Lapislazzuli

di Hermione Hale
(/viewuser.php?uid=102044)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Il momento era vicino. Lo sentiva. Era questione di ore. Giorni. Mesi. Decenni. Non aveva importanza. Migliaia di anni gli scivolavano addosso come acqua sui sassi. Era nata quando gli dei solcavano il suolo della magia, ma gli dei l’avevano respinta. Non aveva occhi, ma vedeva tutti. Osservava i movimenti dei figli della terra, meditando vendetta, attendendo il momento in cui il loro sangue l’avrebbe liberata. Piani di istruzione affollavano la sua mente, mentre i suoi nemici prosperavano, si moltiplicavano, costruivano città di quarzo scintillante. Migliaia di creature senzienti erano passate inconsapevolmente al suo vaglio: flessuosi, agili elfi, uomini dalla vita breve e dalle grande ambizioni, alacri delle montagne. Se la paura e l’odio verso coloro che le avevano strappato gli affetti più cari non l’avesse accecata, avrebbe capito prima la strada che doveva fare per vendicarsi di tutto quel dolore che le avevano causato. L’avrebbero pagata…era questione di ore. Giorni. Mesi. Decenni non aveva importanza. .................................................................................................. Contemplò ancora una volta la sua stanza dei piccoli raggi di sole filtravano dalle tende, illuminando un piccolo portagioie che aveva accanto al letto, intorno a lei le sue compagna dormivano ancora… Si alzò poggiando la schiena sullo schienale del letto mentre i boccoli dorati le cadevano sulle spalle andando a scivolare davanti al suo petto… Prese il portagioie posandolo sulle gambe e aprendolo un piccolo istante una dolce melodia invase la stanza semibuia, chiuse gli occhi mentre la sua mente vagava… Sentì un movimento da sotto le coperte nel letto accanto al suo e chiuse subito quella dolce melodia riposandolo accanto al letto… Si rimise sotto le coperte… *devo riposare…devo riprendere le forze…* pensò mentre chiudeva gli occhi e tornava a sognare…sempre lo stesso sogno… Cammina nei limitare di un bosco dove al suo interno vi erano alberi secolari…con passo lento e deciso entrò scavalcando i rami che chiudevano il passaggio… la pietra rosa, splendeva nel palmo della sua mano, catturando i pochi raggi del sole che riuscivano a filtrare dal fitto degli alberi…. Quel cristallo che teneva nella sua mano era noto per evocare la pace e l’amore ed era bellissimo condividere lo stesso nome di quella bellissima pietra che risplendeva tra le sue mani…Rose….. La luce che penetrava facendosi largo tra i rami e le foglie era chiara e intensa malgrado le nuvole nere che stavano correndo veloce… Un soffio di vento caldo faceva stormire le foglie degli alberi. Si udivano melodie degli uccelli. La foresta lentamente si stava svegliando e prendeva vita davanti ai suoi occhi. Conosceva benissimo la strada che l’avrebbe riportata indietro ma era così bello stare li che indugiò ancora qualche istante… Si mise seduta posando la schiena sulla corteccia di un albero alzando lo sguardo verso le cime degli alberi…assaporando quel bellissimo momento di pace…quando un rumore forte, secco, che non aveva mai udito prima la fece ritornare con i piedi per terra Si alzò prontamente prendendo la bacchetta che portava sempre con se volgendo lo sguardo in direzione del rumore…. Dei passi veloci venivano nella sua direzione, calpestando le foglie secche che erano cadute dagli alberi… Il batti del suo cuore divenne più forte…rimase in silenzio….poteva sentire perfettamente il suo respiro affannato pieno di paura scavalcare tutti i rumori della foresta… Chi era? Che cosa voleva da lei? I passi erano sempre più vicini…una figura nera avanzava verso di lei.. Si svegliò piena di sudore…tutte le notti…tutte le volte che si addormentava aveva sempre lo stesso incubo..che cosa voleva dire. Si alzò dal letto andando verso lo specchio, i boccoli dorati le ricadevano dolcemente sulla pelle candida incorniciando un viso dolce con degli occhi color miele, le labbra sottili le aveva ereditate dal padre… Sospirò guardandosi allo specchio… *arriverà….mi sta cercando e io devo essere pronta ad affrontarlo* pensò

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Era un giardino quello che stava percorrendo; ne sentiva la fresca erba sotto la pianta dei suoi piedi ...nudi. Piedi che calcavano i sottili fili verdi di quel prato, ancora coperto di quelle fragili foglie cadute, sopravvissute all'incuria di quell'inverno. La sentiva sfiorare ritmicamente le sue palme, a tempo del suo passo lento ed incerto. Non conosceva quel posto, ma sapeva di esserci già stato ...sapeva che era suo , che gli apparteneva, come un lontano ricordo, una lontana memoria appartenuta forse ad un lontano passato. Lo sapeva, così come sapeva che era suo quel ciondolo di scusa pietra nera che stringeva nella sua mano. Lo sentiva freddo sotto le sue dita, freddo, ma vivo, come vivo era il battito del cuore che pulsava nel suo petto. Vedeva fitti arbusti alternarsi a grandi alberi secolari, passare indiscreti sotto lo sguardo dei suoi occhi neri come la pece. Sentiva l'aria frasca premere sul suo pallido viso, un viso magro, affusolato, di una carnagione pallida come il bianco pallido del fazzoletto che sbucava dalla tasca dei pantaloni di Alan. Un fazzoletto bianco, logorato e strappato ad un lembo, che penzolava da quella tasca come un fardello morto e dimenticato. Proseguì lungo il sentiero di quel bosco, lasciandosi guidare solo da quello che i suoi sensi gli dettavano ... che la pietra gli dettava. Sensi lontani, estranei, sconosciuti, sensi che permeavano la sua mente in un turbine di incoscienza vuota ..come il vivere di un sogno. Sentiva quel vuoto crescere ogni secondo di più, mentre la consapevolezza di trovarsi in un luogo che già conosceva, aumentava a dismisura dentro al suo petto. Io ci sono già stato. Lo dettò nella sua mente, mentre immobile e assorto, si fermò davanti ad un grande albero dai rami piangenti. Io qui ci sono già stato ... Sollevò lo sguardo ad osservare i rami di quell'albero abbandonarsi nel percorso del cielo. Sentì un forte calore al petto, un calore che lo attraversò sino allo stomaco, quel calore accogliente di un qualcosa che desta solo dolci ricordi ...ma di quei ricordi, nessuna traccia. Continuò ancora inconscio e smarrito a camminare per quei prati, oltrepassando il grande albero e inoltrandosi in un sentiero di arbusti ora più fitti. Sentiva ancora l'erba premere sui suoi piedi, solleticare scherzosa i suoi passi...la sentiva sì, ma si accorse solo in quel momento di quanto gelido fosse il suo tocco. Si fermò, si fermò ad ascoltare suoni che non esistevano. Era in un bosco,sì, ma un bosco che suonava muto, come il silenzio della morte. Non fu più quella mano calda a visitare le sue viscere, nessun dolce ricordo ...fu un brivido freddo e gelato che percorse rapido la sua schiena. Si era fermato davanti ad un varco di vecchi rami che imboccavano un passaggio. Un latro passaggio. Sentì deboli suoni raggiungere le sue orecchie, suoni che lo chiamavano da oltre quel passaggio, suoni che premevano la loro voce nella sua testa, a suonare e tamburellare come un rumore troppo fastidioso ...era uccelli che alzavano i loro canti dai loro becchi. Si accorse che gli davano fastidio. Premette inconsapevole le dita sulla sua pietra ...ora era più fredda, come l'erba sulla quale si era fermato. Si premette irritato una mano sopra l'orecchio destro, a chiudere,a zittire quei fastidiosi rumori che avevano cominciato a divorargli la testa ...Suoni di un bosco in vita ... Ma non cedettero ..i rumori diventarono sempre più forti. Scattò verso l'imbocco di quel sentiero, oltrepassandolo, mentre non si accorse che dietro di lui, quegli stessi rami si chiudevano dietro il suo passaggio. E fu più pesante ... Il respiro al suo petto triplico, come il battito geloso del suo cuore. Aumentò il suo passo, quel passo veloce e agitato che ora correva su un prato ancora più morbido, ma non più freddo ...era caldo, come caldi erano i raggi di quel sole che tagliavano in lame di luce il suo viso, Scappò un ghigno irritato dalla sua bocca che si contrasse in una smorfia quasi dolorosa. Avanzò, rapido attraverso le siepi, a superare alti e grandi alberi in fiore, di un profumo tanto sgradevole, da costringerlo a tapparsi il naso con un fazzoletto ... Il suo fazzoletto ... Troppi rumori, troppi canti armoniosi, solo grida alle sue orecchie. Ma si fermò, si fermò mentre un respiro rimase impigliato a metà nella sua gola, facendolo quasi rantolare ...si fermò ad osservare un qualcosa che non si era aspettato di vedere, ma quel qualcosa che forse aveva tanto sperato di trovare. Una ragazza. La osservò, appoggiata alla corteggia di un grande albero, a godere di quei raggi che illuminavano il suo giovane e così meraviglioso viso ...una bellezza che quei fiori posati attorno a lei non potevano permettersi. Lunghi e biondi boccoli d'oro ricadevano sul suo petto, a respirare a ritmo del suo stesso respiro ... Così bella, ma così ... Sentì il freddo della pietra nella sua mano reagire come brace ardente sulla sua pelle. Tentò di gettarla via, ma un movimento più rapido anticipò la sua mano ...era stato quelle delle sue gambe, che si muovevano con ferocia verso la ragazza. Fermati! Ma scoprì di non riuscire a farlo ... Correva, correva solo verso di lei ...lei che divenne sempre più vicina. Fu un urlo a fermarlo ...lo stesso che era uscito dalle sue labbra ..lo stesso che lo risvegliò da quel sogno.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Non avrebbe dovuto trovarsi li,lo sapeva fin troppo bene… Il primo sintomo di quel dubbio?Il paesaggio che le si mostrava era fin troppo verde…e lei odiava il verde…. Adorava il blu,lo stesso colore dei suoi occhi,chiari,intensi e incredibilmente espressivi…Seguiva una voce,una voce che mai prima aveva udito,ma che l’incantava come nessun’altra melodia era riuscita a fare nel corso della sua breve vita… Appena 16 anni… Sua madre avrebbe riso,quella risata cristallina che risentiva spesso nei suoi sogni,sogni fatti di ricordi…di speranze…e di dolore… Suo padre non aveva mai capito quanto la sua perdita l’avesse trasformata… Era diventata più forte,meno insicura…..Vedere qualcuno morire davanti ai tuoi occhi ti cambia radicalmente….Specie se quel qualcuno muore per salvarti la vita…. Sophie strinse forte il ciondolo che portava sempre con sé,appeso alla collanina di argento sottile che suo padre le aveva regalato per il suo quinto compleanno.. La pietra azzurra che il monile portava era un’eredità…l’eredità di sua nonna Emily…. Adorava quella donna:le aveva insegnato tutto e soprattutto le voleva bene,un bene che in pochi saprebbero descrivere,se dovessero incapparvicisi… Attraversando quel mare di ricordi,Sophie continuava a camminare….non sapeva dire se fosse sveglia o meno,quel che era certo era che non avrebbe smesso di inseguire quella voce…. Continuò ad avanzare anche quando il semplice boschetto che stava attraversando si tramutò in una folta foresta,con rami e rovi che le graffiavano le gambe e le braccia,coperte solo da un semplice vestitino bianco….I capelli rossi le si impigliarono tra le fronde,ma nemmeno in quel momento si fermò.. Era troppo forte e distinto il richiamo che sentiva…troppo attraente,per resistervi.. Era sempre stata curiosa….Curiosità che a volte le aveva giocato brutti scherzi… Ma stavolta era sicura che si trattava di qualcosa di diverso,di più grande… La voce si stava affievolendo e lei sapeva di doversi affrettare,per non perderla del tutto…per non rischiare di perdersi,in tutti i sensi… Quella voce era la sua unica ancora… Il fiato divenne affannoso,le gote si imporporarono e la vegetazione si faceva sempre più fitta…. E fu allora che lo vide… Un ragazzo…un ragazzo come lei,fermo in un punto indefinito di quella strana foresta…. Un ragazzo che probabilmente aveva qualcosa in comune con lei… Avanzò ancora di qualche passo,per accorgersi che non era solo…una ragazzina bionda,con soffici boccoli biondi,stava poco distante da lei.. Li scrutò,senza tuttavia riconoscerli… E solo allora si accorse che la voce era sparita,lasciandola sola….lasciandola in silenzio… Si riavviò i lunghi capelli lisci,che scoprì essere ancora perfettamente pettinati e perfetti,come al solito..Non li perse di vista…..provò a chiamarli,ma si accorse di non avere voce… Alcuna voce per farsi sentire…per parlare….per urlare… Corse verso il ragazzo,decisa a chiamarlo e a farsi aiutare per uscire da quella boscaglia che la stava veramente terrorizzando… Ma non si mosse di un centimetro…era come se i suoi piedi si fossero abilmente incollati alla pietra…Li guardò,frustrata,mentre il panico cominciava a salire rapido lungo la sua debole schiena… Si accorse solo in quel momento,che sul suo petto la pietra era diventata più fredda… La toccò distrattamente,rendendosi conto della sua temperatura eccessivamente bassa…bassa quanto la liscia roccia sulla quale era salita,cercando di farsi vedere dai due ragazzi,che sembravano assorti a guardare chissà cosa… Tornò a posare lo sguardo sul ciondolo…era strano,davvero diverso da come l’aveva sempre visto… Alzò il viso,incontrando ancora le fitte fronde degli abeti e gli spinosi rami dei rovi,che le avevano ferito la pelle solitamente candida e rosea delle gambe… Si voltò,spaventata,realizzando di essersi persa….di essere sola….di non riuscire a farsi sentire nemmeno da quei due ragazzi poco lontani.. Girò lo sguardo più e più volte…sempre più desolata,sempre più angosciata…. Chiuse gli occhi,cercando di non urlare e fermare le lacrime che stavano già copiosamente bagnando la liscia seta del vestitino… Strinse forte la pietra nella mano…pietra che trasferì il suo gelo anche alla sua pelle… E quando riaprì gli occhi,si accorse di essere sola,nella sua stanza,completamente scoperta dalle lenzuola che solitamente l’avvolgevano durante la notte….. Volse lo sguardo alla finestra,ritrovando i flebili raggi di un sole che stava per sorgere…. Spaventata e ancora scossa da quel sogno,ravviò i capelli dietro la schiena,respirando forte per dissolvere quella brutta sensazione dal suo corpo….

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Nel preciso momento in cui Rose aveva toccato la pietra, era trasalito violentemente, una smorfia aveva deformato il suo volto… Aveva subito ordinato al consiglio dei dodici di riunirsi.. Li aveva raggiunti nella sala delle riunioni… Al suo ingresso tutti avevamo abbassato lo sguardo per timore… - Ciò che ormai non speravamo più finalmente è accaduto- disse, con voce glaciale… - Sono riuscito a intercettare qualche cosa di interessante- concluse, infine guardandoli… I dodici membri del consiglio indovinarono di cosa si trattava… La soddisfazione si dipinse sui loro volti…. - Dobbiamo andarla a prendere…- la voce proveniva da dietro una colonna, una figura era avvolta in un mantello nero…il cappuccio gli copriva il viso, lasciando scoperta solo la bocca… - Non possiamo permettere che si riuniscano…- continuò, mentre increspava le labbra in un ghigno malefico… I membri del consiglio annuirono…sapevano chi fosse… Fece un inchino e lasciò i Dodici… ------------------------------------------------- Camminava lungo l’ala nord del castello, i passi veloci risuonavano lungo i corridoi vuoti, non c’era più nessuno, era come se tutti si fossero chiusi nelle loro stanze, per paura…ma di cosa? Aprì la pesante porta di legno, entrando forse per la seconda volta in quello studio… Un vecchio era seduto al centro della stanza, intorno a lui vecchi arazzi raffiguravano le glorie e gli antichi splendori del castello, librerie piene di vecchi tomi lo circondavano. Il viso rivolto verso il camino, dove un esile fuoco scoppiettava, portava i segni di lunghe sofferenze e battaglie… - Sono state trovate…- disse il ragazzo dietro di lui… - Le pietre…i ragazzi…- continuò, sperando di riuscire a far uscire da quel torpore il vecchio saggio. Camminò con passi lenti ma decisi verso di lui… - Dobbiamo aiutare i ragazzi…i Dodici sono già sulle loro tracce- affermò, mentre prendeva un vecchio tomo e lo posava sulle gambe dell’anziano. Il vecchio rilesse il passo della profezia e scosse gravemente la testa - Presto…molto presto- mormorò, lasciandosi cadere sulla poltrona… - Non c’è nulla da fare… seguiranno il loro destino- Il ragazzo accanto a lui era angosciato… -Tu sei saggio. Hai dedicato tutto la vita a comprendere la Profezia. Hai aiutato e me e mio padre, mi hai consigliato…sostenuto…non abbandonarmi adesso! Loro devono vivere….hanno solo 16 anni….- Il vecchio si prese la testa fra le mani e dopo un lungo silenzio aggiunse… “Quei ragazzi…Rose, Alan, Sophie, anche se loro non lo sanno, e forse non lo sapranno mai…li ho visti crescere e mi sono affezionato, anche se non avrei dovuto…ma non potranno sfuggire alla profezia credimi….se avessi potuto aiutarli sarei stato il primo a farlo….- disse, mentre alzava la mano tremante verso il ragazzo… - Non puoi proteggerli cerca di capire….tutto quello che puoi fare è aiutarli a farli diventare ciò per cui sono destinati… Il ragazzo annuì, si allontanò dal vecchio uscendo dalla stanza… Camminava di nuovo in quei corridoi vuoti… I Dodici sono sulle loro tracce…poveri ragazzi…pensò --------------------------------------------------- Era distesa sul letto teneva in mano un libro ma era troppo agitata per leggerlo, il suo sguardo era perso nel vuoto…il sogno…non riusciva a non pensare a quel ragazzo…a quegli occhi… Una pietra…era sicura che quel ragazzo stringeva nella sua mano una pietra….nera. Si voltò verso il comodino, dove la sua pietra rosa brillava illuminata dai tenui raggi del sole che entravano nella stanza… Si alzò, lasciando il libro sul letto, prese la pietra dirigendosi verso la finestra… Che fosse stato solo un sogno come tanti altri… No…quel ragazzo esisteva davvero… Ma non erano soli nella foresta…lo aveva sentito, insieme a loro c’era un’altra persona….aveva sentito i suoi occhi puntati su di loro… Chiuse gli occhi e lasciò la stanza…dirigendosi nel parco… Camminava distrattamente nell’erba fresca…i fili d’erba solleticavano i piedi nudi… la mano stringeva la pietra… Si accorse poco dopo di aver raggiunto la foresta… Era così silenziosa…gli uccellini avevano smesso di cinguettare…capì di non essere sola… Si guardò intorno, il sangue nelle vene era come se si fosse fermato… Era paralizzata dalla paura…chi era… Un ragazzo avanzava verso di lei…non era lo stesso ragazzo del sogno…l’aria era calda e odorava di sale…ma non c’era il mare vicino a loro.. Era un ragazzo alto e robusto…i suoi occhi celesti erano rivolti verso il suo viso… - Chi sei?- domandò, il ragazzo non rispose… Rose lo guardò negli occhi, ora erano viola un minuto prima aveva giurato che erano celesti… Sollevò la mano si Rose e fece comparire una rosa bianca… - Ricorda, a volte la magia non riesce…- disse, mentre continuava a fissarla.. - Cosa vuoi dire?- chiese, non capiva… - A volte la magia non riesce…- ripeté andando via… Si ritrovò a stringere la rosa… Il ragazzo non aveva lasciato impronte sulla terra fresca del bosco… Si ritrovò sola guardandosi intorno… Strano…sembrava che non fosse ne giorno ne notte…. Forse si trattava di un eclissi….. C’era troppa foschia per essere giorno, e troppa luce per essere notte…. Riusciva a distinguere le foglie sugli aceri e le grigie Tillandsia frondose che pendevano dagli alberi, le ali chiare delle falene volavano davanti a lei tra le piante…. Tutti i suoi sensi erano affinati….deliziose fragranze aleggiavano intorno… Anche l’udito la sorprese..si girò di scatto sentendo un rumore accanto a lei…ma poi si rese conto che era molto lontano… Alzò gli occhi verso il cielo…le nuvole si stavano addensando….voleva scappare…. ma non ci riuscì…le sue gambe erano come paralizzate…la paura si stava impossessando di lei... lasciò cadere il fiore….sopraffatta dall’angoscia…. -Alan!- urlò… Un nome…chi era…non lo sapeva…ma forse il suo cuore e la pietra si.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Freddo era il vento che spirava in quella giornata d'autunno. Spirava dal covo della foresta, da quel cumulo d'alberi dal quale sembrava provenire. Il cielo era coperto di dense nubi grigie, a soffocare il cielo azzurro in quella cappa umida, presagio di pioggia. Presto sarebbe tornato a piovere ...e Alan lo sapeva. Era appena fuggito via dalla biblioteca dove il vecchio Abidar lo aveva segregato quel giorno, a spulciare infiniti libri di incantesimi, infiniti e noiosi libri di incantesimi, così come Alan li considerava. Solo polverosi e pesanti tomi da riordinare a classificare, nell'odore vecchio pungente e così insopportabile di quella topaia. "Sono testi importanti, mio caro ragazzo!Dovresti portarci un po' più di rispetto!E' da lì che si apprende l'arte magica, ricordalo sempre!" Tutte idiozzie!L'arte magica si apprendeva ... e basta! Si apprendeva dalla pratica, quella in cui quel giovane ragazzo dagli occhi scuri sembrava essere davvero portato. Niente libri o formule da ricordare!Niente fatture con cui spremersi inutilmente il cervello!!Tutte sciocchezze buone solo per gli incapaci!! Bastava solo la pratica ...quella e nient'altro!! Aprì leggermente la sua pallida mano, lasciando nascere pochi sprizzi di rami elettrici dal suo palmo ... Sorrise voluttuoso, mentre quella luce di magia svaniva piano sotto il suo sguardo attento e bramoso. Una folata di impetuoso vento arrivò a scostargli i folti ciuffi di capelli dalla fronte, a scoprire un viso autorevole, posato, quell'espressione seria e dura che mai abbandonava il suo pallido volto. Lasciò che gli ultimi fili di quella magia si sbriciolassero lentamente nella sua mano, mentre il suo sguardo tornava su quelle lande erbose che il panorama gli stata offrendo in quel pomeriggio uggioso. Era ai piedi della foresta, quella foresta fitta e cupa alla quale loro non era permesso di entrare ...o per lo meno così è come aveva detto loro il Maestro. Ma per Alan non era mai stato un vero e proprio comando a cui attenersi. A lui non piacevano i comandi ...mai! Lasciò che un angolo della sua bocca si arricciasse in un ghigno beffardo, mentre piacevolmente, i ricordi della sua mente lo portarono al giorno in cui la sua incuria lo aveva fatto affondare dietro quella macchia verde-bruna della foresta. Uno spettacolo indescrivibile che mai avrebbe dimenticato. Quella cupa, buia e così desolata foresta, regno delle tenebre più inaudite, di quei pericoli e di quelle minacce segrete, uno spettacolo così affascinante e meraviglioso che per Alan erano sempre stato solo oggetto dei suoi sogni. Già i suoi sogni ... Un brivido freddo gli percorse velocemente la schiena, quando il ricordo della note appena passata lo fece ridestare dai suoi ricordi ... Quel sogno ... Lasciò cadere lo sguardo oltre le fronde erbose mosse dal vento impetuoso, a cercare di dissipare quell'angoscia che aveva premuto nel suo petto per tutta la mattina. Quel sogno gli aveva lasciato un segno indelebile nella mente, una paura che mai aveva forse provato in tutti i suoi sedici anni di esistenza... Ricordava ancora quanto forte fosse stato l'urlo che si era rotto nella sua stanza, a quella tarda ora di notte. Un urlo però, che era stato per lui solo fonte di salvezza, che lo aveva portato via da quel terribile incubo. Inconscia, la sua mano destra corse a premere sul suo collo, su quella catenella di argento che ora mancava. Un sentore di panico lo attanagliò solo per un momento, prima di ricordarsi di aver tolto la catena quella mattina stessa. Non se l'era sentita di tenersela addosso ... non dopo quel terribile incubo di cui essa era stata protagonista. Ancora sentiva il viscido freddo della sua dura corazza attaccata alla sua mano sinistra ... Viscida e gelida. Tornò a far correre i suoi pensieri, mentre l'aria si addensava, preannunciando un nuovo carico violento di acqua. Forse sarebbe stato più saggio rientrare ...Se il vecchio Abidar non l'avesse trovato al suo lavoro, gli avrebbe rincarato la dose con un alto pomeriggio chiuso a scartare rotoli di pergamena da ricopiare! Già ... come se quella scena non fosse a lui già conosciuta! Stette male solo a pensiero, mentre lento si alzava dalla fresca erba del parco, lisciandosi la lunga e nera divisa, pronto per riprendere la strada verso l'antico castello al quale dimorava, sede solo di pochi eletti, custodi della magia. Era così che c'era finito ...Ancora ricordava il giorno in cui quello stesso vecchio era venuto a prelevarlo alla taverna nella quel Alan era cresciuto, quella taverna umida e spocchiosa dove aveva lavorato per suo nonno sino al suo settimo anno di vita. Era stata solo una liberazione per suo nonno quell'arcana chiamata (Così come il vecchio l'aveva definita!), un'arcana chiamata in cui suo nipote era stato scelto per imparare le arti magiche dell'antica accademia ...un prescelto ... un custode ... "Che dice!!Mio nipote uno stregone?AHAH!Guarda te se un vecchio rimbambito doveva venire proprio qui a sparare le sue fesserie!" Ma non era stata proprio quella di suo nonno la reazione di quel pestifero bambino, che lo aveva ascoltato con tanta curiosità, da dietro il bancone, sotto il quale spesso si trovava segregato in punizione. Era stato tutt'altro. Era stato fascino ..bramosia... La magia ... Ricordò ancora la forte e intensa emozione che quella sola e piccola parola aveva scatenato in lui quel giorno ... Allora era così che si chiamavano quei piccoli incidenti volontari che Alan si dilettava a lanciare ai poveri viandanti mal capitati sotto le sue malandrine grinfie! Magia. "Pensatela pure come credete, signore!Ma ho il dovere di prelevare suo nipote Alan per guidarlo nell'insegnamento delle antiche arti!" "Antiche arti!!HAHAH!Ma guarda te chi mi doveva capitare a tiro!!" Ricordava ancora con quanta beffardaggine e canzoneria suo nonno aveva accolto quelle parole. "Fatene pure ciò volete, pazzo!Portatevelo via!Mi fate sol un piacere, sapete, a togliermelo di mezzo!!" Ed era così che Abidar lo aveva preso a se; così che lo aveva condotto in quel castello e fatto crescere sotto la sua sapienza, sotto la sua educazione, sotto la sua protezione. Così che quel piccolo bimbo di appena sette anni, si era trasformato nell'arguto ed esperto ragazzo sedicenne che ora assaggiava le prime gocce di un temporale in arrivo. Quel ragazzo serio e risoluto, dal cuore forgiato solo dalla severità e la freddezza, quella freddezza che i troppi colpi e le troppe ingiurie subite lo avevano portato a sviluppare. Greve, ma con quella voglia d ribellione che mai era tramontata nel suo cuore, nemmeno dopo i tanti sforzi che il suo vecchio Abidar gli aveva regalato. Si asciugò una tenera goccia di pioggia dalla fronte, la prima nata di quel temporale che cominciò a reclamare dal cielo. Fece per avviarsi verso il castello, quando qualcosa però lo fermò. Erano dei passi, dei passi lenti e leggeri, ma che riuscirono lo stesso a smuovere il suo sangue freddo. Smettila di pensate tutte quelle idiozzie! Tanto brutale era stato quel sogno, da essere riuscito a segnare anche i suoni più flebili di quella giornata. Fece per allontanarsi di nuovo, ma ancora quei passi tornarono a chiamarlo come sirene dal mare. Si voltò a quel richiamo, a cercare la fonte della loro nascita ... ma non vide nessuno. La pioggia era diventata ormai più forte e presto quei suoni vennero soffocati dalle pesanti gocce d'acqua gelata che cadevano incessanti al suolo. Ma qualcosa lo richiamò di nuovo, proprio nel mentre in cui i suoi piedi si erano dileguati già verso il maniero .. Una voce ...un urlo! Si sentì fremere ora più voracemente, mentre quella voce si spegnava tra le note del vento ... Era proprio il suo nome che aveva sentito? NO ...era stato un'altra stupida illusione, come tutto quello che quel sogno aveva generato nella sua mente. Solo stupidaggini!Solo ridicole stupidaggini! Si allontanò verso il castello ,pestando l'erba ormai diventata un pantano sotto i suoi sandali. "Ah sei qui allora!" Una voce riuscì a farlo sussultare di nuovo, facendogli salire il cuore in gola. Si ritrovò a incontrare un giovane alto e robusto dagli occhi celesti. "Ah sei tu!" sbottò Alan, scansandosi fastidiosamente dallo sguardo serio e ammonitore del giovane. "Come sarebbe a dire , sei tu!" lo riprese il ragazzo, voltandosi a seguire la scia dei suoi passi. "E' da ore che ti sto cercando!Abidar si chiede dove ti sei cacciato!" Abidar ...?Beccato!! Alan si strattonò dalla presa che il ragazzo aveva dato al suo braccio, per trattenerlo. "Lasciami!!" sbottò insolente, allontanando bruscamente la mano del mago. "Devi tornare al castello, Alan!Hai dei compiti da finire!" lo riprese di nuovo con serietà il mago. La pioggia era diventata ormai così fitta da offuscare ogni immagine davanti ai loro occhi. Alan sentì la violenta pioggia schiacciare i suoi capelli sul suo scarno volto. "Lo so benissimo!" ringhiò di nuovo "E non sei certo tu a dirmi quello che devo o non devo fare!!" Lo lasciò declinandolo con un arcigno sguardo sprezzante. Il giovane mago osservò in silenzio Alan allontanarsi verso la magione, a seguire i suoi passi nel rumore scrosciante della pioggia.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


L’uomo avanzava sempre più veloce,diretto verso una meta conosciuta solo a lui… Il cappuccio sul capo e la testa bassa,ignorava la pioggia,che si infrangeva sul suo bel mantello nero,nuovo di zecca… Doveva trovarli,assolutamente…Doveva prendere ognuno di loro,separarli in modo che non potessero riunirsi… Si fermò un attimo,osservando attento l’anello sul suo dito medio,splendente… Era ora…era giunto il momento…..E lui doveva affrettarsi… ---------------------------------------------------------------------------------- -Sophie,tesoro…- una voce baritonale chiamava la ragazza,seduta sul davanzale della finestra del suo grande soggiorno,intenta a contemplare il giardino antistante la grande villa… Ma lei non aveva sentito… Troppo intenta a ricordare dettagli perduti nei meandri della testa..offuscati dallo spavento che era cresciuto in lei,fino a che non s’era svegliata,agitata e impaurita… Si voltò di scatto,quando sentì una mano forte toccarle la spalla,a confronto,esile e delicata… -Oh papà,sei tu…mi hai fatto prendere un colpo…- spiegò la ragazza,inscenando un sorrisetto nervoso,per non inquietare il genitore… Lui la squadrò,preoccupato dalla sua reazione,improvvisa e,a suo parere, insensata.. -Maggie mi ha riferito che stamattina ti sei sentita poco bene…va meglio ora mia cara?- chiese premuroso… Poco bene? Si era messa ad urlare i nomi di due sconosciuti,accampandosi nel suo bagno privato per un’ora abbondante,uscendone solo più sconcertata e affranta di com’era entrata…. La sua cameriera si era presa un colpo,vedendola pallida e sconvolta… -Si,grazie papà….ho solo…avevo solo un un mal di testa molto forte….- s’inventò,attenta a non riferire dei suoi strani sogni a nessuno… Non poteva parlarne…erano sbagliati,senza senso,paurosi… E quella pietra… Dopo 7 anni,era la prima volta che non l’indossava…l’aveva temuta,vedendola appesa,apparentemente innocente,al suo collo… Non poteva sopportarne il peso… Era troppo…nonostante si fosse sempre reputata coraggiosa e impavida,quel ciondolo aveva provocato in lei una paura incredibile… Non se lo perdonava…Era stata cresciuta in un ambiente ricco e sfarzoso..ma era anche stata addestrata a non essere una perdente..una debole… Sapeva armeggiare perfettamente con la spada,cavalcava alla perfezione e si sapeva difendere fin troppo bene,per la sua giovane età… Dopotutto,restare orfana fin da piccola,con un padre che a malapena passa il suo tempo in casa,troppo dedito al lavoro,per restare a occuparsi di lei, tempra il carattere… Sua nonna e la domestica l’avevano cresciuta…senza contare Jim,che l’aveva addestrata nelle arti fin dalla tenera età… Ma ora questo… quei sogni non erano normali,era sicura che la pietra avesse scatenato in lei qualche cosa,qualche strana magia… Scosse la testa,sperando di accantonare quei pensieri assurdi… Una pietra….non era possibile,non quella pietra…sua nonna gliel’avrebbe detto,era impossibile che avesse tenuto un segreto simile perfino con lei… -Sono felice che ti sia ripresa,Maggie era seriamente preoccupata per la tua salute…- continuò il padre,mentre la ragazza si trastullava con quei pensieri… Sophie annuì,senza ascoltare veramente quelle parole… Era preoccupata e angosciata…Non avrebbe dovuto essere così sciocca,doveva affrontare quella cosa,anche se avrebbe comportato cacciarsi nei guai…… -------------------------------------------------------------------------------- In un vicolo deserto,nel frattempo,un altro uomo,alto,nerboruto e possente,stava ghignando… Era riuscito nella sua impresa ed era certo del suo successo… Quando gli era stata affidata quella missione,aveva pensato finalmente che la fortuna stesse girando a suo favore… Un’occasione per rifarsi,finalmente! Si tastò la profonda cicatrice che segnava il suo viso scarno,sentendo sotto le dita ogni minima piega della pelle…. Finalmente,chi lo aveva costretto ad una vita di fughe e stenti,avrebbe pagato… E lo doveva a lei….A quella meravigliosa creatura che,trovandolo,nel buco oscuro nel quale si era rifugiato, gli aveva offerto la sua seconda possibilità…. Rise ancora,ricordando la bellezza di quella donna affascinante… Si,non l’avrebbe delusa…Avrebbe ottenuto ciò che voleva…. E lui si sarebbe ripreso la sua vita…..e la vita di coloro che avevano provocato la sua disfatta…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Avanzava nell’erba bagnata del primo mattino, il mantello accarezzava i soffici fili d’erba, il cappuccio tirato sogli occhi, davanti a lui un castello, sapeva benissimo chi doveva trovare dentro quel castello e qual’era le sua missione, uccidere i portatori delle pietre. Erano stati sguinzagliati i tre predatori più potenti, ed erano già sulle tracce dei ragazzi, li avrebbero trovati e eliminati, altrimenti la profezia si sarebbe avverata, e loro non potevano permetterlo, il loro padrone era stato chiaro…. *Trovate i ragazzi e eliminateli* Avanzava con passo lento mentre gli occhi due occhi grigi, controllavano che intorno a lui fosse tutto apposto e che non ci fossero occhi indiscreti… Sapeva quale ragazza trovare, la ragazza che possedeva la pietra rosa….una pietra che permetteva alla ragazza di aumentare notevolmente la sua forza magica. Sentì un rumore dietro di sé e si voltò alzando un pugnale, all’apparenza normale, ma che poteva distruggere dieci persone insieme, per la grande mai nera che era al suo interno, sulla lama del pugnale era incisa un pezzo della profezia… La pietra del tempo trovata sarà…la pietra dell’oscurità nel vuoto resterà…la pietra della vita tra i morti andrà Rimase fermò un istante e poi rimise il pugnale nella fodera sotto il mantello, sistemò il cappuccio e continuò a camminare….sapeva perfettamente che anche l’altro uomo si era messo in cammino…era diretto alla pietra del tempo…la regina aveva sguinzagliato il più cattivo di tutti per quella pietra…un uomo assetato di sangue…desideroso di soddisfare ogni desiderio della sua regina…. …………………………………………………………………… Il dottore tolse gli occhiali e fece cenno all’infermiera di venire… -sembra che ora dormi tranquilla, non trova?- disse indicando la figura di una ragazza nel letto, i capelli biondi le ricadevano sul viso come se fossero di seta e la pelle pallida faceva risaltare ancora di più quel contrasto con gli occhi che ora erano chiusi… Il dottore pulì minuziosamente gli occhiali e si voltò verso l’infermiera -non possiamo fare niente per lei…non so che cosa abbia…- affermò mentre guardava la pietra rosa che era sempre accanto alla ragazza… Tacquero…il dottore si alzò e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle. Nella camera non si sentiva altro che il rumore del carion aperto accanto alla ragazza… Aprì lentamente gli occhi…si guardò intorno non capendo dov’era… Voltandosi verso la pietra, ricordò tutto….il bosco…il ragazzo… Si alzò posando la schiena sul cuscino… *chi era….e che cosa voleva dire con quella frase* Si sistemò i capelli mandandoli dietro la schiena, si alzò dirigendosi verso la finestra. Grandi gocce cadevano dalle nuvole nere, bagnando l’erba del parco, e sbattendo sul vetro della sua stanza… Si voltò verso la pietra e per la prima volta dopo tanto tempo la lasciò nella sua stanza, non voleva di nuovo fare sogni strani e nemmeno incontrare persone che non aveva mai visto. -Rose!!!- La voce di Evelyn risuonava fuori dalla sua porta… -Il grande saggio ti vuole….Rose sei sveglia?- Quella voce squillante entrava nella sua testa come un martello…tornò a guardare il parco davanti a lei e sospirando si diresse verso la porta aprendola e senza dire una parola cominciò a camminare nei grandi corridoi, dove tutto sembrava fermò all’epoche dei cavalieri e delle damigelle… Non si ricordava di quanti arazzi conteneva solamente quel corridoio… Arrivò davanti la porta e senza bussare l’aprì delicatamente… Non c’era mai stata in quella stanza…non sapeva chi fosse il grande saggio, sapeva solamente che quando qualche persona era in percolo, lui la chiamava per metterla al corrente… Si guardò intorno, grandi librerie in legno con scritte in una lingua che non conosceva circondavano la stanza, al centro un fuoco scoppiettava illuminando la poltrona posta davanti a lui…. Un’immensa scrivania era accanto alla poltrona piena di libri e pergamene.. -Vieni avanti…Rose..- disse il grande saggio, alzando la mano dalla poltrona dove era seduto… Rose si avvicinò a passi lenti verso la poltrona da dove proveniva la voce, si ritrovò davanti un vecchio, all’apparenza normale, i capelli bianchi e le rughe sul suo viso delineavano il passare lento del tempo e gli anni che scorrevano… Si mise seduta alla poltrona accanto alla sua… -Mi voleva parlare?..- chiese con voce debole, non sapeva ma quel vecchio le metteva una certa paura… -ti devo raccontare una storia….- disse senza voltarsi e continuando a guardare il fuoco… -Molti anni fa…esistevano tre grandi reami…il reame del tempo, quello dell’oscurità e quello della vita…le persone che abitavano in questi tre regni, vivevano in armonia tra di loro…ogni regno possedeva una pietra che era il proprio simbolo e dentro di essa era raccolta tutta la forza, la magia e il sapere di ogni regno. Così andò avanti per molto tempo, quando una strega decise di impossessarsi di tutti e tre i regni, diventando la regina incontrastata di tutto e di tutti…- Rose seguiva il racconto del vecchio senza capire che cosa volesse dire… *tre regni…tre pietre…* pensò… -Gli abitanti di ogni regno capendo il pericolo che correvano le loro pietre decisero di donarla a tre ragazzi…tre persone dall’animo puro…che le avrebbero custodite fino a quando non fossero pronti per combattere e per aiutarli a riconquistare i loro regni…le tre pietre erano anzi sono…la pietra rosa della vita…la pietra nera dell’oscurità e la pietra blu del tempo..- Quando ebbe finito si voltò verso Rose, la guardò negli occhi sapendo perfettamente che dentro di lei qualche cosa stava emergendo e stava capendo… Prese una pergamena e la passò alla ragazza… -Questa che c’è scritta qui sopra è la profezia…- Non capiva…la sua pietra era collegata ad un regno…aveva dei poteri…. *non è possibile* pensò mentre con mano tremante prendeva la pergamena e cominciava leggere… Sotto un cielo stellato, nella prateria della foresta fiorita, sotto l’albero dalle foglie che non cadono mai,i tre portatori delle pietre si incontreranno…la pietra del tempo…la pietra della vita…la pietra della oscurità…le tre pietre unite saranno…e i loro poteri uniranno…le grandi aquile richiameranno..e il nemico sconfiggeranno…ma se questo non avverrà…la pietra del tempo trovata sarà…la pietra dell’oscurità nel vuoto resterà…la pietra della vita tra i morti andrà…e la popolazione nell’oscurità vivrà Alzò gli occhi verso il saggio…come poteva….lei..una ragazzina di soli 16 anni combattere contro un nemico con il solo utilizzo di una pietra rosa… *è uno scherzo…ti sta prendendo in giro* pensò mentre posava la pergamena sulle ginocchia, guardò il vecchio saggio e capì che non era come pensava lei….il suo cuore smise di battere, il sangue che scorreva nelle sue vene era come se si fosse fermato…il respiro che prima era regolare ora diventava affannato…quel secondo le sembrò interminabile…. Chiuse gli occhi…. -Cosa devo fare?- chiese mentre i suoi occhi indugiavano sulla pergamena… -Devi partire….devi incontrare gli altri ragazzi sotto l’albero eterno…dovete unire le pietre e le vostre forze…saranno loro a guidarvi…ad indicarvi la strada che dovrete percorrere…- le disse increspando le labbra in un sorriso gentile ma al tempo stesso preoccupato… -Ma dove li trovo…e come sapranno che devono venire anche loro sotto l’albero…io non li conosco..non so come mettermi in contatto con loro….- disse, mentre sentiva stringeva il pugno, voleva aiutare queste popolazioni ma non sapeva che cosa doveva fare… Il vecchio si alzò dalla poltrona e facendo alzare Rose la condusse verso la porta…. -usa la pietra..sarà lei che ti consiglierà e ti dirà cosa devi fare…- le disse semplicemente facendola uscire e chiudendo la porta dietro di lei… Rose si voltò dando dei pugni sulla porta che ora sembrava chiusa a chiave… -Aspetti!...mi deve dire come devo fare per usare la pietra!...- disse angosciata da quel macigno che le era cascato addosso… Il vecchio non rispose…corse verso la sua stanza…doveva provare…e se non ci fosse riuscita almeno non poteva dire di non averci provato…Spalancò la porta della sua stanza e corse verso la pietra, la prese in mano e la guardò per un secondo…come poteva una piccola pietra avere tutto quel potere…. Chiuse gli occhi, tra lei e la pietra si formò un legame…sembrava comunicare, confondersi con lei….era una cosa sola e nello stesso tempo migliaia di cose….a poco a poco un’immagine prese forma nella sua mente, un’immagine sconosciuta e complessa. Fluttuò per lunghi minuti, e poi si dissolse…doveva seguire quel disegno, quel simbolo strano, fatto di spirali, curve e arabeschi….apparvero due volti, un ragazzo e una ragazza…il ragazzo era in una biblioteca chino sui libri, mentre la ragazza era nella sua stanza….cerco di parlare loro dell’albero e che dovevano incontrarsi li… L’immagine sparì all’istante, Rose cadde a terra priva di sensi, la pietra le scivolò dalla mano rotolando a pochi centimetri da lei.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=545687