Piccole donne crescono ma...

di AtenaPallade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 19: Rosalie ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 20: Zia March ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 21: Il ritorno ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 22: Dolci, amare sorprese ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 23: E se... ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 24: L'amore fraterno ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 25: Corteggiamenti e matrimoni ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 26: Momenti da rivivere ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 27: Finalmente a casa! ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 28: Il capobranco ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 29: Mi vuoi sposare? ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 30: I preparativi ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 31: Il grande giorno ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 32: La prima notte ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 33: Piccole pesti ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 34: Valrosa ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 35: Tempo di ricordi ***



Capitolo 1
*** capitolo 19: Rosalie ***


CAPITOLO 19: Rosalie.

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Era completamente sola Jo, dopo che la sua amata Beth se ne era andata. Passava intere giornate in soffitta a piangere sul suo cuscino rosso. La mamma ogni tanto, quando i singhiozzi si facevano più forti da poterla sentire anche dalle altre stanze, la raggiungeva per consolarla.

“Povera Jo!” le disse una volta “Tutto questo dolore è troppo per una ragazza giovane come te!”

“Mamma, nessuno merita questo genere di dolore, nemmeno l'adulto più navigato!” esclamò convulsamente Jo gettandosi tra le braccia della signora March.

“Lo so, cara, lo so. Ma Beth ora sta bene e noi dobbiamo farci forza ed andare avanti. Non è facile, ne sono cosciente, ma la nostra Beth non avrebbe mai voluto vederci così tristi. Lei ci vuole felici e noi dobbiamo in qualche modo rispettare le sue volontà...” le rispose la signora March tra una lacrima e l'altra.

Entrambe sapevano che era vero ciò che la mamma stava dicendo in quel momento, ma nessuna delle due riusciva a onorare il desiderio della piccola Beth.

Amy e Laurie annunciarono per lettera il loro fidanzamento e questa notizia non portò altro che una ventata di allegria, se così si poteva definire qualche sorriso in più in famiglia dopo la morte della amata figlia e della cara sorella.

Per Jo però fu una notizia straziante: sapeva che aveva rifiutato il suo migliore amico per ben tre volte e che non aveva nessun diritto di vietargli di essere felice con un'altra donna, cosa che peraltro gli aveva consigliato lei stessa, ma averlo perso per ritrovarlo fra le braccia della sorella minore, le sembrava una pugnalata alle spalle. Ora che era così fragile, questa cosa la afflisse ulteriormente.

Con la mamma e il signor March non lo dava a notare, ma dentro di sé la ragazza provava una sensazione di rabbia, sconforto, abbandono e tristezza che nessuno avrebbe potuto placare. E nemmeno lei ne era capace, dato che fino ad ora i problemi sentimentali, come li chiamava lei – perché per lei erano veramente solo problemi! - non l'avevano mai toccata se non quelle poche volte che Laurie le confessò il suo amore.

Ma ora era diverso; era sola e disarmata e sapere che al di là dell'Oceano i due ragazzi se la spassavano senza preoccuparsi di come andavano le cose a casa, era per lei angosciante e spregevole.

Jo era in un periodo decisamente no, e la cosa era nota a tutti.

A New York aveva fatto amicizia con una ragazza di più che buona famiglia, una certa Miss Rosalie Parker detta “Rose”. La madre di Rose era francese ed aveva una tale quantità di qualità concentrate per una persona sola che sarebbe stato difficile trovare un'altra donna che poteva competere con lei. Sapeva ballare, suonare meravigliosamente il pianoforte e l'arpa, era graziosa nonostante la non più giovane età, era bella e la sua pelle era ancora fresca e vellutata, aveva un portamento ineguagliabile e una cura e un gusto nell'abbigliamento che neanche Amy con tutto il denaro al mondo avrebbe potuto avvicinare. Inoltre leggeva molto ed era erudita, sapeva cucire e addirittura molto spesso, a dispetto della sua discendenza, si chiudeva con la sua cerchia di servitù in cucina a sperimentare piatti nuovi ed interessanti poiché interessatissima alla cucina. Insomma, era una donna straordinaria.

Il padre di Rose invece aveva avuto modo di entrare in affari con il vecchio Laurence e molto spesso era in giro per il mondo per tale scopo. Era anche lui un uomo di ricca famiglia e molto apprezzato dalle dame circostanti in quanto, oltre ad avere una certa dose di fascino, anche non essendo particolarmente bello, era inimmaginabilmente educato e cortese con qualsiasi donna, da quella più ricca che poteva incontrare alle feste mondane, alla più povera che trovava nelle varie città in cui si stabiliva per brevi periodi di tempo.

Era una famiglia modello e da tale modello non poteva che nascere una ragazza di uguale livello. Rose era incantevole nel suo modo di porsi, mirava ad acquisire tutte le arti della madre e pian piano ci stava riuscendo. Aveva la stessa età di Jo e si erano incontrate in un negozio per scrittori, tra penne, calamai e fogli vari. Anche a Rose piaceva scrivere di tanto in tanto, non ai livelli di Jo, ma qualche buon lavoretto l'aveva fatto anche lei.

“Mi scusi, non volevo urtarla!” aveva detto Rose a Jo quel giorno in negozio.

“Non si preoccupi!” le aveva risposto Jo con un sorriso da un capo all'altro del viso.

Ciò fece subito piacere alla cortese dama che la stava osservando “Scrivete anche voi a quanto pare! Io ho iniziato da poco, scrivo qualche novella che di solito resta nel mio cassetto della scrivania! Voi, se non sono troppo scortese, cosa scrivete?” chiese Rose.

“Oh, adoro scrivere anche io novelle, ne ho venduta più di qualcuna al giornale locale e devo ammettere che non tutte mi hanno soddisfatto, anche se ho potuto trarne del denaro. Eh, si sa, a volte bisogna scrivere pensando a quello che vorrebbe leggere la gente, non a quello che veramente di vorrebbe scrivere!”

Rose rimase incantata da tanta sincerità e allegria che esprimevano gli occhi di Jo mentre parlava della sua arte. “Davvero? Che meraviglia! Come mi piacerebbe leggerne qualcuna, sempre se non vi dispiace!” aggiunse Rose eccitata.

“Certo!” rispose Jo “Possiamo trovarci da qualche parte a scambiarci idee sulle novelle, e perché no, magari scriverne qualcuna insieme! Due teste sono meglio di una.” finì sorridendo.

A Rose non pareva vero: era sempre costretta a nascondere la cosa al di fuori delle mura di casa perché il suo stile di vita le imponeva ben altri interessi, e finalmente aveva trovato qualcuno con cui condividere la sua passione. Il divario sociale fra le due era assolutamente evidente ma né a Rose né a Jo la cosa sembrava pesare. Da quel giorno Jo andò a trovare Rose quasi tutti i giorni e molto spesso, quando il tempo lo permetteva, si ritrovavano al parco, all'ombra degli alberi, a fantasticare su ipotetici cavalieri e variopinte dame da salvare, mostri alati e streghe barbute dalle quali scappare, incantesimi e filtri d'amore da far bere al primo malcapitato.

L'amicizia fra le due crebbe e senza rendersene conto scrissero insieme una ventina di novelle. Così Jo, soddisfatta del lavoro di entrambe, un giorno trascinò la titubante Rose nell'editoria dove spesso portava i suoi racconti.

“No, Jo, ti prego! Mi vergogno tantissimo!” le disse Rose affannata “Cosa dirò a mia madre se vede il mio nome pubblicato? Lei accetta che io scriva, ma la cosa deve rimanere fra le mura di casa!”

“Non preoccuparti Rose, mica dobbiamo dare per forza i nostri veri nomi!” le disse sorridendo Jo e l'espressione sulla faccia dell'amica si distese.

“Quindi vuoi dire che possiamo dare un nome falso? Inventato?”

“Ma certo! Allora, io voglio che i racconti vengano firmati a nome Ester DeGraw, tu invece?” le disse animatamente Jo.

“Non lo so, proprio non ne ho la più pallida idea.” le disse ridendo Rose ed emozionata all’idea di comportarsi in maniera sconsiderata per una volta.

“Emily Spencer?” le propose Jo “Ti piace?”

“Si, può andare...Ester DeGraw ed Emily Spencer!” concluse Rose battendo le mani e sorridendo “Però devi promettermi che non dirai nulla a nessuno di questa cosa, se mia madre venisse a saperlo ne rimarrebbe sconvolta!”

“Non preoccuparti Rose...ehm, Emily, nessuno saprà nulla!” le rispose Jo facendole un occhiolino.

Così i nomi di Emily ed Ester si diffusero per tutto il quartiere e le storie furono apprezzate da moltissima gente tanto che ci fu il boom di bambine che venivano chiamate proprio Emily ed Ester.

In questi mesi Jo e Rose si erano confidate il più piccolo segreto, stavano ore ed ore chiuse in camera di Rose a confabulare su ipotetici racconti e a confidarsi ogni minimo pensiero. Rose conosceva molto bene Laurie, non perché l'avesse mai visto, ma perché Jo gliene aveva parlato talmente tanto che poteva quasi immaginarselo.

Una sera, al primo commento su cosa avrebbe o non avrebbe fatto Laurie su un'ipotetica situazione, Rose disse a Jo “Lo ami, non è vero?”.

Jo in quel momento stava camminando su e giù per la stanza mentre Rose era sulla poltrona a ricamare. Sgranò gli occhi e la guardò con espressione da ebete al sentire quella domanda.

“Ma che sciocchezze, Rose, certo che no!” rispose annaspando Jo “é solo un caro amico! Davvero!” e ci mise tanta foga nell'ultimo “davvero” che sembrava quasi dovesse convincere più sé stessa che la sua amica.

“Sarà, Jo, ma io non ho mai sentito parlare qualcuno di un'altra persona così tanto come fai tu, se non per il fatto che fossero sposati o fidanzati!” aggiunse Rose continuando a ricamare e con uno sguardo visibilmente malizioso.

“Oh, no, non è assolutamente vero! Ripeto, è solo un caro amico!” le disse Jo sempre più rossa in viso.

“Se lo dici tu...” fu l'esaltante risposta di Rose che lasciò più dubbi a Jo di quanti se ne fosse creata lei stessa in questi ultimi momenti.

Jo continuò a camminare su e giù per la stanza, ora più velocemente e ansiosamente. Dopo qualche minuto, Rose spezzò il silenzio.

“Jo, tu lo ami.” fu la disarmante conclusione, e lo disse guardando Jo negli occhi.

Jo non potè fare altro che ricambiare lo sguardo con uno stupito e non riuscì a dire mezza parola.

Fu l'ultima volta che parlarono di Laurie, Jo era imbarazzata al solo pensiero di rientrare nel discorso.

Poco tempo dopo tornarono entrambe a casa. Rose viveva stabilmente in una cittadina a qualche miglio da Concord ed anche per lei New York era stata una breve parentesi vacanziera.

Quando Beth morì, Jo andò parecchie volte a trovare Rose e l’amica contraccambiava spesso la visita, finché un giorno Rose non le chiese “Cosa ne pensi di ritornare a New York? Solo per un paio di settimane, chiederò il permesso a mia madre di lasciarmi andare da sola con te. Tu intanto chiedi altrettanto alla tua. Ti farà bene, vedrai, cambiare aria per un po'. Qui tutto ti ricorda la piccola Beth. ”

“Sei gentile, Rose, ma non so se posso lasciare la mamma da sola in questo momento” rispose tristemente Jo.

La signora March entrò in salotto con un vassoio di the proprio in quell'istante e, avendo sentito la discussione disse “Credo sia una buona idea, Jo, cambiare aria per un po'. Un paio di settimane lontana da qui non credo che ti farebbero poi così male”.

“Mamma, ma tu hai bisogno di me qui, ora che...” e non terminò la frase quasi per paura di dire che Beth era morta.

“Sarei più felice saperti allegra ogni tanto, e tornare a New York potrebbe aiutarti in ciò.” le disse accarezzandole la testa dolcemente.

Fu così che dopo pochi giorni le due si diressero verso New York.

Dovevano essere solo un paio di settimane, ma le ragazze, dopo aver ricevuto il permesso da entrambe le famiglie, rimasero a New York per l'intera estate.

La compagnia di Rose, una ragazza a modo, elegante e ammirata dalle persone della buona società, fece del bene al carattere ribelle di Jo; era costretta spesso a partecipare ad eventi mondani e, conoscendo i propri modi goffi, era terrorizzata dall'affrontare feste di qualsiasi tipo.

Così Rose, non senza ridere, le insegnava come comportarsi con le dame e con i cavalieri che le chiedevano di danzare; come affrontare le conversazioni – “sii frivola, fai dei risolini isterici e vedrai che piacerai!” era la teoria peraltro funzionante di Rose – e la postura del corpo. A volte le fece indossare sotto agli abiti dei bustini che le toglievano il fiato e che non le permettevano di piegarsi né di, più semplicemente, ridere. Per Jo tutto ciò era completamente diverso da come era sempre stata, ma recitare questa parte le cominciava a piacere. Il dolore e la solitudine l'avevano addolcita e smorzata nei modi e nel carattere. Ogni giorno ringraziava il Signore per averle dato un'amica con cui dividere il peso della vita.

I giorni passavano e le ragazze continuavano a scrivere novelle su novelle, a venderle e a guadagnare qualche soldo che spendevano in frivolezze, abiti e cappelli. Jo era entrata, anche se a volte era restia alla cosa, in questo mondo fatato, fatto di balli, abiti all'ultima moda e acconciature e cappellini strambi.

Spesso la sera si tormentava davanti allo specchio, mentre si preparava per la notte, chiedendosi se tutto ciò lei lo desiderava veramente oppure no. Preferiva però lasciare il discorso in sospeso: dopo tanta tristezza era convinta che anche per lei fosse arrivato il momento di vivere, anche se questo non era esattamente il suo modo privilegiato, un periodo di felicità.

Rose d'altro canto, l'aveva sostenuta molte volte negli ultimi tempi: le aveva insegnato a suonare un po' il pianoforte e l'arpa, ad abbinare i colori nel vestiario, a gestire un paio di guanti senza sperderli per la stanza, ad andare a cavallo, ad acconciarsi i capelli, ad intrecciare fiori e a ricamare, a tenere una postura corretta e un vocabolario adeguato ad ogni momento della vita; e Jo sentiva che non poteva assolutamente ferirla lasciandola sola ed aveva restituito il favore all'amica realizzando i suoi sogni di scrittrice, se così si poteva definire, facendola divertire in ogni situazione con il suo spirito allegro.

Così entrò a far parte della vita mondana di New York, conoscendo gente nuova e altolocata, ragazzi e ragazze della sua età di nobili origini; molto spesso partecipava con loro a giornate al parco a giocare a cricket. Ad una festa incontrò addirittura Fred Vaughn, che era tornato a far visita agli amici di New York; non è possibile descrivere quale espressione fece il ragazzo quando gli fu presentata Jo; aveva chiesto ad un amico, guardandola fra la gente, chi fosse quella bella ragazza dall'abito marrone. Quando tale amico le rispose “Una certa Josephine March, è qui con Miss Rosalie Parker” non riuscì a trattenere una risata e la raggiunse all'istante, non potendo credere che la ragazza che si trovava di fronte a lui in quell'istante fosse la stessa che giocava a cricket come un uomo all'accampamento Laurence anni prima. Jo si sentiva un'oca giuliva, della peggior specie perché sapeva che stava mentendo a sé stessa recitando la parte della ragazza per bene, ma tutto ciò la faceva sentire meglio, le alleviava spesso lo spirito e le faceva dimenticare la tristezza di quel periodo.

Una mattina arrivò a New York una lettera indirizzata a Jo; lei e Rose erano in salotto a ricamare: Rose stava decorando un meraviglioso fiore su di un fazzoletto, Jo invece stava eseguendo un ricamo più simile ad un cespuglio rosa che ad un fiore. Posò il lavoro sconsolata per aprire la lettera: la mamma la avvisava che zia March era tornata a Concord. Era felice nell'apprendere la notizia, anche perché non realizzò subito che se lei aveva fatto ritorno, molto probabilmente anche Laurie ed Amy l'avevano seguita.

“Finalmente potrai rivedere Laurie.” le disse maliziosamente Rose, guardando con orgoglio la nuova ragazza che era diventata Jo grazie a lei.

Aveva smesso di dire “Capperi!” o “Cristoforo Colombo!” o almeno riusciva a bloccarsi prima che queste esclamazioni le venissero fuori di bocca, ed ora le stava seduta di fronte su una poltrona come farebbe una vera dama, aggraziatamente e con la schiena dritta.

Jo arrossì violentemente e sgranò gli occhi; non aveva pensato alla cosa e si sentiva strana: il cuore le sobbalzò e lo stomaco le si torse. Era una sensazione indescrivibile che la costrinse a premersi una mano sotto al seno per trattenere l'emozione. A trattenere tutto il resto ci pensava il bustino che Rose le aveva fatto indossare quella mattina e dal quale si sentiva stringere ora come non mai.

“Dai, vuoi dirmi che non ci avevi pensato?!” esclamò Rose stupefatta andando verso di lei e prendendole le mani.

“No, no davvero.”

“Jo, mia cara, lo sai che devi tornare a casa ora, vero?”

“Per fare cosa, Rose?” chiese altrettanto stupefatta Jo “Forse sarebbe meglio per me trasferirmi definitivamente qui a New York. Tornare a casa vuol dire riaprire vecchie ferite ed io non voglio. Ho appena imparato ad essere felice, non voglio stare male ancora.”

“Non dovresti stare male dato che tempo fa mi hai assicurato che non ti importa nulla di Laurie se non come amico...” le rispose Rose con un sorrisetto malizioso ed avvicinandosi alla finestra.

Jo sentì il cuore fermarsi e disse a Rose a bassa voce “Sei cattiva!”.

Rose scoppiò a ridere e Jo poco dopo si unì a lei; sapere che comunque sarebbero andate le cose avrebbe avuto un’amica su cui contare la faceva stare meglio.

Poi Jo aggiunse “Preferirei stare qui ancora un po' prima di tornare. Solo per rendermi conto della situazione e per prepararmi ad affrontarla.”

“Come preferisci, mia cara.” le rispose Rose sedendosi in fianco a lei e stringendola a sé.

***************************************** Ciao a tutti! attendo i vostri commenti, mi raccomando! io sto continuando a scrivere, ci vediamo al prossimo capitolo! AtenaPallade

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 20: Zia March ***


Zia March, appena apprese che Jo era a New York, le scrisse una lettera per informarla che l'avrebbe raggiunta. Era sì una vecchia donna acciaccata, ma l'energia e i soldi per viaggiare non le mancavano mai.

Non immaginava lo stupore che l'avrebbe assalita nel trovarsi davanti la nuova Josephine March: nonostante la poca stima che aveva nei confronti della ragazza, dovette per forza ammettere che Jo era diventata una splendida donna, aveva imparato – o almeno ci provava con più che buoni risultati – a parlare e a comportarsi come conviene, a suonare il pianoforte, a vestirsi decorosamente e a fare tutto ciò che una ragazza di buona famiglia della sua età dovrebbe fare. Non saltava più i cancelli né si macchiava o bruciacchiava il vestito, non stupiva con le sue affermazioni azzardate perché Rose le aveva insegnato la tecnica segreta – rimasta all'oscuro per anni solo a Jo – del contare fino a dieci prima di parlare.

“Josephine? Josephine?! Ma come sei diventata graziosa mia cara!” le disse abbracciandola.

“Buongiorno Zia, ben tornata! Com'è stato il tuo viaggio in Europa?” le disse con aria insolitamente graziosa Jo.

La zia rimase un attimo stupita di tutta questa gentilezza e cordialità “Bellissimo, Jo, veramente bello. Poi la piccola Amy è diventata una donna ormai, cosa che non poteva passare inosservata al caro Laurie. Ma dimmi, Josephine, chi è questa splendida ragazza che è con te?” A quelle parole la mente di Jo si offuscò, tanto da farle risultare impossibile rispondere alla semplice domanda della zia.

Dopo pochi istanti il cervello di Jo si svegliò e rispose con aria confusa “R-Rosalie Parker, zia, lei è Rose, è la mia più cara amica...”.

Il resto della giornata passò con la zia che raccontava del viaggio, di Amy e di Laurie, Jo che aveva un'aria completamente assente e Rose che cercava di riportarla nel mondo reale e allo stesso tempo sembrare interessata ai racconti della zia.

La sera finalmente arrivò e le due ragazze si ritirarono nell'appartamento. Rose poteva leggere chiaramente i pensieri che vagavano nella mente di Jo. Le si sedette in parte nel divano e le disse “Avevi ragione. Meglio rimanere qui ancora un po'.” e le circondò le spalle con le braccia appoggiandole la testa sulla sua, finché poco dopo sentì Jo fremere e singhiozzare. Le facevano male al cuore le parole che erano uscite dalla bocca della zia, anche se sapeva da un pezzo che Laurie ed Amy erano ormai fidanzati.

La Zia March trovava sempre confortante per sé stessa spendere qualche soldo e così, rendendosi conto che di certo abiti nuovi a lei non sarebbero serviti, si fece aiutare da Rose a convincere Jo ad andare a negozi. Quella mattina quindi, la zia si presentò di buon ora alla porta delle ragazze ed ordinò loro di prepararsi e scendere perché voleva a tutti i costi vistare il centro e camminare un po’.

“Lo shopping rinfranca il cuore e lo spirito!” esclamò Rose con aria da sapientona comica.

“Certo...ma non mi piace stare ore a provare abiti!” rispose Jo.

“Beh, che ti piaccia o no, stamani andremo nei migliori negozi di New York e compreremo abiti nuovi. La zia mi ha chiesto di pregarti di accompagnarci, e sono sicura che non mi dirai di no!” concluse con aria soddisfatta “Dai, pigrona, andiamo!” aggiunse tirandola per un braccio.

In meno di un'ora erano già arrivate nella zona dei negozi: Jo aveva un'espressione di chi sta andando incontro alla ghigliottina; Rose era così contenta di fare un giro per botteghe e la zia March ne trovò subito uno che faceva al caso suo ed entrò con aria soddisfatta guardando tutti quei bei abiti appesi.

“Mia cara Jo, sei diventata molto carina, ma credo che questi abiti sottolineerebbero la cosa!”

“Un attimo, io pensavo di dovervi accompagnare, non di dover provare abiti!” esclamò incredula Jo che ora sentiva la fredda lama della ghigliottina appoggiarsi sulla sua nuca.

Rose si mise a ridere, mentre trascinava per un braccio Jo. La spogliarono in men che non si dica e la rivestirono in egual tempo. La zia e Rose decretavano ciò che poteva andare da ciò che non era affatto indossabile. Le fecero provare vestiti dei colori più disparati, alcuni così sgargianti da sembrare confezionati per una festa in maschera. Jo per ogni vestito strano che la costringevano ad indossare, proponeva altrettante espressioni sempre più tragiche. Quando le due decisero che vestiti prenderle, che le piacessero o meno poco importava perché la loro opinione era “ti stanno divinamente, Jo!”, si passò alle scarpe, scelta molto più facile, per finire alle giacche e ai guanti. Jo non aveva mai visto una collezione così vasta di guanti; abituata ad averne un paio o due, si meravigliò quando la zia decise di prendergliene un paio per ogni colore che il negoziante possedeva: in totale ben quattordici tipi di guanti. Per non parlare dei cappellini; ogni signora che si rispetti doveva avere il cappello intonato all'abito e quindi ci fu un grande caos per riuscire ad abbinarli al vestiario scelto poco prima; la zia non aveva nessun problema nel continuare a chiedere alla povera commessa di portargliene altri e altri ancora, magari per poi osservarli un attimo con la coda dell'occhio e decretarli “inguardabili”.

Passarono quattro ore in quel negozio, rischiando di far perdere il lume della ragione alla commerciante; la zia aveva comprato a Jo nove abiti ed altrettanti cappellini in tinta, quattordici paia di guanti, quattro paia di stivali, sei paia di calze e tre giacche: Jo non si era mai stancata in un'attività tanto quanto quella mattina nel provare e riprovare abiti. Decise fra sé e sé che quella era l'ultima volta che sarebbe entrata in un negozio con la zia March.

“Zia, ti ringrazio infinitamente” disse Jo “ma non ti pare di esagerare comprarmi tutta questa roba?”

“Cara, non è “roba”, sono abiti meravigliosi che potrai indossare in ogni occasione e che ti faranno sembrare molto più bella. Anche se la tua bellezza non è minimamente paragonabile a quella della piccola Amy!!”

La zia March era brava e veloce nel fare complimenti tanto quanto nel tramortire una persona con i suoi giudizi. Le tre si incamminarono verso l'appartamento piene di scatole: poi, vedendo che l'impresa era molto ardua, decisero di prendere una carrozza e viaggiare comodamente.

I vestiti vennero provati e riprovati anche a casa con grande dispiacere di Jo perché per la seconda volta nello stesso giorno si prestò a fare da manichino.

Tutto sommato questa attività l'aveva distratta parecchio dalla sua tristezza generale; non l'aveva fatta pensare a Laurie e ad Amy, alla piccola Beth il cui pensiero ancora a volte la tormentava e alla mamma, che lei aveva lasciato da sola per divertirsi a New York; ed alla fine convenne con Rose che “lo shopping rinfranca il cuore e lo spirito”.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 21: Il ritorno ***


La lettera che avvertiva che Jo e la zia sarebbero tornate a Concord raggiunse la signora March quando le due erano già rientrate. Accorsero tutti alla finestra quando sentirono il rumore di una carrozza fermarsi davanti casa; videro scendere una signora bassa e abbondante e riconobbero subito in lei la zia March. Rose era lì con loro, ma avrebbe dovuto viaggiare ancora per un'ora prima di arrivare a casa. Poco dopo videro una dama salutare un'altra dama e quindi scendere graziosamente. Era Jo.

Lo stupore negli occhi di tutti e i gridolini di allegria quando Jo smontò dalla carrozza davanti casa vestita di tutto punto e con fare quasi elegante, la fecero sentire importante; si rendeva conto solamente ora che il suo cambiamento, per quanto forzato e lontano dalla sua definizione di comportamento, le aveva giovato.

Il suo viso era fresco e rilassato, la fredda brezza invernale le aveva appena accennato un leggero rossore alle guance; gli occhi grigi erano profondi e dolci mentre il viso aveva assunto un'espressione più consapevole del suo esser donna; l'abito color ambra si intonava perfettamente con quello dei suoi capelli e l'acconciatura che le aveva fatto Rose prima di partire era elaborata al punto giusto ed impreziosita da uno dei cappellini che la zia le aveva comprato.

Jo prese sottobraccio la zia e le due si incamminarono per il vialetto che porta a Orchard House, girandosi di tanto in tanto verso la carrozza che era ripartita, per salutare Rose che si sbracciava dal finestrino.

Quando raggiunse la porta e trovò tutti lì ad attenderla, lasciò cadere i bagagli che aveva in mano e si gettò fra le braccia della signora March.

“Tesoro mio! Mia cara Jo! Come sei cambiata! Come sei bella!” le disse con lacrime di felicità agli occhi e tenendole il viso fra le mani; poi la strinse nuovamente al petto.

“Eh già, neanche io volevo crederci. Questa è Josephine March, la ragazza che saltava i cancelli e camminava con le mani dietro la schiena!” aggiunse la zia March giusto per ricordare a tutti quanto era scapestrata Jo.

“Non è mai detta l’ultima parola, zia, potrei ricominciare a saltare i cancelli ed a camminare con le mani dietro la schiena! Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”

Jo abbracciò mister March e Meg, che era passata con i bambini a trovare la mamma ed il papà; strinse forte a se anche Demi e Daisy e quando non ne potè più di essere strapazzata dalle due pesti, li mise a terra e andò ad abbracciare Amy. Sorprese sé stessa quando riuscì ad abbracciare anche Laurie senza tradire il minimo sentimento.

Laurie dal canto suo era profondamente sorpreso di come trovava Jo; che le fosse sempre piaciuta, questo era un dato di fatto ed era noto a tutti, ma quanto le piaceva ora che era diventata, almeno esteriormente, una donna composta ma sempre con un pizzico di pazzia, nessuno lo poteva immaginare. Rimase tutto il tempo a fissarla con espressione inebetita e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Jo raccontò del suo viaggio a New York con Rose, di come la trascinava a feste e divertimenti e del suo incontro con Fred Vaughn ad un ballo.

“Anche io ho incontrato Fred in Europa, prima che Laurie mi raggiungesse. È un ragazzo che viaggia molto.” disse Amy con viso amareggiato dato tutta l'importanza riservata in quel momento a Jo. Era sì sua sorella, e le voleva assai bene, anche se spesso litigavano, ma vedere che non era più lei al centro dell’attenzione, la faceva sentire terribilmente irritata.

“Mi ha raccontato del vostro incontro in Europa e che poi è dovuto tornare a casa per problemi famigliari. Mi ha anche detto però che tutto si è sistemato e che era felice di tornare a girare il mondo. Sì, quel ragazzo viaggia decisamente tanto!” aggiunse Jo guardando Amy.

Seduto in parte alla sorella c'era Laurie, che ancora non aveva aperto bocca, un po' per la sorpresa della nuova Jo, un po' per l'imbarazzo che provava nei suoi confronti.

“Allora, parlatemi di voi, ho saputo del vostro fidanzamento!” disse Jo rivolgendosi ad Amy e Laurie ma, di fatto, guardando solo la sorella. Non aveva ancora avuto il coraggio di incrociare lo sguardo con quello del suo amico; era riuscita a non farlo anche quando, poco prima, l'aveva abbracciato, scusandosi con il fatto che Daisy le tirava il vestito come cenno di approvazione alla bellezza dell'abito.

“Sì, siamo fidanzati, per ora. Non abbiamo ancora parlato di matrimonio, è troppo presto. Vorrei essere sicura delle mie azioni perché contrarre matrimonio non è una cosa da prendere alla leggera.” disse Amy mettendo una mano sul ginocchio di Laurie e finendo la frase guardandolo negli occhi con aria di ammonimento. Laurie restituì lo sguardo, ma non capì perché lo stesse guardando in quel modo.

Amy era una ragazza giovane ed alle prime armi in amore; Laurie le aveva proposto di condividere la vita per sempre durante una meravigliosa gita sul lago e lei all'epoca non aveva dubbi sulla cosa: rivedere però la sorella e soprattutto l'atteggiamento di totale estasi da parte di Laurie alla vista di Jo, le aveva fatto insinuare nella mente che il ragazzo forse non era del tutto convinto di aver scelto la March giusta. Amy, stranamente, non sembrava arrabbiata della cosa: semplicemente voleva chiarezza e sincerità. Sarebbe stato peggio scoprire, magari dopo il matrimonio, che Laurie amava ancora Jo e la loro vita sarebbe stato un inferno. Essa stessa sapeva che Jo era stata parte integrante nella vita del suo ragazzo e che non sarebbe stato semplice scacciare i ricordi di lei dalla mente di lui, non dopo un amore così turbolento.

Arrivò presto sera e la zia March decise di tornare al suo palazzo. Jo l'abbracciò forte a sé ringraziandola per quello che aveva fatto per lei; la zia rimase deliziosamente incantata da cotanto slancio di affetto.

Aveva imparato ad amare Jo come Amy, anche se la prima le piaceva di più; zia March era stata anche lei da giovane una scavezzacollo e poteva comprendere a pieno i modi di fare di Jo. Vederla però ridimensionata nel carattere le fece piacere più di quanto avrebbe potuto fare Amy con il pianoforte o con una piacevole chiacchierata.

Quando la casa dei March si svuotò, la malinconia si impossessò di Jo: era stato facile per lei non pensare ai problemi della vita quotidiana vivendo praticamente in vacanza continua. Ora che però tutto era tornato alla normalità, ora che le danze si erano chiuse, l'orchestra aveva smesso di suonare e le feste erano finite, doveva fare i conti con la cruda realtà della sofferenza.

Era notte e non riusciva ad addormentarsi, il pensiero di Beth, che lei era convinta di esser riuscita a dominare, si faceva ora più vivido in lei che mai. Camminava nervosamente su e giù per la stanza, come era solito fare quando qualcosa non riusciva a darle tregua, mentre due occhi neri la osservavano di nascosto dalla finestra. Jo si sentì sopraffatta dalla tristezza. Indossò stivali e cappotto e si diresse lentamente senza far rumore verso la porta di casa. La aprì trattenendo il respiro, ed uscì pian piano. Se l'avesse vista qualcuno avrebbe pensato che fosse una pazza: uscire all'una di notte praticamente in vestaglia era certamente da persona poco sana di mente.

Qualcuno che la stava osservando c'era eccome. Erano due occhi neri di una bellezza unica per un uomo, che non riuscivano a chiudersi in sonno quella notte, ancora agitati per le sorprese che erano arrivate quel giorno. Laurie stava guardando ogni movimento di Jo: la vide uscire dalla porta e incamminarsi nel freddo della notte verso la strada. Curioso di scoprire dove la ragazza stesse andando, si vestì velocemente e lasciò casa sua per inseguirla senza farsi vedere.

Jo camminava spedita e solo dopo circa dieci minuti di strada, Laurie, che la seguiva a debita distanza, capì dove l'amica stesse andando: si stava recando da Beth. Al pensiero di attraversare un cimitero in una piena notte invernale lo fece rabbrividire più di quanto potesse fare la temperatura esterna, ma col groppo in gola, continuò a seguire Jo.

Jo era caduta praticamente in una specie di trance: se la sua mente non fosse stata offuscata dalla tristezza e dalla depressione che provava in quel momento, probabilmente neanche lei si sarebbe inoltrata verso la tomba della sorella. Ma le sue gambe camminavano da sole e la sua mente era rapita da chissà quale pensiero per Beth; mentre macinava strada lei guardava di tanto in tanto il cielo, terribilmente coperto da nubi, e poi ritornava a guardare dritto.

Mancavano pochi metri alla tomba della sorella e Jo cominciò a camminare sempre più lentamente ed a singhiozzare sempre più forte; le gambe le cedettero quando vide il nome della sorella scolpito nella pietra e si accasciò a terra piangendo. La terra fredda e umida le aveva sporcato viso e mani, per non parlare della vestaglia da notte e del cappotto.

“Mia cara Beth, mia cara Beth! Perché, Signore, me l'hai portata via? Perché?” si domandava Jo piangendo amare lacrime.

Laurie la stava guardando da poco distante e si sentiva impotente davanti a quella scena; solo qualche goccia di pioggia lo riportò in sé e lo fece avvicinare a Jo. Si accucciò vicino a lei e cercò di tirarla su. Jo lo lasciò fare finché non si rese conto della cosa e gli disse “Cosa ci fai, tu, qui!” come se invece la sua presenza lì fosse più che giustificata e guardandolo con il viso sporco di terra e umido di lacrime. Si levò dalla stretta di lui, ma Laurie la riprese per un braccio e la rimise in piedi “Cosa ci fai tu qui a quest'ora della notte! Jo, non mi pare il caso di girare per cimiteri!” le disse con tono deciso.

Jo lo guardò negli occhi incredula; poi si guardò intorno e si rese davvero conto di essere nel cimitero vicino casa. A quel punto, ritornata in sé, disse “Oh Signore, cosa ci faccio qui nel bel mezzo della notte? Ti prego Laurie, portami a casa.”

Laurie, dovendo fare l'uomo temerario della situazione, le mise un braccio intorno alle spalle e la condusse fuori dal camposanto non senza timori di fare chissà quale tipo di incontri.

Mentre camminavano, le poche gocce di pioggia cadute poco prima divennero un acquazzone e i due arrivarono a casa completamente fradici.

“Vieni da me, il caminetto è sempre acceso e ti asciugherai un attimo prima di tornare da te.” disse Laurie a Jo.

Nello stato d'animo in cui si trovava ora Jo, avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa le fosse proposta.

L'inserviente dei Laurence aprì loro la porta e li aiutò a liberarsi degli abiti fradici. A Jo venne dato un pigiama di Laurie ed una coperta; la cameriera la aiutò a lavarsi dalla terra rimastale addosso, a pettinarle i capelli ed a indossare il vestiario fornitole. Poi la portò vicino al fuoco del caminetto nella stanza di Laurie. Lui l'aspettava completamente cambiato ed era seduto sul divano di fronte al fuoco.

Jo era accoccolata vicino al caminetto ed il calore delle fiamme le sembrava lenire quel mal di cuore che si portava dentro. Dava le spalle a Laurie e si dondolava di tanto in tanto quasi come si cullano i bambini per farli tranquillizzare. Poi si fermò e poggiò la testa sulle ginocchia rannicchiate e pianse silenziosamente per non farsi sentire dall'amico.

“Jo” disse Laurie “mi dispiace averti lasciato sola quando tu avevi più bisogno di me. Sono il tuo migliore amico, avrei dovuto essere al tuo fianco per consolarti quando Beth...beh, ed invece ero in Europa a divertirmi con tua sorella.” dicendo ciò si alzò dal divano e si avvicinò a Jo che continuava a piangere sulla coperta “Che egoista sono stato, Jo!” continuò sedendosi a terra al suo fianco e carezzandole i capelli umidi.

Poi, abbracciandola, la portò verso di sé e la strinse al suo petto: Jo poteva sentire il cuore di Laurie battere velocemente sotto la sua guancia; alzò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi neri di Laurie e, pur sapendo quanto era sbagliato ciò che avrebbe fatto di lì a poco, Jo sfiorò con un bacio leggero le labbra dell’amico, che non accennò a spostarsi.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 22: Dolci, amare sorprese ***


Il mattino seguente Jo si ritrovò nel suo letto: era stanchissima e affaticata e gli occhi erano rossi e gonfi dal pianto. Si mise su un fianco e le venne alla mente uno strano pensiero; poi scrollò la testa e si convinse che quella camminata verso il cimitero e tutto il resto – sì, tutto il resto! Compreso il bacio a Laurie – era stato semplicemente un sogno. Ciò le aveva lasciato, oltre alla tristezza per Beth, l'amarezza di aver compreso di essersi resa conto troppo tardi che Laurie per lei era molto più che un semplice amico.

Non avrebbe potuto però ora, dopo averlo rifiutato per ben tre volte, sconvolgergli il mondo rivelandogli il suo amore e pregandolo di tornare sui suoi passi, pregandolo di non sposare sua sorella e di concederle un'altra possibilità per rimediare. Sarebbe stato imperdonabile una sua ipotetica dichiarazione a Laurie, ora che sapeva che stava condividendo con Amy la sua vita. E la sorella non avrebbe potuto mai perdonarla se lei le avesse portato via il marito praticamente all'altare.

Così fece un sospiro e si alzò dal letto, si diresse verso la cassettiera con lo specchio e guardò l’aspetto poco femminile che aveva. Gli occhi gonfi, il viso pallido e sfigurato ed i capelli arruffati non erano certamente attributi che una signora per bene doveva avere, ma ciò la fece sorridere per un attimo facendole ricordare che, nonostante avesse cercato di domare il suo carattere, la parte più pazza di lei tornava ora a farle visita. Jo aveva capito che tutto lo sfarzo, i bei vestiti e le belle feste degli ultimi periodi non avrebbero mai potuto cancellare il suo modo di essere, il suo voler vivere allo stato brado, la sua sofferenza per la sorella scomparsa: aveva mentito a sé stessa comportandosi da gentile donzella, facendo finta di divertirsi ai balli ed accettando di danzare – se così si poteva definire il suo traballare qui e là – con i ragazzi e, nonostante ciò l’avesse aiutata nei momenti di sconforto, decise di mettere da parte tutti quei bei ricordi e di riprendere in mano la sua vita reale. Mentre la sua mente pensava ciò, i suoi occhi vagavano per il suo viso riflesso nello specchio di fronte.

“Cosa ho combinato questa notte per essere ridotta ad uno straccio...devo aver dormito parecchio male!” pensò sempre sorridendo, compiaciuta di questo suo stato selvaggio.

Lo sguardo poco dopo le scivolò sul suo vestiario e vide una cosa che non avrebbe mai voluto vedere, seppure la cosa le faceva da un lato piacere. La sua espressione di godimento che si era prima impossessata di lei si trasformò ora di colpo in uno sguardo inorridito. Addosso non aveva una delle sue camicie da notte bensì un pigiama da uomo, e di certo non era di suo padre. Guardandosi allo specchio arrossì violentemente e sentì un tonfo al cuore.

I sensi di colpa la stavano attanagliando; dovette così riconoscere a sé stessa che quanto era successo la notte prima non era affatto un sogno bensì la realtà. Era andata a trovare Beth in piena notte da sola in un cimitero – da pazzi - e la cosa peggiore era che aveva osato baciare il fidanzato di sua sorella! In quel momento non importava tanto il fatto che era Laurie, quanto quello di aver posato le labbra su di una persona di proprietà altrui.

Si spogliò velocemente e si mise il primo vestito che le capitò a tiro, si sistemò come meglio poteva i capelli ed infilò il pigiama dentro una borsa per nasconderlo. Scese di fretta le scale e sapeva che non avrebbe potuto mettere piede fuori casa se non avesse prima giustificato il motivo di tale fretta alla famiglia, quindi nascose la borsa sotto il suo cappotto all'entrata ed in un atteggiamento fintamente composto, si diresse nella stanza da pranzo per la colazione.

“Dio” pensava Jo fra sé e sé “se Rose fosse qui saprebbe sicuramente cosa fare!” mentre la sua bocca esclamava un “Buongiorno a tutti!”

“Buongiorno a te, Jo!” risposero il signore e la signora March.

“Ciao Jo.” disse Amy continuando a guardare il piatto. Jo prese posto a tavola sentendosi mille occhi puntati addosso. Non mangiò quasi nulla.

La signora March esordì “Mie care bambine, ormai dovrei dire “donne”! Penso siate abbastanza grandi da poter stare qualche settimana da sole, non è vero? Io e vostro padre abbiamo pensato di fare un piccolo viaggio, la zia March ha detto che è un'ottima idea. Ci aiuterà lei con le spese e ci ha anche detto che di qualsiasi cosa abbiate bisogno potrete andare da lei.”

“Q-Quando partirete?” chiese Amy con aria sbalordita.

“I bagagli sono pronti, fra poco dovrebbe essere qui la carrozza. Non abbiamo voluto dirvelo prima per non creare agitazione. Non disperate ragazze, saranno solo poche settimane. E poi ho già detto a Meg di venire a dormire qualche sera qui con voi con i bimbi, per farvi compagnia. Anzi, dovrebbe essere qui a minuti.”

“Vi auguro tanto divertimento!” esclamò Jo alzandosi per abbracciare i due genitori, felice di poter sfogare un po’ di quel nervosismo che aveva in corpo per la recente scoperta fatta in camera.

La carrozza arrivò poco dopo e i signori March, salutate le due figlie, partirono per la vacanza tanto desiderata e meritata.

Fra Jo ed Amy non era mai corso buon sangue, anche se erano sorelle: certo si volevano bene, ma il litigio era sempre dietro l'angolo per loro. Avevano caratteri troppo diversi ed entrambe volevano sottomettere l'altra. Se aggiungiamo a ciò il fatto che Amy aveva notato che il suo ragazzo nutriva ancora dei sentimenti verso la sorella, si poteva immaginare il clima di tensione che si era creato in casa ed al quale era stato dato libero sfogo nel momento in cui i signori March scomparvero in lontananza.

Jo rientrò in casa per prima, seguita dalla sorella. Prese i piatti della colazione e li portò in cucina da Hannah. Poi velocemente si mise il cappotto e prese la borsa “Esco un attimo, torno appena riesco!” disse Jo senza fermarsi a dare spiegazioni.

Amy, con aria sospettosa, seguì la sorella con lo sguardo dalla finestra e la osservò attraversare il giardino e il cancelletto che divide la proprietà March da quella dei Laurence e dirigersi verso la porta d'ingresso. La vide attendere qualche istante e poi entrare.

Jo sapeva di essere spiata dalla sorella, ma doveva compiere la sua missione prima che qualcuno potesse notare il pigiama di Laurie nella sua borsa. Salì le scale di fretta ed arrivò davanti alla porta della stanza di Laurie. Alzò la mano per bussare, ma sentì il cuore accelerare il battito. Rimase qualche secondo fuori dalla porta, poi deglutì e si fece coraggio. Aveva pensato al discorso da fare a Laurie, gli avrebbe detto di lasciarla stare, di non preoccuparsi per lei e si sarebbe scusata per il disturbo della sera precedente e l'avrebbe ringraziato di tutto quello che aveva fatto per lei.

Quindi si fece coraggio e bussò.

Laurie dopo poco aprì la porta e, trovandosi davanti Jo, le sorrise teneramente.

“Ciao Jo” disse “stai meglio oggi?”

Lei non lo ascoltò nemmeno, passò sotto il braccio teso di lui e si piantò al centro della stanza. Laurie chiuse la porta e si girò verso di lei; fece qualche passo per raggiungerla.

“Fermo lì, Laurie!” esclamò Jo tendendo il braccio verso di lui ed abbassando la testa “Non fare un altro passo!”

“Cosa stai dicendo Jo?”

“Hai capito bene, Laurie, non avvicinarti a me. Sono venuta per ringraziarti per ieri sera, grazie per avermi portata a casa, grazie per avermi prestato il tuo pigiama” disse con aria agitata e mettendo la borsa sopra la poltrona in fianco a lei “e grazie per...”

“Per?” disse lui.

Jo era una ragazza loquace e se si fosse impegnata avrebbe potuto parlare per un giorno intero, passando da un argomento all'altro senza il minimo problema; capitava raramente che rimanesse senza parole. Questo era uno di quei rari momenti.

Alzò la testa e lo guardò un secondo, ma riabbassò lo sguardo immediatamente; poi disse cercando di sembrare più calma “Grazie di tutto, Laurie. Mi dispiace di averti ehm...beh, insomma, sai cos’è successo, sono davvero dispiaciuta, non accadrà mai più, te lo giuro. Sei impegnato con mia sorella, ed io non dovrei neanche trovarmi qui in questo istante, per rispetto nei suoi confronti. Sono venuta ad avvertirti che tra noi non ci sarà mai più nulla, non mi incanterai più con i tuoi modi gentili, i tuoi splendidi sorrisi e i tuoi...” Jo si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto e arrossì di colpo.

Laurie sorrise lusingato e fece un altro passo verso di lei.

“No, ti prego, dimentica quello che ho detto! Ora me ne vado, ho già fatto abbastanza guai qui.” e così dicendo fuggì da Laurie e uscì dalla stanza.

Tornò a casa e vi trovò Meg con i bimbi; Jo però tirò dritta senza neanche guardarla: se si fossero incrociati gli sguardi, Meg avrebbe visto gli occhi di Jo pieni di lacrime.

Salì in camera sua, tirò la tenda perché sapeva che Laurie l'avrebbe osservata da lì e si buttò sul letto a piangere. Vi rimase fino a quando si sentì un po' meglio; uscì dalla sua stanza, andò verso la porta e indossò cappotto e cappello.

Meg stava lavorando a maglia in salotto e vide la sorella dirigersi alla porta, si alzò e le si avvicinò “Jo, dove vai cara? Sei così strana, c' è forse qualcosa che non va?”

“No, nulla Meg. Non preoccuparti, vado da Rose. Sarò qui prima di cena.”

Uscì dalla porta e si diresse verso il palazzo di Rose.

Amy scese le scale e si avvicinò a Meg, che era rimasta davanti alla porta con un'espressione preoccupata.

“Hai notato anche tu lo strano comportamento di Jo, non è vero Meg?”

“Si, Amy, ma sinceramente non capisco cosa può avere.” rispose Meg guardando a terra come se la soluzione del problema si nascondesse lì, da qualche parte, sotto il tappeto.

“Non credo di essere la persona più adatta per le confidenze di Jo, un tempo questo compito l'aveva Beth. Ora che lei non c'è più, credo sia diventato compito tuo.” le suggerì Amy raggiungendo la sorella e mettendole un braccio intorno alle spalle.

Amy era sicura di aver capito che qualcosa stava bollendo in pentola: di certo lo strano comportamento inspiegabile di Jo era dovuto alla presenza di Laurie, ma non si sarebbe mai minimamente sognata di affrontare la sorella maggiore per chiederle spiegazioni. Così si convinse che avrebbe dovuto sì lasciare tempo al tempo, ma magari facendosi aiutare da Meg nello scoprire il segreto che Jo si portava dentro. Le due sorelle poi si diressero in soggiorno dove Meg continuò con il suo lavoro a maglia ed Amy suonò al pianoforte qualche melodia allegra per la sorella più grande.

Quando Jo arrivò a casa Parker, trovò Rose alla porta; l'aveva vista arrivare dalla finestra ed era subito accorsa giù per farla entrare.

Jo era sfinita: aveva un aspetto stravolto, i capelli arruffati e il viso rigato di lacrime.

“Mia cara Jo, cosa è successo? Vieni, entra!”

Rose prese Jo e la portò dentro casa. Il salotto era accogliente e caldo, la madre di Rose appena vide Jo la baciò sulla fronte e la aiutò a sedersi sulla poltrona accanto alla sua.

“Sei stravolta, cosa ti è successo Jo?” le chiese nel modo più affettuoso che poteva, nel modo in cui solo una madre in pena per qualcuno a cui vuol bene può fare.

Jo riprese fiato e voce, poi guardò Rose e disse “Oh, Rose, avevi ragione! Avevi ragione!” e ricominciò a piangere.

“È per Laurie, non è vero?” le disse dolcemente Rose accoccolandosi nella stessa poltrona.

“Avevi ragione” ripetè Jo “sono stata una sciocca, una sciocca orgogliosa! Se avessi saputo prima quanta pena mi avrebbe portato rifiutare Laurie!”

Rose le carezzò i capelli e posò la sua testa su quella dell’amica “Vedrai che passerà, il tempo cura tutti i mali, Jo, vedrai che passerà.”

Passarono un paio di giorni e la situazione era rimasta tale e quale: Rose aveva preso l'abitudine di andare a far visita a Jo, e Jo sembrava aver fatto pace con il suo cuore, anche se a volte la tristezza la assaliva tragicamente. Rose era stata di grande aiuto per lei: l’aveva aiutata ancora una volta a rimettersi in sesto ed era sempre più contenta di vedere che gli occhi dell'amica non erano più rossi e la mente era riuscita a distaccarsi da determinati pensieri che tra di loro avevano catalogato “proibiti”. Come si può immaginare, i pensieri non erano tanti, ma solo uno e portava il nome del ragazzo della porta accanto.

---------------------------------------------- Volevo ringraziare tutti quelli che sono passati di qui ed hanno letto la mia storia e soprattutto un grazie di cuore a chi vorrà (o l'ha già fatto) lasciare un commento.

AtenaPallade

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 23: E se... ***


Quel pomeriggio era piuttosto freddo: Hannah era dovuta uscire per delle commissioni, Meg ed Amy erano sedute sul divano intente ad ascoltare la lettura di un libro che Laurie stava leggendo per loro ed a lavorare, una a maglia e l’altra su un disegno. Jo aveva la mente altrove e non lo stava neanche udendo: guardava depressa fuori dalla finestra il paesaggio desolato tipico di una giornata invernale; dava le spalle a Laurie ed alle sorelle, ed era accovacciata sulla poltrona con le braccia incrociate sopra allo schienale e il mento appoggiato sopra ad esse.

Era tornata la ragazza di sempre, nonostante avesse conservato gli insegnamenti di Rose: ora non c’erano più balli per i quali preparasi, giri in città per negozi da organizzare, giornate al parco piene di divertimento con gli amici. Ora era calata la solita e triste routine e Jo aveva accantonato volentieri tutti quegli abiti sfarzosi degli ultimi mesi che l’avevano aiutata a sopportare il dolore per Beth.

Sospirava di tanto in tanto: fuori era tutto troppo bianco, tutto troppo silenzioso e tutto troppo fermo.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e Laurie smise un attimo la lettura, Meg si alzò e andò verso la porta.

“Fred! Che piacevole sorpresa!” esclamò Meg.

“Buongiorno Meg” rispose lui “splendida come sempre. Raramente si fanno incontri di cotanta bellezza!” aggiunse sfiorando con la bocca la mano di Meg e provocando in lei uno stato di piacevole agitazione.

I due si diressero in soggiorno dove trovarono gli altri ad attenderlo. Jo si alzò e gli andò incontro “Fred! Che piacere rivederti!”

Fred non nascondeva che, dopo l’incontro a New York, aveva iniziato a pensare a Jo più spesso; sapeva che la ragazza non è proprio tutto ciò che un ragazzo di buona famiglia come lui dovrebbe avere al suo fianco, ma quel caratterino particolare e quegli atteggiamenti a volte da maschiaccio, nonostante l’ultimo periodo in cui Jo sembrava aver mitigato parecchio ma che inesorabilmente a volte rispuntavano, lo attiravano alquanto.

“Il piacere è tutto mio!” le rispose con aria maliziosa.

“Fred! Cosa ci fai qui? Fa troppo freddo per l’accampamento Laurence!” gli disse Laurie facendo sorridere tutti.

“Sono venuto a far visita ai miei amici.” Rispose lui allargando le braccia per indicare i presenti nella stanza “Ho girato parecchio in questo ultimo periodo, Jo ed Amy possono confermarlo!” rispose Fred guardando le due ragazze.

“Possiamo confermarlo, assolutamente!” disse Amy sorridendo.

Jo si sedette in fondo alla stanza nella sua poltrona preferita ed appoggiò il gomito destro sul relativo poggiolo: se avesse saputo cosa in seguito quella posizione le avrebbe portato, non l’avrebbe di certo fatto. Fred si sedette alla destra di Jo, sul divano.

I ragazzi cominciarono a parlare dei loro viaggi; Fred ad un certo punto disse “Quella volta a New York hai danzato divinamente!” guardando l’amica e scoppiò a ridere: Jo si coprì con la mano sinistra il viso rosso per l’imbarazzo “Ti prego Fred, non farmi vergognare davanti a tutti! Conoscono già il mio modo di ballare, somiglio più ad una cavalletta con le convulsioni, ma non c’è bisogno di riconfermare la cosa!”

“Credo che una cavalletta con le convulsioni non sarebbe mai riuscita a pestarmi i piedi tante volte quante l’hai fatto tu in una sola sera!”

“Non sono portata per danzare. Rose si è impegnata tanto con me e qualcosa è riuscita ad insegnarmi, ma c’è qualche passo invece che ancora non mi è ben entrato in testa!” disse Jo guardando divertita Fred.

“Non preoccuparti, cara Jo, c’è tutto il tempo per imparare. Se vuoi posso aiutarti io!” E così dicendo le prese la mano destra. Jo arrossì violentemente: il suo istinto le avrebbe suggerito di togliere immediatamente la mano e di pronunciare qualche parola di sdegno nei confronti di Fred, ma riuscì, con suo grande stupore e forse perchè colta alla sprovvista, a trattenersi ed a sviare il discorso.

Al culmine dell'imbarazzo, Jo si alzò e disse “V-vado a fare del caffè. Torno fra poco!” e si riparò in cucina, chiudendo la porta alle sue spalle con il cuore in affanno. Si chiedeva fra sé e sé se Amy, Meg e Laurie avessero visto o no tale gesto e, maledicendo sé stessa per l’accaduto, anche se in realtà colpe lei non ne aveva, si mise all'opera per fare il caffè. Le balenò nella mente un pensiero “E se…”, poi scrollò la testa e si disse sogghignando “No! Non potrei mai sposare Fred!”. In quell’istante entrò Laurie che si appoggiò alla porta chiusa alle sue spalle e guardò Jo con aria mista fra il divertito ed il preoccupato.

“Hai un nuovo corteggiatore, non sei felice, Jo?”

Jo lo guardò con uno sguardo omicida “Teddy, non ora, ho da fare.” fu la secca risposta.

“È decisamente migliore di me nell’arte del corteggiamento. Dopo pochi incontri è già riuscito a stringerti la mano, mentre a me per una sola proposta di matrimonio mi ci sono voluti anni!” esclamò con un tono di voce amareggiato.

“Teddy, ti prego, non cominciare con questi discorsi, non portano da nessuna parte. E lo sai.”

“Ma perché devi reagire così ogni volta che affrontiamo il discorso, Jo.” Le disse Laurie avvicinandosi lestamente a lei come farebbe un leone ormai sicuro della sua preda “L’ho notato sai, anche tu provi qualcosa per me e non c'è niente di sbagliato. Perché devi rendere sempre tutto così tremendamente difficile!” e la afferrò per le spalle così saldamente che Jo sentì per un attimo il suo cuore fermarsi.

Era maledettamente vero ciò che le stava dicendo Laurie, non c'era niente di male nell'amare e nel farsi ricambiare, nel voler condividere insieme il resto della vita, nel voler creare una famiglia. Era tutto così normale e naturale che per un attimo Jo scordò che Laurie apparteneva ad Amy e che difficilmente le cose sarebbero cambiate. Si fece abbracciare da Laurie e lui la strinse forte a sé; Jo si sentiva persa e vulnerabile, avrebbe voluto rimanere così, in quell'istante di estasi e pace per chissà quanto tempo, poi una risatina proveniente dal salotto la fece tornare in sé e si allontanò da Laurie.

“No, Teddy, è mia sorella!”

Lui la afferrò per i polsi e la guardò dritta negli occhi: Jo sentiva il suo cuore battere forte e pulsarle alle tempie quasi da farle male; Laurie le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente. Jo era completamente immersa in quel bacio, così caldo, così profondo e così umido che non potè far altro che mettere le braccia attorno al collo di lui e far scorrere le mani fra i capelli neri di Laurie.

Quando le loro labbra si separarono, Jo appoggiò la testa sul petto di Laurie e lo strinse a sé quasi come se volesse trattenerlo così a vita; sapeva quanto era sbagliato tutto ciò, ma non riusciva a controllarsi. Poi, in un attimo di razionalità, gli disse “È meglio non fare stupidaggini, Teddy. Ti prego. Cerchiamo di essere ragionevoli.”

Così dicendo si allontanò dalle braccia di Laurie e, versato il caffè nelle tazzine, prese il vassoio e uscì dalla cucina lasciando il ragazzo da solo a sbollire la rabbia.

Jo entrò in salotto e posò sul tavolino basso il caffè, poi si andò a sedere in fondo alla stanza nella sua poltrona preferita.

Mentre beveva la sua mente cominciò a viaggiare per i pensieri proibiti: a Laurie, alle sue braccia forti e alle sue mani calde, alle labbra morbide ed umide che l’avevano baciata pochi istanti prima e non si accorse ovviamente che le sue guance presero un colore rosso vivido.

Laurie, altrettanto rosso in viso ma per ben altro motivo, entrò nella stanza: se fosse stato per lui sarebbe uscito di casa e sarebbe andato a tirare qualche pugno all’albero lì fuori.

“Stai poco bene, cara? Sei tutta rossa in viso!” esclamò Meg vedendo Jo stranamente colorita.

“Cosa? Ehm, no tutto bene. È solo il caffè.”

I discorsi continuavano a fluire e i racconti si facevano più animati; Jo era sempre più estranea alla situazione e le sembrava che le persone presenti nella stanza non parlassero la sua stessa lingua. Tutto le suonava come ovattato ed incomprensibile.

Fred si ritirò poco prima della cena e Laurie fece altrettanto. Rimasero solamente le ragazze e Daisy e Demi che stavano ancora dormendo al piano di sopra.

Jo non se la sentiva di mangiare: il suo stomaco era completamente sottosopra e l’unica cosa che poteva fare, in quello stato, era andare in soffitta. Aprì piano la porta, quasi per non disturbare il silenzio che c'era in quella stanza; camminò verso la sua scrivania e l'accarezzò come si fa con un animale o una persona cara: “è da tanto che non scrivo” pensò; voltò lo sguardo verso il divano a tre piedi dove giaceva il cuscino rosso di Beth, lo prese in mano, si sedette sul divano e lo strinse a sé. Avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo, in quei periodi pieni di felicità, quando la famiglia era al completo, quando l’unico sentimento conosciuto era l’amore fraterno e l’unico dolore provato era quello delle palle di neve in pieno volto o di una caduta dall’albero in giardino.

Il quel momento bussò Meg, entrò piano piano e si avvicinò alla sorella.

“Cosa c'è Jo? Eri così felice ieri, cosa può essere mai successo ora?”

“Oh, Meg! Sono così triste, non so se posso confidarmi con te! Non voglio che ti arrabbi.”

“Jo, dimmi di che si tratta, così posso aiutarti...” le disse Meg accarezzandole la testa.

Jo si calmò e dopo qualche istante cominciò a cercare le parole giuste per affrontare l'argomento, poi disse “Credevo di farcela, mi sentivo forte, sentivo che avrei potuto affrontare la situazione. Anche quando sono tornata e vi ho rivisti tutti, sapevo che avrei potuto tenere duro, che sarei riuscita a controllarmi ed invece sono solamente una stupida, una perfetta stupida!”

Meg guardò Jo con aria interrogativa e le chiese “Di che cosa stai parlando, Jo, non capisco, che cosa stai dicendo?”

“Laurie!” aggiunse Jo.

“Cosa c'entra Laurie?”

“Credo di amarlo…” disse Jo mangiandosi la parte finale della frase e cercando di nasconderla mettendo la testa nel cuscino.

La sorella rimase freddata dalla notizia: sapeva che Jo aveva rifiutato Laurie per ben tre volte e ora si chiedeva come poteva essersi accorta così tardi di provare qualcosa per lui.

“Jo, non credo di poterti aiutare se questo è il pr...” Meg non riuscì a terminare la frase che dalla porta socchiusa entrò Amy fremente.

“Immaginavo che sarebbe successo, prima o poi.” iniziò Amy “Lo sapevo che saresti riuscita a rovinare tutto.”

Jo alzò incredula lo sguardo verso Amy, aveva combinato un bel pasticcio ora. Se l’avesse saputo Laurie di come l’argomento stava per essere affrontato, se la sarebbe presa a morte con lei.

“M-mi dispiace, Amy. Davvero. Mi farò da parte, cercherò di soffocare i miei sentimenti. Non ho nessuna intenzione di intromettermi nella tua vita. “

“Cosa? Jo! Tu l’hai già fatto! Non avresti dovuto neanche avvicinarti a lui!”

“Amy, è difficile da spiegare, so di aver sbagliato. Sarei dovuta rimanere a New York, ma sono convinta che in qualsiasi momento della mia vita fossi tornata qui, sarebbe successa la stessa cosa, almeno per quanto riguarda me. Davvero Amy, ero convinta di essere riuscita a dimenticare o per lo meno di riuscire a gestire la cosa ed invece mi sbagliavo!” Rispose Jo con un’espressione davvero pentita e mettendosi la testa fra le mani.

Poi aggiunse guardando la sorella dritta negli occhi “Voglio essere sincera con te, Amy, penso di amarlo.”

“Oh, Jo! Davvero saresti capace di portarmelo via?” disse Amy avvicinandosi alla sorella.

Meg si trovava fra due fuochi e non sapeva assolutamente cosa fare e come gestire la situazione “Ragazze, ragionate, siamo sorelle. Ciò che ci lega è molto più forte del legame che potreste mai arrivare ad avere con un futuro marito.”

“Meg!” disse Amy “non cercare di difendere Jo! Lo sapevo che l’avresti fatto! Il suo comportamento è ingiustificabile! Meg, mi sono già immaginata la mia vita, una bella casa, un bel marito, bei vestiti, feste e possibilità di viaggiare per il mondo per la mia arte!”

“Amy” intervenne Meg alzandosi di scatto e guardando la sorella stupita “pensi che la vita matrimoniale sia fatta solamente di bei vestiti e feste? Condividere la vita con una persona va al di là del lungo elenco di frivolezze che hai fatto tu, vuol dire combattere ogni giorno per far valere l’amore ed il rispetto, in ogni situazione, sia essa gradevole o sgradevole. Vuol dire creare un luogo caldo ed affettuoso per accogliere i figli che Dio vorrà mandare, vuol dire insegnare loro a scegliere la strada giusta e sorreggerli nei momenti di sconforto, vuol dire amare il proprio marito e cercare sempre di rinnovare l’amore anche con piccoli gesti. Tu, Amy, nelle tue belle parole, non hai mai menzionato la parola “amore” che è quella fondamentale per la costruzione di una famiglia! Sono sconcertata da come tu possa difendere tale rapporto basandolo solamente sulle cose materiali!”

Mentre Meg diceva queste parole, il viso di Jo era esanime: fissava la sua piccola scrivania in fronte a lei senza in realtà vederla davvero; i suoi occhi erano appannati di lacrime e non aveva la forza necessaria per aggiungere qualcosa sull’argomento.

Amy, dopo le parole di Meg, uscì dalla soffitta piangendo: la feriva sapere che tutti avevano quell’opinione su di lei, ma si rese anche conto che effettivamente non aveva mai dato modo agli altri di pensarla diversamente. Forse quello che diceva Meg non era poi così sbagliato: seduta sul suo letto provava ad immaginare una vita intera passata al fianco di Laurie e poco a poco le sembrava sempre più difficile farlo. Certo, Laurie era un bel ragazzo, buono ed altruista ed aveva fatto molto per lei e per l’intera famiglia March, ma non era certo il tipo di ragazzo che poteva piacerle davvero, non se poi lui era innamorato ancora della sorella.

Dovette riconoscere che in Europa si era fatta prendere troppo la mano; viaggiava in continuazione da un posto all’altro, spendendo cifre in abiti e altre frivolezze. Le era facile pensare di condividere una vita così insieme a Laurie che era lì in quel periodo, soprattutto perché anche lui non era uno che disdegnava l’acquisto di cose inutili ed in Europa, entrambi, diedero sfoggio dei loro peggiori difetti su questo argomento. Ma la vita insieme, quella è un’altra cosa: Meg aveva ragione. Neanche l’essere umano più ricco poteva sfuggire dal dolore e dalla sofferenza.

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Ancora un grazie a chi sta seguendo i miei capitoli ed a chi si ferma a lasciare commenti!

AtenaPallade

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 24: L'amore fraterno ***


Eccomi qui di nuovo mie piccole donne :)

questo capitolo non è molto lungo, e mi scuso di ciò, ma volevo evitare di lasciare troppo in sospeso la situazione creatasi nel capitolo precedente.

questo capitolo riguarda Amy e Laurie e la loro "storia"...mi raccomando, aspetto i vostri commenti!

AtenaPallade

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Passarono alcuni giorni di completo silenzio in casa March: Meg era tornata alla Colombaia con Daisy e Demi, ed aveva lasciato Amy e Jo a vedersela fra loro. Sapeva di aver fatto tutto il possibile per far ragionare una e per riportare pace nell’altra e pensava che il suo compito in quel frangente fosse finito. Inoltre sarebbe stato molto imbarazzante per lei trovarsi fra le due sorelle, magari nei momenti di litigio. Momenti che, stranamente, non si verificarono affatto.

Amy continuava, come se nulla fosse accaduto, la sua vita, fatta di disegni e studio dell’arte in generale; Jo, invece, se ne stava tutto il tempo in soffitta e scendeva solo per le funzioni fisiologiche o per prendere qualcosa da mangiare e poi fuggire di nuovo di sopra al sicuro.

Alla povera Hannah sembrava di vivere da sola, in quei giorni: non sapeva cosa era accaduto, ma aveva potuto ben capire l’argomento quando Amy, aprendo la porta e trovandovi Laurie, gli rispondeva candidamente “Torna più tardi, Laurie, abbiamo tutte da fare.”

Il povero ragazzo, ignaro della conversazione avvenuta fra le sorelle, si era stufato della situazione; così un pomeriggio, si mise alla finestra per osservare i movimenti in casa March e appena vide Amy mettere piede fuori dalla porta, si vestì in fretta e furia e la raggiunse in un lampo.

“Ciao Amy!” disse cercando di essere più amichevole possibile.

“Ciao Laurie.”

Camminarono uno in fianco all’altra per un paio di minuti.

“C’è qualcosa che dovrei sapere dato il tuo comportamento di questi ultimi giorni?” le disse quasi pauroso della risposta che avrebbe potuto ricevere.

“Penso tu sappia già tutto.” Rispose lei senza neanche guardarlo.

“Non credo proprio. Non ti avrei chiesto nulla se fosse così.”

Camminarono ancora per qualche minuto diretti verso la città dove Amy avrebbe dovuto fare delle commissioni.

“Non ho voglia di parlarne, Laurie. Non ora.”

“È tipico delle March, a quanto pare, quello di voler evitare i discorsi. Quanto dovrò ancora aspettare prima che la mia fidanzata si degni di dirmi perché sono tre giorni che non mi riceve in casa sua?”

“Non credo di essere la tua fidanzata. Non più, Laurie.”

Lui si fermò un attimo e la guardò con aria interrogativa “Cosa stai dicendo, Amy?”.

“Hai capito bene. Io e Jo abbiamo avuto una discussione.”

“Che tipo di discussione?”

“Su di te.”

“Cioè?”

“Credo che noi due non siamo fatti per stare insieme.” Rispose glacialmente Amy e riprese a camminare.

Laurie la seguì pensieroso per qualche minuto poi, capito finalmente l'argomento che le due sorelle avevano affrontato, le disse “Mi dispiace, Amy, che tu l’abbia saputo in questo modo. Non volevo farti soffrire. E penso che neanche Jo volesse farlo.”

“Non preoccuparti, Laurie. Meg mi ha fatto riflettere e devo confessarti che molto probabilmente mi sarei accorta di ciò quando sarebbe stato poi troppo tardi per tornare indietro.”

“Di cosa, Amy? Di me e Jo?”

“No. Del fatto che forse non ti ho mai amato abbastanza da giustificare una vita insieme. Forse mi sono fatta prendere dalla situazione in Europa, dalle feste e dalla bella vita. Meg però mi ha aiutata a capire che la vita non è fatta solo di queste cose, ma è molto più dura.”

A queste parole Laurie la strinse a sé e le disse dolcemente “Mi dispiace averti ferita, Amy, ma sono felice che ciò ti sia servito a comprendere l’amore vero e a riuscire a non fartelo scappare, quando ti si presenterà davanti.” e la baciò sulla fronte.

Amy si rese conto che era stato molto più facile di quanto pensasse lasciare il suo ragazzo: erano bastate poche parole ben assestate per sistemare la situazione che, solo qualche giorno prima, sembrava un ostacolo insormontabile.

Contenta di ciò, si lasciò volentieri accompagnare dall’amico ritrovato fino in città per le commissioni; nonostante tutto era felice e le pareva di essere tornata ai vecchi tempi, fatti di amicizia e di amore fraterno.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 25: Corteggiamenti e matrimoni ***


Jo era completamente ignara della discussione che si stava svolgendo fra la sorella e l’amico; sapendo che Amy era fuori, decise di uscire dalla soffitta e di godersi un po’ della vista delle altre stanze della casa. In quei giorni, i momenti in cui la sorella non c’era, erano gli unici spazi di libertà vera che ci si poteva concedere. Così Jo andò da Hannah in cucina e trovò la domestica che sfornava biscottini.

“Che delizioso profumino, Hannah!” esclamò vedendo quelle perfette formine di pasta frolla uscire dal forno caldo.

“Giù le mani! Aspetterai che Amy sia tornata per gustarli con del thè. Prima, non ne avrai neanche uno!”

Jo si appoggiò al tavolo di schiena, con le braccia incrociate ed il viso imbronciato, con un atteggiamento che di solito è più consono a Daisy e Demi piuttosto che a una ragazza della sua età.

“Avete litigato, tu ed Amy, sbaglio?”

“Ehm…già. Si nota tanto?”

“Per Dio, Jo! Questa casa è di un silenzio surreale da tre giorni!”

Jo non disse nulla, guardò la porta davanti a sé senza emettere nessun suono.

“Jo, bimba mia, ti ho vista crescere e diventare donna. So che vuoi bene a tua sorella nonostante fin da piccole abbiate bisticciato molto spesso, ma non è il caso di rovinare un bel rapporto come il vostro solo per un’incomprensione.”

Jo sorrise amaramente “Quello che è successo è molto di più di una semplice incomprensione, Hannah. Forse Amy non mi vorrà più bene, e se succedesse ciò, sarebbe solo colpa mia.”

“Impossibile! Amy ti vuole bene eccome; è venuta più di qualche volta in questi giorni a chiedermi di te, se eri scesa dalla soffitta e se stavi bene. Io non sapevo cosa risponderle, ma di certo era preoccupata per te.”

A quelle parole Jo si sentì stringere lo stomaco: come aveva potuto pensare che la sua sorellina avrebbe potuto odiarla? Lei era rimasta per giorni in soffitta e scendeva solo quando Amy usciva di casa per non incrociare il suo sguardo mentre Amy si preoccupava per lei. Si sentiva così cattiva che avrebbe voluto fare qualcosa subito per rimediare a questo suo atteggiamento, ma si rendeva conto che nulla poteva essere fatto.

“Cosa posso fare Hannah! Sono stata così malvagia con lei, come posso farmi perdonare?”

“Parlale, Jo, semplicemente. E fallo col cuore.”

Era così semplice e giusta la soluzione che le aveva suggerito Hannah che quasi non le sembrava possibile che per rimediare alla situazione avrebbe dovuto solamente rivolgere la parola alla sorella.

Mentre lei era assorta nei suoi pensieri, bussò qualcuno alla porta. Era Fred.

“Ciao Fred!” disse Jo imbarazzata dopo l’ultimo incontro avuto con il ragazzo.

“Ciao Jo, posso entrare?”

“Certo, vieni, entra pure.”

“Siamo soli? Laurie? Amy? Meg?”

“Oh, Meg è tornata a casa sua con i bimbi, Amy è uscita per delle compere. Per quanto riguarda Laurie, proprio non so dove sia!”

“Bene, ti dispiace se li attendo qui? Magari sono usciti insieme e fra poco torneranno!”

“No, certo che no.”

I due cominciarono a parlare del più e del meno; Jo per un attimo dimenticò i brutti pensieri e si accorse che era piacevole passare il tempo con lui. Stavano ridendo sguaiatamente quando Amy e Laurie fecero ritorno e li trovarono in salotto che si stavano divertendo.

Quando Laurie vide Fred e Jo seduti uno accanto all'altro sul divano e che stavano così bene insieme ebbe un fremito: sapeva che l'amico aveva ora un debole per la ragazza e che forse non mancava tanto al momento in cui si sarebbe proposto, ma sperava di non essere arrivato troppo tardi.

Jo appena vide Amy smise di ridere ed abbassò lo sguardo “Ciao Amy, ciao Laurie.” fu l'unica cosa che disse.

“Ciao Jo. Vedo che ti sei ripresa.”

Jo arrossì non sapendo cosa rispondere.

“Ciao Laurie, sapevo che se ti avessi aspettato qui prima o poi ti avrei incontrato!”

“Ciao Fred.” rispose Laurie sedendosi sul divano.

Ci furono istanti di silenzio totale ed imbarazzante; per fortuna Hannah entrò in salotto con un vassoio con il thè ed i suoi meravigliosi biscotti sfornati da poco.

I ragazzi si gettarono letteralmente sui dolcetti e furono molto contenti di questo regalo di Hannah.

“Ah, Jo” disse Fred “ho una notizia strepitosa!”

Laurie alzò lo sguardo aspettandosi il peggio ma, fortunatamente per lui, tale notizia non lo riguardava, né direttamente né indirettamente.

“Quale?”

Fred manteneva un aria dubbiosa, non sapeva se raccontare tutto o starsene zitto.

“Non so se posso dirtelo, è un segreto segretissimo, rischio il taglio della testa.”

“Dai, ti prego, di me ti puoi fidare.” Rispose Jo con aria supplichevole.

“Allora non sai nulla?” continuò stuzzicandola Fred.

“Ma di cosa? Dimmi per lo meno l’argomento!”

“Mmmmmmmh!”

“Eddai!”

“Rose.”

Alla faccia stupita della ragazza, Fred capì che Jo non ne sapeva nulla e si rese conto che forse doveva chiudere la sua boccaccia. Era però ovviamente troppo tardi.

“Rose cosa? Svuota il sacco, Fred!” intimò Jo con aria minacciosa.

Fred continuò con un atteggiamento dubbioso ma poi, non potendo più tornare indietro, decise di dire tutto.

“Si sposa!”

“Cosa?! Oh! Che meraviglia! Sono proprio felice per lei! Aspetta, però io devo far finta di non saper nulla, giusto Fred? Sacripante, sarà così difficile! Aspetta, aspetta, aspetta! E forse so anche con chi!” disse a Fred con aria da sapientona.

“Vediamo...”

“Ned Moffat!”

“Brava! Indovinato al primo colpo!”

“Lo sapevo che sarebbe andata a finire così! Si scambiavano certi sguardi a New York!” disse Jo con una faccia da ragazzina sognante.

“Ma tu non dirle che te l'ho già detto: se lo viene a sapere mi uccide.”

“Ma dai, non farebbe del male ad una mosca! Comunque tranquillo, sarò muta come un pesce!”

Ed infatti, pochi giorni dopo, arrivò a casa March l'annuncio di matrimonio di Rose e Ned. Insieme all'invito destinato ovviamente a tutti i membri della famiglia March e della famiglia Laurence, arrivò la lettera del signore e della signora March che avvertiva le ragazze che i genitori sarebbero rimasti via ancora per qualche settimana. Le ragazze risposero che non c'era nulla di cui preoccuparsi, che la gestione della casa era totalmente sotto controllo e che, l'aiuto di Hannah era come sempre provvidenziale. Amy scrisse alla mamma della sua rottura del fidanzamento con Laurie e che infondo era meglio così, Jo scrisse che aveva cominciato a scoprire nuovi sentimenti in lei e che la sua amica Rose si sarebbe sposata con Ned Moffat.

Passò qualche settimana e finalmente arrivò il matrimonio di Rose; Jo era in fermento e Meg era venuta a casa March per soccorrere le sorelle con i vestiti e per farsi aiutare con l'acconciatura.

“Come sto ragazze?” chiese Meg alle sorelle.

“Forse Jo potrebbe farti qualche ricciolo per adornarti il viso!” le disse Amy sorridendo.

Amy disse ciò senza rendersi conto dell'effetto benefico di quella frase in quel momento: a quelle parole le tre sorelle scoppiarono a ridere ricordando i preparativi del famoso ballo. Jo quando smise di ridere si avvicinò ad Amy e la strinse a sé “Mi dispiace, Amy, di essermi comportata così. Avrei dovuto parlarne prima a te che a Laurie e molto probabilmente avremmo trovato una soluzione giusta per entrambe. Invece ora ti ritrovi senza fidanzato per colpa mia!”

“Jo, non preoccuparti. In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulle parole di Meg, e devo ammettere che aveva ragione. Non amo abbastanza Laurie per pensare di dividere la vita con lui e ne abbiamo anche già parlato. Sono contenta che tu abbia finalmente scoperto di volergli bene, povero ragazzo! Dopo quello che gli hai fatto passare, ora avrà anche lui il suo momento di vittoria!”

“Ed io sono contenta di vedere che siete tornate come una volta, sorelle l'una per l'altra.” disse Meg avvicinandosi a Jo ed Amy e stringendole in un abbraccio amorevole. “Avanti, continuiamo a prepararci! Si va a festeggiare!”

Le sorelle si prepararono e si aiutarono a vicenda: Meg indossava un abito di un meraviglioso color azzurro acquamarina ed i suoi capelli raccolti erano impreziositi da nastrini dello stesso colore; Amy aveva scelto per l'occasione un vestito turchese, colore che, con i suoi capelli ricci e dorati, creava un bel contrasto; Jo indossava invece un abito color ambra ed aveva raccolto i suoi meravigliosi capelli castani in una coda alta senza tante pretese. Poi arrivò il momento di Daisy e Demi che furono vestiti come una vera dama e un vero cavaliere.

Laurie bussò alla porta di casa March per avvertire le ragazze che le attendeva fuori con la carrozza pronta per partire; quindi tutti salirono e si diressero verso casa Parker.

Quando vi arrivarono furono accolti dagli amici che li attendevano lì; vi erano le famiglie Moffat e Gardiner e Fred, oltre ad un'altra decina di famiglie benestanti. Lo sposo era in evidente stato di agitazione mentre aspettava che la sua sposa di presentasse.

Rose finalmente arrivò e tutti rimasero stupiti dalla sua bellezza: il suo viso era radioso ed il vestito bianco che aveva scelto era semplicemente meraviglioso; camminava con portamento reale che esaltava il suo fascino. Raggiunse lo sposo nel salone e la celebrazione del matrimonio ebbe inizio.

Jo era seduta alle spalle degli sposi con al suo fianco le sorelle; Laurie si era messo vicino ai ragazzi dall'altra parte della stanza e Jo ogni tanto riusciva a vederlo guardando alla sua sinistra.

Gli sposi stavano per pronunciare il giuramento e Jo rivolse lo sguardo casualmente verso Laurie: si rese conto che lui stava ricambiando; guardandolo meglio notò che le stava dicendo qualcosa e quando si rese conto che stava ripetendo il giuramento di matrimonio dello sposo ma rivolto a lei mentre gli sposi stavano facendo il proprio, arrossì.

Arrivò il momento in cui a fare il giuramento era Rose e Laurie ripeté con il labiale le parole del pastore. Quando arrivò il momento di Rose di dire “Sì” arrivò anche quello di Jo; sempre rossa in viso come non mai, dopo che la sposa disse il suo “si” allo sposo, Jo abbassò lo sguardo e sorridendo disse a bassa voce “Sì!”.

Poi guardò Laurie: lui le stava sorridendo ed i suoi occhi neri, anche se erano a qualche metro di distanza, brillavano di felicità. Meg guardò Jo e vedendola molto colorita in viso le chiese se si sentisse male o se avesse la febbre.

“Non è niente, Meg, tutto apposto!”

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Mie care lettrici, questa è la mia ultima fatica! spero di aver descritto bene soprattutto l'ultimo pezzo del matrimonio, ho dovuto scriverlo e riscriverlo molte volte per renderlo più scorrevole possibile! Perdonatemi se non è proprio perfetto ma spero che il risultato sia piacevole comunque! grazie a tutti quelli che mi leggono e come al solito un grazie speciale a chi volesse commentare i miei capitoli!

AtenaPallade

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 26: Momenti da rivivere ***


La festa per il matrimonio procedeva a gonfie vele; fu servito un ricco buffet e gli invitati poterono deliziarsi con i migliori cibi ed ascoltare splendida musica. Jo era intenta come al suo solito ad evitare qualsiasi essere umano di sesso maschile che le si avvicinava; era riuscita ad avvicinarsi agli sposi, a congratularsi con loro, a complimentarsi per la magnifica cerimonia ed a tornare nel suo angolino senza farsi notare quasi da nessuno.

Amy invece era molto richiesta e Jo notò che Fred le chiese di ballare con lui per più di un ballo; mentre li guardava dal suo rifugio, pensò che infondo i due non stavano poi così male insieme: Amy sarebbe riuscita forse a trovare l'amore ed a realizzare i suoi sogni da pittrice mentre Fred avrebbe avuto una bella donna al suo fianco, nonché una brava ed educata moglie. Se qualcuno avesse potuto vederla dal suo angolino avrebbe pensato che fosse pazza: Jo sorrideva fra sé e sé pensando che solo qualche tempo prima Fred le aveva preso la mano e si era proposto in un corteggiamento senza eguali; arrivò però alla conclusione che mai e poi mai sarebbe riuscita a condividere un'intera vita con quel genere di uomo. Poi, vagando nei suoi pensieri, cominciò a camminare a bordo stanza certa che sarebbe riuscita a trovare un posto sicuro se ce ne dovesse essere stato il bisogno.

Il salone da ballo era completamente riempito di meravigliosi fiori colorati che diffondevano nell'aria un intenso profumo. Laurie si avvicinò ad una tavola dove vi era un vaso di fiori gialli e ne prese uno.

Sorprese Jo alle spalle e le mise davanti agli occhi il fiore appena rubato.

“Un fiore per lei, mia dolce fanciulla!” esclamò quando Jo si girò verso di lui.

“Smettila, Laurie, non c'è niente di minimamente paragonabile alla dolcezza in me!” rispose.

Laurie le porse il braccio e lei accettò volentieri.

I due sgusciarono dietro una tenda e si trovarono in una saletta da dove potevano sbirciare gli invitati che ballavano.

“Non ti pare di averlo già vissuto questo momento?” le disse Laurie sorridendo.

Jo lo guardò e ricambiò il sorriso; parlava del piccolo ballo a casa dei Gardiner per la vigilia di capodanno. Era passato così tanto tempo, ma nessuno dei due aveva dimenticato quella serata; il loro incontro all'epoca fu casuale e nessuno dei due sapeva cosa gli avrebbe riservato il destino in seguito.

“È stato un ballo bellissimo, quello!” disse Jo sarcastica.

“Già, come darti torto? Se non ci fossimo incontrati dietro quella tenda non avremmo mai potuto ballare la polca insieme e...” Laurie non riuscì a finire la frase che Jo lo abbracciò stretto a sé.

“È stata una fortuna averti incontrato. Pensa se avessi accettato di ballare con quel ragazzo con i capelli rossi che mi stava inseguendo! Ah, scusa. Come mi disse Meg, castano chiari, non rossi!” gli disse ridendo.

“Chi? Quello che ballava come “una cavalletta con le convulsioni?””

“Proprio lui!”

“Ricordo come se fosse ieri la freschezza e la serenità nel viso di Meg. Danzava divinamente.”

“Finché il tacco della sua scarpa resse!”

“Proprio tu parli che ti sei rovesciata il caffè addosso! Se non ci fossi stato io quella sera, sarebbe stato tragico il vostro ritorno a casa!” disse Laurie pieno di sé tanto quanto un piccione nel periodo dei corteggiamenti.

“Già, Teddy. Se non ci fossi stato tu, sarebbe stata così vuota la nostra vita. Ci hai sempre riempito le giornate e noi abbiamo potuto avere quel fratello che non abbiamo mai avuto.”

Ci fu un attimo di silenzio che i due goderono a pieno l'uno abbracciato all'altra, con la musica proveniente dalla sala principale da sottofondo.

“Ti amo, Jo. Ti ho sempre amata. Ho amato solamente te. È stato un errore chiedere a tua sorella il fidanzamento, ma ero così confuso. Ho combinato un guaio, sarei dovuto ritornare a casa subito, anzi, non sarei neanche dovuto partire.”

“Oh, Teddy mio, io invece sono stata una sciocca a lasciarti andare!” gli rispose stringendolo più forte.

“Mi ami, Jo?”

Le parole di Laurie suonavano così strane alle orecchie della ragazza; le aveva sentite già altre volte sussurrate da lui, ma in quel momento erano diverse, erano cariche ti passione, di amore e di dolcezza che solo ora lei, che poteva ricambiare l'affetto del suo amico, riusciva a comprendere.

“Sì, Teddy, sì.”

Lui premette le sue labbra su quelle di lei ed i due si lasciarono trasportare dalle emozioni che provavano in quel momento; Laurie non era mai stato così felice: dopo anni di rifiuti finalmente era riuscito a farsi amare dalla persona che lui stesso amava più della sua vita e che non avrebbe mai potuto dimenticare; Jo si sentiva realizzata: non aveva mai provato per nessun'altra persona il sentimento che provava per il suo amico ed iniziava ora, alla veneranda età di ventisei anni, a scoprire l'amore, quello vero, che aveva tante volte descritto nelle sue novelle, ma che non aveva mai potuto comprendere fino a questo istante.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 27: Finalmente a casa! ***


Finalmente il signore e la signora March fecero ritorno a casa e ad attenderli trovarono la famiglia al gran completo: Meg, John ed i bambini, Jo e Laurie, Rose e Ned ed Amy e Fred. Quest'ultimo ormai era considerato uno di famiglia: viaggiava spesso ma nell'ultimo periodo ci fu più di qualche affare, e non certo lavorativo, che lo trattenne a Concord. Era ormai palese il suo interessamento alla piccola Amy la quale non disdegnava affatto le attenzioni del ragazzo. Nessuno si sarebbe meravigliato se di lì a poco i due si fossero dichiarati fidanzati. Infondo erano fatti l'uno per l'altra e si trovavano molto bene insieme.

La primavera era alle porte ed i raggi del sole cominciavano a riscaldare le giornate; quando i March arrivarono in carrozza non sapevano ancora tutte le novità che erano successe in queste poche settimane di lontananza.

Vennero accolti con calore da tutti i presenti ed aiutati con i bagagli.

Le ragazze March si tuffarono fra le loro braccia, felici di ritrovare riunita l'intera famiglia.

“Mamma! Quanto mi sei mancata!” diceva Amy.

“Papà! Papà!” urlava Jo che era tornata a sfoggiare nuovamente il suo carattere selvaggio.

“Mie piccole donne!” disse la signora March tendendosi ad abbracciare anche Meg che teneva in braccio Daisy “Quanto mi siete mancate!” aggiunse baciando la testa delle tre ragazze.

“Venite dentro, dai! Abbiamo così tante cose da raccontarci!”

La signora March parlò della sua vacanza credendo di avere delle cose fantastiche da raccontare, ma quando fu il turno delle ragazze di dire come avevano passato le ultime settimane, si accorse che quelli che dovevano rimanere a bocca aperta erano proprio lei ed il marito.

“Sapete, mamma, papà, penso di essere cresciuta molto in queste settimane. Non parlo di aspetto fisico, ma sono riuscita a comprendere di più me stessa ed i miei sentimenti e Meg e Jo mi hanno aiutata molto. Laurie non si offenderà se vi confesso che è stato un errore fidanzarmi con lui!” disse Amy prima con aria seria e guardando i genitori, poi con aria allegra rivolgendo lo sguardo a Laurie.

“Nossignore, nessun rancore da parte mia!” disse Laurie.

“Bene, mia cara, sono contenta che tu sia riuscita a leggere nel tuo cuore. Sicuramente ciò ti tornerà utile per capire all'istante il vero amore.” rispose la mamma che riusciva sempre a trovare il lato positivo di ogni cosa, anche quella più spiacevole.

Amy, mentre la signora March diceva quelle parole, rivolse lo sguardo a Fred seduto accanto a lei e lui le sfiorò la mano.

Tale gesto fu notato da tutti, ma nessuno proferì una parola o fece qualche suono.

“Sono stata molto felice di come le ragazze abbiano saputo affrontare sia la gestione della casa e sia la gestione dei loro cuori!” disse Meg “Ma non dimentichiamoci che se non ci fosse stata la provvidenziale Hannah, ora probabilmente non saremmo qui a riderci su!”

Tutti si misero a ridere all'affermazione di Meg, poi la signora March guardò Rose “Sei bellissima Rose, dal tuo viso traspare una felicità immensa. Sono spiaciuta di non esser stata presente al matrimonio, ma sappi che per qualsiasi cosa in futuro tu abbia bisogno, noi siamo qui.” le disse stringendole la mano e carezzandole il viso come farebbe con una delle sue figlie.

“Tu invece, mia cara Jo, non hai nulla da raccontare ai tuoi cari?” proseguì la signora March guardando amorevolmente la figlia. Jo si sentì stringere la gola, ma subito dopo vuotò il sacco “Effettivamente qualcosa ci sarebbe!” cominciò sentendo già in sottofondo le risatine sommesse delle altre ragazze presenti nella stanza; poi disse tutto d'un fiato “Io e Laurie ci siamo fidanzati!”

Mister March era un po' dubbioso sulla cosa mentre la signora March ormai, sapendo che non sarebbe mai riuscita a far cambiare idea ai due, si convinse che era la scelta giusta. Laurie era diventato un uomo e nonostante conservasse ancora alcuni comportamenti puerili, era maturato molto e si sentiva pronto alla vita di coppia; dall'altro canto sapeva che la sua bambina Jo aveva imparato, se non a controllare completamente il suo carattere, a dominarlo con buoni risultati.

“Miei cari, se è questo quello che volete, io e papà vi sorreggeremo durante il cammino. Immagino sappiate di avere entrambi un carattere forte, ma se siete assolutamente convinti delle vostre scelte, non saremo di certo noi ad impedirvi di amarvi.”

“Ci abbiamo pensato molto e siamo decisi a trascorrere la vita insieme.” aggiunse Laurie.

A Jo sembrò molto più facile di quanto avesse pensato: infondo sapeva che la mamma ed il papà non avrebbero negato loro di vedersi.

Il resto della giornata passò tra chiacchiere e risate e senza accorgersi arrivò il momento della cena; rimasero a casa March e tutti si sentirono come facenti parte di una grande famiglia.

Un grazie a tutti quelli che si fermano a leggere i miei capitoli, e siccome è passato molto tempo dall'ultimo capitolo...per farmi perdonare ne pubblico subito un altro! un abbraccio a tutti

AtenaPallade

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 28: Il capobranco ***


Parlare di matrimonio per Laurie e Jo era ancora troppo presto. I due ragazzi intanto si divertivano a passare le giornate qui e là, passando dalla casa March, alla casa Laurence, alla città, finché decisero di andare alla “Colombaia” per vedere come procedeva la vita di coppia di Meg e John.

Ormai non era più un mistero che Laurie e Jo erano fidanzati e tastare sul campo come sarebbe stata la loro vita fra qualche anno non gli avrebbe fatto di certo male.

Così quando arrivarono alla Colombaia, Meg e John li accolsero dando loro in braccio un figlio a testa.

“Bell'accoglienza!” disse Laurie che ancora non era molto pratico nel maneggiare bambini.

“Come sei diventata grande, Daisy, sei sempre più bella e più uguale alla mamma!” aggiunse Jo, felice di far visita alle due piccole pesti.

“Mia cara Jo! Come stai?” le disse Meg abbracciando sia Jo che Daisy.

“Bene, grazie, ora che c'è il mio Teddy con me.”

“Beh, non poteva essere altrimenti!” aggiunse John ricevendo un'occhiata non molto benevola da parte di Laurie che precisò “Vi ricordo che la signorina qui presente, Josephine March, prima di accettare la mia proposta, mi ha rifiutato per ben tre volte!” concluse sorridendo.

Jo lo guardò con aria imbarazzata cercò di nascondere il rossore del viso dietro la testolina di Daisy. Poi disse “È vero, Teddy, hai ragione. Avrei dovuto accettare subito e molte pene ci sarebbero state risparmiate!”.

Laurie la guardò dolcemente mentre lei pronunciava tali parole; sapeva quanto costasse a Jo dire determinate cose e quindi ammettere palesemente le sue colpe.

Il resto della giornata la passarono pranzando a casa Brooke, correndo e giocando in giardino con i bimbi.

A Jo, che era andata spesso a trovare i due bimbi, venne affibbiato il soprannome di Zia Dodo: ne era molto orgogliosa di ciò e le due pesti la consideravano come una loro compagna di giochi dato la naturalezza con cui riusciva a rotolarsi sui tappeti ed a fare la lotta. Amy invece, avendo viaggiato per molto tempo, si era persa gli anni migliori dei due piccoli, ma comunque aveva instaurato un buon rapporto con loro anche se non ci teneva minimamente a farli divertire nella stessa maniera in cui faceva Jo. La zia Beth era diventata per Daisy e Demi ormai un ricordo mentre Laurie era invece semplicemente lo “zio”: intendiamoci, era un caro ragazzo con i bambini, cercava di farli giocare e farli ridere, ma gli mancava quello slancio morale che gli avrebbe consentito di essere alla pari della zia Dodo. Per compensare però, cercava di arrivare alla “Colombaia” con le tasche imbottite di dolciumi e cioccolata.

“Dovresti tenere un po' di cioccolata per la zia Dodo!” suggerì Demi e Laurie con un sorriso offrì anche a Jo un po' di cioccolata.

“Accidenti Teddy, non è valido così!” esclamò Jo quando vide Laurie dispensare generosamente ai due bambini cioccolatini vari “Così li stai comprando!”

“Ognuno ha i suoi metodi, mia cara. Tu evidentemente ti diverti di più a rotolarti sui tappeti. Sembreresti quasi il loro capobranco!” rispose Laurie facendo scoppiare in una risata generale l'intera famiglia; anche Daisy e Demi, senza capirne il motivo ma solamente per spirito di emulazione, si misero a ridere sguaiatamente.

“Allora Jo, ti vedrei bene con dei bambini che girano per casa! Se hai superato la prova con questi due vuol dire che sei pronta a tutto!”disse Meg alla sorella.

“Beh, gradirei aspettare qualche tempo prima di cominciare a sfornare marmocchi a tutto spiano! E poi dovremo venire qui molto più spesso: può darsi che io me la sappia cavare con i bambini, ma non credo che Laurie si possa salvare solamente offrendo dolci!” rispose Jo vendicandosi della battuta precedente del suo ragazzo e facendogli le linguacce, cosa che fu subito imitata anche da Demi.

“Dai, Jo! Guarda cosa insegni a Demi! Spero non cominci a farlo anche quando li porto fuori! Sarebbe alquanto vergognoso!” disse Meg, e subito Laurie aggiunse “Io ti avevo avvertita, Meg, non può fare altro che il capobranco!”

-----Spero vi sia piaciuto questo piccolo scorcio di vita matrimoniale tra Meg e John: in realtà esiste anche nel libro originale un capitolo dedicato completamente a loro e volevo mantenere anche io una linea comune, giusto per rendere veritiera la mia storia! grazie ancora a tutti

Atenapallade

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 29: Mi vuoi sposare? ***


Quando zia March venne a sapere che Jo e Laurie erano fidanzati, ci mancò poco che facesse un infarto. Non si sarebbe mai aspettata che il giovane Laurence, conosciuto per la sua gentilezza nei modi, gusto nel vestiario, buona reputazione, bramato da tutte le ragazze della sua età e non che lo riempivano di lettere e di inviti a balli mondani per conquistare il suo cuore, avrebbe deciso di condurre la sua vita con Jo, sebbene lei fosse un poco cambiata nell'ultimo periodo. Era ostinata nella sua convinzione che Laurie avrebbe preferito la compagnia di una ragazza bella, composta ed aggraziata nei movimenti, una come Amy insomma.

Jo era imbarazzata quando, quel magnifico giorno di primavera uscì in barca con Laurie nel fiume sotto casa: sapeva che il suo Teddy aveva in mente qualcosa e lo poteva notare dalla sua strana espressione mista tra l’allegro ed il titubante. Era particolarmente bella; i capelli, che le incorniciavano il viso e le guance dalla pelle rosea, avevano un colore castano che facevano un bel contrasto con l’abito rosa confetto che indossava. I suoi occhi erano dolci ed erano puntati verso l’acqua, intenti a cogliere i guizzi che si infrangevano sulla barca.

Laurie era bello come sempre; quel caro ragazzo era un uomo estremamente affascinante e lui lo sapeva. Stava remando senza fatica, quando, arrivati in un punto dove il fiume si allargava, tirò i remi in barca e si fermò.

Con il fermarsi della barca si fermò anche il cuore di Jo che alzò lentamente lo sguardo verso il suo Teddy.

Si guardarono negli occhi per alcuni istanti che per entrambi sembrarono un’eternità. Lui le prese le mani.

“Vuoi sposarmi, Jo?” le chiese con voce emozionata.

Lei continuò a guardarlo, poi con un dolce sorriso sulle labbra, rossa in viso come non mai ed abbassando gli occhi gli rispose “Si, Teddy.”

Lui le baciò le mani e se le portò alle guance, mentre lei lo guardava con amore.

“Ho aspettato questo momento per tutta la vita.” le disse Laurie.

Jo riprese il controllo delle sue mani e gli accarezzò il viso “Ti voglio bene, Teddy. Non riuscirei a concepire, ora, una vita senza la tua presenza al mio fianco. Spero di essere una brava moglie, non voglio che tu ti possa pentire di avermelo chiesto o che tu ti possa vergognare quando dovremo far visita a qualche tuo conoscente. Sai che non sono proprio quello che si desidererebbe come moglie.”

“Jo, non mi importa di quello che può pensare la gente. Tu vali molto più di molte persone che conosco, sebbene siano dei ricconi. Spesso la gente che ha tutto è molto povera dentro. Tu invece sei tutto quello che un uomo potrebbe desiderare: sei forte e coraggiosa, sei diventata una donna magnifica, non ti perdi mai d'animo e sei una vera artista, sei una scrittrice.”

“Oh, Teddy, è così tanto tempo che non scrivo! E non sono poi così brava come dici tu! Non merito tutti questi complimenti!”

“Vorrei che ricominciassi a scrivere, allora. E vorrei leggere qualche tuo racconto. Sì, qualche storia nuova, qualche novella scritta da queste manine.”

“Ed io vorrei smettere ora di parlare di queste cose.” disse Jo avvicinando le sue labbra a quelle di Laurie e baciandolo dolcemente.

Era uno spettacolo bellissimo, se qualcuno li avesse visti in quel momento.

Più tardi Jo entrò in casa con un'aria incredibilmente felice, cantava e fischiettava di continuo, tanto che la Signora March non potè non notare questo suo stato d'animo.

“Che c'è, bimba mia?” le domandò incuriosita.

La ragazza aveva un largo sorriso sulle labbra e la faccia completamente arrossata dall'emozione, il cuore le palpitava così in fretta che poteva sentirlo battere nelle tempie.

“Indovina, mamma!” rispose eccitata.

“Mia cara, non lo so, è successo qualcosa di tremendamente piacevole immagino!”

“Oh, mio caro Teddy, mio caro Teddy! Mamma, non credevo potesse essere così emozionante essere chiesta in moglie!” rispose Jo danzando per la stanza, piroettando su sé stessa e sentendosi improvvisamente molto stupida dato che non avrebbe mai immaginato di comportarsi così.

“Tesoro mio! Tesoro mio! Sono così felice per te! Oh, che emozione!” esclamò la mamma abbracciandola forte e ridendo con lei.

Mister March non potè far a meno di sentire quelle manifestazioni di allegria; le raggiunse in salotto e, capita la motivazione di tanta felicità, strinse la figlia a sé, quasi nel tentativo di non volerla lasciar andare, poiché sapeva che sarebbe stata con loro ancora per poco tempo.

“Non dovete preoccuparvi, io non vi lascerò mai.” disse Jo ai suoi cari.

Amy, sentendo tutto quel vociare provenire dal piano di sotto, scese di fretta le scale e piombò in salotto con aria interrogativa.

“Cosa è successo?” chiese.

“Jo si sposa! Jo si sposa! Oh, chi l'avrebbe mai detto che anche il mio maschiaccio un giorno si sarebbe lasciata amare da un uomo! Lei che parlava tanto di indipendenza!” disse la signora March arruffando i capelli di Jo.

“Ma è una notizia fantastica! Jo, sono così contenta per te!” esclamò Amy davvero felice per i due ragazzi.

La notizia raggiunse in poco tempo anche i Brooke ed i Moffat che si recarono subito dai due fidanzati per congratularsi ed esprimergli la loro felicità nell'apprendere la cosa.

I preparativi cominciarono subito e la signora March fu molto importante per Jo in quel periodo. Jo aveva visto come ci si sposa, ma non come si organizza il tutto.

Qualche giorno dopo, vi fu un gran ritrovo a casa March: c’era tutta la famiglia al completo a parte, ovviamente, Beth. L’aria era festosa e vi era una gran confusione: Meg e John erano arrivati con i bambini; Amy e Fred, che diventavano ogni giorno sempre più affiatati e dai quali ci si aspettava di lì a poco la notizia del loro fidanzamento, stavano sempre l'uno accanto all'altra; la zia March sbottava tra sé e sé come il solito, commentando tutto ciò a cui non poteva darsi una spiegazione; Jo e Laurie a loro volta parlavano con ogni persona presente nella stanza e i signori March se ne stavano seduti sul divano ascoltando tutto questo vociferare, stringendosi la mano e, di tanto in tanto, guardandosi negli occhi, esprimendosi silenziosamente soddisfazione per quello che erano riusciti a compiere. Le tre sorelle March erano felici, ora, ed avrebbero continuato ad esserlo per il resto della vita, avendo trovato qualcuno con cui dividere il pesante fardello quotidiano.

_____________________________________ spero di non aver deluso le vostre aspettative...rileggendolo mi sono emozionata da sola, spero che emozioni anche voi! un abbraccio a tutti!

AtenaPallade

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 30: I preparativi ***


Il giorno del matrimonio si stava avvicinando così come l’ansia di Jo aumentava. Gli sposi decisero di fare una cerimonia intima, con solamente gli amici più cari e i pochi inviti erano già stati tutti recapitati. Mister Laurence era tornato di fretta da Londra per assistere e consigliare Laurie e la cosa lo aveva fatto ringiovanire nel cuore e nella mente. Potersi occupare dell’adorato nipote e vederlo ora farsi una famiglia, lo aveva fatto sentire tremendamente soddisfatto del buon risultato che aveva avuto con lui.

Il giorno precedente al matrimonio fu un caos totale, nulla andava per il verso giusto: il vestito di Jo era troppo largo in alcuni punti e troppo stretto in altri; nessuna notizia era ancora arrivata riguardo ai fiori che avevano ordinato e che avrebbero dovuto essere lì a breve; il falegname, che aveva costruito il piccolo altare per i due ragazzi, nel trasporto, l’aveva fatto cadere e rompere in più parti.

Jo era stremata dai preparativi e si gettò volentieri sul divano esclamando “Mamma! Non avrei mai pensato di dover lavorare così tanto per organizzare un matrimonio!”. La signora March la guardò teneramente e le sedette accanto dicendole “Mia cara Jo, dopo tanto dolore è arrivato anche per te il momento della felicità. Sei cresciuta velocemente nell’ultimo anno e sei cambiata molto. Sono fiera di come la mia piccola peste sia diventata!” e mentre pronunciava le ultime parole le accarezzò la testa.

Jo abbracciò la madre ed aggiuse: “Avevo promesso a me stessa che vi sarei rimasta per sempre vicino, avrei voluto dedicare la mia vita alla vostra felicità, come voi avete fatto per la mia. Credevo sarebbe stato facile rispettare l’accordo, ma mi sono resa conto che ho bisogno di amare e di essere amata in modo diverso.

Anche se abiterò in un’altra casa, voglio che sappiate che per voi sarò sempre presente. Tenterò di convincere Laurie a restare nei paraggi, sarebbe veramente un miracolo poter abitare qui a fianco, nella casa di mister Laurence! Potreste venire a farmi visita ogniqualvolta lo desiderate e i vostri nipotini sarebbero felici di avere i nonni così vicini!”. A quelle parole la signora March si commosse e lacrime di gioia le rigarono il viso.

L’indomani Jo si sarebbe sposata e decise così di passare l’ultima notte con le sorelle, come se potessero così tornare indietro nel tempo. Amy e Meg accettarono di buon grado questa idea e Meg arrivò di fretta con i bagagli a casa March.

Erano nella loro stanza tutte insieme sedute sul letto di Jo a parlare degli avvenimenti passati, presenti e dei progetti futuri. Amy ricordò con molta ironia la prima volta che vide Fred all’accampamento Laurence, quella magnifica giornata di sole; i meravigliosi posti che aveva visto assieme a lui in Europa; la romantica serenata che le aveva dedicato una sera. Non si erano ancora dichiarati pubblicamente, ma ormai la cosa era nota praticamente a tutti: i due ragazzi di amavano.

Meg ripercorreva con la memoria le sue vicende con John, dallo scherzo della lettera di Laurie alla strana conversazione con la zia March, fino ad arrivare alla proposta di matrimonio. Non dimenticò ovviamente di raccontare qualche aneddoto sulla sua vita matrimoniale ed ovviamente sui suoi due pargoli che, per quella sera così particolare, aveva lasciato al povero John.

“Mi sento quasi in colpa di averlo abbandonato con quelle due pesti!” disse Meg con aria sconsolata appoggiando il viso sul palmo di una mano.

“Vedrai, se la caverà!” le disse Jo trattenendo a stento una risata sguaiata. La scenetta che si immaginò di John stravolto di stanchezza nel dover tenere a bada i gemelli era assai deliziosa.

“Se lo dici tu.” rispose Meg rincuorata.

“Non hai mai un attimo per te stessa, per una sera che stai con le tue adorate sorelle, non vedo perché rattristarsi. Però vorrei essere una mosca ed essere lì per guardare che guai stanno combinando quei tre, accidenti se lo vorrei!” disse Jo, e le tre scoppiarono a ridere.

Si rideva di gusto finché non venne alla memoria la piccola Beth. Il dolore le aveva, ora più che mai, unite da un legame profondo. Non furono versate lacrime quella sera per lei, ma le sorelle si presero per mano e lessero dalla piccola Bibbia di Beth che la mamma aveva regalato molti anni addietro per Natale. Beth non era presente fisicamente, ma era nei loro cuori e sapevano che, dove si trovava ora, era sicuramente felice ed amata.

Toccò il momento di Jo e lì da ridere ci fu ben poco! Amy e Meg non sapevano cosa fosse accaduto effettivamente né le volte in cui Jo rifiutò Laurie, né la volta in cui finalmente accettò la sua proposta.

“Povero Laurie!” esclamò Amy.

“Già!” cominciò Jo “la prima volta è stata proprio incredibile! Ricordo che lui è stato così dolce nel confessarmi il suo amore, mentre le parole di rifiuto mi uscivano dalla bocca senza che io volessi, ed erano tanto amare che potevo sentirne il gusto!”. Raccontò del famoso “Ora dove vai?” e del conseguente “Al diavolo!” ed in quel momento la cosa sembrò alquanto comica, ma Jo ricordava benissimo lo sguardo con cui Laurie la guardò quel giorno, e non c’era certo da ridere! Poi raccontò loro del suo secondo tentativo, al momento della partenza e della lettera che le aveva spedito, come terzo tentativo, dall'Europa. Finalmente arrivò il racconto che le sorelle volevano sentire; era l’ultima fortunata dichiarazione, fatta poco tempo prima durante il matrimonio di Rose. Ed infine, la tanto sospirata proposta di matrimonio al fiume. Mentre si raccontavano tutte queste cose, alle tre ragazze sembrava di essere tornate bambine: se però si fossero guardate alle spalle si sarebbero rese conto di quanto tempo era passato, quante cose erano successe, quanti sogni si erano finalmente realizzati e quanti invece erano rimasti solamente bei sogni.

Era quasi mezzanotte quando Amy disse “Jo, mia cara, domani è il grande giorno, non vorrai mica arrivare all'altare tutta strapazzata?!”

Meg guardò Amy e fece un cenno affermativo con il capo, per rafforzare ciò che la sorella stava consigliando alla futura sposa.

“Va bene, va bene, forse avete ragione, domani sarà una giornata pesante!” disse ridendo Jo.

Le luci si spensero tardi quella sera, ma non c'era stanchezza nei loro occhi, solo tanta felicità.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 31: Il grande giorno ***


La mattina arrivò presto e le ragazze, che si svegliarono qualche minuto prima di Jo, la tirarono giù dal letto con canti e risate.

“Jooooo!” le gridò Amy “alzati, Jo! Su, svegliati! Dobbiamo prepararci!”.

Meg, mentre apriva le finestre ed ammirava l'incantevole giornata d'estate, rideva vedendo questa scenetta: Amy che urlava raggiante e levava via con forza le lenzuola nelle quali Jo era avvolta e Jo che cercava di tirarle a sé nel vano tentativo di riprendere sonno.

La mamma aprì la porta della camera e salutò amorevolmente le sue bimbe, poi le accompagnò di sotto per la colazione.

Vi era ancora un po’ di tempo utile per la preparazione fisica e morale, il matrimonio si sarebbe svolto nella tarda mattinata e loro avevano un ampio margine per i preparativi. Rose arrivò in tutta fretta a casa March e appena vide la futura sposa, le gettò le braccia al collo e la riempì di baci.

Fecero una colazione di quelle riservate ai giorni di festa: le focacce di Hannah erano squisite, l'aroma del caffè profumava l'aria e la felicità era palpabile.

Iniziò la vestizione e la preparazione della sposa; non fu una cosa complicata perché Jo aveva scelto, o meglio, si era fatta consigliare dalla signora March, abito ed acconciatura molto semplici.

Amy, Rose e Meg si vestirono ed andarono a controllare nel giardino dietro il palazzo dei Laurence come procedevano i preparativi: il piccolo altare di legno bianco era al suo posto e c'erano fiori ovunque; le sedie, che erano state messe a destra ed a sinistra della camminata centrale, ne erano addobbate ad arte; un arco verde ne era stato adornato e posto al di là dell'altare.

Laurie, che era nella sua stanza e si stava aggiustando il vestito, era agitatissimo: finalmente il momento tanto desiderato era arrivato. Si guardò allo specchio nel suo vestito elegante e, come al solito, era impeccabile. Da dietro di lui comparve il nonno.

“Mio caro Theodore,” cominciò con voce bassa che faceva però trasparire l'emozione per il momento e lasciando sbigottito Laurie che non era affatto abituato ad essere chiamato così, nonostante fosse il suo nome “voglio che tu sappia che sono orgoglioso di te; sei riuscito a conquistare ciò che volevi, hai compiuto molti sacrifici che ti hanno fatto crescere ed imparare che non sempre tutto è dovuto solamente perché si ha posizione e denaro. Sono fiero di essere oggi al tuo fianco per aiutarti in questo cammino.”

“Nonno, sapessi quanto sono contento!” e si gettò tra le braccia del nonno come un bambino.

Gli invitati erano ormai arrivati e Jo era tesissima. Non l'aveva vista ancora nessuno tranne la mamma, Rose e le sorelle e non sapeva che effetto avrebbe fatto agli invitati “così conciata”, come diceva lei.

Amy si assicurò che il lato principale del palazzo dei Laurence fosse sgombero dagli invitati per permettere così a Jo di arrivare con calma senza essere vista.

Meg, Rose e la mamma si adoperarono per non far toccare il vestito di Jo a terra durante il tragitto e Jo cercava di camminare nel modo più tranquillo possibile o per lo meno, di farlo sembrare tale.

Arrivati al momento cruciale, le tre aiutanti corsero a prendere il loro posto in prima fila e lasciarono Jo sola nel compito di arrivare verso l'altare.

In prima fila vi era una sedia libera, sulla quale Amy, dietro mille raccomandazioni di Jo, aveva poggiato il cuscino rosso di Beth: se la piccola sorella fosse stata ancora al mondo sarebbe stato suo l'onore di suonare qualche melodia per accompagnare il passaggio di Jo; il suo posto lo prese Amy che suonò il pianoforte regalato da mister Laurence e portato in giardino per l'occasione.

Quando Amy attaccò, tutti gli sguardi si voltarono verso la figura che stava per incamminarsi verso Laurie; rimasero a bocca aperta nel vedere come l'irruenta Jo era diventata bella e la sua espressione, dolce. Perfino la zia March non poteva credere ai suoi occhi! Quella fu la prima volta che si commosse dal profondo del suo cuore e la sua strana mente non faceva strane congetture.

Jo era raggiante e bellissima mentre camminava verso Laurie che la attendeva all'altare, stupefatto.

I suoi capelli già mossi le erano stati arricciati sapientemente dalle sorelle e raccolti all'indietro in un chignon morbido, tenuto fermo da un nastrino bianco con alcuni fiori incastrati.

Il viso le era stato leggermente incipriato e le guance le erano state velate di rosa; le labbra tinte di un color rosato. Tutti accorgimenti di Amy, ovviamente.

Il vestito bianco di seta le cadeva a pennello nonostante i ritocchi dell'ultimo minuto. In mano, Jo teneva un mazzetto di fiori bianchi. Quei pochi metri di camminata le parvero chilometri e quando arrivò finalmente vicino a Laurie, lui le tese la mano per prenderla accanto a sé, quasi nell'intento di non volerla far andare via mai più.

Mister March teneva la cerimonia non senza momenti di commozione: molte volte la sua voce, di solito bassa e salda, lo tradì per l'emozione.

Il momento del “si” fu terribile: Jo rispose decisa alla domanda mentre Laurie, in un primo momento, sembrava titubante: il povero ragazzo era agitato e gli occhi di tutti addosso, compresi quelli di Jo, non miglioravano la situazione. Alla fine un fermo “Sì!” uscì anche dalla sua bocca e mister March gli diede il permesso di baciare la sposa.

Fu un pomeriggio di canto, di ballo, di gioie e di amore, quello che si stava consumando in quel giorno di metà estate. La gente ballò fino allo stremo delle forze ed i banchetti preparati per il matrimonio furono presi d'assalto: vi erano frutta, gelati, panna e dolci vari, carne e formaggi di tutti i tipi, pane di ogni forma e colore, caffè a valanghe e vino a volontà.

Tutti volevano assicurarsi un po' di compagnia della sposa e le donne della famiglia e quelle invitate, la circondavano e la baciavano: le sorelle e Rose continuavano a baciarla e ad abbracciarla; Laurie invece era stato rapito dai maschi e parlavano di qualsiasi argomento che li facesse ridere e stare bene.

Ad un tratto Laurie si avvicinò a Jo e disse alle signore presenti: “Posso rubarvi mia moglie un istante? Prometto di riportarvela fra poco!”

Jo lo guardò ridendo, le pareva così strano essere chiamata “moglie” dal suo caro Teddy!

I due si incamminarono verso la parte più tranquilla del giardino, si allontanarono dalla folla che sembrava davvero godersi a pieno quella giornata di festa.

Vollero stare un po' da soli e camminare insieme, per far parlare in silenzio i loro cuori che scoppiavano di felicità. Era strana per entrambi quella situazione: da vicini di casa diventarono amici, da amici diventarono quasi fratello e sorella per poi scegliere di dividere le strade per evitare di rovinare l'amicizia per colpa di quell'amore “impossibile” come lo definiva Jo. Le due strade però si erano ora ricongiunte, e questa volta, per sempre.

Era tardissimo quando la festa finì e gli invitati cominciarono ad abbandonare la festa.

Tutti baciarono, salutarono gli sposi e si congratularono con loro. La zia March, arrivato il suo turno, non poté fa a meno di constatare l'effettiva bellezza della sposa “Mia cara Jo, debbo dire che Theodore ti ha giovato non poco. Se solo ripenso a come correvi per il giardino, come scavalcavi il cancello per non aprirlo e alla tua maniera sconsiderata di camminare con le braccia dietro la schiena, quasi stento a credere che tu sia potuta diventare un fiore di donna!”. Come sempre le parole della zia contenevano ben pochi complimenti, ma nello stato d'animo in cui si trovava Jo ora, era impossibile rattristarla. Le ricordò per l'ennesima volta che non era detta l'ultima parola: forse, prima o poi, sarebbe tornata a fare quei gesti tanto “sconsiderati”.

La salutò con affetto e l'accompagnò alla carrozza.

Erano rimasti i signori March, i Moffat, i Brooke con i bimbi, Amy, Fred e Mister Laurence che invitò gli sposini a trascorrere la prima notte da lui e si premurò di ricordare che entro qualche mese sarebbero iniziati i lavori per creare, all'interno del palazzo Laurence, una parte riservata ai due ragazzi.

Jo era stordita da quella proposta, non ci aveva proprio pensato che da quel giorno in poi avrebbe effettivamente dovuto condividere tutto con il suo Teddy, letto compreso! Rimase senza parole e Laurie aggiunse “Non preoccuparti, nonno, adesso vediamo cosa possiamo fare. È tardi per te, ti accompagno di sopra poi torno a prendere la mia sposa”.

Meg, John ed i bimbi si misero in viaggio verso casa e lo stesso fecero i Moffat, mentre Amy e Fred, ospiti a Orchard House presero Jo sotto braccio ed entrarono, seguiti dai signori March.

Si ritrovarono tutti in soggiorno e le parole in quel momento erano superflue; ne erano state scambiate talmente tante quel giorno che ora non erano necessarie e la gioia poteva essere capita anche in silenzio.

Pochi minuti dopo arrivò Laurie: era venuto a riprendersi ciò che era ormai diventato suo.

“Mi raccomando Laurie” gli disse mister March “la lascio nelle tue mani. Ti affidiamo una parte di noi” disse stringendo le spalle della signora March “e sappi che è una parte molto importante. So che saprai trattarla a dovere.”

Laurie ascoltò queste parole con rispetto e dopo aver salutato tutti, si avvicinarono alla porta. La signora March chiamò un attimo a sé la figlia e le consegnò una valigia con all'interno il corredo per la notte. La mamma ci era già passata e quindi sapeva come vanno a finire certe cose e, mentre Jo quella mattina era occupata a vestirsi, le aveva preparato la borsa.

Jo prese il corredo ed abbracciò la madre con tutta la forza che aveva nel corpo; la lasciò ed uscì dalla porta con Laurie. Sembrava dovessero partire per chissà quale meta ed invece entrarono nella porta accanto fedelmente scortati dagli occhi dei genitori, della sorella e dell'ormai quasi cognato che li osservavano dalla finestra.

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Un abbraccio e un grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi!

AtenaPallade

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 32: La prima notte ***


Quella sera Laurie e Jo avrebbero dormito in una delle camere degli ospiti che era stata preparata apposta per loro con alcuni fiori portati dalla festa. Probabilmente nessuno dei due si sentiva pronto per quell'esperienza, ma ogni gesto ha le sue conseguenze ed il matrimonio non era da meno.

Laurie aiutò Jo a levarsi il vestito e la lasciò sola quando fu il momento di indossare l'abito da notte.

Jo era terrorizzata ma felice allo stesso momento, si chiedeva fra sé e sé come avrebbe potuto dormire nello stesso letto con Teddy senza ridere o innervosirsi per la sua presenza accanto a lei.

Mentre tutti questi problemi le offuscavano la mente, si preparò e si meravigliò con sé stessa perché era riuscita a fare tutto senza neanche sapere come, dato che la sua mente in quei minuti non era affatto presente: si era lavata e preparata per la notte; si era levata tutte quelle forcine e pettinini che Amy le aveva messo in testa ed ora ci giocava quasi come per voler prendere tempo. Poi si guardò allo specchio, si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta per uscire, ma subito fece ritorno allo specchio. Era una situazione estremamente imbarazzante, farsi vedere da Laurie in abito da notte e capelli arruffati: poi, convenuto con sé stessa che non sarebbe potuta rimanere in eterno chiusa in bagno, prese coraggio.

Uscì dalla stanza per dirigersi verso il letto: vi trovò Laurie disteso come al suo solito: gambe per lungo ed accavallate e braccia incrociate dietro la testa.

Rimase per un attimo immobile a guardarlo; quando lui le rivolse lo sguardo e le mostrò un sorriso che andava praticamente da un orecchio all'altro e sentendosi presa in giro, Jo si avvicinò al letto rapidamente.

“Sei sempre il solito, Teddy!” gli disse Jo sedendosi sul bordo e prendendolo a cuscinate “non stai composto neanche la tua prima notte di nozze! Se non ci fossi io qui al tuo fianco, ma una ragazza qualsiasi, ne sarebbe scandalizzata!”

“Se ci fosse un'altra ragazza qui al mio fianco, non sarebbe di certo per la mia prima notte di nozze.” le rispose maliziosamente Laurie alzandosi di scatto dal letto, facendo un inchino beffeggiatore e tornando a distendersi solo dopo che Jo si era potuta accomodare.

Improvvisamente si sentirono come tornati ragazzi: lui che la stuzzicava e lei che rispondeva in modo secco alle provocazioni.

Laurie sapeva che Jo prima o poi avrebbe sfoderato la sua solita frase “fatti più in là, Teddy, qui non c'è posto” e quindi scostò le lenzuola e si mise sotto, rimettendo le braccia incrociate dietro la testa in attesa di un segnale qualsiasi da parte di Jo.

Jo dal canto suo era assolutamente inesperta e impacciata e, dopo aver ripreso il cuscino e messo al suo posto, si infilò anche lei sotto le lenzuola e si girò di lato, dando le spalle a Laurie e mettendosi sul bordo del letto, sforzandosi di non cadere sul tappeto sottostante.

Passarono così alcuni minuti, minuti nei quali nessuno dei due aveva minimamente chiuso occhio: Laurie continuava a guardare, con un mezzo sorriso abbozzato, la parete dall'altra parte della stanza; Jo, con occhi spalancati, fissava il mobile di fronte a lei finché, agitata, si mise di scatto a sedere con un'energia che lasciò perplesso Laurie.

“Senti” cominciò Jo “non credere che mi piaccia questa situazione. È estremamente imbarazzante e mi sento osservata. Come posso notare anche tu non hai chiuso minimamente occhio; come potremmo mai dormire insieme?”

A quelle parole Laurie, se non fosse per la tarda ora e per il nonno che era a letto, sarebbe scoppiato in una fragorosa risata ma si trattenne sfoderando solamente un largo sorriso.

“Staremo più comodi se andrai a dormire sul divano.” disse risoluta Jo, sfilando da sotto la schiena di Laurie il suo cuscino e sventolandoglielo in faccia come fosse una bandiera.

“Io non mi sposto assolutamente!” esclamò Laurie con aria sicura.

Jo, a quell'affronto si alzò dal letto e cominciò a camminare nervosamente su e giù per la stanza finché Laurie non le disse “E ora che fai? Hai intenzione di camminare per tutta la notte o pensi di venire a letto? Su, Jo, non sarà mica così difficile dormire con il tuo maritino!” con la sua solita aria maliziosa. Sapeva che prima o poi Jo avrebbe ceduto, o per il sonno o per mancanza di ragioni valide, e sarebbe tornata a letto.

Laurie ci aveva visto giusto: pochi minuti dopo Jo faceva l'ennesimo tentativo infilandosi nuovamente sotto le lenzuola.

“E va bene, mio caro Teddy” disse con aria di sfida “ti dimostrerò che ora riuscirò a dormire, anche in fianco a te!”

“Vedremo!”

Laurie spense la candela e rimase immobile nel letto; Jo intanto non riusciva comunque a chiudere occhio.

I minuti correvano, ma nessuno dei due cedette finché Laurie si avvicinò a Jo, che trattenne il respiro, e la baciò.

Solo i due ragazzi e la Luna, che splendeva alta in cielo e rischiarava la stanza, sapevano cosa successe in seguito: di lì a qualche mese quella notte d'amore avrebbe dato i suoi frutti.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 33: Piccole pesti ***


La famiglia March si era popolata di una nuova vita: oltre ai due gemelli di Meg e John, Daisy e Demi che avevano ormai già sei anni, arrivò presto in casa Laurence una piccola sorpresa.

Laurie, mentre Jo partoriva, era rimasto cautamente fuori dalla stanza ma, nonostante ciò, le urla della ragazza lo avevano raggiunto facilmente: gli sembrava addirittura di aver sentito qualche imprecazione rivolta verso di lui, ma non aveva voluto approfondire l'argomento. Appena sentì il pianto di un neonato, aprì la porta e corse a vederlo: era una bambina. Jo era completamente stravolta, ma Laurie prese coraggiosamente in braccio la piccola e raggiunse la moglie a letto per mostrarle il loro minuscolo capolavoro: la neonata era bella e la sua testa era ricoperta di folti capelli neri; i suoi pugnetti si agitavano nell'aria come se volessero prendere qualcosa di inesistente; gli occhietti erano socchiusi e sembravano due piccoli sorrisi.

“Beth” disse Jo appena Laurie gliela mise fra le braccia “Tu sei la mia piccola Elizabeth Laurence!”

Laurie baciò la testa sudata di Jo mentre la signora March si commosse nel sentire il nome della sua figliola.

Non poteva essere altrimenti: Jo voleva che il ricordo della sua sorellina rivivesse nella sua adorata figlia.

Il ragazzo, che ancora non realizzava il fatto di essere diventato padre, non si oppose alla scelta del nome e guardava come ipnotizzato quel piccolo fagottino che stava fra le braccia di Jo.

“È così bella, non è vero?” gli disse Jo con un fil di voce e con le lacrime che le scendevano sulle guance.

“Certo! Da un padre affascinante come me non poteva nascere altro!” disse Laurie sorridendo compiaciuto.

“Perché la fatica l'hai fatta tu, non è vero?” ribattè subito Jo.

La notizia della nascita di Beth si diffuse rapidamente e zia March fece subito una visita a quella che chiamava “la sua bambina”.

Beth cresceva molto rapidamente ed era una bimba molto vispa e vivace: i suoi capelli nero corvino incorniciavano un viso paffuto e candido come la neve; i suoi occhi erano di un colore plumbeo. Non c'era da meravigliarsi se, già a dieci mesi, la bimba camminasse e cominciasse a sfoggiare il suo caratterino tempestoso: qualsiasi cosa i suoi piccoli occhi vedessero, le sue piccole manine si affrettavano ad impossessarsene.

Aveva quindi un caratterino tutto pepe ed una forza fisica impressionante, cose ereditate dai genitori che in gioventù non brillavano certo per i modi composti e le buone maniere. Tutti sapevano che Beth era una Jo in miniatura e si chiedevano quando avrebbero visto la piccola saltare le staccionate, correre a perdifiato per le colline seminando forcine e pettinini, remare come un ragazzo, camminare con le mani dietro la schiena ed il naso per aria e lasciarsi sfuggire un “Capperi!” o un “Cristoforo Colombo!”.

Laurie, da ragazzo impacciato con i bambini, divenne ben presto un padre modello: adorava la figlia e la viziava realizzando ogni suo più piccolo capriccio e mandando perciò Jo su tutte le furie.

Gli altri due pargoletti della famiglia, i gemelli Daisy e Demi, erano sempre più belli: la bambina era una piccola graziosità, ogni suo movimento era dolce e misurato, ricordava moltissimo Amy; Demi era ormai un ometto: il nonno aveva dissetato la sua sete di sapere ed ora cominciava a parlare con lui quasi come un adulto.

Per i due era arrivato il momento dell'istruzione e mister March si era offerto molto volentieri a provvedere a loro in tal senso. Ogni mattina venivano accompagnati dalla mamma a casa March dove il nonno li aspettava per la lezione quotidiana. Daisy era una scolaretta modello e si impegnava molto, più per fare bella figura che per vero interesse, mentre Demi era un discolo, svogliato e disattento; l'unica cosa che poteva carpire la sua attenzione era parlare di cibo, in particolare della gelatina di ribes.

“Allora, Daisy, dimmi una parola che inizia con la lettera a”

“Albero!”

“E come si scrive?”

“A-l-b-e-r-o.”

“Brava mia cara piccola. Demi, ora tu, dimmi una parola che inizia con la lettera p.”

Demi guardò il nonno con aria sconsolata, poi il suo sguardo si illuminò come se in lui si fosse accesa una luce.

“Pane” disse “con la gelatina di ribes!”

Mister March non potè fare a meno di non scoppiare in una fragorosa risata ed in quell'istante entrò in soggiorno la signora March con in mano una vassoio pieno di pane e della tanto adorata gelatina.

Demi vi si fiondò subito sopra, pregando la nonna di fargli avere una porzione “enorme”.

Così, neanche avuto il tempo di iniziare a far studiare i due bambini, il signor March si vide costretto a fare subito una buona merenda di metà mattina a base di risate e di gelatina di ribes.

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 34: Valrosa ***


Amy e Fred nel frattempo avevano dichiarato a tutti il loro fidanzamento e ci si aspettava a breve anche l'annuncio di matrimonio, annuncio che non tardò ad arrivare: spesso i due si recavano a Londra per far visita alla famiglia di lui e l'ultima volta che misero piede in Europa, decisero di fare tappa a Nizza.

La cosa faceva sorridere Amy: trovarsi nello stesso posto in cui anni prima era con Laurie, solo che ora con Fred come fidanzato.

Era una meravigliosa giornata di fine primavera ed Amy volle assolutamente recarsi a Valrosa per dipingere. Fred la accontentò perché era deciso a chiederle di sposarlo, proprio in quello spettacolare paesaggio: quale posto poteva essere migliore di un parco la cui particolarità era essere invaso dal fiore dell'amore?

Durante il tragitto la mente di Fred vagava, provava fra sé e sé la conversazione che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco, ed alla fine decise che si sentiva pronto o, almeno, se ne convinse.

Arrivati a Valrosa, Amy corse subito a sedersi all'ombra di un albero, mentre Fred rimase indietro: stava camminando lentamente quando si accorse che proprio davanti a tale spettacolo le gambe cominciarono a tremargli: Amy sembrava un angelo con quel vestito bianco ed i lunghi capelli ricci e dorati che le si posavano dolcemente sulle spalle.

Tutta la convinzione e la sicurezza che aveva acquisito pochi istanti prima, svanirono in men che non si dica. Convenne con sé stesso che, in un modo o nell'altro, doveva farsi avanti.

La ragazza era già intenta a disegnare, quando lui le si sedette a fianco.

“È sempre così meraviglioso, qui. Ogni volta che ci torno sembra che il tempo si sia fermato ed ogni volta lo scenario è mozzafiato.” disse Amy guardando dritta in fronte a sé.

“Già.” disse nervosamente Fred “Ogni volta lo scenario è mozzafiato.” ripetè lui guardando a terra e sentendo il cuore esplodergli in petto.

Nonostante Amy fosse ancora una ragazza giovane ed inesperta in amore, anche considerando quel breve fidanzamento mal riuscito con Laurie, capì benissimo cosa stava per succedere e sapeva che, di lì a poco, le cose sarebbero cambiate. Aveva sentito la tensione nella voce di Fred e dopotutto si aspettava una dichiarazione in piena regola: il ragazzo era visibilmente innamorato di lei e lei non aspettava altro che condividere il resto della sua vita con lui.

Aveva imparato ad amarlo, nonostante all'inizio della loro conoscenza non lo considerasse una persona interessante. Fred, dal canto suo, dopo la sbandata presa per Jo, finita con la stessa velocità con la quale era cominciata, aveva scoperto che la viziata Amy non era poi così terribile: se la si conosceva in tutta la sua completezza, era una ragazza dolce ed educata, a volte anche altruista.

Ci fu qualche istante di silenzio imbarazzante, spezzato solamente dal rumore del vento fra i rami e le foglie dell'albero sotto al quale stavano i due ragazzi.

Fred si decise finalmente a proporsi, mentre Amy continuava a disegnare: la ragazza però tradì un po' di tensione, visibile dal fatto che le linee che tracciava sul suo foglio candido non erano così nette e precise come al solito.

“Amy” cominciò Fred con la voce che iniziava già a mancare “volevo chiederti una cosa: so che siamo giovani, che non è poi così tanto tempo che ci frequentiamo, ma so che provo per te qualcosa che non ho mai provato per nessun'altra. Ti amo dal profondo del mio cuore, so che posso offrirti una vita...” e non riuscì nemmeno a terminare il suo discorso, che aveva iniziato con tanta agitazione, che Amy, appoggiando la sua folta chioma di riccioli biondi sulla spalla di lui, gli rispose un timido ma sicuro “Sì!” sentendosi la faccia andare in fiamme.

Vennero accolti con grande gioia quando tornarono a Concord: i due ragazzi annunciarono a tutti il loro imminente matrimonio. I genitori di Fred vollero che la cerimonia si svolgesse a Londra, dove Fred aveva vissuto e dove vi erano i suoi amici d'infanzia. Inoltre il fratello non avrebbe potuto viaggiare per via della sua salute rimasta debole e quindi Amy accettò di tornare nuovamente in Europa. Purtroppo sapeva che la sua famiglia non poteva esserci per intero, solamente i signori March e i Moffat decisero di seguire i due ragazzi fino a Londra e di far sentire ad Amy, con la loro presenza, l'aria di casa.

Il matrimonio ovviamente si svolse con una cerimonia sfarzosa oltre ogni limite: la signora March, che non era molto d'accordo con questo spreco di denaro, decise di non dire nulla alla figlia per non rovinare il giorno più bello della sua vita e lasciò la ragazza completamente libera di fare ciò che riteneva più appropriato. Inutile dire che Amy si sentiva già facente parte di quell'alta società che aveva sempre sognato: era ammirata da tutti per la sua gentilezza nei modi, per la sua dolcezza nei movimenti e naturalmente per la sua bellezza.

Mentre i March e i Moffat, fecero quasi subito ritorno a Concord, i due sposi decisero di viaggiare nuovamente per l'Europa, toccando la Francia, la Svizzera e l'Italia.

Fecero ritorno a Concord quando era giunta la fine di agosto e finalmente poterono abbracciare Jo, Laurie, Meg e John e tutte le piccole pesti.

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 35: Tempo di ricordi ***


Erano passati molti anni da quel caldo pomeriggio di settembre in cui i ragazzi si erano ritrovati al di là della collina, sotto la piccola pineta a parlare dei loro castelli in aria.

Jo aveva detto che, se fossero stati tutti vivi, si sarebbero dovuti ritrovare dopo dieci anni proprio lì, per raccontarsi le loro storie e verificare se i loro sogni si fossero avverati o meno. Aveva esitato qualche istante pensando che non fosse giusto nei confronti della sorella morta, ma quando espose a Meg ed a Amy l’idea di programmare un piccolo pic-nic proprio in quel luogo, ogni dubbio fu spazzato via ed accettarono tutte di buon grado.

Vennero invitati anche Rose e Ned, che ormai facevano parte della famiglia.

Quel pomeriggio di settembre era caldo e soleggiato come allora; non era cambiato nulla, se non si faceva caso al piccolo particolare che i ragazzi non erano più tali ma bensì uomini e donne ed al fatto, più triste, che Beth non c’era più.

Vi erano la famiglia Brooke, la famiglia Laurence, la famiglia Moffat ed Amy e Fred.

“Eccoci qui, abbiamo mantenuto l'accordo!” disse Jo accomodando la grande tovaglia a terra e cominciando a sistemare i viveri per la merenda.

“Gia! Mi sento vecchissima!” sospirò Meg sempre preoccupata per l'aumentare della sua età. Si lamentava come se di anni ne avesse ottanta e fosse ormai buona da passar a miglior vita.

I bimbi erano lasciati a loro stessi nell'erba: ridevano, si rincorrevano e gridavano; Beth giocava a fare la lotta con Demi, mentre Daisy li guardava allibita.

“Che dolcezza, quella bimba!” disse Amy.

“Eri anche tu così” aggiuse Jo ridendo “stavi sempre distante da tutto ciò che potesse sembrare divertente!” “Certo, mia cara, perché io non sono un maschiaccio come te!” rispose a tono Amy.

“Allora, che mi dite dei nostri famosi castelli in aria? Se non ricordo male quello di Meg si è avverato alla perfezione.” iniziò Laurie.

“Già, sono stata proprio fortunata. Volevo una bella casa e l'ho avuta, buon cibo e l'ho avuto e continuo - per merito mio! - ad averlo, un buon marito e degli angelici bambini, ed anche su questo sono stata accontentata.” disse Meg appoggiando la mano su una gamba di John. “Certo, volevo anche dei mobili eleganti, bei vestiti e molto denaro, ma allora ero una ragazzina e non riuscivo a capire che si può vivere magnificamente anche senza essere ricchi. Quando si ha l'amore si ha tutto.” aggiunse guardando suo marito e continuò dicendo “Tu, piuttosto, Jo, che volevi una stalla piena di cavalli arabi, stanze zeppe di libri e un calamaio magico per scrivere: mi pare che il tuo castello in aria sia rimasto tale!”

Una breve risata ci fu da parte di tutti finchè Jo non rispose alla sorella “Da quando la nostra cara Beth non c'è più molte cose sono cambiate, ed io con esse: ho vissuto un periodo fatto di frivolezze nel tentativo di allontanare il dolore, ma non è servito a nulla. Nostra sorella è ancora troppo presente nel mio cuore perché la sofferenza si plachi. Ma ora so che al mio fianco ho una persona che mi ama incondizionatamente e che mi ha fatto un dono grandissimo, oltre al suo affetto: la mia piccola Elizabeth. Credo, nonostante tutto, di essere stata fortunata. Non posso proprio lamentarmi!”

Laurie a queste parole aggiunse “Direi proprio di no! Sono un marito ed un padre modello, io!” disse con fare orgoglioso e poi continuò “Desideravo trasferirmi in Germania e diventare un musicista, ma la vita mi ha portato a fare delle scelte completamente diverse. Dovrò aiutare il nonno con gli affari, con il tè, la seta e le spezie e stare accanto alla mia famiglia: a pensarci bene non è poi così male!” finì Laurie guardando Jo che contraccambiava il suo sguardo con un'espressione di chi si aspettava quella battuta.

Amy all'epoca era una bimba tutt'altro che modesta e lo ricordò lei stessa “Che vergogna! Io che desideravo diventare la pittrice più brava del mondo ho girato l'Europa e di miglioramenti sostanziali non se ne sono visti! Direi che, come Jo, il mio castello in aria è rimasto proprio lì dov'era!”

“Non dire così, Amy, ho visto i tuoi disegni e non sono niente male. Certo hai ancora molta strada da fare, ma ti assicuro che molte ragazze della tua età non saprebbero neanche lontanamente disegnare con il tuo stile!” le disse Jo.

“Sei proprio cambiata Jo! Una volta non mi avresti mai fatto un complimento del genere!” disse Amy ridendo e facendo ridere anche l'intero gruppo.

Rose e Ned ascoltavano piacevolmente tutti questi racconti ed improvvisamente si sentirono come se fossero sempre stati parte integrante della meravigliosa famiglia March; così decisero di rivelare il piccolo segreto che Rose portava da qualche mese dentro di sé diffondendo nell'aria un’allegria ancora maggiore di quella presente fino a quel momento.

Fred non potè dire nulla dato che non era presente all'epoca della creazione dei castelli in aria, ma non si sentiva affatto tagliato fuori dal discorso e disse “Io il mio castello in aria non ho fatto in tempo a pensarlo che era già realizzato! Non sono neanche riuscito a finire la mia proposta di matrimonio che Amy l’ha accettata subito ed il mio castello in aria si è avverato in men che non si dica!”

Dopo l'ilarità provocata dal racconto di Fred ci fu un momento di silenzio, rotto da Jo “Se fosse ancora qui la nostra piccola Beth, cosa avrebbe detto?” e sul suo viso calò un'ombra: quella distanza incolmabile continuava a pesare. C'erano notti in cui, senza farsi sentire da Laurie, cercava di soffocare i suoi singhiozzi. Teneva nel cassetto del comodino in fianco al letto il ritratto che Amy, alle prime esperienze di pittrice, aveva fatto alla sorella e di tanto in tanto lo tirava fuori, lo portava in biblioteca per sfogarsi senza farsi notare dal marito.

Il cuscino rosso non aveva mai abbandonato i suoi momenti di sconforto ed era la prima cosa che aveva portato con sé nella sua nuova casa; Laurie molto spesso, senza farsi vedere da Jo, lo tastava e lo trovava più di qualche volta umido. Sapeva che la moglie piangeva ancora per la sorella, ma non voleva che Jo si sentisse controllata; in quei momenti lui rimaneva in disparte sapendo che, quando non sarebbe riuscita a liberarsi da sola dalla morsa della disperazione, l'avrebbe cercato.

“Voleva stare accanto alla mamma e al papà ed aiutare la famiglia, Jo, e lo sta facendo dal Paradiso. Lei sorveglia i nostri bambini con lo stesso amore con cui avrebbe fatto se fosse qui, e noi l'amiamo altrettanto.

Non dobbiamo essere tristi per lei, è al sicuro e sta bene, ci osserva e ci ascolta quando le parliamo. Noi non ce ne accorgiamo, ma lei ci è accanto in ogni momento e vive nei nostri cuori. Desiderava tanto che tutti noi stessimo bene e se ci guardiamo intorno possiamo renderci conto che è esattamente quello che lei voleva.” le disse Meg.

La salvezza di Jo in quell'istante fu quella piccola margherita che aveva colto poco prima, che stringeva ora fra le mani e che le teneva gli occhi impegnati mentre Meg pronunciava quelle parole; senza di essa molto probabilmente non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime.

Due figure li stavano raggiungendo: giunti al pic-nic, Mister March portò Laurie, John, Ned e Fred dai bambini che giocavano nell'erba, mentre la signora March rimase con le donne di famiglia.

“Cari ragazzi! Mi fa bene al cuore vederli scordare per un giorno gli impegni quotidiani e divertirsi con i bimbi.” disse Jo guardando gli uomini mentre facevano divertire le piccole pesti.

“Già, la felicità che portano i bambini in una famiglia è incomparabile a qualsiasi altra cosa.” rispose Meg.

“Non ho ancora bimbi tutti miei, ma ne voglio avere presto uno!” esclamò decisa Amy.

“Io sono una donna fortunata: ora che ho un marito accanto e che fra qualche mese avremo un figlio, mi sento di non poter chiedere altro.” aggiunse Rose accarezzandosi il ventre leggermente rigonfio.

“Ragazze mie, ricordate per sempre la felicità di questo momento. I bambini sono la ricchezza della famiglia e sono il nostro futuro. Il mio futuro siete voi, e sono orgogliosa di quello che sono riuscita a compiere” poi concluse allargando le braccia e stringendo a sé le ragazze “e vi auguro ogni bene possibile, mie piccole donne!”.

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Ringrazio tutte le persone che mi hanno seguita fino alla fine, spero che la mia storia vi sia piaciuta.

AtenaPallade

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