A new friend

di DalamarF16
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fuga ***
Capitolo 2: *** Un Nuovo Incontro ***
Capitolo 3: *** Pizza e Domande ***
Capitolo 4: *** Tu Chiamale, Se Vuoi, Emozioni ***
Capitolo 5: *** Allenamenti ***
Capitolo 6: *** Gelosia ***
Capitolo 7: *** Solo Amici? ***
Capitolo 8: *** La Partita ***
Capitolo 9: *** Una Sorpresa Per Shane ***
Capitolo 10: *** Soli ***
Capitolo 11: *** Il Tempo Dei Discorsi ***
Capitolo 12: *** Tempo Di Ripartire ***
Capitolo 13: *** Regali Di Natale ***
Capitolo 14: *** Inviti ***
Capitolo 15: *** il Ballo ***
Capitolo 16: *** Compleanno Al Concerto ***
Capitolo 17: *** Chiarimenti ***
Capitolo 18: *** Una Canzone Per TE ***
Capitolo 19: *** Epilogo 1 - Italia, Autodromo Nazionale di Monza ***
Capitolo 20: *** epilogo 2 USA, New jersey, settembre ***



Capitolo 1
*** La Fuga ***


PERSONAL SPACE: ciao a tutti, questa è la prima fanfic che scrivo a tema non sovrannaturale, perciò mi piacerebbe molto avere una vostra recensione, sia negativa che positiva, in modo da poter migliorare in questo nuova avventura in cui mi sono cacciata ^__^

Mi raccomando! Non abbiate paura di farmi critiche negative. Se argomentate ed esposte con educazione sono molto bene accentte! mi aiutano a migliorare!

Detto questo vi lascio alla lettura, ci vediamo a fondo capitolo per un paio di precisazioni ^__^


CAPITOLO 1 – LA FUGA-

 

Lo sapevo.

Era successo di nuovo.

Che rottura!

Odio essere una rockstar!

Ecco a cosa pensavo mentre correvo a testa bassa per il parco, cercando disperatamente di salvarmi dal solito manipolo di fans che cercavano di accalappiarmi.

Sia chiaro.

Non che io non gradisca le fans, tutt'altro. Un autografo o una foto li faccio sempre volentieri, pur rimanendo certe volte basito di fronte a certe proposte che mi vengono sussurrate all'orecchio o scritte su bigliettini stropicciati accompagnate da numeri di telefono che mi ritrovo immancabilmente nelle tasche di giacca e pantaloni ogni volta che incontriamo i fans.

Ma quando è troppo è troppo.

E questo fanclub che mi seguiva da giorni aveva decisamente superato il limite.

Ci eravamo ritrovati perfino una webcam alla finestra del bagno!

Assurdo! Totalmente assurdo!

E ora ero uscito a prendere una boccata d'aria quando mi sono ritrovato letteralmente assalito.

L'unica soluzione era stata scappare il più velocemente possibile.

Per non sembrare un completo idiota mi ero infilato nel parco pubblico più vicino.

Corsi più velocemente che potei, finchè non vidi una pista di pattinaggio sul ghiaccio, in quel momento occupata dalla squadra di hockey della mia scuola, impegnata in un allenamento.

Tutti maschi.

Perfetto.

Le fan si sarebbero sicuramente buttate sullo spogliatoio maschile. Un ragazzo nel panico si sarebbe sicuramente nascosto lì.

Ma per loro sfortuna io non ero nel panico.

Mi infilai nello spogliatoio femminile, certo che fosse vuoto.

 ***

Sentii la porta dello spogliatoio aprirsi mentre mi stavo cambiando in un angolo dello spogliatoio femminile. L'ennesimo scherzo dei ragazzi.

Che pizza!

Ancora non avevano capito che farmi scherzi non era conveniente per la loro reputazione?
Sospirai mentre mi voltavo, pronta a rendere loro pan per focaccia.

Mi trovai davanti Nick Jonas, che mi guardava quasi terrorizzato, il viso sudato e la fronte imperlata di sudore.

 ***

Oh no.

Una ragazza.

E dal suo sguardo mi aveva decisamente riconosciuto.

Di bene in meglio proprio.

Ci guardammo per un lungo istante.

Curiosa e stupita lei, terrorizzato io, seduto a terra ansimante come un cagnolino.

Nongridarenongridarenongridare. Pensai immaginandomi già il suo strillo che avrebbe attirato quelle scatenate come un allarme in piena notte attirerebbe una pattuglia della polizia, e vedendomi nella mia mente intrappolato in quello spogliatoio con quelle pazze.

 ***

-Dove è andato?-

-Non lo so!-

-Lo spogliatoio maschile!-

Ora tutto mi era più chiaro.
Fangirl.

Mi piaceva la musica dei Jonas, giovane ma profonda e divertente allo stesso tempo, ma non ero una di quelle fan urlanti che si strappavano i capelli.

Anzi, mi davano i nervi.

Istintivamente gli tesi una bottiglietta d'acqua. Da come era conciato si vedeva che aveva corso a lungo.

 ***

Non urlò, né mi saltò al collo abbracciandomi e baciandomi.

Mi diede una bottiglietta d'acqua.

Ne avevo urgentemente bisogno, effettivamente.

La presi, ancora stupito.

Wow. Mi ha riconosciuto, e non ha strillato.

E nemmeno mi ha insultato dicendomi che faccio musica per bambini.

Che sia un'aliena?

Mi buttai un po' d'acqua sui capelli per rinfrescarmi, mentre il resto lo mandai giù tutto d'un fiato.

-Grazie- le dissi, grato

-Figurati- rispose lei, poi andò verso la porta dello spogliatoio -Io le distraggo gridando che sei nascosto dietro la panca dei puniti, tu scappa a casa-

E senza una parola uscì.

Guardai la scena di lei che usciva e andava verso la panca puniti come per prendere qualcosa che aveva dimenticato, salvo poi strillare di averlo visto.

Tutte le fan si lanciarono in quella direzione, e io ne approfittati per buttarmi nel primo taxi a tornare a casa.

-Nick! Che ti è successo? Stai bene?- Joe venne verso di me, preoccupato di vedermi così affannato.

-Sto bene, non preoccuparti-

-Quel fanclub di pazze ti ha braccato?-

Annuii

-E te la sei cavata?- Kevin sembrava decisamente sconvolto dalla mia abilità.

Avrei potuto inventarmi chissà che cosa, raccontare loro di come con grande astuzia me l'ero cavata. E invece mi ritrovai a raccontare loro la verità.

-Ah sì, ho presente quella ragazzina. È del primo anno; credo sia qui per uno scambio culturale. Viene dall'Italia se non sbaglio. E so che è molto brava a hockey. Gira voce che giochi meglio dei maschi- commentò Joe alla fine di tutto -E che è in grado anche di mettere loro i piedi in testa pur di farsi rispettare-

Ma come faceva mio fratello a conoscere tutti i pettegolezzi della scuola?

-Grazie del gossip, Joe- risposi stanco -ora però andrei a farmi una doccia e a schiacciare un pisolino prima di incidere il nuovo pezzo-

-Fa come se fossi a casa tua- rispose Kevin ridendo

-Questa E' casa mia!- puntualizzai mentre già entravo in bagno.

 

PERSONAL SPACE:

Ok solo una cosa.

la PANCA PUNITI, per chi non conosce l'hockey, è la zona in cui i giocatori scontano le penalità minori in caso in cui commettano un fallo in campo durante la partita

Spero vi sia piaciuta e continuerete a seguirmi!

Un bacio

Dalamar_f16

 

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Capitolo 2
*** Un Nuovo Incontro ***


PERSONAL SPACE: giuro, al prossimo capitolo vi ringrazio una per una, ora però sono di fretta per cui mi limito a un grandissimo GRAZIE a tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito questo delirio tra le storie seguite, grazie di cuore!!!

Vi auguro una buona lettura, ci si vede sotto per le precisazioni. ^__^

 

CAPITOLO 2 - UN NUOVO INCONTRO -

 

Mi svegliai di soprassalto con un grido

-Nick che hai?-

-Un alieno ti sta per rapire?-

Scoppiai a ridere, nonostante la mia proverbiale serietà. Come faccia Kevin a uscirsene con certe stupidate perfino in piena notte è un mistero che non ho ancora risolto, e credo mai risolverò.

Joe rise con me, salvo tornare subito serio.

E' uno spaccone, ma si preoccupa sempre per noi.

-Che succede, seriamente? Un altro incubo?-

-C'era una lontra aliena che suonava la tromba?-

-Kev!- lo riprese Joe, mentre io lo guardavo costernato.

-Mi sono sono ricordato...quella ragazza...l'ho lasciata in balia delle pazze. Quando hanno scoperto che aveva mentito gliel'avranno fatta pagare!-

I miei due fratelli si scambiarono uno sguardo, poi Kevin parlò

-Era armata?-

-No!-

-Indossava un'armatura?-

-No!-

-Allora è spacciata, dovremmo mandare un biglietto alla famiglia e dei fiori al funerale-

-KEVIN!-

-Ehi, è la verità-

Mi scambiai uno sguardo esasperato con Joe. Kevin era incorreggibile.

Pericolo si sedette sul mio letto e mi mise un braccio attorno alla spalla

-Tranquillo, se la sarà cavata- mi rassicurò con un sorriso -Torna a letto e non pensarci. Se è morta, o ferita, le manderemo dei fiori e un bigliettino-

Il mio cuscino lo colpì dritto in faccia.

-Evapora!-

***

Me l'ero cavata per un pelo.

E non sto scherzando.

La mia fortuna era stata quella di essere stanza abbastanza veloce a infilarmi nella mischia dei miei compagni che si contendevano scherzosamente il puck in un momento di pausa.

Ho i capelli corti e in mezzo agli altri tra le divise e le protezioni, e quasi impossibile distinguermi dai maschi.

Quelle....cose scatenate si erano infuriate quando avevano scoperto che era una bugia e che di Nick Jonas non c'era più traccia in nessun angolo del parco.

 

Mi svegliai il mattino dopo di soprassalto e guardai l'ora.

8.00

Accidentiaccidentiaccidenti!!!

Avevo fatto di nuovo tardi!

Mi alzai di scatto e mi tuffai letteralmente sotto la doccia fredda, mi vestii e volai a scuola. Le lezioni iniziavano alle 9.00, ma in teoria alle 8.00 avevo allenamento di hockey.

Mi infiali nello spogliatoio femminile blaterando scuse confuse al coach, che mi guardò risentito, ma che per una volta chiuse un occhio. Ero ancora nuova, dopotutto.

-Idioti!- esclamai mentre mi infilavo la divisa...e mi accorgevo che l'avevano inzuppata per bene in una soluzione di acqua e...salsa di pomodoro direi dall'odore.

Questa me l'avrebbero pagata...e cara!

***

Quel giorno a scuola, di lei nessuna traccia per i corridoio, ma sentii un ragazzo della squadra di Hockey vantarsi di uno scherzo fatto alla novellina del gruppo.

-E' sopravvissuta- fu l'unico commento di Joe, che cercava con gli occhi la nostra stilista nonché nostra migliore amica, Stella Malone

-Già- dissi accennando un sorriso mentre mi chiedevo ad alta voce come avevano potuto farle uno scherzo del genere.

Ma Joe non mi stava nemmeno ascoltando.

Stella all'orizzonte.

Cervello di Joe in blackout.

Scossi la testa e li lasciai soli.

***

Quel pomeriggio non tornai a casa subito dopo gli allenamenti.

Volevano la guerra? Li avrei accontentati.

Il mattino dopo alle 7.30 ero già a scuola a preparare con cura la mia vendetta, dopodichè entrai in classe e attesi l'allenamento del pomeriggio.

-ARRGHHHHHH!!!-

Sorrisi tra me e me mentre origliavo da fuori la porta del loro spogliatoio.

I cagnotti nei pattini forse erano stati un po' crudeli, ma era una settimana che sopportavo i loro scherzi.

-Shane sei morta!-

Senza perdere tempo cominciai a correre, certa che se mi avessero preso, forse me la sarei cavata con una doccia forzata e gelata, se i miei compagni fossero stati in una giornata magnanima.

Ma non avevo voglia di tentare la sorte.

Mi nascosi in un lampo dentro al bagno dei maschi, certa che lì non sarebbero venuti a cercarmi, ma per prudenza, mi ficcai ugualmente dentro all'armadietto delle scope, fino a che non sentii silenzio di tomba intorno a me.

***

La tregua era durata soltanto 24 ore.

Poi erano tornate all'attacco.

Avevano cominciato al mattino, lanciando aeroplanini di carta rosa con cuoricini e frasi d'amore attraverso le finestre che Kevin aveva dimenticato di chiudere.

Poi Joe era uscito nudo e bagnato dal bagno, urlando come un ossesso.

Il perchè era stato subito chiarito.

Due di loro si erano arrampicate lungo la parete della caserma dei pompieri fino al secondo piano, Dio solo sa come, e avevano quasi annegato Joe con una pioggia di bagnoschiuma all'acqua di rose e chissà che altra diavoleria.

La colazione, miracolosamente, fu tranquilla. Anche Frankie, vedendo che non tirava una buona aria, rinunciò alle sue solite monellerie.

Ma l'inferno doveva ancora arrivare.

E arrivò dopo le ore del pomeriggio, quando le fans decisero di fare irruzione nella mia aula, costringendomi a scappare via alla velocità della luce e a rinchiudermi nel bagno delle ragazze.

 

Mi decisi a uscire quando non sentii nemmeno un fiato provenire dal corridoio.

E non fui l'unico ad aprire la porta in quel momento.

Una ragazza stava uscendo dalle toilette dei ragazzi.

Era lei.

Ci guardammo un attimo negli occhi, poi, all'unisono, guardammo i cartelli appesi alle porte a indicare chiaramente che qualcosa non andava per il verso giusto.

Riportammo i nostri sguardi l'uno nell'altro

E scoppiammo a ridere

-Nick- mi presentai ufficialmente tendendole la mano

-Shane-

Ci fu un momento di imbarazzo, poi lei prese la parola

-Quindi...ieri spogliatoio femminile, oggi toilette delle ragazze...le tue fan non saranno contente di sapere che in realtà sei una ragazza-

Risi di nuovo.

Cavolo, la mia reputazione di “quellochenonsorridemai” stava andando a farsi benedire.

-Vieni a mangiare da me? Ormai è tardi. Ti riporto a casa io dopo- le proposi, sperando che accettasse.

Quando annuì arrossendo appena appena per l'invito inaspettato, cominciai a sospettare che fosse sul serio un'aliena.

Mi incuriosiva questa ragazza.

E tanto.

 

PERSONAL SPACE:

Nota: Il puck è il disco da hockey ;)

Spero che questo capitolo ad alto contenuto demenziale vi abbia divertito, se così non è ditemelo pure ^__^

Alla prossima!

Un bacio

DalamarF16

 

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Capitolo 3
*** Pizza e Domande ***


PERSONAL SPACE: Ok, eccoci di nuovo con il terzo capitolo di questo delirio, ma prima, voglio fare quello che non ho avuto tempo di fare il capitolo scorso.

Grazie a:

Ginevra Olsen per la recensione e per aver inserito la fanfic tra le seguite ^__^

G_g96 e Annina_the best per la recensione. Mi fa piacere che apprezziate ^__^

Wanda__ per aver inserito questo delirio tra i preferiti

May_08 Sono contenta di averti divertito con il secondo capitolo, speravo di strappare almeno un sorriso ^__^

e infine GRAZIE a tutti quelli che hanno letto senza recensire, spero continuerete a seguirmi ^__^


Questo capitolo è forse un po' noioso, ma volevo trovare un modo per far inontrare gli altri Jonas e Shane e cercare di presentare un po' il mio personaggio inedito ^__^

Spero arriviate alla fine senza addormentarvi XD


CAPITOLO 3 – PIZZA E DOMANDE -


Arrivammo a casa nostra in poco tempo, ma ormai era già buio.
Shane aveva avvisato la sua famiglia ospitante che sarebbe tornata dopo cena, per non farli preoccupare, poi mi aveva seguito
Ed eravamo dovuti tornare a scuola a metà strada perchè si era dimenticata i pattini in linea nell'armadietto e non aveva voluto saperne di lasciarli là.
Ognuno ha le sue manie.
Lei i suoi pattini, io le mie bacchette della batteria.
Mamma e papà erano fuori città con Frankie e per quella notte non sarebbero tornati. Lo avevano portato in un parco divertimenti piuttosto distante da casa.
Kevin e Joe invece erano seduti sul divano, preoccupati per me.
Mi sentii in po' in colpa, probabilmente si erano chiesti se mi fosse successo qualcosa, se mi fossi sentito male.
-Scusate ragazzi- mi affrettai a spiegare appena misi piede in casa -Quelle fan mi hanno braccato, sono rimasto nascosto nel bagno fino ad adesso-
Joe scoppiò a ridere, più per il sollievo che per la situazione in sè, credo. -Non c'è niente da ridere- protestai inutilmente.
-A proposito, qualcuno ha vendicato la tua ragazza. I ragazzi dell'hockey si sono trovati i pattini pieni di cagnotti-
Arrossii fino alla punta delle orecchie mentre Shane faceva capolino dietro di me, mostrandosi ai miei fratelli, che non l'avevano notata.
Joe si zittì, in imbarazzo.
***
L'uscita di Joe aveva decisamente messo in difficoltà Nick, che era arrossito violentemente.
Riportai l'attenzione da quella strana casa ricavata da una vecchia stazione dei pompieri ai tre fratelli
-La "ragazza di Nick"- replicai con un sogghigno -Si è vendicata da sola-
Non so chi dei tre mi stava guardando più sorpreso.
Se Nick, che non si aspettava la mia uscita, o Kevin e Joe, che probabilmente non avrebbero mai avuto il coraggio di prendere in mano delle esche vive per la pesca.
-Dunque- cominciò Joe, rompendo quel gioco di sguardi
***
Oh no! Joe stava per uscirsene con una delle sue trovate, me lo sentivo.
-Ti trovi Nick nello spogliatoio e non solo non strilli, ma non provi nemmeno a saltargli addosso. Ora sei qui, in casa nostra, e sei nel pieno delle tue facoltà mentali e nemmeno sei svenuta- disse infatti tenendo il conto con le dita della mano -E maneggi dei vermi- fece una pausa -Sei umana?-
-Sei una lontra che suona la tromba?-
-Che?-
Shane mi guardò per un attimo, come confusa, e io non trovai niente di meglio da fare che battermi una mano sulla fronte, incredulo e costernato. Ma era questo il modo di trattare una ragazza che non si conosce?
Shane scoppiò a ridere
-Sei una lontra che suona la tromba? Magari aliena?- ripetè, tremendamente serio e sospettoso Kevin avvicinandosi di più a lei, con quello sguardo che lui credeva di imitare tanto bene dagli interrogatori dei polizieschi in tv, ma che di fatto lo rendevano un po' ridicolo.
-Ok, Kev, basta così- lo presi per una spalla, e lo tirai indietro, mentre Joe le tendeva la mano
-Scusaci, io sono Joe, lui Kevin, Nick credo tu già lo conosca-
-Shane- si presentò lei con un sorriso
Alla fine ci guardammo in faccia, e visto che nessuno aveva voglia di cucinare, ordinammo di comune accordo una pizza.
***
Non avevo ancora mangiato la pizza americana, la famiglia da cui abitavo era fan della cucina sana, anche se questo per me era un vantaggio, perchè niente è meglio della dieta mediterranea, e la signora Miller si divertiva a imparare da me le ricette italiane.
Lo ammetto, non sarò la cuoca migliore del mondo, ma ci sono alcuni piatti che mi escono decisamente bene.
Ad ogni modo, ero un po' preoccupata.
Non sapevo bene cosa aspettarmi.
Avevo avuto opinioni molto contrastanti sulle pizze negli USA da parte di miei amici che erano stati in America prima di me.
Ora, chiariamo una cosa.
Non sono un'aliena, e nemmeno un robot.
Il fatto che io riesca a mantenere, come dice Joe, le mie facoltà mentali di fronte a loro tre, dipende essenzialmente da una convinzione. Loro sono ragazzi esattamente come me e da quel che mi era sembrato, apprezzavano quando qualcuno li trattava come persone normali, nonostante l'ironia con cui lo dimostravano.
Mi avevano piacevolmente colpita.
La pizza arrivò presto, e ci sedemmo sul divano a mangiare.
No, nessuno di loro aveva voglia di apparecchiare, e Joe mi aveva placcato sul pavimento quando avevo accennato a poter mettere giù io i piatti in tavola.

***

Ok, lo ammetto.
Ero teso.
Non sapevo come Shane avrebbe reagito davanti a noi tre al completo.
Certo, come me si era comportata in modo normale, ma chi mi diceva che non era pazza di uno dei miei fratelli?
E invece tutto era andato per il meglio.
Ne ero felice.
Shane si era ambientata subito con noi.
Spalleggiava me nel far notare a Kevin che le sue uscite erano a dir poco assurde, e teneva testa alle battute di Joe. Sembrava la conoscessimo da anni.
-Allora? Sei aliena?-
Joe ovviamente ritornò sul discorso
-No!-
-Allora spiegaci, perchè, onestamente, non capiamo. Non che non apprezziamo il tuo comportamento, ma...ecco...non ci siamo abituati-
-Ok. La verità è che non sono una fangirl, non le sopporto. Mi danno i nervi. Tutti quegli strilli e quello strapparsi i capelli- fece una pausa e ci guardò un attimo negli occhi -E poi...mi sentirei una scema a strillare come un'ossessa per tre ragazzini che saltellano su un palco come delle cavallette impazzite-
I cuscini miei e di Joe le arrivarono addosso in un attimo.
-Te lo facciamo vedere noi chi sono le cavallette impazzite ora!-
***
Aiuto!
Nick, Kevin e Joe mi stavano letteralmente uccidendo con i cuscini, e per fortuna che le pizze erano già finite nelle nostre pance.
-Basta! Basta!- gridai ridendo cercando di liberarmi -Ok, ok...non siete cavallette, ok, siete delle grandi rockstar-
Finalmente mi lasciarono
-Così va meglio-
-Vuoi anche il baciamano, Joe?- lo provocai ridendo
-Non sono mica il papa!-
-E com'è che uscivi dal bagno dei ragazzi? Per via dei cagnotti?- chiese Nick troncando lo scambio di provocazioni.
-Sì. A voi ragazzi non piace quando qualcuno riesce a farvi strillare come femminucce- spiegai
-Quindi pomeriggio bollente eh fratellino?- Joe prese Nick per le spalle e gli scompigliò i capelli, mentre il più giovane di divincolava
-Non penso proprio!- replicai -visto che io ero nell'armadio delle scope, mentre lui nel bagno delle ragazze-
***
Fu allora che mi ricordai di una cosa.
Dovevamo registrare quella sera!
E io avevo promesso a Shane che l'avrei riportata a casa.
Che guaio!
Per fortuna lei non aveva fretta, e si mise in un angolo a studiare mentre noi riempivamo la caserma con le nostre prove.
Quando finimmo la trovammo addormentata profondamente sui libri. Ormai era quasi l'una del mattino.
-Nick, chiama a casa, dì che resta da noi a dormire- mi ordinò Joe prendendo Shane in braccio e posandola dolcemente sul divano, mentre io le mettevo una coperta sulle spalle.
Annuii e feci la telefonata.
La signora Miller mi fece la predica, ma alla fine acconsentì, a patto che il pomeriggio dopo la ragazza sarebbe tornata a casa subito dopo gli allenamenti.
Riattaccai il telefono e, dopo aver sollevato la batteria, mi lanciai letteralmente sul letto.
-Notte fratellini- Sorrisi. Kevin a volte poteva sembrare uno stupido, ma era molto dolce
-Notte- rispondemmo io e Joe mentre già scivolavamo nel sonno.



PERSONAL SPACE:

OK, siete ancora svegli?! O avete fatto la fine di Shane?!

Spero che vi sia piaciuto nonostante tutto ^__^

Alla prossima, e mi raccomando, non siate timidi, nel bene e nel male le recensioni sono sempre gradite ^__^

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Capitolo 4
*** Tu Chiamale, Se Vuoi, Emozioni ***


PERSONAL SPACE: Ciao, eccomi col terzo capitolo! Grazie come sempre a May_08 per la recensione, mi fa molto piacere sapere che apprezzi questa cosuzza ^__^
E vorrei ringraziare tutti quelli che leggono senza commentare ^_^

Vi lascio al capitolo e per le spiegazioni, ci vediamo alla fine ^_-

CAPITOLO 4 -TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI-

-Sveglia, bella addormentata!-
La voce di Joe mi arrivò come in un sogno. Che ci faceva in casa mia?
Maledette rockstar. Entrano ovunque solo grazie al loro bel faccino famoso.
Mi rigirai nel divano, aprendo appena appena gli occhi mentre cercavo di riaffondare nel sonno.
No.
Un attimo.
Divano?!
Sbattei le palpebre e misi a fuoco il mondo intorno a me.
Ero sdraiata su un divano, in una stanza molto ampia. Alla mia sinistra c'era un supporto con appese almeno trenta chitarre. Mi misi seduta e realizzai che mi trovavo ancora a casa dei Jonas.
La mia memoria arrivò con qualche minuto di ritardo.
Joe era ancora lì che mi guardava. Ricambiai lo sguardo.
E mi arrivò un bicchiere d'acqua gelata sul viso, seguito dalla sua risata allegra
-Sveglia!- ripete, mentre scoppiavo a ridere a mia volta.
Mi porse degli asciugamani puliti e la tuta della scuola. -ti cediamo il nostro bagno, noi useremo quello di mamma e papà. Fa come se fossi a casa tua- mi disse con un sorriso gentile. -La tuta la fornisce Nick-
Mi alzai e mi buttai direttamente sotto la doccia. Ci voleva proprio.
La mia divisa era tutta stropicciata, decisamente improponibile in pubblico.
Grazie, Nick.
Mi andava un po' larga, ma sicuramente era meglio di quello che indossavo prima, e decisamente più comoda!
Trovai un tubetto di gel di fianco al dentifricio, e lo usai per  sistemarmi velocemente i capelli, poi scesi di sotto, prendendo le scale.
-Torna di sopra!- Joe mi trascinò di nuovo al piano superiore, mentre io lo guardavo stupita. E ora che gli prendeva? Mi portò davanti a uno dei loro pali che collegavano i due piani oltre alle scale -Si scende così- mi disse, e si lasciò scivolare lungo il palo.
Da parte mia sorrisi e scossi la testa, ma lo imitai, scendendo lungo il palo accanto
-Va bene così?-
-Migliora lo stile e sei a posto-
Sorrisi e mi sedetti a tavola.
Nick e Kevin stavano già facendo colazione.
-Scusate ragazzi, non volevo addormentarmi, ma credo di avere ancora residui di jet lag alle spalle-
-Non preoccuparti. Abbiamo avvisato la tua famiglia ospitante, non avrai problemi con loro-
-Grazie- sorrisi mentre mi alzavo per rispondere al cellulare.
-Ehi scema!-
-Ciao cretino!- mio cugino Luca. Praticamente un fratello -Indovina? Nonostante la tua fiducia, mi hanno preso nella squadra!-
-Ti sei fatta degli amici?-
-Sì, stanotte sono rimasta a dormire da loro-
-Wow, amiche femmine?!- il suo stupore era comprensibile. Eccetto le mie migliori amiche non avevo altre amicizie femminili. Non mi trovavo bene in mezzo alle ragazze. Io non capisco loro, e loro non capiscono me. Semplice, no?
-No, tre fratelli. Maschi-
-Hai capito! E brava!-
-Scemo!- lo ripresi ridendo -Ora devo scappare a scuola, però-
-Ehi ehi non così in fretta! Devi raccontarmi tutto!-
-Quando avrai 20 anni!- risposi
-Ma io ho 24 anni!-
Non replicai e attaccai il telefono, tornando dai miei amici per andare a scuola.
-Tua madre?- chiese Joe mentre cercava di impiccarsi con la cravatta della divisa.
Mi avvicinai e gli risposi mentre gli sistemavo il nodo, e poi facevo lo stesso con Kevin. Nick era in grado di farlo da solo, fortunatamente.
-No, mio cugino più grande. Praticamente mio fratello. Siamo cresciuti insieme, andava a casa solo a dormire, ogni tanto-
-Ecco perchè tieni testa a Joe-
-I fratelli maggiori sono la mia specialità- ammisi mentre prendevo lo zaino e la borsa dei pattini in linea e mi avviavo con loro verso la scuola
-Ma che te li porti a fare se non li usi?-
-Mi alleno nello style slalom durante la pausa pranzo-
-Nel che?-
-Venite in palestra e lo scoprirete- guardai l'aula in cui dovevo andare, e mi separai da loro.
Il preside mi aveva dato una settimana per ambientarmi e scegliere i corsi che avrei voluto seguire, e li stavo provando un po' tutti, giusto per farmi un'idea, anche se in parte avevo già deciso cosa frequentare e cosa no.
Cambiai aula più o meno ogni ora o due, ma non mi trovai mai nella stessa classe di uno dei miei nuovi amici.
In realtà non vedevo l'ora della pausa pranzo. Stavo lavorando su un nuovo passo con lo style, qualcosa di nuovo da inserire nella mia prossima gara, che avrei tenuto alla Rollercup a Monza il giugno prossimo. Non facendo parte di nessuna squadra, era l'unica competizione a cui potessi partecipare, e ci tenevo a fare bene.
Ok, forse cominciare a settembre dell'anno prima era un po' presto, lo ammetto, ma ad ogni modo è una cosa che mi diverte, e mi piace la sensazione che provo quando sono concentrata sulla fila di conetti e sui passi da eseguire a tempo di musica. Mi si svuota il cervello.
Il resto del mondo non esiste.
Solo io, la musica, e tre file di birilli grandi quanto bicchieri di plastica.
***
-Non ci credo! Niente genitori, niente me a sistemarvi, eppure avete le cravatte a posto. Sono sbalordita-
Stella Malone si sedette al nostro tavolo. Avevamo tenuto un posto in più anche per Shane, ma come prevedevo non si è fatta vedere. Aveva avvertito che si sarebbe allenata.
-Ciao Stella-
-Non illuderti. Non hanno imparato- frenai subito l'entusiasmo della nostra stilista -Abbiamo solo avuto un ospite che ha avuto pietà di loro-
-Grazie fratellino- mi arrivò subito la risposta degli altri due.
-Un ospite? Una ragazza?-
Ahia.
Eccola che parte con la sua gelosia nei confronti di Joe.
Confesso che quei due non li capirò mai.
Si amano, credo se ne sia accorto il mondo intero. Tranne loro due ovviamente.
O meglio.
Lo sanno.
E stanno male ogni volta che uno o l'altra ha un appuntamento.
Eppure restano fermi, in un limbo che è più di un'amicizia, ma meno di una relazione, in un equilibrio precario che ho sempre paura si rompa.
Mi sconvolge, senza contare che Joe in preda alla gelosia potrebbe far bestemmiare perfino un santo, garantito.
È ingestibile!
-Sì. È una mia amica- e in poche parole raccontai l'intera vicenda a Stella, che, disgusto per i vermi a parte, si fece una grossa risata e riprese a rimproverare i miei fratelli per la loro assoluta incapacità di vestirsi.
Mi alzai e comprai un gelato, prima di dirigermi in palestra.

Wow.
Semplicemente.
Wow.
Non avevo mai visto lo style slalom prima di allora, e ne rimasi assolutamente affascinato.
Pur essendo ignorante in materia, era palese che Shane fosse ancora all'inizio del suo percorso perchè alcuni movimenti erano più rigidi di altri, e a volte incespicava.
Ma era felice, persa nella sua concentrazione e nella musica che proveniva dal suo lettore mp3 direttamente agli auricolari.
Conosco bene il suo sguardo.
Lo vedo nei miei fratelli quando saliamo sul palco per un concerto, e sono certo che è lo stesso sguardo che ho anche io.
Lo sguardo di chi dimentica il resto del mondo, e si concentra su quello che fa.
Infatti non si era ancora accorta della mia presenza.
E io, nonostante il gelato si stesse ormai quasi sciogliendo, la lasciai finire prima di parlarle.

PERSONAL SPACE:
Se qualcuno si voi si chiedesse cosa diavolo sia lo Style Slalom, vi lascio questi link a youtube per vedere di cosa si tratta.
La Rollercup di Monza esiste davvero, non me lo sono inventata, per chi fosse curioso il sito ufficiale è www.rollercup.it
Ed ecco alcuni video per capire di che si tratta.
Le tre file di coni sono a distanza di 120cm, 80 cm e 50 cm
video 1
video 2
(ehm lo so il commentatore dà i nervi... -.-" )
detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto! alla prossima!
Baci
Dalamar_f16

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Capitolo 5
*** Allenamenti ***


PERSONAL SPACE: anche se nessuno a recensito, ringrazio chiunque abbia letto finora questo delirio...e visto che vi voglio molto molto male, vi pubblico il quinto capitolo.
Chi volesse recensire anche solo per dirmi "questa fanfic fa schifo" non sia timido, si accettano critiche ^__^
Dai aiutatemi a crescere e migliorare!
Buona lettura!

CAPITOLO 5 - ALLENAMENTI

Sentii un applauso alla mia destra.
La musica era appena finita. Mi voltai e vidi Nick appoggiato con le spalle e un piede alla parete della palestra.
Mi sentii arrossire.
Sapevo di essere una mezza frana, specialmente ora che stavo solo iniziando a mettere insieme un numero e che quindi nel fare i passi avevo più o meno l'agilità di una settantenne appena operata all'anca.
-Non so come tu faccia a muovere le tue caviglie in quel modo e a non annodarti, ma mi piace- mi disse avvicinandosi a me porgendomi un gelato -pausa gelato?-
-Ok. Grazie-
-Scusa, si è un po' sciolto-
-Non importa- risposi sedendomi a terra accanto a muro -Mi piace se è sciolto-
Mi sorrise
-Quando hai la gara?-
-A fine giugno, quando sarò già tornata in Italia-
Mi guardò per un attimo, un po' stranito
-Shane, siamo solo a settembre! Non c'è fretta-
Non risposi, lo sapevo anche io.
La realtà era che, se me ne stavo in palestra, le altre ragazze non avrebbero avuto modo di notare che non mi truccavo, che a volte uscivo di casa senza pettinarmi (il che avendo i capelli corti non era poi sto gran danno a livello di immagine) e che il mio abbigliamento scolastico puntava più alla comodità che all'eleganza.
A che mi servono i tacchi a scuola, in fondo?
Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a raccontare tutto questo a Nick, con lo sguardo a terra e le mani che giocherellavano distrattamente con l'allacciatura del pattino destro.
Ma che aveva questo ragazzo?!
Com'è che riusciva a farmi ammettere cose che non avrei detto ad alta voce nemmeno sotto tortura?
-Quindi è questo il tuo problema. Perfetto. Domani pranzi con noi, e non voglio sentire scuse!-
-Ma Nick...io devo al...-
-Non ci provare! Ti prometto che arriverai alla tua gara con un numero da urlo, ma d'ora in poi pranzi con noi-
Lo guardai negli occhi, cercando qualcosa di sensato da rispondere, ma alla fine annuii e finii il gelato.
-Ora posso tornare ad allenarmi? Almeno per oggi?-
-Solo se posso restare qui a guardarti-
Oh no.
No. No. No. No.
-Ok-
Non ci credo. Gli ho appena detto di sì?!
Mi sa che Joe e Kevin non si rendono conto che l'alieno (con tanto di poteri di persuasione) c'è l'hanno in casa.
***
Speravo di non averla imbarazzata chiedendole di restare a guardarla.
Lei però non aveva esitato ad accordarmi il permesso, e ne ero felice.
Rimasi seduto contro la parete, mentre lei provava e riprovava passi a quello che era un tempo di musica molto veloce, forse troppo.
-Su che pezzo ti stai preparando?- le chiesi appena i nostri sguardi si incrociarono.
Lei arrossì e distolse lo sguardo mentre mormorava
-I am what I am-
-Davvero?- le chiesi avvicinandomi a lei
-Sì, ma ancora non riesco a stare dietro al ritmo...è veloce-
Guardai l'ora.
Sì, avevamo ancora un po' di tempo.
-Tu provala senza musica quella specie di...coreografia. Io torno subito-
E senza dire altro corsi fuori dalla palestra.
L'aula di musica era poco lontano dalla palestra, e da dentro proveniva una melodia classica, ma non esitai a fare irruzione e a prendere velocemente una chitarra e tornare da dove ero venuto.
Credo che si siano immobilizzati tutti a chiedersi che cosa mi fosse preso, ma non me ne curai.
Shane non stava provando; si era seduta a riposare un attimo
-Pronta a riprendere?-
-Che ci fai con quella? Me la dai in testa se non sto dietro al tempo?-
Scoppiai a ridere
-No. Togliti quelle cuffie. Te la suono un po' più lenta-
***
Wow.
Premurosa la rockstar!
Lo ringraziai e mi misi in posizione, ondeggiando leggermente sulle ginocchia per stare pronta.
Che strano sentirla solo con la chitarra e la sua voce così, bè più matura di quella che aveva quando era uscito quell'album.
Mi riscossi subito.
Il ritmo in questo modo era molto più gestibile. Si accorse che era ancora troppo veloce per me, e rallentò finchè non trovammo un accordo.
Ormai ero stanca, perciò provai solo la parte iniziale, quella composta per lo più da passi base, che mi avrebbero dato punti sullo stile di esecuzione, o almeno così mi auguravo!
-Basta!- lo interruppi dopo un po'. Non sarei riuscita a tenere su i pattini un minuto di più.
-Sei stanca?- mi chiese appoggiando la chitarra a terra e porgendomi una bottiglia d'acqua.
-Più che stanca, direi-
-Va meglio adesso? Col ritmo-
-Bè è più facile quando la musica rallenta fino ad assecondarmi- risposi con un sorriso mentre mi sedevo a terra e mi toglievo i pattini e le protezioni.
-Che lezione hai ora?-
Guardai velocemente l'orario.
-Storia. Con il professor Evans-
-Ehi, siamo nella stessa classe. Dai vieni con me. Ti accompagno- rimase indietro per recuperare la chitarra -A proposito. Bella chiazza di sudore sulla schiena-
-Che? Scherzi vero?-
Scoppiò a ridere. Ha una bella risata. Peccato sia sempre serio.
-Ovvio che scherzo. Andiamo o facciamo tardi!-
Arrivammo di corsa in aula, armati di pattini e chitarra, appena in tempo per l'inizio della lezione.
***
Caspita!
Quella ragazza ne sapeva di storia, eccome!
Doveva iscriversi a questo corso. Per forza!
Doveva dare ripetizioni a me!
Mi ritrovai spesso, durante quelle doppie ore, a guardarla. Era seduta due file davanti a me, spostata a sinistra contro il muro. Seguiva attentamente, e quando il prof la interrogava, rispondeva in modo esatto e con precisione.
Forse Joe non ha tutti i torti a pensare che sia un'aliena.
A quale persona può appassionare una materia come storia?!
I miei pensieri vennero interrotti quando il suo sguardo incrociò il mio, e per la prima volta vidi i suoi occhi alla luce del sole.
Erano gli occhi più belli che avessi mai visto.
Azzurri come il mare, leggermente lucidi, profondi ed espressivi come pochi ne avevo incontrati nella mia breve vita.
-Tutta la squadra di hockey in palestra entro dieci minuti-
La voce proveniente dall'altoparlante interruppe la magia.
Shane uscì dalla classe e io cercai di recuperare la concentrazione, ma non ci fu verso.
Un'idea cominciò a entrarmi nella mente.
Presi il mio diario e, in fondo, all'ultima pagina, cominciai a mettere giù un elenco di cose.
Trovai Shane fuori dall'aula, seduta per terra, tremendamente pallida. Mi accucciai accanto a lei, preoccupato.
-Nick- mi disse guardandomi -Tra tre settimane giocherò da titolare-
Sembrava terrorizzata
.

PERSONAL SPACE:
Riesccomi qui! spero siate arrivati alla fine e che vi sia piaciuto.
Pare che nelle teste i questi due si stia muovendo qualcosa, spero di avervi incurioso e indotto a continuare.
Se vi va, recensite, anche solo per insultarmi ^__^
Un bacio!
Alla prossima
Dalamar_f16

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Capitolo 6
*** Gelosia ***


PERSONAL SPACE: Allora un paio di cose...
la prima è un grande grazie a tutti quelli che leggono e a May_08 in particolare per le sue recensioni, e non preoccuparti per quella non inviata, le mamme hanno un tempismo perfetto, si sa ^__^
Se non hai mai sentito lo style slalom è assolutamente normale visto che lo conosce solo chi lo pratica praticamente, ma spero che i video che ho messo abbiamo un po' chiarito...è più o meno una specie di pattinaggio artistico tra conetti grossi come un bicchiere di plastica e le gare sono simili a quelle dell'artistico, ovvero vengono valutati i passi ma anche la musicalità e lo stile...e ci sono le penalità per le cadute o se viene spostato più di un tot uno dei conetti
Lo so è un casino da spiegare comunque ai fini della storia è rilevante capire che bisogna andare a tempo di musica XD
Basta che se comincio a parlare di pattinaggio non finisco più XD

La seconda cosa è che ho sistemato il capitolo 3, che mi era uscito con la pagina sformata e un formato che non so bene da dove sia venuto fuori, ma comunque non era quello che volevo XD
Evidentemente quel capitolo è maledetto, però almeno adesso è leggibile e non si allarga la pagina XD

Basta ho già scritto troppo, vi lascio al capitolo!
Buona lettura! ^__^

CAPITOLO 6 -GELOSIA-

Era bastata un po' di musica a rimettere Shane in sesto.
La accompagnai a casa, e visto che non c'era nessuno, rimasi a farle compagnia. Non avevo impegni con i miei fratelli per quel pomeriggio, senza contare che la reazione della ragazza mi aveva preoccupato.
Ma, come ho già detto, buona musica e tutto si sistema.
Mi aveva spiegato che lei non aveva mai giocato una partita in vita sua, e di fronte alla mia reazione stupita, mi spiegò che aveva imparato a giocare a hockey la domenica mattina in un parco pubblico della sua città, insieme ai quelli che durante la settimana le insegnavano i segreti dello style slalom e ad altri ragazzi che avevano giocato nel campionato di hockey in passato.
Certo, quando era entrata in squadra sapeva che avrebbe prima o poi giocato delle partite, ma non si aspettava la nomina a titolare fin dalla prima di campionato, e ora aveva paura di deludere tutti.
La rassicurai come potevo, sapevo quello che provava.
A metà pomeriggio la signora Miller telefonò dicendo che sarebbe rientrata solo a tarda notte, per via di un imprevisto per lavoro. Quanto al marito, era via per ancora un paio di notti, in visita ai suoi genitori.
***
Eravamo di nuovo a casa dei Jonas.
Nick aveva capito subito, non so come, che stare nella loro casa, rumorosa e disordinata, mi avrebbe aiutato di più che cenare a casa da sola coi miei pensieri che andavano subito a divagare sulle mille e più situazioni imbarazzanti o catastrofiche in cui mi sarei sicuramente ficcata il giorno della partita.
-Non capisco- mi disse Kevin a cena -Dovresti essere contenta, saltare di gioia. È fantastico essere già entrata in prima squadra quando ancora non sai che lezioni frequentare-
-A proposito, hai deciso cosa seguire?- mi venne subito in soccorso Joe cogliendo la palla al balzo per non farmi tornare sull'argomento partita.
-Storia sicuramente!- Nick intervenne al mio posto, poi mi guardò -Tu DEVI seguire storia! Devi aiutare me!-
Risi
-Sì, comunque avrei seguito storia in ogni caso, poi matematica, fisica, biologia, letteratura e musica ovviamente- feci una pausa -per ora ho scelto queste-
-Ho sentito bene, matematica? Bene Joe, condividerà con noi le tue lacrime-
Una ragazza bionda e solare era appena comparsa in casa.
-Ciao Stella- gli occhi di Joe si illuminarono di gioia solo al vederla e sembrò dimenticare tutto il resto.
-Ciao ragazzi- poi si rivolse a me -tu devi essere Shane. Nick mi ha parlato molto di te.-
-Ciao, piacere. E tu devi essere Stella. Joe non fa che parlare di te-
Il complimento le fece piacere, le sue guance si imporporarono mentre un sorrisetto imbarazzato le compariva sul viso.
Ma si riprese subito
-Vi ho portato i vestiti per domani. Shane ti ho stirato la divisa-
Che?
-Bè...grazie...sei stata gentilissima. Non dovevi- balbettai riprendendomi i miei vestiti
-Ma figurati. Conta pure su di me quando hai bisogno- guardò i ragazzi -Ora devo uscire. Ho conosciuto un ragazzi carinissimo e stasera andiamo al cinema-
Se avesse annunciato la morte di un suo caro avrebbe fatto meno effetto, probabilmente.
I tre fratelli si zittirono e Joe...bè lui aveva una strana espressione, a metà tra il ferito, l'indignato e l'indifferente.
Nick e Kevin...sembravano aspettare che la bomba esplodesse.
Ma non successe niente.
Stella ci augurò buona serata, noi la augurammo a lei, e se ne andò.
***
Aspettavamo l'esplosione da un momento all'altro.
Ma, da vero finto indifferente, mio fratello maggiore aspettò che la nostra stilista nonché migliore amica fosse ben lontana prima di...
Abbassai me stesso e Shane appena in tempo. Una delle mie bacchette della batteria ci era passata sopra la testa mancandoci di un pugno di centimetri.
La ragazza fece per alzarsi, ma io la tenni al riparo, spingendola sotto il tavolo.
Venne poi il turno dell'altra bacchetta, e poi del flauto, della macchinina di Frankie, dei suoi tamburelli...
-NO!! Mr Scimmia no!- Kevin trovava sempre il coraggio di bloccarci quando c'era a rischio la vita dei suoi peluche. -lancia quello che vuoi ma non lui!-
-NO! Basta lanciare oggetti per tutta la casa!- sbottai esasperato alzandomi da sotto il tavolo, subito seguito da Shane -E' uscita con un ragazzo? E allora?! Se sei così stupido da non riuscire a dichiararle i tuoi sentimenti, non puoi pretendere che ti aspetti per sempre!-
***
Ero nel panico.
Non sapevo cosa fare o cosa dire. Non avevo confidenza con i Jonas, eccetto che con Nick, e non volevo intromettermi nella loro discussione.
La situazione mi era però abbastanza chiara.
Stella stava aspettando che Joe le chiedesse di uscire.
Era palese.
Per questo usciva con altri ragazzi venendo a dirlo proprio in faccia a lui.
Voleva farlo ingelosire.
E cavoli se ci riusciva!
Solo che, a quanto sembrava, lui non voleva decidersi.
-E se non funzionasse? Stella è la mia migliore amica! Non voglio perderla-
Rimanemmo per un po' tutti in silenzio. Sapevo bene cosa provava Joe. Ci ero passata. Alla fine mi decisi a parlare
-Joe, ascoltami. Ci sono passata. Se non funziona, l'importante è essere sinceri l'uno con l'altro, e non tirare avanti per codardia. Se non dovesse andare, devi dirglielo subito, e spiegarle i perchè a cuore aperto, senza farla sentire presa in giro. Se sarai sincero, e coraggioso, tutto andrà per il meglio-
Abbassai lo sguardo e mi asciugai velocemente gli occhi, che si erano velati di lacrime al ricordo di quell'amicizia splendida, che, per colpa della codardia di lui, era andata a farsi benedire.
Mi mancava.
Ora ci parlavamo, ma il rapporto era quello freddo e formale di due estranei. Il rapporto di due amici che non si erano nemmeno salutati per un anno, e poi avevano provato a fare pace.
Non volevo che accadesse anche a Joe e Stella.
Alle mie parole era seguito il silenzio.
Sentii una mano grande posarsi sulla mia spalla. Avevo Joe di fronte a me, e Nick sulla sinistra.
Quella mano era di Kevin. Alzai lo sguardo su di lui e sorrisi, un po' triste.
-Be? Che c'è?- chiesi per smorzare la tensione -Ogni tanto anche io dico qualcosa di serio-
Ridemmo tutti, anche se in sé non era un'uscita poi così divertente, ma fu l'occasione per impegnare il cervello di Joe in qualcosa che non comprendesse Stella, un altro ragazzo e il cinema.
Tornai a casa verso le 23:00, accompagnata da Kevin, che rimase con me fino a quando non rientrò la signora Miller.
Nel momento in cui mi addormentai, mi sorpresi a pensare a Nick, e ai suoi occhi seri e nocciola.
***
Shane se ne era andata.
Le sue parole mi avevano colpito, ma mi riproposi di non farle domande. Evidentemente era un argomento che non voleva toccare.
Joe alla fine si era calmato, e ora dormiva tranquillo. Era molto tardi, ormai, ma io volevo ancora fare una cosa, e volevo farla da solo.
O quei due mi avrebbero preso in giro a vita.
Mi sedetti al computer e richiamai un programma di remix e un file mp3 da una delle nostre cartelle di musica
.


PERSONAL SPACE:
scusate ma non ho saputo resistere XD adoro Joe geloso di Stella XD
Niente spero vi sia piaciuto, e vi invito come sempre a commentare sia nel bene che nel male
Al prossimo capitolo!
Baci!
Dalamar_F16

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Capitolo 7
*** Solo Amici? ***


PERSONAL SPACE:
Ciao! Rieccomi qui con il settimo capitolo...per ora ne ho scritti 12 ma ancora non è finita e non so predire a quanti arriverò XD
Di nuovo grazie a tutti quelli che hanno letto e a May_08 per la recensione (so che non vuoi ringraziamenti ma io te li faccio lo stesso XDXD) e a 102luna per averla inserita nelle seguite, ne sono onorata ^__^
Bando alle ciance.
Buona lettura!

CAPITOLO 7 -SOLO AMICI?-


Mi svegliai nevrotico.
La sera prima avevo finito quello che stavo facendo, e, dopo aver caricato il tutto nel lettore mp3, ero andato a dormire, ma ora che era il momento, mi sentivo un po' imbecille.
Lei non mi aveva chiesto nulla, e forse non avrebbe nemmeno gradito.
Avrebbe potuto pensare che la ritenessi un'incapace.
Avrebbe potuto arrabbiarsi.
-Nick! Qualunque cosa tu abbia fatto, le piacerà, fidati-
Ma come diavolo faceva Joe a leggermi nel pensiero?!
-Tu dici?-
-Vai tranquillo- mi rassicurò con un sorriso. Sembrava quasi aver dimenticato l'incidente di ieri sera con Stella.
Gli sorrisi, mentre le sue parole mi rasserenavano un pochino.
Decisi di infilarle l'mp3 avvolto in un foglio di carta con un breve biglietto di spiegazioni nell'armadietto prima di andare in classe.
***
Arrivai di nuovo appena in tempo. Mi ero decisamente svegliata tardi quel giorno, tanto che avevo perfino scordato a casa i miei pattini.
Aprii di fretta l'armadietto...e qualcosa mi cadde sulla testa.
-Ahio!-
Protestai mentre raccoglievo la cosa che mi aveva colpito.
Era un lettore mp3 azzurro metallizzato, avvolto in un biglietto
Questo l'ho fatto ieri sera, spero ti sia utile.
Puoi tenere il lettore finchè ne hai bisogno, a me non serve.
Un ammiratore non troppo segreto.
Lo accesi e indossai gli auricolari. C'erano solo cinque brani.
01-Very slow
02-Slow
03-Almost original
04-Original
05-If you menage to use this one, you are an alien!
Scoppiai a ridere mentre facevo partire la prima traccia.
La riconobbi subito, come riconobbi la mano che le aveva manipolate.
Nick.
Spensi l'mp3 ed entrai in classe.

Lo braccai all'inizio della pausa pranzo. Gli alzai l'mp3 davanti agli occhi.
-Credo che questo ti sia caduto accidentalmente nel mio armadietto-
Mi guardò con una strana espressione.
Sembrava...in ansia.
Mi lasciai andare a un sorriso
-Grazie. Sei stato gentilissimo. La quinta è un'idea di Kevin e Joe?-
***
Ma non ci sono cinque tracce! Sono solo quattro! Tre rallentate più l'originale.
Sospiro esasperato.
Quei due!
-Io non ce l'avevo messa la quinta traccia a dire il vero- ammisi -che cos'è?-
Mi passò l'mp3...e scoppiai a ridere.
Sì, decisamente opera di Joe e Kevin.
Misi un braccio attorno alle spalle di Shane e andammo a pranzo.
Buona notizia. Stella era al tavolo con noi
Cattiva notizia. Lei e Joe stavano litigando.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo mentre prendevo posto accanto a Kevin.
-A che punto sono?- mi informai da mio fratello maggiore che guardava i due litiganti senza dire ne fare niente.
-Stella si sta arrabbiando-
-E Joe se ne è accorto?-
-Non ancora-
-Ottimo-
-E' grave?- chiese Shane che vedeva la situazione degenerare
-Naaa...tanto poi fanno pace-

E così fu.
Non si parlarono per un paio di giorni, ma poi non resistettero più. Un abbraccio e tutto era dimenticato.
Le settimane passavano, e ormai Shane era di casa, sia da noi, che da Stella. Le due ragazze avevano legato subito, nonostante la loro apparente diversità. Ma questo significava anche l'avvicinarsi della prima partita di hockey della nostra amica, e non riuscivo proprio a togliermi dalla testa la sua ansia crescente.
Ormai,a poco meno di una settimana di distanza, non riuscivamo più a distrarla con niente, per cui ci avevamo rinunciato.
L'assenza perenne della sua famiglia ospitante, non aiutava un gran chè, a dire il vero. Quando era da sola, diventava nevrotica.
Di comune accordo, il sabato notte la facemmo restare a dormire da noi.
Non volevo lasciarla sola la notte prima della partita. E i miei fratelli avevano acconsentito senza protestare. Sapevano quanto mi stessi affezionando a lei, e inoltre, Shane piaceva anche a loro.
***
Quella notte sarei rimasta a dormire dai Jonas, e, anche se si erano presentati insieme a invitarmi, dal suo sguardo nervoso che scendeva verso le sue scarpe, avevo capito che l'idea era stata di Nick.
Il nostro rapporto si stava evolvendo velocemente in un'amicizia sempre più forte.
Ormai parlavamo di tutto.
Io gli avevo raccontato della mia famiglia, dei miei amici, della mia passione per i pattini e per le moto, mentre lui mi intratteneva con i racconti sui suoi concerti e gli scherzi che si facevano tra fratelli. Mi aveva anche parlato delle loro promessa di rimanere casti fino al matrimonio, e del suo diabete, chiedendomi per l'ennesima volta se non fossi un'aliena, quando scoprì che non l'avevo ancora saputo dai gossip.
Che ci potevo fare? Non sono una tipa da gossip, io!
Nonostante la loro allegra compagnia, che mi aveva distratto, una volta spente le luci le mie paure tornarono ad assalirmi, impedendomi di dormire.
Continuavo a rigirarmi nel divano.
-Shane. Ehi- la voce di Joe mi sorprese. Era dolce come mai l'avevo sentita finora
-Scusami, ti sto tenendo sveglio-
-No tranquilla, sono solo sceso a bere e ti ho sentito. Tutto bene?-
-Non riesco a dormire-
-Shh, scendiamo. Andiamo, ti preparo una camomilla-
Mi guidò le mani fino al palo al buio e mi lasciò scivolare giù prima di raggiungermi.
Ci sedemmo al tavolo della cucina mentre l'acqua bolliva. -Allora? Tra te e mio fratello?-
Ovviamente Joe e Kevin sapevano che tra me e Nick c'era una chimica particolare, nonostante niente trasparisse da gesti o parole in pubblico.
-Tra me e Nick non c'è nulla...e anche se ci fosse...ne varrebbe la pena?-
Mi guardò curioso -Be, io a febbraio tornerò in Italia, e non potremmo più vederci-
-Già, credo di capirti...-
-E tu con Stella? Ti decidi o no a fare il primo passo?-
-E' ora di andare a dormire- cambiò subito discorso Joe. -Infilati nel letto di Nick e dormi, ok?- mi sorrise -Ma non dirgli che sono stato io. Voleva dirtelo già stasera, ma aveva paura che ti arrabbiassi-
Per fortuna nella stanza regnava la penombra, o mi avrebbe visto arrossire. -E non preoccuparti, domani farai un figurone. E comunque, sei amica dei Jonas, non devi farci sfigurare!-
-Ah grazie!- risposi soffocando una risata -Giusto per non mettermi pressione, vero?-
Mi riaccompagnò di sopra e si mise a letto. Esitai un attimo, poi scesi nel buco quadrato in cui dormiva Nick, e che di giorno era coperto dalla sua batteria. Gli toccai una gamba, svegliandolo
-Ehi- mi sussurrò appena mi riconobbe.
Non ci fu bisogno di parlare. Mi tese la mano e mi fece stendere accanto a lui e mi abbracciò, facendomi sentire protetta e ricordandomi quando da piccola facevo lo stesso con mio cugino quando ero spaventata per qualcosa.
Prima che potessi rendermene conto stavo piangendo disperata, in preda alla nostalgia.
***
L'attimo prima era davanti a me, e ora piangeva tanto forte da spaventarmi. Mi misi seduto sul cuscino e la strinsi a me, facendole appoggiare il viso al mio petto.
Non sapevo cosa dire o fare per tranquillizzarla.
Di fatto, non avevo nemmeno idea di cosa avesse scatenato quella crisi così improvvisa.
Sentivo solo il mio pigiama bagnarsi molto velocemente.
Dai movimenti che sentivo, Joe si era svegliato, o era già sveglio da prima, e ora stava richiamando a rapporto anche Kevin.
-Che succede, Nick?-
-Non lo so- risposi sincero alzando lo sguardo su di lui -Come l'ho abbracciata si è messa a piangere-
-Le manca la sua famiglia-
Kevin, come sempre, era arrivato alla soluzione prima di me e Joe. Poteva arrivare a rilento sulle cose pratiche, e le sue idee era sempre meglio scartarle che metterle in pratica, ma bisognava ammettere che nessuno come lui riusciva a leggere nel cuore delle persone e capire esattamente cosa stava succedendo.
Strinsi Shane più forte mentre i miei fratelli si sedevano accanto a noi, uno a destra e uno alla nostra sinistra.
-Ci siamo noi, piccola, è tutto ok. Ci siamo noi- le sussurrai mentre Joe e Kevin ci abbracciavano. Restammo a lungo abbracciati. I suoi singhiozzi piano piano finalmente si calmarono e Shane riuscì a riprendere il controllo del suo corpo.
-Certo che...se ogni volta che abbracci una ragazza le fai questo effetto...non troverai mai moglie, Nicholas-
Scoppiammo tutti a ridere, e anche Shane accennò una risatina nervosa. Le asciugai le ultime lacrime e la abbracciai forte, intonando, subito seguito da Joe e Kevin, “I am what I am”
Funzionò meglio di una ninnananna, e quando finimmo, dormiva tranquilla, finalmente.
Finalmente quella giornata era finita anche per noi.

PERSONAL SPACE:
Spero vi sia piaciuto,
vi invito, come sempre, a commentare sia nel bene che nel male!

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Capitolo 8
*** La Partita ***


PERSONAL SPACE: ecco a voi il capitolo 8!
Grazie a bluettina96 per aver inserito questo delirio tra le preferite!
Buona lettura e ci vediamo sotto! ^__^

CAPITOLO 8 –LA PARTITA-

Quando aprii gli occhi, Nick dormiva ancora, così cercai di scivolare fuori dal letto nel modo più silenzioso possibile.
Quando mi guardai allo specchio, quasi cacciai un grido.
Avevo gli occhi rossi e gonfi per il lungo pianto della sera prima.
Sembravo un mostro.
Mi feci una doccia e mi vestii velocemente prima di scendere per la colazione.
Joe era già sveglio.
-Buongiorno-
-Ciao Joe-
-Va tutto bene?-
Annuìi
-Scusate se non vi ho fatto dormire-
Venne verso di me e mi abbracciò. Incredibile quanto potesse essere dolce quando voleva
-Va tutto bene. Gli amici servono a questo, giusto?-
Sorrisi e lo lasciai andare, tuffandomi sulla colazione. Di solito non mangiavo quasi nulla al mattino, ma quel giorno avevo particolarmente fame. Lo reputavo un buon segno.
Stella comparve poco dopo, e come mi vide, mi trascinò in bagno
-Che disastro!- mi disse guardandomi bene sotto la luce -Vediamo di coprire un po', che ne dici?-
-Mi serve un miracolo per eliminare tutto questo- sospirai guardandomi ancora una volta allo specchio.
-Naa...solo un po' di correttore messo nel modo giusto- mi fece sedere sull'orlo della vasca -Chiudi gli occhi e resta ferma-
Le obbedii, e quando li riaprii dieci minuti dopo, non potevo credere ai miei occhi.
-Wow...grazie!-
***
Mi svegliai e scesi a fare colazione, sperando di trovarci Shane.
Guardai Joe mentre venivamo raggiunti anche da Kevin, ancora tutto assonnato
-Hai visto Shane?-
-E' in bagno con Stella, per cercare di coprire...be lo sai...- ovviamente alludeva al pianto della sera prima, che  aveva lasciato dei segni sul volto delicato della nostra amica.
Ma quando lei e Stella uscirono dal bagno, ci guardammo strabiliati.
La nostra stilista era un maledetto genio! E anche dannatamente brava
-Wow- fu il commento di Joe, che, almeno per una volta, era rimasto senza parole.
Shane distolse lo sguardo e prese i libri di scuola.
Ci mettemmo a studiare in un'atmosfera rilassata, in attesa del grande evento del pomeriggio.

Arrivò nostro padre a rovinare tutto, all'ora di pranzo
-Ragazzi,  oggi pomeriggio alle 14.30  avete le prove per l'incisione del nuovo disco.
-No!- fu la mia spontanea esclamazione mentre istintivamente il mio pensiero andava a Shane.
Non gliel'avevo promesso esplicitamente, ma volevo andare a tutti i costi a vedere la sua partita, e così anche i miei fratelli; specialmente dopo ieri notte, volevamo che ci considerasse la sua famiglia adottiva.
-Non possiamo rimandare a domani, papà?-
Evidentemente anche Joe la pensava come me, ma quando papà ci si mette, è impossibile fargli capire che noi avevamo altri piani. E così fu anche questa volta.
-No. 14:30 in sala prove. E vedete di essere puntuali-
Lanciai un'occhiata ammonitrice a Joe. Non volevo che Shane si sentisse responsabile di un'eventuale litigio tra  noi e nostro padre.
***
-Ci dispiace, Shane- Joe mi sorrise, tristemente -Ci tenevamo a venire a vederti-
Dispiaceva anche a me. Con loro a fianco mi sarei sicuramente sentita meglio, visto che erano i miei unici amici, ma non potevo farli sentire in colpa in questo modo.
-Non importa, Joe. Sarà per la prossima volta. Voi fate quello che dovete fare senza preoccuparvi per me, ok?-
Mi guardarono tutti per un  po', senza parlare. Forse non sapevano cosa dire, o forse, semplicemente, erano troppo dispiaciuti per quella situazione che si era creata.
Ma loro non mi avevano mai promesso niente, almeno non ufficialmente. Certo, mi aspettavo che venissero, visto che ormai erano come una seconda famiglia per me, ma che potevano farci se il destino aveva deciso diversamente?
Erano delle rockstar, dopotutto, non potevo pretendere che mettessero da parte il loro lavoro per me.
- Andrà tutto bene, ragazzi. Saprò cavarmela anche senza voi cavallette -
Nick finalmente mi sorrise, anche se si vedeva che era dispiaciuto.
-Buona fortuna, allora- mi  augurò abbracciandomi, subito seguito dagli altri.
Per me, era tempo di andare.
Indossai i pattini e corsi a scuola.
I miei compagni di squadra mi stavano aspettando. Eravamo tutti in anticipo.
Tra noi era ormai finito il tempo degli scherzi cattivi.
Dopo i cagnotti, era stata la volta degli scarafaggi e successivamente, dietro consiglio di Joe, delle rane.
Avevo conquistato il loro rispetto, e anche la loro amicizia. Per lo meno, non mi vedevano più come quella nuova che era arrivata a rompere loro le scatole, e nemmeno la ragazzina che pretendeva di giocare come un maschio.
Ormai ero una della squadra.
-Pronta?- mi chiesero
Domanda da un milione di dollari. Ero pronta? Forse sì, o forse no., ma ormai non potevo tirarmi indietro. Annuii e andai a indossare la divisa...scoprendo che mi avevano nascosto la mazza.
Ok. Forse il tempo degli scherzi non sarebbe mai finito.
Risi e mi unii a loro, pronta a scendere sul ghiaccio.

Buona fortuna, Shane!
Il messaggio di Nick era stato mandato cinque minuti prima dell'inizio, ma io lo vidi solo a metà partita.
Ero soddisfatta di me stessa. Una volta cominciata, tutte le mie paure si erano dissolte, e stavo giocando bene. Non ero una fuoriclasse, ma nemmeno una totale schiappa.
Tuttavia, qualcosa mi mancava.
Mi mancavano loro, i miei tre fratelli, adottivi. E soprattutto, mi pesava un pochino, l'assenza di Nick.
***
Non c'ero con la testa.
Ci provavo con tutte le mie forze, ma proprio non riuscivo a non pensare a Shane. Le avevo mandato un sms, ma non mi aveva risposto. Probabilmente nemmeno l'aveva visto.
Sbagliai di nuovo l'accordo.
E mio padre diede fuori di matto.
Lasciai cadere a terra la chitarra  e uscii dalla stanza.
Pochi istanti e venni raggiunto da  Kevin e Joe.
-Complimenti fratellino, l'hai fatto imbestialire- si congratulò Pericolo sedendosi accanto a me. Non era arrabbiato, anzi, quasi compiaciuto. Erano rare le volte in cui papà perdeva davvero le staffe con noi, e finora non era mai successo per causa mia.
-E senza introdurre animali nello studio!-
Sorrisi. Kevin alludeva a una cosa successa un po' di tempo fa, quando per organizzare uno scherzo (ok si stava vendicando con papà perchè si era rifiutato di comprargli dei dolcetti per Halloween, considerandolo ormai troppo grande per certe cose) aveva fatto invadere lo studio da una ventina di galline.
Le urla di papà probabilmente le avevano sentite fino in Sud America.
-Non mi servivano animali- risposi -ce ne sono già abbastanza là dentro-
-Ehi bada a come parli!- Joe mi diede un pugno sul braccio.
-Comunque, ci vuoi dire che cosa ti succede? Non hai mai sbagliato prima d'ora!-
-Scusate, ma oggi non ci sono con la testa-
E non avevo bisogno di dare spiegazioni. Sapevo che loro avevano capito.
-Vai da lei-
Che? Joe era forse impazzito? Papà sì che mi avrebbe ammazzato!
-Senti- rincarò la dose -Tanto qui non stai facendo niente. Prenditi mezz'ora, vai lì, la saluti, e torni. Ok?-
-E se andassimo tutti?-
Guardai Kevin. Se mi fossi allontanato solo io ci avrebbe ammazzato, ma andare tutti e tre era come buttarsi da un aereo senza paracadute!
-Buona idea, Kev-
Perfetto. Aveva anche l'appoggio di Joe. Di bene in meglio.
-Nick? Che fai? Vieni o resti qui come un'idiota?-
-Arrivo, arrivo-
Ero preoccupato per come avrebbe reagito papà, ma decisi che ci avrei pensato dopo. Ora Shane aveva bisogno di noi.

Ovviamente la partita era già quasi finita, e la nostra squadra stava vincendo per  5 gol a 2.
Shane era in campo, riconoscibile solo per la maglia numero 14; il suo corpo e i suoi lineamenti nascosti sotto le numerose protezioni.
Sport brutale l'hockey.
Appunto.
***
Sport brutale l'hockey.
Lo avevo sempre saputo, ma essere lanciata contro la balaustra  in piena accelerazione non era un'esperienza che avevo fretta di provare. Agli allenamenti e al parco in Italia, ci si fermava prima, di solito.
Ma ora ero in partita e dovevo darmi da fare.
Le protezioni avevano fatto il loro sporco dovere. Certo erano pesantissime, e abituarsi era stata un'impresa, ma non risentii minimamente della botta.
Visto che però era già la terza caduta, il coach chiese un timeout.
E allora li vidi.
Joe stava cercando di attirare la mia attenzione saltellando e agitando le mani, mentre Nick...be a occhio e croce stava impedendo a Kevin di accendere una specie di razzo segnalatore, o forse una torcia incandescente.
E' da quando lo conosco che mi chiedo come faccia quel ragazzo ad entrare in possesso degli oggetti più impensabili e ad averli sempre con sé al momento che lui riteneva più opportuno usarli.
Sorrisi e li salutai con la mano.
Tornata in campo mi avvicinai a loro
-Credevo vi stesse esercitando a saltellare sul palco come cavallette impazzite-
-Tu invece hai fatto la fine della zanzara spiaccicata due minuti fa-
Mi rimbeccò subito Joe mentre entrambi scoppiavamo a ridere.
-Ci siamo presi una pausa per venire a vedere come te la cavi-
-Grazie ragazzi- diedi loro in cinque molto velocemente. L'arbitro stava fischiando la ripresa del gioco.
Mi sentivo felice.
Giocai molto meglio, e prima della fine della partita, segnai anche il mio primo gol ufficiale.

***
Non potemmo rimanere a lungo, ma sapevo che era bastato. Ora giocava con una grinta diversa.
Avevamo fatto bene a venire.
-Ora vedi di non sbagliare una nota, fratellino. Dobbiamo farci perdonare la fuga!-
-Contaci-
Non avevo sensi di colpa o pesi sullo stomaco, e sapevo che Shane non si era fatta troppo spiaccicare contro le balaustre.
Non commisi più un errore, e anche papà dovette ricacciare indietro l'arrabbiatura. Concludemmo in tre ore quello che non eravamo riusciti a fare in un intero pomeriggio.
Shane e Stella ci raggiunsero  in tempo per sentirci incidere l'ultima canzone, e scoppiarono in un applauso dopo il mio assolo alla batteria.
-Ok, basta così per oggi- accordò alla fine nostro padre, e prima che potesse aggiungere altro, avevamo già agguantato le ragazze e le avevamo portate a cena a una velocità che stupì perfino noi stessi.

Quella sera, quando tornai a casa, presi il mio diario di scuola, aperto a quella famosa ultima pagina dove ormai un mese prima avevo cominciato a fare quella lista.
Subito mi ritrovai addosso i miei fratelli.
Non c'era verso di avere un po' di privacy, ma forse, in questo caso, era meglio così.
Raccontai loro il mio progetto, e ne furono entusiasti.
Ma anche se non lo fossero stati, l'avrei realizzato a tutti i costi, anche da solo.


PERSONAL SPACE:
Eccomi qui, non credo ci sia nulla da chiarire a livello di termini,
per cui niente, spero vi sia piaciuta e se è così vi invito come sempre a commentare!
Alla prossima!
Baci!
Dalamar_F16

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Capitolo 9
*** Una Sorpresa Per Shane ***


PERSONAL SPACE: anche se sono due capitoli che nessuno commenta, vedo che la storia continua ad avere un buon numero di visite, perciò, per tutti voi che leggete nascosti nell'ombra, ecco a voi il nono capitolo.
BUONA LETTURA!!

CAPITOLO 9 -UNA SORPRESA PER SHANE-

L'Italia mi mancava.
Mi mancava il mio paesino di collina, una cittadina di circa 30000 abitanti ma dove tutti, per un motivo o per l'altro, mi conoscevano.
Mi mancava il suo parco, con quel bosco immenso dove mi piaceva rifugiarmi.
Mi mancavano i suoi bulletti, quei ragazzi che conoscevo fin dalle elementari che tutti credevano pericolosi, ma che avevo imparato ad ignorare, e che, in fondo, erano innocui.
Mi mancava il parroco, anche se non potevo dirmi certo una praticante fedele e credente, il suo modo di fare, sempre gentile e affabile.
Me ne accorgevo ora, che era metà novembre, e per le strade di questa cittadina del New Jersey cominciavano a comparire le prime luci di Natale e le prime insegne luminose.
Tutto l'opposto della mia città, dove il sindaco e i negozianti non volevano spendere soldi per le decorazioni, e il periodo natalizio non portava con sé altre luci che i lampioni e i semafori.
Mi mancava girare per quelle strade tortuose con la mia moto.
Ma, più che i posti, mi mancavano le persone.
Mio cugino e mia madre più di tutti, nonostante tenessi con loro un contatto giornaliero.
Ma poi le mie due amiche, sì. Mi mancava perfino accompagnarle a fare shopping, che per me consisteva in un pomeriggio di noia mortale mentre loro correvano da una vetrina a un'altra, dentro e fuori dai camerini.
E i miei compagni del pattinaggio. I compagni di squadra della scuola erano simpatici, ma nessuno come  i miei allenatori riusciva a farmi sentire allo stesso tempo così torturata e protetta.
E mi mancavano anche i dieci minuti che ogni tanto passavo dal mio amico meccanico, per scambiare due parole e guardarlo mentre aggiustava moto e scooter.
Accanto a me avevo sempre i Jonas, Nick soprattutto, e Stella, ma non era esattamente la stessa cosa, tuttavia, senza di loro probabilmente sarei impazzita.
***
Non so come mi venne in mente quell'idea, eppure arrivò.
Semplicemente non volevo più vederla così.
Cercava di nasconderlo, ma la sua tristezza era palese.
Probabilmente stavo sbagliando tutto, ma diedi 50 dollari a Frankie perchè mi tenesse Shane lontana per un paio d'ore.
Non potevo chiederlo ai miei fratelli, perchè se volevo riuscire nella mia impresa, avrei avuto bisogno di loro.
Avevamo tre o quattro obiettivi fondamentali da raggiungere, e solo uno dei quattro si prospettava di facile impresa.
Fu una maratona, e finimmo appena in tempo, ma ce l'avevamo fatta.
Forse sarei riuscito a togliere un po' di quella nostalgia dai suoi splendidi occhi blu.
Ormai non mentivo più a me stesso.
Shane mi piaceva.
Mi piaceva il suo essere maschiaccio, il suo chiacchierare di tutto e niente; mi piaceva osservarla mentre si allenava, ogni giorno più brava, ogni partita sempre più protagonista.
Mi piaceva rubarle l'mp3 e suonare per lei quando si allenava nello style, facendola impazzire con continui cambi di ritmo fino a che non si buttava su di me e fingeva di picchiarmi.
E io piacevo a lei.
Ma nessuno dei due avrebbe mai fatto il primo passo. Era stato un contratto implicito tra noi due.
Una relazione ci avrebbe portato solo dolore nel momento in cui fosse partita e non saremmo più stati insieme.
Eravamo diventati come fratelli, io e lei, e, almeno per ora, ce lo facevamo bastare.
Ma proprio perchè lei contava per me quasi quanto Joe e Kevin, non potevo lasciare che soffrisse di nostalgia senza tentare di risollevarle il morale.
E pazienza se in tutto questo ci avevo trascinato anche loro due, anche se sapevo che lo facevano volentieri.

Era trascorsa una settimana da quando avevo dato a Frankie quei soldi,  e ora il grande giorno era arrivato.
In qualche modo Stella era riuscita a convincere Shane ad accompagnarla a fare shopping, in modo che io e i miei fratelli potessimo agire indisturbati.
E Frankie si prese altri 50 dollari per starci fuori dalle scatole. A testa. Per un totale di 150 dollari.
Quel bambino ha un discreto talento per gli affari, devo ammetterlo.
Ma per questa volta ne valeva la pena.
Ero all'aeroporto, insieme a Kevin e Joe.
Il volo dall'aeroporto di Malpensa sarebbe atterrato da lì a 10 minuti.
Avevo voglia di esultare. Finalmente era fatta.
-Frena l'entusiasmo, Nick , o sembrerai una fangirl-
-Fottiti Joe-
-Ma come siamo suscettibili. Nervosetto eh?-
Mi morsi la lingua per non rispondergli male.
Ci siamo.
L'aereo aveva appena toccato terra.
-Rilassati, Nick. È suo fratello, non suo padre- cercò di rincuorarmi Kevin, ma non erano le parole adatte. Il padre di Shane era morto quando era piccola, e suo cugino Luca era sempre stato molto protettivo nei confronti della ragazza, a tal punto che se usciva con un ragazzo, il fortunato doveva prima passare sotto il suo sguardo.
-E comunque, voi due non uscite assieme, ma anche se fosse, tu sei ok-
Grazie, Joe.
Un ragazzo sui 25 anni stava venendo dritto verso di noi. Era alto circa un metro e ottanta, capelli corti e scuri e un pizzetto che lo faceva sembrare un po' più maturo di quanto in realtà fosse, da quanto raccontava Shane.
-Luca?- chiesi esitante
-E voi siete i Jonas?-
-Affermativo- rispose Joe per tutti -Io sono Joe, lui Kevin, e lui è Nick-
-Ciao. Grazie dell'invito-
-Grazie a te di essere venuto. Shane ancora non sa niente-
-E per quell'altra cosa?- gli chiesi diretto
Lui sorrise.
-Tutto a posto, non preoccuparti-
-Ora puoi esultare fratellino! È fatta!- Joe mi strinse in un abbraccio caloroso, che ricambiai
-Andiamo a casa allora. Joe, a che punto sono le ragazze?-
-Stella la sta bloccando in un negozio di stoffe con la scusa dei nostri vestiti-
-Perfetto-
No, non era perfetto. Stella poteva diventare nevrotica quando si trattava di scegliere le stoffe per noi tre, e Shane era intollerante allo shopping di qualunque tipo, pattini compresi.
Ora di sera ci avrebbe odiato.
Sperai che la visita del cugino sarebbe bastata a farci perdonare.
Sistemammo la moto in un angolo del garage, ben coperta, e ci assicurammo che non fosse visibile, dopodichè salimmo in casa. Era quella un'altra sorpresa che avevamo in serbo per lei.
Un po' per farla sentire sempre più a casa anche in questa terra straniera, e un po' perchè Joe e Kevin erano veramente stufi di sentire i suoi monologhi sulle motociclette. E perchè io non sopportavo di vedere dentro i suoi quella nostalgia ogni volta che vedeva qualcuno passare in moto.
Col permesso di mamma gli avevamo preparato la stanza degli ospiti, dove avevamo aggiunto un letto in più per Shane. Era prevedibile che la ragazza avrebbe voluto rimanere con suo cugino, o almeno così speravamo.
***
-Stella ti prego...muoviti a decidere!- la implorai.
Ero decisamente pentita di aver acconsentito ad accompagnarla a fare shopping. Non avrei mai potuto immaginare che avremmo passato quasi quattro ore in un negozio di stoffe. Nemmeno le mie due migliori amiche riuscivano a passare tanto tempo in un solo negozio, neanche nella stagione dei saldi!
-Ehi, un po' di rispetto!- mi rispose fintamente offesa -devo scegliere con cura le stoffe!-
Mi mostrò quello che era almeno il centocinquantesimo campione ; era una stoffa pesante, simile al jeans, ma più morbida, di un bellissimo grigio fumo. -Che te ne pare? Può andare per Joe?-
Sospirai mentre la commessa mi guardava, implorando che si decidesse in fretta.
Aveva già esaminato tre quarti delle stoffe presenti in negozio, senza giungere a nessuna conclusione. Ancora un po', e l'avrebbe uccisa, sempre che non l'avessi fatto prima io.
Alla fine decise per due rotoli di quella, più due rotoli di cotone bianco, e uno color verde bottiglia.
Finalmente!

Arrivai a casa che era ormai ora di cena, ed ero esausta.
Mai più shopping con Stella!
Specialmente se questo era destinato ai Jonas!
Il suono di telefono mi strappò un gemito.  Ma che avevo fatto di male nella mia vita per non meritarmi un attimo di riposo?
-Ehi vieni a cena da noi?-
E come diavolo facevo a dire di no a Nick? Ok, proviamoci.
-Veramente, sarei un po' stanca-
-E dai! Mangiamo una pizza tutti insieme poi ti riporto a casa, te lo prometto-
Odiavo quando usava quel tono di voce...era impossibile dirgli di no.
Sbuffai, e sapevo che dall'altro capo del telefono, lui stava sorridendo; lo faceva sempre quando alla fine acconsentivo ad accontentarlo
-Arrivo-
***
-Allora?- Luca probabilmente era più nervoso di me, se ciò fosse stato possibile.
-Credo che ci ucciderà, ma ha detto di sì-
-Perfetto-
Il campanello suonò proprio in quell'istante, e quasi mi prese un infarto. Ma poi ragionai che non poteva essere lei, a meno che non avessero inventato il teletrasporto negli ultimi dieci secondi.
Era Stella, infatti, arrivata a mostrarci le stoffe che aveva comprato per noi.
Noi tre ci guardammo, terrorizzati.
Se ci aveva messo le solite ore a scegliere quei materiali, Shane avrebbe avuto istinti omicidi verso di noi che in confronto Hannibal sarebbe stato una persona tenera e adorabile nei riguardi delle sue vittime.
Presentammo Luca, e io invitai Stella a cenare da noi, visto che Joe non si decideva.
Altro suono di campanello, altro infarto.
Ci siamo, pensai mentre andavo ad aprire la porta, col cuore che batteva a mille.
-Ciao ragaz...Luca!!-
Lo strillo che cacciò credo mi abbia rovinato per sempre l'udito. Mi tolsi di mezzo appena in tempo, mentre lei correva ad abbracciare il cugino, che la strinse forte e la sollevò da terra.
Mi scambiai uno sguardo con Joe e ci capimmo. Prese Kevin per un braccio e ci spostammo in cucina a preparare la tavola, mentre Stella andava nel nostro studio a posare la stoffa e ci raggiungeva.
***
Tutti i miei istinti omicidi verso i Jonas e Stella svanirono all'istante quando vidi mio cugino.
Lo abbracciai forte mentre sentivo che mi sollevava da terra.
Quando ci staccammo, io piangevo, e lui aveva gli occhi rossi e leggermente lucidi, come sempre quando stava per piangere.
-Che fai? Piangi?-
-No, scema! Quella che piange sempre sei tu!-
-Fottiti-
Scoppiammo a ridere.
Dopo quasi tre mesi ci rivedavamo, e tempo due minuti eravamo già lì a battibeccare.
Questo era il nostro rapporto.
Rimanemmo lì, uno di fronte all'altra, per un po' senza sapere bene cosa dire o fare. Non era da noi abbracciarci e baciarci, e già sapeva cosa era successo in quei mesi perchè gli avevo raccontato tutto, e sicuramente aveva visto le foto su facebook.
-Wow...ti stai...facendo crescere i capelli- mi disse infine e io annuii.
Non sapevo perchè lo stavo facendo, erano anni che la loro lunghezza non superava i 4 centimetri, ma, all'improvviso, sentivo di voler cambiare. -ti stanno bene-
C'è da dire che il merito era tutto di Stella, che mi aiutava a tenere in ordine questa massa informe.
-Grazie-
-Quindi...loro sono i famosi Jonas. Dalle foto sembravano dei bimbiminkia, ma vedo che non è così. Hanno tagliato i capelli-
Scoppiai a ridere -Nick mi sembra un bravo ragazzo-
-Lo è. E'...assolutamente...- mi trovai in imbarazzo. Stavo per dire adorabile, ma mi bloccai.
-E' gentile e premuroso, e ti vuole bene. È stato lui a organizzare tutto, anche se poi ha mandato avanti Joe a parlare con me, ma non dire a Nick che te l'ho detto io-
Sorrisi e lo abbracciai di nuovo.
-Andiamo? Ho fame...e ho tre fratelli da uccidere-
Ok. Forse i miei istinti omicidi non erano poi così svaniti.
***
-Siamo perdonati, vero?-
La guardammo, imploranti.
Cugino o non cugino, non sapevamo quale fosse il limite di tolleranza allo shopping di Shane. O meglio, lo sapevamo. Ed era questo a preoccuparci. Stella poteva risultare stressante.
-Sì, certo- guardò in alto -Frankie!-
E una cascata d'acqua gelata ci cadde sulla testa, inzuppandoci.
Lei e Stella scoppiarono a ridere.
-Ora siete perdonati- Shane non si scompose e si sedette a tavola, mentre Luca soffocava una risata, forse per paura che per ripicca lo sbattessimo fuori di casa, cosa che, ovviamente, non sarebbe mai potuta accadere.
-Quanto si è fatto pagare?- si informò Kevin
-Niente. Tormentare i suoi fratelli è un'attività che fa a gratis-
-Non ci posso credere! A noi spilla sempre un sacco di soldi!-
Joe era a dir poco indignato, e come dargli torto? In una settimana ci aveva estorto 200 dollari!
Che se ne fa un bambino di 8 anni con 200 dollari?!
-A dire il vero mi ha fatto promettere che se riesco a comprare quella moto usata che ho visto tre settimane fa lo portavo a fare un giro-
Sì, ok, è un pagamento.
Ma a noi meno di 50 dollari non chiede!
Bella fregatura!
Lasciammo cadere il discorso all'arrivo, finalmente, della pizza.
Ero indeciso se dire o no a Shane dell'altra impresa in cui avevo avuto successo, ovvero la moto, ma alla fine optai per mantenere il segreto almeno fino a Natale.
Luca infatti non aveva potuto portare anche il casco e la giacca con le protezioni della ragazza, e io avevo deciso di regalargliene uno nuovo per Natale, mentre Kevin e Joe, con l'aiuto di Stella, le avrebbero regalato un completo da moto, leggero per non affaticarla troppo, ma robusto e adeguatamente protetto per limitare i danni in caso di caduta.
Dovevamo solo evitare che si comprasse quella che aveva visto.
Era davvero un'ottima occasione, un prezzo stracciato e condizioni ottime.
Ma come fare?


PERSONAL SPACE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia sia divertito che intenerito.
Non siate timidi, fatemi sapere i vostri pareri ^__^


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Capitolo 10
*** Soli ***


PERSONAL SPACE: eccomi qui con decimo capitolo di questo delirio.Prima di tutto grazie a May_08 per la recensione, e non preoccupatevi, certo se recensite mi fa piacere ma finchè i miei capitoli avranno un numero soddisfacente di visite continuerò a pubblicare...anche se avrei piacere di sentire le opinioni di chi legge ^__^
Poi grazie a
BENNYY
Bluettina96
lovebug
Wanda_
Per aver inserito la fanfiction nelle preferite ^__^
e anche a
102luna
BENNYY
Ginevra Olsen
sara chan 92
per averla inserita nelle storie seguite
Ne sono onorata! Grazie a tutti/e!
Se volete recensire non siate timide, so accettare le critiche, non mangio nessuno XD (almeno non fuori dall'orario dei pasti principali XD) ^__^

CAPITOLO 10 -SOLI-

Quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno.
Ero felice ed euforica come non mi sentivo da tanto tempo.
E dovevo tutto a Nick.
Mi ritrovai a pensare a quanto fosse singolare la situazione che si era creata, e a come la nostra amicizia era nata ed era cresciuta, rinforzandosi giorno per giorno evolvendosi in qualcosa che, lo sapevamo entrambi, era inutile creare.
Mi sentivo anche un po' in colpa a dire il vero.
Lui faceva tanto per me, e anche Kevin e Joe, e io, anche se sudavo settecentoventi camicie al giorno per aiutarli a studiare storia e matematica, mi sentivo molto in debito nei loro confronti.
Certo, ogni tanto gli tenevo Frankie fuori dalle scatole ed evitavo che Stella andasse in paranoia...e mi sorbivo Joe e la sua gelosia (ormai quando cominciava con le sue paturnie, misteriosamente Kevin e Nick si dileguavano nel nulla a una velocità che definirei supersonica), ma erano piccole cose in confronto alla loro ospitalità e al loro essere...una famiglia verso di me.
E con questo, avevano superato ogni aspettativa.
Di Luca non sapevano niente, e se è vero che grazie a Facebook rintracciare i cognomi era diventato una passeggiata, l'impegno che ci avevano messo a rintracciare il suo telefono, a mettersi in contatto con lui e a farlo arrivare qui senza che io sospettassi nulla, bè, era davvero notevole.
Avrei voluto davvero fare qualcosa per ricambiare, ma sul serio, non avevo la minima idea di come agire.
Fu allora che sentii degli stani rumori provenire dal bagno, intervallati da una forte tosse.
Mi alzai silenziosa.
Ora che ero più vicina, con l'orecchio accostato alla porta potevo sentire che qualcuno lì dentro stava rimettendo la cena.
-Ehi?- sussurrai aprendo un poco la porta.
Era Joe.
E non stava affatto bene. Entrai e mi avvicinai a lui.
-Joe? Tutto ok?-
Lo aiutai a ripulirsi con un asciugamani, e tirai l'acqua del gabinetto. Lui scosse la testa, ma si mise l'indice sulle labbra. -Ok, scendiamo giù di sotto, così mi racconti che succede-
Annuì, e lo portai al piano inferiore, scendendo le scale, questa volta.
Continuava a tossire, e stava anche iniziando a sudare. Mi stava preoccupando. E non poco.
Lo misi seduto e gli preparai una camomilla. -Allora?- gli chiesi di nuovo mentre gliela porgevo.
-Sto malissimo, Shane, ma non voglio dirlo agli altri. Domani abbiamo il concerto di beneficenza, e non voglio che venga annullato-
-Ma non puoi cantare in queste condizioni, guarda come sei conciato-
Mi guardò implorante, come a chiedermi  se non potessi fare una magia e farlo guarire.
Con tutto quello che aveva fatto per me, avrei davvero scambiato la mia salute con la sua, pur di aiutarlo, ma purtroppo certe cose accadono solo nei film.
E comunque, quando Joe implorava con quello sguardo, non era possibile dirgli di no.
Lo abbracciai forte e gli toccai la fronte. Bruciava dalla febbre. Accompagnai la camomilla con una tachipirina. Quella febbre dovevamo farla scendere in qualche modo.
-Bevi questa intanto. Poi vediamo come va, ok?-
Annuì e si portò la tazza alla bocca.
Mi sedetti di fronte a lui.
-Grazie-
-Hai anche mal di gola?-
-Un pochino-
-Ce l'hai del miele?-
-No-
-Ok, torniamo a letto ora. Hai bisogno di riposo-
Lo aiutai a infilarsi sotto le coperte e gliele rimboccai. Tremava di freddo ora.
-Grazie- ripetè per la seconda volta in pochi minuti. Gli misi il cellulare vicino al cuscino.
-Ora cerca di dormire un po'. Se hai bisogno fammi uno squillo sul cellulare e arrivo, ok?-
Annuì e si girò su un fianco.
Sospirai e tornai a letto.
Questo sì che era un guaio. Pregai che non gli peggiorasse troppo il mal di gola, o la band sarebbe stata davvero nei pasticci.

Il mattino mi alzai presto. Avevo tenuto il cellulare accanto a me tutta notte, ma per fortuna Joe era stato bene. Dormivano ancora tutti profondamente quando uscii di casa per comprare del miele.
Il negozio aveva appena aperto, e non c'era ancora nessun cliente, perciò me la sbrigai in fretta.
Svegliai Joe.
-Buongiorno- mi salutò. Si vedeva che non stava bene, ma aveva una cera migliore di quella di questa notte. E poi, aveva la voce.
-Sono andata a comprarti il miele. Scendi?-
-Arrivo-
MI raggiunse poco dopo.
-Come va questa mattina?-
-E' come se Nick mi avesse suonato la batteria in un orecchio per tutta notte. Per il resto va bene-
Gli porsi una tazza di latte e miele condita con un'altra pastiglia. -ancora? Mi vuoi drogare?-
-Vuoi che la febbre si abbassi o no?-
-Chi ha la febbre?-
Oh no!
Io e Joe ci guardammo per un attimo negli occhi; per un attimo fui tentata di mentire, ma quando capì le mie intenzioni, Pericolo venne allo scoperto.
-Io- confessò -Mi sono sentito male questa notte-
-Ora come stai?-
-Meglio. La tua ragazza mi ha rimesso in sesto-
***
Ma perchè faceva queste battute quando non avrei mai avuto il coraggio di picchiarlo?!
Eccheccavolo! Non era per niente giusto!
Lasciai correre solo perchè era ammalato.
So che potevo sembrare cinico e superficiale o, peggio ancora, che di Joe non me ne fregasse niente, ma dovevo fare quella domanda. Assolutamente.
-Ce la farai a cantare?-
-Spero di sì. Io ci provo- almeno era stato sincero e non aveva fatto lo spaccone come al suo solito.
Guardai Shane, che teneva le mani sulle sue spalle, come a dargli coraggio; ricambiò il mio sguardo, e capii che era un po' preoccupata.
Kevin e Luca scesero con la dovuta calma. Essendo il più grande di noi tre, aveva legato subito con il cugino di Shane, ed era chiaro che avevano una passione in comune: dormire a lungo.
La situazione parve subito grave anche a Kevin, e soprattutto, era della primaria importanza che mamma e papà non lo venissero a sapere.
Per questo, anziché venire a scuola con noi, Joe e Luca andarono dritti a casa di Shane, dove mio fratello avrebbe potuto stare tranquillo. Non volevamo che gli si alzasse la febbre.
***
Kevin era corso in classe; per via di Joe avevamo fatto tutti tardi a scuola.
Io e Nick avremmo dovuto avere lezione di musica, ma chi aveva voglia di andarci con tutto quello che era successo?
Io ero un po' reticente a non andare, ma, come fai a preoccuparti dei voti di musica quando hai i fratelli Jonas a disposizione per le ripetizioni?
Ci mise veramente poco a convincermi.
Uscimmo dalla scuola e andammo al parco dove ci eravamo conosciuti. Era tranquillo ora che era mattina e l'anno scolastico inoltrato. Non c'erano gli schiamazzi dei bambini, e nemmeno i gruppi di ragazzi che di solito vi si radunavano.

C'erano solo poche persone anziane, sedute sulle panchine o passeggianti lungo i vialetti con il cagnolino.
-Grazie, Nick-
-E di cosa?-
-E me lo chiedi? Di tutto quello che stai facendo per me-
***
A quelle parole mi venne spontaneo passarle un braccio attorno alle spalle e attirarla verso di me.
La vidi arrossire leggermente, ma non si tirò indietro, anzi, si appoggiò a me, posando la testa sulla mia spalla.
Le sorrisi e le appoggiai un bacio sulla fronte.
-Eri talmente triste che volevo tirarti su di morale, in qualche modo-
-Sì, ma quello che hai fatto è...bè, è straordinario. Nessuno si era mai preoccupato tanto per me, nessuno che non abbia un legame di sangue con me, per lo meno-
Ci sedemmo a terra, tenendoci abbracciati. In quel momento non mi preoccupava sporcare i pantaloni beige della divisa.
-Voglio che non ti dimentichi di me- le dissi sincero.
Anche se cercavo di non pensarci troppo, mancavano poco più di due mesi alla sua partenza, e io non volevo lasciarla andare. Ero egoista, lo so, ma non volevo separarmi da lei.
-Io non mi dimenticherò mai di nessuno di voi. Specialmente di te, Nicholas-
La strinsi forte e le baciai di nuovo i capelli, anche se avrei tanto voluto baciarla altrove, a dire il vero. Ci guardammo negli occhi per un lunghissimo istante, consci dei nostri reciproci sentimenti, ma altrettanto realisti sul non poter iniziare una storia che non ci avrebbe portato da nessuna parte.
Avrei voluto dirle tante cose, ma quello non era il momento. Era il momento di restare in silenzio e goderci quel raro momento di quiete e solitudine.
Restammo lì per almeno un paio d'ore, poi Shane mi riportò alla realtà, con mio grande rammarico.
La lezione di storia chiamava
.

PERSONAL SPACE:
Spero che questo breve momento di intimità tra Shane e Nick vi sia piaciuto!
Alla prossima!
un bacio!
Dalamar_F16

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Capitolo 11
*** Il Tempo Dei Discorsi ***


PERSONAL SPACE: Ciao!!!
Grazie a tutti quelli che hanno letto anche il cpaitolo 10 ^__^
Vi invito, come sempre a non essere timidi e a commentare, ripeto che non mangio nessuno ^__^

CAPITOLO 11 – IL TEMPO DEI DISCORSI

-Shane! Shane! Shaneeee!-
Joe quasi buttò giù la porta per la fretta di bussare ed entrare. Guardai l'ora.  Quattro del pomeriggio. Evidentemente mi ero addormentata sui libri.
Cercai di ricordare, ma non avevo appuntamento con i Jonas, e nemmeno con Stella. Ne ero sicura. Ma allora, che voleva?
Era passato qualche giorno da quando si era ammalato. Alla fine il concerto era andato bene lo stesso, anche se a fine serata Joe aveva dichiarato che non avrebbe mai più bevuto nemmeno un sorso di latte e miele.
Io e Luca avevamo passato la serata a prepargliene, facendoglielo bere ogni due canzoni nella speranza che lo avrebbe aiutato.
Ne era uscito nauseato, ma almeno era arrivato fino alla fine senza collassare!
Ora era guarito, e quella mattina era finalmente tornato a scuola.
-Che c'è?- gli chiesi ancora assonnata mentre gli aprivo la porta.
-Ehm...è normale che Luca abbia rapito mio fratello?-
Cominciai a sudare freddo
-Quale fratello?-
Ma già immaginavo la risposta.
***
Luca mi aveva chiesto se potevamo parlare. Da soli.
Sembrava molto serio.
E io ero terrorizzato.
Ma lo accontentai.
Uscimmo di casa per andare a mangiare qualcosa insieme. Avevo una mezza idea di dove sarebbe andato a parare, ma la cosa mi mandava lo stesso nel panico.
Che dovevo dirgli?
Come mi dovevo comportare?
Ovviamente si era accorto che tra me e Shane c'era qualcosa che andava oltre l'amicizia, oltre il vederla come una sorella (anzi, ero proprio grato che tra me e lei non ci fossero legami di sangue, anche se forse, la parentela avrebbe solo facilitato le cose in questo caso), ma non credo sapesse che il bacio più spinto che ci eravamo scambiati era stato sulla guancia.
Ci sedemmo in un piccolo locale e ordinammo.
-Allora Nick...-
Respira Nicholas. Respira.
-Hai già chiesto a Shane di uscire?-
Blackout. Panico.
Respira, Nick.
-Ehm...- fortunatamente non c'erano specchi nei dintorni; non so di che colore fosse diventata la mia faccia e non ci tenevo a scoprirlo! -No-
-Posso chiederti come mai?-
-Sappiamo entrambi che non ha senso iniziare una relazione destinata a finire tra due mesi- fece per interrompermi, ma ormai ero partito, dovevo finire -Una relazione intercontinentale farebbe soffrire entrambi, e io non voglio che lei stia male-
OK, ero arrivato in fondo.
Luca mi guardò per un attimo, poi sorrise.
-Sei un bravo ragazzo, Nick. Potevi approfittartene, ma vedo che a mia cugina ci tieni-
Non trovai altro da fare se non annuire. Era la verità, dopotutto. -prenditi cura di lei fino a febbraio, intesi?-
Finalmente riuscii a sorridere e anche a parlare di nuovo.
-Assolutamente. Puoi stare tranquillo-
-Torniamo a casa, o finirai per collassare. E per fortuna non ti ho chiesto se avevate già fatto sesso-
Ohmiodio.Nononl'hadettodavvero.
Ora la mia faccia credo stesse diventando quasi violacea tanto ero arrossito. Non sapevo nemmeno cosa dire.
Aiutooo!
***
-A me comunque puoi dirlo. Tu e Nick state insieme?-
Ma ci si metteva pure Joe, adesso?!
Non bastava che mio cugino avesse preso da parte Nick per  fargli probabilmente uno di quei discorsetti del tipo “sefaidelmaleaShanetiriducoaunvegetale”, no, doveva intervenire anche il fratello maggiore, ora.
-No. Non stiamo insieme. Te l'ho detto, farebbe solo soffrire entrambi-
-Dovreste tentare però-
Finalmente un appiglio per spostare la conversazione!
-Da che pulpito!-
-Che?-
-Tu e Stella! Voi non avete problemi, lei sarà sempre con te. Non c'è motivo per non tentare-
-Ma la band...se ci lasciassimo, che succederebbe? Avremmo perso un'amica e una stilista!-
-Secondo me ti stai arrampicando sugli specchi, comunque, la decisione spetta a te- sogghignai, era finito il tempo dei discorsi seri -ammesso che tu sia in grado di pensare-
-E così io non sono in grado di pensare eh? Perfetto. Vieni qui che ti rovino se ti prendo-
Cominciò a rincorrermi per tutta la casa, mentre ridevamo come dei matti. Alla fine riuscì a prendermi e a buttarmi sul letto, facendomi il solletico a più non posso.
Questo è il tipo di rapporto che si è instaurato con Joe.
Con Nick sono più abbracci e confidenze anche di una certa serietà, c'è complicità.
Con Pericolo sono litigi scherzosi e finte lotte, e tanta, tanta voglia di fare confusione. Eravamo due vulcani sempre in attività, sempre a progettare scherzi a chiunque, che fosse Stella, Kevin o Nick. Ma quando c'è da aiutarsi, non c'è esitazione. Siamo sempre lì a proteggerci a vicenda.
Quanto al maggiore, con Kevin ho un rapporto strano. Per lo più ci esprimiamo in musica; amiamo entrambi le chitarre, e il loro suono, e anche se io sono una dilettante in confronto a lui, è bello chiuderci in studio e suonare insieme qualche ora, spesso senza parlare.
Alla fine, mi sento leggera è libera. È magico.
E poi, lui resta quello che, bene o male, ci protegge e ci rassicura quando qualcosa non va, che sia a livello emotivo, fisico o scolastico.
-Basta! Basta, Joe, ti prego!- lo implorai alla fine mentre cercavo di non soffocare nelle mie stesse risate.
Alla fine mi lasciò andare. Rimanemmo su quel letto troppo piccolo per due persone, e finimmo per addormentarci insieme.
***
-Luca, prima di partire puoi farmi un favore?-
-Certo-
-Convinci Shane a non compare la moto che ha visto, ti prego-
Luca mi sorrise; gli avevo spiegato che volevo fosse una sorpresa per Natale, ma non avevo ancora preso sul serio in considerazione la possibilità che lei se la comprasse cosa che invece lui aveva sottolineato.
-E come faccio?-
-Ma non lo so! Inventati qualcosa! A te sembra che dia retta!-
-Ok, ok, vedrò di inventarmi qualcosa-
-Ti ringrazio-


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Capitolo 12
*** Tempo Di Ripartire ***


PERSONAL SPACE: ciao!
Scusate se vi ho fatto attendere qualche giorno ma sono stata davvero molto impegnata tra gli esami all'università e la ricerca di un sistema per aggiustare i miei poveri pattini mezzi rotti...
Comunque...un grande GRAZIE a tutti quelli che leggono senza commentare e a:
May_08 per la recensione...non preoccuparti, ci sono passata un paio di anni fa e ti dico per esperienza che i professori fanno di tutto per terrorizzarti ma stai tranquilla, la maturità non è poi così terribile...l'università è molto molto peggio XD
Ti ringrazio comunque per la fedeltà a questo delirio!
Jonas_sister per aver inserito la fanfic tra le preferite, le seguite e la recensione *__* mi ha fatto molto piacere, spero continuerai a seguirmi e a farmi sapere cosa pensi tramite le recensioni (anche in negativo) ^__^
Per vostra Sfortuna...sto già scrivendo il seguito, spero che l'idea vi vada a genio XD
ora vi lascio al capito.
Buona lettura!

CAPITOLO 12 – TEMPO DI RIPARTIRE-

Luca era con noi da una settimana ormai, ed era tempo per lui di ritornare in Italia.
Sarebbe rimasto volentieri di più con noi e Shane, e da parte nostra lo avremmo ospitato con piacere per tutto il tempo che avesse voluto ma, purtroppo, come ci ha ricordato, lui non è un rockstar e se vuole mangiare deve lavorare.
La breve vacanza era finita.
Di buono c'era che il morale di Shane si era decisamente sollevato, e nonostante l'inevitabile tristezza che accompagnava la partenza del cugino, nei suoi occhi si era riaccesa l'allegria.
E io ne ero felicissimo.
La nostra missione era stata un successo.
***
Ero molto combattuta.
Da una parte la felicità e la gratitudine per quella visita inaspettata di Luca, che mi aveva restituito un po' di quella grinta che la nostalgia mi aveva tolto; dall'altra la tristezza per la sua partenza, e il desiderio egoistico che restasse con me.
Ma poi mi ricordavo che comunque avevo Nick a cui appoggiarmi, e mi sentivo un po' meglio.
Lo accompagnammo proprio io e Nicholas all'aeroporto, visto che Joe e Kevin stavano buttando giù dei nuovi arrangiamenti e non ne avevano il tempo data la pubblicazione ormai prossima del nuovo album. Loro sarebbero venuti più che volentieri, ma il loro padre era stato categorico.
Nessuno di loro doveva muoversi di casa.
E adesso stavano coprendo Nick, che nonostante tutto era voluto venire con me.
Luca mi abbracciò forte forte, e si vedeva che stavamo entrambi trattenendo le lacrime, ma tutti e due sapevamo che non avremmo pianto di fronte all'altro.
-Stai attenta e fai la brava- mi raccomandò prima di passare il metal detector ed entrare nella departure area.
-Certo, non preoccuparti...- gli sorrisi -e poi, ci sono i Jonas con me-
Mi guardò serio per un attimo e mi prese per le spalle.
-Ti prego, ti scongiuro- mi disse serio guardandomi dritto negli occhi -tua madre è già abbastanza preoccupata così, non comprare quella moto, ti prego, la farai morire di paura-
***
Un genio, ecco cos'era quel ragazzo.
Un maledetto genio.
Certo, forse giocare la carta della mamma preoccupata era un po' scorretto, ma forse era l'unica argomentazione in grado di convincerla a desistere all'acquisto.
E, per la miseria, ci era riuscito!
Ad ogni modo, mi allontanai fingendo di parlare al telefono, per dare loro la possibilità di salutarsi senza estranei tra i piedi.
Pochi minuti dopo, Luca mi raggiunse e mi porse la mano, facendomi un cenno d'assenso. Gliela strinsi con un sorriso complice, che si trasformò in un abbraccio.
-Grazie di tutto. Mi raccomando, bada a lei-
-Non preoccuparti. Ci siamo noi- notai che sia Shane che Luca erano sull'orlo del pianto, così lo spinsi verso il check-in. -vai adesso; l'aereo non aspetta te-
-Già, quello succede solo a voi rockstar-
Se non avessi saputo che erano cugini, avrei detto che erano fratelli. Si assomigliavano molto nel modo di fare. Sorrisi e gli diedi un pugno sulla spalla mentre già si metteva in coda.
Aspettammo finchè non ebbe passato i controlli, poi ci dirigemmo verso la grande vetrata che dava sulla pista di decollo.
Misi un braccio attorno alle spalle di Shane e la feci appoggiare a me, mentre le lacrime le scendevano piano sulle guance.
-Stai tranquilla. Ci siamo noi. Non siamo come lui ma, siamo qui-
Lei annuì, ma continuò a piangere, con la testa nascosta contro la mia camicia. La strinsi forte, ma non dissi nulla; sapevo come ci si sentiva a separarsi da una persona cara per molto tempo.
Quando l'aereo partì, agitai una mano in segno di saluto, anche se non avevo idea se Luca potesse o no vedermi, dopodichè, portai Shane via da lì.
Ci sedemmo in auto, e prima di partire, rimanemmo per un po' seduti abbracciati sul sedile posteriore, fino a che non si calmò e smise di piangere.
Le asciugai le lacrime e le baciai la fronte.
-Andiamo a casa, piccola. Con il baccano dei miei fratelli starai meglio-
-Mi basta che resti con me-
-Promesso- le sorrisi facendola sedere sul lato passeggero e mettendomi alla guida per tornare verso casa.
Prima, però, mi fermai a prendere le sue cose per la notte.
Era escluso che dormisse in casa sua, con quella famiglia ospite che non c'era mai.


PERSONAL SPACE:
Dunque solo una nota, la Departure Area è quella zona dove si attente dopo aver passato il metal detector per imbarcarsi a bordo dell'aereo.
Forse si capiva, ma io l'ho voluto precisare.
Niente, spero vi sia piaciuto...fatemi sapere commentando come al solito, nel bene o nel male ^__^
Un bacio
Alla prossima
Dalamar_F16

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Capitolo 13
*** Regali Di Natale ***


PERSONAL SPACE:
Eccomi, scusate se non aggiorno più tutti i giorni ma il tempo è davvero poco, comunque spero continuerete a seguirmi ^_^
Come sempre grazie a chi legge senza recensire, spero che almeno quando sarà finita mi diciate che cosa ne pensate ^__^
E un grazie grandissimo a May_08 per la tua recensione, e già per i due purtroppo non si prospetta un gran futuro ma chi può dirlo?
Spero arriverai con me alla fine per scoprirlo ^_^

CAPITOLO 13 -REGALI DI NATALE-

Il Natale si avvicinava, e io e i miei fratelli eravamo giunti a una conclusione. Shane doveva passarlo con noi.
Lo so, già che c'eravamo tanto valeva prenderla con noi in famiglia fino alla fine dello scambio, ma non volevamo creare casini a scuola, e inoltre non eravamo sicuri che ce l'avessero permesso visto che noi eravamo pur sempre tre ragazzi in età adolescenziale e quindi, secondo loro, facili a cedere agli ormoni.
Ma potevo mettere la mano sul fuoco che nessuno di noi era interessato a Shane da quel punto di vista, eccetto forse, me, ma, al momento, mi interessava di più che lei fosse felice.
Avevamo solo un problema. Non sapevamo come l'avrebbero presa i nostri genitori.
Erano molto osservanti, e ci tenevano che il Natale fosse una cosa da passare in famiglia.
Peccato che Shane una famiglia non l'avesse.
-Dobbiamo dirlo a mamma e papà- Joe era deciso più che mai -non possiamo farle passare il Natale da quelli! Nemmeno la considerano!-
-Lo sappiamo, Joe, ma come facciamo?- Kevin era molto realista su questo punto. Era ovviamente dalla nostra parte, ma conosceva i nostri genitori meglio di noi.
Vidi in quel momento Frankie che giocava con un videogioco che Shane gli aveva regalato per il suo compleanno, e mi avvicinai a lui, seguito dagli sguardi attenti e curiosi dei miei fratelli maggiori.
-Frankie, puoi mettere in pausa un attimo? Dobbiamo parlare-
-Qualunque cosa sia, non sono stato io- corse subito ai ripari il piccolo di famiglia, mentre appoggiava il joystick per terra.
-No tranquillo, non è successo niente, ma ci serve il tuo aiuto-
-Per cosa?-
-Ci aiuti a convincere mamma e papà a far venire qui da noi Shane per il pranzo di Natale?-
-Sì!-
-Cosa hai in mente, Nick?-
-Joe, se siamo un fronte compatto, tutti e quattro, non potranno che dirci di sì! Per forza!-
I miei due fratelli maggiori si guardarono un attimo, poi annuirono.
***
-Stella! Stella! Stella!-
-Che c'è Shane?-
-Ho bisogno di aiuto per i regali dei ragazzi-
-Sono lì fra dieci minuti-
Ebbene sì.
Sono ufficialmente entrata nella crisi da regalo di Natale.
Volevo fosse qualcosa di speciale per tutti e tre, anzi, per tutti e quattro, contando anche Frankie.
Per Stella avevo già preso qualcosa con l'aiuto di Joe. Ci eravamo aiutati a vicenda per i regali alla ragazza.
Era il mio modo di dire grazie a tutti loro per quello che mi avevano dato finora e che io non sapevo assolutamente come ricambiare.
Per Kevin scelsi una bellissima chitarra aerografata con una spiaggia e un mare con onde altissime. Adorava le chitarre particolari, e più particolare di quella, io non sapevo davvero cosa andare a pescare. E soprattutto, era qualcosa che rappresentava una parte speciale del nostro rapporto di amicizia. A tutto ciò allegai un tenerissimo orsetto di peluche bianco. Sapevo che li adorava.
Per Frankie, Stella fu fondamentale. Insieme a lei, infatti confezionai una bellissima tuta da ginnastica con la sua foto e la scritta “I'm the best Jonas ever”. In certe cose somigliava proprio a Joe. Per lui il peluche era a forma di tigre e schiacciandogli la pancia ruggiva.
Con Joe fu già più difficile. Cosa potevo trovare che simboleggiasse la nostra complicità e i nostri litigi allo stesso tempo? Alla fine optai per un cuscino su cui feci ricamare la scritta “Io non servo per colpire le persone” a cui allegai una cavalletta di peluche che io e Stella avevamo vestito da pugile con un occhio nero.
So che era molto semplice, ma credo rendesse a sufficiente l'idea.
Con Nick andai in crisi per davvero.
Stella ovviamente sapeva che tipo di sentimenti provavo per lui, era con lei che andavo a confidarmi sulle cose più intime. Volevo che fosse qualcosa di unico, ma che risultasse troppo intimo e romantico.
Alla fine la mia amica mi fece sedere sul letto
-Chiudi gli occhi- mi ordinò
-Che?-
-Chiudili, forza- Non ammetteva repliche, perciò le obbedii -Ora pensa a Nick. Che cosa ti viene in mente?-
La prima immagine fu un paio di pattini.
In fondo, era nato tutto grazie alla mia passione per i pattini. Quel giorno mi stavo allenando a hockey, quando lo avevo salvato dalle fan, e la nostra amicizia si era consolidata quando lui aveva inciso quelle tracce rallentate di “I am what I am” per  aiutarmi a imparare.
E poi, ovviamente, mi venne in mente quella canzone. Adoravo quando me la cantava.
Riaprii gli occhi e lo dissi a Stella.
-Mm...pattini e una canzone...- ripetè lei a mezza voce pensandoci su un poco -spiegati-
-Bè, è sempre stato molto dolce, ma anche divertente. Viene a vedermi pattinare e a volte mi ruba l'mp3 per suonare lui, o la canta ad alta voce per distrarmi e farmi sbagliare...e gli piace cantare per me quando sono triste-
-Oh...che dolce...non sai che invidia...- mi disse abbracciandomi con un sorriso.
-Però...non voglio che sembri qualcosa di troppo romantico o impegnativo...-
-E allora puntiamo alla semplicità, ci stai?-
-Ti adoro Stella!-
E così anche il regalo per Nick fu sistemato.
***
-Ma perchè no?!- esplose Joe all'ennesimo rifiuto di nostro padre di avere Shane con noi a Natale
-Deve stare con la sua famiglia ospitante, è giusto così- gli rispose mia madre cercando di mantenersi calma. Non sopportava quando uno di noi alzava la voce.
-Non capisci, mamma, quelli se ne fregano di lei! Sono sempre via!-
Finora, anche se ci eravamo presentati come un fronte unico, a parlare era stato prevalentemente Joe.  Se avessi parlato io, le cose sarebbero sicuramente andate male. Sarebbe venuto fuori quello che provavo per lei e mi avrebbero accusato di tenere più a una ragazza che alle tradizioni di famiglia; ragion per cui tenevo la mia bocca ben sigillata.
-Mamma  ti prego!- intervenne a sorpresa Frankie, e senza bisogno che lo pagassimo!
-Non ci credo! Avete tirato dentro anche lui pur di impietosirci!-
Oh,oh. Mamma si stava arrabbiando.
-Mamma ascolta- intervenni io, ma Kevin mi anticipo', bloccandomi la frase a metà
-Perchè non chiami i signori Miller e chiedi a loro se Shane può venire da noi? Se a loro non dispiacerà non avrete più scuse-
Oh mio Dio. Kevin aveva appena avuto un'idea sensata!
Avrei voluto abbracciarlo.
I nostri genitori ci guardarono per un attimo, poi mia madre prese il telefono e me lo passò, intimandomi di comporre il numero di casa dei Miller. Mi tremavano le mani mentre pregavo dentro di me che avessero deciso di partire per Natale o fare chissà cos'altro che non comprendesse Shane.
Rimanemmo in attesa, mentre il telefono squillava e successivamente qualcuno dall'altro capo rispondeva alle domande di nostra madre.
Noi quattro ci scambiammo appena uno sguardo, salvo irrigidirci inconsciamente quando tornò da noi con la risposta.
-Va bene, invitatela pure- disse infine con un sorriso -Sarebbe comunque a casa da sola-
Riuscii a stento ad aspettare che scendesse di sotto prima di esultare.
***
Il Natale dai Jonas passò in maniera splendida, e la signora Denise era stata davvero gentilissima; mi aveva chiesto si mi andava di preparare qualcosa di tipicamente italiano, o se c'era qualche tradizione in particolare che volevo rispettare, ma poiché ero ospite, mi attenni alle loro usanze, anche se l'avevo accontentata raccontandole come passavo io il Natale a casa mia.
Alla fine mi aveva perfino convinto a preparare i cappelletti secondo la ricetta tipica romagnola (che ovviamente mi ero fatta mandare da mamma via mail) e in qualche modo ero riuscita a recuperare un panettone in un supermercato italiano che una zia di Stella (che aveva origini italiane) frequentava abitualmente. A 50 miglia da noi.
I regali erano piaciuti un sacco, anche se, a dispetto della scritta, Joe aveva inaugurato proprio su di me quel cuscino quando aveva visto il ricamo sulla tuta di Frankie.
Kevin mi era quasi saltato addosso quando aveva scartato la chitarra, e così pure Stella, a cui avevo preso un set nuovo di forbici e attrezzi da ricamo.
Nick...bè Nick era arrossito e mi aveva abbracciato forte, cercando di nascondere le lacrime.
Stella aveva avuto una magnifica idea nell'aiutarmi a confezionare un cuscino a forma di pattino con un tessuto che avevamo stampato con un sacco di foto mie e sue e le parole di “I am what I am”.
Come ringraziamento, avevo comprato qualcosa anche per i genitori dei Jonas, un foulard per Denise, e per Paul un elegante fazzoletto da taschino. I ragazzi mi avevano aiutato nell'acquisto, ovviamente.
Io avevo adorato il regalo che mi avevano fatto i ragazzi. L'unico rammarico era che non avrei potuto usarli fino al mio ritorno in Italia.
***
I nostri regali le erano piaciuti un sacco, ed era scoppiata a ridere quando aveva visto il disegno che stella aveva ricamato sul retro della giaccia da moto: una lontra pattinatrice che suonava la tromba, con due antennine verdi sopra la testa. Era una lontra aliena.
Come aveva spiegato Joe, non eravamo riusciti ad accordarci sul soggetto.
Quanto a me, bè, per poco non scoppiavo a piangere quando ho visto quel cuscino.
Era stato un pensiero dolcissimo, e assolutamente personale, così come tutti i regali che aveva fatto a noi quattro.
Ma sentivo che per me aveva penato non poco, e la forza del suo abbraccio me lo aveva confermato.
Ero felice, e non vedevo l'ora di restituirle la sua moto il giorno dopo.
Quella notte le avevamo preparato la camera degli ospiti, ma sapevamo tutti e tre che non sarebbe servito.
Infatti alla una circa, quando i miei già dormivano, la sentii infilarsi nel mio letto
-Ciao piccola-
-Ciao Jonas-
-Grazie per il regalo. E'...bellissimo- ancora ora mi veniva il groppo alla gola.
-Stella stava per strozzarmi. Non riuscivo a trovare niente per te-
-Accidenti, ecco perchè mi lanciava sguardi assassini- risi mentre la abbracciavo e la aiutavo a infilarsi sotto le coperte accanto a me.
Rise anche lei, ma era stanca. E si vedeva.
Le diedi un bacio sulla fronte e le cantai una canzone finchè non si fu addormentata.


PERSONAL SPACE:
Spero vi sia piaciuto!
Non siate timidi e fatemelo sapere con una recensioncina eddai ^__^ *__*
Un bacio!
Alla prossima
DalamarF16

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Capitolo 14
*** Inviti ***


PERSONAL SPACE: CIao ragazziii!!!
Scusate se ho aggiornato poco ma sono stata molto impegnata e da domani riprendo le lezioni per cui pernso che aggiornerò una volta sola a settimana, il GIOVEDI' nel primo pomeriggio o in tarda mattinata...purtroppo la scuola opprime -.-"
Detto questo ringrazio tutti quelli che hanno letto e vi auguro una buona lettura...
e non siate timidi, commentateeeee!!!!

CAPITOLO 14 -INVITI-

Quando vidi la mia moto nel garage dei Jonas per poco non svenni.
Li abbracciai forte tutti e tre, e finalmente capii perchè Luca mi aveva detto quelle parole prima di partire. Lui sapeva già tutto!
Abbracciai forte i tre fratelli, promettendo però di vendicarmi poiché mi avevano nascosto tutto per quasi un mese.
Erano da uccidere!
Ma volevo loro troppo bene ormai per far loro del male.
Dovetti però mantenere la mia promessa, e così, dopo avergli messo il casco, portai il piccolo Frankie a fare un giro per la città.
Mi sentii a casa. E per davvero questa volta.
Avevo la mia moto, e persone che mi volevano bene tanto da volermi con loro perfino a Natale a sostenermi.
Dovetti fermarmi ad asciugarmi le lacrime.
-Che cos'hai? Devo chiamare i miei fratelli?-
Piccolo, pestifero, dolcissimo Frankie.
-No- gli sorrisi e lo abbracciai -Sto bene piccolo, non preoccuparti. Torniamo a casa, vuoi?-
-Mi fai guidare?-
Sorrisi e scossi la testa.
-Quando sarai più grande, Frankie-
-Promesso?-
-Promesso-
-Allora ok, torniamo a casa-
Sorrisi nel casco mentre mi abbassavo la visiera.
Quel bambino era la perfetta sintesi tra Kevin, Joe e Nick. Da grande, sarebbe stato una persona stupenda, ma insopportabile almeno quanto Pericolo.
***
-Visto fratellino? E tu che eri preoccupato-
-Si vendicherà non temete-
-Lo sappiamo-
Shane aveva portato  Frankie a fare un giro sulla moto. Probabilmente avrebbe voluto andarci da sola, dopo tanto tempo di inattività, ma come dire di no al nostro fratellino?
Sorrisi a Kevin e Joe.
E' vero. Mi ero preoccupato, e di nuovo inutilmente, di come la ragazza avrebbe potuto prendere la consegna della moto; ma ora, a mente lucida, mi stavo dando dell'idiota.
Come, giustamente, Kevin mi faceva notare da un mese, era una delle cose che più adorava, per quale astruso motivo avrebbe dovuto prenderla a male?
E ovviamente io non mi ero fidato del suo buonsenso che una volta tanto funzionava come quello del resto dell'umanità.
Sorrisi ed entrai in casa.
Storia mi stava aspettando.
E non solo quella.

Le settimane passarono, e venne il  momento del ballo d'inverno, una tradizione della nostra scuola per salutare l'arrivo dell'inverno e che di solito avveniva a metà gennaio.
E io andai di nuovo in crisi.
Chi volevo invitare non credo ci sia bisogno di dirlo.
Come dirglielo, però, era tutta un'altra storia.
Inoltre, non ero certo l'unico che non sapeva come invitare la propria ragazza dei sogni.
Joe era in pieno delirio, ed era diventato ingestibile per chiunque di noi.
Ogni volta che un ragazzo si avvicina a Stella, dà fuori di matto, e bisogna trattenerlo con la forza per evitare che faccia gesti azzardati.
Devo ammetterlo. La cosa un po' mi diverte, ma allo stesso tempo mi preoccupa.
Perchè diavolo non glielo chiede?!
***
-Shane!-
Mi voltai sentendomi chiamare.
-Ciao, Stella!-
-Ho qualcosa per te. Da parte di Nick-
La guardai confusa.
Da quando Nick ricorreva a Stella per farmi avere dei messaggi?
-Era troppo imbarazzato per chiedertelo di persona, e troppo intelligente per chiedere a Joe o Kevin-
Ancora non capivo, ma aprii quella busta.
Era l'invito per il ballo d'inverno a cui io, lo ammetto, speravo mi invitasse, ma allo stesso tempo, pregavo che non lo facesse.
Per due motivi fondamentalmente: il primo è che non sono mai stata a un ballo scolastico prima d'ora. In Italia non esistono, e comunque non so ballare; il secondo è che, sebbene io non vada pazza per la moda, quando decido che devo farmi carina per qualcuno o qualcosa...entro nel panico più assoluto.
-Allora?- mi incalzò la mia amica
-Ehm...- credo di essere arrossita -Stella...non ho nulla da mettermi!-
***
Aveva detto di sì!
Aveva detto di sì!
Ora restava solo da convincere Joe a invitare Stella ed eravamo a posto.
E visto che lui non si decideva, lo avremmo fatto io e Kevin.
Come sempre del resto.
***
-Shane! Shane! Shaneee!-
Ormai potevo riconoscere quell'urlo anche tra 10000 persone urlanti e suonanti vuvuzela alla finale dei mondiali di calcio.
-Che c'è, Joe?-
Gli chiesi andando ad aprire con un occhio truccato e uno no.
Col make-up ho tanta fantasia, mi invento qualsiasi tipo di trucco, elegante, provocante o naturale; solo che tra l'ideare e il fare ci sono di mezzo ombretti, eyeliner, mascara e pennelli vari, e con quelli era una tragedia.
Avevo già disegnato il trucco, fine e delicato per esaltare i miei occhi azzurri, sui colori che andavano sfumando dall'azzurro al blu notte, con un tocco di eyeliner del tono più scuro e matita dello stesso colore nell'interno occhio, e ora stavo imparando a farlo.
-Be...wow-
Il ragazzo si voltò
-Che c'è? È orribile, vero?-
-E'...è splendido, Shane, dico sul serio. Voglio vederlo finito-
Sospirai di sollievo. Joe era sempre sincero quando si trattava di certe cose. Gli sorrisi e lo feci entrare in casa. Miracolosamente, la signora Miller era in casa, per una volta, e salutando il mio amico mi fece i complimenti per la fantasia.
Entrammo nella mia stanza.
-Ok, Picasso però aveva lo studio più pulito e ordinato- non potè fare a meno di farmi notare
-Grazie- gli dissi mentre mi sedevo a gambe incrociate sul letto. -Allora?-
-Allora che?-
-Come mai ti sei catapultato qui strillando come le tue fan?-
-Io non strillo!-
-Ah no?-
-No!-
Scoppiammo a ridere entrambi. Finiva sempre così tra noi.
-Allora?-
-Nick e Kevin hanno invitato Stella al ballo a nome mio-
-E lei ha accettato?-
-Sì-
-E perchè non sembri entusiasta?-
-Ehm...perchè non finisci il trucco?-
-Perchè non ti decidi ad affrontare l'argomento Stella?-
-Dobbiamo andare avanti a risponderci a domande ancora a lungo?-
-Hai di meglio da fare nella vita?-
-Sono una rockstar, baby. Ho una vita impegnata-
Gli diedi una botta sulla spalla, mentre scoppiavo di nuovo a ridere.
-Ok, facciamo così. Io mi trucco anche l'altro occhio, e tu intanto metti ordine nella tua testa e dopo ne riparliamo, ok?-
-Affare fatto-
E mentre io riprendevo a cercare di accecarmi con il make-up, lui si mise sul mio letto. Sentivo il suo sguardo puntato su di me; sembrava molto interessato, o forse si divertiva a cercare di farmi agitare.
-Che c'è? Vuoi imparare a truccarti?-
-Neanche morto!-
-E smettila! Che tanto dopo la piastra ti manca solo il trucco-
-Smettila!-
Sorrisi e tornai a concentrarmi su quello che stavo facendo. In dieci minuti finii e mi voltai verso di lui.
-Che te ne pare?-
-L'ho detto e lo ripeto. Sei splendida. - si alzò è mi venne vicino, sciogliendomi i capelli, che Stella mi aveva convinto a incrementare con delle estencion per non rimanere con una lunghezza molto scomoda da gestire e che ora mi arrivavano fin sotto le spalle. Si abbassò e accese la piastra, che, tra parentesi, era la sua vecchia -Posso?-
Annuii e lo lasciai fare.
Quando finì avevo i capelli ben lisciati.
-Se ti presenti così ti sposa, come minimo-
-Intendi con questo trucco e questa elegante T-shirt di mio cugino?-
-Ci rinuncio con te-
Esplose mentre mi puliva con un dito una macchia di ombretto sulla guancia.
-Allora? Qual'è il problema con Stella?-
-Come mi vesto? Voglio dire, non posso certo chiedere consiglio a lei-
-Sei un ragazzo Joe! Questi problemi dovrebbe averli lei non tu!-
-Mi aiuti?- mi implorò guardandomi con quegli occhi da cucciolo che facevano impazzire Stella.
-Contaci-
E, anche se sapevo che da lì a dieci minuti me ne sarei pentita amaramente, lo accompagnai a fare shopping.

PERSONAL SPACE:
Spero vi sia piaciuto questo capitolo un po' molto tanto delirante XD
mi piaceva l'idea di Joe in crisi di vestizione XDXD
Anyway, fatemi sapere che ne pensate con un commentino piccino picciò su dia che vi costa? ^__^

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Capitolo 15
*** il Ballo ***


PERSONAL SPACE: eccomi qui con il capitolo promesso...spero vi piaccia e dimenticavo..in fondo trovate le foto del make-up di Stella e Shane...purtroppo io sono sul serio impedita a truccarmi, per cui sono venuti un po' maluccio...comunque l'idea generale è quella XD
Grazie come sempre a chi ha letto fin qui e chi continuerà a leggere...spero sempre che qualcuno mi dica cosa ne pensa usando la mia mail o le recensioni ^__^

CAPITOLO 15 – IL BALLO -

E la sera tanto attesa alla fine arrivò.
Joe era nevrotico. E anche io.
Ero andata un'ora prima dell'orario d'appuntamento a casa sua, vestita con una tuta da ginnastica. Il programma era sistemare lui, e poi volare da Stella per trucco e vestizione.
Lo trovai con addosso pantaloni e camicia.
-Ti prego, salvalo prima che si strozzi- mi implorò Kevin, accompagnandomi da lui
Sorrisi e lo sistemai.
Stava da Dio.
Alla fine avevamo comprato insieme uno smoking grigio fumo, quasi nero (il colore preferito da Stella , guarda caso)  a cui avevamo abbinato un farfallino dello stesso colore e una camicia color lilla chiaro.
Era stata un'impresa quel pomeriggio, peggio che le quattro ore nel negozio di stoffe con stella.
-Come sto?- mi chiese, nervoso.
-Stai benissimo- lo rassicurai sorridendogli -ora però siediti su questa sedia, non muoverti e non mangiare. Devo andare a prepararmi e non posso tornare da te a sistemarti!-
-Tanto tornerai qui. Nick viene a prenderti e poi venite a prendere noi!-
-Ok, diciamola così- abbassai la voce per non farmi sentire da Nick che era sparito in bagno al momento del mio arrivo -avrò cinque dannati centimetri di tacco sotto ai piedi, sui quali sarò altamente instabile, per cui non so se riuscirò a sistemarti senza ucciderci entrambi-
-Cioè fammi capire- disse scoppiando a ridere -Tu riesci a fare uno slalom tra i birilli poggiandoti solo sul tallone di un pattino, e non sai camminare sui tacchi?-
Lo fulminai con lo sguardo e smise immediatamente di ridere.
Salutai e corsi a casa di Stella.
Lei mi aveva aiutato col vestito, che aveva fatto con le sue magiche manine, e io ora avrei truccato lei.
Adoravo il mio vestito. Era molto semplice in sé, blu notte, lucido, che riusciva a esaltare le mie forme senza risultare volgare o eccessivo, e soprattutto era comodissimo. Odio le cose che stringono e impediscono i movimenti.
Quello che mi preoccupava davvero erano le scarpe.
-Stella ma non potevamo prendere delle ballerine?-
-Sei matta?!-
-No, voglio sopravvivere!-
-Sopravviverai, non preoccuparti!- mi disse sorridendo mentre finivo di truccarla.
Il suo vestito era bordeaux, molto simile al mio, ma un po' più elaborato, e dopo tre giorni di crisi, finalmente avevo ideato il trucco per lei.
E di questo dovevo ringraziare Nick e la sua mania dei tramonti.
E le mie migliori amiche per avermi regalato una palette di trucchi da ben 96 colori, che mi consentiva di creare pressochè qualunque cosa.
-Fatto, dimmi se ti piace-
Cacciò uno strillo di felicità
-Dio mio! Sei una maga!-
***
Eravamo pronti.
No, assolutamente no.
Non eravamo pronti. Per niente!
Alla fine le ragazze ci avevano chiesto di andarle a prendere  a casa di Stella, perchè avevano fatto un po' di ritardo.
E forse era meglio così. Joe mi teneva tranquillo.
O meglio, dovevo sembrare tranquillo per evitare che lui uscisse definitivamente di testa.
A tenere lontano la stampa, che in occasioni come queste, era sempre presente, ci avevano pensato Kevin e Frankie, che si erano inventati non so bene cosa per tenerli lontani, poi nostro fratello maggiore ci avrebbe raggiunto.
Arrivammo davanti a casa di Stella e Joe fermò la macchina.
Stringeva il volante con tanta forza da avere le nocche bianche.
-Pronto?- gli chiesi
-No-
-Andiamo-
O adesso o mai più. Ci scambiammo uno sguardo e bussammo alla porta.
E il mio cuore saltò un battito.
O forse anche più di uno.
Non avevo mai visto Shane così...bella e femminile.
Ero abituato ai suoi occhi azzurri, ai suoi capelli sempre in disordine, e a vederla imprecare contro la gonna della divisa scolastica che era obbligata a indossare.
Io conoscevo la vera Shane, la ragazzina un po' maschiaccio.
E ora, avevo davanti una donna. Una bellissima, giovane donna.
-Sei...sei...sei bellissima- riuscii a dire dopo aver deglutito a vuoto almeno tre volte
Mi avvicinai a lei e le porsi il braccio.
-Grazie- sussurrò arrossendo.
E Stella non era da meno.
Il trucco riusciva a valorizzarle gli occhi in una maniera che mai avevo visto, e anche Joe ebbe una reazione simile alla mia.

Kevin ci aspettava davanti a scuola.
-Seminato la stampa?- ci informammo io e Joe che nel frattempo avevamo ripreso il controllo di noi stessi.
-Sì non preoccupart...wow...ma sei Shane?-
Shane scoppiò a ridere e annuì.
-Entriamo prima che tornino alla carica-
Nessuno di noi tre voleva dare le ragazze in pasto ai giornalisti.
Quella serata doveva essere speciale.
***
Fu una delle serate più belle della mia vita
Mal di piedi a parte.
Stella aveva ragione, però. Una volta fatta l'abitudine, portare i tacchi non era poi così male.
Nick fu dolcissimo tutta sera, offrendosi di provare a insegnarmi a ballare,e io da parte mia mi impegnai per non distruggergli i piedi.
E sì, lo ammetto.
Io e Stella ci eravamo divertite a intercettare gli sguardi invidiosi e increduli delle cheerleaders, che passavano le loro giornate a squadrarci per il nostro, o meglio, per il mio, abbigliamento.
Kevin non era stato l'unico incredulo nel vedermi.
I miei compagni di squadra quasi nemmeno mi riconoscevano.
A fine serata, l'intero corpo insegnanti pregò i Jonas di suonare almeno una canzone.
Vidi Nick e Joe esitare, ma io e Stella li rassicurammo. Saremmo sopravvissute per almeno dieci minuti anche senza di loro.
Accompagnammo a casa Stella e Joe, poi Nick mi riaccompagnò a casa.
-Ti ho già detto che sei bellissima?-
-E io ti ho detto che sei davvero elegante?-
Lo abbracciai forte
-Grazie di tutto Nick, è stata una serata bellissima-
Mi sorrise e mi accompagnò alla mia stanza.
E si appoggiò alla scrivania, all'improvviso pallido.
-Nick che hai?-
-Dammi qualcosa di dolce-
Che?
***
Dovevo stare calmo.
Lei non era Joe o Kevin.
Non sapeva come comportarsi, perciò dovevo stare calmo, e non farla spaventare.
Lo stress accumulato prima di questa serata si era fatto sentire, e adesso ne stavo pagando le conseguenze.
La mia glicemia doveva essersi abbassata all'improvviso, non appena mi ero rilassato.
Mi girava la testa, mi si stava appannando la vista.
-Nick, sta calmo. Siediti-
Sentii che anche lei si sforzava di non farsi prendere dal panico. Le obbedii e mi sedetti sul letto.
-Shane, ora passa, ma devi darmi qualcosa di dolce. Dello zucchero, o del miele, o della coca.-
-Ok, Nick. Resisti. Arrivo subito-
Pochi minuti dopo sentii che tornava e mi slacciava la cravatta e i primi bottoni della camicia per aiutarmi a respirare meglio, anche se non ne avevo realmente bisogno, e mi metteva seduto.
Sentii in bocca il gusto della coca-cola.
Aprii gli occhi e bevvi tutto il bicchiere.
-Ancora?-
-No. Ora passa-
-Chiamo Joe e Kevin. Tu riprenditi-
E sparì.
***
Non so come diavolo facesse a rimanere sempre così calmo.
Probabilmente ci era abituato lui, ma, cavolo, a me stava prendendo un infarto coi fiocchi!
La coca-cola era l'unica cosa che avevo trovato tra quelle che mia aveva indicato, e sembrava che stesse facendo effetto.
Il colore stava tornando sul volto del mio amico, ma chiamai comunque gli altri per riportarlo a casa. Non volevo che guidasse in quello stato, e io ancora non avevo la patente.
Tornai da lui dopo essermi messa una tuta al posto del vestito e le All Star al posto dei tacchi. Volevo potermi muovere liberamente se avesse avuto bisogno.
-Va meglio?-
-Sì, sto bene adesso. Scusami se ti ho spaventato-
-E' tutto ok, tranquillo. Resta steso. Ora arrivano Joe e Kevin-
Mi sedetti vicino a lui e gli presi la mano per rassicurarlo, anche se tra i due, quella che tremava di paura ero io.
***
Quando arrivarono i miei fratelli, ormai stavo di nuovo bene, e mi ero seduto sul letto soprattutto per rassicurare Shane.
Chissà che paura si era presa.
Mi spiaceva averli fatti preoccupare tutti, ma purtroppo non potevo fare nulla per evitarlo.
Erano la mia famiglia, dopotutto.
Salutai Shane con la promessa di mandarle un messaggio prima di infilarmi a letto, e mi lasciai portare a casa.


PERSONAL SPACE:
Ecco qui i trucchi di Shane e Stella...spero vi piacciano...personalmente preferisco quello di stella per i colori...peccato che io abbia gli occhi azzurri e che su di me stia quindi malissimo...
Trucco SHANE
trucco STELLA

Con questo vi saluto...a giovedì prossimo!
Un bacio
Dalamar_F16


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Capitolo 16
*** Compleanno Al Concerto ***


PERSONAL SPACE:
ARGGHHHH scusate scusate scusate!! Lo so che avevo promesso di aggiornare ogni giovedì ma purtroppo ho avuto due giorni abbastanza infernali per cui riesco ad avere tempo solo adesso...spero di farmi perdonare con questo capitolo!
PErima però volevo ringraziare
ElyCecY : ti ringrazio tanto per la recensione, sono contenta che tu abbia deciso di recensire anche se di solito non lo fai *__* grazie tantissimo! Non so che università fai tu, ma io mi sono data la zappa sui piedi con ingegneria, per cui sì...è tanto incasinata...ma credo che tutte le università lo siano bene o male...
Sono contenta che il trucco di Shane ti piaccia ^__^
Spero che recensirai ancora ^__^
BENNYY: grazie mille anche a te...lo so che è fatica recensire, ma non hai idea di quanto siano importanti per me le recensioni, anche quelle negative, per capire dove posso migliorare ^__^ e cmounque no, non sei arrivata troppo tardi, non è mai troppo tardi ^__^
Spero di leggere ancora qualche tua recensione...per adesso rinnovo il grazie!
E grazie a chi ha messo questo delirio nelle storie seguite:
102luna
BENNYY
bika95
ElyCecy
Ginevra Olsen
herms
Jonas_sister
sara chan 92
E a chi l'ha messa nelle preferite
BENNYY
bluettina96
Jonas_sister
lovebug
Wanda_
E grazie a chi legge senza recensire ^__^
Ora basta, vi lascio al capitolo...
PS: non ve ne frega nulla ma...ho provato a fare Style Slalom su "I am what I am"....a momenti mi accoppavo...decisamente troppo veloce... XD


CAPITOLO 16 -COMPLEANNO AL CONCERTO-

Tra pochi giorni sarebbe stato il mio compleanno.
E avevo espressamente chiesto ai miei amici di non farmi regali.
Mi avevano già dato talmente tanto che non mi sembrava il caso di ricevere da loro doni materiali.
Tuttavia, un regalo me lo fecero lo stesso, i furboni.
In realtà la sera del mio compleanno, il 16 di gennaio, i ragazzi avevano un concerto a Los Angeles, e poiché Stella sarebbe andata con loro, per non farmi passare la serata da sola, mi avevano chiesto di accompagnarli.
***
Era stata durissima, ma eravamo riusciti a convincerla a venire con noi a L.A.
Non volevo che passasse il compleanno da sola, senza nessuno dei suoi amici accanto, come se avere il resto della propria famiglia dall'altra parte del mondo non fosse già abbastanza triste.
Eppure lei all'inizio non voleva venire.
E non perchè non fosse interessata all'evento o alla città, ma perchè aveva paura di dare fastidio durante la fase di preparazione.
L'avevamo zittita a cuscinate e Joe le aveva rubato i pattini.
Se non fosse venuta, non li avrebbe più visti.
Sbuffando e ridendo aveva ceduto.
E così eravamo in viaggio per una delle città più magiche degli Stati Uniti.
E io non stavo molto bene.
Ultimamente la mia glicemia saliva e si abbassava come una montagna russa, e per riuscire a controllarla dovevo fare i salti mortali.
Quello che temevamo tutti era un crollo, o un picco, nel bel mezzo del concerto.
Anche Shane sapeva di tutto ciò, anche perchè a volte il mio malessere era più che evidente e lei ormai era sempre con noi, così come Stella e le avevamo insegnato come comportarsi nel caso in cui Joe e Kevin non fossero stati nei paraggi.
Mamma mi aveva fissato un appuntamento col dottore, ma soltanto tra due giorni: fino ad allora dovevo resistere e tenere duro.
Miracolosamente, a dieci minuti dall'inizio del concerto, i valori sembravano stabili e nella norma.
Una buona notizia.
Shane era dietro le quinte con Stella, e ci aveva aiutato a prepararci.
A proposito di Stella, Joe con lei non aveva fatto nessun passo avanti, anche se per tutta la sera del ballo riuscirono a restare in armonia senza scannarsi.
Lo reputiamo un buon segno.
Prima di salire sul palco ci abbracciammo tutti, come al solito, poi restammo soltanto noi tre, Shane, Stella e Frankie, per un ultimo in bocca al lupo tra amici.
Sentivo su di me i loro sguardi preoccupati, così mi decisi a rassicurarli, anche se avevo paura anche io. Cosa sarebbe successo se fossi svenuto sul palco?
-State tranquilli ragazzi. Se comincio a sentirmi male vi avverto e torno dietro le quinte, ok?-
-Nick. Non fare l'eroe, ok?- Joe mi prese per le spalle e mi guardò serio, così come Kevin. Con la mia malattia erano tremendamente protettivi -Non aspettare di stare malissimo. Alle prime avvisaglie, che sia anche solo un mal di testa, esci-
-Joe ha ragione. Anche se ci fermiamo per dieci minuti non succede niente-
-D'accordo ragazzi. Ora andiamo però-
Abbracciai forte Shane e presi in braccio Frankie, che pur essendo un bambino, sapeva che ero ammalato.
-Ci vediamo dopo- li salutai con un sorriso mentre imbracciavo la mia chitarra e seguivo i miei fratelli sul palco, dopo aver affidato il piccolo alla ragazza
***
Misi giù Frankie alla seconda canzone. Era spaventato, e si vedeva, ma ero stanca di tenerlo in braccio. Gli occhi di tutti noi erano puntati su Nick, dai miei, a quelli dei suoi genitori, a quelli di Stella, per finire con quelli di Joe e Kevin.
L'intonazione era perfetta, ma a tratti riuscivamo a notare, almeno noi che lo conoscevamo, che la mente del frontman era tutta rivolta a Nick.
Io tenevo Frankie vicino a me, con le mie mani sulle sue spalle.
I signori Jonas avevano già di che preoccuparsi senza che ci si mettesse anche lui, che però era straordinariamente tranquillo quella sera.
Ma la prima metà del concerto, per fortuna, passò liscia.
***
Con “BBGood” terminammo la prima parte del concerto.
Ci riunimmo un attimo intorno alla batteria, mentre Kevin cambiava chitarra e Joe prendeva in prestito la mia
-Tutto bene?- mi chiese a bassissima voce .
Coprii il microfono con una mano.
-Sto bene. Sono solo un pochino stanco. Non preoccupatevi-
Non era proprio la verità, ma cercai di essere convincente.
Sentivo il mio respiro farsi più profondo, primo segno dell'aumento della glicemia, ma per ora, stavo bene.
Presi dell'acqua e bevvi molto. Dovevo mantenermi idratato; di lì a poco avrei cominciato a sudare, e volevo arrivare a fine concerto.
***
-Shane...-
Fu Frankie il primo ad accorgersi che qualcosa in suo fratello non andava.
Nick era seduto alla batteria, e teneva il tempo con una precisione impeccabile, ma era tutto sudato e si vedeva che respirava male.
-Stai tranquillo, piccolo-
Mi guardai un attimo intorno, cercando un modo di arrivare a Nick senza farmi vedere da tutti, ma non c'era verso. Intorno tutto era scoperto.
Scambiai uno sguardo con Stella, che attirò non so come lo sguardo di Joe e riuscì a fargli capire che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
Finirono la canzone, da veri professionisti, poi Joe annunciò una pausa.
***
Era ufficiale.
Non ce l'avrei fatta.
Live to Party mi sembrò interminabile, e non potei nemmeno bere, nonostante ne sentissi un gran bisogno per via della continua presenza della batteria all'interno del pezzo. Non riuscii nemmeno a terminare di cantarla. A metà del secondo ritornello mi era venuta a mancare la voce, ma per fortuna Kevin fu veloce a coprirmi.
Quando Joe annunciò la pausa, ne fui davvero felice.
Come mi alzai dallo sgabello il mondo cominciò a vorticare intorno a me, finchè un braccio forte non mi venne in soccorso.
Era Kevin, mi stava abbracciando come talvolta facevamo sul palco quando entravamo o uscivamo di scena. Voleva sorreggermi senza scatenare il panico tra il pubblico.
-Appoggiati, Nick. Ci sono io. Ora ti portiamo a letto-
Borbottai una parola di assenso mentre mi lasciavo trasportare quasi a peso morto.
Le braccia di papà mi vennero incontro non appena lasciai il palco, adagiandomi su un materasso per terra.
-Dobbiamo sospendere il concerto- le sue parole furono categoriche, ma mi scatenarono una decisa reazione. Non volevo. Non potevo permetterlo.
***
Nick si stava agitando. Non voleva saperne di annullare il concerto.
Ma stava troppo male, e ormai erano già passati dieci minuti. Il pubblico cominciava a rumoreggiare.
Io e Stella stavamo in disparte e cercavamo di tenere distratto Frankie, che però continuava a voltarsi verso il letto che avevamo improvvisato.
Continuavano a dargli da bere e a somministrargli insulina, ma non si vedevano grandi miglioramenti.
-Nick, ti prego!-
Joe era disperato. Ormai voleva soltanto che il suo fratellino guarisse, e così pure Kevin, che però non osava parlare tanto era teso.
Mi avvicinai piano a loro e li abbracciai per dare loro un po' di conforto.
-No! Continuiamo!-
-La folla si sta scaldando- ci avvertì il tecnico delle luci.
Alla fine Kevin e Joe si guardarono.
-Per continuare serve qualcosa che riempia il tempo-
Deglutii a vuoto quando Joe corse all'auto e mi portò la borsa dei pattini.
No.
Non se ne parlava nemmeno.
Ma poi finii per farlo.
Mi misi i pattini e mi presi un abbraccio portafortuna dai Jonas.
E quando abbracciai Nick, agii d'istinto, baciandolo piano sulle labbra.
-Non lasciarmi per troppo tempo lassù, Jonas-
Gli sussurrai mentre Kevin mi prendeva per mano e mi portava sul palco.
Non ero tesa.
Ero paralizzata.
Ma dovevo inventarmi qualcosa.
Per Nick.
-Ciao ragazzi- Kevin aveva cominciato a parlare al microfono. Joe era rimasto dietro le quinte, troppo scosso dalla situazione per ritrovare la lucidità mentale -Stiamo avendo qualche problema tecnico e perciò dovremo farvi aspettare ancora un pochino. Nel frattempo vi presento la nostra amica Shane, che viene dall'Italia, e ora vi mostrerà come si balla con un paio di pattini ai piedi e tre file di birilli! Accoglietela con un applauso!-
Dopodichè si voltò verso di me, che nel frattempo mi ero sistemata il campo.
Tremavo come una foglia.
-In bocca al lupo- mi sussurrò mentre  usciva dal palco.
Dovevo inventarmi qualcosa.
Mi avvicinai al microfono, imbarazzata.
-Ehi gente, che ne dite di darmi una mano cantando al posto di quei tre sfaticati?-
Il pubblico esplose in un boato, che speravo non fosse di insulto per aver dato degli sfaticati ai Jonas. Feci intonare loro diverse canzoni, partendo da Live to party, passando poi a Year 3000, Sos e via dicendo, mentre io improvvisavo passi su passi al ritmo che mi dava il pubblico.
***
Piano piano sentivo che stavo ritornando alla normalità.
Mamma continuava a darmi da bere, mentre papà e Kevin mi parlavano e mi iniettavano insulina, controllando il livello di glicemia ogni due minuti.
Il mondo cominciò a tornare al suo posto, e dei suoi colori.
E io presi coscienza del fatto che Shane mi aveva baciato.
No.
Toglitelo dalla testa, Nick! Era spaventata!
Solo Joe era in disparte, appoggiato alla parete, lo sguardo fisso. Stella teneva la mano sia a lui che a Frankie. Si avvicinò a me solo quando mi rimisi seduto, e mi abbracciò forte, piangendo di gioia.
-Sto bene, Joe, non avere paura. È tutto ok- gli sussurrai mentre stringevo forte anche Frankie. Guardai i miei fratelli  -Torniamo sul palco-
-Sicuro?-
-Sicuro, Joe. Finiamo in bellezza-
***
L'urlo di gioia improvviso del pubblico mi avvertì che quella tortura era finita.
Come diavolo avevo fatto a intrattenere quella folla di ragazzine urlanti con la mente completamente altrove, non lo sapevo nemmeno io.
So solo che abbracciai Nick con tutte le mie forze quando lo vidi e che lui ricambiò con altrettanta energia.
Mi baciò sulla guancia
-Grazie!-
-Questa me la paghi. E salata-
Rise e mi fece salutare il pubblico, dopodichè, alla massima velocità possibile tornai dietro le quinte.
Stella mi aspettava a braccia aperte.
-Sei stata grandissima!- si congratulò mentre mi toglievo i pattini.
Non avrei mai più fatto una cosa simile, davvero.
***
E finimmo alla stragrande!
Shane era perfettamente riuscita nell'intento di non far arrabbiare il pubblico, che si scatenò con noi fino alla fine.
Io stavo di nuovo bene, almeno per il momento e diedi il meglio di me fino al termine, seppur evitando di scatenarmi eccessivamente.
-Grazie a tutti ragazzi! Siete stati magnifici!-
Joe stava presentando la band e ringraziando il pubblico. Era finita, finalmente!
Mi alzai dalla batteria e raggiunsi lui e Kevin, mentre invitava Shane e Stella a salire sul palco.
Ci abbracciammo mentre Joe prendeva Frankie in braccio e lo lanciava letteralmente a Kevin.
Un vecchio gioco che facevano anche con me e che faceva morire mamma di preoccupazione.
Ma eravamo troppo felici.
Salutammo il pubblico con un inchino e lasciammo il parco e il palazzetto.
Era ora di tornare in albergo.

PERSONAL SPACE:
Rieccomi!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo...non siate timidi e fatemelo sapere con un recensione, una mail, un piccione viaggiatore...si insomma...dai! ^__^
Per adesso vi saluto
A giovedì prossimo (spero!)
Un bacio!
Dalamar_F16

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Capitolo 17
*** Chiarimenti ***


PERSONAL SPACE: Scusate scusate scusatemi davvero tanto, lo so che vi ho fatto attendere molto per questo capitolo ma ho avuto davvero tanto da fare...spero però di farmi perdonare con questo nuovo...proverò a essere regolare ogni settimana d'ora in poi... sorry sorry!!!

Prima di tutto grazie a  ElyCecy per la recensione, spero di non averti turbata con la faccenda del diabete...purtroppo non potevo saperlo =(, spero comunque che continuerai a seguirmi ^__^
e poi grazie a
1 - bluettina96
2 - Jonas_sister
3 - lovebug
4 - Wanda_
5 - xitsbenny
Che hanno inserito questa storia tra le preferite ^__^ spero continuerete a seguirmi
e a
1 - 102luna
2 - bika95
3 - ElyCecy
4 - Ginevra Olsen
5 - herms
6 - Ila96
7 - Jonas_sister
8 - sara chan 92
9 - xitsbenny
10 - _____Jo_____
che l'hanno messa tra le seguite ^__^
Ora vi lascio al capitolo...buona lettura a tutti!!!

CAPITOLO 17 -CHIARIMENTI-

Frankie dormiva nella stanza con me e Stella, e mentre loro dormivano già, io uscii e andai a bussare alla camera di Nick.
-Vieni-
-Ciao Nick-
Ci fu un momento di imbarazzo totale. Dopo tutto quel tempo, l'avevo baciato, e proprio ora che mancano tre sole settimane alla mia partenza.
-Per prima...so che era un bacio solo per la paura. Io... non mi aspetto niente-
Perchè lui trovava sempre le parole giuste e io nemmeno a pagarle?
Mi sedetti accanto a lui e lo abbracciai.
-Non avrei dovuto farlo-
-E' tutto ok, tranquilla-
Il suo sorriso era dolcissimo, e dai suoi occhi potevo vedere che era sincero.
-Starai bene di nuovo, Nick?-
-Dopodomani ho la visita dal dottore, probabilmente mi aumenteranno la dose di insulina, ma starò bene. Te lo prometto-
Lo abbracciai stretto stretto.
-Non farmi mai più una cosa del genere-
-Scusa, ti ho rovinato il compleanno-
-Ma che hai capito?! Non farmi mai più salire su un palco!-
Scoppiò a ridere.
-Sì, tu sei un'aliena. O una lontra che suona la tromba. Sai che probabilmente ogni singola ragazza strillante sotto quel palco avrebbe pagato milioni di dollari per essere al posto tuo?-
Lo colpii piano con un pugno e cominciai a fargli il solletico fino a quando crollammo, esausti e ansimanti, sul letto di Nick.
Non riuscivamo a smettere di ridere.
Alla fine fu lui a tornare serio.
-Prima di tornare a letto puoi passare a vedere come sta Joe per favore?-
-Certo, non preoccuparti- gli diedi un bacio sulla guancia e uscii dalla stanza -Buonanotte-
-Notte-
***
Ma quella non era la serata della buonanotte.
Con quello che era successo, probabilmente nessuno di noi avrebbe dormito sonni tranquilli.
Cercai di rilassarmi leggendo qualcosa, ma la mia solitudine non durò a lungo.
-Presidente, posso entrare?-
-Kev. Certo entra-
Mio fratello entrò piano nella stanza, e io spensi l'abat-jour per riaccendere il lampadario grande. Mi misi seduto e invitai Kevin a fare altrettanto.
Naturalmente, fino alla fine aveva fatto il fratello maggiore, occupandosi di me e Joe nascondendo tutto quello che provava, ma ora poteva lasciarsi andare.
Lo abbracciai forte
-Grazie per prima-
-Ma figurati, Nick. Dovevamo pur evitare che quelle fan aggredissero Shane, no?-
Sorrisi e mi staccai da lui.
Aveva gli occhi lucidi.
-Ehi- cercai di rassicurarlo -é andato tutto bene. Vedrai che ne usciamo anche da questo periodaccio-
-Posso restare con te, stanotte?- gli tremava la voce -Se...così se...se..-
-Con te che badi a me sarò al sicuro- lo fermai mentre mi spostavo verso il bordo del letto.
***
-Joe, posso?-
-Vieni-
Si era lavato il viso velocemente, ma si vedeva che aveva gli occhi ancora rossi.
Fastidioso, dispettoso, insopportabile...dolcissimo e preoccupatissimo Joe.
Faceva tanto il duro, ma aveva il cuore tenero.
-Stai bene?- gli chiesi avvicinandomi a lui
Lui rimase per un po' in silenzio, e quasi temetti di essermi spinta troppo oltre con le confidenze.
In fondo, qui la questione era molto più seria che non chiedere a Stella di uscire.
Alla fine mi guardò negli occhi
-Mio odio quando faccio così-
-Così come?-
-Quando non riesco a fare altro se non rimanere fermo con lo sguardo fisso senza riuscire a fare niente per Nick-
Dunque era questo il problema.
Che non era riuscito a reagire.
Mi sedetti vicino a lui e gli asciugai una lacrima che gli stava scendendo sul viso.
-Ehi Joe, non devi rimproverarti nulla. Capita di paralizzarsi a volte. Non è successo nulla- lo consolai dolcemente -e comunque, hai trovato tu il modo di evitare che il pubblico si stancasse. Hai già dimenticato chi è andato a prendere i miei pattini?-
-E che io...non sopporto di vedere Nick in quello stato, mi fa star male. È stata una scusa per scappare via, per non vederlo-
-Oh, Joseph a volte sei così...-
-Stupido, insensibile ed egoista?-
-Stavo per dire sensibile. Ed è una cosa bellissima-
Lo abbracciai forte e lasciai che si sfogasse con un lungo pianto silenzioso. Nick aveva avuto ragione. Non stava per niente bene.
-Dunque- si riprese alla fine e sul suo volto comparve quel sorrisetto canzonatorio che mi faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi – Tu e Nick, avete parlato?-
Era ora delle confessioni, così gli raccontai cosa era successo poco prima. Servì a entrambi per distrarci.
-Comunque, il vostro concerto è stato un bellissimo regalo di compleanno-
-Non male per delle cavallette impazzite, vero?- mi sorrise -ammettilo che avresti voluto strillare come una fan impazzita-
E riecco il Joe che conoscevo. Gli diedi una spinta
-Scordatelo cavalletta!-
***
Alla fine, verso le tre di notte, ci trovammo tutti sui divani della hall dell'albergo.
Io, Kevin, Joe, Shane, Stella, e anche il piccolo Frankie.
Solo mamma e papà dormivano  tranquilli nella loro camera.
Evidentemente, la crisi della scorsa serata aveva sconvolto meno loro dei miei amici.
Frankie però fu il primo a cedere, forse la nostra stilista lo aveva portato con sé svegliandolo solo per non abbandonarlo da solo in quella stanza.
Era in braccio a Shane, che lo cullava già da un pochino.
Era dolcissima.
E anche parecchio stanca.
Poiché nessuno di noi aveva poi così sonno, Kevin andò a prenderci tre chitarre e cominciammo a suonare vecchie canzoni. Non le nostre, ma i classici della musica made in Usa.
Shane durò pochissimo. Alla seconda canzone abbandonò la testa sulla spalla di Joe e cadde addormentata.
Stella fece lo stesso, ma sulla spalla di Kevin, che a sua volta chiuse gli occhi  e crollò in un sonno profondo.
Io e Joe ci scambiammo le ultime opinioni sul concerto, ma senza nemmeno accorgercene era già mattina, e papà ci stava svegliando tutti sotto gli occhi attoniti del direttore dell'albergo.

Il giorno dopo lo passai completamente a riposo e controllando molto attentamente quello che mangiavo.
Lo spavento di ieri mi era bastato.
Joe e Kevin avrebbero voluto accompagnarmi dal medico, ma non volli.
Volevo che andassero a scuola come tutti i giorni, per via dei giornalisti, ma soprattutto perchè odiavo sentirmi quello malato della famiglia.
Anche se ammetto che averli vicini, quando venne il momento, mi avrebbe davvero aiutato.
***
Joe era semplicemente silenzioso, Kevin stranamente serio e agitato.
Ok. Non eravamo le uniche in ansia io e Stella.
Ma a mezzogiorno la tensione diventò insostenibile, tanto che riuscimmo perfino a guadagnarci una punizione da parte del vicepreside.
Bastò uno sguardo per decidere di andare a prendere Frankie alla scuola elementare e andare ad aspettare Nick fuori dalla clinica.
Mi sentivo un po' come nel film “Ci hai rotto, papà” La scena finale in cui tutto il gruppo di amici va all'ospedale per cercare di aiutare il loro amico finito in coma; fortunatamente però, per noi la situazione era nel complesso meno grave.
Provammo a chiamarlo, ma aveva spento il cellulare, così restammo fuori, seduti sotto una delle due grandi querce che ombreggiavano l'ingresso principale della clinica.
Joe e Kevin indossavano un berretto e occhiali da sole, ben calzati sulla testa, per non farsi riconoscere né dai fan, né da eventuali giornalisti.
Passarono quasi due ore prima che Nick si facesse vivo.
***
L'attesa prima della visita fu snervante.
A turno avrei voluto chiamare i miei fratelli, Shane, Stella, Luca e perfino la mia batteria.
Ehm, no ok, forse stavo uscendo un po' di testa.
Ad ogni modo, le regole erano chiare. Niente cellulari.
E per evitare di cadere in tentazione, il mio era rimasto a casa.
Appena arrivato quel mattino mi avevano fatto una serie di test specifici per capire cosa aveva causato quel brusco peggioramento.
E ora ero in attesa dei risultati.
Mi avevano infilato in una stanza con tre letti, intimandomi di restare a risposo fino a quando non fossero tornati a dirmi qualcosa.
Nell'attesa mi ero morso le unghie fino ad arrivare alla carne.
Da bravo imbecille, non mi ero nemmeno portato un libro da leggere, e il mio ipod era scarico.
Finalmente, alle quattro del pomeriggio, si decisero a dirmi qualcosa.
Avevano preparato una nuova dieta per me e un nuovo livello di insulina, leggermente più alto, per vedere se in questo modo le cose si sistemavano.
Quando mi disse che potevo andare a casa, non esitai un secondo di più a rimettermi le scarpe e schizzare fuori da là il più velocemente possibile.
Finalmente varcai la soglia della clinica, pronto a tornare dai miei fratelli...
...E mi ritrovai Frankie che mi abbracciava.
-Ma che...?-
Poi alzai lo sguardo e li vidi. Seduti sotto la quercia ad aspettare.
Evidentemente Frankie era sfuggito al loro controllo.
Lo presi in braccio e li raggiunsi.
***
Non saprei dire chi era il più nervoso in quel momento, tra tutti noi. Ma io e Stella restammo indietro mentre Nick, Joe e Kevin si stringevano in un abbraccio famigliare che vedeva il quarto Jonas compresso in mezzo.
La cosa non durò a lungo.  Il maggiore aveva allungato la mano e aveva tirato anche noi dentro la braccio.
-Allora?- Joe non riusciva a stare fermo per il nervoso
-Nuova dieta e nuova dose di insulina- riassunse conciso Nick -e Un controllo la settimana prossima, ma dovrei stare bene di nuovo-
Finalmente una buona notizia!
Tornammo a casa tutti insieme...e poi lasciammo Nick per tornare a scuola e scontare la nostra punizione.


PERSONAL SPACE:
spero vi sia piaciuto! fatemelo sapere con un commentino coraggio, vi porta via solo pochi minuti e rende felice la sottoscritta ^__^

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Capitolo 18
*** Una Canzone Per TE ***


PERSONAL SPACE: questa volta ce l'ho fatta a postare regolarmente! alleluia!!
questa volta dico tutto alla fine, per cui qui mi limito a ringraziare:
Ila96: grazie! spero che ti piaccia anche questo!
ElyCecy: alla tua domanda ti lascio alla lettura per scoprirlo XD comunque ti ringrazio per quello che hai detto, sono andata un po' a spanne traendo da quello che ho letto in internet sul diabete per la descrizione della scena, e mi fa piacere che sia risultata realistica...
spero che questo capitolo ti piaccia!
non ho tempo per elencarvi tutti/e purtroppo, però voglio ringraziare tutti voi che avete inserito questa storia tra le preferite e le seguite! grazie davvero!!

e grazie a chi legge soltanto!

CAPITOLO 18 – UNA CANZONE PER TE-

Mancavano solo due settimane al mio ritorno in Italia.
Eccitata? Da morire
Felice? Non ne ero proprio certa.
Certo rivedere i luoghi che amavo, dove ero cresciuta, i miei amici, mio cugino e mia madre mi riempiva il cuore di gioia; ma poi pensavo ai Jonas, a Stella, ai miei compagni di hockey  e al paesaggio del New Jersey che ormai consideravo famigliare, e se stavo troppo tempo a rimuginare sul fatto che non li avrei più rivisti per chissà quanto tempo, mi veniva da piangere.
Cercavamo tutti di far finta di niente, ovviamente, ma si sentiva che l'aria che tirava in casa Jonas, il nostro rifugio abituale, non era delle più allegre.
Il primo gesto che ci fece piombare la realtà sulle spalle, fu il rimpatrio della mia adorata moto in Italia.
Non volevamo fare tutto all'ultimo momento per evitare inutile trambusto e fare le cose fatte male.
Quanti chilometri avevamo fatto insieme, io e Stella sulla mia, e i Jonas col sidecar di Joe, con i passeggeri che ci prendevano a pugni quando ingaggiavamo delle scherzose gare di velocità.
Mi asciugai in fretta una lacrima prima di mettermi il casco e salire dietro a Joe, che per l'occasione mi aveva accompagnato.
-Ehi tranquilla!- mi disse per farmi ridere -se non cade l'aereo la rivedrai presto!-
Scoppiai a ridere mentre lo scalzavo non troppo gentilmente dal posto di guida e prendevo il controllo del veicolo.
La seconda cosa, fu l'avviso del vicepreside.
Per non perdere i sei mesi di voti rimediati negli USA, avrei dovuto sostenere degli esami di convalida.
***
Shane stava per andarsene.
E io per impazzire definitivamente.
Ormai non pensavo ad altro, anche se cercavo, almeno con lei, di non darlo a vedere.
Il mio diabete si era alla fine ristabilizzato su livelli normali, e i malesseri improvvisi erano cessati.
Una preoccupazione in meno.
Passavamo più tempo possibile con la nostra amica, e, specialmente ora, la stavamo aiutando a ripassare tutto il programma di tutte le materie.
Non che ne avesse bisogno, in ogni caso.
Era una studentessa migliore di noi tre messi insieme.
Ma ci piaceva farle compagnia.
MI piaceva farle compagnia.
Sono egoista, lo so, ma non voglio che se ne vada. Non voglio che mi lasci. Certo, non sono solo, ma lei era diversa dai miei fratelli.
E non ero l'unico a vederla in questo modo e a starci male.
Di notte, capitava ormai sempre più spesso che Frankie venisse a svegliarci, triste perchè anche lui aveva capito.
Per lui Shane era la sorellona che lo aiutava, l'amica che ascoltava pazientemente le sue avventure scolastiche, ed era un po' la mamma che lo coccolava quando nostra madre non c'era.
E allora ci trovavamo tutti e quattro, noi Jonas a lavorare a quel progetto.
Quella pagina di diario erano diventate tre.
E altre due su quello di Joe.
E un foglio di quadernone di Kevin.
E le pagine del diario segreto di Frankie.
E quella che doveva essere il rifacimento di “I am what I am” divenne alla fine un album.
Un album che faticammo a incidere.
Perchè finchè incidevamo la musica era ok. Ci tremavano le mani, ma andavamo avanti. Insegnare a Frankie un paio di semplici assoli di chitarra fu semplicemente tragico.
Ma nel momento di cantare, la voce non usciva.
Piangevamo a turno, a seconda di chi aveva scritto la canzone.
Quell'album venne masterizzato su dieci CD, e poi ogni traccia venne cancellata dai computer dello studio.
Su una cosa eravamo tutti d'accordo.
Non sarebbe mai stato pubblicato.
Ma alla fine era fatta.
***
Il giorno dell'esame arrivò fin troppo in fretta.
Ormai mancavano solo due giorni alla mia partenza.
E io non avevo ancora fatto le valigie.
Tutto passò come in un film.
E io mi ritrovai all'aeroporto, abbracciata a quella che ormai era la mia famiglia.
Continuavo a deglutire. Non volevo piangere.
Ma quando abbracciai Joe, un mare di ricordi ed emozioni mi sommersero come un ciclone. Rividi le nostre litigate, i nostri momenti semiseri di confidenze, gli scherzi. E crollai.
Mi strinse forte forte e sentii che piangeva anche lui.
-Basta piangere, cavalletta-
Rise mentre si staccava finalmente da me cercando di smettere di piangere.
Kevin mi porse semplicemente la custodia di una chitarra, e seppi per istinto che era la “mia”, quella che mi aveva prestato per suonare fin dall'inizio.
-No Kev...io...-
-Accettala e stai zitta, ti prego-
Esitai appena un attimo, poi annuii e lo abbracciai.
-Continua a suonare, piccola- mi raccomandò mentre mi lasciava andare.
Joe si fece di nuovo avanti, e mi porse una macchinina.
-Frankie non vuole che ti dimentichi di lui- mi spiegò con un mezzo sorriso.
Sorrisi.
Piccolo.
Presi un bel respiro, e finalmente guardai Nick.
Tirai fuori dalla tasca il suo lettore mp3, ma lui scosse la testa.
-Tienilo- disse solamente, e io annui e lo rimisi al suo posto.
Allungò la mano, e mi diede un CD anonimo. Cercò di parlare, ma il groppo alla gola lo bloccò.
-E' un regalo da parte nostra. Ascoltalo e facci sapere che ne pensi, ok?- spiegò Joe mettendo un braccio attorno alle spalle del suo fratellino per dargli coraggio.
-Grazie ragazzi, davvero. Grazie di tutto-
-Andiamo a fare il check-in. Ci salutiamo dopo- Nick mi tenne stretta fino alla fine, quando cominciarono a chiamare il mio volo per l'Italia.
Lo abbracciai stretto, mentre lottavo per non piangere.
Non c'era più bisogno di parole tra noi.
Mi lasciò andare solo quando la chiamata divenne imminente.
-Devo andare- riuscii soltanto a dire abbracciandoli di nuovo per l'ultima volta.
***
Dovevo farlo. Ora.
Era già quasi al metal detector.
Spiccai una corsa e la presi per un braccio.
-Ho dimenticato una cosa- le dissi prima di appoggiare dolcemente le mie labbra sulle sue.
Con un ultimo sorriso la lasciai andare.
Sparì verso l'imbarco dell'aereo.
Non riuscivo più a muovermi, ero come paralizzato.
Quattro braccia mi abbracciarono con forza.
E finalmente riuscii a piangere, al sicuro tra le braccia di Joe e Kevin.
-Andiamo a casa, Nicholas-
***
Non avevo mai odiato tanto gli aerei in vita mia.
Quando si staccò da terra, guardai ancora una volta verso il terminal.
Mai come ora, avrei avuto bisogno di un suo abbraccio.


PERSONAL SPACE: ehi ehi ehi! calmi! non insultatemi subito e mettete giù quelle armi! XD
la fanfic non è ancora finita per cui almeno aspettate l'epilogo prima di picchiarmi ok?
comunque fin qui ormai il grosso della storia l'avete...che ne dite di farmi sapere che ne pensate con una piccola recensione?
Non vi mangio se mi insultate, lo giuro!

per ora vi saluto, alla prossima!
DalamarF16

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Capitolo 19
*** Epilogo 1 - Italia, Autodromo Nazionale di Monza ***


PERSONAL SPACE
Scusate il ritardissimo, ma sono davvero stata molto molto molto occupata in questo periodo e non ho potuto postare..sorry sorry!!!
Volevo ringraziare chi mi ha recensito e chi mi ha inserito tra le seguite/preferite...ne sono onorata!!!
Purtroppo non ho molto tempo a mia disposizione, per cui vi lascio al capitolo
Buona lettura!!! ^__^



EPILOGO 1
ITALIA, AUTODROMO NAZIONALE DI MONZA, 22 GIUGNO


NEW JERSEY
-Tranquilla Shane! Andrai benissimo come sempre!-
Joe stava cercando di rassicurare la ragazza, con cui ci sentivamo regolarmente in videochat circa ogni giorno, a orari improbabili per via del fuso orario, ma l'importante era sentirci.
Da lei era pomeriggio ora, da noi prima mattina.
Avevamo appena indossato la divisa della scuola e ci stavamo salutando.
-Mi mancate gente-
-Ci manchi anche tu, piccola. In bocca al lupo-
-Crepi il lupo. Ciao-
La chat era finita, ma il mio cervello era puntato sull'Italia. Fissavo con lo sguardo vacuo la cartina appesa alla parete, puntando a quel triangolo di terra a forma di stivale.
E finii in punizione.

Un sasso contro la finestra fece sì che il vicepreside corresse fuori dall'aula a rincorrere il colpevole.
E i miei fratelli mi trascinarono fuori dalla classe.
-Muoviti Nick! Dobbiamo andare!-
-Andare dove?- chiesi confuso, poi capii -Siete stati voi?-
-Frankie- spiegò Kevin -300 dollari-
Lo guardai male. Non poteva insegnare al nostro fratellino a fare certe cose!
-Ora non c'è tempo, dobbiamo muoverci!- ci esortò Joe mentre recuperava Frankie dal cestino dei rifiuti dove si era nascosto.
-Ma che succede?-
Cominciavo a spazientirmi.
Ero abituato alle pazzie dei miei fratelli, ma stavolta stavano davvero esagerando. Non ci capivo più nulla!
-Muovetevi! L'aereo non vi aspetterà!-
Ci si metteva pure Stella ora? E poi, aereo?! Ma erano usciti di senno?
Ma non potei pensarci più a lungo, perchè venni sospinto nella macchina della nostra stilista.
Non stavano scherzando. Stavamo davvero andando in aeroporto.
-Corri corri corri!!-
Kevin teneva Frankie per mano mentre lui e Joe mi trascinavano velocemente al check-in e successivamente, nel giro di dieci minuti, al metal detector.
Solo una volta nella departure area mi resi conto che era un volo per l'Italia.
-Mi dite che diavolo succede?-
-Partiamo per l'Italia, fratellone. Andiamo da Shane-
Se non fosse che Joe e Kevin annuivano seri, avrei pensato a uno scherzo.
Joe mi abbracciò
-Vorrai mica che rinunciamo a vedere la sua gara, dopo tutta la testa che ci ha fatto!-
Scoppiai a ridere e a piangere di gioia nello stesso momento.
Questi tre erano degli scapestrati, ma gli volevo un bene dell'anima.
***
MONZA, ITALIA
La gara era tra due ore. E io ero tesissima.
Per rilassarmi mi misi ad ascoltare il cd che mi avevano consegnato quel giorno in aeroporto.
La prima volta che lo avevo ascoltato, non potevo crederci.
Era un diario musicale di quei sei mesi...e perfino Frankie aveva partecipato come cantante e musicista.
Ora era il mio personale metodo di rilassamento.
Ero pronta.
O forse no?
E che diavolo, ero riuscita a tenere testa al pubblico dei Jonas, forse potevo sopportare un centinaio scarso di persone, no?
No.
Decisamente no.
***
-Muoviamoci! La gara inizia tra un'ora!-
Joe era l'addetto all'orologio, mentre Kevin si guardava in giro in cerca di un taxi.
Eravamo arrivati a Milano Malpensa in ritardo di un'ora a causa del forte traffico aereo, e ora ci restava poco tempo per arrivare a destinazione.
E per fortuna avevamo dormito sull'aereo!
Io tenevo per mano Frankie, mentre cercavo di rintracciare Luca al cellulare.
-Pronto?-
-Luca!-
-Nick?-
-Dimmi che Shane non è la prima!-
-No è l'ultima, perchè? Ma dove siete?-
-Non ho tempo ora! Grazie! Ciao!-
Riattaccai in fretta il telefono e agguantai Frankie, che si era allontanato per dirigersi verso una mostra di modellini di aereo esposta nell'atrio del grande aeroporto italiano.
-Ho trovato un taxi!-
-Diamoci una mossa!-
Il taxista ci prese molto probabilmente per dei pazzi, ma faticavamo a restare calmi.
Ansiansiansia!
Fortunatamente il circuito di Monza non era troppo lontano dall'aeroporto, una cinquantina di chilometri circa che percorremmo in circa 40 minuti.
Corremmo a perdifiato fino ad arrivare al paddock, dove era stata allestita la manifestazione.
E filammo a nasconderci prima che qualche nostra fan, o Shane, ci vedesse.
Fu Frankie ad avere l'idea più geniale che potesse scaturire da un cervello targato Jonas.
***
La prossima sarei stata io.
E i miei amici non sapevano più come tenermi calma.
E non bastava più nemmeno il pensiero che avevo tenuto a basa migliaia di ragazzine urlanti mentre uno dei miei migliori amici stava male.
Finalmente quell'irritante cronista chiamò il mio nome.
Oh no.
Oh no.
Respira Shane. Respira.
Istintivamente strinsi tra le mani i lembi della t-shirt che indossavo.
Era stato il regalo di addio di Stella.
Siccome sapeva che non appartenevo a nessuna società e che quindi potevo indossare quello che volevo, mi aveva fatto una maglietta con disegnato lo stesso soggetto della mia giacca da moto, dietro, e davanti sei cavallette che ovviamente ci rappresentavano.
Niente. Nemmeno strizzare quel capo d'abbigliamento pensando alle maledizioni che la mia amica mi avrebbe tirato dietro vedendomi fare quel gesto servì.
Mi alzai in piedi mentre Mattia e Mirko mi davano una pacca sulla spalla per incoraggiarmi.
Tipregotipregotiprego fa che almeno quella musica mi calmi.
Ero in posizione.
E quella che partì era la “nostra” versione di “I am what I am”.
Ma che diavolo?
E poi vidi un faccino famigliare che mi salutava. Gli feci l'occhiolino e cominciai il mio numero.
***
 La stavamo guardando di nascosto. Non volevamo che si emozionasse o, peggio, che tutti guardassero noi e non lei.
Solo Frankie era seduto in prima fila.
Beato lui , mi ritrovai a pensare mentre guardavo Shane muoversi sicura e sciolta sulla musica.
-Cavoli- Joe si lasciò andare a un fischio ammirato -E' migliorata un sacco!-
Eh sì.
Dovevo ammetterlo, senza noi tre tra i piedi era davvero progredita alla velocità della luce.
Per quanto ne capivo io, era perfetta.
***
Finii il mio numero con il cuore che batteva a mille.
Mi avvicinai al cronista in attesa dei voti mentre facevo cenno a Frankie di venire da me e lo abbracciavo.
-Ciao!-
-Mi stritoli, Shane!-
-Scusa. Che ci fai qui?-
-Ah niente, ho portato qui i miei fratelli-
Sorrisi e scossi la testa.
Non era cambiato di una virgola, a parte essersi alzato di qualche centimetro.

Joe, Nick e Kevin ci aspettavano dentro a uno dei box, nascosti nell'ombra.
E quasi finimmo tutti a terra per la forza con cui ci abbracciammo.
-Buoni! Buoni! Ho ancora i pattini!- gridai mentre cercavo di non farmi uccidere da quei tre.
Ma in fondo non importava.
Eravamo ancora insieme.
Il cellulare di Joe interruppe i festeggiamenti.
***
-Ciao mamma! E? No non preoccuparti, Frankie è con noi-
No. Vi prego.
Ditemi che non è come penso.
Ma dalle facce dei miei fratelli maggiori, era proprio come pensavo.
Ma come possono essere così irresponsabili?! Pensare a tutto, dai vestiti per Frankie, alla scorta di insulina per me...ma dimenticare la cosa basilare?!
-Dove siamo? Ehm...in Italia-
Lo sapevo.
Mi passai le mani sul volto. Non era possibile. Si erano davvero dimenticati di dire a mamma che saremmo partiti.
Guardai Shane, che sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
-Perdi colpi, Presidente- mi prese in giro
-Io non...- cominciai
-E' stata una sorpresa anche per lui. L'abbiamo rapito da scuola- spiegò Frankie, interrompendomi- stava andando fuori di matto per via della tua gara-
Dio, l'avrei ucciso!
La guardai con un sorriso imbarazzato. Mi aveva completamente disarmato.
Lei sorrise e mi abbracciò forte.
-Lo sai? Anche io vado in apprensione quando avete un concerto-
-No mamma ascolta...-mi lanciò il telefono -E' per te Nick-
-Che?- lo guardai male e mi inventai delle paroline dolci di scusa e salvare le nostre vite da una morte certa nel momento in cui avremmo rimesso piede negli USA.
Quando riattaccai, non avevo parole.
-Shane!-
***
-Shane!-
Mirko e Mattia mi stavano chiamando.
Non so come, ma ero riuscita a classificarmi terza! Il miglior risultato che avevo ottenuto in tre anni di tentativi.
Joe gridò di gioia e mi prese in braccio, facendomi quasi cadere per la seconda volta in pochi minuti.
Se avessimo continuato così non avrei visto i miei 17 anni!


PERSONAL SPACE:
No l'1 dopo l'epilogo non mi è scappato, è li intenzionalmente...infatti ho scritto anche un secondo epilogo...
non vuole essere un finale alternativo...diciamo che questo qui è più un capitolo extra...ma chiamrlo capitolo extra non mi piaceva XD XD
spero vi sia piaciuto e arrivederci a presto con l'epilogo...
Mi raccomando dai lasciatemi una piccola recensione....mi fa felice e a voi costa solo pochi minuti ^__^
Alla prossima!!!
Bacio!
Dalamar_F16

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Capitolo 20
*** epilogo 2 USA, New jersey, settembre ***


prima di tutto.....SCUSATEEEEEEE scusate scusate scusate! so che sono passati millenni ma non ero sicura se pubblicare o no questo capitolo...però poi ho iniziato un seguito...e lui è diventato indispensabile!
spero vi piaccia...e che non mi ricoprirete di inulti per la prolungatissima assenza!


EPILOGO 2 – USA; NEW JERSEY, SETTEMBRE-


Nick non sapeva nulla.
Volevo che fosse una sorpresa, per questo ad attendermi all'aeroporto, il primo di settembre c'era soltanto Joe.
Avevamo combinato tutto in modo che il mio arrivo si sovrapponesse alla sua visita di controllo.
-Ciao cavalletta!- lo salutai abbracciandolo -ma che hai fatto ai capelli? E da quando porti gli occhiali!-
-Perchè? Mi stanno male?-
Il solito vecchio Joe.
-Stai benissimo. E così puoi prestare la piastra a me!-
Ebbene sì. Alla fine avevo lasciato crescere i capelli, che ora mi arrivavano a metà schiena,e  che tenevo in ordine con una passata veloce di piastra, che me li ordinava senza farli sembrare degli spaghetti
-Scroccona!-
-Vanitoso!-
Scoppiammo a ridere e ci abbracciammo di nuovo.
Era strano, ma mi sentivo a casa.
***
La visita di controllo era andata bene. Mi ero ufficialmente stabilizzato.
Il giorno dopo cominciava la scuola, e non potei non ripensare all'anno passato, quando proprio agli inizi di settembre, Shane mi aveva salvato da quell'assalto di fan impazzite.
Lasciai che la mia mente divagasse nei ricordi nell'ora di matematica, e anche in quella di storia.
All'ora di musica partecipai con un po' più di entusiasmo, anche se mi mancava la mia socia che imprecava ogni volta dovevamo impostare l'accordo di Fa sulla chitarra.
La porta che si apriva mi fece sollevare lo sguardo.
Joe stava entrando.
Ma che voleva?
-Professore, mi hanno chiesto di mostrare la sua nuova classe a un'alunna arrivata da poco-
-Oh certo Jonas, faccia pure-
Non potevo crederci.
Avevo le allucinazioni.
Per forza.
Ma a giudicare dal sorrisetto impertinente di Joe non era così. Era tutto vero.
-Ben tornata signorina Toselli. Un altro anno di scambio?-
-No signore, mi sono trasferita qui con mio cugino, e mia madre ci raggiungerà tra un mese. Rimarremo per almeno tre anni, fino al diploma-
Tre anni? Anni?!
Non so come feci a trattenermi dal gridare di gioia.
Sei mesi erano pochi.
Ma fino al diploma la strada era lunga.
A fine lezione non ci salutammo nemmeno.
Servì solo un abbraccio che divenne un dolcissimo bacio.
Un bacio che avevamo aspettato anche troppo.
Un attimo.
-Joe lo sapeva?- chiesi alla ragazza.
-Da un mese- rispose lei mentre anche Stella ci raggiungeva.
-JOSEPH!!!!-
Gridai e cominciai a rincorrerlo per tutta la scuola.
-Ehi!- mi gridò dietro Stella -Non fare troppo male al mio ragazzo! Quei vestiti ci ho messo un secolo a farli!!!-
>FINE<

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