'esso nelle stesse condizioni delle altre due stanze.
Nello specchio c'era una scritta rossa.
"Non dovevi metterti in mezzo Sharon, la pagherai per questo.
Con un prezzo molto caro
LA TUA VITA!"
Sharon sentì le lacrime agli occhi. Per non cadere a terra si tenne sul lavandino, dove vide il rossetto con cui era stata fatta quella scritta.
Non era nessun ladro a essere entrato in casa, bensì i sequestratori.
Lei ora era seriamente in pericolo.
Matthew entrò nel bagno dove vide Sharon guardare lo specchio. I suoi occhi grigi avevano qualcosa di strano. Poi capì.
Delle lacrime solcavano il suo volto.
Si avvicinò a lei e guardò lo specchio.
Credevano che lei fosse un vampiro.
Dovevano andare via di lì il prima possibile, perché entrambi erano in pericolo adesso.
«Sharon andiamo» disse posandole una mano sulla spalla.
Lei si riscosse e si voltò a guardare il ragazzo davanti a lei.
Solo allora capì che qualcosa in lui non andava.
La notte prima era quasi in fin di vita e adesso era in perfetta forma.
Non zoppicava nemmeno e il taglio che aveva sulla gamba non sarebbe guarito a distanza di così poche ore.
Portava una giacca di pelle e non poté vedere le sue braccia. 
Quando si accorse che portava dei jeans stracciati si abbassò e allargò lo straccio nella gamba sinistra.
Rimase stupita: la pelle era normale, senza alcun taglio o cicatrice.
Non poteva essere vero.
Il battito del suo cuore aumentò.
Si alzò e arretrò sbattendo al lavandino.
Non trovava parole per giustificare quel fatto.
Questo è solo un incubo Sharon, vedrai presto ti sveglierai e tutto tornerà alla normalità!! Si disse tra sè.
A quanto pare però non si svegliò e quella che stava vivendo era la terribile realtà.
«Loro avevano ragione..
Tu sei...un vampiro». Non si accorse nemmeno di aver pronunciato quella frase ad alta voce.
Lui alzò gli occhi al cielo.
«Ma dai, davvero?» rispose irritato per la reazione della ragazza.
Sharon subito tentò di scappare e si chiuse a chiave in camera sua.
Prese il cellulare digitò il numero di Josh, ma prima schiacciasse la cornetta verde Matthew entrò nella stanza aprendo la porta come se niente fosse è in un'attimo le fu davanti.
«Dammi il telefono» ordinò.
«Sta lontano da me» disse lei terrorizzata.
«Non voglio farti del male Sharon».
Sembrava sincero, ma lei per sicurezza arretrò di qualche passo.
Tutta quella faccenda era assurda.
Aveva salvato la vita a un assassino che ora si trovava nella sua camera.
Come se non bastasse, volevano morta anche lei.
Pareva che la sua vita fosse giunta al termine. 
Sarebbe morta per mano del vampiro o per mano dei cacciatori.
Diede una rapida occhiata alla camera, non aveva via di fuga.
Guardò il vampiro davanti a lei e dovette ammettere che era davvero bello.
Sto dando di matto per dire bello a un non-morto.
Guardò gli occhi del ragazzo, rimanendone incantata.
Iniziò a sentirsi stanca, le doleva la testa e sentiva le palpebre pesanti, ma prima di cadere a terra qualcuno la prese fra le braccia.
L'ultima cosa che vide era il dolce viso di Matthew, poi tutto divenne buio. 



Grazie a Lady Vendetta e Bloody_star per aver recensito :)
Grazie anche a 
elizabeth87 per avermi messa tra i preferiti.. e grazie anche a chi ha solo letto questa ff..
Spero che la storia continui a interessarvi♥

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Capitolo 4
*** Temporale ***


Capitolo 4. Temporale

Capitolo 4. Temporale


Quando si rivegliò, si ritrovò su uno scomodo letto in una stanza buia. L'unico fascio di luce bianca arrivava da una finestra davanti a lei, che le permise di scorgere un comodino con sopra quella che doveva essere un abat-jour.
Fuori era notte tarda, la mezzanotte era già passata da un pezzo.
Si sporse verso il comodino, per accendere l'abat-jour.
La camera dove si trovava non le era per nulla familiare e non ricordava come ci fosse arrivata.
«Ti sei svegliata finalmente..».
Si voltò e vide sull'altra parte del letto il vampiro, coricato con le mani dietro la testa e gli occhi chiusi.
«Dove siamo?» domandò la ragazza preoccupata.
«In un motel, distante dalla città».
«Quanto distante?» domandò lei.
«Abbastanza, siamo a circa 15 km da Saint Louis».
Erano parecchio lontani dalla città, sentendo però St. Louis le venne un'idea. 
Prima si sarebbe allontanata da quel vampiro, meglio per lei sarebbe stato. 
La ragazza rimase per qualche minuto in silenzio, incerta se fare la sua proposta al vampiro o meno.
E se poi non avrebbe accettato? Se avrebbe voluto usarla come pasto?
Tentò di provare lo stesso!
«Ehm.. Io ho una zia che abita li.. Potrei stare da lei» disse titubante.
Lui rimase in silenzio, come se la ragazza non avesse aperto bocca.
Il suo unico movimento fu di accavallare le gambe sul letto.
Dopo quelli che per Sharon furono cinque lunghissimi minuti, Matthew si decise a rispondere.
«Hai tralasciato solo un piccolo dettaglio...»
Senza dare a Sharon il tempo di pensare cosa avesse dimenticato, il vampiro si alzò di scatto mettendosi a sedere e si avvicinò al viso della ragazza, la bloccò appoggiando una mano al muro all'altezza della testa di lei e l'altra mano sul materasso.
«Dimentichi che tu sai cosa sono io..» le sussurrò all'orecchio, con voce roca.
Il respiro freddo di lui le provocò i brividi. 
Capì cosa intendeva con quella frase e iniziò ad avere paura.
«I-io..n-non ne parlerò con nessuno. Te l'ho prometto» provò a dire con voce tremante.
Le tornò in mente la storia terrificante che raccontò Max la sera precedente su ciò che aveva fatto il vampiro, al solo pensiero le tornarono i brividi, immaginò lui che si nutrisse di lei.
Doveva scacciare quei pensieri dalla testa e reagire come la notte precedente.
Prima regola: mai mostrarsi intimidite davanti al nemico.
Essendo però un vampiro il nemico non sapeva come doveva reagire.
Non ne aveva mai incontrato uno prima e neanche credeva alla loro esistenza.
Era impaurita e allo stesso tempo attratta da quella strana creatura, di cui non sapeva come comportarsi. 
Aveva giusto letto qualche libro sui vampiri, ma erano solo romanzi.
Il brontolio della sua pancia ruppe quel silenzio inquietante.
Lui si allontanò da lei per guardarla in viso.
«Vedo che hai fame». Si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
Sharon rimase sola a riflettere su quella bizzarra situazione. 
Se solo glielo avessero detto prima, non ci avrebbe creduto.
Un vampiro?! A chi mai l'avrebbe raccontato? 
Nessuno l'avrebbe mai creduta!
Scese dal letto e si affacciò alla finestra già aperta, che portava sul retro del motel. La luna splendeva in alto nel cielo notturno, circondata da tanti piccoli puntini bianchi.
«La vedi quella stella laggiù?.. Si chiama Alcyone» disse Matt comparendo al fianco della ragazza. Indicò una stella luminosa, situata nella costellazione del Toro.
Sharon era stupita, non l'aveva nemmeno sentito entrare. Seguì con lo sguardo la stella indicata da lui.
«Il suo significato è Regina che evita il male» proseguì lui.
«Wow è bellissima!». La ragazza continuò a osservare la stella, incantata.
Quando si voltò il viso di Matt, era a una spanna dal suo.
La luce lunare illuminava il suo volto perfetto, facendone risaltare la pelle chiara in un modo affascinante.
Rimasero fermi a guardarsi negli occhi per un'infinità di secondi, entrambi in silenzio. 
Si sentiva solo il respiro di lei e i battiti accelerati del suo cuore.
Gli occhini grigi di lei erano incatenati a quelli verde mare di lui, come una calamita. 
Matt scostò una ciocca dal viso della ragazza.
Sharon a quel contato chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal dolce profumo di lui.
Qualcosa in lei le diceva di stare attenta, mentre qualcos'altro diceva l'esatto opposto, di fidarsi e lasciarsi andare.
Sentì una leggera carezza sulla guancia, che le provocò dei brividi di piacere.
«Non avevi fame?» disse beffardo Matt.
Sharon riaprì gli occhi confusa.
«C'è del pollo fritto con delle patatine». Le porse un sacchetto e una bottiglietta d'acqua.
Nonostante lei non mangiasse il pollo fritto si ritrovò affamata e mangiò tutto fino all'ultimo boccone di carne e infine bevette tutta l'acqua.
Ora si sentiva sazia.
Si sedette nel letto, portandosi le gambe al petto e circondandole con le braccia vi appoggiò la testa sopra.
Lui non aveva ancora accettato la sua richiesta. L'avrebbe lasciata andare a Saint Louis da sua zia?
Non sapeva se era il caso di provare a domandarglielo nuovamente o lasciar perdere. 
Le mancava così tanto la zia, così come sua sorellina.
«Sharon..»
La ragazza alzò il viso.
«Qualcosa non va?» domandò lui.
«Perché me lo chiedi?».
«Perché sento che sei tesa». Il ragazzo si sedette ai piedi del letto.
«Puoi leggermi nel pensiero?» chiese preoccupata. Sperava che la risposta fosse negativa.
Matt iniziò a ridere. Era bello anche quando rideva.
«E se così fosse?» domandò lui.
Lei non seppe cosa rispondere e distolse lo sguardo da lui e guardò le cuciture del tappeto a terra.
«No, non so leggerti nel pensiero» aggiunse Matt.
Il silenzio cadde tra loro. Matt si alzò dal letto e si diresse verso la porta. Nel momento stesso in cui l'aprì un'immensa luce bianca illuminò la stanza, seguita poi da un rombo.
Fuori stava iniziando a piovere e un susseguire di lampi illuminarono nuovamente la stanza.
Sharon iniziò a tremare come una foglia.
Aveva sempre avuto paura dal temporale, fin da piccola.
Quando era più piccola, si rifuggiva tra le braccia forti del padre, ma ora lui non era lì con lei. Chissà in quale parte del mondo si trovava in questo momento.
«Per favore non andartene». Si stupì quando si rese conto che la voce a parlare era stata la sua.
Non c'era nulla che le facesse più paura del temporale, neanche un vampiro, per quante persone potesse aver ucciso.
Matt chiuse la porta e rimase lì accanto ad essa.
«Hai paura del temporale». Non era una domanda ma una constatazione.
Il ragazzo sia avvicinò lentamente al letto e si sedette affianco a lei.
Poteva percepire la forte paura che provava la ragazza, la cosa più buffa era che la paura era dovuta al temporale e non a lui. Sorrise a quel pensiero.
Lei lo guardò, felice che lui non se ne fosse andato via.
Il sorriso del ragazzo, prima malizioso si era trasformato in un sorriso dolce.
Di nuovo un fulmine squarciò nel cielo notturno, susseguito da un forte rumore e come se non bastasse scattò la corrente e si trovarono al buio.
D'istinto Sharon si aggrappò a Matthew. Si sentì circondare da due braccia. 
Il corpo di lui non era per niente freddo, come si era aspettata. Avrebbe voluto fargli qualche domanda, ma quando un altro fulmine illuminò il cielo notturno, lei affondò il viso nel petto di lui.
Inspirò il suo dolce profumo. 
L'unico rumore a sentirsi era il forte picchiettare della pioggia.
Poi la voce di Matt sovrastò quel rumore e iniziò a canticchiare una dolce melodia.
La ragazza si rilassò e pian piano sentì il sonno crescergli e si addormentò tra le braccia del vampiro.
La mattina al suo risveglio si trovò sola nel grande letto, avvolta da un soffice plaid bianco.
Fece mente locale per ricordare ciò che era successo la notte. La prima cosa che fece era toccarsi il collo. Era tutto apposto! 
Diede una rapida occhiata alla stanza, del vampiro nemmeno l'ombra.
Sharon scese dal letto e aprì quella che doveva essere la porta del bagno, entrò e si rinfrescò la faccia.
Tornò in camera a scostò le tende dalla finestra, fuori nel limpido cielo azzurro vi splendeva il sole.
Era proprio una giornata stupenda!
Sharon uscì dalla stanza e andò alla receptionist.
Una donna sulla trentina era dietro il bancone con il suo tailleur nero.
Quando la ragazza chiese di Matthew la donna le disse che il ragazzo era uscito prima dell'alba.
«Oh signorina.. Il signor Matthew ha detto di riferirle di non abbandonare il motel» squittì la donna, quando vide la ragazza dirigersi verso l'uscita.
Sharon si fermò e tornò indietro stizzita, senza nemmeno dire una parola alla donna.
Entrò nuovamente in camera sbattendo la porta.
Si sedette sul letto a riflettere su cosa dire alla zia, quando si sarebbe presentata davanti a casa sua. Non poteva dirle che aveva salvato un vampiro e ora volevano uccidere lei.
Doveva trovava una scusa valida e credibile.
Rimase tutto il giorno a riflettere e trovare una buona scusa, ma la sua testa era vuota.
L'unica cosa che aveva in mente era la dolce melodia che le aveva cantato Matt.
Passeggiò avanti e indietro per la stanza, nervosa.
Infine dopo varie idee trovò una spiegazione.
Avrebbe detto a sua zia che aveva litigato con Josh e lui l'aveva licenziata, cosi aveva preso il primo pullman che portava per St. Louis ed era partita.
Sperava solo che la zia se la bevesse.
Al tramonto la porta della camera si aprì, Matt era tornato.
Vestiva di nero: stivali neri morbidi, jeans neri, maglione nero e giacca in pelle. I rossi capelli cotonati illuminati dal crepuscolo parevano una cascata di lava.
Sul viso portava un paio di Ray-Ban neri, che tolse quando si richiuse la porta alle spalle.
Con occhi fissi sul collo di Sharon il ragazzo mormorò:
«Andiamo, ti porto da tua zia».
Lei annuì e titubante si avvicinò a lui e uscirono da quella stanza.




Ecco il nuovo capitolo.. Scusate per il ritardo!!
Prometto che il prossimo capitolo lo posterò presto..se non domani stesso!!

Lady Vendetta: Ahahahahah si concordo con te..mi sta facendo molto male al cervellino!!:P
lady vampiretta
: Grazie!!… si si Matthew è un vampiro..
Sono contenta che la storia ti piaccia :)
Aryadaughter: mi fa piacere che la storia ti piacia :)  

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Capitolo 5
*** Incident?.. ***


Capitolo 5. Surprise

Capitolo 5. Incident?..

Prima di scendere dall'auto venne fermata dal vampiro.
«Se dirai a qualcuno ciò che sono Sharon, ti troverò e credimi non sarà per niente una visita piacevole. Neanche immagini ciò che ti farò» disse lui con voce agghiacciante.
Sharon afferrò al volo il concetto. «Non ne farò parola con nessuno»
Un po' era dispiaciuta di dover lasciare quel vampiro, infondo si era comportato bene con lei.
Uscì tremante dalla macchina e si avviò alla porta di sua zia.
Suonò il campanello per due volte prima che la donna andasse ad aprirla.
«Sharon? Che fai qui?» domandò sorpresa la zia.
La ragazza si voltò e vide la macchina nera andare via.
«Ciao zia!»
Le due si abbracciarono ed entrano in casa.
La sorellina era seduta in soggiorno a fare i compiti e non appena vide Sharon varcare la porta le andò incontro e le saltò in braccio.
«Shay!! Che bello vederti!» disse la piccola tra le lacrime.
«Sono felice anch'io di vederti Maya!». Sharon la strinse a sé. Era contenta di vedere la sua adorata sorellina.
Non la vedeva da circa quattro mesi se non di più.
Maya assomigliava molto alla sorella. Aveva un viso tondo e paffuto, con due occhi grigi come i suoi, i capelli le ricadevano sulle spalle in morbidi boccoli dello stesso colore castano della sorella.
Per avere sei anni era una bambina abbastanza sveglia, ma anche molto sensibile.
«Allora sorellina che facevi prima del mio arrivo?».
Maya scese dal grembo della sorella per guidarla al tavolo. Le mostrò un disegno che aveva fatto lei.
«E' bellissimo». Nel foglio vi era disegnata lei con tutta la sua famiglia, tutti e quattro si tenevano la mano e sembravano felici.
«Shay mi mancano tanto» disse la sorellina, rattristandosi.
Sapeva quando quella piccola creatura soffriva per la lontananza dei genitori ed era dispiaciuta.
I genitori facevano un lavoro che li costringeva a stare sempre in giro per il mondo, a causa di questo motivo potevano vedersi solo una volta all'anno.
Così la zia Dafne accettò di prendersi cura lei di loro e all'età di 17 anni Sharon si trasferì in un'altra città, ma di tanto in tanto andava a far visita alla zia e a Maya.
«Lo so piccola, ma non preoccuparti ci siamo qui io e la zia» rispose accarezzandole i capelli.
«Rimarrai qui con me e la zia?».
«Si Maya».
La sorellina sorrise contenta e tornò a fare i suoi compiti. 
La zia entrò nel soggiorno con due tazze fumanti di the. 
«Tesoro come mai sei qui?» chiese dando una tazza alla nipote.
La ragazza iniziò a raccontare la spiegazione che aveva ideato in motel. 
La zia rimase ad ascoltarla in silenzio.
«Va bene Shay. Se è così potrai stare qui per tutto il tempo che desideri» disse la zia quando la ragazza terminò il suo racconto.
«Grazie zia Dafne».
Sharon guardò sua zia. Lei era così diversa da sua madre, non sembrano nemmeno sorelle. Avevano due caratteri completamente diversi, l'una l'opposto dell'altra.
Eppure si volevano bene e nonostante non approvasse il fatto che sua sorella stesse così distante dalle figlie, aveva accettato di prendersi cura di loro.
Durante la cena Maya raccontò dei bei voti che aveva preso a scuola, delle maestre che le erano simpatiche o antipatiche e di tutto ciò che faceva a scuola.
Sharon era contenta di vedere sua sorella felice.
Finito di cenare aiutò alla zia a sparecchiare la tavola.
«Tesoro va a riposarti, finisco io qui». La zia prese il piatto che stava lavando la nipote e continuò lei.
Sharon diede la buonanotte alla zia e andò in camera sua.
Erano passati quasi tre anni da quando aveva lasciato quella casa, eppure la piccola camera era rimasta come la ricordava. Trovò la sua vecchia camicia da notte nella cassettone in legno.
Era un po' corta forse, ma per dormire sarebbe andata bene.
Quando si mise a letto qualcuno bussò alla sua porta.
«Avanti».
Maya entrò nella stanza con un grande libro azzurro.
«Mi leggi una storia della buonanotte?» domandò la piccola, facendo gli occhioni teneri.
«Ma certo. Vieni qui» rispose Sharon, battendo la mano sul letto.
La bambina si distese accanto alla sorella e quest'ultima iniziò a leggere una favola finché entrambe non si addormentarono.
La mattina Sharon fu svegliata dalla luce del sole, si alzò e scese sbadigliando al piano di sotto.
La casa era silenziosa e nel tavolo della cucina vi trovò un biglietto scritto con una calligrafia accurata. Era la scrittura di sua zia che le augurava il buongiorno e avvisava che sarebbe tornata per l'ora di pranzo con Maya.
Dopo aver sgranocchiato delle fette biscottate con la marmellata, tornò di sopra in camera sua.
Riportare in ordine l'armadio fu un lavoro che la tenne impegnata per tutta la mattina. A mezzogiorno inoltrato aveva ormai finito di catalogare i suoi vestiti. Non ricordava nemmeno di averne lasciati così tanti in quella casa.
Sorrise, soddisfatta del lavoro che aveva fatto.
Magliette, gonne e jeans ora erano messi in ordine su diversi ripiani e i vestiti che non le stavano più giacevano in ordine nel suo letto.
La zia e la sorellina tornarono a casa non appena Sharon ebbe finito di farsi un bagno caldo.
«Sharon siamo tornate». La voce giungeva dal piano di sotto.
Si vestì e scese al piano di sotto, dove trovò sua sorellina intenta ad aiutare la zia ad apparecchiare la tavola.
Per non starsene con le mani in mano, anche Sharon aiutò la zia e iniziò a tagliare l'insalata.
Quando il pranzo fu pronto, si sedettero a tavola e nel mentre che mangiavano chiacchierarono su ciò che ognuna aveva fatto quella mattina. 
Dopo finito di mangiare Sharon aiutò la sorellina con i compiti.
La sera nel mentre che Sharon era stravaccata nel letto a fissare il soffitto, il suo cellulare squillò.
Guardò il display e vide che era Josh a chiamarla, premette il tasto verde e rispose.
«Hey Josh..»
«Shay! Allora sei ancora viva..!! Mi hai fatto stare in pensiero» rispose l'amico, preoccupato.
«Si scusami ieri volevo chiamarti..»
«Tranquilla! Se hai bisogno di stare ancora a riposo va bene. Magari stasera passo da te». Silenzio.
«Shay tutto bene?» domandò Josh, non sentendo una risposta da parte dell'amica.
La ragazza chiuse la porta di camera sua per non farsi sentire.
«Josh ora sono da mia zia Dafne a Saint Louis, ma tornerò presto!» spiegò.
«Che ci fai a Saint Louis?»
E ora che doveva rispondergli?
«Sharon la cena è pronta» urlò la zia dal piano di sotto.
Tirò un sospiro di sollievo. Era stata salvata dalla zia.
«Ti spiegherò tutto quando torno. Ora devo andare» 
«Shay aspetta..»
«'Notte Josh, ti voglio bene» lo interruppe lei.
Prima di chiudere la chiamata fece in tempo a sentire la risposta di Josh.
«'Notte anche a te Shay. Torna presto».
Le dispiaceva mentire anche a Josh. Odiava le menzogne, come odiava dirle.
Era già troppo mentire alla zia e ora l'avrebbe dovuto fare anche con Josh.
Dopo cena giocarono tutte e tre a monopoli e poi andarono a dormire.
Sharon dalla sua camera aveva un'ottima visuale delle stelle e tra quei miliardi di punti bianchi riconobbe Alcyone. Sorrise e andò a coricarsi pensando a Matt.
Passarono quattro giorni e Sharon iniziò ad abituarsi alla sua routine.
Aiutava sua zia con le faccende domestiche e a volte anche con il lavoro, quando se lo portava da sbrigare in casa.
La zia era la titolare di un negozio di abbigliamento e Sharon l'aiutava a riorganizzare l'inventario dell'ordine del magazzino. 
«Zia se vuoi oggi posso venire a lavoro con te!» propose entrando in cucina. Quella mattina si era svegliata presto e non sapendo cosa fare sarebbe andata in negozio se la zia avesse avuto bisogno di lei..
Maya era seduta a tavola a mangiare i suoi cereali, mentre zia Dafne bruciava qualcosa sui fornelli.
Un odore di bacon invase tutta la cucina.
«No cara, tranquilla. Però potresti andare tu a prendere Maya oggi?». La zia servì il bacon e le uova strapazzate a Sharon. 
«Certo» rispose la ragazza, guardando la sorellina che le sorrise.
Quando la zia e Maya uscirono Sharon rimase sola, non avendo nulla da fare decise di chiamare Josh, era da un po' che non si sentivano.
Il cellulare squillava, ma nessuno rispondeva, così gli lasciò un messaggio nella segreteria telefonica.
Nella scrivania della sua stanza vi era un vecchio computer lo accese ed entrò su internet, la connessione era lenta.
Quando finalmente ebbe accesso alla pagina di google, iniziò la sua ricerca.
Provò a cercare qualche informazione sui cacciatori - o qualunque alta cosa fossero - di Matt. Digitare i loro nomi, ma non trovò niente.
Alla fine senza sapere come, si ritrovò a leggere leggende sui vampiri.
La descrizione era la classica: pelle bianca, canini aguzzi, forza sovrumana e bla bla bla.. Le solite cose che leggeva anche sui libri.
Ricordava però che la pelle di Matt non era fredda, si chiese il perché..
La sua ricerca vanne interrotta dal suono del campanello, così si precipitò al piano di sotto per rispondere.
Aprì la porta e sulla soglia vi erano due poliziotti del luogo.
«Buongiorno. Lei è la figlia della signora Frears?» chiese il poliziotto dalla carnagione olivastra, con voce calma.
«No sono sua nipote. Che succede?» domandò esitante.
Che volevano i poliziotti dalla zia?
Non le piacque per niente l'aria con cui la guardava il poliziotto che aveva parlato, era preoccupazione e disaggio ciò che vide nel volto dell'uomo.
«Possiamo entrare?»
«Si, prego». Sharon si scostò dalla porta per permettere ai poliziotti di entrare in casa e gli condusse gentilmente in soggiorno.
«Signorina si sieda. Ciò che sto per dirgli non sarà una cosa piacevole».
Sharon sentì le lacrime agli occhi. Iniziava a preoccuparsi, perché i poliziotti avevano detto così? Cos'era successo alla zia?
«Preferisco stare in piedi» rispose con voce calma. Non sapeva per quanto ancora potesse trattenere le lacrime.
«Signorina sua zia..» esordì lentamente il poliziotto e lei lasciò che continuasse. Ciò che disse dopo fu come una doccia fredda in pieno inverno.
«E' morta in un incidente stradale».
Fu allora che le lacrime iniziarono a scorrere lungo il volto della ragazza. Il suo corpo era percorso da fremiti.
Le sue gambe cedettero e con un forte suono cadde a terra.
E sussurrò appena un "No" che udì solo lei!
«Signorina...». Le parole del poliziotto parvero lontane da lei, ciò che disse dopo non lo sentì nemmeno.
La testa iniziava a girare, le lacrime non smettevano, sentiva l'aria mancarle e il cuore batteva talmente forte da farle male.
Per un momento parve che anche la sua vita stava finendo. 
Qualcuno l'aiutò a rialzarsi e farla sedere nel divano.
Gli occhi ero offuscati dalle lacrime. Si asciugò la faccia con la manica del maglione e mise a fuoco le due figura davanti a lei.
Il poliziotto che per tutto il tempo era rimasto zitto le porse un bicchiere d'acqua. Doveva essere andato a prenderlo nel momento in cui lei era caduta nel suo stato di shock.
Prese il bicchiere e bevette un sorso d'acqua per rinfrescarsi la gola.
«Signorina ci dispiace» detto ciò i poliziotti lasciarono la ragazza sola.
Sharon era in preda alla disperazione.
Solo quando guardò la sveglia appesa sul muro, si ricordò di dover andare a prendere la sorella.
Si sciacquò velocemente la faccia. I suoi occhi erano ancora gonfi e arrossati.
Prima di uscire si mise gli occhiali da sole, almeno così avrebbe nascosto i suoi occhi a Maya, non voleva allarmarla.
Avrebbe pensato più tardi cosa dirle.
Prese la vecchia macchina della zia, una Punto nera e si diresse alla scuola di Maya.
Ormai tutti i bambini dovevano essere già usciti e non vedendo sua sorellina arrivare entrò nel grande edificio.
Percorse un lungo corridoio finché non vide una maestra.
La fermò e dicendo che era la sorella di Maya chiese dove poteva trovarla.
«Maya è già uscita. Un ragazzo che ha detto di essere suo amico l'ha presa dieci minuti fa». La donna si sistemò gli occhiali da vista, che continuavano a scivolarle sul naso.
Era una donna non molto giovane, con qualche ruga in viso e aveva la classica figura di un'insegnante. 
«Un mio amico?» chiese Sharon, credendo di aver capito male.
«Si ha detto di essere un caro amico di famiglia. Era un bel giovanotto, alto, muscoloso e con un bel sorriso». La donna sorrise al ricordo di quel ragazzo.
Sharon annuì ringraziando la donna e tornò alla sua macchina.
Pensò a chi potesse essere quest'amico e subito le venne in mente Josh. Di sicuro era lui, perché lei non aveva altri amici. 
E poi a parte Josh nessuno sapeva che lei era li. 
Pensò anche a Matt, ma lui aveva capelli rossi e poi i vampiri uscivano solo di notte, o almeno questo era ciò che dicevano le leggende.
Arrivata a casa, trovò una magra figura ad attenderla in soggiorno. 
«Ciao Sharon»





Chi è che la sta attendendo in soggiorno??
Mistero..

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Capitolo 6
*** Surprise.. ***


Capitolo 6. Surprise

Capitolo 6. Surprise..


«Ciao Sharon».
Inizialmente lei non capì chi fosse il ragazzo, essendosi nascosto nella penombra dalla finestra. 
Quando vide il ragazzo avvicinarsi con un'espressione divertita in volto, lo riconobbe e arretrò di un passo intimorita. L'unica cosa a dividerli ora, era la poltroncina.
«Che cosa vuoi?» chiese lei tentando di nascondere la paura che provava.
Il ragazzo accorciò la distanza da Sharon superando la poltroncina che le divideva e la prese per il mento, costringendola così a guardarlo in viso.
Gli occhi di lei erano puntati su quelli profondi di lui.
«Tu sai già ciò che voglio..» rispose con voce suadente.
«L'ultima volta che ci siamo visti sei stata molto cattiva con me». Il ragazzo avvicinò il viso a quello di lei.
«Credo che la cara zietta abbia avuto una morte rapida e non abbia sofferto. Felix in questo campo è unico» proseguì lui, facendo sfiorare le loro labbra.
Sharon era sconvolta. Solo ora le era chiaro ciò che realmente era accaduto. 
Sua zia non era morta per un incidente stradale, sua zia era stata uccisa. Allora anche Maya era in pericolo.
«La tua piccola sorellina ti assomiglia molto. A Luke i bambini sono sempre piaciuti, Ma se lo fanno arrabbiare..» disse lui dando voce ai pensieri di Sharon.
«Lascia Maya fuori da questa storia!» urlò la ragazza, e lo spintonò facendolo indietreggiare di solo qualche centimetro.
Lui iniziò a ridere fragorosamente.
«Se vuoi rivedere la tua adorata sorellina ti consiglio di dirmi dov'è il vampiro» disse il ragazzo con voce minacciosa e stringendo il braccio di Sharon.
«Io non lo so».
«Sharon, Sharon. Così mi complichi la vita. Ucciderò prima te o prima la piccola Maya?». Parlò più a se stesso che a lei.
«Aspetta!!» lo interruppe  «Farò qualsiasi cosa, ma non fare del male a Maya.. Ti prego» lo supplicò lei.
Non poteva permettere che avessero fatto del male a sua sorellina. Lei era innocente e avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare, al costo della sua stessa vita.
Il ragazzo parve riflettere prima di rispondere.
«Hai esattamente una settimana di tempo per scoprire dove abita il lui e gli altri della sua specie. Tu ci aiuterai a ucciderlo e noi lasceremmo te a Maya in pace..». Le porse la mano e Sharon accettò.
Non aveva altra scelta per salvare la sorellina e se l'unico modo era aiutare a tendere la trappola a Matt, l'avrebbe fatto.
Prima di andarsene da quella casa il ragazzo l'avvisò che si sarebbe fatto sentire lui per telefono, per farle sapere cosa doveva fare e di non provare ad andare alla polizia perché tanto non l'avrebbero creduta.
Sharon non perse un attimo e uscì da quella casa per tornare alla sua città.
Sapeva di doversi occupare della salma di sua zia, aveva però bisogno di aiuto, così la sua destinazione fu la casa di Josh. E riguardo i suoi genitori? Che mai avrebbe potuto dire alla mamma? O meglio come? 
'Mamma ho salvato la vita a un vampiro e ora hanno rapito Maya e ucciso la zia' era la pura verità ma non poteva certo dirla così.
Durante il rientro a casa fece solo una sosta e provò a rintracciare l'amico. Niente il suo cellulare era spento ed era un po' che non lo sentiva.
Iniziò a temere che gli fosse accaduto qualcosa. Sperava solo di sbagliarsi!
Era ormai notte quando esausta arrivò davanti all'immensa villa di Josh.
Esitò qualche secondo prima di suonare il citofono.
La voce che la rispose fu di una donna. Era la madre di Josh.
Il cancello elettrico con uno scatto si aprì e Sharon entrò nel giardino. Attraversò la strada di ghiaia fino ad arrivare alla porta.
Ad aspettarla vi era Josh che quando la vide le andò incontro, per stringerla in un caldo abbraccio.
«Shay mi sei mancata».
A quelle parole Sharon si lasciò andare, le lacrime rigarono il suo delicato viso. Era contenta di vedere il suo migliore amico. 
Solo in quel momento si rese conto di quanto le era mancato.
Per un attimo riuscì a dimenticarsi tutto ciò che le era capitato in quella orrenda settimana, ma la voce di Josh la riportò alla realtà.
«Vieni entriamo in casa».
La madre di Josh salutò Sharon stritolandola con un abbraccio.
Ormai considerava Sharon quasi una figlia.
Josh aveva ereditato molto da quella donna. Avevano stessi occhi chiari, stessi capelli scuri, stesso sorriso luminoso e stessa gentilezza e simpatia.
Il padre di Josh sedeva nel divano con una pipa in bocca a leggere il giornale e salutò la ragazza con cenno del capo.
Erano poche le volte che lo si vedeva in casa, era sempre fuori per lavoro.
Il padre era un finanziere oltre che essere il capo della biblioteca della città, che presto sarebbe passata a Josh.
A Sharon non era mai piaciuto particolarmente quell'uomo, aveva sempre un'aria dura e distaccata. Le metteva soggezione e angoscia.
Sharon seguì Josh in camera sua, sapeva che anche lui detestava il padre.
"Secondo me divorzieranno.." le aveva confessato una sera Josh.
Lei si sedette sul comodo letto d'ottone e Josh le si sedette accanto.
«Shay spiegami cosa ti è successo..». Bastava solo uno sguardo per capire che qualcosa non andava in lei.
I suoi occhi erano più scuri del solito, come un cielo in tempesta ed erano colmi di tristezza e dolore.
Così Sharon vuotò il sacco. Tentò di raccontarle tutto senza accennare al vampiro e i cacciatori.
Le raccontò che una notte era accaduto qualcosa che l'aveva costretta ad allontanarsi dalla città, poi la zia era stata uccisa, sua sorellina era stata sequestrata e non poteva andare dalla polizia o le cose sarebbero peggiorate. Non si accorse nemmeno che nuovamente le lacrime scesero sul viso, fino a quando una le bagnò le labbra.
Josh la strinse nuovamente a sé. Provando anche lui un'immensa tristezza per l'amica.
«Shhh.. Ci sono qua io» la tranquillizzò.
Il respiro di Sharon tornò regolare dopo qualche minuto.
Alzò il viso, per vedere bene John in faccia.
Come temeva l'espressione dell'amico era seria e preoccupata. Non l'aveva mai visto così.
«Josh io non volevo..».
«Sharon ascoltami questa faccenda è una cosa seria. C'è ancora qualcosa che mi stai tenendo nascosto. Giusto?» la interruppe.
«Si.. ed è qualcosa che non posso dirti.. altrimenti ti...». Non riuscì a finire la frase, solo il pensiero le fece accapponare la pelle.
«Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, dimmelo». La voce dell'amico era calma.
Sharon disse che si doveva occupare della salma della zia, del funerale e tutto il resto ed aveva solo una settimana per trovare l'unica persona che avrebbe potuto salvare sua sorella e inoltre doveva ancora avvisare i suoi genitori, ma per quello pensò che fosse meglio ritrovare prima Maya.
«Senti facciamo così: adesso ti riposi, domani cerchiamo costui che può aiutarti e per il problema di tua zia lascia fare a mia madre.. Ok?» chiese lui teneramente. Non voleva turbare ancora quella povera ragazza e voleva cercare di esserle d'aiuto in tutti i modi.
Sharon annuì. 
Per un attimo si chiese se gli angeli esistessero, perché se era così Josh faceva parte di loro.
Quella notte Sharon ebbe gli incubi.
Nel sonno vide vari volti, compreso quello della zia Dafne che la supplicò di prendersi cura di Maya.
La mattina venne svegliata da delle urla provenienti al piano di sotto.
Andò a vedere e vide Josh avere un'accesa discussione con il padre. Rimase in disparte non voleva impicciarsi.
Fu la madre di Josh a dividere i due prima che arrivassero alle mani. L'uomo uscì di casa sbattendo la porta.
In quel momento Sharon entrò nel soggiorno e guardò Josh con sguardo interrogativo, lui la rassicurò con un sorriso.
Dopo la colazione Josh e Sharon si diressero alla biblioteca.
Josh si mise subito al computer per trovare delle informazioni su Matt, mentre Sharon sfogliava libri su vampiri.
Era il giorno di chiusura per la biblioteca, quindi potevano fare con comodo, senza occhi indiscreti.
Passarono tutta la mattina intenti nelle loro ricerche, si fermarono solo a ora di pranzo, per mangiare i panini preparati dalla madre di Josh.
Arrivò sera, che ancora ognuno stava cercando informazioni utili. 
La ragazza mollò l'ennesimo romanzo sui vampiri, dove secondo il libro i vampiri luccicavano come diamanti alla luce del sole.
Non credo che Matt luccichi.. pensò.
Andò da Josh iniziando a perdere ormai tutte le speranze.
Guardò il computer e l'amico le spiego che come ultima cosa voleva provare a guardare tra gli archivi della biblioteca. Scorse vari nomi fermandosi ogni volta quando leggevano il nome Matthew.
Mostro alla ragazza gli unici ragazzi con quel nome e quel colore di capelli che aveva trovato.
Sharon osservò le foto quando poi lo vide. «È lui! Il secondo sulla destra» 
Josh aprì la foto per vedere che diceva. «Sei sicura Shay? Perché qui risulta che lui abbia preso un libro intorno gli anni '60, quindi dubito fortemente che ora abbia meno di una cinquantina o sessantina d'anni»Disse perplesso.
Quanti anni poteva avere realmente Matt? Magari era ultracentenario e come mai in quell'anno era stato li? Scosse la testa come per liberarsi di quelle domande.
«Credo che abbiano sbagliato a inserire i dati»sorrise lei sperando di convincerlo.
«Può essere»rispose lui senza porsi alcuna domanda. «Tieni questo dovrebbe essere il suo indirizzo». Josh lo scrisse in un foglietto per poi consegnarlo all'amica.
«Grazie Josh, non so come avrei fatto senza di te». Abbracciò l'amico prima di dover lasciare la biblioteca, per andare a trovare il vampiro.
E se lui non avesse accettato di aiutarla che avrebbe fatto?
Meglio non pensarci.
Arrivò davanti al palazzo dove abitava il vampiro e sperò di trovarlo in casa.
Fortunatamente non abitava nei pressi del cimitero come si era aspettata lei.
Il sole stava tramontando.
Un attimo e se fosse coricato dentro una bara? Magari al suo risveglio avrà fame.. questi pensieri la fecero rabbrividire.
Prese un respiro profondo e scese dalla macchina.
Una giovane ragazza stava uscendo dal palazzo così Sharon le domandò in che piano abitava Matthew.
La ragazza disse di non conoscere nessun Matthew e di controllare i nomi nei citofoni.
Il problema era che il suo nome non vi era scritto in nessun posto.
Entrò nel palazzo, al pian terreno vi erano le casette della posta, cercò anche fra quelle il nome di Matt. Nulla nemmeno li.
L'ascensore era occupato per non perdere tempo fece le scale per arrivare al primo piano. Vi erano quattro porte.
Theresa Fox, Thomas - Stephanie Smith e Cassie Tanner. Questi erano i nomi dei proprietari.
Iniziò a credere che forse Josh si era sbagliato.
Il nome di Matt non risultava in nessun citofono o forse si era trasferito. In ogni caso non poteva controllare tutte le porte di quei sette piani.
Un uomo con una lunga barba bianca uscì dall'ascensore.
Sharon provò a domandargli se conosceva un certo Matthew e glielo descrisse.
Accidenti se solo mi ricordassi il cognome che vi stava scritto!
L'uomo con grande sorpresa di lei disse di aver visto una  volta un giovanotto con capelli lunghi e rossi.
«Si dirigeva al settimo piano accompagnato da una bionda» spiegò con esile voce l'uomo di fronte a lei.
«La ringrazio signore».
Sharon prese l'ascensore e salì all'ultimo piano.
Delle tre porte solo una non aveva scritto sopra il nome. Bussò decisa proprio su quella porta.
Nessuno la rispose, doveva essere un appartamento disabitato. Nel momento in cui voltò le spalle alla porta, essa si aprì.
Si voltò per vedere chi aveva aperto ed ecco che vide il viso di Matthew.
«Come mi hai trovato?» domandò lui stupito.
«Matthew.. Io ho bisogno del tuo aiuto».
E da ora ebbe inizio tutto.
Ormai si era messa in pista e doveva ballare.


N.A Faccio un piccolo commento sul capitolo..
Non ho voluto soffermarmi molto sul dolore che prova Sharon per la morte della zia, perché lei deve essere forte e ora deve pensare a Maya..
Questo capitolo evidenzia la profonda amicizia tra Sharon e Josh.. 
E credo che faccia capire che lui ci sarà sempre per lei e può contare sul suo aiuto.

lady vampiretta: Alla fine la zia di Sharon è morta..poveretta!..ma non ti preoccupare Shay non sarà sola..
Sono contenta che adori i protagonisti..mi sto affezionando anch'io a loro :)
CuteGirl92: Ciao grazie per i complimenti e ti chiedo scusa per il ritardo.. 
La zia Dafne purtroppo è morta sul serio.. Spero che questo capitolo ti piaccia lo stesso anche se non c'era Matt ad attenderla



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Capitolo 7
*** Help me ***


Capitolo 7 Help Me

Capitolo 7. HELP ME


«Come mi hai trovato?» domandò lui stupito.
«Matthew.. Io ho bisogno del tuo aiuto».
E da ora ebbe inizio tutto.
Ormai si era messa in pista e doveva ballare.

Il ragazzo si scostò dalla porta e le fece segno di entrare.
Sharon esitò qualche secondo prima di varcare la soglia della porta.
Notò subito che l'unica luce che proveniva in quella stanza era dall'applique sulla parete alla sua destra.
Davanti a lei ci fu un divano color crema. La stanza era piccola, vide un piccolo corridoio alla sua sinistra che probabilmente portava ad altre stanze. Osservò bene la stanza è vide un enorme tenda rossa davanti a quella che doveva essere la finestra. Vi era poi un mobiletto con una TV posata sopra. 
La porta dietro di lei si chiuse con un forte tonfo e in un attimo vide Matt seduto sul divano.
Era veramente bellissimo pur portando una semplice t-shirt bianca con una stampa e dei pantaloni neri.
«Perché vorresti il mio aiuto?»la voce di lui la riportò alla realtà.
«Hanno preso mia sorella..»rispose e pensò a quanto fosse assurda quella situazione, chiedere aiuto a un vampiro per ritrovare sua sorella..quanto avrebbe voluto che fosse tutto un sogno.
«E allora? Perché dovrei mai aiutarti io?»disse lui in tono freddo. In un battito di ciglia si ritrovò il vampiro davanti a sé. Il suo profumo la invase, era dolce e aggrumato. Arretrò di qualche passo trovandosi con le spalle contro la porta. 
Lui avanzò di un passo.«Sei venuta dalla persona sbagliata mon cher..»
Le accarezzò una guancia con il dorso della mano, facendo scivolare la mano poi sul suo collo.
Il cuore di Sharon batteva all'impazzata e non sapeva come uscire da quella situazione, lui era l'unico che poteva aiutarla. «Ti prego Matthew, loro l'hanno presa..e tu sei l'unico che..possa aiutarmi»supplicò lei.
Lui scoppiò a riderle in faccia.
Quella risata fece rabbrividire Sharon , non aveva mai sentito una risata così agghiacciante.
«E tu credi davvero che a me possa importare qualcosa di ciò?»la guardò dritta negli occhi «Perché mai dovrebbe?»sorrise beffardo.
Poteva sentire il suo respiro su di lei per quanto fosse vicino. Cosa mai poteva dirgli per convincerlo ad aiutarla? Aveva paura di lui, ma un'altro sentimento si fece largo in lei.
«Perché tu me lo devi!»sbottò arrabbiata«Io quella sera ti ho aiutato, se non fosse per me..»sentiva le lacrime agli occhi e tentò di trattenerle. 
«Io non avevo bisogno del tuo aiuto»ringhiò lui, bloccandola con le sue braccia contro la porta.
Lei quasi trattenne il respiro temendo il peggio.
Guardò il vampiro negli occhi notò uno sguardo diverso, spento, arrabbiato. Che era successo da quando si erano lasciati al motel? Eppure lui li si era comportato bene con lei, era quasi convinta che lui l'avrebbe aiutata. Era stata veramente sciocca a pensare una cosa simile.  
«È arrivata la cena?»interruppe ridendo una voce femminile. 
«Non ancora Julie, la ragazza stava andando via»rispose prontamente lui scostandosi da Sharon.
Come si allontanò riuscì a vedere da dove arrivava quella voce. Seduta sul divano con le gambe incrociate vi era una ragazza dai lunghi capelli biondi, gli occhi blu e delle labbra carnose dove spiccava il suo rossetto rosso che si abbinava al suo micro vestito dello stesso colore. Sembrava quelle ragazze uscite dalla copertina di una rivista.
La vide sorriderle mostrando così i suoi canini. Sharon rabbrividì.
Sentì qualcuno afferrargli il braccio e si ritrovò fuori dalla porta. Era stato Matthew, l'aveva letteralmente cacciata fuori dal suo appartamento.
«È meglio che tu te ne vada chéri, prima che le cose possano mettersi male»la minacciò lui lasciandola poi li da sola.
Sharon riuscì a sentire anche da fuori la risata della bionda.
Senza dubbio lei era un vampiro come Matthew.
Le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Si allontanò da quel posto di corsa.
Ora che avrebbe potuto fare? 
Si sentiva persa. Ormai fuori il sole era già tramontato da un bel pezzo.
Prese il cellulare dalla tasca e compose il numero di Josh.
Tuu tuu tuu tuu tuu tuu..
Il telefono continuò a squillare ma non rispose nessuno. Al terzo tentativo Sharon lasciò perdere e continuò a camminare.
Una scia di pensieri le percorse la mente e continuava a pensare alla piccola Maya, era tutta colpa sua se si trovava in quella situazione.
Se solo quella notte fossi rimasta a casa, pensò. 
Non si accorse nemmeno di aver attraversato la strada senza guardare se non per via di un clacson che le suonò facendola spaventare.
«Ehi sta attenta!»gridò l'uomo dalla macchina.
Dopo aver percorso ormai un paio di km il suo cellulare squillò.
«Josh» rispose subito premendo la cornetta.
«Ehi Shay tutto bene? Scusami ero impegnato e non avevo visto le chiamate prima»si scusò mortificato l'amico.
«Si sto bene..riusciresti a venirmi a prendere?»chiese.
«Certo dimmi dove sei e ti raggiungo subito»era sempre stato buono e disponibile con lei.
La ragazza gli spiegò dove stava e disse che lo avrebbe aspettato alla prima fermata del bus che vi era li vicino.
«Grazie Josh»gli disse prima di chiudere la chiamata.
Era grata di avere una persona come lui al suo fianco. Lo conosceva ormai dai tempi delle elementari. Ricordava ancora la prima volta che lo aveva visto, lei era nuova in quella scuola e lui per darle il benvenuto divise la sua merendina con lei.
Quel ragazzo era la dolcezza fatta a persona.
Tornò alla realtà quando vide una macchina davanti a lei e sentì la voce di Josh chiamarla.
Sorrise e salì subito in macchina.
«Allora lo hai trovato?»le domandò lui non appena la ragazza si mise comoda sul sedile.
Quando la guardò vide subito gli occhi lucidi e rossi di lei, qualcosa non era andato bene intuì.

Le strinse subito la mano, per darle coraggio.
Il silenzio piombò in macchina e Sharon stanca ormai di quella giornata andata sempre di mal in peggio si addormentò stringendo forte la mano del suo amico.


N.A Questa storia non l'aggiorno da moltissimo tempo, ma ora che finalmente sono riuscita a tornare su EFP credo proprio di portarla al termine :)
Ditemi se secondo voi ne vale la pena e cosa ne pensate..

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