Non Osare

di machi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non mi incanti ***
Capitolo 2: *** Disagio ***
Capitolo 3: *** Una Semplice Foto ***
Capitolo 4: *** Una strana giornata... ***
Capitolo 5: *** Confessione... ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti... ***
Capitolo 7: *** Cambiamenti II ***
Capitolo 8: *** Instabilità.... ***
Capitolo 9: *** Inevitabile Amarti... ***



Capitolo 1
*** Non mi incanti ***


Non Osare

 

Non sopporto le falsità.

Non sopporto le sue bugie.

 

Odio i suoi sorrisi.

Odio i suoi sguardi.

 

Mi irrita il suo modo di parlarmi.

Mi irrita anche il suo modo di fare.

 

Lui proprio non mi piace…

 

Non mi incanti

 

Le lezioni di storia come sempre hanno uno strano effetto su di me. Hanno infatti quella innata capacità di addormentarmi come se fossero un sonnifero potente ed efficace.

Mi guardo attorno e l’unica cosa che vedo è una classe piena di alunni che tutto fanno tranne che prestare attenzione a quello che era la spiegazione della crisi del 1929 della borsa degli USA.

Sbadiglio. Ho proprio bisogno di un caffè.

Il mio compagno di banco è l’unico che prende appunti. Si chiama Ian. È un bel ragazzo. Nessuno, infatti, sospetterebbe che dietro alla sua bellezza del tipico ragazzo biondo occhi azzurri si nasconde in realtà un gran secchione.

Gli sorrido quando vedo che mi guarda.

Lui scuote la testa.

I suoi capelli biondi fanno letteralmente girare la testa a chiunque.

-hai intenzione di venerarmi ancora per molto, madame?- mi domanda sarcastico senza smettere di scrivere.

La sua scrittura è disordinata. Incomprensibile, direi.

Gli sorrido nuovamente.

-non ti preoccupare, non c’è molto da ammirare-

Lui non dà alcun segno di essersi offeso o arrabbiato.

È abituato alle mie risposte provocanti.

Non una volta che sia riuscita a fargli perdere quella tranquillità che io molte volte ho detestato e dannato.

-mi chiedevo…- disse a un certo punto smettendo di scrivere- se tu fossi in grado di essere gentile qualche volta.

Il mio sguardo si posò sul suo viso. Un viso d’angelo. Limpido. È impossibile non rimanere senza fiato. E nemmeno io purtroppo sono l’eccezione.

Infatti deve chiamarmi per nome per riprendermi dato che io non davo segni di vita.

-solo con le persone che mi piacciono.

Rispondo infine guardando la finestra. Di colpo era diventato un oggetto alquanto interessante.

-mhm…allora devo dedurre che io non ti piaccio. Buono a sapersi.

E ricominciò a scrivere serenamente. Come se quel discorso non ci fosse mai stato.

La sua era indifferenza pura.

Non gli interessa proprio quello che pensano gli altri di lui.

Nemmeno quello che dicono.

Alzo la mano. Ho bisogno di uscire da quell’aula.

Faccio un lungo respiro non appena sono fuori.

Non capisco il perché, né il come, ma Ian riesce a mettermi a disagio.

Non sono innamorata di lui…di questo ne sono più che sicura.

Lo ero stata. In prima liceo. Ma ora era diverso…io ero diversa.

Di certo il suo fisico mi attraeva. Ma nient’altro.

Il suo sguardo inquisitore mi scioglieva, ma tutto si fermava lì.

Il suo sorriso mi incantava, ma lui non mi piaceva.

Non poteva piacermi.

Non doveva piacermi.

Perché, Stella?

Semplice. Lui è il ragazzo di Linda. La tua amica. Ti ricordi?

Sospiro nuovamente.

Non c’era nient’altro da fare.

Lui, Stella, è il ragazzo proibito. Capito?

Proibito.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Disagio ***


Non Osare

 

Disagio

 

 

Finalmente le lezioni per oggi sono finite.

Mi trovo fuori dai cancelli di scuola quando vedo non molto lontana Linda.

I suoi capelli neri come la notte più buia e il suo sorriso che riesce a mettere di buon umore tutti quelli che la circondano, sono forse le caratteristiche che risaltano di più a prima vista.

 

Mi saluta con una mano e mi raggiunge di corsa.

-Stella!!allora?perchè non mi hai cercata all’intervallo?-mi chiede fingendosi arrabbiata.

Quella espressione sul suo viso in realtà fa un po’ridere.

Sicuramente le si addice di più un volto allegro e spensierato.

-non mi andava di vederti sbaciucchiare il tuo Ian

Mi era scappato. Giuro che non ci avevo nemmeno pensato.

Per fortuna lei non si accorge della sincerità con cui avevo detto quella triste frase e ride.

-avanti!Lui è il mio fidanzato e tu la mia migliore amica. Perché non gli dai una possibilità?- mi reclama seria.

Lei ci tiene davvero a entrambi…io lo so.

Ma è proprio per questo che non posso esaudire questo suo desiderio.

Per me sarebbe la fine.

-perché è un idiota…

Linda sbuffa. Avrebbe ribattuto sicuramente se l’idiota interessato non fosse comparso dal nulla alle mie spalle.

-grazie, Stella. Anche io ho una grande stima di te.

Mi giro di scatto.

Lui è lì. Sereno. Una sigaretta tra le dita. Lo zaino su una spalla e l’altra mano sulla tasca dei suoi jeans. La camicia bianca un po’sbottonata fa intravedere un po’i muscoli che anni di nuoto hanno scolpito. I capelli scompigliati e i suoi occhi per un momento, per un secondo, mi fanno trattenere il respiro.

-amore!oggi ci dai un passaggio a casa, vero?

-volentieri, tanto oggi non ho gli allenamenti.

-perfetto!

Linda gli si avvicina e gli mette le mani intorno al collo. Cerco di distogliere lo sguardo.

So esattamente che cosa farà dopo.

Anche un bambino lo capirebbe. Eppure è più forte di me.

Osservo.

Fisso quel bacio appassionato che si danno.

Sono masochista, non c’è dubbio.

Mi sembra che quel bacio non finisca più.

-potete baciarvi quando non ci sono, per favore?siete inguardabili- mi lamento infine.

Scuoto la testa per far capire la mia disperazione. Loro cercano di non ridere della espressione che ho in questo istante.

Sono cosi perfetti entrambi.

Fin dall’inizio tutti avevano pensato che sarebbero finiti insieme.

Insomma. La ragazza estroversa e bella con il ragazzo atletico e magnetico. Era ovvio che sarebbe finita cosi.

E quando Linda mi raccontò che lui le aveva chiesto di uscire con una allegria e una gioia immensa io non sapevo come reagire. Non sapevo cosa dire. Eppure me l’aspettavo.

Eravamo in seconda liceo e io non avevo raccontato a nessuno che Ian mi interessava in quel senso. Anche perché non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa.

La colpa infatti era solo mia. Linda non sapeva nulla.

E ancora oggi Lei non sa nulla.

-va bene, ho capito. Me ne vado.

Faccio per andarmene sul serio. Non ho alcuna intenzione di rimanere a guardare ancora e ancora. Anche il mio cuore ha un limite di sopportazione, e questo è il suo limite.

-dai Stella!ti portiamo a casa noi!-

Linda mi prende per un braccio e mi spinge verso il suo fidanzato.

Ma perché deve fare cosi?!sbuffo fingendomi annoiata e scazzata.

-non essere cosi entusiasta, Stella- stavolta è lui a parlare. Sembra divertito dalla situazione.

Getta la sigaretta per terra e la spegne con una scarpa.

È sempre gentile. Con tutti. Anche con me nonostante lo provochi sempre, cercando di farlo scoppiare, con scarsi risultati.

Ian prende le chiavi della sua macchina. Ha preso da poco la patente ma i suoi non hanno perso tempo a regalargli una macchina. E non una macchina qualunque. Da quanto mi ha raccontato Linda i suoi adorano il loro unico figlio e ogni scusa è buona per fargli una quantità di regali.

Ecco perché per lei è sempre difficile trovare un regalo per lui. Non sa mai cosa comprargli perché ha già praticamente tutto. E si sente spesso in colpa perché invece lui le fa dei doni davvero “dolci”, cosi almeno li ha definiti lei.

Ian mi apre la portiera come un cavaliere di altri tempi.

Io non esito più a questo tipo di galanterie. Ormai con lui è una cosa davvero normale, all’ordine del giorno.

La prima volta che lo fece rimasi un po’sconcertata. Ma ora che ci penso avrei dovuto aspettarmelo. D’altronde lui è il ragazzo che tratta tutte le ragazze con un rispetto che non si vede più ormai. Ma il suo atteggiamento nei confronti di Linda non è solo di rispetto, ovvio. C’è di più. Molto di più.

Quando la guarda i suoi occhi luccicano e questo fa male.

Troppo male.

Io mi siedo. Poi è il turno di Linda che si siede nel sedile vicino al guidatore, infine sale lui.

-chi lascio per prima?- chiede mentre accende la radio.

-me, amore. Oggi devo arrivare presto perché mia madre vuole che l’accompagni a pranzo con i suoi colleghi di lavoro.

Linda si mette la cintura di sicurezza e si gira verso di me.

-per te non ci sono problemi, vero tesoro?- mi chiede implorante.

-figurati- dico tranquilla.

Ian mette in moto la macchina.

Alla radio stanno passando una canzone di cui non riconosco né il cantante né la titolo ma mi lascio semplicemente trasportare dalla melodia. Mi immergo in un mondo tutto mio. Non sento più nemmeno le voci di quei due che mi stanno davanti. Diventano borbottii e basta. Guardo fuori dal finestrino la strada.

Le foglie degli alberi stanno cadendo. È uno spettacolo meraviglioso.

Non posso non sorridere davanti a quel paesaggio.

Non mi accorgo nemmeno del tempo che passa.

Ci fermiamo e Linda fa per scendere dalla macchina. Apre la portiera e mette una gamba fuori ma poi sembra ripensarci e rientra. Anche Ian se ne accorge,

-hai dimenticato qualcosa?- chiede difatti guardandola senza capire.

-si- risponde lei ammiccante. E si sporge verso di lui.

Un altro dannato bacio.

Un altro colpo per me.

Stavolta però mi volto per guardare la casa di Linda.

Una casa molto bella sia fuori che dentro. Sua madre infatti è una architetta ed è stata lei ad aver fatto il piano per quella casa.

Molte volte sono rimasta la notte nella sua stanza. Recentemente però ho smesso di venirci.

Devo ammettere che mi mancano le nostre serate passate insieme. Ma non me la sento più di dormire con lei. Le voglio ancora bene ma…non ce la faccio.

Finalmente la vedo scendere e mandarmi un bacio con la mano. Si allontana ma Ian ancora non parte. Lei si gira e ci saluta di nuovo sorridente.

Stringo i pugni mentre lui ricambia quel sorriso.

Detesto vederli insieme.

Finalmente riaccende il motore e parte.

-ti ho vista prima…stavi sorridendo.

Mi coglie impreparata.

Lo guardo stupita. Non credevo mi stesse guardando.

-e allora?non mi sembra di non sorridere mai.

Lui rimane un attimo in silenzio, si spettina un po’ i capelli con una mano.

-ma quel sorriso era diverso…sincero.

È proprio incredibile.

Come faccia a cogliere tutti quei particolari io ancora devo scoprirlo. Dal canto mio io però rimango in silenzio. Mi guardo le mani poggiate sulle ginocchia.

-ti va un gelato?- mi chiede dopo qualche secondo.

-no, grazie.

L’ultima cosa che voglio è trascorre troppo tempo con lui.

Voglio solo arrivare a casa il prima possibile.

-be’ io invece ho voglia di un gelato per cui

Non fa in tempo a finire la frase che parcheggia davanti ad una gelateria non molto affollata. Esce dalla macchina e mi apre la portiera.

-dai!fammi compagnia-

Mi tende la mano. La guardo ma non l’accetto. Mi alzo da sola.

-basta che ci sbrighiamo..- gli rispondo secca.

Non capisco perché faccia cosi. Fino a poco fa non si era mai interessato tanto a me.

Ora invece mostra un interesse che mi mette a disagio.

Quando siamo di fronte a una signora con un sorriso gentile lui ordina un cono con cioccolato e nutella.

-tu che gusti vuoi?

-fragola limone- rispondo senza pensarci tanto.

Mi osserva. Mi studia.

-beh?- gli chiedo- che c’è?ho qualcosa che non va?

- si, il tuo caratterino- risponde lui senza scomporsi e mi passa il mio gelato. Nel prenderlo lo sfioro. Maledetto errore.

Già.

È bastato quel sfioramento per farmi rabbrividire.

Mi rendo solo ora conto che sono proprio senza speranze. Vorrei scomparire.

Innamorarmi del ragazzo della mia migliore amica.

Ma che razza di ragazza sono??

Usciamo dal negozio per andarci a sedere su delle panchine che ci sono nel parco di fronte.

-Stella, tu ce l’hai un ragazzo?-Mi chiede Ian tutto d’un tratto.

Se ne esce sempre con delle domande o osservazione che io non mi aspetto per niente.

-perché ti interessa?- gli chiedo io fingendo indifferenza.

-cosi…non so niente di te. A parte che non ti piaccio…ovviamente.

-beh…non sono affari tuoi, e comunque smettila di mostrare finto interesse per quello che faccio o dico, per favore. Diventi inopportuno, sai?

-non è un finto interesse il mio- ribatte.

Sembra sorpreso per quello che gli ho detto. Ma io lo sono ancora di più per la sua risposta.

-vuoi che ti faccia un favore, per caso?- gli chiedo sospettosa.

Lui guarda il suo gelato. Sembra esausto.

-lascia stare…non capisci…

-spiegami

-troppo complicato. 

Rimaniamo in silenzio per altri due minuti. Lui ha già finito il suo cono e si alza per stiracchiarsi un po’. È difficile non notare i suoi lineamenti perfetti.

Delle ragazzine che passano di lì non riescono a staccargli gli occhi di dosso. Ridacchiano tutte quante per farsi notare. Quello è un atteggiamento che io non sopporto.

-è fidanzato!-urlo infatti a quelle bambine combinando un tremendo guaio.

Il mio gelato infatti non so come mi è finito addosso mentre mi alzavo per riprendere quelle cretinette.

I miei vestiti sono totalmente sporchi.

Il mio gelato non esiste più. È rimasto intatto solo il cono che è ancora in mano mia.

Mi guardo confusa. Non riesco a credere di essere cosi imbranata.

Come se non bastasse quelle ragazzine sono scoppiate a ridere come delle oche.

Ian di certo non è da meno. La sua risata però è diversa.

Non mi offende per nulla. Né mi dà fastidio.

Poi cerca di pulirmi con un fazzoletto la maglietta. Non l’avesse mai fatto.

Il pasticcio difatti era dilagato.

-forse era meglio se non mi aiutavi

Lui cerca di non ridere ancora e di darsi un certo contegno con scarsi esiti.

Io mi porto una mano sulla fronte maledicendo lui e le ranocchie.

Lui però non appena mi vede in faccia scoppia nuovamente a ridere.

Io non capisco.

-sei proprio un disastro, Stella.

Lo fulmino con lo sguardo. O almeno ci provo. Ma lui non ci fa caso. Mi conduce vicino ad una fontanella e con una mano mi pulisce la fronte mentre con l’altra mi tiene il mento.

Io sono troppo sconvolta per reagire. È troppo vicino a me.

I suoi occhi azzurri mi hanno praticamente ipnotizzata. Non sento nemmeno più quelle streghe ridere.

-g-grazie- riesco finalmente a farfugliare e me ne pento subito.

Lui infatti mi sorride.

Maledizione.

Quel dannato sorriso.

-lascia, faccio da sola- lo allontano con le mani.

Lui sembra esserci rimasto male. Ma è sicuramente una mia impressione.

Mi lavo il viso mentre lo vedo raggiungere la sua macchina. Sembra scocciato.

Ma non potrei giurarci visto che è di spalle. Effettivamente ha le spalle contratte e tese ma non credo sia arrabbiato. Non ne ha motivo. Da quando ci conosciamo ho detto e fatto di peggio.

Lo raggiungo di corsa e salgo in macchina come se niente fosse successo. Anche lui agisce allo stesso modo e rimane in silenzio.

È pensieroso, ne sono sicura. Chissà a cosa pensa, vorrei tanto saperlo.

-a volte vorrei sapere a cosa pensi quando mi guardi…

Eccolo lì. Anche ora con una frase che riesce a paralizzare il cervello.

-beh…mi chiedo come ha fatto Linda a innamorarsi di te.

Sono sarcastica. Lui mi guarda di sottecchi ma la sua tranquillità non viene per niente stravolta.

-guarda che sei sulla mia macchina, fossi in te eviterei di dire certe frasi-

Era una minaccia?

-se no?- gli chiedo io con tono di sfida.

-se no rimani a piedi…

È ancora sereno e guarda davanti a sé la strada.

-non ne saresti capace…

-tu credi?

-ne sono sicura

O almeno lo ero finchè non lo vidi frenare di colpo e avvicinare la mano verso di me, o almeno cosi mi era sembrato. In realtà stava solo cercando di aprire la porta accanto a me.

-scendi-

Non ci posso credere. Mi sta buttando fuori senza alcuna esitazione.

Dove era finito il ragazzo “tenero” di cui mi parla sempre Linda?

Certo, sono cosciente che la pazienza di chiunque non è inesauribile, ma ero quasi convinta che quella di Ian lo fosse.

Beh in ogni caso io non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi rimangiare le mie parole.

Slacciai la cintura di sicurezza con una strafottenza che sinceramente non sapevo di possedere.

-okay…tanto tornerai indietro- gli dico con arroganza mentre gli sbatto la sua schifosa porta della macchina in faccia. Lui però non replica ma si limita a partire.

Non riesco ancora a capacitarmi della condizione singolare in cui mi trovo.

Ho i vestiti sporchi, sono sorpresa, sono arrabbiata, sono a piedi in mezzo a una strada.

Di certo non puo’andare peggio di cosi.

Ma per uno strano scherzo della natura il cielo sembra volermi contraddire.

Sento infatti sul mio viso le prime gocce di quello che si prospetta essere il primo temporale autunnale.

 

Note autrice:

Ebbene ecco qui la mia nuova fic che spero vi piaccia. È vero che non mi facevo sentire da un pezzo…da anni. Ma la mia passione per la scrittura non sfumerà mai!

Vale mi fa davvero piacere che trovi la storia interessante, come mi fa piacere che a quanto pare ti sia mancata XD

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Una Semplice Foto ***


Non Osare

 

 

 

Una semplice foto

 

 

Arrivo a casa che sono bagnata fradicia. Ben venti minuti di camminata veloce e di Ian nemmeno l’ombra.

Non era tornato indietro preso magari da qualche rimorso di coscienza.

Era orgoglioso e io nemmeno lo sospettavo.

Apro la porta di casa mia

e appena sono dentro starnutisco fortemente.

Di bene in meglio. Bagnata e malata.

Salgo direttamente in camera mia. In casa infatti non c’è nessuno perché i miei sono soliti rientrare solo per cena, e a volte nemmeno per quella.

Ho bisogno di un bagno caldo e di togliermi questi vestiti che non sembrano più tali.

Quando entro in bagno la prima cosa che vedo allo specchio è un mostro dai capelli castani bagnati attaccati sul viso con un paio di occhi blu che tutto esprimono tranne che tenerezza.

Poggio una mano sulla fronte e vedo il mostro fare lo stesso.

La sua espressione però ora esprime qualcos’altro…

Probabilmente sta pensando alla mano che l’aveva accarezzata prima…

Stupida.

Non fare quella faccia come se avessi qualche probabilità.

-smettila, capito? Innamorati di qualcun altro, cavolo!ce ne sono cosi tanti di ragazzi che ti hanno chiesto più volte di uscire!ma tu da vera stupida che sei hai sempre rifiutato.

Vedo il mostro sospirare. Finalmente si è accorta del suo sbaglio.

Chissà. Forse adesso si darà da fare per cercare di togliersi dalla mente quel sorriso.

Non ha altra scelta. 

In caso contrario avrebbe perso la sua amica.

Maledizione!ma perché doveva mettersi proprio con lei?e perché mi dovevo interessare proprio a lui?

Sono un po’calda. A quanto pare mi sarebbe pure venuta la febbre.

Poco male, almeno il giorno dopo avrei contagiato il mio vicino di banco.

In fondo non tutto il male viene per nuocere, no?

Vedo il mostro sorridere divertito.

Già. Domani avrebbe pagato le conseguenze della sua azione.

 

7.00 del mattino. Sono sveglia ma ancora sdraiata sul mio letto a pancia in su.

Mi sono appena misurata la febbre e come previsto ho quasi trentotto.

Perfetto, era ora di alzarsi.

Peccato che appena mi alzo in piedi sento le gambe indolenzite. Non hanno dimenticato la camminata di ieri…ma oggi niente mi fermerà.

Scendo in cucina dove mi trovo davanti mio padre con il giornale in mano davanti ad una tazza di caffè.

-buongiorno, Stella- borbotta senza distogliere lo sguardo dal suo articolo.

-buongiorno- rispondo mentre prendo la mia tazza per riempirla con del latte caldo.

Vedo mia madre arrivare dal salotto con in mano il telefonino.

-ho appena chiamato la mamma di Linda, amore. Oggi ti lascerà lei a scuola, va bene tesoro?

-perché?- chiedo sbigottita.

-oggi sia io che tuo padre usciamo adesso. A lavoro è successo un casino…per cui non abbiamo tempo per portarti a scuola.

-potevo prendere i mezzi…-ribatto.

Non che la mamma di Linda sia una persona sgradevole. Semplicemente non mi piace scomodare le persone se si puo’evitare.

-lo so, ma oggi c’è sciopero dei mezzi.

-okay-

Non faccio in tempo a dire altro che mia madre prende mio padre alla sprovvista e lo butta fuori di casa con una forza che non avrei mai pensato potesse avere.

7.30 e sento suonare il campanello.

Io prendo lo zaino e con il sorriso più smagliante vado ad aprire la porta.

Il mio sorriso si spegne.

-tu?-

-felice di rivederti sana e salva-

Ian è lì, davanti alla mia porta, con un ghigno stampato in faccia.

-che ci fai qui?

-ti vengo a prendere per portarti a scuola.

Una risposta semplice e breve. Purtroppo per lui però la spiegazione non mi bastava.

-mi dispiace, ma io sto aspettando la mamma di Linda- gli rispondo seria e faccio per chiudergli la porta in faccia ma lui è più veloce di me e ferma la porta prima, con una sola mano.

Con l’altra mano poi mi indica la sua macchina.

-la vedi quella?- mi chiede.

-si, non sono diventata cieca…

-perfetto. Allora le cose stanno cosi. Tu ora sali in quella bella macchina senza fare storie perché in caso contrario aspetterai la mamma di Linda in eterno, dato che è stata lei a chiamarmi per farle il favore di darti un passaggio…chiaro?

Non è arrabbiato ma nemmeno allegro. È semplicemente infastidito.

Io assottiglio gli occhi.

Voglio che capisca che salgo nella sua macchina contro la mia volontà.

Chiudo la porta di casa mia con le chiavi e vado dritta verso la macchina che mi ha indicato senza nemmeno aspettarlo.

Quando sono dentro lo vedo entrare dopo qualche secondo.

Partiamo. Lui non fa caso a me.

Io guardo davanti a me un po’triste, l’ammetto. Ma non ci posso fare nulla.

Cerco lo stesso di sembrare scocciata, ma non lo sono.

Sono solo stanca. E di certo la febbre non mi aiutava.

-ti senti bene?- mi chiede tutto a un tratto.

-s-si.

Mento. Tanto a lui cosa importava?

-non sembra- mi guarda preoccupato ma non si limita a ciò. Allunga una mano verso la mia guancia mentre sta attento alla strada davanti a lui.

Faccio per scansarmi da quel tocco ma sono troppo stanca.

Credo che la febbre sia salita.

-ma tu scotti- mi rimprovera infatti.

Sorrido beffarda.

-ma davvero?che strano…eppure ieri ho solo corso per una ventina di minuti sotto una pioggia incessante. Non capisco perché mi sarebbe dovuta venire la febbre.

Faccio finta di essere pensierosa.

Non so nemmeno io da dove trovo la forza necessaria per recitare la parte di quella antipatica che non sopporta il ragazzo della sua migliore amica.

Forse non recito nemmeno.

Forse io sono cosi.

Antipatica e poco socievole in generale.

Adoro la solitudine. Se no perché mi sono allontanata anche da Linda?

-ti riporto a casa. A scuola in questo stato?ma cosa avevi in testa?

Ci mancava pure la ramanzina ora.

-esagerato. Non ho nulla. Portami a scuola e basta, okay?

Con una mano allontano la sua che non si era ancora staccata dal mio viso.

-non se ne parla-

Eccolo infatti che fa marcia indietro. È seriamente preoccupato.

Avrò un aspetto cosi orribile?

Sbuffo.

-sei proprio un rompipalle, sai?

-e tu una tremenda cocciuta. Perché vuoi andare a scuola?

Lo fisso seria.

-perchè non voglio stare a casa da sola…

L’ho detto?

Porca miseria. Sto delirando.

Ci mancava solo questo. La febbre mi sta dando alla testa. D’un tratto non posso evitare di dire la verità.

Ian mi sorride con tenerezza. Non ho mai visto quella espressione in lui mentre mi guarda.

-ti farò compagnia, io.

-sempre meglio di nulla.

Insomma, cosa mi succede? Dovevo rifiutare nettamente la sua proposta.

Quando arriviamo davanti a casa mia io apro la portiera dell’auto per uscire ma un vento freddo mi blocca. Starnutisco.

Lo intravedo sorridere con dolcezza e uscire dalla macchina.

In meno di dieci secondi è davanti a me che mi porge la sua mano. Ma io non ho intenzione di accettarla e questa volta la febbre l’avrei dominata io.

Sarei entrata in casa con le mie forze, a costo di dover strisciare.

Metto i piedi fuori faccio per alzarmi ma le mie dannate gambe sembrano non voler collaborare con la mia volontà.

Mi alzo per due secondi per poi ricadere seduta di nuovo come una bambolina di pezza.

-non è possibile- sussurro tra me e me.

Lui scuote la testa e senza nemmeno chiedermelo si avvicina a me velocemente e mi prende in braccio.

-mettimi giù. Ce la faccio da sola!- urlo mentre cerco invano di dimenarmi. Non ho nemmeno la forza per quello.

Lui non mi ascolta nemmeno e dopo aver chiuso la portiera mi porta fino a casa.

-le chiavi?- mi chiede.

Io le prendo dalla tasca della mia giacca e gliele porgo. Tanto sono sicura che non riuscirei nemmeno a mettere la chiave nella serratura dato che ne vedo due.

Lui mi fa poggiare i piedi per terra con delicatezza ma non mi lascia completamente.

Mi sorregge ancora con una mano mentre con l’altra apre la porta.

Cammino dentro casa solo grazie al suo aiuto.

In soggiorno vedo il divano che mai come oggi mi sembra il luogo più gradevole dell’universo.

Ian, come se mi leggesse nel pensiero, mi conduce proprio lì e mi fa sdraiare senza dire una parola.

-puoi andare, se vuoi-

Se vuoi??!!ma dico, Stella, sei impazzita?bastava dicessi “puoi andare” senza quel “se vuoi”.

Sto proprio delirando.

-la febbre ti è andata proprio alla testa- mi dice infatti lui divertito da quella situazione che si è creata.

Io chiudo gli occhi.

-infatti ti sarei grata se tutto ciò che ho detto oggi non le prendessi sul serio…non so nemmeno io cosa sto dicendo adesso…

Lui però non dice nulla. Si siede vicino a me e basta.

Lo vedo prendersi la testa tra le mani col viso rivolto verso il basso e poi sospirare

-è colpa mia, vero? Sarei dovuto tornare indietro a riprenderti.

-e perché non l’hai fatto?

Lui mi guarda per un momento torvo. Poi guarda nuovamente le punte dei suoi piedi.

-perché mi avevi sfidato. E io le sfide le accetto e le vinco sempre.

Sorrido.

-e poi ti fai sempre venire il rimorso?

-solo con le ragazze che poi si ammalano al punto da non sapere nemmeno cosa dicono.

Non c’è che dire. Quel ragazzo con quel suo modo di fare mi aveva fatto perdere la testa.

Già in prima liceo ricordo perfettamente il modo in cui mi guardò e stregò.

Uno sguardo cosi intenso da farmi arrossire e da far distogliere il mio quasi subito. Avevo avuto la forte impressione di essere vista nuda, senza nulla.

Per non parlare della prima volta in cui mi rivolse la parola.

Mi aveva infatti offerto di sedermi vicino a lui come sua vicina di banco. Io ero rimasta basita dalla sua disinvoltura nel chiedermelo. Ricordo perfettamente di non aver risposto nemmeno perché sentivo la gola secca e temevo che avrei balbettato, facendo cosi la figura della cretina. Acconsentì semplicemente sedendogli accanto.

Per abitudine, forse, non li cambiammo più da allora.

-beh dove sono le pastiglie per la febbre in questa casa?- mi chiese facendomi tornare al presente. Era in piedi davanti a me che si guardava in giro un po’ perso.

Ci pensai un momento.

Di solito in casa nessuno si ammalava per cui i medicinali non sono praticamente usati dalla mia famiglia. Penso intensamente, quando finalmente mi viene in mente e alzò un po’la testa dal divano tenendomi su coi gomiti.

Grave errore. Una fitta lacerante mi attraversò tutto d’un tratto. Mi lamentai del dolore e la testa ricadde giù rassegnata.

-sono nella mia stanza, al secondo piano. Di fianco al mio letto c’è un comodino, troverai le pastiglie nel secondo cassetto.

Credo di aver dato le indicazioni giuste. Almeno spero.

Lui si dirige verso la mia stanza mentre io penso al fatto che non ho nemmeno fatto il letto stamattina. Di solito ci entro solo io nella mia stanza per cui l’ordine di certo non è la sua peculiarità. Le pareti sono piene di foto di classe, di famiglia, di me e Linda…poi c’è il mio pc portatile sulla scrivania insieme a un cumulo di libri che, devo ammetterlo, studio con molta ma molta fatica. Poi penso al comodino…nel secondo cassetto ho un kit di pronto soccorso insieme a una foto stupida di prima liceo che avevo scattato a Ian mentre giocava  a calcio, ero cosi invaghita di lui che ero arrivata al punto di scattargli foto senza che nessuno se ne accorgesse…per un millesimo di secondo sorrido al pensiero di quella foto. Ma poi…oh no!

Fermi un attimo!!!

Non posso credere di aver lasciato quella foto dentro quel cassetto!

Devo alzarmi oppure sono finita!

-Ian!!-urlo con quanto più fiato ho in gola.

Niente. Non sento nessuno venirmi incontro.

Cerco di alzarmi aiutandomi con le mani. Poggio i piedi per terra. La terra si muove un po’ sotto i miei occhi ma non è niente di grave. Me la posso cavare benissimo.

Faccio due passi e inciampo sui miei stessi piedi.

Che maldestra che sono.

Ormai deve essere troppo tardi per fermarlo. Una tartaruga avrebbe fatto in tempo a salire al secondo piano e scendere, mentre io non ero riuscita nemmeno ad allontanarmi dal divano.

Lo vedo arrivare. Sono ancora per terra.

Appena mi vede corre da me.

-che è successo?- mi chiede mentre mi solleva da terra e mi adagia nuovamente sul divano.

-trovato le pastiglie?-

-si, ma…

Chiudo gli occhi.

Trattengo il respiro. Ti prego fa che non abbia visto, fa che non abbia visto, fa che non abbia visto…

-…cosa ci faceva questa là?-domanda infine incuriosito.

Io apro gli occhi e osservo la foto che ha in mano e che mi sta mostrando senza capire.

A quanto pare io in una vita passata devo aver fatto qualcosa di veramente brutto perché mi trovi qui, ora, con lui davanti e la foto in mezzo.

- posso avere prima la pastiglia?- è l’unica cosa che riesco a mugugnare li per li.

 

Note dell’autrice:

sono davvero davvero contenta di essere tornata a scrivere!ultimamente mi stavo dedicando molto alla lettura delle fic, ma scriverle è proprio tutt’altra cosa!

Vale mi fanno davvero piacere i tuoi complimenti, non sai quanto! E non sai che onore sapere che sono tra le tue autrici preferite!!mi commuovo!!!spero che anche questo chappy non sia stato da meno alle tue aspettative XD

 

Piccolainnamora vedo che hai tante domande a cui però non posso rispondere perché vedi, io sono, purtroppo, una di quelle autrici che scrivono al momento senza qualcosa di definito in mente! Comunque spero lo stesso che continui a seguire la storia e a commentarla!

 

Eva92 come vedi Ian il suo orgoglio ce l’ha!è gentile ma mica è scemo!meno male che la presentazione della storia ti abbia catturata, sono consapevole che sono tre righe in croce, ma mi piace la sintesi!

 

 

All’inizio credevo che la storia non fosse molto seguita e invece mi ritrovo a vedere, cosi, per caso, che anche se le recensioni sono poche le persone che l’hanno tra le seguite sono tante! E infatti ne approfitto per ringraziarle e per spronarle a dirmi ciò che pensano della fic. Io accetto tutto!anche consigli per lo stile!

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Capitolo 4
*** Una strana giornata... ***


Non Osare

 

 

 

Una strana giornata…

 

 

Ian è tornato dalla cucina con un bicchiere d’acqua che mi passa velocemente.

Io dal canto mio ingoio quella pastiglia amara e bevo l’acqua immediatamente per cacciare via quel brutto sapore.

Poggio il bicchiere per terra mentre Ian è ancora in piedi, aspettando forse una spiegazione per quella foto.

Purtroppo per me, però, in questo momento non mi viene in mente nessuna scusa plausibile da raccontargli.

Me metto una mano tra i capelli. Sono sudata.

Lui si guarda in giro con le mani in tasca.

Noto divertita il suo disagio. Rare volte lo si poteva vedere in quello stato.

Lui, infatti, è sempre molto disinvolto ed estroverso.

Per uno strano motivo mi piace vederlo cosi; spaesato. Perso.

Proprio come mi sento io quando mi pone quelle sue domande che riescono a paralizzare il mio cervello.

All’improvviso sento gli occhi farsi più pesanti. Quelle pastiglie sono davvero potenti, tanto che il sonno si impossessa di me in pochissimo tempo.

Meno male. Almeno cosi avrei avuto più tempo per inventarmi qualcosa.

Mi addormento mentre lui osserva la foto che ha tra le mani.

 

Quando apro gli occhi il sole è in alto e illumina tutto il mio soggiorno.

Mi stropiccio gli occhi per vedere meglio.

Non sono più tanto calda. A quanto pare la febbre è scesa e ciò è confermato anche dal fatto che almeno il pavimento non si muove più come prima. Mi siedo sul divano e mi guardo attorno.

Non c’è nessuno nei paraggi. Che mi sia sognata tutto quanto?

Probabilmente mi sono addormentata mentre aspettavo la mamma di Linda. Poteva essere una spiegazione. Meglio cosi.

Almeno non avrei dovuto dare spiegazioni a nessuno riguardo quella foto.

Guardo l’ora nell’orologio che è appeso al muro dietro di me. Le due e cinque.

Ecco spiegato il motivo della mia tremenda fame.

Mi alzo in piedi e penso a cosa potrei mangiare. Un buon piatto di pasta con il ragù non sarebbe una cattiva idea. Sento già l’odorino mentre raggiungo la cucina.

Strano. L’odore che sento mi sembra cosi reale più avvicino alla cucina che per un momento mi viene un dubbio e mi fermo di soprassalto.

Chiudo gli occhi pregando che ciò che temo non sia vero.

Prendo un lungo respiro e mi sporgo dalla porta della cucina per spiare chi ci fosse al suo interno. Per un istante il mio cuore smette di battere in attesa anche lui di sapere.

Quando il mio sguardo si posa sulle sue spalle sgrano gli occhi.

Non è possibile.

Quando lo vedo davanti ai fornelli con indosso il grembiule che nemmeno mia mamma usava più non posso evitare di ridere.

Lui si volta sorpreso di vedermi in piedi.

-avevo fame…- si giustifica lui indispettito.

A quel panorama la mia risata si fa ancora più forte e incontrollabile.

Vado a sedermi su una delle sedie intorno al tavolo che si trova in mezzo alla cucina cercando di riprendermi ma con scarsi risultati.

-ridi pure…riderò anche io dopo che mi avrai dato una spiegazione per quella foto?

Ora le mie risate si bloccano di colpo.

Non so esattamente che espressione abbia adesso, ma il suo sorrisino trionfante, mi fa capire che aveva raggiunto il suo scopo.

-cosa stai facendo?- gli chiedo per tergiversare avvicinandomi ai fornelli.

-pasta al ragù-

Proprio quello che volevo. Gli prendo dalle mani il mestolo e mi metto esaminare il suo lavoro.

-allora?-insiste poi con le mani incrociate- da dove viene quella foto?-

La foto in questione si trova sopra il tavolo e entrambi la guardiamo senza muoverci.

-se vuoi sapere se l’ho scattata io…ammetto di essere colpevole in tale senso.

-voglio sapere il perché

Diretto e  serio. Tipico di lui. Con un po’ di arroganza lo guardo negli occhi.

-di certo non perché mi interessassi tu. Il mio obiettivo era il tuo amico.

Genio. È questo l’unico aggettivo che mi viene in mente in quel momento per definirmi.

Come scusa era abbastanza plausibile perché il ragazzo vicino a Ian non è proprio da buttar via…anzi.

-Giorgio?- mi chiede con voce incredula- ti interessava Giorgio?

Chissà per quale strano motivo ma il suo tono di voce mi diede fastidio.

-si, perché?sei geloso?- gli chiedo sfrontata.

Mi aspettavo un no secco e irritato. Ma non arrivò.

-ma Giorgio non ti ha mica chiesto di uscire un po’di tempo fa?-mi chiede indagatore come se non credesse completamente alle mie parole- Perché, allora, hai rifiutato?

Bella domanda. E la risposta era molto semplice ma contraddittoria.

-e tu perché non ti fai gli affari tuoi?- gli chiedo scocciata.

Lui scuote la testa come se avesse a che fare con una bambina di cinque anni.

Io dal canto mio gli faccio una linguaccia, gesto tra l’altro che non mi distingue molto dai bambini effettivamente.

-beh è quello che sto facendo…il fatto che tu abbia scattato quella foto a me è un fatto che mi riguarda.

-ti ho appena detto che era Giorgio il mio obiettivo

-ma hai rifiutato il suo invito ad uscire…quindi…

-e tu come fai a saperlo?

Quando infatti Giorgio si era dichiarato apertamente si era assicurato che fossimo completamente da soli, come faceva lui a saperlo?

Ian scolò la pasta. Stava sicuramente cercando di prendere tempo.

Ma io non glielo permetto mica,

-allora?- insisto a braccia conserte.

-ero lì per caso…mi ero addormentato dietro a un albero…e ho sentito.

-e dovrei credere che hai ascoltato sempre “per caso”?

Stava offendendo la mia intelligenza e questo mi innervosisce. D’altro canto lui mi sembra tranquillo, come se non avesse nulla da nascondere…

-sei proprio irritabile, sai? Linda ha ragione quando dice che hai bisogno di un ragazzo, almeno avresti qualcuno che sopporti i tuoi improvvisi sbalzi di umore.

Mi stava insultando…e in una maniera cosi dannatamente educata che non tralasciava sul suo viso alcun segno di cattiveria o malizia. Apro la bocca per dire qualcosa ma non esce niente. Sono talmente indignata che non ho parole.

Lui non sentendo nessuna risposta si volta verso di me probabilmente incuriosito da quel silenzio. I suoi occhi cosi profondi mi osservano straniti per poi posarsi nuovamente sulla foto.

-ho capito che da te non avrò la verità…quindi lascio perdere, per ora…

Vado a sedermi vicino al tavolo mentre lui serve due piatti di pasta al ragù che, devo ammettere, non sembrano niente male.

-non avevo idea che tu e Linda mi parlavate alle spalle…-inizio a dire dopo aver mangiato un boccone di pasta.

Ian alza un sopracciglio e ha un sorriso sulla faccia da mandarlo a quel paese.

-possibile che devi sempre pensare male? Nessuno sparla di te…anzi…

Questa volta sono io ad alzare un sopraciglio sorpresa. Il suo tono era stato cosi terribilmente sincero…

-vuoi farmi credere che tu parli bene di me?

-guarda che sei tu quella ad odiarmi…il perché lo sai solo tu.

Colpita e affondata.

È possibile che l’amore che provo per lui si possa trasformare in odio ai suoi occhi?

A quanto sembrava, si. Dovrei esserne felice, perché almeno cosi sono certa che lui non ha capito nulla sui miei sentimenti, ma non è cosi.

A quanto sembra, dentro di me voglio che lui lo scopra…che mi veda…insomma…ho la stupida illusione che lui mi possa corrispondere.

Mangiamo in silenzio. Mi trovo terribilmente in imbarazzo. Mai avrei pensato che avrei avuto Ian a casa mia, mangiando e prendendosi cura di me.

Mi sembra una situazione irreale. È troppo inverosimile.

Finisce di mangiare ma io sono appena a metà piatto. L’appetito che avevo è andato via per non parlare che mi ha abbandonato anche la sfrontatezza per parlare o per guardarlo negli occhi.

-visto che stai meglio, forse è il caso che me ne vada…

Annuisco dandogli ragione ma senza alzare gli occhi dal piatto. Lo sento alzarsi e allontanarsi dalla cucina. Solo allora mi alzo anche io per seguirlo e fermarlo sfiorandogli un braccio. Giuro di aver sentito un brivido a quel tocco…

Ian si volta verso di me, sorpreso.

-g-grazie-

Vedo trasformarsi la sua meraviglia in cordialità?dolcezza?

La verità è che non lo so cosa vidi esattamente. So solo che lui era lì, davanti a me, come un angelo che vorresti non andasse via, talmente la sua presenza ti sembra indispensabile.

-di niente, Stella.

Prende la sua giacca ed esce dalla porta mentre io sono rimasta in piedi come una rincretinita a fissare la porta ormai chiusa…

 

 

Sono rimasta a casa per due giorni ad annoiarmi a morte.

Per due giorni nessuno si è fatto vivo. Nemmeno Linda…possibile??

Quando torno a scuola i miei compagni di classe sono tutti tranquilli. Sembra quasi che nessuno si sia accorto della mia assenza, cosi come nessuno si è accorto della mia presenza.

Ma cosa mi è successo? Da quanto sono diventata  l’ombra di me stessa?

Vado a sedermi al mio solito posto. Butto lo zaino per terra e aspetto…

Si, aspetto Ian…

Quando arriva il mio cuore fa una capriola all’indietro.

Sembra preoccupato, difatti mi saluta a malapena con un cenno del capo e un ciao sussurrato.

È strano vederlo cosi, e anche gli altri se ne accorgono ma, come me, si limitano a fissarlo per poi passare alla lettura molto istruttiva ma poco interessante di una poesia di Pascoli…

Non posso però evitare di osservarlo di sfuggita. Ha il viso contratto e non prende nemmeno appunti. Nella seconda ora di lezione lo sento pure sospirare.

Ma cosa gli stava succedendo?

E soprattutto perché adesso che è  l’intervallo non va da Linda, come fa sempre?

È tutto cosi strano…

Passano i giorni ma la scena che vedo davanti a me è sempre la medesima.

Un Ian cupo, teso, silenzioso. E Linda che mi ignora completamente, mi evita. Non riesco a capire che cosa le abbia fatto.

Di certo non rimarrò zitta. Oggi stesso appena finiranno le lezioni parlerò con Linda. Andrò a casa sua, cosi non potrà sfuggirmi e dovrà darmi qualche spiegazione.

Non mi piace per niente essere ignorata per motivi a me sconosciuti.

Prendo lo zaino decisa. Guardo celatamente Ian andare via quasi di corsa evitando di rivolgermi la parola. Sbuffo.

Ho bisogno di andare a fondo a questa storia.

Note dell’autrice:

ciao carissime lettrici!!!!ebbene eccovi qui un altro chappy che spero come sempre sia stato di vostro gradimento e che vi abbia incuriosito abbastanza da farvi venire la voglia di leggere il seguito hihihi!!!!

Still Smilling: grazie mille per aver recensito!!!fa sempre piacere avere dei commenti!!

Se7f: ciao pigrona!hihihi già il fatto che tu abbia commentato il precedente chappy mi ha fatto felice, davvero!!sono contenta di riuscire a trasmetterti quello che provano i miei protagonisti, per me è davvero importante!XD; ehm, volevo però farti una domanda, ma la tua storia come è finita?(sono proprio una ficcanaso, ma la verità è che la curiosità uccide hihi)

-Deny_: il lavoro prima di tutto!!!scusami tu piuttosto che sono una ragazza abbastanza sfacciata hihihi comunque spero che qst chappy ti abbia soddisfatta!

Vale: ebbene amica mia purtroppo non posso rivelarti nulla per cui dovrai aspettare il seguito per comprendere l’atteggiamento di Ian!.hihihi

Al prossimo chappy!!!Bacioni!

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Capitolo 5
*** Confessione... ***


Non Osare

 

 

 

Confessione…

 

 

Finalmente sono giunta davanti alla casa di Linda.

Suono il campanello e me ne pento subito dopo. Forse sto immaginando tutto, e mi sto facendo delle paranoie…onestamente non so più cosa sia vero e cosa invece frutto della mia fantasia…oh insomma!!!deve per forza essere tutto cosi dannatamente complicato??!

La porta si apre proprio quando avevo già intenzione di tornare da dove ero venuta.

 

La mamma di Linda, bellissima come sempre, mi fa un sorriso splendente.

Io rispondo con un sorriso intimidito, e con una mano un po’tremante.

-Stella!!!quanto tempo!!!ma entra!

Non faccio nemmeno in tempo a ringraziare che mi spinge dentro con la sua solita allegria che somiglia molto a quella di Linda.

-Linda è su, in camera sua. Sali, cosa aspetti?

-nulla…ehm…vado…

Ma non mi muovo.

Sorridiamo entrambe guardandoci in faccia.

-c’è qualcosa che non va?

-no- rispondo troppo frettolosamente e con un tono troppo nervoso per sembrare una risposta sincera.

A quel punto non mi rimane che salire, e in fretta, se non volevo essere sottoposta a un interrogatorio a cui non ero pronta.

Scappai subito in camera di Linda al piano superiore.

Quanto tempo era passato dall’ultima volta che ci avevo messo piede?mesi?

Non me lo ricordo. La porta è chiusa e io non so cosa fare esattamente…tempo fa sarei entrata senza tante storie ma forse questa volta era il caso di bussare prima.

-ho detto che non voglio vedere nessuno!!!!

Dal tono di voce non sembra che stia mentendo…

-Linda, sono io, Stella

Neanche un secondo e la porta si spalanca perché io vedessi una ragazza in pigiama, gli occhi gonfi, ancora in lacrime e i capelli spettinati…non la riconoscevo.

-ma cosa è successo??

Entro e chiudo la porta alle mie spalle mentre lei si allontana per andare a sedersi sul suo letto ancora disfatto.

Di certo l’ordine non era mai stato una cosa molto presente nella sua stanza ma…quello era un disastro. Sembrava esserci passato un uragano, un tornado e…insomma era una cosa indescrivibile.

-lo sai cosa ho scoperto?- mi chiede invece lei, ignorando la mia prima domanda.

La guardo stranita mentre lei mi fa un semisorriso.

-che i ragazzi fanno schifo!sono tutti uguali!!

-ma di cosa parli?

-dei maschi!!sai, quella sottospecie animale che si dice discenda dalla scimmia??

Ride freddamente. Mi fa quasi paura, forse per questo non mi avvicino troppo…ma poi scoppia improvvisamente a piangere e io le vado vicino per abbracciarla.

Ho mille domande che mi passano per la testa ma preferisco lasciarla sfogare.

È distrutta. Ha bisogno di me.

-scusami Stella…ti ho evitata tutto…tutto questo tempo…

Si allontana dal mio abbraccio per asciugarsi gli occhi e guardare i miei fissamente.

-e perché l’hai fatto?- chiedo a quel punto.

-perché non ero pronta per parlare di Ian…pensavo che mi avresti fatto tante domande…e io non volevo…non volevo!!

Di nuovo piange. Io le accarezzo i capelli pettinandoli un po’.

-guarda che se non ti va di parlare io non ti obbligo...io voglio solo starti vicina, okay?

-okay…

Le sue lacrime non smettono più di cadere sulle sue guance arrossate. Decido di rimanere in silenzio anche se non nego di avere il desiderio di sapere.

Passa una buona mezza ora quando finalmente Linda si decide a bere un bicchiere d’acqua che si trova sul suo scrittorio.

Mi sorride. È più serena e ne sono contenta.

Prende un lungo respiro e torna a sedersi sul letto vicino a me.

-Ian non mi ha mai amato… mi ha lasciato…

-c-cosa?

Sono sbalordita. Come sarebbe a dire che non l’ha mai amata? Non poteva essere vero. Ogni volta che Ian guardava Linda gli si illuminavano gli occhi…di questo ne sono più che certa. Non riesco a credere a quelle parole.

-è la verità Stella…lui mi ha ingannata…

A tali parole una rabbia immensa invade tutta me stessa proprio mentre lei scoppia di nuovo in un pianto che sembra non finirà molto presto.

Stringo i pugni mentre vedo la mia migliore amica disperarsi. Io questo spettacolo non lo posso sopportare. Non posso vederla cosi distrutta.

Prima ancora di accorgermene scatto in piedi ed esco fuori dalla stanza di Linda.

Tremo a causa dell’ira che vuole sfociare.

Come poteva essere possibile una cosa del genere?

Proprio Ian doveva deludermi cosi? E pensare che tutti lo credevano cosi tremendamente dolce, cosi estremamente gentile e cosi irresistibilmente affascinante…ed io purtroppo non ero l’eccezione alla regola. 

Ma questo fatto non mi impedirà di dire alcune cosette a quel verme.

Perché per me quello non è altro che un verme.

Corro fuori dalla casa di Linda e prendo un taxi.

La mia destinazione? Casa di Ian.

 

Guardo il mio orologio. Ormai dovrei essere vicina a casa sua.

Finalmente arrivo. Davanti a me una villa immensa con un giardino spettacolare.

La prima volta che lo vidi rimasi a bocca spalancata ma questa volta non mi fermo ad ammirare la bellezza di quella casa.

Pago il taxista e con passo deciso mi dirigo a suonare il citofono.

-chi è?- mi chiede la voce che io riconosco all’istante.

-sono Stella, Ian. Devo parlarti- dico esplicitamente senza tanti preamboli.

Lui apre il cancello e vado verso la porta principale.

Due secondi dopo apre la porta e la sua espressione dichiara la sua meraviglia nel vedermi li. Poi il suo stupore si trasforma in preoccupazione vedendo la mia di espressione.

Faceva bene a preoccuparsi. Oh si.

Mi fa segno di entrare in casa ma io rimango immobile facendogli intendere che non sono venuta per fare due chiacchiere amichevoli.

-mi dispiace, ma io non entro in casa di uno schifosissimo traditore!-

La mia voce è rauca.

Lui scuote la testa e guarda per terra.

-non hai neanche il coraggio di guardarmi in faccia?- domando arrabbiata.

Poi con le braccia incrociate e un ghigno sulle labbra vado avanti a dirgli quello che penso.

-cosa credevi? Che potevi tradire la mia migliore amica e non rendere conto a nessuno? Pensi di esser un gran fico per quello che hai fatto? Per aver fatto soffrire Linda che come unica colpa ha quella di essersi innamorata di te?Mi dispiace ma non te la caverai cosi facilmente!!perchè per tua sfortuna lei ha me!!e se lei è cosi talmente gentile da non dirti quello che ti meriti, mi permetto di farlo io!!idiota!!

All’improvviso lui alza lo sguardo ma non è odio ciò che leggo nei suoi occhi ma tristezza.

Che recitasse?

-guarda che non ho bisogno di te per sentirmi un verme, perché mi sento tale anche senza i tuoi insulti, capito?

-beh, potevi pensarci prima di tradirla!!perchè quello che hai fatto non ha nome, sai?

-c-cosa?

-e non fare quella faccia cosi sorpresa…che vorrei tanto strangolarti tanta è l’ira che sento!!

Però alla vista della sua espressione cosi triste ma anche cosi smarrita di chi non capisce cosa gli sta succedendo, la mia ira funesta va a farsi benedire.

-tradita?- mi chiede lui come uno scemo.

-non vorrai mica negarmelo?- dico io sarcastica.

-si, invece. Io non ho tradito Linda…non in quel senso, almeno.

Queste parole mi bastano perché la rabbia si impossessi di me nuovamente.

Voleva, per caso, farmi credere che la mia migliore amica mi aveva mentito??

Non c’è dubbio che Ian è proprio un gran sfacciato!

-e io dovrei crederti?

-non ho bisogno che tu mi creda- mi risponde spazientito.

Possibile che sia cosi difficile ammettere un errore?

-sei proprio uno svergognato, sai?

-qui, la svergognata, semmai, sei tu.

La sua espressione cosi seria e indignata riesce a sbalordirmi. Adesso voleva essere lui la vittima?

-io?- chiedo infatti seccata da quella assurda situazione che si è creata.

-ti presenti a casa mia, all’improvviso, cominci a insultarmi e ad accusarmi ingiustamente…dimmi, non ti sembra una cosa di cui vergognarti?

Adesso è lui a incrociare le braccia come chi vuole dare una bella ramanzina.

Devo ammettere che per alcuni secondi mi intimidisce ma poi cerco di acquistare terreno rinfacciandogli ciò che negava.

-io non ho tradito nessuno! L’ho lasciata perché non l’amo. Capisci, si o no?

-quindi Linda mi avrebbe raccontato una balla?

-è stata lei a dirti che l’ho tradita?- mi chiede accigliato.

Beh…esattamente Linda aveva detto che non l’aveva mai amata e che l’aveva ingannata…ma non è la stessa cosa?

Ingannare , tradire…in fin dei conti che differenza c’è?

Nessuna!

-allora?-insiste lui impaziente di sapere la mia risposta.

-non esattamente…

All’improvviso mi sento tremendamente a disagio e il mio sguardo si sposta sul giardino che poco prima non aveva catturato la mia attenzione.

Forse sarei dovuta rimanere ancora un po’ con Linda perché mi spiegasse come stavano veramente le cose.

Ma, non l’ho fatto. Da brava impulsiva che sono, ho tratto le mie conclusioni e sono corsa diritta qui, dove vorrei essere mangiata viva dalla terra.

-e allora…cosa è successo?

Chiedo confusa.

Sento che sospira per poi rilassarsi. Di colpo sento il vento freddo raggiungere le mie ossa e tremo. Non mi ero neanche accorta che facesse cosi freddo.

-entra-

Io alzo lo sguardo verso di lui, ma è già di spalle che raggiunge il salotto.

Entro e lo seguo.

Siamo da soli. Non c’è nessuno per fortuna.

Mentre lo riempivo di insulti non avevo tenuto in conto che ci potesse essere qualcun altro oltre a lui.

Mi fa segno di sedermi con molta gentilezza. Caratteristica che a quanto pare non perde nemmeno dopo la scenata che gli ho fatto.

-mi racconterai cosa è successo tra di voi?

Mi rendo conto di essere invadente e di non avere alcun diritto di chiedergli spiegazioni ma il fatto è che devo saperlo.

Prendo posto su uno dei divani e lui si siede proprio di fronte a me.

-dopo la sceneggiata che hai fatto prima, mi sembra il minimo…- dice ironicamente.

Ho sbagliato, l’ammetto. Ma non per questo l’avrei ammesso ad alta voce…è difficile ammettere un errore…

Prendo in mano un cuscinetto che si trova proprio a fianco a me e glielo lancio con forza insieme ad un altro insulto sussurrato.

Lui sorride per poi farsi serio nuovamente.

-cosa vuoi sapere esattamente?

-perché lei mi ha detto che tu l’hai ingannata, se non è vero…

Si passa una mano tra i capelli e avvicina il suo viso al mio.

-perché è vero. L’ho ingannata.

È impassibile. Mi stava prendendo in giro??non gli dico niente perché non voglio interromperlo e aspetto che vada avanti a spiegare la sua affermazione cosi contraddittoria. Spiegazione che non tarda ad arrivare.

-…quando noi ci siamo messi insieme è stato perché volevo dimenticare un'altra ragazza.

Cosa? Un'altra?

Faccio per dire qualcosa di offensivo ma lui mi anticipa e va avanti a chiarire le cose.

-Ma lei questo lo sapeva. Io gliel’avevo detto il giorno stesso in cui ci mettemmo insieme… Credevo che con Linda avrei potuto dimenticare l’altra, e anche Linda ci sperava…ma non è stato cosi…non potevo più mentire a me stesso e allo stesso tempo anche Linda…

Si alza dal divano e comincia a camminare per il salotto come un animale in gabbia.

Si vede che si sente tremendamente in colpa.

Io d’altro canto sono tremendamente stupefatta.

Non avrei mai sospettato che nella relazione tra Linda e Ian ci fosse questo secreto…perché questo era un secreto che Linda aveva deciso di tenermi nascosto.

Perché, poi? Io di certo non gli ho dato mai motivo di dubitare di me.

Credevo di poter contare sulla sua completa fiducia e scoprire il contrario mi faceva male.

-capisco- borbotto infine io.

Mi alzo per andarmene via.

-tutto qui?- mi chiede Ian sferzante.- “capisci”? Non vuoi più insultarmi o picchiarmi?

Lo guardo stranita dal suo tono di voce.

A quanto pare lui crede di meritare ogni tipo di offesa…e vuole che sia io a fargliela pagare.

Ma la verità è che per me lui non ha colpa di nulla.

-perché dovrei?

-perché sono uno stronzo! Non dovevo far questo a Linda!lei mi ha solo dato amore e io come le ripago?- mi chiede arrabbiato. Ma non lo è con me.

-la lascio!la lascio dopo quattro anni per la sua migliore amica!

Quelle parole che escono dalla sue labbra mi fanno sgranare gli occhi.

Cosa aveva detto?

Cosa mi stava dicendo?

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                   

 

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Capitolo 6
*** Cambiamenti... ***


Non Osare

 

 

 

Cambiamenti…

 

 

La vedo immobile davanti a me.

I suoi occhi color caramello sembrano smarriti nel mio salotto.

Quanto darei per sapere cosa sta pensando in questo momento, ma questo purtroppo non è possibile.

Per me lei è sempre stata un enigma. Non so mai come esattamente agirà o che cosa dirà.

Di certo la mia confessione d’amore non è delle più romantiche.

Ma se dobbiamo proprio dirla tutta, non avevo nemmeno intenzione di dirle quello che provavo per lei…mi è scappato. Sono stato avventato.

Ma quando me ne sono reso conto era troppo tardi.

Il fatto è che non ce la facevo più a tenermi tutto dentro. Fingere di amare Linda quando in realtà era la ragazza dai capelli cosi lisci e morbidi a farmi perdere letteralmente la testa, non era più tanto semplice.

Ricordo ancora molto bene la prima volta che la vidi a scuola.

Mi colpì subito il suo sorriso cosi naturale. I suoi capelli cosi lunghi e lisci. I suoi occhi cosi profondi. Il suo modo di muoversi cosi leggiadro.

Mi sembrava di vedere una creatura celeste.

Quando in seguito scoprì di essere in classe insieme a lei la invitai a sedersi vicino a me. Lei accettò facendomi un sorriso ma non mi disse nulla.

Pensai che fosse timida ma mi sbagliai. Non lo era per niente.

Piano, piano, infatti, conoscendola scoprii che la timidezza non faceva proprio parte del suo carattere.

Non che fossi diventato un suo grande amico. In realtà mi parlava a stento, giusto il necessario. Poi, dopo che mi misi insieme a Linda le poche parole che mi rivolgeva non si potevano di certo definire lusinghiere, ma se all’inizio pensai fosse perché era gelosa che le avessi “rubato” la sua migliore amica, poi cominciai a pensare che in realtà il problema non era che Linda non trascorresse più tanto tempo con lei, ma che trascorresse più tempo con me…quindi il problema ero IO.

La vedo cadere sul divano come se non avesse più la forza di stare alzata.

-non puoi star parlando sul serio, Ian…la migliore amica di Linda sono io…

A quanto pare spera che io parli di un’altra migliore amica di Linda, ma non è cosi.

-lo so- rispondo io mentre cerco di guardare qualsiasi cosa che non sia il suo sguardo.

Ancora silenzio.

Sento che tra un po’ non sopporterò più quel silenzio che non mi diceva nulla.

Cavolo!piuttosto vorrei vederla prendermi a schiaffi per quello che le ho confessato. Ma niente. Lei è inerme. E io non faccio che andare avanti e indietro per la stanza.

-quindi tu l’hai lasciata per colpa mia?

Colpa sua? Ma cosa stava dicendo?

Scuoto la testa e la raggiungo tranquillamente per poi inginocchiarmi davanti a lei. Cerco il suo sguardo per farle capire che quello che dirò è vero.

-la colpa è mia, solo mia, Stella…tu non hai fatto nulla.

Ma non mi sembra di averla convinta.

Ho fatto male a dichiararmi.

Che stupido che sono! un vero idiota!un cretino!

Mi siedo accanto a lei ma lei si allontana brusca.

A quanto pare ho fatto la mossa sbagliata.

-Linda lo sa?- mi chiede fredda.

-no-

-bene-

Si alza, ma poi si siede nuovamente.

È tesa. Più di quanto dovrebbe in realtà…io non mi aspetto nulla da lei. Ma forse lei questo non l’ha capito.

Non ha capito che sono rassegnato a vivere nella sua indifferenza.

-ma se non l’hai detto a lei, perché lo hai detto a me? Cosa vuoi da me?

Tento di sorriderle ma sulle mie labbra si disegna solo un ghigno.

-da te? Dimmi tu cosa devo aspettarmi da te.

-niente, nulla..- risponde secca. Tagliente.

Anche se sapevo la risposta che mi avrebbe dato non ero comunque pronto a ricevere un colpo cosi.

Sospiro scoraggiato. Appoggio i gomiti alle ginocchia e porto le mani sulla testa. Non voglio nemmeno guardarla in faccia. Per cosa, poi? Tanto sapevo che espressione avrei trovato.

Completa apatia e forse anche disgusto nei miei confronti.

Personalmente credo di meritarmi quella freddezza di Stella e l’odio di Linda.

In fondo avrei benissimo potuto evitare tutto ciò se avessi agito diversamente quattro anni fa…è tutta colpa mia. Ma il peggio è che non so proprio come rimediare. O se si puo’ rimediare…

-io vado- dice infine dirigendosi alla porta d’entrata.

Non cerco neppure di fermarla.

È inutile. Io sono inutile.

 

I giorni passano. Trascorrono un paio di settimane in cui Linda mi evita palesemente ferendomi e in cui Stella mi ignora completamente distruggendomi.

Non so per quanto ancora potrò sopportare questa situazione.

Probabilmente ancora per poco.

Anche oggi vado a scuola e anche se parlo con i miei amici non mi sento più lo stesso.

Ascolto le loro chiacchiere ma non ricevo il messaggio delle loro parole.

Difatti molte volte devono ripetere due volte ciò che tentano di comunicarmi.

Per di più da quando si è diffusa la voce che io e Linda abbiamo rotto le ragazze non fanno altro che chiedermi di uscire. Ma io ovviamente rifiuto sempre.

Non commetterò lo stesso errore due volte.

Anche se le ragazze sono una più bella dell’altra, e i miei amici mi danno del cretino, me ne frego. So perfettamente che loro non capiscono.

Certo è , che è difficile rifiutare tutti quegli appuntamenti senza ferire i loro sentimenti.

Perché effettivamente non esiste un modo carino per dire  a qualcuno che non ti piace. Che non sei interessato. Che insomma deve arrendersi.

Forse è per questo che anche Stella non mi parla.

Forse non sa come dirmi che tra noi non c’è nessuna possibilità.

Che gli faccio schifo…

Fatto sta che oggi al termine delle lezioni vedo Linda all’uscita della scuola davanti alla mia macchina. Sembra a disagio. Infatti si guarda in giro nervosa.

Accelero il passo e la raggiungo.

-ciao- mi dice con un mezzo sorriso.

Non c’è dubbio che questa ragazza è meravigliosa. Nel suo sorriso io non vedo alcun residuo di rabbia o odio. Ma un semplice sorriso che cerca di rassicurarmi. Non posso dire lo stesso del suo sguardo in quanto sono coperti da un paio di occhiali da sole…ma non ci faccio caso più di tanto.

-ciao- rispondo come un idiota ancora sorpreso di tutto ciò.

-mi chiedevo…se ti andava di parlare…di chiarire, insomma…

-si…

-bene! Allora vediamoci stasera alle otto al pub qui all’angolo.

-okay

Mi sono sicuramente rincretinito se non riesco a dire di più.

Insomma solo monosillabi…neanche fossi un bimbo di cinque anni…

Lei va via quasi di corsa mentre io rimango coi piedi fissi li per terra cercando ancora di capire cosa mi sta succedendo…

 

La sera però sembrava non volersi presentare oggi...

Sono nervoso e sono appena le quattro.

Navigo su internet per passare il tempo ma mi stufo presto. Decido quindi di leggere un libro.

Terribile errore…

Mi addormento come se mi avessero letto una favola.

Quando mi sveglio sono già le otto di sera!!

Meglio sbrigarsi se non voglio arrivare troppo tardi. Prendo al volo una giacca e le chiavi della mia macchina. Sento il cellulare vibrare nella tasca del jeans.

È Linda. Da quanto leggo nel messaggio anche lei è in ritardo.

Difatti arrivo per primo al luogo del appuntamento.

Nessuno mi impedisce di tirare un sospiro di sollievo…

Mi siedo in un angolo, in un tavolo per due e per aspettare ordino una birra.

Proprio quando arriva la birra arriva anche Linda.

Bellissima come sempre. Gli occhi dei ragazzi, tutti su di lei…ma porta ancora quegli occhiali da sole. A questo punto non posso più ignorarli.

Quando si siede di fronte a me le vedo addosso ancora quel sorriso che tenta di essere sereno. Per qualche secondo mi sento sollevato e le sorrido anche io.

Ma il mio sorriso sparisce non appena lei si toglie quegli occhiali.

I suoi bellissimi occhi blu sono rossi sicuramente a causa delle lacrime che le ho fatto versare. Non riesco più a guardarla negli occhi e fisso i miei sulle mie mani che sono sopra il tavolo.

-mi dispiace..-

È l’unica cosa che posso dirle. Se sapessi cosa fare per far sparire quel rossore lo farei. Subito. Immediatamente.

Ma non è cosi.

Senza che me l’aspettassi sento le sue mani appoggiarsi sulle mai, per poi prendermele cercando di rianimarmi.

-hey…non sono venuta qui per le tue scuse, anzi. Sono qui per scusarmi io con te.

-tu?

-si, io. Sono stata un’egoista a non lasciarti andare, prima…e l’ho capito solo ora…che ci vuoi fare? Sono sempre stata un po’ lenta a capire i miei sbagli…

Linda è ancora sorridente. E le sfugge una breve risata per quello che ha appena detto.

E anche a me ne sfugge una. Infatti la conosco perfettamente e so che quello che dice è vero. Non a caso questa sua caratteristica ai miei occhi l’hanno sempre resa ancora più tenera.

-comunque sia, mi dispiace per quello che ti ho fatto passare, Linda.

Io insisto lo stesso perché ho bisogno che lei sappia quanto mi addolori vedere i suoi occhi in quello stato a causa mia.

Ma lei scuote la testa e mi fa segno di tacere.

-io ti ho ascoltato quando mi hai dato le tue spiegazioni quando mi hai lasciata. Ora tocca a me parlare, non credi?

Io affermo annuendo.

-il fatto è che io sapevo che questo sarebbe successo, ogni giorno ho avuto paura che quel giorno arrivasse…insomma, tu per me sei un libro aperto, Ian. Negli ultimi tempi avevo notato i tuoi cambiamenti di attitudine sia nei miei confronti che in quelli di Stella…

-Stella cosa c’entra?- chiedo.

Non voglio che Lei venga coinvolta.  E anche se avrei dovuto mentire pur di salvare almeno la loro amicizia l’avrei fatto.

-non sono cieca, Ian.

-non capisco.

Cerco di sembrare veramente smarrito. Di non capire il senso delle sue parole. Ma a quanto pare non sono proprio molto bravo a recitare.

-io so che ami lei…te lo leggo negli occhi. Lo vedo da come la guardi, da come le parli, da come cerchi di proteggerla…e forse lo stai facendo anche adesso.

Cosa dovrei fare? Negare?

Mi sembra inutile.

Acconsentire?

Mi sembra da scartare.

Stare in silenzio?

Scelta perfetta.

-hai deciso di non parlare?…me l’aspettavo. Meglio cosi. Perché non sono venuta a parlare di lei, francamente non sono ancora pronta per affrontare questo argomento...

Questo lo noto facilmente dal fatto che comincia a sfregarsi le mani un po’ agitata.

A questo punto mi sembra adeguato e giusto che sia io a confortarla cercando di rassicurarla prendendole le sue mani, come sempre sottili e delicate.

Le sorrido grato per quello che mi ha detto e per lo sforzo che sta facendo.

-io non ti voglio perdere, Ian…sei troppo importante per me…

Ti prego Dio fa che non pianga, che non pianga, che non pianga…

Piange.

Grazie Dio. Tu si che mi ascolti…

-Linda…io…

Io non so cosa dire. Non so come agire. Non so niente.

La vedo scuotere la testa velocemente e asciugarsi le lacrime sorridendo.

-scusa, scusa, scusa…sono proprio senza speranze. Sono e rimarrò una piagnona…

Mi alzo e mi avvicino a lei. Non resisto.

L’abbraccio. L’abbraccio forte.

-tu mi avrai tra i piedi fino a quando non ti stuferai, capito?

Lei ricambia il mio abbraccio e annuisce. Forse non ha la forza per parlare ma non importa.

Ciò che conta è che io le voglio bene. Bene davvero.

Siamo stati bene insieme per quattro anni. E per un po’ ho pensato di essermi innamorato di lei. Ma era solo un illusione.

Le bacio i capelli per poi appoggiare il mio mento sulla sua testolina dorata.

 

Quando torno a casa non nego di essere molto, ma molto felice.

Quel incontro che fa sperare in giorni migliori ne è sicuramente il motivo.

Peccato però che il giorno seguente a scuola non è esattamente quel giorno migliore che mi aspettavo.

Infatti l’incontro con Linda mi aveva fatto dimenticare per poco la mia situazione con Stella.

Insomma. Ero a punto e capo visto e considerato che la mia compagna di banco era decisa a essere la mia principessa di ghiaccio.

Non so se ha parlato con Linda o se ci ha litigato. Avrei potuto chiederlo a Linda stessa ma sinceramente non mi sembrava il caso.

L’unico modo per dare una svolta a questa condizione che non mi giova assolutamente è agire. Fare qualsiasi cosa.

Ebbene ecco cosa faccio non appena la vedo passarmi davanti per entrare a scuola: la prendo per il polso e la trascino via.

Sento che oppone resistenza sia a parole che con i piedi.

È forte ma non abbastanza da battere uno che ha fatto calcio, palestra e piscina.

Per fortuna non c’è molta gente che ci vede andar via. Infatti è ancora presto e le lezioni non inizieranno se non tra un quarto d’ora.

La conduco comunque nel parco che si trovo proprio dietro al liceo.

Non c’è nessuno che possa disturbare, per fortuna.

-mi lasci la mano ora??

Me ne ero quasi scordato.

Ma non la lascio subito. Prima mi assicuro che non possa scappare portandola con le spalle al muro che si trova proprio dietro di lei. La imprigiono anche con le mie braccia che sono tese, come se stessi sostenendo io quel muro.

Non siamo mai stati cosi vicini. Le sue iridi però sono minacciose.

Ma non mi fa paura. Preferisco quello sguardo a quello di totale distacco.

-devo parlarti-

La vedo sogghignare e guardare oltre mie le spalle.

-avanti, parla.

Non credevo sarebbe stato cosi facile.

Non mi aspettavo questa sua “disponibilità”. Difatti credevo che dopo avermi urlato contro sarebbe scappata dopo avermi schiaffeggiato più che forte…e forse per questo non avevo pensato esattamente a quali parole usare. Di quale tono di voce servirmi. E altre cose cosi.

Per la verità, ragionando meglio, io non avevo niente di nuovo da dichiararle perché l’avevo già fatto.

Lei sapeva che io stravedo per lei.

Lei sapeva che ho lasciato Linda per lei.

Ma io non so cosa prova lei per me…anche se lo intuisco facilmente dal suo modo di fare…

-allora?-

Mi dice distogliendomi dai miei pensieri.

Sospiro abbattuto. La guardo nuovamente in viso per memorizzare ogni singolo tratto che sono sicuro, dopo oggi, non vedrò mai cosi vicino.

Poi mi faccio da parte per appoggiarmi al muro e abbandonarmi a esso.

-ti amo, Stella…solo questo…ti amo…

 

Angolo autrice:

Ebbene rieccomi qui con un nuovo chappy che come potete vedere non è tardato ad arrivare…il fatto è che quando io scrivo non ho niente di programmato nel mio cervellino. Scrivo quello che mi passa in quel momento per la testa. Hihihi

Per cui credo che ormai possiamo dire quasi conclusa questa storia. Forse il prossimo sarà l’ultimo. Comunque non aspettatevi una storia lunga chissà quanto. E nemmeno un continuo…certo non escludo a priori che non ci sarà, non si mai.

Mi fa piacere comunque vedere che questa storia è seguita da moltissime persone!!!evvai!!

Inoltre vedere che i capitoli sono recensite almeno da due o tre persone per me è davvero il massimo! Quindi le ringrazio una per una:

Vale: so che ora vorrai strozzarmi per il finale di questo chappy. Ma se lo fai ti avverto che non vedrai la fine quindi ti consiglio solo di pensarci bene XD. Grazie ancora per i tuoi complimenti che ancora mi fanno arrossir=D

Deny: come puoi vedere Ian è difatti molto e forse troppo impulsivo, ma che ci vuoi fare. L’ho fatto cosi…hihihi!spero che questo chappy ti sia piaciuto anche più dell’altro!!!

Eva: se leggerai questo chappy spero ti legga anche quello indietro perché sto notando che non noti molto quando aggiorno questa fic hihihihXD se recensisci vuol dire che mi stai ancora seguendo se no, forse mi devo preoccupare!

Se7f: spero che la febbre non ti impedisca di leggere questo chappy!scusa ancora se mi sono impicciata nella tua vita privata ma su il morale che ci sono tanti pesci nell’acqua!

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Capitolo 7
*** Cambiamenti II ***


Non Osare

 

 

Holitas gente!!!!

Prima che qualcuno di voi mi uccida per l’enorme ritardo nell’aggiornamento ci tengo a dire a mia discolpa che non ne ho alcuna colpa!!!!!!!!

 

Cambiamenti II

 

Sono esausto. Non la guardo nemmeno più.

Lei, cosi stupenda, in piedi. Io stesso ai suoi piedi.

Che posso fare ora?

-c’è altro?- mi chiede lei con voce neutra.

Scuoto la testa stizzito, arrabbiato, ferito…

-forse è meglio se vai a scuola, non vorrei che arrivassi in ritardo…

Non volevo assolutamente sembrare scontroso ma era stato più forte di me. Pazienza…tanto lei non sembra prendersela più di tanto. Anzi.

Dopo avermi dato ragione vedo le sue scarpe fare dietro front e andare verso la scuola con passo deciso.

Io, dal canto mio, prendo una sigaretta dalla tasca della mia giacca e un accendino dalla tasca dei miei jeans. Faccio per accenderla ma l’accendino non fa il suo dovere. Ci riprovo nuovamente.

Niente. Non funziona.

Va tutto storto.

Guardo quel dannato accendino minaccioso. Riprovo ad accenderlo ma come previsto non una sola fiamma ne esce. Sbuffo.

Mi sento teso. Stella riesce davvero a farmi perdere la testa.

Con la sigaretta ancora in bocca borbotto delle parole di cui non vado fiero. Ma sono troppo scazzato con me, con lei, con tutti!

Rigiro tra le dita quel accendino inutile e lo getto lontano, proprio nella direzione in cui Stella era sparita.

Grosso errore. Enorme errore.

Infatti quel minuscolo oggetto colpisce in testa proprio la persona che meno mi aspettavo di rivedere li.

Stella era tornata indietro, chissà con quali propositi…perché di certo quel colpo le fa cambiare completamente idea. Infatti con passo accelerato fa retromarce voltandomi di nuovo le spalle.

Se devo essere sincero non sono dispiaciuto per quel incidente. Ne sono quasi soddisfatto.

Non la chiamo nemmeno perché ritorni indietro. Non voglio sapere che cosa l’ aveva fatto tornare da me.

Mi alzo e mi ripulisco i jeans. C’è molto vento, troppo vento.

Sospiro mentre guardo il cielo. Beh dovevo farmene una ragione.

Se prima avevo vicino a me due ragazze e adesso ne ho praticamente  zero è solo colpa mia. Faccio per andare a scuola pure io ma non appena il mio sguardo si sposta dal cielo il mio passo da deciso si blocca. Lei è di nuovo li.

Ci dividono solo alcuni passi.

Lei è un po’arrabbiata e con l’accendino ancora in mano batte il piede destro per terra scandendo il tempo.

-se questo è il tuo modo per dirmi di amarmi, lo trovo davvero originale….

Il senso dell’umorismo non le è mai mancato ma quello non era proprio il momento.

La guardai scettico.

-perché sei tornata?non hai paura di arrivare tardi?

-no…ho più paura di quello che ti dirò adesso…

Non capisco. Che cosa voleva dirmi?

Istintivamente mi avvicino di un paio di passi a lei. Ma noto che lei al contrario indietreggia con timore. All’improvviso non è più tanto spavalda e comincia a giocherellare con l’accendino e a guardare per terra.

-non mordo mica, sai?

Si divertiva forse a farmi star male?

-allora?- insisto un po’impaziente.

Quel suo tentennare non mi piaceva per niente.

-lascia stare…tanto non è importante.

Eh no, carina. Prima mi mette la pulce nell’orecchio e ora pretende di cavarsela cosi?

Io sono gentile e tranquillo ma non sono uno che si lascia abbindolare cosi facilmente.

La prendo per una mano e l’avvicino a me forse troppo bruscamente. Infatti lei mi sembra spaventata.

Sento il suo cuore battere molto velocemente vicino al mio petto.

Sento sulla mia pelle il suo respiro. Caldo. Dolce.

Sento il suo profumo cosi inebriante che mi pervade dappertutto.

Forse non avrei dovuto avvicinarla cosi tanto al mio volto. Al mio corpo.

Forse non avrei dovuto incasinarmi di più baciandola senza alcuna esitazione.

Ma la verità è che non ne sono per nulla pentito.

Morivo dalla voglia di farlo. Di poter anche solo sfiorare le sue labbra cosi tentatrici.

Stranamente non la sento nemmeno divincolarsi dalla mia stretta.

E miracolosamente sento che le sua braccia mi circondano il collo.

Il mio bacio è inaspettatamente corrisposto.

E alla grande. È forse un sogno?

No. Non lo è. Mi stacco un secondo dalle sue labbra per vederla meglio.

Lei è li. Con gli occhi chiusi.

Mi aspetta. E io non desidero di certo farla aspettare troppo. Ho paura che cambi idea e che mi rifiuti senza troppi problemi.

Un altro bacio e un altro ancora fino a perdere il fiato.

La spingo verso il muro e lei mi segue ad occhi chiusi. Si fida completamente di me.

E questo mi fa solo piacere.

Poi l’incredibile. La sento sussurrare due parole che in quel momento mi frastornano.

-ti amo.

In quel preciso istante mi allontano da lei.

Lei riapre finalmente gli occhi per vedere lo sgomento nei miei occhi.

-cosa hai detto?

Le chiedo ancora un po’confuso.

La vedo arrossire. Ma voglio che ripeta ciò di cui non ero tanto sicuro di aver sentito.

Forse stavo semplicemente impazzendo.

-ti…ti amo?

Si, stavo impazzendo di gioia.

La prendo per i fianchi e l’avvicino nuovamente a me.

Lei mi prende il viso ma non è altrettanto felice.

La sua espressione sembra più infelice che altro.

E questo fa sparire il sorriso dalle mie labbra.

Stella poi si allontana lentamente da me. Dopo avermi lasciato una carezza sul viso.

-noi…io non posso fare questo a Linda…per questo è meglio se lasciamo perdere okay?

Possibile che fossi ricaduto cosi velocemente in un abisso infernale?

Sapere che anche lei mi amava mi aveva fatto toccare il cielo con un dito, ma…

-che vuoi dire?

-questo che è appena successo è meglio se lo dimentichiamo…non complichiamoci di più…

È tutto assurdo. Non potevo dimenticare quello che era appena successo.

Non poteva chiedermi una cosa del genere.

Mi allontano da lei scuotendo la testa.

-certo che sei incredibile…prima dici di amarmi e ora vuoi che lo dimentichi?vuoi che faccia finta che non sia successo niente?

-si…

Perfetto. Prima mi aveva illuso e adesso mi distruggeva nuovamente.

-come vuoi…dimentichiamo ogni cosa…

La vedo abbassare gli occhi e qualcosa dentro di me mi dice di circondarla in un abbraccio ma la rabbia di quel momento me lo impedisce.

Con le mani in tasca, questa volta, sono io a fare retromarce.

Passi lenti, misurati, ma per nulla titubanti.

Quei passi mostravano l’opposto di ciò che sentivo.

L’insicurezza di ciò che stavo facendo era stata sovrastata dal dolore che lei mi aveva inferto.

Non mi voltai nemmeno. Sarebbe stato troppo anche per me.

 

Arrivo a scuola in ritardo. Ma per fortuna il professore non era ancora arrivato.

Almeno questo…

I miei compagni sono persi nei loro discorsi futili. Tutti tranne io sembrano stare bene.

Due minuti dopo arriva anche Stella.

Sorride alla sua “amica” che le va incontro non appena la vede per parlarle chissà di che cosa…e lei non mi rivolge nemmeno uno sguardo.

Questo mi fa infuriare ancor di più.

A quanto pare l’unico a stare male per questa situazione sono io.

Proprio come un imbecille.

Forse Stella si diverte a confondermi approfittando dei miei sentimenti nei suoi confronti.

Ma io non mi divertivo per niente.

Mi allontano dal mio banco dopo aver preso lo zaino e mi dirigo da Melissa, due banchi più a destra rispetto al mio e mi siedo vicino a lei.

La vedo arrossire di sottecchi ma faccio finta di non accorgermene.

-ti disturba se mi siedo qui?- le chiedo cercando di guardarla negli occhi che però lei tiene bassi.

Melinda è una ragazza che non parla molto. In tutti quegli anni ci siamo sempre solamente salutati, niente di più. Viene per lo più esclusa dalla classe anche se ogni volta che qualcuno ha bisogno di qualcosa lei è sempre pronta ad aiutarlo senza aspettarsi niente in cambio.

Personalmente io non le ho mai chiesto nessun favore, perché so perfettamente che sono più o meno cinque anni che lei si è presa una cotta per me.

Vederla cosi mi intenerisce.

È impacciata mentre cerca di guardarmi in faccia.

Faccio il possibile per metterla a suo agio sorridendole.

-n-no. F-fai pure.

-bene. Grazie.

Subito dopo arriva il prof. di storia che non appena si avvicina alla cattedra chiama due miei compagni per interrogarli.

Quei due ovviamente dopo essere sbiancati si alzano dalle loro sedie con facce tutt’altro che contente e camminano come se avessero appena ricevuto una condanna a morte.

Anche se non dovrebbe questa scena mi diverte ma quel lieve sorriso scompare non appena il mio sguardo ricade su di Lei.

Stella.

È seduta serenamente sul suo banco con nessuno affianco. Non mi sembra nemmeno dispiaciuta della mia scelta. La vedo voltarsi verso di me e guardarmi pacificamente per poi prendere il suo libro di storia e sostare i suoi occhi su quelle righe.

-…sembri triste…

Mi volto di scatto verso Melinda che ha gli occhi puntati sulla lavagna.

Forse non è stata lei a parlare.

-se posso aiutarti in qualche modo…

No. Non mi sono sbagliato è stata proprio Melinda a parlarmi.

-e come potresti?

Melinda sposta i suoi occhi neri come la pece verso di me. È ancora imbarazzata. Lo noto dal colorito delle sue guance e da quel suo modo di tenere la matita con tutte e due le mani.

-non lo so…

È davvero gentile. Ma forse troppo per me.

-grazie comunque.

 

Durante l’intervallo mi avvicino al mio gruppo di amici che avevo trascurato da quando mi ero lasciato con Linda. Loro fanno finta che niente di tutto ciò sia successo e scherzano con me come ai vecchi tempi. Questo mi solleva…almeno continuo ad avere un posto in questa classe…non so come mai ma mentre penso questo la mia attenzione viene rapita da Melinda. La vedo seduta mentre legge un libro, storico probabilmente, e mi chiedo se non si senta fuori posto.

Si sentirà sola qualche volta?

Devo ammettere di essere stato sgarbato lasciandola da sola…

Dopo essermi congedato dai miei amici dicendo loro che dovevo ripassare assolutamente fisica perché rischiavo di essere interrogato mi avvicinai a Melinda.

-cosa leggi?

La vedo trasalire quando le prendo il libro dalle mani.

Rimango stupito quando noto che all’interno del libro ci sono dei fogli volanti che con “La vera storia della civiltà egizia” c’entrano poco. Infatti mi basta leggere due righe per capire che quello avevo tra le mani era una specie di romanzo rosa….

-ridammeli!

In due secondi il suo imbarazzo aumenta ma anche la sua indignazione non è da meno. Infatti mi toglie i fogli di mano con una velocità sovraumana.

-scusa…ma cos’è esattamente??

-niente di che…sono solo sciocchezze…

È ancora bordò mentre mette via tutti quei fogli dentro lo zaino stropicciandoli tutti.

-non volevo farti arrabbiare…

Finalmente la vedo rilassarsi un po’per poi togliere di nuovo quei fogli dallo zaino. Cerca di sistemarli alla meglio per poi passarmeli senza guardarmi in faccia.

-è una fanfiction...

Io non prendo quei fogli solo perché mi sembra di averla obbligata a mostrarmeli.

-una cosa?

-una fanfiction…una piccola storia….

-Non ho mai sentito parlare di queste fanfiction…ma non voglio leggerlo se a te non va…

Melinda però contro ogni mia previsione mi prende una mano e appoggia li quei fogli.

 

Alla fine delle lezioni avevo finito di leggere quel piccolo romanzo rosa che Melinda mi aveva prestato.

Alcune parti mi avevano fatto anche sorridere facendomi dimenticare completamente i miei problemi. In alcuni punti inoltre mi sono arrabbiato per le incomprensioni che i personaggi principali avevano. Ma in un altro passaggio ho riso cosi di gusto che il prof di matematica notando la mia disattenzione mi ha chiamato interrogato.

-ma chi ha scritto questa storia è un vero genio!

Commento io mentre do a Melinda tutti i fogli.

-davvero lo pensi?-

-si.

-sono contenta che ti sia piaciuto…avevo paura che mi prendessi in giro…

Ecco saltar fuori la sua timidezza e insicurezza.

-beh…chi avrebbe mai detto che tu, Melinda, la ragazza più intelligente di tutta la classe non leggesse quei libri di storia, come ha fatto credere a tutti, ma dei racconti rosa che con lo studio non c’entrano nulla…

La vidi mordersi il labbro inferiore e sorridere goffamente.

Era carina. Se avesse acquisito quella sicurezza che invece aveva la protagonista di quella fanfiction di certo avrebbe spezzato molti cuori.

-vuoi che ti dia un passaggio a casa?

Non so spiegarmene il motivo ma quella ragazza mi tranquillizzava solo con la sua presenza ed era piacevole stare con lei. Anche se non parlava molto era piacevole la sua compagnia.

-grazie ma non credo sia il caso…

-perché?

Chiedo senza capire il motivo del suo rifiuto.

- Stella…

-Stella??

-non fa che guardarci….

Io avevo la tentazione di voltarmi per vederla ma non lo feci.

Alzai le spalle e dissi a Melinda che l’avrei accompagnata a casa perché ero, fino a prova contraria, un ragazzo libero e indipendente…

 

Quando fummo in macchina Melinda continuava a giocare con le dita delle mani che teneva sulle sue gambe.

-hai litigato con Stella?

-in un certo senso…dove abiti?

La vidi arrossire di colpo.

-abito a Arnolt Cross…

-davvero?anche io!-dissi entusiasta.

-lo so…

Lei non lo era altrettanto

-abito proprio di fronte a te…

A questo punto fui io ad arrossire per la gaf appena fatta.

-ci credi se ti dico che lo sapevo?- le chiedo per rubarle almeno un sorriso.

-no- mi risponde infatti smettendo finalmente di guardare le sue ginocchia per guardare me.

 

 

Angolo autrice

 

È vero, lo so, avevo detto che questo forse sarebbe stato l’ultimo chappy ma a quanto pare la mia mente contorta dopo un mese di vacanza tra Barcellona e montagna si è lasciata trasportare dalle muse ispiratrici!hihihi

A questo punto non so davvero quando finirà questa storia e non so dirvi nemmeno se la fine felice che vi aspettate avvenga!

Ma  a questo punto passiamo a ringraziare coloro che hanno avuto la tremenda pazienza di recensire.

 

Se7f_spero che tu non ti sia dimenticata di questa piccola storia e che quindi non mi abbia abbandonata. Per questo mi aspetto una tua recensione che se non leggo non posto il prox chappy ebbene si, è una minaccia. Cmq a parte gli scherzi spero che tu abbia passato delle belle vacanze senza febbre e quanto altro.

 

Mia__holitas!!mi fa piacere avere una nuova lettrice e da quello che mi hai scritto ho capito che sei davvero presa di Ian!hihihi la sua gentilezza non ha confini!

Ti ringrazio davvero per la tua allegria che esprimi anche con solo poche righe che mi fanno capire che la storia ti piace!spero che questo chappy ti sia piaciuto!

 

Vale__heyla!!!ebbene grazie per la sincerità sull’uccidermi intendo!!!sono soddisfatta del fatto che le parole di Ian ti abbiano fatto sospirare perché significa che riesco a trasmettere qualcosa quando scrivo!!!e non sai che piacere provo nel saperlo!sono sicura che questo chappy non ha invece soddisfatto la tua curiosità, vero??

 

Vanessa__ciauz Vane!!piacere di fare tua conoscenza soprattutto tenendo in conto che hai letto la mia prima fic romantica che credevo fosse stata dimenticata e messa in un angolino hihihi(devo confessarti che in teoria c’era un continuo che però non ho pubblicato semplicemente per pigrizia hihihi ma tanto quella storia secondo me va benissimo cosi). Ora passando invece a questa fic dovresti ritenerti fortunata di averla letta solo ora se no toccava pure a te dover aspettare un mese per il continuo!!!grazie per la tua recensione comunque perché dopo averla letta mi sono decisa a scrivere il continuo. La tua è stata una spinta davvero importante!!per cui aspetto il tuo commento anche di questo chappy!

 

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Capitolo 8
*** Instabilità.... ***


Non Osare

 

 

Capitolo otto: instabilità…

 

Sono ormai due settimane che io e Ian ci ignoriamo a vicenda.

Da quando mi ha lasciata da sola nel mio banco non ci siamo più rivolti la parola.

Da una parte sono sollevata per questa sua decisione che però è stata una conseguenza della mia richiesta quel giorno al parco…

D’altra parte però non mi aspettavo di certo che lui mi mettesse da parte con tanta facilità.

Non aveva mica detto di amarmi?

Allora perché ora trascorreva parecchio tempo con quella Melinda?

Forse il suo non è amore, perché se mi amasse sul serio non lo vedrei cosi spensierato e felice come invece lo è in questo giorni.

Tutto gioioso con lei. Con Melinda.

 

Ammetto che dopo la mia dichiarazione non sono stata per cosi dire vicina a lui, ma semplicemente perché se mi fossi anche solo rivolta a lui avrei ceduto all’istante a quel sentimento che da tempo mi corrode dentro.

Infatti il fatto di non averlo più come compagno di banco mi aveva aiutato se non altro a mantenere un certo contegno e una certa freddezza nei suoi confronti.

Mi odio per questo.

Ma mi odierei di più se non lo facessi.

Pensandoci meglio infatti sono giunta alla conclusione che per lo meno la nostra separazione, se avessi continuato a ignorarlo, sarebbe stata meno dolorosa almeno per lui…

 

Anche oggi a scuola lo vedo di sottecchi senza farmi notare.

È seduto sulla cattedra e parla amichevolmente con i suoi amici.

Due settimane a quanto pare gli sono bastate per fare da parte il suo amore verso di me…

Dovrei essere felice per lui ma non lo sono per niente.

Sono forse egoista?

Si, lo sono.

Poi lo vedo avvicinarsi a Melinda che è appena arrivata in classe con la sua borsa piena di libri che lui prontamente prende e gliela porta fino al suo banco.

Sento un nodo allo stomaco quando lui poi le regala un bacio sulla guancia facendola arrossire.

Sono forse gelosa?

Forse…ma non posso cedere adesso.

Insomma se lui è riuscito a trovare un altro amore, potevo farcela anche io, no?

 

Durante l’intervallo pur di evitare di vedere quei due ancora insieme vado da Linda.

Dovrebbe trovarsi nella sua classe come sempre.

Infatti è là, circondata da due quattro ragazze che ridono di gusto.

Mi guarda e mi fa cenno di avvicinarmi con la mano. Io le vado vicino e le chiedo come va.

-molto meglio, grazie.

Sembra sincera.

Le altre ragazze notando che la nostra conversazione era un po’privata si allontanano per andare in cortile con scuse varie.

-sicura?

Lei mi sorride e roteando gli occhi come se avesse a che fare con una ragazzina senza speranze mi prende per le spalle.

-ti sembra che abbia qualcosa che non va?per caso vedi degli occhi rossi, o delle occhiaie che siano indizio di notti insonni?

Effettivamente guardandola meglio si direbbe sia più tranquilla.

Bene, almeno una delle due stava meglio.

-tu, invece come stai?

I suoi occhi indagatori mi mettono subito alle strette.

Lei non sa nulla di ciò che è accaduto tra me e Ian al parco. E ovviamente non sa nulla di ciò che io provo per Ian…non ho ancora avuto il coraggio di dirglielo.

Sono una fifona, lo so.

-bene- biascico poco convinta.

Lei alza un sopraciglio come a dire che lei quella balla abnorme non se la beve.

Devo constatare dalla sua curiosità che effettivamente i sintomi post-delusione amorosa sono ormai acqua passata.

-con Ian come va?-

Sussulto a quella domanda.

Che sappia qualcosa su di me e Ian?

Non poteva essere…Ian mi aveva assicurato che Linda non sapeva nulla dei suoi sentimenti per cui Linda in teoria doveva essere completamente allo scuro di tutto ciò.

Ma qualcosa mi diceva che non era proprio cosi.

-che c’entra Ian?

-non lo so, dimmelo tu.

-non ci parlo con Ian…da quando non state insieme non vedo perché debba continuare a parlargli…se gli rivolgevo la parola era solo per fare piacere a te…nient’altro.

Beh almeno una piccola verità l’avevo detta.

Con Ian ormai non ci parlo.

-dopo scuola io e te dobbiamo parlare Stella.

Detto ciò mi mandò in classe dato che l’intervallo stava per finire.

Per uno strano motivo quell’ultima frase mi aveva suscitato un incredibile disagio.

 

Quando torno in classe la situazione è sempre la stessa.

Io lo evito lui mi ignora.

Io parlo con alcune ragazze e lui scherza solo con  una.

Io ripasso velocemente la lezione di chimica, lui continua a scherzare con la stessa ragazza di prima.

Io vengo interrogata con mio sommo dispiacere insieme a quella ragazza mora, lui alza il pollice sempre a quella ragazza mora che sorride timidamente.

Poi io vengo mandata a posto con un misero cinque e una ramanzina mentre Melinda si prende un nove sul registro con tanto di complimenti dalla prof di chimica.

Lui cosa fa?

Non appena la fanciulla raggiunge il suo banco sorridente, lui le mette una mano sulle spalle in un abbraccio che mi rivolta le viscere.

Lei ovviamente diventa rossa come un peperone ma lui tenta di rilassarla arruffandole i capelli corvini.

Io cosa faccio?

Sbuffo semplicemente. Purtroppo non posso fare altro.

Io non posso mica impedirgli di rifarsi una vita dopo che io gli ho chiesto di dimenticare tutto…di dimenticare quel bacio…quei baci che mi avevano completamente travolta facendomi dimenticare di tutto e di tutti, persino di Linda.

Proprio cosi…io gliel’avevo chiesto.

E sono stata sempre io a volerlo ignorare subito dopo.

Io mi ero pugnalata con le mie stesse mani.

Ora non posso pretendere nulla.

Assolutamente nulla.

 

Suonata la campanella mi sbrigo a fare la cartella per poi accorgermi della presenza di qualcuno affianco a me.

-c-ciao…

Mi volto per vedere la persona che cercava di attirare la mia attenzione.

-Melinda- dico semplicemente facendole un cenno di saluto.

La sento prendere un lungo respiro prima di proferire parola.

Faccio cosi paura?

-possiamo parlare?

La vedo trattenere il respiro. Non posso negare che sia graziosa. Forse è per questa sua peculiarità che ha conquistato Ian…

-di cosa?- le chiedo invece io senza smettere di mettere i libri al loro posto.

-di Ian…

Dopo essermi messa lo zaino sulle spalle finalmente la guardo dritta in faccia e noto che ha dei bellissimi occhi da cerbiatta.

-io non ho niente da dire su di Ian.

-ma voi…insomma voi non avete qualcosa in sospeso?

Coraggiosa o impicciona? Non saprei esattamente come definirla…

-no

Sono secca e dura. Forse troppo.

-c’è altro?perchè dovrei andare.

-no

-bene

 

Quando esco da scuola davanti al cancello noto che c’è Linda ad aspettarmi.

Finalmente rivedo quel sorriso che tanto mi è mancato.

Finalmente ho ritrovato la mia migliore amica.

Le corro praticamente incontro con un sorriso idiota sulle labbra.

Sorriso che sparisce quando vedo spuntare dietro di lei la persona che meno avrei voluto vedere in quel momento.

Quando sono abbastanza vicina a Linda ignoro completamente Ian e le chiedo cosa ci fa lei qui con quello li.

-be’volevo parlare ad entrambi…

-insieme?

Chiedo cercando di sembrare infastidita dalla presenza del biondo quando in realtà cerco semplicemente di nascondere la mia insicurezza e debolezza nei suoi confronti.

-si

Ian non dice una parola. E nemmeno mi rivolge uno sguardo.

Questo fa ancora più male.

Mi avrebbe fatto piacere che perlomeno si arrabbiasse per quello che lui un tempo avrebbe definito maleducazione…

In seguito a quel breve dialogo Linda ci portò verso un bar li vicino.

Ci sediamo tutt’e tre.

Ammetto che la situazione è alquanto imbarazzante.

Da un lato c’è Linda che ci osserva con fin troppa attenzione, d’altra parte c’è Ian che invece guarda con troppo interesse il suo bicchiere di birra, e infine ci sono io che cerco di sembrare tranquilla e allo stesso tempo infastidita.

Non voglio assolutamente che Linda noti qualcosa di strano in me o nel mio atteggiamento.

Avrei continuato a farle credere che io odio immensamente il suo ex.

E speravo fortemente che Ian non mandasse tutto all’aria.

-allora?chi dei due si decide a parlare per primo?

Linda a braccia conserte guarda prima uno poi l’altro.

-per cosa esattamente siamo stati convocati qui?

Mi sembra una domanda sensata da fare. Insomma, che cosa voleva esattamente Linda?

-la risposta mi sembra palese,Stella. Perché non vi guardate nemmeno, eh?

Ian non dice nulla si limita a bere un sorso di quella birra con molta serenità.

-non siamo mai stati amici, Linda. Cosa ti aspetti?-dice poi.

Una pugnalata al cuore. Ecco cosa sento io in quel medesimo instante.

È freddo. Distaccato.

-non dire cavolate, Ian. Io so perfettamente che c’è qualcosa che non torna. E non sono cosi stupida da non sapere cosa succede intorno a me…mi sembra di avertelo già detto, o mi sbaglio?

Ian a quel punto sposta il suo sguardo verso il barista. Quei due avevano già parlato prima?

-Stella?me lo vuoi dire tu cosa sta succedendo?

-oltre al fatto che mi sembra che tu stia dando i numeri?

Linda mi guarda storto. Io scrollo le spalle fingendo straordinariamente di non sapere cosa volesse da me.

-nessuno dei due vuole parlare…non c’è problema, vi renderò il compito meno arduo.

La guardiamo entrambi senza capire cosa quella sua mente stia complottando.

-io so tutto. So che Ian è innamorato di te, Stella. Vogliamo parlarne?

Ian che stava bevendo un altro sorso della sua birra per poco non si strozza mentre io semplicemente cerco di sembrare scettica davanti alla affermazione della mia amica.

-tu sei pazza.

Lei inarca un sopraciglio.

Non c’è dubbio che il suo sguardo mette a dura prova la mia dote praticamente innata della recitazione.

-Ian, anche tu pensi che io sia pazza?

Linda si rivolge a lui notando che con me non attacca il suo sguardo minatorio e siccome non sento alcun suono provenire dalla sua bocca mi giro anche io per vederlo.

Cosa aspetta a parlare?

Lo vedo prendere un lungo respiro per poi guardare negli occhi Linda.

Cosa stava per fare?

-non nego Linda che all’inizio era cosi, ma ora è diverso.

-come diverso?- chiede Linda sorpresa.

Io dal canto mio ci rimango di ghiaccio alle sue parole. Stava per raccontare la verità alla mia migliore amica?voleva per caso diventare il re degli stupidi?

-non scherzare Ian.

Cerco di intromettermi. Di salvare il salvabile. Ma lui non sembra del mio stesso avviso. Infatti mi ignora completamente e continua a rivolgersi a Linda che non distoglie i suoi occhi blu da quelli di Ian.

-io ero innamorato di Stella. Ma ora che la conosco meglio mi sono reso conto che non c’è nulla di lei che mi piace veramente. Lei non è in grado di provare sentimenti per nessuno. È una perdita di tempo sia aspettarla che corteggiarla.

 

Ma cosa stava dicendo?

Da quando aveva cominciato a odiarmi cosi?

Giuro che se avessi avuto la forza di alzarmi e andarmene l’avrei fatto all’istante.

Ma purtroppo io non sono per niente forte.

Sono vergognosamente debole.

E rimango li. Mi sento come una statua vuota mentre Ian dice ciò che pensa di me.

E non sta fingendo. Dice la sua semplice verità.

Linda è colpita da quello che sente. Probabilmente non si aspettava nemmeno lei tanta spietatezza da parte del cosiddetto ragazzo d’oro.

Ringrazio il cielo che perlomeno i miei occhi non mi tradiscono e non fanno correre un fiume di lacrime.

Lo stesso fiume di lacrime che invece sento picchiare dentro il mio cuore ormai a pezzi.

Non riesco neanche a guardarlo più.

Ho paura di poter leggere quel odio che ho sentito nelle sue parole nei suoi occhi cristallini.

-io…

Linda è scioccata e imbarazzata. Sento il suo sguardo cadere su di me. Uno sguardo di compassione forse.

Io odio la compassione.

La pena.

No. Non l’avrei mai accettata la pietà.

-visto?tra me e Ian non potrà mai esserci nulla Linda. Ora scusatemi ma se mi trattengo ancora perdo la metro. Ciao!

Detto ciò corro via.

Se avessi anche solo esitato un po’ di sicuro Linda mi avrebbe fermato. Ma per fortuna sono più decisa di quanto mi aspettasi e scappo.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ebbene ecco qui l’altro chappy!!!!ci tengo a ringraziare tutti coloro che stanno seguendo qst fic, quelli che la mettono tra i preferiti, i seguiti e i ricordati. Ma adesso un grazie speciale a quelli che recensiscono!

 

Se7f__come puoi vedere da questo chappy la testardaggine è proprio una loro caratteristica fissa!!!sono contenta di sapere che ti viene spontaneo recensire questa mia fic nata cosi, dal nulla. Quando ho letto la tua recensione mi sono sentita davvero bene, perché fa piacere sapere che riesco a far sorridere chi legge le mie storie. Ma adesso preparati ad arrabbiarti…perché il finale si avvicina e forse le cose tra i nostri protagonisti non finiranno proprio bene….buona fortuna per i tuoi esami!!!

 

Vale__XDcara, mi disp che il chap di prima ti abbia un po’deluso ma sono super contenta del fatto di averti stupito con il nuovo personaggio entrato in scena, non mi piace essere monotona…hihi. La scena dell’accendino è piaciuta anche a me e per quanto riguardo la piega che sta prendendo la storia beh…non ti posso dire che sono sicura al cento per cento che la farò finire bene…vedremo andando avanti, per questo ti chiedo di seguirmi con attenzione! Comunque spero che questo chappy dedicato interamente a Stella ti sia piaciuto.

 

Balenotta__a quanto pare quasi tutte le mie lettrici sono un po’pigre, e un po’mi disp ma pazienza!spero solo che alla fine della fiera si facciano sentire!XD grazie per i complimenti. Davvero!!per me è importante sapere cosa pensi tu, e cosa pensa gli altri!

 

Vanessa__ciao bella!vedo che sei veramente entusiasta con questa fic e ne vado fiera!!!spero solo che la fine della storia non ti deluda…perché purtroppo nella mia testolina la storia non ha proprio quello che si dice un happy ending….ma non si sa mai…chissà!spero che anche qst chappy

sia stato all’altezza!e spero in un altro commentino ovviamente!

 

Ellie__hey!!!certo che devi amare molto leggere per leggere ben sette capitoli, che ammetto non sono proprio lunghi ma lo sono abbastanza!fortuna che ci sono persone come te!XD la storia di Melinda…beh…non posso anticipare nulla!solo che come puoi notare non ruba molta scena a Stella. Ma forse nel prossimo…

 

Okay basta cosi!

Ringrazio nuovamente tutti voi!!!e alla prossima!!besitos!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Inevitabile Amarti... ***


Non Osare

 

 

Ebbene carissime siamo arrivate alla fine di questo lungo viaggio che avete fatto insieme a me. Vi prego di mettere le cinture di sicurezza perché so, con certezza, che ci saranno turbolenze…ma non voglio anticipare nulla. Godetevi questa lettura!!!!

 

Capitolo nono: Inevitabile amarti…

 

Da quando Linda ci aveva portati a quel bar le cose tra me e Stelle sono andate di male in peggio.

Non che non me l’aspettassi.

Nel momento stesso in cui avevo detto quelle poche frasi a Linda ero ben cosciente di star mentendo non solo a loro ma anche a me stesso.

Non volevo che Stella pensasse di avermi ancora ai suoi piedi per poter giocare con me come se fossi il suo giocattolino personale. Perché era quello che stava facendo con me.

Aveva detto di amarmi ma con molta facilità mi aveva messo da parte…

Per questo mi era difficile credere a quella sua dichiarazione. Per questo mi era difficile credere a Melinda quando mi diceva che Stella sembrava gelosa di lei…

Non potevo permetterle di divertirsi con me.

Io avevo una dignità e anche un orgoglio.

Non dico di avere un cuore , perché ormai ne dubito.

 

Per fortuna vicino a me c’è Melinda che con un solo sorriso mi fa dimenticare tutto quanto. Anche se solo per qualche momento.

Si, perché purtroppo non c’era stato giorno in cui Stella non si fosse impossessata dei miei pensieri.

Non riesco proprio a dimenticarla. A lasciarla andare completamente.

Neppure nei miei sogni sono libero da questa agonia.

Se non sono impazzito devo ringraziare solo Melinda.

Quella ragazzina mi aveva completamente conquistato con la sua timidezza e dolcezza.

Credo di vedere in lei la sorellina che avrei sempre voluto avere.

Melinda è una bella ragazza non c’è dubbio su questo ma non è la ragazza per me.

Perché anche se cercavo di nasconderlo sotto un cumulo di rabbia e dolore per me l’unica ragazza che sarebbe sempre riuscita a farmi perdere completamente la testa sarebbe stata solamente Lei, Stella.

La mia Stella.

 

Per fortuna il tempo passa. I giorni, le settimane, i mesi.

Siamo a già a maggio e tutti sono in fibrillazione per la festa di fine anno.

Il Gran Ballo. L’ultimo ballo per le quinte del nostro liceo.

Dopodiché avremmo dovuto affrontare la maturità.

Stella è una delle organizzatrici di questa ridicola festa, e ancora adesso mi chiedo perché si sia offerta volontaria.

Non lascerà mai di stupirmi. So che ormai dovrei farci l’abitudine e non sbalordirmi più ma con lei è impossibile.

Credevo che lei odiasse questo tipo di feste e invece era risultata essere un vero portento a organizzare questo tipo di celebrazioni.

All’inizio credevo di poter sfuggire a questo Gran Ballo

Ma…

Si, c’è sempre un ma. Melinda con molta nonchalance mi aveva chiesto se sarei andato al ballo con qualcuno di speciale.

Non c’è bisogno che vi dica che le guance le stavano andando a fuoco. Io istintivamente le risposi di si sorridendole. Vidi nel suo viso in quel medesimo istante una certa delusione per cui mi affrettai ad aggiungere che era la mia stupenda compagna di banco la mia dama.

 

Ed ecco come sono finito a dover andare a questo Gran Gala.

Quella sera sarei dovuto andare a prendere Melinda a casa sua, che tanto lontana non era…visto e considerato che abitava proprio di fianco a me…

Comincio a prepararmi. Lo smoking non è nero ma bianco. La camicia non è bianca ma azzurra. Avevo sempre immaginato che al ballo ci sarei andato insieme a Linda e che insieme saremmo diventati il principe e la principessa della serata…ma a volte gli imprevisti capitano.

Mi chiedo con chi ci sarebbe andata Linda a quella festa…non avevo avuto l’opportunità di chiederglielo.

E chissà chi sarebbe stato l’accompagnatore di Stella…forse Giorgio?

Forse è meglio se mi faccio una bella doccia fredda, magari cosi la smetto di fare pensieri poco corretti nei confronti del mio amico.

Mezz’ora dopo finalmente mi sento come nuovo, almeno esteriormente, ma non si possono mica fare miracoli, no?

Mi cambio senza neanche molta fretta. Non è che impazzisca all’idea di vedere Stella con un altro.

Metto le scarpe che Linda aveva comprato per me tempo fa apposta per l’occasione…forse non era il caso di indossarle ma il fatto è che non ne avevo altre che fossero adeguate alla situazione.

Finalmente esco da casa mia dopo aver salutato i miei genitori che stanno per cenare.

In mano ho una rosa rossa per la mia sorellina che io aspetto fuori dalla porta di casa sua dopo aver suonato il campanello.

Quando vedo la porta aprirsi sono pronto a fare uno di quei sorrisi smaglianti che, io lo so, hanno un certo effetto sulle ragazze che mi guardano. Ma questa volta il mio sorriso si perde perché si spalanca letteralmente alla vista di una ragazza che in quel momento non riesco a riconoscere.

-Me-Melinda?

Lei sorride probabilmente soddisfatta dell’impressione suscitata.

Le porgo i fiori ancora un po’stupito dell’immagine che ho davanti.

 

Finalmente arriviamo al locale che si distingue subito dal chiasso che proviene dal suo interno e dalla folla di maturandi che si dirige verso quel  portone marrone.

Melinda mi prende un braccio e insieme ci dirigiamo verso quella meravigliosa festa a cui io non avrei voluto partecipare.

Noto subito molti sguardi interessati a me e a Melinda. Sento che lei stringe un po’più forte il mio braccio.

È nervosa. Non è abituata ad avere gli occhi puntati addosso.

Io invece oramai ci sono cosi abituato che non ci faccio caso.

Due secondi dopo noto Linda mentre parla con Stella.

È bellissima con quel vestito azzurro. I suoi capelli lasciati liberi di ricaderle sulle spalle. Quel sorriso che da tempo non le vedevo sul viso.

Poi vedo Giorgio che le raggiunge con due cock-tail.

Stringo i pugni e me ne accorgo solo quando sento la mano di Melinda sulla mia.

La guardo e vedo sul suo volto una espressione dolce che mi spinge a sorriderle.

Il mio è un sorriso tirato ma spero non se ne accorga.

Sono appena entrato e già non vedo l’ora di andarmene.

 

La serata prosegue tranquilla, un po’ perché in mezzo a tutta quella gente avevo perso di vista Stella, un po’ perchè tra un ballo e l’altro con Melinda ero riuscito a non pensare più tanto a Stella…

Ma tanto so che quella serenità non puo’ durare a lungo.

Infatti, eccola riapparire davanti ai miei occhi insieme a Giorgio in mezzo alla pista da ballo.

Mi fermo di botto. Percepisco lo sguardo sorpreso che Melinda mi sta rivolgendo ma non ci faccio caso più di tanto.

L’unica cosa che mi importa è Stella.

Vederla ballare quel lento insieme ad un altro mi fa impazzire.

Mentre stavo con Linda non avevo mai sentito qualcosa del genere quando la vedevo insieme ad altri ragazzi…forse è per questo che non riesco a calibrare le mie azioni.

Senza pensarci mi avvicino con passo deciso a loro per poi prendere bruscamente Stella per un polso e trascinarla fuori da tutto quel trambusto.

Non mi interessa che cosa mi dice Giorgio, né tanto meno che cosa mi urli contro Stella.

Voglio solo portarla via da qui.

Sento come lei cerca di levarsi le mie mani di dosso ma è inutile.

Giorgio mi si para davanti…uno sguardo di sfida.

Voleva lottare? Non c’erano problemi. Io ero pronto.

Peccato che Stella si frappose tra di noi e dopo aver detto a Giorgio di lasciarmi stare mi rivolse uno sguardo di odio.

Giorgio dopo aver acconsentito le chiede di seguirlo per continuare a festeggiare mentre io stringo i denti e i pugni per non andargli addosso.

Stella però sorprende entrambi e dice che vuole parlare con me in privato.

Cosi mi porta via rassicurando quel pezzo di idiota.  

 

Quando finalmente ci troviamo da soli lei si volta verso di me mentre il vento fa danzare i suoi capelli. È stupenda. Mi manca.

La voglio.

-non fare mai più una cosa del genere, Ian, capito? Non mi piace essere trattata come un burattino senza volontà!

È arrabbiata. Ma lo sono anche io. E purtroppo quando lo sono perdo completamente il lume della ragione.

-però ti piace giocare con me…con i miei sentimenti…

Quello che dico, lo dico a denti stretti. Insomma. Oltre al fatto che non sopporto vederla ignorarmi, tanto meno sopporto vederla con un altro. Ma cerco comunque di calmarmi.

La gelosia in questo caso non mi sarebbe stato di certo d’aiuto.

-ma hai bevuto, o cosa?

Lei è ironica. Fredda ma pur sempre ironica.

-lascia stare…

-no, non lascio stare. È la seconda volta che dici una cosa del genere. A quanto pare ti piace sentirti la vittima della situazione quando in realtà sei tu che…

Non finisce la frase. Si ferma di botto.

E io non capisco il perché. Non so cosa vuole dirmi.

-io cosa?- chiedo.

-niente…-fa un respiro profondo e poi aggiunge- forse hai ragione tu. Bisogna lasciar stare. Lasciamo le cose come stanno, tanto manca solo una settimana e poi non ci vedremo più. Ognuno ancdrà per la sua strada.

Basta. È confermato. Non la capisco. E non voglio più nemmeno provare a capirla. Mi metto le mani in tasca e con un sorrisino beffardo la provoco.

-dimentichiamo anche questo dialogo? Cosi non ci complichiamo troppo?

Uso più o meno le stesse parole che lei aveva usato per colpirmi il cuore dopo il nostro primo bacio. Lei sembra scuotersi ma non dice nulla. Ha incassato e basta.

-sei solo uno stupido…

-lo so. Infatti solo uno stupido puo’amare te. Ma ti prego, almeno questa settimana, evita di fingere di essere gelosa di Melinda, evita di farmi credere di provare qualcosa per me e io ti prometto che dimentico anche questa discussione.

La vedo assottigliare gli occhi. Ma poi distoglie lo sguardo per posarlo sulle sue scarpe.

-vattene…vattene o io…

-o tu?

Stringe i pugni. Forse mi vuole schiaffeggiare. Bene.

Che lo faccia. Non mi dispiacerebbe. Sarebbe la conferma che almeno qualche sentimento lo prova. Di rabbia, ma è pur sempre qualcosa.

Lo schiaffo però non arriva. Allora io mi avvicino ancora di più a lei.

Voglio vederla negli occhi prima di dirle ciò che in quel momento mi passa per la testa.

Ma lei li tiene fissi per terra. Le prendo il viso tra le mani e la costringo a guardarmi.

I suoi occhi però non sono colmi d’ira ma sono lucidi. Pieni di…tristezza?

Lei mi spinge con tutte e due le mani facendomi arretrare. Non riesco a capacitarmi di ciò che ho visto.

-Stella…io…

Io sono un idiota.

Non avevo idea di cosa le stavo facendo.

Non volevo vederla cosi. Non voglio farle del male. Cerco di avvicinarmi perché voglio abbracciarla. Non mi importa più della rabbia, della gelosia…voglio solo starle vicino. Consolarla. Scusarmi. Ma lei non me lo permette. Frappone un suo braccio tra di noi.

-basta, Ian.

-non volevo ferirti…

-esattamente allora qual era la tua intenzione? Lusingarmi?ma fammi il favore e vattene!!

-perdonami…

Faccio per avvicinarmi ma lei fa un passo indietro. Sospiro.

Ho esagerato con lei.

L’ho incolpata perché mi ha infranto il cuore ma non ho pensato a lei. Forse mi ama veramente…ma mi era stato più semplice credere che lei volesse giocare con me perché potessi odiarla. Ma la verità è che non ci riesco. È impossibile odiarla.

È inevitabile per me amarla.

-ti prego Stella…dimmi la verità. Tu mi ami?

La vedo fare un sorriso mordace.

-mi crederesti se ti dicessi di si?

-allora perché non vuoi provare ad avere una relazione con me?perchè??non capisco…

-perché? Possibile che non ci arrivi?

No. Non ci arrivo. Che cosa la blocca?

Lei prende un lungo respiro prima di rispondermi mentre io aspetto con impazienza.

- perché IO non posso stare con la persona che ha lasciato la mia migliore amica…IO non posso stare con la persona che ha fatto soffrire la mia migliore amica…io semplicemente  non posso tradire cosi la sua fiducia e la nostra amicizia, perché mi sentirei uno schifo di persona e non riuscirei nemmeno a guardarla in faccia…ecco perché!

Rimango allibito.

Linda…anche io all’inizio l’avevo considerata come un ostacolo, ma dopo averla vista di nuovo allegra, di nuovo tranquilla avevo pensato di poter osare…di poter rischiare ad avere qualcosa con Stella.

Ma a quanto pare Lei non è della mia stessa opinione.

E io a mente fredda posso anche capirla.

È vero. Ho fatto soffrire Linda,l’avevo lasciata ma perché lei non si meritava uno come me. Uno che non sarebbe riuscito ad amarla come lei avrebbe voluto. Uno che non era degno di tutto quel amore che lei gli donava.

Ed è altrettanto vero che il mio rapporto con Linda è cambiato. Anche se cerchiamo di essere amici purtroppo non possiamo cancellare ciò che c’è stato.

In poche parole il nostro rapporto in realtà non esiste. È qualcosa di effimero.

Non ci odiamo ma nemmeno ci amiamo.

A questo punto sono io ad abbassare il capo.

Solo ora mi accorgo che Stella non vuole perdere quel rapporto che al contrario di me Lei ha con Linda. E io non posso pretendere di essere la causa di un loro distacco…purtroppo nemmeno io credo di valere tanto.

Mi vergogno tremendamente per il mio egoismo.

Forse non merito nemmeno Stella…forse dovrei lasciarla andare. Lasciare che si faccia una vita con Giorgio…

-allora questo è un addio?

Non sa quanto mi costi farle quella domanda.

Non sa quanto io speri disperatamente in una risposta negativa.

-si

-posso almeno darti un ultimo regalo?

La guardo negli occhi. La supplico con lo sguardo di dirmi di si, e lei lo fa. Accetta. Titubante, ma accetta.

Mi avvicino lentamente e le chiedo di chiudere gli occhi.

-perché?- mi chiede senza capire.

-fidati.

Lei fa anche questo. Si fida. Chiude gli occhi e io posso ammirarla per l’ultima volta.

I suoi capelli cosi morbidi che le adornano il viso.

Il suo vestito che aderisce perfettamente al suo corpo cosi sinuoso.

Le accarezzo il viso cosi delicato memorizzando ogni suo lineamento. Le sue braccia cosi morbide che vorrei mi stringessero senza lasciarmi più andare.

La sento tremare sotto il mio tocco. Me ne compiaccio. Poi osservo le sue labbra.

Sottili e rosee. Amo tutto di lei. Mi avvicino di più e le rubo un bacio.

Non appassionato, non arrabbiato. Un semplice bacio di addio.

Poi mi allontano. Lei apre gli occhi ancora sbalordita.

Le sorrido un po’imbarazzato.

-ti amo-

Sono le ultime parole che le rivolgo per poi andarmene.

Non nascondo che vorrei tanto sentirle dire il mio nome per farmi tornare indietro.

Ci spero fino all’ultimo, ma non lo fa.

Non mi volto. Non riuscirei ad andare avanti.

Stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche.

Stringo i denti. Mi insulto. Ma non torno indietro.

Quando sono finalmente in mezzo a quella folla di studenti che ballano un lento noto Melinda seduta. Si mordicchia il labbro inferiore e tormenta una ciocca di capelli mentre si guarda in giro. Mi sta aspettando. L’avevo abbandonata e lei mi stava aspettando. È incredibile. Chiunque al suo posto se ne sarebbe già andata irata.

-hey

Non so cosa altro dirle.

-vuoi andare a casa?- mi chiede premurosa. A quanto pare nota il mio stato d’animo ma non mi chiede spiegazioni.

-se a te non dispiace….

-per niente. Meglio un buon film a casa che questa barba…

Ed ecco che mi regala un altro di quei sorrisi rassicuranti. La porto in macchina e ce ne andiamo.

 

Una settimana passa in fretta. Troppo in fretta. Quella poi, fu particolarmente veloce.

 

 

…THE END…?

Angolo autrice che rischia di essere linciata…

Prima di tutto voglio ringraziare con tutto il cuore un'altra volta tutti coloro che hanno letto questa fic!!spero di essere stata abbastanza brava e di avervi trasmesso qualcosa. Qualsiasi cosa! Ma soprattutto voglio ringraziare voi fanciulle che avete recensito con tanta euforia. Mi avete dato quella forza necessaria per andare avanti (essi, perché io purtroppo sono una di quelle che se vede che la storia è poco seguita, e quindi poco intrigante, cancella e si demoralizza)

 

Se7f__ho paura che adesso il pugno lo vorresti dare a me XD!!ma ci tengo lo stesso a ringraziarti per avermi seguita, per aver recensito quasi tutti i chappy, e per essere sempre cosi entusiasta nei tuoi commenti che davvero mi commuovono!(e poi guarda il lato positivo del fatto che qst fic sia finita: avrai più tempo da dedicare allo studio!!non sei contenta?XDl’ho fatto anche per te!!).

 

Ellie__come puoi vedere sono stata super veloce anche con questo chappy!forse un po’troppo veloce hihi!!ho notato la tua avversità nei confronti della Megera (carino il soprannome) ma come puoi aver notato tra lei e Ian non c’è nulla, quindi…beh!sono quasi del tutto sicura che tu sarai colei che mi farà notare di più il suo dispiacere per questo finale. Infatti la tua capacità di farmi sorridere ogni volta che leggo i tuoi commenti è incredibile. Noto subito quanto tu ci tenga a Stella e a Ian! Ma non odiarmi per lo svolgimento della storia!

 

Balenotta__no, non sono per nulla pigra ma sono perfida!!!XD se l’altro chappy è stato triste temo che questo ti farà piangere…ti prego, ti prego, non uccidermi!comunque a parte questo ci tengo a ringraziarti particolarmente perché so che la pigrizia è un duro nemico da combattere e vedere che hai recensito anche l’altro chappy mi ha resa davvero felice!!!

 

Vanessa__ho paura che la tua ansia sia stata rimpiazzata da un istinto omicida, vero?beh frenalo!!hai detto che mi perseguiterai fino alla fine e a me dispiace che questo finale sia giunto cosi velocemente, perché mi ha fatto davvero piacere averti come lettrice!!spero solo che continui a seguirmi anche più avanti…

 

Vale__ciau bella!!!hai detto che non ti aspettavi una risposta cosi da parte di Ian, ma spero che qst chappy ti abbia fatto capire che effettivamente lui aveva detto quello in preda alla rabbia e anche al dolore. Spero che questo sia stato chiaro…in ogni caso visto che anche tu speravi nel happy ending sono ancora più dispiaciuta di deluderti. Sei una di quelle lettrici a cui tengo particolarmente perché mi segui dalla mia primissima fic romantica!!ti prego ti di continuarmi a seguire!

 

Besitos a todos!!!

Mi ha fatto un enorme piacere aver avuto la possibilità di avervi fatto sognare!!!

Alla prossima fic che forse potrà essere il seguito di questa, chi lo sa!!!

 

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