Un Grifondoro e un Serpeverde by Furiosity di lauradumb (/viewuser.php?uid=1956)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Best-Laid Plans ***
Capitolo 2: *** Classes, Riddles, and Raids ***
Capitolo 3: *** Macmillan and Nott ***
Capitolo 4: *** House Unity, House Pride ***
Capitolo 5: *** Expect the Unexpected ***
Capitolo 6: *** Hogsmeade ***
Capitolo 7: *** Letters and Meeting ***
Capitolo 8: *** Cardboard World ***
Capitolo 9: *** Bitter Metamorphosis ***
Capitolo 10: *** Draco’s Detour ***
Capitolo 11: *** Thicker Than Water ***
Capitolo 12: *** Holiday Answers ***
Capitolo 13: *** Inter-house Cooperation ***
Capitolo 14: *** Falling Towards Apotheosis ***
Capitolo 15: *** It Shines Not Forever ***
Capitolo 16: *** Mors Mortis ***
Capitolo 17: *** As They Once Were Meant To Be ***
Capitolo 1 *** The Best-Laid Plans ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Sommario: La Guerra contro Voldemort è ricominciata. È ora di confermare la propria lealtà, di formare alleanze. Il cappello parlante ha richiamato ancora una volta le Case all’unità, così come dovranno fare tutti gli insegnanti di Hogwarts. Un assolato pomeriggio di settembre, Draco Malfoy ascolta casualmente una confessione molto intima di Harry Potter ai suoi migliori amici. Circa un’ora dopo, è testimone di una strana scena tra Harry e il professore Piton. Cosa ha intenzione di fare Draco? Perché pianificherà attentamente qualcosa, ovviamente... Sesto anno. Draco POV.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale è già conclusa ed è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, e sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^Infine, Lily, ben tornata dalle vacanze. Questa, è per te.
***
Capitolo 1: The Best-Laid Plans
Draco Malfoy era stanco e l’anno scolastico era a malapena cominciato. Aveva passato la sua prima estate infelice a Malfoy Manor. Sua madre, Narcissa, che normalmente lo adorava, sembrava aver preso come un personale fallimento di Draco il fatto che Potter fosse sopravvissuto abbastanza a lungo da far in modo che Lucius fosse preso e mandato ad Azkaban. Ovviamente, non aveva mai detto nulla di simile direttamente riguardo il caro figliolo, era pur sempre una donna dalle maniere raffinate, ma l’intento era evidente in ogni frase che pronunciava; il sorriso attentamente misurato.
Fu la prima volta che odiò rimanere da solo a Malfoy Manor. Non gli era mai piaciuto passare il tempo con Tiger e Goyle durante l’estate: erano perfetti come gorilla, ma non aveva nulla in comune con loro, oltre al fatto d’essere Serpeverde. La madre di Pansy Parkinson l’aveva portata in un qualche posto esotico e Blaise Zabini passava l’estate con lo zio a Palermo, imparando gli alti e bassi della politica locale. Si erano scambiati parecchi gufi, e di certo quelli di Blaise erano i più interessanti. Tutto quello che Draco poteva scrivere era più o meno
Ciao Blaise,
Grazie per la tua lettera. Ho guardato crescere l’erba oggi. Non sembra essere germogliata molto. Forse dovrei cominciare ad usare quegli strani aggeggi babbani per misurare e vedere quanto cresce in un mese un ciuffo d’erba. Come puoi vedere, sono un po’ sconfortato. Per favore, raccontami qualcosa in più della tua famiglia, che sembra davvero interessante da qui (molto spesso, dalla mia camera). Il mio migliore compagno di chiacchiere è stato per giorni quel cervello marcio d’elfo, Kreacher, ma ti ho già detto tutto riguardo a lui. Per favore, scrivi presto.
Saluti,
Draco.
Per combattere la noia, Draco aveva iniziato a tenere un diario per registrarvi ogni giorno i suoi pensieri e ci si era quasi affezionato, veramente: gli piaceva buttar giù le sue idee sulla carta. Gli dava l’opportunità di tornare indietro e rivivere (e correggere) i suoi pensieri: Draco trovava che le sue abilità di pianificatore fossero aumentate da quando aveva iniziato a scrivere le sue idee e a buttare giù qualche schizzo rispetto a quando se ne veniva fuori con un piano e ci macinava sopra nel suo tempo libero.
Quando l’estate fu finita, Draco aveva già programmato tutto: di impugnare la sua posizione di leader tra i Serpeverde del sesto anno, di prendersi una rivincita su Potter e compagnia, di far apparire Silente uno scocciatore, di liberare suo padre da Azkaban… Bè, forse l’ultima no. Ma ad ogni modo, Draco aveva parecchi progetti, ed era pronto per un altro anno di scuola.
Il sesto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts iniziò come inziava tutti gli anni: l’Espresso per Hogwarts il primo settembre, l’incontro tra i prefetti sul treno, le carrozze trainate da esseri invisibili, lo Smistamento, i discorsi, il banchetto, e poi un profondo, meritato riposo.
Il due di settembre, Draco stava pranzando sotto le gradinate vicino al campo di Quidditch. Tiger e Goyle avevano un incontro con Piton, Pansy era arrabbiata con lui per averla chiamata puttana da due soldi, e Blaise era ancora di cattivo umore per il rifiuto di Draco alle sue avances. Draco ghignò addentando il suo panino.
Sinceramente, Blaise era insopportabile. Draco gli aveva assicurato che non avrebbe mai potuto esserci nulla tra loro due perchè Blaise era piuttosto promiscuo e Draco non voleva un amante che non fosse fedele. Blaise aveva puntualizzato che il biondo non poteva esattamente permettersi di fare il difficile, dal momento che erano gli unici due gay di tutta Serpeverde e Draco era troppo perfetto per le altre case. Al che, l'altro gli aveva sorriso affermando che se Corvonero andava bene per Blaise, allora di certo valeva lo stesso per lui. Blaise si era parecchio offeso.
“Tornerà indietro, lo fa sempre” pensò Draco, masticando.
Ad ogni modo, al momento, il suo posto tra gli altri del sesto anno al tavolo Serpeverde non sembrava essere così invitante. Pansy avrebbe potuto mettere chissà cosa sul suo piatto allo scopo di imbarazzarlo e lui non avrebbe potuto sopportarlo. Finì il suo panino e fu sul punto di afferrarne un altro, quando si accorse d’alcune voci che gli arrivavano dall’altro lato degli spalti. Si voltò, nella speranza di vedere a chi appartenessero, ma non poteva vedere nulla: un’asse separava la parte più bassa degli spalti esattamente al centro. Draco tese l’orecchio per sentire.
“…e semplicemente non posso dirglielo” diceva una voce maschile che Draco pensò di riconoscere.
“Bè, perché non ci provi di nuovo dopo l’allenamento di Quidditch domani? Non può essere così difficile, no?” chiese una voce femminile. Draco era sicuro di averla sentita prima, ma era difficile riconoscerla senza vedere chi stava parlando e soprattutto stando ad una così grande distanza.
“Non hai idea di quanto difficile sia, Hermione” disse la voce maschile, tremando appena. Draco si illuminò. Certo, Potter e Granger. Andavano spesso a mangiare in quel posto. Draco si chiese se anche Weasley fosse lì. Avrebbe potuto sentire qualcosa da sfruttare. Lasciò cadere il suo panino, e abbandonando ogni freno, strisciò fino al sottile divisore che separava gli spalti, appoggiandovi l’orecchio.
“Bè, dovrà cominciare a parlarti prima o poi. Siete amici, Harry!” disse la Granger, con un tono consolatorio nella sua voce.
“Amici o no, questa cosa non gli piacerà, anche se dovessimo fare pace. Probabilmente, si aspettava di meglio da me” sospirò Potter. Draco trattenne un risolino. I Grifondoro erano così insipidi. Ad ogni modo, la sua curiosità era stata stuzzicata e continuo ad ascoltare.
“Nessuno si aspetta nulla da te, Harry!” ribatté la Granger con lo stesso tono. Draco dovette fare del suo meglio per non ridere. Come era possibile che qualcuno la sopportasse?
“Nessuno si aspetta nulla… Hermione, dove sei stata negli ultimi cinque anni? TUTTI si aspettano che faccia qualcosa!”. La voce di Potter si era alzata, era arrabbiato. “Silente si aspetta che sconfigga Voldemort come un bravo ragazzo dovrebbe fare, tutti gli altri adulti si aspettano che io sia coraggioso e audace come un buon Grifondoro dovrebbe essere, Piton e Malfoy si aspettano che mi pieghi e che muoia come un buon Potter dovrebbe fare!” sputò fuori amaramente, e Draco annuì per conto suo, pensando che Potter non era così stupido come sembrava. “Quello che nessuno si aspetta da me, è che io sia un cazzutissimo finocchio. Ed eccomi qui, a screditare tutte le loro aspettative!”.
Gli occhi di Draco si spalancarono. Questa avrebbe fatto storia. Aveva appena ascoltato Potter ammettere una personalissima debolezza, così personale che Draco stesso poteva identificarcisi e sapere esattamente cosa provava l’altro. Draco aveva appena ricevuto un’arma da usare contro Potter come non aveva mai nemmeno sognato di poter fare. Un’arma che poteva usare efficacemente, perché sapeva perfettamente quali erano le conseguenze di una tale scoperta sulle persone.
Era stato il miglior pranzo che avesse avuto da tanto tempo. Potter e la Granger continuavano a parlare, ma Draco non era realmente interessato alla storia strappalacrime di Potter, né tanto meno agli esperti suggerimenti della Granger. Raggiunse con calma le sue cose e si avviò verso il castello di ottimo umore, fischiettando Perché Weasley È Il Nostro Re e progettando un nuovo piano.
***
Tiger e Goyle lo aspettavano fuori dall’aula di Pozioni. Avevano dovuto passare la pausa pranzo con Piton, che era furioso con loro per non aver ricevuto un Eccellente nei GUFO nella sua materia, e che li stava facendo collaborare al Libretto delle Pozioni di Serpeverde, previsto come regalo di natale per i primini della Casata. Draco ghignò mentre gli raccontavano il fatto con un tono sorprendentemente malinconico.
“Così, come sta andando il progetto?” strascicò, sorridendo. Tiger strisciò i piedi, Goyle fissava il muro. “Bè, suppongo che dovrei ringraziarvi per il vostro spettacolare fallimento, perché ho appena passato un’interressante pausa pranzo. Ci vediamo più tardi”. Draco li superò andando ad occupare il suo solito posto al fondo della classe. Era in coppia con Blaise, cosa che gli era inizialmente dispiaciuta, ma che ora, col nuovo piano da mettere in pratica, sembrava perfetta. Aveva bisogno dell’esperta assistenza di Blaise.
Blaise entrò a grandi falcate in classe in quel momento e prese posto al fianco di Draco, senza guardarlo. Il biondo lo fissava, ma l’altro ragazzo cercava seriamente di ignorarlo. Draco sospirò e appoggiò una mano sulla coscia dell’amico. Blaise alzò di colpo la testa, i suoi riccioli neri ricaddero sul viso graziosamente, gli occhi scuri si illuminarono. “Andiamo Blaise, perché devi fare il difficile?” gli chiese Draco supplichevole.
L’espressione del moro si addolcì, e appoggiò la sua mano su quella del compagno, intrecciando le piccole dita con quelle di Draco. “Hai cambiato idea?”.
Draco ritirò la sua mano delicatamente e gli fece l’occhiolino. “Potrei averlo fatto, potrei non averlo fatto. Ma mi piace tanto la tua compagnia. Non puoi essere un po’ più paziente?”.
Blaise alzò lo sguardo al cielo, ma sorrise. Draco lo vide calmarsi, anche se leggermente.
Il suo sguardo raggiunse l’entrata della classe esattamente mentre la Granger e Potter facevano il loro ingresso raggiungendo i loro posti. Draco ancora non riusciva a capacitarsi di come Potter avesse potuto ottenere un Eccellente in Pozioni nei GUFO. Sospettò che non ci fosse riuscito ma che la Mc Granitt avesse supplicato Piton di accettare Potter.
“Qualsiasi cosa Potter voglia fare in futuro deve avere a che fare con un MAGO in Pozioni” meditò Draco “e scoprirò cosa”. Si fece un appunto mentale di procurarsi una copia dell’orario di Potter.
Potter sembrava pensieroso, e la Granger lo osservava di sfuggita alquanto preoccupata. Draco studiò la nuca del moro: quanto odiava quella zazzera scomposta. Non sapeva che esistevano delle pozioni apposta?
Piton entrò in classe in quel momento e Draco alzò lo sguardo.
“Spero abbiate fatto tutti un pranzo abbondante” disse Piton con voce annoiata “uno degli ingredienti con cui lavorerete oggi – le sementi di barnacolo – emette fumi che accelerano la vostra digestione, e se non avete mangiato, potreste star male prima della fine della lezione”.
Due studenti di Corvonero si scambiarono uno sguardo preoccupato, e Draco ridacchiò. Non gli piaceva affatto avere membri di altre Case durante le loro lezioni di Pozioni. I Grifondoro erano stati pessimi compagni per gli ultimi cinque anni ma Pozioni Avanzate era un corso in cui pochi partecipanti per ogni Casa venivano ammessi e si stava tutti nella stessa classe.
Piton puntò la sua bacchetta alla lavagna, poi allo scaffale e la lezione ebbe inizio.
Draco era troppo impegnato nella preparazione della sua Pozione Rigenerante per prestare attenzione a Potter. Lui e la Granger erano due dei pochi Grifondoro in classe, e questo sembrò attenuare gli attacchi da parte di Piton. A Draco, questa cosa non piaceva poi tanto: amava vedere Potter torturato per mano del professore.
Sentì Piton bisbigliare e alzò gli occhi per vedere con chi stava avendo quella conversazione. Potter. Il ragazzo stava mormorando rapidamente qualcosa al professore e Piton non lo derideva, cosa che Draco trovò piuttosto strana. Potter stava avendo un’intensa e ansiosa conversazione col professore e la Granger al suo fianco fingeva chiaramente di non ascoltare, ma il biondo notò che la ragazza aveva il capo rivolto in maniera da poter cogliere al meglio il discorso.
Quando Potter ebbe finito di parlare, Piton aveva una strana espressione. Fece per dire qualcosa a Potter, ma lanciò un’occhiata fugace verso Draco. Il biondo spostò in fretta lo sguardo, ma era troppo tardi. Percepì un velato bisbiglio e poi il risuonare di passi. Quando si azzardò a rialzare lo sguardo, Piton stava davanti a tutta la classe, intento a scribacchiare qualcosa su un lungo pezzo di pergamena. Potter era tornato chino sul suo calderone e stava parlottando con la Granger a bassa voce. Comunque, stavano chiaramente discutendo della Pozione Rigenerante.
Draco sospirò e iniziò a mescolare la sua pozione. Cosa stava succedendo? Si sentiva parecchio scombussolato dopo aver assistito alla scena precedente: Potter stava parlando a Piton come un suo pari, e l’altro stava davvero ascoltando! Questo era ovvio, dalle loro espressioni e dai loro movimenti non poteva essere altrimenti. Cosa mai avrebbe potuto dire Potter al Professore di Pozioni di così importante da non meritare un ghigno malevolo? Draco si sentiva stranamente tradito: aveva sempre pensato che Piton odiasse Potter. Pochi minuti dopo, il professore disse: “La vostra Pozione Rigenerante dovrebbe essere di un azzurro chiaro in questo momento. Se così non fosse, non riceverete nessun voto per l’esercitazione di oggi. Devo venire a controllare e visionare il vostro lavoro mentre aggiungete il sangue di drago”.
La pozione di Draco e Blaise era come al solito perfetta, ma era chiaro che la classe di Pozioni Avanzate non avrebbe di certo visto la stessa frequenza di calderoni esplosi come in quella prima dei GUFO, soprattutto dal momento che Neville se n’era andato. Il professor Piton raggiunse Draco e appoggiò una mano sulla sua spalla. “Dovrei vederti aggiungere il sangue di drago, Blaise; so che Draco se la cava bene”. Blaise obbedì, prendendo il lungo contagocce di terracotta, riempiendolo attentamente dalla boccetta che aveva davanti, prima di bloccarne il foro con il pollice. Portò il contagocce sull’orlo del calderone, allentando la presa sul foro e lasciando che le gocce cadessero lentamente sempre con la massima cura.
La sostanza rossoblu cominciò a scendere adagio e non appena tre gocce raggiunsero la pozione, Blaise ritappò il tutto nuovamente con il pollice e depositò il contenitore sul tavolo. La pozione gorgogliò pericolosamente per un momento, poi iniziò a bollire. Piton annuì approvando, e raggiunse la cattedra davanti a loro. Non v’era altro da fare che aspettare che la pozione seguisse il suo corso, così Draco osservò Potter. “Visum Proximus”, mormorò con calma, puntando la sua bacchetta discretamente verso il moro, così da poter avere una visione molto più accurata del capo del ragazzo.
Piton era in piedi davanti a Potter, insegnandogli come aggiungere l’elemento finale alla pozione. Il calderone della Granger e di Potter stava in mezzo tra loro, così il moro dovette girarsi per muoversi più liberamente con il sangue di drago. Draco non guardò la mano che teneva il contagocce, guardò il suo volto.
Potter aveva una pelle sorprendentemente luminosa, ed era leggermente abbronzato: dorato, non abbronzato. Draco contrasse lentamente le labbra. Anche in questa piccola, semplice cosa, Harry Potter lo batteva. Draco non si abbronzava bene per nulla. Suo padre, Lucius, otteneva una scura e ricca abbronzatura. Draco al massimo arrivava ad un rosa scuro, prima che si spellasse per giorni e lo lasciasse ancora più pallido di prima. Aveva ereditato quella cosa dalla madre, Narcissa, che aveva anche lei problemi con l’abbronzatura. Almeno, loro non avevano le lentiggini, pensò Draco.
Ricacciò tra le memorie una favolosa estate a Majorca e continuò a guardare Potter, che stava versando il contenuto del contagocce nel calderone in quel momento. Il suo viso era contratto dalla concentrazione, le labbra si schiusero appena e Draco scorse la punta di una lingua rosata apparire tra i denti del moro. Lo sguardo di Draco si soffermò sulla bocca di Potter, poi tornò sui suoi occhi. Una goccia di sudore scivolava sulla guancia del ragazzo e Draco avrebbe voluto leccarla via. Cosa? No, questo era ridicolo. Draco scosse la testa lievemente, divertito. Quello era Harry Potter, non un potenziale interesse d’amore. Draco doveva controllarsi.
Potter aveva aggiunto con successo il sangue di drago alla pozione e tornò a guardare verso la cattedra, mentre Piton raggiungeva la coppia di Tassorosso accanto al tavolo dei Grifondoro. La pozione di Blaise e Draco era pronta, e Draco riempì due fiaschetti, mentre Blaise si affannava con i rimanenti ingredienti sulla tavola, caricandoli su di un vassoio per riporli sugli scaffali. Draco scrisse il suo nome e quello del compagno su un pezzo di pergamena, classificò attentamente i due fiaschetti e ripulì il calderone. Quell'anno, Piton aveva distribuito i calderoni in modo da assicurarsi un “appropriato lavoro di squadra”, come aveva detto lui.
Draco sbuffò mentre raccoglieva le sue cose. Aveva di sicuro qualcosa a che fare col discorso che la Granger aveva fatto all’inizio dell’anno, qualche cavolata riguardo all’unione tra le Case e contro Voldemort. Ovviamente, gli altri Serpeverde della classe erano stati appaiati con Corvonero, Tassorosso e Grifondoro, ma Draco era stato inflessibile sull’essere messo in coppia con uno della propria Casata. Diede un’occhiata a Blaise che se ne stava seduto oziando al proprio posto, passandosi una mano tra i folti riccioli. Blaise era davvero attraente, Draco dovette ammetterlo, ma era davvero uno che andava con tutti. Fino ad allora, continuando a provarci con Draco, stava frequentando Zacharias Smith, un Tassorosso, oltretutto. Daphne Greengrass (il cui soprannome era “Benefattrice” per la sua attitudine già dal primo anno) era immersa in una conversazione con Macmillan, il prefetto Tassorosso. “Unità tra Case…” pensò Draco divertito “Più che altro è una fornicazione tra Case!”.
La campana suonò, e Draco si alzò in piedi mettendosi la cartella sulla spalla e chiedendo a Blaise di portare lui le fiaschette con la pozione. “Okay, ci vediamo a cena, Draco” gli sussurrò all’orecchio. Draco sorrise, abbassando gli occhi, e si girò attraversando la corsia tra i due banchi. Alzando lo sguardo per vedere dove stava andando, si ritrovò occhi negli occhi con Potter. Erano così vicini che avrebbe quasi potuto sfiorare i suoi occhiali. I suoi occhi erano di una violenta luce verde, estremamente luminosa. Le pupille erano grandi, e c’era una specie di stella a più punte di un verde più scuro attorno ad esse. C’erano lamine dorate nei suoi occhi, che ora si erano improvvisamente ristretti.
“Cosa stai fissando, Malfoy?” chiese accusatorio Potter, la sua voce proveniente da troppo, troppo lontano. Draco si rese conto di non aver cancellato l’effetto dell’incantesimo per la Visione Ravvicinata che aveva lanciato su Potter e abbassò lo sguardo in fretta.
“Niente di particolare, Potter. Solo il tuo bel faccino” strascicò, alzando gli occhi quel tanto che bastava per vedere la reazione che le sue parole avevano avuto sull’altro. E l’effetto fu davvero piacevole, dovette ammetterlo. Potter sgranò gli occhi e la sua bocca rimase aperta per metà, mentre le labbra tremavano impercettibilmente e la pelle delle guance prendeva leggermente colore. Draco sentì una fitta in pieno stomaco. Potter aveva un bel viso, quasi angelico in apparenza, specialmente con quello sguardo perso. La fitta allo stomaco sembrò diventare una specie di solletico che si diffondeva verso l’alto e che gli si bloccava in gola.
“Non è degno di te, Harry” sbottò la Granger prendendolo per mano e praticamente trascinandolo fuori dalla classe. Draco ne approfittò per eliminare l’incantesimo di avvicinamento non appena Potter fu di schiena. “Interessante…” pensò Draco, sorridendo a se stesso. Lasciò la classe di Pozioni con il morale parecchio sollevato, determinato a dimenticare l’infinitesima frazione di tempo durante la quale avrebbe voluto continuare a guardare gli occhi di Potter fino a cadervi dentro. Era stato solo un momento di debolezza, e sicuramente, non avrebbe di certo interferito con il suo piano il fatto che Potter fosse attraente. Non avrebbe influito per nulla.
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Diario di Draco Malfoy, 2 Settembre
Harry Potter è gay. Dov’era questo cruciale pezzo di informazione mentre preparavo i miei piani? Dove? Non importa, ho un nuovo piano. Non è uno dei migliori, me è improvvisato. Mi aspetto di riuscire a migliorarlo in fretta. Devo avere una copia dell’orario di Potter. E devo punire severamente la Granger per aver detto a Potter che io “non lo merito”. Lo merito eccome. Potter deve essere mio! Bè, questa sarebbe la mia idea. Suppongo che dovrei portarla avanti. Ad ogni modo, se sto avendo certi pensieri, è meglio che me ne vada a dormire. Mi sento stranamente… impuro.
Fine parte 1.
Note dell’autore:
1. Barnacolo – (Non so se la traduzione italiana sia giusta, comunque è Barnacle). Albero mitologico che secondo tradizione sottrae energia vitale aumentando la digestione improvvisamente se si sta troppo vicini alla pianta.
4. Visum Proximus – Un incantesimo che permette di aumentare la vista fino ad un cm dall’obiettivo. Si interrompe solo pronunciando il controincantesimo Finite Incantatem.
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Ho fatto fatica… è lunga… a voi non costa molto, ma per una traduttrice e per l’autore un commento significa davvero tanto.
Laura
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Capitolo 2 *** Classes, Riddles, and Raids ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Vero, se mai leggerai questo capitolo, sappi che lo dedico TUTTO a te!
Sommario: Draco legge il giornale, scrive una lettera, segue le lezioni e si diverte con i suoi fedeli amici Serpeverde… Tutto questo mentre se la ride sotto i baffi, ovviamente.
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Capitolo 2: Classes, Riddles, and Raids
La Gazzetta del Profeta, 3 Settembre 1996
EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN… DI NUOVO!!
Sembra proprio che ci risiamo. Nella serata di lunedì una situazione critica a livello di sicurezza si è presentata ad Azkaban e alcuni Mangiamorte si sono dati alla fuga. Il Ministero sospetta come artefice dell’evasione Bellatrix Lestrange, che era riuscita a sfuggire alle autorità quest’estate. È ancora da verificare come i Mangiamorte siano stati in grado di sfuggire alle guardie che circondavano Azkaban. Dalla dipartita dei Dissennatori, avvenuta quest’estate, la prigione di massima sicurezza è sorvegliata da gruppi di Aurors. Uno di loro, in servizio ieri sera, Kingsley Shacklebolt, è stato dato per disperso. L’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia si rifiuta di rilasciare commenti, seguendo gli ordini di Amelia Bones, divenuta recentemente nuovo Ministro della Magia.
Tra i prigionieri evasi, anche Lucius Malfoy, che era stato catturato nell’assalto al Ministero questo giugno. Riconosciuto come Mangiamorte, il signor Malfoy, originario del Wiltshire, in passato aveva gentilmente dato il suo supporto al Ministero e già si vocifera sulle conseguenze che la sua fuga potrebbe comportare, considerate le amicizie influenti di cui l’uomo può godere. Una fonte anonima ci ha assicurato che una squadra di Aurors è stata inviata a Malfoy Manor e Narcissa Malfoy, moglie del prigioniero in fuga, è stata interrogata.
Con questa, siamo alla seconda evasione da Azkaban quest’anno: la prima in Gennaio, quando un folto numero di Mangiamorte riuscì ad evadere, tra cui Bellatrix Lestrange. Al momento, la fuga non è stata attribuita al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, come ha affermato l’ex Ministro della Magia Cornelius Caramell, che non crede alle accurate deposizioni riguardo il suo ritorno. I funzionari del Ministero confermano l’uscita di una dichiarazione ufficiale entro due giorni. È chiaro che gli evasi si ricongiungeranno col Signore Oscuro e la Gazzetta del Profeta consiglia caldamente a tutte le streghe e ai maghi del nostro mondo di tenere serrate porte e finestre e rimanere vigili. Per una lista completa delle misure di sicurezza da tenere in quest’occasione, andare a pagina tre.
Draco ripose il giornale e imburrò il suo toast, ignorando completamente gli sguardi che lo fissavano. Cominciava a farsi un’idea di com’era essere Harry Potter, e non era del tutto piacevole. Così, suo padre era fuggito da Azkaban. Draco sapeva perfettamente che gli Aurors che presidiavano casa sua perdevano solo tempo: suo padre magari era stato poco accorto in passato, ma non era uno stupido. Si domandò cosa stesse facendo sua madre. Aurors al maniero, che razza di disgrazia. Anche quella mattina ricevette i suoi dolci, ma nessuna lettera li accompagnava. Draco non sapeva dire se quella era l’ennesima manifestazione della freddezza che la madre intendeva dimostrargli (non c’era stata nessuna lettera nemmeno il giorno precedente effettivamente, ma era solo il primo giorno) o se volesse semplicemente evitare che qualcuno leggesse la sua posta.
Draco addentò il suo toast, rivedendo sua madre, fragile e delicata, mentre impacchettava i dolci per lui, con un corpulento Auror alle sue spalle che scruta ogni suo movimento. Rabbrividì. Bè, l’Auror poteva anche andarsene a quel paese. Decise di correre velocemente alla Guferia e mandare un messaggio alla madre, dal momento che c’era ancora tempo prima che iniziasse la lezione di Incantesimi. Draco si congratulò con se stesso per essere sceso per colazione così presto. Mandò giù tutto d’un fiato il suo succo d’arancia e si passò il tovagliolo sulle labbra, raccogliendo la cartella dal pavimento. Uscì in fretta dalla tavolata, ignorando lo sguardo curioso di Pansy e quello indagatore di Blaise, e attraversò la grande porta della Sala Grande. Quando fu a pochi metri delle scale, sentì la voce della Granger e si nascose in fretta dietro un’armatura, ricordando della fortuna del giorno precedente e sperando di riuscire a cogliere qualcos’altro.
“…nulla che tu potessi fare, Harry!” diceva la ragazza, in un tono calmo e nauseante.
“Si, Harry” confermò la voce di Weasley “hai fatto del tuo meglio. Non è colpa tua se hanno mandato Shacklebolt!”.
Potter borbottò qualcosa di indistinto e Draco alzò un sopracciglio, appoggiandosi di schiena alla parete e ripensando nuovamente all’articolo della Gazzetta. Quel nome aveva fatto scattare un campanello: Kingsley Shacklebolt, dato per disperso durante l’evasione. Potter centrava qualcosa con la fuga della scorsa notte e con l’Auror scomparso? Questo era decisamente interessante. Avrebbe voluto continuare ad ascoltare, ma il gruppetto stava raggiungendo la Sala Grande e sarebbe stata difficilmente una buona idea decidere di seguirli. Draco si ricordò della madre e corse velocemente lungo la scalinata.
Quando raggiunse la Guferia, lasciò cadere la sua cartella sul pavimento e ci si sedette accanto, estraendone un pezzo di pergamena, la sua piuma e l’inchiostro. Lisciò la pergamena sul davanzale e si soffermò a pensare per un minuto, la piuma pronta, poi iniziò a scrivere.
Cara Madre,
Ho saputo quel che è successo dal giornale. Spero che tu stia bene, e che la situazione non sia troppo sconveniente per te. Nutro la speranza che i nostri ospiti non siano troppo seccanti. Sono certo che tutto si risolverà presto.
Tuo figlio adorato
Draco
Draco rilesse il messaggio cercando di mettersi nei panni della madre. Non vi trovò nulla che potesse venire contestato, così sigillò la busta con un incantesimo veloce e chiamò Pandora, il suo gufo. Lei planò sulla sua spalla, sfiorandogli la guancia con il becco. “Ho bisogno che tu porti questa a mia madre” le disse. Lei sporse la sua zampina, ma voltò la testa da un’altra parte, chiaramente dispiaciuta. Pandora poteva risultare decisamente pigra! Legò il messaggio alla sua zampa e lei svolazzò oltre la finestrella brutalmente. Draco ridacchiò e scese dirigendosi ad Incantesimi.
Mentre raggiungeva la classe di Incantesimi, Draco realizzò una cosa. Come facevano Potter, Weasley e la Granger a saperlo? Stavano per andare a far colazione quando lui aveva origliato la loro conversazione: non potevano aver avuto le notizie. Draco entrò in classe corrucciato. Ad ogni modo, perché stava pensando alla corrispondenza di Potter? Si sedette, tirando fuori le sue cose dalla cartella, e urtò la schiena di Vincent con la punta della piuma d’oca. Vincent girò su sé stesso, spaventato. Riconoscendo Draco, gli sorrise.
“Dov’eri a colazione?” gli chiese Gregory, notandolo e girandosi per metà col corpo per non dargli le spalle.
“Mi sono svegliato presto e ho dovuto inviare una lettera” gli rispose, sfogliando il suo manuale. “Credi che avremo tanti compiti?” chiese, rivolgendosi a Blaise seduto al suo fianco con un’espressione sognante sul volto.
“Huh?” Blaise fissò Draco come se lo vedesse per la prima volta. “Ah, allora sei qui, dove te n’eri andato?”
“Non hai sentito? Ho appena ditto a Gregory che dovevo mandare una lettera. Sinceramente, Blaise” sbottò Draco, irritato non tanto dal fatto di dover ripetere quello che aveva appena detto, ma dal comportamento di Blaise che non aveva chiaramente ascoltato una sola parola. “A che cosa diavolo stavi pensando?” gli chiese accusatore.
“Oh niente, niente” rispose l’altro con uno strano sorriso “Stavi dicendo qualcosa riguardo ai compiti?”
“Si” gli rispose Draco, sempre più irritato “Pensi che ce ne daranno molti?”
Vitious entrò nella stanza, con la camminata rimbalzante che aveva di solito e Draco spostò il suo sguardo da Blaise al professore. Vitious si arrampicò sulla pila di libri sulla sua sedia e sorrise caldamente alla classe. “Vedo che molti di voi sono tornati. Mi rallegra che ci siate tutti, anche se quest’anno abbiamo meno Serpeverde che Corvonero nella classe di Incantesimi Avanzati” squittì. Draco trovò difficile trattenere uno sbuffo. Quell’uomo era così passivo-aggressivo, come se fosse l’unico a non aver sentito la storia dell’unità tra le Case. La cosa peggiore che si potesse dire ai Serpeverde era di stati superati da un’altra Casa. Era praticamente un invito alla competizione, non alla collaborazione. Draco si chiese se Potter avesse passato l’esame di Incantesimi ai GUFO. Draco aveva lasciato cadere il suo calice di vino ed era riuscito a passare per il rotto della cuffia. Era tutta colpa di Potter, si infuriò Draco.
“Come tutti sapete, Incantesimi Avanzati è un passo più avanti rispetto all’uso abituale che abbiamo fatto degli incantesimi” continuò Vitious, sorprendendo Draco che lasciò cadere la sua piuma sul banco. “Dal primo giorno, voi vi preparerete ai MAGO. E inoltre una parte fondamentale del corso sarà costituita dalle lezioni di Smaterializzazione. Effettivamente, la Smaterializzazione è un incantesimo, e fino al vostro esame previsto per Luglio, lavoreremo parecchio su questa questione”.
Draco alzò la testa interessato. Aveva sempre desiderato imparare a smaterializzarsi, ma pensava fosse una materia legata a Trasfigurazione. Si sedette meglio e smise di scarabocchiare, cosa che aveva fatto inconsciamente fino ad allora. La pergamena sotto la penna mostrava una grezza immagine di un bicchiere di vino. Draco accartocciò il tutto e lo buttò da un lato del suo banco.
“Ora, classe, andate a pagina quattordici del vostro libro di testo e cominciate a leggere il capitolo introduttivo. Mi aspetto che entro un’ora abbiate sottolineato e preso appunti. Dopo, risponderò alle vostre domande sul capitolo fino alla fine della lezione. Si, signorina Greengrass?” si voltò verso Daphne che aveva alzato la mano.
“Professor Vitious, faremo solo teoria sulla Smaterializzazione o sono previsti anche dei momenti di pratica?”
“Ovviamente, sarà tutta teoria, signorina Greengrass. Solo i maghi che hanno passato il test di Smaterializzazione possono utilizzare questo incantesimo” rispose Vitious “Vi sarà dato un’importante informazione che è assolutamente necessaria per imparare l’incantesimo il giorno del test. Assieme ad un buono studio della teoria di fondo, non c’è ragione per la quale abbiate difficoltà a passare l’esame”. Vitious diede uno sguardo in giro e sorrise “Ora posso già vedere la metà di voi che si agita per sapere quale sarà questa informazione” disse con un sorriso intelligente “Ad ogni modo, di certo non sarete felici di sapere che ce n’è una per ognuno di voi e non vi sarà dato saperla prima del giorno dell’esame”.
Ci furono chiari sospiri provenienti da molti degli studenti, inclusi Draco e Blaise. Si guardarono un con l’altro e ridacchiarono. Tutti presero a leggere il proprio testo, prendendo appunti e disegnando tabelle quando necessario. Il capitolo era abbastanza semplice da seguire, a Draco non aveva nessuna domanda prima della fine dalla lezione. Molti altri studenti ne avevano, in particolare legate alla curiosità di sapere ciò che accedeva se l’incantesimo di Smaterializzazione veniva male eseguito. Draco prese qualche appunto, fermandosi occasionalmente per sbirciare quelli di Blaise, sicuro che li aveva presi meglio di chiunque altro. Quando suonò la campanella, Draco stava giusto per rimettere le sue cose nella cartella. Ora avevano Cura delle Creature Magiche con i Grifondoro, e non c’era molto tempo per raggiungere la capanna del mezzo gigante.
Draco superò Pansy lungo la strada e le sorrise velocemente. Erano stati in cattivi rapporti per un giorno, questo bastava. Lei gli sorrise di rimando, sapendo che era da considerare la cosa più vicino a un “Mi dispiace” che Draco avesse mai fatto, e lui si era attardato vicino all’entrata, aspettando che la ragazza raccogliesse le sue cose. Pansy lo prese per mano e raggiunsero Vincent, Gregory e Blaise. Pansy aveva preso a bisbigliare all’orecchio di Draco raccontandogli tutti i pettegolezzi che già avevano iniziato a circolare riguardo alla fuga da Azkaban e ovviamente su suo padre.
“È incredibile! Lunatica Lovegood va in giro a dire che hai orchestrato tutto tu! Mentre tu eri nella sala comune di Serpeverde per tutto il tempo, e un sacco di persone ti hanno visto! Non riesco a capire come un idiota come lei possa essere entrata a Corvonero!” mormorò la ragazza. Draco sorrise compiaciuto. Pansy aveva la tendenza a chiacchierare troppo, ma era una preziosissima fonte di informazioni.
“Pansy, tesoro?” strattonandole appena il braccio mentre uscivano. Lei smise di parlare e alzò lo sguardo su di lui. “Non è che per caso, in qualche modo, tu sai come si può ottenere l’orario delle lezioni di uno studente di un’altra Casa?”.
Il sorriso di Pansy era così luminoso che Draco per un attimo temette che la ragazza volesse accecarlo. “Solo se mi dici chi è lui, Draco…” disse.
Draco sbuffò e piantò gli occhi al cielo. “Potter, chi altro sennò?”
Pansy strabuzzò gli occhi, rischiando di inciampare su una radice che sporgeva dal terreno mentre si avviavano alla capanna del mezzo gigante. “Tu e Potter??”
Draco rivolse ancora lo sguardo al cielo. “Cosa vuoi dire con Potter ed io? Voglio sapere dove si trova così posso spiarlo senza problemi. Ho un piano per quest’anno” le disse con fare cospiratorio, abbassando la voce, sbirciando di sottecchi gli altri tre Serpeverde. I ragazzi erano immersi in una conversazione sul Quidditch e non stavano prestando loro attenzione. Bene.
Pansy si illuminò. “Ooh, un piano! Me lo spiegherai?”
“Questo non faceva parte del nostro accordo, Parkinson” rispose l’altro, con fare severo.
“Va bene, va bene. Ma te lo farò dire, contaci!”.
Draco sospirò. “Forse. Bè, adesso spiegami come fare” disse spintonandola leggermente ancora una volta.
“Bè, vedi, la signorina Pince ha l’orario di ogni studente, in modo da poter controllare i vari pass per la Sezione Proibita, nel caso in cui uno di loro chieda un libro per una materia che in realtà non segue” disse Pansy tranquilla “Stanno nell’ultimo cassetto della sua scrivania, organizzati in ordine alfabetico e per Case”. Pansy sbuffò. “Può sembrare insensato, ma ‘sensato’ e la signorina Pince non si possono usare nella stessa frase”.
“così tutto quello che dobbiamo fare è creare un diversivo e distrarla abbastanza a lungo da poter frugare nella sua scrivania” cominciò a pensare ad alta voce Draco “Hey, che razza di fortuna!”.
I tre ragazzi si fermarono e si girarono a guardarlo, aspettando che li raggiungesse, Pansy ancora per mano. “Usciamo per… distrarci dopo le lezioni stanotte?” chiese il biondo, andando dritto al punto.
Vincent e Gregory acconsentirono immediatamente, ma Blaise si accigliò. “Di già, Draco? È il secondo giorno di scuola, santo cielo!”. Draco avvolse il braccio libero attorno ai fianchi dell’amico e lo fissò con espressione supplichevole. Pansy ridacchiò silenziosamente: adorava quando Draco faceva “il gay”! Blaise alzò gli occhi al cielo e acconsentì. Il biondo espose il suo piano brevemente mentre raggiungevano lo spiazzo vicino alla capanna di Hagrid. Draco alzò gli occhi e notò Potter, la Granger e Weasley seduti vicini sul terreno, che complottavano qualcosa. La Granger dava di tanto in tanto uno sguardo in giro, con quell’espressione esasperante e sospettosa. Quando durante una delle sue occhiate lo sguardo le cadde su Draco, il biondo ghignò, fissandola. La Granger fissò prima lui, poi Pansy che stava ancora attaccata a Draco, storse il naso e spostò lo sguardo da un’altra parte. Draco divenne nero dalla rabbia. Quella sporca mezzosangue gli urtava pericolosamente i nervi.
Non ebbe il tempo di pensare a quello che si sarebbe meritata per un comportamento del genere, perché Hagrid era arrivato e la lezione era cominciata. Anche lui fece sapere a tutti che Cura Avanzata delle Creature Magiche sarebbe stata fondamentale per la buona riuscita nei MAGO, e Draco si domandò se effettivamente qualcuno avesse messo un po’ di buon senso nel cervello di quel grande tonto: non sembrava più intelligente, ma almeno quei pezzi che Draco aveva ascoltato sembravano sensati. Draco aveva sperato di non dover continuare quel corso, ma era stato costretto. Alcune vecchie leggi obbligavano tutti gli ufficiali del Ministero ad avere un MAGO in Cura Delle Creature Magiche. Hagrid non aveva nessuna nuova belva per loro, approfittando del tempo che aveva per spiegare il programma dell’anno. Avrebbero studiato l’Acromantula (“Solo teoria, voi mi intendete”), le Fenici (“Ce n’abbiamo una proprio qui a Hogwarts, Fanny”), così come vari tipi di serpenti (“Il nostro Harry qui ci sa parlare, mica sbaglio, eh Harry?”).
Quando la campana del pranzo arrivò, Draco si inginocchiò per raccogliere la sua cartella dal prato, e sentì la voce di Weasley.
“…hai sentito Harry, Acromantula! Ragni giganti!”
“Hagrid non ci porterà a vedere Aragog; hai sentito cosa ha detto, solo in teoria” sostenne Potter, e Draco sentì…qualcosa di strano. La voce di Potter era alla fine riuscita ad emergere durante l’estate, e il Grifondoro aveva ora una profonda voce baritonale che non era altro se non… sexy? Draco raccattò in fretta la sua cartella dal suolo, allontanando risolutamente il pensiero. Si alzò in fretta e incrociò lo sguardo di Potter che lo fissava. Pansy scivolò al fianco di Draco, attaccandosi nuovamente alla sua mano e Potter rivolse gli occhi da un’altra parte.
Draco ghignò impercettibilmente e si allontanò, Pansy al suo fianco e i tre Serpeverde che li seguivano a ruota, ancora una volta presi da un’intensa discussione sul Quidditch. Draco non aveva voglia di pensare al Quidditch. Pranzò mezzo rincuorato, con la mente che volava ai dettagli da definire per la loro visita notturna alla biblioteca. Blaise finì il pranzo in fretta scusandosi con una frase che Draco non riuscì distintamente a cogliere e poi scomparve. Draco e Pansy andarono assieme a Trasfigurazione. Vincent e Gregory non avevano passato i loro GUFO di Trasfigurazione ed erano forzati a studiare Babbanologia coi Tassorosso. Draco non provava pietà per loro.
Trasfigurazione non presentò grosse novità, tranne il fatto che Blaise si presentò in ritardo, accasciandosi stravolto dalla corsa al fianco di Draco e mimandogli un “Lo so lo so”. La Mc Granitt tolse un punto a Serpeverde perché Blaise non si era scusato per il suo ritardo, poi aveva sviolinato che Trasfigurazione Avanzata sarebbe stata fondamentale fin dal primo giorno per i MAGO. Draco si ritrovò a pensare di cacciarla via. Non riusciva a sopportare che avessero tutti la stessa cosa da dire; non era più semplice radunare tutti gli studenti del sesto anno e dire tutto una volta sola? Piton era stato l’unico che non l’aveva fatto: di certo, considerava la sua materia la più importante e non aveva bisogno di spiegare questo particolare ai suoi studenti di Pozioni Avanzate.
La mente di Draco tornò indietro al momento in cui, durate la lezione di Pozioni, aveva scordato di cancellare l’incantesimo di Visione Ravvicinata da Potter. Gli occhi dell’altro erano parsi così innocenti, pensò Draco. Innocenti, chiari e bellissimi. Si sentì strattonare la manica e alzò gli occhi irritato. Blaise lo stava guardando perplesso, prima di indicare con un cenno del capo la cattedra. Draco riportò la sua attenzione alla lezione.
“Oggi iniziamo a studiare gli Animagus. Il capitolo tre del vostro libro contiene i requisiti legali per tutti gli Animagus, e mi aspetto che prendiate confidenza con queste regole per la prossima lezione. La lezione di oggi sarà teorica, incentrata sui concetti di metamorfosi e Metamorfomagus, perché capire questi concetti è essenziale per comprendere questa branca della Trasfigurazione. Si, signorina Greengrass?”.
“Professoressa Mc Granitt, impareremo come diventare Animagus?” disse la ragazza con la sua vocetta stridula. Draco alzò un sopracciglio, come colpito da un déjà vu.
“Assolutamente no, signorina Greengrass. Come potrà imparare dal capitolo tre del suo libro di testo, ci sono leggi assolutamente restrittive che governano chi può e chi non può diventare Animagus, e ad ogni modo, è necessario un permesso dal Ministero prima di iniziare nello studio pratico di questa particolare Trasfigurazione. Gli Animagus non regolarmente registrati sono puniti molto severamente” rispose la Mc Granitt seria “Come stavo dicendo, la capacità di metamorfosi è un concetto davvero importantissimo da comprendere. Andate al capitolo uno e iniziate a leggere. Vi farò delle domande nel corso della seconda ora, per assicurarmi che abbiate preso appunti. Potrete usare il vostro quaderno degli appunti mentre rispondete alle mie domande, ma non il libro, capito? Bene, cominciate”.
Draco sospirò, e andò controvoglia alla corretta pagina del suo libro di testo. Prese appunti, controllandoli con quelli di Blaise come al solito. Fu uno dei primi a finire il suo lavoro sul capitolo e passò il tempo rimanente ad ammirare la sua calligrafia, piuttosto modesta ma non per questo meno elegante. La sua mano si muoveva perfettamente, pensò Draco con soddisfazione. Dopo una pausa di dieci minuti, la Mc Granitt li mise ai ferri corti con le domande, alcune delle quali era abbastanza complicate. Draco fu in grado di rispondere ad alcune di esse senza usare gli appunti, e si diede mentalmente una pacca sulla spalla per questo.
Le leggi sugli Animagus era indubbiamente rigide, ma Draco non poteva vietarsi di pensare a cosa gli sarebbe piaciuto essere. Ricordò che Rita Skeeter, quella giornalista rumorosa che era arrivata ad Hogwarts al loro quarto anno, era uno scarabeo; di certo, era perfetto per la sua personalità, pensò. Immaginò a quale forma avrebbe voluto prendere se fosse divenuto un Animagus, e non ebbe grandi dubbi: un furetto, ovviamente. Nessuno si sarebbe mai immaginato di sospettare di Draco se fosse andato in giro come furetto. Draco sorrise. Certo, i furetti erano volgari, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che Draco Malfoy avesse scelto proprio quello come animale, e questo rendeva l’idea brillante. La campanella suonò e raccolse le sue cose riconoscente: era stata una giornata pesante.
I tre – Draco, Blaise e Pansy – raggiunsero i sotterranei chiacchierando sulla possibilità di diventare Animagus. Draco disse loro che avrebbe voluto essere un serpente Coronella e i suoi amici annuirono convinti. Blaise voleva essere una Vipera della Morte e Pansy un gufo fulvo.
Quando i ragazzi la fissarono increduli per aver rotto la schiera di coloro che avevano scelto dei serpenti, Pansy alzò gli occhi al cielo e disse “I gufi vanno ovunque! È l’inganno migliore!”.
Draco pensò che questa fosse una giusta considerazione, ma se lo tenne per se, cercando di non far gonfiare l’ego di Pansy più del normale. Si separarono quando arrivarono alla Sala Comune e raggiunsero i loro dormitori.
Draco lasciò cadere la sua cartella sul pavimento e si stese sul letto, chiudendo gli occhi. Dopo qualche momento, si mise seduto.
“Hai presente quanti compiti abbiamo già?” chiese a Blaise, che oziava sul suo letto.
“Si, è vergognoso! Sembra di essere già nell’anno dei MAGO!” confermò Blaise.
“Bè, cosa sono tutte queste sparizioni improvvise Blaise?” chiese Draco cambiando discorso.
“Non posso dirtelo” gli rispose con un occhiolino.
“Mi stai tenendo nascosto qualcosa, Zabini?” strascicò serio l’altro.
“Forse” rispose Blaise, ghignando.
“Hmpf” Draco ricadde sul letto e chiuse gli occhi. “Comunque pronto per stanotte?”
“Hai riconsiderato la mia offerta?” Draco poteva praticamente sentire la speranza nella voce di Blaise. Si intristì appena.
“No, stupido. La Biblioteca!” gli rispose.
“Oh” con il disappunto nella voce “Si, certo, ti ho detto che darò una mano”.
“Bene” disse Draco, senza guardarlo. Non era certo che Draco avrebbe accettato di far parte della prossima parte del piano, e questo lo preoccupava un po’. Avrebbe dovuto rifletterci bene. Sospirando,si alzò e trascinò la cartella più vicino, tirando fuori i vari libri e le sue cose. Sarebbe stato meglio cercare di fare qualche compito. Blaise fece lo stesso e Draco lo aspetto per andare nella sala comune con lui.
Vincent e Gregory erano già là, a giocare a Spara Schiocco come facevano tutti i giorni a quell’ora. Draco si sentì improvvisamente come a casa. Era tutto così familiare, confortevole. Di sicuro, molto più confortevole di casa sua quell’estate. Draco si accigliò, ripensando ai suoi genitori. Suo padre era là fuori da qualche parte, braccato come una preda? Sua madre era soggetta a un trattamento poco dignitoso durante l’interrogatorio? Draco si rabbuiò maggiormente. Suo padre non avrebbe avuto problemi ad affrontare un qualsiasi Auror, ma sua madre era fragile. Sperò di ricevere sue notizie il giorno successivo. Suo padre era fuggito, dopotutto, e lei non avrebbe avuto più motivo di incolpare Draco. Almeno, era quello che sperava.
Aprì il suo libro di Incantesimi e rilesse gli appunti che aveva preso. Leggere con cura i primi due capitoli e rispondere alle domande. Scrivere mezzo metro di pergamena sulle questioni legali legate alla Smateriallizzazione senza consenso. Avrebbe potuto trovare tutto sui suoi appunti, pensò Draco, e cominciò a scrivere. Quando fu ora di cena, aveva finito il saggio. Lo mise da parte e alzò lo sguardo.
Notando alcuni studenti del primo anno riuniti in un gruppetto, si alzò e li raggiunse.
“Cosa state facendo?” chiese, e il gruppetto si separò, con espressione estremamente colpevole. Draco si chiese se era stato anche lui così rozzo al primo anno.
“Ehm… Scusa, stavamo solo…” un ragazzo aveva iniziato a dire.
Draco lo interruppe, notando un ragazzino che stava cercando di nascondere un sacchetto di carta dietro la schiena. “Cosa hai lì? Fammi vedere!”
Il ragazzo tese il sacchetto timidamente, la paura negli occhi. Draco osservò la borsetta.
“Tiri Vispi Weasley mormorò, maledicendo mentalmente ogni Weasley che aveva vissuto sulla Terra fino ad allora. “Merendine Marinare. Avrei dovuto immaginarlo”.
Si girò a fissare i primini “Lo sapete che queste sono nella lista di oggetti proibiti della scuola? O devo portarvi da Gazza per ricordarvelo?la lista è esattamente appesa là” e indicò per due volte col dito la bacheca.
I ragazzini si fecero piccoli piccoli e uno di loro iniziò a piagnucolare. “I Serpeverde non piangono” sibilò Draco in un tono freddo e tagliente, rivolgendosi al ragazzino. “Se ci sentiamo offesi, aspettiamo il momento migliore per vendicarci. E. Noi. Non. Mostriamo. Mai. Le. Nostre. Debolezze.”
Diede un’altra occhiata al gruppetto e decise che sembravano abbastanza terrorizzati. “ora, non vi punirò per questo. Ma se vedo ancora queste schifezze in Sala Comune, resterete in punizione per il resto dell’anno, non c’è il minimo dubbio! Sono stato chiaro?”
I ragazzi cominciarono ad annuire freneticamente, e Draco si calmò. “Se volete marinare le lezioni, inventatevi qualcosa di più creativo. Queste merendine erano di moda l’anno scorso” disse con un sorrisino furbo e se ne andò, cestinando il sacchetto di carta.
Blaise lo stava fissando con evidente soggezione. “Sei una cosa pazzesca, Draco” gli disse con voce secca. Draco gli sorrise appena. Sapeva di avere una presenza che poteva incutere rispetto e paura; dopotutto, l’aveva sperimentata per anni, guardando suo padre. A sedici anni, poteva ottenere il rispetto dei suoi pari e subalterni semplicemente usando un particolare tono di voce, almeno lì a Serpeverde. Non era tuttavia sicuro che la cosa funzionasse anche con il resto del mondo.
I pensieri di Draco furono interrotti quando Pansy arrivò in Sala Comune con un gruppetto di ragazzi e Blaise spostò lo sguardo, alzandosi e sistemandosi i vestiti senza che ce ne fosse bisogno. A Draco piaceva un sacco quando Blaise si agitava, ma allo stesso tempo rendeva tutto più complicato. Blaise era davvero un tipo passionale e poteva diventare pericoloso quando si arrabbiava. E Draco sapeva che stava giocando col fuoco. Non aveva esattamente fatto in modo che Blaise potesse essere geloso, ma non stava facendo effettivamente nemmeno il contrario. La verità era che non sapeva esattamente cosa voleva. Non che Blaise gli piacesse veramente, ma ne era leggermente intimorito e per questo era piuttosto riluttante a scaricare categoricamente il giovane italiano.
Draco ci pensò su mentre raggiungevano la Sala Grande. A cena, Draco mangiucchiava il suo pudding con la mente assente, lanciando di tanto in tanto qualche incerta occhiata al tavolo dei Grifondoro. Potter non c’era, così come mancava Weasley, mentre la Granger era là che parlava con Paciock, apparentemente non disturbata dall’assenza dei suoi migliori amici. Draco pensava di sapere dove era Potter. Stava di certo tramando qualcosa, Draco ne era certo, e voleva disperatamente sapere che cosa mai fosse. Ovviamente, Potter era da Silente, non c’era nessun dubbio a riguardo. Draco ripensò alla conversazione che aveva origliato quella mattina: Potter sapeva dell’Auror prima di averlo letto sulla Gazzetta, di questo il biondo ne era certo.
Si mise in bocca senza farci troppo caso un po’ di lattuga e diede un’occhiata a Blaise. Il ragazzo fissava il tavolo dei Corvonero e sembrava piuttosto strano. Draco gli mollò una gomitata sulle costole facendogli cadere la forchetta. “Cosa c’è?” chiese l’altro.
“Niente” rispose Draco “Semplicemente ho bisogno della tua attenzione”.
“Oh. Che succede?”
“Bè, la Biblioteca. Vuoi che andiamo subito dopo cena o hai qualcos’altro da fare?” chiese Draco. Non l’aveva chiesto a Pansy, a Gregory o a Vincent. Sapeva perfettamente che sarebbero stati pronti in ogni momento per lui.
“Subito dopo cena va benissimo. Devo fare qualcosa più tardi” gli rispose il moro.
Draco alzò un sopracciglio “Hmm?”
Blaise gli rivolse un sorrisino furbo. “Non posso parlare”
Draco strinse gli occhi, ma non rispose. Non gli andava più di mangiare il suo pudding, così mentre aspettava che gli altri finissero di cenare, bevevo il suo te’ e chiacchierava dei compiti. Finalmente, si alzarono e Draco li seguì, facendo segno a Vincent e a Gregory di andare con loro, che accettarono senza far domande pur essendo ancora lontani dal finire la loro cena. Draco lanciò un’ultima occhiata al tavolo rosso dorato. Ancora nessun segno di Potter. Strano.
I cinque Serpeverde salirono le scale fino alla Biblioteca mentre Draco rispiegava ancora uan volta il piano. Entrarono e si sedettero ad un tavolo, fingendo di bisbigliare riguardo i compiti per casa. Dal momento che era ancora ora di cena, la Biblioteca era vuota. Perfino la Granger era ancora in Sala Grande quando loro se n’erano andati. Draco annuì a Pansy, poi a Vincent e a Gregory. I due ragazzi si alzarono dirigendosi poco dopo verso la Sezione Proibita, mentre Pansy raggiungeva la scrivania della signorina Pince.
Draco e Blaise se ne stavano seduti, aspettando.
“Signorina Pince, potrei dare un’occhiata alla mai scheda della Biblioteca? Ho dimenticato la data di riconsegna di uno dei miei libri, e se è oggi, andrò a prenderlo e glielo porterò subito!” le sorrise Pansy. Draco applaudì mentalmente, la ragazza era stata perfetta. Ci fu un sonoro suono di un ‘click’ quando la signorina Pince aprì il lucchetto del cassetto, che venne immediatamente seguito da un violento Crash! dal fondo della Biblioteca, mentre una lugubre voce iniziava a lamentarsi: “Studenti nella Sezione Proibita!”.
Quando la signorina Pince si alzò dalla sua sedia e si mise a correre il più velocemente possibile, Blaise e Draco entrarono in azione. Blaise si precipitò alla scrivania della bibliotecaria mentre Draco si posizionò vicino al corridoio dove la donna era appena passata. Draco non osò voltarsi per controllare cosa stava facendo Blaise, poi sentì chiaramente la signorina Pince gridare a pieni polmoni. Pochi minuti dopo, comparì, rossa in viso, borbottando mentre Vincent e Gregory strisciavano alle sue spalle, con l’espressione confusa. Draco finse immediatamente di cercare un libro sullo scaffale li vicino e sentì un respiro caldo sulla sua guancia. “Ce l’ho” bisbigliò Blaise, mentre le sue labbra quasi sfioravano il lobo dell’orecchio di Draco. Il ragazzo arrossì involontariamente e annuì, sperando che Blaise non avesse notato il rossore sulle guance.
La signorina Pince, Vincent e Gregory stavano passando in quel momento e Draco richiamò la loro attenzione. “Mi scusi, sono un Prefetto di Serpeverde. Cosa è successo?”
La bibliotecaria si voltò di colpo verso il ragazzo e stava per ricominciare ad urlare, ma Draco le rivolse uno sguardo gelido. Spalancò gli occhi e richiuse fermamente la bocca, trattenendo il respiro. “Questi due stavo cercando di entrare nella Sezione Proibita, signor Malfoy” disse arrabbiata “Sono venuti qui con lei, no?”
Draco si rivolse a Gregory e a Vincent, tranquillo. “È vero?”
Vincent parlò per primo. “No, no non stavamo provando a fare nulla, Draco. Siamo solo stati un po’ goffi. Gregory mi ha spinto per sbaglio e sono inciampato. Non mi aveva visto!”
“Ci dispiace” aggiunse Gregory rivolgendosi alla donna “Non volevamo farlo!”.
Draco si trattenne dal ridere. Stavano facendo sorprendentemente tutto bene. Si rivolse alla signorina Pince. “Spiegherò ai miei compagni qual è la giusta condotta da tenere in Biblioteca, signorina Pince” disse senza inflessioni “Le prometto che non sarà loro permesso di mettere piede in Biblioteca fino a quando non impareranno a comportarsi decorosamente”. Questo parve calmare la donna, nonostante continuasse a fissare i due malcapitati.
Draco rivolse lo sguardo sui due. “Per quel che vi riguarda, siete confinati nella Sala Comune fino alla fine della settimana”. Entrambi sembravano shockati e gemettero all’unisono: Draco non li aveva avvisati che li avrebbe puniti davvero. Aveva tenuto quel piccolo particolare per se, per ottenere l’effetto sperato. “Ora, seguitemi, a meno che non preferiate scontare la punizione con Gazza. Signorina Pince, col suo permesso?” disse alzando un sopracciglio interrogativamente.
“Certamente. È bello sapere che i Prefetti di Serpeverde fanno il loro lavoro, ad ogni modo” disse la donna.
Draco annuì gentilmente e si diresse verso l’uscita. “Seguitemi. Blaise, vieni?”
“Si” rispose l’altro, seguendoli. Dalla porta aperta, la Granger entrò in Biblioteca, con in mano un libro di proporzioni enormi. Lanciò un’occhiata sospettosa a tutti i presenti.
Draco raggiunse Pansy, che se ne stava ancora vicino alla cattedra della donna, con le braccia incrociate. Fissava seria seria Vincent e Goyle. “Ci vediamo fra poco, tesoro” le disse, baciandola di sfuggita sulle labbra. Per la scuola intera, Pansy Parkinson era la sua ragazza.
I quattro ragazzi uscirono dalla biblioteca, facendo fatica a trattenere le risatine. Quando lasciarono il primo piano, scoppiarono in una risata sguaiata, persino Vincent e Gregory. Draco diede loro una pacca sulla spalla con fare gioioso.
“Sentite ragazzi, ad ogni modo, voi due non dovete lasciare la Sala Comune. Blaise ed io vi porteremo il cibo dalle cucine come premio di consolazione, che ne dite?”
Entrambi si illuminarono visibilmente: di solito andavano a fare uno spuntino tutte le notti nelle cucine ed ora avevano una fatica in meno da fare.
Questo, rifletté Draco, era il motivo per il quale valeva la pena essere un Serpeverde. Non soltanto infrangevano le regole come e quando faceva loro comodo, ma non venivano mai nemmeno beccati.
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Diario di Draco Malfoy, 3 Settembre
Orario Scolastico di Potter (*)
Lunedì: Due ore di Incantesimi, Pranzo, Due ore di Pozioni
Martedì: Due ore di Trasfigurazione, Cura delle Creature Magiche, Pranzo, Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure
Mercoledì: Due ore di Erbologia, Pranzo, Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure
Giovedì: Due ore di Pozioni, Pranzo, Due ore di Trasfigurazione
Venerdì: Due ore di Incantesimi, Pranzo, Cura delle Creature Magiche, Astronomia
(*) Le lezioni che abbiamo in comune sono sottolineate.
Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure praticamente dominano la lista. Devo cercare qualcuno a cui chiedere per quali professioni sono necessari i MAGO in queste materie. Piccola digressione… Io ancora non capisco come è possibile che Piton abbia ammesso Potter al corso di Pozioni Avanzate.
Sono contento, io e Pansy siamo tornati a parlarci. Blaise invece si comporta in maniera parecchio sospetta. Oggi non mi dava l’attenzione che invece mi riserva di solito. Non so dire se sia una cosa positiva o negativa in effetti, considerando i miei sentimenti nei suoi confronti, o meglio il fatto che non esistano. Ad ogni modo, non mi piace questa cosa. Qual è l’anello che collega Potter con l’Auror scomparso? Credo che la lezione di Cura delle Creature Magiche abbia confermato il fatto che Weasley ha paura dei ragni. Chi o cosa è Aragog? Devo scoprirlo. Hmm… La Benefattrice sembra piuttosto interessata a studiare la pratica di tutti quegli incantesimi vietati senza l’autorizzazione del Ministero. Perché? Piccola nota che non centra nulla e del tutto insignificante: che cos’era quell’espressione di disappunto in Potter? Mi stava studiando prima che Pansy arrivasse? Questi pensieri mi rendono particolarmente scrupoloso… È tempo di andare a letto.
Fine parte 2.
Note dell’autore:
1. I serpenti Coronella sono native dell’Inghilterra. Sono constrictor , il che significa che si stringono attorno al corpo della preda fino a strangolarla. Non sono velenosi o pericolosi per gli uomini.
2. Le Vipere della Morte sono native dell’Inghilterra. Sono velenose e il veleno è pericoloso anche per l’uomo, nonostante non siano animali che attaccano se non provocati.
***
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato, e vi ringrazia anche l’autrice ^_^ . Vi prego di lasciare le vostre impressioni e soprattutto, siccome come vedete i capitoli sono chilometrici, spero che abbiate pazienza perché non sempre potrò passare i miei pomeriggi a tradurre! Mi impegnerò al massimo, ma è possibile che ci voglia tempo a volte! Mai, giuro, più di 5-6 giorni!
Laura
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Capitolo 3 *** Macmillan and Nott ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Questo capitoluzzo va a Kyu, nella speranza che torni presto e possa leggerlo… Mentre io in contemporanea leggerò Debiti…^_^
Sommario: Draco pensa alle imminenti selezioni per la squadra di Quidditch, terrorizza i suoi compagni di stanza, f a il prepotente con un Tassorosso e si becca le urla di Nott. Nott? Nott! Il sorrisino soddisfatto, comunque, rimane sempre al suo posto!
***
Capitolo 3: Macmillan and Nott
Draco si svegliò il Mercoledì mattina di pessimo umore. Aveva fatto un sogno piuttosto sgradevole in cui Potter lo inseguiva su un ippogrifo, puntandogli la bacchetta contro e urlando un incantesimo che Draco, per tutti gli sforzi che facesse, non riusciva proprio a cogliere. Draco provava disperatamente a portarsi ad una certa distanza di sicurezza, ma Potter guadagnava metri su di lui: a quanto pareva, le sue abilità sull’ippogrifo si abbinavano bene con le sue capacità sulla scopa. Draco correva per riuscire a prendere il Boccino d’Oro ma Potter lo batteva riuscendo a recuperarlo per primo, mentre l’ippogrifo si girava a fissare il biondo con uno sguardo trionfante negli occhi. Infine, Potter si trasformava in Weasley che cavalcava la sua Firebolt indossando una spillina con le parole Malfoy è il Nostro Re.
Draco si strofinò gli occhi ancora assonnato. Il sogno gli aveva sgraditamente ricordato che la settimana successiva ci sarebbero state le selezioni per la squadra di Quidditch di Serpeverde. Era stato nominato Capitano, ma non era una bella situazione: quasi tutta la squadra aveva lasciato la scuola l’anno prima. Erano rimasti solo lui, Vincent e Gregory. Quei due non erano così male come Battitori, ma nessuno dei due aveva la men che minima possibilità di essere fatto Capitano. Per un attimo, Draco immaginò chi sarebbe stato il nuovo Capitano Grifondoro, considerando il fatto che Angelina Johnson aveva appena lasciato la scuola. Sarebbe stato semplicemente perfetto se Potter fosse stato nominato Capitano, si ritrovò a pensare. Semplicemente perfetto. Ad ogni modo, l’avrebbe scoperto nel giro di una settimana. Draco sbadigliò e scese dal letto, rabbrividendo appena: i vecchi pavimenti di pietra dei sotterranei era sempre terribilmente freddi.
Recuperando la sua divisa, Draco si avviò al bagno. Dopo essersi lavato, studiò il suo viso allo specchio con cipiglio critico. Non si era fatto la barba dal primo giorno di scuola e ora c’era una leggera peluria sul suo mento che faceva sembrare il suo viso leggermente imperfetto: la luce creava degli strani effetti sui peli biondi. Agguantò la bottiglietta di Pozione Rimuovi Barba e ne versò parecchie gocce di liquido viscoso sui palmi delle mani, prima di frizionarsi la pelle. Pochi secondi dopo, la peluria scomparve e Draco sorrise al suo riflesso, soddisfatto. Lo specchio emise un suono a metà strada tra una risatina e uno sbuffo e Draco si trattenne dal fargli la linguaccia, come faceva quando aveva dodici anni. Ritornò al dormitorio e scostò le tende del letto di Blaise, afferrando la coperta e lasciando il ragazzo a rabbrividire. Blaise abbracciò il suo cuscino lamentandosi e chiedendo pietà.
“Che ore sono?” chiese, aprendo un occhio per guardare Draco, che teneva ancora in mano la coperta con uno sguardo trionfante.
“Ora di svegliarsi” gli rispose, fissandolo impaziente “Non ho intenzione di andare a colazione un’altra volta da solo, Blaise. Ti ho lasciato dormire più a lungo ieri solo perché era il secondo giorno di scuola. Non mettere alla prova la mia generosità”.
“Cretino” borbottò l’altro, liberando il cuscino e scivolando fuori dal letto con un sospiro. Si stropicciò gli occhi con i palmi delle mani, scuotendo piano la testa. “È troppo presto, non ti pare?”
“Non importa” rispose Draco, avvicinandosi alla sedia dove aveva lasciato il suo completo, attentamente piegato e appoggiato con cura: Draco era sempre stato puntiglioso riguardo i suoi vestiti. Si tolse giacchetta del pigiama e l’appese al solito attaccapanni vicino al letto. Blaise respirò rumorosamente, e Draco si voltò a guardarlo, sorpreso.
“Che ci fai ancora lì, Zabini? La colazione inizia fra poco, muoviti o faremo tardi!”
Blaise non rispose, fissandolo. Draco realizzò di indossare solo i pantaloni del pigiama. Alzò gli occhi esasperato e si infilò in fretta la divisa. “Seriamente, Blaise” disse, contorcendosi nel tentativo di sfilare il pigiama e contemporaneamente indossare il completo.
“Cosa? Non stavo facendo niente, guardavo solo” rispose Blaise petulante.
“Senti, questa è l’ultima conversazione che voglio avere con te alle otto di mattina. Ora datti una mossa e vai a lavarti” sbottò Draco impaziente, piegando attentamente i pantaloni del suo pigiama e infilandoli in un cassetto del comodino.
Blaise grugnì e si avviò al bagno, dondolando leggermente. Blaise non era di certo un mattiniero. D’altra parte Draco adorava la mattina, fin da quando era piccolo. Mentre i rumori degli spruzzi d’acqua di Blaise raggiungevano la stanza, draco svegliò anche Gregory e Vincent, con molte meno cerimonie di quelle che aveva fatto per il moro. Draco Malfoy era sveglio, e per i suoi compagni di stanza era il caso di fare lo stesso, o si sarebbero sorbiti la sua impazienza. Era andata così fin dalla loro prima volta ad Hogwarts, anche se Blaise negli anni precedenti si era fieramente opposto al regime di Draco. Vincent e Gregory lo avevano accettato dopo un po’, ma Draco aveva sempre avuto molto più rispetto per Blaise proprio per quel motivo.
Erano usciti dai loro letti e in quel momento saltellavano da un piede all’altro sul freddo pavimento dei sotterranei. Blaise uscì dal bagno, la giacca del suo pigiama completamente zuppa d’acqua, e i due ragazzi si fiondarono verso la porta. Gregory la spuntò come al solito, lasciando Vincent in piedi ad aspettarlo. Grugnì e si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi. Draco guardava la scena divertito: era la stessa scena tutte le mattine! C’era un’altra cosa che adorava nell’essere un Serpeverde: avevano una sorta di routine e di rituali. Ogni dormitorio aveva i suoi piccoli echi di una tradizione magica secolare.
Blaise borbottava senza sosta mentre si vestiva. Draco si ricordò che era rientrato parecchio tardi nel dormitorio la notte precedente. “Scusa tanto, Blaise” disse “dove sei stato ieri notte?”
Blaise smise di armeggiare con la fibbia dei suoi pantaloni e alzò lo sguardo con un sorrisino ambiguo. “Non posso…”
“…parlare si ho capito” lo interruppe Draco, facendo un cenno con la mano. “Dai dimmelo”
“No” fu la risposta mentre Blaise si inginocchiava alla ricerca della sua cartella.
Draco si mise la propria in spalla sbuffando
“Perfetto, fai pure a meno” continuò in un tono ferito, sedendosi sul bordo del letto ad aspettare Gregory e Vincent.
Presto, i quattro furono tutti vestiti e pronti ad andare. Afferrarono i loro cappelli appesi all’attaccapanni e raggiunsero la Sala Comune.
“Andate avanti, vi raggiungo più tardi” disse loro Draco mentre raggiungevano l’uscita “devo controllare la bacheca”.
Gli altri tre annuirono e si avviarono lungo il corridoio dei sotterranei, mentre Draco raggiungeva la bacheca. Il primo weekend a Hogsmeade sarebbe stato la prima settimana di Ottobre, come l’anno precedente. Draco prese mentalmente nota di questo particolare e lasciò la Sala Comune, sorridendo a sé stesso. Le cose stavano andando splendidamente per il verso giusto. Raggiunse Blaise, Vincent e Gregory che stavano camminando lentamente chiacchierando un’altra volta di Quidditch.
“Hai intenzione di partecipare alle selezioni, giusto Blaise?” disse Draco arrivando al lato dell’amico.
“Non lo so” rispose Blaise scuotendo il capo “Troppe tentazioni dentro lo spogliatoio” aggiunse con un sorrisino.
Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. “Sei insopportabile, Zabini”. Vincent e Gregory ridacchiarono all’unisono. Draco li ignorò. “Anche se vieni alle selezioni, non è detto che tu sia accettato, sai” rispose scettico a Blaise che rise.
“Stai facendo il furbo, Malfoy” gli rispose ancora ridendo mentre svoltavano l’angolo e giungevano nei pressi della Sala Grande. Poco avanti a loro, Potter, la Granger e Weasley stavano attraversando le due grandi porte. Weasley gesticolava senza sosta e Potter stava ridendo. Il naso della Granger era immerso in un libro e per poco la ragazza non si scontrò con la porta d’entrata. Draco se la rise di gusto.
Qundo arrivarono, il tavolo Serpeverde era quasi pieno, ma i loro posti erano ovviamente lasciati vuoti, come sempre. Pansy era già là, con il piatto riempito di uova strapazzate e arringhe affumicate che cercava di portare avanti una discussione con Tracey Davis e Millicent Bulstrode. Vedendo Draco, si illuminò e lo chiamò con un gesto della mano. Draco prese posto al suo fianco e le schioccò un bacio sulla guancia. “’Giorno tesoro”, le disse con voce profonda e lei ridacchiò scioccamente. Millicent scoccò loro un’occhiata e Draco le rispose con un piccolo ghigno. Era una delle peggiori santarelline della scuola!
Si portò un po’ di marmellata d’arance sul piatto e prese una fetta di pane tostato dal vassoio più vicino. Mentre spalmava la marmellata, Draco ripensava ai suoi impegni per la settimana successiva. Se si escludeva la montagna di compiti che avrebbero dovuto consegnare, rimaneva l’incontro con i prefetti il venerdì, la novità dell’anno. Ogni venerdì, i prefetti di ogni Casata si incontravano per una riunione di un’ora prima della lezione di Astronomia dei Grifondoro del sesto anno, che si svolgeva la sera. Le riunioni si sarebbero svolte vicino alla Torre di Astronomia, in modo che i Grifondoro che dovevano seguire la lezioni subito dopo, non dovessero andare via prima. Guarda caso, sia la Granger che Weasley seguivano il corso di Astronomia, così che il vero motivo per cui le riunioni si sarebbero svolte in quella stanza malmessa erano loro due. Draco addentò il toast affamato. Alla fine erano sempre i Serpeverde che tenevano il bastone per l’estremità più corta, pensò irritato, masticando.
Draco sorseggiò il suo caffé prima di aggiungervi un po’ più di latte: non gli piaceva quando gli ustionava la lingua, preferiva quando andava giù liscio. Un momento dopo, le finestre si spalancarono con un whoosh e i gufi entrarono nella Sala Grande. Pandora atterrò davanti al piatto di Draco. Portava un pacchetto zeppo di Cioccorane e di Bacchette Magiche alla Liquirizia, più un messaggio da sua madre. Draco lasciò a Pandora il resto del suo toast, le accarezzò gentilmente il becco per ringraziarla e lei dopo poco volò via. Il ragazzo afferrò un mela verde dal cestino e la addentò, srotolando la pergamena. Riconoscendo l’intero rotolo di pergamena ricoperto dalla calligrafia della madre, si rilassò. Le cose sembravano essere tornate alla normalità, ora che suo padre era libero. Lesse la lettera mentre sgranocchiava la mela.
Sua madre si annoiava, potendo contare solo sulla compagnia degli elfi domestici. Non aveva ancora sentito Lucius, ma era certa che prima o poi l’uomo ci avrebbe provato. La lettera lo avvisava della possibilità che suo padre provasse a mettersi in contatto con lei attraverso Draco, dal momento che i gufi che arrivavano a scuola erano molto meno facili da intercettare rispetto a quelli diretti a Malfoy Manor. Scriveva di un incontro con i Zabini per il weekend e altre cose di poco conto, che a Draco non interessavano molto, ma che era bello poter leggere. A differenza del freddo trattamento che aveva ricevuto dalla madre durante l’estate, lei gli mancava. Ma una parte di lui non poté non sentirsi soddisfatta ora che era lei quella chiusa nella sua stanza senza altra compagnia se non quella di Kreacher.
Draco ripensò all’elfo e rabbrividì. Era andato ad abitare a Malfoy Manor dal momento che Narcissa era l’ultima sopravvissuta della famiglia Black con una casa fissa. Draco ghignò, pensando che zia Bella era stata troppo occupata ad organizzare la fuga da Azkaban per curarsi degli Elfi Domestici. I suoi pensieri tornarono a Kreacher e Draco non se la sentì più di finire la sua mela. Quell’elfo era francamente spaventoso, ora che ci pensava:sempre a mormorare fra sé e sé senza che nessuno riesca a capirci qualcosa. Kreacher sembrava però aver preso Draco in simpatia, sempre pronto ad apparire con cibo e bevande quando meno se lo aspettava.
L’elfo non parlava molto degli ultimi anni passati a casa Black, ma Draco aveva intuito che Potter c’era stato parecchie volte. Purtroppo Kreacher era ancora sotto l’incantesimo che gli impediva di rivelare ogni dettaglio. Draco l’aveva presa piuttosto male e non aveva parlato all’elfo per settimane, sperando che potesse fargli cambiare idea o trovare un modo per aggirare l’ostacolo. Ma non accadde e Draco non era riuscito ad ottenere nessuna indiscrezione su Potter prima di salire sull’Espresso per Hogwarts due giorni prima. Come d’altronde non aveva mai saputo più di tanto, rifletté Draco, ma poi ghignò ripensando alla conversazione che aveva colto lunedì tra Potter e la Granger. Quella decisamente era più che sufficiente!
***
Il resto della settimana passò senza grossi avvenimenti, se non si contava il giovedì. Un Serpeverde del primo anno era stato beccato fuori dalla Sala Comune fuori orario da Ernie Macmillan. La cosa risultò parecchio utile a Draco, che scoprì ben presto che l’unica ragione per cui Macmillan aveva rimproverato il piccolo idiota era che questo aveva baciato la Benefattrice e l’aveva portata nella Sala Comune Serpeverde. Draco aveva visto la Benefattrice entrare nella Sala Comune tutta scompigliata e con gli occhi lucidi, poi aveva sentito l’agitato cianciare del primino e la voce di Macmillan che lo sgridava.
Draco uscì camminando tranquillo nel corridoio dei sotterranei, spaventando Macmillan e facendo fare al ragazzino un salto dalla paura: era uno dei ragazzini che aveva beccato con i Tiri Vispi Weasley pochi giorni prima. Draco lo fissò e gli fece cenno di rientrare nella Sala Comune.
“Io e te facciamo i conti più tardi” gli disse in una vocetta dolce, accompagnando le sue parole con uno sguardo affilato. Il ragazzo corse via con gli occhi bassi. Macmillan fece per dire qualcosa, ma Draco lo fulminò con lo sguardo.
“Bene bene” strascicò Draco, appoggiandosi casualmente al muro “Non è un filino ipocrita da parte tua sgridare quel povero bastardo quando tu stesso permetti ad uno studente di non seguire le regole?”
La Benefattrice non era un prefetto, e non avrebbe dovuto stare fuori oltre le nove di sera. Draco aveva fatto due più due piuttosto in fretta ed era contento di notare che c’aveva azzeccato in pieno. Macmillan divenne di un rosso scuro ed evitò i suoi occhi. Draco inarcò un sopracciglio.
“Non ti preoccupare, Macmillan. Fammi un piccolo favore e non aprirò bocca riguardo questa… avventura notturna” disse nella sua migliore interpretazione del professor Piton, con il tono che il professore riservava alle persone che non poteva particolarmente sopportare.
“Stai cercando di ricattarmi, Malfoy? Perché se è così, puoi anche scordartelo!” soffiò Macmillan. Draco rise di gusto, senza prestare grande attenzione all’altro ragazzo.
“Oh, niente di così terribile Macmillan. Tutto quello che ti chiedo è un piccolo favore. Se ci tieni, posso lasciarti punire quel ragazzetto per scordare definitivamente questo fattaccio” disse Draco, guardando l’altro dritto negli occhi. “O se preferisci, puoi andartene via mentre io rientro e metto la dolce Daphne in punizione… spiegando la situazione ad alta voce un po’ a tutti”.
“Sono solo le nove e venti, Malfoy! Abbiamo perso la cognizione del tempo, non è chissà quale..” Macmillan iniziò a infuriarsi ma Draco alzò la mano per fermarlo.
“Sai perfettamente che potrei punire Daphne anche se fosse stata in ritardo di un minuto. Ad ogni modo, non voglio né punire lei, né crearti situazioni imbarazzanti, se solo tu mi fai questo favore. È una stupidaggine, davvero. Non riesco a capire perché dei essere così sospettoso” continuò Draco con estrema calma, piegando al testa da un lato e regalando all’altro un sorriso indulgente. “Nel nome dell’unità fra le Case, Macmillan”.
Il prefetto Tassorosso rimase a fissare Draco per qualche momento, prima di abbassare lo sguardo. “Va bene” mormorò “Cos’è che vuoi?”
Draco infilò una mano nella tasca interna della sua divisa e ne estrasse uno stralcio di pergamena con una lista e la passò a Macmillan, che la prese e si mise a scrutarla attentamente, accigliandosi.
Materie: Incantesimi Trasfigurazione Pozioni Difesa Contro le Arti Oscure
Macmillan alzò lo sguardo dalla pergamena. “Cosa ci devo fare con questa?” chiese, il suo viso rubicondo perso in un’espressione confusa.
Draco sorrise. “Una lista di professioni che richiedono un MAGO in tutte queste materie contemporaneamente. Ecco tutto”.
Macmillan rimase a bocca aperta. “Perchè non vai in biblioteca e lo fai da solo?” borbottò.
“Perché non mi va di farlo da solo, Macmillan” gli rispose, col solito sorriso sulle labbra.
“Va bene” disse Macmillan dopo una breve pausa: aveva ovviamente intuito che ci avrebbe rimesso in ogni caso. Draco dal canto suo pensò che quel tipo non fosse così scialbo come sembrava.
“Non c’è fretta, ma se riuscissi ad averlo per l’incontro tra Prefetti di domani sera, sarebbe semplicemente perfetto” disse Draco, e si mosse per rientrare nella Sala Comune di Serpeverde. Vi furono alcuni momenti si silenzio, prima di sentire rumore dei passi che si allontanavano, e una voce borbottare un “ Questi Serpeverde!”…
Draco contrastò la voglia di richiamarlo e sgridarlo chiamando in causa l’unità fra le Case. “Serpens Sanguineus” bisbigliò e la porta si aprì senza il minimo rumore. Draco rientrò nella Sala Comune, che era semi deserta, fatta eccezione per Blaise, curvo sopra un rotolo di pergamena, con un libro in equilibrio sulle ginocchia e che cercava di scrivere. Anche la Benefattrice era ancora lì e se ne stava seduta su uno dei divani, apparentemente spaventata. Al suo fianco era seduto Theodore Nott, parecchio imbronciato. Aveva dei profondi solchi neri sotto agli occhi e il suo viso ricordò terribilmente a Draco quello della Granger prima che le sistemassero i denti. Draco rivolse loro uno sguardo indifferente e si avvicinò a Blaise.
“Cosa stavi facendo Malfoy?” chiese Nott e Draco si voltò per affrontarlo.
“Non credo siano affari tuoi, Nott, quello che un prefetto Serpeverde fa oltre l’orario” rispose senza guardare la Benefattrice.
“Non mi spaventi con quella tua preziosa spilletta, Malfoy” rispose irato l’altro andandogli incontro e puntandogli un dito al petto.
Draco indietreggiò appena, sorpreso, ma recuperò in fretta. “Cosa vuoi, Nott?” chiese altezzoso. “Datti una mossa, non ho tempo da perdere in stupidi giochetti”.
“Voglio sapere a che gioco stai giocando, Malfoy” sibilò Nott, fissando il biondo. Draco ghignò.
“Ti consiglio di fare una visitina a Madama Chips, Nott” rispose con tono calmo “L’anno scolastico è appena iniziato e il tuo cervello si è già fuso”
Draco sentì un rumore di passi e Blaise che arrivava alle sue spalle. “Che succede, Draco?” chiese il moro, quasi appoggiando il suo mento sulla spalla di Draco.
“Stanne fuori Zabini” disse Nott, alzando la voce. Draco storse il naso: l’alito di Nott puzzava di cavolo troppo cotto. Blaise fece per mettersi in mezzo, ma Draco alzò il braccio da un lato per trattenerlo.
“Senti, Nott, non ho la più pallida di chi abbia pisciato nel tuo succo di zucca stasera” sbottò annoiato “Ad ogni modo, ti assicuro che non tollererò questo tipo di comportamento!”
“Farai maledettamente meglio a tollerarlo invece, Malfoy!” sputò rancoroso, con gli occhi fuori dalle orbite.
Draco si irrigidì. Quando era troppo, era troppo. Lo fissò gelido. “Impara le buone maniere prima di rivolgermi nuovamente la parola, Nott” sibilò “e ricorda qual è il tuo posto”. Con questo, Draco girò sui tacchi portandosi Blaise con sé.
“Mi ascolterai, Malfoy!” gridò Nott, con una punta di disperazione. Draco lo ignorò e non smise di camminare finchè non raggiunsero i dormitori. Che diavolo aveva Nott? Draco spalancò la porta ed entrò nella stanza. Vincent e Gregory erano seduti sui loro letti, già col pigiama addosso, intenti a sgranocchiare gli snack che Blaise e Draco avevano portato loro poco prima. Draco doveva apparire davvero fuori dai gangheri, perché entrambi lo fissarono curiosi.
“Che cos’era quella scenata?” chiese Blaise, chiedendosi la porta alle spalle.
“Non ne ho idea” rispose Draco.
“Cofaèfucceffo?” chiese Vincent con la bocca piena.
“Nott, è appena andato fuori di testa con Draco nella Sala Comune” gli rispose Blaise.
Vincent strabuzzò gli occhi. “Nott??”
Draco si rabbuiò. Nott non gli aveva mai dato problemi prima: effettivamente, l’unico che in sei anni aveva provato a contestare l’autorità di Draco era stato Blaise e il ragazzo era stato visto come una minaccia per lungo tempo, prima di diventare un amico. Certo, il fatto che Blaise si fosse innamorato di lui aveva aiutato non poco, ma prima di tutto erano amici. Non era un’unione tra eguali, non esattamente, ma Draco aveva imparato a capire che Blaise non era una minaccia.
Nott, d’altro canto, era come un interrogativo oscuro. Draco non aveva visto molto Theodore da quando erano ricominciate le lezioni, anzi, quella era la prima volta che si vedevano al di là delle ore di lezione. Durante i pasti, Nott si sedeva vicino a Daphne e alcuni altri che non facevano parte del gruppo di amici di Draco, vicino a quelli del quinto anno, mentre la compagnia di Draco sedeva con quelli del settimo. Draco si avvicinò al suo letto e cominciò a spogliarsi con la mente completamente assente. Si infilò i pantaloni e la giacchetta del pigiama, ignorando Blaise che se ne stava in piedi appoggiato ad uno dei pali del suo baldacchino, sbirciandolo malizioso. Draco gli passò accanto per entrare in bagno. Mentre si rinfrescava prima di andare a dormire, non riuscì a non pensare a quello che era appena successo.
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Diario di Draco Malfoy, 5 Settembre
Devo assolutamente prendere in disparte Liam Baddock alla riunione dei Prefetti domani: deve sapere di Nott. Che strana coincidenza con Macmillan, devo ammetterlo. Devo anche parlare con la Benefattrice riguardo alle sue domande in classe… Tutto va come previsto dal piano.
Fine parte 3.
Note dell’autore:
1. Serpens Sanguineus. Dal Latino, serpente sanguinario.
2. Liam Baddock è un personaggio secondario. Lo si vedrà brevemente nel prossimo capitolo.
Ecco qui il capitolo a tempo di record^_^ Domani e probabilmente nemmeno mercoledì riuscirò a tradurre così mi sono impegnata e vi ho postato questo... Spero vi sia piaciuto!
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. debby-potter - Michelle Malfoy - Poppy - ilary malfoy - eternally - Ran_pyon - ~Lily~
- Biancaneve - Eowie - Morgan Drake
Grazie di cuore.
Laura
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Capitolo 4 *** House Unity, House Pride ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Questo capitolo, con taaaanta gioia me lo Autodedico perché ho firmato il mio primo contratto di lavoro XD
Sommario: Draco partecipa all’incontro tra i Prefetti delle varie case, dove tutti inneggiano all’Unità fra le Casate. Pensa alla sua posizione in questa guerra e chiede a Pansy cosa ha intenzione di fare Serpeverde riguardo alla storia dell’Unità. Domenica, Daphne Greengrass si lascia sfuggire qualche dettaglio e Draco analizza una certa lista… con un sorrisino sempre più compiaciuto.
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Capitolo 4: House Unity, House Pride
Il venerdì pomeriggio, Draco e Pansy lasciarono la Sala Comune assieme, dirigendosi alla Torre di Astronomia. Mentre camminavano, il biondo raccontò a Pansy quello che era successo la sera precedente con Nott e la ragazza promise di informarsi e scoprire qual era effettivamente il problema dell’altro Serpeverde. Furono gli ultimi due ad arrivare all’incontro. Draco era soddisfatto: aveva programmato tutto. C’erano quattro tavoli nella stanza, sistemati in un rettangolo perfetto, ognuno per ogni Casata. Lui e Pansy presero posto al tavolo Serpeverde, mentre la Granger lanciava loro un’occhiataccia. Draco ghignò e la punta delle orecchie di Weasley divenne rossa.
Draco si guardò intorno, tamburellando con le dita sul tavolo al ritmo di “Weasley È il Nostro Re”. Tutti i Prefetti sembravano parecchio più stanchi dal loro primo incontro sul treno. I Capiscuola avevano, in quell’occasione, presentato il tema dell’anno – l’Unità fra le Case – e avevano ribadito l’importanza della comune partecipazione, soprattutto dei Prefetti, proprio per dare l’esempio agli studenti più giovani. Draco si era annoiato terribilmente e aveva passato gran parte della prima riunione a guardare Hanna Habbot, che sembrava arrossire furiosamente tutte le volte che il ragazzo le rivolgeva lo sguardo. La cosa era parecchio divertente e il biondo continuò a fissarla per tutta la durata dell’incontro.
Pansy non ne era stata molto contenta: era il motivo per cui infatti avevano litigato il primo giorno. Draco non riuscì a non sorridere ripensando alla litigata. Pansy l’aveva preso in disparte nel loro scompartimento, con la faccia rossa e gli occhi fuori dalle orbite. Voleva sapere cosa diavolo aveva intenzione di fare, facendo gli occhi dolci alla Habbot davanti a tutti. Draco non ci vedeva nulla di così terrificante, e Pansy diventava sempre più furiosa. Gli urlò che non gli avrebbe lasciato farla passare per una povera cornuta, una parola dopo l’altra e Draco aveva finito per chiamarla “puttana da due soldi” prima di beccarsi un bello schiaffo sulla guancia.
Draco cercò con gli occhi la Habbot, che in quel momento se ne stava al tavolo Tassorosso, esattamente davanti a loro, a chiacchierare con Macmillan. Ad ogni modo, Draco notò che di quando in quando Hanna lanciava qualche occhiatina furtiva al tavolo Serpeverde, ma quando notò che il ragazzo la stava fissando, arrossì di colpo e smise di guardarlo. Draco sorrise. Si. Avrebbe potuto sfruttare anche questo. Si spostò appena sulla sedia, come per allontanarsi da Pansy e continuando a fissare la Habbot nel modo più attraente possibile. Sentì qualcuno tirargli la manica dal lato in cui stava Pansy e si girò a guardarla, aspettandosi un’espressione severa. Ma Pansy indicò con il capo Liam Baddock e mormorò un “Fai attenzione”.
Draco spostò il suo sguardo su Liam, che aveva dipinto sulle labbra un sorrisino furbo e si stava in quel momento alzando dalla sedia elegantemente, rischiarandosi la voce. Era Caposcuola e la nomina era stata decisamente una sorpresa: nessuno si sarebbe aspettato che Silente avrebbe nominato un Serpeverde. Draco considerò la cosa come una buona mossa da parte del preside: un Serpeverde come Caposcuola andava ad aumentare il cosiddetto impegno nella collaborazione tra Case. Quando la Granger aveva parlato loro all’inizio dell’anno, era stato il primo pensiero entrato nella mente di Draco. Vecchio strampalato o meno, l’astuzia di Silente andava ammirata.
Lo sguardo di Draco si posò su una delle pareti della stanza, dove una mosca se ne stava appollaiata senza muoversi. La mente di Draco volò nuovamente a Rita Skeeter e si chiese se quell’insetto potesse essere davvero un Animagus. Le cose erano state molto diverse in quello stesso periodo di due anni fa: Draco ignorava ancora la sua omosessualità, il Torneo Tremagli era alle porte, e non c’era la guerra.
Lo stesso Draco, dopotutto, era leggermente preoccupato. Fino ad allora, aveva visto tutto come un gioco, come era sempre stato per lui. Quando era più piccolo, la guerra era solo un gioco perché suo padre gliel’aveva presentata così. Lucius Malfoy raccontava al figlio che ogniqualvolta incontravano qualcuno al Ministero, faceva parte del gioco. Il piccolo Draco vedeva suo padre come un genitore affettuoso, un freddo e crudele assassino, pronto a spezzare altre vite senza il minimo rimorso, e un parassita sempre pronto ad inginocchiarsi, la cui unica gioia sembrava essere la possibilità di servire. Lucius Malfoy era davvero un uomo dalle mille facce: un attore prodigioso, se mai ce ne fosse stato uno. Lucius amava il potere e sfruttava al meglio il suo talento per ottenerlo.
Draco si sistemò meglio sulla sedia, osservando Darla Nesbett, il prefetto Tassorosso del settimo anno. Stava ascoltando Liam con la bocca semi aperta che la faceva passare per pazza. I suoi occhi ricaddero su Draco e si accigliò sospettosa, chiudendo le labbra. Draco avrebbe potuto scommettere che in quel momento, nella testa della ragazza, non passavano altri pensieri se non “Non è affatto migliore di suo padre il Mangiamorte”. Draco alzò mentalmente le spalle: lui non era meglio di suo padre.
Draco non era affatto d’accordo con gli articoli dei giornali che dipingevano suo padre con uomo diabolico. Sapeva che suo padre non era diabolico, ma semplicemente un uomo che cercava il meglio per se stesso. C’erano troppe persone nel Mondo Magico che mettevano alla stesso livello il fatto di pensare solo a sé stessi (e a nessun altro) e la malvagità. Draco non pensava che la cosa fosse malvagia. Credeva fosse sensata. La guerra era un gioco che suo padre stava giocando; forse un giorno Draco si sarebbe unito a lui. Ad ogni modo, Draco non aveva ancora scelto da che parte stare: a differenza di suo padre, che amava i rischi e le sfide, Draco avrebbe semplicemente preferito unirsi al vincitore.
I principi del ragazzo, comunque, erano fermamente quelli del Signore Oscuro: infondo, suo padre era sempre Lucius Malfoy. C’erano due questioni in gioco nella guerra, e Draco le identificava fortemente entrambe in suo padre.
Una delle due ragioni era la Magia Oscura; Draco era convinto che nessuna magia fosse veramente oscura senza che l’intenzione fosse tale. Dubitava fortemente che Potter avrebbe potuto sopravvivere fino a quel momento senza ricorrere ai cosiddetti Incantesimi Oscuri. I pettegolezzi riguardo la notte al Ministero dello scorso giugno riportavano che Potter aveva affrontato da solo almeno Mangiamorte. Draco si rifiutava semplicemente di credere che Potter ce l’avesse fatta utilizzando solo Incantesimi Difensivi e banali attacchi come gli Schiantesimi. Era semplicemente impossibile.
Draco gettò un’occhiata alla Granger, che ascoltava attentamente Liam, prendendo occasionalmente appunti sulla pergamena che aveva davanti. Da quello che aveva sentito Draco, era stata gravemente ferita nell’attacco di giugno al Ministero. Era piuttosto dispiaciuto che la ragazza non avesse avuto il buongusto di morire e liberare Hogwarts dalla sua disgustosa presenza.
L’altro punto della contesa era la questione dei Mezzosangue. Draco era convinto che fosse uno dei problemi fondamentali: suo padre gli aveva attentamente spiegato come il Mondo Magico fosse insozzato dal sangue Babbano, come la Magia stesse pian piano andando disperdendosi e come alcune famiglie potenti fossero divenute mere ombre di ciò che erano un tempo perché c’era troppo sangue sporco nelle loro vene. Draco temeva che se il mescolarsi del sangue fosse continuato, non ci sarebbero stati più maghi nel giro di poche generazioni, ed era un pensiero parecchio preoccupante. Ovviamente, anche la sua omosessualità avrebbe impedito che la linea Purosangue dei Malfoy-Black continuasse, ma decise di non pensarci.
Accanto a lui, Liam aveva finito di parlare e si era seduto: tutti iniziarono ad applaudire. Draco fece lo stesso senza pensare con lo sguardo vuoto. Liam gli aveva chiesto di essere civile almeno durante il primo incontro, e Draco aveva promesso di esserlo. Una promessa era una promessa, dopotutto. La Granger si alzò dal suo posto e si schiarì la voce. Draco alzò gli occhi al cielo. La ragazza aveva un’espressione compiaciuta e soddisfatta, come se avesse avuto qualcosa di cui andare orgogliosa, la Mezzosangue! Draco indossò un’espressione di disappunto. La Granger aveva fatto di tutto perché Silente le lasciasse fare il discorso d’apertura sull’Unità tra le Case, mentre per diritto sarebbe dovuto essere un dovere dei Capiscuola. Tutti fecero silenzio, e lei iniziò a parlare.
“A Grifondoro, è stato creato il gruppo per le Esercitazioni Segrete. Alcuni di voi...” si rivolse al tavolo Tassorosso e a quello di Corvonero “già sanno di cosa parlo, altri…” e diede un’occhiata gelida a Draco e Pansy “…conoscono alcuni dei membri”.
Il suo sguardo si posò su Draco e il ragazzo giurò di potervi scorgere un piccolo ghigno. Quella sporca Mezzosangue gli stava ricordando come lui, Vincent e Gregory si erano fatti attaccare da quella stupidissima combriccola. Draco soffiò irato e Liam gli diede una gomitata sulle costole. Il ragazzo chiuse gli occhi per la frustrazione. Non avrebbe potuto aspettare il settimo anno, quando non avrebbe più avuto qualcuno a trattenerlo. La Granger continuò a parlare.
“Come ben sapete, il gruppo per le Esercitazioni Segrete è un gruppo di studenti che assieme studiano la pratica di Difesa Contro le Arti Oscure” disse “Quest’anno, abbiamo un ottimo insegnante per DCAO, ma i prefetti di Grifondoro pensano che sia una buona idea continuare le lezioni di ES nonostante tutto, se non altro per permettere agli studenti di conoscersi meglio”. Riprese fiato e continuò. “È davvero molto divertente. Harry è un mago molto dotato e l’anno passato ci ha insegnato molte cose, e ci ha salvato la vita lo scorso giugno” disse, lanciando uno sguardo a Weasley che annuì più volte. Draco cercò di nascondere uno sbuffo. Se Potter gli aveva insegnato maledettamente bene così tante cose, perché alla fine aveva dovuto salvare loro la vita? Non avrebbero dovuto essere in grado di salvarsi la pelle da soli?
“In conclusione, questo è il primo contributo di Grifondoro all’Unità tra le Casate quest’anno. Noi ci occuperemo di organizzare gli incontri e creare una lista di membri. Grazie” ringraziò la ragazza e si sedette, mentre tutti applaudivano. Draco non lo fece e si guadagnò un’altra gomitata. Il biondo unì le mani due volte, prima di riportarle lungo i fianchi, sussultando. La seconda gomitata gli aveva quasi fatto male.
Brock Logan, il prefetto Tassorosso del settimo anno, annuì a Macmillan. Quest’ultimo si alzò in piedi e snocciolò un discorso sull’iniziativa dei Tassorosso di organizzare delle piccole riunioni per tutte e quattro le Case in vari punti della scuola. Tassorosso avrebbe provveduto agli snack, alle bibite e alla musica, mentre l’unico problema sarebbe stato che le persone sarebbero state invitate dieci minuti prima della festa e non avrebbero saputo chi altro avrebbe partecipato. Con tono filosofico, informò che avrebbero utilizzato un calice come quello utilizzato per il Torneo Tremaghi, che avrebbe condotto a venti nomi a caso, non uno per volta, cinque per ogni Casa e dello stesso anno. Macmillan ringraziò la Granger per l’aiuto riguardo al calice e si sedette, riservando una piccola occhiata a Draco e annuendo impercettibilmente. Bene, aveva la lista. L’idea della festa era terribile.
Trista Morgan, il Caposcuola di Corvonero, si alzò in piedi. Era più magra di una scopa e le sue labbra emaciate e i suo occhiali tondi la rendevano più simile ad una professoressa che ad una studentessa. Aveva una voce profonda e gutturale che stonata terribilmente col suo aspetto, e Draco rimase quasi ipnotizzato da come la voce sembrasse non appartenere alla ragazza. Le sembrava quasi una ventriloqua. Cambiò posizione sulla scomoda sedia e provò a prestare attenzione.
Corvonero stava organizzando dei gruppi di studio composti da due ragazzi dello stesso anno per ogni Casa. Avevano chiesto a tutti i professori alcuni voti speciali da assegnare a chi prendeva parte ai gruppi di studio, per poter così aumentare il loro profitto in vista degli esami. Gli studenti che avrebbero affrontato i GUFO e i MAGO quell’anno, avrebbero quindi potuto guadagnare punti extra se avessero partecipato a tutte le riunioni. Draco pensò che era un’idea decisamente migliore di quella dei Tassorosso: un modo per alzare i propri giudizi, anche se questo prevedeva la collaborazione con le altre Case.
A questo punto, Draco si pentì di non aver ascoltato quello che Liam e gli altri avevano preparato da parte dei Serpeverde: Draco aveva declinato l’offerta di partecipare all’iniziale incontro di scervellamento. Oh bè, Pansy gliel’avrebbe detto più tardi. L’incontrò giunse alla conclusione quando tutti si dichiararono d’accordo sui punti di una specie di calendario degli eventi, mentre Draco non prestava attenzione. Stava cercando di incrociare lo sguardo di Macmillan, nel caso in cui si fosse scordato della lista, ma l’altro lo stava già raggiungendo. Gli consegnò una piccola pergamena accuratamente ripiegata. “Qui c’è la lista degli ingredienti di cui ti avevo parlato, Malfoy. Grazie ancora per il tuo aiuto” disse e Draco annuì, piuttosto impressionato contro il suo volere “Ti porterò la descrizione in una settimana, Macmillan” gli rispose, mettendosi il foglio in tasca.
Tutte le persone nella stanza, escluso Macmillan che era già uscito dalla porta, strabuzzò gli occhi e fissò Draco. Il biondo sorrise beato e scrollò tranquillo le spalle. “Bè, Unità tra le Case” borbottò, fissando la Granger, che aveva decisamente mascherato male il suo shock.
Liam gli battè sulla spalla cordialmente “Eh bravo, Draco!”
Dracò si irritò. Detestava quando Liam era così accondiscendente, ma preferì lasciar perdere. Trista Morgan si avvicinò tossendo gentilmente, e Liam le si rivolse con una piccola occhiata di scuse a Draco, che annuì e si appoggiò alla scrivania.
Draco aveva chiuso i rapporti con Liam quando erano ancora piccoli: il biondo sapeva perfettamente come farsi gli amici giusti, suo padre gli aveva insegnato a distinguerli. Le altre case erano inferiori: invece di concentrarsi sulla realizzazione personale, si erano dedicati ai rapporti interpersonali legati alle emozioni, che potevano spezzarsi per qualcosa di triviale come un compleanno dimenticato o una stupida gelosia. Gli studenti di Serpeverde lasciavano Hogwarts con una ben stabilita cerchia di amici che li avrebbero aiutati a farsi una carriera. L’amicizia in Serpeverde era basta sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza che ognuno faceva il meglio per sé stesso, non per un confuso ideale di bontà. L’orgoglio Serpeverde, era l’orgoglio personale, ecco tutto.
“Senti, dobbiamo parlare” disse Liam.
Draco alzò lo sguardo, trasalendo. “Si, dobbiamo” rispose, riportando la sua attenzione lì e in quel momento.
Gli occhi scuri di Liam si strinsero. “Oh…”
“Abbiamo un piccolo problema al sesto anno” Draco aggiunse sbloccando la situazione.
“E il suo nome è?
“Theodore Nott”
“Davvero?” Piccola pausa.
“ha cominciato ad alzare la voce con me ieri sera senza alcun motivo apparente. Quando gli ho chiesto di moderare i termini, ha messo in discussione la mia autorità” Draco fece una pausa. “Farai qualcosa per questa storia?”
“Certo, Draco” rispose l’altro illuminandosi “Veramente, questo ci porta esattamente a quello di cui ti volevo parlare”.
Draco annuì e fissò l’altro in attesa.
“Il mio fratello piccolo Malcom vuole partecipare alle selezioni come Cacciatore” disse il Caposcuola, fissando Draco intensamente.
“Capisco” rispose il biondo. Scrollò le spalle mentalmente: finchè qualcuno non aveva intenzione di fare il Cercatore, a lui andava bene. Draco voleva scegliere da solo il nuovo Portiere.
Le cose a Serpeverde andavano così. C’era un assetto ben delineato e preciso e nessuno fingeva che non esistesse. Una cosa del genere era necessaria in una struttura ben governata, questa era la via scelta da Serpeverde. C’era gente in cima, e gente che stava in basso. E le persone arrivavano in cima sfruttando tutto quello che era necessario per farcela.
I Prefetti erano intoccabili: erano scelti da un’autorità che era più alta degli studenti. Nessun Serpeverde infastidiva un Prefetto della Casa, e nessun Prefetto del quinto anno infastidiva uno del sesto, così come nessuno del sesto poteva contestare le decisioni di un Prefetto del settimo o del Caposcuola. Era così che i Serpeverde prendevano parte al gioco della vita ad Hogwarts. Infrangere le regole interne non era consentito perché rovinava il gioco a tutti. In quel momento, Liam era il capo di Serpeverde, subito dopo Piton c’era lui. Nessuno interferiva con le decisioni di Liam come nessuno lo faceva con Piton.
Draco sorrise a sé stesso e salutò Liam. Stava per andare a cercare Pansy quando sentì un paio di mani fredde sugli occhi e le raggiunse con le sue. “Nessun altro ha le mani così piccole, Pansy!” disse, togliendosi delicatamente la mani dal viso. Non gli piaceva quando le persone gli toccavano il viso, e Pansy lo sapeva perfettamente. Doveva essere turbata per qualcosa, pensò Draco voltandosi verso di lei. La ragazza lo fissava.
“Da quando sei amico di Macmillan, Draco?” chiese.
Draco rise. “Oh, ecco cos’hai! Sarai contenta di sapere che non è proprio amicizia” le disse allusivamente “Solo un piccolo favore” concluse, facendosi un piccolo appunto mentale sul mandare il primino che avevano beccato da Macmillan. Una promessa era una promessa. Pansy continuava ad essere perplessa.
“ti comporti in maniera così strana ultimamente, Draco” si lamentò “Non mi dici più niente”.
“Ho le mie ragioni” le rispose.
Pansy sapeva come essere incalzante. Scesero le scale, passando accanto all’aula di Astronomia, dove i Grifondoro del sesto anno stavano aspettando la professoressa Sinistra per entrare. Potter, la Granger e Weasley stavano in un angolo ridacchiando di gusto.
La Granger si lasciò sfuggire un “Non crederai mai cosa ha appena fatto Malfoy all’incontro tra Prefetti!” Aveva una puntualità impressionante, Draco doveva darle credito.
“Non starai per morire dalla sorpresa, vero, Granger?” la richiamò Draco. Non poteva semplicemente permetterle di continuare con i suoi beffardi commenti sulla riunione, non c’era proprio modo di lasciarglielo fare.
I tre smisero di ridere e fissarono Draco. Weasley prese immediatamente una colorazione rossastra. Fece un passo in direzione del serpeverde e gli puntò contro un dito accusatorio. “Non so cos’hai fatto a Ernie, Malfoy, ma te ne pentirai. Sarà meglio che tu non sia nel mio stesso gruppo di ES”.
“ES?” lo prese in giro Draco “Estremamente Stupidi? Sono assolutamente terrorizzato! Ho sempre saputo che eri un ipocrita piagnucolone, Weasley, sempre a cianciare dell’Unità tra le Case quando ci sono i Prefetti in giro ma pronto ad abbandonare la tua maschera di buona presenza quando siete solo tu, la Mezzosangue e lo Sfregiato”. Bè, era vero. Weasley era sempre in cerca di una possibilità per attaccare Draco, qualsiasi cosa dicesse ora per giustificarsi.
Annuiva ad ogni singola parola che usciva dalla bocca della Granger, ma poi si voltava ed era pronto a buttare fango addosso a Draco. Era disgustoso.
Weasley fece un passo avanti. “Lascialo. Perdere. Ron.” Sputò fuori la Granger, trattenendolo.
Potter stava fissando Draco nello stesso identico modo con cui l’aveva guardato dall’inizio della scuola: con attenta indifferenza. Stava rendendo Draco completamente pazzo. Era sicuro al cento per cento che Potter lo stesso cercando con gli occhi a Cura delle Creature Magiche. Aveva guardato Potter in Sala Grande mercoledì, ma l’altro non aveva spostato il suo sguardo dalla sua parte nemmeno una volta. Si era intenzionalmente scontrato con Potter fuori dall’aula di Pozioni il giovedì, ma l’altro aveva semplicemente scosso le spalle e aveva ripreso a camminare. Non che pensasse che Potter fosse cambiato. Era sempre lo stesso, in ogni modo, come era prima, esattamente come quando Draco non aveva neppure notato il fatto di aver notato il modo di fare del Grifondoro. Era come se il ragazzo avesse smesso di considerare Draco completamente, e questa cosa al biondo proprio non andava giù. Potter doveva considerare Draco. Ad ogni modo, Potter stava già per andarsene: la professoressa Sinistra era arrivata e stava aprendo la porta della classe.
Draco fissò la schiena di Potter, valutando qualcosa da dire, ma le uniche cose che gli venivano in mente, non erano esattamente frasi che si potessero pronunciare davanti ad un’insegnante. Mise un braccio al collo di Pansy e le schioccò un bacio sulla fronte, senza pensarci. La ragazza alzò lo sguardo sul biondo.
“Credi che sia possibile?” chiese seriamente.
“Cosa?”
“L’Unità tra le Case…” rispose.
“Tu ci credi?”
Pansy si morse il labbro inferiore. “Per essere completamente onesta, credo che potrebbe funzionare. Anche se non mi ci sto affatto impegnando” aggiunse frettolosamente quando Draco assottigliò lo sguardo.
“Nemmeno a me. Non ci avranno, Parks” disse Draco, usando il suo soprannome da bambina come faceva spesso quando erano soli. Effettivamente, adesso erano soli, pensò Draco.
Erano sempre stati molto uniti. Lei aveva tollerato i malumori del suo carattere quando era più piccolo, gli aveva dato quello che avrebbe dovuto ricevere dalla madre. Pensy aveva accettato di fingere di essere la sua ragazza durante il quarto anno, quando aveva realizzato che non era effettivamente interessato ad una fidanzata, non in quel senso almeno. Non era mai stato un sacrificio per lei, comunque: le piaceva l’intrigo e poi, si era guadagnata la gelosia di tutte le altri ragazze di Serpeverde. A Pansy piaceva essere al centro dell’attenzione, ed essere la sua ragazza sicuramente attirava molti sguardi, ecco perché lo faceva. Draco l’adorava per non aver mai finto che fosse chissà cos’altro. Certo, avevano i loro screzi, perché sapevano perfettamente come soggiogare l’altro al momento buono, ma Pansy era la cosa più vicina ad una sorella che Draco avesse mai avuto. Sospirò.
“Sai Draco, alle volte mi spaventi. Ti guardo negli occhi ed è come se ci vedessi un vecchio” gli disse pensierosa.
“Bè, non è una sorpresa, considerando che ho ben cinque mesi più di te” rispose l’altro con un’espressione funerea, prima che scoppiassero a ridere entrambi. “Andiamo!”
“Ehy, Pansy” disse Draco, ricordando l’inizio dell’incontro “Non ho ascoltato una parola di Liam durante la riunione. Cosa propone Serpeverde?”
“Draco! Sono scioccata. Hai ascoltato tutto tranne il nostro Caposcuola? Vergognati!” rispose la ragazza, ma stava ridacchiando.
“Si, si, faccio penitenza più tardi” le rispose mentre scendevano l’ultima rampa di scale e raggiungevano i sotterranei. “Comunque, cosa facciamo?”
“Oh, credo sia un’idea brillante. È una mia idea, sai” disse Pansy mentre arrivavano all’entrata della Sala Comune.
“Serpens Sanguineus” Mormorò Draco e la porta si spalancò. “Vai avanti” al incoraggiò, mentre entravano nella stanza e si sedevano su uno dei divani.
“Bè, vedi, sono partita dal fatto che nessuno capisce noi Serpeverde” disse entusiasta. “Tutti sarebbero stati abbastanza diffidenti se avessimo presentato qualcosa come quella dei Tassorosso, anche se l’idea era stata avanzata durante la riunione”.
Draco sghignazzò. “Delle feste nella Sala Comune si Serpeverde? Penso proprio di no. Piton avrebbe avuto qualcosa da ridire. Sono sorpreso che ci lasci partecipare a tutta questa storia dell’Unità fra Case, tanto per cominciare”.
Pansy ridacchiò. “Aveva il potere di vietare tutte le idee, ma è stato d’accordo con la mia. Mi lasci finire?”
“Va bene, va bene!” le rispose Draco, appoggiandosi al tavolino e prendendo in mano una scatola di Gelatine Tuttigusti + 1.
“Ogni Serpeverde scriverà un piccolo saggio per descriversi, non più lungo di mezzo metro di pergamena. I saggi degli studenti di Serpeverde di ogni anno saranno distribuiti ai ragazzi della altre Case del loro stesso anno. E tutto quello che dovranno fare è lavorare assieme per cercare di capire chi ha scritto quel saggio” terminò Pansy, compiaciuta.
“Ma è ridicolo! Non credi che appena leggeranno che ho la pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi grigi intuiranno immediatamente di chi è il saggio? Vedi altri biondi pallidi nel sesto anno?” Draco le riservò uno sguardo incredulo, mettendosi una gelatina in bocca e sputandola immediatamente. Lui odiava la vaniglia.
Pansy sbuffò. “Devi descriverti dentro, Draco! Chi sei tu come persona, non come sei fuori. Te l’ho detto, è partito tutto dal fatto che nessuno capisce noi Serpeverde. È l’occasione per dimostrare agli altri che hanno avuto sempre un’idea sbagliata di noi”.
“Così praticamente, dobbiamo parlare di noi stessi e loro devono fare tutto il lavoro? Bè, sono d’accordo, è perfetto” le rispose, sorridendole. “Non è che riusciranno a capire l’autore dalla calligrafia, vero?” pensò che non avrebbe voluto che i Grifondoro in particolare sbirciassero sui quaderni dei Serpeverde durante le lezioni.
“Il professor Vitious ha promesso di incantare le pergamene in modo che alla fine sembrino tutte scritte dalla stessa persona” ripose Pansy, e sorrise. “Questa è l’idea: piccolo sforzo, miglior risultato. Liam ha fatto un discorso poetico sullo stereotipo dei Serpeverde, è un peccato che tu non abbia ascoltato. Giuro, perfino la Granger sembrava mortificata”.
“Penso di aver già sentito tutto quello che c’era da sentire riguardo a quello che Liam ha da dire riguardo agli stereotipi sui Serpeverde, Pansy” sbuffò.
Liam era bravo a parlare, ma Draco dubitava che qualcuno sapesse davvero quello che gli passava per la testa. Da fuori, sembrava lo studente modello: aveva buoni voti, svolgeva le sue mansioni da Prefetto alla perfezione, accondiscendente ma non ostile con le altre Case. Diceva di odiare il fatto che tutti consideravano i Serpeverde come orrendi, diabolici schifosi, che non si sarebbero fermati davanti a nulla per ottenere il potere, ma non era sicuro se Liam stesse dicendo tutto ciò perché era quello che ci sia aspettava dicesse.
Draco scosse la testa. “Bè, dove dobbiamo metterli i nostri saggi?”
“Ci sarà un raccoglitore nella Sala Comune, e le persone potranno semplicemente infilare lì i manoscritti. Li prenderemo tutti prima del primo weekend a Hogsmeade, in modo che chi non li avesse ancora scritti possa farlo prima di quella domenica”.
“E se qualcuno si inventa le cose?” chiese Draco, sentendosi tentato di farlo solo per creare un po’ di scompiglio.
“Oh, non è il caso. Dovrai leggere quello che hai scritto pubblicamente” gli sorrise divertita “e Liam ha promesso di smascherare i bugiardi davanti a tutti”.
“Questo non è molto carino” ripose Draco accigliandosi. Liam aveva il vantaggio di sapere sempre tutto di tutti.
“Bè, questo è il punto principale. Dopo che i manoscritti saranno consegnati le altre case potranno tenerli fino ad Halloween per cercare di indovinare gli autori. Dopo la Festa di Halloween, dopo cena verranno letti cinque saggi ogni sera”.
“Aspetta, qualcuno li leggerà davanti a tutti? Perché?” A Draco questa cosa piaceva sempre meno.
“Bè, è il motivo fondamentale. È una competizione, vedi, la Casa che indovina più Serpeverde, vince 250 punti. Dopo che un manoscritto viene letto, ogni casa proporrà la propria ipotesi. Poi l’autore si alza in piedi e la verità viene svelata”.
“E noi in tutto questo cosa ci guadagniamo?” chiese Draco.
“Per ogni persona che scriverà la verità e nessuna Casata riuscirà ad individuarla, Serpeverde guadagnerà 50 punti.”. Rispose la ragazza, radiosa.
“Questo farà guadagnare a Serpeverde un sacco di punti, allora” concluse l’altro soddisfatto.
In quel momento, alcuni studenti del terzo anno entrarono nella Sala Comune, chiacchierando eccitati. Draco spostò lo sguardo su di loro e si alzò, riservano a Pansy un piccolo bacio. Voleva pensare, e aveva bisogno di pace e silenzio. Si ritirò nel suo dormitorio chiedendosi senza farci troppo caso dove fosse Blaise.
***
Durante il weekend, Draco passò tutto il suo tempo nella Sala Comune, determinato a fare più compiti possibile: avrebbe perso l’intero mercoledì pomeriggio per le selezioni della squadra di Quidditch, e non aveva intenzione di restare indietro con qualche materia così presto. La domenica pomeriggio, appena prima di cena, Draco concluse il suo saggio di pozioni e si stiracchiò contento. Herbert, il gatto di Millicent vagava ai piedi del ragazzo e lo fissavo, facendo le fusa. Draco allungò una mano e accarezzò l’animale dietro l’orecchio. Aveva visto Nott parecchie volte dalla discussione di giovedì, ma l’altro sembrava determinato ad evitarlo. Meglio. Liam doveva avergli ricordato l’importanza del rispetto ai superiori.
Draco solleticò il gatto sotto al collo per l’ultima volta e si alzò, zoppicando: si era seduto sopra la sua gamba sinistra e si era addormentata. Non aveva visto Blaise per tutto il giorno e si chiese cosa tesse facendo l’altro. La Benefattrice entrò dal dormitorio femminile e si bloccò sulla porta quando vide Draco. Lui spostò lo sguardo su di lei attentamente e inarcò un sopracciglio.
“Che c’è, Benefattrice?” le chiese.
“Non lo dirai a nessuno, Draco, vero?” chiese con una voce controllata, spostandosi i capelli dal viso.
“Non c’è nulla da dire” le sorrise.
La Benefattrice sorrise stentatamente prima di assottigliare lo sguardo. “Cosa gli hai fatto fare?”
“Solo un piccolo favore” rispose il ragazzo, ghignando. “Dimmi un po’, Benefattrice…”
“Faresti meglio a non cominciare con domande sulla mia vita privata, perché altrimenti ti lancio una maledizione appena arriviamo a Hogsmeade…” disse ad alta voce.
L’espressione di Draco si fece dura. “Non sono inopportuno, Greengrass. Dovresti smetterla di frequentare quel maiale senza cultura, sta avendo una brutta influenza su di te”.
“Non biasimare Theodore, Draco! È triste, ecco cos’è” sbottò la Benefattrice, abbassando lo sguardo demoralizzata.
“Una buona ragione per biasimarlo, allora” le rispose, raggiungendola e mettendole un braccio attorno alle spalle.
Draco e la Benefattrice erano amici da quando erano piccoli, ma si erano allontanati quando il ragazzo aveva iniziato a frequentare Pansy. Alla Benefattrice non piaceva la ragazza di Draco, e la cosa era reciproca. Pansy era più utile al Serpeverde che l’altra: aveva accesso a tutte le informazioni necessarie, la Benefattrice no. Lei lo sapeva, la lealtà del biondo era come prima cosa a sé stesso, non aveva mai preteso di cambiarlo. Ad ogni modo, quando capitava, chiacchieravano ancora come un tempo.
“Molti di noi si sentono feriti, in questi giorni, ma lui è l’unico a dimostrarlo” concluse.
“Ma suo padre…”
Draco la interruppe, intuendo al volo. “Si, anche il padre di Vincent. E mio padre, fino a poco tempo fa. Non è l’unico”. L’accompagnò al divano e si sedettero. Draco appoggiò i gomiti sulle ginocchia e intrecciò le dita, guardandola al suo fianco.
“Draco, lui crede che tu abbia a che fare con la fuga da Azkaban” disse seria.
“Cosa? Non mi dire che Nott ha creduto veramente a tutti quei pettegolezzi!”
“Allora non è vero, è così?” gli occhi della Benefattrice assunsero un’inusuale forma rotonda, dalla sorpresa.
“Ma cosa pensate che sia, una specie di ragazzo meraviglia? Studente di Hogwarts di giorno, vigile Mangiamorte di notte?” Draco scosse la testa divertito. “Ad ogni modo, cosa crede che possa fare per lui, Nott?”
“Draco, suo padre è l’unico che ha. Sua madre è morta tempo fa, ed è rimasto solo tutta l’estate. È andato fuori di testa…”
“Bè, può piangere un fiume di lacrime per me, Benefattrice” sbottò Draco. Poteva comprendere lo stato di Nott, ma questo non gli dava l’autorizzazione di prendersela con lui. “Comunque, non voglio parlare di Nott un momento di più. Sono curioso di sapere una cosa da te…”
“Se è una cosa che centra con Ernie, Draco, io..”
“Non è una cosa che riguarda Macmillan, vuoi ascoltarmi o no?” disse Draco, prima di cercare nella sua testa una parola per un’espressione migliore di ‘curioso’. “Sono preoccupato, Benefattrice” provò. I tratti della ragazza si addolcirono e finalmente alzò lo sguardo con un misto di speranza e sospetto. Draco scelse le parole con cura: aveva trovato la giusta via, doveva solo andarci con calma. “Fai strane domande in classe, ho paura che ti cacci nei guai” disse, attento all’espressione del suo viso.
“Oh, quello” rispose lei con un sospiro. “Vedi, ho quest’idea: io avrò diciassette anni in Novembre. Così, speravo di avere l’autorizzazione a Smaterializzarmi, seguendo corsi particolari o cose del genere”.
Draco annuì e le concesse un piccolo sorriso. Questo avrebbe dovuto incoraggiarla abbastanza, se la conosceva abbastanza. Ad ogni modo, la ragazza sembrava sul punto di scoppiare a piangere, mormorando qualcosa riguardo al fatto di dover andare in biblioteca, e si lanciò fuori dalla stanza correndo. Draco collassò sul divano, frustrato. Come mai quell’anno niente andava per il verso giusto? Ripensò alla chiacchierata con la Benefattrice e si ricordò della lista di Macmillan. L’aveva del tutto dimenticata, ma ce l’aveva ancora nella tasca della divisa. La ripescò e la stese sul cuscino del divano accanto a lui.
Professioni
Auror (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche)
Guaritore (Richiede anche Erbologia)
Indicibile (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche. Richiede anche Antiche Rune o Aritmanzia)
Mago Tiratore Scelto (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche)
Obliviatore (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche. Richiede anche Babbanologia)
Draco sorrise all’efficienza di Macmillan. Era un Tassorosso modello: aveva perfino messo la lista in ordine alfabetico. Riportò alla mente l’orario di Potter e raggiunse la sua sedia, recuperando la sua piuma. Intingendola nel calamaio, tagliò le opzioni di Indicibile e di Obliviatore: Potter non seguiva né Babbanologia, né Antiche Rune o Aritmanzia. Diede un’occhiata a quel che rimaneva, rabbuiandosi. Bè, Guaritore era fuori questione. Potter aveva l’attitudine a salvare il mondo con la spada, piuttosto che curare le ferite di questa. Draco eliminò Guaritore dalla lista.
Così aveva intenzione di diventare o un Auror o un Tiratore Scelto. Draco si incupì, passando da una riga all’altra. Bè, Mago Tiratore Scelto non centrava nulla con i maghi Oscuri come suo padre. A loro venivano affidati piccoli criminali. Gli Aurors erano quelli che lottavano contro i Mangiamorte e Potter era semplicemente il manifesto pubblicitario di una simile carriera. Draco annuì, convinto. Dopotutto, Potter era orfano a causa del Signore Oscuro e i suoi Mangiamorte. Avrebbe voluto eliminarli tutti, da buon Grifondoro qual era.
Draco riusciva difficilmente ad immaginare come doveva essere stata l’infanzia di Potter, senza i genitori. Non se l’era mai chiesto, ma ora che anche lui aveva passato l’estate senza suo padre, che ora cominciava a mancargli, aveva iniziato a porsi il problema. Scacciò il pensiero impazientemente: cosa gliene fregava di Potter e della sua triste infanzia? Potter era il responsabile per la cattura di suo padre e della sua reclusione ad Azkaban, e questa era una questione sulla quale non avrebbe mai e poi mai sorvolato. Potter l’avrebbe pagata. Non era importante che Lucius Malfoy fosse scappato. Draco tagliò Mago Tiratore Scelto, richiuse la pergamena e se la infilò in tasca. Era ora di cena.
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Diario di Draco Malfoy, 7 Settembre
Devo ammettere che mi sento piuttosto eccitato dal progetto per l’Unità tra le Case di Serpeverde. Non so ancora cosa scrivere con certezza, ma non sarà qualcosa sulla guerra. Non ci sono dubbi: sono certo che il mio punto di vista è impopolare, per quanto possa essere giusto. M’immagino già quanto ci metterà il gruppo di Potter per capire chi ha scritto il mio saggio. Scommetto che non ce la faranno.
Così, a quanto pare, Nott si aspetta che io salvi suo padre per lui perché il mio è fuggito da Azkaban e crede ai pettegolezzi che mi vedono partecipe alla cosa. Ho l’impressione che sia diventato pazzo, il ché è vergognoso, davvero. Mi aveva sempre dato l’idea di un tipo intelligente. Il padre di Nott è ancora ad Azkaban? L’articolo di martedì parlava solo di mio padre. Il comportamento della Benefattrice è strano… Credo nasconda un segreto che la preoccupi non poco. Cosa potrebbe essere? E cosa centra la Smaterializzazione con questo?
Potter non si comporta come vorrei, purtroppo. Devo cominciare a controllarmi un po’ di più, credo, e non insultare Weasley o la Granger davanti a lui; potrebbe significare crearmi dei problemi nel piano. Peccato, davvero, perché Weasley è una così facile preda. Perché Potter ostenta quell’indifferenza? E molto più importante, perché sembra darmi così fastidio il fatto che non mi consideri? Bè, no, non mi da fastidio per niente. Nessun problema. È ora di andare a letto.
Fine parte 4.
Note dell’autore:
Alla fine del quinto libro, non è chiaro se Nott sia stato catturato durante l’assalto al Ministero. Ho deciso di propendere per l’arresto. Tiger è ad Azkaban, mentre Goyle è in libertà.
Ecco qui il capitolo ---no dico, guardate ke ore sono... mio dio le 6 e 30 XD mi sono impegnata ... Spero vi sia piaciuto!
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura
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Capitolo 5 *** Expect the Unexpected ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Nuovo tentativo da parte di Draco di scoprire il motivo delle misteriose assenze di Blaise. Si tengono le selezioni per la squadra di Quidditch di Serpeverde e Draco trova i tre nuovi Cacciatori e il Portiere. Harry e Draco si scambiano due parole (o tre) e Draco riceve un messaggio che quasi gli cancella il sorriso dal viso. Quasi.
***
Capitolo 5: Expect the Unexpected
Il mercoledì subito dopo cena, Draco collassò sul suo letto, cercando di trovare una scusa plausibile per non partecipare alle selezioni per il Quidditch, ma con suo grande dispiacere, il Capitano non poteva semplicemente giustificarsi e non andare. Storse il naso e si mise seduto. La porta del dormitorio si spalancò e vi entrò Blaise, con l’espressione di un gatto che ha appena bevuto il suo latte.
“Come mai sei così felice?” chiese il biondo con tono scontroso.
Blaise lasciò cadere la sua cartella sul pavimento accanto al letto e andò a sedersi al fianco di Draco. “Non siamo di buonumore oggi, eh?”, ghignò.
“Non hai risposto alla mia domanda” puntualizzò Draco.
“Domanda?” rispose l’altro con l’espressione vacua.
“Oh, lascia perdere. Vuoi andare alle selezioni per il Quidditch al posto mio?” chiese.
“Mi dispiace, non posso, dal momento che devo partecipare” rispose Blaise, che aveva riguadagnato il suo sorrisino.
Draco alzò lo sguardo. “Così alla fine hai deciso di venire?”
Blaise inarcò un sopracciglio. “Sarebbe leggermente difficile per me partecipare alle selezioni senza venirci, non credi?”
Draco lo guardò con una strana espressione prima di alzarsi dal letto con un lungo e sofferente sospiro.
“Sei una primadonna melodrammatica!” continuò il moro divertito, aggrappandosi agli abiti dell’amico. Draco fu colto alla sprovvista e ricadde all’indietro sul letto, esattamente sopra il braccio dell’altro. Blaise si mise a fissarlo, i suoi occhi scuri che brillavano. Draco gli rivolse uno sguardo di ghiaccio.
“Finiscila, Zabini” rispose Draco, ma la sua voce assomigliava quasi ad un gracidio. Si rimise seduto e tossì alcune volte per schiarirsi la voce. “Dai, è il caso di andare. Le selezioni iniziano fra venti minuti”.
“Draco, io…” cominciò a dire il moro, ma si fermò.
“Draco si girò a guardarlo. “Cosa?”
Gli occhi di Blaise scivolarono veloci sul viso di Draco prima di concentrarsi su un angolo lontano della stanza. “Niente. Non capiresti. È meglio se andiamo” disse con gli occhi bassi e con l’espressione corrucciata. Un pesante silenzio cadde tra loro.
Draco era irritato. Era ovvio che Blaise voleva dirgli qualcosa, ma qualcos’altro sembrava avergli impedito di farlo. Draco fremette. Si stava rodendo di curiosità: le innumerevoli sparizioni l’avevano reso sempre più interessato all’affare misterioso che coltivava l’altro. Ma allo stesso tempo, d’altronde, non aveva intenzione di incoraggiare le avances di Blaise, preoccupato di infilarsi in una situazione che gli avrebbe impedito di continuare a negarsi per molto.
Blaise era concentrato sulle sue mani, con un’espressione piuttosto pensierosa e Draco avrebbe dato un braccio per essere un Legimens e sapere cosa passava in quel momento nella testa dell’altro.
Draco rabbrividì appena, ricordando la notte in cui Blaise si era precipitato dentro il dormitorio alla fine del quinto anno, il giorno prima della fine delle scuole. In quel periodo l’amico frequentava un Serpeverde del settimo anno che lo aveva usato per fare qualche esperienza in più (questo Draco l’aveva saputo dopo) e gli aveva spezzato il cuore. Blaise era rimasto fermo sulla porta per un attimo, col respiro corto, poi aveva raggiunto con calma l’angolo in cui tenevano le loro scope, aveva preso la sua Tornado 11 e l’aveva letteralmente spaccata in due a mani nude. Draco ricordava le lettere che si erano scambiati in seguito, nelle quali Blaise si lamentava che le mani gli avevano fatto male per due settimane, ma almeno ci aveva guadagnato una Nimbus 2001 da tutta quella storia.
No, rifletté Draco, non era una buona idea far agitare Blaise. Ad ogni modo, il silenzio che era caduto tra loro stava diventando insopportabile e Draco studiò attentamente le parole da usare. Prese un’espressione amichevole, poi parlò, con un tono di voce calmo e gentile.
“Senti, è chiaro che c’è qualcosa che ti preoccupa ed è chiaro che non vuoi dirmi che cosa sia, Blaise”.
Qualcosa di strano fece brillare gli occhi dell’altro. “Non fare il superiore con me, Draco” lo avvertì.
“Non sto facendo il superiore. Voglio solo che le cose tornino ad andare per il verso giusto” rispose sincero, sospirando.
I tratti del viso di Blaise si addolcirono. “Anche io” bisbigliò. E prima che Draco potesse protestare, Blaise gli si fece più vicino sul letto e appoggiò la sua mano su quella dell’amico. Draco sentì un formicolio nel petto: la mano di Blaise era grande e calda, e per un momento il ragazzo non avrebbe potuto immaginare nulla di meglio che lasciar fare all’amico qualsiasi cosa avesse voluto.
Draco chiuse gli occhi e espirò rumorosamente. Al suo fianco, Blaise tratteneva il respiro. Draco scosse la testa fermamente. “Non intendevo quello che pensi tu, Blaise” rispose tristemente, liberando la sua mano da quella del moro. Non poteva fare questo a se stesso.
Blaise piegò il capo da un lato, i suoi capelli ricci gli coprirono il volto. “Vorrei solo che mi dicessi cosa ho fatto di sbagliato, Draco” disse, piano.
“Non c’è niente che hai fatto, Blaise. È solo che… ho bisogno… di tempo”.
“Il tempo non ti farà tornare etero di nuovo, Draco” alzando lo sguardo su di lui.
“Draco scosse la mano cercando di lasciar perdere il discorso. “Non è quello che intendo”.
“Cosa vuoi dire allora?” chiese Blaise, il tono della voce che diventava via via aggressivo.
“Senti, non possiamo parlarne un’altra volta? Le selezioni cominciano fra dieci minuti e dobbiamo ancora andare al campo” rispose Draco, lamentandosi.
“Ok” sospirò Blaise e si alzò dal letto, raggiungendo l’angolo in cui tenevano le scope. In quel momento, Vincent e Gregory si presentarono sulla porta, fissando Draco.
“Scusaci, siamo in ritardo Draco” spiattellò Vincent.
“Ce n’eravamo dimenticati” aggiunse Gregory.
Draco annuì e raggiunse la sua scopa. C’era ancora tensione tra lui e Blaise, ma niente che i loro compagni di Casa riuscissero a cogliere. Dopo aver recuperato tutto l’occorrente, si avviarono al campo di Quidditch. Un gruppo di Serpeverde li stavano già aspettando. Draco consegnò a Gregory la cassa con le palle per il gioco e raggiunse Blaise al suo fianco, che continuava a guardare dritto davanti a sé, gli angoli della bocca piegati pericolosamente verso il basso.
“Non fare così!” borbottò Draco.
Blaise si girò a guardarlo. “Fare così cosa?”
“Così!” gesticolò il biondo, fissandolo con un’espressione di supplica.
Blaise sapeva essere così difficile: era una fortuna che Draco sapesse come prenderlo. Lo sguardo supplichevole stava funzionando, notò con soddisfazione: l’espressione di Blaise si addolcì appena e gli diede una spallata amichevole.
“Va bene va bene, stronzetto!” rispose l’altro, portando gli occhi al cielo e Draco ghignò. Conosceva il trucco con Blaise: tutto quello che doveva fare era lasciarlo sbollire da solo per qualche minuto, prima di rivolgersi a lui con l’espressione pentita. Funzionava sempre, rifletté Draco, tranne forse quando Blaise era veramente ferito, come l’anno prima quando Adrian Puccey l’aveva scaricato.
Raggiunsero il gruppo di studenti pronti a sostenere le selezioni e Draco li scrutò attentamente. Ce n’erano almeno due per ogni anno, escluso il settimo: Draco non poteva biasimarli. Era l’anno dei MAGO e c’era davvero poca gloria a far parte della squadra di Quidditch della propria casa per un anno solamente. Notò Malcom Baddock con due suoi amici e si fece un appunto mentale di andarci leggero con lui: l’aveva promesso a Liam, dopotutto. Draco rimase stupito nel vedere Millicent Bulstrode appena spostata dal gruppo, appoggiata alla sua scopa con l’espressione annoiata.
Inarcò un sopracciglio. “Millicent?”
“Draco?” fece lei imitandolo.
“Hai intenzione di partecipare alle selezioni per la squadra?”
“No, sono venuta qui per prendere aria e fare la figa” lo schernì. Alcuni Serpeverde ridacchiarono e Millicent si voltò a fissarli. “State zitti, moscerini”. Uno del terzo anno si strozzò con un grido di terrore in gola.
Draco rise. “Andiamo Mille, lo sai che le ragazze difficilmente sono prese in squadra”.
“Bè? Posso sempre provarci, no?” brontolò lei.
“In che ruolo?”
“Cacciatore” fu la risposta. “Avrei provato come Battitore se non fosse stato per quei due gorrila”.
Draco lanciò un’occhiata in direzione di Vincent e Gregory, che guardavano Millicent in cagnesco. E lei restituì loro lo sguardo. Bè, quella ragazza aveva carattere, doveva concederglielo. Era odiosamente casta e terribilmente noiosa, ma aveva una certa mole, cosa che a Serpeverde era sempre benvenuta. Draco fece spallucce e appoggiò la sua scopa a terra, appoggiandovisi.
“Ascoltatemi” chiamò, e il chiacchiericcio morì all’istante. Alcuni del secondo anno sembravano alquanto spaventati. Draco ghignò. “Stiamo cercando tre Cacciatori e un Portiere, quindi, ho bisogno di dividervi in due gruppi: Cacciatori a sinistra, Portieri a destra. Prendete posto sulle tribune e aspettate che sia chiamato il vostro nome”.
Blaise lo superò e tutti gli altri Serpeverde lo seguirono. Draco fece per aprire la bocca per parlare ma notò che la maggior parte del suo pubblico stava strabuzzando gli occhi e indicava qualcosa alle sue spalle. Draco si voltò e vide Potter, Weasley e la sorella avvicinarsi. Weasley portava con sé un blocchetto.
“Che ci fate voi qui?” chiese Draco.
“Non preoccuparti troppo, Malfoy” rispose Potter quasi senza vederlo “Siamo semplicemente venuti a vedere le selezioni”.
Ci volle tutta la buona volontà di Draco per rimanere calmo. Non gli piaceva affatto questo improvvisamente nuovo e calmo Potter. “E chi vi ha dato questo privilegio, sentiamo, Potter?” chiese con un tono beffardamente educato.
Potter scrollò le spalle. “Non abbiamo bisogno di essere, ehm, autorizzati”.
“Tu sei bandito dai campi di Quidditch. Bandito a vita, se ricordo bene”.
“Mmm… l’interdizione è stata cancellata, Malfoy” rispose l’altro. “Era valida fino a quando quel rospo della Umbridge era qui”
Draco fece una smorfia, e la sorella di Weasley gli diede man forte. “Scommetto che ti manca la tua Squadra d’Inquisizione, Malfoy! Peccato che tu non possa fare il lecchino a nessuno quest’anno”.
“Ginny, smettila” disse Potter con un tono d’avvertimento, gli occhi in quelli di Draco.
“Chiudi la bocca, maledetto ficcanaso” sputò acido Draco, con la collera nella sua voce.
“Senti Malfoy, non farne una tragedia” rispose Potter con un sospiro annoiato.
“Voi non guarderete le nostre selezioni!” scoccò, impaziente.
“Prova ad impedircelo, allora” rispose l’altro, con uno sguardo di sfida.
Draco stava ribollendo. “Così immagino che ti abbiano fatto Capitano, giusto, Potter?”
“No, il Capitano è Ron” rispose.
“Hanno fatto capitano lui?” ghignò Draco. “Bè, Piton sarà contento di sapere che la Coppa di Quidditch è come se fosse già nostra”.
La faccia di Weasley divenne rossa. “Stai zitto, faccia di furetto!” ringhiò, e Draco lo fissò disgustato, tornando a guardare Potter subito dopo.
“Cosa si prova ad essere battuto ancora da Weasley, Potter?”
“Sopravviverò” rispose Potter.
Draco cominciava a non sopportare davvero più questo nuovo sempre calmo Potter. Potter doveva bruciare di rabbia come Weasley, non stare lì a fissare Draco con l’espressione pacata. Doveva preoccuparsi! Draco si voltò verso la sorella di Weasley.
“E la mini-Weasley qui?”
A questo, Weasley fece un passo verso di lui e la ragazza lo fissò bellicosa, che le restituì l’occhiata. Potter le mise una mano sulla spalla protettivo e qualcosa dentro Draco si mosse. Che cosa stava facendo Potter?
“Ginny è il nuovo Cacciatore, prenderà il posto di Angelina” rispose il moro calmo “Ora, se ci vuoi scusare, Malfoy, credo che tu abbia delle selezioni da mandare avanti?”
Potter lo fissava dritto negli occhi e Draco ne era quasi intimorito. Il modo in cui Potter si stava comportando non era affatto nel suo piano, per nulla. Non importava, le selezioni di Serpeverde venivano prima di tutto. Cercò di assumere un’espressione di attento disprezzo e congedò i tre con un movimento della mano, tornando dai suoi compagni. I Serpeverde erano rimasti in silenzio ad osservare la scena.
“Bè?” sibilò Draco irritato “Non possiamo impedirgli di guardare, quindi cerchiamo di mettere un po’ di terrore in quei cuori coraggiosi” aggiunse strafottente.
Blaise gli lanciò uno sguardo significativo dal gruppo di aspiranti Portieri e Draco ghignò di rimando, buttando un occhio sui Grifondoro che avevano preso posto sulla gradinata più alta. Weasley stava trafficando con una bottiglietta di inchiostro e una piuma, mentre Potter stava parlando con la sorella del Pezzente, le loro fronti che si sfioravano. Draco riportò lo sguardo sui Serpeverde.
“Bene, prima i Cacciatori” disse “Salite sulle vostre scope, formate un cerchio”.
Gli studenti eseguirono gli ordini. Draco raggiunse la cassa che conteneva le palle da Quidditch e la aprì, tirandone fuori la Pluffa. Fece cenno a Tiger e Goyle di seguire gli altri e salì sulla propria scopa, con la Pluffa sottobraccio. Si diede la spinta con i piedi e prese ad alzarsi.
Draco lanciò la Pluffa a Vincent, che la intercettò con alcune difficoltà, prima di lanciarla a Millicent che la afferrò senza problemi scaraventandola versi Malcom Baddock con così tanta forza che il poveretto rischiò di cadere dalla scopa. Impacciato, il ragazzino si riprese e lanciò la Pluffa. Il lancio era corto così l’altro dovette sporgersi pericolosamente per recuperare la palla.
Draco abbandonò il cerchio, lasciando che i giocatori si passassero la Pluffa, osservando il tutto con sguardo critico. Millicent era brava, doveva ammetterlo. Nonostante la sua stazza, era sorprendentemente agile a cavallo di una scopa; l’unico problema era che stava martoriando il povero Malcom. Il ragazzino non era male, ma la potenza di Millicent era davvero troppo per lui, considerando anche il fatto che la ragazza aveva tre anni in più ed era almeno il doppio. Uno del quinto anno di cui Draco non riusciva a ricordare il nome si stava comportando decisamente bene. Draco chiese loro di iniziare a muoversi per il campo mentre si lanciavano la Pluffa.
In breve, stavano tutti zigzagando per il campo. Draco si librò in aria sopra di loro studiando i vari difetti degli aspiranti Cacciatori. Era determinato a mettere insieme una squadra buona e soprattutto accorta quell’anno, invece di prendere come al solito i più grossi. Millicent sfrecciò nell’aria sotto di lui lanciando la sfera a Gregory che la colpì con la propria mazza, rischiando di centrare la testa di un ragazzino del secondo anno.
Il ragazzino aveva scaraventato la palla lontano e aveva quasi rischiato di colpire Draco sullo stomaco, ma il biondo aveva virato togliendosi dalla traiettoria. La palla cadde sull’erba e Draco scese in fretta per recuperarla quando udì distintamente una risata provenire dalle tribune. Alzò in fretta gli occhi per puntare in direzione di Potter e dei due Weasley, ma loro non stavano guardando lui.
Weasley si stringeva la gola con le mani e Potter rideva, con ancora il braccio attorno alle spalle della sorella di Weasley. Draco divenne furioso. A che gioco stava giocando Potter? Lui era gay, Draco lo sapeva. Non era possibile che Potter fosse così subdolo da fingere di uscire con la sorella del pezzente per stroncare gli eventuali pettegolezzi sul nascere. Lanciò un’occhiata a Blaise che stava ancora al suo posto chiacchierando con un tipo del terzo anno che Draco non riconobbe; gli altri tre aspiranti Portieri fissavano i Serpeverde più in alto e Draco si ricordò della Pluffa. Risalì sulla sua scopa e riprese quota.
Tornato al centro del gruppo, Draco si guardò attorno. “Tu” si rivolse al ragazzo del quinto anno che gli era parso abbastanza capace. “Come ti chiami?”
“Bartlett” rispose l’altro con una voce nasale. “Andrew Bartlett”. Aveva cortissimi capelli scuri e il suo viso tondo dava l’impressione che si fosse scontrato con una superficie piatta a gran velocità. Draco fissò gli altri lì intorno ancora una volta: entrambi i ragazzi del secondo anno sembravano depressi, e per un buon motivo. Nessuno dei due era riuscito a prendere la Pluffa in maniera decente, nemmeno una volta.
“Va bene, ecco come andrà” disse Draco dopo qualche minuto. “Bulstrode, Baddock e Bartlett saranno i nuovi Cacciatori di Serpeverde”. Malcom scoppiò in un urlo di giubilo guardandosi attorno trionfante. Millicent al suo fianco storse il naso, ma non disse nulla. Andrew Bartlett sembrò sollevato.
Draco si voltò verso gli altri. “Il resto di voi può andare”. Tutti i respinti cominciarono a scendere lentamente uno alla volta, molti di loro con l’espressione burbera. Draco svoltò a mezza quota per trovarsi faccia a faccia con i tre nuovi Cacciatori.
“Voi tre mi darete una mano a scegliere il nuovo Portiere” disse “Se non sarà degno di giocare, sarà colpa vostra, quindi date il meglio di voi”. Si rivolse a Gregory e Vincent. “Voi due potete andare a riposarvi, ma non andatevene prima che siano finite le selezioni, ho bisogno di qualcuno per portare il baule con le palle al capanno”. I due annuirono e si diressero agli spalti con Draco che li seguiva.
C’erano cinque aspiranti Portieri e Draco chiese loro di avvicinarsi al campo uno alla volta, partendo dal più piccolo, il ragazzo del terzo anno con cui Blaise aveva chiacchierato prima. Era terribile: non riuscì nemmeno ad evitare i goal di Malcom Baddock. Quando fu il turno di Blaise, Draco era veramente frustrato: nessuno degli studenti rispondeva ai suoi standard di Portiere. Stava già diventando buio e Draco si sentiva stanchissimo. I tre nuovi Cacciatori erano esausti e Draco chiese a Vincent e Tiger di rimpiazzare Andrew e Malcom quando Blaise si posizionò davanti agli anelli.
Blaise non era così male come gli altri, ma eravamo ancora in alto mare. Non aveva una buona coordinazione quando si concentrava sulla Pluffa. Blaise era bravo a volare, ma quando una Pluffa gli andava incontro, persino Millicent Bulstrode al confronto sembrava aggraziata. Ad ogni modo, Blaise parò più goal dei Serpeverde che l’avevano preceduto e questo era già un punto di partenza, a costo di doverlo riempire di parolacce. Non c’erano dubbi però a riguardo: con un portiere del genere, avrebbero dovuto cominciare gli allenamenti molto prima quell’anno.
Draco ricordò lo spettacolare fallimento di Weasley l’anno precedente e ne fu incoraggiato: Blaise non era certo tanto terribile quanto il Pezzente. Alzò lo sguardo a Grifondoro, che se ne stavano ancora seduti sulla tribuna più alta. Weasley stava scrivendo come una furia sul suo taccuino, mentre sua sorella era piuttosto presa dalla conversazione con Potter che, Draco lo notò con soddisfazione, non aveva più il suo braccio attorno alle spalle della ragazza. Vide Potter inclinare la testa per guardare verso di lui, ma la troppa distanza gli impediva di vedere i tratti del suo viso. Draco alzò un braccio per indicare a Blaise che poteva smettere e raggiungere i suoi compagni.
I sette atterrarono davanti alle gradinate, dove gli altri studenti che avevano tentato di occupare il posto di Portiere li stavano aspettando. Draco appoggiò delicatamente la sua scopa sul terreno e si fece loro più vicino.
“Il Portiere di Serpeverde sarà Zabini” disse Draco. “Abbiamo una squadra, signori” aggiunse, rivolgendosi ai componenti del team e ignorando del tutto gli altri.
“Non vantarti Zabini” lo avvertì Draco quando vide Blaise sorridergli soddisfatto. “Sei stato scelto perché eri meglio degli altri, ma non sei gran che”.
“Certo, come no” sputò Millicent acida “e il fatto che tu sia suo amico non ah niente a che vedere con questo. No, dico, Avery volava molto meglio” aggiunse.
“Fortunatamente per la squadra, il Capitano sono io e non tu Bulstrode” rispose Draco, la voce gelida. “Hai per caso un’altra ispirata motivazione per il fatto che permetterò ad una ragazza di entrare in squadra?”
Millicent lo fissò seria, ma non rispose. Draco ghignò. Ovviamente, non avrebbe avuto nulla da ribattere. A Draco interessava mettere su una squadra che portasse Serpeverde a vincere la Coppa, non un gruppo di amici e alleati. Lanciò un ultimo sguardo ai compagni di squadra. “Dovremo iniziare gli allenamenti il prima possibile. Millicent, passami quella Pluffa.”
Lei gliela lanciò e Draco la rimise dentro il baule, infilandola nel punto adatto e richiudendo tutto con uno schiocco. Mentre si alzava, scorse con la coda dell’occhio un movimento e si voltò: i Grifondoro stavano scendendo le gradinate con Potter al comando. Weasley parlava animatamente con la sorella, sventolando il taccuino per enfatizzare il tutto. Draco diede un’occhiata a Potter: il ragazzo si era fatto un po’ più alto e a Draco sembrò di non averlo mai visto così magro. Le sue spalle si erano leggermente incurvate in avanti, ma la sua testa rimaneva diritta, il che faceva leggermente assomigliare Potter ad un pollo quando camminava.
Draco trattenne una risata quando nella sua testa si immaginò Potter con la testa di gallina. Sghignazzò in direzione dei tre quando passarono lì accanto.
“Comincia a preoccuparti Weasley” li chiamò “Abbiamo una squadra parecchio forte quest’anno, come senza dubbio avrai notato. Con quelle due piattole di Battitori che avete e con due Weasley in squadra, la vedo dura per Grifondoro”.
Il viso di Weasley divenne nuovamente rosso e il ragazzo si diresse verso Draco, ma sua sorella lo trattenne per la camicia.
“Andiamo Ron” sbottò “non dargli ascolto”.
Potter scoccò a Draco uno sguardo sprezzante e immediatamente il biondo si pentì di aver provocato Weasley. Doveva tenere a freno il suo astio nei confronti di Potter e compagni se voleva che il suo piano funzionasse. Fece un passo indietro e li lasciò passare, fissandoli mentre si allontanavano.
***
Il giovedì, dopo le due ore di Pozioni, Draco infilò nervosamente le sue cose in cartella. Perché diavolo Pansy ci metteva così tanto? Gli aveva spiegato il suo ruolo la sera prima e lei gli aveva promesso che sarebbe stata puntuale.
“Senti, Granger” la voce di Pansy giunse dall’altro lato della classe e un silenzio inusuale cadde nell’aula. “Ho bisogno di parlare con te di una questione tra Prefetti. Ti spiace se usciamo a parlare?”
Draco guardò la Granger pensieroso. Sembrava che gli occhi stessero per uscirle dalle orbite. Al suo fianco Potter, pensò Draco, stava facendo una copia esatta della Granger.
“Certo Parkinson, arrivo fra un attimo” le rispose, trovando alla fine la voce. “Mi aspetti?” disse poi, rivolgendosi a Potter che annuì. La Granger si mise la cartella in spalla e corse dietro a Pansy.
Blaise stava in piedi dal suo lato della scrivania, aspettando Draco.
“Vai pure, ti raggiungo” disse Draco “Devo parlare a Piton di una cosa”. Blaise inarcò un sopracciglio, ma scrollò le spalle, annuì e se ne andò. Draco rimase al suo posto, aspettando che il resto degli studenti lasciasse l’aula. Piton si era ritirato nel suo ufficio attraverso la porta che univa le due stanze, come faceva sempre dopo ogni lezione. Potter era stravaccato sulla sua sedia. Era ora di pranzo e la classe si svuotò piuttosto in fretta.
In breve, Draco e Potter erano le uniche persone dentro la stanza. Draco prese la sua cartella e si diresse verso il Grifondoro, riservando un’occhiata furtiva alla porta che dava all’ufficio di Piton. Il professore di Pozioni avrebbe potuto essere di ritorno a momenti, doveva darsi una mossa. Raggiunse Potter e si fermò dietro il suo tavolo di lavoro, a fissarlo.
“Potter” disse, e l’altro ragazzo alzò lo sguardo, sorpreso.
“Che voi adesso, Malfoy?”
Draco inspirò profondamente. Ecco, era arrivato il momento. “Mi stavo chiedendo se vuoi venire a Hogsmeade con me e Blaise”.
Era come se un tuono fosse appena esploso nella stanza: ora c’era un silenzio totale, che quasi sarebbe stato facile percepire il suono di una goccia che cade.
“Cosa?” Potter lo fissava vacuo.
“Hai qualche problema d’udito, Potter? Ti ho chiesto se vuoi…”
“Ti ho sentito Malfoy” rispose l’altro, continuando a fissarlo “Solo non posso credere che tu l’abbia appena detto”
Draco si sentì forte. Aveva preparato la frase tempo addietro, ma doveva stare attento e non farla sembrare troppo fittizia. “Bè, il tema dell’anno è l’Unità fra le Case. Quale modo migliore per unire le Case che tentare di seppellire le antiche ostilità?”
Potter rimase a bocca aperta, letteralmente. “ehm…” tentò “Ma io... ma tuo padre… tu hai detto…”
Draco fece un gesto con la mano per bloccarlo. “Senti, Potter, posso capire che la cosa sia piuttosto improvvisa” lo fissò serio “Semplicemente, vieni con noi. Sarà interessante”.
“Uh…” mormorò Potter, prendendo un po’ di colore “Ci vado già con Ron ed Hermione, ehm, Malfoy”. Alzò lo sguardo verso Draco prima di abbassarlo di nuovo immediatamente, mentre una decisamente più visibile colorazione rossa gli copriva le guance. “Uhm”.
Draco non poteva crederci. Potter pensava che lui gli stesse chiedendo di uscire! Ma per caso aveva la parola “omosessuale” scritta sulla fronte? Ma soprattutto, come poteva Potter sapere? Come poteva Potter immaginare che Draco sapesse? Draco scosse la testa, confuso.
“Bè magari, puoi raggiungerci ai ‘Tre Manici di Scopa’ per bere qualcosa, più tardi?” offrì, quasi sorridendo all’altro, che stava guardando da tutt’altra parte. “Sempre se Weasley e la Granger ti lasciano, ovvio” si corresse.
Potter sospirò profondamente. “Senti Malfoy. Come faccio a non sapere che questo non è l’ennesimo complotto dei tuoi per mettermi nei guai?”
Draco fece l’espressione innocente. “Siamo paranoici, eh? Non hai nulla di cui preoccuparti: I ‘Tre Manici di Scopa’ è un posto pubblico, ci saranno un sacco di alter persone. A meno che tu non abbia paura di farti vedere con noi” disse Draco, calibrando attentamente il suo tono di disapprovazione.
Potter alzò lo sguardo su di lui. “No. Non ho paura di farmi vedere con voi. Semplicemente, vorrei che mi dicessi cosa esattamente vuoi da me”.
Draco sorrise benevolo. “ Solo un’ora o giù di lì del tuo tempo, Potter. Potremmo prenderci delle Burrobirre, chiacchierare di ragazze e di Quidditch. Il solito. Sempre che tu non ci consideri dei disgustosi Serpeverde che non meritano il tuo tempo” aggiunse.
“Io non vi considero disgustosi!” protestò Potter e Draco pensò di avere la vittoria in tasca, fino a che Potter non continuò. “Semplicemente, io non mi fido di te Malfoy. Non finché non ti avrò inquadrato almeno”.
Draco avrebbe voluto dire a Potter cosa avrebbe dovuto inquadrare e dove metterselo, ma si contenne. Era così vicino al successo che poteva pregustarlo: non poteva rovinare tutto ora. “Senti, Potter, non ti sto proponendo di sposarmi” disse, alzando leggermente la voce e notando con soddisfazione che il rossore sulle guance di Potter era tornato. “Solo un drink. Dovremmo pure iniziare da qualche parte”.
“Iniziare cosa, Malfoy?”
“La lunga e dura strada verso l’Unità tra le Case” rispose Draco con una mai più chiara enfasi sulle parole dura e lunga. L’allusione ad ogni modo non era sfuggita a Potter, che arrossì graziosamente ancora una volta, intento a fissarsi le mani appoggiate sulle cosce. Dopo un momento, Potter alzò lo sguardo attentamente sul biondo.
“Va bene Malfoy, uscirò con te e Zabini. A che ora?”
“Due in punto di sabato” disse allegro “Tranquillo, Potter”. Draco aggirò il tavolo del Grifondoro e raggiunse l’uscita. In quel momento, la porta dell’ufficio di Piton si aprì e il professore entrò nella stanza.
“Che ci fai ancora qui, Potter?” chiese Piton, inarcando le sopracciglia.
“Ehm… Stavo solo..”
“Dovevo parlare a Potter di una cosa, Professore” lo interruppe Draco, facendo in modo che Piton spostasse lo sguardo su di lui.
“Molto bene” disse il Professore di Pozioni dopo una pausa. “Devo parlare anche io con te Potter, ad ogni modo” disse mascherando malamente la stizza. “Vuoi scusarci, Draco?” aggiunse con molta più gentilezza.
“Certo Professore” si inchinò ed uscì. Non aveva la più pallida idea di cosa potessero parlare quei due, ma non osò origliare. Quando uscì dalla classe, vide Pansy e la Granger nel corridoio dei sotterranei. La Granger era raggiante. Sul viso di Pansy, non appena lo vide, si dipinse un’espressione di sollievo.
“Scusa, tesoro” disse, sorridendole “La mia chiacchierata con Piton è stata più lunga del previsto. Pronta per il pranzo?”
Pansy ghignò ed annuì. “A presto, Granger” buttò lì rivolgendosi alla Grifondoro alle sue spalle, mentre prendeva Draco sottobraccio.
“A presto” mormorò la Granger. Draco e Pansy svoltarono l’angolo e lui diede un’occhiata al corridoio. La Granger era in piedi vicino all’aula di Pozioni e guardava verso di loro con un’espressione sospettosa dipinta sul volto.
***
Il venerdì mattina a colazione, Draco stava mangiucchiando le sue uova, ascoltando distrattamente la chiacchierata tra Pansy e Millicent riguardo un sogno che la prima aveva fatto quella notte e nel quale c’erano dei cucchiaini per il te che volavano e George Weasley. L’atmosfera ad Hogwarts era piuttosto pesante: c’erano state parecchie sparizioni Babbane nelle settimane precedenti e la gazzetta del giorno prima riportava che i Babbani avevano visto il Marchio Nero sopra un edificio a Bristol. Il Bambino Mangiamorte era la nuova frase ad effetto e Draco, Vincent, Gregory, Nott ed altri Serpeverde avevano molte dita puntate contro perché i padri si erano uniti al Signore Oscuro. Draco sospirò amaramente. Unità tra Case, davvero.
Vi fu un rumore improvviso e una folata di vento quando i gufi per la posta iniziarono ad arrivare. Pandora atterrò sulla spalla di Draco un momento dopo: non portava dolci questa volta, solo un piccolo pezzo di pergamena arrotolato e attaccato alla sua zampa. Lo liberò e diede al gufo un biscotto, arruffandole le piume affettuosamente. Pandora afferrò il biscotto e volò via. Aveva appena iniziato a srotolare la lettera della madre quando un gufo sconosciuto atterrò sulle sue uova. Il gufo uscì dal piatto, ripulendosi le zampe dal tuorlo e Draco lo guardò storto. Prese la pergamena dalla sua zampa, ma l’uccello non volò via immediatamente: si rimise sul piatto e lo fissò, facendogli l’occhiolino come solo i gufi possono fare.
Draco si accigliò, lasciando da parte la lettera della madre e srotolando la pergamena consegnatagli dallo strano gufo. Il cuore gli saltò in gola.
Draco,
Mi incontrerai all’una di pomeriggio alla Testa di Porco il tuo prossimo Sabato ad Hogsmeade. Scrivimi la data e rimandami il gufo.
Draco fissò la calligrafia stretta del padre sulla pergamena per un attimo. Suo padre stava bene, era vivo, e Draco l’avrebbe rivisto presto! Frugò nella cartella per cercare inchiostro e piuma, scrisse la data del prossimo weekend ad Hogwarts sul retro della pergamena e riattaccò il foglio alla zampa del gufo. Volò via immediatamente, spargendo l’intero contenuto del piatto di Draco sul tavolo. Draco mormorò un ingiuria sottovoce e ripulì tutto con un incantesimo. Non se la sentì di terminare la sua colazione. Spinse il piatto lontano e fece per alzarsi, poi si sedette di colpo.
Che palle! Avrebbe dovuto incontrare suo padre alla Testa di Porco all’una e Potter ai Tre Manici di Scopa alle due nello stesso giorno. Non c’era modo di riuscire a fare entrambe le cose. Draco si diede una leggera pacca sulla fronte, mentre Pansy alzò lo sguardo su di lui preoccupata.
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Diario di Draco Malfoy, 13 Settembre
Mio padre. Non potevo quasi credere ai miei occhi quando ho letto il messaggio, e non sono sicuro di essermi ripreso. Mi chiedo se è già riuscito a mettersi in contatto con mia madre… forse non può, forse casa nostra è sotto sorveglianza. Volevo dirlo a Pansy e Blaise, ma poi ho deciso di tenermelo per me. Pansy potrebbe lasciarsi scappare qualcosa per sbaglio e Blaise si comporta in maniera troppo strana ultimamente.
Blaise mi ha preoccupato parecchio oggi. Non dovrebbe farmi quest’effetto. Mi spaventa il fatto che io ricordi così perfettamente la volta in cui ho perso a Spara Schiocco con Pansy e ho dovuto baciare Blaise… e mi era piaciuto… e quanto confuso fossi allora. Mi ricordo la notte in cui abbiamo aspettato che Vincent e Gregory si addormentassero perché potessi arrampicarmi sul suo letto, di come abbiamo condiviso la colpa e l’onta di essere diversi, della mia dolorosa auto-scoperta. Mi pareva che avessimo chiaramente deciso di lasciar perdere, perché Blaise non vuole dimenticare tutta questa cosa? È andato tutto bene per un sacco di tempo, ma suppongo fosse perché usciva con Pucey.
Ho pensato alla mia amicizia con Blaise: è gentile ed intelligente, e sa perfettamente quando ho bisogno di stare da solo. Una ripresa della nostra relazione intima cambierebbe le cose e non voglio che cambino. Blaise è il tipico ragazzo Italiano: pieno di attenzioni ed estremamente geloso. Probabilmente, vorrebbe che smettessi di fingere di stare con Pansy. No, devo disilludere Blaise definitivamente. Ho bisogno del suo aiuto con Potter, quindi devo stare davvero tanto attento.
La finta indifferenza di Potter è davvero divertente, devo ammetterlo. A parte il problema riguardo il piano del Weekend a Hogsmeade, le cose vanno alla perfezione. Ad ogni modo, è ora di andare a letto.
Fine parte 5.
Ecco qui il capitolo a tempo di record^_^ ... Lo so, qualcuno si chiede quando ingranerà... vi dico solo che io mi diverto in questa situazione e poi, ero stanca di fic che facessero scoccare l'amore di colpo... è più plausibile così direi! Abbiate pazienza... vi assicuro, è una HxD! Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura
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Capitolo 6 *** Hogsmeade ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco convince Blaise ad aiutarlo con Potter il sabato. I Serpeverde passano un divertente ed educativo pomeriggio ad Hogsmeade, mentre Draco scopre qualcosina in più. E se la ride, mentre gli altri non proprio. Tutto questo tra acquisti sconsiderati, cannoli alla crema paradisiaci e un raccapricciante Testa di Porco.
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Capitolo 6: Hogsmeade
Settembre sembrò volare. Tutti avevano montagne di compiti in tutte le materie e Draco faceva fatica a rimanere a galla. Gli allenamenti di Quidditch della squadra di Serpeverde tutte le sere contribuivano ad aumentare pesantemente la quantità di lavoro e i suoi compagni di squadra cominciavano a lamentarsi. Era comunque contento perché Blaise stava sicuramente migliorando, così come Malcom. Draco non aveva visto Potter molto spesso, tranne a lezione.
Prima di una delle loro lezioni di Cura delle Creature magiche, Potter sembrò volergli parlare ma Draco si limitò a fissarlo freddamente, concedendogli un leggero sorriso. Il Grifondoro arrossì mentre la Granger gli strattonava la manica per avvisarlo dell’arrivo del mezzo gigante. Dopo la lezione, Draco fece un cenno con il capo in direzione di Potter a mo di saluto prima di andarsene con gli amici, senza guardarsi indietro. Nel complesso, loro due sembravano nel mezzo di una difficile quanto insperata tregua e per la quarta settimana di scuola, i pettegolezzi riguardo “l’improvviso cambiamento” di Draco Malfoy si sprecavano. Pansy gli aveva detto che molte persone speculavano sul fatto che Draco fosse intimorito da Potter per qualcosa che gli aveva confessato suo padre. Draco si limitò a storcere il naso. Come se lui avesse mai avuto paura di Potter!
Draco e Blaise non avevano parlato della loro relazione, o meglio, del fatto che non esisteva, dalle selezioni per il Quidditch. Anche per quello, Draco si sentiva piuttosto bene, se non fosse stato per la questione dell’intersecarsi del suo appuntamento col padre e dell’incontro con Potter. Durante l’ultima domenica di settembre, a meno di una settimana dal loro primo weekend a Hogsmeade, Blaise e Draco passarono qualche ora volando sul campo da Quidditch. Pansy era occupata a sistemare lo scomparto adibito a raccoglitore per i saggi del progetto di Unità tra le Case portato avanti da Serpeverde. Vincent e Gregory erano impegnati ad ingozzarsi in Sala Grande con Millicent, così Draco e Blaise si erano trovati da soli.
Draco svolazzava attorno al perimetro del campo annoiato, lasciando che la leggera brezza pomeridiana gli sfiorasse il viso, approfittando di quel momento di libertà prima di tornare ai loro compiti. La vista da lassù era mozzafiato: l’acqua del lago era increspata da qualche onda solitaria. Dall’alto sembrava quasi che, sul fondo, la luce del sole danzasse su una distesa di vetri frantumati. Ogni tanto, uno o due tentacoli della piovra gigante affioravano in superficie e spezzavano il disegno. I prati erano ancora verdi ma le foglie sugli alberi stavano già prendendo una colorazione gialla e rossa, mentre il profumo dolce e muschiato che aleggiava nell’aria avvisava dell’imminente arrivo dell’autunno. Draco si perse nel miscuglio di verde, giallo, rosso e marrone: se c’era un buon motivo per andare ad Hogwarts, era il paesaggio. Dovette ammettere che nemmeno lo splendore dei giardini di Malfoy Manor reggeva il confronto.
Draco si chiese come stesse sua madre e se suo padre fosse già riuscito a mettersi in contatto con lei. Non c’era stato nessun accenno a lui nelle sue lettere: solo le solite banalità sullo shopping, sulle visite di amici e parenti e qualche cenno agli Aurors che arrivavano alle ore più strane. Draco si stupì di quanto sua madre sembrasse allegra: aveva sempre saputo che Narcissa non era la solita banale ricca casalinga, ma era sicuramente una vera maestra nella conservazione delle apparenze.
Si distrasse per un attimo e rischiò di scontrarsi con uno degli anelli. Si rimise dritto e si diede un’occhiata in giro per vedere se Blaise avesse notato la sua figuraccia, ma l’altro ragazzo era impegnato a zigzagare tra gli anelli dall’altra parte del campo. Draco spostò lo sguardo verso est e notò il mezzo gigante uscire dalla sua catapecchia e avviarsi zoppicando alla Foresta Proibita, sotto il peso di un enorme sacco caricato sulla schiena. La disgustosa creatura bavosa chiamata Thor saltellava tutto attorno a lui, abbaiando così forte che Draco poteva sentirne l’eco nel vento.
Vedere il mezzo gigante gli ricordò di non aver ancora parlato a Blaise della sua richiesta a Potter di unirsi a loro ad Hogsmeade. Dovevano essere fuori a volare da due ore, ormai, pensò Draco. Tirò un fischio e dopo un Blaise piuttosto scarmigliato dal vento si fermò nell’aria al suo fianco. Draco ghignò.
“Credo sia ora di tornare indietro” disse, dirigendo la scopa verso il basso. Blaise lo seguì a ruota e in breve scesero mettendosi le scope sulle spalle.
“Mi sono divertito” disse Blaise.
“Te l’avevo detto io” scherzò Draco. Il moro alzò gli occhi al cielo, sbandando di proposito e andandogli addosso. Draco si riprese e ridacchiò. Non gli piaceva quel genere di scherzetti, ma la sua discussione con Blaise era troppo importante per perdere tempo in stupide discussioni.
“Senti, devo parlarti di una cosa” disse, fermandosi nei pressi delle grosse pietre che delimitavano l’entrata al castello.
Blaise mise giù la sua scopa e si appoggiò ad essa, fissando l’amico attentamente. “Sto ascoltando”.
“Sai che il prossimo weekend c’è l’uscita ad Hogsmeade” disse Draco.
“Si. Ci andiamo ancora assieme, giusto?”
“Certo. C’è solo una cosa” rispose l’altro e disse a Blaise di dover incontrare qualcuno che aveva qualche informazione su suo padre. Mentre parlava, Blaise annuiva lentamente.
“Basta che fai attenzione, Draco…” cominciò schiettamente.
“Aspetta, non è tutto” lo interruppe.
“Oh..?” Un sopracciglio inarcato.
“Si. Ho, bè, ho detto a Potter che ci saremmo incontrati alle due ai Tre Manici di Scopa”
“Cosa?” Gli occhi di Blaise parvero sul punto di schizzargli fuori dalle orbite.
Draco spostò il suo peso sull’altra gamba prima di appoggiarsi alla fredda pietra dietro di lui.
“Che cosa vuoi da Potter?” Il tono di Blaise era piuttosto accusatorio e questo non era mai un buon segno.
“Ho solo pensato...” Cominciò Draco, ma Blaise tagliò corto con un cenno della mano. Draco si irritò.
“Non posso crederci! Davvero, non posso! Mi hai preso per il culo per settimane e tutto il tempo stavi con…” Blaise farfugliò appena “Potter?” La voce dell’altro si era pericolosamente alzata, i suoi occhi si erano rabbuiati.
“Blaise, non è affatto così!” sbottò Draco “Non sto con lui, né ho la minima intenzione di starci”
“Ah no? Bè, allora spiegami cos’è sta storia!” sputò acido Blaise.
“Ho qualche informazione su Potter, e voglio usarle contro di lui” rispose l’altro, studiando una roccia che si innalzava alle spalle dell’amico.
“E che informazione è?”
“Questo” disse Draco, con tono assolutamente pacato “Non posso dirlo”. E alzò lo sguardo su Blaise sfidandolo.
Il moro sembrò congelarsi sul posto. “Allora è così che va tra noi adesso? Vuoi giocare così?”
“Hai cominciato tu questa cosa, Zabini. Se non ti fidi di me, perchè dovrei fidarmi io di te?” gli chiese, inarcando entrambe le sopracciglia e spalancando le braccia in un deliberato gesto di impossibilità.
Blaise si fissò le scarpe. Il silenzio fra loro si fece pesante e Draco stava vagliando almeno una dozzina di approcci, ma nessuno sembrava andare bene.
“Senti, Blaise…” cominciò a dire, ma Blaise alzò una mano. Draco cominciava ad irritarsi per tutte quelle interruzioni.
“No, Draco, hai ragione”. Blaise alzò lo sguardo sull’amico, sospirando profondamente. “Se vuoi andare ad Hogsmeade con Potter, va b-bene. Io andrò… andrò con Pansy e le ragazze, credo”.
“No, no idiota!” rispose Draco con una risatina sollevata, dimenticandosi la rabbia di poco prima. “Ci andiamo ancora assieme. Ho detto a Potter che ci saremmo incontrati alle due ai Tre Manici di Scopa. Tu compreso”
Blaise inarcò un sopracciglio. “Draco Malfoy, l’icona per l’Unità tra le Case ad Hogwarts?”
“Qualcosa del genere” rispose con un ghigno accennato “Ad ogni modo, sapere qualcosa su mio padre viene prima di tutto, e potrei fare tardi. Ed ecco dove entri in scena tu. Ho bisogno che tu intrattenga Potter finché non torno dal mio incontro”.
“Oh, che cosa devo sopportare per il dubbio onore di essere tuo amico” si lamentò Blaise “Va bene, mi occuperò di Potter sabato mentre tu predisponi i tuoi scellerati piani di conquista del mondo”.
Draco storse il naso, poi sorrise. “Non me ne dimenticherò, Blaise” disse, rimettendosi la scopa in spalla. “Andiamo”.
Salirono le scale fino al castello in silenzio.
***
La sera del venerdì successivo, Draco depositò il suo saggio per il progetto per l’Unità tra le Case nel raccoglitore grigioverde sotto la bacheca nella Sala Comune. Si voltò a fissare alcuni ragazzi del terzo anno in cerchio vicino al fuoco che si passavano degli oggetti gridando i loro nomi, seguiti da esclamazioni tipo “Un che cosa?”. Li raggiunse e tossì abbastanza forte da farsi sentire. Si zittirono immediatamente e molti alzarono lo sguardo con espressione colpevole.
“Perché diavolo state facendo tutto questo baccano?” chiese.
“Scusa, Draco, stavamo solo giocando” rispose una magrolina con le trecce raccolte sulla nuca. “Abbiamo imparato questo gioco alla festa dei Tassorosso la settimana scorsa”
Draco la fissò. Non avrebbe dovuto esprimere disapprovazione per qualsiasi cosa connessa al progetto di Unità tra Case. “State facendo troppo rumore. Giocate senza fare baccano, c’è qualcuno che cerca di studiare” disse altero.
“Scusaci” rispose la ragazza, ma c’era uno sguardo ostile nei suoi occhi. Il piccolo diavolo sapeva che non poteva impedire loro di continuare, realizzò Draco, stringendo le labbra. Sarebbe andata lontano in Serpeverde, questa tipa. Annuì appena col capo e si avviò ai dormitori, deciso a dormire un po’.
L’alba del sabato di Hogsmeade era grigia e piovigginosa e Draco dopo colazione andò a recuperare il suo mantello non volendo patire il freddo così presto quell’anno. Risentiva leggermente del freddo e benché i maghi difficilmente soffrissero di raffreddori e influenze, a differenza dei Babbani, le malattie erano sempre fastidiose. Era riuscito a prendersi un ostinato raffreddore durante il primo anno e c’erano voluti giorni e giorni per rimettersi completamente. Raggiunse Blaise, Vincent e Gregory all’entrata pochi minuti più tardi e assieme raggiunsero il villaggio dei maghi, chiacchierando di strategie di Quidditch.
Lungo la strada superarono Liam Baddock che torreggiava su un piccolo gruppo di ragazzetti del terzo anno con l’espressione piuttosto burbera. Come Prefetto anziano, Liam doveva scarrozzarsi i più piccoli fino al villaggio e riportarli al castello. Draco non era particolarmente entusiasta di quell’obbligo per i Prefetti del settimo anno. Appena più in là, Laurel Iven, l’altro prefetto del settimo, rimproverava la ragazzina della sera precedente mentre alcune compagne guardavano la scena. Draco, mentre le superava, pensò che Pansy avrebbe probabilmente gradito ancora meno l’incombente arrivo dell’ultimo anno. A quell’ora, Pansy e le sue amiche erano probabilmente già da Stratchy e Sons, pensò Draco con un sorrisino.
Quando i quattro superarono l’edificio che ospitava la stazione di Hogsmeade, Draco notò Potter, la Granger, Weasley e Paciock davanti a loro. Paciock stava gesticolando animatamente raccontando qualcosa ad alta voce mentre il resto dei Grifondoro rideva. Da quando Paciock aveva qualcosa di divertente da raccontare? Le cose che faceva erano di solito parecchio divertenti, effettivamente, ma Draco non aveva visto in lui un giullare o un menestrello. Scrollò le spalle e si rivolse a Blaise.
“Bè, dove si va?”
Blaise ricambiò la scrollata di spalle e scosse il capo. “Non so. Mielandia?”
“Buona idea. Andiamoci prima che quelli del terzo anno si portino via tutto come le locuste” disse Draco.
Vincent e Gregory annuirono convinti e i quattro si avviarono al negozio di dolciumi. Draco comprò le Gelatine Tuttigusti +1 per la Sala Comune di Serpeverde: era il suo turno, ricordando l’anno precedente. Sperò che Pansy si ricordasse di prenderne una grossa scatola, altrimenti sarebbero finite prima del loro prossimo weekend a Hogsmeade. Per se stesso, prese alcune barrette di diversi tipi di cioccolato e una grande scatola di Quadretti Rosa con Glassa al Cocco. Non poteva sopportare i dolci dai nomi famosi… erano così terribilmente comuni. L’unica eccezione erano le gelatine e tutto quello che sua madre gli mandava assieme ai suoi dolci fatti in casa.
Dopo aver lasciato Mielandia, Vincent e Gregory si erano precipitati da Zonko: sarebbero stati capaci di passare ore ed ore in quel posto, ma a Draco la cosa non interessava poi molto. Lui e Blaise decisero di raggiungere Pansy da Stratchy e Sons e come si erano immaginati, lei era ancora lì. Accerchiata dalla sua schiera, si stava districando tra vestiti di tutte le forme e tutti i colori. Li obbligò a vedere almeno quindici diversi capi prima di alzare gli occhi al cielo drammaticamente e portare il suo cumulo di vestiti alla cassa. Draco la seguì e le tolse le cose dalle mani.
“Scusami, ma credo che questa sia una mia prerogativa” le disse con tono profondo, piegandosi per baciarle la guancia. Avrebbe potuto giurare che la strega dietro il bancone fosse invidiosa mentre lui pagava i vestiti. Pansy si girò a guardare le sue amiche, che sembravano sconvolte dalla dimostrazione di galanteria di Draco e ovviamente gelose marce. Millicent in particolare. Draco le fece l’occhiolino.
“Sei così buono con me, mio caro” tubò Pansy, circondandogli la schiena con un braccio e alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio. Gli occhi di Draco si posarono su Blaise che sembrava alquanto disgustato.
Uscirono da Stratchy e Sons al suono della voce di Pansy che chiacchierava con le amiche e si fermarono davanti al negozio. Il villaggio era ora assediato dagli studenti di Hogwarts. Grifondoro e Corvonero entravano ed uscivano dai negozi, i Serpeverde andavano avanti e indietro per la strada principale, i Tassorosso bighellonavano davanti alle vetrine dei negozi, puntando il dito contro il vetro chiacchierando eccitati. Le pesanti nuvole grigie della mattina si erano dissolte e il cielo ora si mostrava di un’intensa colorazione di blu, quel blu che si vedeva solo in Scozia. Draco strinse gli occhi per la luce abbagliante del sole.
“Adiamo da madama Piediburro!” gridò Pansy. “Ho letto un articolo sulla Gazzetta del Profeta. Vende un nuovo tipo di cannoli alla crema e voglio assolutamente assaggiarli!”
Blaise fece un gesto eloquente: sapevano tutti che Madama Piediburro era il luogo per l’incontro tra coppie a Hogsmeade. Draco era piuttosto incline a dar ragione all’amico, ma pensò che non avrebbe di certo danneggiato la sua immagine (o quella di Blaise) facendosi vedere in quel posto con un harem di ragazze. Notò che Tracey Davis guardava malinconica l’amico.
“Andiamo, tesoro” disse, mettendole un braccio attorno alle spalle. “Sarà una vera gioia” scherzò stringendo l’occhio a Blaise.
“Vieni con noi, no? Potremmo guadagnarne qualche pettegolezzo sulla depravazione degli eterosessuali” aggiunse sottovoce. Blaise ridacchiò.
In otto superarono il negozio di piume di Scrivenshaft, girarono a sinistra e seguirono una piccola stradina fino alla sala da tè. Dentro, l’aria profumava fortemente di cannella. Era caldo e pieno di gente così Draco si sfilò il mantello, appoggiandolo sullo schienale di una sedia. Tirò indietro la sedia a Pansy per farla sedere, sorridendo dolcemente e guardandola con amore. Blaise e Draco recuperarono altre sedie e si sedettero tutti attorno al piccolo tavolino.
Draco mise il braccio attorno allo schienale della sedia di Pansy e si guardò in giro curioso. Era stato in quel posto una volta sola, quando la ragazza aveva insistito per farsi portare lì il giorno di San Valentino durante il quarto anno: allora, c’erano sfarzosi cherubini che lanciavano coriandoli sui clienti. Nessun angioletto in giro questa volta; fastosi dipinti di servizi da tè e ceste di frutta ricoprivano le pareti. Le tende alle finestre assomigliavano al vestito per il ballo di Ron Weasley, se si escludeva il fatto che queste erano di un rosa shocking.
“Sarà meglio per te che questi cannoli alla crema siano favolosi, Parks” le mormorò all’orecchio. “Non avevo più visto così tanto cattivo gusta dall’ultima volta che mi hai trascinato qui dentro”.
Pansy ridacchiò. “Uff, Draco. Ok, non sarà come da Florian Fortebraccio, ma I Tre Manici di Scopa non hanno i dolci che mi piacciono”
Madama Piediburro, una strega corpulenta dai capelli neri, arrivò al loro tavolo sorridendo.
“Cosa vi porto, cari?” chiese con voce calorosa che si adattava perfettamente alla sua figura. Ordinarono tè, caffé e un vassoio dei nuovi cannoli vaniglia e cocco. Mentre aspettavano, iniziarono a chiacchierare e in pochi istanti, Blaise e Millicent stavano discutendo animatamente di Quidditch.
“Era un fallo, ecco cos’era” stava dicendo Blaise, gesticolando apertamente con la mano per enfatizzare le sue parole.
“No che non lo era, Blaise. Non è colpa mia se non riesci a tenere gli occhi sulla Pluffa!” gli rispose di rimando Millicent, con gli occhi che le sfolgoravano bellicosi.
Draco scoccò a Tracey uno sguardo comprensivo: non sembrava molto contenta che Blaise avesse scelto Millicent come compagna di conversazione. Notando gli occhi di Draco su di lei, arrossì appena e si sedette più composta. Quando arrivarono i loro drink e le paste, furono per un attimo persi in espressioni di apprezzamento per i dolci con entusiastici Mmm e parecchie leccate di baffi. I cannoli erano davvero eccellenti, Draco dovette ammetterlo. Il ripieno alla crema era perfetto. Avrebbe voluto portarsene via qualcuno, ma non era convinto di riuscire a trasportarli decentemente.
Il biondo buttò l’occhio sul grande orologio in ceramica a forma di tazza: mancavano quasi venti minuti all’una. Avrebbe dovuto muoversi per non arrivare in ritardo. Si alzò dal tavolo buttando qualche galeone sul piano.
“Bè, ragazze, per quanto mi piaccia la vostra compagnia, devo lasciarvi con Blaise: ho una consegna urgente che mi aspetta all’Ufficio Postale e non posso ritardare ancora. Ci vediamo più tardi in Sala Comune” disse rimettendosi il mantello. Distrasse Blaise dalla sua conversazione con Millicente e il ragazzo lo fissò pensieroso.
“Attento all’Ufficio Postale, Draco” disse “Ho sentito dire che i gufi che hanno lì sono piuttosto irrequieti”
“Oh, lo so. Stai tranquillo, non importunerò nessun membro della specie de gufi” rispose Draco, piegandosi appena per baciare Pansy. “A dopo” le sussurrò, scoccando a Blaise un’occhiata significativa prima di avviarsi alla porta. Sentendosi magnanimo, fece l’occhiolino a una Corvonero del sesto anno che lo stava fissando mentre passava di lì.
Draco fu contento di respirare nuovamente l’aria autunnale: la sala da tè di Madama Piediburro non aveva certo il pregio di rendere le persone calme e rilassate. Aveva terribilmente caldo nonostante si fosse tolto il mantello e la sua mente si lamentava di tutte quelle fastose decorazioni. Chiunque avesse sistemato quel posto si meritava di prendere delle lezioni dalla Umbridge. Draco raggiunse in fretta la strada principale e si infilò in un’altra stradina stretta che conduceva alla Testa di Porco.
Storse disgustato il naso davanti all’insegna del locale, dando furtive occhiate attorno per controllare che nessuno lo vedesse entrare. La via era deserta, se si escludeva un piccolo cane rognoso che frugava nella spazzatura. Draco prese un profondo respiro e spinse la pesante porta di legno. Il suo naso venne immediatamente aggredito da un odore di rancido che gli ricordò vagamente la fattoria di suo zio nel Devon. Si guardò in giro, ma il locale sembrava deserto, tranne che per un mago barbuto e corpulento avvolto in uno sbrindellato mantello verde.
Draco espirò, contento di essere arrivato prima del padre. Raggiunse il bancone facendo un cenno con la testa a mo di saluto al barista. L’uomo dalla barba grigiastra alzò lo sguardo su Draco, affilando lo sguardo. Draco era sicuro di aver già visto il barista prima, ma non riuscì a ricordarsi dove.
“Allora, cosa vuoi?” sibilò l’uomo.
“Una burrobirra, se non vi dispiace” rispose Draco altezzoso.
Il barista sparì dietro il bancone e ne riuscì con una bottiglia presa da uno scatolone. Sbattendola con forza davanti a Draco, tornò alla Gazzetta del Profeta, che se ne stava ancora aperta sopra un piccolo tavolino dietro il bancone. Draco prese la bottiglia con due dita, le labbra incurvate al pensiero di quanto fosse impolverata. Lasciò qualche falce accanto alla cassa e prese il suo fazzoletto dalla tasca, iniziando a ripulire attentamente la bottiglia. Quando ebbe finito, trovò un tavolino vicino al muro che gli permettesse di vedere l’entrata e si sedette. Non c’erano orologi lì intorno e Draco iniziò a preoccuparsi: sapeva che era l’una passata e non era tipico del padre arrivare in ritardo.
Mentre terminava la sua burrobirra, Draco era combattuto tra la preoccupazione e un orribile sospetto: e se non fosse stato suo padre a inviargli il messaggio? E se qualcuno avesse voluto prendersi gioco di lui, sapendo che Draco avrebbe agito esattamente come richiesto? Cosa avrebbe fatto se ci fossero stati degli insegnanti, o peggio, degli Aurors ad aspettarlo fuori dal locale per interrogarlo sul nascondiglio del padre? Draco si maledisse da solo mentalmente: come aveva potuto essere così stupido? Però era la calligrafia del padre sul messaggio. Draco rivide immediatamente Pansy raccontargli di come la calligrafia dei loro manoscritti avrebbe avuto l’aspetto di quella di qualcun altro e il suo cuore mancò un battito.
Suo padre aveva ragione: Draco mancava di prudenza. Per l’ennesima volta si era buttato a capofitto nel fare qualcosa senza riflettere e ora non aveva nessuna voglia di pensare alle conseguenze. Non appena si alzò, la porta si aprì e un uomo tarchiato e barbuto entrò nel locale: era talmente grasso che sembrava rotolare invece che camminare. Il nuovo venuto si guardò attorno e si diresse direttamente verso Draco. Appoggiò una pergamena sul suo tavolo e raggiunse il bancone senza voltarsi indietro. Ordinando un qualcosa apparentemente velenoso, l’uomo si arrampicò su uno sgabello e iniziò a parlottare con il barista.
Draco prese in mano la pergamena che l’inaspettato cliente aveva lasciato sul tavolo e l’aprì. Il suo respirò si fermò di colpo.
Dietro la locanda. Ora.
Draco spinse la bottiglia vuota di burrobirra da un lato ma non si alzò, rimuginando febbrilmente. Come poteva sapere che era suo padre ad aspettarlo fuori e non un burlone? Draco pensò che un incantesimo avrebbe potuto aiutarlo, ma avrebbe dovuto essere da solo per farlo. Prese la pergamena e si diresse al bagno, che stava dietro ad una porta cigolante. Era stranamente pulito, nonostante a terra ci fosse della paglia e l’odore fosse lo stesso che nel locale. La piccola stanza era vuota e Draco si rilassò. Ostende Scriptorem, mormorò, con un gesto attento della bacchetta.
Uno sbuffo di fumo si alzò dalla superficie della pergamena, diventando sempre più grande mentre arrivava al viso del ragazzo. La vaga sagoma di una persona si materializzò sopra la pergamena e Draco riconobbe i tratti del padre nella faccia che gli si presentò poco prima che il fumo si dissolvesse. Si infilò il messaggio in tasca e uscì, dirigendosi alla porta. Il suo incantesimo era stato piuttosto deludente: l’immagine avrebbe dovuto essere chiara e nitida, ma almeno aveva ottenuto l’informazione che cercava. Draco prese mentalmente nota di far pratica dell’incantesimo Scriptor e di non fidarsi mai più di messaggi anonimi d’ora in avanti.
Il suo cuore iniziò a battere forte mentre faceva il giro della locanda con la bacchetta stretta in pugno dentro la tasca. Girò l’angolo e vide una figura incappucciata in piedi accanto ad una recinzione in ferro che oscurava in parte un cespuglio di rose. La figura alzò la testa e a Draco sfuggì un sospiro di sollievo nel vedere il viso del padre. Il suo cuore ebbe un sussulto: suo padre non era cambiato di una virgola. Ovviamente, c’era da aspettarselo dal momento che non c’erano più i Dissennatori ad Azkaban, si autocorresse Draco.
“Padre” disse Draco rispettoso, fermandosi a mezzo metro dall’uomo e inchinando piano la testa.
“Draco, figlio mio” strascicò Lucius Malfoy, facendosi più vicino e stringendolo con un braccio. L’altro lo teneva lungo il fianco, apparentemente senza vita, notò Draco.
“Cos’ha il tuo braccio, papà? Sei ferito?” chiese Draco, interessato.
“Niente che qualche giorno di riposo non possa guarire, ma avevo bisogno di vederti” disse suo padre, allontanandosi. “Ti trattano bene a scuola?”
“Né meglio, né peggio del solito”
“Bene bene. Stai scrivendo a tua madre?”
“Certo”
“Bravo ragazzo. Senti, ho bisogno che tu le spedisca questo. È illegale per loro controllare le lettere che Pandora porta a casa nostra da Hogwarts, ma controllano tutto il resto e tutti I nostri camini sono sorvegliati, compreso quello in cantina. Semplicemente, mandale questo, lei saprà cosa fare”. Dicendo questo, Lucius passò a Draco un piccolo specchio ovale dagli intricati bassorilievi sulla cornice.
Draco lo prese, sapeva perfettamente cosa fosse: uno specchio a doppio senso. Ne aveva un paio anche lui quando era più piccolo, ma ne aveva rotto uno lanciandolo addosso ad un elfo domestico che lo irritava. Slacciò il suo mantello e infilò lo specchio in una delle tasche della divisa. Nella sua testa vorticavano milioni di domande, ma non sapeva da che parte iniziare..
“Padre, io…”
“Senti, Draco, non abbiamo molto tempo. Noteranno la tua assenza in fretta, credo… a chi hai detto che dovevi incontrarti con me?”
“A nessuno, ho solo detto a Blaise che dovevo incontrare qualcuno che aveva notizie di te” rispose Draco tutto d’un fiato.
“Sei proprio mio figlio” disse Lucius amorevole. Draco arrossì, lusingato per il complimento.
Suo padre gli raccontò dell’evasione: qualcuno chiamato Codaliscia aveva creato un diversivo per distrarre gli Aurors di guardia alla prigione, mentre zia Bella liberava i Mangiamorte dalle loro celle usando una piantina che aveva rubato dalla guardina. Era stata interrotta da un Auror di nome Kingsley Shacklebolt che non si era unito agli altri per chissà quale motivo, e ora Shacklebolt era prigioniero del Lord Oscuro: sembrava piuttosto resistente e non erano ancora riusciti a piegarlo.
Draco guardava suo padre con timore mentre lo ascoltava parlare: non era mai riuscito in metà delle cose che suo padre faceva. Tutto suonava terribilmente eccitante e rischioso e Draco non amava il pericolo. Ricordò la conversazione che aveva origliato il mese passato e raccontò al padre di come Potter avesse nominato Shacklebolt. Lucius sbarrò gli occhi.
“L’hai sentito dire che lui centrava qualcosa con Shacklebolt?”
“No, no. Ho sentito Weasley dirgli che non era colpa sua se avevano mandato Shacklebolt”.
“Questo Potter è estremamente irritante” disse Lucius con un cipiglio duro “Comunque, questa è un’informazione importante, Draco, sono contento che tu me l’abbia detto”. Camminò avanti e indietro per alcuni minuti davanti alla grata di ferro.
“Manda qualsiasi altra informazione che ottieni su Potter a tua mandre. Il Signore Oscuro è parecchio dispiaciuto del fatto che quel moccioso sia riuscito a sfuggirgli un’altra volta”.
“Sai come c’è riuscito? Potter, intendo. Non è questo gran che. Ho duellato con lui. E se non fosse stato per la sua capacità di parlare Serpentese l’avrei battuto”.
“Non sottovalutare Harry Potter, figliolo. Quello che gli manca in abilità, lo compensa col coraggio e poi ha comunque parecchi amici nelle alte sfere”.
Draco storse il naso.
Suo padre gli sorrise benevolo. “Non per molto ancora, ovviamente” aggiunse “ma ad ogni modo, non lasciare che Potter sia un’eccessiva causa di preoccupazioni. Dal momento che sono convinto che la missione del Signore Oscuro avrà successo, c’è una possibilità infima che non funzioni” Draco si accigliò. “E in questo caso, figlio mio, dovrai essere pulito”.
“Non vuoi che mi unisca a te, padre?” disse Draco, fingendo di esserne dispiaciuto e cercando di ricacciare indietro il sospiro di sollievo.
“Oh cielo, no, Draco” gli rispose, senza guardarlo “Voglio vederti in pericolo molto meno di quanto io desideri andare al Ministero della Magia e arrendermi. D’altronde, sei minorenne e le magie che fai fuori da scuola sono controllate dal Ministero. Non devi preoccuparti, figliolo. Il Signore Oscuro arriverà ad alti livelli prima che la tua educazione sia completa e vedrai che farà le sue mosse in fretta. Stai fuori dai guai e continua a svolgere i tuoi doveri di Prefetto”.
Draco annuì. Bè, questo decisamente eliminava un problema spinoso: era andato all’incontro mezzo convinto di ricevere il Marchio Oscuro.
“Dimmi, Draco, come sta Pansy?” chiese Lucius improvvisamente.
Draco sorrise nel modo in cui sorrideva a Pansy quando sapeva di essere osservato. “È semplicemente fantastica”, disse, illuminandosi.
“Non farti prendere troppo, figliolo” disse Lucius “Ci sono molte altre ragazze fuori di qui. Pansy è una buona scelta, ma non la migliore: sei l’erede del mio nome e della mia fortuna, e sei ancora molto giovane”.
Draco no rispose, inclinando appena la testa. Pansy era una buona copertura e lui non aveva intenzione di far sapere al padre di non avere intenzione di procreare. Avrebbe potuto cambiare idea un giorno, dopotutto. I suoi pensieri andarono a Pansy, al progetto di Unità fra le Case e immediatamente si ricordò di Nott.
“Anche il padre di Theodore Nott è fuggito con voi?” chiese.
“Si si, anche lui. È ancora malato sfortunatamente: non gli anno dato il tempo di riprendersi dalle ferite che si era causato nello scontro al Dipartimento dei Misteri prima di rinchiuderlo ad Azkaban” disse Lucius con ghigno spiacevole. “La brutalità del Ministero è incredibile”.
Draco prese mentalmente nota di parlare con Nott e alleviare le sue sofferenze. Si sentiva così sollevato che suo padre stesse bene che era persino disposto a perdonare Nott per il suo comportamento del mese passato.
“Ora devo andare Draco” gli disse morbidamente il padre. Draco annuì semplicemente, cercando di ignorare il vuoto nel petto.
“Quando ti vedrò di nuovo?” chiese.
Lucius scosse il capo. “Non so. È pericoloso per me rimanere qui e volevo solo sapere se andava tutto come si deve e se ti trattavano bene” e fece un vago gesto in direzione della scuola. “Proverò a tenermi in contatto, ma non voglio che sospettino di te. Se vuoi chiedere qualcosa di me a tua madre, riferisci a me come allo zio Duncan”.
Si abbracciarono nuovamente e Lucius si smaterializzò con uno schiocco appena udibile. Draco ripensò al saggio che aveva scritto la settimana precedente: più era grande l’abilità nell’incantesimo, meno udibile era il suono provocato dalla Smaterializzazione. Draco ritornò sulla stradicciola, perso in un misto di sollievo e tristezza. Era felice di aver rivisto suo padre e desiderò tornare a Malfoy Manor con entrambi i suoi genitori. Che un Lethifold acchiappasse Potter per avergli reso le cose così complicate! Si fermò di colpo ricordando l’incontro che aveva organizzato con Potter ai Tre Manici di Scopa. Sfortunatamente, non aveva modo di controllare un orologio, e Draco corse a perdifiato, sapendo di essere terribilmente in ritardo e sperando che Blaise fosse riuscito a trattenere Potter.
Draco camminò il più velocemente possibile lungo la via principale, sorpassando studenti di tutte le Case e di tutte le età: il weekend a Hogsmeade era entrato nel vivo, ora che anche i più dormiglioni avevano raggiunto il villaggio. Notò Vincent e Gregory da Zonko e si chiese cosa mai trovassero quei due di così attraente in quel posto. Nessuno a Serpeverde era abbastanza idiota per cascare negli scherzi che quel posto vendeva, pensò Draco sprezzante. Superò Mielandia mentre un gruppetto urlante del terzo anno usciva dalla porta. Draco si congratulò con se stesso per aver avuto il buon senso di fare i suoi acquisti appena possibile.
Quando finalmente arrivò ai Tre Manici di Scopa con un ritardo di circa venti minuti, il posto era pieno zeppo. Dovette guardarsi attorno per un buon minuto prima di scorgere Blaise, che se ne stava seduto con la testa tra le mani a fare le bolle nel suo drink con la cannuccia. La bibita di un colore verdognolo ribolliva pericolosamente, minacciando di fuoriuscire dai bordi ma Blaise allontanò le labbra dalla cannuccia appena in tempo per impedirlo. Notò Draco e ghignò, facendogli un cenno. Blaise sembrava abbastanza ridicolo, a sorridere con la cannuccia tra i denti, e Draco represse una risatina, turbato dal fatto che Potter non fosse da quelle parti. Si fece largo tra la folla raggiungendo il tavolo. Sedendosi davanti a Blaise, si diede un’occhiata in giro per cercare Rosmerta e la richiamò con un gesto della mano, sorridendo piano. Lei accennò un gesto di rimando e annuì, suggerendo che sarebbe stata lì fra un attimo. Draco si rivolse a Blaise.
“Come è andata?” chiese Blaise, con l’espressione ansiosa.
“Tutto bene” rispose l’altro senza darci troppo peso. “Potter non si è fatto vedere?”
Blaise si accigliò. “Si, si è fatto vedere ma ha dovuto andarsene”.
“Allora gli hai parlato?”
“No siamo rimasti qui a fissarci l’un con l’altro per tutto il tempo” rispose Blaise irritato “Certo che ho parlato con lui, mi hai detto di trattenerlo il più a lungo possibile!”
“Che succede Blaise, il tuo fascino comincia ad indebolirsi se non riesci a trattenere Potter per… ehm, di quanto sono in ritardo?”
“Un’ora e mezza” rispose l’altro, inarcando un sopracciglio.
Draco lo fissò a bocca aperta. “No, non è possibile. Io non… non sono stato via così a lungo”.
“Si, invece. Potter se n’è andato circa dieci minuti fa, dicendo che aveva gli allenamenti di Quidditch entro un’ora”.
Draco ingiuriò ad alta voce ed una voce divertita alle sue spalle disse “Povera me, un simile linguaggio da un Malfoy!”
Draco si voltò pronto a litigare con chiunque ma si bloccò quando vide Rosmerta che si tratteneva dal ridere. “Cosa prendi, tesoro?” chise con un sorriso zuccheroso.
“Del nettare di ortica con una goccia di rum alla mora, per favore” disse Draco pentito strizzandole l’occhio. La donna arrossì e lo colpì dolcemente con il suo blocchetto. “Un rubacuori, ecco cosa sei!” concluse con una risatina e si diresse al bancone, scontrandosi con un Corvonero del quinto anno e scusandosi con lui in fretta. Draco si rivolse nuovamente a Blaise.
“Ti conviene non far mai sapere a Pansy che ti comporti così” disse Blaise, mescolando assente il suo drink. “Sarebbe parecchio più furiosa che dopo il fatto della Habbot”.
Draco fece un piccolo gesto con la mano. “Pansy odia i Tre Manici di Scopa, ricordi? Non le piace mescolarsi con la gente comune o qualcosa del genere. Comunque, torniamo a Potter. di cosa avete parlato?”
“Di te, ovviamente” Blaise gli lanciò un’occhiatina e ghignò “Abbiamo passato tutti i tuoi parenti ed avevamo appena cominciato a parlare dei tuoi genitori quando Potter è dovuto andare via”.
Draco lo fissò. “Seriamente, Blaise, di cosa avete parlato?”
“Voglio sapere come mai ci hai messo tanto. Poi forse ti racconterò del mio tempo passato con Potter, forse”. Blaise si appoggiò con la schiena alla sedia, alzando il bicchiere e gustandone il contenuto.
“L’uomo che dovevo incontrare era in ritardo e avevamo molto di cui parlare” rispose Draco. Doveva essergli sembrato emozionato per un attimo perché Blaise si sporse in avanti e gli piantò gli occhi scuri nei suoi.
“È tutto a posto, Draco? O stai solo cercando di mettere su una maschera da coraggioso? Perché se è così, non ti sta affatto bene”.
“Dovresti sapere che io non uso nessuna maschera, e si, è tutto semplicemente perfetto. Avevo molte domande e devo aver perso la cognizione del tempo” rispose Draco, sorridendo molto più radiosamente. Non voleva parlare di suo padre, quella doveva essere una cosa sua e di nessun altro. “Non posso darti i dettagli, Blaise: potrebbero spiarci”.
Blaise spostò lo sguardo per un attimo, poi scosse la testa. “Buon vecchio Draco. Credo che le notizie che hai ricevuto siano state buone, dal momento che sei quasi tornato quello di un tempo. Non sei più stato lo stesso da quando tuo padre era stato catturato”.
Draco lo fissò freddamente e stava per rispondergli quando Rosmerta arrivò con il suo nettare. Draco accettò con gioia il bicchiere e bevve, godendosi di quel sapore. Rosmerta sapeva perfettamente come preparare il drink come piaceva a lui. Draco si passò la punta della lingua sul palato per assaporare al meglio in gusto del rum alla mora. Posò lo sguardo su Blaise.
“Non so cosa tu voglia dire con ‘tornare quello di un tempo’ ma sono piuttosto felice che mio padre sia nuovamente libero. Forse non alle condizioni che avrebbe desiderato, ma comunque libero”.
“Hai ancora intenzione di star dietro a Potter?”
“Oh, certo. Potter pagherà per quello che ha fatto a mio padre” disse Draco e notò con preoccupazione che Blaise sembrava angosciato. “Che c’è Zabini? Non dirmi che ti sei fatto prendere da Potter adesso”
“Penso solo che ne ha abbastanza di cose di cui preoccuparsi, senza che qualcun altro cerchi di rendergli le cose più difficili...” disse Blaise con uno sguardo misurato.
“Cosa? Di cosa stai parlando?”
“Non ti ricordi? Mi hai detto che Sirius Black era il suo padrino”
“Si, e allora? Che diavolo centra adesso quel traditore di sangue di mio cugino?”
“Tuo cugino è morto, Draco, nel caso in cui tu abbia scordato l’articolo della Gazzetta del Profeta che lo discolpava” disse Blaise fissando il suo bicchiere.
“Si, zia Bella l’ha fatto fuori, e allora?” rispose Draco impaziente. Di che cosa farneticava Blaise?
“Sirius Black e Potter erano piuttosto uniti e lui ci sta ancora soffrendo” fu la risposta. Blaise cercava di evitare gli occhi di Draco, che si stava innervosendo non poco.
“Pensi che me ne freghi qualcosa di più di un Kneazle dei sentimenti di Potter?” rise sguaiato l’altro. “È un suo problema”.
“Cristo, Draco” disse Blaise, prendendo un sorso dal suo bicchiere. “Questo è crudele”.
Draco inarcò un sopracciglio, come per dire “E allora?” Blaise sospirò.
“Qualsiasi cosa tu stia architettando, non voglio prenderne parte. So che odi Potter, ma con me è sempre stato gentile”.
“Ha pianto sulla tua spalla o qualcosa del genere? Che cosa ha detto per farti diventare così?” chiese Draco, sentendo il volto incendiarsi. Non poteva credere che Blaise stesse passando dalla parte di Potter.
“Non mi ha detto proprio nulla. Abbiamo parlato di Quidditch e di ragazze, in effetti. Ma sembrava… ferito. Come non lo è mai stato” strascicò, fissando un vaso di fiori nell’angolo. “Ad ogni modo questa cosa non dovrebbe stupirti. Ho sempre rifiutato di prender parte ai tuoi scherzi infantili” aggiunse.
“Infantili? Ti ricordo che hai riso anche tu quando hai visto la faccia di Potter dopo la storia delle spallette su di lui che ho fatto al quarto anno. Ne avevi una anche tu!” continuò Draco, puntandogli un dito contro. L’altro ragazzo scrollò le spalle.
“È stato tempo fa. Non ho intenzione di schierarmi, Draco. Semplicemente, non voglio unirmi alla tua crociata per ferire Potter. Penso lo abbiano ferito abbastanza in questi anni”. Blaise lo fissò fermamente per un momento. “Avrei voluto provare a dissuaderti dal fare qualunque cosa tu abbia progettato, ma so perfettamente che non c’è modo di farti cambiare idea”.
“Hai ragione, non c’è. Potter si è schierato contro la mia famiglia e non c’è nulla che tu o qualsiasi altra persona possa dire o fare per impedirmi di avere la mia vendetta” disse Draco con soddisfazione.
Blaise scrollò le spalle e mandò giù quel che rimaneva del suo drink, schioccando le labbra. “Arrangiati”.
Draco si irritò, bevve il resto del suo nettare di ortica, dimenticando di goderselo. Non si era aspettato che Blaise lo supportasse, ma non si era certo immaginato una tale ostilità. “Bene, è quello che farò. Possiamo andarcene?”
“Si” rispose Blaise, senza guardarlo. Draco odiava quella tensione. Blaise ancora non gli aveva spiegato le sue misteriose sparizioni, continue e allarmanti per la loro regolarità. Draco si sentì congelare lo stomaco da un orribile sospetto.
“Tu non hai frequentato Potter per tutto questo tempo, vero, Blaise?”
Gli occhi di Blaise si piantarono in faccia a Draco. Sembrava assolutamente incredulo. “Credi che debba scoparmi Potter per essere umano con lui? Non ci pensare nemmeno, Draco. Tra l’altro, lui è etero”.
“Allora chi stai frequentando?” sbottò Draco, cercando disperatamente di trattenere un ghigno davanti al fatto che Blaise ignorasse le preferenze sessuali di Potter.
“Perché devi pensare per forza che sto frequentando qualcuno? Sei geloso, Draco?”
“Geloso? Di cosa dovrei essere geloso? Sono solo curioso” gli rispose di rimando e vide la speranza sul viso di Blaise sparire immediatamente.
“La curiosità uccide lo Kneazle, dicono” buttò lì allegro il moro, ripiegando.
Fece un cenno a qualcuno alle spalle di Draco e Rosmerta li raggiunse un secondo dopo. Pagarono i loro drink e Draco si alzò in piedi di colpo, facendo sì che la sua sedia cadesse all’indietro rumorosamente. La folla si era abbastanza diradata ed era riuscito a raggiungere la porta abbastanza facilmente, senza voltarsi a guardare se Blaise lo stesse seguendo. Draco era piuttosto irritato dal fatto di aver perso il controllo a quel modo e si rimproverò mentalmente per avere il difetto di mostrare troppo apertamente le sue emozioni. Non era stato accorto perché era ancora troppo contento per suo padre, ma non era una giustificazione plausibile. Uscì in strada, rischiando di urtare alcuni giovani Tassorosso seduti scompostamente sul bordo del marciapiede. Avrebbe voluto picchiarne uno solo per vedere come avrebbero reagito, ma si astenne.
Blaise lo raggiunse alcuni minuti dopo e si avviarono al castello in assoluto silenzio. Quando arrivarono alla Sala Comune di Serpeverde, il moro disse di aver bisogno di andare in Biblioteca e chiese a Draco se voleva unirsi a lui. Draco rifiutò: voleva coricarsi e riposarsi un po’ prima di riprendere i compiti. Blaise gli sorrise e lasciò la sala. Draco lo fissò allontanarsi, meditando di seguirlo per vedere se stava realmente andando in Biblioteca: non aveva portato con sé le sue cose di scuola. Poi, decise che non voleva disturbarlo. Vincent e Gregory non si trovavano, Pansy probabilmente era ancora ad Hogsmeade. draco raggiunse il dormitorio maschile e chiuse la porta alle sue spalle.
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Diario di Draco Malfoy, 5 ottobre
Mio padre sta bene! Vorrei correre da quegli stupidi idioti di Grifondoro e spiattellarglielo in faccia, ma ovviamente, non posso. Sono preoccupato per il suo braccio comunque: mentre lo abbracciavo, è stato scosso da un tremito di dolore. Vorrei sapere come si è ferito. Sembra fidarsi molto dei piani dell’Oscuro Signore. Questo è ovviamente rassicurante, così come il fatto che non devo unirmi al gruppo di sostenitori dell’Oscuro. Mi chiedo cosa stesse cercando di dire con quel discorso su Pansy. Ho paura di quando verrà il giorno in cui scoprirà che la migliore unione per me non sarà con qualcuno capace di procreare nessun piccolo Malfoy.
Ad ogni modo, cercherò di seguire il consiglio di mio padre e stare fuori dai guai. Non c’è bisogno di oltrepassare i limiti: anche perché non ne ho il tempo, con tutti i compiti con cui ci hanno caricati e col progetto dell’Unità tra le case. A proposito, devo chiedere a Pansy qualche dettaglio in più sul progetto di Serpeverde. Credo debba parlare all’incontro tra Case di domani sera, a meno che non sia il turno di Liam. No, la scorsa settimana è toccato a me, deve essere il turno di Pansy.
Blaise mi preoccupa di giorno in giorno di più. È sempre irritabile ed è non è stata decisamente una bella discussione quella su Potter. Perché diavolo devo sopportare Potter e la sua capacità di corrompere la mente delle persone con la pietà per la sua inutile esistenza? Ammetto che aspettavo con un po’ d’impazienza di incontrarmi con lui, ma date le circostanze, sono contento di non averlo visto. Uhg, ho appena detto che aspettavo con impazienza di incontrarmi con Harry maledetto Potter. È chiaro che non dormo abbastanza.
Fine parte 6.
Note dell’autore:
1-Ostende Scriptorem dal Latino: rivelare + scrittore. Questo incantesimo rivela le tracce che un mago ha lasciato su un pezzo di pergamena su cui ha scritto, mostrando una breve immagine dello scrittore come appariva nel momento in cui scriveva sulla pergamena.
2-Fateci caso, Draco nel secondo capitolo dell’Ordine chiama Lucius papà. Non stupitevi che in una situazione del genere, faccia lo stesso.
3-La corrispondenza tra genitori e figli è protetta dalle leggi del Ministero. Secondo la mia visione della storia, la legge è stata approvata dopo l’esperienza con la Umbridge nella scuola.
4-Rischiando di sembrare ovvia, Lucius “significa portatore di luce” mentre Duncan significa “guerriero oscuro”.
5-Lethifold, creatura magica molto rara detta anche Velo Vivente: assomiglia ad un mantello nero che si muove di notte sul terreno e attacca gli uomini addormentati. Si trova solitamente solo ai Tropici.
Ecco qui il capitolo ---Da oggi, dubito di riuscire ad aggiornare ogni giorno... sto crollando. Questa notte non sono andata a letto per tradurre... sono le 8 e io non ho ancora chiuso occhio... L'ultima volta che lo faccio!^_^ Da oggi, aspettate un cap ogni due/tre giorni.
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura
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Capitolo 7 *** Letters and Meeting ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco invia il pacchetto di Lucius a Narcissa e incontra qualcuno di inatteso. I Serpeverde completano il loro saggio sull’Unità delle Case e diamo un’occhiata a come vanno i progetti delle altre case, così come li vede Draco. Prima della fine, comunque, il sorrisino di Draco è quasi sparito completamente dal momento che le cose cominciano a complicarsi. Tutto ciò tra gufi, serpi giocherellone, un Piton bisbetico, il gioco del Caccia Scopa e muri che cadono.
***
Capitolo 6: Letters and Meetings
La domenica mattina presto, Draco si svegliò di soprassalto. Aveva fatto un sogno in cui inseguiva Blaise tra un dedalo di corridoi: non appena riusciva a scorgere l’altro ragazzo, questo spariva dietro l’ennesimo angolo. Draco allora provava a chiamarlo per nome, ma dalla sua gola non usciva alcun suono, senza contare che tutte le volte che allungava il braccio per acciuffare l’amico, questo si allontanava ancora di più. Quando si alzò dal letto, quella mattina, Draco era irritato e stanco. Diede un calcio alle sue scarpe recuperando un asciugamano dal suo comodino e avviandosi al bagno.
Potter non era sceso a cena la sera precedente, cosa che non aveva di certo migliorato l’umore del biondo. Draco non sapeva effettivamente come comportarsi riguardo al fiasco di sabato: non era certo che Potter avrebbe accettato delle giustificazioni ovviamente fasulle. Comunque, il piano di Draco aveva incontrato qualche ostacolo e ora il ragazzo aveva bisogno di un altro modo per avvicinare Potter. Forse…
Mentre si vestiva, Draco ricordò la sua conversazione col padre e lo specchio a doppio senso che doveva spedire a casa. Si diede una rapida occhiata attorno, per controllare che tutti gli altri stessero ancora dormendo, tirò fuori lo specchio dal suo nascondiglio e lo appoggiò sul tavolino, chiedendosi come avrebbe potuto fare per spedirlo. Sarebbe stato troppo grande e piuttosto visibile avvolto in una pergamena, ma non aveva intenzione di inviarlo proprio come un pacchetto. Draco si mordicchiò le labbra rimuginando e alla fine raggiunse l’illuminazione. Ovvio, avrebbe inviato a sua madre la scatola di Quadrotti Rosa con Glassa al Cocco che aveva comperato ad Hogsmeade, nascondendovi lo specchio. Per quel che ne sapeva, gli Aurors non leggevano le sue lettere, quindi avrebbe potuto scrivere dello specchio in un messaggio accluso. Ad ogni modo, avrebbe dovuto fare attenzione a cosa scrivere nella lettera.
Per prima cosa, comunque, doveva preparare il pacchetto. Draco aprì la scatola e fece lievitare i dolcetti prima di avvolgere lo specchio con del tessuto e appoggiarlo sul fondo. Rimise le caramelle al loro posto e studiò il risultato della sua operazione. Quelli al centro erano leggermente più alti che ai lati, ma non si vedeva molto, a meno di non mettersi ad osservare il tutto molto attentamente. Rimise il coperchio alla scatola e sussurrò Involvere. A questa parola, una sostanza liquida e brillante uscì dalla punta della sua bacchetta e avvolse la scatola di dolcetti. Pochi secondi dopo, il pacchetto era pronto e Draco lo mi se da parte, recuperando la sua piuma e un pezzo di pergamena.
Cara Madre,
So di averti scritto appena la scorsa settimana, ma sono stato ad Hogsmeade ieri e devo semplicemente mandarti alcuni Quadrotti Rosa con Glassa al Cocco, so che li adori. Mi raccomando, prova soprattutto per primi quelli sul fondo della scatola, dicono che siano sempre migliori rispetto a quelli che stanno sopra.
Tuo figlio adorato
Draco
Ps. Manda i miei più cari saluti a zio Duncan.
Draco rilesse il messaggio più volte attentamente e fu sicuro che sua madre avrebbe capito. Desiderava disperatamente scrivere, a lettere cubitali, di aver incontrato suo padre, ma non voleva rischiare. Sperò di essere stato abbastanza sagace, chiuse la lettera con un colpo di bacchetta e si mise il pacchetto sotto il braccio. Blaise aveva smesso di russare e Draco voleva andarsene prima di dover rispondere ad inutili domande: non aveva quasi mai inviato qualcosa a casa.
Draco si arrampicò infelice fino alla Guferia. Perché quel posto doveva stare così in alto? Non poteva mica trovarsi vicino alla Sala Comune di Serpeverde? I Grifondoro avevano sempre tutto a portata di mano! Quando entrò nell’ampia stanza, cercando di non pestare gli escrementi dei gufi in tutti i modi, fu sorpreso di non essere l’unico mattiniero della scuola. Un ragazzo se ne stava seduto sul davanzale con le gambe incrociate e una civetta appollaiata sulla spalla. Draco non riuscì a capire chi fosse, dal momento che il sole si alzava in quel momento proprio alle spalle dell’altro. L’ombra rivelava una corporatura magra, una schiena sottile e delle spalle leggermente incurvate in avanti, come schiacciate da un peso invisibile. Draco alzò un braccio per ripararsi gli occhi dalla luce splendente. L’altro voltò appena il viso verso la civetta sulla sua spalla. Potter.
“Cosa ne dici, Edwige? Dovrei andare a trovare Hagrid o vorrà solamente parlare di Sirius ancora una volta?”
La civetta schiamazzò e picchiettò affettuosamente il naso del suo padrone, e quest’ultimo sorrise. Al biondo si bloccò il respiro in gola e dovette tossire. Il sorriso di Potter svanì non appena si voltò verso di lui.
“Bella civetta, Potter” borbottò Draco, pensando in fretta ad una maniera per rigirare la situazione a suo favore. Degli artigli si conficcarono sulla sua spalla e emise un grido soffocato, fissando Pandora che, come al solito, aveva scelto il momento peggiore per fare il suo spettacolare ingresso.
“Grazie, anche la tua” disse Potter, facendo leva sulle braccia e scendendo dal davanzale con un piccolo salto. La sua civetta svolazzò fino alle travi.
“Senti, Potter, io…” iniziò a dire Draco, ma Potter scosse la testa.
“Lascia perdere Malfoy. Tu vuoi fare i tuoi giochetti, io non sono interessato. Ho qualcosa di più grosso che bolle in pentola”. [Nella versione originale: ho un pesce più grosso da friggere. NdT]
Con questo, Potter uscì dalla Guferia, lasciando Draco a borbottare dall’indignazione. Che razza di Grifondoro cretino e insolente! Ho qualcosa di più grosso che bolle in pentola, come no! Gliel’avrebbe fatta vedere lui, si stizzì Draco. Potter avrebbe elemosinato il suo perdono non appena le cose si fossero sistemate un po’ di più. L’atteggiamento del Grifondoro stava seriamente minando il piano di Draco. Avrebbe dovuto riconsiderare ogni cosa e ripartire da zero. Quella sera avrebbe ripreso in mano tutti i suoi appunti, pensò, riprendendosi.
Draco si ricordò del suo compito e prese da sotto il braccio la scatola di dolci. Attaccò il pacchetto alla zampa di Pandora e le chiese di non lasciarlo cadere dal momento che era alquanto fragile. La civetta volò via, colpendogli piano il viso con un’ala per la sua insolenza. Questo piccolo gesto lo riscosse dalla sua rabbia e sospirò. Avrebbe dovuto essere particolarmente dolce con Pandora nelle settimane successive: questa era la seconda volta che la faceva uscire nell’arco di quattro giorni, senza contare che lei odiava portare i pacchi.
Riprese la strada verso i sotterranei, mormorando svariate imprecazioni a mezza voce. Quell’anno non stava andando affatto bene per lui, proprio per niente.
***
Più tardi, quella sera, tutti gli studenti di Serpeverde si ritrovarono nella Sala Comune per l’incontro settimanale della Casata. Era un’antica tradizione a Serpeverde: i Prefetti si turnavano ogni settimana per dare annunci e mettere in luce i buoni risultati ottenuti. Non parlavano mai dei fallimenti: erano incontri creati per motivare tutti gli altri, quelli che non erano stati lodati per le loro opere, a dare il meglio per entrare la settimana successiva nella rosa dei meritevoli. Quella sera toccava a Pansy che se ne stava su una sedia abbastanza alta, simile piuttosto ad uno sgabello da bar. Il camino alle sue spalle era acceso e le conferiva un aspetto lugubre.
Gli studenti di tutti gli anni si riunirono in piccoli gruppi sui divani e sulle sedie. Quelli del secondo arrivarono tardi e furono costretti a sedersi sul pavimento, davanti alla sedia della ragazza. Il Barone Sanguinario attraversò una parete poco distante da loro e si fermò lì accanto a mezz’aria. In realtà, i fantasmi delle Case non erano ammessi nelle Sale Comuni, ma per il Barone Sanguinario, si faceva uno strappo. Il fantasma riportava i particolari della conversazione al Professor Piton, che avrebbe tecnicamente dovuto essere presente ma non sempre riusciva a partecipare.
Draco si accigliò, ripensando al fatto che Piton non aveva ancora partecipato ad una sola riunione quell’anno, eccetto il primo giorno di scuola. Si era reso disponibile per rispondere alle domande dei prefetti e cose del genere, ma era stato stranamente assente durante tutti gli avvenimenti nella sua Casata.
Pansy tossì appena per richiamare l’attenzione e, uno alla volta, i Serpeverde si zittirono. La ragazza diede un’occhiata soddisfatta alla stanza e prese parola.
“Buona sera a tutti. L’incontro di oggi sarà leggermente diverso, dal momento che è la scadenza del termine per la consegna dei Saggi della Casa Serpeverde. Spero che tutti abbiate lasciato il vostro perché è quello che sto per controllare proprio ora” disse.
Continuando a sorridere, Pansy alzò la sua bacchetta e fece levitare il raccoglitore verdeargento sopra le teste di tutti i presenti. Il contenitore cilindrico atterrò davanti ai suoi piedi mentre la ragazza recitava un incantesimo che Draco non conosceva. Il biondo osservò affascinato come una nebbiolina argentata iniziasse a salire dalla fessura della parte alta del raccoglitore, brillando mentre si alzava serpeggiando fin quasi al soffitto.
Alla fine, la nebbia smise di salire e per un attimo un serpente argentato si librò nell’aria. Veloce come un lampo, si spaccò in quattro serpi più piccole che dardeggiarono nell’aria prima di fermarsi sopra le teste di quattro studenti, uno dei quali era Blaise. Pansy si diede un’occhiata in giro.
“Andrew Bartlett, Preston Iven, Rose McNulty, Blaise Zabini” attaccò “voi quattro non andrete a letto fino a quando non avrete consegnato i vostri saggi, come è scritto nel regolamento appeso in bacheca”.
Draco fissò il suo Cacciatore e il suo Portiere, entrambi evitavano di guardare nella sua direzione. Draco sperò che non incolpassero gli allenamenti di Quidditch per il loro ritardo di consegna. Lauren, il Prefetto del settimo anno, fissava con sguardo omicida il suo fratellino piccolo, che sembrava volere essere inghiottito dal pavimento alla velocità della luce. Nessuno guardava Rose, una ragazza paffutella del quarto anno, ma anche lei sembrava comunque preoccupata.
“Altrimenti” continuò Pansy “scoprirete che i vostri nuovi animaletti” e così dicendo indicò il serpente che luccicava sopra la testa di Blaise “vi seguiranno ovunque fino alla fine dell’anno scolastico”. Diede un’occhiata alla stanza con espressione trionfante e alcuni applaudirono. Molti, Draco compreso, vedevano Pansy con stima ritrovata. Non aveva idea di cosa avesse fatto al raccoglitore, ma quella era magia davvero impressionante.
“Questa è Magia Oscura, Parkinson” saltò fuori Nott dalla sua postazione alle spalle della Benefattrice. “Devi aver incantato i serpenti” e indicò quello sopra la testa di Blaise “perché riconoscano la persona dal nome. Questo richiede qualcosa della persona perché funzioni”
“Oh, Theodore” disse Pansy freddamente “Mi stai chiedendo il giudizio del Professor Piton? Ha approvato l’uso dell’incantesimo, come vedi”.
Tutti si voltarono verso il Barone Sanguinario che annuì appena. Draco spostò lo sguardo su Liam che sbirciava Nott con l’espressione corrucciata.
“Cosa hai usato allora? Hai rubato..” cominciò Nott, ma fu interrotto da Liam.
“Pansy ah usato le tazze della colazione dello scorso sabato” disse il Capocasa con un’intonazione minacciosa nella voce “Così ha potuto raccogliere l’essenza di ogni studente di Serpeverde”.
Liam diede un’occhiata alla sala. Sheridan Roper, un ragazzo magrolino con gli occhiali dello stesso anno di Draco, si mise seduto un po’ più composto. Sheridan era sicuramente il migliore in Difesa Contro le Arti Oscure di tutta Serpeverde. Strizzò l’occhio a Liam da dietro i suoi occhiali, ricordando a Draco il modo di fare di Potter.
“Dal momento che sappiamo che tutti eravate al nostro tavolo, era il modo più semplice e veloce di agire. Come ha detto Pansy, Piton ha approvato la cosa e chiunque abbia qualcosa da ridire, può tranquillamente rivolgersi a lui. Non ci saranno altre interruzioni, stasera” disse Liam, fissando direttamente Nott che stava studiando il tappeto con un’espressione incomprensibile.
Draco ghignò. Chi pensava di prendere in giro quello stupido con la sua indignazione verso le Arti Oscure? Se Nott aveva intenzione di discutere l’etica della magia con i suoi compagni di Casa, avrebbe dovuto chiedere al Cappello Parlante di metterlo a Corvonero. Ad ogni modo, i suoi pensieri furono interrotti da Pansy, che si schiarì la voce un’altra volta.
“Come stavo dicendo prima di essere così brutalmente interrotta” disse “avete fino a mezzanotte per finire i vostri saggi e infilarli qui dentro” e indicò il raccoglitore ai suoi piedi “quindi vi conviene sbrigarvi”.
Blaise le lanciò uno sguardo contrariato. “Come faremo a sapere che le altre Case non cercheranno di sbirciare le nostre calligrafie per compararle con quelle dei saggi?”
“Dovresti veramente ascoltare duranti gli incontri, Blaise” disse Pansy, e parecchi ridacchiarono. “Ne abbiamo parlato due settimane fa quando Liam ha annunciato il progetto: il professor Vitious incanterà i manoscritti così che sembrino tutti scritti dalla stessa persona”.
Blaise grugnì annuendo e si lasciò andare sul cuscino del divano alla sue spalle. Il serpente argentato che aveva sopra la testa scivolò davanti al suo viso e Blaise lo mandò via con una manata, mettendo il broncio.
“Pansy” saltò fuori Draco, ricordandosi del pomeriggio precedente “Ci sono incantesimi capaci di rivelare l’autore di una qualsiasi pergamena. Come faremo a sapere che le altre Case non ne faranno uso?”
“Oh, bella domanda Draco” disse Pansy, sorridendogli “Laurel li incanterà subito dopo che Liam li avrà duplicati”. Fece una pausa, guardandosi attorno. “Lasciatemi dire che chiunque proverà a usare la magia per scoprire l’autore di uno dei saggi si troverà in grossa difficoltà”.
Draco annuì e si rimise comodo, mentre molti mormorii di approvazione si alzavano da tutta la Sala Comune.
“Infine, vi ricordo che il primo manoscritto sarà letto immediatamente dopo la Festa di Halloween. Mi aspetto di guadagnare molti punti per Serpeverde quella sera”. Con questo, Pansy fece levitare il raccoglitore alla sua postazione originaria sotto la bacheca e iniziò a mettere in luce i buoni risultati ottenuti dai Serpeverde durante la settimana. Draco spostò la sua attenzione: non era interessato.
Quando la riunione giunse al termine, Draco prese da parte Nott prima che questo avesse il tempo di ripiegare al suo domitorio, che divideva con Sheridan Roper e due ragazzi del quinto anno. Nott fissò Draco da dietro la sua lunga frangia corvina. Si bagnò le labbra e spostò il peso da una gamba all’altra.
“Senti, non avevo intenzione di tormentare la tua ragazza, Malfoy…”
Draco alzò una mano, zittendolo. “Non centra Pansy. Vieni con me” disse e uscì nel corridoio dei sotterranei. Nott lo seguì. In effetti, non aveva realmente la possibilità di scegliere, pensò Draco con un sorriso soddisfatto. Camminarono in silenzio fino alle scale che conducevano all’androne d’entrata. Il Barone Sanguinario li seguì per buona parte della strada, poi sparì attraverso una delle pareti.
Finchè salivano le scalinate, Draco si guardò velocemente attorno e si voltò per affrontare Nott. L’altro sembrava pallido e afflitto alla scarsa luce delle torce appese al muro e Draco si sentì quasi in colpa dentro di sé: era un altro Bambino Mangiamorte, solo che Nott era molto più estroverso riguardo le sue emozioni che Draco. Scacciò il pensiero. Non era il momento per i sentimentalismi.
“Cosa c’è, Malfoy?” chiese Nott, i suoi occhi che brillavano alla luce delle torce.
“Pensavo ti potesse interessare sapere che tuo padre è libero” disse Draco senza preamboli.
Si stava pentendo di essersi allontanato con Nott: qualcosa in lui lo inquietava. Draco soppresse un brivido. C’era un lembo di disperazione nell’espressione di Nott che non tranquillizzava il biondo. Ad ogni modo, non appena ebbe parlato, vide la disperazione svanire e diventare qualcosa di diverso, qualcosa che fece apparire l’altro un po’ più umano.
“Tu… come fai a saperlo?” la voce di Nott tremava dall’emozione e il cuore di Draco mancò un battito. Sospirò.
“Ho le mie fonti”
“Perché lui non me l’ha detto’” chiese Nott.
“Seriamente, Nott, tuo padre è un criminale incallito ma non un pazzo. Come può sapere che non stai dalla parte di Silente e dei suoi tirapiedi?” chiese Draco, senza preoccuparsi di nascondere l’amarezza nella sua voce. “Ad ogni modo, è stato ferito durante l’evasione ed è ancora ricoverato, ecco perché non ti ha contattato”.
“Come fai a sapere tutto questo?”
“Te l’ho detto, ho le mie fonti. Non posso rivelartele, ma stai certo che le mie informazioni sono precise” disse Draco “Comunque, ho pensato che forse saresti stato contento di saperlo” concluse, e si voltò per andarsene.
“Ehy” lo chiamò piano Nott e Draco gli si rivolse con un’espressione buffa. “Grazie… Draco” disse Nott, fissandolo dritto negli occhi.
“Non dirlo” rispose l’altro piuttosto sgarbatamente e se ne andò. Sapevano entrambi che tutto aveva un prezzo e lui si era appena comperato il favore di Nott; non era un gesto d’affetto, ma uno attentamente studiato. E poi, gli piaceva sentirsi apprezzato. Draco raggiunse la Sala Comune e bisbigliò la parola d'ordine. Dentro, la folla si era dispersa, nonostante molti studenti rimanessero spaparanzati su divani e sedie. Vincent e Gregory giocavano a scacchi: un pedone bianco ne stava picchiando uno nero nel bel mezzo della scacchiera.
Blaise era steso a pancia in giù su uno dei divani, un pezzo di pergamena davanti al naso, una piuma tra le dita. Quattro primini l’avevano circondato e fissavano il serpente argentato che fluttuava sulla sua testa. Draco notò divertito che il serpente sembrava amare particolarmente l’attenzione: stava dando vita a complicate giravolte nell’aria per la gioia di molti ragazzini. Una ragazza rise ed applaudì quando il serpente fece una giravolta all’indietro. Blaise le lanciò un’occhiataccia e Draco li raggiunse, allontanando i marmocchietti. Blaise alzò lo sguardo, depresso.
“Non so cosa scrivere” si lamentò “Ci sono troppe cose che non ho intenzione di dire agli altri”.
Draco annuì. “Ho avuto lo stesso problema. Ne verrai fuori, sono sicuro. Torno subito, vado a prendere il mio libro di Aritmanzia” disse. Blaise annuì assente, tornando a fissare la sua pergamena immacolata. Draco oltrepassò la pesante tenda di velluto che separava la Sala Comune dal corridoio che dava ai dormitori maschili. Recuperato il suo libro, ritornò alla Comune. Vincent e Gregory parlavano invasati ai loro pezzi sulla scacchiera e Blaise ora si era seduto, ma la sua pergamena restava bianca.
Sopra di lui, il serpente luccicante sbadigliò attorcigliandosi subito dopo su sé stesso. Draco prese posto accanto all’amico e aprì il libro. Sbirciò il serpentello di Blaise che aprì un’occhietto nero e gli fece l’occhiolino. Draco scosse il capo, sorridendo. Pansy se n’era già andata: aveva appena pensato di doverle chiederle informazioni riguardo l’incantesimo che aveva usato quando la ragazza emerse dal dormitorio femminile dall’altro lato della Sala Comune.
Vedendo Draco, Pansy lo raggiunse e si sedette al suo fianco, facendo sussultare Blaise. Le scoccò uno sguardo irritato e tornò a fissare la sua pergamena. Draco si rivolse a Pansy.
“Davvero impressionante” disse, indicando col capo il serpente sopra la testa dell’amico, che scuoteva la coda a destra e a sinistra quasi come un gatto.
Pansy si illuminò. “Lo so, gran bel lavoro, non credi?”
“Dove hai imparato a farli?”
“In un vecchio libro che mi ha passato mia madre, ma è stata la Granger a insegnarmi l’incantesimo per animarli”.
“La Granger?” Draco le riservò uno sguardo incredulo.
“Bè ho dovuto parlarle di qualcosa quando volevi parlare a Potter dopo Pozioni. Ho pensato a qualcosa che potesse tornarmi utile” rispose Pansy con un ghigno malizioso.
“Questa è la mia ragazza” disse Draco, avvicinandosi e dandole un bacio sulla guancia. “Bè, cosa hai scritto sul tuo saggio?” chiese, indicando divertito Blaise.
“Oh, penso che sarebbe divertente se provassimo ad indovinare chi l’ha scritto dopo che saranno stati letti, non credi?”
“Immagino di si” disse Draco, non del tutto contrario.
Improvvisamente, un rumore strano venne dal pavimento e Herbert si lanciò sulla testa di Blaise, colpendo con la zampa il serpentello argenteo. Blaise borbottò una serie di maledizioni in Inglese e Italiano mentre cercava di scansare il gatto. L’immagine del moro con un gatto inferocito sulla testa era una cosa impossibile da sopportare… un momento dopo Draco ridacchiava sotto i baffi, scosso dalle risate e con una mano a nascondere la bocca, mentre Pansy si sbellicava al suo fianco. Blaise lanciò il gatto lontano e scosse la testa, ghignando imbarazzato.
“Mi sa che è meglio che mi muova a finire questa cosa o questo gatto è capace di staccarmi la testa” disse argutamente, facendo ricadere Pansy in una risata isterica.
“È un peccato non poter avere una macchina fotografica: una foto del genere non avrebbe prezzo” aggiunse Draco con quello che sperava passasse per uno sguardo innocente.
Blaise storse il naso. “Vai avanti, prendimi in giro. Vedrai che mi rifaccio presto, vedrai” mormorò, ancora ridacchiando. Prese in mano la piuma e iniziò a scribacchiare. Il serpententello, che si era ritirato vicino al soffitto durante l’attacco, scivolò dolcemente verso il basso e si accoccolò su sé stesso ancora una volta, fingendo di dormire.
Draco si immerse in Numerologia e Grammatica, alla ricerca di uno spunto interessante per il suo prossimo saggio sulla materia. Avrebbero dovuto avere un argomento pronto per lunedì pomeriggio e il Serpeverde era indeciso tra le magiche proprietà del numero tredici e applicazioni pratiche di Aritmanzia nella decorazione degli interni. Dopo un’ora circa, decise per le decorazioni d’interni, proprio quando Blaise si lasciò sfuggire un sospiro ad alta voce e proclamò che aveva terminato il suo saggio. Draco alzò lo sguardo sul serpente sopra la testa dell’amico, che se ne stava ancora lì, a scodinzolare pigramente.
Blaise si alzò, stiracchiandosi, e raggiunse il raccoglitore, lasciando cadere il suo manoscritto attraverso la fessura della parte alta. In quel preciso istante, il serpente esplose in una nebbiolina che ridiscese languidamente nel contenitore. Blaise osservò il tutto fino a quando non scomparve anche l’ultima ombra, poi si voltò a guardare Pansy.
“Ecco, contenta?” tornò al divano e richiuse la boccetta d’inchiostro, sbadigliando.
Anche Pansy si lasciò sfuggire uno sbadiglio, dando un’occhiata all’orologio sopra il caminetto. “Quasi le nove e mezza: spero che gli altri abbiano quasi fatto, è quasi ora di andare a letto per quelli del primo anno e Preston è uno di loro”.
In quel preciso istante, Iven Preston rientrò nella stanza dal dormitorio maschile, seguito da una più rilassata Laurel. Il serpente che portava sopra la testa era avvolto in una molla e sobbalzava su e giù ad ogni passo. Dopo che il ragazzo ebbe depositato il suo manoscritto, il suo animaletto scomparve esattamente come quello di Blaise. Laurel arruffò i capelli del fratellino e si avviò al dormitorio femminile.
Draco si alzò in piedi, chiudendo con un tonfo il suo libro. Non si era reso conto di quanto fosse stanco fino a quel momento: alzandosi, ebbe un momentaneo giramento di testa e dovette aggrapparsi a Blaise per sostenersi.
“Oh, sono esausto. Vado a letto. Notte, tesoro” disse, sporgendosi a baciare Pansy. Mentre si alzava, la figura esanime del Barone Sanguinario che fluttuava esattamente dietro il divano lo fece sussultare.
“Il professor Piton vorrebbe vederla alle sette di domani mattina, signor Malfoy” disse il fantasma con la sua voce profonda.
“Il professor Piton ha per caso detto il motivo per il quale vuole vedermi?” chiese Draco senza celare la sua irritazione.
“No, non l’ha detto” fu la risposta, e il fantasma scivolò fuori dalla Sala Comune così silenziosamente come vi era entrato.
Draco alzò gli occhi al cielo. “Questo non fa che confermare il fatto che io me ne vado a letto”. Lanciò un’ultima occhiata a Pansy sorridendole, si mise il libro sotto il braccio e si avviò ai dormitori maschili.
***
Il lunedì mattina, Draco non sapeva come fare per alzarsi dal letto. Rimaneva immerso nel buio creato dalle tende attorno al suo letto e guardava verso l’alto. Un sottile ragno iridescente si stava arrampicando lungo uno dei pali del baldacchino. Aspettò che l’animale fosse fuori dalla sua vista e aprì le tende. Il dormitorio era nero come la pece e gli unici suoni erano quelli di Gregory, che russava, e di Vincent, che emetteva strani sibili nel sonno. Draco lanciò un’occhiata all’orologio d’argento appoggiato sul suo comodino: erano le sei e mezza e Piton lo aspettava alle sette. Sbuffò, gettando completamente la coperta da un lato e mise le gambe giù dal letto, preoccupandosi di cercare le sue ciabatte, finite sotto il letto.
Rabbrividendo appena, Draco finì di lavarsi e vestirsi in uno stato semi-catatonico. Si chiese se svegliare gli altri, ma decise di lasciar perdere. Nel momento in cui avrebbe lasciato la stanza, si sarebbero rituffati sotto le coperte. Li avrebbe svegliati al suo ritorno. Uscì dal dormitorio, passò attraverso la Sala Comune e si diresse all’ufficio di Piton, senza guardare le ombre tremolanti sulle pareti. Arrivato davanti alla porta, bussò con tre colpi decisi seguiti da uno meno energico, così come facevano tutti i Serpeverde, annunciandosi al Professore.
“Entra” rispose la voce di Piton dall’altro lato della porta e Draco si lasciò scivolare dentro la stanza. Rimase in piedi vicino all’entrata, aspettando che il professore lo riconoscesse. Piton era seduto alla sua scrivania a scrivere su di uno spesso libro rilegato in cuoio. Alzò lo sguardo su Draco e annuì impercettibilmente, lasciandogli intendere che sarebbe stato da lui in un attimo. Draco annuì occupando il suo tempo a fissare incuriosito un vaso che conteneva un paio di strani occhi a forma di stella e che stava appoggiato su un vicino scaffale. Gli occhi si muovevano immersi in un viscoso liquido ambrato, facendo l’occhiolino di tanto in tanto. Dopo cinque minuti, Piton si schiarì la voce. Draco rivolse la sua attenzione all’insegnante che lo stava fissando attentamente.
“Voleva vedermi, Professore?” disse Draco, cercando di nascondere il suo nervosismo. Sapeva che Piton era stato un Mangiamorte e non era da escludere che allora fosse stata un’idea di Lucius. Quando Draco non aveva consegnato suo padre alle autorità, aveva commesso un crimine: ecco un’altra buona ragione per tenere il più possibile segreto il suo incontro ad Hogsmeade.
“Si, Draco. Voglio che tu appenda questi” ed estrasse un rotolo di pergamene multicolori “sulla bacheca della Sala Comune immediatamente”.
Draco prese in mano il foglio, incredulo. Piton lo chiamava alle sette di lunedì mattina per affidargli un incarico del genere? Il Capo della Casa di Serpeverde lo fissò cupo da dietro un ciuffo di capelli unti che scendevano piatti attorno al suo viso.
“È… è tutto Professore?” cercò di ricomporsi il ragazzo. La mano che teneva il rotolo di pergamena si mosse appena.
“Si Draco, è tutto” rispose Piton, gli occhi scuri che risplendevano. “A meno che tu non abbia qualcosa di cui parlarmi”.
“Oh, no signore, niente” rispose Draco risoluto.
“Molto bene. Ci vediamo a colazione, Draco” terminò l’altro con un pallido tentativo di sorriso sulle labbra, riprendendo in mano la sua piuma e non prestando più attenzione al ragazzo. Mormorando un arrivederci, Draco uscì dall’ufficio, sollevato. Quando raggiunse la Sala Comune, applicò un incantesimo collante sul retro delle pergamene che gli aveva affidato il professore e le appese alla bacheca.
Dando un’occhiata al messaggio, sussultò appena. Erano le liste dei membri per le Esercitazioni Segrete e per i gruppi di studio di Corvonero. Immerso nei dettagli del progetto per l’Unità delle Case proposto da Serpeverde, aveva completamente dimenticato quello a cui le altre Casate stavano lavorando. Due pergamene per ogni anno, una coi colori di Grifondoro e una con quelli di Corvonero, elencavano gli studenti di tutte e quattro le Case coinvolti nel progetto. Draco cercò il suo nome sulla pergamena rosso dorata.
ESERCITAZIONI SEGRETE – GRUPPO 1 – LUNEDÌ – 19.00 – CLASSE NUMERO UNDICI
Bones, Susan
Steeval, Terry
Corner, Michael
Granger, Hermione
Paciock, Neville
Macmillan, Ernie
Malfoy, Draco
Nott, Theodore
Potter, Harry (leader)
Turpin, Lisa
Draco si stropicciò la fronte stancamente. Potter e la Granger? Potter come leader del gruppo? Non poteva nemmeno tirarsi su con Blaise: doveva per forza esserci Nott, ovviamente. Non che non potesse sfruttare la presenza di Potter a suo vantaggio, ma per ora doveva limitarsi per non rischiare di andare contro il volere di Liam. Per lo meno, c’erano solo due Tassorosso nel gruppo. Sbirciò tutta la lista per cercare i nomi di Blaise e Pansy: il ragazzo era in gruppo con la Benefattrice e Millicent (il martedì) e Pansy era con Tiger e Goyle (il giovedì).
C’erano quattro gruppi per il sesto anno e Draco notò che ogni incontro era guidato da un membro di una Casa diversa: Sheridan Roper di Serpeverde era il leader del gruppo del mercoledì. Ovviamente, era favorito in qualsiasi tipo di attività collegata con Difesa Contro le Arti Oscure. Draco spostò lo sguardo sulla pergamena bianco-blu per i gruppi di studio, alla ricerca del suo nome.
GRUPPI DI STUDIO CORVONERO GRUPPO 1 – LUNEDÌ – 18.00 – CLASSE NUMERO OTTO
Bones, Susan
Bulstrode, Millicent
Corner, Michael
Finch-Fletchley, Justin
Paciock, Neville
Malfoy, Draco
Moon, Jana
Turpin, Lisa
Paciock un’altra volta, almeno stavolta niente Potter. La Bones di nuovo: era la nipote del nuovo Ministro. Draco prese un’appunto mentale di essere gentile con lei, Tassorosso o no. Alla fine poteva sfruttare entrambi gli incontri a suo vantaggio. Grazie al cielo, niente Nott, anche se Draco non era esattamente entusiasta di essere in gruppo con Millicent. Cercando il nome di Blaise, notò che il moro era in gruppo con Potter e sentì una sgradevole sensazione, ricordando le parole dell’amico sul Grifondoro il sabato precedente. Pansy era in gruppo con la Granger e Vincent con Weasley. Draco non riuscì a trattenersi e ridacchiò: sarebbe stato un anno interessante, senza dubbio.
Un Blaise intontito sbucò in Sala Comune e lasciò cadere la cartella sul pavimento.
“Giorno” borbottò “Cosa sono quelle orrende decorazioni in bacheca? E cosa voleva Piton da te?”
“Voleva che attaccassi quelle. Sono le liste dei gruppi per il progetto di unità, vieni a vedere” disse Draco.
Blaise si fermò a qualche centimetro dietro di lui e Draco percepì perfettamente il caldo respiro dell’altro dietro il suo collo. Si spostò di lato, come per lasciare che l’altro potesse vedere meglio l’elenco. Blaise trovò il suo nome in fretta e andò ad inginocchiarsi accanto alla sua cartella. C’era uno strano sorriso sul suo viso che a Draco piaceva ben poco.
“Entrambe di martedì” si lamentò Blaise prendendo il suo orario scolastico, l’inchiostro e la piuma.
Draco annuì. “Io ce le ho di lunedì… Aspetta un attimo” disse rabbuiandosi. Cercando i nomi dei membri della squadra di Quidditch, realizzò che sarebbero stati impegnati per tutta la settimana. “Oh fantastico, grandioso. Che palle!” si stizzì.
“Cosa?” chiese Blaise smettendo di scrivere sul suo orario e alzando lo sguardo sul biondo.
“Quidditch! Siamo tutti impegnati e noi abbiamo bisogno di allenarci”. Draco studio attentamente la lista sospettoso, ma vide che tutte le squadre si trovavano pressappoco nella stessa situazione. “Devo andare, ci vediamo a colazione” disse raggiungendo in fretta il dormitorio per recuperare la sua cartella e sbraitando contro Vincent e Gregory perché si dessero una mossa e non facessero tardi. Draco aveva intenzione di tornare da Piton per chiedere il suo permesso di prenotare il campo di Quidditch ogni sera alle otto, più tre ore nel pomeriggio di sabato. Non c’era nessun motivo valido che potesse fermare gli allenamenti della sua squadra, nemmeno il progetto di Unità tra Case.
***
Il sabato, mentre Draco scendeva le scale tornando dalla Biblioteca, sentì grida divertite e della musica provenire dal corridoio della classe di Incantesimi. Invece di scendere la scala successiva che l’avrebbe portato nei sotterranei, decise di investigare: dopotutto, era sempre un Prefetto. Il rumore man mano che avanzava nel corridoio si faceva più forte e il Serpeverde vide delle ombre proiettate sul muro si ragazzi che ballavano.
La fonte di tutto il baccano era una classe normalmente in disuso. Draco controllò di avere la sua spilla da Prefetto bene in vista ed entrò, pronto a distribuire punizioni a destra e a manca. Era stato di cattivo umore tutta la settimana: gli allenamenti di Quidditch erano stati trascurati, c’erano stati troppi compiti e vedeva Blaise sempre meno in giro. Draco aveva intenzione di sfogare la sua irritazione su qualcuno diverso dai soliti Serpeverde più piccoli che avevano preso ad evitarlo da mercoledì.
Quando si fermò sulla porta della classe, una strana immagine gli si parò davanti agli occhi. Per prima cosa, notò Liam Baddock e Trista Morgan. Liam era seduto sulla scrivania, ridendo e applaudendo. Trista strimpellava una canzoncina da bambini su uno sgangherato pianoforte nell’angolo con gli occhiali in bilico sul naso. Brock Logan, il prefetto del settimo anno di Tassorosso, era seduto al fianco di Liam, ridacchiando e gesticolando. La stanza era piena di studenti del primo anno: ce n’erano circa una ventina, provenienti da tutte le Case.
Il piccolo Iven Preston svolazzava seduto al contrario sulla sua scopa inseguendo una moretta di Corvonero che non smetteva di ridere e schiamazzare. Preston la toccò col manico, facendola quasi ruzzolare sul pavimento. La ragazzina si riprese in fretta e agguantò un Grifondoro lì vicino, che Preston subito si preoccupò di centrare in pieno. Il piccoletto alzò la mano con espressione trionfante e urlò “Caccia Scopa!”, poi scese dal suo manico di scopa ridacchiando. Parecchi ragazzini del primo anno lo riempirono di complimenti e Liam applaudì entusiasta. Nessuno sembrava aver notato Draco ancora fermo sulla porta.
Ovviamente, il Serpeverde aveva realizzato che si trattasse di una delle feste dei Tassorosso. C’erano bicchieri e piatti sparsi sul tavolo dal lato opposto della stanza. Si sentì piuttosto fiaccato dalla visione di quei ragazzini di diverse Casate che giocavano così tranquillamente tra di loro. Draco provava una specie di morbosa attrazione nel guardarli: ricordava ancora perfettamente quanto fossero invece state marcate le differenze e le linee che separavano le Case durante il suo primo anno. Liam lo notò e gli fece cenno di raggiungerlo. Draco camminò lungo il muro per non essere investito dai bambini che correvano da tutte le parti. Si sedette al fianco di Liam.
“Ci hai trovato, eh? Non è carino?” chiese Liam.
“Credo che sia la parola indicata. Cosa diavolo stanno facendo?”
“È un gioco chiamato Caccia Scopa. Vedi, il nostro Preston ha pescato la pallina nera tra tutte quelle bianche quindi lui è il Cacciatore. Deve toccare le altre persone col manico della scopa mentre vola a rovescio: quando ci riesce, loro diventano della sua squadra” spiegò Liam seriamente.
Al suo fianco, anche Logan notò Draco e lo salutò con un cenno del capo, prima di tornare a guardare il gioco. Liam continuò. “I membri della squadra trattengono gli altri ragazzi quel tanto che basta perché Liam riesca a toccare anche loro. L’ultimo che rimane, diventa il nuovo Cacciatore”.
Draco scosse la testa divertito. “Chi si è inventato sta cosa?”
“I Prefetti di Tassorosso” rispose Liam “Credo che questa in particolare sia stata un’idea di Cuthbert Stebbins”. Stebbins era il prefetto del quinto anno e il nuovo Cacciatore di Tassorosso: suo fratello più grande aveva lasciato la scuola l’anno prima.
“Bello. Non so come potrò aspettare il mio turno per poter giocare a Caccia Scopa” disse asciutto, alzando gli occhi al cielo.
Liam ridacchiò, dandogli una pacca sulla schiena. “I giochi sono diversi a seconda dell’anno, e diversi per ogni incontro, non ti preoccupare”.
Draco storse il naso. Non era molto convinto che qualsiasi cosa uscisse da una mente Tassorosso potesse essere divertente, ma tenne quest’opinione per se, considerando che Logan era seduto proprio lì accanto. I ragazzini continuavano a scorrazzare e a ridere come dei pazzi. Draco dovette ammettere però che era una bella idea organizzare un gioco con le scope per quelli del primo anno, che normalmente non potevano usarle. Se vuoi una possibilità per volare, devi partecipare.
“Come siete riusciti a recuperarli tutti, considerato il fatto che il preavviso è minimo?” chiese Draco, ricordandosi che gli inviti arrivavano appena dieci minuti prima dell’inizio della festa.
“Vorrei saperlo anche io” rispose Liam, accigliandosi. “Ha a che fare con Harry Potter, è tutto quel che so. Deve avere un congegno magico, o qualcosa del genere, immagino”.
Draco aggrottò la fronte. C’erano pettegolezzi che dicevano che Potter possedesse un Mantello dell’Invisibilità, ma Draco non ci credeva, nonostante fossero voci che giravano dal primo anno. Ma che diavolo di oggetto gli avrebbe consentito di localizzare le persone nel castello? Per un attimo, Draco avrebbe seriamente voluto poter andare da Potter e chiederglielo. Scosse la testa, confuso. Sarebbe stato bello che le cose fossero così facili.
***
Il lunedì dopo cena, Draco passò parecchio tempo nella Sala Comune di Serpeverde, abbozzando il suo saggio di Aritmanzia utilizzando Numerologia e Grammatica e due libri di decorazione magica per interni che aveva preso prima dalla Biblioteca. L’orologio sopra il camino segnava le sei meno venti e Draco si alzò riluttante. Pensò di aver bisogno del materiale di scuola per il gruppo di studio, così lasciò il suo libro nella sua stanza ma portò con sé la cartella. Mentre usciva, si ricordò che Millicent era nel suo gruppo di studio, così urlò il suo nome in direzione dei dormitori femminili, scostando appena la spessa cortina verde.
Millicent sporse la testa dalla porta della sua stanza, irritata. “Che vuoi?”
“Il gruppo di studio inizia fra un quarto d’ora, quindi datti una mossa” sbottò Draco. Un’espressione confusa si disegnò sul volto della ragazza, poi realizzò quello di cui il biondo parlava.
“Oh diavolo maledetto” si lamentò, e sparì. Cinque minuti dopo, ricomparve, trascinandosi la cartella alle spalle.
Si scapicollarono per le scale fino alla classe numero otto che stava al secondo piano. Arrivarono giusto in tempo. C’erano otto scrivanie messe a semicerchio nel mezzo della sala. Trista Morgan era seduta nell’angolo, fissandoli da sopra i suoi occhiali come se fossero specie particolari durante una lezione di Erbologia. Draco si passò le dita dentro il colletto della camicia. Quando si furono tutti seduti, Trista si alzò in piedi senza sorridere e raggiunse la lavagna, voltandosi subito dopo per fissarli.
“Benvenuti alla vostra prima sessione di studio. Durante questi lunedì gli incontri saranno principalmente usati per svolgere i compiti e chiedere ai vostri compagni aiuti e suggerimenti”.
Draco sentì un brivido lungo la schiena: non si sarebbe mai abituato a quella voce.
“Ok” cantilenò la ragazza “tutti per favore scrivano le loro lezioni in un foglio di pergamena e sottolineino le materie in cui sono più sicuri. Preparerò una lista per ognuno di voi. Avrete un elenco con il nome degli studenti più capaci in ogni materia e non dovrete esitare a chiedere ad ognuno di loro qualche suggerimento a riguardo”. Fece una pausa guardandoli con espressione indifferente. “Ovviamente, ci si aspetta che tutti collaborino. Se qualcuno verrà a chiedervi aiuto in una materia, voi vi renderete disponibili appena possibile”.
Draco abbozzò il suo elenco delle materie, si alzò e consegnò il foglio a Trista con un piccolo inchino sbeffeggiatore. Riprese il suo posto e si diede un’occhiata in giro. Uno alla volta consegnarono tutti la loro lista. Draco notò che Paciock era l’unico Purosangue nella stanza oltre a lui: Finch-Fletchey era figlio di babbani e gli altri erano tutti, Millicent compresa, mezzosangue. [Nella lingua originale, Finch-Fletchey è un Mudblood, gli altri Halfblood. NdT]. Storse il naso chiedendosi chi avesse diviso i gruppi in quel modo. Si disse che infondo gli era andata bene: dopotutto, avrebbe potuto trovarsi in un gruppo di soli figli di babbani. Trista si era seduta al suo angolo e stava studiando i fogli di pergamena che le erano stati consegnati.
“Bè, credo che dovremmo controllare quali lezioni abbiamo tutti assieme” disse Susan Bones esitando. Draco le sorrise incoraggiante, il che la fece sedere più composta e diritta, apparentemente shockata. Riprendendosi, si sistemò il vestito e continuò.
“Chi ha Incantesimi di voi?” Tutti alzarono la mano. Susan sorrise. “Bene, e Trasfigurazione?” ancora una volta, tutti alzarono la mano. Jana Moon, una Grifondoro magrolina dai ricci capelli scuri, ridacchiò nascosta dalla sua manica. Susan sorrise convinta e riprovò. “Difesa Contro le Arti Oscure?” E tutti rialzarono le mani, mentre tutta la stanza ormai stava ridendo, Draco escluso. “Okay, Pozioni?” Stavolta, solo quattro persone alzarono il braccio: Draco, Susan, Millicent e Lisa Turpin.
Tutti tranne Jana Moon avevano anche Erbologia mentre solo in tre frequentavano Storia della Magia: Draco, la Moon e Paciock. Draco alzò gli occhi al cielo. Tre di loro avevano Aritmanzia: Draco, Lisa e Michael Corner. Il biondo non ne fu sorpreso: Aritmanzia era una materia complicata e c’erano davvero pochi studenti nel corso del professor Vector che non fossero Serpeverde o Corvonero.
Trista uscì dalla sua scrivania nell’angolo e sistemò davanti ad ognuno di loro una pergamena blu.
Draco diede un’occhiata al suo foglietto.
Bones, Susan – Incantesimi
Bulstrode, Millicent – Cura delle Creature Magiche
Corner, Michael – Trasfigurazione
Finch-Fletchey, Justin – Difesa Contro le Arti Oscure
Paciock, Neville – Erbologia
Malfoy, Draco – Pozioni
Moon, Jana – Storia della Magia
Turpin, Lisa – Aritmanzia
“Questo è l’elenco delle materie e dei nomi dei referenti” disse Trista, come se pensasse di non avar spiegato quello che in realtà aveva appena finito di dire. “Ora, avete una lista delle materie che avete in comune?”
Tutti mormorarono un si. Draco cominciava a sentirsi come una scimmia in gabbia, obbligato a seguire istruzioni per cose che non gli interessavano affatto. “Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure” disse impaziente di andarsene da lì.
Trista annuì. “Vi assegnerò il progetto di gruppo per DCAO allora. Riceverete istruzioni via gufo domani mattina; vi conviene iniziare a lavorarci appena possibile. Ci sarà un momento dedicato a tutto questo prima degli esami di fine anno di Giugno”.
“Scusa, Trista” la interruppe Susan “questo progetto dovremo seguirlo da soli?”
“Oh no” disse la Caposcuola sorridendo. “Lo vedrete quando riceverete le istruzioni. Ci saranno altri compiti, ovviamente, ma questo è speciale”.
Draco avrebbe voluto scappare: la combinazione della sua voce e di quel sorrisino non era proprio facile da sopportare, anzi, era piuttosto angosciante. Ringraziò il cielo quando la ragazza disse loro che potevano andare. Ora, Draco doveva precipitarsi al primo piano per la prima riunione delle Esercitazioni Segrete… e Potter. fece un cenno a Millicent e corse via.
Dieci minuti più tardi, arrivò nella classe numero undici. Il centauro Fiorenzo insegnava normalmente Divinazione in quella stanza e il profumo dell’incenso bruciato invadeva la stanza. Non c’erano né sedie né scrivanie, se si escludeva quella solitaria opposta alla porta. Un mucchietto di cuscini rossi era accatastato in un angolo. La Granger e Macmillan erano seduti a terra accanto allo scrittoio isolato, chiacchierando sommessamente. Draco raggiunse la parete opposta a dove si trovavano i due e vi si appoggiò, guardandosi le unghie attentamente mentre cercava di cogliere qualcosa della loro conversazione. Uno alla volta, gli altri membri cominciarono ad arrivare e molti si sedettero accanto alla Granger e a Macmillan.
Nott entrò nella stanza e si guardò intorno incerto. Draco gli fece un cenno e quello lo raggiunse al suo fianco, lasciando cadere la cartella accanto a quella del biondo. Potter arrivò esattamente in quel momento, con l’espressione stanca e i capelli neri scomposti selvaggiamente. Draco si morse le labbra, resistendo alla voglia di attaccare i capelli di Potter con un pettine. Si chiese pigramente se Potter avesse mai ricevuto qualche lamentela, dal momento che se ne andava in giro sempre come uno spaventapasseri. Il Grifondoro raggiunse la scrivania e la portò fino al centro della stanza, rimettendola giù attentamente. Draco ghignò.
“Onestamente Potter, hai mai sentito dire che si possono far levitare gli oggetti con la bacchetta?” strascicò, incapace di resistere alla tentazione.
Al fianco di Draco, Nott sghignazzò. Potter scoccò loro un’occhiataccia ma non disse nulla, saltando sulla scrivania con un’agilità che smentiva la sua forma apparentemente goffa.
“Neville, puoi per favore chiedere la porta?” disse Potter, e Paciock si alzò dal pavimento correndo a fare quel che gli era stato chiesto. Draco alzò gli occhi al cielo. Potter e i suoi tirapiedi.
“Grazie Neville” rispose Potter con un sorriso. “Bene, allora, molti di voi erano alle lezioni di ES l’anno scorso, così mi conoscete tutti. Per quelli che non c’erano, io sono Harry Potter di Grifondoro e questa sera sarò il leader del gruppo” disse con un sorrisino malizioso, lanciando un’occhiata a Lisa Turpin, che stava in piedi vicino alla porta. Non guardò né Draco né Nott, il che non dispiacque al biondo più di tanto. Tutti gli altri studenti sorrisero convinti.
Grandioso, pensò Draco, sono finito nel gruppo del fan club di Potter. Storse il naso.
“Hai per caso il raffreddore Malfoy?” chiese gelido Potter, facendo sghignazzare alcuni studenti.
“No, ma grazie per il tuo interessamento, Potter. Semplicemente, trovo il tuo giocare al Giovane Auror davvero divertente” disse Draco lentamente, fissando Potter dritto negli occhi, il quale sembrò tirarsi indietro appena.
Bene. Draco aveva pensato che tutte le sottili insinuazioni che aveva lasciato cadere durante gli anni fossero state inutili per quel grande cretino. Potter spostò lo sguardo, apparentemente determinato a non lasciare spazio a Draco. Il Serpeverde si congratulò con se stesso per essere riuscito a far crollare il muro che aveva tirato su Potter; si era seriamente preoccupato che l’indifferenza di Potter potesse non vere mai fine, dopo tutto.
L’incontro fu breve. Potter spiegò gli obiettivi del gruppo: imparare una difesa efficace contro le Arti Oscure oltre a tutto quello che studiavano in classe. Il nuovo insegnante di DCAO, il professor Eaton, un ex Corvonero, aveva deciso di concentrarsi sulla teoria dal momento che ora gli incontri dell’ES erano approvati dalla scuola e obbligatori. Inoltre, aveva permesso anche agli studenti del primo e del secondo anno di partecipare all’ES. I leader dei vari gruppi si incontravano con lui ogni settimana per stilare un programma delle lezioni.
Draco guardò Potter con attenzione mentre questo parlava: appariva completamente a proprio agio e per nulla intimorito dalla sua platea. Ovviamente, Potter era sempre stato un catalizzatore di attenzioni: ci sguazzava in quelle situazioni. Molte volte, durante il monologo di Potter, le persone lo interruppero per avere maggiori dettagli sul piano di studi. Il primo ES, quello nato durante il quinto anno, si era concentrato su anatemi, maledizioni e i rispettivi contro-incantesimi, ma il nuovo gruppo di ES si sarebbe esercitato solo sugli incantesimi di difesa. L’incontro terminò dopo circa trenta minuti di pure chiacchiere.
Mentre stavano per uscire, Nott parlò.
“Ho notato che non hai menzionato quel che è successo in giugno al Dipartimento dei Misteri, Potter. Ti preoccuperai di darci un’idea di cosa voglia dire combattere contro dei Mangiamorte?”
Tutti si zittirono. Potter si voltò a fissare Nott e la sua espressione si fece immediatamente dura. “Non parlo di questa cosa” disse calmo.
“Perché no?” chiese Nott con un ghigno.
“Non è qualcosa che ti riguardi. Non siamo qui per parlare di me, ad ogni modo”. Il petto di Potter iniziò ad alzarsi ed abbassarsi irregolarmente, come se avesse difficoltà a respirare.
La Granger si alzò in piedi e gli mise una mano sulla spalla. Draco scosse la testa e spostò lo sguardo. L’eroismo di Potter l’aveva quasi portata alla morte e lei se ne stava ancora ciecamente dalla sua parte. Notò che Paciock aveva alzato lo sguardo su Nott serio: era una visione piuttosto preoccupante. Le chiacchiere dicevano che Paciock se n’era uscito dalla battaglia di giugno con il naso rotto, ricordò Draco, e si chiese come fosse successo esattamente. Ritornò a fissare Nott, che aveva un’espressione sprezzante sul volto e continuava a fissare Potter.
“Per quanto mi piaccia questo siparietto, devo davvero andare adesso” strascicò Draco, decidendo di averne abbastanza. Questo, sorprendentemente, sembrò rompere la tensione nella stanza. Potter spostò lo sguardo da Nott, che uscì immediatamente. Draco scosse il capo.
“Dovresti controllare i tuoi compagni di casa, Malfoy” gli disse la Granger “Come Prefetto, è un tuo dovere assicurare…”
Una rabbia cieca gli salì nello stomaco. “Quando vorrò la tua opinione su come svolgere i miei doveri, te lo farò sapere, Mezzosangue” sputò acido. Molte persone trattennero il respiro, fissando Draco shockati. Non gli importava. Aveva avuto voglia di strozzarla per una settimana intera…
“Non chiamarla mai più così, Malfoy” disse Potter calmo “Almeno non durante uno di questi incontri”.
“E come faresti ad impedirmelo, sentiamo, potter?” chiese Draco con un sorrisino indulgente.
“Mi preoccuperò personalmente di informare il Caposcuola che stai deliberatamente agendo in maniera non cooperativa” soffiò Potter.
Draco cercò di evitarlo in tutti i modi, ma rimase a fissare Potter shockato. Potter, che faceva la spia su Draco? Questa era nuova. Si sforzò di ghignare.
“Bene, ma solo perchè oggi sei così carino, Potter” disse piano, gustandosi il viso di Potter che diventava rosso al complimento.
La Granger si incantò a fissare Draco con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Il biondo le fece l’occhiolino ed uscì dalla stanza. Provocare Potter non era mai stato così facile come quell’anno. Ad ogni modo, il suo momento di rabbia non aveva fatto altro che rinforzare la necessità di un nuovo piano sul Grifondoro.
***
Il venerdì, dopo l’incontro tra i Prefetti, Draco stava scendendo verso i sotterranei dalla Torre di Astronomia. Pansy se n’era andata ad aiutare Liam e Laurel con qualcosa e Draco stava passeggiando da solo lungo il corridoio che dava verso le scale.
L’incontro era stato pesante come al solito. I progetti di Unità tra le Case andavano avanti: le feste dei Tassorosso erano una vittoria strepitosa, i gruppi di studio di Corvonero registravano risultati grandiosi e le lezioni di ES dei Grifondoro erano l’argomento preferito dai ragazzi delle classi inferiori. Draco pensò che strane occhiate venissero lanciate ai Prefetti Serpeverde durante l’incontro. Probabilmente, si stavano chiedendo quale manoscritto fosse stato scritto da uno dei presenti.
Draco si avviò verso l’atrio d’entrata decidendo di andare a farsi una passeggiata invece di rinchiudersi subito nei sotterranei. Girò a sinistra dopo aver sceso la scalinata di marmo e sorpassò le scale che davano ai sotterranei. Passando davanti alla classe numero 11 Draco ripensò alla riunione dell’ES del lunedì precedente e il suo stomaco si serrò incerto ancora una volta. Dentro la sua testa, poteva ancora vedere Potter seduto sulla cattedra, appoggiato sulle braccia mentre parlava ai presenti. Draco scosse la testa, fermamente, cancellando la visione. Va bè, Potter era cresciuto durante l’estate: a lui cosa importava?
Si stava ancora rimproverando mentalmente quando spinse la porta che dava sul cortile, uscendo all’aria fresca di una sorprendente bella serata d’ottobre. Nell’aria c’era una strana quiete, come se tutto si fosse fermato ad aspettare qualcosa. Guardando al cielo, Draco pensò che probabilmente quella sera sarebbe piovuto. Il cortile era normalmente deserto fuori dalle ore di lezione in quel periodo: si trovava in una posizione che sembrava creare un vortice di vento freddo. Le foglie danzavano continuamente a livello del terreno, creando per conto loro piccole spirali. Gli studenti di solito preferivano i prati, godendo dell’ultimo sole autunnale. Draco colse un movimento con la coda dell’occhio e si voltò a guardare con più attenzione. La scena che si presentò ai suoi occhi non era certo qualcosa a cui era preparato.
Blaise era a cavallo di uno degli archi di pietra che circondavano il cortile, seminascosto da un grande salice. La fronte di Blaise era appoggiata a quella di un ragazzo. La mano destra del moro accarezzava la guancia dell’altro in una maniera decisamente più che amichevole e lo stesso Blaise sorrideva teneramente. Ad un ragazzo molto biondo. Ad un ragazzo molto biondo di Tassorosso. Zacharias Smith.
Draco ritornò sui suoi passi tranquillamente, prima di raggiungere la Sala Comune di Serpeverde.
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Diario di Draco Malfoy, 18 Ottobre
Non posso crederci. Non posso assolutamente crederci. Si vede di nascosto con Zacharias Smith, ancora. Non solo Smith è un dannato Tassorosso, ma è addirittura nella loro squadra di Quidditch, il che rende Blaise un doppio traditore. Non posso crederci! Non sono mai stato tanto arrabbiato da quando Potter ha spedito mio padre ad Azkaban l’anno scorso, e allora ero furioso. Come ha potuto tenermi all’oscuro? A quanto pare se la cavavano benissimo da soli, allora cosa diavolo stava cercando di fare Blaise per tutto questo tempo, cercando di convincermi? Sta solo tentando di farmi diventare geloso? Adesso lo aspetto sveglio, e gli conviene avere una buona spiegazione per tutto quello che sta tramando. Semplicemente, non posso crederci! Sono così furioso che a momenti non ci vedo più dalla rabbia. Idiota plebeo. Come ha potuto? Un Tassorosso!
Fine parte 7.
Note dell’autore:
1-Involvere: Dal Latino avvolgere.
Ecco qui il capitolo ---Ho iniziato a lavorare, quindi questi saranno i tempi di aggiornamento... Vi prego, lasciate un commento...
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura |
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Capitolo 8 *** Cardboard World ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore:
furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers:
SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa
storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio
solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non
chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e
l’originale, già conclusa, è composta da ben 17
capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity.
Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi
chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi
avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco e Blaise discutono animatamente a proposito della
scoperta del biondo. Metà dei Serpeverde sono chiamati
dai Tassorosso per partecipare alle feste e l’unica risposta di Draco è un
ghigno piuttosto impavido. Con tramonti Siciliani, litigi,
bambini petulanti e una Pansy indifesa che ridacchia.
***
Capitolo 7: Cardboard World
Draco aveva detto a Vincent e Gregory di sloggiare dal dormitorio ormai da più
di un’ora e i due non avevano minimamente pensato di protestare. Ora se ne
stava seduto sul suo letto, cercando di leggere un libro ma realmente incapace
di concentrarsi. Gridolini e risate provenivano dalla
Sala Comune attraverso la porta, leggermente socchiusa. Draco si alzò per
chiuderla ma prima che riuscisse a raggiungerla questa si spalancò e Blaise
entrò nella stanza.
“Allora sei qui, ti ho cercato ov…”
cominciò, ma Draco lo interruppe.
“Ti ho visto con Smith” lo attaccò, notando come le braccia dell’altro si
fossero bloccate inermi ai lati e il sorriso fosse svanito.
“Stronzate” disse, spostando lo sguardo.
“È tutto quello che hai da dire?”
“Cosa vuoi che ti dica?” rispose l’altro bellamente “Devo dire che è un
sollievo così adesso posso parlarne con te”.
“Parlarne con me? Cosa diavolo ti fa pensare che io
voglia sentirne parlare? Mi hai mentito. Ti ho chiesto chi stavi
frequentando e mi hai detto che non stavi frequentando
nessuno” grugnì Draco.
“Non ti ho mentito. Ti ho semplicemente suggerito che forse ti sbagliavi a
presupporre che io stessi vedendo qualcuno” Blaise fece
una pausa. “Non dirmi che sei geloso, Draco”.
“Geloso? Ti piacerebbe! Semplicemente non posso credere che tu mi abbia tenuto nascosto il fatto che questa cosa andava avanti…per quanto?”
“Ci frequentiamo seriamente da Luglio” disse Blaise, sospirando e raggiungendo
il suo letto, sedendosi. Draco lo seguì ma non si
sedette, scegliendo invece di stare in piedi davanti a Blaise e continuare a
fissarlo.
“Luglio? LUGLIO?” esplose il biondo. Blaise alzò lo sguardo
su di lui.
“Ci siamo incontrati alla Festa di Santa Rosalia a Palermo. Te ne ho già parlato prima”.
Draco annuì. Era una tradizione della città da cui proveniva la famiglia
di Blaise commemorare una Santa Babbana che aveva
salvato la città da una qualche malattia. “Non mi hai mai detto
che diavolo ci faceva Smith lì?”
“Era lì con i suoi. Ero seduto fuori dal ristorante di
mia nonna il primo giorno della fiera e l’ho visto passare. Ero contento di
vedere qualcuno di Hogwarts così l’ho chiamato e gli
ho offerto da bere”.
“E avete iniziato il vostro ardente rapporto, che dire, tipicamente Siciliano”
disse Draco tra i denti.
Blaise scosse la testa, la sua espressione immediatamente nostalgica. “Non è
stato così. Suo padre è un fabbro magico, doveva
seguire un corso tenuto dal Maestro Cellini, un
discendente di Benvenuto, che conosci bene. Ad ogni modo, Zacharias
non conosceva nessuno, così l’ho presentato ai miei amici e ci siamo solo…trovati,
credo. Durante le notti, uscivamo tutti assieme e passavamo il tempo sul molo a
chiacchierare” raccontò, senza guardare Draco.
Esasperato, Draco gli volse le spalle e si mise a studiare una delle colonnine
del letto vicino. Blaise gli aveva raccontato tutto di Palermo, ovviamente, e
il suo posto preferito era il molo dove si potevano passare ore intere a
guardare il mare, anche sotto la pioggia. Aveva promesso di portarci Draco quando i suoi genitori gli avrebbero permesso di
andarlo a trovare… si voltò nuovamente verso il moro, fissandolo furioso.
“Allora?” chiese.
“Bè, quando siamo diventati amici mi ha detto di essere gay… le cose poi sono solo… successe”.
Draco continuava a fissarlo.
“Ti assomiglia molto, sai” disse Blaise con uno strano tono.
“Hai anche intenzione di offendermi, adesso? È un dannato Tassorosso!”
“Io non sto… Senti, non sono orgoglioso di avertelo nascosto
ma è esattamente questo il motivo per cui non volevo dirtelo. Sapevo che
non avresti capito”.
“Capito cosa?”
“Tu non riesci a guardare oltre gli stereotipi, Draco! Sei troppo preso dal tuo
mondo di cartone dove le persone sono determinate dalla loro ricchezza, dalla
purezza del loro sangue e dalla Casa ad Hogwarts!” La
voce di Blaise si era notevolmente alzata e i suoi occhi avevano preso a
scintillare.
“Ah il mio mondo è un mondo di cartone adesso? Solo perché sto attento alle mie
amicizie? Serpeverde è la
Casata migliore! Abbiamo le persone migliori dalle famiglie migliori!” anche la voce di Draco aveva preso ad alzarsi.
Non poteva credere a quello che sentiva.
“Il suo sangue è puro quanto il tuo!”
“La sua famiglia è un gruppo di Yankee [nordamericani NdT]
spiantati che si sono arricchiti espatriando!”
“Canadesi” lo corresse Blaise, stendendosi sul letto.
“Quello che sono! Non mi importa! Non osare
paragonarmi a lui!” urlò Draco, senza preoccuparsi di rischiare di essere
sentito. L’indignazione di essere messo, anche solo nel modo
di fare, alla stregua di uno come Zacharias Smith era
troppo da sopportare.
“Ma tu sei molto simile a lui! Ha lo stesso modo di fare che hai tu, non è un
sempliciotto, ma a differenza di te” e qui la faccia di Blaise sfoggiò
un’espressione infastidita “non fa il prepotente con le persone che lo
circondano solo per ottenere quello che vuole!”
“Ecco il motivo per il quale lui è un Tassorosso e io un
Serpeverde”. Draco si sforzo di apparire calmo. “Noi usiamo le persone per
ottenere quello che ci serve. Sei solo un ipocrita, Zabini: tu stai usando
Smith per sostituirmi, un misero sostituto, ma è quello che puoi avere”.
A questa parole, Blaise si alzò dal letto e si
avvicinò a Draco, le mani stringevano i pugni minacciose. “A me importa
di lui, Malfoy. E lui tiene a me. Il che è molto più di quello che posso dire
di te” sibilò e volò fuori dalla stanza.
Draco lo guardò andarsene con le mani che gli tremavano. Blaise l’aveva
tradito, non c’erano dubbi: avrebbe dovuto immaginare che qualcosa stava
andando dal verso sbagliato dopo la loro discussione su Potter ai Tre Manici di
Scopa. Quello Smith era nel gruppo originario di ES,
probabilmente era un amico di Potter. il Tassorosso
doveva aver fatto il lavaggio del cervello a Blaise mettendoglielo contro, non
c’erano altre spiegazioni per l’insolenza e lo strano comportamento del moro.
Draco si infilò il pigiama e si mise a letto, ancora
irritato. Cercò di calmarsi, aspettando che il sonno arrivasse, ma la sua mente
era piena delle immagini di Blaise e Smith: seduti in cortile, che camminavano
lungo le strade lastricate di Palermo, che guardavano il tramonto sul molo. Aveva
sentito così tante volte Blaise parlare della sua città preferita che era come esserci stato davvero. Poteva virtualmente sentire
l’aria di mare mescolata al profumo degli arrosti e dei peperoni grigliati, sentire le voci delle persone che cantavano nelle
strade… Draco cadde in un sonno agitato.
Sognò di essere nella classe numero undici, con Potter seduto sulla scrivania
come aveva fatto durante il loro primo incontro dell’ES.
Draco cercava di colpirlo con un incantesimo, ma
Potter ridacchiava mentre l’incantesimo gli rimbalzava addosso. La stanza
attorno a lui cambiò improvvisamente e si ritrovò nel salotto di casa sua mentre sua madre gli diceva che avrebbe divorziato da
Lucius per sposare Zacharias Smith. Draco cercava di dirle che Smith era gay e che stava con Blaise, ma lei
rideva e gli rispondeva che era impossibile per un mago purosangue essere gay.
Il salotto divenne la Testa
di Porco e Draco vide con orrore che Blaise giocava a Spara
Schiocco con suo padre mentre un’anziana strega (che Draco non si sa
come sapeva essere la nonna del moro) offriva loro del vino.
Draco si svegliò di colpo e si sedette, muovendo la testa ora a destra ora a sinistra agitato. Si era scordato di chiudere
le tende attorno al suo letto prima di addormentarsi.
Era buio e l’unica luce proveniva da una foto incorniciata appoggiata sul
comodino di Blaise: era la foto di una veduta aerea della spiaggia di Palermo. Gliel’aveva mandata un amico e la cornice era stata incantata per brillare nel buio. Blaise era
spaventato dal buio e non reagiva mai bene se si svegliava completamente
avvolto dall’oscurità: teneva sempre le cortine del letto appena socchiuse per
permettere alla luce della cornice di entrare. Il cuore di Draco si serrò
immediatamente non appena il ragazzo ricordò gli avvenimenti della sera
precedente. Scosse la testa: Blaise l’aveva tradito, e avrebbe pagato per
quello. Fece alzare Vincent e Gregory perché fossero pronti per andare a
colazione con lui.
“Perché non hai svegliato Blaise?” chiese Vincent mentre
raggiungevano la
Sala Grande.
Draco fu salvato dal rispondere da uno scoppio di risate
rauche proveniente da un gruppo di Grifondoro e Corvonero del quarto anno che
scendevano in quel momento le scale che davano sull’ingresso principale. Draco
sibilò qualche commentino acido su di loro facendo
ghignare Vincent e Gregory. Seguirono il gruppo in Sala Grande, dove la
colazione li stava già aspettando. Quando raggiunsero
il tavolo di Serpeverde, i due tirapiedi avevano scordato la loro domanda.
Ci furono gli allenamenti di Quidditch quella mattina e Draco provò il piacere
della vendetta prendendosi gioco delle abilità di
Portiere di Blaise ogni volta che il ragazzo ne mancava una. Ci
era andato giù talmente pesante che Blaise se ne andò dal campo di
Quidditch, ma Millicent lo inseguì convincendolo a tornare, pur evitando lo
sguardo di Draco. Il biondo ghignò. Dopo gli allenamenti,
Blaise fu il primo ad andarsene, lasciando che gli altri membri della squadra
fissassero Draco con un’espressione interrogativa. Draco scrollò le
spalle, lasciando intendere di non sapere cosa c’era che non andava.
***
La sera, Draco era spaparanzato sul divano in Sala Comune, preparando un
abbozzo del suo progetto extra in Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva ricevuto
le istruzioni il martedì mattina, esattamente come era
stato anticipato da Trista. Pensò che la cosa risultasse
un filino ironica, dal momento che la sua pergamena titolava Difesa Contro
le Arti Oscure e doveva cercare e scrivere argomenti a sostegno
dell’esistenza e sull’uso della Magia Oscura. Draco si chiese se fosse stato
semplicemente fortunato o se tutti avessero lo stesso compito.
Vincent e Gregory erano seduti sul pavimento davanti al camino, circondati da
fogli di pergamena. Stavano lavorando al Libretto sulle Pozioni che Piton aveva assegnato loro ed entrambi si guardavano attorno con
espressione confusa. Draco ridacchiò. Gli unici due di loro che erano sempre
stati senza speranza in Pozioni.
Herbert saltò sulla pancia
di Draco e si raggomitolò. Il ragazzo sorrise e grattò dietro l’orecchio del
gatto. Herber fece le fusa.
“Millicent, puoi gentilmente chiedere al tuo animaletto di scegliersi un posto
migliore per soggiornare?” chiese.
Millicent era seduta sul divano davanti a quello di Draco, discutendo
tranquillamente di qualcosa con Blaise. Lui e Draco non si erano ancora parlati
dagli allenamenti della mattina e questo non dispiacque
affatto a Draco. Non si sentiva più molto vendicativo, più o meno da quando Blaise aveva lasciato il campo quella
mattina, ma di certo non gli andava di andare a parlargli.
Un lieve Pop! proveniente
dallo spazio tra i due divani spaventò Herbert che
saltò giù dal grembo di Draco e si nascose sotto il suo braccio. Un elfo
domestico stava in piedi in mezzo alla Sala Comune.
“Il signorino Tiger e il signorino Zabini sono richiesti entro dieci minuti
nella sala numero quindici al quinto piano, grazie” gracchiò.
Draco realizzò che quello era il loro invito alla
festa dei Tassorosso. Alzò lo sguardo su Blaise che gli ricambiava l’occhiata.
Sul viso del biondo apparve un ghigno, mentre pensava ad un commentino
adeguato sui Tassorosso, poi si ricordò degli eventi della sera precedente e
spostò lo sguardo. L’elfo non aveva chiamato il nome di Draco, il che
significava che altri tre Serpeverde del loro anno avrebbero dovuto
partecipare. Una risata provenne dal dormitorio femminile e un altro elfo
apparve, seguito da Pansy e dalla Benefattrice. Un momento dopo, un agitato Sheridan Roper uscì dal
dormitorio maschile anch’egli preceduto da un elfo domestico.
“Quinto piano?” chiese Blaise a Pansy.
La ragazza annuì prima di dirigersi spedita verso Draco e scoccargli un bacio
sul naso. “Tu non vieni?”
“Non sono stato invitato” disse Draco.
“Bè, allora cominciamo ad andare” comandò Pansy e i
cinque sgambettarono fuori dalla Sala Comune, tutti,
Blaise escluso, con l’espressione di chi andava a scontare una punizione. Gli
elfi domestici scomparvero.
Draco rimuginò sulla situazione per un momento. Da quando aveva visto la festa
del primo anno la settimana prima, si chiedeva quali fossero
le attività preparate per gli allievi più grandi. Come Prefetto, sarebbe stato
un suo diritto dare un’occhiata alla festa, senza
potervi partecipare. La testolina di Herbert fece
capolino da sotto il braccio di Draco, facendolo sobbalzare. Millicent era
andata a sedersi accanto a Gregory e cercava di aiutarlo con il suo Libretto.
Draco prese in braccio Herbert e lo depositò sul pavimento, alzandosi in piedi e sistemandosi i
vestiti. Era sul punto di dire a tutti che andava a
controllare la festa, quando cambiò repentinamente idea. Non aveva
intenzione di correre dietro a Blaise: non che ne avesse
davvero intenzione, ma l’altro l’avrebbe di sicuro vista così. Si
risedette con un sospiro profondo rimettendosi a prendere appunti.
Quando ebbe terminato il suo bozzetto, fatto i compiti
di Aritmanzia e cercato gli ingredienti per la Formula del Coraggio in
Mille Erbe e Funghi Magici, la Sala Comune aveva cominciato a svuotarsi. Draco
guardò l’orologio sopra al caminetto: erano quasi le nove, ovvero
l’ora stabilita per il ritiro nelle proprie stanze per i ragazzi del primo anno
e Pansy non era ancora tornata. Avrebbe dovuto sostituirla. Draco si mise in
piedi stiracchiandosi. Il suo fondoschiena si lamentava per essere stato fermo
nella stessa posizione per ore.
Raggiunse la fine del corridoio del dormitorio maschile, dove avevano la loro
stanza i primini. I ragazzi del primo anno
alloggiavano tutti in uno stanzone che avrebbe potuto ospitare fino a quindici
persone. La cosa era stata ovviamente pensata affinché i ragazzini potessero
ambientarsi meglio, prima che fosse loro permesso di dividere la stanza con
quelli più grandi. Dal secondo anno in su, le stanze
erano da quattro; dal corridoio principale ne partivano due secondari che
davano accesso alle altre stanze. Draco pronunciò la parola d’ordine ed entrò
nel dormitorio del primo anno, trovando i ragazzi ammucchiati sul pavimento.
“Alzatevi subito dal pavimento! È ghiacciato” commando
Draco.
I ragazzi si alzarono in piedi di colpo, ovviamente presi alla sprovvista.
“Sono quasi le nove” strascicò Draco “sapete cosa vuol dire”.
Iven Preston prese parola.
“Per favore Draco, perché dobbiamo andare a letto alle nove? I Grifondoro non
lo fanno!”
“Nemmeno i Tassorosso!” sbottò un ragazzo magrolino dai capelli neri seduto
accanto a Preston.
“Neanche i Corvonero” rincarò un ragazzetto dalle gote rosse.
Assomigliava terribilmente a Paciok e a Draco passò
per la mente di chiedergli se erano per caso parenti.
Draco inarcò le sopracciglia. “Come si comportano le altre
Case in materia di disciplina non è affar
vostro, o mio. In questa Casata, voi fate quello che dico io, non quello che dicono i vostri compagni Grifondoro”.
Fu tentato dal castigarli per essere diventati amici coi Grifondoro, ma non gli
era permesso. Si guardò in giro. I ragazzi si erano diretti
ai loro armadi, tristemente.
“Fra dieci minuti torno a controllarvi. Se trovo anche uno solo fuori dalle coperte lo metto in punizione” concluse Draco
prima di lasciare la stanza, scuotendo il capo divertito.
Attraversò la Sala Comune
e raggiunse il dormitorio femminile. Diede la parola d’ordine al ritratto di
una strega depressa appeso proprio dietro la cortina che dava l’accesso al
dormitorio e si diresse al fondo del corridoio. Le ragazze avevano stanze più
grandi, sempre divise per anno. Draco non sapeva esattamente il motivo per il
quale funzionava diversamente per loro: effettivamente, non gli interessava poi
così tanto. Bussò alla porta della stanza delle
ragazze del primo anno e aspettò. I prefetti maschi
avevano solo la parola d’ordine per il ritratto guardiano, non quella per le
singole stanze. E così, anche le ragazze potevano
avere solo la parola d’ordine per il ritratto guardiano del dormitorio
maschile, un acido vecchietto con un enorme cappello, ma non quella per le
stanze.
Un po’ di tempo dopo, la porta si aprì e una biondina alzò lo sguardo su di
lui.
“S-si?” chiese con una nocetta infantile.
“È ora di andare a letto” disse Draco.
“Oh, perché dobbiamo…”
“Esatto, voi dovete, e non voglio sentire cosa fanno nelle altre Case”
sbottò irritato il Prefetto. “Lasciate la porta aperta, tornerò fra quindici
minuti”.
La ragazza accennò un inchino, inclinando appena la testa, e Draco tornò sui
suoi passi giungendo nuovamente in Sala Comune.
Millicent leggeva un libro con Herbert appallottolato
accanto. Gregory doveva aver deciso di andare alle cucine da solo. La ragazza
alzò gli occhi dal libro fissando Draco con l’espressione torva. Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
“Cosa?” chiese.
“Niente” sbuffò l’altra, tornando alla sua lettura.
Draco scrollò le spalle, controllando l’orologio. Erano già
le nove, così raggiunse i dormitori del primo anno. i
ragazzi erano tutti dentro ai loro letti ad ascoltare Iven
Preston che sembrava raccontare loro una storia.
Draco diede un colpo secco sullo stipite della porta e
tutti i ragazzini sparirono sotto le coperte. Il Prefetto spense le luci con un
incantesimo e si chiuse la porta alle spalle. Dopo aver controllato che anche
dalle ragazze fosse tutto in ordine, tornò alla Sala
Comune, recuperò le sue cose e si diresse al suo dormitorio.
Gregory era in piedi accanto al suo letto, col pigiama addosso e un calzino
solo. L’altro, stava sul pavimento e il ragazzo si stava grattando con
l’espressione persa nel vuoto. Draco lo guardò storto. Gli occhi di Gregory si
strinsero come sempre facevano quando il ragazzo
cercava di concentrarsi.
“Tu e Blaise avete litigato?” chiese.
“Abbiamo dei contrasti riguardo all’Unità tra le Case” rispose Draco con
noncuranza.
“Oh” disse solo Gregory ritornando a grattarsi il sedere.
“Seriamente Gregory, come puoi aspettarti di riuscire a trovarti una ragazza
finché ti comporti così?”
Gregory smise di grattarsi e assunse un’espressione colpevole. “Credi che
Millicent preferisca me o Vincent?”
Draco si trattenne dalla voglia matta di ridere. “Credo che abbiate le stesse
possibilità”.
L’altro ragazzo annuì pensieroso prima di arrampicarsi sul letto. “Buonanotte
Draco”
“Buonanotte Gregory”
Il ragazzotto chiuse le cortine del letto fermamente.
Draco esitò per qualche secondo prima di ritornare
nella Comune. Voleva aspettare Pansy per chiederle ogni cosa della festa dei
Tassorosso. Socchiuse gli occhi e abbandonò la testa sui cuscini del divano,
pensando.
“Sei morto, Potter”.
“Buffo. Credevo che da morto avrei smesso di camminare…”
“La pagherai. Io te la farò pagare per quello
che hai fatto a mio padre…”
Draco strinse i denti al ricordo di quella scena. Avrebbe pagato anche per
quella. Potter era stato incredibilmente impudente
quella volta, rispondendo indietro a Piton… Senza farci troppo caso, il biondo
pensò che dovesse essere il risultato della morte del suo padrino. Patetico:
per farsela passare aveva scelto di agire con freddo distacco e stupide
bravate. Draco aveva accompagnato Piton nei sotterranei quel giorno, dove
Blaise l’aveva preso in disparte.
“Non so cosa fare, Draco”
“Cosa fare a che riguardo?”
“Adrian si comporta in modo strano”
“Senti, Blaise, mio padre è in prigione, mia madre è distrut...”
“Hai ragione, scusa”.
Blaise se n’era andato e loro due non si erano rivolti la parola fino
all’ultima notte ad Hogwarts quando Pucey aveva
scaricato il moro. Aveva cercato di confortarlo, ma non aveva la più pallida
idea di come fare. Blaise non aveva pianto: aveva gettato da parte i pezzi
della scopa sfasciata ed era collassato sul letto con le
testa tra le mani. Draco si sedette semplicemente al suo fianco, con una
mano sulla schiena dell’amico e dandogli di tanto in tanto qualche colpetto
rassicurante.
Fu scosso da un suono proveniente dall’ingresso: erano le dieci, realizzò, e
quelli che avevano partecipato alla festa stavano rientrando. Daphne Greengrass si precipitò all’interno filando diritta al
dormitorio femminile. Sheridan Roper
fu il secondo: con un piccolo cenno a Draco, si diresse alla sua stanza.
Blaise, Pansy e Vincent attraversarono la porta ridendo come pazzi. Draco li
fissò sconcertato. Pansy lo raggiunse di corsa e si spaparanzò sul divano al
suo fianco, ridacchiando.
“Oh Draco, non puoi immaginare! La faccia di Potter!” sghignazzò,
buttandosi letteralmente sul biondo. Draco le passò un braccio attorno alla
vita e sorrise. Prendersi gioco di Potter sembrava un buon modo per passare la
serata.
“Che cosa gli avete fatto? Gli avete riempito il bicchiere di Puzzalinfa?” chiese ghignando.
“Oh no, stavamo giocando e Potter…” e collassò nuovamente scossa dalle risate.
“Potter ha dovuto ballare con Vincent” terminò Blaise per la ragazza che si
stava contorcendo in preda agli spasmi. Pansy emise un gridolino
acuto e riprese a ridacchiare più forte. Draco cercò di immaginarsi la scena.
“Cosa? Ma come…” chiese divertito.
“Eravamo tutti bendati e dovevamo sparpagliarci un po’ per non sapere chi
avevamo intorno” rispose Blaise con un ghigno.
“Quindi è partita la musica” intervenne Vincent.
“Dovevamo acchiappare la persona a noi più vicina e iniziare a ballare” riuscì
a dire Pansy tra una risata e l’altra.
“Sempre bendati” aggiunse Blaise. Draco lo fissò incredulo.
“C’è stata un po’ di confusione prima che riuscissimo tutti a ballare per
davvero” disse Pansy, accoccolandosi accanto a Draco.
“E ci siamo tolti le bende” disse Vincent ridacchiando.
“Io sono finita con Macmillan, Blaise con Padma, Sheridan con Finnigan, la
Greengrass con Corner” raccontò
Pansy col fiatone.
“E Potter con Vincent” concluse Draco ridacchiando.
“Dovevi vedere le loro face!” disse Pansy continuando
a ridere prima di fare l’occhiolino a Vincent. “Ovviamente, Potter era dieci volte più buffo di te”.
Vincent grugnì qualcosa che assomigliava molto ad un”Ti faccio vedere io quello buffo”.
“Cos’hai fatto tu Draco?” chiese Pansy, togliendosi dal suo abbraccio e
voltandosi a guardarlo.
“Compiti, mettere a letto quelli del primo… Il solito” rispose Draco
corrucciandosi.
“Vado a letto” disse immediatamente dopo Vincent. “Buonanotte”.
Draco lo fissò mentre si allontanava.
“Credo sia rimasto traumatizzato” ironizzo Blaise e Pansy riprese a ridere.
“Non ne dubito” disse Draco stizzito. Perché Blaise
gli rivolgeva la parola?
Blaise e Pansy si scambiarono un’occhiata e la ragazza si mise immediatamente
in piedi.
“Bè, è meglio che vada a riposare” disse vaga e si
diresse verso il dormitorio femminile.
Draco aprì la bocca per protestare, ma la ragazza se n’era già andata. Blaise
si sedette al suo fianco. Il biondo guadagnò in fretta l’angolo più lontano del
divano fissando interessato la tenda che separava la Comune dal dormitorio
maschile.
“Vuoi smetterla di comportarti come un bambino petulante?” disse Blaise.
“Ah io mi sto comportando come un bambino petulante?” Draco non riuscì a
credere all’impudenza dell’altro.
“Senti, ammetto che non ho fatto bene a tenerti all’oscuro”
“Non è questo Zabini, è che tu, un Serpeverde, ti stai creando delle stupide
illusioni andando in giro con un Tassorosso”.
“Non sono illusioni” disse Blaise con un sorriso “Io e Zacharias
ce la caviamo bene assieme”.
“Oh risparmiami” sbuffò l’altro.
“Vuoi darci un taglio? Ho già ammesso che avrei dovuto
parlartene. Ma non puoi aspettarti che io me ne stia
buono ad aspettare”.
Draco ghignò. “Aspettare cosa?”
Blaise gli scoccò un’occhiata esplicita. “Che tu cambi idea su di noi”
“Non c’è un ‘noi’, quante volte devo dirtelo?” rispose
Draco esasperato.
“Esattamente! Ecco perché sto con Zacharias, perché
non c’è un noi” esplose Blaise.
“Allora lo ammetti che è solo un sostituto!” disse Draco trionfante.
“No, non era quello che intendevo! Ero disposto a smettere di frequentarlo
all’inizio dell’anno, quando ho rivisto te…” buttò fuori il moro.
“È ridicolo. Sai perfettamente che non volevo avere
niente a che fare con te a meno che non la smettessi
di interessarti ad ogni cosa capace di muoversi. E adesso addirittura ti
preoccupi per Smith”
“Sei geloso”
“No, non lo sono!” si stizzì Draco “Semplicemente credo che tu segua due criteri diversi: non eri disposto ad essere
monogamo per me e ora addirittura cerchi di esserlo per Smith”.
“Zacharias non si aspetta che io gli sia fedele”
rispose Blaise risoluto.
Draco alzò gli occhi al cielo. “Vuoi farmi credere che un Tassorosso non si
aspetta lealtà? Mi prendi in giro”
Blaise sorrise. “Ne resteresti sorpreso, Draco”
Quando il biondo non rispose, a Blaise scappò un sospiro esasperato e
chiuse gli occhi per un momento.
“Bene, non sei geloso, allora mi spieghi qual è il tuo problema?” chiese,
riaprendo gli occhi.
Draco inarcò le sopracciglia. “Il mio problema è che tu ti stai vezzeggiando
con un arrampicatore sociale di Tassorosso, pensavo di essere stato chiaro”.
“Tu non hai nessun diritto di commentare con chi io mi vezzeggio”.
“Di sicuro, ho il diritto di non andarmene più in giro con te” rispose Draco con tono distinto e Blaise sbiancò.
“Stai cercando per caso di ricattarmi per farmi lasciare Zacharias
usando la nostra amicizia?”
“Non ti sto ricattando, Blaise. Semplicemente non posso permettermi
alcune pecche sulla mia reputazione”.
“Buffo, non mi sembravi così preoccupato della tua reputazione
quando dovevi incontrarti con Harry”.
Il silenzio che cadde tra i due divenne oppressivo.
“Addirittura Harry, non è così? Sapevo di non potermi fidare di te”
disse infine Draco, alzandosi dal divano.
“Oh, santo cielo, andiamo…”
“Non rompere, Blaise” soffiò Draco, e prese la via dei dormitori.
***
Blaise non fece altri tentativi per riavvicinarsi a Draco. Il
che all’altro non guastava. Passava il suo tempo libero con Pansy,
Vincent e Gregory, tutti e tre piuttosto curiosi di
saperne di più sulle lunghe assenze del moro. A Vincent e Gregory aveva detto
di farsi gli affari loro, ma Pansy non volle saperne
di arrendersi così presto. Continuava a dargli il tormento e Draco un
pomeriggio perse completamente la calma. Ebbero un battibecco alquanto acceso e
dopo la ragazza non gli parlò per tre giorni. Draco passò il tempo a
terrorizzare i Serpeverde più piccoli in Sala Comune finchè
non ebbero tutti paura di metterci piede se c’era lui
in giro.
Blaise aveva preso l’abitudine di passare il suo tempo libero con Zacharias Smith e Terry Boot. Erano tutti e tre nello stesso gruppo di studio di
Corvonero, assieme a Potter. Il Grifondoro continuava a tramare chissà che cosa
con la Granger,
Weasley e Paciock, il nuovo acquisto della banda degli idioti senza macchia e
senza paura. Draco si tenne alla larga da Potter finché cercava di mettere in
piedi un nuovo piano: il problema era che aveva bisogno di Blaise. Da parte
sua, Blaise sembrava assolutamente a suo agio nella
nuova situazione e Draco non riusciva a capire come l’altro potesse permettere
che la loro amicizia di ben cinque anni semplicemente finisse così.
Era particolarmente duro con Blaise durante gli allenamenti di Quidditch, ma la
cosa sembrò non infastidire il moro come invece era successo
la prima volta che si era comportato in quella maniera. Draco cominciò
seriamente a chiedersi se ci fosse una qualche pozione che Potter e Blaise avevano preso per diventare così inaccessibili al suo
sguardo attento e inattaccabili dalle frecciatine.
Potter non gli dava più attenzione che Blaise, anche se Draco supponeva che il
Grifondoro non fosse solito iniziare un confronto, a meno che
non ci fossero di mezzo il Signore Oscuro o i suoi Mangiamorte.
Ottobre passò in un battibaleno e presto Halloween e
la stagione di Quidditch furono alle porte. Il saggio di Blaise fu letto tra i
primi cinque durante la Festa
dei Halloween e i Tassorosso
lo azzeccarono in pieno. Draco fu sicuro di aver visto Smith voltarsi a
guardare Blaise, che ebbe addirittura l’audacia di arrossire.
-------------------------------------------------------------------------
Diario di Draco Malfoy, 31 Ottobre.
Sono praticamente pronto a lanciare un anatema su
Blaise entro l’anno: l’unica cosa che lo tiene in vita è che la stagione di
Quidditch è iniziata e non ho il tempo per allenare un altro Portiere. Perché diavolo ha dovuto scrivere quella cosa assurda sul
tramonto? Non credo sia andato a dire a Smith quello che aveva scritto sul suo
saggio, ma sinceramente scrivere del tramonto era
esattamente come averci messo nome e cognome. Non gli importa di guadagnare
punti per Serpeverde? Gli altri manoscritti, comunque,
erano altrettanto banali, anche se i due del settimo hanno probabilmente
espresso lo stesso sentimento riguardo i MAGO incombenti che accomuna tutte le
Case. Per quel che riguardava quello del terzo e del primino,
adesso ho capito tutto. Ecco perché Susan Bones
è venuta a chiedermi il mio colore preferito: cercava le informazioni per
identificare il manoscritto. Almeno hanno fatto uno sforzo per imparare
qualcosa, il che in sé è davvero sorprendente.
Bè, mi aspetto che almeno i Grifondoro non abbiano
nessun desiderio di conoscenza fino a domenica. Abbiamo lo scontro con i
Grifoni sabato e siamo pronti a sbatterli a terra. E su questa nota positiva, vado a letto.
Fine parte 8.
Note:
1. La parola nonna, riferita all’anziana parente di Blaise, è in italiano nel
testo originale.
2. Il festival di Santa Rosalia a Palermo + un evento reale, che si svolge tra
il 15 e il 17 Luglio. La leggenda dice che durante la
peste bubbonica Santa Rosalia suggerì ad un giovane come salvare la città.
2. Benvenuto Cellini era un importante scultore e
artista del 1500 che visse a Firenze.
3. La prima citazione che trovate, del ricordo di Draco, è dell’Ordine della
Fenice, capitolo 38.
Ecco a voi l'ottavo capitolo... dai commenti
dell'autrice in risposta ad alcuni messaggi (non vi metto le varie risposte ai
commenti per libera scelta! XD) dovremo aspettare il 10 perchè la situazione...
si sblocchi... ma ci ricorda che il pairing è HxD... quindi, non
disperata! Infondo, serve tutto per dare realismo. Se la Row
avesse scritto una yaoi, sarebbe stata così credo!
Ringrazio col cuore chi non ha smesso di commentare questa storia, davvero,
per me siete fondamentali, mi date l'energia di tradurre
anche se lavoro come una pazza e il tempo materiale non ce l'avrei! Solo
per voi, mi impegno a tradurre il prossimo entro
martedì (considerate che lavoro fino a domenica compresa... Se riesco a non
dormire, forse anche lunedì!)
Laura
|
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Capitolo 9 *** Bitter Metamorphosis ***
UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Tradotta da Lauradumb
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore:
furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers:
SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa
storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio
solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non
chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e
l’originale, già conclusa, è composta da ben 17
capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity.
Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi
chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi
avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: La partita di Quidditch
contro Grifondoro non va come Draco aveva immaginato: in effetti, finisce con
uno scandalo internazionale. Draco giura di vendicarsi, anche se non sa
esattamente chi incolpare. Il giorno dopo una festa Tassorosso non particolarmente
interessante, Draco realizza una cosa che rimpiazza il suo sorrisino con
broncio praticamente permanente. Tutto questo tra
strette di mano sudaticce, Colin Canon,
profondi malumori, letture di manoscritti, una vecchia conoscenza, Storie coi Galeoni e oggetti spaccati.
***
Capitolo 9: Bitter Metamorphosis
“E’ un pessimo piano che non permette alcun cambiamento”
Publilio
Siro
Primo Secolo
a.C.
La mattina del primo incontro di
Quidditch dell’anno, Draco giocava col suo porridge disegnandoci sopra con la forchetta, ignorando il
baccano della Sala Grande attorno a lui. Draco si allontanò appena dal tavolo
per ammirare meglio una stella a sei punte che aveva appena disegnato:
l’impasto di farina d’avena era un po’ troppo liquido e i solchi che aveva
tracciato si stavano velocemente riempiendo da ogni lato. Alzò lo sguardo su
Millicent che stava torturando col coltello una fetta di pan
carré. Pansy stava bisbigliando qualcosa ad una sorridente Tracey
Davies. La ragazza notò lo sguardo di Draco e gli propinò
un sorriso beato.
“Tutto pronto per la partita,
Draco?” chiese. Il sorriso di Tracey divenne poco a
poco sempre più raggiante mentre la poverina alzava lo
sguardo su Blaise, seduto al fianco del biondo che russava letteralmente sopra
la sua tazza di caffé.
“Puoi scommetterci” rispose
Draco, allontanando il suo piatto.
Alzò lo sguardo al soffitto
incantato: il cielo sopra di loro è di un grigio chiaro. Almeno, niente sole
negli occhi. Si passò la lingua sulle labbra e spostò lo sguardo sul tavolo dei
Grifondoro, dove Weasley gesticolava come un forsennato con la forchetta tra le
mani. Al suo fianco, Potter aveva lo sguardo un po’ stordito di uno che si è
appena svegliato. Alzò gli occhi in direzione di Draco, curvando le
sopracciglia quasi unite tra loro in un’espressione corrucciata. Il biondo si
sfiorò il collo con la punta delle dita e Potter spostò immediatamente lo
sguardo.
Draco sogghignò e si rivolse a
Gregory. “Datti una mossa, dobbiamo essere agli spogliatoi prima possibile”.
Gregory cercò di mandar giù un
sorso del suo succo di zucca e annuire nello stesso istante, con il risultato
che si sbrodolò completamente con la spremuta. Millicent ridacchiò, e così pure
Vincent. Gregory li fissò truce, cercando di ripulirsi col tovagliolo
mentre Draco si rivolse nuovamente a Pansy.
“Verrai a vedere la partita,
vero, tesoro?”
“Come sempre” disse Pansy, con
un’espressione furba. Tracey ridacchiò. Draco inarcò
un sopracciglio, ma le due lo ignorarono.
Venti minuti più tardi, i
Serpeverde raggiunsero gli spogliatoi vicino al campo di Quidditch, si
cambiarono in fretta e si misero a cerchio nel bel mezzo della stanza. Draco
ricordò loro la strategia ancora una volta, nonostante tutti ascoltassero con
espressione annoiata: era almeno la quindicesima volta che risentivano i punti
principali del loro piano di battaglia. Uno alla
volta, quando vennero chiamati per nome, calcarono l’erba giallognola del campo.
Quel nanetto di Canon
faceva da commentatore, seduto a pochi passi dalla McGranitt.
"Malfoy... Bulstrode... Zabini... Baddock... Bartlett...
Tiger... Goyle."
La sua voce simile a quella di
una Banshee attraversò l’intero stadio e i Serpeverde
sugli spalti si animarono immediatamente. Pansy stava davanti a tutti con Tracey Davis, sventolando una grande bandiera verde che recava le parole “La Coppa ai Serpeverde” a
lettere cubitali. Draco si diresse verso il gruppo dei Grifondoro, già disposti
a semicerchio e appoggiati alle loro scope. Madama Bumb stava lì vicino, la scopa a mezz’aria al suo
fianco e il fischietto in mano.
Draco si fermò davanti ad un
Weasley più scontroso e coperto di lentiggini del solito.
“Capitani, stringetevi la mano”
sentenziò Madama Bumb con tono irremovibile.
Weasley porse la sua mano destra
e lo stesso fece Draco. La mano del Grifondoro era sudaticcia e il biondo si
trattenne a fatica dal ritirare in fretta la sua e ripulirsela sugli abiti. Era
la prima volta che giocava come Capitano e avrebbe fatto tutto come se suo padre
fosse stato lì a guardarlo; glielo doveva. Lasciò la mano di Weasley e indietreggiò
appena, fingendo di sistemarsi la parte anteriore della divisa per ripulirsi il
palmo umidiccio. Arricciò il naso e fu quasi per fare una piccola osservazione
sul nervosismo di Weasley, quando risuonò il fischio d’inizio e tutti partirono.
Draco si librò in aria, mentre lo
stomaco si chiudeva appena ad ogni parola del commento di Canon.
Cominciò a cercare il Boccino d’Oro mentre con un
occhio controllava il gioco sotto di lui.
“Baddock
passa alla Bulstrode – questi due sono una grande coppia,
non credete? – la Bulstrode
evita un Bolide lanciato da Kirke – oh no, e
Serpeverde segna… e questo cos’è?”
Invece del solito ruggito dagli
spalti verde-argentati proveniva una strana canzoncina e Draco si mise ad
ascoltare.
Grifondoro state all’occhio
Il vostro Potter è un finocchio
Siete allegri e canterini
Ma lui ama i ballerini
I Serpeverde di sicuro
Sono più solidi di un muro
I Serpeverde han più ardore
E il capitano è il migliore
Allora sventola il verde argento
Iniziamo ‘sto portento
Il nostro Cercatore ci guiderà
E Serpeverde vincerà!
Draco gettò la testa all’indietro
ridendo. Non c’erano dubbi, era tutta opera di Pansy:
ecco spiegato lo strano comportamento della ragazza a colazione. Si chiese se
avesse saputo di Potter da qualcun altro: le parole erano semplicemente
perfette. Non avrebbe potuto trovare un modo migliore per turbarlo. Il biondo
alzò lo sguardo verso il lato opposto dello stadio, dove Potter cavalcava la sua scopa infastidito. Draco tornò sui suoi passi facendo
un piccolo gesto a Pansy che aveva l’espressione di un gatto che riceve il suo
latte.
“Questo non dovrebbe essere
contro le regole, Professoressa?” chiese Canon alla McGranitt, senza realizzare che
tutti avrebbero potuto sentirlo. “Va bene, ok, e ora la Pluffa è in mano a Grifondoro,
Ginny Weasley evita un Bolide…”
La pesante sfera stava
dirigendosi esattamente verso Draco che virò di lato. Vincent lo ricolpì a casaccio e questo si
diresse nuovamente verso la
Weasley, che dovette lottare per riuscire a rimanere a
cavallo della sua scopa. La ragazza lasciò cadere la Pluffa e Andrew Bartlett la
intercettò, prima di passarla a Baddock.
Continuando a ridacchiare, Draco
svolazzava su e giù alla ricerca del Boccino d’Oro, lanciando occasionalmente
un’occhiata al gioco sotto di lui e a Potter, che sembrava aver le spalle ancor
più incurvate per la posizione che assumeva sulla scopa. Serpeverde conduceva
settanta a zero. Millicent e Malcom erano una coppia decisamente
affiatata: Draco aveva lasciato che si allenassero assieme e ora si
congratulava con sé stesso, dal momento che i due sembravano inarrestabili.
Vide Malcom passare la Pluffa a Millicent, che
sfilò sia Ginny Weasley che Katie
Bell, ma il suo lancio verso gli anelli venne
bloccato dall’Weasley. Era quasi caduto dalla sua scopa nell’impresa, ma se non
altro non era un goal. Serpeverde continuava a condurre novanta a quaranta, ma
il tifo per i rosso-dorati era ovviamente molto più
udibile, perché Tassorosso e Corvonero, come sempre, supportavano i Grifoni.
Voltò la testa per vedere Blaise
salvare un goal da una posizione parecchio difficile e non riuscì a trattenere
un sorrisino. Tornando sui suoi passi, lo vide: il Boccino
d’Oro, che galleggiava ad alcuni metri da Potter. Il Grifondoro non
l’aveva ovviamente notato e la mente di Draco cominciò
a macinare in fretta. Se si fosse precipitato verso il
Boccino e Potter l’avesse notato, di certo non avrebbe avuto il tempo
necessario per raggiungerlo per primo. Doveva assolutamente distrarre Potter,
ma come? Se si fosse precipitato dal lato opposto il
moro avrebbe potuto seguirlo, oppure no, o peggio, avrebbe potuto vedere il
Boccino d’Oro…
“E
Grifondoro è ancora una volta in possesso della Pluffa – Katie
Bell si prepara a segnare – Kathie
attenta, un bolide! OUCH! Questa cosa è ripugnante!”
Draco si tuffò in picchiata. Il vento fischiava forte
nelle sue orecchie mentre mirava ad arrivare appena
più sotto di dove si trovava in quel momento il Boccino. Vide un’ombra
scarlatta con la coda dell’occhio e si voltò giusto in tempo per notare Potter
volare verso di lui, mancandolo di qualche misero centimetro. Che diavolo stava facendo Potter? Stava cercando di buttarlo
giù dalla scopa per caso? Ad ogni modo, il Grifondoro lo superò e Draco non
perse tempo. Alzò il manico della scopa e si diresse verso il Boccino che
continuava a zigzagare nella stessa posizione di poco prima. Era troppo
facile senza Potter alle calcagna.
Draco lo raggiunse e lo strinse
tra le dita: aveva il Boccino d’Oro! Si voltò verso le tribune dei Serpeverde e
realizzò che tutti erano immersi in un silenzio
tombale. Spostò lo sguardo su Potter e lo vide sorridere trionfante con la mano
destra alzata verso il cielo. Si guardarono un con l’altro e rimasero entrambi
basiti. Draco strinse con più forza il boccino tra le dita e deglutì, dal momento che la gola si era inaridita di colpo. Che stava succedendo?
La voce acuta e irritante di Canon attraversò l’aria. “Sembra
che entrambi i Cercatori abbiano preso il Boccino d’Oro! Ma
com’è possibile? Ce n’è uno solo!”
Il fischio di Madama Bumb arrivò dal basso e Draco, pochi
secondi dopo, atterrò al suo fianco. Era furioso. Potter atterrò
esattamente dietro di lui con l’espressione sconfortata. La donna ordinò ad
entrambi di mostrare quello che stringevano tra le dita. Aprirono lentamente i
pugni e sul loro palmo c’erano due identici Boccini d’Oro: uno
trattenuto da dita callose e con le unghie mangiucchiate, l’altro da sottili
dita candide dalle unghie perfettamente curate.
Madama Bumb
aveva un’espressione sconcertata. “Mai nella storia del Quidditch… Un secondo Boccino d’oro… Non può essere possibile…”
Il resto delle due squadre stava
atterrando tutto attorno ai tre, facendo mille domande e discutendo
animatamente. La McGranitt stava correndo verso di loro,
tenendosi il cappello a punta sulla testa.
“Che
succede?” chiese ancor prima di raggiungere il gruppo. Draco vide Piton
arrivare alle spalle della donna senza scomporsi. Colin
Canon correva più in fretta che poteva per
raggiungerli.
“Sembra che qualcuno abbia
deliberatamente liberato un secondo Boccino d’Oro, Professoressa” disse la Bumb
fermamente.
“Cosa?”
urlarono alcune voci all’unisono.
La McGranitt
si sentiva oltraggiata. Si rivolse a Piton con la bocca che si apriva e si
richiudeva senza emettere suoni.
Il professore stava fissando
Potter in cagnesco. “Se trovo chi ha fatto tutto ciò…”
disse a bassa voce. Potter gli restituì uno
sguardo di sfida.
“Deve essere stato un
Serpeverde!” esclamò Weasley, indicando Draco. “Nessun altro è così disonesto…”
“Certo, abbiamo sabotato la nostra
stessa squadra, è davvero una grande astuzia, Weasley” sibilò Millicent facendo un passo
verso di lui. Madama Bumb si mise
tra i due e la Cacciatrice di Serpeverde tornò al
suo posto, continuando a fissare l’altro in cagnesco.
Madama Bumb
spostò lo sguardo dalla McGranitt a
Piton con l’espressione contrita, poi espirò sonoramente. “Sono
dispiaciuta, ma non ho altra scelta che quella di considerare solamente i punti
segnati” disse “Serpeverde vince!”
I Grifondoro lì presenti
borbottarono e, non appena Canon annunciò il
risultato al resto della scuola, il disappunto si fece parecchio rumoroso.
Draco lasciò cadere a terra il
suo manico di scopa e si avviò al castello.
***
Draco sedeva sul suo letto con le
cortine serrate, il mento appoggiato sulle ginocchia e le braccia strette
attorno alle gambe. Continuava a rivivere il glorioso momento in cui aveva
creduto di aver finalmente battuto Potter, di essere riuscito a sottrargli il
Boccino d’Oro. Non significava nulla che Serpeverde avesse
battuto Grifondoro: non era importante, non per lui. Non se non era
stato lui l’unico a prendere il
Boccino.
Si stese sul letto, respirando
profondamente col naso. Voleva spaccare qualcosa, qualunque cosa. Strinse il
copriletto nel pugno tirando con tutta la sua forza, ma questo si attorcigliò
semplicemente attorno alla sua mano staccandosi dal materasso sul quale era
appoggiato. Il ragazzo si voltò di scatto mettendosi a pancia in giù e prese a
pugni il cuscino, senza riuscire a vedere quel che gli stava attorno. Era così
ingiusto.
L’unica volta in cui Draco aveva
preso il Boccino, l’unica volta in cui era riuscito a battere Potter, s’era
messo di mezzo qualcun altro. Chiunque avesse liberato il
secondo Boccino, l’avrebbe pagata cara. Draco non aveva idea di come
fare a trovare il responsabile, ma ci sarebbe riuscito. Forse non quell’anno, forse non quello dopo, ma l’avrebbe trovato e
allora chiunque fosse il responsabile, l’avrebbe
pagata molto, molto cara. Le dita affondarono nel cuscino, stringendolo così
forte che quasi facevano male.
Le cortine del letto si
spalancarono e Draco chiuse involontariamente gli occhi per la luce che lo abbagliava.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua schiena e aprì un occhio per fissare
l’intruso. Pansy lo guardava preoccupata.
“Vattene via” borbottò nel
cuscino.
“Draco perché stai giù? Abbiamo
vinto, no?”
“Non importa” mormorò, voltando
il viso per non doverla guardare. “Comunque come sei
arrivata fin qui?”
“Mi ha lasciato entrare Blaise”.
Draco storse il naso. Tipico. Quel dannato codardo aveva mandato Pansy, invece
di affrontarlo direttamente.
“Oh andiamo. Ti sei accorto che
questa è la prima volta in sei anni che Serpeverde vince contro Grifondoro? E tu sei il Capitano!”
“Gran bella soddisfazione. Abbiamo
vinto solo per una questione di punti, Pansy, il Boccino…” si fermò
voltandosi verso Pansy.
Gli occhi della ragazza si
rabbuiarono. “Se trovo il colpevole…”
“Io pure” le fece eco il ragazzo,
tirandosi su e appoggiandosi sui gomiti.
“Hai idea di chi possa essere stato?”
Draco si mordicchiò pensieroso il
labbro inferiore. “Bè, i Serpeverde sono da
escludere. I Grifondoro avrebbero dovuto essere idioti: dopotutto, hanno Potter
Perfetto”.
“I Tassorosso sono troppo stupidi
per riuscire a pensare qualcosa del genere” aggiunse
Pansy pensierosa.
Draco annuì
accigliandosi. “Restano
i Corvonero, ma perché avrebbero dovuto farlo? Loro facevano il
tifo per Grifondoro e Potter fino ad ora non aveva mai mancato una
partita” disse amaramente.
Pansy non rispose, le
sopracciglia corrucciate mentre lo fissava dall’alto.
“Cosa
c’è?” chiese Draco.
“Dovresti dare un po’ di tregua a
Potter, Draco” disse tranquilla.
“Oh no, non ti ci mettere anche
tu” gemette il biondo, chiudendo gli occhi. Non si sentiva più arrabbiato, solo
sconfitto.
“Bè tu
hai preso il Boccino d’Oro, anche se in queste circostanze. Non metterla sul
personale, il Quidditch dovrebbe essere divertente” disse
Pansy con uno sguardo severo.
“Che ne
sai tu? Non sei stata battuta da Potter per cinque anni di fila”
“Quattro”
“Quel che è, sai cosa intendo”
disse sedendosi mettendosi appena più diritto.
“Tutto quello che ti sto dicendo
è che la tua squadra è giù nella Sala Comune e vogliono che tu li raggiunga. Stanno festeggiando, perché abbiamo vinto, punto e stop”.
Draco sospirò e si grattò la
punta del naso girandosi di schiena. “Non mi sento come se avessimo vinto,
Pansy. Non mi pare ci sia nulla da festeggiare, capisci?”
“Sei sempre il Capitano, ed è
sotto la tua direzione che Serpeverde ha vinto. Non grazie a Flitt o Montague, nel caso che tu
l’abbia scordato”.
Bè,
quello era vero. Perché
doveva permettere a chiunque avesse sabotato la partita di togliergli quella
soddisfazione? Draco abbozzò un sorrisino e lei glielo restituì.
“Bella canzoncina comunque” disse, passandosi una mano tra i capelli, cercando
di sforzarsi di allontanare la partita dai suoi pensieri per un momento.
“Oh sono
contenta ti piaccia. L’ho scritta io!”
Draco inarcò
le sopracciglia. “Potter
è un finocchio? Sai qualcosa che io non so?”
Pansy ridacchiò. “Ho preso l’idea
da lui e Vincent, hai presente, quando hanno ballato alla festa?”
“Bè,
per caso Potter si trovava…a suo agio con Vincent?” chiese Draco con un ghigno.
Pansy ridacchiò ancora. “Sarebbe
stato alquanto divertente se lo fosse stato, sai” buttò fuori prima di collassare sul materasso al suo fianco.
Draco annuì senza darci peso e si
alzò dal letto. Non c’era bisogno che Pansy sapesse
quanto fossero perfette le sue rime. Anche la ragazza
si rimise in piedi, sistemandosi la gonna.
“Allora vieni?”
“Bè,
non mi lascerai solo finché non lo farò, giusto?’”
“Esattamente” lo canzonò, prendendolo per mano. “Andiamo, Vincent e Gregory sono
riusciti a recuperare della Burrobirra”.
Draco si lasciò trascinare fuori dal dormitorio, sorridendo malgrado tutto. Avrebbe
sorriso e si sarebbe divertito davanti agli altri, ma non aveva
intenzione di dimenticare l’accaduto.
***
La cena era finita, ma nessuno
aveva lasciato la stanza: era tempo della lettura di un'altra serie di saggi dei Serpeverde. La
Sala Grande era attraversata dal mormorio
delle conversazioni, tutte incentrate sulla partita
della mattina. Al tavolo dei Professori, Silente si alzò in piedi e richiamò il
silenzio. Liam Baddock gli
si avvicinò, portando un piccolo tavolino. Si sedette a terra e fece un cenno a
Trista Morgan che gli portò una pila di manoscritti.
Li appoggiò sul tavolo e fece levitare il primo, colpendolo attentamente con la
bacchetta.
“Oh, ti prego fa che sia Liam a leggerli stasera” bisbigliò Pansy a Tracey. “Non posso sopportare al voce
di quella ragazza, mi mettere i brividi”.
Draco si disse d’accordo. Alzò lo
sguardo su Liam, chiedendosi se il suo saggio sarebbe
stato uno di quelli di quella sera. Era curioso di vedere se qualcuno sarebbe
riuscito a riconoscerlo. Fino ad allora, quasi tutti i
manoscritti di Serpeverde erano stati indovinati, molti dei quali tra l’altro
erano stati scritti dai primini.
La voce di Liam
si alzò per tutta la Sala Grande:
bene, sarebbe stato lui a leggere. Pansy si appoggiò a Draco e lui le circondò
la schiena con il braccio destro. Il saggio era simile a quello di molti altri:
una lista della materie preferite e il motivo per cui
piacevano, un colore preferito, un’esperienza d’infanzia tra genitori
negligenti e oggetti incantati. Quando Liam terminò la lettura, Trista toccò la pergamena con la bacchetta
e agitò la bacchetta in aria.
Una linea infuocata si diffuse
nella sala, mentre le scintille di colore rosso andavano a formare la scritta: Grifondoro- Pansy Parkinson.
Pansy storse il naso.
“Come no. Il mio colore preferito è il rosa, lo sanno
tutti. Non sono mai andata in giro con un violetto smorto” Tracey
ridacchiò e Draco abbozzò un sorriso. Alzò lo sguardo
sul tavolo Grifondoro e rimase colpito dall’incrociare lo sguardo di Potter
fisso su di lui. In effetti, tutta la tavolata lo
stava fissando. Draco aggrottò le sopracciglia, poi realizzò
che stavano guardando Pansy, non lui.
Trista agitò nuovamente la
bacchetta e dei brillantini blu scrissero Tracey Davies.
Tracey
si spostò i capelli da sopra la spalla. “Pensano che mi piaccia Erbologia? Mi chiedo se dovrei ricordare alla Mc Tass di quella volta che sono stata quasi morsa dai Tentacoli Velenosi”. Draco non
riusciva a crederci. Serpeverde e Corvonero avevano sempre lezione di Erbologia assieme, come cavolo
potevano pensare che a Tracey piacessero? Scosse la
testa e guardò Trista, che stava per agitare la bacchetta in aria per la terza
volta.
Delle scintille gialle scrissero Tassorosso – Daphne Greengrass.
Liam passò il saggio a Trista che lo colpì con la sua
bacchetta. Una nebbiolina verde si alzò dalla superficie e il nome Daphne Greengrass
apparve nel mezzo. I Tassorosso esplosero di gioia. Draco fissò la Benefattrice.
Doveva scambiare due parole con lei per capire bene quanto
vicina fosse a quell’Ernie Macmillan.
***
Dopo cena, Draco fu occupato in
una discussione con Piton riguardo la partita e i suoi
risvolti per la Coppa
di Quidditch, così non riuscì a intercettare la Benefattrice. Quando ritornò ai sotterranei, non riuscì
a trovarla così decise di provare in Biblioteca. Preso da mille pensieri, non
era concentrato sulla strada che i suoi piedi percorrevano automaticamente e
andò a scontrarsi con qualcuno. Aprendo la bocca per scusarsi, realizzò che la persona in questione era Potter.
“Guarda dove vai” disse corrucciato.
I ricordi della partita di Quidditch stavano pericolosamente riaffiorando ed
era decisamente una delle ultime cose che voleva.
“Uh, Malfoy…”
“Cercavi Vincent,
Potter? Non ti preoccupare, ti riserverà un ballo senza dubbio. Ora, fuori dai piedi” lo canzonò Draco.
“Volevo solo dire, bè, bella partita oggi” biascicò il Grifondoro con la
fronte corrucciata. “Io…”
“Oh risparmiami
Potter, non ho intenzione di unirmi alla tua festicciola sulla
compassione. Sai che l’ho preso per primo”
“Lascia perdere
Malfoy” sbottò Potter dirigendosi ai sotterranei.
“Dove credi di andare?” gli urlò
Draco, ma il moro lo ignorò percorrendo in fretta le scale. Draco considerò
l’idea di andargli dietro, ma non aveva effettivamente motivo di farlo: anche
gli altri studenti avevano il permesso di entrare là sotto e non era dopo il
coprifuoco, non ancora almeno. Salì le scale riprendendo la strada verso la Biblioteca ma si fermò non appena colse delle voci provenire
dall’atrio d’entrata.
“Il Preside l’ha bandita da
questa scuola quasi due anni fa e l’allontanamento è ancora valido. Sono spiacente ma non posso permetterle di attraversare questa
porta, signora Skeeter” stava dicendo la McGranitt
con voce piatta. Skeeter? Rita Skeeter? Draco
si sporse per vedere meglio. Quasi certamente, era lei: i biondi riccioli
incorniciavano la sua faccia dalla mandibola squadrata e il suo sorrisino
mieloso, mentre la montatura degli occhiali era al solito
coperta da strass luccicanti.
“Il mondo magico ha il diritto di
venire a conoscenza del più grande scandalo sul Quidditch
degli ultimi cinquant’anni!” diceva la donna
insistente, cercando di oltrepassare la professoressa in ogni modo.
Draco ghignò pronto a tornare sui
suoi passi per assistere ad una scena che si presentava piuttosto interessante.
Sentì qualcosa che gli tirava la manica della divisa e abbassò lo sguardo. Un
elfo domestico.
“Signor Draco Malfoy, signore, la
sua presenza è richiesta nel sotterraneo numero cinque
entro dieci minuti, per favore!” gracchiò l’esserino
levandosi in piedi dopo un profondo inchino.
Draco annuì irritato e la
creatura si smaterializzò con un Pop.
Tornò a fissare la porta ma questa era già richiusa e la McGranitt
si stava allontanando. Maledetti Tassorosso e le loro stupide feste. Non aveva
il tempo di trovare la
Benefattrice e discutere con lei, così decise che forse era
il caso di raggiungere i sotterranei ed attendere che la festa avesse inizio.
Sperò che non fossero in programma giochi ipoteticamente
imbarazzanti.
Mentre
si dirigeva verso il sotterraneo numero cinque, incrociò Potter che faceva la
strada inversa.
“Vuoi sparire o no dalla mia
vista?” sbottò. Volevano tutti
ricordare a Draco della partita di Quidditch?
“Sei tu quello che mi ha seguito
fin quaggiù, Malfoy” disse Potter glaciale, fermandosi qualche passo più in là.
“Non ti ho seguito, Potter. devi essere parecchio
fortunato” rispose il biondo con un occhiolino.
Anche nella flebile luce delle
torce, fu ovvio che Potter arrossì. Draco sentì chiara
dentro di sé una crudele soddisfazione e ghignò, oltrepassando la statua di marmo
che era in quel momento Harry Potter.
“Ad ogni modo, Rita Skeeter vuole un’intervista” ronzò alle sue spalle mentre lo sorpassava.
Il suo umore era decisamente migliorato quando raggiunse il luogo della festa:
far vergognare Potter era sempre una buona cosa, soprattutto quando questo
aveva il buon senso di arrossire in quella maniera così carina… No, non aveva appena pensato una cosa del genere.
Draco cercò di convincersene, ma fallì miseramente. Entrò in una stanza dal
basso soffitto e raggiunse Liam.
Il Caposcuola era seduto su una pila di sedie a chiacchierare con Trista.
“Draco, sei in anticipo” disse il
Serpeverde con un sorriso cordiale.
“Ero qui vicino” rispose Draco,
ricambiando lo sguardo e scrollando le spalle.
Fece un cenno con la testa alla ragazza,
prima di darsi un’occhiata attorno. Vicino
alla parete opposta, un piccolo armadietto sosteneva una radio magica, mentre
il lato più distante del sotterraneo era occupato da un lungo tavolo vecchio e
instabile sul quale poggiavano bibite e spuntini. Brock
Logan e Darla Nesbett, i
prefetti del settimo di Tassorosso, si muovevano per la stanza accendendo le
fiaccole con un tocco di bacchetta. La luce che si diffondeva per la stanza era
leggermente bluastra e ricordava a Draco l’ambiente della Sala Comune
Serpeverde, con la sua fredda luce color smeraldo.
Gli invitati iniziarono ad
arrivare, alcuni da soli, altri in gruppetti. Un’annoiata Millicent era seguita
da Gregory e Tracey Davies:
erano così presi da una conversazione che non notarono Draco finchè non li raggiunse schiarendosi forte la voce. Tracey indossava una fascia per capelli di un verde
luminoso che brillava alla luce delle torce e Millicent stava cercando di
fargliela togliere con la scusa che conciata così sembrava un coleottero
sottosviluppato. Tracey rideva e Gregory fissava
incantato Millicent come se stesse pronunciando chissà quale massima eterna.
Hannah Abbot entrò assieme a Megan Jones, una piccoletta di Tassorosso con la faccia da
volatile. Quando la prima notò Draco, arrossì visibilmente e si diede una mossa
a raggiungere Darla Nesbett,
ben decisa a guardare da tutt’altra parte. Draco
arricciò il naso. Non avrebbe potuto essere più banale nemmeno a provarci,
quella tipa. Aveva accarezzato l’idea di giocare un po’ con lei all’inizio
dell’anno, ma era una Mezzosangue e aveva deciso di lasciar
perdere.
“Sembra che la Abbot
abbia abbandonato le sue trecce, pensate che comincerà a comportarsi come una
della sua età prima o poi?” fece notare Gregory, sghignazzando.
Due di Grifondoro, la Rivers
e la Moon,
entrarono nella stanzetta. Quelle due tendevano a stare in disparte e
difficilmente si vedevano assieme ai compagni di casa fuori
dalle ore di lezione. Draco si era spesso chiesto se ci fosse dietro qualcosa, ma sembrava davvero che semplicemente amassero stare
tra loro due che con chiunque altro. Paciock, Thomas
e Calì Patil arrivarono in
quel momento.
“Hai visto il ciccione? Sembra completamente perso.
Probabilmente ha implorato Thomas e la Patil
di portarlo con loro” bisbigliò Draco e Tracey scoppiò a ridere come una stupida.
Gli studenti di Corvonero
arrivarono tutti assieme, guidati da una sempre più alta e altera
Morag McDougal. Su Li, un
magrolino dai capelli lunghi e un paio d’occhi serpeggianti stava
discutendo con Kevin Entwhistle.
Per un motivo o per l’altro, quei due non perdevano occasione per litigare:
erano già stati cacciati dall’aula di Aritmanzia tre volte con la speranza che trovassero un
altro modo per risolvere i problemi.
“Mi chiedo se stiano mai zitti”
sbottò Draco, riservando ai due uno sguardo disgustato.
Nott fu uno degli ultimi ad
arrivare, subito dopo un gruppetto di Tassorosso, che gli lanciavano
occhiatine sospettose. Comunque, invece di raggiungere
gli altri Serpeverde, si appoggiò alla parete vicino allo stereo, sorvegliando il
gruppo con espressione imperscrutabile.
Draco stava per fargli un cenno
perché si unisse a loro, ma Brock Logan
si piazzò in mezzo alla stanza richiamando l’attenzione. Aveva una voce roca e
profonda che ben si abbinava con i suoi caldi occhi castani e Draco per un
attimo si chiese se magari il ragazzo potesse avere qualche inclinazione… verso
l’altra sponda. Sbiancò, preoccupato dal fatto di aver avuto certi pensieri su
un Tassorosso e incolpò immediatamente la vicinanza con Blaise.
“Benvenuti allo Schiamazzo
Tassorosso!” disse Logan, sorridendo apertamente.
Vi furono molte risatine, quasi
tutte provenienti dai Serpeverde. Draco cercava disperatamente di contenersi e
di tenere un’espressione piatta dal momento che Liam lo fissava attentamente. Non c’erano dubbi che i
Tassorosso se ne saltassero fuori con una cosa ridicola come questa.
Il sorrisino di Logan si allargava mentre
continuava a parlare. “Darla ed io siamo qui per darvi
il benvenuto, ma le attività della serata saranno dirette da Liam e Trista. Là ci sono un po’ di stuzzichini” e indicò
la tavolata “e… bè, spero che vi divertiate!” Agitò la sua bacchetta verso lo stereo e la voce di
Celestina Warbeck cominciò a cantare Burrobirra ghiacciata e Baci Bollenti.
Draco represse uno sbuffo e raggiunse Liam. “Potevi
avvertirmi” disse a bassa voce “Cosa dovrei fare
quando questi si comportano così?”
Liam
sghignazzò. “Sono convinti che sia divertente, a quanto pare
funziona tutte le volte”.
Draco inarcò un sopracciglio.
“Vogliono che la gente si prenda gioco di loro?”
“Sono Tassorosso”
“Bella osservazione… Bè che dovremmo
fare adesso?” chiese Draco osservando il gruppo di studenti. Calì Patil e Wayne
Hopkins, un Tassorosso, si erano uniti alla
discussione tra Li e Entwhistle.
“Il gioco inizierà fra poco, ma
tu faresti meglio a mangiare qualcosa prima che finisca tutto”
Draco spostò lo sguardo sul
tavolo degli snack, dove Gregory porgeva un vassoio
intero a Millicent. Sulla destra, c’erano bottiglie di burrobirra
e succo di zucca. Chiamò Gregory e se ne fece portare una. Gli altri
bazzicavano per la stanza mangiucchiando e chiacchierando, spesso purtroppo
della partita di Quidditch. Draco accarezzò l’idea di lanciare degli
incantesimi silenziatori a tutta la stanza, ma considerò l’idea alquanto azzardata
avendo entrambi i Capiscuola a due passi.
La canzone di Celestina Warbeck terminò e subito le Sorelle Stravagarie
iniziarono Da molto non ci si vede. Nott era seduto accanto all’armadietto con una
bottiglia di Burrobirre in mano e la testa reclinata all’indietro che si
appoggiava alla parete. Stava mormorando le parole della canzone con
l’espressione annoiata. Draco si portò la bottiglia alle labbra meditando sulla
possibilità di raggiungerlo e scambiare due parole, quando Liam
parlò.
“Benissimo, mettetevi tutti in
cerchio, iniziamo il gioco”.
Il chiacchiericcio si placò nel
giro di un minuto e venti facce curiose osservarono il Serpeverde. Sapevano
tutti che ogni gioco era diverso a seconda della festa
e Draco cercò di immaginare a che genere di ingiuriosa attività sarebbe stato
costretto. Sperò di non dover incorre in qualcosa di
terribilmente stupido, tipo ballare con Paciock.
“Il gioco di oggi
si chiama Racconto al Galeone. Consideratevi fortunati, questo è uno dei pochi
giochi che vi permetterà di guadagnare punti per la vostra Casa”. A queste
parole, mormorii eccitati invasero l’aria: punti extra erano sempre qualcosa di
molto gradito ad Hogwarts e tutti si avvicinarono per
ascoltare meglio Liam.
Il Serpeverde iniziò la
spiegazione del gioco, che prevedeva che tutti stessero seduti a cerchio
attorno ad un cappello. Ognuno di loro doveva preparare una storiella che
poteva essere sia vera che falsa e a turno l’avrebbe
raccontata a tutti i partecipanti. Prima di parlare, ogni
persona avrebbe dovuto mettere un Galeone sotto il cappello, con l’effige della
nave se era una storia vera, con quella delle vele se invece era tutto
inventato. Al termine di ogni racconto, si
doveva dire se la storia era inventata o no e chi indovinava guadagnava un
punto per la propria Casa. Alla fine la persona col punteggio più alto,
guadagnava altri venticinque punti bonus.
Quando tutti e venti ebbero
formato un grande cerchio, Liam
si mise al centro con il compito di rivelare le soluzioni. Con un incantesimo
di levitazione fece volare attraverso la stanza dei larghi cuscini disponendoli
a cerchio, e poi ne recuperò altri due per lui e Trista. Si sedettero tutti e
il gioco fu quasi pronto per iniziare.
Draco si sedette tra Millicent e
Gregory, lottando disperatamente con la voglia di fare un’osservazione
sarcastica a qualcuno, chiunque fosse. Era il periodo
più lungo che lui avesse mai passato con Paciock senza
farlo vergognare di qualcosa. Non era ammissibile una cosa del genere. Non era
possibile mettere Draco Malfoy e Neville Paciock nella stessa stanza e impedire
al primo di divertirsi. E per gradire, Paciock, seduto esattamente dalla parte
opposta del cerchio, non si era fatto piccolo piccolo quando Draco l’aveva fissato arcigno.
“Ok,
pronti a cominciare. Per favore, non raccontate storie che i vostri compagni di
Casa possono conoscere, non sarebbe decisamente un
comportamento corretto” disse Liam e tirò fuori uno Spioscopio tascabile. “È perfetto per un’occasione del
genere”.
“Perché
non inizi tu Morag?” continuo, rivolgendosi alla
ragazza di Corvonero.
Quella gli rivolse un sorrisino.
Draco si chiese se i compagni di Casa della ragazza sapessero che il padre era
in combutta con il Signore Oscuro. I McDougal erano un’antica famiglia purosangue e il biondo
conosceva l’erede da quando erano entrambi molto
piccoli. Narcissa e la signora McDougal erano amiche quando i due avevano iniziato la scuola e anche
ora rimanevano in stretto contatto. Probabilmente era uno dei segreti più
segreti ad Hogwarts: Draco si era guardato bene dal
dirlo in giro e la ragazza non ne aveva fatto pubblicità. Il biondo la fissò
attento e immaginò le facce sconvolte dei presenti nel caso avessero
scoperto che non tutti i sostenitori di Voldemort
erano Serpeverde. Il padre di Morag, infatti, era
stato anche lui un Corvonero.
Morag
raggiunse il cappello appuntito davanti a Liam e
nascose sotto la pesante stoffa magica il Galeone che le veniva
offerto. Tornata al suo posto, fissò per un attimo Draco prima di lanciarsi in
un racconto che la vedeva imparare a volare all’età di sei anni in compagnia di
un amico. Draco ghignò, ricordando perfettamente l’incidente. Sfortunatamente,
nessuno gli aveva creduto quando lui l’aveva raccontato durante il primo anno.
“Così ha mancato di poco
l’elicottero, ma i Babbani non l’hanno notato, grazie a Merlino.
Era talmente spaventato quando siamo scesi che giurò
che non sarebbe mai più risalito su una scopa. Anche se si sa, i ragazzi sono
così volubili…” concluse con un sorrisino senza
guardarlo.
Draco dovette convertire il suo
sorriso in una specie di sguardo bieco. Era passata una vita da quando lui e Morag avevano trascorso l’ultima volta del tempo assieme.
Da quando il Signore Oscuro era risorto, i MacDougal non avevano fatto visita ai Malfoy per non
destare sospetti e loro due si vedevano raramente al di fuori delle lezioni. Decise di provare a riallacciare il rapporto
in fretta.
“Draco?” lo riscosse la voce di Liam e il biondo inarcò un sopracciglio.
“Oh, vero” disse frettolosamente,
sopprimendo un ghigno. Morag rimase
imperturbabile, mentre anche Gregory, seduto al fianco di Draco, si univa
all’opinione del compagno.
Quando
tutti ebbero dato la loro risposta e Trista ebbe annotato tutto sul suo
taccuino, Liam alzò il cappello e rivelò la verità.
Trista agitò la bacchetta colpendo il foglio davanti a sé. Draco si sporse per
vedere meglio: la ragazza stava usando l’Aritmanzia
per far si che i numeri segnati sotto la colonna del
Vero andassero alle Casate giuste. Aveva creato un simbolo speciale per ogni
Casa di Hogwarts e ora una piccola tabella coi
risultati si era materializzata al fondo della pagina. Draco avrebbe tanto
voluto poter far pratica di Aritmanzia,
ma era consentito solo al settimo anno.
“Due punti a Serpeverde, uno per
Grifondoro, Tassorosso e Corvonero”. Strillò Trista.
E
continuò in questo modo, uno raccontava una storia e gli altri davano la
propria opinione. Draco rimase colpito dal fatto che Hannah
Abbott fosse stata l’allieva più brillante alla
scuola per Babbani prima di ricevere la lettera per hogwarts: Serpeverde non
ottenne nemmeno un punto in quell’occasione. Il
capellone Sun Li aveva imparato
a suonare la chitarra a sette anni e pensava di iscriversi ad una scuola di
musica: nemmeno i Corvonero lo sapevano.
La storia che Paciock era stato ferito dalla Granger durante lo scontro al Ministero
si rivelò falsa e nessuno guadagnò punti. Draco guardò Paciock curioso: come si
era fatto male allora? Di certo, non avrà mica davvero combattuto? Tracey Davies si divertì parecchio quando nessuno guadagnò un misero punto
considerando vera la sua storia con Marcus Flitt. Quando fu la volta di
Draco, sapeva esattamente cosa dire. Non credeva nelle misere parole di
ringraziamento, perché con quelle non si poteva comperare
nulla, né si potevano mettere dentro una cartina e fumarle. Morag
gli aveva dato l’opportunità di guadagnare punti per Serpeverde, e le doveva
qualcosa. Raccontò del suo Puffskein di nome Quillan e di quando lui e un “amico” l’avevano colorato di
verde recuperando dalla cucina di famiglia un colorante alimentare magico. Morag fu l’unica ad indovinare.
Alla fine, tutte le Casate
avevano guadagnato qualcosa, ma Stephen Cornfoot di Corvonero era quello con la maggior quantità di
risposte corrette così si guadagnò i venticinque punti di bonus. Liam e Trista li ringraziarono e permisero loro di
prendersi tutti gli snack che erano rimasti. Gregory
ebbe qualche difficoltà di trasporto considerata la quantità di Burrobirre e Cioccorane che aveva preso con se.
I Serpeverde ritornarono alla
Sala Comune chiacchierando tra loro. Tutti tranne Draco. Si era divertito alla
festa, un pochino solo. Era strano interagire con ragazzi delle altre Case fuori dalle ore di lezione: non sembravano poi così diversi
e alcune delle storie erano state addirittura divertenti. Ma una parte di lui era comunque contenta che ora la parentesi di
Tassorosso per il progetto di Unità fosse chiusa e la si potesse
definitivamente dimenticare.
***
L’indomani mattina, Draco stava
cercando il suo manuale di Trasfigurazione
Intermedia dentro il baule quando la porta del dormitorio
si spalancò di colpo; il biondo alzò gli occhi. Blaise stava in piedi sulla
soglia, imbarazzato. Draco inarcò un sopracciglio perplesso.
“Ti va di venire fuori a volare?”
“Non avremo la partita con
Corvonero prima di metà gennaio” rispose Draco bisbetico.
“No, intendo solo per divertirci”
rispose l’altro con un sorrisino che Draco non gradì particolarmente.
“Vuoi andare a volare
per…divertirti?”
“Si, vuoi venire?” chiese Blaise
piegando la testa da un lato.
“No, non ho tempo per voli
ricreativi” sbottò Draco e tornò a cercare il suo libro.
“Poi non dire
che non te l’ho chiesto” rispose l’altro con voce annoiata. La porta si richiuse e Draco fu solo di nuovo.
Che
cavolo voleva dire? Blaise si era comportato come se non avessero passato un
mese ad ignorarsi, tranne nei momenti in cui parlarsi
era strettamente necessario. Draco trovò il suo libro di testo e lo mise da
parte, richiudendo il baule e spingendolo sotto al letto.
Si rimise in piedi recuperando il libro da terra e ripulendosi i vestiti. C’era qualcosa di strano in Blaise, non c’erano dubbi. E così,
decise che non gli avrebbe fatto male fare due passi
all’aria aperta prima di iniziare i compiti.
Draco prese dal suo armadio il
mantello invernale ed uscì. Quando passò attraverso la
Sala Comune, Vincent e Gregory si alzarono
immediatamente in piedi pronti a seguirlo, ma il biondo li fermò con un gesto e
si affrettò all’uscita. Si diresse al campo di Quidditch stringendosi il
mantello addosso: il parco attorno a lui era completamente deserto, come
sempre, d’altronde, la mattina presto di domenica. L’aria gelida ricordava a
tutti che l’inverno ara dietro l’angolo, nonostante fosse
appena l’inizio di Novembre: le nuvole che avevano ricoperto il cielo il giorno
precedente si erano dissipate durante la notte e, ora, la luce pigra del sole,
sebbene non riscaldasse per nulla, era talmente luminosa che Draco dovette
ripararsi gli occhi dal sole quando raggiunse le grosse pietre che davano
l’acceso al campo.
Il suo cuore perse un battito quando rivolse lo sguardo verso il campo di
Quidditch riparandosi con la mano dalla luce. Blaise non era solo: c’erano
altre tre persone con lui. Draco strinse gli occhi per vedere meglio ma la troppa distanza gli impediva di riconoscerne i
tratti del viso ed era anche troppo lontano per utilizzare un incantesimo per la Visione Ravvicinata.
Sospirando, scese lentamente lungo la china e si diresse cauto più vicino allo
stadio. Doveva continuare a ripararsi gli occhi dal sole, ma perlomeno ora
aveva dimezzato al distanza. Blaise era
in compagnia di Smith, Terry Boot
e… No, non poteva essere vero.
Era Potter, non c’erano dubbi che
stesse cavalcando una Firebolt per agilità e velocità
e l’unico ad avere una Firebolt ad
Hogwarts era Harry Potter. Draco si accigliò quando
vide Potter e Blaise uno accanto all’altro a chiacchierare di qualcosa. Il
biondo avrebbe dato un braccio per sapere di cosa stessero parlando. Smith volò
verso di loro dagli anelli dove si era fermato e si bloccò davanti a loro.
Gesticolò imitando un’onda del mare, così parve a Draco, poi fece un cenno col
capo ad imitare Bott, che aveva qualche problemino con la sua scopa. Andava su e giù a casaccio e
cercava di rimanere sulla scopa, ma aveva decisamente
qualche difficoltà.
Potter annuì e raggiunse
Boot, fermandosi al suo fianco e lasciando la stretta
dalla Firebolt. Alzò le mani in aria dicendo qualcosa
all’altro che rise contento. Il suono cristallino della risata raggiunse il
luogo dove Draco si era nascosto, dietro un cespuglio non troppo alto. Mentre guardava la scena, lo stomaco di Draco ebbe un
piccolo sussulto: Potter sarebbe caduto dalla sua scopa. Draco ghignò al
pensiero e scosse la testa, sarebbero stati troppo
fortunati. Se nemmeno il Signore Oscuro era riuscito
ad ucciderlo, di certo non sarebbe stata una caduta dalla scopa a togliergli la
vita.
Potter stava insegnando a Boot come afferrare correttamente il suo manico di scopa:
ecco perché aveva staccato le mani. Era contro tutte
le regole del libro sul Quidditch, ma non contraddica le regole scolastiche,
così Draco si rassegnò a guardare. Smith e Blaise avevano smesso di parlare e
il moro aveva ripreso a fare i suoi giri attorno agli anelli, mentre l’altro si
allenava sulle picchiate. Draco aveva visto abbastanza. Girò sui tacchi e si
diresse alle grandi rocce, salì le scale di pietra e tornò al castello.
Non appena
tornò al suo dormitorio, Draco riappese il mantello nell’armadio, stando ben
attento a rimetterlo nella posizione in cui era appeso prima di uscire. Chiuse la porta dell’armadio lentamente, facendo scorrere la mano
sul legno. Fece per andarsene, ma si voltò immediatamente e di scatto
colpì l’anta con un pugno imprecando. Aveva colpito il legno con tale forza che
ci era passato attraverso ma non aveva sentito dolore.
Non riusciva a ricordare l’ultima volta che era stato così arrabbiato.
Non era abbastanza per Potter prendere il posto di Draco in tutta la scuola, no. Doveva prendersi anche il suo posto nel Quidditch.
Potter si prendeva gioco di lui alle sue spalle facendo divertire e ridacchiare
i suoi amichetti. Potter lo usava come manichino per lanciargli contro
incantesimi e maledizioni durante le lezioni di ES,
con la scusa di mostrare a tutti come Draco fosse in grado di difendersi da
solo: magra consolazione. Potter lo stava esasperando. Gli aveva portato via
suo padre, riducendo Lucius Malfoy, un uomo che valeva cento Harry Potter, allo
stato di un criminale comune. Ma no, questo non era
abbastanza per Potter: doveva conquistare anche i suoi migliori amici adesso.
Doveva portargli via ogni cosa, come se il mondo con Harry Potter non avesse
abbastanza spazio anche per Draco Malfoy.
Draco ritirò la mano dall’anta
rovinata e si strinse il polso ferito. Indietreggiando, recuperò la sua
bacchetta e riparò il danno all’armadio. Si mise una mano sulla fronte e,
sentendo pulsare all’impazzata una vena sotto le sue dita, decise a calmarsi. Si
sedette sul letto sforzandosi di respirare a fondo, le mani appoggiate sul
bacino. Non era colpa di Blaise: Potter lo stava semplicemente usando per far
arrivare Draco a quel punto.
Dopo tutto, Potter aveva qualcosa
a che fare con il progetto di Unità tra le Case:
probabilmente era riuscito a fare in modo di trovarsi nello stesso gruppo di
studio di Blaise e di essere chiamati alla stessa festa. E si era fatto mettere
nel gruppo di ES di draco così poteva lanciargli
maledizioni ogni lunedì. Quando prese a ragionare
razionalmente, sentì la stretta al petto allentarsi. Recuperò il suo diario,
l’inchiostro e la piuma iniziando a buttar giù meticolosamente il diagramma del
suo prossimo paino. Ingegnosità e finezza erano
sprecate con Potter. Draco aveva un nuovo piano, uno che gli avrebbe assicurato
la vittoria. Draco avrebbe vinto,
perché era tempo di vincere.
Diario di Draco Malfoy, 3 Novembre
Lo ucciderò prima della fine dell’anno.
Fine parte 9.
Ecco a voi il capitolo 9, tradotto nei
ritagli di tempo perxhè è stata una settimana
travagliata, giuro! Ho cercato di postare appena possibile. Sono curiosa di
vedere cosa succederà nel prossimo... tengo le dita incrociate e comincio a
lavorare ^_^
Ringrazio
col cuore chi non ha smesso di commentare questa storia, davvero, per me siete
fondamentali, mi date l'energia di tradurre anche se
lavoro come una pazza e il tempo materiale non ce l'avrei! Infine, sappiate che
per fare la canzoncina in rima mi sono fusa il cervello... siate clementi con
le mie scarse doti poetiche! XD
Laura
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