A due passi da te di AdryaM (/viewuser.php?uid=96061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Una nuova occasione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Il ragazzo impertinente ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Il sesto piano ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - L'appartamento di Edward ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Il nostro posto segreto ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Leggende e realtà ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Jane ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Una vera amica ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il giorniversario ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Due occhi azzurri (Edward pov) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Una telefonata inaspettata ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Tutto quello che volevo ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Il sogno che crolla ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Addio ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Rose bianche ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 (part I) - Me, without you (Edward Pov) ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 (part II) - Me without you (Edward Pov) ***
Capitolo 20: *** Epilogo (Edward Pov) ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
0. Prologo
PROLOGO
Guardavo
la mia figura che si rifletteva davanti lo specchio.
Ero
io, ma non riuscivo a vedermi davvero. Intorno a me tutto profuma ed era
perfetto. Era come lo avevo sempre sognato. Allora perché non mi sentivo bene? Facile.
Perché non ero davvero felice.
Una
strana sensazione invase il mio stomaco e dovetti sedermi. Mi sentii mancare
l’aria.
Camminare
con quest’abito ingombrante era davvero difficile. Aprii la finestra per
respirare a fondo, una leggera brezza fredda accarezzò dolcemente il mio viso.
Una strana sensazione portò in me una valanga di ricordi. Chiusi gli occhi e le
lacrime cominciarono a rigare il mio volto. Mi sentivo sola e persa. Quanto
avevo gioito e sofferto nell’ultimo periodo. Era bastato un mese perché
cambiasse tutto.
Ricacciai
dentro le lacrime e mi alzai. Questa non ero io. Avevo sempre saputo cosa
volevo dalla vita e finalmente lo avrei avuto.
Ma se mi fossi
sbagliata?
Una vocina dentro di me si fece spazio come un uragano.
Ero
troppo testarda per ammettere ciò che agli occhi di chiunque altro sarebbe
stato palese.
Ma
le cose erano andate così e nessuno poteva farci nulla. Con il tempo tutto si
sarebbe sistemato.
Mi
alzai di nuovo e a fatica tornai davanti lo specchio. Sorrisi, ma quello che
vedevo era solo una smorfia contorta.
“E’
il momento.” Esordì mio padre entrando nella stanza con gli occhi lucidi. Mi
guardava con così tanto orgoglio. Aveva sempre aspettato quel momento.
Mi
voltai e gli sorrisi amorevolmente. Dovevo farlo per lui.
A
piccoli passi cominciai a seguirlo. Il momento era giunto.
************************************
Ho deciso di postare questa nuova storia perchè mi piace e
soprattutto perchè, pur essendo moltissimo tempo che ho
cominciato a scriverla, ho finalmente delineato dove e come
finirà la storia.
Spero vi piacerà...
Buona lettura ^_^
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Cambiamenti ***
1. Cambiamenti
CAPITOLO
1
Cambiamenti
Seduta
sulle comode sedie della tavola calda come ogni giovedì pomeriggio, guardavo
fuori dalla vetrata distrattamente. Mentre osservavo dei bambini giocare, ripensai
velocemente ai fatti che mi avevano portato in quel luogo sperduto
dell’America. Erano passati quasi 8 anni da quando avevo messo piede a Forks
Avevo
odiato mia madre con tutta me stessa per avermi parcheggiato da mio padre.
Avevo 14 anni, ed essere strappata ai miei amici e dalla mia vita a Phoenix era
stato tremendo. A maggior ragione per il fatto che da circa 7 anni non avevo
avuto più nessun rapporto con mio padre. Qualche telefonata o visita sporadica,
ma potevo dire con certezza di non conoscerlo.
Ma
lei era troppo impegnata a vivere la sua nuova storia d’amore con il suo nuovo
baby fidanzato per potersi occupare di me. Non mi voleva tra i piedi, ed io, in
fin dei conti, preferivo stare con un estraneo, piuttosto che con una persona
che poco gradiva la mia presenza in casa.
Così
mi aveva messa su un aereo e mi aveva spedita a Forks.
I
primi tempi erano stati orribili. Mio padre era sempre stato un tipo taciturno,
e comunicare con lui era difficile, ma dopo l’iniziale diffidenza l’uno nei
confronti dell’altra, avevamo imparato a comprenderci. Dopo neanche un anno,
non potevamo più vivere separati. Imparando a conoscerlo, capii quanto io
assomigliavo a lui e quanto entrambi eravamo state vittime di quell’uragano di
mia madre. Con il passare del tempo avevo compreso che la decisione di mia
madre di farmi vivere con Charlie, era stata la migliore che avesse preso nella
sua vita e cercai di perdonarla per il suo egoismo.
Forks
era un piccolo paese sperduto tra le montagne, non c’era mai il sole e pioveva
quasi ogni giorno, ma dopo un’iniziale titubanza, mi ero abituata a questo
clima. Per di più avevo trovato degli amici migliori di quelli che avevo quando
stavo a Phoenix.
“A
cosa pensi Bella?” Esordì Angela sedendosi accanto a me. Non l’avevo sentita
arrivare, ero troppo immersa nei miei pensieri.
“A
niente di particolare.” Le sorrisi per rassicurarla. Tra tutte le persone che
avevo conosciuto, lei era stata sicuramente uno degli acquisti migliori. Angela
era la ragazza più altruista, simpatica, carina che avessi mai incontrato. E di
sicuro era la migliore amica che avessi mai avuto.
“Avevi
una faccia così assorta.” Strinse gli occhi, come a cercare di leggere le mie
espressioni.
“Sei
andata poi al cinema?” Le chiesi per cambiare argomento.
“Certo!
Peccato che non sei venuta! Quell’attore è proprio uno sballo assoluto!” I suoi
occhi si erano trasformati in due cuoricini che sprigionavano amore.
“Già,
sarà. Ma a me da sui nervi!” Angela e Jessica si erano prese una cotta assurda
per un attore che andava in voga in quel periodo, Edward Cullen, che io invece
detestavo. Era così pieno di se nelle interviste che rilasciava, e poi ogni
giorno gli attribuivano una fidanzata diversa. Non che lui facesse nulla per
avere una vita privata in effetti.
“Non
capisco come faccia a non piacerti!” Continuò lei.
“Ho
bel altro per la mente, io, che stare dietro ad un tipo che di certo non
incontrerò mai nella mia vita!” Esclamai, e vidi Angela intristirsi. “Bè, ma
magari tu lo incontrerai!” Le feci l’occhiolino e scoppiò a ridere, diventando
rossa per l’imbarazzo.
“Magari!”
“Ehi,
cosa succede qui?” Nel frattempo era arrivata anche Jessica e si era seduta
accanto ad Angela, cominciando a parlare, come suo solito, a ruota libera.
Anche lei era una buona amica. C’era sempre stata nei momenti difficili ed era
anche stata la seconda persona che avevo conosciuto quando ero arrivata al
liceo di Forks. La prima era stata Mike, che mi aveva sbavato dietro fin dal
primo momento. Non che fossi chissà che, ma ero la novità, e quindi una specie
di trofeo da ottenere. Con Jessica eravamo diventate amiche così. Non avevo mai
accettato le avance di Mike, e lei lo aveva sempre apprezzato, visto che era
innamorata di lui e non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo. Le
sorrisi quando mi guardò.
Le
sentivo discutere sul film, ma non facevo caso alle loro parole. Pensai
improvvisamente all’appuntamento che avevo stasera con Mike.
Già,
Mike. Stavamo insieme da 5 anni adesso.
Era
il ragazzo più desiderato della scuola quando era arrivata, e dopo un po’ avevamo
cominciato ad uscire insieme. Inizialmente non volevo legami seri e stabili, ma
con il tempo c’eravamo innamorati.
“Ragazze,
scusate ma io devo andare!” Le interruppi alzandomi in piedi.
“Come??
Ma io sono appena arrivata!” Si lamentò Jessica.
“Jess,
questa sera, è QUELLA sera!” Disse ammiccando Angela. Io diventai rossa per
l’imbarazzo.
“Oh
cavolicchio.. Cioè, QUELLA sera, QUELLA sera?” Mi guardò sconvolta.
“Bè,
sembra di si.” Risposi timida.
“Ma
allora, da domani, avremo un matrimonio da organizzare!” Urlò Jess.
“SHHHHH!”
Le tappai la bocca con tutte e due le mani. Alla tavola calda, anche i muri
avevano le orecchie, e non volevo che qualcuno lo venisse a sapere prima che
fosse realmente accaduto.
“Ops..
scusa.” Jess mi rivolse un largo sorriso. Le baciai entrambe, prima che
potessero aggiungere qualsiasi cosa e uscii.
Aveva
piovuto da poco e l’aria era fresca e odorava di terra. Respirai a fondo. Un
giorno tutto questo mi sarebbe mancato.
Salii
sul mio bel furgone rosso e mi diressi lentamente a casa. Guardai l’orologio,
le cinque e dieci. Mike sarebbe passato alle sei e trenta. Avevo tutto il tempo
per prepararmi.
Arrivata
a casa, notai che la macchina di mio padre non c’era. Era lo sceriffo della
città, quindi capitava spesso che anche nelle ore in cui non era di turno,
andasse in centrale. E dire che a Forks non succedeva mai nulla.
Salii le scale e entrata in camera mi coricai sul
letto, e mi misi distrattamente ad osservare il soffitto. Non mi accorsi del
tempo che passò finchè non guardai l’orologio, notando che erano le sei
passate. Cominciai ad urlare e correre per casa. Avrei fatto tardi. Di nuovo.
Mentre
mi preparavo sentivo l’ansia crescere in me. Sapevo che non avrei mai
dimenticato quella sera. Stava per succedere qualcosa di i mportante.
Persa
tra i miei pensieri, non mi ero resa conto che il cellulare squillava sul
letto.
Mi
ci fiondai e vidi che era lui.
“Arrivo!”
Urlai, senza dargli il tempo di parlare.
“Ok.”
Rispose velocemente. In men che non si dica fui fuori.
Mike
mi osservava da dentro la macchina e sorrideva, ma aveva qualcosa di strano in
viso.
Probabilmente
l’emozione stava giocando dei brutti scherzi anche a lui. Salii e lo baciai, ma
lui ricambiò distrattamente. Era teso.
“Dove
andiamo di bello?” Chiesi allegramente.
“Non
lontano.” Tagliò corto e accese la radio ad un volume più alto del solito. E
questo voleva dire che non aveva voglia di parlare. Cominciai quindi a fissare
la strada, in attesa di arrivare in chissà quale posto romantico. Ma le mie
aspettative furono disattese. Dopo pochi minuti in auto, Mike si infilò in una
stradina sterrata della statale e spense il motore. Non era assolutamente un
posto romantico.
“Isabella,
ti devo parlare.” Disse serio. Brutto, bruttissimo segno quando mi chiamava per
nome. Di solito erano rogne, ma ultimamente non avevamo avuto nessun tipo di
problema, quindi mi trovai spiazzata.
“Sono
qui, parliamo.” Risposi telegrafica.
Mike
cominciò a contorcere le mani per il nervosismo. Lo vedevo indeciso, e stava
sicuramente scegliendo con cura i termini da utilizzare.
“Vedi,
ho riflettuto sulla nostra storia, e alla luce di quello che mi è accaduto,
penso che sia meglio che la chiudiamo qui.” Fece una pausa, mentre io
boccheggiavo, fissandolo, incredula delle parole che aveva appena pronunciato.
“Piccola, questo nuovo lavoro è molto importante per me, e in questo momento
sento la necessità di stare da solo. Dovrò trasferirmi lontano e non credo che
il nostro rapporto reggerebbe alla distanza.” Mi guardava fisso negli occhi.
Ero senza parole.
Le
lacrime cominciarono a scendere lente senza che neanche me ne rendessi
realmente conto.
Non
sapevo cosa dire. Io pensavo che mi avrebbe chiesto di sposarlo, e invece lui
mi stava lasciando. Provai un paio di volte a parlare, ma balbettai parole
senza senso.
“Tu..
io.. noi.. portami a casa.” Furono le uniche cose che riuscii infine a dire tra
i singhiozzi.
“Bella,
io voglio che rimaniamo amici. Cioè, io ti amo e ti amerò sempre, questo non
cambierà le cose, ma finchè non mi sistemo, ho bisogno di pensare solo a me
stesso.” Mentre ci dirigevamo verso casa mia, lui continuava a parlare,
cercando di giustificarsi, ed io in silenzio, stretta contro lo sportello della
macchina, ascoltavo i suoi inutili tentativi di discolparsi.
Per
fortuna arrivammo in men che non si dica, e quasi senza aspettare che si
fermasse, scesi al volo dalla macchina, sbattendo lo sportello con tutta la
forza che avevo in corpo.
Non
volevo più vederlo, per tutto il resto della mia vita.
“Addio,
Mike.” Furono le ultime parole che lui mi sentì pronunciare, prima che entrassi
in casa e mi richiudessi la porta dietro.
Appena
misi un piede dentro, scoppiai in lacrime. Era stata la serata più brutta della
mia esistenza.
***************************************
Grazie mille a tutti voi che avete letto il prologo, per la fiducia... spero di non deludervi :)
@Ciccinella/Fatina: i tuoi commenti mi commuovono davvero.. grazie per tutto (te l'ho scritto anche su twitter ^^ )
@yara: grazie *__* spero che il primo capitolo sia all'altezza delle tue aspettative!
@giova: felice di aver stuzziacato la tua fantasia ^__^
Non
mi rimane che dirvi che posterò un capitolo a settimana
più o meno il giovedì, ed augurarvi una buona lettura
<3
Grazie!
A.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Una nuova occasione ***
2. Una nuova occasione
CAPITOLO
2
Una nuova
occasione
Camminavo
per la cucina con un vassoio e una bottiglia in mano. Di là c’erano Jess e
Angela e da buona padrona di casa, stavo portando loro qualcosa da bere. Mi
erano venute a trovare ogni giorno. Non ero riuscita ancora a riprendermi dalla
batosta.
Era
passato più di un mese da quel giorno. Ultimamente non ero uscita granché di
casa, la gente mi fissava mentre camminavo, ed io avevo sempre odiato le
persone che mi osservavano. Si aspettavano tutti io e Mike ci sposassimo, che
andassimo a vivere a New York, che avessimo due o tre bambini.
Ed
in un certo senso era quello che mi aspettavo anche io. Certo, magari non mi
avrebbe chiesto di sposarlo, ma lasciarmi, sicuramente, non era tra le mie
alternative. Sospirai. Ripensare a quella sera mi faceva stare così male. Non
c’eravamo più sentiti. Avevo provato a chiamarlo un paio di volte, ma al
secondo squillo avevo riattaccato, e lui, ovviamente, per cavalleria, non aveva
mai richiamato.
Solo
adesso mi rendevo conto di quanto fosse sempre stato egoista e stupido, ma ero
così inebriata dai miei sentimenti, che non lo avevo visto davvero.
Mio
padre era disperato. Avevo smesso di mangiare i primi giorni, e stavo chiusa in
camera mia, senza dire una parola. Faceva quello che poteva poverino. Così
avevo capito che era meglio smetterla, prima di farlo preoccupare troppo, e
avevo ripreso a nutrirmi.
“Lo
hai visto con Faith?” Disse con tono disgustato Angela, mentre entravo nella
stanza.
“Shh.”
Fece rapidamente Jess, appena mi vide entrare nel salone, dando una gomitata
alla nostra amica.
Stavano
parlando di Mike.
“Vedete
che potete parlare di lui.” Esordii per rompere un silenzio imbarazzante,
mentre poggiavo il vassoio sul tavolo. “Ci siamo lasciati, ed è normale che
ognuno riprenda le redini della propria vita.”
“Ecco
appunto Bella, anche tu dovresti riprendere le redini della tua.” Attaccò Jess.
“Bella,
Jessica ha ragione, dovresti fare qualcosa, non puoi rimanere qui a
disperarti.” Aggiunse Angela, con tono premuroso. “Noi ti vogliamo bene, e Mike
si è comportato da stronzo. Ma ormai è finita, vi siete lasciati, e giunti a
questo punto, meglio così, no?”
Sentivo
le lacrime salire lente e arrivare agli occhi. Le ricacciai dentro, non senza
difficoltà.
“Avete
ragione, ragazze. Ma non riesco ancora a capacitarmi di tutto quello che è
successo. Un giorno prima andava tutto bene e poi è bastata una proposta di
lavoro a farci dividere.” Le mie amiche mi osservarono ammutolendosi. Non
sapevano cosa altro aggiungere. E in realtà non c’era niente da aggiungere.
Il
resto del pomeriggio passò tranquillo. Ovviamente, dopo quella parentesi,
cambiarono discorso, e fecero di tutto per non farmi pensare a lui.
Quando
andarono via presi il mio portatile e cominciai a cercare su internet qualche
lavoretto da queste parti, inviando anche il curriculum. Ad un certo punto, iniziai
a non guardare più neanche i luoghi del lavoro, mandavo email a caso, dovevo
fare qualcosa, quella monotonia non faceva che farmi ripensare a lui.
Dopo
circa due ore rincasò mio padre che mi destò dalle mie faccende. Gli preparai
la cena e senza dire molto, andai a dormire. I soliti incubi mi perseguitavano,
ma questa volta, accanto ai diversi volti familiari, ne apparve qualcuno che
non mi sarei mai aspettata.
Sognai
un attore, quell’Edward Cullen, che mi salvava dalle grinfie di Mike. Ed ero
felice con lui, come non lo ero mai stata neanche con Mike. Mi svegliai nel
cuore della notte. Quel sogno mi fece agitare, ma nello stesso tempo una
sensazione di tranquillità mi pervase. Chiusi gli occhi e mi riaddormentai.
La
mattina appena mi svegliai, tutto sembrava stranamente silenzioso. Scesi le
scale e mi accorsi che mio padre era uscito. Ero sola, non che avessi voglia di
compagnia.
Distrattamente
accesi il computer e cominciai a leggere le email. La maggior parte mi dicevano
che erano spiacenti, altre mi offrivano grandi opportunità di carriera, niente
però in realtà che valesse la pena. Finchè i miei occhi non andarono per caso
su una mail di un prestigioso hotel newyorkese. Aprii, convinta che sarebbe
stata l’ennesima offerta di pernottamento per un weekend romantico. Ma mi
sbagliavo di grosso.
Rimasi
almeno mezz’ora con gli occhi fissi sul computer a bocca aperta. Non avevo mai
riflettuto su un ipotetico lavoro al di fuori da Forks, ma il fatto che fosse a
New York era l’unica cosa che contava davvero. Magari arrivata lì, avrei potuto
chiamare Mike e chissà, con il tempo, potevamo tornare insieme. Quest’idea, per
lungo tempo abbandonata, mi riempì di un insolito entusiasmo.
Presi
immediatamente il telefono e chiamai il numero del responsabile del personale.
“Hotel il Plaza, buongiorno, in che cosa posso
esserle utile?” Rispose una signorina con un tono molto educato e voce
trillante.
“Salve,
vorrei parlare con il signor Clearwater.” Dissi cercando di non apparire
ansiosa.
“Lei
è?”
“Isabella
Swan.”
“Un
attimo, signorina Swan.” Subito partì una musichetta molto rilassante, quasi
ipnotica.
“Signorina
Swan, la ringrazio per avere chiamato.” Mi rispose improvvisamente una voce di
un signore che doveva avere almeno una cinquantina di anni.
“Mmm,
si, grazie a lei, per aver risposto così celermente alla mia richiesta.” Mi
sentivo una demente, ero impacciata e non sapevo che dire.
“Il
suo curriculum ci ha colpito molto. Ho visto che ha lavorato già in un hotel.” La
sua voce era così professionale che mi sentivo davvero intimidita.
“Si,
qui nella città dove abito c’è un piccolo hotel a conduzione familiare di
proprietà dei Newton, e ci ho lavorato per qualche estate.” Ebbi un piccolo colpo
al cuore, ripensando all’hotel dei genitori di Mike. Ma dovevo rimanere
concentrata, dovevo apparire professionale, ma sapevo di avere un tono da
cartone animato.
“Ok,
bè, se per lei va bene, vorrei che venisse lunedì mattina dalle 9. Mi
piacerebbe conoscerla di persona e fare quattro chiacchiere con lei.” Rimasi di
sasso. Lunedì era tra due giorni.
“Farò
il possibile.” Risposi senza pensarci. “A risentirla.” E senza neanche
aspettare i suoi saluti, e presa dalla confusione, agganciai.
Cosa
stavo facendo? Cominciai a cercare su internet i voli per New York. Non erano
molto economici, ma avevo un po’ di soldi da parte per le emergenze, e questa
era un’emergenza senza ombra di dubbio.
Senza
pensarci due volte, acquistai il biglietto per il volo.
Non
potevo credere a quello che avevo appena fatto. Lunedì sarei stata a New York
per un colloquio di lavoro al Plaza.
Respirai
a fondo, cercando di contenere l’agitazione. Dopo neanche due secondi rientrò
mio padre. Tempismo perfetto.
“Papà
devo darti una notiziona.” Lo vidi sorridere. Aveva notato la mia eccitazione.
“Dimmi
Bells.” Chiese contento.
“Ieri
ho mandato un po’ di curriculum, e bè… lunedì ho un colloquio.” Dissi omettendo
la parte più difficile. Ero sicura che mi avrebbe fatto una scenata sentendo che
si trattava di NY.
“Oh,
sono davvero contento!” Sapevo che per lui era difficile esternare le emozioni
in maniera palese, e sentire l’entusiasmo nella sua voce, mi dava una carica
maggiore. “Di cosa si tratta?”
“Receptionist.”
Risposi allegramente.
“Ma
è perfetto, tu hai sempre adorato il lavoro all’hotel dei Newton!” Mi venne
vicino e mi abbracciò.
“C’è
solo un piccolo particolare.” Dichiarai mentre mi stringeva, e mi liberò dalla
morsa per osservarmi in viso, aveva notato il tono di preoccupazione nelle mie
parole.
“Cosa
tesoro?”
“E’
il Plaza a New York.” Per qualche secondo, dopo la mia dichiarazione, rimase
immobile ad osservarmi. Attendevo le sue urla di protesta, del resto, fino a
quel momento non ci eravamo mai separati davvero, tranne quei pochi giorni che
durante l’anno passavo dalla mamma.
“Ma
Bells.. il Plaza.. è… è… è… è fantastico.” Disse infine emozionato.
Lo
fissai stupita della sua reazione.
“Io
pensavo che mi urlassi contro!”
“Come
potrei tesoro? Dopo tutto quello che hai passato? E’ un mese che non ti vedevo
così allegra e felice. Quando hai il colloquio?”
“Lunedì.
Ho già fatto il biglietto dell’aereo.”
“Sono
sicuro che andrà benissimo.” Mi abbracciò di nuovo. I suoi occhi brillavano.
Era orgoglioso. Da tantissimo tempo non lo vedevo così.
Ovviamente
lui non sapeva e non sospettava il mio piano malefico di riavvicinamento con
Mike. Non sapeva neanche che Mike sarebbe andato a New York. Non lo aveva mai
sopportato, lo riteneva un pallone gonfiato, ma aveva sempre rispettato le mie
scelte. Mi ripeteva, che se io stavo bene con lui, allora era felice. E quando
aveva saputo che c’eravamo lasciati, diciamo che non si era dispiaciuto più di
tanto.
Lo
lasciai in salotto e corsi a chiamare le mie due amiche.
La
mia vita stava cambiando, ma mai avrei immaginato quanto.
************************
Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver avvolto con tanto calore la mia storia :)
Spero do continuare ad appassionarvi!
Ho deciso di postare prima di giovedì, per farvi un picolo regalo!
L'altro capitolo lo posterò ugualmente giovedì!
Buona lettura!
@ciccinella: <3
@giova: ne dovrà vedere Bella di cambiamenti nella sua vita... spero non rimarrai delusa!
@yara: Bella prenderà una botta dietro l'altra, ma del resto, tutto è imprevedibile, no? Grazie per il commento!
@poc: grazie mille ^__^
Grazie anche a tutti voi che seguite silenziosamente la mia storia :)
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Il ragazzo impertinente ***
3. Il ragazzo impertinente
CAPITOLO
3
Il ragazzo
impertinente
Due
giorni passarono in fretta, molto più velocemente di quanto pensassi. Mio padre
mi venne ad accompagnare all’aeroporto, ed eravamo rimasti che, nel caso mi
fossi dovuta fermare a New York, mi avrebbe spedito un po’ di scatole che avevo
già preparato con un po’ di roba. Non avevo portato molto con me.
L’indispensabile, non sapendo neanche quanto sarei dovuta rimanere in città. Durante
il volo non riuscii a dormire. Ero troppo eccitata a pensare a quello che era
successo, e quando arrivai a New York, all’eccitazione si unì l’agitazione.
Camminavo
per le strade trafficate di New York. La città era inebriante. Solo un paio di
volte ero stata qui, ma mai avevo vissuto davvero la metropoli.
Il
Plaza era al centro e non fu difficile raggiungerlo. Davanti il grande portone
a vetri guardai l’orologio. Le otto e trenta. In anticipo, come sempre.
Entrando
nella reception, cominciai a girarmi intorno. Quel posto era la cosa più sontuosa
che i miei occhi avessero mai visto. Mi diressi al bancone dove c’era una
ragazza con i capelli corti castani, molto carina, che aveva scritto nella targhetta
appuntata sulla sua camicia di cotone bianco, il nome Alice. Mentre camminavo
verso di lei, mi guardava e sorrideva come una barbie.
“Salve,
sono Isabella Swan, avrei un appuntamento con il signor Clearwater.” Dissi
incerta.
“Salve
signorina Swan, la stavamo aspettando. Si accomodi in quei divani e tra poco la
chiamerò io.” Mi indicò dei divanetti dove c’era seduta della gente, proprio
davanti la reception. Poi mi diresse un altro sorriso raggiante prima di
scomparire dietro una porta ed io andai a sedermi.
Cominciai
ad osservare la gente intorno a me. Non c’erano tantissime persone e tutti camminavano lenti e soprattutto in
assoluto silenzio. Ero talmente concentrata a guardare gli altri, che non mi
ero neanche accorta che dietro di me ci fosse un ragazzo seduto.
“Stai
aspettando qualcuno?” Sentii dire alle mie spalle, ma non mi girai, pensando
che il destinatario della domanda non fossi io. “Scusa, sto parlando con te,
Isabella Swan.” Al suono del mio nome mi girai di scatto e fissai il ragazzo. Indossava
un paio di occhiali scuri che gli coprivano quasi completamente il volto, e un
cappello da baseball, e i suoi abiti erano talmente trasandati, che se non avesse
avuto la barba rasata e i capelli sistemati, avrei potuto anche pensare che
fosse un barbone.
“Ci
conosciamo, visto che sai il mio nome?” Chiesi scortese, non curante
dell’educazione.
“Wow,
sei un tipetto. No, non ci conosciamo, visto che non mi davi retta, ho letto il
tuo nome sul bagaglio.” Rispose con un tono di arroganza, indicando il trolley
che avevo sistemato accanto a me.
Mi
vergognai immediatamente per come avevo reagito.
“Scusami,
non volevo risultare scortese. Sto aspettando il signor Clearwater. Ho un
appuntamento con lui.” Cercai di essere più gentile possibile.
“Ah
capito. Sei la sua ragazza.” Mi lanciò un sorrisetto malizioso e andai su tutte
le furie.
“Ma
come ti permetti? Sono qui per un colloquio di lavoro. Tutto qui.” Risposi
secca, ritornando a sedere in modo tale da voltargli le spalle. Quel tipo mi
dava sui nervi, e dire che ero già abbastanza nervosa di mio.
“Scusa,
non era mia intenzione essere scortese nei tuoi confronti, Isabella.” Mi disse
con tono gentile e non potei fare a meno di girarmi di nuovo.
“Bella.
E’ così che mi chiamano tutti.” Esordii automaticamente, come ogni volta che mi
presentavo.
“Mmmm..
Bella Swan.” Ripetè più rimuginando su se stesso che non parlando con me.
“Ed
io ho l’onore di parlare con?” Chiesi aspettando che fosse lui a terminare la
frase, ma nello stesso istante in cui aprì bocca, qualcuno venne ad
interromperci.
“Signor
Cullen, ci scusi per l’attesa, il signor Conrad l’attende nel suo ufficio.” La
voce di Alice era particolarmente melodiosa e i suoi occhi brillavano
incredibilmente. Per qualche secondo rimasi senza fiato. Incollai i miei occhi
su di lui e notai particolari di cui prima non mi ero accorta. Avevo parlato
con Edward Cullen, come avevo fatto a non accorgermene prima? Senza che
riuscissi a emettere una sillaba, Edward si alzò, mi venne accanto e mi prese
la mano, facendo il gesto di baciarla.
“Bè,
signorina Swan, è stato un piacere conversare con lei. Sono sicuro che ci
vedremo molto spesso.” E si allontanò lasciandomi come una pera cotta a
guardarlo scomparire nel corridoio, dove doveva esserci anche l’ufficio del
signor Clearwater.
Il
mio primo pensiero andò ad Angela e Jess. Inviai ad entrambe un messaggio
immediatamente. Non potevo ancora credere a quello che era successo.
Qualcuno
improvvisamente mi destò dai miei pensieri.
“Signorina
Swan, prego, il signor Clearwater l’attende.” Ancora inebriata dall’incontro,
mi misi in piedi, ma le ginocchia cominciarono a tremare e per poco non caddi a
terra. “Tutto bene?” Chiese Alice.
“Si
scusi, è stata una mattinata intensa.” E le sorrisi cercando di recuperare un
po’ di dignità. Ovviamente, non avrei mai raccontato alle mie amiche questa
cosa.
Mi
incamminai verso il corridoio seguendo la ragazza che continuava a sorridermi.
Davanti
una grande porta rossa si fermò e diede due colpi.
“Avanti.”
La voce era la stessa che avevo sentito al telefono, doveva trattarsi di
Clearwater.
“Signor
Clearwater, la signorina Swan.” La ragazza si scostò, facendomi spazio per
entrare. Appena fui dentro, vidi che il signor Clearwater non corrispondeva per
niente a quello che avevo creato nella mia immaginazione. Era alto, un po’
pienotto e anche se aveva molti capelli bianchi, il suo viso non era marcato da
rughe profonde e i suoi occhi erano di un colore incredibile. Sembrava una
persona di cui ci si poteva fidare.
“Signorina
Swan, che piacere conoscerla.” Disse, tendendomi la mano.
“Bè,
il piacere è mio.” Gli sorrisi, cercando di non apparire nervosa. Ma non ero
mai stata una brava a nascondere le mie emozioni.
“Prego
si sieda.” Mi indicò una grande poltrona di velluto rosso, davanti la
scrivania. “Sono rimasto a dir poco sbalordito dalle sue credenziali. I suoi
passati datori di lavoro, la elogiano, quasi come se fosse figlia loro. Deve
essere davvero in gamba.”
“La
ringrazio.” Arrossii come un peperone. I genitori di Mike, mi avevano sempre
adorato, soprattutto sua madre.
“Non
è me che deve ringraziare.” Fece un sorriso malizioso e continuò a parlare.
“Direi che a questo punto non ci resta che ufficializzare la cosa. Lei è
assunta.” Il suo tono solenne mi mise i brividi.
“Davvero?”
Furono le uniche cose intelligenti che riuscii a dire in quel secondo. Lui
scoppiò a ridere.
“Davvero.”
Tornò serio. “Può cominciare anche da domani se vuole, e può dormire nell’area
riservata al personale già da stasera, a meno che non abbia una sistemazione
alternativa, ovvio. Delle regole, per così dire, parleremo domani. Si faccia un
giro della città, e se ha bisogno di qualcosa può sempre chiedere ad Alice.” Si
alzò ed io mi alzai con lui, non potevo ancora credere che avevo avuto il
posto, non così facilmente.
“Grazie.”
“Non
deve ringraziarmi, deve fare solo un ottimo lavoro.” Mi sorrise.
Uscii
dalla stanza con la testa che mi girava dall’emozione. Presi subito il telefono
e chiamai mio padre che rispose al primo squillo.
“E
allora?” Chiese ansioso.
“E
allora, mi hanno dato il posto!” Urlai di gioia, senza curarmi del posto in cui
ero.
“Oh
Bells, sono tanto orgoglioso di te, davvero.” La sua voce era rotta dalla
commozione.
“Lo
so papà. Ti richiamo dopo, ok?” Avevo sentito una presenza alle mie spalle e
avevo preferito non farmi licenziare, prima di prendere servizio.
“Hai
visto che avevo ragione?” Avrei riconosciuto la sua voce anche in mezzo alla
folla. Era calda e sensuale.
“Su
cosa, esattamente?” Gli sorrisi cercando di essere cordiale.
“Sul
fatto che ci saremmo visti spesso.” Era appoggiato con la schiena al muro con
le braccia conserte e i piedi incrociati. Mi sentivo molto in imbarazzo.
“Vieni
spesso al Plaza?” Chiesi, pentendomi però subito della mia irriverenza.
“Io
qui ci vivo.” Mi osservò dritta negli occhi. Per la prima volta potevo vederne
il colore intenso. Erano davvero meravigliosi. Avrebbero potuto incantare
chiunque. Appena mi resi conto che lo stavo fissando senza proferire parola, mi
obbligai a dire qualcosa.
“Devo
andare.” Oggi mi stavo davvero sprecando in discorsi intelligenti.
“Bè,
allora ci vediamo, Bella Swan.” Gli voltai le spalle cominciando a camminare
per il corridoio verso la reception, sentivo il suo sguardo su di me, ma non mi
voltai. Ero troppo imbarazzata.
Arrivai
in reception e mi fermai un attimo ad osservarla. Chiusi gli occhi e respirai a
fondo.
Il
mio piano stava prendendo forma.
*********************************************
Questa settiamana ho deciso di postare un giorno prima... domani
sarò molto impegnata e non so se ne avrei avuto la
possibilità ;)
Mi piace il primo incontro tra questi due.. il mio Edward è
molto più strafottente dei quello cui siamo abituati, ma non per
questo meno profondo..
@giova71: come vedi Bella ha avuto il posto, ma per ora Mike direi che sarà per un pò fuori dai suoi pensieri ^__^
@fabiii: a volte le donne innamorate fanno cose stupide... e Bella ne farà tantissime di cose stupide :)
@feffira: ho deciso di ambientare questa storia in hotel, perchè
è il lavoro che piacerebbe tantissimo fare a me... in
realtà è frutto di un sogno questa trama.. bè, al
posto di Bella c'ero io e al posto di Edward, Robert (a volte penso che
la notte dovrei dormire invece di fare sogni strani.. XD ) .. e stai
tranquilla che chi disprezza compra... anche se mi piace mescolare un
pò le carte!!
Bè, a voi l'ardua sentenza...
Buona lettura :)
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Il sesto piano ***
4. Il sesto piano
CAPITOLO
4
Il sesto piano
Avevo
passato tutto il pomeriggio in giro per New York. Sarebbe diventata la mia
città e volevo capire più o meno come muovermi. Ero rimasta abbagliata dalla
sua bellezza e dalla sua maestosità. Abituata a Forks, sentivo un senso di
inferiorità, guadando tutti quegli imponenti grattacieli.
Avevo
anche sentito Jess e Angela, incredule dell’incontro che avevo fatto nella
mattinata, e si erano ripromesse entrambe di venirmi a trovare appena ne
avessero avuto la possibilità.
Per
un attimo, ma solo per un attimo, avevo pensato di mandare un sms a Mike per
dirgli che ero in città, ma forse era meglio aspettare qualche giorno. E
comunque ero sicura che lo sapesse già.
E poi ambientarmi non sarebbe stato male, così come cominciare a lavorare
e mettere un po’ di soldi da parte.
Rientrai
in hotel poco prima che facesse buio, ero troppo stanca. Quella appena
trascorsa era stata una giornata molto intensa e avevo bisogno di riposarmi,
per essere in forma l’indomani.
Appena
entrai, notai che in reception c’era stato un cambio di guardia e adesso c’era
un ragazzo molto carino. Mi avvicinai.
“Ciao,
sono Isabella Swan.” Non sapevo cos’altro dire e mi bloccai, in attesa che mi
dicesse qualcosa.
“Buonasera,
un attimo che controllo la sua prenotazione.” Dichiarò il ragazzo avvicinandosi
a me con sguardo serio.
Cominciò
a pigiare i tasti del computer in maniera velocissima, tanto celere che ne
rimasi stupita. “Mi spiace, nessuna prenotazione a nome Swan.” Disse
guardandomi negli occhi.
“Si,
guarda, io dovrei cominciare a lavorare qui domani e il sig. Clearwater mi
aveva detto che potevo usufruire delle camere per il personale già da
stanotte.” Il ragazzo continua a guardarmi impassibile.
“Va
bene, ma io non ho nessuna comunicazione al riguardo.” Il fatto che non
sorrideva, cominciava ad innervosirmi,
ma cercai di ritrovare subito la calma, visto che quello sarebbe diventato un
mio collega. Cominciai a sudare freddo, cercando di pensare a come risolvere la
situazione.
“Prova
a chiedere ad Alice.” Esordì trionfante, ricordando il nome della ragazza che
avevo conosciuto la mattina.
Improvvisamente
il viso del ragazzo cambiò espressione e cominciò a ridere.
“Oddio,
dovresti vedere la tua faccia.. è a metà tra odio e terrore..” Si tappò la
bocca con entrambe le mani per soffocare il suono della sua risata. “So
benissimo chi sei, Isabella! Volevo farti uno scherzo!” Gli lanciai uno sguardo
che non aveva bisogno di essere accompagnato da parole. Sospirai e cominciai a
ridere pure io, in fin dei conti, meglio averlo scherzoso il collega piuttosto
che musone.
“Io
sono Jacob, ma puoi chiamarmi Jake.” Disse dopo avermi fatto cenno di girare,
per entrare nell’area riservata al personale.
“Isabella,
ma preferisco essere chiamata Bella.” Gli sorrisi. Guardandolo da vicino, non
era per niente male. Alto, muscoloso, con una carnagione di un colore caldo e
seducente. I capelli corti erano dello stesso nero intenso degli occhi, e il
suo sorriso, bè, parlava da solo. Se lui era una delle persone con cui avrei
dovuto lavorare, non mi sarei trovata per niente male.
“Vieni
con me, ti accompagno nell’area dedicata agli alloggi per il personale.”
Cominciò a camminare per lo stesso corridoio dove ero stata la mattina. “Niente
persone extra, e cioè niente fidanzati o compagni o quello che è, niente
rumore, niente casini. Queste sono le tre regole. Se ne infrangi una, ti
buttano fuori.” Sorrisi annuendo. Non avevo intenzione di fare nulla di tutto
ciò, già di mio, non ero mai stata una persona casinista. “Bene, questa è la
tua stanza, ecco le chiavi.” Disse porgendomi un mazzo di chiavi con scritto
B54 sopra. “Il pianterreno è il piano del personale e degli uffici. Al primo,
secondo e terzo piano, ci sono le camere, al quarto e al quinto le suite e al
sesto, gli appartamenti.”
“Appartamenti?”
Chiesi stupita.
“Si,
sono un po’ più grandi delle suite. C’è gente che non ha voglia di tenere una
casa e trova più comodo abitare in hotel.” Ricordai improvvisamente l’incontro
avuto con Edward Cullen. Se prima non lo sopportavo, adesso lo detestavo
davvero. “ Scusami Bella, ma adesso devo tornare in postazione. Domani mattina
alle 7,30 il signor Clearwater ti vuole vedere nel suo ufficio per consegnarti
la divisa, il pass e tutto il resto, e prenderai servizio alle 8,30 insieme ad
Alice. Lei ti spiegherà pian piano cosa fare. Fidati di lei, è molto in gamba.”
Annuii per la centesima volta. “Se vuoi, fai un giro dell’hotel, ma senza dare
troppo nell’occhio.” Mi fece l’occhiolino e si allontanò salutandomi con la
mano.
Cominciai
così a girovagare un po’ nell’albergo e senza neanche rendermene conto mi
ritrovai al sesto piano. Cominciai a osservare e notai una grande porta che
conduceva ad una terrazza con un giardino.
Rimasi
incantata nel vedere lì, in mezzo al cemento, un giardino di tutto rispetto,
con l’erbetta, gli alberi e dei grandi divani bianchi. Le luci erano soffuse e
creavano un’atmosfera così romantica, che avrebbe fatto sciogliere anche i
cuori più duri.
Controllando
che non ci fosse nessuno, mi sedetti su un divano e cominciai a guardare le
stelle. Mi sentivo in un film d’epoca.
“Te
lo dicevo che ci saremmo rivisti spesso.” Una voce alle mi spalle mi fece
sobbalzare. Mi girai e vidi Edward Cullen dietro di me. Questa volta non aveva
più cappello, occhiali da sole e vestiti trasandati. Era difficile ammetterlo,
ma in un’atmosfera così era bellissimo anche lui.
“Già.”
Dissi tagliando corto e distogliendo lo sguardo, prima che si accorgesse che lo
stavo fissando.
“Posso?”
Nel frattempo si era avvicinato, e mentre chiedeva il permesso di sedersi
accanto a me, si era già accomodato.
“No,
figurati, fai tranquillamente.” Dichiarai a me stessa più che a lui, che a
quelle parole, sorrise.
“Devo
sembrarti davvero maleducato..” Mi prese alla sprovvista e mi ritrovai ad
osservarlo.
“Un
po’.” Ammisi imbarazzata.
“Scusa,
è che a volte mi lascio prendere la mano. Tutti si aspettano che io sia così, e
spesso va a finire che lo sono davvero.” Un velo oscuro passò nel suo sguardo.
Fece un gran sospiro e continuò a parlare. “Da dove vieni, Bella Swan?”
“Fork,
ma non credo che tu lo conosca.”
“Ne
ho sentito parlare in effetti, ma non ci sono mai stato. E cosa ti porta a New
York City?” Non volevo dirgli la verità, così mi inventai una scusa.
“Mi
piacerebbe fare carriera nell’ambito alberghiero.” E mentre lo dicevo, mi
rendevo conto, che in certo senso era la verità. Lui mi fissava senza dire una
parola. Il suo sguardo era dolce e, da vicino, c’era davvero da perdersi nei
suoi occhi.
“Bè,
in bocca al lupo allora.” Sorrise infine, diventando ancora più bello, se mai
fosse stato possibile. Poi rimase in silenzio e cominciò ad osservare il cielo,
scrutandolo con attenzione, e i miei occhi si incollarono su di lui, senza
rendermene conto. Cominciai a osservare ogni minimo particolare del suo viso.
Dai piccoli segni intorno agli occhi e alla bocca, al fatto che si bagnava
spesso le labbra con la lingua. Improvvisamente mi venne voglia di baciarlo.
Scattai in piedi, terrorizzata dal mio stesso pensiero.
“Devo
andare.” Dissi, osservando la sua espressione un po’ delusa.
“Davvero?”
Chiese in maniera molto maliziosa. La testa cominciò a girarmi. Mi sentivo
ubriaca, ma non avevo bevuto nulla.
“Mi
ha fatto piacere parlare con te, ma domani mi aspetta una giornata
impegnativa.” Gli allungai la mano per salutarlo e lui si alzò, avvicinandosi a
me e al mio corpo. Mi sentii come una calamita che incontra il ferro:
completamente e irrimediabilmente attratta da lui. Cercai di combattere contro
me stessa, ma lui non mi aiutava minimamente.
“Spero
di rivederti presto.” Con la mano, scivolò leggero lungo il mio braccio,
provocandomi un brivido di piacere che scese lento, lungo tutta la schiena, poi
si accostò piano piano al mio viso e scoccò un leggero e veloce bacio
all’angolo della mia bocca. Io ero troppo impietrita per fare qualsiasi cosa.
“Tanti
saluti.” Riuscii infine a dire, quando si allontanò di pochi centrimetri da me.
Come risvegliata da un incantesimo, ripresi finalmente possesso del mio corpo,
gli feci un cenno con la mano e mi voltai, rientrando dentro.
Stavo
tremando, ma non era per il freddo. Ero troppo scioccata. Da me, dalla
situazione.
In
men che non si dica arrivai al pian terreno e infine nella mia camera.
Mi
buttai sul letto e ripensai a quello che era successo pochi istanti prima. Non
volevo prendermi una cotta, a maggior ragione per una persona egoista e
spavalda come Edward Cullen. Chiusi gli occhi e senza avere il tempo neanche di
mettere il pigiama, mi addormentai stremata.
Quella
notte, sognai di nuovo Edward.
**************************************
Che dire ragazze... sono davvero senza parole :)
Leggere i vostri commenti mi emoziona tantissimo!!
Scusate se per ora sono un pò scostante nel postare, ma sono
stata molto impegnata e mi viene difficile in questi giorni programmare
qualcosa, quindi quando mi viene da farla, la faccio e basta (un
pò come oggi del resto)...
@Kandy: felice che ti piaccia la storia ^__^ Fammi sapere che ne pensi anche dei prossimi capitoli!
@giova: Alice avrà un ruolo molto importante per Bella.. sarà un pò il suo angioletto custode *_*
@Pervy: Edward è un attore famoso, e piuttosto che comprarsi una
casa, preferisce abitare in hotel.. c'è tanta gente che lo fa..
e cmq Mike non è uscito completamente dalla vita di Bella (e da
brava bimba la smetto qui e non spoilero più nulla!)
@fabii: bè direi che siamo messi benissimo! ;)
@bluemoon: grazie cara :) Sono felice davvero di sapere che ti piace
^__^ Per quanto rigurda la frequenza dei capitoli, come ho già
accennato, per ora sono un pò incasinata, quindi non so quando
riesco a postare... quindi per questa e la prossima settimana
sarò un pò altalenante...
Bè.. non mi resta che auguravi come sempre buona lettura :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, me curiosa dei vostri pareri *__*
Come sempre grazie a tutti
Bacio
A.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - L'appartamento di Edward ***
5. L'appartamento di Edward
CAPITOLO
5
L’appartamento
di Edward
“Buongiorno.”
Sentii le sue braccia che mi avvolsero dolci. Mi girai lentamente per guardarlo
negli occhi.
“Buongiorno.”
Dissi infine, quando finalmente riuscivo a vederlo. I suoi occhi brillavano, e
anche i miei dovevano avere lo stesso luccichio. Ero felice.
Dolcemente
mi avvicinò a lui e il mio corpo cominciò a diventare bollente accanto al suo.
Cominciò a baciarmi delicatamente il collo per poi risalire pian piano fino
alla guancia e arrivare alla bocca, che lo aspettava desiderosa. Mi distaccai
un attimo per respirare.
“Sono
felice Edward.” Dissi tra gli spasmi di piacere.
“Anche
io.” Si avvicinò per baciarmi di nuovo e chiusi gli occhi abbandonandomi a lui.
Improvvisamente
uno strano rumore colse la mia attenzione. Era come uno squittio. Aprii gli
occhi e capii. Era stato un sogno. Tutto.
Mi
alzai dal letto per respirare. Mi sentivo il fiato corto per l’assenza del suo
corpo, delle sue labbra, delle sue mani. Presi un bicchiere d’acqua e lo bevvi
tutto d’un fiato. Quella non ero io. A me Edward Cullen non piaceva. Non era
mai piaciuto.
Andai
in bagno e mi fissai allo specchio. Era meglio non pensare a quel sogno.
Guardai
l’orologio e vidi che tra un po’ mi sarei dovuta incontrare con il signor
Clearwater, quindi era meglio sbrigarsi. Non feci molto caso al mio
abbigliamento, visto che dovevo andare a prendere la divisa, dopo mi sarei
cambiata.
Quando
arrivai nella stanza del signor Clearwater, lo vidi, dallo spiraglio della
porta socchiusa parlare animatamente con qualcuno. Visto che tendenzialmente mi
faccio gli affari miei, feci un passo indietro e attesi che smettesse di
parlare a telefono. Poco dopo bussai indecisa.
“Avanti.”
Il suo tono era ancora serio. “Signorina Swan, stavo giusto pensando a lei.” Il
suo viso si rilassò in un bel sorriso appena entrai, ed io feci altrettanto.
“Buongiorno.”
“Spero
abbia dormito bene.” Chiese interessato.
“Abbastanza.”
Risposi e accomodai nella sedia di fronte alla sua scrivania.
“Penso
che Jacob le abbia un po’ spiegato le nostre regole.”
“Si,
mi ha detto come funzionano le cose qui.” Evitai di dirgli le tre regole, non
lo conoscevo ancora così bene da scherzare con lui.
“L’unica
altra cosa che le chiedo è quella di non avere mai e per nessun motivo, un
contatto personale con gli ospiti dell’hotel.” A quelle parole ebbi una morsa
allo stomaco. Pensai ad Edward, alla notte passata. Cercai di controllare le
mie emozioni.
“Certo.
E’ ovvio.”
“Vede
Isabella, la gente viene qui perché cerca servizi e professionalità, e saremmo
poco seri se cominciassimo ad uscire con la clientela, non crede?” Il suo tono
era più da padre di famiglia che da capo. Sorrisi e annuii apprezzando i suoi
consigli. “E’ capitato un paio di volte in passato che succedesse qualcosa del
genere, e siamo stati costretti a mandare via il nostro personale, oltre che
cercare di riparare. Spero che lei comprenda che non è produttivo che si dica
in giro che i nostri impiegati abbiano relazioni personali con i clienti.”
“Lo
so che ci conosciamo da poco e lei non sa nulla di me, ma mai e poi mai mi
giocherei questa opportunità. Ci tengo troppo a questo lavoro.” Mentre parlavo
lui mi guardava concentrato, ascoltando ogni singola parola.
“Bene,
penso allora che questo punto sia chiaro.” Si alzò dalla sedia e prese dall’armadio
un completo con ricamato lo stemma dell’hotel. “Da oggi è in prova per un mese.
Se va bene, le faremo un contratto a tempo indeterminato.” Allungai le braccia
per prendere la divisa e sentii un brivido lungo la schiena. Ero davvero
soddisfatta di me.
“La
ringrazio signor Clearwater, e spero davvero di non deluderla.”
“Alice
la aspetta alle 8,30 puntuali. Vada a cambiarsi e a faccia colazione. Se ha
bisogno di qualcosa, mi trova qui.”
“Grazie.”
Aggiunsi soltanto, lasciando la stanza. Andai di corsa nella mia camera a
cambiarmi.
Dopo
aver indossato il completo mi osservai davanti lo specchio. A parte il fatto
che aveva una vestibilità assurda, a parte che doveva costare un occhio della
testa, a parte tutto questo, mi faceva sentire davvero una receptionist
professionale.
“Addio
Edward Cullen.” Dissi tristemente continuando a guardare la mia figura
riflessa.
Il
resto della mattinata passò tranquillo. Alice fu talmente carina e disponibile,
che non mi sembrava nemmeno di stare lavorando.
Ero
giunta quasi alla fine del turno, e mi sembrava di essermela cavata. Di Edward
neanche l’ombra, e questa cosa mi rendeva felice e triste allo stesso momento.
Volevo
rivederlo con tutta me stessa, ma nello stesso momento, avevo una paura assurda
a pensare di rincontrarlo.
“Oh
mamma..” Sentii improvvisamente dire a Alice, destandomi dai miei pensieri.
Alzai gli occhi e capii il motivo delle sue parole. C’era Edward, e non era mai
stato così bello come in quel momento. Indossava un paio di jeans che sembrava
fossero stati cuciti su di lui, abbinati ad una semplicissima t-shirt nera, che
lasciva leggermente intravedere il suo fisico statuario. Mentre veniva verso di
noi, i suoi occhi si incollarono su di me. Diventai color pomodoro, tendente al
peperone. “Ma sbaglio o ti sta fissando?” Domandò Alice stupita.
“No,
ma che dici.” Balbettai, conscia del fatto che avesse ragione.
“Buongiorno.”
Esordì poggiando il braccio sul bancone.
“Buongiorno,
signor Cullen.” Rispose Alice allegramente, dandomi una gomitata.
“Buon..giorno.”
Sembravo uno zombi a cui avessero appena dato il dono della parola.
“C’è
posta per me?” Mi chiese ed io per la prima volta distolsi lo sguardo da lui,
per fissare Alice.
“Come
sempre. Gliele faccio salire in camera se vuole.” Gli chiese con un tono
melodioso.
“Si,
grazie. Buon lavoro.” E si allontanò, dopo avermi lanciato l’ultimo sguardo.
Ero di sasso. Per la prima volta in tutta la mattinata mi ero sentita in
difficoltà.
“Allora,
prendi queste e prima di andare a pranzo, portale nel suo appartamento. Questa
è la chiave.” Esordì lei, riportandomi alla realtà.
“Cosa?”
Replicai scioccata alle sue parole.
“Tu
non sei ancora in grado di rimanere da sola qui, quindi io non posso andarci, e
se escludiamo me, la scelta non è
difficile.” Disse con un sorrisetto malizioso. “E poi sembra che tu gli vada
molto a genio.” Rimasi ammutolita a fissarla, cercando di trovare una scusa che
ai suoi occhi fosse plausibile, per giustificare il fatto che mi stesse
fissando. Non potevo proprio dirgli che la sera di prima c’eravamo quasi
baciati. “Dai sto scherzando, non fare quella faccia! E’ impossibile che Edward
Cullen guardi persone come noi, non siamo abbastanza modelle, stupide e
disponibili per i suoi gusti. E’ una gran cosa a vedere, ma purtroppo finisce
tutto lì.” Concluse Alice prima che potessi aggiungere qualsiasi cosa, ed io
tirai un sospiro di sollievo. Il mio piccolo segreto era al sicuro.
Alice
mi spiegò dove dovevo andare e aggiunse anche che c’era solo una remotissima
possibilità che lui fosse in camera a quell’ora. Tirai un sospiro di sollievo e
mi diressi verso l’ultimo piano.
Devo
dire che di giorno l’hotel era ancora più bello. La cura nei dettagli, dai
colori all’arredamento, era maniacale, così come la pulizia e l’ordine.
Incontrai
un paio di signore che pulivano le camere nel tragitto, che mi salutarono con
un cenno, poi, mi diressi verso l’appartamento di Edward.
Bussai
due volte prima di introdurmi dentro, e mi sollevò non poco, sapere che non
c’era nessuno dentro. Passai la scheda magnetica ed entrai.
Non
avevo mai visto qualcosa di più splendido. L’arredamento seguiva lo stile
moderno e ogni cosa era esattamente al suo posto. Sembrava davvero una casa di
quelle da copertina. Nella stanza c’erano due divani immensi e un televisore di
almeno 80 pollici.
Dopo
lo shock iniziale, mi ricordai il motivo per il quale ero lì e così abbandonai
il sacchetto sul tavolino del salotto, per come mi aveva raccomandato Alice.
Mi
voltai per uscire, ma sentii la porta aprirsi e rimasi di ghiaccio. Ma ad
entrare non fu Edward, come mi aspettavo, ma una bellissima ragazza dai capelli
biondi.
“Scusi.”
Dissi appena mi notò. “Stavo lasciando delle cose al signor Cullen e stavo
andando via.”
La
ragazza mi squadrò e sorrise allegra. Doveva essere come minimo una modella,
perché era la ragazza più bella che i miei occhi avessero mai visto.
“Non
preoccuparti.” Mi rispose con una voce cristallina. Improvvisamente realizzai
che quella poteva essere la ragazza di Edward e sentii la gelosia crescermi
dentro. La mia espressione doveva essere così palese, che anche la ragazza se
ne accorse.
“Sei
anche tu una fan di Ed, vero?” Chiese, mentre mi rendevo conto di non essermi
mossa di un millimetro.
“No,
io no…” Balbettai e lei scoppiò a ridere.
“Scusa,
non volevo farmi gli affari tuoi, è che appena sono entrata hai fatto una
faccia, come quella che farebbe una fidanzata che becca il proprio ragazzo in
flagrante con un’altra.” In quell’esatto istante volevo sprofondare. “Comunque
io mi chiamo Tania. Devi essere nuova, non ti avevo mai visto.” Si avvicinò,
con passo leggero, sembrava quasi danzasse e mi tese la sua mano, che strinsi
subito, ero già stata abbastanza maleducata.
“Si,
oggi è il mio primo giorno in effetti, ed io sono Bella.” Risposi cercando di
sorridere. Ovviamente, visto che i guai non erano abbastanza, arrivò anche
Edward a complicare tutto.
“Bella!”
Esordì appena mi vide nella stanza.
“Vi
conoscete?” Domandò Tania curiosa. Io volevo solo scomparire.
“Diciamo
che ci stiamo conoscendo.” Edward mi lanciò un sorrisetto malizioso ed io mi
sentii di nuovo terribilmente attratta da lui. “Vedo che hai già conosciuto mia
cugina!” A quelle parole per poco non spalancai la bocca, e una sensazione di
sollievo mi avvolse.
“Mi
sa che pensava fossi una tua fidanzata quando sono entrata.” Trillò felice lei,
mentre io cercavo di escogitare un veloce piano di fuga. Mi sentivo troppo in
imbarazzo.
“Io
devo tornare giù, scusatemi.” Mi mossi velocemente nella stanza e passai
accanto ad Edward che mi seguì con lo sguardo.
“Ti
aspetto stanotte al solito posto.” Mi sussurrò quando gli fui abbastanza
vicina, poco prima di uscire dalla stanza. Chiusi gli occhi per cercare di
controllare la voglia di buttarmi tra le sue braccia.
Mi
stavo andando a cacciare davvero in un gran bel guaio.
*****************************************************
Bè... direi che Bella è sempre più
interessata ad Edward, e già vi annuncio che nel prossimo
capitolo, ne vedremo delle belle ^__^
Intanto vi faccio vedere la copertina : http://img833.imageshack.us/img833/4994/copertinadef4.jpg
L'ho fatta io, quindi siate clementi ^^
@yara: grazie per il bel commento ^^ Bella avrà dei seri
problemi a riuscire a mantenere le distanze con lu (del resto, chi
riuscirebbe, avendo un Edward davanti?) ^^
@Pervy: il prossimo capitolo noterai ancora di più quanto Edward sia interessato a lei ^__^
@fabii: Felice che ti sia piaciuto!
@giova: Bella comincia sin da adesso a capire che Edward le piace... e ti assicuro che ci saranno scintille :)
Bè GRAZIE (so che sono scontata e ripetitiva, ma io non mi sarei mai aspettata che potesse piace la mia storia..)
Buona lettura e al prossimo capitolo!
Baci
A:
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Il nostro posto segreto ***
6. Il nostro posto segreto
CAPITOLO
6
Il nostro posto segreto
Il
pomeriggio ero di nuovo di turno, Alice mi aveva spiegato che per la prima
settimana, dovevo fare entrambi i turni, mattina con lei e pomeriggio con
Jacob, ma la cosa non mi preoccupava. Adoravo fare quello che stavo facendo, e
lavorare, non mi faceva pensare ad altro. A parte Edward ovviamente. Lui era un
pensiero fisso, anche se era difficile da ammettere.
Il
turno passò velocemente, e per fortuna senza strani incontri. Edward non si era
fatto vedere ed avevo passato tutto il tempo con Jake. Era simpatico e poi
cercava sempre di farmi sorridere. Ero sicura che sarebbe diventato un buon
amico.
Finalmente
potevo andare a riposarmi, sentivo ogni cellula del mio corpo indolenzita.
Avevo voglia di stare un po’ da sola, quindi decisi di andare sopra in
giardino. Edward non si era fatto vedere, ed ero sicura che fosse uscito,
perché lo avevo intuito da un paio di battute di Jake. Mentre salivo all’ultimo
piano con l’ascensore, il mio cuore batteva ad un ritmo sempre più accelerato.
Speravo di vederlo. Ma era troppo dura da ammettere. Quindi cercai di calmarmi,
autoconvincendomi che lui non fosse lì.
Appena
uscii fuori, la delusione si propagò lungo la schiena. Non c’era nessuno e ciò
equivaleva, che non ci fosse neanche lui.
“Bè,
avrò un po’ di tempo per stare con me stessa.” Riflettei a voce alta. Mai mi
sarei aspettata di ricevere una risposta.
“Bè,
se vuoi stare da sola, vado via.” Edward era dietro di me, con un’espressione
compiaciuta. “Sapevo che non saresti mancata al nostro appuntamento.” Il suo
tono provocò in me rabbia ed eccitazione.
“Oh,
scusi non pensavo che ci fosse qualcuno. Me ne vado immediatamente.” Mi girai e
tenni gli occhi bassi per non guardarlo. Ero stata una stupida. Dovevo
sbrigarmi ad andare via da lì, ma quando gli passai accanto, mi bloccò il
passaggio.
“Ti
prego, non andare.” Mi disse piano e dolce, e fui costretta ad alzare lo
sguardo. Appena incontrai i suoi meravigliosi occhi scintillanti mi tremarono
le ginocchia e quasi persi l’equilibrio.
“Ok.”
In quel momento ritornò la Bella idiota, che io odiavo profondamente. Mi infastidiva
come mi faceva sentire. Accanto a lui perdevo completamente il controllo dei
miei sentimenti. Avrebbe potuto quasi comandarmi a bacchetta.
“Ti
va di mangiare un boccone?” Lentamente mi prese per il braccio e mi accompagno
tra i folti alberi, davanti ad un piccolo tavolino apparecchiato per due. Ero
davvero senza parole, per non contare che il cuore mi stava balzando fuori dal
petto.
Mi
accomodai sulla sedia che lui gentilmente mi scostò, ancora incredula di quello
che mi stava succedendo. Se qualcuno me lo avesse raccontato anche solo una
settimana fa, giuro che non ci avrei mai creduto, e ridacchiai quando pensai
alla faccia che avrebbero fatto Jess e Angela appena glielo avrei raccontato.
“Trovi
qualcosa divertente?” Mi chiese serio Edward, interrompendo il flusso dei miei
pensieri.
“No,
scusa.. è che tutto questo mi sembra così surreale. Tu, la cena, il posto..”
Dissi ancora scioccata.
“Questo
è il mio mondo.” Sorrise dolce, mentre poggiava il tovagliolo sui jeans. In
quel momento non riuscivo a capire come avessi mai potuto pensare che potesse
essere brutto. I capelli, leggermente ramati, erano sistemati ad opera d’arte,
e solo pochissime ciocche ne scendevano dolci sul viso, ma lui con un gesto che
in una sola parola si può definire sexy da morire, li portava indietro cercando
di sistemarli in aria insieme agli altri. “Allora per te va bene?” Mi accorsi
che non avevo ascoltato nulla di quello che aveva detto, ero troppo concentrata
a guardarlo, fantasticando su di lui e arrossii, sperando che non se ne
accorgesse.
“Cosa
scusa?” Alle mie parole scoppiò a ridere, ed io diventai ancora più color
peperone.
“Dicevo,
immaginando che ti potrebbe dare rogne farti vedere insieme a me, ho pensato di
farmi portare la cena e prenotare questo posto per noi per tutta la notte.”
Ammiccò sensuale ed io sentii una vampata di calore attraversarmi il corpo.
“Si,
un gesto molto carino.” Se volevo sembrare idiota, ci stavo pienamente
riuscendo, così mi ripromisi di dire solo cose intelligenti.
Mangiammo
quasi in assoluto silenzio. Quando avevo il coraggio di alzare gli occhi dal
mio piatto, vedevo che lui mi fissava, così incollavo di nuovo lo sguardo al
cibo e ingoiavo quasi senza masticare. Che imbarazzo.
“Sei
silenziosa oggi.” Spezzò il silenzio Edward, non appena ebbe finito di
mangiare.
“Anche
tu.” Sorrisi, cercando di essere graziosa.
“Oggi
non è stata una buona giornata in effetti.” Sospirò rumorosamente e i suoi
occhi diventarono improvvisamente tristi.
“Problemi?”
Ecco, adesso avrebbe pensato che oltre ad essere un’idiota ero anche
un’impicciona.
“No,
più che altro noie.. ex fidanzate e roba simile.” Mi sorrise dolce e quando mi
guardò la tristezza scomparve dai suoi occhi.
“Ti
capisco benissimo.” Ripensai improvvisamente a Mike. Cosa che non avevo fatto
da tanto tempo. Da quando avevo conosciuto Edward, la mia mente era stata
troppo occupata.
“Anche
tu ex fidanzati che rompono le scatole?” Chiese curioso.
“Eh
si, il mio ex mi ha mollato, quando io pensavo che mi stesse per chiedere di
sposarlo.” La mia faccia doveva avere davvero un’espressione triste, perché
Edward prese la mia mano e rivoltando il palmo in alto, cominciò a seguire con
le dita una invisibile riga immaginaria.
“Vorrei
davvero conoscere una persona così stupida da lasciarti andare via, Isabella
Swan. Tu sei speciale. L’ho capito dal primo momento che ti ho vista. Emani
luminosità quando parli con le altre persone e sei sempre troppo gentile.
Sorridi sempre, anche se nei tuoi occhi c’è tristezza.” Rimasi a fissarlo quasi
a bocca aperta. Aveva capito molto più di me di quanto davo a vedere.
“Come
hai fatto a capire tutte queste cose?”
“Ti
ho osservato in questi giorni. Molte più volte di quello che pensi tu.” Si alzò
in piedi e mi prese per mano. “Vieni.” Mi alzai e lo seguii.
Mi
condusse attraverso il giardino e mi ci accomodammo su un enorme divano, che
l’altra volta non avevo proprio visto. Le luci della città ci avvolgevano dolci
e creavano un’atmosfera a dir poco romantica.
“Le
persone pensano che io sia un bamboccio senza cervello, e di solito mi sta
bene, non devo concentrarmi per sembrare intelligente e la gente non si aspetta
nulla da me. E’ più semplice. Ma con te è diverso. Con te non riesco a fingere.
E poi sono felice di essere me stesso.” Aveva gli occhi fissi sul cielo mentre
parlava.
“Si,
capisco benissimo. Quando la gente si aspetta tanto da te, è snervante. Non
puoi mai deluderli, ma soprattutto non puoi deludere te stessa. Ogni tanto mi
piacerebbe essere semplicemente io, senza dover dimostrare niente a nessuno.” A
quelle parole, Edward si avvicinò e si mise di lato. Mi sfiorava leggermente il
corpo, e la pelle fremeva a quel contatto.
“Non
ti piace il tuo lavoro?” Chiese curioso.
“No,
al contrario, mi piace moltissimo. E’ che ho paura di non essere all’altezza. Ho
già lavorato in un hotel, ma questo. Caspita. Cioè, è come se fosse una Ferrari
per chi ama le macchine sportive. Questo hotel è la mia Ferrari. Spero solo di
non fare un casino. Ci tengo davvero al mio lavoro.” Per un attimo dimenticai
le circostanze che mi avevano portato lì.
Senza
che me ne accorgessi, Edward si avvicinò ancora di più a me. Sentii il suo viso
contro il mio. Cominciò a baciare leggero la mia guancia, per poi proseguire
lentamente verso la mia bocca. Io rimanevo immobile. Sentivo il mio corpo
tremare, ed ero sicura di stare per perdere il controllo di me stessa.
“No
Edward, non posso.” Dissi, riuscendo per un attimo a riprendere faticosamente il
controllo della situazione.
“Bella,
quello che mi sta capitando con te, non mi era mai successo con nessuna. Io non
riesco a non pensarti, e oggi sono sceso giù e mi sono messo in disparte solo
per guardarti.” Sembrava sincero e confuso. Mi guardava senza aggiungere
parole. Eravamo solo io e lui in quel momento. D’istinto, senza rendermene
conto, presi il suo viso tra le mani e lo baciai delicatamente. Le nostre
lingue si cercavano dolcemente, e ogni tanto mi rendevo conto di dimenticarmi
di respirare.
In
men che non si dica, mi ritrovai delicatamente sotto di lui.
Sentivo
la sua eccitazione crescere insieme alla mia. Ormai non potevo fare più niente
per fermare il momento, e non volevo fare niente.
Le
sue mani si allungavano lungo tutto il mio corpo, che era letteralmente in
fiamme.
In
quel momento non pensavo che lui era un grande attore, né pensavo alle
conseguenze, che sarebbero arrivate funeste.
Eravamo
un ragazzo e una ragazza che avevano voglia di amarsi.
Chiusi
gli occhi e mi lasciai andare completamente a lui, mentre una brezza fresca,
accarezzava i nostri corpi nudi avvinghiati.
***********************************************
Capitolo abbastanza romantico direi :)
Sembrerebbe che le cose si siano sistemate, ma non sempre tutto va secondo i piani..
Grazie per aver letto in così numerosi..
@Pervy: sono felice che ti sia piaciuto :) Bella si metterà in
un bel guaio, ma di questo non di hanno dubbi.. gestire le due cose non
sarà per niente semplice.
@fabiiii: grazie per lasciare sempre un commento ^^
@giova: bè, anche se per lei è dura ammetterlo, Edward ha
fatto breccia nel suo cuoricino... un bacio grande anche a te <3
Grazie sempre a tutti voi che avete la pazienza di leggere silenziosamente.. vi devo molto.. davvero...
Al prossimo capitolo
A.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - Leggende e realtà ***
7. Leggende e realtà
CAPITOLO 7
Leggende
e realtà
Mi rannicchiai sotto le coperte in cerca
di qualche altro minuto di relax. La sveglia era già suonata molte volte e tra
poco dovevo alzarmi ma non ne avevo la minima intenzione. Ripensai a quello che
mi era accaduto ultimamente. Non credevo che potessi essere di nuovo davvero felice.
Dopo Mike sembrava che il mio mondo fosse crollato, e invece un nuovo sole era
apparso, e il cielo non poteva essere più splendente. Erano passati solo pochi
giorni ma mi veniva così naturale stare con Edward, mi faceva sentire davvero
una principessa. Ovviamente non ci facevamo vedere in giro, il giardino era
diventato ormai il nostro posto segreto e ogni sera ci incontravamo lì,
facevamo l’amore tutta la notte e poi, alle prime luci dell’alba, io tornavo
nel mio dormitorio e lui nel suo appartamento. Era tutto perfetto, o almeno io
pensavo che lo fosse.
Finalmente mi decisi a lasciare quel
posto sicuro e mi alzai. Come se fossi su una nuvoletta, camminavo per la
camera, senza rendermi neanche conto di quello che facevo. Ogni volta che
pensavo ai baci di Edward su tutto il mio corpo, un formicolio alla schiena mi
distraeva completamente dalla realtà. Stava accadendo davvero. Mi ripetevo che
dovevo rimanere concentrata, ma era difficile durante la giornata farlo.
Cercavo Edward in ogni angolo, e anche se abbassavo lo sguardo ogni volta che
passava, per non farmi scoprire, sentivo il suo sguardo dolce su di me. Sapere
che tutto questo era solo nostro, mi faceva sentire ancora più euforica.
Nessuno si era accorto di nulla ed io mi
ero tenuta lontana dal rivelare il nostro segreto. Erano colleghi di lavoro Alice
e Jake e non sapevo ancora se potevo fidarmi di loro.
Anche quella giornata passò serena come tutti
gli altri giorni. Jake e Alice stavano avendo così tanta pazienza nello
spiegarmi le cose, che avevo già imparato tantissimo.
La mia giornata migliorò ulteriormente
quando, entrata in camera, trovai un bellissimo vestito, corredato da
biancheria di pizzo nera, con la scritta “Indossalo. Ti aspetto all’uscita sul
retro alle 21,00. E.” Un fremito di eccitazione mi travolse.
Mi aveva detto che aveva prenotato un
posto solo per noi. Era la prima volta che uscivamo davvero, e pur avendo paura
di essere scoperta, cercai di non pensarci e di godermi tutta la preparazione.
Quando fu il momento di avviarmi verso
l’uscita del personale, le gambe quasi non mi reggevano per l’eccitazione. Mentre
uscivo dalla stanza, buttai un ultimo occhio allo specchio. Sapevo che non ero
mai stata così bella.
“Wow, sembra che tu stia andando ad una
festa.” La voce alle mie spalle mi fece trasalire.
“Jake, oddio, stavi per farmi morire!”
Dissi mettendo una mano sul cuore che batteva a più non posso.
“Sei bellissima.” Mi sorrise dolce e non
potei fare altro che ricambiare.
“Grazie.”
“Ti posso parlare un attimo?” Asserì,
improvvisamente serio.
“Certo Jake!” La sua espressione non mi
piaceva per niente.
“Vieni, facciamo due passi.” Cominciò a
camminare per il corridoio guardando per terra. “Bella, so che non sono affari
miei, ma ho notato una cosa negli ultimi tempi.” Prima di continuare a parlare
mi lanciò uno sguardo furtivo. Io deglutii, sapendo dove voleva arrivare.
“Edward Cullen, ti osserva, molto. Troppo in effetti. E questa non è una buona
cosa.” Prese un bel respiro e continuò. “Vedi, noi non ci conosciamo da molto,
ma l’ho capito subito che sei una bravissima ragazza. Si vede dal modo in cui
sorridi alla gente, da come ti comporti durante il tuo turno di lavoro. Quel
ragazzo è spazzatura, Bella, lui la sa solo usare la gente. Stai attenta, non
cadere nella sua trappola. Sei una creatura troppo pura perché lui ti
contamini.” Non sapevo cosa dire. Le parole, tutte le parole, mi si bloccarono
in gola. Come poteva mai parlare così di una persona che non conosceva affatto?
“Grazie Jacob, lo terrò a mente. Stai
tranquillo comunque, so badare a me stessa.” La frase risultò un po’ troppo
dura forse, e Jacob si discostò leggermente da me.
“Scusa ancora Bella, non era mia
intenzione offenderti, ma solo metterti in guardia. Ti volevo solo risparmiare
una tremenda delusione. Tutto qui. Ci vediamo domani.” Si girò e andò via, ed
io mi sentii terribilmente in colpa. Lo avevo trattato male e lui voleva solo
darmi un consiglio che sapevo avrei dovuto ascoltare. Improvvisamente compresi
quanto stavo rischiando e mi venne quasi un capogiro. Avrei deluso papà se mi
avessero buttato fuori, e non potevo permettermelo. Mi ripromisi a malincuore di
parlare con Edward spiegandogli la situazione. Finchè non mi avessero assunta
non potevamo più vederci. Dopo l’assunzione, avrei spiegato le mie ragioni al
direttore e sono sicura che mi avrebbe dato una possibilità, ma per adesso
questa storia doveva finire.
Mi diressi sicura verso l’uscita, e
quando fui fuori, mi girai intorno, ma non vidi nessuno e per un attimo mi
agitai.
“Bella, Bella!” Sentii qualcuno
sussurrarmi e mi accorsi che un ragazzo con un cappellino e degli occhiali
scurissimi su una Volvo argentata mi faceva segno di salire in macchina.
“Edward?” Chiesi cercando di vedere
meglio.
“Si, sali! Stasera sono in incognito.” E
sorrise con quel sorriso sghembo che solo lui sapeva fare. Quanto era bello. Da
mozzare il fiato. Salii in macchina e in men che non si dica ripartì a razzo.
“E allora, dove si va?” Chiesi curiosa.
Lui mi guardò con la coda dell’occhio e sorrise.
“Vedrai. Un posto solo per noi.” Mi misi
comoda quindi e mentre osservavo le luci della città, dimenticai completamente
il discorso che mi ero ripromessa di fare. In quel momento, nulla aveva davvero
più importanza.
Mentre procedevamo mi accorsi che ci stavamo
allontanando dalla città. Avevamo camminato tanto e ogni volta che chiedevo a
Edward dove stessiamo andando, lui mi sorrideva e mi rispondeva di fidarsi di
lui. Cominciammo a percorrere la statale e ad un certo punto, si immise in una
piccola stradina tra la fitta boscaglia. Quasi mi prese un colpo e una
sgradevole sensazione di dejà-vù mi avvolse.
“Dove stiamo andando?” Chiesi
terrorizzata e sentendo il tono della mia voce, Edward bloccò all’improvviso la
macchina, fermandosi in mezzo al bosco.
“Ehi Bella, che succede? Perché hai
quella voce?” Sembrava preoccupato, mentre mi guardava e cercava di
abbracciarmi.
“Nulla. Voglio solo sapere dove stiamo
andando.” Ero ancora tesa, ma sentire le sue labbra che sfioravano le mie
dolcemente, mi fece rilassare un po’.
“Siamo quasi arrivati.” Si rimise in
posizione e ripartì, ma questa volta, aveva intrecciato la sua mano con la mia
e non la lasciava andare per nessuno motivo.
Improvvisamente, come se avessero aperto
un sipario, un magnifico scenario si aprì davanti a noi. Una piccolissima radura,
immersa nel verde si spalancò di fronte ai nostri occhi, e a fare da cornice
c’era il cielo completamente coperto di stelle. Rimasi senza fiato.
“E’ stato per caso che ho scoperto
questo posto. Ogni volta che mi stanco e voglio stare solo con me stesso, vengo
qui.” Mi sorrise e mi abbracciò dolce. “Scusa se non te l’ho detto prima, ma
sei bellissima stasera. E scusa se non ti guardavo, ma se cominciavo a farlo,
era difficile riuscire a guidare.” Le sue braccia si fecero ancora più strette
attorno a me e sentii la sua eccitazione crescere a contatto con la mia pelle.
Cominciò a baciarmi dolcemente la spalla che il vestito lasciava
abbondantemente scoperta, e con un dito fece cadere la bretella del reggiseno.
Io chiusi gli occhi, cercando di assaporare ogni istante di quel momento.
“Com’è che tu, Isabella Swan, riesci a
farmi sentire così?” Sussurrò dolce tra un bacio e l’altro. Improvvisamente si
discostò da me e mi prese la mano, trascinandomi verso la radura. “Vieni.” Da
lontano notai una piccola fiammella di candela che lottava contro la leggera
brezza per non spegnersi. Avvicinandomi capii che era un tavolino.
“Ti piace la pizza, vero?” Sorrise,
estraendo un pacchettino dal sacchetto che portava con lui.
“Io adoro la pizza!” Esclamai festosa.
“Bene, dobbiamo per forza essere anime
gemelle allora.” Si mise seduto e cominciammo a mangiare.
“Parlami un po’ della tua famiglia, divo
di Hollywood!” Chiesi come se fossi una giornalista che lo intervistava sulla
sua vita.
“Non c’è molto da dire. Ho un fratello e
una sorella. Jasper che è il piccolo di casa e anche quello che mi da più
grattacapi. E Rosalie è due anni più piccola di me, attrice anche lei, solo che
lei fa teatro. Vederla recitare è un’emozione immensa, credimi. Ed è
ipersupergelosa di me.” Sorrise e continuò. “Mio padre si chiama Carlisle ed è
un medico e mia madre Esme, un’arredatrice d’interni. Loro due e Jasper non
amano molto le luci della ribalta, per questo li vedi poco in giro,
preferiscono vivere una vita tranquilla. Diciamo.” Finì la frase e addentò un
morso di pizza, mangiando quasi tutta la fetta.
“Il tuo secondo nome è Elvis?” Chiesi
imbarazzata.
“Cosa?” Scoppiò a ridere. “Dove diavolo
lo hai letto?”
“E’ vero che hai preso a pugni
Stallone?” Continuai imperterrita con le curiosità.
“Leggenda.”
“E che il tuo migliore amico è Leonardo
Di Caprio?”
“Leggenda anche quella. Io non ho molti
amici in realtà.” Disse un po’ triste.
“E delle storie che ti attribuiscono che
mi dici? Tutte vere?” La gelosia si faceva spazio tra le mie parole, ed Edward,
che lo notò immediatamente, scoppiò in una nuova fragorosa risata.
“Assolutamente no. Non ti nascondo a
dire che mi è sempre piaciuta la bella vita, ma di sicuro, non sono mai uscito
con Cameron Diaz.” Rimasi a fissarlo, pensando a come potevo mai io competere
con tutte le donne che ogni giorno gli stavano vicine. Mi imbarazzai talmente
tanto, che continuai a mangiare senza proferire parola, osservando le stelle.
“Bella, senti, io domani partirò per tre
giorni.” Annunciò, squarciando improvvisamente quel silenzio che si era creato
tra noi. “Devo andare a Los Angeles a sbrigare una cosa con il mio agente.
Però..” Si girò e cominciò a rovistare dentro la tasca. “Ecco, questo dovrebbe
farti sentire meno la mia mancanza.” Mi porse uno scatolino nero di velluto, e
il mio cuore cominciò a battere così forte che ero sicura che ne avrebbe
sentito il suono.
“Co..sa..?” Riuscì a balbettare.
“Aprilo.” Mi rispose dolcemente.
Con le mani tremanti, feci scattare la
chiusura, e vidi cosa si celava dentro quel piccolo scrigno. Il contenuto era
una piccola collana argentata da cui pendeva un piccolo cristallo a forma di
cuoricino. Ero senza parole.
“Edward, ma non…” Esclamai davvero
scioccata.
“Voltati.” Prese la collana e me la mise
intorno al collo. Il cuoricino, sfiorava leggero i miei seni, dondolando
dolcemente. “Così quando starò lontano, mi sentirai vicino a te.” Si avvicinò e
mi baciò dolcemente. Di lì a poco i miei vestiti nuovi sarebbero stati sparsi
per la radura, ed io sarei stata nuda, avvinghiata al suo corpo perfetto.
Avevo ritrovato la serenità, il destino
mi aveva dato una seconda opportunità. Ma mai potevo immaginare che si lì a
poco, il fato avrebbe completamente cambiato le carte in tavola.
****************************************
Ed eccoci qui, ancora una volta.. che dire.. siamo più o
meno a metà della storia... credo che dovrebbero essere
all'incirca tra 16 e 17 capitoli più l'epilogo (ma sulla
conclusione ci sto lavorando, quindi diciamo che tutto questo non
è definitivo).
Per questo capitolo mi sono rifatta un pò (ma molto molto molto
pò) alla conversazione in Twilight tra Bella ed Edward, che io
adoro particolarmente.
Bè, spero davvero che vi piaccia questo piccolo spunto....
Ancora non riesco a capire se la storia è carina o no...
Aspetto i vostri pareri ovviamente, che per me sono fondamentali.
@Giova: io descrivo questi due capitoli, come la quiete prima della
tempesta... Dal prossimo capitolo, capirai di cosa sto parlando :) Un
bacione a te ^^
@fabii: eh si, si sono innamorati, ma ancora non lo sanno.. e gli ci vorrà un pò di tempo per capirlo!
@Pervy: Edward pur meraviglioso è sempre un attore famoso che
è nuovo a questi sentimenti puri e genuini... ma non voglio
dirti di più, capirai in seguito di cosa parlo!
Grazie anche a tutti voi che mi seguite, pur rimanendo nell'ombra...
Al prossimo capitolo!
A.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Jane ***
8. Jane
CAPITOLO
8
Jane
I
primi due giorni passarono in fretta. L’albergo era stracolmo e avevamo così
tanto lavoro che la sera arrivavo in camera stremata e avevo a malapena il
tempo di sdraiarmi sul letto.
Edward
mi aveva mandato un paio di messaggi in cui diceva che mi pensava, che gli
mancavo e che le cose gli stavano andando bene. Erano appena le dieci di
mattina e lui sarebbe arrivato stanotte. Dovevo sforzarmi di far passare anche
quella giornata.
“Bella,
ti vedo particolarmente di cattivo umore. Che c’è che non va?” Esordì Alice dopo
avermi scrutata attentamente.
“Io?”
Chiesi, stupita che si fosse accorta del mio cambiamento d’umore. “Nulla!!”
“Non
me la racconti giusta.. E’ un paio di giorni che sei meno luminosa del solito.
Sarà, ma…” E lasciò la frase in sospeso, spostandosi dall’altro lato del
bancone.
“Ma??”
Mi incollai a lei come un segugio. Quella era la parte della giornata in cui
c’era meno gente e potevamo permetterci di rilassarci un po’.
“…ma,
ho notato che c’è qualcuno che non ti stacca gli occhi di dosso, Bellina cara.”
E mi ammiccò maliziosa.
“Non
capisco dove vuoi arrivare..” Le risposi diventando rossa in viso e abbassando
lo sguardo.
“Oh,
si che lo capisci.” Sorrise e continuò. “Senti Bella, ci siamo cascate tutte.
Arrivi qui, vedi gente famosa che prima potevi solo sognare di incontrare. Loro
ti fanno gli occhietti dolci, tu ci stai, pensando che vedano in te qualcosa
che non hanno mai visto in nessun altro e poi ti usano. Quella gente lì, non è
abituata a preoccuparsi dei sentimenti degli altri.” Anche lei aveva ragione.
Stesso concetto di Jake. Facevano questo mestiere da troppo tempo, per non rendersi
conto dei risvolti negativi. Sospirai, sapevo che dovevo parlarne almeno con
qualcuno e mi decisi a confessarle tutto.
“Senti
devo confessarti una….”
“Mi
scusi, signorina, volevo un’informazione.”Le mie parole furono interrotte da
una voce calda e suadente che conoscevo molto bene. Alice si alzò e andò verso
il cliente. Io rimasi pietrificata.
“Buongiorno
signore, benvenuto al Plaza. In cosa posso esserle utile?” Chiese lei con il
suo solito tono gentile.
“Volevo
sapere se c’era la signorina Swan e se potevo parlarle.”
“Un
attimo solo.” Alice si avvicinò a me, che ero seduta un po’ più lontana dal
banco dei clienti.
“Bella,
c’è qualcuno che ti cerca.” Mi comunicò ed io annuii leggermente.
Mi
feci improvvisamente coraggio e mi diressi verso il bancone esterno. Le gambe
mi tremavano e avevo il fiato corto.
“Mike.”
Dissi appena fui quasi davanti a lui. “Che cosa ci fai qui?”
“Bella,
oddio, non sai quanto è bello vederti! Ho saputo che eri qui a New York e
allora mi sono ripromesso di venirti a trovare. E siccome oggi ho sbrigato una
commissione da queste parti…” Era bello come lo ricordavo e un sussulto al
cuore mi fece capire che non lo avevo affatto dimenticato, come mi ero illusa
di credere.
“Già,
che coincidenza, eh?” Dissi con un’amarezza assurda, più tra me e me che
rivolta a lui.
“Capisco
che questo non è il momento migliore per parlare, e mi chiedevo se ti andava di
venire a cena stasera con me.” Il primo pensiero a quelle parole andò ad
Edward. Era strano. Pur provando ancora qualcosa di forte per Mike, Edward
rimaneva lì, come un’immagine di fondo e sentivo di fargli un torto, accettando
il suo invito.
“No,
stasera non posso, mi spiace Mikly.” Sorrisi ancora amareggiata. Fino a una
settimana prima, avevo sperato ogni singolo giorno che arrivasse quel momento.
Ma adesso, non ne ero affatto felice.
“Allora
facciamo un’altra sera?” Chiese speranzoso.
“Guarda
devo vedere come sono messa con il lavoro. Ti chiamo.”
“O-k…”
Affermò deluso. “Ti prego Bella, ho bisogno di parlarti. Ti chiedo solo una
cena. Me lo prometti?” Il suo sguardo da cucciolone ferito mi fece vacillare.
“Si,
te lo prometto. Adesso scusami ma devo tornare al lavoro.” Dissi risoluta.
“Allora
ci sentiamo.” Mi sorrise dolce e si allontanò, fissandomi, finchè non sparii
dalla sua vista.
Quando
se ne fu andato, Alice si avvicinò alla velocità della luce.
“Ma
chi era quel fustacchione?? Oddio Bella.. ti guardava in un modo…” La sua
curiosità ebbe la meglio sulla discrezione.
“Quello
era Mike, il mio ex ragazzo.” Ammisi tristemente.
“Ex?
Cioè.. come te lo sei fatta sfuggire?”
“In
realtà è lui che si è fatto sfuggire me… mi ha lasciata quando pensavo che mi
stesse chiedendo di sposarlo.” Dovevo avere un’espressione davvero affranta
perché Alice mi abbracciò per consolarmi.
“Oddio
Bella, scusami. Non potevo mai immaginarlo. Oddio scusami davvero. Mannaggia
alla mia boccaccia…”
“Tranquilla,
non potevi sapere, ed io ormai ho superato la cosa. Mi mette solo un po’ di
tristezza, ma va bè, quello penso che sia normale. Ci sono stata già abbastanza
male per lui. Adesso sto cercando di guardare al di là.” E pensai ad Edward..
il suo pensiero non mi aveva del tutto abbandonato, e sapere di avere lui mi
faceva sentire più sicura.
Pensavo
che peggio di così la giornata non potesse andare, ma di lì a dieci minuti,
compresi che mi sbagliavo di grosso. Fu quello che successe dopo a renderla
ancora più sgradevole.
Mentre
stavamo sistemando delle prenotazioni con Alice, si avvicinò al banco una
giovane ragazza bionda dall’aria familiare. Era bellissima, i suoi capelli
scendevano leggiadri sulle spalle e il suo trucco era impeccabile.
“Oh
no.” Esclamò Alice balzando immediatamente in piedi quando la vide venire verso
il bancone.
La
ragazza, cominciò a suonare insistentemente il campanellino, pur vedendo che Alice
si stava avvicinando a lei.
“Signorina!
Che piacere averla di nuovo qui!” La sua voce era più alta di due toni, da ciò
compresi che doveva proprio darle sui nervi.
“Marie.
Eccoti. Mi chiedevo dove fossi. Sono due ore che sto ferma qui.” La sua voce
era particolarmente odiosa, così come i suoi modi di fare.
“Suppongo
che voglia alloggiare, signorina.” Non l’avevo mai vista così nervosa con un
cliente.
“Certo,
che altro se no?!” Più osservavo quella ragazza, più mi rendevo conto che
l’avevo già vista da qualche altra parte.
“Solita
suite?” Mentre parlava con lei, pigiava nevroticamente sui tasti del pc.
“Certo.”
Rispose sgarbata, improvvisamente le partì una musichetta dalla tasca, dalla
quale estrasse uno scintillante Iphone 4 e si allontanò leggermente dal bancone
per rispondere, anche se ovviamente, parlava ad un volume talmente alto che la
sua voce risuonava in tutta la hall.
“Alice,
ma chi è questa? Mi sembra di averla già vista da qualche parte.” Le chiesi
velocemente mentre la biondina continuava
animatamente a parlare a telefono.
“Tu
mi vuoi dire che non sai chi è quella, Bella?” Mi guardò sgranando gli occhi
per lo stupore.
“Mmmmhh..
no.” E mi sentii un’idiota totale.
“Bè,
incredibile ma vero, se lo sentisse, penso che ti ucciderebbe, perché si
ritiene la persona più fantastica, meravigliosa e famosa del mondo. Quella lì è
Jane Bennett, famosa anche per essere la figlia del magnate Aro Bennet, nonché
la fidanzata di Edward Cullen.” A quelle parole il sorriso mi morì sulle labbra
e sentii di nuovo il fiato corto.
“La
fidanzata di Edward? Ma io non l’ho mai visto con lei.” Il tono della mia voce le
fece comprendere che consideravo Edward molto più che un semplice cliente.
“Bella,
stai attenta. Non ti infatuare di lui. Loro due si prendono e si lasciano
almeno 10 volte l’anno e la sua presenza qui è un sintomo di riconciliazione.”
Il suo viso si era addolcito mentre mi parlava, ma quelle parole fecero
l’effetto di una pugnalata. Come era possibile, dopo tutto quello che mi aveva
detto, che ritornasse a stare di nuovo con lei? Sfiorai la collana con la punta
delle dita, e queste bruciarono al contatto con il cristallo freddo. Che cosa
mi stava succedendo? La voce stridula di Jane si conficcò come una spina tra i
miei pensieri, e fui costretta a tornare alla realtà.
“E
lei chi è?” Chiese ad Alice, come se io non le fossi davanti.
“Lei
è una nuova receptionist in prova. Si chiama Isabella.”
“Oh,
ma certo che la selezione del personale non la fate sicuramente in base alla
bellezza.” Asserì esaminandomi da capo a piedi. Mi venne l’improvviso istinto
di trafiggere la sua bella faccia con una penna. Alice non rispose alla
provocazione e per fortuna neanche io. “Appena arriverà Eddy comunicategli che
lo sto aspettando nel suo appartamento.” E con quest’ultima frase si voltò e mi
lasciò come uno stoccafisso a guardarla, in preda a scatti di ira funesta.
“Ma
chi diavolo si crede di essere quella lì.” Scattai sotto gli occhi impietriti
di Alice, che scoppiò a ridere.
“Fattene
una ragione Bella, se si sono rimessi insieme, la vedremo molto, molto spesso.”
La
mia rabbia arrivò alle stelle.
Non
vedevo l’ora che tornasse Edward tornasse e che mi dicesse che era tutta una
montatura.
In
preda allo sconforto, mi misi il cuore in pace, in attesa del suo ritorno.
**************************************
Come avete ben compreso i guai di Bella sono appena cominciati.. e
più avanti (ovviamente) le cose si complicheranno per i due
piccioncini...
Mi spiace che non siate in molti a commentare, perchè mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate :(
@giova: Jake si è semplicemente comportato da amico.. sia lui
che Alice hanno un grande rispetto per Bella e soprattutto hanno molta
esperienza con queste cose.. ^_^
@fabii: mi sa allora che devi cominciare a preparare i coltelli XD
@Pervy: siamo nel cuore della storia.. adesso le cose si faranno sempre più intricate per entrambi..
Spero davvero di leggere i vostri pareri (per me davvero importanti :) )
Alla prossima!
A.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 - Una vera amica ***
9. Una vera amica
CAPITOLO
9
Una vera amica
Provai
a chiamare Edward almeno 10 volte appena finì la giornata per sapere a che ora
sarebbe arrivato, ma il suo cellulare era sempre spento.
Camminavo
su e giù per la stanza, in preda a spasmi di nervosismo. Non era possibile che Alice
mi avesse detto la verità, quella strega infernale non poteva essere davvero la
sua ragazza.
Non
riuscii neanche a mettere qualcosa nello stomaco, tanto era l’ansia. L’incontro
con Mike poi, era davvero stato il colpo di grazia. Sarebbe stato meglio per
tutti se se ne fosse rimasto per dover’era. Confusione su confusione regnavano
sovrane nella mia mente.
Non
riuscivo a capire qual’era la strada giusta da percorrere.
Improvvisamente
il telefono prese a squillare nella mia tasca e in men che non si dica, me lo
ritrovai tra le mani, nella speranza che fosse Edward. Ma appena lessi il nome
sul display una cocente delusione si fece strada in me.
“Papà.”
Risposi senza entusiasmo.
“Bells,
ti ho disturbato? Scusami. Va tutto bene?” Chiese con voce allarmata
“No
papà scusa, è che aspettavo una telefonata e..” Presi un bel respiro, non
dovevo fare preoccupare anche lui. “Come stai?”
“Bene
piccola. Sono appena tornato da lavoro. Tu piuttosto? Ci sono novità?”
“Ehm..
si in effetti. Oggi mi sono trovata Mike davanti.” Sapevo che non gli avrebbe
fatto piacere, ma gli avevo raccontato sempre tutto. O almeno quasi tutto.
“Mike?
E cosa diavolo voleva ancora? Chi gli ha detto che eri lì?” Si agitò un pò, sentendo
il nome di quella persona che mi aveva fatto così tanto male.
“Calma
papà, la pressione!! Voleva solo invitarmi a cena per parlare. E sai benissimo
che non è un mistero a Forks che io sono a New York e che sto facendo un mese
di prova al Plaza.” Forks era una piccola città, e bastava che una cosa la
sapesse una persona, che in giro di poche ore la conoscevano tutti. Ma ormai mi
ci ero fatta l’abitudine, e non mi dava neanche più fastidio.
“Già.
Scusa. A volte dimentico come funziona qui.” Fece un lungo sospiro e riprese a
parlare. “Sta attenta Bells. Ti ha illusa una volta, e potrebbe rifarlo.” Il
suo tono divenne improvvisamente premuroso.
“Lo
so papà. Ho imparato dai miei errori.” Nello stesso istante in cui dissi questa
frase, mi resi conto che era un’enorme bugia. Fino a quel momento, non solo non
avevo imparato, ma continuavo a commetterne, di errori.
“Ok
Bells. Apri soltanto bene gli occhi, ok? Ti chiamo domani.” E dicendo ciò
terminò la conversazione. Posai il telefono sul letto ma immediatamente questo
riprese a squillare.
Aveva
sicuramente da farmi altre mille raccomandazioni. Come ogni volta del resto.
“Papà,
so badare a me stessa. Stai tranquillo!” Dissi spazientita, alzando gli occhi
al cielo.
“Ne
sei davvero convinta?” Una voce calda e suadente, all’altro capo del telefono, che
sicuramente non era di mio padre, mi fece arrossire in men che non si dica.
“Edward!
Scusa, pensavo fosse mio padre con le sue continue raccomandazioni.” Risposi
imbarazzata e ansiosa. Il cuore aveva ripreso a battermi fortissimo.
“Interessante,
mio padre ormai ha smesso di farmi le raccomandazioni in effetti. Ha detto che
ormai so badare benissimo a me stesso. Non hai idea di quanto abbia torto.” E
scoppiò a ridere, ed io insieme a lui, rilassandomi un po’.
“Dove
sei?” Chiesi premurosa.
“Bè..
sono appena atterrato a New York, ma non so a che ora arriverò in hotel.” La
sua voce aveva un che di vago, ma lì per lì non ci feci caso.
“Io
ti aspetto se vuoi.” Avevo così tanta voglia di vederlo e di baciarlo, che non
mi importava di non dormire per tutta la notte.
“Ehm..
bè.. Bella, forse è meglio se ci sentiamo domani, ok? Cioè, sono stanco e
voglio andare a dormire. Sono stati tre giorni impegnativi. Ma domani ti
prometto che passeremo un po’ di tempo insieme.” Quelle parole mi fecero venire
la voglia di piangere.
“Si,
certo.” Cercai di nascondere la delusione che si celava tra quelle due semplici
parole. E pensai anche a quella Jane che lo aspettava nel suo appartamento.
“Edward, una cosa. So che non sono affari miei, e se non ci fosse una ragione
più che valida, non ti farei questa domanda neanche morta, ma non è che per
caso sei fidanzato con Jane Bennett e non me lo hai detto, vero?” Mi pentii di
quella domanda nello stesso instante in cui l’avevo formulata. Ma ormai il
danno era fatto. Edward rimase in silenzio per qualche secondo, che a me sembrò
un’eternità.
“Bella
scusami devo andare, devo prendere i bagagli. Ne parliamo domani. Un bacio.” E
chiuse repentino la conversazione. Non aveva risposto alla mia domanda. No
peggio. Aveva evitato di rispondere. Questa cosa mi procurò fortissimi crampi
allo stomaco e ovviamente per tutta la notte non riuscì a chiudere un occhio.
Mi giravo e rigiravo nel letto e ogni volta che mi appisolavo, immaginavo
Edward nelle braccia di quella strega odiosa, che guardava e rideva della mia
sofferenza.
Conseguenza
di tutto ciò fu un aspetto a dir poco orribile la mattina successiva. Le
occhiaie si erano ancora di più scavate sotto i miei occhi e la mia pelle era più
bianca del solito. Se avessero dovuto fare un film sui vampiri, potevo fare la
comparsa e non avrei avuto neanche bisogno di trucco.
Molto
più lentamente del solito, mi preparai e mi avviai verso la sala colazione,
dove mi aspettava come ogni mattina una Alice raggiante, che appena mi vide
incrinò un po’ il sorriso.
“Cavolo
Bella, che brutta cera che hai! Ma che hai fatto stanotte?” Chiese dimostrando
di impensierirsi per me.
“Lasciamo
perdere, credimi.” Risposi tristemente.
“MMhh
questa cosa non mi torna, ci deve essere per forza di mezzo un ragazzo.” Per il
troppo nervosismo accumulato, involontariamente una lacrima scese lenta, e
insieme a quella tante altre. In men che non si dica, mi ritrovai tra le
braccia di Alice a piangere a dirotto. “Oh, Bella, perdonami, non volevo farti
piangere… volevo sdrammatizzare. Se ti va di parlarne io sono qui.”
Dopo
circa 10 minuti, riuscii a riprendere il controllo di me stessa riuscendo
finalmente a parlare.
“Oh
Alice, scusami davvero. E’ che ho immagazzinato così tanta rabbia ieri che sono
esplosa. Il fatto è che.. bè..” Guardai Alice per un attimo dritta negli occhi.
Che senso aveva continuare a mentire, dopo che si era dimostrata così
comprensiva per me? “Inutile nasconderlo ancora.. io mi vedo con Edward Cullen.”
Alice restò talmente scioccata da questa confessione che rimase a fissarmi a
bocca aperta.
“Tu
cosa?” Chiese ancora esterrefatta.
“Io
esco con..”
“No
Bella, questo l’ho capito benissimo. Ma come è successo?” Mi domandò
interrompendomi bruscamente.
“Bè..
all’inizio non mi piaceva, cioè, non mi piaceva prima di conoscerlo, ma poi mi
ha conquistato. Ci vediamo praticamente ogni notte.” Mentre parlavo, disegnavo
immaginari cerchi con la punta del piede e avevo gli occhi incollati al
pavimento. Per la vergogna, non riuscivo a guardarla in faccia.
“Bella,
tu devi essere impazzita, davvero. Sai cosa rischi? Cioè una cosa è farlo una
volta, ma ogni notte.” Più che da rimprovero, il tono della sua voce era
preoccupato.
“Lo
so Alice, ma credimi, lui è diverso da come vuol apparire. So che mi dirai che
sono tutte trappole per ingannarmi, ma prima di partire mi ha regalato questa.”
E le mostrai la catenina con il cristallo uscendola da sotto la camicia.
“Accidenti,
ti ha regalato un diamante!” Ancora una volta lo stupore si dipinse sul suo
volto.
“Un
cosa? Oh Mio Dio, credevo fosse un cristallo!” La presi in mano, sentendola
molto più pesante del suo peso effettivo.
“Credimi,
io mi intendo di gioielli, quello è un gran bel pezzo di diamante mia cara. Bè
non c’è che dire, sicuramente non ti considera l’avventura di una notte.”
Cominciò a massaggiarsi il mento, come se stesse riflettendo. “Ma il mio
giudizio finale al momento non cambia. Stai attenta Bella.”
“Grazie
Alice, cioè.. adesso che ne ho parlato con te mi sento meno sola.” Le sorrisi
grata.
“Bella,
so che non mi conosci molto bene, ma puoi fidarti di me.”
Avevo
trovato un’amica. Me ne ero resa conto esattamente in quell’istante. Ma i guai
per quella giornata che era appena cominciata, non erano finiti, anzi erano
appena iniziati e me ne sarei accorta di lì a poche ore.
**********************************
Dovevo postare questa mattina, ma causa connessione da chiavetta, non sono riuscita.. e quindi vi chiedo scusa :)
Bè adesso le cose si fanno davvero complicate e nel prossimo capitolo, Bella avrà una bella sorpresa..
Ma basta ciarlare
@fabiii: come ogni storia che si rispetti, quando tutto sembra andare bene, in realtà non va bene nulla ^^
@ila_sgu: ma grazie ^__^ sono davvero felice di leggere queste belle
cose che hai scritto!! Fammi sapere se ti piace anche il resto <3
@giova: Jane è una piccola arrogante viziata.... che ottiene
sempre ciè che vuole... e Mike... bè... capirai molto
presto cosa vuole!
@Pervy: e i guai più grossi non sono ancora arrivati!!!!!!
@baby: vedrai tra un pò come odierai gli ex ancora di più ^^
Grazie ragazze per aver commentato!!
A tutti gli altri, grazie per avermi letto!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Bacioni
A.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 - Il giorniversario ***
10. Il giorniversario
Bè ragazzi.. oggi è il mio compleanno ^^ e questo è il mio regalo per voi!
Alla fine del capitolo i ringraziamenti!
Buona lettura!!!
A.
CAPITOLO
10
Il
giorniversario
Erano
le 4 di pomeriggio, e ancora non avevo avuto notizie di Edward.
Quella
mattina ero scattata in piedi ogni volta che avevo sentito passare qualcuno
dalla reception, ma di lui purtroppo neanche l’ombra. Ma quello che mi
preoccupava di più non era non aver visto lui, ma il fatto di non aver visto
quella strega malefica.
E
improvvisamente, come se ascoltasse i miei pensieri, eccola spuntare dietro il
bancone, mentre suonava istericamente il campanello, nell’unico momento della
giornata in cui ero stata da sola.
“Si,
signorina, mi dica.” Chiesi gentilmente, cercando di fare un sorriso sforzato.
“Mmmh..”
Mi guardò esaminandomi prima di cominciare a parlare. “Non c’è nessuno oltre
te?” Chiese continuando a squadrarmi con un’espressione di disgusto.
“Non
al momento. In che cosa posso esserle utile?” Avrei voluto saltare sul bancone
e afferrarla per il collo, ma mi trattenni perché a quel posto ci tenevo
davvero.
“Bè,
spero che tu sia in grado di fare quello che ti dico. Vorrei organizzare una
sorpresa per il mio Eddy. Oggi è il nostro giorniversario.” Sospirò
rumorosamente e proseguì. “Sono ben tre giorni che siamo tornati insieme.
Volevo organizzare una cenetta per lui. E’ possibile o è un compito troppo
difficile per te?” Strinsi i pugni e cercai di tenere un tono pacato e gentile.
“Spero
di no, signorina. Mi dica cosa vorrebbe fare, così chiamo le cucine e faccio
preparare tutto. All’ora prestabilita uno dei camerieri..”
“NO,
ASSOLUTAMENTE NO!” Cominciò ad urlare interrompendomi e tutti si girarono a
guardarci. Diventai paonazza per la rabbia. Mi giravo continuamente intorno per
vedere se arrivava Jacob, ma di lui nessuna traccia. “Vorrei che te ne
occupassi direttamente tu di tutto, questi compiti passati da uno all’altro vanno
a finire sempre male.”
“Occuparmene
io in che senso, scusi?” Una sensazione sgradevole cominciò a farsi strada
dentro di me.
“Come
sei sciocca.” Disse con l’intento di offendermi. “Vorrei che fossi tu a
portarmi la cena in camera. Quando meno se lo aspetterà, entrerai tu con la
cena e dirai SORPRESA, e lui sarà felice.” La vidi che sospirava, immaginando
la scena romantica. A me venne solo da rimettere.
“Signorina,
i miei compiti sono diversi. Io non porto la cena in camera ai clienti.” Dovevo
trovare un modo per uscire da quella situazione.
“Che
vuoi, soldi? Ecco.” Prese 5 banconote da 100 dollari e me le gettò sul bancone.
Rimasi allibita.
“Non
intendevo questo.” Spinsi i soldi verso di lei. “Intendevo dire che non è tra
le mie mansioni.”
“Senti,
il direttore è un carissimo amico di mio padre. Non vorrei per caso dovergli
dire, che per colpa tua, io e Eddy ci siamo lasciati. Se non ricordo male, ed
io non ricordo mai male, tu sei qui da quindici giorni e sei in prova.” Mi
lanciò uno sguardo carico di superiorità.
Ero
in un limbo. Non potevo fare nulla per uscire da quella situazione, se non
accontentarla.
“Ok,
va bene.” Mi arresi infine. “A che ora devo venire?”
“Alle
8 e trenta sarà perfetto. La cena falla decidere allo chef, lui conosce
benissimo i nostri raffinati gusti.” Sculettando allegramente se ne andò,
lasciandomi come una pera cotta a bollire come una teiera per la rabbia. Dopo
neanche 5 minuti tornò Jake.
“Tempismo
perfetto Jake, davvero.” Asserii arrabbiata appena mi fu vicino.
“Ehi,
che succede, che ho fatto?” Sgranò gli occhi in attesa di spiegazioni. Presi un
respiro profondo, capendo che non era con lui che dovevo prendermela.
“Scusa,
Jake.” Passai una mano tra i capelli, cercando di riordinarli e insieme a loro,
di riordinare le idee.
“E’
passata Jane Bennett quando non c’eri e mi ha chiesto di portarle la cena in
camera stasera.” Gli raccontai tristemente.
“E
tu hai detto che non è compito tuo, no?” Chiese scioccato.
“Si,
e lei mi ha minacciato di buttarmi fuori.” Ammisi imbarazzata.
“Eh
no Bella, questa non è una buona cosa. Se lei capisce che può colpirti nel tuo
punto debole, diventerà meschina con te e ti farà fare di tutto. Ad una ragazza
una volta, ha fatto levare la cacca del suo cane dalla camera.” Pensai ad un
piccolo barboncino. Quanto poteva sporcare? Ma come se potesse leggere i miei
pensieri, Jake aggiunse: “Aveva un Alano.”
Ero
finita. Già il fatto di farmi comandare a bacchetta, non mi andava a genio, ma
la cosa che mi preoccupava di più era sapere che li avrei visti insieme. Cosa
avrebbe detto Edward quando li avrei visti insieme?
“Ormai
il danno è fatto Jake, vado in cucina a parlare con lo chef.” Mi incamminai
verso le cucine, sentendo Jacob che sospirava tristemente un “Povera Isabella”
mentre mi allontanavo.
Parlando
con lo chef, scoprii un sacco di cose sui gusti culinari di Edward. Mi resi
conto che non tutti i mali venivano per nuocere. Il suo piatto preferito era la
pizza napoletana, che mangiava tutto, ma non gli piaceva molto la cucina
raffinata. Diversamente da quella piccola arpia che invece mangiava solo
ostriche e champagne.
Il
resto del pomeriggio passò in attesa di quel momento, con il cuore in gola in
attesa di quello che sarebbe potuto succedere. Cosa avrei provato se veramente
Edward fosse stato con lei? E soprattutto, come diavolo aveva fatto a prendermi
così tanto in così poco tempo?
Quando
arrivarono le 8 e un quarto il cuore cominciò a martellarmi così forte che a
stento sentivo altri tumori oltre il suo frenetico battito.
Scesi
in cucina e presi il carrello e mi indirizzai verso camera di Jane.
Un
piede dietro l’altro cercavo di respirare e mantenere il controllo. Ma mi
costava uno sforzo immane.
Quando
l’ascensore suonò la campanella del quinto piano, il mio corpo tremò così
vistosamente che dovetti tenermi per non cadere. Cominciai ad incamminarmi per
il corridoio lentamente. Guardai l’orologio, 8 e 30 esatte. Con tutta la forza
che avevo in corpo,sollevai il braccio e mi costrinsi a bussare con due colpi
secchi. Aspettai qualche secondo, ma nessun rumore arrivò dalla stanza. Presi
un nuovo respiro e bussai di nuovo, stavolta più rumorosamente, se c’era
qualcuno, doveva sentirmi per forza. E così infatti fu. Sentii la piccola
smorfiosa che urlava “avanti” e lo spettacolo che mi si parò davanti appena aprii
la porta non fu affatto piacevole.
Vidi
Edward, seduto nel divano accanto a lei con la camicia completamente aperta,
tutti e due rossi in viso. La gelosia mi colpì come uno schiaffo in pieno viso.
Mi sentii mancare l’aria.
“Ecco
la sua ordinazione, signorina.” Sbiascicai le parole.
“Sorpresa
tesoro! Buon gioniversario!!!!!” Guardava Edward con aria sognante, poi si
voltò verso di me. “Puoi mettere tutto lì. Eddy, tesoro, puoi dare qualche
spicciolo alla ragazzina?” Chiese Jane ad Edward, che era sbiancato nello
stesso momento in cui mi aveva visto. Mi fissava senza riuscire a dire una
parola, come se avesse appena visto un fantasma.
“Bella..”
Disse in un sussurro. Ci fissammo per un lunghissimo secondo negli occhi, poi
distolsi lo sguardo, sapendo di dover scappare da lì immediatamente.
“Non
voglio soldi. Vi auguro buona cena.” Le parole uscirono con una tale violenza,
che mi sentii quasi stanca, svuotata, dopo che le ebbi pronunciate. Uscii in
fretta dalla stanza e cominciai a correre verso l’ascensore, ma improvvisamente
sentii una mano che mi strattonò.
“Bella,
aspetta.” Cercavo di liberarmi dalla presa, ma lui mi teneva saldamente, senza farmi
male. “Dobbiamo parlare.”
“Non
abbiamo proprio niente da dirci.” Mi trovai ad urlare e mi sorpresi io stessa
del mio comportamento. Cercando di mantenere un contegno, abbassai il tono
della voce. “Lasciami andare Edward, diciamo che là dentro sei stato piuttosto
palese.” Lui mi si avvicinò e vedendo con la coda dell’occhio che Jane ci stava
osservando dalla porta della sua stanza, mi spinse dietro un angolo che le
occultava la vista.
“Calmati,
ok? Se mi stai ad ascoltare un attimo ti spiego tutto.” Mi fissò negli occhi
bloccandomi le spalle al muro.
“Che
cosa cavolo c’è da spiegare? Mi hai mentito! Ti sei preso gioco di me! Eri
fidanzato, Edward, e non mi hai detto niente! Io credevo che ti importava di
me. Invece sono stata solo un trofeo da aggiungere alla tua lista! E pensare
che ero disposta a rischiare tutto per te. Ma adesso basta, non voglio essere
più presa in giro da te!” Continuava a stringermi, aspettando che finissi di
parlare.
“Bella,
le cose non sono così semplici, ok? C’è qualcosa che non ti ho detto, e questo
non è né il momento né il luogo per parlarne, ma ti giuro, te lo giuro sul mio
onore, che ti spiegherò tutto.” Quando finì di parlare mi calmai e smisi di
divincolarmi. Come riuscivo a fidarmi di lui, dopo tutto questo?
“Edward
io..” Un singhiozzo improvviso interruppe le mie parole. Mi portai entrambe le
mani sulla bocca. Edward mi accarezzò dolcemente il viso con il palmo della
mano.
“Qualsiasi
cosa succeda, non scordare mai che sei la persona più speciale per me in questo
momento.” Dicendo questo mi abbracciò forte ed io feci lo stesso,
infischiandomi se qualcuno potesse vedermi oppure no. “Devo tornare da lei. Ti
chiamo dopo. Te lo prometto.” E con questo sciolse l’abbraccio e girò
immediatamente l’angolo, lasciandomi impietrita al centro del corridoio.
Dentro
di me mi rincuorai un po’ perché sapevo che Edward mi avrebbe spiegato tutto,
ma non mi sentivo affatto tranquilla. Cominciai a dirigermi verso gli ascensori
per rientrare in camera, visto che il mio turno era finito. Mentre aspettavo
che arrivasse l’ascensore, mi girai e vidi per caso due occhi azzurri
osservarmi da lontano. Sorrisi e salutai con un cenno. Non avrei mai potuto
immaginare, che quegli occhi azzurri, mi avrebbero portato ancora più guai.
**********************************************
Eccoci di nuovo qui.....
Ho aspettato di postar oggi, perchè ci tenevo a farvi avere
questo per il mio compleanno.. in questo modo è un pò
come festeggiare con voi :)
Il prossimo capitolo sarà un Edward Pov e molto probabilmente lo
sarà anche l'epilogo (che dovrebbe essere il capitolo 17)
Grazie mille a tutti <3
@Giovi: Bè. Edward è arrivato... ;) Bella aveva bisogno
di un'amica in quel momento.. ed Alice ha saputo adempiere
perfettamente a questo compito ^^ Un bacio a te
@Ila_sgu: me felice <3 Bè, del resto Edward è sempre
un attore che vive di pubblicità.. e cmq capirai meglio nei
prossimi capitoli..
@Pervy: il mio Edward è un tantino diverso da quello della saga ^^ un bacione <3
@fabii: un bacione bella *_*
@Miss: grazie *__* me arrossita.. sono felice che ti piaccia ^^
Al prossimo capitolo.
Grazie per l'affetto.
Vi voglio bene
A:
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 - Due occhi azzurri (Edward pov) ***
11. Due occhi blu
CAPITOLO 11
Due
occhi azzurri
Edward
p.o.v.
“Edward
io..” Sentire la sua voce rompersi in un singhiozzo mi fece male. Doveva capire
ad ogni costo. Quella piccola ragazza dagli occhi castani mi era entrata nel
cuore e con prepotenza vi si era stabilita e adesso non passava momento che non
pensassi a lei. Ma come era possibile che io Edward Cullen, andassi in paranoia
per una ragazza qualsiasi? Dovevo fare tutto ciò che era in mio potere per non
farla soffrire.
“Qualsiasi
cosa succeda, non scordare mai che sei la persona più speciale per me in questo
momento.” La presi tra le mie braccia stringendola, sapevo che dovevo tornare
da Jane, ma volevo con tutto il cuore che quel momento durasse per sempre.
Sentii il suo odore impossessarsi di me. Sperai per un secondo di essere una
persona normale con dei normali problemi. Ma così non era e tutto era
ingigantito dalla mia notorietà. “Devo tornare da lei. Ti chiamo dopo. Te lo
prometto.” Detto questo la lasciai andare e mi allontanai per tornare da quella
piccola arpia.
Respirai
profondamente. Alzai gli occhi e la vidi ancora lì davanti la porta ad
aspettarmi. Non avevo mai potuto sopportarla. Si, era stata l’avventura di una
notte o due, avevamo fatto sesso, ma come compagnia per la vita, era davvero
improponibile. Avrei preferito di gran lunga stare da solo. Ma in questa
situazione purtroppo, non ero solo io ad essere tirato in ballo.
“Edward,
dimmi perché sei andato dietro di lei, dimmelo subito!” Starnazzò mentre la
sorpassavo entrando di nuovo in camera.
“Mi
serviva che facesse delle cose per me domani.” Mentii talmente male che neanche
io stesso credevo alle mie parole. Ma Jane era così stupida che avrebbe preso
per vere tutte le cose che dicevo, anche che gli asini volavano se glielo
avessi detto io.
“Io
l’ho visto Eddy, l’ho visto come ti guarda. E’ un’impertinente. Ecco cos’è. E
una sciocca, stupida, invidiosa. AHHHHHHHHHHHHHHH.” Gettò un urlo così forte che
pensai si stessero per spaccare i vetri. “Ma ora ci penso io a lei, chiamo mio
padre…” Fece per prendere il telefono, ma le bloccai entrambe le mani. Non
potevo permettermi che Bella pagasse per qualcosa di cui non aveva colpe.
“No,
Jane lasciala in pace. Che ti importa di lei, quando io ho occhi solo per te?”
La frase suonava come una bestemmia alle mie orecchie, ma dovevo mentire,
dovevo farlo per lei.
“Davvero
Eddino?” Mi rispose facendomi gli occhi dolci e avanzando verso di me, senza
più ricordarsi di cosa stava facendo un attimo prima.
“Si,
davvero.” Le accarezzai il viso, cercando di tranquillizzarla. La sua pelle era
delicata, ma nulla a confronto di quella di Bella. Si avvicinò leggera e mi
diede un bacio sulle labbra che non rifiutai, ma neanche contraccambiai.
“Vedi,
oggi è il nostro giorniversario. Sono passati tre giorni due ore e dieci
minuti, da quando ci siamo rimessi insieme.” Cinguettò allegra, andando verso
il tavolo delle cose che aveva portato Bella.
“Wow,
sono già passati tre giorni.” Esultai senza entusiasmo, ma lei sembrò non
ascoltarmi neanche.
“Vieni
tesoro, siediti e mangiamo, ho fatto preparare le cose che ti piacciono di
più.” E cominciò ad alzare i diversi coperchi, per capire quello che era
destinato a me.
“Già,
bè, ma io non ho fame. Domani devo alzarmi presto, ti spiace se vado a letto?”
Volevo andare via da quella stanza. Avevo bisogno di tempo per riflettere da
solo. Sapevo di non trovarmi in una bella situazione e dovevo riuscire a escogitare
una soluzione che non comprendesse tra le altre cose la sofferenza di Bella.
“No,
ma è prestissimo. E questa bella cena?” Piagnucolò Jane, venendo verso di me.
“Domani
ti prometto che staremo tutto il giorno insieme, baby. Ho solo da fare di
mattina, ma di pomeriggio sono tutto per te.” Dissi abbracciandola di nuovo.
Lei sorrise e si strinse a me.
“Va
bene, amore.” E mi baciò di nuovo, questa volta con più passione e non potei
non rispondere al bacio. Mi sentivo un verme.
“A
domani.” Dissi frettolosamente per staccarmi da lei. Mi cominciava a mancare
l’aria.
Raccolsi
le mie cose e uscii dalla stanza. Percorsi lentamente il corridoio, fermandomi
davanti l’ascensore, quando qualcuno venne a bussare alle mie spalle.
Mi
girai di scatto e vidi due scintillanti occhi azzurri che mi osservavano.
“Dio,
Rose, mi hai fatto venire un colpo.” Le dissi sorridendo. Si gettò tra le mie
braccia. “Quando sei arrivata? Potevi dirmelo! Ti sarei venuto a prendere
all’aeroporto!”
“Sono
arrivata oggi pomeriggio e volevo farti una sorpresa. Ho un appuntamento di
lavoro domani e ne ho approfittato per venire a vedere come se la passa il mio
fratellone, super attore famoso ultra figo.” Vederla mi mise improvvisamente di
buon umore.
“Vieni,
andiamo in camera, ti devo raccontare un po’ di novità.” Entrammo in ascensore
e Rose cominciò a parlarmi delle sue ultime novità lavorative.
“Se
mi prendono Edward, sarò tutto l’inverno a New York. Sarebbe bello stare
insieme.” L’idea di me e Rose nella stessa cosa mi fece sorridere.
“Sei
troppo disordinata sorellina!” Dissi scompigliandole i capelli. Rose era più
piccola di me di due anni. Jasper invece era il piccolo della famiglia.
“E’
Jasper quello disordinato, ti ricordo!” Asserì fingendosi offesa.
Improvvisamente
il campanello dell’ascensore tintinnò e ci trovammo al mio piano. Mentre
camminavamo verso il mio appartamento, la osservavo. Adoravo terribilmente i
miei fratelli, per loro avrei fatto di tutto. “Come se la passa Emmet? Si
comporta bene lo scimmione?” Emmett era il mio migliore amico. Lo era sempre
stato, ancor prima di diventare famoso. Con Rosalie c’era sempre stata una
profonda attrazione, ma nessuno dei due si era mai dichiarato, pensando
entrambi di farmi un torto, finchè non avevo dato loro la mia benedizione e da
allora non si erano più staccati.
“Bene..
voleva venire anche lui, ma è dovuto partire per una gara di Surf in Europa e
quindi..”
Dentro
casa ci accomodammo sul divano e Rose cominciò a guardarmi con occhio
malizioso.
“Chi
era la tipa in corridoio?” Chiese aggrottando la fronte.
“La
tipa in corridoio?” Finsi di non capire di cosa stava parlando. Era impossibile
che ci avesse visti.
“Ed,
inutile che fai finta di niente, vi ho visto, ma soprattutto, vi ho sentito.”
Mi osservò riducendo gli occhi a fessura. Capii che non potevo mentirle.
“Ecco,
giusto di questo volevo parlarti. Rose, io.. io credo di essermi innamorato.”
Nel momento in cui le parole uscirono dalla mia bocca, mi resi conto che era
davvero così. Sentii il cuore che mi esplodeva dal petto.
“Innamorato?”
Sospirò rumorosamente. “Edward, santo cielo, quante volte te l’ho sentito dire?
Ogni volta che una relazione ti dura più di tre giorni, ti senti già subito
innamorato. E’ ora che cominci a crescere.” La sua voce aveva un tono di
rimprovero.
“Rosalie,
questa volta è diverso. Lei non è una stupida starletta del cinema, come tutte
le donne che ho avuto fino adesso. Lei è diversa. E’ vera.” Ricordai il primo
giorno che l’avevo vista. A come sbatteva il piede nervosamente a terra, in
attesa che la chiamassero per il suo colloquio. A come era riuscita a tenermi
testa. Dire che Bella era una ragazza fuori dagli schemi era davvero poco.
“Lo
sapevo che c’era qualcosa che non andava.” Affermò Rosalie, distogliendomi dai
miei pensieri. “Dannazione Edward, come puoi essere così egoista?” Quelle
parole mi ferirono profondamente, perché capii subito di cosa stava parlando.
“Egoista,
dici? Si, forse.” Risposi asciutto, distogliendo lo sguardo da lei.
“Edward,
non puoi farlo. Sai cosa c’è in ballo e dipende tutto da te.” Era disperata.
“Rosalie,
credi che non ci pensi ogni giorno? Che non passi ora a ricordare quello
stupido patto? Ma io devo pensare pure alla mia felicità.”
“No
Edward, tu devi pensare soprattutto alla tua famiglia. Hai presente che cosa
succederebbe se si venisse a scoprire? Se lo sapessero i nostri genitori? Sarebbe
una tale vergogna… Mamma ne morirebbe. E tu.. tu e io saremmo finiti per
sempre. Sai come i paparazzi cerchino ogni giorno del materiale su di te. Ma
questo non possiamo proprio permetterci di farlo trapelare.” Rosalie mi guardò,
aspettando una mia risposta, ma io non sapevo che dire. Sospirai.
“Già..
mamma e papà. Stupido di un fratello.” Sprofondai ancora di più sul divano. “Ma
come faccio Rose? Come faccio a dirle che per me è stato uno scherzo?” Chiesi
supplichevole a mia sorella. In quel momento vidi un guizzo nei suoi occhi, come
un lampo. “Che ti passa per la testa?” Chiesi fulmineo. Conoscendo mia sorella,
sapevo che c’era qualcosa sotto.
“No,
niente Edward, è che mi sono ricordata che devo fare una cosa domani.” Mi
sorrise dolcemente e proseguì allegra. “Senti, usciamo, andiamoci a divertire,
chiamo Jane e ce ne andiamo in quel locale carino dove andiamo sempre!”
“Con
Jane?” Chiesi in preda al panico.
“Edward,
vi dovete fare vedere in giro, e poi lo sai benissimo che lei dopo due
bicchieri è sbronza e si addormenta sui divanetti dei locali. Dai, vado a
chiamarla.” Rose si alzò così velocemente che non riuscii a fermarla.
Mi
alzai e presi il telefono per chiamare Bella. Dovevo spiegarle. E lei doveva
capire. Ma come riuscire a non perderla? Mi ero messo in un gran bel casino. Ma
del resto tutta la mia vita era sempre stata un casino. Ognuno che mi passava
accanto credeva di conoscermi, ma nessuno a parte lei, mi aveva mai conosciuto
davvero. Sbuffai. Che situazione difficile.
Scusami per
stasera. Ti prometto che mi farò perdonare e ti spiegherò tutto. Mi manchi
quando non sei al mio fianco, signorina Swan.
Scrissi
il messaggio senza pensarci, ma quando stavo per premere invio un tornado mi
travolse.
“Eddynooooo!!
Oh Mio Dio, c’è Rosi e non mi hai detto niente!!!! Usciamo dai!! Cosa fai con
il cellulare in mano!! Sono qui!!” Mi strattonò così forte che mi cadde il
telefono di mano. “Ops scusa!” Fece vedendo che il telefono era andato in mille
pezzi.
“Diavolo
Jane, potresti stare attenta.” Le urlai disperato. Nel frattempo arrivò anche
Rosalie a spingermi fuori dall’appartamento.
“Domani
te lo ricoprio.” Fece lei.
Già
domani. Ma non avevo più il numero di Bella, e soprattutto non le avevo mandato
il messaggio.
Dannazione.
Scesi
le scale nella speranza di non incontrarla, Jane mi stava avvinghiata e
continuava a baciarmi.
Ma
proprio perché tutto doveva andare storto, eccola seduta in un angolo. Era
bellissima. I capelli le scendevano sul viso ed era intenta ad osservare il
telefono.
Dannazione.
Aspettava un mio messaggio. Alzò lo sguardo improvvisamente vidi la sofferenza
nei suoi occhi, ed io mi sentii uno stronzo per l’ennesima volta, ma per
fortuna non guardò nella nostra direzione, si alzò e scomparve dietro una porta.
Sentivo
che le cose mi stavano sfuggendo di mano, e di lì a poco mi sarei reso conto,
che sfuggire di mano, era solo un eufemismo.
**********************************
Ed ecco il tanto atteso Edward P.O.V.
Spero che sia di vostro gradimento...
Sono quasi sicura di scrivere anche l'epilogo dal punto di vista di Edward... vedremo...
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi e che avete messo la mia
storia tra quelle che seguite... sono davvero senza parole!!!
@fabiii: suppongo che ti sia piaciuto il capitolo con Alice ^^
@Giova: Jane è Jane... deve essere odiosa per forza, e anche se
non ha il potere di dare dolore, ti assicuro che di dolore, ne
procurerà tanto a Bella...
@Isabella: fammi sapere se con questo capitolo, cambi idea su Edward ;)
Se vi va, lasciatemi anche un commentino!
Al prossimo capitolo!
GRAZIE!
A.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 - Una telefonata inaspettata ***
12. Una telefonata inaspettata
CAPITOLO
12
Una telefonata
inaspettata
La
gente passava nella hall tranquilla, come ogni mattina.
Uomini
in giacca e cravatta camminavano tutti indaffarati con le loro valigie, senza
degnarsi di uno sguardo, pigiando a casi tasti dei loro BlackBerry. Tutto era
immutato come ogni giorno, tutto tranne me. Era da due giorni che aspettavo un
cenno, una telefonata da Edward, che non arrivava.
Controllai
il display del telefono per la milionesima volta. Ancora nulla. Se voleva farmi
stare sulle spine ci stava riuscendo benissimo.
Ero
anche salita su in giardino, ma di lui, neanche l’ombra. Il suo cellulare era
spento. Cominciavo a pensare che mi stesse evitando. Era la cosa più logica e
la più giusta. Ma allora perché io al sol pensiero mi sentivo morire dentro?
“E’ inutile che stai lì ad osservare il
telefono, Bella.” Alice mi sgridò sonoramente. Aveva dannatamente ragione.
“Si,
lo so Alice, ma aspetto che mi chiami, ma lui continua a non farlo.” Avevo
visto passare solo la strega malefica che mi lanciava occhiate di odio puro. Ed
io ovviamente facevo altrettanto.
“Bella,
lo so che non ti piacerà sentirlo, ma forse dovresti lasciarlo in pace.” Disse
con tono premuroso.
“Già,
forse dovrei.” Sospirai e mi alzai. Concentrarsi era davvero difficile.
Improvvisamente
il telefono prese a squillare e per poco non mi prese un colpo.
“Pronto?”
Dissi affannata con il cuore che batteva a mille.
“Ciao
Bella.” Conoscevo bene quella voce, ma non era quella che con tutta me stessa
avrei voluto sentire.
“Mike..”
Sussurrai, delusa.
“Scusa..
ti ho disturbato? Hai una voce strana..” Chiese un po’ risentito dal mio tono.
“No
è che sto lavorando..” Lasciai la frase in sospeso, sperando che questo gli
facesse capire che non avevo voglia di parlare.
“Ecco,
io avevo chiamato.. a proposito dell’altro giorno.. cioè, del fatto di vederci
insomma.. ti andrebbe di uscire con me?” Si bloccò aspettando una mia risposta
che però non arrivava. “Bella, ci sei ancora?”
“Si
scusa.. stavo solo pensando.. io non credo..”
“Ti
prego.. sono stato uno stupido con te. Ti chiedo solo una cena.” Mi supplicò.
Improvvisamente mi balenò in mente di nuovo l’immagine di Jane avvinghiata ad
Edward e le parole uscirono quasi di getto dalla mia bocca.
“Si
va bene.”
“Davvero?”
Domandò contento.
“Davvero.
Quando?” Il mio tono era un po’ troppo secco, ma non mi importava, mi aveva
fatto stare troppo male.
“Domani
sera?” La sua voce era ancora titubante.
“Stasera
non puoi?” Se proprio dovevo togliermi la spina dal fianco, meglio subito.
“Si
certo che posso, ma credevo che tu..”
“Dove
ci vediamo?” Lo interruppi bruscamente.
“Ti
vengo a prendere io alle 21,00, ok?”
“Perfetto.
A stasera.” Stavo per chiudere la conversazione quando continuò.
“Eh,
Bella, un’ultima cosa.. metti qualcosa di carino, ti porto in un posto
speciale.” E con questo riagganciò. Qualcosa di carino? Cercai di pensare a
cosa diavolo avesse in mente, ma Alice mi riportò immediatamente alla realtà.
“Chi
è Mike?” Mi interrogò curiosa.
“Il
mio ex. Quello che mi ha mollata quando io pensavo che mi stesse per chiedere
di sposarlo. Ti ricordi, è venuto l’altro giorno..”
“Uh..
cavoli, scusa Bella.. si ricordo benissimo... scusami davvero, non voglio
essere invadente.. ” Affermò tristemente.
“Ma
dai Alice, non è successo nulla!!” Le sorrisi e lei tornò il piccolo folletto
radioso.
“Ok,
allora dobbiamo parlare della sua mise. Cosa pensi di metterti?” Chiese
curiosa.
“Bè,
dovrei avere un vestitino, credo..” Balbettai imbarazzata. Non avevo portato
nulla di particolarmente carino.
“Eh
no, Bella.. guarda, io e te dovremmo avere più o meno la stessa taglia. Se ti
fidi di me, te la presto io qualcosa.” Ammiccò raggiante.
“Ok.”
Risposi incerta.
Fu
così che la pausa pranzo passò in camera di Alice che mi fece provare 200 cose
finchè non ne trovammo una giusta. Un tubino semplice blu, con delle decolté
stampate che si abbinavano perfettamente al colore dell’abito. Mi sentivo
terribilmente in imbarazzo, ma Alice non aveva sentito ragioni.
Il
resto della giornata trascorse tranquillo, e grazie a Mike, pensai un po’ di
meno ad Edward. Jake mi cominciò a punzecchiare sul mio appuntamento e, anche
se io non gli avevo raccontato di Edward, lui aveva intuito che c’era qualcosa
che non andava e cercava di tenermi su di morale.
Quando
arrivarono le 20,00 Alice mi rapì e fece di me la sua bambola, pensando al
trucco e al parrucco.
“Alice,
davvero, non posso crederci.. sono davvero io questa?” Mentre mi guardavo allo
specchio, stentavo a credere che fossi davvero io quella nell’immagine che si
rifletteva.
“Bella,
ho solo portato fuori quello che tenevi nascosto.” Era soddisfatta del
risultato ottenuto e si vedeva.
I
miei capelli scendevano ad onde leggere giù per la schiena, con delle curve
perfette. Il viso era chiaro e le guance leggermente colorate da un rosa
delicato. Gli occhi erano contornati da filo di matita nera e le ciglia
allungate con il mascara. Le labbra brillavano, come se fossero di diamante.
Aveva preso i miei lati migliori e li aveva esaltati. Ero davvero senza parole.
“Grazie.”
La abbracciai, prendendola alla sprovvista, ma ricambiò immediatamente.
“Prego
Bella, ti meriti un po’ di felicità. Spero che questa sera vada come tu vuoi
che vada.” E mi sorrise.
Quella
frase mi lasciò non poco sgomento dentro. Cosa volevo io? Inizialmente ero
venuta a New York con l’intento di riconquistare Mike, ma dopo aver conosciuto
Edward, questa parte del piano aveva perso importanza. Amavo ancora Mike? Sarei
voluta tornare con lui? Cercai di allontanare questi pensieri, ci avrei pensato
al momento opportuno. Ero sicura che quando lo avrei rivisto avrei avuto l’
illuminazione. Guardai l’orologio, le 20,50. Era il momento di uscire fuori e
aspettarlo.
Baciai
Alice che continuava a guardarmi con orgoglio e mi incamminai verso l’entrata
principale.
Appena
uscii fuori una leggera brezza accarezzò il mio viso e mi venne improvvisamente
in mente la prima notte che passai con Edward. Al pensiero un brivido scese
dolce lungo la schiena. Dovevo scacciare via quei pensieri assolutamente.
“Ehi.”
Una mano calda si posò sul mio fianco, cingendomi la vita e una figura
longilinea si posizionò al mio fianco. “Aspetti qualcuno?” Mi guardò dolce,
sorridendomi.
Rimasi
senza parole. Come ogni volta che vedevo Edward.
“Io..
tu.. cosa vuoi?” Mi discostai da lui, staccandomi dal suo contatto.
“Scusami
Bella..” Mi si mise davanti ed io mi scostai per evitare il suo sguardo.
“Non
devi scusarti. Ho capito da sola, tranquillo.” Ero arrabbiata come non mai, ma
nello stesso tempo ero sollevata nel vederlo.
“Si,
che devo.. ma bè, il mio telefono è andato in frantumi e non ho avuto tempo per
prenderne un altro.” Sembrava sincero, ma non volevo credergli.
“Bella
scusa, Edward, davvero.. ma potevi fare di meglio.” Cominciai nervosamente a
picchiettare con il piede per terra.
“Sei
così dannatamente sexy e bella stasera.” Mi accarezzò la guancia dolcemente e mi
sorrise con quel suo sorriso sghembo che sfoderava quando voleva essere
irresistibile e sapeva di mettere a dura prova le mie difese.
“Si
ma non lo sono per te, mi spiace.” Mi pentii del mio tono nello stesso momento
in cui le parole uscirono dalla mia bocca, perché Edward si allontanò e fece
una smorfia, guardandomi torvo.
“Che
vuol dire, ma non per me? Dove stai andando?” Domandò nervosamente.
“Non
sono affari tuoi.”
“Bella
ti prego. Ho bisogno di saperlo per non impazzire.” Pronunciò quelle parole con
un tono così disperato che non potei fare a meno di guardarlo per la prima
volta dritto negli occhi. “Bella, c’è qualcosa che ti devo dire.. veramente più
di qualcosa.” Mi prese le mani ed io continuavo a fissarlo come incantata.
Fu
il suono di una voce che chiamava il mio nome a distrarmi dal suo incantesimo.
“Bella?”
Mike si avvicinò a noi due, ed io staccai immediatamente le mani da Edward.
“Mike!”
Esclamai buttandomi tra le sue braccia, più per fare ingelosire Edward che per
il piacere di vederlo.
“Oh
mio Dio, ma tu sei Edward Cullen?” Chiese Mike accorgendosi di Edward.
“Si.”
Rispose lui, continuando a fissare me.
“Oddio,
io ho visto tutti i tuoi film. Cioè, sei un grande e poi tutte le donne che
hai. Ma stai davvero con Jane Bennet?” Mike parlò a raffica ma Edward non lo
degnava di uno sguardo. Continuava a guardare me.
“Mike,
andiamo, se no si fa tardi.” Lo presi per un braccio e cominciai a camminare
voltando le spalle ad Edward.
“Oddio
Bella, ma lo hai visto? Cullen in persona vicino a te!” Trillò Mike tutto
esaltato.
“E’
un cliente dell’hotel, è normale che lo veda ogni giorno.” Improvvisamente
sentii la presenza di Edward di nuovo al mio fianco.
“Scusa..
Mike, giusto? Permetti che parli un attimo con la signorina Swan?” Chiese
guardandolo finalmente negli occhi.
“Ce..
certo!” Mike era troppo stupito per accorgersi di come Edward mi prendeva le
mani, di come mi guardava, di come non mi aveva tolto gli occhi di dosso.
Edward ed io ci mettemmo un attimo in disparte.
“Mi
dai la possibilità di spiegarti, per favore? Bella io ci tengo a te,
dannazione, come te lo devo far capire?”
“Ok,
ci vediamo domani nel tuo appartamento durante la pausa pranzo.” Risposi
mantenendo il tono glaciale.
“Sai
che non ho mai invidiato nessuno come quel ragazzo in questo momento?” Mi
sorrise, si girò e andò via, ed io feci lo stesso, pensando a quello che mi
aveva appena detto e sentendo la testa che mi girava. Appena lo raggiunsi, Mike
partì con le sue solite domande a macchinetta quando era curioso.
“Wow
Bella, cioè, tu conosci Edward Cullen di persona?” Chiese mentre mi apriva lo
sportello del taxi.
“Non
immagini quanto, Mike.” L’auto partì e lasciai l’hotel alle mie spalle,
notando, con la coda dell’occhio, che Edward era ancora davanti la porta a
fissarmi.
****************************
Se qualcuno di voi se lo sta chiedendo, Bella non ha visto Edward uscire dall'hotel con Jane la sera di prima.
Grazie per continuare a seguire i miei deliri...
@Ila: sono davvero contenta che ti piaccia! Scusa se non ho aggiornato prestissimo. Un bacio!
@Isabella: bè... non devi chiedermi scusa... questo capitolo mi
è servito per fare vedere che Edward la ama davvero. So che
può sembrare riduttivo e so che si è comportato da
vigliacco, ma per lui tutto questo è nuovo, non gli era
mai successo di innamorarsi davvero, di trovare qualcosa che potrebbe
contare più di qualunque altra cosa al mondo. Dagli un pò
di tempo. ^__^
@Fabiii: eh si.. che casino.. le cose si faranno sempre più complicate!!!!
@Giova: le ragioni di Edward le capirai più avanti. Lui ha
paura, perchè non ha mai provato ad amare davvero qualcuno... :)
Grazie davvero...
Al prossimo capitolo.
A.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 - Tutto quello che volevo ***
13. Tutto quello che volevo
CAPITOLO 13
Tutto quello che
volevo
“Cavolo
Bella, deve essere davvero un bel lavoro il tuo. Chissà quante persone famose
incontri. Ma ci hai mai parlato davvero con Edward Cullen?” Mike parlava a
ruota libera, ma io pur annuendo alle sue parole, non ne avevo ascoltato
neanche una. Pensavo solo ad Edward.
“Hanno
detto che ha avuto una storia praticamente con ogni sua coprotagonista. Deve
essere davvero un grande. E poi ogni donna è innamorata di lui.” Lasciò la
frase in sospeso e mi voltai repentinamente verso di lui. “Bè ogni donna tranne
te Bella, lo so che non lo sopporti.” Presi un bel respiro, sollevata, che
almeno lui non si fosse accorto di una cosa tanto palese.
Per
il resto del tragitto, lui continuò a parlare ed io continuai ad ignorarlo.
Quasi
non mi resi neanche conto quando arrivati davanti un lussuoso ristorante, lui
aprì lo sportello e mi chiese di scendere dalla macchina. Ero come in trans,
ripensavo ad Edward, al suo sguardo, alle sue parole. Non era possibile che ci
fossi cascata. Era un classico. La ragazza che si innamora del bell’attore. Ma
io potevo davvero dire di essere innamorata di lui? Un profondo malessere mi
avvolse, per un attimo non riuscii a respirare. Non avevo mai pensato
all’eventualità di amare Edward. In realtà con lui, non avevo pensato a nessuna
eventualità.
“Bella,
allora?” Chiese Mike spazientito, quando vide che continuavo a non muovermi.
“Si,
scusa Mike, ero distratta.” E scesi velocemente dalla macchina. Mike mi prese
la mano e mi indicò con orgoglio il ristorante.
“Ho
preso il tavolo migliore solo per noi, Bella.” Affermò gongolante.
“Grazie.”
Risposi timidamente. Era tornato il solito Mike. Quello per cui io ero al
centro di tutto. Quello che mi faceva sentire come se fossi una principessa. Quello
di cui io mi ero perdutamente innamorata. Ma sentimenti contrastanti si
dibattevano dentro di me, e non sapevo se essere felice o no di tutto ciò.
Anche se erano passato poco tempo da quando ci eravamo lasciati, sentivo che
erano cambiate tante cose. Troppe, in effetti.
I
camerieri ci accolsero come se fossimo divi di Hollywood, e mi sentii
terribilmente in imbarazzo. Chissà se Edward era abituato a tutto questo.
Chissà come si sentiva sapendo che non poteva fare neanche due passi in strada
che già tutte lo riconoscessero, chiedendogli un autografo o una foto. Chissà
cosa provava, sapendo che tutti pensavano di conoscerlo, ma in pochi sapevano
davvero chi era.
Ci
accomodammo in un piccolo tavolino, illuminato dalla tiepida luce di una
candela. Il posto era appartato e un piccolo separé lo divideva dal resto del
locale. Era come se fossimo davvero solo io e lui.
Ordinammo
senza scambiarci molte parole. Non avevo niente da dirgli e lui sembrava
terribilmente in imbarazzo. Durante l’antipasto gli chiesi del lavoro e mi
racconto gli ultimi progressi che aveva fatto e di come gli andassero bene le
cose. Mentre mangiavamo il primo, fu il momento di parlare del mio lavoro, e
raccontai di come mi trovassi bene, omettendo ovviamente tutto quello che era
successo con Edward.
Fu
al dolce, che i continui sguardi di Mike pieni di tensione verso gli altri
tavoli, mi fecero un po’ preoccupare.
“Ehi
Mikly, tutto bene?” Chiesi, cercando di capire che cosa stesse succedendo.
“Mmmh,
si Bella, è che..” Rispose confusamente. Cominciai a guardarmi intorno e mi
voltai a guardare verso di lui, solo quando sentii che si stava alzando.
“Dove
vai?” Lo interrogai, notando che si stava avvicinando a me con fare impacciato.
“Puoi
alzarti un attimo per favore?” Mi domandò imbarazzato.
Io
obbedii e solo un attimo dopo, quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me,
compresi quello che stava accadendo.
“Isabella
Swan, so di avere sbagliato con te. So di essere stato un enorme stupido a
lasciarti andare via così, ma avevo le mie buone ragioni. Non potevo chiedere la
tua mano, se prima non avessi avuto un buon lavoro per poterti dare tutto
quello di cui avevi bisogno.” Mentre lui parlava io ero come impietrita. Avevo
sognato centinaia di volte quel momento e adesso, era come se stessi osservando
la vita di un’altra come un silenzioso spettatore.
Mike
infilò le mani in tasca e ne estrasse una piccola scatolina di velluto blu. La
posizionò davanti a me e con un click fece scattare l’apertura, rivelandomi il
suo prezioso contenuto. Un anello con un grosso diamante rosa luccicava di
fronte a me. Era la cosa più bella che avessi mai visto. Nello stesso istante
in cui mi mossi, il gancetto della collana di Edward mi si impigliò tra i
capelli, facendomi male.
“Mi
faresti l’immenso onore di diventare mia moglie?” Concluse infine il suo
monologo.
Ero
senza parole. Non sapevo che dire, e non per l’emozione, ma perché sentivo che
i miei sentimenti nei suoi confronti erano cambiati. Qualsiasi risposta in quel
momento sarebbe stata un grandissimo errore.
“Io…
non so.. Ci devo pensare, Mike.” Riuscii infine a sbiascicare, ancora sotto
shock.
“Che
significa che ci devi pensare? Bella era quello che volevi, che volevamo
entrambi!” Affermò mentre si alzava da terra. Io ricaddi di nuovo sulla
poltrona.
“Mike,
hai ragione, ma adesso, dopo tutto quello che è successo.. io non so. Sono
stata talmente male. Perché non hai parlato dei tuoi progetti? Avrei potuto
aspettare…”
“Aspettare
dici? Bella, io adesso sono qui. Penso che abbiamo aspettato abbastanza.”
Improvvisamente il suo sguardo si illuminò, come se avesse avuto una
rivelazione. “Hai conosciuto qualcun altro, vero?” Disse in tono allarmato.
“No, Mike, non ho conosciuto nessuno.” Mentii. Ma lui si accorse immediatamente
che c’era qualcosa che non andava.
“Stai
mentendo Bella, ti si legge negli occhi.. Chi è?” Alzò il tono della voce e
alcuni si girarono.
“Ti
prego, non complicare le cose.” Mi alzai e lo guardai negli occhi. “Dammi solo
qualche giorno per pensarci. Non ti chiedo altro.”
“E’
qualcuno dell’hotel.. sicuro.. perché a Forks non sei uscita con nessuno.”
Parlava più con se stesso che con me, e a me questa cosa, aveva sempre dato i
nervi.
“Michael,
sono qui, ok? E poi come diavolo fai a sapere che a Forks non sono uscita con
nessuno?” Stavo per cominciarmi ad altarare.
“Bella,
Forks è una piccolissima città. Se fossi uscita con qualcuno, lo avrei saputo.”
Disse con tono pacificatore e prendendomi le mani. “Io ho chiesto ogni giorno
di te. E non credere che non ci sia stato male..”
“E
di Faith che mi dici allora?” Chiesi con molta più rabbia di quella che
pensassi.
“Faith
è stato un errore. Siamo usciti una sola volta e non è successo niente. Per me
tu sei sempre stata l’unica.” A quelle parole, sentii la gelosia divamparsi
dentro di me.
“L’unica
Mike? L’UNICA?” Mi ritrovai ad urlare, senza rendermene conto. “Io me ne torno
in hotel. Subito.” Mi alzai e presi le mie cose, ma Mike di scatto mi afferrò.
“Ti
prego Bella, pensaci.” Mi supplicò.
“Lo
farò.” Mi voltai e uscii da locale, in attesa che il taxi che avevo fatto
chiamare, arrivasse.
Ero
talmente piena di pensieri, che non mi accorsi neanche del tempo che passò. Mike
mi aveva finalmente chiesto di sposarlo. Era quello che volevo. Ero venuta fino
a New York perché ciò accadesse. Ma allora perché non ero la ragazza più felice
del mondo?
Nel
tragitto che mi riportò a casa, cercai di impiantare nella mia testa che quella
proposta era la migliore cosa che mi potesse capitare. Scendendo pagai distrattamente
il tassista e guardai l’orologio. Era mezzanotte passata. Attraversai la hall
quasi deserta e mi direzionai verso la porta che conduceva alle camere del
personale, quando qualcuno mi chiamò.
“Sei
Isabella Swan, vero?” Mi volta e riconobbi immediatamente i due occhi azzurri
che mi scrutavano nell’oscurità, che avevo visto qualche sera prima, quando
stavo discutendo con Edward.
“Si.”
Risposi di getto, senza pensarci.
“Possiamo
parlare?” Chiese gentilmente, mentre si avvicinava a me. Uscendo dall’oscurità,
la sua bellezza mi travolse. Ero davvero senza parole. Lunghi capelli biondi
avvolgevano un viso a dir poco perfetto.
“Cer-to.”
Balbettai.
“Scusa,
non mi sono neanche presentata.” Allungò la mano ed esternò un meraviglioso
sorriso. “Io sono Rosalie Cullen, la sorella di Edward.” Appena sentii quel
nome, il cuore mi andò in gola e mi si mozzò il fiato.
“La
sorella di Edward?” Chiesi scioccata. Avevo sentito parlare di lei, ma
trovarmela davanti così all’improvviso, era tutta un’altra storia.
“Si..
bè, non voglio sembrarti impertinente, ma.. dovresti farmi il favore di
lasciare mio fratello in pace.” Il suo tono continuava ad essere garbato, ma le
sue parole erano taglienti come coltelli.
“Che
cosa vorresti dire?” Non riuscivo a credere che mi stesse davvero dicendo
quelle cose.
“Mio
fratello è troppo distratto da te, e perde di vista quelli che sono i suoi
obiettivi principali.” Riassunse asciutta il concetto del discorso.
“Obiettivi
principali?” Mi colse talmente alla sprovvista con quelle sue parole che non
riuscii neanche a controbattere.
“Isabella,
mio fratello è un attore famoso e questo penso che lo sappiamo tutti. Oddio,
come spiegarti. Mi spiace che sia io a dirti queste cose, ma lo faccio per il
bene di entrambi. Credi davvero che sia innamorato di te? Per lui sei solo una
enorme distrazione.” Sentii gelare il sangue nelle vene.
“E
sta mandando te a dirmi queste cose?” Affermai acida.
“Lui
è troppo indaffarato con Jane per preoccuparsi anche di te. Quindi ho fatto io
il lavoro sporco al posto suo.” Aprii la borsa e prese il portafoglio. “Quanto
vuoi per stare zitta e fare finta che non sia successo nulla?” Quella domanda
mi umiliò a tal punto che la rabbia prese il sopravvento sulla ragione e sulla
calma.
“Non
voglio i suoi soldi, ne ora ne mai.” Le urlai in faccia. “Digli anche che può
anche andare a quel paese.”
“Senti,
sono in ballo troppe cose per preoccuparmi dei tuoi sentimenti da ragazzina
innamorata. Volevo solo farti un favore e renderti la cosa più semplice. Ma fai
un po’ come vuoi.” E si allontanò, lasciandomi lì, al centro della hall, senza
riuscire ad emettere più un suono.
Sapevo
che aveva ragione e sapevo anche che Edward era stato l’errore più grande della
mia vita, e adesso c’era anche la proposta di Mike con cui fare i conti.
Con
la testa piena di domande e la rabbia che urlava dentro di me, mi diressi verso
la mia camera, nella speranza che una volta tanto, la notte mi avrebbe portato
davvero consiglio.
********************************************
Un'altra settimana è passata e ci avviciniamo sempre più alla fine....
Le cose non diventeranno più semplici, un pò come nella
vita reale, quando qualcosa va a rotoli poi sembra che tutto il resto
lo segua...
Non vi dico altro per non svelarvi nulla, ma niente è scontato :)
Grazie ragazze per i commenti:
@feeg: bè, Mike si può annoverare sicuramente tra
gli uomini a cui piace apparire... e trovarsi davanti a Edward Cullen
in persona è un ottimo modo di apparire, non si è neanche
accorto di come lui guardava Bella.. per chiunque altro sarebbe stato
così palese!
@isabella: non credo che Bella cederà molto facilmente... e capirai quanto è forte nel prossimo capitolo ^^
@giova: adesso ci sono gli ultimi capitoli.. spero davvero di lasciarvi con il fiato sospeso :)
@erika: Bella ragiona da donna ferita. Vuole fare del male a Ed anche a
costo di riaprire vecchie ferite. E come hai visto qui, le ferite non
si sono mai rimarginate del tutto!
@fabii: felice che ti sia piaciuto
@yara: non preoccuparti per le recensioni ^^ il mio scopo è solo
farvi sognare un pò con i miei occhi.. Grazie mille per i tuoi
complimenti, non sai quanto mi lusingano! <3
Grazie a tutti voi, che con affetto continuate a spendere 5 minuti del vostro tempo con i miei personaggi.
Al prossimo capitolo!
A.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 - Il sogno che crolla ***
14. Il sogno che crolla
CAPITOLO 14
Il sogno che
crolla
Le
notti insonni ormai non erano più un problema. Mi ci ero abituata, e quella trascorsa
era stata sicuramente la più insonne di tutte.
Sentivo
come una spada di Damocle che gravava sulla mia testa, ed ero sicura che prima
o poi sarebbe caduta, lasciando ben poco di me.
Non
avevo raccontato a nessuno quello che era successo. Ma Forks era un piccolo
paese e la notizia non tardò ad arrivare alle orecchie di mio padre.
Quando
squillò il telefono sapevo già cosa voleva dirmi, ma risposi ugualmente. Magari
sentirlo mi avrebbe fatto stare meglio.
“Papà.”
Dissi con voce assonnata.
“Bells..
ehm..” Era imbarazzato. Non gli piaceva che pensassi che si immischiava nelle
mie cose, così fui io a prendere il discorso.
“Si,
papà, mi ha chiesto di sposarlo ieri sera.” Il tono piatto con cui esclamai una
cosa che doveva farmi stare su di giri, lo fece preoccupare.
“Che
succede? Non era questo che volevi più di ogni altra cosa?” Tutti sembravano
sapere quale fossero le cose che desideravo o non desideravo. Tutti tranne me,
ovviamente.
“Papà..
io.. non so cosa fare.” Affermai infine, con lui mentire non sarebbe servito a
nulla, mi conosceva troppo bene.
“So
che non ho mai nascosto il fatto che il piccolo Newton non mi faccia impazzire.
Ma a me importa solo della tua felicità Bella, e se è questo che vuoi, per me
andrà benissimo.” Disse con tono serio. “Io ti voglio bene, piccola mia, e
voglio solo il meglio per te.”
“E’
che io.. ho una tale confusione in testa. Credevo che lui fosse quello che
avevo sempre desiderato e aspettato, ma..” Lasciai in sospeso la frase, perché
non sapevo come terminarla. Ma ho
incontrato un altro di cui mi sono perdutamente e scioccamente innamorata, che
non ricambierà mai il mio amore e che si è dimostrato essere la persona più
egoista del mondo, avrei probabilmente dovuto dire.. “..ma ho paura di fare
la scelta sbagliata.” Conclusi invece.
“Hai
tutto il tempo che vuoi per pensarci e per prendere una decisione. Ed io starò
sempre dalla tua parte.” Disse amorevolmente.
“Grazie
papà.. adesso devo andare al lavoro.” E chiusi la conversazione. Le parole di
mio padre mi fecero riflettere. Era quello che avevo sempre desiderato, aveva
detto. Ed era la pura e sacrosanta verità.
Mi
alzai, ancora con la testa nel pallone e mi preparai per andare a fare il mio turno.
Avevo provato talmente rabbia con il colloquio con Rosalie, che mi sentivo
sfinita. E poi mancavano anche pochi giorni alla scadenza del mese di prova e a
breve avrei saputo se la mia carriera avrebbe preso il volo o se il volo,
l’avrei preso io per tornare a casa.
Alice
era sorridente come ogni mattina, e mi incoraggiò quando le raccontai della
nottata appena trascorsa.
“Bella,
troverai la soluzione, vedrai. Devi solo capire cosa vuoi davvero tu.”
“Già.
Ma cosa voglio davvero?” Dissi più a me stessa che a lei.
Suonò
improvvisamente il telefono e apparve sul display il numero dell’interno
dell’ufficio del signor Clearwater.
“Buongiorno signor Clearwater.” Alice rispose
sempre sorridente e frizzante. Ma in men che non si dica cambiò espressione,
diventando improvvisamente seria. “Si, certo.. ovvio. Glielo dico subito.” E
riagganciò. La sua faccia non preannunciava niente di buono.
“Bella?” La sua voce aveva un che di nervoso,
preoccupato.
“Alice
cosa succede?” Chiesi allarmata.
“Il
signor Clerawater ti vuole vedere.. subito.. e non aveva per niente un tono
felice.” Entrambe ci guardammo. Sapevamo tutte e due cosa significava quella
telefonata.
“Dannazione.”
Mi alzai di scatto e mi diressi verso il suo ufficio.
Mentre
percorrevo il corridoio, avevo il cuore in gola. Davanti la porta, presi un
gran respiro e bussai educatamente, aspettando di essere invitata ad entrare.
Con mio enorme stupore, sentii che all’interno della stanza, doveva esserci
qualcun altro, oltre il signor Clearwater.
“Avanti.”
Aprendo la porta, mi resi conto, che avevo ragione. In quella stanza, il signor
Clearwater non era da solo. Rosalie e Jane erano sedute su comode poltrone
poste davanti la scrivania del signor Clearwater.
“Si
sieda, signorina Swan.” Tutti gli occhi erano puntati su di me. “La signorina
Bennett è venuta questa mattina nel mio ufficio, ponendo alla mia attenzione un
fatto increscioso che è successo con il suo fidanzato. Dice che lei è
ossessionata dal signor Cullen. E’ vero?” Chiese serio. Sentii come se quelle
parole mi avessero dato uno schiaffo in faccia.
“Ossessionata?
Io?” Balbettai.
“Dice
anche che più di una volta, ha molestato il signor Cullen, seguendolo in camera
e in giardino.” Dall’espressione che aveva, il signor Clearwater non si sentiva
per niente a suo agio come inquisitore.
“Si..
no.. cioè.. non è esattamente così.” Cercai di difendermi, cercando una scusa
plausibile per proteggermi da quelle accuse. Jane e Rosalie, nel frattempo,
continuavano a fissarmi, una con sguardo di odio puro, l’altra con indifferenza
totale. I miei occhi passarono velocemente in rassegna le tre persone che avevo
davanti. Non sapevo che dire.
“Non
è stata colpa sua. Lei non c’entra nulla.” Solo in quel momento mi accorsi che
c’era una quarta persona nella stanza. Edward in piedi, che guardava fuori
dalle finestre, con aria assente.
“Come
dice, prego?” Chiese il direttore corrugando la fronte.
“Che
la colpa non è della signorina Swan. Lei non mi ha ossessionato, non mi ha perseguitato.
Ci siamo solo visti. Tutto qui.” Edward continuava a non staccare gli occhi dal
panorama esterno. Come se non volesse guardare quello che stava succedendo in
quella stanza.
“In
ogni caso la signorina Swan ha infranto le regole, e ne pagherà le
conseguenze.” Mi fissò nuovamente negli occhi, con aria di disapprovazione ed
io mi sentii talmente in colpa che mi uscì fuori un singhiozzo. E solo in quel
momento Edward si voltò a guardarmi con sguardo sofferente.
“Non
possiamo trovare un accordo? In fondo è stata solo uno stupido errore.” Quelle
parole, pronunciate da Edward mi ferirono più di qualsiasi altra cosa, e senza
volerlo, le lacrime, cominciarono a scendere lente e silenziose.
“No,
mi spiace signor Cullen. Sapeva quali erano i rischi di un tale comportamento.
Adesso, se vogliate scusarmi, devo scambiare 4 chiacchiere a tu per tu, con la
signorina Swan. Mi scuso enormemente per il fastidio procuratovi e vi assicuro
che verranno prese le precauzioni necessarie.” Disse rivolgendosi a Jane in particolar
modo. Le ragazze si alzarono e allungarono la mano verso il signor Clearwater.
“Non
si preoccupi. Sapere che questa ragazza avrà la giusta punizione, mi fa stare
certamente meglio.” Affermò Jane prima di voltarsi e lasciare la stanza,
gettandomi occhiate schifate, come se fossi un sacco dell’immondizia. Sentivo
il mio mondo sgretolarsi. Mi voltai verso la finestra e notai che Edward non si
era mosso di un centimetro.
“Signor
Cullen, deve dirmi qualche altra cosa?” Gli chiese gentile il direttore.
“Non
la licenzi, la prego. Per lei questo lavoro è molto importante, e la colpa è
solo ed esclusivamente mia.” L’impeto delle sue parole mi lasciò senza fiato.
Ma questo non significava che non fossi arrabbiata, triste ma soprattutto
delusa.
“Lo
terrò in considerazione, ma non posso prometterle nulla.” E con questo anche
Edward si avviò verso l’uscita. Mentre camminava, non alzai neanche un secondo
gli occhi verso di lui. Mi sentivo davvero ferita.
“Mi
spiace signorina Swan...” Esordì il signor Clearwater quando anche Edward fu
uscito dalla stanza. “Le ho dato un’opportunità, e lei l’ha sprecata. Mi
dispiace davvero tanto.”
“Già
dispiace anche a me.” Continuavo a piangere e non riuscivo a smetterla. Come lo
avrei detto a mio padre?
“Sa
cosa mi dispiace di più? E’ che quando il signor Newton mi ha chiamato..”
“Come
ha detto scusi? Come fa a conoscere il signor Newton?” Chiesi esterrefatta
quando sentii pronunciare quel nome.
“Vede
Bella, devo confessarle una cosa. Circa un paio di mesi fa, ho ricevuto una
telefonata dal signor Newton che mi chiedeva il favore di metterla in prova.
Non ha specificato i motivi, ma siccome io e lui siamo vecchi amici, ho detto
che lo avrei fatto con piacere.” Sorrise amabilmente, ma c’era un velo di
tristezza nei suoi occhi.
“Ma
io le ho inviato il curriculm.. la sera prima, me lo ricordo benissimo!”
“Il
signor Newton mi ha gentilmente chiesto di non farle parola di questo nostro
piccolo accordo, e così durante la nostra prima conversazione, non le ho detto
nulla. Il fatto che lei abbia letto la mail quel giorno, sarà stata una
semplice coincidenza. Mi creda.” Ripensandoci bene, tutto coincideva. I
genitori di Mike non avevano accettato la nostra separazione e dovevano essere
a conoscenza dei piani del figlio. Se anche io fossi stata a New York sarebbe
stato tutto più facile. “I signori Newton la adorano. E credono davvero tanto
in lei.” Avevo avuto quell’opportunità grazie ai Newton e qualunque fosse il
loro scopo finale, so che lo avevano fatto anche perché credevano molto in me e
non potevo per questo arrabbiarmi con loro.
“Si..
grazie..” Piuttosto che farmi stare meglio, tutto questo, mi faceva stare molto
peggio.
“Adesso,
dovrebbe consegnarmi il pass. La divisa e le chiavi della stanza le può lasciare
in reception, quando avrà finito di preparare le sue cose.” Allungò la mano.
“Arrivederci signorina Swan. E’ stato un piacere, seppur breve.”
Strinsi
la sua mano, quasi fossi uno zombie, con gli occhi rossi e gonfi per le
lacrime.
Non
potevo credere che fosse successo veramente tutto quel casino. Ripensai alla
reazione impassibile di Edward, e un dolore forte e intenso mi colpì in fondo
al cuore.
Ormai
avevo perso tutto. O quasi tutto.
Presi
il telefono e composi il numero senza pensarci. Dopo due squilli, il mio
interlocutore rispose.
“Bella?”
Chiese con tono amabile.
“Ciao
Mike. Scusa.. ti disturbo?” Avevo ancora la voce roca per le lacrime.
“No..
sai che non mi disturbi mai… che succede?”
“Ho
preso una decisione. E volevo comunicartela subito.” Dissi decisa senza
pensarci molto.
“E
allora?” Sussurrò emozionato.
“E
allora ti sposo.”
*************************************
E rieccoci qui... le cose per Bella non sono messe per niente bene....
Ma anche nella realtà, quando una cosa va male, non capita
spesso che vada male anche tutto il resto?
Vi ringrazio davvero, sapere di scrivere qualcosa che è apprezzata da qualcuno, mi rende davvero felice :)
@Pervy: come hai ben visto, Bella ha deciso di sposare Mike...e penso che vipere per Jane e Rose, non basti.
@Giova: nel prossimo capitolo, scoprirai se Edward era al corrente o no di quello che ha fatto Rosalie.
@Funny: Edward ama davvero Bella, ma non avendo mai provato un
sentimento così per qualcuno, non riesce a capire quali sono le
cose davvero importanti.
@isabella: contenta che Bella abbia accettato? XD Il prossimo capitolo, odierai ancora di più Edward ^^
@Erika: Bella è troppo arrabbiata, per capire cosa sta facendo
della sua vita. E questo è stato sicuramente la goccia che ha
fatto traboccare il vaso...
@Ila: Spero che sia abbastanza presto ^__^
@Yara: Rosalie, da un certo punto di vista è gelosa di Edward,
perchè lei ha sempre vissuto nel mondo della finzione, e non ha
mai davvero capito cosa significa provare qualcosa di sincero per
qualcuno. Spero ti piacerà la piega che prenderà la
storia :)
@fabii: grazie cara <3
@Grepattz: bè un pò di pasticci ci sono. Dovrai aspettare
il prossimo capitolo, per conoscere le reazioni di Edward ;)
Insomma... nel prossimo capitolo ci sarà una sorta di resa dei
conti... spero davvero che continui a piacervi.. e grazie dei commenti,
sono davvero contenta che siate stati così in tanti! ^__^
Al prossimo capitolo.
A.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 - Addio ***
15. Addio
CAPITOLO 15
Addio
“Davvero
vuoi sposarmi, Bella?” Rispose Mike pieno di entusiasmo, come se qualcuno gli
avesse appena detto che aveva vinto ad una lotteria.
“Davvero.
E’ quello che ho sempre desiderato.” Sapevo benissimo che il mio tono non era
felice come quello di Mike, ma quella che avevo appena avuto era la batosta più
grossa di tutta la mia vita.
“Ma
che succede? Sembri… strana.” Chiese notando la mia voce da funerale. In quel
momento scoppiai di nuovo a piangere.
“Mi
hanno licenziato Mike.” Singhiozzai.
“Ti
hanno cosa?? Ma come è possibile?? Sei la receptionist migliore del mondo.
Adesso vengo e..”
“No,
tesoro, la colpa è stata mia. Ti racconto dopo. Posso venire a stare da te per
qualche giorno?” Il tono di supplica era evidente nelle mie parole. “Ho due
valigie e non so dove andare.”
“Certo
che puoi Bella, puoi stare tutto il tempo che vuoi. Se vuoi vengo anche a
prenderti.”
“No,
ce la faccio da sola. Ci vediamo più tardi.” Chiusi e mi diressi nervosamente
verso la mia stanza, non accorgendomi che stavo ancora piangendo. Appena giunsi
davanti la porta, mi tremavano talmente le mani che non riuscivo ad infilare la
chiave nella serratura. Dopo innumerevoli tentativi, riuscii nell’impresa e
chiusi la porta alle spalle, sbattendola rumorosamente. Mi poggiai con la
schiena allo stipite e cominciai a scivolare a terra, abbandonandomi ad un nuovo
pianto liberatorio.
La
delusione mi fece venire un senso di nausea assurdo. Sentivo ogni pezzettino
della mia vita crollare. Cosa avrei fatto adesso?
Cercai
di concentrarmi sull’idea del matrimonio e finalmente smisi di piangere. Avrei
raccontato a Mike a grandi linee quello che era successo, senza scendere troppo
nei dettagli. In fin dei conti nessuno avrebbe mai creduto a quello che era
davvero successo con Edward.
Un
profondo ed intenso dolore scaturì dal mio corpo al pensiero di quel nome.
Sospirai a fondo prima di riuscire a trovare la forza di alzarmi. Rovistai
nella borsa e presi il telefono. Dovevo fare la cosa che mi terrorizzava di
più. Chiamare mio padre.
Il
telefono cominciò a suonare, ma non ebbi nessuna risposta. Tirai un sospiro di
sollievo pensando che almeno quello al momento lo avevo rimandato.
Mi
osservai attorno, guardando frammenti di un mese di vita sparsi per la stanza e
sapendo che era il momento di impacchettare il mio piccolo sogno e le mie fragili
speranze e riporle in un cassetto infondo al cuore. Era tutto finito.
Sapevo
che sposare Mike era l’obiettivo finale di tutto, ma allora perché stavo così
male?
Due
toc alla porta mi distrassero improvvisamente. La aprii con una lentezza
esasperante, e rimasi quasi senza fiato, quando mi ritrovai Edward davanti. Era
sicuramente l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
“Posso?”
Chiese senza avere la forza di guardarmi in faccia. Aveva indosso il solito
capellino e i soliti occhiali da sole.
Ci
pensai un attimo, poi gli feci cenno di accomodarsi. Ero troppo arrabbiata per
riuscire a parlare.
Mi
chiusi la porta alle spalle, e continuando a non dire nulla, presi la valigia
sotto il letto e cominciai a gettarci dentro abiti alla rinfusa.
“Io..”
Esordì, zittendosi immediatamente, come non avesse avuto il coraggio di
continuare a parlare.
Io
seguitavo a non degnarlo di uno sguardo, e senza farmi notare, ripresi
silenziosamente a piangere. “Bella ti prego..” Il suo tono disperato mi fece
voltare a guardarlo. Il dolore si intensificò nel mio cuore. Mi aveva ferito
più chi di chiunque altro al mondo. “Mi dispiace Bella, per tutto.” Disse
guardando a terra. Non aveva neanche il coraggio di fissarmi negli occhi.
“Ti
dispiace?” Dissi ridendo amaramente tra le lacrime.
“Ascolta
io…” Riprese a guardarmi, ma stavolta ero io ad avere abbassato lo sguardo. “Io
credo di amarti.” Quelle parole mi colpirono violente.
“Tu
credi cosa, Edward? Stai scherzando?” Chiesi quasi offesa.
Aspettò
qualche secondo prima di riprendere a parlare, come se stesse selezionando le
parole da utilizzare. Il suo sguardo sembrava concentrato e i suoi occhi erano
velati di una tristezza che non gli avevo mai visto.
“Bella,
le cose non sono semplici. Ed io non sono il solo ad essere tirato in ballo in
questa storia. E’ complicato.” Cominciò a camminare inquieto per la stanza.
“Cosa
c’è di complicato, dimmi..” Mi misi le braccia conserte, in attesa della sua
illuminante spiegazione.
“Troppe
persone ne soffrirebbero Bella…” La sua voce continuava ad essere tormentata.
Io
non ci stavo capendo più niente. La mancanza di costanza di questo ragazzo era
così evidente che non mi sarei stupita se improvvisamente così come era
arrivato si fosse alzato e se ne sarebbe andato.
“Vedi
io non capisco Edward.. prima mandi Rosalie a dirmi che sono una distrazione,
poi mi fai licenziare e infine vieni qui a dirmi che mi ami. Sono un po’
confusa.” Parlai come se stessi riflettendo ad alta voce.
“Cosa
c’entra Rosalie adesso?” Chiese di scatto.
“Sei
un ottimo attore, davvero.” Sentivo la rabbia salire sempre più dentro di me.
“Bella,
cosa ti ha detto Rosalie?” Domandò con più insistenza.
“Mi
ha detto che l’hai mandata a darmi il ben servito. Mi ha anche offerto dei
soldi per tenere la bocca chiusa sulla nostra, diciamo relazione..” A quelle
parole, Edward cambiò completamente espressione del viso, divenendo
improvvisamente furibondo.
“Cosa
diavolo stai dicendo?” Urlò quasi.
“La
pura e semplice verità.” Affermai asciutta senza intimorirmi.
“Ok
Bella, vuoi la verità? Ora te la dico io, tutta la verità.” Mi prese per le
spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi. Notai che il velo di malinconia
si acuì. “Mio fratello Jasper è un giocatore d’azzardo. E' sempre riuscito a
pagare da solo i suoi debiti di gioco, ma stavolta è decisamente diverso, si è
messo in guai davvero grossi, e ci sarebbero state grosse conseguenze, se io e
lei non ci fossimo messi in mezzo.” Deglutì come se la cosa che stava per dire
era la cosa più difficile al mondo. “Sai che il padre di Jane, Aro, possiede i
più grandi casinò d’America, no?” Annuii senza proferire parola, sconvolta da
tutte quelle rivelazioni. “E’ con lui che mio fratello si è messo nei guai.
Così un giorno Aro mi ha chiamato e mi ha detto che per salvare mio fratello
potevamo raggiungere un accordo. Oltre a dargli la cifra pattuita, stavolta
c’era una clausola in più. Io dovevo uscire con Jane, che è sempre stata
innamorata di me, e lui non avrebbe torto un capello a mio fratello ma
soprattutto, non avrebbe raccontato a nessuno di questa storia. Hai presente
cosa potrebbe succedere se i giornalisti lo venissero a scoprire? Se lo
sapessero i miei?” Mi lasciò andare e lo guardai scioccata, lui distolse
improvvisamente lo sguardo da me.
“E
tu credi, che tutto questo basterà?” Chiesi ancora sotto shock per quella scoperta.
“Deve.
Stiamo facendo tutti dei sacrifici.” Il suo tono duro, storpiava con i suoi
lineamenti perfetti.
“Quali
sacrifici, Edward? Qui mi sembra che l’unico che mi sta sacrificando sei tu.
Davvero così baratteresti la tua felicità? Non così che aiuti tuo fratello ad
affrontare i suoi problemi.”
“Cosa dovrei fare, dimmi? Ne va della mia carriera, della mia famiglia.”
Esclamò esasperato.
In
quel momento lo vidi davvero per la prima volta. Davanti a me non era più un
grande attore, ma una fragile creatura, una normale persona che si trova ad
affrontare degli enormi problemi, ma tutto questo non bastava a far passare la
mia rabbia, il mio rancore nei suoi confronti. Aveva appena fatto la sua scelta
e doveva piangerne le conseguenze.
“La
verità sai qual è?” Ripresi a parlare, sorridendo amaramente. “Tu non hai mai
davvero creduto in noi. Tua sorella aveva ragione, sono stata una come tante
che ne passano nella tua vita. Ti ho sfiorato, ma in realtà, nessuno ti tocca
davvero. E poi diciamoci la verità, io non riuscirei a fare parte del tuo
mondo, troppi intrighi, troppe bugie.” Una nuova lacrima scese lenta. “Vedi
Edward, io sono qui. Sono sempre stata qui a due passi da te, ma tu non mi hai
mai visto davvero. Potevi essere il mio faro nella tempesta, invece sei stata
solo uno scoglio contro il quale mi sono schiantata.” Conclusi tristemente. La rabbia
divenne in men che non si dica, amarezza.
Edward
rimase immobile non so per quanto tempo, senza parlare, senza muoversi.
Sembrava una statua di cera. “E’ finito tutto.” Dissi per rompere il vuoto.
“Ormai ho preso la mia decisione, e non posso e non voglio tornare indietro.”
“Cosa
vuoi dire?”
“Mi
sposo.” Per un attimo rimase fermo impassibile. Era come se qualcuno gli avesse
appena dato uno schiaffo talmente improvviso che per l’incredulità non riusciva
a proferire parola.
Io
continuai a prendere maglie e oggetti e a sistemarli nel bagaglio. Volevo
andare via da lì il prima possibile, volevo lasciarmi alle spalle quell’incubo.
“Ti
prego, non farlo.” L’evidente supplica nelle sue parole non mi fece demordere,
e anche se tutto nel mio cuore urlava di non lasciarlo andare, le parole che
dissi, espressero il concetto opposto.
“E’
già tutto deciso. Addio Edward, e questa volta per sempre.” Prima che lui
potesse aggiungere altro mi voltai e mi misi davanti la porta aprendola,
facendogli un chiaro segnale che volevo che se ne andasse. Lui mi guardò
arrendendosi e poco prima di uscire si voltò.
“Bella
Swan, sei l’unica persona che io abbia mai amato in vita mia, l’unica che mi
abbia mai toccato davvero.” E uscì lasciando ancora più vuoto dentro me e
dentro la stanza di quello che ci fosse già.
Era
come se improvvisamente mi fossi svegliata da un bellissimo sogno. Fino a poche
ore prima, avevo tutto e adesso, invece era svanito nel nulla, come se non
fosse mai esistito davvero. Per la prima volta nella vita avevo avuto un
momento tutto mio e per una stupida debolezza era sfumato. Non mi sarei mai
perdonata quell’errore. Ma ormai era inutile piangersi addosso. Mi toccava
rialzarmi in piedi e ricominciare da capo.
*****************************************
Le cose non sono per niente messe bene per i due ragazzi...
Ma del resto a me piacciono le storie inquiete, quelle che si
rispecchiano più facilmente con la realtà, quelle dove
non sempre il lieto fine, è la cosa più logica di
tutte....
Ma non voglio rovinarvi nessuna sorpresa....
Ormai rispondo ai vostri messaggi direttamente, quindi, non mi resta
che dirvi GRAZIE e che aspetto impaziente le vostre recensioni!!!
Al prossimo capitolo!
A.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 - Rose bianche ***
16. Rose bianche
CAPITOLO 16
Rose bianche
La
neve scendeva lenta e ricopriva tutto di bianco. Era così suggestivo vedere il
candore fuori che creava un patina delicata e rendeva tutte cose magiche.
I
suoni della città erano attutiti e improvvisamente, sembrava di essere completamente
isolati da tutto.
Sospirai
a fondo e chiusi gli occhi un attimo, quasi a volere cancellare con quel gesto,
tutto quello che era successo negli ultimi due mesi. Ma niente poteva eliminare
quello che era successo.
Riaprii
gli occhi.
Guardavo
fuori quasi imbambolata i fiocchi che danzavano nell’aria leggiadri per poi
poggiarsi dolcemente sul terreno. Non mi ero resa conto di quanto tempo avevo
passato fissando quello spettacolo suggestivo, anche se la mia mente era volata
a chilometri di distanza da Forks.
E
non mi ero neanche accorta che nella stanza fosse entrato qualcuno.
“Bella?”
Il dolce tono della voce non mi fece sussultare per la sorpresa, ma mi girai lo
stesso di scatto, non aspettandomi quella presenza dietro di me.
“Papà.
Credevo fossi di là.” Sorrisi al mio papà.
“Sono
passato per vedere se qui era tutto ok.”
“Capito.”
Il tono distratto, provocò una ruga profonda sulla fronte di mio padre.
“Stai
bene tesoro? E’ da qualche giorno che ti vedo un po’… stressata.” Chiese un po’
preoccupato.
“Si,
papà, sono stati i preparativi del matrimonio.” Mentii, ma non avevo voglia di
esternargli quello che davvero mi passava nella mente. Riuscire a condividere
con gli altri i miei pensieri, significava ammettere a me stessa che qualcosa
non andava e più di tutto, cercavo di allontanare dalla mente questo pensiero.
Nel
corso dell’ultimo mese avevo completamente represso tutti i miei sentimenti, i
miei pensieri, i miei sogni e per un certo verso, me stessa. Non la Bella che
ero sempre stata, ma quella che avevo scoperto di essere. Con Mike avevamo
deciso di sposarci subito. Se volevamo farlo, che senso aveva aspettare? E così
mi ero ritrovata a organizzare tutto alla velocità della luce, ma questo non mi
aveva evitato di pensare ad Edward. Era un pensiero fisso, che non riuscivo a
scacciare.
Mio
padre non aveva preso così male il licenziamento, dopotutto. Mi aveva detto che
per lui la cosa più importante era la mia felicità. Ma io non avevo ancora
capito, cosa mi faceva davvero felice. Credevo che la soluzione a tutti i miei
problemi fosse quella, ma in quel momento mi rendevo conto che il sentirmi
completamente e assolutamente vuota, era un forte segnale che forse mi ero
sbagliata.
Salutare
Alice e Jake era stata poi la cosa più devastante di tutte. In loro due avevo
trovato degli amici fidati, e anche se c’eravamo ripromessi di sentirci ogni
giorno e di vederci presto, sapevo benissimo che le cose sarebbero
completamente cambiate.
“Vado
a controllare se è tutto ok.” Mio padre uscì di nuovo la stanza lasciandomi di
nuovo da sola con i miei pensieri.
Cominciai
a vestirmi lentamente. L’abito di seta bianca aderiva perfettamente al mio
corpo.
Ma
due nuovi colpi alla porta rapirono nuovamente la mia attenzione.
“Avanti.”
Dissi fissando la porta.
“Posso?”
Il suono di quella voce cristallina mi mise immediatamente di buon umore.
“Alice!!
Oh, Alice!! Ma allora ce l’hai fatta a venire, come sono felice!” Le corsi in
contro per abbracciarla. Anche se la conoscevo da pochissimo era sicuramente
una delle persone che sentivo più vicine in quel momento.
“Non
potevo mancare proprio oggi.” Ci staccammo dall’abbraccio e mi prese le mani,
per guardarmi negli occhi. “Allora, come stai?”
“Perché
me la ripetete tutti questa domanda oggi.” Abbandonai le sue mani per andarmi a
sedere sulla grande poltrona.
“Perché
ci preoccupiamo per te e vediamo che c’è qualcosa che non va.” Affermò Alice
risoluta.
“Non
c’è niente che non va.” Dissi senza convinzione nelle mie parole.
“Tesoro,
lo capirebbe anche qualcuno che non ti conosce affatto che c’è qualcosa che ti
turba.”
“E’
che sono stata sotto pressione per via del licenziamento e del matrimonio…”
“…
e basta?”
“Dove
vuoi arrivare?”Mi rivolsi scattando. Aveva perfettamente centrato il problema.
“Bella,
lo so che ti manca Edward.” Quelle parole mi colpirono, più di quanto avrebbe
potuto fare un’arma.
“Non
mi manca per niente Edward.” Un singhiozzo ruppe l’ultima sillaba.
“Sei
davvero sicura di quello che stai facendo?” Il tono estremamente dolce della
sua voce, mi fece comprendere che era davvero preoccupata per me.
“Si..
credo di si.” Le mie parole continuavano a non essere convincenti.
“Ok,
sappi che in ogni caso io sarò qui al tuo fianco. Qualunque sarà la tua
decisione.” Mi sorrise dolce e contraccambiai senza aggiungere altro. “Ti aiuto
a mettere il velo.”
“Grazie
Alice.” Dichiarai mentre mi appuntava il lungo tulle bianco in testa.
“Bè
da sola non riusciresti a metterlo?”
“No,
non lo dico per quello. Dico per quello che hai fatto per me, per quello che
continui a fare. Ti sei dimostrata una vera amica.”
“Bella,
tu ti meriti il meglio. Sei una bellissima persona, quindi dovrei essere io a
dirti grazie, per avermi permesso ti starti accanto.” Mi abbracciò così forte
che per un attimo mi mancò il respiro. Si asciugò velocemente una lacrima che
scendeva furtiva sul viso, tentando di rovinare il suo trucco. “Bè, direi che
sei pronta. Ti aspetto di là, prima che scoppi a piangere e non mi fermi più e
rovini tutto il mio trucco.” Mi baciò delicata sulla guancia e scomparve,
lasciandomi di nuovo sola.
Mi
mossi delicata davanti la stanza e mi voltai per osservarmi.
Guardavo
la mia figura che si rifletteva davanti lo specchio.
Ero
io, ma non riuscivo a vedermi davvero. Intorno a me tutto profuma ed era
perfetto. Era come lo avevo sempre sognato. Allora perché non mi sentivo bene?
Facile. Perché non ero davvero felice.
Una
strana sensazione invase il mio stomaco e dovetti sedermi. Mi sentii mancare
l’aria.
Camminare
con quest’abito ingombrante era davvero difficile. Aprii la finestra per
respirare a fondo, una leggera brezza fredda accarezzò dolcemente il mio viso.
Una strana sensazione portò in me una valanga di ricordi. Chiusi gli occhi e le
lacrime cominciarono a rigare il mio volto. Mi sentivo sola e persa. Quanto
avevo gioito e sofferto nell’ultimo periodo. Era bastato un mese perché
cambiasse tutto.
Ricacciai
dentro le lacrime e mi alzai. Questa non ero io. Avevo sempre saputo cosa
volevo dalla vita e finalmente lo avrei avuto.
Ma se mi fossi
sbagliata?
Una vocina dentro di me si fece spazio come un uragano.
Ero
troppo testarda per ammettere ciò che agli occhi di chiunque altro sarebbe
stato palese.
Ma
le cose erano andate così e nessuno poteva farci nulla. Con il tempo tutto si sarebbe
sistemato.
Mi
alzai di nuovo e a fatica tornai davanti lo specchio. Sorrisi, ma quello che
vedevo era solo una smorfia contorta.
“E’
il momento.” Esordì mio padre entrando nella stanza con gli occhi lucidi. Mi
guardava con così tanto orgoglio. Aveva sempre aspettato quel momento.
Mi
voltai e gli sorrisi amorevolmente. Dovevo farlo per lui. A piccoli passi
cominciai a seguirlo. Il momento era giunto.
Il
mio cuore cominciò a battere a mille. L’emozione. Era questo che mi ripetevo.
Ma sapevo la verità. Io non amavo Mike. Il giorno in cui mi aveva lasciato, o
meglio, quello in cui avevo incontrato Edward, avevo capito che qualcosa dentro
di me si era rotto e non mi importava nulla di Mike. Forse lo avevo amato, ma
avevo capito che io ero più importante, che non mi dovevo accontentare solo
perché ero arrabbiata con Edward, perché mi sentivo ferita da lui. Io meritavo
di più. Io meritavo di essere felice.
Improvvisamente,
come a riportarmi alla realtà, le porte si spalancarono afferrai il braccio di
mio padre come fosse un’ancora di salvezza e subito mi ritrovai al centro della
navata, con un centinaio di persone che si voltarono verso di me, in attesa che
cominciassimo a camminare. L’odore delle centinaia di rose bianche che
addobbavano le panche mi travolse e mi provocò un leggero senso di nausea. La
marcia nuziale suonava, ma io non riuscivo a muovere un muscolo. Sentivo come
se tutto il mio corpo se stesse ribellando.
Mike
mi faceva impazienti segni di cominciare a camminare e quando finalmente
riuscii a respirare di nuovo, il mio passo non era aggraziato e leggiadro come
quello di una giovane sposa, ma pesante e lungo come quello di una maratoneta.
La
gente mi osservava sgranando gli occhi, ma non gli badai e in men che non si dica mi
trovai accanto a Mike.
“Bella,
tesoro, entrata in scena a dir poco originale.” Sorrise Mike nervoso.
“Devo
parlarti.” Chiesi
“Non
possiamo farlo dopo la cerimonia? Ci guardano tutti.” Mike cominciò a guardare
gli sguardi curiosi dei nostri invitati.
“No,
dobbiamo farlo adesso. Possiamo andare di là?” Il mio tono risoluto, stupì
anche me, ma ormai sapevo cosa dovevo fare.
“Possiamo
farlo anche qui!!” La risata che ne se seguì, sancì il suo nervosismo.
“Sei
sicuro?” Ero seria e sapevo cosa significa dirlo davanti a tutti.
“Si,
ovvio.”
“Mike,
io non voglio più sposarti.” Dissi asciutta e diretta, senza cercare di
addolcire la pillola.
“Tu…
cosa? Bella, ma sei impazzita!” Alzò il tono della voce e mi ritrassi di
qualche passo.
“No
Mike, ho capito che io voglio pensare a me, voglio realizzare i miei sogni, che
non è questa la vita che desidero.” Per la prima volta da quando avevo lasciato
l’albergo, mi sentivo davvero libera.
“Ma
con me potrai realizzare tutti i sogni che vuoi!” Fece un passo verso di me ed
il suo tono, dall’arrabbiato passò al disperato, comprendendo che ormai avevo
preso la mia decisione.
“No,
non è vero. Mike, io non sapevo di avere dei sogni e delle ambizioni, finchè
non ci siamo lasciati. Avevo sempre vissuto alla tua ombra, pensando che fare
felice te era l’unica cosa di cui mi importasse. E invece non è così.” Mi ci
era voluto del tempo per capirlo, ma io con lui non ero felice. E non lo sarei
mai stata.
“E’
davvero quello che vuoi?” Chiese capendo che avevo fatto la mia scelta e che
una scenata sarebbe stata inutile giunti a questo punto.
“Si.
Mi spiace Mike, mi spiace davvero.”
Mi
voltai e cominciai a camminare dritta, senza guardare nessuno in faccia. Mi
strappai il velo ingombrante dalla testa. Sentivo le lacrime scendere calde sul
mio viso. Avevo appena distrutto tutto quello che pensavo dovesse essere il mio
destino. Immediatamente sentii prima una mano e poi un’altra ancora stringere
le mie.
“Non
sei sola, Bells.” Disse mio padre.
“No,
ci siamo noi con te. Te l’ho detto che sarei stata al tuo fianco. E poi, Mike
non ti ha mai meritato davvero.” Alice mi sorrise dolce.
“Grazie.”
Sussurrai, ormai quasi fuori dalla chiesa.
Mi
sentivo libera e sapevo di aver fatto la cosa giusta.
Ma
improvvisamente, senza capire come, tutto intorno a me cominciò a offuscarsi e
in men che non si dica, divenne tutto buio e caddi a terra.
**************************************************
Grazie a tutti...
Il prossimo capitolo sarà un Edward Pov, così come l'epilogo!!
Io vi ringrazio di cuore, di seguire il mio piccolo delirio, che ormai ahimè sta giungendo alla fine...
Vi voglio bene e mando un bacio ad ognuna di voi <3
Al prossimo capitolo!
A.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 (part I) - Me, without you (Edward Pov) ***
17. Me, without you
CAPITOLO 17 (part I)
Me, without you
Edward Pov
Dopotutto
era giusto così.
Meritavo
tutto quello che mi era successo. Avevo messo la mia carriera e la mia famiglia
al primo posto. E adesso pagavo le conseguenze di quella scelta.
Seduto
sul divano, facevo zapping tra un canale e l’altro, nella speranza di trovare
qualcosa di interessante da guardare, che riuscisse a farmi distrarre dai miei
pensieri. Era da quasi un mese che non uscivo da quella stanza, se non per
necessità. Il mio agente era venuto più di una volta a bussare alla mia porta e
ogni volta se ne era andato dopo aver aspettato per mezz’ora. Non avevo voglia
di vedere o parlare con nessuno. Per fortuna Jane aveva deciso di aver bisogno
di una vacanza in un posto esotico con le sue amiche e credendo al fatto che
dovevo lavorare, mi aveva lasciato in pace.
Improvvisamente
un film attirò la mia attenzione. Era l’ultimo film che avevo girato, una
storia d’amore romantica. Il protagonista si accorgeva di amare la sua vicina
di casa, con cui era cresciuto, dopo che questa aveva deciso di sposare un
altro. Sorrisi amaramente. Ironia della sorte.
Sospirai
e spensi la tv. Niente mi interessava
davvero.
Mi
alzai e mi diressi verso la cucina per prendere una birra. Ma due colpi alla
porta mi distrassero e mi immobilizzai. Chissà perché, ogni volta che qualcuno
bussava alla porta, nel mio cuore sobbalzava una piccola speranza, che però
puntualmente veniva disattesa.
Rimasi
in silenzio, aspettando che qualcuno parlasse.
“Edward
Antony Cullen, apri questa porta immediatamente, o la butto già a calci.”
Riconobbi la voce all’istante, provai ad andarmi a nascondere, ma loro furono
troppo rapidi ad entrare.
“Bene,
sei vivo allora.” La voce fredda e distaccata di mia sorella mi fece arrabbiare
più di quanto non lo fossi in passato. “La ringrazio immensamente, può andare.”
“Prego
miss Cullen.” Disse la cameriera che abbandonò subito la stanza, palpando la
tensione tra di noi, e chiudendosi immediatamente la porta alle sue spalle.
“Pensavo
non ti importasse.” Distolsi lo sguardo e proseguii verso la cucina, senza
degnarla di un ulteriore sguardo.
“Edward,
sei sempre sciocco. Sei mio fratello, certo che mi importa di te.” Rispose con
una nota di nervosismo nella voce. “Ma che diavolo di fine ha fatto?”
“Stai
parlando con me?” Chiesi senza curiosità.
“No,
sto parlando da sola, di mio fratello. L’altro fratello.” Rose guardò
nervosamente l’orologio.
“Jasper?
Che diavolo ci fa qui?” Sgranai gli occhi. Jasper in città significa guai.
“Siamo
venuti a parlarti Edward.” Rosalie mi fisso e per un secondo mi sembrò di
notare un velo di tristezza nei suoi occhi, lei che era sempre al di sopra di
tutto.
“Parlarmi?
E di cosa?” Cominciai a vagliare le varie opzioni e la più probabile era che si
fosse messo di nuovo nei guai.
“Di
te. Di noi. Siamo venuti a chiederti scusa.” Abbassò lo sguardo, cominciando ad
osservarsi la punta delle scarpe.
“A
chiedermi scusa?”
Due
nuovi colpi alla porta distrassero entrambi dal discorso.
“E’
Jasper.” E si fiondò ad aprire la porta, prima che potessi aggiungere altro.
“Edward!”
Jasper sorrise. Era da troppo tempo che non lo vedevo. E dopo tutto quello che
era successo con Bella, non avevo neanche avuto la forza di chiamarlo. Una
fitta di dolore al centro del cuore si aprì al pensiero di quel nome. Un dolore
con cui ormai convivevo ogni santo giorno.
“Jas.”
La mia voce senza entusiasmo, cancellò il sorriso dal suo volto, che si
trasformò in una smorfia di dolore.
“La
mamma vuole sapere come stai Ed.. e’ preoccupata, non ti sente da giorni.. non
rispondi a telefono..” Rose attaccò di nuovo con il suo tono autoritario e
sicuro.
“Rosalie,
cosa vuoi da me? Lasciami in pace.” Mi voltai e mi accasciai sul divano, come
se fossi estremamente stanco.
“Eh
no Edward, no che non ti lascio in pace, sei sempre più egoista.” Urlò
venendomi davanti.
“Io
egoista? Io che ho rinunciato a tutto per voi? Io che ho rinunciato a lei?” Mi
alzai in piedi e i nostri visi si sfiorarono. Nessuno dei due distoglieva lo
sguardo.
“No Edward, non darci colpe che non abbiamo.. tu avevi paura e hai solo colto
l’occasione per nasconderti dietro ai tuoi problemi.” La sua voce tremava per
il nervosismo e la collera.
“Vattene
Rosalie. Vattene subito.” La strattonai per un braccio cercando di buttarla
fuori da quella stanza, ma lei riuscì a sfuggirmi.
“NO!
Non me ne andrò finchè non avrai ascoltato quello che abbiamo da dirti.” I suoi
glaciali occhi azzurri mi fissavano, mentre si massaggiava il punto in cui le
mie dita erano entrate nella sua carne, lasciandole degli evidenti segni rossi.
“Ok,
va bene, allora sbrigatevi e poi lasciatemi in pace.” Il mio sguardo si posò su
Rosalie, pensando che sarebbe stata lei la prima a parlare. Ma invece fu Jasper
che cominciò.
“Io…
io ti devo chiedere scusa Edward.” La sua voce tremava. “Tu e Rosalie siete
sempre stati clementi con me, avete sempre cercato di proteggermi, ed io ho
sempre risposto continuando a giocare. Ma adesso basta. Devo prendermi le mie
responsabilità.” Prese un profondo respiro. Sapevo quanto gli stava costando.
“Jaspere,
tu non…”
“No
Edward. Io ho già parlato con mamma e papà.” Fece un attimo di pausa, come se
quello che stava per dirmi era la cosa più difficile di tutte. “Sono entrato in
una comunità. Non gioco da ben 19 giorni.. il che, come ben sai, è un record
assurdo. Adesso credo di aver capito i miei errori. E farò ammenda per questo.
Sapere che i nostri genitori non mi hanno giudicato, mi ha dato la forza.”
Con
un improvviso impulso andai verso mio fratello e lo abbracciai, come quando
facevo quando era piccolo e aveva paura di dormire da solo.
“Ti
voglio bene Jas. Sono davvero orgoglioso di te.” Lui mi sorrise dolcemente e
stavolta, ogni segno di tristezza era scomparso dai suoi occhi.
“Edward,
c’è anche dell’altro.” Rosalie ruppe improvvisamente quel tiepido calore, riportandomi
alla realtà.
“Cosa?”
“Bella.”
Bastò solo un nome, perché i miei occhi si riempissero di lacrime.
“Non
pronunciare il suo nome.” Sputai le parole con disprezzo, ricordandomi come mi
ero sentito, quando lei, insieme a Jane, l’aveva denunciata al direttore.
“Bè..
lei si sposa domani e…” Rovistò nella borsa in cerca di qualcosa e prese quello
che all’apparenza sembravano dei fogli. “Questo è un biglietto per Seattle.
Arrivato lì, avrai una macchina ad aspettarti che ti porterà direttamente a
Forks. Speriamo solo che riuscirai ad arrivare in tempo.” Rimasi fermo come un
blocco di marmo ad osservarla. Le parole mi ruotavano nella mente senza che ne
comprendessi il reale significato.
“Jane?”
Fu l’unica cosa che riuscii a biascicare fuori, mentre la testa mi girava
vorticosamente.
“Jane
è stata sistemata. Ha incontrato casualmente un famoso calciatore che le ha
fatto un po’ la corte e ha deciso di lasciarti. Non li leggi i giornali tu?”
Chiese stupita che non sapessi questi recenti fatti di gossip. “La gente è
convinta che sei disperato perché lei ti ha rimpiazzato.”
“Davvero?
.. e come facciamo con Aro?”
“Abbiamo
trovato un accordo molto più conveniente farai un paio di puntatine in qualcuno
dei suoi casinò, in modo da attirare gente e questo basterà. Oltre a pagare
tutto il debito di Jasper e promettere che non ci avrebbe messo più un piede.
E’ un uomo d’affari e come tale ha capito, che questa cosa era molto più
conveniente.” Disse risoluta.
“Rosalie…
ma tu odiavi Bella…”
“No
Ed, io non ho mai odiato Bella, ho solo agito per salvaguardare la mia
famiglia. Ma poi ho visto come ti eri ridotto, e Emmett mi ha aperto gli occhi,
facendomi capire che tu l’amavi davvero, e che non ti meritavi questo. Hai
fatto troppo per la nostra famiglia. E’ il momento che cominci a fare anche
qualcosa per te.” Sorrise e ritornai a vedere il velo di tristezza che
ricopriva i suoi magnifici occhi azzurri.
“Rose,
io…” Ero rimasto senza parole. In attimo mia sorella aveva improvvisamente
creato una nuovo speranza in me. L’abbracciai stretta e il suo profumo di more
e muschio, che la caratterizzava da quando era piccola, mi avvolse dolcemente.
“Scusami
Edward se ti ho fatto soffrire.. io… non avevo capito nulla.” Sentii i suoi
singhiozzi leggeri che le scuotevano il corpo e la strinsi ancora di più.
“Su,
Rose, è tutto ok adesso.” Le accarezzai dolcemente i capelli.
In
un batter d’occhio fu mattina e in men che non si dica, mi trovai a fare la
fila per il check in. Sentivo e vedevo mille occhi puntati su di me, gente
bisbigliare sotto voce e alcuni addirittura indicarmi, ma non mi importava. Per
la prima volta, dopo settimane, sorridevo davvero e avevo una speranza.
Respirai
a fondo e chiusi gli occhi. Bella doveva sposarsi ed io non sapevo se sarei
arrivato in tempo per impedirle di fare la scelta sbagliata. Perché quella era
la scelta sbagliata.
Io
lo sapevo, e finalmente potevo dimostrarglielo. Era la prima volta nella mia
vita che avevo tutto chiaro. Sapevo cosa volevo, e avrei fatto di tutto per
ottenerlo. Jasper, mamma, papà, Rosalie, Jane, erano solo un ricordo lontano
che aleggiava in un angolo della mia mente.
Avrei
fatto di tutto per Bella. Sorrisi alla hostess che mi guardò e mi chiese
gentile.
“Dove
va di bello, signor Cullen?”
“Seattle,
vado a riprendermi quello che è mio.”
**************************************
Eccoci qui... questa è la prima parte dell'ultimo capitolo, a cui seguirà ovviamente l'epiologo.
Scusate il ritado, visto che di solito ho postato tra domenica e
lunedì, ma i regali di Natale mi stanno assorbendo tempo ed
energie!!!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e chi di voi non ha apprezzato Edward, che l'abbia rivalutato!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacioone e grazie per la pazienza!!
A.
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Capitolo 19 *** Capitolo 17 (part II) - Me without you (Edward Pov) ***
Capitolo 17
CAPITOLO 17 (part II)
Me, without you
Edward Pov
Il
volo mi sembrò interminabile e l’unica cosa che mi ronzava in testa era “sarei
arrivato mai in tempo?” e ogni volta una voragine si apriva al centro del mio
stomaco.
Cosa
avrei fatto se l’avessi persa per sempre?
No,
era meglio non pensarci. Io sarei arrivato in tempo, avrei impedito il
matrimonio, l’avrei fatta tornare da me.
Sapevo
che farmi perdonare da lei non sarebbe stato semplice, ma sapevo di avere una
possibilità.
Io
l’amavo. Niente avrebbe avuto più senso senza di lei.
Da
quando l’avevo conosciuta, anche i colori non erano più gli stessi. Quando lei
era accanto a me, tutto prendeva una nuova sfumatura, era come se i toni si
ravvivassero e prendessero improvvisamente vita.
Adesso
che l’avevo trovata non potevo lasciarmela sfuggire.
Sospirai.
L’ansia mi stava divorando come un leone famelico si ciba della sua preda dopo
un’estenuante caccia.
Ero
come dentro una campana di vetro, tutti i suoni attorno mi rimbalzavano.
Uscito
dall’aeroporto, trovai una piccola macchinina con un uomo tarchiato che fumava
un sigaro ad aspettarmi, con il cartello Cullen in mano.
“E’
lei il signor Cullen?” Chiese senza abbandonare il sigaro dalla bocca.
“Si,
si.” Mi infilai dentro la macchina, mentre un gruppo di ragazze, stava
spaventosamente cominciando ad avvicinarsi, e lui fece lo stesso.
“Mmmmm,
sa che ha una faccia conosciuta?” Disse prima di partire, osservandomi dallo
specchietto retrovisore.
“Bè,
me lo dicono in molti.” Sorrisi e per fortuna non fece più domande, lasciandomi
ai miei pensieri.
Guardavo
l’orologio in continuazione, e in continuazione mi chiedevo che cosa stesse
facendo lei. Dall’autostrada passammo ad una strada provinciale. Alzai gli
occhi al cielo e vidi la coltre di nubi che impediva al sole di far filtrare i
suoi raggi.
Improvvisamente
tra gli alberi cominciarono ad apparire le prime case e insieme a queste il
cartello “Forks”. Il mio cuore sobbalzò così forte, che per un attimo pensai
che il tassista lo avesse sentito. Ero vicino ormai.
“Dove
vuole che la lasci?” Chiese appena entrammo nel centro abitato.
“In
chiesa.” Balbettai. Ero talmente nervoso che non riuscivo più neanche a
parlare.
Quando
l’auto si fermò davanti una struttura in cemento e grandi portoni, fu in quel
momento che il mio cuore sembrò fermarsi.
“Grazie.”
Sbiascicai abbandonando la macchina. In men che non si dica, mi ritrovai solo
davanti i gradini di quell’edificio. Mi feci coraggio e cominciai a salirli ad
uno ad uno. Le porte erano chiuse e furono mille le cose che pensai prima di
avere finalmente il coraggio di spalancarle.
Ma
ciò che mi si presentò davanti gli occhi, era sicuramente uno scenario a cui
non avevo minimamente pensato. La chiesa era vuota. Completamente e
assolutamente vuota. Entrai e sentii i miei passi rimbombare. Un senso si
smarrimento mi pervase. Per la prima volta nella mia vita mi sentii solo e per
la prima volta mi resi conto che probabilmente non avrei mai più avuto indietro
Bella. La mia Bella.
Mi
sedetti su una panchina e appoggiai stancamente la testa alla panca davanti la
mia. Chiusi gli occhi per non pensare.
Improvvisamente
sentii una mano sulla mia spalla e mi drizzai velocemente.
“Tutto
bene, figliolo?” Chiese con voce gentile quello che era senza ombra di dubbio il
parroco.
“Si
bè. No.” Lo guardai in fondo agli occhi e un improvviso senso di fiducia vi
avvolse. Si sedette accanto a me e continuò a sorridermi.
“Se
vuoi dirmi cosa ti affligge. Forse non potrò aiutarti, ma sicuramente ti
sentirai meglio.” Quello sconosciuto mi parlava dolcemente e stava riuscendo a
tranquillizzarmi.
“Io..
sono venuto per il matrimonio. Ma sono arrivato troppo tardi.” Feci scivolare
la faccia sulle mani, per nascondere gli occhi lucidi. Mi sentivo così
vulnerabile. E non lo ero mai stato in tutta la mia vita. Probabilmente perché
mai nessuno, in tutta la mia vita era riuscito a penetrare così a fondo nel mio
cuore.
“Bè,
se è questo il tuo problema, la soluzione è semplice.” Disse ridendo ed io mi
voltai immediatamente a guadarlo.
“Cosa
vuol dire che la soluzione è semplice?” Il cuore cominciò a battere forte.
“Il
matrimonio in questione non si è svolto. La sposa è svenuta. In realtà è
svenuta dopo aver detto allo sposo che non voleva più sposarlo.” Si grattò la
lunga barba e guardò in aria, come cercando di ricordare cosa era esattamente
successo.
“Il
matrimonio non si è svolto? Vuol dire che lei non è sposata?” Un improvviso
entusiasmo mi accese e in un impeto di gioia abbracciai il sacerdote che rimase
stupito da quel repentino gesto di felicità. Lei lo aveva lasciato. Solo in un
secondo momento riflettei sulla prima parte del discorso e un senso di angoscia
mi pervase. “E dov’è adesso? La sposa intendo.” La mia apprensione crebbe
incredibilmente mentre attendevo che mi rispondesse.
“L’hanno
portata in ospedale.”
“Grazie
padre.” Mi alzai di scatto e lo scavalcai, cominciando a correre a perdifiato.
Ma appena fuori la chiesa mi bloccai. Tornai di corsa dentro. “Dov’è? Dov’è
l’ospedale padre?” Chiesi senza aria.
“Ti
ci accompagno io figliolo.” Si alzò e barcollando arrivò accanto a me.
Non
mi resi neanche conto del percorso che dalla chiesa mi portò in ospedale. Immaginavo
solo Bella, in un letto di ospedale. Volevo vederla, avevo bisogno di vederla,
di sapere che stesse bene.
“Eccoci.”
Disse improvvisamente distogliendomi dai miei pensieri.
“Si.”
Risposi distrattamente scaraventandomi fuori dalla macchina. Appena fui dentro
la reception dell’ospedale mi resi conto che non lo avevo neanche ringraziato.
Lo avrei fatto successivamente. In quel momento, dovevo trovare Bella.
Mi
avvicinai al banco e la ragazza davanti a me, che inizialmente mi aveva gettato
un sguardo indifferente, mi guardò improvvisamente sgranando gli occhi.
“Isabella
Swan.” Dichiarai quasi senza fiato. La ragazza continuava a fissarmi con la
bocca aperta. “Isabella Swan.” Ripetei con più insistenza e lei sembrò
finalmente svegliarsi.
“Si,
4° Piano, stanza 435.” Quando scattai non aveva ancora neanche finito di
pronunciare tutti i numeri della camera. Sentii che continuava a parlare, ma
non ascoltai le sue parole.
Ero
vicino a lei. Così vicino che mi sembrava quasi di sfiorarla ormai. Feci le
scale, salivo gli scalini a tre a tre e in men che non si dica, mi ritrovai
senza fiato, ma non mi importava.
Solo
la scritta ‘4° Piano’ mi fece fermare un attimo per prendere fiato.
Entrai
con calma e cominciai a scrutare i numeri delle camere in cerca del suo. Tenevo
gli occhi bassi, nella speranza che nessuno mi riconoscesse. Ed effettivamente,
erano tutti così impegnati che nessuno mi prestava attenzione. Dopo aver girato
3 corridoi, finalmente mi ritrovai davanti il fatidico numero.
Con
una lentezza esasperante aprii la porta e finalmente la vidi lì, coricata nel
letto, avvolta tra le lenzuola bianche dell’ospedale che rendevano la sua pelle
ancora più candida e pallida, che dormiva beatamente. Sembrava così piccola e
indifesa. Mi ero concentrato così tanto su di lei, che non mi ero minimamente
accorto che nella stanza ci fossero anche altre persone.
“Capo
Swan, le presento Edward Cullen.” Mi presentò Alice ad un uomo in vestito con
dei baffi nerissimi, che intuii essere il padre di Bella.
“Piacere.”
Sbiascicai, continuando a non togliere gli occhi da Bella.
“Eh
così sei tu.” Disse il padre di Bella, come facendomi i raggi X. Non mi ero mai
sentito così in imbarazzo.
Notai
che sedute accanto il letto c’erano anche due ragazze che continuavano a
fissarmi e indicarmi scioccate.
“Voi
dovete essere Angela e Jessica. Bella mi ha parlato moltissimo di voi.” Risi,
nel vedere i loro sorrisi crescere dopo quella affermazione.
“Papà.”
Sembrava che si fosse svegliata dopo un lungo sonno. Quante volte l’avevo
sentita appena sveglia? Troppe poche probabilmente.
“Bella,
tesoro, ti senti meglio?” Chiese dolcemente suo padre, accarezzandole la testa.
“Si
meglio, grazie.” Sorrise e il cuore sobbalzò. Capii quanto mi era mancata.
Quanto mi era mancato il suo sorriso.
“C’è
una persona che è venuta a trovarti.” Affermò suo padre indicandomi, e rimasi
di ghiaccio, quando i suoi occhi si posarono su di me.
“Ed…
Edward? Che diavolo ci fai qui?” Sgranò gli occhi.
“Bella..
io… vorrei solo avere l’opportunità di parlare 10 minuti con te. Non ti chiedo
altro. Aspetterò anche fuori dalla stanza. Anche tutto il pomeriggio se c’è
bisogno. Non mi importa.” La determinazione nelle mie parole era così forte,
che vidi lo stupore nel suo sguardo.
“Papà,
ragazze, potete lasciarci un po’ da soli per favore?” Disse con un filo di voce
e tutti abbandonarono la stanza, compreso il padre, che mi guardava in
cagnesco.
“Non
credo di piacere molto a tuo padre.” Dichiarai sorridendo, mentre mi sedevo
nella sedia accanto il letto. La osservai per un attimo e una strana sensazione
mi avvolse. Vederla con quel vestito bianco provocava in me sentimenti
contrastanti.
“Edward,
cosa sei venuto a fare qui?” Chiese dopo un silenzio che mi sembrò durare un’eternità.
“Bella,
ma davvero non lo capisci?” Afferrai le sue mani e la guardai negli occhi.”Io
ti amo… Queste settimane senza di te, sono state un vero inferno. Non mangiavo
più, non dormivo più e ogni cosa, tutto in intorno a me, mi ricordava te.” Deglutii,
cercando qualcosa in lei che mi desse una speranza. “Bella io non voglio vivere
senza di te.”
Ma
lei rimase immobile a fissarmi. I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma dalla
sua bocca non usciva una parola. Il mio cuore cominciò lentamente a decelerare.
Non era possibile che stesse accadendo davvero.
“Bella?”
Dissi in un soffio quasi impercettibile, quando lei continuava a rimanere in
silenzio. “Bella, ti prego, di qualcosa…”
“Edward…”
La sua voce era un flebile suono che rimbombava nelle mie orecchie. “Io non
posso dirti quello che vuoi sentirti dire. Io in questo tempo lontana da te ho
riflettuto. Tu non mi ami veramente, non lo hai mai fatto.” Rimasi di sasso
ascoltando quelle parole. Come poteva non capire? Compresi che mi rimaneva
l’ultimo, disperato gesto prima di lasciarla andare per sempre. Mi alzai dalla
sedia ed e mi misi in ginocchio davanti a lei. Dalla tasca della giacca
estrassi un piccolo cofanetto in velluto blu e ne feci scattare la chiusura che
mostro un piccolo anello con a centro un diamante che brillava solitario.
“Isabella
Swan, vorresti farmi l’immenso onore di diventare mia moglie?” Ma proprio
nell’esatto momento in cui stava per rispondere qualcosa, sentii la porta alle
mie spalle aprirsi e in men che non si dica il dottore e il padre di Bella
irruppero nella stanza.
“Scusate
se sto interrompendo qualcosa.” Disse il medico imbarazzato mentre io mi alzavo
da terra, lasciando l’anello tra le mani di Bella. “Ho i risultati delle
analisi signorina Swan.”
Il
mio cuore accelerò all’istante. Qualcosa mi stordì improvvisamente. Qualcosa
che avrebbe cambiato completamente il corso della mia vita.
******************************************************
Non so se chiedervi scusa basterà... le vacanze di Natale, che
dovevano essere il periodo perfetto per trovare un pò di tempo
per rilassarsi e scrivere sono state praticamente più incasinate
di tutti gli altri giorni.. E poi sapere che ormai manca davvero
pochissimo mi mette un pò tristezza e forse è anche per
questo che ho rimandato il momento della stesura di questo capitolo. Ma
non potevo rimandare per sempre, e quindi rieccoci qui.
Non vi assicuro i tempi di stesura dell'epilogo... potrei metterci una
settimana, come un mese.. ma quello che vi assicuro e vi prometto
è che avrete l'epilogo :)
Mi scuso immensamente anche con le ragazze che hanno commentato e alle
quali non ho risposto.. prometto che non succederà mai
più.
Non mi resta che dirvi che se vi è piaciuta la mia storia, lasciate un segno, una dedica, un suggerimento <3
Grazie di cuore.
Alla prossima.
A.
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Capitolo 20 *** Epilogo (Edward Pov) ***
Epilogo
Un piccolo salutino, prima di leggere la fine di questa storia... :D
Eccoci qui... eccoci alla fine...
Scusate se ci ho messo così tanto, ma l'ultimo periodo è stato denso di
avvenimenti per me che mi hanno impedito di sedermi, concentrarmi e scrivere la
giusta fine per questa storia.. o forse semplicemente non volevo che finisse...
Ma ogni cosa è destinata ad avere un inizio e una fine.. ed è il momento di
concentrarmi su nuovi progetti e su nuove storie (sto pensando di scrivere una
nuova FF ^__^).
Ma andiamo a noi... io voglio ringraziarvi.. per il vostro sostegno, per avermi
seguito in questa avventura...
Spero che la mia conclusione vi piaccia... Fatemi sapere cosa ne
pensate, lasciate tanti commentini, così che possa ringraziarvi
ad una ad una, rispondendovi!!! :)
Buona lettura.. vi voglio bene!
A.
EPILOGO
Edward Pov.
Camminavo
per strada e guardavo la mia figura che si rifletteva sulle vetrine. Stava
spuntando qualche capello bianco, ma non è che me ne importasse chissà
quanto. Mandai i capelli sotto il
cappello e sistemai gli occhiali scuri che mi aiutavano a celare la mia
identità. Essere una star era sempre stato difficile, e anche se era passato
qualche anno, la gente continuava a riconoscermi quasi con la stessa cadenza
per strada.
Già,
perché la mia carriera di attore era finita. Ed era finita esattamente quattro
anni fa. In fin dei conti non era stata una decisione sofferta. Ci avevo pensato,
avevo fatto la mia scelta quando avevo capito che non era davvero quello di cui
avevo bisogno per essere felice.
Non
possono non ammettere che la mia vita era completamente cambiata. Per
mantenermi avevo aperto un piccolo ristorante, che devo dire andava anche discretamente
bene. Non so se per il cibo o perché la gente era curiosa di vedere me.
Sorrisi
quando due ragazze mi passarono accanto e mi indicarono con le solite movenze.
Gli anni passavano, ma le cose restavano immutate per certi versi.
Come
ogni mattina stavo percorrendo la strada che mi portava da casa al locale. Sapevo
che non avevano bisogno di me per andare avanti, che il mio staff era
perfettamente in grado di cavarsela, ma a me piaceva avere qualcosa da fare e pian
piano avevo anche imparato a cucinare.
Qualcosa
vibrò nella mia tasca. Guardai il monitor e vidi che era Rosalie.
“Cosa
c’è?” Chiesi rispondendo alla chiamata.
“Non
posso chiamare il mio piccolo e dolce fratellino a cui voglio immensamente
bene?” La sua voce mi fece insospettire.
“Ok,
hai ragione.. Rettifico: cosa vuoi?” Sorrisi. Mia sorella era la persona più
testarda del mondo, ma per me la vita non avrebbe avuto senso senza di lei.
“Uffa,
Ed! Non è possibile che ti chiami solo per sapere come stai?” Sbuffò ed io
cominciai a sghignazzare.
“Rosalie,
ti conosco, quando hai quella voce, è perché ti serve qualcosa. Su forza.. non
ti vorrò meno bene per questo.”
“Dannazione
Eddy.. come diavolo fai a conoscermi così bene?” Sospirò profondamente e
continuò. “Bene, so che non è una cosa da dire al telefono, ma… vorrei che
fossi il mio testimone di nozze.” Un singhiozzo di commozione ruppe la sua
voce.
“COSA?”
Urlai fermandomi in mezzo la strada, mentre due signori in giacca e cravatta mi
sfiorarono, lanciandomi occhiate poco carine.
“Bè..
io ed Emmett abbiamo deciso di sposarci ed io voglio che tu e Jasper siate i
miei testimoni. E non puoi dirmi di no.” Il suo tono aveva un’autorità che
anche con tutta la volontà del mondo nessuno sarebbe riuscito a dirle di no.
“
E sia mia piccola Rose.” Mi arresi dolcemente.
“Grazie
Ed, non sai quanto mi fai felice. Corro a dirlo ad Emmett. Ti chiamo in
settimana. Ti adoro.” E chiuse la chiamata, senza neanche potessi controbattere
o aggiungere altro.
Sorrisi
ancora una volta. La mia Rose finalmente sarebbe convolata a nozze. Come
sarebbe stato strano vederla in abito bianco.
In
men che non si dica mi ritrovai al ristorante e appena aprii la porta, una
dolce massa di capelli mi saltò addosso, facendomi indietreggiare. Ne sospirai
a pieni polmoni l’incantevole profumo e la strinsi forte a me, come se non
l’avessi tra le mie braccia da troppo tempo, anche se erano passati solo pochi
minuti dall’ultima volta che l’avevo vista.
Anche
se era ancora una piccola donna, aveva un’intelligenza che spesso mi lasciava
davvero di stucco. Era davvero la perfezione assoluta.
“Sei
in ritardo. Ti avranno di nuovo fermato per strada, Edward Cullen?” Dalle
cucine arrivò anche lei che sghignazzava allegramente e mi distolse dai miei
pensieri. Mi prendeva ancora in giro perché la gente continuava a riconoscermi
e a chiedermi l’autografo o una foto.
“Papà..”
Carlie cercò di attirare nuovamente la mia attenzione ed io l’abbracciai ancora
più forte. E dopo pochi secondi si svincolò dalle mie braccia per tornare a
giocare. Ed io tornai a guardare lei.
“No,
tesoro, mi ha chiamato Rose. Lei ed Emmett si sposano ed io farò da testimone.”
Dissi sorridendo, mentre seguivo con lo sguardo la mia piccola che cercava di
far entrare ad un orsacchiotto il vestito di una barbie.
“SI
SPOSANOOO!! Ma che bella notizia!” Urlò di gioia. “Finisco di sistemare le
prenotazioni e mi racconti tutto.” Mi baciò velocemente sulle labbra e tornò
nel retro bottega.
Bella.
Era lei la donna della mia vita, e lo avevo capito esattamente nel momento in
cui avevo pensato di perderla per sempre.
Ricordo
ancora quel giorno come fosse ieri.
Ero
andato in ospedale, le avevo chiesto di sposarmi, ma dopo pochi minuti avevo
scoperto che lei aspettava un bambino, che NOI aspettavamo un bambino.
E
in quel momento la mia vita era cambiata. Stupito, stordito, scioccato. Un
miliardo di emozioni avevano attraversato il mio corpo. Ma soprattutto paura.
Paura di perderla per sempre, paura che non volesse stare con me.
E
i primi tempi così era stato. Ero stato tre mesi a corteggiarla, a farle capire
che ero cambiato, a dimostrarle che era lei la donna con cui volevo stare. E ne
era assolutamente valsa la pena.
Perché
quando ti rendi conto che davanti a te hai la donna della tua vita, il resto non
conta. Non conta quanto tempo ci metterai a conquistarla, quante cose dovrai
fare per lei. Conta solo lei, averla nella tua vita, convincerla che tu sei
l’uomo giusto.
La
mia vita, la mia intera vita non avrebbe avuto senso senza di lei, perché che
senso ha vivere un’esistenza senza quella che sai essere la tua anima gemella?
Lei
era diversa, diversa da tutto quello che io avevo conosciuto, da quello che io
pensavo di volere, ma mi era bastato guardarla negli occhi, quel giorno in
reception per capire che lei era speciale. E non mi sarei mai perdonato di
lasciarla andare via, perché insieme a lei tutto ha finalmente un significato.
Il
giorno in cui finalmente mi aveva detto si, che mi avrebbe sposato, era stato
uno dei più belli della mia intera vita. In quello stesso giorno, mi aveva chiesto
di scegliere tra lei e la mia carriera, perché lei voleva una vita normale, una
famiglia, una persona su cui potere contare in ogni momento. Ed io non ci avevo
pensato due volte. Volevo lei.
E
poi era nata Carlie. La mia piccola bambina, la mia grande ragione di vita. Lei
e Bella erano tutta la mia vita. Non avevo mai creduto di avere così tanto
amore da dare finchè non l’avevo tenuta tra le braccia per la prima volta. Era
così piccola, così indifesa e aveva bisogno di me. Ero diventato un papà. Avevo
una vita di cui prendermi cura.
E
adesso erano passati 4 anni. E anche se la vita non era ogni giorno rose e
fiori, non avevo paura di affrontare le difficoltà, perché sapevo di avere loro
a mio fianco.
“Ed,
che pensi?” Bella interruppe per l’ennesima volta i miei pensieri. Mi avvicinai
a lei e l’abbracciai forte, baciandola con passione.
“Ti
amo Bella, ti amo da impazzire.” Dissi appena riuscii ad allontanarmi dalle sue
labbra che erano come una calamita per le mie.
Lei
mi guardò sorridendomi e il mio stomaco andò in subbuglio, la mia testa diventò
leggera.
“Anche
io amore.”
“Pure
io, pure io, abbraccio mamma e papà.” Carlie corse verso di noi, unendosi al
nostro abbraccio.
Tutto
era tornato a posto ed io finalmente ero davvero felice.
FINE
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