America's Got Talent di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro Con Il Destino ***
Capitolo 2: *** Maschere e Ray Ban ***
Capitolo 3: *** Alice Sei Terribile! ***
Capitolo 4: *** Una Nuova Amica ***
Capitolo 5: *** Tu Ci Andrai! ***
Capitolo 6: *** Metafase, piacere Isa! ***
Capitolo 7: *** La Verità Su Di Noi... ***
Capitolo 8: *** Non Importa... ***
Capitolo 9: *** Ne ero sicura! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Questione Di Occhi ***
Capitolo 1 *** Incontro Con Il Destino ***
POV EDWARD
Do
you know where your heart is?
Do
you think you can find it?
Or
did you trade it for something, somewhere
better
just to have it.
[Say,
All I Need- One Republic]
Il
sole era già alto, simbolo di un’estate che non se
ne era ancora andata del
tutto. La sera prima mi ero addormentato con il mio prediletto ipod
nelle
orecchie. Era ancora carico e sentivo una canzone Indie Rock.
Sarei
riuscito ad affrontare la scuola? Beh, bella domanda… Altre
frecciatine di
fuoco da parte delle cheerleader, risate alle mie spalle da parte degli
altri
ragazzi.
Io
ero solo.
Certo
non sono mai stato molto sociale, e del resto
nessuno è mai stato contento di avermi come compagno di
laboratorio… Ma del
resto chi sono io per piacere alla gente?
Solo
uno stupido secchione soprappeso, con occhiali e capelli rossi.
Ma
quanto avrei voluto che lei mi notasse… Lei che è
così bella; lei che siede al
banco delle cheerleader e non mi ha mai guardato in faccia; lei che di
me
conosce solo gli strati di grasso… E’
così opprimente non avere il coraggio di
parlarle.
Ma
un giorno mi riscuoterò, e lei cadrà ai miei
piedi…
Sì
sì… forse in un’altra vita!
Presi
la cartella e scesi le scale con malagrazia, come sempre. Dovevo
sbrigarmi perché
ero già in ritardo a scuola, così salutai mia
madre e mio padre frettolosamente
ed imboccai la porta. I miei genitori erano molto diversi da
me… Nessuno
riusciva a capire da chi avessi preso il colore di capelli, e nemmeno
la
corporatura era dei miei genitori.
Arrivai
a scuola poco dopo. Tutti vagavano per i corridoi della Forks High
School,
anche lei… Rideva con le altre cheerleader.
Ma io
so che tu sei diversa, Isabella.
Appena
varcai la porta dell’istituto mi sentii solo:
un’altra volta. Solo e
invisibile. Come se tutti gli esercizi che avevo fatto
l’estate non mi fossero
serviti a niente. Eppure credevo di essere migliorato così
tanto! Di sicuro era
solo una mia illusione…
Alla
prima ora avevo letteratura… Perfetto per iniziare un anno
da incubo! Il corso
di letteratura, era quello che odiavo con tutto il cuore. Non che non
mi
piacesse la materia, ma il professore cercava in tutti i modi di
mettermi un
voto basso. Ma erano cose che io avevo fatto e rifatto, quindi i
desideri del
professore non si avveravano mai…
Mentre
lui parlava di Shakespeare, io scrivevo i versi di una canzone sulla
gomma da
cancellare. Quella mattina mi sentivo particolarmente ispirato. Forse
perché
Isabella era a pochi banchi da me… Quanto ero patetico!
Se
solo ci fosse stato un modo per farmi notare da lei… Di
sicuro non potevo
competere con i giocatori di football della scuola, ma magari avrei
potuto
provare a… beh no, non avevo idea di cosa avrei potuto
fare…
L’ora
passò tutto sommato velocemente. La mia gomma era
già piena di scarabocchi e
versi di canzone.
Li
avevo dedicati tutti a Isabella, che quella mattina rideva e scherzava
con
Jessica, il capo delle cheerleader. Non riuscivo a pensare che la
ragazza per
cui mi ero preso una cotta, fosse uguale al capo delle cheerleader. Lei
non era
un’oca giuliva… Lo riuscivo a percepire. Anche se
nessuno mi vuole, io sono
bravo a capire le persone. Ho sempre avuto questo dono.
Nonostante
tutti i pensieri, le ore passarono come un lampo… ed arrivai
all’ultima ora. Quella
di biologia.
“Signor
Cullen, l’unico posto libero è vicino alla
signorina Swan” il cuore perse un
battito. Poi guardai nella sua direzione, lei storse il naso.
“Non abbiamo
tutta l’ora…” osservò il
professore. Mi avviai vicino a Isabella. Lei si girò
dall’altra parte e si rannicchiò
nell’angolo più remoto della sedia. Non mi
voleva, ma questo era ovvio.
Però
adesso eravamo compagni di laboratorio… Mi doveva notare
anche solo un po’, no?
Bella aprì bocca, ma non per dire ciao o altre cose del
genere. “Ti puoi fare
un po’ più in là?” ubbidii
come un cagnolino.
Alla
fine dell’ora ero ancora più demoralizzato di
prima e uscii dalla classe
sconsolato. Come se non ne avessi già abbastanza, Mike
Newton venne a prendere
Bella e le stampò un bacio sulle labbra. NO! Impossibile,
quei due si erano fidanzati…
beh lui era l’attacante, lei la cheerleader. Mi sembrava
giusto…
Stavo
tornando a casa a piedi, sconsolato, quando un volantino mi
arrivò in faccia. Pensavo
che cose del genere potessero succedere solo in stupidi film
adolescenziali, ma
no. Il volantino di Italia’s Got Talent era proprio davanti a
me. E la cosa più
sconcertante era ciò che c’era scritto.
Italia’s
Got Talent
Audizioni
alla Forks
High School
Lunedì
12 settembre ore 18:00
Era
un segno del destino! E dovevo sbrigarmi o non avrei fatto in tempo.
Corsi più
veloce che potevo. Con quell’audizione era in gioco
l’unica possibilità che
avevo di farmi notare da lei…
Mi
catapultai in casa, presi lo spartito della mia canzone preferita -
Never Say
Never di The Fray- e la mia chitarra elettrica. Uscii dicendo a mia
madre: “Vado
a Italia’s Got Talent!”. Non le ho dato nemmeno il
tempo di ribattere: ero già
in strada. La scuola distava davvero poco… e lì
mi attendeva il mio destino.
“Il
prossimo…” i giudici scartavano tutti senza
pietà ed io avevo paura di essere l’ultimo
di una lunga sfilza. Avevano massacrato i peggiori, messo in campo i
migliori.
Toccava
a me. Uscii fuori con la chitarra elettrica e i giudici trattennero le
risate.
Ero patetico.
Anche
gli spettatori ridevano.
Poi
però ho iniziato a cantare, e non contava più chi
mi ascoltasse, chi ridesse… c’eravamo
solo io il microfono e la chitarra.
Partì
un applauso che durò per svariati minuti… Forse
ce l’avevo fatta. Poi fu un
giudice a parlare, si chiamava Jasper: “Hai una bellissima
voce, ma non c’è la
presenza scenica, sei troppo timido…” mi
distusse… Poi arrivò il commento
dell’altro
giudice: “Non sei di certo il tipico idolo delle
folle… Ti manca l’aspetto
esteriore” a parlare era un giudice di nome Emmett.
“Sinceramente io credo che
lo possiamo migliorare… Lo prendo sotto custodia per qualche
settimana e, se
lui vuole, apporteremo qualche modifica dentro e
fuori…” era un giudice minuto,
una ragazza. Si chiamava Alice.
L’ultimo
giudice - Rosalie- espresse
la sua
opinione. “Secondo me è senza speranze, ma se
Alice vuole prenderlo con sé e
migliorarlo… sono affari suoi. Io gli darei un mese. Poi
ritornerebbe a fare l’audizione.
Tu, Edward, te la senti di prendere questo impegno? Migliorare al
livello
estetico e artistico?” io annuii.
Alice
si alzò e mi prese sotto braccio. “Scusate, ma
abbiamo molto lavoro da fare… E
relativamente poco tempo per farlo…”
così uscimmo dalla sala.
E
da lì iniziò la mia avventura.
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Capitolo 2 *** Maschere e Ray Ban ***
POV
ISABELLA
And when the
sky is falling
don’t
look outside the window.
Step
back and hear I’m calling.
Give
up, don’t take the fastroad.
Un
altro giorno con le cheerleader e i giocatori di football. Ero
stanca… Stanca
di mostrare solo un lato della vera Isabella. Quel giorno
avrò detto sto bene almeno
venticinque volte…
Nessuna delle tante volte era vera.
In
quella scuola, le amicizie che mi ero fatta erano tutte false. Come era
falso l’amore
di Mike. Continuava a baciarmi teneramente, ma io sapevo che era solo
perché io
ero una cheerleader. Faceva parte della mia e della sua reputazione, lo
stare
insieme.
Forse
il vero amore esisteva solo nelle favole che mi raccontava mia madre
quando ero
piccola. Non esiste il principe azzurro… Anche se tutti al
liceo vorrebbero
stare al mio posto, io vorrei essere al posto di tutti gli altri. Alla
Forks
High School, tutti volevano essere ciò che non erano.
Tutti
tranne uno, forse due, compresa me.
Eravamo
in mensa, Mike mi stava appiccicato come una sanguisuga e raccontava
agli altri
giocatori cose del tipo: “Io e la mia
Bella…” io non ero sua proprio per
niente.
La
vera Isabella Swan non era lì. La vera Isabella ascoltava
musica Rock, certe
volte guardava le repliche di film strappalacrime su Fox o altri canali
del
genere…
“Comunque
avete sentito la storia di Cullen?” io mi voltai. A parlare
era stata Jessica. “No,
perché?” domandai io, facendo ricadere sul mio
volto quella stupida maschera da
ragazza perfetta. “Beh… è andato da
Italia’s Got Talent una settimana e mezzo
fa e da quel giorno non viene più a scuola. Dicono che un
giudice gli sta
facendo l’extreme makeover!” disse tra le risate la
capo cheerleader. Isabella
la odiava, come odiava il fatto che tutti la chiamassero Bella e non
Isa.
“E
quando tornerà a scuola?” domandai, tutto sommato
incuriosita. “Non si sa con
certezza… Ma alcuni dicono che tornerà tra un
mese se non di più. Un tizio
della scuola lo ha visto l’altro giorno: non lo aveva quasi
riconosciuto!” “Mah,
secondo me sono tutte balle…” sbuffò
Mike, dato che stavolta l’oggetto delle
attenzioni di tutti non era lui ma uno sfigato. A proposito di
Edward… Non volevo
trattarlo in quel modo, ma la mia reputazione sarebbe precipitata.
Poteva anche
essere un tipo simpatico, ma era troppo timido.
Le
ore dopo passarono lentamente. Edward non c’era, me ne
accorsi perché all’ora
di biologia Jessica si sedette al suo posto vicino a me.
Non
ne potevo più delle sue interminabili cazzate… Ed
era un disco fisso su Mike. Si
vedeva benissimo che pendeva dalle sue labbra. Glielo avrei lasciato
con
piacere.
Uscimmo
dalla classe… C’era una cosa che dovevo fare.
Come
sempre il mio fidanzato narciso mi venne a prendere. “Ti devo
dire una cosa…
Usciamo” Jessica era la nostra ombra. Meglio
così… la notizia si sarebbe
sparsa.
Dovevo
mettere la mia maschera migliore. Mi girai un attimo, feci un sorriso
come per
dire adesso mi levo di dosso tutti questi
pesi...
Notai
che qualcuno, sotto un grosso paio di Rayban Wayfarer, mi sorrideva con
aria
complice… Chi era?
Un
ragazzo che, visto da lontano, pensavo di non conoscere.
Mi
girai di nuovo verso Mike e iniziai la sfuriata da cheerleader.
“Basta! Tra noi
non funzionerà mai! Mi sono stufata di tutte queste
attenzioni… ora muovi quel
culo e sparisci dalla mia vista!” tutto il parcheggio ci
guardò interrogativo. Lui
sembrò turbato. “Tu… che lasci
me?!” “Hai capito bene
fantoccio…” “Ehi ma
quello non è Cullen?” domandò poi. Io e
Jessica ci girammo. “Beh… non sono una
a cui cade l’occhio… ma quello non può
essere il fondoschiena di Edward Cullen…”
osservò Jessica. Era profonda come una pozzanghera mezza
asciutta. Ma su una
cosa aveva ragione… Quel ragazzo, alto magro e con capelli
ramati non poteva
essere Edward. Poi mi accorsi che era lo stesso ragazzo che mi stava
fissando,
prima della sfuriata.
Mike
approfittò del cambio di argomento per svignarsela.
Non
camminai in direzione della mia macchina, bensì dove era
andato anche quel bel
ragazzo… Sono solo curiosa di
sapere chi
è… Stava salendo in macchina. Poi mi
vide, sempre coperto da quei dannati
occhiali da sole, mi riconobbe e sorrise.
Non
stava sorridendo a me… O forse
sì?
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Capitolo 3 *** Alice Sei Terribile! ***
POV
EDWARD
Far
Away
This
ship is taken me far away.
Far
Away from the memories
of
the people who care if I live or die.
[Starlight-
Muse]
Alla
radio una vecchia canzone dei Muse.
Guidavo
un po’ troppo veloce ma tanto ero già
morto… Era successo un casino da quando
dissi di sì ai giudici di America’s Got Talent.
Stavo dimagrendo lo stesso,
molto lentamente, ma stavo dimagrendo.
Poi
Alice mi aveva portato a New York e là si è
compiuta la mia sorte. Stavo
uscendo da un pub nel quale mi aveva portato la mia
“tutor”, lei sarebbe
rimasta là ancora un po’ ma io volevo tornare in
albergo.
Mi
tolsi gli occhiali da sole. Occhi rossi. Tendevano un po’
all’arancio, ma erano
ancora inquietanti.
Quando
uscii da quel locale mi sorprese un ladro, armato di pistola. Io non
avevo
niente con me, e lui mi sparò una pallottola dritta nel
cuore. Non avevo più
speranze. Poi dal locale uscì Alice e da lì fu
solo dolore.
Mi
svegliai tre giorni dopo, a casa, con questo aspetto di una bellezza
inquietante. Alice si è scusata, ha detto che era
l’unico modo per salvarmi. E
poi mi ha spiegato tutto… Dallo specchietto retrovisore
osservai di nuovo quel
volto che non sentivo ancora mio.
Quel
giorno ero euforico.
Avevo
avuto una grande soddisfazione! Isabella aveva lasciato davanti a tutti
Mike
Newton. E si era messa a seguirmi… Sapevo che se fossi stato
ancora me stesso,
lei mi avrebbe ignorato, come sempre.
Ero
quasi arrivato a casa, ma davanti al garage, mi aspettava Alice a
braccia
conserte, con un sorriso stampato in faccia.
“Ma
ciao fratellone! Posso chiamarti fratellone?” rimasi
interdetto. Alice non ce l’aveva
una casa? Tutte le volte che tornava a casa trovava la sua tutor
lì. “Perché
dovresti?” dissi abbassando il finestrino.
“Hmmm… forse perché i tuoi genitori
mi hanno adottata?” io strabuzzai gli occhi. “Hai
capito bene… Starò tuuuuutto
il giorno con te. Sarò la tua ombra! Ma ricordati che sono
ancora il giudice
del talent…” “Alice sei
terribile!” dissi tra le risate. Poi la abbracciai. Io
la sentivo veramente come una sorella. E anche lei sentiva me come un
fratello,
lo percepivo dai suoi pensieri… Sì,
perché adesso avevo un dono. Ed era leggere
nel pensiero delle persone che mi circondano. Isabella non mi aveva
riconosciuto… Ma prima o poi sarei tornato a scuola e
l’avrei salutata… Prima
dovevo aspettare che i miei occhi si schiarissero! “E ora che
siamo fratello e
sorella a tutti gli effetti… ti va di fare
shopping?” io sbuffai.
“Eh
no! Sono ancora la tua tutor quindi niente proteste…
Andiamo!” mi fece
parcheggiare la volvo in garage e prese la sua porsche gialla.
Alice
era molto eccentrica, questo lo avevo imparato a mie spese…
Ero un vampiro da
sì e no cinque giorni e avevamo fatto il giro di tutti i
negozi di Washington e
dintorni.
Non
che il cambio d’abiti fosse in peggio, certo. Ma portare un
ragazzo a fare
compere è come dirgli Ehi, ci
andiamo a
suicidare?
“Vuoi
che guidi io?” domandai. “No… Mia
macchina, mio volante” spiegò lei risoluta. Quel
folletto dai capelli neri mi stava veramente molto
simpatico…
“E
ora… verso l’infinito e al Centro
Commerciale!” esclamò lei mettendo in moto la
macchina.
Una
nuova sorella, una nuova razza e il compito di conquistare Isabella=
troppe
cose da fare…
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Capitolo 4 *** Una Nuova Amica ***
POV
ISABELLA
I’ll
keep you my dirty little secret
dirty
little secret.
Don’t
tell anyone or you’ll
just
an other regret.
[Dirty
Little Secret- The All American Rejects]
Era
già passata una settimana da quando avevo mollato in
pubblico Mike. Del
misterioso ragazzo del parcheggio non c’era traccia. Ho
chiesto persino a
Jessica se lo avesse mai visto e lei ovviamente ha risposto:
“Un culo così non
lo ho mai visto a scuola… me ne sarei accorta!” e
poi se ne è andata
sculettando.
Ero
sicura che, se quel ragazzo fosse mai tornato, la capo cheerleader
avrebbe
messo i suoi artigli anche su di lui. Quella mattina avevo voglia di
stare da
sola.
I miei“amici”
mi avevano chiamata più di una volta, ma io avevo detto di
non aver voglia di
parlare. Loro mi avevano lasciata da sola e avevano continuato beati a
farsi
gli affari loro. Era pazzesco quanto fossero ipocriti
e schiavi del
sistema…
“Ehi!
Tu sei Isabella, vero?” mi girai nella direzione della voce.
A parlare era una
ragazza con la voce squillante. Sembrava un po’ un folletto
con quei suoi
scompigliati capelli neri. Era decisamente molto graziosa e si muoveva
con fare
sinuoso, molto aggraziata.
“Sì
sono io…” lei sorrise. “Posso chiamarti
Isa, vero? Tutti ti chiamano Bella, ma
mi è sembrato che non ti piacesse…” ero
sconvolta. Sembrava che quella ragazza
mi conoscesse molto meglio di tutti gli altri, e la avevo appena
conosciuta.
“Io sono Alice Cullen, piacere. So che noi due diventeremo
grandi amiche!”mi
tese la mano ed io la afferrai.
Poi
ripensai al suo cognome. “Scusa ma… sei la sorella
di Edward?” non pensava che
avesse sorelle. Lei rise. Una risata cristallina.
“Ehm… sì, sono sua sorella
da… una settimana. I suoi genitori mi hanno adottata, a
tutti gli effetti!”
sembrava molto felice di essere la nuova sorella di Edward. Forse quel
ragazzo
era davvero simpatico, forse non si sarebbe dovuta fermare alle
apparenze.
“Tu
che materia hai alla prima ora?” domandò lei
contemplando il foglio con
l’orario scolastico. “Spagnolo, e tu?”
“Anche io! Credo che per tutta la
mattina siamo negli stessi corsi… sono felice! Finalmente
qualcuno che
conosco!” sprizzava energia da tutti i pori, quella ragazza.
Certo, era un po’
strana, ma Isa la trovava simpatica.
“Allora
Isa, sai che sono stata la tutor di mio fratello queste
settimane?” io mi
voltai sorpresa. Quindi quella voce era veritiera… e questo
significava che Isa
stava parlando… “Oddio… ma tu sei uno
dei giudici di America’s Got Talent?”
domandò sbalordita. Ecco dove la aveva vista!
“Sì, ma abbassa la voce… non
vorrei che si sapesse in giro” “Ah,
capisco…” in realtà non capiva.
Alice
era famosa, godeva di una grande stima in gran parte
dell’America per la sua
fama di giudice imparziale… e non voleva che si sapesse in
giro?
“Sono
venuta qui a Forks perché mi ero stufata di tutte quelle
attenzioni… E dato che
avevo da fare con Edward… ho deciso di non studiare
più come privatista!”
sorrisi.
In
fondo in fondo, forse la capivo. Dopo un po’, una persona
normale si stufa di
stare al centro dell’attenzione.
Era
incredibile quanto fosse simpatica Alice… Mi
invitò persino a fare shopping nel
pomeriggio. E poi era così affiatata… Faceva di
tutto, pur di essere una buona
amica, anche se si erano conosciute da così poco.
Stavamo
imboccando la via della mensa insieme, quando Jessica mi
bloccò, facendo
risolini striduli. “Alice, ti conviene andare… Non
è un bello spettacolo” Alice
sorrise ed entrò nella mensa saltellando. Ora me la dovevo
vedere con la mitragliatrice-
di- commenti- Jessica… Chissà cosa mi doveva
dire…
“Oddio
oddio oddio! Bella… Mike aveva ragione!!” urlava
come una pazza, o più
semplicemente come una fan scatenata di qualche strano complesso rock.
Isa
ci mise un po’ a capire ma poi sbarrò gli occhi.
“Vuoi dire che…?”
“… Quel
fondoschiena da sballo è di Edward Cullen? Sì
è esattamente quello che voglio
dire!!” e poi si mise a saltellare e a urlare come solo le
cheerleader oche
sanno fare.
Edward
non poteva essere cambiato così tanto. Sì,
probabilmente Alice era una fata
turchina…
Ma
in quel momento una cosa prevaleva su tutte… Un fatto
sicuro, una verità
ineluttabile: Jessica aveva un chiodo fisso sui fondoschiena dei
ragazzi.
“Oookay…
andiamo in mensa?” domandai nell’imbarazzo.
“Ma ceeeerto!! Lo vuoi vedere anche
tu, vero?” no, io lo ho
già visto e lui
mi ha sorriso e sono stata una stupida a non calcolarlo prima
perché se è
gentile come la sorella allora ho perso un potenziale vero amico.
Arrivammo
in mensa… Tutti i tavoli erano pieni, non riuscivo a vedere
Alice. L’unico
posto libero era vicino a Jessica.
Benvenuta
all’inferno, Isa!
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Capitolo 5 *** Tu Ci Andrai! ***
POV
ALICE
I
wish I could rip out a page
of my
memory,
cuz I
put too much energy
in
him and me.
Can’t
wait til I get through this phase
cuz
it’s killing me
to
bad we can’t re-write our own history.
[Energy-Keri
Hilson]
Rigiravo
nel piatto la brodaglia che ci avevano servitor spacciandola per un
pranzo…
Edward mi guardava interrogativo mentre io cercavo di nascondergli i
miei
pensieri cantando mentalmente una versione remixata di Oh
When The Saints Go Marchin’ In.
“Tu
mi stai nascondendo qualcosa, Alice…”
“Perspicace il ragazzo” osservai io.
“Smettila…” “Di fare
cosa?” “Di cantare quell’odiosa
canzoncina” disse lui…
Forse non avrei dovuto farlo incazzare.
Ma
mi divertivo troppo.
“Edward…
hai mai provato a leggere la mente di Isabella?” lui
strabuzzò gli occhi. La
mia barriera era crollata. “Hai parlato per tutta la
mattinata con lei!”
sbraitò. “Sì, stai calmo e rispondi
alla mia domanda… Sento che qualcosa ha
cambiato di molto la sua vita… Ma io non le posso leggere
nel pensiero” lui
corrucciò la fronte. Il mio fratellone era adorabile quando
pensava!
“Ci
ho provato una volta… erano solo sensazioni. Sono riuscito a
capire a malapena
se mi aveva riconosciuto o no” io scossi il capo.
C’era qualcosa che aveva
cambiato radicalmente la vita di Isa, e non era una cosa qualsiasi.
“Nessuno lo
sa…” osservò lui. “Come
scusa?” “Nessuno sa cosa le sia successo. Sta di
fatto
che è tornata a scuola ed era cambiata. E’ come se
tutti i ricordi riguardo ad
una certa tragedia successa a Isabella fossero stati spazzati via da
tutte le
menti…” io riflettei.
Era
possibilissimo che la scuola si fosse lasciata la tragedia di Isabella
alle
spalle. Del resto il mondo va avanti… Triste ma vero.
“Sì, nessuno ci pensa
più… ma io rimango dell’idea che sia
successo qualcosa a Bella” io continuai il
filo dei miei pensieri.
La
gente ha le sue cose a cui pensare, quindi ciò che
probabilmente era successo a
Isa nel corso dell’estate, lo avevano tutti rimosso.
Rabbrividii al pensiero. Che
meschinità…
Poi
arrivò quella che Isa mi aveva descritto come la capo cheerleader- osserva fondoschiena. “Ciao!”
era rivolta a
Edward.
Lui
fece un breve saluto con la mano. Evidentemente stava pensando a
qualcos’altro.
“Stasera c’è una festa giù al
parco… tu vieni?” lui rimase di sasso.
“Ehm… in
realtà…” stava per rovinare tutto.
Ovviamente a quella festa ci sarebbe andata
anche Isa. “Isabella ci va?” domandai repentina.
“E’ ovvio!”
disse lei poco cortese. “E’ una cheerleader, non se
lo
perderebbe per nulla al mondo.
“Bene,
allora noi ci saremo…” dissi concludendo la
spiacevole conversazione con Miss
Vipera 2010…
Quando
se ne andò Edward mi guardò, furioso e
interrogativo. “Tu ci andrai!” sibilai.
Era un ordine.
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Capitolo 6 *** Metafase, piacere Isa! ***
POV
ISABELLA
You
touch her skin and then you think
that
she is beautiful, but she don’t mean
a
thing to me.
Yeah,
she is beautiful, but she don’t mean
a
thing to me…
[Tiny
Vessels- Death Cab For Cutie]
A
mensa era successo un putiferio.
Jessica
aveva invitato Edward alla serata sotto le stelle… Alla fine
quella serata era
solo una scusa per i ragazzi. I genitori li mandano pensando che
passino una
serata tranquilla insieme ai loro compagni di classe, ma in
realtà tutti gli
anni circolano vodka, birra e altri alcolici. Mi divertivo ad
andarci… prima
che succedesse.
Ero
come tutti gli altri. Me ne accorsi con amarezza. Probabilmente, se
fosse
successo tutto l’anno scorso, anche io ci avrei provato
spudoratamente con
Edward ma a quel punto mi sentivo un’ipocrita.
Sei
attratta da lui, ammettilo Bella…
Poi
Jessica era tornata al tavolo con un sorriso da idiota stampato in
faccia. Che
avesse visto di nuovo il suo fondoschiena? “Bella, noi siamo
amiche vero?” NO! “Ehm…
sì, perché?” “Tu stasera
verrai alla serata sotto le stelle” io scossi il capo. Lei
sbuffò.
“Senti,
so cosa ti è successo… Ma ormai è
passato, tutti lo hanno dimenticato… e
dovresti farlo anche tu. La gente non ti crede più
colpevole” non potevo
credere che Jessica la vedesse con tanta leggerezza. Era
vero… tutti se lo
erano scordato.
Ed
io non potevo vivere seppellita nel passato, insieme ai morti.
“D’accordo…”
dovevo almeno provare ad essere felice.
Mi
alzai repentinamente ed andai spedita verso Alice, era ancora al
tavolo… ma non
me ne preoccupai. Quando qualcuno tirava fuori il mio argomento
tabù, diventavo
improvvisamente inquieta.
In
quel momento sapevo di dover uscire dalla stanza.
Alice
mi guardò sorpresa. “Isa,
cos’hai?” “Niente io voglio
solo…” poi mi accorsi che
stava parlando con Edward, e mi sembrò che fosse una cosa
importante. Non avevo
il coraggio di guardarlo, e di sicuro non di parlarci. Così
rivolsi il mio
sguardo dispiaciuto ad Alice: “Oh, scusate… vi ho
interrotto” “No, non fa
niente… posso parlare dopo con mia sorella” lo
guardò. Non sembrava arrabbiato
o qualcosa del genere, anzi. Le rivolgeva un sorriso che la stava
facendo
sciogliere.
Prese
per mano Alice e la fece uscire velocemente dalla mensa.
Stavamo
camminando verso l’aula di biologia, anche se la mia era
più una corsa. “Isabella,
calmati!” mi urlò Alice.
Oddio…
devo mantenere la calma. “Scusa Alice…
e che… con Jessica stavo impazzendo e
poi…” lei mi zittì. “Mio
fratello non è arrabbiato con te, Isa” era
incredibile
quanto fosse brava a capirla.
“Sarei
un’ipocrita se mi presentassi da lui adesso… Ma
non lo voglio conoscere solo
per quello che è adesso.
Lo volevo
conoscere anche il mese scorso è solo che non volevo perdere
la mia reputazione…”
sospirai. “Ma non è solo per Edward che ti
preoccupi, vero?” io scossi il capo
repentinamente. “Posso saperlo…”
“Il ventuno aprile…” mi bloccai. Cosa
stavo
facendo? Non le potevo raccontare tutto… non adesso. Del
resto la conoscevo
solo da qualche ora.
Entrai
velocemente nell’aula di biologia, lasciandomi Alice alle
spalle.
“E’
in ritardo signorina Swan…” sentenziò
duro il professore. “Lo so…” mi andai a
sedere al posto che occupavo di solito, al posto di fianco a Edward.
“Oggi
vi propongo un lavoro a coppie… Voglio su un foglio le varie
fasi della mitosi
di questi campioncini” consegnò per ogni banco un
microscopio e sette vetrini.
“Chi
inizia?” mi voltai in direzione di Edward. “Fai tu
per primo…” lo incitai. Avrei
voluto presentarmi, ma le parole non mi uscivano di bocca. Lui sorrise.
“Anafase…
Piacere, Edward” mi tese la mano da sotto il banco. La
strinsi.
Era
fredda, innaturalmente fredda. Rabbrividii. Mi passò il
microscopio con il
secondo vetrino. “Metafase… Piacere,
Isa” vicino a sé aveva un foglio sul quale
scriveva ordinatamente gli appunti che stavamo prendendo.
Però sulla sua parte
di banco c’era anche una gomma da cancellare. Era tutta
scritta.
Poco
dopo mi accorsi che erano i versi di alcune canzoni, con tanto di
accordi. “Le
hai scritte tutte tu?” lui si girò verso di me.
Non si era accorto del fatto
che avessi preso la gomma. “Oh, sì…
quelle sono di qualche settimana fa… le
altre le ho a casa” “Che genere?”
“Come, scusa?” domandò lui gentilmente.
“Di
che genere sono?” “Ah…
Indie
Rock” io misi su una
faccia seriamente sbalordita. “Stai scherzando? E’
il mio genere preferito!”
intanto continuavamo ad analizzare i vetrini. Lui mi guardò
sbigottito.
“Tu?
La cheerleader, ascolti musica Indie Rock?” io anuii e risi.
Una risata sana,
per una volta.
Era
da quasi un anno che non ridevo di gusto. “Wow…
non me l’aspettavo. Tu verrai
stasera al parco?” io lo guardai di sottecchi. “Io
invece non pensavo che tu
fossi un tipo a cui piaceva ubriacarsi!” lui
strabuzzò gli occhi. “Jessica non
mi aveva parlato di ubriacarsi…” risi di nuovo.
“Ovvio che non te ne ha parlato…
non saresti venuto. Comunque siamo in due. Io sono astemia da un
po’…” “Da un
po’?” io feci un cenno con la mano. “E va
bene, in passato mi è capitato di
sbronzarmi di brutto due o tre volte…” lui mi
guardò. Anzi, mi scrutò. Perché
la profondità di quegli occhi color topazio andava oltre
ogni mia immaginazione.
“Allora
stasera verrai?” mi domandò di nuovo. Io gli
sorrisi un po’ amaramente e dissi:
“Sì ci vado” lui mi scrutò di
nuovo. “Stai bene?” chiese.
“Sì”
e per la prima volta dopo tanto tempo era vero.
|
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Capitolo 7 *** La Verità Su Di Noi... ***
POV EDWARD
I
wanna know what it’d be like
to
find perfection in my pride
to
see nothing in the light.
But
turn it off in all my spite,
in
all my spite, I’ll turn it off.
[Turn
It Off- Paramore]
Era
incredibile quante cose avessimo in comune noi due.
Pensavo
ancora alla conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Quello si
poteva
considerare un primo appuntamento? E se era un primo appuntamento, come
ci si
doveva vestire, comportare eccetera?
“Alice!”
chiamai lei. Di sicuro aveva un consiglio da darmi… Fece
capolino dalla porta
della mia stanza. “Cosa c’è
Ed?” aveva un accappatoio e i capelli bagnati. “Ti
ho fatto uscire dalla doccia?” “Din din din! Hai
indovinato… Mettiti un paio di
jeans e una camicia… Andrà più che
bene” la guardai corrucciato. “Che ti
aspettavi… che non avessi visto la reazione di
Bella?” annuii e presi quello
che mi diceva lei. “Oh no! Togli la camicia…
prendi la t-shirt dei Rolling
Stones!” feci come mi diceva. “E ora abbinaci le
All Star nere” “Adesso va bene,
Alice?” “Sì!” disse lei
soddisfatta, saltellando verso la sua camera.
Pensai
che quella sera potevo prendermi tutto il tempo che volevo. Del resto
il giorno
dopo non c’era scuola, e Isabella poteva dormire fino a
tardi. Quanto a me… beh
non avevo bisogno di dormire!
Mi
sedetti sulla poltroncina di pelle nella mia stanza. Pensavo a quanto
fosse
ipocrita la gente come Jessica… Fino a un mese prima, se mi
parlava, era per
sfottermi.
Volevo
pensare che Isa fosse diversa. Perché lei era diversa.
Lei
non era ipocrita, lei era differente da tutta la gente che la
circondava. Forse
l’anno prima era stata come loro, ma ormai avevo capito che
era tutta una
maschera.
Lei
non apparteneva a quel mondo. Punto.
Era
quasi ora…
POV
ISABELLA
Tornata
a casa, come sempre, non c’era nessuno ad aspettarmi. Solo la
mia gatta Nala si
strofinò alla mia gamba per poi andare a farsi gli affari
suoi chissà dove.
Era
incredibile quanto la casa fosse vuota… Da quel giorno a
riempirla c’eravamo
solo io, la mia gatta e quell’insopportabile odore che non se
ne era mai
andato. Avevo deciso che avrei smesso, ma mi aiutava a sentirmi meglio.
Scesi
le scale ed arrivai nel seminterrato. Poi presi la spada, quella con la
lama
bianca, quella che apparteneva alla notte del
ventun’aprile… E iniziai a
tirare.
Mi
muovevo silenziosamente, i miei passi non si sentivano sul parquet di
mogano.
Arrivai fino al fantoccio e lo colpii con tutta la forza possibile.
Lo
trapassai da parte a parte, poi caddi a terra e piansi.
Succedeva
sempre così, c’era poco da fare. Tiravo qualche
colpo, poi la spada cadeva
rimbombando e con lei cadevo anche io.
Mi
avvicinai alla sacca dove tenevo i due pugnali, e li presi. Brandendo
l’aria,
mi avvicinai un’altra volta al fantoccio e lo colpii
tantissime volte, con
rabbia.
Quella
ero io? Perché ero cambiata? Il silenzio di quella casa era
assordante. Colpii
con ancor più foga il povero pupazzo, che pian piano perdeva
tutta la sua
gommapiuma.
Poi
lasciai i due pugnali conficcati lì.
Giusto
in tempo perché il campanello suonasse. Era già
ora? Edward era già venuto a
prendermi?
Mi
precipitai su per le scale. Aprii la porta e gli dissi:
“Scusa Edward, non mi
sono ancora cambiata… Accomodati, ci metto poco”
non potevo credere di aver
passato tutto il pomeriggio a conficcare pugnali nella
gommapiuma…
Entrai
nella mia camera e presi un paio di jeans con una camicetta blu. Me li
infilai
di fretta e furia, mi pettinai i capelli ed uscii.
Trovai
Edward sull’uscio. Non entrava… Sembrava piuttosto
che saggiasse l’aria. E se
avesse sentito anche lui quell’odore?
“Isa,
dove sono i tuoi genitori?” io abbassai il capo.
“Loro sono morti… l’anno
scorso” lui rimase dov’era. Impassibile.
“M… mi dispiace…” era un
dispiacere
sincero, riuscivo a percepirlo. “Posso sapere
com’è successo?” io sentii che le
lacrime riaffioravano.
“Non
mi va di parlarne adesso…” così
imboccai l’uscita e lui mi seguì.
Arrivammo
alla serate leggermente in ritardo.
Come
previsto c’era alcol da tutte le parti.
“Visto?” dissi io accennando un
sorriso. “Wow… non posso darti
torto…” io risi. Era una risata forzata e
evidentemente lui se ne accorse. “Mi dispiace di aver tirato
in ballo quella
storia…” “Non fa niente…
Cerchiamo di goderci la serata!” Alice ci venne
incontro. “Ehi! Vi presento Jasper, lui è il mio
ragazzo. Jasper lui è mio
fratello e lei è Isa, una mia amica…”
“Piacere Isa… Ally, io e Edward ci
conosciamo già. Congratulazioni Edward… ti sei
rimesso eh?” gli strizzò un
occhio. Non capii cosa volesse dire. Poi fu il turno di Jessica che si
fiondò
su Edward come un’odiosa gatta in calore. “Ciao
Edward…” disse maliziosa. Io
feci finta di non averla vista e andai a prendere un bicchiere con
della vodka.
Solo
uno… non vorrai mica ubriacarti,
vero?
La vodka mi bruciava la gola…
Non bevevo da un’infinità di tempo. Inoltre
l’Absolut Vodka era uno
dei peggiori.
Edward
mi fu vicino poco dopo. “Ah, eccoti… Mi stavo
chiedendo chi ti avesse rapito”
dissi sorridente. “Jessica è
un’ipocrita. E poi stasera avevo voglia di parlare
con te” sapevo che non glielo dovevo dire, ma con lui mi
sentii d’un tratto al
sicuro. “Facciamo due passi…”
così ci inoltrammo nel parco.
Stavamo
passando sopra al laghetto, quando mi fermai. Non glielo dovevo dire,
ma
sentivo di non poter tenere più tutto per me…
“Era il ventuno aprile dell’anno
scorso… Un giorno qualsiasi, poi andai a dormire. Feci
strani sogni, bui,
freddi… Insomma, come immagino che sia la morte. Poi una
voce che rideva
sadicamente. Mi sono svegliata la mattina dopo, nel bosco. Ero immersa
in una
pozza di sangue. Una parte di quel sangue era il mio e proveniva da uno
squarcio sul petto. Il resto no… Non era mio. Accanto a me
c’era la spada
bianca di mio padre. Non era nient’altro che un ornamento, ma
era sporca di
rosso. Sono svenuta un’altra volta in quel bosco. Mi
ritrovò la polizia, che mi
annunciò anche della morte dei miei genitori. Quando dissi
che non ero stata io
nessuno mi credette… mi portarono in cura da uno psicologo,
mi fecero anche un
elettroshock. Nessuno a scuola sa niente… a parte Jessica e
poche altre
cheerleader… Questa è la mia storia.”
lui, a sorpresa, mi abbracciò. Non era
rimasto impassibile, impaurito, come gli altri. “Non
importa…” sussurrò. “Io
non credo che sia stata tu…” lo guardai. Le
lacrime avevano già iniziato a
scorrere sul mio viso pallido.
Un’intuizione
improvvisa.
“Tu
hai un segreto, Edward?” lui chiuse gli occhi per un attimo.
“Vieni…” la
condusse nel folto della foresta. Prese un respiro ed iniziò
a parlare: “Se te
lo dico, c’è solo una ragione Isabella…
Non posso tenere segreto qualcosa su di
me ad una persona che mi ha raccontato tutta sé stessa. E
poi io ti amo, Isa.
Ti amo dalla prima volta che ti ho vista… Ma non
è neanche questo il mio
segreto. E’ un segreto che ci rende ancor più
simili…” io lo guardai
interrogativa. “C’è un motivo per cui io
sono cambiato così tanto… Sono un
vampiro, Isa. Sono un mostro senz’anima, che si ciba di
sangue…” “C… come?”
domandai.
A
quel punto non sapevo quale fosse la verità peggiore. Ma una
cosa era certa: io
e Edward condividevamo lo stesso destino…
|
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Capitolo 8 *** Non Importa... ***
POV EDWARD
I
wanna know what it’d be like
to
find perfection in my pride
to
see nothing in the light.
But
turn it off in all my spite,
in
all my spite, I’ll turn it off.
[Turn
It Off- Paramore]
Era
incredibile quante cose avessimo in comune noi due.
Pensavo
ancora alla conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Quello si
poteva
considerare un primo appuntamento? E se era un primo appuntamento, come
ci si
doveva vestire, comportare eccetera?
“Alice!”
chiamai lei. Di sicuro aveva un consiglio da darmi… Fece
capolino dalla porta
della mia stanza. “Cosa c’è
Ed?” aveva un accappatoio e i capelli bagnati. “Ti
ho fatto uscire dalla doccia?” “Din din din! Hai
indovinato… Mettiti un paio di
jeans e una camicia… Andrà più che
bene” la guardai corrucciato. “Che ti
aspettavi… che non avessi visto la reazione di
Bella?” annuii e presi quello
che mi diceva lei. “Oh no! Togli la camicia…
prendi la t-shirt dei Rolling
Stones!” feci come mi diceva. “E ora abbinaci le
All Star nere” “Adesso va
bene, Alice?” “Sì!” disse lei
soddisfatta, saltellando verso la sua camera.
Pensai
che quella sera potevo prendermi tutto il tempo che volevo. Del resto
il giorno
dopo non c’era scuola, e Isabella poteva dormire fino a
tardi. Quanto a me… beh
non avevo bisogno di dormire!
Mi
sedetti sulla poltroncina di pelle nella mia stanza. Pensavo a quanto
fosse
ipocrita la gente come Jessica… Fino a un mese prima, se mi
parlava, era per
sfottermi.
Volevo
pensare che Isa fosse diversa. Perché lei era diversa.
Lei
non era ipocrita, lei era differente da tutta la gente che la
circondava. Forse
l’anno prima era stata come loro, ma ormai avevo capito che
era tutta una
maschera.
Lei
non apparteneva a quel mondo. Punto.
Era
quasi ora…
POV
ISABELLA
Tornata
a casa, come sempre, non c’era nessuno ad aspettarmi. Solo la
mia gatta Nala si
strofinò alla mia gamba per poi andare a farsi gli affari
suoi chissà dove.
Era
incredibile quanto la casa fosse vuota… Da quel giorno a
riempirla c’eravamo
solo io, la mia gatta e quell’insopportabile odore che non se
ne era mai
andato. Avevo deciso che avrei smesso, ma mi aiutava a sentirmi meglio.
Scesi
le scale ed arrivai nel seminterrato. Poi presi la spada, quella con la
lama
bianca, quella che apparteneva alla notte del
ventun’aprile… E iniziai a
tirare.
Mi
muovevo silenziosamente, i miei passi non si sentivano sul parquet di
mogano.
Arrivai fino al fantoccio e lo colpii con tutta la forza possibile.
Lo
trapassai da parte a parte, poi caddi a terra e piansi.
Succedeva
sempre così, c’era poco da fare. Tiravo qualche
colpo, poi la spada cadeva
rimbombando e con lei cadevo anche io.
Mi
avvicinai alla sacca dove tenevo i due pugnali, e li presi. Brandendo
l’aria,
mi avvicinai un’altra volta al fantoccio e lo colpii
tantissime volte, con
rabbia.
Quella
ero io? Perché ero cambiata? Il silenzio di quella casa era
assordante. Colpii
con ancor più foga il povero pupazzo, che pian piano perdeva
tutta la sua gommapiuma.
Poi
lasciai i due pugnali conficcati lì.
Giusto
in tempo perché il campanello suonasse. Era già
ora? Edward era già venuto a
prendermi?
Mi
precipitai su per le scale. Aprii la porta e gli dissi:
“Scusa Edward, non mi
sono ancora cambiata… Accomodati, ci metto poco”
non potevo credere di aver
passato tutto il pomeriggio a conficcare pugnali nella
gommapiuma…
Entrai
nella mia camera e presi un paio di jeans con una camicetta blu. Me li
infilai
di fretta e furia, mi pettinai i capelli ed uscii.
Trovai
Edward sull’uscio. Non entrava… Sembrava piuttosto
che saggiasse l’aria. E se
avesse sentito anche lui quell’odore?
“Isa,
dove sono i tuoi genitori?” io abbassai il capo.
“Loro sono morti… l’anno
scorso” lui rimase dov’era. Impassibile.
“M… mi dispiace…” era un
dispiacere
sincero, riuscivo a percepirlo. “Posso sapere
com’è successo?” io sentii che le
lacrime riaffioravano.
“Non
mi va di parlarne adesso…” così
imboccai l’uscita e lui mi seguì.
Arrivammo
alla serate leggermente in ritardo.
Come
previsto c’era alcol da tutte le parti.
“Visto?” dissi io accennando un
sorriso. “Wow… non posso darti
torto…” io risi. Era una risata forzata e
evidentemente lui se ne accorse. “Mi dispiace di aver tirato
in ballo quella
storia…” “Non fa niente…
Cerchiamo di goderci la serata!” Alice ci venne
incontro. “Ehi! Vi presento Jasper, lui è il mio
ragazzo. Jasper lui è mio
fratello e lei è Isa, una mia amica…”
“Piacere Isa… Ally, io e Edward ci
conosciamo già. Congratulazioni Edward… ti sei
rimesso eh?” gli strizzò un
occhio. Non capii cosa volesse dire. Poi fu il turno di Jessica che si
fiondò
su Edward come un’odiosa gatta in calore. “Ciao
Edward…” disse maliziosa. Io
feci finta di non averla vista e andai a prendere un bicchiere con
della vodka.
Solo
uno… non vorrai mica ubriacarti,
vero?
La vodka mi bruciava la gola…
Non bevevo da un’infinità di tempo. Inoltre
l’Absolut Vodka era uno
dei peggiori.
Edward
mi fu vicino poco dopo. “Ah, eccoti… Mi stavo
chiedendo chi ti avesse rapito”
dissi sorridente. “Jessica è
un’ipocrita. E poi stasera avevo voglia di parlare
con te” sapevo che non glielo dovevo dire, ma con lui mi
sentii d’un tratto al
sicuro. “Facciamo due passi…”
così ci inoltrammo nel parco.
Stavamo
passando sopra al laghetto, quando mi fermai. Non glielo dovevo dire,
ma
sentivo di non poter tenere più tutto per me…
“Era il ventuno aprile dell’anno
scorso… Un giorno qualsiasi, poi andai a dormire. Feci
strani sogni, bui,
freddi… Insomma, come immagino che sia la morte. Poi una
voce che rideva
sadicamente. Mi sono svegliata la mattina dopo, nel bosco. Ero immersa
in una
pozza di sangue. Una parte di quel sangue era il mio e proveniva da uno
squarcio sul petto. Il resto no… Non era mio. Accanto a me
c’era la spada
bianca di mio padre. Non era nient’altro che un ornamento, ma
era sporca di
rosso. Sono svenuta un’altra volta in quel bosco. Mi
ritrovò la polizia, che mi
annunciò anche della morte dei miei genitori. Quando dissi
che non ero stata io
nessuno mi credette… mi portarono in cura da uno psicologo,
mi fecero anche un
elettroshock. Nessuno a scuola sa niente… a parte Jessica e
poche altre
cheerleader… Questa è la mia storia.”
lui, a sorpresa, mi abbracciò. Non era
rimasto impassibile, impaurito, come gli altri. “Non
importa…” sussurrò. “Io
non credo che sia stata tu…” lo guardai. Le
lacrime avevano già iniziato a
scorrere sul mio viso pallido.
Un’intuizione
improvvisa.
“Tu
hai un segreto, Edward?” lui chiuse gli occhi per un attimo.
“Vieni…” la
condusse nel folto della foresta. Prese un respiro ed iniziò
a parlare: “Se te
lo dico, c’è solo una ragione Isabella…
Non posso tenere segreto qualcosa su di
me ad una persona che mi ha raccontato tutta sé stessa. E
poi io ti amo, Isa.
Ti amo dalla prima volta che ti ho vista… Ma non
è neanche questo il mio
segreto. E’ un segreto che ci rende ancor più
simili…” io lo guardai
interrogativa. “C’è un motivo per cui io
sono cambiato così tanto… Sono un
vampiro, Isa. Sono un mostro senz’anima, che si ciba di
sangue…” “C… come?”
domandai.
A
quel punto non sapevo quale fosse la verità peggiore. Ma una
cosa era certa: io
e Edward condividevamo lo stesso destino…
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Capitolo 9 *** Ne ero sicura! ***
POV ALICE
My
love has concrete feet
my
love’s an iron ball.
Wrapped
around your ankles
over
the waterfall.
I’m
so heavy, heavy in your arms.
[Heavy
In Your Arms- Florence+The Machines]
Mi
stavo divertendo, quando ecco che arriva, improvvisamente, una visione.
Edward
e Bella stanno parlando… oh fantastico, sono contenta. Edward prende un respiro e inizia a parlare.
“Se te lo dico, c’è solo
una ragione Isabella… Non posso tenere segreto qualcosa su
di me ad una persona
che mi ha raccontato tutta sé stessa…” da
quello che sto capendo si è fatto
raccontare il segreto di Bella. Ma… oddio, ti
prego… dimmi che non glielo sta
per dire. “…E poi io ti
amo, Isa. Ti amo
dalla prima volta che ti ho vista… Ma non è
neanche questo il mio segreto. E’
un segreto che ci rende ancor più
simili…” finalmente si è
dichiarato! Ma
in cosa ci è simile Bella? Non capisco…
“C’è
un motivo per cui io sono cambiato così tanto…
Sono un vampiro, Isa. Sono un
mostro senz’anima, che si ciba di
sangue…” lei sembra sconcertata. Rimane
impassibile. “C… come?” biascica. Poi
sembra che ragioni per un po’ di tempo.
Passano svariati minuti. Loro si guardano negli occhi e poi lei
avvicina le
labbra a quelle di Edward, per dargli un tenero bacio. “Mi
fido di te…” sulla
mia faccia apparve un sorrisino consapevole.
“Cos’hai
visto Ally?” era Jasper a chiedermelo. Spinta dal
romanticismo della serata lo
baciai. “Niente Jazz… Come sempre avevo
ragione” “Si sono dichiarati?”
domandò
lui sorridendo. “Certo… e io ne
ero
sicura” dissi felice.
“Edward avrà
un bel po’ di cose da raccontarti quando tornerete a
casa!” mi baciò di nuovo.
Eravamo
insieme da centodieci anni, eppure ogni bacio era come il primo: unico,
indimenticabile…
Ci
confondemmo nella mischia ed iniziammo a ballare un lento. Edward e Isa
non si
fecero vedere per tutta la serata. Poi, dalla boscaglia, riemersero.
Trotterellai verso di loro, trascinando Jasper con me.
“Allora
piccioncini?” Edward mi
guardò
spaesato. “Alice… l’hai
visto?” io mi feci severa. “Diciamo che ho solo
visto
il momento in cui tu le raccontavi il segreto…”
Isa arrossì violentemente.
“Scusate… forse io dovrei andare”
“Non ti preoccupare… siamo amiche no?”
dissi
abbracciandola e poi guardandola negli occhi. “Grazie,
Alice… di tutto” mi
sussurrò lei mentre la abbracciavo.
“Beh… del resto io ne ero sicura!” tutti
scoppiammo in una sonora risata.
La
serata passò tranquilla. A casa Edward raccontò
tutto a me e Jasper: la storia
di Bella, i baci che si erano scambiati, e poi come le aveva spiegato
di essere
un vampiro speciale.
Edward
era speciale per tre motivi: il primo era il fatto che, come me, Jasper
e gli
altri due giudici, si cibasse di sangue animale. Il secondo motivo era
che i
suoi occhi, nonostante lui avesse solo poche settimane, erano
già dorati.
Inoltre aveva un grande autocontrollo. Qualcosa che non si era mai
visto in un
neonato. Forse era per il fatto che anche da umano fosse molto docile e
non avrebbe
mai ucciso nessuno. Forse era solo perché Edward era
speciale, diverso da
tutti.
Il
terzo motivo era… beh mio fratello era ed è pur
sempre mio fratello!
Nota
dell’autrice:
volevo
scusarmi dato che per sbaglio ho pubblicato due volte lo stesso
capitolo.. sperò
che mi possiate capire… Oggi sono un po’
rimbambita!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10. Questione Di Occhi ***
POV
ISABELLA
Juliet
The dice was loaded from
the start
And I bet
And you exploded in my heart
And I forget I forget
The movie song
When you gonna realize
It was just that the time
was wrong?
Juliet…
[Romeo
& Juliet- The Killers]
Furono
pochi i momenti in cui mi ritrovavo da sola in casa.
Edward
era sempre lì con me, a rassicurarmi… Ma gli
incubi persistevano.
Occhi
rossi, braci ardenti nel nero più
totale… Un ruggito nella notte. Il bagliore bianco di una
spada che brandisce
l’aria minacciosa.
Poi
qualcosa, un rumore, un grido. Cerco
di andare a controllare: non riesco ad alzarmi… finalmente
la luce. Mi ritrovo
nel bosco, come quella mattina. Stavolta però quegli occhi
ardenti puntano su
di me. Ho freddo, e il buio ritorna. Il cacciatore si avvicina. Io ho
con me la
spada. Cerco di trapassarlo da parte a parte, ma sul suo corpo, la mia
spada si
sgretola come fosse fatta di cartapesta.
“Isa!
Svegliati!” aprii gli occhi. Ero in camera mia… e
Edward era seduto davanti al
mio letto, come tutte le mattine. “Hai fatto
quell’incubo… di nuovo” disse poi
truce.
Io
lo guardai. “Da quant’è che sei
qui?” “Non molto… dovevo preparare la
canzone
per la seconda audizione” mi sussurrò sorridendo.
“Davvero?
Me lo vuoi dire solo adesso che l’audizione era
oggi?” “Doveva essere una
sorpresa… Ho tre permessi per saltare scuola: uno per me,
uno per Alice e uno
per te!” io sbarrai gli occhi. “Vuoi dire che mi
porti con te?” “E c’è da
chiederlo?! Ah una cosa… Anche gli altri giudici sono
vampiri” “C… cosa?”
domandai ancora più incredula. Lui si grattò la
testa, in segno di incertezza e
sorrise imbarazzato.
“Beh
sì… ho iniziato a frequentarli
all’inizio del programma… Ormai per me sono come
una seconda famiglia” “Okay…”
dissi io con una maschera calma in viso. “Quindi
mi porti a conoscere… la tua famiglia di vampiri”
“Esattamente!” esclamò lui
strizzando un occhio.
Edward
era davvero un ragazzo d’oro. Tutte le madri avrebbero voluto
lui per la
propria figlia: responsabile, adulto, che si prenda cura di
loro… Era assurdo
che lui potesse essere mio.
Il
mio Edward.
Presi
un paio di jeans sapientemente invecchiati dal mio armadio, una
maglietta lunga
nera molto stretta da abbinare con una bella cintura turchese e delle
scarpe
dello stesso colore. “Ottima scelta” sorrise lui
mentre io gettavo i vestiti
sul letto.
Mi
girai per esaminare il suo
abbigliamento, che quel giorno era molto più importante del
mio, dato che
avrebbe dovuto fare un’audizione. Indossava un paio di jeans
strappati, una
t-shirt nera con scollo a V, delle Etnies
nere e rosse e - come tocco finale aggiunto sicuramente da
Alice- una
piccola catena scendeva giù dai jeans.
“Alice” risi io. “Del resto lei
è qui
per questo… Il mio tutor!” scoppiamo tutti e due
in una sonora risata.
Scendemmo
al piano di sotto ed ebbi giusto il tempo di ingurgitare una tazza di
caffè
bollente. Alice ci aspettava già fuori e rimaneva incollata
al clacson.
Uscimmo
velocemente e lei smise subito di suonare per mostrarci un sorriso
caloroso.
“Hola gente!” portava dei leggins super coprenti,
dei tacchi di almeno dodici
centimetri ed una maglietta verde acido che le arrivava a
metà coscia.
“Spagnola, Alice?” “Ma certo! Oggi sono
di buon umore!” mise in moto la
macchina e partimmo ad una velocità inimmaginabile.
“ALICE RALLENTA!” lei mi
fece un cenno come per dire niente di
che. “Arriveremo prima…”
constatò Edward. “Wow Sherlock… Sei un
genio. Oggi
ci sarà un ospite speciale in sala e sarà lui a
valutarti…” disse Alice nel
pieno dell’agitazione. “Come?”
domandò il vampiro impietrito. “Sì, si
chiama
James ed è venuto proprio per la tua audizione…
Meglio non farlo aspettare,
no?” “Ma… ci saranno gli
altri?” “Certo e non vedono l’ora di
vedere il cambiamento. Sinceramente
sono
soddisfatta del mio lavoro…” “Lavoro sporco…”
lei sembrò contrariata. “Lavoro che ti ha salvato
l’esistenza…” lui annuì
risoluto.
In
men che non si dica eravamo arrivati alle porte del Forks
Theatre. L’unico più in ansia di me era
Edward, che presto
avrebbe dovuto affrontare il palco. Ma io avrei dovuto conoscere i suoi
“parenti” vampiri.
Assurdo.
Tutti
erano già ai loro posti ed una voce annunciava
l’entrata in scena di Edward.
“Veloce… Sto io con Isa” lo disse un
ragazzo grosso come un armadio che si
presentò davanti a me. “Piacere Emmett”
gli strinsi la mano. Aveva una presa
d’acciaio: se avesse stretto un po’ di
più mi avrebbe rotto un osso. Aveva i
capelli corvini e i tratti decisamente duri, adeguati al suo fisico.
“Non ti
preoccupare… Sono grosso, ma non cattivo!” disse
lui ridendo. “Vieni, ti porto
in un posto dove vedrai bene
l’esibizione…” mi condusse lungo un
corridoio
strettissimo che sboccava nelle prime file. “Okay, noi ci
sediamo qua. Le
presentazioni con gli altri a dopo” fummo appena in tempo per
vedere Edward che
saliva sul palco. All’inizio il pubblico non lo riconobbe,
poi scoppiò in un
mare di applausi di ammirazione.
Lui,
impassibile eppure sorridente, si mise a cantare. La sua voce era
persino
migliorata. Scaldava il mio cuore, e di sicuro quello di tutti gli
altri nella
sala. Cantava
I will follow you into the dark dei
Death Cab For Cutie.
Emmett
guardava sorridente verso di lui e mi sembrò quasi
emozionato. Un orso-armadio
come lui, emozionato.
Alla
fine del pezzo, tutti applaudirono, fecero standing ovation e urlarono EDWARD!EDWARD! per diversi minuti. Poi
il conduttore tornò sul palco e mise un braccio attorno alla
spalla di Edward.
“Insomma ci siamo rimessi in forma eh?!”
“Sì, e devo ringraziare il mio tutor
Alice per questo…” sembrava commosso. Di sicuro,
se fosse stato capace di
piangere sarebbe già scoppiato.
“Che
ne dici di chiamarla sul palco prima dell’arrivo del giudice
James?” lui annuì
impercettibilmente. Poco dopo sul palco comparve Alice che saltellava
come un
folletto della felicità. “Insomma…
anche tu hai imparato qualcosa?” lei
sorrise. “Ormai considero Edward mio fratello dato che -
adesso si può dire- i
suoi genitori hanno deciso di adottarmi!” tutti applaudirono
per circa tre
minuti.
“Wow
Alice! Ma è fantastico… Oh, scusate. I
convenevoli a dopo. Il giudice è pronto
ad esprimere la sua opinione” Edward e Alice si abbracciarono
fraternamente.
Poi, dal soffitto dell’auditorium, scese una pedana, sulla
quale stava un uomo
molto particolare…
Un
codino biondo e degli occhiali rettangolari con le lenti oscurate erano
il
minimo dato che indossava una camicia viola, dei pantaloni leopardati e
degli
stivaletti neri.
“Eccentrico…”
sghignazzò Emmett. “Buongiorno!” disse
l’uomo mandando baci al pubblico.
“Inquietante…” aggiunsi io. Il vampiro
accanto a me annuì e si coprì la bocca
con l’enorme mano per non far vedere al pubblico che stava
per scoppiare a
ridere.
“Signor
giudice…” attaccò il presentatore. “Chiamami
James, ciccio” “Okay, James… Cosa ne
pensi di Edward Cullen?” “Beh io direi Voce Sana in Corpore Fantastico! Questo
ciccio deve assolutamente partecipare ad America’s Got
Talent” disse con
enfasi. Tutti applaudirono.
Per
un attimo lo sguardo di James si spostò su di me e mi parve
malizioso. Dai suoi
occhiali oscurati però, non si vedeva il colore degli occhi.
“E’ tutto…” disse
risoluto. Quando si girò per andarsene, mi sembrò
di vedere un bagliore rosso
nel suo sguardo.
Corsi
nel backstage insieme a Emmett, per abbracciare Edward e ricoprirlo di
baci…
Mentre correvo pensavo.
Occhi
rossi… impossibile.
Nota
dell’autrice:
Scusate
per il super ritardo… dovevo trovare un buon modo per
continuare la storia!!
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