Just for tonight, let's get lost.

di americanromance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning. ***
Capitolo 2: *** And the winner is... ***



Capitolo 1
*** The beginning. ***


< Bellissima la luna stasera > sussurrai con voce lieve a Matt. La scogliera era il punto migliore per poterla osservare da vicino. Le superifici d'acqua stagnati, ne riflettevano i colori e le sfumature, rendendola ancora più brillante, se possibile. < Si, davvero bella. > rispose Matt, a voce leggermente più alta della mia. Spostai lo sguardo dalla luca fino ai suoi occhi azzurri, profondi e limpidi come uno specchio d'acqua cristallina. Era meravigliosi. Lui, era meraviglioso. In pochi anni era cambiato radicalmente: il corpo da bambino si era strasformato in un fisico slanciato e snello, ma non privo di addominali perfetti e muscoli gonfi sulle braccia. Il viso, aveva ceduto i lineamenti dolci e paffuti, per forme più mature e squadrate. I capelli, prima un mucchio di onde di un dorato sgargiante, ora erano diventati un elegante caschetto di morbide ciocche bionde, lisce e ben pettinate. Gli occhi, incorniciati da lunghe ciglia nere, erano la parte pià bella del suo viso meraviglioso. Per completare, il sorriso smagliante e i bianchissimi denti perfetti, per rendere leggermente più paradisiaca la visione. < Allora... > riprese lui il discorso, forse sentendosi in imbarazzo per il mio sguardo che studiava i dettagli del suo volto < andrai alla Columbia il prossim'anno eh? >. Lo disse in tono triste, sinceramente dispiaciuto per la mia partenza. Abbassai lo sguardo e poi lo alzai di scatto verso la luna, ammirandone i contorni. < Si. E'... è la soluzione migliore, credo. > < Per te, o per lui? > me lo chiese acido, ed io sentii quelle parole intrise di veleno, pronte ad aprire una ferita dentro di me. Mi raggomitolai, abbracciandomi le ginocchia con le braccia. Abbassai lo sguardo a terra e mi strinsi nelle spalle. < Per entrambi. Non sarei potuta rimanere qui per molto, Matt. Sarebbe successo, prima o poi. > Sospirai e lo guardai negli occhi. < Ma, non deve essere per forza così presto. Non devi obbligatoriamente andartene perchè vi siete lasciati. Los Angeles è enorme, ci sarò io ad aiutarti, i tuoi sarebbero più contenti e alla fin dei conti, non sei costretta a scappare perchè la storia tra voi due non funzionava. Qui non dovrei ricominciare da capo, staresti meglio e potresti rimanere a contatto con la tua famiglia. Io ti starò vicino... Io... > < No! > lo interruppi e lo fissai in quegli occhi color del mare. Era agitato, le parole sgorgavano via come le onde che si ingranfono sulla battigia: rincorrendosi una con l'altra, senza mai fermarsi. < No, Matt. E' meglio così. Per me e per lui. Non voglio rimanere qui. E' una mia decisione, non c'entra niente la storia tra me e lui. > Non riuscivo ancora a pronunciare il suo nome senza provare un brivido di dolore. < E' andata così. Non c'è altra soluzione. > < Ma così non ti rivedrò più. > Mi fissò quasi con le lacrime agli occhi. I suoi meravigliosi, stupendi, abbaglianti occhi azzurri, riempiti di lacrime di dolore, di tristezza, di abbandono. Matt, il mio migliore amico, piangeva perchè me ne andavo. Piangeva perchè aveva paura che non mi avrebbe più rivisto facilmente, perchè temeva la nostra lontanza, più della morte. Un moto di tristezza mi invase e per un secondo, la sua versione assunse pieno significato nella mia mente. Aveva ragione lui. Se fossi partita, così come era stabilito nei miei piani, non sarei stata più capace di tornare per almeno un paio di anni. Se fossi tornata, avrei annientato tutto il lavoro di ricominciare una nuova vita senza di lui. Avrei buttato al vento tutti i miei stratagemmi per dimenticarlo, per imparare a fare a meno di lui. E sarebbe stato ancora più doloroso ripartire all'inizio dei corsi, ritornare all'università sarebbe stata una tortura. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, che sgorgarono, rigandomi il volto con una traccia bollente che, si fermò agli angoli delle mie labbra chiuse. Anche senza aprirle, sentivo il loro sapore aspro, come fossero gocce di acqua di mare. < Lo so > fu tutto quello che riuscii a sillabare senza irrompere in un pianto disperato. La mia vita era senza soluzione, non vedevo più una vita d'uscita. Avevo amato lui più della mia stessa vita, senza confini, senza riserve. Ero stata la sua compagna e lui il mio, mi aveva completato come un'altra metà, aveva riempito il mio cuore e la mia anima. Ma adesso, tutto questo era passato. Nel profondo, sapevo di amare anche Matt. Scegliendo un altro, non avevo fatto altro che ferirlo, ma lui mi era rimasto sempre vicino e ricambiava il mio sentimento appieno. Forse, riusciva ad amarmi anche più di quanto non facessi io. Io, ancora, non riuscivo ad ammetterlo molto facilmente ma, quando ci eravamo lasciati, e lui, mentre mi consolava, mi aveva confidato i suoi sentimenti per me, non avevo fatto altro che rispondere che anche io ricambiavo. Ma ero stata troppo travolta dal dolore della perdita per potermi occupare di noi, se un "noi" c'era mai stato tra me e Matt. Io lo avevo ferito ma lui, accecato dall'amore per me, era tornato indietro e mi aveva ripreso tra le sue braccia, cullandomi come una bambina e tenendomi per mano nei momenti più difficili, quando mi sembrava che dovessi scalare montagne, pur di liberarmi di quella piccola parte del "mio ex" che mi era rimasta dentro. Ce l'avevo quasi fatta, ma non sarei mai tornata integra se fossi rimasta nella sua stessa città. L'opzione Columbia mi sembrava la più accettabile, ma non adesso. Non ora che Matt stringeva i denti, cercando di non dare a vedere il suo dolore, cercando di starmi vicino anche in quel momento. Cercando di non dare libero sfogo alle lacrime che lambivano le i suoi diamanti. < Resta, ti prego > mi mormorò, prendendo una mia mano tra le sue e stringendosela al petto. Poi, schiuse le mani e mi baciò il palmo. < Rimani qui, da me. Troverai una soluzione. Tu sei forte, ce la farai, e io ti darò una mano. > < Non posso > bisbigliai con voce addolorata, guardando la mia mano tra le sue. < Devo farlo > mi urlò. Aveva alzato la voce e stretto la presa nelle sue mani. Mi guardava a viso aperto, con espressione dolorante. < Non è obbligatorio. Cosa sta facendo lui per aiutarti? Anche lui scomparirà da Los Angeles? Non mi pare. Non è così che deve andare. Sei tu stai prendendo questa decisione, che stai soffrendo inutilmente. Una soluzione si trova, sempre. Ma resta, resta con me. > Si alzò e si inginocchiò di fronte a me, la sua fronte ora, appoggiata alla mia. Chiudemmo gli occhi e respirammo uno l'aria dell'altra, con il respiro accellerato. Le nostre lacrime, cadevano silenziose sui visi, a pochi centimetri di distanza e ci bagnavano i vestiti e le mani, che adesso tenevamo incrociate. < Ti prego > bisbigliò questa ultima preghiare sottovoce, dolcemente, con voce tremante e con gli occhi chiusi. Li chiusi anche io. E rimasi in silenzio. Sentivo il battito del mio cuore accellerato pigiare contro la mia cassa toracica, facendomi male. E percepivo anche il calore emanato dal corpo di Matt, che sprigionava nonostante i vestiti. < Matt, io... > adesso vacillavo, cercavo un'altra via d'uscita, un qualcosa che mi aiutasse a fuggire da quella situazione. Aprii gli occhi e vidi che anche lui li aveva aperti e adesso mi guardava ferito dalla mia esitazione. < Io... > tentai di proseguire. Ma cosa potevo dire? Che mi dispiaceva? Ma per cosa? Per averlo coinvolto nel mio stupido tentativo di dimenticare qualcuno che mi aveva ferito? Che volevo rimanere lì, con lui, ma che nello stesso momento sentivo che dovevo andare? Che non mi sembrava giusto nei suoi confronti? Che lo amavo? < Ti amo, Matt e... > < Shhh. Basta questo, Nina. Fa silenzio! > mi lasciò andare la mano e me la tenne intrecciata alla sua. Con l'altra, mi accarezzò piano il viso. Fu dolce e adorante, una carezza leggera, ma sentita. Di quelle carezze che non lasciano spazio ai fraintendimenti. Chiusi gli occhi per assaporarmi quel momento. Per quel tocco avrei scalato le montagne, avrei venduto la mia anima per assaporare quel momento, per prolungarlo, per imprimermi bene nella mente il gentile passaggio delle sue mani sulla mia pelle. Poi, improvvisamente, la sua mano scese piano al mento e me lo alzò verso il suo viso. Per un momento, rimase immobile in quella posizione e io, continuai a tenere gli occhi chiusi. Poi, il tempo di un paio di battiti, e sentii le sue labbra sulle mie: mi stava baciando.

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Capitolo 2
*** And the winner is... ***


Mi voltai nel letto, riempendo di aria i polmoni e sorridendo, strizzai gli occhi.
Non avevo voglia di aprirli. Aprirli, avrebbe significato rompere quella dolce magia che mi avvolgeva come una bolla d'aria, spezzando il filo che mi univa alla persona distesa accanto a me nel letto che, evidentemente, si era accorta che mi ero svegliata e mi stringeva la mano, intrecciando le sue dita alle mie.
Sorrisi e non mi mossi, ma percepii una mano che mi acarezzava delicatamente i capelli, senza lasciarmi la mano.
< Buongiorno > dissi sorridendo, con voce roca.
< Buongiorno > e udii una risata scuoterlo. Aprii gli occhi e puntellai un gomito sul letto, e mi appoggiai la testa sulla mano, voltandomi verso lui.
Matt era disteso a pochi centimetri da me, con la mano intrecciata alla mia sul cuscino e l'altra dietro la nuca.
I suoi occhi chiarissimi erano più luminosi del solito, forse a causa della finestra aperta che lasciava entrare una leggerissima brezza piacevole e portava con sè odore di gelsomini e erba tagliata da poco. Guardai il suo petto nudo mentre, scosso da un altra risata, contraeva gli addominali e li distendeva.
Presa da non so quale istinto spontaneo, allungai una mano e la poggiai sui suoi muscoli, mentre, nello stesso momento del contatto con il palmo della mia mano, li sentivo guizzare e tendersi. Sorrisi e mi avvicinai. Quando mi avvolse tra le sue braccia forti, abbandonai la testa sul suo petto e sospirai sodisfatta.
< Hai dormito bene? > mi chiese, ancora con l'ombra di un sorriso nella voce. Era ilare, ironico, mi prendeva in giro.
< Si > dissi piano, arrossendo.
Riusciva anche a scherzarci sopra. Non sapevo davvero come ci riusciva. Dopo le nostre avventure notturne, non ero riuscita neanche a parlargli guardandolo negli occhi. Pian piano, i ricordi cominciarono a pressare, per gusgiare fuori.
Ricordai le sue mani forti e possenti mentre mi sdraiava sul suo letto e mi spogliava, i suoi baci bollenti sul collo e sui seni, i suoi morsetti sui lobi delle orecchie.
E, la mia voce timida e tremante che, quando aveva iniziato a togliermi l'intimo, aveva sussurrato:
< Fai piano, ti prego. E' la prima volta! >
E lui, che aveva annuito e mi aveva spogliato. Le mie mani tremanti, avevano sfilato i suoi boxer e poi, le sue spinte decise e costanti dentro di me, fino a quando era arrivato al punto nevralgico e, con una spinta più delicata delle altre, lo aveva oltrepassato, strappandomi un grido di dolore e qualche lacrima, sostituita subito da un piacere intenso. E poi, nel momento del culmine del piacere, le nostre voci roche e affannate gridare in coro uno i nomi dell'altra e viceversa. E i nostri sapori unirsi e mescolarsi dolcemente, creandone uno nuovo, uno che sa di noi.
< A cosa pensi? > la sua voce stupenda mi riporta alla realtà.
Mi volto verso di te e ti sorrido: < Penso che stamattina devo fare una cosa. Subito! > ti sorrido, ti stringo per un attimo la mano più forte, poi la lascio e mi alzo.
< Cosa devi fare? Vengo con te! >
< No! Devo farla da sola! > e mi metto a raccattare i miei vestiti arrossendo, mentre mi osservi.
< Ma io voglio venire con te. Ti prego, Nina... > mi supplichi. Ma non è ammissibile! Se devo parlare con i miei per dare loro qualche "informazione" riguardo il mio improvviso cambiamento di programma, devo farlo da sola. Non credo che la prenderebbero molto seriamente se spunterei con un ragazzo, che fino a qualche ora fa era il mio migliore amico e, con cui, nel corso della notte, ho dato il meglio di me, oltre che la mia verginità. Penserebbero che ho deciso di restare perchè ora c'è lui nella mia vita e mi chiederebbero di ripensarci e di non fare uno sbaglio così grande solo per un ragazzo che oggi c'è, domani scompare. Io cercherei in tutti i modi di spiegare loro che non è così, e loro non mi capirebbero.
Quella notte era stata magica, nemmeno nei migliori film sarebbe potuto succedere qualcosa di meglio: Damien non esisteva più, nè nei miei sogni, nè nei miei incubi. Adesso c'era solo una persona che colmava i miei respiri, per cui valeva la pena di stringere i denti e tirare avanti... C'era solo Matt, che mi aveva accolto tra le sue braccia e mi aveva resa sua, incodizionatamente.
Mi aveva riparata, dopo la distruzione pari all'esplosione di una centrale nucleare, e mi aveva amata e desiderata dal primo momento all'ultimo. Mi sentivo una persona nuova: più padrona di me stessa, nonostante gli appartenessi fino all'ultimo respiro, e più lucida. In tutti quei giorni non avevo fatto altro che tentare di non dimenticare una persona che mi aveva solo ferito. E adesso, ero finalmente libera. Mi aveva donato le ali per volare, ma io ero tornata da lui, perchè gli ero riconoscente di avermi tirato fuori da quel tunnel, e sarei rimasta al suo fianco. Ora e sempre....
Impossibile che i miei capissero no? Avrebbero pensato che fosse una cotta! E mi avrebbe sconsigliato di rimanere qui, e di trasferirmi alla Columbia! Se invece gli avessi dato altre motivazioni, mi avrebbero vista più sicura e determinata, e avrebbero accettato la mia scelta di buon grado. Magari più tardi, con la mia entrata all'università, avrei potuto aggiungerci Matt, ma non prima... Avrebbero visto che avevo un motivo in più per compiacermi della mia scelta e si sarebbero messi il cuore in pace. Ma come dirlo a loro? E come dirlo a lui soprattutto?
Stavo per rispondergli, spiegandogli le mie supposizioni, quando sento un rumore provenire dalla stanza accanto. Sua madre! Cazzo! In poco meno di dieci secondi, mi tuffo nuovamente nel letto e mi accoccolo a lui, guardandolo con occhi sgranati dal terrore. E se ci scoprisse?
Mi sorride, forse capendo il motivo della mia paura.
< Tranquilla! Io sono un ragazzo, ricordi? Non mi farà tanti problemi! Lo sa già > mi dice tranquillo sorridendo sornione e ne approfitta per strapparmi un bacio.
< Allora... Rimani? Con me? Qui, a Los Angeles? > mi chiede sorridendo mentre ne aproffito per stringermi a lui.
< Si, rimango. Rimango qui. > e sorrido di rimando, riappropiandomi le labbra delicate e calde che, da quella notte, sarebbero state mie per sempre.

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