O.P.B.

di L_Fy
(/viewuser.php?uid=1957)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 : Risvegli ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 : Trasporti e bronzi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 : Sguardi e proposte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 : Prove tecniche di trasmissione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 : La verità ti fa male lo so ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 : O.P.B. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 : Risvegli ***


Capitolo 1 : Risvegli

La mucca sul mio comodino comincia a muggire allegramente su un sottofondo musicale tipo Guns’n’Roses (o qualcosa di altrettanto rilassante) proprio mentre il mio sogno piacevole con Johnny Depp stava diventando decisamente erotico. Apro un occhio sperando nel miracolo e cioè che quella bastarda di una sveglia abbia sbagliato orario regalandomi ancora un poco di covata sotto le coperte calde, e invece…le sette.

Porca vacca. E’ proprio il caso di dirlo a questa facciona allegra con fiore giallo in bocca che tutte le mattine assorbe il mio malumore e lo traduce in muggiti. Provo a strizzare gli occhi sperando che non accada l’inevitabile, almeno per oggi, solo una volta nella vita…

"Annaaaaaa!!! Svegliatiiiii!!!"

La voce della mamma, soave come una badilata nei denti, sveglia me e tutte le poverette che si chiamano Anna nel raggio di dieci chilometri. E se non rispondo e non mi alzo, so che passerà al piano B (che le ho proposto di brevettare e distribuire come metodo di tortura nei campi di concentramento). Ancora due secondi, mammina, penso da sotto la calda coperta di flanella…Invece, eccola. Spalanca la porta e si piazza davanti al letto con i pugni sui fianchi e le gambe larghe, in posizione di attacco: gli occhi le brillano, a quella sadica…Io divento una specie di palla organica sotto le coperte e mi afferro le caviglie come se dovessi paracadutarmi da un aereo.

"Giù dal letto" dice mia madre con la voce di un sergente maggiore dei Marines.

"Mi oppongo, vostro onore" biascico io con gli occhi ostinatamente chiusi e mia madre fa quella cosa che odio con tutto il cuore, che lei sa che odio e che fa apposta per farmi incavolare e, di conseguenza, svegliare: mi strappa le coperte di dosso lasciando il mio corpo raggomitolato e indifeso in balia della luce del giorno.

"Giù dal letto, avvocato. Subito"

Tanti aghi di aria fredda si infilano sotto alla flanella del pigiama e il benessere dell’attimo del risveglio scivola via lasciandomi sola e vagamente malinconica. Mi decido ad aprire gli occhi che fisso subito su mamma.

"Ti odio" dico con convinzione e mamma annuisce saggiamente.

"Anche io odiavo la nonna quando faceva così con me…E tua figlia odierà te quando lo farai con lei così da perpetrare quella che è una tradizione di famiglia, ormai"

"Tu credi che io abbia davvero voglia di riprodurmi e di creare un mostro con lo stesso patrimonio genetico tuo, di papà e di Andrea?"

Andrea, il mio sciagurato fratello maggiore, passa in questo momento davanti alla porta e mi lancia uno sguardo incuriosito, sentendosi preso in causa. Mi scruta come se fossi un reperto scientifico (che sono certa non ha mai analizzato con la stessa cura, in tredici anni di carriera scolastica).

"Bel pigiama" dice alla fine serafico, e tanto basta perché io ripristini immediatamente tutto l’odio fraterno che avevo accantonato in vista del risveglio.

"Stronzo" dico io, incanalando in quella parola tutto il mio livore mattutino.

"Ragazzi, che ne dite di scambiarvi frasi d’amore mentre fate colazione?" dice la mamma sbrigativa spingendo Andrea nel corridoio. Mi alzo dal letto rabbrividendo e li seguo trascinando quelle inutili appendici dei piedi fino alla sedia in cucina. Qui l’odore del caffelatte mi dà due schiaffetti affettuosi e, come per magia, mi sento più sveglia a anche un po’ meno incazzosa. Alice, la sorella più piccola, sta armeggiando con la radio in cerca di una stazione decente (mamma ha tassativamente proibito la TV al mattino, pena la decapitazione capitale) mentre Alessio, suo pestifero gemello sbucato sicuramente da un’altra dimensione e non dal grembo di mia madre, sta giocando alla guerra con i biscotti al cioccolato, spezzandoli sadicamente e riempendo il tavolo di briciole.

"Piantala, cerebroleso" ordina Andrea dando un pappino sulla nuca ad Alessio e rubandogli il sacchetto dei biscotti. Il piccoletto non se la prende ed inizia a giocare alla guerra con le tazze di mamma e papà in un gran clangore di ceramica cozzante.

"Anna, secondo te è più a rischio di estinzione il koala o il panda?" mi chiede Alice con quella sua aria sognante e pacifica mollando la radio al solito apocalittico notiziario. Lei e i suoi animali: non parla d’altro da mane a sera e tutti i maledetti pennuti con l’ala rotta, i gattini abbandonati e i cani randagi transitano invariabilmente per il centro di accoglienza che è casa nostra, almeno finché non arriva a casa mamma che sbatte fuori tutti con due urla di quelle sane.

"Non so" taglio corto telegrafica "Cos’è, ne vuoi prendere uno in adozione?"

"Magari" sospira Alice, dolente "Mamma non mi fa tenere nemmeno un cagnolino…"

"Ma se hai già la tartaruga, il criceto, tre pesci rossi, una gatta e tre fratelli, che vuoi di più?" ribatto io logica, bevendo il mio caffelatte.

"Mamma, non c’è bisogno che ci porti a scuola oggi" annuncia Andrea "Ci accompagna il mio amico Rodrigo"

"Rodrigo?" ridacchio io affogandomi quasi col caffelatte "Con un nome così da sfigato non poteva essere altro che amico tuo. Da far paio con l’altro tuo amico, Camillo"

"Se è disposto ad accompagnare anche i gemelli, mi sta già simpatico" borbotta mamma spignattando sul fornello.

"Che razza di nome è, Rodrigo?" continuo invece io, petulante "Arriva direttamente dal ramo sul lago di Como?"

"Fai pure la spiritosa, Teletubbies" ringhia mio fratello.

"Rodrigo è un nome da cavallo" sentenzia Alice, distrattamente e io lancio ad Andrea uno sguardo trionfante.

"Vedi? Lo dice anche Wobinda, qui" dico, allegra. Nel mentre mamma sta sgridando Alessio perché ha rotto la tazza di papà e lui, come se nemmeno ascoltasse, ha ripreso a sbriciolare biscotti al cacao.

"Rodrigo" continuo io, quasi dispiaciuta "Poveretto. Che macchina ha? Una Prinz verde?"

"Continua così e ci arrivi a piedi a scuola" minaccia Andrea, scocciato. Papà arriva con gli occhiali di traverso e la cravatta allentata.

"Ritardo…" mugugna afferrando una brioche e spettinando frettolosamente Alessio ed Alice "’ao…" e sparisce. Mio padre è sempre di fretta e sempre in ritardo: fosse un personaggio delle favole, sarebbe il Bianconiglio, fatto e finito! Mamma sarebbe un incrocio tra Crudelia deMon e la Matrigna di Biancaneve, con qualche sprazzo di Nano di tanto in tanto. Alessio sarebbe un carro armato, che non c’entra niente con le favole, ma è il suo. Alice, svaporata e immersa com’è nella fauna fino agli occhi, sarebbe la Bella Addormentata nel Bosco. Andrea invece sarebbe …

"Anna, puoi gentilmente planare di nuovo sul pianeta Terra e muoverti ad andare al bagno?!" sbraita la mamma buttando nervosamente le tazze nel lavello "Qualsiasi cosa dica Maometto con la montagna, devi essere tu ad andare al water perché il water non viene da te. E’ il tuo turno: sbrigati che i gemelli devono farsi la doccia"

Con lo stesso entusiasmo dell’andata, trascino i miei piedi al ritorno e mi chiudo in bagno. Con una certa apprensione vado a riprendere contatto con la mia faccia allo specchio, sperando che durante la notte qualche clemente essere sovrannaturale ci abbia sparso sopra un po’ di polvere magica rendendola meravigliosa. Basta uno sguardo per capire che non è successo. Imbronciata, studio per l’ennesima volta i miei lineamenti, cercando di capire dov’è la fregatura. Capelli: lunghi, lucidi, lisci. Sarebbero anche belli se non avessero il colore di zuppa di cereali in latte e cacao. Inspiegabile, appunto! E la frangetta…quando è troppo lunga (cioè sempre) mi scambiano continuamente per una ritardata visto le smorfie assurde che faccio per spostarmela dagli occhi senza l’ausilio degli arti superiori. Viso: bo, non ho mai capito con che criterio si dia una forma al viso! Rettangolare, trapezoidale, parallelepipedo, arco con curvatura ad iperbole…per favore!! E gli zigomi, li consideriamo come vertici della figura geometrica o no? Occhi: due (fortunatamente). Forma normale, colore marrone, ciglia normali. Che palla!! Bocca: bella, diciamocelo. Certo, non è quella di Jessica Alba, ma a me piace. Forse è l’unica cosa di me che mi piace. Ecco perché uso sempre dei rossetti vistosi. Avevo pensato ad un pearcing al labbro inferiore, ma anche ottenendo l’impossibile permesso da parte di quel mostro a tre teste di mia madre, la paura del dolore fisico mi blocca qualsiasi velleità di trasgressione. Denti belli anche se un po’ in fuori. Sopracciglia curate, fronte spaziosa, pelle senza brufoli anche se tende un po’ al color cadavere con quelle occhiaie da predatore notturno. Comunque, settore faccia sotto controllo. Fisico: da dividersi in settore superiore e settore inferiore. Sull’inferiore ho pochi problemi, le gambe sono belle, muscolose ma sottili, non proprio da gazzella, ma nemmeno da facocero (e ti credo, con tutto il nuoto che faccio ci mancherebbe solo che avessi due gelatine tremolanti e bugnose per cosce). Sul settore superiore, invece, ho seri, insormontabili problemi: ho le tettone. Grosse, rotonde, plebee tettone che fanno sembrare goffa e fuori moda qualsiasi cosa indossi. Al cinema, alla televisione, sui cartelloni pubblicitari, tutte le donne che piacciono hanno le tette piccole, spavalde. Tutte esibiscono impudenti capezzoli a vista, nessuna porta più il reggiseno, tranne me, che se non lo porto rischio di tramortire qualcuno ogni volta che mi giro. Andrea una volta mi ha beccato davanti allo specchio mentre tentavo di comprimerlo sotto a una fascia elastica di nonna Pina (quella che usa quando ha gli attacchi di sciatalgia): dopo aver riso per due giorni e avermi umiliato in tutte le maniere possibili, mi ha assicurato che ai ragazzi le tettone piacciono. Tutte le pornostar hanno le tettone. Ma io non voglio essere una pornostar, voglio essere una bella, elegante gnocca senza tette!! A parte struggermi per l’argomento, però, non ci posso proprio fare niente.

Sono lì che mi guardo e penso: Anna, tutto questo è una bazzecola a confronto del tuo problema nr.1…E’ vero, ho un problema serissimo. Non è ammissibile, in questo anno di grazia post femminismo, post liberalizzazione sessuale e post emancipazione, arrivare a 16 anni ed avere un problema come il mio (con P maiuscola e tutto il resto). Un vergognoso, segreto Problema di cui sono al corrente solo la mia migliore amica e la sottoscritta. Problema che va risolto, immediatamente, a seguito di un piano dettagliato e preciso, studiato a tavolino da un’abile stratega, curato nei tempi e nei modi ma veloce perché tra poco compirò sedici anni ed è tassativamente d’obbligo risolverLo prima di quella scadenza.

Devo assolutamente trovare un ragazzo, innamorarmene e dargli il mio Primo, Vero Bacio.

* * *

Lo so, sembra impossibile, ma è così: io non ho ancora baciato nessuno. Voglio dire, a dodici anni ho baciato mio cugino di Firenze sotto il vischio, ma per due secondi e a labbra chiuse. Quello di cui parlo è il primo, vero bacio, quello con lingua e tutto il resto. Ovviamente, nessuno è al corrente di questo mio ignominioso handicap, a parte la mia amica Mariàpi; se si sapesse in giro, emigrerei immediatamente in Nuova Zelanda dalla vergogna!! Da tempo ormai io e Mariàpi studiamo il modo per liberarmi di questo ingombrante fardello che mi porto appresso, questa verginità labiale, ma ancora non mi è capitata l’occasione giusta, qui in città. Voglio dire, nella mia classe a scuola hanno baciato qualcuno persino le suore e le cozze senza speranza, ed io non faccio parte né dell’una né l’altra fazione. Almeno, se sono cozza non sono di sicuro senza speranza!! Avevo quasi deciso che sarebbe successo in vacanza a Londra. Lì un anglosassone qualunque disposto a baciare una straniera ci sarà pure!, ho pensato piena di ottimismo. Mi ero già immaginata la scena, al ritorno a scuola…avrei avuto anche io qualcosa da insegnare al Priorato delle Orsoline (così chiamiamo in classe la fazione suore). Mi sarei seduta sul banco, con le gambe accavallate e uno sguardo languido e segretamente saputo.

"Ti sei davvero baciata con un bell’inglesone?" mi avrebbero chiesto le Orsoline.

"Sì" avrei risposto io, con voce leggermente altezzosa ma condiscendente "Io e Jack (o Charles…si, Charles è più adatto)…Io e Charles siamo stati così bene, era il giorno libero della servitù, i genitori erano alle corse di Ascot e noi avevamo la casa tutta per noi…è stato fantastico"

Lo Scoglio (fazione cozze senza speranza) mi avrebbe guardata come si guarda la Madonna, mi avrebbero fatto domande su domande, sarei stata il loro nuovo idolo. E anche quello delle Orsoline, anche se non lo avrebbero ammesso apertamente. E mi si sarebbero aperte le porte dell’Olimpo…la Bentivogli in persona mi avrebbe sorriso, avrebbe fatto spostare la Cavallini e mi avrebbe detto :

"Tonelli, siediti qui in mezzo a noi. Raccontaci"

No, anzi, mi avrebbe chiamato per nome.

"Anna, ti prego, vieni a sederti qui. Raccontaci del tuo lord inglese"

Ah, che meraviglia. Sarei stata l’idolo dell’INTERA classe. Ma…eh, bè, quando la sfiga chiama…mi sono beccata gli orecchioni due giorni prima di partire ed ho dovuto saltare la vacanza. E tanti saluti al mio bel lord inglese! Mi sentivo un caso senza speranza, ma con l’aiuto di Mariàpi abbiamo escogitato l’OPB, Obbiettivo Primo Bacio..sembra una missione della CIA!!

Per raggiungere l’OPB ho valutato attentamente modi e luoghi e sono giunta alle seguenti conclusioni: occorre cambiare le impostazioni attuali, perché evidentemente così com’è la situazione adesso non troverò uno straccio di ragazzo da baciare nemmeno quest’anno. Ci sono cose da migliorare, obbiettivi da raggiungere e superare. Faccio un breve elenco.

Obbiettivo 1: Passare da pseudo cozza a bella gnocca. Io e Mariàpi ci stiamo lavorando e comunque non è che faccia così schifo. Anzi, sono carina. Ho cominciato la Dieta (e uso il maiuscolo a ragion veduta) e il primo dei miei tre rotoli di salsiccia ancorato alla vita se n’è già andato. Comunque, tra lezioni di trucco, depilazione, ginnastica, parrucchiere, cura del look, pedicure e cilicio chiodato qualcosina è migliorato. Anzi, certe volte mi vedo piacevole, ma sono solo attimi isolati e solitari di entusiasmo… Spero davvero che tutta questa fatica immane, queste sofferenza fisica e psicologica (nonché questo spreco di risorse economiche, con quel che costa il fondotinta!!!) portino a qualche risultato! Da qui, si passa all’

Obbiettivo 2: Trovare il tipo giusto da baciare. E qui siamo un po’ in alto mare. Sì, perché sono sorprendentemente immune alle cotte e fatico molto per trovare un ragazzo che mi piaccia veramente. Mariàpi è convinta che io abbia qualcosa che non funziona bene nell’apparato ormonale, perché finora l’unico che mi ha scatenato serie fantasie sessuali è stato Johnny Depp, che è sicuramente il più bell’esemplare di fauna maschile in circolazione al mondo, ma è anche un po’, come dire?, fuori dalla mia portata…I miei compagni di classe sono da eliminare in blocco, amici e conoscenti sono quasi tutti occupati (e quelli liberi sono o dei cefali brufolosi o carini ma con il cervello di una zanzara). Comunque, nessuno che mi stimoli la "vena maiala", per usare l’elegante eufemismo di mio fratello Andrea. Mariàpi dice che faccio troppo la difficile: forse ha ragione, ma non voglio aver aspettato il ragazzo giusto fino a sedici anni per poi baciare il meno peggio che ho trovato solo perché mi scade la garanzia! Comunque, devo prima superare lo scoglio dell’Obbiettivo 2 prima di buttarmi sull’

Obbiettivo 3…che ancora non ho idea di cosa sia, ma numero 3 ci deve sempre essere, è karmico: tre sono i nipotini di Paperino, tre sono gli anni di scuola media, tre sono…

"Annaaa!!! Esci dal bagno o ti spacco la testaaaa!"

Cara mammina. Ok, rimandiamo a dopo l’obbiettivo tre.

 

 

 

Due parole dall’autrice:

un grazie a chiunque passi di qua e lasci un commento che mi aiuti a migliorare la storia.

Saluti a tutti!!

Elfie

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 : Trasporti e bronzi ***


Capitolo 2: Trasporti e bronzi

"Il sacchetto della merenda" dice mamma, già esausta alle otto meno un quarto di mattina.

"Prendo qualcosa al bar"

"Cosa? Il bar con i tramezzini a 3 euro? Quel barista ladro schifoso, oltre che porco guardone…"

"Mamma, ci strizza solo l’occhio quando ci serve da bere, magari è un tic incondizionato!"

"…andrebbe denunciato o, ancora meglio, voi ragazzine dovreste andare tutte in giro con il burqa fino alla maggiore età. Avanti, prendi il sacchetto della merenda"

"Mamma, ho quasi sedici anni, non posso arrivare in classe col sacchetto della merenda…mi prenderanno per il culo a vita"

"Nessuno noterà il tuo sacchetto: saranno tutti distratti dal tuo ombelico così bene in vista"

"Mammaaaaaaa…."

Come si conviene a qualsiasi madre di figlia adolescente, mamma fa quella faccia invasa a metà da amore materno e metà da cupa rassegnazione.

"Che c’è? Ti sembra il caso di andare a scuola nel mese di settembre con tutti quei chilometri di pelle esposti ? O ho per caso urtato la tua meravigliosa sensibilità adolescenziale? Che madre di merda: sono prostrata dal rimorso. Avanti, prendi ‘sto sacchetto, tira su quei jeans e fila a scuola"

Il tono di voce non ammette repliche: come ogni mattina, la discussione è giunta al capolinea.

"Sei una strega" dico con una voce mortalmente seria. Mamma si trattiene a stento dallo sbuffare.

"Lo fossi davvero sarei su una stuoia in spiaggia a farmi massaggiare da un indigeno jamaicano e non qui a strizzarmi in questo cilindro firmato Valentino solo per la gioia del mio capo"

"Annaaaa!" ulula mio fratello dalla porta, spazientito e mamma mi dà uno scappellotto affettuoso sul sedere.

"Fila, adesso, Andrea non aspetta i tuoi comodi. Dopo scuola non uscire in stormo con le tue amiche senza aver finito i compiti"

"Sissignore! Come il generale comanda!" grido scattando sull’attenti.

"E se ti azzardi anche solo a pensare di farti di nascosto quel pearcing che ho trovato sul giornale sotto il tuo letto, ti giuro che te lo ritrovi attaccata come emorroide permanente. Sono stata chiara?"

Beccata!! Ma la mia è una madre o un Terminator?

"Chiara come acqua sorgiva, mammina. Addio!"

"Il sacchetto della merenda!" ruggisce mamma inseguendomi, e neanche stavolta riesco a seminarla.

* * *

Andrea è il primo ad uscire di casa: come sempre saluta ossequioso quelle tartarughe pettegole delle nostre vicine di casa che, naturalmente, sono appostate sul pianerottolo per controllare la nostra discesa in strada. Sono tre e sono le cariatidi più ficcanaso di tutta la provincia: la signorina Gargiulo (signorina per ovvi motivi…chi se la sposava mai una rompiballe del genere?), la signora Raimondi (vedova numero uno) e la signora Gennaro (vedova numero due, anche questa a ragion veduta). Come al solito, passano al radiografo il nostro guardaroba in cerca di eventuali nuovi corpi estranei appesi al nostro corpo (pearcing e orecchini sono un succulento pettegolezzo da divulgare al più presto!).

"Buongiorno" saluta la Raimondi, sporgendosi dalla balaustra del piano di sopra "Oh, Alice, che belle le tue scarpe nuove! Le hai comprate ieri?"

Non me ne ero accorta nemmeno io che sono la sorella, ma a quella non sfugge proprio niente… mentre Alice risponde educatamente, la Gennaro mi fa una TAC completa e si ferma a guardare il mio ombelico in vista come se si aspettasse da un momento all’altro di vederci spuntare uno gnomo dentro.

"Ciao Anna" dice con la bocca stretta come se si fosse strizzata un limone in gola "Guarda che fa freschetto stamattina"

Embè? Farsi un bel clistere di cavoli propri, mai?

"Mi allaccerò la giacca in strada" dico col mio migliore sorriso da Gioconda.

"Sarà meglio" tuba la Gargiulo strizzando gli occhietti miopi "Se prendi un colpo di freddo al pancino, poi ti viene la diarrea"

Che stelle: scommetto che questi tre gufi impagliati si farebbero la pipì addosso dalla gioia se succedesse davvero. Salutando a denti stretti, scendiamo le scale scambiandoci piacevolezze come al solito.

"Allora, ci accompagna don Rodrigo a scuola?" chiedo conferma ad Andrea mentre apre il portone e saluta la portinaia (degna assistente delle tre cariatidi di cui sopra).

"Tutti, sì" risponde telegrafico "Anche Mariàpi e Camillo"

Neanche a farlo apposta, la Mariàpi appare saltellante in fondo alle scale. Breve diserzione per introdurre il personaggio, perché di personaggio eccezionale si tratta. Maria Pia Castelletto è la mia migliore amica, nonché compagna di banco a scuola, confidente, fustigatrice, avversaria nella lotta nel fango, madre confessora, sorella di sangue e anche cugina di quarto grado, a ben pensarci. Camillo è il fratello maggiore di Mariàpi, ed è il migliore amico di Andrea. Strani i casi della vita, eh? Noi quattro siamo praticamente cresciuti insieme, io con Mariàpi e Andrea con Camillo. Ma, se io e Andrea abbiamo una parvenza di somiglianza fisica (per quanto la cosa mi schifi oltre ogni dire) Mariàpi e Camillo non sembrano nemmeno appartenere alla stessa specie. Mariàpi è furba e scaltra come una volpe e ne ha anche l’aspetto: capelli fulvi, crespi, occhi azzurri perennemente irridenti, fisichino asciutto da tzigana( non ce le ha lei le tettone, beata). Camillo, invece, sembra un cherubino: ha questi occhioni celesti, un po’ sporgenti, che gli danno una perenne espressione stupefatta. Biondo, con i riccioloni morbidi dei bambini. Sempre perso nei suoi pensieri o nei suoi libri (credo che legga quasi più di me…un vero mostro). Sempre svanito, come se fosse su una nuvola. Ogni volta che lo chiami deve tornare giù e ti guarda sconcertato e dice Eh? Come sorpreso di trovarsi in mezzo alla gente. Ma è tanto buono, Camillo. Si lascia strapazzare da Andrea e anche da Mariàpi… e anche da me, anche se tento di non approfittare troppo della sua bontà. Il povero Camillo: non so perché quando penso a lui mi viene sempre da abbinarlo all’aggettivo "povero". Intanto, per il nome: entrambi i fratelli hanno nomi tremendi da neorealismo post dopoguerra, Maria Pia e Camillo. I nomi dei nonni paterni. Ma si può essere così privi di fantasia da affibbiare i nomi (orrendi) dei genitori ai propri figli? Fortuna che non hanno avuto un terzo fratello: avrebbe avuto la sfortuna di chiamarsi Olindo o Matilde. Blah! Certo, anch’io faccio finta di aver ereditato il nome da una bisnonna: come si fa ad ammettere che i tuoi genitori ti hanno chiamato Anna per libera scelta e non per imposizione genealogica? Comunque, mentre Mariàpi è una faina, Camillo, il povero Camillo, è un tenero coniglietto bianco. Chissà se questo Rodrigo gli somiglia.

Mariàpi arriva e comincia subito a chiacchierare, mentre dietro di lei, con notevole flemma, arriva anche Camillo, con la sua solita camminata leggermente da cammello e la faccia sognante rivolta verso il cielo. Subito, Alice lo saluta con entusiasmo e persino Alessio grugnisce al suo indirizzo: i miei fratelli adorano Camillo (e già da lì si vede quanto è scarsa la loro intelligenza). Anche mamma e papà adorano Camillo, molto più di quanto apprezzino Mariàpi; forse perché lui ha il dono di mettere tutti a proprio agio, donne e uomini, grandi e piccoli. Poi, con quella faccia da cartone animato, si può solo prenderlo in simpatia, povero Camillo.

A un certo punto, una Citroen grigia (berlina, modello molto da zio) si ferma sul marciapiede di fronte a noi e strombazza al nostro indirizzo.

"E’ Rodrigo" annuncia Camillo sognante, come sorpreso della cosa.

Andrea ci precede verso la macchina del Rodrigo: Alice mi stringe diligentemente la mano mentre attraversiamo la strada.

"Non trovi che il panda sia carino?" mi chiede di punto in bianco, come se continuasse una conversazione che dura da ore "Però anche il koala, e anche il fennec è così bellino…Cosa ne pensi?"

Non posso fare a meno di sbuffare. Alessio riesce ad urtare tutte le superfici solide nel raggio di un chilometro mentre percorre a zig zag la distanza dalle scale alla portiera aperta della macchina che, per lo meno, non è una Prinz verde; afferro il primate per la collottola evitandogli per un pelo la collisione con un passante frettoloso e poi lo sbatto dentro al veicolo.

"Alessio, giuro su Dio che ti spacco la faccia se non cominci a guardare dove metti i piedi e Alice, ne ho piene le balle dei tuoi animali" rispondo con voce piuttosto stizzita "Per me il panda è una macchina della Fiat, il koala un peluche dalle orecchie spropositate e il fennec non ho idea di che caspita sia, forse un marca di elettrodomestici… Andrea, tira giù il sedile, dobbiamo passare. Ciao"

L’ultima parola è per il guidatore nonché padrone dell’automezzo, tale Rodrigo.

"Ciao" mi risponde questi con voce divertita e finalmente mi decido a guardarlo. Al posto di guida è seduta una specie di bronzo di Riace moro con due occhi verdi che fanno paura e un sorriso divertito sulle labbra che farebbe trasformare in molle cera anche le carmelitane scalze. Mi ammutolisco di colpo, il cervello ridotto in poltiglia sanguinolenta dallo shock: minchia! E’ il ragazzo più bello che io abbia mai visto e il mio cuore, scalzato di colpo dalla sua posizione nello sterno, sta passeggiando per il bassoventre in cerca di un posto dove cominciare a battere normalmente. Alice mi guarda sospettosa, forse perché ho smesso di respirare e la pelle del viso sta prendendo un preoccupante colorito bluastro. La faccia da ectoplasma di Camillo sbuca dentro alla macchina, sorridente e sognante seguita a ruota dalla testa turbinante di riccioli rossi di Mariàpi.

"Ma in quanti siete?" chiede Rodrigo, vagamente preoccupato "Questa macchina non è omologata per cinque posti più due di soppalco"

"Le due caccole vanno nel baule" sbuffa Andrea che si è giustamente appropriato del sedile davanti.

"E questo dov’è scritto? Nel codice stradale della Patagonia?" ride Rodrigo, mentre io e Mariàpi ci lanciamo uno sguardo che parla da solo.

"Immagino che dovremo stringerci un pò" dice sereno Camillo. Mentre Alice e Alessio si buttano con entusiasmo dentro al baule per far spazio agli altri, Camillo e Mariàpi entrano e si pigiano sul sedile posteriore. Mariàpi, mentre siede, riesce a comunicarmi quanto segue: primo, che ha visto Rodrigo e che lo trova "un gran bel pezzo di bronzo", come ama dire lei (eloquente roteata degli occhioni azzurri); secondo, che quel bronzo è ovviamente attratto da me e che dovrei buttarmi a pesce su di lui, nonostante la folla (leggero cenno del capo verso il guidatore); terzo, che odia a morte suo fratello, il povero Camillo (sibilo felino "Fatti in là" mentre si siede accanto a me).

"Ma hai visto quello?" mi sibila nell’orecchio Mariàpi con il tono eccitato di una vecchia comare "Da che pianeta viene uno così? Si può avere un clone gonfiabile da portare a casa?"

"Mariàpi, contieniti" la rimprovero a mezza bocca mentre Andrea, Rodrigo e Camillo conversano tranquillamente, ignorando il nostro cicaleccio di sottofondo.

"E così, voi siete le famose sorelle minori" dice a un certo punto Rodrigo, guardandoci maliziosamente dallo specchietto retrovisore "Vi immaginavo tutte diverse: i vostri fratelli non vi hanno reso giustizia"

Io e Mariàpi ci ammutoliamo di colpo, sconvolte dal palese complimento: Mariàpi ansima come una locomotiva a vapore, io divento più o meno di trenta colori diversi.

"Oh, ah…grazie" dico io, convinta subito dopo di aver sbagliato completamente risposta.

"Tu devi essere Rodrigo" dice Alice, compunta, mentre il Dio Apollo avvia la macchina "Io sono Alice, la sorella più piccola di Andrea, e lui è Alessio, il mio gemello. Abbiamo 10 anni ma siamo in classi diverse. Io porto il 37 di scarpe e mi piacciono gli animali. Alessio invece gioca a calcio. Camillo lo conosci, è quello biondo e alto tanto simpatico, mentre Mariàpi e quella con la testa color ruggine che è tanto amica di mia sorella Anna che ha sedici anni e porta il 41 di scarpe, anche se non sembra perché non è poi così alta. Che animale ti piace di più?"

Ecco, perfetto: ancora non ci siamo parlati e il Dio Apollo sa già sa che ho due fettone da paura e che la mia famiglia dovrebbe essere internata in blocco! Ma che sfigaaaa!!

"Ciao, Alice, hem.." dice il Dio Apollo divertito mentre quel ritardato di Andrea di fianco a lui ridacchia come un matto "Il mio animale preferito è il leone. Tra parentesi, io mi chiamo Rodrigo, ho 18 anni e porto il 46 di scarpe"

La sua voce è canzonatoria, ma non strafottente. Si gira un attimo ad ammiccare e sorridere a Alice e mi chiedo come non faccia la mia sorellina a trasformarsi in pietra davanti a quello splendore. Uau…

"Lo so che ti chiami Rodrigo" continua Alice, miracolosamente immune al fascino del Dio Apollo "E’ un nome da cavallo, sai?"

"Alice…" protesto con un filo di voce. Ti prego, sorellina, abbi pietà!

"Che c’è?" risponde lei, a voce altissima "L’hai detto anche tu che è un nome da sfigato"

"Alice!"

La mia voce si è alzata di dieci decibel e sembra quella di nonna Pina quando ci becca a rubare la sua marmellata di albicocche. Invece di tirarmi un fulmine in testa, il Dio Apollo ride di gusto.

"Tranquilla, non ha tutti i torti. Certo che anche voi, però non scherzate. Su Mariàpi e Camillo non dico niente, è come sparare sulla croce rossa, mentre voi con tutte quelle A come iniziale…"

" L’idea è di quella psicopatica di mia madre" si giustifica Andrea, burbero "Sappiamo già che andremo in analisi per questo"

Il Dio Apollo mi lancia un’occhiata rapida e complice che rende molli e gommosi i miei arti inferiori. Andrea si gira a guardarmi, sorpreso dal mio insolito mutismo, e incontra la mia faccia espressiva come un centrotavola in cristallo di Swaroski.

"Stai bene?" mi chiede, sbrigativo "Di solito non taci nemmeno se ti saldano a stagno la bocca"

"Tutto ok" cerco di articolare, anche se la lingua è rimasta attaccata al palato come una cozza allo scoglio e le funzioni neurali hanno indetto un sit-in dalle parti della cistifellea.

"E’ incredibile perché ha una lingua forcuta peggio di un crotalo" spiega Andrea convinto.

"Non ha la faccia da crotalo" dice magnanimo Rodrigo. Che carino…che figo!!

"Bè, nemmeno tu hai la faccia da cavallo" si intromette Alice, rovinando il momento catartico "Invece Mariàpi ha la faccia da volpe…"

Mariàpi ride, indecisa se prenderlo come un complimento o strozzare l’infante.

Intanto siamo arrivati davanti alla scuola mie e di Mariàpi. In un turbinio sconclusionato di arti e zaini della Invicta, riusciamo a districarci e ad uscire dalla macchina.

"Sgommare" ci esorta telegrafico Andrea, con insolito amore fraterno. E stiamo per farlo, quando Rodrigo si sporge verso di noi con un sorriso scintillante.

"Buona scuola, sorelle piccole!" dice allegro. Poi la macchina parte lasciandoci lì a guardarla andare via, inebetite come solo due adolescenti sconvolte come noi possono esserlo.

 

 

 

Ringraziamenti:

Alla DEA KAN, mio vero, unico, insostituibile mentore…l’unica persona che legga tutto quello che scrivo, anche le schifezze più aberranti, e mi fa sentire grande, come non sarò mai. Graaazie!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 : Sguardi e proposte ***


Capitolo 3 : Sguardi e proposte

 

Oggi sarà il quinto giorno che Rodrigo ci accompagna a scuola in macchina. In classe, sia il Priorato delle Orsoline sia lo Scoglio sono sempre addosso a me e Mariàpi per carpirci informazioni su di lui e noi facciamo di tutto per far credere loro di essere intime amiche di quel gran pezzo di manzo, quando in realtà Rodrigo è talmente figo che ci mette in soggezione e raramente riusciamo a spiaccicare più di qualche parola (e comunque, a sproposito) in sua presenza. Però, tutte le sante mattine, mentre salgo in macchina incontro il suo sguardo ammiccante fermo su di me e, tutte le sante mattine, arrossisco come un San Marzano da sugo.

"Io sono convinta che gli piaci" mormora con aria cospiratrice Mariàpi mentre aspettiamo l’augusto passaggio in macchina sul marciapiede di fronte a casa "Il vostro scambio di sguardi ardenti dice più di mille parole"

E meno male, perché di parole vere ce ne siamo scambiate pochine. Mariàpi è la solita ottimista, non credo di piacere davvero a Rodrigo. Cioè, sembra anche a me che mi guardi spesso, ma forse il mio è solo un pio desiderio…

"Ma guardale" ci sorprende Andrea arrivandoci di soppiatto alle spalle "Poi dicono della signora Gennaro e della Raimondi…le pettegole all’opera!"

"Ma cosa ne sai tu di cosa parliamo?" reagisco di malumore (paragonarmi alla Gennaro, poi!).

"Bè, è lapalissiano!" esclama Andrea con l’aria di sapere chissà che.

"Lapa cosa?" fa Mariàpi vivamente interessata.

"E’ lapalissiano, ovvio, scontato: stavate parlando di maschi ed ho tre ottime prove a sostenere al mia tesi. Primo, parlavate sottovoce, sghignazzando come iene che hanno avvistato una carcassa di gnu; secondo, mia sorella ha la faccia a chiazze e le viene così solo quando ha la varicella o quando si innamora, e adesso la varicella non ce l’ha; terzo, da due anni a questa parte non parlate d’altro, voialtre due. Devo continuare?"

"Che analisi fine e dettagliata!" sospiro io all’indirizzo di Mariàpi "Hai sentito, il mio fratellino, che investigatore che è diventato?"

"Io sono ancora incagliata là dal lapalissiano" risponde lei, candidamente.

"In realtà stavamo parlando di mestruazioni" mento io disinvolta e proprio sull’ultima parola arriva Rodrigo.

"Buongiorno, belle donne" tuba, tranquillo e sereno. Ma da dove è sbucato? E la macchina? E la mia solita figura di m….? Lui mi fa subito un sorriso condiscendente; nel mentre, io vorrei morire dalla vergogna.

"Ho dovuto parcheggiare più in là, non c’era posto qui davanti" spiega mentre saluta Alice spettinandole i codini "Siete pronti?"

"Prontissimi!" squilla Mariàpi a voce altissima: probabilmente avrebbe detto la stessa cosa se gli avesse chiesto "pronti per l’infibulazione?". Ci avviamo verso la macchina con i due piccoletti davanti, Mariàpi in mezzo che tenta disperatamente di coinvolgere Camillo e Andrea in una conversazione e io e Rodrigo dietro.

"Allora, che mi racconti di bello, sorella piccola?" mi chiede Rodrigo con un sorriso canzonatorio.

Se c’è una cosa che mi manda in bestia è sentirmi chiamare sorella piccola. E se c’è una cosa che mi sblocca la lingua è l’andare in bestia.

"Oh, niente di particolare" rispondo prima che riesca a mettere un filtro alla mia boccaccia "Oggi giocheremo con le bambole e pasticceremo coi colori a tempera e la colla vinilica. Poi, dopo il riposino, canteremo "il coccodrillo come fa" tutti in coro. Il solito, insomma"

Bestia!! Da dove mi viene tutta questa acidità da vecchia zitella? Vorrei mordermi la lingua e ciliciarmi la schiena, ma per fortuna Rodrigo scoppia a ridere, deliziato.

"Ho capito, non dovevo chiamarti sorella piccola" risponde, ammiccando allusivo.

"Scusa" balbetto contrita e vergognosa ma lui fa un gesto vago con la mano.

"No, hai ragione tu. Mi sono lasciato influenzare da Andrea che parla spesso di te, convinto che tu sia una poppante. Invece sei una ragazza, ormai. Molto simpatica, anche"

Non so se sono più sconvolta dall’apprendere che Andrea parli di me coi suoi amici o dal quel "molto simpatica" che mi ha scatenato una potente aritmia cardiaca. Siamo arrivati alla macchina intanto e anche se la mente si affanna a cercare qualcosa di divertente da dire, rimango muta come una carpa presa all’amo.

Saliamo in macchina con il solito numero da circo che prevede i miei fratellini stipati nel baule.

"Cos’hai lì?" chiede all’improvviso Camillo indicando il mio sacchetto stazzonato della merenda. Di solito, se la merenda è qualcosa che non mi va, la regalo a Camillo che è anche il nostro spazzino di merende ufficiale. Mangia come una betoniera a pieno regime, e chissà dove le accumula poi, tutte quelle calorie! E’ più magro di un tagliolino senza sugo, porello (me molto, molto invidiosa: io ingrasso solo a guardarlo, il tagliolino). Fingo un’espressione assente, sperando di non dover parlare del mio imbarazzante sacchetto della merenda in presenza di Rodrigo.

"Niente" dico noncurante, ma mia sorella decide di pugnalarmi alle spalle in quel momento.

"La merenda: oggi la mamma ci ha fatto il panino con la cotoletta" esulta Alice, contenta di sapere la risposta. Rodrigo mi lancia uno di quegli sguardi da suora, di quelli che ti dicono "Oh, povera cara…con la cotoletta!". Sento quasi il pat pat sulla spalla. Voglio morire. Seppellitemi!

"L’ho presa per te" dico brusca allungando di scatto il sacchetto a Camillo che mi sorride, radioso.

"Oh…grazie, Anna!" mormora sinceramente estasiato.

La sua espressione grata, ovviamente, mi fa sentire ancora di più un verme. Alzo gli occhi e incontro lo sguardo verde e destabilizzante di Rodrigo nello specchietto retrovisore. Di nuovo! Mi sorride e io tento di fare altrettanto ma la mascella ha una paresi fulminante e rimango lì con un’espressione da vongola che mi prenderei a sberle da sola.

"Quanti anni avete detto che avete, voi due?" chiede Rodrigo salottiero rivolto alle "sorelle piccole" cioè noi.

"Mariàpi ne ha compiuti sedici ad agosto ed è del leone" si intromette di nuovo Alice, rischiando la decapitazione tramite morso da parte di Mariàpi "Anna ne compie sedici a dicembre, sagittario con ascendente pesci. Io e Alessio compiamo undici anni a novembre e siamo entrambi dello scorpione ascendente toro. Andrea li ha compiuti qualche giorno fa ed è della vergine mentre Camillo…"

"Vi prego, fermatela" gorgoglia Rodrigo e a tutti scappa una risatina condiscendente. Nuova sbirciatina nello specchietto retrovisore: uff, ancora lì! Ma la guarderà mai la strada?

"Oggi è il vostro giorno fortunato, belle signorine: tre baldi e aitanti giovanotti verranno a prendervi all’uscita della scuola con un cocchio argentato della Citroen. Che ne dite?"

"Forte" dico io, incerta. Cosa ti aspetti, ciccio, che ti faccia la ola?

"Un cocchio coi cavalli?" si informa subito Alice con gli occhi brillanti.

"Scema, parlano della macchina" la brutalizza Alessio togliendo per un attimo gli occhi dal game boy.

"Hei, cosa cacchio è un cocchio?" ironizza Andrea.

"Non lo so, ma è sicuro che costa un occhio" risponde sagace Rodrigo. Poi quei due si buttano via dal ridere mentre Camillo alza sul tettuccio della macchina lo sguardo rarefatto di chi preferirebbe essere lontano anni luce e Mariàpi mi guarda duramente col mento alzato. So cosa dice quel mento: dice "Ok, avrà anche il senso dell’umorismo di un sasso di fiume, ma è un figo da paura e oggi ci viene a prendere a scuola: quindi, non fare storie! Sorridi e pensa a Groucho Marx"

* * *

"Gli piaci" afferma Mariàpi assolutamente convinta. Stiamo salendo le scale della scuola e sia ragazze del Priorato delle Orsoline che quelle dello Scoglio sono ancora tutte lì che sospirano di Rodrigo e del suo cocchio.

"Ma va là" minimizzo io: mi sento un po’ a disagio in mezzo a tutti questi sguardi famelici.

"Andiamo, Anna, lo avrebbe capito anche una sordomuta!"

"L’avrebbe capito solo una sordomuta, non mi ha detto più di due parole in croce!"

"La solita pessimista" ribatte Mariàpi, piccata "Sempre a cercare il pelo nell’uovo. Vabbè, non sarà un mostro di scienza e nemmeno un fine dicitore e se va d’accordo con Andrea sicuramente qualche tara ereditaria al cervello ce l'ha, ma è il figo più figo che sia mai passato da queste parti e tu gli piaci. Non so perché, visto che quando c’è lui fai una figura di legno dietro l’altra, forse ha il gusto dell’orrido, ma ti consiglio di non lasciarti sfuggire questa occasione per raggiungere l’OPB"

"Scommetto che non ci pensa nemmeno lontanamente a baciare una sorella piccola come me" protesto io debolmente: solo a pensare a Rodrigo e all’OPB nello stesso contesto mi sento le ginocchia di gelatina, più dall’imbarazzo che dall’emozione.

"La tua materia grigia è diventata marrone a forza di lasciarla macerare nel cranio senza usarla" ribatte Mariàpi acida "Svegliati! Quello ti si vuole fare. Ripassa un po’ di teoria sull’argomento, perché tra un po’ dovrai mettere in pratica le lezioni che ti ho dato su come si bacia un ragazzo….OPB in arrivo!!"

Mariàpi è entusiasta, io un po’ meno. La mia abissale ignoranza sull’argomento bacio comincia a pesarmi parecchio: quello che è sempre stato un problema affrontabile sta diventando un macigno di proporzioni epiche. Mettiamo che io piaccia davvero a Rodrigo: come faccio ad uscire con lui sapendo che ci farò l’ennesima figura di merdissima visto che non so baciare? Come risolvo il problema? Ci ha pensato Camillo a trovare la risposta alle mie domande.

* * *

"Anna, volevo chiederti un favore"

Camillo è venuto a casa mia sapendo benissimo che Andrea è fuori, e scommetto che l’ha fatto apposta. E’ venuto in camera mia ed ha chiuso la porta accuratamente, come se dovesse rivelarmi un segreto di stato. Ha lo sguardo serio e sembra leggermente agitato, il che è tutto un dire vista la flemma che lo accompagna da sempre.

"Un favore?" trasecolo io. Camillo non chiede MAI favori: è sempre quello che li fa, lui, i favori. "Sentiamo" dico, guardinga.

Tutto d’un tratto le pallide guance di Camillo si colorano di rosa. Un bel rosa maialino, in perfetta pandance pastello con gli occhioni di porcellana e i capelli biondo-quasi-bianco. Ci metto un po’ a capire che è arrossito.

"Devi promettermi, però, che non ne parlerai con nessuno" si precipita a dire, già sfiatato (ha anche l’asma, è vero! Il povero Camillo).

"Se non si tratta della confessione di un omicidio, penso che si possa fare" rispondo io, prudentemente.

Camillo cambia posizione: allunga le gambe da fenicottero e sposta di un millimetro il culo ossuto dal bordo del letto, poi torna esattamente nella stessa posizione di prima.

"Mi devi aiutare, Anna" dice alla fine, con aria contrita "Sei l’unica ragazza a cui ho trovato il coraggio di chiederlo. Vedi …io…a dicembre compio diciotto anni"

"Ti devo preparare la festa di compleanno?" scherzo io, cercando di metterlo a suo agio. Ovviamente, riesco solo ad agitarlo di più.

"No, no..ah…vedi…Già mi considerano sfigato così…per il fatto che sono alto e inciampo dappertutto, perché preferisco leggere piuttosto che giocare a pallone e perché spesso sono un po’…distratto…"

Un po’ distratto! Il povero Camillo: praticamente vive in un’altra dimensione. Tutto d’un tratto, mi sorge un dubbio amletico.

"Senti, non vorrai mica confessarmi che sei un finocchio?"

Ecco: nemmeno il tempo di pensarlo che quella merdosa fornace che ho per bocca ha già partorito la stronzata giornaliera. Per fortuna, Camillo mi guarda stupefatto e poi scoppia a ridere, rinfrancandomi.

"No, no…anzi…è proprio del contrario che volevo parlare" inspira profondamente, poi, trovando il coraggio nelle oscure cavità delle sue chilometriche gambe, butta fuori la sua richiesta "Anna, io non so baciare. Mi insegni, per favore?"

Non so cosa mi ha fatto ammutolire di più: se la richiesta in sé o quel "per favore" così educato, così…camillesco. Tra tutte le persone di questo mondo a cui Camillo avrebbe potuto chiedere una cosa del genere, proprio da me doveva venire? Me, che sono l’unica persona di razza caucasica abitante in Europa al di sopra dei 15 anni a non avere ancora mai dato il primo bacio? Al prolungarsi del mio mutismo, il rosa maialino è tornato a colorare le guance di Camillo.

"Ti prego, non mi guardare come se fossi una sottospecie di paramecio…ho davvero bisogno d’aiuto. C’è una ragazza, a scuola…una straniera. E’ davvero carina e secondo Andrea potrei anche piacerle"

Ho capito di chi parla: la francese. Andrea e la sua combriccola di segaioli non parlano d’altro.

"Andrea dice che sopporta la mia presenza solo perché sono l’unico a parlare la sua lingua" ammette Camillo pensieroso (tipico di Andrea svilire la concorrenza…anche se proprio non riesco a vedere Camillo in concorrenza con Andrea!) "Ma io credo, ecco, sì, io…credo di piacerle. Forse"

Di nuovo arrossisce: il fenomeno è davvero affascinante, con quelle guance rosa Camillo è davvero l’immagine di un cherubino di porcellana.

"Solo che…non ho mai baciato una ragazza…e non posso provarci con lei senza aver fatto un minimo di pratica…ci farei la figura dello stronzo e Andrea e Mariàpi…mi massacrerebbero"

Verissimo: guarda quello che era successo al povero Antonio (un altro "povero": Camillo, non parti sotto una buona stella, a quanto pare!). Il povero Antonio aveva cambiato giro dopo che una stronzetta della scuola l’aveva sputtanato davanti a tutta la compagnia mimando una specie di assalto a fornace perpetrato da Antonio nei sui confronti. Andrea, dall’alto della sua supposta esperienza, l’aveva letteralmente fatto a pezzi. Povero Antonio.

"Quindi…tu sei una be-bellissima ragazza e di sicuro avrai maturato molta esperienza nel campo…"

Esperienza nel campo? Ma come cacchio parli, Camì? Ma lui è così: parlerebbe come un libro stampato anche se l’argomento fosse la merda (che lui, probabilmente, chiamerebbe deiezione).

"Ti prego…dì qualcosa" mormora Camillo, sull’orlo delle lacrime "Va bene anche un no, basta che la smetti di guardarmi con quella faccia…"

Ci provo, Camillo, ci provo, ma sono rimasta letteralmente di sale: e poi, sto ancora pensando a quel "tu sei be-bellissima", che mi ha francamente spiazzato…e lusingato, ammettiamolo. Ma lui aspetta, con la testa china come una vittima sacrificale. Devo sbrigarmi a rispondere: non posso far soffrire così il povero Camillo. Certo, non gli dirò che nemmeno io ho mai baciato nessuno, ci mancherebbe! Ma il mio rifiuto sarà deciso, indulgente, molto adulto ma con una leggerissima componente altezzosa. Apro la bocca, finalmente.

"Sì"

Una sillaba. Lui mi guarda stupefatto, come se gli avessi buttato un secchio d’acqua gelata in testa. A dire il vero, anch’io sono sconvolta: che ho detto? Adesso è il mio turno di arrossire, solo che sulla mia pelle il rossore assume una tonalità mattone a chiazze sparse, tipo alopecia fulminante, assolutamente agli antipodi del suo rosa pastello così delicato e angelico.

"Co…come?"

Non se l’aspettava. Gli si legge in faccia come se se lo fosse tatuato sul naso che non credeva mai che avrei accettato. Probabilmente voleva solo mettersi in pace la coscienza, ma la mia risposta lo ha fregato e adesso è cento volte più agitato di prima perché non sa assolutamente che pesci pigliare. Mi fa una tenerezza, povero Camillo. Non può sapere che io sono più sconvolta di lui.

"Ho detto di sì" rispondo con più convinzione: pensandoci un attimo, è un’ottima idea! Camillo è convinto che io sia una gran baciatrice (beato), mentre invece io ho l’OPB da raggiungere con Rodrigo. Ma il mio bronzo è sicuramente un esperto e arrivare all’OPB senza nemmeno un filino di rodaggio è da stupidi. Sono convinta che un po’ d’allenamento farebbe più che bene anche a me. Ovviamente, baciare Camillo sarebbe assolutamente da non considerarsi come un bacio vero. Sarebbe solo allenamento: il vero obbiettivo è Rodrigo, ma uno così perfettamente bello e figo deve essere per forza scafato sull’argomento e io non posso mica arrivargli davanti con solo due bacetti sulla bocca a labbra chiuse come bagaglio culturale! Userò Camillo come scuola guida. Certo!! Immediatamente, mi vergogno di me stessa: com’è che riesco sempre a girare le frittate in maniera che ci sia un tornaconto personale?

"Perché?" chiede Camillo, sinceramente sconvolto.

"Perché sei un bravo ragazzo e ti voglio aiutare" dice la mia voce dolce, condiscendente. Bugiarda. Faina.

"L’importante è che tu mi giuri su tutto quello che hai di più caro che nessuno lo verrà mai a sapere"

Bè, ovvio, no? Dove andrebbe a finire l’OPB se si sapesse in giro che mi alleno baciando Camillo, il povero Camillo? La sua testa pompa su e giù in segno d’assenso, ma i suoi occhioni sporgenti non la smettono di fissarmi, stupefatti. Non guardarmi così, Camillo. C’è tanta roba buona dentro di te vista da quelle finestre azzurre spalancate, mi fai sentire un verme verminoso a sbattermele in faccia così.

"Cosa…cosa devo fare?"

Adesso è letteralmente terrorizzato: mica penserà che ci mettiamo la lingua in bocca qui su due piedi, eh? Al pensiero, il mio terrore forse supera addirittura il suo (la grande baciatrice…puah, mi sento ancora in piena fase pre-scolare).

"Partiremo prima con un po’ di teoria" dico in fretta, con voce professionale "La prima importantissima fase è quella del cioccolatino"

"Eh?" dice Camillo: è di nuovo completamente nel pallone. Chiunque altro, al posto suo, penserebbe di essere preso per il culo, ma lui no, invece: mi guarda smarrito, ma con una sconfinata (snervante) fiducia.

"Il cioccolatino" ripeto, paziente "Ti metti in bocca un cioccolatino e cominci a lavorartelo senza usare i denti. Come se fosse la lingua di una ragazza…capito?"

Le sue emozioni passano davanti ai finestroni azzurri dei suoi occhi rapidamente, ma riesco comunque ad intuirle tutte: perplessità, sorpresa, dubbio…e fiducia, di nuovo, una sconfinata fiducia in Anna –la-grande-baciatrice. Povera me: perché tutto questo mi fa sentire così colpevole?!?

"Ho capito" risponde con voce soave "E’ un’ottima idea. Non ci avevo mai pensato"

Calma, Camillo, non ammirarmi: la storia del cioccolatino non è farina del mio sacco. Me lo aveva consigliato la Cavallini, qualche annetto fa…e ti dirò, a parte un’eruzione cutanea dovuta al troppo cioccolato ingerito, non credo di aver tratto molti benefici da questa tecnica. Comunque, per prendere tempo va più che bene.

"Oggi ti alleni col cioccolatino" continuo con il mio tono da maestrina "Domani ci troviamo qui, stessa ora, per la prima prova pratica"

L’ho di nuovo terrorizzato: i suoi fanali azzurri sono pieni di angoscia e il pomo d’Adamo va su e giù come se stesse per vomitare.

"Oh" dice. Il povero Camillo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 : Prove tecniche di trasmissione ***


Capitolo 4 : Prove tecniche di trasmissione

Il giorno dopo, stessa ora e stessa stanza a casa mia, Camillo è già qui, seduto sull’orlo del letto come se lo tenesse su uno spillo. Alla fine è venuto. Quasi quasi speravo che non venisse (attacco di fifa blu, lo ammetto). Ho provato fortissimo l’impulso di mandare all’aria la lezione e/o di chiamare Mariàpi per farmi consigliare…tutte cose che poi non ho fatto. Ma sono un filino agitata, lo ammetto. Camillo indossa una felpa azzurra che si intona coi suoi colori di fiorellino di campo: agitato com’è mi aspetto da un momento all’altro di vederlo appassire. Quando mi sente arrivare, alza gli occhi su di me e vedo che è letteralmente terrorizzato.

"Ciao" dico gioviale: il suo terrore placa il mio, incredibilmente . Mi siedo accanto a lui e per un po’ chiacchiero amichevolmente del tempo e della scuola. Quando lo guardo in faccia vedo che non mi ha nemmeno ascoltato.

"Senti, mettiamo in chiaro le cose" dico cambiando tono di voce e assumendo quello professionale e suadente delle televendite "Tutto quello che succederà in questa stanza è strettamente confidenziale e rimarrà un solenne segreto tra te e me. Poi, tra di noi ci sarà un rapporto esclusivamente didattico, senza nessunissima complicazione sentimentale. Giusto?"

"Giustissimo" si affretta ad annuire Camillo ed io penso di nuovo che non abbia nemmeno letto il labiale.

"Guarda che dico sul serio: ti insegnerò le tecniche basilari per il rimorchio, ma non farti nemmeno per un momento l’illusione che tra di noi stia succedendo qualcosa. Ci baceremo ma sarà un contatto senza nessun secondo fine se non la conoscenza…giusto?"

"Giustissimo" ripete Camillo come un disco rotto.

"Molto bene: partiamo dai preliminari" decido io piazzandomi davanti a lui a muso duro.

Camillo, ovviamente, è completamente nel pallone.

"Pre…preliminari?" domanda con voce impastata.

"Preliminari verbali" rettifico io, trattenendo un sorriso alla sua faccia improvvisamente sollevata "Dovrai pure scambiare due parole prima di passare all’attacco"

"Oh…ah…cioè?" domanda Camillo con gli occhioni blu spalancati.

"Devi imparare a fare qualche complimento" dico io, saccente "Alle ragazze piace molto che un ragazzo le apprezzi e glielo dica"

"Ma io non so cosa dire" fa lui, candidamente "Se usciamo insieme è logico che lei mi piace, no?"

"Camillo, se vuoi piacere ad una ragazza lascia stare la logica" sospiro io, paziente "Devi allenare l’occhio a captare le qualità della ragazza e a fargliele presente, in modo che si senta osservata e apprezzata. Per esempio, trova un complimento da fare a me"

"Eh?" mormora Camillo, arrossendo.

" Ricordati che sei a scuola" lo rimprovero io "Coraggio, guardami: avrò pure qualcosa di carino di cui parlare"

"Sì, certo, ah…" mormora Camillo con un filo di voce "Il tuo…apparato tegumentario è davvero ottimo"

"Cosa?" strepito io allibita. Camillo arrossisce ancora di più pensando che io stia dando fuori di matto: in realtà mi sento solo molto scema perché non ho capito un tubo di quello che ha detto.

"La tua p-pelle" chiarisce alla fine lui, balbettando "E’ davvero mo-molto morbida e li-liscia"

"Oh"

Stavolta arrossisco io, e mi sento ancora più scema per questo. Ovviamente, reagisco male.

"E dì pelle, no? A meno che tu non debba uscire con la Levi Montalcini devi sforzarti di adottare un linguaggio più semplice o tutto rischia di sembrare una presa per il culo"

"Mi dispiace, Anna" mormora lui, contrito "E’ che a me viene naturale parlare così"

"Prova solo ad usare termini meno scientifici" suggerisco comunque io, ancora imbronciata "Dell’apparato tegumentario ne parla il medico legale durante l’autopsia, non il tuo ragazzo mentre ti guarda. Prova ancora"

Camillo mi guarda da capo a piedi, svilendomi un po’ nella sua affannosa ricerca di un particolare da lodare.

"Ecco…hai due…belle tette" dice infine dubbioso, arrossendo come un gambero.

Io scoppio a ridere: non posso farne a meno. Tra l’imbarazzo che mi incendia le orecchie e la tenerezza che mi ispira la faccia depressa di Camillo mi sento un groviglio confuso dentro che non può che farmi ridere.

"Ho sbagliato di nuovo?" chiede ansioso Camillo "Ecco, lo sapevo!"

Riesco finalmente a tornare semiseria.

"Vedi, ci sono certe parole e certe frasi che sono tabù…certi neologismi moderni, come "bel balcone", "bel didietro", bella gnocca", fanno piacere se li senti per strada da un camionista, ma non vorresti mai che te li dicesse il tuo ragazzo, almeno non al primo appuntamento. Li deve pensare, deve farti capire che li pensa, ma non li deve dire"

La faccia di Camillo è il ritratto della confusione e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere di nuovo.

"Mi arrendo" mormora Camillo, disperato "Il rituale di comportamento con voi ragazze è molto più ostico di una laurea in ingegneria…ci rinuncio. Entrerò all’università senza mai aver baciato una sola ragazza, ecco cosa farò. Sono un fenomeno da baraccone, uno da Guinnes dei primati, uno sfigato. Il solito, povero Camillo"

Mossa a compassione, mi siedo vicino a lui e gli prendo le mani con le mie: le sue mani sono grandi, sempre calde e asciutte, avvolgenti e delicate, morbide. Mi sono sempre piaciute un sacco le mani di Camillo…

"Credimi, Camillo, non è poi così difficile" gli dico con dolcezza senza guardarlo negli occhi "Devi lasciarti andare e dire quello che ti suggerisce il tuo interesse per lei. Se sono paroloni scientifici, pazienza. Se li dici col cuore, lei capirà ed apprezzerà. Su, prova un’altra volta"

Camillo mi guarda a lungo, ma per non imbarazzarlo non ricambio lo sguardo. Tengo il capo chino e sento che il suo respiro pian piano si quieta e le sue mani che si rilassano nelle mie.

"Mi piace il tuo nome, Anna" dice alla fine, piano e a me viene quasi voglia di piangere tanto il complimento è sbagliato: io odio il mio nome!

"Mi piace perché ti assomiglia. E’ semplice e solare, senza pretese ma con una autorità e una dignità unici. Niente velleità da esterofili, niente "x" o "h" in mezzo che fanno inceppare la lingua… Sembra banale e invece è solo facile da amare. Anna è bello così, piccolo ma dolcissimo. Proprio come il tuo sorriso"

Alzo gli occhi e guardo Camillo: non posso farne a meno. Quella testa di rapa ha partorito il complimento più bello che io abbia mai ricevuto e se ne sta lì, ansioso e vergognoso, in attesa della decapitazione. Mi viene il magone e gli occhi mi si riempiono di lacrime. A guardarlo, è così palese che Camillo lo pensa davvero quello che ha detto! Il suo sguardo limpido da solo varrebbe come cento "sei bellissima".

"Ho sbagliato di nuovo, eh?" sospira Camillo, allarmato dai miei occhi rossi "Scusami, Anna, non volevo offenderti…"

"Zitto" gracchio dopo quello che mi sembra un tempo interminabile "Questo complimento era…buono"

Camillo mi guarda dubbioso.

"Uh?" chiede con lo sguardo aggrottato e a me scappa da ridere perché sta usando il vocabolario da cavernicoli che avevamo inventato da bambini.

"Uh" rispondo con aria solenne, sullo stesso tono.

A Camillo gli scoppia un sorriso sulla faccia, di quelli che quasi quasi spezzano il cuore.

"Bene. Bene!" dice sollevato.

"Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo passare al contatto fisico" dico io facendolo ripiombare nella più cupa disperazione. Io invece sono piuttosto presa da questa cosa della "scuola del bacio": dopo anni di teoria con Mariàpi sono curiosa di sapere come me la caverò nella pratica, anche se sarà una cosa senza nessun fine ludico. Con Camillo, cosa vuoi che sia se non scienza? In piedi di fronte a lui, mi accorgo che è davvero alto: la mia testa arriva appena a sfiorargli la spalla. Se ne sta rigido come una scopa, respirando appena dal naso, tanto che mi viene voglia di dargli una sberla solo per tranquillizzarlo.

"Rilassati" dico, severa "Non sto per ammazzarti"

Annuisce con aria colpevole, ma continua a rimanere intero come il comò della nonna. Con un sospiro, prendo la sua mano destra e me la appoggio sulla vita. Trema leggermente contro i miei jeans. Faccio finta di niente, prendo la sua mano sinistra e me la appoggio dietro la nuca, in mezzo al groviglio accaldato dei miei capelli: il suo palmo asciutto è incredibilmente fresco e piacevole.

"Adesso, cerca di essere un po’ più morbido" dico io, sempre molto professionale. Lui non si sposta di un millimetro: sembra un manichino di gesso.

"Camillo, non devi aver paura di toccarmi" dico, impaziente "Lo scopo sarebbe quello di farmi capire che tu vuoi toccarmi. Così sembra che non vedi l’ora di scappare dalla mamma a gambe levate"

"Scusa" dice Camillo, sinceramente dispiaciuto. Respira profondamente, chiude gli occhi (ecco, meglio così, i suoi laghetti azzurri e terrorizzati mi distraevano troppo dalla lezione) e finalmente sento che le sue braccia di legno si rilassano un po’.

"Bene" dico, incoraggiante "Adesso tirami verso di te, con dolcezza, ma deciso. Mi devi abbracciare, ma non stritolare, e nemmeno trattarmi come se fossi di vetro. Capito?"

Riapre gli occhi e la sua faccia è il ritratto della confusione. Non risponde ma ci prova: mi attira verso di sé di un millimetro, indeciso.

"Camillo, nello spazio tra noi ci passerebbe un vagone merci" dico io con aria di rimprovero "Pensi di baciarmi o di mandarmi una cartolina?"

"Scu…scusa…" balbetta Camillo, tristissimo "Sono proprio una frana…"

Sembra quasi che stia per piangere. Forse sono stata troppo dura con lui. Gli sorrido, amichevole.

"Facciamo così" dico, ispirata "Adesso io faccio l’uomo e tu fai la donna, ok? Così vedi come si fa"

"Oh, sì" risponde, travolto dal sollievo.

Adesso sono io a posare la mano sul suo fianco (un osso ricoperto dalla tenera pelle dei neonati ricoperto a sua volta dai jeans) e l’altra dietro la sua nuca. Non è sudato, lui, nei capelli: anzi, è fresco, asciutto. La sua pelle, che non ha mai visto un brufolo nemmeno da lontano, è morbida e bianca come un pupazzo di peluche. Lo attiro verso di me, con dolcezza e decisione (la mossa mi viene piuttosto bene: questa l’ho imparata in televisione, ovviamente, Cary Grant è un mago del campo). Sento il suo petto sfiorare il mio (le tettone, per la precisione) e le sue gambe incrociare le mie. I nostri jeans strusciano l’uno contro l’altro con un suono segreto, come se conversassero di argomenti sconci. Lo attiro un altro po’ e i nostri fianchi si incontrano. Lui sta trattenendo il fiato e davanti al naso ho in primo piano la vena sul suo collo che pulsa ad un ritmo brasiliano. Non è che rischia un’embolia, eh? Preso il coraggio a due mani, Camillo si china velocemente contro di me e i nostri nasi cozzano piuttosto dolorosamente l’uno contro l’altro.

"Cavolo, Camillo, un po’ di calma!" brontolo io massaggiandomi il naso leso. Lui quasi si mette a piangere.

"Scu….scusa…"

"Rilassati" dico sottovoce, cercando di mitigare il tono di rimprovero "Se preferisci, chiudi gli occhi…"

Lo fa naturalmente.

"Adesso toccami"

Fa anche questo: mi aspettavo un gesto goffo e brusco, ma a occhi chiusi Camillo prende le movenze aggraziate di un ballerino. Le sue braccia circondano il mio collo e il suo odore mi avvolge. E’ un odore buono, quello di Camillo: sa di Baby Shampoo Johnson, di cocomero e di carne grigliata. E’ come l’odore dell’estate, tenero e di una struggente malinconia. Adesso non ha più bisogno di guida: china la testa da un lato, dolcemente, sfiora il mio naso col suo naso (di nuovo tentata collisione!! Aiuto!!) poi appoggia le sue labbra sulle mie. Quasi non lo sento, tanto il bacio è leggero. Ma anche le sue labbra sono fresche e asciutte, e devo dire che il loro tocco è piuttosto piacevole. Avvicino un po’ la testa per definire il contatto e Camillo, dopo un primo attimo di smarrimento, intuisce le mie intenzioni e adegua la testa alla nuova posizione. Ecco, adesso ci stiamo baciando, è ufficiale. Lui ha gli occhi chiusi e le sue ciglia bionde tremano; io ho gli occhi ben aperti e devo dire che per essere una specie di rodaggio questo casto contatto di labbra non è esattamente come me lo aspettavo. Sì, perché mi piace. Credevo che sarebbe stato un supplizio baciare Camillo, una cosa da fare solo per il bene della scienza e della buona riuscita dell’OPB, e invece…mi piace. Cioè, niente di trascendentale, ammettiamolo, ma le sue labbra sulle mie sono morbide e non chiedono niente se non di stare lì, in eterno. E’ una sensazione molto bella e stranamente malinconica... Camillo intanto si è immobilizzato: congelato in quella posizione, come se fosse un prolungamento dello pavimento, potrebbe anche durare fino a sera. Mi scosto da lui, che apre gli occhi, sbattendoli forte colto di sorpresa.

"Cos’è, ti eri addormentato?" faccio io, per spezzare la tensione. Mi pento subito perché lui fa una faccia affranta e dispiaciuta "Sei andato molto bene" dico in fretta, indulgente "Adesso ci riproviamo, solo mettici un pochino più di partecipazione, ok? Non devi stare immobile come uno stoccafisso"

"Oh, va bene" dice lui, arrossendo "Ma…non so cosa fare"

"Se io fossi la ragazza che ti piace, lo sapresti" dico, filosofica.

Lui mi guarda dubbioso e, senza bisogno che parli, so esattamente a cosa sta pensando.

"Un bacio vero deve essere più profondo" mi affretto a precisare, arrossendo di nuovo.

"Ok" sussurra lui, piano. Sembra voler dire qualcos’altro ma alla fine tace ed è meglio così: sono ancora un po’ frastornata perché mi tiene ancora le braccia intorno al collo e le gambe contro le mie e la cosa mi…imbarazza. Uff, che bugiarda…la cosa mi piace, che è diverso, molto diverso, visto il rimescolio al basso ventre che ne consegue. Sto per proporre un pit stop definitivo (fanculo, mica posso pensare di provare attrazione fisica per Camillo, eh?!) quando lui mi bacia di nuovo, alla sprovvista. Mi becca proprio con le labbra socchiuse e sento il suo respiro entrare a tradimento nella mia bocca. Di nuovo leggere come una piuma, le sue labbra passano sulle mie, accarezzandole con religiosa concentrazione.. ah, merda, è davvero bello. Non faccio in tempo a pensarlo che sento il tocco umido e fresco della sua lingua che accarezza i miei denti e, contemporaneamente, tutti i peli del corpo mi si drizzano come aghi da maglia. Ah….questo è un bacio! Sento, di colpo, che il famoso blocco ormonale di cui vocifera Mariàpi ha improvvisamente rotto gli argini: un terremoto di emozioni mi strizza i polmoni con spire di desiderio, nuove, inattese, sorprendenti…Non lo faccio apposta, sento solo (inorridita!!) le mie mani che attirano Camillo più vicino, le nostre bocche si chiudono l’una sull’altra e le nostre lingue si accarezzano, timidamente, lentamente…le sue mani sono scivolate a metà della mia schiena, calde e avvolgenti. I polpastrelli mi sondano, mi cercano, come per imprimersi una memoria tattile della mia anatomia…è bellissimo. Vorrei chiudere gli occhi, tanto sono abbacinata, ma non riesco a togliere lo sguardo dalle sue ciglia chiuse e vibranti, dai suoi ricciolini biondi da cherubino così morbidi e profumati…lo sto toccando con riottosa lentezza, come guidata da una forza esterna. E’ così bello toccare Camillo: il suo corpo sgraziato alla vista è una vera meraviglia per tutti gli altri sensi. Il suo profumo, il suo sapore di zucchero, la sua pelle morbida…fa finta di non accorgersi che lo sto accarezzando ma il respiro gli si ferma bruscamente in gola quando gli passo le dita dietro la nuca e sul collo. La sua lingua nella mia bocca si fa un po’ più rude, i suoi denti quasi mi mordono. Il suo corpo contro il mio (molto contro, in questo momento, praticamente siamo incollati l’uno all’altra) comincia a tremare quando per un impulso impossibile da trattenere struscio il bacino contro il suo. E d’un tratto, senza volerlo, mi accorgo remotamente che questo bacio è diventato qualcosa di più di un esperimento scientifico: è qualcosa di delicato e selvaggio, qualcosa di inaspettato e già inconsciamente conosciuto, qualcosa…qualcosa di meraviglioso.

"Cosa…state….facendo?!?" grida all’improvviso una voce acuta e furiosa alle nostre spalle.

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Sono molto felice per le critiche positive ricevute!

Haydee : Spero di non aver causato una faida palestinese tra te e tuo fratello …a proposito, com’è? Se è un tipo da OPB fammi un fischio, eh? Comunque, grazie di cuore per i complimenti…e occhio alla Guinnes, non esagerare con le dosi!!

Piccolakana: Chi ride non è mai scemo, nemmeno se ride da solo. Anzi, uno che riesca ad intrattenersi e a bastare a sé stesso andrebbe invidiato (schizofrenia a parte, of course). Continuerò, anche se la storia è molto breve…a presto e grazie per aver letto la mia fic!

Damynex: Rodrigo mi ha chiesto se sei interessata ad un tètè-à-tètè sulla sua macchina da zio. Adora gli adulatori… e anche io, lo ammetto. Spero che continuerai a leggere questa fic, magari in compagnia di Rodrigo: se lo vuoi te lo mando, è tutto tuo!

Dea Kan: Una recensione da te, o mia musa ispiratrice, è come vincere un trofeo… quasi mi fai commuovere dalla gioia! Ok, mi trattengo altrimenti sbavo sul tappeto. A presto, e grazie dal profundos!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 : La verità ti fa male lo so ***


Capitolo 5 : La verità ti fa male lo so

Per un attimo penso che sia mia madre e mi sento d’improvviso morire di vergogna. Poi mi giro a guardare. Peggio. E’ Mariàpi. Rimane immobile sulla porta con la bocca aperta tipo traforo del monte Bianco mentre Camillo mi molla come se fossi diventata all’improvviso lava incandescente e si allontana di un passo, incespicando e arrossendo come uno stendardo da corrida.

"Ciao" dico io, tranquilla. Sono ancora sotto l’effetto anestetico del bacio di Camillo: mi sembra di vedere la scena dall’alto, come se non mi riguardasse, come se lo sguardo a metà tra lo sconvolto e lo schifato di Mariàpi non fosse rivolto a me e a Camillo.

"Cosa…state…facendo…?" ripete balbettando Maràpi, sinceramente esterrefatta.

"Io…lei…io…" risponde Camillo inceppato sui pronomi, roteando gli occhi senza riuscire a fermarli su nessun oggetto della stanza.

"Camillo, siediti" rispondo io, sempre pervasa da questa calma innaturale "Ci penso io a spiegare le cose a Mariàpi"

Finalmente i laghetti di porcellana celeste si fermano su di me: sono spaventati e dolenti come quelli di un cucciolo e, se non fossi così congelata probabilmente mi farebbe tenerezza. Anzi, me la fa lo stesso: dev’essere perché ho ancora il suo sapore in bocca e se ci penso non è che mi senta davvero così congelata.

"Anna…" articola lui e io annuisco, saggiamente.

"Tranquillo. Siedi"

Bello. Telegrafico, imperativo, d’effetto. Ma chi è che sta parlando? Camillo ubbidisce trascinando i piedi. Non guarda Mariàpi che è rimasta ferma sulla soglia della mia stanza; guarda me con apprensione e preoccupazione. Mi guarda e io guardo lui. Che strano: è come se i contorni diventassero sfumati se lo guardo negli occhi. Ce li ha così grandi. Così genuini, non adulterati…così azzurri! Ma no, non è quell’azzurro a dare fastidio: è quello che c’è dietro. Così pulito che riflette la luce, abbagliandoti.

"Uh?" mi chiede lui, apprensivo. Che cosa stupida e infantile!! Non posso fare a meno di sentire un sorriso che mi stiracchia le labbra, accidenti a lui.

"Uh" rispondo calma e il sorriso, di riflesso, è comparso anche nei suoi occhi.

Mariàpi, finalmente, ricomincia a respirare rumorosamente e incontro il suo sguardo incredulo e furioso.

"Sbaglio o era la lingua di mio fratello quella che avevi in bocca mezzo minuto fa?" domanda con voce fremente d’ira e di costernazione. Camillo sobbalza e io mi sforzo di non guardarlo.

"Rilassati che adesso ti spiego" rispondo a muso duro "Senti, so che le apparenze potrebbero ingannare…"

Ma Mariàpi, prima di ascoltare, ha bisogno di sfogarsi. E si sfoga, buon Dio se si sfoga!!

"Apparenze! Apparenze!! Camillo è quasi più tuo fratello che mio! Da piccoli sguazzavate nella stessa piscina, quasi quasi vi mettevano anche lo stesso pannolino…Vedervi in posizione di boa costrictor mi ha fatto schifo! Ribrezzo! Raccapriccio!"

"Il concetto era già chiaro al primo schifo" mormoro io debolmente, ma lei ovviamente non ascolta.

"E’ come se ti avessi beccata ad amoreggiare con mio nonno Olindo!! Cosa diavolo vi è saltato in mente di fare, eh? Avete per caso preso qualche droga, sniffato troppa naftalina?! Lo sapesse Don Catti, vi revocherebbe immediatamente tutti i sacramenti fino al battesimo…peccatori!!" eccetera eccetera eccetera. Urla come una invasata misurando la stanza a larghi passi e mulinando le braccia come una ragazza pon pon. Quando rimane quasi senza fiato, capisco che è il momento di reagire.

"Se non ti calmi ti parte un embolo" le dico tranquillamente "E se sbavi mi macchi il parquet"

Mariàpi mi guarda con occhi di brace, finalmente in silenzio.

"Hai due minuti per spiegarti" dice poi sedendosi di colpo sul bordo del letto, ignorando Camillo al suo fianco.

"La cosa è molto semplice" esordisco io con la mia migliore voce da maestrina "Io e Camillo avevamo un problema comune: tutti e due non avevamo mai baciato nessuno e dovevamo provare a farlo"

Camillo solleva di scatto la testa e mi guarda con gli occhi sbarrati.

"Vuoi dire che…anche tu non avevi mai baciato nessuno?" trasecola, sconvolto. Mariàpi gli dà una gomitata sullo sterno che quasi lo piega in due. "Zitto" gli sibila a fior di labbra e mi fa cenno di continuare.

"Sia Camillo che io abbiamo capito che potrebbe succedere presto di dover dare il nostro primo bacio d’amore ed entrambi sapevamo di non poter arrivare a quel momento importantissimo per le nostre vite completamente impreparati. Il primo bacio si ricorda per tutta la vita, ti marchia a fuoco per sempre. Non è possibile, alla nostra età, sbagliare in questo frangente!"

Mariàpi annuisce, quasi involontariamente. Camillo è ancora rosa e bianco come un frappè alla fragola.

"Anche tu…non avevi mai baciato nessuno?" ripete, come a sé stesso.

"Ci siamo baciati, è vero, ma non è stato assolutamente niente di sentimentale. E’ stata una pura sperimentazione scientifica, un test, una prova su strada, un rodaggio. Assolutamente, dico, assolutamente niente di sentimentale. Vero Camillo?"

Lo guardo e nei suoi occhioni azzurri vedo una verità che è come uno schiaffo improvviso. Per lui non è stato affatto così asettico e indolore, questo bacio. E poi, cosa ancora peggiore, gli ho mentito, facendogli credere di essere una grande baciatrice quando invece ero inesperta come lui, se non di più. Insomma, l’ho preso per il culo come lo prendono sempre per il culo gli altri e per l’ennesima volta l’ho usato. Lui lo ha capito, e anche io. Di colpo mi sento malissimo: mi rendo conto di essermi comportata come la più grande stronza di questo mondo nei suoi confronti senza nemmeno soffermarmi a pensare che gli stavo facendo del male.

Nonostante tutto questo, lui annuisce all’indirizzo di Mariàpi e guarda da un’altra parte, cercando di mandare giù anche questa umiliazione. Povero Camillo. Povero, povero Camillo…

"Certo. Ah…Anna ha ragione" dice sottovoce con pochissima convinzione. Ma è sufficiente per Mariàpi che ha già capito lo scopo infido e bastardo delle mie azioni e da vera faina rabbiosa, approva incondizionatamente.

"Quindi…l’hai fatto solo per Rodrigo!" esulta, di nuovo amica.

Altra evidente mazzata per Camillo che china la testa come se l’avessi bastonato davvero: com’è che Mariàpi non se ne accorge? Com’è che continua ad infierire senza pietà su quel povero capoccione biondo?

"Ti piace Rodrigo?" sfiata, sottovoce Camillo, dolente.

"E a chi non piace Rodrigo?" sbuffa Mariàpi, precedendomi di un soffio.

Mariàpi, piantala di intrometterti: devo scusarmi con Camillo. Devo provare a sentirmi almeno un pochino meno sporca e bugiarda…devo (voglio!) tentare di togliergli almeno in parte quell’espressione affranta dalla faccia…

Un sonoro bussare alla porta ci coglie tutti assolutamente impreparati e indifesi. Facciamo un salto indietro tanto da raggiungere in men che non si dica tre lati opposti della stanza.

"Chi è?" urlo io, più per riflesso condizionato che altro.

"Siamo Jack lo Squartatore ed il suo commercialista" dice mio fratello di là dalla porta, tranquillo "C’è Camillo lì?"

Il primo impulso è quello di negare e mentire e se fosse per Mariàpi lo farei anche, ma tra me e Camillo non siamo capaci di dire una bugia nemmeno per salvare il mondo, così metto in moto febbrilmente il cervello per trovare una scusa per giustificare la presenza di Camillo in camera mia (un Camillo che attualmente è ancora in stato catatonico).

"Sì, è qui" dico, cercando di parlare con tono di voce colloquiale. Prendo un CD, il primo che mi capita in mano e lo schiaffo decisa in mano a Camillo subito prima di aprire la porta. Dietro la porta c’è mio fratello che non è solo: c’è anche Rodrigo "il bronzo" con lui, che mi sorride saputo. Tutti a casa mia, oggi?, penso con un moto di rabbia. Cosa c’è, una riunione della Tupperware? Andrea mi guarda e per un attimo ho il terrore che mi veda tatuato in faccia che io e Camillo ci siamo baciati (a scopo didattico). Invece, il sospetto è tanto lontano da lui che nemmeno si accorge né della mia agitazione né del mutismo di Camillo.

"Gli dovevo dare un CD" spiego quasi balbettando "Questo tizio è una forza" dico poi a Camillo spingendolo quasi fuori dalla porta. Lui non fa nemmeno sì con la testa. Andrea dà un’occhiata scettica al CD e sghignazza furbescamente.

"Una forza…il CD della prima lezione di inglese di Panorama?"

La faccia mi diventa di tutti i colori.

"Sai l’accento è molto importante" balbetto senza guardare nessuno "Se vuoi anche le altre lezioni te le presto volentieri"

"Grazie" dice finalmente Camillo con voce pacata.

Sollevo gli occhi su di lui: nei suoi laghetti azzurri non c’è condanna né rabbia né accusa: solo una tristezza atavica, rassegnata. Stavolta il cuore mi si spezza davvero tanto sento male.

"Prego. Grazie…a te" riesco solo a dire mentre Andrea lo trascina via. Rodrigo si appoggia indolente allo stipite della mia porta e mi guarda sornione.

"Fatto tutti i compiti?" mi domanda scherzoso, ma io non ho una gran voglia di scherzare, adesso.

"E tu?" rispondo seria.

"Tutto fatto. Sono pronto a proporti di uscire con me, piccoletta" dice con voce abbastanza alta per farsi sentire sia da Andrea (sguardo esasperato) che da Camillo (senza sguardo: tiene gli occhi bassi).

"Visto le compagnie che frequenti, la mamma mi direbbe di evitarti come la peste" gli rispondo, sovrappensiero. Sto pensando alla nuca abbassata di Camillo e sono abbastanza distratta da poter rispondere senza troppo orgasmo addosso.

"Quindi è un no?"

Alzo gli occhi su di lui. E’ bellissimo. E’ anche abbastanza simpatico, insomma…per lo meno non se la tira troppo, ecco. E qualsiasi femmina italiana eterosessuale farebbe carte false per essere al mio posto. Che diavolo sto aspettando, allora? La stella cometa?

"Quindi è un sì" rispondo decisa.

Sembra quasi sorpreso: di sicuro lo è Andrea che si gira a fissarmi sinceramente esterrefatto.

"Stasera, allora?"

Camillo, perché diavolo non ti giri a guardarmi? Bè, è meglio così. No che non è meglio. Uffa!!!

"Stasera va benissimo" rispondo con una sicurezza che non sento nemmeno lontanamente. Ma non ho più il coraggio di guardare verso la nuca di Camillo ancora abbassata.

* * *

La mia consulente d’immagine, Mariàpi nella fattispecie, ha voluto vuotare completamente l’armadio per non lasciare assolutamente niente di intentato per la sera dell’appuntamento col bronzo Rodrigo. Siamo partite con un look molto gran dame (taiulleur della mamma) passando da uno chic-freak-etnico per arrivare a un classico jeans e maglietta. Alla fine abbiamo optato per un equo mix di stili: ho ancora i jeans e la maglietta ma ai piedi ho gli zatteroni anni 70 e sopra tengo la giacca del taiulleur aperta. Allo specchio l’effetto è leggermente inquietante, una specie di metamorfosi di kafkiana memoria. Sono in bagno a truccarmi mentre Mariàpi in camera tenta di mettere ordine. Ancora non me ne capacito: sto per uscire con il ragazzo più bello d’Italia! Non per peccare di superbia, ma secondo me Rodrigo è addirittura il più bello dell’intera galassia, e questa sera esce con me. Mi porterà al pub dove tutto l’Olimpo (comprese Cavallini e Bentivogli) mi vedrà scendere dalla sua macchina, scuotere la chioma come una Charlie’s Angel e, appesa al suo braccio, ridere spensieratamente mentre saluto la gente seduta ai tavoli che mi chiama a destra e a manca. Sarò elegante, sorridente, altezzosa ma magnanima, una specie di Lady Diana molto poco inglese. Sarò invidiatissima da tutte!!

E allora, cos’è sta roba dentro al cuore? Perché non è pieno e pesante di attesa come dovrebbe essere? Mi guardo allo specchio con aria assassina, cercando la risposta dietro allo strato di trucco sapiente. Non che pensi veramente di trovare la risposta del mio malumore quando a malapena riesco a trovare le calze nel cassetto del comò…E invece, d’improvviso, la trovo lì la risposta, a metà tra il fondotinta e il glitter dorato, lì, semplice e insulsa come la minestra scotta di nonna Pina…la risposta più banale che potesse esserci, così stupida che non voglio nemmeno prenderla in considerazione.

"Dimmi che non è vero" dico a quella deficiente al di là dello specchio che si permette di ammettere che non è innamorata del Dio Apollo fattosi carne e ossa (e che carne e che ossa!) . Eppure, eppure, eppure…togliendo l’ovvio orgoglio di poter far schiattare d’invidia l’Olimpo per la forse unica volta nella vita, il pensiero di uscire con Rodrigo non è che mi entusiasmi poi così tanto. Mi sforzo di pensare a me e lui seduti davanti ad una coppa di champagne con i violini che suonano e le luci delle candele che tremolano e invece vedo me e Camillo davanti ad una frittura di pesce da Pasillo con le zanzare che vengono brutalmente fulminate dalla scatoletta nell’angolo e l’odore di olio di semi di mais che permea le seggiole impagliate. Vedo lui che mi tiene la mano, vedo il suo sguardo gentile e fragile, come se bastasse una parola cattiva per sbriciolarlo come cristallo, vedo i suoi capelli biondi da cherubino e io che mi chiedo sempre come sarebbe infilarci dentro le dita…e per quanto tutto questo sia sicuramente aberrante, assurdo e contro natura, mi si stringe il cuore di tenerezza e capisco che quello che voglio è solo lui: Camillo, il povero Camillo. Con le sue gambe da fenicottero, con la sua goffaggine e i suoi libri…con la sua aria da sfigato, così tenera, così segretamente falsa. Perché Camillo non è uno sfigato. E’ distratto, refrattario alla moda e goffo, ma anche intelligente e buono, grande e meraviglioso. Oddio…ho detto davvero che Camillo è intelligente e buono, grande e meraviglioso? L’ho detto!! E adesso?

* * *

La mamma apre la porta del bagno e infila dentro la testa.

"Anna, è arrivato Rodrigo" dice con voce neutra. Io la guardo come se mi avesse annunciato lo sbarco degli alieni sul tappeto del nostro salotto.

"Oh" faccio sentendo la nausea che sale "Devo andare in camera un attimo…"

Esco dal bagno e mi precipito in camera dove Mariàpi sta diligentemente buttando i vestiti dal letto all’armadio.

"Bè?" chiede piuttosto sorpresa di vedermi ancora senza scarpe "Il bronzo è arrivato, no?"

Io la guardo a lungo, cercando di trovare il coraggio di confessarle la verità (e cercando di non vomitare sui miei vestiti).

"Non posso farlo" dico alla fine mitragliando le parole fuori dalla bocca "Lui…non mi piace"

Mariapi mi guarda come se fossi un cucciolo di Beagle che ha appena fatto la cacca sul tappeto.

"Ma dai, Anna, la tua è solo fifa" tenta di convincermi mentre io vado a sedere di schianto sul bordo del letto "Ricordati l’OPB! Ormai sei in dirittura d’arrivo..."

"Non è fifa" ammetto angosciata "Ci ho pensato tanto, ho fatto anche la scenetta mentale della passeggiata sulla spiaggia, dell’anello con brillante…niente, non c’è sogno che tenga. Non voglio terminare l’OPB con lui. Non voglio andare fuori con lui. Non voglio baciarlo, non voglio toccarlo, non voglio nemmeno dover dividere la stessa coppetta di gelato"

"Tu sei malata" mi avvisa Mariàpi impaziente "Tu sei da lobotomizzare!! Un quarto di manzo come quello non ti capiterà mai più nella vita, lo capisci? Piglia l’occasione e tienila stretta, disgraziata!"

"Non posso!" strillo, e la voce mi si riempie di pianto "Non posso concludere l’OPB con lui! Io non sono innamorata di lui!"

Mariàpi cambia di colpo espressione: si siede vicino a me con la faccia che è tutta un punto interrogativo.

"Lui? Vuol dire che ti sei innamorata di qualcun altro?"

Vorrei mentirle, ma Mariàpi quando vuole è la reincarnazione di Torquemada e la mia testa annuisce, vinta.

"Per farti innamorare quando potevi uscire con il bronzo più bronzo di tutto l’emisfero boreale, il tizio di cui parli deve essere un figo della Madonna. Vero che è un figo della Madonna, Anna?"

"Non posso dirtelo" supplico con gli occhi peni di lacrime, ma Mariàpi è inflessibile.

"Dimmi chi è"

"Non posso…"

"Dimmi chi è o giuro su Dio che pubblico su Internet la tua foto in topless!!"

"E va bene!!" grido coprendomi la faccia con le mani "E’ Camillo!! Camillo, contenta?"

Mariàpi è senza parole: prima e unica volta nella nostra vita. Se non fossi così sconvolta correrei a prendere la macchina fotografica per immortalare il momento.

"Lo sapevo!" strilla Mariàpi, incredula "Lo sapevo!"

Si mette ad aggirarsi per la stanza salmodiando sottovoce mente io mi devo ancora capacitare del fatto di aver ammesso con qualcuno che mi piace Camillo. No, non che mi piace: che ne sono innamorata! E’ la prima volta che ci penso seriamente e sento contemporaneamente tanto caldo e tanto freddo.

"Mio fratello!!" borbotta Mariàpi, schifata "Ti sei davvero innamorata di mio fratello? Quella sottospecie di bradipo cerebroleso?"

"Proprio lui" ammetto affranta sempre con le mani sulla faccia.

"Quella pertica di saggina con la testa piena di baggianate letterarie? Quella mezza sega che per rilassarsi legge i fratelli Karamazov e non gli viene nemmeno voglia di suicidarsi, alla fine?"

Mi monta dentro una specie di rabbia da leonessa con il suo cucciolo: tiro via le mani dalla faccia e guardo Mariàpi cercando di non far vedere quanto sono irritata.

"Camillo…non è affatto…"

Non è cosa? Quello che ha detto Mariàpi è tutto vero, dalla prima all’ultima definizione. E, dalla prima all’ultima definizione, tutto di lui mi piace, compresa la testa fra le nuvole…intelligente, buono, grande e meraviglioso Camillo.

"Anche lui si voleva suicidare quando ha letto i fratelli Karamazov" mento coraggiosamente in sua difesa, sapendo di mentire.

Mariàpi mi fissa sempre più allucinata.

"Madre Santa, lo difendi anche…allora è vero!" strilla alla fine, sedendosi di schianto sul mio letto "Dopo tutto il lavoro che ho fatto per fare in modo che uscissi con Rodrigo…"

"Che lavoro?" domando io , sospettosa. Lei fa un cenno vago con la mano, affranta.

"Lavoro, lo sai! Pubbliche relazioni, studio della posizione migliore in macchina per farti guardare, opera di convincimento con Andrea perché invitasse qui Rodrigo oggi…tutto in vacca!! Perché lei se ne sbatte del più bel moro che abbia mai varcato la soglia di questa casa! No, lei è innamorata di Camillo…il povero Camillo!!"

Sembra sull’orlo delle lacrime…mi fa quasi pena, povera Mariàpi.

"Ok, se vuoi crocifiggermi fai pure" le dico col mento che trema "Io sono più sconvolta di te. E se potessi obbligarmi a togliermelo dalla testa, lo farei, eccome! Ma non posso farci niente se di colpo penso sempre a lui… a come riesce a essere dolce e carino…a come mi fa sempre sentire bella…e a come mi ha ba-baciata durante la le-lezione…"

Mariàpi si alza da sedere di scatto con la faccia schifata.

"Senti, risparmiami i particolari splatter, ok? Ricordati che con Camillo ci condivido il bagno da una vita. Non posso pensarlo intento a baciare la mia migliore amica senza aver bisogno di un supporto psicologico. E’…orribile"

"Dillo a me. E’ contro natura…mi sembra quasi di commettere un incesto" piagnucolo con la faccia ancora affondata nei palmi delle mani .Mariàpi passeggia per un po’ su e giù per la stanza, cogitabonda, poi si ferma di nuovo davanti a me.

"E adesso cosa pensi di fare?" mi chiede dubbiosa e io scoppio di nuovo in singhiozzi, dondolandomi avanti e indietro come in preda a crampi intestinali.

"Non lo sooooo…." Ammetto sconsolata e finalmente Mariàpi mi circonda le spalle con un braccio. Sta cercando le parole per consolarmi quando la mamma si affaccia di nuovo alla porta.

"Anna, Rodrigo aspetta…"

Io schizzo in piedi come se mi avessero punto il sedere con uno spillo.

"Voglio morire!" strillo drammaticamente colta da un improvviso conato di vomito.

"Anna, rilassati" mi blandisce Mariàpi e vedo che sta quasi per scapparle un sorriso "Si risolverà tutto, stai calma"

Mamma mi guarda blandamente incuriosita dal mio aspetto congestionato.

"Problemi con il bambolotto di là?" chiede alzando un sopracciglio.

"Anna non lo vuole" sospira Mariàpi con un ultimo sottofondo accusatorio.

"Incredibile" commenta mia madre chiudendo la porta "Finalmente un grammo di sale in quel cervello bacato…"

"Ok, adesso vado di là e gli dico che non posso uscire con lui perché…ho…contratto il morbo di Parkinson" dico prendendo il coraggio a due mani e Mariàpi alza gli occhi al cielo.

"Anna, tu non sei capace di mentire nemmeno se ne va della tua stessa vita" dice lapidaria "Piuttosto, anche se quello che sto per dirti va contro la mia natura, vai di là e sii sincera. Probabilmente non capirà. Secondo me nemmeno Einstein la capirebbe, questa cosa…però è l’unica cosa sensata da fare"

La guardo a lungo in silenzio, e lei mi sorride, complice.

"Ti piace Camillo…" mormora sottovoce "Da Johnny Depp a Camillo Castelletto…non c’è una barzelletta che faccia schiattare dal ridere più di questo!"

"Gli ho fatto molto male con le mie bugie" mormoro sottovoce affranta.

"A Rodrigo? Va là, quello domani ha già un esercito di donne in sostituzione"

"Dicevo a Camillo" rettifico io, sospirando e Mariàpi fa una faccia curiosa, come se non si fosse mai posta il problema della sofferenza di Camillo.

"Ah…bè, basta che gli parli, no?"

Sembra dubbiosa, però: evidentemente il fatto di stare in mezzo tra la sua amata migliore amica e l’odiato fratello scemo e sfigato le pesa un po’.

"Non ne avrei mai il coraggio" dico affranta tornandomi a sedere "Dopo le bugie…e la mia aria di superiorità…adesso nei suoi confronti mi sento come una cacca ancorata alla suola della scarpa"

"Allora glielo dico io" afferma Mariàpi, più sicura.

"No" decido su due piedi "Tu gli faresti credere che lui non è degno di me…"

"…cosa peraltro verissima…"

"…cosa peraltro sbagliatissima" ribatto, convinta "Se c’è qualcuno che merita rispetto quello è Camillo"

"Non capisco una fava di quello che vuoi dire" afferma Mariàpi, arraffando su la sua giacca "Ma d’altronde, la tua vita sentimentale è solo tua. Per fortuna, perché mi sembra un macello da qualsiasi parte la si guardi"

"Grazie tante" borbotto io, acida.

"Io adesso vado a casa: tu devi liquidare il bronzo e io devo aggiornare il bollettino del "Pettegulezz" su Internet…nessuno ci crederà a questo scoop!"

"Niente foto in topless, ricordi?" rido io con voce tremolante "E…non dire a Camillo…."

"Tranquilla" risponde lei, allegra "Non gli parlerò, se è questo che vuoi. E comunque, quello nemmeno a marcargli le chiappe a lettere infuocate si accorgerebbe di quello che gli capita intorno. Madonna, che cosa impossibile…"

Ride, mi abbraccia stretta e scappa via. E io so che, pensandoci su, rivangando nei meandri del suo cuore un po’ perso tra vestiti, pettegolezzi e banalità, troverà il bene che mi vuole e quello che ha inconsciamente sempre voluto anche a Camillo. E, nonostante tutto quello che ha detto, nonostante sembri assurdo che questa situazione porti qualcosa di bello, sarà felice per me.

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Il prossimo capitolo è l’ultimo…e già sono pentita di aver fatto questa storia così corta, perché mi sto drogando pesantemente con le vostre stupende recensioni e sono sicura che finirò immediatamente in crisi di astinenza! Comunque, non sciogliamoci in lacrime, per ora. Ringrazio con tutto il cuore:

 

Haydee : Il fratello piccolo promette bene…guarda, non ti chiedo nemmeno se è maggiorenne! Impacchettalo così com’è e mandamelo con UPS. In cambio, visto l’astronomico sconto del 70% concessomi, ti manderò una cassa di lambrusco di quello che "macchia il bicchiere". Il mio dottore, un giorno che era a pranzo a casa mia (e che era completamente sbronzo), mi ha assicurato che il vino di uve rosse fa bene alla salute. Avrà omesso qualche controindicazione…? Un brindisi a te, e grazie per l’apprezzamento.

 

Damynex: Camillo la versione maschile di Barbi? Noooo…Camillo è troppo svanito, troppo etereo per assomigliare a Barbi. Lui è la proiezione di una parte piuttosto consistente del mio inconscio, quella rarefatta e sognatrice che legge un sacco di libri. Personalmente, lo adoro! Rodrigo è già in viaggio, sta solcando la penisola in lungo e in largo in cerca di te…mandagli un piccione viaggiatore per dirgli dove trovarti, o mi consuma tutta la benzina!!

 

Kira83: Tu hai letto la storia mentre eri al lavoro…io l’ho scritta mentre ero al lavoro! E credimi, non sai quanto sia stata dura pensare al primo bacio di una sedicenne mentre ero affogata negli SQL di aggiornamento del magazzino fiscale!! Comunque, grazie mille per le belle parole, fa davvero piacere essere apprezzati. A presto, spero!!

 

Cloudy-chan : Gli scambi di battute tra i miei protagonisti provengono quasi tutti dalla vita reale: io e la mia amica (alter ego di Mariàpi) attiriamo la sfiga come la c…a attira le mosche, quindi abbiamo sviluppato nell’ironia un ottimo meccanismo di difesa dell’ego. Magari non siamo le ragazze più popolari d’Italia, ma per lo meno ridiamo un sacco! A presto, e grazie per la recensione!!

 

Serintage: Sono commossa…. Impressionata… in estasi!! Che Signora Recensione, perbacco e poffarbacco! Il tuo scritto (notevolissimo nella forma e nella sostanza) ha fatto affiorare nell’incolta palude della mia psiche domande cosmiche della portata di: "e se don Rodrigo fosse stato davvero una specie di Zorro tenebroso, la Lucia avrebbe rivalutato seriamente il suo personale OPB?" Comunque, a parte tutto…ti assicuro che la maggior parte delle figure di legno (verbali e non) collezionate da Anna sono realmente successe nella vita reale dell’autrice, che nella sua lontana gioventù ne ha fatto scorta per almeno dieci romanzi. In compenso, realizzando un colpo di culo pari alla vincita della lotteria, sono riuscita non so come ad accalappiare l’uomo che amo che è un Rodrigo esteriore e un dolcissimo Camillo interiore. Non posso quindi che essere ottimista, sul frangente amoroso…Chiudo in bellezza, ringraziandoti sentitamente per la lusinghiera recensione, sperando di poterti risentire presto. Grazie, davvero!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 : O.P.B. ***


Capitolo 6 : O.P.B.

 

Rodrigo è stato un vero gentleman. Ci ha messo due secondi a capire che il mio presunto mal di testa (ho snobbato la scusa del Parkinson, anche se tremavo come una foglia e poteva anche essere plausibile) era seriamente motivato e si è defilato con eleganza, masticando un laconico "Ci vediamo in giro". Ora che tutti se ne sono andati a dormire, dopo aver riposto nell’armadio la maglietta nuova e pulito il trucco mezzo colato, sento finalmente la tensione che si allenta per lasciar posto al sollievo e anche un po’ alla malinconia. Andrea, Mammetor e fratellame vario non mi hanno fatto domande, per ora. So che hanno avuto pietà di me e della mia faccia da uovo strapazzato, ma so anche che domani subirò un terzo grado che nemmeno la C.I.A. ne fa di peggiori. Cosa dirò loro, proprio non lo so. Sia Andrea che mamma mi sono sembrati sollevati e anche segretamente orgogliosi del fatto che abbia dato buca a Rodrigo. Chissà, forse sanno qualcosa che io non so? Una cosa è certa: la sottoscritta non avrà mai più uno spasimante interessante come Rodrigo. Ma per fortuna ho anche capito che posso sopravvivere con questa consapevolezza (non so se posso dire lo stesso di Mariàpi, ovviamente…). Sono stata stupida a rinunciare a Rodrigo? Forse. Magari domani sarò davvero pentita e implorerò Dio per un’altra occasione. E l’OPB, che fine ha fatto? Mah…in giro c’è ancora Johnny Depp, che potrebbe miracolosamente sprecare due minuti del suo tempo per il mio Primo Bacio…quante balle. Rannicchiata sul divano, col pigiamone di flanella e le ciabattone di pile, sotto sotto, nel mio intimo vergognoso, sogno ancora due labbra morbide e gentili, due mani grandi, calde e asciutte sulle mie guance, e il profumo di Camillo, il povero Camillo…il mio Camillo. Forse ce l’ho già avuto il mio Primo Bacio e non me ne sono nemmeno accorta, concentrata com’ero su Rodrigo e sul progetto OPB in sé, dimenticandomi che il vero motore del Primo Bacio, l’unico motore che abbia mai avuto senso, non è l’età o la popolarità o la vergogna, ma l’amore. Che stupida che sono. Vorrei che Mariàpi si rimangiasse la parola data e gli urlasse di catapultarsi subito qui, a quel testone svaporato…come lo ha chiamato, sua sorella? Quella pertica di saggina…me lo devo ricordare. E’ appropriato, direi: maledetta pertica di saggina, vuoi deciderti a correre qui da me? Ma è già mezzanotte e Camillo è troppo educato per irrompere a casa della gente se pensa di disturbare. Uffa, lui e la sua gentilezza! Lo penso e improvvisamente sento qualcuno che bussa forte alla porta e che chiama a gran voce il mio nome. Prima che si svegli qualcuno, col cuore in gola, vado ad aprire: faccio due passi avanti e quando la porta si chiude alle mie spalle mi blocco sul posto. Sulla soglia, col braccio alzato pronto a bussare di nuovo, c’è Camillo, vagamente sorpreso e con gli occhioni azzurri spalancati. Mariàpi, penso fuggevolmente, amando la mia amica con totale e selvaggia gratitudine.

"Anna!" grida Camillo sottovoce: solo lui è capace di farlo.

"Ciao" dico, cercando di mantenere un tono di voce colloquiale. In realtà vibro come un diapason. Ho visto le sue guance rosa, i capelli umidi di pioggia e quei laghetti azzurri così grandi e ingenui, puntati su di me e faccio fatica a pensare coerentemente.

"Ti stavo venendo a dire una cosa importante!" Continua Camillo esagitato arrovellandosi le mani "Mariàpi mi ha scritto una lettera dove dice che tu vuoi uscire con Rodrigo ma che forse non sei proprio innamorata di lui, e io sono dovuto venire subito per dirti una cosa importantissima…"

"Mi sono chiusa fuori di casa" annuncio io assolutamente a sproposito, ma Camillo sembra non ascoltarmi, per fortuna. Le sue mezze grida si sono comunque propagate su per la tromba delle scale, attirando gli inevitabili predatori di pettegolezzi come la signora Gennaro, vicina rompiballe, che compare sulla soglia del suo appartamento con la scopa in mano e l’aria truce di un colonnello in pensione.

"Allora!?! Volete fare poco pollaio?" esclama rabbiosa: poi nota Camillo e si ammansisce subito "Oh, sei tu Camillo…"

Lu non la sente nemmeno. Continua a cercare le parole, sforzandosi di non guardarmi negli occhi.

"Io…lo so che cosa sono: uno sfigato. E so anche che tu invece sei bella e simpatica e po-popolare…una come te non lo guarda nemmeno di striscio uno come me. Però, io te lo devo dire lo stesso, perché è troppo grosso da tenere dentro…"

"Troppo grosso…tenere dentro? Ma chi è questo pervertito?!?" strilla la signorina Gargiulo del piano di sopra, captando una parola su tre del discorso sconclusionato di Camillo e, ovviamente, tergiversando sul suo significato.

"Zitta, Doralice" la rimprovera la signora Gennaro col naso per aria "E’ il figlio del Castelletto, quello del palazzo di fronte. Ho idea che si stia dichiarando alla figlia del Tonelli"

"A quest’ora?" si intromette la signora Raimondi, vicina della Gargiulo "Ma non si poteva dichiarare domani?"

"Che vuoi, questi giovani sentono tutti il get leg" spiega la Gennaro, saputa.

Le sento con mezzo orecchio mentre battibeccano come sul sagrato della chiesa: la mia attenzione è tutta per Camillo che si sta dichiarando e che è così tenero e dolce che lo mangerei di baci, qui sul pianerottolo.

"…io sono innamorato di te, Anna. Mi piaci da morire e lo so che Rodrigo è molto più adatto a te di me…"

"Anche io sono innamorata di te" dico io, con un soffio di voce.

"…ma ti assicuro che nemmeno cento Rodrighi ti potranno mai volere bene quanto me…"

"Che ha detto?" chiede la Gargiulo, notoriamente sorda, sporgendosi dalla balaustra.

"Ha detto che nemmeno cento Rodrighi…"

"No, no, cos’ha detto la ragazza!" strepita la Gargiulo, interrompendo la telecronaca della Gennaro.

"Ha detto che anche lei è innamorata!" strilla la Raimondi, felice. Il signor Bortolotti, fiero tramviere notturno, esce sul pianerottolo in canottiera e boxer con l’aria di non essere affatto propenso alla discussione.

"Ma voi vecchie befane non dormite mai?" abbaia pieno di livore.

"Zitto!" lo rimprovera la Gennaro, severa " Stiamo assistendo ad una dichiarazione d’amore…"

"…perché so di essere goffo e con la testa tra le nuvole, ma tu mi rendi vivo e reale…quando sono con te divento davvero come vorrei essere e…"

"Camillo, anche io sono innamorata di te" ripeto, impaziente.

Bortolotti alza gli occhi al cielo.

"E’ peggio di una telenovela brasiliana" brontola rientrando in casa "E non c’è nemmeno la consolazione della pubblicità!"

"Dovrebbero darne un po’ anche al Bortolotti di quel get leg" mormora la Raimondi con aria di superiorità.

"…so che c’era qualcosa tra di noi: quando ci siamo baciati ho sentito qualcosa di enorme crescermi dentro…"

"Che ha detto?" strepita la Gargiulo.

"Ha detto che aveva qualcosa di enorme che gli cresceva dentro…" mormora la Raimondi, dubbiosa.

"Certo che i giovani d’oggi passano subito al sodo" brontola la Gennaro, sostenuta.

"…e anche tu sentivi qualcosa, non puoi negarlo…"

Prendo il viso di Camillo tra le mani, indecisa se scoppiare a piangere o a ridere.

"Non lo nego" gli dico guardandolo negli occhi "Camillo, per favore ascoltami: anche io sono innamorata di te"

Camillo, finalmente, ammutolisce e mi guarda con occhi sbarrati. Le tre spettatrici alle nostre spalle trattengono il fiato, in trepidante attesa degli sviluppi della situazione.

"Come…cosa…?" chiede Camillo: non se lo aspettava, scommetto "Io…io non capisco…" Quella sua aria smarrita mi mette addosso una voglia di baciarlo che ormai non resisto più.

"Si è innamorata di te, giovanotto" sbotta la signora Gennaro piuttosto rudemente "Ancora non capisci? Guarda che tutto quel get leg ti fa male, sai?"

Camillo non l’ascolta più: mi guarda cercando la verità in fondo ai miei occhi e quando la trova un sorriso gli scende dagli occhi alle labbra: il sorriso più dolce, più tenero e più bello che io abbia mai visto.

"Uh?" mugugna a fior di labbra.

"Uh" rispondo io col riso che mi fa sbattere forte le ciglia.

"Madunina, che mortimpiedi" mormora la signora Raimondi scocciata "Prima fa dei discorsi sconci poi quando è il momento di accendere davvero il motore sta lì impalato come un comodino. Allora, ti decidi a baciarla sta povera figliola? Mica possiamo aspettare tutta la notte i tuoi comodi, sai?"

Camillo sembra scuotersi: si guarda intorno e vede le occhiate severe delle tre vecchie e gli occhi gli brillano più che mai. Si avvicina di un passo, così che posso sentire il suo profumo che mi fa sciogliere: mi cinge la vita con un braccio, delicato ma deciso, degno del migliore Cary Grant da manuale e avvicina il suo viso al mio. Poi, con un lampo di malizia negli occhi, inclina la testa per evitare la collisione dei nasi e, finalmente, mi dà il mio unico, vero, indimenticabile Primo Bacio (non a scopo didattico). Ragazzi!!!

* * *

Ok, lo ammetto: cercare di programmare il mio primo bacio è stato un errore, mi spargerò la cenere sul capo e via dicendo. Ma credo che sia nella nostra natura cercare il più possibile di essere padrone degli eventi e sentirsi proprietari del proprio destino. Fortunatamente, il destino ogni tanto si ribella e ci ricorda che non siamo proprietari, ma affittuari: così, il mio primo bacio, accuratamente programmato perché avvenisse con la persona giusta (Rodrigo) passando dall’ambiente giusto (in macchina al chiaro di luna), con il giusto aspetto esteriore (look e make-up curato e firmato) e soprattutto senza testimoni, è in realtà avvenuto con la persona più improbabile di tutte (Camillo) passando dall’ambiente più sbagliato di tutti (il deprimente pianerottolo del mio appartamento), con il look più infame di tutti (pigiamone di flanella e ciabattone puffose) e con più testimoni di una partita di calcio di serie A. Dovrei dire "che sfiga"? Magari "Povero Camillo e Povera Anna"? Non posso. Perché, nella sua imperfezione e nella sua improvvisazione, questo bacio sarà uno dei ricordi più belli di tutta la mia vita. Quindi, impalata qui sul pianerottolo e cullata dalle braccia di Camillo, penso, con appena una punta di remoto compiacimento, che l’Operazione Primo Bacio si può considerare felicemente conclusa.

FINE

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Ecco, è finita! Non aveva velleità di grandezza, questa piccola ff romantica, ma tutto sommato sono soddisfatta di come è venuta fuori. Spero che, nella mia ricerca della leggerezza e nel mio incrollabile ottimismo sentimentale, leggere questo scritto abbia portato a te, caro lettore, un minimo di godimento e/o buonumore. Se così non fosse, me ne dispiaccio (e fatti curare, no!?! Che pretendi, era gratis!!).

Termino i miei saluti con i ringraziamenti e un "a rivederci" vivamente sentito.

 

Haydee : Sorella!! Anche io ho una passione sviscerata per il vino buono. Ovviamente, essendo emiliana D.O.C.G. adoro Lambrusco e Sangiovese, ma devo ammettere che un buon Morellino si fa sempre bere. Da accompagnare al pesce, con un Greco di Tufo non sbagli mai. Poi, se vuoi una vera chicca per fare la sciantosa con le amiche snob (a proposito, se sono "così" snob mollale, dammi retta): un Brachetto d'Acqui con amaretti caldi…la mia morte!! Ok, dopo questo circuito eno-gastronomico, passiamo alle cose serie: tuo fratello!! Sono andata a fare shopping in previsione del suo arrivo: apprezzerà di più il completo leopardato di D & G o il Burqa color lampone? Dalle dimensioni del mio didietro, direi il secondo… comunque, tranquilla: non ho intenzione di rispedirtelo. Me lo tengo qui, come factotum…e, se dice di apprezzarmi anche senza Burqa, gli darò un premio in denaro come tredicesima e gli pago le ferie a Cortina d’Ampezzo. Più di così!! Oh, mi sorge un dubbio…ma a lui va di venire qui!?!? Altro particolare insignificante: come si chiama? Non Camillo, ti prego!! A parte i miei deliri ormonali (…hem….): grazie per le recensioni, sei stata una lettrice davvero carina e i tuoi commenti mi hanno seriamente motivata. Ce ne fossero, di gente come te!! Grazie di cuore.

Damynex: Tranquilla, Camillo non se l’è mica presa per il paragone con Barbie. Anzi, ha studiato la sua faccia per un pezzo davanti allo specchio ed ha ammesso che una certa somiglianza c’è (al che Anna gli ha detto "Come no, nei peli sotto le ascelle…"; da lì è nata una diatriba che ancora si sta protraendo). Spero che il bronzo Rodrigo sia arrivato a destinazione e che sia di tuo effettivo gradimento. Per il resto, grazie di cuore per aver seguito questa storia con interesse: un bacio fortissimo! Non te lo leva nessuno.

Diddlina_4ever: grazie mille per le belle parole, fa davvero piacere essere apprezzati. A presto, spero!!

 La tua fic è veramente molto carina e ben scritta! L'ho letta tutta di un colpo e non ho potuto fare a meno di lasciarti una recensione per complimentarti! Mi è piaciuta veramente un sacco e sono un po' dispiaciuta che il prossimo sia l'ultimo capitolo! Va beh..! Spero di veder al più presto la fine.. Bravissima!

 

Cloudy-chan : Ti dirò, a me Camillo più che pena fa tenerezza. Però si è riscattato parecchio alla fine, non trovi? Il suo personaggio è nato dalla mia avversione per i maschietti "ce l’ho solo io e pure d’oro" (per usare un termine che mi ha insegnato Serintage…). Il resto è venuto da sé. Spero che sia sitato di tuo gradimento, come lo è stato per me leggere le tue recensioni. Grazie e a presto!!

 

Serintage: Sempre meglio...sempre meglio!! Sono lusingata, sbavezzante, drogatissima dai tuoi esilaranti commenti. Mi dispiace di aver finito la storia, era n piacere scambiare saggi punti di vista con una mente eccelsa e ironica come la tua….Spero di risentirti presto. E grazie, perché le tue recensioni sono il sogno di ogni scrittore: grazie di avermene lasciate un assaggio!

 

Un grazie anche a tutti gli altri: Kannuki (mia dea!) e a tutti quanti quelli che, per sbaglio o per (speriamo) diletto siano passati di qui!!

Un bacio a tutti

Elfie

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=56463