Green College

di Mary00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let's begin! ***
Capitolo 2: *** First morning ***
Capitolo 3: *** Matters ***
Capitolo 4: *** Lunch and... Dessert ***
Capitolo 5: *** First afternoon ***
Capitolo 6: *** Strange night ***



Capitolo 1
*** Let's begin! ***


Green College

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

Let's begin!

 

 

 

 

Avevo intuito subito che qualcosa non andava in quel college, forse perché la facciata dell'edificio era troppo antica, o forse perché non c'erano ragazzi a giocare nel cortile, forse perché le aule sembravano vuote o magari perché ero arrivata in piena notte e quindi la maggior parte dei motivi citati dipendeva da questo. Appena arrivata ci fu il preside ad accogliermi, come mi aveva accennato il maggiordomo del nonno, mi accolse con un ampio sorriso e mi fece strada attraverso l'ingresso, aiutandomi coi bagagli, che erano abbastanza ingombranti e pesanti, infatti io stessa mi chiedevo come avesi fatto a trascinarmeli per quasi due chilometri fino a quel momento, sì, perché ero dovuta venire a piedi da casa del nonno, il college si trova in aperta campagna, e la casa di mio nonno è situata in un paesino, sempre in aperta campagna, e la città più vicina si trova a più di dieci chilometri da lì, ma il paesino è indipendente.

Il preside mi spiegò in breve quello che c'era da sapere sulla scuola mentre salivamo delle scale che mi sembrarono abbastanza lunghe:

<< Dunque, buonasera Alessandra, io sono il preside Johanson, benvenuta nel Green College! Speriamo che la tua permanenza sia lunga e piacevole. Ti consegno il foglio con gli orari delle varie lezioni, da seguire regolarmente, tu sei situata nel secondo anno, poiché hai già compiuto tredici anni. Leggilo con calma stasera o quando lo riterrai necessario. Il dormitorio per quelli del secondo anno è al quinto piano, insieme al foglio con gli orari c'è anche una piantina del college, che dovrai riconsegnare domani al primo docente che incontrerai, sai non ne possediamo molte e le poche che abbiamo le prestiamo ai nuovi arrivati, così la copiano e ce la riportano, anche tu farai così. Sarai in camera con una delle nostre allieve migliori, Marina Flowers, è molto simpatica, ti ci troverai bene. In camera troverai appeso alla porta un quadro con tutte le regole base da seguire qui nel college, ti consiglio di non tentare di infrangerle. Oh, ma guarda! Siamo già arrivati alla tua camera, non sono numerate, quindi cerca di non confonderti con quella di qualcun altro, perché dentro sono tutte uguali! Qui a sinistra c'è il dormitorio maschile di quelli del secondo anno, dì pure a me o ai docenti responsabili del tuo anno se qualcuno ti infastidisce, non sarebbe la prima volta. Ora và, immagino sarai stanca no? Sistema la tua roba nell'armadio e poi infilati sotto le coperte, le lezioni incominciano alle 8:30 e terminano alle 14:25, o perlomeno quelle del tuo anno hanno questi orari. Quelle pomeridiane vanno dalle 16:30 alle 19:00, il resto lo leggerai nel programma. Buonanotte! >> 

Il preside si allontanò dopo aver bussato fragorosamente ad una delle porte, da cui qualche minuto dopo si affacciò una ragazza della mia età, che mi fece cenno d'entrare, io trascinai nella camera le valigie e mi chiusi la porta alle spalle. La camera era molto accogliente, c'era una moquette rosso bordeaux a ricoprire il pavimento, tre finestre si affacciavano sul cortile, due letti, un comodino, un termosifone, un condizionatore, una lampada a muro, un'altra porta (intuii per il bagno), e poi la ragazza che mi aveva aperto la porta, che mi fissava con occhi vispi.

<< Ciao, io sono Marina. >> Si presentò con un ampio sorriso e mi porse la mano, l'afferrai.

<< Io sono Alessandra, ma chiamami Sandra per favore. >>

<< Oks! E tu chiamami Ina. >> Il sorriso si allargò di un po'. Osservai meglio la ragazza che avevo davanti:

Capelli corvini spettinati lunghi fino alle spalle, occhi dello stesso colore, leggermente a mandorla, corporatura magra, addosso aveva una specie di camicia da notte a quadri, grigia. 

<< Ti aiuto a sistemare la roba Sandra? >> Mi chiese Marina osservando i bagagli dietro di me.

<< Sì, grazie. >> Le sorrisi, sembrava una tipa simpatica, come aveva detto il preside.

Quando mi voltai per prendere una delle valigie notai il quadro appeso alla porta, quello con le regole, mi misi a leggerlo, senza accorgermi che Marina stava mettendo i miei vestiti nell'armadio al posto mio. Cominciai a leggere il quadro:

 

 

 

Regole da seguire nella permanenza al Green College

 

 

 

 

 

 

 

1. Non andare in giro per la scuola di notte.

2. Portare rispetto a docenti e compagni.

3. Non visitare stanze inutilizzate della scuola.

4. Attenersi alle punizioni decise per una qualsiasi violazione delle regole.

5. Non uscire dall'ambiente scolastico senza permesso.

6. Non usare il cellulare senza permesso.

7. Non utilizzare un linguaggio volgare verso compagni e docenti.

8. Presentarsi alle lezioni e alle riunioni nell'arco di tempo stabilito.

9. Seguire le istruzioni del capogruppo qualora il docente responsabile fosse assente.

10. Seguire le regole.

 

"Wow, che regole parzialmente inutili!" Pensai fra me e me.

Quando mi voltai Marina aveva sistemato tutti i miei abiti alla perfezione nell'armadio che fino a pochi minuti prima era completamente vuoto da qualsiasi indumento, e si stava soffermando sulla foto dei miei genitori, che avevo piazzato in fondo a una valigia, assieme al libro che stavo leggendo. 

<< Ehm, Ina? >> Lei alzò lo sguardo e poi si scosse un attimo, come fosse stata in uno stato di trance.

<< Ops! Scusami tanto Sandra, mi piace molto vedere le foto, ti prego scusami. >> Detto questo poggiò la foto sul comodino che avremmo condiviso, dalla parte del mio letto, proprio dove l'avrei messa io. 

Mi cambiai velocemente e mi misi sotto le coperte, come mi aveva consigliato di fare il preside, le valigie le mollai in un angolo inoffensivo della camera e con quelle anche il libro, quindi afferrai il programma della settimana dal comodino e mi misi a leggerlo, mentre Marina pensava ad una nuova pettinatura per il giorno dopo.

 

 

 

Programma della settimana

Materie

 

 

 

 

Lunedì mattina:

 

Colazione alle ore 7:30

 

Aritmetica

Inglese

Educazione fisica

Antologia

Grammatica

Educazione civica

Pranzo alle ore 14:40

 

Lunedì pomeriggio:

 

Attività sportiva a scelta (tennis, nuoto o basket) x2 ore, fino alle 18:30

Riunione nella sala comune

Cena alle ore 19:30

Attività notturna per il primo anno (escursione)

 

Mi bastò leggere quello, per gli altri giorni l'avrei letto dopo, e poi mi sentivo abbastanza stanca.

<< Ina? Vorrei spegnere, posso? >>

<< Sì sì. Eccomi, anche io sono stanca. >> Si mise sotto le coperte con un salto e sbadigliò.

Spensi l'interruttore e poi le chiesi:

<< Ina? Di che segno sei? >>

<< Gemelli, perché? >>

<< Così, per chiedere. >>

<< E tu? >>

<< Bilancia. >>

<< Wow. >>

<< Perché? >>

<< Perché anche il fondatore del college era della bilancia. >>

<< Ah. E pensa che anche mio padre era dei gemelli. >> Ma non mi sentì, si era addormentata.

Quel college non mi sembrava il migliore dei posti, ma sicuramente era meglio che passare giornate intere con mio nonno, a tenergli compagnia ora per ora, ma adesso quei tempi erano finiti, e mi aspettava qualcosa di più terribile e molto meno noioso...

 

 

 

***

 

 

 

Ciao ciao ciaoooo!!! Eccomi qui con una nuova storiaaa!! Spero che come inizio vi sia piaciuto =) 

Ho scritto questa storia perché avevo un'ispirazione su qualcosa di... Collegiale! xD

Sì, è così. 

Spero d'avervi incuriositi abbastanza da lasciare un commentino = > anche piccolo piccolo va bene!

Grazie per aver letto fin qui ^^

Mary00

 

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Capitolo 2
*** First morning ***


Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

First morning

 

 

 

 

La mia prima sveglia al Green College fu abbastanza faticosa, anche perché, a svegliarmi fu una specie d'apparecchio di Marina, che faceva un suono acuto e stridulo, mi svegliai malissimo, mollando all'apparecchio un meritato pugno, per far cessare quel suono fastidioso, poi ovviamente arrivarono le proteste di Marina:

<< Ehi! Quella era la mia sveglia, Sandra! Se volevi spegnerla bastava toccarla, accidenti. >> Sembrava davvero arrabbiata.

<< Scusami io... Mi devo abituare. Senti, qui bisogna indossare una divisa per caso? >> Cambiai discorso per alleggerire l'atmosfera creatasi.

<< Certo. >> Mi rispose seccamente senza aggiungere ulteriori dettagli.

<< E dove posso procurarmela? >> Le chiesi tentando d'alzarmi appoggiandomi al comodino, ma ricadendo nuovamente sul letto con la testa che ballava il samba senza darmi tregua.

<< Chiedi a qualche prof, a me l'hanno consegnata appena arrivata. >> Aveva preso in mano l'apparecchio che si era ammaccato dopo il mio pugno e cercava di capire quanto fosse grave il danno, ma pareva saperne davvero poco, quanto un muratore sa di abbigliamento almeno.

Mi alzai e mi diressi al bagno, dopo essermi lavata e pettinata uscii e tornai in camera, afferrando dall'armadio una camicietta e un gilet a caso di colore verde, che abbinai malamente ad una minigonna a quadri verde scuro, poi infilai le mie Adidas nere e misi un cerchietto in mezzo alla mia matassa di capelli mossi, provando a far risaltare il colore blu in mezzo al castano, con scarsi risultati.

Attesi che anche Marina finisse di vestirsi e di acconciarsi i capelli, non ci mise poco, poi mi lanciò uno sguardo sorpreso, come se avesse notato che stavo per uscire in mutande.

<< Ehi Sandra, vieni qui, ti faccio una treccia, non puoi uscire in quel modo, dai! >> Disse con un tono che non avrebbe accettato un rifiuto o una protesta, e si avvicinò a me con in mano la sua spazzola enorme, che forse sarebbe riuscita a domare i miei capelli ribelli in una passata, forse.

<< Bhe, una treccia magari no, ma una coda con un nastro o qualcosa di simile mi andrebbe bene. >> Le sorrisi solarmente anche per scusarmi dell'azione insensata (o magari no) di qualche decina di minuti prima, lei parve notarlo e ricambiò il sorriso, cominciando a pettinarmi e rimuovendo quasi a fatica il cerchietto dai capelli annodati. In meno di dieci minuti mi aveva fatto una coda degna di un primo premio di bellezza, con un nastro verde smeraldo, come le avevo chiesto, poi mi aveva sistemato il cerchietto appena dopo quello che sarebbe dovuto risultare un ciuffo laterale ma che sembrava solo un ammasso di capelli piazzatosi in quel punto per puro caso. Eravamo uscite di corsa e appena finita la rampa di scale, che la sera prima mi era sembrata lunghissima ma invece era molto più corta dei miei pensieri, ci ritrovammo in un corridoio con molte stanze, o forse aule, ci dirigemmo poi dritto per dritto in fondo al corridoio, dove si trovava un'enorme sala da pranzo, con più di dieci lunghissimi tavoli di legno e altrettante panche sempre in legno, dove già sedevano molti studenti di varie età, ma nessuno superava i sedici, o almeno così mi parve. Io e Marina prendemmo posto al secondo tavolo partendo da sinistra e dopo esserci sedute cominciammo entrambe a prendere e divorare alcune delle invitanti pietanze che erano sistemate sul tavolo come colazione:

Cornetti, brioches, fette biscottate, cereali d'ogni tipo, merende confezionate di marche di cui non conoscevo l'esistenza sino a quel momento e molto altro, intorno poi erano riposti molti barattoli contenenti creme e mieli di ogni sapore e provenienza.

Io addentai un cornetto ripieno di panna (sì, era panna davvero) e appena finito ne mangiai un altro uguale, poi afferrai la brocca di quello che mi parve caffè e ne versai una bella quantità nella mia tazza, dopodiché presi la brocca del latte freddo e ne versai altrettanto nella tazza, fino a colmarla. Non misi nemmeno lo zucchero, bevvi il liquido tiepido in un sorso e poi mi fermai un attimo, sazia, sì io mi sazio con molto poco. Marina invece mangiò tre brioches ripiene di marmellata ai frutti rossi e una bomba alla crema, poi bevve quasi un'intera brocca di latte caldo e mangiò una fetta biscottata dopo averla riempita di Nutella, quando fu sazia fissò me e sorrise colpevole come se avesse appena commesso un crimine imperdonabile. Io dopo averle ricambiato il sorriso cominciai a guardarmi intorno e notai che dalla nostra posizione si vedeva bene l'entrata da dove eravamo passate poco prima, da dove ancora in quel momento continuavano ad entrare studenti frettolosi, che, appena individuato il loro tavolo, ci si teletrasportavano correndo a perdifiato per poi abbandonarsi su una panca uguale alla nostra e cominciare a mangiare come noi pochi minuti prima. In particolare mi colpirono due studenti che sembravano avere più o meno la mia età, erano gemelli, entrarono nella sala con calma e si guardarono attorno, cercando il loro tavolo, guarda caso il nostro e si sedettero proprio davanti a noi, ma non rivolgendoci neanche uno sguardo, e cominciando a mangiare con una lentezza e una grazia esasperanti. Li osservai meglio mentre mangiavano entrambi una fetta biscottata con miele d'acacia:

Erano due ragazzi, avevano davvero la mia età, entrambi i capelli neri e lisci sino al collo, entrambi quella che capii era la divisa maschile ed entrambi gli occhi color ghiaccio. Sì, abbastanza belli nell'insieme, ma mi sembravano un po' altezzosi, considerazione che poco dopo si rivelò esatta. Marina gli parlò:

<< Ah buongiorno dormiglioni! Come va oggi? Che nemmeno vi degnate di salutarmi? >> Usava un tono abbastanza confidenziale, dedussi che era loro amica da un po'. I due alzarono lo sguardo contemporaneamente e non appena ebbero ingoiato l'ultimo boccone della fetta biscottata si scambiarono uno sguardo indecifrabile e poi uno dei due parlò:

<< Ciao Marina. Sai non è stata la nostra migliore notte, ma abbiamo dormito almeno. Tu invece? Ti trovo in forma se non erro. >> Aveva una voce suadente e leggera. Marina gli sorrise soddisfatta e poi mi lanciò un'occhiata per ricordarmi chi aveva ammaccato l'apparecchio, che in quel momento aveva ancora in mano.

<< Sì, sono in forma, grazie. Lei è l'ammaccatrice di sveglie. >> Scoppiò in una risatina candida. I due gemelli spostarono lo sguardo su di me e mi studiarono con scarso interesse, come fossi un libro rovinato e loro due esaminatori di biblioteche molto severi e famosi. Dopo essersi scambiati un'altra occhiata il gemello che aveva parlato poco prima con Marina mi rivolse la parola porgendomi una mano dai tratti sottili e le dite pallide e affusolate:

<< Molto lieto, sono Emanuele GreenFlowers e lui è mio fratello gemello Valerio. Tu sei? >>

<< Mi chiamo Alessandra Rains. >> Gli strinsi senza energia la mano, per paura (davvero) di spezzargliela. Dopo Emanuele anche Valerio mi porse la mano e gliela strinsi in egual modo, sempre con lo stesso timore. Dopo questa presentazione ci fu un silenzio tra di noi, Marina aveva ripreso a mangiare invece i due gemelli continuavano ad osservarmi, poi Emanuele distolse lo sguardo e si versò un po' di latte freddo nella sua tazza, mentre Valerio continuò a fissarmi, non riuscivo a captare nulla in quello sguardo, se non, forse, una leggera ostilità. Poi per la prima volta da quando era entrato in quella stanza Valerio parlò, rivolgendosi a me, la sua voce era quasi identica a quella di Emanuele, ma forse il tono era più pacato:

<< Perché "l'ammaccatrice"? >> A quel punto anche Emanuele spostò lo sguardo su di me, mentre Marina continuò a mangiare senza sentire nulla. 

<< Bhe, stamattina è successo un piccolo incidente con la sveglia di Marina e lei mi ha... Come dire, "rifilato" questo simpatico nomignolo. >> Nel pronunciare "simpatico" alzai un po' il tono, per intendere che non mi piaceva per nulla, e poi aggiunsi << Voi però potete chiamarmi Sandra. >> Conclusi con un sorriso amichevole, che non fu minimamente ricambiato. I due si scambiarono l'ennesima occhiata e alla fine Emanuele mi rispose:

<< Noi ti chiameremo Alessandra, e ti pregheremmo di fare lo stesso coi nostri nomi, se non rappresenta un fastidio per te. Preferiremmo che i nomignoli o i soprannomi non fossero usati su di noi. >>

<< Va bene, Emanuele e Valerio. >> Nel pronunciare i loro nomi mi sembrò che si fossero infastiditi, quasi avessi sbagliato accento su una parola scontata mentre leggevo un brano semplicissimo. Poi Emanuele aggiunse a nome di entrambi:

<< Grazie. >> E distolse lo sguardo continuando a bere il suo latte. Anche Valerio distolse lo sguardo e si concentrò nel fissare il gemello in modo enigmatico. Intanto Marina aveva finito le brioches alla crema, ai frutti e alla cioccolata e stava bevendo il latte caldo avidamente, quasi fosse la sua unica fonte di vita. Io abbassai lo sguardo alla mia minigonna, che intanto si era sgualcita e tentai di risistemarla, ricavando solo una perdita di tempo. Poi per rompere il silenzio e magari socializzare di più coi gemelli domandai a loro due:

<< Ehm, Emanuele, Valerio di che segno siete? >> Mostrai il mio miglior sorriso e provai a risultare interessata, con scarso successo.

<< Siamo entrambi del cancro. Come mai questa domanda? >> Mi chiese Valerio sospettoso prima che Emanuele avesse il tempo d'aprir bocca.

<< La faccio un po' a tutti, mi interesso d'astrologia, ma mi sembra che voi non siate molto interessati, o no? >> Provavo a mantenere il sorriso, ma dopo un po' s'indebolì, a vedere quei due così seri e impassibili. Rispose ancora Valerio:

<< Invece lo siamo e più di quanto credi. >> Mi rivolse uno sguardo intenso.

Suonò una campanella facendomi sobbalzare, e Marina, assieme a tutti gli altri ragazzi della sala si alzò, prendendomi per il braccio e dirigendosi all'uscita della sala, per poi farmi infilare in un'aula e trovare posto per me e lei in fondo all'aula, ad un banco vuoto. Attendemmo  che l'aula si riempisse e che il professore d'aritmetica entrasse, quindi ci alzammo in piedi e ci risedemmo velocemente. Notai, a due banchi avanti al nostro, ma ad una fila laterale, i due gemelli, intenti a tirar fuori il libro d'aritmetica, mi sembravano dei tipi con un passato abbastanza contorto, o perlomeno con abbastanza problemi da farli stare in quello stato triste a vedersi. Il professore d'aritmetica, notai, aveva portato sulla cattedra una brocca con dei cubetti di ghiaccio e un bicchiere di plastica, all'inizio pensai ad un esperimento scientifico, ma poi notai che si versò un po' di cubetti nel bicchiere e poi lo portò alle labbra, che dopo il contatto col ghiaccio gli divennero rosse carminie. Ci fissò uno per uno, banco per banco e poi si fermò su di me:

<< Avvicinati. >> Mi disse il professore con un mezzo sorriso. Tutta la classe si voltò verso dove il professore aveva rivolto lo sguardo e mi fissò perplessa. Io mi alzai e a passi abbastanza lenti raggiunsi la cattedra, il professore si alzò e dopo essersi schiarito velocemente la voce mi presentò:

<< Ragazzi, lei è Alessandra Rains, e da oggi sarà una vostra compagna di classe, mi aspetto che la trattiate con riguardo e simpatia, ha appena dovuto affrontare un lutto e quindi siate cordiali e non antipatici e maleducati come siete stati con lo scorso nuovo compagno di classe... Ma lasciamo stare il passato, vedo che hai già socializzato con la signorina Bells, molto bene, è una delle mie studenti migliori, mi auguro che anche tu possa diventarlo. Prego, torna al tuo posto e cominciamo la lezione, questo è il tuo libro di testo. >> Mi porse un volume identico a tutti quelli che gli altri compagni di classe avevano poggiato sul banco, non era enorme, ma nemmeno tanto sottile. Tornai a sedermi con la stessa lentezza di prima e cominciammo la lezione.

La prima e la seconda ora volarono senza che quasi me ne accorgessi, ma la lezione di educazione fisica non fu altrettanto rapida...

 

 

 

***

 

 

 

Ma ciao, ciao, ciao e ancora CIAOOO!!! Sono tornata per un altro capitolo e spero che vi sia piaciuto, anche se un po' corto =/ e di questo perdonatemi, e perdonate anche il leggero ritardo per l'aggiornamento, mi ero presa una piccola vacanza ^^''. Recensite ancora e grazie a quelli che l'hanno fatto fin'ora!

 

kakashina97100: Ottima osservazione, complimenti xD MA non preoccuparti, se sono sopravvissuta io ad un'escursione notturna a quell'età possono riuscirci anche i personaggi della storia u.u Grazie per la recensione ;)

KiarettaXMartyAiLovU: Sono felice di questo e spero che continuerà a piacerti =) Grazie per aver recensito ^^.

Aryadaughter: Mi fa piacere saperlo, e sappi che continuerà ad incuriosirti, e positivamente sempre e comunque :D Grazie per la recensione.

 

Grazie anche a chi ha inserito al storia nelle seguite e le preferite.

Continuate così lettori e lettrici!!

Mary00

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Capitolo 3
*** Matters ***


Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

Matters

 

 

 

 

L'ora d'educazione fisica non prese parte fra le mie preferite quel giorno. Appena terminata l'ora d'inglese, e uscita la professoressa, tutti cominciarono a parlare, discutere, passarsi i compiti di altre materie e anche solo chiaccherare, cosa che non fece molto piacere al professore d'educazione fisica quando entrò.

<< Ma insomma!! Dove siamo?! Al mercato del pesce?! Basta strillare!! Possibile che ogni singola volta che metto piede in questa classe mi devo sorbire le vostre voci stridule che gridano in coro?? Come se non bastassero quelli del sesto anno a spaccarmi i timpani!! Quelli non si calmano neanche col gas soporifero, volete diventare come loro e passare il resto delle vostre ore d'educazione fisica a fare teoria?! E' una vostra scelta libera!! >> Strillò facendoci rabbrividire e azzittire all'istante, poi si sedette e prese il suo registro personale, cominciando a scrivere. Cominciarono i sussurri, e il professore ovviamente se ne accorse.

<< Bhe? Chi vuole aiutare la bidella a pulire i bagni? Ah, pensavo che ci fossero meno volontari!! Uno per volta, non capisco bene! Sentite, il prossimo che apre bocca finisce ad usarla per pulire le schifezze lasciate da quelli del sesto nei bagni usati da tutti, capito? >> Ogni sussurro cessò, e tutti si sistemarono diritti sulle sedie, mentre il professore ricominciò a scrivere. "Se questo parla così in classe non oso immaginare cosa ci farà fare come esercizi..." Pensai sospirando silenziosamente e rassegnandomi. 

<< Andiamo, tutti in fila per due. >> Tutti gli alunni si alzarono correndo verso la porta dell'aula.

<< Senza fare gli animali!! >> Strillò il professore facendoli rallentare. Io fui una delle ultime ad uscire, assieme a Marina e altre due ragazze che mi sembrarono abbastanza timide, o forse erano solo spaventate dal professore.

Scendemmo per molti piani che non riconobbi e non riuscii a classificare, solo uno prima della palestra mi parve la mensa. Arrivammo nel giardino che avevo visto la notte prima vuoto, adesso invece c'erano vari gruppi di ragazzi a giocare a basket, pallavolo, tennis, e altri che si scaldavano correndo per tutto il perimetro. Il professore si sedette su una panchina, vicino ad altri docenti, poi ci parlò con un tono che non avrebbe ammesso repliche:

<< Quindici giri di corsa, poi fate gli ostacoli UNO PER VOLTA e alla fine prendete i palloni e dividetevi come sempre: Maschi calcio, femmine pallavolo. Forza, veloci!! Avete solo un'ora! >> Dal gruppo si levarono dei sospiri e dei lamenti, poi cominciarono a correre in gruppo ed io e Marina li seguimmo a ruota, tentando di non essere fra i primi, altrimenti ci saremmo stancate subito. Dopo appena tre giri di corsa ero esausta, ma mi feci forza e ricordai a me stessa che mi mancavano SOLO dodici giri. Arrivai al decimo che stavo per cadere, infatti inciampai, fortunatamente ero l'ultima del gruppo, quindi nessuno mi calpestò, ma non mi riuscii più ad alzare, avevo preso una storta che mi doleva molto alla caviglia destra, poggiai la fronte sull'erba fresca e mi godetti quel momento di pausa, avevo crampi dappertutto. Poi udii una voce vicino a me:

<< Ehi, ti senti bene? >> Era una voce maschile, ma non adulta. Alzai piano la testa da terra e mi sedetti sull'erba fissando il volto che mi si presentava davanti:

Era un ragazzo, non sembrava avere più di quattordici anni, aveva dei capelli arruffati e biondi scuro che gli accarezzavano la fronte e il collo, aveva addosso una tuta da ginnastica, come quella che mi avevano imposto d'indossare poco prima, solo che lui aveva la versione maschile. E i suoi occhi erano verdi, ma verdi accesissimi, sulle labbra aveva stampato un sorriso smagliante, e mi stava porgendo una mano per aiutarmi ad alzarmi, l'afferrai e sorrisi timidamente, però non appena mi rimisi in piedi persi l'equilibrio e mi appoggiai al petto caldo di quel ragazzo, vergognandomi terribilmente, ma non riuscendo più a spostarmi, i crampi alle gambe erano incontrollabili e mi doleva tutto, poi non ricordo nulla, tranne d'essere svenuta e di essermi poi svegliata in quella che capii era l'infermeria.

Mi svegliai sdraiata su un letto bianco, in una stanza che puzzava di disinfettante e medicine, era tutto bianco, letto, lenzuola, muro, piastrelle, tende, flaconi, mobili e persino la mia tuta da ginnastica, solo che quella aveva preso un colorito grigiastro dopo la lezione. Mi accorsi d'essere osservata e mi voltai alla mia sinistra, c'era il ragazzo di poco (o molto) prima, seduto su una sedia che mi parve abbastanza scomoda. Manteneva il sorriso di prima intatto, e mi fissava con una leggera ansia negli occhi verdi.

<< Ehm... Ciao. >> Gli dissi io mettendomi lentamente a sedere e portandomi una mano alla fronte, constatando che avevo un cerotto proprio al centro.

<< Ciao. Dimmi, ti senti un po' meglio? >> La sua voce era tranquilla e rilassata.

<< Sì, più o meno. Come sono arrivata qui...? >> Formulai una delle tante domande che mi gironzolavano in testa in quel momento. 

<< Ti ci ho portata io un'ora fa, verso le 10:45. >>

<< Come hai fatto? Ero svenuta... >>

<< In braccio, no? >> A quelle parole avvampai e rimasi con la bocca lievemente aperta, appena mi accorsi dell'aspetto che dovevo avere mi ricomposi velocemente, assumendo l'espressione più tranquilla che potei, ma non lo convinsi e incominciò a ridere, sì ridere, di me, e me lo meritavo, dovevo essere davvero ridicola. Abbassai lo sguardo e mi sedetti sul bordo del letto, ma dall'altra parte, mi infilai le scarpe e mi misi in piedi, sentendo che i crampi erano spariti, e che riuscivo perfettamente a reggermi in piedi da sola. Chissà quanti studenti e studentesse mi avevano vista in braccio a quel ragazzo... E chissà cosa avevano pensato di me! Perfetto, il mio soprannome sarebbe cambiato da "ammaccatrice" a "tr**a"!! Accidenti...

Cominciai ad incamminarmi verso la porta della stanza, quell'odore acre cominciava a stordirmi. Quando poggiai la mano sulla maniglia però ebbi un violento capogiro, e sentii di star precipitando verso il gelido pavimento dell'infermeria, ma poi avvertii due braccia caldi e forti sorreggermi, e vidi un viso bellissimo sopra di me. Mi ritrovai rasoterra, ma sempre tra le braccia di quel ragazzo.

<< Non alzarti, non sei ancora in grado di farlo. Scusami, eri davvero molto carina intimidita sai? >> Mi regalò un sorriso malizioso che mi fece avvampare di nuovo, mi voltai a fissare il disegno luccicante sulle piastrelle e tentai di liberarmi dalla presa ferrea ma non stritolante che quelle braccia calde e accoglienti avevano su di me, ma senza risultati.

<< Senti, è stato solo un capogiro. Sono in grado di tornare in giardino adesso. >> Gli dissi provando ad essere convincente. >>

<< Non credo proprio, hai una voce... >>

<< Uffa!! Dovrei passare con te altri tre giorni in attesa che mi passi tutto questo NULLA?!? Neanche so come ti chiami!! >> Gli strillai riuscendo a liberarmi dalla presa e correndo fuori dall'infermeria il più veloce possibile. Corsi e corsi salendo e scendendo per rampe lunghe e corte di scalini grandi e piccoli, finendo poi per perdermi. Mi accovacciai in un angolo di un corridoio molto ampio con delle grandi finestre che davano su un bosco, quindi intuii che ero dalla parte opposta dei dormitori del secondo anno ed anche dalla parte opposta a dov'erano la mia aula e il giardino, con tutti i miei compagni di classe. Poco dopo, ragionando sugli ultimi eventi capii d'essere stata davvero una stupida, e d'aver peggiorato la mia situazione, e di molto anche... 

Sentii dei passi arrivare da dove ero venuta e cercai con lo sguardo un posto dove nascondermi, trovai solo un armadietto di metallo per le scope, e mi ci infilai dentro. Si stava stretti, vero, ma si riusciva bene a vedere tutto (o quasi) il corridoio. A passare fu il preside, che si fermò davanti al muro dov'ero appoggiata poco prima, mise una mano sul muro e improvvisamente si materializzò una porta nera e lucida, dove entrò e sparì assieme alla porta in meno d'un secondo. Non uscii dall'armadietto, ma continuai ad osservare il punto dov'era sparito il preside, con mille domande per la testa e i crampi che lentamente tornavano a farsi sentire. Vidi poi un accumulo di luce sempre da dove ero venuta io, una luce bianca e candida, poi si materializzò una figura con due ali bianche e un completo che sembrava appartenere ad un tempo passato, capelli lisci, che parevano fatti di luce e occhi color grigio perlato. Si guardò attorno e poi anche lui materializzò la porta nera e v'entrò, facendola sparire come poco prima il preside. Decisi che ne avevo abbastanza ed uscii dall'armadietto, correndo verso dov'ero arrivata, ripercorsi tutte le scale e ritornai davanti all'infermeria, dove il ragazzo biondo intuii mi stava cercando con lo sguardo, appena mi vide mi corse incontro, stavolta serio, e bloccandomi con le spalle al muro mi fissò negli occhi.

<< Ehi!! Ma sei anche un maniaco?! >> Gli sussurrai sostenendo il suo sguardo.

<< No, ma è l'unico modo per farmi ascoltare. Va bene, non posso costringerti a stare in un letto e in un posto dove non vuoi stare, ma posso almeno avere la tua attenzione per qualche minuto? >>

<< Come ti pare... >> Gli risposi io fissando il pavimento.

<< Bene. Senti, il professore d'educazione fisica ha avvertito tutti che il preside è sparito, e adesso, visto che devono cercarlo in tutta la scuola ci hanno detto di ritornare nelle camere, in attesa di nuove istruzioni, tutte le lezioni sono sospese sino a nuovo ordine. E poi sappi che mi chiamo Giovanni, tu sei? >>

<< Alessandra. >> In realtà sapevo dove si trovava il preside, ma preferii non dire nulla a Giovanni, lo conoscevo appena, ed anche se lui già si prendeva molta confidenza io preferivo aspettare un po' prima di socializzare.

Mi lasciò e si allontanò dalla la parte opposta a dov'ero andata io prima. 

<< Giovanni!! >> Lui si voltò e tornò indietro.

<< Tu di che anno sei? >>

<< Secondo. >> Mi sembrava più grande però.

<< Anche io. Ehm, sono arrivata ieri, e devo ancora studiare bene la piantina della scuola, potresti accompagnarmi al dormitorio visto che devi andarci anche tu...? >> Lo fissai negli occhi verdi. 

<< Vieni. >> Mi prese per mano ed insieme, in pochi minuti, raggiungemmo il dormitorio femminile. 

<< Okay, ora vai e resta in stanza. >>

<< Grazie Giovanni. Di tutto, della pazienza, dell'altruismo e... Della tenacia. >> Gli sorrisi sincera e lui ricambiò, lasciandomi poi un bacio sulla guancia e allontanandosi correndo verso il dormitorio maschile. 

Trovai la camera di me e Marina al primo colpo, ricordavo dalla sera prima che era la sesta a partire da destra, la terzultima del corridoio. Entrai e Marina mi gettò le braccia al collo. 

<< Sandra!!! Stai bene?! Ti ho vista tra le braccia di quel bonazzo e mi sono preoccupata, che cosa avevi?? >>

<< Nulla, qualche capogiro, mi spiace per averti fatta preoccupare. >> Le sorrisi rassicurante e lei sospirò.

<< Lo hai baciato?? >> Io arrossii.

<< NO!! >> Gli risposi paonazza.

<< Hihihi!!! Okay okay, scusa. >> Si sdraiò sul suo letto e prese tra le mani un libro che mi parve di antologia. 

<< Ina? >> 

<< Dimmi. >>

<< Mi parli un po' dei gemelli e di Giovanni? Mi sembra che tu li conosca bene. >>

<< I gemelli sì, ma chi è Giovanni? Il bonazzo?? No, mi dispiace, lui non lo conosco, ma mi piacerebbe molto, credimi!! Che culo che hai avuto Sandra!! Uffaaa!! >> Si rizzò a sedere e mi fece cenno di venirle vicino. 

<< Però posso parlarti dei gemelli! Dunque, per prima cosa devo avvertirti di una voce che gira per la scuola, si dice che loro due stiano insieme!! Sì, anche se sono fratelli gemelli si dice che si amino e che segretamente stiano insieme, contro tutti i principi scolastici!! >>

<< Perché, c'è qualche principio scolastico che vieta d'amarsi? Non mi sembra scritto nelle regole. >> Indicai il quadro sulla porta. 

<< Quelle sono le regole basilari! Ma ce ne sono moltissime altre, credimi!! Comunque io non credo sia vero, sai? Sono una di quelle a cui servono prove concrete per poter credere a qualcosa. >>

<< Capisco. >>

<< Comunque si dice anche che il bonazzo sia stato l'unico che ha avuto il coraggio di mettersi in camera con Emanuele e Valerio. Ma secondo me quello sta in una suite dedicata ai capogruppo, credimi. >>

<< Okay, grazie per le informazioni. Ora credo che leggerò un poco il mio libro. >> Lo tirai fuori dalla valigia in cui era sotterrato e ripresi a leggere dal capitolo lasciato a metà. 

Passarono tre ore, poi dovemmo scendere a pranzo...

 

 

 

***

 

 

 

Bhe, ma ciao!! Sono contenta che questa storia piaccia, sìsì, anche perché io mi diverto a scriverla e penso che questo sia importante, o no?? Grazie a tutti/e quelli/e che recensiscono, davvero GRAZIEEE!!!! Sorry mi è uscito naturale ^^''' Ma vabbé... Grazie anche a quelli che hanno (e a quelli che continuano) ad inserire la storia fra le preferite e/o seguite, siete in tanti =P 

Thank you, Thank you

Ora scappo... =S

Baci Baci (sono ripetitiva lo so xD)

Mary00




  

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Capitolo 4
*** Lunch and... Dessert ***


Green college

 

 

 

 

 

Capitolo 4

Lunch and... Dessert

 

 

 

 

 

Alle 14:25 in punto io e Marina eravamo sedute ai posti della mattina, e stavamo per incominciare a mangiare, chiaccherando sulla mattinata appena trascorsa e sulla sparizione del preside, come facevano tutti gli altri studenti nell'enorme sala da pranzo.

<< E secondo te dov'è, Sandra?? Il preside intendo. >> Mi chiese Marina riempendo il suo piatto di lasagne e facendo cadere un po' di sugo sulla tovaglia ricamata senza accorgersene.

<< Mha, non saprei. Forse è uscito e si è dimenticato d'avvertire i docenti e i bidelli. Non so proprio, invece secondo te? >> Le risposi con scarso interesse mettendo un po' di pasta col pesto nel mio piatto fino a metà di esso.

<< Secondo me è sparito con un'amante segreta, sì!! Una fuga amorosa!! Ahhh... Com'è romantico!! Sì, dev'essere decisamente così!! >> Mi rispose Marina sporcando la manica di una compagna di fianco a lei agitando la forchetta, che non si accorse del danno.

<< Certo che ne hai di fantasia eh Ina? >> Non appena terminai la frase i due gemelli apparvero sulla soglia dell'entrata alla sala da pranzo, come la mattina si guardarono attorno e alla fine si sedettero nuovamente davanti a noi.

<< Buongiorno Marina, buongiorno Alessandra. >> Dissero all'unisono prendendo posto sulla panca di legno.

<< Ehilà gemellini!!! >> Esclamò Marina felice di vederli. I due la fulminarono con un'occhiata gelida, facendole sparire l'accogliente sorriso appena nato sul suo volto, sostituendolo con un'espressione mista tra la delusione e la tristezza.

<< Ehm, buongiorno... >> Risposi io accennando appena un sorriso, temendo che vedendo lo stesso entusiasmo in me mi avrebbero riservato il medesimo trattamento. I due mi lanciarono solo uno sguardo neutro e poi presero un po' di pasta fredda per uno.

<< Ho notato che stamane all'ora d'educazione fisica non ti sei sentita molto in forma, o sbaglio, Alessandra? Non prenderlo come una fonte di pettegolezzo, è per puro interesse personale che ti porgo questa domanda, puoi anche ignorarla. >> Mi disse Valerio alzando lo sguardo dal suo piatto e fissandomi negli occhi con la stessa intensità della mattina.

<< Bhe, forse il mio corpo non era molto abituato ad un allenamento duro come quello, non ho sopportato lo sforzo e ho perso i sensi, tutto qui. >> Gli sorrisi solarmente.

<< Bene. Grazie per la risposta. >> Distolse lo sguardo da me e lo riconcentrò sul suo piatto, ancora intoccato.

Continuai ad osservarlo per un po', ma appena Emanuele si accorse dello sguardo che stavo rivolgendo al suo gemello mi fulminò con uno sguardo molto peggiore di quello riservato a Marina: Dentro ci si leggevano ostilità, possessività, rabbia e... Persino una specie di affetto protettivo nei confronti del gemello, o almeno mi parve di leggerci questo. Poi distolse lo sguardo e fissò il gemello di sfuggita, dopodiché continuò a mangiare, svuotando il piatto in poche forchettate.

Io conclusi il mio pranzo con un'insalatina leggera, poi attesi in silenzio che Marina terminasse di mangiare quasi anche il piatto e alla fine ci alzammo entrambe. Eravamo sull'entrata della sala quando sentimmo delle grida da dentro, ci girammo ed assistemmo ad uno spettacolo tremendo:

Alcuni studenti del tavolo di fianco al nostro avevano incominciato a lanciarsi il dessert, ed uno di loro per sbaglio, aveva centrato in pieno uno dei gemelli, capii che era Valerio dopo. Emanuele notando il dolce sul viso del fratello si infuriò a dir poco! Si alzò dalla panca di legno e lentamente si diresse con un'espressione di puro odio verso il tavolo dove era seduto lo sfortunato ragazzo che per puro errore aveva colpito Valerio, intanto nella sala era calato un silenzio criptico e tutti gli sguardi degli studenti passavano dal volto di Valerio, che con un fazzoletto cercava di pulirsi la faccia dal dolce, ad Emanuele, che furente si dirigeva verso lo studente del tavolo affianco. Appena arrivato davanti ad esso Emanuele, prendendolo per il colletto della divisa scolastica sollevò lo studente a mezzo metro da terra (eh sì era abbastanza alto), e gli tirò un violentò pugno dritto in faccia. Si sentì un raccapricciante "crack" proveniente dal viso dello studente e subito dopo incominciò ad uscirgli un mare di sangue dal viso ricoprendogli la divisa, ed Emanuele probabilmente avrebbe continuato, se non fosse stato per Valerio, che nel frattempo si era alzato dalla panca, avendo finito di pulirsi il volto e gli si era avvicinato, poggiandogli una mano sulla spalla e fissandolo dritto negli occhi gli aveva sussurrato di smetterla, Emanuele si era calmato all'istante e poi aveva guardato in direzione dello studente colpito, che intanto stava tentando di tamponarsi il naso con numerosi fazzoletti, aiutato da alcuni suoi amici sempre di quel tavolo, si era chinato verso di lui, lo aveva fissato negli occhi, dove lesse solo dolore, e poi era corso verso di noi, sorpassandoci e continuando a correre, risalendo verso i dormitori piangendo silenziosamente. Valerio si era poi chinato anch'esso e aveva sussurrato delle profonde scuse al ragazzo col naso rotto, correndo poi anche lui verso il dormitorio, con un'espressione distrutta sul volto. Io e Marina non c'avevamo pensato due volte ed eravamo corse dietro ai due, finendo nel dormitorio maschile.

<< Ina? Sai almeno qual'è la loro camera?? >> Le chiesi io fissando le varie porte nel corridoio simile al nostro tranne che per il colore.

<< Sì, è la settima da destra, vieni! >> Marina però, non si diresse verso la settima, anzi, entrò nell'ultima porta del corridoio, che era praticamente un ripostiglio per le scope, simile a quello in cui mi ero nascosta qualche ora prima e dove avevo visto sparire il preside.

<< Entra e fà silenzio. >> Mi sussurrò Marina infilandosi in un cunicolo dietro un armadio già spostato nel ripostiglio.

Gattonammo in silenzio sino a che non arrivammo in una specie di piccolo spazio da dove poi v'era uno spiraglio di luce, osservammo da lì dentro la camera dei gemelli, dov'erano entrambi. Emanuele era seduto su un letto a piangere disperatamente, mentre Valerio sembrava entrato da poco, e lo fissava da vicino al letto, con un'espressione compassionevole dipinta in volto. Emanuele alzò lo sguardo arrossato dalle lacrime e fissò il gemello, poi i due si abbracciarono e dalla porta entrò un'altra persona, però io e Marina ne sentimmo solo la voce per un po':

<< Emanuele... Accidenti, ma non potevi proprio trattenerti?? >> Quella voce mi risultava familiare.

<< Mi... Dispia-ce... >> Disse Emanuele tra i singhiozzi.

La persona entrata da poco si fece vedere:

Giovanni. Come aveva detto Marina, probabilmente era in camera coi gemelli.

<< Va bene, va bene dai. >> Giovanni sorrise e si sedette sul letto davanti a quello dei gemelli, sorridendo ai due, abbracciati, che si consolavano a vicenda. Poi io e Marina assistemmo ad un'altra verità svelata, i due gemelli si scambiarono un leggero bacio, a fior di labbra, però se lo scambiarono, e Marina dovette tapparsi la bocca per soffocare un verso di sorpresa che stava per uscirle spontaneo. Poi le labbra dei gemelli s'unirono di nuovo e stavolta per un po' più tempo, si baciarono appassionatamente, e la cosa più sorprendente era che Giovanni continuava a sorridere a quella vista! Sentii che la mia mano aveva toccato qualcosa di morbido, e tastai il posto dov'ero seduta, arrivando alla conclusione che io e Marina eravamo finite nell'armadio dei gemelli, o di Giovanni. Quel pensiero mi fece arrossire, forse Giovanni avrebbe sentito il mio profumo... O se l'avessero sentito i gemelli?! Dopo un po' smisi di pensarci e mi concentrai sul bacio dei gemelli. Smisero dopo poco perché a quanto mi sembrò Emanuele aveva poco fiato, e si appoggiò al petto del fratello sdraiandosi sopra di lui, passarono pochi minuti e si era addormentato. 

<< Giovanni? >> Lo chiamò Valerio a bassa voce per non svegliare Emanuele. 

<< Dimmi. >> Gli rispose Giovanni alzando la testa da un libro che nel frattempo aveva preso dal comodino.

<< Tu sei sempre stato... Gentile con noi. Posso chiederti perché? >> 

Giovanni rimase un po' in silenzio, meditando sulla risposta.

<< Bhe, intanto perché voi due mi siete simpatici, poi perché penso che stiate davvero bene insieme e poi perché NON sono un razzista come la maggior parte degli studenti qui. Vi sosterrò sempre e comunque, qualora aveste bisogno del mio supporto ve lo donerò in ogni momento. >> Sorrideva sinceramente e si capiva che quelle cose le pensava davvero.

<< Grazie Giovanni, grazie di tutto. >> Per la prima (e forse ultima) volta vidi Valerio sorridere e poi si addormentò col gemello tra le braccia.

Potei constatare che stavano davvero bene insieme, come aveva detto Giovanni, e decisi che sarei diventata una loro sostenitrice assieme a Giovanni, anche perché la pensavamo allo stesso modo.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta ed entrò, Giovanni si girò di scatto, un'altra voce familiare si rivolse a lui:

<< Giovanni? Per favore svegliali, la vicepreside vuole vederli, adesso. >>

<< Ma per favore professore, li lasci riposare ancora per  un po', si sono appena addormentati e siamo in piena pausa pomeridiana, o no? >>

<< Non spetta a lei decidere, e poi ciò che il signorino Emanuele ha fatto merita una punizione, e non sarà molto clemente, rompere il naso ad un compagno SOLO perché per puro errore aveva lanciato un dolce al fratello non è un comportamento da tredicenne. >>

<< Lei ne parla come se fosse una cosa normale lanciarsi i dolci... >> Gli rispose Giovanni fissando i due gemelli abbracciati e addormentati beatamente. 

<< E va bene, vi dò dieci minuti e poi li voglio nello studio della vicepreside. Arrivederci. >>

Giovanni non gli rispose e si alzò guardando il paesaggio dalla finestra. 

Io e Marina tornammo lentamente e senza far rumore al nostro dormitorio e appena tornate in camera cominciammo a discutere su tutto ciò che era stato visto negli ultimi venticinque minuti. Poi visto che erano le 15:30 ci infilammo lei il costume da bagno per la lezione di nuoto ed io il completo da tennista per andare a fare tennis, e poi attendemmo le 16:00 per scendere lei nella piscina ed io nel bosco...

 

 

 

***

 

 

 

Salve " a tutti 

Allora vi piace la storia?? Sì o no? Recensite più numerosiii >___< 

Grazie comunque a tutti/e quelli/e che l'hanno fatto fin'ora, thank you very much ;D

Nana_TheBest: Ooooh!! Un forum sulla mia storia?? *O* che onore, certo che puoi -^^- sìsì ma poi mi passi il link eh?? Vabbé, grazie per la recensione =)

Ci vediamo al prossimo capitolo.

Lasciate un commentino please ;)

Mary00

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Capitolo 5
*** First afternoon ***


Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 5

First afternoon

 

 

 

 

Per andare a giocare a tennis seguii il gruppo vestito come me, e vidi che tutti si dirigevano verso il bosco. Arrivai assieme a quelli che sarebbero stati i miei compagni di tennis davanti ad un grande campo, nel fitto del bosco, un campo da gioco con una rete rasoterra al centro, quello sarebbe stato il campo dove mi sarei allenata ogni volta. La professoressa che ci avrebbe insegnato a giocare era già seduta su una sedia a bordo campo, ad attendere il nostro arrivo. Appena fummo un bel gruppo compatto e appena smisero di apparire ragazzi e ragazze dal bosco, la professoressa incominciò a parlare:

<< Buon pomeriggio a tutti ragazzi. Benvenuto a chi è arrivato quest'oggi. Spiegherò brevemente come saranno suddivisi i gruppi per quest'allenamento, non riassumerò le regole perché ovviamente le conoscete già. Allora, quelli del primo anno oggi giocheranno a gruppi da quattro contro quelli del terzo, quelli del secondo giocheranno uno per volta contro uno del quarto, e quelli del quinto se la vedranno in gruppi da due contro quelli del sesto. I campi sono suddivisi così, invece: 

Primo e terzo anno al campo vicino all'entrata, secondo e quarto anno al campo vicino alla cascata e quinto e sesto anno sorvegliati da me, ovviamente. Bene ragazzi, se qualcuno si fa male venite da me e non cominciate a fare i salvataggi improvvisati. Buon allenamento, è tutto. >>

Io mi diressi con quelli della mia età verso un campo ancora più infittito nel bosco, intanto mi chiesi mentalmente quanto sarebbero stati forti quelli del quarto anno, e giunsi alla conclusione che sicuramente appena finito l'allenamento avrei fatto una visitina all'infermeria. Il campo dove avrei giocato era abbastanza ampio, ma quello dove la professoressa ci aveva spiegato la suddivisione era più grande. Sospirai sperando almeno di essere una delle ultime a giocare. Quelli del secondo anno si sedettero su una panca da un lato del campo, mentre quelli del quarto occuparono una panca al lato opposto, al centro del campo c'era una ragazza di non più di vent'anni, con un registro in mano. Si schiarì la voce e poi chiamò due cognomi per il primo match, fortunatamente nessuno dei due era il mio. 

Due ragazze si schierarono nel campo e appena l'arbitro (la ventenne) annunciò l'inizio del primo set il servizio fu della ragazza del secondo anno, ci furono molti passaggi, alla fine la ragazza del quarto anno prese la rete e il punto andò alla ragazza del secondo. L'arbitrò si avvicinò al campo e ci disse che nelle partite ci sarebbe stato un solo set per partita, così da permettere a tutti di giocare. Io cominciai a guardare uno per uno i ragazzi e le ragazze del quarto anno, così da prepararmi psicologicamente al mio set, sembravano tutti abbastanza negati per il tennis, o quantomeno sembravano ben disposti e non selvaggi, avrebbero giocato correttamente. Sembravano tutti così, meno che uno:

Era seduto al bordo panca, ed osservava il set successivo, dove nuovamente non mi avevano citata, per mia fortuna. Sembrava abbastanza crudele nel gioco, il tipo di persona che non si fa scrupoli pur di vincere, gli cadde lo sguardo su di me, e si accorse che lo fissavo, sostenne il mio sguardo per un po', alla fine lo distolsi io e fissai per terra il campo. Un altro set si concluse e si avviò quello successivo, per adesso quelli del secondo anno erano in vantaggio, "Ancora per poco..." pensai, sospirai e sperai di non essere chiamata nel terzo match, infatti non fu così. Intanto il ragazzo aveva ripreso ad interessarsi al set, ed io potei osservarlo ancora, sembrava pensare a qualcosa con molta intensità, osservai i suoi lineamenti:

Capelli lisci e lunghi fino al collo, castano scuro tendente al nero, occhi che parevano viola, ma forse erano semplicemente blu scuro ed era il sole a farli sembrare viola, corporatura tipica di chi fa sport, ma non troppo massiccia, anzi, la tuta da tennis sembrava stargli larga e pelle pallida, quasi bianca, leggere lentiggini sugli zigomi e mani sottili con dita affusolate e lunghe dopo i polsini blu a ricoprirgli i polsi magri ma allenati. Sembrava giocare a tennis da una vita, pensai che se come avversario mi fosse capitato lui di sicuro non avrei avuto scampo e sarei morta.

Passarono quindici set e poi la ragazza chiamò i cognomi per il sedicesimo, cominciavo a sudare anche prima di giocare.

<< Per il secondo anno "Rains", per il quarto anno "Winters". Copritevi ragazzi. >> Scherzò l'arbitro sui nostri cognomi. Sperai vivamente che non fosse quello che pensavo e invece era così, il mio avversario sarebbe stato il ragazzo coi capelli lunghi, sarei morta sicuramente. 

Mi alzai di malavoglia dalla panca e dissi a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che c'avrei poggiato il fondo schiena, con un sospiro le dissi addio e poi presi la racchetta dalle mani del compagno del secondo anno, che aveva perso e praticamente me la scagliò addosso, gli feci una mezza smorfia e mi legai i capelli come stava facendo il mio avversario. Il servizio fu mio, chiusi gli occhi e con tutta la forza che avevo nella mano con la racchetta colpii la pallina, il mio avversario fu pronto, e me la rilanciò, io non fui da meno e con uno scatto la presi, lanciandogliela dalla parte opposta a dov'era lui, corse come un fulmine verso il punto dove stava per cadere la pallina e me la rilanciò con forza, era un po' alta per dove mi trovavo, ma indietreggiai un pochino e gliela rilanciai, lui di nuovo la prese e me la ripassò, ero troppo occupata a stare attenta a non cadere e non vidi la pallina, che mi colpi in pieno il fianco destro, caddi in ginocchio a terra in preda al dolore estremo e sentii che un po' di folla si avvicinava a me, mi cadde la racchetta di mano e mi abbandonai al suolo, il primo a soccorrermi fu il ragazzo contro cui stavo giocando, mi prese tra le sue braccia e mi chiese scusa a voce bassa, così che potei sentirlo solo io, poi correndo e facendo un cenno all'arbitro di continuare i set si diresse verso il campo dove la professoressa stava visionando il set selvaggio di quelli del quinto e sesto anno. Il ragazzo si avvicinò alla professoressa, che appena mi vide tra le sue braccia fece cenno ai ragazzi di bloccare momentaneamente il set, quelli si fermarono e la professoressa si alzò dalla sedia, arrivando davanti al ragazzo.

<< Che le è successo? >> Chiese la prof con voce ansiosa e preoccupata.

<< Non si è accorta della palla che le stavo ripassando e l'ha presa sul fianco destro, all'altezza del fegato. La porto in infermeria? >> La voce del ragazzo aveva lo stesso tono della prof.

<< Sì, fà presto, potrebbe essere grave. >>

<< Vado. >>

Detto questo il ragazzo ricominciò a correre, mentre il selvaggio match riprendeva.

Mi sembrò che il ragazzo volasse in certi momenti, ma fui sicura che erano solo allucinazioni dovute al dolore che persisteva all'altezza del fegato, era stata una brutta botta.

Arrivammo all'infermeria, e poi persi i sensi, risvegliandomi di botto qualche minuto o qualche ora dopo, al tramonto comunque, nello stesso letto della mattina "Che sfiga..." pensai, poi mi misi a sedere e notai che non c'era nessuno nella stanza, forse il ragazzo era tornato a giocare, sì, sembrava il tipo... 

Mi alzai, constatando che non mi doleva più il fianco, ed uscii dall'infermeria, mi guardai attorno, era deserto dovunque guardassi. "Se almeno avessi un orologio..." pensai fissandomi i polsi. 

<< Sono quasi le 19:00 meno un quarto. >> Disse una voce conosciuta alle mie spalle. Mi voltai e vidi il volto del ragazzo che mi aveva colpita al fianco qualche minuto (ora?) prima, a pochi centimetri dal mio, potevo addirittura sentire il suo respiro affannato dalla corsa di prima. 

<< Ehm, grazie. >> Gli dissi io allontanandomi un poco. 

<< Tu sei Alessandra? Quella nuova? >> Mi chiese il ragazzo sistemandosi la tuta da tennis che era tutta spiegazzata.

<< Sì. Invece tu? >> Gli risposi io fissandolo negli occhi che continuavano a sembrarmi viola. 

<< Michele. Non devi andare alla riunione tu? >> Mi chiese guardando di nuovo il suo orologio.

<< Perché, tu non devi andarci? >> Gli chiesi invece io, rimanendo immobile, quel ragazzo mi faceva uno strano effetto.

<< Non penso sia necessario per me. Sai dov'è tenuta almeno? >>

<< No. >>

<< Vieni, ti ci accompagno. >> Era molto più freddo di quando mi ero fatta male, il suo tono era freddo e indifferente. 

In poche rampe di scale arrivammo in una sala dove molti studenti erano raccolti, tutti seduti per terra o ammucchiati su un grande divano.

<< Qui si fanno le riunioni, ricordalo. Scusami per la pallina. Ciao. >>

<< Ehm aspet- >> Era già sparito per il grande corridoio da cui eravamo venuti.

Entrai silenziosamente nella sala e mi sedetti in un angoletto ad ascoltare il discorso del professore d'aritmetica.

<< ... E stasera quelli del primo anno andranno a fare l'escursione notturna col professore d'educazione fisica, nel fitto del bosco, vicino al fiume. Non allontanatevi MAI da lui e seguite le istruzioni senza fare gli impavidi o i pisciasotto. Bene, adesso pausa, alle 19:30 tutti a cena. A dopo ragazzi. >>

Tutti si alzarono ed io riconobbi Marina che appena riconobbe me mi corse vicino e mi prese per mano, appena entrate in camera mi chiese com'era l'altro ragazzo che mi aveva accompagnato in infermeria ed io fui costretta a raccontarle per filo e per segno tutto il mio pomeriggio.

Dopo la cena, che passò tranquilla, io e Marina rientrammo nella camera. Lei si buttò sul letto e si addormentò coi vestiti, mentre io mi affacciai alla finestra ed udii alcuni rumori POCO rassicuranti...

 

 

 

***

 

 

 

Bhe, ma ciao a tutti =)

Siete contenti?? Ho aggiornato due volte nello stesso giorno ^^ spero che stavolta recensiate in più persone =S, ma ho scritto il capitolo perché avevo una forte ispirazione, a dirvela tutta veramente l'ispirazione per questa storia ce l'ho sempre XD!! No, davvero u.u

Vabbé aspetto i commenti.

Grazie per le recensioni e le aggiunte :)

Mary00 

P.S.

Tranquilli per oggi basta aggiornamenti, non troverete domani mattina un altro capitolo scritto alle 3:00 di notte!! (poi magari lo trovano ._.)

No dai xD

Ciaoooo!!!

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Capitolo 6
*** Strange night ***


Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 6

Strange night

 

 

 

 

 

I rumori poco rassicuranti cominciarono verso l'una di notte, momento in cui stavo per addormentarmi. Mi affacciai con noncuranza dalla finestra e guardai verso il bosco, un forte vento agitava le buie chiome degli alberi, non sembrava esserci nulla, ma ero certa che i rumori provenissero dal bosco. Continuai a guardare per un po' verso il mucchio d'alberi davanti al college, tentando d'identificare la fonte dei rumori:

Erano come dei lamenti, ma non erano umani, sembravano provenire da un qualche animale malato o ferito, ma non vedevo nulla, solo alberi. I rumori continuavano ed io purtroppo non avevo il sonno profondo come Marina, che dormiva senza sentire niente di niente. Decisi di uscire a vedere. Se ero l'unica ad avere il sonno leggero nel college sarei riuscita comunque a far smettere quei rumori, anche perché il mio primo giorno era stato abbastanza faticoso ed avevo bisogno di molte ore di sonno, a malapena bastavano quelle poche che gli orari ci imponevano, poi se ci si mettevano anche gli animali moribondi stavamo a posto! Sapevo bene che il regolamento vietava di uscire la notte, ma non potei fare altrimenti. Aprii lentamente la porta della camera, che emise un cigolio basso, poi uscii in punta di piedi e la richiusi piano. Cominciai a scendere le innumerevoli rampe di scale e poi uscii dal portone della scuola, che stranamente era socchiuso. Una ventata gelida mi travolse, facendomi pentire di non aver preso un giacchetto, socchiusi nuovamente il portone e mi diressi verso il bosco, da dove i lamenti persistevano. 

Dopo molti minuti di cammino mi fermai vicino ad un albero che mi sembrò resistente e mi sedetti sul suolo gelido, tentando di individuare la fonte dei lamenti, che avevano accompagnato tutto il mio cammino, ma sembravano spostarsi ogni qual volta che mi mancava poco ad arrivare nel punto dove mi sembravano concentrati. Sospirai ed udii un fruscio davanti a me, guardai nella direzione del rumore e dalle frasche uscì un enorme cane nero. Mi ringhiò minaccioso e poco dopo apparvero altri due o tre come lui, che si comportarono in egual modo, si avvicinarono pericolosamente ed io mi presi la testa fra le mani impaurita, non c'erano nemmeno bastoni o sassi in giro, solo foglie secche e terriccio bagnato. Poi sentii un rumore d'elettricità, seguito da dei guaiti, avvertii una forte luce ed alzai la testa, ritrovandomi ad osservare due grandi masse bianche e morbide. I rumori continuarono per un po', poi tutto tacque e le due masse bianche si spostarono, rivelando un corpo e un volto che riconobbi subito:

Michele.

Si avvicinò a me e potei notare che le due masse bianche che aveva sulla schiena non erano altro che ali, grandi ali bianche e luminose. Alcuni corpi inermi di cani giacevano intorno a noi, ma ci feci caso solo io. Notai che Michele non indossava nessun indumento sul torace, ma solo delle bende bianche e rovinate, anche malmesse, invece aveva dei pantaloni neri aderenti ma pieni di tagli e strappi, anche lui era pieno di tagli e strappi, a quanto vidi, i capelli corvini gli ricadevano spettinati sul viso e il collo, donandogli un'aria trasandata e... Tenera. Quando mi fu abbastanza vicino mi abbracciò ed io potei sentire quanto era intorpidito dal freddo, lo abbracciai anch'io e gli trasmisi più calore possibile.

<< Michele ma che...? >> Gli sussurrai mentre lui si allontanava un poco da me per potermi guardare in faccia.

<< Alessandra... Non avrei mai voluto che proprio tu mi vedessi così. >> Mi disse lui con voce rassegnata e sguardo basso.

<< Scusa proprio io in che senso? >> Gli chiesi fissando le bende che gli ricoprivano malamente alcune parti del torace. Lui alzò lo sguardo e potei finalmente trarre la conclusione che i suoi occhi erano viola e non blu scuro.

<< Perché tu sei... Particolare. >> Mi disse tentando di trovare le parole giuste.

<< Particolare come?! Vabbé non vuoi parlarne. Ma che cos'erano quei cani? E quei lamenti? Tu cosa... Sei? E poi che ci facevi qui a quest'ora? Troppe domande eh... Scusami. >> Abbassai lo sguardo ed intuii un sorriso sul suo viso.

<< Dunque signor commissario, quei cani erano cani, quei lamenti erano dei cani, sono un angelo a metà e stavo mandando via i cani lamentosi. E' soddisfatta o vuole sapere qualcosa'altro? >> Mi disse in tono sarcastico e concludendo tutto con un sorriso smagliante. 

<< Bhe direi che per ora posso ritenermi soddisfatta, signor "angelo a metà". >> Gli dissi imitando il suo tono e osservando i suoi occhi viola. 

<< Devi stare attenta Alessandra, e non devi uscire di notte, quei cani sono studenti del college. >>

<< Come studenti del college?! >> Gli strillai io pentendomi subito, lui mi tappò la bocca e quando gli feci cenno di lasciarmi respirare mollò la presa di colpo, chiedendomi scusa subito

<< Bhe, devi sapere che io e altri due studenti nella scuola siamo angeli a metà, mentre buona parte degli altri sono cani o demoni, devi stare attenta, ci sono anche degli studenti mezzi morti e sono i più pericolosi. Ti ho detto troppo, ma lo faccio perché mi fido di te e so che userai bene queste informazioni. >> Mi prese la mano e se la portò al petto, sentii i battiti del suo cuore molto accelerati. << Noi mezzi angeli abbiamo il cuore che corre, soprattutto quando ci mostriamo nella nostra vera forma. Se ti capita di avere la possibilità di ascoltare i battiti di qualcuno della scuola, cerca sempre di non trovare nessuno i cui battiti sono lenti o inesistenti. >>

<< Perché? >>

<< Nel primo caso sono demoni, nel secondo cani. Stai molto attenta Alessandra. >>

<< Il preside e i docenti lo sapevano vero? >>

<< Sì. >>

<< Che razza di... >>

<< Non incolpare loro, la colpa e di chi ci ha abbandonati, il Green College anzi, ci ha accolti come figli e non come bestie, quali siamo. >>

Sospirai abbattuta da tutte quelle informazioni e mi abbandonai sul gelido petto di Michele, che mi accolse abbracciandomi. Rimanemmo così per un po' e poi io alzai lo sguardo, incontrando quello di Michele a pochi centimetri, rimasi immobile e poi gli sussurrai:

<< Cosa c'è Michele? Sento il tuo respiro irregolare, sei preoccupato per qualcosa? >>

<< Per qualcuno che ho tra le braccia più che altro. >> Lo abbracciai, mi veniva spontaneo anche se praticamente non lo conoscevo per niente. Mi veniva anche spontaneo di stargli vicino, mi ero forse presa una cotta? Bhe, non era molto complicato innamorarsi di un angelo a metà, in fondo il suo aspetto è angelico sul serio... Ma non voglio pensare a questo. 

<< Michele, io non sono come gli studenti normali, vero? Cosa mi stai nascondendo? >> Lui sospirò e mi guardò negli occhi, mi persi nelle sue iridi viola mentre mi parlava.

<< Hai ragione, ti sto nascondendo una cosa, che forse è quella più importante, ma non sei ancora pronta per saperlo, quindi abbi pazienza, piccola curiosona. >> Mi sorrise e poi si alzò in piedi. 

<< Ora tu torni in camera e dormi, vero? >> Gli chiesi io fissandolo e alzandomi.

<< Mi piacerebbe, credimi. >>

<< Almeno mi accompagneresti nel dormitorio, "angelo a metà"? >> Lo fissai con dolcezza.

<< Solo fino al portone della scuola. >>

<< Okay, ma presto mi dovrai spiegare cosa fai a questi cani, perché, come sei diventato un angelo e molte altre cose. >>

<< Oh! Quindi l'interrogatorio non è ancora concluso signor commissario? >>

<< No. >> Mi voltai dandogli le spalle e lui rise, poi mi prese per mano ed insieme tornammo davanti al portone della scuola. 

<< Bene, divertiti a massacrare i cani, ma non ucciderli okay? >>

<< Va bene signor commissario. >> Senza che avessi il tempo di fare qualunque cosa, salutarlo, voltarmi o altro, mi baciò sulle labbra e poi scomparve. Per un attimo credetti d'essermelo sognato, ma poi sentii un gelo tremendo sulle labbra e capii che era successo tutto davvero. Rientrata in camera non udii più nessun rumore, capii il perché. 

Mi addormentai con in testa gli occhi viola di Michele. La giornata successiva non sarebbe stata meno faticosa di quella prima purtroppo...

 

 

 

***

 

 

 

Ciao a tutti lettori accaniti ^^

Vi piace la storia eh?? Mi fa piacere, mi diverto davvero molto ogni volta che scrivo un capitolo. Scusatemi se non ho aggiornato per un po' =S Rimedierò :D

Voi continuate così mi raccomando

A presto lettori accaniti ;)

Mary00

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