In vino veritas

di lud_194
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Stava guidando veloce, gli occhi fissi e concentrati sulla strada. Castle la guardava, ma non con la coda dell’occhio, no. Era spudoratamente girato verso Beckett. Studiava i suoi movimenti, contava ogni quanti secondi le sue palpebre sbattevano, quante volte deglutiva e quante volte si mordeva il labbro inferiore, distrattamente. Castle adorava quando lo faceva. Ma quella sera era diverso. Non la guardava per il suo puro piacere ed interesse, come faceva abitualmente..quella fredda sera di febbraio, gli occhi di Castle erano carichi di preoccupazione verso la detective. Erano di ritorno dall’ennesimo luogo del delitto, ma qualcosa era andato storto. Erano usciti nel primo pomeriggio con l’intenzione di catturare un omicida che seguivano da un po’, e nessuno si sarebbe aspettato tutto quel sangue. Nulla andò come previsto, quel killer era molto più di ciò che avevano immaginato. Pazzo, spietato, li colse tutti di sorpresa. Arrivarono ad ucciderlo. Ma lui, quello stesso pomeriggio, uccise due ostaggi, due innocenti. Sotto gli occhi dei poliziotti. Castle sapeva benissimo che Beckett se ne tormentava, non poteva farsene una ragione, anche se la colpa non era la sua.

“Smettila di fissarmi, ti prego.” Esordì lei nel silenzio. La sua voce tremava un po’.

“Abbiamo fatto il possibile, come sempre. Stavolta abbiamo fallito, ma..”

“No, Castle. Sbagli. Non abbiamo fallito.. io, ho fallito. Sono io la detective.” Rick abbassò automaticamente lo sguardo. Lui in fondo si sentiva parte della squadra, lo era.

“Scusami.” Aggiunse lei qualche istante dopo, fermando la macchina davanti casa di Richard.

“Io adesso non posso esserti di conforto, probabilmente non troverei le parole, probabilmente non ti servirebbero. Ma io non ce la faccio a vederti così, fa..male.” Finalmente Beckett si girò a guardarlo, distogliendo lo sguardo dalla strada gelida. Sembrò un briciolo meno tesa dopo quelle parole.

“Mi passerà..” Abbozzò un sorriso e sospirò.

“Senti,  può darsi che adesso io ti proponga la cosa più assurda che potessi chiederti..” Kate alzò un sopracciglio.

“Fare sesso con te, ora?” Fu sollevato dal fatto che aveva conservato il suo sarcasmo.

“Non così assurda, ma se insisti..” Lo fulminò con lo sguardo e proseguì facendo finta di niente.

“Ah, allora non può essere nulla di peggio. Sentiamo.”

“Stasera la mia casa editrice ha organizzato una festicciola per i trent’anni di attività, e.. potrebbe essere un motivo di svago, vorrei portarti con me.” Castle stava già pensando a quale possibile e nervosa reazione avrebbe potuto avere Beckett. E invece lei rimase in silenzio.

“Castle, perché vuoi portare me? Con l’umore che ho oggi per di più.” Disse poi.

“Perché non voglio immaginarti da sola sul tuo divano, mentre pensi alla terribile giornata di oggi e ti fai divorare da inesistenti sensi di colpa.” Lei aprì bocca, fece per dire qualcosa, come per controbattere, ma poi non disse niente.

“D’accordo.”

“Eh?” Era incredulo.

“Okay, va bene, accetto.”

“Hai fatto la scelta giusta.”

“Spero di non pentirmene.”

“Tu sei fantastica.” Il buio della notte coprì il rossore che apparve sulle guance di Beckett.

“Se non esci dalla mia macchina entro 5 secondi,  ci ripenserò.” Castle si catapultò fuori.

“Passami a prendere tra un’ora.” Aggiunse infine lei, poi ripartì. Rick guardò la macchina allontanarsi e solo quando i fanali posteriori non si distinguevano più in mezzo alle luci di New York, si voltò ed entrò in casa.

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@Berenike: Per prima cose Grazie mille per il tuo commento :) E' vero, probabilmente Beckett non avrebbe mai accettato, ma parliamo di una fan fic, e anche se non mi piace stravolgere i personaggi, qualche piccola 'modfica' personale ce la faccio stare.. al prossimo capitolo e ancora grazie :)  

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Capitolo 2
*** 2 ***


Castle aveva fermato la macchina davanti l’entrata della palazzina nella quale abitava Beckett, e stava aspettando ormai da quasi dieci minuti. Fischiettava e picchiettava le mani contro il volante, muovendo la testa a ritmo. Sperava di riuscire a farla distrarre..non sarebbe stato facile, lo sapeva bene.

Tornò con la mente a casa sua, poco prima, quando sua madre Martha gli svolazzava intorno entusiasta. Era convinta che quello sarebbe stato un appuntamento romantico, che finalmente suo figlio Richard aveva avuto il coraggio di dichiararsi. Inutile dire che ogni tentativo da parte di Rick di spiegare le cose come realmente stavano era inutile, almeno con Martha. Alexis, invece, poco prima che il padre uscisse di casa, gli si avvicinò con uno dei suoi sorrisi, sorrisi innocenti ed ingenui, ma realmente sinceri.

“Papà,”gli disse, “apprezzo molto ciò hai fatto per Beckett, come d’altronde ciò che fai sempre per lei.. e tutto ciò che saresti disposto a fare, senza volere nulla in cambio. Ci vorrebbero più uomini come te, papà.” Rick si sciolse letteralmente di fronte a quelle parole e abbracciò la figlia.

“Ci vorrebbero più donne come Beckett, tesoro.” Le sussurrò infine.

“Perdona il ritardo” La testa di Beckett fece capolino nell’abitacolo, Castle ritornò alla realtà e la guardò entrare.

“Spero che questo vestito vada bene..” Indossava un  lungo abito nero, sobrio ma elegante, scollato sulla schiena e un po’ sul decolté, che metteva in risalto le sue curve leggere e proporzionate.

“Vai sempre bene tu..” Lei accennò un sorriso e tornò a guardare avanti, Castle mise in moto.

Quando arrivarono, Castle scese dalla macchina e le aprì la portiera. I movimenti di Beckett erano un po’ bruschi, era ancora tesa. Lo sguardo perennemente basso. Fianco a fianco fecero ingresso nel salone in cui si teneva la festa. Un ambiente poco rumoroso, donne ingioiellate e uomini che parlavano d’affari.

“Sei silenziosa stasera..”

“Castle scusami.. è stata una cattiva idea accettare, io..” Non le fece terminare la frase.

“Ehi..” Rick afferrò la sua mano con dolcezza, lei rimase immobile, come se fosse di pietra.

“E’ stata una giornata pesante oggi, lo so. Il killer, il rapporto alla centrale, i sensi di colpa..non è stata una buona idea portarti qui.” Beckett  mollò la sua mano, riacquistando così sicurezza.

“Sono un disastro. Avrei dovuto dirti di no fin da subito, non sono un tipo da feste, come pretendevo di esserlo stasera..”

“Ce ne andiamo.”

“Come? No, nel modo più assoluto. Non puoi andartene, è la tua casa editrice.”

“E quindi? Dai, andiamo.” Castle si girò e iniziò a camminare, Beckett lo guardava con la bocca semi aperta.

“Castle!”

“Non costringermi a venirti a prendere con la forza, Beckett.”

“Tu..tu sei.. non ho parole!” Disse avvicinandosi.

“Molte non trovano le parole per descrivermi. Tranquilla, non sei la sola. C’è anche un forum.”

“Castle torna a quella festa, è un tuo dovere.”

“Da quando le feste sono un dovere?”

“Non farmi sentire in colpa anche per questo!”

“Non mi stai costringendo. Sono io che voglio andarmene.”

“Accidenti a te.”

“Sali in macchina.”

“Portami a casa, Castle.”

“Ma scusa, ti sei preparata, hai investito tempo e trucco, sarebbe un peccato andare già a casa.”

“Portami a casa..” Richard si voltò verso di lei, erano occhi negli occhi.

“Ti fidi di me?” Kate rimase in silenzio per qualche istante, poi rispose.

“Certo..che no!” Castle alzò un angolo della bocca.

“Dovresti imparare a farlo.”

“Guarda la strada per favore!” Rick tornò a guidare concentrato, ma non riusciva a togliersi quel sorrisetto che aveva stampato in faccia. Beckett appoggiò la testa al finestrino, rassegnata, ma nuovamente sorpresa da lui.

Quando Castle fermò l’auto, si girò a guardarla.

“Siamo arrivati.”

“Siamo arrivati dove? Vedo solo bar e locali.”

“Appunto.”

“Vuoi portarmi in un bar? Castle ma cosa ti dice la testa?” Sbuffò.

“Parli così perché non conosci il mio amico Mario e il locale del mio amico Mario. Se tu solo imparassi a fidarti..”

“Mai!”

“Andiamo Beckett, poi mi ringrazierai.”

“Figuriamoci..” Borbottò Kate mentre scendeva dalla macchina. A passo svelto seguì Castle verso l’entrata. Lui aprì la porta e un odore piacevole li investì in pieno. Il locale aveva luci soffuse, divanetti e poltroncine bianche, c’era parecchia gente ma nonostante questo lo spazio a disposizione era ancora molto. Il bancone era lucido ed occupava la parte destra della sala. Kate si guardò intorno, e dovette ammettere a sé stessa che il posto non era poi così male.

“Mario, quanto tempo!” Richard si avvicinò al bancone ed abbracciò l’omaccione dietro di esso.

“Rick Castle! E’ sempre un enorme piacere! Sei con la tua donna?” Mario si girò a guardare Kate.

“No” Dissero Castle e Beckett all’unisono.

“No, vedi..lei è la detective Beckett, un’amica. Siamo qui per distrarci dopo una lunga e faticosa giornata.”

“Non potevate scegliere luogo più adatto, che vi porto?” Beckett si sedette sullo sgabello vicino a quello di Castle.

“Tu che prendi? Immagino che come al solito non prenderai nulla di alcolico..” Disse Rick.

“Castle, non sono in servizio. Prendo un Martini. E che sia forte.” Mario annuì, mentre Richard la guardava sorridendo.

“Mario, due Martini.” Aggiunse poi lui.

“Va un po’ meglio?” Le chiese.

“Te lo dirò quando arriverà l’alcool..”

“Ti va di parlarne, Castle?” Disse Beckett, cogliendo di sorpresa perfino se stessa.

“Parlare di oggi?”

“Si.. ho un peso che vorrei alleggerire.”

“Sono qui per ascoltarti.” E nel momento in cui Kate Beckett aprì bocca, arrivarono i due cocktail.

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Capitolo 3
*** 3 ***


“..E poi Alexis entrò in salotto, e beh.. vide la scena. Fu..imbarazzante.” Beckett rise di nuovo. Pensò di averlo fatto più quella sera che in tutto l’ultimo mese..ma non era esattamente in lei. Questo però doveva ancora capirlo.

Dopo aver parlato del caso, dopo aver scolato parecchi alcolici come fosse acqua fresca, Richard e Kate iniziarono a parlare senza sosta. E la velocità e dimestichezza con cui passavano da un argomento all’altro, era disarmante.

Castle, un po’ brillo, ma sicuramente più lucido di Beckett, non avrebbe mai pensato che lei si fosse sciolta in quel modo, specialmente con lui. Sapeva bene che era solo colpa, o merito, dell’alcool, anche se avrebbe preferito non ammetterlo a se stesso.

“Mi gira un po’ la testa.. ma che ore sono?” Chiese Kate, alzandosi traballante.

“Quasi le due..”

“Forse è meglio andare..” E seguì un’altra piccola risata.

“Dimentichi la giacca!” Castle glie la tirò, eppure i riflessi di Beckett non erano perfetti come sempre, così si chinò per raccoglierla.

“Grazie Mario, alla prossima!”

“Quando vuoi, Rick” C’è da dire che Mario guadagnò bene quella sera, anche solo prendendo in considerazione il conto di Castle.

Il tragitto fino a casa di Beckett fu miracolato, data la guida di Rick in quella circostanza.

“Altri 50 metri in macchina e avrei vomitato.” Disse Kate.

“Allora a domani, Detective.”

“Dove pensi di andare, Castle? Non arriverai vivo fino a casa tua.” Lui rise.

“Fiduciosa..”

“Sali.”

“Dove?”

“E secondo te? A casa mia.” Castle scoppiò a ridere.

“Beckett, oh mia cara Beckett.. per caso sei ubriaca? Okay, aspetta un attimo.. dimenticavo che tu sei realmente ubriaca.” Risero di nuovo.

“Non sto scherzando! Non voglio averti sulla coscienza.” Castle sospirò.

“Questa sì che sarebbe stata una fantastica parentesi per Nikki Heat. Peccato che sia troppo tardi.” Successivamente parcheggiò l’auto alla buona e salirono nell’appartamento di Kate. Non era proprio il massimo dell’ordine, ma era in stile Beckett.

“Fai come se fossi a casa tua, io vado a mettere il pigiama.” Kate si dileguò in bagno e Castle iniziò a guardarsi intorno. Aveva sempre desiderato studiare l’appartamento di Beckett, scoprirne i dettagli, respirarne l’odore a pieni polmoni.. ma il massimo che riuscì a fare quella sera fu cadere tramortito sul divano. Quando Beckett rientrò nel piccolo salotto, Castle la squadrò.

“Ed io che pensavo dormissi con un completo di seta rossa.”

“Beh, di certo non quando vieni tu a casa mia.” Rick provò a girarsi, ma un movimento goffo lo fece cadere dal divano. Kate scoppiò a ridere.

“Che imbranato.”

“Zitta ubriaca.”

“Questa probabilmente me la pagherai.” Beckett si sistemò sul divano.

“Castle, vorrei dirti una cosa.”

“Ti ascolto.” Rispose lui dal tappeto, ma si sistemò seduto per guardarla negli occhi. Ogni volta che lei gli parlava, la guardava negli occhi.

“Sappi che.. la tua presenza, ogni giorno, beh ecco.. mi fa piacere, mi diverte, mi distrae.. e mi aiuta. E poi c’è dell’altro. Il libro di Nikki Heat mi ha fatto sentire davvero importante. Mi fa sentire importante il fatto che io sia la tua ispirazione.” Castle le sorrise e poi guardò verso la finestra. Dalla tenda poteva scorgere un pezzo di cielo notturno Newyorkese.

“ Oh,Beckett, queste parole avrei dovuto registrarle. Vedi, il fatto è che..” Quando si rigirò verso di lei, notò che si era addormentata. Sorrise.

“A domani, Kate.” Era l’unica circostanza in cui avrebbe potuto chiamarla per nome. Castle decise che anche per lui era giunta l’ora di dormire. Avrebbe dormito lì per terra dov’era, non voleva usare il letto di Kate, e il divano era troppo stretto per entrambi. Non che l’ultima cosa costituisse un problema per lui, ma chissà lei cosa avrebbe pensato l’indomani, appena sveglia. Però vestito ed imbottito com’era, non poteva dormire. Il riscaldamento era molto forte nell’appartamento, e l’effetto dell’alcool contribuiva  a procurargli calore. Così iniziò a spogliarsi, rimanendo unicamente con i boxer. Prese un cuscino dal divano, se lo mise sotto la testa e in pochi minuti prese sonno.

 

Quando il sole fece capolino nel piccolo salotto di casa Beckett, lei aprì lentamente gli occhi. Si sentiva scombussolata, aveva un leggero mal di testa, e in quel momento non ricordava quasi nulla, tantomeno perché stava dormendo sul divano. Quando aprì del tutto gli occhi, vide Castle dormire per terra.

“Oh mio Dio. Oh-mio-Dio! CASTLE!” Urlò. Lui si svegliò di colpo.

“Ehi, buongiorno..” Rispose ancora assonnato

“Buongiorno? Tu mi dici  buon giorno? Ti ricordo che ho una pistola, e non ho nessun problema a farti assaggiare i miei proiettili!” Castle si alzò sollevando le mani.

“Calma Beckett, calma..”

“Sei.. sei in mutande!”

“Non guardarlo.. lui si emoziona.” Beckett gli lanciò un cuscino in faccia.

“Un'altra battuta e ti lancio dalla finestra!” Lui capì che era sul serio arrabbiata.

“Non.. non ricordi niente di ieri sera?”

“Ho qualche vago ricordo, e spero che non ci sia nulla che non ricordi. Giuro che mi pento tantissimo di essermi ubriacata. Erano anni che non mi prendevo una sbronza, dai tempi del liceo!”

“Beckett non è tanto grave..”

“E’ grave, invece. E molto. Io non sono il tipo, non doveva succedere, non doveva succedere con te, e.. dimentica ogni cosa che ho detto e fatto.”

“Avanti, ci siamo solo divertiti, siamo stati bene!”

“No, Castle! Io non sono così.”

“Ti fa bene ridere ogni tanto.. e ieri ne avevi bisogno.”

“Tu non dovevi farmi ubriacare!”

“Beckett..”

“Dimentica tutto. Non ricordo esattamente cosa ti ho detto, ma fai finta di niente.. non ero in me.”

“E invece ieri mi avevi detto delle cose che mi hanno fatto piacere.”

“Ero ubriaca!” Castle sospirò.

“Sai come si dice? In vino veritas. Vuol dire che quando si è ubriachi, o brilli, si tende a dire tutta la verità. Le cose che pensiamo sul serio ma che non vogliamo dire in circostanze normali.” Beckett rimase per un attimo in silenzio

“Stupidaggini.”

“Accidenti Beckett, ma..”

“Fuori da casa mia, per favore.”

“Non pensavo finisse così.”

“E cosa pretendevi? Un minimo dovresti conoscermi. Vestiti ed esci.”Castle iniziò a raccogliere i suoi vestiti e andò verso la porta.

“Mi dispiace.” Disse infine.

“Anche a me.” Kate chiuse la porta e andò direttamente in bagno, aprendo il getto dell’acqua gelida della doccia.

 

Beckett era seduta alla sua scrivania, raggruppava e spostava fogli senza un obiettivo preciso, come se non riuscisse a stare ferma, nella sua testa ancora l’accaduto di due ore prima.

In quel momento arrivò Castle, un’andatura più lenta e meno intraprendente del solito. Kate alzò lentamente lo sguardo.

“Io non voglio più parlarne, ma soprattutto ti chiedo di non parlarne con nessuno..”

“Non c’era bisogno che tu me lo chiedessi. Senti Beckett..” In quel preciso istante suonò il cellulare di lei. Salvata in calcio d’angolo.

“Beckett.” Rispose. Pochi secondi di silenzio.

“Arriviamo subito.” Castle si illuminò, anche se maledì la chiamata. Kate si alzò di fretta.

“Omicidio? Dove?”

“Castle ti chiedo un ultimo favore. Oggi resta qui.”

“Che cosa?!”

“Non venire con me, per piacere.”

“Hai detto ‘arriviamo’.”

“Io, Ryan ed Esposito.”

“Lo vuoi davvero?” Lo guardò negli occhi.

“Sì.” Sostenne ancora per un po’ quello sguardo, poi afferrò la pistola e uscì quasi di corsa seguita dai due uomini. 

 

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, mi sono dilungata anche più del previsto xD

Mi farebbe piacere avere qualche vostro commento ^^

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ultimo capitolo della mia breve fan-fic. Spero vi sia piaciuta, buona lettura. ^^
Castle non era uno che rimaneva a guardare, in nessuna situazione. Si era seduto sulla poltrona di Beckett dopo pochi secondi che lei era uscita. Rimase a riflettere qualche istante, poi si alzò. 
“Ehi Tanya..” Si avvicinò ad una poliziotta che aveva la scrivania accanto quella di Ryan.
“Signor Castle, mi dica..”
“Ma Tanya, io e te diamoci del tu..” Lei sorrise a 32 denti sbattendo le ciglia.
“Senti.. tu sai dov’è l’omicidio di cui è stata appena informata Beckett, non è vero?” 
“Ah, Beckett..” Lei sembrò delusa.
“Già.. Vedi, dolcezza, è molto importante. Sai, per scrivere il continuo del libro..mi servono dettagli, ispirazioni..” Lei annuì vigorosamente.
“Certo, certo.. beh si, so dov’è. E’ che non è precisamente un omicidio..”
“No?”
“L’omicidio c’è stato, ma il killer si è rinchiuso nella sua automobile con una pistola puntata alla tempia. Un’intera squadra è pronta ad intervenire in caso ci fosse bisogno di rinforzi.” Pane per i denti di Castle. Appena Tanya gli fornì l’indirizzo, afferrò le chiavi della sua macchina e il giubbotto antiproiettile con la grande scritta "Writer". 
La circolazione era stata in gran parte già bloccata, doveva essere qualcosa di realmente grosso. Castle percorse gli ultimi metri di corsa, fin quando arrivò sul luogo del crimine. I rinforzi erano stati già chiamati, una vasta area era stata recintata e molti uomini puntavano pistole e fucili verso il centro. C’erano tre automobili, il killer doveva essere in una di loro. 
“Castle, perché sei venuto?” Gli sussurrò Esposito, rimanendo concentrato a guardare avanti, quando Rick gli si avvicinò.
“Non potevo restarmene lì! Che succede?”
“L’uomo si chiama Jason Wedmeyer. Si nasconde nella Volvo blu, ha appena ucciso la moglie a sangue freddo, è armato, ha preso un ostaggio ed è visibilmente fuori di se.”
“Dov’è Beckett?” Esposito sospirò.
“Accanto alla Volvo. Sta provando a parlare con l’omicida..ha più di una pistola, e ha costretto Beckett a posare la sua.”
“Lei è fuori di testa! E’ pericoloso! Io vado lì.” 
“No! Scordatelo! Rischieresti di sabotare tutto, e potresti aumentare l’ira dell’uomo. Tu stai qui. Guarda, Beckett sta tornando..” Kate aveva l’aria molto seria, estremamente concentrata, ma aveva mantenuto la calma.. fino a quando vide Rick.
“Castle! Che diavolo ci fai qui?!”
“Sono venuto a farmi un panino, che dici?”
“Perché non ascolti mai? Questa è la situazione meno adatta ad uno come te, oggi nessuno deve rischiare la pelle, è già morta una persona. Non posso fallire di nuovo. Vai via.”
“No! Posso essere utile!”
“Accidenti Castle, perché devi complicarmi sempre la vita?!” Lui stava per rispondere, ma un agente si avvicinò a Beckett.
“Wedmeyer vuole un altro ostaggio o spara. E più precisamente vuole te.”
“Che cosa?!” Risposero insieme. Poi Beckett sospirò.
“D’accordo..voi rimanete costantemente pronti a sparare.”
“Non vorrai andarci sul serio?”
“Non ho altra scelta, Castle. Levati di mezzo.”
“No. Ci vado io.” Rick la superò.
“Non se ne parla!”
“E invece si. Tu devi stare qui a pensare ad un buon piano, sei l’unica che probabilmente può arrivare ad una soluzione senza che nessuno si faccia male.”
“Tu non puoi!” Beckett provò a fermarlo, ma Castle corse verso la Volvo.
“Beckett, andrà tutto bene. Fidati.” Le urlò infine.
“Dannazione sta’ attento..” Sussurrò lei impercettibilmente.
“E tu chi sei? Avevo chiesto la detective!”Gli urlò l’uomo quando lo vide.
“Lo so, non sono attraente come lei, ma non sono un poliziotto e non sono armato. Sono Rick Castle, uno scrittore.” Alzò le mani per dimostrare di non possedere armi.
“Sali!” Rick seguì l’ordine e vide l’altro ostaggio, una donna. Era terrorizzata. Wedmeyer puntò la pistola anche su di lui, poi abbassò il finestrino.
“Adesso vi farò una richiesta. Se vedrò un solo uomo fare un passo verso di me, sparerò ai due ostaggi, e giuro che lo farò.” Il capitano della polizia, attraverso un megafono, gli garantì ciò che aveva chiesto. Wedmeyer proseguì.
“Voglio lasciare la città, senza che nessuno mi segua. A quel punto, rilascerò gli ostaggi.” Naturalmente, la sua richiesta non poteva essere accolta, così la situazione era completamente bloccata. Passò più di un’ora, non dava segni di cedimento.
“Senti amico, perché non mi parli della tua vita? Potrei capirti, potrei..” Gli disse Castle.
“Zitto, stà zitto! Parli troppo per i miei gusti, scrittore!” Castle si zittì, continuando a rassicurare la donna al suo fianco. Era il massimo che poteva fare in quella situazione. Rick si stupì di se stesso per il sangue freddo che stava dimostrando, ma non sapeva come sarebbe andata a finire. Pensava ad Alexis, a sua madre.. chissà se ne erano al corrente.. sperava di no. Nel frattempo, Beckett fremeva, non riusciva a stare ferma, ma non riusciva nemmeno a pensare ad un piano efficace. Temeva per l’incolumità di Castle e della donna. Ad un certo punto, un’idea si fece spazio nella sua mente, così strappò il megafono dalle mani del capitano.
“Jason Wedmeyer, sono la detective Beckett. Prima di parlare con lei, voglio la conferma che gli ostaggi stanno bene.” Rick si sentì meglio dopo aver udito quella voce.
“Beckett, tutto okay!” Urlò con quanta forza aveva. Non era esattamente tutto okay, ma almeno non erano feriti.
“Zitto! Tu puoi parlare solo quando te lo dico io!” Wedmeyer agitò la pistola contro la faccia di Castle. Beckett proseguì a parlare.
“Castle, ti prometto che ne uscirai vivo. Se c’è qualcuno che può ucciderti, quella sono io ed unicamente io.” Un leggero sorriso apparve sul volto di Rick.
“Wedmeyer, mi ascolti bene. Adesso mi avvicinerò a lei, senza armi, lo potrà verificare lei stesso. Proveremo a trovare un accordo che possa andar bene. Sto arrivando.” Beckett scambiò alcune parole veloci con i suoi uomini, ma parole fondamentali. Poi si avvicinò lentamente alla Volvo.
“Fa vedere se sei armata!” Beckett alzò le mani e mostrò le tasche.
“Non lo sono. Per favore, posi la pistola. Possiamo giungere ad un compromesso, ma deve lasciare gli ostaggi.” Si scambiò una rapida occhiata con Castle.
“Mi lascerete fuggire?”
“Ne possiamo parlare, signor Wedmeyer. Ma giù la pistola.” 
“Non mi fido!”
“Non è uccidendo altre persone che migliorerà la sua situazione. Mi ascolti, la prego.” Lui continuava ad impugnare l’arma. Castle prese parola.
“Jason, noi abbiamo delle famiglie. Persone che ci voglio bene, che aspettano il nostro rientro a casa ogni giorno.. anche tu hai provato certe sensazioni..”
“Io ho ucciso mia moglie!” La voce di Wedmeyer era segnata dal pianto.
“Si, l’hai fatto, ma la vita è ancora lunga. Avrai tempo per pentirtene, per ricominciare..e per stare bene, di nuovo. Tutto ciò rimarrà un brutto ricordo, un errore.. ma devi fare la scelta giusta.”
“Mi sbatteranno dentro, cazzo!”
“Signor Wedmeyer, si ricordi dell’accordo. Adesso posi quell’arma e lasci andare gli ostaggi.” Ci fu qualche momento di esitazione, poi, preso dalla debolezza, esausto ed a pezzi, posò la pistola sul cruscotto e aprì la porta a Castle e alla donna. Fu allora che Beckett diede il segnale, e gli uomini appostati avanti, ai lati, e dietro l’auto bloccarono Wedmeyer. Naturalmente non esisteva nessun accordo, e lui era diretto in prigione.
Beckett si allontanò in fretta da lì, raggiungendo Castle.
“Stai bene?!” Gli chiese.
“Si, si sto bene. E tu?”
“Ho il cuore che va a mille..” Lui accennò un sorriso.
“Maledizione Castle, non farlo mai più.”
“Fare cosa? Offrirmi come ostaggio?”
“Come ti è venuto in mente dico io!”
“Beckett, se ci fossi stata tu lì dentro, avrei provato la stessa angoscia, se non di più. Mi dispiace tanto per la discussione di stamattina..”
“Non ne parliamo più. Dopo oggi ho capito che le cose che contano sono ben altre, e non mi interessa se ho preso una sbronza. Anche se l’ho fatto con te, e questo non sarebbe mai dovuto succedere.”
“E perché? Perché avevi paura di dirmi ciò che pensi realmente? Tutto, ciò che pensi?”
“Ognuno ha dei segreti, Castle. E il più delle volte è bene che i segreti rimangano tali..” Lui le accarezzò la guancia, ma fu solo un istante.
“Segreti del tipo che.. sei pazza di me?” Beckett ghignò.
“Tu non cambi mai, eh?”
“Mai.”
“Beckett, il capitano vuole parlarti, poi dovrai fare il rapporto.” Disse Ryan intromettendosi.
“Sì, arrivo.” 
“E così.. finisce un’altra giornatina noiosa..” Disse Castle sorridendo.
“Già.. brutta bestia la monotonia..” Kate si voltò iniziando a camminare 
“Ah, Castle..” Si girò nuovamente.
“Si, Beckett?”
“Potrei essere pazza, forse. Ma di te.. puoi scordartelo, ovviamente.” Lui sorrise abbassando lo sguardo, guardandola andare via. 
“Papà!!” Una voce familiare lo riportò alla realtà.
“Alexis!”
“Oddio papà, come stai? Io e la nonna abbiamo sentito tutto in tv, siamo morte di paura!”
“Tesoro sto bene.. mai stato meglio.” Alexis lo guardò perplessa, ma le bastò il sorriso del padre per distoglierla da ogni pensiero. 

Ultimo capitolo della mia breve fan-fic. Spero vi sia piaciuta, buona lettura. ^^

Castle non era uno che rimaneva a guardare, in nessuna situazione. Si era seduto sulla poltrona di Beckett dopo pochi secondi che lei era uscita. Rimase a riflettere qualche istante, poi si alzò.

“Ehi Tanya..” Si avvicinò ad una poliziotta che aveva la scrivania accanto quella di Ryan.

“Signor Castle, mi dica..”

“Ma Tanya, io e te diamoci del tu..” Lei sorrise a 32 denti sbattendo le ciglia.

“Senti.. tu sai dov’è l’omicidio di cui è stata appena informata Beckett, non è vero?”

“Ah, Beckett..” Lei sembrò delusa.

“Già.. Vedi, dolcezza, è molto importante. Sai, per scrivere il continuo del libro..mi servono dettagli, ispirazioni..” Lei annuì vigorosamente.

“Certo, certo.. beh si, so dov’è. E’ che non è precisamente un omicidio..”

“No?”

“L’omicidio c’è stato, ma il killer si è rinchiuso nella sua automobile con una pistola puntata alla tempia. Un’intera squadra è pronta ad intervenire in caso ci fosse bisogno di rinforzi.” Pane per i denti di Castle. Appena Tanya gli fornì l’indirizzo, afferrò le chiavi della sua macchina e il giubbotto antiproiettile con la grande scritta writer.

La circolazione era stata in gran parte già bloccata, doveva essere qualcosa di realmente grosso. Castle percorse gli ultimi metri di corsa, fin quando arrivò sul luogo del crimine. I rinforzi erano stati già chiamati, una vasta area era stata recintata e molti uomini puntavano pistole e fucili verso il centro. C’erano tre automobili, il killer doveva essere in una di loro.

“Castle, perché sei venuto?” Gli sussurrò Esposito, rimanendo concentrato a guardare avanti, quando Rick gli si avvicinò.

“Non potevo restarmene lì! Che succede?”

“L’uomo si chiama Jason Wedmeyer. Si nasconde nella Volvo blu, ha appena ucciso la moglie a sangue freddo, è armato, ha preso un ostaggio ed è visibilmente fuori di se.”

“Dov’è Beckett?” Esposito sospirò.

“Accanto alla Volvo. Sta provando a parlare con l’omicida..ha più di una pistola, e ha costretto Beckett a posare la sua.”

“Lei è fuori di testa! E’ pericoloso! Io vado lì.”

“No! Scordatelo! Rischieresti di sabotare tutto, e potresti aumentare l’ira dell’uomo. Tu stai qui. Guarda, Beckett sta tornando..” Kate aveva l’aria molto seria, estremamente concentrata, ma aveva mantenuto la calma.. fino a quando vide Rick.

“Castle! Che diavolo ci fai qui?!”

“Sono venuto a farmi un panino, che dici?”

“Perché non ascolti mai? Questa è la situazione meno adatta ad uno come te, oggi nessuno deve rischiare la pelle, è già morta una persona. Non posso fallire di nuovo. Vai via.”

“No! Posso essere utile!”

“Accidenti Castle, perché devi complicarmi sempre la vita?!” Lui stava per rispondere, ma un agente si avvicinò a Beckett.

“Wedmeyer vuole un altro ostaggio o spara. E più precisamente vuole te.”

“Che cosa?!” Risposero insieme. Poi Beckett sospirò.

“D’accordo..voi rimanete costantemente pronti a sparare.”

“Non vorrai andarci sul serio?”

“Non ho altra scelta, Castle. Levati di mezzo.”

“No. Ci vado io.” Rick la superò.

“Non se ne parla!”

“E invece si. Tu devi stare qui a pensare ad un buon piano, sei l’unica che probabilmente può arrivare ad una soluzione senza che nessuno si faccia male.”

“Tu non puoi!” Beckett provò a fermarlo, ma Castle corse verso la Volvo.

“Beckett, andrà tutto bene. Fidati.” Le urlò infine.

“Dannazione sta’ attento..” Sussurrò lei impercettibilmente.

“E tu chi sei? Avevo chiesto la detective!”Gli urlò l’uomo quando lo vide.

“Lo so, non sono attraente come lei, ma non sono un poliziotto e non sono armato. Sono Rick Castle, uno scrittore.” Alzò le mani per dimostrare di non possedere armi.

“Sali!” Rick seguì l’ordine e vide l’altro ostaggio, una donna. Era terrorizzata. Wedmeyer puntò la pistola anche su di lui, poi abbassò il finestrino.

“Adesso vi farò una richiesta. Se vedrò un solo uomo fare un passo verso di me, sparerò ai due ostaggi, e giuro che lo farò.” Il capitano della polizia, attraverso un megafono, gli garantì ciò che aveva chiesto. Wedmeyer proseguì.

“Voglio lasciare la città, senza che nessuno mi segua. A quel punto, rilascerò gli ostaggi.” Naturalmente, la sua richiesta non poteva essere accolta, così la situazione era completamente bloccata. Passò più di un’ora, non dava segni di cedimento.

“Senti amico, perché non mi parli della tua vita? Potrei capirti, potrei..” Gli disse Castle.

“Zitto, stà zitto! Parli troppo per i miei gusti, scrittore!” Castle si zittì, continuando a rassicurare la donna al suo fianco. Era il massimo che poteva fare in quella situazione. Rick si stupì di se stesso per il sangue freddo che stava dimostrando, ma non sapeva come sarebbe andata a finire. Pensava ad Alexis, a sua madre.. chissà se ne erano al corrente.. sperava di no. Nel frattempo, Beckett fremeva, non riusciva a stare ferma, ma non riusciva nemmeno a pensare ad un piano efficace. Temeva per l’incolumità di Castle e della donna. Ad un certo punto, un’idea si fece spazio nella sua mente, così strappò il megafono dalle mani del capitano.

“Jason Wedmeyer, sono la detective Beckett. Prima di parlare con lei, voglio la conferma che gli ostaggi stanno bene.” Rick si sentì meglio dopo aver udito quella voce.

“Beckett, tutto okay!” Urlò con quanta forza aveva. Non era esattamente tutto okay, ma almeno non erano feriti.

“Zitto! Tu puoi parlare solo quando te lo dico io!” Wedmeyer agitò la pistola contro la faccia di Castle. Beckett proseguì a parlare.

“Castle, ti prometto che ne uscirai vivo. Se c’è qualcuno che può ucciderti, quella sono io ed unicamente io.” Un leggero sorriso apparve sul volto di Rick.

“Wedmeyer, mi ascolti bene. Adesso mi avvicinerò a lei, senza armi, lo potrà verificare lei stesso. Proveremo a trovare un accordo che possa andar bene. Sto arrivando.” Beckett scambiò alcune parole veloci con i suoi uomini, ma parole fondamentali. Poi si avvicinò lentamente alla Volvo.

“Fa vedere se sei armata!” Beckett alzò le mani e mostrò le tasche.

“Non lo sono. Per favore, posi la pistola. Possiamo giungere ad un compromesso, ma deve lasciare gli ostaggi.” Si scambiò una rapida occhiata con Castle.

“Mi lascerete fuggire?”

“Ne possiamo parlare, signor Wedmeyer. Ma giù la pistola.”

“Non mi fido!”

“Non è uccidendo altre persone che migliorerà la sua situazione. Mi ascolti, la prego.” Lui continuava ad impugnare l’arma. Castle prese parola.

“Jason, noi abbiamo delle famiglie. Persone che ci voglio bene, che aspettano il nostro rientro a casa ogni giorno.. anche tu hai provato certe sensazioni..”

“Io ho ucciso mia moglie!” La voce di Wedmeyer era segnata dal pianto.

“Si, l’hai fatto, ma la vita è ancora lunga. Avrai tempo per pentirtene, per ricominciare..e per stare bene, di nuovo. Tutto ciò rimarrà un brutto ricordo, un errore.. ma devi fare la scelta giusta.”

“Mi sbatteranno dentro, cazzo!”

“Signor Wedmeyer, si ricordi dell’accordo. Adesso posi quell’arma e lasci andare gli ostaggi.” Ci fu qualche momento di esitazione, poi, preso dalla debolezza, esausto ed a pezzi, posò la pistola sul cruscotto e aprì la porta a Castle e alla donna. Fu allora che Beckett diede il segnale, e gli uomini appostati avanti, ai lati, e dietro l’auto bloccarono Wedmeyer. Naturalmente non esisteva nessun accordo, e lui era diretto in prigione.

Beckett si allontanò in fretta da lì, raggiungendo Castle.

“Stai bene?!” Gli chiese.

“Si, si sto bene. E tu?”

“Ho il cuore che va a mille..” Lui accennò un sorriso.

“Maledizione Castle, non farlo mai più.”

“Fare cosa? Offrirmi come ostaggio?”

“Come ti è venuto in mente dico io!”

“Beckett, se ci fossi stata tu lì dentro, avrei provato la stessa angoscia, se non di più. Mi dispiace tanto per la discussione di stamattina..”

“Non ne parliamo più. Dopo oggi ho capito che le cose che contano sono ben altre, e non mi interessa se ho preso una sbronza. Anche se l’ho fatto con te, e questo non sarebbe mai dovuto succedere.”

“E perché? Perché avevi paura di dirmi ciò che pensi realmente? Tutto, ciò che pensi?”

“Ognuno ha dei segreti, Castle. E il più delle volte è bene che i segreti rimangano tali..” Lui le accarezzò la guancia, ma fu solo un istante.

“Segreti del tipo che.. sei pazza di me?” Beckett ghignò.

“Tu non cambi mai, eh?”

“Mai.”

“Beckett, il capitano vuole parlarti, poi dovrai fare il rapporto.” Disse Ryan intromettendosi.

“Sì, arrivo.”

“E così.. finisce un’altra giornatina noiosa..” Disse Castle sorridendo.

“Già.. brutta bestia la monotonia..” Kate si voltò iniziando a camminare

“Ah, Castle..” Si girò nuovamente.

“Si, Beckett?”

“Potrei essere pazza, forse. Ma di te.. puoi scordartelo, ovviamente.” Lui sorrise abbassando lo sguardo, guardandola andare via.

“Papà!!” Una voce familiare lo riportò alla realtà.

“Alexis!”

“Oddio papà, come stai? Io e la nonna abbiamo sentito tutto in tv, siamo morte di paura!”

“Tesoro sto bene.. mai stato meglio.” Alexis lo guardò perplessa, ma le bastò il sorriso del padre per distoglierla da ogni pensiero. 

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Ringrazio Blah e Kissgabri per aver lasciato un commento agli ultimi due capitoli, è sempre piacevole venire a conoscenza dei "risultati" della fan fic, apprezzo i consigli e tutto ciò che vi è piaciuto, e anche quello che invece avete gradito di meno. :)

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