Gender Swap

di moonyHYSTERIA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Act one ~ P R A Y ! ***
Capitolo 2: *** #Act two ~ M E T A M O R P H O S E ! ***
Capitolo 3: *** #Act three ~ S U G A R ! ***
Capitolo 4: *** #Act four ~ H O N E Y ! ***



Capitolo 1
*** #Act one ~ P R A Y ! ***


Momo si stava dondolando sulla sedia, mordicchiando la penna in bocca. Fissava il foglio oramai del tutto pasticciato sulla scrivania e la sua espressione era quasi arrabbiata. Io invece ero comodamente seduta sul letto, aspettando qualche segno di vita dalla mia amica dai capelli corti e castani. All’improvviso, si girò a fissarmi, sembrava ce l’avesse con me.

«C-cosa c’è?» le chiesi preoccupata.

«Setsuna!»

«Sì?»

Si alzò in piedi e sbatté una mano sulla scrivania. «Ti rendi conto?»

«Cos’è successo?» Ok, a quel punto ero del tutto preoccupata.

«Prova ad indovinare!»

Ci pensai un secondo. «Non abbiamo ancora incominciato a fare i compiti?»

Sbatté nuovamente la mano. «No!» Prese il foglio di prima e lo agitò davanti al mio naso. «Il nostro testo! È troppo banale!»

Sapevo il testo di quella canzone a memoria. Dobbiamo essere solo amici, è arrivato il momento di dirci addio. Lo sapevo perché era in fondo al mio cuore, la scelta più difficile sarà la migliore. In questo mondo decadente cerco di scolpire il tuo sorriso svanito, ho staccato la spina, e ora urlo con la mia voce roca, sentendo il tuo eco.

«Banale?»

«Abbiamo bisogno di qualcosa di innovativo! Altrimenti voglio vedere come li passiamo, quei cavolo di provini!»

Bene, forse è meglio spiegare un po’ la situazione. Io, Setsuna Miyashiro, e la mia migliore amica da sempre, Momo Kiminatsu, tra qualche giorno parteciperemo ad un concorso a numero chiuso per riuscire a diventare delle cantanti di successo. Abbiamo sempre composto la musica insieme, io suono il basso e lei la chitarra elettrica, e anche i testi li scriviamo insieme. Peccato che Momo sia del tutto incontentabile, è sempre alla ricerca di qualcosa di “nuovo” che non si è mai visto da nessuna parte, vuole rompere gli schemi, insomma.

«Setsuna? Mi stai a sentire o no?!»

Sospirai. «Ti ricordo che testi molto più banali di questi hanno vinto award e robe così?»

Mi fissò per un po’, poi si girò e sbuffò rumorosamente, posando il testo al posto di prima. «Sì, vabbè. Ma erano tutti dei ragazzi giovani e belli. Purtroppo i maschi fanno colpo più presto delle ragazze come noi.»

«Forse hai ragione…»

«Ecco perché dobbiamo trovare qualcosa di nuovo! Cap..?»

«Sì, sì…» Alzai lo sguardo, e la vidi incantata a vedere qualcosa. Seguii il suo sguardo, ma non notai niente.

«Aspetta… Mi sono» disse, correndo davanti all’armadio e aprendolo «ricordata di una cosa.»

«Che cosa?»

Incominciò a frugare tra i cassetti. «Ricordi quando siamo uscite sabato scorso?» Annuii.  «Mentre ritornavo a casa ho trovato delle chiavi per terra.»

«E cosa centra con quello che stavamo dicendo prima?»

«Non lo so, ma me ne sono ricordata solamente ora. Le ho raccolte perché mi sembravano carine.»

«Carine..?»

«Trovate!» Urlò trionfante, mostrandomi le chiavi con un sorrisetto ebete in volto.

«Complimenti. E ora?»

«Non sono carine? Secondo te di chi possono essere?»

«Non lo so, ma ora il suo proprietario si starà disperando nella loro ricerca, brava.» Mi soffermai a vederle. Erano quattro chiavi bianche legate insieme da un filo dorato, ma avevano dei particolari colorati: una in rosso, l’altra in blu, un’altra in verde e l’ultima in giallo. Sembravano finte, quasi dei giocattoli, per un momento dubitai che potessero entrare in una serratura. «Però hai ragione… sono carine.» Ammisi, toccandole. Volevo assicurarmi che non fossero di gomma, come sembravano.

«Eh… Comunque pazienza. Quando finiamo i compiti portiamole dalla polizia, non si sa mai.» Sospirò, poggiando le chiavi sulla scrivania.

Un momento dopo sentimmo un rumore strano, come se si fosse acceso qualcosa, poi notammo che le chiavi erano levitate in aria e brillavano di luce propria. Un istante dopo, come un botto, la luce si espanse e ci costrinse a chiudere gli occhi, era troppo intensa. Quando li riaprii, vidi le chiavi al loro posto, ma con accanto una scatoletta bianca.

Ci girammo contemporaneamente a guardarci. Era successo tutto troppo velocemente! Dovevo capire ancora cos’era successo.

«Setsuna?»

«Momo?»

«Mi tiri un pizzicotto?»

«Con piacere.» Disse, tirandole un pizzicotto al braccio.

«Ahia! Non così forte!» Si rigirò a fissare l’oggetto misterioso apparso dal nulla. Si avvicinò lentamente alla scrivania, per poi toccare la scatola. «Uh, è vera. Pensavo di essermela immaginata.»

«Ma se la vedo anche io?!»

La prese tra le mani e un istante dopo emanò un rumore metallico. «Gyah!»

«Calmati. Sta solo uscendo della carta.»

«Uh…» Si accorse della fessura al lato della scatola, e quando la carta finì di uscire, prese il biglietto al volo. «Lo leggo?»

«Non tenermi sulle spine!»

Si schiarì la voce e iniziò la lettura. «“Complimenti, sei il fortunato possessore del prototipo di Gender Swap! Io sono l’inventore e questo oggetto proviene dal futuro, ma in questa era a nessuno interessa un accessorio del genere. Ora lasciatemi spiegare come funziona. Avete trovato delle chiavi, e inserendole nel Gender Swap potete cambiare sesso! Semplice, no? Ricordatevi di stare attenti alla barra di energia, se si scarica ritornerete normali, ma basta un’ora di carica per ritornare funzionante. Divertitevi! Firmato, Il creatore del Gender Swap”.» Alzò lo sguardo dal foglio e ci fissammo incredule. «Io… Io credo di amare quest’uomo!»


Oddio, questa è davvero vecchissima. Non volevo nemmeno postarla owò; L'idea è stata mia, e la mia amica Ally mi aiutò a metterla in piedi per bene... sto parlando di almeno tre anni fa *dooon*
Se vi chiedete come siano le due ragazze... avete presente Yui e Mio di K-On? Beh, sono praticamente uguali, per certi versi anche per il carattere.
PS: Copiate e incollate tutto su word e formattatelo come volete :°D

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Capitolo 2
*** #Act two ~ M E T A M O R P H O S E ! ***


Ricapitolando. Un giorno qualsiasi ho trovato per terra delle chiavi e per giunta carine. Sembravano chiamarmi! Non ho resistito e le ho raccolte. Un altro giorno qualsiasi io ed Setsuna ci siamo riunite in camera mia per sistemare la canzone che porteremo al concorso, e improvvisamente mi sono ricordata di quelle chiavi. Poi bla bla bla, non ho idea di come, ma è apparsa una scatola e un bigliettino diceva che quella scatola era un Gender Swap… oh cielo, mi viene il mal di testa solo a ricordarlo.

Il Gender Swap è un oggetto che grazie a delle chiavi permette di cambiare sesso. Il suo creatore, in quel momento, aveva tutta la mia stima.

«Questo oggetto ci farà vincere! E diventeremo famoseee!!»

Mi voltai e, notando che Setsuna aveva una espressione strana sul volto, le mostrai un grosso sorriso. Secondo me stava ancora cercando di capire come tutto sia successo, o forse non ci credeva neanche. «Cerca di calmarti, Momo.»

«Calmarmi? Semmai dobbiamo provarlo, questo affare!» Slegai il laccio che teneva unite le chiavi e le afferrai, mostrandole. «Forza, scegli un colore.»

Lei mi fissò e poi scelse senza esitazione la chiave verde, mentre io presi quella rossa. Successivamente presi il Gender Swap mantenendolo con una mano, mentre con l’altra stringevo la chiave. Setsuna mi fissava sempre più preoccupata. «Sei sicura che..?»

«Andrà tutto bene!» La rassicurai, sorridendole nuovamente. «Al mio tre inseriamo le chiavi! Uno, due… due e mezzo…»

«Momo!»

Ridacchiai e poi urlai a pieni polmoni. «Tre!»

Chiusi gli occhi e inserimmo le chiavi. Non so spiegare cosa fosse successo dopo, dato che tenevo gli occhi chiusi, ma per un attimo pensai che fosse stata tutta una fregatura: non mi sentivo per niente diversa. Riaprii gli occhi e al posto di Setsuna trovai un ragazzo bellissimo dai capelli corti e neri.

«Setsuna!» Lei, anzi lui, teneva gli occhi serrati. «A-apri gli occhi! Ha funzionato!»

Li aprì di scatto e vedendomi, si lasciò sfuggire un urlo. «Momo! Sei tu?!»

«Sì che sono io, stupida!» Poggia velocemente il Gender Swap sulla scrivania e volai in bagno.

«Aspetta!» Urlò Setsuna inseguendomi. «Voglio vedermi anche io!»

«Sei bellissimo, te lo dico io!»

Rise, finalmente sollevata. «Grazie!»

Appena arrivammo davanti allo specchio, fissammo i nostri nuovi volti con gli occhi spalancati, restando lì davanti per un sacco di tempo. Ad un certo punto, Setsuna abbassò la testa e incominciò a ridere fortissimo.

«Ehi! Che ti prende?» Mi spaventò veramente, anche perché la sua voce era maschile e molto più cupa.

«Niente, niente. E’ solo che non ci ho creduto fino al momento in cui mi sono vista davanti allo specchio.»

Ridacchiai. «Nemmeno io ci speravo poi così tanto, a dir la verità.»

Restammo un altro po’ davanti allo specchio, poi le dissi. «Dovremmo trovarci un altro nome.»

«Noi due?»

«Sì. Che ne pensi di… Mamoru Kozura?»

«Niente male. Io invece…» ci pensò, appoggiando un dito sulla fronte e chiudendo gli occhi. «Emh…» balbettò. «Yamada Tarou*...

«Guarda che io ho trovato un nome decente in un attimo!»

«Beh scusa, ma non mi viene niente in mente!»

Sbuffai. «Allora che te ne pare… Kaname Ishida?»

Setsuna spalancò leggermente gli occhi. «Bello… mi piace.»

«Bene, Kaname-kun!»

«Ehi, non chiamarmi così! Mi fa impressione! Più che altro… dobbiamo vedere se torniamo normali.»

Annuii. «Hai ragione, torniamo in camera.»

«Siamo state fortunate, i tuoi non sono nemmeno in casa.»

«Hai ragione!» Stavamo per entrare in camera, quando sentii il rumore di una chiave che entra nella serratura. Impulsivamente, entrai velocemente in camera, prendendo Setsuna per il braccio e spingendolo dentro. Dopo di che, chiusi la porta a chiave.

«Ma sei impazzita?!» Mi urlò Setsuna addosso.

«Shhh! Sta per arrivare qualcuno!»

«Cosa..?»

Sentii la porta principale aprirsi, e poi il solito «Sono tornata!» di mia madre.

Modulai la voce, sforzandola di farla sembrare femminile. «C-ciao mamma!»

«Momo, sei in camera?» Sentii la sua voce avvicinarsi. Vidi la maniglia della porta abbassarsi. «Perché avete chiuso a chiave?»

Oh cavolo. «Niente! Cioè… Setsuna si sta provando un mio vestito!»

«Ah… va bene… Io vado nello studio, ho del lavoro da sbrigare.»

«Ok!»

Tirammo entrambe un sospiro di sollievo. «Muoviamoci ad uscire da questi corpi.» Setsuna annuii e prendemmo le nostre rispettive chiavi. «Uno, due, tre!»

 

(*) Yamada Tarou sarebbe come Mario Rossi o John Smith XD

Ok prometto basta capitoli noiosi e_e Ma ora inizia il divertimento! (seh certo) Per ora risponderò ai commenti del capitolo precedente *A*

@s8_s8: Aw grazie! *_* Cercherò di renderlo sempre più interessante u_u E comunque no, ti assicuro che non mi hai bloccata per niente, mi ha fatto piacere leggere il tuo commento! Più che altro non riesco a decidermi su cosa scrivere nella descrizione T_T’

@joya: Grazie anche a te! *A*

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Capitolo 3
*** #Act three ~ S U G A R ! ***


Mi ero fatta trasportare nuovamente in una delle solite avventure di Momo, anche se questa era decisamente diversa dalle solite. Oh, giusto! O forse dovrei chiamarla Mamoru-kun? Eppure io non ci avevo creduto, fino all’ultimo.

Quel giorno mi ero svegliata un po’ più presto per arrivare prima a scuola, dato che alla prima ora avevo un compito in classe di giapponese antico e volevo mettermi a  ripetere qualcosa. Il test andò abbastanza bene, ero seduta al mio banco e stavo tranquillamente leggendo un libro per la lezione dell’ora successiva, mentre le altre mie compagne – che sopporto a malapena – si erano alzate e alcune persino andavano in giro per i corridoi. Non mi avevano mai badato, ecco perché molte volte rimanevo in disparte. Ma dopotutto a me va bene così, non mi importa molto.

La mia lettura fu interrotta all’improvviso quando sentii qualcuno urlare, ma riconobbi immediatamente la voce. «Setsu-chaaaan!!» Successivamente, entrò di corsa in classe Momo con un foglio in mano. Si guardò attorno e notando che tutti la stavano fissando un po’ male, mi urlò imbarazzata «Vieni in bagno! Subito, prima che suoni la prossima ora!» Detto questo, scomparve.

Mi alzai dal banco con tutta calma, ignorando le occhiate di alcuni ragazzi, e mi diressi verso il bagno femminile. La notai subito in fondo al bagno e appoggiata al muro, così mi avvicinai. «Ora mi puoi spiegare perché ti sei messa ad urlare così?»

«È un fatto lungo! In realtà avrei dovuto dirtelo stamattina, ma all’entrata non ti ho proprio vista!»

«Sono dovuta andare in classe un po’ prima, avevo un test.» Era davvero una sciagura essere in due classi diverse. Siamo state insieme fino alla scuola media, ma il destino ha deciso di dividerci alle scuole superiori per ben tre anni.

«Vabbè, vado subito al sodo, meglio non perdere tempo! Ho ricevuto stamattina questa email…»sisse sbattendomi un foglio in faccia «Indovina da chi è!»

Riuscivo a leggerle la risposta solamente guardandola negli occhi. «No. Ti prego, no.»

«Invece sì! Sì… sono proprio loro!»

Proprio loro..! «Non ci posso credere!» urlai dall’entusiasmo.

«Invece devi crederci! Aspetta, ora ti leggo un po’. “Complimenti, Mamoru e Kaname, siete i due fortunati vincitori del nostro concorso! Per ora la vostra immagine resterà anonima, quindi recatevi allo studio mercoledì 26 Novembre alle sei e mezza!”»

«Ma mercoledì è oggi!»

«E andiamoci!» Si voltò, sentendo dei passi. «Arriva qualcuno. Ci vediamo oggi alle sei a casa mia, intesi? Così ci andiamo insieme! Bye bye!» disse ammiccando e scappando via.

«D’accordo…» Le dissi, ma oramai era scomparsa. Ripensai un momento al nostro provino. Momo era agitatissima, però dovevo ammettere che l’esibizione non era stata niente male. La reazione dei giudici è stata un semplice e piatto “Bene, vi faremo sapere”, e quando siamo ritornate a casa… Momo cadde nello sconforto più totale, ripetendo di quanto fosse banale la canzone. Stavo facendo marcia indietro per ritornare in classe, ma la vidi venirmi di nuovo incontro. «Cosa c’è?» Le chiesi con un tono irritato, chissà cosa aveva dimenticato di dirmi.

«Ricorda che dobbiamo trovarci un nome!» Detto questo, la vidi rientrare in fretta e furia in classe. Poi sentii qualcosa del tipo “Kiminatsu, non rientrare in ritardo in classe!” da parte della sua professoressa.

Oh no, ora toccherà anche a me una sgridata.

 

Oook, blammatemi pure, m aquesto capitolo è solo di passaggio X° Non saprei come altro farlo .w.’ Nel prossimo ci sarà sicuramente di più, il bello sta per cominciare XD Grazie ancora a s8_s8 per il consiglio della descrizione TwT *inchino*

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Capitolo 4
*** #Act four ~ H O N E Y ! ***


Diavolo, ero eccitatissima. Forse più di quando abbiamo fatto il provino.

«Kana-kun, hai pensato al nome?»

«Oddio, Momo per favore!  Non chiamarmi così, mi fa un’impressione tremenda.» Sbuffò Kaname accanto a me.

«Invece devo! Altrimenti non riuscirò mai ad abituarmi! Tu chiamami Mamo-kun, mi raccomando!» Dissi, facendogli l’occhiolino. Lui si limitò a sospirare. «Allora, hai per caso qualche idea?»

«Nah, però credo che quando saremo lì ci aiuterà il manager o chi per lui.»

«Mmmh.... io sinceramente non ci ho pensato molto…»

Passeggiando, tirai un calcio a un sasso per strada. Kaname si girò e mi guardò. «Te la ricordi, la strada?»

«Certo!»

Sospirò, abbassando lo sguardo. «Speriamo bene…»

«Ecco, deve essere qui dietro…»

Purtroppo, ricordavo una strada sbagliata. Non sto qui a raccontare i dettagli, ma siamo arrivati allo studio con venti minuti di ritardo.

«Ci scusi!» Urlammo in coro, facendo un inchino.

«È colpa sua!» Urlò Kaname, indicandomi.

«Bello scaricare la colpa agli altri, eh? Tu potevi pure ricordarti un po’!» Sbraitai io come risposta.

«Suvvia ragazzi, non litigate.» Disse placidamente un signore dietro la sua scrivania. «Sedetevi pure.» Ci sedemmo su due sedie, fissandoci malamente. «Dunque, partiamo con la domanda essenziale: avete pensato ad un nome per il vostro gruppo?»

«No» urlammo nuovamente in coro.

«Capisco… Nemmeno un’idea?»

Ci pensai un momento. «Avevo pensato a Fallen Angels.»

«Che schifo» sbottò Kaname, ancora arrabbiato con me. «Io invece ho pensato a Lost Heaven.»

Notai dello stupore del signore baffuto. Forse era stupito dal fatto che prima non avevamo una minima idea, mentre per litigio ci sono usciti fuori due nomi decenti. «Sono tutti e due dei nomi molto belli, davvero… Ma non saprei quali decidere. Volete fare testa o croce?»

«Il mio è il migliore!» Un altro coro.

«Io conosco una persona che è assolutamente neutrale» disse Kaname, sorridendomi maliziosamente.

«Oooh, credo di aver capito» dissi, ricambiando il sorriso. «Scusi, le dispiace se andiamo a fare una telefonata?»

«No, no, prego.»

Ci alzammo e uscimmo dalla stanza da cui ci trovavamo. Tirai fuori il mio cellulare e composi velocemente un numero.

«Hai capito almeno? Ancora è come il fatto della strada…»

«Certo che ho capito!» Gli feci la linguaccia e avvicinai il cellulare all’orecchio.

«Pronto?»

«Haru!»

Silenzio. «Con chi parlo?»

«Sono Momo!»

Ancora silenzio. «Mi scusi, temo che ha sbagliato numero.»

«Sono proprio io, Momo! Non badare a questa voce!»

«Sono spiacente, ma le ho detto che ha sbagliato numero. Arriverd-»

Cercai di fermarla in tempo. «No ferma! Ti prego, non riattaccare!  Ti passo Setsuna così capisci che sono io!» Passai il cellulare a Kaname. «Forza Setsu-chan, dì qualcosa!»

Come risposta ebbi una sua smorfia. «Secondo te dovrebbe pure pensare che io sia Setsuna? Abbiamo entrambi una voce maschile, scema!»

Silenzio. «Setsuna-chan?» sentii piano dal cellulare.

«Già, sono io, che tu ci creda  o no» disse, prendendo il cellulare. «Ci serve il tuo aiuto» pausa. «È un fatto lungo. Vieni… hai presente le poste?» Blablabla, blateramenti e indicazioni. «Ok, e vedi di muoviti, per favore» detto ciò, chiuse il cellulare e me lo ridiede.

«Cos’ha detto?» domandai, afferrandolo.

«Che prende la bici e arriva di corsa.»

Sorrisi. «Bene!»

Nemmeno cinque minuti, e Haru era già lì. Perché abbiamo pensato entrambe a Haru Hoshizora? Primo: siamo tutte e tre amiche dall’infanzia, ma come con Setsuna siamo state divise, lei addirittura è andata ad un’altra scuola. Secondo: è sempre calma, tranquilla e precisa. Ci avrebbe aiutato di sicuro nella scelta del nome. La vedemmo entrare attraverso la grande porta di vetro, dandosi un’occhiata attorno. Le corremmo incontro «Haru!»

Si voltò immediatamente. «Oh, Setsuna… Momo…?»

Kaname le sorrise. «Ora siamo Kaname» si indicò «e Mamoru» e indicò me. «Ti spieghiamo i dettagli dopo.» Io mi limitai ad annuire più convinta che potevo.

«Ah, ok.» Haru era calmissima, non sembrava nemmeno così tanto sorpresa, e soprattutto non fece nemmeno una domanda. Chiunque sarebbe stato curioso o incredulo nel vedere al posto delle sue amiche due bei ragazzi, ma non era il suo caso.

«Vieni!» La presi per mano e la portai nella stanza dove ci trovavamo prima. Il signore era ancora lì che aspettava pazientemente.

«Oh! Buongiorno…?»

«Sono Haru Hoshizora. Piacere di conoscerla» disse calma, facendo un profondo inchino.

«È una nostra cara amica!» Aggiunsi sorridendo.

«D’accordo… Allora è lei che vi darà una mano?»

«Senza dubbio.» Annuì Kaname. «Dimmi Haru, secondo te è meglio Fallen Angels o Lost Heaven?»

«Lost Angels.»

Per un momento pensavo avesse scelto il mio nome, e mi fermai nell’esultare. Il più sorpreso sembrava il signore «Ha le idee molto precise, la ragazza! Dimmi, quanti anni hai?»

«Diciannove.»

«So che è una domanda un po’ azzardata, ma te la sentiresti di fare da aiuto-manager ai tuoi amici?»

Ci pensò un momento. «Va bene, nessun problema.»

Io e Kaname restammo a guardarli, increduli. Haru come nostra manager?!

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