To Dad, with love

di Robigna88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back ***
Capitolo 2: *** There's not time to fight ***
Capitolo 3: *** The riddle ***



Capitolo 1
*** Welcome back ***


Welcome back



Casa dolce casa!
Questo era stato il primo pensiero di Haley quando aveva varcato con la sua auto, il confine che l'avrebbe portata dritta a casa.
South Dakota.
Ok, non proprio una grande città, più un angolo in periferia.. dimenticato da Dio e dagli uomini.
Ma era la sua casa. La casa dove aveva passato i primi anni della sua vita, fino alla.. morte della madre e alla scoperta del lavoro che faceva suo padre.
Aveva sedici anni allora, ed era stata spedita, subito dopo i funerali, in un collegio di New York, vicino a casa di quella che era stata la migliore amica della sua povera mamma.
All'inizio si era trovata male.
Aveva pianto tutte le notti per settimane.. Ma poi aveva trovato il suo equilibrio e la sua “vocazione”.
Voleva studiare moda e così, dopo due anni passati lì, a diciotto anni, aveva salutato tutti e preso la sua strada.
Aveva trovato un'ottima scuola di moda proprio lì a New York e, dopo aver scoperto quanto costava, aveva trovato un lavoro.
O meglio, più di uno.
Aveva fatto la cameriera, la mascotte per un ristorante messicano, agitando tenebaris all'ombra di un grande sombrero, e infine aveva trovato quello che faceva per lei.
Aveva iniziato a lavorare come custode in una libreria di testi antichi, e mentre lavorava leggeva.
Così, non solo aveva racimolato i soldi per iscriversi alla scuola un anno dopo, ma aveva anche imparato qualcosa in più sul lavoro di suo padre.
E ora, dopo tre anni di moda e lavori di ogni tipo, aveva deciso di smettere di studiare e abbandonare il suo sogno, per tornare a casa.
Le mancavano la tranquillità e il silenzio.
Cose che la città non offriva, e le mancava rinchiudersi nell'armadio della madre ed odorare i suoi vestiti, immaginando che fosse ancora lì.
E le mancava anche suo padre.
Quel rude brontolone sempre accigliato, ma a cui voleva un gran bene.
Oltretutto, ora che era sulla sedia a rotelle per colpa di un incidente sul lavoro – o perlomeno era così che lui l'aveva definito – aveva senz'altro bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui.
E lei, da buona figlia voleva farlo.
Così, aveva preso i bagagli, salutato New York e guidato ore ed ore per essere a casa all'ora di cena.
Anche se dubitava che ci fosse un buon piatto di pasta ad attenderla.
Suo padre era un uomo da cibi da fast food.. O da uova con bacon.
E poco importava se il menù non cambiava mai per settimane.
Lei era invece abituata a mangiare cose diverse.. Ma senza dubbio, una volta tornata a casa, lei e suo padre avrebbero trovato il giusto compromesso per occuparsi di tutto.
Non voleva di certo andare lì, per insinuare che lui non sapeva prendersi cura di sé..
Certo che no!
Si sarebbero divisi i compiti..
E così avrebbero convissuto pacificamente.
O almeno, lei sperava.
Parcheggiò l'auto davanti casa e scese.
Si guardò intorno, quasi in ansia e dopo qualche momento di esitazione e vari discorsi provati davanti allo specchietto retrovisore, decise di entrare.
Girò il pomello ed aprì la porta piano piano.
C'era odore di legno bruciato e polvere.. Segno che il camino era acceso, e c'erano dei borsoni in terra. Segno che c'erano visite.
Si schiarì la voce e richiuse la porta dietro di sé.
«C'è nessuno?»urlò.
E dopo pochi minuti poté sentire lievi passi.
Da dietro la porta del salotto, sbucarono le teste di tre bei giovani e infine comparve suo padre sulla sedia a rotelle.
«E tu chi diavolo sei?» le chiese uno dei tre.
Haley alzò un sopracciglio, pensando che decisamente la delicatezza non era il forte di quel ragazzo.
«Haley!» esclamò suo padre prima ancora che lei potesse rispondere.
La giovane donna sorrise al suo vecchio e per un attimo sentì gli occhi diventarle lucidi di emozione.
«Papà..» sussurrò raggiungendolo.
Lo abbracciò, e poi gli accarezzò il viso dolcemente.. «Papà.. quante volte ti ho detto che la barba incolta non va più di moda oramai? Per non parlare di questi.. cappellini stile partita di baseball.»
L'uomo annuì distrattamente «Ed io quante volte ti ho detto che non me ne importa niente della moda?» le rispose. Poi le sorrise stringendole le mani tra le sue. «Perchè non mi hai detto che venivi? Avrei messo un po' in ordine.»
Haley si guardò intorno.. «Senza offesa papà.. Ma per permetterti di mettere in ordine prima del mio arrivo avrei dovuto chiamarti un anno prima almeno..»
«Si si.. Lo so! Ma sono stato impegnato.»
«Si si.. lo so.»
Si sorrisero fissandosi per interminabili minuti e poi volsero lo sguardo ai tre perfetti – per Haley – sconosciuti.
«Voi chi siete?» chiese loro proprio lei.
«Ehm.. Io sono Sam. Lui è Dean, mio fratello, e lui è Castiel.. Un amico.» rispose Sam facendo da portavoce.
Haley annuì e strinse la mano di ognuno di loro, poi guardò suo padre. «Sono i figli di zio John?» chiese indicando i due Winchester.
«Si. Lo sono.»
La figlia del cacciatore annuì tristemente e li guardò. «Conoscevo vostro padre.. Veniva a trovare il mio quando ero piccola.. Era un brav'uomo. Gli volevo bene. Mi è dispiaciuto sapere che è morto.»
Dean si schiarì la voce e le sorrise «Grazie.»
Haley Singer, si guardò di nuovo intorno, felice di essere a casa e poi, provata dal lungo viaggio, fece un grosso respiro.
«Ora se volete scusarmi, me ne andrò a dormire.. Domattina potremo chiacchierare un po', tutti insieme.» disse gentile «La mia camera esiste ancora vero?»
«Certo!»
Prese le sue valigie, diede un bacio al padre e salì di sopra.
Si rinchiuse nella sua camera pregna di ricordi e fece una doccia veloce troppo sfinita per fare qualcosa che non fosse dormire.
Si sdraiò sul letto, a pancia in giù e afferrò il suo piccolo diario.
Prese la sua penna e lo aprì iniziando a scrivere:

Oggi sono tornata a casa.
Mi è mancata tanto e me ne sono resa davvero conto solo quando ho varcato la soglia.
E' stato bello perdermi nelle memorie della mia infanzia, anche se solo per un momento.
Domani, quando non sarò sfinita per il viaggio, conto di fare un viaggio più a ritroso nei miei ricordi.
E poi, di nascosto, mi rinchiuderò nell'armadio di mamma alla ricerca di qualcosa che abbia il suo profumo.
Ti ho trovato bene.
Sedia a rotelle a parte. E mi ha fatto piacere notare che, nonostante il tuo pessimo carattere, non eri solo.
Avevate l'aria molto triste, tutti quanti.
Ma almeno eravate insieme segno che forse, hai imparato che il dolore, qualunque sia la sua portata e qualunque sia la causa, si supera meglio insieme a qualcuno.
Il mio cuore piange al pensiero di quanto dolore tu abbia sopportato da solo, dopo avermi allontanata.
Ma sappi, che adesso capisco perchè l'hai fatto.
Volevi proteggermi e tutto sommato ci sei riuscito.
Ma ora sono a casa, e ho intenzione di rimanerci.. Quindi mi auguro che tu sia pronto ad aprirti con me e a parlare del dolore che ci portiamo dentro per la perdita della mamma, e che, anche se abbiamo affrontato ognuno a proprio modo e lontani, ci unisce.
Ora vado davvero a dormire.
A papà, con amore <3


Note: Storia che ha come protagonisti principali. Bobby Singer e sua figlia... Buon divertimento e speriamo che la lettura sia per voi piacevole. A voi, con amore Roby <3

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Capitolo 2
*** There's not time to fight ***


There's not time to fight


La sua piscina in teak.
Haley se la ricordava benissimo. Suo padre l'aveva comprata per lei quando aveva compiuto quattordici anni..
Anzi, l'aveva costruita per lei seguendo il disegno che lei stessa aveva fatto.
O meglio, ci aveva provato.
Quella che lei aveva disegnato, era a forma di fagiolo, come la più tradizionale delle piscine.
Solo che suo padre, non riuscendo a realizzare quella forma, aveva deciso di modificarla un po' e l'aveva resa quadrata.
Ma a lei era andata bene comunque. Quando aveva visto quella bella acqua fresca e il suo nome inciso nel legno, in un angolo a sinistra, era stata felicissima.
Si era tuffata lì dentro a capofitto e ci era rimasta per ore ed ore, fin quando la pelle non le era diventata grinzosa e aveva iniziato a sentire freddo.
A quel punto era uscita dall'acqua, e avvolta nella coperta che sua madre le aveva cucito, era rientrata dentro.
Aveva continuato a giocare anche dentro, dicendo e spiegando in ogni minimo dettaglio quanto si fosse divertita.
E alla fine, era crollata sul divano.
Quella, se la ricordava, era stata una delle giornate più divertenti della sua vita.
E ora che era di nuovo a casa, in mezzo a tutte quelle auto sfasciate, aveva ricordato dove si trovava, e aveva deciso di tirarla fuori per replicare quelle ore fantastiche.
Solo che, non aveva calcolato nel suo “piano”, quanto quella piscina pesasse.
E così, dopo averla trovata, si era ritrovata a spingerla con tutte le sue forze, nella speranza di riuscire a spostarla fino – più o meno – al centro di quell'enorme spiazzale di casa.
Solo che, mentre con gli occhi chiusi, si sforzava di farlo, si era resa conto che non avrebbe mai potuto farlo da sola.
Sam e Dean erano partiti, e Castiel – che aveva scoperto essere un angelo – beh.. lui non sapeva nemmeno dove trovarlo o come rintracciarlo.
Suo padre poi, era da escludere totalmente.
Seduto su una sedia a rotelle era alquanto impossibile che riuscisse ad aiutarla.
Sospirò e si guardò intorno, quasi rassegnata all'idea di non riuscire nel suo proposito.
Poggiò la fronte sul vecchio legno e ripensò a sua madre..
Ora che era tornata a casa, i ricordi erano più vividi e facevano decisamente più male.
Quello che la consolava era l'idea che, prima o poi, l'avrebbe rivista.
Presto o tardi tutti morivano ricongiungendosi ai propri cari.. O forse, era quello che voleva credere per soffrire di meno.

«Ti serve una mano?»
Sobbalzò e si voltò ritrovandosi Castiel davanti.
Non ci aveva parlato per niente.. L'aveva visto il giorno del suo arrivo, senza nemmeno una presentazione ufficiale e poi, non l'aveva visto più.
Erano le prime parole che si scambiavano.
Una cosa però, l'aveva notata subito: era decisamente carino.
I lineamenti delicati, le labbra carnose al punto giusto e quegli splendidi occhioni blu.
Sospirò e gli sorrise. «Oh si.. Speravo che arrivassi e me lo chiedessi..»
«Speravi che arrivassi io?»
Haley alzò la mano e scosse poco il capo. «No.. Voglio dire, speravo che arrivasse qualcuno in grado di aiutarmi.. Puoi.. puoi farlo?»
Castiel annuì sorridendo e allungando la mano verso la piscina, la mosse fino a spostarla in un punto largo e centrale.
«Qui va bene?» le chiese.
Haley annuì e lo guardò mettendosi le mani sui fianchi. «Si. E' perfetto.» disse guardandosi intorno «Ora non mi resta che ripulirla e riempirla di acqua fresca e limpida.»
Castiel chiuse gli occhi per un attimo, e fece tutto quello che Haley voleva fare. Poi la guardò con aria tranquilla incrociando le braccia dietro la schiena.
«Tutto fatto.» le disse.
La ragazza sorrise e si mordicchiò il labbro inferiore. «Ti ringrazio infinitamente.. Dovresti rimanere nei paraggi.. Più tardi devo fare le pulizie e le tue.. magiche mani mi aiuterebbero parecchio.»
L'angelo sorrise e si avvicinò alla piscina.
Toccò con le dita l'incisione del nome di Haley sul legno e la guardò. «Questa incisione sta ad indicare che la piscina è di tua proprietà?»
«Si, più o meno.. Mio padre l'ha costruita per me quando avevo quattordici anni e ci ha inciso il mio nome sopra, su mia richiesta..» spiegò accarezzando il nome a sua volta.
Ma ritirò subito indietro la mano con un'espressione di dolore stampata in viso..
«Miseriaccia!» esclamò con enfasi «Mi sono infilata una scheggia nel dito.» disse toccandoselo.
Castiel piegò appena la testa e allungò la mano chiedendole tacitamente di porgergli la sua.
Haley fece qualche passo avanti e poggiò la mano, col palmo voltato verso l'alto, su quella calda dell'angelo che le stava di fronte.
«Sai anche togliere le schegge?» chiese.
Castiel poggiò l'altra mano sulla sua e la allontanò dopo pochi secondi.
Poi, con la punta del dito, accarezzò il punto in cui prima c'era la scheggia..
«E' passato?» chiese guardandola in viso.
La giovane donna annuì alzando gli occhi e posandoli dentro i suoi e fece un grosso respiro. «Si. Ti ringrazio tanto.. Di nuovo.»
Castiel la guardò a lungo e poi entrambi sobbalzarono sentendo Bobby schiarirsi la voce.
Si voltarono verso di lui, e mentre Cass riprendeva la sua formale postura, Haley si schiariva la voce indicando la piscina.
«Papà.. Hai visto?» gli chiese avvicinandosi a lui «Ho tirato fuori la piscina. La ricordi?»
«Si!» disse lapidario Bobby «Avresti dovuto lasciarla dov'era, non la voglio tra i piedi.»
Haley annuì appena tristemente.
Sapeva perchè suo padre aveva reagito in quel modo.
Quella piscina era un chiaro ricordo dei tempi in cui anche sua madre era con loro.
I tempi in cui la loro famiglia era una vera famiglia. Felice e serena.
I tempi in cui suo padre si occupava solo di rimorchiare vecchi catorci e smontarli per rivenderne i pezzi.
Quei tempi erano passati da un bel po' oramai, e per quanto Haley si sforzasse di scordarli, per quanto credeva di averli dimenticati, ora, la reazione di suo padre, la informava del contrario.
Ma d'altronde, poteva davvero dimenticare la morte di sua madre?
No! Non era possibile.
E' per suo padre era anche peggio, visto che l'aveva uccisa lui.
Haley però, non l'aveva mai incolpato.
Per un po' era rimasta perplessa certo, ma poi, scoprendo il soprannaturale, aveva capito che, purtroppo suo padre allora, non aveva avuto altra scelta.
Sua madre era posseduta e lui, non sapeva come occuparsi di quelle cose allora.
L'aveva scoperto solo dopo. Anzi, si poteva benissimo dire, che era stata proprio quella tragedia, che aveva iniziato suo padre alla caccia del soprannaturale.
«E' solo una piscina..» rispose decisa «E non ti sta di certo tra i piedi qui fuori.»
«Voglio che tu la faccia sparire.. Subito!»
«Non guardarla se ti infastidisce.. Ma prima o poi, dovremmo parlare di questo..» rispose lei.
«Parlare di cosa?»
«Di quello che ti tormenta.. E cioè la morte della mamma, e dei ricordi che la vista di questa piscina ha fatto riaffiorare.»
«Non c'è nulla da dire..» replicò Bobby.
E con fare disinvolto, ripetendole di farla sparire, si girò per tornare dentro casa..
«Sai una cosa papà?» gli disse Haley attirando la sua attenzione «Io ho qualcosa da dire..»
Si spostò i capelli indietro e avanzò di un passo.
«Onestamente papà.. Io credo che tu non abbia ben capito che non sei il solo a soffrire. Mi hai mandato via dopo la morte della mamma, perchè avevi bisogno di stare da solo e affrontare la perdita.. Ma non ti sei preoccupato di me.» iniziò «Il fatto che tu avessi bisogno di stare solo per superare il dolore, non significava che anche io avessi bisogno di essere sola.. Io avevo bisogno di qualcuno per andare avanti, perchè a differenza di te, io non so affrontare il dolore da sola..»
Bobby abbassò gli occhi, senza fiatare e trattenendo a stento le lacrime, che le tristi parole della figlia gli provocavano.
«Ma non importa papà.. Io ti voglio bene.. E se la piscina ti da fastidio, posso anche buttarla via. Ma voglio che tu ti renda conto che questo non risolverà il problema.. Forse è ora che tu affronti la cosa, che la affronti per davvero.»
Bobby si voltò verso di lei girando veloce sulla sua sedia a rotelle. «Affronto la cosa ogni giorno. Cosa vuoi da me? Vuoi litigare per caso?»
«Litigare?» chiese Haley «No.. Non c'è tempo per litigare papà..» sussurrò infine.
Si voltò verso Castiel e si strofinò gli occhi chiudendoli per un secondo.. «Puoi rimetterla dietro quelle cianfrusaglie per favore? Così non si vedrà..»
«Si. Certamente.» le rispose l'angelo.
Haley sospirò e poi rientrò dentro casa, salendo dritta in camera sua..
Si lasciò andare ad un pianto breve e liberatorio e poi afferrò il suo diario, facendo quello che faceva sempre, quando era triste o nervosa.

Oggi abbiamo litigato.. Non mi stupisce, aspetto questo momento da quando sono tornata.
Tu ed io.. Litighiamo sempre perchè siamo due testoni.
Il motivo per cui abbiamo litigato potrebbe sembrare sciocco, ma io e te, in quel motivo, leggiamo tutto un passato che ovviamente ancora fa male.
Non avrei voluto discutere papà..
Sono venuta qui per stare con te, che sei l'unica famiglia che mi è rimasta..
Eppure è successo, e ora, nessuno dei due chiederà scusa.
Testardi come siamo, rimarremo imbronciati per un po', convinti di avere ognuno le proprie ragioni, e poi ricominceremo a parlare come se nulla fosse successo.
In effetti, analizzando i fatti, entrambi abbiamo le nostre ragioni.. Solo che dovremmo imparare a farle convivere.
Solo per evitare di discutere come abbiamo fatto oggi, e come sicuramente faremo ancora prima della fine..
Ma litigare ogni tanto fa bene. Se tutto fosse perfetto e tranquillo, sempre, sarebbe una noia mortale.
Però c'è una nota positiva in questa giornata: il dolce angelo che mi ha aiutata..
Mi dispiace papà.. Domani faremo la pace. O almeno ci proveremo.
A papà , con amore <3


Posò il diario, custode dei suoi pensieri, e si distese sul letto addormentandosi all'istante.
Quando si svegliò, era sera. Circa 23.00.
Fuori c'era silenzio e dentro la sua camera, con lei, c'era Castiel seduto su una sedia.
«Hey..» gli disse.. «Che fai qui?»
L'angelo si alzò e si avvicinò a lei, le prese la mano e, quando la lasciò, erano di sotto e davanti a loro, la piscina in teak era pronta ad essere usata.
Intorno c'erano poche lucine e l'acqua, invece di essere fredda, era calda abbastanza da fumare un po'.
Haley non disse nulla.. Sorrise a Castiel e piano piano si immerse nel caldo abbraccio dell'acqua.
Sospirò e lo guardò mentre lui la osservava in silenzio. «Grazie..» gli sussurrò.
«Non c'è di che.»
Haley sorrise e si rilassò.. Quella giornata era iniziata male.. ma, l'unica nota positiva l'aveva fatta finire abbastanza bene.

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Capitolo 3
*** The riddle ***


The riddle

Sola a casa..
Suo padre era a caccia con Sam e Dean e anche se non era d'accordo che lui cacciasse nelle sue condizioni, Haley non aveva avuto altra scelta che accettare la decisione di suo padre.
Sam e Dean le avevano assicurato che avrebbero fatto in modo che non si facesse male, e così lei aveva sorriso, ringraziato i ragazzi, e appena se ne erano andati, si era infilata il costume ed era uscita in cortile.
Poteva usare la sua piscina, solo quando suo padre non c'era.
Lui la odiava, o meglio, odiava i ricordi che gli provocava.
Sospirò e si preparò a spingerla in un posto più largo ma da sola non ce la poteva mai fare.
Si ricordò allora di quello che Castiel le aveva detto.
Le aveva detto di chiamarlo in qualunque momento e per qualunque cosa le servisse.. E le aveva anche svelato come fare..
All'inizio voleva darle il suo numero di cellulare, ma Haley preferiva qualcosa di più.. soprannaturale e celeste e così Castiel le aveva detto che le sarebbe bastato alzare gli occhi al cielo e chiamare il suo nome.
E lui sarebbe arrivato.
E così Haley aveva intenzione di fare.
Si schiarì la voce e alzò gli occhi al cielo.. «Castiel..» sussurrò.
Tenne gli occhi chiusi per un po', sorridendo tra sé e sé di quello che stava facendo, e quando li riaprì urlò e si mise la mano sulla bocca cercando di soffocare la sua voce.
Castiel le stava lì davanti, e nonostante lei sapesse che stava arrivando, la spaventò comunque.
«Scusa.. non volevo spaventarti.» le disse Castiel.
Haley scosse il capo e poi scoppiò a ridere.. «Non è colpa tua.. Sapevo che stavi arrivando.. Sono io che sono una specie di idiota.. Ho avuto paura nonostante sia stata io a chiamarti..»
«Cosa posso fare per te?»
«Ehm.. so che hai molto da fare e mi dispiace disturbarti per una cosa così stupida, ma.. sarò sola a casa per un paio di giorni e posso approfittarne per usare la mia.. piscina. Però non riesco a spostarla.. Puoi metterla qui al centro? Come al solito insomma.» chiese tutto d'un fiato.
Castiel le sorrise e spostò la piscina.
«Grazie..» gli disse Haley.
«Posso fare qualcos'altro per te?» chiese dolcemente l'angelo.
Haley sospirò e sembrò rifletterci un attimo, poi lo guardò e annuì: «Si, in effetti. Puoi venire in acqua con me.»
Castiel sbatté velocemente le palpebre e si irrigidì un po'.. «Come scusa?»
«Ho fatto un costume per te..» disse Haley prendendolo su una sedia lì in un angolo «Disegnato e confezionato con le mie mani.. Non credevo che avrei mai avuto il coraggio di chiedertelo ma.. voglio che tu venga in acqua con me. E' rilassante e vorrei che tu ti rilassassi.»
«Ma io non so.. nuotare..»
«Nuotare?» chiese la ragazza corrugando la fronte «E' una mini piscina.. Da seduto l'acqua ti arriva al petto, non devi nuotare.»
«Ma se non nuoto, rischio di annegare..»
Haley sorrise e gli si avvicinò poggiandogli la mano su una spalla. «Sei un soldato celeste e hai paura dell'acqua?»
«Ho paura di quello che non conosco.»
Haley sospirò e annuì.
Aveva ragione, le cose che non si conoscono, fanno paura..
Ma lei sapeva anche che andavano affrontate e voleva aiutare il suo amico ad affrontare quel suo timore.
Poteva fare alcune cose.. poche, ma poteva e voleva farle.
Gli porse il costume e gli sorrise.
«Indossalo e vieni.. Fidati di me ok?» gli disse accarezzandogli il viso.
Castiel annuì e quando lei si voltò, usò i suoi poteri per cambiarsi.
«Sono pronto..» le disse..
La raggiunse al bordo della vasca ed entrò dopo di lei.
Si sedette tra il caldo abbraccio dell'acqua, nell'altro lato della piscina, di fronte a lei e la osservò un po'.
Era molto bella.. I capelli le accarezzavano le spalle quasi elegantemente e il suo sorriso le illuminava il viso..
Tuttavia, non riusciva a rilassarsi completamente.
Si chiedeva cosa stesse facendo e quanto di umano ci fosse nello stare in una piscina con una donna in costume.
E perchè si sentiva strano ad osservarla mentre lei giocherellava con la calda acqua che li avvolgeva?
Sospirò, e la vide avvicinarsi a lui e posizionarsi dietro le sue spalle.
Le gambe larghe per farlo sistemare lì in mezzo e le sue mani calde e bagnate che gli accarezzavano le scapole..
«Devi rilassarti angioletto.. O non ti godrai appieno il benefico effetto dell'acqua.» gli disse lei iniziando a.. massaggiargli le spalle.
«Scusa,» si scusò «è solo che..»
«L'acqua ti fa paura.. L'ho capito.. Ma non preoccuparti. Ci sono io. Non sono propriamente Pamela Anderson, ma sono in grado di salvarti se serve.»
«Chi?»
«Pamela.. giusto, tu non sei umano.» si corresse subito Haley «Pamela Anderson è una.. una donna che alcuni definiscono attrice.. E' molto.. formosa e negli anni '90 ha interpretato una bagnina in un telefilm. Salvava la gente che annegava nell'oceano.»
«Oh!» esclamò Cass rilassandosi un po' «Capisco..»
«Si.. beh.. io non la definirei un'attrice, ma il telefilm aveva molto successo.. Comunque, parliamo di altro. Ho un indovinello per te.»
«Un indovinello?»
«Si. Pensare alla soluzione ti aiuterà a rilassarti e a non pensare all'acqua..»
«Sentiamo..»
«Arrivano di notte senza far rumore. Di giorno spariscono, ma poi ritornano.»
Castiel sospirò e si mise a riflettere..
Poi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, diede la sua risposta.
«Una volta Dean litigò per tutta la notte con delle zanzare, aspettando con ansia il giorno cosicché quelle se ne andassero. Stai parlando delle zanzare?» chiese.
Haley si spostò andandogli di fronte e sbatté velocemente le palpebre, perplessa e con la sensazione di star sognando. Poi scoppiò a ridere..
«Oh cielo!» esclamò ridendo «Ma sei vero?»
Scosse il capo e si schiarì la voce.. «No, non sono le zanzare.. Pensaci tutto il tempo che vuoi..» gli disse accarezzandogli i capelli.
Castiel sorrise e d'un tratto si sentì strano..
Abbassò gli occhi dentro l'acqua e vide qualcosa che lo fece irrigidire..
«Haley..» sussurrò «Cosa.. cosa sta succedendo? Cos'è quello?» chiese indicando il suo costume.
La ragazza abbassò gli occhi e li sgranò sorpresa..
Rimase per un attimo titubante e imbarazzata, e poi sorrise dolcemente..
«Mh.. il soldatino si è messo sull'attenti..» mormorò. Alzò gli occhi su Castiel e gli sorrise.
«Quello.. è il segno che ti piaccio..» gli disse. Uscì dalla piscina e si avvolse in un asciugamano. «Resta lì quanto vuoi.. Solo, poi rimettila a posto.. Non sia mai che papà torni prima e la trovi lì.»
Gli fece l'occhiolino ed entrò in casa salendo dritta in camera sua..
Si asciugò velocemente e prese il suo diario.. Si avvicinò alla finestra e osservò Castiel starsene tranquillo nell'acqua..

Sai papà.. sono felice di essere a casa..
A volte quello che si cerca, lo si trova nei posti più impensati.
A papà, con amore <3


Sospirò e guardò Castiel ancora per un momento.
A differenza delle altre sere, il suo diario quella sera era stato testimone di poche parole..
Ma quelle poche parole, custodivano qualcosa di molto grande.
Qualcosa che, anche volendo, non avrebbe potuto avere.

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