Il guardiano perduto

di ReisTheGuardian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La partita di Strange Ball ***
Capitolo 3: *** Il bardo, l'assassino ed il pazzo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Prologo

 

 

Nel cielo oscuro un altro bagliore fa la sua comparsa, poi un rombo e nuovamente il silenzio rotto solamente dal picchiettare della forte tempesta sui vetri e sull’ormai bagnato terreno. Ma qualcosa di cupo turba la quiete pubblica in quella notte che di cupo aveva già abbastanza. Un libro tra le mani, tunica in volto con annesso cappuccio che copre l’intera parte superiore del volto e sciarpa legata così che solamente la punta del naso abbia lo spazio necessario per uscire fuori e trovare un minimo di respiro. Cuore che batte a perdifiato anche se di fiato ne ha meno che poco. Rimane poggiato per qualche secondo ad un muro con la schiena, stradina senza uscita da una parte e grande via dall’altra che sbocca in varie strade mentre il centro è occupato da una grande fontana circondata da un prato ed alle spalle della fontana un grande palazzo, il più imponente tra tutti quelli presenti nella Grande Via del Destino, caratterizzato da qualcosa. I palazzi normali di solito sono ricoperti dai lati di luci al neon e, all’esterno, sembrano spezzoni esterni di aeronavi, quel palazzo sembra essere un palazzo della grande regia di Kherg, tutto ricoperto d’oro e all’esterno a qualche centimetro di distanza una nube offusca la visuale interna. L’entrata del palazzo è controllata da tre uomini, tutti e tre armati, ognuno con armi diverse. Uno ha un enorme fucile dietro la schiena, l’altro ha uno spadone che tiene tra le mani, la punta tenuta verso il basso ed il manico tra le mani, si starà riposando. Il terzo uomo sembra il meno pericoloso, anziano, barba lunga e folta che tocca i piedi tutta bianca, mani vecchie e ruvide oltre che rugose. In mano tiene un bastone, molti potranno pensare sia un normale bastone da passeggio ma per il ragazzo che rimane sempre appostato sul muro non è difficile capire che quello non è una persona normale, è un mago. Due dei tre guerrieri, il tiratore e lo spadaccino, portano addosso un’armatura complessa. Il mago invece porta addosso una veste che arriva fin sotto i piedi. Continua a respirare affannosamente l’incappucciato, fisico atletico e snello si direbbe faccia sport. Cerca di dare un ultimo sguardo alla grande via per riuscire a trovare una possibile via di fuga, ma non appena lo sguardo si punta verso l’esterno

“Cucu!”

Un volto. Denti caricati, la maggior parte gialli e faccia burbera e grezza. Barba nera che scivola lungo la mascella dell’uomo fermandosi al mento dove si unisce con l’altro pezzo di basetta formando un pizzetto bello grosso che a sua volta incomincia a salire intorno alla bocca creando un paio di baffi uniti tra di loro. Sorriso sornione sul volto e occhi da diavolo. Non è vestito in maniera da cavaliere ne normale se si guarda la pioggia. Infatti porta solamente un pezzo di armatura sul braccio sinistro, nella mano destra uno spadone nero con disegnato sopra un fuoco. Fascia intorno ai capelli lunghi e blu ed un paio di pantaloni neri tenuti da una cintura grigia da cui a destra sbocca una specie di mantello rosso con un simbolo di fuoco nero e arancione che copre la gamba destra dalla parte davanti, inoltre è scalzo. Dietro di se una cinquina di uomini in armatura, reclute in fase di addestramento.

“Non ti aspettavi di trovarmi qui, ladruncolo da quattro soldi!!! Dammi il libro, muoviti!”

Ora sul viso si dipinge un’espressione dura e cattiva mentre gli occhi schizzano fuori dalla faccia dell’uomo.

L’incappucciato rimane ad osservare l’uomo per qualche secondo, non riesce a muoversi tanto dallo stupore e dalla paura che prova nel vedere quel volto, solamente cerca di stringere il libro più forte che può per non farselo fuggire.

“Questo libro, è patrimonio della regina. Già toccandolo meriteresti la pena di morte, ma se me lo dai senza opporre resistenza chiuderemo un occhio e ti beccherai solamente un anno di carcere, perché noi siamo buoni con le persone siete voi che ci pr…”

Non finisce di parlare che l’incappucciato si ribella tutt’un tratto e scalcia velocemente la gamba dell’uomo che la tira su afferrandola con entrambe le mani e saltellando sulla gamba che gli rimane. Poi con un movimento veloce in avanti del braccio l’incappucciato fa sbatter il palmo della mano destra contro la fronte dell’uomo facendolo cadere per terra e senza aspettare un secondo di più incomincia a correre in direzione sud.

Intanto le reclute rimangono intorno al loro capo cercando di aiutarlo.

“Ma cosa fate? Faccio da solo BABBEI ANDATE A RINCORRERE QUEL RAGAZZO!!!”

Urlo che squarcia in due il cielo e subito le guardie incominciano a correre in direzione del ragazzo appena scappato.

“Ti sei ficcato in un mare di guai pivellino... mai prendere alla sprovvista il sergente Rain”

Conclude il tenente con un ringhio di rabbia ed una faccia da paura.

Nello stesso momento il ragazzo continua a correre, ma a causa della fretta si ritrova di fronte ad una strada senza uscita. Un muro alto una decina di metri si staglia di fronte al ragazzo, chiuso ai lati da due case, una con un balcone a sei metri di altezza. Si volta cercando di trovare un’uscita ma niente. Le reclute gli stanno dietro, camminano lentamente ognuno con un ghigno malefico in volto. Un gruppo ha in mano delle spade a singolo filo, un altro gruppo ha in mano dei nunchaku mentre uno solo tiene in mano un fischietto. L’incappucciato si guarda intorno, non ha mai visto quell’arma e non vuole provarla semmai possa essere pericolosa, ad un tratto un’idea gli passa per la mente.

Incomincia a correre contro le reclute che sbigottite dal fare del ragazzo alzano le armi per prepararsi alla battaglia.

“Scusate, ma non è questa la mia ora.”

Esclama slanciando l’intero corpo verso destra in maniera fulminea in modo da dirigersi verso un muro, la gamba destra si apre e, non appena il piede urta al muro, la gamba si flette verso l’alto in modo da dare all’intero corpo una spinta

 la vostra promozione è…”

ancora un’altra frase, il corpo del ragazzo è diretto a tutta velocità verso gli avversari.

“RIMANDATA!!!!”

Un ultimo urlo, poi l’incappucciato poggia entrambi i piedi sul capo del guerriero con il fischietto, le gambe che si abbassano e successivamente si slanciano verso l’alto in questo modo l’incappucciato riesce saltare in direzione del muro e nello stesso tempo abbassa il caschetto del guerriero.

“Ehi!” esclama il guerriero colpito con voce tonante ed arrabbiata.

Ma oramai è troppo tardi, l’incappucciato effettua un altro slancio con la gamba sinistra sulla parete del muro riuscendo ad arrivare sul balcone aggrappandosi con entrambe le mani sul corrimano di metallo. Poi si issa in modo da entrare dentro il balcone, fa qualche passo indietro per prendere la rincorsa ed incomincia a correre. Arrivato di fronte al corrimano che sfocia dall’altra parte del muro poggia entrambe le mani su di esso e si lancia verso avanti cercando di atterrare con i piedi per terra dall’altra parte della stradina, sano e salvo.


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Capitolo 2
*** La partita di Strange Ball ***


La partita di Strange Ball

Capitolo 1

La partita di Strange Ball

 

Lo stadio era gremito di gente.  Ma non gridava nessuno, non ancora almeno. C’era solamente il baccano causato dal continuo parlare della gente. Nel campo non c’era ancora nessuno, solamente una dozzina di persone che stavano sistemando l’occorrente per la gara. Dall’esterno quella scultura potrebbe sembrare fuori moda e poco all’avanguardia ma guardandolo dall’interno si capisce che la tecnologia è arrivata anche lì. Partiamo dal fatto che è uno degli stadi più costosi in circolazione dato che è uno stadio olografico. Gli stadi olografici sono centri sportivi dove si svolgono tutti gli sport giocati di questi tempi. I giocatori vengono fatti entrare da un’entrata nascosta dello stadio e vengono fatti entrare dentro ad una capsula, questa capsula scompone il corpo umano in tante cellule elettro-chimiche tramite un complesso processo. Queste cellule vengono risucchiate da un tubo in basso alla capsula e vengono trasportati dentro allo stadio. Le cellule si uniscono ed a contatto con l’elettricità che vaga dentro lo stadio olografico trasformano la persona in una figura olografica ma sempre esistente. Una volta finita la partita i corpi olografici vengono scomposti e vengono riportati dentro le capsule ritrasformando i giocatori in esseri umani. Tuttavia le abilità del giocatore e i problemi fisici riportati durante una partita vengono riportati anche fuori dallo stadio olografico quindi, in caso di un infortunio grave, il giocatore deve pur sempre andare a medicare la ferita. Intorno allo stadio olografico c’è un dirupo che finisce con una copertura di mithril, copertura che serve per proteggere i fili che alimentano l’energia dello stadio olografico dagli eventi atmosferici quali pioggia e neve. Infine ci sono gli spalti, tutti gli spalti sono ad una dozzina di metri dalla copertura di mithril ed il tetto è totalmente fatto in adamantio fluorescente che serve ad avere un minimo di luce e sicurezza nell’area. Gli spalti si dividono in quattro zone, due per i tifosi di casa e due per i tifosi della squadra ospite. Le sezioni sono divise da quattro piloni ai lati più una centrale. I due piloni ai lati destri servono alle forze d’ordine di avere una visuale completa della zona mentre gli altri due piloni messi ai lati sinistri servono alla manutenzione e alimentazione del campo olografico. Il pilone centrale invece è quello del commentatore.

“Sei emozionato?”

Tentò di parlare Lark, ma la sua voce era troppo esule perché il compagno potesse sentirlo in quel gran baccano.

“Ehi Byron!Sei emozionato?!?!”

Questa volta tentò di farsi sentire urlando, un grido che forse risultò più forte di quello che il nero si aspettava dato che anche un paio di persone li vicino si girarono attirate dalla domanda di Lark.

“Oh,Lark! Non c’è bisogno di gridare, avvicinati al mio orecchio la prossima volta che devi dirmi qualcosa. E comunque non sono per niente emozionato, perché dovrei esserlo?!”

Già la voce del biondo Byron era qualche tonalità più forte di Lark, ma guardiamoli… lo si potrebbe dire anche guardandoli in volto.Byron ha i capelli ricci, neri, corti e arruffati mentre Lark ha una chioma bionda, liscia e lunga che arriva alle scapole. Byron ha la pelle ruvida, scura e dei lineamenti rozzi, da campagnolo. Lark invece ha una pelle chiara come la neve, lineamenti eleganti e la pelle liscia come quella dei bambini. Byron ha degli occhi di un nero profondo come la pece mentre Lark ha degli occhi azzurri come il cielo, ci si potrebbe specchiare di dentro.  Ma come si dice, l’abito non fa il monaco. Infatti Lark ha un carattere totalmente paesano, cosa che guardandolo in faccia non lo si direbbe. Infatti è un tipo grezzo e non ama dire le cose alle spalle e per questo motivo molte volte ha avuto problemi con le guardie inoltre è molto fiero di se. Byron invece è l’opposto di Lark riservato e silenzioso, non ama dire i fatti suoi in giro e se una cosa può fare a meno di dirla non la dice, tranne che a Lark.

 “Cosa?! Non sei emozionato?! C’è tuo…”

Uno sguardo gelido verso il compagno ed una mossa fulminea del braccio di Byron va a chiudere la bocca di Lark in modo che non possa dire quel che aveva intenzione di dire.

“Sei pazzo!? Non qui, non in questo luogo…!”

Sguardo severo quello di Byron mentre ora Lark abbassa lo sguardo fissando il terreno.

“Ma perché?! La gente non ti tratta come meriti, se venissero a sapere…”

Un altro sguardo severo, Byron non ha proprio voglia di parlare di queste cose… non ora dove possono sentirli miriadi di persone. Ma Lark ormai ha capito il concetto e rimane a fissare il compagno con sguardo imbronciato sperando che cambi idea

“La finisci di fare il poppante? A volte mi chiedo se hai seriamente venti anni o lo dici per scherzare…”

Byron volta lo sguardo verso Lark che ancora ha il volto di un bambino che non ha ricevuto un regalo tanto atteso o a cui non hanno dato una caramella. Il ragazzo nero osserva il grande schermo sopra al muro centrale dello stadio, segna le nove meno dieci di sera.

“Su Lark, la partita sta per iniziare e non voglio che il miglior tifoso dei SkyLight Eagles perda l’entusiasmo… e poi adoro le tue esultanze…ahahahah…”

Risata convinta, alla fine Byron ha sempre ripreso le esultanze di Lark anche se lui non voleva. Ma il compagno dello scuro non vuole tirarsi su, sguardo perplesso e testa che si scuote come a dire di no, poi un risolino ironico.

“Perché diamine nascondi i tuoi sentimenti Byron? Pensavo fossi io quello troppo fiero…”

Lark rimane a fissare con sguardo freddo il compagno che non sa quel che dire. Rimane sconvolto a guardare Lark che a sua volta lo fissa come per aspettare una risposta.

“Io…”

Cerca di spiegarsi, ma non sa quel che dire. Poi la campana della salvezza, sono le nove ed un fischio incomincia a farsi largo nel vociare dello stadio, la partita sta per iniziare. Lark volta il capo verso lo stadio e Byron sbuffa sconfitto cercando per ora di concentrarsi sulla partita.

“Signore, Signori, appassionati dello Strange Ball!”

Una voce potente e solenne irrompe nel rumore dello stadio.

“Io sarò il commentatore della partita di oggi, la grande partita di oggi. La finale della World Strange Cup!!!”

Non appena il commentatore finisce di dire quelle poche parole un boato incomincia a spaziare nello stadio come se una delle due squadre avesse vinto di già la coppa.

“Ah, che caloroso pubblico! Benissimo, allora io, Jhon Beor ed il mio aiutante nonché critico della partita Law Order cercheremo di essere calorosi quanto voi! Quindi, buona visione a tutti e che la partita INIZI!!!”

Un altro boato questa volta più forte ed emozionante da parte di tutti i presenti dello stadio compresi i due compagni Byron e Lark.

“Lark, ci sarà da divertirsi!”

Urla Byron con tutto il fiato che ha in corpo, il compagno lo guarda. Ancora serio in volto, ma non può sostenere quella situazione a lungo, ne lui vuole rovinarsi e rovinare all’amico un momento simile.

“Si Byron, ci sarà da divertirsi!!!”

Entrambi si scambiano uno sguardo sorridente poi si voltano verso lo stadio olografico le squadre stanno facendo la loro entrata e l’arbitro insieme ai due aiutanti cammina al centro come parete divisoria tra le due squadre.

“Vediamo un po’ chi saranno i finalisti della World Strange Balle cup!”

Ancora la voce del cronista che incomincia a presentare le due squadre.

“Allora, dal lato sinistro vediamo i campioni uscenti, i Black Wings Lion!!! Il capitano è King Browl, un giocatore che sa fare la differenza in campo e non mi stupirei di vedere in futuro una statua in suo onore!”

Ora da un lato dello stadio le grida di gioia, sono i tifosi ospiti che sicuramente patteggiano per i Black Wings Lion, dall’altro lato dello stadio invece un boato derisorio si innalza in direzione della squadra ospite.

“Wow, saranno circa sul milione i tifosi questa sera, un record si può dire! Ma passiamo alla squadra di casa!”

Ancora una volta il cronista si prepara per parlare dopo una sua piccola osservazione.

“A cercare di realizzare un sogno battendo la squadra imbattuta da quindici anni ed afferrare quella tanto amata coppa i SkyLight Eagles!!!!! Accompagnati dal capitano Knees Brol, un ragazzo che ha fatto tanta strada, ma così tanta che in solo un anno è riuscito a diventare capitano di una squadra che tenta di arrivare a vincere la coppa… anche lui ha stoffa da vendere, sarà una gran bella partita!”

E questa volta i tifi si sono invertiti, e questa volta a gridare di gioia non appena il nome della squadra in casa viene pronunciato sono i due inseparabili amici Byron e Lark

“Vai!!!! Rompete il didietro a quei montati!!!!!!”

Ridono mentre proferiscono nello stesso momento quelle parole, poi tocca nuovamente al cronista

“Ed ora, Law… esponici le regole della partita prima che la partita inizi!”

“Certo Jhon!”

Ed ora fa la sua parte anche il critico che lascia perdere il cronista e prende possesso del megafono parlando dal suo microfono.

“Allora, le squadre sono composte da dodici giocatori. I giocatori devono cercare di infilare la palla dentro al cerchio che sta dietro ad uno dei giocatori che è il portiere. Possono tirare con le mani, con i piedi, con i fianchi e con tutto quello che hanno in mente. I portatori di palla possono inoltre difendersi da coloro che cercheranno di rubargliela picchiandoli. La partita dura novanta minuti. Inoltre ogni squadra ha un’abilità speciale che però richiede un estremo dispendio di energie e per questo motivo i giocatori la usano solamente in situazioni critiche. Entrambe le squadre inoltre posseggono l’abilità di volare dato che la porta si trova a mezz’aria. Questo è tutto.”

 Conclude la spiegazione veloce il critico, poi nessun’altro ha il coraggio di parlare. L’arbitro ha posizionato la palla a mezz’aria ed i due capitani si trovano uno di fronte all’altro in attesa del fischio d’inizio.

“Vai Knees, ce la puoi fare…”

Sussurra tra se e se Byron cercando di non farsi sentire da nessuno. Poi il fischio arriva, la partita inizia ed entrambi i capitani scattano in avanti cercando di arrivare per primi sulla palla.

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Capitolo 3
*** Il bardo, l'assassino ed il pazzo. ***


Il bardo, l'assassino e il pazzo.

Capitolo 3

Il bardo, l’assassino ed il pazzo.

E sotto la pioggia, una fitta e fortissima pioggia accompagnata da tuoni e lampi, la gente correva. Dove? Beh in qualche posto per vedere l’attesissima partita che poc’anzi era partita allo stadio. Chi andava verso qualche bar mentre qualcuno si dirigeva verso lo stadio, i soliti ritardatari. Quelli che però suscitavano di più la curiosità dei passanti erano i fan che non erano riusciti ad acquistare il biglietto e quindi, per guardala, cercavano di scalare l’immenso muro esterno dello stadio.  Episodi di puro vandalismo causati da folli che la sicurezza non poteva controllare, e di certo non poteva ammazzare quella povera gente, almeno non davanti ad altri. E, in mezzo a tutta quella folla inferocita che stava creando il caos in città, non poteva non esserci il pazzo di turno, colui che per fare il simpatico ed aiutare le altre persone a continuare a fare chiasso darebbe la sua vita. Si erge in tutto il suo splendore da teppista, alto, ricciolino e occhi di un nero intenso come la morte. Sempre sorridente, perché la morte non lo spaventa. Addosso porta vestiti strappati, in testa un cupolino verde come il cappotto, i jeans sono di colore nero ed un paio di stivali usati di colore nero. In prima fila che corre in maniera ossessiva e concentrata verso uno degli ultimi spiragli per scalare lo stadio pieno zeppo di fan. Sa che prima o poi qualcuno cadrà e le mura a quel punto acquisteranno altri spazi per nuovi avventurieri ma non vuole perdersi neanche un minuto della partita, anche perché non ha visto la battuta d’inizio e questo ha fatto nascere nell’animo del ragazzo una terribile emozione, la rabbia e si sa, la rabbia può rinvigorire l’animo di una persona che lo rende agile e potente quanto un giaguaro, ma abbassa per non dire inibisce l’abilità di pensare il che porta spesso a conclusioni affrettate e spesso … mortali. Questo è proprio quello che sta succedendo nella mente del pazzo che corre senza neanche pensare ad un buon piano per evitare le guardie una volta salito sullo stadio.

"Ancora qualche passo … su Vylriek SU!!!!!!!"

Grida di carica quelle di Vylriek che cerca di aumentare ancora di più la velocità, ad un tratto un ragazzo basso, occhi da demone e vestiti da barbone si pone accanto a Vylriek. Sorride restando accanto al pazzo e poi incomincia a correre così veloce che sembra abbia le ali ai piedi.

"Eh no baby!!! Non mi priverai di quindici minuti di partita, vieni qui!!!!"

Fa cenno di no con la testa mentre ora piega il corpo verso avanti continuando a correre e flette le gambe prima verso il basso e successivamente verso l’altro dandosi la spinta con i piedi per saltare addosso al ragazzo. Quando il demonio tutto pepe volta lo sguardo verso dietro non vede altro che una folla incantata a guardare sopra la sua testa. Passano pochi secondi prima che capisca e senza neanche rendersene conto si ritrova con i piedi di Vylriek sulla testa.

"Mai superare Vylriek, ricordalo"

Parole pronunciate in maniera veloce, poi una spinta verso l’alto da parte di Vylriek che raggiunge giusto in tempo la parete dello stadio.

"Ed ora? Ed ora si sale!!!!Ahahahahahah!"

Risata secca quella del pazzo che senza pensarci due volte incomincia a posizionare le mani sulla parete di adamantio dello stadio, deve solo fare attenzione alle crepe su cui poggia i piedi ed il gioco è fatto.

 

Sembra che nella città sia scoppiata la guerra civile, o almeno nel centro. In periferia invece l’unico rumore che si può sentire in mezzo alle strade è il picchiettare dell’acqua sulle case ed il cadere dei vari rifiuti da sopra i tetti. La periferia di Mech Town non era come il centro, le case non erano alte e fatte di adamantio o mithril ma di comune marmo o legno e basse, inoltre erano totalmente fatte a mano. Inoltre la giustizia lì era un optional, vigeva la legge del più forte, ogni anno si teneva un torneo di lotta chi vinceva era nominato capo della periferia ed era colui che doveva parlare con la regina se succedeva qualcosa. Molto spesso però chi veniva eletto capo era rozzo, grosso e senza un minimo di cervello quindi non veniva neanche ricevuto dalla regina ed i problemi dovevano venir risolti dai comuni abitanti. Inoltre il centro era un posto popolato e all’avanguardia, in periferia invece abitavano giusto quei trecento o quattrocento abitanti poiché molti erano andati a trovare lavoro nel centro e come modernizzazione erano molto più indietro del centro di Mech Town. Insomma andare dal centro alla periferia era come passare in una macchina del tempo e vedere Mech Town quando era ancora un paese in via di sviluppo. Nonostante i vari problemi la gente non smetteva di divertirsi e mandare avanti la famiglia come meglio poteva. Quella sera però la città non era che un ritrovo di anziani e banditi di passaggio che, per rifocillarsi, cercavano qualche osteria poiché tutti quanti i giovani erano andati a vedere la partita in centro città. L’osteria meno popolata era quella del Behemot Allegro. Il vero problema di quell’osteria non era il mangiare perché i cuochi erano veramente ottimi, era il barista ed il cameriere, padre e figlio.  Erano poveri e prima di trovare lavoro nell’osteria facevano i ladri nel centro città quindi quando si presentavano i clienti loro li derubavano di tutti i loro averi in maniera furtiva e silenziosa e quando arrivava il momento di pagare li mettevano a lavare i piatti per ripagare il mangiare. Questo trucco funziono per qualche anno, poi la gente incominciò ad accorgersene e l’osteria divenne sempre meno popolata. Gli unici assidui frequentatori di quel locale ormai erano i banditi, loro non potevano essere derubati altrimenti quell’osteria sarebbe divenuta un cumulo di macerie in pochi secondi e poi bevevano molto e davano mance abbastanza buone quindi non valeva neanche la pena rischiare la vita. L’osteria aveva anche una cantina e bella grossa, questa era sistemata all’esterno del locale in un vicolo buio, a pochi passi. Era infilata sotto ad una scala dentro una botola. Il vico era molto buio così molto spesso si posizionavano i banditi per accerchiare il cameriere dell’osteria che andava a prendere il vino e derubarlo. In quella serata  c’erano i banditi, ma dentro al loro cerchio non c’era un cameriere, c’era un uomo alto, un mantello viola strappato e bagnato. Si poteva notare solo questo, neanche la faccia dato che era incappucciata.

"Eheheh, ed ora tira fuori i soldi!"

Occhi minacciosi e bocca sorridente tanto da scoprire tutti i pochi denti dei banditi che accerchiavano l’individuo. Occhi rossi e luminosi come quelli del diavolo, solo questo si poteva notare dell’incappucciato. Poi con voce roca proferisce una sola parola.

"Spostatevi…"

Sguardo perplesso quello del bandito che non riesce a capire perché l’individuo che avevano preso di mira non tentava di scappare ne di attaccarli.

"E chi ce lo dice? Tu? Ahahahah…"

Se la ride uno dei banditi, che da quello che succede in seguito sembra essere il capo, infatti una volta che il resto del gruppo sente ridere il loro “capo” incominciano a ridere anche loro. Poi una mossa secca con il braccio e la mano si apre in direzione del gruppo ed ecco che le risate si fermano.

"Sborsa o ti ammazzo!"

Grezzo e rozzo il dire del capo che subito mette mano al fianco destro per afferrare il coltellino.

"Ti consiglio vivamente di non utilizzare quell’attrezzo, se non lo sai usare bene è molto pericoloso e potresti tagliarti o peggio … e noi non vogliamo che ti succeda qualcosa di male, vero?"

Ironico nel dire l’incappucciato che ora osserva il capo dei banditi. Qualcosa gli dice che la situazione si sta scaldando.

"Ehi, brutto…"

Senza pensarci due volte e preso dal più grande senso di nervosismo ordina ai suoi scagnozzi di attaccare l’individuo con il cappuccio. Subito i banditi mettono le mani ai fianchi ma qualcosa di strano li blocca. La bocca aperta la mano ferma sul fianco che porta il coltello, poi ecco che le gambe di tutti quanti diventano molle e nello stesso istante … TUM! I corpi dei banditi, tranne quello del capo, cadono per terra. Sulle loro schiene una carta con su disegnato un asso di fiori.

"M-Ma… cosa…"

Lo sguardo fisso sull’individuo incappucciato che è stato fermo per tutto il tempo.

"Come… come… brutto…"

Non riesce neanche a finire di parlare che anche lui cade a terra però, a differenza dei suoi compagni, dietro la schiena ha conficcato un coltello.

"Ti avevo detto che potevi farti male…ahahahahahah…"

Risata malvagia quella dell’uomo che ora volta le spalle al gruppo dei banditi ed incomincia ad avviarsi verso la strada che porta all’osteria. Ma qualcosa lo ferma, un brivido percorre tutta la sua schiena. Un suono melodioso, un accordo formato da tre corde di mandolino ed il rumore di un piede che batte sul terreno.

"Ntz,ntz,ntz…"

Rumore provocato dallo schioccare della lingua sul palato. A causare tutto quell’insieme melodioso di rumori e musica è un uomo. Basso, capelli rossi e naso a patata. Sul capo porta un cappellino tondo e di colore giallo, addosso un maglione medievale verde da un lato e rosso dall’altro mentre sulle gambe porta un paio di pantaloni aderenti rossi. Le scarpe sono lunghe e con la punta a giro. In mano ha un mandolino di colore marrone. Dall’aspetto sembra un uomo di mezza età.

"Ah! Cosa vuoi pagliaccio!"

Nervoso l’incappucciato sembra che quella presenza gli abbia messo fretta.

"Oh, perché ti rivolgi così ad un tuo vecchio amico, Salzamir o meglio Occhio del demonio? E’ così che ti fai chiamare ora…"

Cerca di infastidirlo, ma nonostante il nervosismo che Salzamir possa avere addosso quel tentativo va a vuoto, e sul volto del bardo si disegna una smorfia di tristezza.

"Oh, vattene. Sono nervoso e non ho voglia di parlare con un pagliaccio come te…"

Qualche attimo di silenzio, Salzamir da le spalle al menestrello che lo guarda per bene. Poi lo sguardo di quest’ultimo si sposta verso il terreno ed incomincia a squadrare i banditi, poi una smorfia di disgusto nel vedere tutto quel sangue che scorre dalle ferite degli uomini lì per terra.

"Brr… il sangue mi fa senso, e fa anche freddino andiamo a bere qualcosa nell’osteria?"

Sbuffa Salzamir e scuote la testa poi alza le mani sul volto afferrando i bordi del cappuccio per abbassarlo ed esclama

"Ed andiamo … cosa mi tocca fare per non morire …"

Incomincia ad incamminarsi mentre da dietro ecco che il menestrello incomincia a ridere sotto i baffi.

"Uhuhuhu, a quanto pare qualcuno ha paura di un povero bardo tutto indifeso …"

"Muoviti!!!"

"Arrivo, aspettami!!!!"

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