La rana e lo scorpione

di LisaAngius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Doccia gelata ***
Capitolo 3: *** Che caratterino! ***
Capitolo 4: *** Recita natalizia ***
Capitolo 5: *** La festa ***
Capitolo 6: *** Roba da elfi ***
Capitolo 7: *** La ragazza del mio migliore amico ***
Capitolo 8: *** Incontri notturni ***
Capitolo 9: *** Prima di Pasqua ***
Capitolo 10: *** È solo un incubo ***
Capitolo 11: *** Caccia al tesoro ***
Capitolo 12: *** Caccia al tesoro II ***
Capitolo 13: *** Vittoria ***
Capitolo 14: *** Vacanze ***
Capitolo 15: *** Il marchio nero ***
Capitolo 16: *** Io non uccido ***
Capitolo 17: *** Basta ***
Capitolo 18: *** Le esequie ***
Capitolo 19: *** Nuovo anno ***
Capitolo 20: *** Lassù fra le stelle ***
Capitolo 21: *** E se non mi credesse? ***
Capitolo 22: *** Punizione ***
Capitolo 23: *** Lettera da un amico ***
Capitolo 24: *** Le lacrime di Hantar ***
Capitolo 25: *** Casa Flamel ***
Capitolo 26: *** La rana e lo scorpione ***
Capitolo 27: *** Il sigillo dei Black ***
Capitolo 28: *** Nuovi pericoli ***
Capitolo 29: *** Memorie ***
Capitolo 30: *** La mia ragione per cambiare ***
Capitolo 31: *** Doni natalizi ***
Capitolo 32: *** La fine della guerra ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

PROLOGO

 

 

“… Mio Dio, mi rivolgo a te, fammi diventare quello che mio figlio pensa che io sia…”

 

Nightwish ( Kuoiema tekee taiteilijan)

 

L’ora di cena era da sempre uno dei momenti della giornata che preferiva! Fino a qualche anno prima era il momento in cui vedeva riunita la famiglia ma ora, da quando suo figlio aveva iniziato a frequentare Hogwarts, era un momento per stare sola con suo marito, le piaceva maledettamente giocare  a fare di nuovo la sposina come il periodo prima che nascesse il loro bambino.

Hermione lanciò uno sguardo soddisfatto alle pentole sui fornelli e sorrise al loro elfo domestico che, naturalmente, aveva aiutato a cucinare perché non lo avrebbe mai lasciato fare tutto da solo

“Grazie dell’aiuto”.

L’elfo le rivolse un inchino che lo portò quasi a toccare il pavimento con il naso

“Non c’è di che padrona”.

I suoi occhi erano palesemente pieni di lacrime di commozione, non si era ancora abituato a cose come essere ringraziato per il suo lavoro, nonostante lavorasse per la loro famiglia da anni

“Vai a riposarti ora, sarai stanco”.

Il piccolo elfo si inchinò di nuovo e sparì nella sua stanza (non avrebbe mai permesso che dormisse in uno stanzino per le scope o atrocità simili!).

Un’occhiata all’orologio sulla parete l’avvertì che aveva ancora un po’ di tempo prima che rientrasse suo marito, poteva rilassarsi un po’ anche lei. Prese un libro e si sedette sulla poltrona ma non riuscì nemmeno ad arrivare alla fine della pagina, nonostante avesse una considerevole velocità nel leggere, perché fu interrotta da una voce che la chiamava:

“Mamma”

Il libro fu abbandonato sulla poltrona mentre lei s’inginocchiava davanti al camino scrutando il volto di suo figlio, comparso fra le fiamme.

“Non ci posso credere, no anzi non ci voglio credere…” cominciò a dire con espressione di profondo rimprovero

“Non è come sembra”

“Ah no? Cosa avete combinato stavolta, tu e quella peste di James?”

“Nulla”. Si affrettò a rassicurarla il ragazzo

“Mmmh vediamo…allora non sei qui per calmarmi già sapendo che sta arrivando un gufo della McGranitt che dice che avete fatto saltare le serre o qualcosa di simile?”

“No, sono qui per parlare con papà...è gia rientrato?”.

Gli rivolse un’occhiata sospettosa, che volesse suo padre perché sapeva che era il meno severo dei due?

“No, è ancora a lavoro…perché vuoi vederlo?”

“Oh…beh se non c’è lui posso parlare con te allora?”

“Certo tesoro”

“Posso uscire di qui? Ho le ginocchia rotte”

“Will…”

Stava per dirgli che era contro le regole ma, vedendo l’espressione sconvolta di suo figlio, annuì e si fece da parte mentre lui usciva dal camino togliendosi la cenere di dosso

“Vieni fuori dai, se ti scoprono parlo io con la preside”.

Era pervasa da un cupo presentimento ma cercò di ignorarlo.

“Oh non ti preoccupare non avrò guai, James sta controllando la situazione”.

Avrebbe voluto fare la severa ma non riuscì a trattenere un sorriso divertito

“Ovviamente, dovevo immaginarlo, del resto quando c’è da mandare al diavolo il regolamento non è che ci sia da pregarlo…è proprio il degno figlio di Harry”.

“Già”.

Si sedettero l’uno di fronte all’altra, Hermione lo guardava negli occhi cercando di capire cosa lo tormentava e sperando che la risposta non fosse quella che aveva in mente

“Allora perché sei scappato da scuola?”.

William si tormentava le mani senza sapere da dove cominciare.

“È vero che papa è stato un Mangiamorte? E che la nostra famiglia è sempre stata immersa nelle arti oscure?”.

Hermione sospirò, si era proprio quello che temeva, aveva detto a Draco che avrebbero dovuto parlargliene prima che entrasse a scuola e lo sapesse da qualcun altro

“E non pensare che basti dire che non è vero niente per rimandarmi a Hogwarts come un bravo bambino, se neghi sono ben deciso a restare qui finché non rientra papà e non mi mostra che sul suo braccio non c’è nulla”.

“Chi ti ha messo in testa queste cose?”.

William rimase in silenzio pensando a quello che era accaduto poche ore prima. Uno della casa di Serpeverde, un pischelletto del primo anno che già si credeva dio, aveva insultato una loro compagna perché era babbana  di nascita, lui e James l’avevano difesa e il ragazzino lo aveva guardato sghignazzando, per nulla intimorito

“Ma proprio tu mi vieni a fare la predica sul fatto che dobbiamo rispettare questa feccia con la famiglia da cui vieni?”

“Che vuoi dire?”. Gli aveva chiesto arrabbiato

Il ghigno del ragazzo si era allargato

“Ma come non sai che i Malfoy sono sempre stati amanti della magia oscura? Eppure il fatto che tuo padre fosse un Mangiamorte…”

Non gli aveva permesso di finire la frase, aveva tirato fuori la bacchetta puntandogliela contro

“Ritira quello che hai detto”

“Non ci penso proprio, non è colpa mia se non sai chi era tuo padre”.

Gli avrebbe fatto una fattura ma James gli aveva afferrato il polso e lo aveva trascinato via

“Lascialo perdere, quel piccolo idiota sta sparando boiate per provocarti”.

Ma le rassicurazioni del suo amico non erano bastate e le parole di quel ragazzino avevano continuato a ronzargli in testa così, alla fine, aveva deciso di parlare direttamente con i suoi genitori.

Scosse la testa tornando al presente e si decise a rispondere a sua madre

“Me lo ha detto un ragazzino con cui ho litigato, allora che c’è di vero?”.

Lei sospirò di nuovo

“Tesoro devi capire che tuo padre era solo un ragazzino, aveva sedici anni…”

Quelle parole ebbero un effetto devastante sul ragazzo…non era possibile, semplicemente non poteva essere vero, adorava suo padre, aveva sempre pensato che fosse l’uomo migliore del mondo, non poteva essere stato un Mangiamorte e soprattutto questo non poteva essere giustificabile

“Solo un ragazzino?! Ma ti rendi conto di quello che dici? Io ho quindici anni ma non mi sognerei mai di unirmi ad un pazzo che predica che babbani e maghi nati da babbani devono morire”.

La sua indignata protesta fu interrotta dall’occhiata severa e arrabbiata di sua madre

“Ehi datti una calmata ragazzino! È facile per te dire che non accetteresti le idee di Voldemort, perché io e tuo padre, e sottolineo tuo padre, ti abbiamo insegnato che sono tutte eresie. Sappi che a tuo padre invece è stato insegnato che il fatto di essere un Malfoy e di avere il sangue puro lo rendeva paragonabile a un Dio mentre i figli di babbani erano polvere sulle sue scarpe, insomma credo che la sua prima parola sia stata purosangue, direi che è normale che avesse bisogno di un po’ di tempo per maturare”

“Mamma! È uno di quelli che hanno ucciso i tuoi genitori e hanno torturato te, ho visto le ferite sul tuo corpo cosa credi? COME HAI POTUTO SPOSARLO”. Sbraitò il ragazzo, evidentemente sconvolto

Hermione lo guardò con tristezza

“Per l’amor del cielo! Non puoi dare a tuo padre la colpa di ogni singolo atto commesso da ogni singolo Mangiamorte, lui non era fra quelli che hanno ucciso i miei genitori e neppure fra quelli che hanno torturato me”

“Ah si?! E quanti come te ha torturato o ucciso?”.

Il solo pensiero che suo padre avesse potuto commettere cose del genere gli dava la nausea

“Tuo padre non era un assassino”

“E allora cos’era?”.

Hermione guardò suo figlio stupita una volta di più dalla somiglianza con il padre. Scosse la testa, non era il momento di pensarci

“Vediamo se riesco a fartelo capire…”

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Capitolo 2
*** Doccia gelata ***


 

 

DOCCIA GELATA

 

“…Sento il silenzio condannare la mia colpa, la nostra forza sopravvivrà se regnerà il loro potere? Guarda chi sono, vai oltre le apparenze….”

 

Within Temptation (See Who I am)

 

La biblioteca era completamente deserta, com’era da aspettarsi visto che a quell’ora  tutti gli studenti di Hogwarts erano a lezione…beh quasi tutti, perché in effetti su uno dei banchi c’era una ragazza, ma non studiava; cosa che, come avrebbe potuto assicurare chiunque la conoscesse, era insolita per lei; stava con la testa appoggiata sul libro immersa in un sonno profondo.

Hermione aprì gli occhi lentamente, si guardò attorno e diede uno sguardo all’orologio

Oh cavolo!

Era stanchissima quel giorno perché aveva studiato fino a tardi e il risultato era che adesso rischiava di arrivare tardi ad Antiche Rune

“Maledizione è già la seconda volta questa settimana! Oh che vergogna non è da me arrivare a lezione iniziata! Oh Dio stavolta la prof mi uccide”. Pensò

In effetti le sue preoccupazioni erano fondate perché Celia Davis non era certo famosa per avere una pazienza da santa, anzi. Raccolse le sue cose e corse su per la scalinata, passò davanti al bagno dei ragazzi al settimo piano ma qui si fermò con una scivolata. Aveva sentito un rumore decisamente insolito: un singhiozzo, se non si sbagliava di grosso, in quel bagno c’era qualcuno che piangeva

“Piton avrà trovato un'altra vittima tra i ragazzini del primo anno, dovrebbe smetterla di umiliare gli alunni, è controproducente”.

Si avvicinò alla porta cercando conferma di quello che aveva sentito e, infatti, sentì che decisamente la dentro qualcuno piangeva. Il suo naturale istinto al rispetto delle regole le diceva che avrebbe dovuto andarsene perché non poteva entrare nel bagno dei ragazzi, ma la sua curiosità la spinse ad aprire un pochino la porta per vedere chi c’era dentro, quando riconobbe la figura che le dave le spalle si ritrasse velocemente nascondendosi dietro il muro

Caspita!!

Si strofinò gli occhi e diede un altro sguardo veloce per controllare di non essersi sbagliata. No aveva visto giusto, quello che singhiozzava non era neanche lontanamente un ragazzino del primo anno, era del sesto e si chiamava Draco Malfoy

“Chissà forse la mamma gli ha ridotto la paghetta ora che il paparino è in prigione”.

Ma, al di là del suo sarcasmo, non poteva non chiedersi che cosa potesse far piangere un ragazzo così viziato e smisuratamente sicuro di se, non riusciva a credere che sentisse così tanto la mancanza del padre eppure non vedeva altra spiegazione…

“Ehi Granger va bene che sei brutta ma che non sappia neppure tu se sei maschio o femmina è grave”.

Lei alzò lo sguardo spaventata trovandosi a fissare proprio l’oggetto della sua curiosità

“Prego?”. Chiese decidendo che era meglio fare la finta tonta

“Sei davanti al bagno dei maschi genio”. Sbuffò lui

Lei lo studiò senza rispondere, stava appoggiato allo stipite della porta con un sorriso sarcastico e la solita aria da sono-un-gran-figo-e-me-ne-vanto e non sembrava assolutamente che avesse pianto, però guardandolo negli occhi si accorse che avevano l’inconfondibile patina delle lacrime ed erano anche arrossati e, non riuscì a non pensare, erano più umani e, si, anche più belli

“Ma quanto sono scema ci manca solo che mi metta a sbavargli dietro come quella gallina della Parkinson!”. Si disse

Malfoy si aspettava chiaramente una reazione alla sua presa in giro e vedendo che non rispondeva il suo sorriso si accentuò

“Aspetta fammi indovinare, Potter ti ha mandata a pedinarmi?”.

Benché cercasse di mantenere un’aria impassibile divenne parecchio rossa al ricordo di cosa aveva scoperto la sera prima

“Sbagliato Malferret non sono io che ho il compito di pedinarti”. Rispose mentalmente

“…immagino che dopo che l’ho beccato nel mio scompartimento il tuo amico abbia perso la voglia di farlo personalmente, vero?”. Continuò lui non notando la sua reazione

L’imbarazzo di essere stata colta a spiarlo lasciò il posto alla rabbia; quella sottospecie di bullo di lusso aveva aggredito Harry in una maniera ignobile e aveva anche il coraggio di vantarsene!

“Oh si è stata davvero una grande impresa, sei riuscito addirittura a rompergli il naso dopo averlo solamente immobilizzato a tradimento” sospirò sbattendo le ciglia con finta ammirazione “aah Draco tu si che sei un vero uomo!”.

Quello era un argomento su cui il principe di Serpeverde non ammetteva scherzi, infatti, le si avvicinò con una certa furia omicida negli occhi

“Non mi provocare Mezzosangue”. Ringhiò

Lei fece un sorriso di scherno

“Perché sennò che mi fai? Guarda che non sono bloccata da una reticella per borse”

“Mmh si lo vedo e non hai neanche Potter e Weasley a pararti le chiappe, sicura di voler continuare questa “conversazione”? ”

In effetti quello era lo stesso pensiero che passava nella mente di Hermione, non solo era sola ma, se quelle di Harry non erano solo paranoie, era sola con un Mangiamorte. Ma il suo più grave problema era sempre stato l’essere molto, troppo orgogliosa e questo a volte annullava l’effetto della sua proverbiale razionalità. Sapeva che un'altra persona se ne sarebbe andata il più in fretta possibile ma lei si rifiutava di dare a quell’idiota la soddisfazione di mostrargli che le faceva paura, fece un passo avanti e tirò fuori la bacchetta

“Beh tu non hai ne Tiger ne Goyle dunque siamo pari direi”.

Lui la osservò stupito, la reazione della piccola Grifondoro lo aveva spiazzato, eppure non poteva dire che gli dispiacesse perché aveva un’immane voglia di sfogare su qualcuno la frustrazione che lo attanagliava da giorni, quella presuntuosa so-tutto-io della Granger era il bersaglio ideale, così estrasse a sua volta la bacchetta accettando la sfida

 “Ok Mezzosangue vediamo cosa sai fare”.

Non fece in tempo a pronunciare neppure mezzo incantesimo perché lei era molto più veloce di quanto avesse creduto

“Aguamenti”.

Nel giro di trenta secondi si ritrovò fradicio fino all’osso. Hermione non riuscì a evitare di ridere davanti alla sua aria sconvolta

“Beh così ti rinfreschi i bollenti spiriti”. Lo prese in giro

Il suo sorriso scomparve immediatamente, cancellato da un urlo indignato alle sue spalle

“Signorina Granger”.

Hermione si voltò con aria colpevole trovandosi davanti all’espressione attonita e delusa della McGranitt

“Ingaggiare un duello nei corridoi, non mi sarei mai aspettata un simile comportamento da lei”.Urlò la professoressa

“Eh a chi lo dici!” Pensò il biondo Serpeverde

Lui era abituato agli scatti di nervi dello Sfregiato e di quel pezzente di Lenticchia ma la Granger…. no, lei era quella sempre controllata, quella che tratteneva i suoi amici quando volevano fare a botte; persino quando ad averli provocati era una offesa rivolta a lei; quella che al massimo ti rispondeva con una battuta sarcastica se proprio le giravano le palle, non era una che si metteva a duellare…o si?

“Ah ti sei dimenticato di quando ha tentato di staccarti la testa a schiaffi?” fece una vocina dentro di lui. Non si era dimenticato di quell’episodio e, avrebbe ingoiato una cassa di vermicoli piuttosto che ammetterlo, ma quella volta era andato via perché aveva visto troppe magie fatte dalla Granger per non sapere che se avesse voluto avrebbe potuto fargli mooolto male, e non dubitava che in quel momento lo avrebbe voluto. Si forse aveva sottovalutato la ragazza, forse era più tosta di quanto pensasse, decisamente più tosta a giudicare dalle fiamme che erano comparse nei suoi occhi quando aveva preso in giro Potter. Però attualmente la sua grinta era scomparsa sotto lo sguardo severo della vicepreside, sorrise soddisfatto

“Non c’è bisogno che mi vendichi per la doccia mezzosangue, ci penserà la mummia scozzese a fartela pagare”

“Cosa ti è saltato in mente signorina”. Stava sbraitando la McGranitt

Hermione sollevò il viso in un impeto di orgoglio

“Oh mi è sembrato che il mio amico di Serpeverde fosse accaldato e ho voluto aiutarlo”. Rispose candidamente

“Cosa fai! Cosa fai ma sei impazzita! Non è questo il modo di rispondere alla McGranitt”. La rimproverava la sua coscienza. Draco si voltò di scatto…aveva sentito bene? No impossibile, quello era il genere di risposte che avrebbe potuto dare lo Sfregiato, magari davanti a Piton, ma non la Babbana Zannuta

“Non ha più le zanne” Lo corresse la sua parte oggettiva

Questa era un'altra cosa che non avrebbe ammesso neanche sotto tortura ma, in effetti, lo aveva notato eccome che non aveva più le zanne, quando era entrata nella Sala Grande il giorno del Ballo del Ceppo era talmente diversa che l’aveva scambiata per una di quelle di Beauxbatons e aveva persino pensato di provarci. Una volta di più ringraziò il cielo che proprio mentre stava per avvicinarsi a lei Pansy avesse sussurrato “Santo cielo cosa ha fatto la Granger?” perché se ci avesse provato davvero senza riconoscerla non avrebbe retto al disonore. La risposta della Grifondoro non aveva sorpreso solo lui però, la McGranitt aveva un’aria allibita e le sue labbra erano tanto strette da essere quasi scomparse dal viso

“Come osi signorina!  Cinquanta punti in meno a Grifondoro e ringrazia che non ti metta in punizione”.

La povera ragazza diventò bianca come un fantasma

“Oh mio Dio! Sto mandando in rovina la mia casa”. Pensò,  era tipico del suo carattere drammatizzare

Il suo odiato bene le si avvicinò con un sorriso

“Grazie Granger”. Le sussurrò all’orecchio

Lei ignorò il brivido che aveva sentito, o almeno ci provò, concentrandosi sulla rabbia per la presa in giro, peccato non poterlo incenerire con lo sguardo, una strega avrebbe dovuto avere quel potere secondo lei

“Sparisci Malferret, se se ne va la McGranitt prima di te e ci ritroviamo di nuovo soli, ti faccio secco, giuro”.

Lui sogghignò senza mostrarsi intimorito ma ritenne più sicuro per le sua incolumità sparire perché era certo che la ragazza conoscesse incantesimi mortali e non si fidava della sicurezza che non avrebbe osato praticarli. Quando anche la McGranitt andò via dopo aver finito la ramanzina, Hermione rimase sola nel corridoio, l’ora di Antiche Rune ormai era persa così decise di tornare alla Sala Comune per portarsi avanti con i compiti. Mezz’ora dopo Ron e Harry, i suoi migliori amici, fecero ritorno dalla lezione di Divinazione e si unirono a lei

“Come muori oggi Harry?”.

Il Bambino Sopravissuto le sorrise

“Ginny come muoio?”. Chiese alla ragazza che stava entrando in quel momento

Lei lo guardò come se fosse una cosa orribile poi emise un gemito soffocato e si sedette accanto a Hermione come se le gambe non la reggessero, la mano poggiata sul petto

“Oh mi caro, oh Dio no è terribile…” esalò in un ottima imitazione della Cooman

Tutti e quattro i ragazzi risero

“Hermy che è stà storia che hai annaffiato Malfoy?”. Chiese Ron tornando serio

“Oh niente è una scemenza, chi ha messo in giro questa storia?”

“Colin, dice che stava andando in bagno e ha sentito la McGranitt che ti sgridava, ne parla tutta la scuola”. Le fece sapere Harry

“Cosa ti ha fatto quell’idiota per farti arrabbiare così?”. Chiese Ginny con tono feroce

Conosceva la sua amica e l’ultima cosa che voleva era che andasse a cercare Malfoy per fare vendetta e sapeva che ne sarebbe stata assolutamente capace, si non c’erano dubbi in questo lei e Harry si meritavano a vicenda

“Niente, le sue solite battute, solo che ero già di cattivo umore e così…”. Si affrettò a rassicurarla

Tre paia di occhi sconcertati si puntarono su di lei

“Scherzi vero?”. Fece Ron, un’aria assolutamente ammirata che avrebbe fatto venire una crisi isterica a Lavanda

“No Ron non scherzo ma non gli ho fatto nulla di che, l’ho solo bagnato un pochino”

“Ma dove l’hai visto?”. Chiese Harry

Per un momento si domandò se non fosse il caso di dire perché si era fermata davanti al bagno dei maschi, magari era importante il fatto che Malfoy stesse piangendo, ma poi decise che era troppo personale e non era il caso di divulgarlo, forse visto il tipo gli stava usando troppa delicatezza ma lei era fatta così

“Stava uscendo dal bagno dei ragazzi e io stavo andando ad Antiche Rune”

“Oh”.

La delusione nella voce del suo amico era molto evidente, sicuramente sperava in qualcosa di più utile

“Beh comunque sei stata grande”. Si complimentò Ron

Lei si sentì arrossire, eppure…eppure tra loro qualcosa era cambiato, il loro rapporto si era incrinato quando lui si era messo con Lavanda; intendiamoci gli voleva ancora un bene dell’anima e lo apprezzava ancora come persona ma il ragazzo che credeva che fosse non si sarebbe messo con un'altra anzi che dire a chiare lettere che era geloso di Victor(Ginny alla fine le aveva confessato tutto) e ora non era sicura di poter andare oltre l’amicizia con la persona che aveva scoperto. Fissò le fiamme davanti a lei pensierosa, per l’ennesima volta da quando era tornata alla Torre si chiese perché Malfoy stava piangendo, certo la spiegazione che fosse la mancanza del padre era plausibile ma lei sentiva c’era dell’altro, anche se non sapeva cosa.

 

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Capitolo 3
*** Che caratterino! ***


 

 

CHE CARATTERINO!

“ Troppo celebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore…Potrei ma non voglio fidarmi di te, io non ti conosco e in fondo non c’è in quello che dici qualcosa che pensi…”

Samuele Bersani (Giudizi Universali)

 

Che palle!

 

Questa volta neanche con tutto il rispetto che incuteva ai suoi compagni di casa era riuscito a evitarsi le frecciatine quando si era sparsa la voce di quello che era successo con la Granger(Ovviamente Nott aveva fatto in modo che la storia raggiungesse tutti i Serpeverde dal primo al settimo anno)

“Maledetto questa la paghi, giuro che la paghi”. Pensò Draco schiumante di rabbia

Si, paradossalmente, non era con la Granger che era arrabbiato ma  con Nott che aveva colto la ghiotta occasione per rendergli la vita impossibile, e c’era anche riuscito: era da quando Moody lo aveva trasformato in un furetto che non sopportava una tale serie di prese in giro

“Ehi Malfoy attento c’è la Granger alle tue spalle”. Urlò il suo odiato compagno

Dio quanto lo detestava! Avrebbe quasi preferito avere Potter  come compagno di casa, ed era tutto dire.

“Quell’idiota, ignoralo Dracuccio si stancherà, e poi non è stata certo colpa tua, quella feccia della Granger ti ha sicuramente colto di sorpresa”. Lo consolò Pansy, attaccata al suo braccio come sempre. Le sue premure però non lo consolavano per niente, anzi, già di solito lo infastidiva perché era asfissiante come un tranello del diavolo, ora che era anche di cattivo umore proprio non poteva sopportarla. Oltretutto quella frase gli aveva anche ricordato che la Granger non lo aveva per niente colto di sorpresa, si era proprio fatto bagnare da una mezzosangue senza attenuanti

“Senti vai in classe, io mi faccio un giretto così mi calmo, ok?. Le propose cercando di essere gentile per quanto lo permetteva la sua natura, perché forse la tipa era asfissiante ma di notte era straordinariamente utile

“Ok”. Fece lei in tono deluso, era chiaro che avrebbe voluto entrare in classe con lui per far vedere a tutti con chi stava.

Rimasto solo tirò finalmente un sospiro di sollievo. Bene! Ora poteva rilassarsi e magari farsi una sigaretta così scaricava i nervi

“Non era una presa in giro”. Fece una voce alle sue spalle

Voltandosi si trovò faccia a faccia con la sua “aguzzina”del giorno prima, solo che adesso aveva un’aria molto colpevole e forse anche un po’ impaurita, ma lo nascondeva bene, ci voleva un buon osservatore come lui per capirlo

“Che vuoi dire?”

“Beh Nott non scherzava, ero davvero dietro di te”

“E scommetto che ti sei divertita un mondo, oh ma sono sicuro che anche ieri ti sarai divertita con la festa che ti avranno fatto i tuoi compagni”

“Tanto per cominciare io non mi diverto a umiliare la gente, a differenza di qualcun altro, e poi guarda che non hai tutta questa importanza, gli unici a cui frega qualcosa di questa storia sono quei citrulli della tua casa”

“Oh si come no! Mi vuoi far credere che non hai fatto ridere i tuoi amici raccontando di quello che hai visto in bagno?”.

Lei abbassò lo sguardo imbarazzata

“Non ho visto niente in bagno”. Mormorò

Non era per nulla convincente anche senza legimazia

“Ripetilo adesso”. La provocò sollevandole il mento con un dito e fissandola negli occhi, cosa che la fece più o meno diventare del colore dei capelli di Ginny

“Ok, ok ma non l’ho raccontato”

“Dovrei crederci?”

“Si”. Confermò lei, e stavolta ricambiò lo sguardo senza neanche battere le ciglia

Era evidente che non mentiva, era sicuro che quella ragazza non avrebbe mai saputo mentire guardandolo negli occhi, lo sapeva anche senza conoscerla bene. Però, a parte le prese in giro di Potter e Weasley, c’era un problema molto più pressante, ricordava bene cosa stava facendo quando si era reso conto di non essere solo, stava parlando tra se e se e le cose che diceva…beh se lei le aveva sentite era in un guaio molto serio

“Cos’hai visto di preciso?”

Lei parve non capire

“Che significa cosa ho visto?”

“Senti non mi sembra una frase così difficile”

“Beh ho visto che piangevi”.

Stavolta era arrossita talmente tanto che si sentiva il calore, ma anche lui non era pallido come al solito dopo quella frase

“E basta?”

“Si, perché cosa hai paura che abbia visto?”.

Quella domanda lo costrinse a darsi dell’idiota nonostante la sua smisurata stima di se, si era fregato da solo, le aveva fatto capire chiaramente che c’era dell’altro

“Niente”.

Altra mossa da idiota perché così poteva solo incuriosirla ancora di più, ma lui non se ne rese conto, non subito almeno

“ Ehi ti sembro forse uno di quei due troll dei tuoi amici? Guarda che non sono scema sai? Se mi stavi chiedendo cosa ho visto evidentemente c’era qualcosa da vedere”

“Credimi Granger non somigli per nulla ne a Tiger ne a Goyle, diciamo che avete delle curve molto diverse”.

Già di per se una frase del genere detta da lui avrebbe fatto svenire metà delle ragazze della scuola, ma lo sguardo che era seguito avrebbe dovuto essere etichettato come arma di distruzione di massa. Hermione era una ragazza come tutte, magari più intelligente della media, ma sicuramente con le stesse emozioni di una qualsiasi sedicenne, dunque niente di strano che avesse perso per un attimo la concentrazione; purtroppo per il Serpeverde, il momento passò più veloce di quanto si aspettasse, anzi, avendo la percezione che lui stesse cercando di fregarla con quel complimento divenne molto più agguerrita.

“Bene adesso mi scambi per la Parkinson? Guarda che non mi basta un’occhiata per farmi svenire”

“Cos’è un invito a provare un metodo più forte?

“Malfoy piantala ti avverto o stavolta ti faccio male sul serio”.

Probabilmente la sua espressione avrebbe dovuto essere un segnale di pericolo, ma lui stava scoprendo che era molto divertente farla arrabbiare, quindi anzi che lasciarla in pace la provocò ulteriormente

“Dunque è un caso che questa è la seconda volta che ti becco senza i tuoi amici? Perché sto iniziando a pensare che tu lo faccia per stare da sola con me”.

“Certo perché se ti ammazzo non voglio testimoni”.

Molto lontano dall’aver paura, il biondino scoppiò a ridere divertito

“Dovrei aver paura?”

“Ma dai! Tu che hai paura di una mezzosangue? No, non sei abbastanza intelligente da avere paura di me”.

La sua espressione divenne minacciosa e fece un passo versò di lei

“Sai che se tu fossi un uomo ti avrei già picchiata?”

“Si, e se tu fossi un uomo avrei anche potuto avere paura”.

Chiunque altro gli avesse fatto una battuta del genere sarebbe stato schiantato all’istante ma, detta da lei, era un’altra dimostrazione che quella ragazza aveva molto più spirito di quanto non sembrasse e la cosa era parecchio interessante per lui

“E se decidessi di farti cambiare idea?”

“La Parkinson si suiciderebbe”

“Gelosa?”

“Ti piacerebbe Malfoy, gelerà l’inferno prima che io sia gelosa di uno come te”

“Bene perché sarebbe un peccato se ti dovessi spezzare il cuore…lo sai vero che non toccherei mai una mezzosangue come te?”.

Hermione si sentì attraversare da un’ondata di rabbia che la portò inevitabilmente a straparlare

“E cosa ti fa pensare che mi lascerei toccare da un Mangiamorte come te?”.

Aveva fatto un passo falso e lo capì all’istante, prima ancora di essere spinta contro il muro

“Se sono un Mangiamorte adesso dovrei ucciderti, giusto?”.

Lui aveva sempre trovato divertente sentire suo padre che parlava di gente terrorizzata ma lo sguardo agghiacciato con cui lo fissava la ragazza…quello non era divertente, no affatto

“Rammollito”. Si disse

Oh si sapeva che suo padre gli avrebbe detto questo, suo padre, del resto, non si sarebbe limitato a spaventarla se fosse stato al suo posto. Aveva sempre desiderato essere come suo padre ma quella volta si rassegnò all’idea di non essere lui e lasciò andare la sua piccola vittima, che si accasciò contro il muro tremando visibilmente, si non era per nulla divertente

“Granger per l’amor del cielo stavo scherzando… comunque ti consiglio di smetterla di andare in giro a fare accuse simili, potrebbe essere pericoloso”

“Pericoloso per me o per te se Voldemort scopre che qualcuno ha capito cosa sei?”.

La frase gli procurò un doppio brivido, perché lei aveva usato il nome del Signore Oscuro, e perché era troppo vera, lui era pienamente consapevole che la sua unica utilità stava nell’essere insospettabile ma se fosse diventato noto come Mangiamorte non sarebbe servito più a nulla e questo significava morte, e non solo la sua

“Fatti i cazzi tuoi Granger, credimi, vivrai più a lungo, purtroppo”

“Al contrario di te, so che il tasso di mortalità tra voi è molto elevato”.

Lo sapeva già, eccome se lo sapeva, solo che quando l’aveva scoperto ormai aveva giurato fedeltà al Signore Oscuro, suo padre si era dimenticato di accennargli a questo “dettaglio” quando parlava dei suoi trascorsi di Mangiamorte

“Si immagino che la cosa ti preoccupi molto”

“Che un ragazzo di sedici anni, per quanto vanesio, arrogante, egocentrico e smisuratamente bastardo nell’anima, si faccia ammazzare? Si Malfoy mi preoccupa”.

La cosa era quasi comica, una persona che avrebbe dovuto desiderare ardentemente la sua morte che si preoccupava per lui. Si, sarebbe stata comica se non fosse stato per la pietà che le leggeva nello sguardo, lui non voleva la pietà di nessuno, men che meno quella di una mezzosangue…e aveva appena notato una cosa che avrebbe fatto scomparire quello sguardo dai suoi occhi

“Mezzosangue guarda cosa c’è qui sopra”. Sussurrò

Lei ci mise un po’ a registrare la frase perché era troppo fuori tema

“Cos’è hai visto un gorgosprizzo?”

“Ehi ora sei tu che fai confusione, guarda che non sono la Lovegood, no parlavo di qualcosa di molto reale”.

Hermione aveva scordato in che periodo erano altrimenti forse avrebbe intuito di cosa parlava Malfoy, quando alzò gli occhi la sua espressione prima curiosa divenne quella che avrebbe instaurato davanti a uno Schioppodo Sparacoda. Appeso proprio sopra di loro c’era un “pericolosissimo”, almeno secondo lei, rametto di…vischio.

“Ehm credo sia ora di tornare in aula…sai…Piton…”balbettò.

Era davvero troppo divertente vederla tanto imbarazzata

“Oh a me Piton non direbbe nulla, quando mai mi ha sgridato per un ritardo?”

“Beh a me si e non voglio far perdere punti a Grifondoro, visto che ci ho già pensato ieri, grazie a te!”. Rispose lei più decisa.

Draco la guardò correre in classe trattenendo a stento una risata

“E pensare che metà delle ragazze della scuola avrebbero pagato per trovarsi sotto il vischio con me”. Si disse

Ma lei non era come le altre e aveva appena cominciato a scoprire quanto era diversa, il meglio non era ancora arrivato

 

 

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Capitolo 4
*** Recita natalizia ***


 

RECITA NATALIZIA

 

“…Cullami accanto a  te,  potrei perfino baciarti così da vicino,vedendo, credendo, sognando, ingannando….”

Nightwish (Sleepwalker)

 

Le solite tre poltrone davanti al camino, i soliti tre ragazzi seduti sopra: Harry, Ron e Hermione; per tutti e tre una scena deliziosamente familiare, come era familiare, ormai, l’immancabile esclamazione di Harry…

“Cosa darei per sapere che sta combinando Malfoy”.

Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo esasperato, molto familiare anche quello, anzi quella volta forse meno del solito perché Hermione cominciava a essere meno convinta. Si guardava bene dall’incoraggiare l’ossessione per Malfoy che negli ultimi tempi aveva colpito il suo amico, e davvero non la si poteva biasimare per questo visto cha aveva già portato delle spiacevoli conseguenze. Eppure anche lei cominciava a essere curiosa di sapere cosa combinava il Principe delle serpi, preoccupata più che curiosa, perché era certa che qualsiasi cosa stesse facendo doveva essere pericolosa se lo aveva ridotto al punto di piangere

 “Eh dai Harry piantala con Malferret, c’è la partita vicino, concentrati su quella…tanto abbiamo capito che nella Stanza delle Necessità non si entra ”. Lo ammonì Ron

Lei non stava più ascoltando la conversazione perché stava inseguendo un pensiero, le era venuta un idea …

 “Ma si potrebbe convincere Malfoy a dirci cosa fa li dentro”. Disse lentamente

Harry alzò la testa di scatto       

“Come?”

“Con lo stesso modo che abbiamo usato al secondo anno”.

“La Pozione Polisucco?”. Chiese Ron con aria scettica

Harry, invece saltò giù dalla poltrona entusiasta

“Ma certo Herm sei un genio! C’é un intero calderone nei sotterranei, ne rubiamo un po’ e…”

“Non parlavo di quello, è troppo rischioso visto che lo fa anche Malfoy, Lumacorno potrebbe essersi accorto che sta sparendo”

“E allora?”

“Io non ho bisogno della Polisucco per cambiare aspetto”

Circa tre mesi prima aveva preso in biblioteca un libro che parlava di Mutaforma, maghi in grado di assumere sembianze di altri, rari come i Metamorfomaghi e come loro possessori di un dono innato. Durante una pausa nel parco ci aveva ripensato e, senza rendersene conto, aveva iniziato a seguire i passaggi mentali per eseguire la trasformazione, accuratamente descritti nel libro. Dieci minuti dopo Ron le si era avvicinato e l’aveva baciata, ovviamente gli aveva  dato un ceffone, già lo avrebbe picchiato in condizioni normali, figurarsi in quel periodo che avevano litigato per la storia con Lavanda. Era stato solo quando, rifugiatasi nel suo dormitorio a sbollire la rabbia, si era guardata allo specchio e aveva visto il viso alterato di Lavanda Brown ricambiare il suo sguardo che aveva capito il gesto di Ron e la sua faccia sconvolta quando lo aveva picchiato. Visto il particolare momento, Lavanda era stata la prima persona che le era venuta in mente mentre pensava alla trasformazione e aveva preso le sue sembianze…era una Mutaforma. Da allora aveva  studiato minuziosamente l’argomento e si era esercitata quanto più possibile arrivando a padroneggiare perfettamente quel nuovo potere, solo allora ne aveva parlato ai suoi amici

“Stai pensando di prendere le sembianze di qualcuno della sua casa?”. Chiese Harry

“Si, direi la Parkinson perché Zabini purtroppo è rimasto qui per le vacanze così come Tiger e Goyle e sarebbe difficile liberarci di uno di loro, e gli altri…beh non credo si fidi abbastanza”

“No Hermy, non se ne parla neppure, tu non entri nella Sala Comune di Serpeverde da sola”. Intervenne Ron

Lei gli lanciò un’occhiata da gelare l’inferno

“Da quando mi puoi dare ordini?”

“Harry…”. Implorò lui

Ma se pensava di ottenere il sostegno dell’amico si sbagliava, la preoccupazione di Harry per l’incolumità della ragazza, al momento, era di molto limitata dalla voglia di svelare un mistero che lo tormentava da mesi

“È lei che deve scegliere, e poi nessuno capirà chi è”

“E se Malfoy si accorge che non è la Parkinson?....E poi scusa Herm credi davvero che direbbe a quella cosa combina?”

“Dipende, io sono più furba della Parkinson, magari riesco a farlo parlare”

“È deciso allora….quando lo vuoi fare Hermy?”. Chiese il Bambino Sopravvissuto

“Stasera prima di cena? Hai detto che i Serpeverde hanno l’allenamento, potrei aspettarlo quando ritorna”

“Giusto, beh noi ti teniamo d’occhio per sicurezza, ok?”.

Ron ostentava un’aria poco convinta ma, visto che era in netta minoranza, decise di stare zitto accontentandosi di tenere il broncio, ma ad accompagnare Hermione quella sera, mentre aspettava Malfoy, c’era anche lui.

“Sei sicura?”. Chiese Harry

Lei fece un sorriso rassicurante

“Certo…oh spostatevi sta arrivando”.

Ron e Harry si nascosero in un angolo mentre lei assumeva le sembianze della Parkinson e si affrettava ad andare in contro al capitano della squadra Quidditch di Serpeverde

“Ma guarda se dovevo proprio prendere le sembianze della Parkinson, adesso mi tocca pure fare la carina con quello lì”.

Ma nonostante le sue lamentele mentali si costrinse a buttargli le braccia al collo urlando il suo nome in una perfetta imitazione della mora che impersonava. Era stata tanto brava che all’inizio Draco ebbe solo una sensazione di fastidio nel ritrovarsi di nuovo quella piattola attaccata, ma aveva commesso un piccolo sbaglio, il suo profumo non era quello che di solito usava la Parkinson e il biondino se ne accorse quasi subito

“Strano quella è così scema che pensa che la cosa dolciastra che mette di solito mi piaccia, chissà perché l’avrà cambiato… ora che ci penso, sto  profumo mi è familiare”.

“Hai visto che bella sorpresa sono tornata per passare il Natale con te”. Squittì la ragazza lasciandolo

Una cosa che non faceva quasi mai era guardare Pansy negli occhi, erano la sua parte meno interessante, eppure quella volta si ritrovò a fissarla, e quello che vide gli fece ricordare dove aveva già sentito quel profumo

“Lo porta la Granger, l’ho sentito quando l’ho inchiodata al muro l’altro giorno”.

Ma il pensiero fu messo da parte veloce come era arrivato. Figurarsi, se c’erano due persone diverse erano quelle due, ma come aveva fatto a pensare che ci fosse una somiglianza tra loro?

“Sto morendo di gioia”. Sbuffò davanti all’espressione speranzosa della sua interlocutrice

Lei fece una risatina stridula e lo prese per il braccio

“Dai andiamo in Sala Comune così mi racconti cosa hai fatto senza di me”.

Lui si fermò di scatto

Andiamo in Sala Comune?!

Ma Pansy normalmente si sarebbe fiondata in camera sua….a meno che…

“Eh piantala con stè boiate, ma come farebbe a spacciarsi per Pansy?”. Si intimò

Però una parte di lui si era convinta di quell’ipotesi e aveva anche una valida risposta

“Allo stesso modo con cui Tiger e Goyle si spacciano per ragazze, la Polisucco nel sotterraneo”.

Solo che era più o meno sicuro che la Granger non avrebbe mai fatto niente di così illegale

“Già ma Potter si, e potrebbe averla convinta a farlo al suo posto”. Gli fece notare sempre la stessa maledetta voce.

Immerso in queste riflessioni ci mise un bel po’ ad accorgersi che la ragazza lo fissava interrogativa

“Dracuccio ti senti bene?”.

Il tono mieloso era proprio quello giusto però…

Le rivolse un sorriso rassicurante e la guidò verso i sotterranei. Forse era solo la sua immaginazione, ma gli parve di sentirla tremare leggermente quando entrarono nella Sala Comune.

Erano tutti impegnati nelle solite attività, non certo i compiti per le vacanze, lui vide subito Blaise seduto da solo vicino al fuoco e si affrettò a raggiungerlo

“Ehi com’era l’allenamento?”

“Uno schifo, se quelle femminucce non migliorano dovrò sopportare di essere battuto di nuovo da quell’idiota di Potter.

Pansy, al suo fianco, si irrigidì impercettibilmente, lui finse di non notarlo e si sedette vicino all’amico

“Ehy Pansy dove vai?”.Le chiese vedendola andare a prendere una sedia

“Sto prendendo una sedia per sedermi vicino a voi”. Rispose lei candidamente(mossa sbagliata la Parkinson non aveva niente di candido, neppure i denti)

“Beh vieni qui, io sono più comodo di una sedia”.

Normalmente non glielo avrebbe dovuto chiedere, e neanche si sarebbe sprecato a farlo, e di certo non avrebbe usato il sorriso affascinante che le aveva rivolto, eppure sul viso della ragazza comparve una chiara ombra di esitazione nonostante le insolite premure

“Ma vuoi vedere che non sono paranoico allora”. Pensò

Alla fine lei si sedette docilmente sulle sue ginocchia, troppo docilmente, Pansy non avrebbe avuto quell’aria da vergine sacrificale

“Guarda che se Potter ti batte non è colpa dei tuoi compagni ma tua, sei tu il cercatore, sta a te trovare il boccino prima di lui”. Stava dicendo Blaise

Sincero come sempre, e come sempre a lui erano permesse affermazioni che non avrebbe permesso a nessun’altro

“E beh? Io sarò il cercatore ma gli altri lo devono tenere lontano da me”

“Sarà…senti io vado a prendere una cosa in dormitorio, torno subito”.

Si alzò stiracchiandosi e sparì dietro la porta di mogano del dormitorio maschile

“Io non so di cosa ti preoccupi, sono sicura che puoi battere Potter”. Fece la pseudo-Pansy

“Davvero?”. Chiese lui guardandola negli occhi

Hermione in vesti verde-argento fece l’ennesimo errore della serata: arrossire e, ovviamente, Draco se ne accorse subito

“Bene ora vediamo chi sei veramente”. Pensò con un piccolo ghigno

Lei si accorse troppo tardi di quello che stava per accadere, solo quando sentì le labbra del biondino sulle sue capì la reale portata del guaio in cui era andata a cacciarsi

“Oh Dio e se tenta di andare oltre io come mi tiro fuori?”.

Non poteva saperlo, ma lui in quel momento non aveva nessuna intenzione di “andare oltre”, aveva capito all’istante chi era veramente la ragazza che stava baciando perché Pansy non si sarebbe irrigidita, non avrebbe avuto una risposta così esitante e innocente e non gli avrebbe neanche poggiato le mani sul petto cercando di tenerlo lontano. A quel punto, quella era solo una piccola vendetta per aver cercato di fregarlo, l’avrebbe lasciata subito, o almeno questo era quello che voleva fare finché lei, di colpo, aveva iniziato a rilassarsi, aveva aperto le dita in una leggera carezza  e la sua risposta era diventata più naturale e, incredibile ma vero, molto più appassionata di quanto si sarebbe aspettato vista la tipa;  allora aveva smesso di sentirsi spiritoso, a dire il vero, aveva proprio smesso di sentire qualsiasi cosa. La ragazza minacciava di mandare all’aria il suo ferreo autocontrollo, un’impresa in cui, stuoli di ragazze del castello e non, avevano sempre fallito, perché lui si divertiva si, ma una parte del suo cervello rimaneva sempre cosciente. Non stavolta però, lei non stava facendo nulla di straordinario eppure le  era bastato un bacio per fargli scollegare il cervello

“Hey! No dico disturbo?”. Fece una voce

Blaise era tornato dal dormitorio e li stava osservando con un ghigno malizioso

“Si Blaise disturbi ma ormai…”. Gli rispose lui sgarbatamente

Già ormai gli aveva fatto ricordare che stava baciando una mezzosangue, in altre parole, gli aveva ricordato che stava facendo l’idiota. Pansy, anzi Hermione, perché ormai non aveva dubbi su chi aveva davanti, scattò in piedi

“No, no Blaise non disturbi affatto…ehm scusate io…ehm vado in bagno”

“Ma che le prende?”. Chiese Blaise guardandola uscire

“Oh niente, sai era tornata per salutarmi ma credo che abbia deciso di ritornare a casa”. Rispose lui con un mezzo sorriso.

Hermione fece parecchia strada prima di azzardarsi a riprendere le sue sembianze e quasi subito si trovò davanti Harry e Ron molto preoccupati

“Tutto bene?”. Chiese Ron

“Cosa ha detto?”. Incalzò Harry

“Oh niente di importante, le solite smargiassate, nulla di preciso sui suoi piani”.

Era ben decisa a tenere nascosto che aveva baciato Malfoy, per quanto la riguardava, avrebbe preferito uscire con il fratellastro di Hagrid piuttosto che dirlo ai suoi amici

“Calmati Hermione non sei tu che l’hai baciato è lui che ha baciato te, anzi, non te, la Parkinson”.

Vista così la faccenda era molto più normale

“Ma ti è piaciuto”. Fece una vocina dentro di lei

“Non mi è piaciuto, sono solo entrata troppo bene nella parte”.

In realtà, e Draco gliel’avrebbe potuto confermare, la sua recitazione era stata penosa, ma almeno la convinzione di aver recitato troppo bene serviva a restituirle una certa tranquillità d’animo

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** La festa ***


LA FESTA

 

“…Gli amici se sapessero che sono proprio io, pensare che credevano che fossi quasi un Dio, perché non mi fermavo mai, nessuna storia inutile, uccidersi d’amore ma per chi? Lo sai all’improvviso sei arrivata tu, non so chi l’ha deciso m’hai preso sempre più, una quotidiana guerra con la razionalità, ma va bene pur che serva per farmi uscire...”

Max Pezzali (Come mai)

 

Non avrebbe mai immaginato di poter rimpiangere Piton, invece; dopo l’ultima lezione di Pozioni con Lumacorno in cui, come al solito, Harry aveva fatto la parte del fenomeno; Hermione stava cominciando a pensare che avrebbe preferito avere di nuovo il vecchio professore, certo era odioso ma almeno manteneva un fondo di giustizia ( intendiamoci, giustizia per lei equivaleva a essere l’incontrastata migliore della classe, anche senza che la cosa fosse riconosciuta apertamente). Uscì dalla segreta con l’umore sotto i tacchi.

“Dai Hermi lo sappiamo tutti che sei brava, non fare quell’aria depressa solo perché Harry è andato meglio di te”. Cercò di blandirla Ron

Ovviamente il suo amico, che aveva una sensibilità elefantesca, anzi che consolarla l’aveva solo fatta infuriare di più

“Non è andato meglio di me, ha barato”.

La replica di Harry, che si era girato per rispondere, fu bloccata da una voce alle loro spalle

“Gra…cioè  Hermione, aspetta un attimo”.

La voce apparteneva a Blaise Zabini, un Serpeverde con cui aveva parlato durante le feste di Lumacorno e che stava iniziando a considerare un caso più unico che raro di “Serpeverde umanus”.

“Ciao Blaise, dimmi”

 “Sai che Lumacorno ha organizzato una festa dove possiamo invitare ospiti?”.

Certo che lo sapeva, stava considerando l’idea di invitare Ron, che poverino era stato ignorato come al solito. Doveva solo trovare il coraggio di dirlo e il modo di farlo senza che la cosa desse addito a pensieri strani, perché non era più interessata a niente che avesse dei risvolti sentimentali con lui,

 ma senza offenderlo specificandolo troppo chiaramente

“Si…e allora?”

“Beh mi chiedevo se ti andava di venire con me, come amici sai…”.

Stava per rifiutare ma poi, alzando gli occhi, notò lo sguardo omicida di Malfoy che stava dietro l’amico e evidentemente aveva sentito

“Cos’è Malfoy il tuo amico è troppo nobile per andare alla festa con una sanguesporco come la sottoscritta?”. Pensò

L’idea la mandava in bestia e l’orgoglio la spinse ad accettare anche solo per dar fastidio al Furetto

“Grazie Blaise, volentieri”. Accettò con un sorriso radioso

“Bene allora ci vediamo nella Sala Grande alle otto?”

“Ok perfetto”.

Si voltò e raggiunse Harry e Ron che avevano due identiche espressioni sconvolte

“Hermi hai accettato di andare a una festa con un Serpeverde?”. Esplose Harry

Ron sembrava aver raggiunto un livello di indignazione al di la delle parole dunque lasciava che fosse l’amico a sgridarla

“Oh falla finita Harry, ci ho parlato spesso ed è simpatico”

“Ma è un Serpeverde”.

La predica continuò per tutta la sera ma, a metà della festa, lei dovette riconoscere che aveva fatto la scelta giusta, Blaise era un ottima compagnia e la festa era divertente. Pensava che non avrebbe potuto essere di umore migliore ma cambiò idea alla vista di Malfoy trascinato da Gazza davanti a Lumacorno.

“Guarda, guarda chi si è fatto beccare”.

Si era dimenticata che Blaise era un suo amico, finchè non vide la sua espressione preoccupata

“Accidenti non è la prima volta che lo becca”. Sussurrò

“Davvero? Ma questo significa che potrebbe essere espulso, Silente è stato molto chiaro a riguardo”

“Appunto, Oh Dio sua madre ne muore se lo buttano fuori”.

Hermione rimase in silenzio mordicchiandosi il labbro, era combattuta fra due istinti: una parte di lei sperava che lo buttassero fuori, l’altra si dispiaceva per sua madre, quando una della due vinse la battaglia si decise a muoversi….

Gazza lo guardava chiaramente in estasi

“Sei nei guai ragazzino, Professor Piton credo che dovrebbe accompagnare questo qui dal Preside”.

In genere non temeva le minacce del custode ma questa volta Draco era veramente terrorizzato, non voleva essere espulso, non che gli importasse della scuola ma sua madre ci teneva così tanto, e c’era il fatto, molto più importante, che lui doveva fare un lavoro a Hogwarts e, se si fosse fatto buttare fuori, rischiava di essere ucciso per aver fallito

“E perché Mastro Gazza?”. Fece una voce alle sue spalle

Quando vide chi aveva parlato, Draco provò la seria tentazione di buttarsi dalla torre di Astronomia, ci mancava solo la Granger a peggiorare la situazione!

“Non sono affari tuoi”. Sbuffò Gazza

Hermione fece un sorriso condiscendente

“Si normalmente non lo sarebbero ma vede stavolta credo che lei stia commettendo un errore”

“Errore? Questo qui è stato sorpreso in giro di notte ed è proibito”

“Non è vero, noi studenti abbiamo il permesso di stare fuori più tardi per partecipare a questa festa”

“Gli studenti invitati forse, ma il professor Lumacorno mi ha appena confermato che lui non era fra questi”

“Perché non l’ha invitato il professor Lumacorno, sono stata io”

“Tu?”.

Lei sollevò il mento con aria di sfida e Draco non potè fare a meno di provare un piccolo moto di ammirazione, subito represso perché lui non poteva ammirare una mezzosangue

“Si io”.

“Bene allora è tutto apposto, signor Gazza torni pure a pattugliare i corridoi e voi due…beh divertitevi”. Intervenne Lumacorno

 “Certo Professore”. Fece Draco guidando la sua improvvisata dama verso il centro della sala

 “Che fai Draco?”. Sibilò lei irrigidendosi

Sapeva che lo aveva fatto solo per rendere realistica la bugia ma era comunque strano sentirsi chiamare per nome da lei

“Mi faccio perdonare il ritardo cherì”. Rispose lui con un candore angelico

Le prese una mano e poggiò l’altra sulla sua schiena

“Fai la brava, non sarebbe normale che mi invitassi a una festa e poi ti rifiutassi di ballare”. Le bisbigliò.

Lei sembrava non voler collaborare ma dopo quell’avvertimento si rassegnò ad assecondarlo. Non era neanche così spiacevole, si disse, e Malfoy si era calato benissimo nella parte, sembrava quasi che gli facesse piacere ballare con lei e, non lo avrebbe mai detto, era anche bravo. L’unica nota sgradevole era che trovandosi così vicino doveva ammettere che, per quanto odioso, era davvero un bel ragazzo, e lei odiava essere costretta a certe considerazioni.

“Allora ti decidi a spiegarmi perché mi hai evitato l’espulsione?”

“Chiariamo le cose Malferret non l’ho fatto per te, l’ho fatto per tua madre”.

Lui inarcò un sopraciglio con aria interrogativa

“Mia madre?”

“Si non è colpa sua se ha un figlio zuccone che va in giro di notte pur sapendo che è proibito..”.

La stretta del biondino sulla sua schiena si accentuò, segno evidente che era contrariato per la frecciata

“…e ne ha già passate tante senza che tu ti faccia espellere”

“Dimentichi che parte di quello che ha passato è colpa del tuo amico?”

“Non è stata colpa di Harry, tuo padre voleva consegnarlo a Voldemort che ti aspettavi che si facesse consegnare senza dire nulla?”.

Lui strinse le labbra evitando di rispondere, in fondo gli aveva salvato le chiappe, inutile girarci attorno, era più saggio non contrariarla

“E da quand’è che ti preoccupi di mia madre? Non pensavo ti piacesse…”

“Perché non dovrebbe?  Non mi ha fatto nulla, si vede che ti ama molto quindi non deve essere così tremenda….e poi ha gli occhi buoni”.

Lo pensava davvero, aveva notato la tenerezza con cui guardava il figlio le rare volte che l’aveva incontrata e aveva deciso che non era malvagia come il marito.

Draco si sbellicò dalle risate sentendo l’ultimo commento su sua madre

“Cos’ha mia madre?”

“Ha gli occhi buoni…oh smettila di ridere sono seria”

“Guarda si possono dire tante cose su mia madre ma…gli occhi buoni….mi mancava, davvero”

“Beh io ho notato quello, che c’è di strano?”

“Niente…dunque mia madre ti piace perché ha gli occhi buoni…e invece immagino che mio padre…

“Sono freddi e crudeli”

“Ero sicuro che l’avresti detto, somiglia a me”.

Stava scherzando ma lei l’aveva preso sul serio e lo osservò un attimo, pensierosa

“No, i tuoi sono più…ehm…umani…somigli di più a tua madre”. Ammise arrossendo

Lo aveva spiazzato, non si aspettava quella considerazione… e così somigliava a sua madre? Nessuno aveva mai detto una cosa del genere, tutti sostenevano che era identico a sua padre e lui, almeno fino a poco tempo prima, ci teneva a essere davvero come suo padre, anche nel carattere…ma ora l’idea che qualcuno gli dicesse che somigliava più a sua madre gli piaceva, più di quanto fosse disposto a mostrare

La musica finì e Hermione si voltò per cercare Blaise e tornare da lui, Draco sapeva già che non l’avrebbe trovato, lo aveva visto andare via dopo aver ammiccato verso di lui, infatti, lei continuò a guardarsi attorno perplessa senza vederlo

“Credo che sia andato via”. Le fece notare

“Ma perché?”

“Beh magari ha capito cosa avevi inventato e ha pensato che sarebbe parso strano vederti con due ragazzi”.

Lei abbassò lo sguardo delusa

“Oh”

“Questo significa che purtroppo tocca a me farti da cavaliere”

“Non è necessario, nessuno mi vieta di tornare nel mio dormitorio”.

Orgogliosa fino all’ultimo

“Non se ne parla proprio, non si va via da una festa alle dieci, e poi ho un debito e io pago sempre i miei debiti”. Affermò lui con un perfetto sorriso made-in-Malfoy

 La situazione tutto sommato lo divertiva. Per un minuto pensò a cosa avrebbero detto i suoi compagni se l’avessero visto, sicuramente a Pansy sarebbero scoppiate le coronarie ma tanto del parere degli altri non gli importava. Tra l’altro la Granger senza uniforme non era neanche male, anzi, poteva anche definirsi carina, mancava solo una cosa…

“Ma dimmi che ragazza va a una festa vestita da sera ma senza trucco”.

Il suo commento sprezzante gli fece guadagnare un’occhiataccia

“Una che non ha bisogno di impiastricciarsi la faccia per paura che la prendano per un uomo”.

In effetti, a giudicare da quello che il vestito lasciava intravedere, era difficile che fosse scambiata per un uomo, non era eccessiva però in genere era infagottata in un uniforme di almeno una taglia più grande che lasciava vedere veramente poco, invece quel vestito aveva la misura giusta e si poteva intuire che sotto c’era un fisico niente male

 “Mi togli una curiosità?”

“Cosa?”

“Perché diavolo ti vesti come la mia bis-nonna, non sei brutta, cosa cerchi di nascondere?”.

Non si aspettava che rispondesse, al massimo si aspettava un bel “Fatti gli affari tuoi”. Ma il suo rossore a quella domanda gli aveva fatto venire in mente un ipotesi

“Ti mettono in imbarazzo gli sguardi maschilii?”.

Ancora nessuna risposta

“Mezzosangue se vuoi che usi la legimazia non ho problemi”

“Perché la sai usare?”.

Era talmente sorpresa che aveva smesso di fissarsi le scarpe

“No, era un modo di dire”.

In realtà la sapeva usare e anche bene ma riteneva più sicuro che lo sapessero meno persone possibili. E comunque non serviva, sapeva di aver azzeccato perché la sua faccia diceva tutto.

“Senti tu forse sarai abituato alla Parkinson che pur di vedersi osservata andrebbe in giro solo con due gocce di profumo dietro l’orecchio ma a me non piace essere guardata come una agnello davanti a un branco di lupi famelici”. Esplose lei alla fine

Lui sorrise soddisfatto, come volevasi dimostrare, aveva ragione!

Lumacorno mandò via tutti verso mezzanotte, non aveva voglia di tornare così presto al dormitorio, avrebbe voluto dedicarsi al suo piano ma sapeva di non poter rischiare di essere beccato di nuovo così tornò in camera sua

“Allora com’é andata?”.

Dovette fare uno sforzo per non sorridere, era sicuro che avrebbe trovato Blaise ad aspettarlo

“Ciao Blaise, figurati non è necessario che mi chieda il permesso prima di entrare in camera mia”

“Oh non farla lunga Drà…allora su racconta”

“Beh l’hai visto, no? La mezzosangue mi ha salvato, tutto qui”.

Si diresse verso il letto sedendosi nell’esiguo angolino che l’amico gli aveva lasciato, era incredibile come riuscisse sempre a occupargli quasi tutto il letto nonostante fosse parecchio più grande di quello degli altri studenti

“Tutto qui? Andiamo sei stato con lei due ore! E dire che hai passato la sera a farmi la predica perché l’avevo invitata”

“Naturale che ti ho fatto la predica, portarsi una sanguesporco alla festa, che idea scema! Io dovevo convincere i professori che era vero che mi aveva invitato, no?”

“Si, si come no, forza di la verità, ti è piaciuto”

“Ballare con una mezzosangue? Non essere stupido”

“Oh andiamo…è tutto l’anno che cerco di dirti che non è male, anzi…è anche simpatica e…”

“Simpatica? Quella zitella frigida?”

“Si lei, ed è molto intelligente anche”

“Lo so che è una secchiona grazie!”. Sbuffò il biondino contrariato

“No, non secchiona, è proprio intelligente, sai gli indovinelli con cui ci sfidiamo noi due?”

“E allora?”

“Beh ho fatto quel gioco con lei un paio di volte, non ho mai visto una persona così veloce…eccetto te”

“Mi stai paragonando a quella lurida mezzosangue?”

“Oh no non lo farei mai…”. Asserì Blaise con un ghigno sospetto

“Bene”

“….non offenderei mai quella ragazza così simpatica paragonandola a te”.

“Ah si?”.

La luce che era comparsa negli occhi del Principe di Serpeverde era molto pericolosa e, infatti, Blaise venne afferrato per i piedi e spinto giù dal letto

“Ma sei scemo! Se non fossimo amici….”. Protestò

“Mi avresti rotto la faccia, si come no!...e ora fuori traditore che ho altri progetti per la notte, non ho tempo di fare chiacchiere insulse con te”

“Scommetto che vai da Pansy!”

“Sbagliato”

“Ah hai fatto una nuova conquista? Però l’altra volta mi era parso che la Parkinson ti piacesse più del solito”.

Draco cercò disperatamente di non sembrare colpevole. Lo sapeva anche lui che sembrava che la Parkinson gli piacesse più del solito e questo perché semplicemente quella non era lei…e non avrebbe mai voluto che l’amico sapesse chi era in realtà e soprattutto che gli era piaciuto baciarla

“Non dire scempiaggini Zab”

“Vabbè mi sarò sbagliato, anche perché veramente io non so come si possa essere attratti da lei”

“Beh sai di notte non le vedi la faccia”.

Blaise scoppiò in una sonora risata

“Draco! Parlare così di una con cui vai a letto! Sei proprio un gentiluomo eh!”

“Mai detto di esserlo… e poi lei mi va giusto come riserva quando non ho voglia di cercare di meglio”

“Si ma anche così…io non so come si possa andare a letto con quella”

“Puoi chiederlo a uno qualsiasi dei ragazzi dal quarto anno in su”

“Adesso esageri!”

“Si hai ragione, forse te lo potrebbe dire anche qualcuno del terzo”

“Ah ah…vorrei dirti di no ma….”

“Sai che ho proprio ragione…e ora buonanotte”.

Si avviò alla porta e la aprì con un gesto eloquente, quando l’amico fu uscito tirò un sospiro di sollievo, il lato positivo era che almeno quella notte avrebbe dormito un paio d’ora filate, erano settimane che passava quasi tutta la notte nella Stanza delle necessità.

 

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Capitolo 6
*** Roba da elfi ***


ROBA DA ELFI

 

 

“…Lei ti guarda, ti fa un sorriso e ti sembra di andar lontano, non sapevi che il paradiso fosse proprio qui al primo piano…”

Fabrizio De Andrè (Via del campo)

 

La  lezione di Trasfigurazione era appena finita e, come al solito, la McGranitt non aveva fatto sconti ai suoi alunni rosso-dorati

“Quella megera! Darci quindici fogli di pergamena sulla trasfigurazione umana, un argomento così complicato prima della seconda partita della stagione, quella è veramente matta da legare!”. Sbuffò Ron

Al suo fianco, Harry annuiva in preda, come l’amico, a un attacco di claustrofobia causata dalla massa schiacciante dei compiti accumulati.

Hermione ascoltava le loro lamentele senza realmente recepirle, la sua mente stava già lavorando sul modo migliore di impostare il tema. Per lei il compito della McGranitt non costituiva nessun problema, in parte perché, non facendo parte della squadra di Quidditch,  non era distratta come Harry e Ron dagli allenamenti pre-partita, in parte perché amava la Trasfiguarazione e per lei quel tema non sarebbe stato un peso. Quando era entrata a Hogwarts non vedeva l’ora di cominciare le lezioni della McGranitt e quando aveva cominciato era stata conquistata dalla materia, le dava un senso di potere l’idea di poter tramutare gli oggetti a suo piacimento, era come avere la realtà sotto controllo. Alle spalle dei tre ragazzi si udì uno sbadiglio piuttosto sonoro e Draco Malfoy li sorpassò per poi fermarsi davanti a loro, era scortato da Tiger e Goyle e aveva un sorriso piuttosto compiaciuto. Zabini non c’era, peccato, pensò lei, il ragazzo sembrava capace di far ragionare l’amico e la sua assenza significava che Malfoy avrebbe dato il peggio di se.

“Pieni di compiti eh sfigati?....a noi non ne sono stati dati”. Ghignò il biondino

Harry e Ron, lungi dall’essere diplomatici, fecero un  passo avanti, chiaramente disposti ad accettare un eventuale sfida

“ Ragazzi non dategli retta, non avete già da fare senza procurarvi guai facendo il gioco di questo idiota?”.

Gli occhi del Serpeverde lampeggiarono pericolosamente

“Chi è che hai chiamato idiota,  sanguesporco?”. Sibilò

Lei gli andò di fronte; ignorando Tiger e Goyle, che si producevano in un occhiata che senza dubbio reputavano intimidatoria ma che invece li faceva somigliare a due troll di montagna; e lo guardò negli occhi con un espressione fiera e decisa

“Te Malfoy”. Fu la semplice risposta

Draco era incavolato nero. Come si permetteva quella lurida mezzosangue di parlargli in quel modo?! Si era livido, eppure…eppure non riusciva a non provare un briciolo di ammirazione insieme alla rabbia, perché lei se ne sbatteva altamente le palle del suo cognome, perché era totalmente schietta e spontanea a differenza degli idioti che lo circondavano per essere coinvolti nell’aura di inquietante rispetto che il suo nome imponeva o delle ragazze miagolanti che lo adoravano perché era ricco e, almeno poteva vantare una dote, perché aveva la fama di essere un ottimo amante.

“Ti credi migliore di me Granger?”. Chiese con un sorrisetto che diceva chiaramente che la cosa sarebbe stata ridicola

“Si”.

Ancora una risposta semplice data senza abbassare lo sguardo

“Davvero?”

“Oh si! Per me non vali più delle oche che ti porti a letto, e visto che parliamo di gente come la Parkinson ho detto tutto”    .

Lui le rivolse uno dei suoi sguardi più seducenti e alzò la mano per accarezzarle una guancia

“Oh dì  la verità…in fondo ti piacerebbe essere una di loro”.

I suoi occhi dorati mandavano fiamme ma la sua bocca si allargò in quello che, anche se non lo credeva possibile, Draco identificò come un sorriso di scherno

“Sempre pronto a credere di essere irresistibile, eh Re dell’umiltà?”

“Non sono io a dire che sono irresistibile, sono le ragazze che frequento a dirlo”.

Il sorriso di scherno della Grifondoro si accentuò

“Certo che te lo dicono, del resto se anche fossi un’impedito mica te lo verrebbero a dire, no? È molto più vantaggioso recitare la scena del “mio Dio quanto sei uomo”…la cosa che fa ridere è che ci credi pure”.

Draco provò la stessa sensazione di quando lei lo aveva annaffiato con l’acqua fredda settimane prima. La afferrò per le spalle stringendola abbastanza da farle male, godendo del lampo di paura che le aveva attraversato lo sguardo

“Sai, se fossi un'altra direi provare per credere ma…tu sei un gradino troppo in basso perfino per pensare di darti una dimostrazione solo per il piacere di cancellarti quel sorrisetto”.

Forse, pensò,  era davvero come suo padre dopotutto, l’idea gli fece provare un moto di disgusto per se stesso. L’aveva ferita, ma era troppo concentrato su quello che le aveva detto per accorgersi che i suoi occhi si erano inumiditi. Quando la lasciò andare, Hermione, piena di rabbia e umiliazione, estrasse la bacchetta

“Ora basta ne hai  detta una di troppo Malferret”.

Lui fece appena in tempo a bloccare la sua fattura

“Che cosa succede qui?”. Fece la voce glaciale del professor Piton, che avanzò verso di loro seguito dalla McGranitt

“Lei sa che è proibito usare la magia nei corridoi signorina Granger?”. Chiese squadrandola con rabbia

“Si signore”

“Eppure le ho visto fare un incantesimo ora, o sbaglio?”

“No  signore, non sbaglia”

“E mi pare che non sia la prima volta, da quello che ho sentito…crede che le normali regole non si applichino alla migliore studentessa della scuola? Forse dopotutto Potter  non è il solo a essere pieno di se…”

“Severus non esagerare”. Interloquì la McGranitt chiaramente indignata per il trattamento riservato

alla sua alunna migliore

“Sarai d’accordo con me, Minerva, che la signorina Granger merita una punizione per aver infranto le regole”.

Hermione si aspettava che la professoressa si arrabbiasse ulteriormente perciò fu una sorpresa vederla sorridere affabile

“Ma certo, come tu converrai con me che la meriti anche il signor Malfoy con cui duellava la signorina Granger”

Gli occhi di Piton si strinsero per il disappunto, la McGranitt lo aveva messo con le spalle al muro, o metteva anche Draco in punizione o non puniva la Granger

“Ma certo Minerva”. Si arrese con un sorriso tirato

Draco spalancò la bocca incredulo…Severus lo stava mettendo in punizione! Era assurdo, Severus non lo avrebbe messo in punizione neanche se avesse fatto esplodere la scuola, anche perché voleva ingraziarselo per scoprire come stava portando avanti la sua missione, non poteva essere successo sul serio. Si girò a fulminare la McGranitt con un occhiataccia.

Maledetta megera! Era tutta colpa sua!

Hermione aveva la stessa aria attonita di Draco, solo che in lei lo stupore era mescolato a un sottile senso di soddisfazione, almeno per una volta Piton era stato costretto a comportarsi in maniera equa…e poi vedere la faccia scandalizzata e offesa di Malfoy era davvero divertente!

“Allora voi due siete pregati di presentarvi fuori dalla Sala Grande alle sei…chiaro?”. Li avvertì Piton

“Si signore”.

Draco si avviò a passo svelto verso la Sala Comune di Serpeverde e si chiuse in camera a sbollire la rabbia. Era in momenti come questi che apprezzava il fatto che suo padre avesse insistito con Piton perché gli fosse concesso l’insolito lusso di una stanza singola, appena era entrato a scuola, almeno avrebbe potuto starsene in pace. Trovava davvero ingiusto essere stato messo in punizione quando era stata la Granger ad attaccarlo, lui si era solo limitato a bloccare la sua fattura. Certo che doveva averla fatta incazzare di brutto per provocare una tale reazione, forse aveva esagerato un tantino, forse l’aveva persino ferita...scosse la testa scacciando quei pensieri assurdi, tutto ciò era davvero ridicolo, lui era Draco Malfoy, lui non si preoccupava di esagerare, non gliene sbatteva una mazza di ferire gli altri, men che meno feccia come la Granger….se solo non l’avesse apprezzata per come gli aveva tenuto testa e non avesse provato l’impulso di chiederle scusa sarebbe stato più facile convincersene. Aveva sperato che la storia della punizione non si spargesse troppo ma, quando si decise a uscire dalla sua stanza, scoprì di essere stato troppo ottimista, lo sapevano tutti e tutti avevano voglia di dire la loro. Pansy e Daphne si precipitarono a consolarlo con frasi, smielate quanto inutili e fastidiose, quali: “Povero tesoro, chissà che sofferenza una punizione con la mezzosangue”;  il caro Theodore  lo provocò commentando: “Una punizione con la Granger, data da Piton? Malfoy di la verità ti sei fatto punire per stare con lei perché sotto sotto ti piace”.  Quando Pansy sentì quest’ultimo commento rischiò di strozzarsi con la Ciccorana che stava mangiando ( Hermione sarebbe stata enormemente dispiaciuta di sapere che era stata a un passo dal liberarsene ma che si era salvata) poi storse il naso e in tono lacrimoso; un po’ per l’eccesso di tosse scatenato dalla Ciccorana e un po’ perché l’idea che Draco, che assicurava a tutte essere il suo futuro marito, potesse essere interessato a quella creatura insignificante la riduceva sull’orlo di una crisi isterica; esclamò:

“Draco interessato a quella cosa?! Non dire sciocchezze Thed”

“Perché no? Guarda che se la osservi bene ha tutte le cose al loro posto…anzi ammetto che un giretto me lo farei anche io, quindi Draco puoi confessarti con me, ti capisco”. Sghignazzò Nott punzecchiando il compagno con il gomito

Draco inarcò un sopraciglio con la sua aria più glaciale

“Dacci un taglio Nott sai bene che la Granger non la guardo neanche…ma certo per uno sfigato come te può andar bene anche una sanguesporco”

“Ehi non fare quell’aria da baccalà bacchettone…ho detto che ci farei un giretto mica che me la sposerei”.

Draco si sentiva molto vicino a perdere il suo, in genere quasi illimitato, autocontrollo, ma non c’entrava niente l’interesse che Nott dimostrava per la ragazza, no assolutamente, era  l’insinuazione che anche lui potesse essere interessato, si era così’, si ripetè, perché lui non era in alcun modo interessato a quella piaga semibabbana.

“Io fossi in te non ci proverei, dubito che la tipa sarebbe d’accordo, quella è più frigida della McGranitt”. Lo gelò

“Frigida un cazzo! A giudicare da come ha risposto al bacio che le ho dato quando si è spacciata per Pansy, quella è molto più interessante di quanto sembra”. Si disse

Ma naturalmente si sarebbe tagliato un braccio piuttosto che dirlo a voce alta, anzi avrebbe fatto meglio a dimenticarsi quel maledetto bacio

“Ti è piaciuto”. Fece una vocina terribilmente simile a quella di Blaise

“No che non mi è piaciuto, mi sono solo divertito a scoprire che non è santa come vuole sembrare”

“Bugiardo”.

La sua disputa interiore fu interrotta dalla risata sguaiata di Nott

“Ma mica ho detto che deve essere per forza d’accordo, non subito almeno”. Ghignò il moro

Draco lo guardò disgustato, d’accordo che la Granger gli faceva schifo ma neanche a lei avrebbe augurato di cadere in mano a Nott, specie con quell’espressione famelica, no a tutto c’è un limite perfino al male che può accadere a una come lei, e poi lui odiava le umiliazioni verso le donne. Quel pensiero lo portò inevitabilmente a ricordare una promessa che aveva fatto a se stesso qualche mese prima: “Io non umilierò mai una donna in quel modo”, l’aveva fatta davanti agli occhi pieni di lacrime di una donna che cercava di nasconderle per fargli credere che andava tutto bene, una donna che amava, forse l’unica per cui avrebbe mai usato quella parola, anche se non nel senso in cui la intendono gli sciocchi persi in assurde fantasie romantiche, sua madre. Non era mai stato particolarmente legato a suo padre al di là di quello che era l’affetto filiale che gli doveva , ma gli era stato insegnato che lui era un grand’uomo, un modello da imitare, e ci aveva creduto, fino a quando non aveva aiutato sua madre a mettere a posto la sua roba, dopo che era stato mandato in prigione. Era stato un caso, sua madre aveva fatto un movimento brusco mentre parlava con lui e una camicia era caduta a terra e lui aveva notato la macchia di rossetto sul collo, ma sua madre non usava trucchi, lei era bella così.  Gli occhi di sua madre si erano inumiditi ma si era affrettata a far sparire la camicia sperando che lui non avesse notato nulla, ma lui l’aveva notato invece e aveva capito tante cose. Aveva capito come mai suo padre usciva anche quando non ce ne sarebbe

stato  bisogno, le battutine sui piaceri della compagnia femminile…certo che aveva capito e il motivo per cui non aveva capito prima è che non voleva vedere che suo padre era un donnaiolo, che tradiva sua madre e non si dava neppure la pena di nasconderlo perché considerava quelle “distrazioni” un suo sacrosanto diritto. Furono quei ricordi a spingerlo a reagire con più ferocia di quanto avrebbe fatto normalmente, perché quando buttò Nott giù dalla poltrona non era lui che vedeva ma suo padre, a cui non aveva potuto urlare la sua rabbia in quel momento

“Cazzo dici deficiente, non è un giocatolo!”. Ringhiò

Una parte di lui sapeva che era insensato difendere così quella ragazza, primo: di quella non gliene poteva fregar  di meno e secondo: lui era l’ultimo a poter criticare come la trattavano gli altri visto che la maltrattava a ogni occasione e proprio dieci minuti fa l’aveva esasperata così tanto  da spingerla ad aggredirlo.

Nott rise per nulla impaurito

“Ehi Draco come siamo suscettibili, d’accordo te la lascio…comunque lo dicevo perché sono certo che poi mi ringrazierebbe”.

Draco gli rivolse un occhiata omicida poi uscì per andare alla Sala Grande per la punizione. La Granger ovviamente era già lì, non sia mai che la studentessa modello non arrivi in orario, era già tanto che fosse là per una punizione. La studiò in silenzio approfittando del fatto che lei non l’aveva visto, in effetti Nott aveva ragione a dire che aveva tutte le cose al loro posto…chissà se parlava davvero o stava solo facendo lo sbruffone, avrebbe dovuto dirle di fare attenzione?

“Eh??????! Oh cretino! No ma stai davvero pensando di fare un favore a quella? Ma ti sei bevuto il cervello?”. Si disse

L’idea di difendere in qualche modo una sanguesporco gli dava la nausea

“Sei un vigliacco! Se vedessi Nott che la lega al suo letto gireresti la faccia per paura che ti si dica che parteggi per gente come lei”. Fece lo spirito della sua coscienza  (parlo di spirito perché lui la coscienza l’aveva uccisa da tanto e ormai ne restava solo lo spettro)

“Non sono un vigliacco!”

“Ah no?!”

“No sono un Malfoy”. Pensò cupamente

Hermione si voltò sentendo dei passi e vide Malfoy a un metro da lei che la guardava con aria assente, aspettò che uscisse dalla trance ma dopo alcuni minuti era ancora così

“Malfoy ci sei o ti ha baciato un dissennatore?”. Chiese facendogli schioccare le dita a pochi centimetri dalla faccia

“No Granger ero rapito dalla tua bellezza”. La derise lui riscuotendosi dai suoi pensieri

“Non fai ridere”

Lui sbuffò con aria oltraggiata

“Ma non ti va mai bene niente…se ti insulto ti incazzi, se ti faccio un complimento ti incazzi uguale…ma insomma che vuoi?”. Ironizzò

“ Che la pianti di comportarti come uno stronzo arrogante, magari?”. Tentò la riccia

“Non posso farci  nulla bambina, è la mia natura…”

“Disse lo scorpione alla rana”. Pensò lei ricordando la fiaba che le raccontava sua madre da piccola

“…Comunque la tua preoccupazione era fuori luogo, a me i dissennatori non fanno nulla”

“No?!”                                                                                     

“No, io non ho un anima da farmi portar via”

“Bravissimo…ora dimmi qualcosa che non so già, magari”.

Il loro battibecco si bloccò immediatamente alla vista del professore che risaliva le scale avanzando verso di loro, i due ragazzi assunsero di colpo un espressione molto seria, Hermione perfino colpevole

“Allora, io e la professoressa McGranitt abbiamo deciso di farvi scontare la punizione lavorando nelle cucine per aiutare gli elfi a preparare la cena”.

Draco assunse un area da maestà oltraggiata, per lui era poco meno che un crimine metterlo a lavorare con gli elfi domestici e per  un istante prese in seria considerazione l’idea di rifiutarsi, ma sapeva di non potersi permettere guai dunque si accontentò di tenere il broncio mentre seguiva Piton e la Granger verso le cucine. Hermione, a differenza di Draco, era molto più sollevata ora che sapeva cosa doveva fare, innanzitutto lei amava cucinare e poi le piaceva l’idea di approfittarne per salutare Dobby. Piton li lasciò soli davanti alle cucine

“Ah un’ultima cosa, naturalmente non potrete usare la magia…bene gustatevi la punizione”. Fece allontanandosi

“Ma guarda se io, l’unico erede dei Malfoy, devo essere messo a cucinare come un volgare elfo domestico”. Borbottava Draco

Lei stava per dirgli che almeno avrebbe capito come aveva fatto sentire il suo vecchio elfo quando proprio  Dobby le piombò addosso per salutarla. Quando si fu ripresa, o meglio quando ebbe ripreso a respirare, sorrise radiosa al piccolo elfo. Era sempre un piacere vederlo

“Ciao Dobby, sapevi già che sarei venuta, allora?”.

L’elfo la fissò con occhi colmi di dispiacere

“Dobby è costernato, signorina, Dobby fa il lavoro suo se vuole, signorina”

“Non sarà necessario”. Lo rassicurò lei sempre sorridendo

“Puoi fare il mio se ci tieni”. Intervenne Draco che si era tenuto in disparte

Dobby lo fissò terrorizzato senza osare contraddirlo e Hermione gli rivolse un occhiata omicida

“Non ti azzardare a spaventare Dobby per fargli fare il lavoro al tuo posto o lo dico alla McGranitt”

“Mi stai minacciando?”. Ringhiò lui incenerendola con lo sguardo

“Si, mettiti subito al lavoro e non provare a barare”.

La situazione aveva dell’incredibile, pensò Draco, molto divertito all’idea che la Granger stesse tentando di intimidirlo. E credeva pure di esserci riuscita visto che si era girata e con aria efficiente si stava informando su quello che avrebbe dovuto fare, come se fosse sicura che la questione fosse chiusa, ma lui anche volendo non avrebbe potuto seguire i suoi “ordini”…

Hermione cominciò a mettersi al lavoro per preparare quello che avevano chiesto gli elfi, stava già disponendo gli ingredienti sul tavolo quando si girò accorgendosi che Malfoy era ancora fermo come l’aveva lasciato da dieci minuti

“Malfoy che diavolo fai? Abbiamo un lavoro da fare”.

Lui si limitò a fissarla in silenzio

“Malfoy ti decidi a muoverti?”. Lo esortò seccata

“Granger cosa ti fa pensare che io abbia mai dovuto cucinare?”.

Lei rimase allibita per un attimo poi alzò gli occhi al cielo

“Immagino che voi abbiate i cuochi”

“Esatto”. Fece lui altezzoso

“Beh temo che adesso dovrai imparare”. Commentò lei trattenendosi a fatica dallo sbuffare davanti alla sua faccia scioccata

“Oh senti Malfoy o impari o lasci che ti buttino fuori per non aver eseguito la punizione”

“E come diavolo faccio?”. Mormorò lui dopo un po’

Lei rimase un po’ pensierosa poi si rivolse a Dobby

“Può fare il dolce?”.

L’elfo annuì

“C osa state preparando?”

“La torta di mele, signorina”.

Lei sorrise compiaciuta, oltre a essere la sua preferita era pure semplice da fare

“Bene allora ascoltami attentamente…”.

Passò i successivi dieci minuti a spiegargli cosa doveva fare e poi entrambi si misero a lavoro, per un po’ sembrò che lui non se la stesse cavando male, finché non cercò di aprire il barattolo della farina

“Malfoy ma che hai fatto!”. Chiese vedendolo emergere sputacchiante da una nuvola bianca

“Non lo so, quando ho aperto il barattolo mi sono trovato pieno di questa schifezza”. Si lamentò lui completamente bianco

Hermione non riuscì a non ridergli in faccia, era davvero troppo buffo

“Ma certo la farina si solleva facilmente dovevi aprirla piano”. Gli spiegò, sempre piegata in due dalle risate

Lui la stava fissando con un aria strana

“Ah si trovi la farina divertente?”

“ Molto” . Boccheggiò lei

Smise di ridere quando si vide completamente piena di polvere bianca, Malfoy le aveva lanciato la farina rimasta nel barattolo

“Vuoi la guerra Malferret?”. Ringhiò minacciosa

Passarono mezz’ora a lanciarsi la farina a vicenda, apparentemente arrabbiati neri ma in realtà entrambi lo trovavano molto divertente, finché un inquietante odore di bruciato ricordò loro quanti anni avevano.

“Oh no ho dimenticato l’arrosto!”. Gemette Hermione togliendo la pentola del fuoco

In venti minuti aveva rimediato al disastro e si girò a controllare come se la cavava Draco, accorgendosi immediatamente che stava tagliando la mela decisamente in maniera scorretta

“Fermo la stai tagliando troppo grossa poi si spacca e fa una poltiglia orrenda”. Lo ammonì bloccandogli in polso

“Ah si?! Fammi vedere visto che sei tanto brava”

“Guarda la devi tagliare così”. Spiegò guidandogli la mano per mostrargli il movimento giusto.

Sollevò appena lo sguardo e si ritrovò a fissare gli occhi argentati del bel Serpeverde, rimasero a fissarsi in silenzio sentendo il tempo che si dilatava intorno a loro, entrambi pervasi da una sensazione strana nel sentire le loro mani unite. Poi l’attimo passò

“Beh hai capito no?”. Mormorò Hermione senza guardarlo e arrossendo notevolmente

“Si non sono scemo sai?”. Scherzò lui, apparentemente più calmo ma in realtà altrettanto scosso

Lavorarono in silenzio un'altra ora e alla fine Hermione finì il suo lavoro mentre Draco completava la torta mettendoci la panna

“Beh visto? Quando mi ci metto so fare tutto, io”. Esclamò compiaciuto

Lei si avvicinò per valutare il lavoro, in effetti sembrava davvero ben riuscita

“Si non male”. Concesse

Osservò la torta un attimo poi cedette alla tentazione di passare il dito sulla panna

“Granger che diavolo fai?”.  Proruppe lui guardandola indignato

“Dai che gusto c’è se non rubi la panna?”.

Il suo sguardo colpevole, deliziosamente infantile come il gesto che aveva appena compiuto, avrebbe mosso a compassione chiunque, beh quasi chiunque perché, come lui senz’altro sarebbe pronto a garantire, Draco Lucius Malfoy non conosceva la parola compassione

“Ma non ti vergogni? Mi hai rovinato un opera d’arte, Dio Granger ma quanti anni hai…”.

Sicuramente le avrebbe rovesciato addosso una filippica interminabile se non fosse stato tacitato da uno sbaffo di panna in pieno viso. All’inizio non capì come fosse possibile finché non si accorse che lei aveva la bacchetta in mano

“Sei stata tu, mezzosangue?”.  Chiese fulminandola con un’occhiataccia

“Beh era per fartela assaggiare”. Fece lei con un candore disarmante

“Bene, l’hai voluto tu!”. Sibilò il biondino

Quando si presentarono davanti a Piton, alla fine della punizione, erano pieni di farina e avevano panna dappertutto, tanto che il professore li fissò allibito e consigliò, molto gentilmente (se usiamo come riferimento i canoni di un gigante) di filare nei rispettivi dormitori a togliersi quella schifezza di dosso. Quando furono lontani dallo sguardo oltraggiato di Piton i due ragazzi si guardarono in faccia scoppiando a ridere perché ognuno dei due trovava l’altro molto buffo

“Granger ma ti sei vista? Sei tutta piena di farina”.

“Ma ti sei guardato bene? Sei talmente pieno di panna che di sicuro ne hai anche nelle mutande!”

“Oh Dio ma hai visto che faccia il vecchio Piton? Sicuro che gli stava per venire un colpo”. Fece Draco ridendo ancora più forte

“Beh non aveva tutti i torti siamo messi male davvero, si dobbiamo proprio fare una doccia”

Draco la osservò con un sorrisetto malizioso

“Mmmh oggi è il tuo giorno fortunato, sono sicuro che il bagno dei prefetti è libero, e sono anche disposto a farti compagnia se prometti di non farci l’abitudine”.

Il tempo di capire la frecciata e Hermione divenne viola

“Oh quanto sei idiota”. Fece allontanandosi impettita verso il suo dormitorio

Draco rimase a  osservarla ridendo, in fondo non era poi così male la Granger, si disse, forse aveva ragione Blaise, sapeva anche essere divertente quando non si dava quelle arie da zitella acida. Per l’ennesima volta si chiese se fosse il caso di metterla in guardia da Nott ma poi accantonò il pensiero dicendosi che molto probabilmente stava solo scherzando

 

 

 

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Capitolo 7
*** La ragazza del mio migliore amico ***


CAPITOLO 6: LA RAGAZZA DEL MIO MIGLIORE AMICO

 

 

“…Com’è che chi consiglia rende tutto facile? E poi ti dicono che il male aiuta a crescere, scusatemi non ce l’ho fatta…”

Posi Argento (Borderline)

 

Finita la punizione nelle cucine, Draco corse in camera a farsi la doccia, riuscendo anche a non farsi vedere dai suoi compagni (Ok, lasciarsi andare un po’ era stato divertente, ma non fosse mai che il Principe di Serpeverde si facesse vedere in giro coperto di farina!). A cena si sedette con i suoi compagni, scoprendo, con notevole disappunto, che l’argomento della sua punizione non si era ancora esaurito. La maggior parte dei verde-argento aveva capito che non era il caso di toccare quel tasto perché, nonostante ora sembrasse di umore leggermente migliore, quel pomeriggio il loro capo era sembrato parecchio infastidito dalla situazione. Purtroppo per Draco, la Parkinson non aveva abbastanza cervello da comprendere che era meglio lasciarlo stare e, come se non bastasse, a ottenebrare la sua già scarsa quantità di materia grigia c’era il fatto  che  l’idea che avesse passato tutta la serata con la Granger la rendeva giusto un tantino gelosa, dunque era ben decisa a farsi raccontare tutto

“Dracuccio allora come è andata la punizione, la Granger è stata la solita rompiballe?”. Esordì

“Ne dubitavi?”. Fece Draco alzando appena un occhio dal piatto

Pansy tirò un sospiro di sollievo, era tutto a posto. Del resto doveva ammettere di essere stata una sciocca a pensare che Draco, che aveva gusti così raffinati,  potesse anche solo guardare due volte una come la  Granger quando aveva al suo fianco una ragazza sofisticata e affascinante come lei, una che presto avrebbe ricoperto egregiamente il ruolo di signora Malfoy. Avrebbe reso felice suo marito, ne era certa, e già fantasticava dei magnifici ricevimenti che avrebbe dato a Malfoy Manor;  senza dubbio,  ignorava che il fatto di indossare capi che mostrano più di quanto coprono non é un segno di raffinatezza, anzi, e che la lista delle sue “conquiste” era decisamente troppo lunga perché Draco la considerasse adeguata come signora Malfoy.

“No quella non ha nessuna speranza di migliorare”. Ridacchiò con uno sguardo comprensivo

Eh già per lei la Granger era una ragazza irrimediabilmente scialba e priva di attrattive, un vero peccato che nessuno si fosse preso la briga di spiegarle che l’intelligenza, e Hermione ne possedeva da vendere, è considerabile come un attrattiva. Ma forse se anche l’avessero fatto lei non ci avrebbe creduto.

Draco non le rispose neanche, era intento a osservare Nott che mangiava seduto davanti a lui e lo stava guardando sulle spine

“Draco…ehm…scherzavo stò pomeriggio…lo sai, vero?”.  Fece il moro 

Aveva riflettuto molto sullo scontro che aveva avuto quel pomeriggio con Malfoy e siccome, a differenza di quello che si poteva pensare, lui non era uno stupido; sapeva che era pericoloso provocare il biondino. Così aveva deciso di chiedergli scusa perché temeva che decidesse di fargliela pagare e lui non era ancora pronto ad affrontarlo, un giorno, presto, si… ma non ancora

“Riguardo a cosa?”. 

Draco sapeva bene che si riferiva alla lite che avevano avuto prima che andasse nelle cucine, ma non aveva nessuna intenzione di facilitargli le cose e poi, si diede dell’idiota per questo, sperava che si rimangiasse quello che aveva detto sulla Granger

“Beh sai, volevo dire…lo so bene che non degneresti di una seconda occhiata quella babbanastra della Granger”.

La risposta avrebbe dovuto sollevarlo e invece gli lasciò un leggero senso di insoddisfazione che però si costrinse a scacciare

“Ok, capito, ma cerca di tenere a freno la lingua”

“Certo…a proposito della Granger se c’è qualcuno interessato quello è Zabini visto che l’ha pure portata alla festa di Lumacorno”.

Draco ridusse gli occhi a due fessure digrignando furiosamente i denti. Ti pareva che Nott non facesse lo stronzo! Aveva appena finito di chiedere scusa a lui e stava già rompendo le scatole al suo migliore amico. Maledetto!

Blaise però non sembrava minimamente infastidito dalla battuta del compagno di casa

“È una ragazza piacevole, è una mezzosangue ma ha tante altre qualità”. Rispose tranquillo

La Parkinson e la Greengrass lo fulminarono con un’occhiataccia

“Qualità, ma chi quella specie di scopa travestita da secchiona?”. Squittì Daphne con voce da pianto

“Beh si…”

Draco lo stava osservando in silenzio, perso nei suoi pensieri. Che il suo amico fosse interessato davvero alla Granger? Mah si, in fondo perché no? Aveva notato anche lui che la Granger non era poi così male fisicamente, d’accordo era una mezzosangue ma questo non sarebbe stato niente se l’amico fosse stato preso davvero. Sapeva bene che la madre di Blaise, al contrario dei suoi genitori, non faceva certe differenze, anche perché era troppo presa dalla sua immagine allo specchio per pensare a “sciocchezze” come il sangue puro, quanto a lui…beh non avrebbe fatto salti di gioia ma se a Blaise stava bene allora stava bene anche a lui e se i compagni di casa avessero avuto problemi… si sarebbe premunito di farglieli passare. Certo la Granger in genere era un tantino acida ma magari se fosse stata innamorata sarebbe stata più dolce e forse un carattere allegro come quello di Blaise era quello che ci voleva. Ci mise un po’ prima di rendersi conto che aveva trascurato un “piccolo” dettaglio: la Granger poteva essere interessata al suo amico? Certo che si, si rispose subito, non c’era neanche da chiederselo, Blaise era un ragazzo parecchio ricercato (La Greengrass, per dirne una, passava un sacco di tempo a pensare a quanto suonava bene il nome Daphne Zabini), era simpatico e, particolare che per lui chiudeva la questione, era un purosangue, la Granger avrebbe solo potuto ritenersi fortunata se fosse stato interessato a lei. E se lei si fosse presa una cotta per lui e l’amico avesse voluto solo divertirsi? No, assolutamente, Blaise non era il tipo; non era come lui, era uno  che faceva sul serio se frequentava una ragazza, motivo per cui si era fatto la fama di essere di gusti difficili visto che a sedici anni non aveva ancora una ragazza fissa; doveva rassegnarsi all’idea che se avesse deciso di uscire con la mezzosangue avrebbe significato che era cotto a puntino, peggio: avrebbe significato che gli avrebbe chiesto di accettare la sua compagnia. Per un po’ si divertì a immaginare come sarebbe stato deporre l’ascia di guerra con la Granger, chissà forse avrebbe  potuto permetterle di chiamarlo per nome e accettare di fare lo stesso con lei, e già che c’era ne avrebbe potuto approfittare per farsi aiutare coi compiti…no, questo no, non si sarebbe certo abbassato a farsi aiutare da una sanguesporco, ma magari avrebbe scroccato i compiti di Blaise dopo che lei lo aveva aiutato a farli. Si c’era decisamente un lato positivo nell’eventualità che la Granger diventasse la ragazza del suo migliore amico…la ragazza del suo migliore amico

“Hey Draco qualcosa non và?”. Chiese Blaise vedendolo assumere un’aria scocciata

Bella domanda, pensò lui, qualcosa non va? Ma no, si convinse, era solo che se mai quell’ipotesi si fosse realizzata avrebbe avuto bisogno di un po’ di tempo per abituarsi all’idea che il suo amico stesse con una mezzosangue…perché era sicuramente per quello che la sua mente continuava a dirgli che c’era qualcosa di storto in quello che stava immaginando. Del resto era un’ipotesi,  mica era detto che Blaise fosse interessato alla Granger, anzi, sicuramente non era interessato altrimenti gliene avrebbe parlato. Se Draco fosse stato abituato a provarla, avrebbe capito che “l’inspiegabile” sensazione che aveva sentito si chiamava gelosia, allo stadio iniziale ma pur sempre gelosia, e che la nota stonata  che aveva avvertito in quello che aveva immaginato era il particolare che lei sarebbe stata la ragazza di un altro, ma Draco era deplorevolmente ignorante per tutto ciò che riguardava i sentimenti perciò, nella sua beata ignoranza, si sentì rassicurato dalle ultime riflessioni

“No, va tutto bene Blaise, tranquillo”.

Blaise sorrise rassicurato nel vedere il viso dell’amico distendersi, aveva sentito le frecciatine che i suoi compagni di casa gli avevano rivolto per via della punizione e temeva che se la fosse presa parecchio. Sapeva bene, anche se Draco si sentiva sempre in dovere di minimizzare, che era molto preoccupato per l’incarico che doveva svolgere e non voleva che avesse anche altri problemi. Certo, battutine a parte, non poteva fingere che la notizia della punizione di Piton non gli avesse fatto piacere, voleva un bene immenso al suo amico ma riteneva che avesse bisogno di abbassare la cresta e forse un po’ di tempo nelle cucine gli aveva fatto bene, senza contare il fatto che la presenza di Hermione contribuiva a fargli considerare la cosa positivamente. Aveva parlato molte volte con la giovane Grifondoro e, oltre a trovarla ogni volta più simpatica, nella sua mente aveva iniziato a farsi strada un’idea un po’ folle. Quale? Che era la ragazza che ci voleva per il suo amico: carina abbastanza da  catturare il suo interesse, intelligente abbastanza da mantenerlo e, soprattutto, fiera e orgogliosa abbastanza da dargli metri e metri di filo da torcere. Un ghigno si dipinse sul viso, generalmente gentile, del Serpeverde mentre immaginava Draco alle prese con Hermione. Se il diretto interessato  avesse potuto indovinare i pensieri dell’amico sarebbe sicuramente diventato furioso e, altrettanto sicuramente, sarebbe stato molto rassicurato dall’idea che non avesse interessi sentimentali per la Granger, e quando avesse capito quanto era rassicurato e perché avrebbe senz’altro avuto un attacco di panico da farsi scoppiare le coronarie, tra l’altro con sommo dispiacere di metà della fauna femminile di Hogwarts.

Per Draco quella cena stava diventando un vero strazio tra Pansy attaccata a lui che faceva  a gara con Daphne a insultare la Granger, Nott che non gli staccava gli occhi di dosso e Blaise che…beh non gli aveva fatto nulla ma in quel momento aveva voglia di allontanarsi anche da lui, così finì di mangiare il più in fretta possibile, tanto negli ultimi tempi aveva poca fame, e andò dritto a letto, anche perché sapeva che quella notte avrebbe dormito poco. Come quasi tutte le notti quell’anno, aprì gli occhi esattamente mentre la lancetta dell’orologio sul comodino segnava mezzanotte, si vestì e uscì dal dormitorio il più silenziosamente possibile .Avanzava al buio nei corridoi, tanto era in grado di trovare la strada anche senza la sua Mano della Gloria, salì le scale che portavano fino al dormitorio del settimo piano e lì si fermò con un sospiro. Era stanco, cominciava veramente a essere stanco di tutto questo, delle notti insonni passate in quella maledetta stanza, della paura ogni volta che il Signore Oscuro lo convocava, perché non aveva notizie da dargli e temeva  che se la prendesse con sua madre, delle prese in giro dei Mangiamorte che sembravano convinti che avrebbe fallito e sarebbe morto a breve e ogni volta che lo vedevano alle riunioni sussurravano “Pronto per il mausoleo di famiglia pulcino?”. Sospirò di nuovo, e dire che lui aveva desiderato per tanto tempo far parte dei servi del Signore Oscuro, quando gli era stato chiesto quell’estate aveva avuto un fremito di orgoglio all’idea che quel mago così temuto e potente lo considerasse abbastanza in gamba da essergli utile, gli era sembrata l’occasione per far vedere a quei citrulli che sbeffeggiavano la sua famiglia di che cosa è capace un Malfoy. Del resto non avrebbe potuto non essere esaltato all’idea di diventare un Mangiamorte, era da quando era piccolo che lo desiderava, da quando suo padre aveva iniziato a passare ore a raccontargli della sua vita quando il Signore Oscuro era al potere: la gente che si inchinava al suo passaggio, che si rivolgeva a lui con un rispetto che era quasi timore reverenziale perché sapevano che una parola del braccio destro di Voldemort significava vita o morte, quasi sempre morte. Lui ascoltava e sognava che un giorno la gente avrebbe rispettato anche lui a quel modo, che sarebbe diventato un grande mago, esperto di magia oscura più di qualunque altro Mangiamorte, quella magia che riduce la gente alla tua completa mercé perché la loro vita dipende da un piccolo movimento della tua bacchetta…ora invece. Ora che era quasi un vero Mangiamorte, di potere di vita o di morte sugli altri manco l’ombra, che poi forse non era manco la sensazione esaltante che credeva, in compenso c’era la costante paura di essere ucciso o di veder morire la madre perché il Signore Oscuro si era alzato col piede sbagliato. Già, il Signore Oscuro…a conti fatti l’unico che aveva davvero potere di vita e di morte sugli altri era lui…che fregatura!! A quest’ultimo pensiero Draco fece una smorfia allibita e si diede dell’idiota, insomma ma cosa gli prendeva? Avrebbe avuto quello che sognava da piccolo una volta che avesse portato a termine la missione, allora il suo Signore sarebbe stato così contento di lui che non avrebbe più dovuto temerlo, ne lui ne la sua famiglia. Si, si ripetè annuendo, sarebbe andata così….peccato che lui non fosse così sicuro di riuscire a portare a termine l’incarico, era davvero più difficile di quanto gli fosse sembrato all’inizio

“Ma certo che ti sembra più difficile, devi imparare a non sopravvalutarti, forse, ma ce la farai, un po’ più tardi del previsto ma il Signore Oscuro sarà comunque contento”. Si disse

Eppure una parte di lui continuava a dirgli che si stava illudendo: lui non sarebbe diventato il braccio destro di Voldemort  e, forse, non sarebbe stato mai più di un tirapiedi  perchè, ammesso che riuscisse a portare a termine il suo compito senza farsi ammazzare, come poteva pensare di essere importante se il solo pensiero di avvicinarsi al suo Signore lo terrorizzava? Come poteva  pensare di diventarne il braccio destro, come era stato suo padre, se non riusciva neppure a guardarlo in faccia? Che poi neanche sapeva di preciso cosa lo terrorizzava di lui, il male che vedeva in quel viso che non era più umano? Ridicolo! Era un Malfoy, i Malfoy sguazzano nel male da secoli, perché avrebbe dovuto temerlo? Certo qualche Gryffindor senza macchia e senza paura avrebbe detto che quel pensiero non era molto lusinghiero per la sua famiglia, ma a lui era stato insegnato che  il male è disprezzato solo da chi è troppo sciocco per vederne il potere. Un pensiero traditore si insinuò nella sua mente: era stato suo padre a inculcargli l’idea del potere del male e attualmente era chiuso in cella e, come se non bastasse, gli idioti dei suoi amici lo prendevano pure in giro davanti a sua moglie e suo figlio, approfittando della sua assenza, altro che potere. Si accorse solo allora che era da dieci minuti fermo davanti all’ingresso della Stanza delle Necessità, col rischio di essere beccato un’altra volta e con un brivido di orrore si decise a entrare. L’armadio Svanitore era sempre lì, esattamente come era da tutto l’anno, rotto e inutile perché, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a ripararlo e ogni notte si sentiva meno vicino della precedente  ed era sempre più stanco: la continua tensione, le notti insonne, la mancanza di appetito, tutto ciò lo stava logorando, persino l’impresa che doveva compiere gli sembrava meno esaltante

“Forse sono davvero un rammollito come dice mio padre”. Sospirò scoraggiato

Uno scatto di orgoglio degno di un Grifondoro  o di un purosangue, come direbbe lui, gli fece scacciare quel pensiero

“Beh forse io sono un rammollito ma lui guarda che uomo è, io almeno non ho mai tradito la fiducia di qualcuno”. Disse dando voce ai suoi pensieri

Nella stanza nessuna risposta, solo l’eco delle sue parole che suonavano quasi come un incoraggiamento. Draco fece un respiro profondo e si mise a lavoro. Doveva farcela, ce l’avrebbe fatta

 

 



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Capitolo 8
*** Incontri notturni ***


CAPITOLO 7: INCONTRI NOTTURNI

 

“…Ti amo, poi ti odio, poi ti amo, poi ti odio, poi ti amo…”

Mina(Grande grande)

Hermione si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, si guardò attorno spaventata e sospirò di sollievo riconoscendo attorno a se le familiari cortine del suo letto. Ascoltare il respiro regolare delle sue compagne fece riprendere al suo cuore il normale ritmo. Ancora una volta quel sogno, se solo avesse potuto sapere cosa significava!- pensò frustrata. Era da un mese ormai che ogni volta che si addormentava sentiva quei singhiozzi, e poi una voce che chiamava il suo nome chiedendole aiuto. Generalmente dopo un po’ riusciva a riaddormentarsi ma quella notte era presa da un senso di ansia che non le dava tregua, si sentiva come un’animale in gabbia e stare a letto le sembrava intollerabile, così si alzò pensando che magari sarebbe bastato fare due passi nella Sala Comune. Si accovacciò vicino al fuoco-le piaceva guardarlo, le faceva sentire a casa-e quella vista così piacevolmente familiare le fece ricordare quando le capitava di avere incubi da bambina. Durante l’infanzia aveva avuto una tremenda paura del buio e praticamente non passava notte senza che si svegliasse con la convinzione che in camera sua ci fossero mostri di ogni tipo, anche allora si rifugiava davanti al camino in inverno, solo che in quelle occasioni generalmente compariva sua madre; che sembrava avere sempre la facoltà di capire se qualcosa non andava, come tutte le madri in fondo. Sorrise pensando all’espressione rassicurante di sua madre, alle sue mani che le accarezzavano i capelli e alla cioccolata che le porgeva prima di rimandarla a letto, un rimedio universale contro quasi ogni male, specie gli incubi.

“Vorrei tanto poter avere una tazza di cioccolata, chissà se Dobby sarebbe disposto a farmene un po’ ”.

Certo l’idea di girare per la scuola a quell’ora non le sorrideva affatto ma non se la sentiva proprio di restare lì senza fare nulla e quel senso di ansia non la voleva lasciare. Guardò il ritratto della Signora Grassa titubante poi si decise, prese le sembianze di Harry e le si avvicinò

“Ehm ehm, mi scusi non vorrei disturbarla ma…ehm..ho dimenticato una  cosa nell’ufficio del Preside”. Inventò, ricordando che Harry quella sera aveva uno dei suoi incontri con Silente

Lei aprì a malapena un occhio

“Si si, vai, e mi auguro che sia una cosa molto importante”. Borbottò facendosi da parte

Era fatta! Ormai le bastava un incantesimo di disillusione e non avrebbe corso neppure il rischio di essere beccata! Non che la disillusione fosse una cosa che avrebbe potuto fare qualsiasi allievo del sesto anno, anzi, anche molti del settimo non la sapevano praticare, ma lei era Hermione Granger, l’allieva più brillante di tutta la scuola. Si avviò tranquilla per i corridoi, stava già pregustando la sua cioccolata e, forse perché distratta da quel pensiero, forse per il buio, non si accorse che stava percorrendo la strada sbagliata finché non fu troppo tardi. Era in un corridoio che non conosceva e che aveva sbocco solo verso una rampa di scale, la salì fino a trovarsi in un posto finalmente familiare, ma riconoscerlo non la rassicurò per nulla…

 

Draco Malfoy aveva passato tutta la notte a lavorare per riparare quel maledetto armadio che ormai da mesi era quasi un aguzzino e, nonostante si fosse messo a lavoro giurando che stavolta ce l’avrebbe fatta, anche quella notte non ne aveva cavato piede. Lacrime di rabbia e frustrazione cominciarono a rigargli il viso peggiorando ancora il suo stato d’animo, lui che aveva imparato che piangere è da rammolliti, negli ultimi tempi era peggio della Chang

“Non ce la faccio più”. Sussurrò

 

Hermione si accorse con orrore di essere arrivata nel corridoio del settimo piano, vicino alla Stanza delle Necessità, temendo di essere scoperta si voltò per andarsene ma fu bloccata dal suono di una persona che piangeva. Come nel suo incubo!

Cercò di scuotersi dicendosi che era tutto assurdo, che non c’era nessuno che aveva bisogno del suo aiuto, era solo un incubo determinato dal particolare momento che stava vivendo a causa del ritorno di Voldemort, ma fu tutto in utile. Le sue gambe si rifiutavano di muoversi e quando sentì una voce sussurrare: “Non ce la faccio più” fu il colpo di grazia, doveva sapere chi era quella persona e cosa l’affliggeva. Il suo desiderio fu esaudito subito: nella parete comparve una porta e uscì l’ultima persona  che avrebbe voluto vedere: Malfoy. Sulle prime non ebbe la minima paura tanto pensò che lui non poteva vederla, fu solo quando vide che lui la stava guardando  negli occhi che realizzò che aveva dimenticato di fare l’incantesimo di disillusione; lui la vedeva ed era anche furioso

“Che cazzo ci fai qui Granger?”.

Un sussurro appena udibile ma lei indietreggiò come se le avesse urlato contro

“Io…”

“Io cosa? Granger se scopro che hai avuto la brillante idea di seguirmi per ordine di quello sfigato di Potter io…”.

“No, davvero, non ti stavo seguendo”.

Era atterrita, dalla situazione in cui si era messa e, si, anche dall’aria sconvolta che aveva Malfoy quando lo aveva visto. Una parte di lei cercava un modo per andare via senza che lui la facesse fuori-cosa che sembrava tentato di fare- l’altra avrebbe voluto restare e capire.

“Ah no?! Allora spiegami cosa ci fa in giro a quest’ora una studentessa ligia alle regole come te, non mi dirai che devi incontrare qualcuno, cos’è hai un fidanzato segreto?”.

Lo aveva detto col tono di chi riteneva la cosa assurda e sembrò così divertito da quell’idea da dimenticare, almeno in parte, la rabbia di cui aveva fatto mostra fino a quel momento

“Perché se fosse?”. Chiese lei, alzando il mento con aria di sfida

“Oh ma non farmi ridere”.

Vedere che era apparentemente riuscita a farlo sbollire la tranquillizzò un poco, forse dopotutto poteva riuscire a tornare alla Torre incolume

“Allora, chi è?”. Chiese Draco

Lei lo guardò confusa

“Chi?”

“Quello che stai aspettando, no? Sono curioso di conoscere il suo nome”

“Perché che ti frega? Non sarai geloso Malferret”. Fece lei arrossendo

Lui la guardò schifato

“Geloso di una mezzosangue? Nei tuoi sogni bambina”.

Dio quanto lo avrebbe preso a calci! E dire che stava pensando che avesse bisogno d’aiuto, quello aveva bisogno di una bastonata altro che aiuto!

“Punto primo: bambina chiami la Parkinson e le altre oche che ti stanno dietro, ammesso che te lo permettano. Punto secondo: grazie ma non sono affetta da incubi così tremendi da esserci tu in mezzo”.

Lui si limitò a fare un piccolo ghigno e si appoggiò con naturalezza alla parete

“Bene, non vedo l’ora di vedere questo tipo in faccia”

“Cosa?”. Chiese lei perplessa

“Non mi muovo di qui finché non arriva il tuo bello”.

“Bene- forse c’era la possibilità di andarsene e tornare a letto senza ulteriori problemi- buon divertimento allora Malferret”

“Eh no mezzosangue, dove credi di andare?”. Fece lui afferrandola per un braccio

“A dormire, é tardi”. Tentò lei

“Ma non mi dire! E te ne accorgi adesso?  È chiaro che nascondi qualcosa, sai comincio a pensare che tu avessi davvero un incontro clandestino, sarei curioso di scoprire chi è stato capace di sciogliere un ghiacciolo come te”.

Lei sentì le guance riscaldarsi e, infuriata come poche volte, lo colpì alla mano, costringendolo a lasciarla

“Brutto stronzo, il fatto che non mi faccio qualsiasi cosa si muove  come quelle con cui sei abituato tu non vuol dire che sia un ghiacciolo”. Urlò

“Vuoi smetterla di urlare! Vuoi che ci becchi Gazza! E poi voglio sperare che tu non tratti anche il tuo Lui così, altrimenti non duri due giorni…oppure gli piace essere picchiato?”.

Hermione passò rapidamente dal rosso gambero al bianco cera

“Brutto pervertito ma cosa cavolo ti viene in mente!”.

Si scagliò in avanti tempestandogli il petto di pugni ma lui la bloccò senza nessuno sforzo

“Dannazione Granger modera il tono, in che lingua lo devo dire!”

“Lasciami”.

Si fissarono in silenzio per alcuni minuti, ognuno dei due sfidando l’altro ad abbassare lo sguardo per primo, ma nessuno dei due cedette. Draco la lasciò andare con un sorriso divertito

“Beh visto che mi hai rotto le scatole adesso potresti pure dirmi chi aspetti…se è vero che  non sei qui per me”

“Te lo ripeto Malfoy non ero qui per te, e solo un egocentrico quale sei potrebbe pensarlo…ma non devo incontrare nessuno”

“Ah cioè tu lo fai per hobby di girare di notte per la scuola?”

“E tu? Potrei chiederti anche io cosa ci fai qui, no?. Chiese, accorgendosi solo in quel momento che erano esattamente nella stessa situazione.

“Vedi, a differenza tua, nel mio caso è credibile un appuntamento”

“Si ma non sarebbe la verità”.

Per un momento pensò che si sarebbe arrabbiato di nuovo, ma poi lo vide sorridere

“Mmh…facciamo così mezzosangue, io mi tengo i miei segreti e tu ti tieni i tuoi, ok?”.

Lei lo guardò mentre le voltava la schiena e si allontanava e agì d’impulso

“Ho avuto un incubo e sono uscita perché avevo bisogno di una passeggiata, e sono arrivata qui senza accorgermene…ora tocca a te. Che ci fai qui?”

Lui si fermò ma rimase di spalle

“Cosa ti fa pensare che io abbia voglia di confidarmi con una come te?”. La voce volutamente fredda e distaccata

“Perché ora devi pareggiare i conti, no?”.

Vana speranza, pensò, ma per la seconda volta si sbagliava

“Ok mezzosangue- fece lui, voltandosi a guardarla- avevo un lavoro da fare, va bene così?”.

Quasi non credeva che avesse davvero risposto, significava che poteva azzardare un altro passo?

“Che lavoro?”

“Ora chiedi troppo, ti ho già fatto una grande concessione a risponderti qualcosa, non esagerare”

“Oh mi scusi, Maestà”. Una “leggera” nota di sarcasmo nella voce

“Beh stavolta passi, ma non farlo più”. Fece lui con la sua aria più altezzosa

“Sei uno stronzo arrogante, lo sai, si?”

“E tu una so-tutto-io fastidiosa come poche, lo sai, si?”

“Bene ci siamo dati la buonanotte”

“Già, ora possiamo andare a dormire tranquilli…ah comunque non ci avevo creduto”

“A cosa?”

“Che dovessi vederti con qualcuno…Miss Purezza che esce di notte per incontrare un ragazzo?! Ridicolo”

“Beh grazie Malfoy , lo prendo per un complimento”

“Non lo era Granger, di questo passo muori zitella”

“Meglio zitella che con uno come te”

“Oh stai tranquilla non corri il rischio di una tale “catastrofe”, mi impiccherei prima”

“Mio Dio no quale dolore! Oh no non farlo non potrei sopportare la tua morte”. Fece lei con tono melodrammatico

“Dacci un taglio Granger non sei divertente”

“Ah perché tu invece?”

“Io sono il ragazzo più spiritoso di Hogwarts, e naturalmente anche il più affascinante, ma questo è scontato non c’è bisogno di specificarlo…e ora addio”

Hermione lo guardò allontanarsi scuotendo la testa, a volte l’arroganza di Malfoy era talmente enorme da sembrare finta…già  proprio finta.

Tornò alla Torre di Griffindor ormai dimentica della cioccolata perché tanto quella sensazione che l’aveva tenuta sveglia era passata. Com’era prevedibile, la Signora Grassa si era ormai riaddormentata

“Scusi…dovrei rientrare”. Le bisbigliò, di nuovo con le sembianze di Harry

Quella non la guardò neanche, si fece da parte con un grugnito di fastidio e gli occhi ancora chiusi.

In camera, le sue compagne continuavano a dormire beate. Meno male, sospirò, a loro non aveva pensato e sarebbe stato un bel problema se si fossero accorte che era uscita. Non che temeva che le facessero la spia, erano un po’ svampite ma buone come il pane e molto leali, però chissà cosa si sarebbero messe in testa! No decisamente bastava già la dose di commenti che le aveva rifilato Malfoy, non aveva bisogno di altre insinuazioni. Si distese sotto le coperte sperando intensamente che l’incubo che la turbava da tante notti non  tornasse, fu solo quando stava ormai per addormentarsi che realizzò un particolare: aveva iniziato a fare quel sogno quando aveva trovato Malfoy che piangeva nel bagno, che ci fosse un nesso? Macchè, che nesso avrebbe dovuto esserci? Dopotutto lei non aveva, e non voleva avere, niente a che fare con lui, era un essere odioso e poteva solo essere contenta di stargli alla larga

“Beh non è poi così odioso”. Si disse ricordandosi di come avevano scherzato durante la punizione nelle cucine

L’attimo dopo si stava già dando della stupida, certo che era odioso, lo sapeva da sei anni, il fatto che ogni tanto lo fosse un po’ meno non cambiava questo stato di cose. No senz’altro c’era un’altra spiegazione per il suo sogno ricorrente, perché lei non era preoccupata per Malfoy, anzi, se si fosse fatto uccidere per quanto la riguardava sarebbe stato un problema in meno. Però l’idea che stesse piangendo non le piaceva proprio, ma solo perché doveva significare guai, non certo per lui

“Chissà in cosa si è andato a cacciare quell’idiota”. Si chiese con un sospiro

Non era difficile immaginare in cosa fosse impegnato, le aveva detto di avere un lavoro da fare, per Voldemort, senza dubbio, una missione? Si, ma che missione si può affidare a un sedicenne? 

“Dovresti chiederti perché sei ancora sveglia ad arrovellarti su cosa combina Malfoy piuttosto”

Non c’era nessun motivo preciso, si disse, era solo curiosa. Già ma ora era meglio che pensasse a dormire se no l’indomani sarebbe stata un disastro. Si girò nel letto, abbracciò il cuscino e scivolò finalmente  nel sonno

 



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Capitolo 9
*** Prima di Pasqua ***


 

CAPITOLO 8: PRIMA DI PASQUA

 

“...Angelo caduto, dimmi, perché? Qual è il motivo, il tuo cruccio?... Questo mondo può averti respinto, non ti spiega il perché. Avresti potuto scegliere un sentiero diverso nella vita…”

Within Temptation (Angels)

 

Quella mattina Hermione si svegliò decisamente assonnata, cosa più che normale visto che la notte prima, tra incubi, passeggiate notturne e domande senza risposta, aveva dormito veramente poco

“Mimy, tocca a te fare la doccia, il bagno è libero”.  La chiamò Lavanda Brown

Dio quanto odiava quel nomignolo! Era sorprendente come Lavanda riuscisse a trovare sempre il modo più ridicolo che c’era di abbreviare un nome

“Beh è sempre meglio di RonRon”. Si consolò  con un sorriso

“Ok, grazie Lav arrivo”.

Si alzò con un sospiro-avrebbe tanto voluto stare sotto le coperte-e andò a fare la doccia. Non era poi così tardi e il getto dell’acqua calda le dava una tale sensazione di benessere che decise di prendersi un po’ più tempo del consueto e quando alla fine scese in Sala Grande andava già molto meglio.

“Ehy Herm, com’era la punizione con Malfoy ieri? Cos’avete dovuto fare?”. Chiese Ron

La sera prima, dopo la punizione, era salita a ripulirsi dal cibo che si erano tirati addosso lei e Malferret e dopo la doccia si era sentita così stanca che non aveva avuto voglia di scendere a cena, dunque non aveva ancora avuto modo di raccontare nulla ai suoi amici.

“Oh abbiamo lavorato nelle cucine…ah Harry Dobby ti saluta”.

Harry non aveva sentito l’ultima parte perché quando aveva sentito cosa avevano dovuto fare i due ragazzi era stato travolto da un eccesso di risa e aveva rischiato di strozzarsi col suo succo di zucca

“Cosa?! Vi hanno messi a lavorare nelle cucine?”. Boccheggiò

“Si”. Rispose lei tranquilla, non capendo cosa ci fosse di divertente

“Malfoy ha dovuto lavorare nelle cucine?”

“Non essere sciocco Harry, scommetto che ha fatto lavorare lei, vero Herm?”. Fece Ron

“No in realtà si è dato da fare anche lui”.

Due paia di occhi la scrutarono mezzo allibiti mezzo euforici

“Davvero?”. Chiesero in coro Harry e Ron

“Ma quanto siete stupidi, certo che si! Credete che gli avrei permesso di grattarsi mentre io facevo il lavoro al suo posto?”.

Questo bastò a tacitare i dubbi che i due ragazzi potevano ancora avere, conoscevano il carattere della loro amica, non avrebbe mai permesso a Malfoy di trattarla da serva, lo avrebbe denunciato alla McGranitt se si fosse azzardato a rifiutare il lavoro.

“Come l’ha presa?”. Domandò Harry al culmine della gioia

Lui non era mai stato un tipo cattivo ma stavolta dovette ammettere che l’idea dell’arrogante e viziato Principe delle Serpi che lavorava in mezzo agli elfi domestici gli dava un sottile piacere e voleva ogni dettaglio per potersi gustare appieno la cosa.

“Beh ha recriminato per un quarto d’ora sulla storia che lui, il purosangue più purosangue che ci sia, era costretto a lavorare come un elfo domestico…”

“Ne sono certo”. La interruppe Harry

 “…Ma poi si è rassegnato”. Finì lei

E doveva ammettere che ci si era pure impegnato, chiunque altro costretto a cucinare senza averlo mai fatto si sarebbe tagliato come minimo un dito, lui invece non solo non si era fatto nulla, era anche riuscito a fare un dolce decente.

“Aspetta cosa ha cucinato Malferret?”. Chiese Ron con ansia

“La torta,  perché?”

Stavolta fu il turno di Ron di rischiare il soffocamento. Orrore! Lui aveva mangiato tre fette di una torta fatta da quella faccia da furetto!

“Hermione perché non ci hai avvertiti”. Biascicò disgustato

“Di cosa?”. Chiese lei perplessa

“Di non mangiare la torta! Oh mio Dio magari era pure avvelenata, si certo è così, avrà colto l’occasione per far fuori noi Gifondoro”

“Ron calmati, Malferret non può aver avvelenato assolutamente nulla, anche perché non esiste un veleno con un azione così ritardata”. Rise Harry cercando di placare i suoi deliri

“E tu che ne sai?”

“Herm?”. Supplicò il moro

“Harry ha ragione, Ron, non esiste un veleno che non dia nessun sintomo a distanza di una notte e poi ti assicuro che non può aver avvelenato nulla, me ne sarei accorta”

“Mmh ci devi essere stata molto vicina, allora”. Fece Ron

Il sangue le salì rapidamente verso le guance. Molto vicina…beh si erano stati molto vicini durante la punizione, specie quando lei gli aveva preso la mano per fargli vedere come tagliare la mela

“Ron che fai infierisci! Non è già abbastanza che abbia dovuto sopportare la sua presenza?”. La difese Harry

Sia Ron che Harry risero della “catastrofica” situazione in cui si era trovata l’amica

“Beh secondo me si è trovato peggio Malferret”. Intervenne Ginny comparsa in quel momento

“Che vuoi dire?”. Chiese Hermione un po’ offesa

In quella situazione era di certo lei che aveva avuto la parte peggiore, il furetto non aveva proprio niente di cui lamentarsi

“Beh stare con te che avevi rischiato di farlo fuori solo un paio di ore prima..”Spiegò la rossa, facendo di nuovo sbellicare dalle risate Harry e Ron e arrossire ulteriormente Hermione che un po’ si vergognava della sua reazione il giorno prima

“Non ho cercato di ucciderlo”

“Oh questo lo dici tu, avresti dovuto vedere la tua faccia, pensavo che lo avresti ridotto letteralmente in cenere”. La prese in giro Ron

Che esagerazione, pensò lei, vabbè che le aveva fatto perdere le staffe ma addirittura ridurlo in cenere. Non che la fattura che gli aveva scagliato non fosse mirata a fargli male, era stata una fortuna che lui l’avesse evitata.

“In effetti è un peccato che Piton ti abbia fermata”. Rincarò Harry

“Ma scusa Harry, non pensi al dolore che avrebbe causato?”. Fece Ginny

“Quale dolore? Scommetto che nemmeno sua madre lo sopporta”.

Hermione aveva visto poco Narcissa Malfoy ma era certa che su questo Harry si sbagliava, certo era comunque brutto il pensiero che potesse credere che quel ragazzo non fosse amato neanche dalla sua stessa madre.

“Beh ma pensa alla Parkinson, si sarebbe suicidata, vero Herm?”. Ironizzò Ginny

 “Non mi tentare Ginny, questo potrebbe essere un ottimo incentivo”.

Il suo sguardo non lasciava dubbi che parlasse non proprio seriamente ma quasi. In effetti, lei odiava la Parkinson da quando aveva messo piede a scuola, non come odiava Malfoy, di più, perché se lui lo odiava per il suo comportamento con la Parkinson era stata una cosa a pelle, la detestava già prima che il suo modo di fare gliene desse un motivo valido.

“Eh no Herm, temo che poi le ragazze della scuola non sarebbero contente di te”.

Hermione rivolse all’amica un occhiata infastidita

“Uff come si possa sbavare dietro a quello…”. Sbuffò

“Mmh io un paio di motivi li avrei”. Scherzò Ginny strizzandole l’occhio

“Tipo?”.

Non che avesse davvero bisogno di una risposta a questa domanda, non era cieca, ergo, sapeva benissimo perché i tre quarti della popolazione femminile sbavava dietro a Malfoy. Ma la faccia di Harry per la piega che aveva preso quel discorso era davvero tutta da godere

“Beh vediamo, per esempio due occhi grigi da sciogliere un iceberg e un fisico da morirci?”

“Herm vuoi che ti aiuti a ucciderlo?”. Ringhiò Harry, un’aria talmente truce che era un peccato che Voldemort non fosse a Hogwarts in quel momento perché sarebbe scappato in Alaska

“Già anche io”. Annuì vigorosamente Ron

“Uffa ragazzi non rompete, stavo scherzando”

“Si ma non ti mettere strane idee, sai che papà…”

“Non tirare in ballo papà, Ron, è a te che non piacerebbe che mi avvicini a Malfoy, comunque può pure essere carino ma rimane uno stronzo, ho altri gusti”. Lo interruppe Ginny andando via

“Ma di cosa parla, che vuol dire altri gusti?”. Borbottò Ron sconvolto

Hermione fece un sorrisetto malizioso guardando Harry

“Mmh vediamo, Mikael Corner, Dean…direi che li preferisce con i capelli scuri-si fermò un attimo per godere l’aria trionfale di Harry, poi sferrò il colpo di grazia- quindi più che Malfoy potrebbe piacerle Zabini”.

Era un po’ cattiva a provocarlo così, lo sapeva, ma Harry aveva decisamente bisogno di una spinta e del resto, come diceva sua madre, il medico pietoso fa la ferita infetta

“Zabini?! Non dire stronzate Herm”. Fece Harry

“Beh perché no? Ginny è già uscita con uno di un’altra casa, se non sbaglio Michael era un Corvonero”

“Si ma c’è una certa differenza, no?”.

Harry era veramente fuori di se per quel discorso, insomma, già era brutto che Ginny uscisse con un altro ma che quell’altro fosse pure un Serpeverde…eh no questo no!

“Uffa Harry il mondo non è diviso in buoni e Serpeverde”.

Non aveva neanche finito la frase che si levò uno squittio dal tavolo di Serpeverde

“Granger cos’hai rubato la divisa di tua madre?...opss no lei è una lurida babbana,.. allora lo fai apposta a infagottarti come un spaventapasseri!”. Ghignò la Parkinson

“Dicevi Herm?”. Fece Ron soave

Hermione guardò  la Serpeverde con lo stesso stupore con cui avrebbe guardato un marziano

“Oh mio Dio! Parkinson sei appena riuscita a fare una deduzione logica! Oh mio Dio hai trovato un donatore di cellule celebrali, è fantastico!”. Esclamò battendo le mani

Lei la guardò con profondo risentimento ma non rispose, forse perché non aveva capito la battuta. I Grifondoro si sbellicarono dalle risate e perfino qualche Serpeverde assunse un aria lievemente divertita. Anche Draco fece fatica a reprimere un sorriso, mentre ammetteva con se stesso che quella sanguesporco aveva cervello, davvero,  e anche una lingua niente male.

“Ma Herm predichi bene e razzoli male?”. Fece Ron divertito

“Stai zitto Ronald”. Lo fulminò la grifoncina

La colazione era quasi finita e, ultimate anche la chiacchiere di inizio giornata, gli studenti stavano per andare a lezione quando Silente richiamò l’attenzione generale. Tutti fissarono il preside sorpresi, era estremamente strano che tenesse un discorso al di fuori di quelli all’inizio e alla fine dell’anno, perciò la cosa aveva scatenato parecchia curiosità.

“Sono certo ragazzi che il vostro più grande desiderio sia andare a lezione, ma devo rubarvi qualche minuto per darvi una notizia”. Esordì sorridendo

“Come sapete le vacanze di Pasqua si avvicinano e per darvi i nostri auguri prima che partiate abbiamo deciso di  farvi passare in modo un po’ diverso l’ultimo giorno di lezione”.

Fece una piccola pausa godendo le facce degli studenti che lo guardavano palesemente chiedendosi cosa avesse in mente, anche perché tutti sapevano che la mente del preside era…,imprevedibile.

“Una piccola caccia al tesoro organizzata con la collaborazione di tutti i docenti, vi dividerete in  coppie, quella che vincerà porterà cinquanta punti alla sua casa”.

L’annuncio portò un mormorio eccitato fra gli studenti, tutti pensavano a chi scegliere come partner per avere la maggiore possibilità di vittoria, ma il preside doveva ancora dire un ultimo dettaglio

“Le coppie verranno scelte a sorte, estrarrò i vostri nomi uno alla volta, man mano che sarete chiamati dovrete venire qui e prendere un biglietto col nome del vostro compagno”. Spiegò facendo comparire una grossa scatola

I primi a essere chiamati furono Tiger e Goyle che finirono rispettivamente con Ernie McMillian, più scontento che mai, e Padma Patil, anche lei prossima alle lacrime. Neville, sfortunato come al solito, finì con Nott ; Lavanda Brown, finì con la Chang e Harry, senza riuscire a nascondere la contentezza, andò a fare coppia con Ginny; Ron si trovò con Anthony Goldstein, poi fu la volta della Parkinson che, per la gioia di Hermione e sua grossa delusione, fu assegnata a Zacharias Smith.

“Ah si meritano proprio a vicenda”. Pensò la grifoncina

Dopo la Parkinson fu il turno di Malfoy. Hermione lo guardò avanzare verso il Preside con la sua solita camminata elegante, in realtà, un po’ era curiosa di sapere con chi avrebbe dovuto lavorare il furetto, ma era troppo presa a domandarsi chi sarebbe toccato a lei per dedicargli davvero attenzione. Sperava tanto di capitare con qualcuno degli studenti con cui stava di solito, magari Luna, era simpatica e sapeva essere molto intuitiva, si, sarebbe stata una buona compagna di lavoro; oppure Blaise, perchè no? In fondo era piacevole e gli sembrava una persona seria. C’era anche Calì ancora libera ma sperava tanto di non capitare con lei perché sapeva che avrebbe finito col litigarci cercando di farla impegnare, e cinquanta punti non erano una cosa su cui scherzare. Il suo sguardo si posò sul tavolo di Slytherin e rabbrividì notando che anche la Greengrass era ancora senza partner, pregò con fervore di non finire con lei perché ci sarebbe stato davvero da piangere, non che la Greengrass invece avrebbe gioito, pensò, no decisamente sperava di non trovarsi con lei.

“Chissà con chi finisce Malfoy”. Sussurò Calì

“Magari con la Greengrass”. Tentò lei

“Sai non mi dispiacerebbe capitare con lui”.

Non poté non sorridere alla sua aria sognante, la stessa che aveva quando parlava di Fiorenzo.

“Eddai Calì!”

“Beh non sono la sola, no?”.

Malfoy estrasse un biglietto dalla scatola che il Preside gli porgeva e Hermione dovette ammettere che Calì aveva ragione: tutte le ragazze che non erano ancora state chiamate lo stavano guardando con la stessa espressione, tutte stavano palesemente sperando che chiamasse il nome di una ragazza e, ovviamente, ciascuna sperava che fosse il proprio nome. In effetti, dopo aver fissato il biglietto che aveva in mano per un minuto buono, l’espressione imperscrutabile di sempre, pronunciò con voce incolore un nome femminile, forse quello dell’unica ragazza che non ne sarebbe stata felice:

“Hermione Granger”

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Capitolo 10
*** È solo un incubo ***


 

CAPITOLO 9:  È SOLO UN INCUBO

 

“…So di essere egoista, sono scortese. Trovo sempre l’amore dei cretini, qualcuno da ferire e lasciarmi dietro. Tutto solo nello spazio e nel tempo. Non c’è niente qui ma quel che c’è qui è mio
Qualcosa preso in prestito, qualcosa di triste…”
Placebo (Every you Every me)

 

Hermione era quasi in stato di shock, il cervello che per autoprotezione cercava di farle dimenticare il suo nome. No, non era possibile, non era vero. Certo si trattava solo di uno stupido incubo - cercò di convincersi- entro un paio di minuti si sarebbe svegliata nel suo letto e si sarebbe fatta quattro risate...oppure avrebbe urlato in preda a una crisi isterica prima di rilassarsi capendo di essersi finalmente svegliata. Si, doveva essere un brutto sogno, non poteva  davvero essere stata così sfortunata da essere finita in coppia con quella serpe. Eppure, nonostante la sua decisione nel non credere reale quello che stava succedendo, gli sguardi allibiti che si stavano puntando su di lei sembravano fin troppo veri.

“Bene”- esclamò Silente quando furono completate le ultime coppie-“ Spero che tutti siate soddisfatti dei vostri compagni, la gara sarà, come vi ho detto, fra tre giorni. Ora sono sicuro che non vedete l’ora di andare a lezione perciò vi lascio liberi di andare”.

Gli studenti ci misero un po’ a reagire al congedo del Preside, troppo presi a spettegolare sulle possibili implicazioni di una collaborazione forzata fra Malfoy e la Granger.

Hermione stava appena realizzando che non si sarebbe svegliata e la cosa non la metteva per nulla di buon umore, tutt’altro

“Maledizione! maledizione! E maledizione! Ma posso essere più sfigata! Con tutte le ragazze che avrebbero voluto fare coppia con quello, proprio a me lo dovevano appioppare”.

Dover fare la gara con Malferret era quanto di peggio ci potesse essere, non solo le sarebbe toccato sopportare le sue frecciatine, ma di sicuro con un compagno svogliato e buono a nulla come quello poteva scordarsi i cinquanta punti.

“Vedila così”- cercò di sdrammatizzare Ginny, che dalla faccia aveva capito che l’amica era prossima ad avere un infarto- “C’è chi sta peggio”

“E chi?”. Chiese lei cupamente

“Neville, è finito con Nott, non avresti preferito lui, vero?”.

In effetti, dovette ammettere, Malfoy era decisamente meglio di Nott…ma anche di Tiger e Goyle. Si, Ginny aveva ragione c’era di peggio, decisamente.

“No, hai ragione tutto sommato preferisco Malfoy”

Hermione non era l’unica scontenta della composizione delle coppie, Pansy Parkinson si stava letteralmente mangiando le unghie

“No, assolutamente no!”. Urlò con voce isterica

“Smettila di strillare Pansy!”. La zittì Draco

“M-ma Dracuccio tu non stai pensando davvero di fare coppia con la babbanastra, no?”

“Ho scelta?”

“Si, vai dal Preside e protesta”

“Mmh ottima idea, e cosa dovrei dirgli secondo te?”. Chiese lui sarcastico

“Digli che non vuoi lavorare con una mezzosangue”

“Così lo chiude ad Azkaban immediatamente se si esprime così”. Intervenne Nott

“Per una volta hai detto qualcosa di intelligente”. Convenne Draco

“Beh pare che sia destino che passi il tempo con la Granger eh?”. Rise il moro, un tono fintamente compassionevole mentre in realtà se la godeva alla grande

Avrebbe voluto prenderlo in giro insinuando che l’aveva fatto apposta a finire in coppia con la Granger – non lo credeva davvero, sapeva quanto era snob Malfoy, l’ipotesi che volesse aver  che fare con la mezzosangue era assurda- ma sapeva che era pericoloso tirare la corda con il compagno, anche se lo divertiva vederlo infuriato per le sue prese in giro. Oh sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa e lui avrebbe dovuto tacere

 “Questa la paga!” – ringhiò la Parkison- “Oh quella maledetta oca! Dracuccio, scommetto che è colpa sua se sei finito con lei, ah ma se si azzarda a provarci con te la distruggo”.

Eh no questo era troppo! Già detestava che gli si abbarbicasse addosso come una cozza, le scenate di gelosia erano molto più di quanto potesse concederle!

“La cosa non è affar tuo, Pansy”. La gelò

“ Ma…”

“ Io metto bocca in quello che fai tu?”.

Lei lo fissò in silenzio senza sapere come replicare, del resto Draco non era scemo, sapeva che non era certo sola quando non passava la notte con lui…e neanche lui stava solo. Certo però c’è un limite a tutto, che la Granger ci provasse con il suo ragazzo era fuori discussione

“No”. Ammise alla fine

“Dunque cosa ti fa pensare di poterti immischiare nei miei affari?”

“Ma io…”

“Non fare la fidanzata gelosa sai che lo odio”

“No io…”

“Anche perché tu non sei la mia fidanzata”. Concluse allontanandosi dalla fila insieme a Blaise

Lei non si scompose troppo. In fondo, si disse, sapeva che Draco era una persona molto chiusa, ci sarebbe voluto del tempo prima che si decidesse ad ammettere di tenere a lei.

Blaise osservava in silenzio l’amico cercando di capire di che umore fosse. Trattandosi di Draco, si sarebbe aspettato una scenata o, quanto meno, una sequela di lamentele. Invece, stranamente, stava zitto con un espressione imperscrutabile.

“Ehm…Dra che ne pensi di tutto questo”. Domandò cautamente

Draco  continuò a fissare davanti a lui perso nei suoi pensieri per qualche secondo prima di  rispondere

“Eh?? Tutto questo cosa?”

“ Beh questa storia della caccia al tesoro”

“Mmmh direi che a te è andata bene…la Bones non è niente male”

“Neanche la Granger”

“Piantala Blaise, comincio a pensare che tu abbia davvero una cotta per la mezzosangue”.

Dannazione! Non avrebbe dovuto sentirsi così scocciato per il commento dell’amico, a lui della Granger non gliene fregava nulla!

“Perché tu sei innamorato di tutte quelle che trovi carine?”.

Draco instaurò un aria schifata

“Innamorato??!...ma che domanda è?!...innamorato…bleah!”. Biascicò

“Non ti ho mica chiesto se hai la spruzzolosi”

“Peggio! Almeno dalla spruzzolosi si guarisce!”

“Puah Draco hanno ragione i Grifondoro a dirti che sei l’unico donatore di cuore vivente al mondo”.

Draco si voltò di scatto fulminandolo con lo sguardo

“Cos’è che dicono quelli?”.

Blaise si era già pentito di quella battuta. Sapeva che, in fondo, il biondino non era cinico come amava far credere

“Niente scherzavo, comunque smettila di dire scemate e ammetti una buona volta che la Granger si è fatta carina….sono certo che i tuoi nobilissimi antenati non si alzeranno dalla tomba per punirti”.

Draco capì che l’amico tentava di rimediare alla pessima uscita di poco prima e decise di stare al gioco. In fondo, sapeva che Blaise non voleva fargli male

“Appena passabile, ma non abbastanza da tentare uno come me”. Fece col suo tono più altezzoso.

Se Hermione avesse potuto sentirlo, si sarebbe arrabbiata due volte: in primis per l’offesa e poi perché aveva osato rubare la frase di uno dei suoi personaggi preferiti: Darcy di Orgoglio e Pregiudizio di cui si era innamorata a…diciamo “prima lettura”. Naturalmente era una citazione involontaria perché Draco non conosceva i romanzi babbani (e se avesse conosciuto  quel libro non avrebbe mai usato quella frase…visto che il personaggio che l’aveva pronunciata aveva imparato a sue spese che “chi disprezza compra” ).

Blaise scoppiò a ridere davanti ai modi altezzosi dell’amico

“Lo sai ti meriteresti che ti facesse abbassare la cresta”.

Draco inarcò un sopraciglio, scettico

“Farmi abbassare la cresta? E perché dovrei? Ho tutte le ragioni di essere fiero di me!”

“Tipo?”

“Beh sono un Malfoy…direi che è più che sufficiente”.

Una vocina fastidiosa insinuava che quello non era un pregio era un caso, ma lui la mise  a tacere in fretta. Ultimamente stava diventando strano – pensò- non si sentiva più così orgoglioso di se stesso e della sua famiglia. Forse erano le critiche più o meno velate che sentiva rivolgere a suo padre e lo rendevano conscio che la sua famiglia non era più temuta e rispettata come era sempre stata. Ma le cose sarebbero cambiate, avrebbe portato a termine la missione che il Signore Oscuro gli aveva affidato e la sua famiglia avrebbe riguadagnato il prestigio perso.

“E oltre a questo?”. Lo provocò scherzosamente Blaise

“Come ltre a questo!”

“Si, altre doti?”.

Draco ammutolì e si fece pensieroso. Già a parte essere un Malfoy che altre doti aveva? Beh se la cavava a letto e su questo non c’erano dubbi…e poi? Che assurdità lui non avrebbe dovuto stare li a interrogarsi sulle sue doti,  il suo sangue puro era una dote più che adeguata! Però non poté fare a meno di pensare all’interminabile elenco di qualità che Blaise aveva fatto sulla Granger…carina, simpatica, intelligente e se lo avesse lasciato finire avrebbe senz’altro continuato. E lui? Purosangue ecco l’elenco delle sue doti

“Complimenti puoi proprio andare in giro a testa alta”. Fece una vocina maledettamente simile a quella della Granger

Eh no ora basta! – si intimò- Smettila con queste scempiaggini come puoi paragonarti a una sanguesporco, non c’è confronto!

Già non c’era confronto, però…però per la prima volta in vita sua sentì che il confronto c’era, eccome, e lui non ne usciva vincitore.

Blaise intuì quello che gli passava per la testa e cercò di farlo ridere

“Su Dra smettila di fare quel muso” - Fece dandogli un colpetto sul braccio – “ Non hai davvero di che lamentarti: è una bella giornata, sei un Maloy e, soprattutto,  ti è stata assegnata come compagna di lavoro la strega più in gamba della scuola, direi che è il tuo giorno fortunato”.

In effetti, Draco doveva ammettere di non essere così dispiaciuto della formazione delle coppie, anzi. Di tutte le ragazze della scuola, la Granger era l’unica che avrebbe potuto lavorare con lui senza sprecare tempo a provarci. Ripensò alle paure di Pansy e l’idea della Granger che ci provava con lui lo fece sorridere. Figurarsi! La Granger che ci provava con qualcuno, da morire dal ridere! Ma per lui era un vantaggio, tanto più che, conoscendo la ragazza, sapeva che doveva essere determinata a vincere la gara con o senza la sua collaborazione. Quindi avrebbe avuto i cinquanta punti e senza nemmeno sforzarsi troppo e avrebbe anche potuto divertirsi a rompere le scatole alla mezzosangue per tutto il tempo che avrebbero dovuto passare assieme. Si, la faccenda prometteva bene, anzi, benissimo

 

 

Autrice: Purtroppo su questo sito non ho la possibilità di rispondere ai commenti (o se c’è io non l’ho ancora scoperto….perdonatemi sono una novellina J)….comunque ci tengo a ringraziare  tutti quelli che mi hanno lasciato  commenti e in particolare Barbarak, Piccola tammy e Stefy89d  che con me sono state particolarmente gentili!....bene detto questo continuate a lasciarmi i vostri commenti,  li leggo sempre con piacere!

Un bacio a tutte! J

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Capitolo 11
*** Caccia al tesoro ***


CAPITOLO 10: CACCIA AL TESORO

 

“…La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare. Mi fido di te! Cosa sei disposta a perdere?..”
Giovanotti ( Mi fido di te)

 

 

Tre giorni dopo l’annuncio di Silente gli studenti si ritrovarono radunati nella Sala Grande in attesa che la gara cominciasse. I tavoli erano stati spostati per lasciare spazio alla piccola folla, da ogni parte il brusio  incessante prodotto dai ragazzi che chiacchieravano eccitati dalla novità. Hermione si guardò attorno contrariata. Maledizione dove diavolo era finito Malfoy! Il biondino non si vedeva da nessuna parte e lei stava cominciando a pensare che avesse deciso di defilarsi per non lavorare con una mezzosangue. Sospetto che la rendeva nervosa, molto nervosa.

“Se quell’idiota sta pensando di farmi qualche scherzo giuro che lo faccio nero. Oh si! Gli farò rimpiangere di essere nato”. Si disse

Era intenta a immaginare i vari modi – uno più sadico dell’altro, a essere sinceri -  in cui avrebbe potuto farla pagare al suo arrogante compagno di scuola, quando sentì un tocco poco delicato sulla spalla e, girandosi, si trovò davanti un ghigno divertito

“Cercavi me Granger?”.

Lei lo fulminò con un occhiata severa, del genere che riservava A Harry e Ron quando le confessavano di essere indietro con i compiti

“No Malfoy,  cercavo l’idiota con cui purtroppo devo lavorare e che è arrivato con venti minuti di ritardo rispetto all’ora che aveva detto Silente, lo conosci?”.

Naturalmente la frecciata della grifoncina non lo fece minimamente scomporre, anzi, il suo sorriso sarcastico si accentuò

“Ma quanto la fai lunga per un po’ di ritardo! Vabbè che in genere le donne non vedono l’ora di vedermi ma tu esageri”

“Dacci un taglio Malfoy”- scattò lei inviperita – “Già non mi piace dover lavorare con te, non aggiungerci anche le tue battute”

“Mmh sei sempre di umore così dolce? Perché allora Potty l’appellativo di santo lo merita davvero”

“Punto primo: Se vuoi arrivare all’ora di cena non nominare i miei amici. Punto secondo: penso che saresti di malumore anche tu se ti fossi dovuto sorbire per gli ultimi tre giorni le occhiatacce della Parkinson”.

Draco alzò gli occhi al cielo senza rispondere

“Che poi cos’avrà da guardare male lo sa solo lei”. Continuò a borbottare Hermione

“Non le piace che lavori col sottoscritto”.

Lei lo guardò interrogativamente per alcuni secondi poi, registrato il senso di quelle parole, scoppiò a ridere

“Vuoi dire che è gelosa?”

“Che c’è da ridere?”. Domandò lui, leggermente risentito dalla sua reazione

“Come che c’è da ridere!” -  boccheggiò lei – “ Ma andiamo come se io potessi davvero provarci con te”.

Se prima era risentito ora si stava veramente incavolando. Come si permetteva di parlare con quel tono! Non c’era niente di ridicolo, era normale che lui potesse piacerle, semmai era ridicolo il contrario

“Granger..”. Cominciò minaccioso, ma non andò oltre perché Silente richiamò l’attenzione generale

Per prima cosa per ogni coppia fu fissato un leader che avrebbe dovuto dare la risposta agli enigmi da risolvere; quando venne il turno di Draco e Hermione lui si lagnò per dieci minuti buoni perché il capo fra loro era la Grifondoro.  Poi furono consegnati i biglietti col primo enigma e la Sala Grande si svuotò: la caccia al tesoro era cominciata

 Draco e Hermione si fermarono nell’andito e Hermione cominciò a leggere a voce alta il messaggio:

“Dunque, dice: Allora che, nel breve girotondo, puri e belli si sogliono mostrare, una luce si diffonde sulle loro facce così care….mmh tu che ne pensi?”.

“Che è un indovinello”.

Lei lo guardò con un’espressione che diceva chiaramente che non sapeva se ridere o spaccargli la faccia poi gli girò le spalle

“Allora…vediamo…girotondo, faccette….potrebbero essere dei bambini...”. Riflettè ad alta voce

Cominciò ad andare avanti e indietro per il corridoio borbottando le più svariate ipotesi e stava cominciando a pensare di prendere a schiaffi il suo “compagno di lavoro” che continuava a tacere apparentemente disinteressato al lavoro che dovevano fare. Ma prima che potesse parlare la voce di Malfoy interruppe i suoi pensieri

“Rileggimi l’ultima riga”.

 “Ah ti sei degnato di far sentire la tua presenza?”. Lo prese in giro

“Rileggimi l’ultima riga”. Ripetè lui, ignorando il suo sarcasmo

“Una luce si diffonde sulle facce così care”

“Mmh credo di sapere la soluzione”.

Mi prende in giro? Si chiese lei

“D-davvero?”

“Si davvero”. Fece lui scocciato

Hermione alzò le sopraciglia con evidente scetticismo. Ah -pensò- lui sa la soluzione, si certo come no!

“E quale sarebbe di grazia?”. Un tono che grondava scherno

“I diamanti”

“I diamanti!?”.

Proprio non riusciva a capire che ragionamento avesse fatto

“Si”- ripetè lui tranquillo - “ I diamanti”

“E perché?”

“Beh parla di facce, e specifica che sono care”

“Si ma… e il girotondo”

“Un anello non compie un giro attorno alla pietra?”.

In effetti era vero – considerò lei – l’ipotesi aveva un senso. Però lei non era troppo sicura di volergli dare ragione. Silente aveva parlato chiaro, chi sbagliava a dare la risposta era squalificato. Questo significava che dovevano pensarci su molto bene

“Sei sicuro?”

“Si, dai la risposta”

“Malfoy hai sentito Silente, se è la risposta sbagliata siamo fuori”.

“Senti se vogliamo lavorare assieme dobbiamo fidarci”.

Lo guardò a bocca aperta

“Stai proponendo a una mezzosangue di fidarsi di te?”.

“Non me lo ricordare, non ho scelta quindi lascia che dimentichi che ho a che fare con una lurida sanguesporco”. Fece lui a denti stretti

 “Malfoy”!.

“Prima che mi salti al collo ricorda che ti servo vivo”

“Fino alla fine della gara…poi…”

“Si, si poi mi mandi all’obitorio del San Mungo…ma nel frattempo devi fare la brava Granger”.

“Questo lo dici tu…Silente non ha dato ordini in proposito”

“Ah e come pensi di finire la gara senza di me?”

“Credi che non potrei risolvere gli enigmi da sola?”.

Lui non aveva dubbi sul fatto che la ragazza non scherzasse. Ma non lo spaventava minimamente, anzi, lo divertiva da matti farla arrabbiare

“Hai deciso se fidarti di me?”. Chiese dopo qualche minuto di silenzio

“No”

“Eh dai Granger che ci guadagno a farci squalificare?”

“Farmi scoppiare le coronarie?”

Lui finse di essere tentato dalla prospettiva

“Interessante scelta…farti prendere un  infarto o vincere i cinquanta punti? Tutto sommato è più conveniente la seconda, a farti morire ci posso pensare in seguito”

Suo malgrado lei si ritrovò a sorridere

“Non sono così facile da uccidere”

“Si ma far morire le ragazze è la mia specialità”. Fece lui con un sorrisetto malizioso

“Oh basta sei un disco rotto! E poi sai cosa si dice di chi si vanta troppo?”

Appena registrò il senso del messaggio il Serpeverde le rivolse un occhiata che avrebbe fatto indietreggiare chiunque altro

“Non fare mai più una battuta del genere!”. Sibilò

“Coda di paglia?”

“Ti ammazzo!”

“Non puoi, ti servo viva”. Fece lei ripetendo quello che lui le aveva detto poco prima

“Tu? E che me ne faccio di una mezzosangue?”

“Smettila di chiamarmi così!”

“Altrimenti?”

“Ti faccio vedere di cosa è capace una mezzosangue!”

“Granger ma ti rendi conto?”

“Di cosa?”. Chiese lei ancora sul piede di guerra

“Che abbiamo passato gli ultimi dieci minuti a minacciarci invece di dare quel cavolo di soluzione”.

Si fissarono in silenzio per un po’

“Sei certo che la risposta sia diamanti?”.

Lui sbuffò infastidito da quella domanda ripetuta

“Si sono sicuro”.

Fialmente soddisfatta, Hermione sospirò poi pronunciò la risposta a voce alta e sicura. I due ragazzi fissarono il biglietto trattenendo il respiro, le lettere cominciarono a sparire e modificarsi sotto i loro occhi finché non formarono una parola: Serra numero 1. Il loro prossimo indizio si trovava lì

Sui loro volti comparve un identico sorriso di trionfo: ce l’avevano fatta!

“E bravo Malferret”. Si complimentò lei sorpresa

Istintivamente gli porse la mano, dimenticandosi con chi aveva a che fare. Draco la fissò con aria confusa come se non capisse cosa voleva che facesse e lei si diede della stupida. Come le era venuto in mente che quello avrebbe stretto la mano a una mezzosangue! Stava per ritrarre la mano quando lui la strinse con un gesto deciso.

“E non ti azzardare mai più a mettere in dubbio la mia intelligenza Granger,  intesi?”

“Vedremo Malferet non mi hai ancora convinta!”

“È  una sfida?”

“Si”

“Io non ho mai perso una sfida”

“Zitto e datti da fare”

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Capitolo 12
*** Caccia al tesoro II ***


 

CAPITOLO 11: CACCIA AL TESORO II

 

“ … Possa una stella risplendere su di te. Possa quando l'oscurità scende il tuo cuore essere puro. Percorri un sentiero solitario . Oh, quanto sei lontano da casa. È arrivata la notte, abbi fede e troverai la tua strada. È calata la notte, c'è una promessa che ti sorregge. Possa il richiamo delle ombre volarsene lontano. Possa il tuo viaggio continuare alla luce del giorno. Quando la notte sarà sconfitta potrai alzarti per trovare il sole. È arrivata la notte, abbi fede e troverai la tua strada. ….”

Enya ( May it be)

 

La serra numero 1 era la prova che la professoressa Sprite aveva senz’altro tante ammirevoli doti ma l’ordine non era tra queste: fra le mura trasparenti era racchiuso un guazzabuglio di piante gettate in giro alla rinfusa, grazie al cielo nessuna delle piante custodite là era pericolosa

“Ci è andata bene”. Borbottò Draco

Hermione lo guardò interrogativa

“Perché?”

“Beh pensa se ci fosse toccata la serra numero 3, quella con il Tranello del diavolo nano”

“Non dire sciocchezze Malfoy, Silente non permetterebbe mai che venissimo messi in pericolo”

“Si beh…ha scelto quel deficiente  come insegnante di Cura delle creature magiche, no? Questo la dice lunga”.

Gli occhi della Grifondoro lampeggiarono pericolosamente

“Malfoy ricordi cosa ti è successo l’ultima volta che hai parlato così di Hagrid?”.

Oh se lo ricordava eccome! Non solo, era anche sicuro che la Granger avrebbe ripetuto l’esperienza più che volentieri! Ma, chiaramente, la minaccia non sortiva alcun effetto perche lui non poteva avere paura di una ragazza, mezzosangue per di più.

“Non attacca Granger, se credi che possa avere paura di te…”.  Cominciò

“Avrei decisamente ragione, almeno a giudicare da come te la sei svignata quella volta”

“Io  non stavo scappando!”.

La risposta gli fece guadagnare un occhiata molto, ma molto divertita

“Ah no?”. Chiese Hermione con fare innocente

“No”

“E cosa stavi facendo?”.

“Mi sono allontanato perché la faccenda era chiusa. Ricordati che un Malfoy non scappa. Mai”

“Infatti quello che al primo anno è scappato  per tornare al castello, quando siamo stati in punizione nella Foresta Proibita, era Neville”.

Draco abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo rialzò dandosi dell’idiota per quel gesto di debolezza

“Paciock non si è trovato davanti quella…quella…cosa”.

Non si sarebbe mai dimenticato quando si era fermato insieme a Potter davanti all’unicorno ferito che erano stati mandati a cercare e dagli alberi era spuntato Lui. In quel momento non sapeva di avere davanti il Signore Oscuro, colui che suo padre ammirava così tanto. Forse, se anche l’avesse saputo, sarebbe servito solo a rendere la cosa più terrificante. Ma in quel momento lui aveva visto solo una figura coperta da un mantello scuro…che gocciolava sangue, ed era scappato terrorizzato.

“Ma Harry si e non è scappato”. Precisò Hermione

Maledetta mezzosangue! Ti pareva che non tirasse fuori San Potter!  Non c’era bisogno di ricordargli che il “Grande Eroe” non era scappato, lo sapeva troppo bene. Aveva passato giorni e giorni a masticare fiele perché, come al solito, Potter si era rivelato migliore di lui. Come fosse riuscito a restare fermo davanti a quella creatura spaventosa, per Draco era un mistero. Maledetto Potter! Dio quanto lo odiava! Perche non poteva comportarsi da persona normale? Perché doveva sempre essere lì a ricordargli che suo padre aveva ragione a definirlo debole?

Amareggiato da questi pensieri finì per sfogare la sua rabbia su Hermione

“Ok recepito il messaggio Granger. Potter è un eroe e io no, sei realizzata?”. Urlò frustrato

Lei rimase sconvolta da quella reazione, non si era aspettata che la sua battuta gli facesse male, ma il lampo di dolore che aveva attraversato i suoi occhi diceva chiaramente che gliene aveva fatto, e tanto.

“Io…”. 

“Lo so! Potter è magnifico, lui si che è un vero duro, lui non ha paura della morte…beh io si! Spiacente ma non ho fretta di morire, Ok?...”

“Malfoy…”. Tentò di nuovo lei

“Si certo scusami Granger…dimenticavo che è anche un Cercatore più bravo di me”. Continuò a vaneggiare

“VUOI CALMARTI”. Urlò esasperata la ragazza

Draco ammutolì all’istante

“Senti basta ora, stavo solo scherzando, non volevo metterti a confronto con Harry, davvero”.

Lui si stava già pentendo amaramente di quello sfogo, non avrebbe dovuto lasciarsi andare  a quel modo con lei. Figurarsi lo avrebbe preso in giro a vita ora! Doveva rimediare a quell’errore

“Dai Granger stavo scherzando, lo so che non stavi idolatrando Potter…anche perché tu preferisci Weasley”. Scherzò facendola arrossire

Ecco ti pareva! – pensò lei -  e dire che, per un attimo gli aveva fatto tenerezza!

“Piantala Malferret”

“Che c’è ti vergogni di avere una cotta per quel pezzente?”

“Non sono affari tuoi”

“Ma ho ragione”

“No!”

“Allora perché sei arrossita?”

“Malfoy vogliamo pensare a questo cavolo di enigma?”.

Draco ricordò solo in quel momento la ragione per cui erano andati alle serre

“Oh giusto!”. Esclamò

Estrasse la bacchetta e mormorò: “ Accio enigma”. Un foglietto di pergamena si posò sulla sua mano

“Allora che c’è scritto?”. Lo incalzò ansiosa Hermione

Lui si schiarì la voce e cominciò a leggere:

“Scende ma senza scale, cade ma non si fa male. Annoia ben sovente ma non secca mai la gente  e casca dalle nuvole se deve essere presente…beh e che vuol dire?”.

“Lasciami riflettere”.

Come la volta precedente, Hermione, cominciò ad andare avanti e indietro borbottando fra se e se

“Mmh…annoia ben sovente…non è che sei tu Granger?”. La prese in giro Draco

Lei lo fulminò con un occhiataccia

“Oh mio Dio quanto sei spiritoso”

“Grazie Granger lo so già”.

Entrambi tornarono a concentrarsi sull’indovinello

“Cade e non si fa male…secondo te cos’è?”. Chiese lui

“Non lo so…anche questa cosa di scendere senza scale…”.

Lo sguardo della mora cadde su una pianta che doveva appena essere stata innaffiata fermandosi sull’acqua che cadeva dalle foglie. Cadeva? Ma certo! - pensò illuminandosi- l’acqua cade, e quella che cade dalle nuvole é…

“La pioggia”. Esclamò contenta

Draco la fissò sorpreso

“Eh??”

“La pioggia è la risposta”.

Per quanto non gli piacesse che la mezzosangue avesse trovato la soluzione prima di lui, Draco dovette ammettere che aveva ragione. Ricordò quello che gli aveva detto Blaise sul fatto che era brava quanto lui al gioco degli indovinelli. Beh sicuramente non era brava quanto lui ma per essere una sciocca Grifondoro e pure mezzosangue ci sapeva fare!

“Bene allora dai la risposta se sei convinta”.

A dispetto della prudenza che aveva dimostrato quando era stato lui a dare la risposta, stavolta la ragazza non ebbe nessuna esitazione e diede immediatamente la soluzione. Anche questa volta il biglietto cominciò a cambiare e comparve il luogo dove avrebbero trovato il prossimo enigma: Ufficio di Gazza. I due ragazzi si guardarono orripilati

“Oh no l’ufficio di Gazza no!”. Gemette Hermione

“Parli tu Granger? E cosa dovrei dire io che quello ce l’ho sempre attaccato”.

Purtroppo il biglietto era chiaro e non c’era modo di evitare quell’incombenza, a meno di non ritirarsi. E questo non l’avrebbe fatto nessuno dei due. Così, rassegnati, si avviarono verso l’ufficio del Custode,  lo trovarono davanti alla porta

“Sembra che ci stesse aspettando”. Sussurò Hermione

“Sicuramente ci ha visti quella gatta spelacchiata”. Sbuffò Draco

Gazza li guardò in cagnesco per un tempo infinito prima di farli entrare. La prima cosa che si notava nel suo ufficio erano le catene appese alla parete e quando si accorse che entrambi i ragazzi le stavano guardando sorrise malevolo

“Tanto prima o poi ci finisci appeso, tranquillo”. Frecciò rivolto a Draco

Il Serpeverde inarcò appena un sopraciglio per nulla intimorito e, istintivamente, diede la risposta che avrebbe dato normalmente dimenticandosi che nelle circostanze attuali suonava quantomeno ridicola:

“Certo, poi lo spieghi a mio padre”

“Sicuro, quando esce di prigione”. Lo derise Gazza

Faceva male, faceva dannatamente male rendersi conto che un uomo che gli era stato insegnato ad ammirare poteva essere deriso così. Perché il suo nome e la sua famiglia sembravano non contare più nulla?

“Il che sarà molto presto tranquillo”. Replicò cercando di sembrare spavaldo

“Mastro Gazza ci darebbe l’enigma per favore?”. Intervenne Hermione

Aveva fretta di mettere fine allo scambio di battute fra i due. Non gli era piaciuta la presa in giro del Custode sul padre di Malfoy, era un colpo basso e nemmeno lui si meritava quella cattiveria.

Gazza frugò nella scrivania e diede il biglietto con l’indovinello da risolvere a Hermione, sembrava molto scontento, evidentemente ci stava prendendo gusto a deridere Malfoy. Appena avuto l’enigma i due ragazzi fecero rapidamente marcia indietro, fermandosi solo quando raggiunsero una distanza di sicurezza. Nel foglio c’era scritta una sola frase: Là dove tutto è cominciato

“Dove è cominciato cosa? Ma che indovinello è?”. Chiese Draco

“Dov’è cominciata la nostra vita scolastica, forse”.

Espressione scettica

“Il binario 9 e ¾?”

“Veramente il momento preciso sarebbe quello dello Smistamento”.

Stavolta lui la prese molto più sul serio

“La Sala Grande?”

“Direi di si”

La Sala Grande era deserta ma non se ne preoccuparono. Draco eseguì l’incantesimo di Appello che aveva usato per richiamare il biglietto con l’enigma nascosto nella serra, stavolta però non successe nulla. Si fissarono perplessi

“Come mai non arriva niente?”. Chiese lui

“Magari l’hai eseguito male…aspetta ci provo io”

E ti pareva che la-so-tutto-io non pensasse che avrebbe saputo fare l’incantesimo meglio di lui! – pensò trattenendosi a stento dallo sbuffare. Ma neanche Hermione ebbe successo

“Allora? Hai visto che il problema non era il mio incantesimo di Appello? Dovresti smetterla di crederti superiore agli altri”

“Perché tu non ti credi superiore?”

“ Ma io lo sono”

“Oh smettila! Di superiore hai solo l’arroganza”

“Ehy modera i termini mezzosangue”

“Comincia a farlo tu Malferret”.

Si fissarono in cagnesco per cinque minuti buoni, fu Draco a rompere il silenzio

“Insomma che cosa abbiamo sbagliato?”

“Mi sembra ovvio, no? Abbiamo interpretato male l’enigma”

“Quindi?”

“Quindi rincominciamo…se non è la scuola, a cosa  si riferisce?”.

“Alla gara”. Propose Draco

“No, scemo, la gara è iniziata qui”

“Oh giusto…allora?”.

 Si chiusero entrambi in un mutismo scoraggiato, nessuno dei due aveva idee e nessuno dei due sperava nell’aiuto dell’altro. Soprattutto Hermione non sperava nell’aiuto di Draco, e si sbagliava perché fu lui ad avere l’idea giusta:

“E se si riferisse a noi due?”

“Noi? Che c‘entriamo noi?”

“Beh ci hanno ficcati a fare questa cosa assieme, no?”

“E allora?”

“Allora forse dobbiamo tornare al posto dove ci siamo trovati assieme la prima volta”.

Lei non era ancora convinta ma non vedeva una alternativa più  plausibile perciò decise di seguirlo

“Ok, ma dove ci siamo incontrati? Io non me lo ricordo”.

Lui si. Strano a dirsi non ricordava dove avesse conosciuto praticamente tutti i suoi compagni, ma ricordava esattamente dove aveva incontrato lei. Stavano attendendo di entrare nella Sala Grande per lo Smistamento e l’aveva vista che sciorinava incantesimi.

“Ti ricordi la sala dove abbiamo aspettato lo Smistamento?”

“Si…è vero ci siamo visti li”.

Si avviarono velocemente verso la saletta dietro la Sala Grande. Silente era lì da solo che si guardava attorno canticchiando placidamente. Erano i primi, avevano  vinto la gara

 

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Capitolo 13
*** Vittoria ***


 

 

CAPITOLO 12: VITTORIA

 

“…Sono soltanto un poeta che ha fallito il suo pezzo migliore. Un fanciullo svanito, che ha fallito nello scrivere un finale a tutte le sue poesie…”

Nightwish (Beauty of the beast)

 

 

Silente sorrise soddisfatto ai due ragazzi che gli stavano davanti. Aveva visto giusto, era certo che sarebbero stati loro

“Bene abbiamo i vincitori”

Fu una sensazione strana per entrambi. A questo punto sarebbe stato normale congratularsi a vicenda ma nessuno dei due sembrava disposto a farlo. Lei continuava a ripetersi che aveva davanti un bastardo antipatico e per giunta Serpeverde ed era già tanto se era riuscita a collaborare con lui senza ucciderlo, figurarsi fargli i complimenti. Lui continuava a ripetersi che aveva davanti una scorbutica mezzosangue, cosa già di per se gravissima, e pure Grifondoro ed era già tanto se era riuscito a collaborare con lei senza ucciderla, figurarsi farle i complimenti. Eppure una parte di loro si ostinava a rendergli l’idea maledettamente normale. Silente li guardava divertito immaginando i loro pensieri.

“Allora ragazzi, come promesso, vi spettano cinquanta punti a testa”.

Si ricordarono solo allora qual’era il motivo principale della gara. Strano come non ci avessero pensato prima – si dissero - come se si fossero divertiti con i loro battibecchi, tanto da distrarsi dal premio. Un pensiero che entrambi reputarono assurdo,  perché loro non si erano mica divertiti. No, assolutamente, si erano dati reciprocamente sui nervi e basta. Strano però che nessuno dei due fosse realmente infastidito, al momento poi erano solo contenti per la vittoria. Ma siccome Draco non era abituato a restare a lungo di buon umore, trovò subito un buon motivo per protestare:

“Ma se ognuno dei due guadagna cinquanta punti le nostre case non hanno nessun vantaggio”.

Hermione gli avrebbe volentieri tirato un calcio. Ma come si permetteva a mettere in dubbio una decisione del Preside! Ma c’era qualcuno per cui quello là avesse un minimo di rispetto? Mmh si che c’era….Moody, pensò con un sorrisetto quasi diabolico. Con lui ci avrebbe pensato due volte prima di usare un tono meno che rispettoso. Fortunatamente Silente non parve prendersela per le proteste del giovane e continuò a sorridere

“Le vostre case guadagnano cinquanta punti di vantaggio su Tassorosso e Corvonero”.

Poteva l’arrogante Serpeverde ritirarsi in un rispettoso silenzio accettando quel risultato? No, ovviamente

“E a cosa serve se comunque continuano a essere pari?”.  Insistette imperterrito

“Signor Malfoy se una delle due case sorpassasse l’altra non sarebbe giusto visto che avete lavorato assieme”.

Se Draco aveva intenzione di ribattere che lui aveva lavorato di più, fu messo a tacere da due occhi dorati che dicevano chiaramente che se avesse osato pronunciare quella frase se ne sarebbe pentito.

“D’accordo”. Sbuffò

Silente richiamò gli altri studenti, fece sapere che la gara era finita e chi aveva vinto e congedò tutti. La sala si svuotò lentamente e il Preside rimase solo con il professor Piton

“Hai visto Severus? Ti avevo detto che, sebbene scelti a caso, erano una coppia promettente”.

Piton si limitò a un grugnito neutro. In fondo non c’era niente da ribattere apparte: “Hai ragione”. Ma lui non lo avrebbe mai detto. Certo che era inquietante come quel vecchio sapesse sempre cosa stava per succedere. Davvero inquietante

“Questa è la prova che Grifondoro e Serpeverde possono lavorare assieme”. Continuò Silente

“Solo se il Serpeverde è motivato da una ricompensa”. Ribattè sarcastico Piton

“Sai a volte la ricompensa non è esattamente quella che ti aspetti, e a volte non ti accorgi nemmeno che è una ricompensa, agli inizi”.

Piton sbuffò seccato. Ecco un’altra irritante caratteristica di Silente: spesso le sue frasi le capivi solo a posteriori

“Che vuoi dire?”

“Oh nulla di importante”

Chissà forse era vero quello che diceva qualcuno, forse stava davvero dando i numeri per via dell’età. Ma Severus Piton aveva imparato che ogni volta che credeva che Silente fosse impazzito, gli dimostrava immancabilmente di essere più lucido che mai. Chi era quel babbano che aveva detto che fra genio e pazzia c’è una linea sottile? Beh chiunque fosse doveva aver conosciuto Silente.

“ D’accordo, ma non cantare vittoria. Hanno lavorato insieme solo perché volevano vincere la gara, se no si sarebbero uccisi”

“Eppure tu dovresti sapere che anche fra Grifondoro e Serpeverde ci può essere amicizia”.

“Non direi”. Il tono di voce gelido

Era un discorso che lui non amava. Non poteva dire di essere stato amico dei Grifondoro quando era a Hogwarts. Solo di una: Lily Evans. Ma chi non avrebbe fatto amicizia con Lily? Era una persona splendida, l’unica innanzi alla quale parole come mezzosangue non significavano nulla perché lei non era una mezzosangue, lei era…Lily, e basta. Non aveva mai capito come i suoi amici potessero parlare di lei con tanto disprezzo, come potessero essere così ciechi. Eppure l’eco delle ultime parole che Lily gli aveva rivolto era ancora li, nella sua mente:

“Chiami mezzosangue tutti quelli come me, perché io dovrei essere diversa?”

Parole che gli ricordavano che cieco lo era stato anche lui. In fondo, se era stato capace di vedere quanto valesse quella ragazza, era solo perché, quando aveva imparato a ripetere le convinzioni di Lucius e dei suoi amici, era già troppo innamorato di lei per trattarla come trattava gli altri. Agli occhi dei suoi amici lei era una schifosa sanguesporco come tante, ma per lui no, perché la amava. E non era riuscito a darle quella dannata risposta. Perché? Se ci fosse riuscito…se lei avesse accettato, forse non si sarebbe messa con James Potter, forse non sarebbe morta. Il suo più grande rimpianto che non aveva mai dimenticato e che adesso, da sei anni, era diventato quasi un’ossessione. Ogni volta che vedeva gli occhi di Harry Potter, così simili a quelli della donna che aveva amato, ricordava che non aveva avuto il coraggio di lottare per lei quando erano ragazzi, e dopo non era riuscito a impedire che morisse. Ma aveva salvato altri, suo figlio in primis, e l’unica cosa che lo faceva andare avanti era ripetersi che Lily sarebbe stata orgogliosa di lui perché ora, debole, non lo era più.

La voce di Silente che lo chiamava con dolcezza lo riscosse da quei pensieri

“Severus…mi dispiace, è stata una frase inappropriata”

Non avrebbe mai ammesso di stare male

“Non importa”

“Importa eccome…sai tu a volte sei molto simile a Draco, tutti e due dovete per forza fingere di essere insensibili a tutto”.

Forse anche stavolta il vecchio aveva ragione, chissà forse era per questo che Draco gli stava così simpatico

“Tu dici che gli somiglio? Ma se è la fotocopia di suo padre”

“Sbagli, come sbagli con Harry. Draco è molto diverso da suo padre”

“Non farti sentire da lui”

“Forse un giorno sarà più preoccupato di assomigliare troppo al padre che non il contrario”

“Non credo proprio, quel ragazzo adora Lucius”

“Anche tu lo adoravi, eppure devo pensare che ti sia ricreduto”

Lo adorava….beh questa è una parola forte. Lo ammirava, certo, perché era rispettato mentre lui…lui era lo zimbello di Potter e la sua banda. Quando Lucius gli aveva offerto la sua amicizia gli era sembrato un sogno, significava far parte di una elite importante e anche godere della protezione che ne derivava. Però forse non era mai appartenuto a quel gruppo fino in fondo, forse non era mai stato come loro e loro lo sapevano perché lo tenevano sempre un gradino più in basso.

“Tutti sbagliamo”. Considerò

E se c’era qualcuno che lo sapeva questo era Severus Piton, c’erano volte in cui credeva che dagli undici ai diciassette anni non avesse fatto altro che sbagliare

“Tutti sbagliamo”- convenne Silente- “E tutti dovremmo avere la possibilità di rimediare”

C’era da aspettarsela questa frase, era la più ferrea convinzione di Silente

“A proposito del tuo giovane amico…che notizie hai su di lui?”

Piton aggrottò le sopraciglia. Che notizie aveva? Niente di buono

“Il Signore Oscuro ha in programma di fargli ricevere il Marchio Nero presto”.

Silente sospirò

“Una scelta obbligata, altrimenti Voldemort saprà di non potersi fidare di lui e significa morte”

“Sarebbe stata obbligata comunque vista la famiglia da cui viene”

“Sappiamo entrambi che quel ragazzo non è fatto per essere un Mangiamorte. Non è un assassino”

“Non ha scelta”

“Dargli una scelta è quello che voglio fare”.

Piton lo guardò scettico

“Certo come no, può tradire il Signore Oscuro e magari poi lo facciamo entrare nell’Ordine”

“Non vedo perché non potrebbe fare una simile scelta”

Stavolta la sua espressione non era solo scettica, aveva quasi gli occhi fuori dalle orbite

“Silente è di Malfoy che parliamo”

“No, parliamo di Draco”

“Non tradirà il Signore Oscuro, lui gli è fedele”

“Lui è fedele alla persona di cui gli parlava il padre, sta appena cominciando a capire con chi ha davvero a che fare…e se non sbaglio non gli piace molto”

“Non può cambiare idea, è troppo tardi”

“Dici? Tu eri molto più grande quando sei passato dalla nostra”

“È diverso, se credi che quel ragazzo si lasci convincere sei un illuso”

“Staremo a vedere”

“Si certo come no…e magari dopo si innamora perdutamente della Granger”

Palesemente il solo pensiero di tale eventualità lo disgustava. Silente, invece, si limitò a un sorrisetto enigmatico

“Sai Severus mai dire mai”

Piton rischiò di inciampare nella veste                   

“Silente tu non…davvero…non…è impossibile”. Biascicò

“Avrai notato che la signorina Granger ha qualche somiglianza con Lily”

Era intelligente, si, doveva ammetterlo, anche se Lily non aveva la sua presunzione. E aveva anche un certo caratterino…somigliare a Lily…e Silente aveva appena detto che Draco gli ricordava lui da giovane….dove voleva arrivare?

“E allora?”

“Allora, a volte la storia si ripete, ma l’epilogo cambia”

Dove voleva arrivare?

“Che stai suggerendo?”

Silente instaurò un espressione ingenua

“Nulla, sono solo le idee di un vecchio”

Già ma le idee di quel vecchio risultavano spesso azzeccate, troppo spesso. E al momento per Severus Piton questo non prometteva bene. No affatto

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Capitolo 14
*** Vacanze ***


 

 

CAPITOLO 13: VACANZE

 

 

“….Come puoi vedere quando mi guardi, sono ridotto a pezzi, non sono più quello che ero. E' più facile se non mi vedi quando sono in piedi, sono più alto quando siedo qui immobile. Mi chiedi se i miei sogni si sono realizzati. Mi hanno costruito un cuore di acciaio, di quelli che le pallottole del nemico non possono scalfire Niente è come sembra, sono una replica, sono una replica, un guscio vuoto dentro di me.  Non sono più io, sono una replica di me stesso…”

Sonata Artica (Replica)

 

Finalmente era arrivata Pasqua e le vacanze. Gli studenti rimasti a scuola si stavano godendo tutti il riposo prima di cominciare a preparare gli esami…. tutti tranne una…chi? Beh ma Hermione ovviamente! Quale altra studentessa avrebbe potuto passare le vacanze a preparare il piano di studi per i suoi amici se non lei? Oltretutto era anche poco apprezzato il suo impegno, infatti in quel momento Harry e Ron si stavano profondendo in una serie di lamentele da far venire l’emicrania

“Ma Herm come puoi essere così cattiva…e il Quidditch?”. Piagnucolò Ron

“Sono sicuro che Harry non ti butterà fuori dalla squadra perché studi troppo”. Fece Hermione  a denti stretti

Il chiamato in causa instaurò un espressione degna di Mirtilla Malcontenta

“Ma io sono il capitano devo occuparmi della squadra Herm, non puoi mettermi a studiare 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.

La riccia alzò gli occhi al cielo, esasperata. Che ingrati! E pure infantili! Non è che per lei fosse proprio un piacere sorbirsi suppliche e lamentele ogni anno quando gli dava  il programma, lo faceva solo perché, se li avesse lasciati a loro stessi, sarebbero finiti a studiare il giorno prima dell’inizio degli esami, rischiando di farsi bocciare. Oltretutto non era neanche vero che li avrebbe impegnati così tanto, si trattava solo di un paio di ore di studio al giorno. Niente a che vedere con l’impegno che metteva lei.

Ginny guardò l’amica con aria comprensiva. A volte Harry e Ron erano davvero impossibili, buon per loro che Hermione avesse la pazienza di una santa altrimenti…

“ Ragazzi smettetela di lamentarvi, vi starebbe bene che Hermione vi lasciasse a cavarvela da soli”

“Non lo farebbe mai”. Fece Ron fiducioso

Hermione inarcò un sopraciglio

“Ah tu dici?”

“Certo che no, non permetteresti mai che rischiassimo la bocciatura, sei troppo buona”.

Che ruffiano! Ron ricorreva  sempre al giochino dei complimenti quando voleva un favore. E, purtroppo per lei, non riusciva mai a dire di no ne a lui ne a Harry. Si era fatta la fama di una inflessibile che non faceva mai copiare e non aiutava coi compiti, in realtà, quando quei due le chiedevano aiuto con l’aria da cuccioli bastonati, non riusciva proprio a dirgli di no. Tutte le volte si dava della stupida e si riprometteva di non cascarci più ma poi cedeva sempre.

“ Fossi in te non mi fiderei così tanto della mia  bontà”. Minacciò

Sia Ron che Harry la guardarono orripilati

“Che vorresti dire?”. Balbettò Ron

“Che un giorno o l’altro potrei decidere che mi sono stancata di essere buona”.

Ginny scoppiò a ridere davanti al colorito pallido che avevano assunto i due ragazzi.

 Sempre gli stessi, continuavano a lamentarsi, a chiamare schiavista Hermione ma sapevano benissimo che senza di lei sarebbero stati nei guai.

“Non sarebbe la prima volta che Herm ha degli scatti di ribellione. La Cooman ne sa qualcosa”

Il ricordo della Grifondoro che usciva infuriata dall’aula di Divinazione fece scoppiare a ridere tutti, perfino i due spaventati lavativi

“Tu non l’hai vista, è stata una scena stupenda, la Cooman era talmente arrabbiata che non riusciva neanche a fare la solita aria mistica”.

“Io non so cosa le fosse preso quel giorno, era una furia. Ti ricordi  Harry che aveva anche picchiato Malfoy?”. Rise Ron

“E chi se lo scorda! È scappato come se avesse Voldemort alle calcagna”

“Dubito che scapperebbe così. Lui e Tu Sai Chi sono grandi amici, no?”.

Harry annuì divertito

“Già e poi io preferirei affrontare Riddle che Hermione quando ha la luna storta”.

Hermione diventò color papavero. Mamma mia che esagerati, manco fossi una Valchiria!

“Harry non dovevi andare da qualche parte?”. Fece giusto per farlo tacere

“Ah si dovevo andare a prendere un libro”.

La cosa in sé non era sospetta, Harry aveva detto già che sarebbe dovuto andare in biblioteca, era sospetto che Ginny si fosse prontamente offerta di accompagnarlo dopo aver scambiato uno sguardo con il fratello. La cosa non le piaceva, non le piaceva per niente. E fu ancora meno piacevole quando Ron, spariti gli altri due, le chiese di andare a fare un giro.

Oh mio Dio! Non si sarà messo in testa di chiedermi di stare con lui proprio ora!

Probabile visto il tempismo di Ron. Accidenti quando lei avrebbe dato qualunque cosa perché le dicesse di essere innamorato di lei si era messo con Lavanda, e ora che l’aveva superata ed era arrivata a considerarlo solo un amico….

Oh no! Oh no non può farmi questo! Non può mettermi nelle condizioni di fargli del male, non è giusto, è sleale!

Camminavano insieme nel parco, Ron rimaneva in silenzio aumentando il suo nervosismo, così alla fine fu lei a decidere di rompere il silenzio

“Ron…che ci facciamo qui?”.

Lui si appoggiò al tronco di un albero limitandosi a fissarla in silenzio. Era chiaro che qualunque cosa volesse dirle non aveva fretta

“Herm…che cosa siamo?”.

La domanda era talmente posta male che lei ebbe difficoltà a capire di cosa stesse parlando

“Prego?”

“Beh insomma….sai…è tanto che siamo in questa condizione…insomma non stiamo assieme ma….cioè siamo semplici amici?”

Se non lo sai tu.- pensò lei- mi sembrava che fossi sicuro che siamo solo amici quando ti sei messo con Lavanda.

Ok era vero che lei non provava più nulla per lui. Ma l’orgoglio ferito ci mette molto a guarire

“Tu che dici? Cosa sono per te?”.

Si aspettava la smorfia di disappunto comparsa sul suo viso, lui odiava prendersi responsabilità.

“Non lo so Herm, sai sono molto confuso quanto a questo”.

Faceva davvero tenerezza con quell’aria pensierosa. La cosa in effetti era meno traumatica di quel che aveva creduto, non le stava facendo la dichiarazione, voleva solo chiarire il loro legame.

“Ron non credo che tra noi funzionerebbe, insomma ci vogliamo bene, e tanto, ma non in quel modo. Credo che lo abbia capito anche tu se no con Lav…”.

 Ron  le fece una carezza sulla guancia, un gesto tenero senza nessun secondo fine

“Ti ha fatto male però quando mi sono messo con lei”

“Si all’inizio, ma in fondo non era davvero gelosia”

“Si capisco, come al solito la più saggia tra i due sei tu”.

Si sorrisero, era bello non avere più cose in sospeso

“Comunque mi dispiace di averti combinato quel casino”. Fece lui

“Oh non fa nulla è passato…ma potrei vendicarmi prima o poi”

“Qualcuno in mente?”

“Mmmh no, ma se anche fosse non te lo direi”

“Perché?”

“Perché sei ossessivo, ha ragione Ginny a non dirti niente”

“Oh finchè non ti metti, tipo, con Malfoy…”

Ma perché doveva arrossire proprio adesso! Perché? Poi non aveva senso, lei non si sarebbe mai messa con Malfoy. Beh a meno di non sviluppare un istinto masochista….no, un momento, neanche in quel caso perché lui non l’avrebbe voluta. Peggio per lui, non aveva gusto con le ragazze

“No, non c’è pericolo”

“Meno male”. Rise Ron

Un sorriso e un piccolo bacio sulla guancia e la lasciò sola nel parco. Hermione sospirò rasserenata, aveva la sensazione che ora i suoi rapporti con Ron sarebbero stati molto più tranquilli, anche il modo in cui si erano salutati lo dimostrava. Non c’era più niente di sentimentale fra loro, ma andava bene così. A volte un’amicizia vera vale più di un amore

Non si era resa conto di non essere sola, anche perché l’altra persona, quando aveva visto lei e Ron, si era guardata bene dal mostrarsi. Draco era veramente disgustato. Che scena patetica! Evidentemente quei due si erano messi assieme. Scontato, erano anni che si capiva che sarebbe finita così. Era talmente scontato che lui si era chiesto perché diavolo Weasley si fosse messo con quel broccolo della Brown, anche li aveva dimostrato di essere cretino. Ma come si faceva a scegliere quella al posto della Granger? Insomma, vabbè che aveva il sangue sporco, ma almeno era dotata di materia grigia. E poi quelli erano ragionamenti che avrebbe potuto fare lui non un babbanofilo come Wealsey, che peraltro era così messo male che avrebbe solo potuto ringraziare di avere una come la Granger. No un momento ma cosa stava pensando? Weasley era messo male ok, ma era un purosangue, la Granger era una mezzosangue,  era sempre in minoranza rispetto a lui. Puah certo che anche il modo in cui si erano messi assieme, ma come si fa a mettersi con una ragazza e limitarsi a un bacio sulla guancia? Patetico!

Ovviamente Draco aveva visto la scena ma, non potendo sentire quello che si dicevano, l’aveva male interpretata. Anche perché per lui l’affetto fine a se stesso tra uomo e donna non esisteva, lui era sempre stato abituato ad avvicinarsi a una ragazza solo se voleva portarsela a letto.

E infatti il suo pensiero in quel momento era che al posto di Weasley altro che bacio sulla guancia…ma lui al posto di Lenticchia non ci sarebbe mai stato. Perché non l’avrebbe voluto lui, sia ben chiaro

“Eh già perché la Granger si metterebbe con te, come no”. Fece una vocina dentro di lui

Si certo che si, se l’avesse voluto lui.

Ma lui non voleva, non voleva assolutamente

 

 

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Capitolo 15
*** Il marchio nero ***


 

 

CAPITOLO 14: IL MARCHIO NERO

 

“…Sanctus Espiritus redimici dalla nostra ora solenne, Sanctus Espiritus la pazzia è tutta intorno a noi, Sanctus Espiritus  è questo ciò che meritiamo…La lasceremo andare? Lo permetteremo? La lasceremo crescere?Se non possiamo reprimerla la bestia che dimora dentro troverà la sua strada in qualche modo,  da qualche parte nel tempo…”

Within Temptation (Our solemn hour)

 

Draco aveva sempre odiato le vacanze, ma quelle di Pasqua di quell’anno erano ancora peggio del  solito. Stavolta  tornare a casa significava accettare una sentenza senza appello. Il Signore Oscuro gli aveva dato un compito importante, rischioso e non aveva più intenzione di continuare a farlo agire se prima non gli avesse dato una prova di fiducia: doveva farsi tatuare il Marchio Nero. Dio quanto aveva passato a desiderare quello che considerava un simbolo di potere! Sembrava passato un tempo infinito da quando fremeva dalla voglia di entrare a far parte dei fedeli del Signore Oscuro come suo padre.  Invece, un paio di mesi erano bastati per cambiare tutto. Non aveva più voglia di seguire quell’essere che stava iniziando a disgustarlo, quasi quanto la missione che gli aveva affidato. Avrebbe voluto rifiutarsi, ma non poteva, ne aveva visti troppi morire per non sapere che non si danno le dimissioni al Signore Oscuro, così, davanti a sua madre che lo guardava angosciata, aveva finto un sorriso di orgoglio e aveva accettato la scelta del suo signore: a Pasqua avrebbe ricevuto il Marchio Nero. Erano giorni che cercava di convincersi che era la scelta giusta, anzi, l’unica scelta possibile, ma non riusciva a rassegnarsi del tutto, aveva persino ceduto all’impulso infantile di ritardare l’inevitabile almeno di poco ed era tornato un giorno in ritardo rispetto all’inizio delle vacanze. Ma ora la fuga era finita, tutti i Mangiamorte erano radunati nel salotto di casa sua, se si poteva ancora chiamare casa sua dopo che Voldemort ne aveva preso possesso. Il rito stava per iniziare, mancava solo la “vittima”

“Sei sicuro tesoro?”. Chiese sua madre per l’ennesima volta

Draco alzò gli occhi al cielo: maledizione! Possibile che fosse così bravo in Occlumazia da riuscire a nascondere certe cose anche al Signore Oscuro, il legimente più abile di tutti i tempi, ma restava irrimediabilmente un libro aperto per  sua madre?!

“Si madre sono sicuro”.

No non sono sicuro, avrei solo voglia di chiudermi a scuola e illudermi di essere ancora un normale sedicenne che non deve fare altro che godersi la vita. Ma io non sono un normale sedicenne,  io sono un Malfoy e non posso fare quel cazzo che voglio, devo fare il bravo bambino e seguire la strada che mi è stata preparata così amorevolmente…amorevolmente, c’era da ridere al solo pensiero.

Anthony Dolov si affacciò nella stanza

“Pronto per il gran giorno pulcino?”.

Draco instaurò la sua aria più fiera e arrogante. Gli veniva fin troppo bene ormai

“Sono pronto da quando sono nato”.

Lui gli fece cenno di seguirlo fuori

“Andiamo allora”.

Gli battè una mano sulla spalla

“Tuo padre sarebbe orgoglioso di te se fosse qui”

Sono io a non essere orgoglioso di lui

Merlino! Aveva davvero smesso di essere orgoglioso di un uomo che aveva sempre considerato quasi un Dio? Oh si aveva smesso eccome! Perché si era reso conto che lo aveva ingannato:gli aveva fatto credere che un Malfoy è potente e intoccabile e non era vero perché ora sapeva che Vodemort lo avrebbe ammazzato con la facilità con cui si ammazza un insetto; gli aveva fatto credere un sacco di fesserie sui Mangiamorte che in realtà non erano altro che servi. Ma soprattutto, lo aveva lasciato solo. Lui avrebbe dovuto essere lì, avrebbe dovuto impedire quello che gli stava succedendo, invece era in una lurida cella di Azkaban e, quel che era peggio, se anche ci fosse stato avrebbe detto solo: “Sono orgoglioso di te”. E  Draco  avrebbe abbassato il capo e avrebbe ringraziato, perché, in fondo, per tutta la sua maledetta vita non aveva fatto altro che desiderare di sentire quella frase.

I Mangiamorte erano in cerchio, al centro il Signore Oscuro

“Vieni qui, giovane Malfoy”. Lo chiamò

Draco respirò a fondo e raddrizzò le spalle, non ci sarebbe andato tremando come una donnetta

“Solleva la manica”

Il Signore Oscuro gli prese il braccio sinistro, ci poggiò la bacchetta e cominciò a mormorare una sorta di lenta cantilena . Non capiva cosa stava dicendo ma bastarono pochi attimi e il braccio cominciò a bruciare, sempre più forte. Strinse i denti, non avrebbe urlato, non avrebbe dato piacere a quel maledetto sadico, anche se aveva l’impressione di andare a fuoco. Lentamente cominciò a perdere lucidità, una frase nella mente che si ripeteva come una cantilena: ti odio, ti odio, ti odio. Non sapeva neanche contro chi era rivolto quell’odio ma lo stava invadendo e lui ci si aggrappò per non sprofondare nell’incoscienza. Stranamente, nonostante la sua mente fosse annebbiata, i suoi occhi vedevano benissimo, riusciva a vedere sua madre davanti a lui che si mordeva le labbra a sangue, il viso preoccupato . Strinse i denti, non voleva che sua madre soffrisse per lui e non voleva mostrarsi debole, anche se forse lo era. Se non fosse stato debole, del resto, non sarebbe stato lì a soffrire come un cane per una cosa in cui non credeva più davvero, si sarebbe ribellato. Ma poi ribellato in che modo? Cosa poteva fare un ragazzino come lui se non obbedire ai più grandi?  Perché ormai aveva capito di non essere altro che un ragazzino che aveva voluto giocare a fare l’uomo e si era ritrovato invischiato in qualcosa più grande di lui. E  ora il suo sogno di bambino si era trasformato in un incubo da cui nessuno avrebbe potuto svegliarlo. Ma non si sarebbe rintanato in un angolino a frignare, non aveva scelto di essere un Mangiamorte, non lo voleva, ma se quella era la sua unica opzione l’avrebbe fatto nel migliore dei modi.

Il dolore al braccio cominciò a diminuire lentamente fino a che non rimase un leggero formicolio. Il Signore Oscuro controllò il suo braccio poi si allontanò e, uno dopo l’altro, gli altri Mangiamorte si avvicinarono per festeggiarlo, alcuni si limitarono a una pacca sulla spalla, altri fecero commenti simili a quello che gli aveva rivolto prima Dolov. Era tutto così insulso, avrebbe voluto chiudersi in camera sua e stare un po’ in pace, ma nessuno sembrava capirlo  e lui doveva restare lì a recitare la scena per far felice il Signore Oscuro.  Sua zia Bellatrix gli si avvicinò stringendogli il braccio

“Bravo nipote, oggi è un gran giorno”.

Lui non ci vedeva niente di grande, aveva la nausea e gli scoppiava la testa, ma si costrinse ad annuire e a fingersi soddisfatto

“Si zia, è un gran giorno”.

Come sempre, osservandola si stupì di quanto quella donna fosse diversa da sua madre, eppure erano sorelle.

“ Credo che Draco abbia bisogno di riposare ora, è tardi e lui sarà stanco dopo l’emozione di oggi”.

Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che a parlare era stato Severus, così si limitò ad annuire e si defilò in camera sua.  Chiuse la porta dietro di se con un sospiro, ora avrebbe avuto un po’ di pace. Si avvicinò allo specchio studiando la sua immagine: stentava a riconoscersi. Certo quello era il suo viso ma era dimagrito notevolmente e l’insonnia degli ultimi mesi gli aveva regalato delle profonde occhiaie. Ma ormai la sua missione aveva iniziato a procedere per il verso giusto, presto avrebbe avuto modo di riposarsi. Lo specchio gli rimandò una smorfia sarcastica, come se uno sconosciuto lo stesse deridendo. E lui sapeva che cosa faceva ridere quello “sconosciuto”: le balle che si stava raccontando. Perché era consapevole  che dopo quella missione ce ne sarebbe stata un’altra e poi un’altra e un’altra ancora, finché ci avrebbe lasciato la pelle. Assurdamente, si ricordò di una conversazione con la Granger, quando lei gli aveva fatto notare che i Mangiamorte in genere hanno vita breve….chissà se era seria quando aveva affermato che le sarebbe dispiaciuto se gli fosse successo qualcosa…

“No  che non gliene importa, ma figurati se a quella gliene frega qualcosa di te”. Si disse

Non era un bel pensiero ma lui sapeva che quella purtroppo era la realtà: le uniche persone che erano interessate davvero a lui erano Blaise e sua madre, per gli altri avrebbe anche potuto morire e non sarebbe cambiato nulla. Beh forse questo non era esatto, a qualcuno sarebbe interessato abbastanza da gioirne…e indubbiamente fra questi c’era la Granger che da lui aveva sempre subito di tutto

“Ma  che cavolo te ne frega di quello che pensa la babbanastra di te?”. Si riproverò

Niente, non gliene fregava niente. Eppure gli era piaciuto lo sguardo di approvazione che gli aveva rivolto quando aveva risolto il primo enigma della caccia al tesoro, e poi non era stato così brutto avere a che fare  con lei. Un minuto dopo aver formulato questo pensiero si diede dell’idiota, lui era un Mangiamorte a tutti gli effetti ora, non poteva trovare nemmeno sopportabile una mezzosangue. Anche perché c’era la possibilità che magari un giorno il Signore Oscuro gli avrebbe chiesto di farla fuori, visto che era pure amica di Potter e la ragazza di un traditore-del-suo-sangue. Beh quest’ultimo non era un problema tanto non sarebbe stata la ragazza di Weasley a lungo, ma si quei due erano palesemente inadatti a stare assieme, si sarebbero lasciati in fretta. Il che per lui non era mica un bel pensiero, no per quanto lo riguardava quei due avrebbero pure potuto sposarsi e fare una nidiata di mocciosi con le lentigini…no povere creature c’era da augurarsi per loro che  somigliassero alla madre. Per un momento si divertì a immaginare una bimba vivacissima e con gli occhioni dorati e i capelli ricci…però, non era un’immagine spiacevole...chissà se un giorno quella bambina sarebbe nata davvero. Improbabile, per come stavano andando le cose, la Granger sarebbe morta molto prima di avere una figlia E se davvero avessero deciso di farla fuori e avessero affidato il compito a lui? Sarebbe stato capace di ucciderla?

 Un colpo alla porta lo distrasse dalle sue elucubrazioni

“Avanti”.

Non aveva bisogno di chiedere chi era, sapeva già che era sua madre. Narcissa si avvicinò a suo figlio e gli accarezzò con dolcezza la guancia

“Stai bene tesoro?”.

Draco sorrise per l’apprensione che traspariva dalla sua voce. Era inutile, anche a quarant’anni sua madre lo avrebbe trattato come se ne avesse tre. Non lo avrebbe ammesso manco sotto tortura ma in fondo era rassicurante che almeno questo non fosse cambiato

“Si madre sto bene”.

Lei lo guardò dritto negli occhi per capire se stesse dicendo la verità poi sorrise. Guardando le iridi azzurre della madre, Draco ricordò la  festa di Lumacorno, quando  la Granger gli aveva detto che aveva gli stessi occhi. Sperava tanto che fosse vero, sua madre aveva uno sguardo così pulito, lui invece, a neanche sedici anni, aveva l’impressione di non conoscere più il significato della parola innocenza. Si sentiva sporco, contaminato da una macchia che non poteva lavare.

Sua madre dovette intuire che qualcosa non andava perché la sua espressione si fece preoccupata

“Draco, sono tua madre non è necessario che finga con me, se c’è qualcosa che ti tormenta voglio che me ne parli”.

No, non poteva parlargliene, lei si sarebbe sentita in colpa

“Sto bene madre”. Ripetè

Palesemente lei non era soddisfatta ma intuì che non aveva voglia di parlare e decise di rinunciare

“D’accordo,  allora riposati”.

Rimasto solo, Draco osò guardare per la prima volta il suo braccio sinistro dove ora spiccava il Marchio Nero. Era marchiato, quasi come le mandrie babbane

“Beh complimenti sei una pecora del Signore Oscuro”.

Si  mise a letto cercando di non pensarci, il giorno dopo tutto gli sarebbe apparso nella giusta luce

 

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Capitolo 16
*** Io non uccido ***


 

 

 

CAPITOLO 15: IO NON UCCIDO

 

“…E se gli sparo in fronte e nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore…”

 Fabrizio De Andrè ( La guerra di Piero)

 

Ce l’aveva fatta! Mesi di lavoro, paura, rabbia, disperazione e finalmente ce l’aveva fatta! L’Armadio Svanitore era riparato e da lì i Mangiamorte erano entrati nella scuola. E lui ora era davanti a Silente. Quel vecchio lo sorprendeva proprio fino all’ultimo, si sarebbe aspettato di vederlo spaventato e, invece, il suo viso teneva la solita espressione di cortese curiosità. Per un attimo gli sembrò di essere nell’ufficio del Preside e che lui gli stesse semplicemente chiedendo il motivo della sua visita. Ma non erano nel suo ufficio, erano sulla Torre di Astronomia e lui non era  lì per parlare di studio, doveva uccidere l’uomo che gli stava di fronte.

“Draco, Draco tu non sei un assassino”. Sospirò il Preside con un sorriso gentile

Non lo era? Davvero? Dio quanto avrebbe voluto che fosse così! Si odiava per questo, aveva nella testa la voce di suo padre che gli dava del rammollito, ma una parte di lui continuava a desiderare di scoprire che non riusciva a scendere così in basso da uccidere. Ma lui doveva cadere così in basso, era la sua missione. Tutta colpa di quello stupido vecchio! Anche in punto di morte doveva incasinare la vita agli altri! Dio come lo odiava! Ma non abbastanza evidentemente, perché lui era lì, inerme oltre le sue più rosee previsioni e lui non si decideva a ucciderlo. Eppure non era così difficile, doveva solo dire una parola, solo questo. Solo questo? Davvero era così semplice mettere fine alla vita di un uomo? A guardare il Signore Oscuro si sarebbe detto così, e questo era la cosa peggiore, perché niente lo faceva soffrire come l’idea di diventare come lui. Fissò gli occhi del vecchio Preside chiedendosi come sarebbe stato vederli spegnersi e sapere che era stato lui. La sola idea gli fece venire voglia di vomitare. Oh Dio ma in che guaio si era cacciato!?

“Draco conosco un ragazzo che a suo tempo fece tutte le scelte sbagliate, credimi te ne pentirai”

Un ragazzo che aveva fatto scelte sbagliate? E chi era? Chissà forse era qualcuno che conosceva. No impossibile perché nessuno di quelli che conosceva si era pentito delle sue scelte. Forse era qualcuno che aveva tradito il Signore Oscuro ed era morto per questo.

“Io non sto facendo scelte sbagliate, io non ho scelta, è diverso”.

Silente provò un moto di tristezza per il sorriso amaro di quel ragazzo

“Si che ce l’hai”

“Quale?”

“Passa dalla nostra parte”.

Ah questa era bella! Si, Silente meritava proprio di essere definito un genio! Ma che razza di alternativa gli stava proponendo?

“Certo, io passo dalla vostra parte, giusto? E poi voi cosa mi offrite un bel funerale assieme a mia madre e mio padre?” .

Silente non parve per nulla colpito dal suo pesante sarcasmo

“Possiamo nascondere te e la tua famiglia meglio di quanto pensi”.

Draco lo fissò a bocca aperta. Aveva passato giorni a disperarsi credendo di non avere nessuna via d’uscita e ora sembrava che ne avesse una. Poteva davvero unirsi all’Ordine? Certo in un altro momento sarebbe inorridito all’idea di lavorare al fianco di Potter e della sua banda ma ora…ora quell’idea non gli sembrava poi così male. Lui non era in grado di uccidere Silente, era inutile prendersi in giro, la sola idea di guardarlo morire lo faceva stare male, e se anche ci fosse riuscito per quanto avrebbe potuto recitare la parte del servo devoto? Sarebbe crollato, adesso gli sembrava evidente, perciò accettare l’aiuto di Silente era la sua unica speranza. E se poi avrebbe potuto far avere protezione a sua madre, non c’era neanche da rifletterci. Si, forse tutto sommato era quella la giusta scelta

“E mio padre?”

“Faremo nascondere anche lui, quando uscirà”.

Non ne sarebbe stato contento, ne era sicuro. Ma se quando fosse uscito si fosse trovato davanti al fatto compiuto avrebbe dovuto accettare. In fondo suo padre non era uno stupido, avrebbe capito che a quel punto era l’unica cosa da fare per salvare la pelle, e in questi casi suo padre i principi se li mangiava. Era sicuro che avrebbe mollato la parte del Mangiamorte fedele se avesse capito che non gli conveniva più.

“Dovrò lavorare per voi?”                                                                            

“Solo se vorrai”.

Certo che avrebbe voluto, lui non avrebbe mai accettato la carità di quelli dell’Ordine. Se loro avessero protetto la sua famiglia, lui si sarebbe sdebitato aiutandoli.  Tutto sommato l’idea di schierarsi contro il Signore Oscuro non gli dispiaceva poi così tanto, aveva distrutto il suo mondo e umiliato la sua famiglia, quella sarebbe stata l’occasione di fargliela pagare. Ormai aveva preso la sua decisione: avrebbe aiutato l’Ordine. Chissà che faccia avrebbero fatto Potter e Lenticchia quando avessero scoperto che si era unito a loro, e la Granger....si sarebbero fidati a lavorare con lui? Lei si, ne era certo, l’aveva già fatto.

Stava per abbassare la bacchetta e dire a Silente che accettava la sua proposta quando la porta si spalancò ed entrarono Piton  e sua zia.

Bellatrix si guardò attorno ed emise una risata folle

“Ben fatto Draco, sono fiera di te”.

Draco aveva la mente intorpidita, come se si stesse svegliando da un sogno. E forse era esattamente questo che gli stava accadendo. L’ingresso di quei due significava che il suo sogno di scappare al Signore Oscuro era finito

“Forza, finiscilo”. Lo esortò sua zia

Non capiva. Finirlo? Ma lui non voleva finirlo, lui voleva andare con quel vecchio in un posto sicuro, lontano dai Mangiamorte, dove lui e sua madre non avrebbero dovuto temere gli scoppi d’ira del Signore Oscuro. Lui avrebbe rischiato ancora combattendo ma sua madre sarebbe stata libera.

“ Draco devi portare a termine la tua missione”.

Non ce la faceva, non voleva uccidere, non voleva. Ma non aveva la forza di dire no. Guardò Silente sperando che avrebbe fatto qualcosa, ma lui si limitò a guardare Piton.

“Ok lo farò io se tu non ne hai il coraggio”. Fece sua zia spingendolo da parte

Ma non fece neanche in tempo a muovere la bacchetta. Piton si fece avanti scagliando l’Anatema che Uccide e Silente cadde a terra. Draco provò l’assurdo impulso di colpirlo, avrebbe voluto fargli del male perché uccidendo Silente aveva condannato anche lui. Stava male, si sentiva annientato, con il Preside era morta la sua unica speranza. Sua zia si lanciò giù dalle scale ridendo come un’esaltata e Piton lo afferrò trascinandolo dietro di lei. Draco cercò di strattonare il braccio, non voleva seguirlo, voleva tornare da Silente, scuoterlo fino a che non avesse aperto gli occhi dicendogli che stava bene e che lo avrebbe portato via da lì. Chissà forse si era sbagliato, forse Piton non lo aveva ucciso. Poteva essere una messinscena per ingannare sua zia, il vecchio si fidava tanto di Piton, magari aveva ragione. Non riusciva ad accettare quello che aveva visto, come aveva fatto Severus a uccidere Silente? Ok, sapeva che era un Mangiamorte e che stava facendo la spia per conto del Signore Oscuro, ma uccidere una persona che si fidava di lui….e poi non c’era bisogno che lo facesse, avrebbe potuto lasciar fare a sua zia. Probabilmente aveva avuto ragione sin da principio a pensare che gli stesse offrendo aiuto perché voleva tutta la gloria per se. Eppure aveva cercato di dire a quel maledetto vecchio di non fidarsi di Piton, ma quello non l’aveva voluto ascoltare. Dannazione! E dire che per un momento si era illuso che ci fosse un alternativa anche per lui, ci aveva creduto davvero e ora la delusione era ancora più cocente. Odiava Piton perché aveva rovinato tutto, odiava Silente per avergli permesso di sperare per poi andarsene al Creatore,  odiava se stesso perché si sentiva responsabile di quanto era successo. Era stato lui a fare entrare i Mangiamorte nella scuola innescando gli eventi di quella notte, era stato lui a disarmare Silente, motivo per cui non aveva potuto difendersi da Piton. Si era rovinato con le sue mani. Per di più aveva passato giorni e giorni a piangere perché si sentiva in un vicolo cieco e invece ora sapeva che una scelta l’aveva avuta e non era stato capace di vederla. Ci aveva pure pensato di rivolgersi a Silente, non l’aveva fatto perché aveva temuto la vendetta del Signore Oscuro.

“Draco, vuoi deciderti a muoverti! Non possiamo restare qua”. Lo scosse Piton

Si lasciò trascinare giù per le scale, inerme come un burattino, senza voglia ne forza per opporsi. Sotto la battaglia infuriava, Draco vide i suoi compagni di scuola che lottavano contro i Mangiamorte e si ritrovò a pregare un Dio nel quale non sapeva neanche di credere che nessuno di loro morisse. Tutto quello che stava accadendo era già brutto, sapere che qualcuno che conosceva era morto perché lui aveva fatto entrare i Mangiamorte era troppo. Cercò i suoi compagni di casa fra la folla sperando di vedere Blaise ma non c’era da nessuna parte, probabilmente si era tenuto fuori dalla battaglia restando neutrale.  L’unico Slytherin che riuscì a vedere  fu Nott che combatteva contro la piccola Habbott. Si chiese come avevano potuto i professori permettere a gente come lei di combattere, Nott l’avrebbe uccisa in trenta secondi, peccato quella ragazza era così apposto, non meritava di fare una brutta fine. Davanti a lui vide Amicus duellare con una tipa con i capelli fucsia, lei era piuttosto brava, rischiò di beccarsi un Avada Kedavra ma riuscì a evitarlo abbassandosi. Si stava mentalmente congratulando con la ragazza, chiunque fosse, quando si accorse di chi stava per essere colpita dalla maledizione che lei aveva evitato: sua madre. No, non era possibile, il Signore Oscuro gli aveva promesso che non avrebbe preso parte a quella spedizione.  Era stato un illuso a credergli, lui l’aveva costretta ad andare e ora sua madre stava per essere uccisa. Strattonò il braccio facendo perdere la presa a Piton ed estrasse la bacchetta, anche se sapeva che non avrebbe fatto in tempo a salvarla, ma ci pensò qualcun altro. La maledizione di Amicus rimbalzò contro il Sortilegio scudo di qualcuno che era dietro di lui ed era stato più veloce a capire cosa sarebbe successo. Si girò per ringraziare quella persona, si aspettava un Mangiamorte o al massimo Potter, era disposto a ringraziare perfino lui per aver salvato la vita a sua madre. Ma, quando si voltò, riconoscendo chi aveva davanti restò a bocca aperta. Davanti a lui c’erano due occhi dorati che lo fissavano con aria di sfida come a dire: “ Si sono stata io e allora?”. Era stata la Granger a salvare sua madre. Non ebbe neppure il tempo di dirle una parola perché Piton lo afferrò di nuovo per il braccio e lo trascinò via riportandolo a Malfoy Mannor,  la sua casa, il luogo dove lui era un ospite.

“Perché mi ha portato qui?”.

Piton inarcò un sopraciglio per nulla turbato dal suo tono

“Nel caso non l’avessi notato c’era una  battaglia lì, non era sicuro”

“Ma io devo tornare, mia madre è ancora lì”

“Tua madre sa badare a se stessa, tornerà quanto prima, tu devi stare qua dove sei al sicuro”

“E a lei che importa?”.

Maledetto! Non doveva stare così impassibile, avrebbe dovuto sgridarlo, così poi lui avrebbe avuto una scusa per sfogare su di lui la sua frustrazione

“Ti ricordo che ho stretto Voto Infrangibile, ho giurato di proteggerti”

“Ah si? Ora mi dirà che è per quello che ha dovuto uccidere il vecchio eh?!.

Piton impallidì di colpo perdendo all’improvviso l’aria tranquilla

“Tu non sai”

“Cosa non so? Che c’è, è addolorato di quello che ha fatto?”.

Possibile? Che fosse davvero stato costretto a uccidere per la promessa che aveva fatto a sua madre? che gli dispiacesse?

“Tu non capisci”.

Di nuovo! Che frase idiota. Perché ogni volta che un adulto non voleva rispondere a una domanda si trincerava dietro quella frase?

“Allora mi spieghi maledizione!”

“Non posso”

“Perché? Teme che il mio povero cervellino di lattante ne resterebbe sconvolto?”

“Perché è troppo presto”.

Si, si disse Piton, era presto, Silente aveva dato precise istruzioni a riguardo. Draco sembrava così confuso e arrabbiato, lo capiva, anche lui si era sentito così alla sua età. Girò sui tacchi e uscì dalla stanza, Draco cercò di inseguirlo ma quando uscì in giardino lui si era già Smaterializzato.

 

 

 

Autrice: Saaaaalve!:) ebbene rieccomi care lettrici e cari lettori ecco due nuovi capitoli della mia ff, spero che la storia vi stia piacendo…..allora devo ringraziare ancora una volta piccola tammy e barbarak per l’entusiasmo con cui stanno seguendo la mia storia: grazie ragazze siete mitiche. Naturalmente un grazie enorme va anche a tutti gli altri che stanno leggendo la storia

Un bacio a tutteJ

 

 

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Capitolo 17
*** Basta ***


CAPITOLO 16: BASTA

 

“…Pensavo che questa potesse essere solo la fine della vita che mi è così cara. Ma non scapperò, non posso tornare indietro da qui. Tengo duro, non cederò. Senza più negare, vado a fronteggiarlo. Non chiuderò gli occhi nascondendo la verità al loro interno. Se non lo faccio, qualcun altro terrà duro per me. Tutto ciò che so per certo è che ci sto provando…”

Within Temptation (Stay my ground)

 

Hermione stava seduta in salotto, fra le mani una tazza di latte che probabilmente non avrebbe mai bevuto perché ormai era disgustosamente freddo. Da quando era tornata a casa, due settimane prima, non aveva fatto altro che arrovellarsi per decidere quale strada intraprendere. Inizialmente aveva pensato di sparire insieme ai suoi genitori perché sapeva che, ora che Silente era morto, Voldemort avrebbe preso possesso del mondo magico e per quelli come lei le cose si sarebbero fatte difficili. Ma il suo orgoglio si era ribellato a quell’idea, nessuno poteva cacciarla dal mondo della magia, sarebbe tornata a Hogwarts come tutti gli anni e avrebbe dimostrato di non avere paura. Ma prima, doveva assicurarsi che i suoi genitori non fossero attaccati mentre lei era a scuola. Non avrebbe voluto farlo, erano giorni che rimandava perché non voleva restare sola, ma doveva decidersi a modificare la memoria dei suoi genitori e spingerli a partire all’estero, ora erano fuori a fare spese ma appena fossero tornati avrebbe dovuto mettersi a lavoro. Si- pensò con un sospiro- quell’anno niente sarebbe stato più come prima, persino Hogwarts. Quell’anno avrebbe dovuto frequentare senza Harry, che sarebbe partito per compiere la missione che gli aveva affidato Silente, e Ron e Ginny, che si sarebbero nascosti con la loro famiglia. Le sarebbero mancati da morire, come tante altre cose, a cominciare dal Preside. Le sembrava ancora impossibile credere che Silente non avrebbe fatto il solito discorso d’inizio anno, che al suo posto ci sarebbe stato Piton, l’uomo che l’aveva ucciso. Ma come avevano potuto permettere che quell’assassino prendesse il posto di Silente?  Certo avrebbe trasformato Hogwarts in un covo di Mangiamorte, ci sarebbe arrivato anche uno stupido. Immersa nei suoi pensieri sfiorò la tasca dei jeans in un gesto ormai abituale, solo allora si accorse che aveva lasciato la bacchetta in camera. Le succedeva spesso perché in precedenza l’aveva sempre lasciata nel baule, tanto fuori da scuola non poteva usarla. Stava per salire le scale e andarla a prendere, rimproverandosi mentalmente perché, anche se era improbabile che i Mangiamorte li attaccassero, era comunque imprudente girare disarmata. Si fermò sentendo la porta d’ingresso aprirsi e la voce di sua madre che la chiamava.

“Tesoro siamo a casa”.

Le sue labbra si piegarono in un sorriso. Era tutto così familiare, eppure la certezza che era l’ultima volta che quella scena si ripeteva finché la guerra contro Voldemort non fosse finita, gettava già una luce malinconica su tutto, come se fosse già qualcosa del passato.

“Lo so mamma”.

E poi qualcosa ruppe la familiare sicurezza di quel copione: la porta d’ingresso che si apriva di nuovo ma stavolta con inaudita violenza, voci concitate, una risata che aveva un che di malato. Per la prima volta nella sua vita Hermione Jane Granger fece una colossale sciocchezza: non andò a prendere la bacchetta in camera ma corse in aiuto dei suoi genitori completamente inerme. Quando raggiunse l’ingresso vide solo delle sagome nere poi fu schiantata senza poter fare nulla per evitarlo. Sentì le suppliche dei suoi genitori a non farle del male poi cadde nell’incoscienza.

 

Draco Malfoy era sdraiato sul letto di camera sua, i denti affondati nel cuscino, la mani sopra le orecchie nella speranza di non sentire più nulla. Basta! Non ce la faceva veramente più! Ma possibile che ogni volta ci fosse qualcuno a cui veniva fatto del male in quella casa? Lentamente le urla che venivano dal piano di sotto cominciarono a fissarsi sempre più nel suo cervello finché lui non percepì qualcosa che lo fece scattare a sedere. Scese di sotto lentamente, nascondendosi dietro un pilastro. Non si sbagliava, quelle urla erano di una persona che conosceva: la Granger.

La ragazza guardava sua zia tremante

“Allora dov’è Potter mezzosangue?”. Sussurrò Bellatrix

“Non lo so”.

Draco chiuse gli occhi mentre nuove urla tornavano a straziarlo. Sapeva che la Granger non avrebbe tradito i suoi amici e questo voleva dire solo una cosa: l’avrebbero uccisa appena avessero capito che non avrebbero ottenuto nulla. Stavolta non serviva a nulla dirsi che non gliene importava nulla perché tutto in lui gli diceva che non era vero. Gliene importava eccome, lui non aveva mai avuto a che fare con la Granger però se l’era vista davanti per sei anni, così viva, allegra, non riusciva a immaginare che le potesse succedere qualcosa. Perché poi doveva morire? Lo meritava davvero solo perché era una mezzosangue? Era la prima volta che si poneva una domanda simile e si sorprese a pensare che, mezzosangue o no, lei non meritava di morire. Peccato che quello che pensava lui non contasse assolutamente niente, la ragazza ormai aveva i minuti contati. Per l’ennesima volta avrebbe guardato qualcuno morire senza muovere un dito. Dio com’era frustrante! Si sentiva completamente inutile, ma non c’era nulla che potesse fare. Sapeva che stare lì a guardare era solo masochistico, però non voleva voltarle le spalle, gli sembrava che quello fosse un modo di non abbandonarla del tutto, se non poteva salvarla. Gli venne in mente che lui era pure in debito con quella ragazza per aver salvato sua madre e il pensiero lo fece stare ancora peggio. Ma dove diavolo era Potter? Perché non arrivava da bravo eroe a salvare la sua amica? Per una volta che avrebbe voluto vederlo quell’idiota era sparito e la Granger si stava facendo torturare per non tradirlo

“Dove sono nascosti i Weasley?”.

Di nuovo la voce di sua zia

 

“Impiccati”

Draco non poté non ammirare il coraggio di quella ragazza che non si spezzava neanche davanti al sadismo di quella donna

“Bene piccola. Che ne diresti di vedere come sono morti quelli sporchi babbani dei tuoi genitori?”

Sua zia si mise davanti allo specchio impedendogli la visuale. Ma, se non poteva vedere le immagini che scorrevano sul vetro, poteva vedere l’orrore che provocavano sulla ragazza che le fissava. Aveva ragione a non credere che un Dio esistesse altrimenti non avrebbe mai permesso una tale sofferenza. Non si era accorto della presenza di sua madre nella stanza finché non si fece avanti afferrando il braccio della sorella

“Bella è solo una ragazzina”

“Hai pietà di una lurida mezzosangue?”

“No, ma se muore o perde lucidità non ci servirà più a nulla”

Lei parve esitare

“Quindi che suggerisci?”

“Direi di farla portare nelle cantine e chiuderla là, sarà il Signore Oscuro a decidere cosa farne”.

Draco rabbrividì. Che il Cielo proteggesse quella ragazza se fosse capitata in mano al Signore Oscuro

Bellatrix fissò la Grifondoro pensierosa poi annuì

“Ok, hai ragione” – si rivolse a Dolov e Yaxley- “Portatela nelle cantine”.                         

I due afferrarono la ragazza semisvenuta trascinandola via di peso. Sul tavolo davanti a lui Draco notò una bacchetta abbandonata, doveva  essere della loro “ospite”. Esitò per un attimo con un idea folle in mente, poi afferrò la bacchetta senza farsi vedere e sparì… ora doveva solo aspettare il momento giusto.

 

La solita baraonda! Tutte le feste di Mangiamorte prevedevano quel chiasso, sua zia lì in mezzo ci stava benissimo, mezza ubriaca a raccontare a tutti quanto il signore Oscuro la amasse. Draco non aveva bisogno di vedere il viso della madre, invece, per sapere quanto lei dovesse essere inorridita, lei aveva sempre odiato la gente ubriaca e lì lo erano quasi tutti.

“Qualcosa non va Draco?”.

Severus Piton era comparso davanti a lui e lo guardava preoccupato. Si trattenne a stento dallo sbuffare. Odiava quando si metteva a fare il padre

“Si, benissimo. Ho solo bevuto troppo”

Lui aggrottò le sopraciglia

“Strano non è da te  esagerare”

Infatti era una scusa per potersene andare, non aveva toccato neanche un goccio di vino in realtà

“Beh oggi si, scusa è meglio che vada a stendermi”.

Senza lasciargli il tempo di replicare si avviò alla porta, ma non andò in camera sua, rimase lì vicino. Dieci minuti dopo sua zia mandò il marito a controllare la Granger. Draco ghignò soddisfatto,   era arrivato il momento. Quando suo zio si avvicinò alla stanza dove era chiusa la grifondoro lo schiantò prima che entrasse, lo spostò in un angolo in fondo al corridoio e poi tornò nella cella. Lei era svenuta e conciata molto, molto male.  Piano piano curò le sue ferite cominciando da quelle più gravi, ci volle quasi un ora prima che si svegliasse. Si guardò attorno spaurita rintanandosi immediatamente contro un angolino della parete appena si accorse della sua presenza, sembrava un animaletto spaventato

“Calma, calma, non ti faccio nulla”.

Sussurò tenendo le mani alzate come per sottolineare quello che le aveva detto

Lei lo fissò allibita

“Ti aspetti che ci creda?”

Non poté fare altro che sospirare sconfitto, aveva ragione era difficile credere che uno come lui non avesse cattive intenzioni

“Guardati le braccia”.

Lei obbedì palesemente poco convinta poi alzò gli occhi perplessa

“Che è successo alle mie ferite?”

“Le ho guarite, alcune di quelle sulla schiena forse lasceranno delle cicatrici ma almeno non sanguinano più…accontentati purtroppo non sono la Chips”. Cercò di scherzare sperando di calmarla

Si aspettava che fosse almeno un po’ rassicurata, invece lei sembrò avere ancora più paura di prima

“Avevate bisogno di curarmi perché devo essere pronta per il prossimo interrogatorio, vero? Ma non conoscete la parola pietà?  E quando capirete che non ho intenzione di dirvi dove sono i miei amici,  mi ucciderete?....”

“No”. Esclamò lui interrompendo il suo sfogo

“No cosa?”

“No, non morirai. Non oggi, non se posso impedirlo”

Lei sembrò non capire quello che aveva detto

“C-che vuoi dire?”

“Non mi sembra difficile, significa che non morirai”

“S-significa che non sei qui per portarmi di nuovo da tua zia?”

“No, sono qui per farti andare via”.

Nonostante fosse la strega più brillante dell’epoca ci mise un po’ a recepire e, quando ci riuscì, pensò che la stesse prendendo in giro

“Molto divertente”.

Lui le si avvicinò togliendosi dalla tasca la sua bacchetta

“E tua no?”

“Si”.

“Bene sparisci allora”.

Ordinò poggiandogliela accanto

“Cosa? Sparire?”

“Si ho rimosso la protezione che ti impediva di smaterializzarti…buon viaggio”

“Ti aspetti che creda che stai rischiando che Voldemort scopra che mi hai fatta scappare tu e ti faccia fuori….per salvare una lurida mezzosangue?”.

“Si”.

La voce decisa, occhi puntati dritto nei suoi

“Perchè?”

“Una vita per una vita mezzosangue, tu hai salvato mia madre e ora io salvo te”

“Ti farai ammazzare”.

Non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui, dopotutto la stava salvando, forse era migliore di quanto avesse creduto. E poi lei non sopportava di salvarsi la pelle a spese di qualcuno

“Non ti preoccupare ho già pensato a questo, non corro nessun rischio”

“Sicuro?”.

Lui fece una smorfia infastidita

“Mezzosangue sei ancora qui? Quale parte non ti è chiara della frase “sparisci in fretta” ?”

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Capitolo 18
*** Le esequie ***


 

CAPITOLO 17: LE ESEQUIE

 

“E per me, che ormai vivevo nel mio disincanto sai. Come un faro che si è acceso è il sorriso che mi fai. Ci volevi tu a stanarmi l’anima, ci volevi tu che stai aprendo sempre più: una nuova età, sarà la nuova età, quella che mi aspetta e che vedrò. Io ne sono già sicuro che sarà una nuova età quella che con te vivrò, che con te vivrò. Scelgo adesso di volare, mentre intorno quanti ormai preferiscono strisciare, per paura di cadere. E se tu sei con me, altre sfide affronterò, se tu stai con me, nessuna esitazione avrò.”

Eros Ramazzotti (La nuova età)

 

La chiesa era piena. A quanto pareva, tutti i pazienti dei suoi genitori, o quasi, si erano fatti vedere per rendere omaggio ai coniugi Granger, ufficialmente morti in un incidente d’auto.  Da giorni Hermione viveva come in una sorta di nebbia, non percepiva quasi neanche il dolore. L’unica cosa che sentiva era la solitudine, anche in quel momento. Aveva fatto di tutto per abituarsi a un distacco con i suoi genitori, almeno finché non fosse passato il pericolo costituito da Voldemort, ma mai avrebbe pensato che di lì a poco li avrebbe persi per sempre. Tra tante persone che erano lì, lei non ne conosceva neanche una e perfino l’evidenza che tanti avessero amato i suoi genitori la confortava solo in minima parte. Quanto avrebbe voluto che ci fossero i suoi amici! Ma aveva preferito imporre loro di starle alla larga in quel momento perché temeva che potessero farsi scoprire dai Mangiamorte. Guardò verso l’altare chiedendosi cosa stesse dicendo il prete, non aveva sentito neppure una parola della predica, così come, al momento delle condoglianze, non sentiva neanche una parola di quello che le bisbigliavano tutte quelle persone. Draco era nascosto affianco ai cancelli del cimitero, aspettando che tutta quella gente se ne andasse. Non sapeva neppure perché era là, sapeva solo che aveva avuto voglia di vederla e alla fine aveva ceduto alla tentazione. Osservava le facce di quelli che si avvicinavano a dare le condoglianze alla Granger cercando una somiglianza con lei, chiedendosi se in mezzo a loro ci fossero dei suoi parenti. Lei non aveva pianto per nulla, se l’aspettava, lei era forte ed era certo che l’avrebbe dimostrato anche quella volta. La folla presto scomparve e lei rimase sola davanti alle due lapidi, Draco si aspettava che se ne sarebbe andata invece lei si guardò intorno, estrasse la bacchetta e cominciò a mormorare una formula che sembrava quasi una cantilena. Due lame di luce avvolsero le lapidi e quando la formula fu completata si trasformarono in rametti di giglio

“ Non dovresti usare la magia, potrebbero vederti”.

Hermione sobbalzò e si girò di scatto

“Scusa non volevo spaventarti”.

Quella era una cosa da segnare nel calendario: Draco Malfoy che chiedeva scusa è davvero una cosa memorabile, se poi quella a cui chiede scusa è una mezzosangue, è ancora più straordinario.

“Hai scelto dei fiori davvero adatti a te”. Buttò lì’

Lei lo guardò senza capire

“Beh sono dei fiori che amo molto”

“Per forza una che a scuola si è fatta il soprannome di Miss Purezza non poteva che amare i gigli”.

La battuta avrebbe voluto stemperare la tensione ma non sembrava aver raggiunto l’effetto sperato. Almeno a giudicare dall’espressione diffidente di lei

“Che ci fai qui Malfoy?”.

Bene- si disse Draco- era rassicurante vedere che aveva recuperato il suo spirito battagliero, gli aveva lasciato una brutta sensazione vederla così indifesa il giorno prima

“Sono venuto a farti le condoglianze, no?”. Disse con fare innocente, maledicendosi subito dopo. Sono venuto a farti le condoglianze? Ma che risposta patetica era?

“Beh si certo è piacevole vedere un amico in queste occasioni”

Beh la frecciata se l’era proprio meritata

“A proposito non vedo i tuoi amici, li hai fatti stare a casa?”

“Non che la cosa ti riguardi ma…si, ho chiesto che restassero a casa”.

Non sapeva neppure lei perché gli stava rispondendo, forse voleva solo ricambiare il fatto che l’avesse salvata cercando di essere almeno  un po’ gentile

“Bella scelta, in effetti qui sarebbe facile beccarli”.

E la cosa non gli sarebbe piaciuta.  In fondo, se fosse morto Potter la sua famiglia avrebbe perso l’unica speranza di liberarsi dal Signore Oscuro

“Sei qui perché speravi di trovare Harry o i Weasley?”

“No ma mi chiedo perché non ci hanno pensato gli altri”

“Come hai fatto a trovarmi?”

“Granger dove potevi essere il giorno…”.

Si morse le labbra appena in tempo. Non era proprio il caso di ricordarle a cosa aveva appena partecipato

“Il giorno del funerale dei miei genitori?”. Finì lei  con un sorriso amaro

Ecco bravo idiota hai fatto la cazzata del giorno! Oltre al fatto che era a causa di sua zia che era orfana ci si metteva pure lui a girare il coltello. Era inutile, perfino quando voleva fare qualcosa di buono finiva per ferire la gente

“Si”

“Come sapevi l’ora e la chiesa?”

“Ah vedi…ho  le mie fonti”.

Si sentì improvvisamente imbarazzato così, tanto per fare qualcosa, si avvicinò alle lapidi davanti a lui per osservarle meglio

“Sono i tuoi genitori?”. Chiese piuttosto inutilmente

“Si”.

Il suo sguardo cadde sulla foto di una donna, in quella più a destra

“Tua madre ti somigliava molto”. Commentò con un lieve sorriso

“Si è vero”.

Calò di nuovo il silenzio, Hermione lo studiò per un pochino prima di decidersi a fargli la domanda che aveva in mente

“Che è successo a casa tua dopo che me ne sono andata?”

“Mio zio è sceso di sotto molto confuso dicendo di essere “caduto” mentre entrava nella tua cella e che quando si è risvegliato tu non c’eri più…ovviamente, siccome era ubriaco fradicio, è svenuto dopo averti aperto la porta e tu  hai rimosso la protezione che ti impediva di Smaterializzarti e sei scappata”

“E non si sono chiesti come facevo ad avere la bacchetta visto che me l’avevano tolta?”

“Si, mio zio non lo ricorda ma io gliel’ho vista mettere in tasca e ovviamente tu gliel’hai presa quando è  svenuto”

 “Così hai fatto in modo che si prendesse la colpa lui?”

“ Guarda che l’ordine del Signore Oscuro prevedeva che fossero uccisi i tuoi genitori,  non pensava che tu ci saresti stata, crede che tu sia con Potter e Weasley a fare chissà che…ma pensava che i tuoi sapessero qualcosa. Così quando tu sei scappata la versione da raccontare al capo è diventata che  avevano trovato solo i tuoi e che non sapevano nulla. Vedi mezzosangue anche mio zio non ha avuto conseguenze”

“E  l’avevi previsto?”

“Si, ero certo che sarebbe successo questo…non sono un mostro, che tu ci creda o no ”

Davvero non capiva perché avesse l’assurdo bisogno di giustificarsi con lei

“Lo so, mi hai salvato la vita”. Una nota di dolcezza nella voce che non le aveva mai sentito con lui

“Non l’ho fatto per te, te l’ho detto tu hai salvato mia madre e io ho voluto pagare il mio debito”.

“Capisco”

“Mezzosangue….perchè l’hai fatto?”

“Cosa?”

“Salvare mia madre”

“Perché non avrei dovuto?”

“Beh ma stava combattendo contro la vostra parte”

Lei lo guardò perplessa

“ E allora? Non credo che fosse per sua volontà, no?”.

Draco sorrise quasi intenerito

“Eh certo poi ha gli occhi buoni e questo chiude il discorso”

“Giusto! No davvero, è una brava persona non meritava di morire”.

Già sua madre era una brava persona ma lui sapeva che pochi al suo posto avrebbero dimenticato che era la moglie di Lucius Malfoy

“Beh grazie da parte sua”

“Malfoy?”

“Cosa?”

“Tu non sei uno di loro”.

Draco la fissò negli occhi e sentì che lei lo capiva, lo capiva davvero. Era la prima persona a parte Blaise con cui provava quella sensazione. E decise di risponderle sinceramente

“No non sono uno di loro, non sono capace di fare del male senza provare nulla e soprattutto non sono capace di uccidere….chissà forse è per questo che ti ho aiutata, sono così stanco di vedere gente che muore senza fare nulla”

“La gente di cui parli sono mezzosangue e babbani, in teoria non dovrebbero farti effetto  le loro sofferenze”.

Lei aveva già capito che quelle idee non appartenevano più al ragazzo che aveva di fronte ma lo stava provocando perché fosse lui stesso a dirlo

“Beh scusa tanto se mi succede di dimenticarmi l’albero genealogico di chi mi sta di fronte quando li sento implorare pietà”. Urlò il biondino esasperato

“Ma allora perché continui a seguire quella gente?”

“Sono un Malfoy, non posso essere altro che un Mangiamorte”

“Non è vero”

“Dammi un’alternativa”. La sfidò lui

“Ehm potresti chiedere l’aiuto dell’Ordine”

“ Si figurati. Non mi vorrebbero dopo quello che ho fatto, ho le mani sporche di sangue”.

Cosa rarissima, la grifoncina compì un gesto assolutamente impulsivo: afferrò le mani di Malfoy guardandolo negli occhi

“Io qui non ci vedo niente”.  Sussurrò

Era fiducia quella che le vedeva negli occhi? Beh qualunque cosa fosse gli piaceva.  Si costrinse a interrompere il contatto 

“Solo per puro caso, perché ancora non mi hanno chiesto di uccidere, ma ci sono andato vicino”.

Lei lo guardò sentendo qualcosa di molto simile alla tenerezza. Era così strano vederlo con quell’espressione triste e rassegnata

“Non è vero! So che avresti dovuto uccidere Silente ma non ci sei riuscito”.

Il Serpeverde abbassò lo sguardo imbarazzato. Per i suoi criteri, non gli aveva fatto un complimento

“Già è vero…beh adesso sai quanto sono rammollito”

Non ci voleva molto a comprendere l’amarezza del suo tono

“Rammollito? È tuo padre vero che ti chiama così?”.

Lui la fissò con aria di sfida

“Si, tutte le volte che lo deludevo”.

Ora mi dirà  che è vero- pensò

“Idiota”- sibilò invece lei-“ Se non fosse il patetico imbecille che è capirebbe che suo figlio è un uomo parecchio migliore di lui”.

Quella semplice frase  gli diede un senso di calore che non si era aspettato, tanto che non si curò neppure del fatto che avesse appena chiamato suo padre patetico imbecille

“Grazie del complimento”.

La riccia arrossì furiosamente rendendosi conto solo in quel momento di cosa aveva detto. Ma era vero- si ripetè- lui era migliore di suo padre. Lucius Malfoy non l’avrebbe mai salvata rischiando la pelle, non avrebbe riso con lei nelle cucine, come aveva fatto lui quando erano stati puniti da Piton, e non avrebbe lavorato con lei durante la caccia al tesoro. Ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di enfatizzare il complimento

“Non è che ci voglia molto a essere migliore di tuo padre”. Borbottò voltando le spalle per andarsene

“Granger?”. La richiamò lui

Lei tornò sui suoi passi

“Che c’è?”

“Lo pensi davvero? Che ho un’altra scelta a parte essere un Mangiamorte?”

“Te l’ho detto puoi chiedere aiuto all’Ordine”.

Scosse il capo sconsolato

“È troppo tardi”

“No, non lo è”

“Silente è morto, Granger”.

Gli occhi dorati di lei si riempirono di lacrime e lui si morse le labbra. Bene lei stava cercando di aiutarlo e lui la faceva piangere. Complimenti, con le donne ci sapeva proprio fare!

“Lo so, ma il resto dell’Ordine c’è ancora” 

“Peccato che non ce ne sarebbe neppure uno  disposto a dare fiducia a uno come me: un Mangiamorte per giunta figlio di Lucius Malfoy”

“Io”

Draco la fissò negli occhi come per capire se fosse sincera

“Tu?”

“Si io”

“D-davvero seresti disposta a fidarti di me?”

“Sicuro”

“E perché?”.

Lei fece un sorriso impertinente

“Harry non è stato l’unico ad aver imparato da Silente. E dunque da brava allieva devo dimostrare di aver imparato la lezione: tutti possono cambiare”

“Ah e se si tratta di imparare una lezione tu non sei seconda a nessuno”.

Era sorprendente quanto fosse facile scherzare con lei

“Giusto”

Lui sospirò tornando serio

“Non lo so Granger, non è una cosa così semplice”

“E chi ha detto che lo è? Però promettimi solo che ci penserai”

“D’accordo, tanto se ti dico di no mi scassi le palle a vita”

“Esatto…beh allora intanto…tregua?”. Propose esitante

“Mah a questo punto”

Quando lui le strinse la mano per suggellare l’accordo Hermione scoppiò a ridere

“Devo davvero credere che sei cambiato se hai stretto la mano a una mezzosangue. E se non ricordo male non è neppure la prima volta”.

Draco le si avvicinò ulteriormente

“Sai tenere un segreto?”

“S-si”. Sussurò lei in preda all’inquietudine che da un po’ di tempo le dava la sua vicinanza

“Ormai per me non è quasi nulla stringere la mano a una mezzosangue perché vedi….io ne ho anche baciata una”. Le bisbigliò all’orecchio facendola rabbrividire

“So dall’inizio che quella volta, durante le ultime vacanze di Natale, eri tu e non Pansy”. Aggiunse in risposta allo sguardo confuso di lei

Presa alla sprovvista, Hermione non ebbe la prontezza di negare

“Come l’hai capito?”

“Perché sono bravo Granger, ma veramente bravo”.

La grifondoro scoppiò a ridere di gusto

“Hey no dico, che cavolo ridi Granger! Sono serissimo”. Fece il biondo fingendosi offeso

“Oh scusa! Certo lo so che sei bravissimo…specialmente a vantarti”

“Grazie Granger sapevo che in fondo mi apprezzavi”

Quel ragazzo sapeva essere davvero disarmante

“Si non avevo dubbi che tu avessi questa certezza…in realtà sono sicura che tu sei convinto di piacere a tutte”

“Perché non è vero?”

Scoppiarono di nuovo a ridere entrambi. Hermione avrebbe voluto fargli una richiesta ma non era sicura di come l’avrebbe presa lui. Era così diverso dal solito che temeva di fare la cosa sbagliata e rovinare tutto tornando ai soliti modi ostili

“Ehm Malfoy?” - Cominciò esitante - “Non credi che sia sciocco continuare a chiamarci per cognome? Voglio dire dopo tutto quello che ci è successo ultimamente…”

“Mi stai chiedendo di chiamarci per nome?”

“Beh direi di si”- ancora il suo sorriso impertinente-“a meno che tu non preferisca Dracuccio”.

Se fosse stata un’altra la sua occhiataccia l’avrebbe fatta tremare

“Granger…”

“Su non ti arrabbiare era solo una battuta”. Il tono di voce assolutamente angelico

“Beh se proprio devi, preferisco Draco comunque a Dracuccio…Hermione”. Concesse senza guardarla negli occhi

Certo che però quel sorriso valeva la pena di chiamarla per i nome rinunciando al buon vecchio “mezzosangue”- pensò

“Beh io…devo andare…ho tante cose da sistemare…sai dopo che i miei…”.

Davanti a quegli occhi tristi lui si vergognò ricordando per l’ennesima volta che la causa di quella sofferenza era quel mostro di sua zia

“Capisco…allora ci si vede G-Hermione”.

Lei lo guardò smaterializzarsi poi si incamminò verso casa con un sorriso. Il dolore per i suoi era ancora lì e forse non sarebbe passato mai del tutto. Ma la chiacchierata con Draco, scoprire in lui una persona migliore di quanto credesse, le aveva fatto bene al cuore. Draco tornò a Malfoy Mannor e trovò sua zia Bellatrix in salotto. La donna alzò appena gli occhi per guardarlo, impegnata in chissà quali faccende

“Beh dov’eri nipote?”.

Non poteva essere più palese che la risposta non le interessava proprio

“A fare un giro con una ragazza”

Yaksley, seduto in un angolo ghignò

“Eh si a fare un giro! Eh ragazzo come ti capisco..alla tua età anche io di giri ne facevo parecchi”.

Sparì in camera senza manco rispondere. Quello aveva proprio capito male, lui era stato sincero a dire che aveva fatto un giro. Del resto con quella ragazza proprio quello che aveva pensato Yaksley non ci sarebbe mai stato. Peccato. Chissà quando l’avrebbe vista di nuovo….

 

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Capitolo 19
*** Nuovo anno ***


 

 

CAPITOLO 18:  NUOVO ANNO

 

 “….Perduto nell’oscurità, hai tentato di cercare la tua strada verso casa. Voglio abbracciarti e non lasciarti andare mai. Quasi come se fossi in paradiso, così che nessuno possa ferire la tua anima che vive in agonia solo perchè non sapevo dove fossi. Ovunque tu sia non smetterò di cercare, qualunque cosa ci voglia per farmi andare…..”.

 

Within Temptation (Somewhere)

 

 

Quell’anno, gli studenti di Hogwarts non trovarono come al solito Silente ad accoglierli. Stavolta a fare il solito discorso d’inizio anno fu il nuovo preside: Severus Piton

“….e come ultima cosa vorrei che deste il bentornato alla professoressa di Difesa contro le Arti Oscure: Dolores Umbridge”

Draco si alzò come gli altri anche se non poteva essere più evidente che non gliene fregava nulla del ritorno della Umbridge. In realtà, era perfino un po’ infastidito dalla cosa. Figurarsi, la Umbridge di sicuro  gli si sarebbe incollata addosso con la sicurezza che avrebbe potuto contare su di lui come l’ultima volta che aveva insegnato a Hogwarts.   Lui quell’anno avrebbe volentieri fatto a meno di stare a scuola, già di norma non gliene poteva fregar di meno dello studio. Stavolta sarebbe stato ancora peggio, si sarebbe annoiato da morire quell’anno.  Come gli era capitato spesso negli ultimi giorni, il suo pensiero corse a Hermione…chissà dov’era in quel momento …sperava tanto che si fosse nascosta bene. Non sapeva perché continuava a pensarla, era come se una parte di lui fosse dispiaciuta all’idea che quell’anno avrebbe dovuto fare a meno dei loro battibecchi. Il suo sguardo annoiato vagò verso il tavolo dei Griffindor…e incontrò quello di due occhi dorati. Non era possibile - si disse - non era assolutamente possibile. Certo lei non poteva aver fatto una tale sciocchezza, se la stava immaginando perché forse era stata per troppo tempo nella sua mente. Strofinò gli occhi e guardò di nuovo. E la rabbia gli accese il sangue nelle vene.

 

 

 

Hermione attraversò l’andito che l’avrebbe condotta nell’ufficio del Preside. Le era appena stato detto che Piton voleva vedere i Caposcuola. Guardò per quella che era forse la centesima volta il distintivo appeso alla sua divisa, ancora  non credeva che il nuovo Preside avesse permesso che fosse nominata Caposcuola lei, una mezzosangue. Quando arrivò davanti alle scale fu afferrata da qualcuno che la spinse contro il muro, una mano alla bocca le impedì di urlare. Hermione tremava per la paura ma tutto il suo terrore svanì quando alzò gli occhi a fissare il suo “aggressore”

“Ciao Draco”. Salutò con naturalezza

Due schegge di ghiaccio la trapassarono all’istante

“Ciao Draco? Tutto qui Mezzosangue, non hai altro da dire?”. Ringhiò il biondino

Lo guardò senza capire. Perché sembrava così incavolato?  E ora cosa gli aveva fatto di male?

“Beh cosa vuoi che ti dica?”

“Mah non so, per esempio…che cazzo ci fai qui?

“Ma che diavolo dici? Dove altro dovrei essere all’inizio dell’anno scolastico?”

“Al sicuro da qualche parte Hermione”.

Lei  cominciò ad avere un sospetto sul motivo di tanta irritazione: che fosse preoccupato per lei? No, non era possibile, Draco Malfoy non poteva essere preoccupato per lei 

“No, non mi sono voluta nascondere”

“Perché maledizione! Non potevi fare una cosa più stupida!”

“Non ci penso neanche a rinunciare alla scuola, Draco. Che ti piaccia o no Hogwarts è anche casa mia…”

“Sciocca”- sibilò lui con rabbia-“ possibile che non lo capisca? Questo non è più il posto che conoscevi, il Signore Oscuro ha preso possesso della scuola”

“Non lascerò Hogwarts in mano ai Mangiamorte”

“Granger ragiona maledizione! Cosa credi di poter fare per cambiare le cose?”.

Era quasi tentato di rinunciare. Che quella si facesse uccidere, per quello che lo riguardava la cosa lo avrebbe lasciato indifferente. No- ci ripensò- non era proprio capace di dargliela vinta. Non gliene fregava nulla ma avrebbe comunque avuto l’ultima parola

“Senti smettila di farmi la predica, sono solo affari miei”. Protestò lei

Lo sguardo di sfida che lui conosceva così bene

“Eh no bella! Non ti ho salvato la vita, rischiando il culo, perché tu ti faccia ammazzare dopo solo una settimana” .

Rischiando….era sicura che lui non avesse ancora finito di rischiare per quello che aveva fatto. E la cosa la spaventava non poco

“Draco, tu sei sicuro che non ti abbiano scoperto?”. Chiese, toccandogli il braccio

Lui la guardò negli occhi e si ritrovò a sorridere. Era bello sapere che si preoccupava di lui. Non avrebbe dovuto provare quel senso di calore a quell’idea…non era naturale, ecco. Ma lo faceva stare bene, non aveva voglia di porsi domande

“Ti importa davvero?”

“Sei davvero così stupido come sembri?”- si infervorò lei- “Certo che mi importa, non voglio che ti succeda qualcosa….cioè non voglio che ti succeda qualcosa per avermi aiutata”. Finì arrossendo

Lui sorrise di nuovo

“Tranquilla è tutto sotto controllo, non mi beccano”

“Ne sei certo?”

“Hey dolcezza guarda che sono perfettamente in grado di tenermi al sicuro”

“D’accordo”. Concesse lei, conscia che tanto con lui sarebbe stato inutile insistere

Draco si fece di nuovo serio

“Quanto a te signorinella?”

“Quanto a me cosa?”

“Non è sicuro qui”

“Come no? Ho la mia guardia del corpo personale, no?”.

Il biondino capì la frecciata e si finse offeso

“Hey! Ma mi hai preso per Potter?”

“Non offenderei mai Harry così”.

Ok, era davvero irritante- pensò Draco- ma era divertente tutto sommato

“Granger guarda che ti riporto a Malfoy Mannor, chiaro?”

“D’accordo, d’accordo scherzavo non ti arrabbiare”.

Solo allora lui notò il distintivo sull’uniforme di lei

“Ti hanno fatta Caposcuola?”

“Oh…si”.

Strano, molto strano che Severus avesse scelto una mezzosangue. Forse aveva dovuto farlo per forza, non è che ci fossero molte alternative.

“Stavi andando anche tu dal nostro Preside?”. Le chiese

“Già, mi stavo dimenticando di Piton…su andiamo altrimenti chi lo sente”.

Gli passò davanti avviandosi per il corridoio ma lui la bloccò afferrandola  per un braccio

“Senti conosco il tuo caratterino, stavolta però vedi di dominarti, essere sgarbata con Severus può costarti molto più di un’espulsione”

“Ma che dici? Mi hai mai vista essere  sgarbata con un professore? Figurati se manco di rispetto al Preside”. Un espressione innocente degna di una santa

“Ehy guarda che è inutile che fai quella faccia da santarellina. So bene che per te lui non è il Preside, è quello che ha ucciso Silente. Punto e basta”

“Non esagerare”.

“…E Hermione vedi di fare la brava anche con la Umbridge. Ricordo quanto non ti piaceva”.

Lei sospirò. Già in effetti non è che stesse saltando di gioia all’idea di avere di nuovo a che fare con quella donna.

“Sissignore”

“Hermione evita il sarcasmo”

 

Piton guardò a uno a uno i Caposcuola riuniti davanti a lui

“Signori, pronti per scegliere i vostri compagni di dormitorio?”.

Come sempre i quattro Caposcuola venivano divisi a coppie che occupavano un loro dormitorio personale.

“Qual’è la procedura?” Chiese Hanna Habbot

“Verrete estratti a sorte, più o meno come per la caccia al tesoro. Due di voi dovranno prendere uno dei biglietti che vedete sulla scrivania, sopra ci sono i nomi delle vostre case”. Spiegò il Preside

Si avvicinò ai quattro ragazzi

“Ovviamente lasciamo la scelta alle signore”. Mormorò con un sorriso ironico

Hanna e Hermione presero ciascuna uno dei bigliettini che gli erano stati indicati. Hermione era certa che sarebbe finita con Hanna o con Antony Goldestein, non prese neanche in considerazione Draco. Non era mai successo che un Caposcuola di Grifondoro e uno di Serpeverde si ritrovassero assieme. Hanna lesse il suo biglietto e sorrise a Antony

“Io sono con il Caposcuola di Corvonero”.

Hermione guardò il suo. C’era scritto Serpeverde

“Io sono con il Caposcuola di Serpeverde”.

Draco mantenne la solita espressione impassibile ma dentro di se pensava che non gli era andata poi male. La Habbot gli era altamente indifferente mentre Goldestein, gli stava proprio sulle scatole. Si, almeno con Hermione si sarebbe divertito a provocarla.

“Bene allora, Granger e Malfoy nel dormitorio al secondo piano, il corridoio di destra. Habbot e Goldestain, sempre al secondo piano ma voi state a sinistra”. Spiegò Piton

Uscirono tutti dall’ufficio di Piton, Hanna e Antony si avviarono al loro dormitorio mentre Draco le passò davanti sussurrandole un frettoloso: “Ci vediamo dopo”.  

Hermione non aveva affatto sonno, cosa per niente insolita in quegli ultimi tempi, perciò quando tornò in dormitorio scelse una delle due camere e sistemò  le sue cose mentre aspettava il suo nuovo “coinquilino”. Draco tornò un’oretta dopo

“Ma guarda, stai comoda?”.  La prese in giro vedendola acciambellata sul divano

“Si alquanto”.

 “E se anche io mi volessi sedere?”.

Lei si spostò lasciandogli il posto e Draco le si sedette accanto osservando curioso il libro che aveva in mano. Ti pareva che quella ragazza non stesse leggendo, pensò con un sorriso divertito. Però quello non sembrava uno dei soliti mattoni di tre chili con cui era abituato a vederla

“Posso?”. Chiese tendendo la mano

“Ehm non credo ti interesserebbe…è un libro babbano”

Era buffa sul serio quando arrossiva

“Questo fallo decidere  a me. Non lo rompo, te lo assicuro”

Finalmente cedette e gli porse il libro: Orgoglio e Pregiudizio. Lo sfogliò trovando una dedica sulla prima pagina: Alla nostra bambina per i suoi diciassette anni. Mamma e Papà

Sorrise con tenerezza, era la prima volta che lo faceva e Hermione, che lo stava osservando, non potè fare a meno di considerare che quel sorriso gli donava molto. Ma si spense appena vide la data della dedica: 30 Agosto 2000.

“Sei nata il 30 Agosto?”

“Si”.

Poteva darsi che si stesse sbagliando ma era quasi sicuro che quello fosse il giorno che…

“Si, i miei sono morti il giorno del mio compleanno…quello me l’hanno dato poco prima che …”. Confermò lei intuendo i suoi pensieri

Lasciò la frase in sospeso perché le si era spezzata la voce. Draco si maledì per la piega che aveva preso il discorso e cercò un modo di rimediare

“Che tipo di romanzo è?”. Chiese, sperando di distrarla

“Oh, è una storia d’amore”

“Eh?! La più seria ragazza della scuola che sogna leggendo libri d’amore?”

“Beh che c’e di male?”. Balbettò lei arrossendo

“Nulla, nulla”.

Ormai era incuriosito così cominciò a leggere la prima riga

“È verità universalmente ammessa che uno scapolo dotato di buon patrimonio debba sentire il bisogno di ammogliarsi…”

Scoppiò a ridere

“Ma guarda! Per essere una babbana ha capito davvero bene anche la società magica questa Osten”

“Austen”.  Lo corresse prontamente lei

“Si lei, è molto famosa nel mondo babbano?”

“Abbastanza, mi renderesti il libro? Scusa ma…l’avevo letto velocemente perché me lo aveva prestato un’amica e dovevo renderglielo, ora non vedo l’ora di rileggerlo con calma”

 “Mi spiace ma ora sono curioso anche io”

“Ehy il libro è mio!”

“Si ma al momento è nelle mie mani quindi prova a prenderlo se lo rivuoi”

Avrebbe voluto fare il duro ma il suo sguardo corrucciato lo fece capitolare

“Uff ! Ho capito, dai avvicinati, lo leggiamo assieme”. Sbuffò  fintamente scocciato

Lei accettò il compromesso e si sistemarono vicini a leggere. Le teste che quasi si toccavano.

Mentre avanzavano con la storia Hermione inconsciamente gli posò la testa sulla spalla. Non è che gli piacesse la sua vicinanza - cercò di convincersi lui - solo che non c’era motivo di spostarla. Mah si sarebbe stata una sgarberia inutile. E non gli aveva passato il braccio attorno alle spalle per un moto di tenerezza, sentimento che lui non provava. Mai.  Era un gesto automatico tanto per stare più comodo. Venti minuti dopo, per quanto presa dal racconto, lei aveva gli occhi che si chiudevano. Si alzò stiracchiandosi

“Non hai sonno?”. Chiese in risposta allo sguardo interrogativo di lui

“No, che fai vuoi smettere?”.

Non avrebbe mai ammesso manco sotto cruciatus che si stava appassionando a un racconto d’amore e per giunta babbano. Ma era così

“Perché, ti sta prendendo così tanto?”

“Nooo voglio solo sapere come finisce. Voglio dire, ormai abbiamo iniziato, andiamo fino in fondo”.”

“Non stasera”- sentenziò decisa lei riprendendosi il libro- “ Magari continuiamo un’altra volta”

“Vabbé tanto io avevo un appuntamento…beh allora esco”.

Ti pareva! E quando mai lui non aveva un appuntamento con qualcuna!

Ma la cosa non la infastiva. No, erano assolutamente fatto suoi

“Ok buonanotte”

“Notte” .

Non è che ne avesse tanta voglia in effetti. Ma ormai aveva promesso a quella biondina di  Corvonero che si sarebbero incontrati quella sera. Che non si dicesse che Draco Malfoy si tirava indietro davanti a una bella ragazza

 

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Capitolo 20
*** Lassù fra le stelle ***


 

 

 

CAPITOLO 19: LASSÙ FRA LE STELLE

 

 

Ciao belle! J Beh vi sta piacendo la mia storia? Spero di si, ho ricevuto pochi commenti ma vedo che la stanno seguendo tanti e questo è incoraggiante….allora le risposte ai commenti che ho  ricevuto le metto alla fine del capitolo ma prima di lasciarvi alla lettura voglio darvi una notizia e spero che mi scuserete la pubblicità molto poco occulta: due settimane fa è uscito un mio libro: Senza cuore di Giulia Pinna ( cioè io per chi non l’avesse capito XD) edito dalla casa editrice La Riflessione…dunque se vi sta piacendo  la  mia storia e avete voglia di leggere qualcos’altro scritto da me lo trovate o in libreria o sul sito della casa editrice. Vi chiedo ancora umilmente perdono per avervi annoiati con questa notizia e finalmente vi lascio alla lettura…. mi raccomando cercate di commentare un po’ di più è frustrante vedere così tanti lettori e così pochi commenti vi assicuro

 

Baci giuly (direi che ormai firmarmi col mio nikname è superfluo XD )

 

 

“… Un usignolo in una gabbia d’oro, così ero io nel labirinto della realtà. Qalcuno può alleggerire il mio cuore pesante?  Vi prego, riportatemi alla vita….Tutto comincia con una ninna-nanna, viaggio diretto verso casa. Il suono della chiamata dei delfini strappa via la mia maschera uomo. La torre è la mia unica guida. Ecco che cosa sono: un’escapista alla ricerca del paradiso….ora è tempo di volare. Lontano  alla vista, lontano dal tempo, distante da tutte le menzogne…”

 

Nightwish ( The escapist)

 

Draco rientrò in dormitorio sbadigliando. Non era stata un brutta serata, no affatto, poteva sicuramente ritenersi soddisfatto. Stava per andare in camera quando si accorse di Hermione. Era seduta su una poltrona, sotto la finestra, rannicchiata con le ginocchia strette al petto

“Hermione non stavi andando a letto?”. Chiese sedendosi nella poltrona affianco alla sua

Lei sussultò sentendo la sua voce

“Ah ciao Draco…già rientrato?”.

“Si, che fai ancora in piedi?”

“Niente, guardavo le stelle, mi piace tanto ”

“E cosa ti dicono le stelle?”.

Lei scosse la testa, come scoraggiata

“Nulla, non dicono nulla. Ma non trovi che sarebbe bello se potessero parlarci? Ci sono dei momenti in cui servirebbe a farci sentire meno soli”. Sussurò vergognandosi subito per quella frase infantile

Già e lui lo capiva fin troppo bene. Da bambino, quando i suoi genitori lo lasciavano a casa per partecipare ai vari ricevimenti, per cui lui era troppo piccolo, aveva passato tante notti a fissare le stelle quasi desiderando che almeno loro gli rivolgessero la parola

“Si sono d’accordo. Beh i centauri credono che parlino, che svelino il futuro. Anzi, lo crede pure la Cooman”

“Oh quella! Vede più cose nei fondi delle sue bottiglie di Sherry che nei fondi del the”

“Poco ma sicuro. E dimmi, mezzosangue, è in base a questa convinzione che hai mollato le sue lezioni?”.

 “Beh diciamo che le trovavo una perdita di tempo”.

Ma noooo – pensò lui – non l’avrebbe mai sospettato nessuno. Soprattutto  non l’avrebbe mai sospettato nessuno che l’avesse vista uscire dall’aula di Divinazione urlando che non sarebbe mai tornata a seguire quella stupidissima materia. Quella volta le avrebbe quasi fatto un’applauso. Se lo sarebbe  meritata sul serio

“Peccato,  magari ti avrebbe davvero insegnato a chiacchierare con le stelle”.

Risero entrambi

“Sai che i babbani credono che lassù ci sia vita?”. Fece lei tornando seria

Draco storse il naso

“Lassù? Cioè in qualcuno dei vari pianeti?”

“Si”.

Scoppiò a ridere per l’assurdità  di quell’idea

“I babbani sono proprio strani”

“Mica tanto, nell’universo ci saranno tanti di quei pianeti…non ti sembra strano che fra milioni di pianeti solo il nostro abbia vita?  Magari da qualche parte ci sono dei batteri che fra qualche milione di anni saranno come noi”

“O degli esseri super-evoluti ”- la prese in giro Draco-“Ma dai Hermione!”

“Beh non è più strano che credere che da lassù ci guardino le persone che abbiamo perso”.

Era fin troppo chiaro che pensava ai suoi genitori

“Non credo che sia fra le stelle che dobbiamo cercare le persone care, quando le perdiamo”

“Tu credi che in qualche modo ci restino vicine?”

“Non lo so, Hermione. Ma è bello immaginare che sia così, no? E poi finchè li ricordiamo qualcosa di loro resta”.

 “Draco?”

“Cosa?”

“Tu hai mai perso qualcuno a cui tenevi?”

“Grazie al cielo no”.

E il motivo era semplice, eccetto Blaise e i suoi genitori lui non teneva a nessuno. Altro che grazie al Cielo!

Restarono in silenzio per un pezzo, ognuno perso nei suoi pensieri, poi Draco notò un  suo sbadiglio appena accennato

“Fila a letto, mezzosangue”

“Cos’è mi dai ordini?”

“Per l’amor del Cielo stai cascando dal sonno. E poi è quasi mezzanotte, le brave bambine a quest’ora dovrebbero essere a nanna.”

“Mi stai prendendo in giro?”

“Nooo chi io? Ma cosa ti viene in mente, non potrei mai!”.

La sua espressione angelica era così buffa che la fece ridere

“D’accordo vado. Buonanotte”

“Notte”

 

 

Quella mattina Hermione fu presa da un leggero senso di malinconia vedendo il tavolo di Griffindor. Stavolta non ci sarebbero stati Harry e Ron a darle il buon giorno e  a “romperle le scatole mentre cercava di studiare”, come li accusava sempre lei. Il suo sguardo corse al tavolo di Slytherin e l’umore migliorò un pochino. Forse dopotutto qualcosa di positivo c’era: Draco si stava rivelando davvero una persona piacevole, era quasi un piccolo miracolo. Quel genere di miracolo che fa bene al cuore, che ti insegna a sperare di poter trovare un po’ di bene dovunque.  La prima cosa che notò sedendosi accanto ai suoi compagni furono le risatine di Lavanda e Calì che si davano di gomito l’una con l’altra

“Buondì Herm, dormito bene?”. Chiese gentilmente Neville, seduto accanto a lei

Le risate divennero quasi ululati. Ma che diavolo avevano da ridere quelle due?-  Pensò cominciando a irritarsi, ma decisa comunque a ignorarle.

“Si grazie, benissimo”

“Mimi sei un caso disperato, hai uno come Malfoy nella stanza affianco e dormi!?”. Esclamò allibita Lavanda, facendo ridere Calì ancora più forte

Quanto odiava quando facevano così

“Perché secondo te Malfoy ci proverebbe con una come me? Ricordati che sono una mezzosangue”.

Naturalmente sapeva che lui non era più così, ma non voleva che la loro amicizia gli creasse guai con i compagni. Dunque meglio fingere che le cose fossero come al solito

“Si ma non si sa mai, potevi almeno provarci tu”. Suggerì Calì

“Oh piantatela tutte e due!”.

Il tono severo le fece tacere anche se entrambe erano ancora molto divertite

“Siete cattive ragazze lasciatela in pace! Già deve sorbirsi Malfoy come compagno di dormitorio non vi ci mettete pure voi”. Si intromise Neville

Caro, dolce Neville, sempre l’immagine della bontà

“Grazie Nev tu si che mi capisci”. Sospirò

Lavanda indicò qualcuno al tavolo di Serpeverde

“Ehm Mimi cara, temo che il peggio non sia Malfoy”.

No- dovette convenire lei- almeno a giudicare dallo guardo omicida della Parkinson. Forse avrebbe dovuto procurarsi un animale da difesa, o almeno addestrare Grattastinchi a quello scopo.

 

 

La prima lezione di quella mattina era Difesa contro le Arti Oscure. Pessimo. Non solo erano in coppia con i Serpeverde, avrebbe anche dovuto sorbirsi la Umbridge. Al peggio non c’è mai fine - pensò la povera Grifoncina entrando in aula. La prof entrò soddisfatta come non mai

“Buongiorno ragazzi”.

Tutti ricordavano la donna abbastanza bene,  perciò nessuno fu così stupido da non rispondere. Come era prevedibile, furono messi subito a leggere dal  manuale.

“E stavolta non lo specifica che non ci sarà bisogno di parlare?”. Sussurò Neville

Lei aveva appena accennato un sorriso, ma gli occhi della Umbridge lo individuarono subito

“Faccia ridere anche noi Granger”.

“Ehm io…”

“Venti punti in meno a Grifondoro, se la ripesco a ridere la metto in punizione”.

Era una tale ingiustizia che per la prima volta avrebbe voluto rispondere. Ma fu bloccata dallo sguardo ammonitore di due occhi grigi. Doveva stare calma.

“Si professoressa”. Sussurò con gli occhi bassi

Il sorriso molliccio della donna si allargò                                        

“Molto bene signorina Granger”.

Maledizione! Era pure più orrida di quanto ricordasse. Mmh forse dopotutto non si era dimenticata lo scherzetto che le aveva fatto convincendola a seguire lei e Harry nella Foresta Proibita- si disse, non senza una punta di compiacimento.

Difesa contro le Arti Oscure era l’unica materia che aveva in comune con i Serpeverde quel giorno, così lei e Draco si rividero solo nel pomeriggio inoltrato, quando entrambi tornarono al dormitorio dopo le lezioni. Ovviamente Hermione stava studiando

“Granger ma tu non ti stanchi mai?”. Chiese lui, trovandola sprofondata dietro un librone di Antiche Rune

“Non finchè non ho finito i compiti”

Testarda e instancabile. Si, quella ragazza non cambiava mai

“E i compiti della Umbridge li hai già fatti?”. Un ghigno divertito sul viso

Lei storse il naso

“Si, anche se per quello che servono avrei pure potuto non farli”. Sbuffò

“Verissimo, infatti io non li ho fatti”

Gli occhi dorati scattarono verso il suo viso

“Non hai fatto i compiti? Ma Draco sono per domani!”

Ahia che errore aveva commesso!!

“Ehm non preoccuparti, dopo li faccio”.

 “Dopo quando? Hai intenzione di gozzovigliare tutto il pomeriggio?”

“Si!”. Esclamò lui

Brr anche il Signore Oscuro in persona avrebbe tremato davanti allo sguardo severo della ragazza

“Draco!”

“Ok, Ok non stressare li faccio. Guarda, sto prendendo la roba. Contenta?”. Capitolò affrettandosi a prendere piuma e pergamena

“Si”

“Lo faccio solo perché mi va, sia chiaro. E non pensare di potermi fare da balia come facevi con Potter e Wealsey. Mettiti in testa che io studio come, quando e se mi pare”

“Si, certo”. Fece lei, apparentemente molto accondiscendente

Ma sapevano entrambi che da quel momento avrebbe controllato che facesse i compiti per tempo

“Ah devo dire che mi aspettavo che stamattina avresti reagito male con la prof, sono colpito dalla tua ammirevole pazienza, sai?”. Si complimentò Draco

“Miscredente te l’avevo detto che avrei fatto la brava, no?”

“Si, si vantati pure. Ma sono sicuro che stavi per piantarle una scenata”.

Le risate dei due ragazzi furono interrotte dal gemito di dolore del biondino che si afferrò il braccio sinistro stringendolo forte

“Draco!”. Esclamò Hermione precipitandosi accanto a lui

“Sto bene, tranquilla”

“Sei sicuro?”.

“Si, è solo il mio personale richiamo. Il Signore Oscuro mi ha convocato”

Non è che la spiegazione la tranquillizzasse proprio. Oh Dio chissà cosa voleva da lui! E se fosse stata un’altra missione pericolosa come quando gli aveva ordinato di uccidere Silente?

“Devi proprio andare?”.

Lui storse il naso

“Ho scelta? Quando il padrone chiama bisogna accorrere”

“Mi prometti di stare attento?”.

 “Ehy non ti starai affezionando troppo al sottoscritto?”.

Nonostante sapesse che stava scherzando lei arrossì dalla punta dei capelli all’alluce

“Non è che mi preoccupo per te”

“Ah no?”

“No, è per me che mi preoccupo”.

Lui inarcò un sopraciglio con aria interrogativa

“Beh sai l’altro prefetto di Serpeverde è la Parkinson e se tu ti fai ammazzare lei prende il tuo posto qui”.

“Puah Granger e poi sono io quello col cuore di pietra! Potevi almeno fare finta che ti importasse qualcosa di me visto che ti ho salvato la pellaccia…beh se muoio ricordati che le ultime parole che ti ho sentito dire sono state delle cattiverie”

“D’accordo se muori prometto di venire al tuo funerale per chiederti scusa”. Rise lei

Lo guardò uscire chiedendosi cosa avrebbe fatto se davvero gli fosse successo qualcosa. Possibile che si stesse affezionando a lui?

 

 

 

Tornare a Malfoy Mannor era sempre spiacevole ultimamente, tanto più se c’era la prospettiva di un faccia a faccia con il Signore Oscuro. Il suo eroe dell’infanzia. Il mostro che da un anno a quella parte popolava i suoi sogni

“Benvenuto giovane Malfoy”. 

Come al solito la sua voce era più simile al sibilo di un serpente. Sapeva dargli anche un tono suadente se voleva. Come in quel momento.

Draco s’inchinò, se sentirsi dare il ben venuto in casa sua da uno che di fatto era un estraneo gli aveva dato fastidio, nessuno avrebbe potuto indovinarlo

“Mio Signore mi hai fatto chiamare?”

“Si, ho saputo che ti hanno assegnato lo stesso dormitorio della Granger, l’amica di Potter”.

Draco chiuse gli occhi mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale Quello no, quello no, pregò dentro di se. Temeva di sapere dove  voleva andare a parare il Signore Oscuro. Oh ma stavolta non avrebbe obbedito, giurò a se stesso. No, era stanco di fare il servo. Se, come pensava, gli avesse ordinato di uccidere quella ragazza si sarebbe rifiutato. Che il Signore Oscuro lo uccidesse pure, per una volta lui intendeva comportarsi da uomo.

“Si,  è così mio Signore”. Sussurrò, sempre tenendo gli occhi bassi perché non potesse usare la legimazia

“Bene, molto bene. Voglio che ti guadagni la sua fiducia”.

La risposta lo aveva spiazzato, a tal punto che per la prima volta osò guardarlo in viso

“Mio Signore?”. domandò confuso

“Voglio che convinci la signorina Granger a dirti dove si trova Potter e cosa sta facendo”.

Non c’era niente da ribattere. Per ora avrebbe dovuto fingere di accettare, non valeva la pena fare il duro in quel momento

“Si, mio signore”

“Puoi andare”.

Draco si inchinò e dopo un veloce saluto a sua madre, che lo aspettava fuori dalla stanza, tornò a Hogwarts.

 

 

X  Alethewriter: Figurati non c’è di che è stato un piacere leggere la tua ff te lo assicuro e continuerò senz’altro a seguirlaJ… Eh si c’è proprio una nota di rimpianto da parte di Draco, al nostro cinico Serpeverde si sta davvero sciogliendo il cuore….ma che non ci sarà mai niente fra lui è Herm lo dice Draco non è detto che la sottoscritta sia d’accordo….quindi sai com’è mai dire mai XD

 

P.s: Il tuo esame poi com’è andato? ( Scusase mi prendo la libertà di chiedertelo  spero non considererai indiscreta la domanda, se preferisci puoi non rispondere)

 

 

X Barbarak: Si i due si stanno proprio avvicinando…sai ho voluto che Draco andasse al funerale dei genitori di Herm perché con lei riconosco di essere stata molto cattiva facendola rimanere orfana

e ho voluto ricompensarla….e quale ricompensa migliore di una visita del biondino più affascinante del mondo della magia? XD

 

 

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Capitolo 21
*** E se non mi credesse? ***


CAPITOLO 20: E SE NON MI CREDESSE? 

“…Dammi la forza di affrontare la verità, Il dubbio nella mia anima. Non posso più giustificare a lungo il sangue versato in suo nome. È un peccato cercare la verità, la verità celata dalla rosa?

Prega con me così che io possa trovare un passaggio verso le porte del Paradiso. Credevo potesse giustificare i fini, aveva un ascendente su di me.  Accecato nel vedere la crudeltà della Bestia,  la parte più oscura di me, il velo dei miei sogni ha deformato tutto quello che ho visto. Perdonami per tutto quello che sono stato. Perdona i miei peccati…”

 

Within Temptation (The truth beneath the rose)

 

Draco aveva appena chiuso la porta dietro di se che una figurina in vestaglia gli corse in contro

“Draco! Tutto bene?”.

Evidentemente lo aveva aspettato sveglia. Quella ragazza era davvero incredibile, dopo tutto quello che gli aveva combinato in quegli anni lei era lì a fare notte preoccupandosi per lui

“Si, si Mezzosangue sto benissimo”. La rassicurò con un mezzo sorriso

Il ricordo del colloquio avuto col Signore Oscuro gli impediva di guardarla negli occhi e lei se ne accorse

“Draco cosa c’è? È successo qualcosa?”

Sapeva che, con  tutta probabilità , le avrebbe risposto che non erano affari suoi, ma non era riuscita a trattenersi. Era strano come, nonostante fino a poco tempo prima lo detestasse , adesso le veniva estremamente naturale preoccuparsi di lui.

“Si, tranquilla...e non avresti dovuto aspettarmi alzata, insomma, sembri mia madre”.

Come si aspettava, lei gli mise il broncio

“Ma mica ti aspettavo sveglia, è solo che non riuscivo a dormire”

Non era del tutto una bugia, non sarebbe comunque riuscita a dormire

“Ah si e come mai?”

“Boh così, non avevo sonno” borbottò lei

“Non avevi sonno?”- chiese Draco con aria scettica - “Non sarà che la nostra grifoncina ha paura del buio?”

La ragazza diventò viola perché in effetti era proprio così

“ Bah paura del buio! Io sono una Grifondoro cosa credi!”

“Si, si come no..ma piantala eroina dei miei stivali!”

“Ehy non mi pare che il mio coraggio si possa mettere in dubbio! Chi è che, al terzo anno, ti ha picchiato con Tiger e Goyle davanti che mi avrebbero potuta fare a pezzi?”

“Mmh e chi è che ha avuto il coraggio di insultare un Ippogriffo? E non ho neanche parlato del mio eroico salvataggio di una certa ragazza”.

Hermione si produsse in un ghigno molto simile a quello di Draco

“Sai Draco, in effetti, forse dovresti provarti di nuovo il cappello parlante…magari scopriresti che sei un Grifondoro mancato”.

Espressione di disgusto puro che la fece sbellicare dalle risate

“Oh su Draco manco avessi detto qualcosa di disgustoso!”

“Granger hai detto forse la cosa più disgustosa che potesse venirti in mente”.

Gli occhi dorati lo fulminarono all’istante

“Ehy bada a come parli della mia casa!”

“Se no che mi fai?”

“Dico  alla Parkinson che ci hai provato con me. Voglio proprio vedere poi come te la cavi”

“Ah! Questa è facile: le dico di farsi i cazzi suoi”

“Si bravo e dopo chi ti fa da scalda-letto?”

“Perché sei interessata a rimpiazzarla?”.

Stava cominciando ad abituarsi alle sue battute idiote, tanto che stavolta non fu nemmeno imbarazzata.

“Ehy rimpiazzo a chi!? Modestamente penso di essere meglio di quella!”.

Aveva risposto così, senza pensare a cosa stava dicendo. Se ne rese conto solo quando vide l’espressione divertita del biondino

“Ma davvero? Interessante, non pensavo che avessi delle simili doti nascoste”. Fece lui con voce carezzevole

Hermione arrossì talmente tanto che per poco non rischiò l’autocombustione

“Uff era solo una battuta”. Biascicò

“Peccato stavo per chiederti una dimostrazione”.

Fece appena in tempo a scansarsi prima di prendersi uno dei cuscini del divano in pieno viso

“Maniaco”.

Draco rise e corse in camera sua fingendosi spaventato

“ Che fai scappi?” gli urlò dietro lei

“No vado a letto perché sono stanco...comunque se cambi idea su quella dimostrazione mi trovi qua…e potrei pure farmi passare la stanchezza”. Ridacchiò prima di barricarsi in camera

Lei ringhiò qualcosa che lui non sentì perché ormai aveva chiuso la porta, alzò gli occhi al cielo esasperata e andò a dormire.

Certo che quel ragazzo era davvero indisponente- pensò rannicchiandosi sotto le coperte- ma era anche divertente. Si, davvero, sapeva essere veramente una compagnia piacevole. Un sorriso ebete le si dipinse sulle labbra e quella notte i suoi sogni furono popolati da immagini che sembravano venire direttamente dai suoi romanzi d’amore preferiti.  Tutti rigorosamente con un certo biondino come protagonista.

 

La mattina dopo, tutta la squadra di Quidditch di Serpeverde si riunì negli spogliatoi quasi all’alba. Gli unici due svegli erano Blaise e Draco. Ma vista la scarsità di materia grigia dei loro compagni la differenza si sentiva davvero molto poco

“Hey Draco come va la convivenza con Hermione?”. Chiese Blaise quando gli altri furono lontani

Draco  lo guardò interrogativo. Non era tranquillo, no manco poco poco. Conosceva Blaise come le sue tasche e quando aveva quell’espressione aveva sempre qualche discorso imbarazzante in serbo

“In che senso come va la convivenza?”. Domandò cauto

Erano soli negli spogliatoi perchè i loro compagni erano già usciti. Dunque non poteva sperare che arrivasse qualcuno  a salvarlo

“Beh niente di speciale. Sono solo sorpreso che non vi siate ancora uccisi o roba simile”

“Mmmh…beh può darsi che..herr…forse avevi ragione tu su di lei”.

L’espressione dell’amico era fin troppo soddisfatta.  Pessimo segnale

“Quindi ammetti che è carina, intelligente e…”

“FRENA!!! Intendevo dire che forse, forse bada bene, non è la piaga che pensavo”

“Insomma andate d’accordo?”. Chiese Zabini speranzoso

“Mah d’accordo è una parola grossa ma…ci sopportiamo, si”

“Ne sono felice”

“Non vedo cosa ci sia da essere felice, ho detto solo che ci sopportiamo mica che ci siamo messi assieme”

“Peccato perché sono sicuro che migliorerebbe il tuo dolce caratterino”

Draco instaurò un espressione severa

“Dacci un taglio Blaise”

“Ok, ok…posso farti una domanda?”

“No”.

Poteva stare zitto e accettare il diniego? Naaaaa

“Ho sentito il mio patrigno dire che Hermione è scappata da casa vostra, per colpa di tuo zio”

Un brivido corse lungo la schiena del Serpeverde…dove voleva andare a parare Blaise?

“Si, e allora?”

“Davvero è stato tuo zio a farla scappare?”

“Si, l’idiota ha lasciato la cella aperta”.

Non ci avrebbe creduto, lo sapeva bene. Blaise aveva un intuito che a volte sconfinava nella preveggenza, se gli stava facendo domande doveva già aver fiutato qualcosa. Inoltre sapeva riconoscere le bugie, avrebbe capito subito che ora gli stava mentendo

“E tu non c’entri niente?”.

Vabbè a questo punto era palese che l’aveva scoperto. E poi si fidava ciecamente di Blaise quindi perché nasconderglielo?

“Ok Blaise sono stato io a farla scappare. Ho schiantato mio zio e ho convinto tutti che fosse svenuto perché era ubriaco”.

Nessuna sorpresa sul volto dell’amico, solo la soddisfazione di chi vede confermata una propria supposizione

“Perché l’hai fatto?”. Domandò pacatamente

“Perché aveva salvato mia madre, non potevo lasciare che la uccidessero”

“E non c’è altro?”.

Lui sospirò scuotendo la testa

“Non lo so, davvero non lo so. Forse avevo bisogno di sentire che so fare del bene anche io”

“Capisco”

A questo punto poteva anche parlargli della questione che l’aveva tenuto sveglio quella notte. Beh e perché no? Del resto se non poteva parlare con Balise con chi altri?

“Il Signore Oscuro mi ha dato un nuovo incarico”.

Due occhi scuri si fissarono preoccupati su di lui. Un incarico? Un altro? Oh mio Dio questa volta cosa gli era stato ordinato?

“Cosa ti ha chiesto?”

“Vuole che mi guadagni la fiducia di Hermione”

“E perché?”. Chiese comprensibilmente perplesso

“Per spingerla a dirmi dove sono Potter e i Weasley”

Zabini degluttì a vuoto

“In altre parole vuole che tu la tradisca?”

“Si”

“E hai intenzione di farlo?”

“No Blaise, non voglio…è questo il punto”

“Beh non devi per forza ribellarti, puoi fingere che lo stai facendo e poi dire che lei non sa dove si trovano i suoi amici”

“E come credi che la prenderebbe il Signore Oscuro?”

“Io credo che dopo i fiaschi di tuo padre sarebbe un’inezia”.

Aveva ragione- dovette convenire il biondo- se non aveva ancora fatto fuori suo padre dopo i casini che aveva combinato questa sarebbe stata un sciocchezza. Solo che c’era ancora una questione…

“Credi che a lei lo dovrei dire?”

“Si Draco”. Rispose Blaise con fermezza

“Trovi?”

“Si, rifletti se fai credere al Signore Oscuro che stai cercando di farti dare informazioni da lei, qualcuno di quei troll dei nostri compagni potrebbe sentirlo…e riferirglielo. Devi parlarle tu prima che lo senta da altri e fraintenda le tue intenzioni”

“E se glielo dico e non mi crede?”.

In fondo perché avrebbe dovuto? Lui era un bastardo, non meritava la sua fiducia

“Si che ti crederà”. Rispose sicuro l’amico

Suo malgrado il cercatore verde-argento si ritrovò a sorridere

“Grazie Blaise, sei un amico”.

Uscì dagli spogliatoi mentre l’altro rimase a fissarlo, sorridendo soddisfatto. Si preoccupava di cosa Hermione potesse pensare di lui…bene, molto bene. Stava andando esattamente come aveva sperato, Draco aveva proprio trovato la persona giusta. Ora c’era solo da augurarsi che non se la lasciasse scappare visto quanta poca dimestichezza aveva con i sentimenti.

 

Ovviamente, al suo ritorno dopo gli allenamenti, Draco trovò Hermione china sui libri

“E stavolta che compiti sono?”. Chiese divertito

Lei sussultò e si voltò di scatto verso di lui

“Oh salve Drà com’era l’allenamento?”.

Lui prese una sedia e si sistemò accanto a lei

“Stancante direi….e i tuoi libri come stanno?”

“Oh benissimo…ehm sai sto studiando Trasfigurazione, credo che domani la McGranitt mi interrogherà”

“Mezzosangue…perché lo fai?”

“Scusa?”. Chiese lei confusa

“Perché continui a spaccarti la schiena sui libri? Voglio dire, abbiamo Piton come preside, la Umbridge come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e per finire Dolov che insegna Babbanologia. Capisci anche tu che non puoi più aspettarti i tuoi votoni soliti”

“In certe materie, forse. Ma la McGranitt, Vitius, la Sprite e gli altri continueranno a giudicarmi come sempre. E poi i voti non m’importano, l’importante è che comunque le mie conoscenze alla fine dell’anno le avrò acquisite”

“Tu lo sai che non lasceranno che ti diplomi , vero? Faranno di tutto per farti bocciare”

“E dovrei rendergli le cose facili non studiando? No, se mi vogliono bocciare che lo facciano ma non avranno la soddisfazione di farlo con ragione”.

Draco sentì un moto di ammirazione per quella ragazza così tenace

“D’accordo mezzosangue hai ragione!”. Esclamò scompigliandole i capelli

Risero entrambi divertiti ma Draco tornò subito serio

“Ehm…mezzosangue io…devo dirti una cosa”. Esordì fissando ostinatamente le sue scarpe

Lei si spaventò vedendolo così teso e titubante. Di sicuro qualunque cosa volesse dirle non le sarebbe piaciuta.

“Dimmi che succede?”.

C’era un modo delicato di dirglielo? Come si fa a dire con tatto: “mi è stato ordinato di servirmi di te per stanare i tuoi migliori amici e possibilmente farli fuori” ?

“Sai quando ieri sono stato chiamato dal Signore Oscuro…?”.

Lei chiuse gli occhi sempre più preoccupata. Oddio cosa gli era stato chiesto stavolta?

“Si…e allora?”

“Vedi lui sa che io e te dividiamo il dormitorio…”.

Gli afferrò il polso preoccupata

“La cosa ti ha forse messo nei guai?”

“Non proprio, è solo che…ecco…lui sta cercando Potter…”

“Si Draco questo lo so”

“Beh pensa che tu sappia dove sia e…” - prese un bel respiro- “Vuole che io mi guadagni la tua fiducia e ti convinca a dirmi dov’è”.

Lei sentì come se qualcosa di gelato le fosse scivolato dentro.  Ma allora quando l’aveva salvata facendola scappare da casa sua e in tutto il tempo che avevano passato assieme in quei giorni…era tutto finto. Solo una recita per  avere la sua fiducia.  Gli occhi le si riempirono di lacrime e Draco se ne accorse. Ecco – pensò- come volevasi dimostrare lei ora era convinta che la stesse usando. Non gli avrebbe creduto e la cosa lo feriva, più di quanto fosse disposto ad ammettere. Ma mentre lo osservava in silenzio lei  si accorse che in tutto quello che aveva supposto c’era qualcosa che non quadrava

“Perché me lo stai dicendo?”.

Non aveva alcun senso che le raccontasse tutto se doveva guadagnarsi la sua fiducia, si stava rovinando da solo così

“Perché non voglio che tu lo sappia da qualcun altro”. Spiegò lui sincero

“N-non capisco”

“Io non intendo farti dire dov’è lo Sfregiato. Ti è più chiaro ora?”

“Ma ti è stato ordinato”. Obbiettò stupidamente la ragazza

“Beh io sono un Malfoy, un Malfoy non prende ordini. Specie dal figlio di un babbano”. Frecciò  il biondino altero

“E cosa ti farebbe quel figlio di babbani se lo sapesse?”

“Lui non lo saprà. Intendo dirgli che tu non sai niente e quindi non posso farti dire ciò che non sai”.

Il cuore della Grifoncina mancò un battito. Lei non voleva certo tradire i suoi amici. Ma non voleva neanche che Draco fosse punito perché non aveva eseguito il compito che gli era stato assegnato….

“Non voglio che ti facciano del male”. Gemette scuotendo la testa

Già non voleva ma non riusciva a pensare un modo per salvare sia lui sia i suoi amici

“Non mi farà nulla nessuno. Comunque intanto guadagnerò tempo raccontando di quanto ti stai affezionando a me”.

Il suo ghigno malizioso la rassicurò

“Non esagerare però, non vorrei che mi rovinassi la reputazione”. Scherzò

“Oh invece intendo esagerare…così Nott si roderà d’invidia credendo che ti ho fatto perdere la testa”.

L’ultimo commento la stupì non poco

“Nott?”

“Oh si credo che ti trovi interessante”.

Lei storse il naso

“Puah ma non dire scemenze! Quello sarebbe interessato a una mezzosangue?”. Obbiettò incredula

Draco la fissò serio

“Non è divertente Hermione. Riesci a immaginare in che modo può essere interessato a te?”.

Un brivido di ribrezzo le corse lungo la schiena per le orribili immagini che le aveva evocato quella frase

“S-si”. Mormorò arrossendo imbarazzata

“Ecco allora fai in modo di non trovarti da sola con lui”.

Sorrise grata per la sua preoccupazione

“Grazie”

“Di nulla”. Borbottò lui in tono burbero

 

Draco stava facendo un sogno piuttosto interessante. Strano però, non gli capitava mai di sognare una ragazza, questa poi era sicuro di conoscerla ma non riusciva a ricordare il suo nome…capelli ricci e occhi dorati, decisamente carina. Si la conosceva…

L’urlo femminile lo riportò immediatamente alla realtà. Corse nel salottino che divideva le camere  dei due Caposcuola. La porta della stanza di Hermione era aperta e lei si stava agitando nel sonno. Quando le si avvicinò, si accorse che piangeva e chiamava sua madre

“Mezzosangue svegliati”. La chiamò scuotendola con delicatezza

Si svegliò fissando su di lui uno sguardo confuso e spaventato

“Draco c-che è successo?”

“Hai fatto un brutto sogno, tutto qua”.

La sua voce era così gentile che lui per primo non la riconobbe

“Oh!  Mi spiace, ti ho svegliato”

“Non fa nulla”

“Ho sognato i miei genitori”

“Non è la prima volta vero? È per questo che quando esco di notte di trovo sempre sveglia?”

Lei annui impercettibilmente

“S-si è per questo. Continuo a sognarli ogni notte”.

Non sapeva che dirle per consolarla. Lui non era bravo con le parole e non si era mai trovato in una situazione simile. Così, fece l’unica cosa che gli era venuta in mente, scostò le coperte e si stese accanto a lei attirandosela vicino con un braccio, sperando che quel contatto servisse a calmarla

“D-Draco che stai facendo?”. Protestò debolmente lei

“Mi pare evidente che non ti posso lasciare così, dunque mi metto comodo”

“Ti metti comodo?”.

A giudicare dalla sua voce era chiaramente scioccata dalla situazione. Beh il lato positivo era che per lo meno era riuscito a distrarla. E poi onestamente non è che proprio stesse facendo di tutto per cacciarlo via dal letto

“Granger senti se avessi avuto quelle intenzioni te lo avrei detto chiaro e tondo, non mi sono mai inventato scuse per stare con una ragazza. Credimi”.

La verità era che lei non aveva nessuna intenzione di opporsi perché voleva che stesse lì. Nell’incubo che aveva appena avuto la cosa peggiore era stata che i suoi genitori erano spariti lasciandola sola all’improvviso. La vicinanza di Draco la calmava perché le faceva sentire che sola non lo era.

“Ne devo dedurre che hai deciso di stare qui a sorvegliarmi?”

“Si a meno che tu non voglia che me ne vada”.

Conoscendo quanto era vanesio di sicuro sapeva benissimo che non lo avrebbe mandato via

“Beh se proprio non riesci a dormire da solo potrei permetterti di stare qua se prometti di farmi dormire tranquilla”

“Granger guarda che mi alzo e ti mollo qui da sola con i tuoi incubi”.

Detto questo si spostò da lei come se volesse alzarsi davvero. Lei lo afferrò per un braccio

“No, no Draco d’accordo stavo scherzando”.

Lui tornò a stendersi vicino a lei ghignando soddisfatto

“Oh brava così va meglio…e non ti ci abituare…puah se lo sapesse qualcuno mi ci giocherei la reputazione”

“Perché stai nel letto di una mezzosangue?”

“No perché sto nel letto di una ragazza e non sto facendo altro che dormire”. Rispose lui con una smorfia

“ Beh vuol dire che sei un gentiluomo”

“Mezzosangue…”

“Si?”

“Lascia perdere, dormi ora”                .

Ma poco dopo fu proprio lui a rompere nuovamente il silenzio

“Hermione” -  chise guardandosi attorno – “ Che te ne fai di tutte queste coccinelle?”.

Si era accorto che nella stanza  c’erano coccinelle di tutti i tipi: di pezza, di ceramica, perfino d’argento

“Oh vedi è una specie di tradizione di famiglia”

“Cioè?”

“Sai io da piccola ero piuttosto cagionevole e spesso i miei erano costretti a portarmi in ospedale. Una volta, sono stata male sul serio e quando mia madre è andata nel negozio vicino all’ospedale dove stavo ricoverata, per cercarmi un regalo di Natale, ha trovato una coccinella di peluche e ha deciso di regalarmi quella. Sai i babbani ritengono che portino fortuna e io in quel momento ne avevo bisogno. Pochi giorni dopo sono uscita dall’ospedale perché stavo meglio e, siccome mia madre si è convinta che fosse merito del pupazzo, si è creata la tradizione che ogni anno a Natale i miei genitori mi regalano qualcosa che abbia una coccinella”

“Strana tradizione”

“Bah probabilmente ogni famiglia ha qualche tradizione che vista da fuori può sembrare strana”.

Tradizioni di famiglia strane?  Tipo…costingere tuo figlio a farsi marchiare come una stupida mucca e fargli servire un pazzo assassino? Già forse lui era l’ultima persona a poter valutare la famiglia di Hermione



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Capitolo 22
*** Punizione ***


CAPITOLO 21: PUNIZIONE

 

 

“…Adesso no, non voglio più difendermi. Supererò dentro di me gli ostacoli, i miei momenti più difficili…Per te…Ti appartengo, mi appartieni…Per sempre”

 

Eros & Anastacia (I belong to you)

 

Mattinata normale, almeno per i canoni di una scuola di magia e stregoneria. Tutti gli studenti erano impegnati ad abbuffarsi con la colazione o a scambiarsi le solite chiacchiere mattutine. Certamente nessuno di loro aveva un aria colpevole…eppure durante la notte qualcuno di loro qualcosa l’aveva fatta…e grossa anche…

Al tavolo di Slytherin, Draco era impegnato a discutere con Blaise delle possibilità che avevano di sconfiggere i Tassorosso alla partita del sabato successivo. La loro “erudita” conversazione fu interrotta dalla Umbridge che si alzò chiedendo l’attenzione degli studenti.

“Abbiamo trovato una scritta molto divertente nel muro davanti al mio ufficio, stamattina …”

La sua sciocca risata faceva eloquentemente capire che non c’era assolutamente nulla di divertente e anche le facce dei professori Vitius, Sprite e McGranitt, pallidi e con i volti tesi, non facevano presagire niente di buono.

Hermione fu spaventata a morte da un sussurro di qualcuno a pochi passi da lei: un bambino del primo anno  che sussurò a Denis Canon: “ Non ci possono aver  beccati vero?”.

Dio! Ma che avevano fatto quei due incoscienti?

“Qualcuno ha scritto: “Silente tornerà e la pagherete, assassini”…carino, vero ? - fece una pausa a effetto per guardarli uno per uno - “Visto che era davanti al mio ufficio il Preside è stato così gentile da lasciarmi la piena autorità in merito a questa faccenda…perciò ora voglio il colpevole o vi metto in punizione tutti”. Sibilò

Denis Cannon afferrò la mano al terrorizzato primino e gli sussurò: “Stai calmo non ti hanno visto”

Ma si sbagliava perché la notte prima qualcuna si era fatta un giretto per “andare a trovare un amico” e l’aveva visto. Eccome!

Pansy Parkinson si alzò dal tavolo di Serpeverde

“So io chi è stato, professoressa”. Mormorò

La Umbridge le rivolse un sorriso lezioso

“Si, cara? Bene, ce lo dica”

Draco guardò il sorriso soddisfatto della compagna di casa e, davanti a lui, un piccolo Grifondoro che aveva tutta l’aria di stare per svenire. Doveva essere quel ragazzino il “colpevole”, senza dubbio. Fu preso da un tale conato di nausea che solo il suo auto-controllo gli  impedì di lasciare la sala di corsa. E il peggio, almeno per lui, doveva ancora arrivare: prima che Pansy avesse il tempo di fare il nome del ragazzino, Hermione si alzò fissando la professoressa negli occhi con aria di sfida

“Sono stata io”. Dichiarò

La Parkinson restò molto sorpresa dalla confessione perché sapeva bene che non era stata la Granger. Ma se ne guardò bene dal contraddirla, anzi, tornò a sedersi molto più soddisfatta di prima. Bene, bene voleva divertirsi  a far punire il moccioso che aveva fatto quella scritta ma quello era molto meglio. Oh si quell’oca avrebbe pagato di essere nello stesso dormitorio del SUO Draco,  tra l’altro era pure sicura che fosse colpa sua se lui non era più tornato da lei la notte. Ma avrebbe avuto quello che si meritava ora, c’era da scommetterci.

Draco fissava davanti a se mezzo shoccato. Che diavolo stava succedendo? Lui sapeva bene che non poteva essere stata Hermione perchè la notte prima si era addormentato in camera sua, dopo che l’aveva svegliata dal suo incubo, non poteva certo essersi alzata a sua insaputa per andare a fare scritte sui muri. Per un momento prese in considerazione l’idea di parlare…ma per dire cosa? Che sapeva che Hermione non poteva aver fatto nessuna scritta perché aveva passato con lei tutta la notte? Non c’era neanche da prendere in considerazione l’idea, lei lo avrebbe preso come minimo a cazzotti perché tutta la scuola avrebbe creduto che fossero andati a letto assieme. No, doveva stare zitto.

La Umbridge era felice come una Pasqua. Figurarsi – pensò il biondino – lei aveva sempre odiato  Hermione, logico che fosse felice di punirla

“Venga qua signorina Granger”. Sussurò malevola l’insegnante

Ovviamente Hermione obbedì andando di fronte a lei

“Sa cosa l’aspetta per questo scherzetto?”

Draco notò con una leggera punta di orgoglio che lei non si mostrava minimamente spaventata

“Si professoressa”. Rispose tranquilla

Il sorriso della professoressa si allargò

“Bene, signor Gazza porti via la signorina Granger e le spieghi come sono le nuove leggi qui”

“Certo Signora”. Cantilenò il custode.

Vedere la ragazza che andava via insieme a Gazza fu una sofferenza per il biondino, che si sentiva impotente come non mai. Sapere cosa la aspettava e sapere che non poteva in alcun modo evitarglielo faceva male, tanto male. Ma insieme alla pena per quello che sapeva le sarebbe toccato, provò la sensazione di ammirarla ancora di più mentre la guardava allontanarsi. Un’altra avrebbe chiesto scusa alla professoressa e avrebbe pregato che le fosse risparmiata la punizione, o almeno avrebbe avuto la faccia di una vittima. Lei no, lei aveva l’espressione calma e la testa alta, sembrava che si stesse avviando tranquillamente a lezione.  

Non riuscì a combinare niente tutta la mattina, perfino Lumacorno lo stava annoiando. Eppure Pozioni  era la sua materia preferita. Ma quel giorno neanche la preparazione del Veritaserum riusciva a  distrarlo dal suo chiodo fisso: la sedia a due passi da lui, quella dove di norma sedeva Hermione. Chissà cosa le avevano fatto, avevano avuto ben tre lezioni in comune con i Grifondoro durante la mattinata e lei le aveva saltate tutte. E se Gazza avesse esagerato? E se le avesse fatto male sul serio? L’idea che quella povera ragazza fosse stata ferita gravemente gli faceva venire i brividi. Ne aveva passate così tante in quegli ultimi tempi, avrebbe meritato solo di essere lasciata in pace….

“Vedrai che non le è successo niente”. Sussurò Blaise

Il primo sorriso di quel giorno increspò le labbra del cercatore verde-argento. Come sempre Blaise sembrava leggergli nel pensiero

“Credi?”

“Ma hai presente di chi parliamo? Lei è forte amico, ci vuole ben altro che quel vecchio scemo per farle male”

Parlavano a bassa voce, nessuno poteva sentire cosa si stavano dicendo. Eppure Nott sembrò intuire l’argomento della discussione

“Ehy Malfoy non vai a controllare come sta la tua compagna di dormitorio?”. Sussurrò malevolo

I Serpeverde  lì affianco credettero che stesse scherzando e scoppiarono a ridere

“Perché non ci vai tu Nott se ti interessa tanto?”. Ribattè freddo Draco

Se avesse potuto lo avrebbe cruciato. Già era nervoso per quello che era successo alla Mezzosangue, ci mancava solo lui a completare il tutto!

“Sono veramente contenta, se la merita una bella lezione la Granger”. Si intromise Pansy

“Pansy toglimi una curiosità, è lei che hai visto ieri notte?”.

Era una domanda retorica naturalmente,  lui sapeva già che non avrebbe potuto essere Hermione. Ma voleva vedere se avrebbe detto la verità e, nel caso, se il vero colpevole era quello che credeva lui

“Veramente è un pischelletto del primo anno….ma è molto più divertente che sia stata punita la Granger che quel moccioso idiota, no?”.

Ed  ecco la conferma della sua supposizione. Era proprio quel ragazzino il vero autore della scritta che aveva fatto arrabbiare così tanto la Umbridge

“Ah ah già! La secchiona so-tutto-io Granger in punizione per aver imbrattato i muri della scuola. Da morire”. Convenne Daphne.

Quanto odiava i sorrisini ebeti che avevano in quel momento quelle due oche! Stava per sbraitare che non c’era nulla da ridere ma il suono della campana arrivò giusto in tempo per evitarglielo. Infilò i libri in borsa, salutò velocemente Blaise che gli raccomandò di dargli notizie della ragazza e corse in dormitorio.

Sperava di trovarla nel salottino comune ma non era là, così bussò alla porta della sua camera

“Che c’è?”.

Ahia! Quella vocina così tremolante non diceva nulla di buono

“Hermione sono Draco. Posso entrare?”

“Si certo, entra”

Era stesa sul letto a pancia in giù  e la sua posizione aveva qualcosa  di innaturale

“Stai bene?”. Le chiese esitante

Lei sorrise rassicurante

“ Si, tutto apposto”

Non le credeva minimamente. Anche perché aveva notato una piccola macchia di sangue sulla camicia

“Davvero? Quindi se ti chiedessi di scoprirti la schiena…”

“Ti chiederei cosa ti fa pensare che io sia disposta a farlo”

“Hermione come ti hanno punita?”.  Chiese lui lasciando perdere i convenevoli

“Oh niente di che….”

 “Guarda che non sono scemo, Mezzosangue! Ti sei beccata un sacco di frustate, ho ragione?”

Lei sospirò rassegnata

“Si, è così”

“Ecco perché non sei venuta a lezione…immagino fossi in infermeria a farti curare”.

Stranamente lei arrossì e anche se non diceva niente per smentire la sua affermazione, non la confermava neanche. Il che dava addito a un dubbio poco piacevole

“Hermione tu sei andata in infermeria, vero?”

“Si”

Risposta troppo veloce per essere credibile

“Non ci voglio credere! Dimmi che non ti hanno impedito di andare a curarti”. Sbraitò il biondino

Non sarebbe mai riuscita a mentirgli guardandolo negli occhi. Così alla fine dovette capitolare

“Ok! La Umbridge mi ha proibito di farmi curare fino a domani mattina, così imparo la lezione”.

Draco provò l’assurda speranza di aver capito male….Maledetta vecchia megera! E quella si considerava una tipa normale? Pazza, sadica e orrida rospa! Ma come cazzo le era saltata in mente un’idea così!? Dannazione! Quella avrebbe dovuto incontrare sua zia, sicuramente avrebbero fatto amicizia.

“Vuoi dire che tu sei così, senza medicarti… da stamattina?”

“Beh si”.

Non c’era da stupirsi che fosse così immobile, doveva fargli parecchio male la schiena

“Su, togliti la camicia che ti medico”. Ordinò con un sospiro

“Ehm ma io….”

La debole protesta fu interrotta da un’occhiata glaciale. Quando lui vide come era conciata la schiena della ragazza gli venne quasi un colpo.  Quella esaltata a momenti la faceva scuoiare a frustate!  Ci volle quasi un’ora per  farla tornare come era prima

“Bene Mezzosangue sei come nuova”. Esclamò alla fine soddisfatto

Lei si rialzò e si rimise la camicia

“Grazie Draco”

“Grazie un cavolo! La devi smettere di fare queste cazzate!..uff ultimamente sembra che non faccia altro che occuparmi di te e dei casini che combini”.

Lei si morse le labbra, gli occhi dorati pieni di lacrime

“Mi dispiace”

Lui la fissò in silenzio per un attimo

“Comunque , se ti devi proprio far mettere in punizione,  fallo almeno per qualcosa che hai combinato tu”

“Scusa?”

“Oh andiamo! Devo ricordarti che ieri ho dormito con te perché avevi gli incubi? Lo so benissimo che non sei stata tu a fare quella scritta”.

Le sollevò il mento con la mano per costringerla a guardarlo negli occhi

“…E so anche chi è stato, me l’ha detto Pansy”. Aggiunse

“Non lo denuncerai, vero Draco?”. Chiese lei preoccupata

“E a che servirebbe tanto ormai la punizione te la sei beccata tu…si può sapere perché ti sei fatta punire al suo posto?”

“Ma l’hai visto quel ragazzino? Era piccolissimo se avessero frustato lui lo avrebbero ucciso”.

Eh già – pensò lui divertito – la Mezzosangue invece aveva la stazza di un troll quindi giustamente poteva permettersi di prendere i colpi al posto suo

“Mezzosangue ma ti sei vista allo specchio?”

“Beh senz’altro sono più robusta di quel povero ragazzo”

Scosse la testa esasperato

“Ma perché devi essere così maledettamente nobile?”. Sospirò

“Perché sono una Grifondoro, noi siamo nobili per forza”.

Ok era impossibile sgridarla quando aveva quel sorriso biricchino da bimba pestifera

“ Sei impossibile”. Si lamentò il biondino

“Su Draco ammettilo tu avresti fatto la stessa cosa”

Ma quando mai! Lui non si sarebbe mai fatto punire per un altro, non era così virtuoso

“Mi hai mai visto fare qualcosa per un altro?”. Chiese, quasi con tristezza

“Si,  hai salvato me”. Rispose lei con semplicità

“Mmmh giusto sono ufficialmente un eroe. Tsè altro che San Potter”

Lei non resistette alla tentazione di provocarlo

“Mio eroe”. Sospirò sbattendo le ciglia

Risero entrambi. Ma sotto sotto Draco pensava che, nonostante avesse passato anni a prendere in giro Potter, non è così brutto avere qualcuno che ti considera un eroe. Qualcuno come la ragazza dagli occhi dorati che gli stava di fronte ad esempio.

 

 

 

Per alethewrither: Hai visto come si stanno avvicinando draco e herm? Lui per ora tenterà di prendere tempo con Voldemort e poi si vedrà

P.s: Guarda a parlare di liceo classico capiti proprio a fagiolo perché si da il caso che mi sia diplomata proprio a un liceo classico e ti assicuro che non è una scuola più difficile di altre quindi anche per quello tranquilla J

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Lettera da un amico ***


CAPITOLO 22: LETTERA DA UN AMICO

 

“…Aiutami a guarire da questa mia malattia. Affetto da una strana forma di cleptomania: voglio averti mia, solamente mia…”

Sugarfree (Cleptomania)

 

Finalmente era arrivato il momento che la maggior parte dei maschietti della scuola attendeva: la prima partita di Quidditch della stagione. Hermione, come al solito, non era minimamente contagiata dall’euforia che pervadeva i suoi compagni di scuola. Oltretutto quel sabato giocavano Serpeverde e Tassorosso, dunque non era neanche obbligata a fare il tifo per solidarietà alla sua casa.  Uff avrebbe fatto volentieri a meno di partecipare, di sicuro si sarebbe annoiata  a morte! E comunque il suo tempo sarebbe stato meglio impiegato stando in dormitorio a studiare.

“Mi sa che io me ne torno dentro a studiare”

“Ma come! Non resti a fare il tifo al tuo compagno di dormitorio?”. La provocò Lavanda

Hermione la fulminò con lo sguardo

“Lavanda evita”. Ringhiò

“Su non scaldarti stavo solo scherzando”

Ma tu guarda già doveva sopportarsi quella stramaledetta partita, ora ci si metteva pure Lavanda a farle saltare i nervi!- pensò la grifoncina imbufalita- Mamma quanto odiava le sue battutine a sproposito!

Beh però, almeno per quanto riguardava la partita, un lato buono c’era…si sarebbe divertita a vedere Draco che giocava. Non che tifasse per lui naturalmente, però era curiosa di vedere come se la sarebbe cavata. E per ora se la stava cavando benissimo, lei non ne capiva molto ma gli pareva nettamente superiore al cercatore dei Tassorosso. Forse perché Draco ormai aveva sei anni d’esperienza mentre il suo avversario era alle prime armi. Fissò per un attimo il Serpeverde  e strabuzzò gli occhi. Ma era un’illusione o lui le aveva fatto l’occhiolino? Naaa di sicuro si era sbagliata…si, certo.  Guardò una seconda volta verso il campo e lo vide impegnato in una picchiata che le tolse il respiro. Anche quando vedeva le partite di Harry era così, davvero non riusciva a capire come si  potesse fare una cosa tanto spericolata. Però, a quanto pareva, il pericolo ne era valsa la pena, perché trenta secondi dopo Draco teneva saldamente in mano il boccino d’oro.  Aveva vinto la partita!

“Maledetto Malfoy, ci serviva che Tassorosso li battesse!”. Borbottò Dean vicino a lei

Si sentiva un po’ in colpa per questo ma dentro di se dovette ammettere che era contenta. A dispetto del fatto che la vittoria di Serpeverde complicava le cose a quelli della sua casa lei era contenta, per lui, perché sapeva quanto si fosse sudato quella vittoria. E poi persino lei, per cui quello sport era arabo, capiva che quel giorno aveva giocato davvero bene. Si, si era meritato di vincere

“Beh penso di potermene andare ora”. Esclamò Hermione scappando a studiare

I Grifondoro si scambiarono un’occhiata. Non c’era niente da fare, il mondo magico stava cambiando ma una cosa sarebbe rimasta sempre la stessa: Hermione Granger. Ma in fondo, molti di loro pensavano che la loro amica stava bene esattamente così com’era. ….anche se magari Calì e Lavanda le avrebbero volentieri cambiato il look.

 

Negli spogliatoi di Serpeverde c’era già festa. Molte ragazze si erano immediatamente precipitate a fare i complimenti alla squadra. Ovviamente una di queste era Pansy Parkinson. E ovviamente si era attaccata a Draco

“Complimenti caro, sei stato fantastico”.

Non gli facevano ne caldo ne freddo quei complimenti, tanto gli avrebbe detto lo stesso anche se avesse giocato come una donnicciola.

“ Non chiamarmi caro, sai che odio i nomignoli”

Tiger e Goyle entrarono con l’aria di due bambini che avevano ricevuto un sacchetto di caramelle

“Si fa festa giù nei dormitori! Dai andiamo”. Grugnirono

“Vieni anche tu?”. Chiese Pansy con voce flautata

Draco se la scrollò di dosso come se nulla fosse

“No, non ne ho voglia, credo che andrò a stendermi”

Decisamente l’idea di andare in mezzo al casino che senz’altro ci sarebbe stato giù nei sotterranei non lo allettava, per nulla. Ignorò alla grande la faccia delusa della compagna di casa e se ne tornò al suo dormitorio. Una parte di lui (ma una parte estremamente lontana dalla sua coscienza) sperava di poter ricevere i complimenti di Hermione, quelli si che sarebbero stati sinceri e graditi.

Inizialmente, quando la vide seduta nel divano concentrata su un foglio di carta, credette che stesse studiando come al solito. Invece si accorse presto che quella fra le mani della ragazza doveva essere una lettera

“Ehy  Mezzosangue chi ti scrive?”. Le chiese curioso

Sicuramente era qualcuno dei suoi amici….o magari Krum.

“Oh ciao Draco”. Rispose distrattamente lei

 “Vediamo se indovino…la Weasley?”.  Provò, sperando di spingerla a rispondere

“No,  ma il cognome è giusto”

 “Lenticchia?”

“Non chiamarlo così Draco!”. Saltò su lei – “…ma…si è lui”

Ma che idiota avrebbe dovuto pensarci prima. E chi poteva scriverle se non il suo ragazzo! Eh già, gli era passato di  mente che Hermione si era messa con Weasleuccio…

“E che dice di bello Pel di carota?”

“Draco smettila!”

“D’accordo, d’accordo la smetto”

“Detesto quando fai così!”

“E io detesto Potterino e Lenticchia”

La replica stavolta fu una cuscinata in pieno viso

“Hai finto?”

Lui la guardò storto

“Come hai osato colpire il mio volto perfetto piccola impertinente”

Lei si limitò a ridergli in faccia

“Mi scusi mio signore”.

Smise di ridere quando Draco le saltò addosso colpendola più volte col cuscino, con delicatezza, stando attento a non farle male

“Draco basta! Su smettila”. Lo pregò ridendo

Lui si stava divertendo un mondo

“Ti arrendi Mezzosangue?”

“Mai!”

“Ah si?”

“Si”

“ Bene, è ora che tu impari l’umiltà”. La minacciò scherzosamente

Mollò il cuscino e cominciò a farle il solletico. Lei rideva cercando di liberarsi ma lui la teneva saldamente

“Ok, mi arrendo”. Cedette lei alla fine

“Che hai detto?”

“Mi arrendo! Mi arrendo!”

Lui rise soddisfatto

“Bene ora mi spetta un premio”

“Che premio?”. Chiese lei curiosa

Era davvero bella con i capelli scompigliati, il viso acceso per la fatica che aveva fatto cercando di liberarsi e gli occhi luminosi….gli occhi…quelle pozze dorate che lo attiravano come una calamita.

Avrebbe tanto voluto baciarla. Avvicinò il viso al suo ma, proprio quando stava per sfiorarle le labbra, gli venne in mente un nome: Weasley.  Non che lui si facesse scrupoli per quel pezzente, sia chiaro. Ma se Hermione stava con lui gli avrebbe tirato un cazzotto per averla baciata, ne era certo. Era stato così bene con lei in quegli ultimi giorni, che non voleva rovinare tutto. La fissò in silenzio per un paio di minuti e poi le diede un casto bacio sulla guancia

“Per adesso mi accontento di questo”. Sussurrò alzandosi

Hermione lo guardò stranita, per un attimo aveva creduto che l’avrebbe baciata. Si sentiva leggermente delusa che non l’avesse fatto. Era una stupida – si rimproverò -  ma come aveva fatto a pensare che avrebbe potuto baciare una come lei? Per l’amor del cielo vabbè che avevano fatto amicizia ma questo era decisamente assurdo. No, si era senz’altro sbagliata. E non avrebbe dovuto sentirsi così delusa

“Allora…herr…il tuo ragazzo che dice?”. Chiese Draco tanto per rimettere una certa distanza tra loro

Lo guardò confusa

“Il mio ragazzo?”

“Ma si…Lenticchia, no?”

“Beh posto che non è il mio ragazzo, comunque..”

“Come sarebbe che non è il tuo ragazzo?”. La interruppe lui alzando di scatto gli occhi verso di lei

“Io e Ron non stiamo mica assieme”

“Ah no?”

“No… ecco….noi due abbiamo deciso che non eravamo fatti l’uno per l’altra”

“Lo avete deciso o l’ha deciso lui?”

“Lo abbiamo deciso”.

Eppure lui credette di vedere un lampo di malinconia nei suoi occhi, il che gli fece quasi cadere la mascella. No, non ci poteva credere…che Weasley fosse così idiota da essersi lasciato sfuggire una ragazza in gamba come Hermione? Non era possibile, neanche Lenticchia era così stupido

“Comunque mi manda i saluti di tutti e mi fa sapere che stanno bene e tutta la famiglia è nascosta e al sicuro”

“Umh che gioia”. Fece lui a denti stretti

“Oh Draco ma insomma sei insopportabile!”

“Guarda che rinizio a farti il solletico”

“Ma su smettila…ah comunque complimenti per la partita”

Ah finalmente si degnava di dirglielo

“Seee potevi dirlo prima eh!”

“Oh adesso non fare il bambino”

“Povero me nemmeno la mia compagna di dormitorio mi apprezza!”. Sospirò con tono melodrammatico lasciandosi cadere all’indietro sul tappeto

Hermione scosse la testa ridendo. Era davvero buffo quando faceva così

“D’accordo se vinci la prossima partita giuro che ti accolgo con uno striscione enorme”.

Lui si rizzò a sedere

“E vestita di verde-argento?”

“E vestita di verde-argento…tanto è contro Grifondoro, non vincerai mai”

“Mezzosangue per vederti vestita da Serpeverde batterei anche Krum in persona”. Ghignò il biondo

Lo fissò allarmata. Mica ci aveva creduto sul serio, vero? Veroooo???

“Draco stavo scherzando, non mi vedrai mai vestita con i colori della tua casa”

“Neanche per compiacere me?”

“Soprattutto non per compiacere te”

“Eh dai dammi questa soddisfazione, non lo saprebbe nessuno”

“Solo se tu ti vesti di rosso-oro”

“Manco se mi ammazzi”. Fece lui schifato

“Ecco appunto, vedo che hai capito il mio punto di vista”

“Stai paragonando la mia nobile casa alla tua?”

“Non paragonerei mai i valorosi Grifondoro a quelle serpi!”

“Valorosi? Puah sono un branco di sfigati”

“Taci Malferret”

“Sta zitta tu Mezzosangue”.

Guardarono torvi in direzioni opposte con le braccia incrociate. Lentamente si voltarono a

guardarsi, i loro sguardi si incrociarono e…scoppiarono a ridere entrambi

 

 



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Capitolo 24
*** Le lacrime di Hantar ***


 

CAPITOLO 23: LE LACRIME DI HANTAR

 

“…Dimmi che non sono solo, dimmi che non siamo soli in questo mondo, a lottare contro il vento. Ricordi quando le piccole cose ti rendevano felice? Ricordi quando le cose semplici ti facevano ridere? Sai che la vita può essere semplice, sai che la vita è semplice, perché la cosa migliore della vita deve ancora giungere.Perché il meglio deve ancora venire…”

(The best is yet to come)

 

 

“ Hermione manca una settimana alle vacanze di Natale, che bisogno c’è di farmi sgobbare già da adesso?”.

Il ragazzo biondo rivolse un’occhiata corrucciata alla moretta dai luminosi occhi dorati seduta davanti a lui. Il bel gattone rosso accoccolato sulle sue ginocchia miagolò quasi in segno di approvazione facendolo ridere

“Visto, anche Grattastinchi è d’accordo con me!”. Esultò passando le dita sul soffice pelo fulvo

Hermione alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa di molto simile a “traditore” ma rovinò l’aria severa con un sorriso divertito. 

“Hai mai pensato di fare l’attore di melodramma? Sono certa che avresti successo”

Lui ghignò divertito

“Certo, io ho successo in tutto”

“Si soprattutto quando c’è da evitare di fare i compiti”

“No mica tanto, con te che mi controlli come un segugio come faccio a non fare i compiti?”

Non era vero e lo sapevano entrambi. In realtà non c’era nessun bisogno che Hermione gli stesse dietro a controllare che facesse i compiti perché di norma li faceva benissimo da solo. Strano ma vero, Draco non era lo studente svogliato che lei aveva sempre creduto, certo non si ammazzava di lavoro ma aveva  la mente pronta e quel poco che studiava gli bastava ad avere risultati più che discreti.  Solo che ogni tanto, come in quella circostanza, tendeva a decidere che il suo cervello era troppo prezioso per essere impiegato nello studio quando non ne aveva voglia. Ecco quelli erano i momenti in cui, appunto, Hermione doveva provvedere a farlo rigare e lui regolarmente instaurava l’aria di un bambino costretto a mangiare le verdure

“Su Draco non essere infantile, sai che devi impegnarti, domani c’e il compito con la Umbridge”. Cercò di blandirlo pazientemente la grifoncina

“Hn sai che paura quella mi adora se anche nel compito le scrivessi un sacco di cazzate sarebbe uguale”

In effetti era vero – dovette ammettere lei -  Draco poteva senz’altro essere certo di prendere un buon voto comunque avesse fatto il compito

“ Tu piuttosto Miss Granger dovresti preoccuparti, hai tante possibilità di avere uno dei tuoi soliti Eccezionale quante ne ha Gazza di trovare una donna”. La provocò il biondino

Di nuovo aveva maledettamente ragione

“Oh beh non importa io farò del mio meglio e poi si vedrà”.

No -  la corresse Draco mentalmente- non avrebbe fatto del suo meglio, avrebbe fatto anche di più. Se la conosceva avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di costringere “l’anfibio in rosa” ( come chiamavano la Umbridge da quando aveva indossato un orribile cardigan rosa cicca) a darle un voto alto. E non c’erano dubbi che ormai la conoscesse. Negli ultimi mesi i due ragazzi avevano passato molto tempo assieme, dato che dividevano lo stesso dormitorio, e la cosa gli aveva dato l’opportunità di imparare a conoscersi. Ormai entrambi avevano perso il conto di tutte le volte che avevano tirato tardi la notte perché erano impegnati a parlare praticamente di tutto. Durante quelle conversazioni si erano confidati sogni, speranze e, si, anche le paure e avevano anche iniziato ad affezionarsi l’uno all’altra.

“Ma non restarci male quando vedi il voto del compito se non è quello che ti aspettavi, ok?”. L’ammonì Draco

Avvertimento inutile, era certo che se avesse preso meno del dovuto non ci avrebbe dormito per notti dalla rabbia

“Ma và è solo un voto”

“Solo un voto?! Hermione mi prendi per scemo?”

“No, è che la tua influenza si sta facendo sentire, sto diventando una sfaticata anche io”

“Davvero? Allora devi frequentarmi ancora di più, ti faccio bene”

“Ma come, ancora? – rise la riccia – Se stiamo un altro po’ assieme finirò a mangiare al tuo tavolo”

Espressione spaventata

“ Noooo ma sei matta! Pansy ti avvelenerebbe il piatto”

“Ma quando mai! Draco non essere esagerato”

“Si, si tu fidati”

Il giorno dopo i ragazzi dovettero affrontare il compito di Difesa contro le Arti Oscure e, come al solito, Hermione fece un compito che era l’immagine della perfezione. Si, aveva fatto un lavoro piuttosto soddisfacente, poteva essere contenta.  Era di buon umore e aprì la porta del dormitorio canticchiando e col sorriso sulle labbra. Ma smise di sorridere quando vide le persone all’interno della stanza: Draco e…Piton. Li fissò stranita senza capire che diavolo stava succedendo. Perché Draco era lì con Piton? Non credeva che fosse lì in veste di Preside…e allora? Una vocina dentro di lei le faceva notare che in quella stanza c’erano due Mangiamorte, era fin troppo facile tirare le somme. Ma si affrettò a sopprimerla, quella vocina, perché dentro di se aveva la convinzione che Draco non l’avrebbe tradita consegnandola

Mentre lei li fissava, Draco aveva registrato le emozioni che passavano in quegli occhi dorati. Lo stava supplicando di farle sapere che non la stava tradendo perché lei non avrebbe sopportato di credere il contrario. E lui si affrettò ad accogliere la sua silenziosa preghiera

“Siediti, Hermione”. La invitò gentilmente

All’inizio si limitò a continuare a fissarli con diffidenza, ma poi obbedì

“Che succede?”. Chiese debolmente

“Severus ti deve parlare”

Come si aspettava, lei scattò in piedi con gli occhi brucianti

“Non intendo ascoltare questo…questo..assassino”. Sibilò, sputando con rabbia l’ultima parola

Draco vide il professore impallidire e si sentì dispiaciuto per lui. Ora sapeva quanto non meritasse un tale attributo

“Non è un assassino Hermione”

“Come puoi difenderlo! Ha ucciso Silente”. Urlò furiosa la grifoncina

“Non ha ucciso Silente”. Replicò lui calmo

Lei lo guardava palesemente senza sapere se sputargli addosso o chiamare il San Mungo per farlo interdire

“C-cosa?  Ma lo sanno tutti”

Lui sospirò stancamente. Ci sarebbe voluto del buono per farle accettare quello che stava per sentire.

“Hermione ti prego ascolta quello che ha da dire, se non vuoi farlo per lui fallo per me”. La pregò poggiandole entrambe le mani sulle spalle e spingendola delicatamente sulla poltrona.

Lei non fece resistenza e si sedette docilmente, apparentemente disposta ad ascoltare

“Che vuol dire che non ha ucciso Silente?”.

Piton si fece avanti lasciando l’angolino buio in cui era rimasto fino a quel momento

“Silente non è morto”. Mormorò

Hermione impallidì fissandolo come se fosse pazzo

“Cosa?”

“Silente non è morto”. Ripetè tranquillò il professore

“Ma è impossibile. Io ho visto il suo corpo, anzi, lo hanno visto centinaia di persone ”.

Le labbra di Piton si incurvarono in quello che avrebbe anche potuto essere un sorriso

“No, signorina Granger, quello che avete visto tutti non era il corpo di Silente”

“Come sarebbe a dire?”. Balbettò la Grifondoro sconvolta

“Quello davanti a cui tutti avete pianto il giorno del funerale era solo un pezzo di legno che Silente aveva trasfigurato perché sembrasse il suo cadavere”

“M-ma questo è ridicolo….Draco tu hai visto che lo ha ucciso, l’ha fatto davanti a te”. 

Ma se sperava nel sostegno dell’amico di Slytherin si sbagliava, lui si limitò a scuotere la testa ripetendole che doveva lasciarlo parlare

“Sono contento che lei abbia accennato a quanto successo nella torre, Granger – il sorriso amaro del professore si accentuò lievemente – perché vede speravo che qualcuno mi facesse i complimenti per l’ottima illusione che sono riuscito a creare”

“Prego?”

“Quello con cui Draco ha parlato, che lui e sua zia hanno visto precipitare dalla torre, era una sorta di falsa immagine creata da me”

“Mi sta dicendo che lei ha finto la morte di Silente, d’accordo con lui?”

“Si”.

Era incredibile, una pazzia, eppure…eppure aveva tanto, tanto bisogno di credere che Silente fosse vivo

“Ma  perché?”

“Perché Silente era malato e se voleva salvarsi doveva autoinfliggersi una sorta di coma volontario che arrestasse il morbo che lo stava divorando. E certo una ragazza sveglia come lei capirà che, trovandosi in queste condizioni, Silente non poteva permettere che tutti i Mangiamorte lo cercassero”

“Cioè Silente è da qualche parte in uno stato comatoso?”

“Vedo che ha centrato il punto, Granger”

“E perché non l’ha detto agli altri dell’Ordine?”

“Perché Silente ha ordinato che io solo lo sapessi”

“E ora perché lo sta dicendo a noi?”

“Perché non è salvo, la malattia è solo rallentata, Silente ha bisogno di essere curato, io non posso muovermi di qui e, quindi, ho bisogno di qualcuno che trovi la cura”

“Che vuol dire qualcuno che trovi la cura?”

“Conosci la leggenda delle lacrime di Hantar, Granger?”

“Si, secondo la leggenda qualcuno ha raccolto le lacrime di Hantar, la prima fenice, facendone un antidoto praticamente universale, che esiste ancora oggi, perso chissà dove”

“Come al solito parli come se avessi inghiottito un manuale -  la derise Piton in tono annoiato -  ma hai azzeccato. Solo che, vedi, non è una leggenda, le lacrime di Hantar esistono e oltre a essere un antidoto universale sono anche un farmaco contro alcune malattie, fra cui quella di Silente”

“E lei vuole che io le trovi?”

“ Che noi le troviamo, Mezzosangue, troviamo”. Intervenne Draco guadagnandosi un’occhiata sorpresa della bella moretta

“Come? Che vuoi dire?”

“Beh si da il caso che l’incarico sia per tutti e due”

“Ma Draco tu…”

“Hermione protesti dopo, ora fallo finire….abbiamo un’idea di dove trovare le Lacrime?”

“L’ultimo proprietario è stato Nicolas Flamel…”.

Hermione trattenne il respiro portandosi una mano alla bocca

“Nicolas Flamel? Il…”

“Si, signorina Granger, il  possessore della Pietra Filosofale…lui e Silente avevano scoperto tante cose come vede”

“Ma se era grande amico del vecc…ehm…voglio dire…di Silente perché non gli chiedete l’antidoto e basta?”. Chiese Draco , che durante la precedente conversazione con Piton non era ancora arrivato a quella parte della storia

“Perché Nicolas Flamel è  morto anni fa assieme a sua moglie dopo aver distrutto la Pietra Filosofale e nessuno, nemmeno Silente,  ha idea di dove abbia nascosto le Lacrime”

“E dunque noi le dobbiamo scovare…ma come facciamo a uscire da scuola per cercarle?”

“Uscirete di notte e andrete alla casa di Flamel per setacciarla da cima a fondo, starete via una sola ora a notte in modo che sia più difficile scoprire la vostra assenza …tutto chiaro?”.

Draco annuì  mentre Hermione  era troppo sconvolta per fare anche solo quello

“Molto bene, comincerete domani”.

Il professore ritenne la faccenda chiusa e andò via lasciando soli i due ragazzi

“Oh mio dio”. Sussurò Hermione accasciandosi sulla poltrona

“A chi lo dici! Ti assicuro che quando Severus è venuto qui e ha detto di volermi parlare…beh quando ha tirato fuori questa storia pensavo fosse ubriaco”

Gli occhi dorati lo fissarono spaventati

“M-ma ti rendi conto di cosa hai accettato di fare?”

“Come no – fece lui gonfiando il petto – non eri tu che mi hai suggerito di unirmi all’Ordine?  Beh sono ufficialmente un membro dell’Ordine sotto copertura ora”

“Ma tu ti rendi conto di quello che rischi?”

“Si Hermione, magari non sembra ma non sono stupido”. Cercò di scherzare il Serpeverde

“Draco cerca di capire, io sono preoccupata per te, se ti scoprono…”

“Allora ne affronterò le conseguenze. Ma ritengo di essere abbastanza capace da non farmi beccare”

Ma lei non voleva sentirsi dire questo. Voleva sentire che avrebbe rinunciato a quell’idea pazza e che sarebbe rimasto al sicuro

“Hermione ascoltami, sta riducendo la mia famiglia in schiavitù, ci sta umiliando in tutti i modi. Io devo fare qualcosa….lo capisci questo?”

“Io…ho paura”

“Lo so -  sussurò abbracciandola – anche io, ma non posso più restare a guardare e io so che tu mi puoi capire. Non sei tornata a Hogwarts, anzi che stare nascosta, perché non volevi stare a guardare mentre i Mangiamorte prendevano la scuola?”

Era vero, poteva capire la sua voglia di fare qualcosa

“Mi prometti che non ti succederà nulla?”. Chiese lei, forse in modo infantile

“Ma certo, te lo prometto. E poi non sono mica solo, ho la più brillante studentessa di Hogwarts mica una qualunque”

“Giusto e io ho un Malfoy a proteggermi, mica uno qualunque”

“Puoi dirlo forte Mezzosangue”. Frecciò Draco altero

“Tu credi che ce la faremo?”

“Ma certo, dopo la caccia al tesoro questo sarà uno scherzo”

“Giusto”.

Si guardarono sorridendosi. Entrambi avevano dei dubbi sulle loro possibilità di portare a termine il compito che gli aveva affidato Piton. Ma erano certi che in ogni caso, qualsiasi cosa fosse successa, non sarebbero stati soli. E questo bastava a dargli una speranza

 

 

 

 

Per Alethewriter: Eh si i due sono molto presi l’uno dall’altra  e la freccia di cupido sta  per  scoccare tranquilla J

 

 

Per Padroncina:  Beh che dire grazie per i complimenti e spero che questi due capitoli non ti abbiano delusa

 

Per Barbarak: Eccoti accontentata, come vedi ho aggiornato in fretta….si i nostri eroi hanno paura di rovinare tutto quello che hanno costruito…. ora devono solo superarlaJ

 

 

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Capitolo 25
*** Casa Flamel ***


CAPITOLO 24: CASA FLAMEL

 

AI LETTORI CHE HANNO MESSO LA STORIA FRA LE SEGUITE, FRA LE PREFERITE O FRA LE RICORDATE: Apprezzo molto il vostro interesse per la storia però mi farebbe piacere se mi lasciaste un commentino, insomma vorrei anche sapere le vostre opinioni, i vostri eventuali suggerimenti e perchè no anche le critiche....poi questa è la mia prima long fic quindi cercate di mettervi nei miei panni, mi sarebe utile avere le impressioni di chi legge....beh fatevi vivi ok?

baci Giuly

 

P.S: Se vi state chiedendo come mai ho aggiornato così presto....beh oggi è il mio compleanno e questo è un modo di "festeggiare" anche con voi che leggete la mia storia

 

“...Devo essere ancora più forte, per affrontare questo. Devo provarci,  liberarmi da ciò che mi sta distruggendo la mente, usare il tempo molto meglio di quanto non possa pensare di fare… Non posso andarmene, devo combattere, perché so che alla fine ne vale sempre la pena, che il dolore che mi sta uccidendo, col tempo si affievolirà…”

 

Within Temptation  (Pale)

 

La Umbridge passava tra i banchi riconsegnando i compiti svolti il giorno prima corretti e valutati. I primi compiti a essere consegnati erano stati quelli dei Serpeverde. Hermione guardò di soppiatto Draco che, dopo essersi guardato intorno per assicurarsi di non essere visto, le fece un cenno di vittoria.  Il suo pensiero tornò inevitabilmente al giorno prima. Ancora non riusciva a credere che Silente fosse vivo, che per loro forse c’era ancora una speranza. Ma oltre alla speranza c’era anche tanta paura, per il loro incarico, certo, perché temeva che non sarebbero riusciti a trovare l’antidoto per salvare Silente. Ma aveva paura anche per i rischi che avrebbe corso Draco affiancandola in quella missione. Se li avessero scoperti, se gli fosse successo qualcosa…non avrebbe sopportato di perdere un’altra persona amata….no,  ALT!!  Aveva davvero annoverato Draco fra le persone che amava??  

I suoi pensieri si interruppero quando alzò lo sguardo e si trovò davanti la faccia molliccia della Umbridge

“Era forse distratta cara?”

Il sorriso le scopriva i denti appuntiti rendendola vagamente inquietante

"No , professoressa”

“Ne sono felice cara perché con il suo scarso risultato io al suo posto mi premunirei di stare attenta in classe per evitare di fare un altro compito così”

Le porse un compito dove svettava una D rossa. La ragazza fissò il compito stranita. Non era possibile, era sicura di aver fatto tutto alla perfezione, non c’era nessuna giustificazione per quel voto.  Si affrettò a rileggere il compito da cima a fondo ma non trovò nessun errore che giustificasse quella D infamante. C’era solo qualche generica annotazione su delle imprecisioni che solo la professoressa vedeva. Fu tentata di protestare ma poi rinunciò. Avrebbe solo guadagnato un’altra punizione

Le Serpeverde erano in brodo di giuggiole. Poter prendere in giro la Granger per aver preso un voto basso era un’occasione unica, era come poter festeggiare il proprio compleanno due volte in un anno.

“ Ma guarda a quanto pare la media della Granger si sta abbassando. Beh forse ora sarà meno piena di se”. Squittì Pansy con una risatina sguaiata

“Chissà Pansy,  forse ha trovato qualcosa di meglio da fare che studiare”. La provocò la Greengrass

In teoria le due avrebbero dovuto essere amiche, in pratica si stavano reciprocamente sulle scatole. Dunque, per la maggior parte del tempo si scambiavano frecciatine velenose e provocazioni, nascoste dietro sorrisi falsi e appellativi smielati

“Si? E cosa? Arricciare il pelo a quel suo stupido gatto così le somiglia di più?”. Fece la mora fingendo di non aver capito

“Oh cara, io credo che in quel dormitorio ci sia qualcosa di più interessante del gatto”.

Inutile  dire che Draco, che era lì vicino e stava ascoltando tutto, aveva colto benissimo il senso della battuta di Daphne. Era leggermente divertito dal battibecco di quelle due ma gli seccava maledettamente esserne il palese soggetto. Si meritavano una bella lezione

“Ehy voi due galline spennate! Avete finito di starnazzare?” -  Sbottò, fulminandole con uno sguardo raggelante che le fece tacere entrambe all’istante - “E poi, Pansy, vorrei sapere come può una che ha preso T prendere in giro qualcuno per una D”. Proseguì maligno 

La faccia della Serpeverde diventò paonazza, mentre l’altra faceva un sorrisetto compiaciuto che diceva chiaramente: “ vedi che avevo visto giusto?”.

Una persona più furba avrebbe evitato di ribattere per non mettere l’accento su qualcosa che chiaramente l’avrebbe messa in imbarazzo. Ma Pansy non era saggia perciò, anzi che camuffare, puntò il dito proprio sul tasto dolente                                                                                                                           

“S-stai difendendo la Sanguesporco?”. Balbettò indignata

“No, ti faccio notare un dato oggettivo”. Rispose il ragazzo tranquillo

“Ah un dato di fatto?”.

Un lampo irritato negli occhi del biondino le fece eloquentemente capire che era meglio non continuare

“Pansy taci prima di dire qualcosa di stupido. Non che per te sia una novità”.

Theodore Nott aveva seguito la conversazione dal suo angolo. Aveva scherzato tante volte su un possibile interesse di Malfoy per la Sanguesporco ma senza mai crederci sul serio. Ora però stava iniziando a prendere seriamente in considerazione la cosa. Sapeva che Malfoy aveva l’incarico di farsi dire dalla Granger dove fosse nascosto Potter. E se invece quel bastardo si fosse messo a fare il doppio gioco per aiutare la Mezzosangue? La sola idea lo infiammava di rabbia, non sopportava che qualcuno potesse tradire il suo Signore. E men che meno uno come Malfoy che era immeritatamente tenuto in conto più di lui. Ma avrebbe indagato e se avesse scoperto che era davvero così gliel’avrebbe fatta pagare. E cara

 

Hermione entrò in dormitorio sbattendo rabbiosamente la porta. Palesemente aveva un diavolo per capello e il ragazzo accomodato sul divano era certo di sapere il perché

“Non ti avevo avvertita di non prendertela se il voto non fosse stato all’altezza delle aspettative?”

“Non all’altezza delle aspettative?” -  replicò lei stizzita – “ No, caro, non all’altezza delle aspettative è una O quando sai di aver fatto un ottimo compito. Una maledetta D quando sai di aver fatto un compito perfetto è un infamia, è differente”.

Se non avesse saputo che per lei era una cosa estremamente seria le avrebbe riso in faccia. Ma ci si poteva fare il sangue ad’acqua per il voto di un compito in un momento delicato come quello che stavano vivendo loro? Non c’era niente da fare quella ragazza era veramente disarmante

“No, Hermione non dirmi che ti stai rodendo per quel voto”

Lei si accasciò sulla poltrona davanti a lui sospirando triste

“Non è il voto, è che mi ero impegnata tanto”

Aveva un’espressione da cucciolo bastonato assolutamente irresistibile. Lui si sporse in avanti dandole un buffetto sulla guancia

“Appunto e sono sicuro che ne sai sicuramente più della vecchia ranocchia sull’argomento, questo è l’importante”

“Grazie…ehm tu quanto hai preso?”.

Non era tanto sicuro che fosse una buona idea risponderle, aveva il dubbio che ci sarebbe rimasta male

“Ehy Draco ci sei?”. Lo incitò la ragazza

“Si, ci sono…ho preso E”

Contrariamente a quanto si aspettava, lei gli sorrise

“Bravo”.

“Uhm bravo un cavolo non è che mi ci sia voluto molto sforzo”

“Avevi studiato, l’importante è questo, quel voto te lo sei meritato”

“Grazie”.

Buffo, aveva passato una vita a cercare un complimento di suo padre eppure quella semplice frase detta da lei gli faceva più piacere di qualsiasi gesto di approvazione che il genitore gli avesse rivolto.

“Ma ti pare Drà…senti, io sto morendo di fame. Inizio ad andare in Sala Grande…speriamo che ci sia qualcosa di buono”

“Ma come Mezzosangue una ferma sostenitrice dei diritti degli elfi come te non penserà mica di mangiare qualcosa fatto con il loro duro lavoro!”.  Ironizzò Draco

Hermione lo fulminò con un occhiataccia

“Zitto Draco! Guarda che so come trattavi Dobby”

“E come vuoi che lo trattassi! Come un elfo domestico, no?”.

Beh forse avrebbe anche potuto essere più gentile con quell’elfo. In fondo lo aveva coperto tante volte per evitargli le interminabili sgridate di suo padre. Spesso si era preso delle botte perché si era assunto le colpe di cose che aveva fatto lui. E lui, invece che ringraziarlo, lo usava come cavia per gli incantesimi, almeno prima di iniziare la scuola

“Il fatto che sia un elfo domestico non ti autorizza a trattarlo come una nullità”

“Punto primo: un elfo domestico è una nullità. Punto secondo: a loro piace essere trattati così”

“E allora perché il tuo vecchio  elfo era così contento quando è stato liberato?”

“Beh Dobby non lo puoi prendere d’esempio, Hermione, lui è un elfo atipico. Ti sarai accorta che per i criteri della sua razza è  un tipo strano”

Lei scoppiò a ridere

“Strano? No, Draco, Dobby è solo più furbo. Lui ha capito quali sono i suoi diritti”

“A proposito, che fine ha fatto? Lavora ancora qui?”

“Si,  perché non dovrebbe? Qui è pagato e lo trattano con rispetto”

“Ehm dubito che col nuovo regime lo trattino ancora come quando c’era Silente”

Lo sguardo di lei si rattristò subito. Draco aveva ragione, era probabile che lo avessero costretto a tornare nella condizione di quando stava con i Malfoy

“Pensi che gli avranno permesso di tenere i vestiti? Ti sembrerà stupido ma lui ci teneva così tanto...”

“Ah si ho visto! Di sicuro il gusto nei vestiti non lo ha preso da noi”

“Dici che è un po’ strano?”. Rise lei

“Noooo ma quando mai! Toglimi una curiosità, cosa aveva in testa quando l’abbiamo visto nelle cucine l’anno scorso?”

“Oh un copri-teira”

“E per lui quello è un cappello? Ho ragione io che sono una nullità quelle creature!”

“Draco!”. Ringhiò minacciosa la Grifondoro

“D’accordo non ti scaldare, comunque dubito che  si siano preoccupati dei suoi vestiti”

“Già hai ragione”

“Su ora andiamo a cena. Non avevi detto di avere fame?”

 

 

 

La ragazza dai lunghi boccoli color cioccolato si rigirò nelle coperte, contrariata per l’insistente bussare alla porta

“Hermione! Svegliati Mezzosangue”.

La voce attutita dalla porta finalmente  riuscì a svegliarla. Si alzò a sedere guardandosi attorno confusa  e le ci volle un minuto buono prima di ricordare che doveva uscire con Draco per cercare le lacrime di Hantar. Corse ad aprire la porta, cedendo alla tentazione di fermarsi un secondo davanti allo specchio a sistemare i ricci ribelli con le mani. O almeno a provare a farlo

“Era ora”. Sibilò Draco spazientito quando se la trovò davanti

La Grifondoro arrossì imbarazzata, aveva assolutamente ragione a essere arrabbiato

“Mi dispiace”. Mormorò

“Beh non importa, su ora muoviamoci”

La prese per un gomito e la guidò verso la finestra

“Draco che fai”?. Chiese lei allarmata

“Cerco di buttarti giù dalla finestra”. Fu l’ironica risposta

“Non sto ridendo”.

“Forza guarda fuori”

Guardare fuori non la tranquillizzò molto. Sospesa fuori dalla finestra c’era la Firebolt di Draco. Quando lo vide scavalcare il cornicione e montarci sopra le venne quasi un colpo e fu ancora peggio quando lui le tese una mano chiaramente aspettandosi che salisse dietro di lui

“Oh no non dovremmo mica andare con la scopa?!”. Esclamò disperatamente

“Hermione dai non fare storie!”.

Ok niente da fare doveva proprio farlo. Prese la mano di lui e si rassegnò a salire sul maledetto trabiccolo volante.  La prima accelerata quando partirono le fece saltare il cuore in gola. Si aggrappò  a lui con una tale forza che temette di avergli fatto male. Draco si voltò con un ghigno

“Ehy Mezzosangue non essere così temeraria ci vuole anche un po’ di prudenza nella vita”

“Oh sta zitto”. Borbotttò Hemione affondandogli il viso nella camicia e stringendolo di più.

Però dopo un po’, quando si fu abituata alla sensazione….mmh in fondo non era così spiacevole. Si – si disse, aprendo un occhio e guardando giù – e c’era anche una bella vista

“Ehy Draco guarda come è bello quel fiume”. Esclamò indicando in basso

A Draco venne da ridere davanti alle esclamazioni entusiastiche di lei

“Non ci starai prendendo gusto?”.

Beh forse giusto un po’- ammise la riccia - 

Arrivarono quasi subito alla casa di Flamel

“Ma Draco come sapevi che era qua?”. Chiese Hermione mentre lui l’aiutava a scendere

“Me l’ha detto Severus quando mi ha spiegato la storia, prima che arrivassi tu”

La casa era piccola e immersa nella campagna, sembrava uscita da un libro di fiabe con quei muri di pietra e le persiane rosse. Ma la cosa non era poi così strana, in fondo, anche il suo vecchio proprietario, Nicolas Flamel, era stato un uomo che difficilmente si sarebbe potuto definire normale, anche per i criteri di un mago. All’interno la casa contava solo quattro stanze

“Ma siamo sicuri che questa sia la casa di Flamel e non il capanno degli attrezzi?”. Fece Draco storcendo il naso con aria di sufficienza

“Oh smettila di arricciare il tuo aristocratico nasino mica tutti vivono in un castello…e poi guarda il lato buono: non ci metteremo secoli a perquisirla”.

Ma lui non ne era troppo convinto perché in quella casetta c’era qualcosa che non tornava

“Hermione ma quanto sei ingenua! Ti sei dimenticata chi era il proprietario di questo posto?”

“E allora?”

“Allora Nicolas Flamel era un alchimista quindi se qui ci fossero solo il bagno, la cucina e la stanza da letto che vediamo dove cavolo avrebbe fatto i suoi esperimenti?”

Doveva ammettere che il ragionamento non faceva neanche una piega

“Quindi da qualche parte aveva un laboratorio segreto?”

“Non da qualche parte… credo sia qui”

Ora restava solo da scoprire dove fosse questo laboratorio. Un gioco da ragazzi!

Draco puntò immediatamente la libreria nella ex-stanza dei coniugi Flamel e cominciò a togliere ogni singolo libro dagli scaffali

“Daco ma che cavolo fai?”. Ridacchiò Hermione

“Beh sai nei libri di solito i laboratori segreti li si raggiunge toccando un libro nella libreria, valeva la pena provarci”.

Lei si sbellicò dalle risate

“ Ma che razza di libri leggi?!”

“Di tutto, sai quando sono a casa mi annoio e quindi…”

 Si divisero per fare più in fretta, Hermione setacciava la cucina mentre Draco la camera da letto. L’attenzione del Serpeverde fu attratta da un quadro appeso alla parete che probabilmente ritraeva la moglie di Flamel. Si avvicinò per esaminarlo meglio, lo spostò per controllare se dietro ci fosse qualcosa di interessante. Ma non c’era nulla. Peccato ci aveva sperato. Frugò ogni singolo angolo ma in quella maledetta stanza non c’era nulla di interessante. A giudicare dalla faccia di Hermione quando la raggiunse in cucina neanche lei aveva trovato nulla

“Beh trovato nulla?”.

Lei scosse la testa con un sospiro

“Nulla”.

Beh aveva voluto essere ottimista

“Maledetto Flamel! Ma perché non l’ha lasciata in eredità a qualcuno anzi che complicare le cose così”

“Ma che dici! Se la leggenda è vera quella sostanza non è solo un antidoto, con i giusti ingredienti può anche diventare un veleno, ha fatto bene a nasconderlo, non si può rischiare che cada in mani sbagliate”

“Beh ciò non toglie che per noi sarebbe stato più facile se Flamel fosse stato meno prudente”.

Lei non si sprecò nemmeno a replicare tanto era inutile cercare di far ragionare Draco quando faceva così, era meglio ignorarlo.

“Beh dobbiamo tornare, Piton ci aveva dato un’ora ed è passata da un pezzo”.

Stavolta salì sulla scopa senza protestare, cosa che Draco notò immediatamente

“Niente pianti e suppliche?”. La prese in giro, salendo sulla Firebolt dietro di lei

“No”. Fu la serena risposta

Ma era comunque meglio tenerla forte se no rischiava che si spaventasse e riniziasse a lamentarsi. Si, si era per quello che la stava stringendo. Mica perché gli piacesse la sua vicinanza

“Uff oggi non abbiamo risolto nulla”. Si lamentò

“Beh non pensavi mica di schioccare le dita e farti saltare le Lacrime in mano, no? Vedrai che le troveremo, magari anche domani”.

Si mise comoda appoggiandosi maggiormente a lui. Doveva ammettere che stava proprio bene in quel momento. Si, volare non era così brutto,  anzi era pure rilassante. O forse a farla sentire così rilassata non era il volo, ma il ragazzo che in quel momento la stava tenendo stretta a se per evitare che cadesse? Beh si anche quel particolare non era male, doveva ammetterlo

Quando arrivarono a Hogwarts Draco si accorse del motivo per cui Hermione era stata immobile e silenziosa negli ultimi minuti…dormiva beatamente! La fissò stranito per un paio di minuti senza sapere che fare. Non se la sentiva di svegliarla perché sapeva che negli ultimi tempi aveva dormito molto poco. L’aveva sentita tante volte alzarsi in piena notte e sistemarsi nel salottino che divideva le loro camere, di sicuro perché era stata svegliata dall’ennesimo incubo e non riusciva a stare a letto

“Uff ma tu guarda cosa mi tocca fare”. Si lamentò prendendola in braccio

 La portò in camera e la sistemò sotto le coperte senza che muovesse un muscolo. Doveva avere proprio sonno. E doveva essere moooolto stanco anche lui per essersi comportato in quel modo

“Bah altro che sonno mi sto proprio rammollendo! E ho pure lasciato la mia preziosa Firebolt incustodita. Pazzesco! Sarà meglio per Hermione che mi ringrazi domani! Si sarà meglio per lei!”

 

Per Padroncina: Guarda che non c'è bisogno di scusarsi se non fai recensioni lunghissime va benissimo un semplice commentino, sono comunque veramente contenta che la storia ti stia piacendo e visto che ho letto la tua storia e trovo che scrivi davvero bene sono doppiamente contenta che apprezzi quello che scrivo:)

 

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Capitolo 26
*** La rana e lo scorpione ***


 

CAPITOLO 25: LA RANA E LO SCORPIONE

 

 

“…Una sirena dalle profondità venne, cantò il mio nome,il mio desiderio… L'Innocenza ritornerà quella sirena l'ha portata a me… Ho perso il sentiero dietro di me, quello davanti mi guiderà…”

 

Nightwish (Ghost Love Score)

 

 

 

Hermione quella mattina si svegliò senza sapere come diavolo era arrivata nel suo letto. Le sembrava di ricordare di essersi addormentata mentre stavano rientrando a scuola. Solo che non ricordava di essersi svegliata e di essere andata in camera sua. La spiegazione più ovvia era che non se lo ricordasse perché era un po’ intontita dal sonno. Si, di sicuro era successo così.

Quando Draco uscì dalla sua camera trovò la Grifondoro che, tanto per cambiare, leggeva

“Ah allora sei riuscita a svegliarti? A giudicare da come dormivi ieri credevo che avrei dovuto svegliarti io per evitare che ti prendesse una crisi isterica per aver saltato le lezioni”

Lei sorrise a mò di scusa

“Si, lo so. Davvero mi dispiace di essermi addormentata ieri. Non so come sia successo”

“Mi sembra evidente che a volte pure tu ti stanchi ma non casca il mondo per questo, davvero”

“Beh vedrò di evitare che succeda anche stasera”

Si brava ottimo proposito…ma quando si sarebbe decisa a gettargli le braccia al collo ringraziandolo commossa per lo sforzo immane che aveva compiuto portandola in braccio fino a camera sua? O almeno a dargli un bacio di ringraziamento….uno piccolo…ok anche sulla guancia…no? 

“Anche perché stanotte ti lascio sulla scopa, non ti ci porto mica in camera tua di nuovo”. Buttò li speranzoso

Lei sgranò gli occhi sorpresa

“Cioè? Vuoi dire che mi ci hai portata tu in camera mia?”

Buongiorno! Finalmente c’era arrivata

“No, ci sei arrivata Smaterializzandoti nel sonno”. Ironizzò il biondino

“Ehm…grazie…non…cioè avresti dovuto svegliarmi”. Borbottò imbarazzata la Grifoncina

Beh niente bacio ma poteva pure accontentarsi

“Non importa non mi creava problemi”.

Erano tutti e due molto imbarazzati e la ragazza decise di togliersi da quella situazione uscendo per andare a fare colazione anche se era ancora presto. Draco, rimasto solo, guardò incuriosito il libro che lei aveva lasciato sul divano. Sorrise vedendo che si trattava un libro di fiabe. Dovevano essere babbane, almeno a giudicare dal titolo  assolutamente sconosciuto della prima storia: La rana e lo scorpione. Cominciò a leggere tanto per vedere che tipo di favole leggevano i bambini babbani

 

C’era una volta uno scorpione che, dovendo attraversare un fiume e non sapendo nuotare, chiese a una rana di aiutarlo a raggiungere la riva opposta portandolo sulla schiena

“Non ci penso neppure” – rispose la rana – “ Se ti facessi salire sulla mia schiena tu mi pungeresti facendomi morire”

“Sciocca se lo facessi morirei anche io perché affogherei di certo”.

Convinta dal ragionamento la rana accettò di aiutarlo ad attraversare il fiume. Ma erano giunti a metà del tragitto che la rana si sentì pungere il dorso

“Perché l’hai fatto? Tu ora affogherai”

“Non posso farci niente, è la mia natura”

Draco chiuse di scatto il libro buttandolo nella poltrona di fronte. Non capiva neanche lui perché una stupida storiella per bambini gli avesse lasciato addosso quella brutta sensazione. Eppure l’ultima frase continuava a ronzargli nella testa

 

Non posso farci niente, è la mia natura

 

Ricordava di aver detto la stessa frase a Hermione, tempo prima. Forse era per questo che era così colpito. O forse perché un po’ si identificava con lo scorpione della favola. Perché lui sapeva che voleva dire scoprire che qualunque cosa tu faccia è sempre qualcosa di male, anche se l’intenzione non era quella, come se fosse nei tuoi geni fare guai….come se fosse la tua natura. Un brivido gli corse lungo la schiena. E se fosse successo ancora? Stava provando per la prima volta a cambiare ma se non fosse stato possibile? Aveva una maledetta paura che le cose sarebbero andate storte, di scoprire che  lui non era capace di fare qualcosa di buono. E se ci fosse andata di mezzo Hermione? Non voleva che le accadesse qualcosa di male, aveva già sofferto troppo e non se lo meritava. No, Hermione meritava di essere felice.

Questi pensieri gli ronzarono nella testa per tutta la mattinata e, quando tornò al suo dormitorio, ci stava ancora rimuginando su.

“Drà è forse successo qualcosa?”. Chiese Hermione che si era accorta del suo umore tetro

Lui la studiò in silenzio per un po’. Non era sicuro di voler parlare. Ma aveva bisogno di sfogarsi e ormai quella ragazza era diventata la sua confidente ufficiale visto che, a parte durante le lezioni, ultimamente aveva poche occasioni di stare solo con Blaise per parlare

“No, niente…ehm sai stavo leggendo il tuo libro di fiabe…”. Cominciò, prendendo la cosa da lontano

“Davvero? Hai letto un libro di fiabe babbane?”.

La risata della Grifondoro riempì la stanza

“Hey che ridi Mezzosangue? Non c’è niente di strano, ero solo curioso”

“Ok, ok ed è per questo che hai quel muso lungo?”

“Io non ho nessun muso lungo….solo che…sai ho letto la favola della rana e lo scorpione e…beh stavo pensando…”.

Lei si raddrizzò guardandolo negli occhi

“Cioè? A cosa pensavi?”

“Mah mi chiedevo…secondo te è possibile che uno sia in qualche modo portato a fare del male per natura?”.

Le faceva davvero tenerezza con quell’espressione tormentata. E il pensiero che quel ragazzo fosse convinto di essere condannato a fare del male faceva stringere il cuore.

“No, Draco,  non esiste qualcuno che debba fare certe cose perché è la sua natura e non può farci nulla”.

Oh gli sarebbe piaciuto poterle credere, tanto. Sarebbe stato così facile abbandonarsi alla speranza che quelle parole gli stavano facendo provare. Eppure non riusciva a permetterselo

La Grifondoro capì cosa gli passava per la testa, si sedette affianco a lui e lo abbracciò

“Ehy scemo, se tu fossi una persona malvagia ti avrei già buttato fuori dal dormitorio”.

La battuta servì immediatamente a rasserenarlo

“Ah si?”. Chiese ricambiando l’abbraccio

“Mi pare ovvio”

“Ma và! Non lo faresti mai…perché dopo dove lo trovi uno figo come me con cui dividere il dormitorio?”

“Hn più che altro sarebbe difficile trovarne uno più vanesio di te”

“Ehy non ti vergogni?! Ma guarda questa io le ho appena rivelato un importante tormento interiore e lei mi prende in giro! Ho capito và me ne vado”

Scattò in piedi afferrandolo per un braccio

“Come te ne vai! Su adesso non fare il bambino non volevo offenderti stavo scherzando”.

Ghigno diabolico

“Chiedimi scusa”.

Oh ma quanto era insopportabile quando faceva così!

“Ok, ok scusami va bene? Chiedo perdono mio Signore”. Sbuffò seccata la mora

“Bene sei perdonata”.

Ma si avviò comunque alla porta

“Ma dove cavolo stai andando? Ti ho chiesto scusa che altro vuoi?”

“Niente, ti ho detto che ti perdono, no?”

“E allora perché diavolo vai via?”

“Hermione ho gli allenamenti”. Sospirò il Serpeverde

“Ma…allora non stavi andando via perché eri offeso?”

“E chi ha mai detto che andavo via per quello?”.

Che carogna! L’aveva fatta sentire in colpa convincendola che lo aveva offeso e invece…quello stava andando a giocare a Quidditch

“Tanto perdi alla prossima partita è inutile che ti alleni”

Lui tornò in dietro con uno sguardo parecchio, parecchio pericoloso

“Hermione se mi porti sfortuna…”

“Cosa mi fai?”.

“Non lo so ancora ma mi farò venire in mente  qualcosa di molto sadico, ti avverto”

Naturalmente era solo una minaccia scherzosa che fece ridere entrambi

“Su fila all’allenamento, sei il capitano non vorrai mica arrivare per ultimo”

“Puah per quello che serve! Tanto senza Potter i Grifondoro li battiamo con le mani legate dietro la schiena”

“Arrogante…e comuque non si sa mai, magari i Grifondoro hanno trovato qualcuno più bravo di Harry”

“Non ci credo”.

“Oh, oh…bene, bene, bene…stiamo ammettendo che Harry è bravo?”.

In effetti era vero. Potter era dannatamente bravo. Il ricordo della prima volta che l’aveva visto volare lo tormentava ancora. Era innegabile che quel maledetto avesse il gioco nel sangue. In altre parole, anche in quello era meglio di lui

“No sto dicendo che gli altri sono peggio di lui”

“Uff non esagerare, non ne hai visto giocare manco uno come fai a dirlo?”

“Mmmh non sarà per caso che avete un’arma segreta?”

“Se anche fosse non te lo direi”. Asserì decisa la ragazza

“Vediamo fammi indovinare, sei tu l’asso nella manica?”

Si sbellicarono tutti e due dalle risate immaginando la scena

“Ma per l’amor del cielo! Non mi alzerei manco da terra”

“Sicura?  A me è sembrato che ieri ti sia divertita tutto sommato”

Ci credereste? Per un po’ Hermione prese sul serio in considerazione l’idea. Chissà che faccia avrebbe fatto Draco se magari fosse riuscita a batterlo. Ma poi tornò subito alla realtà

“No, ti assicuro che non ho alcun talento per quel gioco. Sai ho anche provato a giocare con Harry, Ron e Ginny a volte quando passavo le estati dai Weasley. E ti assicuro che non vincevo mai”

“Peccato! Vabbè dovrai accontentarti di fare il tifo per me”.

Cooosa???? Solo un vanesio come lui avrebbe potuto dare per scontato che avrebbe fatto il tifo per lui contro i suoi compagni di casa.

“Mi dispiace ma io non tifo per nulla che abbia il verde e l’argento assieme…quei colori vicini non mi piacciono”

Touchè ! Ok se l’era meritata la frecciatina. In effetti sarebbe stato un po’ strano che Hermione facesse il tifo per lui, specie quando giocava contro i suoi compagni di casa. Peccato però, sarebbe stato  bello sapere che lei era da qualche parte fra il pubblico e si augurava che vincesse.

“Eddai Mezzosangue scherzavo!...vabbè io vado, ci vediamo dopo”

 

 

“Se anche stanotte mi fa passare le pene dell’inferno per svegliarla giuro che la lascio qui”.

Si ripromise Draco, pronto a bussare alla porta della stanza di Hermione per avvertirla che era ora di uscire. Ma non ebbe bisogno neppure di bussare perché prima ancora che avesse il tempo di allungare la mano, la porta si spalancò e lei uscì tutta sorridente

“Andiamo?”. Chiese allegramente

La fissò a occhi sbarrati

“Draco? Che hai da fissarmi così?”

Noooo ma figurarsi non aveva niente di strano! A parte il fatto che la notte prima gli aveva fatto sudare sette camicie per svegliarla mentre adesso gli compariva davanti allegra e pimpante senza che neanche avesse dovuto bussare per svegliarla

“Niente, andiamo”. Sbuffò alzando gli occhi al cielo

Stavolta anzi che entrare subito nella casa di Flamel si fermarono fuori a riflettere. Avevano setacciato tutta la casa il giorno prima e ora non sapevano proprio dove cercare

“Secondo te dove potrebbe essere il laboratorio del Matusalemme?”. Chiese Draco

Sospiro sconfitto

“Non lo so, abbiamo cercato dappertutto dentro quella casa”

Già avevano proprio cercato dappertutto dentro quella maledetta catapecchia…dentro…già, dentro…

Si voltò di scatto verso di lei illuminandosi

“Forse è questo il punto, se non abbiamo trovato nulla dentro  magari è perché è sotto la casa”

“Sotto?”

“Tu hai guardato se c’era una botola o qualcosa di simile?”

“No”. Saltò su lei

Corsero dentro la casa inginocchiandosi sul pavimento della cucina

“Draco vieni a vedere qui”. Strillò Hermione spostando un tappeto

Quello che l’aveva resa tanto entusiasta era un quadrato sul pavimento di un colore leggermente più scuro. La differenza cromatica di quella piccola parte era così leggera che quasi non l’aveva notata

“Brava Mezzosangue!”

Ma si accorsero di aver cantato vittoria troppo presto, perché se quella era una botola apparentemente non c’era modo di aprirla. Provarono tutti gli incantesimi che conoscevano, poi si guardarono sconfitti

“E ora?” chiese il biondino

“Non lo so. Ho provato tutto ciò che conoscevo…non so che dire”

Lui si alzò e prese a camminare avanti e indietro per la stanza

“Maledizione non possiamo arrenderci! Siamo a un passo Hermione, ce la dobbiamo fare!”

“Draco io non so che altro tentare…vuoi che provi con apriti sesamo?”. Ironizzò lei esasperata

“Ah ah divertente. Che diavolo vuol dire “apriti Sesamo”? ”

“Ma niente è una formula scema che si usa nelle favole babbane per aprire le porte”

“Davvero?”. Chiese lui incuriosito

Certo i babbani dovevano essere molto buffi

“Si ma non provarci non credo che funzioni”.

Mmmh forse “apriti sesamo” no….ma…

“Ehi Drà e se per aprirla bisognasse usare una parola d’ordine?”.

Lui sembrò rifletterci qualche tempo

“Può essere…e quale sarebbe? Una delle sue scoperte, forse?”

“Troppo scontato”

“Già…allora immagino sia da scartare anche il suo nome o quello della moglie”.

Hermione non rispose. Stava fissando una foto appesa alla parete i fronte: ritraeva Nicholas Flamel e Silente. Le venne in mente che il Preside una volta aveva dichiarato che il suo risultato migliore era stato riuscire ad avere la sua foto nelle figurine delle Ciccorane…anche Flamel aveva avuto lo stesso “onore”. Forse era un’idea balzana ma valeva la pena provare. In fondo anche Silente aveva avuto l’abitudine di usare i nomi dei suoi dolciumi preferiti come parola d’ordine. Sfilò la bacchetta dalla tasca, sfiorò il pavimento e mormorò: “Ciccorane”.

Draco la fissò allibito

“Ma che….”.

La sua obbiezione, qualunque fosse, fu messa a tacere dall’apertura di un passaggio sul pavimento, con tanto di graziose scalette che portavano alla stanza sottostante

“Ma come cavolo hai fatto ad arrivarci?”. Sussurò cominciando a scendere

Lei si limitò ad un’alzata di spalle

“Ho avuto fortuna”

Il laboratorio era grande quasi quanto tutta la casa di Flamèl ed era attrezzato con gli strumenti migliori che ci fossero nel mondo magico. Draco era estasiato, sembrava un bimbo in un parco-giochi

“Wow ma hai visto che roba?”. Esclamò guardandosi attorno

Il suo entusiasmo era così genuinamente infantile che la fece sorridere

“Draco non c’è tempo di esplorare il posto dobbiamo cercare le lacrime di Hantar, ricordi?”.

“Oh si! Giusto”.

L’espressione era quella di un bambino a cui è stato tolto il sacchetto delle caramelle.

Ora che avevano trovato il laboratorio dovevano trovare la sostanza giusta. Il che non era per nulla facile visto che c’erano almeno mille bottiglie e fialette varie

“Meno male che hanno tutte l’etichetta” - Esclamò Draco alla centesima bottiglia – “Ti immagini se le avessimo dovute provare tutte?”

Opss come non detto! Appena prese la successiva fialetta si accorse che ne aveva davanti una ventina senza nessuna etichetta

“Oh, oh missà che ci tocca esaminarle perché come minimo quella che cerchiamo è fra queste…ti pareva che ci facessero le cose facili!”.

Versò il contenuto di quella che aveva in mano su una pianta vicino a lui che morì all’istante

“Ho come l’impressione che non sia questa, tu che dici?”

“No, direi di no”. Rise la Grifoncina

Prese anche lei una delle fialette e ne versò qualche goccia sulla stessa pianta…tanto ormai peggio di così non la poteva ridurre. E invece la piantina si prese immediatamente!

Si lasciarono andare entrambi a un urlo entusiastico. Avevano trovato l’antidoto! Silente era salvo!

 

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Capitolo 27
*** Il sigillo dei Black ***


 

CAPITOLO 26: IL SIGILLO DEI BLACK

 

Allora un grazie generale a chi mi ha fatto gli auguri....beh stavolta son contenta perchè molte persone mi hanno lasciato i loro commenti....beh spero che a questo capitolo anche gli altri lettori saranno meno timidi.....aspetto le vostre recensioni eh! :) ah la canzone che trovate qui è Our farewell dei Within temptation....chi ha letto la mia ff See how I am saprà che quel gruppo mi piace moltissimo:)

 

Appena scesi dalla scopa si precipitarono immediatamente nell’ufficio di Piton

“Professore! Professore!”. Urlarono in coro, dopo aver quasi buttato giù la porta nella fretta di entrare

“Che c’è?”.

Chiese la voce scocciata di Severus Piton, che poco dopo comparve davanti a loro in camicia da notte. Con quella specie di camicione bianco che in parte lasciava vedere le gambe ossute era veramente comico. Per non parlare dal berretto, che costrinse i due ragazzi a evitare con decisione di guardarsi per non scoppiare a ridere. Ma si era conciato così per penderli in giro? Si chiesero entrambi.

“Professore crediamo…crediamo di aver trovato…le..le Lacrime di Hantar”.  Boccheggiò Hermione cercando di controllarsi

Piton inarcò un sopraciglio. Che cavolo avevano tutti e due con quelle facce strane? Mah magari erano contenti per il risultato

“Fatemi vedere”.

Prese la fiala che Draco gli stava porgendo e la esaminò tenendola sospesa davanti a se. Un sorriso soddisfatto fece capolino sul volto pallido. Silente aveva avuto ragione a dire che quei due erano le persone adatte per quell’incarico

“Molto bene ragazzi. È quello che cercavamo. Ottimo lavoro”.

Entrambi sorrisero contenti

“Lo portiamo subito al Professor Silente?”. Domandò Hermione

“No, Silente dice che bisogna…aspettare il momento giusto”

Anche se, come al solito, non si era degnato di chiarire quale sarebbe stato il momento giusto

“Oh, bene”.

“Potete andare ragazzi immagino abbiate bisogno di riposare ora”.

Non se lo fecero ripetere due volte e corsero subito fuori. Per poi fermarsi a scambiare uno sguardo scoppiando a ridere

“Ma secondo te ha pure l’orsetto nel letto?”. Esclamò Draco asciugandosi gli occhi

“Dai smettila non prenderlo in giro!”.

Anche se il rimprovero suonava un po’ strano detto da una che  si doveva appoggiare alla parete perché stava ridendo tanto da non riuscire a stare dritta

“Non prenderlo in giro? E come si fa ma l’hai visto cosa si mette a letto?”

“Smettila dai”. Sbottò lei trascinandolo per un braccio

Appena chiusero la porta dietro di loro Draco cominciò a saltellare in giro per la stanza

“Eh vai ce l’abbiamo fatta! Wow siamo forti! Si, si siamo una coppia perfetta!”.

Il suo entusiasmo fu frenato dalla sguardo divertito della sua “collaboratrice”.  Porca vacca! Aveva davvero detto che erano una coppia perfetta?

“Ehm nel senso che siamo un ottima squadra”. Borbottò imbarazzato

“Naturalmente”. Fece lei imbarazzata quanto lui

Per un momento si era immaginata come sarebbe stato se davvero fossero stati una coppia in quel senso. E il peggio era che non era un’immagine spiacevole. Ma poteva essere più idiota?

“Beh…ehm…io vado a dormire”. Sussurrò

Oltre al fatto che era stanca morta, rifugiandosi in camera avrebbe evitato di farsi venire altre idee stupide.

“Si anche io…beh allora buonanotte”

“Notte”.

 

Come se non bastasse la nottata in bianco a darsi della cretina, le toccava pure la lezione di Incantesimi con i Serpeverde. Splendido avrebbe dovuto sorbirsi la Parkinson e la sua banda di Serpeverde. Beh almeno poteva consolarsi pensando che non aveva la Umbrdge quel giorno. Era già qualcosa. Ma Hermione non era la sola a essere rimasta sveglia. Eh già anche Draco aveva passato la notte a darsi dell’idiota. Ma cosa gli era saltato in mente di definire se stesso e la Mezzosangue una coppia? Si insomma non che lei gli dispiacesse…era simpatica, intelligente e pure bella. Si, si era proprio bella con quegli occhi così vispi e il faccino pulito…e pure il fisico non era da buttare, anzi. E poi si capivano così bene. Peccato che fosse una Mezzosangue – pensò per l’ennesima volta.

Ovviamente la nottata in bianco aveva regalato a entrambi due occhiaie grosse come un cratere. E qualcuno lo aveva notato

“Ehy che avrà Draco? Ha due occhiaie da far paura”

“Ma dai Daphne non ci vuole molto a capirlo”. Sghignazzò Pansy con aria da vabbè-lo ammetto- è colpa mia

“Mmh in effetti” -  Si godette il sorriso compiaciuto dell’ “amica” e poi le sferrò la stoccata – “ A giudicare dalle occhiaie che ha pure la Granger non ci vuole molto a indovinare”.

Pansy guardò per un attimo la Grifondoro…e se….No, mica Draco avrebbe potuto essere attratto da una creatura così scialba!

“Perché secondo te Miss Purezza potrebbe far venire due occhiaie del genere a un uomo? Ma dai ci scommetto che è pure vergine! Si, sicuramente manco saprebbe dove mettere le mani”. Fece sprezzante

Il tono della discussione era abbastanza alto da permettere a Hermione, che stava dietro le due Serpeverdi, di sentire tutto. Facendola peraltro diventare rossa come un peperone. Strinse i pugni arrabbiata per quelle stupide insinuazioni ma capì che era meglio stare buona.

Purtroppo per la povera ragazza un suo gesto alla fine della lezione fece irrimediabilmente svaporare i suoi propositi di fare la brava: mentre usciva dalla  classe, spostò un ricciolo ribelle dalla fronte e il sole battè sull’anello che portava al dito. Pansy stava passando proprio affianco a lei e stava per trucidarla con il solito sguardo d’odio quando la sua attenzione fu attratta dall’anello che luccicava. Quell’anello aveva lo stemma dei Black e questo,  per lei, si spiegava solo in un modo. Accecata dalla rabbia si avvicinò alla Grifondoro schiaffeggiandola con tutte le sue forze

“Puttana”. Sibilò

La ragazza era così sconvolta che, se normalmente le sarebbe saltata addosso per un gesto del genere, in quel momento non riuscì a fare altro che guardarla stranita. E, a giudicare dall’immobilità sia dei sui compagni che dei Serpeverde, anche gli altri li attorno non sapevano che fare

“C-cosa hai detto?”. Sussurò

Certamente ora si sarebbe svegliata scoprendo che quello era solo un incubo

“Hai capito benissimo” -  sbraitò l’altra furiosa – “ Sgualdrina e anche manipolatrice! Come altro avresti fatto se no a convincerlo a regalarti quell’anello?”

“A-anello?”. Balbettò Hermione sempre più confusa

“Si, anello! Quella cosa tonda che porti al dito. Toglitelo subito!  Non sei degna di portarlo!”

Finalmente la Grifondoro riuscì a riprendersi abbastanza da reagire

“Ma sei scema? Si può sapere qual è il tuo problema? Perché non dovrei indossare l’anello di mia madre?”

“Tua madre un cazzo! Non prendere per il culo quell’anello ha lo stemma dei Black e c’è una sola persona che potrebbe avertelo dato”.

I Serpeverde si guardarono l’uno con l’altro trattenendo il respiro. Perché anche quelli col quoziente intellettivo più basso avevano presente chi fosse l’unico discendente vivo dei Black.

Blaise guardò l’amico con una muta domanda negli occhi

“Sta svalvolando Blaise te l’assicuro io non ho regalato nulla a Hermione”

Lui era il primo a essere sbalordito e a non capire che cosa stava succedendo e non poteva fare altro che aspettare che Hermione facesse ragionare quella pazza. Certo ora Pansy avrebbe visto meglio quell’anello e si sarebbe accorta che quello non era lo stemma dei Black

“Ma quale stemma dei Black asina senza cervello! Ti ripeto che questo anello me l’ha regalato mia madre”

“E io ti ripeto di non prendermi per il culo, non può avertelo regalato quella sudicia babbana di tua madre”

Gli occhi dorati fiammeggiarono di rabbia

“Come hai chiamato mia madre?”. Sibilò furiosa

“Sporca babbana! Ed è esattamente il modo esatto di chiamarla! E hanno fatto bene a uccidere i tuoi, anzi, dovevano farlo prima”

Cercò di scagliarsi contro la Serpeverde ma due braccia forti la strinsero per bloccarla. Draco l’aveva afferrata al volo quando aveva visto passare la Umbridge prima che si facesse beccare a picchiare Pansy

“Stai buona o ti becchi un’altra punizione”. Le sussurò

Ma lei era fuori di se e non lo sentiva neppure

“Ti ammazzo brutta stronza!”. Continuava a urlare

Si stava divincolando disperatamente e Draco faceva una fatica maledetta a cercare di tenerla. Ma porca miseria perché quegli impediti dei suoi compagni non lo aiutavano?! La spinse contro il muro per poterla bloccare con più facilità usando il suo peso

“Toglimi le mani i dosso o pesto anche te!”. Urlò lei sempre cercando di liberarsi

“Hermione ti prego, ti scongiuro, sta calma”. La supplicò sussurrandole all’orecchio

Lei sembrò calmarsi permettendogli di lasciarla

“Vedi di imparare le buone maniere Mezzosangue! E comunque stai tranquilla che non ci tengo a toccare una lurida Sanguesporco come te”. Fece col suo tono più gelido

Sperava che quella piccola recita sarebbe servita a bloccare i pettegolezzi che la scenata che aveva fatto quell’oca di Pansy   avrebbe potuto suscitare

Hermione scappò via in lacrime. Avrebbe voluto seguirla ma temeva che qualcuno se ne sarebbe accorto. Eppure gli dispiaceva immaginarsela tutta sola a piangere. E sola lo sarebbe stata di certo visto che i suoi compagni erano ancora lì. Sconvolti da quello che era appena successo

“Pansy come hai potuto essere così stupida da pensare che le avessi regalato un anello con lo stemma dei Black?”. La fulminò con tono sepolcrale

“Ma…”

“Devi aver visto male, mi pare ovvio”

“Si probabilmente si”. Cedette lei palesemente sollevata

“Dai, andiamo via Draco”. Fece Blaise tirandolo per un braccio

Draco lo seguì docilmente ma appena girato l’angolo l’amico si fermò fissandolo in faccia

“Và da lei”. Disse semplicemente

“Blaise…”

“Su, forza tanto ora tutti penseranno che tu sia con me. Vai, non può stare sola”.

Il biondino sorrise. Era impagabile il suo amico. Corse a cercarla senza farselo ripetere due volte. Per prima cosa provò a cercarla nel parco ma, apparentemente, non era lì. Stava per andare via quando sentì una canzone. Chiunque stesse cantando aveva una voce bellissima, e le parole non lasciavano dubbi su chi fosse “ l’usignolo”

 

 

Tra le mie mani,

un’eredità di ricordi.

Posso sentirti chiamare il mio nome,

posso quasi vedere il tuo sorriso,

sentire il caldo del tuo abbraccio.

Ma ora non vi è null’altro che silenzio,

attorno a colei che ho amato.

È questo il nostro addio?

 

Piccola, ti preoccupi troppo, figlia mia,

vedo la tristezza nei tuoi occhi.

Non sei sola nella vita

Per quanto tu pensi di esserlo.

 

Non avrei mai pensato

Che questo giorno sarebbe giunto così presto.

Non abbiamo avuto nemmeno il tempo

di dirci addio.

Come può il mondo semplicemente andare avanti?

Mi sento così smarrita quando non sei al mio fianco.

Ma ora non vi è null’altro che silenzio,

attorno a colei che ho amato.

È questo il nostro addio?

 

Piccola, ti preoccupi troppo, figlia mia,

vedo la tristezza nei tuoi occhi.

Non sei sola nella vita

Per quanto tu pensi di esserlo.

Mi dispiace così tanto che il mondo ti stia crollando addosso,

continuerò a guardarti, durante le notti.

Stai tranquilla, e va’ a dormire perché,

figlia mia, questo non è il nostro addio.

Non è il nostro addio...

 

La stava osservando in silenzio da venti minuti senza il coraggio di avvicinarsi. Osservava le lacrime che le rigavano il viso, ascoltava le parole dolorose che cantava.  Temeva di essere di troppo a interrompere quello sfogo.

“Ti manca  tanto vero?”.  Sussurrò quando finalmente trovò il coraggio di farsi vedere

 Lei sussultò voltandosi a guardarlo

“Scusa non volevo spaventarti”. Aggiunse sedendosi affianco a lei

“Non è nulla, tranquillo….si mi manca tanto”. 

Le lacrime ripresero di nuovo a scorrere sul suo viso e Draco la strinse a se accarezzandole con dolcezza i capelli, mormorando cose che probabilmente non sentiva neanche sperando di calmarla.

A poco a poco parve tranquillizzarsi e smise di piangere

“Và meglio?”. Chiese Draco sollevandole il mento per guardarla negli occhi

“Si, grazie”

“Su asciugati le lacrime detesto veder piangere le donne”.  Fece passandole un fazzoletto

“Ah si?”

“Si, anche perché se mi venisse voglia di consolarti probabilmente mi daresti un cazzotto”

La battuta le aveva fatto fare almeno un debole sorriso. Non era molto ma meglio di nulla

“ È probabile, si”

Le fece una leggera carezza

“Ehy su fammi un sorriso”.

Lei obbedì facendo finalmente un sorriso vero. Forse dovuto al fatto che quel lieve tocco sulla guancia le aveva trasmesso una bellissima sensazione

“Ah così va meglio! Brava Mezzosangue!”.  Esultò il Serpeverde, contento di essere riuscito a calmarla

“Scusa io…probabilmente stai pensando che ho fatto una scena patetica ma…credevo di averla superata ma forse non è così…forse non sono forte come credevo”

“Hermione non è una questione di forza, ti è successa una cosa terribile ed è normale che ci voglia del tempo per accettarla”

“Si, forse

“Parlami della tua mamma, che tipa era?”. Chiese curioso

“Oh ecco.. era una persona così dolce, ed era molto affettuosa. Sai mi ricordo che quando ero piccola mi lamentavo dei miei capelli perché i miei compagni mi prendevano in giro,

e lei allora passava ore con me in braccio, cantandomi canzoni e pettinandomi i capelli finché non mi ritenevo soddisfatta. E poi mi dava un bacio e mi diceva che ero bella come una principessa”. Raccontò con gli occhi che brillavano

Draco sorrise, intenerito da quei ricordi

“Sembra una tipa forte”

“Ti sarebbe piaciuta”.

Un minuto dopo averlo detto si diede dell’idiota. Ma come gli era venuto in mente che a lui sarebbe potuta piacere una babbana? Ma la sua risposta la sorprese

“Si, probabile”

“Le saresti piaciuto anche tu”.

E di questo era sicura, a sua madre sarebbe piaciuto Draco se l’avesse conosciuto come lo stava conoscendo lei in quel periodo.

“Grazie”. Fece lui gonfiando il petto

Ma guardalo -  pensò lei -  fa la ruota come un pavone

“Senti mi fai vedere l’anello? Non capisco come Pansy si sia potuta convincere che avesse lo stemma dei Balck”.

Ma quando lei gli porse l’anello capì esattamente il motivo. Perché se su quello poteva essersi confusa Pansy era impossibile che si confondesse lui

“Hermione” -  disse lentamente – “Questo è lo stemma dei Black, Pansy non si è affatto sbagliata”

“M-ma non è possibile. Draco ti giuro che quello è un anello che mia madre mi ha lasciato quando è morta. Non  so perché ci tenesse così tanto ma era espressamente menzionato nel testamento”.

Ma allora cosa ci faceva un anello con lo stemma dei Black nel mondo babbano?

“Non capisco”

“Nemmeno io”

“Beh Hermione è possibile che quando è morta la mia prozia, sai zio Regolus era sparito da un annetto e l’altro figlio, Sirius, lo conosci di sicuro perché…beh comunque lo sai lui era in carcere, quindi quando è morta zia Black magari qualcosa di loro si è dispersa e alla fine gira e gira è finita nel mondo babbano”.

In effetti era non solo una spiegazione logica ma anche l’unica possibile

“Si, sarà successo così. Che ironia però” -  considerò Hermione pensierosa – “Un oggetto di una antica famiglia del mondo della magia finisce fra i babbani per poi tornare in mano a una strega”

“Già è buffo”.

Si alzò in piedi e la prese per la mano costringendola  a fare altrettanto

“Su, adesso torna in classe e fa vedere a Pansy che non ti ha manco toccata”

“Ok…e grazie per avermi impedito di ucciderla”

“Ma ti pare…cioè io ne avrei anche approfittato per levarmela dai piedi. Ma poi temo che la prof non sarebbe stata molto contenta di te”

Hermione si avviò verso la scuola mentre il biondino la osservava allontanarsi. La spiegazione che aveva dato per lo stemma sul suo anello non faceva una piega. Ma lui aveva come il presentimento che la storia fosse molto più complessa.

Non avevano altre lezioni in comune quel giorno così la rivide solo nel pomeriggio. Immersa dietro a una montagna di libri. Ottimo, si era ripresa

“Mamma mia riposarsi  no?”

“No, Draco ho compiti da fare”

“Si ma dopo la fatica di ieri notte potevi almeno prenderti un giorno di pausa”.

Appena si fu seduto Grattastinchi  gli saltò in braccio reclamando le coccole giornaliere. Il micio era molto intelligente perciò aveva imparato che la sua padroncina non era disponibile a giocare con lui quando c’erano libri in giro. Così chiedeva attenzione al suo nuovo amico biondo

“Vedo che avete fatto amicizia”. Rise la bella moretta osservando Draco che coccolava il micione

“Mmmh questo ammasso di pelo non è male alla fine”

“Strano pensavo che tu preferissi…le gatte morte”

“Puah quel genere non mi piace ne a letto ne tanto meno fuori”

“Ah ah si certo come no! Non mi pare che ti dia tanto fastidio  la Parkinson”

Lui instaurò un aria annoiata

“Solo in mancanza di meglio e poi detto fra noi non  è questo gran che”

La cosa le fece sgranare gli occhi sorpresa

“Davvero? E dire che si reputa una grande esperta”

“Può essere esperta quanto vuole ma quello conta solo fino a un certo punto”

“Si certo perché tu di norma ti vai a cercare quelle che non l’hanno mai fatto quando vuoi farti un’avventura?”

“Se devo dirti la verità non mi è mai capitata una alla prima volta ma non è detto che questo sarebbe un problema”.

Suo malgrado ora doveva ammettere che la stava interessando

“Ah no?”

“Guarda che inesperta non vuol dire per forza imbranata…cioè non è che stè cose le studi sul manuale, succede e basta. Anche una che non l’ha mai fatto può scoprire di essere molto appassionata”

“Credi?”.

Strano non se la sarebbe mai aspettata una frase così da lui

“Certo e comunque dipende anche dal ragazzo, se lui ci sa fare sa anche come far avere le reazioni giuste alla ragazza, mi spiego?”

“Si, credo di aver capito”

“Con me ad esempio non sarebbe un problema”. Specificò inarcando un sopraciglio con aria sexy

“Quindi credi che non sia importante l’esperienza?”

“Credo che non sia neccessariamente un handicap non averne”.

Gli venne in mente una cosa che aveva sentito quella mattina

“Non è che queste domande sono dovute al fatto che una certa persona è rimasta colpita da alcune battute che si sono scambiate stamattina Pansy e Daphne?”

Lei arrossì affrettandosi ad assumere un aria innocente

“Non so di che parli”

“Ah no? Quindi non hai sentito la frase di Pansy sul fatto che non sapresti assolutamente come comportarti con un uomo?”. Ghignò facendola avvampare.

“Bah quella! Cosa poi la renda così certa che non l’ho mai fatto…”

“Perché l’hai mai fatto?”. Chiese Draco quasi urlando

Lei instaurò un sorrisetto piuttosto malizioso

“Non lo saprai mai!”

Oh no non poteva fargli questo! Lui aveva bisogno di saperlo! No, un momento, perché ne aveva bisogno? Al diavolo voleva saperlo punto e basta, se ne sarebbe preoccupato dopo del perché

“M-ma Hermione io non ho mai avuto problemi a parlare delle mie…ehm…esperienze”

“Draco per l’amor del cielo! Perché qualcuno potrebbe crederti vergine?”.

Il tono era quello tra il divertito e l’esasperato che avrebbe usato con un bambino un po’ scemo

“M a perché non vuoi dirlo? Ti vergogni forse?”

“No è solo che mi diverto troppo a farti penare”.

E lo stava facendo penare davvero! L’dea che lei fosse stata con qualcuno…gli mandava il sangue al cervello

“Se fossi stata con qualcuno chi sarebbe secondo te?”. Chiese lei di punto in bianco

Forse dopotutto aveva deciso di parlare -  si disse lui speranzoso -  ehy no calma non era una buona notizia, stava ammettendo che l’aveva fatto davvero. Oh signore!

“Ehm…Krum?”.

No, Krum no -  pregò mentalmente il biondino – quello era un idiota, di sicuro aveva solo voluto divertirsi! Oh no, lei non poteva essere stata così ingenua

“No, lui…ecco…si ci ha provato…ma io non ero interessata a lui in quel modo”

Allora c’era solo una persona…Weasley. Oh no quel pezzente no! Non se la meritava una come Hermione

“Già perché tu la meriteresti?”. Fece una vocina nella sua testa

No ma lui almeno aveva idea di quanto fosse speciale quella ragazza. Però, Hermione aveva detto che non stava con Lenticchia…beh non implicava che non ci fosse andata a letto. Noooo ma che stava pensando!  Hermione non era la tipa….o si? Beh forse se fosse stata innamorata…

In realtà Hermione davvero non l’aveva mai fatto…ma lui aveva un’aria così sconvolta quando aveva creduto il contrario, che aveva ceduto alla stupida tentazione di lasciarlo nel dubbio per potersi illudere che fosse geloso. Uff doveva smettere con queste trovate stupide! Quasi, quasi avrebbe potuto anche pensare che si stava infatuando di lui…

 

Oh dio! Non è che si stava infatuando di lui?

 

 

 

Per  valevigi1995 : Grazie per i complimenti J muahahahaha vedrai vedrai quanto è bastardo Nott! E dato che io lo odio non posso non fargli fare qualcosa di cattivoJ

 

 

Per alethewriter: Grazie mille dell’entusiasmo con cui mi segui….ti preoccupi di Nott? E di Pansy in questo capitolo non c’è da aver paura?Ah a proposito mi dispiace che tu sia stata male....spero che ora vada meglio

 

Per  barbarak: Muahahaha chissà perché tutte mi dite che vi state preoccupando per Nott XD…eh si in effetti mi chiedevo dove fossi sparita,  sentivo la mancanza dei tuoi commentiJ

 

 

Per  GisaBella Cullen: Grazie per aver messo la mia storia fra i preferiti e sono contenta che finalmente abbia lasciato un commento, mi ha fatto tanto piacere…..spero di continuare a sentirtiJ

 

Per  punkinetta: Caspita che dire sono onorata del tuo commento….beh spero di non averti delusa in questi capitoli J

 

 

Per padroncina: Beh ormai a te ci sono proprio affezionata come lettrice quindi grazie di cuore e spero ti godrai anche questi capitoli. Un bacio

 

Per veracruz: Grazie di aver commentato e per aver addirittura deciso di rileggere la storia….beh allora aspetto la prossima recensioneJ

 

 

 

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Capitolo 28
*** Nuovi pericoli ***


CAPITOLO 27: NUOVI PERICOLI

 

 

 

“…In questo tempo imperfetto, ormai malato da un po',immaginare  è un difetto

ma una speranza ce l'ho: vedere te, crescere nella verità. Sarà un sogno che, che non morirà... mai. La nostra vita va, la nostra vita che è inferno e paradiso, è il sogno mai finito di un mondo più pulito…”

 

Eros Ramazzotti (La nostra vita )

 

 

 

Draco si svegliò in piena notte sentendo il Marchio Nero che bruciava. Il Signore Oscuro lo stava chiamando. Uscì dal dormitorio cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare Hermione, sarebbe rimasta di sicuro in piedi a preoccuparsi per lui, se avesse saputo dove andava.

Si materializzò a Malfoy Manor, raggiunse la stanza dove il Signore Oscuro lo stava aspettando e s’inchinò davanti a lui

 “Mio Signore”

“Salve, giovane Malfoy. Come procede il tuo incarico?”

“Molto bene mio Signore”

“Sei riuscito a guadagnare la fiducia della Granger?”

“Si, mio Signore”.

Non si era accorto dell’altra persona che era presente nella stanza perché era immersa quasi del tutto nel buoio. Lo notò solo quando avanzò verso di loro

“Come Malfoy? Penso che questa impresa valga la pena di essere raccontata”. Frecciò con palese sarcasmo

Draco non si scompose minimamente

“Salve Nott, non ho fatto nulla di speciale le ho solo propinato una storiella di profondo rammarico e pentimento”

“Stai scherzando, vero? Mi vuoi far credere che lei è così stupida da essersi bevuta la favoletta che sei profondamente pentito delle tue malefatte eccetra eccetra…?”

“Vedi tu dimentichi che la ragazza ha lo stesso difetto di Albus Silente. La mia piccola grifoncina deve sempre credere il meglio delle persone”

“Ho sentito bene Malfoy?  L’hai  chiamata “La mia piccola grifoncina” ? ” – ripetè il moro disgustato – “Mio Signore avete sentito che termini sdolcinati usa verso quella sporca Mezzosangue? Come potete credere che non  stia dalla sua parte? Dimmi Malfoy è così che la chiami quando ci vai a letto?”

“Ehy Nott non stai facendo troppe domande? Io non ti chiedo mica come chiami la tua compagna di letto…ho molto rispetto per l’intimità della tua mano destra”.

Gli occhi del moro si infiammarono di rabbia

“Smettetela, basta ora” - Intervenne Riddle – “Malfoy voglio che torni ogni sera qua a fare rapporto…Nott decido io su chi avere sospetti, chiaro?”.

Il moro chinò immediatamente il capo

“Si mio Signore”

“Molto bene, potete andare”.

Appena i due ragazzi furono fuori, Nott si mise davanti a Draco  fermandogli il passo

“Non mi freghi Malfoy puoi anche aver convinto della tua innocenza il Signore Oscuro ma io rimango convinto che sei un bastardo traditore”

“Molto bene Nott, allora perché non vai a dire al Signore Oscuro che si è fatto fregare da un diciasettenne?”

“Non preoccuparti Malfoy lo farò, prima o poi troverò le prove che stai facendo il doppio gioco e allora pagherai”

“Oh mio Dio che paura! Ho i giorni contati a quanto pare”. Frecciò il biondino divertito

La minaccia non lo intimoriva per niente, sapeva che non c’era nessuna prova da trovare

“Oh non così in fretta, prima intendo occuparmi della sgualdrina col sangue sporco che stai aiutando” -  fece un sorriso malevolo notando che ora Malfoy sembrava innervosito – “Perché vedi se è riuscita a portarti dalla sua parte è pericolosa e il Signore Oscuro la vorrà fuori dai piedi. Sono certo che mi permetterà di essere io a occuparmene e mi assicurerò che tu ti goda ogni istante. Lei griderà, ti chiederà aiuto e tu non potrai fare altro che stare a guardare mentre me la scopo”

Già immaginava con soddisfazione la scena, la paura sul volto del biondo, le sue peghiere di risparmiare la ragazza…oh si, si sarebbe divertito a sentirlo implorare, a farlo strisciare ai suoi piedi…

Non  fece neanche in tempo a realizzare cosa stava succedendo che si ritrovò spinto contro il muro, con la mano di Draco che lo stringeva alla gola

“Sai Nott è una bella fortuna per te che io non stia tradendo come dici perché se davvero fossi dalla parte della Mezzosangue ti ammazzerei solo per aver pensato una cosa del genere. Ma fossi in te eviterei comunque di avvicinarmi a lei, sai se si spaventasse e mi chiedesse aiuto io dovrei fare qualcosa visto che sono incaricato di guadagnarmi la sua fiducia. Mi spiego?”

Nott si limitò ad annuire

“Bene”. Ringhiò Draco lasciandolo libero

Si allontanò a grandi passi e lasciò la villa tornando a Hogwarts. Stava per entare in camera sua quando fu bloccato da una voce che lo chiamava. Sorrise con la mano ancora sulla maniglia

“Hermione che  ci fai sveglia?”

“Ti ho sentito uscire…ti hanno chiamato?”

“Si, lui voleva sapere come va il mio incarico”

“E cosa gli hai detto?”

“Che stiamo facendo amicizia”

“Ti ha creduto?”

“Si, va tutto bene”.

Non immaginava minimamente quanto si stesse sbagliando…

Un paio di ore dopo il Signore Oscuro ricevette un messaggio. Appallottolò il foglio e lo buttò nel camino poi cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza. Non andava bene, non andava per niente bene. Doveva trovare Potter e subito, non poteva aspettare che Malfoy portasse avanti la sua missione, doveva occuparsi personalmente di far parlare la Granger. Un bussare leggero alla porta lo distrasse dai suoi pensieri

“Avanti”.

Nott entrò nella stanza

“Mio Signore?”

“Voglio che mi porti qui la Granger al più presto”.

Nott abbassò il capo per non mostrare che stava sorridendo. Era accaduto molto prima di quanto avesse sperato

“Si mio Signore”

 

Camminava veloce nel corridoio. Le seccava andare in giro da sola ma purtroppo nessuno dei suoi compagni seguiva Astronomia quindi era obbligata.  Sentì un rumore alle sue spalle ma prima ancora che avesse il tempo di girarsi sprofondò nell’incoscienza. Si svegliò solo alcune ore dopo, in una cella. Si portò una mano alla fronte pensierosa cercando di capire dove fosse e come cavolo ci fosse arrivata. Un brivido le corse lungo la schiena quando si accorse di dov’era. Oh Dio era di nuovo Malfoy Manor! Qualcuno doveva averla portata via da Hogwarts dopo averla schiantata alle spalle. In preda al panico, ci mise parecchio ad accorgersi che la cella era aperta. Lo spiegò pensando che forse Draco aveva scoperto che era prigioniera e aveva di nuovo fatto in modo di liberarla. Uscì dalla cella e fece qualche passo per il corridorio ma si ritrovò spinta contro il muro e con una mano a tapparle la bocca. Si aspettava di trovarsi davanti Draco ma quelli che invece ricambiarono il suo sguardo furono due occhi scuri come il carbone

“Salve Mezzosangue, credevi forse di poter scappare di nuovo?”

“Nott”. Sussurò terrorizzata la ragazza

In un lampo le tornarono in mente gli avvertimenti di Draco a proposito di quel ragazzo. Era nei guai -  capì all’istante – e in guai grossi

“Lasciami andare”

“Perché se no chiami Malfoy? Mi spiace Sanguesporco ma lui non è stato informato che sei qui e per quando lo saprà noi due avremmo finito da un pezzo”.

Le accarezzò lascivamente una gamba mentre con l’altra mano continuava a tenerla ferma

“Fa la brava, perché non mi mostri quello che hai imparato da Malfoy…”. Sussurò roco

“Magari un'altra volta”.

Gli sferrò un calcio negli stinchi e appena lui allentò la presa cominciò a correre per il corridorio. Ma si ritrovò a terra dopo pochi passi e Nott le fu subito addosso

“Interessante incantesimo quello d’inciampo, molto utile eh!?”. La derise con un ghigno cattivo

Lei non rispose perché era troppo spaventata. Fu quasi presa da un conato di vomito quando sentì le labbra di quell’essere viscido sulle sue e la sua lingua fredda che sforzava sulle sue labbra per fargliele schiudere. Appena la lasciò andare lei lo fissò con odio

“Mi fai schifo”

 “Oh ti prego non dire così mi spezzi il cuore!”

Aveva un carattere troppo orgoglioso per farsi piegare così, era in trappola forse ma avrebbe lottato comunque fino all’ultimo respiro. Non riuscendo a reprimere il disgusto che quell’individo le provocava gli sputò addosso. Lui le diede un ceffone

“Puttana”. Sbraitò ripuledosi la guancia

Afferrò un lembo della camicetta strappandola fino all’ultimo bottone.  Lei chiuse gli occhi, come per chiudere fuori l’orrore che le stava davanti

“È ora che tu impari l’umiltà”. Sussurò Nott cercando di aprirsi la cerniera dei pantaloni

Assurdamente lei ricordò che quella stessa frase, ma con tono scherzoso,  gliel’aveva detta Draco tempo prima. Il ricordo le fece male. Avrebbe tanto voluto che lui fosse lì ad aiutarla…

In una frazione di secondo si accorse di essere libera. Si alzò a a sedere di scatto tenendosi la camicia strappata con una mano.

Draco era davanti a lei, come se i suoi pensieri l’avessero evocato, aveva afferrato Nott per il colletto della camicia e gli aveva sbattuto la testa contro il muro.

“Brutto bastardo dammi una buona ragione per cui ora non dovrei  ucciderti”.

Il moro aveva perso il sorriso maligno e ora era straordinariamente pallido, con gli occhi sbarrati dalla paura

“M-ma Draco è solo una mezzosangue”

“Risposta sbagliata, Nott”. Sibilò

Lo colpì al volto con un pugno spaccandoli il labbro, godendo del dolore che gli stava provocando

“Forza reagisci pezzo di merda”  -  ringhiò mentre il moro si ritraeva strisciando contro la parete –

 “ Cos’è se non hai a che fare con una donna disarmata ti caghi sotto, eh?!”

Alzò  la bacchetta pronto a scagliare una Cruciatus su quel verme schifoso. Non era mai stato tanto carico di rabbia e odio in vita sua, la sola idea di quello che quel bastardo aveva cercato di fare gli mandava il sangue al cervello. Ma prima che potesse pronunciare l’incantesimo, Hermione si era scagliata in avanti afferrandogli il braccio

“Draco, no, fermati”.

Lui la fissò incredulo

“Ma Hermione ti rendi conto di cosa voleva farti questo figlio di puttana?”.

Probabilmente -  pensò -  non aveva ancora realizzato la cosa

“Si che l’ho capito” – ringhiò invece la Grifondoro, con espressione estremamente pericolosa – “E se avessimo tempo lo ucciderei io personalmente. Ma dobbiamo andarcene Draco e in fretta prima che questo urli facendo arrivare gli altri”.

Lui annuì brevemente. Si, Hermione aveva ragione, dovevano andarsene prima che li fermassero gli altri Mangiamorte. La prese per un braccio pronto a Smaterializzarsi

“Vedi di non incrociare più il mio cammino Nott, la prossima volta non ti aiuterò, anzi sarò io personalmente a darti quello che meriti”. Avvertì la Grifoncina prima di smaterializzarsi

Appena capì che erano riusciti a scappare, Hermione si accasciò piangendo sul pavimento, senza neanche capire dov’erano

“Hermione, no ti prego non fare così, va tutto bene, ora sei al sicuro”. Sussurò Draco abbracciandola

“Perché, Draco, perché si accaniscono in questo modo su di me? È così grave essere nata da genitori babbani?”.

Vederla così gli strinse il cuore. E tanto più sapendo che un tempo, a una domanda simile avrebbe risposto di si.

“Non hai nessuna colpa, piccola, nessuna colpa. Ma a volte le persone coraggiose come te, quelle che lottano sempre e comunque …beh sembra succeda tutto a loro…sai come al tuo amico Potter”

“E quando finirà tutto questo?”

“Non lo so, non lo so. Però sai cosa dice sempre mia  madre? Non importa quanto è lunga la salita, dopo c’è sempre la discesa. Arriverà anche per te il momento di tirare il fiato”

“Non ce la faccio più, Draco”

“Si che ce la fai, tu sei forte Hermione…e comunque non sei sola, ci sono io”.

Lei sgranò gli occhi all’improvviso

“Oh mio Dio! Draco ti ho messo nei guai, Nott dirà sicuramente a V-voldemort che mi hai aiutata…oh no cos’ho fatto!”

“Calmati, non è successo niente, tanto mi ero stancato di fare la scena del Mangiamorte fedele”

“Ma tua madre e tuo padre?....”

“Sono al sicuro….vedi quando Severus ha saputo che il Signore Oscuro aveva mandato Nott a portarti da lui per interrogarti personalmente ha incontrato di nascosto i miei e li ha fatti nascondere in un posto sicuro, poi è venuto da me per spiegarmi cosa ti era successo e mi ha mandato a toglierti dai guai ”

“Dunque ora  tuo padre sa che stai aiutando l’Ordine?”

“Già e ha dovuto accettare che, ora come ora, gli conviene abbandonare il suo Signore perché se resta lì di sicuro lo ammazza per il mio  tradimento”

“Non ne sarà stato felice”

“No, immagino di no ma non mi importa un’accidente. Sai è la prima volta in vita mia che sono fiero di quello che ho fatto…cioè c’è solo una cosa che mi dispiace…”

“Cosa?”

“Non aver potuto uccidere Nott…ma sai com’è la speranza è l’ultima a morire, magari avrò modo di farlo un’altra volta”.

Si aspettava che lei lo sgridasse per la battuta, invece assunse un’espressione pensierosa e rimase in silenzio per qualche minuto

“Draco?”

“Dimmi piccola…”

“Grazie di avermi aiutata…se non ci fossi stato tu….”.

Lui le sorrise accarezzandole una guancia”

“Ora non pensarci, è tutto passato”

 

 

Autrice: OK, spero non troviate troppo smaccatamente smielato che abbia fatto arrivare proprio Draco a salvare Hermione. Abbiate pazienza sono un’inguaribile romantica

 

Bacione a tutte :)

 

P.s; per le ragazze che mi hanno lasciato commenti dicendo che erano preoccupate per Nott: Beh visto avevate ragione ma, come si dice, tutto è bene quel che finisce bene. Non avrete mica creduto che avrei lasciato che facesse del male alla mitica Herm vero?  XD....ma che dite gliela faccio dare un'altra suonata da Draco? Secondo me il nostro Dracuccio si merita la possibilità di finire il lavoro.....anche se pure l'idea da farlo sistemare  da Herm secondo me ha un suo fascino XD

 



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Capitolo 29
*** Memorie ***


CAPITOLO 28: MEMORIE

 

“…Spero ci sia un modo, per ricevere messaggio del fatto che stai bene… Ricordami un’altra volta che ne è valsa la pena, cosiché possa avviarmi al luogo a cui appartengo. Insieme a tutti questi ricordi, vedo il tuo sorriso. Tutti i ricordi che cullo con me...Tesoro, lo sai che ti amerò,fino alla fine dei tempi…”

 

Within  Temptation (Memories)

 

 

 

 

Finalmente più tranquilla, Hermione si guardò attorno realizzando di essere…nella cucina di quello che un tempo era il quartier generale dell’Ordine della Fenice

“Ma che ci facciamo qui?”

“Oh è stato Sev a dirmi che una volta che ti portavo via da casa mia era meglio venire qua”.

Si alzò in piedi guardando in giro curioso

“Dunque questa è la vecchia dimora dei Black?”.

Per la verità era un tantino deluso, si aspettava  qualcosa di molto più maestoso. Non quella specie di casetta coperta di polvere

“Lo abbiamo ripulito quando lo usavamo come quartier generale ma sai sono passati due anni da allora e nessuno ha più fatto le pulizie”. Spiegò Hermione, quasi leggendogli nel pensiero

“Ma non c’è un elfo domestico?”

“No, quello che era qui Harry lo ha mandato a lavorare a Hogwarts quindi…”.

Lui storse il naso. Questo significava che avrebbero dovuto stare in quella fabbrica di polvere e roba varia per chissà quanto e senza neppure un elfo domestico?  Bah tanto Hermione non gli avrebbe mai permesso di dare da lavorare a un elfo

“Oh beh immagino che dovremmo sopravvivere qui, in qualche modo”

“Non è mica la fine del mondo”

“Beh su, vediamo se qui c’è almeno una stanza abitabile”.

Aveva appena fatto un passo che si udì uno stridio sinistro e qualcuno, non si sa dove, cominciò a urlare da spaccare i timpani

“M a che diavolo…”. Cominciò Draco spaventato

Hermione invece, che ovviamete sapeva bene che cosa stava succedendo,  rise per l’espressione agghiacciata di lui

“Vieni con me”.

Lo prese per mano conducendolo nell’ingresso e gli indicò il ritratto della vecchia che urlava imprecazioni e insulti vari

“Ti presento la tua prozia”.

Lui, se possibile, sembrava ancora più orripilato

“Questa sarebbe la parente di mia madre?”

“Eh si?”

“Ma sarà stata così davvero?”.

Per un attimo si immaginò sua madre con quarant’anni di più che urlava in quel modo: raccapricciante!

“Penso di si, almeno dai racconti di Sirius”

“Wow adorabile! Peccato non averla conosciuta”

“Dai vieni le camere sono al piano di sopra”

Salirono al piano di sopra e cominciarono ad aprire le porte. La prima stanza era quella di Sirius e ovviamente Draco fece una smorfia disgustata quando vide i colori che la riempivano

“Puah e questo sarebbe un Black?”. Esclamò allibito

“Beh qualche problema?”

“No, ma quando mai!...ehy niente male!”. Aggiunse notando la foto di alcune ragazze in costume da bagno

Hermione storse il naso indignata. Maschi! Tutti uguali!

“Non credo che ti interesserebbero”. Commentò in tono acido

“E perché? Sembrano delle belle….”

“Babbane” -  lo interruppe lei sempre con tono poco gentile – “E certo il grande purosangue non  può essere interessato a delle sporche babbane”

“E come fai a sapere che sono babbane?”

“Oh andiamo scemo! Non vedi che le foto non si muovono?”

“Ah già!”.

Era divertente vederla così arrabbiata perché si interessava a delle altre ragazze, sembrava quasi gelosa... ma sapeva che non gli conveniva provocarla, così si affrettò a cambiare argomento

“Quella è una motocicletta?”. Chiese indicando la foto di un veicolo babbano sulla parete

Lei restò a bocca aperta. Draco Malfoy conosceva le motociclette?

“Come lo sai?”

“Beh guarda che anche io, per sbaglio naturalmente, qualcosa del mondo babbano la conosco”

“Ah”. Fu l’unica risposta che riuscì a mettere insieme

“Ho sentito dire che Sirius aveva una motocicletta volante, è vero?”

“Si, ora ce l’ha Hagrid”

“E funziona davvero?”

“Che io sappia si”

“Wow forte!”

Forte?! Cosa?? Davvero gli sarebbe piaciuta? Ok Draco doveva senz’altro essere sconvolto dagli ultimi avvenimenti e non si rendeva conto di quello  che diceva

“Beh senti se per te non è un problema io vorrei dormire qua, quindi ora andiamo a cercare una stanza per te”.

Lui si produsse nella leggendaria espressione che faceva cuocere tutte le ragazze della scuola

“Potremo anche dividere il letto”.

Sguardo truce

“Cammina”. Ringhiò la mora spingendolo fuori dalla stanza

Nella stanza successiva, quella appartenuta a Regolus, il fratello minore di Sirius, fu il turno di Hermione di storcere il naso. Orrore era tutta decorata coi colori di Serpeverde!

“Oh si qua andiamo meglio”. Esclamò Draco compiaciuto

Anche stavolta esaminò quello che c’era appeso alle pareti ma quando trovò dei ritagli di giornale che parlavano del Signore Oscuro desiderò non averlo fatto

“Evidentemente Regolus era un fan del Signore Oscuro”. Sorpirò scoraggiato

Non c’era niente da fare  non aveva un solo parente di cui non dovesse vergognarsi…beh a parte Sirius che Hermione sembrava adorare

“Cosa sai di lui?”. Chiese lei curiosa

“Solo che lui e mia madre andavano tanto d’accordo, lei dice che era il suo cugino preferito e doveva piacere anche a mio padre perché diceva sempre che lui si che aveva il giusto orgoglio che si addice a un purosangue”

“Che gli è successo?”.

“Si è unito troppo giovane al Signore Oscuro, solo sedici anni, e il risultato è stato che gli deve aver chiesto qualcosa di troppo rischioso perché un bel giorno lui è sparito e nessuno sa che fine abbia fatto”

“Nemmeno…ehm…tuo padre?”. Chiese lei titubante

“Si, so cosa vuoi dire, mio padre aveva una posizione importante tra i Mangiamorte e se Regolus aveva avuto un incarico avrebbe dovuto saperlo…. ma neanche lui sa cosa sia accaduto di preciso”

“Strano”

“Già strano, sai ultimamente mia madre mi raccontava spesso questa storia, forse per mettermi in guardia perché anche io, secondo lei, mi ero unito troppo giovane al Signore Oscuro”

“Aveva ragione”

“Si, aveva ragione…sono stato un idiota”

“No, solo tanto ingenuo”

“No, proprio idiota, usiamo i termini giusti. Avrei dovuto capire che mi stava usando per punire mio padre. E invece quando mi ha offerto questo incarico mi sono sentito grande...”.

Una mano piccola e delicata strinse la sua

“Draco tutti sbagliano ma pochi sanno riconoscere i propri errori”.

No, lui non aveva riconosciuto i propri errori, era stata lei a costringerlo a vederli. Si sentì improvvisamente imbarazzato così cominciò a girare per la camera. Lo sguardo gli cadde su un cassetto e, così tanto per fare qualcosa, provò ad aprirlo. Ma era bloccato

“Ehy Herm vieni qua, a quanto pare lo zio aveva qualcosa da nascondere”.

Però quando fu Hermione a provare ad aprire quel cassetto non trovò nessuna difficoltà

“Ma cosa…?”.

C’era una lettera, Draco la prese e diede un occhiata veloce. Nel retro della busta c’era scritto:

A mia figlia Hermione West

Buffo la destinataria si chiamava come Hermione, chissà chi era. Lesse le prime righe della lettera e impallidì di colpo. No  -  si disse – era una stupida coincidenza, senz’altro

“Hermione”. La chiamò con voce tremante

“Cosa?”

“Come si chiamava tua madre di cognome? Prima di sposarsi intendo”

“West, perché?”

Lui impallidì ulteriormente

Non potevano essere coincidenze: il cognome di sua madre, lo stemma sull’anello che portava al dito…c’era una sola spiegazione. Una parte di lui avrebbe voluto far sparire quella lettera perché era certo che l’avrebbe sconvolta. Ma sapeva che lei aveva il diritto di leggere quelle parole

“Ehm, piccola…”

“Si?”

L’espressione di lui la stava spaventando

“Vieni, credo che tu debba leggere questa”

 

Mia dolce bambina

Questa lettera è indirizzata  a Hermione perché giorni fa ho chiesto a tua madre di chiamarti così e spero che se ne sia ricordata. Quanto  al cognome,  ho dato per scontato che usi quello di tua madre pur desiderando che magari tu abbia saputo di me e stia usando il mio cognome. Ma comuque tu ti chiami, sei mia figlia e questo solo conta.

So che probabilmente tu non mi conoscerai mai, perché da quello che sto per fare non tornerò e di questo ne sono consapevole. Ma voglio che tu sappia che, anche se ho appena saputo che esisti, o meglio che esisterai, io ti amo già. Ho incantato questo cassetto perché lo possa aprire tu sola e ci ho nascosto questa lettera sperando che un giorno tua madre ti parlerà di me e tu desidererai vedere dove è cresciuto tuo padre. Chissà allora forse conoscerai tuo zio Sirus e lui ti mostrerà la mia camera e, se sarò fortunato, troverai questa lettera. Da quando tua madre mi ha detto di te ho deciso di lasciarti qualcosa, perché tu sappia che se ti ho dovuta lasciare è anche per te. Mia cara,  se hai già conosciuto il mondo della magia hai senz’altro sentito parlare di quello che ho sempre chiamato il Signore Oscuro, spero vivamente che tu abbia conosciuto un mondo dove lui non esiste più ma sono persuaso che comunque il suo nome rimarrà nella storia e tu lo sentirai certo nominare. Se ne hai sentito parlare sai cosa poteva succedere sotto il suo governo a una bambina come te, nata da una donna babbana. Mi vergogno a dire che un tempo io la pensavo come lui ma non te lo nasconderò perchè voglio che tu sappia fino in fondo chi era tuo padre e spero che quello che sto per fare mi riscatti ai tuoi occhi. Sappi che il motivo per cui mi sto condannando a morte è che so qualcosa che può portare la fine del Signore Oscuro e, anche se so quali saranno le conseguenze, io devo fare qualcosa perché quel mostro muoia. Mi capisci cara? Mi duole sapere che non ti conoscerò mai, ti giuro che se potessi non avrei altro desiderio che stare con te e tua madre. Ma mi privo della gioia di passare la mia vita con voi perché voglio che tu cresca in un mondo migliore, un mondo dove non dovrai vergognarti di quello che sei. Prego che tu mi perdoni se ti ho costretta a vivere senza tuo padre ma so che la tua mamma ti avrà cresciuta nel migliore dei modi. Chissà forse sbaglio a credere che tu sia cresciuta senza un padre, forse, dopo la mia morte, tua madre avrà trovato qualcuno che la sappia amare come merita e che amerà anche te. Ti confesso però che, forse egoisticamente, spero comunque che tua madre non mi abbia dimenticato del tutto, oso perfino sperare che porti ancora l’anello con lo stemma dei Black che le ho dato l’ultima volta che l’ho vista. Io, in ogni caso non la scorderò mai, questo lo so di sicuro, dovunque io sia ora certo non ho mai smesso di pensare a lei. E come potrei scordarla? L’unica che è riuscita a far crollare tutto quello in cui credevo con un solo sguardo. Riesci a immaginartelo? Io che ero orgoglioso del mio sangue puro e della mia famiglia, che  disprezzavo i babbani più di qualunque altra cosa, un giorno conosco una ragazza babbana e cado ai suoi piedi in cinque secondi, forse meno. Ricordo ancora la prima volta che l’ho vista, sai? È stato mentre giravo per la Londra babbana, svolgendo un incarico per il Signore Oscuro, tua madre mi è praticamente caduta addosso. E io non sono stato più in grado di lascarla, anche a costo di vederla di nascosto. Si, di nascosto, non fraintendermi, non mi vergognavo di amarla, questo mai, ma temevo che uscendo allo scoperto l’avrei messa in pericolo. Naturalmente, il tuo arrivo ha cambiato tutto, avevo deciso di scappare e vivere in mezzo ai babbani per nascondermi, di sposare tua madre e crescerti insieme a lei, avrei rinunciato anche alla magia pur di stare con voi.  Ma non sempre possiamo fare quello che desideriamo e comunque quello che sto per fare è per voi, solo per voi,  questo non dimenticarlo mai, piccola.

Credo di aver raggiunto lo scopo che mi ero prefisso con questa lettera, ora sai perché vi ho dovuto lasciare e sai che ti ho amata da subito quindi posso ritenermi soddisfatto

 

Perdona questo padre indegno che non è riuscito a starti accanto

 

Il tuo devoto genitore

Regolus Arcturus Black

 

P.s: Ora che sai spiega esattamente a tua madre cosa è successo perché le ho parlato del mondo della magia e anche di quello che sto per fare, ma non credo ci abbia capito molto e, ti prego, dille anche che non ho mai smesso di amarla, più della mia vita. Oso chiederti anche, se conoscerai il mio fratellone, di fargli sapere che, anche se non siamo mai riusciti a capirci, io gli volevo bene.  È sempre stato il mio eroe anche se non mi azzardavo a seguire il suo esempio per non addolorare i nostri genitori

 

 

Draco stringeva forte la ragazza che singhiozzava con la testa appoggiata al suo petto, accarezzandole con dolcezza i capelli nel tentativo di calmarla

“Draco sono io quella della lettera, vero? Voglio dire…. il cassetto si è aperto per me mentre tu non ci riuscivi e il cognome di mia madre e…”

“E abbiamo scoperto per quale motivo hai un anello con lo stemma dei Black”

“Mamma lo portava sempre, ricordo che l’avevo notato perché non lo toglieva mai”

“Beh come si augurava Regolus non l’ha dimenticato sul serio”.

“M-ma non è possibile che questo sia mio padre, mio padre è Mark Granger non Regolus Black”.

Non riusciva a capacitarsi di quento stava accadendo. Tutto quello non poteva essere vero, non poteva neanche pensare di aver chiamato padre per diciassette anni la persona sbagliata

“Hermione ascoltami, qualunque cosa ci sia scritto in questa lettera, comunque l’uomo che hai chiamato padre ti ha cresciuta, ti ha amata, ti ha resa in qualche modo la donna che sei, meritava quell’appellativo”

“Ma come è possibile? Se io sono la figlia di Regolus Black quello che credevo mio padre da dove salta fuori? Mia madre era già sposata con lui? Lo aveva tradito? ”

“Magari si sono conosciuti dopo la morte di Regolus…è davvero importante?”

“No, non lo è”.

Non lo era perché, come le aveva ricordato poco prima Draco, l’unica cosa importante era che Mark Granger, padre biologico o no, l’aveva cresciuta e amata per diciassette anni come fosse figlia sua.

“Così, Regolus ha conosciuto mia madre a Londra…”

“Evidentemente conoscerla lo ha cambiato tanto da spingerlo a ribellarsi al Signore Oscuro”.

Come Hermione era in qualche modo riuscita a cambiare lui -  pensò inevitabilmente il Serpeverde. In modo diverso, certo, perché lui non si era mica innamorato di Hermione

“Ma  cosa aveva scoperto secondo te?”

“Non lo so ma mi sembra chiaro che non è semplicemente sparito come credeva mia madre, è stato ucciso perché si era schierato contro il Signore Oscuro”

“Secondo la lettera lui sapeva già che sarebbe stato ucciso ”

“Evidentemente si, ma la cosa non lo ha fermato”.

Hermione si sentì orgogliosa del gesto di suo padre  che aveva affrontato la morte nella speranza di uccidere Voldemort

“Si è comportato da eroe”

“Già, mamma sarebbe contenta che il suo cugino preferito sia morto così…hey Hermione te lo immagini che ho passato sei anni a prenderti per il culo per essere figlia di babbani e invece sei nientemeno che una Black?”

“Eh già, ora posso vantarmi anche io del mio sangue puro”

“Frena mia cara sei sempre figlia di una babbana”

“E ne sono orgogliosa”

“Si e fai bene a essere fiera dei tuoi..oh tuo padre era un eroe e tua madre…beh l’ha fatto diventare tale”.

Lei sorrise e lentamente sentì che forse, forse, poteva anche accettare quello che aveva scoperto

 

 

 APPELLO AI LETTORI: ogni persona che ha letto questa parte della storia è rimasta orripilata  dal “colpo di scena” sul padre di Hermione…..vi prego fatemi sapere se ho davvero avuto una trovata così orribile….

 

Baci GiulyJ

 

 

 

E ora passiamo alle risposte ai commenti….

 

Per  barbarak: Ammazza che accume! Ci hai beccato sia sull’anello che sui sentimenti di Hermione per Draco(questa non era difficile, insomma chi è che non si innamorerebbe di lui? XD)

 

 

Per Padroncina: Ih ih ti assicuro che sto esaudendo anche i miei desideri su quello che avrei voluto che facesse la Rowling. Ah grazie dei complimenti che mi fai ti stai guadagnando il titolo di lettrice numero uno, sappilo J

 

 

Per  punkinetta: Beh la tua curiosità sull’anello è stata appagata:) …..ahahahahaha sono c ontenta che ti sia piaciuta la scena di pansy che rischia di essere gonfiata da herm( mi è costato farla trattenere visto che odio quell’oca con tutto il cuore XD)

 

 

Per  valevigi1995: Beh grazie dei complimenti e spero che mi vorrai far sapere che ne pensi dei nuovi capitoli :)

 

 

Per  alethewriter: Ale ormai non ti ringrazio neanche più, spero solo che la storia non ti deluda andando  avanti….eh lo so in effetti anche io un po’ la capisco Pansy poverina e del resto mica è colpa sua se è nata con un cervello da oca…mmh ho detto cervello? Forse ho un pochino esagerato XD

 

Per  gioia93: Sono contenta che ti sia piaciuto il mio modo di descrivere Draco….eh si quei due hanno un rapporto unico….ora si spera che non lo sprechino:)

 

 

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Capitolo 30
*** La mia ragione per cambiare ***


 

 

 

CAPITOLO 29: LA MIA RAGIONE PER CAMBIARE

 

“…ho trovato una ragione per me per cambiare ciò che ero solito essere, una ragione per ricominciare daccapo e la ragione sei tu…”

 

Hoobastank (The Reason)

 

 

Quando Draco si svegliò, la mattina dopo, trovò Hermione in cucina che sfogliava un albun di foto. Era così assorta che non si era neppure accorta della sua presenza

“Ehy buongiorno”

Si girò con un sorriso

“Buongiorno Drà”

“Dormito bene?”

“Si grazie”.

Si sedette accanto a lei togiendogli l’album dalle mani

“Posso dare un’occhiata?”

“Ok ma non ridere”

Guardò divertito le foto  che ritraevano una graziosa bambina dagli occhi dorati e i boccoli color cioccolato

“Tu guarda che bel faccino! Se non sapessi che sei tu penserei che questa bimba doveva essere proprio un angioletto”.

Lei mise il broncio

“Io ero un angioletto, ero molto ubbidiente”

“Si certo come no, tralasciando il fatto che a tredici anni ti divertivi a prendere a cazzotti i ragazzi indifesi”

“Indifesi un accidenti! Draco, tu eri un grandissimo deficiente e oltretutto il pugno te l’eri anche meritato”

“Ok, ok questo è vero ma ammetti che non eri un angioletto da piccola?”

“Ma no, ero solo un po’ vivace”.

Lui ghignò divertito

“Si ci scommetto che facevi venire i capelli bianchi ai tuoi genitori”

“Non dire sciocchezze!!”

Hermione rimase silenziosa per un pezzo tornando ai pensieri che stava inseguendo prima che Draco entrasse in cucina

“Sai continuo a chiedermi perché mia madre non  mi abbia mai parlato di questa storia, insomma, avrei avuto il diritto di saperlo, no?”

“Beh magari te lo avrebbe detto ma non ne ha avuto il tempo, forse aveva immaginato di parlartene più in là”

“Ora vorrei tanto che fosse qui a raccontarmi tutto, sono così poche le cose che so su questa storia”

“Sai quello che è necessario Hermione, hai avuto due genitori che ti hanno amata…anzi tre”

“Già”

“Dimmi una cosa, che cosa vuole fare da grande questa piccola peste?”

“Beh di idee ne ho tante ma principalmente mi piacerebbe essere una medimaga”

Medimaga..non l’avrebbe mai detto

“Davvero? Io mi sarei immaginato che avresti voluto fare la professoressa come la McGranitt, so che l’adori”

“Si, infatti e ti dirò che se la scuola fosse strutturata in maniera diversa ci avrei anche pensato seriamente. Ma sai con la vita che devono fare i professori nel mondo magico sarebbe impossibile crearsi una famiglia e io…”

“E chi l’avrebbe mai detto! Così anche tu sogni di fare la brava mogliettina?”

“Beh si”. Ammise lei arrossendo

“Ma davvero? E magari anche una famiglia numerosa?”

“Anche, perché no? Sarà che ero figlia unica ma ti dirò che l’idea non mi dispiace”.

“Oh mio Dio! Non dirmi che vuoi una famiglia alla Weasley!”. Esclamò lui schifato

“No, non esageriamo” -  rise lei – “Insomma ammiro la signora Weasley che è riuscita a tirare su una famiglia così ma io non ce la farei mai, io non voglio stare a casa, voglio lavorare ma con sette figli non ce la farei a portare avanti anche il lavoro”

“A meno che non sposi uno ricco così ti puoi permettere una balia"

“Noooo non lo farei mai” – saltò su indignata Hermione – “Io non potrei mai lasciare i miei figli con una balia, no, no e poi no”

“Beh comunque mi spiace dirti che il numero di figli non sempre lo puoi scegliere. Magari anche Molly Weasley la pensava così ma poi…insomma magari ti troverai tuo malgrado con più figli di quanti avresti voluto”.

Ma in ogni caso sarebbe stata un ottima madre, su questo ci avrebbe scommesso. Era divertente immaginarsela in versione più grande, con una  nidiata di pargoli attorno. Era  un immagine proprio carina. Ehy un momento c’era qualcosa di storto in quell’immagine…che ci faceva Lenticchia? Oh ma quello doveva sempre stare in mezzo  a rovinare tutto? Eh che cavolo!

“Oh poco il danno, mi rassegnerò…e tu Draco che mi dici? Cosa vorresti fare da grande?”.

Hm bella domanda! Già cosa avrebbe potuto fare da grande?

“Beh io ho sempre immaginato che avrei passato la maggior parte del tempo ad amministrare il patrimonio della mia famiglia…”

“Ma quello non è un mestiere”. Gli fece notare lei

“Lo so ma, vedi, io non ho mai immaginato un vero e proprio mestiere…tu che dici cosa potrei fare?”

Lo fissò allibita

“Come cosa potresti fare! Ma quello che vuoi, no?”

“Non saprei, ti dirò che non c’è un mestiere  in particolare per cui mi senta tagliato”

“Ma non dire scemenze! Per esempio sei bravo con le pozioni, potresti sfruttare questo talento”

“Tipo facendo qualcosa come l’alchimista?”.

Mmh questa proposta non era male. In effetti a lui era sempre piaciuto lavorare nel campo delle pozioni. Lo affascinava profondamente l’idea che poche goccie di un liquido potessero avere effetti così forti su un corpo umano

“Anche, perché no?  Oppure visto che voli bene potresti pensare di entrare in una squadra di Quidditch”

“Ah grazie di aver riconosciuto il mio talento! Ehy sai che credo di aver scoperto da chi l’ho ereditato?”

“Da chi?”

“Da un mio parente…un certo Regolus Black hai presente?”.

Quel nome bastò a farla scattare dritta sulla sedia

“Cioè?”

“Beh ho trovato una foto di quando era a Hogwarts nella sua stanza, a quanto pare faceva il Cercatore”

“Davvero?”

“Eh già! Peccato che tu non abbia ereditato questo talento, sarebbe stato divertente poterti sfidare”.

Quella semplice frase l’aveva colpita. Suo padre sarebbe stato deluso che la figlia non avesse ereditato il suo talento?

“Chissà forse a lui dispiacerebbe sapere che sono negata per quel gioco”. Sospirò dando voce ai suoi pensieri

“Sciocchezze! Sarebbe orgoglioso di te se ti conoscesse”

“Tu credi?”

“Ma certo! Sei una brava ragazza, hai la media più alta di tutta la scuola e stai combattendo per finire il suo lavoro, cos’altro potrebbe chiedere un genitore?”.

Il suo impegno per rassicurarla fu premiato con un sorriso radioso

“Grazie”

“Ma ti pare…sai stavo pensando che è strano che nessuno di quelli che conoscevano Regolus abbia capito che gli stava succedendo qualcosa”

“Bhe immagino che abbia fatto di tutto per nascondere la storia con mia madre”

“Già in effetti se qualcuno della sua cerchia avesse sospettato qualcosa a tua madre le facevano la pelle di sicuro”

“Deve averla amata tanto…”

“Abbastanza da essere disposto a rinunciare alla sua famiglia, e vuol dire tanto credimi, a quanto ne so era molto legato ai suoi genitori”

“Non solo questo, vedi quello che mi colpisce è che lui l’abbia amata abbastanza da cambiare così radicalmente”

“Tu credi che l’amore possa essere una ragione per cambiare? A me viene difficile credere in generale che possa esistere una ragione che spinga a essere diversi”

“Oh ma certo che esiste, esiste per tutti”

“Davvero? Tu credi che anche uno come me possa trovare una ragione per ricominciare daccapo?”.

Aveva usato un tono apparentemente indifferente ma dentro era molto turbato. Perché si era reso conto di avere un bisogno spaventoso di una sua risposta affermativa che gli permettesse di sperare

“Io dico che tu sei già cambiato, Draco, perciò secondo me non solo puoi trovare un ragione per cambiare, ma l’hai anche già trovata”.

E in un lampo lui si rese conto che era vero, che la sua ragione l’aveva già trovata, era lì davanti a lui e aveva un nome: Hermione Jane Granger

Scosse la testa spaventato. No così non andava, non andava per niente bene. Si stava attaccando troppo a lei e non avrebbe dovuto perché dopo separarsene l’avrebbe fatto stare da cani. E lui sapeva che prima o poi avrebbero preso strade diverse, era inevitabile che accadesse. No, doveva togliersela dalla testa, in fretta.

“Ehm senti Herm tu non hai fame? Insomma è quasi ora di pranzo e non abbiamo fatto manco colazione”. Buttò lì tanto per cambiare argomento

Lei si alzò e cominciò a girargli attorno con sguardo inquisitore

“Mmh Draco Lucius Malfoy non mi starai sottilmente chiedendo di cucinare?”.

Il colorito pallido del biondino divenne quasi purpureo

“Ehm io..non…oh insomma Hermione lo sai che io non so cucinare”

“E quindi ti aspetti che ti faccia da elfo domestico finchè siamo qui?”.

Di male in peggio! Ma perché aveva parlato del cibo porca miseria! Accidenti al suo cervello baccato, non aveva neanche fame ma perché gli era venuta in mente quella cazzata?

“No io…lo sai che io non…”

“Dai rilasati stavo scherzando” -  lo tranquillizzò lei ridendo  - “ Tranquillo alla cucina ci penso io, tu però asciughi i piatti, ok?”.

Beh non saltava di gioia ma pur di essersi levato dai guai avrebbe accettato anche di essere messo a lavare i pavimenti

“Ok, diciamo che per questa volta accetto”

Il pranzo venne benissimo perché Hermione era una bravissima cuoca e anche i piatti furono lavati e…si anche asciugati e, strano ma vero, senza che un certo purosangue ne rompesse manco uno

“Ehy non è così difficilie”. Si vantò il Serpeverde al terzo piatto riposto sano e salvo nella credenza

La ragazza davanti a lui gli rivolse un occhiata in stile sei-un-caso-clinico

“Ma non ti vergogni a esaltarti perché sei capace di asciugare i piatti? Vorrei vedere se ti mettessi a stirare”.

Il biondino rabbrivvidì

“Non scherzare Hermione! Non ho mai capito come facesse Dobby a non bruciare i vestiti”.

“Forse ci riusciva perché se no lo ammazzavate a frustate?”

Aveva usato un tono molto duro perché ancora non aveva diggerito i racconti agghiaccianti del piccolo elfo

“Ecco perché lo minacciavamo di frustarlo, perché così lavorava meglio”

Sentì il ringhio della Grifondoro e stava quasi per mettersi a ridere. Ma quando si voltò per godersi la sua faccia irritata si prese uno schizzo di acqua e detersivo magico in faccia

“Ma noooo Hermione e se mi hai rovinato la camicia con quel detersivo?”

“La prossima volta impari a pensare prima di parlare”.

L’espressione del biondino era così eloquente che Hermione si lanciò di corsa su per le scale ma lui fu più veloce e riuscì a bloccarla contro il muro

“Chiedi scusa piccola peste!”

“Manco morta”.

Lui stava per farle una qualche minaccia scherzosa ma poi si perse nelle iridi dorate di lei. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo…ma lei era così bella…

Abbassò lentamente la testa, quasi sperando che lei capisse le sue intenzioni e lo fermasse. Ma non arrivò nessuna protesta. Le sfiorò leggermente le labbra con le sue. E non fu più capace di fermarsi.

Sentiva il sapore di fragola sulle labbra di lei, le sue mani che gli accarezzavano timidamente i capelli….era una pazzia. Ma era una splendida pazzia!

Non avrebbe saputo dire neanche lui come aveva fatto a fermarsi ma dopo una piccola eternità riuscì a staccarsi da lei. La guardò negli occhi, era sconvolta

Oh Cristo ma che boiata aveva fatto!?

“Ehm io…ecco…è meglio che vada a sistemare le mie cose di sopra”. Balbettò

Si fiondò nella camera dove dormiva senza neanche guardarla un’altra volta. Ed ecco che aveva fatto la seconda cazzata!

Si avvicinò allo specchio che stava appeso alla parete

“Signori e Signore ecco l’idiota del giorno!”. Ironizzò guardando il suo riflesso

Ma come aveva fatto a fare tante cazzate in soli pochi minuti? Cioè non solo aveva baciato Hermione, che era già tanto se non gli aveva staccato la testa a suon di schiaffi, figurarsi se gli avrebbe di nuovo rivolto la parola. Ma come se non bastasse dopo era pure scappato come un idiota offendendola perché le aveva fatto credere che non significasse nulla quel bacio

“Oh Dio cosa ho fatto?”. Gemette accasciandosi sul letto e prendendosi la testa con le mani

Beh almeno si era fermato al bacio. Ci sarebbe mancato solo che avesse tentato pure di portarsela a letto

Ma adesso doveva tornare di sotto a sistemare il casino che aveva combinato. Insomma era un uomo o cosa? Mica poteva aver paura di parlare con una ragazza, no?

Scese di nuovo in cucina e la trovò seduta sul divano

“Ehm Hermione?”. Fece arrivandole alle spalle

Lei sussultò e si girò verso di lui

“Si dimmi”

“Ecco io…insomma…ehm..sei offesa per prima? Cioè lo so che non dovevo baciarti ecco…”

“Non sono offesa Draco,  va tutto bene”

“D-davvero?”. Chiese lui speranzoso

Tutto bene un cavolo – pensò lei -  non sono offesa perché mi hai baciata sono offesa perché dopo te ne sei scappato. No. Alt! Lei avrebbe dovuto essere offesa per il bacio, eccome se avrebbe dovuto esserlo. Ma non solo non era offesa, le era anche piaciuto baciarlo

Oh no! In che guaio si era cacciata?

“Si, Drà tranquillo, va tutto bene”

 

 

 

 

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Capitolo 31
*** Doni natalizi ***


 

CAPITOLO 30: DONI NATALIZI

 

“…Salvami durante l'infanzia, mostrami il mondo senza che abbia barriere verso di esso. Come l'avvento di Maria

Sarò lì quando dirai: "è tempo di non fermare più il nostro amore"…”

 

Nightwish (Ghost Love Score)

 

 

Autrice: lettrici e lettori vi annuncio ufficialmente che siamo quasi alla fine della storia, i capitoli che posterò la settimana prossima saranno gli ultimi….quindi coraggio dovrete sopportarmi ancora per poco:)

Su su da bravi fatemi avere un sacco di commenti stavolta

Baci

Giuly:)

 

 

Avevano passato tutta la sera a cercare di dimenticare che si erano baciati. Tanto che fu solo mentre preparava la cena che Hermione ricordò che quello non era un giorno qualunque

“Ehy Draco ma lo sai che oggi è la vigilia di Natale?”

Oh si, se lo ricordava eccome! E aveva anche un idea in mente per il giorno dopo

“Si che me lo ricordo”

“Uff non sembra neanche Natale senza gli addobbi, io adoro gli addobbi  di Natale”

“Tu di norma che fai a Natale?”

“Vado a sciare con i miei, tu?”

“Sciare? Che roba è?”

“Oh niente non importa”

“Comunque di norma da noi non facciamo niente di particolare”

“Davvero?”

“No, neanche gli addobbi perché mio padre li odia….oh aspetta una cosa la facciamo…mamma mi fa i biscotti allo zenzero”

Lei strabuzzò gli occhi

“Tua madre fa i biscotti?”

Non  ce la vedeva proprio la nobile Narcissa Malfoy a preparare i biscotti

“Oh si e ci teneva a farli personalmente!”.

Nooo ma questo era il crollo di un mito, non era possibile!

“Dici sul serio?”

“Beh si qual è il problema?”

“No, nulla…solo che una donna così nobile non ce la vedo proprio a girare l’impasto dei dolci”

“Mica lo gira a mano, lo fa con la magia”

“Si, ma in ogni caso…”

“Lo so mio padre si lamenta ogni volta che non è consono al suo rango…ma mia madre fa lo stesso di testa sua”.

Interessante. Quella donna cominciava a piacerle

“Mamma invece faceva il budino al cioccolato, era la tradizione di Natale assieme alle coccinelle…beh quest’anno non ci saranno ne budino ne coccinelle”.

Draco nascose un gigno quasi diabolico. Oh non vedeva l’ora di vedere la sua faccia il giorno dopo!

“Su con la vita Hermione troveremo lo stesso qualcosa di divertente da fare”

“Oh a proposito, Piton ci ha rimandato le nostre cose”

“Si lo so”

“E c’è anche il mio libro, quello che stavamo leggendo insieme….”.

Lui si raddrizzò all’istante

“Beh che aspetti vallo a prendere, no?”

“Perché sei interessato?”

“Ehm no no voglio solo vedere se alla fine migliora un po’ ”.

Ormai erano arrivati a buon punto, erano alla dichiarazione di Darcy. E quando lessero la risposta di Elisabeth….

“Ma come! Lo rifiuta? Ma come si permette di respingere una proposta di matrimonio da un nobile quella stupida borghese!”. Saltò su Draco offeso

“Su, continua, guarda che il romanzo non è finito”

“Tanto si sposa di sicuro con quell’idiota di Wicham. Tutte così voi donne”. Insistette mettendo il broncio

“Ma perché te la prendi così? Sembra quasi che tu abbia subito un’offesa personale”.

In effetti era quasi un offesa personale, perché lui aveva preso molto in simpatia quel Darcy. Anzi, si rendeva anche conto di assomigliargli pure un pochino. Entrambi erano piuttosto chiusi, orgogliosi di essere nobili e con dei pregiudizi molto radicati. Però aveva preso in simpatia anche Elisabeth, così vivace, con la risposta pronta. Gli ricordava un po’ Hermione. Uffa ma perché Elisabeth aveva rifiutato Darcy? Ok  non le aveva fatto una dichiarazione sdolcinata ma almeno era stato sincero e si capiva che l’amava.  A differenza dell’idiota che piaceva a lei che era un falso e la stava prendendo in giro

“Draco su torna a sedersi e continua a leggere”. Lo invitò gentilmente Hermione

“Ok ma se si sposa con quel bell’imbusto giuro che vado a cercare quella Estin…”

“Austin!”

“Si, quello che è…la faccio secca se l’ha fatta sposare con quello”

“Perché?”

“Beh vabbè che con gli uomini è cieca come una talpa ma Elisabeth non è male, merita di più quel cretino che la sta prendendo in giro”.

Come Hermione meritava di più di quel cretino di Weasley, tanto per fare un esempio a caso….

Rimase sveglio fino a quando non ebbe finito il libro, costringendo peraltro la povera Grifoncina a fare altrettanto. E ogni volta che lei chiedeva se si stava appassionando alla storia mentiva spudoratamente asserendo che voleva vedere se faceva schifo fino alla fine.

E finalmente, all’una di notte, riuscì ad arrivare alla fine

“Ma si sono sposati?”

“Si” - Sbadigliò lei che non vedeva l’ora di andarsene a letto – “Contento?”

“No. Puah che smielata!”. Dichiarò il biondo, in piena falsità

Meno male, almeno nei libri c’era un po’ di giustizia se quei due si erano messi assieme. Si, si Darcy era proprio giusto per Elisabeth

“Beh buonanotte”

“Notte”

La mattina dopo, Hermione si svegliò di ottimo umore. Lei adorava il Natale! Stava per catapultarsi in camera di Draco a fargli gli auguri quando si accorse di un pacchetto sul suo commodino

“Sarà un regalo di Ron o Harry”. Pensò afferrandolo

Dalla bustina uscì fuori un grazioso braccialetto in oro bianco con un ciondolo a forma di…coccinella.

Prese il biglietto che lo accompagnava con le mani tremanti. Nessuna firma, solo una frase

 

Le tradizioni non si interrompono, porta sfortuna

 

Lei aveva raccontato a una sola persona della tradizione di regalarle qualcosa con le coccinelle per Natale: Draco

Il biondino, accomodato nel salotto da un paio d’ore, guardò l’orologio alla parete e sbuffò impaziente. Uffa ma quanto ci metteva Hermione a svegliarsi! Non vedeva l’ora di scoprire come avrebbe reagito vedendo il suo regalo. Sorrise sentendo un rumore di passi affrettati dal piano di sopra e, giusto due secondi dopo, Hermione irruppe in salotto correndo ad abbracciarlo con un tale entusiasmo che quasi lo fece cadere all’indietro

“Oh buon Natale anche a te”. Scherzò lui cercando di recuperare l’equilibrio

“Grazie Draco”. Sussurò la mora commossa

“Si, si va bene ora basta con queste smancerie”. Borbottò in tono burbero scostandola da se

Era contento però che avesse gradito il suo regalo. Lo aveva visto un paio di settimane prima in una vetrina mentre girava per Hogsmead. Quando aveva visto quel braccialetto si era subito ricordato di quello che gli aveva detto Hermione sull’abitudine di sua madre di regalarle qualcosa con le  coccinelle  a Natale e aveva pensato che, visto che quello per lei sarebbe stato il primo Natale senza i genitori e certo sarebbe stato difficile,un pensierino magari le avrebbe tirato su il morale

“Beh ne deduco che hai gradito il regalo”

“Si grazie, è bellissmo”.

Sollevò il polso per mostrargli che aveva subito indossato il braccialetto

“Ne sono contento…beh ora vado a farmi la doccia”.

“Draco?”

“Cosa?”

“Grazie”. Fece lei dandogli un bacio sulla guancia

Andò in cucina canticchiando allegramente e lasciandolo lì come un idiota a toccarsi la guancia.

Ma perché stava arrossendo? Santo Cielo lui era abituato a ben altro con le ragazze! Perché diavolo era bastato un suo bacio sulla guancia per farlo arrossire? E con quell’aria da ebete che si sentiva stampata in faccia poi! Mah forse perché non era abituato a un gesto così spontaneo e innocente. In ogni caso forse una bella doccia gli avrebbe fatto bene…fredda però!!

Quando uscì dal bagno sentì un odorino famigliare. Entrò in cucina annusando l’aria

“Herm che fai?”.

La ragazza sorrise col viso pieno di farina

“Faccio i biscotti allo zenzero, tu non ci crederai ma li so fare anche io”.

Lui ammutolì. Si era ricordata che gli aveva detto che sua madre faceva i biscotti allo zenzero e glieli aveva preparati. Per la prima volta in vita sua capì cosa volesse dire essere commosso

“G-grazie”

“E di che! Io adoro i biscotti allo zenzero”

Veramente li preferiva al cioccolato. Ma si era sentita in colpa perché lei non aveva pensato di prendere un regalo per Draco e  quello era l’unica cosa che gli era venuta in mente per ringraziarlo

“Mmh non sono come quelli di mia madre ma…”. Commentò Draco qualche ora dopo assaggiando i biscotti

“Draco! Ma guarda che come fai i complimenti tu….bah povera la disperata che ti sposa!”

“Ehy” -  protestò lui offeso – “Guarda che sono un ottimo partito, anzi, molte streghe pagherebbero per sposarmi…”

“Draco hai mai pensato di sposare la Parkinson?”.

Si diede della scema immediatamente per quella domanda istintiva. Ma cosa gliene fregava di chi sposava Draco!

Lui storse il naso con aria terrorizzata

“Ma scherzi?”

“Perché? È ricca, è  purosangue e le vostre famiglie sono in ottimi rapporti”

“Infatti probabilmente mio padre e i suoi genitori sarebbero felici di vederci fidanzati. Ma, vedi,  non voglio desiderare di restare il più possibile a lavoro perché detesto la voce di mia moglie”

“E cosa vuoi da una moglie?”.

Di nuovo? Eh ma allora era masochista! Ma perché, perché doveva fargli queste domande idiote!

Il biondino parve rifletterci un’attimo prima di rispondere

“Qualcuna che non solo rispetto ma con cui ho anche piacere di stare assieme capisci? Vorrei qualcuna con cui mi trovo bene, non solo a letto ma anche a dividere le cose di ogni giorno”.

Ecco ad esempio un rapporto come quello che aveva con Hermione…

Eh????? Oh ma allora non imparava mai! Doveva smetterla di pensare sciocchezze su di lei. Figurarsi sposare Hermione, che idea!

 

 

 

Draco si svegliò nel cuore della notte. Si sentiva agitato ma non ne capiva il motivo. Non sapeva che fare così si alzò pensando di andare in salotto ma si fermò sentendo un rumore che veniva da un baule in fondo alla stanza. Chissà cosa c’era là dentro, probabilmente un molliccio. Decise di sbarazzarsene subito perciò afferò la bacchetta e aprì il baule. Qualche minuto dopo Hermione fu svegliata da un trambusto proveniente dalla camera di fronte. Si precipitò a vedere che cosa stesse succedendo e trovò Draco accasciato a terra che piangeva mentre qualcuno gli urlava addosso ogni tipo di insulto…Lucius Malfoy.

“…Non ti sei mai chiesto perché perfino io che sono tuo padre non ti amo?” – stava  dicendo – “ Perché nessuno, nessuno può voler bene a uno come te!”.

“No, no, non è vero”. Gemette Draco disperato

Hermione, che inizialmente era rimasta paralizzata dall’idea che il padre di Draco li avesse trovati, finalmente capì cosa relamente aveva davanti. Avanzò decisa verso la figura vestita di nero che inveiva contro il ragazzo e gli puntò la bacchetta contro

“Riddiculus”. Urlò

La figura si dissolse e lei corse verso il biondino inginocchiato a terra che ancora piangeva

“Per quello che vale” -  sussurò stringendolo forte – “Io ti voglio bene e sono certa che non sono l’unica”.

Draco sgranò gli occhi colpito da quelle parole. La voce della ragione gli diceva che lei gli stava dicendo la prima sciocchezza che le era venuta in mente per calmarlo. Ma lui la mise a tacere perché aveva un bisogno immenso di crederle. La strinse a sua volta come per aggrapparsi a lei e a poco a poco i suoi singhizzi si placarono. Quando lei alzò il viso per chiedergli se stava meglio lui la baciò con tutta la passione di cui era capace. Stavolta niente lo avrebbe fatto pentire di quello che stava facendo, perché ne aveva assoluto bisogno. Voleva perdersi nella sua dolcezza, aveva bisogno di sentire il suo calore.

Lei gemette e schiuse le labbra per permetergli di approfondire il bacio, facendolo quasi impazzire di desiderio quando sentì la sua lingua che rispondeva timidamente ai suoi inviti, così innocente eppure così eccitante. E il suo profumo…Dio era inebriante, lo stava facendo impazzire.

Le passò una mano dietro la nuca per farle piegare la testa all’indietro e l’altra la passò sulla sua spalla per farle scivolare la camicia da notte.

Smise di baciarla un attimo, un solo attimo. Ma bastò a riportarlo alla realtà.

“No, Hermione torna in camera tua”. Gemette disperato

Vide un lampo di dolore nei suoi occhi dorati

“Draco, qual è il problema? Non…non ti piaccio?”. Chiese timidamente

Non gli piaceva?? Oh Signore! Aveva il sangue che gli bruciava nelle vene, si stava facendo violenza per non saltarle addosso e lei gli chiedeva se non gli piaceva!?

“No Hermione, non è questo il problema”

“E allora che c’è?”.

Sospirò

“Non va bene piccola, non avresti dovuto permettermi di baciarti e…”.

Lo mise a tacere posandogli un dito sulle labbra

“Magari te l’ho permesso perché era quello che volevo”.

Lui chiuse gli occhi cercando di controllarsi ma fallì miseramente. Ok – pensò -  aveva fatto il suo dovere di gentiluomo, che già era inusuale per lui, dandole la possibilità di tirarsi indietro ma se lei non voleva…beh a tutto c’è un limite! Eh che diavolo non era un santo!

“Ok mezzosangue” – esclamò prendendola in braccio -  io ti ho dato la possibilità di andartene ma visto che insisti..”.

La poggiò sul letto depositandole una scia di baci sul collo

“Draco”. Sussurò lei facendogli rialzare la testa

Oh no non aveva mica intenzione di tirarsi indietro ora! Sarebbe morto di sicuro se lei lo avesse respinto in quel momento.

La guardò negli occhi aspettandosi che gli dicesse che non se la sentiva…e invece…

“Prometti che sarai dolce, io non l’ho mai fatto”.

Ma allora…?

“Mai?”

“No, mai”

“Ma allora tu e Wealsey…?”

“Non sono mai stata con Ron”

La scoperta gli diede un senso di esultanza. Forse il suo cuore era di Weasley ma era ai SUOI baci e alle SUE carezze che rispondeva il suo corpo

“Ehm…io… ecco…forse…temo che dovrai guidarmi tu…cioè insomma….”.  Sussurrò timidamente lei

Draco ridacchiò per il suo evidente imbarazzo

“Beh vorrà dire che per una volta sarò io a fare il professore”.

La battuta la fece sorridere allentando la tensione

“Bene prof, qual’è la lezione numero uno?”.

La baciò con passione

“Lezione numero uno: smetti di pensare, senti e basta”. Sussurrò roco al suo orecchio

“Mmmh mi piace questa lezione”

“Aspetta…adesso viene la lezione numero due…”

 

Ore dopo i due ragazzi furono svegliati da un gufo che picchiava contro la finestra. Hermione si alzò a prendere il messaggio. Era di Harry:

 

Non chiedere come sia possibile, Silente è vivo. Voldemort l’ha scoperto, sta attaccando Hogwarts con i Mangiamorte, stiamo andando tutti a combattere

 

Si guardarono negli occhi capendosi immediatamente

“Devo andare anche io”

“Dobbiamo andare, Hermione”. La corresse lui

“Ma Draco…”

“È  il momento di far vedere a tutti da che parte sto”

 

 

 

 

 

Per Alethewrither:  Ciao cara,  ti svelo un segreto…ho la storia già scritta ecco come faccio ad aggiornare così in fretta:)….tranquilla non mi hai annoiata piuttosto spero che il tuo pc si riprenda XD

 

Per punk inetta: allora Regolus mi dispiace dirtelo è morto sul serio….e aveva scoperto uno degli Horcrux di Voldemort ma l’incantesimo per distruggerlo lo ha ucciso e lui sapeva che sarebbe successo:)

 

Per valevigi1995: Visto che avevi ragione? In effetti è successo qualcosa:) comunque Regolus e Narcissa erano cugini di secondo grado quindi i nostri due protagonisti sono imparentati molto alla lontana tranquilla non è un incesto:)

 

Per Padroncina: Ok spero che non ti dispiaccia che abbia fatto andare herm a letto con draco…dai sii clemente erano un po’ che ci giravano attorno…e poi con un figo come Draco cerchiamo di capirla

 

 

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Capitolo 32
*** La fine della guerra ***


CAPITOLO 31: LA FINE DELLA GUERRA

 

“…Un'altra bella amata da una bestia, un’altra storia di infiniti sogni. I tuoi occhi erano il mio paradiso, il tuo sorriso faceva sorgere il mio sole. Perdonami perché non so cosa guadagno, da solo in questo giardino di dolore. Questo incantesimo non ha che una verità: piango per avere ciò che temo di perdere. Senza di te, la poesia dentro me è morta...”

 

Nightwish (Gethsemane)

 

La battaglia era finita, Harry Potter, non si sa in virtù di quale miracolo, era riuscito a sconfiggere Voldemort. Hermione sedeva di nuovo al tavolo di Grifondoro, immediadatamente sistemato dopo la fine della battaglia insieme a quelli delle altre tre case. Di nuovo, era seduta  fra Harry,  Ginny e Ron e, di nuovo, davanti a loro c’era Silente che sorrideva, quasi che gli ultimi mesi non ci fossero stati. Ma quei mesi c’erano stati eccome!  Le bastava alzare lo sguardo verso il tavolo di fronte per accorgersene. Incrociò lo sguardo di Draco e, senza bisogno di gesti o parole, quando  lui uscì capì che voleva che lo seguisse. La stava aspettando in giardino, con la sigaretta fra le labbra. La fissò in silenzio poi buttò la sigaretta espirando l’ultima boccata di fumo

“E così…finalmente è finita”. Considerò

“Già è finita…tu che hai intenzione di fare ora?”

“Non so…intanto mi prendo il diploma… se no mia madre chi la sente?”

“E avrebbe ragione, non puoi mica mollare gli studi così”. Lo redarguì lei con aria severa

“E tu? Orai hai di nuovo i tuoi amici…”

Era strano, ma gli dispiaceva pensare che tutto sarebbe tornato come prima: lei con Potter e i Weasley e lui…e lui a malappena aveva Blaise. Eppure Hermione era diventata importante per lui, non voleva perderla.

“Perché ? Mi vuoi ripudiare?”. Scherzò la mora

Ma nonostante il tono scherzoso anche lei aveva paura di dover affrontare un brusco risveglio

“Ma quando mai, Hermione! Sei sempre la mia compagna di missione preferita”

“E anche l’unica”

“Beh questo è un dettaglio, ora non cercare il cavillo”.

Le sue rassicurazioni le fecero tirare un sospiro di sollievo

“Meno male, ero preoccupata…..”                                                            

Lui inarcò un sopraciglio guardandola interrogativo

“Beh insomma…sai…dopo ieri…temevo che tu…che avresti preso le distanze per paura che mi fossi messa in testa chissà che….”. Spiegò imbarazzata

Draco ridacchiò

“Perché? Ti sei messa qualcosa in testa?”

“No…io non…assolutamente io…”

“Tranquilla va tutto bene, so che non sarebbe nel tuo stile”. Sussurò lui accarezzandole una guancia

Come la notte prima, si perse nelle sue iridi dorate e non riuscì a resistere alla tentazione di assaporare di nuovo le sue labbra. Quello che era  iniziato come un bacio delicato divenne presto molto passionale.

“Andiamo nel nostro dormitorio?”. Gemette lui spostandosi a baciarle il collo

Ma qualcosa era scattato in lei. Se l’avesse seguito in camera, dopo non sarebbe più stata capace di rinunciare a lui. Non era fatta per le storie di sesso e basta, ci avrebbe perso il cuore se avesse lasciato che accadesse. Quando lui si fosse stancato di lei, cosa che sarebbe accaduta di certo, essere lasciata l’avrebbe distrutta

“No, Draco, fermati”. Sussurò poggiandogli le mani sul petto per allontanarlo

Lui alzò lo sguardo confuso

“Che succede?”

“Non posso farlo”

“Cosa?”.

Quelle parole furono una stilettata al cuore per il biondino. Lo stava respingendo! Ma perché? Credeva che fosse stata bene la notte prima, come era stato bene lui. Cosa aveva sbagliato? Cosa era andato storto?

“Non posso farlo”. Ripetè lei

“Perché? Ti sei forse pentita di ieri?”.

Fu disgustato dalla disperazione che traspariva dal suo tono. Ma non poteva farne  a meno, la sola idea che si fosse pentita di essere stata con lui lo feriva terribilmente

“No, no Draco non mi sono pentita di quello che è successo ieri e non me ne pentirò mai, sarà sempre importante per me…ma non posso permettere che succeda di nuovo”

“Dimmi perché”.

Scosse la testa. Come poteva dirgli che temeva di potersi innamorare di lui?

“No, Draco, non chiedermelo”.

Gli diede un bacio sulla guancia e scappò via lasciandolo solo a chidersi all’infinito che diavolo fosse andato storto

 

Le vacanze di Natale non erano ancora finite, così lui non aveva altro da fare che aggirarsi per la scuola cercando disperatamente di evitare Hermione. Non aveva ancora digerito il suo rifiuto, non ne capiva il motivo e lo faceva stare male. E, come se non bastasse, lei era tornata a ridere e scherzare con Potter e Weasley, soprattutto Weasley. A quel punto per lui la spiegazione era una sola: Hermione aveva capito che era innamorata di quel fesso di Lenticchia quando l’aveva rivisto, per questo aveva respinto lui. Se avesse potuto se ne sarebbe tornato a casa ma sapeva che non sarebbe stato bene accetto, suo padre non gli aveva detto niente ma era sicuro che non gli aveva perdonato il suo tradimento.

“Ehy Draco tu che ne pensi?”. Lo richiamò Daphne

“Eh??”

“Stavo dicendo che ora il “trio dei miracoli” si da ancora più arie”

“Già, tesoro, hai proprio ragione, soprattutto la Granger…se ne va in giro come se credesse di avere chissà quale futuro…”. Convenne Pansy

“Puah ma quale futuro! È già tanto se riesce a fregare Lenticchia”

“Non ne sarei così sicura…sai ho sentito dalla Patil che Weasley si è messo con la sorellina di Fleur Delacour”.

Draco rischiò quasi di inciampare. Cosaaaaaa???? No, non poteva essere così idiota quello scemo! Non poteva aver preferito quell’oca bionda a Hermione, cioè lei era….beh lei era Hermione! Nessuna Veela svampita poteva competere col suo cervello, la sua allegria..e quei capelli che le davano un’aria così sensuale…soprautto sparsi sul cuscino…

Si passò le mani sul viso. Basta non poteva continuare così! Come avrebbe potuto andare avanti in quel modo per sei mesi? Come poteva pensare di dimenticare quell’unica notte che aveva passato con lei, quando ce l’aveva sempre davanti?

“Noooo, non ci credo” – stava ridacchiando Pansy – “Quella specie di zitella frigida è riuscita a farsi snobbare anche da quel pezzente!”

“Ma è davvero così male? Drà, tu che dividi il dormitorio con lei , che ci racconti?”. Chiese Daphne

“E io che cazzo ne so della Mezzosangue, eh?! Per l’ultima volta l’ho aiutata con Nott perché mi faceva pena ma per il resto non ho avuto nulla a che fare con lei”. Sbraitò il Serpeverde furioso

Un singhiozzo soffocato e quando si girò fece in tempo a vedere una chioma castana che spariva dietro l’angolo. Degluttì a vuoto. Non poteva mica essere Hermione quella….

“Uff ho voglia di aria”. Sbuffò nervoso

“Andiamo a fare una passeggiata fuori?”. Si affrettò a proporre Pansy

Sguardo agghiacciante

“Non mi pare di avertelo chiesto”.

Uscì in giardino, si appoggiò a una quercia e si accese la sigaretta. Anche se altro che sigaretta, avrebbe dovuto picchiare qualcuno per sfogarsi in quel momento!….Lenticchia, tanto per fare un nome a caso....

Dannazione era così ingiusto! Lui aveva salvato Hermione quando era prigioniera a Malfoy Manor, lui aveva passato quegli ultimi mesi a tenerla lontana dai guai, lui l’aveva consolata quando era triste e sempre lui l’aveva salvata dall’aggressione di Nott. E lei era innamorata di Weasley mentre a lui…

A te ha dato il suo corpo

Non è abbastanza!

E che diavolo vuoi allora?

Già che diavolo voleva? Sapeva la risposta ma non era facile accettarla…voleva il suo cuore, voleva che lei lo amasse…perché lui l’amava. Non l’aveva voluto, no, ma era successo e non si tornava indietro ormai

“Draco?!”. Lo chiamò una voce

E ora che diavolo c’era? Ma possibile che non riuscisse mai a stare in pace!

Si girò seccato pronto a mandare al diavolo lo scocciatore. E si trovò faccia a faccia con Severus Piton

“Posso parlarti?”. Chiese il professore apparentemente indifferente alla sua aria poco invitante

“Ma certo, Professore”

In fondo di tutti quelli che stavano in quella maledetta scuola Severus era il più sopportabile

“Mi era sembrato che tu e la signorina Granger aveste fatto amicizia quando vi ho visti prima della battaglia a Hogwarts…”

Eh che cavolo! Ma cos’era una congiura? Possibile che tutti dovessero parlargli di Hermione?

“Stavamo solo collaborando civilmente, tutto qua”

“No, Draco non è vero…non è necessario che menti con me”

“Se anche fosse a lei che importa?”. Scattò infastidito il giovane

Piton sospirò. Avrebbe dovuto parlargli di qualcosa che non aveva mai condiviso con nessuno, un’argomento che per lui era molto delicato . Ma doveva farlo! Non poteva lasciare che commettesse lo stesso errore che aveva commesso lui, che passasse la sua vita nel rimpianto come aveva fatto lui.

“Perché io ho già visto questa storia, vuoi sapere quale sarà l’epilogo?”.

Lui non rispose intuendo che gli stava per dire qualcosa di molto serio

“Non so cosa sia successo tra voi ma, qualunque cosa sia, se ti rifiuti di chiarirla, fra qualche tempo la vedrai camminare mano nella mano con qualcuno…il signor Weasley tanto per dirne una. E magari finalmente capirai che quella è l’unica donna di cui ti freghi qualcosa, ma sarà tardi, lei sarà già di un altro. Chissà forse un giorno te la troverai davanti con marito e figli….”.

No, no, no. Non poteva succedere! Lei non poteva stare con un altro!Marito? Figli? Sposata con un altro….madre dei figli di qualcun altro….no, non poteva succedere, no.

“STIA ZITTO!! Cosa ne sa lei? Come può fare queste profezzie del cazzo?”.  Urlò furioso

“Io so più di quanto tu creda”.

Lui si calmò all’istante sentendo quella voce che vibrava di malinconia e dolore

“Mi racconti”.

Si fissarono a lungo, poi Piton sospirò e si decise a raccontare

“Avevo un’amica una volta. Ero cresciuto con lei, era una persona splendida...oltre a essere figlia di babbani…”.

Draco spalancò la bocca sconvolto. Severus aveva un’amica mezzosangue? E l’aveva amata? Com’era possibile che lui non l’avesse mai  saputo? Credeva di conoscerlo quell’uomo…

“Ed era innamorato di lei?”. Chiese con un filo di voce

“Oh si!  Dalla prima volta che l’ho vista”

“E lei? Non la ricambiava?”

“Non lo so. E sai perché non lo so? Perché una volta lei mi chiese, visto che trattavo come pezze da piedi tutti i figli di babbani come lei, perché lei avrebbe dovuto essere diversa…e io non ho avuto il coraggio di rispondere, così non saprò mai se lei avrebbe potuto amarmi”

“Che è successo? Lei si è messa con un altro?”

“Si lei ha sposato un altro”.

Ed era morta…ma questo non c’era bisogno di aggiungerlo, Draco aveva già capito la cosa fondamentale….lui aveva perso per sempre quella persona…

“Parlaci Draco, se non lo fai te ne pentirai amaramente”.  Sussurò il  professore

Drac scosse la testa e sospirò scoraggiato

“Non lo so, Severus…”

“Vai Draco, fidati”.

 Senza farselo ripetere, si avviò lungo il parco, perché, anche se non avrebbe saputo dire come, sapeva dove trovarla. Lei era seduta sotto lo stesso albero dove si erano trovati alla fine della battaglia. Aveva le ginocchia strette al petto e piangeva

“Odio gli uomini”. Sibilò strappando rabbiosamente uno stelo di erba

Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Probabilmente aveva sentito la conversazione tra Pansy e Daphne e ricordare che quello stava con la piccola Delacour le aveva fatto male. Odiava sapere che soffriva, ancora di più sapere che soffriva per un altro. Avrebbe voluto andarsene ma l’istinto di protezione che aveva sviluppato per lei in quei giorni ebbe la meglio.

“Non odi gli uomini, solo quello per cui sta piangendo”. Sussurrò andandole di fronte

Si inginocchiò per essere alla sua stessa altezzza e le asciugò gentilmente le lacrime con i pollici

“E lui non merita le sue lacrime”. Aggiunse

Stranamente gli occhi di lei parvero incendiarsi di rabbia

“Ah si?” – urlò saltando in piedi – “Hai ragione! Uno che si porta a letto una ragazza per poi vergognarsi di ammetterlo perché lei è una mezzosangue non merita le mie lacrime”.

Ci mise talmente tanto a elaborare quello che lei aveva appena detto che quando si decise a muoversi lei se ne stava già andando. La rincorse fermandola per un braccio

“Cosa hai detto?”

“Hai capito benissimo! Ho sentito la conversazione che hai avuto con gli altri Serpeverde e non sono stupida! Dimmi una cosa se ti faccio così schifo perché sei venuto a letto con me? Volevi la soddisfazione di sapere che avevi incantato anche me?”

“Dannazione Hermione! Avresti preferito che mi vantassi di averti portata a letto come se fossi  un sgualdrina qualunque?  Era questo che volevi?”. Sbraitò stringendola alle spalle

Lei lo fissò confusa. Voleva dire che lo aveva fatto per proteggerla?

“Cioè questo era il tuo modo contorto di aver cura di me?”

“No, la verità è che ho detto la prima cazzata che mi è venuta in mente perché ero nervoso, ma anche se non fosse stato così la risposta non sarebbe cambiata”. Le disse sinceramente

“Significa che non ti vergogni di me?”

“No…ma adesso voglio io una risposta da te…ami Weasley?”.

Lei strabuzzò gli occhi

“Perché? Che t’importa?”

“Lo ami?”

“No, io e Ron siamo solo amici non c’è niente ne di sentimentale ne tantomeno di fisico”.

Era così felice che, senza pensarci neanche un momento, la baciò. Fu un bacio innocente e veloce, le sfiorò appena le labbra con le sue

“Voglio stare con te”. Le sussurrò all’orecchio

“Draco no, non voglio essere un’altra tacca nella spalliera del tuo letto”

“Non voglio questo…beh insomma non voglio solo…voglio stare con te anche di giorno, capisci?”.

Che schifo di dichiarazione! – si disse –  Ma lui non era mai stato bravo con le parole e per giunta era  anche imbarazzato.

“Mi stai chiedendo di essere la tua ragazza?”

“Beh mettiamo che io te lo chieda…insomma per ipotesi..che risponderesti?”.

Se non fosse stata così seria la situazione gli avrebbe riso in faccia

“Ah prima che tu dica di no sappi che in ogni caso non ti libererai così facilmente di me mia cara, non intendo rinuncire a te”

“Perché?”. Lo provvocò

“Perché tu sei una che lotta fino all’ultimo e non sarei degno di te se fossi da meno. E poi sono un Malfoy, non mi arrendo al primo no quando voglio qualcosa. E ti voglio mia piccola Mezzosangue… come non ho mai voluto nessun’altra”  .

Lei gli sorrise

“Draco?”

“Si?”.

Lo abbracciò e si alzò sulle punte per sussurrargli all’orecchio

“Nenche io intendo rinunciare a te Draco Malfoy”.

Si, ora che aveva capito che per loro c’era un futuro poteva dirglielo

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


 

EPILOGO

 

“…Solo chi si ama veramente, può sfidare il mondo intero. Rimettendo in gioco tutto, rincominciando a vivere. Come io e te…”

 

Gianni Morandi (Solo chi si ama veramente)

 

 

 

William si sbellicava dalle risate. Aveva dovuto trattenersi per tutto il racconto per timore che sua madre si interrompesse e ora finalmente poteva lasciarsi andare

“Davvero hai annaffiato papà?”. Boccheggiò

Non ci poteva credere. Porca miseria che forza sua madre!

“Uff possibile che di tutto il racconto ti sia rimasto impresso solo questo?”. Sbuffò la madre esasperata

“Dai mamma non svicolare”

“Ok, si ho annaffiato tuo padre perché mi aveva fatta arrabbiare da matti”

“Wow! Beh non ti do torto… in fondo, da come me l’hai descritto, era proprio insopportabile papà”.

Hermione sorrise. Era contenta di vedere che il figlio stava cominciando a digerire quello che gli era stato detto su suo padre

“Beh è migliorato molto da allora”. Precisò

“L’ho capito…davvero ha lavorato per l’Ordine sotto copertura?”

“Si tesoro”.

Beh forse aveva sbagliato da ragazzino ma doveva ammettere che poi suo padre si era comportato in maniera molto coraggiosa. Mmh forse avrebbe potuto persino essere orgoglioso di lui…. Mah si! In fondo aveva rischiato la pelle per uccidere Voldemort!

“E se non credi che tuo padre sia davvero cambiato chiedi a Dobby”. Scherzò Hermione

“Dobby il nostro elfo?”.

Eh già quando si erano sposati Draco aveva voluto un elfo domestico che aiutasse la moglie a barcamenarsi tra il lavoro di medimaga e la casa. E naturalmente la scelta era caduta sul suo vecchio elfo Dobby.  E ancora dopo sedici anni lui sosteneva che l’elfo si era convinto a lavorare di nuovo per un Malfoy solo perché voleva bene a Hermione

“Si, è stato al servizio dei Malfoy da prima che tuo padre nascesse”

“Davvero?”

“E si!”.

“Certo ora capisco tante cose…tipo come mai conosco solo nonna Narcissa”

“Vedi tuo nonno non ha più voluto avere a che fare con tuo padre dopo che si è messo con una mezzosangue…ma Narcissa non è d’accordo così lei continua a frequentarci”

“Capisco”

“Ora ci credi che tuo padre non è quel mostro che ti volevano mettere in testa? Diavolo ci sarà una ragione se l’ho sposato!”

“Si capisco…ma avreste dovuto dirmelo prima, non è stato bello scoprire certe cose così…”

“Si lo immagino….avevo detto a tuo padre che avremmo dovuto parlartene noi prima che tu lo sapessi da altre fonti…”

“E io dovrei aver imparato ormai che mia moglie ha sempre ragione”. Fece una voce dalla soglia

Si voltarono entrambi a guardare l’uomo che stava appoggiato allo stipite della porta. Hermione si sentì male a vedere lo sguardo tormentato di Draco. Aveva sperato tanto di riuscire a spiegare tutto a William prima che lui tornasse, per risparmiargli quel dolore. E invece, evidentemente, lui aveva sentito tutto.

“Papà”. Sussurrò William

Anche lui, ora che sapeva tutta la storia, capì cosa stava provando il padre. E desiderò di non aver mai sollevato la questione.

Draco si avvicinò al figlio inginocchiandosi davanti a lui per guardarlo negli occhi

“Non ti mentirò Will, sono stato un vero piccolo bastardo almeno fino ai diciassette anni e di tante cose che ho fatto mi vergogno profondamente. Ma poi ho avuto la fortuna di conoscere una persona fantastica come tua madre che mi ha dato una possibilità di cambiare e io, grazie al Cielo, non l’ho sprecata. So che non merito tua madre ma, per un qualche miracolo lei è riuscita ad amarmi, come io amo lei….ti giuro Will che nonostante tutto quello che sono stato io amo tua madre e amo te. Siete la cosa più preziosa che ho. Mi credi?”

“Si…papa?”

“Dimmi”

“Farai mai pace con nonno Lucius?”

“No, Will, non credo…vedi quando sono tornato a casa dopo il diploma,  ho fatto sapere della mia storia con tua madre…insomma non c’era molto da nascondere a qual  punto. Lui ha usato dei termini verso di me e verso tua madre soprattutto talmente insultanti  che ho fatto le valigie e sono andato a stare a casa di mia zia Andromeda”

“La mamma di zia Dora?”

“Si, lei…mio padre quando sei nato tu ha tentato di riavvicinarsi ma io non accetterò di riavere contatti finchè non chiederà scusa a tua madre dimostrandomi che è cambiato”.

Quella stessa frase l’aveva già detta  anni prima alla moglie quando gli aveva suggerito che sarebbe stato giusto permettere a suo padre di conoscere il nipotino. Ma lui si era opposto categoricamente, non gli avrebbe lasciato conoscere William finchè non fosse stato sicuro che era cambiato

“Perché?”. Aveva chiesto Hermione

“Perché non lascerò che faccia a mio figlio quello che ha fatto a me. Non voglio che mio figlio si trovi ad avere disgusto di se stesso ogni volta che ricorda il suo passato. Lui non dovrà essere come me”.

Ricordava ancora l’abbraccio dolce e confortante in cui l’aveva stretto Hermione

“E se nonno Lucius chiedesse scusa?”. Chiese Will, distogliendolo da quei ricordi

“Allora forse potrò cautamente riprendere a parlarci”.

Chissà magari prima o poi suo padre si sarebbe davvero ammorbidito

“Will? Mi dici chi ti ha parlato del mio passato di Mangiamorte?”

“Oh un pischelletto del primo anno…un certo Nott”

“Ti pareva che non ci fosse di mezzo il figlio della Parkinson!”. Esclamò Hermione

Cioè l’oca che, quando la storia fra lei e Draco era divenuta di dominio pubblico, aveva fatto il possibile per rendere il suo ultimo anno un inferno. Almeno finchè Draco non l’aveva fatta smettere. Anche se non aveva mai voluto dirle come l’avesse “convinta” a lasciarla in pace, cosa che, a suo tempo, l’aveva preoccupata non poco.  Ma poi aveva smesso di chiedersi quale minaccia le avesse fatto

“E del caro Theo…scommetto che gliel’ha raccontata lui la storia per farmi dispetto perché non sopporta che mio figlio abbia voti dieci volte più alti di quelli di suo figlio”. Borbottò Draco, con aria compiaciuta

Sua moglie dovette faticare a non ridere

“Ma la vuoi smettere Draco!”

“Beh che c’è? Stò solo facendo notare che mio figlio…”

“Nostro figlio”

“Si, si certo…nostro figlio ha voti più alti di quelli del figlio di  Nott. Abbi pazienza tesoro  ma quello lo odio proprio”.

E buon per lui che non avesse più osato avvicinarsi a Hermione altrimenti…

“Will ora credi di poter tornare a Hogwarts?”. Chiese al figlio con aria severa

 “Si credo di si”. Fece allegramente il ragazzo entrando nel camino

Appena il figlio fu sparito fra le fiamme Draco si accasciò su una poltrona sospirano stancamente. Hermione si sedette sulle sue ginocchia e lo abbracciò tentando di confortarlo

“Beh è andata  meno peggio di quanto mi aspettassi”. Considerò lui

“Si, è andata bene, direi che ha digerito bene la notizia”

“Pensi che mi perdonerà mai?”

“Amore non dirlo neanche per scherzo!  Nostro figlio ti adora, lo sai, aveva solo bisogno di chiarire questa cosa”

“Credi?”

“Ma certo”.

Si baciarono con passione, considerando quasi miracoloso come, dopo tanti anni, provassero ancora le stesse emozioni della prima volta

“Mi sbaglio o oggi è il giorno libero di Dobby?”

“Mmh”

“E nosto figlio non dovrebbe tornare per ora, no?”

“Direi di no”

“Bene quindi siamo completamente soli?”. Considerò  Draco con un sorriso malizioso

“Ha qualche idea Signor Malfoy?”. Chiese lei con la stessa espressione

“Si, Signora Malfoy…vediamo, ha a che fare con il letto,  i suoi doveri coniugali…”

“Mmh un ottima idea dunque”.

Salirono le scale verso la camera da letto mano nella mano.

Molte ore dopo,  Hermione svegliò suo marito, caduto in uno stato quasi simile a un Nirvana

“Draco?”

“Mmh che c’è?”

“Devo dirti una cosa…”

“Il tuo amante ti ha chiesto di lasciarmi?”. Scherzò lui

“Draco!! Sono seria”:

Lui si rizzò a sedere, leggendo una leggera nota di preoccupazione nel tono della moglie

“Che c’è piccola?”

“Ecco io….ehm…sono incinta”

“D-davvero?”. Chiese lui felice e incredulo

“Si…e la mia collega che mi ha visitata oggi dice che è una femmina…lo so che…insomma dopo quindici anni tu magari non salterai dalla gioia all’idea di avere a che fare con un neonato di nuovo ma…”.

L’abbraccio di suo marito la mise immediatamente a tacere

“È…è fantastico…io..non ho parole, davvero”

“Vuol dire che sei contento?”.

Aveva temuto tanto che suo marito prendesse male la notizia

“Contento? Sei matta!  Perché non dovrei esserlo?”

Sorrideva estasiato mentre la sua immaginazione evocava la stessa bimba con i riccioli color cioccolato e gli occhi dorati su cui aveva fantasticato sedici anni prima, la notte in cui aveva ricevuto il Marchio Nero. Solo che adesso era molto meglio, adesso quella bimba  era anche sua figlia.

 

 

 

Autrice: Siamo arrivati alla fine! Un  grazie immenso a chi mi ha sopportata fino all’ultimo, spero di essere riuscita a emozionarvi al meno un po’. ….su su stavolta fate le brave almeno alla fine e lasciatemi tanti commenti:)

 

 

 

Per punk inetta: Visto che ti ho accontentata? Il figliolo di Draco e Herm è rinsavito:)

 

Per Padroncina: Weeeeeee la mia lettrice numero 1 :) spero ti sia piaciuta la fine…..sono d’accordo con te è inpossibile stare tanto tempo con draco e non fare pensieri impuri su di lui XD

 

 

Per valevigi1995: Allora intanto se stai leggendo vuol dire che hai finito le vacanze quindi….BEN TORNATA XD…beh spero che tu sia soddisfatta di come ho fatto finire la storia:)

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