Parole d'amore

di Vivien L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** FIDUCIA ***
Capitolo 2: *** PAROLE D'AMORE ***
Capitolo 3: *** INCOMPRENSIONI ***
Capitolo 4: *** SACRIFICIO ***
Capitolo 5: *** INCERTEZZE ***
Capitolo 6: *** RIMORSO ***
Capitolo 7: *** RICORDI ***
Capitolo 8: *** OSSESSIONE ***
Capitolo 9: *** ESPIAZIONE ***
Capitolo 10: *** LA LEGGE DEL PIU' FORTE ***
Capitolo 11: *** BASIC INSTINCT ***
Capitolo 12: *** LUCI E OMBRE ***
Capitolo 13: *** REMINESCENZA ***
Capitolo 14: *** ROMANTICA ILLUSIONE ***
Capitolo 15: *** FURORE ***
Capitolo 16: *** RESA DEI CONTI ***
Capitolo 17: *** ELISIR D'AMORE ***
Capitolo 18: *** NUVOLE BIANCHE ***



Capitolo 1
*** FIDUCIA ***


 

Parole d'amore
capitolo primo
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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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- Edward, come prosegue la gestione della nuova società?- chiese Rosalie, il volto illuminato da un sorriso estatico. Osservai con la coda dell'occhio il suo viso dalla bellezza abbagliante, le labbra carnose sensualmente dischiuse e le mani elegantemente posate sul tavolo della sala, pericolosamente vicine a quelle di mio marito.

Sospirai, tornando a guardare Mark e tentando-inutilmente- di indurlo a mangiare la pastina che gli avevo preparato.

- Tutto a posto, i miei dipendenti stanno facendo un ottimo lavoro...- rispose Edward con una scrollata di spalle.

- Mamma mammina!! Guarda la zia Rose cosa mi ha regalato!!- pigolò Amy, tirandomi con forza per una manica della camicia e sventolando sotto al mio naso un piccolo lucidalabbra alla fragola.

- Sai che non voglio che usi quelle cose, Amy! Sei ancora troppo piccola!!- risposi piccata, mentre continuavo a cercare di imboccare mio figlio, che proprio non ne voleva sapere di mangiare.

- Sai Isabella, credo che a volte tu sia troppo severa con tua figlia!- sillabò con tono fintamente amichevole Rose, e io sospirai, lanciandole un occhiata di avvertimento.

- Non credo- mormorai a bassa voce - sono convinta che Amy sia ancora troppo piccola per interessarsi a questo genere di cose...-

- O piuttosto potresti dire che dato che tu non ti sei mai interessata al tuo aspetto fisico, pensi che anche Amy debba diventare come te...- lasciai cadere il cucchiaio con cui stavo imboccando mio figlio, mentre uno strano silenzio si cristallizzava nell'aria. La guardai, trucidandola con lo sguardo, e lei mi sorrise con fare affettuoso.

- Non sono affari tuoi come educo i miei figli, Rose- enfatizzai sull'ultima parola, mentre la mia voce diventava improvvisamente aspra, e sentii i presenti trattenere il fiato.

- Isabella- mi richiamò Edward, lanciandomi un occhiata severa. Lo guardai, incredula, e lui mi restituì uno sguardo duro.

- Non credi di stare esagerando?- continuò piccato - Rosalie voleva soltanto darti un suggerimento...-

- certo- mormorai con voce aspra - facile dirlo per te, che vizi tua figlia in maniera intollerabile! Ma sai benissimo che...- una risata cristallina interruppe il mio sproloquio. Mi volta verso Rose, sbalordita, e lei rise dolcemente.

- Andiamo Isabella- pigolò con voce suadente - non c'è bisogno di scaldarsi tanto, la mia era solo una costatazione...- si strusciò su Emmett, che le sedeva di fianco, lanciando un occhiata in tralice a Edward, che ovviamente non si accorse di nulla.

Sospirai, ignorandola, e percepii chiaramente l'occhiata di disapprovazione che mi lanciò Edward...e l'irritazione per il suo comportamento tornò, potente come un mare in tempesta...erano passati quasi due mesi dal giorno in cui ebbi quella strana e surreale conversazione con Rose e, nonostante abbia fatto di tutto per non abbandonarmi all'angoscia e cedere alla tentazione di confessare tutto a mio marito, la paura di ciò che sarebbe potuto succedere mi tormentava ogni giorno.

Rose mi aveva detto chiaramente che lo rivoleva, che stava con Emmett soltanto per riavvicinarsi a Edward, che aveva intenzione di riprenderselo...e io avevo paura. D'altronde io cosa potevo offrire a mio marito se non tanti crucci e responsabilità? Spesso, ripensando al nostro passato, mi stupivo del fatto che lui avesse lasciato una donna bella e intraprendente come Rose per me...e l'iniscurezza iniziava a logorarmi dentro, unita alla straziante consapevolezza che la situazione mi stesse lentamente sfuggendo di mano.

Perchè Rosalie Hale era divenuta una costante nella nostra vita: era un punto di riferimento per Emily, una confidente per mio marito e, inoltre, una ventina di giorni fa Edward aveva deciso di affidarle un incarico presso la sua banca principale come contabile...e ciò significava che lei lo vedeva tutti i giorni, che aveva la possibilità di passare del tempo con lui e, di conseguenza, di provare a sedurlo con le sue arti infallibili di donna... sospirai, continuando ad imboccare il mio pulcino che, all'ennesimo boccone di pastina iniziò a mugolare, tirando pugnetti in aria e facendo delle deliziose smorfiette che mi ricordavano tanto Edward...sorrisi, avvicinandomi a lui prendendolo in braccio.

Lo portai in bagno,seguita a ruota da Emily che iniziò a pavoneggiare il suo lucidalabbra con aria vittoriosa e a sproloquiare su quanto fosse brava e bella la "zia Rose".

Un altro problema sopraggiunto da quando Rose si era prepotentemente intromessa nelle nostre vite era l'incrinamento del rapporto affettivo fra me e mia figlia: ogni qualvolta io la rimproveravo per qualcosa, Rosalie interveniva e mi rinfacciava di essere troppo severa con Amy...che di conseguenza aveva sviluppato un adorazione verso la zia che ci aveva allontanate.

Tentai di ignorare le parole di Amy e cambiai il pannolino a Mark, e quando iniziai a cospargere il suo piccolo sederino con il borotalco iniziò a lanciare degli urletti acuti e a piangere.

- Shh amore mio- sussurrai cullandolo teneramente e incamminandomi verso il soggiorno, dove vidi un Emmett concentratissimo sull'ennesima partita di Baseball e mio marito ridere ad una delle tante battutine di Rose, che non appena mi vide fece un sorriso sarcastico.

- Ah Bella- pigolò divertita - stavamo proprio parlando di te!!!- la guardai torva, stringendo il piccolo Mark fra le braccia e baciandogli i capelli.

Mi sedetti sul piccolo divano vicino al tavolino del soggiorno, guardandoli incuriositi, e Edward si grattò il capo, imbarazzato.

- Beh...le stavo raccontando di tutte le tue cadute...- alzai gli occhi al cielo, ma la risata squillante di Rose mi fece accapponare la pelle, mentre accarezzava con delicatezza la mano di Edward, e io diventai rossa di rabbia...possibile che fosse così cieco da non accorgersi di nulla?? Lui, notando il mio sguardo, scostò leggermente la mano, e Rose fece una smorfia.

- Già!- trillò lei - vedi, io gli stavo suggerendo di iscriverti ad un corso di Yoga per migliorare il tuo equilibrio...visto che non hai nulla di meglio da fare- insinuò con voce tagliente, e io impallidii, alzandomi di scatto e trafiggendola con un occhiata carica d'astio.

- Cosa vorresti dire?- sillabai, guadagnandomi un occhiataccia di Edward. Lo ignorai, continuando con voce aspra - crescere due figli secondo te è "nulla"?- chiesi sconvolta, e lei sorrise, ma soltanto io mi accorsi della luce cattiva che si accese nel suo sguardo.

- Beh- mormorò accavallando sensualmente le gambe - ci sono tante donne che lavorano e fanno anche le madri, non capisco perchè tu non possa farlo..- questa volta Edward si accorse del mio turbamento, perché tentò di afferrare una mia mano per stringerla, ma io mi scostai, alzandomi e lanciandogli un occhiata dura...possibile che non notasse tutte le frecciatine che la sua ex moglie continuava a rivolgermi?? Quando diavolo finirà questa storia?? Non riuscivo più a tollerare le sue continue intrusioni nella mia vita, nella nostra vita ,e la cosa che mi feriva maggiormente era il fatto che Edward non si accorgesse di nulla, come se un velo spesso e impenetrabile offuscasse i suoi occhi quando Rosalie gli stava vicino...

-Vado a mettere i bambini a letto- dissi a Edward con voce gelida, e lui sospirò, alzandosi e stringendomi per la vita.

- Vengo con te...- mormorò con voce suadente baciandomi i capelli, ma io scossi il capo.

- Meglio di no- sussurrai, e lui sospirò.

- Bella, ti do' una mano...- insistette, ma io mi allontanai da lui

- Ho detto no!- lo interruppi fredda, lanciandogli un' occhiata infastidita, e lui alzò gli occhi a cielo, squadrandomi con uno sguardo preoccupato.

Lanciai un' ultima occhiata a Rose, che sorrideva divertita, e richiamai Amy.

- Mammina non voglio dommire!!- pigolò, e io sbuffai.

-Amy è ora, sono quasi le dieci!!- ordinai, e lei scoppiò a piangere, rifugiandosi fra le braccia del padre.

- Pappy!! Dillo tu a mamma che non voglio dommire!!!- trillò con voce implorante, ma io scossi il capo.

- Emily andiamo!!!- sillabai, mia figlia doveva capire che le regole andavano rispettate.

- Andiamo, Bella... lasciala ancora un po' con noi! Che male fa??- disse Rose ridacchiando, ma io la guardai con occhi gelidi.

- Rose non ti intromettere per favore!!- sillabai, ma a quel punto intervenne Edward, che si alzò con in braccio al piccola.

- Bella, lasciala ancora un po'- sussurrò- la metto io a letto...-

Alzai gli occhi al cielo - Edward, sai che deve iniziare a capire...-

- Capirà!- si intromise Rose affiancando Edward e posandogli una mano sulla spalla - ma non capisco perché tu debba essere così severa, Bella! Non mi stupisco che i tuoi figli tengano di più al padre!!!- i miei occhi si riempirono di lacrime quando senti quelle parole, pronunciate con tanta acredine da quella che fino a poche settimane fa reputavo la mia migliore amica, e lanciai un occhiata sconvolta a Edward, che guardava Rose con un cipiglio confuso in volto, senza degnare me della minima attenzione.

- Bene, fate come volete- mormorai voltandomi e dirigendomi con lentezza al piano superiore, dove c'era la piccola cameretta di Mark, e cercai di ignorare quel peso opprimente che mi sconvolgeva il petto ogni volta che le parole di Rosalie mi tornavano in mente. Sentii chiaramente la voce di Edward chiamare il mio nome ma non mi voltai, tentando inutilmente di ricacciare le lacrime che ormai mi rigavano copiosamente il volto.

Entrai nella camera del mio pulcino e lo cambiai, mettendogli il pigiamino dei Pokemon che tanto adorava e il piccolo ciuccio da cui non voleva mai separarsi, e lo sistemai nella sua piccola culla, mentre le sue manine tentavano di aggrapparsi ai miei capelli.

Sorrisi, chinandomi e facendo scontrare il mio naso con il suo e sfiorandolo teneramente.

- Ti voglio tanto bene, amore mio- mormorai con le lacrime agli occhi, e i suoi occhietti si chiusero lentamente, mentre la sua piccola boccuccia si spalancava in un pigro sbadiglio. Risi, accarezzandogli le tenere guanciotte rosse, e non potei trattenere le lacrime di sconfitta che sgorgarono dai miei occhi addolorati.

Uscii dalla camera, pronta per ritornare da mio marito e parlare con Rose, avevo bisogno di chiarirle alcuni concetti, ma una risata cristallina mi fece immobilizzare.

Mi sporsi oltre le scale, osservando il volto disteso di mio marito fisso su Rose, e in quel momento tutte le mie sicurezze vacillarono...erano così intimi, così uniti...la gelosia mi stava divorando dentro, non avrei mai pensato di poter pensare una cosa simile, ma in quel momento avrei tanto voluto afferrare Rose per i capelli e sbatterla fuori da casa mia intimandole di non tornare mai più... Scossi il capo, le lacrime lottavano per uscire dai miei occhi scuri, non riuscivo a credere che la mia famiglia fosse destinata a sgretolarsi per colpa della ex moglie di mio marito...

Con passi lenti e traballanti mi diressi nella mia camera, non avevo intenzione di scendere al piano inferiore e sorbirmi tutte le frecciatine velate di Rose, clamorosamente ignorate da Edward, l'uomo che aveva giurato di amarmi e proteggermi per tutta la vita, ma che non stava mantenendo la sua promessa. Con un singhiozzo soffocato mi gettai sul letto, sfilandomi frettolosamente gli abiti e indossando la comoda camicia da notte che usavo per dormire...e mentre l'eco delle loro risate giungeva fino alla nostra camera, le lacrime continuavano, imperterrite, a scorrere sul mio volto, uniche testimoni del dolore che provavo dentro al pensiero che presto, se non avessi fatto qualcosa, sarei stata protagonista di un nuovo abbandono...

 

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Passarono quelle che a me sembrarono ore mentre, placidamente sdraiata sul letto matrimoniale della nostra stanza, consumavo lentamente tutte le lacrime che i miei occhi potevano versare...non riuscivo a credere a ciò che stava succedendo ma, cosa ancor più sconvolgente, non riuscivo a pensare che mio marito, l'uomo a cui avevo concesso tutta la mia fiducia e il mio amore, stesse così platealmente ignorando le avance della sua ex moglie...era così cieco, non vedeva le occhiate che gli lanciava o le sue avances...singhiozzai, stringendo con forza un lembo del lenzuolo, e in quel momento la porta si aprì con un rumore stridulo.

Edward si avvicinò lentamente al letto, sdraiandosi vicino a me e afferrandomi per la vita. Mi asciugai le lacrime, dandogli le spalle e tentando di scostarmi da lui, che sospirò, stringendomi con più forza.

- Amore...- sussurrò con voce roca avvicinando le labbra al mio collo, ma io mi scostai, reprimendo a stento un singhiozzo di delusione.

- Bella, vuoi dirmi che ti succede?- mormorò, e io sospirai, tentando invano di allontanarmi da lui.

Singhiozzai, e lui trattenne il fiato.

- Isabella...- mormorò, sembrava arrabbiato adesso - dimmi che cos'hai-

Mi voltai verso di lui, incredula e sbalordita, e quando mi scontrai con i suoi occhi dispiaciuti sospirai.

- Davvero te lo chiedi, Edward?- chiesi piccata, e lui mi accarezzò una guancia.  Mi sottrassi al suo tocco.

- Non toccarmi!- sbottai con voce adirata, e i suoi occhi si socchiusero.

- Dimmi perchè no!- sillabò - dimmi che cos'hai, Bella! Sono giorni che sei strana, inquieta...quando ti tocco ti allontani, quando cerco di baciarti ti scosti, come se fossi arrabbiata...che diavolo succede?- urlò con voce alterata, e io tremai quando sentii una sua mano stringere con forza il mio polso.

- Non urlare- sussurrai- non ce n'è bisogno, sveglierai i bambini!!! E poi dovresti chiederti che cos'hai tu!!- sillabai con voce spezzata - perché non ti rendi conto di cosa sta succedendo in questa casa??- mormorai, e lui sbuffò.

-Ancora con questa storia?- ringhiò, e io singhiozzai.

- Edward, fidati di me! Rosalie...-

- Ne abbiamo già parlato!!- mi interruppe arrabbiato - so cosa pensi, ma sono tutte sciocchezze, Isabella! Lei ama Emmett, adesso, non mira a riconquistarmi..e anche se fosse, sai benissimo che io ti amo-

Alzai gli occhi al cielo, le lacrime che rigavano copiose il mio volto pallido e smunto.

- Edward, tu non ti rendi conto...o forse sì, e fai finta di nulla!Ma quella donna sta cercando di separarci...hai visto come mi parla?? Non fa altro che criticarmi...-

- Le sue non sono critiche, soltanto suggerimenti. Sei tu che sei troppo suscettibile-

Mi scostai da lui, come scottata dalle sue parole, e lo osservai con uno sguardo pieno di rabbia. Mi alzai lentamente, sistemandomi la camicia da notte e dirigendomi verso la porta...era inutile discutere con lui, sapevo che non saremmo giunti a nessuna conclusione, perchè Edward non si rendeva conto di essere cieco, di non voler affrontare la realtà,ammettendo che il comportamento di Rose non era normale.

Edward mi raggiunse, afferrandomi per un polso e obbligandomi a scontrarmi con il suo sguardo intenso e preoccupato.

- Dove vai?- sibilò con voce irata, e io gli lanciai un' occhiata gelida.

- E' inutile discutere con te- mormorai sconfitta - continui a negare l'evidenza, e io sono stanca!! Stanca di essere criticata per come allevo i miei figli, di essere giudicata da una donna che non fa altro che mortificarmi...e sono stanca anche di te, Edward, che la difendi sempre, ignorando la realtà dei fatti- mi scostai da lui, aprendo la porta e dirigendomi verso il piano inferiore..avrei dormito nel divano per quella notte, non avevo intenzione di sopportare le sue  insensate giustificazioni.

Ma lui  mi si parò di fronte , accarezzandomi una guancia e guardandomi negli occhi con uno sguardo dispiaciuto.

- Non farlo...- mormorò, ma io scossi il capo in segno di dissenso. Prese fiato, sembrava sconvolto. Mi si avvicinò lentamente, avvolgendomi la vita con le sue braccia calde e accoglienti, e io chiusi gli occhi quando le sue labbra si posarono sulla mia fronte.

- E va bene, parlerò con Rose...le chiederò di non intromettersi più sulle questioni riguardanti i nostri figli..- aprii gli occhi, incrociando il suo sguardo serio e brucinate, e calde lacrime mi colarono sulle guance.

Strinsi le sue mani fra le mie, poggiando il capo sul suo petto, e sospirai.

- Lo hai già detto un milione di volte, Edward- singhiozzai, e lo sentii trattenere il fiato quando le mie parole risuonarono nel silenzio - mi avevi promesso che le avresti parlato, e non lo hai mai fatto...io non ti credo più- mormorai con voce spezzata, allontanandomi da lui e dirigendomi a passi lenti e cadenzati  verso le scale. Lui non mi seguì, potevo quasi percepire il suo cuore accelerare per l'anisia e la tensione che avevano avvolto le nostre vite, ma questa volta non avrei cambiato idea, finché non si fosse reso conto che quella donna stava cercando in tutti i modi di distruggere il nostro matrimonio.

E iniziavo a nutrire la straziante sensazione che ci sarebbe riuscita.

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Eccomi con il primo capitolo, per ringraziarvi dell'appoggio che mi avete dato nell'ultimo capitolo de I giorni dell'abbandono!!Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, iniziano i guai per la nostra coppia preferita...ma non temete, sapete che sono una fan dei lieto fine...o forse no?? ^o^

Ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito l'ultimo capitolo de I giorni dell'abbandono, chi ha inserito la fic fra le preferite, da ricordare e seguite..e chi legge soltanto!! Ora devo andare, fortunatamente oggi è una bella giornata e ho deciso di farmi una bella corsetta al parco ^.^ ( dopo un intera mattinata di studio ci voleva!).  Il prossimo capitolo - se non sarò inciampata in un burrone...- arriverà presto..e risponderò anche alle recensioni! Un bacio,eli

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Capitolo 2
*** PAROLE D'AMORE ***


Parole d'amore

capitolo 2

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Capitolo betato da Yara89

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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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Perché bisogna soffrire? Perché l'Amore puro non esiste senza sofferenza.
(B. Soubirous)
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Il dolce baluginio del sole mattutino mi costrinse a socchiudere gli occhi. Inevitabilmente, gli avvenimenti della sera prima mi tornarono in mente, e il ricordo della discussione avvenuta fra me Edward mi strinse lo stomaco in una morsa dolorosa. Mi scostai dalle calde coperte che avevo usato durante quella notte lunga e tormentata, sbuffando e appoggiando le mani al bracciolo del divano, ma un braccio caldo e rassicurante strinse la presa sul mio corpo, facendomi sussultare dalla sorpresa. Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi verdi e penetranti di Edward fissi sul mio volto, i capelli scompigliati e l'espressione seria.

- Che ci fai qui? - mormorai con voce assonnata, e lui sospirò.

- Dopo che abbiamo litigato sono sceso giù  anch'io, volevo parlarti ma... beh- si portò una mano fra i capelli, imbarazzato - ti eri addormentata e così...-

- Hai dormito qui?- chiesi sorpresa, e lui annuì, baciandomi con dolcezza la fronte.

- Non ce la facevo a dormire lontano da te - ammise con voce soffocata, ma io mi irrigidii.

Non mi interessavano le sue patetiche scuse, non più. La discussione di ieri era soltanto stata l'ultima di una lunga serie che nell'ultimo mese io e Edward avevamo intrapreso, sempre e soltanto per colpa di un’unica persona: Rosalie.

Lui si sentiva in colpa per averla abbandonata, non voleva causarle altro dolore escludendola dalla nostra vita, ma la realtà  era che non riusciva a capire che quella donna non voleva semplicemente accontentarsi di partecipare alla nostra quotidianità... lei voleva rubarmi mio marito e i miei figli, prendere il mio posto di moglie e madre, e questo lui non riusciva ancora ad accettarlo.

Mi scostai da lui, la mia espressione fredda lo ferì, vidi una smorfia di disappunto spuntare sulle sue labbra rosse e carnose, ma in quel momento non me ne curai: avevo bisogno di stare da sola, del mio spazio e della mia intimità... dovevo fare chiarezza dentro me stessa e prendere una decisione, e la sua presenza non mi aiutava di certo ad analizzare la situazione con occhio clinico.

Mi alzai con lentezza, ignorando i suoi tentativi di stringermi ancora fra le sua braccia, e mi incamminai verso la cucina.

- Ti preparo il caffè - mormorai con voce esitante, e lo sentii sospirare.

La colazione trascorse tranquilla: aiutai Amy a prepararsi per la scuola, ignorando le sue velate proteste quando insistette per rimanere a casa e mi occupai di Mark mentre, nel frattempo, preparavo la colazione a Edward, che quella mattina sarebbe dovuto andare a lavoro un po' prima.

- Bella... oggi pomeriggio esco un’ora in anticipo - sussurrò Edward guardandomi intensamente, mentre sorseggiava la sua tazza di caffè - che ne dici se portiamo Amy al nuovo lunapark che hanno aperto sulla trentesima??- continuò, e la vocina stridula di mia figlia mi giunse alle orecchie, allegra ed eccitata come al solito.

- Si mamma andiamo??- mi pregò con gli occhioni spalancati e fissi sul mio pallido volto.

- Finisci di mangiare - ordinai posando una piccola ciambella sul suo piatto, e lei fece una smorfia - se la maestra mi dice che ti sei comportata bene, oggi, allora papà ti porta - dissi con voce dolce, e lei sorrise.

- Perché, tu non vieni?- chiese mio marito, e io scossi il capo, distogliendo lo sguardo e posandolo su Mark, placidamente seduto sulle mie gambe.

- Non credo - mormorai imboccando mio figlio e pulendogli la bocca con il bavaglio - vorrei... be’, avrei intenzione di farmi un giro da Jakil - Edward posò la forchetta sul piatto, mentre un silenzio carico di tensione saturava l'aria. Anche i bambini sembrarono ammutolire quando videro la sua espressione tesa.

- Sappiamo benissimo entrambi che non hai bisogno di lavorare… perché insisti?- sbottò, e io alzai gli occhi al cielo, baciando i capelli del mio piccolino. Jakil era un’importante agenzia immobiliare situata nel centro di Washington che da mesi mi pregava di unirmi al loro staff lavorativo, considerando l'esperienza che nutrivo nel campo della finanza, ma Edward aveva sempre insistito sul fatto che non avevamo bisogno di denaro e, di conseguenza, non era il caso che io riprendessi a lavorare. Eppure... eppure le parole pronunciate da Rose la sera scorsa continuavano, imperterrite, ad insinuarsi nella mia mente, causandomi una forte sensazione di vergogna che difficilmente avrei dimenticato. Perché lei, nonostante tutto, aveva ragione. Edward si ammazzava tutto il sacrosanto giorno di lavoro per poterci garantire una vita agiata e confortevole, e io non avevo mai contribuito efficacemente al bilancio familiare... e mi sentivo una mantenuta, indegna di stare al fianco di mio marito.

- Ormai ho deciso - risposi a bassa voce, timorosa della sua reazione - oggi accetterò la loro proposta- Edward sbatté i pugni sul tavolo, sembrava seriamente arrabbiato, e io non riuscivo a capirne il motivo.

- E' per quello che ha detto Rosalie ieri sera, vero?- mi accusò  con voce incolore, e io tremai quando scorsi la furia nel suo sguardo lucente.

- No - mentii, ma lui alzò gli occhi al cielo.

- Dopo sette anni di matrimonio credi ancora di riuscire a fregarmi, Bella?-

- Cosa stai insinuando?- sbottai, guardandolo torva, e lui socchiuse gli occhi.

- Nulla, ma penso che la verità sia che tu non riesci ad accettare le critiche o i suggerimenti!- lo guardai, incredula, sbalordita dalle sue parole, e la furia mi attraversò il corpo e la mente, dilaniandomi l'anima.

- Sai invece cosa penso io, Edward?- urlai alzandomi e prendendo Amy per una mano, mentre con l'altro braccio reggevo Mark. Lui non rispose, il suo sguardo sembrava timoroso, quasi pentito di ciò  che aveva detto prima, ma in quel momento non mi importava... ero stufa di quella situazione, e adesso era venuta l'ora di dire basta.

-Penso che sei un idiota, e non dico altro perché ci sono i bambini!- sbraitai con le lacrime agli occhi, dirigendomi con lentezza verso la porta d'uscita e stringendo convulsamente nostro figlio, che gorgogliava ed emetteva mugolii di disapprovazione

- A stasera - sbottai sbattendo la porta di casa, e sentii chiaramente la sua voce urlare, con voce tesa e quasi tormentata il mio nome.

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Dopo aver portato Amy a scuola e aver affidato Mark alla signora Smith, la nostra vicina di casa che era ,fortunatamente, sempre disponibile a tenermelo per qualche ora, mi diressi, ancora turbata dalla discussione avuta con Edward, verso il centro, per presenziare al colloquio che avevo indetto con i rappresentanti dell'agenzia immobiliare. Strinsi con forza il volante dell'auto, infastidita dal traffico che intasava la settantaduesima e, spalancando tutti i finestrini, onde evitare di essere scoperta da mio marito, mi accesi una sigaretta. Edward non voleva che fumassi, diceva che danneggiava la mia salute e quella dei bambini e io, di conseguenza, avevo accettato di non continuare con quell'inutile vizio, ma in quel momento non mi importava della mia salute o della disapprovazione del mio uomo... volevo soltanto rilassarmi, e la nicotina faceva proprio al caso mio.

D'altronde avevo rinunciato a così tante cose per Edward... era diventato il mio pensiero fisso, la mia unica ragione di vita, il sole che illuminava le mie eterne giornate e, di conseguenza, tutto ciò che ero stata prima di incontrarlo, prima di diventare Isabella Cullen e crescere due bambini, era stato seppellito nei recessi della mia memoria, intatto e al tempo stesso intoccabile.

Scossi il capo, forse era proprio questo il problema... ero troppo dipendente da lui, dalla sua presenza e dall'amore che era stato capace di donarmi, e adesso che sentivo questo sentimento scivolare nel baratro dell'indifferenza percepivo un vuoto costante che minacciava di sopraffare la mia anima e il mio corpo. Cercai di non pensarci, sintonizzando l'autoradio su un canale di vecchi successi, e le note di Other Side mi aiutarono a svuotare la mente da quegli incresciosi pensieri.

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L' ufficio della Jakil Menagement Industries era situato al dodicesimo piano del Midwest Tower, il lussuosissimo grattacielo che troneggiava nel centro di Washington.

L'ambiente era ampio e curato, enormi finestre capeggiavano i quattro angoli dell'ingresso, da cui si poteva godere lo spettacolare panorama della città. Mi incamminai con lentezza verso l'ufficio di Mrs Jakil, la co-proprietaria dell'impresa per cui avevo intenzione di lavorare ma, quando bussai alla sua porta, scorsi uomo dall'aspetto familiare accostato allo stipite. Strizzai gli occhi, confusa, e dopo qualche istante lo riconobbi.

- David??- chiesi incredula, e lui sorrise, lo stupore era dipinto sul suo viso dai lineamenti spigolosi, impressi a fuoco nella mia memoria.

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- E ti ricordi di quando Megan Scott venne arrestata per atti osceni in pubblico, solo perché aveva avuto il coraggio di alzarsi la maglietta e mostrare il suo tatuaggio del "Che"?- chiese ridendo, e io annuii, sorseggiando il mio caffè doppio con un sorriso estatico in volto.

- Ne è passato di tempo - mormorai con voce nostalgica, e lo sentii ridacchiare sommessamente, lo sguardo trasognato e l'espressione beata. David Slome era un mio vecchio compagno di corsi al College con cui, con il passare del tempo e nonostante la mia reticenza ad avere dei contatti con persone estranee, avevo stretto una forte amicizia... eravamo sempre stati molto affiatati, entrambi amavamo l'arte e la lettura, i nostri gusti erano simili e i ricordi che ci accomunavano erano molti, eppure, con il passare degli anni ci eravamo, per vari motivi, persi di vista. Lui aveva trovato lavoro in un centro notarile a New York ed era stato costretto a trasferirsi e io, troppo occupata a vivere la mia storia d'amore con Jacob Black, avevo dimenticato tutto il resto, compreso il mio migliore amico. Ed era così strano ritrovarci adesso, dopo tanti anni, comodamente pigiati sulle lussuose poltrone del suo ufficio, a parlare dei vecchi tempi. Eppure con lui mi sentivo strana, diversa: nei suoi occhi fissi sul mio volto rivedevo la Isabella Swan di un tempo... una ragazzina timida e impacciata che credeva nell'amore eterno, che dalla vita aveva ricevuto poche delusioni e che non sapeva cos'era la vera sofferenza.

- E a te come vanno le cose?- sussurrò Dave sorridendo - ho saputo del tuo matrimonio con Edward Cullen...- spalancai gli occhi, stupita de quella inattesa rivelazione, e lui ridacchiò, alzando gli occhi al cielo.

- Come...-

- Come faccio a saperlo?- mi interruppe, piccato - Bella... sei sposata con uno degli uomini più facoltosi della città… le vostre nozze sono finite su tutti i giornali locali - presi fiato, sconvolta, e lui sorrise - sono passati tanti anni, ma sei sempre la solita ingenua - scherzò, e io sbuffai, alzandomi dalla poltrona.

- Sbruffone - ammiccai, abbassando lo sguardo - ora devo andare, i bambini mi aspettano ma...- lo guardai con occhi imploranti - promettimi che ci risentiremo - sussurrai porgendogli un biglietto con il mio numero di cellulare, e lui annuì.

- Ah, e fammi sapere per il lavoro...- azzardai. Dave era diventato il vice dell'agenzia e, considerato che Mrs Jakil era andata in maternità da più di due mesi adesso toccava a lui occuparsi dell'amministrazione dell'impresa.

- Certo - annuì, ma prima che uscissi dal suo ufficio mi chiamò, a voce bassa e preoccupata.

- Bella?- sussurrò, e io mi voltai, incontrando i suoi occhi scuri e penetranti.

- Non mi hai più detto come prosegue il tuo matrimonio...- chiese con malcelata curiosità, e io abbassai lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime.

- Potrebbe andare meglio, Dave -

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Due mesi dopo

- Bella, amore...- sussurrò Edward, baciandomi con dolcezza il collo. I nostri gemiti risuonavano nello spazio, la stanza era intrisa dei nostri profumi, uniti in una danza sensuale, le coltri erano contaminate dalla nostra passionalità.

Gemetti, estasiata, quando Edward, con una spinta dolce e delicata emise un lungo sospiro, sempre sussurrando il mio nome, e poco dopo raggiunsi l'apoteosi del piacere. Lui si accasciò sul mio corpo, stremato, accarezzandomi dolcemente i capelli e baciandomi il collo, un sorriso estatico in volto e l'espressione appagata. Eppure, anche nei momenti in cui la più primordiale delle passioni ci invadeva, intrappolandoci nella sua invisibile morsa di piacere, io mi sentivo strana, diversa, quasi assente, come se partecipassi indirettamente al coronamento del nostro amore. D'altronde, in questi lunghi mesi nulla, nel nostro rapporto, era migliorato, se non che, nelle nostre vite, era sopraggiunta un'indifferenza che smorzava giorno dopo giorno il nostro matrimonio. Edward e io continuavamo a litigare per qualsiasi sciocchezza, ed erano rari i momenti come questi, cui riuscivo a svuotare la mente e lasciarmi andare al sentimento che provavo per lui e che stava diventando sempre più incerto, labile, quasi impercettibile ai sensi. Lui continuava a sostenere che Rose voleva soltanto essere partecipe delle nostre vite, e di quelle dei nostri figli, ma non si accorgeva del modo subdolo in cui, giorno dopo giorno, quella donna riusciva ad allontanarci, a creare screzi e incomprensioni che sfociavano in liti sempre più difficili da tollerare. Ed io ero stanca di tutto questo... stanca delle sue promesse e rassicurazioni, del modo in cui ignorava le avances della sua ex moglie e della sua continua intrusione nelle nostre esistenze e, cosa ancor più importante, in quelle dei nostri figli. Rose e Amy diventavano ogni giorno più simili, mia figlia aveva preso come modello comportamentale non sua madre, la donna che l'aveva amata e messa al mondo, ma colei che stava cercando di distruggere il mio matrimonio e tutte le mie certezze. Sospirai, volgendo il viso verso il mio lato del letto quando la bocca di Edward tentò di sfiorare le mie guance in una delicata carezza, e lo sentii sbuffare, scocciato.

- Si può  sapere che cos'hai adesso?- mormorò  acido, e mi salirono le lacrime agli occhi quando il suo tono irato e glaciale mi penetrò con forza le orecchie. Era così  cambiato, un tempo non si sarebbe mai rivolto a me in quel modo, eppure...

- Nulla - risposi con voce spezzata, allontanandomi da lui e rannicchiandomi fra le coltri del materasso.

Lui si avvicinò, stringendomi per la vita e sillabando al mio orecchio, con voce astiosa e preoccupata - sei sempre così, ultimamente. Scostante e di malumore! Non ti capisco, Isabella. So che le cose fra noi non vanno per il meglio, ma mi piacerebbe vedere che, da parte tua, ci sia un piccolo sforzo per sistemare la situazione...-

Mi voltai di scatto, lo sguardo fiammeggiante e gli occhi lucidi.

- Io dovrei sforzarmi?E di cosa?- sillabai, ferita e umiliata dalle sue parole - sei tu che non capisci, Edward. E anche ora, mentre cerco di spiegarti, vedo scetticismo nei tuoi occhi. Quella donna ci sta rovinando la vita!!- sbraitai, e lui alzò gli occhi al cielo, scocciato.

- Ancora con questa storia?- sbottò stringendo con forza la mia vita - sei ossessionata da lei, Isabella. Vedi cose che non ci sono, te lo ripeto. Io e Rose siamo solo amici...Dannazione!- urlò, causandomi un sussulto di paura - possibile che non riesci a capire?- abbassò la voce, quasi pentito della sua sfuriata - se fossi ancora interessato a lei secondo te condividerei il tuo stesso letto? Se l'amassi ancora, l'avrei lasciata per te?? Cerca di capire, Bella!!Ma tu no... tu devi sempre vedere cose che esistono solo nella tua testa!! Pensi a lei anche quando facciamo l'amore... cosa che, tra l'altro, capita sempre più di rado... sei tu che sei cambiata, Bella, non io... renditene conto!!- sillabò, stringendo i pugni con violenza.

Lo guardai, incredula e furiosa, scostandomi da lui e alzandomi dal letto.

- Io non sono una macchina del sesso, Edward. Non sono il tuo giocattolo. Se hai voglia di sfogare i tuoi istinti corri da qualcun'altra... io sono stufa!-

Mi diressi verso la porta che si affacciava sul corridoio, coperta soltanto da una piccola vestaglia di seta, ma la mano di Edward bloccò  con forza un mio polso, costringendomi a voltarmi verso di lui.

- Che c'è?- sillabai osservando i suoi occhi verdi e malinconici, e scorsi una punta di dolore albergare nel suo sguardo lucente.

- Tu sai cosa si prova ad essere abbandonati, Isabella?- mormorò  con voce soffocata, lo sguardo vitreo e sofferente fisso sul mio pallido volto.

Rabbrividii, una smorfia appena accennata mi deturpò  le labbra, mentre le mie gambe iniziavano a divenire instabili. Ricordavo perfettamente il dolore che avevo provato quando la mia storia con Jacob era finita... e quelle parole mi fecero tremare il cuore, mentre i miei occhi divenivano lucidi.

Si avvicinò  a me, avvolgendo la mia vita con le sue braccia calde e rassicuranti e accostando le labbra al lobo del mio orecchio.

- La sensazione di vuoto che ci lascia la persona che amiamo...- prese fiato, sembrava sconvolto - il senso di disperazione che si prova quando non puoi più  sentire il suo profumo, o il suono della sua voce...- i suoi occhi erano seri, lucidi e commossi.

Bruciavano.

Bruciavano di un fuoco immortale, irreversibile e ardente che stava lentamente dilaniando le nostre anime corrotte, sature d'amore e devozione.

- Il dolore che ti avvolge la vita, cuore e anima, al pensiero che lei non ci sarà  più... sai cosa significa, Bella?- chiese con voce carezzevole, sfiorando i miei capelli con le labbra. Potevo quasi sentire il suo cuore accelerare il suo ritmo cadenzato, rimbombare con violenza nella cassa toracica, saturare l'aria del suo melodioso intercedere.

Annuii lentamente, mentre i ricordi del passato mi penetravano l'anima, e lui chiuse gli occhi, accostando il suo volto al mio e baciando la mia fronte accaldata.

- Tu mi stai abbandonando - sussurrò, le sue parole erano intrise di sofferenza - ogni giorno ti allontani da me, e io mi sento morire dentro quando vedo che i tuoi occhi non mi parlano più d'amore come un tempo... vuoi vedermi morire, Bella? E' questo che vuoi?- mormorò, afferrando la mia mano e portandola sul suo cuore.

Scossi il capo, le lacrime sgorgavano dai miei occhi scuri con acredine, irreversibili si gettavano nel vortice furioso della mia disperazione.

Io lo amavo.

Lo amavo tanto, forse troppo, e non volevo che soffrisse per colpa mia... la situazione che si era venuta a creare era incresciosa, ma davvero sarebbe bastata a metter fine al nostro idillio amoroso?

La risposta la vidi nei suoi occhi quando, con l'espressione più  tormentata gli che avessi mai visto, posò  le sue labbra sulle mie. In quel bacio c'era desiderio, passione, ma anche un bisogno sviscerale di abbandonarsi l'un l'altro, di cedere alla forza impetuosa dei nostri sentimenti.

Quando si staccò  i suoi occhi erano lucidi, calde lacrime di disperazione lottavano per traboccare dal suo sguardo lucente.

Accostò  le labbra al mio orecchio destro, il respiro corto e la voce ridotta ad un sussurro carico d'angoscia

- non abbandonarmi, amore mio -

Mi strinsi con impeto alle sue spalle calde e rassicuranti, i nostri sguardi si incrociarono, nel suo lessi amore, devozione, tormento, ma soprattutto il disperato bisogno di sentirmi vicina.

- Ti amo - mormorai sincera e lui sorrise, prendendomi in braccio con delicatezza e incamminandosi verso le coltri morbide del nostro letto. Quella notte facemmo l'amore incessantemente, senza mai fermarci, ogni mio sospiro era il suo, ogni bacio, ogni carezza era intrisa della più totale devozione... ogni sguardo e ogni parola sussurrata l'apoteosi della più bruciante passione.

Quella notte ebbi la certezza che non lo avrei mai abbandonato, come lui non avrebbe abbandonato me.

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Salve ragazze, ed eccomi qua con la seconda parentesi di questa nuova ff!! Con lo scorso capitolo h seriamente rischiato il linciaggio da parte vostra...Rosalie proprio non la tollerate, vero? Nemmeno io, se per questo. Non che Edward si stia comportando meglio, è chiaro, ma presto si spiegherà anche il suo comportamento, anche se avrete sicuramente intuito qualcosa da questo capitolo. I problemi , per la nostra coppia, non sono affatto finiti, anzi...soltanto che volevo anche descrivere gli alti e bassi di un matrimonio..ed è questo il motivo della resa di Bella.Ma non si sacrificherà ancora per molto, ecco tutto. Edward è stato molto scorretto nell'ultima parte del capitolo, non trovo sia giusto che abbia rinfacciato ad Isabella i giorni dell'abbandono di Jacob per convincerla a rimanere...e presto anche lei se ne renderà conto. Per quanto riguarda Rose, nel prossimo capitolo tornerà, più cattiva che mai...me che ghigna malefica!!!! E ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto e recensito lo scorso capitolo...alcuni commenti mi hanno fatto sorridere...da ciò che ho letto ho dedotto che avreste volentieri scuoiato viva Rosalie, vero?? Per lei mi avete suggerito delle punizioni interessanti: c'era chi la voleva investire , chi voleva scioglierla nell'acido e chi voleva strozzarla...niente male, vero?? Anche Eddie sta facendo una pessima figura: alcune di voi lo hanno definito un fesso, altre lo avrebbero voluto buttare già da un ponte ecc ecc...beh, lascio a voi l'imbarazzo della scelta, XD!!! ^_____^ Purtroppo non ho il tempo di rispondere alle recensioni perchè fra nemmeno un' ora devo uscire...scusatemi tanto, ma ho preferito postare il capitolo e non farvi aspettare troppo, ma  colgo l'occasione per ringraziare  : GIULIINA LA MEIOO, TWILIGHTGIRL , MINERVA_KIKI, ARTEMIDE88 , SWEET DREAMER, ROSALIE91 , BABY2080 , NICOSIA , MEREDITH89, MARIA ANDREA, BO19, ED4E, per aver recensito..leggo sempre i vostri commenti con moltissimo piacere!! Un bacio,eli

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Capitolo 3
*** INCOMPRENSIONI ***


Parole d'amore

capitolo 2

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Capitolo betato da Yara89

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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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-Sono contento che tu sia venuta - sussurrò Dave, esibendo un sorriso estatico, gli occhi scuri e penetranti fissi sul mio volto intimorito. Cercai di ricambiare il suo sorriso, ma una strana agitazione si agitava nel mio animo, al pensiero che a casa c'erano mio marito e le mie figlie che mi aspettavano, e che io ero in compagnia di un altro uomo. D'altronde non c'era nulla da preoccuparsi, io e Dave eravamo soltanto amici, e ci eravamo incontrati per parlare dei vecchi tempi e recuperare gli anni in cui siamo stati lontani, eppure il pensiero di aver mentito a Edward mi causava un’inquietudine che mi attanagliava corpo e mente, e che si scontrava con violenza contro il desiderio di rivedere il mio migliore amico. Due pensieri inconciliabili fra loro, perché conoscevo la gelosia di Edward, e sapevo che se gli avessi confessato la verità avremmo litigato di nuovo, ed io ero stufa delle innumerevoli discussioni che ormai facevano parte della nostra quotidianità.

- Lo sono anch'io - risposi con voce sommessa, sorseggiando lentamente il mio the nero e lanciando un occhiata agitata all'orologio.

- Bella…- sussurrò Dave, e io alzai il capo, scontrandomi con due occhi scuri e preoccupati che mi guardavano con premura.

- Cosa ti è successo? - chiese con voce soffocata, e io assunsi una finta espressione confusa.

- Che… che vuoi dire? - risposi intimorita, e lui sbuffò.

- Sai che non sei mai stata brava a mentire, perciò non raccontarmi cretinate, Bella. Cosa è successo in questi anni? Sei strana, come se la tua mente fosse altrove... non sei più felice come una volta, e questa cosa mi preoccupa... - il suo fu un sussurro carica d'ansia, e io non potei fare a meno di abbassare il capo, mortificata, incapace di incontrare i suoi occhi grandi ed espressivi.

- Sono semplicemente maturata, Dave...-

- Cazzate!! - mi interruppe lui con foga, e io tremai quando sentii una sua mano afferrare le mie e stringerle con forza. Lo guardai, i suoi occhi erano lucidi, dispiaciuti, un affetto fraterno albergava nel suo sguardo lucente.

- Dimmi cosa succede... dimmi la verità -

In quel momento il pensiero di mio marito mi tornò  in mente, violento, impetuoso si scontrò  contro la corazza che avevo costruito per proteggermi dal dolore e dalla delusione. Lo amavo, è vero, ma ero stufa di quella situazione. Lui non si comportava più come una volta, era cambiato, nonostante i nostri rapporti, dalla notte in cui facemmo l'amore e lui mi rivelò  le sue paure di essere abbandonato, fossero migliorati, la presenza di Rose incombeva ancora nelle nostre vite, letale si infrangeva contro lo scoglio della mia disperazione e dei miei più  oscuri timori... avevo paura di perdere mio marito, la mia famiglia, e sapevo che se non avessi fatto qualcosa quella donna sarebbe riuscita a portarmeli via... e io non avrei sopportato di essere abbandonata di nuovo.

Mi alzai di scatto, gli occhi fiammeggianti e l'espressione sconvolta... non volevo piangere di fronte a lui, non volevo la sua compassione... ero forte, e avrei affrontato le difficoltà senza l'aiuto di nessuno. O forse, la verità era che stavo disperatamente cercando di fuggire dalla realtà, di non ammettere ad alta voce che il mio matrimonio si stava lentamente sgretolando, e che era tutta colpa mia, e della mia inadeguatezza nei confronti della mia famiglia.

- Devo andare - mormorai distogliendo lo sguardo e afferrando la piccola borsa sul tavolo. Sentii Dave trattenere il fiato, sconvolto.

- Bella, cosa...-

- Mi dispiace, Dave... non posso parlarne - lo interruppi lanciandogli una breve occhiata e incamminandomi a passo svelto verso l'uscita. Avevo paura... non volevo confidare le mie paure a nessuno... volevo soltanto fingere che non esistessero, ed ammetterle ad alta voce avrebbe significato renderle reali, tangibili e ancor più dolorose. Quando entrai in macchina pensai al fatto che la solitudine mi stava attanagliando l'anima, ed era colpa mia se tutte le persone che mi circondavano si stavano allontanando da me... era soltanto colpa mia, e delle mie inutili paure.

Inevitabilmente, scoppiai a piangere, lacrime di delusione e rimorso mi rigavano il volto, l'unica certezza era ormai divenuta il dolore che sentivo scoppiarmi nel cuore, mio imprescindibile compagno di vita.

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- Dove sei stata? - una voce dura e glaciale mi fece sussultare, mentre con mani tremanti mi chiudevo la porta di casa alle spalle. Mi voltai , incontrando gli occhi chiari e luminosi di Edward scuriti dalla preoccupazione, e sospirai.

- Sono andata a trovare una mia vecchia amica di corsi... - ipotizzai con voce ansiosa, distogliendo lo sguardo e puntandolo sul piccolo orologio dello schermo della tv.

- Scusa il ritardo... - continuai posandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie - i bambini hanno già mangiato? - Lui sospirò, le braccia distese lungo i fianchi, l'espressione tesa.

Mi si avvicinò  lentamente, sovrastandomi con la sua altezza e lanciandomi un’occhiata carica di risentimento.

- Non hai risposto alla mia domanda… - mormorò duro, posando le braccia sulla porta e intrappolandomi con il suo corpo allo stipite. Deglutii, innervosita, e incrociai i suoi occhi chiari e splendenti illuminati da una luce rabbiosa.

- Te l'ho detto!- incalzai - ero andata...-

- Non prendermi in giro, Bella!!! Sei stata fuori tutto il giorno, senza dire niente a nessuno, il cellulare era spento...- chiuse gli occhi, abbassando lentamente le braccia e respirando forte il profumo dei miei capelli. Quando li riaprì, scorsi delusione nel suo sguardo lucente, dalla bellezza eterea, quasi irraggiungibile - hai idea di cosa mi ha fatto passare? - chiese calmo, ma la sua era una calma statica, inquietante.

Socchiusi gli occhi, intimidita.

- Mi dispiace, non lo farò più...- mormorai, ma lui sbuffò.

- Questa dovrebbe essere la tua giustificazione? - chiese irato, e io mi irrigidii, scostandomi dal suo corpo.

- Non ti devo nessuna giustificazione - mormorai con voce gelida - ho detto che mi dispiace, punto. Non sei in diritto di proibirmi di uscire, Edward - sbottai, e il suo sguardo divenne vitreo, gelido e irato.

Mi allontanai da lui, irritata, ma una sua mano calda e forte mi bloccò  per un polso, costringendomi a voltarmi verso di lui. Lo guardai, infuriata, e lui mi restituì uno sguardo risentito.

- Cosa...-

-Mammina!!!- una vocina dolce e stridula interruppe la nostra discussione. Mi voltai, strattonando il braccio di Edward per costringerlo a lasciarmi andare, e lui mollò la presa con un sospiro frustrato. Mi diressi verso Amy, che mi aspettava di fronte all'imbocco della scale, le guance rosse e gli occhi brillanti fissi sul mio volto.

-Tesoro mio - mormorai prendendola in braccio, e lei rise, una risata squillante ed euforica.

- Mamma, ma dove cavolino sei andata?? - chiese con voce acuta, e io le sorrisi, spostandole una ciocca di capelli dagli occhi e sedendomi sul divano. Lei si sistemò al mio fianco, le piccole gambe incrociate e le sue mani si posarono sui miei capelli, come faceva sempre quando voleva farmi capire che le ero mancata.

- Sono andata a fare una passeggiata, e non dire più quelle parole, Amy! - ammisi con voce incolore, e sentii lo sguardo duro e penetrante di Edward fisso sul mio volto.

-Bello!!- pigolò  sorridendo, ignorando platealmente il mio rimprovero. Posò il capo sulle mie gambe, ed io iniziai ad accarezzarle i capelli.

- Com'è  andata a scuola oggi, amore? - le chiesi con voce dolce, e lei sorrise.

- La maestra mi ha fatto disegnare tutto il pomeriggio, mammina, proprio come piace a me! E poi c'era Jane che mi tirava i capelli, abbiamo litigato - aggrottò la fronte, facendo un’espressione buffa che mi fece sorridere - ma poi abbiamo fatto la pace. Poi zia Rose mi è venuta a prendere e mi ha portato...-

- Cosa?- la interruppi, pallida in volto, ma lei non si accorse del mio turbamento.

- Si!- annuì  con entusiasmo - papà non poteva venire, e ha chiesto alla zia se veniva lei...-

- Ah - strinsi i pugni, la rabbia iniziava ad invadermi il cuore e la mente. Lanciai un’occhiata di sbieco a Edward, che osservava il mio volto con freddezza, senza rendersi conto del mio turbamento - e dove ti ha portata?? - chiesi con voce esitante, e lei lanciò un gridolino estatico.

- Nei negozi, come piace a me!!! Tu non mi porti mai, mamma, perché non ti piacciono, ma zia mi ha comprato un sacco di cose - si fece pensierosa e tese una piccola manina, iniziando a contare sulla punta delle dita, ignorando la mia espressione rigida - la gonna blu - iniziò - poi la bambola che mi piace tanto, quella che tu non mi volevi comprare...-

- Non te l'ho comprata perché ne hai già una identica, Amy. Cambia soltanto il colore dei capelli...-

- No!- protestò  con vigore, causandomi un moto d'irritazione - no, quella è Barbie, io ho Tanya!! Comunque... poi mi ha comprato un rossetto della Lelly Kelly...- notò la mia espressione infastidita, non volevo che iniziasse ad usare i trucchi, era troppo piccola... era ancora la mia bambina. - Ma io gliel'ho detto, mamma, che tu non volevi! - si difese, stringendo con una manina la mia gonna - ma lei ha detto che tu non vuoi perché sei gelosa...perché io sono più bella!!- continuò, e io sbiancai, inorridita.

- C… cosa ha detto?- chiesi a voce alta, e la senti sobbalzare. Non rispose, e allora io la sollevai e la feci sedere sulle mie gambe, prendendole il viso fra le mani e scontrandomi con i suoi occhi grandi ed espressivi.

- Ascoltami bene, Amy - dissi seria - quello che dice zia Rose non è vero, capito? La mamma non è gelosa di te... ti amo da morire, piccola, e non potrei mai esserlo!!- continuai, cercando di trattenere la rabbia. Lei sorrise, iniziando a giocare con i miei capelli, e io le baciai la fronte, respirando forte il suo profumo.

- Però  è vero che tu sei più bella di me!!- continuai con voce dolce, e lei ridacchiò - ora vai a nanna, che più  tardi vengo a darti la buonanotte - ordinai, e lei si imbronciò, ma dopo aver notato la mia espressione impassibile si alzò e si diresse saltellando verso le scale. Quando vidi Amy sparire fra le rampe di scale mi alzai con lentezza, lanciando un'occhiata di sbieco a Edward, che sospirò, abbassando lo sguardo. Si avvicinò a me, sembrava realmente dispiaciuto, ma questa volta non mi sarei fatta abbindolare da lui.

- Mi dispiace - mormorò cercando di abbracciarmi, ma io mi scostai, disgustata.

- Non mi toccare- mormorai a bassa voce, gli occhi lucidi e l'espressione sconvolta. Lui trattenne il fiato, e mi lanciò un’occhiata incredula.

- C… cosa?- domandò con voce spezzata, e io sospirai.

- Oggi ti avevo chiesto di andare a prendere la bambina a scuola... e tu cos'hai fatto? Ci hai mandato Rose!- iniziai con voce apparentemente pacata, ma sentivo il mio cuore e la mia anima urlare di rabbia e dolore. Chiusi gli occhi, irata - per una volta, una misera volta in cui avresti dovuto occuparti di tua figlia, hai delegato il compito ad un’altra persona, senza contare il fatto che quella persona - sottolineai l'ultima parola con voce dura e tagliente - sta cercando in tutti i modi di distruggere i rapporti che ho con mio marito e con i miei figli... cosa dovrei dirti, Edward? Dovrei complimentarmi con te, forse?- lui sospirò, stringendo i pugni e avvicinandosi a me. Tentò di nuovo di abbracciarmi, ma io mi scostai.

- Ti ho detto di non toccarmi, Edward - ripetei seria, e i suoi occhi divennero vitrei, freddi.

- Cosa vuoi che ti dica, Bella? - sibilò con voce risentita - non ce l'ho fatta ad andarla a prendere, e Rose si è offerta volontaria. Non si ripeterà più... oggi è stata una giornata piena d'impegni e...-

- Potevi dirmelo, sarei andata a prenderla io! - lo interruppi, e lui alzò gli occhi al cielo.

- Certo, per poi sentirmi rinfacciare il fatto che non sono un padre presente e che non rispetto i miei impegni!!! Cosa credi, che sia facile per me stare lontano tutto il giorno da voi? Eppure...-

- Sciocchezze!!- urlai con voce alterata - stai dicendo solo sciocchezze, Edward!! Non ti ho mai rinfacciato niente, io, e lo sai benissimo anche tu! Il tuo lavoro è importante, ma devi capire che hai anche una famiglia di cui occuparti, non puoi delegare il compito di prendersi cura dei tuoi figli ad altre persone... soprattutto a Rose!!- sillabai, e lui scosse il capo.

- Tu sei gelosa, Bella, e non riesci a ragionare lucidamente...- a quel punto persi la pazienza e, con gli occhi scintillanti di furia mi avvicinai a lui, finché non potei sentire il suo profumo dolce e familiare penetrarmi le narici - Edward, sei tu che non capisci. O forse non vuoi capire... Rose sta cercando di distruggere questa famiglia, e ci sta riuscendo... per colpa tua, Edward - conclusi, e i suoi occhi si spalancarono dalla rabbia. Mi afferrò per un polso, la sua stretta era forte, violenta, non mi aveva mai toccata in quel modo.

- E' questo che credi?? - sillabò con voce irata, sembrava impazzito. Tentai di scostarmi, ma la sua stretta si rafforzò, strappandomi un gemito di dolore.

- Edward, lasciami - lo avvertii con voce gelida, ma lui non mi ascoltò.

- Credi che il nostro matrimonio si stia frantumando per colpa mia? - sibilò - per cosa, Bella? Perché sto cercando di portare avanti l'economia familiare? Oppure si tratta di Rose?? Sai perché non dico nulla, sai perché ignoro le sue provocazioni??? Mi sento in colpa dannazione!!!- urlò, facendomi sobbalzare - l'ho abbandonata, capisci?? L'ho abbandonata in un momento cruciale della sua vita, e adesso che è tornata, adesso che è felice con mio fratello, io non la escluderò dalla famiglia per un tuo capriccio, Isabella. Sei tu che stai mandando in crisi il nostro matrimonio, con le tue paranoie. Ogni giorno ti allontani da me... e io mi sento maledettamente impotente. Guardami, Bella, e dì la verità. Dì che non mi ami, perché io ti amo da morire, e non ti lascerò per la tua insulsa gelosia. Avresti davvero il coraggio di rovinare la vita dei tuoi figli per uno stupido capriccio???- urlò con voce alterata, facendomi sobbalzare ancora. Impallidii, e abbassai il capo quando riuscii ad elaborare le sue parole. Avrei davvero separato i bambini da suo padre per colpa delle mie paure?? Ma, cosa ancor più importante, avrei sopportato di abbandonare Edward, e di allontanarmi da lui per colpa di una donna che stava tentando in tutti i modi di separarci? Edward sospirò, allentando la presa sul mio polso, e sentii distrattamente le sue braccia avvolgermi la vita, e le sue labbra posarsi sul mio collo, causandomi un brivido d'eccitazione.

- Tu mi ami, Bella... non puoi abbandonarmi, come io non posso abbandonare te - la sua bocca calda e sensuale risalì sulla mia guancia, per poi posarsi all'angolo delle mie labbra. Lo guardai negli occhi: erano lucidi, tormentati, il dolore albergava nel suo sguardo lucente e cristallino. - Non rovinare tutto per colpa della tua gelosia. Io amo solo te, Rosalie non è più nulla… sei tu la madre dei miei figli... la donna che ho scelto. Come puoi dubitare di questo? - non risposi, ero confusa... non sapevo più nemmeno io come comportarmi. Mi abbracciò più forte, baciando le lacrime che iniziarono a traboccare dai miei occhi scuri, la voce suadente e persuasiva.

- Vuoi davvero mandare tutto all'aria per una sciocchezza del genere, Isabella? Pensa ai bambini... pensa a quanto soffrirebbero lontano da me. Perché se tu mi lasci, è inevitabile che succeda, Bella. Costringerai anche loro ad abbandonare il loro padre... soffriranno entrambi... ci distruggerai tutti. E' questo che vuoi? - scossi il capo, e lui sorrise, baciandomi teneramente il volto.

- Ascoltami - mormorò prendendo il mio viso fra le sue mani - non buttare tutto all'aria per colpa delle tue insicurezze... non farlo, Bella, perché io ti amo. E so che tu ami me... lo so, lo vedo nei tuoi occhi. I tuoi occhi parlano d'amore...- mi prese una mano e se ne portò il dorso alle labbra, baciandole sensualmente.

- Dimmi che mi ami - sussurrò con voce angosciata, ma al tempo stesso sicura... perché conosceva la forza dei sentimenti che mi legavano a lui, ma sapeva anche che ero troppo debole, e che non avrei mai avuto il coraggio di mandare all'aria il nostro matrimonio... amavo troppo i miei figli per allontanarli dal padre. E sorrideva, di quel sorriso che mi aveva fatto innamorare di lui, ma che ora non faceva altro che aumentare i miei dubbi, le mie insicurezze... era troppo sicuro di sé, troppo sicuro della mia fragilità.

- Io ti amo, Bella... e non ho paura di dirtelo. Non ne ho mai avuta. Ricordi la prima volta che te lo dissi? Eri così confusa, così insicura... ma io ti ho amata lo stesso, nonostante tutto - quelle parole furono un fulmine a ciel sereno. Quante volte mi aveva aiutata, con il suo amore, ad uscire dal baratro della disperazione? Quante volte si era preso cura di me durante i peggiori momenti di sconforto, quando il mio unico desiderio era morire e non rivedere mai più la luce del giorno?? Lui mi aveva salvata dal dolore causato dalla perdita di Jacob, e non aveva voluto nulla in cambio... adesso, voleva soltanto che io ricambiassi i suoi sentimenti, e io non potevo abbandonarlo. Rialzai il capo, la voce mi tremava, ma la sicurezza che scorsi nei suoi occhi servì a farmi trovare il coraggio di confessargli i miei sentimenti.

- Ti amo anch'io - mormorai con voce rotta.

Lui sorrise, asciugandomi le lacrime che scendevano dalle mie guance, e sospirò, abbracciandomi con dolcezza.

Mi baciò; un bacio intenso, passionale, ma che aveva il sapore amaro della sconfitta... perché avevo ceduto, un’altra volta.

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-Edward, tesoro, come sono contenta di rivederti!!!- la voce stridula e sgraziata di Esme mi penetrò con forza la mente, quando vidi la donna affacciarsi alla porta d'ingresso e correre a stringere Edward in un abbraccio carico d'affetto. Quando si staccarono, i suoi occhi si posarono su di me, e il suo volto si trasfigurò in una maschera di disgusto. Mi avvicinai cauta, stringendo fra le braccia il piccolo Mark, che non faceva altro che tirarmi i capelli e dimenare le manine, e lei indietreggiò, come se si trovasse di fronte ad un insetto viscido e disgustoso.

- Buon giorno, Mrs Cullen - mormorai con voce esitante, mantenendo comunque la consona educazione che la madre di mio marito meritava.

- Isabella - sillabò caustica, lanciandomi un'occhiata di biasimo, ma quando vide il piccolo pulcino stretto fra le mie braccia i suoi occhi si illuminarono.

- Oh Mark come sei cresciuto!!!- pigolò estatica, strappandomi letteralmente dalle mani mio figlio, che scoppiò a piangere, spaventato dall'esuberanza di sua nonna. Mi avvicinai ulteriormente, salutando Carlisle, il marito di Esme, con un cenno del capo che lui comunque non ricambiò, e cercai di riprendere fra le braccia Mark, che non smetteva di piangere e dimenarsi.

- Esme, lasci fare a me...- iniziai, ma lei m’interruppe, con voce aspra e disgustata.

- Isabella, ho cresciuto tre figli, so meglio di te come comportarmi con i bambini! - le mie guance si infiammarono di un pudico rossore ma, prima che potessi ribattere alla sua frecciatina Edward mi abbracciò da dietro, baciandomi con dolcezza i capelli.

- Calma... lasciala perdere, sai come è fatta - sussurrò, e io annuii, prima che una vocina squillante e delicata irruppe nella stanza.

- Nonna, Nonno!!!- Strillò Amy, precipitandosi dalle scale e facendo irruzione in soggiorno.

- Amy! Quante volte ti ho detto di non correre per casa??- la sgridai con voce severa, ma lei non mi ascoltò. Zampettò  verso Esme, attaccandosi ad una sua gamba e iniziando a parlare a raffica.

- Santo cielo, bambina, calmati un po'!! - la rimproverò  amorevolmente Esme, passando Mark a Edward e prendendo in braccio la piccola.

- Si, nonna, ma non ti vedo da tanto!! Mamma mi promette sempre di portarmi a casa tua ma poi non lo fa mai!!!- pigolò, e Esme mi lanciò un’occhiata malevola. Sospirai, odiavo quando i genitori di Edward venivano a cena da noi, perché era palese il loro odio nei miei confronti.

Per loro, io sarei sempre e soltanto stata la segretaria che ha sedotto loro figlio e gli ha distrutto il matrimonio...

Tentai di scacciare quei fastidiosi pensieri, mentre osservavo Esme porgere alla piccola una grossa busta rossa... sarà sicuramente stato uno dei loro numerosissimi regali, ormai non mi preoccupavo neanche più di pregarli di non viziarla troppo.

Mi persi nei miei pensieri finché la voce acuta e squillante di Esme mi riportò alla realtà.

- Edward, caro, mi sono permessa di invitare Rosalie a cena da voi, questa sera... non ti dispiace, vero? - e in quel momento mi sembrò di esser precipitata all'inferno.

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Mi ritrovo ancora una volta a dovermi scusare per il ritardo con cui ho postato, ma ad essere sincera la voglia di scrivere in questi giorni è andata a a farsi un giro alle Canarie...fortunatamente questi capitoli sono già pronti, così devo solo ricorreggerli senza farvi aspettare mesi!!!Allora, questo capitolo è stato orribile da scrivere, per vari motivi. Tralasciando il mio umore, già sotto terra di suo...il comportamento di Edward ha fatto schifo anche a me, ma è stato necessario descriverlo perchè non c'è cosa migliore, per me, che l'ammettere i propri sbagli e imparare da essi. Nessuno dei miei personaggi, a prescindere dal contesto, è perfetto...per me la perfezione non esiste, l'essere umano è nato per commettere errori e per cercare di imparare da essi. Vorrei però precisare una cosa: l' Edward di questa storia non è cattivo come quelli delle altre mie ff, ma è anche lui un essere umano ( e non un vampiro superperfetto), perciò anche lui sbaglierà , per poi porre riparo ai suoi errori. Non è una giustificazione, la mia, ma solo un piccolo chiarimento...lui è soltanto un uomo innamorato che ha paura di perdere la donna della sua vita, e non si rende conto che in quel modo l'allontana sempre di più...non ragiona lucidamente per poter capire i suoi sbagli, ecco tutto. Per quanto riguarda Rose, nel prossimo capitolo scoprirete perchè Edward si sente così in colpa nei suoi confronti...non riguarda soltanto il suo abbandono, c'è qualcosa di più importante da chiarire. Preparatevi perchè nel prossimo aggiornamento scoppierà la bomba!!! Ora vi lascio alle risposte alle recensioni...un bacio, e ringrazio ancora una volta tutte le persone che leggono e recensiscono la mia storia!!!Eli.

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Un po' di pubblicità!

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I SETTE VIZI CAPITALI, di Emily Alexandre...

Lussuria, Gola, Accidia, Ira, Superbia, Invidia, Avidità. I sette peccati capitali incarnati nei sette protagonisti della serie di Twilight che popolano la sfavillante corte di Versailles. Si amerebbero ancora Bella e Edward se lei fosse l'incarnazione della lussuria e lui terribilmente avido? Si incontrerebbero le strade della superba Rosalie e dell'iracondo Emmett? E l'invidiosa Alice aspetterebbe ancora al bar l'accidioso Jasper? E che ne è del goloso Jacob? "Gli uomini erano sempre stati un passatempo per lei... mai nessun legame, mai nessun impegno. Aveva giocato con la vita, ne aveva goduto ogni singolo istante. Ma la vita, prima o poi, passa a saldare il conto e Isabelle, in un attimo, aveva perso il suo compagno di sempre, il suo Jacob... e Edouard la detestava, lui che l'aveva così amata. Non le era rimasto più nulla."

RICOMINCIARE DA ZERO, di Yara89. Isabella Swan è una ragazza appena diciottenne incinta che, insieme al fidanzato, Mike, decidono di partire per la California. Ma se, durante una sosta, a Forks, in un supermercato, lui se ne va, lasciandola sola... come farà? Riuscirà ad andare avanti, partendo da zero?

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Risposte alle recensioni

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SWEET DREAMER Ciao, credo che tu abbia perfettamente ragione, gli uomini non comprendono quanto può essere doloroso, per una moglie, vedersi subclassare da un altra donna..come d'altronde a volte noi donne non capiamo la gelosia- spesso eccessiva- degli uomini!!! Un bacio, e grazie per aver recensito..eli

BELLAD3 Ciao, non preoccuparti, Rosalie la pagherà!!! Me che ride malefica!!!^.^ Un bacio,eli

BABY2080 Ciao, sono molto contenta che lo scorso cap ti sia piaciuto!!! Eh si, Rose è una vera strega....e nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle!!! Anche EDward capirà i suoi errori, non preoccuparti... Un bacio,eli

BO19 Ciao!!! Si, hai ragione, la presenza di Rosalie aleggia sempre fra loro...il clima è teso, e presto Bella si ribellerà!! Dave apparirà ancora, ma sarà un personaggio prettamente fittizio...Un bacio,eli

NIK81 Ciao cara, sono contenta che questa ff ti piaccia!!!Si, Bella fa il gioco di Rose, ma a volte la paura acceca e compromette il nostro raziocinio...Edward presto capirà i suoi errori, ma non prima di rendersi conto che il suo matrimonio si sta sgretolando...Un bacio, e grazie per aver recensito..eli

ED4E ciao, sei la prima della lista per riempire Ed di botte, tranquilla!! Hihihihihi!! Sì, Edward non si rende conto, ma presto scoprirai il perchè lui si sente così in colpa...un bacio,eli

NeWyOrK Ciao, credo che tu abbia perfettamentte ragione...anche Bella sta sbagliando ad allontanarsi da suo marito...ma a volte la paura di perdere ciò a cui teniamo acceca e compromette la nostra razionalità. beh, la colpa non è di Amy...lei è troppo piccola per capire. La colpa è di Rosalie, e anche di Edward, perchè la viziano troppo..e Bella, che nella vita non ha avuto mai denaro facile, non è daccordo...io la capisco perfettamente, ai bambini bisogna insegnare ad accontentarsi e capire il valore del denaro!Tranquilla, la ff è a lieto fine!!! Hihihihi!! Un bacio,eli

ROSALIE91 Ciao cara, hai perfettamente ragione...il comportamento di Edward è stato molto scorretto, anche in questo capitolo, ma nel prossimo capirai perchè si sente così in colpa nei confronti di Rosalie...Le tue previsioni sono correttissime..nel prossimo aggiornamento ne vedremo delle belle, e Isabella finalmente si riscatterà...io, personalmente, non riuscirei a vivere con un uomo che mi ricatta " gentilmente"..e anche lei se ne renderà conto!!! Sono contenta che questa storia ti abbia presa...spero che anche questo capitolo ti abbia coivolta!!! Un bacio,eli

SAMY90 Ciao, benvenuta!!! Sono molto contenta che la ff ti piaccia,nella recensione ho notato delle riflessioni interessanti, anche perchè credo tu abbia ragione..la colpa per la fine di un matrimonio non è mai di uno soltanto, ma di entrambi i partner!!Anche per quanto riguarda Edward secondo me hai ragione...lui è molto innamorato della moglie, e non riesce a ragionare lucidamente!!! Una piccola anticipazione: lui in realtà si è accorto dell'atteggiamento di Rose, anche se non conosce il suo vero intento, ma non dice nulla per un motivo che scoprirai presto...hihihihi, sono cattiva a lasciarti così, vero??? ^.^Un bacio,eli

ARTEMIDE88 Ciao, hai ragione, l'eccesso amoroso, come d'altronde tutti gli eccessi, non è mai una cosa positiva...mi riocordo di aver affrontato questa teoria alle superiori, ed è stato bello ripensarci...anche nell'antica grecia condannavano il troppo amare, perchè porta alla follia...Per il lavoro vedremo nel prossimo capitolo che bella diverrà più indipendente...anche io odio Rose, e nel prossimo cap scoprirete perchè Edward si sente così in colpa nei suoi confronti!!Per quanto riguarda Amy, Bella è una donna che ha idee molto chiare sull'educazione dei figli...per questo non vuole che la piccola venga viziata troppo. Un bacio, Eli

MINERVA_KIKI Ciao, con questa recensione mi hai fatto arrossire, XdXdXd!!!!Sono contentissima che la ff ti coinvolga, davvero non c'è soddisfazione migliore, per me!!!Infatti hai ragione sul fatto che Edward non è tanto babbo come sembra...cioè, un po' lo è, perchè non è ancora in grado di capire che in quel modo non fa altro che mandare all'aria il suo matrimonio, ma..bè, per quanto riguarda Rose ci hai preso in pieno...lui qualcosina l'ha capita, ma nel prossimo capitolo capirai perchè non puo' escluderla dalla sua vita!!! Anche Bella sbaglia ad allontanarsi dalla sua familglia, ma la paura gioca brutti scherzi!! Un bacio, Eli.

TIZICULLEN Ciao, devo ammettere che la tua recensione mi ha sorpresa...mi dispiace che il tuo passato sia simile a quello di Bella...e spero davvero che tutto si sia risolto...che dire??? Spero di esser riuscita a descrivere bene le sue emozioni e che non abbia sottovalutato alcune sfaccetature del suo dolore e delle sue paure...un bacio,eli

NICOSIA Ciao, eh già, credo che per una donna il lavoro sia molto importante per sentirsi realizzate e utili...sì, Edward non ha ancora capito, ma presto capirà!! Un bacio,eli

MEREDITH89 Hai davvero ragione, anche io non sopporto le persone che ti sbattono in faccia il tuo passato...a me è capitato, e ogni volta sono stata malissimo!!!Infatti Bella lo capirà, e si riscatterà già dal prossimo capitolo, non preoccuparti!!! Perchè, come tu stessa hai detto, non basta l'amore per risolvere la loro situazione...ci deve essere anche il rispetto per i sentimenti altrui!! Un bacio,eli

LADYROWENA Ciao!! Muahahahahahahaha, ogni volta che leggo quell'Edward eunuco subito mi vien da ridere...prima o poi la fonderemo davvero un associazione del genere!!!!Infatti in questa storia Bella sarà fatta santa, manderemo una comunicazione al papato, non preoccuparti!! Hihihihihihi9, che ridere!!! Sì, hai ragione, il comportamento di Edward è davvero scorretto, ma presto anche lui capirà i suoi sbagli!! Un bacio,eli Ps: la tua ipotesi è corretta!! ^.^'

 

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Capitolo 4
*** SACRIFICIO ***


Parole d'amore

capitolo 4

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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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Legami con le mie paure

Soffocami con le mie stesse lacrime

Non morirò per te

Tu sei già stato qui

Ed ora torni indietro per ferirmi ancora

Ma non questa volta

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- Edward, tesoro, mi è stato riferito che nelle ultime settimane hai apportato alcuni cambiamenti al desing del tuo ufficio- trillò Esme con voce carezzevole, lanciando un' occhiata adorante a suo figlio. Edward fece per rispondere, ma la risata acuta e civettuola di Rosalie lo interruppe.

- A dir la verità, Esme, sono stata io a proporgli di rinnovare lo stile dell'intera azienda- mormorò suadente, accarezzando con dolcezza la sua mano, e a quel gesto vidi la fronte di Emmett, placidamente seduto accanto a lei, aggrottarsi. Avvampai di rabbia e Edward, notando l'improvviso rossore delle mie gote ritrasse la mano, imbarazzato. Rosalie continuò, imperterrita , giocherellando pigramente con la forchetta da portata.

- Era di un tale grigiore, Edward...da quanti anni non rinnovavi un po' l'ambiente?- pigolò con voce delicata, e io sospirai.

- Amore, facciamo i capricci?- mormorai, tentando inutilmente di imboccare Mark, che quella sera non ne voleva proprio sapere di mangiare. Lui emise un risolino acuto,battendo le manine sul poggiolo del seggiolone, e io sorrisi, accarezzandogli il nasino con le dita. All'improvviso sentii una piccola manina tirare con forza la mia maglietta, e voltai la testa di scatto.

- Mark, non fare arrabbiare la mamma!!- trillò Amy, infuriata, tentando di sedersi sulle mie gambe e trucidando il fratello con lo sguardo. Mark gorgogliò, battendo le manine sul seggiolone.

Risi - Amy, è inutile che te la prendi con lui...non ti capisce mica, sai?- sussurrai con voce dolce, posando il piccolo cucchiaino sul tavolo e prendendo in braccio la mia piccolina.

Lei gonfiò le guance, imbronciata, e io le baciai i capelli. Edward, notando il disappunto della figlia si intromise, con voce premurosa.

- Amy, vieni qua...lascia in pace la mamma- sussurrò, e vidi un piccolo sorriso fiorire sulle labbra della piccola, che immediatamente scese dalle mie gambe e si fiondò in braccio a suo padre, poggiando la testa sul suo petto.

Sorrisi, tornando a occuparmi di Mark, ma la voce squillante di Esme mi costrinse a distogliere nuovamente l'attenzione da mio figlio.

- Isabella, ho saputo da Rosalie che stai cercando lavoro...potrei sapere il motivo di questa tua improvvisa scelta?- chiese brusca, e io sospirai,incrociando i suoi occhi verdi e splendenti.

- Nulla di particolarmente interessante, Esme- risposi con voce sommessa, e lei mi lanciò uno sguardo incuriosito. Sospirai ancora, e Edward strinse la mia mano fra le sue, baciandola dolcemente. Notai che a quel gesto Rose si era irrigidita, ma tentai di non dar troppo peso al sorriso derisorio che mi rivolse.

- Semplicemente, volevo ottenere un po' di indipendenza da mio marito...- lanciai un occhiata di sfida a Rose, e il suo sorriso si allargò. Esme ridacchiò, una risata sadica e cattiva che mi fece quasi indietreggiare.

- E dopo sette anni di matrimonio pensi alla tua indipendenza?Chi baderà ai bambini?- sillabò Esme, falsamente amichevole.

- Mamma..- intervenne Edward, ma lei sbottò, con voce carica d'astio.

- Lasciami parlare, Edward, perchè non accetterò di essere messa da parte anche questa volta. Isabella, dopo tutto questo tempo, dopo aver vissuto per anni sulle spalle di tuo marito, dopo aver fatto due figli tu credi di poter rivendicare la tua vita all'improvviso?- sbraitò, e sentii Edward irrigidirsi, mentre i miei occhi divenivano lucidi di lacrime represse - lasciatelo dire, cara, non ti credevo così incoscente!- sibilò, e i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, carichi d'odio e rancore.

Il silenzio si cristallizzò nell'aria, persino i bambini sembravano aver colto l'isteria collettiva che aveva avvolto l'ambiente, e io non mi sentii mai tanto umiliata in vita mia.

Fu la voce di Rose, dolce e delicata, a interrompere la nostra diatriba silenziosa.

- Esme- mormorò esitante, sfiorandole una mano - non crucciarti per questioni che non ti riguardano- a quel punto si voltò verso di me, e vidi i suoi occhi illuimarsi di una luce sadica - sono sicura che Edward sa quello che fa- mormorò con voce falsamente contrita, e a quel punto fui io, ad irrigidirmi. Edward, notando il mio disappunto mi strinse una mano con forza, lanciandomi uno sguardo implorante, e io sospirai, tentando di ignorare le parole della sua ex moglie.

- Beh...- incalzò Emmett, imbarazzato, lanciandomi un'occhiata comprensiva - perchè non andiamo in salotto a vedere la partita, Edward? Giocano i Lions, sono certo che anche questa volta vi batteremo!- apprezzai molto il suo pallido tentativo di stemperare la tensione, e lanciai uno sguardo d'intesa a mio marito che, con un leggero sorriso in volto si alzò,prendendo Amy in braccio seguendo Emmett nel soggiorno. Anche Rose si alzò, rivolgendomi un' occhiata compiaciuta e afferrando la sua piccola borsa, per poi seguire i due uomini.

Esme mi lanciò un' occhiata furibonda che tentai di ignorare, e si defilò anche lei, lasciandomi sola con Mark.

Sospirai, tentando di ricacciare indietro le lacrime che tentavano di traboccare dai miei occhi scuri, e cercai di dedicare tutta la mia attenzione al mio pulcino, che osservava il mio volto accigliato con occhi curiosi.

Sorrisi, baciandogli il nasino, e lui emise una risatina acuta e squillante che contagiò anche me...finchè ci fossero stati i miei bambini, avrei potuto sopportare di tutto.

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- Non voglio dormire, mamma, non ho sonno!!- trillò Amy con voce lamentosa e io scossi il capo, rimboccandole con dolcezza le coperte. Lei mi lanciò uno sguardo infuriato, stringendo le piccole manine a pugno, e io sorrisi, intenerita.

- Amore, sai benissimo che non è vero...hai gli occhi rossi, Amy, e sbadigli in continuazione. La nonna tornerà presto, te lo prometto, ma adesso devi dormire...domattina non devi andare al parco con papà?- chiesi con voce dolce, e lei si imbronciò.

- Si, mamma, però...-

- Però niente, Amy- la interruppi sedendomi sul suo letto e iniziando ad accarezzarle i capelli, e lei sospirò.- Devi svegliarti presto, papà ha detto che ti vuole portare anche allo zoo...ma solo se partite presto da casa, va bene?- i suoi occhi si illuminarono, e un sorriso dolcissimo fiorì sulle sue piccole labbra rosse e carnose - davvero papà ha detto che mi porta, mamma? A vedere gli animali?- chiese, e io ridacchiai, baciandole la fronte.

- Certo- annuii solenne, sfiorandole la fronte con una mano - tutti gli animali che ti piacciono a te...-

- Anche quelli della fattoria?- mormorò speranzosa, e io risi.

- No, amore, non ci sono gli animali della fattoria...ma ci sono quelli del bosco, ad esempio, e della foresta..vengono da lontano, sai?- le dissi sorridendo, e lei rise, abbracciandomi e nascondendo la piccola testolina sul mio petto.

- Allora vado a dormire, mamma, ma domani viene anche Mark con noi?- chiese storcendo il naso, e io sorrisi...mia figlia proprio non riusciva a tollerare suo fratello.Era molto gelosa di me, e aveva la segreta paura che io amassi di più Mark in confronto a lei..che sciocca, pensai accarezzandole i capelli. Come faceva a non rendersi conto di quanto bene le volessi? Avrei dato la mia vita per lei, avrei sacrificato la mia felicità per assicurarle un futuro sereno.

Lo stai già facendo, Isabella. Ogni giorno sopporti in silenzio, per non lasciarti sopraffare dalla costante paura che, abbandonando tuo marito,tu  possa compromettere la felicità dei tuoi bambini.

Tentai di scacciare quegli incresciosi pensieri dalla mente, baciando Amy sulla fronte e rimboccandole teneramente le coperte.

-A nanna- ordinai con voce carezzevole, e Emily seppellì la sua piccola testolina sotto le coperte.

- Buona notte, mammina- mormorò, e io sorrisi.

- Notte, amore mio- sussurrai, incamminandomi verso la porta d'uscita.

Controllai un' ultima volta che anche Mark si fosse addomentato, sbirciando dalla porta socchiusa della sua cameretta, e mi incamminai verso le scale che conducevano al piano inferiore, preparandomi mentalmente a sopportare le occhiate fulminanti di Esme e le frecciatine di Rosalie.

Arrivai in salotto, notando l'assenza delle due donne, e lanciai un occhiata interrogativa ad Edward. Lui mi guardò, i suoi occhi chiari e luminosi erano strani, sembravano più freddi del solito, e scorsi una scintilla di rabbia albergare nel suo sguardo limpido e lucente. Un brivido di paura mi scosse il corpo quando notai che le sue labbra erano piegate in una smorfia addolorata, ma tentai di scacciare quella strana sensazione, ignorando i suoi occhi cupi e intimoriti fissi sul mio volto e dirigendomi a passi lenti e cadenzati in cucina.

Dei sussurri concitati mi costrinsero ad immobilizzarmi sull'uscio della porta, mentre sentivo il mio cuore accelerare il suo lento intercedere e rimbombare con forza nella cassa toracica.

- Esme, ti dico che manca poco, ormai- sussurrò Rose, stringendo spasdosicamente la piccola mano della donna.

Esme sorrise, il suo era un sorriso strano, inquietante, che mi fece salire un violento brivido lungo la schiena.

- Edward si è finalmente reso conto di quanto abbia sbagliato a sposare quella...- esitò, e le sue labbra si sfigurarono in un ghigno rabbioso - non riesco nemmeno a definirla tale, Rosie. Quella non è una donna, è una sanguisuga, una schifosa puttana!! Adesso si è messa in testa di andare a lavorare, dopo sette anni in cui non ha fatto altro che gravare sulle spalle del marito...- mormorò con disprezzo, e sentii una piccola lacrima traboccare dai miei occhi scuri, ma non provavo dispiacere o pena nel sentire quelle parole...la rabbia mi aveva invaso il cuore e l'anima, violenta si era impossessata della mia mente, travolgendomi come un mare in tempesta.

La risata acuta di Rosalie mi giunse alle orecchie, costringendomi ad indietreggiare.

- Esme, credimi se ti dico che ormai Edward ha aperto gli occhi..dopo ciò che è successo questa sera dubito che voglia anche soltanto rivolgerle la parola...e se lo farà, sarà soltanto per dirle la verità- ammiccò, e Esme proruppe in un urletto di gioia.

- E' accaduto, Rose?- chiese incredula, ma sembrava anche sollevata - ti prego, dimmi che sei riuscita a fargli cambiare idea!!- le guance di Rose si tinsero di un pudico rossore, e vidi la sua mano aggrapparsi con forza al bordo del tavolo.

- Edward continua ad insistere che è stato un errore, ma sappiamo entrambi che non è così...ah, sono così felice, Esme!! Presto riavrò la mia vita, e anche quella dei bambini...-

- Credi che Edward avrà il coraggio di portarglieli via?- chiese Esme, incredula, e sentii le mie gambe tremare a quelle parole, mentre gli occhi divenivano lucidi. Rose sorrise.

- Sì, Esme, perchè ormai credo abbia capito di che pasta è fatta quella donna...dai tempo al tempo, e tutto si sistemerà... -

Basta!!! il mio cuore urlò quelle parole con tutta la forza della mia disperazione, mentre le lacrime di sconfitta iniziarono a traboccare dai miei occhi scuri. Sentii le mie gambe tremare, la vista farsi sfocata, il respiro accelerare, impazzito, e il dolore scontrarsi con il solido raziocinio che mi aveva impedito, in questi mesi, di crollare, di dichiararmi sconfitta dalla donna che aveva tentato in tutti i modi possibili di rovinare il mio matrimonio.

E ci è riuscita, pensai sgomenta, aggrappandomi con forza allo stipite della porta, tentando inutilmente di non cedere alla disperazione che aveva travolto la mia anima.

Edward ha aperto gli occhi..

Quelle parole, pronunciate con tanta cattivera, con tanto odio, mi rimbombarono in mente, sconvolgenti.

Edward continua ad insistere che è stato un errore, ma sappiamo entrambi che non è così...

Dolore, dei più acuti e meschini, legato alla stravolgente consapevolezza che era accaduto di nuovo, il mio peggiore incubo si era avverato...lui mi aveva tradita.

Quella non è una donna,Rosalie... è una sanguisuga, una schifosa puttana!!

Strinsi i pugni, mentre lacrime silenziose mi rigavano le guance, cristallizzandosi sulla mia pelle diafana, e il dolore, acuto e pressante, sembrava incendiare il mio cuore, sconvolgermi la mente, annullare la mia razionalità.

Io non ero una puttana, non lo ero mai stata. Non avevo sedotto con l'inganno mio marito, era stato lui a dichiararmi il suo amore.

E le sue parole, appartenenti ad un futuro lontano, sfocato e irraggiungibile, sembrarono penetrare con forza la mia anima, mentre il dolore si impossessava del mio corpo.

Ti amo, Isabella Swan, e non ti abbandonerò mai. Sei tutta la mia vita...

Non ti abbandonerò mai...

Non ti abbandonerò mai...

Non ti abbandonerò mai...

Scossi il capo, tramortita, realizzando la sconvolgente verità che fino a quel momento non ero riuscita ad accettare: lui mi aveva già abbandonata.

Giorno dopo giorno, si era inesorabilmente allontanato da me, isolando i suoi nascosti pensieri, lasciandosi assalire dalla folle paura che io non potessi più amarlo...

Ma tu lo ami ancora, Isabella? Sei sicura di poter sopportare tutto questo? Gli insulti, le umiliazioni, il suo tradimento...

Tradimento...

Alzai il capo di scatto, gli occhi lucidi, illuminati da una scintilla di determinazione nello stesso istante in cui, come un lampo in una calda giornata d'estate, i ricordi di un passato tormentato si impossessarono della mia mente.

L'abbandono di Jacob, il dolore che avevo provato in quei lunghi mesi lontani, il mio desiderio di lasciarmi travolgere dalla sofferenza, e poi il suo ingresso nella mia vita.

Edward era stato la mia ancora di salvezza, il sole che illuminava le mie eterne giornate, e il suo amore aveva lenito la sofferenza causata dall'abbandono di Jake...mi aveva guidato verso la rinascita, verso la consapevolezza che la speranza e l'amore sono elementi imprescindibili, e che nella vita si può anche cadere, e farsi male, ma che poi non c'è cosa più meravigliosa del rialzarsi e ricominciare a sorridere.

Ma adesso, adesso avrei dovuto trovare la forza di ricominciare a vivere, e di aggrapparmi alle mie uniche forze.

Ero stanca di dipendere dagli altri...

Mi scostai dall'uscio della porta, incamminandomi lentamente verso le scale, la straziante consapevolezza che nulla, da quel momento in poi, sarebbe più stato come prima.

Ero stanca di dipendere dagli altri...

Dovevo trovare la forza di continuare a vivere senza il suo amore, dovevo rialzarmi da un ulteriore, estenuante sconfitta, dovevo, per una volta nella vita, pensare alla mia felicità.

E con essa, la consapevolezza che era tutto inesorabilmente finito...il mio amore per Edward non esisteva più, era soltanto un vano tentativo di aggrapparmi alla rassicurante sensazione di essere amata, e di poter donare, a mia volta, un sentimento sincero e disinteressato, ma che era sfumato nel vuoto delle nostre insicurezze, delle innumerevoli incomprensioni che avevano lentamente lacerato il nostro matrimonio.

In quel momento successe.

Una mano calda e familiare afferrò con forza il mio polso, costringendomi a voltarmi e ad incrociare due occhi chiari, dalla bellezza struggente, ma in cui scorsi una scintilla di rabbia che mi fece tremare le gambe dalla paura.

- Dove credi di andare?- mormorò Edward, la voce intrisa di disprezzo. Indietreggiai, ferita dal tono con cui aveva pronunciato quelle parole, ma la sua mano strinse con maggior foga il mio polso, impedendo la mia fuga.

Lo guardai, e non scorsi alcun cedimento nel suo sguardo cristallino...i suoi occhi erano freddi, crudeli.

Presi fiato, abbassando per un attimo lo sguardo, per poi puntarlo di nuovo sul suo volto, pallido e tirato, le labbra piegate in una smorfia di delusione. Quando notò le lacrime che scendevano, imperterrite, sulle mie gote arrossate si ritrasse, e i suoi occhi divennero vitrei, assenti.

- Hai pianto?- sussurrò stranito, la voce preoccupata.

Mi scostai da lui, tentando di liberarmi dalla sua stretta possessiva, ma con uno scossone Edward mi obbligò a voltarmi nuovamente verso il suo volto.

- Bella, dove credi di andare?- ripetè con voce carica d'astio, e io sussultai. Il mio sguardo divenne gelido, gli occhi ridotti a fessure. Mi avvicinai a lui, i miei movimenti erano lenti, sinuosi, la rabbia si era impossessata della mia anima e del mio corpo.

- E' finita, Edward Cullen- sillabai a un centimetro dal suo viso, e i suoi occhi si allargarono, mentre scorgevo un vortice di emozioni contrastanti albergare nel suo sguardo lucente.

Sorpresa, incredulità, rabbia, panico, dolore.

Dolore, dei più meschini e crudeli. Dolore che ti lacera l'anima, che ti impedisce di respirare.

E' davvero finita, Isabella? Il tuo amore per lui, la gratitudine, l'affetto...hai davvero seppellito quei sentimenti nell'oceano della tua disperazione?

La sua mano abbandonò il mio polso, e lo vidi indietreggiare, come scottato dalle mie parole. I suoi occhi divennero vitrei, ma quando alzò lo sguardo, l'agonia più pura animava il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile.

- Cosa stai dicendo?- sillabò, il panico intriso in ogni sillaba, lo sguardo preda della più profonda incredulità.

Chiusi per un istante gli occhi, i pugni stretti, per poi riaprirli e immergerli nel suo sguardo lucente.

- Ti sto dicendo che è finita...me ne vado, per sempre-

Lui sospirò; un sospiro smorzato, sofferente.

- Perchè?- chiese solo, ma la sua voce era intrisa di sofferenza.

Risi; una risata cinica e sarcastica. Cattiva, anche, che lo costrinse ad indietreggiare, incredulo.

- Ti chiedi anche perchè, Edward? Lascia, per una volta, che sia io a farti una domanda, e ti prego di rispondermi con sincerità: mi hai tradita?- lui spalancò gli occhi, e notai le sue mani iniziare a tremare. Sbiancò, e il colorito del suo volto divenne cereo, quasi cadaverico.

- Bella...- soffiò con voce incolore, e io chiusi gli occhi.

Eccola, la conferma che tanto aspettavi di avere. La straziante consapevolezza che si, lui ti ha abbandonata, e lo ha fatto nel peggiore dei modo. Lui ti ha ingannata...

- Non c'è più nulla da dire- mormorai con voce spezzata, le lacrime sgorgavano, lente e inesorabili, dai miei occhi scuri. Si avvicinò, tentando di afferrarmi per un polso, ma io mi scansai, disgustata.

- Mi fai schifo, Edward...non toccarmi- sillabai, e i suoi occhi divennero gelidi.

- Bella, non è come pensi, è stato solo un bacio, ed è successo per caso, ero stanco, arrabbiato e...-

- Stai zitto, non dire una parola- urlai, scansandomi dal suo corpo, e lui strinse i pugni, una nuova consapevolezza nello sguardo.

- E tu cosa mi dici, Isabella, delle tue uscite pomeridiane con David Stephen?- sibilò, e io mi immobilizzai, lanciandogli un occhata stranita. Lui rise, ma i suoi occhi erano lucidi, preda di un dolore acuto, sconvolgente.

- E' assurdo il fatto che tu mi accusi di averti tradita quando sono settimane che ti senti con un altro uomo...e poi sarei io il bugiardo?- sibilò, e sussultai quando scorsi la furia che aveva sfigurato il suo volto. Scossi il capo, incredula.

- Io..cosa...- lui strinse i pugni, lanciandomi un' occhiata torva, ma potei scorgere, nelle pozze profonde dei suoi occhi chiari, lacrime represse che lottavano per traboccare dal suo sguardo.

- Credevi che non lo avrei scoperto? Credevi di potermi nascondere per sempre la verità?- sussurrò con voce flebile, il dolore intriso in ogni parola.

Una pallida lacrima scese dai miei occhi, unica testimone della sofferenza che mi stava attanagliando l'anima. Abbassai lo sguardo, sconfitta.

- Quello che si sbaglia sei tu, Edward. Io non ti ho mai tradita, David è soltanto un vecchio amico che ho incontrato per caso, ma...beh, ciò che hai detto mi fa presupporre che la fiducia che nutri nel nostro rapporto sia ormai scomparsa- mi asciugai le lacrime con una mano, voltandogli le spalle e incamminandomi lentamente al piano superiore...era finito, il nostro amore era inesorabilmente finito, e quella certezza sembrò trapassare con forza il mio cuore e insinuarsi nella mia mente, mescolandosi al dolore, e all'inarrestabile senso di sconfitta che mi invadevano l'anima.

Sentii distrattamente le sue grandi mani afferrare il mio polso destro e costringermi a voltarmi, ma quando gli occhi verdi di Edward si scontrarono con i miei lo vidi arretrare, sconvolto.

Strinse i pugni, mentre le lacrime luccicavano nel suo sguardo dalla bellezza eterea, irraggiungibile.

- Vuoi davvero andartene?- mormorò con voce spezzata, e io annuii, mentre scorgevo il dolore dilaniare i suoi occhi lucenti. E in quel momento capii che era venuto il momento di confessare la sconvolgente verità che per mesi ero stata costretta ad ignorare, seppellendo le mie più oscure paure nel cielo vuoto della mia disperazione. Il vero problema non era Rosalie Hale... non lo era mai stato. Ciò che aveva davvero distrutto il nostro rapporto erano state la mancanza di fiducia e le nostre insicurezze, unite allo straziante silenzio di chi non ha più nulla da raccontarsi.

- Mi dispiace, ma il nostro matrimonio è finito...non riesco più a fidarmi di te, Edward, e sento che il mio cuore non ti appartiene. Non più-

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Spoiler

- Sono contenta che finalmente tu abbia capito che il tuo posto non è di fianco a Edward- sibilò con voce dura, afferrando violentemente il mio polso e stringendolo con prepotenza. Gemetti; Rosalie era molto più forte di me, e quando sentì il mio mugolio di dolore sorrise; un sorriso crudele, inquietante.

A quel punto fui io ad alzare lo sguardo, e nei miei occhi scuri albergava una determinazione che la costrinse ad arretrare, confusa.

- Puoi anche tenertelo, ormai- sillabai con disprezzo, strattonando il suo braccio per costringerla a lasciarmi andare - ma non ti permetterò di portarmi via i miei figli-

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Ehm ehm...c'è nessuno?? Me che entra in punta di piedi e cerca di mimetizzarsi con lo schermo del computers...dopo un ritardo record, eccomi qui con il quarto capitolo che, tra l'altro, lo dedico tutto a Rosalie91, che poraccia la scorsa settimana si è presa un mezzo infarto per colpa della mia deficenza cronica...Mel, ti giurooo che le cose si sistemeranno!!!Passando al capitolo,vi consiglio di non dare troppo peso ai pensieri di Bella: è confusa, sconvolta dalle parole di Rose e di Esme,e pertanto non riesce a ragionare lucidamente...per farmi perdonare vi ho anche lasciato uno spoiler del prossimo capitolo, che devo soltanto correggere, Xd!!!Colgo l'occasione di ringraziare Artemide88, Giuliina la meioo, Poc e GiuliaCullen per aver commentato la mia ultima shot...ragazze, grazie di cuore per avermi lasciato il vostro parere. Oggi purtroppo sono di corsa, devo studiare ( oggi ho perso tutta la mattinata perchè, da non crederci, mi hanno tamponato con la macchina e sono rimasta intrappolata in mezzo al traffico per la bellezza di tre ore, Xd!!!La sfiga mi perseguita!!!), per cui chiedo scusa se non posso rispondere alle recensioni. Non potete nemmeno immaginare quante imprecazioni ho lanciato, cavoli!!!Ok, dopo questo mio piccolo sfogo personale, ringrazio ancora una volta tutte le persone che leggono e recensiscono la ff. Sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto ( ma so benissimo che qualcuno di voi vorrebbe tirarmi i pomodori in faccia...^.^ ), vi prometto che il prossimo capitolo arriverà prestissimo, e che chiarirà molte cose che in quest'ultimo cap sono state lasciate in sospeso!! Chiedo scusa per eventuali errori, il capitolo non è betato perchè non ho avuto il tempo materiale per inviarlo alla mia beta...Un bacio, Eli.

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Capitolo 5
*** INCERTEZZE ***


 

PAROLE D'AMORE
CAPITOLO 5
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-Sono Ventitré dollari e ventisette centesimi- sussurrai con voce sommessa, rivolgendo un sorriso tirato all'imponente donna dai capelli rossi e gli occhi neri che osservava con mal celata curiosità il mio volto smunto e le pronunciate occhiaie che contornavano i miei occhi scuri. Sospirai, distogliendo lo sguardo e battendo distrattamente le dita sul ricevitore di cassa, e pochi secondi dopo la donna si congedò,l'espressione perplessa e vagamente preoccupata. Un impercettibile sospiro di sollievo fuoriuscì dalle mie labbra...finalmente, dopo un' intera giornata di lavoro, potevo concedermi qualche minuto di pausa per riflettere, e lasciarmi catturare dal vortice caotico dei miei pensieri...

Erano passati due mesi dal giorno in cui, accecata dal dolore di un sogno d' amore ormai sfumato nel vento, ero fuggita di casa, portando via con me i bambini e dicendo per sempre addio a mio marito, alla mia vita, al mio passato.

I primi tempi mi ero rifugiata da mia madre, che abitava in una piccola contea a pochi chilometri da Washington, ma quando avevo deciso di prendere di nuovo in mano le redini della mia vita- della nostra vita-, armata della mia sola determinazione e dello struggente desiderio d'essere indipendente dalla mia famiglia, che in quel periodo mi aveva aiutato non solo economicamente, ma soprattutto fornendomi il sostegno morale che mi aveva permesso di non annegare nell'oceano della mia disperazione,ero riuscita a trovare un momentaneo lavoro in un grande centro commerciale della città, e di tornare a vivere dignitosamente con le mie sole forze.

Da quel giorno non avevo mai più versato una sola lacrima. Spesso lo sconforto mi opprimeva il cuore, unito allo straziante peso dei ricordi che torturavano la mia mente, e la voglia di piangere, di abbandonarmi alla disperazione che mi logorava lentamente l'anima , mi sopraffava,gettandomi in un vortice di dolore e confusione da cui era impossibile fuggire.

Nonostante tutto, spinta dall'irrefrenabile desiderio di donare ai miei figli un futuro emotivamente sereno, avevo cercato di non lasciarmi travolgere dall'ansia, dalla delusione e dal senso di sconfitta che nutrivo nel mio cuore e che mi stavano progressivamente logorando l'anima, offuscando la mia razionalità.

In quei mesi lontani avevo visto spesso Edward...a prescindere dalle nostre diatribe, lui era comunque il padre dei miei bambini, e io non potevo - non volevo- impedirgli di crescerli e appoggiarli nelle loro scelte, accompagnandoli nel lungo e tortuoso sentiero della vita. Erano estenuanti le giornate passate a rimurginare sulla nostra storia d'amore, costantemente perseguitata dal ricordo dei suoi occhi chiari e luminosi dilaniati dalla sofferenza il giorno in cui decisi di andarmene...eppure, nonostante tutto, ancora oggi, a distanza di mesi, non riesco a pentirmi della mia decisione: quando in una coppia arrivano a mancare la fiducia e il sostegno reciproco, l'amore non basta...non basta più.

La sua morbosa possessività nei miei confronti mi aveva spesso lusingata; mi faceva sentire amata, protetta, al sicuro dalla cattiveria del mondo...ma c'erano quei momenti in cui mi sentivo soffocare dal rapporto che mi legava a mio marito; eravamo due elementi imprescindibili che non potevano vivere l'uno senza l'altra, e il nostro fragile equilibrio si era frantumato in seguito all'intromissione di Rosalie Hale nella nostra quotidianeità. Inoltre, il pensiero che Edward in passato mi avesse seguita in ogni mio spostamento - controllando con chi uscissi, come passassi il mio poco tempo libero, le persone che frequentassi- mi aveva ferita profondamente: era la reale dimostrazione che il nostro rapporto si stava lentamente sgretolando, e che il nostro amore fosse ormai divenuto un semplice ed egoistico desiderio di possesso.

E all'improvviso, le parole che Edward mi rivolse qualche giorno prima mi tornarono in mente, lacerando il mio cuore e la mia anima, offuscando la mia razionalità e distruggendo l'impenetrabile barriera che mi proteggeva dal dolore della nostra separazione...

Tre giorni prima

Il suono stridulo e insistente del campanello mi penetrò la mente, facendomi sobbalzare. Sospirai,lanciando un'occhiata annoiata all'imponente tomo che stringevo fra le mani e, con uno sbuffo frustrato mi alzai, dirigendomi verso l'uscio d'entrata. Sicuramente era Edward...a giorni alterni passava a prendere i bambini per poter trascorrere del tempo con loro, e quel Sabato aveva deciso di portarli al luna park, accompagnato da Emmett, che adorava passare i pomeriggi interi con i suoi nipotini. Sospirai, scacciando quei pensieri incresciosi dalla mente, e corsi ad aprire la porta. Come avevo previsto, la figura alta e imponente di mio marito era di fronte all'entrata, la piccola Amy al suo fianco e Mark placidamente accasciato fra le braccia, fra le manine il suo orsacchiotto di pezza preferito,l'espressione estatica. Quando il piccolo mi vide emise un risolino acuto, tendendo le braccine per protrarsi verso di me. Edward, senza degnarmi di un'occhiata, me lo passò. Lo presi in braccio, baciandogli teneramente la testolina scura, e Mark arrossì, seppellendo il volto nel mio petto.

Sorrisi - Ti sono mancata, amore?- sussurrai con voce dolce, per poi lanciare un'occhiata premurosa a Amy, che rispose con una piccola smorfia risentita. Sospirai; mia figlia non mi aveva ancora perdonata per averla allontanata dal suo papà. Era ormai abbastanza grande da comprendere che la nostra separazione era avvenuta in seguito ad una mia scelta, e per quel motivo nutriva un'ispiegabile rabbia nei miei confronti.

-Ciao, Edward- mormorai, tentando di piegare le labbra in un sorriso accondiscendente, ma lui aggrottò la fronte, perplesso.

-Non mi fai entrare?- mormorò con voce arrogante, e io gli lanciai un'occhiata irritata...dopo le suppliche, gli infiniti tentativi di riconciliazione e le inutili scuse che si era premurato di rivolgermi, atte al semplice scopo di farmi tornare da lui, il suo atteggiamento nei miei confronti era radicalmente cambiato. Sembrava aver indossato una maschera di impenetrabile indifferenza verso tutto ciò che mi riguardava, ma sapevo che nei suoi occhi si nascondeva lo straziante dolore della nostra separazione...un dolore che non era ancora completamente riuscito a metabolizzare.

Mi spostai di lato, invitandolo con un cenno del capo ad accomodarsi. Amy si strinse a una gamba del padre, e insieme si incamminarono verso il minuscolo angolo cottura dell'appartamento.

Cullai teneramente Mark fra le mie braccia, baciandogli le guanciotte arrossate, e lui si strinse al mio petto, tirando con forza una ciocca dei miei capelli.

Ridacchiai - Ti sono mancata tanto, vero amore?- ripetei, accarezzandogli i capelli, e lui emise un risolino acuto, battendo le manine.

Uno sguardo intenso e penetrante mi fece voltare il capo di scatto. Edward si era appoggiato alla parete a ridosso della minuscola finestra del soggiorno, gli occhi illuminati da una luce ardente, lo sguardo cupo, quasi addolorato, innaturalmente statico e fisso sul mio pallido volto. Quando si accorse del mio sguardo si riscosse, indossando ancora una volta l'imprescindibile maschera di freddezza che ormai lo caratterizzava. Sospirai, innervosita, lanciando un'occhiata preoccupata ad Amy.

-Hai mangiato, tesoro?- le chiesi, e lei alzò il mento, la fronte aggrottata e l'espressione tenace.

-Si, papà mi ha comprato lo zucchero filato e le frittelle- sbuffai, irritata dalla presunzione con cui mi si era rivolta.

-E questa la chiami cena?- sbottai, e lei strinse le piccole manine a pugno.

-Papà mi accontenta sempre, capito?- pigolò -papà mi vuole bene, tu invece no!- fu un colpo al cuore sentire quelle parole provenire dalla vocina dolce e delicata della mia bambina...come poteva non capire che ciò che differiva fra me e Edward era l'amore che nutrivamo entrambi per lei? Io ero una donna abituata al sacrificio; non ero mai stata ricca o eccessivamente pretenziosa, e nella vita avevo sempre imparato a guadagnarmi ciò che riuscivo ad ottenere...proprio per questo non volevo viziare i miei bambini...volevo abituarli fin da piccoli a fronteggiare le difficoltà della vita. Edward, al contrario,proveniva da una famiglia facoltosa...il denaro per lui era quasi insignificante, ed era questo il motivo per cui non si preoccupava di educare i nostri figli con spirito di sacrificio e, soprattutto, insegnandogli ad accontentarsi di ciò che avevano. Tentai di ricacciare indietro le lacrime che lottavano per traboccare dai miei occhi scuri, e deglutii, stringendo con più forza il corpicino di mio figlio fra le braccia. Edward dovette accorgersi della mia reazione, perché aggrottò la fronte, e una smorfia di dispiacere fiorì sulle sue labbra.

-Bene- mormorai con voce tremante, avvicinandomi ad Amy - se è questo che pensi, non posso far nulla per cambiare le tue convinzioni- lanciai un'occhiata circospetta al piccolo orologio a muro del soggiorno - è tardi- constatai, piccata - saluta papà, così andiamo a letto- lei provò a ribattere, ma notando l'espressione severa del mio volto sbuffò, allungando le braccine verso il padre, che la prese in braccio, baciandole la guancia.

-Buona notte, papy- mormorò con voce dolce, e Edward sorrise, accarezzandole i capelli.

-Buona notte, piccolina. Ci vediamo domani- mormorò, per poi avvicinarsi a me e lasciare una carezza delicata sulla fronte di Mark. Evitando il suo sguardo feci cenno a Amy di seguirmi, conducendola verso la cameretta che lei e suo fratello erano ormai costretti a condividere.

La cambiai, mettendole il pigiamino, e lei per tutto il tempo restò in silenzio, non augurandomi neanche la buona notte.

Le accarezzai dolcemente i boccoli scuri, per poi dedicarmi completamente a Mark. Pochi minuti dopo gli lasciai un tenero bacio sulla fronte, assicurandomi che si fosse addormentato, e mi chiusi la porta della loro cameretta alle spalle.

E in quel momento non potei impedire alle lacrime di traboccare dai miei occhi scuri, tracciando un tortuoso sentiero di disperazione sul mio pallido volto: il dolore, la sofferenza e la frustrazione mi stavano lentamente dilaniando l'anima, lacerando i recessi della mia ormai sopita razionalità. Mi diressi in soggiorno, pronta ad affogare le scottanti delusioni fra le pagine del mio libro preferito, ma una voce fredda e cristallina mi costrinse ad immobilizzarmi, mentre sentivo il cuore accelerare il suo lento intercedere, rimbombando con forza nella cassa toracica.

-Ecco cosa succede a voler decidere per entrambi- mormorò Edward, facendomi sobbalzare. Mi voltai, scossa, asciugandomi le lacrime con la manica del maglione...odiavo mostrare agli altri le mie debolezze.

Edward sorrise; un sorriso amaro e sarcastico, che fece salire un violento brivido d'agitazione lungo la mia spina dorsale.

- Cosa c'è, Isabella? Ti vergogni di piangere davanti a me?- sussurrò, e io alzai gli occhi al cielo, irritata.

-Pensavo fossi andato via- tentai di sviare la sua inopportuna domanda , e lui strinse i pugni, le labbra piegate in una smorfia infastidita.

-Senza nemmeno salutarti?- rispose, crucciato - Che razza di marito sarei?- il tono della sua voce era intriso di sarcasmo. Alzai le spalle, fingendomi indifferente.

- Probabilmente non ti è chiaro un concetto basilare, Edward...tu non sei più mio marito- sibilai, infastidita, dirigendomi verso il rubinetto della cucina e riempendomi un bicchiere d'acqua.

-Probabilmente è a te che non è chiaro un concetto fondamentale, Isabella- mi schernì, ma nel suo tono suadente scorsi rabbia e frustrazione - tu sei ancora mia moglie-

Alzai gli occhi al cielo, voltandomi verso di lui, e rimasi folgorata dalla bellezza ipnotica del suo guardo profondo e penetrante. Il silenzio si cristallizzò nell'aria, carica di tensione e aspettativa, infranto all'improvviso dal sussurro concitato della mia voce confusa e intimorita.

-Perchè sei ancora qui, Edward?- sussurrai, e lui aggrottò la fronte, mentre sulle sue labbra rosse e carnose fioriva un sorriso derisorio. Alzò le spalle, fingendosi indifferente alle mie perplessità.

-Volevo vedere ancora una volta la splendida vita che ti sei creata lontana da me- lanciò un'occhiata disgustata al piccolo soggiorno dello stabile, per poi avvicinarsi lentamente a me. I suoi passi erano lenti e cadenzati, le sue movenze ipnotiche...sembrava un felino in procinto di stanare la sua preda. Il ritmo cadenzato del mio cuore accelerò quando il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, fu a pochi centimetri dal mio, e il suo profumo mi incendiò le narici, annebbiando la mia razionalità.

-Vuoi davvero continuare a vivere in questo squallore, Bella?- sussurrò con voce carezzevole, sfiorando con dolcezza la mia pelle accaldata. Chiusi gli occhi, ammaliata dal suo tocco fugace, e Edward sorrise, accostando le sue labbra al mio orecchio destro.

- Torna da me...possiamo risolvere la situazione insieme, se tu soltanto volessi- mormorò, sfiorando i miei fianchi con sensualità.

Socchiusi gli occhi, appoggiandomi al lavello della cucina, e il suo corpo caldo e familiare mi imprigionò nella sua morsa d'acciaio.

-Non posso- pigolai, e lui si irrigidì.

-Perché no, Isabella? Cosa ti impedisce di amarmi ancora?- chiese con voce fredda, ma il dolore trapelava dal suo tono soave, riecheggiando nel silenzio che si era cristallizzato nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti.

-Tu- sospirai, rassegnata - sei tu che mi impedisci di farlo...non sei più l'uomo che ho conosciuto anni fa, Edward- continuai, e lo sentii trattenere il fiato, sconvolto. Si allontanò da me, lanciandomi un'occhiata impassibile.

-Cosa vuoi dire?- mormorò, e io abbassai lo sguardo, tentando di reprimere la sofferenza che mi causava pronunciare quelle parole.

-Fino a pochi istanti fa mi hai derisa...mi hai schernita, hai sottovalutato tutti i miei sforzi per costruirmi una vita lontana da te- presi fiato, scossa, incrociando i suoi occhi chiari e luminosi -hai insultato questa casa, mi hai umiliata...hai fatto leva sui miei problemi economici per convincermi a tornare da te...e hai riso delle mie lacrime. Tu non lo avresti mai fatto, Edward...sei cambiato, lo capisci? Io non mi sono innamorata dei tuoi soldi, nè dell'uomo che sei diventato-lacrime represse lottarono per traboccare dal suo sguardo, ma io continuai, a voce alta e decisa - vattene, Edward. Vattene e lasciami in pace-

Lui contrasse la mascella, stringendo con forza i pugni delle mani, lanciandomi un'occhiata risentita, ma potevo scorgere la sofferenza illuminare i suoi occhi chiari e penetranti.

- Bene- mormorò tremante...sembrava stravolto - ma non finisce qui-.

Non mi degnò di uno sguardo; semplicemente, si limitò ad incamminarsi verso l'uscio e a chiuderselo alle spalle,

Il suono secco della porta che si infrangeva contro lo stipite sembrò penetrare la mia mente, lacerando il mio cuore e la mia anima, dilaniando la mia razionalità.

E non potei impedire alle lacrime di traboccare dai miei occhi scuri, e ai singhiozzi di perforarmi il petto...mi accasciai sul gelido lineolum del pavimento, circondandomi le gambe con le braccia...cosa era successo a mio marito?

 

Scossi il capo, tramortita, tentando di scacciare l'acuta sofferenza che mi aveva causato il peso di quei ricordi tormentati, e mi concentrai sul mio lavoro, finché la voce acuta e squillante della receptionist vibrò nell'aria, causandomi un brivido di terrore lungo la spina dorsale.

-Isabella Swan è richiesta al centralino...ripeto: Isabella Swan è richiesta al centralino- lanciai un'occhiata implorante a Jules, l'addetto magazziniere, che emise uno sbuffo seccato, annuendo con il capo e avvicinandosi alla mia cassa.

-Dammi, ti sostituisco io- mormorò afferrando bruscamente il ricevitore di cassa. Gli rivolsi dei ringraziamenti sommessi sussurrati a mezza voce, incamminandomi velocemente verso la receptionist, mentre l'ansia si impadroniva dei miei penseri...e se fosse successo qualcosa ai miei bambini? Amy era ancora a scuola, mentre Mark era stato momentaneamente affidato a mia madre, che si era offerta di badare a lui durante i miei turni di lavoro, eppure...

-Ma che piacevole sorpresa- sibilò una voce melensa quando, con uno scatto impaziente, mi chiusi la porta del centralino alle spalle.

Mi voltai di scatto, sorpresa, incontrando gli occhi chiari e luminosi della donna che aveva contribuito, in parte, a distruggere l'equilibrio della mia famiglia. Socchiusi gli occhi, irritata.

-Come hai fatto ad entrare?- sillabai, e Rosalie proruppe in una rista argentina, lanciandomi un'occhiata disgustata.

-Non siamo tutti dei morti di fame come te, Swan-berciò sorridente - bastano poche centinaia di dollari per corrompere queste donnette che si ostinano a chiamare lavoro questo squallore- scossi il capo, irritata, tentando di reprimere il fastidio che mi aveva causato la sua ennesima provocazione.

-Bene- soffiai - dato che non mi consideri degna della tua presenza, posso anche andarmene- mi incamminai verso la porta d'uscita, ma le sue braccia mi bloccarono, e le sue mani mi afferrarono per un polso, costringendomi a voltarmi.

Ciò che vidi nei suoi occhi chiari e splendenti mi spaventò. Erano illuminati da una luce perversa, un sadico senso di vittoria imperversava nel suo sguardo intenso e penetrante.

-Ascoltami bene, Isabella Swan- sibilò con cattiveria - ho saputo che, nonostante tutto, tu e Edward continuate a vedervi- spalancai la bocca in una muta espressione di stupore, e lei si incupì.

-Cosa...- sussurrai, ma lei mi interruppe.

- Edward ti deve stare lontano, mi hai capito?- le sue labbra erano piegate in una smorfia di crudeltà - Tu devi stare lontana da lui- scandì ogni parola con minuziosa attenzione, come se si stesse rapportando con una ritardata mentale.

Tentai di liberare il mio braccio dalla sua stretta, ma le sue unghie laccate di rosso si conficcarono nella mia pelle, strappandomi un gemito di dolore.

-Non puoi...non puoi pretendere questo, Rosalie- la mia voce era cauta, prudente -tu...Edward è sempre il padre dei miei figli, è giusto che lui voglia vederli...- la donna sorrise; un sorriso inquietante, che fece salire un lungo brivido di paura lungo la mia spina dorsale.

-Questo non sarà più un problema- rise- Edward ha ormai capito di che pasta sei fatta...non ti ama più, ma come potrebbe? Sei feccia, Isabella Swan, e finalmente se n'è reso conto...forse presto capirà che non sei adatta a fare la madre- spalancai gli occhi, scioccata, mentre sentivo il ritmo cadenzato del mio cuore accelerare il suo lento intercedere, e il dolore mozzarmi il respiro.

-Cosa...cosa vuoi dire?- soffiai, e il suo volto si illuminò di una scintilla complice.

-Nulla di cui tu debba preoccuparti...per ora- rispose - tuttavia, se fossi in te, cercherei di passare il maggior tempo possibile con i miei figli...sai, potresti rischiare di non vederli per molto tempo-

Le mie gambe iniziarono a tremare, lacrime di disperazione sgorgarono copiose dai miei occhi scuri,l'anima dilaniata da una sofferenza talmente acuta da mozzarmi il respiro. La testa iniziò a girare, ma lottai contro l'intorpidimento che stava avvolgendo il mio corpo e la mia mente, per poi sussurrare, con voce tramortita:

-Non lo farebbe mai...lui non può farlo-

-Tu credi?- mi interruppe ridendo, e stringendo con più forza il mio braccio nella sua presa d'acciaio -Sai, io e Edward ci stiamo riavvicinando molto, in questo periodo- sussurrò con voce soddisfatta - lo avrai notato anche tu, dal comportamento che ti riserva...e mi ha raccontato tante cose di te...le tue crisi esistenziali, gli attacchi di panico, i lunghi periodi di depressione. Sei andata da uno psicologo, vero?Beh...i giudici potrebbero essere poco clementi verso la tua situazione, e Edward potrebbe dubitare della tua capacità di occuparti dei suoi figli. A quel punto potremmo formare una nuova famiglia, noi quattro- la testa prese a girare più forte, ma un barlume di determinazione si affacciò nel mio animo, permettendomi di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi freddi e crudeli di Rosalie.

-Sei tu che ti sbagli, Rose- sibilai, e un sorriso derisorio fiorì sulle mie labbra, quando notai la sua espressione divenire confusa - Edward sta facendo di tutto per farmi tornare da lui...è arrivato addirittura a far leva sui miei problemi economici, pur di riavermi- risi, sarcastica, quando vidi le sue labbra fremere di rabbia e indignazione - Ma io non glie la darò vinta...non sono il suo giocattolino, non sono la sua bambola. Puoi anche tenertelo, ormai- sillabai con disprezzo, strattonando il suo braccio per costringerla a lasciarmi andare - ma non ti permetterò di portarmi via i miei figli-.

Nei suoi occhi potevo scorgere tutto il dolore che le avevano causato le mie parole...un dolore sormontato all'improvviso da una furia folle, distruttiva.

Sostituita subito dopo dalla consapevolezza.

-Bene- berciò, allontanandosi da me e dirigendosi verso la porta d'uscita - Puoi dire ciò che vuoi, Isabella- mi derise - ma Edward ormai è mio, e al più presto te lo dimostrerò...tutto il dolore che ho sentito quando mi ha abbandonata lo proverai sulla tua stessa pelle...soltanto molto più amplificato-mi lanciò un'occhiata penetrante,che celava le sue reali intenzioni, e le sue labbra si piegarono in una smorfia crudele - ci rivedremo presto, ragazzina...puoi starne certa-
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Chiedo venia per il ritardo ma, considerando le altre mie storie da mandare avanti, non ho avuto tempo di ricorreggere questo capitolo che, lo ammetto, era già pronto da un po'. Spero comunque che vogliate continuare a seguirmi, e ad appoggiarmi anche in questa storia. Come avete visto, il comportamento dei protagonisti si sta lentamente evolvendo, ma vorrei chiarire alcune cose, che reputo fondamentali: l'uomo ha spesso la tendenza, nella vita reale, di farsi sopraffare dal dolore in determinate situazioni, senza realmente riflettere sul peso effettivo delle proprie azioni. Edward in questa storia non è cattivo: è soltanto stato raggirato da persone che hanno un certo ascendente su di lui...ma presto si capiranno le reali motivazioni che lo spingono in maniera quasi involontaria a comportarsi in questo modo. La mia non è una giustificazione, sia chiaro, ma ci tengo a spiegare anche i moventi che inducono i protagonisti ad assumere determinati comportamenti. Se volete sapere qualche dettaglio in più su questa storia, leggete le risposte ai commenti di Minerva_kiki Samy90. Diamo ovviamente il benvenuto alle nuove lettrici, che nello scorso capitolo sono state così carine da esprimere il loro parere.Lo spoiler del prossimo cap lo trovate sul mio Blog. Il capitolo non è betato, per il semplice fatto che,  a causa di impegni personali (che riguardano lo studio) mi ritrovo sempre a postare a orari improbabili e che, per non farvi attendere troppo, non riesco ad inviare i capitoli alla mia beta.Non appena la mia situazione si stabilizzerà riavrete i capitoli betati, decisamente più piacevoli da leggere, grazie all'assenza dei miei soliti erroracci grammaticali. Per cui mi scuso per eventuali errori di sintassi o ortografia.
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ED4E Ciao!! Credo tu abbia perfettamente ragione: l'intromissione di Rose nel loro rapporto è soltanto una delle cause della loro rottura, ma presto si scopriranno altri dettagli! Ps: scusa se non ho più recensito la tua ff, ma ultimamente l'università e le mie storie non mi danno tregua...appena ho un attimo di tempo per leggere i cap passo di lì!Un bacio,E.

STELLACULLEN Ciao! Sono contenta che il cap ti sia piaciuto...spero che continuerai a seguirmi! Un bacio,E.

BABY2080 Ciao!! Sì, il loro comportamento è davvero pessimo, ma presto si scopriranno alcuni dettagli che si celano dietro le azioni di Edward e Rosalie.

VALLI Ciao, eh si,Rose è riuscita a separarli, ma non tutto è come sembra...anche lei nasconde qualcosa, un trauma molto forte che, nonostante non la giustifichi, l'ha spinta ad agire in quel modo. Un bacio,eli.

SASSY86 Ciao, sono contenta che il cap ti sia piaciuto, spero che anche per questo sia altrettanto! Ci hai quasi preso, ma come vedi ciò che Rose pianifica è un atto molto più infimo e crudele...Ps: appena ho un attimo di tempo corro a leggere il seguito della tua ff. Un bacio,E.

NICOSIA Mmm...la situazione si risolverà? Forse si, forse no...hihihi,sono davvero perfida!!! Tranquilla, ogni segreto verrà svelato!! Un bacio,E.

GIULIINA LA MEIOO Ciao...non ti assicuro nulla, ma farò del mio meglio per farli tornare insieme. I personaggi di questa ff nascondono dei segreti che pian piano verranno svelati. Tutti, tranne Bella ( che ormai è un personaggio trasparente dal punto di vista emotivo e caratteriale) , hanno dei traumi alle spalle che stanno lentamente tornando a galla.Un bacio,E.

ROSALIE91 Ciao Mel...beata te, che hai un fratello che guarda film Horror...io sono costretta a fare da cavia alla mia sorellina quando decide di sperimentare i suoi trucchi giocattolo...secondo te chi se la passa meglio??Fantastica l'idea della mazza...potrei prenderla in considerazione per quanto riguarda ipotetiche punizioni per il nostro Ed!!Hai ragione su tutti i fronti, credo: la colpa è di entrambi ma, purtroppo, Edward e Rosalie, così come Esme e Carlisle, nascondono dei segreti che pian piano stanno tornando a galla. Segreti doloroso, traumi che lasciano il segno. Presto si spiegherà tutto, promesso! Un bacio,E.

MINERVA_KIKI Ciao Kris...Mmm...ottima domanda! Rosalie ama Edward?? Beh, credo di poterti rispondere...hai presente il rapporto che, all'inizio de "I giorni dell'abbandono", legava Bella a Edward? Bene...tu prendi lo stesso bisogno spasmodico di "calore umano" e attribuiscilo al carattere più intraprendente di Rosalie Hale, aggiungi un brutto trauma che le ha sconvolto l'esistenza, l'abbandono della sua unica certezza di vita nel momento del bisogno...in più, aggiungi anche l'improvviso crollo del proprio ruolo nella comunità ( Rosalie, in quanto moglie di Edward Cullen, rappresentava per l'intera società un solido punto di riferimento...era qualcuno d'importante, un pezzo grosso) che comunque determina in maniera decisiva l'identità che si viene a formare nell'uomo adulto. Aggiungici anche il fatto che lei è una donna molto ambiziosa...e la frittata è fatta. Quindi no, non è vero amore: è una serie di avvenimenti, piccoli tasselli di un puzzle, che hanno scatenato in lei delle reazioni eccessive, sconvolgendo il suo raziocinio e estremizzando il suo senso di possessività. In parole povere, ha dei problemi psichici non indifferenti causati dallo stesso Edward, che adesso si trova a fronteggiare una situazione che mai avrebbe immaginato di poter vivere.Presto si spiegherà anche il motivo del comportamento di Edward, anche se in minima parte potresti intuirlo dal capitolo. Un bacio,E.

TIZI CULLEN Ciao, benvenuta!! Si, tranquilla, le cose presto cambieranno! Un bacio,E.

2001 Ciao...beh, non so davvero che dire.Innanzitutto ti ringrazio per i complimenti...sono davvero lusingata dal sapere che le mie ff ti piacciono. Al tempo stesso, tuttavia, mi hai affidato una grande responsabilità che non sono certa di riuscire a fronteggiare: è come se tu, indirettamente, avessi reso questa storia una sorta di voce generale per tutte quelle donne che, purtroppo, si trovano nella stessa  situazione di Isabella. E non sai quanto mi senta onorata da ciò: leggendo la mia ff, e quindi rivivendo alcuni stralci del tuo passato, mi hai anche affidato parte delle tue potenzialità emotive, confessando un dolore che dev'essere difficile da affrontare e, soprattutto, da elaborare e ammettere a persone estranee. Perciò grazie, grazie davvero: per il coraggio che hai avuto pronunciandoti su questa ff, consapevole che stessi, anche se indirettamente, affrontando traumi del tuo passato. Nessuno meglio di me può capirti, dico sul serio.Perchè anche io, purtroppo, ho vissuto brutte esperienze che hanno temprato il mio carattere e resa consapevole che la vita non è sempre e solo rose e fiori. E mi rifugio in queste storie perchè nella vita reale nessuno ascolta realmente il tuo dolore: si tenta di comprenderlo, ma superficialmente, senza margine di paragone. Una storia invece è qualcosa di più: nasce dalla nostra stessa anima, trasmette emozioni che , seppur estremizzate, sono reali. Come è reale, ad esempio, il comportamento di Edward nei confronti di Isabella...il mio ragazzo mi ha raccontato il rapporto che lega sua madre con suo padre, e io ne ho tratto una storia, perchè ho condiviso il suo dolore e le sue lacrime. E non mi vergogno a dirolo, perchè non c'è nulla di sbagliato, in questo: soffrire fa parte della natura dell'essere umano...ci fortifica, ci da l'opportunità di approfondire la conoscenza di noi stessi in quanto persone, e ci rende più maturi, soprattutto. Senza la sofferenza non esisterebbe la felicità, perchè l'uomo tende spesso a temprare il proprio carattere in base a ciò che ha vissuto. Il comportamento di Edward sarà successivamente spiegato...grazie per la tua recensione. Un bacio,E.

SWEET DREAMER Ciao..beh, hai ragione: il comportamento dei protagonisti è poco condivisibile sotto molti punti di vista, tuttavia essi nascondono dei segreti che presto verranno svelati ( e con questo non intendo giustificarli, sia chiaro).Spero che questo cap ti sia piaciuto...un bacio,E.

FAVOLA08 Ciao, sono contentissima che anche questa storia ti piaccia...che dire? hai ragione, la piega che sta prendendo la ff è molto complessa, ma tutto ha un suo perchè, bisogna soltanto aver pazienza!! Hihihi, sono cattiva, lo so!! Un bacio,Eli.

SAMY90 Ciao!! allora, partendo dal principio: la tua confusione è più che plausibile, ma posso assicurarti che è volutamente creata da me...presto capirete il perchè. Ciò che hai perfettamente capito, a mio parere, è il fatto che non bisogna confidare troppo sulle parole di Rosalie...lei ha una percezione distorta della realtà, che la porta ad assumere atteggiamenti deleterei per la coppia Edward/Bella.Fai anche bene a non credere a ciò che pensa quest'ultima: narrando la storia in prima persona, io cerco sempre di immedesimarmi nei protagonisti, e anche la sua percezione del mondo non è pienamente oggettiva.L'unica persona oggettiva, in mezzo a tutto questo casino, sono io, in quanto autrice, e voi in quanto lettori, che però vi immedesimate - giustamente- nel personaggio che narra la storia.Quindi fai bene ad analizzare la situazione con occhio clinico: è il metodo più efficace per risolvere il dilemma.Per quanto riguarda la questione tradimento: Edward è convinto che sua moglie sia stata coinvolta emotivamente da un altro uomo...ma non posso dirti altro.La tua teoria riguardante il forzamento emotivo della protagonista è corretto: l'essere umano, in genere, è così stolto da nutrire l'assurda convinzione di poter controllare i propri sentimenti e plasmarli a seconda delle situazioni. Questo è uno dei principali motivi per cui l'amore spesso non è sinonimo di gioia e felicità ( stile occhi a cuoricino, per intenderci), ma di dolore e sofferenza. Le mie non sono frasi di circostanza: lo so, perchè l'ho provato sulla mia pelle, in prima persona. La mancanza di dialogo è un altro fattore importante che tu hai saputo analizzare in maniera molto esaudiente: spesso la principale causa è la differenza di percezione dei propri sentimenti verso il partner ( del genere: io lo amo più di quanto lui ami me) analizzato, tra l'altro, nella stessa saga della Meyer, anche se in maniera superficiale e poco approfondita.Isabella è molto fragile emotivamente: so che spesso i lettori vorrebbero leggere storie in cui Bella ha il pieno controllo delle sue emozioni e della sua vita (e a volte anche dello stesso Edward), ma io sono qui per descrivere stralci di vita reale...e nella vita reale esistono anche persone molto fragili, sia dal punto di vista emotivo che psicologico. Vogliamo raccontare la realtà nella sua totalità, in pienezza e sotto diverse sfacettature, oppure preferiamo limitarci a narrare soltanto ciò che ci fa piacere e che trasmette ipotetiche sensazioni piacevoli sotto ogni punto di vista? No, decisamente: preferisco essere criticata e narrare storie con un fondo di verità e che trattino personaggi reali, che situazioni idilliache in cui il lieto fine è sempre scontato e banale.Spero di aver risposto in maniera dettagliata alla tua recensione! Un bacio,E.

LADYROWENA Ciao..probabilmente verrà il giorno in cui creeremo un blog per l'Edward eunuco subito!! Ho visto, sul web, centinaia di club Anti Isabella Swan e contro quel cane pulcioso di Jake...ma su Edward neanche uno!! Com'è possibile??Nonostante io non abbia la minima idea di cosa sia la collonata ( perdona la mia ignoranza) credi di poterti dare ragione: Edward è troppo coinvolto, e di conseguenza ha una percezione della realtà molto distorta...presto si spiegherà tutto!! Un bacio,E.

DINNY Ciao, benvenuta!! Sì, hai ragione, ma tutto si spiegherà nei prossimi capitoli, e Esme avrà il riflettore puntato su di lei in alcuni punti della storia! Un bacio,E.

ARTEMIDE88 Ciao...condivido in pieno: che schifo!!Ma, ripeto, tutto ha un suo perchè!!Anche il ruolo di Emmett/scemo del villaggio, che in realtà è solo un uomo molto innamorato. Come ho già detto, adoro plasmare i caratteri dei personaggi a seconda delle situazioni: ne "Il mondo intorno a te" era Rosalie la buona ed Emmett il cattivo...in questa ff è pressochè l'opposto. Per Esme presto si spiegherà il motivo del suo comportamento. Un bacio,E.

MEREDITH89 Ciao, non preoccuparti..capita,Xd!! Credo anch'io che Bella abbia preso la decisione migliore, ma Edward non la pensa allo stesso modo..dietro al suo comportamento, tuttavia, si nasconde qualcosa di più rilevante. Tempo al tempo, e tutto verrà svelato. Un bacio,E. 

 

 

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Capitolo 6
*** RIMORSO ***


PAROLE D'AMORE
    CAPITOLO 6
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I suoi occhi scuri e penetranti mi incendiano l'anima. Sento un fuoco impetuoso diradarsi nelle piaghe più oscure del mio corpo; irreversibile, si insinua in ogni anfratto del mio petto, lacerando la mia razionalità.

Il mio cuore accelera il suo lento intercedere quando le sue piccole mani si allacciano alle mie spalle; il calore che sprigiona la sua esile figura premuta contro la mia sembra ormai divenuta la mia unica ragione d'esistere.

-Dimmi che mi ami- un sussurro sommesso si dirada nell'aria, carica di tensione e aspettativa, lacerando il silenzio che ha avvolto entrambi.

Bella geme, quando le mie mani si insinuano con tenerezza nelle piaghe più oscure del suo corpo, e le mie labbra lambiscono lentamente i suoi seni nudi, tracciando ardenti scie infuocate sulla sua pelle adamantina.

Il mio sguardo si posa sul suo volto stravolto dal piacere; le guance colorate di un pudico rossore, le labbra rosee e carnose, teneramente socchiuse, che imprigionano un ansito in cui scorgo libidine, desiderio,eccitazione.

Le stesse sensazioni che comprimono il mio petto, concentrandosi negli anfratti più oscuri del mio corpo, per poi giungere al centro pulsante del mio piacere.

La voglio, la desidero, è mia.

Lo scorrere caotico dei miei pensieri si concentra su quell'unico, insignificante particolare mentre, con una spinta decisa e impaziente, mi faccio lentamente strada in lei, assuefandomi del calore che mi avvolge quando le sue gambe si allacciano alla mia vita, e il suo busto si solleva leggermente, mentre un ansito d'eccitazione fuoriesce dalle sue labbra rosse e carnose, diradandosi nell'aria.

Un caldo raggio di luce lunare illumina il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, penetrando violentemente l'oscurità che ci circonda.

I nostri respiri si confondono con il lento ondeggiare dei nostri corpi allacciati; tendini e ossa si ribellano all'incessante libidine che pulsa nel centro nevralgico del mio piacere.

Perchè vorrei che il tempo si cristallizzasse qui, in questa stanza, trascinandoci in un limbo in cui esistiamo soltanto io e lei.

Lei..la mia musa, la mia anima, la mia eterna dannazione.

Geme, Isabella, stringendo con più forza le sue braccia intorno al mio collo, sollevandosi leggermente per respirare il mio profumo. La costringo a stendersi del tutto, e i suoi capelli scuri si spargono sulle candide lenzuola del cuscino, contrastando con il pudico rossore che incendia le sue guance delicate.

Le mie spinte si intensificano, divenendo più profonde, esigenti.

Ma non mi basta...non mi basta più.

Prendo le sue mani, intrecciandole con le mie in un gesto intimo e possessivo; nei miei movimenti non c'è tenerezza, non c'è amore...c'è soltanto libidine, paradossale desiderio che si abbatte con violenza contro lo scoglio impenetrabile della mia razionalità.

La desidero, la voglio, è mia.

-Dimmi che mi ami- la mia voce è dura, questa volta. Voglio sentire la sua voce, voglio scorgere ciò che realmente si cela dietro ai suoi occhi scuri, indecifrabili...voglio prendermi tutto ciò che ha da offrirmi, ora e per sempre.

Non risponde, mentre il piacere le incendia lentamente il corpo...è bellissima, meravigliosa, così piccola e fragile da sembrare una pallida bambola di porcellana fra le mie braccia.

Respiro il suo profumo, la mia unica linfa vitale, in grado di abbattere con forza ogni difesa che erigo per proteggermi dal dolore che mi provoca ogni volta unirmi a lei, renderla mia, prostrala ai miei voleri, e una spinta più forte le causa un gemito irruente, che prorompe impetuoso dalle sue labbra socchiuse.

-Dillo, Isabella. Dimmi che mi ami-

All'improvviso succede. Il silenzio sembra cristallizzarsi nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, lacerando il mio cuore, dilaniando la mia razionalità.

I suoi occhi si spalancano, divenendo lucidi dall'emozione. Mi accarezza il volto, estasiata, lo sguardo illuminato da una luce ardente, penetrante, impetuosa come la più irrefrenabile delle passioni.

Isabella non mi ha mai guardato in questo modo...mai.

Nel suo sguardo c'è amore,dolcezza, nostalgica contemplazione...tutto ciò che lei non è mai stata in grado di donarmi.

E la sua voce, quando parla, sembra lacerare ogni recesso del mio cuore, gettandomi in un vortice in cui dolore e confusione travolgono ogni fibra del mio essere, irreversibili come il peggiore dei tormenti.

-Jacob...ti amo-
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 Apro gli occhi di scatto, scostandomi violentemente il candido lenzuolo dal corpo, mentre sento il mio cuore accelerare il suo ritmo cadenzato, rimbombando con forza nella cassa toracica. Il silenzio si è cristallizzato nell'aria, carico di tensione e aspettativa, lacerato dai miei ansiti sommessi. Mi scosto una ciocca di capelli dalla fronte, voltandomi verso il lato opposto del letto...e quando i miei occhi incontrano il nulla, sento il dolore sopraffare la mia anima, travolgendo la mia mente e dilaniando gli anfratti più oscuri del mio corpo.

Lei non c'è più...lei se n'è andata.

Questa volta per sempre.

Stringo la mascella, lo sguardo perso, mentre il vortice caotico dei miei pensieri si scontra contro l'irrefrenabile desiderio di lasciarmi sopraffare dall'agonia che si sta lentamente impossessando del mio corpo.

Dovrei odiarla, disprezzarla. Dovrei desiderare di non rivederla mai più...lottare per rimuovere il suo ricordo dalla mia mente, ricominciando a vivere senza di lei.

Puttana.

Le parole di Esme si riaffacciano alla mia mente, penetrando con forza il vortice indistinto dei miei pensieri.

E' una sgualdrina, Edward...una sgualdrina che ti ha sposato soltanto per il tuo denaro.

La sconcertante verità è che il nostro matrimonio era ormai andato in frantumi da tempo; la consapevolezza che il suo amore per me era ormai sfumato nel vento, labile ed etereo come una calda giornata d'estate, sembra causarmi un dolore sconvolgente di cui il mio corpo e la mia anima sono ormai divenuti succubi; si insinua nel cuore, corrompe la mente, lacera la mia razionalità, rendendomi il pallido riflesso dell'uomo che ero un tempo...un uomo che è scomparso il giorno stesso in cui lei è andata via.

Sarei disposto a tutto, per averla.

Anche a perdonare il suo tradimento; anche a fingere che quelle foto sconvolgenti, in cui ho visto la mia donna amare un altro uomo, non siano mai esistite.

Ciò che più mi tramortisce è la consapevolezza che no, lei non tornerà da me, non ne ha mai avuto l'intenzione.

Probabilmente il peso delle sue azioni l'ha portata a riflettere su ciò che è sempre stato il nostro matrimonio: finzione, costrizione, possessività.

Non mi ha mai realmente amato, non è mai riuscita a superare l'irrefrenabile sentimento che la legava a Jacob Black...è addirittura arrivata a rifugiarsi fra le braccia di altri uomini, pur di allontanarsi dall'amore che provo per lei.

Mi prendo il capo fra le mani, gemendo silenziosamente, e il silenzio si infrange con violenza contro lo scorrere caotico dei miei pensieri...la prospettiva di dover trascorrere una vita senza di lei è insopportabile.

Sarei disposto a perdonarle tutto...l'umiliazione, le menzogne, l'abbandono. Se soltanto riuscissi a scorgere nel suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, il minimo cenno di rimorso, non esiterei ad implorarla di tornare da me.

Ma la consapevolezza che lei non è pentita di ciò che ha fatto mi uccide; nascondendosi dietro false pretese e assurde convinzioni si è lentamente allontanata da me, giorno dopo giorno avvertivo il nostro legame divenire sempre più fragile, incerto, e a nulla servivano i miei tentativi di ristabilire il nostro equilibrio familiare. Anche i bambini avevano capito che fra noi c'era qualcosa che non andava: Mark era ancora troppo piccolo per captare i segni di cedimento che stavano lentamente sgretolando il nostro matrimonio, ma Amy è una bambina sveglia, e aveva intuito che sua madre aveva ormai deciso di interrompere ogni nostro rapporto ...per questo motivo nutriva un forte rancore per Bella, ma io l'avevo spesso rassicurata sul fatto che presto sarebbe tutto tornato come prima. Io stesso ne ero convinto, finchè l'ineluttabile verità non si era violentemente scontrata con la folle utopia che l'amore che mia moglie nutriva per me fosse sincero. Immaginarla fra le braccia di un altro uomo mi fa impazzire; il pensiero che in questo momento le mani di Jacob Black potessero sfiorare il suo fragile corpo, lambire le sue labbra rosee e carnose, dopo tutto il male che le ha fatto, dopo tutta la sofferenza che le ha causato...

Un rumore stridulo e insistente mi penetra con violenza la mente, interrompendo lo scorrere caotico dei miei pensieri. Scuoto il capo, allarmato, conscio che soltanto una persona potrebbe osare disturbarmi a quest'ora della notte.

Afferro con lentezza il cellulare, premendo il tasto d'avvio, e la voce dolce e cristallina di Rosalie si insinua con violenza nei miei pensieri, causandomi un brivido lungo la spina dorsale.

-Edward...ho bisogno di te-
 

 

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                                                                                       Bella


 

-Non voglio mamma, non voglio!!- strillò Ami con voce acuta, aggrappandosi con forza a una mia gamba, le guance rosse e lo sguardo indispettito. Sbuffai, irritata, allontanandola con dolcezza da me.

-Tesoro, cosa significa che non vuoi?- sbottai, accarezzando teneramente i boccoli scuri di Mark, placidamente accasciato sulle mie braccia. Il piccolo pigolò, seppellendo il capo nei miei capelli, e Amy singhiozzò più forte.

-Non ci voglio andare!-trillò,e io alzai gli occhi al cielo, tentando inutilmente di infilarle il cardigan invernale.

-E sentiamo, perchè non vorresti passare un bel week- end con papà?- mormorai con voce fredda, memore delle parole che mi aveva rivolto pochi giorni prima. Amy tirò su col naso, tendendo la manina verso Mark e lanciandogli un'occhiata infastidita.

-Non voglio andare...lui sta con te!! Perchè lui sta con te e io no?- tentai di reprimere un sorriso divertito alla sua puerile affermazione: nonostante ultimamente i nostri rapporti fossero divenuti più tesi, la mia bambina nutriva ancora un assurda gelosia verso il fratellino minore...avevo il sospetto che temesse che io volessi più bene al nostro ometto di casa, e quel pensiero scatenava ogni volta un moto d'ilarità nel mio animo corrotto...come poteva non rendersi conto che l'amavo a tal punto che sarei stata disposta a sacrificare la mia stessa esistenza per renderla felice?

Mi inginocchiai di fronte a lei, stringendo con più forza Mark fra le braccia, posandogli un dolce bacio sulle guance.

-Tesoro- iniziai cauta, e i suoi occhi chiari e luminosi si posarono sul mio pallido volto, segnato dalla stanchezza

- Non è che io non ti voglia...ma Mark è ancora troppo piccolo per stare lontano da me tutto questo tempo. Non è abituato, capisci?- mormorai, e una sua manina si strinse con forza alla mia camicetta, lo sguardo fisso sul fratellino.

-Ma mamma...perchè non puoi venire anche tu con papà? Perchè?- sussurrò speranzosa, e io impallidii, mentre l'ansia si impadroniva lentamente del mio cuore e della mia anima.

Sospirai, accarezzandole i capelli - Amy, è complicato...tu sei ancora troppo piccola per capire. Anche se io e papà adesso non ci vediamo più come prima, questo non vuol dire che abbiamo smesso di volerti bene...- Mark tirò con forza una ciocca dei miei capelli scuri, posando il capo sul mio petto, e io sorrisi - Mi correggo:vi vogliamo bene, ad entrambi- Amy si asciugò le lacrime che le rigavano le gote con una mano, sorridendo debolmente.

-Mamma, mi chiami per la buona notte?- sussurrò, e io ridacchiai, afferrando con una mano il piccolo cardigan grigio e aiutandola a vestirsi.

-Certo, tesoro...- l'improvviso squittio del campanello ci interruppe. Baciai teneramente il capo di Mark, facendolo accomodare sul seggiolone della cucina, per poi ordinare a Amy di correre in camera a prendere le sue cose.

-Arrivo!- borbottai, sentendo lo scampanellio divenire più insistente, ma quando aprii l'uscio della porta, irritata per l'impazienza del mio ormai ex marito, ciò che vidi mi sconvolse.

Dinnanzi a me, bellissima e impeccabile come sempre, la sinuosa figura di Rosalie Hale si ergeva in tutta la sua straordinaria avvenenza. La donna sorrise quando vide le mie gote impallidire, e mi lanciò un'occhiata malevola.

-Cosa...cosa ci fai qui?- sussurrai con voce flebile, e lei ridacchiò.

-Se la smettessi di balbettare forse potrei comprenderti meglio, Isabella- mormorò acida, e io strinsi i pugni, irritata.

-Cosa vuoi?- sbottai, e lei lanciò uno sguardo disgustato verso l'interno dell'appartamento.

-Proprio carina la tua nuova casa...si adatta alla perfezione per...-

-Rosalie, non sono in vena dei tuoi soliti commenti acidi- sibilai, tramortita - Ripeto: cosa vuoi?- lei si passò una mano fra i capelli, sospirando impercettibilmente.

-Sono venuta a prendere Amy...mi pare abbastanza ovvio, no?- replicò sarcastica, e la mia espressione divenne confusa.

-Ma Edward...-

-Edward non può venire, e ha delegato a me il compito- sillabò, scandendo con cura ogni parola -Sai...- mormorò caustica, ostentando indifferenza -Esme ha organizzato un Week end a New York...ovviamente è stata così gentile da invitarmi, così potremo passare qualche giorno felice con Emily-

Strinsi i pugni, irritata, avvicinandomi lentamente a lei, memore di tutte le occasioni in cui la madre di Edward aveva organizzato gite di gruppo, senza mai prendersi il disturbo di coinvolgermi.

-Stammi bene a sentire- sibilai furiosa, ma la voce dolce e cristallina di Amy mi interruppe.

-Tia Rose!!- pigolò felice, zampettando verso di noi. La osservai abbracciare la sua zia preferita, conscia che Rosalie era la prima e fondamentale causa dell'improvvisa rottura fra me e suo padre...e ancora una volta mi stupii di tutto il dolore che provavo al pensiero di loro, insieme e felici...senza di me.

Scossi il capo, tentando di scacciare quei molesti pensieri dalla mente, e Amy si voltò verso di me, sorridente, le guanciotte rosse e lo sguardo innaturalmente statico e fisso sul mio pallido volto.

Tese le braccine, e io la presi in braccio, baciandole con dolcezza i capelli.

-Prometti che fai la brava, tesoro?- sussurrai, e in quel momento sentii gli occhi di Rose penetrarmi l'anima.

-Si, mamma...ma mi chiami per la buona notte?- ripetè, e io annuii, sorridente.

-Certo, tesoro...saluta papà, va bene?- continuai, e lei annuì solennemente, posando le sue labbra rosee e carnose sulla mia guancia.

Lanciai un'occhiata intensa a Rose, rassegnata all'inevitabile prospettiva di dover affidare la mia bambina alle sue cure, e lei si esibì in un sorriso derisorio, afferrando la piccola Amy per la vita e prendendola in braccio.

-Ci si vede, Isabella- tuonò, e quelle parole mi penetrarono violentemente anima e corpo, quando scorsi il reale significato che si celava dietro il suo sussurro concitato.
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-Amore, vuoi stare fermo?- mormorai con voce carezzevole, tentando inutilmente di sistemare Mark nel poggiolo del carrello, mentre le sue gambette dondolavano in aria senza sosta. Gli baciai il pancino, tentando di tranquillizzarlo, e lui ridacchiò, le guanciotte rosse e lo sguardo estatico.

-Ta-ta- trillò, e io sorrisi, scuotendo lentamente il capo...era davvero piacevole passare le mie giornate libere con i bambini, ma a volte gestirli diveniva estenuante. Considerando che, fra l'altro, scene come quella si ripetevano ogni volta che portavo i miei figli in un luogo pubblico: i loro capricci dispettosi attiravano inevitabilmente l'attenzione delle altre persone, che mi lanciavano spesso sguardi compassionevoli.

Oggi era giorno di spesa, e dovevo considerarmi fortunata del fatto che Amy fosse a New York con il suo papà: controllarli entrambi sarebbe divenuta davvero un impresa epica!

Dopo vari tentativi riuscii a far sedere Mark nel seggiolino, sospirando di sollievo, per poi incamminarci entrambi verso l'ingresso del supermercato, accompagnati dal suono stridulo e insistente del continuo ondeggiare delle porte a vetro dello stabile.

All'improvviso, distratta dal buffo pigolio del mio bambino, che batteva le manine, sorridendo ai cassieri del Market,quasi non mi accorsi di essere andata a sbattere contro una persona.

-Mi scusi, io...- alzai lo sguardo, e nello stesso momento i miei occhi si persero in un volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, i lineamenti leggermente deturpati dal tempo, incorniciati da una chioma scura, la carnagione bronzea e l'espressione incredula fissa sul mio pallido viso...Jacob, il mio Jacob.

Per la prima volta dopo tanto tempo, il mio cuore accelerò il suo lento intercedere, rimbombando con forza nella cassa toracica, penetrando la mia mente e offuscando la mia razionalità.

Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii di nuovo viva; viva davvero.
 

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ABITI BELLA
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Capitolo abbastanza tranquillo, che sono stata costretta a tagliare per non renderlo troppo prolisso. Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, i seguiti, preferiti e ricordati. Purtroppo proprio non riesco a rispondere alle recensioni, devo scappare...la prossima volta rimedierò, giuro! Potrete leggere lo spoiler del settimo capitolo sul mio BLOG.Un bacio,E.

AVVISO PER I LETTORI DI OMBRA: I missing moment arriveranno, ragazze. Alcune di voi lo hanno già ricevuto, altre no, semplicemente perchè siete tantissime e per inviarli ho bisogno di tempo...abbiate pazienza, e arriveranno a tutte.
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                                                                           UN PO' DI PUBBLICITA'
 
I SETTE VIZI CAPITALI, di Emily Alexandre...Lussuria, Gola, Accidia, Ira, Superbia, Invidia, Avidità. I sette peccati capitali incarnati nei sette protagonisti della serie di Twilight che popolano la sfavillante corte di Versailles. Isabelle è una bellissima contessa, conosciuta a corte come Belle la Lussuriosa, e da sempre è abituata ad usare gli uomini a proprio piacimento...almeno fino a quando non incontrerà Edouard, un marchese seducente e affascinante, con un piccolo ma rilevante vizio: l'avidità. Riusciranno a cambiare al punto da potersi amare senza remore? E che ne è di Rosalie la superba, bella e fiera del proprio status principesco, contesa dal marchese Emmett e dal visconte Jacob? Il primo, sinceramente innamorato di lei, deve però fare i conti con l'ira che lo invade. Il secondo la seduce a causa di una scommessa con la migliore amica/amante Belle, ma vi si affeziona, pur preferendo in ogni caso i piaceri della gola. E il marchese Jasper riuscirà a superare la propria accidia e a ricambiare l'amore di Alice, nonostante questa sia preda di invidie che esplodono in crisi poco elganti?
"Per tutta la notte aveva sognato due grandi occhi color nocciola incastonati in un viso perfetto… il viso di Isabelle. Non sapeva nulla della contessina, se non che da quando l’aveva vista le era entrata dentro, lasciando un segno indelebile. Cosa aveva di così diverso dalle altre da attirare la sua attenzione? Non era solo la bellezza divina, o il rossore che le decorava le gote a tratti, o la luce che emanavano i suoi occhi e la pelle perlacea… era quello, ma anche qualcos’altro. Qualcosa che al marchese sfugiva, ma che faceva nascere in lui la voglia di rivederla" (cap.4)


 
PER TUTTA LA VITA, di NOIR81...La storia è ispirata alla saga di Twilight. Narra la storia di Bella e Edward che dopo aver condiviso un passato insieme, si incontrano inaspettatamente, dopo quasi 4 anni di lontananza. Un'importante scoperta stravolgerà le loro vite e farà loro rivalutare le scelte compiute.
Ci sarà la famiglia Cullen al completo… o quasi. I protagonisti saranno tutti umani. Ci saranno intrusioni di altri personaggi appartenenti ad altre storie, telefilm e quant’altro. Il rating è variabile… nel senso che per adesso è verde ma con l’evolvere della storia subirà variazioni.

RICOMINCIARE DA ZERO, di Yara89...Isabella Swan è una ragazza appena diciottenne incinta che, insieme al fidanzato, Mike, decidono di partire per la California. Ma se, durante una sosta, a Forks, in un supermercato, lui se ne va, lasciandola sola... come farà? Riuscirà ad andare avanti, partendo da zero?
 
 

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Capitolo 7
*** RICORDI ***


PAROLE D'AMORE
            CAPITOLO 7
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 Il mio cuore sembrò accelerare il suo lento intercedere, rimbombando con forza nella cassa toracica, quando gli occhi scuri e penetranti di Jacob Black si posarono sul mio pallido volto, segnato dalla sofferenza. Nel suo sguardo scorsi un tripudio di emozioni sconosciute, ma al tempo stesso tremendamente familiari, che fecero salire un violento brivido di inquietudine lungo la mia spina dorsale.

-Isa...Isabella?- balbettò, incredulo, la voce incrinata da una nota d'apprensione. Scossi il capo, mentre sentivo il mio cuore riempirsi di uno strano senso di disagio, che mi costrinse ad indietreggiare lentamente, lo sguardo fisso su un punto indefinito dello stabile.

Non potevo credere a ciò che stava succedendo...non poteva essere vero, non poteva.

E all'improvviso, i ricordi di una vita passata penetrarono con forza lo scorrere caotico dei miei pensieri, lacerandomi l'anima, dilaniando la mia razionalità.

Le infinite giornate passate con lui, nutriti soltanto del nostro amore,i suoi baci, le sue carezze, le sue mani sul mio corpo...

E poi, come in un flashback, la mia mente sembrò analizzare con estenuante lentezza il periodo più buio della mia vita: l'abbandono, la mia disperazione, il folle desiderio di poterlo riavere al mio fianco, di poter saggiare un'ultima volta le sue labbra, di potergli dire quanto l'ho amato, e quanto non abbia mai smesso di pensare a lui...

Edward...

Il ricordo del suo viso dalla bellezza eterea, irraggiungibile, si insinuò prepotentemente nello scorrere caotico dei miei pensieri, dilaniandomi l'anima.

All'improvviso mi riscossi, conscia che l'unica cosa che avrei potuto fare, in quel momento, era fuggire.

Ancora una volta.

Con lentezza afferrai il caldo corpicino di mio figlio, stringendolo con forza a me, e ignorando lo sguardo di Jacob fisso sul mio pallido viso mi voltai, incamminandomi velocemente verso le imponenti porte a vetro dello stabile.

-Bella!- la sua voce mi penetrò con violenza la mente, causandomi un brivido lungo la spina dorsale, trainato dal vortice caotico dei miei ricordi, che sembrarono abbattere ogni difesa che avevo eretto per cancellare la sua immagine da ciò che era ormai divenuta la mia vita.

Mark pigolò, battendo le manine, ignaro della tempesta che imperversava nel mio cuore, mentre sentivo le lacrime di sofferenza irrompere impetuose dai miei occhi scuri, tracciando un doloroso sentiero di disperazione sul mio pallido volto.

Non potevo, non volevo rivivere il mio passato, perchè sapevo che non sarei stata abbastanza forte per affrontare le conseguenze che avrebbe comportato la ricomparsa di Jacob Black nella mia vita.

Dovevo ormai preservare l'unico e indissolubile spiraglio di felicità che leniva il dolore del suo abbandono, e di quello di mio marito, e non avevo nessuna intenzione di ricadere nel vortice di disperazione che in passato mi aveva travolta, trascinandomi in un limbo in cui il dolore diveniva irreversibile, talmente vivido e reale da mozzarmi il respiro.

Afferrai le chiavi dell'auto- un vecchio furgoncino del '56-, dirigendomi velocemente verso gli spalti dello "Start Center Bowle", ignorando le pallide goccioline di pioggia che mi rigavano il volto, finchè un braccio forte e caldo mi scosse violentemente per un polso, costringendomi a voltarmi. La sua pelle a contatto con la mia mi causò un violento brivido d'apprensione lungo la spina dorsale, trainato dal vortice di ricordi che quel gesto impetuoso aveva trascinato con sé.

Gli occhi scuri e luminosi di Jacob si immersero nei miei; il suo sguardo sembrò abbattere ogni mia difesa, lacerando la mia razionalità, dilaniando ogni recesso dell'amore che un tempo avevo sentito di provare per lui, ma che adesso era svanito, labile ed etereo come una calda giornata di sole...perchè il mio cuore era ormai imprigionato in morse ben più solide di un sentimento meno maturo, che si era sgretolato nel tempo, lasciando spazio all'amore più forte, impetuoso e passionale che ormai mi legava ad Edward Cullen.

-J...Jacob-sussurrai con voce roca, e la sua stretta divenne meno impulsiva, quando vide il piccolo Mark agitare le manine in aria, le guanciotte rosee e l'espressione sorridente.

-Lui...lui è...-

-Mio figlio, sì- mormorai, e una luce strana si impossessò del suo sguardo dalla bellezza eterea, irraggiungibile. Si passò una mano fra i capelli, imbarazzato, lanciandomi un'occhiata intensa e penetrante.

-Come stai, Isabelle?- chiese, sembrava preoccupato, anche se in quel momento non riuscivo a comprendere il reale significato che si celava dietro il suo tono intimorito.

Abbassai lo sguardo, nascondendo l'improvviso rossore che aveva imporporato le mie gote, e lui sospirò.

-Io...sto bene- sussurrai a fatica, lanciandogli un'occhiata intimidita.

Si passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi per qualche secondo, per poi mormorare, a voce bassa e impercettibilmente addolorata.

-Non sai quanto avrei voluto avere tue notizie, Bella. Io...mi dispiace per ciò che è successo fra noi. Non avrei mai...-

-Lei come sta?- chiesi con voce acuta, e lui abbassò lo sguardo: aveva capito a chi mi riferivo.

-Bene- sospirò -Lei...aspettiamo un bambino- un altro colpo al cuore, l'ennesimo dolore che ormai si ammassava nel mio animo corrotto, lacerando ogni recesso della donna che un tempo ero stata, e che mai più sarò.

Trattenni il fiato, scossa, tentando di reprimere le lacrime che lottavano per traboccare dai miei occhi scuri.

-Bene...sono contenta per te- pronunciai a fatica, e lui mi lanciò un'occhiata in cui scorsi tanto, troppo rimorso, ma anche un barlume di felicità...una felicità che in quel momento non riuscii a interpretare, finché la sua voce, nitida e armoniosa, non irruppe violentemente nel vortice caotico dei miei pensieri.

-Sai...sapevo che, nonostante tutto, io e te non eravamo fatti per stare insieme. Ho saputo che ti sei sposata con Edward Cullen...il vostro matrimonio è stato un evento attesissimo, ricordo ancora i titoli in prima pagina- ironizzò, e in quel momento avvertii il mio corpo cedere allo straziante dolore che mi avevano causato le sue parole sussurrate.

Mi aggrappai con forza al cruscotto della macchina, tentando di non cedere alla debolezza che si stava impossessando di me, e il volto di Jacob divenne perplesso.

-Bella...stai bene?- mormorò, e io scossi il capo, stringendo con più forza il piccolo corpicino di Mark fra le braccia.

- Io e lui...- boccheggiai, in cerca d'aria - io e Edward ci siamo lasciati, qualche mese fa-

Il volto di Jacob divenne improvvisamente cinereo, mentre scorgevo un profondo dispiacere illuminare i suoi occhi scuri e penetranti.

Tentò di afferrare la mia mano, ignorando i miei pallidi tentativi di difesa, per poi stringerla con delicatezza. Un violento brivido mi scosse il corpo quando la sua pelle calda venne a contatto con la mia.

-Mi dispiace tantissimo, Bella- mormorò, serio, ma io scossi il capo, mentre sentivo le mie labbra deturparsi in un sorriso amareggiato.

-Forse è questo il mio destino- pigolai -forse...forse per me non esisterà mai alcuna felicità. Devo soltanto imparare ad accettarlo e...-

-Non dirlo neanche per scherzo- mi interruppe, stringendo la mia mano fra le sue - non pensare certe cose, Isabella. Io...io ho sbagliato, non ho saputo apprezzare ciò che eri come donna, forse proprio perchè era il destino a volerci separati. Ma ho pensato spesso a te, a noi, e a quanto avrei desiderato, nonostante tutto, starti vicino, aiutarti a continuare a vivere. Ma non come amante...io non ero pronto per amarti, e non lo sono tutt'ora. Non se il mio cuore appartiene a un altra- i miei occhi si inumidirono a quella nuova, inattesa rivelazione, ma lui continuò, imperterrito

-Ho sempre pensato che tu sia una ragazza meravigliosa, Isabella- sussurrò , lo sguardo profondo e penetrante innaturalmente statico e fisso sul mio pallido viso.Abbassai il capo, mentre tentavo di celare l'innaturale pallore del mio volto, e le lacrime che lottavano per traboccare dai miei occhi scuri. Jacob afferrò una mia mano fra le sue, sfiorandola impercettibilmente...brividi leggeri mi trapassarono il corpo quando il suo profumo dolce e familiare mi penetrò violentemente le narici. -Lascia che mi faccia perdonare per tutto il male che ti ho fatto-

Spalancai la bocca, sorpresa, prima che il suono della mia voce si cristallizzasse nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti.

-Cosa...-

-Permettimi di aiutarti, nel caso ce ne fosse bisogno- mi interruppe,lanciandomi un'occhiata di sincero rammarico, per poi sfiorare con lo sguardo il mio bambino, placidamente accasciato fra le mie braccia - Nel caso...beh- si passò una mano fra i capelli, imbarazzato - nel caso ne sentissi la necessità, sappi che io ci sono-

Scossi violentemente il capo, inebetita per le sensazioni che mi avevano trasmesso le sue parole, e i miei occhi divennero lucidi.

-E' troppo tardi, ormai- sussurrai, voltandomi, ma il suo braccio mi costrinse ad immobilizzarmi ancora, mentre sentivo il suo corpo divenire sempre più vicino.

Afferrò un fogliettino dalla tasca esteriore del Tranch, posandolo sulla mia mano destra.

-Questo è il mio numero...per qualsiasi cosa, sappi che io ci sarò. Anche solo per parlare- detto questo si scostò, voltandosi e lasciandomi lì, impietrita, intenta ad osservare la sua imponente figura allontanarsi, inghiottita dalla sottile nebbia cristallina che saturava l'aria.
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  ì-Ma...ma- la vocina acuta e trillante di mio figlio mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri.Sospirando, posai con lentezza il piccolo foglio di carta sul ripiano della cucina, tentando di distogliere lo sguardo da quella piccola, grande tentazione.

Per qualsiasi cosa, sappi che ci sarò...

Voglio soltanto aiutarti, Bella. Voglio che tu stia bene, che ritorni a vivere...

Le sue parole penetrarono con forza l'impenetrabile scudo che proteggeva la mia mente, ma il pigolio infastidito di Mark mi costrinse ancora una volta ad accantonare le mie elucrubazioni mentali, per concentrarmi sull'appetito insoddisfatto di mio figlio.

-Un attimo di pazienza!- mormorai sorridente, afferrando il piccolo piattino in plastica e dirigendomi verso il salotto. Mi accomodai sul divano, prendendo il braccio Mark e voltandolo verso di me, per poi iniziare ad imboccarlo, ignorando i suo vagiti dispettosi e le sue piccole manine che, irrefrenabili, tentavano di afferrare una ciocca dei miei capelli.

L'improvviso squittio del campanello mi interruppe. Sbuffai, irritata, posando il piatto sul divano e prendendo in braccio un imbronciato Mark, dirigendomi verso l'uscio d'entrata.

Spalancai la porta, infastidita, e ciò che vidi mi costrinse ad immobilizzarmi, mentre sentivo l'ansia invadere il mio cuore e la mia anima.

-Ciao, Bella- la voce dolce e melodiosa di Emmett mi penetrò la mente, causandomi un violento brivido d'inquietudine lungo la schiena. Mark pigolò, felice, tendendo le braccine per andare in braccio al suo zio preferito, e Emmett sorrise, stringendolo con forza e accarezzandogli i boccoli scuri. Quando i suoi occhi chiari e luminosi incontrarono i miei, scorsi una luce febbrile ardere nel suo sguardo profondo, le labbra piegate in un sorriso estasiato, il volto illuminato da una luce intensa, penetrante.

All'improvviso, ricordi sbiaditi di un passato ormai remoto si impossessarono della mia mente,lacerando la mia razionalità.

-Posso entrare?-

 

Edward

 

Una donna dai lineamenti gentili stringeva fra le braccia una piccola creaturina dai languidi occhi azzurri, straordinariamente simili a lapislazzuli splendenti, incastonati nelle pietre più preziose. Dolci boccoli dorati le contornavano un viso dalla bellezza eterea, irraggiungibile, i lineamenti fini e delicati, la piccole manine placidamente accasciate sul seno della donna.

Esme sorrise, accarezzando le guance arrossate della bimba, e lanciò un'occhiata adorante al piccolo ometto che sedeva al suo fianco, l'espressione innaturalmente statica e fissa sul pallido volto della bambina.

-Avvicinati, Edward- sussurrò la donna, stringendo con forza quel piccolo corpicino fra le braccia. Edward esitò, incerto, per poi accostarsi con discrezione all'imponente figura di sua madre. In quel momento il suo sguardo incontrò gli occhi blu della bimba, e un delizioso rossore imporporò le sue pallide guance, mentre il suo cuore si riempiva di un emozione nuova, sconosciuta, che sembrò lacerare il suo animo, travolgendo la sua razionalità.

-Questa è Rosalie...non è bellissima?-
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-Rosie??Rosie, dove sei?- pigolò la voce dolce e delicata di Edward, gli occhietti vispi e l'espressione perplessa. Una risatina stridula si diradò nell'aria, carica di tensione e aspettativa, e Edward sorrise, zampettando verso il tavolo dell'immenso salone di villa Cullen. A pochi metri da lui, una figuretta se ne stava placidamente accasciata a ridosso del grande divano in pelle chiara, lo sguardo luminoso, i boccoli chiari che contornavano i suoi lineamenti fini, delicati, le labbra piegate in un sorriso biricchino.

-Ti ho trovata!- trillò Edward, gettandosi su di lei e abbracciandola affettuosamente. Rosalie arrossì, tendendo le manine verso il suo compagno di giochi che, perplesso, si vide costretto ad afferrarle. La bimba all'improvviso tirò talmente forte che Edward cadde su di lei e, dopo un attimo di smarrimento generale, fragorose risate risuonarono nell'aria, simili a dolci scampanellii di campane dorate. Edward ridacchiò, abbracciando la sua migliore amica, la sua confidente, la sua eterna fonte di gioia e serenità, l'unico spiraglio di luce in quella vita che, nonostante la sua giovane età, prospettava per lui un futuro giù segnato dal destino che forse, non era ancora pronto ad intraprendere. Insieme si rotolarono sul pavimento, felici, finchè la voce dolce e cristallina di Rosalie interruppe il loro idillio, saturando l'aria e riempendo il cuore del giovane Edward di una felicità intensa, talmente acuta da risultare quasi dolorosa.

-Ti voglio tanto bene, Eddy-
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Un singhiozzo disperato mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri. Osservai ancora una volta il volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile di Rose, gli occhi chiari e penetranti sembrarono ardere dalla sofferenza, le labbra sfigurate in una smorfia di dolore, le guance pallide, l'espressione tormentata.

Singhiozzò ancora, stringendo con forza la mia mano e seppellendo il capo nel mio petto mentre io, immobile e impietrito, sentivo la sua sofferenza annientare lentamente il mio animo corrotto, lacerando la mia razionalità. Le accarezzai i capelli, stringendola con forza a me, e le sue piccole mani si ancorarono alle mie, imprigionandole nella sua morsa d'acciaio.

-Non ce la faccio, Edward...aiutami-

Le baciai i capelli, in un gesto che sapeva di affetto, calore, protezione, mentre il rimorso sembrava corrodere ogni fibra del mio essere, trainato dall'insostenibile tormento che percepivo in ogni mia carezza, in ogni sguardo, in ogni parola sussurrata.

E la colpa era mia...soltanto mia.

Sospirai, tentando di reprimere il dolore che imperversava nel mio cuore, al pensiero che ero io la causa di tutto il suo dolore.

Ma non l'avrei abbandonata ancora...non questa volta.

-Ci sono io, Rose- sussurrai, accarezzandole la schiena, e lei seppellì il capo nel mio petto, sospirando profondamente -Ci sono io, adesso...e non ti lascerò mai più-
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In molti hanno ormai capito che, nella narrazione, c'è qualcosa che non quadra...beh, vi posso dire  che queste incognite sono volutamente create da me, ma che tutto sarà presto più chiaro.Ricordo che nel mio blog potrete trovare lo spoiler del prossimo capitolo. Un bacio,E.
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                                                                          RISPOSTE ALLE RECENSIONI


 

LADY SILE Ciao!! Ovviamente il personaggio di Rose è l'emblema della tipica donna arrivista e manipolatrice, senza contare che al suo fianco ha non uno, ma tanti, forse troppi alleati, che hanno inciso sulla considerazione che Edward aveva della donna.Conoscendomi, secondo te Edward potrebbe mai essere attratto in quel senso da Rose?Di solito nelle mie ff è sempre Bella che respinge o lascia Edward, per il semplice motivo che sono stufa di tutte quelle storie in cui è Bella che si strugge d'amore per lui...quindi la risposta è no, Edward non è andato a letto con Rose, ma presto tutto sarà più chiaro. Un bacio,E.

ROSALIE91 Ciao!! beh, ti posso assicurare che questo Jake non sarà un personaggio particolarmente cattivo...lui non è al corrente delle varie crisi depressiveche Bella ha avuto in seguito al suo abbandono, e non sa quanto Bella lo abbia amato, proprio perchè avevano una concezione dell'amore reciproco completamente diversa.Ciò che spinge Edward a dare retta a Rose è il rimorso, si, ma anche qualcosa di più. Un bacio,E.

MEREDITH89 Ciao! Si, ho un po estremizzato il prototipo di suocere megere che, soprattutto nella cultura italiana, sono molto comuni...no, Edward non sta insieme a Rose, ma nei prossimi capitoli si vedrà cos'è successo per farlo agire in questo modo. Un bacio,E.

THEANGLESEE69 Ciao! Beh...sulle foto non ti posso dire proprio nulla, ciò su cuo ti posso dare ragione assoluta è sulla perfidia di Rosalie e Esme, che stanno cercando in tutti i modi di allontanare Edward da Bella. Amy è piccola e, come tu stessa hai già ribadito, facilmente manovrabile, ma vuole molto bene alla sua mamma, e nello scorso capitolo lo ha dimostrato. Un bacio,Eli.

ED4E Ciao! Sulle foto mi permetto il silenzio stampa ^.^ ma sul resto posso darti perfettamente ragione..ma, alla fine, tutti i nodi verranno al pettine, tranquilla! Un bacio,E.

NIK81 Ciao! Brava, ci hai preso! Le convinzioni di Edward sono plausibile semplicemente perchè lui è stato sempre insicuro sull'amore che Bella ddice di provare per lui...ma più avanti si capiranno molte cose.Emmett, come tu stessa hai visto, è ricomparso in questo capitolo, e avrà un ruolo fondamentale nella storia. Un bacio,E.

ROSELLA Si, hai ragione, ma presto molte cose verranno a galla, e tutto sarà più chiaro! Un bacio,E.

SAMY90 Ciao! Beh, fai bene a non dubitare dell'amore che Edward prova per Bella, perchè è proprio questo il fulcro della storia. Chi ama è debole, vulnerabile, e lui, avendo nutrito numerose insicurezze sul sentimento che sua moglie prova per lui e per Jake, è divenuto succube delle sue paure e delle persone che lo circondano.I sentimenti di Bella saranno più chiari nei prossimi capitoli, anche se in questo si può già scorgere qualcosa...un indizio? Beh, ti dico soltanto che Bella è braccata in tutti i fronti, soprattutto dal punto di vista sentimentale! Ok, basta, ho già detto troppo!! Un bacio, E.

ELIZA1755 Ciao...beh, sul fotomontaggio mi riservo il silenzio stampa ^.^, ma per il resto posso darti perfettamente ragione: i ruoli che Rose e Esme hanno nella ff saranno fondamentali, e posso anticiparti che tutte le loro macchinazioni gli si ritorceranno contro. Per Ombra, non ho scritto dei missing moment. Semplicemente, ho inviato dei m.m di Salvami a tutte le persone che hanno recensito il penultimo capitolo di quella ff.Un bacio,E.

TAMY79 Una domanda? secondo te è davvero per colpa di Jake che Bella ha sofferto così tanto, oppure la causa del suo dolore è la sua fragilità emotiva? Anche io generalmente odio Jacob, ma in questa ff non farà la parte del cattivo...semplicemente, mi servirà per far riavvicinare Edward e Bella. Un bacio,E.

DINNY Ciao..hai perfettamente ragione: Bella deve imparare a cavarsela da sola, senza l'appoggio di nessuno...ma Jake mi sarà molto utile, in questa ff. Un bacio,E.

ARTEMIDE88 Ciao! I sogni di edward derivano unicamente dalle sue insicurezze.Il pvd di Edward è parallelo a quello di Bella, per cui no, non ha dei reali moventi che lo spignono a credere che la moglie lo abbia tradito...ma più avanti si scoprirà tutto.Hai ragione quando tutto verrà a galla si creerà un casino incredibile...soprattutto da parte di Edward; La piccola Amy è molto simile a me quand'ero piccola: quando i miei genitori divorziarono io avevo la stessa età e ricordo ancora oggi quanto rancore covai verso mia madre...una sorta di rapporto amore e odio, che fortunatamente, si stabilizzò nel tempo con il perdono. Non è da sottovalutare la portata emotiva che un bambino di quell'età può contenere dentro se stesso...e la famiglia è il nostro unico punto di riferimento, soprattutto quando si è bambini..quando si sgretola noi ci sentimo smarriti, confusi...ma fortunatamente, con l'aiuto dei genitori stessi, si riesce a ritrovare il mancato equilibrio. Così è successo a me, e succederà anhe ad Amy. Un bacio,E.

TERRY_CULLEN Ciao, benvenuta! Si, hai ragione, il comportamento di Edward è scorretto, ma Isabella ha già cercato di spiegare a edward il comportamento che Rose ha nei suoi confronti...ma lui non le ha creduto.Per Ombra, non ho scritto dei missing moment. Semplicemente, ho inviato dei m.m di Salvami a tutte le persone che hanno recensito il penultimo capitolo di quella ff.Un bacio,E. 



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Capitolo 8
*** OSSESSIONE ***


PAROLE D'AMORE
             CAPITOLO 8
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E' un inferno essere amati da chi non ama la felicità, né la vita, né se stesso, ma soltanto te.
-Elsa Morante-
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-Posso entrare?- sussurrò Emmett, la voce arrochita dall'imbarazzo. Annuii, sorridendo debolmente, sorpresa dalla sua inusuale richiesta...i nostri rapporti erano sempre stati piuttosto sporadici, anche se, le poche volte in cui avevamo avuto l'occasione di stare insieme, eravamo spesso entrati in sintonia. Mi passai una mano fra i capelli, a disagio, e il suo sguardo sembrò analizzare con minuziosa attenzione ogni mio gesto, come se nelle mie movenze potesse trovarvi dei significati nascosti...scossi il capo, tentando di scacciare quegli incresciosi pensieri dalla mente, per poi invitarlo con un gesto della mano ad accomodarsi.

-Certo...hai fame? Stavo giusto preparando qualcosa da mangiare...-

-Perchè no?- mormorò, le labbra contratte in un sorriso luminoso.

L'improvviso pigolio di Mark, placidamente accasciato fra le sue braccia, ci costrinse ad interrompere il nostro breve scambio di battute.

-Ma...ma!-agitò le piccole manine in aria, sporgendosi verso di me, e Emmett ridacchiò, accarezzandogli i boccoli scuri.

-Credo che stia richiamando la tua attenzione- sussurrò, e io sorrisi,avvicinandomi a lui e afferrando mio figlio per la vita. Quando le nostre mani si sfiorarono, avvertii un brivido d'inquietudine diradarsi lungo la mia spiana dorsale, trainato dalla sgradevole sensazione di calore che mi infondeva il suo tocco delicato. Emmett ritirò la mano di scatto; sembrava intimidito, come se il contatto con la mia pelle lo avesse destabilizzato.

Distolsi lo sguardo, imbarazzata, dirigendomi verso il salone, e facendo sedere mio figlio sulle mie gambe.

-Ti dispiace se prima do da mangiare a Mark? E' un po' affamato...-

-Certo- sussurrò lui, lanciandomi un'occhiata intensa e penetrante.

Osservò attentamente il piccolo salotto dello stabile, aggrottando lievemente le sopracciglia.

-E'...beh, è molto carino qui...-

Scoppiai a ridere, interrompendolo, e Mark contrasse le labbra in un sorriso incuriosito, tentando di afferrare una ciocca dei miei capelli.

-Emmett, non c'è bisogno di tutti questi convenevoli...dopotutto, sei mio cognato e...-

-Ero tuo cognato- mi interruppe all'improvviso, la voce intrisa di un sentimento sconosciuto...paura, forse?

Aggrottai la fronte, perplessa, e lui sospirò, lanciandomi un'occhiata mortificata.

-Scusa...non avrei dovuto- mormorò, ma io scossi il capo, tentando di celare l'irrefrenabile tremore che si era impossessato del mio corpo.

Abbassai lo sguardo, concentrandomi sul volto teneramente imbronciato mio figlio.

-No, non preoccuparti...d'altronde hai ragione- presi fiato, scossa, inducendo Mark ad ingoiare un altro boccone di pastina - Forse...beh, probabilmente Rosalie ti ha informato della tensione che si è creata fra me e Edward- sospirò, lanciandomi un'occhiata intensa e penetrante.

-Si, e mi dispiace molto per ciò che vi sta succedendo...devi però sapere che i rapporti con Rose ultimamente sono divenuti piuttosto sporadici- i suoi occhi si riempirono di dolore;tuttavia, il vortice di sofferenza che imperversava nel suo sguardo cristallino sembrava scaturito da qualcosa che ancora non riuscivo realmente a concepire.

Alzai il mento, turbata - non posso dirti che mi dispiace, Emmett- mormorai con voce gelida, e lui trattene il fiato. Sospirando, continuai -Rosalie è una donna molto bella, e sono sicuro che abbia anche molti pregi...ma ha alcuni difetti di carattere, se così li possiamo chiamare, che sono difficili da ignorare, soprattutto per le persone che le stanno vicino..-

-Non prendermi in giro, Bella- mi interruppe, irritato, ma all'improvviso i suoi occhi si riempirono di amarezza - Sappiamo benissimo tutti e due il motivo per cui tu hai abbandonato Edward...e, ad essere sincero, nonostante lui sia mio fratello, non posso biasimarti- sorrisi; un sorriso acido e sarcastico.

-Io non ho abbandonato mio marito, Emmett...è lui che ha abbandonato me-

-Inconsapevolmente- mi interruppe lui, stringendo i pugni - ma ciò non toglie che si sia allontanato da te, esattamente come Rosalie- sospirai, turbata, lanciando un'occhiata apprensiva a mio figlio, che giocherellava con una ciocca dei miei capelli, sorridente.Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi chiari e luminosi di Emmett, e la mia voce si disperse nell'aria, carica di tensione e aspettativa.

-Perchè sei qui, Emmett?- domandai, seria, e lui sospirò, avvicinandosi a me e stringendo le mie mani fra le sue. Un brivido d'inquietudine mi attraversò il corpo quando la sua pelle calda venne a contatto con la mia; tendini e ossa si ribellarono a quel tocco così rassicurante, ma che sembrava celare significati oscuri, presagi che non ero pronta ad affrontare...non in quel momento.

-Vorrei soltanto aiutarti- sussurrò, gli occhi ardenti e l'espressione estasiata. Trasse un respiro profondo, stringendo con più forza le mie mani fra le sue.

-Forse...forse potremmo tentare di superare questo periodo insieme- prese fiato, guardandomi intensamente - gli amici si aiutano, no?- continuò, e io esitai, incerta.

Cosa mi impediva di tentare di rimarginare le ferite profonde che Edward mi aveva inflitto? Ero ormai pronta ad andare avanti, a ricominciare a vivere, a tentare di rimettere insieme i cocci del mio passato, preservando il futuro dei miei bambini...Sorrisi lievemente, e Emmett, rassicurato dalla conferma che si celava nel mio sguardo, prese le mie mani fra le sue, stringendole con forza. Il suo calore sembrò propagarsi sulla mia pelle come una scossa elettrica, sconvolgente nella sua intensa carica di emozioni sconosciute, destabilizzanti.

-Ti aiuterò ad uscirne, Isabella- mormorò con voce suadente, e le sue parole si cristallizzarono nell'aria, carica di tensione e aspettativa -Lo faremo insieme-

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I suoi occhi sono caldi, rassicuranti.

Una luce ardente alberga in quello sguardo cristallino, le iridi scurite dalla passione. Sento il fuoco divampare nel mio corpo, irreversibile come il peggiore dei tormenti, e un intenso brivido d'eccitazione mi sconvolge il cuore, lacerando la mia razionalità.

Le sue labbra rosee e carnose si piegano in un sorriso esaltato, le mani tremanti si accostano con devozione sulla pudica scollatura della mia camicetta. Mi stende sul letto, accarezzandomi il volto, l'eccitazione sembra saturare l'aria, propagarsi con acredine nelle fibre più nascoste del mio essere,dilaniando la mia anima.

-Sei bellissima- un sospiro smorzato fuoriesce dalle sue labbra, che sfiorano, lambiscono, vezzeggiano il mio collo, tracciando scie di fuoco sulla mia pelle adamantina.

Le mie mani si posano sui suoi capelli scuri, e i suoi occhi neri si spalancano, travolti dalla passione.

Libidine, desiderio, lacerante parossismo che si insinua nel mio corpo, incendia le mie vene, sconvolge ogni equilibrio, ogni certezza, ogni convinzione.

-Sono tua...lo sono sempre stata. Sempre- sorride, gli occhi dilaniati dalla felicità. Mi sfiora il collo, tracciando scie infuocate sul mio corpo, e la sua mano posa su un mio seno, lambendolo delicatamente.

-Lo sarai per sempre,Bella. Sarai mia, soltanto mia...per sempre-

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Il trillio stridulo e insistente del telefono mi fece sobbalzare. Aprii gli occhi, scossa, lanciando un'occhiata intimidita al piccolo orologio posto a ridosso del mio comodino: le tre del mattino.Scossi il capo, irritata, afferrando il piccolo ricevitore e premendo il tasto d'avvio, mentre una sottile ansia si impadroniva del mio cuore e della mia anima.

-Pronto?- mormorai, assonnata, e in quel momento il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, lacerato all'improvviso dalla voce suadente di Edward.

-Bella...- sbuffai, irritata, appoggiandomi allo schienale del materasso, e mi passai una mano fra i capelli, confusa dalla strana urgenza che avevo scorto nella sua voce cristallina.

-Edward...cosa vuoi a quest'ora della notte? Non ti sembra il caso di...-

-Torna da me- mi interruppe, disperato, e io spalancai gli occhi,scioccata.

-Cosa stai dicendo?-

-Ti ho detto torna. da. me- sospirai, mentre sentivo l'inquietudine impadronirsi del mio corpo...non avevo intenzione di discutere di queste cose a quell'ora della notte, ma Edward non sembrava del mio stesso avviso, perchè continuò, con voce dilaniata dalla sofferenza.

-So che in questo periodo fra noi ci sono state delle divergenze, ma Bella...sto impazzendo, dannazione! Io...non riesco a dormire se non ci sei tu al mio fianco,non riesco quasi a respirare...Bella, ti prego...-

-Edward- lo interruppi, spossata, passandomi una mano fra i capelli, ancora scossa dal sogno che ormai sembrava tormentarmi ogni notte, irreversibile come il peggiore dei persecutori- Ti rendi conto di che ore sono? Lasciami in pace, ti prego...-

Lo sentii trattenere il fiato, e la sua voce, quando parlò, giunse alle mie orecchie talmente disperata che un violento brivido d'inquietudine si diradò lungo la mia spina dorsale.

-Ti riavrò, Bella.Non puoi cancellare tutto ciò che c'è stato fra noi...non puoi farlo, non puoi- il suo tono si affievolì, divenendo incerto, tormentato, lacerato dal dubbio e dalla sofferenza - Tu...mi stai uccidendo in questo modo, lo capisci?- il tono divenne acuto, inquietante, e un atroce sospetto si impossessò della mia mente, mentre un violento tremore mi sconvolgeva il corpo.

-Sei ubriaco...- mormorai tramortita, ma lui non rispose.

Strinsi la mascella, tentando di impedire alle lacrime di disperazione di traboccare dai miei occhi scuri, e sentii il mio respiro accelerare, diradandosi nell'aria, carica di tensione e aspettativa.

-Come ti sei ridotto, Edward?- sussurrai, incredula, e quasi sentii il suo cuore accelerare il suo lento intercedere quando la sua mente assimilò il reale significato delle mie parole.

-Sei tu che mi hai ridotto così, Bella! Dannazione, non solo mi hai preso in giro per tutto questo tempo, ma ti sei anche presa tutto ciò che mi rimane! Non doveva andare così, maledizione! Ti sei presa i miei figli, hai...-

-Basta così!- lo interruppi, irata...non potevo credere a ciò che le sue labbra avevano con così tanta crudeltà pronunciato...come poteva pensare che la vera causa della nostra separazione fossi io?

- Non mi farò ancora abbindolare dalle tue futili giustificazioni, Edward!. Te lo ripeterò per un ultima volta: lasciami in pace!-

-Bella...-

-No- sbottai, e un singhiozzo soffocato fuoriuscì dalle mie labbra, diradandosi nell'aria - Adesso basta, Edward. Non abbiamo più nulla da dirci...buona notte- senza aspettare alcuna risposta chiusi la comunicazione, gettando il cellulare sul letto e raggomitolandomi su me stessa. Ero stufa di quella situazione: delle sue inutili scuse, delle sue preghiere, dei suoi insulti, delle sue insistenze. Volevo ricominciare a vivere, e volevo farlo con le mie sole forze,senza l'aiuto di nessuno.Non serviva a nulla rimurginare sul passato, ripensare alla mia vita prima del suo abbandono...dovevo superare il dolore della lontananza, lenire le mie ferite e guardare avanti...dovevo farlo per me stessa, ma soprattutto per i miei bambini, che non meritavano di continuare a soffrire per le divergenze che imperversavano fra me e mio marito. Dovevo allontanare dalla mia mente il suo ricordo, e in quel momento compresi che, per riuscirci davvero, avrei avuto bisogno di persone fidate a cui appoggiarmi, a cui chiedere aiuto nei momenti più critici...Jacob.

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- Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito- sussurrai con voce carezzevole, giocherellando nervosamente con una ciocca dei miei capelli scuri. Jacob sorrise, lo sguardo luminoso,  innaturalmente statico e fisso sul mio pallido volto, e le sue mani si ancorarono con forza alle mie, lenendo l'irrefrenabile tremore che aveva avvolto il mio corpo.

Il ristorante che avevo scelto per incontrare Jacob era un piccolo locale situato nella periferia di Washington: le pareti erano tinteggiate di un pallido giallo canarino che conferiva all'ambiente un atmosfera intima, piccoli tavoli quadrati si stagliavano lungo il perimetro, la luce soffusa delle candele gettava pallide ombre sul pudico candore del lineolum del pavimento. Per l'occasione avevo affidato i bambini a mia madre,promettendole che il giorno dopo sarei andata a riprenderli e che non le avrebbero arrecato alcun disturbo...ovviamente aveva accettato, felice di poter trascorrere del tempo con i suoi adorati nipotini.

Sospirò, lanciando un'occhiata malinconica alle nostre mani intrecciate, e la sua voce, quando parlò, si diradò nell'aria, carica di tensione e aspettativa.

-Non preoccuparti, Bella. Sei troppo tesa...cosa c'è che non va?-

Trattenni il fiato, intimorita, abbassando lo sguardo. Quando lo rialzai, restai incantata dalla bellezza ipnotica dei suoi occhi scuri, in cui albergava una scintilla di consapevolezza che fece salire un violento brivido lungo la mia spina dorsale.

-Tu sai- lo accusai, piccata, e lui sorrise amaramente, ritraendo le sue mani dalle mie.

-Devo essere sincero, Isabella: ho sperato che tu volessi incontrarmi per stabilire un rapporto d'amicizia con me...il pensiero di averti fatto del male, in passato, mi causa un dolore insopportabile. Ho pensato spesso a te, in questi anni: a come sarebbe stata la nostra vita se non mi fossi innamorato di un' altra, a come avrei trascorso i miei giorni, con la consapevolezza che, nonostante io ti amassi, qualcosa non avrebbe mai funzionato nel nostro rapporto. Io e te non siamo fatti per stare insieme, Bella. Quando...- prese fiato, scosso - quando ho saputo che ti eri sposata con Edward Cullen ero felice. Lo ero davvero- mi interruppe, notando che stavo per rispondergli - Credevo che finalmente avessi trovato anche tu qualcuno che ti amasse come meriti...evidentemente mi sbagliavo. Ma non ho mai smesso di volerti bene. Mai. E ho sempre sperato che, un giorno, le nostre strade si reincontrassero. La consapevolezza che tu non sei qui per tornare ad essere parte integrante della mia vita non può rendermi felice- sospirai, intimorita, sconvolta dalle sue stesse parole, finché lui non continuò, con voce dura, impenetrabile - Che cosa vuoi da me, Isabella?- mormorò, e quando lo guardai, nei miei occhi albergava la stessa determinazione che ormai era divenuta parte integrante della mia vita da tanto, troppo tempo.

-Voglio il divorzio- fiatai, decisa, ignorando il dolore che si era impossessato del mio cuore e della mia anima. I suoi occhi si assottigliarono, ma sapevo che non mi avrebbe negato il suo appoggio: lui era uno dei migliori avvocati dell'east coast, e aveva molti contatti che sarebbero tornati utili per la mia ultima, nonché più dolorosa richiesta.

-E voglio sapere tutto ciò che riuscirai a scoprire su Rosalie Hale. Voglio che paghi per tutto il dolore che mi ha causato...aiutami, Jake-

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-Beh...grazie per la bella serata- mormorai, intimidita, stringendomi nel mio trench invernale, e Jacob sorrise, scortandomi con lentezza verso il ciglio del portone del palazzo.

-Figurati...sai che farei qualsiasi cosa, per te- rispose con voce carezzevole, e io ridacchiai, frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa. Le strinsi fra le mani, lanciando un' occhiata riconoscente al mio accompagnatore, e lui rise, passandosi una mano fra i capelli, imbarazzato.

-Non guardarmi così, per favore- gracchiò - sembra che ti abbia salvato la vita-

-La vita forse no, ma stai facendo davvero molto per me, Jake. Non so se potrò mai riuscire a ringraziarti...-

-Non dirlo neppure per scherzo- mi interruppe, piccato, scompigliandomi amichevolmente i capelli, e io arrossii quando le chiavi mi sfuggirono di mano, infrangendosi contro l'asfalto lucido.

-Sempre la solita sbadata- scherzò, chinandosi per raccoglierle nello stesso momento in cui lo feci anch'io, scuotendo nervosamente il capo, divertita dai nostri puerili battibecchi.

All'improvviso successe.

Sentii la portiera di un auto sbattere con forza e, pochi secondi dopo, un violento colpo d'aria trapassarmi il corpo, trainato da una voce suadente, tremendamente familiare, accecata dall'odio e dal dolore.

-Sei un bastardo!- urlò Edward, fuori di se dalla rabbia, scaraventandosi su Jacob. Spalancai gli occhi, scioccata, l'orrore subitaneamente sostituito dall'irritazione per la mancanza di privacy che si ostinava ad impormi il mio ex marito...come diavolo si era permesso di seguirmi?

-Edward!- urlai, quando vidi il suo pugno scontrarsi violentemente sul volto di Jake, e lui voltò il capo di scatto, penetrandomi l'anima con i suoi occhi chiari, profondi come l'oceano, luminosi come un' intensa giornata di sole.

Arretrai, sconvolta, quando scorsi il tripudio di emozioni che albergava nel suo sguardo dalla bellezza eterea, irraggiungibile: dolore, sofferenza, delusione si alternavano nei suoi occhi cristallini, le labbra piegate in una smorfia rabbiosa, i pugni contratti, l'espressione vacua.

-Cosa...-

- Ecco perchè te ne sei andata! Ecco perchè mi hai abbandonato all'improvviso, Isabella! Per cadere fra le braccia di Jacob Black, è così? E' per questo che hai distrutto la nostra famiglia?-la sua voce era inquietante, irriconoscibile. Si avvicinò a me, i suoi passi erano lenti e cadenzati, le movenze ipnotiche, sinuose...sembrava un felino in procinto di stanare la sua preda.

Sussultai, tentando di impedire alle lacrime di traboccare dal mio sguardo, e i suoi occhi si illuminarono di una scintilla folle, pericolosa.

-Rispondi, Bella. Abbi il coraggio di dirmi la verità, per una volta nella tua vita!- mi prese per un polso, scrollandomi leggermente, ignorando il tremito incontrollabile che si era impossessato del mio corpo.

-Non potrai fuggire per sempre, Isabella- sibilò Edward, la voce intrisa di crudeltà. Scossi il capo, allontanandomi velocemente da lui, e le sue labbra si contrassero in una smorfia derisoria. Mi afferrò di nuovo per le spalle, costringendomi ad incrociare il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, e le parole mi morirono in gola quando scorsi il ghigno inferocito che deturpava le sue labbra rosse e carnose.

-La pagherai...pagherai per tutto il male che mi hai fatto-

All'improvviso la sua stretta si allentò, e soltanto alcuni secondi dopo mi accorsi che Jacob si era fiondato su Edward, strattonandolo violentemente e allontanandolo da me.

-Non osare toccarla in quel modo!- sillabò, furioso, e Edward proruppe in una risata acida e sarcastica.

-E tu chi diavolo saresti per impedirmi di farlo?- sbraitò, irato, avvicinandosi a lui e spintonandolo con forza - Cosa pretendi di rappresentare per lei, Jacob Black?Ricompari magicamente dopo tutti questi anni, accampando stupide pretese su mia moglie- sottolineò il termine, la voce deformata dal disgusto - nonostante tutto il dolore che le hai causato? Quando l'hai abbandonata per un' altra donna c'ero io, con lei, a tentare di lenire la sua sofferenza. Quando non riusciva neanche ad alzarsi dal letto, quando passava intere giornate a piangere e a disperarsi, quando credeva che la sua vita fosse inutile...quando era convinta che nessuno avrebbe mai potuto amarla, tu dov'eri? C'ero io, con lei, quando ha tentato di uccidersi, maledizione!- urlò, e una fitta di sofferenza mi travolse al pensiero del passato tormentato che credevo di aver ormai seppellito nei meandri più oscuri della mia memoria...ma Edward continuò, incurante dell'agonia in cui mi stava volontariamente rigettando - Quando si tagliava i capelli, perchè gli ricordavano te. Quando passava le notti raggomitolata su se stessa, straziata dal dolore, c'ero io a prendermi cura di lei!- lo spintonò con forza, e il volto di Jacob divenne una maschera di atroce sofferenza, lo sguardo velato da una nuova consapevolezza...perchè lui non sapeva cosa avevo passato quando mi aveva abbandonata, non era a conoscenza dell'invalicabile depressione che aveva travolto la mia vita quando se n'era andato. Non reagì neanche quando Edward lo spintonò ancora, e in quel momento decisi di intervenire, avvicinandomi a loro e tentando inutilmente di frappormi fra i due.

-Smettila, Edward!- urlai, disperata, quando vidi un suo braccio alzarsi, pronto a scontrarsi nuovamente sul volto pietrificato di Jake.

-Edward! Edward smettila! Lui non...-

Fu un attimo.

Involontariamente, le sue braccia si scontrarono contro il mio addome, e un sibilo di dolore fuoriuscì dalle mie labbra quando caddi violentemente a terra, scontrandomi con il gelido asfalto in pietra della strada.

Edward voltò il capo di scatto, sorpreso, e i suoi occhi si riempirono di incredulità quando vide le condizioni in cui mi aveva ridotta.

-Bella...- un sibilo inorridito fuoriuscì dalle sue labbra, quando scorse, per la prima volta, il terrore nel mio sguardo...un terrore che mi aveva travolto corpo e anima, lacerando la mia razionalità. Si avvicinò a me, esitante; i suoi passi erano lenti e cadenzati, l'ansia traspariva dal suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, gli occhi dilaniati dalla sofferenza. Tentò di sfiorare le mie mani con le sue, ma io mi ritrassi, disgustata.

Mio marito non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Mai.

-Non mi toccare-

Scosse il capo, tramortito, lo sguardo sconvolto, le lacrime che lottavano per traboccare dai suoi occhi luminosi.

-Io non volevo....io...-

-Vattene- lo interruppi con voce gelida, e le sue labbra si piegarono in una smorfia sofferente. Ma non mi importava: soltanto in quel momento mi resi conto di quanto Edward fosse cambiato in quegli anni...era divenuto un uomo diverso, dominato dall'odio e dalla sofferenza, preda dei più oscuri istinti che si celavano nel suo animo, corrodendo come un cancro immortale ogni fibra del suo essere.

Era diventato schiavo dell'amore che un tempo nutriva per me...

-Bella...-

-VATTENE!- urlai, allontanandomi velocemente da lui, e in quel momento le mie labbra pronunciarono parole che mai avrei pensato di rivolgere all'uomo che un tempo avevo amato con tutta me stessa.

-Ti odio, Edward Cullen-
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In questo capitolo, anche se non sembrerebbe, ne succedono molte di cose.Non mi è piaciuto molto, non mi soddisfa, ma non volevo ritardare ulteriormente, Xd!! Edward pagherà caro il suo comportamento che però, ci terrei a sottolineare, è quasi inintenzionale: è ormai dominato dall'odio, dalla sofferenza, incontrollabile come l'amore che prova per Bella. Si sente tradito, usato: lui c'era quando Bella stava male per il cagnaccio,e rivederla con Jake dev'essere stato un brutto colpo. E' lui a soffrire di più, in questa storia. Bella soffre, logicamente, ma ha avuto il coraggio di far valere la sua dignità di donna abbandonandolo e tentando di costruirsi una vita lontana da lui. Lui...lui che non ci riesce, perchè, come si spiegherà in futuro, il suo attaccamento per Isabella ha radici molto profonde che vanno al di la di ciò che voi lettrici avete letto. Ringrazio anche le persone che hanno commentato la shot I FIORI DEL MALE, ossia un missing moment su questa ff. Ebbene, ho pronto un altro m.m su questa storia...chi recensirà questo capitolo lo riceverà via mail, perciò siete pregati di scrivere il vostro indirizzo di posta elettronica perchè lo invierò entro il fine settimana. Risponderò entro domani pomeriggio alle vostre recensioni tramite il nuovo script messo a disposizione da Erika. Qualcuno mi ha chiesto come si fa a visualizzare le risposte: basta che andate nella pagina delle recensioni dei vari capitoli e cliccate il link in basso a sinistra "leggi la risposta dell'autore".Ora vi lascio, ringraziando le persone che hanno recensito lo scorso capitolo! Un bacio,E. Ps: questa notte all'una esce Harry Potter e i doni della morte...qualcuno andrà a vederlo?
PS:Dimenticavo di dirvi che nel mio blog ho inserito il primo spoiler del prossimo capitolo...in settimana ne aggiungerò altri! Un bacio,E.

Un'altra cosa che mi sono dimenticata di dire, Xd!!! La conoscete tutti Chastity, vero? L'autrice di "Mad About You (splendida storia, fra l'altro, che consiglio a tutti di leggere)...bene, se la conoscete...mi ha gentilmente  chiesto di consigliare a tutte voi il suo nuovo blog, in cui troverete tutto ciò che riguarderà le sue storie. L'indirizzò è:http://chastitym.blogspot.com/ per cui..fateci un salto, se vi va!    pp

 

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Capitolo 9
*** ESPIAZIONE ***


PAROLE D'AMORE
             CAPITOLO 9
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Betato da Yara89
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-Davvero gli hai detto una cosa del genere?- sussurrò Emmett, la voce arrochita dalla sorpresa. Annuii, abbassando lo sguardo e giocherellando nervosamente con la posata che stringevo fra le mani. Erano passate tre settimane dal giorno in cui Edward sorprese me e Jacob sotto il ciglio del mio appartamento; in quel lasso di tempo avevo spesso ripensato alle parole che avevo così crudelmente rivolto a mio marito, allo sguardo ferito che aveva assunto quando mi aveva vista difendere Jacob con tanta determinazione, alle sue parole tormentate, memori di un passato che non ero ancora riuscita a dimenticare, e che con la sua subdola intrusione nella mia nuova vita aveva così brutalmente risvegliato nel mio animo ferito. In quel momento mi ero sentita umiliata, schernita dall'unico uomo su cui, in un tempo lontano, avevo creduto di poter fare affidamento... eppure il ricordo dei suoi occhi tormentati mi perseguitava giorno e notte, senza requie né eccezioni, sconvolgendo la mia esistenza.

Da quel giorno non lo avevo più rivisto; non aveva neanche più chiamato per i bambini, per sapere se stavano bene, per potergli parlare... e io mi logoravo nell'incertezza, nel timore che potesse essergli accaduto qualcosa, anche se spesso la rabbia si impossessava del mio cuore e della mia anima, unita al dolore mai sopito dell'amore che avevo un tempo nutrito per lui, e che sembrava sfumato al vento, labile come una calda giornata di sole.

Sospirai, scacciando quegli incresciosi pensieri dalla mente, e soltanto in quel momento mi accorsi dello sguardo di Emmett, innaturalmente statico e fisso sul mio pallido volto, gli occhi illuminati da una luce strana, inquieta, che fece salire un violento brivido d'inquietudine lungo la mia spina dorsale.

- Beh... non posso dirti che tu abbia fatto la cosa giusta, Bella - mormorò, intimorito, scrollando le spalle e spezzettando svogliatamente con le dita un pezzo di pane - Devo ammettere che è molto tempo che non vedo mio fratello...- si passò una mano fra i capelli, imbarazzato - sai... dopo ciò che è successo con Rose ho preferito allontanarmi da entrambi...-

- Non mi devi dare spiegazioni sulla tua vita privata, Emmett - lo interruppi, e lui mi lanciò un'occhiata strana, mentre un impercettibile tremore sconvolgeva le sue mani, placidamente posate sul piccolo tavolo da pranzo della cucina.

- Perché no? - mormorò, piccato - siamo amici, giusto? - prese fiato, scosso - gli amici si confidano i propri segreti...-

- Emmett, ho la sensazione che con queste parole tu voglia alludere a qualcos'altro - sbottai, stringendo con forza i pugni, e lui abbassò lo sguardo, mentre un pudico rossore si impadroniva delle sue guance.

Il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, dilaniato all'improvviso dalla sua voce chiara e cristallina, in cui scorsi un’ombra di incertezza che mi destabilizzò.

- Cosa c'è fra te e Jacob? - mormorò suadente, ed io spalancai gli occhi, sorpresa, lasciando cadere la forchetta sul ripiano in noce del tavolo.

Sospirai, innervosita - Emmett, non crederai davvero che io, dopo aver vissuto tutti questi anni con mio marito, avessi potuto tradirlo con Jake? - sussurrai, incredula, per poi continuare, con uno sbuffo rassegnato - Jacob è stata una parentesi molto importante della mia vita, ma questo non significa più nulla, per me. Non dopo aver conosciuto l'amore che Edward è stato capace di donarmi un tempo - presi fiato, scossa - Non so cosa lui ti abbia detto della mia storia, sinceramente. Ma fra me e Jacob non c'è più nulla, ormai, anche perché lui ama da impazzire sua moglie... ed io non potrei mai fare una cosa del genere a Edward, nonostante tutto. Lui è soltanto il mio avvocato, che mi permetterà di divorziare da Edward senza alcuna spesa, dato che, in ogni caso, non potrei permettermelo - in quel momento preferii non renderlo partecipe del fatto che Jake avesse anche ingaggiato degli investigatori privati per scoprire chi fosse davvero Rosalie Hale... non riuscivo ancora a capire il motivo per cui avessi voluto tener nascosto ad Emmett questo particolare ma, nonostante in quel lasso di tempo io e lui avessimo legato molto, la sua presenza m’incuteva ancora un timore incerto ed ingiustificabile che, tuttavia, mi impediva di essere completamente sincera con lui.

- Edward non ti manda il mantenimento per i bambini? - mi interruppe Emmett, sorpreso, e io sbuffai, irritata.

- Edward mi manda ben più di quanto io abbia bisogno per vivere... forse crede di potermi comprare con il suo denaro, di potermi convincere a tornare da lui, ma è proprio per questo che io non voglio accettare nulla di superfluo. Ogni mese sono costretta a rimandare indietro gli assegni che mi spedisce... ma lui non demorde - mi portai una mano fra i capelli, esasperata dall'insistenza di mio marito, ma in quel momento una vocina stridula e infantile mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri, costringendomi a voltare il capo di scatto.

- Tio Emmett!- trillò Amy, sorridente, zampettando verso di noi e saltando in braccio al suo zio preferito. Emmett rise, accogliendola fra le sue braccia e scompigliandole i capelli, mentre una luce particolare si accendeva nel suo sguardo.

- Ehi, piccola... come va? - scherzò accarezzandole una guancia, e Amy arrossì, seppellendo il capo nel petto caldo e rassicurante di suo zio.

- Bene bene...- si voltò verso di me, stropicciandosi gli occhietti con le mani - Mamma ho fame! - mi accigliai, incuriosita.

- Tesoro, hai mangiato venti minuti fa... come mai ti sei svegliata? - mormorai, e lei ridacchiò, scendendo dalle gambe di Emmett e salterellando verso di me. La presi in braccio, baciandole la fronte e scostandole una ciocca di capelli dagli occhi, e soltanto in quel momento notai il bagliore estasiato che albergava nello sguardo di suo zio, che mi sorrideva teneramente, imbarazzato.

-Vi tentivo parlae e volevo vedere lo zio! - pigolò, felice, e Emmet rise fragorosamente, avvicinandosi lentamente a noi. Mi mise una mano sulla spalla, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte, e le mie guance si tinsero di un pudico rossore quando notai il sorriso esaltato che mi rivolse.

- Beh... che ne dite se svegliamo anche Mark e andiamo tutti al parco?- mormorò, e Amy batté le manine, contenta, lanciandomi uno sguardo implorante che abbatté ogni mia difesa.

Mi alzai, stringendo con forza la mia bambina fra le braccia e alzando gli occhi al cielo, esasperata, rivolgendo uno sguardo di rimprovero a Emmett. Non potei comunque resistere alle suppliche concitate che mi rivolse mia figlia e, con un sospiro rassegnato, acconsentii alla sua richiesta.

- E parco sia! -

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- Edward, smettila! - ridacchiai, lanciandogli un'occhiata imbronciata, e le sue labbra si piegarono in un sorriso estasiato. Tentai di alzarmi dal letto, scostandomi le calde coperte dal corpo, ma lui mi afferrò per la vita, ignorando spudoratamente le mie proteste e gettandomi a peso morto sul materasso. Risi ancora, felice, quando le sue mani calde e delicate si posarono con tenerezza sul mio ventre gonfio, e il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, si accostò al mio, lambendo dolcemente le mie guance.

-No che non la smetto!- mormorò, afferrandomi per la vita e bloccandomi nella sua morsa d'acciaio, lo sguardo illuminato da una luce intensa, penetrante, le mani placidamente appoggiate ai lati del mio volto.

- Ritira quello che hai detto! - ordinò con voce imperiosa, ma potevo scorgere, nel suo tono soave, la dolcezza che caratterizzava le sue parole.

-No! E' la verità!!- incalzai, e le mie guance si tinsero di un pudico rossore quando le sue labbra si accostarono con devozione all'angolo della mia bocca.

- Mmm... ne sei sicura? - sussurrò suadente, e suo il respiro dolce e fruttato mi penetrò le narici, lacerando la mia razionalità. Un violento brivido d'eccitazione mi sconvolse il corpo quando sentii le sue mani calde e delicate accostarsi sul mio ventre gonfio, massaggiandolo dolcemente, e le sue labbra lambire teneramente il mio collo, lasciando ardenti scie di fuoco sulla mia pelle adamantina.

- S... si - balbettai, appoggiando una mano sul suo petto per tentare di allontanarlo da me, ma le sue braccia forti e protettive mi strinsero in una presa ferrea, possessiva, e il calore del suo corpo stretto al mio sembrò incendiarmi l'anima, lacerando la mia razionalità.

- Sicura sicura? - soffiò sensualmente sul mio collo, e io rabbrividii, nascondendo un sorrisetto derisorio.

- Sicurissima, Edward... tu russi! Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio! - mentii, e lui alzò lo sguardo, perforandomi il cuore con i suoi occhi verdi, penetranti, profondi come i meandri più oscuri dell'oceano. Mi accarezzò una guancia, esitante, e sentii distrattamente il mio cuore accelerare il suo lento intercedere, rimbombando con forza nella cassa toracica, quando dalle sue labbra rosee e carnose fuoriuscì un impercettibile sospiro estasiato.

Il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, lacerato all'improvviso dalla sua voce dolce e cristallina.

- Peccato, perché proprio questa notte sono rimasto sveglio tutto il tempo... indovina perché? - mormorò giovale, e io scossi il capo, confusa, aggrottando le sopracciglia. Le sue mani si posarono placidamente ai lati del mio volto, e il suo sguardo si soffermò sul pudico rossore che aveva imporporato le mie gote.

Mi baciò la fronte con dolcezza, stringendomi fra le sue braccia e respirando forte il mio profumo.

- Non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso...- prese fiato, scosso, lanciandomi un'occhiata profonda e penetrante, e nei suoi occhi scorsi amore, passione, lacerante desiderio che si insinua nelle vene, corrode lentamente l'anima, incendia ogni fibra del tuo essere.

- Sei tutta la mia vita, Isabella Swan... il mio cuore ti appartiene, è tuo, puoi farne ciò che vuoi... potresti uccidermi con una sola parola, o rendermi l'uomo più felice del mondo, se soltanto lo volessi - il suo sussurro emozionato si diradò nell'aria, carica di tensione e aspettativa, e lacrime di commozione si impossessarono dei miei occhi, mentre sentivo un impercettibile tremolio invadermi corpo e anima.

Mi accoccolai sul suo petto, commossa, e le sue braccia calde e confortevoli si ancorarono con forza alla mia vita, mentre sentivo il lento intercedere del suo cuore accelerare la sua corsa ritmata, rimbombando con forza nella cassa toracica.

- Ti amo, Edward... grazie, di tutto - mormorai, chiudendo gli occhi e cullandomi nell'invisibile bolla di felicità che aveva ormai avvolto le nostre vite... eravamo un incastro perfetto, Edward e io. Due anime fuse in solo corpo... soltanto questo contava.

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Il trillo stridulo e insistente del centralino mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri tormentati. Scossi il capo, irritata, lanciando un'occhiata circospetta verso le imponenti porte a vetro che delimitavano il perimetro del Market in cui lavoravo ormai da mesi, afferrando la mia borsa e incamminandomi velocemente verso le uscite... un’altra giornata di lavoro era finita, e finalmente potevo andare a prendere i miei bambini: Mark era stato temporaneamente affidato a mia madre, che si era premurata di offrirsi in qualità di balia durante il mio orario lavorativo, mentre Amy sarebbe a breve uscita da scuola. Guardai l'orologio, sospirando impercettibilmente... se sarei stata così fortunata da non imbattermi nel consueto traffico pomeridiano forse sarei potuta arrivare in tempo. Afferrai le chiavi dell'auto, coprendomi il capo con un morbido cappellino in lana che mi riparava dalla fredda brezza autunnale, e tentai di schivare la nutrita folla che si ammassava dinnanzi alle imponenti porte a vetri del Market, dirigendomi verso gli spalti dell'edificio.

All'improvviso successe.

Una voce dolce e cristallina mi penetrò la mente, trainata dal vortice caotico dei miei pensieri tormentati. Alzai lo sguardo, sorpresa, scontrandomi con gli occhi chiari e luminosi dell'unica donna che in quel momento non desideravo vedere... Esme Cullen si ergeva, in tutta la sua stupefacente avvenenza, a pochi metri da me, lo sguardo fisso sulla mia esile figura, le labbra piegate in un impercettibile smorfia di frustrazione. Spalancai gli occhi, sconvolta, e lacrime di sofferenza si impadronirono del mio sguardo, trainate dal vortice oscuro dei ricordi passati, in cui il dolore e la frustrazione si erano irreversibilmente impossessati della mia esistenza.

Edward ha aperto gli occhi…

Quella non è una donna,Rosalie... è una sanguisuga, una schifosa puttana!

Lei non lo ha mai amato... lo ha sposato per il suo denaro, per la sua ricchezza...

La tua segretaria! Hai lasciato tua moglie per sposarti con una sguattera, Edward... una sgualdrina, che ti causerà soltanto problemi!.

Le sue parole, appartenenti ormai ad un passato lontano e irraggiungibile, sembrarono perforarmi l'anima, risvegliando quel vortice di disperazione in cui ero precipitata a causa della sua inaudita crudeltà.

Trattenni il fiato, tramortita, arretrando impercettibilmente... non avevo nessuna intenzione di esser nuovamente derisa e insultata dalla donna che aveva rovinato il mio rapporto con Edward.

Esme si avvicinò, i suoi passi erano lenti e cadenzati, sentivo l'ansia imprimere con forza ogni fibra del mio essere, trascinandomi in un limbo in cui il dolore la disperazione erano soltanto un pallido eco del vortice furioso dei miei pensieri tormentati.

- Che cosa... che cosa vuole? - mormorai, sbalordita, e nel suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, scorsi un’ombra d'incertezza che mi destabilizzò. Abbassò lo sguardo, turbata, e soltanto in quel momento mi accorsi delle pesanti occhiaie che contornavano i suoi occhi chiari e luminosi, il volto pallido, cinereo, le labbra piegate in una smorfia di profonda sofferenza.

- Parlarti, Isabella... soltanto questo - mormorò, ed un tremore impercettibile si impossessò delle sue mani.

Le mie labbra si piegarono in un sorriso amaro - E, di grazia, di che cosa vorrebbe parlare, Mrs Cullen? Mi ha già rovinato la vita... è per caso venuta fin qui per deridermi? Oppure vuole crogiolarsi nello squallore in cui sono precipitata? - presi fiato, scossa, tentando di impedire alle lacrime di traboccare dai miei occhi scuri, per poi continuare - Di questo non si deve preoccupare, Esme... ci ha già pensato suo figlio ad umiliarmi abbastanza - lei alzò lo sguardo all'improvviso, fulminandomi con i suoi occhi verdi e cristallini, in cui scorsi tanto, troppo dolore.

- Mio figlio ti ama tanto, Isabella Swan, e io...- trattenne il fiato, e la sua voce, quando parlò, sembrò dilaniare la mia mente, lacerando la mia razionalità. Si avvicino ancora, finché il suo profumo dolce e fruttato non mi penetrò violentemente le narici. Tentò di afferrare le mie mani fra le sue, ma io mi scansai, disgustata.

- Non mi tocchi - ringhiai, e dalle sue labbra fuoriuscì un sospiro strozzato.

- Isabella... ti prego, ascoltami...non ho alcuna intenzione di infierire ulteriormente sulla tua situazione sentimentale. Ma Edward... mio figlio non è più lo stesso, da quando te ne sei andata, e io non so più come comportarmi, con lui. Non mi rivolge la parola, continua a chiudersi in se stesso... non va neanche più a lavorare. Crede - alzò gli occhi al cielo, e io scorsi lacrime represse nel suo sguardo penetrante - Crede che sia tutta colpa mia, e io non posso dargli torto. Non voglio il tuo perdono, Isabella. Voglio soltanto metterti in guardia, e sperare che tu possa decidere di tornare da Edward... lui ha bisogno di te - la sua voce era intrisa di disperazione, ed un impercettibile tremore sconvolse le mie mani quando la donna afferrò dalla sua borsa un piccolo plico di fogli, lanciandomi un'occhiata implorante.

Sospirai, turbata - Cosa... cosa sono? - mormorai, e lei sorrise; un sorriso amaro, lacerato dalla sofferenza.

- Ho commesso un terribile errore, Isabella, e soltanto adesso me ne sono resa conto. Ma ti giuro sulla mia stessa vita che, quando decisi di tentare di separarti da mio figlio, non sapevo a cosa sarei andata incontro - prese fiato, per poi continuare - Rosalie Hale è una donna molto più pericolosa di quanto avessi mai immaginato, ed io ho alcune informazioni che potrebbero interessarti. So che questo non servirà per ottenere il tuo perdono, ma io ho bisogno che tu sappia, Isabella - una pallida lacrima traboccò dai suoi occhi chiari e luminosi, precipitando nel cielo vuoto della sua disperazione - Rivoglio il mio Edward... voglio che il mio bambino torni da me, ed è per questo che ho deciso di aiutarti. Sei ancora in tempo per fermarla, Bella -

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Mr Roice Jackson-King, 20Th Street Avenue Lexington, St.George

Un' unica frase. Un nome, un indirizzo, una città.

Ecco cosa che recitava il piccolo plico che la madre di Edward mi aveva pregato di accettare. Scossi il capo, confusa, mentre uno strano senso d'inquietudine sembrava impossessarsi del mio cuore, dilaniando la mia razionalità. Quel nome... quel nome mi era familiare, nonostante non riuscissi ancora a capirne il motivo. Tuttavia, sentivo che qualcosa di oscuro si celava dietro quelle parole, vergate nell'elegante e familiare grafia di Esme Cullen, e sapevo che, dopo tutto il dolore che quella donna mi aveva così crudelmente causato in passato, non avrebbe potuto prendersi ancora una volta gioco di me.

Sospirai, afferrando con forza lo strofinaccio e passandolo con parsimonia lungo il ripiano in noce del tavolo, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte... avevo appena messo a letto Mark e Amy, e non vedevo l'ora di poter anch'io concedermi un lungo sonno ristoratore... il lavoro diveniva ogni giorno più estenuante, e stava risultando davvero difficile poter badare ai miei bambini e, contemporaneamente, tentare di mantenerli anche sul piano economico.

Scossi il capo, irritata, ed un rumore stridulo ed improvviso mi riscosse dallo scorrere caotico dei miei pensieri tormentati. Sussultai, sorpresa, incamminandomi velocemente verso la porta d'entrata, mentre sentivo l'ansia impadronirsi del mio cuore e della mia mente. Aprii l'uscio, pigiando con mani tremanti sul testone della serratura, e arretrai, tramortita, quando il volto irato di Edward si insinuò con forza nei miei pensieri, lacerando la mia razionalità... gli occhi erano arrossati, spalancati dall'orrore, lacerati da una sofferenza che sembrava corrodere ogni fibra del suo essere, le labbra piegate in una smorfia inorridita.

- Che diavolo significa? - sbraitò, gettando con violenza un plico di candidi fogli ai miei piedi. E in quel momento capii.

Trattenni il fiato, e il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti.

Fu un attimo. Il mio sguardo si posò sulla sua mano destra, e soltanto in quel momento mi accorsi che un profondo taglio sfigurava la sua pelle adamantina, il pudico candore lacerato da una macchia scura... sangue, il suo sangue.

- Edward! - mormorai, allarmata, tentando di afferrare la sua mano fra le mie, ma lui si scansò, disgustato - Cosa... cosa hai fatto alla mano? -

- Non tentare di cambiare argomento! - urlò, gli occhi chiari e luminosi lucidi di lacrime - Che diavolo significano quei fogli, Isabella? -

Scossi il capo, tentando di scacciare quegli incresciosi pensieri dalla mente, e all'improvviso sentii le sue mani afferrarmi con forza per la vita, trascinandomi oltre l'uscio spalancato e sbattendomi con delicatezza contro il muro.

- Dimmi che non è vero... dimmi che non hai fatto una cosa del genere, Bella! -

Trattenni il fiato, scossa, lanciandogli un'occhiata intimorita, ma nulla, in quel momento, sembrava poter lenire la sua furia distruttiva.

- Avevi promesso, dannazione! - urlò ancora, sbattendo violentemente un pugno contro il muro, e io sussultai, terrorizzata.

- Edward! - strillai, ma lui continuò, gli occhi lucidi di lacrime represse.

- Avevi promesso che non mi avresti mai lasciato... mai! Perché mi stai facendo questo? -

- Te ne sorprendi? - urlai a mia volta; la rabbia aveva ormai incendiato il mio cuore e la mia anima, sconvolgendo ogni recesso di me stessa...non riuscivo a vederlo in quello stato; sembrava un uomo distrutto, annientato dalla sofferenza, ma non potevo neanche tacere di fronte all'inaudita ferocia con cui mi stava rivolgendo quelle parole - Ti sorprendi del fatto che io voglia costruirmi una vita lontana da te, dopo tutto quello che mi hai fatto? -

-Io... che cosa diavolo ti avrei fatto? Cristo, Isabella, perché sei così cieca? Non capisci che non posso stare senza di te? Non capisci che mi stai uccidendo con il tuo comportamento? Mi hai tradito, dannazione! E lo hai fatto nel peggiore dei modi! - mi strinse forte per la vita, incapace di lasciarmi andare, mozzandomi il respiro... e a quel punto furono i miei, di occhi, a riempirsi di lacrime d'umiliazione.

- Io... io ti avrei tradito? Dopo tutto ciò che mi hai fatto passare, dopo il dolore, la rabbia, dopo essere stata umiliata dalla tua famiglia, tu hai il coraggio di dire che io ti avrei tradito? Sei un ipocrita Edward! Un bugiardo... mi hai ingannata per tutto questo tempo, facendomi credere che tu...- le mie parole furono bloccate dalle sue labbra morbide e calde; possessive, sofferenti intrappolarono il mio dolore nella sua morsa irreversibile, distruggendo ogni recesso di me stessa. Dopo un’iniziale resistenza, la sua bocca aprì con forza la mia, trascinandomi in un vortice in cui rabbia, frustrazione e sofferenza mi sconvolsero l'anima. Le mie mani si ancorarono con forza alle sue spalle, aggrappandosi al suo corpo caldo e protettivo; sentivo il fuoco della passione incendiare il mio cuore, dilaniare la mia razionalità, inghiottire il mio corpo e la mia mente... in quel momento tutto il resto era sparito.

C'eravamo soltanto io e lui... io, lui e il nostro amore, ormai annientato dal tempo, dalla distanza, dalle menzogne che avevano irreversibilmente danneggiato il nostro rapporto.

Quando ci staccammo, entrambi ansanti e senza fiato, nei suoi occhi chiari e luminosi scorsi un bagliore sconosciuto; l'intensità con cui osservava le lacrime addensarsi lentamente sul mio pallido volto mi causò un violento brivido d'eccitazione lungo la spina dorsale. Appoggiò la sua fronte alla mia, stringendomi nel suo abbraccio protettivo, e il suo profumo dolce e familiare mi sconvolse l'anima... quanto mi erano mancate le sue labbra? Quante volte, nel cuore della notte, avevo immaginato di poter essere ancora sfiorata da lui, di potermi fondere con il suo corpo, di essere un’ultima volta sua... sua, come non lo ero mai stata. Perché lui non mi apparteneva... non del tutto. La sua vita era irreversibilmente legata a quella di Rosalie Hale, e io non avrei tollerato di dover dividere il suo amore con un’altra.

Mai.

Fu quel pensiero tormentato a farmi rinsavire; mi portai una mano alla bocca, sconvolta, tentando di allontanarmi da lui, ma le sue braccia forti e protettive me lo impedirono, stringendomi in una morsa d'acciaio. Alzò lo sguardo, e quando mi guardò, i suoi occhi chiari e luminosi erano illuminati da una luce ardente, penetrante, la passione sconvolgeva ogni fibra del suo essere.

- Sei mia, Bella - mormorò, tentando di accarezzarmi una guancia con una mano, ma io mi scansai, inorridita.

-Vattene, Edward... vattene e lasciami in pace, una volta per tutte. Firma quelle maledette carte ed esci dalla mia vita - il suo sguardo si indurì, la mascella contratta. Si allontanò da me, avvicinandosi al piccolo plico in carta che giaceva abbandonato sul lucido linoleum del pavimento, afferrandolo con forza. Ciò che successe in quel momento mi sconvolse.

Le sue mani si mossero veloci, strappando con violenza i fogli che avrebbero per sempre posto fine al nostro matrimonio... il suo sguardo era illuminato da una luce folle, disperata, e un gemito d'orrore fuoriuscì dalle mie labbra quando gettò con disprezzo i cocci di carta sul pavimento.

- Da me non avrai nulla - mormorò, la voce dilaniata dal dolore, le labbra piegate in una smorfia derisoria - se non il mio perdono -

Ero immobile, impietrita, sconvolta dalla furia che avevo scorto nei suoi occhi chiari e cristallini. Furia che aumentò nel momento in cui, con passi lenti e cadenzati si avvicinò a me, afferrando una ciocca dei miei capelli e portandosela alle narici. Chiuse gli occhi, e scorsi una lacrima di disperazione traboccare dal suo sguardo, quando respirò con forza il mio profumo, per poi lasciarmi una carezza delicata sulla guancia. Mi scansai, disgustata, e Edward serrò la mascella, stringendo i pugni e allontanandosi da me.

- Non è finita qui, Isabella Swan. Ti riavrò, a qualsiasi costo -

Si voltò, dirigendosi verso l'uscio socchiuso, e il rumore della porta che si infranse con violenza contro lo stipite sembrò echeggiare nella mia mente, lacerando il vortice caotico dei miei pensieri tormentati. Mi accasciai a terra, tremante, coprendomi il volto con le mani, e in quel momento il suono stridulo ed insistente del cellulare mi riscosse, causandomi un sobbalzo di paura. Portai una mano sulla tasca dei Jeans, afferrandolo con forza e premendo il tasto d'accensione.

- P...pronto? - mormorai, tentando di reprimere un singhiozzo tormentato. Una voce dolce e familiare mi penetrò la mente, sconvolgendo i miei pensieri.

-Isabella... Bella, stai bene?-

Singhiozzai, e le lacrime si addensarono sul mio pallido volto, cristallizzandosi sulla mia pelle adamantina. Strinsi con forza i pugni, tentando di contrastare il dolore che si era irreversibilmente impossessato del mio cuore e della mia anima, e la mia voce, quando parlai, sembrò talmente disperata che un brivido d'inquietudine mi sconvolse il corpo.

- Emmett... aiutami -
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Buon pomeriggio a tutte! Allora, passiamo subito al sodo: ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo....il missing moment dovrebbe essere arrivato a tutte. Se qualcuno non l'ha ricevuto a causa di una mia distrazione, basta che me lo facciate presente, e provvederò ad inviarvelo. Ho un piccolissimo avviso da comunicare: probabilmente la prossima settimana non riuscirò a postare...mercoledì nascerà il mio fratellino :) - questa è la data prevista dai medici, Xd!-, per cui è probabile che non troverò il tempo di scrivere nulla...sono certa che capirete che in quei giorni vorrò stare accanto a mia madre e al piccolino...sono emozionatissima!Se però nel Week-end riuscirò a ritagliarmi un po di tempo per le mie storie, vi prometto che posterò puntualmente. Le risposte alle recensioni le trovate nello scorso capitolo, o nella vostra casella dei messaggi. Passando ad altro, vi lascio il risultato del sondaggio che ho indetto sul mio blog, riguardante quale fra mie storie è la vostra preferita:

Voti totali:49
Il mondo intorno a te:59/-
La Duchessa:30/-
Salvami:30/-
Parole d'amore:14/-
Ombra:12/-
  IV302

 

Di conseguenza, appena questa ff sarà terminata mi dedicherò a "La Duchessa", e successivamente a "Salvami". Ora vado...in questo capitolo ho deciso di non scrivere nulla sul comportamento dei personaggi, rintanandomi nel mio angolino e lasciando la parola a voi lettori, in particolare ad una lettrice che ha saputo analizzare così bene l'intera storia, che io stessa non avrei potuto aggiungere altro. Per avere quindi un quadro dettagliato della storia e, in particolare del capitolo scorso, leggete la recensione di Samy90. Vi lascio alle sue parole, sperando di rivederci la prossima settimana...un bacio,E.


 

     
 




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Capitolo 10
*** LA LEGGE DEL PIU' FORTE ***


PAROLE D'AMORE
              CAPITOLO 10
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 L'evoluzione è un processo imperfetto e spesso violento. Una battaglia tra ciò che esiste e ciò che deve ancora nascere. Tra le doglie di questo parto, la morale perde di significato. Il conflitto fra il bene e il male si riduce a una scelta elementare: sopravvivere o soccombere

- Mohinder Suresh --
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-Io...non posso credere che sia cambiato così tanto- un sussurro strozzato si dirada nell'aria, carica di tensione e aspettativa, trainato dall'incessante scorrere frenetico del mio cuore, che rimbomba con forza nella cassa toracica, dilaniando la mia razionalità. Emmett sospira, accarezzandomi i capelli con dolcezza, e sulle sue labbra rosee e carnose fiorisce una smorfia di profondo dispiacere.

-Bella...-

-No, Emmett- lo interrompo, singhiozzando - non c'è nulla da dire...è inutile che prendi le sue difese. Edward è cambiato, e io non riesco più a sopportare le sue angherie nei miei confronti- stringe con più forza le mie mani fra le sue , asciugandomi le lacrime con una ciocca dei miei capelli scuri, e il suo sguardo diviene torrido.

-Bella, non voglio giustificare il comportamento di mio fratello...ma devi anche cercare di capire la sua situazione- prende fiato, scosso, e i suoi occhi si riempono d'ansia - Lui ti ama moltissimo, Isabella...ti ama di un amore che gli impedisce di lasciarti andare-

-Ma l'amore non è anche questo?- lo interrompo, lanciandogli un'occhiata penetrante - Amare qualcuno non significa volere la sua felicità?-

-La questione è più complessa di quanto tu creda- mi rimbecca dolcemente, accarezzandomi una guancia, e la mia pelle adamantina si tinge di un pudico rossore quando scorgo la luce malinconica che illumina il suo pallido volto.

Sospira impercettibilmente - Amare di un amore così totalizzante come il sentimento che Edward nutre per te non è facile, Isabella. I nostri desideri, le ambizioni, la nostra stessa esistenza si annulla di fronte a sensazioni così forti...al tempo stesso, tutto ciò per cui continuiamo a vivere ci sembra insignificante senza la persona che desideriamo al nostro fianco.Edward non ha mai amato nessuna donna come ha amato te...-

-Lui amava Rosalie- sussurro con voce ansiosa, e lui annuisce, rilasciando uno sbuffo rassegnato.

-Certo che l'amava...Edward non è mai stato il tipo d'uomo che si lega stabilmente ad una donna senza nutrire nulla per lei...ma credo che quando ti ha incontrata, quando ha conosciuto il tuo dolore, la tua sofferenza, la tua straordinaria capacità di donarti incondizionatamente agli altri...- il suo sguardo si accende di un fervore sconosciuto, destabilizzante. Mi accarezza i capelli, e il calore del suo corpo stretto al mio mi causa un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale - Beh, credo che dopo averti conosciuta, il sentimento che nutriva per Rose sia stato eclissato per lasciare spazio a qualcosa di più forte...-

-Questo non giustifica ciò che mi sta facendo passare- scuote il capo con dolcezza, lanciandomi un'occhiata impietosita.

-Perchè non riesci a capire, Bella? Edward non vuole vivere senza di te...la questione non si riduce alla forza che dovrebbe nutrire per poterti lasciare andare...lui non vuole neanche prendere in considerazione questa possibilità. Non è una questione di potere, ma di volere. E credo che questa sia la dimostrazione di quanto sia forte l'amore che nutre per te. Lui non può fare a meno di amarti, ma non ha mai, neanche per un secondo, preso in considerazione la possibilità di provare a respingere questo sentimento. Neanche quand'era sposato con Rosalie ha lottato contro l'amore che provava per te...si è semplicemente abbandonato alle conseguenze, tralasciando tutto il resto- le sue parole sembrano vergate a fuoco nella sua anima, e un dubbio sorge spontaneo nella mia mente, insinuandosi con forza nel vortice caotico dei miei pensieri.

-Lui ti parlava spesso di me? Prima che divorziasse da Rosalie, intendo...- annuisce, e un sorriso luminoso piega le sue labbra, lo sguardo incendiato da una strana consapevolezza.

-Sempre, Isabella...lui non ha mai tenuto nascosto quanto ti amasse.Non lo ha fatto neanche con Rose...neanche quando erano sposati e lui, invece di passare il tempo con sua moglie, si prendeva cura di te e della tua sofferenza. Non ha mai mentito a nessuno, neanche a mia madre, che non approvava il suo comportamento...Edward non si è mai vergognato di essersi innamorato di te, Bella...- i suoi occhi sono dilaniati da un dolore che non riesco a metabolizzare, e un sospiro malinconico abbandona le sue labbra.

Mi sfiora le guance con dolcezza, lambendo delicatamente le piccole gocce di perla che si sono cristallizzate sulla mia pelle adamantina.

Stringo con forza le sua mani fra le mie, e il suo calore sembra imprimersi a fuoco nel mio cuore, trasmettendomi sensazioni estranee, ma al tempo stesso tremendamente familiari. Scuoto il capo con forza.

-E' così cambiato, Emmett...è diventato così impulsivo, quasi violento...spesso ho paura di cosa potrebbe fare se davvero decidessi di abbandonarlo-

-Bella, tu lo hai già abbandonato...perchè non lo capisci?-

Sospiro, abbassando lo sguardo sul lucido lineolum del pavimento, e il mio cuore accelera il suo lento intercedere, rimbombando con forza nella cassa toracica, quando le sue mani calde e confortevoli mi costringono ad alzare il volto verso il suo, per incontrare i suoi occhi scuri e penetranti.

-Io...- prendo fiato, scossa, e un tremore impercettibile si impossessa del mio corpo - Io non l'ho abbandonato davvero, Emmett. Io lo amo ancora, nonostante tutto...- un sorriso amaro fiorisce sulle mie labbra - come non potrei? Come potrei rinnegare il sentimento che mi lega al padre dei miei figli? Edward mi ha aiutata nei momenti più difficili della mia vita, mi ha risollevata quando credevo di non potercela fare...e mi ha amata quando pensavo che nessun altro avrebbe mai più potuto farlo...-

-Non dovresti pensare queste cose, Bella- mi interrompe, e una strana luce si impossessa dei suoi occhi - E' questo ciò che ti ha fatta sprofondare nel baratro, anni fa...ed è questo che ti ha indotta ad allontanarti da Edward...ma lui ti ama, Bella. Ti ama, proprio come tu meriti...perché sei una persona straordinaria...e Edward è stato così fortunato da capirlo in tempo-.

Aggrotto le sopracciglia, perplessa, ma il mio sguardo diviene lucido quando assorbo il reale significato delle sue parole.

Un sospiro rassegnato abbandona le mie labbra - Emmett, ho la sensazione che tu mi abbia confusa con qualcun'altro- fa per parlare, ma io lo interrompo, irritata - Insomma, guardami! Sono una donna così debole...non riesco mai a cavarmela da sola, ad affrontare il dolore con le mie sole forze...ho sempre bisogno di qualcuno che mi sorregga, sempre. Prima Edward, poi Jake, e adesso te...-

-Non tutte le persone nascono per combattere, Isabella- la sua voce è intrisa di livore. Mi sorride, comprensivo - Il mondo è così...ci sono le persone forti, che riescono a rialzarsi senza l'aiuto di nessuno, e poi ci sono coloro che per continuare a vivere hanno bisogno di sentirsi amate e protette...è la vita, Bella. Il forte aiuta il più debole, oppure tenta in tutti i modi di annientarlo. Edward ha scelto di amarti, di rinunciare a tutto, per te...e non gli interessa il giudizio delle altre persone...non gli è mai interessato. Ma adesso i ruoli si sono invertiti- prende fiato, scosso, e una luce sofferente si impossessa del suo sguardo - Lui ha bisogno di te...non dico che devi per forza tornare da lui. Però potresti provare a capire le sue motivazioni, potresti aiutarlo a superare il dolore del tuo abbandono...ti ama tanto, Isabella, e con il tuo silenzio lo stai uccidendo- un sospiro rassegnato abbandona le mie labbra, e il vortice caotico dei miei pensieri si impossessa del mio cuore e della mia anima...poggio il capo sul petto di Emmett, respirando il suo profumo, e uno strano presentimento si impadronisce di me.

-Emmett... - mormoro, esitante, e il silenzio si cristallizza nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti - Tu...come mai tu e Rose vi siete lasciati? Insomma...chi è stato a prendere l'iniziativa?- Si irrigidisce, e un sorriso amaro piega le sue labbra, lo sguardo ardente di malinconia...è senso di colpa ciò che scorgo negli anfratti oscuri dei suoi occhi?

-A volte gli amori finiscono, Isabella...e non c'è un perchè. Semplicemente, accade...è per questo che vorrei che tu tornassi ad amare tuo marito- un impercettibile tremore si impossessa del suo corpo - Il sentimento che vi lega è solido, radicato nelle vostre anime...è molto raro che un uomo ami come Edward ama te, Bella. Potrà sembrare un discorso inutile, ma quando l'uomo si innamora...beh, se è vero amore, niente e nessuno potrà mai oscurarlo...il tempo, la distanza, la solitudine sono sensazioni che serviranno soltanto a rafforzare il sentimento che Edward nutre per te-

Un sorriso tirato sfigura il mio volto, e le mie mani si stringono spasdosicamente alle sue, assuefandosi del calore che la sua pelle adamantina mi trasmette. Appoggio il capo sul suo petto...le sue parole sono servite a schiarirmi le idee. Non potrei mai tornare a vivere con mio marito, ma forse...beh, forse potrei aiutarlo a ricominciare a vivere.

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-Miss Swan?- la voce del mio datore di lavoro mi causa un violento sobbalzo di sorpresa. Sospirando, interrompo lo scorrere frenetico delle mie dita sulla tastiera del pc, incontrando gli occhi chiari e penetranti di Edward Cullen, le labbra piegate in una smorfia risentita. Le mie guance si colorano di un pudico rossore quando noto lo sguardo insistente dell'uomo che lo affianca, innaturalmente statico e fisso sulla mia esile figura: i suoi capelli sono scuri, e contornano un pallido volto dalla bellezza struggente, gli occhi neri e luminosi, un sorriso estasiato piega le sue labbra rosee e carnose. Sussulto, spaventata, quando l'uomo si avvicina, il viso dai lineamenti fini, delicati, illuminato da una luce ardente, che sembra imprimersi a fuoco negli anfratti più oscuri della mia anima.

La voce di Edward mi distoglie dal vortice caotico dei miei pensieri.

-Questo è mio fratello Emmett- mormora, annoiato, per poi continuare - probabilmente lo hai già conosciuto...è venuto molte volte a farmi visita- scuoto il capo, confusa, e sento Emmett ridacchiare, incamminandosi lentamente verso di me. Afferra le mie mani fra le sue, e il calore del suo corpo si dirada come un fuoco immortale sulla mia pelle adamantina, lacerando la mia razionalità.

-Non ti ricordi di me, Bella?- sussurra, sorridente, per poi aggrottare la fronte, intimorito - Posso chiamarti Bella, vero? Isabella è così formale...-

-Emmett!- lo richiama Edward, irritato, e io volto il capo di scatto, scontrandomi con i suoi occhi verdi e luminosi, dilaniati da un bagliore sconosciuto - Siamo qui per parlare di lavoro...non tollero che si conceda una tale confidenza alle mie dipendenti- le sue parole, così cariche di disprezzo e livore, sembrano penetrare con forza il mio petto, e ancora una volta mi chiedo il perchè di tutta questa gratuita crudeltà. Scuoto il capo, e nello sguardo profondo e penetrante di Emmett scorgo una dolcezza sconfinata, che si concentra negli anfratti più oscuri dei suoi occhi, trainata da un bagliore luminoso che mi causa un violento brivido d'eccitazione lungo la spina dorsale.

-Edward- mormora duro, e la sua voce sembra cristallizzarsi nell'aria, carica di tensione e aspettativa - sai che non amo contraddirti, ma detesto il tuo atteggiamento...non mi sembra che Miss Swan meriti una tale dimostrazione di freddezza da parte tua- un violento rossore si impadronisce del mio volto, e Edward stringe i pugni, rilasciando un sospiro esasperato.

-Ve bene, Emmett...fa come vuoi- volta il capo nella mia direzione, e il suo sguardo intenso e penetrante mi destabilizza - Mio fratello teneva molto a conoscere la sua nuova collega- quando nota la sorpresa nel mio sguardo, prosegue - Come già probabilmente sai, Emmett è un noto avvocato di un centro notarile sulla Madison...ha bisogno della nostra consulenza per poter ottenere i diritti sulla sua quota finanziaria dello studio, e ha espressamente richiesto che fossi tu ad assisterlo - scorgo livore nel suo tono concitato, e uno strano presentimento si impossessa del vortice caotico dei miei pensieri, quando assimilo il reale significato delle sue parole.

Emmett trattiene il fiato, imbarazzato - Veramente è stato Edward a parlarmi delle tue straordinarie capacità in ambito lavorativo.-

Abbasso il capo, intimorita - Sarà un piacere assisterla, Signor Cullen- un sussurro strozzato abbandona le mie labbra, e Emmett sorride, lo sguardo illuminato da una luce ardente. Stringe con più forza la mia mano fra le sue, sorridendo soddisfatto.

-Chiamami Emmett, Bella! Beh...allora siamo colleghi?- mormora, estasiato, e io annuisco, sorridendo impercettibilmente.

-Benvenuto ...Emmett!-

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Il trillo stridulo e insistente del campanello interrompe lo scorrere frenetico dei miei ricordi. Scuoto il capo, tentando di scacciare quegli incresciosi pensieri dalla mente, afferrando il piccolo straccio in plexiglas e passandomelo sulle mani. Controllo distrattamente la torta che ho appena infornato...torta al cioccolato, la preferita di Amy. Sorrido, e un sospiro impercettibile abbandona le mie labbra, mentre mi incammino lentamente verso la porta d'entrata, ignorando gli strilli eccitati di mio figlio.

Quando l'uscio si spalanca, infrangendosi con forza contro lo stipite, gli occhi chiari e penetranti di Edward mi trafiggono l'anima. Sorride; un sorriso amaro e malinconico, le labbra piegate in una smorfia rassegnata, il volto pallido, cinereo, profonde occhiaie violacee dilaniano il candore adamantino della sua pelle.

-Ciao, Bella- abbasso il capo, intimidita, invitandolo con un cenno della mano ad accomodarsi. Fra le mani stringe un enorme pacco giallo, e le sue sopracciglia si aggrottano quando nota la sorpresa impressa a fuoco sul mio volto.

Sospira impercettibilmente - Ho portato un regalo per i bambini- stringe la mascella, irritato -spero che non ti dispiaccia-

-Sai che non voglio che li vizi troppo- mormoro in risposta, e lui alza gli occhi al cielo, scocciato.

- Li vedo sempre più raramente...potrò almeno coccolarli un po', ogni tanto?-

-La colpa non è mia, Edward- lo rimbecco, stringendo con forza i pugni - Sai benissimo che per me potresti venire a trovarli in ogni momento della giornata-

-Bella...-

Una voce calda e cristallina interrompe la nostra diatriba.

-Papy!- Amy salterella verso di noi, il visino stravolto dalla felicità, e un sorriso luminoso fiorisce sulle labbra rosee e carnose di Edward. Posa il grande pacco giallo sul lucido lineolum del pavimento, correndo verso Amy e accogliendola fra le sue braccia.

-Amore mio, come stai?- mormora, tremante, e Amy stringe i pugni, lanciandogli uno sguardo imbronciato.

-Male, papà! Perchè non sei più venuto a trovarmi? Perchè?- Edward si passa una mano fra i capelli, imbarazzato, ma Amy continua, con voce acuta e trillante - La mamma ci diceva sempre che venivi presto...e io non vedevo l'ora di farti vedere la mia nuova Barbie! Ma tu non venivi, e Mark faceva i capricci, non voleva mangiare...e la mamma lo sgridava, e poi piangeva...la mamma ha pianto tanto, papà!- Edward volta il capo di scatto, e una scintilla tormentata lacera i suoi occhi chiari e luminosi, le labbra piegate in una smorfia di frustrazione. Avvampo, lanciando un'occhiata ammonitrice a mia figlia, ma i vagiti irritati di Mark mi distolgono dal vortice caotico dei miei pensieri.

Un sorriso tirato abbandona le mie labbra, e con passi lenti e cadenzati mi incammino verso il seggiolone dove il mio bambino batte le manine, le guance rosse e l'espressione indispettita.

-Amore, guarda chi c'è?- mio figlio emette uno strillo eccitato, tendendo le braccia verso il suo papà, e io scuoto il capo, esasperata, avvicinandomi a Edward, che appoggia delicatamente Amy sul divano e rivolge un tiepido sorriso a Mark.

-Come sta il mio campione?- mormora, afferrandolo per la vita e ricoprendo il suo volto di tanti piccoli baci. Sospiro, interrompendo il loro idillio.

-Questa settimana ha avuto la febbre...-

-Perchè non me lo hai detto?-mi interrompe, sorpreso, lanciandomi un'occhiata allarmata. Scuoto il capo, preoccupata.

-Ho provato a chiamarti decine di volte, Edward...perchè non hai mai risposto?-schiude la bocca, sbalordito, e una scintilla consapevole dilania il suo sguardo penetrante.

-Io...beh, ho spento il cellulare e mi sono dimenticato di controllare le chiamate- la vocina stridula di Amy ci riscuote, interrompendo il nostro scambio di battute.

-Papy che cosa mi hai portato?- trilla, battendo le manine, e Edward sorride, avvicinandosi a lei a accarezzandole la testolina.

-Mmm...- si siede sul piccolo divano malandato del soggiorno, stringendo con un braccio la vita di Mark e afferrando la grande busta gialla che giace abbandonata sul lucido lineolum del pavimento, estraendone un imponente scatola colorata.

-Questa è per te...- spalanco gli occhi, scioccata.

-Edward!- lo ammonisco, ma lui mi ignora...il suo cuore sembra nutrirsi della felicità di nostra figlia quando, lo sguardo intriso di letizia, afferra una casa delle bambole identica a quella che ha ricevuto un anno fa per il suo compleanno.

-Si papy si! Mamma non me la voleva comprare...grazie papy!!-un gridolino indispettito abbandona le labbra di Mark quando vede la sorella accingersi a scartare il suo regalo, e Edward ride, accarezzandogli la testolina scura.

-Ce n'è anche per te, campione!- estrae dalla busta una scatola di medie dimensioni, e Mark batte le manine, contento, quando scorge un piccolo computer corredato con simpatici animaletti colorati, e io scuoto il capo, esasperata.

-Non era necessario, Edward- mormoro, indispettita...sa quanto odi che i nostri figli vengano viziati in maniera eccessiva, ed è cosciente del fatto che la loro cameretta sia stracolma di ninnoli simili.

-Amore...- ribatte prontamente ma, resosi conti del reale significato delle sue parole spalanca gli occhi, sconvolto, facendomi dedurre che sia stata la forza dell'abitudine ad indurlo ad apostrofarmi con quell'appellativo.

Scuote il capo con forza, stringendo i pugni, e il mio cuore accelera il suo lento intercedere quando l'eco della sua voce mi penetra la mente.

Amore...stava per chiamarmi amore.

Ma è reale, effettivo il sentimento che ci lega ancora? E' davvero l'amore che ci ha trascinati fin qui?

Lui non ha il diritto di chiamarmi amore...e, dalla sofferenza che scorgo nei suoi occhi, comprendo che anche Edward se n'è ormai reso conto.

-Bella- si corregge a denti stretti, il dolore intriso in ogni sua parola - Non accetti neanche più gli assegni che ti invio ogni mese...lasciami almeno tentare di contribuire alla loro felicità-

Alzo gli occhi al cielo, scocciata...avrei tanto voluto ribattere che la felicità non risiede nel denaro, nei beni materiali, ma dalla serenità di spirito che nel nostro rapporto si è ormai dissolta nel vento, labile ed eterea come una calda giornata di sole.

Eppure...

...eppure il suo sguardo tormentato mi induce a non rispondere alla sua provocazione.

Non qui, non adesso...non di fronte ai nostri figli, che stanno sufficentemente pagando per i nostri errori, e che soffrono per una situazione di cui non hanno alcuna colpa.

-Bene- sospiro, lanciandogli un'occhiata penetrante, e le mie labbra si piegano in un sorriso tirato - Hai fame?- chiedo gentilmente - Ho appena sfornato la torta...-

-To...ta!- il pigolio acuto di Mike mi induce a voltare il capo di scatto. Sorrido, avvicinandomi a lui e afferrandolo per la vita. Il mio pulcino seppellisce il capo fra i miei capelli, posando una mano sul mio petto.

-Anche tu hai fame, vero tesoro?- mormoro dolcemente, e lo sguardo di Edward si illumina di una luce ardente, mentre ci osserva -Allora adesso ne prendiamo una bella fetta e ce la mangiamo tutta, io e te! Che ne dici?- Mark batte le manine, entusiasta, e io mi volto verso Edward, sorridendo lievemente. Lui ricambia,ma il suo sorriso ha qualcosa di strano...sembra malinconico, quasi tormentato.

-E torta sia!-

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-Amy, per l'amor di Dio, stai un po brava!- mia figlia mi sorride, birichina, lanciando un'occhiata amorevole a Edward e spezzettando ancora una volta la sua porzione di torta.

-Tieni papì! Tieni, mangia anche tu!- apre la manina, mostrando a mio marito la poltiglia marrone che ha sbriciolato fra le mani, e Edward ride, accarezzandole i capelli.

-Tesoro, sai che a me non piace il cioccolato...-il suo sguardo, questa volta, è visibilmente intimorito.

Bugiardo! avrei voluto gridargli, ma il sorriso che aleggia sul suo volto mi induce a tacere, limitandomi ad essere spettatrice passiva dell'amore che Edward prova per sua figlia. La prende in braccio, baciandole le guance arrossate e respirando il profumo dei suoi capelli.

Lancio una breve occhiata a Mark, placidamente accasciato fra i soffici cuscini della poltrona del soggiorno, intento a sbattere con forza le manine sulla tastiera del suo nuovo computer, la fronte aggrottata e l'espressione perplessa. Un risolino acuto abbandona le mie labbra, e in quel momento scorgo lo sguardo di Edward posarsi sul mio pallido volto. Arrossisco, facendo un cenno col capo in direzione del mio pulcino, e gli occhi di Edward incontrano quelli di Mark...ma nessun sorriso illumina il suo viso, e le sue labbra si piegano in una smorfia tirata.

Inarco un sopracciglio, incuriosita...ma la curiosità diviene subito tristezza quando scorgo nel suo volto il dolore che deve provocargli la mia presenza...è forse questo il motivo per cui non sei felice, Edward?Vorresti stare in compagnia dei tuoi figli senza condividere la tua esperienza di padre con me?

Il silenzio si dirada nell'aria, carica di tensione e aspettativa, lacerato dall'insistente scalciare di Amy, che si dibatte per scendere dalle gambe del padre.

-Voglio andare a giocare con le bamboe!- Edward sorride, baciandole il capo e allontanandosi da lei, e Amy si allontana, sgambettando verso la sua cameretta, dove mi ero in precedenza premurata di deporre i regali che suo padre le aveva portato.

Un tremolio improvviso si impossessa del mio corpo quando mi rendo davvero conto che, per la prima volta dopo settimane, io e lui ci troviamo soli, e che il suo comportamento, temprato dalla presenza dei bambini, potrebbe tramutarsi in odio e disprezzo, esattamente come in quella sera lontana in cui aveva così violentemente fatto irruzione in casa mia.

-Beh...- cerco di lenire la tensione che è scesa fra di noi - Come...come hai passato queste settimane?- Edward stringe i pugni, e un bagliore improvviso si impossessa dei suoi occhi.

Furia.

Passione.

Tormento.

E lacerante disperazione, che si insinua nel suo corpo e corrode la sua anima, distruggendo ogni bagliore della sua sopita razionalità.

-Risparmiati queste inutili domande, Isabella...sai benissimo come ho passato il mio tempo in questi giorni- sputa con rabbia, e io sussulto,spaventata. Mi alzo di scatto dal piccolo tavolo in noce della cucina, dandogli le spalle e afferrando lo strofinaccio dei piatti. Apro l'acqua, cospargendo di sapone le stoviglie che giaciono sul fondo del lavello...non voglio affrontare un altro litigio, perchè so che non riuscirei a resistere ancora una volta alla sua sofferenza.

Ma le sue braccia,così calde, familiari, che si serrano all'improvviso intorno alla mia vita, mi immobilizzano, e il suo respiro dolce e fruttato mi sconvolge l'anima, costringendomi a socchiudere gli occhi.

- Sai benissimo che ho passato le notti a pensarti...- un sussurro suadente mi penetra la mente, e un brivido d'eccitazione si impossessa del mio corpo quando mi volta di scatto nella sua direzione, trafiggendomi con i suoi occhi scuri e penetranti.

- Edward...-

-Sai benissimo che i miei giorni sono scanditi dall'assurda speranza che tu decida di tornare da me- dolore, è ciò che scorgo nel suo tono...dolore acuto, travolgente, che lacera l'anima e sconvolge ogni fibra del mio essere.

-Edward...- lo prego ancora, sperando che la mia supplica venga accolta, ma lui continua, con voce tormentata.

-E sai benissimo che continuare a vivere in quella casa è straziante...- il suo sguardo diviene lucido di lacrime represse - Tutto, in quella maledetta casa, mi ricorda te...mi ricorda noi. Ogni singolo oggetto, ogni foto, persino l'aria che respiro è diventata insopportabile, per me.-prende la mia mano sinistra fra le sue, e soltanto in quel momento mi accorgo che le sue dita sono fasciate, e che profondi tagli sfregiano la sua pelle adamantina. Gli occhi mi si riempono di lacrime, piccole perle d'acqua salata che lottano per esternare l'agonia che sento imperversare nel mio cuore.

-Che cos'hai fatto, Edward? Come ti sei ridotto?- lui non sembra prestare attenzione alle mie parole; il suo sguardo è incatenato al mio; cielo e terra, notte e giorno, fuoco e ghiaccio si fondono in un unico elemento, e le sue labbra calde e familiari si posano sulla mia mano sinistra, lambendo delicatamente il mio anulare.

-Tu...tu hai tolto il nostro anello, Isabella. Perchè lo hai fatto? Io non ne ho avuto il coraggio...come potrei farlo? Sarebbe come uccidere una parte di me stesso...sarebbe come morire, come smettere di respirare- le sue mani si ancorano alle mie spalle, il volto immerso nei miei capelli, e le sue labbra accarezzano dolcemente il mio capo, sconvolgendomi il cuore.

-Quando te l'ho dato ti ho giurato amore eterno, Isabella...e nello stesso istante in cui accettasti di sposarmi credetti di impazzire dalla felicità.- Mi prende il volto fra le mani, e il calore del suo corpo si sprigiona sulla mia pelle adamantina -Io mantengo sempre le mie promesse...sempre. Non posso più vivere senza di te-calde gocce di perle salate sfiorano il mio volto, memori del dolore che mi sta divorando dentro.

E in quel momento chiudo gli occhi, donandogli il conforto del calore del mio corpo stretto al suo...un istante, il lento intercedere del ritmo cadenzato del mio cuore, e quell'abbraccio svanirà ancora una volta, costringendoci a tornare alla vita reale...

...ma il nostro amore è finito per sempre, e nulla potrà mai più regalarci quegli attimi di felicità che in passato non abbiamo saputo assaporare abbastanza.

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-Desidera?- una vocina stridula e insistente mi penetra la mente con violenza, costringendomi a voltare il capo di scatto. Sospiro, lanciando un'occhiata intimorita alla donna che si erge dinnanzi ai miei occhi: il volto dai lineamenti fini, delicati, sfigurato in una smorfia d'apprensione, dolci onde ramate le ricadono lungo le esili spalle, gli occhi azzurri e penetranti innaturalmente statici e fissi su un piccolo organizer che stringe fra le mani.

-Vorrei vedere Mr. King, per favore- un suo sopracciglio svetta verso l'alto, e il suo sguardo ricade sui boccoli scuri che contornano il mio volto, per poi spostarsi sulla mia esile figura.

-Chi devo annunciare?- sussurra, e io sorrido...un sorriso nervoso, perchè ciò che sto per fare potrebbe irreversibilmente cambiare la mia vita, distruggendo il già precario equilibrio che ho così tanto faticato a costruirmi.

-Louisa...sono Louisa Strakelbold-
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Questa volta l'Oscar lo merito per davvero! Non perchè il capitolo sia chissà che capolavoro,è inteso, ma per il semplice motivo che...udite udite...non sono in ritardo!Credevate fossi un miraggio, nevvero? Hihihi, e invece vi beccate un altro papiro da leggere! Per di più, questo capitoletto, con tutte le sue imperfezioni, mi è uscito di getto, fluididamente, senza interruzioni, blocchi o problemi vari: vi assicuro che è rarissimo, per me...non mi capitava di scrivere un capitolo di fila e così istintivamente dai lontani tempi di "Salvami"!!Chissà, forse è il periodo che mi ispira...quando sono felice scrivo con molto più entusiasmo!Che poi le mie ff siano drammatiche è tutta un altra storia: è lo stampo elisiano che me lo impone...sarà un fattore congenito? Spero proprio di no! Capitolo che nasconde molte verità...celate, velate dal consueto dolore dei protagonisti, ma che si può scorgere dopo un attento esame! Occhio alle parole di Emmett...sono anche loro importanti per la storia!Passando ad altro: non ho ancora risposto ai vostri meravigliosi commenti...entro domani lo farò, promesso!Ringrazio anche le new entries che nello scorso capitolo sono state così carine da lasciarmi una recensione: i missing moment sono in agguato, e potrebbero arrivarvi quando meno ve lo aspettate... *risata perfida*. Chiedo anche venia per eventuali errori di sintassi, ma volevo postare subito, dato che per questa settimana non scriverò più nulla, e non ho avuto tempo di  inviare il capitolo alla mia beta. Un bacio,E.

 

 



 
Cc

 

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Capitolo 11
*** BASIC INSTINCT ***


PAROLE D'AMORE
              CAPITOLO 11
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Quando il volto pallido e smunto di Mr.King si insinuò con forza nel vortice caotico dei miei pensieri, improvvisamente mi fu tutto più chiaro.

Come in un flashback, un oceano di ricordi tormentati subissò la mia mente, trascinandomi in un limbo che si ergeva solidale in un passato ormai lontano e irraggiungibile, ma che sembrava ormai esser divenuto il mio peggiore dei persecutori.

E la voce di Edward, dolce, intrisa d'amore e devozione, sconvolse ogni recesso di me stessa, riportandomi indietro nel tempo, in quei giorni lontani in cui credevo che il sentimento che nutriva nei miei confronti fosse solido e sincero, destinato a giacere nelle nostre anime per il resto dell'eternità.

Amore...hai bisogno di aiuto.

Ti sentirai meglio, Bella...lui può aiutarti a ricominciare a vivere.

-Miss Strakelbold, giusto?- la voce roca e sgraziata di Royce King mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri, causandomi un violento sobbalzo d'inquietudine. Annuii, mordendomi con forza il labbro inferiore: non riuscivo ancora a comprendere il motivo per cui Esme mi avesse suggerito di non rivelare il mio vero nome all'uomo che si stagliava dinnanzi ai miei occhi, e nel lampo di confusione che colsi nel suo sguardo luminoso intuii che egli non ricordava chi davvero io fossi.

Mr. King sorrise, e i suoi occhi si soffermarono con parsimonia sui profondi solchi che contornavano le mie guance. Aggrottò la fronte, perplesso.

-Non c'è bisogno che si agiti, signorina...- afferrò con lentezza un piccolo plico di fogli, sfogliandoli freneticamente, per poi continuare - Io sono qui per aiutarla...oh, che sciocco! Non mi sono ancora presentato: io sono il Dottor King...ma può chiamarmi Royce-

Com'è possibile che non riesca a ricordarsi di me?, pensai, crucciata, lanciandogli un'occhiata intensa e penetrante...Come può non rammentare il giorno di sette anni prima, in cui varcai per la prima volta questa soglia?

Scossi il capo, tramortita, osservando circospetta il tiepido sorriso che aleggiava sul suo volto...sette anni prima, mio marito, constatando che la sofferenza per l'abbandono di Jacob non era ancora scomparsa dal mio animo, sfociando spesso in veri e propri attacchi di panico, mi aveva consigliato di rivolgermi ad uno specialista...e aveva ingaggiato il miglior psicoterapeuta di Seattle per potermi aiutare a superare i fantasmi del passato, accompagnandomi lui stesso nell'ufficio di Mr.Royce King. Avevo presenziato a poche sedute, spaventata dall'aurea sinistra che aleggiava intorno alla sua figura, per poi convincere Edward che no, non avevo bisogno dell'aiuto di un professionista...era soltanto del suo amore che il mio cuore necessitava per guarire dalle ferite che Jacob Black mi aveva così crudelmente inferto.

-Signorina Strakelbold...so che probabilmente non si sente a suo agio nel dover confidare i suoi problemi ad uno sconosciuto- ridacchiò, tentando inutilmente di stemperare la tensione - ma mi creda, se le dico che in questo caso sono i pareri obbiettivi che aiutano il paziente a cercare, almeno in parte, di risolvere i propri problemi- si passò una mano fra i capelli, e io sospirai, scossa - Beh...l'occhio clinico in alcuni frangenti è necessario per analizz...- un rumore stridulo e insistente interruppe il suo sproloquio e, con uno scatto secco ed improvviso, Mr.King afferrò il piccolo cellulare placidamente poggiato sull'imponente scrivania in mogano del suo ufficio.

-Si?- mormorò, seccato, e un sorriso entusiasta abbandonò le mie labbra quando l'uomo sbuffò, giocherellando nervosamente con un vistoso fermacarte, per poi sbottare, irritato - Non possono aspettare, Tanya?- sbraitò, lanciandomi un'occhiata mortificata. Scosse il capo, stringendo i pugni con forza - Arrivo subito, non preoccuparti- cliccò il tasto d'accensione, appoggiando il cellulare su un plico di fogli bianchi e rivolgendomi un sorriso intimidito.

-Mi scusi, Miss Louisa, ma la mia segretaria mi ha appena avvertito che un cliente ha urgentemente bisogno di esser consultato...ma non ci metterò più di venti minuti- asserì , la voce intrisa di livore - Potrebbe aspettarmi qui?- sussurrò, e sentii distrattamente il lento intercedere del mio cuore accelerare, rimbombando con forza nella cassa toracica quando, dopo aver scorto il mio cenno d'assenso, l'uomo si incamminò velocemente verso la porta d'uscita, chiudendosela alle spalle.

In quel momento decisi che era venuto il momento di prendere in mano le redini mia vita.

Con uno scatto secco mi alzai, intimorita, avviandomi verso gli spalti frontali della scrivania. Iniziai a socchiudere i piccoli cassetti in faggio, trafficando freneticamente con le miriadi di scartoffie che giacevano al suo interno, per poi spostare la mia attenzione ad un imponente armadio in linex adossato alla parete laterale dello studio. Un sorriso trionfante fiorì sulle mie labbra quando notai che ogni armadietto era contrassegnato da una lettera dell'alfabeto: evidentemente, quello era il luogo dove Mr.King riponeva le cartelle cliniche dei suoi pazienti...i miei occhi furono attirati come una calamita dalla lettera H e, con un sospiro di sollievo notai che le porte della spliga non erano chiuse a chiave.

Iniziai a sfogliare freneticamente tutti i fascicoli, lanciando occhiate impazienti all'orologio che portavo al polso, finchè un nome familiare attirò la mia attenzione:

Rosalie Lilian Hale, 20 Maggio 2008-14 aprile 2009

Un esclamazione di sollievo abbandonò le mie labbra: Esme non mi aveva ingannata...non questa volta. E forse, quella era la strada giusta per poter scoprire qualcosa sul passato della donna che aveva rovinato la mia vita.

Come attratta da una forza invisibile, mi precipitai dinnanzi all'imponente scrivania in faggio, afferrando la mia borsa e il mio cappotto, incamminandomi velocemente verso la porta d'uscita dello studio e stringendo spasdosicamente il piccolo plico di fogli fra le braccia.

E in quel momento un sorriso vittorioso sfigurò il mio pallido volto: finalmente avrei potuto scoprire cosa si nascondeva dietro le torride azioni di Rosalie Hale.

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-Il bilancio trimestrale delle quote d'azione della Brilmax Freed ha subito un netto calo dovuto alla scissione dei principali affiliati...-

Sospirai, irritata, pigiando con uno scatto secco l'interruttore d'accensione dell'autoradio, e finalmente nell'abitacolo del mio Pick-Up regnò il silenzio. Lanciai un'occhiata tramortita alla lunga fila di automobili che si stagliavano lungo la statale, sbuffando rumorosamente: mi ero imbattuta nell'orario in cui il traffico nel centro città diveniva davvero estenuante. Un rumore stridulo e insistente interruppe il vortice caotico dei miei pensieri, e con impazienza afferrai il piccolo cellulare che giaceva abbandonato sul cruscotto, premendo il tasto d'avvio, mentre una strana ansia sembrava impossessarsi del mio cuore e della mia razionalità, scacciata all'improvviso dalla consapevolezza che ai miei bambini non poteva esser successo nulla, dato che li avevo temporaneamente affidati a mia madre, che si era offerta di tenergli compagnia fino a domattina.

-Pronto?- mormorai, esitante, e un silenzio straziante mi perforò la mente, lacerato all'improvviso dalla voce allarmata di Emmett.

-Bella...- sussurrò, tramortito, e un impercettibile tremore sconvolse il mio corpo, quando scorsi la paura incrinare il suo tono suadente.

-Emmett, che succede?- lo rimbeccai, stranita, e sentii un sospiro sconsolato abbandonare le sue labbra.

-Bella, devi venire subito- continuò, e io sussultai, spaurita, mentre il vortice dei miei pensieri confusi riecheggiava nella mia mente, lacerando la mia razionalità.

-I bambini stanno bene?- pigolai, lanciando un'occhiata impaziente alla lunga coda d' auto che mi precedeva. Quando Emmett non rispose, trattenni il fiato, sconvolta.

-Emmett, vuoi dirmi che diavolo succede?! I miei figli...-

-Non si tratta dei bambini, Bella-

-E allora dimmi cosa c'è!- insistetti, irritata,e la sua voce, quando parlò, sembrò gettarmi in un limbo di disperazione da cui difficilmente sarei potuta risalire

-Edward...-

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Mi incamminai velocemente verso le lucide porte d'entrata del "T.C. General Ospital" scansando bruscamente la nutrita folla che si ammassava dinnanzi alla reception, dove una donna dai capelli scuri sfogliava freneticamente un imponente registro intarsiato in pelle.

-Mi scusi- mormorai, lanciandole un'occhiata impaziente, e lei alzò lo sguardo, sorpresa. Le sue labbra si piegarono in un sorriso accondiscendente.

-Dica pure- replicò, cordiale, e io sospirai, giocherellando nervosamente con la cinghia della mia borsa.

-Ho bisogno di vedere mio marito, Edward Cullen...dovrebbe essere stato ricoverato qui- pronunciai ansiosa, e il suo sorriso divenne teso.

-Controllo subito-

Attesi impazientemente che il database del suo computer le fornisse i dati necessari, il cuore accelerato dalla paura, finché la donna alzò lo sguardo, sorridendomi rassicurante.

-Non si preoccupi, non è nulla di grave...-

-Cosa gli è successo?- mormorai, e lei sospirò.

-Beh...c'è stato un incidente d'auto, a quanto ci hanno raccontato i paramedici...sulla cartella di suo marito non compare nulla di grave, se non delle lievi escoriazioni e una ferita superficiale sulla fronte-

-Dove posso trovarlo?- incalzai, sospirando di sollievo...il pensiero che Edward stesse bene agiva come un balsamo lenitivo sulla paura che mi aveva attanagliato l'anima fino a quel momento.

-Al pronto soccorso...primo piano, sezione C- mi rispose, e con un cenno del capo la ringraziai, avviandomi velocemente verso gli spalti laterali dell'edificio.

Quando giunsi di fronte all'entrata del pronto soccorso, un odore forte e pungente mi penetrò le narici. Piccole tendine color pastello dividevano l'infinita fila di letti che si ergevano lungo il perimetro, le pareti erano spoglie, dipinte di un pudico candore, il lucido lineolum del pavimento oscurato dai segni del tempo. Mi passai una mano fra i capelli, scossa, dirigendomi verso la sezione indicatami dall'infermiera, ma all'improvviso un braccio forte e sconosciuto mi afferrò violentemente per le spalle, costringendomi a voltare il capo di scatto. E in quel momento successe.

Due occhi chiari e  cristallini, profondi come l'oceano, luminosi come una calda giornata di sole si scontrarono violentemente con i miei, spalancati dall'angoscia.

-Dove credi di andare?- mormorò Rosalie, inviperita, e io sussultai quando scorsi il livore intriso nel suo tono.

-Cosa...cosa ci fai tu qui?- sussurrai, e lei sorrise; un sorriso acido e sarcastico, che sembrò ottenebrare il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile.

-Forse sono io che dovrei farti questa domanda, non credi? D'altronde adesso è con me che sta Edward...-

Una risata cristallina proruppe dalle mie labbra. Le lanciai uno sguardo derisorio, passandomi una mano fra i capelli, sinceramente divertita dalle sue parole.

-Rosalie, lascia che te lo dica: credo che tu ormai viva in un mondo tutto tuo, dove realtà e fantasia si confondono...Edward non sta con te, non più- i miei occhi si accesero di una determinazione nuova e sconosciuta - Sono io, adesso, sua moglie...-

-Ancora per poco, Isabella- sputò con rabbia, stringendo i pugni - Presto Edward firmerà le carte del divorzio e...-

-Lo stesso Edward che, quando ho chiesto la separazione, è venuto ad implorarmi di tornare da lui?- la interruppi ancora, sorridendo melliflua, e una scintilla di rabbia divampò nei suoi occhi luminosi.

-Resta il fatto che adesso non puoi entrare!- ribattè, infervorata - Ci sono io con lui, tu non centri nulla!- e in quel momento la stessa furia che avevo scorto nel suo sguardo si impossessò della mia anima...come si permetteva di dirmi cosa potevo o non potevo fare?

Lei non era nessuno, se non l'ombra di un passato che era tornato a tormentare la mia vita, e quella di mio marito...ma adesso non le avrei dato la soddisfazione di vedermi soccombere ai suoi subdoli scopi.

Mi scostai da lei, disgustata, avvicinando il mio volto al suo e soffiando, con voce gelida e tagliente- Stammi bene a sentire, Rosalie Hale: mio marito sta male, e ha bisogno di me...soltanto di me. Tu non sei nulla, per noi, e non ti permetterò di interferire ancora nella mia vita. No!- la interruppi, quando vidi che stava per parlare, e i suoi occhi divennero vitrei - Tu prova anche soltanto a varcare queste porte, prova ad avvicinarti a lui, e non soltanto chiamo la sicurezza, dato che tu non hai nessun diritto su Edward, ma ti farò scontare ogni singola cattiveria che hai attuato nei miei confronti- il suo sguardo divenne vitreo; il mio, intriso di furia. La strattonai leggermente, irritata - E adesso vattene...sparisci dalle nostre vite, Rosalie!-

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- Edward!- mormorai, tramortita, quando scorsi il corpo di mio marito placidamente accasciato su un piccolo lettino del pronto soccorso. Edward alzò lo sguardo, sbalordito, e una gioia profonda illuminò i suoi occhi chiari e penetranti quando scorse la mia esile figura avvicinarsi lentamente a lui.

Pallide lacrime lottarono per traboccare dal mio sguardo quando vidi il suo volto sfregiato da un profondo taglio sulla guancia sinistra, un livido violaceo a contornare la sua fronte, lo sguardo sofferente intriso di un livore sconosciuto, destabilizzante.

-Bella...-

-Mio dio...- sussurrai, spaventata, avvicinando una mia mano alle sue guance e lambendo delicatamente la sua pelle adamantina.

-Sei qui...- continuò incredulo, e io sorrisi, baciandogli la fronte e respirando il suo profumo familiare.

-Cosa è successo?- chiesi, ansiosa, e le sue labbra rilasciarono un sospiro esasperato.

-Nulla di che...-mormorò, laconico, tentando di alzarsi, ma io posai una mano sul suo petto, lanciandogli un'occhiata di rimprovero.

-Non ti muovere! Cosa diavolo...- alzai gli occhi al cielo, celando le piccole gocce di perla che lottavano per traboccare dal mio sguardo - Possibile che queste cose debbano accadere sempre a te, Edward? Dio, mi hai fatto prendere un colpo!Io non sapevo cosa...io...-

-Bella, è stato solo un incidente d'auto- protestò con vigore, ma nel suo tono scorsi un velo di acuta felicità - Mi ero distratto un attimo e...-

-E cosa?- urlai, irritata - Cosa diavolo ti salta in mente, Edward? Santo cielo, non hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere! Come...-

-Si può?- ci interruppe una voce calda e cristallina, e io voltai il capo di scatto, incontrando un paio d'occhi scuri innaturalmente statici e fissi sulla mia esile figura. Sospirai, lanciando un'occhiataccia a Edward e stringendo con forza le mie mani fra le sue...lui ricambiò il mio gesto con vigore, e il suo sguardo si riempì di una gioia destabilizzate quando scorse la malcelata preoccupazione impressa a fuoco sul mio pallido volto.

...credevi che di te non mi importasse più nulla, Edward? Che l'uomo della mia vita, colui che avrei amato per il resto dei miei giorni, non potesse scaturire più alcun interesse in me?

Scossi il capo, scacciando quei pensieri tormentati dalla mente.

-Si, certo- sussurrai, e l'uomo si avvicinò,sorridente, squadrando minuziosamente il volto livido di Edward.

-Mmm...lei è?- mi lanciò un'occhiata penetrante, e io presi fiato, scossa.

-Isabella Swan...sono sua moglie- pronunciare quelle parole mi costò non poca fatica, ma in quel momento sentivo che nulla avrebbe potuto allontanarmi da Edward: problemi, incomprensioni, dolori e sofferenze erano state rimosse dalla mia mente nello stesso istante in cui avevo scoperto che Edward si era ferito.

-Bene- annuì, porgendomi la mano, che strinsi delicatamente - Io sono il Dottor Janikson...ho visitato suo marito un paio d'ore fa, e non ho riscontrato gravi problemi a livello fisico in seguito al suo incidente- un sospiro di sollievo abbandonò le mie labbra, ma lui continuò - Tuttavia, il signor Cullen potrebbe avere delle difficoltà di coordinazione legate alle ecchimosi presenti sul suo volto...nausea, vertigini,spossamenti...-

-Non si preoccupi- risposi, piccata - Ci sono io con lui-

In quel momento sentii gli occhi di Edward posarsi insistenemente sul mio profilo, ma non ci badai. Il dottore sorrise, porgendomi un plico in carta e una penna.

-Allora, dovrebbe firmare per la sua dimissione-

-Posso tornare a casa?- sussurrò Edward, ansioso, e l'uomo annuì. Dopo aver firmato le carte si congedò, lasciandoci soli, e io mi voltai verso mio marito, lanciandogli un'occhiata esasperata.

-Sai che cosa mi hai fatto passare in queste ore, Edward?- sbottai, e lui sorrise.

-Allora un po' ci tieni a me...- i miei occhi si riempirono di tenerezza...dov'era finito l'uomo forte e determinato di cui mi ero innamorata? Al suo posto c'era una creatura sola, insicura, bisognosa d'affetto...

...come ti ho ridotto, amore mio?

Mi chinai verso il suo volto, accarezzando dolcemente una sua guancia, e il suo sguardo sembrò ardere di un fuoco immortale quando appoggiai la fronte sulla sua, respirando il suo profumo.

-Io non potrò mai dimenticarmi di te, Edward. Mai-

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-Accomodati pure- mormorai, ansiosa, accennando al divano malandato che si stagliava al centro del piccolo soggiorno del mio appartamento.

-Dove sono i bambini?- sussurrò Edward, e io ridacchiai.

- I tuoi figli sono dei gran golosoni...adorano le torte di nonna Swan, così ho deciso di lasciarli dormire da mia madre, per questa notte- annuì, accomodandosi con grazia sulla poltrona e gettando il capo all'indietro, esausto.

-Hai fame?- gli sfiorai la fronte con una carezza, e lui sorrise.

-Amo tutto questo- ridacchiò, e io sbuffai, irritata.

-Edward-pronunciai seriamente - non c'è nulla di cui scherzare...hai idea di cosa sarebbe potuto esserti accaduto?-

Lui aprì gli occhi, fulminandomi con il verde smeraldino del suo sguardo.

-Sai che non era questo che intendevo, Isabella...perchè devi sempre complicare le cose?- mormorò, e io scossi il capo, avvicinandomi a lui e sedendomi al suo fianco.

-Hai fame, Edward?- ripetei, ansiosa, e lui mi lanciò un'occhiata intensa e penetrante.

-Non hai risposto alla mia domanda- affermò convinto, stringendo le sue mani fra le mie.

-Non c'è nulla con cui  io possa ribattere, Edward...sono solo preoccupata per te-

-Perchè?- incalzò, deciso, e io avvampai, abbassando lo sguardo.

-Lo sai il perchè, non c'è bisogno di...-

-No che non lo so!- mi interruppe, infervorandosi e afferrandomi per la vita, costringendo il mio volto ad accostarsi al suo.

-Cosa dovrei sapere? Sparisci dalla mia vita all'improvviso, sostenendo di non amarmi più...quando ti parlo, mi eviti, quando ti sfioro- posò una mano sulle mie guance, lambendo delicatamente la mia pelle adamantina. Prese fiato, scosso - ti allontani, e quando ti imploro di tornare da me mi deridi...mi hai portato via l'amore della mia vita, i miei figli, la mia famiglia...ti sei impossessata della mia anima, e poi l'hai ridotta a brandelli. Mi hai tolto il sonno, il desiderio di svegliarmi la mattina, di continuare ad andare avanti...hai rubato i miei pensieri più nascosti...eri tu la padrona della mia esistenza, Isabella. E adesso scorgo paura nei tuoi occhi...perchè hai paura di me?- pallide lacrime sgorgarono dal mio sguardo, quando le sue parole, intrise di dolore e sofferenza, penetrarono con violenza la mia mente, e in un attimo di folle e sconcertante lucidità, un sussurro tormentato abbandonò le mie labbra, diradandosi nell'aria.

-Io...io non ho paura di te- pronunciai a fatica, e lui mi strinse con più forza per la vita.

-E allora di cos' hai paura?- alitò sulle mie labbra, guardandomi intensamente, e io singhiozzai.

-Ho paura di lasciarmi andare...di tornare a fidarmi di te- fece per ribattere, ma io continuai - E...e ho paura di soffrire, quando anche tu smetterai di amarmi.-

-Io non smetterò mai di amarti, Isabella...non potrei mai farlo. Sarebbe come uccidere me stesso, come rifiutare il mio passato, il mio presente, il mio futuro. Non ho mai smesso neanche per un secondo di pensare a te, di pregare che tu decida di tornare ad essere mia...perchè tu sei mia, Bella. Che tu lo voglia o no, noi abbiamo condiviso qualcosa che legherà per sempre le nostre vite, e io...- le sue labbra calde e familiari si posarono su una mia guancia, riempendo il mio volto di tanti piccoli baci. Fremetti, e la sua stretta divenne più sicura - Io sarò sempre tuo...tutto, di me ti appartiene- il suo sapore invase il mio palato quando la sua bocca rosea e carnosa si posò sulla mia, e le mani di Edward si ancorarono alle mie spalle, costringendomi a soccombere alla passione che sembrava aver violentemente attanagliato la sua anima.

-Dimmi che sei mia...dimmi che lo sei sempre stata. Ne ho bisogno, Isabella. Ho bisogno di te- e in quel momento successe. Il raziocinio fu ottenebrato dalla sconvolgente libidine che scorgevo in ogni suo gesto, in ogni sua carezza. Cuore e anima si concentrarono sulla dolcezza del suo tocco, e l'amore che in quei lunghi mesi avevo così crudelmente represso si sprigionò nel mio corpo, travolgendo ogni recesso di me stessa. Aprii gli occhi,trovando il volto di Edward a pochi centimetri dal mio e la mia voce, quando parlai, risuonò nell'assordante silenzio che si era cristallizzato nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti.

-Amami, Edward-
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Questa volta a Rosalie un bel calcio virtuale nel sedere Bella glie lo doveva proprio dare, non credete? Ha tirato fuori anche lei le unghie! Per il resto...non comment! Hihihi, lo scoprirete nel prossimo capitolo.Se credete che i loro problemi personali siano finiti...avete fatto una grossa gaffe!;) Chi ha recensito lo scorso capitolo ha ricevuto un missing moment su Emmett...beh, se non vi è arrivato basta avvisarmi, e provvederò subito a mandarvelo via mail!Alle recensioni risponderò entro la settimana prossima! Un bacio,E.

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Capitolo 12
*** LUCI E OMBRE ***


PAROLE D'AMORE
               CAPITOLO 12
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La luce pensa di viaggiare più veloce di qualsiasi altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto la luce viaggi veloce, quando arriverà, scoprirà che il buio è arrivato prima, ed è lì ad aspettarla

- Terry Pratchett
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-Sei diventata la mia eterna ossessione- un sussurro sensuale si dirada nell'aria, lacerando il silenzio ormai sceso sulle nostre anime.

Labbra dolci, calde, passionali, che si insinuano in ogni fibra del mio essere , piegando crudelmente la mia volontà al loro passaggio. Lambiscono il mio pallido volto, tracciando ardenti scie infuocate sulla mia pelle adamantina, corrodendo ogni spiraglio della mia razionalità.

-Sei l'unica che mi fa impazzire...- gemo, quando i suoi baci divengono più intensi; un fuoco immortale sembra impossessarsi del mio cuore quando le braccia forti e protettive di Edward si ancorano impetuosamente alla mia vita.

-Sei necessaria come l'aria che respiro...-accarezzo i suoi capelli, inclinando il capo all'indietro, e la sua bocca sfiora il mio collo, risalendo lentamente sul mio viso.

I suoi occhi si incendiano di libidine quando le mie mani si concentrano sulle asole della sua camicia, slacciandole con impeto, e un ansito eccitato abbandona le sue labbra nel momento in cui la mia bocca si accosta al suo torace, lambendo ogni centimetro della sua pelle adamantina.

-E forse anche di più- mi solleva delicatamente, accogliendomi fra le sue braccia calde e protettive, e i suoi occhi chiari e luminosi si scontrano violentemente con i miei; cielo e terra, fuoco e ghiaccio, luce e oscurità si mescolano e danzano impetuosamente nel vortice della passione di cui ormai entrambi siamo divenuti succubi.

Con un leggero strattone mi getta delicatamente sul letto della mia stanza, chinandosi su di me e intrecciando le nostre gambe nude; le sue mani esplorano il mio corpo, donandomi sensazioni nuove e familiari a un tempo, stordendo la mia mente e lacerando ogni fibra del mio essere.

-Sei sempre stata mia...nessun altro può averti,perchè nessun'altra donna potrà mai avere me. Tutto ciò che sono ti appartiene: presente, passato e futuro- slaccia con lentezza il mio reggiseno, e le mie gote avvampano quando il suo sguardo ardente si concentra sui luoghi più remoti del mio corpo. Tento di coprirmi il petto con le braccia,intimorita, ma lui me lo impedisce.

-Amo tutto di te, Isabella...ogni pregio, ogni difetto, luci e ombre, gioia e dolore...sei tutta la mia vita.Sono parte di te- ansimo, estasiata, quando un suo dito si insinua nella mia intimità.

Edward sorride ,e con uno scatto improvviso, le mie braccia si aggrappano alle sue spalle. Mi bacia i capelli, stringendomi con forza per la vita, e le sue labbra scendono sulle le mie guance, per poi sfiorare in una carezza delicata le mie labbra.

-Edward...-

-Godi, amore mio...godi per me. Soltanto per me- e la passione travolge ogni fibra del mio essere, trascinandomi nei luoghi più remoti del piacere più assoluto; i nostri ansimi si spandono nell'aria, suggellando la nostra tacita unione...corpo e anima che danzando in sincrono, si perdono negli anfratti lussuriosi dei nostri cuori, preludio di un sentimento che credevo ormai sopito in un passato lontano e irraggiungibile, ma che è tornato, più impetuoso e violento di prima, a travolgere le nostre esistenze.

E nulla, sarà mai più come prima.

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Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferisce violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo. Sospiro, passandomi una mano fra i capelli e sollevando leggermente il capo; un calore sconosciuto sembra avvolgere il mio corpo in una morsa protettiva, e all'improvviso immagini sfocate e apparentemente irraggiungibili si impossessano della mia mente, lacerando la mia razionalità.

-Buongiorno- una voce dolce e cristallina mi riscuote dal vortice caotico dei miei pensieri; alzo lo sguardo, sorpresa, scontrandomi con due occhi chiari e luminosi, profondi come gli abissi più oscuri dell'oceano, che in quel momento sembrano storditi dalla felicità. Le braccia calde e delicate di Edward avvolgono le mie spalle, il mio volto è placidamente appoggiato sul suo petto, le nostre gambe dolcemente intrecciate...persino i nostri cuori sembrano danzare in sincrono, scandendo il lento intercedere dei loro ritmi cadenzati.

Un pudico rossore si impossessa delle mie gote quando il ricordo della notte scorsa travolge i miei pensieri, e un sospiro estasiato abbandona le labbra di Edward, piegate in un sorriso luminoso.

Mi accarezza una guancia, lambendo delicatamente la mia pelle adamantina, e io mi stringo con maggior vigore al suo petto, respirando con forza il suo profumo.

-Sei meravigliosa quando arrossisci...-alzo lo sguardo, sorpresa, e lui sorride, giocherellando con una ciocca dei miei capelli scuri - Mi è mancato tutto questo- ammette in un sussurro concitato, e io sospiro.

-Anche a me...- le sue braccia mi stringono con impeto, e la sua bocca si accosta alla mia fronte, sfiorandola in una carezza impercettibile.

-E questa notte è stato...non c'è neanche un modo per definire quello che ho provato, Isabella.Erano mesi che sognavo di poterti stringere ancora fra le braccia...-

- Puoi farlo quando vuoi- sussurro, alzando il capo e lambendo le sue labbra con le mie. Sorride, il viso stravolto dalla gioia, la voce tremante d'emozione.

-Giurami che non mi lascerai più- i miei occhi si riempono di lacrime; nonostante ciò che è successo questa notte, non sono ancora sicura che il nostro rapporto possa esser ricostruito così facilmente. E' stato facile abbandonarsi alla passione che avevo così a lungo represso, ma altre difficoltà incombono incessantemente sulle nostre vite, e non sono certa che il nostro amore sia sufficiente per porre rimedio agli errori che entrambi abbiamo commesso l'una verso l'altro...

-Hai fame, Edward?- cerco di sviare il suo discorso, ma lui si irrigidisce, stringendomi con più forza fra le braccia, incapace di lasciarmi andare.

-Bella...-

-Per favore, adesso non mi sembra il momento di parlare di queste cose...-

-Credi che fuggendo risolveremo qualcosa?- mi interrompe, irritato, e nel suo sguardo scorgo un' ombra oscura che mi causa un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

Avvicina il suo volto al mio, irato, intrecciando con maggior vigore le nostre gambe nude.

- Credi che ignorando il passato potrai sconfiggere il dolore, Bella?- prende fiato, scosso, afferrando il mio viso fra le mani e comprimendolo in una stretta quasi dolorosa - Ti voglio, amore mio...non soltanto per una notte, non soltanto con il corpo...rivoglio indietro la mia vita...e la mia vita sei tu-

-Edward, non è semplice come pensi...io non riesco a fingere che fra noi non sia successo nulla-

-E ai bambini non pensi?- ribatte infervorato - come credi che reagirebbero se sapessero che io te continuiamo a vederci, e al tempo stesso tu li costringi a vivere lontano dal loro papà? Bella, non riesco più a reggere questa situazione...ho bisogno di te-

- E io ho bisogno di tempo- mormoro, accarezzandogli il volto, ma lui si scosta, mentre i suoi occhi chiari e luminosi divengono lucidi dalla sofferenza.

-Ti prego Edward...cerca di capire- lo imploro, ma lui volta il capo di scatto, il volto sfigurato dal dolore. Mi afferra per le spalle, costringendo il mio corpo ad accostarsi al suo in una morsa possessiva.

-Cosa dovrei capire, Bella? Dovrei fingere che questa notte fra noi non sia successo nulla? Che tu non ti sia donata a me, nel corpo e nell'anima?- prende fiato, e nel suo sguardo scorgo lacrime represse che lottano per esalare la sua sofferenza -Perchè continui a fuggire dal nostro amore?-

-Io...- abbasso il capo, intimorita, ma le sue mani calde e delicate mi costringono ad incrociare i suoi occhi chiari e luminosi.

-Ti prego, parlami- sussurra, tormentato, e io prendo fiato, scossa, stringendomi con più forza al suo corpo nudo e familiare.

-Edward...i nostri problemi non si risolveranno grazie ad una notte di passione, lo capisci?- tento di accarezzargli una guancia, posando una mia mano sulla sua pelle adamantina, e lui chiude gli occhi, sopraffatto dal dolore.

-Potremmo risolverli insieme- mormora con voce soffocata, e io sorrido amaramente.

-Non è così semplice, Edward...ho sacrificato troppo a lungo la mia vita per questo matrimonio, e soltanto in questi mesi sono riuscita a capire quanto ho sbagliato a soffocare tutte le mie aspirazioni, i sogni, i desideri...tutto ciò che mi rendeva la donna di cui ti sei innamorato-

-Non eri...- prende fiato, gli occhi lucidi, per poi continuare - Non eri felice con me, Isabella? Non ti bastava il mio amore, la mia totale dedizione?-

Sospiro, mordendomi con forza il labbro inferiore, esitando per qualche istante...come avrei potuto spiegare a mio marito che a volte l'amore non basta a superare tutte le difficoltà che il destino ci riserva?

-Io...non si può vivere di solo amore, Edward-sussurro infine, timorosa, ma lui mi interrompe, con voce angosciata.

-Ti sbagli, Isabella...dal giorno in cui ho capito di amarti tu sei stata il fulcro dei miei pensieri, la mia unica ragione per continuare ad esistere...nulla aveva più senso, senza di te. Ma evidentemente tu non la pensi allo stesso modo- si scosta dal mio corpo, amareggiato, e i miei occhi si spalancano quando la mia mente elabora il reale significato delle sue parole...

...perchè lui mi sta abbandonando ancora.

-Edward...-

-Non c'è più nulla da dire, Bella!- mi interrompe con livore - Mi hai chiesto di amarti ancora una volta...e io l'ho fatto. Ma non posso dimenticare ciò che è successo questa notte. Sarebbe come rinnegare me stesso, e tutto ciò per cui ho lottato in questi lunghi mesi lontani da te- il suo sguardo diviene vitreo, e il mio cuore accelera il suo lento intercedere quando una lacrima solitaria lambisce una sua guancia.

-Ma non posso farlo...non ne ho la forza. Non più-

E in quel momento l'istinto prende il sopravvento sulla mia razionalità; anima e corpo si ribellano al vuoto che incombe minacciosamente nel mio petto quando vedo la sua figura allontanarsi da me.

La passione di una notte ha lasciato spazio a un desiderio più sconvolgente della mia stessa volontà; sentirmi ancora una volta amata e protetta da lui ha riacceso quel fuoco immortale che sopiva nel mio cuore, in febbrile attesa della fiamma che gli avrebbe di nuovo permesso di risplendere.

I suoi occhi, il suo calore, la sua voce...tutto, di lui mi è necessario come la stessa aria che respiro, e ogni fibra del mio essere lo reclama con un parossismo che mi destabilizza, distruggendo ogni dubbio, ogni timore, ogni incomprensione che ha lentamente logorato il nostro rapporto.

-Aspetta!- lo abbraccio da dietro, seppellendo il capo nel suo collo, e un sospiro impercettibile abbandona le sue labbra, mentre pallide lacrime di sofferenza imperlano i miei occhi.

-Bella...-

-Non andartene Edward, ti prego!- trattiene il fiato, sconvolto, voltandosi nella mia direzione, e nel suo sguardo chiaro e cristallino scorgo una gioia sconosciuta, totalizzante. Trattenendo un singhiozzo disperato continuo, con voce tormentata - Io...so che in questi mesi ti ho causato tanto, troppo dolore...so che non avrei dovuto fuggire da te, ma adesso non posso più negare che tutto ciò per cui ho lottato è servito soltanto per rafforzare il sentimento che lega la mia anima alla tua- abbasso lo sguardo, stringendo con più forza le sue mani fra le mie.

-Ti amo, Edward...ti prego, non lasciarmi.- sorride; un sorriso luminoso, intriso di felicità.

-Non ti lascio, amore mio...sei tutta la mia vita-

E quando afferra il mio volto fra le mani, imprigionandomi nelle sue braccia calde e protettive, sento che quello è l'unico posto in cui avrei potuto essere me stessa...accanto al mio uomo tutto il resto del mondo si annullava: c'eravamo soltanto io e lui...

...io, lui e il nostro amore.

Per sempre.

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20 luglio 2009, h.22.45...un anno prima

Il suono dolce e sensuale di una chitarra acustica si diradò nell'aria, carica di tensione e aspettativa. Intorno a lei, una nutrita folla d' uomini e donne si ammassavano di fronte all'imponente bancone del "Washington Start Center", uno dei locali più in voga della città. Isabella sospirò, tentando di impedire alle lacrime di traboccare dai suoi occhi scuri, mentre il profumo dolce e fruttato del suo Strie whiskey le penetrava violentemente le narici.

Annegare nell'alcol le sue delusioni le sembrava la soluzione migliore, in una vita in cui il buio aveva prevalso su ogni altra cosa. Gioie, dolori, sofferenze e strazianti solitudini si addensavano impetuosamente nel suo animo corrotto, lottando per subissare il suo corpo e la sua mente, trascinandola nella più assoluta oscurità.

Il vortice caotico dei suoi pensieri tormentati si concentrava su un paio di carismatici occhi verdi...

...occhi chiari, cristallini, che in un passato ormai lontano e irraggiungibile avevano guardato il suo pallido volto con un amore sconfinato, e in cui ultimamente predominava un vortice di emozioni sconosciute, destabilizzanti, che corrodevano il suo cuore come il peggiore dei tormenti.

Non ti riconosco più, Isabella! Sei sempre così schiva, sfuggente...

Rivoglio mia moglie, dannazione! Rivoglio con me la donna che ho sposato tanti anni fa, la donna per cui avrei sacrificato la mia stessa esistenza!

Sei soltanto gelosa, Bella. Vedi cose che esistono solo nella tua testa...io amo te, soltanto te!

Ma forse sei tu che hai smesso d'amarmi...

Un singhiozzo soffocato abbandonò le sue labbra quando le parole di suo marito, del suo Edward, travolsero violentemente lo scorrere impetuoso dei suoi ricordi...l'uomo per cui aveva sacrificato tutta la sua vita era ormai divenuto la pallida ombra di ciò che era stato un tempo...

Perchè Edward Cullen non era più lo stesso. Il loro amore sembrava esser sfumato nel vento, labile ed etereo come una calda giornata di sole, lasciando spazio all'incessante vuoto dei litigi, delle incomprensioni, del silenzio che stava lentamente distruggendo il loro matrimonio. Giorno dopo giorno lo sentiva sempre più lontano, nell'anima e nel corpo, finchè non si era arresa alla straziante consapevolezza che si, il sentimento che li legava era ormai stato adombrato da pressioni esterne che incombevano sulla loro vita come il peggiore dei persecutori.

Rosalie Hale, la tanto detestata ex-moglie di Edward, era soltanto una delle cause dell'irreversibile sgretolamento del loro rapporto: la dura verità era che i loro cuori non si appartenevano più, perchè l'amore a volte non basta a sanare tutte le difficoltà che comporta una relazione stabile e duratura.

E Isabella, quella sera ne era dolorosamente consapevole.

Spesso la notte, sdraiata accanto al corpo caldo del marito, sognava di lasciarlo, di abbandonarlo come lui aveva fatto con lei, di arrendersi all'ineluttabile realtà che incombeva insistentemente nel suo cuore e nella sua mente: non lo amava più come un tempo, e lui non amava lei.Meditava di rifarsi una vita: fuggire lontano, diventare una persona diversa- forse migliore-, fare nuove esperienze, evadere dalle asfissianti preoccupazioni giornaliere che la opprimevano costantemente,eppure...

...eppure non aveva mai davvero trovato il coraggio di farlo. I suoi bambini avevano bisogno di lei; Mark era ancora troppo piccolo per comprendere il limbo in cui Isabella si sentiva intrappolata, ed Amy l'avrebbe detestata per averla abbandonata nel momento in cui ne aveva più bisogno.

Isabella sospirò, irritata, portandosi alle labbra il suo liquore, saggiando il sapore dolce e penetrante che fluiva con destrezza nel suo palato, incendiandole i sensi.

-E' occupato?- una voce sensuale la costrinse a voltare il capo di scatto, e in quel momento successe.

Il suo sguardo si scontrò con un paio d'occhi neri, profondi come l'oceano, luminosi come una calda giornata di sole, che contornavano un volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, le labbra rosee e carnose piegate in un sorriso accattivante.

-C..certo- mormorò Isabella, e l'uomo ridacchiò, avvicinandosi a lei con passi lenti e cadenzati, e accomodandosi sullo sgabello al suo fianco.

-Una tequila per me...-esitò, rivolgendo uno sguardo deciso al barista - E un vodka liscio per la signorina- sorrise ancora, penetrandole l'anima con i suoi occhi scuri e affascinanti.

-Veramente io...-

-Non si preoccupi, amo offrire da bere alle belle donne!- il suo sguardo percorse con lasciva malizia l'esile figura di Isabella, e la ragazza avvampò, abbassando lo sguardo, per poi afferrare con lentezza il bicchierino di Vodka che giaceva abbandonato sul bancone.Ne bevve un sorso, e un sapore forte e pungente le raschiò la gola, trainato da un violento capogiro che la destabilizzò.

-Comunque, io sono James, piacere di conoscerla- ridacchiò, e Bella si unì alla sua risata, stringendo la grande e calda mano che l'uomo le porgeva.

-Isabella...Isabella Swan-

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I suoi occhi erano caldi, rassicuranti.

Una luce ardente albergava in quello sguardo cristallino, le iridi scurite dalla passione. Isabella sentì il fuoco divampare nel suo corpo, irreversibile come il peggiore dei tormenti, e un intenso brivido d'eccitazione le sconvolse il cuore, lacerando la sua razionalità.

Le labbra rosee e carnose dell'uomo si piegarono in un sorriso esaltato, mani tremanti che si accostavano con devozione alla pudica scollatura della sua camicetta. La stese sul letto, accarezzandole il volto, l'eccitazione sembrava saturare l'aria, propagarsi con acredine nelle fibre più nascoste del suo essere,dilaniando la sua anima.

-Sei bellissima- un sospiro smorzato fuoriuscì dalle labbra di James, che sfioravano, lambivano, vezzeggiavano il suo collo, tracciando scie di fuoco sulla sua pelle adamantina.

Le mani della donna si posarono sui suoi capelli scuri, e gli occhi neri di lui si spalancano, travolti dalla passione.

Libidine, desiderio, lacerante parossismo che si insinua nel suo corpo, incendia le sue vene, sconvolge ogni equilibrio, ogni certezza, ogni convinzione.

Non era il suo Edward, ma in quel momento, per un solo istante, Isabella immaginò che l'uomo che stringeva fra le braccia fosse suo marito...colui che aveva sempre amato, e che sempre amerà...e gli occhi neri si trasformarono in lucenti gemme smeraldine; i capelli scuri divennero ramati, striati da giochi di luce castane, il naso meno pronunciato, la mascella regolare...

...Edward

-Sono tua...lo sono sempre stata. Sempre- James sorrise, gli occhi dilaniati dalla felicità. Le sfiorò il collo, tracciando scie infuocate sul suo corpo, e la sua mano si accostò sui suoi piccoli seni , lambendoli delicatamente.

-Lo sarai per sempre,Bella. Sarai mia, soltanto mia...per sempre-

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Spalanco gli occhi, scioccata, e un urlo soffocato abbandona le mie labbra quando le immagini di quella notte lontana e irraggiungibile si insinuano con violenza nel vortice caotico dei miei pensieri. Una straziante consapevolezza si impossessa di me, e nello stesso istante sento le braccia calde e protettive del mio Edward imprigionarmi inconsapevolmente nella sua morsa possessiva. E' notte fonda, e il silenzio sembra echeggiare nella mia mente, irreversibile come il peggiore dei tormenti, lacerato dai miei ansiti sommessi, memori di una realtà che fino a quel momento avevo tentato di seppellire nei meandri più oscuri della mia mente, ma che è tornata a perseguitare il mio cuore e la mia anima...

James...

E in quel momento, mentre il ricordo delle sue mani sul mio corpo, delle sue labbra sulle mie, dei suoi sussurri concitati travolgono ogni fibra del mio essere, realizzo che no, ciò che ho rivissuto questa notte non era un sogno partorito dalla mia fervida immaginazione, ma l'ineluttabile realtà...una realtà che avevo tentato in ogni modo di rimuovere dalla mia vita, ma che adesso era tornata, improvvisa e totalizzante, a tormentare i miei pensieri...

Poi, fu il buio.
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Ecco svelato il mistero che aleggiava intorno al sogno che perseguitava Isabella...Ebbene si, lei ha davvero tradito Edward con un altro uomo, ma...chi è James? E perchè lei non ricordava nulla? Mancano un paio di capitoli circa e tutti i misteri verranno risolti! Nel frattempo, ho pronto un altro missing moment, questa volta su Rosalie, per cui ricordatevi di lasciarmi i vostri indirizzi mail, così ve lo posso inviare.Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo: risponderò ai commenti in settimana! Un bacio,E.

 
 

-Sei diventata la mia eterna ossessione- un sussurro sensuale si dirada nell'aria, lacerando il silenzio ormai sceso sulle nostre anime.

Labbra dolci, calde, passionali, che si insinuano in ogni fibra del mio essere , piegando crudelmente la mia volontà al loro passaggio. Lambiscono il mio pallido volto, tracciando ardenti scie infuocate sulla mia pelle adamantina, corrodendo ogni spiraglio della mia razionalità.

-Sei l'unica che mi fa impazzire...- gemo, quando i suoi baci divengono più intensi; un fuoco immortale sembra impossessarsi del mio cuore quando le braccia forti e protettive di Edward si ancorano impetuosamente alla mia vita.

-Sei necessaria come l'aria che respiro...-accarezzo i suoi capelli, inclinando il capo all'indietro, e la sua bocca sfiora il mio collo, risalendo lentamente sul mio viso.

I suoi occhi si incendiano di libidine quando le mie mani si concentrano sulle asole della sua camicia, slacciandole con impeto, e un ansito eccitato abbandona le sue labbra nel momento in cui la mia bocca si accosta al suo torace, lambendo ogni centimetro della sua pelle adamantina.

-E forse anche di più- mi solleva delicatamente, accogliendomi fra le sue braccia calde e protettive, e i suoi occhi chiari e luminosi si scontrano violentemente con i miei; cielo e terra, fuoco e ghiaccio, luce e oscurità si mescolano e danzano impetuosamente nel vortice della passione di cui ormai entrambi siamo divenuti succubi.

Con un leggero strattone mi getta delicatamente sul letto della mia stanza, chinandosi su di me e intrecciando le nostre gambe nude; le sue mani esplorano il mio corpo, donandomi sensazioni nuove e familiari a un tempo, stordendo la mia mente e lacerando ogni fibra del mio essere.

-Sei sempre stata mia...nessun altro può averti,perchè nessun'altra donna potrà mai avere me. Tutto ciò che sono ti appartiene: presente, passato e futuro- slaccia con lentezza il mio reggiseno, e le mie gote avvampano quando il suo sguardo ardente si concentra sui luoghi più remoti del mio corpo. Tento di coprirmi il petto con le braccia,intimorita, ma lui me lo impedisce.

-Amo tutto di te, Isabella...ogni pregio, ogni difetto, luci e ombre, gioia e dolore...sei tutta la mia vita.Sono parte di te- ansimo, estasiata, quando un suo dito si insinua nella mia intimità.

Edward sorride ,e con uno scatto improvviso, le mie braccia si aggrappano alle sue spalle. Mi bacia i capelli, stringendomi con forza per la vita, e le sue labbra scendono sulle le mie guance, per poi sfiorare in una carezza delicata le mie labbra.

-Edward...-

-Godi, amore mio...godi per me. Soltanto per me- e la passione travolge ogni fibra del mio essere, trascinandomi nei luoghi più remoti del piacere più assoluto; i nostri ansimi si spandono nell'aria, suggellando la nostra tacita unione...corpo e anima che danzando in sincrono, si perdono negli anfratti lussuriosi dei nostri cuori, preludio di un sentimento che credevo ormai sopito in un passato lontano e irraggiungibile, ma che è tornato, più impetuoso e violento di prima, a travolgere le nostre esistenze.

E nulla, sarà mai più come prima.

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Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferisce violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo. Sospiro, passandomi una mano fra i capelli e sollevando leggermente il capo; un calore sconosciuto sembra avvolgere il mio corpo in una morsa protettiva, e all'improvviso immagini sfocate e apparentemente irraggiungibili si impossessano della mia mente, lacerando la mia razionalità.

-Buongiorno- una voce dolce e cristallina mi riscuote dal vortice caotico dei miei pensieri; alzo lo sguardo, sorpresa, scontrandomi con due occhi chiari e luminosi, profondi come gli abissi più oscuri dell'oceano, che in quel momento sembrano storditi dalla felicità. Le braccia calde e delicate di Edward avvolgono le mie spalle, il mio volto è placidamente appoggiato sul suo petto, le nostre gambe dolcemente intrecciate...persino i nostri cuori sembrano danzare in sincrono, scandendo il lento intercedere dei loro ritmi cadenzati.

Un pudico rossore si impossessa delle mie gote quando il ricordo della notte scorsa travolge i miei pensieri, e un sospiro estasiato abbandona le labbra di Edward, piegate in un sorriso luminoso.

Mi accarezza una guancia, lambendo delicatamente la mia pelle adamantina, e io mi stringo con maggior vigore al suo petto, respirando con forza il suo profumo.

-Sei meravigliosa quando arrossisci...-alzo lo sguardo, sorpresa, e lui sorride, giocherellando con una ciocca dei miei capelli scuri - Mi è mancato tutto questo- ammette in un sussurro concitato, e io sospiro.

-Anche a me...- le sue braccia mi stringono con impeto, e la sua bocca si accosta alla mia fronte, sfiorandola in una carezza impercettibile.

-E questa notte è stato...non c'è neanche un modo per definire quello che ho provato, Isabella.Erano mesi che sognavo di poterti stringere ancora fra le braccia...-

- Puoi farlo quando vuoi- sussurro, alzando il capo e lambendo le sue labbra con le mie. Sorride, il viso stravolto dalla gioia, la voce tremante d'emozione.

 

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Capitolo 13
*** REMINESCENZA ***


PAROLE D'AMORE
               CAPITOLO 13
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20 luglio 2009, ore 22.45...un anno prima
 

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Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce lunare le ferì violentemente gli occhi, costringendola ad abbassare lo sguardo.Isabella mugolò, mentre sentiva il suo corpo tendersi fino allo spasmo nel tentativo di riacquistare lucidità. Percepiva una strana debolezza avvolgere ogni fibra del suo essere; tendini e ossa si ribellavano alla brutale intrusione che quelle mani calde e sconosciute le avevano imposto.

-Edward...- chiamò con voce disperata, e James sorrise, afferrandola per la vita e trascinandola con passi lenti e cadenzati verso la sua auto.

Gli occhi della donna divennero vitrei; nella sua mente si insinuò un vortice di pensieri incoerenti che non riusciva a controllare...il suo cuore tendeva verso il luminoso spiraglio di luce che non riusciva a sconfiggere l'opprimente oscurità che si era impossessata del suo animo.

Si sentiva così stanca, fisicamente e mentalmente: il suo unico desiderio in quel momento era abbandonarsi alla disperazione che si acuiva giorno dopo giorno, trascinandola in un limbo in cui dolore e confusione echeggiavano insistentemente in ogni recesso di se stessa.

-Lasciami...-

Isabella tentò di divincolarsi dalle braccia dell'uomo; aveva paura di ciò che sarebbe potuto succedere se il suo accompagnatore avesse deciso di abusare della sua debolezza...e quella volta non ci sarebbe stato il suo Edward a salvarla, traendola dal vortice di sofferenza che l'aveva ormai sopraffatta.

Gli occhi verdi e luminosi del suo unico amore si insinuarono prepotentemente nei suoi pensieri: nonostante spesso dubitasse della solidità loro rapporto, non avrebbe mai potuto neanche immaginare di amare un uomo che non fosse lui.

Le loro anime erano irreversibilmente legate, marchiate a fuoco dalla stessa sofferenza...una sofferenza che avevano condiviso in un passato lontano e irraggiungibile, ma che era tornato ad incombere sulle loro vite come il peggiore dei persecutori.

-Edward...- mormorò ancora, spossata, e un sorriso sadico e cattivo piegò le labbra del suo accompagnatore: adorava le donne fragili e vulnerabili come Isabella...le trasmettevano una delicatezza innata che accresceva smisuratamente il suo ego di cacciatore. Nella sua mente pregustò il momento in cui l'avrebbe finalmente posseduta: la sua pelle sapeva di fresia, i suoi occhi erano così languidi e dolci, sembravano affacciarsi su un mondo sconosciuto e irraggiungibile, le labbra simili a teneri boccioli rosati, il corpo esile e minuto...tutto, di lei, prometteva il più totale abbandono al piacere dei sensi.

-Si, amore mio- mormorò con voce roca, afferrandola per la vita e spingendola con forza nella sua piccola utilitaria: Isabella cercò di dibattersi, intimorita dall'aura inquietante che emanava quell'uomo, ma James la immobilizzò con un braccio, costringendola a sottostare ai suoi voleri.

Il viaggio verso casa fu lungo ed estenuante; gli occhi di Isabella erano divenuti vitrei, assenti, un innaturale pallore si era impossessato del suo volto, le guance arrossate a causa dell'alcol che il ragazzo l'aveva indotta ad ingerire.

La sua mente sembrava ripercorrere i momenti più belli della sua vita passata con Edward...

Cos'era quella strana sensazione che le era risalita alla bocca dello stomaco, e che quasi le impediva di respirare?

Perchè il suo Edward non era con lei?

Perchè non era venuto a cercarla?

Ondeggiò lentamente il capo all'indietro, stordita, incapace di dar voce alle sue perplessità: non conosceva l'uomo che sedeva al suo fianco, e non sapeva dove lui avesse intenzione di portarla...

...in quel momento il suo unico pensiero era rivolto a suo marito...ma Edward non c'era, l'aveva abbandonata, e il dolore l'aveva ormai travolta come un fiume in piena, trascinandola nell'irreversibile limbo dei suoi pensieri confusi.

-Edward- mormorò ancora, e una risatina bassa le penetrò la mente con violenza...un vortice di suoni e colori indistinti si impossessarono del suo corpo e del suo cuore, gettandola nella più completa oscurità.

James le posò una mano sulla fronte, costringendola a chiudere gli occhi.

-Dormi, amore mio- c'era derisione in quelle parole: l'amore era un sentimento che l'uomo non aveva mai sperimentato di persona. La sua anima era marcia, irreversibilmente corrosa dal tempo e dai ricordi... nessuno avrebbe più potuto restituirgli il passato che ancora non riusciva dimenticare.

E il nulla la travolse.
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20 luglio 2009, ore 22.45...un anno prima
Edward

 

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Panico.

L'unico sentimento che in quel momento il mio cuore riuscì ad inglobare fu l'irreversibile terrore che si era insinuato in ogni fibra del mio essere, impedendomi di ragionare lucidamente. Le urla strazianti di mio figlio mi penetravano la mente, dilaniando la mia razionalità. Le guance arrossate, le piccole mani ancorate alla mia candida camicia in plexiglas, gli occhietti scuri spalancati dall'angoscia, il mio bambino reclamava a gran voce le braccia calde e delicate di sua madre.

Ma sua madre non c'era...se n'era andata più di sei ore fa, abbandonando i suoi bambini e interrompendo un altro dei nostri ormai frequenti litigi.

L'ennesima incomprensione, trainata dai silenzi strazianti e dal suo atteggiamento sfuggente nei miei confronti, era sfumata in un violento scontro di opinioni, in cui entrambi avevamo esternato ancora una volta tutto il rancore che nutrivamo l'uno verso l'altra.

Ricordo ancora con maniacale precisione le parole dure che le rivolsi in quel frangente: la delusione che provavo per il comportamento freddo e distaccato che aveva assunto verso di me mi aveva spesso fatto sprofondare nel terrore più puro. Perchè la paura di perderla era più forte di qualsiasi altra sensazione: persino l'amore che provavo per lei veniva brutalmente ottenebrato dal timore che potesse abbandonarmi, portandosi via la metà più importante di me stesso.

Giorno dopo giorno la situazione diveniva sempre più critica: mi sentivo costantemente imprigionato in un limbo in cui la straziante consapevolezza che lei si fosse stancata di me mi logorava dentro, spandendosi come un cancro immortale in ogni fibra del mio essere.

Avevo ormai capito da tempo che l'amore che provavo per Isabella era un sentimento corrosivo: mille catene d'acciaio mi legavano a lei, ossessionato da tutto ciò che la riguardava, tormentato dall'insicurezza che aveva lentamente lacerato il nostro rapporto. La mia possessività la opprimeva, il mio desiderio di esser partecipe di ogni suo pensiero la faceva sentire imprigionata in morsa irreversibile. La stessa morsa in cui mi sentivo costretto dal lontano giorno in cui capii di essermi innamorato di lei: quando non era il mio fianco mi sembrava quasi impossibile persino respirare, come se ogni mio organo tendesse fino allo spasmo verso l'unico spiraglio di luce che illuminava la mia esistenza.

E in quel momento il dolore mi travolse, trainato dall'impellente bisogno di poterla rivedere ancora una volta.

Avevo provato a rintracciarla in ogni modo possibile: il suo cellulare era spento, sua madre non aveva alcuna notizia di lei, le poche amiche che aveva non la sentivano da tempo.

E io mi ritrovavo lì, con un figlio piangente fra le braccia, ansioso che mia moglie tornasse da me.

Cullai teneramente Mark, baciandogli con dolcezza la testolina mora, ma nulla sembrava poter acuire il suo dolore...era più di un ora che piangeva incessantemente, reclamando la presenza di sua madre accanto a sè.

In quel momento il suono stridulo e insistente del cellulare mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri tormentati. Lo afferrai, il cuore accelerato dall'angoscia, premendo con impazienza il tasto d'avvio.

-Pronto?- urlai, per sovrastare le grida assordanti di mio figlio.

-Edward, che succede?Scusa se non ho risposto prima alle tue chiamate, ma ero impegnata- la voce allarmata di mia madre mi penetrò la mente, e un moto di delusione mi sconvolse l'anima.

-Mamma...hai per caso notizie di Isabella?

Dall'altro lato della cornetta seguì un lungo istante di silenzio.

-No, certo che no! Dov'è andata? E perchè sento tutta questa confusione?- sospirai, irritato.

-E' Mark...è più di un ora che piange, dannazione!- la mia voce era quasi disperata - Io e Isabella abbiamo litigato, e lei è sparita più di sei ore fa. L'ho cercata dappertutto, ma non riesco a raggiungerla. Non riesco a calmarlo, mamma- sussurrai, mentre il piccolo si dibatteva fra le mie braccia, le guanciotte rosse, la vocina arrochita dal pianto.

-Oddio...dove diavolo può essere andata?- strillò Esme, furibonda, per poi continuare - Il bambino non può continuare in questo modo, Edward! Si ammalerà, lo capisci?-

-Cosa devo fare?- sbottai - Non sono sua madre, non capisco cos'abbia che non va...-

-Verrei io, tesoro, se non fossi ad una cena di Gala...proprio non riesco a liberarmi, mi dispiace. Perchè non chiami Rosalie? Lei saprà sicuramente cosa fare...-

-Puoi anche scordartelo, mamma!- ribattei, infervorato: io e Isabella avevamo già abbastanza problemi senza l'ulteriore interferenza di Rose nelle nostre vite. Ero a conoscenza dell'acredine che era nata fra le due donne, e non volevo assolutamente creare altri alibi per discutere con mia moglie...non sarei riuscito a sopportarlo.

- Non so cosa dirti allora, Edward!- sbottò, irata e, dopo avermi raccomandato di tentare di calmare Mark, attaccò.

Mio figlio continuava a piangere instancabilmente, chiamando la sua mamma con voce acuta e squillante, mentre il terrore si faceva lentamente strada nel mio cuore e nella mia mente: dove diavolo si era andata a cacciare Isabella? E se le fosse successo qualcosa? In preda all'ansia più pura presi a precorrere a grandi falcate il soggiorno, tentando inutilmente di calmare Mark finchè, notando le sue guance paonazze e i suoi occhietti stanchi agii d'impulso, afferrando il cellulare e componendo velocemente il numero di Rosalie, che mi rispose dopo pochi squilli, ansiosa.

-Che succede,Edward? Mi ha chiamato tua madre e...-

- Avrei dovuto immaginarlo- alzai gli occhi al cielo, per poi continuare - Rose, c'è Mark che non riesce a smettere di piangere. Isabella è uscita parecchie ore fa e non riesco a contattarla...-

-Sono subito da te- mi interruppe decisa, e un impercettibile sospiro di sollievo abbandonò le mie labbra, sostituito all'istante da una rabbia acuta e travolgente, al pensiero che non sarebbe dovuta essere Rose ad occuparsi di mio figlio...

Pochi minuti dopo sentii il suono stridulo del campanello d'entrata diffondersi nell'aria. Corsi ad aprire la porta, e il volto accigliato della mia ex moglie si insinuò con violenza nel vortice caotico dei miei pensieri.

Nei suoi occhi scorsi un lampo di disarmante preoccupazione quando notò lo stato in cui si trovava Mark, placidamente accasciato fra le mie braccia.

-Povero piccolo- mormorò, afferrandolo per la vita e cullandolo dolcemente. All'inizio mio figlio si dibattè con più forza, piangendo disperatamente, ma le carezze di Rose lo calmarono dopo pochi secondi...sapevo che lei era molto esperta con i bambini, dato che alcuni anni prima si era ritrovata ad accudire la sua sorellina minore, nata dal successivo matrimonio di sua madre con un altro uomo.

Rimossi velocemente quel pensiero doloroso dalla mente, lanciandole uno sguardo di pura gratitudine, che ricambiò con un sorriso impercettibile.

-Vado in camera sua...vediamo se riesco a far addormentare questo piccolo angioletto- mormorò dolcemente, incamminandosi verso le scale che conducevano al primo piano.

Rosalie tornò circa un quarto d'ora dopo, sospirando di sollievo.

-Ci sono riuscita- mormorò trionfante, ma scorsi una nota d'amarezza ottenebrare il suo tono soave.

Si accomodò al mio fianco, guardandomi tristemente.

Sospirai -Mi dispiace, Rose...non volevo procurarti brutti ricordi. Fosse per me non ti avrei neanche chiamata, ma...-

-Non preoccuparti, Edward- sorrise - Sai che io ci sono sempre- aggrottò la fronte, per poi continuare - Dov'è Isabella?- sibilò, risentita, e uno strano senso di fastidio si impossessò del mio cuore...era la prima volta che la sentivo parlare in questi termini di mia moglie, e il tono che aveva usato non mi piacque affatto.

Scossi il capo - Non lo so- mormorai, disperato, prendendomi il capo fra le mani -Io...noi abbiamo litigato, ci siamo detti cose che in sette anni di matrimonio non abbiamo mai neanche osato rivolgerci, e lei se n'è andata. Cristo, Rose...non so più cosa diavolo fare, con lei. Mi sento così impotente, quasi come se...-

-Ehi, rallenta- mi rimbeccò dolcemente, prendendomi il volto fra le mani e lanciandomi un'occhiata compassionevole. Presi fiato, scosso.

-Scusa, è che io...-

-Non importa, Edward. Calmati, va tutto bene- sospirò -Ci sono io, adesso...non c'è più nulla di cui preoccuparsi-pronunciò, seria e composta, e i miei occhi bruciarono nel cobalto dei suoi. Il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, mentre scorgevo il suo volto avvicinarsi lentamente al mio. Completamente ipnotizzato, quasi non mi accorsi delle sue labbra che si posarono con delicatezza sulle mie, e il suo sapore dolce e fruttato invadermi il palato...finchè due occhi scuri, profondi come l'oceano, luminosi come una calda giornata di sole non si insinuarono violentemente nel vortice caotico dei miei pensieri, e un senso di indicibile disgusto invase ogni fibra del mio essere.

...non era quella la donna che desideravo baciare

...non erano le sue labbra che avrei voluto sentire sulle mie

...e non era il suo profumo la sottile fragranza che mandava in estasi i miei sensi

...Isabella...

Mi scostai di scatto, lanciandole uno sguardo che esprimeva tutto il ribrezzo che avevo provato per quel contatto inaspettato e lei, ferita dal tumulto di emozioni che aveva scorto sul mio pallido volto si allontanò, afferrando la sua borsetta e dirigendosi velocemente verso la porta d'entrata, le labbra piegate in una smorfia addolorata. In quel momento non provai neanche a fermarla: tutto, nella mia mente, richiamava quel gesto e mi faceva sprofondare nel baratro della mia disperazione. Perchè baciare un altra donna, una donna che non fosse mia moglie era il gesto più blasfemo che avessi mai potuto commettere, e nulla avrebbe potuto giustificare ciò che era successo fra me e Rosalie.

La sensazione che presto avrei pagato amaramente per quell'atto sconsiderato si diffuse come un cancro immortale nel mio cuore, unita alla straziante consapevolezza che, se Bella avesse scoperto ciò che era successo fra me e la mia ex moglie, l'avrei persa per sempre.
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Lanciai un'ultima occhiata al piccolo orologio posto sull'imponente cassettiera in mogano della nostra stanza.

Le tre e un quarto.

Sospirai, voltandomi verso l'altro lato del letto e posando una mano sul candido lenzuolo delle coltri.

Erano vuote...vuote e fredde.

Esattamente come mi sentivo io in quel momento. Per tutta la notte non avevo fatto altro che crogiolarmi nell'ansia e nel dolore: Bella non era ancora tornata, e io non ero riuscito a chiudere occhio, senza il corpo caldo di mia moglie stretto al mio. Il timore che le fosse accaduto qualcosa mi lacerava dentro, sconvolgendo ogni fibra del mio essere.

Nella mia mente un vortice inespresso di domande mi logorava l'anima: dov'era andata? Perchè non era ancora tornata da me, da noi? Com'era possibile che si fosse così facilmente dimenticata dei suoi figli?

Scossi il capo, tramortito, gli occhi lucidi dalla paura:se le fosse davvero successo qualcosa, non sarei mai riuscito a darmi pace....lei doveva tornare da me.

Doveva.

Uno scricchiolio sinistro mi riscosse dai miei pensieri tormentati. Aprii gli occhi, sbalordito, e un moto di sconvolgente felicità travolse il mio cuore quando l'esile figura di Isabella varcò l'uscio, incerta. Felicità istantaneamente subissata da una furia cieca, nel momento in cui ogni dubbio sulla sua incolumità venne brutalmente scacciato dalla mia mente.

Cliccai l'interruttore dell'Abat-Jour, irato, scostandomi le coperte dal corpo e ergendomi in tutta la mia statura, sorprendendola alle spalle.

-Dove sei stata?- Isabella sobbalzò, spaurita, appoggiandosi instabilmente alla testiera del letto. Non si voltò, ne si degnò di rispondere alla mia domanda. In un attacco di rabbia la afferrai per la vita, voltandola leggermente nella mia direzione e strattonandola con forza.

-Ti ho detto di rispondere, cazzo!- urlai, ma la visione che si parò dinnanzi ai miei occhi stanchi mi fece morire la voce in gola: il suo volto era cosparso da un pallore innaturale, profonde occhiaie contornavano i suoi occhi scuri e penetranti, lacerati dalla sofferenza, le labbra livide e sconvolte da un tremore impercettibile, i capelli arruffati...sembrava l'immagine dell'agonia più pura.

Spalancai la bocca, scioccato.

-Bella...cosa...-

-Lasciami- la sua voce era intrisa di una disperazione disarmante, e sentii il mio cuore sgretolarsi lentamente quando le lacrime presero a scorrere sul suo viso delicato.

Scossi il capo, tramortito.

-Cosa....amore, cosa ti è successo?-

- Lasciami, ho detto!- urlò ancora, fuori di sè, ma io la strinsi con più forza per la vita...non potevo, non volevo abbandonarla proprio in quel frangente.

Io ero sempre stato il suo eterno conforto, colui che l'aveva sorretta e aiutata nelle situazioni più difficili...lei aveva bisogno di me.

-Bella, ti prego, mi stai uccidendo così...ti scongiuro, dimmi cos'è successo, io....-

-Lasciami!- mi interruppe ancora, singhiozzando e scostandosi da me, ma un moto di rabbia si impadronì del mio cuore, ottenebrando la mia razionalità.

I miei occhi divennero gelidi.

Con uno strattone violento l'attirai a me, ignorando il suo pianto disperato e scrollandola impetuosamente per le spalle.

-Dimmi che cazzo è successo! Dove sei stata? Dove? Dimmelo, dannazione!- lei continuava a dibattersi, ma io non me ne curai: avevo bisogno di saperlo, e in quel momento soltanto quello contava davvero.

-Lasciami, non toccarmi, mi fai schifo, schifo!- singhiozzò, e io mi immobilizzai, mentre sentivo i miei occhi bruciare di lacrime represse.

Contrassi la mascella - Io ti faccio schifo?- ringhiai, afferrando il suo volto fra le mie mani e comprimendolo in una morsa dolorosa - Io non ho abbandonato i miei figli nel momento del bisogno, io non ho fatto stare mio marito ore e ore a preoccuparsi perchè tu eri scomparsa chissà dove...non sono io che ti sto gettando addosso tutto il mio odio senza alcun motivo, Isabella! Che razza di madre sei diventata? E i tuoi doveri di moglie?-

-Io non sono tua moglie! Non voglio esserlo più...me ne vado, Edward! Ti odio, ti odio con tutta me stessa! - la mia furia scemò nell'esatto istante in cui vidi i suoi occhi divenire vitrei. Si portò una mano alla bocca, sconvolta dalle sue stesse parole, lanciandomi uno sguardo spaesato...era così fragile, stretta fra le mie braccia, il suo piccolo corpicino caldo addossato al mio...

...può l'amore che provo per lei spingermi fino a questo punto? Indurmi ad odiarla per quello che mi sta facendo passare, e al tempo stesso desiderarla con ogni fibra del mio essere?

Le sue gambe cedettero, e vidi il suo corpo afflosciarsi contro il mio, senza forze, senza alcuna energia.

-Bella!- urlai, tramortito, afferrandola per la vita e trascinandola sul nostro letto. Quando provai a sfiorarle la fronte, preoccupato, lei si scostò, voltando il capo di lato per evitare il mio sguardo, la voce ridotta ad un sussurro privo di vita.

-Lasciami sola-

-Amore...- provai a farla ragionare, ma lei si portò le mani alle orecchie, chiudendo gli occhi e rannicchiandosi su se stessa.

-Lasciami sola, ho detto!-

Le sue parole sembrarono incendiarmi l'anima. Come un automa mi allontanai da lei, dirigendomi verso la porta d'uscita e pensando ancora una volta a quanto avrei voluto stringerla fra le braccia, accarezzarla, baciare ogni centimetro della sua pelle, donandomi a lei nella maniera più assoluta...quando mi chiusi l'uscio alle spalle, l'eco dei suoi singhiozzi disperati riecheggiò nell'opprimente oscurità che si era ormai impossessata della mia esistenza, sgretolando lentamente ogni recesso di me stesso.
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Oggi
 

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Mi scostai violentemente le calde lenzuola dal corpo, tramortita, trattenendo l'urlo che sentivo nascere nel petto, dirompere nella mia gola e lottare per esalare tutto il mio dolore. Le immagini che la mia mente aveva così facilmente rimosso dai miei ricordi passati erano tornate a perseguitarmi, più vivide e sconvolgenti che mai...e con esse, la straziante consapevolezza che ciò che avevo rivissuto era frutto della realtà, di azioni concrete che non ero riuscita a metabolizzare, poichè troppo sofferenti da poter essere tollerate. Un vortice di sensazioni contrastanti si impossessò della mia anima, lacerando la mia razionalità.

...dolore

Perchè non meritavo l'amore di Edward

...confusione

Perchè non riuscivo a ricordare?

...angoscia

Cos'avevo fatto? Avevo davvero tradito mio marito, concedendo il mio corpo ad un altro uomo?

...rimorso

La conferma che si, le sudice mani di James si erano davvero insinuate nei recessi più nascosti di me stessa...

E le lacrime traboccarono dal mio sguardo quando, con uno strattone violento mi chiusi la porta del bagno alle spalle, accasciandomi sul lucido lineolum del pavimento e prendendomi il capo fra le mani.

Era stato tutto reale, e la sofferenza che aveva comportato quella consapevolezza scorreva come acido nelle mie vene; corrodeva, lacerava, infrangeva ogni fibra del mio essere, gettandomi in un limbo in cui la mia disperazione era la sensazione più nitida fra tutte.

Non seppi mai per quanto tempo rimasi in quello stato, ma all'improvviso due braccia calde e familiari mi risollevarono da terra, sfiorando la mia pelle con tale amore e devozione che i singhiozzi imprigionati nella mia gola si acuirono, risuonando nel silenzio che si era cristallizzato nell'aria.

-Va tutto bene, amore mio...ci sono io con te, e ci sarò per sempre-

E quando gli occhi angosciati di Edward si immersero nei miei, capii che lui sapeva, e che era quello il reale movente dei suoi comportamenti passati.

Edward sapeva, eppure non mi aveva abbandonata.

Sapeva, ma nonostante tutto continuava ad amarmi.

Sapeva...ma nel suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, non scorsi disgusto o derisione, ma soltanto dedizione e comprensione.

In un improvviso moto di lucidità, realizzai finalmente che ero stata io ad abbandonare lui...e lo avevo fatto nel peggiore dei modi, tradendo la sua fiducia e maltrattando i suoi sentimenti.

E in quel momento un gemito strozzato abbandonò le mie labbra.

-Perdonami-
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Il perdono è l'essenza stessa dell'amore, ciò che lo innalza ad entità divina, sconvolge l'anima dell'uomo e lo trascina con sè.

Victor Hugo
 

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Lo ammetto, questa volta il capitolo è stato a dir poco...estenuante. Specie il bacio fra Rosalie e Edward...per me è contronatura che Edward baci qualcuna che non sia Bella!Ringrazio i lettori che hanno recensito lo scorso capitolo...vi risponderò entro la settimana prossima, giuro!Ora vado,lasciando a voi il verdetto: non voglio anticiparvi nulla! *risata sadica*! Un bacio, E

 

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Capitolo 14
*** ROMANTICA ILLUSIONE ***


PAROLE D'AMORE
               CAPITOLO 14
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 Esistono degli uomini che non possono avere più nessun conforto, tranne l'illusione.
(Maksim Gorkij)
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 Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferì violentemente gli occhi. Sospirai, spaesata, quando uno strano calore sembrò propagarsi in tutto il mio corpo, e un intenso brivido di sorpresa mi colse nel momento in cui realizzai che le mie gambe erano intrecciate a quelle di Edward, e il mio capo placidamente appoggiato sul suo petto familiare. Potevo quasi sentire il lento intercedere del suo cuore rimbombare con forza nella cassa toracica, lacerando il silenzio che si era cristallizzato nell'aria. Le sue mani lambivano sinuosamente i miei capelli, le mie gote arrossate, per poi farsi lentamente strada sul mio collo, sfiorandolo con delicatezza. Aprii gli occhi, scossa, scontrandomi con il suo sguardo chiaro e cristallino, illuminato da un fervore sconosciuto, destabilizzante.

-Ehi- sussurrò soave, sorridendo impercettibilmente...ma il suo era un sorriso tirato, che non contagiava l'irraggiungibile bellezza del suo pallido volto. Ricambiai con una smorfia appena accennata, schiarendomi la gola.

-Che ore sono?-

Sospirò, continuando ad accarezzarmi i capelli.

-E' tardi...sono le dieci e un quarto-.

Mi irrigidii, tentando di divincolarmi dalla sua stretta, ma lui me lo impedì, afferrandomi per la vita e costringendo il mio corpo ad addossarsi al suo.

-Edward, devo andare a prendere i bambini...-

-Non preoccuparti- mi interruppe, e il suo sorriso divenne quasi sincero. Sfiorò una mia gota con le labbra, respirando il mio profumo - Ho chiamato tua madre, ed è più che disposta a tenergli compagnia ancora per un po'...-

Sospirai - Non vorrei abusare della sua disponibilità, e poi...-

-Tua madre è una donna molto comprensiva, Bella- rise, baciandomi i capelli -E poi dovresti prenderti un po' più cura di te stessa.Sei così pallida...- la sua fronte si aggrottò dalla preoccupazione, lo sguardo indecifrabile. Strusciai teneramente il naso sul suo petto, e lui si riscosse, per poi tornare a sorridere - Ma ci sono io, adesso. Non permetterò più che tu ti trascuri in questo modo-.

-Edward...-

-Shh...- lambì le mie labbra con le sue, in una carezza leggera e delicata, che fece accelerare il lento intercedere del mio cuore - Sai che ho sempre adorato coccolarti?- sussurrò, e io arrossii. La sua risata divenne più spontanea, mentre le sue braccia si ancorarono alla mia vita.

Sospirai.

-Ho sempre amato questo tuo lato premuroso- ridacchiò, seppellendo il capo nei miei capelli e soffiando, ad un centimetro dal mio volto

-Davvero? Perchè anche a me sono mancati questi momenti- prese fiato, per poi continuare - Vorrei vivere in un mondo in cui esistiamo soltanto tu ed io...proprio come ai primi tempi- i suoi occhi divennero distanti. Raccolse una mia mano fra le sue,portandosela alle labbra e baciandone delicatamente il polso - Ricordi quando ci eravamo appena sposati?-

Annuii, mordendomi il labbro inferiore con forza - Eri felicissimo- ammisi,e lui ridacchiò - Non mi lasciavi libera un istante...anche quando andavo a fare la spesa insistevi per accompagnarmi!- tentai di stemperare la tensione, ma le mie parole sembrarono sortire l'effetto contrario: all'improvviso il suo sguardo divenne vitreo, e una smorfia impercettibile deturpò la sua bocca rosea e carnosa. Sospirò, e io trattenni il fiato.

-Forse è questo il motivo per cui ti sei allontanata da me-

-Ti sbagli, Edward- mormorai in risposta, accoccolandosi sul suo petto e lasciandomi cullare dalle sue braccia calde e protettive - Non sono mai stata così felice come quando hai deciso di sposarmi...all'inizio ero reticente, lo ammetto, e la sofferenza per Jacob mi aveva ormai segnata irreversibilmente, ma quando ho percepito che il sentimento che ci legava era più forte di qualunque altra cosa, beh...- alzai le spalle, fingendo indifferenza - quegli anni sono stati un sogno, Edward...un sogno ad occhi aperti-

-Non tutti i sogni sono destinati a finire- mi prese il volto fra le mani, costringendomi ad incontrare i suoi occhi chiari e luminosi -Io...io sento che l'amore che provo per te non cesserà mai di esistere, Bella-

-Forse è questo il problema- posai una mano sul suo viso dalla bellezza eterea, irraggiungibile - Forse il nostro amore è troppo forte per poterci permettere di vivere serenamente-

Sorrise, ma il suo era un sorriso amaro e sarcastico, lo sguardo imperlato di lacrime represse.

-Quindi tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni non conta nulla? Io...-prese fiato, scosso - Io ho imparato tante cose da questo periodo di separazione, Bella. Ho sofferto come non avrei mai neanche potuto immaginare, mi sono distrutto nel tentativo di poterti riavere con me...ho imparato a perdonare, e a tentare di rimediare ai miei errori. Ma a cosa è servito?- una sua mano si posò sulla mia schiena, attirandomi con irruenza a sè e alitando, ad un centimetro dalle mie labbra - A cosa è servito tutto questo? Tentare giorno dopo giorno di trovare un pretesto per andare avanti, per poter continuare a vivere...e lottare, lottare contro il desiderio di poter urlare al mondo che sei mia...la madre dei miei figli, la donna che mi ha salvato, che mi ha fatto scoprire ancora una volta cosa significhi amare di un amore così sincero e totalizzante da lasciarmi senza fiato- con uno scossone mi costrinse a sdraiarmi sulle morbide coltri del mio letto, sormontandomi con il suo corpo e avvicinando il suo pallido volto al mio. Spalancai gli occhi, sorpresa dal suo gesto impetuoso -Non riesco a capire più nulla quando tu non sei con me. Mi sembra di impazzire...di essere divorato dalle fiamme dell'inferno. Vivere con la consapevolezza che tu sei stata di un altro uomo...un uomo che non sono io. Perchè nessuno ti ha mai amato come ti amo io, Bella. Se fossi convinto del contrario...- prese fiato, gli occhi lucidi dall'emozione - Se fossi certo che qualcuno ha saputo darti qualcosa che io non ho potuto, sarei io stesso a farla finita...una volta per tutte. Non sarei più nulla, se sapessi che ti ho negato qualcosa che qualcun altro è riuscito a darti. Sono stato creato per te, soltanto per te- le sue dita sfiorarono dolcemente una mia guancia, lo sguardo dilaniato da un bagliore sconosciuto - E non potrei mai rassegnarmi al tuo abbandono-

Furono i miei occhi, questa volta, a riempirsi di lacrime represse. Dolore e sofferenza si annidarono nel mio cuore con violenza al pensiero che, nonostante tutto, non ero ancora riuscita a comprendere il reale significato delle immagini che la scorsa notte avevano tormentato il mio sonno. Degli strani scorci di vita reale si erano impossessati del vortice caotico dei miei pensieri, flash-back di un passato lontano e irraggiungibile a cui non riuscivo a trovare una spiegazione coerente...

Il volto di James si era riaffacciato nei miei ricordi con acredine, ma ciò che più mi lasciava sconcertata era la consapevolezza che, oltre ad un tumulto di sensazioni sconosciute, pallide percezioni di emozioni confuse e sfocate nel tempo, non ero ancora riuscita a trovare una spiegazione razionale a ciò che era accaduto in quella lontana notte d'estate di un anno fa.

Un gemito strozzato abbandonò le mie labbra, e le braccia di Edward si strinsero con più forza alle mie spalle.

-Va tutto bene- mormorò soave, ma io scossi il capo, incontrando il suo sguardo addolorato.

-Non va tutto bene, Edward!- sbottai fra le lacrime - Tu continui a dire che io sono stata con un altro uomo- a quelle parole si irrigidì, ma io continuai -Ma io non riesco a capire perchè...non ci riesco...-

-Eri sconvolta, amore mio- m' interruppe con vigore - Non so perchè è successo tutto questo, e non capisco come tu possa essertene resa conto soltanto adesso. E' come se una parte della tua mente avesse rimosso il ricordo di ciò che è successo un anno fa...-

-Perchè?- sussurrai disperata, singhiozzando incontrollatamente, e lui mi afferrò il mento con forza, costringendomi ad immergermi nei suoi occhi - Perchè non riesco a...-

-Perchè mi ami- mormorò, e la sua voce tremava dall'emozione. Sorrise amaramente - L'ho capito questa notte, mentre nel sonno non facevi altro che pronunciare il mio nome. E l'ho capito dal fatto che sono l'unico che si sia mai davvero preso cura di te...perchè soltanto con me ti sei lasciata andare ai tuoi reali sentimenti- prese fiato, scosso, per poi continuare - Quando soffri, quando sei triste o pensierosa, quando ridi, e quando sei felice...tutte le tue emozioni si riversano in me come un fiume in piena. Fin da prima del nostro matrimonio sei stata in grado di condividere ogni tua sensazione con me...e io non avrei potuto fare altro che amarti per questo- le sue labbra sfiorarono le mie in una carezza delicata - Non ho potuto fare a meno di amarti, perchè tu non mi hai lasciato altra scelta- sorrise impercettibilmente, lo sguardo illuminato da una dolcezza sconfinata- Mi hai incatenato inconsapevolmente a te, nel bene e nel male...anche se lottassi con tutto me stesso per starti lontano, non ci riuscirei-

Le sue mani lambirono freneticamente le lacrime che scendevano copiose sul mio volto, tentando di lenire almeno in parte il mio dolore, e uno strano luccichio si impadronì dei miei occhi. Respirai profondamente il suo profumo, accoccolandomi sul suo petto familiare e lasciandomi cullare dal suo abbraccio confortante.

-Ti amo, Edward-

E mai come in quel momento mi resi conto che era quello il posto in cui avrei dovuto rimanere per il resto dei miei giorni...

...fra le braccia di Edward.

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I suoi occhi chiari e luminosi erano velati dalla preoccupazione. Mi sfiorò le labbra in una carezza delicata.

-Sei sicura?- mormorò, ansioso, lanciando un'occhiata intimorita all'innaturale pallore del mio volto. Annuii, mordendomi il labbro inferiore con forza.

-Certo, Edward...sono perfettamente in grado di cavarmela da sola-

-Sono soltanto un paio d'ore- mi rimbeccò dolcemente, per poi continuare - Vado a prendere i bambini da tua madre, così passiamo una giornata tranquilla insieme- sorrise impercettibilmente -Potremmo portarli al luna park...a te piace tantissimo. Ricordi quando portammo per la prima volta Amy?-

Ridacchiai, stemperando la tensione che era scesa su di noi - Già...ho sempre amato le giostre. Mi ricordano quand'ero bambina...-

-Una bellissima bambina, oserei dire- quando notò la confusione nel mio sguardo, si affrettò a spiegare - Tua madre una volta mi ha mostrato le foto di quando andavi all'asilo...sembravi un puffo, con quei cappellini colorati e le guanciotte rosse!- scherzò, intrecciando le nostre gambe e posando dolcemente le sue labbra sulle mie.

Arrossii, irritata - Edward!- sbottai, e lui rise...odiavo quell' insignificante difetto di mia madre: ogni volta che le si presentava l'occasione, non aveva problemi a mostrare i momenti più imbarazzanti della mia vita -da lei prontamente immortalati con la sua immancabile Canon- alle altre persone.

La sua risata si acuì quando notò il rossore che aveva imporporato le mie gote. Le baciò entrambe con delicatezza, avvolgendomi fra le sue braccia calde e confortanti - Non posso crederci, tua madre aveva ragione!- sussurrò, ilare -Sei davvero permalosa quando riguarda certe cose...-

Un mio sopracciglio svettò verso l'alto -Davvero?-

Annuì, tentando di reprimere la fragorosa risata che lottava per abbandonare le sue labbra, senza alcun successo.

-Smettila, Edward, altrimenti potrei uscirmene anch'io con aneddoti imbarazzanti nei tuoi confronti!- sbraitai, e lui tentò di tornare serio. Deglutì, passandosi una mano fra la massa indistinta di capelli scuri.

-Ah si? E sentiamo, di grazia, cos'avrebbe da raccontare di così divertente sul mio conto?-

Questa volta fu il mio turno di scoppiare a ridere, e gli occhi di Edward si illuminarono...

...quante volte mi aveva giurato che la mia felicità era anche la sua, ed io non avevo voluto credergli?

-Oh si Edward! Per esempio quella volta in cui Amy si ammalò-alzai gli occhi al cielo, esasperata - Una semplice febbre, nulla di così grave...ma tu insistetti per portarla all'ospedale, come se fosse affetta da un morbo letale!-

Si accigliò, confuso, ma la sua perplessità venne istantaneamente sostituita da un sorrisetto di scherno.

-Tesoro, non puoi biasimarmi per quello, quando tu stessa hai quasi avuto una reazione isterica quando a Mark cadde il primo dentino da latte...-

-Certo che si!- ribattei imbronciata, incrociando le braccia al petto - Non faceva altro che piangere...avevo paura che si sentisse male- rise ancora, baciandomi i capelli.

-Hai proprio l'istinto delle mamme iper-protettive- scherzò, ma prima che potessi rispondere i suoi occhi divennero ancora una volta preoccupati. Lanciò un'occhiata impaziente al suo piccolo orologio da polso, sospirando impercettibilmente.

-Devo andare, altrimenti non riuscirò mai ad arrivare in tempo- sbuffò, irritato - Odio il traffico mattutino- si lamentò, e io sorrisi, accoccolandomi meglio sul suo petto. Il suo sguardo si addolcì.

-Ce la fai ad aspettare per un paio d'ore?- mormorò, e questa volta toccò a me sbuffare.

-Non sono una bambina, Edward...- rise, accarezzandomi la fronte e scoccandomi un bacio veloce sulle labbra.

-Fai attenzione- mi intimò giovale, ma quando scorse la luce pericolosa che si era impossessata del mio volto sorrise, alzando le mani in segno di resa.

-Ok, ok,vado!-

La mattinata trascorse lentamente, e nella più totale solitudine. Per ingannare il tempo tentai in ogni modo possibile di non farmi travolgere dal vortice furioso dei miei pensieri tormentati: l'unica cosa che mi consentiva di non lasciarmi andare all'oceano di dolore che sembrava essersi impossessato di tutta me stessa, era il pensiero che Edward mi aveva promesso che sarebbe tornato presto, e che si sarebbe preso ancora una volta cura di me.

Ma le ore passavano; lente, inesorabili scandivano ogni singolo battito del mio cuore, gettandomi nell'ansia e nel sottile strato di inquietudine che era tornato a tormentarmi quando non ero fra le braccia calde e confortevoli di mio marito.

Tentando di scacciare quei pensieri incresciosi dalla mia mente, in un improvviso slancio di coraggio afferrai con mani tremanti il piccolo plico in carta che avevo sottratto pochi giorni fa dall'ufficio di Mr.Royce King ,ignorando il terrore che aveva subissato il mio cuore e la mia anima quando la consapevolezza che ciò che avrei potuto apprendere da quei documenti avrebbe potuto cambiare inesorabilmente la mia intera esistenza.

Proprio in quel momento il suono stridulo e insistente del telefono mi causò un violento sobbalzo di sorpresa. Completamente immobilizzata dall'ansia, lasciai che gli squilli si susseguissero freneticamente, finchè la lucetta rossa della segreteria telefonica spiccò nel tetro grigiore autunnale che aveva invaso la stanza. Il silenzio si cristallizzò nell'aria, carica di tensione e aspettativa, lacerato all'improvviso da una voce roca e sgraziata, che fece accelerare il lento intercedere del mio cuore, gettandomi in un vortice di paura e confusione da cui sarei difficilmente riemersa.

-Mrs Cullen, sono Royce King...ho urgentemente bisogno di parlare con lei, il prima possibile. La questione è della massima importanza, e non l'avrei mai contattata se non fossi stato sicuro che la sua stessa vita, e quella dei suoi figli, è in pericolo. Riguarda Miss.Hale, Isabella, e sono certo che lei comprenderà a pieno l'urgenza di queste mie parole- tacque, per poi continuare, il tono velato dall'urgenza - Mi raggiunga all'Haverad Street, sulla 14° a Nord. Dobbiamo fermarla, Isabella...e soltanto lei mi può aiutare-

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Edward

 

Afferrai con forza il piccolo mazzo di chiavi, infilandolo impazientemente nella serratura e premendo il testone d'entrata. L'uscio principale della grande villa si aprì, e un silenzio inquietante mi penetrò la mente, causandomi un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale. Sospirai, spaesato, passandomi una mano fra i capelli e ignorando la strana atmosfera che aleggiava nell'imponente sala da pranzo della grande villa, incamminandomi lentamente verso il soggiorno.

All'improvviso una voce dolce e cristallina mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri, costringendomi a voltare il capo di scatto.

Fu in quel momento che la vidi.

Il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, aveva assunto una tetra tonalità cinerea, le guance scavate,pallide occhiaie contornavano il suo sguardo cristallino, gli occhi languidi e dolci lacerati dalla sofferenza. I biondi capelli color dell' oro le ricadevano in morbidi boccoli lungo la schiena, il corpo esile e aggraziato divenuto ancor più fragile, le mani tremanti che all' improvviso si ancorarono alle mie spalle in un abbraccio disperato.

-Edward- mormorò, il tono intriso di livore, e un sorriso amaro fiorì sulle mie labbra, sfigurando il mio pallido viso.

Lambii delicatamente una sua guancia con una mano, e la sua pelle adamantina sembrò incendiarsi sotto il mio tocco incerto ed esitante.

Sospirai - Ciao, Rosalie-
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Ringrazio di cuore le persone che hanno commentato lo scorso capitolo, e mi scuso se non sono riuscita a rispondere. Purtroppo il mio tempo si sta dimezzando ( Natale è sinonimo di stress, per me), e non ce l'ho fatta...ma non volevo lasciarvi senza aggiornamenti, per cui ho preferito postare prima...anche perchè siamo davvero agli sgoccioli. Se tutto va bene entro domani sera avrò risposto a tutte! Grazie ancora, E. 


  


 



  

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Capitolo 15
*** FURORE ***


PAROLE D'AMORE
               CAPITOLO 15
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E so il male che sto per fare, ma il furore in me è più forte della ragione. E il furore è la causa delle peggiori sciagure nel mondo
-Euripide-

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Edward
 


 

Gli occhi chiari e luminosi di Rosalie erano divenuti un immensa pozza di terrore. Le sue mani tremanti, piccole e delicate, si ancorarono con spasmodica disperazione alla candida camicia che fasciava il mio torace.

Pallide lacrime di sofferenza rigavano il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, ottenebrato da un bagliore oscuro che mi causò un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

Sembrava un' altra persona...non era più la donna dolce e altruista che avevo conosciuto anni fa.

E tutto questo era soltanto colpa mia.

Eppure, nonostante tutto, l'amore che provavo per Bella aveva prevalso ancora una volta, costringendomi a scegliere e a ferire coloro che mi stavano accanto, senza remore o eccezioni...

...ma dal destino non si può fuggire, e l'amore è una forza più potente di qualsiasi altra sensazione...

persino la compassione che provavo verso la mia ex moglie era stata ottenebrata da quel folle sentimento che mi legava a colei che era ormai divenuta la mia unica e indissolubile ragione d'esistere...

Isabella...

-Edward, non puoi farlo- sibilò, tramortita, le labbra piegate in una smorfia inorridita, gli occhi traboccanti di lacrime represse. Sospirai, tentando inutilmente di allontanarmi da lei.

-Non ti abbandonerò, Rosalie...non completamente. Ti affiderò ai migliori psicologi di Washington, e pagherò qualcuno per prendersi cura di te- cercò di ribattere, ma io continuai, con voce tremante - Ma adesso devo lasciarmi alle spalle il passato, e cercare di andare avanti. Bella è tutta la mia vita, e finalmente ha deciso di abbattere le sue difese e lasciarsi amare da me...-

-Dopo tutto quello che ti ha fatto hai davvero intenzione di tornare da lei?- urlò, fuori di se dalla rabbia. Si passò una mano fra i capelli, esasperata - Ti ha tradito, Edward, e lo ha fatto nel peggiore dei modi! Ti ha umiliato, se è presa gioco di te per tutto questo tempo, e tu sei disposto a cancellare tutto per una vita fatta di menzogne?-

-Io la amo- la interruppi con livore, e lei singhiozzò, sconvolta, coprendosi la bocca con una mano.

Presi fiato, gli occhi brucianti dall'emozione -La amo- ripetei - E per riaverla sarei disposto a fare di tutto...anche dimenticare che è stata di un altro uomo-

-E non pensi a me?- berciò ancora, tramortita, lo sguardo dilaniato dalla sofferenza. Singhiozzò , e le sue gambe cedettero, costringendola ad accasciarsi al suolo...sembrava così dannatamente piccola e fragile che un altra ondata di compassione mi travolse in pieno.

Strinsi i denti, allontanandomi da lei: Isabella aveva bisogno di me...soltanto questo contava.

-A me non pensi?- alitò, singhiozzando disperatamente - Io sono sola, non ho nessuno che si prenda cura di me...Emmett non c'è- si piegò in due, sopraffatta dal dolore - E tua madre mi ha voltato le spalle...Edward, soltanto tu puoi aiutarmi! Me lo avevi promesso, ricordi? Mi avevi promesso che...-

-Mi dispiace- la interruppi ancora, la voce arrochita dal rimorso. Alzai gli occhi al cielo, tentando di impedire alle lacrime di traboccare dai miei occhi chiari -Ho cercato di porre fede alle mie promesse, fino a quando Bella è stata al mio fianco, ma adesso...adesso nulla ha più senso, se lei non è con me-

Esercitando un invalicabile autocontrollo sul mio corpo e sulla mia anima, dalle mie labbra uscì silenzioso l'ultimo addio, e prima che anche soltanto una sua parola potesse risuonare nell'aria, carica di tensione e aspettativa, voltai le spalle al mio passato, pronto a farmi accogliere ancora una volta fra le braccia calde e confortevoli del mio presente e del mio futuro.

-Edward!-

In quel momento un urlo lacerò l'aria.

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Bella


Pigiai con forza sul piccolo campanello in ottone dello stabile, impaziente, finché una voce dolce e cristallina mi penetrò la mente.

-Ufficio del Dottor King, desidera?-

-Sono la signora Cullen...avrei bisogno di parlare con Mr.King, per cortesia-

E pochi secondi dopo le imponenti porte a vetri del palazzo si spalancarono, mentre una ventata di calore avvolgeva il mio corpo e la mia anima.

Presi fiato, scossa, stringendo spasdosicamente i pugni contratti delle mani e incamminandomi velocemente verso il primo piano, finchè il pallido volto di una giovane donna, incorniciato da una massa di ricci rossastri che le ricadevano delicatamente sulle esili spalle, mi accolse con un sorriso intimorito.

-Lei è Mrs Cullen, suppongo- mormorò soave, e io annuii, lanciando una lunga occhiata approfondita intorno a me: le luci della sala d'aspetto erano soffuse, e uno strano silenzio si era cristallizzato nell'aria, causandomi un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale. Sospirai, e la donna, sorridendo melliflua, mi invitò a raggiungere la terza corsia a sinistra, sede dell'ufficio di Royce King.

In quegli anfratti dello stabile il silenzio era divenuto ancor più inquieto, e l'atmosfera meno accogliente del solito: l'oscurità aveva avvolto il lungo corridoio del primo piano, in cui la tensione che aleggiava fra le mura era quasi palpabile, percepibile a pelle in un intensa scarica d' elettricità.

Giunsi di fronte all'imponente porta in faggio , ma prima ancora che potessi bussare, la voce roca e sgraziata di Mr King mi invitò ad accomodarmi.

 

Sospirando impercettibilmente, varcai l'uscio socchiuso, che si spalancò con un clangore sinistro.

E in quel momento successe.

Un dolore lancinante si impossessò del mio corpo, trainato da un suono roco e roboante che non avevo mai sentito prima...

...poi, fu il buio.

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Un profumo dolce e familiare mi riscosse dal susseguirsi di immagini che si erano annidate nella mia mente, costringendomi ad aprire gli occhi. Sospirai, spossata e dolorante, inghiottita dall'oscurità che si era impossessata dell'aria, carica di tensione e aspettativa, e uno strano brivido d'inquietudine salì violentemente lungo la mia spina dorsale, quando due mani calde e delicate si posarono sui miei capelli, lambendoli delicatamente.

-Ti sei svegliata, finalmente- mormorò una voce familiare, e io spalancai gli occhi, sbalordita.

E in quell'esatto istante l'inquietudine si trasformò in terrore...un terrore acuto, bruciante, che si insinuava in ogni fibra del mio essere, lacerando ogni recesso di me stessa.

-R...ro-se-

-Shh, piccola Bella, non parlare- sentii un sorriso impercettibile piegare le sue labbra, e all'improvviso una luce calda e luminosa si diffuse nell'ambiente.

Gli occhi di Rosalie scintillavano nel buio, sadici e crudeli, mentre afferrava un piccolo bicchiere in vetro e lo accostava alle mie labbra. Tentai di liberarmi, intimorita, ma soltanto allora compresi che le mie mani erano fasciate da ruvide corde in solido feltro.

Voltai il capo di scatto, tramortita: non avevo intenzione di bere qualsiasi cosa quella donna avesse deciso di offrirmi. Nonostante non sapessi ancora il reale significato di ciò che mi stava accadendo, ero certa come la mia stessa vita che Rosalie Hale avrebbe tentato in ogni modo possibile di farmi del male.

-Così non va, Isabella- mormorò ancora, apparentemente dispiaciuta - Devi fare quello che ti dico, e ti sentirai meglio...-

I miei occhi si inumidirono quando, con uno scatto secco ed impetuoso, la donna si voltò verso un punto indefinito dell'oscurità, da cui emerse una sagoma alta e tremendamente familiare.

-Vero amore mio?-

Il mio sguardo divenne incredulo, quando scorsi il pallido volto di Emmett Cullen scintillare a ridosso della luce soffusa dell' Abat-Jour.

E un moto di incredulità mi sconvolse l'anima quando notai il ghigno cattivo che aveva piegato le sue labbra rosee e carnose.

Non poteva essere vero...

-E-emmett- sussurrai spossata, e i suoi occhi, carichi di un livore sconosciuto ed inquietante si immersero nei miei, ottenebrandosi di uno scintillio malvagio.

-Come stai, Isabella?- ridacchiò, sarcastico, lanciando un'occhiata lasciva alla mia esile figura, intrappolata nella morsa d'acciaio delle corde.

Sussultai -Emmett, cosa...cosa significa tutto questo?- rise ancora, serafico, afferrando Rosalie per la vita e accarezzandole sensualmente i fianchi, lo sguardo innaturalmente statico e fisso sul mio pallido volto.

-Dovresti saperlo, Bella...dovresti sapere perchè è successo tutto questo-

-Esatto!- mormorò un altra voce, ancor più inquietante, e il mio cuore accelerò il suo lento intercedere quando scorsi il volto pallido e smunto di Mr King stagliarsi al limitare della stanza. Si avvicinò a me,sorridendo mellifluo.

-Come stai, Miss Strakelbold?- scandì ogni sillaba con un livore destabilizzante, e io spalancai gli occhi, tramortita.

-Come...-

-Come ho fatto a scoprirlo?- mi interruppe ridendo, avvicinandosi a me e sormontandomi con la sua mole - Dovresti essere più discreta, Isabella, in ciò che fai...non è stato poi così difficile farti cadere nella mia trappola-

-E nella mia- un ultimo sussurro si diradò nell'aria, e la mia anima parve sgretolarsi quando un altro volto familiare si insinuò con violenza nel vortice caotico dei miei pensieri tormentati.

E in quel momento credetti di morire.

-J..james- mormorai incredula, e le sue labbra si piegarono in una smorfia risentita. Si incamminò verso il centro della stanza, lanciando un'occhiata adorante a Rosalie.

-Almeno il mio nome lo ricordi, vedo- sibilò, aggrottando la fronte - Non credevo che qualcuno avrebbe mai potuto dimenticare le mie performance fra le lenzuola...che ne dici, Rosie?-

La donna scoppiò in una risata cattiva, accarezzando sensualmente le guance di James - Io non l'avrei mai fatto, tesoro- gracchiò dolcemente, per poi tornare a rivolgersi a me - Ma Isabella è una bambina cattiva...non credete che dovremmo punirla duramente, per questo?-

-Io saprei esattamente come fare- questa volta fu Emmett a parlare. Si avvicinò a me, i suoi passi erano lenti e cadenzati, e sembravan lacerare l'assordante silenzio che era sceso su di noi.

Si inginocchiò al mio cospetto, gli occhi illuminati da una luce folle - Come stai, amore mio?- alitò ad un centimetro dal mio volto, e io spalancai gli occhi, sbalordita. All'improvviso, il luccichio che avevo scorto nel suo sguardo languido e profondo parve acquistare un altro, sconvolgente significato.

...sei una donna meravigliosa, Isabella...

...Edward ti ama, ed è stato così fortunato da capirlo in tempo...

Un gemito inorridito abbandonò le mie labbra quando l'eco delle sue parole, appartenenti ad un passato apparentemente lontano e irraggiungibile, si insinuarono nel vortice furioso dei miei pensieri confusi, e nel volto di Emmett scorsi riflettersi lo stesso barlume di consapevolezza che aveva ottenebrato il mio.

-Io...tu...-

Un suono inquietante interruppe il mio balbettio sconnesso.

Era Rosalie che, lo sguardo incendiato dall'odio, batteva le mani in una chiara dimostrazione di scherno.

-Ce ne hai messo di tempo per capire, Bella- sillabò, irata

- Ma certo, sono proprio una sciocca! Tu sei così presa dai tuoi problemi da non esser neanche riuscita ad accorgerti che Emmett è sempre stato innamorato di te...dalla prima volta che ti ha vista, lui ti ha amata, ma tu...tu eri troppo occupata a cercare di portarmi via il marito- l'odio nella sua voce divenne disprezzo.

Lanciò un'occhiata al suo ex ragazzo, sorridendo impercettibilmente.

-Ma finalmente ti sei reso conto che non ne è mai valsa la pena, vero amore mio?- continuò, e Emmett annuì, allontanandosi da me e afferrandola con forza per la vita,posando le sue labbra su quelle della donna in un bacio intenso e passionale.

-Questo però non significa che non mi voglia vendicare per tutto il male che mi hai fatto, Isabella- affermò l'uomo, lanciando un'occhiata maliziosa al mio corpo, e io tentai di indietreggiare, stravolta, scuotendo il capo con forza e tentando di reprimere i singulti che sentivo nascere nel mio petto.

-Cosa volete da me?- urlai disperata, e Rosalie rise, parandosi di fronte alla piccola sedia in faggio in cui ero costretta e alitando, con voce pregna di rancore.

-Vogliamo punirti per tutto il male che mi hai causato per avermi portato via prima mio marito, e poi Emmett...l'unico uomo che abbia mai amato più di me stessa...-

-Cosa stai dicendo?- gridai ancora - Io non ho fatto...-

Uno schiaffo feroce mi colpì in pieno volto, e io boccheggiai, sconvolta.

-Zitta- mi ordinò, per poi sibilare, irata - Non osare negare con me, piccola puttanella da quattro soldi! Emmett era pazzamente innamorato di te, e per colpa tua mi ha abbandonata!- guardai Emmett, sbalordita, e lui sorrise amaramente, avvicinandosi a noi.

-Piccola Bella, avresti dovuto accorgerti che non era una semplice amicizia ciò che davvero mi legava a te- prese fiato - Dalla prima volta che ti ho vista ho pensato che saresti stata la donna perfetta...perfetta per me- tentò di accarezzarmi una guancia, ma io mi scostai, disgustata - Ma tu hai preferito mio fratello...quell'uomo inetto e codardo che non ha mai saputo amarti come ti avrei amato io- strinse i pugni,ma scorsi un profondo dolore albergare nei suoi occhi luminosi, lacerato all'improvviso da una rabbia disumana. Mi afferrò per i capelli, costringendomi ad inclinare il capo verso l'alto.

-Ma poi ho capito che non valeva la pena crogiolarsi nell'amore che provo per te...Rosalie è sempre stata una donna così bella e affascinante, perchè non accontentarmi?- singhiozzai, quando le sue labbra si posarono con insistenza sul mio collo, ma il suo tocco, al contrario di quanto avessi mai potuto immaginare, era intriso di una dolcezza sconfinata.

Una risata cristallina ci interruppe ancora una volta.

-E non solo, Emmett- berciò Rosalie - Io non sono solo una bambolina in tuo potere...sono una donna molto furba, e Isabella lo ha sperimentato più volte sulla sua stessa pelle- spalancai gli occhi, scioccata, ma all'improvviso una strana consapevolezza si impossessò del mio cuore e della mia anima...e in quel momento un gemito strozzato abbandonò la mia bocca.

-Tu...sei stata tu ad ingaggiare James!-

Rise ancora, lanciandomi un'occhiata malevola.

-James non ci ha poi messo molto ad indurti a bere più del necessario, e a corromperti con le sue arti persuasive-

-Perchè?- sussurrai, stravolta, e a quel punto fu James a parlare, con voce acida e sarcastica.

-Perchè io amo Rosalie- sibilò, avvolgendo la vita della donna e baciandole delicatamente la fronte, per poi continuare - E sarei disposto a tutto purchè lei sia finalmente felice- quella rivelazione mi gettò nel panico più puro.

...quante persone era stata in grado di ingannare grazie alla sua falsa maschera di donna sola e incompresa?

Scossi il capo con forza

- Lei non ama nessuno di voi...lei non è capace di amare- mormorai, e uno strano luccichio si impossessò degli occhi della donna. Mi afferrò per i capelli, spintonando violentemente Emmett e allontanandolo da me, per poi posare le sue mani sul mio volto, comprimendolo nella sua morsa letale.

-Piccola sgualdrinella, sei stata tu a privarmi della capacità d'amare- spalancai gli occhi, ma lei continuò, ridendo sadicamente - Con la tua finta patina di innocenza hai soggiogato tutti! Edward ha perso la testa per te, arrivando a gettare all'aria tutta la sua vita per averti...poi è stato il turno di Esme...- boccheggiai, scioccata.

-Esme?- la interruppi, incredula, e lei rise ancora, lanciandomi uno sguardo che rasentava la più pura follia.

-Si, mia cara Isabella.Esme, nonostante tutto, aveva deciso di darti una possibilità...non è mai stata daccordo con le decisioni di suo figlio, ma per amor suo avrebbe fatto di tutto:anche provare a legarsi a te! E ci era riuscita: nonostante non te lo avesse mai fatto capire, aveva iniziato a nutrire nei tuo confronti un affetto sincero e disinteressato- aggrottò la fronte, furiosa, e io gemetti quando la sua presa sul mio volto divenne ancor più ferrea - Ma fortunatamente sono riuscita a farla rinsavire- sorrise, un sorriso sadico e malvagio.

-Come hai fatto?- singhiozzai, stravolta, e questa volta fu James a parlare, con voce pregna d'odio e disprezzo.

-Io e Rosalie abbiamo avuto una breve relazione all'università- sospirò teatralmente, per poi continuare - ma io sono sempre stato follemente innamorato di lei.Qualche mese fa si ripresentò a casa mia, disperata, chiedendo il mio aiuto...come avrei potuto negarglielo?- ridacchiò.

-E così l'hai sedotta, stordendola con l'alcol e portandola a casa tua?- sussurrò Emmett, divertito, lanciandomi un'occhiata languida, e James proruppe in una risata divertita.

-Facile, vero? La cara Isabella è stata molto ingenua a fidarsi di me...e scattare delle foto di noi due per incastrarla lo è stato ancor di più!-

Un dolore acuto e bruciante si insinuò nel mio petto a quella inaspettata rivelazione:tutto ciò che mi era successo quella notte era dunque colpa di Rosalie Hale? Non le bastava aver rovinato il rapporto con mio marito e con la mia bambina...doveva anche indurmi a concedermi a un altro uomo con l'inganno? Sospirai, tentando di lenire il tremore che si era impossessato del mio corpo, per poi sussurrare, con voce dilaniata dalla sofferenza.

-Perchè non ricordo nulla?-

Questa volta fu il dottore a parlare, gli occhi gelidi e l'espressione disgustata.

-Il tuo subconscio non ha assimilato coerentemente l'avvenimento- ridacchiò, come se le sue parole fossero intrise di un macabro umorismo -Eri così sconvolta da ciò che hai fatto da decidere di rimuovere consapevolmente quella notte...ma è bastato un piccolo scorcio di realtà a riportarti indietro nel tempo. E a quel punto la tua mente ha elaborato il trauma che hai vissuto-

Singhiozzai, sconvolta, e un sospiro estasiato abbandonò le labbra di Rosalie. Questa volta furono i miei, di occhi, a riempirsi d'odio e rancore.

-Come hai potuto farmi una cosa del genere?- bisbigliai, tramortita - Come...come hai potuto?- ripetei, e lei proruppe in una risata argentina.

- Questo è soltanto un misero assaggio della mia vendetta, Isabella Swan- si avvicinò a Emmett, accarezzando con fare lascivo il suo petto -L'odio è un sentimento così devastante... delizioso, oserei dire.Mi ha dato la forza di compiere gesti che la vecchia Rosalie Hale non avrebbe mai fatto- prese fiato, stringendo i pugni con forza - Mi ha dato la forza di andare avanti, quando Emmett mi ha abbandonato perchè non riusciva più a fingere di essere innamorato di me...e mi ha dato il coraggio di provare a distruggere la tua intera esistenza. E ci ero quasi riuscita, se quel bastardo di tuo marito non avesse deciso di lasciarmi andare ancora una volta...-

-Edward non sarà mai tuo. Lui ama me...soltanto me- ribattei, e una smorfia di disprezzo trasfigurò il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile.

-Io non lo rivorrei mai fra le mie braccia!- strepitò all'improvviso, irata, sbattendo una mano sul petto di Emmett, e io sussultai, sorpresa.

Trattenne il fiato, per poi continuare - Io...io volevo soltanto fargliela pagare, restituirgli tutto il dolore che mi ha causato. Quando avrebbe abbandonato anche te, sarei stata io a lasciarlo solo con la sua disperazione. E' Emmett l'unico uomo che ho amato...e che continuerò ad amare per sempre-

Posò le labbra su quelle del suo uomo in un bacio intenso e passionale, per poi riavvicinarsi a me e lanciare un'occhiata penetrante a Mr.King, che con un cenno affermativo afferrò una piccola valigetta in pelle e avanzò verso il centro della sala. Spalancai gli occhi, e Rose sorrise.

-Cosa...cosa hai intenzione di fare?- mormorai, terrorizzata.

-Nulla di particolarmente doloroso, mia piccola Bella- sussurrò in risposta - Semplicemente, ti eliminerò per sempre dalle nostre vite- il dottore si incamminò lentamente verso di me, e soltanto in quel momento notai che fra le mani stringeva un piccolo flacone scuro e una siringa sterile in plastica. Trattenni il fiato, scioccata, e Rosalie proruppe in una risata sarcastica.

-Non ti uccideremo, se è questo ciò che vuoi sapere. Ti somministreremo una dose di palnzenol*, e poi lasceremo che Emmett si tolga la soddisfazione di potersi finalmente divertire con te. Quando Edward avrà le prove del tuo ennesimo tradimento, capirà finalmente che razza di donna sei diventata...ma tu, nel frattempo, ti farai un viaggetto in un centro di disintossicazione di Londra-

Uno strano luccichio ottenebrò i suoi occhi chiari e luminosi, le labbra piegate in una smorfia crudele, e in quel momento capii che era tutto finito...per sempre.

Ridacchiò,afferrando il mio capo fra le sue mani e intrappolandomi in una morsa dolorosa .

-Hai perso, Isabella Swan. Avrai finalmente ciò che meriti per tutto il male che mi hai fatto, e io...-

-Tu marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni- pronunciò una voce cristallina, e fu allora che sentii un tumulto di sensazioni sconosciute travolgere il mio cuore e la mia anima, trascinandomi in un vortice di paura e confusione da cui non sarei mai più riuscita a risalire.
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Piccola precisazione: Rosalie durante la discussione con Edward non era a casa di quest'ultimo...è stato lui a raggiungerla nel suo stabile, e aveva le chiavi di casa perchè gli risultavano utili quando si doveva prendere cura della sua "presunta" depressione. Questo capitolo è ispirato ad un avvenimento avvenuto realmente, nella Londra bene del lontano 1987. Il prossimo sarà l'epilogo, e spero di postarlo al più presto! Ringrazio le lettrici che hanno commentato lo scorso capitolo: entro domani risponderò a tutte! Chiedo venia per eventuali errori grammaticali, Elisa.








Planzenol: farmaco solitamente usato per sedare i pazienti affetti da gravi attacchi di panico.





 


 



 


 

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Capitolo 16
*** RESA DEI CONTI ***


PAROLE D'AMORE
                CAPITOLO 16
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 La scelta ultima di un uomo  quando è portato a trascendere se stesso è creare o distruggere, amare o odiare
- Erich Fromm-
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-Tu marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni- pronunciò una voce cristallina, e in quel momento sentii un tumulto di sensazioni sconosciute travolgere il mio cuore e la mia anima, trascinandomi in un vortice di paura e confusione da cui non sarei mai più riuscita a risalire. Rosalie voltò il capo di scatto, sbalordita, e le sue labbra si piegarono in una smorfia incredula quando vide che era stato Emmett a pronunciare quelle parole.

All'improvviso successe.

James lanciò un'occhiata frenetica intorno a sè, mentre il panico più puro deformava i lineamenti delicati del suo volto, e si precipitò verso la porta d'ingresso, allarmato. Nello stesso istante percepii un drastico spostamento alla mia destra, e soltanto in quel momento mi accorsi che Mr.King si era gettato su James, bloccandolo per le spalle e strattonandolo violentemente, finchè l'uomo non si accasciò al suolo, stremato.

-Il gioco è finito- sputò con disprezzo, voltandosi di scatto verso di me e sorridendomi rassicurante. Tentando di reprimere l'irrefrenabile tremore che si era impossessato del mio cuore, rilasciai un sospiro di sollievo quando Mr.King afferrò con forza un piccolo coltello in acciaio, avvicinandosi a me e liberandomi dalle spesse corde che mi costringevano all'immobilità.

-E' tutto finito, Isabella- mormorò dolcemente, aiutandomi a rialzarmi e stringendomi con forza a sè, mentre un singhiozzo disperato prendeva corpo nel mio petto. Ma in quel momento la mia attenzione si catapultò ancora una volta sul viso stravolto di Rosalie, innaturalmente statico e fisso sull'imponente figura del suo uomo.

-Emmett, cosa...cosa significa tutto questo?- sussultò, spaesata, quando una risata derisoria proruppe dalle labbra di lui.

-Credevi davvero che ti avrei fatto commettere un simile scempio, Rosalie?- la donna spalancò la bocca, tramortita, per poi sussurrare, con voce pregna di sofferenza.

-Tu...tu mi hai ingannata?-

Emmett rise ancora, avvicinandosi a lei e soffiando, ad un centimetro dal suo volto

-Sei un ingenua, Rosalie Hale. Una piccola, sciocca ingenua, che credeva di potermi comprare con il suo corpo, con le sue stupide moine...e se prima avevo avuto qualche scrupolo a lasciarti, distrutto dal senso di colpa, adesso sono convinto che la mia è sempre stata la decisione migliore-

-No!- urlò Rose all'improvviso, afferrandolo per il bavero della camicia a attirandolo a sè - No- mormorò, disperata - Tu non puoi aver fatto una cosa del genere...tu mi ami! Tu devi amarmi!-

-Io non ti ho mai amato, e non ti amerò mai...il mio cuore non è tuo, e non lo è mai stato.Se ho fatto tutto questo è soltanto perchè volevo finalmente che Isabella fosse libera dalle tue angherie, dalla tua distruttiva sete di vendetta-

-Emmett...-mormorai, sbalordita, e lui voltò il capo di scatto, fulminandomi con i suoi occhi scuri e penetranti, che all'improvviso si riempirono di lacrime amare.

Si avvicinò a me lentamente, per poi strapparmi dalle braccia del dottore e stringermi in una presa soffocante, che esalava tutti quei sentimenti inespressi che non aveva mai avuto la forza e il coraggio di rivelarmi.

-Mi dispiace- sussurrò, accarezzandomi i capelli con dolcezza -Mi dispiace per tutto ciò che ho fatto. Ti prego, perdonami. Non voglio il tuo amore, non potrei mai fare una cosa del genere a Edward, ma ti prego, ti prego, dimmi che hai capito che ho fatto tutto questo per te, per metterti al sicuro-

-NO!- urlò ancora una volta Rosalie, fuori di sè dalla rabbia, precipitandosi verso di noi, prima che Mr.King la bloccasse nella sua morsa d'acciaio.

-Sta buona!- sbottò, ma la donna continuò a singhiozzare, disperata - No, Emmett, no...non puoi farlo, non puoi! Io ti amo, ti amo tanto, e tu non puoi abbandonarmi per lei...non farlo anche tu, ti prego!-

Emmett si sciolse dal mio abbraccio, lanciando un'occhiata impietosita alla sua ex-compagna - Hai bisogno d'aiuto, Rosalie...hai causato del male alle persone che ami, e so che dentro di te c'è ancora qualcosa di umano...ma non posso più lasciare che tu distrugga la vita di Bella-

-Perchè?- strepitò ancora, dibattendosi fra le braccia di Mr.King - perchè lei si e io no? Ho provato a cambiare, ho provato ad essere la donna perfetta...ti prego Emmett, non lasciarmi! Io...- ma all'improvviso una scintilla consapevole ottenebrò il suo sguardo, e le sue labbra esalarono un sussurro addolorato - Come fai a sapere tutto ciò che ho fatto?Io non te ne ho mai parlato...-

Questa volta toccò al dottore scoppiare in una risata cristallina, gli occhi intrisi di compassione - Sono stato io a dirgli tutto, Rosalie. Dovevo farlo...dovevo fermarti. Quando Edward ti portò da me eri distrutta, ma non avrei mai creduto che potessi aver commesso delle simili atrocità. Quando mi hai confessato tutto era troppo tardi per porre riparo ai tuoi errori, ma ho cercato di incastrarti una volta per tutte- i suoi occhi divennero furiosi, quasi inorriditi. La scuotè violentemente per le spalle, strattonandola contro il muro - Hai quasi ucciso un bambino, cristo!- spalancai gli occhi, spiazzata, e nello stesso istante Rosalie urlò; un urlo disumano, intriso di una sofferenza talmente acuta da lacerarmi l'anima.

-Non ero in me quando l'ho fatto!- strepitò, divincolandosi dalle braccia dell'uomo - Non riuscivo a pensare...ma poi mi sono pentita di tutto, finchè anche Emmett non mi ha abbandonata!-

E in quel momento una strana consapevolezza si fece lentamente strada nel mio cuore, mentre sentivo la presa di Emmett divenire più salda. Spalancai gli occhi, scioccata.

-Tu...tu hai cercato di uccidere la mia bambina- mormorai, inorridita -Tu hai cercato di ucciderla!- ripetei, sconvolta, annichilita dal ricordo del dolore che avevo provato in quella notte lontana, dell'urlo straziato che aveva abbandonato le mie labbra.

Gli occhi di Edward, ottenebrati dal panico, e poi il sangue...tanto, troppo sangue che fluiva attraverso il mio corpo, che scivolava via, insieme alla vita di mia figlia...

-Come hai potuto fare una cosa del genere? Con che coraggio hai potuto guardare negli occhi Emily sapendo che avevi cercato di ucciderla?- gridai, fuori di me dalla rabbia, e Rosalie singhiozzò, lo sguardo disperato ancora una volta immerso in quello del suo uomo, come se non esistesse altro che lui, in quella vita in cui il destino le aveva riservato scherzi così crudeli.

-Non lasciarmi, Emmett....non farlo, ti scongiuro- berciò, ignorando le mie parole e accasciandosi al suolo, stravolta - Ti prego, non abbandonarmi anche tu. Io ti amo, e non potrei mai...-

-E' finita, Rosalie- mormorò lui, la voce intrisa di compassione - Non posso amarti,e non chiedermi di fingere di farlo un altra volta, perchè non ci riuscirei...non più-

In quel momento i singhiozzi di Rose furono sovrastati da un suono metallico e assordante che mi causò un violento brivido di paura lungo la spina dorsale, mentre vidi la donna tentare di allontanarsi da Mr.King con maggior impeto.

-Ho registrato tutto ciò che hai detto, Rose.La polizia sta arrivando. E' finita, per sempre- Emmett mi afferrò per la vita, costringendomi a voltarmi verso di lui e ad incontrare i suoi occhi scuri e luminosi. Sorrise, un sorriso teso e amareggiato, accarezzandomi una guancia con delicatezza.

-Mi dispiace- mormorò dolcemente. Prese fiato, scosso - Mi dispiace per tutto ciò che è successo, ma non ho potuto fare altrimenti. Ti chiedo solo di perdonarmi, se puoi-

-Perchè non me l'hai detto? - mormorai, e i suoi occhi si ottenebrarono di una scintilla sofferente.

-Io non avrei mai potuto portarti via da Edward, Isabella...mai. E lui l'uomo della tua vita,è lui la persona con cui ti sei costruita un futuro. Io sono soltanto uno sciocco che si è innamorato della persona sbagliata- un sorriso amaro fiorì sulle sue labbra, e la tentazione di provare anche solo una volta a lenire il suo dolore fu così forte che la mia mano si mosse di propria volontà, ancorandosi al suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, finchè una nuova consapevolezza non sconvolse il mio corpo e la mia anima, immobilizzandomi: nella mia vita ero sempre stata così assorbita dai miei problemi da non rendermi conto che intorno a me il dolore era la forza più onnipresente fra tutte, e che esso aveva sconfitto ogni razionalità, lacerando ogni fibra di noi stessi...era stato il dolore la causa di tutto ciò che era successo, e a generare le violenti spirali d'odio che avevano inghiottito la mia intera esistenza.

Rosalie, vittima e carnefice di un amore che l'ha lentamente distrutta dentro, costringendola a commettere azioni dettate da una sofferenza così acuta da ottenebrare qualsiasi altro sentimento...

Emmett, travolto da una passione mai ricambiata, annichilito da sensazioni sconosciute che lo hanno ricondotto verso il vortice di solitudine da cui non è ancora riuscito a risalire...

James Cullingan, un uomo che in un passato lontano e irraggiungibile ha saputo amare con tutto se stesso una donna che lo ha abbandonato, per poi sfruttarlo nel momento del bisogno, incitandolo a compiere atti che superano la più spietata crudeltà...

Ma soltanto quando la porta si aprì con uno scatto secco, rivelando oltre la soglia il volto tramortito di Edward, ottenebrato dalla preoccupazione, mi resi davvero conto che erano le nostre scelte a condizionare inevitabilmente il nostro destino: luce e oscurità, bene e male, amore e odio, perdono e disperata sete di vendetta...eravamo soltanto noi a decidere quale strada intraprendere, e io avevo scelto, una volta per tutte.

Io avevo scelto l'amore...l'amore di Edward.

E quando le sue braccia calde e protettive si ancorarono alla mia vita, costringendomi in un abbraccio caldo e confortante, compresi finalmente che era quello il mio posto: Edward era sempre stato il mio porto sicuro, la mia unica e indissolubile ancora di salvezza, i miei giorni e le mie notti, il regalo più prezioso che la vita mi avesse potuto donare.

-E' tutto finito, amore mio- sussurrò, tentando di frenare i singhiozzi che scuotevano il mio corpo, e a quelle parole il mio cuore si riempì di una gioia talmente acuta da dilaniare ogni fibra del mio essere. Perchè sì, era tutto finito, finito per sempre...soltanto questo contava.
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Avrei tante cosa da dire in merito a questo capitolo, ma non sono proprio dell'umore adatto.Pubblico così in fretta perchè vorrei finire questa storia il più presto possibile, ma non abituatevi sempre ad aggiornamenti lampo come questi. Rimandiamo tutto all'epilogo vero e proprio, che verrà pubblicato al più presto. Chiedo venia per eventuali errori di ortografia. Grazie e tutti coloro che hanno recensito lo scorso aggiornamento, E. -

 

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Capitolo 17
*** ELISIR D'AMORE ***


 

 Parole d'amore
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capitolo 17
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Non c'è niente di più facile che condannare un malvagio, niente di più difficile che capirlo

- Dostoevskij -

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Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferì violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo.

Sospirai, spaesata, passandomi distrattamente una mano fra la massa di boccoli scuri che contornavano il mio pallido volto, e in quel momento sentii un sospiro smorzato diradarsi nell'aria, trainato da un calore rassicurante e famigliare che si infrangeva violentemente contro la mia pelle adamantina, destabilizzandomi.

Fu allora che incontrai gli occhi di Edward, verdi, penetranti, lucide gemme preziose che si affacciavano al mondo, incastonate nel suo volto dalla bellezza eterea e irraggiungibile.

Uno strisciante senso di disagio si propagò nel mio petto quando scorsi pallide lacrime ottenebrare il suo sguardo cristallino, e all'improvviso sentii una matassa di ricordi tormentati riaffiorare nella mia mente, causandomi un violento brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

-Edward...- sussurrai, allarmata, la voce ridotta ad un sibilo spaurito, e una smorfia di sadica sofferenza piegò le sue labbra, che si posarono con delicatezza sulla mia fronte, le braccia ancorate alla mia vita in una stretta ferrea e possessiva, il suo profumo dolce e famigliare che penetrava le mie narici, le mani che lambivano le mie spalle con decisione.

Presi fiato, scossa, tentando di frenare l'impercettibile tremore che si era impadronito del mio corpo, per poi continuare.

-Edward- ripetei, immergendo i miei occhi scuri nel verde smeraldino dei suoi -Che cosa...cosa è successo? Dove sono?-

-Sei a casa, Bella- pronunciò lentamente, il tono piegato da un dolore acuto e destabilizzante -Sei qui con me-.

Scossi il capo, confusa -Cosa...-

-Shh...- mormorò, posando le sue labbra sui miei capelli, in un gesto intriso di pena e compassione; rimorso, anche -Non fare domande- mi strinse a sé con più forza, facendomi mancare il respiro -Sei qui con me...soltanto questo conta-

-Che cosa è successo?- insistetti, scostandomi da lui e lanciandogli un'occhiata implorante.

Scosse il capo, le lacrime che lottavano per traboccare dai suoi occhi chiari, e io afferrai una sua mano fra le mie, assuefandomi del dolce calore della sua pelle.

Sospirai -Io ho bisogno di sapere, Edward...non ricordo più nulla, dannazione!- iniziai a tremare, il panico che si impossessava lentamente di ogni fibra del mio essere: dovevo avere la certezza che tutto ciò che avevo vissuto la scorsa notte fosse stato soltanto un'incubo, un mero prodotto della mia fervida immaginazione.

Un suo dito lambì una mia guancia con delicatezza, lo sguardo impenetrabile, il cipiglio arguto e sottile del suo viso che lacerava l'armonia dei suoi lineamenti fini, delicati, le labbra strette in una smorfia inintelleggibile, come se stesse tentando a tutti i costi di non far trapelare dal suo volto tutto il dolore che provava in quel momento.

-Davvero non ricordi nulla?- sussurrò, e io scossi il capo, stringendo con più impeto le sue mani fra le mie.

-Io...ho ricordi nebulosi, ma non riesco a decifrarli. Non riesco a capire se ciò che è successo ieri è la realtà- ma la sofferenza che si irradiò nei suoi occhi riuscì a porre fine ad ogni mia perplessità.

Un gemito soffocato abbandonò la mia bocca nel momento in cui realizzai che sì, l'incubo che avevo vissuto in quei mesi lontani e irraggiungibili era tornato a preseguitarmi, sadicamente ancorato ad un passato a cui pensavo di aver voltato le spalle da tanto, troppo tempo, ma che era ripiombato nella mia vita sovvertendo ogni certezza, ogni equilibrio, ogni convinzione.

...le urla disperate di Rosalie

...le sue parole; così reali, spietate nella loro crudeltà

...lo sguardo sofferente di Emmett

...il suo amore tormentato ed impossibile

E poi, la cosa più dolorosa di tutte:gli occhi pieni di terrore di Edward

L'agonia che avevo rivissuto in quegli istanti mi piombò addosso con una ferocia disumana, lacerando il mio cuore e facendomi sprofondare ancora una volta nell'oscurità di cui ormai da mesi ero divenuta prigioniera.

Edward sembrò percepire il mio turbamento, perchè le sue braccia, così calde, tremendamente famigliari, si ancorarono alla mia vita in una morsa ferrea e possessiva, e un rantolo confuso si diradò nell'aria, risuonando nell'opprimente silenzio che era sceso su di noi.

-Rosalie...Edward, è stata lei...-

-Lo so- mi interruppe, agitato, afferrando il mio volto fra le mani, e costringendomi ad incontrare il suo sguardo tormentato.

Baciò le mie gote arrossate con devozione, respirando il mio profumo, per poi continuare.

-Lo so, amore mio...ma è tutto finito. Rosalie è stata arrestata, e trasferita in un centro di igiene mentale- mi lanciò un'occhiata penetrante -Lei ha dei problemi, Isabella. So che tu credi che sia un mostro, e non posso darti torto...ma quella donna ha dei problemi che vanno al di là di ogni umana comprensione-

-Voglio la verità, Edward- sussurrai, tentando di reprimere i singhiozzi che lottavano per dirompere dal mio petto. Sospirai -Basta con le menzogne, basta con i segreti. Ne abbiamo avuti fin troppi, nel nostro matrimonio. Io voglio sapere la verità-

-Bella...- cercò di ribattere, ma io lo interruppi, esasperata.

-No, Edward, basta! Io ho bisogno di sapere...io...-

-Saprai tutto, amore mio...ma non adesso, non così-

-E quando, allora?- ribattei, irata, scostandomi dal suo corpo e lanciandogli un'occhiata raggelante -Tu...come puoi pretendere che io mi fidi di te, se ci sono dei segreti che rischiano di mettere continuamente a repentaglio la nostra relazione?- un sorriso amaro piegò la mia bocca -Anche se ormai non possiamo neanche più definirla tale...io e te non siamo più nulla, se non due estranei che lottano disperatamente per rinsaldare un rapporto che si è ormai sgretolato da tempo-

Un lampo di panico attraversò il suo sguardo.

Le sue mani iniziarono a tremare, strette fra le mie in una presa ferrea e possessiva.

-Cosa...cosa dici?- bisbigliò, allarmato -Come puoi dire una cosa del genere? Io ti amo, Bella...non puoi lasciarmi ancora, non dopo ciò che è successo fra noi, dopo tutto quello che abbiamo passato. Non riuscirei a sopportarlo!-

-L'amore a volte non basta- replicai, amareggiata, ripensando a tutto ciò che in quel lasso di tempo si era frapposto fra i sentimenti che nutrivamo l'una verso l'altro.

...amori proibiti

...odi profondi

...disperata sete di vendetta

Il passato torna sempre a tormentarti.

E ciò che era successo fra me ed Edward ne era la prova più tangibile fra tutte: le lacune che avevamo coltivato nel nostro rapporto, le gelosie, le insicurezze, i silenzi e le incomprensioni avevano contribuito solamente a sgretolare il rapporto che ci legava, recidendo il nostro legame e indebolendo lentamente i sentimenti che nutrivamo l'una nei confronti dell'altro, per poi gettarci nel limbo di un passato che ci aveva ancora una volta catturati nella sua morsa irreversibile.

Le sue braccia si ancorarono alla mia vita con un'impeto destabilizzante; sussultai, sorpresa, quando i suoi occhi smeraldini penetrarono i miei, il dolore e lo sgomento che si alternavano in quello sguardo lucido di lacrime represse.

-Non puoi dire una cosa del genere, Bella. Non ti permetterò di fuggire ancora una volta...non dopo ciò che è successo fra noi in questi giorni. Tu mi ami- ringhiò, afferrandomi il volto fra le mani e costringendomi ad alzare il viso verso il suo - E non puoi abbandonare tutto per delle semplici incomprensioni. Non adesso che abbiamo riscoperto la reale forza dei nostri sentimenti-

-I sentimenti che ci legano non valgono più nulla, se tu non dimostrerai di fidarti di me. Io voglio sapere la verità, Edward. Ho il diritto di conoscere la causa delle nostre sofferenze-

Un sospiro smorzato, un'occhiata impenetrabile, e il suo racconto ebbe inizio...e con esso, il lento sgretolarsi di ogni mia certezza.

Ancora una volta.

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Enrico Caruso, L'elisir D'amore: Una furtiva lagrima
 


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-Conobbi Rosalie Hale quando avevo più o meno dieci anni- un sorriso fugace piegò le sue labbra.

Sospirò -Era una bambina bellissima...davvero meravigliosa. La mia famiglia era molto legata a Eleanor e Martin Hale, i suoi genitori-

Uno sguardo nostalgico, subito seguito da un'altro sospiro-Fin da quando ero bambino, mia madre nutriva la speranza che io e Rosalie, in un futuro non troppo lontano, avessimo potuto essere uniti da qualcosa di più forte di una semplice amicizia. E le sue speranze furono ben presto esaudite: quando avevo ventun anni mi scoprii follemente innamorato di quella ragazza dalla bellezza irreale. Emmett ne era felice, così come i miei genitori: Rosalie era la donna perfetta, in tutti i sensi. Ci frequentammo per un paio d'anni, dopodichè le chiesi di sposarmi-

Il mio cuore fu attraversato da una fitta di dolore quando le sue parole mi penetrarono la mente: non ero mai stata gelosa di mio marito ma, in quel momento, il pensiero che Edward fosse stato innamorato di qualcuna che non fossi io mi destabilizzava

-Erano tutti al settimo cielo- continuò, in un sussurro impercettibile -Compreso io. L'amavo davvero, anche se il mio amore poteva essere definito un sentimento tiepido e razionale...qualcosa di sicuro e rassicurante; famigliare, anche. La consapevolezza che Rosalie avrebbe sempre fatto parte della mia vita mi faceva sentire meno solo, più felice. Passarono tre anni, e tutto proseguiva alla perfezione- un'altro sorriso, questa volta pregno di un amarezza talmente acuta da risultare quasi dolorosa

-Ma a me la perfezione non è mai piaciuta, Isabella. La perfezione è fredda, irreale. Mentre tu sei così...- una sua mano che lambiva le mie gote con dolcezza, gli occhi scintillanti di desiderio -Così dannatamente fragile, insicura, goffa e anche maldestra. Ma sei sempre stata tutta la mia vita, anche se probabilmente l'ho capito troppo tardi. Era il 26 settembre il giorno in cui ti vidi per la prima volta: la tua bellezza non era neanche lontanamente paragonabile a quella di mia moglie, ma per me eri la creatura più meravigliosa che avessi mai visto. E quando ti conobbi iniziò il mio inferno. Un'inferno fatto di passione e desiderio, di estasi e dolore, di amore e odio . Mi detestavo per il fatto che, quando facevo l'amore con Rosalie, non facevo altro che pensare a te. Iniziai ad evitarti, a passare il più tempo possibile con mia moglie, per tentare di rinsaldare il nostro rapporto, di non cedere ai sentimenti che mi legavano a te con una tenacia che ancora oggi non mi riesco del tutto a spiegare. Ma, nonostante tutto, giorno dopo giorno, ora dopo ora, fu inevitabile innamorarmi di te. Perché io ti amo profondamente, nel corpo e nell'anima, perché mi è stato impossibile anche solo sperare di catalogare le sensazioni che provavo in tua presenza come dei puri e semplici istinti sessuali, come un attrazione indefinita che sarebbe scemata con un po' di sano autocontrollo. Piccola e sciocca ragazzina dagli occhi limpidi e sinceri- rise, immergendo il volto nei miei capelli, respirando con impeto il mio profumo -E non riuscii mai più ad avere un'attimo di pace, finché anche tu decidesti di abbandonarmi-

Aggrottai la fronte, confusa, e lui si affrettò a proseguire -Da un giorno all'altro sei sparita dalla mia vita, Isabella. Non sei più venuta a lavoro, non hai più dato tue notizie...non riuscirai mai a capire il terrore che mi aveva colto al pensiero che ti era potuto succedere qualcosa-

-E allora sei venuto da me- mormorai, rammentando il giorno in cui, distrutta per la perdita di Jacob, me lo ero ritrovato davanti alla porta di casa.

Edward annuì, per poi continuare -Ma c'è una cosa che tu non sai, Isabella- strinse le labbra, come se ciò che stava per dire fosse troppo doloroso da ricordare -In quel periodo della mia vita ho commesso tanti errori...non immagini neanche quanti. Rosalie stava affrontando una situazione famigliare difficile: sua madre Eleanor scoprì di avere un tumore al cervello...un tumore che si rivelò letale,e che distrusse completamente la nostra famiglia. Morì pochi mesi dopo, e io...Cristo, dopo neanche un anno dall'accaduto l'ho abbandonata- si prese il volto fra le mani; sembrava disperato.

Non riuscivo a credere a ciò che aveva appena detto: era questa allora la vera causa dell'odio viscerale che la donna nutriva nei confronti di Edward?

L'uomo prese un respiro profondo, per poi continuare -Ma l'unica cosa di cui non mi sono mai pentito è stato l'averti sposata, Bella. L'amore che provavo per te era talmente potente da annullare qualsiasi altra sensazione...persino la pietà che mi legava alla mia ex moglie. E tutto era sembrato procedere per il meglio, se quattro anni fa non si fossero presentati dei comportamenti strani da parte di Rose- storse le labbra in una smorfia inafferrabile -Io me n'ero accorto, e allora l'avevo fatta prendere in cura da un fidato psicologo, che sembrava aver risolto i suoi problemi comportamentali. Rosalie era affetta da un disturbo della personalità che si aggravava giorno dopo giorno...l'istinto, in lei, aveva preso il sopravvento su qualsiasi altro pensiero coerente. Iniziò a nutrire un odio viscerale nei miei confronti...un odio che non è mai riuscita a palesare, mascherandolo come un disperato bisogno della mia presenza al suo fianco. In quel periodo pensavo che i disturbi di Rosalie fossero ancora in una fase poco sviluppata- la sua stretta alle mie mani si accentuò, gli occhi lucidi di lacrime di disperazione -Ma mi sbagliavo. Soltanto ieri sera sono venuto a conoscenza del fatto che lei...lei ha...- uno strano silenzio si diradò nell'aria, lacerato soltanto da un suo respiro affannato, il petto che si innalzava solidale e si scontrava dolcemente con i miei seni.

Un gemito strozzato abbandonò le sue labbra, le mani ancorate ai suoi capelli, stringendoli, come se il dolore che provava in quel momento fosse troppo acuto da sopportare persino per lui -Ha cercato di uccidere nostra figlia, Bella. Io...Cristo santo, come ha potuto? Come?!- un urlo profondo, disperato, agonizzante, e il mio sguardo, immerso nel verde cristallino dei suoi occhi, che diveniva lacerato da una sofferenza atroce, disumana, al pensiero che la mia bambina aveva rischiato di non venire mai alla luce a causa dell'odio che quella donna aveva covato per anni nei nostri confronti.

-Come...come ha fatto?- mormorai, incredula e sgomenta, e Edward proruppe in un sospiro strozzato.

-Il dottor King mi ha spiegato che Rosalie ha utilizzato un farmaco che contribuisce ad aumentare le contrazioni, ma che al quarto mese di gravidanza sarebbe stato letale per te e per la bambina. Quando ti ho portato all'ospedale, i sedativi che hanno usato i paramedici per calmarti contenevano i residui di un oppiaceo distillato che ha cancellato le tracce di qualsiasi altra medicina che avevi assunto in precedenza- *

Spalancai gli occhi, inorridita, per poi mormorare, con voce flebile e spaurita - perchè King non ce lo ha detto prima?- sussurrai, disperata -Perchè lui...-

-Non lo sapeva, Bella. Rosalie è stata molto abile a nascondere il risentimento che nutriva nei miei confronti, fino a qualche mese fa, quando Royce King l'ha riconvocata su mia diretta richiesta - un sorriso amaro, teso,tirato - Quando tu mi hai abbandonato, ho cercato di fare chiarezza con me stesso, di ristabilire le mie priorità. Potevo accettare di continuare ad essere cieco di fronte alla crudeltà che Rosalie ed Esme dimostravano verso di te, spinto dalla compassione che nutrivo nei confronti della mia ex moglie,oppure avrei potuto cercare di riprendere in mano la mia vita. Quando ho capito che la mia vita siete tu e i bambini, ho deciso di allontanarmi da Rosalie, ma di affidarla ancora una volta alle cure del dottor King. Ciò che non mi sarei mai aspettato era il fatto che Royce nutrisse una sorta di strana infatuazione nei sui confronti, e che i due avevano stretto, con il passare dei mesi, una sorta di relazione occasionale celata agli occhi del mondo-

Mi portai una mano alla bocca, sconvolta, ma lui continuò -Il rapporto fra Rosalie e Royce King si rinsaldava giorno dopo giorno, complice il nuovo abbandono di Emmett- i suoi occhi si scurirono quando pronunciò quel nome -E Rose iniziò a nutrire una fiducia cieca ed incondizionata nei confronti dell'uomo...una fiducia che, poche settimane fa, la spinse a confidargli tutto il male che ci aveva procurato, le sue manovre atte a dividerci, l'odio profondo che nutriva verso di me-

Un'occhiata impenetrabile, le labbra piegate in una smorfia addolorata -Fu in quel momento che Royce conobbe la vera indole di Rosalie Hale, e decise di intervenire-

-Ma Emmett...- tentai di palesare le mie perplessità, ma lui mi interruppe, gli occhi all'improvviso trasformatasi in luminose gemme infuocate.

-Emmett era innamorato di te- prese fiato, come se quelle parole gli stessero procurando una sofferenza talmente acuta da mozzargli il respiro -Lo è sempre stato, fin dalla prima volta in cui ti vide. Ed io...-strinse i pugni -Io lo sapevo-il mio sguardo divenne incredulo, ma lui continuò, imperturbabile -L'ho saputo da sempre, ma non l'ho mai voluto ammettere con me stesso. E il mio egoismo mi ha impedito di comprendere quanto fosse profondo il sentimento che lo legava a te, Isabella. Un amore talmente intenso da indurlo a rinunciare a tutto, pur di preservare la tua incolumità-

Scossi il capo, atterrita da quella nuova e improvvisa rivelazione, finchè una domanda spontanea si insinuò nella mia mente, costringendomi a far chiarezza su un altro dei tanti dubbi che in questi lunghi mesi mi avevano tormentata.

-Perchè Emmett non mi ha mai detto ciò che provava nei miei confronti?- sussurrai, sgomenta - Perchè si è insinuato nella nostra famiglia fingendo di essere innamorato di Rosalie? Io non...-

-Il sentimento che univa Emmett a Rosalie è stata soltanto una folgorante passione che si è assopita nel tempo, almeno da parte di mio fratello- mormorò lui -Rosalie era davvero innamorata di Emmett, ma lui non riusciva a ricambiarla, non riusciva a darle ciò che lei desiderava, e allora l'ha abbandonata, pensando di fare il suo bene...ma non avrebbe mai potuto immaginare che, a quel punto, Rosalie Hale si sarebbe trasformata in una macchina di vendetta in grado di concepire tutte queste atrocità-

Mi portai una mano alla bocca, sconvolta, annichilita dal reale significato che avevo scorto nelle sue parole: perchè soltanto in quel momento riuscivo a rendermi conto che era stato l'amore a trascinare me e Edward in quel vortice di incomprensioni e fraintendimenti che avevano coinvolto, come in una grottesca reazione a catena, tutti coloro che ci circondavano.

L'amore non ricambiato di Emmett nei miei confronti lo aveva indotto a cercare di dimenticarmi attraverso Rosalie Hale, la donna che Edward aveva abbandonato per potersi ricostruire una vita insieme a me.

Rosalie, ferita dal sentimento a senso unico che lo legava prima ad Edward, e poi a Emmett, era divenuta una persona fredda e calcolatrice, il cui unico scopo era restituire agli altri tutto il dolore che la vita le aveva procurato recidendo, con la sua assurda e feroce furia distruttiva, tutti i legami che avevano unito me e mio marito in quegli anni lontani, che in quel momento mi sembravano più irraggiungibili che mai.

Una pallida lacrima lambì dolcemente una mia gota, ed Edward trattenne il fiato, tentando di avvolgere le mie mani fra il tiepido calore delle sue.

Ma io mi scostai, scossa, turbata dallo spesso marasma d'infomazioni che si erano rigettate nei miei pensieri con una ferocia che non mi lasciava alcuna via d'uscita.

Dovevo ancora riuscire ad elaborare le sconvolgenti verità che Edward mi aveva confessato, e per farlo avevo bisogno di riflettere, di rivalutare le mie scelte passate, di riappacificarmi con me stessa e con i sentimenti che mi legavano a mio marito, ai miei figli, alla mia famiglia...una famiglia che, oltre la spessa corazza di perfezione che l'avvolgeva, celava segreti ed inganni che non ero ancora totalmente riuscita ad estirpare.

-Io...- mi presi le mani fra i capelli, scossa, tentando di riordinare il vortice confuso di pensieri che si annidavano nella mia mente -Io ho bisogno di stare da sola, Edward-

-Bella...-

-Devo riflettere, devo pensare. Io devo...-

-Amore mio- bisbigliò all'improvviso, la voce ridotta ad un sussurro implorante, quasi disperato.

Prese le mie mani fra le sue, stringendole con forza -Non lasciarmi, Bella- occhi chiari, luminosi, che rilucevano di quelle stesse lacrime represse che in quel momento lambivano il mio volto con dolcezza.

Prese fiato, scosso, per poi continuare -Non riuscirei a sopportarlo...non riuscirei a vivere senza di te, non sapendo che adesso tutti i nostri problemi si sono risolti-

Le mie dita si posarono su una sua guancia con una delicatezza effimera, irreale, mentre sentivo uno strano calore dirompere nel mio petto e sconvolgere ogni fibra del mio essere.

Quanto potevo ancora sopportare di negare il sentimento che mi legava all'uomo che in questi anni era divenuto il centro del mio intero universo, il padre dei miei figli, il mio amante, il mio confidente, la mia unica ragione d'esistere?

-Edward- mormorai, il tono ridotto ad un sussurro flebile e stanco -Io...ho solo bisogno di tempo per elaborare tutto ciò che mi hai confessato pochi minuti fa- alzai gli occhi al cielo, lucidi di lacrime represse -Non è facile per me accettare...-

-Lo faremo insieme- mi interruppe, straziato, ma io scossi il capo, simulando una decisione che in quel momento ero certa di non possedere.

-Devo farlo da sola...devo riuscire a fare chiarezza dentro di me-

-Bella, ti prego...-l'agonia che deformava i suoi lineamenti fini e regolari era talmente acuta da trafiggere il mio cuore con la potenza di mille spire infuocati, ma sapevo che questa volta sarebbe toccato a me tentare di risalire dall'oscurità che in quei lunghi mesi mi aveva intrappolata nella sua morsa ferrea e irreversibile.

E per farlo avevo bisogno di allontanarmi dall'amore disperato che Edward nutriva nei miei confronti, e che annichiliva ogni mio pensiero coerente, compromettendo quella lucidità di spirito che era in realtà la chiave risolutiva di tutti i nostri problemi.

-Lo stai facendo ancora, Edward- mormorai, e la mia voce in quel momento risuonò dura e fredda, impenetrabile -Mi stai soffocando-

La sua espressione divenne incredula, sgomenta.

Ma, nonostante il mio petto sanguinasse per la crudeltà con cui gli stavo rivolgendo quelle parole, sapevo che l'unico modo per allontanarlo da me era il confessargli tutti i dubbi e le inquietudini che il suo comportamento ossessivo nei miei confronti aveva scatenato nella mia mente.

Presi un respiro profondo, per poi continuare -Tu non mi lasci i miei spazi, vuoi renderti partecipe di ogni aspetto della mia vita, senza renderti conto che questo tuo parossismo non farà altro che allontanarmi da te- occhi che rilucevano di uno strazio acuto e indefinibile, ma che non riuscivano più a scatenare alcuna compassione, in me: la verità era dannatamente dura da accettare persino per me stessa ma, una volta libera dalle spesse catene di segreti ed inganni che la attanagliavano, fluiva irrefrenabile dalle mie labbra, e si conficcava nei nostri cuori con una ferocia quasi disumana.

La sua stretta fra le mie mani divenne più timida, incerta, ed Edward indietreggiò, sconvolto.

-Bella, cosa stai...-

-Devi andartene, devi lasciarmi sola, devi lasciarmi libera di vivere, di pensare, di sopportare il peso del dolore sulle mie sole spalle...soltanto in questo modo riuscirò a riprendere in mano ciò che resta della nostra relazione-

-Non dovresti essere l'unica a decidere di noi- sibilò, e un sorriso amaro abbandonò le mie labbra, rispecchiandosi nel verde smeraldino del suo sguardo.

-Tu lo hai fatto anche per troppo tempo, invece- lacrime che lambivano dolcemente le mie gote, tracciando ardenti scie infuocate sulla mia pelle adamantina.

-Bella, ti prego...-

-Ho detto vattene, Edward- i miei occhi si addolcirono -Lasciami sola...fallo per me, per noi-

Un'ultima occhiata, pregna di un dolore talmente acuto da lacerare ogni fibra del mio essere, la bocca piegata in un sorriso amaro, le mani tremanti che si accostavano all'uscio della porta, la folta chioma leonina che sferzava la sua fronte, segnata da una profonda ruga sofferente, ed Edward uscì, l'eco di un sussurro disperato che si diradava nel silenzio che era sceso su di noi, penetrando la mia mente e sgretolando con la forza di mille speroni infuocati il mio cuore e la mia razionalità.

-Noi ci apparteniamo, Isabella Swan. Ed io...io ti aspetterò. Qualsiasi cosa accada, io ci sarò sempre, per te-
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*proenzima L3f: estratto da derivazione nucleare derivato da componenti vari che aumenta le contrazioni, le materie scisse sono facilmente divisibili in particelle ancora più piccole grazie alla procheramina L3, contenuta negli oppiacei di origine artificiale.

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Quanto mi odiate da uno a dieci? Lo so, sono in un ritardo davvero vergognoso, ma credetemi se vi dico che il mio tempo ultimamente è davvero molto limitato, e che ritagliarmi un margine per questa storia è stato praticamente impossibile. Ma ieri ho visto Match Point e toh, all'improvviso ho avuto una folgorazione e sono riuscita a concludere il capitolo, praticamente stregata dalla meravigliosa colonna sonora che ha accompagnato tutto il film e di cui, per l'appunto, si basa tutta la seconda parte del capitolo. Come avrete di certo capito, questo non è l'epilogo, perchè proprio non ce l'ho fatta a concludere la fiction senza fornirvi le dovute spiegazioni su cui si basa l'intera storia. Ringrazio le lettrici che hanno commentato lo scorso capitolo:antonella64, francytwilighter80,artemide88, barbara_f, eliza1755, ellehlove, rosella, Ed4e, samy90 (un grazie speciale perchè ha ispirato, con la sua recensione, alcune riflessioni del capitolo), Lindawinchestercullen, Nick81, sissilotti, Se7f, Theangelsee69, Valesimo, baby2080, ladysile, Perverse. Un grazie di cuore anche a chi legge soltanto, a chi segue, preferisce, ricorda, e a chi non glie ne frega una cippa delle mie cavolate! ^^ A breve pubblicherò quello che spero sarà l'epilogo, sperando che in questo capitolo si siano chiariti i dubbi rimasti in sospeso nello scorso aggiornamento. Un bacio, Elisa. 

 

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Capitolo 18
*** NUVOLE BIANCHE ***




 Parole d'amore
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Capitolo 18
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La gente torna a casa per tante ragioni: torna per ricordare, torna perché non ha un altro posto dove andare, torna quando è in crisi, torna quando è fiera di sé, torna a casa per cercare una finestra sul proprio passato, o una strada per il futuro; la gente torna a casa per tanti motivi, ma torna sempre per dare un addio

- Allyson Clarke (Taken)-

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I suoi occhi erano chiari e cristallini, lucide gemme preziose incastonate nel suo volto dalla bellezza eterea e irraggiungibile, i lineamenti fini, delicati, segnati dalla profonda sofferenza che in tutti quegli anni l'aveva silenziosamente attanagliata, perseguitandola e riducendola ad un essere privo di alcuna umanità.

I boccoli biondi le ricadevano dolcemente lungo le esili spalle, fasciate da un anonimo pigiama a striscie bianche e grigie,le labbra rosse e carnose distese in un sorriso quasi intimorito.

-Alla fine ci sei riuscita- la sua voce era calda, suadente, priva di quella sadica vena crudele con cui negli ultimi mesi mi si era rivolta.

Mi strinsi le braccia intorno al busto in un involontario gesto di protezione; il mio sguardo rimaneva però fiero ed altero, perchè di quella donna dall'avvenenza straordinaria che aveva così tenacemente tentato di rovinarmi la vita non c'era più nulla, ormai.

Il destino prima o poi ci chiama per rispondere delle nostre colpe; tutti i nodi vengono al pettine, e nel momento in cui tutte le silenziose atrocità che commettiamo risalgono in superficie, esposte al biasimo e al disgusto del mondo, il dolore che procuriamo agli altri torna sempre indietro.

Sempre.

Era successo a me, quando avevo finalmente avuto il coraggio di rispondere delle colpe che mi vedevano coinvolta nella distruzione del rapporto che mi legava a mio marito; i silenzi, le incomprensioni, il mio carattere schivo e disilluso, il mio desiderio di non essere più ferita da coloro che mi stavano accanto mi avevano temprata, riconducendomi lungo una strada in cui l'unica via d'uscita da quell'incubo fatto di inganni e sofferenze sarebbe stata fuggire.

Ed era successo anche a Rosalie, che aveva riposto la sua più incondizionata fiducia nelle persone sbagliate, che si era concessa con tutta se stessa ad un uomo che non era mai stato in grado di ricambiare il suo amore, che si era persa nei meandri dell'odio e della sete di vendetta, per poi non ritrovarsi mai più.

Un sospiro dismesso abbandonò le mie labbra.

-Buon giorno anche a te, Rosalie-

L'andavo a trovare quasi ogni giorno, ormai.

Quando avevo saputo che l'ex moglie di mio marito era stata internata in una clinica per debilitati mentali, e presa in cura da uno staff di psicologi e educatori che stavano lottando giorno dopo giorno per ricostruire, almeno in parte, le cause che avevano trascinato Rosalie in quell'inferno che era la malattia e l'incapacità di fuggire dal proprio istinto e di ricollegarsi alla ragione, il mio primo, atroce pensiero era stato che, finalmente,era stata fatta giustizia per tutto il dolore che quella donna così altera ed egoista mi aveva procurato.

Ciò che però non mi sarei mai aspettata era il fatto che, con il passare del tempo, e dopo aver elaborato razionalmente il trauma delle innumerevoli scoperte che erano risalite a galla grazie alla collaborazione di Emmett con il Dottor King per smascherare Rosalie, per guarire davvero dalla mia malattia -la consapevolezza di aver rischiato di perdere la mia bambina, il dolore dell'aver donato il mio corpo ad un altro senza rendermi davvero conto di star tradendo non soltanto l'uomo che amavo, ma soprattutto il mio cuore e la mia coscienza;e poi, ancora, la sofferenza che avevo inflitto in tutti quegli anni ad Emmett, costretto a reprimere nei miei confronti un sentimento che non è mai stato in grado di soffocare- dovevo cercare di risalire alla fonte primaria dello sconvolgimento della mia esistenza: Rosalie Hale.

E, per riuscirci davvero, dovevo tentare di conoscere meglio le sue ragioni e la sua sofferenza; soltanto condividendola e rendendola mia sarei riuscita a riempire quel vuoto che la fitta tela di segreti ed inganni che aveva tessuto era riuscita a scavare nel mio petto.

Erano passati quasi tre mesi dal giorno in cui Rosalie fu internata; di comune accordo con Edward, decidemmo di non contattare le autorità pubbliche, ma la polizia stillò comunque un indagine e condannò la donna a sei anni reclusione in un centro d'igiene mentale, sotto stretta sorveglianza di una scorta di agenti e di una fornita equipe di psicologi che l'avrebbero aiutata a prendere coscienza della sua malattia e delle manovre che aveva attuato per distruggere le nostre vite.

Disturbo di personalità multipla.

Così il Dottor King aveva chiamato il male che affliggeva Rosalie da quasi sei anni, ormai, prima in forma più lieve, e via via sempre più evidente e accentuata, alternandola ad improvvisi slanci di consapevolezza e lucidità che la distruggevano nel profondo.

In quei tre mesi i miei progressi nel tentare di ristabilire le priorità della mia vita non erano sempre andati a buon fine, ma ciò che più contava era il fatto che, finalmente, la spessa barriera in cui mi ero rinchiusa lontana da Edward si era infranta, perchè soppiantata dalla presa di coscienza che, almeno in parte, ero stata io stessa la causa del lento sgretolamento del nostro matrimonio.

Mi ero sempre rifiutata di ascoltarlo, di parlare con lui, di confidargli i miei timori, le mie incertezze, le insicurezze che mi attanagliavano dal profondo, ma adesso era venuto il momento di dire basta: dovevo, volevo ricominciare, costruirmi un futuro lontano da tutto questo dolore, per poter guardare al domani con la spensieratezza di una madre e di una moglie felice e soddisfatta della propria vita.

Sospirai, avvicinandomi lentamente alla poltrona in cui giaceva Rosalie e accomodandomi al suo fianco.

Mi voltai verso di lei, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte e rivolgendole un sorriso pallido e tirato; nulla mi impediva di nutrire una viscerale compassione nei confronti di quella donna così bella e sfortunata, ma l'odio che avevo covato in quei mesi lontani era difficile da cancellare, così come tutto il dolore che Rosalie mi aveva così ingiustamente procurato.

-Come stai oggi?- sussurrai, la voce ridotta ad un sussurro flebile e spaurito, e Rosalie sorrise, stringendo una mia mano fra il tiepido calore delle sue.

-Questa notte ho rivisto mia madre- i suoi occhi brillarono, luminosi e splendenti -Era così bella...e dice che è molto fiera di me-

-Anche io lo sarei- sospirai, gli occhi ricolmi di lacrime per quella giovane vita che era andata persa, e di cui Rosalie non era ancora riuscita ad accettare la prematura morte -Stai facendo grandi progressi-

-Oh sì!- mi interruppe, entusiasta -Il lavoro procede alla grande...- il suo sguardo si offuscò -Però Edward è sempre più distante- la fronte aggrottata in una smorfia impenetrabile.

La sua stretta sulle mie mani si accentuò -Ieri mi ha presentato la sua nuova segretaria. Una certa Isabella...non ricordo bene il suo nome. Sembra una ragazza molto riservata- le sue labbra si piegarono in una smorfia; le mie, di labbra, divennero una sottile linea retta nello sforzo di trattenere un gemito di compassione mista a sadico dolore -La cosa più strana è che sono più di tre mesi che lavora per mio marito, ma Edward non me ne ha mai parlato, e inoltre è sempre così scorbutico quando faccio domande su di lei...-

Feci per parlare, ma lei me lo impedì, esplodendo in una risatina dolce e civettuola.

-Beh, sai cosa ti dico? Questa sera gli preparo una di quelle mie cenette che gli piacciono tanto. Sono certa che il suo è solo stress dovuto al troppo lavoro, poverino. E la vuoi sapere una novità?- le sue labbra si piegarono in una smorfia incuriosita.

Si diede un piccolo schiaffetto sulla nuca, sorridendomi dolcemente.

-Scusa, ho di nuovo dimenticato il tuo nome!-

Le sfiorai i capelli in una carezza delicata - Non è molto importante- sussurrai, ma lei non sembrava neanche aver ascoltato le mie parole, perchè continuò:

-Comunque, stavamo dicendo: io e Edward stiamo meditando di avere un bambino!- il mio volto in quel momento dovette trasformarsi in una cinerea maschera di orrore, perchè lei arrossì, abbassando lo sguardo.

-Beh, veramente sono io che lo desidero tanto...ma sono certa che appena glie ne parlerò lui ne sarà felicissimo-

Sospirai, tentando di trattenere le lacrime.

-E' una notizia bellissima- pigolai, tremante.

La nostra conversazione durò all'incirca mezz'ora. Rosalie mi parlò dei suoi progressi lavorativi, alternando stati di nebulosa incoscienza a momenti di improvvisa consapevolezza che mi destabilizzavano.

In quegli istanti la donna si ammutoliva, e il suo sguardo diveniva vuoto, assente, ma bastavano poche parole da parte mia per farle riacquistare la sua consueta e inconsapevole vivacità.

Verso le quattro un infermiere venne ad annunciarmi che l'orario delle visite era finito, ed io mi apprestai a recuperare la mia borsa, non prima di averle lasciato un dolce bacio sulla guancia.

Era più forte di me: non riuscivo a non provare compassione per quella donna così bella ma al tempo stesso afflitta da un così triste destino, il cui male era stato causato soltanto dalle infinite sofferenze che la vita le aveva così ingiustamente procurato, e che si erano a loro volta ripercosse nelle esistenze di coloro che la circondavano, trascinandoci nell'oscuro limbo del dolore e delle incertezze.

-Tornerai?- sussurrò Rosalie con voce speranzosa, ed io mi immobilizzai, le mani saldamente ancorate al pomello della porta d'uscita, voltando il capo verso di lei e immergendomi in quelle gemme preziose dal fascino oscuro e malinconico.

-Non credo, Rosalie-

-Mi hai causato tanto dolore, Isabella- all'improvviso, il suo sguardo divenne ancora una volta lucido e penetrante, la coscienza dei giorni passati ad offuscare quegli occhi così belli ed espressivi.

La donna fredda e divorata dalla sofferenza che conoscevo era tornata.

-Lo so, Rosalie- pallide lacrime che lambivano dolcemente le mie gote.

Le asciugai con le dita della mano; era ora di smettere di crogiolarsi nei propri tormenti.

Era venuto il momento di tornare a vivere

-E il male che facciamo torna sempre indietro- un sorriso amaro prese lentamente forma sul mio volto. Sospirai -L'ho provato sulla mia stessa pelle cosa significhi pagare per le proprie colpe, ma adesso è venuto il momento di lasciarsi il passato alle spalle. Non ti abbandonerò, ma tu non fai più parte della mia vita. Della nostra vita-

Socchiusi la porta dell'uscio con delicatezza, voltandole le spalle, prima che un suo sussurro smorzato risuonasse prepotentemente nel vortice confuso dei miei pensieri.

-Il passato torna sempre a tormentarti-

Aveva ragione, ancora una volta. Ma adesso non sarei più stata sola ad affrontare i fantasmi della mia vita precendente. Non avrei più costruito intorno a me quel muro solido e infrangibile che mai nessuno era riuscito a valicare.

Avrei affrontato le conseguenze delle mie azioni insieme all'unico uomo che in quegli anni mi era stato accanto, accudendomi e regalandomi quell'amore puro e viscerale che nessun altro era mai stato in grado di nutrire nei miei confronti.

Edward.

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Ludovico Einaudi -Nuvole Bianche

 

 

-Mamma, quanto manca ancora?!- strillò Emy, irritata, stringendo i pugnetti lungo i fianchi e lanciandomi un'occhiata torrida ed esasperata.

Nello stesso istante, un vagito infastidito abbandonò le labbra di Mark, ed io sbirciai distrattamente dallo specchietto retrovisore dell'auto, osservando mia figlia giocherellare con i suoi riccioli scuri e flessuosi.

-Emily, lascia stare tuo fratello- sussurrai, autoritaria, e lei sbuffò, incrociando le braccine al petto e distendendo la bocca in un broncetto delizioso.

Ridacchiai.

-Tieni- continuai, afferrando dal cruscotto una barretta al cioccolato e porgendogliela, un sorriso furbo celato dietro la maschera di madre severa e irreprensibile che ero spesso costretta ad indossare, con lei.

-Ti voglio bene, mami!- urlò di rimando, ed io ridacchiai, scuotendo il capo e concentrandomi ancora una volta sulla guida, mentre le note soavi di un pianoforte a coda riempivano l'abitacolo.

Sospirai.

Una ventina di minuti dopo ci trovavamo lungo uno stretto viale che riconduceva ad una stradina poco più ampia al cui margine capeggiava, al centro di un ampio piazzale sterrato da un cancelletto in ferro battuto, un piccolo edificio tinteggiato di bianco, la luce delle candele che filtrava dolcemente dalle tende rosso scuro che adornavano le ampie vetrate dell' Hotel Lexington, quello stesso albergo in cui, quasi sette anni prima, decisi di divenire la moglie di Edward, e in cui la nostra travagliata storia d'amore ebbe inizio.

Un sorriso malinconico piegò le mie labbra quando scorsi una massa di capelli indomiti e leonini scintillare dolcemente alla luce dei fari che squarciavano l'oscurità della notte, le mani a coprire il suo volto dalla bellezza sbiadita, la schiena appoggiata alla ringhiera della stessa panchina in cui, molti anni prima, accettai l'anello che aveva suggellato le nostre promesse di amore eterno e indissolubile.

Sorrisi; era bellissimo, ed era mio.

Lo sarebbe sempre stato, nonostante tutto.

Ed era venuta l'ora di riprendermelo, di provare a ricucire il nostro rapporto, di rinsaldare i sentimenti che ci legavano e che nessuna insicurezza o incomprensione avrebbe mai potuto realmente cancellare.

-Ecco papà!- pigolò Emy, ed io ridacchiai, districandomi dalle cinture di sicurezza e socchiudendo la portiera dell'auto.

Edward non si era ancora accorto della nostra presenza, ma anche da lontano il suo viso riusciva ad esternare la confusione che in quel momento lo stava divorando.

Ero stata io a chiedergli di incontrarci in quel posto, dopo tre mesi di ostentato silenzio e lontananza, in cui ci eravamo visti soltanto quando lui decideva di trascorrere un po' del suo tempo con i bambini.

Liberai anche Amy dalla costrizione della cintura, aiutandola a scendere dall'auto e dedicandomi a Mark, che si rifugiò subito fra le mie braccia quando lo ebbi estratto dal seggiolino.

-Pa...pà- cincischiò, ed io sorrisi.

-E lì, amore mio. Lo vedi?- indicandogli Edward con un cenno della mano, e lui emise un mugolio eccitato, battendo freneticamente le manine e iniziando a scalciare per liberarsi dalla mia stretta.

-Posso andare, mamma?-mi implorò Emily, ed io annuii, lasciando un delicato bacio sulla sua fronte e rafforzando la presa intorno alla vita di Mark.

Mia figlia rilasciò un urletto strozzato, e fu in quel momento che lo sguardo di Edward lampeggiò nel mio.

I suoi occhi, dapprima vergati da quella consueta ombra malinconica che li caratterizzava da quando lo avevo abbandonato, si riempirono all'improvviso di un calore talmente cocente da destabilizzarmi.

In quelle lucide gemme preziose dal colore indefinito governavano una giungla di emozioni così intense, talmente feroci da farmi salire un impercettibile brivido lungo la spina dorsale.

Quello stesso brivido che mi aveva pervasa ogni volta che lui mi sfiorava, assuefandomi del suo profumo e stordendomi con il suo tocco appassionato, e che in quei mesi mi era mancato quasi quanto la sua stessa presenza nella mia quotidianità.

Una presenza a cui non ero disposta a rinunciare...mai più.

-Papà!- strillò ancora mia figlia, nostra figlia, zampettando allegramente verso di lui; lui, che le stava correndo incontro, felice, nonostante il suo sguardo, così lucido e penetrante, fosse incatenato al mio in una danza in cui l'amore era il sentimento più sconvolgente fra tutti.

Edward la prese in braccio, iniziando a riempire il suo visino di baci e stringendola a se con veemenza, immergendo il volto nei suoi capelli e continuando a cullarla dolcemente, e in quel momento anche Mark iniziò a dibattersi, impaziente di riabbracciare suo padre.

Sorrisi, incamminandomi lentamente verso di loro, fino a che non potei sentire il profumo familiare di Edward invadere ancora una volta le mie narici, e regalarmi quella strana sensazione di pace che soltanto lui era in grado di diffondere nel mio cuore e nella mia razionalità.

-Papà papà!-iniziò ad urlacchiare mio figlio, ed Edward gli rivolse uno sguardo colmo d'amore, facendo scendere Amy dalla sua schiena e afferrando Mark per la vita, per poi soffocarlo di teneri baci.

Io mi limitavo semplicemente a starmene in disparte, gustandomi quegli istanti di quiete che soltanto allora ricordai quanto mi fossero mancati, nutrendomi della gioia che vedevo permeare i lineamenti del mio uomo, quello stesso uomo che in quel momento alzò lo sguardo, incatenando i suoi occhi ai miei e facendomi quasi perdere il senso della realtà, per l'intensità con cui quelle gemme preziose scandagliavano ogni centimetro del mio volto, rilucenti di un adorazione che ancora oggi non mi riuscivo razionalmente a spiegare.

Fece sedere Mark sulla panchina, per poi voltarsi ancora una volta verso di me. La sua espressione era tesa ed insicura ma, quando le mie labbra si piegarono in un sorriso dolce e rassicurante, Edward rilasciò un sospiro quasi sollevato, avvicinandosi a me e posando una sua mano su una mia gota arrossata.

-Bella...- sospirò, e fece per continuare, ma io lo interruppi.

-Non dire niente, Edward. Non ce n'è bisogno. Non più-

La sua fronte si aggrottò in una smorfia impenetrabile; sembrava confuso.

-Io...-

Fu allora che le mie dita si intrecciarono alle sue in una stretta ferrea e indissolubile, come indissolubile era l'amore che ci legava, e che niente e nessuno sarebbe più riuscito a ostacolare.

Un sorriso dolce e emozionato piegò la mia bocca quando sentii la mia pelle ardere al contatto con la sua.

Mi era mancato il suo calore.

Mi era mancato tutto, di lui.

Sospirai, per poi continuare -Non dire nulla, ti prego. Stringimi soltanto la mano, fammi sentire che ci sei-

-Ci sarò sempre, per te- fu la sua istantanea risposta, mentre sentivo gli schiamazzi dei bambini risuonare nel silenzio, il vento autunnale sferzare i miei capelli, i nostri occhi intrecciati in una danza passionale che rendeva inutile qualsiasi altro gesto o parola.

Fu in quel momento che capii che niente e nessuno avrebbe mai potuto uccidere i sentimenti che ci legavano l'una all'altro in una morsa talmente ferrea e irreversibile da risultare quasi dolorosa, ma di quel dolce dolore che il nostro amore avrebbe lenito con la spensieratezza di un presente e di un futuro che ci vedeva finalmente uniti, e felici come mai lo eravamo stati prima di allora.

Presi un respiro profondo:

sarebbe andato tutto bene.

Soltanto questo contava.

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Fine

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-*Rosalie soffre del cosiddetto "disturbo boderline" della personalità che comporta , per l'appunto, frequentissime oscillazioni di umore, perdita del senso di sé e del senso del tempo, serie difficoltà a trattenere ed inglobare la rabbia, manie ossessive e manipolatrici nei confronti delle persone, costante e immotivata paura dell'abbandono,sessualità promiscua o sregolata. Come potete vedere, nel corso della storia tutti questi aspetti della sua personalità sono mano a mano usciti allo scoperto, in maniera più o meno accentuata.

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E così, siamo arrivati alla conclusione di un'altra storia. Non sono molto convinta del finale, ma non volevo farvi aspettare altri tre mesi per il capitolo conclusivo.Dopo la fine di questa fiction, mi prenderò quello che penso sarà un lungo periodo di pausa. Non cancellerò le mie storie, ma non le continuerò a breve, considerando che questo è un momento molto difficile, per me. Però non potevo, non volevo lasciare incompiuta troppo a lungo questa storia. Non ve lo meritate, essendo stati dei lettori sempre così presenti e affezionati. I giorni dell'abbandono, a mio parere, non è stata una storia qualsiasi, almeno per quanto mi riguarda. E' stata una delle fanfiction che ho più amato scrivere ed immaginare, e metterci la parola fine è stato difficile, quasi doloroso. Sono convita che questa fanfiction abbia segnato un importante svolta nel mio percorso di autrice. Quando pubblicai il primo capitolo, ero molto insicura sull'esito che avrebbe riscontrato fra voi lettori, ma i personaggi, le ambientazioni, i loro pensieri e le loro sofferenze, tutto ciò che li riguarda lottava per risalire in superficie e per essere messo su carta o, in questo caso, su Word. Mi mancheranno questi Edward e Bella, e ho paura di non avergli regalato un finale degno di loro -sì, ho impiegato tutto questo tempo per scrivere e postare soprattutto per questo motivo-, ma se sono riuscita a regalarvi anche anche solo un barlume d'emozione, quella stessa emozione che ho provato io nel raccontarvi le loro vite, i loro drammi, la loro felicità, allora potrò ritenermi soddisfatta. E adesso veniamo ai ringraziamenti, che sono doverosi non soltanto per l'appoggio con cui mi avete sostenuta in questi mesi, ma soprattutto perchè è stato grazie a voi se non ho mollato tutto, reprimendo la mia passione per la scrittura. Tornando a noi, un grazie speciale a:

Martina P.; perchè se questa storia è nata è stato soprattutto per merito tuo, perchè sei stata tu la mia principale fonte di ispirazione, perchè della vita mi hai insegnato molte cose, mi hai fatto provare sulla mia pelle cosa significhi soffrire di una sofferenza così sconvolgente da cambiare profondamente anche le persone che ci circondano.

Giulia B.; Forse in questo momento non starai leggendo questa storia. Forse mi starai odiando, o forse no. Forse sto solo sparando un mucchio di stronzate e tu sei davanti allo schermo del pc a sorridere della mia idiozia. Non potrò mai saperlo, finchè non smetterai tu stessa di essere così adorabilmente idiota. E sai che il mio è un complimento. Ma tu, in tutti questi mesi ci sei stata, per me, nel bene e nel male, e mi hai incoraggiata nel perseverare e nel continuare a sognare anche quando, intorno a me, vedevo tutto buio. Ti voglio bene.

Ad Andrea, che non fa che ripetermi che quello che scrivo sono solo un mucchio di stronzate degne del peggior romanzo rosa, ma che segretamente non vede l'ora di leggere i nuovi capitoli delle mie storie, soltanto per vedere se in queste fanfiction ci ho inserito anche un po' di noi. Ho sempre adorato la tua ipocrisia.Voglio tanto bene anche a te.

All' "innominato"; lui/lei sa chi è, e sa anche il perchè l'ho citato/a. Grazie, davvero.

Alla mia vecchia professoressa di Italiano, che se leggesse ciò che scrivo morirebbe di dolore e molto probabilmente si sentirebbe una fallita. Grazie per avermi fatto scorprire quanto sia importante il profumo dei libri, e ciò che essi sono in grado di trasmetterci.

A tutti i miei lettori, per avermi sostenuta, per avermi imprecato contro quando la situazione dei protagonisti precipitava, per aver espresso il vostro parere e per aver semplicemente letto. Un ringraziamento speciale a: Rosalie91, per esserci stata, sempre e comunque, e per aver chiuso un occhio di fronte ai miei strafalcioni. A Nick81 perchè, con il suo adorabile cinismo, -molto simile al mio- sembra quasi che mi legga nel pensiero.A piemme, per essere sempre stata sincera, nonostante tutto. A samy90, per essere una lettrice così assidua e appassionata, per le sue meravigliose recensioni e per la spiccata empatia che ha sempre dimostrato nei confronti di questi personaggi così contraddittori e tormentati.A maria50, lettrice perlopiù silenziosa, ma che con poche parole mi ha scaldato il cuore e mi ha resa fiera di ciò che scrivo.A Lady Sile, perchè i suoi commenti sono così adorabilmente caustici che ogni volta mi strappano un sorriso. A Snow_White, o meglio conosciuta come Meredith89, perchè si sta rivelando giorno dopo giorno una ragazza altruista e con i piedi per terra. E' una qualità che io apprezzo molto nelle persone. Mi ha aiutata tantissimo, in questo periodo della mia vita, nonostante forse non se ne sia ancora resa conto, e di questo non posso che essergliene grata.

Un altro grazie speciale va a Yara89, la mia beta, ma anche una preziosa amica che sopporta sempre i miei scleri e le mie lamentele. Grazie, tesoro, per esserci sempre e comunque. Di persone come te il mondo dovrebbe esserne pieno, ma purtroppo non sempre è così.

E, per finire, un grazie grande grande alle 237 meravigliose persone che mi hanno inserita fra gli autori preferiti.

Perdonatemi se non ho ancora risposto agli scorsi commenti; la verità è che lo studio in questo periodo mi ruba moltissimo tempo (Lunedì ho un esame), ma ci tenevo a ribadire che li leggo sempre tutti, e che li apprezzo oltre ogni dire. Grazie, grazie, grazie.

Bene, è tutto. Adesso è davvero finita. *Si inchina*. Un bacio, Elisa.

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IMPORTANTE:Sul Blog di Laura Manni è stata indetta una nuova iniziativa che vede coinvolte le più o meno note scrittrici del web per aiutare la popolazione locale a superare lo stato di allerta che vige in Giappone in seguito allo tsunami dell'11 marzo. Se volete partecipare e dare il vostro contributo, questo è il link: http://laramanni.wordpress.com/2011/03/18/scrittori-per-il-giappone-e-noi/

 

 

 
 

 

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