Amicizia o Amore??

di SaraShawol1994
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strani Incontri ***
Capitolo 2: *** Amore a prima vista ***
Capitolo 3: *** Alex ***
Capitolo 4: *** Strana Domanda ***
Capitolo 5: *** Improvvisi Batticuori ***
Capitolo 6: *** In quella notte... ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Strani Incontri ***


CAPITOLO 1 – Strani Incontri

Non ero una persona molto timida, anzi a dir la verità... ero molto estroversa ma il solo pensiero di ritrovarmi davanti ad altri individui, che non avevo mai visto, e con cui avrei dovuto passare il resto dell'anno scolastico, un po' mi turbava.

La mia nuova professoressa, la prof. Anna mi chiese di entrare in classe, ovviamente dopo aver ripreso alcuni studenti che stavano disturbando.

Feci un bel respiro profondo. Sembrava che il cuore volesse improvvisamente uscirmi dal petto. Ero terribilmente in ansia, cosa che non mi succedeva molto spesso. Ma niente fino a quel momento mi aveva mai fatto indietreggiare, e non l'avrei fatto neanche in quel momento. Ero la tipica persona che rischia il tutto per tutto, così dopo un altro profondo respiro, feci calmare il mio cuore impazzito e mi decisi a varcare la porta ed entrai nell'aula.

Aveva le pareti di una tinta strana uno strano tipo di grigio mescolato al beige, insomma non sapevo di che cavolo di colore era... forse era la tensione che mi offuscava la vista. Sulla parete alle spalle della prof. c'era la lavagna. Una lavagna verde (che brutta), una lavagna piena di ogni tipo di scarabocchi e disegnini idioti, che pessimo gusto in fatto di disegno avevano i miei nuovi compagni...

"Vieni avanti perfavore..." chiese la professoressa Anna facendomi cenno di avvicinarmi. Senza rendermene conto ero rimasta pietrificata a metà tra il corridoio e l'entrata dell'aula.

"...presentati ai tuoi nuovi compagni di classe. " mi chiese sorridendo. Aveva un bellissimo viso, una donna di circa venticinque anni, capelli lunghi castano scuro, gli occhi grandi e neri e una bocca ben defita dal rossetto. Era una donna davvero bella, mi chiedevo come mai avesse deciso di fare l'insegnante... era davvero carina, avrebbe potuto fare la modella o anche l'attrice... ma smisi di pensare a queste cose perchè mi stava solo distraendo...

Presi un grosso respiro e mi avvicinai alla cattedra. Il mio sguardo cadde subito su una ragazza che mi fissava con grandi occhi verde-acqua. Una ragazza molto carina, lunghi capelli biondi un po' mossi, era seduta ai primi banchi disposti vicini alle finestre, dopo un attimo mi sorrise e distolse lo sguardo da me tornando a concentrarsi sul discorso della professoressa che spiegava alla classe qualcosa di me.

Guardavo ogni studente della classe (mamma mia che entusiasmo) non c'era quasi nessuno ad ascoltare il discorso dell'insegnante.

In un attimo presi un respiro e decisi finalmente di presentarmi (perchè non volevo pensassero fossi il genere di persona timida che si nasconde appena può, anche perchè non lo ero per niente) "Mi chiamo Laura, mi sono trasferita in questa città da poco..." ecco per la prima volta mi sentii a disagio perchè avevo come l'impressione che qualcuno mi stesse fissando. Così feci girare lo sguardo e trovai, seduto ai primi banchi un ragazzo, aveva gli occhi puntati su di me... un po' mi spaventavano, erano di uno strano colore. Un miscuglio tra il castano e il rosso, davvero un abbinamento bizzarro, mi chiesi come potessero esistere occhi del genere che oltretto sembravano fulminarmi. Avevo la brutta sensazione che quell'individuo ce l'avesse a morte con me pur non conoscendomi.

La professoressa non mi fece continuare il discorso e mi chiese molto cortesemente di andare a sedermi nel posto che mi era stato assegnato, poi si diresse verso la porta e comunicò alla classe che sarebbe andata in presidenza.

Scrutai intorno per cercare il banco in cui mi sarei dovuta accomodare e mi accorsi che l'unico banco vuoto dell'aula fosse proprio vicino a quello strano ragazzo che poco prima sembrava volesse bruciarmi con il suo sguardo.

"Ok..." dissi a me stessa "...va tutto bene... non penso voglia uccidermi..." così mi diressi vero il mio nuovo banco e mi accomodai, appoggiai la borsa sulle gambe... incredibile!!! Quel ragazzo continuava a fissarmi... non ci potevo credere... cosa cavolo voleva da me???

Mi voltai verso di lui... ero una ragazza abbastanza tranquilla, però non bisognava farmi innervosire perchè se mai avessi perso il controllo, lui poteva ritrovarsi all'ospedale, avevo sempre odiato la gente che fissa... e pur avendo un grande autocontrollo sapevo che se non avessi detto niente la mia rabbia sarebbe esplosa e avrei fatto una figuraccia davanti a tutti, e questo avrei preferito evitarlo visto che ero appena arrivata.

Così interruppi il silenzio che per un attimo si era formato e diressi il mio sguardo verso quegli occhi quasi omicidi.

"Cos'hai da fissare???" dissi fredda.

Tutti si stupirono e si giravano da un'altra parte. Nessuno voleva incrociare i nostri due sguardi che si lanciavano strane occhiate quasi in cerca di sfida, o almeno, nessuno voleva incrociare il suo.

Continuò a fissarmi in silenzio. Mi stava facendo innervosire, strinsi forte un pugno quasi da farmi venire un'emorragia e mi calmai.

Si avvicinò a me la stessa ragazza bionda che poco prima mi aveva quasi salutato.

"Ciao..." disse con una voce un po' titubante "...mi chiamo Glenda... piacere di conoscerti... ti chiami Laura vero???".

Annuii... poi iniziai subito a conversare con lei, e poco dopo si aggiunsero quasi tutti i compagni.

Mi chiedavano troppe cose e non riuscivo a stare dietro a tutti, così vidi Glenda prendermi per mano e portarmi vicino alla scrivania. Salì in piedi sulla cattedra (non me lo sarei mai aspettato). Avevo quasi la bocca aperta per lo stupore, sembrava una ragazza molto timida e invece non lo era.

"Ora state tutti ad ascoltare in silenzio!!!!" urlò "...se avete domande alzate la manina come bravi bambini!!".

Stavo quasi per mettermi a ridere ma vidi tutta la classe seduta composta (quasi tutta perchè c'era un gruppetto di ragazzi che si faceva gli affari suoi)... ovviamente sembrava che il leader di quel gruppo fosse proprio lo stesso studente che mi analizzava. Non mi staccava gli occhi di dosso, i suoi occhi erano di un colore così intenso da farmi rabbrividire.

Decisi di rompere il ghiaccio e mi diressi verso di lui tutta convinta. Ma appena arrivata davanti a lui... mi fermai. Il suo sguardo non si voleva distogliere dal mio e ricominciavo ad innervosirmi, però feci un grande sforzo e senza strangolarlo gli porsi la mano in segno di rispetto cercando in qualche modo di poter far amicizia.

Lui, ovviamente, non si mosse. Anzi, si mosse eccome e si allontanò dalla classe tutto tranquillo beato, seguito dalle sue pecorelle (ovviamente alcuni nostri compagni di classe, che mi guardavano male). Ma cosa avevo fatto per meritare un simile trattamento???

Mi rivolsi a Glenda che guardava la scena con molto interesse "Ma cos'ho fatto a quel ragazzo??"

Lei divertita rispose "Non ti preoccupare, Alex non è cattivo, fa sempre così..."

Continuai per qualche istante a fissare la porta.

"Ti va di vedere il resto della scuola??" mi chiese la mia nuova amica entusiasta.

"Certo... così mi riprendo dallo shock!" forse ero stata un po' esagerata ma quel ragazzo mi aveva colpito... avrei proprio voluto conoscerlo, e capire perchè mi guardava con quello sguardo duro ma anche malinconico.

Iniziammo a percorrere i corridoi della scuola. Glenda mi fece vedere ogni angolo dell'istituto. Mi fermai davanti alla finestra a guardare il cortile. Eravamo al terzo piano. Notai alcuni ragazzi intenti a iniziare una partita di calcio.

Chiesi a Glenda di farmi fare un giro anche al di fuori dell'area scolastica. Così scendemmo giù per le scale e ci dirigemmo verso il campo per assistere alla partita.

C'erano molte ragazze che incitavano i giocatori a dare il meglio.

Il mio sguardo improvvisamente si posò su di lui.

"Laura??" ero talmente concentrata a guardare ogni suo movimento che non mi accorsi delle urla di Glenda che mi chiamava quasi preoccupata.

"Che c'è???" chiesi appena scesa dalle nuvole.

"Cos'hai??? Ti eri incantata... mi stavo preoccupando." disse lei un po' più tranquilla.

"Stavo osservando la partita." sesè come no, io stavo guardando Alex, perchè cercavo di capire i suoi movimenti, ogni suo piccolo gesto non me lo perdevo, avrei voluto giocare anchio... anzi avrei voluto giocare contro di lui, avrei voluto togliergli quel ghigno compiaciuto che aveva sulla faccia ogni volta che segnava un goal e anche quall'espressione di superiorità che aveva sempre.

Li vidi fermare il gioco, così mi diressi verso il campo, trascinado per un braccio anche Glenda con me.

"Hey... che fai??? Non mi tirare... " disse la ragazza in preda al panico.

"Vieni con me... fammi questo piacere, dopotutto sono nuova." che bella scusa avevo trovato, ma non ero ne imbarazzata ne niente. Volevo solo il sostegno di un'amica che avrebbe potuto aiutarmi a convincere i ragazzi a farmi giocare con loro.

"Scusate..." chiesi a voce molto alta, la determinazione non mi mancava di certo "...potrei giocare anch'io??"

"Che vuoi???" sentii una voce molto fredda e profonda che mi fece sobbalzare... ecco ci mancava solo lui... era tornato a fissarmi con quello sguardo di fuoco.

Iniziammo ad osservarci, l'aria era diventata secca e tutti si erano ammutoliti.

Ad un certo punto i nostri sguardi erano talmente intensi che mi sembrava di essere rimasta da sola con lui. Ad un certo punto iniziò a camminare verso di me.

Venne sempre più vicino. Aveva cambiato espressione. Sembrava stesse sorridendo e senza rendermene conto, stavo sorridendo anch'io.

Si avvicinò al mio orecchio e con una voce quasi irriconoscibile mi chiese "Vuoi ancora giocare??" me lo chiese con una voce completamente diversa da qualche istanti prima.

Il suo tono era più gentile, calmo, lo sguardo nei suoi occhi era... pieno di vita... sembrava intenzionato a sfidarmi e ovviamente, voleva battermi, ma io non mi sarei lasciata incantare dai suoi occhi... e senza pensarci due volte, con un cenno compiaciuto e un sorriso stampato sulla faccia accettai quella sfida.

"Bene tu starai..." ma non gli diedi il tempo di finire la frase che subito avevo messo le cose in chiaro... volevo un uno contro uno... senza altre persone, noi due da soli sul "campo di battaglia"...sapevo che lui sarebbe stato un avversario temibile, avevo osservato ogni sua singola mossa ed era davvero bravo... ma ero completamente sicura che l'avrei battuto, lui non sapeva ancora... cosa lo aspettasse...

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Capitolo 2
*** Amore a prima vista ***


CAPITOLO 2: Amore a prima vista

 

Continuavamo ad osservarci. Nessuno dei due aveva intenzione di distrarre lo sguardo.

Decidemmo di iniziare la partita durante la pausa pranzo, al termine delle lezioni. Così una volta terminate ci dirigemmo in cortile seguiti da quasi tutta la nostra classe.

 

Glenda si avvicinò a noi e ci diede una palla. Le regole erano semplicissime: chi faceva per primo tre punti avrebbe vinto, sarebbe stata una partita bizzarra e anche abbastanza difficile per noi due da gestire...

Si sarebbe rivelata una sfida un po' diversa dal solito, ma sapevo che avrei usato tutte le mie forze per dare il meglio e non mi sarei tirata indietro.

Ci eravamo allontanati di qualche metro, aspettando il fischio d'inizio.

Uno studente decise di farci da arbitro e quando fummo pronti, ci diede il via. Iniziai così, a correre verso la meta. Sapevo di non essere la sola, infatti, notai che il mio avversario si stava avvicinando con la stessa velocità per impossessarsi della palla. Mi buttai a terra e riuscii a prenderne il possesso. Eravamo totalmente concentrati sul gioco e nessuno dei due si accorse dei compagni che tifavano attorno al campo. Iniziai a correre verso la porta avversaria.

Essendo solo noi due a giocare, lui dovette inseguirmi per impedirmi di fare goal.

Era uno scontro continuo, riuscivamo a prevedere le nostre mosse facilmente, eravamo in una perfetta sintonia, quando lui si impossessava del pallone, io riuscivo a toglierglielo e viceversa. Erano passati già dieci minuti e nessuno di due aveva ancora fatto goal.

Ci accorsimo che quasi tutta la scuola, compresi i professori erano venuti ad assistere a quella strana partita.

Tutti tifavano, (incredibile) persino i professori ci incitavano a dare il meglio di noi.

Mi distrassi per un istante guardando tra il pubblico, e notai un ragazzo. Un ragazzo davvero carino. Aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, un abbinamento stupendo a mio parere.

Il suo sguardo era intenso e misterioso. Osservava la partita in silenzio e quando vide che lo stavo osservando mi fece un sorriso. Un magnifico sorriso.

Per un attimo il mio cuore aveva iniziato a battere fortissimo. Non avrei mai pensato di avere un colpo di fulmine così improvviso, sopratutto in una situazione del genere, ero completamente andata.

Quella distrazione mi costò cara perchè non riuscii più a riprendere la palla e il primo goal lo fece il mio rivale.

Lo guardai e gli feci un cenno per avvertirlo che non mi sarei più distratta, anzi ora dovevo essere ancora più convinta di vincere per fare colpo su quello studente che era tra il pubblico e che mi aveva rapito il cuore. Il mio avversario non stava esultando per aver segnato, mi fissava dinuovo con quello sguardo magnetico che mi aveva paralizzato. Si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio "Se giochi così, rischi di perdere... sono sicuro che sai fare molto meglio...".

Sentite quelle parole mi misi le mani in faccia e mi schiaffeggiai un paio di volte per riprendere il controllo.

Fischiarono nuovamente per riprendere la partita. Sembrava non finire più. Era uno scambio continuo di sguardi e la palla si muoveva con una velocità incredibile. Ma nessuno dei due era stanco o aveva intenzione di cedere.

 

Eravamo 2 a 2, era da quasi un'ora che avevamo iniziato a giocare... ci eravamo dimenticati di dare un limite di tempo alla partita, che andava avanti da troppo ormai e la pausa era quasi finita. Non avrei voluto far annoiare gli spettatori e soprattutto... il ragazzo su cui avevo puntato gli occhi. Appena mi impadronii della palla, iniziai a correre verso la mia porta.

Erano tutti impressionati e pensavano fossi impazzita, tranne Alex, che era tornato verso la sua porta. Aveva perfettamente capito che cercavo di distrarlo e di farlo allontanare, così era caduto nella mia trappola... tornai verso la porta avversaria. Non si accorse in tempo che stavo tornando indietro, feci un paio di finte e tirai. Alex aveva fatto uno sforzo enorme ma era riuscito ad afferrare la palla al volo. Che fortuna sfacciata!!!

Ad un certo punto però la lasciò cadere dalle mani ed essa rotolò all'indietro finendo dentro la rete.

Avevo vinto.

Lui sbuffò guardando per terra, poi alzò il viso per guardare la mia faccia compiaciuta e mi sorrise.

Sorrisi anch'io e mi avvicinai a lui per stringergli la mano.

"Congratulazioni..." avevo la faccia un po' perplessa... mi stava sorridendo e si stava anche scusando per il comportamento che aveva avuto in mattinata.

"Scusa per come ti ho trattata, ma avevo visto giusto..." cos'aveva visto?? Non riuscivo a capire.

"...sarebbe il caso di presentarsi come si deve, mi chiamo Alex... spero di avere la possibilità di sfidarti nuovamente, ti chiami Laura giusto??" non riuscivo a parlare così annuii semplicemente e gli strinsi la mano.

Tutti vennero da noi a congratularsi per la stupenda partita.

Il mio cuore aveva ricominciato a battere fortissimo. Vidi il ragazzo affascinante di prima dirigersi verso di me. Stavo quasi per avere un collasso quando si presentò davanti a me sorridendomi.

"Ciao, tu devi essere nuova... non ti ho mai visto qui intorno, sei brava lo sai??" mi disse con una voce calda e profonda. Mi era venuto un gran caldo. Pensavo di essere dentro una stufa, avevo il cuore a mille e pensavo che sarei svenuta.

"C-c-ciao..." non riuscivo nemmeno a formulare una parola, e pensare che io ero una ragazza coraggiosa e niente mi aveva mai spaventato, era la prima volta che mi sentivo imbarazzata davanti ad un ragazzo.

"Mi presento, mi chiamo Nate, sono uno studente dell'ultimo anno..." mi feci forza e risposi "P-p-piacere di conoscerti, io sono Laura, sono al terzo anno... mi sono trasferita qui da poco e ho iniziato la scuola un po' in ritardo per colpa dei traslochi...".

Mi sorrise e dopo avermi nuovamente salutata se ne andò. Pensavo di avere le guance viola talmente erano calde, la testa mi pulsava e sentivo il cuore che cercava disperatamente di uscirmi dal corpo.

Continuai a guardarlo mentre se ne andava, mi ero incantata dinuovo (cosa che non era da me)... ma che volete farci?? Anch'io dopotutto sono una ragazza, no?

Glenda iniziò a sventolare la mano destra davanti alla mia faccia per svegliarmi.

"Andiamo a pranzare? Sto morendo di fame!!!" chiesi rivolgendomi ad Alex. Lui annuì.

Sapevo che saremmo diventati amici.

Volevo sapere un po' di più sui miei nuovi compagni così appena seduti ai tavoli della mensa iniziammo a conversare. Parlammo di tantissime cose.

Alla fine delle lezioni del pomeriggio uscimmo da scuola con calma. Ci fermammo davanti al cancello per salutarci.

Quel giorno avevo conosciuto nuovi amici e per me... era iniziata una nuova vita.

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Capitolo 3
*** Alex ***


CAPITOLO 3: Alex

Erano le 2.00 del mattino e fuori non era ancora comparsa la luce del sole. Ero nel mio letto ma non riuscivo a dormire. La mia mente era immersa nei pensieri. Riflettevo sulla mia nuova città, la mia nuova classe e i miei nuovi amici... ma sopratutto continuavo a pensare al mio principe azzuro (ok, ammmetto che da quando l'ho visto sono divenatata pazza).

Decisi di fare qualcosa, non potevo di certo stare nel letto con tutti quei pensieri assurdi che mi frullavano in zucca, così mi alzai, mi legai i capelli in due codini (come mio solito) e mi misi a fare un po' di ginnastica.

Mi sollevai sulle braccia e rimasi in equilibrio per circa 5 minuti, pensando di far andare un po' di sangue al cervello per riprendere il senno, poi però persi l'equilibrio e ovviamente caddi come una pera cotta.

La porta si aprì all'improvviso.

"Laura cosa succede???" era appena entrata in camera, la mia dolce e cara nonnina, l'unica persona che si fosse mai presa cura di me e della mia sorellina, Emma. I miei genitori erano morti in un incendio mentre io ed Emma ci salvammo per miracolo.

In quel momento mia nonna indossava una camicia da notte buffissima. Lei, non essendo di alta statura, aveva messo uno dei miei pigiami (quello rosa con le paperelle che mettevo a 11 anni) e aveva i capelli riempiti di bigodi... come faceva ad averne così tanti??

"Non è successo niente stai tranquilla..." dissi ridendo.

"C'è qualcosa che non va? Problemi alla nuova scuola??"

"No no, tranquilla ti ho detto..."

"Lo sai bene che non puoi nascondere nulla alla tua nonnina, se a quest'ora non stai dormendo vuol dire che c'è qualcosa che ti turba... dai spara!!!" mia nonna era molto diversa da quelle vecchiette rompiscatole... lei riusciva a capirmi e mi consolava sempre.

"Vedi..." ero un po' titubante, con lei scherzavo sempre sull'argomento Ragazzi, insieme a mia sorella, ma non le avevo mai parlato di una cotta del genere "...oggi... a scuola ho fatto molte amicizie..." ma non feci in tempo a terminare la frase che mia nonna sembrava aver capito.

"...lascia finire me... immagino che abbia trovato un rivale con cui misurare le tue varie abilità... non è così??"

"Bhè... si chiama Alex, sono riuscita a fare amicizia con lui, dopo che l'ho battuto in una partita di calcio... però non è quello... "

"uhm..." si mise ad osservarmi, mi stava analizzato dalla testa ai piedi, poi se ne uscì con la frase "...ti sei innamorata??"

Arrossii di colpo, la nonna era davvero brava, quasi una veggente o un'investigatrice professionista, per lei ero come un libro aperto e riusciva a cogliere ogni mio sguardo e capiva quasi sempre il mio stato d'animo basandosi sulla mia espressione e sui miei movimenti.

"Bene bene, la mia piccola Laura sta crescendo... voglio sapere tutto!!" ma che brava la mia nonnina, si comportava come un'adolescente pettegola.

"Si chiama Nate... ha due anni più di me, è un tipo affascinante, ha un'aria misteriosa e uno stupendo sorriso..."

Continuammo a chiaccherare per quasi un'ora. Le spiegai per filo e per segno quella bizzarra giornata, senza saltare neanche un piccolo particolare, soprattutto riguardo a Nate. Non avevamo avuto l'opportunità di parlarne prima perchè lei era andata a cena dalla nostra nuova vicina di casa, mentre io ero rimasta a casa perchè ero stanca morta.

 

Entrai in classe. Era ancora deserta... dopotutto mancavano ancora 45 minuti all'inizio delle lezioni ed era normale che non ci fosse ancora anima viva. Posai la borsa sulla mio banco e mi accorsi che c'era lo zaino di uno studente appoggiato alla sedia vicino alla mia, probabilmente Alex era già arrivato.

Decisi di andare a fare un giro in biblioteca, alcuni studenti entravano prima la mattina, per studiare o semplicemente passare un po' di tempo a rilassarsi in quel luogo tranquillo.

Aprii la porta e trovai un paio di ragazzi seduti ad un tavolo che leggevano intensamente, sembravano quasi delle statue, gli unici movimenti che facevano erano quelli degli occhi e quello della mano che cambiava la pagina.

Mi guardai intorno e iniziai a cercare qualcosa da leggere per poter passare il tempo.

Notai una montagna di libri ammucchiati in un punto, sembrava quasi un muro, anzi sembrava di più una torre.

Mi avvicinai un po' per capire chi stava giocando con il materiale scolastico.

Era un ragazzo, però essendo chinato non lo avevo riconosciuto subito. Aveva però, un'aria molto familiare.

Quando si tirò su, riconobbi subito i suoi occhi rossi. Era Alex che si stava divertendo come un bambino delle elementari a fare le costruzioni.

"Laura... mi hai quasi fatto prendere un colpo!!" disse con la solita voce dura e un po' malinconica, salutare non farebbe male però...

"Ciao, cosa stai facendo??" chiesi incuriosita.

"mmm... non lo so nemmeno io, mi stavo annoiando così mi sono messo a leggere..." leggere?? Secondo me stava giocando?? Per lui quello era leggere??

"Oh... certo, da quanto sei qui?"

"Uhm... qualche ora..." perchè continuava a rispondermi così? Cercavo solo di fare un po' di conversazione per far passare il tempo, ma con lui era assolutamente impossibile.

"Capisco... eri qui da qualche ora? Non ti annoi?" ma non rispose.

Stavo per andarmene quando Alex mi afferrò il braccio sinistro "Perfavore... rimani qui..." la sua voce era malinconica e aveva un'espressione triste.

"Alex c'è qualcosa che non va?"

"No, voglio solo che tu rimanga qui..." avrei dovuto sforzarmi di capire cos'avesse oppure semplicemente fargli compagnia?? Continuai a fargli l'interrogatorio finchè lui non si decise a parlarmi.

"Sei strana lo sai?" quella era la cosa più carina che poteva dirmi...

"Scusa perchè dici così? Sono solo preoccupata per te..." gli dissi un po' seccata, lui non rispose.

"Vuoi dirmi che hai?"

"Sei forse l'unica persona, oltre a Glenda ad aver voluto fare amicizia con me... gli altri mi stanno intorno solo perchè pensano che io sia un bullo... oppure mi stanno tutti alla larga.".

Mi sedetti alla sua destra. "Allora? Non sono una veggente... devi spiegarti meglio, così posso capire..."

Sbuffo. "Vedi... mia madre morì quando ero piccolo e rimasi da solo con mio padre. Mio padre però è sempre in viaggio per lavoro e non si è mai preso cura di me." mi sorrise "...l'ultima volta che l'ho visto è stato il giorno del mio dodicesimo compleanno, ma non era li per me... era venuto in città per recuperare alcuni documenti... che bel padre eh? Da allora non l'ho più sentito. Se non lo chiamo io, lui non si preoccupa... quindi ho deciso di lasciarlo perdere..."

Gli presi la mano. "Lui non ha mai cercato di capirmi, mi sgridava solo... forse è per quello che vado così male a scuola... non riesco a relazionarmi con gli studenti... mi sento... molto solo..."

Era incredibile... in quei pochi minuti in cui avevamo parlato, ero riuscita a farlo aprire completamente e a far sfogare tutta la sua frustrazione.

"Io e Glenda vorremmo essere tue amiche... ti andrebbe di provare? Non hai nulla da perdere no?" e gli sorrisi.

Lui annuì. "Grazie Laura... tu sei diversa dagli altri..." quelle parole mi riempirono di felicità, quasi mi veniva da piangere. Avrei voluto abbracciarlo per incoraggiarlo, ma non mi sembrava il caso. Ci mettemmo a giocare con i libri ed intanto continuavamo a chiaccherare come se fossimo sempre stati amici.

 

Le lezioni stavano cominciando e io ed Alex eravamo ancora in biblioteca a stistemare i libri che aveva tirato fuori.

"Vai in classe o rischi una punizione..." mi disse Alex.

"No ti aiuto così ci mettiamo la metà del tempo!!" e gli sorrisi.

Appena ebbimo finito mi afferrò per un braccio "Muoviamoci o la professoressa Anna ti sgriderà già il tuo primo giorno di scuola!" incredibile si preoccupava per me??

Aprimmo la porta dell'aula. Eravamo 5 minuti in ritardo e quando entrammo avevano già cominciato la lezione.

"Alex incredibile oggi sei venuto in classe senza farti richiamare..." la professoressa Anna sembrava dolce, ma in quel momento metteva i brividi.

Dopo la ramanzina ad Alex ovviamente toccò a me "Laura, mi avevano detto che tu non eri mai arrivata in ritardo... vuoi spiegarmi..." ma venne interrotta "E' colpa mia, ci scusi!" disse Alex cercando di difendermi, sembrava davvero dispiaciuto.

Tutti lo guardavano con aria sorpresa ma io non ne capivo il motivo.

"Va bene per questa volta chiuderò un occhio su tutti e due... andate a sedervi.".

 

Le lezioni erano finite. Quel giorno non avevamo il rientro quindi uscimmo abbastanza presto da scuola e decisi di invitare Glenda e Alex a pranzo da me, per passare il pomeriggio insieme.

"Davvero??? Si vengo vengo" Glenda era davvero entusiasta, si era addirittura messa a saltare dalla gioia.

Alex invece mi fece solo un cenno con la testa. Il suo vocabolario nel cervello era davvero ricco, si limitò a dire "Ok" dopo circa 5 minuti che gli avevo fatto la domanda... e poi, che razza di risposta è ok? Era dinuovo imbronciato e teneva le mani in tasca.

Vai a capirli i maschi...

Uscimmo da scuola. Mentre chiaccheravo con Glenda notai che Alex era rimasto indietro.

"Alex che hai?" ma non mi rispondeva, guardava in un punto fisso, così mi girai e vidi che un altro ragazzo lo guardava con la stessa intensità. Era Nate... si stavano fulminando con lo sguardo, erano tutti e due seri, con le mani in tasca e un'aria di sfida... dava l'impressione che se ti fossi messo in mezzo ai loro occhi ci avresti lasciato le penne.

Ripeto, vai a capirli i maschi...

La scuola era in silenzio, sembrava di essere ad un funerale, però gli sguardi dei due ragazzi continuavano ad osservarsi attentamente.

Salutai Nate per rompere il ghiaccio ed in cambio ricevetti un suo stupendo sorriso. Ero dinuovo rimasta imbambolata. Ma quanto era bello!!!! Mi sentivo al settimo cielo.

Come mi girai verso di Alex, lui si era già allontanato ed era fuori dal cancello. Probabilmente era una mia impressione, ma mi sembrava che tra di loro... non ci fosse una grande intesa.

Uscimmo anche io e Glenda dalla scuola e chiamai con il cellulare mia sorella, per avvertirla che avremmo avuto ospiti e ci dirigemmo verso casa mia.

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Capitolo 4
*** Strana Domanda ***


CAPITOLO 4: STRANA DOMANDA

Avevamo finito di pranzare da circa mezz'ora. Eravamo nella mia camera. Io e Glenda stavamo sfogliando delle riviste di moda, mentre Alex era sdraiato sul mio letto con le braccia incrociate sotto la testa e una gamba accavallata sull'altra che guardava il soffitto con un'aria molto seria. Mi sarebbe piaciuto sapere a cosa stesse pensando.

Ad un certo punto entrò mia sorella che prese Glenda per un braccio e la portò nella sua stanza per farle vedere la sua collezione di bambole.

Ero rimasta a bocca aperta da come Emma si era fiondata sulla mia povera amica.

L'avrebbe trattenuta per qualche ora, così chiusi la porta della mia camera, mi sedetti perterra e ricominciai a sfogliare le riviste. Non mi preoccupai di come stesse Glenda perchè la sentivo chiaccherare e ridere come una pazza, nonostante le porte delle due camere fossero chiuse.

 

Erano passati circa 40 minuti e nella mia stanza regnava il silenzio.

Alex non apriva bocca, rimaneva immobile a fissare il soffito in silenzio, mentre io incominciavo ad annoiarmi.

Sbadigliai un paio di volte, poi mi sedetti sul bordo del letto per non dare fastidio ad Alex che rimaneva tranquillo beato tra i suoi pensieri.

Si girò verso di me per un istante con il suo solito sguardo freddo.

Ricambiai facendo una strana smorfia.

Mi misi a guardare il pavimento scalciando con i piedi. Mi stavo annoiando davvero tanto, mia sorella aveva rapito la mia amica e con Alex non potevi fare una conversazione che durasse più di tre parole messe insieme.

Sobbalzai quando mi accorsi che la mano sinistra di Alex si era posata sulla mia spalla.

Mi guardava.

Non smetteva di fissarmi.

Iniziavo a sentirmi leggermente imbarazzata e a disagio. Perchè mi fissava così? Non lo capivo...

Rimasimo in silenzio per qualche istante che però a me sembrò un'eternità.

Si sedette vicino a me.

"Ti annoi?" il tono della sua voce era cambiato. Aveva una voce dolce e la sua espressione era diversa... di una cosa ero certa... Alex era il ragazzo più strano che avessi mai conosciuto.

Ci sedettimo più comodi sul letto mentre continuavamo a fissarci.

Il cuore mi batteva forte, perchè Alex mi guardava così? Il suo sguardo era serio ma anche dolce... non sapevo cosa dirgli mentre lui continuava a fissarmi.

Probabilmente ero anche arrossita, così abbassai lo sguardo ed iniziai a guardarmi le mani.

Non capivo il perchè del mio imbarazzo, Alex molte volte mi fissava... ma quel giorno era strano, c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi.

Ad un certo punto penso che anche lui fosse imbarazzato perchè distolse improvvisamente lo sguardo da me per guardare da un'altra parte.

Nella camera il silenzio regnava sovrano. L'unico rumore che si sentiva erano le urla di Emma e Glenda che si divertivano a spettegolare... e immagino che anche il battito del mio cuore si facesse notare... o era una sensazione mia.

Penso di non essere mai stata così imbarazzata in vita mia.

Feci un respiro profondo e mi calmai.

Alex intanto sembrava dinuovo assorto nei suoi pensieri.

"Cosa c'è che non va?" gli chiesi gentilmente, avevo finalmente riacquistato il senno.

Lui non rispose si limito a guardarmi sorridendomi.

Ma questo ragazzo mi stupisce sempre di più... lo dico e lo ripeto... non lo capisco.

"Sei sempre pensieroso... non per farmi gli affari tuoi... ma non ti andrebbe di dirmi a cosa pensi sempre?" gli chiesi curiosa, in effetti volevo sapere cosa avesse in quella zucca.

"Niente d'importante..." mi disse un po' triste.

"Se vuoi parlarmene, sappi che io ti ascolto..."

"Grazie Laura... sei un'amica... ma non è niente di che..." mi stava venendo da piangere... mi ero commossa a quelle parole ed ero sempre più curiosa... ma non potevo insistere più di tanto.

Gli sorridi e lui ricambiò. Non era così duro come voleva far credere a tutti. Alla fin fine Alex era un ragazzo davvero dolce e gentile.

Iniziammo a chiaccherare discutendo sui nostri gusti... avevamo molte cose in comune.

Ridemmo tanto quel pomeriggio finchè non gli feci una domanda a cui lui non mi rispose.

"Ti piace qualche ragazza della nostra scuola??".

Smise immediatamente di ridere. Era tornato serio e si era girato.

"Scusa non volevo essere indiscreta... era per parlare, non sei obbligato a rispondermi se non vuoi".

Ecco avevo combinato un pasticcio. Lo guardavo con la faccia da cane bastonato per cercare di evitare una delle sue occhiataccie.

Lui mi sorrise.

"Preferisco non dirlo a nessuno".

Dire che ero sbalordita era poco. Mi aveva dinuovo sorriso...

Non potei fare a meno di sorridere anch'io... Alex era davvero carino quando sorrideva, aveva l'aria di un ragazzo duro... ma penso che dentro di se nascondesse un bambino indifeso.

Lo fissai per qualche minuto, lui aveva lo sguardo basso ed era immerso nei suoi pensieri.

Non avrei mai dovuto fare quella domanda.

"E a te? T-ti piace qualcuno della nostra scuola?" mi disse con voce un po' tremolante.

"bhè... si c'è un ragazzo davvero carino..." dissi imbambolata.

"E' Nate vero?" mi chiese serio.

Arrossii "Si è lui...".

Girò lo sguardo da un'altra parte. Era tornato il silenzio in camera.

Sentimmo chiudere una porta. Probabilmente Glenda ed Emma avevano finito di fare le pazze... ma era trascorso tutto il pomeriggio.

"Uffa volevo fare un giroooo..." disse Glenda arrabbiata "...andiamo in giro?? Non è tanto tardi, dai venite?".

Io ed Alex ovviamente risposimo di no... avevamo avuto tutto il pomeriggio per andare. Diciamo che ci siamo vendicati dell'abbandono della nostra amica.

Iniziammo a ridere tutti e tre.

 

Glenda doveva rincasare così io ed Alex l'accompagnammo fino sotto casa sua. Passammo circa mezz'ora davanti alla porta a chiaccherare e intanto si era fatto buio.

"La prossima volta però andiamo da qualche parte, ok?" disse Glenda tutta esaltata.

"Laura vieni, ti riaccompagno a casa... è tardi" mi disse Alex con sguardo serio "... ci vediamo domani a scuola Glenda".

"Posso tornare da sola tranquillo... tu vai pure a casa tua..."

"Non ti lascio andare a casa da sola a quest'ora..."

"O-ok..." gli dissi un po' imbarazzata. Che gentile, si preoccupava per me.

Salutammo Glenda e cominciammo a camminare.

Camminavamo piano, non avevamo fretta. Lui teneva le mani in tasca e aveva lo sguardo basso, forse pensava a quello che gli avevo chiesto oggi.

Ogni tanto lo osservavo. Guardava sempre i suoi piedi. Chissà a cosa stava pensando in quel momento.

Arrivammo davanti a casa mia.

"Ci vediamo domani a scuola..." gli dissi un po' stanca.

Lui sorrise e si avvicinò a me.

Mi diede un bacio leggero sulla guancia sinistra e si allontanò dinuovo.

"Buonanotte...".

Mi toccai il viso.

Avevo il cuore che batteva forte e sentivo un gran caldo.

Guardai Alex, immagino con la faccia rossa... e mi accorsi che lui mi fissava.

"Ok... io... ora... è meglio che vado..." disse un po' titubante, poi iniziò a correre.

Lo guardavo mentre si allontanava.

Sorrisi e rientrai in casa.

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Capitolo 5
*** Improvvisi Batticuori ***


CAPITOLO 5: IMPROVVISI BATTICUORI

 

Intervallo.

Ero seduta sopra il mio banco e scalciavo con i piedi, chiaccherando con Alex e Glenda.

Stavamo organizzando di uscire un pomeriggio per poter fare un giro per i negozi.

"Vi andrebbe di andare già oggi?" chiese Glenda allegra.

"Per me va bene..." disse Alex con lo sguardo strafottente... avrebbe accettato di fare qualsiasi cosa pur di non stare a casa a studiare, ormai lo conoscevo abbastanza bene.

Io stavo per accettare quando sentii una strana sensazione. Il volto di Alex era diventato serio, sembrava arrabbiato.

Mi girai di scatto e mi accorsi che dietro di me c'era il ragazzo dei miei sogni. Nate era appena entrato nella mia classe ed era vicinissimo a me.

"Buongiorno ragazze come va?" disse gentilmente sorridendo a me e alla mia amica.

Lo salutammo cortesemente e ci sorrise nuovamente.

Quando si voltò verso Alex diventò improvvisamente serio.

Perchè quei due non si sopportavano?

"Buongiorno Alex... tutto bene?" disse tornando a sorridere.

Alex lo guardò ma non disse niente. Il suo sguardo era intenso, faceva paura.

Mi avvicinai a lui. "Rispondi... ti ha chiesto come stai... non fare il maleducato."

"Lasciami in pace tu..." disse irritato.

Si alzò dalla sedia e iniziò a camminare verso la porta mentre io gli urlavo dietro dicendo di fermarsi e di scusarsi per la maleducazione.

Uffa ma che ha quel ragazzo?

"Non fa niente tranquilla..." mi disse Nate sfoggiando uno dei suoi magnifici sorrisi "...ero venuto per te... volevo da un po' di tempo chiederti una cosa... ti andrebbe di uscire domani pomeriggio?".

Rimasi pietrificata.

Non riuscivo più a muovermi, il cuore mi batteva fortissimo, avevo paura che potesse espoldermi da un momento all'altro. Oddio me lo stava chiedendo davvero??? Se era un sogno non volevo svegliarmi.

Non risposi perchè l'emozione mi aveva bloccato le corde vocali.

"Accetta tranquillo!!!" urlò Glenda "...vi incontrerete vicino alla stazione, in centro ok? Verso... uhm... le 16.00!!!".

Nate non riuscì a parlare perchè Glenda lo buttò fuori dall'aula.

Io ero ancora paralizzata.

"Laura dobbiamo pensare a come dovrai vestirti, quindi oggi pomeriggio vengo a casa tua e ti aiuto a scegliere il vestito... se non ne hai di adatti per l'occasione, andremo a comprarli e porteremo anche Alex, così ci terrà le borse!!".

La guardai "M-ma... Glenda tu hai accettato ma se io non fossi voluta andare?".

Alzò un sopracciglio e si mise a ridere.

"Tesoro, non mi puoi nascondere nulla. Si vede benissimo che Nate ti piace da morire, vorrai mica perdere l'occasione?".

"N-no... però mi vergogno..."

"Zitta, zitta, zitta non voglio sentire fesserie!!! Tu andrai a quell'appuntamento e sarai stupenda. Ti divertirai e passerai l'intera giornata con il tuo principe azzurro".

Sorrisi. "Va bene... ma non so niente di come ci si comporta ad un appuntamento, io non sono mai uscita con un ragazzo... cioè.... uscivo con dei ragazzi ma eravamo in gruppo... non sono mai uscita in quel senso."

"Non preoccuparti cara ci penso io a te, entro domani sarai una ragazza favolosa."

Perchè quelle parole mi spaventavano???

 

Fine delle lezioni.

Io ero uscita qualche minuto prima su richiesta dell'insegnante per mettere a posto dei libri in biblioteca e con me era venuto anche Alex.

Sospirai.

"Cos'hai?" mi chiese lui un po' preoccupato.

"Niente di che... sono solo in ansia per una cosa."

"Racconta... siamo amici no? Sempre se vuoi... io non ti costringo." mi sorrise.

Non so perchè, ma grazie all'espressione del suo viso mi sentii improvvisamente più sollevata.

Era ormai passato un bel po' di tempo da quando avevo conosciuto Alex e mi era sembrato cambiato. All'inizio era antipatico e molto distaccato, adesso invece, eravamo diventati amici per la pelle.

Continuava a fissarmi come per dirmi qualcosa. I suoi occhi non si staccavano dai miei.

"F-forza dobbiamo finire di sistemare tutto!!" dissi con la voce un po' roca.

Non so perchè ma mentre guardavo Alex pensavo a Nate...

Mi scesero alcune lacrime dal viso senza che io me ne accorgessi minimamente. Alex si avvicinò e mi sfiorò le guance delicatamente. Poi mi prese per i fianchi e mi abbracciò dolcemente. Con la mano destra fece appoggiare la mia testa sulla sua spalla.

Mi batteva forte il cuore.

"Stai tranquilla... va tutto bene, sfogati se ne hai voglia... io non mi offendo."

Mi strinsi a lui.

Mi sentivo protetta.

Le forze mi abbondonarono e piano piano finimmo seduti sul pavimento.

Iniziai a piangere senza motivo ma lui non disse niente per tutto il tempo, continuò semplicemente ad accarezzarmi la testa per consolarmi.

Mi addormentai tra le sue braccia con gli occhi pieni di lacrime.

 

 

Al mio risveglio lui stava ancora accarezzando i miei capelli.

"Ben svegliata bella addormentata..." mi disse con voce dolce.

Mi alzai di scatto. Non potevo credere di essermi davvero addormentata in una situazione come quella.

"S-scusami Alex non so che mi è preso....."

"Tranquilla hai dormito per venti minuti scarsi... l'importante è che ora ti senti meglio".

Lo aiutai ad alzarsi e finimmo in fretta di mettere a posto i libri.

 

Stavamo tornando nella nostra classe per recuperare le borse e uscire da scuola.

"Alex non dire nulla a nessuno di quello che è successo prima ti prego."

Sorrise e si mise i due indici sulla bocca formando una croce.

Entrammo in aula.

"Ragazzi dov'eravate??? Ero preoccupata a morte."

Glenda stava urlando... era seduta sul banco in fondo alla classe. Mi corse in contro e mi saltò addosso.

"Che vi è successo? Perchè ci avete messo tanto tempo? Stavo per venirvi a cercare"

Alex sorrise. "Non allarmarti per nulla Glenda... stavamo sistemando i libri in biblioteca, solo che ci è voluto un po' perchè erano tanti".

Lo guardai.

Nella mia mente lo stavo ringraziando per non aver detto niente.

"Allora muoviamoci e andiamo di corsa in centro a fare shopping... vieni anche tu scansafatiche così ci tieni le borse!!!!".

"Ooooook!!" risposimo in coro io e Alex prendendo i nostri zaini. Quando si metteva in testa qualcosa, Glenda era irremovibile.

Uscimmo da scuola e ci dirigemmo alla fermata del pullman che ci avrebbe portato più velocemente a destinazione.

 

 

Ormai era buio e avevamo comprato una marea di cose inutili oltre a una montagna di vestiti.

Io ed Alex accompagnammo Glenda fino a casa sua perchè viveva in centro.

 

"Dai ti accompagno fino a casa..."

"Grazie ma non ti disturbare posso andare anche da sola.."

"Insisto... dopotutto sei una ragazza... le ragazze non dovrebbero andare in giro da sole a quest'ora"

"Va bene..." dissi senza più ribattere.

Una volta saliti sul pullman mi sentii improvvisamente agitata senza saperne il motivo... forse perchè era molto pieno ed io ero troppo vicina ad Alex. Questo mi metteva molto a disagio.

Il pullman frenò di colpo ed io per sbaglio gli andai addosso.

"S-scusami....." dissi tirandomi su di colpo "...s-s-sono inciampata".

Mi batteva il cuore troppo forte. Non riuscivo più a sentire neanche la mia voce talmente faceva rumore.

Cosa mi stava succedendo??

Alex mi afferrò per il polso destro e mi fece cadere dinuovo tra le sue braccia.

Mi abbracciò.

"Rimaniamo così per un po'....... mi sento così bene quando sei con me...."

Che cosa????????? Non stavo più capendo niente....... avevo il battito troppo accellerato e avevo caldo... mi sentivo quasi male... ma allo stesso tempo anche bene....e... se per sbaglio io......

 

mi fossi innamorata di lui??

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Capitolo 6
*** In quella notte... ***


CAPITOLO 6: IN QUELLA NOTTE...

 

Era notte fonda ed io ero ancora sveglia. Non riuscivo a prendere sonno da qualche giorno e non andavo neanche a scuola, avevo addirittura annullato l'appuntamento con Nate inventandomi la scusa "Non sto bene... scusami tanto ma ieri sera penso di aver preso freddo e non vorrei attaccarti qualcosa".

Cercavo sempre di evitare tutti, di conseguenza tenevo il cellulare spento...

Non ero ne triste, ne depressa..... semplicemente non sapevo cos'avevo... vi è mai capitato di provare una sensazione del genere?? A me no, era la prima volta... ero completamente assente con la mente... non pensavo a niente ma allo stesso tempo credevo di pensare sempre alla stessa cosa... mha... non capivo...

Ogni tanto Glenda mi chiamava sul telefono di casa, ma chiedevo alla nonna di dire che dormivo o di inventare qualche altra scusa.

 

Dopo una settimana che non mi facevo sentire si presentò addirittura a casa mia per vedere come stavo.

Quel giorno mia nonna non mi disse niente e la fece entrare in casa, si sedettero al tavolo e iniziarono a discutere su come io stessi... ma nessuno lo sapeva.

Erano molto preoccupate. Glenda disse che anche Alex non si faceva sentire da alcuni giorni e che probabilmente era capitato qualcosa tra di noi ma non potevano neanche immaginare che cosa.

Io ascoltai tutta la loro conversazione dal corridoio senza farmi vedere.

 

La nonna mandò via Glenda dicendole che era tardi e ed era meglio lasciarmi da sola per ancora qualche giorno in modo che potessi riprendermi.

Mia nonna sapeva che se stavo male per qualcosa, non volevo persone che cercassero di confortarmi... ero abituata a fare tutto da sola. Sapeva che se mi avesse aiutata, mi sarei chiusa ancora di più in me stessa come successe con la morte dei miei genitori.

 

Notte fonda, dinuovo. Io ero sdraiata nel letto con un braccio sugli occhi e sospiravo in continuazione. Avevo male alla gola. Sentivo come se il fiato venisse strozzato e non so perchè mi uscissero le lacrime. Non riuscivo a smettere. Io ero sempre stata la ragazza forte che non piange mai e che superava tutto con un sorriso.... perchè non riuscivo più ad esserlo? Ero confusa... perchè mi sentivo così? Mi veniva voglia urlare ma non volevo far uscire quello che sentivo. Stavo malissimo.

Ad un certo punto sentii un piccolo rumore. Veniva dalla finestra.

Mi alzai asciugandomi le lacrime e mi diressi verso di essa un po' intimorita.

Aprii la tenda e rimasi molto sorpresa.

"C-c-che ci fai qui? E perchè hai lanciato un sasso?? Potevi rompere il vetro!!" dissi con voce bassa e tremolante.

"Sono qui per te... ho sentito dire che è da un po' che non ti fai viva ed ero in pensiero".

Aprii la finestra.

"Alex... scendi da li, rischi di farti male." si era arrampicato sul melo davanti alla mia camera ed era appeso ad un ramo.

"Ti prego fammi entrare... voglio parlare un po' con te".

Acconsentii e lui con molta cautela si aggrappò al balcone ed entrò in camera mia.

Accesi la lucina sopra la scrivania e lo feci accomodare.

Ero un po' in imbarazzo, eravamo seduti sullo stesso letto e la stanza era quasi completamente buia.

C'era tensione nell'aria... rimasimo in silenzio per qualche momento e lui non aveva incrociato il mio sguardo neanche una volta.

"S-senti Alex.... cosa sei venuto a fare?"

"Te l'ho già detto prima... ero preoccupato e sono venuto a vedere" disse guardando il soffitto.

Mi batteva forte il cuore. Non riuscivo a farlo smettere. Avevo paura che lui se ne accorgesse.

"Allora... dimmi.... cosa c'è che non va?"

Io non dissi niente. Guardavo in basso e ad un certo punto incominciarono a scendermi le lacrime.

Si avvicinò senza farsi sentire ed essendo buio me ne accorsi in ritardo.

Alex mi abbracciò forte ed io presa alla sprovvista incominciai a piangere.

Mi accarezzò i capelli e mi disse dolcemente "Tranquilla piccola... "

Continuai a piangere per non so quanto tempo, cercando però di non fare troppo rumore per non svegliare nessuno in casa.

Piangevo tante lacrime...e avevo una grande paura di non riuscire più a fermarmi.... lui... faceva uscire la vera me stessa.

Alzò lo sguardo e mi prese il viso tra le sue calde e grandi mani. Molto delicatamente con le dita mi tolse le lacrime dagli occhi e si avvicinò lentamente alle mie labbra. Sfiorò le sue con le mie ma abbassò leggermente la mia testa e mi diede un bacio sulla fronte.

Rimasi sbigottita.

Ma... voleva.... per caso voleva baciarmi? Quindi.. anche lui provava qualcosa? Ero solo io a non capire i miei sentimenti?

"Ricorda che per te ci sarò sempre.... sei un'amica davvero preziosa" mi disse spostando il mio ciuffo di capelli dagli occhi, poi mi sorrise... aveva un bellissimo sorriso... pur vedendosi poco perchè era tutto buio... il suo sorriso era qualcosa di meraviglioso.

Lo guardai per qualche istante ma non so cosa mi passò per la mente in quel momento, i suoi occhi mi attiravano... mi facevano battere forte il cuore...

So solo che non era il cervello a comandare i miei movimenti.

Chiusi gli occhi velocemente e gli diedi un bacio.

Le sue labbra... erano così calde e morbide, sentivo il suo profumo che si avvolgeva intorno al mio corpo era una sensazione davvero piacevole... e oltretutto quello era il mio primo bacio...

Chissà cosa provava lui in quel momento.

Quando lui staccò le sue labbra dalle mie, eravamo diventati completamente rossi...

"O-o-o-ok........i-i-i-o... d-devo andare........."

"S-s-si... ci vediamo........."

Si alzò dal letto e si diresse verso la finestra.

Si girò per guardarmi e mi fece un cenno con la mano per dirmi di riprendermi, poi sorrise.

Penso di essermi imbambolata in quel momento, so solo che gli sorrisi dolcemente.

Uscì sul balcone e chiuse la finestra.

Si arrampicò sul ramo da cui era salito e disse un'ultima frase prima di andarsene... ma non la sentii perchè c'era il vetro che ci separava e lui lo disse a voce bassa... però capii cosa voleva dirmi leggendo le sue labbra....

 

 

"TI AMO"

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


CAPITOLO 7: GELOSIA
 
Dopo gli ultimi eventi sembrava tornato tutto abbastanza normale. Io e Alex ogni tanto evitavamo che i nostri sguardi si incrociassero, però, una volta iniziato un discorso ci dimenticavamo dei fatti accaduti quella notte.
Tutto era tornato come prima... o almeno... così credevo.
 
Ricreazione.
"Si può sapere cosa vi è successo la settimana scorsa??? Siete spariti entrambi e non davate notizie... ero in pensiero!!" disse Glenda furiosa.
"Perdonaci!!!" esclamammo io ed Alex in coro... cavoli… l’avevamo fatta arrabbiare. Però non potevamo mica raccontarle quello che era successo.
Mi girai verso di lui e mi accorsi che mi stava osservando.
Probabilmente ero diventata rossa, mi batteva incredibilmente forte il cuore, sembrava che in tutta la scuola fossimo rimasti solo noi due... i nostri sguardi si scontravano, anche se imbarazzati, gli occhi si cercavano disperatamente.
Dopo pochi secondi distolse l'attenzione da me per guardare Glenda... penso che avesse fatto la cosa migliore.... avremmo potuto dare nell'occhio... però... era una mia impressione o anche lui era diventato rosso?
Stava per inventare una qualche scusa quando, in un istante tutte le persone presenti in corridoio si zittirono. L'aria diventò pesante. Che cosa stava per succedere?
Alex aveva cambiato espressione, era diventato improvvisamente molto serio.
Immagino abbiate già capito il motivo, Nate si era piazzato davanti a lui con aria di superiorità.
Si guardavano soltanto, come se con un semplice cenno o movimento del viso, riuscissero a parlarsi.
Nate si voltò verso di me e tornò a sorridere mentre Alex continuava ad osservarlo con aria minacciosa.
"Buongiorno ragazze, come state? Tutto bene?" ci disse dolcemente.
Glenda gli sorrise rispondendo affermativamente.
Io invece rimasi ammutolita perché in quel momento la mia testa era tra le nuvole.
Pensieri su pensieri si formavano nella mia mente.
 
''Ero sdraiata sul letto a pancia in giù, stringevo il cuscino con tutta la forza che avevo, quasi per strozzarlo. Mi veniva da piangere ma non sapevo il motivo. La mia testa cercava di affondare nel materasso, in profondità, la spingevo con forza. Volevo quasi soffocarmi. Stavo davvero male.''
"Rumore alla finestra."
''Il bacio che diedi ad Alex.''
''TI AMO''
 
Abbassai lo sguardo. Mi lacrimavano gli occhi. Strinsi forte i pugni. Presi coraggio e con un respiro profondo, inghiottii quell'orribile voglia di piangere. Alzai il viso sorridendo ed esclamai : "Certo! Scusami per l'altro giorno... sono stata colpita da un brutto raffreddore!!"
"Non importa, tranquilla.. però non siamo usciti e questo un po' mi ha fatto male, non era una scusa per cercare di evitarmi vero? Vorrei invitarti nuovamente!!"
"N-non saprei..." divenni rossa in faccia.
"Insisto!! Non puoi rifiutare, mi avevi già detto di si!" mi fece una faccina tenera, un musetto da cucciolo, con gli occhioni spalancati di un colore blu intenso... la stessa tonalità dello zaffiro.
Alex si intromise nella conversazione urlando.
"HA DETTO CHE NON VUOLE!!!"
Tornarono seri tutti e due, mi facevano venire i brividi.
Cercavo inutilmente di capire cosa stesse succedendo, poi, Nate, avvicinandosi ad Alex, sussurrò qualcosa.
Parlavano troppo piano però, non riuscii a capire le loro parole.
 

POV ALEX

 
Non lo sopporto più questo tipo. Le gira sempre intorno. Non mi piace neanche un po'!!! dalla prima volta che le ha messo gli occhi addosso.
Non gli permetterò di toccarla... lei è mia!
 
Nate mi sussurrò qualcosa all’orecchio: “Se la vuoi, dovrai combattere! Non intendo lasciarla ad un tipo come te! Non la meriti!”
Mi venne su una grande rabbia ed una voglia di prenderlo a calci in culo! Che nervi mi faceva venire. Non lo sopportavo prima, ed ora che avevamo lo stesso obiettivo, lo sopportavo ancora meno!
Nate mi sorrideva con un ghigno malefico e intorno a noi tutti erano ammutoliti. Si allontanò con aria superiore.
AAAAAH!!! Che nervoso!Gli volevo rompere la faccia! Ma qualcosa mi tratteneva… Laura era li vicino a me, mi guardava… preoccupata.
“Ehi, perché mi guardi così?” le chiesi sorridendole.
“Cosa succede? Perché fate sempre così? Cos’è successo tra di voi?”
“Ahah, tranquilla, non è successo niente di che… quel tipo non mi è mai piaciuto, ed ora mi piace ancora di meno!”
Laura mi guardava incuriosita, non potevo mica dirle che ero… g-geloso…
“Su andiamo!! Laura, ho fame… possiamo venire da te?”
Le due ragazze mi guardavano ammutolite. Lo so, era strano che mi autoinvitassi a casa di qualcuno ma non volevo che quel pezzo di *****, ne approfittasse per fare qualcosa in mia assenza.
“ehm… penso vada bene, mando un messaggio a mia nonna per avvertirla, tu vieni Glenda?”
“Yuppiiiiii, ovvio che vengo!! Però sto con voi, non mi faccio trascinare da tua sorella, promesso!!” mise una mano sul cuore in segno di promessa.
La conoscevo abbastanza da sapere che non sarebbe riuscita a mantenere la promessa.
 
Durante il tragitto per andare a casa di Laura, camminavo velocemente cercando di lasciar indietro le ragazze. Ero un po’ imbarazzato dopo quello che era successo l’ultima volta… e, quando arrivammo davanti a casa di Laura, rimasi impietrito.
Non riuscivo più a muovermi, il cuore batteva forte.
L’ultima volta che avevo messo piede li dentro, ero entrato dalla finestra della camera di Laura e… bè… voi che state leggendo sapete il perché!!
Se non ve lo ricordate, rileggetevi lo scorso capitolo… non fatemelo ripetere grazie! Mi vergogno!
Glenda mi spinse facendo cenno di entrare.
 
Dopo aver pranzato, rimanemmo in salotto a giocare ai videogiochi.
“Io volevo comprare una Play nuova. La mia, l’hanno fatta a pezzi durante il trasloco… era irrecuperabile… ci credete? L’hanno fatta cadere dal 3° piano gli addetti al trasferimento!!! Mia nonna non ha mai voluto che la ricomprassi!” disse con tono sconsolato Laura “…però, ha regalato la Wii a mia sorella come ci siamo trasferite qui… uff!!!”
Ahah poverina, aveva una faccina così dolce mentre si lamentava, le sue guance che si gonfiavano e facevano smorfie erano così morbide… con quell’espressione buffa, mi veniva voglia di pacioccarle il viso (ok, so che sono morbide perché gliele ho toccate quella notte.)
 
Bussarono alla porta. Emma era appena rientrata da scuola.
“Ciaooooo!!! Avete già mangiato? Io si, con un amico!” disse sprizzando allegria da tutti i pori “Posso stare un po’ con voi?”
Annuimmo e mentre io rimanevo in un angolino sul letto, quelle tre frugavano nell’armadio di Laura.
Ad un certo punto, Glenda si alzò e mi costrinse ad uscire dalla camera.
Avete presente quando negli anime (cartoni animati giapponesi), le femmine buttano fuori dalle camere i maschi a calci nel sedere? Uguale!
Bah, vai a capirle le ragazze!
 
Dopo mezz’ora mi fecero rientrare.
Rimasi di sasso. “Cos’avete combinato?”
Mi dissero di sedermi sul letto e di pazientare. (Erano nascoste dietro le ante dell’armadio) Vennero fuori una alla volta e notai che si erano cambiate e truccate (incredibile, ci avevano messo solo mezz’ora!!).
Emma è alta circa un metro e cinquantadue ma sembrava più alta perché aveva un paio di scarpe con un tacco da 7 cm nere, un paio di pantaloni attillati blu scuro ed una maglia lunga rosa con una cintura marrone all’altezza del bacino.
Glenda aveva un top verde pisello con gli strass che arrivava a malapena all’ombelico e dei pantaloncini corti (cortissimi) di jeans, le sue, erano scarpe basse, avevano una zeppa di 2 o 3 centimetri credo. Però… ha delle belle gambe…
Quella che mi stupì davvero però, era Laura (figuriamoci). Era davvero splendida. La prima cosa che notai di lei, furono i capelli. Aveva l’abitudine di portarli raccolti a coda di cavallo o con due codini… ora li aveva sciolti e lisci, morbidi e lucenti ed aveva un cerchietto che le teneva fermi i capelli ribelli. Davanti a me c’era una ragazza stupenda, aveva un filo di matita nera e ombretto bianco, il trucco era leggero ma riuscivo a notarlo benissimo, forse perché di lei mi importava così tanto, da conoscere ogni angolo del suo corpo (per quanto mi fosse possibile). Osservai poi attentamente l’abbigliamento, WOW è un termine appropriato? Aveva un abito nero con i bordi bianchi, di quelli… non so come spiegarvelo per farmi capire, sono un maschio dopotutto… non capisco la moda delle donne e non conosco i termini tecnici che usano, comunque… uno di quelli che hanno una spalla si e una no, il vestito era abbastanza corto ed attillato… (eheh) se non lo vedete non potete capire la mia situazione, ero esterrefatto.
Rimasi a bocca aperta, di sicuro sarò sembrato un pesce lesso, l’abito le stava d’incanto, si notavano le sue forme e le gambe… oddio, con quelle scarpe nere tacco 12 stava d’incanto, non mi aspettavo che potesse assumere tanta bellezza in così poco tempo… però, pensandoci bene, non era quella la cosa che mi piaceva di più in quel momento… probabilmente, mi piaceva la sua espressione imbarazzata… lei ha sempre mostrato un lato da maschiaccio… e vederla così… femminile, timida e titubante mi faceva battere davvero forte il cuore (e non solo).
“Come stiamoooo??” esclamarono in coro Emma e Glenda.
Io non riuscivo a formare frasi di senso compiuto in quel momento, così sbuffai e feci un OK con la mano destra, mi sdraiai nel letto rivolto, ovviamente, verso il muro… ero troppo imbarazzato.
“uffaaaaa!!” disse Glenda “Dacci un po’ di soddisfazione, cavoli!!”.
Laura rimaneva in un angolino tutta timida ed io cercavo di non voltarmi per evitare certe reazioni.
Emma ci osservava.
Prese Glenda per un braccio e se la portò fuori dalla camera con una scusa, ci lasciarono soli… in quell’occasione… oddio, non sapevo che fare!!
Rimasi girato contro il muro.
 
Dopo quasi un quarto d’ora di silenzio Laura mi chiese: “C-come sto?”.
Io non riuscivo a risponderle come si deve e mi limitai a dire “se non hai mal di pancia, dovresti star benissimo!”.
Oddio, cos’ho appena fatto?Mi veniva quasi da piangere per la cavolata che avevo detto.
Mi voltai e vidi Laura seduta alla scrivania che guardava in basso sconsolata. Sbuffai.
“T-ti sta bene…” dissi cercando di non guardarla negli occhi.
“S-si? D-davvero? N-non pensi sia esagerato?”
“No, davvero, sei più carina del solito…” mi batteva forte il cuore, non sapevo più cosa fare.
I nostri sguardi si incontrarono per sbaglio e arrossimmo tutti e due tanto da non riuscire nemmeno a voltarci.
Eravamo fermi in due punti diversi della camera e l’aria era tesa, pesante.
I nostri occhi si scambiavano imbarazzo e timidezza.
Lei si alzò di colpo dicendo con voce nervosa: “o-ok, vado a vedere che combinano quelle due, così mi cambio!!”
Mi alzai di scatto e senza neanche pensarci, la presi per un braccio: “Aspetta!”.
Cercavo in tutti i modi di non mollare la presa. Senza farle male, stringevo il polso per non farla scappare... cercava in tutti i modi di liberarsi solo che quell’abbigliamento le impediva di muoversi liberamente. La avvicinai a me e strinsi forte (mi sentivo come uno di quei protagonisti dei manga o di quei film romantici dove succedono queste cose).
La abbracciavo, quasi disperatamente, avevo caldo, il cuore mi batteva all’impazzata e facevo fatica a respirare. La cosa peggiore però è che mi venne da piangere.
Subito mi sembrava che Laura fosse spaventata… ma quando le mie lacrime toccarono la sua spalla destra, mi strinse cercando di consolarmi.
“Alex… ehi, che ti prende così all’improvviso?”
Laura di certo non poteva capire che cosa provavo… dopotutto, era cotta di Nate.
“Mi da fastidio!!!”
“C-che cosa scusa?”
“Mi da fastidio quello stupido Nate!!! Ti saresti vestita in modo simile per lui!!! No???”
“M-ma che dici? Sei impazzito?”
“Ti piace no? Ti piace Nate! Ovvio che ti saresti vestita così per far colpo su di lui!! Non gli permetterò di toccarti! IO TI……. sei la mia migliore amica, non voglio che ti faccia del male!”
Oddio, stavo per dire una cosa orribile, se gli avessi detto la verità, sarei sprofondato… non posso certo confessargli i miei sentimenti (anche se l’ho già fatto quella notte) però, magari, se ne sarà accorta… dopotutto… abbracciarsi così… due amici lo fanno? Forse si, ma di certo non si baciano…
La mia mente è confusa, non so più che fare…
Quando mi calmai, Laura mi stava guardando dritto negli occhi… il suo sguardo possedeva una forza magnetica sorprendente, più la guardavo e più avevo voglia di baciarla…
Eravamo stretti l’uno all’altra, i nostri visi erano vicinissimi, cosa dovevo fare secondo voi?
Mi avvicinai leggermente cercando approvazione nei suoi occhi, non volevo baciarla senza il suo consenso… lei, non si allontanava però, così… successe…
Le mie labbra toccarono le sue, erano calde, morbide, umide…
Non mi basta però! Non ho mai baciato nessuna oltre a lei… per me il primo bacio ha un’importanza assoluta ed il mio l’ho concesso a lei, ma, non mi basta… voglio di più… voglio un bacio più profondo… voglio che il mio sentimento la raggiunga, che sia corrisposto!

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