To Dad, with love di Robigna88 (/viewuser.php?uid=62768)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back ***
Capitolo 2: *** There's not time to fight ***
Capitolo 3: *** The riddle ***
Capitolo 1 *** Welcome back ***
Welcome back
Casa
dolce casa!
Questo
era stato il primo pensiero di Haley quando aveva varcato con la sua
auto, il confine che l'avrebbe portata dritta a casa.
South
Dakota.
Ok,
non proprio una grande città, più un angolo in
periferia..
dimenticato da Dio e dagli uomini.
Ma
era la sua casa. La casa dove aveva passato i primi anni della sua
vita, fino alla.. morte della madre e alla scoperta del lavoro che
faceva suo padre.
Aveva
sedici anni allora, ed era stata spedita, subito dopo i funerali, in
un collegio di New York, vicino a casa di quella che era stata la
migliore amica della sua povera mamma.
All'inizio
si era trovata male.
Aveva
pianto tutte le notti per settimane.. Ma poi aveva trovato il suo
equilibrio e la sua “vocazione”.
Voleva
studiare moda e così, dopo due anni passati lì, a
diciotto anni,
aveva salutato tutti e preso la sua strada.
Aveva
trovato un'ottima scuola di moda proprio lì a New York e,
dopo aver
scoperto quanto costava, aveva trovato un lavoro.
O
meglio, più di uno.
Aveva
fatto la cameriera, la mascotte per un ristorante messicano, agitando
tenebaris
all'ombra di un
grande sombrero, e infine aveva trovato quello che faceva per lei.
Aveva
iniziato a lavorare come custode in una libreria di testi antichi, e
mentre lavorava leggeva.
Così,
non solo aveva racimolato i soldi per iscriversi alla scuola un anno
dopo, ma aveva anche imparato qualcosa in più sul lavoro di
suo
padre.
E
ora, dopo tre anni di moda e lavori di ogni tipo, aveva deciso di
smettere di studiare e abbandonare il suo sogno, per tornare a casa.
Le
mancavano la tranquillità e il silenzio.
Cose
che la città non offriva, e le mancava rinchiudersi
nell'armadio
della madre ed odorare i suoi vestiti, immaginando che fosse ancora
lì.
E
le mancava anche suo padre.
Quel
rude brontolone sempre accigliato, ma a cui voleva un gran bene.
Oltretutto,
ora che era sulla sedia a rotelle per colpa di un incidente sul
lavoro – o perlomeno era così che lui l'aveva
definito – aveva
senz'altro bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui.
E
lei, da buona figlia voleva farlo.
Così,
aveva preso i bagagli, salutato New York e guidato ore ed ore per
essere a casa all'ora di cena.
Anche
se dubitava che ci fosse un buon piatto di pasta ad attenderla.
Suo
padre era un uomo da cibi da fast food.. O da uova con bacon.
E
poco importava se il menù non cambiava mai per settimane.
Lei
era invece abituata a mangiare cose diverse.. Ma senza dubbio, una
volta tornata a casa, lei e suo padre avrebbero trovato il giusto
compromesso per occuparsi di tutto.
Non
voleva di certo andare lì, per insinuare che lui non sapeva
prendersi cura di sé..
Certo
che no!
Si
sarebbero divisi i compiti..
E
così avrebbero convissuto pacificamente.
O
almeno, lei sperava.
Parcheggiò
l'auto davanti casa e scese.
Si
guardò intorno, quasi in ansia e dopo qualche momento di
esitazione
e vari discorsi provati davanti allo specchietto retrovisore, decise
di entrare.
Girò
il pomello ed aprì la porta piano piano.
C'era
odore di legno bruciato e polvere.. Segno che il camino era acceso, e
c'erano dei borsoni in terra. Segno che c'erano visite.
Si
schiarì la voce e richiuse la porta dietro di sé.
«C'è
nessuno?»urlò.
E
dopo pochi minuti poté sentire lievi passi.
Da
dietro la porta del salotto, sbucarono le teste di tre bei giovani e
infine comparve suo padre sulla sedia a rotelle.
«E
tu chi diavolo sei?» le chiese uno dei tre.
Haley
alzò un sopracciglio, pensando che decisamente la
delicatezza non
era il forte di quel ragazzo.
«Haley!»
esclamò suo padre prima ancora che lei potesse rispondere.
La
giovane donna sorrise al suo vecchio e per un attimo sentì
gli occhi
diventarle lucidi di emozione.
«Papà..»
sussurrò raggiungendolo.
Lo
abbracciò, e poi gli accarezzò il viso
dolcemente.. «Papà..
quante volte ti ho detto che la barba incolta non va più di
moda
oramai? Per non parlare di questi.. cappellini stile partita di
baseball.»
L'uomo
annuì distrattamente «Ed io quante volte ti ho
detto che non me ne
importa niente della moda?» le rispose. Poi le sorrise
stringendole
le mani tra le sue. «Perchè non mi hai detto che
venivi? Avrei
messo un po' in ordine.»
Haley
si guardò intorno.. «Senza offesa
papà.. Ma per permetterti di
mettere in ordine prima del mio arrivo avrei dovuto chiamarti un anno
prima almeno..»
«Si
si.. Lo so! Ma sono stato impegnato.»
«Si
si.. lo so.»
Si
sorrisero fissandosi per interminabili minuti e poi volsero lo
sguardo ai tre perfetti – per Haley – sconosciuti.
«Voi
chi siete?» chiese loro proprio lei.
«Ehm..
Io sono Sam. Lui è Dean, mio fratello, e lui è
Castiel.. Un amico.»
rispose Sam facendo da portavoce.
Haley
annuì e strinse la mano di ognuno di loro, poi
guardò suo padre.
«Sono i figli di zio John?» chiese indicando i due
Winchester.
«Si.
Lo sono.»
La
figlia del cacciatore annuì tristemente e li
guardò. «Conoscevo
vostro padre.. Veniva a trovare il mio quando ero piccola.. Era un
brav'uomo. Gli volevo bene. Mi è dispiaciuto sapere che
è morto.»
Dean
si schiarì la voce e le sorrise «Grazie.»
Haley
Singer, si guardò di nuovo intorno, felice di essere a casa
e poi,
provata dal lungo viaggio, fece un grosso respiro.
«Ora
se volete scusarmi, me ne andrò a dormire.. Domattina
potremo
chiacchierare un po', tutti insieme.» disse gentile
«La mia camera
esiste ancora vero?»
«Certo!»
Prese
le sue valigie, diede un bacio al padre e salì di sopra.
Si
rinchiuse nella sua camera pregna di ricordi e fece una doccia veloce
troppo sfinita per fare qualcosa che non fosse dormire.
Si
sdraiò sul letto, a pancia in giù e
afferrò il suo piccolo diario.
Prese
la sua penna e lo aprì iniziando a scrivere:
Oggi
sono tornata a casa.
Mi
è mancata tanto e me ne sono resa davvero conto solo quando
ho
varcato la soglia.
E'
stato bello perdermi nelle memorie della mia infanzia, anche se solo
per un momento.
Domani,
quando non sarò sfinita per il viaggio, conto di fare un
viaggio più
a ritroso nei miei ricordi.
E
poi, di nascosto, mi rinchiuderò nell'armadio di mamma alla
ricerca
di qualcosa che abbia il suo profumo.
Ti
ho trovato bene.
Sedia
a rotelle a parte. E mi ha fatto piacere notare che, nonostante il
tuo pessimo carattere, non eri solo.
Avevate
l'aria molto triste, tutti quanti.
Ma
almeno eravate insieme segno che forse, hai imparato che il dolore,
qualunque sia la sua portata e qualunque sia la causa, si supera
meglio insieme a qualcuno.
Il
mio cuore piange al pensiero di quanto dolore tu abbia sopportato da
solo, dopo avermi allontanata.
Ma
sappi, che adesso capisco perchè l'hai fatto.
Volevi
proteggermi e tutto sommato ci sei riuscito.
Ma
ora sono a casa, e ho intenzione di rimanerci.. Quindi mi auguro che
tu sia pronto ad aprirti con me e a parlare del dolore che ci
portiamo dentro per la perdita della mamma, e che, anche se abbiamo
affrontato ognuno a proprio modo e lontani, ci unisce.
Ora
vado davvero a dormire.
A
papà, con amore <3
Note: Storia che ha come
protagonisti principali. Bobby Singer e sua figlia... Buon divertimento
e speriamo che la lettura sia per voi piacevole. A voi, con amore Roby
<3
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Capitolo 2 *** There's not time to fight ***
There's
not time to fight
La
sua piscina in teak.
Haley
se la ricordava benissimo. Suo padre l'aveva comprata per lei quando
aveva compiuto quattordici anni..
Anzi,
l'aveva costruita per lei seguendo il disegno che lei stessa aveva
fatto.
O
meglio, ci aveva provato.
Quella
che lei aveva disegnato, era a forma di fagiolo, come la più
tradizionale delle piscine.
Solo
che suo padre, non riuscendo a realizzare quella forma, aveva deciso
di modificarla un po' e l'aveva resa quadrata.
Ma
a lei era andata bene comunque. Quando aveva visto quella bella acqua
fresca e il suo nome inciso nel legno, in un angolo a sinistra, era
stata felicissima.
Si
era tuffata lì dentro a capofitto e ci era rimasta per ore
ed ore,
fin quando la pelle non le era diventata grinzosa e aveva iniziato a
sentire freddo.
A
quel punto era uscita dall'acqua, e avvolta nella coperta che sua
madre le aveva cucito, era rientrata dentro.
Aveva
continuato a giocare anche dentro, dicendo e spiegando in ogni minimo
dettaglio quanto si fosse divertita.
E
alla fine, era crollata sul divano.
Quella,
se la ricordava, era stata una delle giornate più divertenti
della
sua vita.
E
ora che era di nuovo a casa, in mezzo a tutte quelle auto sfasciate,
aveva ricordato dove si trovava, e aveva deciso di tirarla fuori per
replicare quelle ore fantastiche.
Solo
che, non aveva calcolato nel suo “piano”, quanto
quella piscina
pesasse.
E
così, dopo averla trovata, si era ritrovata a spingerla con
tutte le
sue forze, nella speranza di riuscire a spostarla fino –
più o
meno – al centro di quell'enorme spiazzale di casa.
Solo
che, mentre con gli occhi chiusi, si sforzava di farlo, si era resa
conto che non avrebbe mai potuto farlo da sola.
Sam
e Dean erano partiti, e Castiel – che aveva scoperto essere
un
angelo – beh.. lui non sapeva nemmeno dove trovarlo o come
rintracciarlo.
Suo
padre poi, era da escludere totalmente.
Seduto
su una sedia a rotelle era alquanto impossibile che riuscisse ad
aiutarla.
Sospirò
e si guardò intorno, quasi rassegnata all'idea di non
riuscire nel
suo proposito.
Poggiò
la fronte sul vecchio legno e ripensò a sua madre..
Ora
che era tornata a casa, i ricordi erano più vividi e
facevano
decisamente più male.
Quello
che la consolava era l'idea che, prima o poi, l'avrebbe
rivista.
Presto o tardi tutti morivano ricongiungendosi ai propri
cari.. O forse, era quello che voleva credere per soffrire di meno.
«Ti
serve una mano?»
Sobbalzò
e si voltò ritrovandosi Castiel davanti.
Non
ci aveva parlato per niente.. L'aveva visto il giorno del suo arrivo,
senza nemmeno una presentazione ufficiale e poi, non l'aveva visto
più.
Erano
le prime parole che si scambiavano.
Una
cosa però, l'aveva notata subito: era decisamente carino.
I
lineamenti delicati, le labbra carnose al punto giusto e quegli
splendidi occhioni blu.
Sospirò
e gli sorrise. «Oh si.. Speravo che arrivassi e me lo
chiedessi..»
«Speravi
che arrivassi io?»
Haley
alzò la mano e scosse poco il capo. «No.. Voglio
dire, speravo che
arrivasse qualcuno in grado di aiutarmi.. Puoi.. puoi farlo?»
Castiel
annuì sorridendo e allungando la mano verso la piscina, la
mosse
fino a spostarla in un punto largo e centrale.
«Qui
va bene?» le chiese.
Haley
annuì e lo guardò mettendosi le mani sui fianchi.
«Si. E'
perfetto.» disse guardandosi intorno «Ora non mi
resta che
ripulirla e riempirla di acqua fresca e limpida.»
Castiel
chiuse gli occhi per un attimo, e fece tutto quello che Haley voleva
fare. Poi la guardò con aria tranquilla incrociando le
braccia
dietro la schiena.
«Tutto
fatto.» le disse.
La
ragazza sorrise e si mordicchiò il labbro inferiore.
«Ti ringrazio
infinitamente.. Dovresti rimanere nei paraggi.. Più tardi
devo fare
le pulizie e le tue.. magiche mani mi aiuterebbero
parecchio.»
L'angelo
sorrise e si avvicinò alla piscina.
Toccò
con le dita l'incisione del nome di Haley sul legno e la
guardò.
«Questa incisione sta ad indicare che la piscina è
di tua
proprietà?»
«Si,
più o meno.. Mio padre l'ha costruita per me quando avevo
quattordici anni e ci ha inciso il mio nome sopra, su mia
richiesta..» spiegò accarezzando il nome a sua
volta.
Ma
ritirò subito indietro la mano con un'espressione di dolore
stampata
in viso..
«Miseriaccia!»
esclamò con enfasi «Mi sono infilata una scheggia
nel dito.» disse toccandoselo.
Castiel
piegò appena la testa e allungò la mano
chiedendole tacitamente di
porgergli la sua.
Haley
fece qualche passo avanti e poggiò la mano, col palmo
voltato verso
l'alto, su quella calda dell'angelo che le stava di fronte.
«Sai
anche togliere le schegge?» chiese.
Castiel
poggiò l'altra mano sulla sua e la allontanò dopo
pochi secondi.
Poi,
con la punta del dito, accarezzò il punto in cui prima c'era
la
scheggia..
«E'
passato?» chiese guardandola in viso.
La
giovane donna annuì alzando gli occhi e posandoli dentro i
suoi e
fece un grosso respiro. «Si. Ti ringrazio tanto.. Di
nuovo.»
Castiel
la guardò a lungo e poi entrambi sobbalzarono sentendo Bobby
schiarirsi la voce.
Si
voltarono verso di lui, e mentre Cass riprendeva la sua formale
postura, Haley si schiariva la voce indicando la piscina.
«Papà..
Hai visto?» gli chiese avvicinandosi a lui «Ho
tirato fuori la
piscina. La ricordi?»
«Si!»
disse lapidario Bobby «Avresti dovuto lasciarla dov'era, non
la
voglio tra i piedi.»
Haley
annuì appena tristemente.
Sapeva
perchè suo padre aveva reagito in quel modo.
Quella
piscina era un chiaro ricordo dei tempi in cui anche sua madre era
con loro.
I
tempi in cui la loro famiglia era una vera famiglia. Felice e serena.
I
tempi in cui suo padre si occupava solo di rimorchiare vecchi catorci
e smontarli per rivenderne i pezzi.
Quei
tempi erano passati da un bel po' oramai, e per quanto Haley si
sforzasse di scordarli, per quanto credeva di averli dimenticati,
ora, la reazione di suo padre, la informava del contrario.
Ma
d'altronde, poteva davvero dimenticare la morte di sua madre?
No!
Non era possibile.
E'
per suo padre era anche peggio, visto che l'aveva uccisa lui.
Haley
però, non l'aveva mai incolpato.
Per
un po' era rimasta perplessa certo, ma poi, scoprendo il
soprannaturale, aveva capito che, purtroppo suo padre allora, non
aveva avuto altra scelta.
Sua
madre era posseduta e lui, non sapeva come occuparsi di quelle cose
allora.
L'aveva
scoperto solo dopo. Anzi, si poteva benissimo dire, che era stata
proprio quella tragedia, che aveva iniziato suo padre alla caccia del
soprannaturale.
«E'
solo una piscina..» rispose decisa «E non ti sta di
certo tra i
piedi qui fuori.»
«Voglio
che tu la faccia sparire.. Subito!»
«Non
guardarla se ti infastidisce.. Ma prima o poi, dovremmo parlare di
questo..» rispose lei.
«Parlare
di cosa?»
«Di
quello che ti tormenta.. E cioè la morte della mamma, e dei
ricordi
che la vista di questa piscina ha fatto riaffiorare.»
«Non
c'è nulla da dire..» replicò Bobby.
E
con fare disinvolto, ripetendole di farla sparire, si girò
per
tornare dentro casa..
«Sai
una cosa papà?» gli disse Haley attirando la sua
attenzione «Io
ho qualcosa da dire..»
Si
spostò i capelli indietro e avanzò di un passo.
«Onestamente
papà.. Io credo che tu non abbia ben capito che non sei il
solo a
soffrire. Mi hai mandato via dopo la morte della mamma,
perchè avevi
bisogno di stare da solo e affrontare la perdita.. Ma non ti sei
preoccupato di me.» iniziò «Il fatto che
tu avessi bisogno di
stare solo per superare il dolore, non significava che anche io
avessi bisogno di essere sola.. Io avevo bisogno di qualcuno per
andare avanti, perchè a differenza di te, io non so
affrontare il
dolore da sola..»
Bobby
abbassò gli occhi, senza fiatare e trattenendo a stento le
lacrime,
che le tristi parole della figlia gli provocavano.
«Ma
non importa papà.. Io ti voglio bene.. E se la piscina ti da
fastidio, posso anche buttarla via. Ma voglio che tu ti renda conto
che questo non risolverà il problema.. Forse è
ora che tu affronti
la cosa, che la affronti per davvero.»
Bobby
si voltò verso di lei girando veloce sulla sua sedia a
rotelle.
«Affronto la cosa ogni giorno. Cosa vuoi da me? Vuoi litigare
per
caso?»
«Litigare?»
chiese Haley «No.. Non c'è tempo per litigare
papà..» sussurrò
infine.
Si
voltò verso Castiel e si strofinò gli occhi
chiudendoli per un
secondo.. «Puoi rimetterla dietro quelle cianfrusaglie per
favore?
Così non si vedrà..»
«Si.
Certamente.» le rispose l'angelo.
Haley
sospirò e poi rientrò dentro casa, salendo dritta
in camera sua..
Si
lasciò andare ad un pianto breve e liberatorio e poi
afferrò il suo
diario, facendo quello che faceva sempre, quando era triste o
nervosa.
Oggi
abbiamo litigato.. Non mi stupisce, aspetto questo momento da quando
sono tornata.
Tu
ed io.. Litighiamo sempre perchè siamo due testoni.
Il
motivo per cui abbiamo litigato potrebbe sembrare sciocco, ma io e
te, in quel motivo, leggiamo tutto un passato che ovviamente ancora
fa male.
Non
avrei voluto discutere papà..
Sono
venuta qui per stare con te, che sei l'unica famiglia che mi
è
rimasta..
Eppure
è successo, e ora, nessuno dei due chiederà scusa.
Testardi
come siamo, rimarremo imbronciati per un po', convinti di avere
ognuno le proprie ragioni, e poi ricominceremo a parlare come se
nulla fosse successo.
In
effetti, analizzando i fatti, entrambi abbiamo le nostre ragioni..
Solo che dovremmo imparare a farle convivere.
Solo
per evitare di discutere come abbiamo fatto oggi, e come sicuramente
faremo ancora prima della fine..
Ma
litigare ogni tanto fa bene. Se tutto fosse perfetto e tranquillo,
sempre, sarebbe una noia mortale.
Però
c'è una nota positiva in questa giornata: il dolce angelo
che mi ha
aiutata..
Mi dispiace
papà.. Domani faremo la pace. O almeno ci proveremo.
A
papà , con amore <3
Posò
il diario, custode dei suoi pensieri, e si distese sul letto
addormentandosi all'istante.
Quando
si svegliò, era sera. Circa 23.00.
Fuori
c'era silenzio e dentro la sua camera, con lei, c'era Castiel seduto
su una sedia.
«Hey..»
gli disse.. «Che fai qui?»
L'angelo
si alzò e si avvicinò a lei, le prese la mano e,
quando la lasciò,
erano di sotto e davanti a loro, la piscina in teak era pronta ad
essere usata.
Intorno
c'erano poche lucine e l'acqua, invece di essere fredda, era calda
abbastanza da fumare un po'.
Haley
non disse nulla.. Sorrise a Castiel e piano piano si immerse nel
caldo abbraccio dell'acqua.
Sospirò
e lo guardò mentre lui la osservava in silenzio.
«Grazie..» gli
sussurrò.
«Non
c'è di che.»
Haley
sorrise e si rilassò.. Quella giornata era iniziata male..
ma,
l'unica nota positiva l'aveva fatta finire abbastanza bene.
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Capitolo 3 *** The riddle ***
The
riddle
Sola
a casa..
Suo
padre era a caccia con Sam e Dean e anche se non era d'accordo che
lui cacciasse nelle sue condizioni, Haley non aveva avuto altra
scelta che accettare la decisione di suo padre.
Sam
e Dean le avevano assicurato che avrebbero fatto in modo che non si
facesse male, e così lei aveva sorriso, ringraziato i
ragazzi, e
appena se ne erano andati, si era infilata il costume ed era uscita
in cortile.
Poteva
usare la sua piscina, solo quando suo padre non c'era.
Lui
la odiava, o meglio, odiava i ricordi che gli provocava.
Sospirò
e si preparò a spingerla in un posto più largo ma
da sola non ce la
poteva mai fare.
Si
ricordò allora di quello che Castiel le aveva detto.
Le
aveva detto di chiamarlo in qualunque momento e per qualunque cosa le
servisse.. E le aveva anche svelato come fare..
All'inizio
voleva darle il suo numero di cellulare, ma Haley preferiva qualcosa
di più.. soprannaturale e celeste e così Castiel
le aveva detto che
le sarebbe bastato alzare gli occhi al cielo e chiamare il suo nome.
E
lui sarebbe arrivato.
E
così Haley aveva intenzione di fare.
Si
schiarì la voce e alzò gli occhi al cielo..
«Castiel..»
sussurrò.
Tenne
gli occhi chiusi per un po', sorridendo tra sé e
sé di quello che
stava facendo, e quando li riaprì urlò e si mise
la mano sulla
bocca cercando di soffocare la sua voce.
Castiel
le stava lì davanti, e nonostante lei sapesse che stava
arrivando,
la spaventò comunque.
«Scusa..
non volevo spaventarti.» le disse Castiel.
Haley
scosse il capo e poi scoppiò a ridere.. «Non
è colpa tua.. Sapevo
che stavi arrivando.. Sono io che sono una specie di idiota.. Ho
avuto paura nonostante sia stata io a chiamarti..»
«Cosa
posso fare per te?»
«Ehm..
so che hai molto da fare e mi dispiace disturbarti per una cosa
così
stupida, ma.. sarò sola a casa per un paio di giorni e posso
approfittarne per usare la mia.. piscina. Però non riesco a
spostarla.. Puoi metterla qui al centro? Come al solito
insomma.»
chiese tutto d'un fiato.
Castiel
le sorrise e spostò la piscina.
«Grazie..»
gli disse Haley.
«Posso
fare qualcos'altro per te?» chiese dolcemente l'angelo.
Haley
sospirò e sembrò rifletterci un attimo, poi lo
guardò e annuì:
«Si, in effetti. Puoi venire in acqua con me.»
Castiel
sbatté velocemente le palpebre e si irrigidì un
po'.. «Come
scusa?»
«Ho
fatto un costume per te..» disse Haley prendendolo su una
sedia lì
in un angolo «Disegnato e confezionato con le mie mani.. Non
credevo
che avrei mai avuto il coraggio di chiedertelo ma.. voglio che tu
venga in acqua con me. E' rilassante e vorrei che tu ti
rilassassi.»
«Ma
io non so.. nuotare..»
«Nuotare?»
chiese la ragazza corrugando la fronte «E' una mini piscina..
Da
seduto l'acqua ti arriva al petto, non devi nuotare.»
«Ma
se non nuoto, rischio di annegare..»
Haley
sorrise e gli si avvicinò poggiandogli la mano su una
spalla. «Sei
un soldato celeste e hai paura dell'acqua?»
«Ho
paura di quello che non conosco.»
Haley
sospirò e annuì.
Aveva
ragione, le cose che non si conoscono, fanno paura..
Ma
lei sapeva anche che andavano affrontate e voleva aiutare il suo
amico ad affrontare quel suo timore.
Poteva
fare alcune cose.. poche, ma poteva e voleva farle.
Gli
porse il costume e gli sorrise.
«Indossalo
e vieni.. Fidati di me ok?» gli disse accarezzandogli il viso.
Castiel
annuì e quando lei si voltò, usò i
suoi poteri per cambiarsi.
«Sono
pronto..» le disse..
La
raggiunse al bordo della vasca ed entrò dopo di lei.
Si
sedette tra il caldo abbraccio dell'acqua, nell'altro lato della
piscina, di fronte a lei e la osservò un po'.
Era
molto bella.. I capelli le accarezzavano le spalle quasi
elegantemente e il suo sorriso le illuminava il viso..
Tuttavia,
non riusciva a rilassarsi completamente.
Si
chiedeva cosa stesse facendo e quanto di umano ci fosse nello stare
in una piscina con una donna in costume.
E
perchè si sentiva strano ad osservarla mentre lei
giocherellava con
la calda acqua che li avvolgeva?
Sospirò,
e la vide avvicinarsi a lui e posizionarsi dietro le sue spalle.
Le
gambe larghe per farlo sistemare lì in mezzo e le sue mani
calde e
bagnate che gli accarezzavano le scapole..
«Devi
rilassarti angioletto.. O non ti godrai appieno il benefico effetto
dell'acqua.» gli disse lei iniziando a.. massaggiargli le
spalle.
«Scusa,»
si scusò «è solo che..»
«L'acqua
ti fa paura.. L'ho capito.. Ma non preoccuparti. Ci sono io. Non sono
propriamente Pamela Anderson, ma sono in grado di salvarti se
serve.»
«Chi?»
«Pamela..
giusto, tu non sei umano.» si corresse subito Haley
«Pamela
Anderson è una.. una donna che alcuni definiscono attrice..
E'
molto.. formosa e negli anni '90 ha interpretato una bagnina in un
telefilm. Salvava la gente che annegava nell'oceano.»
«Oh!»
esclamò Cass rilassandosi un po'
«Capisco..»
«Si..
beh.. io non la definirei un'attrice, ma il telefilm aveva molto
successo.. Comunque, parliamo di altro. Ho un indovinello per
te.»
«Un
indovinello?»
«Si.
Pensare alla soluzione ti aiuterà a rilassarti e a non
pensare
all'acqua..»
«Sentiamo..»
«Arrivano
di notte senza far rumore. Di giorno spariscono, ma poi
ritornano.»
Castiel
sospirò e si mise a riflettere..
Poi,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo, diede la sua
risposta.
«Una
volta Dean litigò per tutta la notte con delle zanzare,
aspettando
con ansia il giorno cosicché quelle se ne andassero. Stai
parlando
delle zanzare?» chiese.
Haley
si spostò andandogli di fronte e sbatté
velocemente le palpebre,
perplessa e con la sensazione di star sognando. Poi scoppiò
a
ridere..
«Oh
cielo!» esclamò ridendo «Ma sei
vero?»
Scosse
il capo e si schiarì la voce.. «No, non sono le
zanzare.. Pensaci
tutto il tempo che vuoi..» gli disse accarezzandogli i
capelli.
Castiel
sorrise e d'un tratto si sentì strano..
Abbassò
gli occhi dentro l'acqua e vide qualcosa che lo fece irrigidire..
«Haley..»
sussurrò «Cosa.. cosa sta succedendo?
Cos'è quello?» chiese
indicando il suo costume.
La
ragazza abbassò gli occhi e li sgranò sorpresa..
Rimase
per un attimo titubante e imbarazzata, e poi sorrise dolcemente..
«Mh..
il soldatino si è messo sull'attenti..»
mormorò. Alzò gli occhi
su Castiel e gli sorrise.
«Quello..
è il segno che ti piaccio..» gli disse.
Uscì dalla piscina e si
avvolse in un asciugamano. «Resta lì quanto vuoi..
Solo, poi
rimettila a posto.. Non sia mai che papà torni prima e la
trovi lì.»
Gli
fece l'occhiolino ed entrò in casa salendo dritta in camera
sua..
Si
asciugò velocemente e prese il suo diario.. Si
avvicinò alla
finestra e osservò Castiel starsene tranquillo nell'acqua..
Sai
papà.. sono felice di essere a casa..
A
volte quello che si cerca, lo si trova nei posti più
impensati.
A
papà, con amore <3
Sospirò
e
guardò Castiel ancora per un momento.
A
differenza delle altre sere, il suo diario quella sera era stato
testimone di poche parole..
Ma quelle
poche parole, custodivano qualcosa di molto grande.
Qualcosa
che, anche volendo, non avrebbe potuto avere.
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