Dove batte il sole di rox_sole (/viewuser.php?uid=103787)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La corsa nel vento ***
Capitolo 2: *** Cena nella grotta ***
Capitolo 3: *** pensieri notturni ***
Capitolo 4: *** L'appostamento ***
Capitolo 5: *** incontri ***
Capitolo 6: *** La cattura ***
Capitolo 7: *** In tenda ***
Capitolo 1 *** La corsa nel vento ***
dove batte il sole
DOVE
BATTE IL SOLE
La
corsa nel vento
Sole correva
veloce fendendo l'aria statica di quel caldo pomeriggio.
Di li a poco sarebbe
arrivato il monsone, e la terra arida sembrava in attesa, gli alberi
sospiravano al suo passaggio come ansiosi di rinascere.
Giunta in
prossimità del fiume tirò a se le briglie e
lasciò Onda libera di bere.
Aveva trovato
quella -allora- puledra sulle spiagge a Ovest che galoppava libera tra
le onde
del mare e l'aveva presa con se, domandola. Avevano vissuto i dolori e
le gioie
della vita insieme e da quando una serie di tragici eventi avevano
convinto
Sole a scappare di casa erano state compagne di tante avventure.
La ragazza si
raddrizzò l'ampio cappello sulla testa e si passò
una mano sulla fronte
abbronzata per ricacciare indietro i suoi ricci chiari, che ricaddero
scomposti
sulle spalle scoperte.
Nonostante l'aria
spavalda e l'espressione furba degli occhi verde mare, Sole era
sollevata:
aveva avuto paura di arrivare troppo tardi sulle sponde del fiume e di
non
poterlo attraversare a causa delle piogge.
Stava osservando
la riva alla ricerca del punto adatto per attraversare, quando
sentì un rumore
in lontananza. Era molto debole, si sentiva a mala pena, ma non ci si
poteva
sbagliare: erano gli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo.
Quindi l'aveva
seguita!
Sole
afferrò le
redini e spronò la sua cavalla abbassandosi sul suo collo
fino a sentirne le
vene pulsare.
Sguazzarono nelle
basse acque paludose,saltando tra un canneto e l'altro per risalire un
chilometro più a ovest.
Avrebbe potuto
nascondersi nel rado boschetto che proteggeva la riva ancora per un
po', poi
avrebbe dovuto uscire allo scoperto e cavalcare attraverso le terre
desertiche
fino al canion, nelle cui caverne sarebbe stata al sicuro.
L'adrenalina le
rimescolava il sangue: era paura, ma anche eccitazione per quell'uomo
misterioso che la stava inseguendo.
Corse come il
vento attraversando la pianura, tra gli squittii spaventati degli
animali e il
fruscio degli arbusti, e si infilò nell'ombra tra le
insenature della roccia.
Smontò da
cavallo
e condusse Onda nel suo rifugio, estraendo dalla borsa il suo nuovo
bottino.
Intanto fuori era
scoppiato a piovere, e Sebastian si infilò i lunghi capelli
biondi nella
camicia, cavalcando nuovamente verso casa.
"ma non mi
sfuggirai ancora per molto" si disse, voltando le spalle alla montagna.
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Capitolo 2 *** Cena nella grotta ***
cena nella grotta
Cena
nella grotta
Il fuoco
scoppiettava allegro quella sera, quando Sole entrò silenziosamente nella
grotta abbassando il cappuccio e scuotendo i lunghi capelli dall’acqua. Fuori i
lampi illuminavano a giorno la zona: la stagione delle piogge era finalmente
arrivata.
Nella stanza
c’erano otto persone, la scura pelle aborigena che rifletteva la luce delle
fiamme, tutti intenti a spartirsi la loro misera cena. Lei si avvicinò
lentamente al capofamiglia e gli posò una mano sulla spalla. L’uomo, un’esile vecchietto con i capelli
bianchi e la pelle tesa sulle costole, si girò di scatto e sorrise
riconoscendola, arricciando le rughe attorno agli occhi.
-Missy! Sei
arrivata! Lascia che ti offra quello che abbiamo, cena con noi. Parleremo con
calma più tardi.-
Mentre addentava
un pezzo di Barramundi grigliato, un grosso pesce lucente, Sole si guardò
attorno, osservando quant’era spoglia la grotta in cui vivevano tutte insieme
quelle persone. Loro mangiavano al centro, seduti intorno al fuoco a gambe
incrociate poco oltre una serie di pagliericci. In fondo,verso la parete, c’era
un unico mobile di legno, una cassa intagliata; niente separava quella gente
dall’esterno, tranne la tenda naturale creata dalla pioggia.
Finito di mangiare
si alzarono, e Sole estrasse dalla borsa delle monete e una grande collana d’oro,
porgendoli all’anziano capofamiglia. A quel punto una donna, con suo grande
imbarazzo, s’inginocchiò ai suoi piedi, e un uomo le si avvicinò dicendole:
-userò quell’oro per andare al villaggio, e cercherò lavoro come intagliatore. Finalmente
potrò mantenere la mia famiglia, grazie a te. -
Lei gli augurò
buona fortuna e sorrise a tutti raccogliendo le sue cose commossa. Si trattenne
qualche minuto a parlare con il capofamiglia, e stava per andarsene quando il vecchio
le posò una mano sulla testa. – Che tu sia benedetta, figlia del vento.-
Cavalcando nella
pioggia, con il cappuccio calato in testa, Sole toccò attraverso la pelle della
borsa la sacca in cui teneva le piume dorate, suo simbolo: quel gesto abituale
le infondeva coraggio. “la notte è ancora giovane” pensò,
saltando l’ennesima pozza sulla strada.
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Capitolo 3 *** pensieri notturni ***
pensieri notturni
Pensieri
notturni
Erano passate due
lune ormai dal giorno dell’inseguimento, e la stagione delle piogge era finita,
lasciando il cielo stellato e terso e la temperatura gradevole. Era una notte
perfetta, eppure Sebastian non riusciva a dormire. Appena dopo la mezzanotte si mise a sedere
sul letto, prese la borsa e si infilò gli stivali, sapendo che non sarebbe più
riuscito a riposare.
Silenziosamente
uscì dalla sua grande casa e si addentrò nella notte accendendosi una
sigaretta. Rimettendo i fiammiferi nella
borsa afferrò involontariamente una cosa liscia e morbida, che gli scivolò di
mano, galleggiando nell’aria. Lui sapeva
bene cosa fosse: una grande piuma, di aquila reale. La afferrò al volo prima che toccasse terra e
rigirandosela tra le dita non poté fare a meno di rievocare mentalmente il
momento in cui l’aveva trovata…
“Il dolore per la perdita della sua adorata
Nathalie gli impediva persino di uscire di casa, e così passava il tempo come
un’anima in pena girovagando per le stanze, che gli sembravano incredibilmente
vuote senza di lei. Spesso si fermava
davanti a una mensola, dove, sotto una foto della sua amata aveva poggiato un
anello con una rosa d’argento attorcigliata, l’unica cosa che gli fosse rimasto
di lei.
Quella sera sarebbe stato il loro terzo
anniversario e lui si sentiva svuotato come non mai, perciò decise di bere un
po’ in sua memoria. Solo un bicchiere, si era detto, ma quando quella ragazza
entrò dalle finestre che lui aveva lasciato spalancate, qualche ora dopo, era
già crollato con la testa sul tavolo e quattro bottiglie di rhum, vuote,
accanto. Sole, dopo aver controllato che sotto tutti i capelli lui respirasse,
fece un giro della casa infilando tutto ciò che poteva avere valore nella borsa
e stava per andarsene quando si girò e vide l’anello d’argento.
Al suo risveglio il mattino seguente,
Sebastian, ancora sotto l’effetto dell’alcool si avvicinò alla mensola con la
foto, ma l’anello era sparito: al suo posto, una grande piuma dorata.”
Aveva passato anni
cercando colei che gli aveva rubato il ricordo del suo amore, seguendo le sue
avventure nell’outback, e dopo lo scorso fallimento si stava preparando per
vendicarsi. “le toglierò ciò che più le sta a cuore”, si disse, accarezzando la
penna dorata e riponendola nella borsa.
******
Ma Sebastian non
era l’unico sveglio in quella splendida notte australiana: anche Sole, nel suo
rifugio mimetizzato nel canyon, non riusciva a dormire. Ripensava ancora una
volta agli eventi che l’avevano condotta fin lì, al giorno in cui era scappata
di casa…
“Era una giornata molto calda, e per
sfuggire all’afa aveva deciso di uscire dall’ampia casa dei suoi genitori e
fare un giro nella tenuta. Dietro un alto albero, dopo qualche passo, vide il
suo amico Charl che dormiva e pensò di fargli uno scherzo saltandogli addosso
dalla pianta. Chiuse l’ombrellino da sole e si rimboccò il lungo vestito, poi
togliendosi le scarpe si issò con passo sicuro sull’albero tirandosi dietro le
sue cose. Gliel’aveva insegnato proprio Charl, ad arrampicarsi, tra le tante
cose: quello strano vecchietto indigeno era il suo migliore amico, insieme a Onda,
la puledra.
Stava per lanciarsi dal ramo quando sentì
un rombo lontano: un cavallo! Era
sicuramente suo padre, in uno dei suoi giri di controllo. Non era mai riuscita
a capire il padre fino in fondo; era così autoritario da ispirare persino in
lei, che a quell’epoca era una bestiolina selvatica, un profondo e schiacciante
rispetto, tuttavia aveva l’impressione che desse troppa importanza al denaro e
agli affari, da quando la madre di sole era morta.
Pensando a queste cose cercò in ogni modo
di svegliare Charl, sapendo che il padre si sarebbe arrabbiato molto se
l’avesse visto dormire –ma invano.
Infine, il padre arrivò, scese da cavallo e si avvicinò all’albero. Non
appena vide l’indigeno dormiente la sua faccia si trasformò in una maschera
d’odio, e lo svegliò con un calcio, estraendo il frustino. –Non mi servono
uomini che dormono.- disse, sibilando. Charl si guardò intorno con stupore, ma
quando vide il padrone chiuse gli occhi e chinò il capo. Sole restò come
immobilizzata sull’albero , per paura o per lo stupore, mentre suo padre
frustava senza pietà il suo migliore amico, e se ne andava lasciandolo
agonizzante.
Appena fu abbastanza lontano da non poterla
più vedere, la ragazza saltò giù dal suo nascondiglio e si accovacciò accanto
all’amico. Era abbastanza sveglia da capire che non ce l’avrebbe fatta: era già
vecchio e le ferite erano profonde, il sangue scorreva copioso sul perizoma
grigio che indossava. Charl con le sue ultime forze si girò verso la ragazza e
le porse una borsa di pelle marrone che portava sempre con se. Poi si accasciò
per terra, mormorando con l’ultimo filo di voce che gli restava: -Vola come la grande aquila. Sii più forte
del vento.-“
Quella sera stessa
Sole aveva raccolto le sue cose, sostituendo ai suoi vestiti ricamati delle
vecchie camice del padre e infilando tutto quanto nella borsa marrone
dell’amico: dentro ci aveva trovato un sacchetto pieno di grandi piume dorate
di aquila reale, che erano diventate col tempo il suo segno distintivo. Prima
di andarsene di casa con Onda però aveva una cosa da fare: rubare tutte le cose
di valore del padre, distribuendole di nascosto ai suoi dipendenti.
Aveva 15 anni, e
da allora non tornò mai più nella sua tenuta passando i tre anni successivi
depredando le grandi ville dei proprietari terrieri e distribuendo il bottino
agli indigeni…
Ripensando al suo
passato, quella notte, Sole capì di aver fatto la scelta giusta.
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Capitolo 4 *** L'appostamento ***
L'appostamento
L’appostamento
Il mattino
seguente Sole uscì presto dal suo rifugio tra le montagne: alcuni suoi amici
l’avevano informata dell’imminente arrivo di una diligenza con 5 uomini di
scorta. “qualsiasi cosa contenga” si
disse, “deve avere un grande valore!”
Così, calandosi il cappello in testa, partì alla ricerca del punto più adatto
per assaltare la carrozza.
Non molto lontano
da lì qualcun’altro stava facendo lo stessa, ma per motivi diversi: Sebastian
sapeva che Sole avrebbe cercato di depredare la diligenza del suo prezioso
carico, attirata (nonostante di solito non si occupasse di queste cose) dalle
voci che giravano a proposito di questa misteriosa spedizione. Lui intendeva
vendicare il furto subìto rubando alla ragazza le sue piume: nella zona lei era
una sorta di leggenda e tutti sapevano che erano la cosa a cui teneva di più,
insieme al suo cavallo.
Dopo aver brevemente
esplorato il percorso, Sole trovò ciò che cercava: a un certo punto la strada
che il convoglio doveva percorrere si restringeva fino a diventare poco più che
un sentiero, e si infilava in un alto canyon, per uscirne qualche decina di
metri più avanti dall’altra parte. La carrozza doveva oltrepassare quel punto
quasi interamente al buio e lei aveva intenzione di approfittarne.
“perfetto, se tutto va bene non si accorgeranno
nemmeno di essere stati fregati.” Pensò,
mentre si nascondeva insieme a Onda dietro un grande masso nel corridoio di
roccia. Non vide però la scura figura a cavallo che entrò dopo di lei nello
stretto passaggio, fermandosi poco lontano dalla sua postazione. Qualche minuto
dopo nel buio risuonò chiaro il rumore degli zoccoli che raspavano il terreno:
la diligenza stava arrivando.
Grazie
a tutti quelli che leggono questa storia! Spero vi stia piacendo, perché a me
si… sono solo lenta a trascriverla e perdonate il tempo che ci metto a postare
nuovi capitoli! (Anche perché avrete
notato che sono molto corti… questo in particolare.) Se vi va di recensire, io sono ben contenta di
accettare critiche. Grazie a tutte le ragazze, specialmente a Luka. (con la kappa).
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Capitolo 5 *** incontri ***
Incontri
Incontri
All’ingresso del
canyon i cavalli si fermarono nitrendo impauriti, ma l’uomo alla guida li spronò
di nuovo: sapeva bene anche lui che quel passaggio era l’unico modo per
superare la montagna che sembrava ergersi dal nulla e si stagliava dritta
contro il cielo blu. La carrozza che stava per infilarsi in quell’unica
fenditura verticale era grande, laccata di giallo e di nero e come annunciato
era scortata da cinque uomini a cavallo, con dei grossi fucili affrancati alla
schiena. Ora però si stavano guardando intorno, allerta: anche loro come Sole e
Sebastian sapevano che quello era il punto più rischioso della tratta. Gli
uomini avanzarono lentamente nel buio, due davanti, due ai lati e uno dietro
alla diligenza, pronti a imbracciare le armi al più piccolo cenno di movimento.
Sole guardò
passare la coppia di uomini che apriva la strada al gruppo, e quando la guardia
che proteggeva il lato della carrozza giunse alla sua altezza soffiò
rapidamente in un tubicino che aveva preparato poco prima. Il dardo soporifero
in esso contenuto volò sibilando nell’aria fino a penetrare nel collo scoperto
del pover’uomo che silenziosamente si accasciò sulla sella. Aveva intinto la
piccola freccia in un intruglio che aveva imparato a preparare insieme a Charl:
nella tenuta lo si usava per addormentare i cavalli feriti, per poterli curare
senza rischi. Non uccideva, ma una piccola iniezione del succo di quelle bacche
ti teneva addormentato per un bel po’. Silenziosa come un gatto la ragazza si
issò nella carrozza ancora in movimento, passando per la finestra che era stata
imprudentemente lasciata aperta: nessuno degli altri uomini si era accorto di
nulla.
Era appena entrata
nell’abitacolo, neutralizzando con facilità l’uomo imparruccato che stava
dormendo al suo interno, quando udì un leggero tonfo e la porta di fronte a lei
si aprì e si richiuse rapidamente, giusto pochi secondi ma sufficienti per far
entrare uno scuro individuo, vestito con un elegante camicia nera su pantaloni
larghi della stessa tinta, e i capelli biondi tirati indietro dal movimento, i
suoi occhi azzurri brillavano nell’oscurità della carrozza.
Per la seconda
volta nella loro vita Sole e Sebastian si trovarono a pochi centimetri di
distanza l’uno dall’altra.
Per lo spavento
Sole mollò la borsa che doveva contenere il prezioso carico della diligenza,
mentre i bianchi denti di lui luccicarono nel buio e distendeva il viso in un
sorriso soddisfatto.
-Quanto tempo, mia
cara!- disse, continuando a sorridere in quel suo modo accattivante. –Forse
l’ultima volta che ci siamo incontrati non ero in piena forma… ma questo
dovrebbe rinfrescarti un poco la memoria.- continuò, estraendo dalla borsa che
portava a tracolla una grande piuma d’aquila. Nel farlo abbassò la testa,
facendo scivolare i suoi lunghi capelli biondi in avanti, in un gesto che
sembrava premeditato, e lei improvvisamente ricordò tutto: quella casa stranamente
silenziosa, la finestra spalancata e poi quell’uomo steso sul tavolo, ciuffi di
capelli dorati sparpagliati tra le bottiglie vuote, e quell’anello d’argento
che chissà come mai le era piaciuto al punto da indossarlo sempre… era l’unico
gioiello che portava.
Nel momento in cui
i ricordi le riaffiorarono alla mente come un fiume in piena, la carrozza uscì
dal canyon e la luce del giorno per un momento li abbagliò; subito dopo
sentirono delle urla e degli scossoni, poi più niente.
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Capitolo 6 *** La cattura ***
La cattura
La
cattura
Appena si svegliò
sentì un forte peso che la schiacciava verso il basso, e aprendo gli occhi
scoprì che una cascata di capelli biondi le oscurava la vista: la carrozza si
era ribaltata e Sebastian era caduto sopra di lei, svenuto. La ragazza stava
per tirarsi su quando lui aprì gli occhi e si mosse in avanti, facendo
scontrare i loro nasi. Per un momento furono così vicini che Sole poté sentire
lo strano profumo nel suo respiro, poi lui si scostò bruscamente tirandosi di
lato e lei arrossì lievemente prima di riprendere il controllo della
situazione. Accostò un dito alle labbra, intimando all’altro il silenzio, poi
lentamente alzò la testa e sbirciò dalla finestrella della carrozza, che
durante l’impatto aveva perso parte del vetro. Ciò che vide però non fu affatto
incoraggiante, anzi, le mise i brividi. I tre uomini che erano rimasti a
guardia della carrozza giacevano a terra, in mezzo a una raccapricciante
poltiglia di sangue, budella e terra rossa. Si ritrasse nella carrozza e
reprimendo un conato di vomito lanciò uno sguardo significativo a Sebastian.
Nella mente di
quest’ultimo era in corso una guerra: avrebbe fregato la ragazza,
abbandonandola lì svenuta e privata dei suoi averi, oppure avrebbero unito le
forze per scappare da quell’incubo? “la
vendetta è un brutto affare.” concluse.
Purtroppo non ebbe
il tempo di vedere quale opzione sarebbe prevalsa, perché pochi istanti dopo lo
sportello della carrozza, (che si trovava per l’occasione sopra le loro teste)
venne strappato via dai cardini, e la loro vista si oscurò di nuovo.
Quando si
svegliarono scoprirono di essere legati, mani e piedi, e poggiati schiena
contro schiena nei pressi di un fuoco. Da dove si trovava, Sole poteva vedere
due tende, e sentiva dietro di lei degli uomini schiamazzare allegramente durante
la cena. Si rese conto allora che erano stati catturati, lei e l’altro ragazzo,
da uomini convinti che loro fossero i
veri occupanti della carrozza! Stava cercando un modo per comunicarlo a
Sebastian, quando uno degli uomini, il più sobrio, si avvicinò a loro
barcollando e disse: - Ma guarda guarda chi ha aperto gli occhi! I nostri due
preziosi piccioncini! O siete fratellini, eh? – fece una piccola pausa, ma
mentre i due stavano per rispondere roteò gli occhi e riprese, senza aspettare
la risposta: -In ogni caso, tesorini miei, stanotte dormirete insieme in quella
tenda laggiù. HEI JOE!- urlò poi, rivolto a un uomo lì vicino. –Dammi una mano
a portarli laggiù! Non devono scapparci, mi raccomando.-
E così l’alto e
biondo Sebastian e la coraggiosa Sole vennero trasportati nella tenda e
lasciati lì legati mani e piedi dai due omaccioni che tornarono poi a
festeggiare la loro cattura bevendoci sopra un altro po’.
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Capitolo 7 *** In tenda ***
In tenda
In
tenda
Una volta rimasti
soli nella semioscurità della tenda, Sole e Sebastian passarono qualche istante
in silenzio a squadrarsi, poi lei, smettendo di mordicchiarsi il labbro,
cominciò a dire, con voce un po’ smorta: - senti, io … - ma fu subito
interrotta dal biondo che allungandosi più che poteva, avendo mani e piedi
legati, le afferrò la mano sinistra e le sfilò l’anello a forma di rosa. -L’hai
mai guardato da vicino?- le domandò. –Ecco, vedi, qui. C’è incisa una S, e una
N. La S sta per Sebastian, che è il mio nome, e la N sta per Nathalie. Eravamo
fidanzati, ci amavamo. Le regalai quest’anello quando le chiesi di sposarmi.
Due giorni dopo morì di una malattia incurabile, e questo anello restò come
unica testimonianza del nostro amore. Quella notte in cui rubasti in casa mia,
mi portasti via tutto ciò, senza nemmeno sapere cosa significa per me questo
piccolo pezzo d’argento.-
Raccontò la sua
storia con tono sprezzante e distaccato, quasi intravvedesse l’ironia della
sorte, ma nei suoi occhi si potevano scorgere i lampi di rabbia che lo
scuotevano nel profondo. Sole si fece piccola piccola: si sentiva un mostro, ma
dopotutto cosa ne poteva sapere lei? -
Senti, io ... mi dispiace davvero, ma … - provò a giustificarsi, ma venne
interrotta nuovamente dal ragazzo: - Lo so che non ne sapevi niente, ma tanto
ormai non conta più, no? Quando questi tizi capiranno che non siamo parte del
carico tanto prezioso della carrozza, qualunque esso fosse all’inizio, ci
uccideranno. Non credo manchi molto ormai. Passata la sbronza probabilmente ci
porteranno dal loro capo, e visto come hanno trattato le guardie non credo che
a quel punto avremo molte speranze.-
-Ma non è ancora
detto niente!- esclamò lei, esterrefatta di fronte alla sua rassegnazione.
–Siamo in due e loro in tanti, d’accordo, ma se ci impegniamo possiamo fuggire
senza essere visti! Potremmo provarci, ti pare? So che mi odi, e hai
maledettamente ragione, ma salvare la pelle mi sembra più importante, per tutti
i diavoli del deserto! Poi avrai tutto il tempo per vendicarti, ma se
provassimo a scappare tutti e due separatamente di sicuro verremmo scoperti.
Allora, sei con me?- Lui la fissò per un
paio di secondi, scrutandola negli occhi, poi annuì. Tutto quel coraggio
raggruppato in una così piccola ragazza l’aveva stupito, doveva ammetterlo.
Rifletté un paio di secondi, poi:
-Nella tasca
posteriore dei pantaloni, se non ci hanno ancora perquisito per bene, ci
dovrebbe essere un piccolo coltello. Prova a prenderlo, dovrebbe bastare per
queste corde.- disse Sebastian, alzando i pugni legati assieme.
Sole allora
alzandosi sulle ginocchia fece passare le sue braccia, con le mani sempre
incatenate l’una all’altra, sopra la testa del nuovo compagno di fuga, e stava
per afferrare il coltello che effettivamente aveva ancora in tasca quando la
porta della tenda si spalancò. Per la sorpresa la ragazza si immobilizzò con le
braccia inequivocabilmente avvinghiate al biondo, mentre Sebastian, che aveva
visto arrivare l’omaccione, essendo girato verso l’apertura, era già pronto:
quando il loro carceriere scostò il telo della tenda, lui scattò in avanti e
accostò le sue labbra a quelle di Sole in un lungo bacio.
Quando si
separarono, lei con una faccia scandalizzata e lui con un sorrisetto
soddisfatto che metteva in luce i suoi denti bianchi, l’uomo che li stava
guardando scoppiò a ridere ed esclamò: - Questi piccioncini stanotte non vanno
da nessuna parte, sono troppo occupati a fare altro!- e detto ciò, se ne andò
ridacchiando e canticchiando, stonando su uno stupido motivetto come solo un
ubriaco sa fare: -Ho tante noci di
cocco splendide, ttititì, tutte in fila per tre, per tre, per tre! –
Appena fu
abbastanza distante da non poterla più sentire, la giovane esclamò: -Ma cosa
cavolo ti salta in mente! – lui, per tutta risposta la fissò da vicinissimo
(vista la posizione era difficile fare altro), poi alzò un sopracciglio e
sussurrò, con una voce terribilmente sexy: -Paura che ti piaccia, mia cara? –
poi, vedendo che lei roteava gli occhi, aggiunse: - oh, andiamo, ha funzionato!
Sen’è andato! Ora tiri fuori questo coltello o vuoi passare tutta la notte con
le mani nelle mie tasche? –
Lei si riprese un
po’ ed estrasse in silenzio la lama dai pantaloni di lui: tagliò le corde
mentre lui ancora se la rideva, poi furono liberi.
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