Thunder- Cosa succede dopo Breaking Dawn... di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bella Cullen: Cambiamento ***
Capitolo 2: *** EDWARD MASEN- SHOCK ***
Capitolo 3: *** EDWARD MASEN- AMICI? ***
Capitolo 4: *** EDWARD MASEN- A SCUOLA ***
Capitolo 5: *** EDWARD MASEN- LA SCELTA GIUSTA ***
Capitolo 6: *** RENEESME CULLEN- SOLA ***
Capitolo 7: *** EDWARD CULLEN- EPILOGO ***
Capitolo 1 *** Bella Cullen: Cambiamento ***
CAPITOLO UNO- BELLA CULLEN
Erano passati sette lunghi e felici mesi dall’ultima visita
dei Volturi. Sette lunghi mesi da quando la mia
“vita” cambiò radicalmente. Stavo
tornando a casa dopo esser passata da Charlie, quando vidi Alice seduta
su un albero con la testa tra le gambe. “Alice,
cos’hai?” le chiesi flebilmente. Lei si
girò lentamente verso di me: “Sento che
succederà qualcosa, ma non riesco a capire cosa
sia...” “Non ti preoccupare Alice, sarà
di sicuro qualcosa legata a Jacob. Magari non riesci a vedere i danni
che farà oggi” e così la convinsi ad
entrare. Sentii subito il cuore di Reneesme che palpitava
freneticamente , ma ancor di più sentivo le sue risate
mentre si faceva rincorrere dal padre. Nel soggiorno c’era
Emmett che guardava attentamente una partita di rugby. In cucina potevo
sentire Esme e Rosalie che parlavano del più e del meno,
mentre dalla camera di Jasper e Alice sentivo provenire della musica
blues malinconica. Provavo uno strano senso di calore nel mio corpo
freddo, ma tutto fu interrotto da Carlisle che scendeva le scale
radunando tutta la famiglia in soggiorno. “Ciao Bella!
Già di ritorno?” mi chiese sorridente.
“Sì, oggi mio padre non c’era... mi sono
limitata a mettere un po’ a posto la casa” intanto
sul divano si erano radunati tutti: Edward e Reneesme erano al mio
fianco. Mia figlia era cresciuta più velocemente e adesso
aveva le fattezze di una bambina di dieci anni, molto ricettiva
aggiungerei. Edward invece era sempre lui: l’angelo dagli
occhi d’oro di cui mi ero innamorata tanto tempo prima. Mi
sorrise e mi abbracciò in una stretta vigorosa. Carlisle si
schiarì la voce e iniziò il discorso:
“Famiglia, quello di cui vi vorrei parlare è un
argomento molto delicato e non credo che tutti la prenderanno bene, ma
è un progetto unico nel suo genere, che sfida la nostra
natura” Edward si irrigidì di scatto.
“Il mese scorso stavo pensando a James e a Victoria. Se
fossero stati umani non ci avrebbero dato fastidio giusto?”
si levò un leggero brusio che fece interrompere per un
attimo Carlisle. “Quello che voglio dire e che ho trovato il
modo per invertire il processo di vampirizzazione” rimasi
paralizzata. “E’ una pazzia”
sussultò Rosalie carica di rabbia. “Ammetto che
fino a poco tempo fa sarei voluta tornare umana, ma adesso ho capito
che la mia famiglia è questa e nessun’altra. Per
l’eternità” le parole della mia sorella
adottiva mi toccarono. “Ovviamente non è destinato
a noi, Rosalie” disse Edward interpretando ciò che
suo padre non aveva ancora detto. Spinta dalla curiosità mi
feci avanti e domandai: “Come funziona, Carlisle?”
“Grazie ad un estratto del nostro veleno geneticamente
modificato, ho scoperto che si possono ricreare gli organi umani anche
nel nostro corpo e quindi riportare un vampiro alla sua forma umana. Ah
Bella, ho usato un tuo capello... ti dispiace?” io scossi il
capo. “Ora potete andare” dopo questo annuncio, nel
soggiorno rimanemmo solo io e Edward. Lui mi condusse con gesti lenti
al divano dove mi accucciai e infilai la testa nell’incavo
della sua spalla. “Sai, Reneesme mi ha detto che Jacob non
verrà questo pomeriggio” inarcai il sopracciglio
perplessa. La visione che Alice non riusciva ad avere poteva sempre
riguardare Reneesme. “E’ strano perché
oggi Alice non riusciva ad avere una visione e...” fummo
interrotti da nostra figlia che fece una linguaccia a Edward e gli
disse in tono di sfida: “Tanto non mi prendi!”.
Edward si alzò e corse per le scale dove Reneesme era
scappata. Io rimasi seduta, immobile a riflettere: la macchina della
riumanizzazione poteva essere un pericolo per la famiglia? No, Carlisle
non la avrebbe mai creata senza prima calcolare i rischi. Non credevo
che potesse nuocere... fino a quel momento... Dal piano di sopra,
precisamente dallo studio di Carlisle, sentii un tonfo sordo simile a
una lastra di marmo che cade sul metallo e subito dopo il cigolio di
uno sportello che si chiudeva. Una sensazione spiacevole mi pervase e
il sospetto che fosse successo qualcosa me lo conformò
l’improvviso movimento della mia famiglia. Carlisle mi
passò davanti veloce come un fulmine e bloccò
Alice che si stava dirigendo al piano di sopra. “Non puoi
tirarlo fuori! Se lo fai morirà definitivamente. Vai subito
a prendere Reneesme” Alice sgranò gli occhi ed ero
sicura che se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto, poi si
diresse al piano di sopra. Un momento dopo Rosalie mi fu vicina e mi
abbracciò: “Non ti preoccupare Bella. Ti siamo
tutti vicini e si risolverà tutto”.
All’improvviso tutti stavano attorno a me, ma io non capivo
ancora cosa stesse succedendo, ma all’appello mancava una
persona. “Quanto durerà il processo?”
chiese Esme a Carlisle. “Circa quattro mesi...”.
Non so né come né perché, ma un
istante dopo sentii un altro cuore battere al piano di sopra, ma non
era quello di Reneesme. Era un cuore che si stava svegliando dopo un
sonno di quasi cento anni. Realizzai tutto ciò che stava
accadendo e, in una frazione di secondo, mi ritrovai sulle scale a
gridare il nome di Edward. Poi fu tutto confuso: le mani di Jasper e
Emmett bloccarono la mia corsa e mi lasciai cadere sul divano.
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Capitolo 2 *** EDWARD MASEN- SHOCK ***
Tic tic tic.
Finalmente riuscivo a sentire un suono che non mi era nuovo: il rumore
della macchina per il cuore. La macchina per il cuore?
Mi sembrava di aver brancolato per mesi
nell’oscurità e non sapevo neppure il
perché.
Poi sentii una voce: “Come sta?” era una voce
lontana e maschile, non ero abituato a percepire i suoni
così. Poi ce ne fu una più dolce, ma soprattutto
più vicina: “Non si riprende, è ancora
immobile ma respira” chi respirava? “Mamma...
Basta! Ho passato quattro lunghi mesi, senza mio padre. Non mi ha visto
crescere, non ho avuto il suo appoggio e forse non lo avrò
mai. Dimmi la verità: tornerà mai come
prima?” la voce era di una ragazzina.
“Tesoro... Tornerà tutto come prima e non ti devi
preoccupare per questo” “Nessie tua madre ha
ragione...” Nessie? Mia figlia stava parlando di me?
“No! Sono stufa di aspettare che un morto si
risvegli!” urlò con la voce rotta dal pianto. No,
non ero morto! Volevo dire “Reneesme sono qui!” ma
riuscii solo ad emettere dei brontolii confusi, come qualcuno che si
è appena risvegliato da un sonno profondo.
“EDWARD!” sussultò la voce
dolce. “Amore mio, come stai? Ti prego svegliati! Se mi senti
apri gli occhi” volevo farlo, ma per qualche strana ragione
avevo paura di aprire gli occhi. Poi ci riuscii, ma ebbi la netta
sensazione di non vedere le cose nitidamentime
come quando stavo giocando con Reneesme poco prima...
O almeno pensavo che fosse poco prima... Poi vidi Bella che mi
abbracciava, ma... provai dolore.
La sua stretta mi faceva male e gemetti. “Oh mio Dio
scusa!” così allentò la presa. Come
poteva, Bella farmi male? Poi arrivò Jacob.
“Bells, ricordati che non è forte come
te” disse sghignazzando. Certo che ero forte come Bella... io
ero un vampiro come lei. Subito dopo lei fece una strana affermazione:
“Lo sai che prima della trasformazione i tuoi occhi erano
comunque bellissimi?” mi stupì più
quella considerazione che la freddezza delle sue labbra sulle mie.
Stranamente mi sentii avvampare quando il suo bacio finì. Mi
guardava con i suoi bellissimi occhi d’oro e alcune ciocche
dei suoi capelli scuri mi finivano sul collo. Poi una constatazione
terribile: non riuscivo a sentire gli odori come li sentivo prima.
“PAPA’!Sei vivo, non è un
sogno...” una ragazzina sui tredici anni mi
abbracciò e non sapendo cosa fare contraccambiai: era
Reneesme? Poi si distaccò dall’abbraccio e disse:
“Sei cambiato...” finalmente la voce mi
tornò. “Bella...” lei mi fu subito
vicina. “Sì?”
“Perché eri fredda prima?”. Distolse lo
sguardo che sembrava contenere una nota di dolore. Mi accorsi che la
voce non era la mia o meglio, non era quella che mi aspettavo uscisse
dalla mia bocca.
“Edward tu sei...” “... Vivo!”
fu Carlisle a finire la frase e anche lui mi abbracciò.
“E’ un miracolo! Sei proprio tu...” stavo
per dire “Certo che sono io!” ma trovai
più opportuno alzarmi o almeno mettermi seduto.
“Vivo?Non capisco...” “Edward!”
dissero all’unisono Alice, Rosalie e Esme. In una frazione di
secondo anche loro furono accanto a me. “Caspita fratello!
Prima eri così?” era Emmett a domandarmelo,
seguito da Jasper. “Così come?” domandai
frastornato. “Bella” disse Carlisle in tono severo.
“Non gliel’hai ancora spiegato?”
“Io... No... Si è appena svegliato...”
lui annuì. “Svegliato?” domandai ancora
più confuso di prima. “Alice porta uno
specchio” in un lampo mia sorella teneva uno specchio in mano
e con aria rammaricata me lo porse. “Forse è
meglio che ti guardi allo specchio” disse con dolcezza Esme.
Quello che vidi non era quello che mi aspettavo. Allo specchio
c’ero io, ma non ero... io. Il ragazzo riflesso era
più fragile di me e aveva gli occhi verdi. I capelli erano
pur sempre bronzei, ma più opachi e tendenti al castano e il
viso era di un sano rosa chiaro. Niente occhiaie, niente pelle bianca
come il marmo, niente di niente. La mia certezza fu confermata dal
brontolio del MIO stomaco: ero caduto nella macchina della
riumanizzazione. Sempre con lo specchio in mano, tastai la pelle
“morbida”, mi toccai il viso sbalordito e rimasi
paralizzato. “Non ti preoccupare amore, si
risolverà tutto adesso che ti sei svegliato”
“Si risolverà tutto?!Sono umano... e voi siete
tutti vampiri! Io sto invecchiando e voi no...” Bella rise.
“Ora lo capisci cosa provavo io!”arrossii.
Arrossire? Era un concetto del tutto nuovo per me! Quello nello
specchio era Edward Masen, ma dentro di lui, sepolto nelle macerie
c’era ancora Edward Cullen.
“Esme, cortesemente, prepareresti qualcosa da mangiare per
Edward?” “No, aspettate... mangiare? Questo
è un incubo. Io non sono vivo. Io sono un vampiro”
Bella e Carlisle scossero il capo all’unisono e lei si
sedette vicino a me. “Se fossi ancora come noi allora non
avresti fame, non arrossiresti e non ci troveresti... ecco,
freddi” “Basta Carlisle... mordimi
subito” gli dissi mostrando il collo esasperato.
“Mi dispiace Edward, ma c’è solo una
persona che può morderti e quella persona non sono
io” quindi indicò Bella. “Ma
perché?” domandai sussurrando. “Per
tornare vampiri dopo una trasformazione di questo genere, serve del
veleno di un vampiro giovane” annuii. “Bella, sono
pronto” dissi solennemente. Sul suo viso apparve una smorfia.
“Non sei tu quello che deve essere pronto...”
l’imbarazzo mi invase e mi sentii un bambino sciocco.
Un bambino che però aveva alle spalle centonove anni di
esperienza.
Alice mi si parò davanti con un paio di jeans slavati, una
canottiera e una felpa dei Rolling Stones, il tutto abbinato ad un paio
di All Star nere. Feci una smorfia: “Posso benissimo usare i
miei vestiti” “Se non te ne fossi accorto ti stanno
grandi” disse con un filo di comprensione nei miei confronti.
In effetti la camicia era troppo grande e anche i jeans che indossavo.
“Tesoro, vai a vestirti e ti facciamo trovare qualcosa da
mangiare giù in cucina” disse Esme in tono
materno. Mi diressi lentamente verso il bagno con Bella al mio fianco.
“Ci vediamo tra poco” disse d’un tratto e
con un enorme sforzo mi diede un bacio. Rimasi per un istante a fissare
la porta, arrossendo. Poi aprii la porta e mi guardai allo specchio
un’altra volta. Sembravo un bambino che si era messo gli
abiti del padre così decisi di mettermi le cose che aveva
preparato per me Alice.
Una volta cambiato, Edward Masen, sembrava un comune ragazzo un
po’ fragile con un bel po’ di difetti, ma nella
norma. Mi mancava Edward Cullen, ma per un po’ dovevo
abituarmi a quel corpo. Sentii bussare.
“Sì?” fece capolino Reneesme e chiese:
“Posso entrare?” io le sorrisi. “Non
è meglio andare in camera mia se mi vuoi parlare?”
lei annuì e ci dirigemmo là. Quando entrai nella
stanza mi accorsi che qualcosa mi era rimasto familiare: presi un disco
di musica e feci sedere Reneesme sul divanetto. La prima cosa che disse
fu: “Sembri molto più... ehm...
giovane...” io risi di gusto. “E’
strano...” continuò lei. “Non puoi
immaginare quanto lo sia per me...” le dissi.
“Comunque ti vorrei chiedere... scusa”
“Di cosa?” domandai io stupefatto.
“Quando sei caduto stavi giocando con me e sono stata io a
spingerti... E’ colpa mia” aveva le lacrime agli
occhi. Io la abbracciai teneramente: lei era la più umana
nella casa e di conseguenza la più vicina a me.
“Non ti preoccupare, va tutto bene” con le sue
lacrime mi stava inzuppando la felpa ma non mi importava più
di tanto. “Posso chiederti un favore?” le domandai
con tutta l’onesta possibile.
Lei annuì.
“Posso vedere com’ero prima?” non lo
ricordavo bene. Reneesme appoggiò il palmo della mano sulla
mia fronte e riuscii a vedere me stesso: sorridevo e le cantavo la
ninna nanna. La abbracciai di nuovo. Una delle cose che ricordavo bene
era proprio la ninna nanna così la cullai sulle note della
canzone. “Mi fa uno strano effetto...”
“Cosa?” le domandai. “Sembra che tu sia
solo poco più grande di me, invece sei mio padre”
io mi misi a ridere. “Se vuoi comunque posso mangiare con
te...” disse d’un tratto. “Mi farebbe
piacere...” così scendemmo. A casa era rimasta
solo Esme. Gli altri erano a caccia, compresa Bella. “Edward,
Reneesme, vi ho preparato un piatto di pasta... Io non ho molta
esperienza con la cucina, ma spero di aver usato gli ingredienti
giusti” ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. La pasta
era molto buona e mi sembrò strano dato che non avevo mai
provato altro a parte il sangue per cento anni. Esme si sedette con noi
e mi chiese: “Allora come stai Edward?” annuii
senza sapere il perché. “Bene...
credo...” “So che tutta questa faccenda
è strana sia per te che per tutti noi, ma devi resistere.
Bella deve essere pronta: capisci cosa intendo?” annuii di
nuovo. Quando finii di mangiare arrivarono anche gli altri e Emmett mi
diede una pacca sulla spalla che mi tolse il fiato. “Scusa
fratello... non immaginavo che fossi tanto gracilino...”
“Divertente Emmett” “Ehi, su queste cose
bisogna scherzarci non credi?” “Sì, hai
ragione” sorrisi. “Comunque oggi io e Jazz andiamo
a fare un giro... sei dei nostri?” anche se ero sicuro che mi
sarei sentito in imbarazzo vicino a loro due che erano comunque
perfetti dissi: “Certo” “Allora partiamo
di qui alle... dieci?” Bella venne vicino a me e disse:
“Alle dieci per lui è troppo tardi...
dovrà pur dormire...” mi sentivo un bambino
controllato dalla madre. Emmett e Jasper annuirono e l’ultimo
disse: “Allora usciamo oggi pomeriggio alle
cinque?” “Va bene” dissi io.
“Mi fa uno strano effetto vederti così... I
vestiti non sono da te” disse Jasper ironico. Bella sembrava
non partecipare alle risate generali su di me, ma poi disse:
“Edward...” “Sì?”
“Vorrei che mi facessi un favore...” feci
spallucce. “Va bene” “Salta”
“C-cosa?” “Salta, fai un salto”
io feci un salto. “No intendevo dal terzo scalino delle
scale” mi incamminai verso le scale e saltai. Per poco non
atterrai di faccia, perché ero inciampato nei lacci delle
scarpe, ma c’era Bella che mi sosteneva. “Volevo
vedere se ero l’unica che quando era umana era anche
goffa...” “E ti sembra giusto fare gli esperimenti
su di me?” tutti si misero a ridere e dopo un lieve imbarazzo
iniziai a ridere anche io. “Scommetto che non sai
più correre più veloce di me” disse
Bella sorridendo. Probabilmente voleva provocarmi. “No... ma
so ancora fare questo” detto ciò mi avvicinai a
lei e la baciai, con tutta la forza e l’intensità
che riuscivo a dare. Quando mi scostai da lei avvampai e tutti
scoppiarono in una risata fragorosa. “Ti amo”
sussurrò lei.
Alle cinque, come da promessa, io Jasper e Emmett uscimmo a fare una
passeggiata. “Ehi fratello, ti ricordi ancora come si
guida?” domandò Emmett. Che domande:
“Certo” “Allora sali in
macchina” e mi lanciò le chiavi che ovviamente non
riuscii ad afferrare. Misi in moto la volvo. Era da tanto, troppo, che
non sentivo le fusa del motore della mia macchina. Anche se non ero
più un vampiro, ciò non significava che avevo
perso la passione per le auto sportive. Spinsi il piede
sull’acceleratore e la macchina partì, superando
il limite massimo, come una saetta sulla strada deserta.
“Edward sei pazzo?” mi urlò
Jasper. “Mettiti la cintura e rallenta, ti devo ricordare che
sei un umano?” pian piano la macchina rallentò
sotto il peso di quelle parole e mi fermai per allacciare la cintura.
“Jazz... non c’era bisogno... so guidare”
“Sì, ma trovi un po’ di
difficoltà nel rispettare il limite di
velocità” rispose Emmett.
“Giusto” ridacchiò Jasper. Controllai
gli specchietti retrovisori e rimisi in moto la macchina. Dopo un
po’ di strada Emmett mi indicò di fermarmi
all’entrata di un centro commerciale. “Ehm... un
centro commerciale?” domandai diffidente.
“Sì... sai Alice non ha preso altri vestiti e
quindi...” “Ragazzi, io non voglio restare umano a
lungo, Bella mi trasformerà presto... ne sono
sicuro...” “Bella è giovane, Edward. Ti
ama, ma pensa a come deve essere difficile per lei ucciderti... Del
resto ci sei passato anche tu e sai ciò che si
prova” “Non mi deve uccidere. Deve trasformarmi. Io
non voglio invecchiare mentre lei e tutti voi rimanete
giovani” “Ti rendi conto che Bella ci è
già passata?Dalle tempo Edward e vedrai che ci
riuscirà... Ora esci dalla macchina” disse Emmett.
Aprii lo sportello e ci dirigemmo verso il centro commerciale.
“Edward... c’è una cosa di cui non ti
abbiamo ancora parlato...” “Cosa?”
domandai io. “Domani Charlie verrà a trovare te
Bella e Reneesme” ansimò Jasper.
“Cosa?!Come faccio... cosa ci inventiamo?”
“Charlie sa che la nostra famiglia ha un segreto, ma
raccontargli tutto per colpa tua sarebbe una mossa incosciente
perciò tu sarai il cugino più piccolo di
Edward...” “Più piccolo?”
“Ed, non dimostri i diciannove anni che dovresti avere
adesso...” “E questo cosa c’entra con il
centro commerciale?” “Niente suppongo”.
Quel giorno Emmett e Jasper mi fecero comprare jeans, T-Shirt, giacche,
scarpe e chi più ne ha più ne metta. Edward
Cullen non avrebbe mai indossato quei vestiti, ma a Edward Masen
stavano bene. Ci fermammo lì ed io mangiai un pezzo di pizza
mentre Emmett e Jasper mi guardavano mangiare. Ad un certo punto Jasper
si mise a ridere. “Cosa c’è?”
domandai io a bocca piena. “Non sei tu” fu la sua
risposta. “Lo so” dissi conciso. “Non ho
detto che il nuovo Edward non mi stia simpatico...” e tutti e
due sorrisero. “Era da un po’ che non stavamo tutti
e tre insieme...” “Già... davvero tanto
tempo” sussurrai io.
Emmett e Jasper mi accompagnarono fino alla casetta nella radura, dove
mi aspettavano Bella e Reneesme. Nostra figlia dormiva già,
Bella no. Lei non ne aveva bisogno. Io sì: sentivo le
palpebre pesanti e sbadigliavo ogni due minuti.
“Ciao” la voce di Bella
nell’oscurità della stanza da letto mi fece
sobbalzare. Non immaginavo di trovarla lì, seduta sul letto
con un libro sulle ginocchia. Stava leggendo per l’ennesima
volta Cime Tempestose. Mi sedetti anche io sul letto.
“Di’ la verità. Non è la
stessa cosa...” “No, non è la stessa
cosa, ma io ti amo Edward e ti amerò per sempre.
E’ solo questione di tempo io...” in quel momento
riuscii a mettermi nei suoi panni. “Non
c’è bisogno. Posso aspettare. Adesso tutti possono
aspettare” e la baciai. Fu il bacio più tenero e
dolce che io mi ricordassi, fu il bacio più umano di tutta
la mia esistenza. “Io sono pronta...” annuii.
“Ne sei sicura?” le domandai a bassa voce.
“Dammi due giorni” “Due giorni”
ripetei io. Del resto potevo rimanere umano per altri due giorni,
soprattutto se al mio fianco avevo Bella e i miei familiari. Poco dopo,
non so quando, crollai in un sonno profondo: la prima dormita dopo
cento anni.
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Capitolo 3 *** EDWARD MASEN- AMICI? ***
Mi
svegliai con il sole negli occhi. Bella, prima di andarsene
chissà a quale ora, aveva aperto la finestra e la luce del
giorno ora, illuminava tutta la stanza.
Era una bellissima giornata di fine agosto; faceva ancora molto caldo
e, nonostante la coltre perenne di nubi, quel giorno c’era il
sole. Decisi di mettermi una T-Shirt e un paio di jeans, per poi uscire
dalla casa e raggiungere Bella. Ovviamente, nel mio piano mentale, non
mi aspettavo di trovare Reneesme appollaiata su un cedro che osservava
l’orizzonte con uno sguardo nel vuoto. Alzai la testa e le
dissi: “Reneesme cosa ci fai lassù?” lei
sbatté le palpebre e girò la testa verso la mia
direzione.
“Papà?No, niente... stavo solo
pensando...” io, non soddisfatto della risposta mi incamminai
verso l’enorme albero e, aggrappandomi saldamente al ramo
più basso iniziai a scalarlo per arrivare da lei.
“Questa non me la dai a bere” “Cosa stai
facendo?!” sbraitò lei. “Sto venendo da
te” dissi con naturalezza. “Potresti farti
male...” “Non sono più un vampiro, ma le
gambe ce le ho ancora” fortunatamente, anche se umano, il mio
corpo era molto agile e snodato perciò ci misi poco ad
arrivare da Reneesme. Mi sedetti sul suo stesso ramo che sembrava molto
robusto. “Allora, qual è il problema?”
“Jake...” ovvio, quel cane non poteva dare che
problemi. “Cosa ha fatto?” “Lui niente...
sono io che... Insomma, tutta questa faccenda dell’imprinting
mi sembra troppo seria e io ho solo tredici anni...” tirai un
lungo sospiro. “Qua non si tratta di serietà o
gioco... Jacob ti ama, Reneesme. Se tu ami lui non pensare che la
faccenda sia troppo seria” la guardai per un attimo negli
occhi.
“Se invece non lo ami credo che sarà difficile
levartelo di torno...” tutti e due ridemmo sonoramente.
“E’ sempre più strano” disse
lei sorridendo. “Che cosa?” domandai ingenuamente
io. “Parlare con mio padre di queste cose... Prima ti
comportavi più da...” “Da?”
“Beh da... Insomma non così!”
sbottò divertita lei. “Cosa
c’è che non va, non è colpa
mia...” “Mi fai ridere” rispose lei
divertita. Io arrossii e lei scoppiò di nuovo a ridere.
“Poi vestito così non sembra che tu abbia
centonove anni sai?” le sorrisi. “Dici
davvero?” lei annuì. “Che dici, andiamo
dagli altri o rimaniamo qui?” “Sei sicuro di
riuscire a scendere senza romperti qualcosa?Sai, non ti vorrei
trasportare da Carlisle con una gamba o un braccio rotto...”
“Certo che riesco a scendere” detto ciò
mi calai giù agilmente dall’abete.
“Scendi anche tu?” “Tra un
po’...” poco dopo sentimmo la voce preoccupata di
Jacob: “Nessie?Sei qui?”.
Reneesme mi parve improvvisamente agitata: “Anzi,
credo proprio che scenderò adesso...” fece un
lungo salto e scomparve nella vegetazione. Subito dopo Jacob
entrò nella radura. “Ciao succhiasa...”
si interruppe. “Scusa, l’abitudine...”
feci spallucce. “Non ti preoccupare” “Hai
visto Nessie?” io scossi il capo.
Nel mio corpo da umano, Jacob mi sembrava un gigante in tutti i sensi:
rispetto a me era enorme. “Mi fa uno strano effetto vederti
così indifeso” disse d’un tratto. Non
risposi, anche perché quando Jacob faceva certe affermazioni
era meglio stare zitti. “Posso parlarti un
momento?” mi domandò. “Sì,
vuoi entrare in casa?” gli domandai. “No, sediamoci
vicino a quell’abete” ci avvicinammo
all’abete sul quale ero salito prima. “Sono diviso
in due, Edward” attaccò lui. “Ho paura
per Bella, se non riuscisse a ritrasformarti non se lo perdonerebbe
mai...” lo interruppi. “Io non la
forzerò a trasformarmi. Quando lei sarà pronta lo
sarò anche io...” “E’ questo
il punto” sospirò lui. “Sono diviso in
due perché, se Bella non ti ritrasforma a Nessie inizierai a
mancare...” “Ma io sono qui” borbottai.
“Intendo che gli mancherà la figura di un padre...
Se non te ne fossi accorto, ti considera come un fratello o un
amico” rimasi colpito da quelle parole, ma cercai di rimanere
impassibile, cosa che non mi riuscì. “In effetti
non me ne ero accorto...” “Ora segui il mio
ragionamento. Più tempo sarai umano e diventerai amico di
tua figlia, maggiore sarà il suo dolore quando ci
sarà il distacco” annuii. “Ma cosa devo
fare Jacob?Io devo stare con mia figlia...” “Anche
questo è vero... ma sei diventato il suo miglior amico,
Edward. L’essere amici è diverso
dall’essere padre e figlia” “Non riesco a
comportarmi in modo diverso neanche volendo...”
“Non te ne do colpe. Sei umano e come tale hai una percezione
dei sentimenti diversa dalla nostra” “Lo
so” “Stalle lontano, fallo per lei. Non aggiungiamo
la beffa al danno...” da dietro di noi si sentì un
rumore di foglie mosse da qualcuno: Reneesme era lì e aveva
sentito tutto.
“Oh no” sussurrò con un filo di voce
Jacob. “Reneesme” continuai io.
“Come facevi a non sapere che era lì?!”
domandai con la voce più alta di un’ottava per il
nervosismo. “Non lo so... ero troppo concentrato sulla
conversazione probabilmente!” disse lui. Il suo corpo era
sommerso dagli spasmi e mi disse: “Corri verso la casa di
Carlisle, la troverai lì” “E
tu?” “Ti ho detto di andare” capii subito
il perché della sua strana irascibilità. Quando
mi voltai per salutarlo vidi solo una maglia a brandelli.
Arrivai a casa Cullen dopo un quarto d’ora, di corsa dopo
innumerevoli cadute. Bella mi accolse subito abbracciandomi e facendomi
male senza volerlo (di nuovo). “Come stai?”
“Bene” risposi con il fiatone. “Hai visto
Reneesme?” domandai subito dopo.
“E’scappata in camera tua in lacrime... Sai il
perché?” disse lei preoccupata. Annuii e iniziai a
raccontarle la storia. Poco dopo eravamo seduti sul divano, abbracciati
l’uno all’altra. “Se le cose stanno
così non so quale sia la scelta migliore per nostra
figlia...” disse Bella con la sua dolce voce.
“Reneesme non riesce a capacitarsi di come stanno andando le
cose, ma gliene do tutte le ragioni. A volte stento a crederci anche
io... E’ come se i nostri ruoli si fossero
capovolti...” lei annuì.
“Mi dispiace di come siano andate le cose...
Reneesme è cresciuta molto in fretta e tu non le sei potuto
stare accanto...” “Adesso non riesco a starle
accanto in altro modo. Non riesco a starle accanto come un padre...
Questo è il massimo che posso fare, Bella”
“Me ne rendo conto... e ti chiedo di non ascoltare Jacob. Lei
è nostra figlia, è tua figlia e in un modo o
nell’altro le devi stare vicino...” mi
abbracciò di nuovo. “Ti amo Bella”
“Anche io Edward” l’abbraccio si
prolungò per qualche minuto e poi lei disse: “Ora
devo andare a prendere Charlie, la sua macchina ha deciso di non
funzionare. Mi raccomando ricordati il piano” “Lo
farò”.
Lei uscì velocemente dandomi un bacio di corsa ed
io mi incamminai per le scale. Mi guardavo i piedi e quasi non mi
accorsi che stavo andando a sbattere contro Carlisle.
“Edward, ti stavo cercando...” “Oh,
Carlisle... Dimmi” “Volevo chiederti... come ti
senti?Stanotte stavo pensando a cosa si provasse a tornare umani e...
mi dispiace Edward...” disse rassegnato. Non avevo mai visto
Carlisle così rammaricato per qualcosa. Il suo viso perfetto
era contratto in una smorfia di dolore. “Non ti preoccupare
Carlisle. Sto... bene... Insomma è tutto molto strano, ma
prima o poi Bella sarà pronta” lui mi
abbracciò, come un padre che abbraccia un figlio e provai
conforto.
“Sono fiero di te Edward” e io ero contento che lo
fosse.
Quando Carlisle andò nel suo studio, io mi avviai verso la
mia camera dove probabilmente avrei trovato Reneesme. La porta era
socchiusa e sentii dei singhiozzi e un pianto sommesso provenire da
lì. “Posso entrare?” domandai quasi
timidamente. Reneesme non pensò a levare la testa dal
cuscino del divanetto e disse: “Jacob non ti voglio
parlare!” “Reneesme... non sono Jacob”
lei mi guardò. “Ah scusa... puoi
entrare” mi accomodai ai piedi del divanetto e lei si sedette
accanto a me. Allungai la mano per asciugarle le lacrime.
Lei mi lasciò fare.
“Tu non mi devi stare lontano” disse d’un
tratto. “Non avevo intenzione di farlo...”
“Ma Jake...” “Jacob non può
intromettersi tra un padre e una figlia” la abbracciai.
“Lui ha ragione... Ti considero come un amico... un grande
amico e non so se le due cose si possono conciliare”
“Ascolta Reneesme, tu sei mia figlia e in un modo o
nell’altro ti sarò vicino. Intesi?” lei
annuì. “E’ tutta colpa mia...”
sussurrò triste. “Di cosa?” domandai
ingenuo. “Sei diventato umano perché ti ho spinto
dentro alla macchina per sbaglio e ora non sei più mio padre
ma il mio miglior amico” scossi il capo. “Non
è colpa tua...” “Sì invece.
Sento che sto soffrendo perché presto tornerà
tutto alla normalità...” scoppiò di
nuovo in un pianto silenzioso. In quel momento una verità mi
travolse: prima dell’incidente, Reneesme non aveva un vero e
proprio amico.
Era sempre stata soffocata dalle nostre attenzioni.
Non frequentava ancora la scuola, ma ormai poteva spacciarsi per una
liceale... Avevo capito il mio ruolo in quella vicenda, mi sentii in
qualche modo utile. “Tra qualche giorno ci sarà
una sorpresa per te...” dissi con gli occhi che viaggiavano
lontano. Lei fu subito entusiasta e si asciugò le lacrime:
“Cosa?” “E’ una sorpresa...
Devi svegliarti presto...” “No problem! Sono pronta
a tutto...” “Bene, io vado giù a
prepararla, intesi?” lei annuì felice. Corsi
giù dalle scale inciampando per svariate volte.
Dovevo assolutamente trovare Carlisle e guarda caso ci
scontrammo in cucina. Non c’era nessun altro.
“Carlisle, ti devo chiedere un favore...”
“Tutto quello che vuoi” “E’
davvero un grande favore...” “Va bene
dimmi...”. Presi un respiro, chiusi gli occhi e dissi:
“Vorrei che tu iscrivessi me e Reneesme al liceo di
Forks” lui sbarrò gli occhi. “Adesso?
Non ne vedo il motivo...” “Ti prego, le iscrizioni
termineranno tra poco... Credo che Reneesme debba iniziare al
più presto la scuola” “Ma tu cosa
c’entri?” “Sento di doverla accompagnare
e sono l’unico che può farlo... Nessuno mi
riconoscerà e poi posso benissimo stare nel suo
corso...” lui annuì. “Io ti credo Edward
se è questa la cosa giusta per te” gli sorrisi.
Poco dopo sentii la sua macchina ingranare.
Era un sì.
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Capitolo 4 *** EDWARD MASEN- A SCUOLA ***
La vita è fatta di
scale, di porte e di traguardi. Certe volte non sei pronto per salire
una determinata scala, altre non riesci ad aprire una porta...
E’ strano, anche perché ti sei preparato per tutta
la vita a raggiungere quel traguardo...Anche se la tua vita
è stata breve... Anche se è stata una vita che
non avevo ancora assaporato... Sto salendo la scala per aprire la
porta, ma a bloccarmi c’è uno sguardo tinto di
marrone cioccolato che mi supplica di rimanere. Respira, è
la scelta migliore per tutti... ma non ti puoi illudere di questa
frivola convinzione. E’ la scelta migliore per me, non per
lei. Devo andare avanti. In un impeto di ragione capisci che non
c’è più un padre, non
c’è più un marito...
c’è solo un adolescente che non sta pensando alle
sofferenze che sparge ovunque...
Il dieci settembre... Ricordavo quel giorno: esattamente un anno fa mia
figlia era appena nata, io ero ancora immortale e Bella si stava
trasformando.
Il primo di una serie di lunghi giorni di scuola stava per cominciare.
Tuttavia mi svegliai allegro ed entrai in camera di Reneesme
spalancando la finestra e sorridendole. “La sorpresa
è pronta!” esclamai. Lei sbarrò gli
occhi ed eccitata si mise in piedi davanti a me. “Stai
scherzando?!Oggi?” io annuii sorridendo di nuovo.
“E’ una sorpresa un po’
particolare...” detto ciò mi avvicinai alla
piccola scrivania vicino alla finestra della sua camera e presi uno
zaino in cui avevo messo i libri necessari per quel giorno. Gliela
porsi e lei mi guardò con aria interrogativa. “Uno
zaino?” “Uno zaino” “A cosa mi
serve?” “Secondo te a cosa servono gli
zaini?” nei suoi occhi passò uno strano barlume di
incredulità. “Mi stai prendendo in
giro?” io scossi il capo.
“E’ ora che tu impari qualcosa fuori da questa
casa...” “Ma io da sola... cioè
non...” “Sola? Qualcuno ti ha per caso detto che
sarai sola?” “E chi mi accompagnerà?
Sentiamo...” poi mi guardò, strabuzzò
gli occhi e disse: “Tu?!” “Io”.
Tutti e due scoppiamo in una risata.
“Ora vestiti... Siamo in ritardo”
“Aspetta...” “No non aspetto”
dissi allontanandomi verso la mia camera. “Ti conviene essere
pronta quando tornerò!”le accennai ridendo. Presi
un paio di jeans, delle scarpe da ginnastica e una felpa con il
cappuccio nera perfettamente nella norma. Cercai lo zaino che avevo
nascosto nel fondo della cabina armadio in modo che Reneesme non lo
trovasse e ci misi dentro il cellulare: per qualsiasi evenienza avrei
potuto chiamare Bella.
Per andare alla Forks High School, presi la mia volvo e feci accomodare
Reneesme sul sedile del passeggero. “Allora... qualche
precauzione...” le dissi allegro. “Precauzione? A
scuola?” “Esatto... Non posso ripresentarmi come
Edward Cullen o alcuni studenti potrebbero sospettare qualcosa. Il mio
cognome è Masen, chiaro?” lei annuì
risoluta. “Non sei la figlia di Bella, ma una cugina alla
lontana dei Cullen e soprattutto...” mi fermai.
“Soprattutto?” “Non chiamarmi
papà o si domanderebbero il perché
okay?” “Chiaro capo” si mise la mano
sulla fronte come facevano i militari.
Arrivammo velocemente a scuola e scendemmo dirigendoci in segreteria.
Il piccolo locale era affollato anche perché bisognava
prendere gli orari delle lezioni. Dopo un po’ di tempo un
ragazzino biondo poco più alto di me ci si
avvicinò e chiese timidamente: “Scusa... ci
conosciamo?” mi domandò. “Ehm...
suppongo di no” in realtà lo ricordavo vagamente.
Era il cugino più piccolo di Mike Newton e avevo avuto modo
di incontrarlo qualche volta di sfuggita insieme al mio ex compagno di
classe.
“Scusa... assomigli leggermente a Edward Cullen”
feci spallucce. “No... lui è il cugino di
Reneesme” dissi indicando mia figlia vicino a me. Lui
annuì. Poco dopo arrivò il nostro turno.
“Siamo Edward Masen e Reneesme Cullen” mi rivolsi
alla segretaria. “Oh magnifico, un’altra Cullen a
scuola!” disse lei entusiasta. “Tenete, ecco il
vostro orario” allontanandoci Reneesme mi guardò
insospettita. “Abbiamo lo stesso orario” io annuii.
“Certo” “E’ stato Carlisle
vero?” “Ovvio” ci dirigemmo al corso di
letteratura inglese che era il primo sul lungo orario scolastico.
L’ora passò lentamente anche se Reneesme dava
l’idea di ascoltare attentamente i lunghi discorsi del
professore. Guardava tutto, persino i banchi, con l’aria di
qualcuno che aveva appena avvistato un alieno ed era entusiasta di ogni
singolo particolare. Per lei la scuola era una nuova
“emozione”, per me no. Tutte le ore della mattina
passarono così fino a quando non arrivò il
momento del pranzo. Dopo aver preso i vassoi io iniziai ad andare al
solito tavolo dove mi sedevo con i miei fratelli. Quando vidi che era
occupato un impeto di rabbia prese il sopravvento su di me.
Quello era il nostro tavolo: lo era sempre stato e adesso lo occupavano
una bionda cotonata, uno sportivo e altri “pezzi
grossi” della scuola. “Non litigare” mi
sussurrò Reneesme dato che aveva capito le mie intenzioni.
Quando uscimmo da scuola stavamo per entrare in macchina quando sentii
una voce familiare da dietro: “Cullen?” mi voltai
per vedere chi fosse. “Mike?” dietro di noi
c’era Mike Newton, vestito di tutto punto con giacca e
cravatta. “Ehi Edward!” disse avvicinandosi.
“Cosa ci fai qui?” indeciso su cosa rispondere mi
schiacciai involontariamente un piede. “Ehm... io ho
accompagnato mia cugina a scuola. E’ nuova di Forks e ha
qualche problema ad ambientarsi. Ci tenevo a farla trovare
bene...” lui annuì. “Hai qualcosa di
strano oggi...” mi girò attorno. Un anno prima era
più basso di me, adesso mi superava di qualche centimetro.
Fece spallucce arrendendosi. “Allora?Come sta
Bella?” “Molto bene... questo mi fa ricordare che
ci sta aspettando... Cia' Mike!” dissi chiudendo lo sportello
della macchina e mettendo in moto.
C’è
mancato poco... pensai sconvolto. Dallo specchietto della
macchina vidi un Edward Masen sconvolto, bianco come il gesso e in
procinto di svenire. “Papà, vuoi che chiami mamma
e dirle di venirci a prendere?” “Che dici... sto
benissimo... Mi sono solo spaventato...” lei annuì
poco convinta. “Riguardati” sussurrò
poi. Quando arrivammo a casa dei Cullen, Bella ci attendeva davanti
all’entrata. Ci corse incontro, abbracciò Reneesme
e baciò me lasciandomi di stucco. Barcollai sorpreso.
“E’ quasi ora, Edward” capii subito cosa
voleva dire. “Così? Senza preavviso?”
domandai incredulo. “Non abbiamo molte scelte...”
disse lei cupa. “Cosa intendi?” il suo viso
splendido era contratto in una strana smorfia di dolore. Mi ero
ripromesso di non farla mai soffrire, ma mi sembrava più che
sofferente in quel momento. “Alice ha avuto una visione...
Tra un mese e mezzo arriveranno i Volturi... e se sanno
dell’invenzione di Carlisle ci uccideranno. Tutti”
prese una pausa.
“Edward... ti devo trasformare”.
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Capitolo 5 *** EDWARD MASEN- LA SCELTA GIUSTA ***
“C... cosa?”
balbettai incredulo. Credevo di essere pronto- del resto ci ero
già passato una volta- ma sentivo un nodo allo stomaco.
“Io... non...” sul volto di Bella comparve
un’espressione che era un misto tra confusione e
incredulità. “Non... ti senti pronto?”
finì la mia frase. “Non molto...”
risposi con un filo di voce. Ero sicuro che Reneesme stesse ascoltando
tutto.
Dovevo tornare immortale, per il bene della nostra famiglia, per il
bene di tutti. Non potevo aspettare un giorno in più: dovevo
dire addio a Edward Masen e accogliere a braccia aperte Edward Cullen.
Guardai Bella, spaventata e preoccupata, poi Reneesme che era
ugualmente preoccupata, ma in un modo diverso... I suoi occhi marroni
cioccolato esprimevano paura e mi tirava nervosamente la manica della
felpa.
Non sapevo cosa fare.
“Oggi stesso?” domandai rassegnato.
“Se te la senti...” no che non me la sentivo... Non
potevo prendere come un gioco il fatto che la mia seconda
umanità stesse per finire! Perché mi agitavo
tanto? Del resto... era quello che volevo... ma ricordavo ancora come
se fosse stato ieri il dolore che avevo provato nel 1918 durante la
trasformazione.
Passerà...
Tornerai felice con Bella, e Reneesme avrà un padre... Me lo
ripetevo ma non riuscivo a dare senso a quelle parole. “Dammi
mezz’ora Bella...” detto ciò mi
allontanai più velocemente possibile verso la mia camera. Mi
sedetti sul divanetto mentre tenevo la testa tra le mani. Non sapevo
cosa fare... Cosa avrei dovuto fare per il bene di Reneesme e di Bella?
Poco dopo la porta della mia camera si aprì ed entro proprio
mia figlia. “Ehi...” “Ehi”
risposi io giù di morale. “E’ la cosa
giusta...” disse lei d’un tratto.
Mi meravigliava che quelle parole provenissero proprio da lei... Lei
che era l’ultima che avrebbe voluto che le cose cambiassero.
“Nessie... giusta?” domandai incredulo. Lei prese
un cd dalla pila disordinata che c'era su uno scaffale e fece partire I Will Follow You Into The Dark dei
Death Cab For Cutie.
Al momento erano la sua band preferita e la facevano rilassare.
Evidentemente per lei, non era facile dirmi quello che stava per
dire...
“Non posso essere egoista... non in questo momento. Adesso
è a repentaglio la vita dell’intera famiglia...
Devi tornare un vampiro per il bene di tutti e il più presto
possibile dato che i Volturi non devono sospettare niente... Mamma mi
ha detto che verranno solo Jane e Alec a controllare quindi Aro non
può leggere nei tuoi pensieri... sarà a Volterra
tranquillo e beato” fui travolto da quelle parole.
Era vero, era la cosa giusta da fare.
“Grazie Reneesme...” le dissi io
abbracciandola. “Ora sarà meglio che tu vada nello
studio di Carlisle... Bella ti aspetta lì...” io
annuii risoluto. “Mi mancherai quando tornerai mio
padre...” disse lei sarcastica. “Anche tu mi
mancherai quando tornerai mia figlia...” ridemmo insieme, poi
lei mi scortò fino allo studio di Carlisle. Non
proferì parola lungo il tragitto, ma ero sempre stato
sensibile ai sentimenti altrui: paura, dispiacere, malinconia e voglia
di sotterrarsi... “Mi dispiace che sia andata
così” le dissi quando arrivai alla porta dello
studio. “Ehi... Non stai scomparendo... non ti
vedrò per tre giorni...” esclamò
cercando anche lei di ridere. In realtà sapevo che non la
pensava così. Non avrebbe più rivisto Edward
Masen nella realtà, solo nei ricordi. Aprii la porta
barcollante e dentro la stanza trovai Bella che mi aspettava, seduta su
una poltroncina, immobile. “Ciao Bella” sussurrai,
ancora una volta abbagliato dalla sua bellezza.
Lei mi sorrise e con grandi falcate arrivò vicino
a me. “Sei sicura di riuscirci?” le domandai.
“E’ diverso: ci devo riuscire”
sibilò lei determinata. “Mi fido di te”
le dissi. Mi girai verso Reneesme per salutarla, ma non feci in tempo a
dirle ciao: aveva gli occhi lucidi e grossi lacrimoni le scendevano
lungo le guance arrossate. “Addio Edward” detto
ciò scomparve dal corridoio ad una velocità
impressionante.
Stavo per andarla a consolare, ma Bella mi bloccò.
“Non
c’è tempo”
sussurrò rammaricata. Annuii deciso, ma frustrato da quello
che mi stavo lasciando dietro. Avrei sistemato tutto quando mi sarei
svegliato. Sarei andato a consolare Reneesme e la famiglia si sarebbe
riunita. Bella mi invitò a stendermi sul letto che avevano
preparato nello studio. Io chiusi gli occhi.
Poco dopo non sentii altro che il dolore.
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Capitolo 6 *** RENEESME CULLEN- SOLA ***
Niente è per
sempre... nemmeno gli amici durano per l’eternità.
Non puoi credere a nessuna dolce illusione perché prima o
poi finirà. A volte bisogna fare scelte dolorose, difficili
per te e per tutti. Non si può essere egoisti in certi casi,
ma nessuno ti vieta di soffrire, di piangere... di scappare.
Scappavo, come se la corsa avesse potuto farmi lasciare alle spalle
tutto quello che avevo vissuto: risate, giochi, battute... Dovevo
sapere che era tutto destinato a finire. Era solo finito più
presto del previsto, ma era pur sempre un argomento concluso.
Allora perché non riuscivo a lasciarmi alle spalle i bonari
occhi verdi del mio miglior amico?
Prima dell’incidente non avevo mai avuto un vero amico: i
miei familiari mi bastavano. Poi mio padre è tornato umano
per colpa mia e io ho iniziato a sentirlo come qualcosa di diverso da
un padre. Lasciati il passato alle spalle, vivi una nuova vita... mi
diceva il mio subconscio, ed era quello che stavo cercando di fare.
Quando entrai nella radura dove c’era la mia casa, non mi
fermai e proseguii per il mio cammino assaporando per
l’ultima volta l’aria fresca di quel posto. Le
lacrime continuarono a scendere: stavo soffrendo troppo per riuscire a
dimenticare.
Mi fermai qualche chilometro, più in là in uno
spiazzo vuoto, mi misi con la testa tra le gambe e piansi, piansi
quanto potevo, per chissà quanto tempo. Calò la
notte, poi tornò il giorno, poi di nuovo la notte e
finalmente mi addormentai sul terreno spoglio. Non ero sicura se mi
fossi semplicemente addormentata o invece fossi svenuta, ma
all’alba del nuovo giorno mi svegliai, sporca di terra e
foglie. Mi alzai a fatica, sbadigliando e mi incamminai verso la
foresta più folta... qualcosa mi attirava verso quel punto.
Sentivo che presto tutte le mie sofferenze sarebbero finite
lì.
“Reneesme?”
mi domandò una voce cristallina. Sobbalzai perché
non sapevo chi fosse. Dall’oscurità emerse una
ragazza con i capelli biondo rossiccio e un ampio sorriso dipinto sulla
faccia: Tanya.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Tanya sei tu?” “Certo piccola, come
stai?” “Beh...” esitai io incerta se
dirle o no la verità. “Coraggio, sai che mi puoi
sempre dire la verità” mi disse in tono vellutato.
“E’ iniziato tutto quando Carlisle ha creato una
macchina che inverte il processo di vampirizzazione qualche mese
fa...” e così le raccontai tutto per filo e per
segno. Tanya rise, ma mi fece paura. Era un ghigno malefico che non
faceva pensare a niente di buono. La guardai negli occhi e con mio
orrore mi accorsi che erano rossi come il fuoco.
“Tanya ma...” lei mi interruppe.
“Così mi faciliti il compito Nessie...”
“Quale compito?!” domandai io impietrita.
“Ora ti racconterò la mia storia... La mia
creatrice morì tanti anni fa ed io rimasi con le mie sorelle
Irina e Kate. A noi si aggiunsero Carmen e Eleazar e come potresti
facilmente pensare la storia si conclude qui, ma no! Quando Irina ti ha
visto è andata a dirlo ai Volturi, perché lei
sapeva che tu sei qualcosa di sbagliato! Purtroppo per questo
è morta... Nemmeno le autorità dei vampiri hanno
capito che eri un pericolo. Poi Kate è fuggita con il suo
nomade, Garrett e Carmen se ne è andata con
Eleazar...” prese un respiro e poi tornò a
fissarmi con quegli occhi rosso cremisi. “Io sono rimasta
sola e lui.. lui ha preferito sin dall’inizio lei a
me!” urlò con un tono di voce crescente.
“Ora è il momento della resa dei conti... Non ti
preoccupare Nessie: sarà semplice e veloce. Del resto...
nessuno ti verrà a salvare!” in una frazione di
secondo si avventò su di me e mi fece sbattere violentemente
la testa contro un grande albero. Mi toccai la testa per analizzare la
ferita ma quando la ritrassi la mano era piena di sangue. Me la
strofinai sui jeans e cercai di scappare, ma il dolore era troppo forte
e Tanya mi piombò addosso. “Lo vuoi sapere il
finale della storia? Ho ricominciato a cibarmi di sangue umano e
adesso... adesso sto benone!” detto ciò sentii una
pressione straziante sulla gamba sinistra. Non riuscivo ad alzarmi.
Chiusi gli occhi in attesa della fine.
Reneesme sto arrivando!
Resisti!
Quella voce piombò nella mia testa sconquassata... Era da
tanto che non la sentivo: una voce dolce e vellutata. Serrai i pugni:
dovevo resistere... “Tu stai facendo tutto questo solo
perché sei gelosa...” dissi con tutto il fiato che
avevo in gola. Tanya sbarrò gli occhi rossi. Avevo trovato
il suo punto debole.
Continua così
Nessie... Sto arrivando al confine del Canada... dove ti trovi tu!
Ero al confine del Canada? Comunque dovevo continuare...
“Esatto... anche tu avresti voluto essere felice e avere una
famiglia, una figlia e un marito che ti vogliono bene... Tutte cose che
secondo te Bella ti ha sottratto!” “Come osi
ragazzina?!” in una frazione di secondo mi fu di nuovo
addosso, ma quando stava per sferrare il colpo finale ecco che risentii
la voce, ma stavolta era compatta, udibile anche fuori dalla mia testa.
“Lascia stare Reneesme, Tanya!” in piedi
davanti a noi ecco Edward Cullen, fiero e aggraziato com’era
prima dell’incidente. I capelli erano tornati al loro colore
bronzeo, il fisico più possente e slanciato e gli occhi
erano rossi come quelli di tutti i neonati.
Provai uno strano compiacimento a rivederlo così: di nuovo
il vampiro forte e veloce ma soprattutto sicuro di sé. Non
era più il pavido e ingenuo ragazzino quale Edward Masen.
In una frazione di secondo si lanciò su Tanya: i
suoi riflessi, la sua forza e la sua velocità erano di gran
lunga migliori rispetto a quelli di lei. In un attimo le fu al collo e
le disse immobilizzandola: “Ora tu vieni con noi”.
Lei annuì spaurita e si rannicchiò in un angolo.
Iniziai lentamente a perdere i sensi, un po’ per
l’emorragia e un po’ perché non mangiavo
né bevevo da due giorni. “Reneesme sono qui!”
diceva la voce cristallina. “Reneesme sono tuo padre, sono il tuo miglior amico!”
riuscii ad accennare un sorriso fiacco.
“Ti sei ricordato...” sussurrai.
Poi la vista venne meno e fui invasa dal buio, ma era un buio
piacevole perché sapevo che si ricordava, che c’era ancora il
mio amico.
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Capitolo 7 *** EDWARD CULLEN- EPILOGO ***
Per tutti
c’è un “felici e contenti”.
E’ nascosto, ma c’è... sempre e
comunque...
Passarono due giorni prima che si avesse qualche segno di vita da parte
di Reneesme o di Tanya. Ero a caccia con Bella quando sentimmo tutti e
due dei rumori molesti provenire da casa Cullen. Ci avviammo
lì, salimmo le scale verso lo studio di Carlisle (io ero di
nuovo e finalmente più alto di Bella) e trovammo Jacob che
ci sbarrava la strada.
“Spostati cane” dissi irritato dal suo
comportamento. Lì dentro c’era Reneesme.
“Lieto di rivederti e risentirti sanguisuga” disse
lui con fare da spaccone. “Fammi passare Jacob”
dissi cercando di controllarmi. “No, si sta
svegliando” io sbarrai gli occhi. “A maggior
ragione!Levati di mezzo...” lo scansai in malo modo ed andai
vicino al letto dove stava mia figlia.
Riuscivo a sentire i suoi pensieri, ma non ero più riuscito
a trasmetterle i miei. Non sapevo bene come fosse successo, sapevo solo
che in qualche modo avevo avuto un contatto telepatico con lei.
“Hmm...” brontolò Nessie assonnata.
“Reneesme siamo noi! Svegliati per favore...” lei
si girò dall’altra parte borbottando frasi senza
senso.
“La mia piccola brontolona...” sospirò
Bella, io la abbracciai dolcemente. Ero tornato al mio posto: al posto
che volevo e dovevo occupare. Tuttavia quell'esperienza mi aveva
aiutato a vedere il mondo anche da un'altra prospettiva... Quella di
mia figlia. La sua vita non era rose e fiori come me la immaginavo.
Anche lei doveva compiere delle importanti scelte, fare dei sacrifici.
Mai come allora avevo sentito di voler bene a mia figlia.
Poi successe tutto in poco tempo: mia figlia si girò,
aprì gli occhi e mi saltò al collo in lacrime.
"Lo sapevo che ti importava ancora di me, sapevo che sarai sempre mio amico"
ricambiai l'abbraccio. "Shh...
adesso stai calma, tutto è tornato normale" lei si
incupì. "Non
tutto..." sussurrò indicando Jacob che
controllava l'ingresso della porta come un body guard. A quel
punto Bella si sporse verso Reneesme e le disse: "Vai dove ti porta il
cuore, tesoro. Tempo fa io ho fatto la mia scelta... Adesso devi essere
tu a farla" lei annuì risoluta ma poi barcollò.
"Ma... Papà, Jacob non ti sta esattamente simpatico...
e neanche al resto della famiglia..." io mi sentii in colpa per come
avevo trattato Jacob certe volte... anzi... molte volte! "Io non ti
impedirò di fare quello che vuoi... Se tu senti di amarlo
allora io non posso non essere felice per te". Mia figlia si
alzò e si diresse verso Jacob che la guardò con
un'intensità che solo il vero amore poteva offrire...
Riconoscevo i pensieri di Jacob.
L'imprinting era qualcosa di magnifico, molto simile a ciò
che io provavo per Bella. In silenzio ascoltai le parole del
licantropo. "Nessie... scusa, scusa per tutto... ma il fatto
è che io ti amo e che non ti voglio perdere... per nessun
motivo al mondo" lei gli fece cenno di stare zitto e lentamente si
avvicinò a lui sfiorando appena le sue labbra. "Vorresti
essere, ufficialmente stavolta, la mia ragazza? Nessun vincolo... non
pensare all'imprinting..." "Certo che lo voglio!" e così gli
si gettò al collo. Bella mi baciò delicatamente. "Per tutti c'è un
lieto fine... forse è un po' nascosto ma
c'è, sempre!". Era vero. In quei mesi avevo imparato cosa
significasse amicizia, che valore avesse nella mia vita e soprattutto
chi fosse la mia migliore amica.
"Abbiamo interrotto qualcosa?" la voce cristallina risuonava nella
stanza quasi vuota. "Jane"
sibilai preoccupato. Bella, che era molto più calma di me,
Reneesme e Jacob messi insieme, si avviò sulla porta e con
fare disinvolto disse: "Benvenuta Jane, benvenuto Alec". Nonostante le
sue parole irradiassero la calma più totale, sentivo
già che il suo scudo si allargava, arrivando a me, Nessie e
Jacob. "Eravamo venuti a fare un controllo, ma mi sembra tutto
normale..." bisbigliò Alec, puntando gli occhi su mia
figlia. "Vedo che la piccola cresce in fretta..." osservò
Jane con quei suoi grandi occhi rosso cremisi. "Già, di
questo passo raggiungerà presto la maggiore età"
continuò Alec. "Gradite qualcosa?" domandai quando fui
più tranquillo. "No, abbiamo già... pranzato..." Jane
sorrise maliziosa e girò i tacchi. "E' stato piacevole,
arrivederci".
Poi sentimmo i loro passi che si affievolivano e solo a quel punto
potemmo parlare. "Papà... cosa ne avete fatto di Tanya?" io
sorrisi. "Diciamo che dovrebbe svegliarsi tra tre, due, uno..." la
capsula della riumanizzazione si aprì e ne uscì
una ragazza bionda rossiccia, abbastanza anonima, ma carina. "C... cosa
mi avete fatto?!" domandò sbigottita. "Benvenuta tra gli
umani Tanya..." rise Bella.
In quello stesso momento la porta della camera si aprì ed
entrò Alice tutta pimpante. "Ehi ragazzi è venuto
a trovarci Mike Newton! Ve lo ricordate?" poco dopo dietro ad Alice
apparve Mike. "Ciao Bella, ciao Ed..." si interruppe quando vide Tanya.
Dai suoi pensieri capii subito che aveva preso una cotta. Scrutai anche
quelli di lei.
Ricambiava.
"Tanya, lui è Mike. Mike, lei è Tanya" disse
Alice. "P... piacere..."
fu Mike a parlare. "Ho sentito che c'è un bel
ristorante sulla quattordicesima... perché non ci passate?
Offriamo noi!" tintinnò Alice. "Mi farebbe piacere"
sussurrò Tanya. Così si diressero verso l'uscita
accompagnati da mia sorella.
"Che strana coppia
che formano..." disse tra le risate Reneesme. "Come ho detto prima...
per tutti c'è un
lieto fine" ribadì Bella.
Già, anche per una famiglia strana come la nostra.
Nota dell'autrice:
questo racconto me lo ha ispirato un sogno che ho fatto non molto tempo
fa... se vi è piaciuto o vi ha interessato recensite!
Ammetto che l'idea di un Edward umano, è davvero strana ma
forte!
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