Eileen's adventures

di Taila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. E' lei ***
Capitolo 3: *** II. Il coniglio col panciotto ***
Capitolo 4: *** III. La colpa del Re ***
Capitolo 5: *** IV. Le due regine ***
Capitolo 6: *** V. Strani incontri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: The Eileen’s adventures
Serie: Alice in Wonderland
Genere: Fantastico, avventura, sentimentale
Tipo: Lon – fic
Raiting: Verde
Disclaimers: Alice, la Regina Bianca, la Regina Rossa, Sottomondo e tutti i suoi abitanti, non appartengono a me, ma a Tim Burton e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Gli altri personaggi originali sono tutti maggiorenni.
Note: Appena ho visto il film di Alice nel paese delle meraviglie me ne sono follemente innamorata. È accuratissimo, non lascia niente al caso, la grafica è fantastica e porta il marchio di zio Tim ^^ I personaggi poi sono Fa. Vo. Lo. Si. Il mio preferito è lo Stregatto *__* Vedendo e rivedendo il film in dvd mi è saltato all’occhio un particolare: quando Alice affronta il Ciciarampa, questi dice che non è la prima volta che lui e la spada Bigralace si sono affrontati su un campo di battaglia. Come, quando è accaduto? Ho iniziato a rifletterci su ed è venuta fuori questa fic: due Regine, una nuova guerra e una nuova paladina. In alcuni punti la fic è simile al film, ma è una cosa voluta, perché volevo creare una sorta di legame. Questa fic è solo un esperimento per vedere come me la sarei cavata, spero che il risultato sia decente, di garantito c’è la mia buona volontà.
Ringraziamenti: Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno (inchino ^__^)
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente ^O^



The Eileen’s adventures


Prologo

Il sole era un’arancia insanguinata adagiata sulla linea dell’orizzonte, che strappava riflessi vermigli ai marmi del palazzo e ne illanguidiva i contorni, dando a ogni cosa un sapore onirico. La luce ambrata del sole colava nello studio della Regina Bianca, rivestendo i libri e le pergamene sugli scaffali di un’impalpabile polvere d’oro, ma Alice sembrava non rendersene conto.
Osservava angosciata la sua immagine dipinta sul foglio ingiallito dell’Oraculum completamente srotolato sul ripiano della scrivania e si ripeteva che mai avrebbe affrontato il Ciciarampa e lo avrebbe ucciso. Non era nella sua natura e non perché aveva perduto la sua moltezza: lei non aveva mai ucciso nessuno, come potevano pretendere che facesse una cosa simile? La spaventava a morte la sola idea di quel peso che era stato gettato sulle sue spalle. Lei che si era introdotta nella Rocca Tetra per salvare il Cappellaio, che aveva guardato in viso la Regina Rossa e le aveva mentito senza pensarci due volte.
Guardava la se stessa disegnata sul foglio ingiallito che impugnava la Spada Bigralace e, impavida, dava la morte al terribile Ciciarampa e si chiedeva dove potesse trovare il coraggio per farlo. Si rendeva conto che avrebbe dovuto farlo, che solo in quel modo avrebbero potuto rovesciare il crudele dominio della Regina Rossa, che dalla scelta che avrebbe fatto dipendeva la vita di molte persone, ma davvero non riusciva nemmeno a concepire l’idea di sguainare la spada e combattere come paladino della Regina Bianca.
Sospirò pesantemente, sentendosi mortalmente stanca. Tutto quello non avrebbe dovuto essere un sogno che si sarebbe dileguato alle prime luci dell’alba? E allora perché non riusciva a svegliarsi come tutte le altre volte? Per quanti pizzicotti si fosse data, continuava a restare lì, intrappolata in quel mondo.
Distolse lo sguardo, ma non lo sollevò sulla Regina, in piedi davanti a lei. Sapeva che la stava guardando con quegli enormi occhi scuri, tremendamente buoni e gentili, che sembravano implorarla di salvare Sottomondo. Quello sguardo la faceva sentire mortalmente in colpa e la portavano sul punto di rivedere la sua scelta. E vide qualcosa disegnato sull’Oraculum che prima non aveva notato e che la lasciò a bocca aperta per la sorpresa.
Non avrebbe saputo indicare la data precisa, perché il tempo lì era scandito in modo differente rispetto al suo mondo, ma che si trovava sicuramente prima delle raffigurazioni che narravano la sua venuta a Sottomondo: vi era tracciato il disegno di una ragazza più o meno della sua età sullo sfondo di un bellissimo castello costruito sulle rive di un lago. Aveva lunghi capelli scuri legati in una coda sulla sommità del capo, indossava l’armatura del Paladino della regina Bianca e anch’ella brandiva la Spada Bigralace contro il Ciciarampa che avanzava contro di lei, il lungo collo proteso minacciosamente in avanti, un’ala infissa nel terreno e l’altra sollevata in aria perpendicolarmente al corpo.
Alice batté un paio di volte le palpebre, stupita. Qualcuno aveva già affrontato il drago prima di lei? Perché non gliene avevano mai parlato?
- Chi è?- domandò alla Regina Bianca indicando con l’indice destro il disegno.
La Regina si sporse in avanti con un’espressione curiosa sul viso e sorrise comprendendo cosa avesse suscitato l’interesse della ragazza.
- Si chiamava Eileen. Molto, molto tempo fa è stata una paladina di Sottomondo.- rispose e la sua voce suonò musicale nel silenzio che riempiva lo studio.
- Quindi io non sono stata la prima.- mormorò Alice soprapensiero.
- No. Molte altre ragazze sono state chiamate qua dal Sopramondo per aiutarci. Vedi Alice, la storia di Sottomondo è un circolo che continua a ripetersi: il Re e la Regina mettono al mondo due figli, a volte riescono a trovare un equilibrio e regnano insieme, ma più spesso entrano in conflitto fra loro e allora si scatena una guerra per la successione. Iracebeth e io siamo solo le ultime di un lungo elenco, e molte altre guerre succederanno alla nostra prima che Sottomondo finisca. – si fermò un attimo come se stesse pensando a qualcosa – Se vuoi posso narrarti la sua storia.- propose la Regina Bianca.
Sperava che raccontare le avventure di Eileen, avrebbe fatto capire ad Alice quanto fosse importante che si assumesse la responsabilità del suo ruolo e la portasse a fare la scelta giusta.
- Grazie.- annuì la ragazza.
La Regina si sedette davanti a lei un uno sbuffo di seta e veletti bianchi, sorrise e, guardandola negli occhi, cominciò il suo racconto.

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Capitolo 2
*** I. E' lei ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^O^ Mi scuso per il piccolo ritardo nell’aggiornare, ma in queste settimane ho avuto qualche problemino logistico. Ancora non è stato risolto, ma sono riuscita a strappare questo momento per aggiornare ^__^ Ma torniamo a noi. Ringrazio: Euridice Volturi: Ti ringrazio davvero tanto, me molto molto felice ^O^ Nella vita di Eileen ci sarà un matto, ma non il nostro Cappellaio: quello di Johnny Deep è talmento perfetto che non ho avuto il coraggio di metterci mano ^^''' Ringrazio Leia_the_Witch: Tessoroo *^* Io sto bene, tu? Sì, lo so, ormai sono una latitante a tutti gli effetti, ma spero di rimettermi in pari presto... spero... Anch'io ho amato profondamente il film di zio Tim *O* Sono convinta che abbia davvero superato se stesso questa volta e il Cappellaio Matto di Johnny è la classica ciliegina sulla torta ^O^ Ti ringrazio, il mio ego sta saltando felice al settimo cielo. Spero quindi che la storia di Eileen non deluda le tue alte aspettative ^^ Ringrazio Euridice Volturi che ha inserito questa fic tra i preferiti, Leia_the_Witch che ha inserito la fic tra i seguiti e tutti coloro che hanno anche solo letto (inchino ^___^). Adesso però si va a incominciare. Al prossimo capitolo, gente \^O^/

Capitolo I: È lei

Acquattato nell’erba tagliata di fresco, Stowe Cox scrutava il gruppo di umani che parlavano e ballavano a pochi passi da lui. Non gli piaceva quando gli umani si riunivano: erano terribilmente rumorosi. Storse il muso in una smorfia, facendo vibrare i lunghi baffi, al pensiero di tutto il tempo che era stato costretto a passare nel Sopramondo. I suoi simili vivevano in uno stato di totale barbarie, ancora prede dei più bassi istinti facevano i loro cianfrugli quando ne avevano voglia, incuranti di dove si trovassero e di chi li stesse guardando. Era stato terribilmente umiliante doversi confondere con essi, scappare per evitare di essere sbranato da altri animali o di diventare la cena di qualche essere umano.
Ma non aveva potuto fare altrimenti: il Brucaliffo gli aveva ordinato di cercare la prescelta e lui aveva potuto solo eseguire. Brucaliffo era l’essere più vecchio e saggio di tutta Sottomondo, la sua vera guida spirituale e trascendeva anche il potere dei re e delle regine che si succedevano al governo del suo mondo. Nessuno, nemmeno il più folle, si sarebbe azzardato a discutere i suoi ordini.
Il problema era che Stowe Cox non sapeva chi fosse la prescelta. Il Brucaliffo non gli aveva detto né come si chiamasse né quale fosse il suo aspetta. L’aveva solo rassicurato che sarebbe apparsa ai suoi occhi luminosa come una goccia di rugiada illuminata dal primo raggio del sole nascente. E lui aveva solo potuto fidarsi.
Con un piccolo balzo, il coniglio si avvicinò ancora un po’ agli esseri umani. Il tempo a sua disposizione stava scadendo, il giorno Gloriprincipio dell’Era della Regina Blu era alle porte e lui doveva trovare la ragazza il prima possibile.
- Un coniglio con il panciotto!- esclamò sorpresa una voce argentina alle sue spalle.
Stowe Cox si volse di scatto, spaventato. Davanti a lui c’era una ragazza fasciata in un abito acquamarina, con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi di un verde purissimo, le labbra stese in un sorriso dolcissimo. Le sua aura avvampò davanti agli occhi di Stowe Cox come una fiamma contro il cielo terso di metà pomeriggio, screziata d’oro e di ambra.
Era lei la prescelta.
Proprio come gli aveva assicurato Brucaliffo, quella ragazza brillava come se fosse stata un piccolo sole. E la luce della sua anima era pura e forte, doveva essere incredibilmente coraggiosa. Proprio ciò che serviva loro per fronteggiare la catastrofe che si stava abbattendo su Sottomondo.
Stowe Cox si sollevò sulle zampe posteriori e fissò la ragazza negli occhi, curioso. Rimasero a guardarsi per alcuni istanti, poi il coniglio tirò fuori dalla tasca del panciotto un orologio a cipolla e batté un paio di volte la zampa sul vetro, quindi spiccò un salto di lato e corse via.
Sperava che la ragazza capisse che era tardi e lo seguisse. Continuò a correre per il prato, in labirinto di cespugli e roseti che lo condusse fuori dal giardino, in aperta campagna. Si fermò su un piccolo rialzò del terreno e si guardò alle spalle: la ragazza stava correndo per raggiungerlo, poteva sentire il suo respiro ansante sciogliersi caldo nell’aria, poteva scorgere i suoi occhi lucidi e le sue guance arrossate per la fatica. Sorrise soddisfatto, lasciò che la ragazza gli fosse un po’ più vicino e riprese la sua folle corsa.
- Aspetta!- gli urlò dietro la ragazza.
Ma lui non si fermò, continuò a volare sull’erba badando a non distanziarla troppo: doveva portare la ragazza dal Brucaliffo al più presto.
Si attardò un attimo ai piedi un una vecchia quercia e, appena fu sicuro che la ragazza lo ebbe visto, si lasciò cadere in una buca che si apriva tra le sue radici.

Eileen correva a perdifiato per raggiungere quello strano coniglio con il panciotto. Non ne aveva mai visto uno prima d’allora e voleva scoprire chi fosse e da dove veniva. Magari da un posto dove tutti gli animali indossavano vestiti e prendevano il the con i biscotti alle cinque. Sorrise immaginando un coniglio, una volpe e un cane seduti a un tavolo mentre discorrevano amabilmente.
Aveva sempre avuto una fantasia molto fervida e per questo i suoi genitori la rimproveravano sempre. Aveva diciotto anni, era adulta oramai e non poteva più perdere tempo a sognare a occhi aperti. Ma lei davvero non riusciva a non provare a immaginare cosa volesse dire volare liberi nel cielo o nuotare placidi nelle acque di un lago. Sedeva spesso davanti alla finestra della sua stanza e vagheggiava su un mondo meraviglioso dove tutto era possibile.
Si attardò un attimo per riprendere fiato e vide che il coniglio si era fermato sotto una quercia. Sorrise pensando di averlo ormai raggiunto e riprese a correre, ma era ormai a pochi passi da lui, l’animale sparì all’interno di una grossa buca. Perplessa batté un paio di volte le palpebre e poi si avvicinò lentamente.
Si inginocchiò sul terreno e, puntellandosi con i palmi delle mani, si sporse in avanti per guardare all’interno di quella che sembrava una tana di coniglio. Per un attimo non accadde nulla, vedeva solo uno spesso buio senza fondo, ma l’attimo successivo sentì come due grandi mani invisibili che l’afferrarono per le braccia e la strattonarono verso il basso, facendola cadere nella fossa.
Non provò nemmeno ad aggrapparsi a qualcosa, per un po’ precipitò nel nulla, poi attorno a lei tutto iniziò a cambiare: c’erano scaffali pieni di libri, volumi e soprammobili che volavano a destra e a manca, pianoforti che suonavano cacofonie stonate e stridenti, letti e materassi e cuscini.
Alla fine di quella caduta che sembrava infinita, Eileen picchiò contro qualcosa di solido, rompendolo e precipitando ancora, fino a quando non si schiantò contro un pavimento. Rimase immobile per una manciata di secondi, cercando di ricordare come si respirasse e di capire qualcosa in mezzo a tutto quel dolore.
Piano si mise a sedere e si guardò intorno: si trovava in una stanza piccola e rotonda, il pavimento era a scacchi gialli e neri, dal soffitto pendeva un elegante lampadario a braccia che sembrava provenire da un’altra epoca, una serie di porte erano incassate nelle pareti rivestite di diverse carte da parati. Si alzò e provò ad aprire le porte, ma erano tutte chiuse. Notò poi una pesante tenda di velluto blu e scostandola trovò una porta così piccola e stretta che soltanto una delle bambole di porcellana di sua sorella avrebbe potuto passarci attraverso. Provò comunque ad abbassare la maniglia e scoprì che anch’essa era chiusa.
Sconsolata Eileen si guardò intorno e scoprì che al centro della stanza era comparso un tavolino in ferro battuto con il ripiano in vetro, su cui era stato posata una bottiglia contente un liquido ambrato. Inclinò la testa di lato, verso la spalla, perplessa: era sicura che fino a poco prima la stanza fosse vuota! Cauta, si avvicinò e vide che sul ripiano in vetro c’era anche una chiave, la prese in mano: era pesante e antica. Poi riportò la sua attenzione sulla bottiglia: legato al collo con un doppio giro di spago azzurro c’era un biglietto.
- Bevimi!- lesse Eileen.
Scrollò le spalle in una diplomatica alzata di spalle e portò la bottiglia alle labbra, bevendo un lungo sorso di quel liquido amaro che sembrava le stesse bruciando la gola: dopotutto non era che un sogno bizzarro!
Subito iniziò a rimpicciolire e tutto attorno a lei a ingrandire di conseguenza, persino il vestito che indossava. Quando il processo si bloccò, Eileen si ritrovò imprigionata in un mare di stoffa acquamarina. A fatica la scostò, facendosi strada e tenendo la chiave sempre stretta in pugno. Quando fu libera corse direttamente verso la piccola porta, infilò la chiave nella serratura e la girò, facendola scattare. Aprì il battente e uscì dalla stanza rotonda.

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Capitolo 3
*** II. Il coniglio col panciotto ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate nella terra fantastica di Sottomondo ^___^ Mi scuso per il vergognoso ritardo nell’aggiornare, ma gli esami di settembre sono una barbarie, soprattutto quando le date sono una dietro l’altra e si deve imparare la moltiplicazione dei pani e dei pesci per tenersi dietro a tutto T__T Ma bando ai cattivi pensieri, a Sottomondo ci si diverte solamente. Ringrazio AlexJimenez: Grazie mille, me molto molto contenta ^//^ Il mio ego sta saltellando felice e beato nel settimo cielo ^o^ Sono felice che ti piaccia Eileen, ho cercato di umanizzarla un pò: Alice nel film non sembra molto turbata, ma Eileen all'inizio sarà un pò spaventata dalla situazione nuova. Un bacio enorme ^___^ Ringrazio Euridice Volturi: Ecco qui il nuovo capitolo, anche se un pò in ritardo: perdonata? *__* Il matto di Eleen lo conoscerai di persona tra qualche capitolo, qui però conoscerai almeno il nome ^__^ Leia_the_Witch: Tesoro, per prima cosa vorrei scusarmi per essere scoparsa: mi metterò presto in pari con quello che sai tu, promesso! ^O^ Ma tornando a noi. Ehmmm... non so come dirterlo, ma a parte un paio dei personaggi storici, il resto sono tutti originali. Quando ho iniziato a pensare a questa storia, ho pensato che a viverla fossero i "nonni" dei personaggi presenti nel libro e nel film. Ho lasciato soltanto quelli che mi hanno colpito di più, che ho amato di più e che potessero aiutare Eileen nel suo viaggio. Mi dispiace, ma forse il tuo personaggio preferito è uno di quelli che ho lasciato ^^ Ringrazio eleonora96: Sono contentissima che anche a te sia piaciuta la mia storia ed Eileen. La trama in alcuni punti sarà simile al film, perchè voglio creare una sorta di parallelo tra la storia di Eileen e quella di Alice, poi capirai perchè ^O^ Ringrazio: Alice_in_Realityland, Euridice Volturi e LazioNelCuore 1711 che hanno inserito la fic tra i preferiti. Ringrazio: eleonora96 e Leia_the_Witch per aver inserito la fic tra i seguiti. Ringrazio anche tutti coloro che hanno anche solo letto.
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente |^O^/


Capitolo II: Il coniglio col panciotto
- Devo aver battuto la testa troppo forte.- mormorò Eileen mentre si guardava intorno.
Si trovava in cima a una scala ricoperta di muschio e davanti a lei si apriva la più strana foresta che avesse mai visto. Gli alberi, così antichi da aver perso ormai tutte le foglie, erano grigi, rugosi e ripiegati su loro stessi, felci e licheni giganteschi svettavano verso il cielo, creando ampie cupole che si stagliavano scure contro il cielo terso. Funghi con grandi capelli dai colori sgargianti puntellavano il sottobosco, schiarendone a tratti l’ombrosità, enormi chiazze di fiori coloratissime si aprivano qui e là, riempiendo l’aria con il loro aroma dolce. Riconobbe fresie, camelie, rose rosse, bianche e gialle, iris, campanule, margherite, gerani, anemoni, trifogli, lillà e gelsomini.
Cauta Eileen iniziò a scendere le scale, sentendo l’aria umida appiccicarsi alla sua pelle come un velo. Fece appena pochi passi avanti che, ai piedi di una gigantesca quercia, trovò ad attenderla il coniglio col panciotto che aveva visto alla festa. Strinse forte la stoffa della sottoveste nei pugni e fissò lo sguardo in quello rosso dell’animale, senza sapere cosa l’aspettava.
- Ce ne hai messo di tempo. – commentò il coniglio, con una strana voce nasale – Sei terribilmente in ritardo.- .
- Per cosa?- chiese timidamente la ragazza, perplessa.
- Per il giorno Gloriprincipio, che domande.- sbuffò Stowe Cox come se fosse una domanda superflua.
- E cosa sarebbe?- chiese ancora Eileen sempre più confusa.
Il coniglio piegò la testa verso la spalla destra e un’espressione dubbiosa si dipinse nei suoi occhi. Studiò a lungo la ragazza in piedi davanti a lui, così piccola che le arrivava appena al petto, come se cercasse qualcosa nel suo sguardo.
- Vieni con me!- le disse voltandosi e facendo un paio di balzi in avanti.
- Dove?- chiese Eileen restando ferma al suo posto.
- Ti porto dal Brucaliffo, lui potrà spiegarti ogni cosa!- le rispose riprendendo a saltellare.
Eileen lo osservò per un po’ indecisa se seguirlo o meno. Poi si guardò di nuovo intorno e decise che non voleva restare lì da sola. Sollevò la sottoveste quel tanto che le permettesse di correre e rincorse il coniglio. Attorno a loro il sottobosco iniziò a restringersi, fino a chiudersi in un una piccola nicchia, creata da un paio di felci con le fronde intrecciate tra loro, ai piedi delle quali crescevano tre funghi dal cappello verde.
Semidisteso sul più alto di essi c’era un grosso bruco blu che portava un occhiello all’occhio sinistro e fumava da un narghilè. Sentendoli arrivare si voltò nella loro direzione e puntò il suo sguardo penetrante sulla ragazza.
- Lui è Brucaliffo.- lo presentò con profondo rispetto Stowe Cox.
La ragazza portò lo sguardo un po’ intimorito e tanto confuso sul bruco.
- Come ti chiami ragazzina?- le chiese Brucaliffo espirando una generosa boccata di fumo blu.
- E… Eileen, signore.- rispose tra i colpi di tosse dovuti al fumo.
Il bruco la squadrò ancora, come se non fosse veramente convinto.
- È lei la Prescelta, Brucaliffo? Ho condotto qui la persona giusta?- domandò angosciato il coniglio.
Aveva notato lo sguardo del saggio animale e non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto a Sottomondo se la ragazza non era davvero la Prescelta. Aveva visto la luce abbacinante che emetteva la sua aura, ma era possibile che esisteva qualcuno con un’aura ancora più forte?
- Lo vedremo… – mormorò portando il bocchino del narghilè alla bocca – Srotola l’Oraculum Stowe Cox.- ordinò indicando con l’altra zampa un rotolo di pergamena poggiato sul fungo alla sua sinistra.
Con un paio di balzi il coniglio si avvicinò al fungo e prese la pergamena con un gesto reverente, prima di adagiarla al suolo e svolgerla. Eileen si avvicinò piano e sbirciò incuriosita le figure disegnare elegantemente sul foglio color paglia, che sembravano muoversi, scivolare piano avanti e indietro. I suoi occhi si dilatarono per lo stupore quando vide che sulla pergamena era disegnata anche lei, vestita in modo strano e con in pugno una spada, mentre un drago avanzava minacciosamente verso di lei.
- Che significa?- domandò allarmata indicando il disegno.
- L’Oraculum racconta la storia di Sottomondo dalla sua nascita fino alla fine dei tempi. – iniziò a spiegarle Stowe Cox – Ogni evento è segnato con estrema precisione. Questo che vedi è il giorno Gloriprincipio, quello in cui affronterai il Ciciarampa brandendo la Spada Bigralace.- .
- Io dovrei affrontare quel… quel coso? – strillò indietreggiando di un passo – No! Mai! Non so come sono finita qui, ma voglio andare via, tornare a casa mia. Scegliete qualcun altro.- scosse la testa mentre una lacrima disegnò una linea argentea sulla sua guancia.
- Dovrai farlo! – esclamò il Brucaliffo con tono duro – Solo tu puoi farlo, tra tutte le persone che abitano il Sopramondo.- .
- No! Non farò nulla! Questo non è il mio mondo, non vi devo nulla!- urlò ancora più forte.
- Sei proprio sicura che questo non sia il tuo mondo?- chiese il bruco pacatamente tra uno sbuffo di fumo e l’altro.
Quella domanda, posta in quel tono ebbe il potere di paralizzare Eileen. Avrebbe dovuto rispondergli che lei era nata a Londra non in quel posto assurdo e pretendere di essere riportata a casa all’istante. Ma non riusciva a fare o a pensare a nulla, inchiodata dallo sguardo scuro e antico di Brucaliffo.
- Ricordavo che la Regina avesse vietato i conciliaboli privati fra gli abitanti di Sottomondo.- disse in tono tranquillo una voce alle loro spalle.
Stowe Cox ed Eileen si volsero di scatto spaventati. Svogliatamente appoggiato al gambo di un gigantesco fungo, con le braccia incrociate contro il petto, c’era un uomo. La ragazza lo studiò curiosa: aveva i capelli di un biondo chiarissimo, lunghi e legati in una coda alla base del collo, alcune ciocche sfuggite al nastro blu gli incorniciavano l’ovale perfetto del volto. Gli occhi erano del colore del miele, ma l’espressione era severa e sfuggente. Indossava una casacca di seta blu scuro e sopra un giustacuore di cuoio nero, dello stesso colore erano i pantaloni di pelle, infilati in stivali alti fino al ginocchio. Alla cintura portava una lunga spada ricurva e un mantello nero, pesante e vaporoso, scendeva fino a lambirgli le caviglie. Qui e là tra la fitta vegetazione spuntavano soldati in armatura pervinca e armati di picche.
- Il Fante!- esclamò in un ansito terrorizzato Stowe Cox.
Un ghigno sardonico increspò le labbra dell’uomo. Con un gesto indolente si rimise dritto e, a passi lenti, si avvicinò a Eileen. Le prese il mento fra indice e pollice e le sollevò il volto verso il suo.
- E così la Prescelta sei tu!- disse dopo aver scrutato a lungo il suo volto, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
E la ragazza si sentì avvampare sotto l’impietoso esame di quelle iridi ambrate, così fredde da sembrare laghi congelati dall’inverno, ma sul loro fondo scorse comunque un piccolo fuoco che bruciava timido, lottando coraggiosamente contro il gelo che minacciava di soffocarlo.
- Lei… lei non è la Prescelta. Brucaliffo ha detto che è la ragazza sbagliata.- Stowe Cox provò a distogliere l’attenzione del Fante dalla ragazza.
- Bel tentativo, coniglio. – rise l’uomo allontanandosi con un sorriso pericoloso dalla ragazza e volgendosi verso di lui – Ma la brillantezza della sua aura è inequivocabile.- .
Il Fante sollevò una mano sopra la testa.
- Arrestateli tutti e portateli ai Picchi Aguzzi. – ordinò ai suoi soldati che scattarono all’unisono – Sua maestà sarà felice di conoscere la Prescelta.- aggiunse con un ghigno malevolo.
Mentre i soldati della Regina si avvicinavano con le punte delle picche minacciosamente rivolte in avanti, Stowe Cox spiccò un salto contro Eileen, sbalzandola indietro e facendola capitombolare nel folto sottobosco alle sue spalle. La ragazza scosse la testa, intontite e confusa da quanto stava accadendo, ma lo stesso dovette rimettersi, tirata su dalla presa urgente del coniglio. Si sentì trascinare malamente e come in un sogno a occhi aperti, seguì l’animale correndo più veloce che poteva.
Al limitare di una piccola radura Stowe Cox si fermò e afferrò la ragazza per le spalla.
- Ora ascoltami bene, abbiamo poco tempo. – esordì l’animale in tono urgente e guardandola dritto negli occhi con le sue iridi rosse e serie – Vai alla Palude Nebbiosa e cerca Iain Testamatta, lui ti spiegherà quello che sta succedendo e cosa devi fare.- .
- Io… io voglio tornare a casa mia…- piagnucolò la ragazza.
- Per favore, fai come ti dico! Ti trovi in un grande pericolo, Eileen: se la Regina Blu dovesse trovarti ti ucciderebbe all’istante. – si fermò un attimo a guardarla nel verde liquido di terrore dei suoi occhi – Farai come ti ho detto?- le chiese accorato.
- Va… va bene…- annuì la ragazza troppo spaventata dalla prospettiva di morire.
E le sembrò quasi che il coniglio stesse sorridendo sollevato.
- Allora vai. Corri più veloce che puoi e non fermarti mai a guardarti alle spalle. Diffida di tutti coloro che portano lo stemma della Quercia e, soprattutto, del Fante Blu.- le consigliò ancora.
Poi con una zampa la spinse in avanti, ordinandole così di andare via. Eileen lo guardò un’ultima volta, poi iniziò a correre più veloce che poteva, ignorando i rumori alle sue spalle, con in testa solo una meta da raggiungere e nessuna indicazione per arrivarci.
Stowe Cox la osservò scomparire tra il fitto fogliame della foresta che riprendeva oltre la radura e sospirò sollevato: Iain era un uomo fidato e avrebbe aiutato la Prescelta nella sua missione. Era così concentrato sui suoi pensieri che non si accorse della mano che si strinse forte attorno alle sue orecchi e lo sollevò di peso. Stowe Cox sibilò di dolore, mentre le zampe scalciavano nel vuoto alla ricerca di un bersaglio da colpire.
- Per essere un coniglio sei piuttosto combattivo. – rise la voce del Fante – Dove hai nascosto la Prescelta?- domandò.
L’animale chiuse la bocca, ostinato a non rispondergli.
- Come desideri tu: se non vuoi parlare con le buone lo farai con le cattive.- sbuffò il Fante in tono quasi disinteressato.
- Presto la falsa regina sarà rovesciata e tu finirai nella polvere con lei!- Stowe Cox sfidò il Fante.
L’uomo lo fissò per qualche istante con uno scintillio pericoloso nelle iridi ambrate, poi lo lanciò malamente a uno dei suoi soldati, che lo prese al volo.
- Il coniglio verrà con noi ai Picchi Aguzzi.- ordinò prima di voltar loro le spalle e allontanarsi.

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Capitolo 4
*** III. La colpa del Re ***


Salve salvino gentili lettrici ^___^ Eccomi di ritorno: ho alcuni capitoli pronti così mi sono data da fare nel caso avessi problemi ad aggiornare nei prossimi giorni. Mi sono portata avanti con il lavoro ^^ Ma veniamo a noi. Ringrazio Euridice Volturi: Eccomi qui, ho fatto prestissimo questa volta ^__^ Per Iain dovrai aspettare ancora qualche capitolo ^^ Ringrazio Leia_the_Witch: Tesssorro *ç* Grazie davvero, il mio ego è tutto arrossito ^//^ entrambi ti ringraziamo per le bellissime parole, davvero! A me piace molto giocare con personaggi originali all'interno di fandom famosi, mi diverto tantissimo ^O^ Mi piace cercare di renderli credibili come quelli non originali, spero di riuscirci anche qui. Allora spero di aver inserito anche il tuo: magari ci piace lo stesso personaggio -___^ Ringrazio: Alice_in_Realityland, Euridice Volturi e LazioNelCuore 1711 per aver inserito la fic tra i preferiti. Ringrazio: eleonora96 e Leia_the_Witch per aver inserito la fic tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto (inchino).
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^__^/


Capitolo III: La colpa del Re

In piedi davanti alla grande vetrata che si apriva sulla parete alle spalle del trono, la Regina Blu osservava il ponte mobile che si stava abbassando per permettere al Fante e ai soldati di entrare nel castello.
Si sentiva inquieta.
Da quando aveva preso il potere con un rapido colpo di mano, assoggettando tutta Sottomondo ai suoi capricci, non aveva mai provato un’emozione simile. Era sempre stata una persona molto determinata, fin da bambina aveva sempre saputo cosa volesse per sé e come ottenerlo. Era cresciuta ombrosa e irascibile, fredda e disinteressata verso qualsiasi cosa che non fosse se stessa e il potere. E forse il suo carattere era dovuto al fatto che era la primogenita e alla consapevolezza che i suoi genitori si aspettassero molto da lei. Quegli stessi genitori che le avevano strappato l’infanzia, costringendola a comportarsi da adulta quando era poco più che una bambina. Quegli stessi genitori che indulgevano in carezze e sorrisi verso sua sorella, che si scioglievano davanti ai suoi grandi occhi neri e la viziavano in tutti i modi possibili e immaginabili.
Ricordava bene tutte le volte in cui era stata costretta a sedere a un tavolo della biblioteca di palazzo ad ascoltare le noiose lezioni del precettore, mentre il suo corpo gridava dalla voglia di correre libero e i corridoio del castello risuonavano delle risate e dei giochi della sorella.
Ma lei si applicava di più, sempre di più, ignorando tutto ciò che non fosse il suo dovere e lo studio, per cercare di compiacere quei genitori sempre più lontani che sembravano non essere mai soddisfatti di lei e che ricoprivano di lodi sua sorella per la minima sciocchezza.
E alla fine cosa mi hanno fatto? La Regina Blu strinse le dita a pugno forte, al solo ricordo.
Lo rammentava bene, quel giorno: pioveva a dirotto, cascate di fulmini si rovesciavano nel cielo nero e carico di nubi, illuminando per un attimo tutto il paesaggio circostante, mentre i tuoni rombavano minacciosi sulle cuspidi delle montagne lontane. Il loro padre, ormai anziano, aveva convocato lei e la sorella nel suo studio. Credeva che volesse finalmente annunciare la sua successione al trono. Il Re le aveva ricevute seduto alla sua scrivania mentre scriveva un documento, solo dopo averlo firmato aveva sollevato lo sguardo e le aveva scrutate a lungo in volto, con quei suoi occhi da falco che sembravano scavare fino a raggiungere la loro anima, come se stesse cercando qualcosa. Poi, alla fine, lo sguardo del padre si erano fermato su di lei e lui l’aveva chiamata per nome. Si era sentita felice e orgogliosa come mai lo era stata prima, certa che il suo genitore avrebbe finalmente riconosciuto i suoi sforzi e i suoi meriti. Beryl tu non diventerai regina. Con questo documento dichiaro di voler abdicare e di lasciare il trono e la corona alla mia secondogenita, Gael Harrewood. Non una parola di consolazione o una spiegazione per quella decisione che le sembrava incomprensibile: aveva costruito tutta la sua vita sul momento in cui sarebbe diventata regina e ora tutte le sue speranze erano crollate come un castello di carte. Quelle poche, misere parole di suo padre erano incise a fuoco nella sua mente, non le avrebbe mai dimenticate perché sancivano la sua definitiva sconfitta.
Era lei la primogenita, la corona le spettava di diritto!
Aveva mostrato di accettare la decisione del padre e si era congratulata con sua sorella, ma dentro di sé meditava già vendetta. Si era ritirata nell’ombra, al sicuro nel castello che era stato fatto costruire per lei ai Picchi Aguzzi, coltivando quell’innata fermezza e crudeltà e freddezza, tessendo e tramando come un ragno velenoso, aspettando pazientemente il momento adatto in cui la sua preda si sarebbe messa in trappola da sola e avrebbe potuto divorarla. Con un patto terribile era riuscita a legare a sé il terrificante Ciciarampa, la pedina più importante della sua scacchiera, certa che nessuno avrebbe mai osato sfidarla fino a quando l’avesse avuto al suo fianco.
E quel momento era giunto poco dopo la morte del loro padre. Gael regnava su Sottomondo con il titolo di Regina Verde da alcuni anni, serenamente e ignara dei pericoli che si stavano formando alle sue spalle. Lei aveva radunato in fretta il suo esercito e sferrato un attacco fulmineo al Palazzo di Cristallo, cogliendo tutti di sorpresa, quando meno se l’aspettavano. Il Ciciarampa aveva distrutto ogni cosa, guidando il suo esercito al trionfo, trasformando la rigogliosa e pacifica residenza di sua sorella in un deserto in cui non riuscivano più a crescere neanche le erbacce.
La sua cara sorellina era stata catturata, costretta ad assistere alla rovina del suo bellissimo mondo e alla morte dei suoi dignitari, e poi l’aveva rinchiusa nella torre più alta e isolata del suo palazzo, alla quale poteva accedere solo una serva anziana e fedele solo a lei.
Spaventati dalla sua azione di forza, gli abitanti di Sottomondo avevano giurato a lei fedeltà, dichiarandola loro regina.
Erano passati cinque anni da allora e ormai credeva di essere riuscita a consolidare il suo dominio, invece…
Invece aveva scoperto che molti dei suoi sudditi si erano riuniti attorno a una profezia che assicurava che presto il suo regno sarebbe terminato e la Regina Verde sarebbe tornata sul trono.
Si era mossa più in fretta che aveva potuto, vietando le riunioni non autorizzate dei suoi sudditi e arrestando e giustiziando tutti coloro che venivano anche solo sospettati di parteggiare per sua sorella.
Ma nemmeno questo era bastato. Gli abitanti di Sottomondo avevano stretto le fila e si erano fatti più furbi e sfuggenti. Aveva così iniziato a mandare delle spie perché si unissero ai ribelli e scoprissero cosa stava succedendo. Era stato così che aveva scoperto che tutti stavano aspettando una Prescelta che giungesse in loro aiuto dal Sopramondo, l’unica che potesse sconfiggere il Ciciarampa e porre fine al suo regno.
Da quel momento non era riuscita a darsi pace, viveva costantemente nel terrore e a nulla serviva aver aumentato le sue pattuglie che perlustravano ogni angolo del regno e che tornavano sempre a mani vuote.
Il dubbio e la preoccupazione erano due tarli che la stavano rodendo nel profondo, impietosamente, istante dopo istante. Doveva agire, catturare e uccidere la Prescelta, e recidere le speranze di tutti alla radice.
Il rumore vuoto di passi alle sue spalle sul pavimento di marmo, la strappò dai suoi pensieri. Riconobbe il suono dei passi del suo Fante.
- Che notizie mi porti, Lew?- domandò senza voltarsi.
L’uomo rimase per qualche istante in silenzio, temendo la collera della sua sovrana. Deglutì pesantemente e si costrinse ad aprire le labbra per parlare.
- La Prescelta è arrivata a Sottomondo, mia signora.- disse cautamente.
- Davvero o è solo una diceria con cui i miei sudditi cercano di darsi coraggio?- il Fante conosceva la voce della sua sovrana abbastanza da scorgervi un sottofondo di rabbia ribollire sotto le sue parole.
- L’ho vista con i miei occhi, maestà. Il coniglio bianco l’aveva condotta dal Brucaliffo.- rispose sentendosi immediatamente la gola secca.
- E immagino che tu l’abbia catturata e che in questo momento sia rinchiusa nelle mie segrete.- la voce della Regina diventava ad ogni parola più freddo.
- Ehm… No mia signora. Il coniglio l’ha fatta scappare.- balbettò pietosamente il Fante, conscio che la collera della sovrana stesse per esplodere.
- Che cosa?! – urlò infatti la Regina voltandosi verso di lui e fissandolo con un’espressione furibonda – Ti sei lasciato ingannare da uno stupido coniglio?- .
- M… mia regina… Mi ha preso di sorpresa e, mentre radunavo i soldati la ragazza era già… lontana… Però lo abbiamo catturato: ora è rinchiuso nelle se….- cercò di scusarsi l’uomo.
- Risparmiami le tue patetiche scuse, Lew. – lo zittì bruscamente la monarca – Ora tu mobiliterai ogni soldato del mio esercito e batterai palmo a palmo Sottomondo fino a quando non avrai trovato la Prescelta. Solo allora potrai ripresentarti al mio cospetto.- .
- Sì mia signora.- sospirò il Fante contento di essersela cavata tutto sommato con poco.
- Che ci fai ancora lì impalato? Muoviti a eseguire gli ordini!- gli gridò contro.
- Sì, mia regina.- rispose Lew scattando in piedi e correndo fuori dalla stanza.
La Regina Blu rimase immobile per una manciata di secondi, come se fosse diventata una statua.
- Maledizione!- esplose poi, battendo forte il piede sul pavimento.

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Capitolo 5
*** IV. Le due regine ***


Salve salvino gentili lettrici, ben ritornate a Sottomondo ^____^ Dopo una breve assenza eccomi di ritorno con un nuovo capitolo. I problemi che avevo sembrano essere stati risolti per ora, quindi spero di essere più assidua negli aggiornamenti ^^ Ma ora passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio Leia Gylls: Tessscioraaaa *___* Sono contenta che la Regina Blu e il Fante ti siano piaciuti come personaggi ^__^ Sì, entrambi creeranno qualche problema alla prescelta ^^ E non preoccuparti, non mi sono dimenticata del povero Stowe Cox rinchiuso nelle prigioni dei Picchi Aguzzi ^___^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^O^ Ringrazio Alice_in_Realityland e LazioNelCuore1711 per aver inserito questa fic tra i preferiti. Ringrazio Aya Lawliet, eleonora 96 e Leia Gylls per aver inserito la fic tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto.
Ora vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^___^/


Capitolo IV: Le due regine
Più rapidamente che poteva, la Regina Blu iniziò a salire le ripide e strette scale che portavano in cima alla torre sud del castello. I tacchi delle sue scarpe risuonavano minacciosi sui gradini freddi e duri, ricoperti di un leggero strato di muschio, manifestando tutta la sua impazienza e furia.
Voleva parlare con sua sorella e scoprire cosa sapeva della Profezia. Il sospetto che, nonostante il rigido controllo a cui la sottoponeva, riuscisse comunque a mantenere un minimo di contatto con gli abitanti di Sottomondo che le erano ancora fedeli, era come un tarlo che la stava rodendo piano.
E se i suoi dubbi avessero trovato conferma, Gael l’avrebbe pregata per avere una morte rapida!
Si fermò un attimo davanti la pesante porta di legno scuro, rinforzata con placche di acciaio arrugginito, leggermente ansante, cercando di recuperare quella maschera di imperturbabilità che la caratterizzava. Tirò fuori dalle pieghe della gonna un grosso mazzo di chiavi, che tintinnarono nel silenzio. Presane una lunga e antica d’ottone, la infilò nella serratura facendola scattare con un secco stridio.
Schiuse il battente con un gesto secco e il cigolio dei cardini non oliati sembrò il lamento di tutte le anime in pena che la regina aveva condannato a morte.
Gael Harrewood era seduta su una vecchia seggiola di paglia sotto la finestra e stava ascoltando il canto di un usignolo che si era posato su una delle sbarre che la bloccavano. La Regina Blu si guardò intorno: era una stanza piccola, dalla forma circolare, che occupava tutto il sottotetto della torre e che conteneva solo un pagliericcio, la sedia su era seduta sua sorella e un tavolino tarlato. Con disappunto notò che su di esso era stato poggiato un vaso con dei fiori freschi.
Era questo che detestava nella sorella: la sua estrema mitezza, dolcezza e gentilezza che conquistavano chiunque avesse a che fare con lei. Anche la sua carceriera a quanto sembrava. Si appuntò mentalmente di punire duramente la sguattera e sostituirla con un’altra che le sarebbe stata sicuramente più fedele, se non altro per la paura di finire come colei che l’aveva preceduta.
- Ciao Beryl.- la voce della Regina Verde si levò nella stanza più melodiosa dello stesso canto dell’usignolo.
La Regina Blu riportò lo sguardo su di lei: erano davvero simili loro due. Se non ci fossero stati alcuni tratti che le differenziavano, come il diverso colore degli occhi o la forma differente delle loro mani, potevano sembrare quasi l’una la copia dell’altra. Spesso da piccole le avevano scambiate per gemelle.
- Ti trovo bene Gael.- ironizzò sul suo pallore mentre si sedeva sul letto.
- In effetti non posso lamentarmi.- le rispose schiudendo le labbra in un sorriso dolcissimo.
La Regina Blu piegò le labbra in una smorfia sprezzante. No, lei non era debole come i loro genitori che si scioglievano come burro fuso quando Gael rivolgeva loro quell’espressione. Non lei che essendo incapace di simili gesti aveva dovuto accontentarsi delle sue briciole.
- Come mai sei salita fin quassù? È la prima volta che ti vedo da quando mi hai rinchiuso qui dentro.- le chiese la sorella e la sua voce non conteneva alcuna accusa.
- I tuoi sostenitori sperano ancora di rovesciarmi e rimettere te sul trono di Sottomondo.- ripose con un sorriso malevolo.
- E tu credi che sia io stessa ad alimentare le loro speranze. – constatò in tono amaro Gael – Come potrei rinchiusa qui dentro?- domandò allargando le braccia in segno d’impotenza.
- Non mi stupirebbe che avessi incantato con i tuoi occhioni persino le fredde mura di questo castello e che si aprissero di loro spontanea volontà per lasciarti libera.- borbottò irosa, incrociando le braccia al petto.
- Sei assurda Beryl!- la rimproverò severa la Regina Verde.
- Non orare rivolgerti a me con questo tono, Gael! Sono io che comando ora e pretendo che mi mostri rispetto!- sbottò la Regina Blu battendo un pugno sul materasso di foglie di grano.
Gael chinò appena la testa in un cenno di assenso: non avrebbe avuto senso far arrabbiare sua sorella, non in quel momento così delicato. La Regina Blu sembrò calmarsi davanti quel gesto di simbolica sottomissione.
- Pare che una Profezia si stia diffondendo tra i miei sudditi.- esordì Beryl dopo un lungo silenzio.
- La conosco.- annuì pacatamente la Regina Verde.
- Che cosa?- scattò in piedi in un impeto di rabbia la Regina Blu.
Gael, ignorando la reazione di sua sorella, portò lo sguardo sul pezzetto di cielo che si intravedeva tra le inferriate della finestra.
- Dopo la distruzione del Palazzo di Cristallo, mentre i tuoi soldati mi conducevano qui nel tuo castello, durante una sosta mi si presentò Brucaliffo. Mi mostrò l’Oraculum e mi raccontò della Profezia. Ma sono passati cinque anni e nessun Paladino si è fatto avanti.- e sospirò rassegnata.
Brucaliffo. Sempre lui! La Regina Blu strinse le mani a pugno forte, fino a farsi sbiancare le nocche e graffiarsi i palmi con le unghie. Se non avesse saputo che così facendo avrebbe scatenato una rivolta di tutti gli abitanti di Sottomondo, avrebbe schiacciato quel bruco personalmente. Peccato che quell’animale fosse ritenuto intoccabile, l’essenza stessa di Sottomondo. Se solo avesse osato levare un dito contro di lui, di lei non sarebbe rimasto altro che cenere e polvere.
- Se può farti piacere, ti informo che la Prescelta è giunta a Sottomondo.- disse in un tono falsamente disinteressato.
La Regina Verde si girò di scatto verso la sorella, gli occhi dilatati dalla sorpresa e dall’incredulità. Beryl strinse i denti sotto le labbra serrate: quella reazione era talmente genuina che nemmeno lei poteva dubitare del fatto che sua sorella non sapesse dell’arrivo della Prescelta.
- Oh, sì: sto dicendo la verità. – riprese a parlare mentre tornava a sedersi sul pagliericcio – Il mio Fante l’ha incontrata mentre stava parlando col Brucaliffo. Peccato che Stowe Cox l’abbia aiutata a scappare: mi sarebbe tanto piaciuto conoscerla.- concluse con un sorriso falso e feroce.
Gael deglutì a vuoto cercando di dominare le ondate di gioia e sollievo che minacciavano di sommergerla. La Prescelta era alfine giunta a Sottomondo e presto tutti i suoi abitanti sarebbero stati liberi. Però… Le faceva male anche solo l’idea di dover combattere contro sua sorella. Erano cresciute insieme e, nonostante fosse una persona sempre distante e sfuggente, che riusciva a capire solo raramente, lei aveva sempre voluto bene a Beryl e l’aveva ammirata per la sua costanza e la sua forza. Nonostante tutto quello che le aveva fatto, non riusciva a rinunciare alla speranza di ritrovare sua sorella sotto il gelo di quello sguardo crudele e affilato, come una lama vibrata nel buio.
- Beryl non è necessario arrivare a combatterci. A me non interessa il dominio assoluto di Sottomondo, potremmo dividere il potere, regnare insieme. Ti prego, ritorna sui tuoi passi.- e le tese la mano destra.
La Regina Blu osservò quelle dita tese verso di lei, colme della speranza che lei le afferrasse e che loro due arrivassero a un accordo. Con uno schiaffo l’allontanò brutalmente da sé, rinunciando così a ogni possibilità di una riconciliazione. Gael vide una furia feroce e gelida montare implacabile negli occhi della sorella e si sentì mancare il fiato per il terrore.
- Credi che sia così disperata da accettare la tua proposta? – urlò contro la sorella, slanciandosi contro di lei come se volesse aggredirla – Io sono la maggiore e a me, per diritto di nascita, spetta la corona e il potere. Non mi ridurrò mai a mendicare qualcosa da te. Mai! Spera pure che la tua Prescelta riesca a sconfiggere il Ciciarampa e a cancellare il mio impero. Spera perché solo questo sarà: un desiderio che non si avvererà mai. Le pattuglie dei miei soldati stanno battendo Sottomondo palmo a palmo e quando l’avranno trovata, il regno sarà svegliato dagli squilli di tromba di una nuova esecuzione.- .
E si fermò ansimando pesantemente, scrutando Gael con uno sguardo fiammeggiante di rabbia a stento repressa. In quel momento la Regina Verde comprese che fra di loro c’era una rottura insanabile, che si era sempre rifiutata di vedere e che ora era divenuta una voragine invalicabile, che le divideva sempre più. Capì alfine che quel legame di fratellanza tra loro, se mai c’era stato, ormai era irrimediabilmente spezzato: Beryl la considerava una nemica e non si sarebbe fermata fino a quando non l’avesse schiacciata e sepolta nella polvere.
Per la prima volta si rese conto che tra loro era tutto irrimediabilmente perduto. Abbassò il capo e distolse lo sguardo, per evitare che sua sorella scorgesse le lacrime che si stavano raccogliendo nei suoi occhi. Si sentiva così stanca e sfinita da non riuscire più a credere che la Profezia potesse avverarsi.
Sottomondo è irrimediabilmente perduta, pensò mentre stringeva le mani l’una con l’altra per impedire loro di tremare.
- Piangi! Piangi pure tutte le tue lacrime Gael, ma questo non ti aiuterà a mutare la realtà dei fatti. – la schernì la Regina Blu mentre si avvicinava alla porta – Sottomondo appartiene a me e nessuno, né una stupida Profezia e né una ragazza sperduta venuta dal Sopramondo, potranno togliermelo.- aggiunse sprezzante prima di uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle.
Per qualche istante si udì lo stridio metallico della serratura arrugginita che veniva chiusa a chiave, poi un profondo, assoldante silenzio riempì la piccola camera. Solo una lacrima scivolò via dagli occhi acquamarina della Regina Verde.

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Capitolo 6
*** V. Strani incontri ***


Salve salvino gentili lettrici ^___^ Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa fic, in questo periodo ho decine di idee per la testa e a stento riesco a districarmi per metterle sulla carta. Ma passiamo a cose più serie. Ringrazio: Leia: Tesciora mia, se dici così però mi fai arrossire ^//^ Il mio ego sta saltellando felice per i sette cieli, per ciò che hai scritto. Sapere che proprio tu apprezzi questo mio piccolo lavoro, mi fa gongolare tantissimo ^O^ I prodi arriveranno e ci sarà ancora da dire sulla Regina Blu ^__^ Un bacio enorme tasciora *___* Ringrazio: Alice_in_Realityland e LazioNelCuore 1711 per aver inserito la fic tra i preferiti. Ringrazio: Aya Lawliet e Leia per aver inserito la fic tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto. Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^0^/

Capitolo V: Strani incontri

Seduta sulla radice di una quercia enorme, Eileen piangeva sconsolata. Chissà come era finita in un mondo assurdo, dove gli animali non solo parlavano, ma esigevano da lei cose impossibili, che mai sarebbe stata di fare. Come potevano chiederle di uccidere quel mostro? Mai, nemmeno in un’altra vita sarebbe riuscito a farla. E dire che sua madre l’aveva sempre avvertita di non seguire persone che non conosceva, perché non poteva sapere cosa le sarebbe potuto accadere. E lei invece cosa aveva fatto? Aveva inseguito un coniglio con il panciotto, era caduta in una buca e si era ritrovata in quel posto. Oramai era sera, cosa avrebbero fatto i suoi genitori accorgendosi della sua assenza? Si sarebbero preoccupati tantissimo e l’avrebbero cercata ovunque, senza trovarla. E come avrebbero potuto farlo?
- Perché piangi, tesoro?- le chiese una voce gentile e un po’ roca fuoricampo.
Eileen scostò cauta le mani dal volto e vide che davanti ai suoi occhi stava fluttuando a mezz’aria un grosso gatto grigio con grandi occhi verde acido.
- Chi… chi sei?- quasi urlò la ragazza spaventata, indietreggiando di scatto e sbattendo la schiena contro il tronco dietro di lei.
- Sono lo Stregatto. Non avere paura, tesoro, non ti faccio nulla.- e le sorrise.
Eileen lo fissò a lungo, cercando di capire se poteva o no fidarsi di lui. Ma quale razionale metro di misura avrebbe potuto adoperare per valutare l’affidabilità di un gatto che galleggiava a mezz’aria? Lo guardò dritto negli occhi che sembravano brillare nella penombra della sera incipiente come le fiammelle di due lucerne. In esse cercava una traccia di menzogna, una scintilla di cattiveria, ma non trovò altro che il riflesso del suo volto spaurito e rigato da lacrime invisibili.
Rilassò appena la linea delle spalle: in quella situazione non aveva molte alternative e poi quel gatto non aveva addosso l’emblema della Quercia, dal quale l’aveva messa in guardia Stowe Cox. Il sorriso sul muso dello Stregatto si ampliò, comprendendo il suo cambiamento.
- Che ci fai qui tutta sola?- le chiese ancora.
- Vorrei saperlo anch’io. – brontolò lei imbronciata, cancellando l’ennesima lacrima dal viso con un colpo brusco sulla guancia – Non so dove mi trovo, né cosa devo fare. Se solo non avessi mai seguito quel coniglio col panciotto ora non sarei qui!- sbottò e il verde delle sue iridi tremò per le lacrime che minacciavano di traboccare sul viso.
Un lampo di sorpresa e comprensione attraversò i grandi occhi dello Stregatto.
- Tu sei la Prescelta?- chiese avvicinandosi ancora di più a lei.
Eileen si strinse nelle spalle, come se avesse freddo, e distolse lo sguardo da quello dell’animale che fluttuava tranquillamente davanti a lei.
- È quello che hanno detto quel bruco blu e il coniglio.- rispose con un basso mormorio.
Sentendo che la ragazza aveva incontrato il Brucaliffo, lo Stregatto fu certo che la ragazzina che aveva in quel momento davanti era la Paladina che avrebbe riportato la pace a Sottomondo – Dov’è Stowe Cox?- domandò ancora, guardandosi intorno.
- È arrivato il Fante e lui mi ha fatto scappare, non so dove sia ora.- spiegò velocemente, quasi volesse giustificarsi dell’assenza del coniglio.
Lo Stregatto la fissò per un interminabile istante con un’espressione indecifrabile. Eileen si agitò a disagio sotto quello sguardo che non rivelava niente di quello che stava pensando in quel momento.
- Ti ha detto qualcosa prima di lasciarti sola?- domandò alla fine, con quel suo tono morbido, che però suonò stranamente diverso da quello usato fino a quel momento.
La ragazza si fermò a riflettere, cercando di ricordare quello che le aveva detto Stowe Cox prima che lei si desse alla fuga.
- Mi ha detto di andare alla Palude Nebbiosa e di trovare Iain Testamatta, lui avrebbe saputo cosa fare. Ma io non so da che parte andare, non conosco questo posto e… credo di essermi persa.- e la sua voce tremò appena di terrore.
- Ti condurrò io da Iain.- disse lo Stregatto dopo un’altra pausa.
- Davvero?- esclamò incredula la ragazza.
Lo Stregatto scomparve in una scia di fumo verde, che si sciolse nell’aria per qualche istante, prima di ricomparire a qualche metro di distanza.
- Vieni.- la invitò muovendosi nell’aria come se stesse nuotando.
Eileen lo guardò, troppo sorpresa per provare qualsiasi emozione, per una manciata di secondi, poi si alzò in piedi e lo raggiunse.

Le Paludi Nebbiose apparvero davanti a loro dopo quattro giorni di cammino. Eileen fece scorrere piano lo sguardo sulla fitta distesa di alberi che si affollavano l’uno sull’altro in macchie di un verde malsano, dalle chiome pendevano lunghe liane bavose, che si legavano tra loro in intricati intrecci che impedivano il passaggio. I tronchi affondavano le loro radici in un grumo pastoso di acqua e terra maleodorante, mentre su tutto si stendeva un velo di nebbia sfilacciato, come la veste di un fantasma.
La ragazza riportò lo sguardo sullo Stregatto che, stranamente, era in piedi sulle quattro zampe sul terreno accanto a lei, invece di galleggiare a mezz’aria come suo solito. Era stato un compagno di viaggio silenzioso, che aveva eluso sistematicamente tutte le sue domande su cosa stesse succedendo, rispondendole che Iain le avrebbe fornito tutte le risposte che cercava. Storse le labbra in una smorfia dubbiosa, mentre si chiedeva chi fosse in realtà quello strano animale.
- Siamo quasi arrivati, Iain abita qui vicino. – le disse senza guardarla – Un ultimo sforzo.- e si disciolse in una scia verde, per poi ricomparire alcuni passi più avanti.
Eileen sospirò, dicendosi che non si sarebbe mai abituata al suo comportamento. Alzò la sottoveste fin sopra le ginocchia e seguì lo Stregatto. Avanzava a fatica, il fango viscoso si aggrappava alle sue gambe, come un corpo invisibile che voleva bloccarla e impedirle di proseguire. La nebbia scivolava sulla sua pelle, sudata e accaldata per lo sforzo, come gelide dita invisibili che le strappavano un brivido dietro l’altro. Presto i muscoli iniziarono a dolerle e una sottile sensazione di freddo iniziò a serpeggiare sotto la sua pelle. La nebbia che aleggiava leggera a un palmo da terra non le permetteva di vedere dove metteva i piedi e per questo non vide una grossa radice nodosa, vi inciampò e cadde nell’acqua limacciosa e fredda, bagnandosi completamente. Ne emerse ansimando e sputacchiando, sentendosi tremare fin dentro le ossa.
- Tutto bene?- le chiese apprensivo lo Stregatto.
Rimettendosi in piedi a fatica e cercando di non scivolare nuovamente, Eileen annuì stancamente.
- La casa di Iain è dietro quei salici – disse indicando un groviglio di alberi poco lontano da loro – Ce la fai a camminare ancora un po’?- .
Eileen avvertì lo sconforto ricominciare a colare goccia dopo goccia dentro di lei. Era stremata, a stento riusciva a reggersi in piedi, come avrebbe fatto a camminare fin laggiù? Considerò quindi l’alternativa: restare lì significava dormire una notte ancora all’addiaccio, preda di quel freddo malsano che sembrava aver impregnato tutto quel luogo, sotto la costante minaccia di qualche animale feroce e affamato. Magari Iain aveva un bel fuoco acceso nella sua capanna, qualche coperta asciutta in cui avvolgersi e qualcosa di caldo con cui scaldarsi. Con l’acquolina in bocca per tutti questi pensieri, Eileen annuì.
Arrancava dietro allo Stregatto, contando i passi che compiva e sperando furiosamente che dietro ogni angolo che svoltavano ci fossa la casa di Iain Testamatta. Rimanendo delusa ogni volta.
Aveva ormai perduto ogni speranza, quando vide contro il cielo livido un pennacchio di fumo grigio. Dilatò gli occhi sorpresa e si volse di scatto verso lo Stregatto che galleggiava placidamente accanto a lei.
- Sì, siamo arrivati. Iain Testamatta vive lì.- le disse, fissandola con i suoi occhi verdi e enormi.
Rinvigorita dalla speranza di essere finalmente arrivata, Eileen avvertì nuove forze tornare a scorrere dentro di lei. Proseguirono per tutta la mattinata, poi finalmente, scostando un intreccio di rami di salice umidicci e viscosi, si trovarono davanti una casetta dal cui comignolo veniva fuori una sottile lingua di fumo.
Eileen la osservò per una manciata di secondi: era piccola e fatiscente, il legno delle assi era umido e ricoperto di muschio, sul tetto la paglia sembrava marcita e alcuni uccelli vi avevano nidificato dentro. Non che si fosse aspettata di trovare un palazzo reale, ma qualcosa di più salubre e abitabile sì. Per la prima volta si chiese quale tipo di persona potesse abitare in un posto simile, perché per quanto provasse davvero non riusciva a immaginarlo.
Lo Stregatto scostò un groviglio di rami che bloccava il loro passaggio ed Eileen si ritrovò davanti la bicocca, scoprendola ancora più fatiscente di quanto sembrasse da lontano. La ragazza la guardò storcendo il viso in una smorfia, sperando intimamente che il gatto si fosse sbagliato. Un suono stridente e fastidioso era l’unico rumore che rompeva l’assoluto e irreale silenzio.

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