Veris Veritae

di Halandar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prologo. Luogo: ? Tempo: ?-

 

Erano ormai mesi che scappavano da quell'individuo...Ma ormai credevano di aver fatto perdere le loro tracce. Preferirono perciò accamparsi per la sera in modo da poter riposare la notte. Almeno, lei avrebbe potuto riposare: il suo compagno di viaggio e padrone aveva cessato da secoli di essere un essere vivente e non aveva perciò nessuno delle necessità legate alla vita. Così come aveva abbandonato il bisogno di dormire, bere o mangiare, egli aveva anche abbandonato anche le emozioni. O meglio, riusciva a controllarle totalmente, impedendo loro di avere il sopravvento sui suoi pensieri.

 

«Non credo ci sarà bisogno di accendere un fuoco stasera, la notte è calda...»

disse quest'ultimo. Il suo aspetto avrebbe sicuramente instillato il più profondo terrore in qualunque mortale: il corpo era ricoperto da poca pelle verdina, marcia e secca, da cui a tratti si intravedevano le ossa. Gli occhi non erano più presenti nel cranio, al loro posto vi erano due puntini rossi, che brillavano di una luce maligna nel fondo delle orbite. Indossava un lungo mantello riccamente decorato ma sfregiato dall'usura alle estremità. Su tutto il corpo si affollavano numerosissimi gioielli intarsiati e decorati da molte pietre preziose. Ognuno di questi emanava un'immensa aura magica. A sovrastarli tutti però era un pesante medaglione appeso al collo del mago: forgiato in oro massiccio, aveva però una strana tonalità scura. Era presente una sola grossa pietra verde al centro che a tratti risplendeva come se dotata di luce propria.

Nel pronunciare la frase, il mago aveva appoggiato il pesante sacco che portava in spalla al suolo e aveva cominciato ad estrarre e montare una tenda.

 

«Parla per te! Fa un freddo dannato.. che ne può saper di freddo uno il cui corpo non ha più una singola goccia di sangue circolante da secoli?»

La ragazza che aveva risposto sembrava il negativo del mago: alta, vivace, muscolosa ma al tempo stesso formosa, portava lunghi capelli castani. Indossava vestiti estremamente leggeri ed equivoci, certamente non adatti al clima freddo del luogo. Ad uno sguardo fugace sarebbe sembrata una comune umana... se non fosse stato per le due orecchie e la coda nera da gatta che le spuntavano dal corpo. Si muoveva continuamente guardando, fiutando e muovendo le orecchie di continuo, come se avesse sempre paura che qualche nemico potesse piombare loro addosso.

 

«Fa così freddo qui! Per favore, accendiamo un fuoco,o stanotte non sopravvivrò!

«Sei matta? La luce di un fuoco può essere avvistata fino a 3,6 chilometri di distanza in una notte limpida, 2 in una nuvolosa. Inoltre il fumo suggerirà al nostro inseguitore dove cercare e...»

«...E bla, bla, bla... dati sempre dati... ma non riesci mai ad estraniarti dal tuo mondo di dati? Rischiamo la morte entrambi, non riesco a capire come fai a restare cosi calmo!»

Il mago finì placidamente di montare la tenda, quindi le rispose:

«Se perdessi in continuazione la testa come fai tu otterrei solo di essere continuamente confuso... invece cosi riesco sempre a pensare chiaramente»

per tutto il discorso il suo tono di voce non era minimamente variato, rimanendo sempre piatto, a dir poco inumano.

«Uff... con te non c'è gusto a discutere... finisci per avere sempre ragione!»

«Lo so, cara Elet, lo so» disse il mago, abbozzando quello che poteva sembrare un sorriso.

 

# Due ore più tardi #

 

«Ehi! Ancora non riesco a capire come tu possa cucinare cose cosi buone senza avere una lingua!»

A parlare era stata Elet, tra un morso e l'altro di un pezzo di bollito. Da sopra un piccolo fuoco da campo ( acceso infine in seguito agli insistenti piagnucolii di Elet).

«La cucina è tutta una questione di dosaggi e tempi esatti... se li si rispetta è impossibile sbagliare» nonostante il tono sempre piatto, il mago sembrava lusingato del complimento ricevuto.

«MMM veramente gustoso... senti... ma secondo te … quel tipo... lo abbiamo seminato?» Elet, nel pronunciare quelle parole, involontariamente tirò fuori le unghie, mentre i peli su orecchie e coda le si rizzavano.

«Nulla è certo... spero però di si... anche se non ho commesso alcun reato lui continua ad inseguirmi... non capisco la motivazio...»

 

La frase fu interrotta da un quadrello di balestra che passò ad un millimetro dalla testa del mago

«TE LO SPIEGO IO COSA HAI COMMESSO IMMONDA CREATURA!» la voce proveniva da dietro un gruppo di alberi poco distante. Si sentì uno schiocco, mentre due degli alberi più vicini cadevano, rivelando un umano. Questi indossava un'armatura completa con fregi dorati. Era completamente calvo e dai suoi occhi marroni traspariva un fortissimo odio per i presenti nella radura Nella mano destra brandiva un enorme spadone mentre con la sinistra reggeva uno scudo recante l'araldica di un sole, dotato di occhi e bocca.

 

«Io, Reves, supremo paladino del dio del sole, purgherò la terra della tua immonda presenza di necromante e, con ciò, riacquisterò il favore del mio dio!»

 

«Non riacquisterai un bel niente , idiota... Il dio del sole non ricompensa l'omicidio!» ad interrompere il monologo del nuovo arrivato era stata Elet, che continuò «Il mio padrone non è responsabile di alcun crimine... solamente per il suo stato di esistenza voi bigotti lo perseguite in ogni dove, e inoltre...»

« basta Elet» la interruppe il mago« Non otterrai nulla con le parole. La mente di costui è ottenebrata dal bigottismo e dalle parole di coloro che lo hanno istruito»

 

«Non ti permetto di insultare cosi il mio nobile mentore, creature delle tenebre! Smettila di blaterare vuote parole: combatti ed affronta il tuo destino!»

 

«Se vuoi combatterò... devo ricordarti però come è finito il nostro ultimo scontro? Se non fosse stato per quella giovane che ti raccolse, saresti morto dissanguato in quel campo...»

 

«Questa volta andrà diversamente... il mio signore mi ha fornito... QUESTA!» Proferendo queste parole, Reves estrasse una piccola pietra dalla sacca. Appena esposta all'aria, la pietra cominciò a brillare, mentre Reves incominciava una mormorante cantilena.

 

«Una pietra degli Angeli! Credevo fossero state usate tutte!» a riconoscere l'oggetto era stata Elet, mentre il mago era, se possibile, sbiancato ancor di più.

 

«Esatto , mezza gatta! Questa è una pietra degli angeli, un artefatto donatomi dalla mia chiesa per la mia redenzione... » disse Reves « E, grazie al suo potere, io bandirò te, immondo Lich da questo reame dei viventi!»

 

Voltandosi Elet si accorse che il suo maestro era avvolto in una cortina dorata di luce.

«Maestro! » urlò «Scappate, vi imploro!»

 

«Non posso, lo sai bene... questa magia supera perfino le mie altissime capacità» A testa china il mago mormorò queste parole mentre il suo corpo iniziava a scomparire partendo dai piedi. Alla fine ebbe la sensazione di trovarsi dentro un tunnel di luce gialla. Ad un'estremità vedeva Elet, la sua fedele assistente che lo chiamava. Udi le sue ultime parole:

 

«Maestro Veris! NOOOOOOOOOOOooo........» Le parole si persero in lontananza mentre l'oscurità ottenebrava i suoi sensi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Capitolo 1: Luogo: Universo presente Tempo: attuale, Inverno ( Gennaio) -

 

Una giornata sprecata come tutte le altre... Ecco cosa pensava la ragazza mentre sedeva in classe aspettando la fine dell'ora di lezione: una giornata completamente sprecata. Erano entrati alla seconda ora, in cui la professoressa di italiano aveva cianciato a vuoto per cinquanta lunghissimi minuti. L'ora successiva era stata anche peggio: il professore di Elettronica si era messo, come al solito, a spiegare la lezione a se stesso, mentre tutti gli altri ragazzi in classe facevano i comodi loro. Uno degli obiettivi ( secondo loro ) più divertenti era quello di dare fastidio a lei. Si divertivano particolarmente a prenderla in giro, sfruttando il suo completo rifiuto di uniformarsi ai loro stupidi gusti. Inoltre non era quella che loro avrebbero descritto come “ una ragazza da paura”: alta circa un metro e sessanta, era d corporatura esile, anche se un po' di carne nei punti giusti le conferiva le curve di una bella ragazza. Portava capelli castani lunghi fino alle spalle, capelli dello stesso colore degli occhi. Davanti a questi ultimi, un paio di occhiali viola, spesso oggetto di scherno dei suoi “cari compagni”. Anziché i soliti vestiti attillati che lasciavano poco spazio all'immaginazione, cosi adorati dalle altre ragazze della scuola, preferiva portare larghe magliette di gruppi metal, jeans e scarpe comode. Spesso la si poteva vedere con le cuffiette dell'Ipod alle orecchie, da cui usciva ciò che i suoi compagni di classe, ad eccezione di uno, giudicavano come “rumore”, mentre per lei era Metal, e cioè, musica sublime. Il suo nome? Ambra.

Per Ambra quella giornata di quarto liceo era ulteriormente peggiorata dall'arrivo recente di Roberto P., da lei soprannominato Contadino, una persona che in passato, con la scusa dell'amore, aveva unicamente cercato di portarsela ( inutilmente) a letto, facendola solo soffrire. Per concludere un quadro di eventi negativi, l'unica persona cui voleva bene in quella classe di rifiuti umani, era assente. Il suo nome era Roberto C., da lei rinominato Niisan ( fratello maggiore, in giapponese), non perché avessero una qualche reale parentela, ma per il fatto che gli voleva tanto bene da considerarlo un fratello. Questi purtroppo era assente quel giorno a causa di un'influenza molto virulenta che in quel periodo girava e, di tutti gli inutili buzzurri della classe aveva colpito proprio lui.

In definitiva Ambra sentiva che nulla avrebbe potuto smuovere il grigiore di quella giornata...Nulla?

Di cosa stava cianciando il prof? Si riscosse in tempo per sentire la parte finale del discorso

 

«...Insomma» stava dicendo il professore« So che stiamo avanti nell'anno e i pagellini arriveranno tra poco... ma ho appena ricevuto la comunicazione che oggi arriverà un nuovo studente»

 

Nella classe si diffuse un forte brusio. Gli studenti si ponevano tra loro le classiche domande sul nuovo arrivato, i maschi sperando che fosse una ragazza molto procace e facile da conquistare, le ragazze sperando che fosse il principe azzurro che sognavano dopo aver visto i film del periodo. A questa discussione esulava Ambra, per la quale un nuovo venuto corrispondeva unicamente ad una persona in più che l'avrebbe sfottuta solo per poi chiederle aiuto piagnucolante ai compiti in classe.

 

Il professore continuò il discorso sopra il rumore:

 

«Lo studente arriverà a far parte della classe dopo ricreazione e...»

 

Non fece in tempo a finire la frase poiché, come evocata, la campana della ricreazione squillò a segnalare la fine dell'ora. Tutti gli studenti si precipitarono fuori dall'aula per dirigersi ai luoghi dei loro svaghi usuali. Rimase in classe solo Ambra, senza nessun altro, a godersi il calore di un termosifone.

Trenta minuti più tardi, i compagni di classe rientrarono sbuffando in aula: questa volta erano tutti stranamente puntuali, la curiosità di scoprire il nuovo venuto aveva avuto la meglio sul loro desiderio di svago.

Fu il professore dell'ora precedente a riprendere il discorso interrotto:

 

«Bene, ora entrerà il nuovo studente. Si presenterà a voi e poi prenderà posto in uno dei banchi liberi... ad esempio, Ambra tu sei la più brava, che ne dici se lo aiuti un po' a portarsi a passo col programma?»

 

Perfetto!” Pensò lei “oltre che averlo in classe mi tocca anche fargli da balia... se scoccia lo farò pentire di avermi rivolto la parola...”... mentre pensava ciò, acconsentì a quanto detto dal prof con una vaga scrollata di spalle.

 

«Perfetto!» esclamò il professore gioiosamente. Continuò poi girandosi verso la porta« Entra pure!»

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Capitolo 2-

 

«Entra pure!» Il professore non finì la frase che la porta venne aperta... in un modo veramente insolito per quella classe. Né sbattuta a calci come all'uscita o a ricreazione, né aperta timidamente come da qualcuno che arrivava in ritardo. La porta fu aperta normalmente, in modo quasi innaturale. Ma ancora più innaturale era la persona dietro di essa: Alto sul metro e ottanta, di carnagione pallida; i capelli estremamente scuri, quasi neri, ricadevano all'indietro senza però arrivare alle spalle. La corporature sembrava robusta, anche se i vestiti rendevano impossibile una valutazione esatta... i vestiti, quelli colpivano più di ogni altra cosa, colpivano persino Ambra, abituata dai numerosi cosplay ai vestiti più stravaganti: il ragazzo indossava un paio di stivali militari neri, alla punta dei quali era stata avvitata una borchia puntuta. Entrambi gli stivali presentavano segni di usura e rotture riparate alla bene e meglio con placche di metallo. La parte alta degli stivali era coperta da pantaloni veramente strani: sembravano fatti di tessuto, ma il materiale rifletteva la luce, quasi fossero fatti in acciaio. Comunque ogni valutazione era quasi impossibile a causa della forma, estremamente comodi, e del colore, nero pece. Al posto di una maglietta o maglione il ragazzo indossava una giacca di pelle... anche se ad un esame più attento essa si rivelava piena di scalfitture e graffi, segno quantomeno di numerose risse violente. Completavano il quadro un lungo mantello nero che arrivava fino a poco sopra le caviglie del ragazzo che andava a legarsi al suo collo tramite un fermaglio dorato e un paio di guanti legati alla vita, anch'essi rigorosamente neri ma presentanti uno strano disegno in oro ricamato sopra.

Il ragazzo si avvicinò con passo lento e misurato alla cattedra; arrivato li si schiarì la voce e cominciò:

 

«Il mio nome è Veris Katrev... se qualcuno di voi trova divertente il mio nome venga fuori e vediamo se ride ancora... è il mio primo giorno in una scuola di questo paese ma se qualcuno intende fare il figo con un novellino vale quanto sopra... spero quanto meno di non dover eliminare nessuno di voi prima della fine dell'anno. Grazie»

 

Silenzio. La classe era caduta nel silenzio più completo. Il discorso del nuovo arrivato era stato piatto, privo di qualunque traccia di emozione nella voce. Sembrava che a parlare fosse stata una macchina... una macchina che avrebbe mantenuto ogni cosa che prometteva. Il primo a riscuotersi da quell'atmosfera glaciale fu il professore che, pur non riuscendo a spiccicar parola, con gesti e farfuglii indicò il posto a sedere accanto ad Ambra. Veris ringraziò con un cenno del capo e si sedette al suo posto. Prima di sedersi si tolse dalle spalle un piccolo zaino, sempre nero, da cui estrasse un calamaio, una penna d'oca, e degli stranissimi fogli di carta gialla che Ambra, dopo qualche secondo, identificò come pergamena... Pergamena! Erano secoli che nessuno la usava più... come anche la penna col calamaio!... nonostante tutto decise che quell'individuo le piaceva ed avrebbe fatto il possibile per sapere di più su di lui.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-Capitolo 3-

 

La campanella segnò la fine di quella strana giornata di scuola. Il nuovo arrivato aveva dato prova di essere un elemento veramente fuori dal comune: oltre che per i suoi inusuali strumenti di scrittura, aveva il vizio di leggere da uno strano librone rilegato in pelle nera ogni qual vola avesse cinque minuti di tempo libero. Ambra aveva tentato più volte di sbirciare nel libro ma senza riuscire ad interpretare nulla del contenuto: la scrittura, chiaramente fatta con la stesa penna che era poggiata sul tavolo, si allungava in ghirigori, formando parole dal significato sconosciuto. Il bordo delle pagine era fittamente miniato con disegni rappresentanti i soggetti più vari: qui una piccola creatura avvolta da rampicanti cresciuti da chissà dove, li un altro essere in piedi vicino a quelle che sembravano tombe. Ogni tanto su una pagina vi erano macchie scure di vario genere:sembravano fango... o forse sangue rappreso.

Al suono della campanella che segnalava la fine delle lezioni, mentre tutti i ragazzi si precipitavano fuori, Veris, con estrema calma, rimise tutte le sue cose nello zaino, si sistemò mantello e guanti ed infine, a passo estremamente lento, si avviò fuori dalla classe. Ambra, anche lei molto calma nel sistemare le sue cose, decise di seguirlo per apprendere di più su di lui. Appena fuori dalla classe, si accorse però di non essere l'unica ad essere rimasta indietro: il caro Contadino aveva raccattato un gruppo di compagni di classe e stavano confabulando tra loro. “Confabulando” però era un eufemismo, in quanto la loro voce poteva essere tranquillamente udita da metri di distanza.

 

«Dobbiamo fargli rapidamente capire chi è che comanda qui» stava dicendo proprio il Contadino « Non mi piace quel suo atteggiamento da capetto...»

 

«Sembrava bello sicuro di se... secondo me quello ci mena a tutti...» gli rispose un altro del gruppo

 

«Non dire c***te! Noi siamo in otto, lui è da solo! Gli faremo un c**o cosi!»

 

Quest'ultima frase del contadino parve incoraggiare gli altri della cricca, mentre riprendevano a parlare a tono più basso. Ambra decise che aveva udito abbastanza e corse avanti per andare ad avvisare il nuovo venuto. Lo trovò che camminava poco lontano dall'uscita superiore ella scuola... e si stava comportando stranamente come al solito: sembrava quasi intimidito dal passaggio delle macchine e dei motorini ma, non appena uno di questi passava, frettolosamente tirava fuori un piccolo blocco per appunti e scriveva qualcosa. Dopodiché riprendeva a camminare col suo solito passo lento... se visto da dietro lo sarebbe preso per un anziano! Nonostante queste stranezze, Ambra era veramente incuriosita da quel ragazzo e perciò lo raggiunse correndo e chiamandolo per nome.

 

«Veris! Ehi VERIS!» lo raggiunse dopo poco, nel frattempo lui si era fermato, senza però voltarsi. Lo fece non appena la ragazza lo affiancò

 

«Oh ciao ehhhmmmm.... Ambra, giusto? Che succede?» l'espressione di lui sembrava incuriosita

 

«Ehm, volevo dirti un paio di cose» ansimò lei riprendendo fiato «Primo: stai attento al Contadino e agli altri del suo gruppo, ho sentito che intendono darti una lezione... Secondo... che c'è?» Si era fermata poiché l'espressione di lui era una totale maschera di confusione. Lo senti farfugliare «Contadino... lezione... cosa intendi?»

 

“Incredibile!” pensò lei “ va bene che può non riconoscere il soprannome che ho affibbiato a quell'idiota... ma dare una lezione, il senso è chiaro... o questo è veramente tonto... oppureee...”

 

«Beh ecco... diciamo che Roberto P., quello grosso in classe... lui e i suoi amici intendono metterti in riga..» Dall'espressione di lui capì che aveva riconosciuto di chi si parlava ma non afferrava il senso del resto della frase.

 

«Oh, insomma, INTENDONO MENARTI !» sbottò lei esasperata. La reazione di lui la sorprese completamente. Era infatti sbottato in una lunga e profonda risata, una risata che le metteva i brividi, poiché vi avvertiva all'interno qualcosa di veramente malvagio. Accantonò per il momento la sensazione e riprese il discorso prima interrotto:

 

«Insomma prima volevo anche dirti che, se vuoi, puoi venire su a casa da me per riportarti in paro con le lezioni... che ne dici?»

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-Capitolo 4 -

 

Non fece in tempo a finire il discorso. Le urla di quella banda di matti si potevano udire da parecchio lontano: erano il Contadino e quelli del suo gruppo che, avendoli visti avevano iniziato a correre come matti nella loro direzione. Ambra non era impaurita dall'idea di avere a che fare con quell'idiota, aveva sempre desiderato affibbiargli un po' di calci. Rimase però stupita quando, voltandosi, vide Veris che stava mormorando alcune parole dal senso a lei sconosciuto. Un forte fracasso proveniente da dietro di lei la fece girare e notò che il Contadino e il suo gruppo erano malamente scivolati su ciò che sembrava una grossa macchia d'olio e stavano ora tentando, non senza difficoltà, di rimettersi in piedi. Contrariamente ad ogni previsione vi riuscirono e si avviarono nuovamente verso i due, questa volta però camminando e con passo attento a ciò che calpestavano. Appena arrivarono loro fu il Contadino che esordì:

 

«Ehi tu, Vertis o come cavolo ti chiami... cedo proprio che tu debba abbassare le penne... e noi siamo qui per darti una mano a farlo» Pronunciò l'ultima frase con un ghigno in faccia, accompagnato dalle risatine del resto del gruppo. Si rivolse poi ad Ambra: « Ma che ci fai con uno sfigato come questo? Non lo vedi come è conciato?... lascialo perdere e vieni con noi, vedrai che ti diverti!» L'ultima parte della frase fu pronunciata con un tono volutamente ambiguo che disgustò completamente Ambra. La sua risposta fu delle più acide: «Preferisco restare con questo sfigato piuttosto che unirmi a un gruppo di deficienti come voi! Credi che non l'ho ancora capito che il tuo unico obbiettivo è quello di portarmi a letto con te?»

 

A sentire questa risposta il Contadino fu preso da una rabbia violenta: come osava quella ragazzina contraddirlo? Lui era quello per cui tante ragazze della scuola sbavavano! Accecato dalla rabbia fece per andare addosso alla ragazza, di corporatura notevolmente più piccola di lui, ma fu fermato da un violento pugno che lo rimandò tra i suoi. La voce di Veris si fece nuovamente sentire, impersonale come al solito:

 

«Non mi sembra che questa ragazza ricambi le vostre attenzioni, vi chiedo perciò di lasciarla in pace... altrimenti mi costringerete a doverla difendere»

 

la risposta del Contadino non giunse sotto forma di parole ma di un forte ruggito animalesco. Insieme al resto del gruppo si lanciò su Veris , decisi a ridurlo in condizioni inumane.

Quello che successe in seguito fu talmente irreale che Ambra ebbe problemi ad accettare ciò che vedeva: le sembrò che Veris tendesse una mano a palmo aperto davanti a se e che, da quella mano, uscissero innumerevoli tentacoli neri. Questi andarono ad afferrare i membri del gruppetto, avvinghiandosi loro a braccia e gambe, per poi sbatterli violentemente qua e là sul selciato. La scena durò solo un attimo, bastò che la ragazza battesse le palpebre per vedere Veris da una parte e tutti i loro “assalitori” privi di sensi, pesti e contusi, ammonticchiati al lato della strada.

Furono le parole di Veris a riscuoterla dalla trance in cui era caduta:

 

«Ehm, scusa... tutto a posto?» Per dirle queste parole le si era avvicinato e le aveva poggiato una mano guantata sulla spalla. Ambra , in preda al panico, non riuscì nemmeno a rispondergli e preferì fuggire via verso il parcheggio delle macchine dove sua madre la stava aspettando, lasciando Veris in quella via laterale a riflettere su quanto accaduto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

-Capitolo 5-
Magia.
Questa parola continuava a rimbalzare nella mente di Ambra. Magia, magia,magia... quello che aveva visto era senza dubbio un effetto magico... ma era impossibile! La magia non esisteva nel suo mondo! A questo punto rimanevano due possibilità: o lei aveva immaginato tutto ( anche se il modo in cui erano stati ridotti il Contadino e i suoi sembrava annichilire questa possibilità) oppure Veris nascondeva evidentemente qualcosa... ma cosa? Doveva assolutamente indagare su di lui.
Cercare su Internet si era rivelato solo una perdita di tempo: erano migliaia i siti di ciarlatani che usavano la parola magia per raggirare i gonzi... e eventuali siti seri erano quasi impossibili da raggiungere poiché nascosti da tonnellate di password e cifrature. Per i libri valeva generalmente la stessa storia... salvo andare a frugare in quelli più antichi che però erano tutti in biblioteche private... tutti? Si ricordò in quel momento di quella biblioteca nei sotterranei della villa abbandonata... Li c'era senza dubbio qualcosa a riguardo.
«Mamma esco a fare un giro!» Con queste parole Ambra usci di casa, inforcò la bicicletta e si diresse a tutta velocità verso la villa. Arrivata sul posto non ebbe problemi ad orientarsi: conosceva bene la casa semi-diroccata... abbastanza bene da capire che qualcosa non andava: appena entrata infatti si rese conto che qualcuno aveva risieduto li nei giorni passati. Non erano stati lasciati residui quali scatolette o immondizia varia come erano soliti fare i vagabondi; l'unica traccia della presenza recente di qualcuno era la polvere smossa dal pavimento. Ambra evitò accuratamente di lasciare tracce della sua presenza e si diresse al piano sotterraneo della villa, verso la biblioteca. Chiamarla biblioteca era però un eufemismo: molti scaffali erano crollati e numerosi libri versavano in pessimo stato. La struttura generale sembrava però stabile e ciò permise alla ragazza, accesa una candela li presente, di iniziare a vagliare i libri presenti.
Due ore di ricerche condussero a ben poco: tutti i libri li presenti erano relativamente recenti, la loro età oscillava tra i cento e i cinquecento anni. Stancamente Ambra passò ad esaminare un ultimo volume decisamente più vecchio, doveva avere almeno mille anni. Al suo interno trovò qualcosa di completamente inaspettato: mentre i libri precedenti descrivevano genericamente procedure e rituali per eseguire evocazioni o, al massimo, riti satanici, quel libro elencava minuziosamente e con cura formule, gesti e materiali necessari per centinaia di incantesimi. L'esame di quel libro costò ad Ambra una buona mezz'ora ma alla fine individuò qualcosa che assomigliava molto a quanto aveva visto. Lesse ad alta voce quanto aveva trovato per sincerarsi della corrispondenza:
«Tentacoli di Oscurità. Incantesimo che evoca dal mondo delle tenebre della materia d'ombra per creare strutture simili a tentacoli. Con essi è possibile avvinghiare e immobilizzare i soggetti nell'area d'effetto. Incantatori più esperti possono inoltre ordinare azioni anche complicate ai tentacoli quali scuotere i soggetti immobilizzati o dilaniarli.» Di seguito erano elencate le formule e i gesti da compiere. Una runa a fine pagina identificava l'incantesimo come “ per principianti”.
L'attenzione di Ambra fu distolta dal libro da uno squittio provenire da un angolo della stanza. Si alzò di scatto dalla sedia e usò la candela per illuminare bene intorno a se. L'origine dello squittio si rivelò essere un piccolo topolino di campagna che, intrufolatosi nella cantina, non riusciva più ad uscirne. Con un sospiro Ambra fece per rimettersi a sedere ma un pensiero le fece cambiare idea: perché non provare quell'incantesimo sul topolino? In fondo era etichettato come semplice...
presa dalla curiosità la ragazza tese una mano a palmo aperto davanti a se in direzione dell'animaletto mentre con lo sguardo leggeva le formule dal libro. Appena ebbe terminato l'ultima sillaba sentì una grande quantità di energia che veniva succhiata dal suo corpo mentre dalla sua mano minuscoli fili neri partivano ed andavano ad avviluppare il topo. Questi rimase intrappolato per pochi secondi, dopodiché l'incantesimo si dissolse e Ambra si ritrovò seduta per terra, completamente esausta. Doveva tornare a casa... ma non poteva abbandonare li quel libro. Faticosamente si rialzò da terra, infilò il libro nella borsa di scuola che aveva portato e uscì dalla casa. Da qui, un po' in bici, un po' camminando, tornò a casa. Salutò frettolosamente la madre, quindi si chiuse in casa a studiare il libro trovato. Doveva prepararsi a porre molto domande a Veris, l'indomani.

-Capitolo 5-


Magia.Questa parola continuava a rimbalzare nella mente di Ambra. Magia, magia,magia... quello che aveva visto era senza dubbio un effetto magico... ma era impossibile! La magia non esisteva nel suo mondo! A questo punto rimanevano due possibilità: o lei aveva immaginato tutto ( anche se il modo in cui erano stati ridotti il Contadino e i suoi sembrava annichilire questa possibilità) oppure Veris nascondeva evidentemente qualcosa... ma cosa? Doveva assolutamente indagare su di lui.Cercare su Internet si era rivelato solo una perdita di tempo: erano migliaia i siti di ciarlatani che usavano la parola magia per raggirare i gonzi... e eventuali siti seri erano quasi impossibili da raggiungere poiché nascosti da tonnellate di password e cifrature. Per i libri valeva generalmente la stessa storia... salvo andare a frugare in quelli più antichi che però erano tutti in biblioteche private... tutti? Si ricordò in quel momento di quella biblioteca nei sotterranei della villa abbandonata... Li c'era senza dubbio qualcosa a riguardo.«Mamma esco a fare un giro!» Con queste parole Ambra usci di casa, inforcò la bicicletta e si diresse a tutta velocità verso la villa. Arrivata sul posto non ebbe problemi ad orientarsi: conosceva bene la casa semi-diroccata... abbastanza bene da capire che qualcosa non andava: appena entrata infatti si rese conto che qualcuno aveva risieduto li nei giorni passati. Non erano stati lasciati residui quali scatolette o immondizia varia come erano soliti fare i vagabondi; l'unica traccia della presenza recente di qualcuno era la polvere smossa dal pavimento. Ambra evitò accuratamente di lasciare tracce della sua presenza e si diresse al piano sotterraneo della villa, verso la biblioteca. Chiamarla biblioteca era però un eufemismo: molti scaffali erano crollati e numerosi libri versavano in pessimo stato. La struttura generale sembrava però stabile e ciò permise alla ragazza, accesa una candela li presente, di iniziare a vagliare i libri presenti.Due ore di ricerche condussero a ben poco: tutti i libri li presenti erano relativamente recenti, la loro età oscillava tra i cento e i cinquecento anni. Stancamente Ambra passò ad esaminare un ultimo volume decisamente più vecchio, doveva avere almeno mille anni. Al suo interno trovò qualcosa di completamente inaspettato: mentre i libri precedenti descrivevano genericamente procedure e rituali per eseguire evocazioni o, al massimo, riti satanici, quel libro elencava minuziosamente e con cura formule, gesti e materiali necessari per centinaia di incantesimi. L'esame di quel libro costò ad Ambra una buona mezz'ora ma alla fine individuò qualcosa che assomigliava molto a quanto aveva visto. Lesse ad alta voce quanto aveva trovato per sincerarsi della corrispondenza:«Tentacoli di Oscurità. Incantesimo che evoca dal mondo delle tenebre della materia d'ombra per creare strutture simili a tentacoli. Con essi è possibile avvinghiare e immobilizzare i soggetti nell'area d'effetto. Incantatori più esperti possono inoltre ordinare azioni anche complicate ai tentacoli quali scuotere i soggetti immobilizzati o dilaniarli.» Di seguito erano elencate le formule e i gesti da compiere. Una runa a fine pagina identificava l'incantesimo come “ per principianti”.L'attenzione di Ambra fu distolta dal libro da uno squittio provenire da un angolo della stanza. Si alzò di scatto dalla sedia e usò la candela per illuminare bene intorno a se. L'origine dello squittio si rivelò essere un piccolo topolino di campagna che, intrufolatosi nella cantina, non riusciva più ad uscirne. Con un sospiro Ambra fece per rimettersi a sedere ma un pensiero le fece cambiare idea: perché non provare quell'incantesimo sul topolino? In fondo era etichettato come semplice...presa dalla curiosità la ragazza tese una mano a palmo aperto davanti a se in direzione dell'animaletto mentre con lo sguardo leggeva le formule dal libro. Appena ebbe terminato l'ultima sillaba sentì una grande quantità di energia che veniva succhiata dal suo corpo mentre dalla sua mano minuscoli fili neri partivano ed andavano ad avviluppare il topo. Questi rimase intrappolato per pochi secondi, dopodiché l'incantesimo si dissolse e Ambra si ritrovò seduta per terra, completamente esausta. Doveva tornare a casa... ma non poteva abbandonare li quel libro. Faticosamente si rialzò da terra, infilò il libro nella borsa di scuola che aveva portato e uscì dalla casa. Da qui, un po' in bici, un po' camminando, tornò a casa. Salutò frettolosamente la madre, quindi si chiuse in casa a studiare il libro trovato. Doveva prepararsi a porre molto domande a Veris, l'indomani.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-Capitolo 6 -

 

Doveva fargli quella domanda... assolutamente. Per tutta la sera precedente e buona parte della notte aveva studiato il libro trovato e si era preparata alcune domande da porre a Veris: chi sei? È veramente magia quella che usi? Da dove provieni? E migliaia di altre ancora. Il corso di pensieri di Ambra fu però bruscamente interrotto da una voce familiare che la chiamava. Si riscosse allora dall'estraniazione mentale in cui era caduta per vedere un volto familiare che la chiamava: era Roberto C. , alias Niisan, il suo unico e vero amico.

«Ciao Ambra, come stai? Oggi la febbre era passata e perciò ho deciso di tornare a scuola... ho già fatto fin troppi giorni di assenza, quest'anno non me li perdoneranno come lo scorso...Comunque, mi hanno detto che in questi giorni che sono mancato è arrivato uno studente nuovo... com'è? »

La ragazza rimase interdetta a questa domanda: era veramente difficile descrivere Veris, lei era quella che lo aveva conosciuto di più eppure non sapeva nulla di lui. Fu salvata dal dover rispondere da un forte rumore di stivali nel corridoio.

« beh, credo che, più che descriverlo, sia meglio che lo vedi tu... sta arrivando»

Non fece in tempo a finire la frase che Veris entrò nell'aula. Quel giorno aveva lasciato a casa il mantello, ma ciò sembrava sottolineare ancor di più l'espressione profondamente irata che era dipinta sulla sua faccia. Non per quello si dimenticò di salutare Ambra e rimase li vicino, in attesa di conoscere il nome dell'altro ragazzo. Roberto ci mise un po' a capire cosa volesse da lui quello strano individuo, finchè non notò che questi occhieggiava nervosamente il posto accanto alla ragazza. Sbuffando si fece da parte permettendo all'altro di sedersi.

La tensione tra i due era quasi palpabile,pensò la ragazza... doveva fare qualcosa per placare il dissidio nascente, senza contare che quel giorno Veris sembrava proprio di pessimo umore.

Senza dire altro Veris tirò fuori le sue cose dalla borsa e si mise, come sempre, a studiare dal suo pesante tomo. Il Niisan stava quasi per rivolgergli la parola quando vide entrare dalla porta la scena più buffa che avesse mai visto: il Contadino e gli altri del suo gruppo, ognuno dei quali era incredibilmente pesto, come se fosse passato un cingolato su di loro mentre dormivano. Nessuno di loro ricordava esattamente come ( ognuno forniva una versione diversa e incredibile) ma ricordavano tutti chiaramente di aver ricevuto una sonorosissima lezione da Veris e che era meglio lasciarlo in pace. Per questo motivo, anche se il professore non era ancora arrivato in aula, alla vista di Veris filarono di corsa ai loro posti a sedere in fondo alla classe. La scena non passo inosservata dal Niisan che chiese spiegazioni ad Ambra. Questi però, volendo riservarsi le domande per Veris per dopo la ricreazione, decise di tacere. Il suono della campanella e l'ingresso del professore in classe posero fine ad ogni ulteriore tentativo di insistere da parte del Niisan.

 

«Chi sei tu in realtà?» Con questa frase aveva esordito Ambra dopo aver portato Veris in un angolo molto appartato della scuola.

«Io... sono Veris, non mi riconosci?» rispose questi assumendo un'aria difensiva

«Non fare il vago... ho visto benissimo quello che hai fatto ieri al Contadino e compagni...e ho fatto delle ricerche in merito: quella che hai usato è magia!»la ragazza tirò fuori dalla borsa di scuola il pesante libro che aveva preso il giorno prima nella villa , apri ad un segno e iniziò a leggere velocemente «Allora, ecco qua: Tentacoli di Oscurità. Incantesimo che evoca dal mondo delle tenebre della materia d'ombra... che cos'hai? Sembri pallido» la ragazza aveva alzato brevemente lo sguardo su Veris e aveva notato che l'umore di questi era notevolmente cambiato: se prima era vagamente arrabbiato ora il suo sguardo era decisamente sorpreso; al commento della ragazza inoltre era realmente sbiancato in volto e aveva cominciato freneticamente a tastarsi il viso... si era pure infilato un dito in un occhio per qualche strano e assurdo motivo. Finito il suo “controllo” aveva ripreso a guardare la ragazza. Tiro un grosso sospiro di sconforto, quindi le disse « e va bene, mi hai scoperto... però devo dirti troppe cose e qui non è abbastanza sicuro... vediamoci stasera alla villa dove hai preso quel libro. Io sarò nei sotterranei.» Detto questo si voltò e, molto velocemente, si avviò verso la classe senza nemmeno attendere una risposta da parte di Ambra. «Ah, e ricordati di portare quel libro, è importante!» aggiunse mentre si allontanava senza nemmeno voltarsi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


-Capitolo 7-

 

Era ormai sera quando Ambra appoggiò la sua bici al muro della casa diroccata. Aveva faticato non poco per convincere i suoi a permetterle di uscire, ma alla fine, inventandosi una fantomatica “ riunione notturna tra amiche per ripassare in vista del compito” era riuscita a spuntarla. Accese la torcia elettrica che aveva portato e si inoltrò nella casa. Evidentemente Veris era già arrivato, poiché erano evidenti in tutta la casa tracce e impronte di piedi. Vi era però qualcosa turbava l'atmosfera e dava non poco fastidio ad Ambra: un forte e penetrante odore di tabacco misto a quello di vino di bassa qualità. Non le risultava che Veris fumasse o bevesse, per la verità non l'aveva mai visto nemmeno mangiare. La sua sorpresa e il terrore furono però ugualmente totali quando due forti braccia pelose la cinsero, una mano che andava ad afferrarle la vita, mentre l'altra le tappava la bocca per impedirle di urlare. « Guarda guarda che bel bocconcino che è venuto qui stasera da ma» A parlare era un uomo di mezza età, dal volto abbronzato e pieno di rughe. Il suo fiato puzzava di denti marci, fumo ed uso eccessivo di alcool. « vorrà dire che stasera , dopo tanto tempo, avrò la gioia di condividere il mio letto con una donna» continuò l'uomo avvicinando il volto della ragazza al suo «Sempre che tu non faccia troppa resistenza, altrimenti sarò costretto a farti tacere... in maniera definitiva» aggiunse le ultime parole con un ghigno sul viso.

La ragazza nel frattempo si divincolava e, per un attimo, riuscì a liberare la testa e a mordere la mano dell'uomo. Questi emise un forte urlo ma, senza mollare la presa con l'altra mano, rifilò due forti ceffoni sul viso della ragazza. La vista di Ambra si annebbiò per il dolore, aveva solamente la sensazione di essere poggiata a terra mentre qualcosa frugava nella zona tra la pancia e la chiusura dei pantaloni. Proprio quando ormai si era quasi arresa al suo destino, sentì l'uomo desistere, alzarsi di colpo e parlare « E tu chi diavolo sei?»

«Il mio nome non ti interessa feccia, lascia in pace quella ragazza!» , Ambra riconobbe subito la voce di Veris. Sembrava che una profondissima ira si fosse impossessata di lui.

«Altrimenti cosa mi fai ragazzino? Mi fai la bua?» l'uomo sembrava aver completamente dimenticato la ragazza, mentre concentrava la sua attenzione su Veris.

«Lasciala immediatamente in pace... o ti torturerò in maniera tale che mi pregherai di spedirti all'inferno!» Veris sembrava sul punto di esplodere per l'ira repressa dentro di se.

Nel frattempo Ambra era riuscita ad ad allontanare la sensazione di stordimento ed ad alzarsi quasi in piedi. Notò con la coda dell'occhio un movimento alle spalle di Veris. Immediatamente fece per avvertirlo, ma la voce sembrava non volergli uscire dalla bocca. Riuscì solamente a biascicare le parole «Veris! … a-attento dietro!»

«Attento a cos...»

Non riuscì a finire la frase. Il suo corpo fu scosso da un brivido mentre una pallottola gli perforava il cranio. Altre pallottole gli penetrarono in successione il collo e il petto, all'altezza del cuore. L'uomo con la pistola uscì dall'ombra dietro di lui e procedette a svuotare il caricatore nella testa del ragazzo.

Ambra era completamente paralizzata dal terrore... non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto... Veris, perfino lui con la sua magia, era stato impotente contro una banale pistola... forse anche lei avrebbe dovuto lasciarsi andare e morire , piuttosto che dover sopportare ciò che i due uomini le avrebbero fatto. Ma l'istinto di sopravvivenza le urlava nella mente e lei, spinta solamente da quello, indietreggiò sulla schiena, fin quando non sbatté con le spalle al muro e capì di essere in trappola.

« bene bene ragazzina, il tuo amico mi ha fatto proprio arrabbiare, perciò l'offerta di prima non è più valida. Ti ucciderò nella maniera più dolorosa e lenta possibile... dopo averti gustata a fondo ovviamente» la parte della frase fu sottolineata dall'uomo con un tono estremamente lascivo, che bene lasciava intendere le sue intenzioni. L'uomo con la pistola si lanciò sulla ragazza, immobilizzandole braccia e gambe, mentre quello disarmato prese ad armeggiare furiosamente con la chiusura dei pantaloni di lei.

Furono interrotti nelle loro azioni da una voce potente, ultraterrena e profondamente, innegabilmente malvagia: «Togliete... immediatamente le mani... DA LEI!!!»

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


- Capitolo 8 -

 

«Togliete... immediatamente le mani... DA LEI!!!»

 

I due individui si fermarono di colpo nell'udire quella voce. Lentamente si voltarono e la ragazza li vide sbiancare in volto. Cercò di sbirciare nello spazio lasciato tra i due e quello che vide le fece correre un brivido lungo la schiena: il corpo di Veris, completamente imbrattato di sangue, si ergeva vacillando sui suoi piedi; la poca pelle sembrava essere andata incontro ad un'orrenda metamorfosi: non era più la liscia e candida pelle del ragazzo ventenne, era verdognola e cadente, a dir poco marcia. Sembrava quella di un cadavere, pensò ambra... un cadavere...o uno zombie?

La testa del corpo era ancora reclinata e si stava poco a poco riportando in posizione verticale. Ciò che apparve una volta che questo movimento fu completato gelò il sangue alle tre persone vive nella stanza: l'occhio destro del corpo era ancora intatto ma sembrava marcio e sul punto di sciogliersi in putridume. Ma la cosa più orribile era ciò che rimaneva dell'occhio sinistro che era stato precedentemente distrutto da uno dei proiettili: non rimaneva nulla dei tessuti molli dell'occhio, al loro posto si vedeva chiaramente una luce, rossa e maligna, che li fissava dal profondo dell'orbita.

Anche il resto del vestiario di Veris sembrava essere andato incontro alla stessa metamorfosi del proprietario: ciò che rimaneva indosso al corpo del ragazzo era unicamente il mantello che però ora si presentava logorato e sfrangiato alle estremità. Degli altri vestiti non rimaneva più nulla. Al loro posto erano comparsi numerosi gioielli su tutto il corpo del mago, incastonati di numerosissime pietre preziose. Il pezzo più importante del gruppo sembrava un grosso medaglione al collo della creatura, recante incastonato quello che appariva come un enorme smeraldo.

 

« vi avevo detto di non osare poggiare una mano su quella ragazza...avete contraddetto il mio volere e violato la legge da me emessa... e perciò io, in qualità di giudice, giuria e boia, VI TROVO COLPEVOLI E VI CONDANNO ALLA DA ME SCELTA!» il tono di Veris era andato via via aumentando nel corso della frase, nel pronunciare l'ultima aveva materializzato degli enormi artigli metallici sulla sua mano destra ed era scattato verso l'uomo con la pistola.

«Tu non hai fatto nulla di male... beh quasi nulla, perciò ti condanno ad una morte rapida» detto ciò sventro l'uomo utilizzando gli artigli sul braccio. Sangue ed interiora schizzarono su Ambra e sull'altro uomo il quale cadde seduto e cominciò a strisciare verso il muro finchè non vi sbatté con le spalle. Li rimase paralizzato dal terrore. Veris gli si avvicinò lentamente, facendo scomparire le lame dal braccio destro, mentre con la mano sinistra si portava residui di sangue ed interiora alla bocca per assaporarli.

«Bene bene... ora è il tuo momento... hai osato tentare di violare il corpo di quella ragazza... la pena per questo è..... vediamo.... si, un viaggio nel peggiore dei tuoi incubi!» Finendo la frase Veris prese a cantilenare, concentrando la sua attenzione sull'uomo che implorava inutilmente pietà.

Ambra non riuscì a capire molto di ciò che avvenne in seguito: ciò che vide furono ombre, ombre enormi che assumevano le forme più mostruose e si muovevano verso l'uomo atterrato mentre questi urlava in maniera a dir poco inumana. La scena durò pochi secondi poi fu tutto finito. L'uomo condannato giaceva su un fianco, dalla bocca usciva un liquido nero. Era palesemente morto.

Ambra giaceva ancora nell'angolo in cui era caduta prima, seduta e rannicchiata in posizione fetale, con la testa tra le gambe. L'orrore di quello che aveva visto le attanagliava la mente, voleva chiuderlo fuori, chiudere fuori quello e tutto il mondo con lui. Poi cominciò a sentire caldo nella sua mente. Era una sensazione calda, affettuosa e le stava dicendo qualcosa: « Ambra, non avere paura, sono qui per aiutarti» Di colpo la ragazza sentì l'orrore e la paura abbandonarle la mente, lasciando il posto ad una sensazione di pace ed.... affetto? Sembrava che, chiunque si fosse introdotto nella sua coscienza, provasse un profondo affetto per lei. La voce ricominciò a parlare: «Rilassati ora, ci sono io con te... riposa, quando ti sveglierai ti sarà svelato tutto».

Come obbedendo ad un ordine inconscio, la ragazza cadde in un profondo sonno senza sogni.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


-Capitolo 9 -

 

«..Ambra?... dai svegliati! Ehi? Mi senti?»

Alla ragazza sembrava di fluttuare in una accogliente oscurità quando queste parole vennero a disturbarla. Sembrava come se nell'oscurità che la circondava si fosse introdotta una luce... da quella luce provenivano le parole che aveva appena udito. Inoltre la luce intorno a lei si faceva via via sempre più intensa, finchè non divenne quasi abbagliante. A quel punto si svegliò di colpo.

Si trovava in una stanza riccamente arredata, da una finestra entrava la fredda luce invernale. La stanza però era calda e nell'aria aleggiava un vago odore di cibarie. La ragazza impiegò qualche secondo ad accorgersi che si trovava in un letto matrimoniale a baldacchino e che indossava unicamente la biancheria e una larga canottiera bianca. I suoi vestiti non sembravano essere da nessuna parte nella stanza. Si sarebbe messa a cercarli ma il rumore della porta che si apriva la fece rimanere nel letto, tirandosi la coperta fino al collo per coprirsi. Dalla porta entrò Veris, sembrava che tutto quanto aveva visto la sera prima fosse stato solo un sogno: Veris infatti era il solito ragazzo pallidino, con indosso le sue strane vesti, ma non sembrava aver nulla di anormale. Ambra stava cominciando a dubitare di quello che aveva visto, quando qualcosa le fece capire che era la realtà: un grosso livido a forma di mano si stagliava su un fianco della ragazza, prodotto probabilmente dall'aggressore la sera prima. Inoltre ad un esame accurato anche le vesti di Veris risultavano debolmente macchiate, come se qualcuno avesse inutilmente tentato di lavare via numerose macchie di sangue.

« Ciao, come stai? » esordì il ragazzo « ti ho trovata ieri sera poco lontana dalla villa dove ci eravamo dati appuntamento... eri svenuta e cosi ho pensato di portarti a casa mia...» il ragazzo si interruppe vedendo il volto della ragazza rabbuiarsi di colpo.

«Non dire cavolate... ricordo benissimo quello che è successo ieri sera» ribatte lei acida «Due uomini mi avevano aggredita nella villa, tu eri intervenuto per salvarmi... uno di loro ti ha sparato però... tu eri morto... come puoi essere qui?»La ragazza aveva terminato la frase più mormorando a se stessa che parlando all'altro, come se si trattasse di un pensiero espresso ad alta voce.

«Vedi... questa è la prova che era solo un sogno... un'allucinazione prodotta dal mancamento...» Veris approfittò dell'incertezza della ragazza per tentare di dar credito alla sua storia... senza però risultati.

«Non mi incanti! È inutile che continui a negare» rispose lei, quasi urlando « Ora sbrigati, sputa il rospo e rispondi alle mie domande: Chi sei tu veramente? Come fai ad utilizzare la magia?»

A sentire quelle domande, l'espressione di Veris cambiò completamente: come se si fosse arreso all'impossibilità di convincere quella ragazza, il suo viso era ora rilassato, quasi che di tutta la faccenda non gli importasse più nulla. Prese una sedia, la avvicinò al letto e, con estrema calma, ci si sedette.

« Le domande che mi hai posto sono molto complicate da rispondere... comincerò dall'ultima poiché, delle due, è la più semplice» Tirò un profondo sospiro, quindi cominciò a parlare « nel mio paese quelli come me vengono definiti Maghi. Tramite lunghi studi, siamo in grado di capire il potere che scorre nel mondo e nelle dimensioni che lo circondano e siamo in grado di prelevarlo, modellarlo e sfruttarlo per i nostri scopi. Di questo dovresti averne avuto una dimostrazione tu stessa, quando lanciasti quel semplice incantesimo nei sotterranei della villa. I maghi più esperti, come me, sono in grado di dare una forma perenne a questa magia: un esempio è il palazzo in cui siamo ora. Esso non esiste nel mondo da cui provieni, come non esiste in nessun altro mondo: quella in cui ci troviamo ora è una specie di “tasca” che ho ricavato tra le dimensioni, dalla quale posso entrare ed uscire a mio piacimento. Vi sono inoltre innumerevoli altri utilizzi della magia, quale ad esempio la guarigione di ferite e malattie, o l'evocazione di creature da altre dimensioni. Comunque possiamo sintetizzare dicendo che tutta la magia si basa sulle stesse regole » finito il discorso, che aveva completato senza smettere un secondo di parlare, fece una breve pausa di qualche secondo, quindi riprese « Con questo spero di aver dato risposta alla mia domanda. Per quanto riguarda la prima, il discorso è invece molto più lungo. In primo luogo, devo confessarti che ho mentito, a te, come a tutte e altre persone che ho conosciuto i questo mondo: l'unica cosa di vero che vi ho detto è il mio nome. Tutto il resto sono bugie, inventate per impedire di venire scoperto e mettere le persone cui tenevo a rischio. Come ti ho detto, sono un mago, e provengo da un mondo che ha pochissimo in comune con questo. La mia vera età... beh diciamo che, secondo il conteggio che avete qui degli anni, dovrebbe aggirarsi sui tre millenni»

Tremila anni! Era una quantità paurosa di tempo! Ambra quasi stentava a credergli. Il ragazzo di fronte a lei sembrò ignorare la palese incredulità che traspariva dal suo volto e continuò «Nel passato ho spesso visitato molte realtà alternative alla mia, tra cui anche questa. Quel libro che ti dissi di portare... lo scrissi io, circa mille e cinquecento anni fa. So che ti è difficile crederci... ma le cose stanno cosi....Un problema che sorge spontaneamente quando si fanno studi come i miei è il tempo: la durata di una vita , anche quella delle razze più longeve, come gli elfi, è insignificante al confronto col baratro dell'eternità... ma il tempo necessario a capire tutto ciò che ci circonda è ugualmente immenso... e io non volevo lasciare i miei studi incompiuti.» La voce del ragazzo si abbassò notevolmente di tono nel continuare a parlare « Feci numerosi studi nel campo della necromanzia e della magia nera... ciò che ne risultò fu un unico, potente rituale , che i permise di acquistare la vita eterna... al prezzo però di rinunciare alla vita stessa. Tu ieri sera hai visto il mio vero aspetto: oramai, dopo secoli e secoli, non sono ridotto altro che un mucchio di ossa tenute insieme dalla magia nera che le anima. Ho sotto il mio controllo tutte le emozioni di cui l'uomo è capace, e posso negarle a mio piacimento... ma questo mi ha anche negato la gioia del vivere. Devo ammettere che, con il tempo mi sono abituato a questo stato... mi sono abituato perfino alla fatalità degli amici che passano al regno dei morti uno dopo l'altro, mentre tu sopravvivi in eterno.... E questo mi andava bene. Ho continuato a “vivere” cosi fino a circa un mese fa. É da allora che un paladino ( sono creature votate al bene, dicono loro, e alla distruzione delle creature malvagie) si è messo alle mie calcagna con l'intento di distruggermi. Numerose volte l'ho respinto ma, alla fine, lui e riuscito a bandirmi in questo mondo... credo che il suo intento fosse quello di uccidermi ma, da perfetto idiota qual'era ha sbagliato completamente la formula da pronunciare. E cosi mi sono ritrovato in questo mondo, per me quasi sconosciuto... e mi sono adattato, come avete visto»

Ambra era confusa: magia nera? Paladini? Realtà alternative? Cosa stava cianciando quell'individuo? Sembrava tutto cosi assurdo... eppure rimaneva la prova di quanto aveva visto la sera prima, innegabile, che sembrava sorreggere una struttura per il resto completamente incredibile. Uno sguardo ad un orologio appeso nella stanza interruppe bruscamente il suo corso di pensieri. Erano le dieci di mattina ! Sicuramente i suoi genitori erano veramente preoccupati, doveva assolutamente chiamarli e rassicurarli. Balzò di scatto giù dal letto... solo per ricordarsi che era praticamente nuda.

«Veris, dove sono i miei vestiti?» Chiese al ragazzo ancora seduto

«Erano tutti sporchi di sangue e interiora, cosi li ho lavati. Dovrebbero essere asciutti ormai»

Come a sottolineare le parole di Veris, si sentirono dei colpi alla porta. Questa fu aperta ed entrò l'esserino più stano che Ambra avesse mai visto: non era più alto di un metro, la sua pelle era rossiccia ed esibiva in bella mostra un paio di corna , sempre rosse, sulla testa. Dalla schiena, parzialmente coperta da un cesto pieno di panni, spuntavano due ali nere da pipistrello, mentre da più in basso si dipartiva una lunga e flessuosa coda nera che terminava con una punta a triangolo. Senza proferire una parola, la creatura poggiò la cesta nella stanza , quindi uscì, richiudendo la porta dietro di se.

« È un diavoletto... mi mancava la manodopera, cosi ne ho assunti un po'» affermò candidamente Veris, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.

Ambra decise di accantonare momentaneamente il problema e si vestì rapidamente. Dopo aver frugato in tutte le tasche, si accorse che il cellulare era sparito.

«Veris... hai preso tu il mio cellulare?»

«Il tuo che cosa?» domando questi con aria interrogativa.

«Si il mio... oh, lascia stare, quel piccolo cosino rosso e bianco che avevo in tasca»

«Ah, capito!» Frugò un attimo nelle tasche del mantello, quindi estrasse un sacchetto in pelle da cui tirò fuori il cellulare della ragazza « Stanotte non la finiva più di vibrare, cosi l'ho infilato là dentro» disse, restituendo l'oggetto.

La ragazza decise di sorvolare su tutte le risposte maligne che avrebbe potuto proferire, guardò il cellulare e per poco non svenne di nuovo. Venticinque chiamate perse. Tutte dei suoi genitori. Certamente a quest'ora avevano già avvisato la polizia, doveva assolutamente chiamarli. Fece per comporre il numero, quando si accorse che non vi era campo nella stanza.” Già” pensò “ Dimenticavo che questo posto non è parte del mio mondo... figurati e ci sono ripetitori qui”

Fece per uscire dalla stanza, quando Veris la fermò.

«Dove vai?»

«Torno a casa, i miei genitori saranno preoccupatissimi»

« È inutile che ti incammini... siamo a molti chilometri da dove ti ho presa... sempre che tu trovi l'uscita del palazzo...»

«Ma io devo tornare a casa! I miei saranno in preda al panico ora!

La ragazza, anch'ella esasperata dalla situazione, vide Veris fermarsi a pensare un secondo.

« Ho capito. Ti accompagno io. Stringiti forte a me che partiamo subito»

Senza nemmeno finire di parlare, Veris prese per mano la ragazza, quindi iniziò una monotona cantilena. Poco prima che terminasse, Ambra notò che la stanza intorno a lei si faceva sfocata. Poi di colpo la cantilena di Veris si interruppe e intorno a lei fu tutto nero. Quando la vista le tornò a fuoco, vide che si trovava fuori dal portone di casa sua. Veris non perse tempo e suonò al campanello.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


-Capitolo 10-

 

Non appena Veris smise di premere sul campanello si sentirono numerosi rumori provenire da dentro la casa, come se qualcuno si affannasse di arrivare alla porta. Pochi secondi dopo infatti la porta fu aperta e da essa si affaccio una bambina: era alta circa un metro e quaranta, portava capelli lunghi. Di corporatura ancora più esile di quella di Ambra, sembrava una sua copia in miniatura.

«AMBRA!» urlò la bambina « Sei tornata!» mentre diceva queste parole corse ad abbracciarsi alla ragazza, che era la sua sorella maggiore.

«Si Aly, questo ragazzo mi ha riaccompagnata ora a casa... dove sono papà e...» Non fece in tempo a finire la frase: come se li avesse evocati, i suoi genitori comparvero sulla porta. I loro volti mostravano i segni di qualcuno che ha passato una notte in ansia, ma ora erano palesemente furenti. Ad esordire fu la madre di Ambra che, afferratala per un braccio sbottò urlando:

«DOVE DIAVOLO SEI STATA PER TUTTA LA NOTTE! POTEVI ALMENO AVVERTIRE, NON SAI QUANTO CI SIAMO PREOCCUPATI PER TE!» le urla continuarono a lungo, da parte di entrambi i genitori, senza che Ambra riuscisse a dire nulla per giustificarsi. Furono interrotti dal suono di qualcuno che si schiariva la voce. Era Veris, rimasto per tutto quel tempo poco fuori dalla porta, il quale con piccoli ed educati colpi di tosse, cercava di far notare la sua presenza. Non appena i genitori di Ambra tacquero, iniziò a parlare:

«Scusate, la colpa dell'assenza di Ambra è solo mia... se potremmo discutere un attimo, penso di poter chiarire le cose come stanno»

Sembrava che i genitori di Ambra non aspettassero altro che qualcuno con cui sfogarsi: fecero filare di corsa Ambra in camera sua, minacciando mesi e mesi di punizione nel caso in cui fosse uscita e trascinarono Veris con loro nella cucina, di cui chiusero la porta.

Una volta in camera sua, Ambra non ebbe altra scelta che sedersi sul letto per riposare, aspettando il verdetto dei suoi.... quando di colpo si ricordò del libro che aveva ancora nella borsa. Lo estrasse rapidamente e lo aprì. Una cosa la colpì molto: la prima pagina, una volta senza scritture, recava ora delle parole scritte nella scrittura lunga e ricca di ghirigori tipica di Veris. Piena di curiosità, Ambra iniziò subito a leggere.

« Cara Ambra, ho scritto queste poche righe mentre tu dormivi. Questo libro che hai ora tra le mani e uno dei più completi libri degli incantesimi mai redatti. Conosco perfettamente il suo contenuto e ne ho altre copie, perciò da questo momento lo puoi considerare tuo. Ti prego solamente di non tentare mai di lanciare nessuno degli incantesimi che vi sono scritti, in particolare quelli nella sezione con le pagine nere alla fine. Visto che sembri molto interessata e portata per la magia, intendo essere il tuo tutore ed insegnarti i fondamenti di quest'arte. Tuo, Veris»

“Difficilmente credo che potremo mai più vederci” pensò la ragazza” è già tanto se ne uscirà vivo dalla discussione con i miei...” Il corso dei pensieri della ragazza fu interrotto dal rumore della porta che si apriva. Frettolosamente nascose il grosso libro sotto un cuscino ma tirò un sospiro di sollievo quando id entrare sua sorella.

«Che c'è Aly?»

«Ambra, credo stia succedendo qualcosa di strano in cucina... fino a poco fa si sentivano urla e strilli ma ora è sceso il silenzio...»

“Ecco” pensò Ambra “ l'hanno fatto secco a forza di urli...”

«Speriamo bene » fu l'unico commento di Ambra.

«Mica è tutto qui! La parte più strana comincia ora! Poco fa sono entrata in cucina per prendere un bicchiere d'acqua... Beh, papà era seduto al tavolo con quel ragazzo e discutevano allegramente, mentre mamma stava preparando un caffè a tutti e due»

“Impossibile!” fu il primo pensiero della ragazza “ nemmeno Veris riuscirebbe a calmare quei due... a meno che....” Estrasse il libro da sotto le coperte e si mise a cercare velocemente tra le pagine. Alla fine trovò quello che cercava e cominciò a leggere mentalmente:

“ Charme: incantesimo che rende il soggetto estremamente amichevole nei confronti dell'incantatore. Il soggetto si comporterà come se colui che lancia l'incantesimo è il suo migliore amico. Al termine dell'incantesimo il soggetto ricorderà che l'incantatore, tramite buone parole e/o azioni, si è guadagnato la sua fiducia. Questo comportamento nei confronti dell'incantatore perdurerà finchè quest'ultimo non eseguirà azioni tali da far mutare l'atteggiamento del soggetto nei suoi confronti”

La sua lettura fu interrotta dalla porta che si apriva. Stavolta entrarono i suoi genitori; sembravano l'esatto opposto di come li aveva visti prima: tanto erano preoccupati e arrabbiati prima, quanto ora sembravano allegri e felici. Veris ci sapeva proprio fare con gli incantesimi. Notò che sua madre portava un grosso borsone da viaggio che aveva già riempito con alcuni vestiti... alcuni vestiti di Ambra!... cosa significava ciò? Fu proprio sua madre ad eliminare ogni dubbio:

«Ambra, abbiamo parlato a lungo con quel ragazzo, Veris... ci eravamo proprio sbagliati su di lui, è cosi gentile e beneducato... ci ha detto che stavate studiando insieme ieri sera, visto che lui si deve portare in paro con il programma... perciò io e papà abbiamo pensato che, per evitarvi di dover fare continuamente su e giù... puoi andare a stare da lui» concluse la frase con un sorriso pieno di gioia, come se fosse felicissima di quello che stava accadendo.

Ambra non riusciva a crederci: non solo aveva calmato i suoi, ma li aveva anche convinti a farla stare con lui...

Intanto la borsa di Ambra era stata rapidamente completata e portata vicino alla porta. Qui Ambra scambiò con i suoi i saluti di rito e fece per avviarsi, quando le sorse spontanea una domanda:

«Dov'è finito Veris?»

«Non ti preoccupare è già sceso. Ha detto che doveva sistemare alcune cose alla moto»

“La moto?” si domandò Ambra “ ma lui non ha una moto... non ha nemmeno bisogno di un mezzo per spostarsi...”

Come a sottolineare le parole della madre, da fuori della casa si udì il forte rombo di una moto di grossa cilindrata.

La ragazza corse fuori di casa, per trovare Veris che, con un cacciavite, rifiniva una vite di una Harley Davidson nuova fiammante. Questi si mise in tasca lo strumento e le prese la borsa dalle mani , sistemandola sul portapacchi. Dopodiché la aiutò cavallerescamente a sedersi sulla moto, moto sulla quale salì con un balzo.

«Reggiti forte, mi piace andare veloce » furono queste le ultime parole che Ambra senti, prima che il rombo della moto divenisse assordante. Partirono velocemente e Ambra sentiva che altrettanto velocemente la sua vita stava cambiando.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-Capitolo 11-

 

Era ormai passato un mese da quando Ambra aveva lasciato casa sua per andare a vivere da Veris. Conosceva quasi a memoria l'interno della sua villa e aveva fatto amicizia con varie delle creature presenti all'interno. Oltre al diavoletto che aveva visto la prima volta, numerosi servizi nella villa erano svolti dalle creature più strane: scheletri, zombie e altri non-morti ancora più strani; demoni, diavoli, creature formate da elementi puri... le sembrava di vivere in uno di quei mondi di cui aveva tanto letto nei libri fantasy. Veris si era impegnato molto nel portarsi in paro col programma scolastico mentre Ambra studiava duramente sul libro da lui regalatole per cercare di capire i segreti della magia. Sotto la sua guida aveva evocato varie creature ed imparato incantesimi capaci di distruggere un palazzo con uno schiocco di dita. Veris le aveva infine mostrato, rifiutandosi però di insegnarglieli, tutti i suoi incantesimi di necromanzia, riguardanti la resurrezione e il controllo dei cadaveri come non-morti. Si era allo stesso modo rifiutato di decifrarle la parte del libro scritta sulle pagine nere, affermando che quegli incantesimi, molti dei quali da lui stesso creati, erano quanto di più empio e malvagio esistesse nell'universo.

Pure la vita fuori dalla villa era notevolmente cambiata per Ambra: Veris la accompagnava in moto a scuola tutte le mattine e ormai per l'istituto si era diffusa la voce che i due abitavano insieme e, probabilmente, erano anche fidanzati. Mentre il primo punto era vero, il secondo era al quanto falso: Veris sembrava avere una relazione di profonda amicizia con Ambra ma nulla di più ( lui si definiva incapace di provare le normali “emozioni umane” che, a suo giudizio, erano solo debolezze). D'altro canto Ambra si fidava profondamente di Veris, ma parlava con lui unicamente come amica e, a volte, come allieva.

Questa strana relazione non era sfuggita né al Niisan, né tanto meno al Contadino, il quale non desisteva dall'intento di provare a portarsi la ragazza a letto. Ogni suo tentativo di approccio veniva però bruscamente fermato da una gelida occhiata di Veris che sembrava promettere interminabili sofferenze se solo avesse alzato un dito sulla ragazza. Nonostante questo...

«Me lo spieghi che avrebbe quel coso più di me?» A parlare era stato proprio il contadino. Aveva approfittato, durante la ricreazione, di un momento in cui Ambra si era venuta a trovare in una zona un po' isolata della scuola.

«Beh... tanto per cominciare: è intelligente, gentile, ben educato, mi rispetta e non mi vede come una cosa da portarsi a letto» le ultime parole erano state pronunciate da Ambra in tono quasi stridulo, a sottolineare la sua esasperazione per l'insistenza di quell'individuo.

«Stai dicendo che sono scemo, per caso?» la voce del contadino si era fatta irosa.

«Complimenti! Finalmente due neuroni hanno fatto collegamento! Cominciavo a disperare sai?» la voce di Ambra era palesemente sarcastica.

Al sentire quella risposta il contadino si fece prendere dall'ira e saltò verso la ragazza, deciso a farla sua in quel posto.

Grave errore.

Gravissimo errore.

Furioso com'era, il ragazzo non vide nemmeno l'enorme mano argentata che lo colpì di lato mandandolo a schiantarsi contro il muro. Non appena si riscosse dal colpo subito,desiderò di essere svenuto: dove prima vi era una piccola ragazza, di costituzione fragile, si ergeva ora una grande creatura simile a un rettile, che apriva e chiudeva furiosamente le ali. Aveva le scaglie nere come la pece e dalla sua bocca gocciolava a tratti quello che sembrava acido. Abbassò il lungo collo fino alla faccia del contadino e gli ruggì contro . « SPARISCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA VISTA, O SARAI IL MIO PROSSIMO PASTO!»

Non fece in tempo a finire la frase che il Contadino si era volatilizzato. Pochi secondi dopo la creatura scomparve lasciando nuovamente al suo posto Ambra. Le piaceva particolarmente quell'incantesimo di metamorfosi che Veris le aveva insegnato... ma forse stavolta aveva esagerato: difficilmente il Contadino avrebbe tenuto la bocca chiusa.

I suoi ragionamenti furono interrotti dal suono della campana che segnalava la fine della ricreazione, che la indusse a tornare verso la classe.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-Capitolo 12-

 

Aveva combinato un casino. Se lo sentiva dentro. Per tutte le restanti ora il Contadino l'aveva guardata sogghignando, con lo sguardo di chi conosce un segreto compromettente ed è deciso ad usarlo. Veris le aveva più volte chiesto cosa avesse ma lei aveva lasciato più volte cadere la questione senza rispondergli. Ora per fortuna la giornata di scuola era finita i due si stavano dirigendo verso il parcheggio dove Veris aveva lasciato la moto. Stavano passando per un vicolo stretto e poco illuminato, quando una voce fastidiosamente nota li chiamò da dietro. Girandosi, Veris e Ambra videro che il Contadino li aveva raggiunti ed ora stava tentando di dire qualcosa nonostante il fiatone glielo impedisse. Fu Veris ad interrompere quella serie di suoni senza senso:

«Devi dirci qualcosa o sei qui per farci l'imitazione del maiale? Gli assomigli molto comunque...» mentre pronunciava l'ultima frase un ghigno gli si allargò in volto.

«È inutile...che fai...tanto il figo» gli rispose il contadino ancora ansimando. Poi finì di riprendere fiato e continuò «Stamattina la tua amichetta mi ha fornito le prove di qualcosa che sospettavo da parecchio... precisamente dal giorno in cui ci hai sbattuti tutti per terra senza muovere un dito... credevo di aver immaginato tutto... ma stamattina la cara p******lla si è trasformata sotto i miei occhi in quel grosso coso scaglioso. » Nel dire queste parole fu il suo turno di ghignare « Come la mettiamo ora? Ho le prove che siete veramente strani. Perciò o abbassate la cresta e fate come dico io, tu in particolare» continuò indicando Ambra «Oppure sarà la volta buona che spiffererò tutto in giro... e non vi farà piacere vivere tra folle di gente curiosa, o con la polizia addosso». Il contadino avrebbe voluto continuare a parlare ma ciò che avvenne gli gelò il sangue: Veris aveva sollevato la mano destra di fronte a se e questa si era improvvisamente ricoperta di un fuoco nero. Con voce bassa e maligna si rivolse al ragazzo, palesemente spaventato «C'è un'altra opzione al tuo discorso: io ti ammazzo qui in modo da soddisfare il mio senso sadico, e nessuno saprà nulla» Concluse la frase lasciandosi andare ad una profonda risata malvagia. Spaventò perfino Ambra, non abituata a vedere il suo amico comportarsi in quel modo. A interrompere la scena fu un rumore particolare: un miagolio. Proveniva dalle spalle del Contadino. Questi si girò lentamente, aspettandosi chissà quale mostro chiamato da Veris, per trovare invece un gatto, nero, seduto sul selciato. Aveva gli occhi verdi, da cui sembrava trasparire una forte intelligenza.

« Uh, e io che mi pensavo chissà cosa» L'interruzione aveva ridato coraggio al contadino «Vai via bestiaccia, o sarà peggio per te!» per sottolineare il concetto affibbiò un potente calcio al gatto.

Questi incassò il colpo, poi però, invece di fuggire via spaventato come ogni altro gatto, rotolò al suolo, si rialzò sulle zampe e riprese a fissare il ragazzo: se non fosse stato un animale si sarebbe detto che era profondamente arrabbiato.

«Che ti guardi bestiaccia pulciosa?» il Contadino aveva deciso di sfogare la sua frustrazione sull'animale stava prendendo la rincorsa per dargli un altro calcio. L'animale però non lo aspettò seduto come prima: un attimo prima che il ragazzo lo prendesse col il piede balzò verso la sua faccia e, dimostrando una forza veramente inusuale per un animale così piccolo....diede quello che sembrava un pugno al ragazzo, facendolo schiantare violentemente al suolo. La scena aveva lasciato a bocca aperta Veris ed Ambra. Il gatto invece prima si accertò che la sua vittima fosse impossibilitata ad agire, quindi, come se nulla fosse accaduto, prese a leccarsi la zampa con cui aveva colpito. Aveva quasi finito le sue pulizie quando lo sguardo gli cadde su Veris. Come se avesse improvvisamente realizzato qualcosa, prese a correre verso quest'ultimo per poi spiccare un balzo quando era a pochi metri da lui. Mentre era in volo verso il ragazzo emise un lungo miagolio, che sembrava formare una parola:

«VERIS!»

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