Dove batte il sole

di rox_sole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La corsa nel vento ***
Capitolo 2: *** Cena nella grotta ***
Capitolo 3: *** pensieri notturni ***
Capitolo 4: *** L'appostamento ***
Capitolo 5: *** incontri ***
Capitolo 6: *** La cattura ***
Capitolo 7: *** In tenda ***



Capitolo 1
*** La corsa nel vento ***


dove batte il sole

DOVE BATTE IL SOLE

La corsa nel vento

Sole correva veloce fendendo l'aria statica di quel caldo pomeriggio.

Di li a poco sarebbe arrivato il monsone, e la terra arida sembrava in attesa, gli alberi sospiravano al suo passaggio come ansiosi di rinascere.

Giunta in prossimità del fiume tirò a se le briglie e lasciò Onda libera di bere.

Aveva trovato quella -allora- puledra sulle spiagge a Ovest che galoppava libera tra le onde del mare e l'aveva presa con se, domandola. Avevano vissuto i dolori e le gioie della vita insieme e da quando una serie di tragici eventi avevano convinto Sole a scappare di casa erano state compagne di tante avventure.

 

La ragazza si raddrizzò l'ampio cappello sulla testa e si passò una mano sulla fronte abbronzata per ricacciare indietro i suoi ricci chiari, che ricaddero scomposti sulle spalle scoperte.

Nonostante l'aria spavalda e l'espressione furba degli occhi verde mare, Sole era sollevata: aveva avuto paura di arrivare troppo tardi sulle sponde del fiume e di non poterlo attraversare a causa delle piogge.

Stava osservando la riva alla ricerca del punto adatto per attraversare, quando sentì un rumore in lontananza. Era molto debole, si sentiva a mala pena, ma non ci si poteva sbagliare: erano gli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo.

Quindi l'aveva seguita!

Sole afferrò le redini e spronò la sua cavalla abbassandosi sul suo collo fino a sentirne le vene pulsare.

Sguazzarono nelle basse acque paludose,saltando tra un canneto e l'altro per risalire un chilometro più a ovest.

Avrebbe potuto nascondersi nel rado boschetto che proteggeva la riva ancora per un po', poi avrebbe dovuto uscire allo scoperto e cavalcare attraverso le terre desertiche fino al canion, nelle cui caverne sarebbe stata al sicuro.

                                                         

L'adrenalina le rimescolava il sangue: era paura, ma anche eccitazione per quell'uomo misterioso che la stava inseguendo.

 

Corse come il vento attraversando la pianura, tra gli squittii spaventati degli animali e il fruscio degli arbusti, e si infilò nell'ombra tra le insenature della roccia.

Smontò da cavallo e condusse Onda nel suo rifugio, estraendo dalla borsa il suo nuovo bottino.

 

Intanto fuori era scoppiato a piovere, e Sebastian si infilò i lunghi capelli biondi nella camicia, cavalcando nuovamente verso casa.

"ma non mi sfuggirai ancora per molto" si disse, voltando le spalle alla montagna.

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Capitolo 2
*** Cena nella grotta ***


cena nella grotta

Cena nella grotta

 

Il fuoco scoppiettava allegro quella sera, quando Sole entrò silenziosamente nella grotta abbassando il cappuccio e scuotendo i lunghi capelli dall’acqua. Fuori i lampi illuminavano a giorno la zona: la stagione delle piogge era finalmente arrivata.

Nella stanza c’erano otto persone, la scura pelle aborigena che rifletteva la luce delle fiamme, tutti intenti a spartirsi la loro misera cena. Lei si avvicinò lentamente al capofamiglia e gli posò una mano sulla spalla.   L’uomo, un’esile vecchietto con i capelli bianchi e la pelle tesa sulle costole, si girò di scatto e sorrise riconoscendola, arricciando le rughe attorno agli occhi.

-Missy! Sei arrivata! Lascia che ti offra quello che abbiamo, cena con noi. Parleremo con calma più tardi.-

Mentre addentava un pezzo di Barramundi grigliato, un grosso pesce lucente, Sole si guardò attorno, osservando quant’era spoglia la grotta in cui vivevano tutte insieme quelle persone. Loro mangiavano al centro, seduti intorno al fuoco a gambe incrociate poco oltre una serie di pagliericci. In fondo,verso la parete, c’era un unico mobile di legno, una cassa intagliata; niente separava quella gente dall’esterno, tranne la tenda naturale creata dalla pioggia.

Finito di mangiare si alzarono, e Sole estrasse dalla borsa delle monete e una grande collana d’oro, porgendoli all’anziano capofamiglia. A quel punto una donna, con suo grande imbarazzo, s’inginocchiò ai suoi piedi, e un uomo le si avvicinò dicendole: -userò quell’oro per andare al villaggio, e cercherò lavoro come intagliatore. Finalmente potrò mantenere la mia famiglia, grazie a te. -

Lei gli augurò buona fortuna e sorrise a tutti raccogliendo le sue cose commossa. Si trattenne qualche minuto a parlare con il capofamiglia, e stava per andarsene quando il vecchio le posò una mano sulla testa. – Che tu sia benedetta, figlia del vento.-

Cavalcando nella pioggia, con il cappuccio calato in testa, Sole toccò attraverso la pelle della borsa la sacca in cui teneva le piume dorate, suo simbolo: quel gesto abituale le infondeva coraggio.   la notte è ancora giovane” pensò, saltando l’ennesima pozza sulla strada.

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Capitolo 3
*** pensieri notturni ***


pensieri notturni

Pensieri notturni

 

 

Erano passate due lune ormai dal giorno dell’inseguimento, e la stagione delle piogge era finita, lasciando il cielo stellato e terso e la temperatura gradevole. Era una notte perfetta, eppure Sebastian non riusciva a dormire.  Appena dopo la mezzanotte si mise a sedere sul letto, prese la borsa e si infilò gli stivali, sapendo che non sarebbe più riuscito a riposare.

Silenziosamente uscì dalla sua grande casa e si addentrò nella notte accendendosi una sigaretta.  Rimettendo i fiammiferi nella borsa afferrò involontariamente una cosa liscia e morbida, che gli scivolò di mano, galleggiando nell’aria.  Lui sapeva bene cosa fosse: una grande piuma, di aquila reale.  La afferrò al volo prima che toccasse terra e rigirandosela tra le dita non poté fare a meno di rievocare mentalmente il momento in cui l’aveva trovata…

 

“Il dolore per la perdita della sua adorata Nathalie gli impediva persino di uscire di casa, e così passava il tempo come un’anima in pena girovagando per le stanze, che gli sembravano incredibilmente vuote senza di lei.  Spesso si fermava davanti a una mensola, dove, sotto una foto della sua amata aveva poggiato un anello con una rosa d’argento attorcigliata, l’unica cosa che gli fosse rimasto di lei.

Quella sera sarebbe stato il loro terzo anniversario e lui si sentiva svuotato come non mai, perciò decise di bere un po’ in sua memoria. Solo un bicchiere, si era detto, ma quando quella ragazza entrò dalle finestre che lui aveva lasciato spalancate, qualche ora dopo, era già crollato con la testa sul tavolo e quattro bottiglie di rhum, vuote, accanto. Sole, dopo aver controllato che sotto tutti i capelli lui respirasse, fece un giro della casa infilando tutto ciò che poteva avere valore nella borsa e stava per andarsene quando si girò e vide l’anello d’argento.

Al suo risveglio il mattino seguente, Sebastian, ancora sotto l’effetto dell’alcool si avvicinò alla mensola con la foto, ma l’anello era sparito: al suo posto, una grande piuma dorata.”

 

Aveva passato anni cercando colei che gli aveva rubato il ricordo del suo amore, seguendo le sue avventure nell’outback, e dopo lo scorso fallimento si stava preparando per vendicarsi.  le toglierò ciò che più le sta a cuore”, si disse, accarezzando la penna dorata e riponendola nella borsa.

 

******

 

Ma Sebastian non era l’unico sveglio in quella splendida notte australiana: anche Sole, nel suo rifugio mimetizzato nel canyon, non riusciva a dormire. Ripensava ancora una volta agli eventi che l’avevano condotta fin lì, al giorno in cui era scappata di casa…

 

“Era una giornata molto calda, e per sfuggire all’afa aveva deciso di uscire dall’ampia casa dei suoi genitori e fare un giro nella tenuta. Dietro un alto albero, dopo qualche passo, vide il suo amico Charl che dormiva e pensò di fargli uno scherzo saltandogli addosso dalla pianta. Chiuse l’ombrellino da sole e si rimboccò il lungo vestito, poi togliendosi le scarpe si issò con passo sicuro sull’albero tirandosi dietro le sue cose. Gliel’aveva insegnato proprio Charl, ad arrampicarsi, tra le tante cose: quello strano vecchietto indigeno era il suo migliore amico, insieme a Onda, la puledra.

Stava per lanciarsi dal ramo quando sentì un rombo lontano: un cavallo!  Era sicuramente suo padre, in uno dei suoi giri di controllo. Non era mai riuscita a capire il padre fino in fondo; era così autoritario da ispirare persino in lei, che a quell’epoca era una bestiolina selvatica, un profondo e schiacciante rispetto, tuttavia aveva l’impressione che desse troppa importanza al denaro e agli affari, da quando la madre di sole era morta.

Pensando a queste cose cercò in ogni modo di svegliare Charl, sapendo che il padre si sarebbe arrabbiato molto se l’avesse visto dormire –ma invano.  Infine, il padre arrivò, scese da cavallo e si avvicinò all’albero. Non appena vide l’indigeno dormiente la sua faccia si trasformò in una maschera d’odio, e lo svegliò con un calcio, estraendo il frustino. –Non mi servono uomini che dormono.- disse, sibilando. Charl si guardò intorno con stupore, ma quando vide il padrone chiuse gli occhi e chinò il capo. Sole restò come immobilizzata sull’albero , per paura o per lo stupore, mentre suo padre frustava senza pietà il suo migliore amico, e se ne andava lasciandolo agonizzante.

Appena fu abbastanza lontano da non poterla più vedere, la ragazza saltò giù dal suo nascondiglio e si accovacciò accanto all’amico. Era abbastanza sveglia da capire che non ce l’avrebbe fatta: era già vecchio e le ferite erano profonde, il sangue scorreva copioso sul perizoma grigio che indossava. Charl con le sue ultime forze si girò verso la ragazza e le porse una borsa di pelle marrone che portava sempre con se. Poi si accasciò per terra, mormorando con l’ultimo filo di voce che gli restava:  -Vola come la grande aquila. Sii più forte del vento.-“

 

Quella sera stessa Sole aveva raccolto le sue cose, sostituendo ai suoi vestiti ricamati delle vecchie camice del padre e infilando tutto quanto nella borsa marrone dell’amico: dentro ci aveva trovato un sacchetto pieno di grandi piume dorate di aquila reale, che erano diventate col tempo il suo segno distintivo. Prima di andarsene di casa con Onda però aveva una cosa da fare: rubare tutte le cose di valore del padre, distribuendole di nascosto ai suoi dipendenti.

Aveva 15 anni, e da allora non tornò mai più nella sua tenuta passando i tre anni successivi depredando le grandi ville dei proprietari terrieri e distribuendo il bottino agli indigeni…

Ripensando al suo passato, quella notte, Sole capì di aver fatto la scelta giusta.

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Capitolo 4
*** L'appostamento ***


L'appostamento

L’appostamento

 

Il mattino seguente Sole uscì presto dal suo rifugio tra le montagne: alcuni suoi amici l’avevano informata dell’imminente arrivo di una diligenza con 5 uomini di scorta. “qualsiasi cosa contenga” si disse, “deve avere un grande valore!” Così, calandosi il cappello in testa, partì alla ricerca del punto più adatto per assaltare la carrozza.

 

Non molto lontano da lì qualcun’altro stava facendo lo stessa, ma per motivi diversi: Sebastian sapeva che Sole avrebbe cercato di depredare la diligenza del suo prezioso carico, attirata (nonostante di solito non si occupasse di queste cose) dalle voci che giravano a proposito di questa misteriosa spedizione. Lui intendeva vendicare il furto subìto rubando alla ragazza le sue piume: nella zona lei era una sorta di leggenda e tutti sapevano che erano la cosa a cui teneva di più, insieme al suo cavallo.

 

Dopo aver brevemente esplorato il percorso, Sole trovò ciò che cercava: a un certo punto la strada che il convoglio doveva percorrere si restringeva fino a diventare poco più che un sentiero, e si infilava in un alto canyon, per uscirne qualche decina di metri più avanti dall’altra parte. La carrozza doveva oltrepassare quel punto quasi interamente al buio e lei aveva intenzione di approfittarne.

“perfetto, se tutto va bene non si accorgeranno nemmeno di essere stati fregati.” Pensò, mentre si nascondeva insieme a Onda dietro un grande masso nel corridoio di roccia. Non vide però la scura figura a cavallo che entrò dopo di lei nello stretto passaggio, fermandosi poco lontano dalla sua postazione. Qualche minuto dopo nel buio risuonò chiaro il rumore degli zoccoli che raspavano il terreno: la diligenza stava arrivando.

 

Grazie a tutti quelli che leggono questa storia! Spero vi stia piacendo, perché a me si… sono solo lenta a trascriverla e perdonate il tempo che ci metto a postare nuovi capitoli!  (Anche perché avrete notato che sono molto corti… questo in particolare.) Se vi va di recensire, io sono ben contenta di accettare critiche. Grazie a tutte le ragazze, specialmente a Luka.  (con la kappa).

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Capitolo 5
*** incontri ***


Incontri

Incontri

 

All’ingresso del canyon i cavalli si fermarono nitrendo impauriti, ma l’uomo alla guida li spronò di nuovo: sapeva bene anche lui che quel passaggio era l’unico modo per superare la montagna che sembrava ergersi dal nulla e si stagliava dritta contro il cielo blu. La carrozza che stava per infilarsi in quell’unica fenditura verticale era grande, laccata di giallo e di nero e come annunciato era scortata da cinque uomini a cavallo, con dei grossi fucili affrancati alla schiena. Ora però si stavano guardando intorno, allerta: anche loro come Sole e Sebastian sapevano che quello era il punto più rischioso della tratta. Gli uomini avanzarono lentamente nel buio, due davanti, due ai lati e uno dietro alla diligenza, pronti a imbracciare le armi al più piccolo cenno di movimento.

Sole guardò passare la coppia di uomini che apriva la strada al gruppo, e quando la guardia che proteggeva il lato della carrozza giunse alla sua altezza soffiò rapidamente in un tubicino che aveva preparato poco prima. Il dardo soporifero in esso contenuto volò sibilando nell’aria fino a penetrare nel collo scoperto del pover’uomo che silenziosamente si accasciò sulla sella. Aveva intinto la piccola freccia in un intruglio che aveva imparato a preparare insieme a Charl: nella tenuta lo si usava per addormentare i cavalli feriti, per poterli curare senza rischi. Non uccideva, ma una piccola iniezione del succo di quelle bacche ti teneva addormentato per un bel po’. Silenziosa come un gatto la ragazza si issò nella carrozza ancora in movimento, passando per la finestra che era stata imprudentemente lasciata aperta: nessuno degli altri uomini si era accorto di nulla.

Era appena entrata nell’abitacolo, neutralizzando con facilità l’uomo imparruccato che stava dormendo al suo interno, quando udì un leggero tonfo e la porta di fronte a lei si aprì e si richiuse rapidamente, giusto pochi secondi ma sufficienti per far entrare uno scuro individuo, vestito con un elegante camicia nera su pantaloni larghi della stessa tinta, e i capelli biondi tirati indietro dal movimento, i suoi occhi azzurri brillavano nell’oscurità della carrozza.

Per la seconda volta nella loro vita Sole e Sebastian si trovarono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra.

Per lo spavento Sole mollò la borsa che doveva contenere il prezioso carico della diligenza, mentre i bianchi denti di lui luccicarono nel buio e distendeva il viso in un sorriso soddisfatto.

-Quanto tempo, mia cara!- disse, continuando a sorridere in quel suo modo accattivante. –Forse l’ultima volta che ci siamo incontrati non ero in piena forma… ma questo dovrebbe rinfrescarti un poco la memoria.- continuò, estraendo dalla borsa che portava a tracolla una grande piuma d’aquila. Nel farlo abbassò la testa, facendo scivolare i suoi lunghi capelli biondi in avanti, in un gesto che sembrava premeditato, e lei improvvisamente ricordò tutto: quella casa stranamente silenziosa, la finestra spalancata e poi quell’uomo steso sul tavolo, ciuffi di capelli dorati sparpagliati tra le bottiglie vuote, e quell’anello d’argento che chissà come mai le era piaciuto al punto da indossarlo sempre… era l’unico gioiello che portava.

Nel momento in cui i ricordi le riaffiorarono alla mente come un fiume in piena, la carrozza uscì dal canyon e la luce del giorno per un momento li abbagliò; subito dopo sentirono delle urla e degli scossoni, poi più niente.

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Capitolo 6
*** La cattura ***


La cattura

La cattura

 

Appena si svegliò sentì un forte peso che la schiacciava verso il basso, e aprendo gli occhi scoprì che una cascata di capelli biondi le oscurava la vista: la carrozza si era ribaltata e Sebastian era caduto sopra di lei, svenuto. La ragazza stava per tirarsi su quando lui aprì gli occhi e si mosse in avanti, facendo scontrare i loro nasi. Per un momento furono così vicini che Sole poté sentire lo strano profumo nel suo respiro, poi lui si scostò bruscamente tirandosi di lato e lei arrossì lievemente prima di riprendere il controllo della situazione. Accostò un dito alle labbra, intimando all’altro il silenzio, poi lentamente alzò la testa e sbirciò dalla finestrella della carrozza, che durante l’impatto aveva perso parte del vetro. Ciò che vide però non fu affatto incoraggiante, anzi, le mise i brividi. I tre uomini che erano rimasti a guardia della carrozza giacevano a terra, in mezzo a una raccapricciante poltiglia di sangue, budella e terra rossa. Si ritrasse nella carrozza e reprimendo un conato di vomito lanciò uno sguardo significativo a Sebastian.

 

Nella mente di quest’ultimo era in corso una guerra: avrebbe fregato la ragazza, abbandonandola lì svenuta e privata dei suoi averi, oppure avrebbero unito le forze per scappare da quell’incubo? “la vendetta è un brutto affare.”  concluse.

Purtroppo non ebbe il tempo di vedere quale opzione sarebbe prevalsa, perché pochi istanti dopo lo sportello della carrozza, (che si trovava per l’occasione sopra le loro teste) venne strappato via dai cardini, e la loro vista si oscurò di nuovo.

 

Quando si svegliarono scoprirono di essere legati, mani e piedi, e poggiati schiena contro schiena nei pressi di un fuoco. Da dove si trovava, Sole poteva vedere due tende, e sentiva dietro di lei degli uomini schiamazzare allegramente durante la cena. Si rese conto allora che erano stati catturati, lei e l’altro ragazzo, da  uomini convinti che loro fossero i veri occupanti della carrozza! Stava cercando un modo per comunicarlo a Sebastian, quando uno degli uomini, il più sobrio, si avvicinò a loro barcollando e disse: - Ma guarda guarda chi ha aperto gli occhi! I nostri due preziosi piccioncini! O siete fratellini, eh? – fece una piccola pausa, ma mentre i due stavano per rispondere roteò gli occhi e riprese, senza aspettare la risposta: -In ogni caso, tesorini miei, stanotte dormirete insieme in quella tenda laggiù. HEI JOE!- urlò poi, rivolto a un uomo lì vicino. –Dammi una mano a portarli laggiù! Non devono scapparci, mi raccomando.-

 

E così l’alto e biondo Sebastian e la coraggiosa Sole vennero trasportati nella tenda e lasciati lì legati mani e piedi dai due omaccioni che tornarono poi a festeggiare la loro cattura bevendoci sopra un altro po’.

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Capitolo 7
*** In tenda ***


In tenda

In tenda

 

Una volta rimasti soli nella semioscurità della tenda, Sole e Sebastian passarono qualche istante in silenzio a squadrarsi, poi lei, smettendo di mordicchiarsi il labbro, cominciò a dire, con voce un po’ smorta: - senti, io … - ma fu subito interrotta dal biondo che allungandosi più che poteva, avendo mani e piedi legati, le afferrò la mano sinistra e le sfilò l’anello a forma di rosa. -L’hai mai guardato da vicino?- le domandò. –Ecco, vedi, qui. C’è incisa una S, e una N. La S sta per Sebastian, che è il mio nome, e la N sta per Nathalie. Eravamo fidanzati, ci amavamo. Le regalai quest’anello quando le chiesi di sposarmi. Due giorni dopo morì di una malattia incurabile, e questo anello restò come unica testimonianza del nostro amore. Quella notte in cui rubasti in casa mia, mi portasti via tutto ciò, senza nemmeno sapere cosa significa per me questo piccolo pezzo d’argento.-

Raccontò la sua storia con tono sprezzante e distaccato, quasi intravvedesse l’ironia della sorte, ma nei suoi occhi si potevano scorgere i lampi di rabbia che lo scuotevano nel profondo. Sole si fece piccola piccola: si sentiva un mostro, ma dopotutto cosa ne poteva sapere lei?  - Senti, io ... mi dispiace davvero, ma … - provò a giustificarsi, ma venne interrotta nuovamente dal ragazzo: - Lo so che non ne sapevi niente, ma tanto ormai non conta più, no? Quando questi tizi capiranno che non siamo parte del carico tanto prezioso della carrozza, qualunque esso fosse all’inizio, ci uccideranno. Non credo manchi molto ormai. Passata la sbronza probabilmente ci porteranno dal loro capo, e visto come hanno trattato le guardie non credo che a quel punto avremo molte speranze.-

-Ma non è ancora detto niente!- esclamò lei, esterrefatta di fronte alla sua rassegnazione. –Siamo in due e loro in tanti, d’accordo, ma se ci impegniamo possiamo fuggire senza essere visti! Potremmo provarci, ti pare? So che mi odi, e hai maledettamente ragione, ma salvare la pelle mi sembra più importante, per tutti i diavoli del deserto! Poi avrai tutto il tempo per vendicarti, ma se provassimo a scappare tutti e due separatamente di sicuro verremmo scoperti. Allora, sei con me?-  Lui la fissò per un paio di secondi, scrutandola negli occhi, poi annuì. Tutto quel coraggio raggruppato in una così piccola ragazza l’aveva stupito, doveva ammetterlo. Rifletté un paio di secondi, poi:

-Nella tasca posteriore dei pantaloni, se non ci hanno ancora perquisito per bene, ci dovrebbe essere un piccolo coltello. Prova a prenderlo, dovrebbe bastare per queste corde.- disse Sebastian, alzando i pugni legati assieme.

Sole allora alzandosi sulle ginocchia fece passare le sue braccia, con le mani sempre incatenate l’una all’altra, sopra la testa del nuovo compagno di fuga, e stava per afferrare il coltello che effettivamente aveva ancora in tasca quando la porta della tenda si spalancò. Per la sorpresa la ragazza si immobilizzò con le braccia inequivocabilmente avvinghiate al biondo, mentre Sebastian, che aveva visto arrivare l’omaccione, essendo girato verso l’apertura, era già pronto: quando il loro carceriere scostò il telo della tenda, lui scattò in avanti e accostò le sue labbra a quelle di Sole in un lungo bacio.

Quando si separarono, lei con una faccia scandalizzata e lui con un sorrisetto soddisfatto che metteva in luce i suoi denti bianchi, l’uomo che li stava guardando scoppiò a ridere ed esclamò: - Questi piccioncini stanotte non vanno da nessuna parte, sono troppo occupati a fare altro!- e detto ciò, se ne andò ridacchiando e canticchiando, stonando su uno stupido motivetto come solo un ubriaco sa fare:   -Ho tante noci di cocco splendide, ttititì, tutte in fila per tre, per tre, per tre! –

Appena fu abbastanza distante da non poterla più sentire, la giovane esclamò: -Ma cosa cavolo ti salta in mente! – lui, per tutta risposta la fissò da vicinissimo (vista la posizione era difficile fare altro), poi alzò un sopracciglio e sussurrò, con una voce terribilmente sexy: -Paura che ti piaccia, mia cara? – poi, vedendo che lei roteava gli occhi, aggiunse: - oh, andiamo, ha funzionato! Sen’è andato! Ora tiri fuori questo coltello o vuoi passare tutta la notte con le mani nelle mie tasche? –

Lei si riprese un po’ ed estrasse in silenzio la lama dai pantaloni di lui: tagliò le corde mentre lui ancora se la rideva, poi furono liberi.

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