Together Forever di vale_cullen1992 (/viewuser.php?uid=75953)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** L'inizio di tutto. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Together
Forever.
Prologo.
Mi
guardai allo specchio, trovandomi incredibilmente cambiata.
Quella
che avevo davanti mi sembrava quasi una sconosciuta, non riuscivo
proprio a ritrovarmi in quella ventenne pallida e smagrita.
La
depressione aveva avviluppato le sue malefiche spire attorno al mio
cuore, stringendolo in una morsa soffocante e che presto o tardi mi
avrebbe condotta alla morte.
Ma
lui non
c’era più, quando era morto una parte di me era
perita con lui. Senza di lui io non ero niente, me ne rendevo conto
ogni giorno di più. Non riuscivo ad andare avanti, a farmene
una ragione.
Edward
aveva promesso di rimanere con me, ma quella parola era sfumata come
cenere lasciata in balia del vento.
Era
morto, il crudele Edward. Mi aveva lasciata in questo mondo a soffrire,
a crogiolarmi nella consapevolezza che non lo avrei mai più
visto a scuola, di non poter mai più fare l’amore
con lui.
Non
ci sarebbero stati più momenti d’affetto,
d’amore, di coccole. Non ci sarebbe stato più
niente perché non c’era più nemmeno
Edward.
Continuavo
a chiedermi perché.
Se
un Dio esiste, come aveva potuto lasciarlo morire? Come!
Questo
interrogativo non mi era di alcun aiuto. Di nessun aiuto. Non lo
avrebbe fatto tornare, questo è certo.
Mi
osservai ancora allo specchio, avvicinandomi ad esso per cercare
qualcosa di famigliare in quel riflesso. Occhiaie marcate. Colorito
pallido e malaticcio. Capelli dal colore spento. Viso stanco.
Non
vi trovai niente di famigliare in tutto questo. Una sconosciuta persino
a me stessa.
Scoppiai
a piangere come una bambina, accasciandomi ai piedi del lavandino e
stringendomi le gambe al petto, dondolandomi avanti e indietro e
cercando di mettere fine all’agonia che stavo provando in
quel momento.
Era
il 25 Marzo del 2012.
Edward
Masen era morto da ormai due anni.
Io,
da ormai due anni, aspettavo di ricongiungermi a lui. Solo attraverso
le porte della morte l’avrei potuto rincontrare.
Io,
Isabella Swan, non vivevo che per quello.
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** Note dell'autrice **
Io davvero, avvolte mi
prenderei a calci!! Dico una cosa e ne faccio un'altra!! -.-"
Chi mi
segue con "Scommettiamo?" sa di sicuro del mio progetto di abbandonare
per un pò la sezione "Twilight", per prendere una boccata
d'aria in altre sezioni. Ecco, il piano era questo. Se non fosse che
ieri ho visto un film, "Keith".
Ammetto
che all'inizio ero molto scettica, specie per la presenza, nel cast, di
Jess McCartney.
Beh, non mi vergogno a dire che mi sono ritrovata a piangere come una
scema al finale, assolutamente tristissimo.
Mi ha
colpito molto quel film, lo ammetto.
La
notte ( o stamattina, mettiamola così XD ) mi sono ritrovata
a pensarci di nuovo.
E
naturalmente, manco a dirlo, mi è venuta un'idea per una
storia del fandom "Twilight".
Eccola
qui! Questo è il prologo, insieme a questo ho scritto anche
l'epilogo.
Perchè?
Perchè
così so già esattemente dove e come questa storia
deve andare a concludersi.
Parliamo del prologo:
Edward
è morto. ç_ç
La
Bella che narra è distrutta dalla mancanza del ragazzo che
ama, e il prologo ambientato 2 anni dopo la morte di Edward NON è
un caso. Nemmeno il fatto che lui porta il cognome Masen.
Chi mi
conosce sa che sono per il lieto fine, quindi state tranquilli che non
ho alcuna intenzione di trucidare Edward! ^_^"
Semplicemente...
Ci sono altre vie... "altri modi"... Per far si che Eddino torni, no?
^_-
Alcune
capiranno subito, ne sono certa!
Ho
iniziato anche il primo capitolo, è ambientato 3 anni prima
del prologo. Bells incontrerà per la prima volta Edward, un
ragazzo un pò strano ed esuberante.
Ora,
siccome io devo partire per lavoro ( sicurezza della partenza al 95% )
mi preme finire "Scommettiamo?" ( aggiornamento Martedì )
così da partire in tutta tranquillità,
perchè dove vado sarò senza connessione.
Se
questa storia vi piace, dunque, ci rivediamo a Settembre, altrimenti la
cancello!
Fatemi
sapere cosa ne devo fare, quindi!
Un
bacione a tutte!
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Capitolo 2 *** L'inizio di tutto. ***
Together
Forever.
Capitolo Uno: l’inizio di tutto.
Forks high School.
13 Settembre 2011.
- Bella! Ehi,
Bella! –
Mi bloccai
sentendomi chiamare, le mani ancora ferme nell’atto di
cercare il libro di biologia dell’ultimo anno. I corridoi
della scuola erano gremiti di ragazzi, studenti affaccendati che
correvano da una parte all’altra in attesa della prossima
lezione. Sembrava quasi di essere all’interno di un grosso
formicaio, dove piccole creaturine correvano affaccendate qua e
là.
- Jessica!
–
Salutai con un
sorriso tirato la Stanley, una mia compagna di corso. Con lei
frequentavo quasi tutte le ore scolastiche, era una ragazza pettegola e
opportunista. Non era esattamente la mia migliore amica,
tutt’altro. Una convivenza forzata ed un gioco di falsi
sorrisi caratterizzava il nostro rapporto.
Eravamo la prova
che non sempre gli opposti si attraggono e vanno d’amore e
d’accordo.
- Indovina un
po’, ho una news! – cinguettò
allegramente gettandosi lo zaino fucsia sulle spalle e sorridendo con
il suo ormai famoso sorriso da squalo.
Le sue news erano
solitamente dello stesso genere, “tizio si è messo
con tizia” e “tizia l’ha tradito con
tizio”. Avrebbe dovuto dirigere un gazzettino o roba simile,
con la quantità sproporzionata di pettegolezzi che riusciva
ad ascoltare in giro per la scuola. – Dimmi. – la
esortai senza il minimo entusiasmo riprendendo la mia ricerca del libro.
-
C’è un nuovo studente! –
annunciò allegramente, avvicinandosi a me con fare
cospiratorio. La cosa patetica era che ancora non aveva capito che non
mi importava niente di quelli che lei chiamava pettegolezzi succulenti,
io vivevo in un mondo tutto mio che non dava importanza a scempiaggini
simili.
Sollevai un
sopraciglio, osservandola stralunata. – E quindi? –
- Come sarebbe a
dire “e quindi”? Andiamo, questa è una
notizia succulenta! – ribatté quasi offesa dalla
mia totale mancanza di entusiasmo.
Scossi la testa,
afferrando il libro e chiudendo con un tonfo sordo l’anta in
metallo. – Jessica, a me non sembra una notizia poi
così interessante. D’accordo,
c’è un nuovo studente, ma non vedo cosa ci sia di
così unico e nuovo. Arrivano nuovi studenti praticamente
ogni settimana, no? –
- Ma non ti ho
detto tutto, mia cara. – ghignò seguendomi verso
l’aula di biologia. – Il nuovo arrivato sembra
essere parecchio affascinante e avvolto da un’aura di
mistero. A quanto pare Angela l’ha incontrato mentre
consegnava alcuni documenti in segreteria e ne è rimasta
parecchio colpita. –
- Ma non mi dire.
– borbottai senza interesse alcuno. Doveva forse interessarmi
che Angela era rimasta colpita dal nuovo arrivato? Mah.
Jessica mi
scoccò un’occhiata astiosa, superandomi e entrando
in classe. Benedetta ragazza, se non aveva la sua dose personale e
giornaliera di gloria non andava bene. Peccato che a me dei suoi
pettegolezzi e borbottii interessasse poco. Praticamente niente.
Entrai nel
laboratorio di biologia, storcendo il naso a causa del penetrante odore
di disinfettante presente nell’aria e dirigendomi al mio
posto, nell’ultima fila. Sedevo da sola e la cosa non mi
dispiaceva affatto, evitavo seccature inutili come compagni ignoranti e
scansafatiche.
Come Mike Newton,
ad esempio.
Mike si
avvicinò con un sorriso radioso sul viso da bambino
perennemente illuminato. Era sempre stato un ragazzo abbastanza
infantile e sciocco, ma almeno era privo della malizia che accompagnava
persone come Jessica.
- Eccolo qui il
nostro piccolo chimico! – ammiccò facendo il
simpatico. Tentando, magari, perché di simpatico aveva ben
poco. Okay, forse ero una persona un tantino acida con il prossimo, ma
quello che volevo era solamente essere lasciata in pace.
È
chiedere troppo?
Sorrisi
falsamente, sollevando il capo a mò di saluto. –
Mike, ehi. –
Si sedette
accanto a me, approfittando della momentanea assenza del professor
Molina e si piegò con fare amichevole verso di me.
– Sai, stavo dando uno sguardo alla programmazione
settimanale del cinema, giù a Port Angeles. Danno
“Dear John”, ho sentito che è un film
che va forte tra voi ragazze e mi chiedevo se ti andrebbe di venirlo a
vedere con me. –
Mi imposi con
tutta me stessa di non alzare gli occhi al cielo, mentre ascoltavo la
sua ennesima proposta. Malgrado lo avessi rifiutato più
volte non si dava per vinto, risultando parecchie volte pesante.
Mentre il mio
cervello lavorava ininterrottamente per cercare una risposta
più o meno gentile, dalla porta fecero la loro comparsa il
professore e il nuovo arrivato.
- Ne parliamo
dopo. – sussurrò Mike, sgusciando velocemente al
suo posto prima di darmi il tempo di liquidare la sua idea.
Con un sospiro
tremolante focalizzai la mia attenzione sul tanto decantato nuovo
arrivato, rimanendo per un attimo paralizzata.
Oh. Oh! Oh!
Wow!
Per una volta
Jessica aveva ragione!
Accanto alla
cattedra svettava un ragazzo dai tratti distinti e decisamente
affascinanti, i capelli bronzei erano abbastanza lunghi e portati
disordinati, gli occhi erano di un intenso color smeraldo e le labbra
erano piene, arricciate in un sorriso divertito.
L’abbigliamento…
beh, era piuttosto bizzarro per un ambiente come Forks. Jeans chiari
strappati ad arte, Converse nere e rovinate e tshirt scolorita blu
notte. Sembrava trasandato, peccato che questo dettaglio non facesse
che giovare alla sua figura mozzafiato.
Il professore
tossicchiò, attirando la nostra attenzione. –
Ragazzi, questo è Edward Masen. Salutatelo, prego.
– ordinò, togliendo spontaneità ad un
gesto altresì naturale.
Un coro di voci
si alzò, mentre tutti quanti salutavamo il nuovo arrivato.
– Signor Masen, vorrebbe presentarsi? Così, per
fare conoscenza. – sorrise con intenzione il professore.
Il nuovo arrivato
– Edward – annuì, voltandosi verso di
noi e sorridendo con strafottenza. – Sono Edward. Piacere.
–
Storsi la bocca,
aspettando. Insomma, quella non era mica una presentazione, si
supponeva che dicesse qualcosa e il suo nome l’aveva
già detto il professore.
- Prego Edward,
continua. – lo incitò Molina.
Masen
scrollò le spalle, guardandolo seccato. – Ho
finito, professore. E poi non mi va proprio di togliere del tempo
prezioso ad una lezione interessante come questa. –
recitò con un sorriso smagliante e da capogiro.
Il professore
tentennò un attimo. – Beh, è anche vero
che non posso mica obbligarti a raccontarci vita e miracoli. Se per lei
va bene, può andare a sedersi vicino la signorina Swan.
Inizieremo la lezione. –
Sobbalzai.
Dannato Molina! C’erano altri posti vuoti, perché
diavolo aveva scelto il mio banco? Se Masen si fosse seduto accanto a
me mi avrebbe solamente distratta, facendo sì che la mia
media scolastica si inclinasse.
Ragazzi come lui
erano solo fonte di distrazione e io non avevo di certo bisogno di quel
genere di problemi.
Masen
annuì, sistemando lo zaino sulle spalle e sfilando lungo la
fila di banchi sino al mio, attirando l’attenzione di tutte
le ragazze presenti, che si sporsero sfacciatamente ad osservare il suo
sedere con occhi sognanti.
Senza degnarmi di
uno sguardo si sedette accanto a me, aprì la borsa e
tirò fuori un quaderno e una penna.
Iniziavamo male,
malissimo. Non aveva avuto nemmeno il buon senso di presentarsi,
incredibile!
Mi schiarii la
gola, attirando la sua attenzione. – Io sono Isabella, ma gli
amici mi chiamano Bella. Piacere. – sorrisi tendendoli la
mano.
Non la prese.
Si
limitò a osservami con un’irritante aria di
superiorità, facendo indugiare il suo sguardo sullo
scollatura della mia maglietta e sorridendo strafottente. Arrossii
senza poterci fare niente, quello sguardo era fin troppo aguzzo e
attento.
- Piacere,
Isabella. – calcò sul nome, senza usare
l’abbreviativo che usavano tutti i miei amici. Il messaggio
era chiaro, non voleva avere niente a che fare con me.
Inspiegabilmente
mi sentii delusa, ma lo mascherai perfettamente. Era lui che ci
perdeva, mica io!
- Bene, possiamo
iniziare la lezione. Vi informo che da oggi, per due settimane, ci
sarà un progetto a coppie e che sarà definitivo
nelle vostre medie finali. –
Un coro di
proteste si levò con un calore da togliere il fiato. Non
poteva dire sul serio, la mia intera esistenza si basava sulla mia
media scolastica e Molina cosa faceva? Trovava un modo per distruggerla!
- Silenzio!
– tuonò con furia. – Vi ricordo che
l’insegnante qui sono io, portate rispetto! Non vi stavo
chiedendo un’opinione, è un attività
che farete, che vi piaccia o no. – sibilò facendo
calare un silenzio tombale.
Il mio compagno,
Edward, rimase impassibile, come se a lui quel progetto non
interessasse minimamente. In effetti, sembrava indifferente a tutto e
tutti.
Beh, a me non
importava affatto. Sollevai la mano, attirando l’attenzione
del professore e decidendo di non rimanermene buona e zitta a subire
quell’ingiustizia. Non avrei mai accettato una cosa del
genere! Il mio sogno era andare ad Harvard e non avrei permesso a
quello stupido professore di distruggerlo senza pietà.
- Professor
Molina, non mi trova d’accordo. – annunciai
alzandomi in piedi.
Sollevò
un sopraciglio, perplesso. – Ah no? E su cosa, esattamente?
–
Mi feci forza,
raccogliendo tutto il coraggio di cui disponevo e affrontando a muso
duro la situazione. – Lei sa quanto per me sia importante
conservare una buona media scolastica, mi serve per accedere alle
università da me prese in considerazione. Mi spiace, ma non
credo sia corretto che la mia media venga compromessa a causa di questo
progetto. –
Mentre parlavo
sentii un pizzicore alla nuca, come se qualcuno mi stesse trafiggendo
con lo sguardo. Mi girai alla mia destra e… ah, avevo
ragione! Edward sembrava augurarmi una morte lenta e dolorosa.
- Signorina Swan,
credevo che su quel punto fosse tutto chiaro: questo è un
progetto che non ammette discussioni. –
-
Professore… - prese la parola il mio brillante e loquace
compagno di banco. – Io credo che la Swan abbia ragione. Non
è mica giusto che lei debba andare male proprio a causa mia!
– ironizzò con un irritante ghigno sul viso,
tipico di chi sta per fare sacco matto al re.
- Edward, ma a
Chicago avevi i voti più alti dell’intero corso!
Isabella dovrebbe esserne lusingata! – obbiettò
Molina.
Impallidii,
sentendomi peggio di quando uno schiaffo colpiva il viso di una ragazza
indifesa. Dio, avevo fatto una figura assolutamente orribile e
oltretutto Edward sembrava gongolare soddisfatto.
Che pasticcio!
Mi sedetti
goffamente al mio posto, desiderando ardentemente sotterrarmi sotto le
mattonelle azzurre della classe, sparire e non tornare per almeno tre
secoli.
Molina scosse la
testa, lanciandosi in una emozionante descrizione del nostro progetto.
– Le malattie. Ecco su cosa si baserà la vostra
ricerca! Ognuno di voi dovrà scegliere, in accordo con il
proprio compagno, una malattia. Dopodichè
presenterà una ricerca che parlerà di come si
sviluppa il virus, che effetti ha sul paziente, come e se
può essere curata, come si trasmette e via dicendo. La
presentazione sarà visiva, a voi scegliere il programma con
cui realizzarla. Se volete potete anche allegare la visione di un film,
a tema con la vostra ricerca. –
- Qui.
– tirò fuori un fascicolo di fotocopie.
– C’è la lista delle malattie che potete
scegliere. –
Le tese a Mike,
che iniziò a distribuirle ai vari alunni. Diedi una rapida
occhiata alla lista. – Leucemia. – dissi a colpo
sicuro voltandomi poi verso Edward.
Stringeva forte
le nocche, diventate bianche come il gesso. Che diavolo aveva? Non mi
sembrava di aver fatto chissà cosa di grave, avevo solamente
proposto una malattia. Okay, forse l’avevo imposta.
Ma che importava?
- La leucemia no.
– sibilò fulminandomi con i suoi occhi verdi.
Storsi la bocca,
sentendo l’irritazione salire. Non avremo mai trovato un
accordo, me lo sentivo. – Perché no? Ci sono anche
un sacco di film da visionare per allegato. È la malattia
perfetta! –
Edward mi
guardò con occhi spiritati, quasi volesse urlarmi contro.
– Ho detto… la leucemia… NO!
– ringhiò spaventandomi.
Portai le mani
avanti, mostrandomi arrendevole. Al diavolo, non potevamo mica rimanere
lì a discutere tutta la mattina! – Bene, allora
decidila tu. – sibilai.
Mi
scoccò un’altra occhiataccia, scorrendo la lista
con lo sguardo. – L’AIDS. –
annunciò infine.
Scossi le spalle,
assolutamente indifferente alla sua scelta. – E per il film?
–
- Mai sentito
parlare di Filadelfia? Il film con Tom Hanks? –
Iniziavo ad
odiare quel suo irritante ghigno, sembrava sfottermi con ogni respiro e
ogni cellula del suo corpo. Sembrava il classico ragazzo convinto di
avere il mondo in pugno e la cosa poteva solamente irritarmi.
- Si,
l’ho visto. – riuscii a dire, la mascella talmente
tesa e stretta che rischiavo di distruggermi qualche dente.
- Bene.
– commentò, prendendo un foglio e iniziando a
scriverci sopra chissà cosa. Decisi di ignorarlo. Anzi, non
è che lo decisi. Edward sembrava deciso a comportarsi come
se io non esistessi, io mi adattavo solamente.
Maledii Molina.
Come poteva
essere stato così insensibile? Maledetto!
***
- Sono
a casa. – annunciai lanciando lo zaino a terra e cercando mio
padre Charlie, il capo della polizia di Forks. Mia madre, Renee, si era
risposata con un giocatore di baseball e io ero andata a vivere con mio
padre, così da lasciare ai due piccioncini il loro spazio.
- Ehi, ciao.
Com’è andata? –
Una merda, fui
tentata di rispondere. – Una meraviglia. Mi sento tanto Alice
in Wonderland, infatti. –
Mio padre rise.
– Devo dedurne che qualcosa non va, sbaglio? –
Sbuffai.
– Se così si può dire. Molina mi ha
affiancato un ragazzo antipatico, scorbutico e altezzoso. Non poteva
capitarmi di peggio, te lo assicuro! –
- Beh.
– tentò di mediare. – Magari puoi sempre
iniziare tu a essere gentile con lui, no? –
- Io sono
gentile! - mi difesi con forza, arrossendo lievemente quando
mio padre mi guardò compassionevole. La mia vita non era mai
stata un granché, specie con una madre che da un giorno
all’altro decide che la vita matrimoniale non fa per lei e
sparisce nel nulla. Nessuno può biasimarmi se il mio non
è esattamente il carattere da orsetto coccoloso!
- Non lo metto in
dubbio, tesoro. Ma devi riconoscere che più di una volta
tendi ad esagerare. – sollevò le mani in segno di
resa quando i miei occhi lanciarono lampi e fiamme. – Come
non detto! –
Cercando di non
dare troppo in escandescenza mi sedetti, raccogliendo le mani sotto il
mento e assumendo un’espressione imbronciata. – Tu
sai quanto io ci tenga a diplomarmi con il massimo dei voti,
è sempre stata una priorità per me. Non mi
è mai importato di ragazzi, feste e scemenze varie. Molina
è stato crudele a organizzare una cosa simile, è
un vero e proprio colpo basso. – protestai con veemenza,
colpendo il tavolo con un pugno e facendomi un male del diavolo.
- La tua mancanza
di vita sociale non è qualcosa di positivo, Bells. Forse
questo progetto ti aiuterà ad essere più
espansiva, a farti degli amici. – provò cauto mio
padre, osservandomi con sguardo compassionale.
Ci si metteva
anche lui, ora?!
Con mal
trattenuta furia mi alzai in piedi, voltandomi e salendo a passo di
marcia le scale. La mia camera era in fondo al corridoio e quando vi
entrai chiusi la porta con un boato che fece tremare le finestre e i
sopramobili della mia camera.
Odiavo quella
situazione e ancora di più il fatto che mio padre mi
considerasse una sfigata senza amici ne vita sociale. Certo, quella non
era che la semplice realtà, ma sentirselo dire da un
genitore bruciava comunque.
I genitori dei
miei compagni di corso avrebbero pagato per avere una figlia diligente
e studiosa come me, mentre mio padre mi riservava cupe occhiate di
palese amarezza e compassione.
Che
assurdità, pensai osservandomi allo specchio e asciugando
una lacrima birichina. A me non importava niente di quello che gli
altri pensavano. Ero al mondo ed ero fatta così, preferivo
di gran lunga essere me stessa e non piacere a tutti, piuttosto che
indossare una maschera e fingere.
Non
l’avrei fatto nemmeno sotto tortura!
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