Le Sferae Chaelis

di LadyDenebola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno alla Torre ***
Capitolo 3: *** La maga ***
Capitolo 4: *** La sfera di Saturno ***
Capitolo 5: *** Una nuova missione ***
Capitolo 6: *** Contrasti ***
Capitolo 7: *** Notte agitata ***
Capitolo 8: *** La seconda sfera ***
Capitolo 9: *** L'accampamento ***
Capitolo 10: *** Il tempio ***
Capitolo 11: *** L'anima di Nohriam (1° parte) ***
Capitolo 12: *** L'anima di Nohriam (2° parte) ***
Capitolo 13: *** Largopiano (1° parte) ***
Capitolo 14: *** Largopiano (2° parte) ***
Capitolo 15: *** Sotto assedio ***
Capitolo 16: *** Le ultime sfere (1° parte) ***
Capitolo 17: *** Le ultime sfere (2°parte) ***
Capitolo 18: *** Il duca ***
Capitolo 19: *** Attacco inaspettato ***
Capitolo 20: *** Un vecchio amico (1° parte) ***
Capitolo 21: *** Un vecchio amico (2°parte) ***
Capitolo 22: *** Il Tempio di Xara (1° parte) ***
Capitolo 23: *** Il tempio di Xara (2° parte) ***
Capitolo 24: *** Guerra nel tempio ***
Capitolo 25: *** L'ultima possibilità ***
Capitolo 26: *** Il processo ***
Capitolo 27: *** Libero arbitrio ***
Capitolo 28: *** La lettera ***
Capitolo 29: *** Sigillare le Sfere ***
Capitolo 30: *** Saluto ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Il cavallo si arrestò con un nitrito brusco, e il cavaliere smontò, guardando fisso davanti a sé.

Oltre le cime degli alberi si innalzava lenta una spirale di fumo nera, che andava a confondersi con le nubi violacee del tramonto. L'aria era tiepida: né in cielo né in terra c'era anima viva.

Il cavaliere si guardò attorno; era atterrito, incredulo, aveva bisogno di informazioni. Non era così che si immaginava il suo ritorno. L'angoscia cominciava a farsi largo nel suo cuore. Senza pensare, montò di nuovo a cavallo e insieme si addentrarono nel bosco.

Non si godette il paesaggio familiare che da tanto tempo non rivedeva: la sua attenzione, ogni fibra del suo corpo, era concentrata sul pensiero di cosa avrebbe trovato una volta uscito dal bosco. Cosa poteva essere successo, e quando? Come mai non c'era nessuno in giro? Solitamente quel posto pullulava di boscaioli, e ora sembrava che perfino gli alberi fossero privi di vita. Gli alberi si fecero più rari e Jeff uscì dal bosco, ritrovandosi davanti una piccola collina. Il sentiero era ricoperto di rami spezzati e foglie ancora verdi. In cima alla collina, c'erano i resti spettrali di un palazzo sopravvissuto a fatica ad un incendio. Jeff avvertì il cuore sprofondargli, mentre nella testa aveva un ronzio che gli impediva di sentire qualunque cosa, persino i suoi pensieri.

Smontò da cavallo e corse su per la collinetta. Qualche pietra era ammucchiata nel cortile; l'unica cosa che non aveva riportato danni era l'erba, ancora verde, ma alta. Jeff si aggirò disperato tra le macerie. Il fumo nero si stava diradando in cielo, ma sottili fili di fumo trasparenti si sollevavano ancora e si andavano a confondere nel viola del crepuscolo.

Le mura del palazzo erano annerite, le piante bruciate. Ciò che rimaneva delle tende si muoveva fuori dalle finestre ad arco, brandelli inceneriti che fino a poco tempo prima erano state stoffe pregiate e invidiate da tutti. Il pesante portone di mogano scuro si era staccato dai cardini e ora giaceva a terra, attraversato da piccole crepe dalle quali spuntavano schegge. Jeff vi posò un piede sopra, lo sguardo fisso davanti a sé, nella penombra dell'atrio. Prese un respiro per farsi coraggio, ma un urlo alle sue spalle lo costrinse a rimanere lì. Si voltò.

Un uomo dal volto ricoperto di rughe e con un cappello di paglia si era fermato all'inizio del sentiero. Jeff lo riconobbe all'istante: era l'oste, Peter Testacalda. Senza nemmeno rendersi conto di quel che faceva gli corse incontro. L'oste continuava a guardarlo a occhi sgranati.

<< Peter! >>ansimò Jeff, fermandoglisi davanti. L'oste sbatté le palpebre.

<< Signor Jeff >>balbettò intontito, << siete voi, allora. Non vi avevo riconosciuto >>

<< Cos'è successo, Peter? >>chiese Jeff.<< Cosa è successo alla mia casa? E dove sono tutti? >>

Peter Testacalda gettò un'occhiata afflitta al di sopra della spalla di Jeff, e sospirò.

<< Eh, una disgrazia >>rispose.<< E' accaduto tutto così in fretta, signor Jeff...Due notti fa. La casa è andata a fuoco, e con essa tutto ciò che conteneva. Nessuno è riuscito a fare niente. Le fiamme sembravano essere state create con la magia, non siamo nemmeno riusciti ad entrare, e i vostri genitori sono... >>Tirò un sospiro, << sono rimasti intrappolati >>

Jeff sentì le ginocchia tremargli. Cadde in ginocchio, immobile, lo sguardo perso nel vuoto. L'oste gli si inginocchiò svelto di fronte e gli posò le mani sulle spalle, ma non gli venne niente da dire. Jeff comunque non voleva ascoltare altro. La notizia l'aveva colpito come una bastonata in piena faccia. Il sangue gli pulsava nelle orecchie.

<< Signor Jeff >>mormorò Peter, << venga con me, venga a bere qualcosa. Potrà sfogarsi quanto vuole >>

Jeff annuì, la testa rigida, e si alzò. L'intero mondo sembrava vorticare ai suoi piedi. Peter, gli alberi e la casa erano sfuocati.

<< Non è stato ritrovato nessun corpo? >>chiese con voce sorda.

<< Alcunché, signor Jeff >>rispose desolato Peter. Lo prese per il braccio, ma Jeff non si mosse. Aveva visto qualcosa brillare nell'erba secca. Era una sfera trasparente. Jeff la prese: era leggera e trasparente, eppure una nebbiolina biancastra vi aleggiava dentro. Senza farsi vedere dall'oste, Jeff la intascò. Era il suo unico indizio.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Ritorno alla Torre ***


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Era l'anno 2 secondo il Calendario della Torre di Aldebaran, che era stato rinnovato due anni prima, da quando Lord Tenugh era stato sconfitto. Una compagnia di sei prescelti, convocati da ogni parte di Valdmurt, aveva raggiunto la sede di Tenugh, all'interno del vulcano Mhassàuschi, e combattuto contro i suoi seguaci. Poi i Custodi dei due cristalli divini avevano raggiunto Tenugh e lottato con lui, ed erano riuscito ad ucciderlo dopo che aveva riottenuto il suo corpo.

 

Un cavallo bianco attraversò al galoppo il viale fiancheggiato dagli alberi in fiori, veloce più del vento stesso.

Una campana risuonò nell'aria, facendo tremare il terreno. La giovane Saggia alzò la testa sull'immensa torre che si ergeva al di sopra degli alberi, e sorrise. Era tornata a casa.

Raggiunse il cortile della torre nell'istante stesso in cui una donna con i capelli corti e chiari le correva incontro. La giovane smontò dal cavallo, e i suoi occhi nocciola brillarono nel rivedere la sua Maestra. Per qualche ristante rimasero a guardarsi negli occhi, non sapendo cosa dire. Poi la Saggia si fece avanti a abbracciò l'allieva.

<< Bentornata alla Torre, Denebola! >>disse con voce soffocata.

<< Spero...di non essere in ritardo >>mormorò Denebola guardandola con un sorriso.

<< No, certo che no >>rispose Mira, staccandosi da lei e osservandola con attenzione. << Guardati, non sei cambiata affatto in questi due anni. Sembri ancora la ragazzina che ha salvato Valdmurt con il suo cristallo... >>

<< Non devi guardare l'aspetto, ma ciò che una persona ha dentro >>replicò Denebola. << E' un detto elfico >>

Mira strabuzzò gli occhi, stupita.

<< Sei stata dagli elfi? >>esclamò eccitata.

Denebola annuì, e un attimo dopo le saltò al collo, ridendo felice. Il suo lungo viaggio nella terra di Valdmurt alla ricerca dei suoi genitori era arrivato al termine. Era di nuovo alla Torre di Aldebaran, e una lunga strada le stendeva davanti: non era più una novizia, era una Saggia con doveri e responsabilità.

<< Vieni, ci sono molte cose che devi raccontarmi >>disse Mira, guidandola all'interno della Torre. << E naturalmente anche gli altri vorranno salutarti. Fabius era certo che saresti arrivata questa mattina >>

<< Be', oggi sono due anni che ho lasciato la Torre >>disse Denebola, un po' perplessa. Mira ridacchiò.

<< Hai scordato com'è fatto Fabius? Lui non ti aspettava dopo pranzo o questa sera: mi aveva detto espressamente l'ora in cui saresti tornata. E' per questo che stavo uscendo >>

<< Quindi è stato lui a dare l'ordine di suonare le campane? >>disse Denebola con un sorriso.

<< Proprio lui >>Mira annuì.

Salirono sull'ascensore che si trovava all'altro capo dell'atrio e raggiunsero il secondo piano. Alcuni giovani novizi o Saggi che erano tornati prima di Denebola passeggiavano per i corridoi. Salutarono Denebola con entusiasmo, scambiandosi brevi racconti di viaggio. Poi Mira trascinò la sua giovane allieva nel suo studio. Denebola attese davanti la porta mentre Mira andava a sedersi su una delle soffici poltrone davanti la finestra.

<< Cosa fai lì in piedi? >>le chiese Mira.

Denebola le restituì lo sguardo perplesso.

<< Posso...posso sedermi senza il tuo permesso? >>balbettò incerta.

Mira la guardò con la fronte aggrottata. Poi ricordò e si batté una mano sulla fronte.

<< Avevo dimenticato! >>esclamò con una mezza risata. << Non devi più chiedermi o aspettarti alcun permesso da me, Denebola, ora che sei una Saggia anche tu. Ormai non ero più abituata a simili cose >>

<< Vuoi dire che non hai più nessun allievo? >>le chiese Denebola, stupita, mentre si sedeva di fronte a Mira.

<< Oh, sì che ho altri allievi! >>ribatté Mira, più stupita di lei. << Sono tre giovani talenti che abbiamo scoperto lo scorso anno. Si sono presentati tutti entusiasti alla Torre, al solstizio d'estate, e mi hanno pregato di prenderli come allievi. Sono tre ragazzi di Phlorién, Hocra, Timothy e Hollyvane >>

<< Tre ragazzi? >>ripeté Denebola, ma Mira si alzò di scatto con uno sbuffo impaziente.

<< Perdonami >>disse dirigendosi verso una credenza e prendendo due tazze, << ho dimenticato le buone maniere. Hai fatto un lungo viaggio e nemmeno ti offro qualcosa da bere! Chissà, sarà la vecchiaia... >>

<< Eh già, a trent'anni si fa sentire, eh? >>la rimbeccò sarcastica Denebola.

<< Il lavoro di un Saggio è estenuante, e presto te ne accorgerai anche tu >>replicò calma Mira. Prese una teiera vuota e riempì le tazzine di tè. Denebola osservò il liquido ambrato con un sorriso: il trucco della teiera vuota per finta le era sempre piaciuto da bambina.

<< Comunque, ti stavo chiedendo quanti anni hanno questi tuoi allievi >>

<< Hocra e Hollyvane tredici, e Timothy undici >>. Mira le porse una tazzina e si risedette. << Sorpresa? >>domandò notando l'espressione scioccata della giovane Saggia.

<< Ma...ma perché? >>chiese Denebola. << Non sono troppo grandi per essere entrati da appena un anno alla Torre? >>

Mira scosse il capo.

<< Fabius ha deciso che è meglio accettare allievi a partire dai dieci anni >>spiegò, << averli in fasce è troppo impegnativo e rischioso, e c'è il rischio che pochi decidano di affidare i loro bambini a degli sconosciuti. Fabius pensa invece che con la sua trovata siano i giovani a farsi avanti >>

<< E ha avuto ragione? >>

<< Eccome! >>rispose Mira. << Solo la Maga di Andromeda li ha accettati tutti, e Altair anche una dozzina. Naturalmente convincendoli che lui è un Saggio molto più esperto e affidabile della sottoscritta >>aggiunse con amarezza.

Denebola strinse forte il manico della tazzina.

<< Ma non dovrebbero essere i giovani allievi a scegliere il proprio Maestro? >>chiese in un sibilo.

Mira le rivolse uno sguardo di rimprovero.

<< Gli allievi si propongono, ma alla fine sono i Saggi a scegliere chi prendere e chi no >>rispose. << E' successo anche con te. Tu non ricordi, ovviamente. Ma quando fosti portata qui si accese un'accanita discussione tra molti Saggi. Altair ne rimase fuori, sostenendo di non volere una bambina così piccola da accudire, e Fabius pensò che sarebbe stato un ottimo inizio per me cominciare ad allenare un'allieva fin da quand'era in fasce >>. Tacque e sorseggiò il tè, pensierosa.

<< E quando scopriste che ero la portatrice di Deri Altair iniziò ad interessarsi a me >>continuò Denebola, odiando il Saggio.

<< Ovvio, lui è sempre stato attirato da oggetti di grande potere >>disse Mira con tono sprezzante. << E' successo anche quando tu e i tuoi compagni avevate appena trovato il cristallo rosso. Altair insisteva perché custodissimo i due cristalli divini qui alla Torre, ignorando le ammonizioni di Fabius sul fatto che facendo ciò avremmo attirato l'attenzione di Tenugh su di noi >>

Denebola, che si stava portando la tazzina alle labbra la riabbassò di scatto, e fissò scioccata Mira.

<< Non lo sapevo >>sussurrò la giovane Saggia. << Altair voleva...tenere con sé i cristalli? >>

<< Era palese che volesse tenerli per sé, sì >>rispose Mira, ora calma, << ma non era al servizio di Tenugh. Certo, molti di noi lo sospettavano, ma quando un Saggio si vende al Male non passa di certo inosservato. Comunque, per lui sarebbe stato il sogno di tutta una vita possedere alcuni tra gli oggetti più magici e potenti di Valdmurt. Immagino li volesse tenere per sé solo per costruirsi un'immagine d'importanza, per accrescere il suo carisma. Anche Fabius pensava che non volesse usarli, tranne che per fronteggiare Lord Tenugh, se fosse stato tanto sconsiderato da volerlo fare >>

Denebola sbatté le palpebre, confusa. Ricordava di quanto fosse insistente e petulante Altair, solo qualche anno prima, e la sua espressione ogni volta che lei rifiutava di fargli solo vedere il cristallo verde. Avrebbe potuto ferirla in qualsiasi momento e impossessarsi di Deri.

<< Non ci pensare >>Mira interruppe i suoi pensieri, riportandola alla realtà, << e parlami di te. In due anni ci sono di cose da fare. Sei riuscita a ritrovare la tua famiglia? >>

<< Ecco, è una storia lunga... >>cominciò Denebola, ma qualcuno bussò alla porta e una ragazzina con i capelli ramati e un ciuffo che le ricadeva davanti l'occhio destro la socchiuse timidamente.

<< Mira? >>chiese esitante.

<< Entra pure >>disse la Saggia, alzandosi.

<< Grazie >>rispose la ragazzina. Notò Denebola, e arrossì imbarazzata. << Sono venuta per ricordarti che le lezioni stanno per cominciare. Tu non ti facevi vedere e così io e gli altri pensavamo... >>

<< Hai ragione, scusa >>disse Mira. << Ma stavo salutando la mia vecchia allieva, Denebola. Ricordi di quando ve ne avevo parlato? >>

Gli occhi della ragazzina si allargarono nell'udire il nome di Denebola. La giovane Saggia sorrise e si alzò.

<< Molto piacere di conoscerti >>disse tendendo una mano alla ragazzina. << Tu devi essere una dei nuovi allievi di Mira, non è vero? >>

La ragazzina si fece tutta rossa mentre stringeva la mano a Denebola. Balbettò qualcosa di indistinto, guardando la poltrona alle spalle della giovane Saggia. Mira ridacchiò.

<< Sei emozionata? >>chiese alla ragazzina. Questa deglutì e scosse la testa. << Be', allora presentati! >>esclamò ridendo Mira, le mani sui fianchi, godendosi la scena.

La sua allieva prese un grande respiro e mormorò: << Il piacere è tutto mio, giovane Ashik. Il mio nome è Hocra, e sono felice di essere un'allieva della tua Maestra >>

<< Be', Mira è una delle migliori Maestre che si possano incontrare alla Torre di Aldebaran >>disse Denebola con un sorriso. << Anch'io ne ero entusiasta >>

Mira si lasciò sfuggire una risata più forte.

<< Ce l'aveva con te, non con me! >>disse a Denebola. Posò una mano sulla spalla di Hocra, che continuava a tenere la testa bassa. << Sei il suo idolo, da quando ha ascoltato la storia dei due Prescelti che hanno distrutto Tenugh. Penserei che sia voluta venire alla Torre solo per cercare di uguagliarti >>

<< Questo no, Maestra! >>esclamò Hocra, voltandosi a guardarla. << Ti ho detto che desidero apprendere le arti magiche. Io...ammiro moltissimo la giovane Ashik >>scoccò un'occhiata in tralice a Denebola, << ma voglio essere me stessa e non imitare un'altra persona, per quanto sia magnifica questa >>

Denebola arrossì a quelle parole. In due anni di viaggio per Valdmurt non aveva mai sentito nessuno parlare così di lei, per quanto l'ammirassero e si complimentassero con lei. Era una strana sensazione. Bizzarra.

<< Scusami, Denebola >>disse Mira, << ho lezione con i ragazzi. Potremmo parlare solo stasera >>

<< Va bene >>si affrettò a rispondere Denebola, ancora confusa dalle parole di Hocra.

<< Ricordati dov'è la tua stanza >>l'ammonì Mira.

<< Ci proverò >>ribatté Denebola ricambiando il sorriso. La porta si richiuse alle spalle di Mira e della sua allieva, e lei rimase sola. Per qualche minuto rimase in piedi a fissare il vuoto con aria assente, la mente lontana. Poi tornò a sedersi, sempre senza smettere di ripetersi che era tornata. Non poteva dire che quei due anni trascorsi in giro per Valdmurt fossero stati inutili, ma sapere di essere tornata in un luogo che poteva prendere come punto di riferimento, che considerava come la sua vera casa, dove c'erano persone che potevano darle consigli e ascoltarla la confortava.

Hai bisogno di riposo, sussurrò Deri dal Majirka.

<< Hai ragione >>rispose Denebola, portando la mano al medaglione che teneva al collo, << sono molto stanca. Ma non per via del viaggio, per quello ormai ci ho fatto l'abitudine. Sono le cose che mi hanno detto Mira e Hocra... >>

Soprattutto le parole di Hocra. Disse Deri con perspicacia. Ti hanno colpito. Non immaginavi quanto fossi diventata importante e famosa. Quasi tutti gli abitanti di Valdmurt conoscono il tuo nome e sanno quello che hai fatto.

<< Anche agli altri sarà successo lo stesso? >>chiese piano Denebola. << A Rio, magari? In fondo, è lui quello che ha ucciso Tenugh. Io gli ho solo mandate te e Afior da lui >>
Chi lo sa, è possibile. Ma non temere di prenderti gran parte del merito, perché non ne avresti alcun motivo. Come avrai capito, per la giovane allieva di Mira sei speciale, sei un modello. Questo dovrebbe riempirti di orgoglio, non di paura. Anche se ormai sono abituato a questa tua strana modestia...

<< Non ho paura >>ribatté Denebola, un po' irritata, << sono solo confusa. Nessuno prima d'ora mi aveva mai parlato così, con tanto rispetto. Di solito si congratulavano con me e basta >>

Posso dirti solo questo, Denebola: una nuova vita sta per iniziare qui alla Torre di Aldebaran.

Denebola annuì e si alzò. Passeggiò per i corridoi guardando fuori dalle alte finestre il paesaggio del nord, che da quando era partita aveva sempre tenuto a mente con un grande affetto. Si fermò e poggiò le dita sul vetro della finestra più vicina. Ripensava ai suoi compagni, adesso. In quegli anni non aveva rivisto nessuno di loro, a parte Alexander.

<< Stanno bene, e presto li rivedrai >>si disse con fermezza: inutile crogiolarsi nella malinconia. Si voltò per andare in camera, ma andò a sbattere contro qualcuno. Con un lamento, Denebola alzò la testa e represse a stento uno sbuffo.

<< E' questo il tuo nuovo modo di salutare la gente? >>ironizzò Altair, guardandola dall'alto in basso.

<< Non l'ho fatto apposta >>tagliò corto Denebola, guardandolo storto.

Altair la scrutò per qualche istante, riordinando distrattamente le carte che aveva in mano.

<< Sei appena tornata, non è così? >>chiese. << Fabius l'aveva detto. Immagino che Mira ti sia corsa incontro >>

<< Infatti >>rispose Denebola: non le era sfuggita la smorfia di disgusto che era comparsa sul viso di Altair quando questo aveva pronunciato l'ultima frase. << Almeno lei dimostra più umanità di te con i suoi allievi >>

<< Questo dipende dai punti di vista >>replicò pacatamente Altair. << Spero tu abbia fatto un buon viaggio. Non vedo l'ora di ascoltare il tuo racconto >>e così dicendo riprese a camminare nella direzione opposta. Non aveva fatto che pochi passi che Denebola lo richiamò.

<< Ti è caduta questa >>gli disse porgendogli una busta da lettere sigillata con la ceralacca. Nel prenderla, Altair impallidì. La intascò in fretta, lanciando alla giovane un'occhiata sospettosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** La maga ***


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Dopo Mira, il Saggio che più le era mancato in quegli anni era stato Fabius. Il vecchio la accolse con calore, a cena, e Denebola notò con gioia che non era cambiato affatto dall'ultima volta. La barba grigia, gli occhi severi dai quali traspariva sempre una qualche felicità erano sempre gli stessi. Si informò del viaggio della giovane, dei luoghi che aveva visitato e della gente che aveva conosciuto. Poi la mise al corrente delle modifiche di cui le aveva già parlato Mira.

<< Spero tu abbia tratto qualche insegnamento da questo viaggio >>le disse. << Ricorda: il tuo più grande maestro non puoi essere che te stesso. Al di fuori di chi ti insegna, alla fine sei tu che decidi cosa fare di ciò che hai appreso >>

Denebola annuì.

<< E' una cosa che non dimentichi mai di ricordare ai nostri ragazzi >>disse Hebel a Fabius, con un sorriso.

<< Qualcuno deve pur ricordarglielo >>replicò Fabius, << dato che è una cosa che spesso viene trascurata >>

Mira guardò Denebola e si alzò. La prese per un braccio e disse :<>

Si diressero in silenzio nell'ufficio di Mira, attraverso i corridoi illuminati dai bracieri. Ma davanti la porta dello studio di Mira trovarono Hocra e altri due ragazzi. Denebola suppose che gli altri due fossero Timothy e Hollyvane. Quando furono abbastanza vicine, il ragazzino si aggrappò al braccio di Hocra.

<< Avevi ragione! >>sussurrò, anche se la sua voce echeggiò nel corridoio. << E' proprio lei! >>

Denebola arrossì lievemente. Mira si mise le mani sui fianchi e si fermò davanti ai ragazzi.

<< Che cosa fate qui? >>

<< Timothy e Hollyvane volevano vedere Denebola >>spiegò Hocra con una vocina piccola piccola. << Gli ho parlato di lei e così... >>

<< E' molto tardi, ragazzi >>la interruppe Mira con voce severa. << La cena è finita e voi dovreste essere nelle vostre stanze. Domani mattina presto avete lezione, non ricordate? >>

<< Sì, all'alba >>balbettò Timothy.

<< Appunto >>disse Mira. << Quindi filate subito a letto. E la prossima volta che vi trovo fuori dalle vostre stanze così tardi vi punisco, sono stata chiara? >>

I tre allievi annuirono e scapparono via, lanciando occhiate curiose a Denebola. Mira batté le mani e le candele nello studio si accesero.

<< Scusali >>disse facendo segno alla giovane Saggia di sedersi, << temo che faranno così finché non si saranno abituati alla tua presenza qui >>

<< Non importa >>rispose subito Denebola.

Mira stava riordinando alcune carte dentro un mobiletto dall'altra parte della stanza, sbuffando di tanto in tanto. Denebola intanto osservava pensierosa lo studio, giocherellando con la catenina del Majirka.

<< Ebbene, piccola mia >>disse infine Mira sedendosi dietro la scrivania,<< raccontami tutto >>

<< D'accordo >>disse Denebola,<< ma non aspettarti niente di speciale. E' stato solo un viaggio come per tutti gli altri >>

<< Vediamo se hai ragione >>replicò Mira.

<< Bene >>disse Denebola.<< Lasciai la Torre di Aldebaran insieme a Rio e gli altri, e ci separammo al bivio con la via che conduce a Kamaàn. Alloggiai in questa città per tre giorni, dove alcuni Sacerdoti del luogo mi interrogarono su quanto era accaduto nel monte Massàuschi. Poi il re elfico Drehner mi ospitò per qualche tempo nella sua dimora nei Boschi Incantati, e il primo giorno di maggio, mentre mi dirigevo ad Upam, incontrai Alexander. Accettò di aiutarmi a cercare la mia famiglia. Purtroppo scoprii che ad Upam non era rimasto nessuno. Una donna che era fuggita con mia madre durante l'esodo di 20 anni fa mi disse che avrei potuto trovare qualcuno a Koy. Si sbagliava. Decisi allora di andare a nord, nelle regioni sconosciute. Io e Alexander ci stabilimmo per due mesi nel Bosco di Men-fur, e successivamente nei Boschi Limpidi. Sono dei luoghi isolati, adatti ad esercitarsi nella magia. Qui ho appreso molte cose, che penso che anche tu non sappia.

<< Tornammo a sud, e a Mako io e Alexander ci separammo. Visitai da sola Daros e Jhaltiry, e in primavera arrivai a Blue Garden, dove fui ospite fino alla scorsa estate di Aiska. Per qualche giorno tornai nei Boschi Incantati, per giungere a Phlorién, ma anche qui non trovai la mia famiglia. Decisi allora di chiedere aiuto al Majirka. Mi indicò l'Isola di Kalon, ma era troppo lontana per poterla raggiungere e visitare tutta nel tempo che mi rimaneva. Così usai il teletrasporto per arrivare a Gardh-gaìa, dove mi imbarcai per Porth-bahio, che raggiunsi in una decina di giorni. Qui incontrai mio cugino Phil, che mi disse che da quando si era trasferito sull'isola non aveva più ricevuto notizie di nessuno dei miei. Mi ospitò fino al 14 marzo, poi, oggi, sono tornata >>

Denebola tacque e si abbandonò contro lo schienale della sedia. Ecco qual era stato il suo viaggio per questi due anni. Ecco cosa aveva fatto. Ecco cosa aveva scoperto.

<< Tuo cugino non sa niente di tua madre >>disse lentamente Mira. << Quindi... >>

<< Sono di nuovo da punto a capo >>completò Denebola con voce stanca. << Sì >>
Mira sospirò.

<< Mi spiace >>mormorò. << Hai fatto tanta strada e avevi tante speranze... >>

<< Già >>disse Denebola, mesta. Per qualche minuto rimasero entrambe in silenzio, poi la giovane Saggia sorrise. << E' inutile rimpiangere coloro che non ho mai conosciuto >>disse. << D'ora in poi mi concentrerò sui miei doveri di Saggia. Mi piacerebbe avere degli allievi... >>

Mira si riscosse come da un lungo sonno a quelle parole.

<< I miei allievi sarebbero felicissimi di averti come Maestra >>disse seriamente. Denebola scoppiò a ridere. << Non è uno scherzo! >>esclamò Mira. << Hai visto come ti guardavano, prima? Scommetto che si inventeranno qualcosa pur di averti con noi alle lezioni >>

<< Glielo hai spiegato che non è permesso avere due Maestri se non si tratta della preparazione alla Cerimonia di fine anno? >>

<< E' stata la prima cosa che ho detto a Hocra non appena ti ho lasciata qui, questa mattina >>rispose Mira. Guardò fuori dalla finestra il cielo trapunto di stelle, e sospirò di nuovo. << Le stelle brillano, oggi >>

Anche Denebola guardò fuori, e annuì.

<< Sai >>disse lentamente, << chiederò a Fabius di poter usare la biblioteca per approfondire i miei studi. Quello che ho appreso a nord ha bisogno di un ampliamento. Non ho usato nessuno dei sortilegi che ho imparato, finora, e volevo accertarmi che non fossero pericolosi >>

Mira rimase in silenzio; poi, come se avesse capito le parole di Denebola solo in quel momento, si voltò a guardarla con la fronte corrugata.

<< Chi hai detto che te li ha insegnati? >>

Denebola si strinse nelle spalle.

<< Era un vecchio libro di incantesimi della Torre che avevo portato con me senza accorgermene. Era solo un libro da lezione, nulla di pericoloso >>aggiunse in fretta, vedendo il cipiglio men che sollevato di Mira, << ma con alcuni incantesimi molto potenti che vorrei avere il permesso di Fabius per poterli usare >>

<< Saggia decisione >>disse lentamente Mira. << Sì...domani diglielo... >>

Denebola annuì e si alzò. Si sentiva un po' inquieta per il repentino cambiamento della Saggia, che era tornata a scrutare le tenebre fuori dalla finestra. Perplessa, anche lei guardò, ma non notò nulla di strano. Ci sarebbe voluta la conoscenza di Tinhos sugli astri per sapere se c'era qualche presagio nelle stelle.

 

Nei giorni successivi Denebola, che aveva ottenuto senza difficoltà il permesso di Fabius per consultare la biblioteca, approfondì i suoi studi sui sortilegi che aveva imparato nei Boschi Limpidi. Sapeva fin dall'inizio che non sarebbe stata una passeggiata: gli incantesimi provenivano da un testo molto antico, che Denebola faceva risalire più o meno alla costruzione della Torre di Aldebaran, probabilmente con i primi Saggi che si erano insediati a Nord. Nonostante fosse riuscita a decifrare e pronunciare correttamente le parole, non aveva trovato spiegazioni o note sul genere dell'incantesimo. Ne aveva imparati circa una decina, ma non aveva avuto il tempo di provarli tutti. Sapeva che i pochi che aveva sperimentato erano innocui, ma non era detto che lo fossero anche gli altri. Dopotutto, aveva preso incantesimi a casaccio, così, giusto per provare.

La biblioteca era silenziosa, come sempre del resto. Erano pochi i Saggi che la frequentavano, per via delle lezioni. Molte volte Denebola si ritrovava sola a studiare libri su libri di incantesimi, ma la cosa non le dispiaceva: meno persone c'erano a meno domande inopportune avrebbe dovuto rispondere. In quei pochi momenti in cui Mira non allenava i suoi allievi, infatti, la Saggia veniva a trovarla e si interessava alle sue ricerche con una curiosità esagerata, che la metteva sempre a disagio.

Altair entrò nella grande stanza rettangolare della biblioteca, e gettò uno sguardo intorno. Le tende trasparenti erano tirate, i candelieri sui tavoli si consumavano molto lentamente, e al termine di ogni stoppino si rigeneravano da soli, e i libri erano disposti ordinatamente sui numerosi scaffali che correvano attraverso la stanza creando dei corridoi di legno scuro. Il Saggio credette di essere solo, finché non notò una figura con i capelli castani seduta ad un tavolo vicino alla finestra. Perplesso, Altair si chiese cosa ci facesse Denebola in biblioteca. Ancora non era arrivato il periodo in cui potevano entrare alla Torre nuovi allievi, ma gli sembrò strano trovare la ragazza china sui libri. Senza dire una parola le si avvicinò fino a fermarsi di fronte a lei. Denebola tenne la testa bassa sul vecchio libro di incantesimi, non essendosi accorta di quella nuova presenza. Altair rimase a fissarla per qualche istante; poi, spazientito, prese uno dei libri che si trovavano sparsi sul tavolo e glielo sbatté leggermente sulla testa. Denebola sussultò e alzò la testa per guardarlo.

<< Sono dieci minuti che sono qui e ancora non ti sei accorta di me? >>disse beffardo Altair.

<< Fai sempre così quando la gente ti ignora? >>borbottò Denebola, massaggiandosi la testa. Altair sbuffò, stringendo il libro tra le mani.

<< Non ti ho fatto niente. Avevo paura che questo libro potesse spezzarsi con la tua testona >>

Denebola lo guardò storto, ma si morse la lingua per non rispondergli.

<< Ti serve qualcosa? >>chiese con ostentata calma.

Altair alzò le spalle.

<< Ero venuto a consultare qualche libro... >>rispose, vago, osservando le file di scaffali carichi di libri che correvano attorno a loro. << Tu, piuttosto, che cosa stai facendo? Non avevi detto di aver imparato nuovi incantesimi durante il tuo viaggio? >>

<< Sì >>rispose solamente Denebola, fissandolo negli occhi e coprendo con le braccia il libro che stava leggendo.

<< E allora che cosa ci fai chiusa qui dentro? Non potresti trovarti qualcosa da fare anziché stare qui a leggere? >>

Denebola inarcò un sopracciglio.

<< E a te cosa importa? >>

<< Lo dico per te. Dovresti cominciare a renderti utile, come tutti i Saggi della Torre >>

<< Grazie del consiglio, lo terrò a mente >>replicò freddamente Denebola, tornando a leggere.

Altair posò il libro sul tavolo, e si allontanò.

<< Non era un consiglio, comunque >>sibilò da sopra la spalla. Denebola rialzò la testa solo per lanciargli un'occhiata velenosa, ma Altair non la notò e andò a sedersi ad un tavolo dall'altra parte della stanza.

La tranquillità non durò a lungo, però, come Denebola sperava. Stava sfogliando un altro volume di incantesimi quando avvertì il Majirka farsi incandescente sul suo petto. Si portò veloce la mano attorno al medaglione, il fiato corto. Cosa stava succedendo? Era la prima volta in due anni che il Majirka aveva una reazione del genere. Un dubbio improvviso colse la giovane Saggia, che scattò in piedi, guardandosi intorno e chiedendosi se non ci fosse qualche pericolo attorno a lei. Altair, dall'altra parte della biblioteca, alzò la testa al grattare della sedia sul pavimento e fissò Denebola con le sopracciglia inarcate.

<< E' successo qualcosa? >>chiese.

Denebola lo guardò. Il Majirka tornò lentamente freddo.

<< E' successo qualcosa? >>ripeté Altair, spazientito e preoccupato.

Denebola scosse lentamente la testa, tornando a scrutare la biblioteca. Ma non c'era nulla di strano. Tirando profondi respiri per calmarsi, la ragazza tornò a sedersi. Un secondo dopo, comunque, si sentì tirare per la manica. Ancora sotto tensione, Denebola si girò di scatto e sferrò un pugno alla persona che le stava dietro.

<< Scusa! >>strillò Hocra, spaventata, allontanandosi da Denebola di tre metri per evitare il colpo. << Non volevo disturbarti! >>

Denebola la fissò ancora più sconvolta. Molto lentamente, abbassò il braccio.

<< Scusa >>mormorò. Si sentì subito in imbarazzo: Hocra la fissava a dir poco terrorizzata per la sua reazione. << Scusami tanto, davvero, ma è stata una reazione istintiva...ho incontrato tanti nemici, in passato, sai >>

<< C-certo >>balbettò Hocra. Fece una pausa, poi disse: << La Maestra ti manda a chiamare >>

Denebola aggrottò la fronte, confusa.

<< Avete interrotto gli allenamenti? >>chiese, stupita. << Solo per chiamare me? >>

<< E' quello che ci siamo chiesti anche io, Hollyvane e Timothy, ma la Maestra ha insistito tanto >>rispose Hocra con un'alzata di spalle. Si voltò e andò da Altair. Denebola vide il Saggio fissare Hocra con la sua stessa espressione. Un attimo dopo, tutti e due tornarono da lei.

<< Muoviti >>sibilò Altair, << ci vogliono >>

Sempre più confusa, Denebola si alzò, richiuse i libri e si affrettò a seguire Hocra e Altair fuori della biblioteca fino ad un corridoio del piano superiore, dove li stava aspettando Mira.

<< Cos'è successo? >>le chiese aspro Altair. << Hai interrotto gli allenamenti dei tuoi allievi >>

Mira lo guardò con una strana espressione, ma si rivolse a Hocra, che attendeva accanto a loro, e disse: << Ti ringrazio. Di' a Timothy e Hollyvane che riprenderemo gli allenamenti domani mattina. E, voi due >>aggiunse a Denebola e Altair, << seguitemi >>

Denebola e Altair si scambiarono un'occhiata e seguirono la Saggia su per alcuni piani deserti fino ad una stanza che Altair riconobbe subito.

<< Cosa facciamo qui? >>chiese prima che Mira potesse bussare.

<< Fabius vuole vederci >>. Senza dire altro, Mira alzò il braccio e bussò.

La porta si aprì silenziosamente, e i tre Saggi entrarono. Lo studio di Fabius era una grande stanza circolare rivestita di legno. Attorno ad una parete correva una libreria che si interrompeva davanti ad una nicchia dove si trovava una scala a chiocciola.. Dall'altra parte della stanza c'erano una lunga scrivania, qualche poltrona e dei tavolini. Il vecchio Saggio era in piedi accanto alla finestra. La luce del tramonto illuminava il suo viso serio, facendolo sembrare più vecchio. Quando la porta si fu richiusa alle spalle di Denebola, alzò lo sguardo e sospirò.

<< Grazie per essere venuti così in fretta >>disse, indicando loro le poltrone. I tre Saggi presero subito posto e lo guardarono, in attesa. C'era stato qualcosa nella voce cupa di Fabius che aveva fatto venire i brividi a Denebola.

<< E' successo qualcosa? >>chiese Mira: anche a lei non era sfuggita la preoccupazione nella voce del Saggio.

<< Sta per accadere qualcosa, Mira >>la corresse Fabius, le mani dietro la schiena e lo sguardo perso al sole che tramontava. Con un gesto, la aprì di poco. << Temo che il Male si stia risvegliando, amici miei >>

Denebola e Mira si scambiarono un'occhiata attonita. Altair incrociò le braccia.

<< Come è possibile? >>chiese.

Fabius ridacchiò.

<< Non sono in grado di dare risposta alla tua domanda: ciò che ho provato io è stata solo una sensazione, una specie di presagio, niente di più. Ho avvertito lo stesso brivido di terrore che provai quando Tenugh si risvegliò nelle profondità della sua dimora, due anni fa >>

<< E sotto quale forma si ripresenterà, questa volta? >>chiese ansiosa Mira, i pugni stretti in grembo. << Non mi pare ci siano state altre creature come Tenugh, in passato, a non essere state sconfitte a dovere >>

<< Come ho già detto, ho avuto solo la sensazione che il Male si stia risvegliando >>replicò Fabius in tono pacato. << Quale forma assumerà, quando si presenterà, perché lo farà sono quesiti ai quali non posso rispondere >>

Mira abbassò la testa, ma la rialzò quasi immediatamente.

<< Ci hai chiamati per dirci questo? >>chiese.

<< Sì >>

<< Gli altri Saggi non devono sapere nulla? >>domandò Denebola.

<< Ho voluto chiamare solo voi perché penso possiate aiutarmi a scoprire chi voglia sconvolgere nuovamente Valdmurt >>rispose Fabius, voltandosi a guardarla. << Siete gli unici che possano aiutarmi> >

Denebola sostenne il suo sguardo, confusa. Come poteva sapere chi voleva prendere il potere contando sull'aiuto del Male, se fino a dieci minuti prima credeva che la pace stabilita da lei e dai suoi compagni avrebbe persistito per anni? La notizia di Fabius l'aveva a dir poco scombussolata.

Altair fu il primo a riprendersi.

<< Vuoi che ti diciamo chi secondo noi stia risvegliano il Male? >>disse lentamente, come se non avesse ben capito cosa chiedeva Fabius.

<< Esatto >>annuì il Saggio.

<< Chi potrebbe mai essere? >>borbottò perplessa Mira con un'alzata di spalle. << Chiunque >>

<< Non uno qualunque >>ribatté Altair, << ma qualcuno in grado di usare la magia, di allearsi con le peggiori creature di questo mondo e di ignorare le suppliche della gente che sta torturando >>

Denebola si massaggiò le tempie: dubitava che a Valdmurt esistessero persone del genere. Si alzò e andò accanto alla finestra, oltre Fabius, che la seguì con lo sguardo mentre Mira e Altair continuavano ad avanzare ipotesi. Denebola si portò una mano al Majirka, pensando che se fossero stati veramente in pericolo Deri l'avrebbe avvertita. Comunque, sapeva di potersi fidare della parola di Fabius: fino a quel momento non aveva mai interpretato male quelli che lui definiva "brividi premonitori", stando a quello che le aveva raccontato Mira.

<< Oppure... >>disse Altair, pensoso, osservando la parete di fronte, << potrebbe trattarsi di Lord Tenugh...Be'...sì...in effetti è probabile >>

Una folata improvvisa di vento entrò dalla finestra aperta. Denebola si affrettò a richiudere e fissò allibita Altair, che si era appena alzato. Mira e il vecchio Saggio lo fissarono.

<< Cosa è probabile? >>sbottò la giovane.

Altair la fissò beffardo.

<< Dov'eri quando stavamo parlando, due minuti fa? >>rispose.

<< Non usare quel tono! >>sibilò minacciosa Mira.

<< Altrimenti? >>

<< Altrimenti... >>

<< Basta così! >>esclamò deciso Fabius, ponendo fine alla discussione. << Altair, ripeti per favore quello che stavi dicendo. Sai, anche a me pare un po'...bizzarro >>

<< Dicevo che è molto probabile che lo spirito di Tenugh sia rimasto incagliato nella punta della freccia costituita dai due cristalli >>disse Altair, << e quindi...sia in Afior quanto in Deri >>

<< Idiozie! >>disse Mira.

<< Questa è la mia teoria! >>replicò irritato Altair.<< Se tu ne hai una, illustracela! >>

<< Non ne ho! >>rispose Mira, accalorandosi.

<< E' impossibile quello che dici >>disse Denebola ad alta voce per impedire un nuovo scontro tra i due Saggi.<< Me ne sarei accorta se l'anima di Tenugh si trovasse dentro Deri >>

<< E io per primo, dato che l'ho maneggiato per chiuderlo dentro il suo Majirka >>aggiunse Fabius.<< Ciò che dici non può essere vero, Altair, altrimenti ce ne saremmo accorti tutti già da molto tempo. Afior e Deri sono rimasti per mesi sotto i miei occhi, e io steso li ho maneggiati. Inoltre, siamo assolutamente certi che l'anima di Tenugh sia morta. Non ricordi? >>

<< Ricordo, ma >>replicò Altair, << non può essere possibile che stia facendo come l'ultima volta? Starà attendendo il momento propizio per recuperare le forze e attaccarci >>

<< Certo! E dove si trova se non è nei due cristalli? >>lo interruppe Mira.

Altair digrignò i denti e le rivolse uno sguardo gelido, senza replicare. Fabius tornò alla finestra.

<< Potremmo avvertire Rio >>disse, << anche se mi sembra inutile chiamarlo se non siamo certi della teoria di Altair >>

<< Possiamo sempre usare il teletrasporto >>disse il Saggio. Fabius annuì.

<< Molto bene >>disse alla fine, voltandosi. << Voi potete andare mentre io mi metto in contatto con Rio. Vi chiamerò il più presto possibile >>

I tre Saggi si inchinarono. Fuori nel corridoio, Mira lanciò sguardi furenti ad Altair.

<< Possibile che ti diverti a combinare guai? >>sbottò mentre entravano nell'ascensore.

<< Che cosa hai detto? >>esclamò Altair, furioso. << Ehi, se non te ne sei accorta, io sto agendo per il bene di Valdmurt! >>

<< Peccato che non ce ne sia bisogno dato che la pace è stata appena riportata >>ribatté Mira. << Due anni fa, ricordi? >>

Denebola scosse il capo.

<< Forse è meglio che vada da sola >>disse, smaterializzandosi. Riapparve nel corridoio del secondo piano. Più tranquilla ora che non aveva più intorno quei due che non facevano altro che litigare, si affacciò ad una finestra, ripensando alle parole di Fabius. Accidenti, non era passato nemmeno un mese da quando era tornata e già pareva ci fosse un nuovo pericolo! Il fatto era che stavolta non si sapeva chi dovessero temere. Altair non smetteva di parlare di Tenugh, proprio perché era l'unico essere maligno più potente degli ultimi decenni. Ma com'era possibile? Era stato sconfitto!

<< Certo, l'hai visto con i tuoi occhi! >>esclamò Denebola. Scosse la testa e abbassò lo sguardo. Una figura stava venendo spedita verso il portone...Denebola sbatté le palpebre; chi poteva essere?

Decise di non pensarci troppo: i suoi studi la attendevano e non voleva perdere altro tempo.

Ma non aveva fatto che pochi passi che una voce la richiamò.

<< Denebola! Vieni qui, per favore! >>

Denebola corse da Hebel e lo fissò curiosa.

<< Cosa è successo? >>

<< C'è una persona che vuole vederti >>rispose il Saggio. La condusse al primo piano, nel suo studio. Con sorpresa, la ragazza vide la persona che aveva visto dalla finestra. Una giovane donna con i capelli biondi raccolti in due lunghe trecce e con un fazzoletto attorno al viso che lasciava scoperta solo la bocca e il mento. Alla loro entrata, si alzò e si inchinò.

<< Lieta di conoscerti, Denebola di Aldebaran! >>sussurrò sorridendo dolcemente. << Il mio nome è Carol, e vengo da Koy >>

<< Molto...piacere >>rispose Denebola, ancora perplessa.

<< Come mai hai fatto un così lungo viaggio? >>le chiese Hebel, facendo loro segno di sedersi.

<< Ho sentito parlare di te, qualche mese fa >>rispose Carol rivolgendosi a Denebola.<< Mi hanno detto che sei venuta a nord, e che sei una Saggia, oltre che una dei prescelti che hanno affrontato...Tenugh >>pronunciò il nome con grande timore. << Volevo incontrarti per chiederti di...sì, be', insomma...chiederti di farmi diventare tua allieva >>

Denebola spalancò gli occhi.

<< Co-come? >>

<< Per favore! >>implorò Carol inginocchiandosi. << Insegnami le tue arti! Anch'io ho dei poteri e sto allenando una giovane, ma con i tuoi insegnamenti staremmo più sicure! >>

<< Sicure da che cosa? >>chiese Hebel, ripresosi dalla richiesta della donna.

<< Potete chiamarmi strega, se volete >>disse Carol rialzandosi. << Non sono una Saggia, certo, ma ho anch'io dei poteri. Da un po' di tempo a nord ci sono scorribande di mostri, somiglianti ai goblin, e soprattutto vicino al luogo dove abito. Io e la mia allieva ci siamo già imbattute in alcuni di loro, ma quelli sono potenti! L'ultima volta per poco non ci rimettevamo la pelle! Per favore, Saggia, insegnami qualche tua arte! >>

<< Ma... >>fece Denebola, guardando nervosamente Hebel, che si alzò.

<< Carol >>disse, << né Denebola né nessun altro Saggio può fare quello che tu chiedi. Nessun adulto, sia esso mago o strega, può imparare arti da un Saggio >>

Lo stomaco di Denebola si contrasse: durante il suo viaggio per Valdmurt lei aveva insegnato qualche incantesimo ad Alexander, ma non l'aveva confidato a nessuno...

<< Come posso fare, allora? >>chiese Carol disperata.

<< Possiamo aiutarti prestandoti alcuni libri su potenti magie >>rispose Hebel. << Non verrai allenata da un Saggio, ma farai da sola. Mi dispiace, ma non possiamo fare altro >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La sfera di Saturno ***


Incolla qui il testo.

 

La sera era calata già da alcune ore, e pochi erano ancora svegli alla Torre. Altair, in piedi nel suo studio davanti alla finestra, osservava le scure cime degli alberi sotto di lui.

<< Ebbene >>disse infine con voce lenta, << Milord...temo che sia finita qui >>

Jeff sentì le gambe cedergli sotto il peso del suo corpo. Reprimendo un urlo di frustrazione, cadde in ginocchio sul pavimento. << No, la prego! Mi dia un'altra possibilità! Non fallirò! >>implorò.

<< Te ne ho già date fin troppe >>replicò freddamente Altair senza guardarlo. << Ormai non so più se fidarmi di te, Jeff. I risultati delle tue opere decidono la mia sorte, qui. Molti dubitano di me >>

<< Altair... >>balbettò Jeff con voce ansiosa, << Altair...vi ho giurato che vi avrei obbedito >>

<< Lo so bene, ma per la tua salvezza vattene >>

<< Non ho di dove andare. Voi...avevate detto di potermi aiutare con la mia casata >>

<< Non posso fare più nulla per te >>lo interruppe bruscamente Altair. << Va' via >>
Jeff aprì la bocca per ribattere, stavolta con forza, ma la porta si spalancò prima che lui potesse proferire parola. Entrò Denebola. Altair si voltò, turbato, e Jeff scattò in piedi. Denebola fissò allibita prima l'uno poi l'altro, allibita.

<< Che cosa vuoi? >>ringhiò il Saggio.

<< Fabius ti cerca >>rispose Denebola senza smettere di fissare Jeff. << Vuole parlarti subito >>

Altair sbuffò e uscì di corsa. Jeff inspirò profondamente come se fosse appena tornato da una nuotata sott'acqua; Denebola continuava a guardarlo.

<< Che cosa fai qui? >>sussurrò. Ma Jeff non rispose, continuando a fissare il vuoto.<< Vuoi dirmi cosa succede? >>chiese Denebola alzando la voce.<< Quando sei venuto? Perché? E' successo qualcosa? >>

<< Non posso raccontarti nulla >>rispose Jeff con voce sommessa.

Denebola lo guardò ancora.

<< Perché? >>

Ma Jeff scosse il capo e uscì dallo studio senza degnarla di uno sguardo. Denebola non si mosse. Non capiva più nulla: vecchi ricordi si contrapponevano a quelli recenti, riportandola in un abisso di vita passata...

 

Denebola sbuffò annoiata, il mento appoggiato sui palmi delle mani, lo sguardo perso sul lago sotto di lei. Era riuscita a volare - ancora non si spiegava come - sul ramo di un albero, ma l'eccitazione provata in quel momento era svanita da un pezzo lasciando il posto ad una noia tremenda, che pareva fare da padrona in quegli ultimi tempi. E dato che lei da sola non sapeva scendere, le sue amiche erano andate a chiamare la sua Maestra. Denebola sospirò figurandosi già la faccia sconvolta e la ramanzina che Mira non le avrebbe certo risparmiato.

I minuti passavano lenti. Niente si muoveva. D'un tratto Denebola sussultò e si aggrappò al ramo per non scivolare. Le era sembrato di sentire un fruscio tra le foglie sopra di lei. Alzò gli occhi: in effetti il ramo soprastante si muoveva.

<< Chi c'è? >>chiese la bambina, per niente spaventata. Se fosse stato un animale lo avrebbe cacciato con un solo incantesimo.

Il ramo si mosse ancora, stavolta con più forza, e un ragazzino con i capelli castani e una piccola treccia che gli scivolava davanti l'orecchio saltò sul ramo accanto a Denebola. Rimasero a scrutarsi per vari istanti, poi Denebola chiese: << Chi sei? >>

<< Jeff, figlio di Tes >>rispose il ragazzino. << E tu? >>

<< Denebola >>

<< E poi? >>

<< Denebola e basta >>rispose Denebola vagamente stupita.

<< Come si chiama tuo padre? >>insistette il ragazzino.

<< Veramente... >>rispose Denebola, << io vivo alla Torre di Aldebaran con le mie compagne e la mia Maestra. Non ci sono anche i miei genitori >>

<< Ah, no? >>esclamò Jeff. Si sedette accanto a lei a gambe incrociate. << Quindi sei un'allieva della Torre? >>

Denebola annuì.

<< Tu non sei un allievo, però! >>notò.<< Non ti ho mai visto qui. E non puoi entrare alla Torre perché sei troppo grande! Devi avere almeno quattro anni per poter sperare di essere affidato ad un Maestro >>aggiunse.

<< Sono qui con mio padre >>spiegò Jeff. << E' venuto a chiedere consiglio a un certo Saggio e mi ha voluto portare con sé. Sai, dalle mie parti la mia famiglia è molto importante >>disse quest'ultima frase con un certo orgoglio.

<< E perché? >>chiese Denebola, curiosa.

<< Perché i miei antenati erano i principi di Moja, ma ora governano le famiglie più potenti, e quindi la mia e altre. Ma tu... >>aggiunse poi guardandola pensieroso, <<  sei entrata alla Torre a quattro anni? >>

<< No, da prima >>rispose Denebola. Rise vedendo l'espressione colpita di Jeff. << Così ho avuto più tempo per imparare nuovi incantesimi e sto avanti a parecchi allievi. Ad esempio sono riuscita a volare fin quassù >>

<< Accidenti! >>esclamò Jeff, ammirato. << E come hai fatto? Io mi sono solo arrampicato >>

<< A dir la verità, non lo so nemmeno io >>disse Denebola, un po' imbarazzata. << Stavo giocando con le mie amiche e ho visto l'albero. D'un tratto mi sono ritrovata qui sopra. Ora sto aspettando che la mia Maestra mi venga a prendere. Ma prevedo già cosa mi dirà >>

<< Anch'io sono salito a insaputa di mio padre >>disse Jeff. << Ci eravamo persi di vista e ho voluto salire su quest'albero per poterlo trovare. Poi ho visto te. Ma non sembri spaventata di stare quassù >>

<< Oh, no, sono abituata a trovarmi coi piedi staccati da terra! >>disse la bambina. << Certe volte Deri mi fa volare per la stanza >>

<< Chi è Deri? >>

<< Il mio cristallo >>

<< Cristallo? >>

<< Sì, è come un diamante, ma è verde >>spiegò Denebola. << Quando scendiamo te lo faccio vedere. Ce l'ho in camera >>

<< E fa incantesimi? >>chiese Jeff, curioso.

<< Sì, ed è più bravo di me, ma spero... >>

<< DENEBOLA! >>

I due sussultarono e abbassarono lo sguardo. Una giovane donna coi capelli corti e di un castano chiaro li fissava terrorizzata; accanto a lei c'erano tre bambine che indossavano lo stesso vestito di Denebola.

<< Ciao, Mira! >>salutò Denebola.

<< Come...come hai fatto a finire lì? >>esclamò Mira.

<< Ah, non chiedermelo >>borbottò Denebola.<< Non lo so nemmeno io >>

<< Va bene, va bene >>Mira trasse profondi respiri per mantenere la calma. << Non muoverti...anzi, non muovetevi! >>aggiunse notando Jeff.<< Vi faccio scendere subito! >>. Mosse lievemente la mano e Denebola e Jeff furono sollevati in aria e posati con dolcezza sul terreno accanto a Mira. Jeff la guardò affascinato: si figurava i Saggi come gli anziani della sua città, mentre Mira era molto giovane. Non dimostrava più di vent'anni.

<< Allora >>disse lei con voce tremante, guardando Denebola, << come diamine sei riuscita ad arrivare lassù? >>

<< Te l'ho detto, non lo so! >>rispose Denebola. << Ho guardato il ramo e ci sono finita sopra >>

<< Hai usato la magia! >>esclamò una sua amica.

<< Forse...tu mi hai detto che crescendo crescono anche i poteri >>aggiunse Denebola rivolta a Mira, emozionata.

<< Sì, ma... >>Mira si portò una mano al volto e scosse la testa, come se non ci credesse. << Sei ancora piccola...non hai nemmeno sette anni...e poi lo sai che potevi cadere? >>

<< Non mi sono mossa >>replicò Denebola.

Mira sbuffò.

<< Basta giocare, oggi >>disse decisa, prendendola per mano. << Torniamo alla Torre. Anche tu >>disse a Jeff, << ti riporterò da tuo padre. Ti sta cercando >>

Jeff e suo padre Tes rimasero alla Torre qualche giorno. Denebola, quando non si allenava, passava il tempo con il ragazzino, e il giorno prima della sua partenza gli mostrò Deri. Jeff ne rimase affascinato.

<< Posso toccarlo? >>chiese con ansia e curiosità.

Denebola sorrise e glielo mise sulla mano aperta. Jeff lo fece girare davanti agli occhi, reggendolo per la catenella.

<< Non sai chi te lo ha regalato? >>

<< Mira dice che era un oggetto della mia famiglia >>rispose Denebola.

<< Quindi sa fare magie? >>disse Jeff.

<< Sì, ma non se glielo chiedi >>disse Denebola. << Lo fa quando vuole >>
<< Peccato >>disse Jeff, deluso, << mi sarebbe piaciuto vedere una sua magia >>

<< Se un giorno tornerai farò in modo che potrai vederla! >>

 

Era da quel giorno che non lo vedeva. Erano passati tredici anni, e ora Jeff pareva irriconoscibile. Ma poi, cosa ci faceva alla Torre, e perchè non le rivolgeva la parola?

Con queste domande che le turbinavano in mente, Denebola se ne andò a dormire. Fece sogni strani, ed a un certo punto sentì qualcuno scuoterla con forza. Aprì gli occhi e si accorse che stavano bussando alla porta. Era ancora notte. Assonnata, la giovane andò ad aprire. Alla debole luce delle torce nel corridoio riconobbe Jeff, che la guardava con aria triste.

<< Cosa fai qui? >>gli chiese Denebola, sorpresa.

Jeff sorrise cupamente.

<< Se non ti rispondo non mi chiederai altro, eh? >>disse. << Volevo parlarti >>

Denebola lo guardò sospettosa, poi schioccò le dita e il candelabro sul tavolino illuminò la stanza. Si scansò per far entrare Jeff, poi richiuse la porta.

<< Di cosa volevi parlarmi? >>chiese, facendogli segno di sedersi su una poltrona.

<< So che non è l'ora giusta, ma... >>Jeff esitò un attimo. << Qui conosco solo te e so di potermi fidare e... >>

<< Non mi pare >>lo interruppe Denebola, << ho visto che conosci bene anche Altair >>

A quelle parole Jeff si rabbuiò.

<< Mi spiace non essere più tornato dopo quella volta >>disse a bassa voce. << Purtroppo non ho avuto più occasione di lasciare Moja. Sai, tra gli impegni e quelle altre cose per occuparsi della città...e poi... >>tirò un profondo respiro, << ho perso tutti >>

<< Come? >>

<< Cinque anni fa, in un incendio >>disse Jeff.<< Ero tornato da un lungo viaggio, e quando tornai trovai la casa bruciata, e della mia famiglia non si era salvato nessuno >>

<< Ma... >>balbettò Denebola, turbata, << come è successo? >>

<< L'unica cosa che so per certa è che l'incendio è stato appiccato da qualcuno >>rispose Jeff, << ma ancora non so chi. Da quel giorno non faccio altro che cercare chi è stato >>
<< Hai degli indizi? >>

<< Sì, una sfera >>Jeff infilò la mano in tasca e prese una piccola sfera trasparente sulla quale era inciso un simbolo. << Mi hanno detto che vuol dire saturno...tu ne sai qualcosa? >>

<< Cosa...cosa hai detto? >>sussurrò Denebola.

Jeff alzò lo sguardo. La giovane era impallidita e si era dovuta sedere perché le gambe le tremavano troppo. Lo fissava con un strana espressione, quasi spaventata.

<< Qualcosa non va? >>le chiese, sorpreso. << Cosa succede? >>

<< Dammi quella sfera >>Senza aspettare, Denebola strappò la piccola sfera dalle mani di Jeff e la portò davanti agli occhi. Quelli si dilatarono, stupiti, mentre fissavano il simbolo fine e nero. << Non è possibile >>

<< Sai che cos'è? >>chiese Jeff, speranzoso, osservando la sua reazione. << Se sì, ti prego, parla! >>

Ma Denebola sembrava non ascoltarlo. Continuava a fissare la sfera con sguardo febbrile, e pareva sul punto di svenire. Dovette sedersi un'altra volta per impedire al corpo di tremare. Jeff la fissò impaziente e disperato.

<< Allora? >>incalzò.

<< Allora? >>Denebola lo guardò come se fosse matto. << Allora? Come puoi pretendere di sapere che cos'è questo oggetto? E'...è impensabile che ce l'abbia tu. Ma no, cosa dico, è impensabile addirittura che esista! Credevo fosse una leggenda! >>. Denebola non si rivolgeva più a Jeff, ma più che altro a se stessa.

Spazientito, Jeff si alzò in piedi e si riprese la sfera con un gesto brusco.

<< Denebola, sono tornato alla Torre perché voglio delle risposte >>disse scandendo le parole. << La mia famiglia non esiste più e sono anni che vago alla ricerca di chi l'ha sterminata! So che sai che cos'è questa sfera, quindi parlamene! >>
Denebola lo guardò. Poi abbassò lo sguardo e sospirò.

<< Be' >>disse con voce tremante quanto le sue mani, << be', non c'è molto di cui parlare. La storia è molto breve e dubito che persino Fabius ne sappia qualcosa di più >>Inspirò profondamente, come per farsi coraggio. << Hai mai sentito parlare delle Sferae Chaelis? >>

<< Mai >>

<< Erano...cioè, sono >>lanciò un'occhiata bieca alla sfera, << otto sfere, che moltissimi decenni fa furono trovate in otto zone diverse di Valdmurt. Pare fossero piovute dal cielo, perché furono scoperte in luoghi impervi, poco adatti a lasciarvi degli oggetti. Alcune si trovavano nascoste nei prati, altre in fondo ai laghi o ai fiumi, e altre sulle cime dei monti >>. S'interruppe e si portò una mano al volto.

<< Tutto qui? >>disse Jeff, guardandola impaziente.

<< Jeff... >>disse lentamente Denebola, << per favore, torna a dormire. E' tardi e io ho parecchie cose da fare , domani... >>

<< Eh, no! >>Jeff non le fece nemmeno finire la frase. << Mi dispiace, ma non puoi svignartela dalla discussione in questo modo! Hai cominciato? Ora finisci di raccontare! >>

Denebola alzò di scatto la testa.

<< Quello che vuoi sapere è una cosa che nessun Saggio dovrebbe dirti! >>ribatté. << Si tratta di cose pericolose, Jeff! Cose che superano perfino...Tenugh >>

Jeff serrò i pugni e si morse un labbro.

<< Ma tu cosa faresti? >>chiese dopo un po', la voce spezzata.<< So che sei appena tornata dalla ricerca di tua madre e che non l'hai trovata. Se avessi trovato questa sfera, cosa avresti fatto? Non avresti chiesto informazioni a Fabius? >>

<< Sì, ma... >>Denebola sospirò di nuovo. Dopotutto, Jeff non aveva tutti i torti.

<< Che cosa c'è di male? >>continuò lui. << Ti chiedo solo di parlarmene >>

Denebola lo guardò tristemente. Annuì.

<< La gente trovò queste sfere e le portò con sé, non sapendo di cosa si trattasse, comunque >>raccontò.<< Passarono degli anni dal loro ritrovamento quando alcune sfere iniziarono a reagire. Infatti erano impregnate di magia e... >>

<< Che cosa intendi dire con reagire? >>chiese Jeff.

<< Pareva che alcune fossero malvage>>spiegò con amarezza la Saggia, << mentre altre buone. Ma solo quelle malvage reagirono. Coloro che le avevano prese, infatti, furono trovati morti con inciso sul petto il simbolo della sfera che tenevano in casa >>

<< E queste sfere, poi, dove sono finite? >>

Denebola alzò le spalle.

<< Se non sono state trovate un'altra volta, possono trovarsi ancora nei luoghi d'origine >>rispose, << e una, poi, ce l'hai tu >>

Jeff abbassò lo sguardo sulla sua sfera.

<< Ma perché ti sei spaventata quando ti ho detto che è la sfera di saturno? >>chiese, perplesso.

<< Perché quella è una delle sfere malvage >>ribatté Denebola.

Jeff la guardò sbalordito.

<< Scherzi? >>

<< Posso scherzare su una cosa del genere? >>sbuffò Denebola. << Sono una Saggia e conosco tutte le divinità attribuite a stelle e pianeti. Saturno fa parte della triade delle malvage >>

Ci fu una pausa. Jeff guardò la sfera di saturno, e gli sembrò strano che quell'oggetto grande quanto il palmo della sua mano potesse uccidere.

<< Chissà se mi servirà a qualcosa sapere che è una delle sfere maligne >>disse, sarcastico.

<< Non devi riderci sopra! >>sbottò Denebola.<< Quella cosa può ucciderti. E, se vuole, può uccidere tutta la gente che si trova alla Torre di Aldebaran! >>Rabbrividì, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.

Jeff non le badò.

<< Forse faresti meglio a consegnarla a Fabius, domani >>disse Denebola.

<< Cosa? >>Jeff la guardò, scioccato.<< Denebola non posso! E' l'unico indizio che ho per trovare chi ha sterminato la mia famiglia! >>

<< E' anche un oggetto magico, per di più malvagio! Non puoi tenerlo. Stai rischiando la vita, in questo modo >>

<< Sono cinque anni che l'ho con me e non mi è successo niente >>ribatté Jeff.

<< Anche in passato non ha agito subito! >>replicò Denebola, disperata. << Di sicuro starà aspettando che tu la riporti dal suo proprietario, e ti farà fuori allora >>

<< Quanto sei drammatica >>esclamò Jeff. << Andiamo... può essersi rotta, no? >>

<< E' impossibile distruggere le Sferae Chaelis >>disse Denebola in un sussurro.<< Te l'ho detto prima: al loro confronto, Tenugh non era nulla >>

Seguì un lungo momento di silenzio. Infine Jeff si alzò e si diresse alla porta.

<< Ti ringrazio per avermi voluto ascoltare e di avermi dato informazioni sulla sfera >>disse, aprendo la porta.

<< Dammi retta, consegnala a Fabius >>
<< Ci penserò >>rispose Jeff, tetro. << Be', buonanotte >>

 

 

 

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Capitolo 5
*** Una nuova missione ***


Incolla qui il testo.

 

Fu con aria irritata e stanca che Denebola andò a fare colazione, la mattina dopo. Il pensiero che una delle Sferae Chaelis si trovava sotto il suo stesso tetto le aveva impedito di riprendere sonno. Quasi quasi avrebbe voluto che Jeff avesse continuato a non rivolgerle la parola.

Per tutto il tempo evitò le occhiate frequenti e curiose di Mira, e si concentrò soprattutto su Altair: si era dimenticata di chiedere a Jeff che cosa ci faceva nel suo studio, la sera prima.

Jeff non c'era. Probabilmente era ancora a letto, o - lo stomaco di Denebola si contrasse in maniera sgradevole - se ne era andato all'alba. No, era impossibile. La storia delle sfere non aveva avuto alcun effetto su di lui? Non era così sciocco e avventato da ripartire con una delle sfere maligne, sapendo che cos'era.

E' ancora qui, lo sento...sussurrò la voce di Deri.

Denebola scattò in piedi, dimentica della colazione, e uscì velocemente, sotto lo sguardo attento di Altair. Fece di corsa tutti i corridoi, domandandosi dove alloggiasse l'amico, poi si fermò di botto, ascoltando due voci alle sue spalle. Si voltò e tornò sui suoi passi, fermandosi dietro l'angolo. Aveva oltrepassato, senza accorgersene, un corridoio buio ma non deserto. Denebola si sporse un poco. Jeff stava parlando con Fabius.

<< Sono lieto che tu me ne abbia parlato, anche se non c'è molto di cui stare allegri >>stava dicendo Fabius.<< Il problema, come ti ho detto, è che non possiamo tenerla alla Torre e tu non puoi continuare ad andartene in giro tenendola in tasca... >>

<< Allora cosa posso fare? >>domandò Jeff, quasi esasperato.

Fabius tacque. Denebola tese l'orecchio.

<< Distruggerle non si può >>disse il vecchio Saggio, pensoso, << e tenerle nemmeno. E se fosse... >>disse d'un tratto, come folgorato da un'improvvisa idea. << Ma sì, in fondo...forse non è un caso >>
<< Che cosa? >>chiese impaziente Jeff.

<< Questo >>disse Fabius, << te lo spiegherò più tardi. Oggi pomeriggio vieni nel mio studio. Penso proprio di aver scoperto una cosa, ma spero tanto di sbagliarmi >>
Denebola aggrottò la fronte, perplessa. Udì dei passi - quelli di Fabius, probabilmente - allontanarsi, seguiti dopo poco da quelli di Jeff. Sollevata per il fatto che Jeff era andato a parlare con Fabius, si voltò, ma non aveva fatto che pochi passi che una porta davanti a lei si spalancò e ne uscì Carol.

<< Oh! >>esclamò, vedendo la Saggia.<< Buongiorno, Denebola >>
<< Buongiorno >>rispose Denebola. In quelle ultime ore si era completamente dimenticata di lei. << Hai dormito bene? >>

<< Abbastanza >>rispose con un sorriso Carol. << Mi avevano detto che alla Torre ogni agio è proibito, ma a quanto ho visto non vale per gli ospiti >>
<< Ehm...sì, infatti >>disse Denebola, accorgendosi di sentirsi a disagio senza poter vedere la donna negli occhi. Chissà perché non ci aveva badato quando si trovavano nello studio di Hebel...

<< Mi perdoni >>disse d'un tratto Carol, << ma potrebbe aiutarmi a cercare i libri che mi ha suggerito il Saggio Hebel? Non so dove si trova la biblioteca >>

Sentendosi rassegnata a non poter fare altro, Denebola le fece strada lungo i corridoi. Sembrava, almeno, che Carol avesse rinunciato a chiederle di diventare sua allieva. Ma ripensandoci, era pur sempre la prima persona che glielo aveva chiesto...

Raggiunsero la biblioteca, deserta a quell'ora, e Carol rimase a bocca aperta.

<< Non ho mai visto una biblioteca così grande >>sussurrò, sbalordita.

<< Alla Torre di Aldebaran si trovano tutti i testi originali che riguardano la storia di Valdmurt >>disse Denebola. Si avvicinò ad un alto scaffale e con un gesto fece scendere un grosso tomo rilegato in pelle nera. << Ecco qui >>disse porgendolo a Carol.<< Vi troverai tutto quello che cerchi >>

<< Ti ringrazio >>rispose Carol con un gran sorriso, sfiorando la copertina del libro.

<< Di nulla, ma limitati ad incantesimi della tua portata >>si raccomandò la Saggia. << Ce ne sono alcuni troppo potenti >>
Carol annuì e andò a sedersi ad un lungo tavolo lì vicino. Denebola la guardò per un lungo momento, con una strana inquietudine, ma fu richiamata dai suoi pensieri da un alto nitrito fuori della biblioteca. Corse alla finestra e spalancò gli occhi. Un cavallo grigio risaliva galoppando come un fulmine il sentiero fiancheggiato dagli alberi; il suo cavaliere era nascosto da un mantello nero, ma a Denebola non occorse tempo per indovinare chi fosse. Il Majirka al suo collo era una risposta molto eloquente.

Cavallo e cavaliere sparirono alla vista. Denebola si affrettò a scendere nell'atrio.

Quando arrivò, comunque, non trovò nessuno. Corse fuori, ma il sentiero era sgombro e non c'era traccia né di cavalli né di persone.

<< Che cosa fai qua fuori? >>esclamò la voce di Mira alle sue spalle.

Denebola si voltò e la fissò come se avesse visto un fantasma.

<< Credevo >>balbettò, << di aver visto arrivare qualcuno >>

Mira inarcò le sopracciglia.

<< Hai visto qualcuno arrivare? >>ripeté, accigliata. << Quando? >>

<< Adesso. Ero in biblioteca con Carol... >>

<< Non è arrivato nessuno, e Fabius ha mandato solo ieri Matar da Rio >>disse Mira. << Rio non arriverà prima di domani >>

Denebola tornò a guardare il sentiero davanti a sé. Come era possibile? Lo aveva visto risalire il sentiero, non se lo era sognato...Aveva persino sentito il nitrito del cavallo. Non poteva essere stato frutto della sua immaginazione. Ma, a meno che Mira non le stesse facendo uno scherzo, non era venuto davvero nessuno.

<< A proposito, quasi dimenticavo >>La voce di Mira la distolse dai suoi pensieri. << Jeff ti vuole parlare. Ti aspetta nella Sala della Costellazione >>

<< Chi gli ha dato il permesso di entrarci? >>chiese Denebola.

<< Fabius gli ha dato libero accesso a tutte le aree della Torre >>rispose Mira.<< Ci vediamo dopo >>
Denebola attese qualche minuto prima di rientrare anche lei nella Torre. Si domandò che cosa volesse Jeff, ma poi la visione di Rio le si riaffacciò alla mente. Forse aveva solo sognato a occhi aperti...

Spinse la porta della Sala della Costellazione, e vi trovò dentro Jeff, seduto su una sedia poco scostata dal lungo tavolo, che guardava davanti a sé. Quando la porta si richiuse, alzò la testa e fissò Denebola.

<< Ho detto a Fabius della sfera >>mormorò.

Denebola annuì; non voleva dirgli che aveva origliato, e poi si sentiva ancora confusa per la visione.

<< Lui pensa qualcosa >>continuò Jeff. << Mi vuole vedere questo pomeriggio. Forse saprò qualcos'altro >>

<< Quindi è d'accordo nel lasciarti tenere la sfera? >>chiese Denebola, sedendosi di fronte a lui.

<< Ancora non lo so >>rispose Jeff. << Ma se anche mi chiedesse di gettarla, rifiuterei, lo sai >>

<< Sarebbe solo per il tuo bene >>replicò a bassa voce la Saggia.

Jeff non rispose.

<< Dove l'hai lasciata? >>chiese poi Denebola.

<< Ce l'ho in tasca >>rispose Jeff, dando un colpetto alla tasca, che, Denebola se ne accorse solo ora, era leggermente rigonfia, <<  ma non voglio prenderla, non dopo quello che ho sentito >>

 

Trascorsero la giornata insieme. Denebola non studiò granché, ma passarono quasi tutto il tempo in biblioteca, dove Carol stava ancora apprendendo magie. Poco dopo pranzo, Altair chiese loro di seguirlo.

<< Fabius vuole parlare anche con te >>disse a Denebola mentre si dirigevano verso l'ufficio del vecchio Saggio.

<< E anche con te, presumo >>disse Denebola. Altair assentì brevemente col capo. << Ora che ci penso... >>aggiunse la giovane con voce falsamente pensosa, << Jeff, mi devi ancora spiegare che cosa ci facevi nel suo studio, ieri sera >>

Jeff la guardò tra il sorpreso e l'allarmato, mentre Altair si bloccò.

<< Scusa? >>

<< Cosa ci facevi nello studio di Altair? >>ripeté Denebola, impassibile.

<< Ti dispiace una buona volta non impicciarti degli affari degli altri? >>ringhiò Altair, voltandosi.

<< Scusa, non posso fare una semplice domanda? >>replicò Denebola reggendo il suo sguardo.

Altair aprì la bocca per ribattere con forza, ma si costrinse a recuperare la calma, e, senza aggiungere altro, riprese a camminare.

Fabius attendeva pazientemente seduto dietro la scrivania nel suo studio.

<< Dunque, Jeff >>disse, << stamattina, mentre parlavamo, mi sono ricordato di una cosa riguardante la tua sfera >>

Jeff strinse la sfera nella sua tasca, speranzoso. Fabius attese prima di riprendere.

<< Come già sai >>disse finalmente, fissando dritto negli occhi Jeff, << le Sferae Chaelis sono otto. Furono create molto tempo fa, da artigiani ignoti, e in seguito furono abbandonate nel mar di Kalon. Ebbene, venne deciso di custodirle in un tempio, per poter contenere i loro immensi poteri. Ma questa situazione aveva anche i suoi contro >>

Denebola ascoltava con attenzione. Con la coda dell'occhio vide Altair, accanto a lei, sudare nervosamente.

<< A insaputa del custode del tempio, la disposizione corretta delle sfere sul loro altare creava... >>

<< Quale altare? >>chiese in fretta Jeff.

<< L'altare delle Sferae Chaelis, l'altare del tempio della Luna Rossa >>rispose Altair muovendo appena le labbra. << Fu costruito apposta per contenere le sfere insieme alla loro magia >>

<< Sì, ma una volta poste le sfere sull'altare, e pronunciando una formula, si poteva trasferire tutto il potere del dio in una sola persona >>

Denebola s'irrigidì.

<< Chi pronunciava la formula poteva ottenere il potere di tutte le otto sfere? >>esclamò.

<< Esattamente >>rispose mesto Fabius.

<< A quale scopo? >>balbettò la Saggia.

<< Avere il potere supremo e incontrastato su qualsiasi oggetto o persona >>rispose Altair a bassa voce. << Già Lord Tenugh aspirava a tanto, ricordi? >>

<< Perciò - ma spero di sbagliarmi - quella presenza malvagia che ho avvertito ieri potrebbe avere un collegamento con l'assassinio della famiglia di Jeff, e di conseguenza con la sfera di saturno >>

Denebola e Jeff si scambiarono uno sguardo.

<< Ha un piano, vero? >>disse la Saggia tornando a guardare Fabius. Il vecchio sorrise soddisfatto.

<< Una missione da affidarvi >>rispose. << A te, Jeff e un'altra persona...Dovrebbe essere già arrivata... >>Fece un cenno con la testa.

Altair andò ad aprire. Sulla soglia c'era un giovane uomo, con lunghi capelli corvini, in procinto di bussare. Abbassò lentamente il braccio e rivolse un sorriso, quasi in segno di sfida, ad Altair, che lo lasciò entrare. Denebola si sentì mancare il respiro.

<< Rio! >>urlò.

Il sorriso dell'uomo si fece più ampio mentre la abbracciava.

<< Sorella, vedo che non sei cambiata affatto! >>esclamò guardandola da vicino. << Quando sei tornata alla Torre? Mi avevi promesso che mi avresti scritto! >>

<< Scusala, non è colpa sua, ma sono successe tante cose >>disse Fabius, osservando i due vecchi Prescelti con un sorriso. << Ti ho avvertito ieri sera, ma si è aggiunto un nuovo elemento... >>indicò con la mano Jeff.

Denebola spiegò brevemente a Rio la storia delle Sferae Chaelis, del loro altare nel tempio della Luna Rossa e della famiglia di Jeff. Rio la ascoltò con la fronte aggrottata.

<< Quindi lei teme che questa nuova forza malvagia sia collegata alla sfera di Jeff? >>chiese al vecchio Saggio. Questo annuì con un cenno del capo.

<< Vi affido una nuova missione, Ashik >>disse guardando intensamente Denebola e Rio.<< Accompagnerete Jeff al tempio della Luna Rossa, dove lascerete la sfera di saturno >>

<< Cosa? >>Jeff lo guardò come se fosse impazzito.<< Ma come farò a trovare chi ha ucciso la mia famiglia? >>

<< Credimi, Jeff, se la mia teoria è esatta è molto probabile che incontrerete degli ostacoli lungo la via. Dopotutto, l'isola di Xara è molto lontana >>

Jeff serrò i pugni, non sapendo se rallegrarsi o arrabbiarsi di fronte alla decisione di Fabius. Non si vergognava ad ammetterlo: non gli importava nulla di quella forza maligna di cui aveva parlato Fabius, a meno che non fosse stata lei a distruggere la sua casata.

Dopo qualche altro minuto, Denebola, Rio e Jeff si congedarono. Ora che avevano finito di discutere della missione, la Saggia poté fare tutte le domande che voleva a Rio. Erano due anni che non lo vedeva, ma si accorse che non era cambiato affatto, che era rimasto il semplice soldato che ricordava. Aveva accettato senza obiettare l'incarico affidatogli da Fabius, ma adesso preferiva chiacchierare allegramente con Denebola. Jeff non li ascoltava. La voce di Fabius gli echeggiava ancora nelle orecchie. Cosa avrebbe fatto se, al contrario delle previsioni del vecchio Saggio, non avesse incontrato al tempio la persona che cercava? Era palese che Fabius volesse allontanare dalla Torre la Sfera Chaelis e che considerava più importante la salvezza di un gruppo di Saggi che della sua disperata ricerca dell'assassino della sua famiglia. Be', per Jeff non era così.

A un certo punto si sentì battere lievemente sulla spalla. Alzò gli occhi, e si accorse di essere rimasto solo con Rio, nell'atrio. Denebola si stava allontanando.

<< Va in biblioteca >>disse Rio in risposta allo sguardo interrogativo di Jeff.<< Credevo che una volta tornata alla Torre le avrebbero affidato un'allieva, ma dice di voler continuare a studiare >>

Jeff annuì distrattamente. Stava ancora pensando alla loro missione. D'altro canto, la presenza di Rio lo metteva a disagio: era un Ashik, aveva ucciso Tenugh, e lui, Jeff non sapeva come comportarsi. Non era come con Denebola.

<< Quando hai trovato la sfera di saturno? >>chiese Rio dopo qualche istante di silenzio.

<< Cinque anni fa, tra le macerie della mia casa >>

<< Era il maniero Nightfride, per caso? >>

Jeff lo guardò sorpreso. << Sì >>

Rio sospirò, rivolgendogli un sorriso mesto.

<< L'ho visto, una volta che venni a Moja. Era un bel castello >>

Jeff sbatté le palpebre, sconcertato. Seguì, senza neanche accorgersene, il soldato fuori nel cortile. C'era poca luce, dato che le nuvole coprivano il sole, e faceva freddo.

<< Ho sentito parlare molto di te >>disse, appoggiandosi ad uno steccato accanto a Rio. << Non credevo che un...semplice soldato potesse uccidere il più grande malvagio di Valdmurt >>

<< Ho fatto solo il mio dovere >>rispose Rio con un'alzata di spalle. Ci fu una pausa, poi Jeff mormorò:<< Non penso che io ci riuscirò >>

<< A fare cosa? >>

<< A portare la sfera a Xara. Mi serve. E' l'unico indizio che ho per vendicarmi >>

Rio gli scoccò uno sguardo di sottecchi.

<< Fabius ha deciso così per proteggerti >>disse.

<< Penso di sapermi proteggere anche da solo >>ribatté piano Jeff. << Sono cinque anni che ho la sfera con me e... >>

<< Non credere di poter contrastare la sua magia, quando si manifesterà >>lo interruppe Rio. Aveva un tono calmo, ma gli occhi scintillavano. << Ti colpirà con violenza, e non sarai in grado di domarla. E' così che sono morti tutti quelli che si impossessarono delle sfere malvagie >>

<< E come farò, allora? >>esclamò Jeff a voce alta. << Mi ucciderà prima che arriveremo a Xara, stando a quello che dici tu. Non avrò alcuna protezione >>

<< E' per questo che veniamo anche io e Denebola, con i nostri cristalli >>

Jeff si voltò e guardò le montagne di fronte a loro.

<< Vi ho messo in mezzo >>mormorò, scuotendo la testa.<< Avrei dovuto fare come diceva... >>s'interruppe bruscamente, impallidendo. Rio lo guardò per un attimo, silenzioso. Poi fece scivolare una mano in tasca, estraendone un lungo filo bianco al quale era legato un ciondolo.

Jeff osservò il curioso ciondolo. Gli sembrava fragile e allo stesso tempo aveva la sensazione che sprigionasse un grande potere benefico. Splendeva come una stella ed era avvolto in una foglia profumata.

<< Ha l'aria di essere molto prezioso >>disse il ragazzo con voce incerta.

<< Lo è, infatti >>rispose Rio. << E' il Brillante degli elfi, e ti proteggerà ogni volta che ti troverai in pericolo >>

<< Ma...appartiene a te >>

<< Appunto perché è mio posso farne ciò che voglio >>disse Rio con un sorriso.<< Io ho il Majirka che mi protegge, perciò ho pensato di dare il Brillante a te >>

Jeff prese tra le mani il ciondolo e lo fissò. Per un attimo non disse nulla. Poi, strinse nervosamente il pugno e lo restituì con malagrazia a Rio.

<< Tu non conosci il mio vero valore! >>sibilò, paonazzo.<< Non permetterti di giudicarmi prima del tempo! >>

Rio lo guardò andare via senza sapere cosa dire. Non voleva che Jeff fraintendesse: glielo aveva detto per proteggerlo.

Rimase a guardare il portone ora di nuovo chiuso, la mente lontana, rivolta alla nuova avventura che dal giorno dopo avrebbe intrapreso. Non sapeva di cosa preoccuparsi, veramente; non aveva mai oltrepassato quella linea invisibile che divideva la Valdmurt che lui conosceva dai Regni Conosciuti. Sapeva solo che l'immensa terra a nord della Torre di Aldebaran era stata chiamata così perché fu scoperta e colonizzata molti anni prima di Valdmurt, così che la gente credette che fosse l'unica.

Il portone si aprì ed uscì il Saggio Altair. Rio lo guardò di traverso: gli erano arrivate delle voci, negli ultimi due anni, del desiderio di Altair di possedere i due cristalli. Ma non era lui che Altair cercava, in quel momento. Lo superò rivolgendogli un cenno di saluto. Rio lo osservò andare via, sollevato e allo stesso tempo perplesso per il suo comportamento.

Nasconde qualcosa, pensò. E forse non agisce nemmeno su ordine di Fabius.

<< Chiedo perdono, Ashik >>Una giovane lo raggiunse. << Le sue stanze sono pronte >>

Rio annuì decidendosi a seguirla piuttosto che lambiccarsi il cervello su cosa passava per la testa ad Altair, in quei tempi.

 

Proprio come la vigilia della partenza di due anni prima, Denebola non riusciva a prendere sonno. A differenza della precedente missione, ignorava chi o che cosa avrebbe dovuto affrontare. L'isola di Xara era molto lontana - con i cavalli della Torre, aveva detto loro Fabius, avrebbero impiegato circa un mese e mezzo per raggiungerla, salvo contrattempi.

<< E' strano >>si disse Denebola ad alta voce. << Le Sferae Chaelis sono otto, e Jeff ne ha una soltanto. Per quale motivo Fabius non ci ha chiesto di cercare le altre sette come con il cristallo rosso? >>

<< Te la do io una buona risposta >>disse una voce da dietro la porta. Denebola corse ad aprire. Era Rio.

<< Che cosa fai qui? >>esclamò allibita.

<< Non riuscivo a dormire e ho pensato bene di venire da te >>rispose Rio, entrando.<< Mi ponevo le tue stesse domande, e sono giunto ad una conclusione >>

<< Bene, sentiamo! >>

<< Dunque, le Sferae Chaelis possono essersi sparpagliate anche negli immensi Regni Conosciuti, perciò se dovessimo ritrovarle tutte impiegheremmo anni. Inoltre, a mio parere, è meglio che rimangano separate >>

<< Ma ci sono in circolazione altre due Sfere della Triade malvagia >>ribatté Denebola.<< Se qualcuno le trovasse sarebbe in pericolo di vita >>

<< Lo capisco, ma non prendiamo iniziative. E' un buon piano, quello di Fabius: perché fare a modo nostro? >>

<< Per cercare di salvare vite innocenti! >>

Rio sprofondò nella poltrona più vicina alla finestra.

<< Fabius ci ha detto chiaramente che qualcuno vuole impossessarsi del potere delle Sferae! >>continuò Denebola, infervorata.<< Gli faremo un favore portandogli la sfera di Saturno al tempio >>

<< Gli faremmo un favore recuperando tutte le Sferae >>replicò Rio, pacato.

<< Resterebbero comunque delle mine, nascoste in attesa di sprigionare il loro immenso potere su persone innocenti >>

<< Devono rimanere tali. La gente, poi, non è così ingenua da raccogliere strani oggetti venuti da chissà dove. Dalle esperienze si impara >>

Denebola si sedette sul bordo del letto.

<< E così combattiamo di nuovo fianco a fianco >>disse.<< Lo avresti immaginato? >>

Rio sorrise.

<< Fino a due giorni fa pensavo ad una tranquilla vita da soldato...L'unico male di cui ero tornato a preoccuparmi erano i popoli con i quali avremmo dovuto combattere >>

<< Terrani è di nuovo in guerra? >>disse Denebola alzando lo sguardo. Rio annuì mestamente.

<< Terrani si trova in una posizione strategica per i commerci: è inevitabile uno scontro. Se ci fosse stata la pace sarebbe venuto anche Mailo, ma è partito per il fronte una settimana fa e non l'ho più rivisto >>

<< E' un uomo forte >>disse Denebola.

<< Non l'ho mai messo in dubbio ma avrei preferito che fosse qui con noi. Anche di Tinhos, ormai, non ho più notizie. E' rimasto ad Aquos >>

<< Anche a me sarebbe piaciuto tornare tutti uniti >>La Saggia guardò fuori dalla finestra aperta. Le stelle rilucevano, e la luna brillava in lontananza, sopra i monti che il giorno dopo avrebbero dovuto oltrepassare. Le sembrò che quella sera l'astro brillasse con maggiore intensità. Chissà, forse quell'insolito segno avrebbe benedetto il loro viaggio.

 

 

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Capitolo 6
*** Contrasti ***


Incolla qui il testo.

 

Era l'alba. Il sole non era ancora del tutto sorto, così che l'erba ed i cespugli erano ancora ricoperti di brina. Un filo di vento muoveva dolcemente i capelli dei nuovi compagni e la barba di Fabius. Erano in piedi davanti al portone. Non indossavano armature, questa volta; nei Regni Conosciuti avrebbero attirato i sospetti della gente.

<< L'isola di Xara non è grande >>cominciò Fabius, rivolto ai tre compagni. << Il Tempio della Luna Rossa si trova nell'esatto centro dell'isola, e al suo interno si erge l'altare delle Sferae Chaelis. Vi troverete il Custode del tempio, ma egli non vi creerà problemi. Probabilmente incontrerete i messaggeri di questo nascente "signore oscuro" che tenteranno di sottrarvi la sfera >>

<< Faremo attenzione >>garantì Rio.

<< Aspettate! >>

Carol usciva dalla Torre con una valigia sotto braccio e un mantello da viaggio sulle spalle.

<< Vengo con voi >>disse con entusiasmo.

<< E' meglio se siamo solo noi tre, Carol >>disse Denebola sperando di farla ragionare. << Rio e io dobbiamo proteggere Jeff fino a Xara. Non è una cosa da prendere sotto gamba >>

<< Faremo la strada insieme fino al mio paese >>

<< Oh >>fece Denebola. Scambiò una fugace occhiata con Rio.<< In questo caso...va bene >>

<< E poi una maga torna sempre utile, no? >>continuò Carol con un gran sorriso, mentre fissavano gli zaini dietro le selle dei cavalli.

<< Buon viaggio, e fate molta attenzione >>disse Fabius.

<< Non avresti preferito rimanere alla Torre ancora un po'? >>chiese Denebola a Carol, una volta fuori del territorio della Torre.

<< Ho appreso quello che mi serviva. Ora ritornerò dalla mia allieva e le insegnerò le nuove cose che ho imparato >>

<< E di quali magie ti occupi? >>le domandò Rio.

<< Magia difensiva, soprattutto di questi tempi che la zona dove abito è continuamente assediata >>

Nessuno fece più domande.

Rio era immerso nei propri pensieri; Carol canticchiava tra sé e sé; Denebola osservava il paesaggio che si faceva via via più selvaggio, e Jeff se ne stava in disparte, lo sguardo fisso sulla via ricoperta di ciottoli.

 

Ben presto il paesaggio si fece molto più selvaggio. La via acciottolata si interrompeva bruscamente ai margini di un fosso ricoperto di rovi oltre i quali ad un centinaio di metri si estendeva un mare di erba ingiallita e, più lontana, una sottile linea retta. Sulla sinistra troneggiava una lunga catena montuosa circondata da basse colline verdi, mentre sull'estrema destra, quasi invisibile, stava il Mar di Dhory.

Rio mise mano alla spada per liberarsi dei rovi ma Carol fu più veloce, e con un incantesimo divise i cespugli in modo che comparisse un sentiero sufficientemente largo per il passaggio dei cavalli. Una volta dall'altra parte, sul prato di erba giallastra, Denebola volse la propria attenzione alla linea all'orizzonte.

<< Sono solo i miei occhi o anche voi la vedete? >>domandò perplessa, facendosi schermo agli occhi con la mano.

<< Quella laggiù è una muraglia >>le rispose Jeff, << ed è alta più di 50 metri. Una volta serviva a proteggere il tempio della dea Ceris, ma ormai non è altro che l'unica parte che è sopravvissuta alle leggi della natura e degli uomini >>

Carol trasalì.

<< Ma se già riusciamo a vedere la muraglia vuol dire che abbiamo percorso almeno una trentina di miglia! >>esclamò. Spostò lo sguardo da Jeff a Denebola e viceversa.

<< Dovreste dirlo voi due: Rio ed io non siamo mai venuti qui >>rispose Denebola. Interpretò lo sguardo attonito di Carol come un segno che aveva capito, e proseguì:<< E' tutto merito dei cavalli della Torre di Aldebaran >>

<< Non mi ero accorta di quanto andavamo veloci >>balbettò Carol.

<< Sì, si fatica a crederlo >>tagliò corto Rio. << In poche ore saremo arrivati alla muraglia, e non è neanche mezzogiorno, a giudicare dalla posizione del sole... >>

<< Non fermiamoci, allora. Proseguiamo! >>disse Jeff, duro.<< Non volete più riportare la sfera a Xara? >>

Rio e Denebola si scambiarono uno sguardo, stupiti dal tono di voce dell'altro. Poi la Saggia disse:<< Non lo abbiamo scordato, Jeff. Rio forse voleva proporci di fermarci per qualche minuto... >>

<< Ed avete dimenticato cosa ci ha detto Fabius? Potremmo incontrare qualcuno interessato alla sfera! >>replicò Jeff, paonazzo.

<< Molto bene >>disse Rio. Scambiò un ultimo veloce sguardo con Denebola e annuì. << Ripartiamo >>. Spronò Matar per affiancarsi a Jeff nell'attraversamento del prato. << Hai paura di essere attaccato e che ti portino via la sfera? >>gli chiese in modo che potesse udirlo solo lui.

Jeff gli rivolse uno sguardo sprezzante.

<< Di nessuna delle due cose >>

<< Secondo me, invece >>disse Rio, << temi che possano accadere entrambe >>

 

Jeff non aveva mentito riguardo la muraglia. Era bianca e ricoperta fino a metà da piante rampicanti profumate. Talmente era alta che si stagliava contro il cielo come fosse una linea di confine tra Valdmurt ed i Regni Conosciuti. Non era lunga: molti anni prima doveva essere stata una muraglia esagonale, a giudicare dai segni tutt'attorno nel terreno, ed adesso non era altro che un semplice muro. Del tempio dedicato alla dea Ceris non era rimasto niente di niente; solo pochi alberi stavano a ricordare che doveva essere stato diviso dalla muraglia da un giardino ora morto.

<< Dobbiamo proseguire nel prato di flaviis >>disse Carol. << Oltre, troveremo la Regione dei Laghi >>

Rio volse lo sguardo ad ovest, verso le montagne. Quella catena montuosa era lunga quasi il doppio di quella degli High Fire, e sicuramente anche più insidiosa. Ne aveva sentito parlare vagamente da alcuni militari di Terrani, ma sembrava che quelle montagne fossero abitate da tribù di troll. Inoltre, il sole stava per tramontare.

<< Non è più prudente proseguire >>disse. << Accampiamoci qui >>

<< Che cosa? >>esclamò Jeff.<< Abbiamo ancora un'ora di sole! >>

<< Non ci permetterà di allontanarci abbastanza da questi monti >>replicò calmo Rio.

Jeff lo guardò con astio. Era l'unico che non era ancora sceso da cavallo.

<< Voglio proseguire >>disse con voce misurata a Rio, << e se non vuoi accompagnarmi avrò più possibilità di raggiungere la Regione dei Laghi in breve tempo >>

<< Impiegheremo due giorni per raggiungerla >>disse Rio, << ma se pensi di metterci di meno va' pure. Fra poco meno di un'ora il sole sarà tramontato e sarai costretto a fermarti tuo malgrado >>

<< Cavalco un cavallo della Torre, Rio! In un quarto d'ora mi sarò lasciato alle spalle queste montagne e Valdmurt! >>

Al contrario di quanto gli era stato insegnato, Rio non riuscì a mantenere la calma. Estrasse la spada e la puntò sotto il mento di Jeff, dritta contro la gola, mentre con l'altra mano teneva le redini del suo cavallo.

<< Adesso tu scendi e ti sistemi per la notte >>sibilò.<< Non voglio rischiare che la Sfera Chaelis che porti possa venire persa per la tua imprudenza. Adesso scendi >>. Si guardarono con reciproco disprezzo per qualche istante. Poi Jeff scansò bruscamente la spada di Rio e scese.

Rio rinfoderò la spada, seguendolo con lo sguardo mentre si sedeva tormentandosi le mani, lontano da loro.

<< Lo volevi decapitare? >>sbottò Denebola avvicinandosi a Rio.

<< Non ho voglia di stare ad ascoltare i capricci di un ragazzino >>rispose l'uomo.

<< E' poco più piccolo di te! >>

<< E si comporta peggio di un bambino scalmanato >>replicò Rio. << Ascoltami bene, Denebola >>aggiunse prima che la Saggia potesse dire altro, << ho preso un impegno con Fabius rinunciando ad aiutare la mia gente in battaglia, e voglio sbrigarmi a portare a termine tutta questa faccenda. Perciò non voglio essere ostacolato da nessuno >>

<< Cerca di capirlo, anche lui vuole togliersi di dosso il peso di quella sfera >>disse Denebola.

<< Vuole solo allontanarsi da noi per essere sicuro di poter tenere la sfera; non vuole portarla a Xara. Spiegaglielo tu, per favore, perché io già so che non saprò più controllarmi se mi risponde come prima! >>

Denebola rimase a bocca aperta mentre Rio si allontanava per cercarsi un giaciglio. Lentamente, si voltò a guardare Jeff seduto nella direzione opposta, accanto al cavallo che brucava l'erba gialla tranquillamente. La Saggia tirò un lungo respiro per farsi coraggio, sentendosi una specie di messaggera tra i suoi due compagni di viaggio, e andò a sedersi vicino a Jeff.

<< So che non si fida di me >>la anticipò lui, senza guardarla, << e non me ne importa. Puoi benissimo dirgli che per me è lo stesso >>

<< Diglielo tu >>replicò istintivamente Denebola. Ma poi pensò che un nuovo scontro verbale tra i due sarebbe degenerato in una rissa. << Aspetta...Jeff, per favore, devi capire che in una situazione come questa tutti possiamo essere un po' nervosi. E' naturale, considerando che stiamo per attraversare un paese sconosciuto e che sulle nostre vite incombe una minaccia di cui ignoriamo tutto >>

<< Io capisco tutto questo >>replicò Jeff, voltandosi per guardarla negli occhi, << e forse anche più di te e Rio, perché voi non dovete nascondere un oggetto impregnato di magia oscura che potrebbe attaccare in qualsiasi momento! >>

A quelle parole, Denebola sorrise, comprensiva.

<< So come ti senti >>disse dolcemente, stringendo il Majirka legato al collo, << io porto con me Deri da quando ero appena una neonata e continuerò a farlo, e così come me anche Rio. Anzi, sarebbe meglio dire che la sua situazione è simile alla tua >>

<< Per quale motivo? >>

<< Io ho sempre saputo che il mio destino era quello di essere la portatrice del cristallo verde, mentre Rio si è ritrovato, da un giorno all'altro, a dover sopportare il peso di Afior senza poter fare qualcosa per evitarlo >>spiegò Denebola. Prese la mano di Jeff tra le sue e sussurrò:<< Lui vuole il tuo bene quanto me >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Notte agitata ***


Incolla qui il testo.

 

Le montagne sotto le quali si erano accampati per una notte erano separate dalla pianura da una catena circolare di colline, gli unici luoghi baciati dal sole. Per quanto potesse sembrare incredibile, infatti, persino la più alta vetta di quei monti rimaneva buia e fredda nonostante venisse illuminata dal sole tutto il giorno. Le vette erano ricoperte da uno spesso strato di neve, mentre, molti metri più in basso, dei rigagnoli d'acqua scorrevano via dai ghiacciai per andare a nascondersi nel fitto dei boschetti di pioppi e felci. Le colline invece erano ricoperte quasi interamente da fiori colorati tanto da apparire fuori posto, ai piedi di quei monti desolati.

La catena montuosa si estendeva a perdita d'occhio, ma già al secondo giorno di viaggio i quattro compagni riuscirono a scorgere una sottile linea di un verde chiaro contro il cielo plumbeo. Era la Regione dei Laghi, come spiegò Carol.

I campi di flaviis proseguivano fino ai piedi di una collina, mescolandosi con l'erba dei prati che Denebola aveva sempre conosciuto, fino a che anche gli ultimi fili gialli non scomparvero lasciando il posto a quelli verdi. Qua e là crescevano arbusti di rododendri sotto i quali si potevano ancora trovare le foglie secche del passato inverno.

Il sole stava tramontando quando Rio fece fermare i compagni in uno spiazzo compreso tra un gruppo di rododendri. Sui loro rami erano già spuntati i primi boccioli.

<< E' una zona abbastanza lontana dalle montagne >>disse Rio a Denebola accennando ai monti, le cui vette il tramonto rendeva più cupe e frastagliate. << Tu non hai qualche strana sensazione, quando le osservi? >>

Denebola ricambiò lo sguardo, pensierosa.

<< Mi vengono i brividi, a volte, se è quello che vuoi sapere >>rispose. << Perché me lo chiedi? >>

Rio finì di sistemare la legna per il fuoco, e Denebola, con un gesto, fece guizzare le fiamme. Il crepitio del fuoco soffocò per qualche secondo ogni altro rumore, e il fumo salì a spirale al di sopra degli alberi.

<< Ho sentito dire che ci sono i troll, in queste zone >>disse alla fine Rio. Vedendo l'espressione confusa di Denebola non poté fare a meno di chiederle:<< Non lo sapevi? >>

<< No, e avrei tanto voluto continuare a non saperlo >>ammise Denebola. Gettò un'occhiata vagamente terrorizzata alle montagne davanti a lei: << Chi te lo ha detto? >>

<< Si racconta tra le file del mio esercito >>rispose Rio, seguendo il suo sguardo. Alzò le spalle, e con voce piena di ottimismo disse:<< Sicuramente si tratta solo di una leggenda. Dopotutto, la gente credeva che i Boschi Incantati fossero abitati da branchi di lupi mentre invece ci vivono gli elfi! >>

<< E' la pura verità, invece >>lo rimbeccò Jeff, raggiungendoli insieme a Carol. << Su quelle montagne vivono diverse tribù di troll, che ogni volta che cala il sole prendono vita ed escono dalle loro tane >>

<< E quanto si spingono lontano dalle tane? >>chiese Denebola.

Jeff guardò il fuoco con un'espressione perplessa.

<< Quanto vogliono >>rispose, incerto. << E' come domandare quanto andrà lontano un uomo una volta uscito dalla propria casa, dopo essersi svegliato >>

<< Se si presenteranno qui dovremo cacciarli con la magia >>disse Denebola fissando Carol, che annuì.

<< Ho già affrontato la situazione: non sono difficili da cacciar via, una volta evocata la luce >>disse.

<< E' per questo motivo che non volevi lasciarmi andare da solo, ieri sera? >>domandò Jeff a Rio quando le due donne si furono allontanate per preparare la cena.

<< Uno dei motivi >>precisò Rio.

<< E gli altri quali sono? >>

<< Ad esempio il fatto che io e Denebola siamo venuti con te apposta per proteggerti. Non ti basta come spiegazione? >>rispose Rio. Vide Jeff aprire la bocca, indignato, e lo precedette:<< So che non hai mentito quando hai detto che te la sai cavare, ma ho fatto una promessa a Fabius e sono deciso a mantenerla >>

<< Nulla di personale, quindi >>disse Jeff.<< Bene, mi sento più sollevato >>

Dopo cena stabilirono turni di guardia. Il fuoco doveva restare acceso, non tanto per tenere lontani i troll quanto gli altri animali notturni. Non fu facile mantenere il fuoco vivo; per molte ore un vento proveniente da occidente agitò le fronde dei rododendri e qualche fiore rosso volò via. Le fiamme danzavano come colte da un terrore improvviso, e qualche tizzone rotolò ai piedi di Denebola, raggomitolata su se stessa con la coperta sulle spalle. Il vento le aveva intorpidito i muscoli ma gli occhi erano vigili.

Un sonno agitato tormentava Jeff con sogni popolati da esseri privi di volto, dotati di numerose mani e braccia che appiccavano fuoco al maniero più vicino mentre altre si tendevano per sottrargli la sfera. Fu nell'attimo stesso in cui delle dita sconosciute si strinsero attorno ad essa e Jeff urlò nel riprenderla che attorno a lui scoppiarono le voci.

Scattò seduto, facendo fatica a capire cosa stesse accadendo; le voci si sovrapponevano l'una all'altra, finché quella di Rio sovrastò le altre.

<< La magia! Usate la magia per cacciare i troll! >>

Ora Jeff riuscì a distinguere tra le urla anche dei bassi grugniti furiosi, seguiti da tonfi sordi. Afferrò la spada e raggiunse i compagni attorno al fuoco. C'erano tre troll, alti poco più dei rododendri che li circondavano, la pelle ruvida e sporca e gli occhi neri iniettati di sangue. Brandivano ciascuno una clava lunga almeno un metro dotata di grosse spine nere che grattavano via il terreno sotto di loro. Rio e Jeff scattarono addosso al troll più vicino brandendo le spade invano contro la sua pelle dura.

<< Non risolveremo nulla e presto ne arriveranno altri! >>borbottò Jeff. Si scansò per evitare di essere colpito dalla clava di un troll. Il lungo bastone chiodato atterrò al centro del fuoco provocando una pioggia di cenere e tizzoni che disorientarono Jeff, il più vicino, costringendolo a chiudere gli occhi.

<< La magia, Denebola! Lanciagli contro un incantesimo! >>urlò Rio. Balzò contro un troll che si stava avvicinando a Jeff, ancora con gli occhi arrossati dalle scintille, mentre quello che aveva colpito il fuoco brandiva ottusamente la clava fiammeggiante.

Jeff riaprì gli occhi appena in tempo: vide delle fiamme guizzare a pochi centimetri dal suo viso, e, senza nemmeno pensare, alzò la spada e tranciò via la mano del troll di fronte a lui. La clava cadde pesantemente a terra, finendo di consumarsi sotto le fiamme, con ancora attaccata l'enorme mano grigiastra dalla quale colava un liquido scuro. Gli occhi di Jeff tornarono a bruciargli e le orecchie si riempirono dell'urlo lancinante del troll ferito. Sentì qualcuno afferrarlo alla vita ed allontanarlo, e subito dopo una zaffata d'aria fetida in faccia che gli fece intuire che il troll aveva cercato di colpirlo con la mano che gli restava.

<< La luce lunare! >>ansimò Carol che assisteva impotente alla scena. Alzò gli occhi al cielo e si lasciò sfuggire un gemito: splendevano solo poche stelle. Denebola si affiancò a lei per trascinarla lontana dagli altri troll.

<< Tienili occupati per qualche secondo! >>le bisbigliò. Radunò le forze mentre gli incantesimi di Carol rallentavano i troll. Poi alzò le mani al cielo e grido: << Haltair, Elnem tar! Hersum! >>. La stella lontana di Altair brillò fiocamente per un istante prima di sprigionare un intenso bagliore che investì il prato e la catena montuosa.

A quello spettacolo i troll strillarono terrorizzati, lasciarono cadere le pesanti clave e fuggirono via verso le montagne coprendosi la testa con le braccia. Quando la luce scomparve, la notte piombò sui compagni con un'intensità quasi opprimente. Il tenue bagliore del fuoco che si andava spegnendo gettava ombre deformi tutt'attorno.

Rio riprese fiato e guardò Jeff che si stava ancora strofinando gli occhi con una smorfia di dolore sul viso.

<< Fa' vedere >>gli disse. Rinfoderò la spada e gli prese il volto per aprirgli gli occhi.

<< Mi è entrata solo un po' di cenere...AH! >>Jeff urlò quando sollevò le palpebre, e si allontanò di qualche passo dal soldato.

<< Non era poca, quella cenere >>mormorò Rio. Si voltò verso Denebola e Carol, che stavano sistemando come potevano l'accampamento. Le chiamò e disse loro cosa era successo a Jeff. Carol corse subito a prendere alcune foglie dalla sua borsa.

<< Dobbiamo fargli degli impacchi con queste prima che sia troppo tardi! >>disse. Denebola si affrettò a ravvivare il fuoco e Rio aiutò Jeff ad adagiarsi sull'erba.

Per qualche minuto nessuno parlò. Jeff continuava a passarsi le mani sugli occhi sfiorandoli soltanto per evitare ulteriori dolori. Sul fuoco bolliva già l'acqua per l'impacco.

<< Perché non hai usato subito la magia come ti avevo detto? >>sbottò dopo un po' Rio rivolgendosi a Denebola. << Potevamo evitare tutto questo! >>

<< Sono stata colta di sorpresa! >>ribatté Denebola. Guardò prima lui poi Jeff.<< E a voi cosa era saltato in mente? Volevate restare uccisi? >>

<< Volevamo farti prendere tempo, Denebola >>borbottò stancamente Jeff sempre con le palpebre abbassate.

Carol gettò le foglie nel pentolino sopra il fuoco dicendo:<< Tra poco potrai riaprire gli occhi, Jeff. Dov'è la sfera? >>

<< Nel mio zaino, non temete >>rispose il giovane.

Rio tirò un sospiro di sollievo.

<< Rimarremo svegli per quel che rimane di questa notte >>stabilì. Volse lo sguardo alle loro spalle, verso le montagne. << I troll non torneranno, ma tutto il rumore che abbiamo fatto può aver messo in guardia i lupi >>

Fu così che attesero l'alba.

Dopo non molto tempo, Jeff poté riaprire gli occhi anche se aveva la vista ancora annebbiata. Lui, Rio, Denebola e Carol rimasero attorno al fuoco, le orecchie tese nell'ascoltare i lontani ululati dei lupi sulle montagne. Dopo l'incantesimo lanciato da Denebola, il cielo era tornato scuro e quasi privo di stelle, o forse era a causa delle nuvole che lo ricoprivano quasi interamente. Forse, come ipotizzò Carol, la luna era nascosta proprio da quelle nubi, cosa che non convinse affatto gli altri compagni. Rio aveva consigliato a Jeff di tenere vicino lo zaino nel quale era riposta la sfera, cosa che il giovane fece senza obiettare.

Il sole sorse dopo quelli che parvero secoli, preceduto da una fioca luce dorata che colorò per qualche istante il cielo plumbeo. Dopodiché, quando i compagni si furono rimessi in viaggio, l'aria tornò fredda e le nuvole divennero più uniformi che nella notte.

Le colline si fecero man mano più rocciose somigliando di più ai monti che le sovrastavano, mentre cespugli di ortica prendevano il posto dei fiori che le ricoprivano quasi interamente. In cuor suo Jeff ringraziò Rio per avergli impedito di proseguire, due sere prima. Non che si sentisse completamente al sicuro, ora, con i suoi compagni: nell'aria aleggiava ancora un'atmosfera cupa e sinistra.

Finalmente, poco prima delle undici le colline si fusero col terreno in una sorta di deserto roccioso attraversato a tratti da ruscelli che (secondo Denebola) andavano ad unirsi direttamente al Mar di Dhory. Anche l'ultima montagna fu lasciata alle spalle, e con essa anche la minaccia dei troll.

Quando i compagni ebbero messo alcune miglia tra loro e le montagne, si concessero una pausa.

Rio osservò con gran curiosità la terra che gli si presentava davanti. Un'infinita pianura erbosa nella quale si intervallavano cespugli di erica a noci, faggi e abeti. A nord-est, a pochi chilometri da loro, c'era una breve striscia di mare, un'insenatura del Mar di Dhory, di un azzurro grigiastro ben evidente anche a quella distanza. Oltre, si intravedevano appena le cime di alcuni alberi, nulla più. Rio rimpianse di non avere con sé una mappa dei Regni Conosciuti, ma alla Torre di Aldebaran, come in qualsiasi altra parte di Valdmurt, era impossibile trovarne una che andasse oltre il confine che lui e gli altri avevano appena varcato.

<< Fortuna che abbiamo con noi Carol >>disse Afior.

<< Sei davvero preoccupato o è questo cielo a farmelo pensare? >>replicò Rio senza distogliere lo sguardo dagli alberi all'orizzonte appena visibili.

<< Un combattimento in una prateria sconfinata come questa sarebbe difficile da affrontare >>gli rispose il cristallo rosso. << Queste terre sono decisamente più grandi di quelle di Valdmurt e ospitano molte più razze di quante ne abbiamo potute vedere fino a questo momento >>

<< Intendi parlare degli orchi e dei goblin? >>disse Rio con una voce che suonava più indifferente che preoccupata alla risposta.<< Hai dimenticato che abitiamo in una regione nella quale si trovano le tane di queste creature? Non dovresti spaventarti tanto >>

<< Oh, ma qui si tratta soltanto di due regioni ed entrambe vaste >>disse Afior con una punta di ironia. << Qui abitano anche elfi e nani, lo sapevi? >>

<< Gli elfi? >>ripeté Rio, ripensando immediatamente a Tinhos e al suo regno, Aquos.

<< Stai parlando da solo? >>

I pensieri di Rio si interruppero bruscamente alle parole di Jeff, che gli si era avvicinato. Il giovane lo fissava accigliato e divertito allo stesso tempo.

<< Il mio cristallo mi stava dando delle dritte su chi potremo incontrare nella nostra avventura >>

<< Oh bene >>disse Jeff con un sorriso inquieto, << demoni e spiriti interessati alla mia Sfera Chaelis, no? >>

<< No di certo. Parlavamo di elfi >>

<< Elfi? >>

<< E nani >>proseguì Rio. Guardò Jeff come fosse in attesa di una risposta, ma quando quella non venne continuò:<< Sei già stato qui negli ultimi cinque anni, se non ricordo male. Li hai mai incontrati? >>

<< Ho incrociato un paio di nani, in un mercato a Largopiano >>rispose Jeff, << ma non ho mai visto in vita mia nemmeno un elfo. Non pensavo abitassero anche qui >>

<< Sicuramente abitano qui prima degli uomini >>intervenne Afior nella testa di Rio, che sorrise.

<< Lo penso anch'io >>gli rispose.

Jeff aggrottò le sopracciglia.

<< Ti spiace guardarmi negli occhi quando mi parli? >>esclamò seccato.

Rio lo guardò sorpreso prima di scoppiare a ridere.

<< Perdonami, parlavo di nuovo con Afior >>disse.

Jeff lo osservò per un minuto o due in silenzio. << Pensi che anch'io potrei riuscire a parlare con la sfera di saturno? >>chiese infine.

<< Perché vorresti parlare con quell'oggetto? >>

<< Magari per...non so, provare a convincerla di non usare i suoi poteri per fare del male? >>rispose.

<< E' un piano assurdo e pericoloso. Non provarci nemmeno, Jeff! >>

Per una volta, Jeff decise di dargli retta. Nemmeno lui era convinto dall'idea di cercare di instaurare un dialogo con la sfera, ammesso che fosse possibile come con i cristalli di Imder Nysri. Così, senza più pensarci tornò con i compagni per prepararsi ad attraversare i Regni Conosciuti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** La seconda sfera ***


Incolla qui il testo.

 

 

Nel tardo pomeriggio la pioggia preannunciata dai nuvoloni già da quella mattina presto e da tuoni che facevano tremare il terreno sotto gli zoccoli dei cavalli non si fece più attendere. Era una pioggia fitta, le gocce cadevano compatte sul Fiume Verde, che i compagni avevano da poco raggiunto, producendo un rumore molto simile al rullo di tamburi di guerra.

I compagni si strinsero di più nei mantelli e si fermarono un momento per capire da quale parte andare. Il letto del fiume si trovava in un profondo fossato, largo un metro e mezzo e straripante acqua. La corrente, soprattutto a causa della pioggia, era turbolenta e ogni tanto si creavano mulinelli d'acqua. Oltre il fiume la pianura proseguiva ma gli occhi di Rio non riuscirono a vedere altro mentre la pioggia scrosciava con maggiore intensità.

<< Dove dobbiamo andare, adesso? >>chiese Denebola a voce alta per farsi sentire al di sopra del frastuono delle gocce che si infrangevano sul fiume.

<< A nord-ovest >>le rispose Carol indicando con la mano. << Vedete quelle luci? E' la cittadina di Talam-mar nella quale possiamo rifugiarci in attesa che smetta di piovere >>

In breve raggiunsero la città. Ad una prima occhiata sembrava un piccolo villaggio a pianta circolare racchiuso da alte mura. Il portone era situato a sud, ed era talmente vicino alla sponda del fiume, lì molto più bassa, che il vento vi dirigeva abbondanti secchiate d'acqua. Non appena i compagni giunsero all'interno si misero subito alla ricerca di una locanda dove ripararsi. Purtroppo le case di pietra erano praticamente identiche e fu difficile trovare qualcuno cui chiedere indicazioni.

Ad un certo punto Jeff smontò da cavallo e guidò gli altri per una via lastricata di pietre gialle come il sole che, come spiegò più tardi, quando era tempo buono sembravano essere d'oro. La via terminava in una piazza quadrata con al centro un'enorme statua raffigurante due cigni che spiccavano il volo. Jeff si diresse deciso attraverso la piazza, verso un edificio a tre piani con alle finestre tende colorate; dal comignolo usciva fumo. Accanto il portone a vetrate c'era una piccola veranda riparata dalla pioggia da un tetto di legno che ospitava numerosi tavolini con al centro una pianta profumata. Ad uno dei tavoli sedeva un uomo che fissava i nuovi venuti a occhi sbarrati.

<< Cosa ci fate in giro con un tempo come questo? >>esclamò quando anche Denebola, Rio e Carol scesero dai cavalli e raggiunsero Jeff nella veranda.

<< Dove possiamo sistemare i nostri destrieri? >>tagliò corto Jeff.

<< Date pure a me >>fece l'uomo. << Sono lo stalliere della locanda Al fiume Verde, e come dico sempre: nessun ospite è mai sgradito, anche se giunge con pioggia, vento e neve! >>

<< Ne siamo contenti >>ribatté Rio prima di affidare le redini di Matar all'uomo e seguire gli altri all'interno della locanda.

Si accorsero subito (e come non riuscirci?) che erano gli unici avventori a parte un paio di vecchi che sedevano accanto al caminetto. Erano entrati in una stanza piccola e ingombra, occupata da sedie e poltrone e bassi tavolini e, lungo un'intera parete, un bancone di legno al quale sedeva un uomo baffuto dall'aria annoiata. Quando notò il piccolo gruppo che era appena entrato, il volto gli si illuminò.

<< Credevo non venisse più nessuno! >>esclamò con voce gioviale iniziando a tirar fuori da sotto il bancone quattro boccali. << Sei tu Fred? Hai portato i tuoi ragazzi o qualche amico? >>Ma la voce gli si spense in gola quando i compagni si tolsero i cappucci e si guardarono intorno sospirando di sollievo.<< Oh, scusatemi! >>esclamò l'oste, imbarazzatissimo. << Che errore, credevo foste alcuni dei miei abituali avventori...ma a quest'ora sono quasi tutti a casa, al caldo... >>

<< E' quello che penso anch'io >>disse Rio sfilandosi il mantello. << La città è deserta >>

<< Stranieri, eh? L'ho capito subito dall'accento, signore >>esclamò l'oste riprendendosi subito dalla figura di prima. << Ma lasciate stare i mantelli e i bagagli, a quelli ci pensa Rhif...se sapessi dove si è cacciato, perdonatemi, EHI, RHIF! vieni subito qui! >>

Da una porta dietro il bancone uscì fuori un ometto che i compagni non riuscirono a vedere bene subito ma che capirono chi fosse non appena li ebbe raggiunti. Era alto poco più di qualche centimetro del bancone, aveva i capelli bruni arruffati e ricci e il naso che somigliava a una piccola patata. Indossava un grembiule bianco con sopra ricamati due cigni identici a quelli della fontana.

<< Date pure a me, vi mostrerò le vostre stanze >>disse con praticità afferrando tutti insieme i mantelli bagnati e i bagagli dei compagni.

<< Veramente vogliamo solo aspettare che cessi di piovere >>si affrettò a dire Denebola, ma sia il nano che l'oste la interruppero con una risata.

<< Non smetterà di piovere fino a domani mattina, se siamo fortunati >>rispose l'oste allegramente. << Certo, non dovrei essere felice visto che per un po' non avrò molti clienti ma potrò tornare a servire la zuppa di ravanelli, la nostra specialità >>

Ai compagni non restò altro da fare che seguire Rhif il nano oltre un'altra porta e poi su per una rampa di scale a chiocciola che portava ad un lungo e largo corridoio sul quale si affacciavano numerose porte da entrambi i lati. Rhif ne aprì una e si fece da parte per lasciar entrare Denebola e Carol, sistemò i loro bagagli su una poltrona e accompagnò Rio e Jeff nella loro stanza.

 

Sebbene una sosta per l'intera notte non fosse quello che avevano programmato, Rio e gli altri dovettero ammettere che fu un sollievo poter tornare a fare un bagno come si deve e a dormire in un letto degno di questo nome. Certo, tutti e quattro erano ben abituati a dormire su un giaciglio sulla nuda terra ma quando ti si presenta l'occasione non è il caso di starci a pensare tanto sopra. Dopo cena si riunirono davanti al caminetto mentre la pioggia batteva incessantemente sui vetri e qualcuno sfidava il brutto tempo per venire a farsi un bicchierino in compagnia di amici. In un batter d'occhio, contro i pessimistici auspici dell'oste, la locanda si riempì, non come se la notte fosse serena e non tirasse un alito di vento, ma né l'oste né nessun altro si lamentò.

Fortuna volle che nessuno degli avventori fece caso agli stranieri giunti poche ore prima così da permettergli di parlare in libertà.

<< Approfittiamo di trovarci all'asciutto per decidere il da farsi >>disse Denebola senza tanti preamboli. << Come facciamo a guadare il fiume? Oppure è impossibile e dovremo trovare un'altra via che ci porti sull'altra sponda? >>

<< Calmati, a qualche centinaio di metri da qui c'è un ponte >>le rispose Jeff. << E' l'unica via per proseguire senza stare a seguire il fiume fino alla sua foce, il lago del Ramingo >>

<< E dopo cosa faremo? >>

<< Dopo c'è il mio villaggio >>rispose questa volta Carol e gli occhi le brillarono dalla gioia. << Finalmente, chissà come starà la bambina dopo tutto questo tempo >>

<< Sei sicura che sappia difendersi? Non vorrei che al tuo arrivo trovassi brutte sorprese >>disse Jeff.

<< Non dire stupidaggini, l'ho allenata come i Saggi allenano i loro pupilli, se posso dirlo, ovviamente >>Il tono di voce di Carol cambiò quando lanciò uno sguardo intimorito a Denebola, che non la stava nemmeno ad ascoltare tanto era concentrata sul nano Rhif.

<< Sei già stato qui, Jeff? >>chiese invece.

<< Sì, mentre venivo alla Torre ci ho alloggiato per una decina di giorni proprio per via del cattivo tempo >>

Rio fece un lungo e basso fischio. << Bene, pare che qui la pioggia non sia una novità >>

Rhif, che stava passando vicino a loro con un vassoio in mano si fermò e li guardò con un sorriso.

<< Ha detto bene, milord >>disse affabile. << E devo dedurre dalle sue parole che non è mai stato a Talam-mar >>

Rio annuì ma bastò uno sguardo eloquente di Denebola per fargli capire di non aggiungere altro. Rhif, comunque, si sedette con loro.

<< Venite da Galford, milord? >>chiese sempre a Rio.

<< Galford ?>>ripeté incerto Rio.

<< Sì, mi pare che l'accento sia di quelle parti >>

<< Siamo del sud, Rhif >>disse Jeff sperando che per il nano quella risposta fosse più che sufficiente. Fu più o meno così: Rhif aveva capito che venivano da Valdmurt e proprio per questo li squadrò uno ad uno con grande interesse.

<< E ditemi, è tanto grande Valdmurt? >>si informò sfregandosi le mani. << Un mio parente ci è stato molti anni addietro e si è spinto fino alla lontana Regione di Upam >>

<< Ce ne sono altre di regioni, a sud di Upam >>disse Denebola.

Il nano la guardò incredulo.

<< Per tutti i cigni di Talam-mar! >>esclamò reggendo in equilibrio sulle gambe il vassoio con alcuni boccali di vino.<< E' ancora più grande? >>

<< Ma anche i Regni Conosciuti non sono da meno, Rhif >>intervenne Carol. Alle parole del nano era seguito un lungo silenzio che aveva messo a disagio sia Rio che Denebola.

<< Oh, una compatriota! E mi dica, madama, quali luoghi ha visitato? >>

<< Ehm... >>Carol si morse le labbra e lanciò uno sguardo veloce a Denebola, a disagio quanto lei. << Ehm...solo il nord, e nemmeno tutto >>si affrettò a precisare.

Non contento, Rhif si preparò a fare altre domande quando Jeff disse: << A Valdmurt si trovano parecchi elfi, sai, Rhif? >>

Denebola e Rio fissarono l'amico con le sopracciglia inarcate ma si accorsero subito del cambiamento del nano a quella notizia. L'espressione di sincera curiosità svanì in un istante alle parole "parecchi elfi".

<< Bah! >>esclamò con voce dura. << Allora non deve essere granché laggiù, se ci sono parecchi elfi, accidenti! Pensavo fossimo tanto sfortunati noi, che ne abbiamo un intero bosco... >>

<< A Valdmurt sono di più, te lo posso garantire >>rincarò la dose Denebola, che aveva capito le intenzioni di Jeff. Adesso Rhif era semplicemente disgustato.

<< Perdonatemi, signori miei, ma non capisco proprio come facciate a vivere con così tante creature di quella razza! Li trovo insopportabili e incredibilmente ed irreparabilmente arroganti e pieni di sé. Se volete scusarmi, devo andare a servire i clienti >>

Jeff ridacchiò vedendolo allontanarsi senza smettere di borbottare a mezza voce contro gli elfi.

<< Perché ce l'ha tanto con gli elfi? >>chiese Rio perplesso. << Non mi sembrano tanto presuntuosi. Conoscendo Tinhos, poi >>

<< Impara a non sorprenderti se incontrerai altri nani che parlano male degli elfi >>gli spiegò Jeff con un sorriso. << Si detestano a vicenda, garbatamente, ma si detestano e non si sopportano >>

La pioggia cessò solo nel pomeriggio del giorno dopo; il cielo era già scuro e ancora puntellato di nuvole cariche di pioggia, a nord. Secondo Rhif non avrebbero rivisto la pioggia fino alla prossima settimana, anche se Rio disse:<< Se partiremo la rivedremo subito. Dobbiamo dirigerci proprio verso quei nuvoloni >>

<< Posso chiedervi dove siete diretti, signori? >>gli chiese il nano, che li aveva presi in simpatia, mentre serviva delle patate bollite.

<< A nord >>rispose Jeff con un cenno vago della mano.

<< Be', fidatevi di un nano che ha girato i Regni Conosciuti da sopra in sotto quando vi dice che troverete molti villaggi dove ripararvi se vi doveste fermare per via del cattivo tempo >>

<< Lo so. Non sarà la pioggia il nostro problema >>affermò Jeff.

<< No di certo >>ribatté accigliato Rio. Lanciò un'occhiata ad un gruppetto di uomini ad un tavolo vicino che li osservavano già da un po'. L'unica donna della misteriosa comitiva bisbigliò qualcosa al suo vicino, il quale annuì.

<< Vi stanno guardando solo perché sanno che siete stranieri >>disse Carol per tranquillizzare Rio.

<< Ma qui dentro è pieno di gente che viene da fuori >>ribatté Jeff.

<< Ma non si vedono tutti i giorni tre persone di Valdmurt >>

Rio tuttavia si sentiva inquieto sotto lo sguardo di quei commensali e non riuscì a dormire come avrebbe dovuto. Il mattino venne molto presto in una luce rosata immersa nella nebbia. La rugiada ancora bagnava i cespugli di ginepro fuori della locanda quando i quattro compagni si misero in viaggio. Talam-mar era ancora immersa in un profondo silenzio e solo qualche gatto randagio si aggirava per le vie. La statua raffigurante i cigni era ancora ricoperta d'acqua; piccole gocce scivolavano lungo le ali e i becchi. C'erano anche molte pozzanghere, segno che durante la notte aveva piovuto di nuovo, e l'aria era più fredda che nei giorni passati.

Denebola sentiva sussultare dietro di lei, ad ogni passo del suo cavallo, il fagotto che Rhif aveva preparato per lei e che conteneva un'abbondante pranzo. Il nano ne aveva preparati anche per gli altri raccomandandoli di fare una visita alle Montagne Tonanti a nord, dove risiedevano i nani.

I compagni uscirono da Talam-mar immersi in una fredda foschia che li fece rabbrividire. Il fiume alla loro destra scorreva impetuoso e straripante tanto che per un tratto i cavalli dovettero camminare in una fanghiglia verde. Un paio di chilometri a sud rispetto alla città c'era il ponte di cui aveva parlato Carol. Camminavano lentamente, perché i cavalli erano ancora molto stanchi e non avevano avuto modo di cibarsi a sufficienza nelle stalle de Il Fiume Verde e i compagni speravano di poterli far mangiare una volta arrivati a Koy. Anche Denebola sentiva lo stomaco contratto e si disse che avrebbe dovuto mangiare di più quella mattina. Ma ben presto si rese conto che era un opprimente senso di inquietudine ad attanagliarle lo stomaco; ed infatti, pochi minuti dopo, udirono un rumore di zoccoli alle loro spalle. Si voltarono e videro quattro o cinque cavalli dirigersi verso di loro.

<< Chi sono? >>chiese Denebola schermandosi gli occhi dal sole nascente.

Rio strizzò gli occhi in quella direzione, e un attimo dopo portò la mano all'elsa della spada.

<< Sono quelli che ieri sera ci stavano fissando >>rispose.<< Che cosa vorranno da noi? >>

<< Probabilmente nulla >>rispose Carol.

<< "Nulla" è una risposta troppo ottimistica, Carol >>replicò Denebola, che sentiva crescere l'inquietudine.

<< E se fossero ladri? >>disse Jeff pensando alla sfera nel borsellino che aveva legato alla cintura.

<< Non ci sono né ladri né predoni, da queste parti >>ribatté Carol.<< Proseguiamo? >>

Non fecero nemmeno che pochi passi che il gruppetto li raggiunse e si fermò al piccolo trotto accanto a loro. Rio li osservò e così fecero loro prima di spronare ancora i loro cavalli. La donna rivolse loro un cenno di saluto che solo Carol ricambiò. Ormai erano arrivati a poche centinaia di metri dal ponte così che videro che il gruppo si divise: due attraversarono il ponte e gli altri continuarono dritti davanti a loro, verso delle costruzioni marroncine che si ergevano contro il cielo.

<< Che cosa sono? >>chiese Jeff indicandole.

<< Le rovine di Malìba, un vecchio forte delle ere passate >>rispose Denebola.<< E' l'unica costruzione nel raggio di chilometri, in quella direzione >>

 

Da allora procedettero più speditamente; giunsero a Koy per l'ora di pranzo. Il villaggio sorgeva ai margini di un boschetto di larici; le case erano sparse qua e là, in mezzo a vigneti e campi coltivati. Tutto era velato da un silenzio pressante. Un pozzo al lato del sentiero era stato distrutto: erano rimaste in piedi solo poche pietre e la corda e il secchio giacevano in mezzo all'erba. Più in là videro un paio di case cui erano state scardinate le porte. Parecchi vasi di fiori erano caduti a terra e i cocci erano sparsi tra il terriccio e i fiori appassiti.

<< Questi sono i segni della ferocia dei goblin >>disse Carol.<< Vengono, distruggono delle cose e ne portano via altre. Poi ritornano e distruggono ancora e ancora. E' una storia che si ripete almeno due volte al mese >>. Guidò Rio e gli altri all'interno del boschetto, dove trovarono altri segni del passaggio dei goblin: brandelli di vestiti, asce spezzate, rami tagliate e gocce di sangue secco sul terreno.

In mezzo a due tra gli alberi più alti c'era una casa molto piccola, che sembrava disabitata. Le persiane erano chiuse e non usciva fumo dal comignolo. Carol parve seriamente preoccupata. Scese da cavallo e si avvicinò. Aveva fatto solo pochi passi quando un fascio di luce schizzò verso di loro dalla casa per andare a planare poco più sopra della spalla di Denebola.

Una ragazzina uscì fuori brandendo una spada. Era molto alta e aveva lunghi capelli biondi che le arrivavano alla vita. Aveva un'espressione combattiva mentre si scagliava sui nuovi venuti che, colti alla sprovvista, erano rimasti interdetti. La ragazzina lanciò un incantesimo alla cieca e contemporaneamente balzò verso Rio puntandogli addosso la spada. Denebola deviò facilmente l'incantesimo e Rio riuscì a bloccare la ragazzina afferrandola ai polsi.

<< Lasciami andare immediatamente! >>urlò lei facendo cadere la spada.<< Non mi toccare! >>

<< Arianna! >>esclamò Carol.

Rio lasciò la ragazzina, che corse da Carol e la abbracciò.

<< Finalmente sei tornata! >>disse.<< Pensavo stessero arrivando altri nemici! >>

<< Da quando i goblin vanno a cavallo? >>ribatté perplessa Carol.

<< Non goblin, ma uomini >>precisò Arianna.<< Da un po' di giorni si aggirano i ladri, da queste parti >>Guardò Rio, Jeff e Denebola e quando vide quest'ultima lanciò un urlo.<< Io ti conosco! >>disse.<< Sei Denebola, vero? Ti ho vista quando sei venuta qui >>

<< Sì, Arianna >>disse Carol,<< loro due sono gli Ashik Rio e Denebola, e lui è Jeff. Sii educata >>

Arianna rimase a bocca aperta.

<< Li hai portati dalla Torre per aiutarci? >>chiese eccitata a Carol.

<< Non avrei mai la presunzione di fare una cosa del genere >>rispose Carol, stizzita.<< Loro mi hanno solamente accompagnata perché facevamo la stessa strada >>

<< E dovremmo proprio rimetterci in cammino >>disse Jeff.

<< Sì, ma almeno rimanete con noi a pranzo >>disse Carol.<< Ripartirete a stomaco pieno >>

A Rio, Denebola e Jeff non rimase che accettare l'invito e seguire Carol e la sua allieva dentro. Mentre Denebola aiutava Arianna ad apparecchiare, lei chiese:<< E' difficile studiare alla Torre di Aldebaran? >>

<< Il segreto è avere un'infinita pazienza >>rispose Denebola.<< Negli allenamenti è quella che serve >>

<< Mi piacerebbe tanto diventare una Saggia >>sospirò Arianna con sguardo sognante.

<< Potresti diventarlo. Sei anche una maga, no? Possiedi già la capacità di controllare i tuoi poteri per gestirli a tuo piacimento >>

<< Sì, ma non sono molto brava >>replicò Arianna. Si fece improvvisamente cupa.<< Non riesco a tener testa a più di due goblin alla volta, e qui a Koy si aspettano tutti il contrario visto che sono l'allieva di una maga >>

<< Non è combattendo contro i goblin che si accrescono i poteri >>disse Denebola.

<< Ma è mio dovere aiutare a proteggere il villaggio, se ne ho i mezzi >>

<< E' tuo dovere aiutarmi a servire i piatti, chiacchierona >>la interruppe bonariamente Carol.

Arianna sbuffò e prese a distribuire piatti di zuppa calda.

<< Cosa potrebbe spingere i ladri fino a Koy? >>chiese poi Carol.<< Non abbiamo ricchezze, noi >>

<< Cercano oggetti magici >>disse Arianna, << ma, grazie al cielo, nessuno di loro sa che qui abitano due maghe >>

Denebola e Jeff si scambiarono uno sguardo preoccupato.

<< Se stanno cercando oggetti magici, noi dovremmo ripartire subito >>disse la Saggia.

<< Perché? >>chiese Arianna.<< Non possedete mica oggetti magici, no? >>

<< Sì, ne abbiamo uno, invece >>rispose Jeff, << e dobbiamo riportarlo nel luogo dove va custodito prima che ce lo rubino >>

Carol si batté una mano sulla fronte.

<< Ora mi ricordo di una cosa. Arianna, hai ancora quella sfera? >>

<< Sì, è in camera insieme alle altre cose... >>

<< Quale sfera? >>chiese in fretta Rio.

Arianna corse via per poi tornare con una sfera di vetro trasparente identica a quella di Jeff. Rio, Denebola e Jeff trattennero il respiro.

<< L'ho trovata qualche mese fa, qui vicino >>disse Arianna. Posò la sfera sul tavolo. Denebola la studiò attentamente, il fiato sospeso; poi sospirò e sorrise.

<< E' la sfera Venus, non è malvagia >>disse.

<< Come fai a conoscerla? Non mi dirai che anche voi ne avete una così? >>esclamò Arianna.

<< Sì >>Rio la fissò seriamente.<< Arianna, mi spiace, ma per il bene tuo e di Koy dobbiamo portare via la sfera >>

<< Non ti capisco. E' pericolosa? >>

<< Sì. Molto probabilmente è l'oggetto che stanno cercando i ladri >>rispose Denebola.

A quella notizia Arianna apparve sconvolta. Si allontanò di qualche passo dalla sfera, che brillava debolmente alla luce che entrava dalla finestra. La fissava sgomenta, come se non credesse a ciò che stava vedendo.

<< E' stata una fortuna trovarla così in fretta >>disse Jeff, sfiorando la sfera. Denebola gli bloccò il polso. Tutti la guardarono sorpresi.

<< Che cosa ti prende? >>le chiese Rio.

<< Ne possiedi già una cattiva, non ti conviene che entri in contatto con un'altra >>sussurrò Denebola a Jeff.

<< Hai detto che questa è buona! >>replicò Jeff.

<< Non sappiamo cosa potrebbe accadere se il portatore di una sfera malvagia ne prendesse un'altra, anche se è buona >>rispose la Saggia.

Jeff liberò il polso dalla sua presa.

<< Sei troppo tesa >>le disse.

Arianna osservava la scena a occhi sbarrati. Poi un colpo alle sue spalle le fece balzare il cuore in gola. Denebola e Jeff smisero di battibeccare e, come gli altri, corsero alla porta a vedere cosa o chi aveva provocato il frastuono.

Oltre il boschetto, sui tetti delle case di Koy, si levava fumo grigio. Le grida proruppero dalle abitazioni e subito vi si unirono dei familiari grugniti.

<< Sono tornati i goblin! >>esclamò atterrita Carol.

Arianna tornò dentro. Denebola guardò Carol.

<< Noi dobbiamo andare, adesso >>disse. << Se ci prendono si impossesseranno della sfera di Jeff >>

<< Sì >>balbettò Carol, << sì... fuggite... >>

Un'altra esplosione e altre urla. I grugniti si facevano vicini. Videro la cima di un albero tremare per un momento, poi scomparve seguita da un tonfo che fece tremare il suolo. Denebola, Rio e Jeff raggiunsero i cavalli e montarono. Rio aveva sguainato la spada e guardava il punto da cui provenivano le grida, impotente. Desiderava andare ad aiutare quella gente, ma l'urgenza di portare al sicuro la sfera era più forte. Arianna tornò con un mantello sulle spalle e un marsupio al quale era agganciato un bastoncino di legno. Stringeva la spada che aveva usato prima. Carol sgranò gli occhi.

<< Fammi andare con loro, ti prego >>le disse Arianna.

<< Cosa? >>esclamò incredula Carol.<< Sei impazzita? Saresti solo un impiccio, per loro >>

<< No, non è vero >>Arianna si volse a guardare Denebola.<< Sarei più utile a voi che a Koy >>

<< Koy ha bisogno anche della tua magia>>ribatté Denebola impaziente. Sentiva che i goblin si stavano avvicinando sempre di più.<< Dacci la sfera, per favore >>

Arianna gemette frustrata e le porse la sfera. Ma Denebola la lasciò cadere con un urlo di dolore e sorpresa non appena sfiorò la sua mano. Fissò prima la sfera poi Arianna, che l'aveva raccolta e ora la teneva stretta in mano; poi capì e fece l'unica cosa che le parve sensata in quel momento. Scese e aiutò la ragazzina a salire sul suo cavallo. Rio e Jeff la fissarono a bocca aperta.

<< Che cosa fai? >>esclamò Rio.

<< Ti spiegherò dopo >>tagliò corto Denebola. Guardò Carol, che era rimasta senza parole.<< Arianna è in buone mani, con noi. Una volta che avremo portato le sfere al loro tempio la riporterò qui da te >>

<< Va bene >>si arrese Carol. Abbracciò e baciò un'ultima volta la sua allieva, salutò i compagni e corse in direzione delle abitazioni e delle urla.

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** L'accampamento ***


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I compagni spronarono i cavalli e, guidati dalle indicazioni di Arianna, uscirono dal bosco ed arrivarono sulla sponda del Fiume Verde. Voltandosi un'ultima volta, Arianna vide il fumo salire da Koy, e sentì le lacrime salirle agli occhi. Sbatté le palpebre e si voltò.

Una volta che Koy fu solo un punto lontano fecero rallentare i cavalli così da procedere al piccolo trotto. Rio gettò brevemente un'occhiata indietro prima di affiancarsi a Denebola.

<< Adesso ci farai la cortesia di spiegarci cosa ti è saltato in mente >>disse indicando Arianna, che si teneva stretta a Denebola cingendole la vita da dietro.

<< E' molto semplice >>rispose Denebola, ignorando gli sguardi severi che Rio le lanciava.<< Ho scoperto che le Sferae Chaelis permettono solo a quelli che scelgono loro di toccarle. La sfera Venus ha scelto Arianna e di conseguenza, quando ho cercato di prenderla, mi ha ferita >>Mostrò la mano sinistra. Rio notò effettivamente che le dita erano arrossate, come se si fossero scottate.

<< Perciò non hai perso altro tempo e hai preso la bambina >>disse Jeff.

<< Non sono una bambina! >>esclamò offesa Arianna. << E poi so anche combattere. Non sarò un peso >>

Rio guardò con aria critica la spada che la ragazzina sfoggiava, e disse:<< Forse è meglio che tu ti difenda con la magia. Ti insegnerò io a maneggiare una spada >>

Alzò gli occhi al cielo, valutando se proseguire o fermarsi per la notte. Stava per proporre ai compagni di accamparsi quando un clangore improvviso gli fece morire le parole in gola. Tutti e quattro si voltarono indietro. Videro una debole scia di fumo sollevarsi ancora in un punto in lontananza. Preoccupata, Denebola guardò i suoi compagni; Rio guardava il fumo e il tratto di pianura che li separava da Koy, la mano posata sull'elsa della spada. Jeff era preoccupato quanto lei e Arianna era impallidita, gli occhi lucidi di lacrime. La Saggia stava per domandare che cosa fosse stato quel rumore, ma fu preceduta da una pioggia di frecce dalla punta nera e da ululati selvaggi.

<< I GOBLIN! >>urlarono all'unisono Jeff e Rio.

Un alto polverone si sollevò nell'aria, preceduto da una ventina di goblin a cavallo di quello che, ad una prima vista, potevano sembrare dei pony coi musi di lupo. Scie di fumo nero si alzavano dalle torce che ciascun goblin reggeva, e la polvere si sollevava dagli zoccoli dei destrieri tanto da oscurare, a tratti, gli inseguitori. I compagni fuggirono spronando i cavalli a correre più veloce, ma in poco tempo i goblin li raggiunsero. Brandivano le spade rozze e le torce.

Rio e Jeff brandirono le loro e le fecero roteare in modo da tenerli a distanza. Non servì a molto: i goblin li circondavano da tutti i lati, e quando non potevano colpire con le spade lanciavano le torce davanti i musi dei cavalli dei compagni. Il cavallo di Jeff si impennò con un movimento brusco, e Jeff ne fu quasi disarcionato. Denebola bloccò i loro attacchi ed evocò uno schermo protettivo; le torce incandescenti, a contatto con la barriera, rimbalzavano indietro andando a bruciare gli zoccoli dei destrieri dei goblin.

Risalirono il corso del Fiume Verde inseguiti dalle strida dei goblin bloccati alle loro spalle. Rio si chiedeva dove potessero rifugiarsi in quell'immensa prateria; non sapeva dove si trovassero e verso che cosa stessero correndo. Pregò soltanto che ovunque stessero andando non ci fossero altri goblin ad attenderli.

Strettamente avvinghiata alla vita di Denebola, Arianna si voltò indietro e cacciò un alto urlo. I goblin erano riusciti a distruggere la barriera magica.

<< Siamo quasi arrivati alla foce del fiume! >>urlò Jeff, che si era appena voltato.<< Lì potremo trovare un rifugio! >>

Rio socchiuse gli occhi e guardò davanti a sé; non vedeva né alberi né qualche roccaforte dove avrebbero potuto nascondersi. Alla loro sinistra il corso del fiume si faceva più calmo. Rio vi vide galleggiare sopra una delle torce dei goblin, e, voltandosi, si accorse con orrore che i loro inseguitori avevano guadagnato terreno.

Tornò a guardare davanti a sé. Degli spuntoni di roccia, poco lontano, si ergevano e nascondevano la foce del fiume. Vedendoli, Rio suppose che erano abbastanza alti e numerosi per potercisi nascondere. Jeff si mosse verso una stretta apertura tra due massi. Con un po' di fortuna, pensò, i goblin non ci sarebbero potuti passare.

Erano quasi arrivati all'apertura quando una pioggia di frecce piovve da oltre i massi e andò a colpire i goblin. Gran parte colpì i suoi bersagli, che caddero morti insieme ai loro destrieri. Rio, Jeff e Denebola arrestarono i cavalli e si addossarono agli spuntoni, osservando le frecce che facevano strage di goblin. Una figura incappucciata si affacciò dall'apertura; stringeva un arco. Lanciò un fugace sguardo alla scena prima di fare cenno a Rio e gli altri di seguirla. Jeff e Rio si guardarono un momento; poi, tenendo i cavalli per le redini, entrarono nello stretto spazio tra le rocce, seguiti da Denebola e Arianna.

Si trovarono sulla sponda di un immenso lago nel quale, attraverso un'altra fessura, si riversavano le acque del Fiume Verde. I massi lo racchiudevano come un recinto. Non c'erano alberi e faceva molto freddo.

Rio, Denebola, Jeff e Arianna seguirono lo sconosciuto dall'altra parte del lago, dove stavano legati una cinquantina di cavalli. Rio li guardò perplesso; dov'erano i loro cavalieri? E chi stava scagliando le frecce? Spostò lo sguardo lungo gli spuntoni, ma non vi vide nessuno.

<< Attendete qui >>disse lo sconosciuto con voce cristallina.<< Fra poco sarà finito tutto >>

I compagni non si opposero. Tra l'uscire fuori da quel nascondiglio e l'obbedire ad uno sconosciuto sapevano quale fosse la decisione più sensata. Jeff si sedette per terra, sull'erba umida, tenendo la spada al suo fianco. Rio, Denebola e Arianna andarono a lavarsi il volto al lago.

<< Secondo te perché ci hanno difeso? >>chiese Rio a Denebola in un sussurro.

La Saggia guardò di sottecchi lo sconosciuto, e disse, altrettanto a bassa voce:<< Non so cosa risponderti. La cosa certa è che penso di aver già udito la sua voce >>

<< Davvero? E dove? >>

<< Non ricordo. Ma la sua voce mi sembra familiare. E' diversa da quella di un normale uomo >>rispose Denebola.

Tornarono accanto a Jeff e attesero. Lo sconosciuto non aveva più parlato, ma era rimasto in piedi, l'arco sulle spalle, le braccia incrociate, il volto rivolto alla cima dei massi. Anche Denebola guardò in quella direzione, tendendo le orecchie, ma ormai non si sentiva più nulla. Le strida dei goblin erano cessate e non si sentiva più nemmeno il sibilo delle frecce. Poi vide una cosa che la lasciò a bocca aperta. Da dietro i massi che si trovavano sulla cima degli spuntoni emersero delle figure, incappucciate come lo sconosciuto che li aveva accolti. Stringevano archi e faretre vuote; erano molto agili: si arrampicavano lungo gli spuntoni con immensa facilità ed erano incredibilmente silenziosi.

I compagni scattarono in piedi quando si avvicinarono. Lo sconosciuto di prima si avvicinò ad un'altra figura e gli parlò a bassa voce. Arianna cercò di origliare qualche parola, ma, o perché lo sconosciuto parlava molto veloce o perché stava usando un'altra lingua, non capì nemmeno una parola.

I due tacquero e si voltarono verso di loro. Poi, quello a cui si era rivolto lo sconosciuto si fece avanti e disse con voce allegra:<< Non pensavo che gli uomini fossero così sciocchi da viaggiare in una terra sconosciuta privi di scudi e armature >>

Si tolse il cappuccio e sorrise apertamente. Arianna trattenne il respiro. L'uomo...o meglio, la persona che gli aveva appena parlato era un elfo. Aveva i capelli castani lunghi un po' scompigliati tirati indietro quel tanto che bastava per lasciar scoperte le orecchie a punta.

<< Tinhos >>esclamò Denebola. Lei e Rio lo abbracciarono, e per un attimo le loro voci si mescolarono, mentre ciascuno cercava di spiegare, di raccontare che cosa stesse accadendo.

<< E' incredibile, non siete cambiati, siete rimasti come vi ricordavo! >>esclamò Tinhos spostando lo sguardo da Rio a Denebola.

<< Neanche tu sei cambiato, a parte questo >>Rio indicò il diadema che l'elfo portava sulla fronte.<< Sei rimasto ad Aquos, allora? >>

<< Be' sì, sono pur sempre un principe, no? >>rispose Tinhos con una mezza risata.

<< E che cosa ci fa un principe così lontano dal suo regno? >>gli chiese Rio.

<< Ve ne parlerò mentre viaggiamo >>rispose Tinhos.<< Ci conviene lasciare questo posto prima che il sole sia interamente tramontato >>

Infatti l'aria era molto rinfrescata quando abbandonarono il nascondiglio, e scoprirono che ormai il sole era solo un punto rosso lontano. Attorno alle rocce che nascondevano la foce del fiume giacevano i cadaveri dei goblin e dei loro destrieri. Gli elfi recuperarono quante più frecce possibili e poi si misero in marcia. Rio, Denebola, Arianna e Jeff cavalcavano al fianco di Tinhos, in testa alla fila.

<< Dovete sapere che qualche giorno fa sono arrivati degli ambasciatori dei Boschi Limpidi, ad Aquos >>spiegò il principe. << Lì abitano alcuni nostri compagni elfi che ci hanno chiesto aiuto per difenderli dai goblin. Ultimamente queste sudice creature non fanno che scorrazzare per i Regni Conosciuti, come ai tempi di Tenugh >>aggiunse sovrappensiero.

<< Sì, la sua maestra ce ne ha parlato >>disse Rio indicando Arianna, che arrossì quando Tinhos la guardò.

<< Ecco, stavo giusto per chiedertelo >>disse lui guardando ancora la ragazzina prima di tornare a Rio,<< che cosa fate voi qui? Tu non dovresti essere a Terrani? >>

Rio sospirò.

<< E' una lunga storia >>rispose abbassando la voce.<< Fabius ha chiesto a me e Denebola di portare una Sfera Chaelis a Xara >>

<< Una Sfera Chaelis? >>ripeté Tinhos, perplesso.<< E come ha fatto a ritrovarne una?Per quello che ne sapevo, tutte e sette sono andate disperse decenni fa >>

<< Sono stato io a ritrovarla >>rispose Jeff,<< tra le rovine della mia casa. Sono andato alla Torre di Aldebaran per chiedere spiegazioni, e Fabius mi ha ordinato di riportarla al suo tempio >>

<< Ha ragione, le Sferae Chaelis sono pericolose >>rispose Tinhos aggrottando la fronte.<< Perciò >>torno a rivolgersi a Rio, << tu e Denebola dovete arrivare fino a Xara? >>

<< Sì, se non finiamo uccisi prima dai goblin >>disse Rio.<< Ormai sappiamo che cercano le sfere e che sanno che ne possediamo già due >>

<< Accidenti, non sarà un viaggio semplice >>commentò Tinhos, accigliato.<< Vi farei accompagnare dai miei uomini se non fossimo già impegnati qui >>

<< Dove stiamo andando, a proposito? >>gli chiese Denebola.

Tinhos indicò una luce in lontananza.

<< Laggiù c'è il resto della nostra compagnia >>disse.<< Ci sono anche alcuni uomini di Terrani, Rio >>

<< E che cosa ci fanno qui? >>

<< La stessa cosa che ci facciamo noi elfi. Te l'ho detto, le città dei Regni Conosciuti si trovano in una situazione disperata e continuano a chiedere rinforzi a quelle di Valdmurt. Temo che presto si arriverà ad una vera guerra contro i goblin >>

<< Come se non ce ne fossero già abbastanza, di guerre >>borbottò cupamente Rio.

Qualche ora dopo il tramonto, arrivarono nei pressi di Men-nha. Le mura della città erano illuminate da fiaccole, che a tratti illuminavano la ronda. Tutt'attorno alle mura erano sparpagliate decine di tende; qualche fuoco ardeva ancora qua e là, illuminando i volti dei guerrieri elfi seduti in silenzio a contemplare il cielo o qualche armatura lasciata fuori. Tinhos e la sua compagnia furono accolti da un alto elfo che si informò rapidamente dell'attacco ai goblin.

<< Abbiamo salvato alcuni miei amici >>spiegò Tinhos nell'idioma degli uomini.<< Sono in viaggio per Xara e voglio che stanotte riposino qui con noi >>

<< Così sarà fatto >>replicò l'altro elfo. Guardò i nuovi venuti con un sorriso, e, quando vide Denebola, i suoi occhi brillarono.<< Lieto di rivederti, Amlhaia. Sono felice che le nostre strade si siano incrociate di nuovo >>

<< Il piacere è mio, Henrion >>rispose Denebola.<< Ci siamo conosciuti quando ho visitato i Boschi Limpidi >>spiegò ad Arianna, che fissava l'elfo come se avesse visto un fantasma.

Tinhos condusse Rio e gli altri nella sua tenda e fece portare loro da mangiare. I compagni accettarono il cibo con entusiasmo, e raccontarono al principe lo scopo della loro missione.

<< Credo che a questo punto vi convenga proseguire fino alla città di Olìskar >>suggerì Tinhos,<< se volete raggiungere Xara in fretta. Lungo il cammino potreste incontrare altri servitori di quello che voi chiamate "signore oscuro"...Siete sicuri di essere ben armati? >>

<< Abbiamo spade, una Saggia ed una maga >>rispose Rio.<< E, ripensandoci, anche due Sferae Chaelis >>

<< Quelle sono le ultime cose che dobbiamo usare per difenderci! >>gli sibilò Denebola.<< Non sappiamo come usarle >>

<< Forse funzionano come la mia bacchetta >>disse Arianna mostrando loro il bastoncino che teneva legato al marsupio.

<< Sì >>annuì allegramente Jeff, la mano già protesa verso la borsa per estrarne la sfera di saturno,<< visto che sono entrambi oggetti magici dovrebbero funzionare allo stesso modo! >>

<< Non azzardatevi a prendere quelle sfere >>ringhiò Denebola con gli occhi che mandavano lampi.<< Ci manca solo di bruciare un intero accampamento e una città! >>

Jeff e Arianna sbuffarono delusi, e richiusero le borse. Rio e Tinhos ridacchiarono. Poi Tinhos portò l'amico nell'accampamento dei soldati di Terrani, dall'altra parte della città. Furono accolti da un generale che Rio conosceva bene e che si informò rapidamente dell'inseguimento dei goblin prima di raccontare a Rio che erano arrivati a Men-nha solo due giorni prima.

<< Quanti siete? >>si informò Rio.

<< Duecento solo noi di Terrani, ma ci sono altri reggimenti delle città di Valdmurt >>

<< Anche Mailo è qui con voi? >>

Il generale a quella domanda impallidì. Balbettò qualcosa a bassa voce, a disagio.

<< Come? >>chiese Rio.

Il generale tirò un sospiro e lo guardò dritto negli occhi.

<< Il capitano Mailo è caduto durante un agguato mentre ci dirigevamo qui >>disse con uno strano tono secco. Poi aggiunse, con voce addolorata:<< Mi dispiace >>

Tinhos si voltò in fretta verso Rio, che era rimasto impietrito nell'udire quelle parole. Il generale gli batté cordialmente sulla spalla prima di lasciarli soli. Rio lo guardò andare via con occhi appannati; avvertiva un formicolio agli angoli degli occhi, ma tutto quello che riusciva a fare in quel momento era ascoltare il ronzio sordo che gli aveva invaso la testa. Sentì Tinhos tirarlo gentilmente per un braccio e farlo sedere accanto ai tizzoni di un fuoco ormai spento.

<< Rio >>disse esitante l'elfo, senza sapere cosa dire.

<< Tu >>cominciò Rio con una voce acuta. Si schiarì la gola e domandò:<< Tu lo sapevi? >>

<< No >>fu la semplice risposta.

Rio annuì un paio di volte, inconsciamente, fissando con sguardo vacuo i tizzoni del fuoco.

<< Di quale agguato stava parlando il generale? >>mormorò.

<< Alcuni uomini hanno attaccato i soldati di Terrani mentre si dirigevano alle rovine di Malìba >>rispose Tinhos.<< Me ne aveva parlato Henrion, ma nessuno mi aveva detto che qualcuno era...insomma... >>guardò a disagio il profilo di Rio, rimasto in silenzio.

L'elfo preferì non dire altro. Sapeva come ci si sentiva dopo aver appreso una notizia del genere, e dopotutto, anche lui stava provando lo stesso dolore di Rio. L'unica cosa che lo disarmava era il fatto che Rio era rimasto interdetto e non aveva reagito.

<< Rio >>disse ancora con più decisione. Rio lo guardò. << Ecco...vuoi sfogarti? >>

Rio scosse lentamente la testa.

<< Riuscirei a sfogarmi solo uccidendo i suoi assassini >>disse. Avvertì una vampata di odio contro quelli che avevano potuto uccidere Mailo, e un desiderio irrefrenabile di piangere, urlare, fare a fette la prima persona che gli fosse capitata davanti. Ma non poteva e non voleva. Doveva assumersi le proprie responsabilità e comportarsi da persona matura e ragionevole.

Alzò lo sguardo al cielo stellato e giurò mentalmente a Mailo che l'avrebbe vendicato.

<< Fosse l'ultima cosa che dovessi fare >>concluse a voce sommessa.

 

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Capitolo 10
*** Il tempio ***


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Denebola era stata l'ultima ad addormentarsi. Aveva pensato di aspettare il ritorno di Rio, ma alla fine la stanchezza l'aveva avuta vinta, e lei si era stesa accanto ad Arianna, che già dormiva beatamente da un pezzo. Dormì male e non ebbe che incubi costellati da grugniti di goblin e mani avide che cercavano di portar via le Sferae Chaelis. Poi gli incubi finirono, e lei si ritrovò sospesa in un mondo oscuro, privo di qualsiasi luce e suono. Si guardò intorno strizzando gli occhi per cercare di vederci meglio, ma sembrava proprio che fosse finita nel bel mezzo del nulla. Cercò di fare qualche passo e si accorse di essere sospesa nell'aria. Come se non saperlo fosse stato il motivo che le impediva di precipitare, al secondo tentativo di tastare col piede se ci fosse una superficie su cui camminare, Denebola cadde nel vuoto. Tese le braccia per impedire di fracassarsi la testa al suolo - se mai ci fosse stato un suolo - e un attimo dopo sentì l'impatto con una superficie liscia e fredda. L'urto la fece rotolare per qualche metro e sbattere con la testa contro quella che sembrava una colonna.

Gemendo e imprecando, Denebola si rimise in piedi a fatica. Nell'oscurità davanti a lei sentì chiaramente qualcuno sghignazzare.

<< Se ti sei divertito perché non mi dici dove accidenti sono capitata? >>ringhiò la Saggia, massaggiandosi la testa.

Tornò il silenzio, inframmezzato dal respiro affannoso di Denebola.

<< Se questo è un sogno, voglio svegliarmi >>borbottò. Sì, sapeva di star sognando ma c'era qualcosa che la teneva legata a quel sogno, qualcosa che le impediva di svegliarsi.

<< Sei una custode? >>le chiese una voce con un sussurro ben udibile.

<< Non so cosa intendi dire >>rispose Denebola, cercando di scorgere chi aveva parlato.<< Io sono una Saggia >>

<< E custodisci qualcosa? >>insistette la voce.

Denebola strinse le labbra, ma non riuscì a trattenersi dal rispondere un debole "sì".

La voce rimase in silenzio per qualche attimo, prima di chiederle ancora:<< Che cosa custodisci? >>

<< Un cristallo >>

<< Ed ha un valore? >>

<< Sì >>

<< Possiede qualche potere? >>

<< Sì >>

<< Dove l'hai trovato? >>

<< Non ricordo >>rispose Denebola. << So di averlo da quando ero molto piccola >>

<< Quindi sai cosa significa custodire qualcosa di molto potente e pericoloso che tutti desiderano >>disse la voce.

<< Sì >>rispose ancora Denebola.<< Adesso che ho risposto a tutte le tue domande, vuoi dirmi chi sei? >>

Una luce baluginò davanti ai suoi occhi. Tornò il buio. Poi i contorni della persona davanti a lei si illuminarono di una vivida luce azzurra, definendo i tratti di una donna molto alta, dai capelli biondi e ondulati, vestita con un sontuoso abito candido che sembrava fosse la fonte di quella sua luminosità. Nel vederla, Denebola provò un misto di timore e reverenza. Non sapeva perché, ma sentiva che quella donna era più importante di tutte le regine di Valdmurt e dei Regni Conosciuti messi insieme.

<< Sono rare le volte in cui visito in sogno gli uomini >>disse la donna a voce bassa ma chiara, << e tu sei la prima protetta di mia figlia a cui parlo. Non mi dilungherò, perché il tempo a mia disposizione è molto limitato. Denebola, devo metterti in guardia da Jeff. Egli ha stretto un patto con Altair, un anno fa. Il Saggio gli ha promesso di aiutarlo nello scoprire chi ha ucciso la sua famiglia, solo se Jeff però gli avesse riportato delle gemme in cui furono racchiusi alcuni incantesimi >>

<< E le ha trovate? >>chiese apprensiva Denebola.

<< Naturalmente no. Quelle gemme sono state modellate secoli e secoli fa per forgiare i cristalli che ora sono racchiusi nel tuo Majirka e in quello di Rio >>

<< Afior e Deri sono l'unione di varie gemme? >>chiese stupita Denebola.

<< Sì, all'inizio mia figlia decise di creare varie gemme in cui racchiudere i poteri del mondo naturale e di quello umano >>rispose la donna con una nota d'urgenza nella voce, << ma poi decise che era più prudente racchiuderli solo in due cristalli. Ma non è questo il punto. Denebola, il mito di quelle gemme è stato diviso da quello dei due cristalli, perciò Altair è convinto che esse esistano ancora. Jeff le sta ancora cercando per mantenere il patto, e durante il viaggio farà in modo di cercarle più che mai. Portare la sfera di saturno a Xara vuol dire per lui perdere l'unica possibilità di scoprire chi abbia sterminato la sua famiglia, così, non potendo opporsi alla decisione di Fabius, spera di farsi aiutare da Altair. Cercherà di usare le sfere che avete per ritrovare le gemme, rischiando di mettere tutti voi in pericolo >>I contorni del suo corpo si fecero più sfumati. La donna prese a parlare più velocemente. << Fallo ragionare. Digli che le gemme sono andate perse, ma non dirgli che sono state fuse per creare Afior e Deri >>

Denebola annuì. Ormai del corpo della donna erano rimasti visibili solo il vestito e la pelle semitrasparente.

<< Fallo desistere dal suo intento. Il patto con Altair è rotto da tempo e forse Altair se ne è pure scordato >>

<< Farò quello che posso >>le garantì Denebola.

La donna sorrise. Le posò una mano sul capo e la benedì. A quel contatto, Denebola avvertì una scarica di energia attraversarle il corpo, e un secondo dopo si ritrovò a fissare il soffitto della tenda di Tinhos.

Scattò seduta e si tastò la testa, cercando di ricordare le parole della dea mentre la benediceva. Tutto quello che ricordò, però, era il suo sorriso prima di svanire. Denebola sospirò, rendendosi conto di tremare: nonostante gli dei parlassero nel sonno a molti Saggi, per lei quella era stata la prima volta. E nemmeno tanto piacevole, se ripensava al volo che aveva fatto prima di incontrare la dea.

Un rumore alle sue spalle la fece trasalire. Si voltò e vide Rio seduto accanto ad un fuoco scoppiettante. Denebola lo raggiunse; non c'era nessuno in giro. Probabilmente gli elfi di guardia si erano nascosti molto bene all'ombra di qualche albero.

<< Che cosa fai ancora sveglio? >>chiese la Saggia all'amico.

Rio la guardò solo un momento prima di tornare a fissare le fiamme danzanti davanti a lui.

<< Non riesco a dormire >>rispose piano.<< E tu? >>

<< Non penso che riuscirò più a dormire >>rispose Denebola.

<< Già, neanch'io >>

<< Dov'è Tinhos? >>

<< E' rimasto a parlare con un generale di Phlorién, ma io non me la sentivo di rimanere là >>disse Rio. Giocherellò un po' con la catena del Majirka, poi disse con un singulto:<< Mailo è morto >>

Denebola sussultò, scioccata. Guardò l'amico, che tremava più di quanto stesse tremando lei prima nella tenda.

<< Hanno attaccato i miei uomini non appena hanno messo piede nei Regni Conosciuti >>proseguì con voce chiara ma acuta.<< Il suo corpo non è stato ritrovato >>

<< Ma chi è stato? >>esclamò Denebola.

<< Alcuni uomini. Non so chi fossero >>

Rio si portò una mano tremante agli occhi e tirò profondi respiri.

<< E' destino degli uomini venire uccisi da altri uomini? >>sussurrò.

<< E' destino degli uomini morire >>rispose piano Denebola<< ma non sta a loro decidere in che modo. Anche noi moriremo. Forse non oggi, e nemmeno domani. Forse prima di raggiungere Xara, per opera dei goblin o di chi solo gli dei sanno. Nessuno sa cosa potrà accadergli domani; non resta che aspettare con pazienza >>

Rio tirò un sospiro tremante e annuì lentamente.

Rimasero in silenzio, fianco a fianco, per tutta la notte, mentre attorno a loro i gufi tubavano e le sentinelle pattugliavano l'accampamento muovendosi con la leggerezza tipica degli elfi.

Il sole sorse in una foschia dorata, accompagnato da una brezza fredda. Alle loro spalle, i portoni di Men-nha furono aperti e nell'accampamento iniziarono i preparativi per riprendere il viaggio. Il trambusto riscosse i due compagni, che si erano appisolati e ora si guardavano intorno con aria smarrita.

<< Eccovi qui >>esclamò Jeff affacciandosi dalla tenda.<< Avete passato la notte qui fuori? >>

Denebola annuì, la schiena dolorante dopo aver dormito curva e seduta su un ceppo di legno.

<< Ripartiamo subito? >>chiese a Rio, che annuì brevemente e chiese a sua volta, a Jeff:<< Hai visto Tinhos? >>

<< No >>Jeff si strinse nelle spalle.<< Penso che nemmeno sia tornato nella tenda, ieri sera >>

Rio si strofinò le mani su e giù per le braccia, riscaldandole, poi andò a cercare il principe, passeggiando davanti alle tende che venivano rapidamente smontate. Cercò di non alzare lo sguardo sulla bandiera di Terrani, che, anche da lì, era ben visibile, agitata debolmente dall'aria mattutina. Se solo l'avesse guardata per un istante, la sua determinazione a partire sarebbe svanita.

Trovò Tinhos davanti ad un fuoco appena acceso, intento a parlare con Henrion. Lì gran parte delle tende era stata smontata e già caricata sui cavalli.

<< Buongiorno >>gli disse il principe quando Rio si fu avvicinato.<< Hai...ehm, dormito bene? >>

<< Diciamo di sì >>rispose in fretta Rio.<< Dov'è che dovete andare a prestare il vostro soccorso? >>

<< A Greywood, a meno di trenta chilometri da qui, ma con i nostri cavalli arriveremo entro il tramonto >>rispose Tinhos.<< Salvo imprevisti, naturalmente. Voi cosa volete fare? >>

<< Ho intenzione di raggiungere Olìskar, dove potremo imbarcarci subito >>disse Rio.<< Ci vorranno più o meno due giorni, senza che nessuno ci intralci >>.Guardò al di sopra della spalla dell'elfo l'accampamento di Terrani, e strinse i pugni così forte che le unghie gli penetrarono nella carne.<< Loro rimarranno qui? >>

Tinhos seguì il suo sguardo, e annuì.

<< Se solo non avessi promesso a Fabius di riportare la sfera a Xara... >>mormorò Rio, rivolto più a se stesso che a Tinhos.

<< Senti >>disse Tinhos, che l'aveva sentito,<< una volta arrivati a Olìskar Denebola potrebbe teletrasportarvi a Xara >>

Rio smise di pensare alla sua città e a Mailo, e rifletté sulla proposta dell'amico.

<< Lo chiederò a Denebola >>

<< Il Mar di Kalon è molto vasto >>intervenne Henrion, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.<< Durante il suo soggiorno nei Boschi Limpidi, Denebola si è esercitata a lungo nel teletrasporto e sicuramente riuscirà a farvi raggiungere Xara in meno di un secondo >>

<< Sì >>annuì Rio.<< Glielo chiederò >>

Lui e Tinhos tornarono dai compagni, seduti attorno ad un fuoco a fare colazione. Rio espose brevemente a Denebola il piano che gli aveva suggerito Tinhos prima di fissarla speranzoso. Denebola finì di bere il tè caldo con estrema calma; poi depose la tazza e spostò lo sguardo da Rio a Tinhos con occhi fiammeggianti.

<< Credete che io sia uguale al Bastone che mi regalò la Maga di Andromeda due anni fa? >>sibilò.<< Pensate che la mia energia sia inesauribile come la sua? Io sono fatta di carne come qualsiasi essere umano, e come tale mi indebolisco. Avete la minima idea di cosa significhi teletrasportarsi da Olìskar fino a Xara? >>

<< Ehm >>Rio e Tinhos si scambiarono un'occhiata, spiazzati.

<< Cosa credete che possa accadere se svenissi nel bel mezzo del teletrasporto? >>continuò Denebola, ormai con la voce simile ad un ringhio.<< Anche se sapeste nuotare, l'impatto che il vostro corpo avrebbe con la superficie del mare vi spezzerebbe la vita. Volete correre il rischio? >>

<< Ma quella volta, quando da Aquos ci hai teletrasportato tutti alla Torre, non ti è successo nulla >>obiettò Rio.

<< E la distanza era anche maggiore di quella tra Xara e Olìskar >>aggiunse Tinhos, e sia lui che Rio e Jeff, che ascoltava la conversazione con una luce entusiasta negli occhi, annuirono.

Denebola sbuffò esasperata.

<< Ed eravamo anche di più! >>disse Rio.<< Invece adesso dovrai solo trasportarci in quattro. Dov'è il problema? >>

<< Ma secondo te >>ringhiò Denebola con espressione omicida, << secondo te, se fossi stata in grado, non avrei usato il teletrasporto già dalla Torre di Aldebaran? >>

<< Perché non l'hai fatto? >>le chiesero i tre uomini all'unisono, accigliati.

<< Perché è possibile che, durante il viaggio a cavallo, potremmo trovare altre Sferae Chaelis >>sbottò la Saggia, << com'è infatti successo accompagnando Carol al suo villaggio >>Indicò Arianna e il marsupio dentro il quale, come sapevano tutti, era custodita la sfera Venus.

<< Quindi tu speri di incappare in qualche altra sfera? >>disse Rio.

<< Sì! >>

<< E' un rischio ma è anche un'idea niente male >>disse dopo un attimo di silenziosa meditazione Jeff.

<< Non è detto che tutte le sfere si trovino sul nostro tragitto >>intervenne Arianna.<< A meno che non vogliate setacciare tutti i Regni Conosciuti >>

<< No >>disse con fermezza Rio.<< Adesso proseguiremo fino a Olìskar senza metterci a fare gli avventurieri. Perdere tempo è l'ultima cosa che dobbiamo fare >>

 

Lasciarono Men-nha un'ora più tardi. Attraversarono prati ancora bagnati di rugiada e boschetti sui cui alberi e cespugli erano spuntati i primi boccioli. Erano arrivati in vista del Tempio di Maru quando una sentinella in cima alla fila suonò il corno in segno di avvertimento. I capitani fecero fermare i soldati, e Tinhos e Rio si fecero avanti.

<< Che cosa c'è? >>chiese Rio al principe, che guardava fisso davanti a sé.

<< Un uomo a cavallo >>rispose piano l'elfo. Portò la mano sull'elsa della spada e contemporaneamente gli altri elfi estrassero le proprie.

L'uomo si avvicinava lentamente per quanto spronasse il proprio cavallo ad andare più veloce. Quando scorse gli elfi, alzò una mano in segno di saluto e pace, e rallentò il cavallo.

<< Dov'è il vostro sovrano? >>urlò avvicinandosi.

Tinhos si fece avanti.

<< Sono io. Da dove vieni? >>

<< Da Nohri >>rispose l'uomo ansimando. Adesso che era arrivato, Rio si accorse che non era un soldato, ma probabilmente un semplice contadino, a giudicare dai suoi vestiti sprovvisti di protezione.

<< Alcun i uomini ci hanno attaccato >>disse l'uomo.<< Volevano che gli consegnassimo alcuni oggetti...delle sfere o qualcosa del genere...>>

<< Avete delle sfere? >>lo interruppe Rio.

<< Non so che cosa siano queste maledette sfere, signore >>rispose l'uomo con voce irata. Poi tornò a rivolgersi a Tinhos.<< La prego, abbiamo bisogno di qualcuno che vada a stanare quei bastardi prima che decidano di bruciare tutto il paese! >>

Tinhos si voltò verso un elfo biondo che stava ascoltando con attenzione.

<< Malhair, tu e i tuoi uomini venite con me a Nohri >>ordinò.<< Gli altri ci precedano a Greywood >>

<< Mio principe, hanno chiesto la presenza di tutti... >>balbettò Malhair.

<< Al momento Greywood non ha impellente bisogno del nostro aiuto >>ribatté Tinhos. Guardò l'uomo: << Dicci dove si sono nascosti quegli uomini >>

<< Nel bosco di Men-fur... >>

Non aveva nemmeno finito di rispondere che i compagni, Tinhos e metà del suo esercito erano già partiti, e in breve erano già dei puntini lontani, mentre l'uomo rinunciava a stargli dietro.

 

I cavalli degli elfi erano ben diversi da quegli degli uomini. Venivano lasciati crescere e scorrazzare in libertà e in ampie pianure, e quello era ritenuto un addestramento sufficiente che garantiva la massima velocità, ma non necessariamente la piena fiducia. E qui entravano in gioco gli elfi, che con infinita pazienza cercavano di domarli. Quale che fosse il metodo da loro usato, la fiducia dei cavalli diveniva totale, e questo era un motivo d'orgoglio per gli elfi, che consideravano invece i sistemi d'addestramento degli uomini troppo brutali e inefficaci. Non c'era quindi da stupirsi se i cinquanta e più cavalli che ora cavalcavano verso Men-fur fossero così disposti a condurre i propri cavalieri ovunque essi desideravano.

Le cime degli alberi di Men-fur apparirono poco lontano e si fecero rapidamente sempre più vicine. Il capitano Malhair ordinò di estrarre le spade, ma Tinhos, che cavalcava testa a testa con Rio e Denebola disse loro:<< Voi quattro dirigetevi a Nohri! >>

<< Niente da fare >>replicò Rio con voce cupa, << questa volta combatterò anch'io! >>

<< Ma... >>iniziò Denebola.

<< D'accordo >>acconsentì Tinhos, e Denebola gli lanciò un'occhiata sconvolta.<< Allora tu, Denebola, porta Jeff ed Arianna a Nohri e aspettateci lì, intesi? >>

<< Se mai tornerete vivi! >>rispose di rimando Denebola, arrabbiata.

Gli elfi puntarono dritti verso il bosco, ma Denebola, Jeff e Arianna si separarono dal gruppo, deviando verso una strada selciata. Guidati dalla Saggia, Jeff e Arianna fecero rallentare i cavalli fino al piccolo trotto e si guardarono intorno. Il bosco si estendeva fino al lato sinistro della strada, con alberi ancora spogli e secchi che gettavano un'ombra scheletrica alle loro spalle.

Alcune casette dal tetto spiovente davano già inizio al paese di Nohri che, come scoprirono poi i tre compagni, era un vecchio borgo portuale. Si estendeva a mezzaluna sulla riva di un immenso lago; alcune case erano delle vere e proprie palafitte ben costruite, con la scala di robusto legno che le univa alla terraferma e le terrazze a pochi metri dall'acqua. Proprio in quel momento, alcuni piccoli pescherecci stavano prendendo il largo mentre fuori dalle botteghe i fabbri esponevano lucenti ferri di cavallo e ogni sorta di arma.

Ai piedi di una colonna tarlata, alcuni uomini parlottavano animatamente tra loro, le spade poggiate in grembo e il terrore ancora negli occhi. Al rumore degli zoccoli dei cavalli alzarono la testa e se non fossero già stati seduti, sarebbero caduti per lo spavento. Due di loro invece balzarono immediatamente in piedi, ma prima che potessero soltanto alzare la spada, un altro uomo esclamò qualcosa. I due si immobilizzarono nell'atto di affondare la spada nel petto di Denebola, che era rimasta a fissarli con calma, e si voltarono verso l'uomo che aveva parlato.

I tre compagni lo scrutarono con reciproco sospetto, anche se, a giudicare dalle vesti, quell'uomo doveva essere una specie di sacerdote invece di un soldato.

<< Anziano Enar, sicuramente questi tre sono complici di quei maledetti che ci hanno attaccato! >>esclamò uno dei due uomini che teneva ancora la spada ben levata.

<< Non lo sono, sciocco e cieco di un guerrafondaio! >>replicò l'uomo chiamato Enar, con voce bassa e ringhiante. << Non vi siete accorti che sono solo una donna e una ragazzina? >>

<< E c'è anche un uomo! >>ringhiò un altro, scoccando a Jeff un'occhiata pericolosa.<< E poi siamo noi ad esser ciechi? >>

<< Smettetela di parlare e tornate ai vostri veri lavori, invece di stare qui ad aspettare che gli dei vengano ad aiutarci! >>proruppe l'anziano Enar.

<< Alcuni nostri amici stanno inseguendo gli uomini che vi hanno attaccato >>gli disse Denebola.

<< Se mai riusciranno a raggiungerli >>replicò l'anziano Enar con voce stanca.<< Ormai sono passate ore da quando ci hanno attaccato e chissà dove saranno >>

<< Dove siete stati attaccati? >>gli chiese Jeff.

Enar agitò una mano nella direzione da cui erano arrivati i tre compagni.

<< A un paio di chilometri dal bosco di Men-fur >>rispose.<< Non hanno ucciso nessuno, ma pretendevano che gli consegnassimo delle sfere - che gli dei le maledicano - e non hanno voluto sentire obiezioni >>

<< Non raccontargli tutte queste cose, anziano Enar >>lo interruppe un uomo molto giovane, guardando Jeff con sospetto.<< Come puoi essere sicuro che non siano altri cacciatori di strani oggetti? >>

<< Perché quella >>rispose Enar con un ringhio, e alzò un dito per indicare Denebola, << è una Saggia di Aldebaran. Quell'altra lì, invece >>, Arianna sussultò quando gli uomini si girarono a fissarla, << è sicuramente una maga, o una ladra di bacchette magiche >>

<< Ci mancavano solo due streghe! >>commentò un uomo.

Jeff estrasse la spada e balzò giù dal cavallo, e l'uomo si fece avanti, deciso a colpirlo.

<< Non siate stupidi! >>esclamò Enar. << Se anche gli amici iniziassero a combattere tra di loro, chi pensate rimarrebbe sulla terra? >>

Jeff e l'uomo si squadrarono con reciproco disprezzo; poi, molto lentamente, abbassarono le spade.

<< E tu da dove vieni, ragazzo? >>chiese finalmente Enar a Jeff.<< Non sei né un mago né un Saggio, ma i tuoi abiti mi fanno pensare ad una ricca casata >>

<< La mia famiglia è solo una delle più potenti della mia città >>rispose Jeff rinfoderando la spada.

Il vecchio tossì e si piegò su se stesso. Gli uomini gli si inginocchiarono accanto, preoccupati, ma lui rifiutò il loro aiuto e alzò gli occhi incorniciati da goccioline di sudore su Denebola.

<< Allora >>annaspò, << cosa ci fa una Saggia così lontano dalla Torre? >>

<< Siamo in viaggio >>rispose Denebola nervosamente; lo sguardo di quel vecchio la metteva a disagio. Le sembrava che riuscisse a guardarle dentro.

Enar si rialzò ancora tossendo ma su gambe ferme e ben salde.

<< Cercate qualcosa? >>chiese.

Denebola si irrigidì notando che il vecchio guardava non lei, ma la borsa di Jeff. Possibile che conoscesse le Sferae Chaelis?

<< Stiamo aspettando un nostro amico >>rispose Jeff, che aveva notato l'improvviso interesse di Enar per la sua borsa.<< E' andato con gli elfi dietro gli uomini che vi hanno attaccato >>

Il vecchio annuì, lo sguardo sempre posato sulla sua borsa.

<< Venite con me mentre aspettate >>disse dopo un momento di riflessione. << E voi  >>guardò freddamente gli uomini che lo circondavano, << tornate alle vostre occupazioni e dite ad Alhena di raggiungermi al tempio di Nohriam >>

 

<< Non separatevi dalle vostre borse >>sussurrò Denebola ai suoi due compagni, mentre seguivano il vecchio Enar lungo una via secondaria fiancheggiata da alti pini.<< Non mi è piaciuto come ha guardato la tua, Jeff >>

<< Saprà cosa abbiamo con noi? >>chiese sottovoce Arianna, stringendo nervosamente le briglie del cavallo da cui Denebola era scesa poco prima.

<< Temo di sì >>

<< Non è educato parlare alle spalle >>ringhiò il vecchio, senza voltarsi. Denebola sussultò e arrossì lievemente, con espressione colpevole.

La strada acciottolata saliva dolcemente lungo un pendio erboso, dove, sparsi secondo quello che doveva essere un ordine preciso, c'erano dei mezzibusti raffiguranti persone dall'espressione altera e fredda. Arianna li osservò con una certa apprensione e rabbrividì impercettibilmente, ringraziando che fosse giorno e non notte. In cima al pendio era stato costruito un basso edificio di pietra, le cui pareti erano state tinte di rosso e oro. Due file di colonne lo circondavano per tutto il suo perimetro ed era privo di finestre.

Prima di entrare, Enar si piegò in un inchino e prese una lampada poggiata su un gancio vicino l'uscio.

<< Non legate i cavalli, non scapperanno >>disse prima di entrare nel tempio.

Jeff aiutò Arianna a scendere e poi le posò una mano sulla spalla, scambiando un'occhiata d'intesa con Denebola, che annuì cupamente e li precedette per seguire Enar.

La luce che il vecchio reggeva era già lontana, ma illuminava abbastanza da far capire che si trovavano in un lungo corridoio spoglio di ogni decorazione. Il soffitto era così basso che se si alzavano le braccia lo si poteva sfiorare con la punta delle dita. I tre compagni seguirono Enar, che si era fermato davanti ad una porta blu scuro, dai battenti di bronzo. Senza esitare, Enar li spinse e precedette i compagni nell'oscurità più totale, quella che fece rabbrividire più di ogni altra cosa perfino Jeff.

<< La lanterna non è più sufficiente ad illuminare uno spazio così vasto >>disse Enar con voce amabile. La puntò su Arianna.<< Signorina, ti dispiacerebbe provvedere all'illuminazione? Sulla mia testa dovrebbe trovarsi un lampadario >>

Arianna estrasse la bacchetta e la agitò in aria, nella direzione indicata da Enar. Una decina di fiammelle baluginò sul soffitto, prima di diventare dei veri e propri fuochi racchiusi nelle campane di vetro di un lampadario. Ai tre compagni bastò una sola occhiata per far loro capire che il vecchio che avevano davanti era sicuramente a conoscenza delle Sferae Chaelis.

 

 

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Capitolo 11
*** L'anima di Nohriam (1° parte) ***


Salve a tutti! Ho diviso questo capitolo in due parti per alleggerirlo, visto che è piuttosto lungo. Spero vi stia piacendo la storia ^^ Commentate? Vorrei sapere cosa ne pensate ^___^ Buona lettura!

 

Il salone era talmente grande da fare invidia alla Sala della Costellazione della Torre di Aldebaran; era pavimentato con una pregiata pietra dal colore ambrato, mentre lungo le pareti, dipinte di rosso con venature d'oro, si ergevano due doppie file di colonne rastremate. Il soffitto era una cupola ogivale, anch'essa decorata con dipinti dalle tinte chiare e fresche. Furono proprio quei dipinti a far sussultare all'unisono Denebola, Arianna e Jeff, e a far sorridere il vecchio. I dipinti che correvano tutt'intorno sulle loro teste raffiguravano senza tregua un cielo all'alba sul quale si profilavano otto sfere grandi come il palmo di una mano. Non recavano simboli sulla loro superficie, ma al loro interno era stata raffigurata una specie di nebbiolina.

I compagni rimasero a fissare quelle immagini senza sapere cosa dire, lasciando il vecchio ad attendere pazientemente. Alla fine, fu Jeff a riprendersi per primo.

<< Che cosa significa? >>sbottò distogliendo lo sguardo dalla cupola per posarlo sul vecchio davanti a loro.

<< Immaginavo riusciste a capirlo subito, ragazzo >>rispose Enar, leggermente perplesso.

<< Lei conosce quelle sfere? >>domandò Jeff.

<< Conosco il loro mito, ragazzo. Come quegli uomini che ci hanno attaccato stamattina, o almeno, come la persona che li ha incaricati di attaccarci >>rispose Enar.

<< Ma allora qui ci sono altre... >>

<< Abbassa la voce, ragazza! >>sibilò il vecchio, e Arianna chiuse la bocca, rendendosi conto di aver quasi urlato per lo stupore.<< Comunque, sì. Qui, in questo tempio, sono custodite quattro delle otto Sferae Chaelis >>

Finalmente, Denebola cessò di guardare le immagini sulla cupola e rivolse un'occhiata sgomenta al vecchio.

<< Che cosa ci fanno qui? >>esclamò senza fiato.

Enar scosse la testa e iniziò a passeggiare verso il centro del salone.

<< Questo è il tempio del dio Nohriam >>spiegò avvicinandosi ad un'alta statua raffigurante un uomo avvenente i cui indici indicavano il soffitto, e, precisamente, le otto sfere.<< Immagino siate a conoscenza del mito delle Sferae Chaelis >>

<< Sì >>

<< No >>

Denebola e Jeff guardarono Arianna, che alzò le spalle.

<< E' vero >>si giustificò lei.<< E' da solo un giorno che sento parlare di queste sfere, ma nessuno mi ha spiegato che cosa sono >>

<< Dovrai pazientare ancora per qualche ora, giovane maga >>replicò pacatamente una voce alle loro spalle.

I compagni ed Enar si voltarono. Sulla soglia del salone era comparsa una donna vestita di un lungo e lavorato abito bianco, che, nonostante tutto, sembrava essere stato fatto apposta per agevolare i movimenti nei combattimenti.

<< Ah >>sorrise Enar, << ben arrivata, Alhena >>

La donna si fece avanti, tirandosi indietro i capelli rossi dal petto.

<< Buongiorno a te, anziano Enar >>rispose. << Mi spieghi il motivo per cui mi hai fatto venire qui? >>

Il sorriso di Enar si allargò mentre l'uomo indicava i tre compagni. Alhena li scrutò con gli occhi verdi socchiusi, ma il suo sguardo si posò soprattutto su Arianna e Jeff.

<< Avverto la presenza di due nuove sfere >>mormorò, sorpresa.<< Le avete voi? >>

<< Prima di risponderle vorremmo sapere chi è lei >>ribatté Jeff.

La sorpresa della donna si tramutò rapidamente in irritazione.

<< Questo dovrei chiederlo io >>rispose. Guardò poi Denebola come se si fosse accorta di lei solo in quel momento, e sussultò.<< Che strana coincidenza >>disse, meravigliata.<< Non mi sarei mai aspettata di trovare qui una Saggia >>

<< Perdona il mio amico >>rispose Denebola, << ma vorremmo sapere come sai che abbiamo due sfere >>

Jeff emise un gemito soffocato. Alhena sorrise.

<< Sono la custode del tempio della Luna Rossa >>spiegò. << E, come penso sappiate, si trova sull'isola di Xara. E adesso, volete essere così cortesi da dirmi chi siete voi? >>

<< Sono Denebola, una Saggia di Aldebaran >>rispose la Saggia. << Loro sono Arianna e Jeff e hanno, come hai ben capito, due sfere >>

Alhena annuì sentendo i loro nomi; poi si volse verso Enar, alle sue spalle, che si affrettò a lasciarli soli. Senza proferire parola, Alhena indicò una panca poggiata contro una parete, stretta tra due colonne, e i compagni vi si sedettero.

<< Vorrei sapere come mai siete qui >>disse Alhena una volta che ebbe preso posto accanto a Denebola. << Ho saputo che alcuni uomini sono partiti alla ricerca delle sfere e che stanno setacciando tutti i Regni Conosciuti. Non starete anche voi tra le loro file? >>

Denebola le raccontò brevemente la loro storia, da quando Jeff era arrivato alla Torre di Aldebaran fino all'incontro degli elfi della sera prima. Alhena la ascoltò con un sorriso soddisfatto, annuendo di tanto in tanto.

<< Sono contenta che vogliate riportare le sfere a Xara >>disse quando Denebola tacque. << Di questi tempi ho paura a fidarmi della gente. Dovete sapere che una donna - una principessa elfica, a quanto ho sentito dire - vuole recuperare tutte le sfere per ritornare al trono da cui è stata spodestata secoli fa e ha assoldato creature di ogni tipo nei Regni Conosciuti per riuscirci. Perciò ho lasciato Xara per venire a cercare le otto sfere, e ieri sono arrivata qui a Nohri >>

<< Quindi dobbiamo dare a te le nostre sfere? >>le chiese titubante Arianna.

Alhena scosse la testa.

<< Non è così semplice >>rispose.<< Vi spiegherò tutto stasera, quando Enar mi consegnerà le altre sfere >>

 

Denebola, Arianna e Jeff tornarono fuori, dove avevano lasciato i cavalli a brucare l'erba attorno al tempio, mentre Alhena era rimasta a parlare con l'anziano Enar. Nessuno dei tre non poteva non pensare a quanto fosse strano quell'incontro con la custode del tempio di Xara. Che combinazione andare nel paese in cui era appena arrivata anche lei! E poi c'era anche quella novità, la principessa elfica che voleva recuperare le sfere...dunque era lei il famigerato "oscuro signore" che stava sorgendo di nuovo. Se Alhena aveva detto la verità, avevano un indizio in più sulla persona da cui dovevano guardarsi.

Il sole si fece man mano più alto, splendendo sulla superficie liscia del Lago di Rugiada, dove alcune barche facevano da tramite tra una sponda e l'altra, lontana quasi tre miglia. La paura dell'attacco era scomparsa, o forse soltanto accantonata, e Nohri era tornata a lavorare come qualsiasi altra città.

Silenziosa come i suoi compagni, Denebola osservava con aria cupa le cime degli alberi di Men-fur, da dove, proprio in quel momento, si stava alzando in volo uno stormo di uccelli. Furono talmente rapidi che Denebola li scambiò per delle frecce, e, strizzando gli occhi, si rese conto che quegli uccelli erano davvero troppo veloci e che andavano tutti quanti diritti. Doveva esserci una battaglia nel bosco, ma a chi miravano gli arcieri? Una seconda raffica di frecce proruppe dal bosco, si inclinò e scese di nuovo nel folto degli alberi. Adesso anche Jeff e Arianna si erano accorti di quello che stava succedendo, in piedi accanto alla Saggia, gli occhi sgranati.

<< Tu vedi qualcosa, laggiù, sulle cime degli alberi? >>le chiese Jeff, schermandosi gli occhi dal sole con la mano.

Denebola sforzò ancor di più la vista, ma l'unica cosa che riusciva a vedere era un terzo gruppo di frecce che fendeva l'aria.

<< Io non vedo nulla >>dichiarò.<< Forse c'è qualche uccello >>

<< Ma lo riusciremmo a vedere anche da qui >>ribatté Arianna.<< No...deve esserci qualche... >>

<< Le sfere! >>urlò Jeff, estraendo in fretta la sua dalla borsa e fissandola scioccato. Arianna fece lo stesso e rimase a guardare a bocca aperta la sfera che stringeva in mano. La nebbia solitamente bianca era adesso diventata di un rosso incandescente, come se un incendio avesse preso il suo posto.

<< Mettetele giù! >>esclamò Denebola allarmata, saltando in piedi. << Vi faranno male! >>aggiunse, vedendo che né Jeff né Arianna accennavano ad obbedire.

<< Io >>balbettò Arianna, << sento solo una grande tensione...è come se questa nebbia rossa mi volesse trasmettere un qualche messaggio >>

<< E' quello che provo anch'io >>concordò Jeff.<< Accidenti, è...è come se stessi provando le stesse emozioni di quelli che stanno combattendo laggiù! Sento che c'è un grande pericolo, ma so anche che, per il momento, non mi minaccia direttamente >>

<< Questo non è normale >>esclamò Denebola. Scrollò i due compagni, che continuavano a fissare le sfere ipnotizzati.<< Venite, forza! Dobbiamo cercare Alhena! >>

Arianna aprì e chiuse un paio di volte gli occhi, poi scosse la testa e alzò lo sguardo su di lei, d'un tratto di nuovo lucida. Guardò Jeff, che non si era minimamente ripreso, e lo scosse con ancora più forza, ma quello la spinse via.

<< E va bene >>sbottò Denebola, esasperata e preoccupata allo stesso tempo. << Arianna, aspettatemi qui mentre vado a chiamare Alhena, e cerca di far risvegliare Jeff! >>

Detto questo tornò nel tempio, correndo al buio, ma quando arrivò nella sala centrale, dove li aveva portati Enar, la trovò deserta. Sentendo aumentare la tensione, chiamò Alhena ad alta voce, senza ottenere nessuna risposta.

<< E' rimasto qualcuno qui dentro? >>urlò disperatamente.

<< Che cosa strilli, ragazza? >>esclamò acidamente la voce di Enar.

Denebola gli corse incontro. L'anziano si inchinò brevemente al dio Nohriam prima di voltarsi verso di lei.

<< Dov'è andata Alhena? >>chiese Denebola.

<< Si è ritirata nelle sue stanze. Cosa ti serve, Saggia? >>

<< Ho bisogno del suo aiuto! >>quasi urlò ancora Denebola.<< A meno che tu non sappia come aiutarmi! >>

<< Ti risponderò quando avrò visto cosa sta succedendo >>rispose Enar. Denebola lo accompagnò da Arianna e Jeff, entrambi seduti. Anzi, Jeff era più accasciato che seduto, e Arianna era in ginocchio accanto a lui e lo stava scuotendo.

<< Cos'è successo? >>chiese Denebola.

<< E' entrato in uno stato di trance >>rispose Arianna con voce tremante. << Ha lasciato andare la sfera, ma è mezzo svenuto... >>

Enar si chinò su di lui e lo schiaffeggiò senza tante cerimonie. Al quinto ceffone, Jeff spalancò gli occhi, rabbrividì e si mise rapidamente seduto. Arianna tirò un sospiro sollevato, ma Denebola non smetteva di fissarlo come se fosse un fantasma.

<< Che cosa ti è successo? >>chiese.

Jeff si portò una mano alla testa, disorientato.

<< E' stata la sfera >>rispose. << Non riuscivo a staccare gli occhi da quella nebbia. Mi sentivo come ipnotizzato e...prigioniero >>La guardò spaventato.<< Sta manifestando i suoi poteri? >>

Denebola si tormentò una ciocca di capelli, pallida.

<< Può darsi >>rispose lentamente. << I poteri delle sfere si manifestano improvvisamente e non si sa in quale misura. Dobbiamo dirlo ad Alhena >>

<< Le parlerete questa sera >>rispose asciutto Enar.

<< Ma è una cosa urgente! >>replicò Denebola.<< Hai visto anche tu che cos'è successo. Perché non la mandi a chiamare? Non possiamo aspettare fino a stasera! >>

<< Alhena è stata chiara: non vuole essere disturbata per nessun motivo >>replicò categorico Enar. << Se avrete bisogno di qualche cosa, potete chiamarmi >>

<< Che razza di risposta! >>borbottò Denebola mentre l'anziano tornava nel tempio e lei aiutava Jeff a rialzarsi.<< Quello che ha fatto la sfera non è da ignorare. Prima di stasera chissà cos'altro potrebbe combinare >>

<< Esisterà una soluzione per resistere ai suoi attacchi? >>le domandò Arianna.

Denebola si strinse nelle spalle.

<< Tu ci sei riuscita >>disse, << perché forse sei riuscita a contrastarla con la tua magia, e quindi per questo Jeff invece non ce l'ha fatta >>

<< Non vorrei ritrovarmi in una situazione come quella di prima >>disse Jeff. Esitò un momento prima di raccogliere la sfera, che giaceva innocua tra i fili d'erba.<< Certo che ha un potere incredibile! >>

<< Jeff >>lo ammonì Denebola, preoccupata dal tono dell'altro, << non ti sei accorto di quanto è pericolosa quella sfera? Se la usi troppo potrebbe farti ancora del male >>

Jeff e Arianna la guardarono sorpresi, ma Denebola sapeva che Jeff aveva capito il messaggio che aveva voluto dargli. Il giovane soppesò un attimo la sfera, poi, quasi fosse impaziente di liberarsene, la rimise nella borsa.

 

Un alto nitrito squarciò l'aria immobile e fresca, provocando reazioni che sarebbero potute sembrare premeditate. Gli uomini di Nohri corsero ad afferrare le armi mentre le donne si affrettavano a far rientrare in casa i bambini che giocavano per la strada. Due uomini dalle spalle grosse quanto due tori e muniti di spade si piazzarono a gambe larghe all'entrata della cittadina. I tre compagni rimasero ad osservare la scena seduti fuori da una locanda.

Una cinquantina e più di cavalli, guidata da guerrieri elfi, quasi travolse i due uomini nella fretta di penetrare nella città. I due si scansarono con un urlo terrorizzato e rimasero a fissare sbalorditi la lunga processione finché non si fu fermata al centro di Nohri. Un altro uomo si fece avanti timidamente e rivolse qualche domanda a Tinhos, in testa alla fila, mentre la gente attendeva col fiato sospeso.

I compagni corsero da Rio, che aveva un'espressione molto più serena di quella mattina e la cui spada era ancora sporca di sangue scintillante. Sorrise ai suoi compagni, un cenno rassicurante e che a loro bastò, dal momento che il soldato non sembrava in vena di conversare. Aveva qualche taglio sulle maniche del maglione e una scottatura sulla mano, ma, per il resto, sembrava stesse bene. Tinhos si avvicinò a loro non appena ebbe finito di rassicurare i cittadini.

<< Noi elfi ci accamperemo alle porte di Nohri >>disse a Denebola. << E' quasi notte, ormai, e ho già inviato due messaggeri ai nostri compagni >>

<< Ci avete messo tanto per uccidere un gruppo di ladri >>osservò Jeff.

<< Non erano semplici ladri. Uno di loro aveva due sferae chaelis >>rispose Tinhos con voce amara.

<< Com'è possibile? >>esclamarono in coro Arianna e Jeff, ma Denebola si batté una mano sulla fronte.

<< Inizio a capire >>disse. << Penso di sapere che cos'è successo alle vostre sfere: può darsi abbiano avvertito la presenza delle loro compagne e abbiano voluto farsi trovare usando i loro poteri >>

<< Quando uno di quegli uomini ha tirato fuori le sfere è successa una cosa molto strana >>le disse Tinhos, la fronte aggrottata.<<  Qualcosa di simile a un drago d'ombra è sceso su di noi e ha iniziato ad attaccarci, riparando l'uomo che l'aveva invocato, che comunque era anche l'unico rimasto. Abbiamo usato qualsiasi arma avessimo per uccidere quella specie di mostro, e, ad un certo punto, ho visto che le sfere di quell'uomo si erano colorate di rosso... >>

<< E' quello che è successo anche alle nostre >>confermò Jeff.

<< Quindi, quando una sfera viene usata, quelle che si trovano nelle vicinanze avvertono la sua presenza. E tentano di mettersi in contatto >>disse Denebola.

<< Stasera vedremo Alhena, lo chiederemo a lei, no? >>le disse Arianna.

<< Chi è Alhena? >>

<< La custode del tempio a Xara >>spiegò Denebola. << E non è tutto; abbiamo trovato le altre quattro sfere >>

<< Dove? >>esclamò Rio, parlando per la prima volta dopo ore, la voce un po' arrochita.

Jeff puntò il dito alle sue spalle, nonostante il tempio non fosse visibile dalla strada principale.

<< Nel tempio di questa città. Questa Alhena ha detto che ci spiegherà tutto stasera, quando le consegneranno le sfere >>

<< Quindi la vostra missione è conclusa >>disse Tinhos.

<< Alhena ha lasciato intendere che molto probabilmente non è così >>rispose Denebola sbuffando rassegnata.<< Ci toccherà attraversare veramente tutti i Regni Conosciuti per arrivare fino a Xara >>

 

Rapidamente il cielo si tinse di blu e violetto e le prime stelle fecero capolino come tanti piccoli occhi lucenti che si fossero aperti; l'aria si fece fresca e i compagni, mentre cenavano nella locanda di Nohri, aspettavano con impazienza il momento in cui Alhena li avesse mandati a chiamare. Denebola aveva raccontato a Rio quel poco che avevano appreso al tempio, senza tralasciare la reazione delle sfere dei loro compagni, con descrizioni molto più dettagliate da parte dei diretti interessati.

Era tarda sera e i quattro compagni erano gli unici ad essere rimasti nella saletta riscaldata dal fuoco. Denebola passeggiava avanti e indietro, Arianna sonnecchiava su una soffice poltrona e Rio e Jeff sedevano silenziosi uno di fronte all'altro, cercando di resistere alla stanchezza.

La porta della locanda si aprì e una testa rossa e barbuta sbirciò all'interno. Quando ebbe individuato le persone che stava cercando fece loro segno di seguirlo e le condusse su per lo stesso pendio che Denebola, Jeff e Arianna avevano percorso quella mattina. Rabbrividendo, Arianna seguì i compagni tra i mezzibusti illuminati debolmente dalla luna, gli occhi che saettavano a destra e sinistra intenti a cogliere il minimo movimento. Arrivati di fronte al tempio, videro che la porta era aperta e che una debole luce arancione danzava in fondo al corridoio, gettando il resto nell'oscurità. Solo un'ombra era visibile accanto all'entrata, un'ombra che attendeva a braccia conserte il loro arrivo.

<< Proseguite da soli >>disse l'uomo fermandosi davanti alla figura. << La strada non è molta >>

<< Dovremmo entrare nel tempio? >>chiese Rio.

<< Se vuoi salire sul tetto, fa' pure >>rispose la figura con tono ironico.

Arianna ridacchiò; Rio sfoggiò un ghigno sarcastico.

<< Sempre così spiritoso, Tinhos? Anche quando ormai è notte >>

<< Che vuoi farci, è il mio modo d'essere >>ribatté l'elfo con una risata. Lanciò un'occhiata all'entrata alle sue spalle, e la sua espressione si fece d'un tratto seria. << Entriamo. Sono curioso di sapere che cosa ci diranno là dentro >>

Guidati dalla luce in fondo al corridoio, arrivarono nella sala del dio Nohriam dove l'unica fonte di luce erano due candelabri posti ai lati della statua. L'attenzione di Rio e Tinhos fu subito attratta dalle pitture sulla cupola. Alhena si fece avanti tenendo in mano un piccolo forziere bordato d'oro. Enar apparve da dietro la statua del dio e si pose in mezzo al semicerchio che i compagni formavano attorno ad essa.

<< E' giunto il momento di raccontare il mito come merita di essere raccontato >>esordì con un sorriso. Si inchinò di nuovo al dio e cominciò:<< Finora avrete ascoltato la stessa versione delle Sferae Chaelis, quella che dice che secoli fa otto misteriose sfere furono ritrovate sulla nostra terra, venute da chissà dove. Ebbene quello che sapete è tutta una menzogna >>

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Capitolo 12
*** L'anima di Nohriam (2° parte) ***


 

<< E' l'unica verità che si conosce sulla presenza delle sfere >>replicò Denebola.<< I testi della Torre di Aldebaran parlano chiaro: le sfere furono ritrovate in diversi punti dei Regni Conosciuti, e chi le raccolse in seguito assaggiò sul proprio corpo la loro forza >>

<< Anche i Saggi spesso si lasciano ingannare dai miti >>ribatté semplicemente Enar.<< Io, che sono un allievo della più colta classe degli anziani di questa regione, posso dirvi le cose come stanno veramente. Perciò, Saggia, lasciami parlare e poi potrai fare tutte le tue considerazioni >>

Denebola incrociò le braccia, leggermente indispettita, ed Enar si schiarì compiaciuto la voce.

<< Come è facile capire >>esordì, << la divinità protettrice di Nohri è il dio Nohriam, ma egli non ha solo il compito di vegliare sulla nostra città. Prima di tutto, è il dio della Stabilità e dell'Ordine. Venne su queste terre migliaia di anni fa e diede vita a Nohri. Dopo qualche secolo, poiché desiderava abitare sulla terra, racchiuse i suoi poteri in otto sfere che gettò sui Regni Conosciuti poco prima di diventare un semplice mortale. Quelle otto sfere caddero divise, e solo casi fortuiti le fecero riavvicinare, provocando reazioni come quelle di questa mattina >>

La spiegazione si lasciò dietro un silenzio sbigottito, e l'anziano osservò con un largo sorriso le espressioni dei suoi ascoltatori.

<< Ma se nelle sfere si trovano i poteri di un dio, perché ce ne sono tre che vengono reputate malvagie? >>domandò Jeff, sinceramente colpito dalle parole di Enar.

<< Dovete scusarmi, mi sono confuso: più che di poteri, possiamo parlare di anima >>si corresse Enar.

<< Anima? >>

<< Esatto. Un'anima divina, immortale. Nohriam si era separato da quella parte della sua anima che gli impediva di staccarsi dall'immortalità. Pochi dei ci riescono, e pochi lo desiderano >>

<< E per quanto riguarda le sfere malvagie? Essendo di un dio... >>cominciò Rio.

Enar ridacchiò.

<< Ragazzi miei, non crederete mica che gli dei siano perfetti, vero? >>esclamò.<< Certo, sono perfetti se li paragoniamo agli uomini, ma non sono buoni. Come gli uomini, anche loro hanno una parte malvagia >>E, detto questo, piegò la testa in un gesto rispettoso verso la statua di Nohriam.

<< Lei ha detto che Nohriam ha gettato le sfere sui Regni Conosciuti >>disse Tinhos. << Allora perché quattro si trovano a Nohri? Chi le ha portate qui? >>

<< Sono state ritrovate delle pagine scritte dal primo uomo che le vide >>intervenne Alhena.<< Sono conservate a Xara, e dicono "Otto sfere arrivarono ad una velocità altissima, seminando una scia di luce bianca...Volarono in otto direzioni, vagando alla ricerca di qualcosa. Eppure si fermarono in un unico punto". Quest'uomo era di Nohri, ed era il nipote di uno di quelli che trovarono per primi le sfere >>

<< Di lui abbiamo ritrovato anche un'altra pagina, che dice solo "Cinque sfere giunsero da lontano, nella più antica notte. Il paese le ha sempre conservate, in attesa che cinque valorosi le riportino nel luogo da dove sono venute" >>aggiunse Enar.<< Quell'uomo ha studiato a lungo le sfere, finché gli è stato possibile, e gli anziani hanno deciso di tenerle sotto chiave fino a quando avessero ritenuto opportuno >>

<< Ma qui dentro ci sono solo quattro sfere >>gli fece notare Alhena, indicando il forziere che teneva ancora in braccio. << Qual'è la quinta? >>

Enar puntò un dito contro Jeff.

<< La quinta sfera che arrivò a Nohri è quella di saturno, ma fu rubata tanto tempo fa. Non pensavo di poter vivere a lungo da poterla rivedere >>

<< Molto bene >>sospirò Alhena, << credo che sia il momento di aprire questo forziere >>

Enar annuì. Alhena pose il forziere per terra e l'anziano le porse una chiave arrugginita. Il fiato sospeso, i compagni osservarono Alhena infilare la chiave nella serratura del forziere e spingere il coperchio. Quattro superfici rotonde risplendettero alla luce dei candelabri, rivelando la nebbia al loro interno. Alhena guardò le sfere con un misto di meraviglia e timore, prima di fare cenno ad Arianna e Jeff di tirar fuori le loro e di posarle nel forziere. I due obbedirono quasi immediatamente. Al contatto con le compagne, la nebbia nelle loro sfere assunse una gamma di colori che andava dal rosso al viola, illuminando di quella luce i volti dei presenti.

<< La loro attesa è finita >>mormorò Enar con voce ipnotizzante.

Nessuno diede peso alle sue parole finché le sfere non smisero di brillare e non si alzarono timidamente dal forziere. Le sfere di Saturno e Venere tornarono immediatamente dai loro padroni, mentre le altre rimasero a galleggiare a mezz'aria come se stessero valutando le persone che avevano davanti.

Contemporaneamente, Afior e Deri avvertirono i proprio portatori anche se le loro voci risuonarono più curiose che spaventate. Tre sfere volarono verso i tre Ashik e vi rimasero a galleggiare davanti al volto, mentre la quarta si avvicinò ad Alhena, che la prese senza indugi. Rio, Denebola e Tinhos guardarono prima lei e poi le sfere che avevano davanti, stupefatti.

<< Le sfere hanno scelto >>disse Alhena. << Nessuno può tirarsi indietro >>

<< Io questa sfera l'ho già vista >>disse Tinhos in un sussurro, tenendosi però distante dalla sfera che gli galleggiava davanti agli occhi.<< L'ho vista qualche tempo fa, immersa nel lago Daflis >>

<< E' molto chiaro. Quella che hai visto era solo una proiezione della sfera. Essa ti ha scelto come suo portatore >>rispose Alhena.

<< Adesso capisco >>si disse Denebola, ricordando le parole della dea che le era apparsa in sogno. Prese la sfera che le galleggiava davanti: portava il simbolo di urano.

Rio seguì tutte le sue mosse, e alla fine imprecò.

<< Non possiamo, Denebola! >>

<< Siamo già i portatori dei cristalli. Per noi non sarà difficile quanto per loro >>rispose Denebola, accennando ai loro amici che continuavano a guardare la scena.

<< Sapevamo che i cristalli erano buoni, ma qui si tratta di sfere malvagie. Non sappiamo gestire l'anima di un dio, Denebola! >>

<< Non siamo gli unici a dover portare questo peso, Rio. Sai che non possiamo ritirarci. Non l'abbiamo fatto con i cristalli e non lo faremo con le sfere >>

Tinhos tirò un profondo respiro; quella situazione era assurda, ma Denebola aveva ragione. Doveva prendere la sfera e abbandonare la missione che gli aveva affidato suo padre. Chiudendo gli occhi, alzò il braccio e strinse le dita attorno alla sfera che aveva di fronte. La sua superficie fredda divenne rapidamente calda al contatto con la pelle dell'elfo.

Rio soffocò un'altra imprecazione, frustrato. Non sapeva che cosa lo stava frenando; forse la paura di ritrovarsi coinvolto in qualcosa di grande come era accaduto due anni prima con i cristalli. Quando era tornato a Terrani si era ripromesso di non immischiarsi più in faccende che riguardassero la magia, ma non aveva tenuto conto che in alcuni casi non poteva tirarsi indietro. O accettava o accettava. Non poteva cambiare il suo destino.

Rassegnato, prese la sfera che attendeva pazientemente davanti al suo viso e la strinse forte in mano, conscio di aver firmato un contratto che non avrebbe mai potuto distruggere.

<< E' fatta >>disse infine Alhena dopo un lungo istante di silenzio durante il quale nessuno osò guardarsi negli occhi.

<< E adesso? >>chiese Denebola.

<< Il mio compito di cercatrice è finito. Adesso mi metterò in viaggio con voi >>

Enar raccolse il forziere e lo richiuse con uno schiocco che echeggiò nel salone.

<< Quali sono le sfere mancanti? >>chiese.

Alhena osservò i simboli sulle altre sfere.

<< Mancano quelle di mercurio e plutone >>rispose.<< Tinhos possiede la sfera di Nettuno, Rio quella di Giove, Denebola quella di urano e io quella di marte >>Guardò Rio, che fissava la propria sfera ancora con sospetto, e aggiunse:<< Esiste una triade malvagia, composta dalle sfere di saturno, urano e plutone. Jeff, Denebola, vi chiedo di fare attenzione se le doveste usare >>

<< Che cosa succederebbe se due sfere malvagie si chiamassero a vicenda? >>le chiese Jeff, ripensando a quella mattina.

<< Useranno i loro poteri, con il rischio di ferire i loro portatori. E' quello che vi è successo stamattina, stando a quello che mi ha raccontato Enar >>

<< Sono quasi svenuto perché la mia sfera voleva mettersi in contatto con quella del tizio che si trovava nel bosco >>ribatté Jeff.

Alhena lo guardò confusa.

<< Quale tizio? >>

<< Quello che ha guidato gli uomini che hanno attaccato Nohri >>rispose Tinhos.<< Aveva le sfere che non sono qui >>

L'espressione di Alhena divenne d'un tratto sgomenta.

<< Dev'essere al servizio della principessa elfica >>sussurrò, più a se stessa che agli altri, << e di sicuro avrà capito che tutte le sfere si trovano qui, se le sue hanno reagito a quelle di Jeff e Arianna. Non siete riusciti ad ucciderlo? >>

<< E' riuscito a fuggire mentre combattevamo la creatura che ha evocato >>spiegò Tinhos.

<< Tornerà? >>domandò Enar, con un punta d'ansia nella voce.

<< No, adesso che sa che qualcun altro ha preso le sfere >>rispose amaramente Alhena. << A meno che non ne sia sicuro e che quindi venga qui ad accertarsene. Dovremo partire presto, domani. Probabilmente radunerà altri uomini per tenderci agguati lungo la strada per Xara >>

<< Non gli sarà facile sconfiggerci, abbiamo dalla nostra parte armi e magia >>la rassicurò Denebola.

Alhena annuì.

<< Mi fido di voi >>

<< Per fortuna >>replicò Rio, voltandosi per andarsene. Ignorò le occhiatacce che gli lanciava Denebola, affrettandosi a riattraversare il corridoio alla cieca, senza nemmeno preoccuparsi di essere stato maleducato.

Una volta sotto la volta celeste, si lasciò cadere sull'erba e trasse profondi respiri, la mano ancora stretta attorno alla sfera. La guardò, e provò a chiamare, senza tanta convinzione, Afior, ben sapendo che, se il cristallo fosse stato contrario, avrebbe impedito alla sfera di scegliere Rio.

<< Perché te ne sei andato in quel modo? >>gli chiese Tinhos, alle sue spalle.

<< Mi vergognavo a saltare dalla gioia davanti a tutti >>

<< Molto divertente >>Tinhos gli si sedette accanto, guardandolo intensamente.<< Di che cosa hai paura? >>

<< Non lo so >>tagliò corto Rio; non gli andava di raccontargli il subbuglio d'emozioni che aveva dentro.<< E tu? Non sei spaventato? >>

<< Ancora no >>ammise l'elfo con sincerità.<< A dirla tutta, sono...diciamo...abbastanza irritato. Adesso dovrò abbandonare il mio esercito per andare a Xara >>sbuffò.<< Ma non posso farci niente. E' il destino >>

<< Anch'io ho lasciato l'esercito perché me lo aveva chiesto Fabius, ma non immaginavo che una sfera mi scegliesse >>disse Rio.

<< Nessuno di noi se lo aspettava. Ora non ci resta che sbrigarci a riportare tutte le sfere a Xara, se vogliamo prendere parte alla guerra >>

<< Secondo me, invece, non si farà più alcuna guerra >>replicò Rio.<< Gli uomini che i nostri eserciti devono combattere ci inseguiranno per rubarci le sfere. Dobbiamo solo aspettare che la notizia che le sfere sono in mano nostra si diffonda >>

Tinhos si sdraiò, portandosi le mani dietro la testa.

<< E non sei contento? >>ridacchiò.<< Almeno così potrai combattere anche tu >>

Rio osservò le stelle che si riflettevano nei suoi occhi, pensieroso.

<< Aspetta un po' >>disse lentamente, << tu mi hai detto che sai vedere il futuro nelle stelle >>

<< E' così, infatti >>

<< Bene! Dimmi allora cosa ci succederà prima di arrivare a Xara >>

Tinhos gli rivolse un'occhiataccia.

<< Mi hai preso per un indovino? Non mi basta osservare le stelle per conoscere il futuro! E poi non mi va di rovinarci la sorpresa >>

<< Chissà che bella sorpresa potrebbe essere >>ribatté Rio.<< Quella di risvegliarci con il petto squarciato, magari? >>

<< Quanto sei drammatico >>replicò Tinhos con uno sbadiglio annoiato.<< Penso piuttosto che potresti risvegliarti con il corpo trucidato >>

Rio scoppiò a ridere al tono dell'amico. Ma le sue parole avevano anche fatto riaffiorare nella sua mente un'immagine insistente. L'immagine di un uomo dai capelli biondi e dal sorriso allegro, con cui aveva parlato fino a poche settimane prima. Senza nemmeno rendersene conto, la sua risata si trasformò in un singhiozzo.

Per qualche minuto calò il silenzio, inframmezzato dal frullo d'ali di qualche pipistrello uscito a caccia.

<< Almeno servirà a salvare la vita alle persone >>disse Rio. Tinhos scrollò le spalle.

Dietro di loro udirono le voci dei loro compagni. Tinhos si alzò.

<< Dà la buonanotte agli altri da parte mia >>borbottò stiracchiandosi.<< Devo dare a Malhair le novità di questa sera e riposare per il viaggio che ci aspetta >>

<< Buona fortuna >>augurò Rio, che già aveva una vaga idea di quale potesse essere la reazione del capitano elfico.

Tinhos alzò una mano in segno di salutò, ed era già scomparso nell'oscurità del sentiero quando Denebola, Jeff e Arianna uscirono dal tempio e raggiunsero Rio.

Senza dire nulla, il soldato li precedette lungo la strada per la locanda dove alloggiavano, perso, come gli altri, nei propri

pensieri. Jeff poteva sentire il vuoto allo stomaco al pensiero di tutte quelle sfere alla sua portata. Non aveva paura; l'episodio di quella mattina non lo avrebbe fermato: se Arianna era riuscita a resistere ai poteri della propria sfera, anche lui, con un po' d'allenamento, ce l'avrebbe fatta. E sarebbe anche riuscito ad assoggettarla al suo volere.

<< Sei contento, adesso? >>gli chiese Rio una volta che si furono messi a letto.<< Io e Denebola non siamo più le tue balie >>

Jeff sussultò, ancora perso nei propri pensieri. Osservò la propria ombra che la candela proiettava sulla parete accanto a lui, e, senza nemmeno riflettere, chiese:<< Se tu fossi stato l'unico a non aver ricevuto la sfera ci avresti accompagnato lo stesso? >>

<< Sì >>rispose Rio senza indugiare.

<< Perché? Hai detto che questa missione era un peso, per te >>

<< Non l'ho mai detto >>

<< Ma l'hai lasciato intendere >>

<< Sarei rimasto con voi per evitare che un ragazzo avventato usasse la propria sfera con imprudenza, come desidera fare >>ribatté Rio, voltandosi su un fianco e dandogli la schiena.

Jeff arrossì, irritato,e, senza aggiungere altro, spense con un soffio la candela e si voltò dall'altra parte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Largopiano (1° parte) ***


Incolla qui il testo.

 

 

Rio osservò preoccupato Tinhos parlare con Malhair e altri soldati, che lo ascoltavano tutti accigliati. Malhair si voltò un attimo verso di lui; non era difficile individuare in quello sguardo rabbia e rancore. Tinhos gli batté una mano sulla spalla, e Malhair tornò a guardarlo, annuendo poi senza entusiasmo. Il principe sapeva benissimo cosa provavano i suoi uomini in quel momento: aveva appena detto loro che sarebbe dovuto andare a Xara e aveva anche mostrato a Malhair la Sfera. Il capitano aveva faticato ad accettare quella novità, soprattutto perché era successo tutto dopo che avevano incontrato Rio e i suoi amici, e non poteva fare a meno di incolpare tutti loro se adesso Tinhos abbandonava il suo esercito. Possibile che gli uomini fossero così stupidi da aver bisogno di aiuto ogni volta che si trovavano in difficoltà?

<< Non sembrano tanto contenti >>osservò Arianna, alludendo agli elfi. Non avrebbe mai pensato di vedere un elfo infuriato; Carol le aveva sempre raccontato che erano creature solari e pacifiche, mentre quel Malhair sembrava tutto fuorché pacifico.

<< Il loro principe deve abbandonarli nel momento del bisogno >>le rispose Rio.<< Non è piacevole quando un comandante abbandona il proprio esercito >>

Osservò Malhair, che continuava a discutere con Tinhos, il bel volto contratto per la rabbia. Rio scosse la testa, accigliato. La loro era una situazione assurda; pareva di essere tornati a due anni prima: dovevano abbandonare tutto a causa di oggetti apparentemente innocui. Apparentemente... e infatti erano impregnati di magia.

Denebola raggiunse Rio ed Arianna, con aria scocciata.

<< Si parla di rimandare la partenza! >>ringhiò.

<< Perché? >>

<< Perché Malhair vuole che il suo sovrano sia informato della faccenda >>rispose Denebola mentre tirava fuori il Majirka.<< E dato che mi secca che la notizia del nostro viaggio si sparga ai quattro venti, cercherò di contattare Fabius. Lui può avvisare Sorhio in poco tempo >>

Strinse forte il Majirka e pensò intensamente alla Torre di Aldebaran. La sua struttura si avvicinò agli occhi della Saggia; il portone si spalancò, i corridoi le sfrecciavano davanti, alcuni Saggi camminavano dalla parte opposta, chiacchierando fra loro... Una nuova porta si aprì e Denebola vide Fabius seduto alla scrivania del suo studio. Contemplava una mappa dei Regni Conosciuti, la fronte aggrottata. Alzò casualmente lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli di Denebola.

<< C'è qualche problema, giovane Saggia? >>chiese con voce pacata, senza il benché minimo stupore.

<< Abbiamo incontrato Tinhos e trovato tutte le altre sfere >>spiegò Denebola. << Il problema è che ci hanno scelto come loro portatori e quindi dobbiamo dirigerci tutti a Xara, ma gli elfi non vogliono lasciar partire Tinhos senza aver prima informato il re Sorhio >>

Fabius annuì, senza nascondere una sincera sorpresa. Ripose la mappa e prese da uno scrigno sotto la scrivania una sfera di cristallo trasparente.

<< Informerò io Sorhio >>assicurò.<< Tu e gli altri partite immediatamente per Xara. Ma ricordati di usare il teletrasporto quando arriverete a Olìskar >>

Denebola non ebbe modo di chiedergli il perché Tutto a un tratto si sentì debolissima e fu costretta ad interrompere il contatto. Riaprì gli occhi e barcollò. Rio la aiutò a sedersi.

<< Anche se ti fai aiutare da Deri questi incantesimi ti indeboliscono lo stesso? >>

<< Sì. Più grande è la distanza e maggiore è lo sforzo >>Denebola trasse un profondo respiro e si alzò.<< Montate sui cavalli. Partiremo fra poco >>

<< Hai risolto tutto? >>esclamò Arianna, colpita.

La Saggia annuì e si diresse senza esitazione verso il gruppo di elfi sempre più concitati. Vedendola arrivare, Malhair fece segno agli altri di tacere.

<< Tinhos, possiamo partire >>disse tranquillamente Denebola. << Ho chiesto a Fabius, e lui avviserà tuo padre >>

<< E chi ci dice che non stai mentendo? >>replicò Malhair.<< Dobbiamo mandare un nostro messaggero ad Aquos prima che il principe possa partire >>

<< Perdonami, Malhair, ma questa decisione spetta a me >>ribatté Tinhos con evidente irritazione,<< e non lo ripeterò ancora. Ho affidato a te ed a Henrion il comando fino a quando non tornerò >>

Malhair lo fissò, sconvolto quanto i suoi compagni.

<< Impiegheremo al massimo due giorni per raggiungere Olìskar ma non so dire quanto poi staremo su Xara. La missione potrebbe concludersi tanto facilmente quanto in maniera più difficoltosa >>Tinhos scosse la testa, mentre Rio, Arianna, Jeff e Alhena si avvicinavano portando anche il cavallo di Denebola. << Eppure può darsi che queste sfere siano la soluzione a tutti i problemi di questo mondo >>

A Malhair non restò altro da fare che abbassare il capo mentre Tinhos lo benediceva, e osservare la compagnia di prescelti lasciare l'accampamento e in breve sparire alla vista.

 

Gli alberi e i colli sfrecciavano attorno ai cavalli come chiazze indistinte di verde e giallo mentre nuvole sempre più grigie coprivano il cielo. Il vento fischiava fastidioso nelle orecchie dei sei compagni, ma nessuno di loro vi faceva caso, a parte forse Arianna. Per la giovane era la prima volta di viaggiare ad una simile velocità: le sembrava di star cavalcando un unicorno alato come di quelli delle fiabe che le raccontavano da bambina.

I cavalli si addentrarono in una boscaglia talmente fitta che Denebola fece saltare qualche ramo troppo basso che avrebbe potuto disarcionarli. Arianna chiuse gli occhi, nauseata e con la testa che le girava. Provò a parlare, ma il sibilo del vento soffocò le sue parole.

Il cielo si fece man mano più scuro, e verso sera iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia. Quando un fulmine cadde non poco lontano da loro, arrestarono i cavalli e si accamparono nei pressi dei resti di un tempietto, al centro di una radura.

<< Dovremo passare la notte fuori >>borbottò Jeff osservando il tetto ormai crollato a terra. << Oppure tu puoi fare qualcosa per non farci bagnare? >>

<< Posso evocare una barriera >>rispose Arianna. Tracciò con la bacchetta un simbolo nell'aria e una cupola apparve sulle loro teste; la pioggia vi batteva sopra come su un qualsiasi tetto. Jeff guardò la ragazzina con ammirazione.

<< Puoi anche procurarci del cibo? >>

<< Certo, può ammazzarti e poi cucinarti >>rispose Rio, dopo aver legato i cavalli ad un masso.<< Smettila di fare domande idiote e aiutami a trovare un po' di legna. Quella degli alberi è troppo bagnata per poter accendere un fuoco >>

<< Non vorrai mica saccheggiare quello che resta del tempio? >>esclamò subito Denebola, allibita.

Rio la fissò senza riuscire a nascondere un'espressione colpevole.

<< Be', se anche ci fosse qualcosa nessuno verrà a reclamarla >>disse.

<< Pensavo fossi più rispettoso degli dei, visto che custodisci un cristallo e una loro sfera! >>

Rio avvertì una specie di ronzio nella propria testa. Afior stava approvando le parole della Saggia. Senza parlare per evitare di scoppiare a ridere, Arianna puntò la bacchetta al suolo, e le fiamme divamparono alte in mezzo a loro con un violento crepitio.

<< Se la magia è usata nel giusto modo può essere molto utile >>disse con un sorriso.

<< Allora potreste usare le sfere anche voi, no? >>disse Jeff.

<< Certo che no. Hai già scordato cosa è successo a te? >>lo rimbeccò Denebola. << Non si usano >>

Jeff si trattenne a fatica dal risponderle a tono. Si sentiva come un bambino maldestro a cui era stato vietato di provare un nuovo giocattolo. Guardò Alhena, che era rimasta in silenzio per tutta la giornata, e sussultò nel scoprire che lei lo stava fissando. Non disse nulla ma continuò a guardarlo finché Jeff non le voltò le spalle, con chiaro disagio.

Cenarono in silenzio; parlare sarebbe stato inutile: la pioggia batteva con violenza sulla cupola, il vento sferzava le querce come se avesse voluto sradicarle e i fulmini cadevano a intervalli sempre più brevi, facendo tremare la terra sotto il gruppetto. Prima di decidere chi dovesse fare il primo turno di guardia, Denebola avvertì un brivido freddo lungo la colonna vertebrale. Tirò fuori il Majirka, al cui centro Deri brillava illuminandole il volto pallido di una luce spettrale. A quella vista Rio, Tinhos e Jeff estrassero le spade e si guardarono guardinghi intorno, inutilmente: la pioggia rendeva indistinti gli alberi attorno a loro. Anche Afior iniziò a splendere, e la sua luce tinse di rosso il volto degli altri quando Rio afferrò il Majirka.

Poi qualcosa si mosse molto vicino a loro, facendo cadere dai cespugli qualche foglia, che turbinò in mezzo alla pioggia. Denebola lanciò un incantesimo in quella direzione, e un ululato di dolore si perse tra i rombi dei tuoni. Senza aspettare oltre, Tinhos conficcò la spada nel terreno e scagliò due frecce nel punto in cui era certo fosse provenuto l'urlo. I rami fremettero e molti si spezzarono sotto il peso di una decina di uomini in armatura che correvano verso di loro, le spade levate. Denebola ne immobilizzò subito due mentre Tinhos ne uccise altri tre con altrettante frecce.

Alhena corse a sciogliere i cavalli.

<< Non perdete tempo a combatterli! Montate e scappiamo! >>urlò nel tentativo di sovrastare i tuoni.

Denebola fece allontanare Arianna, mandandola accanto ad Alhena, mentre Rio e Jeff erano già impegnati in uno scontro con gli assalitori e sembravano non aver ascoltato le parole di Alhena.

<< Scappiamo! >>urlò ancora lei. Il suo volto era deformato dall'agitazione.<< Denebola, devi illuminarci la strada fino a Olìskar >>

La Saggia annuì. Scagliò un ultimo incantesimo per poi montare anche lei; il suo colpo era però andato a vuoto, e l'uomo che avrebbe dovuto uccidere corse in avanti, la bocca storta in un cupo sorriso. Ma si immobilizzò all'improvviso e cadde prono al suolo, con la spada di Rio conficcata nella schiena. Il soldato la estrasse immediatamente e si lanciò verso l'assalitore più vicino. In quel momento un fulmine cadde molto vicino a loro, e il bosco si illuminò per un fugace istante di una luce abbagliante. Rio sferrò il colpo, abbagliato, e la sua spada fendette solo aria. Poi qualcuno gli finì addosso, facendolo sbilanciare. Rio sferrò alla propria destra qualche pugno, subito fermato dal suo bersaglio, Jeff, che sanguinava dal labbro inferiore e si guardava freneticamente intorno, strizzando gli occhi alla luce del fuoco morente.

<< Che cosa... >>

<>gridò Jeff.

Solo allora Rio si rese conto di aver perso tempo prezioso; gli assalitori rimasti si stavano già addentrando nella boscaglia. Jeff si gettò subito al loro inseguimento, noncurante delle ferite. Rio chiamò Denebola e insieme seguirono Jeff nel folto degli alberi, aiutati dalla luce che la Saggia aveva evocato.

Sotto la cupola, Tinhos, Arianna ed Alhena si guardarono, sconvolti. L'elfo recuperò tutte le frecce ancora in buono stato, soffermandosi ad esaminare l'armatura degli uomini che aveva ucciso. Era nera e bordata di bianco e l'unico stemma che recava era un carattere elfico che tolse a Tinhos ogni dubbio sul mandante dell'assalto.

<< Raggiungiamo gli altri >>disse alla fine.<< Arianna, per favore, fammi luce quel tanto che basta per vedere ad una trentina di metri. Il cielo a nord si sta rischiarando e posso usare la mia vista per vedere dove sono andati Rio e gli altri >>

Arianna annuì, ancora turbata. Dopo essere salita sul cavallo di Alhena ed essersi aggrappata saldamente a lei con un braccio, con la bacchetta evocò una fiammella che guidò davanti a loro, in mezzo ai rami; con un altro gesto rimosse la cupola e l'acqua si riversò pesantemente sullo loro teste e spalle. Tinhos guidò le sue compagne attraverso il bosco, sulla scia dei loro compagni. Dopo non molto uscirono in una vasta pianura. La pioggia cadeva sempre meno fitta e le nubi si diradarono lasciando il posto alle stelle e ad una densa nebbia che ben presto ricoprì tutta la piana.

Tinhos strizzò gli occhi davanti a sé; vedeva Rio, Denebola e Jeff cavalcare uno o due chilometri davanti a loro, e poco più avanti gli assalitori, diretti chiaramente verso le luci di una città che di sicuro era Largopiano. Tinhos era confuso: come potevano quegli uomini sfuggire ai cavalli più veloci della terra? Accigliato, cercò di distinguere quali fossero le loro cavalcature, ma tutto quello che riuscì a vedere furono delle ombre indistinte che si muovevano ad una velocità straordinaria anche per un cavallo della Torre.

<< Allora? Li vedi? >>chiese impaziente Alhena.

<< Sì. Cavalcate al mio fianco. Arianna tieni alta la fiamma; dobbiamo raggiungerli prima che entrino nella città >>

Alhena impallidì. Aprì la bocca per chiedere qualcosa, ma poi decise di seguire l'elfo piuttosto che fare inutili quanto sciocche domande. Aveva capito che tutta quell'agitazione era dovuta al fatto che una - o forse più sfere - era stata rubata, ma nel trambusto della lotta non aveva visto a chi era stata rubata.

L'aria era fredda e umida. Più proseguivano e più la nebbia si faceva fitta. Alhena e Arianna vedevano appena Tinhos al loro fianco e la fiammella alla loro testa, e ringraziarono mentalmente gli dei di trovarsi con un elfo in quella situazione.

Le luci della città ben presto furono vicine. I tre videro i loro compagni fermarsi alla luce delle torce che correvano lungo l'alto muro di cinta; Arianna si affrettò a far scomparire la fiammella.

Quando li ebbero raggiunti scoprirono che una mezza dozzina di guardie stavano tenendo indietro Jeff e Rio, ancora con le spade sguainate.

<< Voi chi siete? State con questi stranieri? >>esclamò rudemente una guardia quando si rese conto della presenza di Tinhos, Alhena e Arianna.

<< Sì, siamo loro compagni >>rispose l'elfo, freddo.<< Io sono Tinhos, figlio del sovrano di Aquos. Lei è Alhena, custode del Tempio della Luna Rossa a Xara. E, se loro non si sono ancora presentati, sappiate che state trattenendo una Saggia di Aldebaran, un capitano di Terrani e l'erede di una nobile famiglia di Valdmurt >>

Un silenzio sbigottito e imbarazzato accolse le sue parole. Il capitano fece segno ai suoi uomini di abbassare le spade, senza comunque smettere di guardare con sospetto Rio e Jeff.

<< Chiedo perdono per questa accoglienza, maestà >>disse alla fine, rivolgendosi a Tinhos, << ma questi uomini si sono presentati alle nostre porte come delle furie e ci hanno chiesto di entrare in città, cosa impossibile nel cuore della notte >>

<< Ma avete lasciato passare gli uomini che ci precedevano! >>ribatté Jeff.

<< Niente affatto >>Il capitano lo guardò con perplessità. << E' dal tramonto che non entrano persone a cavallo o su carri prima che chiudessimo. La gente che commercia con Largopiano sa che di sera i portoni vengono chiusi fino all'alba, perciò quando vi siete avvicinati abbiamo pensato che foste criminali >>

<< I criminali sono quelli che sono appena entrati in città >>disse Denebola. << Ci hanno appena attaccati >>

<< Vi ripeto che non è arrivato nessuno >>rispose il capitano.<< Tra l'altro, quanti sarebbero dovuto venire? >>

<< Circa cinque persone >>rispose Rio.<< E siamo certi che sono arrivati a Largopiano. Avremmo visto se avessero deviato >>

<< Con questo buio è difficile >>rispose sarcastico un soldato.<< Pensavate di inseguirli quando forse avevano cambiato strada già qualche chilometro fa >>

<< Sappiamo che sono arrivati qui. Li abbiamo visti! Erano davanti a noi! >>esclamò Jeff quasi urlando.

Alhena guardò nervosamente le mura che li sovrastavano.

<< Stiamo perdendo tempo prezioso. Queste guardie devono essere state stregate; anche io ho visto chiaramente i ladri entrare in città >>le sussurrò Tinhos. Si voltò verso il capitano proprio mentre Rio si faceva avanti, pronto a discutere animatamente.<< Comunque sia, noi vogliamo alloggiare in città per quel che resta della notte. Probabilmente avete ragione voi: al buio abbiamo perso di vista i nostri assalitori, ma ora è tardi e siamo stanchi per poter proseguire >>

Il capitano lo studiò per qualche attimo, nonostante fosse evidente che non aveva intenzione di opporsi a un principe.

<< Potete entrare, e alcuni dei miei uomini vi scorteranno fino alla locanda. Dato che è notte fonda, vi chiedo di dichiarare le armi che portate >>

<< Non c'è bisogno che ci accompagnate >>replicò con calma Tinhos.

<< E' tardi per sperare di incontrare qualcuno che vi indichi la locanda più vicina >>

Le guardie passarono in rassegna le spade di Rio e Jeff e l'elegante arco elfico di Tinhos. Mostrarono qualche perplessità alla vista della bacchetta magica di Arianna, ma il capitano intimò loro di scortare i compagni all'interno della città.

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Capitolo 14
*** Largopiano (2° parte) ***


Incolla qui il testo.

 

Le strade erano illuminate a intervalli da lampade ad olio, la cui luce però non riusciva a penetrare l'oscurità dei vicoli nei quali si aggiravano gatti randagi. Le strade erano deserte, e un placido silenzio aleggiava sulle case.

I compagni cavalcavano in una schiera compatta fra le abitazioni di pietra, circondati dai soldati che avevano deciso, come loro, di non parlare. Sia Rio che Jeff fremevano per riprendere l'inseguimento; anche Alhena non smetteva di voltarsi verso ogni vicolo cui passavano davanti. L'angoscia premeva su di loro quanto l'oscurità, ma non potevano non seguire i soldati verso una abitazione a due piani con un'ampia veranda davanti l'atrio e le finestre del piano terra ancora illuminate.

I soldati li lasciarono sulla soglia dopo che i cavalli furono affidati allo stalliere. Non avendo altra scelta, col rumore delle armature che si perdeva nel buio, i compagni entrarono. Si ritrovarono in un atrio riscaldato da un caminetto in un angolo, mentre lungo due pareti correva il bancone al quale erano seduti alcuni uomini. I compagni si fecero strada fra i tavoli e chiesero due stanze.

<< Che cosa stiamo aspettando? >>sbottò Jeff quando Tinhos si avviò dietro l'oste, su per le scale.

L'elfo attese che rimanessero soli prima di controllare attentamente fuori dalla finestra.

<< Ormai ogni speranza di ritrovare i ladri è svanita, per questa notte. Ora ci riposeremo e non appena farà giorno riprenderemo le ricerche >>

<< No >>disse subito Alhena.<< Non possiamo aspettare così tanto. Andiamo ora. Quante sfere hanno preso? >>

<< Solo la mia >>rispose con amarezza Jeff, improvvisamente pallido. Si lasciò cadere sul letto mentre una chiazza di sangue gli si allargava sulla maglia. Denebola gli controllò la ferita, un lungo taglio sul costato.

<< Hai perso molto sangue >>disse lei.<< Come hai fatto a non accorgertene? >>

<< E' solo un taglio >>ribatté Jeff, anche se non riuscì a trattenere una smorfia di dolore quando la Saggia premette vicino alla ferita. Si voltò verso Rio.<< Andate a cercare quei maledetti, io non posso venire. Col giorno potrebbero lasciare la città >>

<< Lo so bene >>Rio guardò Tinhos, che ricambiò lo sguardo, quasi arrabbiato.

<< Quelle guardie...se ci trovano in giro non possiamo certo dire cosa stiamo cercando >>

<< Certo che no >>concordò Rio. << Denebola, tu vieni con noi. Alhena, pensi di poter curare Jeff? >>

Ma la sacerdotessa si era già avvicinata alla porta.

<< Vengo con voi >>disse.

<< Ci serve la luce, che solo Denebola può evocare ora >>

<< Posso evocarla >>replicò Alhena.

Rio aprì la bocca per ribattere ancora, ma si trattenne e fece segno a Tinhos e Alhena di seguirlo.

L'oste non osò fare domande al principe degli elfi quando attraversò l'atrio insieme ad altri due clienti per poi chiudersi con forza la porta alle spalle. Ma, una volta fatti pochi passi, la consapevolezza del tempo perso a causa delle guardie pesò come un macigno sulla loro coscienza. Ora Rio capiva il motivo per cui Tinhos voleva aspettare il giorno, e quasi si vergognò per non averci pensato lui stesso, mancanza che non avrebbe mai commesso normalmente, ma alla quale era stato portato dalla foga dell'inseguimento. Era impossibile, ora, orientarsi nella ragnatela di vicoli che si dipanava dalla strada principale.

<< La luce >>disse Tinhos ad Alhena.

Lei estrasse la sfera di Marte, allargò il palmo libero e strizzò gli occhi. Rio e Tinhos la fissarono sbalorditi, e un brivido scosse entrambi mentre le loro sfere reagivano. Una fiamma divampò a qualche metro di distanza e contemporaneamente la nebbiolina nella sfera della sacerdotessa si tinse di un tenue blu.

<< Le sfere possono essere usate grazie alla conoscenza della magia e alla capacità di controllarla >>spiegò Alhena prima che i due uomini potessero parlare.<< In questo modo si evita di essere sopraffatti dalla loro forza, ma per il controllo della triade malvagia occorre una grande energia >>

<< Pensavo che non si potessero usare >>disse Rio.

Si avviarono lungo un vicolo fiancheggiato da case dal tetto spiovente, guardandosi intorno nell'oscurità dei portoni. Alhena rivolse a Rio uno sguardo esausto.

<< Quando è necessario si devono usare, ma senza abusarne. Un incantesimo semplice come questo mi ha prosciugato le energie. Ricordatevi che si maneggia l'anima di un dio, che non potrebbe essere molto accondiscendente. Si potrebbe anche rimanere uccisi nel tentativo >>

<< E noi che non sappiamo controllare la magia? >>

<< Aspettate che siano loro ad agire, ma fossi in voi spererei che questo non accada mai >>

Un tonfo impedì a Rio di fare altre domande, ma la fiamma illuminò soltanto due gatti che si stavano contendendo un pezzo di carne. Perlustrarono quante più vie possibili finché una luce rosata non si fece largo tra le nuvole e iniziavano a sentirsi i rumori del mattino nelle case. Rio aveva deciso di continuare le ricerche anche con l'aiuto di Denebola e la aspettò nella saletta della locanda. La giovane aveva l'aria più stanca di qualche ora prima.

<< La ferita di Jeff è dovuta ad un incantesimo >>spiegò a Rio e Tinhos.<< E' per questo che non se ne era accorto. Per di più era molto difficile da guarire, e solo con l'aiuto di Deri ce l'ho fatta. Per fortuna Jeff non aveva con sé la sfera: avrebbe potuto essere attirata dall'incantesimo >>

<< Già, ma non possiamo lasciarla nelle mani di quei maledetti >>disse Rio.<< Dividiamoci >>

 

Largopiano era una cittadina intricata, con strade che si intrecciavano e circondate dalle case; innumerevoli portoni si affacciavano a intervalli regolari, e nei vicoli regnava il caos, coi bambini che si rincorrevano e le donne che si fermavano a chiacchierare.

Mentre Denebola cercava di farsi largo fra ceste di bucato e i prodotti degli artigiani, un senso di angoscia prese a farsi pressante in lei. Non sapeva come avrebbe fatto a ritrovare i ladri e addirittura a non perdersi: per chi non conosceva Largopiano, orientarsi in quell'intrico di stradine era una missione disperata.

Denebola svoltò accanto ad una fontanella e si ritrovò in una piazzetta. Lì ogni rumore svaniva e la giovane poté riordinare le idee. Non sapeva dove si trovava, ma al momento questo era l'ultimo dei problemi. Ormai era giorno fatto e i ladri potevano aver lasciato la città; ogni posto valeva l'altro per cominciare le ricerche. Provò a parlare con Deri e non passarono che pochi secondi che avvertì un'acuta fitta alla testa ed al petto. Denebola si appoggiò ad un muro e si lasciò scivolare a terra mentre il dolore le pulsava dentro come un secondo cuore. Aprì di poco gli occhi e tirò fuori la sfera di Urano. La nebbia si era tinta di rosso sangue, e Denebola avvertiva fremere la potenza che conteneva. Il terrore si impadronì di lei. Fece per scagliarla il più lontano possibile, ma una piccola parte di lei che era rimasta razionale le proibì di farlo. Scossa dai brividi, abbassò il braccio e si portò la mano al Majirka. Era incandescente.

Trascorsero alcuni minuti. Da dietro l'angolo provenivano urla, risate, rumori di botteghe, ma era co0me se fossero lontani miglia. Denebola ora cercava di percepire con la mente l'energia della sfera, che stava rapidamente scemando. La giovane la sentì scorrere via da sé come il mare sulla spiaggia. Attese ancora qualche istante, poi si accertò di non avere ferite fisiche e si alzò con cautela. La testa le girava e il cuore le stava sfondando il petto. Osservò la sfera: la nebbia stava tornando gradualmente al suo solito color perla.

Denebola aggrottò la fronte. Era stato come se la sfera si fosse infuriata al suo tentativo di comunicare con Deri. Adesso che l'aveva provato sulla propria pelle si rendeva davvero conto di possedere una sfera malvagia. Ora capiva che cosa significasse avere fra le mani l'anima di un dio: aveva avvertito crudeltà, ferocia...nessuna traccia di bontà. Era cresciuta con Deri, era sempre stata convinta che gli dei fossero esseri superiori, capaci di buoni sentimenti. Solo ora si ricordò delle parole di Enar riguardo gli dei: "Sono perfetti se li paragoniamo agli uomini, ma come loro hanno una parte malvagia". Capì quanto era stata ingenua.

Doveva avvertire Rio: poteva correre il suo stesso rischio comunicando con Afior. Oppure un comportamento del genere era possibile solo per la triade malvagia? Rio le aveva raccontato di come Alhena aveva usato la sfera di Venere, e l'unico effetto sulla donna era stata un'improvvisa stanchezza. La Saggia non riusciva a ragionare. D'un tratto si sentì sola e in trappola; la sfera poteva farle del male in qualsiasi momento, e lei non osava parlare con Deri. Era controllata. Ripensò a quel che era successo a Jeff e Arianna qualche giorno prima, e ripensò soprattutto a Jeff. Lui era stato sopraffatto dalla sfera di Saturno mentre Arianna, nonostante fosse un'apprendista maga, era riuscita a contrastarla. Ma molto probabilmente perché la sua era una sfera "buona". Se così era, anche lei, Denebola, avrebbe dovuto impegnarsi per non cedere più.

Lasciò la piazzetta per infilarsi in un vicolo stretto e buio, molto meno affollato degli altri. Dalle case si udivano urla di madri e rumori di stoviglie. Denebola si muoveva appoggiata ai muri, ancora debole. Un gruppetto di bambini la guardò con gli occhi sgranati quando lei si fermò per chiedere loro informazioni.

<< Uomini armati? Chissà, forse li abbiamo visti >>rispose uno di loro scambiando un'occhiata d'intesa coi suoi amici.

Denebola era troppo stanca per discutere. Avvertì un leggero formicolio alla mano, ma non vi badò.

<< Non confondetevi con le guardie della città. Anzi, forse i vostri genitori possono aiutarmi >>

<< No, no, ti aiutiamo noi! >>rispose il bambino con un sorriso innocente.<< Però tu regalaci quella biglia luminosa! >>

Denebola abbassò lo sguardo sulla sfera, e comprese il motivo del formicolio: la nebbia era tornata rossa e vorticava come un turbine. I bambini erano impressionati, ma Denebola si allontanò in fretta iniziando a sentire nuove schegge trapassarle il petto. Arrivò barcollando alla fine del vicolo e si ritrovò in mezzo a carri ambulanti e bancarelle. La sfera tremò nel suo pugno. Denebola la guardò, spaventata; la voce di Deri echeggiò fiacca nella sua testa, come se non volesse farsi scoprire.

<< Attraversa il mercato. Questa sfera ha individuato le sue compagne >>

Denebola sfrecciò lungo la strada, spingendo da parte i mercanti e i compratori che si affollavano attorno alle bancarelle. La testa prese a pulsarle e lei iniziò a rallentare mentre la sfera, con la sua chiamata, la prosciugava di ogni energia. Incitata da Deri, la cui voce era come un balsamo rigeneratore, Denebola seguì le indicazioni della sfera, basandosi sull'intensità delle sue emanazioni di energia. Strano a dirsi, ma la sfera la stava guidando. E Denebola temeva di star andando incontro ad una trappola.

Si inoltrò nell'ennesimo vicolo e si bloccò. La sfera si colorò di nero, come se una notte priva di stelle fosse scesa al suo interno. Lo stesso accadde a quella di Saturno nelle mani di uno dei loro assalitori, mentre lui e Denebola si squadravano e gli altri si disponevano in cerchio attorno alla Saggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Sotto assedio ***


Incolla qui il testo.

 

Denebola guardò con la coda dell'occhio i cinque uomini circondarla lentamente. Non estrassero le spade; lasciarono le braccia inerti lungo i fianchi e si limitarono a fissare la Saggia: il duello sarebbe stato fra lei e il loro compagno. Anche Denebola ne era ben consapevole ed era cosciente anche della propria debolezza; avrebbe dovuto adoperare pochi ed efficaci incantesimi per strappare la sfera di Saturno dalle mani del suo avversario. Quest'ultimo, d'altro canto, non dava il minimo cenno di voler fare la prima mossa: fissava con blando interesse ora Denebola ora la sfera di Urano, rigirandosi con indifferenza quella di Saturno fra le dita guantate.

<< Dunque tu sei la detentrice di una delle sfere >>iniziò a voce bassa e misurata, << eppure sembri molto provata. Per quale motivo? >>

Denebola non rispose; la sua sfera adesso aveva smesso di tremare, ma lei avvertiva lo stesso un forte pulsare contro il palmo della mano. Si chiese se anche quella di Saturno avesse provocato lo stesso effetto al suo ladro... Ma quello era fresco come una rosa, con un sorriso sardonico che si allargava ogni secondo di più.

<< Devi averci inseguito senza mai fermarti, da quando ti abbiamo attaccata, te e i tuoi amici >>azzardò lui con un finto tono pensieroso e preoccupato.<< E' per questo che sei stanca, vero? Rispondi! >>Il suo tono si fece di colpo duro, e nello stesso tempo un incantesimo volò dritto in mezzo agli occhi di Denebola. La Saggia eresse prontamente una barriera e l'incantesimo rimbalzò contro uno degli altri assalitori, che non fu abbastanza rapido e fu colpito al torace. L'uomo cadde e iniziò a contorcersi per il dolore, urlando con quanto fiato aveva in corpo. Nessuno dei suoi compagni si voltò, e lui perse i sensi, un rivolo di sangue che gli colava da un lato della bocca.

Denebola saltò di lato e lanciò un incantesimo all'uomo di fronte a lei. Quello riuscì a schivarlo e contrattaccò. Nella semioscurità del vicolo rilucevano da una parte all'altra le brevi luci degli anatemi. Il ladro schivava ogni attacco, e Denebola aveva ormai esaurito le forze. Quasi piegata in due, il fiato corto e il volto madido di sudore, cercava un modo per risolvere quella situazione. Non voleva usare Deri, perché la sfera avrebbe reagito di nuovo, e non voleva usare nemmeno quest'ultima. Il suo avversario non era un mago: forse qualcuno dotato veramente di poteri lo stava manovrando a distanza. La attaccò ancora e riuscì ad infrangere la sua barriera ed a colpirla alla spalla.

Denebola barcollò contro il muro. Gli uomini estrassero le spade ma la giovane trovò la forza per sollevarsi ed estrarre a sua volta la spada. Nel vicolo echeggiò il clangore di ferro contro ferro, che attirò vari curiosi dalle finestre. Alcune donne urlarono, orripilate, vedendo una fanciulla attaccata da quattro uomini, e qualcuna chiuse le persiane. Tutto questo Denebola non lo vide; aveva ferito uno degli assalitori, ma non riusciva a tenere testa agli altri. Vide di sfuggita il suo precedente avversario voltarsi e scappare dal combattimenti: lasciava ai suoi complici il compito di rubarle la sfera.

<< Deri, aiutami! >>urlò Denebola.

Ci fu un lampo di luce. Le donne gridarono dall'alto. Denebola avvertì un taglio lancinante al polso e il calore del sangue che schizzava. La spada le volò via. Le urla trionfanti degli assalitori in poco meno di un secondo si tramutarono in gemiti di orrore e dolore. L'esplosione di rabbia delle due sfere che non volevano essere nuovamente separate rimbombò nel vicolo. Un altro urlo maschile, più acuto e terrificante, sovrastò qualsiasi suono. Addossata al muro, Denebola attese che tutto questo cessasse; la sfera era diventata gelata e le sue dita si erano intorpidite attorno ad essa.

Poi tutto finì così come era iniziato.

La giovane riaprì con riluttanza gli occhi, temendo cosa avrebbe trovato davanti a lei. Rimase scioccata. Il vicolo era tornato deserto: delle spade giacevano a terra accanto a impronte annerite dalla forma di uomo. Denebola distolse lo sguardo, orripilata, e lasciò cadere la propria sfera che atterrò con un tintinnio cristallino che echeggiò in mezzo alle case. Poi si mosse. Rotolò con grazia fino alla sua compagna, e in entrambe la nebbia ritornò prima rossa, poi bianca.

Denebola le osservò con un crescente senso di nausea. Vomitò, scossa da violenti brividi. Si sentiva strana, non solo debole: aveva addosso una sensazione sgradevole. Aveva assistito alla potenza di due sfere malvagie e rischiato di essere travolta dalla loro forza. Si sentiva sporca, contaminata. Era cresciuta con un cristallo divino, puro, e adesso era venuta in contatto con gran parte del lato oscuro di un dio.

Ancora tremante, si alzò e strinse le mani attorno al Majirka. Sfiorò con tenerezza la M incastonata dello smeraldo di Deri, come per ricevere conforto, e qualche lacrima le rigò le guance. Vide due donne osservarla a un paio di metri da lei; sui loro volti poteva leggere chiaramente lo stesso terrore che le attanagliava il cuore.

<< Sei una strega? >>chiese infine la più anziana, una donna massiccia con un fazzoletto legato intorno alla testa.

<< Una Saggia >>balbettò Denebola.<< Vengo da Aldebaran >>

Dalle loro espressioni confuse capì che non ne avevano mai sentito parlare. Poco importava: che le credessero o no, non sarebbe rimasta in città ancora a lungo.

<< E quegli uomini... anche loro erano come te? >>chiese ancora quella donna.

Denebola scosse la testa ma si fermò subito perché mille puntini bianchi le esplosero davanti agli occhi e il terreno venne a mancarle sotto i piedi.

 

La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi era il volto di Rio. Il capitano la osservava con ansia, ma quando lei si riprese si lasciò andare ad un sospiro sollevato. Denebola tastò il materasso su cui era stesa e le morbide coperte che la coprivano fino al collo; l'avevano spogliata e poi vestita con una semplice vestaglia un po' troppo grande per lei e coi polsi sfilacciati. Si trovava in una camera matrimoniale, con le pareti attraversate da piccole crepe e il soffitto basso. Da ogni lato venivano voci indaffarate e rumori: lo scoppiettio del fuoco, letti spostati e tappeti sbattuti alle finestre. Ma c'erano anche voci concitate, che però Denebola non riuscì a comprendere.

<< Come ti senti? >>le chiese Rio dopo essersi accertato che aveva recuperato un po' di forze.

Un leggero rumore di passi e il volto di Tinhos comparve accanto al suo.

<< Sono state le sfere a condurvi qui? >>

<< Già. Ci hanno fatto arrivare qui fuori, dove abbiamo trovato la tua e quella di Jeff. Una donna - la padrona di casa - ci ha raccontato che una ragazza aveva appena combattuto contro cinque uomini, e che poi era svenuta >>Rio si chinò verso di lei.<< Che cosa ti ha ridotto così? >>

<< La mia sfera >>Denebola rabbrividì impercettibilmente. Raccontò tutto quel che era successo da quando aveva provato a parlare con Deri fino alla morte dei loro assalitori.

Al termine del racconto Rio si alzò di scatto e prese ad andare avanti e indietro nella piccola stanza, lasciandosi sfuggire molte imprecazioni.

<< Insomma tu hai rischiato di morire solo perché quelle cose volevano esibire i loro poteri? >>esclamò.<< Questa è una follia! Contattiamo Fabius. Che sia lui a riportare le sfere a Xara! >>

<< Rio >>lo ammonì Tinhos, << non serve a niente parlare così, soprattutto perché non è il luogo adatto. Ragiona: non potremo liberarci delle sfere a meno che non le portiamo nel loro tempio >>

<< E intanto dovremo vivere nel terrore >>ribatté Rio.<< Prima Jeff e Arianna e ora Denebola. Toccherà anche a noi, e, se né Denebola né Alhena ne sono uscite indenni, noi quali possibilità abbiamo di sopravvivere? >>

<< Io penso che voi non abbiate molto da temere >>disse Denebola. Si mise seduta coprendosi con le coperte.<< Credo che, nel peggiore dei casi, se le vostre sfere agissero vi ritrovereste soltanto spossati. Voi non c'eravate, ma vi garantisco che quando la sfera di Venere si è attivata ad Arianna non è successo nulla. Dobbiamo preoccuparci di quelle lì >>accennò alle sfere di Urano e Saturno, posate sul comò. << In generale, tutte si comportano quasi come una persona, anzi, come una persona divisa le cui parti si cercano e sono pronte a tutto pur di riunirsi. Forse non sanno di indebolirci ogni volta che si attivano >>

<< "Non sanno"? Denebola, certo che non lo sanno: sono sfere >>disse Rio.

<< Sono l'anima di Nohriam: hanno un qualche barlume di coscienza >>replicò la Saggia.<< Come Afior e Deri >>

<< E come pensi di resistere al loro potere? >>le chiese Tinhos.

<< Io posso provare con la mia esperienza in ambito magico, ma non so come possa fare Jeff. Sono degli oggetti imprevedibili, che però secondo me si attivano solo in determinate circostanza. Alla presenza di loro simili, o quando pensando di stare per essere divise >>

<< Quindi agiscono intenzionalmente >>disse Tinhos.<< Hanno lo stesso scopo >>

<< Be', io la vedo così >>disse Denebola. Si voltò verso Rio, ma lui scosse la testa.

<< Tinhos ha ragione, non possiamo parlarne qui >>Abbassò la voce.<< Dopo di noi sono entrate altre persone, e scommetto che stanno tentando di origliare da dietro la porta. Sanno che hai poteri magici, e fra poco si spargerà la voce di quel che è successo. Ora torneremo alla locanda e discuteremo con più calma >>

Lui e Tinhos lasciarono la stanza per permettere alla loro compagna di rivestirsi. Denebola esitò nel riprendere le sfere; stranamente, quella di Saturno non si oppose quando lei la prese con non poco timore. Ricordò la reazione della sfera di Venete a Koy, e non riuscì a spiegarsi quell'innaturale calma.

 

Era scesa la sera quando finalmente riuscirono dal vicolo, dopo che Denebola ebbe ringraziato la sua ospite. Questa aveva risposto con cortesia, senza però alcun sorriso; sia lei che altre donne osservarono con una strana espressione i tre stranieri allontanarsi.

La giovane Saggia, fra Rio e Tinhos, camminava ancora con una certa fatica, e avvertiva il peso di entrambe le sfere nella sua tasca, un peso non solo materiale: era come se stesse portando due persone.

Ritrovarono dopo qualche attimo di smarrimento la locanda. La luna era alta su una grande sagoma in cima ad un pendio. Come spiegò Tinhos, quella era la dimora del duca di Largopiano, un uomo misterioso che, stando a quanto avevano sentito in giro, di rado si mostrava alla gente.

Jeff, Alhena e Arianna li accolsero con grande sollievo. Jeff era ancora abbastanza pallido, ma scattò subito in piedi quando Denebola gli porse la sfera. Alhena guardò attentamente la giovane per poi esclamare: << Le hai usate! >>

<< Hanno fatto tutto da sole >>rispose la Saggia, un po' stizzita dal tono d'accusa dell'altra. Per la seconda volta ripeté come aveva ritrovato la sfera rubata, e concluse:<< Io avevo chiesto solo a Deri di aiutarmi >>

<< Ma perché non sei riuscita a contrastarle? >>chiese Arianna.

<< Perché quella malvage sono più incontrollabili delle altre >>spiegò Alhena.<< Diciamo pure che sono spietate. Le sfere desiderano essere unite, e non si fanno scrupoli nell'assoggettare il proprio portatore per riuscirci, come è successo a Denebola. E poi sono molto sensibili ad altri oggetti divini. Perciò la sfera di Urano ha reagito quando Denebola ha provato ad usare Deri. Non fraintendetemi, ma potrebbe essere stata gelosa del cristalli; deve averlo visto come un rivale >>

<< Questo non ce l'avevi detto, ma l'avevo intuito >>disse Denebola.<< Piuttosto, come possiamo evitare di farci ammazzare, Jeff ed io? >>

Alhena la fissò dritto negli occhi, imperturbabile; sembrava che stesse cercando il giusto modo per risponderle.

<< Le sette parti dell'anima di Nohriam possono essere utilizzate volontariamente solo da chi ha dimestichezza con la magia >>disse, molto lentamente come per calibrare le parole. << E, come sapete, possono invece agire di propria iniziativa. Non le si può controllare, tenetelo bene a mente, perché se ci provaste sarebbe il vostro ultimo gesto. Arianna è riuscita a sottrarsi al potere della sua grazie alla sua mente allenata e ad anni di allenamento. Così dovresti fare anche tu, Denebola, ma il tuo sforzo sarà superiore a quello di Arianna. Devi tenerti sempre pronta a subire il potere della tua sfera, in modo da non farti prendere alla sprovvista. Ma per te, Jeff, temo che non ci siano soluzioni >>

Jeff non rispose; non la stava guardando. I suoi occhi erano fissi su Denebola, e ciò che lo colpì fu la sua aria stanca. Poteva permettersi di agire di testa propria? Ma no... era più saggio fare come tutti gli altri: liberarsi di quelle sfere.

<< Voglio fare solo due domande >>disse.<< Denebola, sai dirmi di dove erano originari, quegli uomini? >>

La Saggia si strinse nelle spalle, pensosa.

<< Dall'accento direi che erano di queste parti. Ma non conosco altre città dei Regni Conosciuti, quindi non posso dirti più di questo: non erano di Valdmurt >>

Jeff parve comunque soddisfatto. Questa volta guardò Alhena.

<< Posso imparare ad usare la magia? Voglio sapermi difendere >>

Alhena accennò un sorriso, dispiaciuta.

<< Non ne avrai il tempo. Ho la sensazione che presto dovremo combattere contro questa principessa elfica, e perciò non riusciremo neanche a riposarci >>

<< Be', pare sia questo il nostro destino >>sospirò Rio.<< Domani ci rimetteremo in viaggio >>

<< Un'ultima cosa >>disse Denebola.<< Alhena, una volta ho provato a prendere la sfera di Venere, ma sono stata respinta; oggi invece Tinhos ha preso sia la mia che quella di Jeff >>

<< La sfera Venus deve averti vista come una nemica e ha pensato che volessi portarla via dalla sua portatrice. Le altre invece devono aver capito che Tinhos non era in cattiva fede. Quella di Jeff, invece, avrà pensato che i briganti volevano portarla dalle altre e li ha lasciati fare >>

 

Con tutto quel che era successo negli ultimi giorni, i compagni difficilmente presero sonno. Rio, nel suo letto, aveva l'impressione di essere spiato nell'anima. Osservò la sagoma del Majirka accanto al suo volto, sul cuscino, e i pensieri di Afior fluttuarono verso di lui per dargli forza. Ma lui non aveva paura; il suo sentimento era di vergogna verso se stesso, perché da quella mattina non faceva che desiderare di lasciar perdere la missione. Sapeva di essere in torto, ma sapeva anche che quella situazione era diversa da quella di due anni prima: un conto era possedere i cristalli di Imder Nysri, un altro possedere l'anima di un dio. In quel momento voleva parlare con Fabius e cercare risposta alle tante domande che gli si affollavano in testa.

Il giorno dopo Largopiano si svegliò sotto un cielo nuvoloso e scuro, non perché dovesse piovere ma perché non c'era il sole. Le nuvole erano pesanti e di un cupo violetto, e vorticavano con lentezza sulla città come apprestandosi ad inghiottirla in un vortice. In basso, le case e le strade erano gettate in un buio che Denebola, non appena si fu affacciata alla finestra, capì essere magico. Non era l'oscurità notturna perché, anche senza fuochi, si riusciva a vedere anche se non perfettamente che con il sole.

La gente osservava il fenomeno con malcelata preoccupazione. Dalle stalle venivano bruschi nitriti di spavento, e gli animali randagi si affrettavano a cercare un riparo. Poi, dai vicoli iniziò a serpeggiare una voce: il giorno prima era avvenuto uno scontro fra fattucchieri, e ora gli dei avevano deciso di punire la città, che li ospitava. Ma pochi credettero a questa storia, e per parte della mattinata si cercò di ignorare l'assenza del sole.

I compagni si erano svegliati di buon'ora e Rio aveva sì mostrato una celata inquietudine alla vista del fenomeno, ma aveva anche spronato gli altri a partire. Se non che ebbero un'altra sorpresa: ciascuna delle sfere tremava nelle loro borse e si erano tinte nuovamente di scarlatto. Ma nessuno di loro avvertì dolore o altre sensazioni, ed Alhena espresse ad alta voce il loro stesso pensiero.

<< Questa oscurità non è semplice magia. Qualcuno ha usato le altre sfere per crearla >>

<< Ed a cosa dovrebbe servire? >>chiese Jeff osservando dalla finestra il cielo nuvoloso.

<< Vorranno farci uscire allo scoperto >>

<< Ma cosa fa quella gente? >>esclamò d'un tratto Arianna, accanto a Jeff, con una punta d'ansia nella voce.<< Sembra stia accadendo qualcos'altro >>

Impazienti, Rio e Tinhos scesero in strada, dove la gente parlava e gesticolava animatamente, i volti sconvolti dal terrore. Le donne - alcune delle quali in lacrime - fecero rientrare i bambini in casa. Ogni oggetto, ogni strumento vennero abbandonati lì dove si trovavano, salvo spade e tutto ciò che poteva improvvisarsi come arma. Era un'atmosfera che tanto Rio quanto Tinhos conoscevano fin troppo bene, perché l'avevano vissuta più di una volta, a Terrani. La città stava per essere attaccata, e dai goblin stando alle voci della gente. Ogni speranza di ripartire svanì subito.

Gli arcieri stavano andando disponendosi lungo l'imponente muro di cinta, correndo su per i corridoi e trasportando balestre e archi. In basso altri capitani disponevano i soldati dietro il portone, che era stato chiuso in fretta e rinforzato con puntelli di pietra. A intervalli regolari stavano venendo allineate pesanti catapulte trainate da cavalli, mentre altri carri trasportavano i macigni che sarebbero serviti da proiettili. Anche gli uomini del popolo si erano armati, e il fabbro esaminava attentamente le spade e le balestre.

Le abitazioni lungo la via principale vennero fatte evacuare, ma questo contribuì ad aumentare il caos. Le donne, gli anziani ed i bambini si spintonavano in una folle corsa, quasi travolgendo gli stessi soldati.

Rio e Tinhos tornarono alla locanda, che andava affollandosi, e informarono gli altri.

<< Lasciare la città è impossibile. La cosa migliore da fare è che voi ragazze restiate qui. E anche tu, Je... >>

<< Io voglio combattere >>lo interruppe Jeff. Afferrò la spada e guardò risoluto Rio. << La ferita non fa male, e non serve a nulla che io resti qui. Loro tre sanno difendersi con la magia >>

<< E va bene >>Rio si rivolse ad Alhena.<< Custodisci le nostre sfere. Rimanete qui e non provate a cercarci per alcun motivo >>

Lui, Jeff e Tinhos lasciarono la stanza. Dalla finestra li videro dirigersi in direzione delle mura; oltre queste, a chilometri di distanza, il cielo era di un azzurro sporco, in cui splendeva il sole.

Arianna uscì nel corridoio. Decine di persone sfrecciavano per le scale, parlando, urlando, imprecando ogni volta che venivano respinte da una stanza piena fino all'orlo, con grande esasperazione degli attuali occupanti. Una dozzina di donne che si stringevano al seno i figli e reggevano le poche cose di fortuna che erano riuscite a prendere prima di lasciare le proprie case si insinuarono oltre Arianna e si accomodarono nella stanza. Denebola e Alhena, che non si erano interessate a quel che succedeva nella locanda, le guardarono ora allibite.

<< I goblin sono ad appena due chilometri da qui >>esclamò una donna di mezza età. Fece sedere i suoi tre bambini sul letto di Alhena e aggiunse:<< Hanno fatto evacuare le case all'entrata della città. C'è chi si è spinta addirittura verso il palazzo del duca, ma dubito che i goblin riusciranno ad entrare >>

<< Il vostro esercito è veloce ad organizzarsi >>notò Denebola.

<< Perché siamo in guerra, come Greywood, con creature di questo tipo e briganti che si sono uniti ad esse >>spiegò una donna che indossava ancora un grembiule e teneva i capelli raccolti in un'alta coda.<< Ormai non ci lasciamo più prendere alla sprovvista >>

Non parlarono più. Le donne coccolavano i bambini con finti sorrisi di gioia, ma i loro occhi scattavano continuamente verso le mura, le cui torri si vedevano dalla finestra aperta. In un angolo, Denebola, Alhena e Arianna si tenevano strette le borse mentre i minuti scorrevano nel mezzo del chiacchiericcio che veniva dalle altre stanza.

La battaglia doveva essere iniziata, e loro avevano promesso di rimanere nella locanda senza poter sapere che cosa stava succedendo fuori. Si udivano urla maschili e alti tonfi sordi, ma tutto quello che potevano fare - e le altre donne con loro - era sperare in meglio.

 

Dai corridoi gli arcieri scagliavano le frecce, aiutati da Tinhos che aveva indicato loro dove colpire i goblin che assediavano il portone. Jeff e Rio erano schierati a sinistra della catapulta di fronte al cancello, che tremava mentre i goblin lo colpivano con un ariete. Polvere cadde dai cardini e dall'architrave, e i puntelli di pietra ondeggiarono sotto l'urto.

Accanto ai due compagni stavano gli uomini del popolo; in prima fila e lungo il perimetro delle mura i soldati attendevano, le mani sulle else delle spade, ancora nel loro fodero. Rio, Jeff e Tinhos avevano ricevuto delle armature dal fabbro; armature non scintillanti come quelle degli altri soldati, anzi con ammaccature e un po' di ruggine. Molti uomini invece avrebbero lottato così come erano usciti di casa, con nessuna altra difesa che la loro spada.

A quella vista Rio si sentì pieno di compassione. Gli tornò in mente una battaglia che aveva combattuto qualche anno prima a Terrani, alla quale anche il popolo aveva desiderato prender parte, sebbene non fosse affatto armato come l'esercito.

Un altro colpo, più forte, e il legno del portone scricchiolò pesantemente. Qualche puntello cadde; dall'altra parte i goblin ringhiarono soddisfatti. Dal corridoio delle mura gli arcieri stavano esaurendo le frecce. Altri colpi fecero tremare il suolo.

I capitano diedero l'ordine di sguainare le spade. Un unico rumore di spade sfoderate, e dall'alto alcuni uomini urlarono allarmati verso di loro. Il portone tremò e i cardini cedettero.

L'impatto fece tremare le mura e un boato impedì di udire le parole degli arcieri. Anche i goblin erano rimasti disorientati, ma quando gli ultimi echi della caduta del portone andarono scemando, un capitano, dall'alto, urlò di azionare le catapulte. E il motivo del suo tono di voce fu presto chiaro. I goblin si stavano dividendo in due ali, abbandonando l'ariete; una schiera compatta dei loro compagni rimasero fermi al centro, inginocchiati e con gli archi tesi, e Rio e Jeff scorsero attraverso le fessure degli elmi occhi umani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Le ultime sfere (1° parte) ***


 

Nella loro stanza erano arrivate altre persone, e ora non era rimasto nemmeno lo spazio in cui muoversi.

Denebola, Alhena e Arianna, sedute sul bordo del letto, non parlarono con nessuno e rinunciarono ad ascoltare i rumori della battaglia. Ma all'improvviso le donne tacquero e lo schianto del cancello rimbombò per tutta Largopiano. Grida umane e non riempirono in pochi minuti l'aria, facendo impallidire molti visi. Un bambino iniziò a piangere e qualche donna uscì in corridoio. Il terrore all'idea che i goblin stessero per spingersi oltre le mura serpeggiò rapido come una folata di vento.

<< Se i goblin arrivano fin qui non resterò a guardare >>affermò sottovoce Denebola.

<< Tu hai ragione, ma se useremo la magia le sfere potrebbero attivarsi, e allora sì che ci sarebbe da ridere >>rispose Alhena, nervosa.

Denebola la ignorò e si fece largo fino alla finestra. Vide i massi scagliati oltre le mura e le frecce seguirli. Ma altre frecce volarono nella direzione opposta, dentro la città, e lei sentì il cuore stringersi in una morsa.

Trascorsero molti altri minuti. I rumori della battaglia si spostarono rapidamente in città, e alcune donne, in preda al panico, presero i loro figli e lasciarono la locanda per cercare un riparo più sicuro.

Alcuni goblin corsero su per la via principale, sfondando porte e finestre. Denebola non aspettò ancora. Corse via a fatica, perché le donne stavano correndo alla finestra, estraendo la spada. Arianna la vide in mezzo alla confusione; afferrò la vecchia spada che le era stata donata da Carol e la bacchetta magica, e seguì la Saggia ignorando le urla di Alhena.

In strada Denebola già stava combattendo con gli incantesimi: preferiva rimandare il più possibile uno scontro corpo a corpo. Arianna la imitò. Immobilizzò un goblin che stava per appiccare fuoco alla stalla della locanda e ne ferì un altro. Poi vide due di loro sfrecciare oltre un angolo, senza distruggere nulla, e si insospettì. Uomini e soldati si riversarono in strada, insieme ad un'altra ondata di goblin, e la ragazza decise di seguire i due goblin che si erano infilati in un vicolo. Le loro armature sbatacchiavano e sembravano rallentarli. Arianna li seguì con cautela, il rumore dei passi nascosto da quello di ferraglia delle armature nere davanti a lei. Poi, di botto, i due si fermarono accanto ad un carro. Il cavallo nitrì e scalpitò, nervoso, ma uno di loro si affrettò ad afferrare le redini per impedirgli di fuggire. Arianna, seminascosta dietro lo stipite di un portone, li osservò con perplessità, e poco mancò che lasciasse cadere la bacchetta per la sorpresa.

I due goblin si stavano togliendo l'armatura... ma non erano affatto goblin. Erano uomini, barbuti e con sul volto un'espressione malvagia. Arianna non capiva chi fossero e soprattutto a cosa gli servisse il carro. Non esitò più di qualche secondo: si rese invisibile, sapendo che l'incantesimo aveva breve durata, e corse ad arrampicarsi sul carro, dietro all'uomo biondo.

<< Era meglio tenersi le armature >>stava dicendo questo.

<< Così ci avrebbero stecchiti prima ancora di arrivare dal duca >>gli rispose l'altro. << Invece la cosa peggiore che possono pensare è che siamo due vigliacchi che non vogliono combattere >>. Colpì i fianchi del cavallo col frustino che aveva trovato nel carro e partirono. Arianna dovette aggrapparsi al bordo per non cadere giù; l'uomo accanto a lei si sistemò nella manica due pugnali, e lei rabbrividì.

Sfrecciarono in mezzo ai guerrieri che non li degnarono di uno sguardo su per una salita ben lastricata e circondata da una bassa staccionata. Alzando lo sguardo, Arianna vide un imponente palazzo stagliarsi con le sue torri contro il cielo violetto. Il carro si arrestò e i due stranieri scesero guardandosi intorno con circospezione, e si avviarono verso una porta nascosta dietro dei cespugli. Arianna li seguì, consapevole di doverli fermare per evitare che uccidessero il duca. Non ne era convinta, ma pensava che fosse in corso una guerra fra città e che gli uomini che ora stavano forzando la serratura della porticina dovessero uccidere il sovrano dei loro nemici. Be', anche se non la riguardava da vicino non poteva di certo restare a guardare.

Entrò dietro di loro in una stanza dal soffitto basso, probabilmente un ripostiglio per attrezzi da giardino; poi, grazie ad una torcia, si incamminarono in un tunnel nascosto dietro ad un pannello di legno nella parete.

<< Secondo te >>mormorò dopo un po' l'uomo biondo, piegato in due nel basso passaggio, << non è che quella donna ci ha teso una trappola? >>

Il suo compagno emise un verso impaziente.

<< Quella fattucchiera? Ci ha solo chiesto un favore. E noi mica potevamo rifiutare dopo che ci ha salvati dai lupi! Tanto dovevamo già venire qui ad ammazzare Avior, no? Già che ci siamo lo derubiamo anche >>

Arianna storse il naso per la puzza soffocante di umidità, e si tappò la bocca per non urlare quando un topo le sfrecciò tra i piedi.

Raggiunsero una porta grande la metà di quelle normali e gettarono a terra la torcia; poi le diedero una spinta ed entrarono in un corridoio spoglio.

<< E' l'ala destra: non dovremo incontrare nessuno fino alla torre ovest >>

Camminarono per un po'. Effettivamente i corridoi erano deserti, ma, arrivati su un pianerottolo più arredato, udirono delle basse voci. Arianna si affacciò alla balaustra e vide, due piano più giù, un gruppetto di guardie. Tanto valeva fargli trovare subito i due cospiratori. Sollevò la bacchetta e un sottile fascio di luce li colpì. Quelli caddero con un gran tonfo, senza riuscire ad urlare.

Arianna vide i soldati guardare in alto, allarmati, per poi affrettarsi a salire; ma voleva scoprire qualcosa di più sul duca della città. I due uomini si trovavano lì anche per ordine di una "fattucchiera"... la principessa elfica. Ebbe un tuffo al cuore. Dunque era vicina? E cosa cercava nella casa del duca di Largopiano? Le sfere? Impossibile... quelle lei le aveva già...

La ragazza intanto continuava per la direzione presa dai cospiratori. Dalla povertà dei primi corridoi era passata ad una sobria ricchezza. Un lungo tappeto carminio ricopriva il pavimenti, e arazzi decorati con ghirigori si alternavano alle finestre ad arco. Poi, al termine di un corridoio, una scala a chiocciola illuminata da lampade ad olio saliva fino ad un'unica porta, lasciata aperta. Arianna si fece coraggio ed entrò.

Era una stanza circolare dall'aspetto un po' trascurato. Due finestre erano affiancate da tende di velluto leggero e scuro; una scrivania di legno reggeva numerosi fogli e calamai, mentre in una vetrina impolverata erano allineati coppe dal gambo esile e piccoli scrigni in ebano, decorati d'oro.

Arianna desiderava vederli da più vicino e fece per aprire la vetrina quando sentì dei passi avvicinarsi rapidamente alla stanza. Si guardò intorno e notò un armadio molto vecchio nascosto dietro alla porta. Ci si nascose, e pochi secondi dopo udì la porta chiudersi con uno scatto e dei passi attraversare la stanza. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani: erano visibili.

<< Che cosa facevano quegli uomini nel mio palazzo? >>esclamò una voce imperiosa e furente.<< Come hanno potuto eludere le guardie? >>

<< Lord Avior, io non so cosa dire >>balbettò una seconda voce.

<< E allora per quale motivo siete al mio servizio, consigliere? Non mantengo voi e la vostra famiglia per non ricevere spiegazioni >>

<< Ho.. .>>il consigliere deglutì sonoramente, << ho inviato delle guardie a scoprire se quei due avevano dei complici nei paraggi. Non vedo come possano essere entrati senza un aiuto. Ma io temo... temo che volessero arrivare a voi, mio signore >>

Arianna sbirciò da uno spiraglio, e vide due uomini in piedi davanti alla scrivania. Il consigliere era un uomo curvo, avvolto in un pesante mantello nero e con un volto molle e sconvolto dall'agitazione; si asciugò la pelata madida di sudore con mano tremante. Avior era invece un uomo alto, con lunghi capelli rossi che gli coprivano le spalle possenti. Gli occhi gli brillavano per la rabbia.

<< Volevano me? Ma quelli, se sono venuti con i goblin, erano briganti. Cosa pensavano di ottenere con la mia morte? Il controllo della città? >>

<< Probabile, Milord >>

Avior sorrise, sprezzante.

<< Non dite sciocchezze. Sapete benissimo che possiedo difese migliori di un pugno di soldati >>

<< Ma signore, sono pericolose! Quando ho provato a prenderle mi hanno provocato una forte emorragia >>

<< Con me invece sono obbedienti >>replicò Avior. Si avvicinò alla finestra e sospirò. << Avevano capito che ce ne sono altre, in città. Per questo ho provocato quelle nubi. Speravo potessero insospettire il possessore e attirarlo qui, ma questi dannati goblin hanno voluto attaccarci! Non capisco perché abbiano preso ad aggredire il nord >>

<< Cosa succederà se il possessore delle altre sfere non si presenterà? >>

<< Mi sembra ovvio: andrò a cercarlo io stesso >>

Arianna tremò. Quell'uomo trasmetteva una tale forza da riuscire a incutere timore solo con le parole. Ora capiva perché il consigliere non aveva fatto altro che tremare fin da quando erano entrati.

<< Mio signore, non potreste uccidere quei goblin con le vostre sfere? >>azzardò.

<< Lo farei più che volentieri, ma già evocare quelle nubi stamattina presto mi ha stremato. Non so quante altre sfere esistano. Io voglio recuperarle tutte, così finalmente questa terra sarà libera dalla feccia e avrà un unico governo >>

<< A-allora avete rinunciato a lady Cassandra? >>domandò il consigliere a voce così bassa che Arianna quasi non lo sentì.

Avior si voltò di scatto e i suoi occhi parvero incenerire l'ometto, che fece un passo indietro, terrorizzato.

<< Rinunciare a Cassandra? >>ringhiò il duca, il volto contorto per l'ira come se avesse ricevuto una grave offesa.<< E' per lei che sto facendo questo. Userò le sfere e la riporterò in vita e vivremo in un mondo dove nessun goblin, troll o mostro che sia farà razzie! E' questo ciò che voglio e devo fare! >>

La temperatura parve diminuire nella stanza, come se la furia di Avior avesse eliminato tutto il calore. Arianna tremava, ma i suoi brividi erano nulla in confronto a quelli che scuotevano il consigliere. Vedeva le sue spalle scosse da un tremito incontrollabile, e la pelata imperlata di sudore; sembrava non guardasse Avior, ma il duca teneva fissi gli occhi sul suo viso, con un misto di rabbia, soddisfazione e indifferenza.

<< C-chiedo infinito p-perdono...milord >>riuscì a balbettare il consigliere, ingobbito in un goffo inchino.<< Non v-volevo mancarle di rispetto e... o-offendere la nobile Cassandra >>

<< Lei è uno sprovveduto >>replicò con freddezza il duca, << e ultimamente non fa altro che pormi domande anziché darmi suggerimenti per usare al meglio le sfere. Sta perdendo iniziativa e inventiva, consigliere, e io mi domando se non sia il caso di prendere provvedimenti >>

<< Mio signore, non accadrà più! >>esclamò il consigliere sollevando gli occhi su Avior.<< E' vero, negli ultimi giorni ho avuto molti dubbi, ma a causa del vostro piano. Non che sia sbagliato, milord >>aggiunse in fretta per evitare un'altra sfuriata, << ma noi non sappiamo nulla delle sfere: come farete ad andare avanti? Non fanno che portare guai. Gli assalti dei goblin, la morte dei sovrani... >>

<< Quella è avvenuta cinque anni fa, quando le sfere erano ancora chiuse nello scrigno di mia nonna. E' da allora che, come unico erede della famiglia reale, governo Largopiano. La città è cresciuta e io ho condannato gli assassini dei miei zii. Voi fate discorsi senza senso. Posso usare le sfere grazie alla magia che mi venne insegnata da giovane. E, se non ho capito male, mi avete rivolto una domanda che io dovrei fare a voi, oppure si sono invertiti i nostri ruoli? >>

<< Milord, io mi preoccupo soltanto per la vostra vita. Ogni volta che usate le sfere rimanete ferito >>

<< E' un dolore che sono disposto a sopportare >>

Bussarono alla porta. Il consigliere scomparve dalla visuale di Arianna per poi tornarvi insieme ad una guardia, che si inchinò e disse:<< I goblin continuano a riversarsi in città, ma hanno subito più perdite di noi. Inoltre, due donne li stanno contrastando con la magia. Una di loro indossa strani abiti. Di sicuro non sono di Largopiano >>

Avior parve molto interessato. Arianna vide i suoi occhi scuri accendersi di una nuova luce.

<< Come sono queste donne? >>

<< La donna con gli strani abiti ha i capelli rossi e veste di bianco, come una sacerdotessa. L'altra è più giovane, è bruna e, se non ho visto male, ha un medaglione d'oro al collo >>

<< Che sia un'Ashik? >>chiese il consigliere.<< Deve essere venuta qui per difenderci dai goblin, mio signore >>

Ma Avior non lo ascoltava; osservava il pavimento come se stesse ricordando qualcosa.

<< Ieri mi avete detto che la notte del ventidue sono venuti degli stranieri, tre donne e tre uomini. Uno di loro era un elfo... e c'erano una sacerdotessa e una Saggia >>

<< Mio signore >>intervenne il consigliere, << ricordate che, due anni fa, un soldato e una Saggia uccisero Tenugh? Potrebbero essere gli stessi. Dopo aver sconfitto Tenugh possono essere stati nominati Ashik >>

Avior annuì.

<< Voglio che dieci guardie vadano ad aiutare quelle donne >>disse.<< Difendetele dagli attacchi che non riescono a parare, e quando la battaglia sarà finita conducetele qui >>

La guardia parve perplessa, ma non obiettò e uscì in fretta. Il consigliere guardò Avior.

<< Mio signore, avete intenzione di attendere le donne a palazzo? >>

<< Cosa dovrei fare, secondo lei? >>

Il consigliere sbatté le palpebre, chiaramente colto alla sprovvista.

<< Come sovrano della città sarebbe bene che anche voi scendiate in campo, milord. Ma quel malore dopo aver usato le sfere... >>

<< Sono ormai passate delle ore, sto bene >>lo interruppe Avior.<< E voi avete finalmente detto qualcosa di sensato. Fate preparare la mia armatura >>. Si diresse alla porta, e Arianna, per quanto si spostasse nel vecchio armadio, non riuscì più a vederlo.

Il consigliere si affrettò a seguirlo, e la porta si richiuse con uno scatto dietro di lui. 

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Capitolo 17
*** Le ultime sfere (2°parte) ***


 

Arianna attese qualche secondo prima di uscire dall'armadio. Era molto nervosa. Avior possedeva le due sfere mancanti e voleva Denebola e Alhena per farsi dare le altre. C'era però da riconoscere il suo buon proposito, pensò Arianna. Non era certo come la principessa elfica,. che voleva il potere. Avior voleva riabbracciare la sua amata. La ragazza non poté fare a meno di pensare a quanto tutto ciò fosse romantico, e per un attimo ebbe l'impulso di andare da Avior a dirgli dove si trovavano le sfere. E poi ripensò alla loro storia, ai disastri che avevano provocato; e le tornarono in mente le parole di Carol su come gli uomini, per quanto mossi da buone intenzioni, fossero facilmente corruttibili dal potere.

No, pensò, non posso tradire i miei compagni!

Tornò invisibile e aprì cautamente la porta, il cui cigolio risuonò per la torre, e scese di corsa le scale. Doveva sbrigarsi a tornare dalle ragazze e avvertirle. Non riuscì a ritrovare la strada da dove era venuta; continuò allora ad attraversare alla cieca i corridoi mentre da ogni parte si levavano rumori di ferraglia e voci che impartivano ordini. Temeva di tornare visibile nel palazzo: se l'avessero presa sarebbe stato impossibile non dire chi era e cosa faceva a Largopiano.

Scese un'alta rampa di scale percorsa da servitori agitati, girò a sinistra e quasi fu travolta dal manipolo di guardie che dovevano scendere in battaglia. Si appiattì contro il muro, ritraendosi per non farsi toccare dall'elsa delle spade. Sospirò per lo spavento, anche se aveva così capito di aver sbagliato strada. Fece per avviarsi nella direzione opposta quando con la coda dell'occhio vide qualcosa. Si voltò e quasi urlò per la paura e la sorpresa.

Una figura simile ad un corvo dalle dimensioni di un'aquila la osservavano da dietro una finestra. I suoi occhi di un vivido e inquietante verde si fissarono in quelli di Arianna, e lei indietreggiò fino a toccare il muro. Nemmeno nell'armadio aveva provato un simile terrore. Dietro la finestra, a pochi metri da lei, c'era un demone che sarebbe stato perfettamente capace di infrangere il vetro con un solo colpo d'ali. E la vedeva! Arianna era certa di essere ancora invisibile, eppure quel demone la stava fissando. La ragazzina strinse le mani attorno alla bacchetta, e, nello stesso istante, il demone si lanciò come un proiettile contro la finestra. Schegge di vetro volarono addosso ad Arianna e sul pavimento. La ragazza balzò di lato ed eresse una barriera; ma il demone rimase fermo a mezz'aria, le grandi ali nere immobili, come uno spettro infernale. I suoi occhi non avevano pupille, e Arianna non sapeva se ora stesse esaminando lei o il corridoio.

Poi la attaccò. Rapido e silenzioso si fiondò sul viso della ragazza, gli artigli simili a piccoli pugnali, il becco aperto dal quale però non uscì alcun verso. Arianna non poté evitare di cacciare un urlo acuto. Sentì la barriera infrangersi come la finestra non appena il demone vi si gettò contro. Lei gli lanciò un incantesimo dietro l'altro, priva di controllo. Il demone zigzagava evitando ogni attacco per slanciarsi sempre in avanti, ad ali spiegate e senza emettere suoni. Ed era proprio questo a spaventare Arianna: il silenzio e l'immobilità del demone. Era come se stesse lottando contro una marionetta mossa da fili invisibili.

Si scansò quando il demone-corvo scese in picchiata, e quello aprì ancora il becco. Stavolta Arianna udì qualcosa, ma non era né un gracchio né altro. Era una sorta di risucchio. E lei vide formarsi, dalla gola del demone, un cerchio brillante che le fu sparato addosso con innumerevoli scintille. Riuscì appena a schivarlo, e l'incantesimo fece esplodere un vaso accanto a lei. Confusa dai pezzi di ceramica che si sollevarono nell'aria, la giovane sentì la bacchetta sfuggirle di mano, e un secondo dopo uno schiocco sonoro di legno spezzato la fece saltare. Sanguinando alla spalla, Arianna vide con orrore il demone spezzettare la bacchetta come fosse un grissino e ingoiarne avidamente i pezzi. Non le rimase altro che sfoderare la spada. Il demone la attaccò, e lei prese a fendere l'aria sfiorando con la lama le sue lucide ali. Ma, come lei stessa aveva capito, il demone era molto più forte. Si avventò con gli artigli sulla spada per strappargliela di mano, facendola cadere in avanti. Arianna sbatté violentemente le ginocchia sul pavimento, e l'elsa della spada le scivolò via dalle dita. La recuperò e tentò di alzarsi, ma il demone quasi le graffiò la fronte, e lei fu costretta ad abbassarsi.

In quel momento una freccia le passò sopra la testa e colpì il collo del demone. Un soldato sfrecciò oltre Arianna e lo ridusse in brandelli con la spada, facendo schizzare il sangue sul pavimento già coperto dalle schegge di vetro e ceramica. Quando ebbe finito, mosse le dita della mano libera, ed i resti del demone presero fuoco. Arianna guardò le fiamme divorarli con velocità finché non scomparvero quando ebbero terminato il loro compito.

Finalmente il soldato si voltò, e Arianna si lasciò sfuggire un gemito, perché solo allora si rese conto di essere tornata visibile, col volto e le mani madidi di sudore e un taglio sulla spalla. Ma la sorpresa peggiore venne quando l'uomo si sfilò l'elmo lasciando libera una cascata di capelli rossi.

<< Stai bene, ragazza? >>esclamò Avior con apprensione.

 

I soldati erano riusciti a sconfiggere i goblin; solo qualcuno si aggirava ancora per le strade tentando di appiccare fuoco alle case, subito fermato da Denebola e Alhena. La battaglia le aveva fatte allontanare dalla locanda che, erano certe, era stata difesa dagli uomini del popolo. O perlomeno speravano che fosse andata così. Erano trascorse svariate ore e doveva essere pomeriggio inoltrato, anche se le nubi che incombevano sulla città non permettevano di constatarlo.

Per le strade giacevano i corpi dei goblin, più numerosi di quelli dei soldati. Ad alcune case o carri era stato dato fuoco, e dove né Denebola né Alhena erano riuscite ad intervenite erano stati usati secchi d'acqua subito abbandonati dagli uomini per tornare a combattere, una volta domati gli incendi.

Gli unici nemici rimasti erano dei briganti travestiti con le nere e rozze armature dei goblin. Erano stati molto più scaltri di questi ultimi e si erano spinti nel cuore delle stradine e dei vicoli, così da costringe i soldati ad inseguirli.

Quando gli ultimi echi della battaglia si furono perso nell'aria, un ruggito di gioia proruppe dalle bocche degli uomini, che sollevarono vittoriosi i pugni e abbracciarono le loro mogli e figli quando questi corsero loro incontro.

Denebola intanto si era seduta davanti all'uscio di una casa per riposarsi. Sollevò gli occhi su Alhena, immobile accanto ad una bancarella di vestiti che era stata rovesciata a terra, e vide un tenue pallore diffondersi sul suo viso.

<< Alhena, ti senti bene? >>le chiese scattando in piedi.

La sacerdotessa mosse la testa goffamente, nel gesto di annuire e negare allo stesso tempo. Per tutta risposta diedi allora un colpetto con la mano alla borsa che teneva legata alla vita, e Denebola capì che aveva lottato con tutte e sei le sfere.

<< Dammi la borsa: è meglio se ti tieni lontana da loro per un po' >>

<< Mi gira la testa, tutto qui >>replicò con tranquillità Alhena, ma lasciò che la Saggia la facesse sedete e mormorò:<< Le sfere non sono intervenute, ma mi sento come se avessi combattuto indossando dei pesi >>

<< Perché questa volta non hanno fatto niente? Abbiamo usato la magia >>

<< Contengono l'anima di un dio, quindi agiscono come e quando vogliono. Però la loro presenza si fa sentire, soprattutto dopo aver perso molte energie >>

<< Sì, lo capisco >>rispose Denebola, ripensando alla sensazione di pesantezza che le avevano dato le sfere di Urano e Saturno la sera prima. Si guardò intorno. Molti uomini stavano sgomberando le strade dai cadaveri. Soldati e civili trasportarono su barelle i propri compagni caduti sotto gli sguardi lucidi delle donne. Risuonarono molti pianti e gemiti nel corso del pomeriggio. Le donne più fortunate invece, dopo aver riportato i bambini in casa, si davano da fare per curare i feriti ospitandoli, preparando impasti lenitivi o pasti fumanti. I corpi dei goblin, che già emanavano un nauseante fetore, furono caricati sui carri e trasportati lontani dalla città, dove sarebbero stati bruciati insieme alle loro armi.

Denebola si stava chiedendo come stessero Rio, Tinhos e Jeff quando Alhena si alzò di scatto facendola sussultare.

<< Arianna! >>esclamò senza fiato.<< Dov'è? >>

La Saggia la fissò per qualche istante senza capire.

<< E'...rimasta alla locanda >>rispose, incerta.

<<  Ti è corsa dietro non appena te ne sei andata! Non te ne sei accorta? >>

Denebola sentì una stretta allo stomaco, ma nessuna delle due ebbe il tempo di iniziare a cercare Arianna che una mezza dozzina di uomini in armatura le avvicinarono.

<< Siete voi la Saggia di Aldebaran e la sacerdotessa di Xara? >>chiese uno di loro.

Ancora in ansia e confuse per la scomparsa di Arianna, le due donne annuirono distrattamente. Le guardie allora si inchinarono con riverenza, e la prima che aveva parlato disse:<< Vi ringraziamo infinitamente per il vostro aiuto prezioso. Senza di voi non avremmo vinto. Noi siamo al servizio del duca Avior, governatore di Largopiano. Il nostro signore vuole ringraziarvi ospitandovi nella sua dimora >>

<< Grazie, ma noi non siamo sole. Tre nostri compagni hanno combattuto con i vostri uomini, e abbiamo perso di vista un'altra ragazza >>rispose Denebola.

La guardia fu colta alla sprovvista. In quel momento qualcuno chiamò Denebola dall'imboccatura della strada, e Tinhos, Rio e Jeff li raggiunsero. Non erano feriti, o almeno, se lo erano stati, i Brillanti degli elfi li avevano protetti. Ma stranamente Rio si teneva un pezzo di stoffa insanguinato premuto sul braccio.

<<  State bene? >>esclamò. Notò le guardie che si stavano inchinando all'indirizzo di Tinhos e guardò interrogativo Denebola.

<< Il duca di Largopiano vuole ospitarci, ma ora non abbiamo tempo. Non sappiamo dov'è finita Arianna! >>rispose lei con urgenza.

<< Cosa? >>esclamò Jeff.<< Ma non era con voi? >>

<< Voleva combattere... deve essersi persa in qualche vicolo >>rispose Alhena.

<< Miei signori, vi aiuteremo a cercare la vostra amica >>intervenne la guardia.<< Ma la Saggia e la sacerdotessa devono riposare. Tre di noi le condurranno a palazzo >>

<< Io cerco Arianna >>ribatté subito Denebola con un tono che non ammetteva repliche.

<< Non voglio mettere in dubbio le vostre capacità, mia signora, ma sarete esausta >>

Denebola guardò l'uomo con occhi ardenti per l'ira. L'urgenza e la preoccupazione la spinsero quasi a lanciargli un incantesimo.

<< Ci sono problemi, Anhaier? >>domandò una voce alle sue spalle.

Un uomo alto, con lunghi capelli rossi e con addosso l'armatura si era avvicinato al gruppo e guardava con interesse Denebola e Alhena. La guardia di nome Anhaier lanciò loro un rapido sguardo prima di presentare al duca i compagni, che si inchinarono rispettosamente, anche se a Tinhos non sfuggì la fugace occhiata che Avior lanciò alle donne.

<< Vi ringraziamo per l'offerta, duca, ma stiamo cercando una nostra amica e siamo costretti a rifiutare >>disse Alhena.

<< Questa vostra amica è forse una ragazzina bionda? >>chiese Avior.

<< Sì! >>risposero Denebola e Jeff.

Avior sorrise con gentilezza.

<< Allora non dovete preoccuparvi, signori, perché la ragazza si trova al sicuro nel mio palazzo >>Guardò i compagni uno ad uno, e aggiunse:<< Vi prego di accettare la mia ospitalità >>

A Rio e gli altri non restò altro da fare che seguirlo, almeno per andare a recuperare Arianna. Presero i cavalli dalla locanda, e Avior pagò personalmente il loro pernottamento, con grande stupore del padrone. Non si erano ancora incamminati sulla salita che conduceva al palazzo del duca che delle alte voci furiose esplosero dietro di loro.

I soldati avevano catturato alcuni dei briganti sopravvissuti alla battaglia, e ora li avevano fatti inginocchiare ai piedi di Avior, che li osservò con freddezza.

<< Noto che siete stupiti di vedermi ancora vivo >>disse.<< I due che avete mandato sono stati catturati qualche ora fa. Comunque adesso verrete portati in carcere e vi interrogherò, ma prima voglio sapere una cosa: se vi siete alleati coi goblin saprete anche perché ci hanno attaccati >>

Un prigioniero lo guardò con arroganza e rispose:<< Dovevano prendere sei persone, tra cui tre Ashik >>.Gettò uno sguardo oltre la schiena di Avior e si accorse dei compagni.<< Sai, devono essere proprio quelli dietro di te >>

Una folla composta per lo più dagli uomini che avevano combattuto si era riunita alle spalle dei soldati. Avevano gli occhi puntati sui compagni e su Avior, poco rapido a celare lo stupore alle parole del brigante. Un mormorio ostile si levò dalla folla, e gli uomini ancora armati rivolsero le spade contro gli stranieri.

<< Sono loro la causa delle incursioni dei goblin! >>gridò qualcuno.<< E' a causa loro se il nord è in ginocchio! >>

Altre urla si unirono a questa e molti fecero qualche passo avanti. I soldati erano disorientati: dovevano tenere d'occhio i prigionieri e allontanare il popolo sempre più ostile.

<< Siete degli ingrati! >>La voce di Avior sovrastò tutti i brusii. Si fece avanti quel tanto che bastava affinché la lama più vicina potesse colpirlo.<< I goblin non hanno attaccato Largopiano perché abbiamo ospitato questi uomini: sono loro ad essere accorsi in nostro aiuto per evitare che venissimo distrutti. Tre di loro sono Ashik, e il vostro atteggiamento non è quello adatto per rivolgersi a persone di questo rango! Mostratevi riconoscenti con chi ha contribuito alla vostra salvezza! Queste persone saranno mie ospiti, e gli unici che dovete accusare sono questi traditori >>. Rivolse uno sguardo carico di disprezzo ai briganti e aggiunse. << Loro si sono alleati con i goblin per timore di doverli altrimenti affrontare. Quindi riponete le armi e tornate dalle vostre famiglie, perché ora deve essere questo il vostro unico pensiero. Dimenticate la vendetta e andate ad abbracciare i vostri cari >>

Le sue parole sortirono l'effetto desiderato: gli uomini, sia perché desiderosi del conforto della famiglia sia perché Avior aveva impresso al discorso una velata sfumatura di minaccia, riposero le armi e, molto lentamente e senza smettere di confabulare, si dispersero. Avior ordinò ai soldati di precederli su per la salita; quelli allacciarono i capi delle corde che legavano i polsi dei briganti ad anelli di ferro sulle selle dei loro cavalli, e risalirono il pendio seguiti dalle guardie del palazzo. Avior camminava a fianco di Alhena e Denebola, e assicurò ai compagni che Arianna stava bene. Ciò su cui tacque, per il momento, era il fatto che le ultime due sfere erano in mano sua. Quelle nella borsa di Alhena, man mano che arrivavano a destinazione, reagirono entusiaste, ma la sacerdotessa era troppo stanca per potervi fare caso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 18
*** Il duca ***


 

 

 

 

 

Avior affidò gli ospiti alle cure dei servitori mentre lui scendeva nelle carceri per interrogare i briganti.

I compagni si lasciarono guidare su per rampe di scale illuminate dalla morbida luce di lampade ad olio, fino ad un'ala del palazzo adibita ad ospitare gli stranieri. I servi prepararono vasche riempite di acqua calda saponata e sistemarono i bagagli dei compagni su dei cassettoni di legno. Solo Alhena si tenne stretta la borsa e obbligò la giovane ancella a desistere chiedendo dove fosse Arianna. La ragazza indicò una porta rimasta chiusa, proprio accanto alla stanza della sacerdotessa, e la informò che Arianna stava riposando. Data però l'insistenza dei compagni, acconsentì a lasciarli entrare.

Arianna dormiva in un bel letto il cui baldacchino era sorretto da esili ma robuste colonne dipinti di bronzo, decorate con un motivo a spirale che, salendo, si perdeva nelle pieghe della tenda di seta blu. In un angolo lontano era stata appoggiata la spada della ragazzina.

Denebola e Alhena tirarono un sospiro di sollievo quando la videro riposare serena, e acconsentirono a farsi finalmente un bagno caldo, con una sensazione di serenità che da tempo non provavano.

 

Rio si stava lasciando asciugare i capelli mentre osservava il cielo fuori dalla finestra. Le nubi violacee si stavano disperdendo come fumo e lasciarono il posto ad uno spettacolo di certo non migliore ma almeno familiare. Pesanti nuvole nere le sostituirono e, come se avessero atteso quel momento per tutto il giorno, rilasciarono una gran quantità di pioggia che si trasformò, in breve, in un diluvio.

Rio distolse lo sguardo da un fulmine che balenò lontano sulla città e guardò gli abiti che gli avevano preparato, visto che - e non a torto - quelli che aveva indossato fino a quel pomeriggio dovevano decisamente essere lavati. Aveva appena finito di vestirsi quando bussarono alla porta.

<< Che cos'è successo? >>chiese subito lasciando entrare Tinhos.

L'elfo lo guardò con un misto di sorpresa e divertimento per la sua velocità nel capirlo soltanto guardandolo in faccia.

<< In realtà non è ancora successo niente >>rispose sedendosi sul letto,<< però ho una strana sensazione riguardo il duca >>

Rio lo guardò scettico.

<< Mi sembra una brava persona. Certo, non sappiamo nulla di lui, però... >>

<< Ha uno strano modo di comportarsi >>lo interruppe Tinhos.<< Ci ha invitato qui dopo che la battaglia è finita. Siamo arrivati in città due notti fa, e Denebola mi ha detto che le guardie conoscevano i loro nomi: quindi sapeva fin da subito del nostro arrivo. Perché ci ha invitato solo ora? >>

Rio scrollò le spalle. Tinhos aveva un'espressione determinata, e lui si accorse di come l'elfo fosse diventato più instancabile da quando era tornato immortale.

<< Senti >>disse, << apprezzo che ti stia preoccupando, ma io sono esausto e voglio solo dormire. Fra poco vedremo il duca e potremo chiedergli quello che vorrai >>

<< E non hai notato come guardava Denebola e Alhena? >>

<< Come le guardava? >>

<< Be'... con interesse. I suoi occhi continuavano a tornare a loro... ci ha quasi ignorato >>

<< Ah sì? >>Rio si sedette accanto a lui, perplesso e con una strana sensazione di fastidio addosso.<< Ecco, io... non ci ho fatto caso. Da quando Avior ci ha ospitati non ho pensato ad altro che riposarmi, o meglio... voglio avere il tempo di riflettere con calma su quel che è successo ieri a Denebola, sulle nubi, sui goblin... Fisicamente potrei resistere per un'altra battaglia, ma ho tanti pensieri per la testa >>

<< Sì, è normale >>rispose Tinhos, comprensivo.<< Be', cerca di resistere almeno per la cena >>. Andò alla porta e, prima di abbassare la maniglia, aggiunse:<< Scusa se ti correggo, ma Avior non ci ha invitati. Le ha invitate >>

Rio lo fissò senza parole ma l'elfo si chiuse la porta alle spalle senza dire altro, e lui rimase a rimuginare su quanto gli aveva detto finché un servo non lo chiamò per condurlo a cena.

 

Arianna aveva cenato prima che Avior lasciasse il palazzo; i compagni si sedettero quindi ad una tavola posta al centro della sala da pranzo, che si affacciava su un boschetto di pioppi oltre il quale stava il confine con la Regione di Gardh-gaìa. Nel caminetto accanto ad una porticina chiusa il fuoco riscaldava l'ambiente, rafforzando l'idea di freddo pungente data dalla pioggia che batteva sulle finestre.

Avior accolse gli ospiti con un largo sorriso; anche senza armatura dava l'idea di essere un uomo possente e difficile da piegare o sconfiggere.

<< Spero che il bagno vi abbia fatto rilassare. L'acqua calda è l'ideale per sciogliere la tensione >>disse.

<< Sì, è quello che vi vuole dopo una battaglia, e noi vi ringraziamo per l'ospitalità >>replicò Tinhos.

Avior rise cortesemente.

<< E' addirittura poco per sdebitarmi del vostro aiuto! >>

<< Abbiamo soltanto fatto il nostro dovere >>si schernì l'elfo; sorrideva, ma i suoi occhi rimasero freddi e calcolatori, e Rio capì che stava esaminando il duca.

Questo sostenne lo sguardo di Tinhos sempre con un largo sorriso e invitò Denebola ed Alhena a sedersi ai suoi lati.

<< Dunque è questo il ruolo degli Ashik? >>mormorò infine.<< Siete dei protettori? Uomini che sanno quando una città sta per essere assediata e la raggiungono per difenderla? >>

Jeff e Rio si guardarono, a disagio; Tinhos non distolse lo sguardo dal duca, che però rise ancora, una risata leggera, priva di scherno.

<< Ho detto una sciocchezza, miei signori, e vi prego di perdonarmi. Gli uomini che abbiamo catturato ci hanno riferito che i goblin erano qui per voi, ma questo non è il momento per discuterne. Voglio che vi ristoriate e stiate a vostro agio >>

Nel corso della cena, a base di carne ben cotta, verdura e frutta, il duca si interessò ai luoghi da cui i compagni venivano. Ascoltò con sincero interesse le descrizioni di Terrani e Moja, i racconti sui Saggi di Aldebaran e sulla vita fra gli elfi. I compagni evitarono qualsiasi accenno alle sfere, e Alhena descrisse molto vagamente l'isola di Xara, intimorita dalle domande di Avior.

<< Ehm... posso chiedervi per quale motivo Largopiano ha un governatore anziché un re? >>intervenne Denebola per distogliere l'attenzione del loro ospite dalla sacerdotessa.

<< Vedete, la legge sul governo di Largopiano stabilisce che la città può essere amministrata - in mancanza dei sovrani - dal membro più anziano della famiglia reale, ma se questo non ha ricevuto la corona dal re allora diviene un normale governatore. Certo, io agisco diversamente dai governatori di alcune cittadine che si preoccupano solo del benessere della nobiltà >>

<< E non avete eredi? Siete l'unico discendente della famiglia reale? >>

Il volto di Avior si rabbuiò.

<< I sovrani erano miei zii. Morirono cinque anni fa, uccisi da volgari ladri. Il loro unico figlio ci aveva lasciati tredici anni prima, durante una battaglia sulle Colline Erbose. E lo scorso autunno ho perso anche mia moglie >>Sorrise amaramente.<< Negli ultimi anni la mia famiglia è stata molto sfortunata >>

<< Ci dispiace molto >>disse Denebola.

<< Be', il tempo lenisce le ferite. Ho delle responsabilità verso Largopiano e non posso perdermi nel mio dolore >>

Dopo la cena si sedettero attorno al fuoco, e Avior attese che la tavola venisse sparecchiata prima di guardare i suoi ospiti con occhi più accesi e scrutatori.

<< Ora, miei signori, vorrei porvi alcune domande, le solite domande di circostanza di cui un sovrano richiede sincere risposte. Innanzitutto, che cosa ci fanno insieme tre Ashik, una sacerdotessa, una maga e un semplice ragazzo? >>

<< Una maga? >>balbettò Denebola.

<< Sì, esatto. Parlo di Arianna. Vi racconterò come ho scoperto che è una maga e come ci siamo incontrati, ma prima vi chiedo di rispondermi >>

Rio trasse un profondo respiro. Iniziava a comprendere i timori di Tinhos: seppure mantenendo l'espressione e la voce tranquille, Avior emanava una grande energia che li disorientava.

<< Bene >>disse. << A noi Ashik è stato chiesto di scortare la sacerdotessa, la sua assistente e il suo ospite ad Olìskar, dove salperanno per Xara. La nostra protezione è necessaria in queste terre >>

<< Capisco >>annuì Avior. << Ma siete gli unici Ashik sulla Terra? Possibile che siate stati scomodati voi che abitate così lontano da Xara? >>

Rio fu preso alla sprovvista e non riuscì a ribattere; fu Denebola a venirgli in soccorso.

<< Solitamente agli Ashik non vengono dati ordini perché sono liberi di agire come vogliono, pur rispettando la loro carica. Oppure, il capo dei Saggi di Aldebaran, che ha investito gli Ashik, affida loro dei compiti cui sarebbe poco opportuno venir meno. Noi tre eravamo facilmente rintracciabili e abbiamo accettato di scortare Alhena, Jeff e Arianna >>

<< E voi dovete accettare anche se siete impegnati in altre faccende? >>chiese Avior perplesso e ammirato allo stesso tempo.<< Ad esempio, so che Greywood ha chiesto rinforzi tra gli elfi per combattere i goblin, principe. Voi siete stato costretto a non andare? >>

Come Rio, quell'argomento mise in difficoltà anche Tinhos, che si sentì ribollire il sangue per la rabbia al ricordo di essersi dovuto separare dal proprio esercito.

<< La guida dell'esercito elfico non era di mia competenza >>rispose.

Avior annuì, apparentemente imbarazzato per aver posto una domanda delicata.

<< Bene... Ed ora, che cosa volevano i goblin da voi per essere indotti ad attaccare la città che vi ospita? >>

Tinhos lanciò una rapida occhiata a Rio, rimasto immobile a quella domanda che sapevano sarebbe arrivata. Il capitano sosteneva lo sguardo del duca, cercando di dare al proprio volto un'espressione indecifrabile.

<< Noi siamo Ashik >>disse lentamente per dare l'idea di star svelando un importante segreto, << perciò siamo spesso perseguitati da questi mostri. Inoltre, dato che qui nei Regni Conosciuti i goblin hanno mosso guerra contro le grandi città, quando hanno saputo del nostro arrivo avranno pensato di distruggerci insieme a Largopiano >>

Avior lo osservò ancora per qualche istante mentre si passava un dito sul mento, metà volto illuminata vivamente dal fuoco.

<< Mi dispiace che siate costretti a correre tanti pericoli >>mormorò.<< Dovete sapere che prima che andassi a combattere, questo pomeriggio, ho salvato Arianna da un demone. Qui a palazzo >>

L'atmosfera si fece ancora più tesa. Denebola quasi scattò in piedi.

<< Perché non l'avete detto prima? E' rimasta ferita? >>

<< No, no, sta bene >>le assicurò il duca.<< Era riuscita a difendersi con la magia, poi quando sono arrivato, attirato dai rumori, ho visto che brandiva una spada contro il demone, ma non poteva farcela da sola >>

<< Com'era fatto, questo demone? >>

<< Be', direi che era un incrocio fra un corvo e un'aquila. Non mi sono soffermato molto sui dettagli, comunque. Lei sa chi possa averlo mandato? Dubito si trovasse qui per caso, dato che i demoni si trovano solo, e rari, nelle montagne a nord >>

Denebola scosse il capo, ma dentro di sé si stava già dando la risposta: quel demone era un emissario della principessa elfica. Avior aveva finito le domande e con loro sollievo li invitò ad andare a dormire; mentre uscivano prese però da parte Rio. Tinhos lanciò all'amico uno sguardo d'avvertimento, e Rio rispose con un sorriso rassicurante prima di seguire il duca oltre un alto portone che immetteva in un'ala del palazzo più spoglia e fredda, poi su per una breve rampa di scale poco illuminata fino ad uno studio. Il fuoco morente gettava lunghe ombre sul tappeto e dietro la libreria; accanto a questa c'era un'alta finestra ad arco bagnata dalla pioggia. Da lì il rumore del temporale era molto più marcato. Avior tirò le tende e fece sedere Rio su una delle poltrone accanto al caminetto.

<< Spero che mi perdoniate, Ashik, ma volevo parlarvi da solo >>disse sempre con quel suo tono placido mentre riattizzava il fuoco. Scintille sprizzarono davanti ai loro visi mentre le fiamme si levavano alte contro la pietra chiara. Il duca si diresse quindi verso un basso mobile, estrasse una bottiglia e due calici e vi versò del vino ambrato.

<< Dovete chiedermi qualcos'altro? >>replicò Rio accettandone uno.

<< Sì >>Avior si sedette di fronte a lui. << Non ho voluto fare ulteriore pressione ai suoi compagni, e per questo ho voluto parlarvi a quattr'occhi >>

Rio cercò di nascondere una vaga agitazione, e strinse involontariamente la presa sul calice.

<< Inizierò dal mio incontro con la vostra giovane amica >>proseguì il duca. << La ragazza era arrivata a palazzo seguendo due briganti, che ha stordito permettendoci di catturarli. E un demone l'ha attaccata nel mio palazzo, senza alcun motivo. Arianna mi ha raccontato che stava cercando l'uscita quando quel coso le è schizzato addosso da fuori. So abbastanza sui demoni per pensare che la Saggia Denebola mi abbia nascosto i suoi pensieri al riguardo. I demoni non attaccano in luoghi che non sono i loro a meno che non glielo si venga ordinato. Voi sapete che cosa ci faceva quella sottospecie di corvo nel mio palazzo? >>

Bella domanda, pensò Rio. Anche lui se lo era chiesto e aveva pensato di farsi dare spiegazioni da Denebola.

<< Be', immagino che sia stato mandato da qualcuno che, come i goblin, vuole eliminarci >>rispose con tono vago.

<< Avete molti nemici, voi Ashik >>notò Avior.<< E questo qualcuno non ha un nome? >>

<< Noi non conosciamo nessuno che sappia farsi obbedire dai demoni >>ribatté Rio, e nello stesso istante pensò che invece la principessa elfica ne sarebbe stata di certo capace. << Purtroppo, questo complica il nostro viaggio >>

<< Purtroppo. E... il capitano che due notti fa vi ha lasciati entrare in città mi ha riferito che stavate inseguendo degli uomini >>

<< Sì, ci avevano assaliti in un bosco poco lontano da qui >>

<< Il bosco più vicino si trova a circa dieci chilometri dalla città >>Avior lo guardò sconcertato.<< Li avete inseguiti a lungo >>

<< Possediamo i cavalli più veloci della Terra >>

<< Buon per voi! Però il capitano ha detto che non era arrivato nessuno prima di voi >>

<< E' vero. Era buio e ci siamo disorientati. Abbiamo perso i nostri assalitori >>

<< Vi avevano anche derubati, se non sbaglio >>

<< Erano poche monete, ormai non li ritroveremo più >>rispose Rio imprecando fra sé e sé.

Avior annuì. Osservò il vino ambrato alla luce del fuoco e si piegò un po' in avanti.

<< Ho interrogato i traditori che si sono schierati coi goblin. Dicono che i loro alleati dovevano sottrarvi alcuni oggetti >>

Rio bevve un lungo sorso di vino e cercò di assumere un'aria stupita.

<< Non abbiamo oggetti di valore, a parte i nostri medaglioni >>

<< I goblin non hanno specificato cosa dovevano rubarvi, ma penso si trattasse di qualcosa di più... utile dei vostri medaglioni, con tutto rispetto. Forse qualcosa che avrebbero potuto usare >>

Rio iniziava a sentirsi a disagio e, per la prima volta, distolse gli occhi da quelli di Avior. Non sapeva cosa il duca voleva ottenere con quella conversazione.

<< Allora volevano rubarci le armi >>

<< Non si cerca di distruggere una città per un motivo così sciocco >>replicò Avior.<< Rio, cercate di capirmi: devo sapere perché Largopiano è stata assediata >>

<< E' stata assediata perché noi ci trovavamo qui, ma non ho idea di cosa volessero i goblin. Comunque, potete stare tranquillo, domani ripartiremo >>

Avior si abbandonò contro lo schienale.

<< Mi dispiace di essere stato brusco >>disse con lo sguardo rivolto alle fiamme danzanti.<< Ogni volta che i goblin si avvicinano temo di perdere anche la città, così come ho perso mia moglie. Mi sentirei impotente se non riuscissi a difendere più nessuno >>

<< Penso di capirvi. Spesso anche io in battaglia non ho potuto fare nulla per i miei compagni >>disse dopo un po' Rio. << E anche adesso mi sento insicuro sapendo che quei goblin volevano me e gli altri. Purtroppo non so cosa cercassero. Forse... la bacchetta magica di Arianna >>

<< Quella? Può darsi, ma è stata distrutta dal demone, quindi, se i goblin la cercavano, sarebbero rimasti a bocca asciutta >>

Rio annuì; si chiese quando quella tortura sarebbe finita.

<< Vi intendete di magia, Ashik? >>chiese all'improvviso Avior.

Rio quasi si rovesciò addosso il vino per la sorpresa.

<< Non molto >>

<< Peccato. Sapete, ho sentito parlare di oggetti dotati di grandi poteri, in grado perfino di restituire la vita >>

<< Che tipo di oggetti? >>

Avior aggrottò la fronte cercando di ricordare.

<< Mi pare che fossero delle sfere, ma non vorrei sbagliarmi. Me ne parlò il mio insegnante quando ero ragazzo >>

Rio sentì lo stomaco contorcersi sgradevolmente per l'agitazione. Posò il calice sulla mensola del camino e intrecciò le dita sul bracciolo della poltrona nella speranza di non dare a vedere quanto stava tremando.

<< Quindi queste sfere resusciterebbero i morti? >>disse.

<< Già. Non so se sia una favola o, se fosse il contrario, quante ne esistono, ma sarebbe fantastico possederle tutte! >>

<< Ho sentito dire che per usare oggetti magici bisogna conoscere qualche base di magia >>replicò Rio sforzandosi di mantenere il tono calmo. << E, con l'esperienza di due anni fa con i cristalli, le garantisco che non tutti questi oggetti si rivelano... buoni >>

<< In che senso? Possono essere buoni o malvagi? >>

<< Sì, a seconda dello scopo per cui sono stati creati. Non tutte le magie sono positive >>

<< Be', non vedo cosa possa esserci di sbagliato in oggetti che ridanno la vita >>

<< Dipende da chi si vuole far tornare indietro. C'è chi potrebbe volere al proprio fianco famigerati assassini o addirittura mostri >>

<< Non è il mio caso >>replicò piano Avior con uno scintillio negli occhi.<< Avete mai perso una persona importante, Rio? >>

Il capitano osservò il fuoco.

<< Sì, qualche giorno fa >>

<< E, se ne avesse gli strumenti, non vorreste riportarlo al vostro fianco? >>

Rio non rispose. Capiva Avior, e poteva anche condividere le sue idee ma qualcosa in quel discorso stonava. Avvertiva un senso di pericolo, e sentì Afior pulsare debolmente contro il suo petto.

<< Se si devono utilizzare oggetti magici bisogna prima prevedere l'uso di una notevole energia >>ribatté infine.<< Penso che soltanto un potente mago possa uscire indenne da un incantesimo del genere >>

Avior parve irritato da quelle parole. Prese a marciare avanti e indietro per lo studio, mentre la pioggia batteva pesantemente sulla finestra. Era molto tardi, e Rio aveva ormai rinunciato all'idea di parlare coi suoi compagni; era sfinito e gli sembravano trascorsi secoli da quando erano arrivati a Largopiano.

<< Le donne che sono con voi saprebbero aiutarmi? >>chiese all'improvviso il duca.

<< Dubito che sappiano qualcosa di queste sfere >>

Avior gli si fermò davanti e lo guardò dritto negli occhi. Rio non batté ciglio.

<< Non volete aiutarmi, quindi >>

<< I miei compagni ed io abbiamo già un incarico: non possiamo farci distrarre da altro >>rispose Rio con tono deciso, dando l'idea di voler chiudere la conversazione.

Avior si raddrizzò lentamente, gli occhi velati da una patina di delusione e rabbia. Stagliato davanti al camino, col volto per metà illuminato dal fuoco, sembrava un leone pronto ad attaccare. Rio cercò di non lasciarsi impressionare e si alzò a sua volta; Afior batté prepotentemente contro il suo cuore, come se fosse spaventato, ma rimase ancora in silenzio.

<< Scusatemi se vi ho trattenuto fino a quest'ora. Domani ripartirete? >>

Rio annuì. Sentiva l'atmosfera farsi pressante, quasi come una trappola, e non riusciva a spiegarsene il motivo.

<< Allora non vi tratterrò oltre. Grazie per avermi ascoltato. Buonanotte, Ashik >>

<< Buonanotte a voi >>

Prima di richiudersi la porta alle spalle, Rio lanciò un'ultima occhiata al duca. Stava riattizzando il fuoco, e scintille gli volarono a pochi centimetri dal viso, facendo brillare gli occhi assorti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 19
*** Attacco inaspettato ***


 

La pioggia aveva ridotto i prati a zolle instabili e fangose che rallentavano notevolmente i compagni. Ampie pozze d'acqua si rivelavano essere profonde buche friabili in cui i cavalli inciamparono più di una volta; gli alberi, appesantiti, erano curvi verso il basso coi rami che sfioravano il terreno. Molti si erano spezzati ed erano caduti travolgendo grandi rododendri e cespugli selvatici i cui fiori e foglie si erano sparsi e mischiati alla terra. C'era un forte odore di umido e di piante bagnate unito a quello di acqua sporca del fiume Genma, che si era intorbidito e trasportava frasche e terriccio dal nord ed aveva quasi superato gli argini.

Il cielo era ancora nuvoloso, di un cupo grigio che si addensava a sud con lampi frequenti. Aveva smesso di piovere poco dopo che i compagni si erano svegliati, ma con ogni probabilità avrebbe potuto ricominciare da un momento all'altro.

Rio e gli altri avevano ringraziato Avior dell'ospitalità ed erano ripartiti subito dopo colazione. Arianna era molto confusa: ricordava a malapena lo scontro col demone e nulla di quanto era accaduto prima. Cavalcava seduta davanti a Denebola con lo sguardo assente, come se fosse stata colta dall'influenza. Dal canto suo, Denebola non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Deri pulsava in maniera anomala, e lei si sentiva la testa pesante: non le sembrava affatto di essersi svegliata da poco.

Procedevano lentamente a lato del fiume per trovare un ponte. Faceva freddo; un forte vento si era alzato da qualche minuto e aveva costretto i compagni a tirarsi sulla testa i cappucci dei mantelli. Nessuno parlava. Le uniche cose che si udivano era lo spettrale sibilo del vento attraverso la pianura e il fiume che scorreva impetuoso alla loro sinistra.

Tinhos trovò dietro un'ampia macchia di cespugli un pinte di pietra che collegava l'ansa del fiume alla sponda immersa in fitti alberi i cui rami penzolavano a pochi centimetri dall'acqua. Uno alla volta i compagni lo attraversarono mentre il fiume si riversava tra gli zoccoli dei cavalli. Rio accarezzò la criniera di Matar per rassicurarlo, senza distogliere gli occhi dalla pianura davanti a loro, di un verde fangoso uniforme fatta eccezione per i piccoli punti più scuri che erano gli alberi.

Denebola ed Arianna erano le ultime. Erano quasi arrivate dall'altra parte quando la ragazzina ebbe un brusco sussulto e si voltò di scatto verso Denebola, gli occhi non più vacui ma pieni di agitazione.

<< Avior! >>urlò. << Ha le sfere! >>

<< Cosa dici? >>ribatté la Saggia, infastidita dal grido. Nello stesso istante avvertì una sensazione sgradevole, una sorta di oppressione che aveva provato due giorni prima. Cercò di raccogliere le energie per tener testa alla sfera... e Deri le parlò.

Vide Arianna dire qualcosa, spaventata, ma non sentì nulla. L'immagine della ragazzina si sfocò e alla fine scomparve, e Denebola vide di sfuggita macchie verdi e poi la distesa grigia del cielo davanti agli occhi...

 

<< Apri gli occhi, Denebola! Svegliati! >>

La Saggia provò ad ubbidire, ma aveva gli arti indolenziti e il freddo le era penetrato fin nelle ossa. Cercò allora di parlare, di pensare ma era come se qualcuno si fosse impadronito del suo cervello. Percepiva distintamente due forze: Deri, che continuava a parlarle, e la sfera... Stavano lottando e lei non aveva la forza di reagire. La sfera voleva qualcosa che sapeva essere molto vicino. Denebola fu assalita dal terrore; stavolta l'avrebbe uccisa, e con lei anche Deri. La voce del cristallo si affievolì. Lei tentò di richiamarlo...

Macchie colorate le esplosero davanti e alte voci le invasero la testa. In preda alla nausea e completamente inerme, aprì gli occhi e mise a fuoco il volto di Rio chino su di lei. Il soldato si voltò indietro e urlò parole indistinte; poi tornò da lei.

<< Come stai? >>

Denebola sbatté più volte le palpebre. Era bagnata fradicia e i capelli le si erano incollati sulla fronte e sul collo; mosse debolmente la mano al suo fianco e si accorse che la borsa le era rimasta attaccata alla cintura.

Rio parlò ancora. Le voci le arrivavano come fossero lontane miglia, e il giovane capitano sembrava ora più vicino ora più distante. la guardò con preoccupazione; dal mantello spuntava il Majirka. Afior risplendette appena nella M incastonata... Denebola sentì il cuore accelerare con prepotenza e la magia scorrerle fin nella punta delle dita. Mosse la mano e Rio fu scagliato lontano da lei.

I compagni si voltarono all'urlo del capitano.

Denebola si mise seduta e li squadrò con occhi feroci, le pupille dilatate; alzò le mani e lanciò un incantesimo verso Alhena che colpì un albero. Quello si schiantò con un pesante scricchiolio nel punto in cui un attimo prima stava la sacerdotessa.

<< Fermati! >>le urlò Rio.

Denebola lo ignorò; una vocina le ripeteva di uccidere le persone davanti a lei e controllava ogni suo movimento.

<< La sfera la sta controllando! >>ansimò Alhena.

Tinhos sfoderò la spada e Jeff provò ad imitarlo, ma una fitta gli trapassò la testa e lui cadde a terra, contorcendosi in preda al dolore.

<< No! Resisti! >>urlò disperata Alhena. Fece per chinarsi su di lui ma si ritrasse subito. Jeff la osservò con lo stesso sguardo di Denebola; saltò in piedi, estrasse la spada e si scagliò sulla sacerdotessa.

Anche Denebola attaccò. Alhena a Arianna respinsero i suoi incantesimi e Rio e Tinhos cercarono di tener testa a Jeff. Entrambi lottavano come ossessi e con maggior forza del solito; Jeff disarmò l'elfo e quasi gli trapassò il petto. Rio chiese aiuto ad Afior, inutilmente, perché dopo qualche attimo le altre sfere si attivarono, disorientandoli. Arianna vide Denebola scagliarle contro un grosso ramo, ma la sfera di Venere creò una barriera che lo distrusse non appena ne fu sfiorata. Intanto Jeff aveva bloccato Rio addosso ad un albero; il capitano perdeva sangue al polpaccio ed era intontito dalla manifestazione del potere delle sfere. I rami gli sferzavano la faccia ed ai piedi dell'albero il terreno era molle e lo faceva barcollare. Jeff mosse in avanti la lama... e un'esplosione di energia fece tremare la terra.

Rio si aggrappò al trono per non lasciarsi travolgere; si sentiva il petto in fiamme mentre Afior e la sfera di Giove lo proteggevano. Vide Jeff arretrare, un rivolo di sangue che gli colava dal naso, gli occhi accesi di ira. Ma non riuscì ad avvicinarsi a Rio. Provò tre volte a colpirlo, e ogni volta fu scagliato indietro. Il capitano osservò turbato che ad ogni tentativo sul suo corpo si aprivano larghe ferite; ormai il ragazzo era esangue in volto e tremava, ma gli occhi rimasero freddi ed imperterriti. La sfera stava usando il suo corpo come scudo e arma.

<< Cosa facciamo? >>urlò Arianna.

Rio lanciò un'occhiata a Denebola che, stremata, si accaniva contro Alhena; Deri le brillava sotto il mantello e la Saggia si faceva più pallida ad ogni secondo che passava. Sembrava sul punto di svenire.

Rio tornò a Jeff, che lo studiava in silenzio, le dita contratte attorno l'elsa della spada. Dietro, Tinhos lo teneva sotto tiro pur non sapendo come agire.

<< Usate le sfere! Dobbiamo farli tornare in sé! >>urlò il capitano.

<< Voi due non potete! >>gridò di rimando Alhena, schivando un fascio di luce blu.

<< Guiderò io le sfere di Giove e Nettuno >>Per la prima volta dopo giorni, Rio udì distintamente la voce di Afior.<< Le vostre sono buone e penso di poter agire anche per Tinhos >>

Jeff mosse un passo in avanti, gli occhi sulla sfera che Rio estrasse lentamente dalla borsa.

<< Cosa devo fare? >>domandò lui.

<< Cerca di non svenire >>

Jeff fece roteare la spada e balzò verso il compagno e Rio nello stesso momento avvertì un dolore sordo dietro la testa e una pressione violenta sulle spalle. Riuscì a malapena a tenersi in piedi mentre Afior e la sfera brillavano così intensamente da accecarlo. LA forza premette fino a fargli piegare le ginocchia, e fu scosso da un singulto: in qualche modo sapeva che Afior stava indirizzando contro la sfera di Saturno anche quella di Nettuno. Udì l'urlo di Jeff; un sudore freddo gli colò sulla pelle e le gambe gli cedettero.

Cadde e udì indistinti tonfi attorno a lui. Il terreno vorticava incessantemente sotto le sue mani, e lui non riuscì a riaprire gli occhi. Forse erano passate ore, o magari solo qualche minuto quando Alhena lo scosse dolcemente e lo aiutò a rimettersi in piedi.

Tinhos stava seduto accanto a Jeff, svenuto, e gli tamponava le ferite; Arianna faceva lo stesso a Denebola. Sia lei che l'elfo erano rimasti scossi dalla lotta e si muovevano con estrema cautela, ancora malfermi sulle gambe. Ma ciò che turbò Rio più di tutto furono Denebola e Jeff: entrambi avevano tagli profondi su tutto il corpo ed erano più bianchi dell'avorio. Due cadaveri che respiravano appena.

Rio cadde in ginocchio accanto a loro; nauseato: iniziava a rendersi seriamente conto di quel che stavano rischiando in quella missione.

<< Si sta avvicinando un altro temporale >>mormorò Tinhos osservando il cielo a nord.

Rio avrebbe voluto non muovere Jeff e Denebola, ma Arianna era troppo debole per eseguire una magia che li tenesse all'asciutto. Con uno sforzò si alzò e andò a recuperare i cavalli, rimasti solo perché li avevano legati saldamente ad un albero. Perfino Matar era ancora nervoso quando li sciolse.

<< Puoi vedere se c'è un luogo dove ripararci? >>chiese a Tinhos.

L'elfo si inoltrò in mezzo agli alberi e tornò dopo pochi minuti.

<< A un paio di chilometri da qui c'è una casa. Mi sembra che sia abbandonata >>

<< Bene. Ce la fai a cavalcare? >>

<< Sì, purché ci riposiamo subito >>

Insieme sollevarono Denebola e la misero davanti ad Alhena; Rio avrebbe portato invece Jeff nonostante Tinhos si fosse offerto di farlo al posto suo.

<< Sei molto più debole di me >>disse mentre si avviavano a passo sostenuto per quel che potevano sopportare.

<< Resisterò in questi minuti >>tagliò corto Rio.

In realtà era esausto e non vedeva l'ora di chiudere gli occhi e addormentarsi. Ma c'era quel che era appena successo a tenerlo sveglio. Era accaduto tutto molto in fretta. Arianna aveva urlato qualcosa a proposito delle sfere e Denebola subito dopo era svenuta e caduta nel fiume. Erano riusciti a salvarla solo perché era rimasta impigliata nei rami di un albero che si sporgeva sull'acqua. Poi si era risvegliata dopo molto tempo, e la sfera l'aveva stregata... e l'attimo dopo era successo anche a Jeff. Qualcosa le aveva risvegliate. Rio si ripropose di parlare con Arianna dopo che si fossero riposati per bene... e, se fosse uscito vivo da quella storia, sarebbe andato a fare quattro chiacchiere anche con Fabius.

Il temporale li raggiunse quando furono in vista della casa, una costruzione in pietra a due piani, col tetto sfondato sulla facciata. Un basso recinto ricoperto da cespugli incolti la circondava; la porta d'ingresso si reggeva appena ai cardini e quasi non cadde quando Rio la spinse per entrare in una piccola cucina. Il tavolo era rovesciato e aveva una gamba spezzata; le sedie erano ammucchiate alla rinfusa vicino ad una catasta di legna da ardere. Nella stanza accanto trovarono due letti impolverati su cui adagiarono Jeff e Denebola.

Mentre Tinhos portava i cavalli nella stalla Arianna accese il fuoco e Rio esplorò il resto della casa. Una scala pericolante conduceva ad un'altra camera da letto in cui trovò alcune coperte; nella stanza che si trovava sopra la cucina era caduto il tetto: travi, pietre ed i resti di un cassettone ingombravano il pavimento e la pioggia si raccoglieva in larghe pozze.

Tornato dagli altri, Rio consegnò le coperte ad Alhena, che stava fasciando le ferite del due compagni, e, in cucina, si lasciò cadere davanti al fuoco. Arianna e Tinhos mangiavano in silenzio una fetta di pane con un'espressione stanca e tesa.

Dormirono per molte ore, e quando si svegliarono il sole brillava alto nel cielo nuvoloso. Denebola e Jeff erano ancora molto storditi e si scusarono infinite volte coi loro compagni per averli attaccati.

<< Non è certo colpa vostra >>esclamò Rio per la quarta volta.

<< Non sappiamo cosa sia successo esattamente >>disse Denebola mentre Arianna distribuiva zuppa calda in ciotole trovate nella credenza. << Io devo essere caduta in trance. Sentivo Deri e la sfera parlarmi contemporaneamente... lottavano fra loro... e quando sono tornata in me e ho visto il Majirka di Rio ho sentito come una scossa, poi è stato come se stessi dormendo e mi vedessi mentre combattevamo. Sapevo che la sfera mi controllava, ma non riuscivo a fare nulla. Era come se stessi vivendo un sogno >>

Gli altri si voltarono verso Jeff, che scrollò le spalle. Preferiva non parlare; quello che era successo l'aveva terrorizzato, e si vergognava di essersi lasciato assoggettare così facilmente. Oltretutto, le sue ferite erano più numerose di quelle di Denebola ed era ancora molto debole.

<< Sì, è così anche per me >>disse soltanto.

<< Ma cos'è successo veramente? >>chiese Tinhos.

<< Arianna, è successo tutto mentre attraversavate il ponte. Cosa ricordi? >>disse Rio.

<< Be', mi sentivo strana... confusa. Non ricordavo come ero arrivata al palazzo di Avior. E poi, quando stavamo sul ponte è stato come se mi fossi risvegliata e ho ricordato tutto: sono arrivata da Avior con due briganti che dovevano ucciderlo e rubargli qualcosa. Be', sentite anche questa: lui ha le sfere mancanti! Ha evocato le nubi di ieri perché sapeva che i nuovi arrivati - cioè noi - ne avevano altre. Voleva attirarci >>

Alhena rimase sconvolta, e Rio batté la mano sul tavolo, che traballò.

<< Ma certo! >>esclamò.<< Dopo cena mi ha chiesto cosa facevamo a Largopiano e cosa ci dovevano rubare i goblin. Voleva che gli dicessi che erano le sfere! E visto che non riusciva a farmi parlare mi ha detto che aveva sentito parlare di sfere che ridanno la vita. Sperava che magari Denebola o Alhena potessero aiutarlo coi loro poteri >>

<< Ma perché non ce le ha rubate? >>chiese perplessa la Saggia.

<< Forse sapeva che sarebbe stato pericoloso. Però se ci ha lasciati andare così può darsi che ci tenderà una trappola lungo il viaggio. Sa che andiamo a Olìskar >>disse Rio.<< Anche se, da come parlava, non sa nemmeno quante sfere esistono >>

<< A quest'ora potrebbe averlo capito >>ribatté Tinhos.

<< Sono stata una stupida! >>esclamò sconsolata Alhena. << Abbiamo lasciato per tutto il tempo le sfere in camera e forse si sono attivate e noi non ce ne siamo accorti. Siamo andati a dormire senza neanche controllare >>

<< Be', intanto l'abbiamo saputo >>tagliò corto Rio.<< Preoccupiamoci di quello che ha detto Arianna: i goblin volevano le nostre sfere, ma quei due uomini volevano quelle di Avior. Sarà stata sempre la principessa elfica a comandarli? >>

<< Quei briganti parlavano di una "fattucchiera"... quindi dovrebbe essere lei >>

<< Quella donna controlla goblin, uomini e demoni >>commentò Tinhos, disgustato. << Come la sconfiggeremo? >>

Si guardarono l'un l'altro, desolati.

<< C'è però un'altra cosa che non capisco. Perché Arianna non ha parlato subito? >>

<< Avior deve aver imposto delle barriere all'interno delle quali non riusciva a ragionare bene, e quando siamo arrivati al ponte si sono spezzate facendola tornare in sé >>presuppose Alhena cercando di recuperare la calma.<< E anche le sfere devono aver capito che si stavano allontanando troppo dalle loro compagne, così hanno cercato di impedirlo >>

<< Le nostre ci hanno ordinato di uccidervi perché sono malvagie? >>disse Jeff.

<< Esatto, e si sono trovate in sintonia fra loro >>concluse la sacerdotessa.<< Per fortuna quelle buone ci hanno aiutato. A proposito, Rio, come avete fatto tu e Tinhos a usarle? >>

<< E' stato Afior: ha fatto in modo che... purificassero Denebola e Jeff >>

<< Non credevo fosse possibile >>disse Alhena, sbalordita.<< Peccato che Deri non sia riuscito a fare altrettanto >>

Denebola arrossì.

<< In realtà ha cercato di farmi restare cosciente, ma ho ceduto subito >>

<< Non è colpa tua >>ribatté con forza Jeff.<< Rio e Tinhos sono stati fortunati perché le loro sfere sono buone. Deri invece doveva combattere contro quella di Urano e intanto tenerti sveglia. Penso che, se si fosse opposto ancora per molto, sarebbe andato distrutto >>

Quel pensiero li fece rabbrividire, e Alhena disse, senza entusiasmo:<< Lo penso anche io... Sì, forse è meglio che non sia andata in un altro modo >>

Per quel giorno decisero di non ripartire. Di tanto in tanto tuonava, ma il cielo tornò sereno e l'aria si fece più calda. Le sfere non mostrarono segni di inquietudine nonostante fossero tornate rosse, e Alhena interpretò questa situazione con la vicinanza delle loro compagne mancanti.

Dopo un'esigua cena, Denebola passeggiò nel cortile incolto col Majirka stretto in mano, ripensando a tutte le cose accadute in quei giorni. Svoltò e sobbalzò: nella stalla una figura trafficava con le redini dei cavalli, respirando pesantemente. La Saggia si avvicinò ancora, e alla luce della luna riconobbe Jeff.

<< Cosa stai facendo? >>esclamò.

Jeff si voltò di scatto con espressione colpevole. Denebola si fermò sulla porta ed evocò una fiamma che illuminò il volto ancora stanco del ragazzo.

<< Non dovresti riposare? Molte ferite devono ancora rimarginarsi >>continuò con voce affabile.

<< Tu, invece? Mi hai seguito? >>ribatté Jeff con durezza. La scansò bruscamente e fece per correre via, ma era ancora debole e Denebola ne approfittò per raggiungerlo.

<< Ti devo parlare >>disse e, dato che il ragazzo continuava imperterrito a camminare, lo prese per il polso e lo costrinse a guardarla.<< Cosa facevi nella stalla? Volevi scappare? >>

<< Scappare da cosa? Dalle sfere? La mia mi fulminerebbe dopo due passi! >>

<< Quindi cosa volevi fare? >>

Jeff distolse rabbioso gli occhi da lei; sembrava lottare tra il desiderio di parlare e quello di restarsene zitto.

<< Volevi andartene per cercare le pietre che ti ha chiesto Altair, vero? >>domandò piano Denebola. Le parve di vedere Jeff impallidire, o forse fu solo il chiarore della luna sulla sua pelle già diafana.

<< Sai di quella storia? >>

<< Sì >>

<< Te l'ha raccontata Altair? >>

<< No, ma non è questo il punto. Altair si è dimenticato delle pietre ed è inutile che tu le cerchi! Pensa alla missione! >>

<< Non me ne importa niente della missione! Quando sono venuto alla Torre volevo avere notizie su chi avesse ucciso i miei, non rimanere coinvolto in questa faccenda! >>

<< Sarebbe potuto succedere a chiunque! Tu hai raccolto la sfera e, inconsapevolmente, hai accettato di diventarne il portatore. Cosa dovremmo dire io, Rio, Tinhos e Alhena? Avevamo tutti altri scopi e invece siamo costretti ad andare a Xara! E, se non te ne sei ancora accorto, presto o tardi incontreremo chi ha assassinato la tua famiglia e allora potrai vendicarti quanto vorrai! >>Denebola urlò queste ultime parole, rossa in volto.

<< Tu credi che sopravviveremo almeno fino a Xara? >>chiese Jeff con un sussurro.

<< Tu difficilmente morirai. Anche se rimanessi gravemente ferito, come oggi, hai il Brillante degli elfi con te >>

Jeff si portò una mano al collo e tirò fuori il piccolo Brillante, che scintillò alla luna. Rimase senza parole.

<< Jeff, io so che Altair non pensa più al vostro patto e, anche se così non fosse, non potresti comunque portargli alcuna pietra magica, perché non esistono >>continuò la Saggia con un tono più tranquillo.

Il ragazzo si liberò dalla sua stretta e andò a sedersi poco lontano sulla staccionata. Una folata di vento portò loro l'odore pungente degli alberi e della terra bagnata.

<< Sai una cosa? >>disse lui dopo un po'.<< Penso che tu sia stata l'unica dei Saggi a preoccuparsi davvero per me. Ti stanno a cuore le vite dei tuoi compagni e ti interessi della missione solo perché vuoi che si concluda prima che accada qualcos'altro. Invece io ho sempre avuto questo desiderio di vendetta, ed ero disposto perfino a diventare il servo di Altair se fosse stato necessario. Eppure dentro di me sentivo che era inutile. Non so bene nemmeno io cosa avrei fatto stasera, perché una parte di me sapeva che al momento è più intelligente andare a Xara >>

Denebola si sedette accanto a lui.

<< Vedrai che riuscirai a vendicare la tua famiglia >>

Jeff abbozzò un sorriso.

<< Toglimi una curiosità: come hai fatto ha scoprire il patto fra me e Altair? >>

<< Ti aspetti davvero che ti risponda? >>

<< Quindi devo pensare che mi spii >>Jeff si finse indignato.

<< Oh, no. Devi pensare che qualcuno lassù ti vuole proteggere >>

Jeff la fissò un attimo senza capire, poi scoppiò a ridere.

<< Stai dicendo che te l'ha detto un dio? >>

<< Certo. Gli dei parlano a molti Saggi >>rispose Denebola, leggermente perplessa per la risata dell'altro.

<< Addirittura gli dei? Ma allora stavo facendo una vera stupidaggine >>

Denebola sorrise di rimando.<< Sono contenta che te ne sia accorto >>

Continuarono a scherzare per molto tempo, col cuore più leggero. La luna era scomparsa oltre le cime degli alberi quando si decisero a rientrare. Davanti al fuoco della piccola cucina trovarono Rio, che li guardò con severità.

<< Nelle tue condizioni dovresti stare a letto già da un pezzo! >>esclamò rivolto a Jeff. Il ragazzo sorrise e andò nell'altra stanza senza ribattere.

<< Anche tu dovresti riposare >>osservò Denebola.

Rio scrollò le spalle e le fece segno di sedersi accanto a lui.

<< Ripensavo alle parole di Avior >>disse.<< Vuole le sfere per riportare in vita sua moglie >>

<< Alhena dice che non possono farlo >>

<< Lei cosa ne sa? Gli dei possono tutto, quindi non vedo perché le parti dell'anima di Nohriam non possano resuscitare >>

<< E se la persona resuscitata avrà un altro aspetto? Sì, insomma, chi ci garantisce che non tornerà sotto qualche forma strana o... mostruosa? >>

<< Bisognerà stare attenti ad esprimere correttamente ciò che si vuole >>

<< Non so, sembra troppo facile... Parlane con Alhena >>

<< E' con te che voglio parlarne! >>replicò Rio, gli occhi puntati sulle braci morenti. << Lei non può capire cosa significhi averlo perso >>

Denebola ebbe un tuffo al cuore.

<< Vuoi usare le sfere per Mailo? >>chiese molto piano.

Rio scosse la testa.

<< Lo dissi anche ad Avior: riportare in vita una persona richiederebbe di sicuro qualcosa di grande, in cambio >>

<< Ma prima hai detto... >>

<< Se fossi sicuro di non correre alcun rischio lo farei >>Rio la guardò dritto negli occhi, e Denebola fu quasi spaventata dal suo sguardo deciso. Distolse in fretta il proprio, senza sapere cosa dire. << Non... non sei d'accordo? >>chiese lui esitante.

<< Non vorrei che ti stessi illudendo >>mormorò la Saggia.<< Ormai sappiamo tutti quanto siano pericolose le sfere >>

Rio sospirò e il suo sguardo si offuscò.

<< Volevo solo una speranza >>sussurrò, << perché so che non ce ne sono >>

Sentendosi gli occhi bruciare, Denebola lo abbracciò. Rio finalmente sfogò tutta la tensione di quei giorni, e per la prima volta dopo tanto tempo i cristalli di Imder Nysri si ritrovarono uniti dallo stesso sentimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 20
*** Un vecchio amico (1° parte) ***


 

 

I prati bagnati di rugiada sfrecciavano sotto gli zoccoli dei cavalli mentre l'aria fredda estirpava le ultime tracce di sonno. Noci e pioppi si alternavano a tronchi cavi sradicati e resti di cespugli, ma più andavano verso nord-est più la terra tornava dura e asciutta e le tracce del temporale si facevano più rare, così che i cavalli aumentarono l'andatura.

Le sfere brillavano, segno che per la sacerdotessa significava l'arrivo imminente delle due di Avior. A quella notizia i compagni si fecero guardinghi, e Rio mandò Tinhos in retroguardia.

Cavalcarono senza sosta per tutta la mattina e si fermarono a riposare per un paio d'ore presso un laghetto ad una quindicina di miglia da Olìskar. Era il primo pomeriggio quando le sei sfere pulsarono all'unisono provocando uno spasmo collettivo nei compagni; anche i cavalli lo avvertirono e rallentarono; Tinhos, voltatosi indietro, vide una ventina di uomini a pochi chilometri da loro.

<< Sono vicini! >>gridò.<< Sono ventitré e portano solo spade >>

<< Fermiamoci >>decise Rio.<< Arianna, va' vicino quell'albero. Ci difenderai da lì e sarai più al sicuro >>

Voltarono i cavalli nella direzione opposta e sollevarono le spade. Tinhos incoccò due frecce e disse: << Sono a meno di mezz'ora da noi. Non so come facciano: hanno dei comuni cavalli >>

<< Merito delle sfere, presumo >>gli rispose Rio.

<< Pensi sul serio che voglia combattere? >>chiese Jeff.

<< Spero per lui di no >>

Come aveva detto Tinhos, Avior ed i suoi uomini li raggiunsero in breve tempo. Non erano armati come tre giorni prima e tenevano sguainate solo esili spade. Ciò che sconvolse i compagni, comunque, furono i loro volti spossati ed i cavalli, che sbuffavano al limite della sopportazione e i cui fianchi erano madidi di sudore.

Avior si avvicinò ancora, da solo, e Rio lo imitò. Al centro del cerchio che i soldati ed i compagni avevano formato, si guardarono dritto negli occhi.

<< E' sconvolgente la facilità con cui mi avete mentito >>disse il duce, e la sua voce risuonò chiara nella pianura.

<< Voi invece avete voluto prendervi gioco di noi >>ribatté Rio.<< Ci avete ospitato per avere informazioni sulle sfere >>

<< In realtà volevo sottrarvele, ma non sarebbe stato corretto nei vostri confronti, così ho deciso di venirvele a chiedere prima che foste troppo lontani >>

<< Molto gentile. Prima di cominciare avrei delle domande, però: sapete che cos'è successo due mattine fa? >>

Avior sorrise.

<< Voi avete oltrepassato i confini dell'incantesimo fatto con le mie sfere: prima che lo superaste vi sentivate strani, vero? Ad essere sincero, all'inizio non l'ho eretto per voi: era un modo per sapere se si stavano avvicinando le altre sfere. Certo, quando l'avete superato le mie hanno agito comunque... anche se un po' male >>

<< Sì, anche le nostre. Vi avverto Avior, state scherzando col fuoco. Le sfere smetteranno di obbedirvi, molto presto >>

<< Le conoscete molto bene. Allora perché non me ne avete parlato, l'altra sera? >>esclamò il duca, spazientito.

<< Perché non mi avreste ascoltato! Inseguite un sogno irrealizzabile! >>

<< Cosa ne sapete, voi? Quelle sfere sono la mia ultima speranza! >>

<< Noi sappiamo solo che fra poco scoppierà una battaglia in cui molto probabilmente le sfere ci uccideranno >>gridò Rio.<< Vogliono riunirsi ad ogni costo! >>

Avior gli rivolse uno sguardo sprezzante.

<< Temete lo scontro con le mie sfere. Allora ve lo chiedo gentilmente: consegnatemi le vostre e non ci sarà alcuna battaglia >>Protese in avanti la mano.

<< Voi non sapete cosa sono in grado di fare! >>gridò Alhena, disperata. << Una volta che si saranno stancate di voi vi elimineranno! Non vi ridaranno mai vostra moglie! >>

Gli occhi di Avior lampeggiarono. Il suo volto si tinse di rosso mentre abbassava la mano; la sua unica risposta fu la spada, che scintillò al sole.

Le otto sfere pulsarono soddisfatte, e persino i soldati si accorsero dell'ombra di pericolo che stava calando su di loro. Rio si sentì esplodere il cuore, ma Afior brillò rassicurante sul suo petto, e lui strinse il pugno attorno all'elsa.

<< Qualunque cosa accada, restate coscienti! >>urlò agli altri.

Avior diede ordine di attaccare. I cavalli di Largopiano scattarono con lentezza e i loro cavalieri si avventarono sui compagni con la stessa debolezza. L'uso delle sfere su di loro li aveva provati più di una battaglia.

Subito, come se non aspettassero altro, le sfere reagirono. I compagni sentirono le proprie chiamare quelle di Mercurio e Plutone, tremando in maniera incontrollabile e stordendoli.

Denebola e Alhena scagliarono via una decina di soldati con un solo, violento incantesimo; la Saggia fissò con orrore uomini e cavalli schiantarsi a terra e non rialzarsi più.

<< Le sfere ci stanno aiutando, rendono più potenti i nostri attacchi! >>spiegò la sacerdotessa.

Non era quello che Denebola voleva, considerato che, con la sua sola ferocia, la sfera di Urano avrebbe potuto uccidere i loro avversari, mentre lei avrebbe voluto il minor numero di vittime possibile.

Avior e Rio erano scesi da cavallo e lottavano corpo a corpo, il duca già provato dopo aver usato le sfere, e Rio rallentato dalla propria che emanava fiotti di energia, che incontrandosi con quelli di Mercurio e Plutone provocavano gelide scosse ad entrambi i duellanti. Il corpo di Avior era comunque più massiccio di quello del capitano, e il duca riuscì a farlo indietreggiare. Rio scartò a destra per evitare un fendente che gli avrebbe squarciato la spalla, e puntò la lama contro la gola del duca. Si fissarono negli occhi, ansanti, le sfere vicinissime tra loro.

<< A cosa vi servono? >>sussurrò il duca.

<< A nulla. Dobbiamo riportarle al loro tempio in modo che non facciano altre vittime. Perciò consegnatemi le vostre >>

Per tutta risposta, Avior aprì la mano libera e un incantesimo colpì il ventre di Rio con la forza di un ariete. Il capitano cadde a qualche metro di distanza, la spada volò via e lui quasi venne calpestato dai cavalli che andavano avanti e indietro sbuffando vapore e sempre più malfermi sulle zampe. Rio vide una luce gialla oltrepassarlo per andare a colpire un soldato alle proprie spalle: Arianna reggeva la sfera di Venere a pochi passi da lui.

<< Non avvicinarti! >>boccheggiò Rio. Provò a rimettersi in piedi, e una fitta lo attraversò; si portò la mano al ventre e si accorse di avere un lungo taglio sopra l'ombelico.

Attorno a sé udiva i nitriti dei cavalli ormai allo stremo delle forze per aver subìto dalle sfere l'incantesimo che li aveva resi veloci, le urla dei suoi compagni e dei pochi soldati rimasti. Arianna combatteva schiena a schiena con Denebola; Tinhos aveva abbandonato l'arco e stava tenendo lontano un soldato facendo roteare la spada. I simboli delle loro sfere risplendevano attraverso la stoffa delle borse.

Rio abbassò lo sguardo e vide sull'erba calpestata un'ombra incombere su di sé; si voltò e Avior lo spinse indietro premendogli un piede sul petto. Aveva una luce folle negli occhi e un mezzo sorriso gli incurvava le labbra; un rivolo di sangue gli colava da un graffio sotto un sopracciglio. Rimasero a fissarsi per lunghi istanti, sordi ai rumori della battaglia. Avior premette la punta della spada sulla borsa di Rio e tastò la sfera.

<< Sarò io a riunirle tutte >>sussurrò.

Rio non rispose. L'energia delle sfere lo stordiva, e la ferita al ventre gli rendeva faticoso anche indietreggiare per recuperare la spada. Nemmeno Avior riusciva più a nascondere la stanchezza: un marcato pallore gli si stava diffondendo sul viso e la mano che reggeva la spada tremava; ma non lasciò la presa e anzi tagliò con un unico gesto la stoffa della borsa, rivelando la sfera di Giove. Si chinò per raccoglierla, avido... e una freccia gli passò sibilando davanti agli occhi. Si raddrizzò in tempo per vederne una raffica cadere sulla mischia. I soldati si dispersero e Arianna respinse le frecce che stavano volando sui compagni. Dall'ombra degli alberi si fece avanti una dozzina di uomini; sulle loro armature era raffigurato il sole con dieci raggi di Terrani.

Avior dette una rapida occhiata intorno: gli erano rimasti pochi uomini, e lui stesso era esausto per tener testa anche ai nuovi arrivati. Uno di questi lo allontanò da Rio con un pugno e gli puntò contro la spada, ma il duca scomparve sotto la sua presa così come tutti i soldati di Largopiano accanto a loro.

Rio vide il soldato di Terrani rialzarsi, confuso, e guardarsi per un istante intorno: erano rimasti solo i suoi commilitoni ed i compagni. Il capitano si rimise in piedi a fatica.

<< Vi ringrazio! Come mai siete qui? >>domandò con un filo di voce, tenendosi un braccio al ventre.

Il soldato si sfilò l'elmo e lo fissò preoccupato. Rio spalancò gli occhi e quasi cadde una seconda volta, non sapeva se per la sorpresa o il dolore.

<< Ma tu... >>

Mailo abbozzò un sorriso e lo aiutò a tenersi in piedi passandogli un braccio attorno alla vita; poi urlò qualcosa a un paio di uomini, che smontarono da cavallo e iniziarono a trafficare coi loro bagagli.

<< Vedi di non svenirmi davanti, eh? >>disse poi a Rio, che lo guardò scioccato mentre lo accompagnava dagli altri.

<< Ma tu sei morto! >>

<< Non urlarmi nell'orecchio! Sei impazzito? Posso essere morto se sono qui? >>replicò l'amico con una risata. Salutò con entusiasmo Tinhos e Denebola e si presentò a Jeff, Alhena e Arianna.

Rio era abbastanza cosciente per capire che non stava sognando, né che era morto.

<< I nostri compagni a Men-nha hanno detto che eri morto in un'imboscata! >>esclamò.

<< Sì, mi avevano detto che vi eravate incontrati. Sai, ci siamo riuniti poche ore dopo che te ne eri andato. E Henrion mi ha parlato delle sfere >>

<< E che cosa fai qui? >>gli chiese Tinhos.

<< C'è stata una battaglia contro i goblin a Greywood, cinque giorni fa, ma io e parte dell'esercito siamo rimasti indietro rispetto agli elfi, così c'è stato un nuovo ordine: dovevamo andare a difendere il confine sul fiume Genma. Con questi uomini mi sono spinto fin qui per difendere un villaggio vicino, e durante un giro di ricognizione abbiamo incontrato voi >>

<< E l'imboscata? >>domandò Rio.

<< Una decina di giorni fa siamo stati attaccati da dei briganti presso le rovine di Malìba. Alcuni nostri soldati sono morti, e anche io ero gravemente ferito. Mi hanno abbandonato in mezzo a delle sterpaglie, ma sono riuscito a ritrovare l'esercito sulla strada per Galford >>Mailo lo aiutò a sdraiarsi e gli uomini che aveva chiamato si avvicinarono con erbe curative.

Il taglio provocato dall'incantesimo di Avior aveva assunto un brutto colore viola e sanguinava copiosamente. Denebola impiegò quasi un'ora per rimarginarlo.

Avevano tutti deciso di accamparsi lì vicino per il resto del giorno. Mailo era rimasto impressionato da quanto le sfere avessero indebolito i suoi amici, nonostante non li avessero attaccati direttamente, ma cercava di non dare a vedere la propria preoccupazione descrivendo i luoghi che aveva visitato da quando era arrivato nei Regni Conosciuti.

<< Sai, pensavo non ci fosse posto più grande di Valdmurt >>disse Denebola.

<< Lo stesso vale per me. Uno pensa di aver già visto tutto e poi scopre che ci sono città più grandi di Terrani... o di Uran >>.Mailo osservò critico la spada di Rio, che aveva recuperato, e passò un panno bagnato sulla lama sporca di sangue e terra. << In che razza di stato tieni l'arma che ti deve proteggere? >>

<< Ci stavo combattendo, prima che venissi tu >>replicò Rio.

<< Prima, infatti! Quando sono arrivato quell'uomo ti stava per ammazzare... e tu te ne stavi lì impalato! Dovevo salvarti io, sempre a farti da balia... >>

Rio lo fulminò con lo sguardo e fece per alzarsi, ma Denebola glielo proibì mentre continuava a pulirgli la ferita.

<< Non ne ho mai avuto bisogno >>disse allora.

Mailo scosse la testa.

<< No, infatti: solo da quando ci conosciamo. Ad esempio durante la battaglia contro i pirati, ricordi? >>

<< Ehi, avevo solo sedici anni e lottavo uno contro quattro! E poi, bell'aiuto che mi desti >>esclamò Rio, rosso in viso, cercando di mettersi in piedi per andare a prendere a pugni Mailo.

<< Oh, insomma! >>sbottò spazientita Denebola. Lo bloccò a terra con un incantesimo e disse:<< Vi siete appena ritrovati e già litigate? Due persone normali si abbraccerebbero >>

<< Ma noi non siamo normali >>rispose Mailo, guardandola come se fosse un'ovvietà. Arianna scoppiò a ridere.

<< Ho finito. Dovresti avvertire appena un piccolo fastidio, nient'altro >>disse la Saggia a Rio.

Il capitano si alzò; gli era rimasta una cicatrice rossa, ma, stanchezza a parte, stava bene. Ringraziò Denebola e si rivestì.

Mentre il sole tramontava oltre la linea dell'orizzonte tingendo di rosso la pianura e gettando ombre marcate sotto alberi a cespugli, fu preso da parte da Mailo, che gli riconsegnò la spada di nuovo scintillante. Si appoggiarono ad un pioppo poco lontano e Mailo rivolse all'amico uno sguardo serio.

<< Allora, che hai intenzione di fare? >>

<< Fabius mi ha affidato il comando della missione, e sono anche il portatore di una sfera: mi sembra chiaro cosa debba fare >>

Mailo annuì con un sospiro spazientito.

<< Domani mattina ripartirò con i ragazzi. Ho mandato uno di loro ad avvisare gli altri che siamo qui >>disse. Rimase un attimo in silenzio prima di sbottare quasi con rabbia: << Perché Fabius non ha chiamato anche me, Alexander e Aiska? Anche noi siamo Ashik! Con quale criterio ha deciso chi doveva andare a Xara? >>

<< All'inizio, del vecchio gruppo, eravamo solo io e Denebola. E' stato per caso se si è unito a noi anche Tinhos >>rispose Rio, colpito dal tono dell'altro. << Fabius avrà voluto che andassero a Xara i portatori dei cristalli. Ma perché ti arrabbi? Pensi che mi stia divertendo a viaggiare con queste dannate sfere? >>

<< Certo che no! Mi arrabbio perché tu saresti dovuto partire al comando del terzo battaglione, dopo di me >>disse Mailo.<< E invece quando l'abbiamo incontrato vicino Royal mi hanno detto che eri stato convocato dalla Torre e te ne eri dovuto andare >>

<< Per favore, non ricordarmelo >>borbottò Rio con amarezza.

<< Alexander e Aiska dove sono, invece? >>continuò l'altro sempre più infervorato. << Loro cosa hanno di così importante da fare per non essere scomodati? >>

<< Mailo! >>lo interruppe Rio, avvertendo la rabbia montargli ad ogni sua parola.<< Ci sarà un motivo per cui Fabius non vi ha chiamati, ed io non lo so. E, francamente, è inutile parlarne ora. Se potremo glielo chiederemo >>

Un paio di rondini volarono sopra di loro e scomparvero nell'ultimo bagliore del tramonto. Mailo osservò Tinhos accendere il fuoco e Denebola e Arianna scartare le ultime strisce di carne.

<< Quando avrete finito a Xara cosa farai? >>chiese d'un tratto.

<< Chi ti dice che sarò vivo per poter fare qualcosa? >>

Il biondo capitano scrutò con sguardo accigliato e lievemente irritato il volto impassibile e serio di Rio.

<< Tu devi dirlo >>ribatté.

Rio lo fissò senza capire, così Mailo gli diede un leggero pugno sul braccio e disse: << Devi dire tu che una volta terminata la missione tornerai a difendere Terrani >>

<< Non è facile come pensi >>

<< Dipende solo da te. Se hai avuto la forza ed il coraggio di uccidere Tenugh, di sicuro riuscirai a riportare le sfere a Xara! Ormai siete quasi arrivati e, se le sfere malvagie si faranno rodere ancora il fegato, le calmerete con le quattro buone ed i cristalli >>

A quelle parole Rio si sentì il cuore molto più leggero e invaso da una sensazione di calma, tanto che gli venne da ridere. Sì, pensò mentre raggiungevano gli altri per cenare, forse mi sto facendo troppi problemi. 

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Capitolo 21
*** Un vecchio amico (2°parte) ***


 

La notte trascorse tiepida e serena, e l'alba venne in una fresca foschia. L'erba bagnata di rugiada scricchiolava sotto gli zoccoli dei cavalli che brucavano mentre i compagni ed i soldati consumavano una veloce colazione per poi controllare le armi prima di rimettersi in viaggio. Il sole era ancora una sottile striscia alle loro spalle quando si salutarono.

<< Olìskar è vicina >>disse Mailo abbracciando Denebola.<< Fate attenzione >>

<< Anche voi >>replicò Rio.

Con l'animo più tranquillo da quando aveva lasciato la Torre, il capitano voltò le spalle ai soldati di Terrani e guidò i compagni attraverso la pianura che si stava rapidamente riscaldando. Il sole illuminava dietro di loro il paesaggio selvaggio coi suoi grandi faggi e boschetti di imponenti querce.

La via prese gradualmente a salire su dolci pendii ricoperti ancora di qualche foglia secca, con sottili ruscelli che scorrevano giù dalle rocce verdi di muschio. L'aria si fece calda e il paesaggio meno incolto; campi di grano e isolate fattorie presero a sfrecciare alla loro destra, sui lati delle colline. I pastori osservavano gli stranieri a occhi sgranati, domandandosi se il turbine appena passato fossero davvero sei persone a cavallo.

In breve, la strada scese attraverso nuove terre dove le querce ed i faggi lasciarono il posto a pioppi e piccoli fiumi che scorrevano ai margini del sentiero. All'orizzonte videro la lunga striscia blu del mare, e una folata di vento portò loro il suo odore salino.

Arrivarono ad Olìskar non appena fu giorno fatto. La città sorgeva lungo la costa; le case tinte di bianco si susseguivano fino al porto fra strade acciottolate, palme ed oleandri scossi da una leggera brezza. Al posto delle mura vi era un'unica stazione di guardia, che i compagni oltrepassarono senza problemi.

Olìskar si stava svegliando: i mercanti iniziavano ad allestire le bancarelle nella piazza ed ai margini della strada principale mentre al porto rientravano i pescherecci e lungo la spiaggia i marinai riempivano di pesce grandi botti di legno.

La spiaggia si estendeva sabbiosa lungo l'intero Golfo di Imalìr per interrompersi bruscamente ad occidente con alti scogli che gettavano larghe ombre sul mare sottostante. Questo era un'immensa distesa di un blu intenso che si perdeva a vista d'occhio; era il mare più esteso di tutto il continente ed il più navigato, in particolar modo nella zona di Gardh-gaìa, che commerciava con le tre isole dell'Arcipelago di Kalon. I pescatori di Olìskar invece non osavano navigare a più di una decina di leghe dalla costa: ad una settimana di navigazione c'era la misteriosa isola di Xara, luogo, secondo alcuni vecchi, di culti religiosi sconosciuti. Nessuno vi sbarcava senza poi correre il rischio di essere catturato dai sacerdoti per essere sacrificato.

I compagni rimasero perplessi quando un pescatore raccontò loro questa storia, ma, esortati da Alhena, si allontanarono lungo il molo per trovare qualcuno disposto ad accompagnarli.

L'aria salmastra era densa di un forte odore di pesce, olio per le navi e catrame. Su botti e casse di legno accatastate sulla banchina i gabbiani mangiavano le loro prede. Un uomo lì vicino stava rammendando una rete da pesca. Alhena gli si avvicinò, un po' timorosa.

<< Salve. Cerchiamo qualcuno che possa accompagnarci a Xara >>

Il marinaio la fissò con occhi strabici, impressionato da quella richiesta.

<< Non troverete nessuno, signora >>rispose. << L'isola di Xara è un luogo pericoloso e qui nessuno è così folle da andarci a perdere la barca e la vita >>

<< A Xara non c'è nulla di strano o pericoloso, e noi dobbiamo andarci subito! >>ribatté la sacerdotessa.

<< Cercate da un'altra parte, allora, perché la gente di Olìskar teme quel posto >>sbottò il marinaio.

Alhena tornò dagli altri stupita e furiosa.

<< Non è possibile! Voglio proprio sapere chi ha sparso in giro false voci su Xara! >>

<< Purtroppo non possiamo convincere i capitani neanche con il poco denaro che ci è rimasto >>disse Jeff mentre si allontanavano in direzione del mercato.

<< Non perdiamoci d'animo, ormai siamo quasi arrivati. Per ora preoccupiamoci di trovare delle provviste >>disse Rio.

Si addentrarono nella strada chiassosa ed acquistarono pane e carne e ad una fontana fecero rifornimento d'acqua. Per quel che restava della mattina decisero di godersi un bagno ristoratore nelle terme, dove l'acqua arrivava da una sorgente vicina. Provarono con scarso successo a chiedere un passaggio per Xara, e solo Denebola e Arianna ottennero una risposta cortese. Dopo aver appurato che chiunque, dai più anziani ai bambini, tremava al solo sentire pronunciare "Xara", la Saggia espose un'idea che aveva in testa già da qualche ora.

<< Vuoi usare le sfere? >>esclamò incredulo Rio.

<< Sì >>Denebola rimase impassibile davanti ai loro sguardi sconvolti e scettici.

<< Ti rendi conto che se userai ancora la sfera potresti rimanere uccisa? >>le fece notare Tinhos.

<< Può darsi che non accadrà: in fondo sono due malvagie su quattro buone >>

<< Hai dimenticato la fatica per far tornare normali te e Jeff? >>replicò Rio.<< Ancora non ci siamo ripresi >>

<< Ma è l'unica soluzione! L'hai detto tu, siamo quasi arrivati, manca un ultimo sforzo... >>

<< Non voglio usare le sfere! >>sillabò Rio. << Se dobbiamo fare gesti estremi allora strega qualcuno affinché ci accompagni >>

<< Aspetta >>intervenne Alhena, << forse ha ragione. Questa volta non saremo noi a venire usati. Agiremo consapevolmente. Afior potrà guidare quelle di Rio, Tinhos e Jeff come l'altra volta, e Deri terrà sotto controllo quella di Denebola >>

<< Forse non sono stato chiaro >>esplose Rio.<< Se sono a capo della missione e ho deciso che non si usano, si trova un altro modo! >>

<< Non ce ne sono altri >>replicò Denebola.<< Voi cosa ne pensate? >>chiese a Tinhos, Jeff e Arianna.

<< Per me, non è una buona idea >>rispose subito Jeff.

Arianna annuì. Tinhos fissò per qualche attimo un punto davanti a sé prima di rivolgersi ad Alhena.

<< Se le useremo, poi dovremo riposarci >>disse.

<< Avremo tutto il tempo per farlo >>assicurò la sacerdotessa.

<< Cosa stai dicendo? Sei d'accordo con loro? >>sbottò Rio.

<< Non abbiamo altra scelta >>sospirò l'elfo con un tono di scusa.<< Non mi convince molto, questa storia, ma dobbiamo sbrigarci. Se ci concentreremo tutti, forse ci saranno meno danni dell'altra volta >>. Estrasse la sfera di Nettuno, subito imitato da Denebola e Alhena.

<< E' un'idea folle! Denebola, perché non capisci proprio tu che negli ultimi giorni hai sofferto per la sfera? >>esclamò Jeff.

<< Jeff, è l'unico modo >>Denebola lo guardò con uno sguardo in cui lui poté leggere paura e risolutezza.

<< Maledizione >>imprecò il giovane. Sconfitto, prese a sua volta la propria sfera.<< Spero che non impazziscano come qualche giorno fa >>

Rio lanciò uno sguardo ad Arianna, spaventata e indecisa; poi guardò uno ad uno i volti dei loro compagni: vi vedeva lo stesso timore che provava lui. Posò la mano sulla spalla della ragazza con fare incoraggiante e si affiancarono agli altri.

<< Pregate che vada tutto bene >>sbuffò infine prendendo la sfera di Giove. Denebola sorrise debolmente e pregò Deri di tenere sotto controllo la sfera di Urano. Il cristallo verde brillò animatamente, e una voce furiosa e debole allo stesso tempo la fece sobbalzare.

<< Non fare sciocchezze! Rischierete tutti quanti la vita! >>

Denebola sbatté costernata le palpebre e fissò Rio, che aveva un'espressione scossa - segno che Afior gli aveva parlato - e soddisfatta e guardò quasi con sfida la Saggia, mentre la luce rossa del suo cristallo era visibile da sotto la maglia.

<< Siete pronti? >>domandò loro Alhena.

<< No. Non sono l'unico a non essere d'accordo >>rispose il capitano.<< Afior non vuole usare le sfere e immagino che Deri la pensi allo stesso modo >>

Denebola gli fece cenno di tacere con un gesto stizzito. Aveva lo sguardo concentrato e stringeva nervosamente la sfera; poi, gli occhi le si allargarono in un'espressione stupita.

<< Ma certo! I cristalli! Che stupidi che siamo... Rio, usiamo i cristalli! Ci teletrasporterò usandoli >>

Rio fu preso alla sprovvista.

<< Buona idea! Però... riuscirai a sostenere il teletrasporto se le sfere reagiranno? >>

<< Forse posso aiutarvi io >>intervenne Arianna. << Se si tratta di un incantesimo, la mia magia potrebbe esserti utile, Denebola >>

<< Certo, anche la mia >>aggiunse Alhena dopo un momento di silenzio.<< Noi tre abbiamo poteri magici, perciò teletrasportarci sarà più semplice. Che sciocchi a non averci pensato subito! >>

Si guardarono con circospezione nella stradina sulla quale si affacciava il retro di alcune case. Erano soli.

<< Bene, cominciamo >>disse Denebola. Prese per mano le sue compagne e chiuse gli occhi per concentrarsi. La magia scorse fra le tre donne e crebbe come un'onda. Deri e Afior brillarono di nuovo e le sfere non tardarono a reagire. Una violenta scarica colpì Denebola. La giovane gemette e barcollò; Alhena e Arianna le strinsero le mani in segno di incoraggiamento mentre le sfere di Marte, Venere, Giove e Nettuno cercavano di contenere il potere delle sorelle malvagie. Un brivido scosse i compagni nel momento in cui il teletrasporto ebbe inizio. Denebola concentrò le proprie energie su Xara. Il mare le scorse rapido davanti agli occhi, e vide lampi e grandi nubi scure sovrastare un'isola sulle cui coste si infrangevano alte onde schiumose. Un'improvvisa debolezza la colse, e lei fu sul punto di svenire quando sentì due braccia sorreggerla e infonderle forza.

I loro piedi toccarono finalmente la terra, e, in quello stesso istante, pesanti gocce di pioggia si abbatterono su di loro.

Denebola si aggrappò ad Alhena e si guardò intorno, confusa: accanto a lei c'erano la sacerdotessa e Arianna, ed era impossibile che uno degli altri si fosse mosso durante il teletrasporto per aiutarla.

Con l'energia rimasta, Arianna evocò una barriera che li proteggesse dal temporale, anche se nel giro di pochi minuti erano già fradici. Da quel poco che riuscirono a vedere attraverso la pioggia era che si trovavano su un pendio che sovrastava una sottile striscia di sabbia circondata dagli scogli. Il rumore del mare che vi si abbatteva era assordante, e Tinhos corse subito a calmare i cavalli, che scalpitavano innervositi. Alle loro spalle c'era una fitta pineta, ma gli alberi erano talmente vicini tra loro che era impossibile passarci in mezzo.

Alhena cercò di orientarsi; per qualche minuto passeggiò sotto la pioggia, davanti ai pini, osservandoli come se stesse cercando un passaggio.

<< Ci troviamo sulla sponda occidentale >>disse quando fu tornata al riparo della barriera.<< Il tempio si trova al centro dell'isola. Da qui impiegheremo circa un giorno e mezzo per raggiungerlo >>

<< Prima dobbiamo riposarci >>disse Rio. Indicò soprattutto Denebola, che si era seduta e aveva l'aria esausta.

<< A circa quindici chilometri a sud-ovest dal tempio c'è una casa: è il più vicino riparo. Sei sicuro di voler deviare il percorso? >>

<< Arianna non riuscirà a tenere in piedi la barriera ancora per molto, e siamo tutti spossati. Non mi pare il caso di rimanere anche sotto la pioggia >>rispose Rio.

<< Va bene. Spero solo di riuscire ad orientarmi >>

Montarono a cavallo e si tirarono su i cappucci dei mantelli. Ad un cenno di Rio, Arianna rimosse la barriera, e la pioggia riprese a battere su di loro. Alhena condusse il gruppo costeggiando sulla sinistra la pineta. Dopo circa seicento metri i pini si ritiravano creando un sentiero abbastanza largo da poterci far passare un cavallo, con a destra una scarpata che declinava verso aguzzi scogli. Lasciarono la costa e si addentrarono fra alti alberi e lunghi fili d'erba che si appiccicavano ai loro stivali. Un paio di volte Alhena si guardò intorno, smarrita in mezzo a larghe foglie e rami nodosi che rendevano ancora più difficoltoso il passaggio.

Dopo due ore arrivarono in vista di una bassa casa di pietra bianca nascosta fra gli alberi. Sotto la pioggia aveva un aspetto inquietante, con il nero portone coperto d'edera e un'unica lontana finestra.

Alhena smontò e corse a bussare al portone; dopo pochi secondi una figura che i compagni non riuscirono a vedere aprì e parlò rapidamente con la sacerdotessa. Questa fece segno agli altri di raggiungerla, mentre quattro uomini avvolti in pesanti mantelli corsero ad occuparsi dei cavalli.

Entrarono in una stanza quadrata illuminata e riscaldata da un grande braciere posto al centro; lungo il muro erano disposte panche di legno e, su un padiglione rialzato sul lato opposto all'entrata, si ergevano tre statue bianche che, nella semioscurità, sembravano figure ultraterrene. I compagni si inchinarono alle divinità più potenti: Maru, con la fronte cinta da un fine diadema, Taàlmin, avvolta in un velo, e Invaàr, vestito di una possente armatura.

La persona che li aveva fatti entrare era una donna anziana, vestita con un lungo abito bianco e rosso; aveva i capelli ricci nascosti da un leggero velo.

<< Questa è Ranya, mia precettrice e precedente sacerdotessa del tempio >>spiegò Alhena. << Ranya, loro sono Rio, Tinhos e Denebola, tre dei sei Ashik che furono nominati due anni fa. Lei invece è Arianna, una maga, e lui è Jeff, di una nobile casata di Moja. Tutti noi siamo i possessori delle sfere >>

La donna inarcò lievemente le sopracciglia a quest'ultima frase, poi chiamò un'ancella e un servo ed ordinò loro di preparare abiti asciutti e pasti caldi.

<< Parleremo dopo che avrete riposato >>disse poi ai compagni.<< E' più che evidente che avete appena usato le sfere, ed i vostri corpi non resisteranno ancora a lungo se non mangeranno e dormiranno >>

Grati, i compagni seguirono il servo in una stanza dove erano stati preparati sei letti. Dopo essersi lavati e aver pranzato, si addormentarono sfiniti, con la pioggia che batteva sulla casa ed i rami che sferzavano il tetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 22
*** Il Tempio di Xara (1° parte) ***


 

Al risveglio, Denebola rimase a fissare il soffitto, ancora confusa da quel che era successo durante il teletrasporto. Qualcuno l'aveva aiutata, qualcuno dotato di poteri magici... ma chi? Il suo pensiero volò ad Alexander: erano mesi che non lo vedeva, così come non aveva visto Mailo per tanto tempo. Possibile che, come il capitano di Terrani, anche Alexander sarebbe potuto venire ad aiutarli? Forse il destino voleva che i sei Ashik si riunissero, in un certo senso. In fondo, lei aveva insegnato ad Alexander un po' di magia, ma, logicamente parlando, per quale motivo lui si sarebbe dovuto trovare a Xara? Sentendosi sprofondare, Denebola si alzò e si accorse che il letto di Alhena era vuoto. La Saggia si sedette con un vago senso di vuoto allo stomaco e attese che anche gli altri si svegliassero.

Non si udiva più il rumore della pioggia, e lei dedusse che il temporale doveva essere finito; un po' più serena, pensò che finalmente il viaggio sarebbe proceduto senza intoppi, e sorrise a Jeff che si svegliò con un sonoro sbadiglio bofonchiando di essere affamato.

Dopo che ebbero fatto colazione si recarono nella sala dove erano stati accolti, e qui Alhena, prima di accendere un incenso per Maru, fece loro segno di sedersi sulle panche. Ranya entrò poco dopo; si sedette dall'altro lato del braciere, e Alhena prese posto accanto a lei.

<< Sei partita più di un anno fa ed hai già trovato le sfere. Sono ammirata >>esordì Ranya rivolgendosi alla sacerdotessa.<< Temevo che avresti impiegato molto più tempo >>

<< Ero certa che si trovassero a Nohri, ma ho dovuto aspettare l'arrivo degli altri portatori. Inoltre a Nohri c'erano solo quelle di Giove, Marte, Nettuno e Urano. La sfera Venus si trovava a Koy, quella di Saturno a Moja e quelle di Mercurio e Plutone a Largopiano >>

<< Sono contenta che la triade malvagia fosse divisa >>disse Ranya.<< Comunque, ora che siete arrivati non avrete più problemi, perché le sfere accetteranno di essere riunite per sempre nel luogo dove devono stare >>

<< Hai ragione, ma purtroppo ci mancano le sfere di Plutone e Mercurio >>disse Alhena. Parlò rapidamente di Avior e di come lo avevano affrontato due giorni prima.

<< Si può dire che non sussista alcun problema, in realtà >>commentò Ranhia dopo un momento di riflessione.<< Dal momento che le otto sfere sono entrate in contatto dopo secoli, il loro desiderio di riunirsi diverrà maggiore e perciò quelle in mano al duca di Largopiano saranno attratte dalle vostre. A momenti potrebbero arrivare sull'isola >>

<< E noi dovremo combattere contro Avior un'altra volta >>aggiunse Alhena con amarezza.

<< Dovete andare al tempio. Lì, se veniste attaccati, le sfere saranno al sicuro. Vi daremo cibo ed acqua sufficienti per due giorni, anche se il viaggio dovrebbe durare di meno. E andrete a piedi, perché la strada è scomoda per i cavalli; li custodiremo noi finché non sarete tornati >>

 

Nella radura spirava una venticello fresco che muoveva gli alberi contro la casa; tra le fitte fronde qualche raggio di sole filtrava illuminando vivamente a tratti il bosco. Dopo aver ringraziato Ranya per l'ospitalità, i compagni si incamminarono in mezzo a pioppi e pini.

Nel pomeriggio lasciarono il bosco per ritrovarsi in un ampio prato spazzato dal vento. Su grandi cespugli di azalee stavano sbocciando i primi boccioli ed alla loro ombra c'erano ancora foglie secche.

<< Incontreremo qualcun altro, al tempio? >>domandò Denebola mentre si riposavano beandosi del calore del sole. L'aria era molto più mite che su Olìskar, e loro si sfilarono i mantelli per non affaticarsi.

<< No, al tempio risiede soltanto la sacerdotessa, e solo in sua assenza può starci un'altra persona adatta. Dato che io ero partita, mi ha sostituita Ranya >>spiegò Alhena.

La piana saliva dolcemente ad est, e, sul fare del tramonto, arrivarono in cima ad un altopiano che si affacciava su una profonda valle già immersa nella penombra. Il sole tramontava dietro alte colline e gettava cupe ombre su un quadrato bianco che doveva essere il tempio e che si trovava al centro della valle. La striscia scura e quasi indistinta di un fiume scorreva fra le folte chiome di faggi e pioppi e si perdeva in un bacino d'acqua a mezzo chilometro dal tempio.

I compagni si accamparono all'ombra di un alto ciliegio ancora spoglio. Nel corso della sera si alzò dalle colline un vento freddo, e la valle sembrò un cupo squarcio nell'isola, col rumore del vento tra gli alberi e i bassi versi dei gufi.

Tinhos, seduto davanti al fuoco accanto a Jeff, osservava le stelle con apprensione.

<< Cosa vedi, lassù? >>gli domandò piano Rio.

Jeff trasalì per la sorpresa. L'elfo scosse la testa con una scrollata di spalle.

<< Non sto leggendo il futuro e non voglio farlo >>

<< Potrebbe tornarci utile >>ribatté Rio.

<< No, invece. Sappiamo tutti che Avior sta per arrivare e che lo affronteremo ancora >>

<< E non potresti vedere come finirà la scontro? >>gli chiese Jeff. Tinhos scosse ancora la testa facendo capire di non voler parlare.

<< Comunque sia, dobbiamo tenerci pronti >>disse Rio. << Il tempio è laggiù e Avior può spuntare fuori in qualsiasi momento. Jeff, pensi di poter combattere? >>

<< Sì, anche se non mi piace l'idea di dover sentire ancora sulla pelle la potenza delle sfere >>

<< E vi siete dimenticati della principessa elfica? >>mormorò Tinhos. << Si presenterà anche lei, secondo voi? >>

<< Come potrebbe? Anche se sapesse che siamo qui non potrà mai raggiungerci in tempo >>rispose Rio.

<< Speriamo >>

<< Tu non ne hai mai sentito parlare? >>

<< Mai. D'altro canto, sono tornato ad Aquos appena due anni fa e so ancora poco sulla mia gente. Da come ne ha parlato Alhena, però, questa principessa deve essere una rinnegata >>disse l'elfo.

I tre uomini guardarono le loro compagne dormire profondamente dall'altra parte del fuoco. L'attenzione di Rio si concentrò soprattutto su Denebola e, nell'istante in cui posò gli occhi sul volto della ragazza, Afior pulsò dolcemente contro il suo petto. Rio si rammaricò di non poter usare liberamente i cristalli, grazie ai quali, era sicuro, avrebbero avuto meno difficoltà.

Immersi ciascuno nei propri pensieri, Rio, Tinhos e Jeff si addormentarono con, come unica guardia, una leggera barriera evocata da Arianna.

 

Furono le sfere a svegliarli, il mattino dopo. Il sole era basso e con la sua luce accesa illuminava le cime degli alberi nella valle, appena visibili attraverso la nebbia. Faceva ancora freddo, e Jeff si affrettò ad accendere il fuoco, e osservò con preoccupazione la propria sfera che aveva posato sull'erba. Un brivido involontario gli percorse la schiena.

<< Avior sta arrivando >>disse.

<< Sì, fra poco lo incontreremo >>disse Alhena. Si voltò verso Denebola, che stava iniziando a cuocere qualche fetta di pane, ed esclamò:<< Non perder tempo con la colazione, possiamo farla al tempio. Ora dobbiamo preoccuparci di raggiungerlo prima che Avior ci trovi >>

<< Ora dobbiamo riscaldarci e mangiare >>replicò con calma Rio.<< Aspetteremo che la nebbia si sia diradata per poter scendere. Inoltre, non saremo al tempio che prima di pranzo, e per allora Avior sarà già qui >>

Alhena non ebbe nulla da ribattere e si sedette con gli altri a fare colazione.

La nebbia si disperse qualche tempo dopo, in larghi ed esili cerchi e spirali mentre il sole si faceva più caldo.

La valle era ancora immersa nella penombra, e gli alberi erano scossi dal vento. Nella poca luce, il tempio, immerso nella vegetazione, era quasi difficile da vedere.

I compagni spensero il fuoco e seguirono Alhena giù per una stretta via scavata nella terra che scendeva dalla collina; Arianna si aggrappò a delle radici per non scivolare e, con un brivido, gettò un'occhiata ai cespugli selvatici sotto di loro. Denebola già avvertiva la familiare sensazione di fastidio provocatale dalla sfera di Urano e così non fece troppo caso al terreno friabile: mise il piede in fallo e rischiò di scivolare se non che Rio la sorresse e la spinse contro la parete. Rimasero per qualche istante a fissare i sassolini di terra cadere giù dal pendio. Denebola, ancora col batticuore, si rese conto che Deri era diventato piacevolmente caldo e che le riscaldava il petto.

<< Stai bene? >>le chiese Rio.

<< Sì... grazie >>la Saggia arrossì involontariamente e riprese a camminare tenendo una mano sulla parete di terra.

La via terminava su una piazzola erbosa larga una decina di metri, da cui partiva un sentiero delimitato da un robusto steccato. Poiché il cammino si era fatto più agevole e comodo, Rio, Tinhos e Jeff sguainarono le spade e precedettero le compagne. Adesso la strada era fiancheggiata dai larghi tronchi dei faggi e, man mano che scendevano, la valle scompariva e tutto ciò che si riusciva a vedere erano le fronde contro il cielo solcato da bianche nuvole.

La collina si fuse dolcemente con la pianura ed il sentiero si aprì sul bosco. I compagni si fecero guardinghi e tesero le orecchie ad ogni rumore. Non seppero con precisione quanto tempo fosse trascorso da che erano partiti quando le sfere brillarono nello stesso istante. Si fermarono. Denebola eresse subito una barriera, e contemporaneamente un taglio le si aprì sul braccio.

Un sibilo trapassò l'aria, e una nuvola di frecce piovve loro addosso dall'ombra di secolari querce, ma vennero bruciate dalla barriera non appena la sfiorarono. Rio fece agli altri segno di attendere.

Avior e trenta dei suoi uomini avanzarono con lentezza, gli arcieri in prima fila. Le sfere di Mercurio e Plutone risplendevano nelle mani del duca. A volto scoperto e con i segni del recente uso delle sfere, si avvicinò tanto da poter percepire la magia emanata dalla barriera mentre i soldati si arrestavano alle sue spalle.

<< Rimanere lì non gioverà a nessuno, in particolare a dei soldati come voi >>disse. << Dato che avete scelto lo scontro, venite a combattere >>

<< Lo scontro si può ancora evitare >>ribatté Rio.

<< Ci sarà, invece! >>ringhiò Avior; le sfere tremarono nelle sue mani in risposta alla sua collera. << Sono stato trasportato in questo bosco dopo aver potuto radunare pochi uomini, che, tra l'altro, sono già stremati! Se a voi è rimasto un briciolo di onore combattere e date a questi soldati una giusta morte >>

Rio si sentì montare la rabbia. Sfiorò in segno di avvertimento il polso di Tinhos, che tremava come lui per l'indignazione.

<< Possono avere una giusta morte solo in una vera battaglia e non in uno scontro dove l'arma principale è la magia! Voi li avete trascinati in qualcosa che non vi riguarda e dalla quale noi vogliamo proteggervi. Avete complicato ogni cosa, Avior, anche ora che siamo a Xara! >>urlò il capitano.

Avior rimase in silenzio anche se le sue guance si tinsero di rosso per la rabbia. Rimise le sfere nel marsupio che teneva legato in vita e con la spada trapassò la barriera, che si infranse senza alcuna resistenza. Fitte acute colpirono i compagni e lo stesso Avior, che ignorò il taglio che gli si aprì sul polso e sollevò la spada contro Rio. Il capitano parò il colpo. I soldati scattarono e gli arcieri scoccarono nuove frecce.

<< Ninaer! >>urlò Denebola.

Le frecce esplosero prima che potessero colpirli, ed i soldati vennero respinti a qualche metro da loro. Alcuni batterono violentemente la testa contro gli alberi e caddero svenuti; altri, storditi, osservarono con apprensione la Saggia, al fianco di Rio, con la mano aperta rivolta ancora verso di loro e l'altra stretta attorno al Majirka. Perdeva sangue da numerosi graffi sulle braccia.

Rio fece indietreggiare Avior e osservò con stupore la sua spada: era circondata dal bagliore rosso delle sfere.

<< Potenziate le vostre armi con quegli oggetti? >>

<< Esatto. Come avrei potuto uccidere quel demone, altrimenti? >>ansimò Avior. Stava rapidamente impallidendo.

<< Non serve a nulla combattere, Rio >>disse Tinhos. Gli indicò i loro avversari, che ormai non avevano più forze.

<< Lo so bene. Avior, capitelo anche voi e consegnatemi le sfere! >>

<< Vi sopravvalutate. Anche voi avvertite il loro peso >>

<< Non quanto voi. Un uomo solo non può possederne due. Non appena le porteremo al tempio staremo tutti meglio >>

Avior rispose con un nuovo attacco, ma con minore potenza. Denebola tenne lontano i soldati, cercando di ignorare il bruciore dei graffi; la sfera di Urano le provocava brividi e le trafiggeva la testa dandole la sensazione di avere mille spilli puntati nel cranio. La Saggia riuscì a stento a tenere gli occhi aperti quel tanto che bastava per vedere Rio respingere ancora una volta il duca, che incespicò e cadde lasciando la presa sulla spada. Arianna lo scagliò con un incantesimo ai piedi di un albero, dove rimase accasciato senza la forza per reagire.

<< Andiamo! >>disse Alhena.

Denebola si curò i tagli più profondi prima di seguire i compagni attraverso il cuore del bosco. I rami si intrecciavano fra loro e creavano con le nuove, lucenti, foglie un soffitto verde sulle loro teste. Solo pochi raggi di sole riuscivano a penetrarle, andando a colpire in alto i tronchi e lasciando il sottobosco nell'ombra e nell'umidità.

<< Alhena, sai dove stiamo andando? >>esclamò Rio.

<< Tranquilli, stiamo mantenendo la direzione giusta >>

<< Le sfere di Avior... >>disse Jeff.

<< Appena potrà, lui ci raggiungerà >>rispose subito Alhena. Si fermò di botto per guardarsi intorno, dando agli altri il tempo di riprendere fiato. << Siamo arrivati! >>

Avanzarono con più calma. Il bosco terminava bruscamente su un ampio cortile con l'erba tagliata come quella di un giardino reale. Il tramonto gettava ombre su un alto muro di cinta bianco che correva a pochi metri dal bosco, e tingeva di oro e arancio la cupola in marmo bianco del tempio.

Alhena precedette i compagni all'ingresso, fiancheggiato da alte colonne tortili, di un viale pavimentato con pietre blu che davano la sensazione di camminare su un pezzo di cielo. Al centro del viale si ergeva un obelisco alto circa tre metri con alla sommità un piedistallo nero che sorreggeva una mezza luna bagnata dal sole. Come le mura ed il tempio era bianca, ma il tramonto la colorava di un caldo rosso.

Il tempio era un imponente palazzo a pianta rettangolare, sovrastato sul lato sud da una cupola poco più alta dell'obelisco. Le uniche finestre, alte e fiancheggiate da esili semi-colonne, si trovavano sul lato opposto all'entrata, adibito, come spiegò Alhena, alle stanze della sacerdotessa.

Due file di colonne precedevano un portone in quercia decorato con incisioni elfiche. Alhena lo spinse e fece segno agli altri di attendere mentre accendeva dei bracieri posti sulle pareti.

La stanza in cui entrarono era molto ampia, con le pareti ornate da fini drappi rossi ed argentati e solcate da nervature dipinte di nero che si diramavano come esili rami spogli. In un angolo lontano due colonne scanalate sorreggevano un tendaggio pesante di un bianco panna che sfiorava il pavimento. Sulla cupola erano dipinti con tinte delicate i simboli delle sfere, che si perdevano nel buio che la luce dei bracieri non riusciva a penetrare.

Al centro della sala troneggiava un altare in pietra scura con un basamento su cui era incisa un'antica scritta, in un linguaggio che nessuno dei compagni riconobbe e che Alhena non decifrò. La parte superiore aveva forma piramidale, con otto nicchie triangolari sulle cui basi erano segnati i simboli delle sfere.

Queste ultime ebbero un fremito che poteva essere interpretato come una piacevole ansia. Alhena guardò i compagni e fece avvicinare Rio.

<< Posate le sfere nel loro ordine. Non appena le avremo messe al loro posto esse non avranno più alcun potere su di noi >>

Rio estrasse la sfera di Giove e la posò senza esitazione nella nicchia più alta. La nebbiolina scarlatta divenne di colpo di un bianco cristallino che risplendette sugli occhi del capitano. Uno alla volta, Alhena, Arianna, Tinhos, Denebola e Jeff posarono le sfere sull'altare.

<< Mi sento come se il cuore si fosse liberato da un grosso peso >>confessò Jeff dopo un attimo di silenzio.

<< Già, è come se fossimo usciti da una prigionia >>sorrise Arianna.

<< In effetti è proprio così. Non dovremo più usarle >>disse Alhena. Il sorriso però le si smorzò sulle labbra quando si udì lo scricchiolare di una porta dall'altra parte della stanza e la tenda bianca fu scostata da un'alta donna bionda, vestita di un ricco abito rosso sangue.

<< Carol! >>quasi urlò Arianna, incerta. << Sei... sei tu? >>

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Capitolo 23
*** Il tempio di Xara (2° parte) ***


 

Carol sorrise con dolcezza mentre si portava alla luce. Lo stupore di Arianna era comprensibile: la donna era molto diversa da quando l'avevano vista l'ultima volta e sembrava un'altra persona, coi capelli ondulati sciolti sulle spalle e il viso scoperto.

<< Piccola mia, sei qui >>mormorò con un tono piatto, privo di ogni emozione.

Arianna fece uno strano movimento, come se avesse voluto correre ad abbracciarla ma non ne avesse avuto il coraggio. Carol si fermò accanto all'altare ed osservò le sfere.

<< Perché ti trovi qui, Carol? >>le domandò Denebola.

La maga si voltò, e lei ebbe un tremito improvviso nel guardare i suoi occhi, di un azzurro marino e dal taglio lungo come quello degli occhi di... sì, proprio degli occhi di Tinhos!

<< Non può essere >>balbettò con crescente orrore. << Tu... non puoi essere un'elfa! >>

Tutti, tranne Tinhos, guardarono sorpresi prima lei poi Carol. Il sorriso di quest'ultima si allargò. Si scostò i capelli per rivelare un paio di delicate orecchie a punta.

<< Ma come... come hai fatto? >>esclamò Arianna. << Non mi avevi mai detto di essere un'elfa >>

<< Lei è la famigerata principessa elfica, o sbaglio? >>disse Tinhos. Al contrario degli altri non era sconvolto, bensì disgustato.

<< Sono lieta che qualcuno ricordi che sono una principessa, anche se è normale che io sia stata dimenticata, dato che ho cambiato nome. In realtà mi chiamo Yhlia >>rispose la donna.

Alhena fece un passo verso l'altare, nervosa.

<< Come e quando sei arrivata a Xara? >>chiese.

<< Circa tre giorni fa, con i miei poteri. I fallimenti dei miei servitori mi avevano stancata, così ho deciso di agire completamente da sola. Sono venuta qui nella speranza che sareste arrivati presto, altrimenti sarei stata disposta ad attendervi anche per settimane >>

<< Sapevi che avevamo sei sfere? >>

<< Certo, mi hanno avvertito alcuni demoni che avevo messo sulle vostre tracce sin da Koy. Forse ricorderete quegli uomini sospetti che incontrammo a Talam-mar? Sono Demoni Indefinibili che ho ingaggiato e che vi hanno seguiti fino a Largopiano >>

<< Quando tornammo a Koy, però, Arianna ci disse che dei goblin davano il tormento alla città per cercare le sfere >>disse piano Rio.

<< Oh, sì >>Yhlia ridacchiò. << In realtà non erano veri e propri goblin, ma figure create da me per spaventare i contadini, così che quando Arianna ed io li avessimo salvati ci sarebbero stati riconoscenti >>

<< Perché avrebbero dovuto esservi riconoscenti? >>

<< Perché sarebbero stati in debito con due maghe e non avrebbero mai osato rifiutare ciò che avrei chiesto loro. Avevo intenzione di usarli come spie, ma voi, in un certo senso, mi avete reso le cose più facili >>

<< Non ne sapevo niente >>mormorò Arianna.

Yhlia la guardò con un'espressione che poteva essere simile al dispiacere, ma la domanda di Jeff le impedì di parlare.

<< E l'attacco del giorno in cui siamo arrivati a Koy? Anche quello è stato opera tua? >>

<< Certo che no! Quelli erano dei briganti. Pensavo mi potessero tornare utili. Purtroppo hanno fallito tutti >>

<< Erano gli stessi briganti che hanno assalito Largopiano insieme ai goblin? >>domandò Denebola.

<< Proprio così. Ne avevo persuasi alcuni a lavorare per me, mentre ho ottenuto la piena fiducia di altri due salvandoli da un lupo. Tutti loro volevano razziare i villaggi del sud prima di andare ad uccidere il sovrano di Largopiano, che, a quanto ricordo, li aveva esiliati e ridotti in miseria, come punizione per dei crimini >>

<< Come hai scoperto che Avior aveva le altre due sfere? >>chiese Alhena.

<< La notte del ventidue inviai dei Demoni Indefinibili sotto le sembianze di comuni uomini a rubare le vostre sfere... un altro di questi vi osservava sotto le sembianze di civetta. Quando vi dirigeste a Largopiano gli ordinai anche di perlustrare la città, e scoprì che lì c'erano le sfere mancanti. E quando quelle di Urano e Saturno distrussero gli altri demoni, pensai di scatenare una vera battaglia, così che avrei potuto, nella confusione, ottenere quelle di Avior >>

<< Sei molto scaltra >>commentò Tinhos. << Per non sporcarti le mani hai usato molte creature. Non hai veri uomini o elfi dalla tua parte? >>

<< Non mi servivano, perché avevo bisogno di esseri magici. Inoltre, non oso immaginare quale risultato avrei ottenuto usando elfi ed uomini quando perfino i demoni sono stati sconfitti! >>rispose Yhlia.

<< E perché non ci hai mai attaccato direttamente per rubarci le sfere? >>domandò Rio.

<< Volevo capire quanto erano potenti. Non potevo attaccarvi, visto che hanno fatto fuori i demoni più forti e... Tu ferma! >>urlò la principessa ad Alhena che aveva provato a prendere una sfera. Scagliò la sacerdotessa addosso a Rio, ed entrambi caddero; poi eresse un incantesimo di protezione davanti all'altare. << Il tempo delle domande è scaduto. Siete state delle ottime pedine, ma ora non ho più bisogno di voi >>

Denebola parò un incantesimo e si affrettò a contrattaccare. Gli altri indietreggiarono mentre le due donne lottavano a pochi metri l'una dall'altra, ma Denebola era ancora indebolita dallo scontro con Avior, e presto Yhlia la fece retrocedere fino al muro.

<< Stupida ragazza, non vedi che non hai più forze? >>sibilò trionfante.

Una scarica di luce violetta la colpì alla spalla e la allontanò dalla Saggia, che pallida e sudata si aggrappò al muro per non scivolare e guardò Arianna preparare un secondo attacco.

<< Osi colpire la tua maestra? >>disse Yhlia in un mormorio minaccioso e vibrante furia. Arianna non si mosse anche se il suo volto divenne pallido quando la principessa le si avvicinò.

<< Tu hai osato mentirmi per tutto questo tempo! >>replicò.

<< Ti avrei spiegato tutto se non ti avessero portata via >>

<< Tu mi hai fatto partire, e tu hai portato a Koy Denebola, Jeff e Rio! Pensavo mi ritenessi al sicuro se fossi partita >>

<< Non potevo sperare di prendere la sfera di Saturno, e quella di Venere non voleva lasciarti, perciò mi conveniva lasciarvi andare e controllarvi da lontano in attesa del momento giusto >>

<< Quindi hai voluto usare anche me! >>Ormai Arianna era bianca come un cencio e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

<< Be' sì, anche se avevo altri progetti per te. Ti avrei istruita a diventare mia collaboratrice nel mio obiettivo >>replicò con calma e indifferenza la principessa elfica.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Arianna attaccò senza un attimo di esitazione Yhlia, che si scansò prontamente. Gli incantesimi colpirono la parete alle sue spalle e crearono larghi buchi e crepe nel muro.

Denebola si era spostata verso il centro della stanza. Yhlia la vide e le lanciò un anatema, che colpì la Saggia allo stomaco e la fece cadere in ginocchio con un gemito strozzato. Ma la principessa non aveva fatto caso a nessun altro e non vide perciò la freccia che scoccò Tinhos e che la ferì al fianco. Urlò, presa alla sprovvista, e cadde. Arianna esitò ad attaccarla ancora, e lei ne approfittò per lanciare due incantesimi verso la giovane e gli altri. Uno dei due colpì il pavimento e lo fece esplodere in mille schegge, che solo la barriera di Alhena tenne lontano dai compagni. Arianna invece era stata ferita al braccio sinistro, che ora sanguinava e stava perdendo sensibilità. Jeff corse ad aiutarla e la allontanò da Yhlia. Rio sorresse Denebola e la guidò verso Tinhos e Alhena.

<< Non avrei mai dovuto farle studiare quei testi di magia >>bofonchiò la Saggia.

<< Risparmia il fiato >>ribatté Rio. Non aveva perso di vista Yhlia, che con uno strattone secco si era sfilata la freccia e si stava curando il fianco.<< E' molto forte, e non possiamo più usare le sfere. Forse i cristalli... >>

<< Non penso che potrei farcela >>disse Denebola.<< Non ho più neanche la forza di curarmi >>

Arianna e Jeff li raggiunsero, e tutti guardarono Yhlia rimarginare la ferita e voltarsi poi verso l'altare.

<< Non avvicinarti! >>le urlò Alhena scagliandole addosso un incantesimo.

Yhlia lo respinse con un solo gesto e li immobilizzò in una gabbia dorata. Tra una sbarra e l'altra vibrava una sorta di pellicola acquosa.

<< Vi consiglio di non toccare le sbarre né di infilarci la mano in mezzo, se non volete restare fulminati >>disse, sadica.

<< Non puoi usare le sfere, Yhlia! >>disse Rio.

<< Ora no, ma le ultime due saranno qui a momenti >>La principessa sorrise davanti al loro sgomento.

Alhena e Arianna provarono a distruggere la gabbia, ma le loro magie vennero assorbite dalle sbarre con un sibilo come di qualcosa che viene fuso.

<< Non la distruggerete mai >>Yhlia prese a passeggiare attorno all'altare e lanciò loro una rapida occhiata.<< Tu, Arianna, sei soltanto un'apprendista, e quella è una magia di alto livello >>

Trascorsero molti minuti con una lentezza esasperante. La luce cristallina delle sfere si rispecchiava nelle iridi chiare di Yhlia mentre lei le osservava con aria meditabonda. I compagni non smettevano di osservare ogni suo movimento. Non osavano parlare. Tinhos, Rio e Jeff, le spade sfoderate, si erano disposti lungo il lato maggiore della gabbia. Alhena aveva gli occhi ridotti a due fessure e si tormentava le mani.

All'improvviso il portone si aprì silenziosamente, e sulla soglia apparve Avior.

 


 

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Capitolo 24
*** Guerra nel tempio ***


 

Il suo sguardo stupito si spostò dai compagni ad Yhlia, che, con un cenno della mano, lo scagliò contro il muro e lo immobilizzò.

<< Tu devi essere il duca di Largopiano, dico bene? Lieta di conoscerti. Io sono Yhlia >>

Avior strinse i pugni e con uno sforzo immane si staccò dal muro. La principessa si immobilizzò, chiaramente sconvolta.

<< Cosa diavolo sta succedendo? >>sibilò Avior. Le sfere brillavano nel marsupio.

Yhlia parve molto seccata. Iniziò ad attaccarlo con ripetuti incantesimi. Il duca riuscì ad evitare i primi, ma, come Denebola, era molto debole e dopo pochi istanti cadde disarmato. Yhlia gli legò i polsi e gli strappò il marsupio. Le sfere di Mercurio e Plutone rotolarono sul pavimento e lei le raccolse con un sorriso trionfante.

<< Pensavo sarebbe stato più complicato >>commentò.

<< Perché le sfere non fanno niente? >>esclamò Rio ad Alhena.<< Perché non proteggono il loro padrone? >>

<< Di sicuro perché sanno che Yhlia vuole metterle con le altre sull'altare, il che ormai è il loro unico desiderio >>gemette Alhena mentre la principessa posava le ultime due sfere nelle loro nicchie. Con un gesto disperato, Alhena si lanciò contro le sbarre, ma ne fu respinta e con un urlo cadde dall'altra parte della gabbia.

Tinhos e Jeff la aiutarono a rimettersi in piedi e guardarono con orrore le bruciature lungo il suo corpo. La sacerdotessa parve non accorgersene tanto era il terrore nel vedere le otto sfere brillare all'unisono nell'altare.

Yhlia vi si parò davanti e, le mani aperte verso il soffitto, iniziò a pronunciare: << Ninarin teya, gar ne paher, misnar paher... >>

Alhena impallidì.

<< E' un formula lunga, non dobbiamo darle il tempo di finirla! >>esclamò. Si diresse un po' barcollante al centro della gabbia e, sotto lo sguardo sorpreso e un po' spaventato degli altri, pronunciò: << Delete! >>

Le sbarre tremarono violentemente tanto da far cadere qualche pezzo di soffitto, e divennero di un oro più chiaro, segno che l'incantesimo di svanimento aveva funzionato, seppure a metà. Yhlia non diede segno di essersene accorta.

Denebola, ancora tremante, raggiunse la sacerdotessa.

<< Non appena la gabbia sarà scomparsa attaccate Yhlia! >>disse agli altri.

Tinhos incoccò due frecce e si dispose in un angolo. Rio lanciò un'occhiata preoccupata alle due donne, poi lo sguardo gli cadde su Avior, che osservava l'elfa con crescente orrore.

<< Ninarin menia, lado mi tena... >>

Le sfere brillarono con maggiore intensità e la loro luce si allargò sul pavimento.

<< Delete! >>urlarono Denebola e Alhena con quanto fiato avevano in corpo.

Questa volta sia il soffitto che il pavimento tremarono, e quest'ultimo fu scolato da larghe crepe che partivano dal punto in cui c'erano state le sbarre, che scomparvero così come erano apparse. Subito, Tinhos scoccò le frecce e Rio e Jeff scattarono verso Yhlia.

La principessa fu troppo lenta nel reagire. Le frecce la colpirono al petto ed al braccia destro, e lei barcollò lontano dall'altare.

Denebola e Alhena si sorressero a vicenda per non cadere, entrambe col fiato corto e pallide come cenci. Alhena guardò Avior, che si divincolava per liberarsi, e disse ad Arianna: <>

Arianna si affrettò ad obbedire. Con non poca difficoltà slacciò le corde magiche che legavano i polsi del duca e lo costrinse a seguirla, dopo avergli recuperato la spada.

<< Come vi sentite? >>domandò lui alle due donne.

<< Male, decisamente >>rispose con freddezza la sacerdotessa.<< Quella donna vuole ottenere il potere delle sfere... Perché non siete rimasto nel bosco? >>

<< Non potevo sapere cosa stava accadendo! >>replicò Avior. Si voltò ad osservare la battaglia.

Yhlia era indietreggiata fino al muro opposto, le frecce ancora conficcate nel corpo, ma riusciva ad evitare i fendenti di Rio e Jeff.

<< Ora basta! >>urlò, il volto contratto per l'ira. Si udì uno schiocco di frusta e Rio, Jeff e Tinhos vennero respinti dall'altra parte della stanza.<< Le pedine non dovrebbero prendere iniziative quando ormai non sono più utili, e voi dovete imparare ad accettare la sconfitta! >>. Schioccò le dita, e ombre di fumo le apparvero davanti. Presero consistenza, e Arianna riuscì a stento a non gridare per la paura. Demoni-corvo, demoni dall'aspetto di rozzi lupi corazzati e spiriti privi di gambe avanzarono verso i compagni.

Denebola non aveva più neanche la forza per imprecare. Avior si parò loro davanti e alzò la spada, ma Alhena lo trattenne.

<< Sapete che i demoni si sconfiggono con la magia. Le vostre armi sono inutili >>

I demoni si muovevano con calcolata lentezza lungo le pareti per circondare i compagni. I demoni-corvo li sorvolavano in ampi cerchi sotto la cupola, silenziosi e con le ali immobili. Yhlia stava cercando di estrarre la freccia dal proprio petto con smorfie di dolore.

Rio, Tinhos e Jeff tornarono dagli altri.

<< Non affrontateli >>li ammonì Alhena.<< Potremmo farlo solo noi tre >>

<< Ma nelle vostre condizioni... >>disse Jeff, ma tacque di botto e si sfilò il Brillante. << Rio, quest'affare ridà energie, vero? Prestiamoli a Denebola e Alhena finché non si riprendono >>

<< Sì, ma anche tu sei ancora debole >>disse Rio.

<< No, sto bene! E poi in questo momento, debole o no, sono meno utile di loro >>

<< D'accordo >>Tinhos porse il proprio Majirka, dov'era custodito il Brillante, ad Alhena.<< Teneteli quanto volete >>

<< Se solo il mio non fosse andato distrutto >>si rammaricò Denebola. Fu percorsa da una scarica nell'istante in cui indossò quello di Rio. Avvertì il dolore e la stanchezza diminuire rapidamente, e si sentì come se si fosse riposata per delle ore.

Senza attendere oltre si fece avanti e, con un ampio gesto della mano, urlò.<< Bruciate, maledetti! >>

I lupi corazzati più vicini presero fuoco e, tra striduli uggiolii, vennero ridotti in cenere.

<< Straordinario! >>commentò Avior.

Anche Alhena si era ripresa. Le tre donne iniziarono a respingere i demoni con ritrovato vigore.

Arianna fu presa di mira da due demoni-corvi, e, memore di quanto era accaduto nel palazzo del duca, non riuscì a sconfiggerli tanto la terrorizzavano. Schivava le loro picchiate spettrali e si limitava a tenerli lontani con piccoli incantesimi. Jeff riuscì a colpirne uno affondandogli la spada nel petto e tagliandolo in due. Ma quello si ricompose quasi subito sotto lo sguardo attonito del giovane. Fu Alhena a distruggerlo insieme al suo compagno.

Denebola intanto era stata accerchiata da alcuni spiriti che le roteavano intorno in una sorta di macabro vortice. La Saggia cercò di non perderne di vista neanche uno: un attimo di distrazione le sarebbe stato fatale. Quelli non erano comuni demoni, ma spiriti nati nei cimiteri o presso i tumuli. Yhlia li aveva convocati, e non creati. Avevano il volto coperto da lunghi capelli color ebano o bianchi che mostravano appena una sottile linea rossa che erano le labbra. I corpi erano avvolti da tuniche strappate che pendevano giù dall'addome, dove invece avrebbero dovuto esserci le gambe.

Denebola si portò la mano al Majirka e formulò:<< Delta odein furo! >>

Gli spiriti persero immediatamente consistenza e scomparvero come fumo. Lo stesso trattamento fu riservato a quelli rimasti, ma uno evitò l'attacco e si scagliò sulla Saggia. Presa alla sprovvista, Denebola inciampò nell'indietreggiare e si ritrovò addosso i cenci putridi dello spiriti che le avvolse le mani alla gola... Una freccia gli attraversò il cranio e lo distrasse, facendolo allontanare dalla ragazza che non perse altro tempo a farlo sparire.

Massaggiandosi il collo, Denebola si voltò per ringraziare Tinhos, ma un boato quasi la fece cadere una seconda volta. Non fece in tempo a capire cosa fosse successo che Rio la trascinò via.

Una piccola parte di soffitto poco lontano dall'entrata era crollata a causa di un incantesimo congiunto di Alhena e Arianna.

Quando la polvere si fu posata a terra, si accorsero che Yhlia era scomparsa. Denebola uccise gli ultimi demoni.

Alhena corse all'altare, e tirò un sospiro di sollievo: le sfere erano ancora lì, intatte.

<< Dove si è cacciata Yhlia? >>esclamò Tinhos mentre recuperava le frecce riutilizzabili.<< Non sarà fuggita? >>

<< Non l'ho vista uscire dal tempio >>rispose Avior.

<< E' una maga: può anche fare a meno delle porte >>

<< Non fuggirebbe mai >>replicò Denebola.

Alhena impallidì improvvisamente.

<< Si sarà rifugiata di nuovo nelle mie stanze >>esclamò correndo verso il tendone bianco, seguita dagli altri.

Scostò la tenda e spalancò la porta, pronta a lanciare incantesimi, ma il piccolo atrio in cui entrarono era vuoto. La sacerdotessa fece per avvicinarsi ad una porta molto più piccola della precedente, ma Denebola le impose di fermarsi. La Saggia si voltò di scatto e lanciò una magia all'ombra fra un mobile ed un grande vaso blu. Ci fu un urlo di dolore, e Yhlia tornò visibile mentre abbandonava il proprio nascondiglio urtando il vaso, che andò in frantumi. Aveva ancora un taglio sanguinante sul braccio.

<< Vorrei sapere come avete fatto voi due a riacquistare le forze >>sibilò con odio.<< A quest'ora avreste dovuto essere tutti morti! >>

<< Ci dispiace aver stravolto i tuoi piani >>. Denebola azzardò un passo avanti, e Yhlia urlò:<< Fermati, o vi ucciderò tutti! >>

<< Tutti quegli incantesimi ti hanno indebolita. Se davvero potessi non perderesti altro tempo per farci fuori >>

<< Non essere così sicura di te ora che riesci a reggerti in piedi! >>ringhiò la principessa. Fece uno scatto improvviso evocando un anatema, e Arianna la respinse contro la parete. L'anatema colpì il muro accanto alla porta e lo fece crollare. Prima di fuggire attraverso lo squarcio che si era aperto Yhlia rivolse uno sguardo furioso ed esterrefatto alla giovane.

Non appena i compagni tornarono nella sala principale la donna evocò una decina di spade. Alhena le bloccò subito a mezz'aria.

Lei e Denebola presero ad attaccare la principessa con brevi e ripetuti incantesimi in modo da circondarla. Yhlia si protesse con uno scudo di energia e riuscì a non farsi intrappolare contro il muro. Cercò di vedere cosa stessero facendo gli altri ma gli attacchi delle due donne la costringevano a guardare solo davanti a sé.

Un nuovo incantesimo della sacerdotessa spezzò lo scudo di Yhlia, che indietreggiò e con la coda dell'occhio scorse un movimento alla propria sinistra. Si voltò appena in tempo per respingere Arianna. La fugace barriera di difesa che usò fu talmente potente da far scivolare la ragazzina fino all'angolo opposto ad Yhlia, che, furiosa, fece apparire e diresse un'alabarda contro l'ex allieva.

Denebola la distrusse in tempo, e Yhlia, con un ringhio iroso, si preparò a punirla, ma Rio le si parò davanti, pronto a trafiggerla con la spada. Lei lo mandò a sbattere contro l'altare e gli lanciò un anatema. Rio saltò di lato. Il fascio di luce investì in pieno l'altare. Con un secondo incantesimo, approfittando del fatto che Rio si era voltato per controllare le sfere, Yhlia lo fece allontanare provocandogli un lungo taglio obliquo sulla maglia dal quale schizzò sangue.

<< Memniadel! >>pronunciò poi.

Una sorta di sipario trasparente apparve e separò Yhlia e l'altare dal resto della stanza. L'elfa ispezionò le sfere e represse a stento un sussulto. Sulla superficie di ciascuna di esse era comparsa una piccola crepa che terminava poco più sopra del simbolo.

<< Non sono rotte, funzionano ancora >>si disse Yhlia. Ignorò le urla di Alhena e iniziò a ripetere la formula.

<< Delete! >>strillò Denebola, e la barriera cadde. << Ormai sei troppo debole per proteggerti come si deve, principessa >>

<< Taci! >>Yhlia creò una spada di energia e le balzò addosso. Denebola si difese con uno scudo, sobbalzando sotto la potenza della spada.

La principessa l'attaccava con violenti e rapidi fendenti, lo sguardo folle. La Saggia arretrò di poco e, con un gesto fulmineo, sostituì allo scudo una sfera di magia nel momento in cui Yhlia stava prendendo lo slancio per un nuovo colpo. Il violento contatto fra le due provocò un'onda di energia che fece tremare l'intero tempio. I muri crollarono e pezzi di cupola caddero e si infransero sollevando alte nubi di polvere attorno alle duellanti. Yhlia fece scomparire la spada e sparì nel tumulto.

Denebola si guardò intorno, e non fece in tempo ad alzare lo sguardo che qualcosa la colpì alla testa facendole perdere i sensi.

 

Riaprì gli occhi e scorse, attraverso uno squarcio che si estendeva dalla parte superiore della parete fino a metà cupola, il cielo nero della notte sul quale brillava qualche lontana stella.

Ancora confusa, Denebola sbatté le palpebre un paio di volte. Nelle orecchie aveva ancora il rombo del crollo. Mosse con un gemito la testa e finalmente si accorse della mano che le accarezzava piano i capelli. Nella quasi totale oscurità un volto familiare si chinò su di lei.

<< A-Alexander? >>

<< Hai preso una bella botta, ragazzina >>. L'uomo richiamò un braciere che si era rovesciato poco lontano e vi fece apparire delle fiamme.

Alla luce improvvisa Denebola chiuse gli occhi, poi, riaprendoli, riconobbe Altair.

<< Ti ho curato la ferita alla testa. Ti fa ancora male? >>le domandò a bassa voce.

<< No... un po'... Ma tu... >>

<< Te lo spiego dopo >>Altair la aiutò a mettersi seduta.<< Hai combinato davvero un bel pasticcio: il tempio è quasi completamente distrutto >>

<< Come hai fatto a venire qui? >>

<< Col teletrasporto, qualche tempo fa. Mi aveva un po' indebolito, perciò ho tardato ad arrivare >>

<< Ma perché? >>

<< Non è il momento delle spiegazioni. Stai bene, piuttosto? >>

<< Be', sì... Altair, e gli altri? >>

<< Sono al sicuro, fuori >>

<< Rio è ferito! Yhlia.. lo... e lei dov'è? >>

<< Nei paraggi, quindi abbassa la voce. Se Rio è ferito il Brillante lo guarirà >>

<< Il suo Brillante ce l'ho io! L'ha prestato a me! >>

<< Vuoi dire che prima eri così debole da averne bisogno? >>esclamò Altair, turbato.<< Accidenti, dovrai raccontarmi molte cose. Rio troverà un'altra soluzione, allora. Senti, lungo la strada per il tempio ho messo al sicuro gli uomini di Avior e ho ucciso i demoni che Yhlia aveva lasciato come guardie. Ora dovrebbe essere rimasta sola >>

<< Ma è ancora molto forte! E' riuscita a tenermi testa nonostante sia ferita >>

<< L'importante è che non lasci l'isola. Denebola, devi imprigionarla, non ucciderla >>

<< Che cosa? >>esclamò Denebola in un sussurro. << Non so nemmeno se riuscirò a sopravvivere ad altri suoi attacchi! Ormai dovrei usare Deri per essere sicura di avere un po' di vantaggio >>

<< I cristalli uccisero Tenugh: Deri da solo sarà sufficiente >>

Denebola si morse il labbro inferiore. Il silenzio attorno a loro la opprimeva: aveva l'impressione che il tempio fosse isolato dal resto del mondo. Un senso di vuoto la colse allo stomaco.

<< No, non basterà. Userò anche Afior e le sfere >>decise.

<< Vuoi che i cristalli le invoglino ad obbedirti come l'altra volta? >>

Denebola lo fissò sconvolta, e Altair si affrettò a dire, impaziente: << Ti spiegherò tutto dopo. Vado a chiamare Rio >>

<< No! >>Denebola lo bloccò.<< Prendi soltanto Afior. Nessuno dovrà rimanere nel tempio oltre me ed Yhlia >>

<< Non puoi combattere da sola! E poi, Afior risponde a Rio >>

<< Posso controllare entrambi i cristalli, l'ho già fatto per creare la freccia che ha ucciso Tenugh. Altair, per favore, so quello che devo fare! >>

Altair sbuffò, chiaramente preoccupato.

<< Dovrò usare le maniere forti, temo >>. Si alzò guardingo, sbirciò oltre un masso conficcato nel pavimento e corse un po' curvo al portone che era caduto e si era spaccato come un banale bastone.

Denebola sospirò e si appoggiò con la schiena al muro. La realtà di ciò che avrebbe dovuto fare iniziava a prendere forma nella sua mente. Le sembrava esagerato usare i cristalli e le sfere per sconfiggere quella che, alla fine, era una comune elfa. D'altronde, una parte di lei era consapevole che, se avessero continuato ad affrontarsi con semplice incantesimi, la battaglia non avrebbe mai avuto fine.

Un rumore di passi la riscosse dai suoi pensieri, e Altair le fu di nuovo accanto, col Majirka stretto nel pugno.

<< Tieni. E' stato difficile convincermi a non seguirmi >>mormorò.<< La sacerdotessa ha detto che oggetti potenti come i cristalli potrebbero usare le sfere anche se si trovano nell'altare >>

Denebola indossò il Majirka di Rio ed estrasse il proprio da sotto la maglia; si sfilò il Brillante e lo porse al Saggio.

<< Questo non mi serve più. Ringrazia Rio da parte mia. Dovete allontanarvi il più possibile dal tempio e rifugiarvi nelle barriere più potenti che riuscite a creare >>

Altair aggrottò la fronte.

<< Di preciso, cosa hai intenzione di fare? >>

La giovane Saggia sorrise mestamente.

<< Poi ti racconterò >>Si mise in piedi.<< Altair, se dovesse... oh, be'... abbraccia Mira per me, ti prego >>

Altair rispose debolmente al sorriso e la abbracciò. Gli tremavano le mani. Poi, con un ultimo cenno, se ne andò.

Denebola lo osservò scomparire nel buio. Fece per muoversi anche lei, e qualche lacrima le rigò le guance...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 25
*** L'ultima possibilità ***


 

Aggirò con molta prudenza alcuni massi staccatisi dalla cupola sui quali si potevano ancora scorgere i simboli dipinti delle sfere.

Denebola raggiunse il centro della sala, ricoperta di detriti, polvere e pezzi di marmo, e qui scoprì con sollievo che l'altare non era stato scalfito dal crollo. Diede una rapida occhiata in giro ed esaminò le sfere: risplendevano ancora, ma erano attraversate ciascuna da una sottile crepa.

<< Oh, dei! >>sussurrò costernata.

Un rumore alle sue spalle la costrinse a voltarsi ed a richiamate alla memoria un incantesimo di difesa. Si udì la caduta della pietra sul pavimento e un respiro pesante. Yhlia apparve dall'ombra di un gruppetto di massi, una manica dell'abito strappata e qualche graffio sul braccio. Alla vista di Denebola si bloccò e la fissò con uno sguardo che rasentava l'odio più puro.

<< Sei viva >>disse con voce roca ma ben chiara, << eppure, dall'aspetto, sembri fragile. I tuoi amici, invece? Sono nascosti qui, da qualche parte? >>

Denebola rilassò le braccia e rimase immobile accanto all'altare. Se solo avesse fatto un passo sarebbe caduta, tanto le tremavano le gambe.

<< Siamo rimaste noi due. Soltanto noi due >>rispose.

Yhlia inarcò le sopracciglia per poi scoppiare a ridere. La sua risata rimbombò in quel che restava del tempio. Denebola pregò gli dei che gli altri fossero già lontani.

La principessa tornò seria e si avvicinò.

<< Che cos'hai al collo? >>esclamò d'un tratto, brusca. << Ah sì, i Majirka. I miei servi mi avevano detto che tre di voi sono Ashik. L'altro è di un tuo compagno, quindi. Te lo ha affidato prima che morisse? >>Rise ancora. << Povera ragazza, come farai ora che non hai più nessuno? >>

La giovane ebbe un'idea. Mentre Yhlia avanzava esclamò: << Aspetta! Ti devo chiedere una cosa >>

La principessa si fermò, e lei si concentrò pur continuando a fissarla. Aveva bisogno che Deri e Afior controllassero che le sfere fossero utilizzabili e le preparassero ad attaccare l'elfa. I cristalli non tardarono ad obbedire.

<< Allora? Hai dimenticato cosa mi dovevi chiedere? >>sbuffò spazientita la principessa.

<< No! Ecco, voglio sapere per quale motivo desideri il potere delle sfere >>

Yhlia la squadrò con sospetto, ma poi alzò le spalle e rispose: << Per riprendere ciò che mi è stato tolto. Io sono la figlia di Minho, che regnò sui Boschi Limpidi molti secoli fa. Avrei dovuto succederlo dopo fossero trascorsi undici secoli dal suo incoronamento. A quei tempi ero ancora ingenua: credevo che bastasse essere cortesi per avere il rispetto delle gente.

<< Poi aprii gli occhi e mi resi conto che l'obbedienza può essere data esclusivamente dal potere. E, dato che molti della corte mostravano evidente insofferenza nei miei confronti, capii che per farmi rispettare una volta divenuta regina avrei dovuto usare dei metodi persuasivi. Viaggiai fino a Kamàan per farmi insegnare la magia e, dopo una ventina di anni, tornai tra la mia gente ed imposi agli uomini di mio padre di dovermi l'assoluto rispetto. Questo però non garbò a nessun elfo. Mi processarono, nonostante fossi la loro unica principessa, e mi condannarono all'esilio ed a scontare trecento anni di prigionia nella Fortezza di Vahiar, nell'estremo oriente >>

<< Perciò vuoi usare le sfere per salire al trono. Ma perché hai finto di essere un'umana? >>

<< Non una semplice umana, ma una maga >>precisò Yhlia.<< Quando, sedici anni fa, lasciai la mia prigione, pensai che sarebbe stato più prudente vivere sotto altre spoglie e lontano dalla mia terra, almeno finché non avessi trovato il modo di vendicarmi >>

<< E da quando conosci la leggenda delle sfere? >>

Yhlia assunse un'aria circospetta, ma si rilassò quasi subito.

<< Non capisco il motivo di tutte queste domande. Comunque, le considero come il tuo ultimo desiderio prima di morire, perciò ti risponderò ancora >>disse con apparente gentilezza. << Vuoi sapere come faccio a conoscere le sfere? Be', prima che mi trasferissi a Koy tornai a Kamàan, dove era giunta voce di quel che avevo fatto, e studiai nuovi testi. Un giorno per puro caso mi imbattei nella leggenda delle sfere, ma sul momento non me ne interessai perché pensavo fosse soltanto una favola.

<< Giunsi a Koy quattordici anni fa e mi costruii una buona fama. Decisi di cercare le sfere quando mi fu detto che a Moja alcuni nobili erano entrati in possesso di un oggetto bizzarro, con una nebbia all'interno e delle linee strane sulla superficie. Accadde cinque anni fa >>

<< Andasti a Moja e distruggesti quei nobili, vero? >>chiese piano Denebola. Era nauseata.

L'elfa parve decisamente sorpresa.

<< Sì, agivo da sola a quei tempi. Purtroppo ero andata a Moja senza un piano preciso e mi limitai a sterminare tutti i Nightfride. Certo, fu uno spettacolo sensazionale >>Una scintilla sinistra le attraversò gli occhi.<< Immagina: il castello prese fuoco in pochi attimi. Non trovai alcuna sfera, però, e dovetti andar via prima dell'arrivo di qualcuno. Tu come facevi a sapere che mi ero recata a Moja? >>

<< La famiglia che hai ucciso era quella di Jeff. Lui tornò a casa qualche giorno dopo e trovò la sfera. Quella si Saturno >>Denebola tacque di botto perché Deri le aveva appena sussurrato come se temesse di farsi sentire da Yhlia:<< Le sfere funzionano. Ad un tuo comando Afior ed io agiremo >>

La Saggia avvertì d'un tratto un freddo pungente penetrarle fin nelle ossa, un freddo che non aveva nulla a che vedere con l'aria notturna attorno a loro. Il cuore prese a batterle forte.

Rialzò lo sguardo su Yhlia, che la studiava con attenzione, e si spostò davanti all'altare con quella che sperava sembrasse disinvoltura.

<< C'è ancora una cosa che non capisco >>disse con un lieve tremito nella voce. Iniziò a concentrare tutta l'energia che aveva in corpo. Quella scorse calda come sangue.<< Dove hai trovato Arianna? >>

<< Me la affidò sua nonna quando aveva appena due anni. Quella donna mi disse che era rimasta orfana e che lei non poteva accudirla. Era molto malata. Poco tempo dopo che l'ebbe lasciata a me, morì >>

<< E perché scelse proprio te? >>. La Saggia indirizzò il pensiero ai cristalli ed alle sfere. Tutti e dieci si accesero di una vivida luce, ma lei coprì quella che scaturiva dai Majirka ponendovi sopra le mani.

<< Riteneva che la bambina sarebbe stata al sicuro più con una maga che con una famiglia comune >>Yhlia riprese a camminare. Pochi metri la separavano da Denebola.

<< E le hai mentito per tutti questi anni con un falso affetto? >>. Il pensiero si mosse sulla principessa. Denebola avvertì il peso delle sfere e dei cristalli. Le spalle le tremarono, ma si impose di non lasciarsi sopraffare.

<< Non sono affari che ti riguardano >>sbottò con veemenza Yhlia.

Si fermò ad una ventina di centimetri dalla Saggia. Poi vide il bagliore alle sue spalle ed esclamò:<< Cosa stai facendo? >>

Notò il sudore sul volto di Denebola e le mani serrate attorno ai Majirka.

<< Cosa stai facendo? >>. Scattò, pronta ad allontanarla con un anatema dall'altare...

<< Fermatela! >>urlò Denebola, e pose con uno scatto furioso le braccia in avanti.

Il rosso, il verde ed il bianco argentato dei cristalli e delle sfere divennero talmente intensi da circondare ogni cosa intorno a loro.

La terra tremò, e larghi solchi squarciarono il pavimento e quel che era rimasto delle pareti. Yhlia fu avvolta dalla luce. Denebola chiuse gli occhi, accecata, con l'urlo della principessa che le risuonava nelle orecchie. Le braccia le tremavano incontrollabilmente sotto il potere congiunto di Imder Nystri e Nohriam. Un ronzio sordo le riempì la testa.

Sentì caldo, ed ebbe l'impressione che il suo stesso corpo avesse preso fuoco.

Tutto tremava, crollava e si frantumava attorno a lei.

Attraverso le palpebre serrate la giovane distinse chiaramente il verde smeraldo di Deri, il rosso incandescente di Afior e il bianco accecante delle sfere.

Alla fine il buio inghiottì i colori scintillanti, e la terra si aprì sotto i piedi di Denebola...

 

Rio si voltò: gli sembrava di aver udito un rumore, o forse era il fruscio degli alberi ad averlo ingannato. Anche Altair guardava nella direzione del tempio, il volto sconvolto.

<< Cosa succede? >>chiese ansiosa Alhena.

<< E' successo qualcosa, al tempio >>borbottò Rio.

Altair lo bloccò prima che potesse fare un passo.

<< Vado a controllare io, voi dovete rimanere nascosti qui >>disse con un tono che non ammetteva repliche. Tese le orecchie: gli sembrò di cogliere un sibilo sinistro attraverso le foglie. << Evoca una barriera! >>urlò ad Alhena.

La sacerdotessa eseguì giusto in tempo: pochi secondi dopo, quello che sembrava un violento tifone li investì. Attraverso la barriera videro i rami venire scossi in ogni direzione; alcuni caddero, altri rimasero storti in bizzarre e tetre posizioni. Quando il tifone cessò, su nessun albero era rimasta una sola foglia e il bosco si fece più silenzioso che mai. Era come se l'inverno fosse giunto all'improvviso con mesi di anticipo.

<< Cos'è stato? >>chiese atterrito Jeff.

<< La magia dei cristalli e delle sfere. Ha avuto un effetto devastante >>rispose Altair con un filo di voce.

<< Il tempio sarà andato distrutto >>disse Alhena.

<< Denebola è lì! >>urlò Rio. << Togli questa barriera, Alhena, devo andare da lei! >>

<< Vado io! >>ripeté Altair.<< Voi non dovete esporvi ancora. Cosa pensi di fare se Yhlia fosse ancora viva? Ritornerò presto >>

Rio rimase a guardarlo sparire nell'oscurità degli alberi con un senso crescente di rabbia e paura. Diede un pugno ad un albero ed urlò.

Arianna si sedette tremante tra le radici di una quercia che spuntavano dal terreno; Alhena fece lo stesso poco dopo e nascose il volto contro la gonna.

I minuti trascorsero con velocità. La notte si fece fonda e fredda. Poche stelle risplendevano e la luna era lontana sull'altopiano che il giorno prima avevano disceso.

Ci fu un leggero rumore di passi e rametti spezzati. Rio, Tinhos, Jeff e Avior alzarono le spade. Alhena ed Arianna scattarono in piedi, spaurite.

Un gruppetto di luci avanzò rapidamente verso di loro, e quando furono abbastanza vicine Rio e Tinhos riconobbero cinque Saggi, fra cui Hebel.

<< State tutti bene? >>esclamò quest'ultimo. Era molto scosso.<< Adesso vi porteremo alla Torre di Aldebaran >>

<< Denebola... >>

<< E' con Altair, Rio. Fra poco ci raggiungeranno >>lo rassicurò il Saggio.

Insieme ai suoi compagni li fece avvicinare e, dopo essersi disposti in cerchio attuarono il teletrasporto. Il viaggio fu molto più rapido di quello di due giorni prima, probabilmente perché era attuato da cinque Saggi nel pieno delle forze e senza impedimenti come le sfere.

I compagni, che avevano nel frattempo chiuso gli occhi, li riaprirono con stanchezza. Erano arrivati nel cortile della Torre, illuminato da fiaccole disposte a intervalli regolari sul viale. La sagoma nera dell'edificio si ergeva con imponenza davanti a loro, con poche finestre illuminate ai piani superiori.

Nonostante il turbamento, Arianna, Alhena ed Avior la osservarono con un misto di meraviglia e timore.

I Saggi li scortarono nel grande atrio, oltre la cabina vuota dell'ascensore e fino ad una porta che Rio e Tinhos ricordavano vagamente essere un passaggio secondario per le stanze private. Salirono una rampa di scale a spirale su cui si aprivano vari corridoi vuoti ed illuminati da candele racchiuse in sfere rosse che diffondevano una luce calda. Giunsero su un pianerottolo che si affacciava sul lato nord-occidentale; dalle finestre si scorgevano appena le sagome dei monti.

Hebel aprì tre porte e disse: << Scegliete con chi condividere la stanza. Vi faremo preparare bagni caldi e, se la desiderate ora, la cena >>

<< Ti ringraziamo. Direi che la cena va bene a tutti. Io però voglio vedere Fabius >>rispose Rio.

<< Non è possibile, ora >>replicò Hebel mentre un suo compagno andava a cercare delle ancelle. << Pensate a riposare; quando starete meglio parleremo >>

Rio rinunciò, seppure con un grande sforzo. Seguì il duca di Largopiano in una stanza che gli fece tornare in mente i giorni trascorsi alla Torre prima di affrontare Tenugh. Si buttò pesantemente su uno dei letti e rimase ad osservare il baldacchino rosso, la mente sgombra nonostante decine di pensieri tentassero di prendere consistenza: tutte domande che avrebbe voluto rivolgere a Fabius.

Con un piccolo tuffo al cuore si rese conto di dove si trovava e che cosa era accaduto. Anche ora, non riuscì a dare un ordine preciso ai pensieri. L'unica cosa che si ripeteva era che si trovavano alla Torre, e che Xara era lontana miglia e miglia.

Un'oretta dopo, mentre Avior e Rio erano immersi in un pesante silenzio, entrò Hebel seguito da una giovane ancella che posò sul tavolo la cena. Il Saggio parlò brevemente col duca, che alle sue parole si rilassò; poi si voltò verso Rio.

<< Dov'è Denebola? >>chiese subito questo.

Hebel sorrise debolmente.

<< Sta dormendo nella sua stanza. Mira è con lei >>

<< Come sta? >>

<< Bene, è solo stanca >>rispose Hebel guardando il cielo scuro oltre la finestra. Senza guardare il capitano, gli posò accanto il Majirka.

Ma Rio aveva notato il suo comportamento.

<< Voglio vederla >>disse.

<< Domani, magari. Adesso riposa >>Hebel si avvicinò alla porta.

Rio scattò in piedi.

<< Perché voi Saggi non vi spiegate mai? Perché ci lasciate sempre nel dubbio? Non immaginate quanto ci facciate soffrire, con questo atteggiamento >>

Hebel abbassò la maniglia.

<< Perdonaci. Sapessi quanto questo fa soffrire anche noi >>mormorò senza voltarsi.

La porta si chiuse dietro di lui. Fumante di rabbia, Rio prese a pugni il cuscino. Imperturbabile, Avior gli bloccò un braccio e lo costrinse a sedersi e gli passò un piatto.

<< Perché non vi fidate delle parole di quell'uomo? >>
<< Di solito, quando una persona non guarda l'altra negli occhi vuol dire che mente >>rispose cupo Rio. Iniziò a mangiare e aggiunse:<< Comunque, non sono tenuto a darvi delle spiegazioni >>

Avior lo ignorò.

<< Sono stato un vero idiota, avrei dovuto ascoltarvi fin dall'inizio >>disse.

<< Almeno, adesso l'avete capito. Ma forse non siete stato l'unico ad ignorare molte cose >>

<< Pensarci ora ed angustiarsi non servirà a niente, Rio. Domani potreste ottenere le risposte che volete >>

 

Non essendo più abituato ad addormentarsi senza la paura che potesse accadere qualcosa di spiacevole, Rio prese difficilmente sonno,col pensiero rivolto a Denebola. E con esso si risvegliò, molte ore più tardi.

La stanza era chiaramente illuminata dai raggi che filtravano attraverso il tendaggio scuro della finestra.

Intontito, Rio si diresse al bagno, e quando tornò nella camera trovò Avior seduto sul letto a premersi con delicatezza un panno su una ferita all'avambraccio sinistro.

<< Non mi era mai accaduto che le sfere mi ferissero in questo modo >>disse, senza alzare gli occhi.<< Si limitavano a spossarmi, nulla più >>

<< E' successo anche a Denebola. Il loro desiderio di riunirsi era talmente forte da non riuscire a contenere la loro energia; inoltre, la sfera di Urano reagiva negativamente alla magia di Denebola >>

<< Anche le mie mi ferivano ogni volta che facevo un incantesimo >>.Il duca tacque per qualche istante, prima di aggiungere addolorato:<< Mi sento un verme se penso che volevo usare Denebola e la sacerdotessa per i miei scopi >>

<< Non ve lo avrei permesso >>replicò subito Rio.<< Eravate mosso da amore, è vero, ma quel che volevate fare era impossibile >>

Avior non rispose e continuò a tamponarsi la ferita.

Bussarono alla porta, ed un servo entrò portando la colazione.

<< Buongiorno, miei signori, spero che il vostro riposo sia stato sereno. Il Saggio Fabius ha disposto che, dopo la colazione, vi rechiate nel suo studio >>

<< Bene. Così potremo fare quattro chiacchiere, finalmente >>disse Rio dopo che il servo se ne fu andato.

Mezz'ora più tardi, Rio e gli altri si incontrarono e salirono, guidati da un'ancella, al quinto piano. La donna li lasciò davanti allo studio di Fabius.

Con un'occhiata d'intesa con Tinhos, Rio bussò ed entrarono.

Le tende erano aperte e lasciavano entrare una luce aranciata che bagnava il tappeto verde smeraldo ed i piedi della scrivania. Per un breve istante, i compagni ed Avior credettero che la stanza fosse vuota; poi Fabius avanzò dall'ombra del caminetto spento. Alla luce, pareva invecchiato di molti anni, sensazione che fu acuita dalla sua espressione grave.

<< Bentornato, Rio! E benvenuti a voi, portatori delle sfere e duca di Avior >>esordì con poca enfasi.<< Altair mi ha raccontato quel che è successo ieri, ma sicuramente è ben poco rispetto a quel che voi mi direte >>

<< Prima vorremmo sapere come sta Denebola >>disse Rio.

Fabius evocò davanti alla scrivania sei sedie, e li invitò a sedere. Lui rimase in piedi, dall'altra parte.

<< Denebola si è comportata come pochi avrebbero osato fare. E' stata disposta a rischiare la vita pur di fermare Yhlia, e ci è riuscita, ma pagando un prezzo. Le sono rimaste pochissime energie. E' in coma da stanotte >>

Un gelo profondo cadde nella stanza e immobilizzò i compagni sulle sedie. Rio invece ebbe uno scatto improvviso; si alzò a metà, con l'intenzione di dire o chiedere qualcosa. Poi si accasciò e rimase ad osservare un punto imprecisato oltre la spalla di Fabius.

<< Quando potrà risvegliarsi? >>chiese Tinhos.

Il vecchio Saggio scosse la testa.

<< Non so dirlo con certezza. Potrebbe accadere oggi come domani o come fra un mese. E' sicuro che sta bene e che nella Torre nessuno potrà farle del male >>

<< E' normale, quale Saggio potrebbe voler attaccare Denebola? >>disse amaramente l'elfo.

<< Yhlia, mio principe >>

Quel nome riuscì a sbloccarli. Arianna ebbe un violento sussulto, Jeff ed Avior portarono istintivamente le mani al fianco, alla ricerca delle spade che, naturalmente, avevano lasciato in camera. Alhena balzò in piedi e, dimentica di trovarsi al cospetto del capo dei Saggi di Aldebaran, sbatté le mani sulla scrivania ed esclamò:<< Quella donna è qui! Come potete permetterlo? Ha distrutto il Tempio della Luna Rossa e cercato di assorbire il potere delle sfere, senza contare che ci ha quasi uccisi tutti! Perché è qui? >>

Fabius non batté ciglio di fronte all'ira della donna.

<< Si trova alla Torre in qualità di prigioniera, in quanto dovremo interrogarla su varie cose >>rispose soltanto.

<< Pensavo che Denebola l'avesse uccisa >>disse Tinhos, sconcertato.

<< Altair le ha riferito che desideravo che rimanesse in vita >>

<< Avete fatto rischiare la vita a Denebola solo per fare due domande a quella donna? >>quasi urlò Rio, scattando a sua volta in piedi.<< Non solo le avete fatto sostenere da sola l'energia dei cristalli e delle sfere, ma le avete imposto di ponderarla in modo che non uccidesse Yhlia. Lei avrebbe dovuto sopravvivere, ma Denebola poteva anche morire,vero? >>

Vide Fabius impallidire lievemente prima di replicare con calma:<< E' stato un modo col quale Denebola ha potuto mettersi alla prova. Se ci pensi, Rio, non si è comportata diversamente da te quando combattesti Tenugh >>

<< Lei ha dovuto lottare anche con le sfere! >>

<< E le ha vinte! Non è forse questo ad avere importanza? >>

<< Non è questo il punto: Denebola è stata costretta a lottare da sola... >>

<< E' stata una sua scelta >>

<< Non sapeva come sarebbe finita >>

<< Nessuno poteva saperlo >>

<< Sì, ma non è così semplice come pensate voi! >>gridò il capitano, paonazzo. Tinhos gli posò una mano sulla spalla per allontanarlo dal Saggio, ma lui lo ignorò.<< Ci avete mandato nei Regni Conosciuti a combattere qualcosa che non conoscevamo, senza degnarvi di darci ulteriori spiegazioni sulle sfere – ci hanno creato più problemi loro che altri! - e, proprio all'ultimo momento, troviamo Altair a Xara, e dopo ancora altri cinque Saggi. Perché non ci avete scortati sull'isola? >>

<< Dovevate accompagnare Carol a Koy >>

<< Non “Carol” ma Yhlia! Koy sarebbe stata solo una piccola deviazione nell'itinerario che avevate preparato >>
<< Non vedo dov'è il problema. Avevo chiesto a te e Denebola di scortare Jeff a Xara. Voi due siete Ashik ed è vostro dovere adempiere a quel che vi viene ordinato >>replicò Fabius, ora con una punta di irritazione nella voce.<< La missione è riuscita più che bene: avete riportato tutte le sfere a Xara >>

<< Avevate detto che non ci saremmo dovuti interessare alle altre sfere, altrimenti avremmo perso tempo >>replicò il capitano.

<< Il fato ha fatto sì che si presentassero spontaneamente sul vostro cammino >>

Il tono con cui il vecchio Saggio disse queste ultime parole fece scattare qualcosa nella testa di Rio.

<< Voi sapevate che le avremmo trovate lungo il viaggio >>disse lentamente, la voce atona.

Gli altri lo guardarono perplessi.

<< Rio, non dire sciocchezze >>borbottò Tinhos, e riuscì ad allontanarlo di poco dalla scrivania.

<< E' la verità? >>chiese il capitano senza staccare gli occhi da Fabius.

Quest'ultimo trasse un profondo, esausto sospiro prima di dire con tono inespressivo:<< Sapevo quel che sarebbe accaduto fin da quando Jeff si presentò alla Torre, cinque anni fa >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 26
*** Il processo ***


 

Rio si sedette su una panchina nel parco della Torre; tremava a tal punto da non riuscire a rimanere in piedi.

Era il primo pomeriggio. L'aria era ancora fredda ed il sole era nascosto da candide nuvole che striavano il cielo come lunghe dita affusolate. Tutto intorno c'era il silenzio; solo un passero cinguettava nascosto fra i rami.

Il portone della Torre si aprì, e Tinhos si avvicinò al compagno a passo spedito. Attese un breve istante prima di sederglisi accanto. Nessuno dei due parlò. Osservavano il cielo, ripensando entrambi alle parole di Fabius.

<< Sei stato educato >>disse infine l'elfo.

<< Come, scusa? >>

<< Pensavo che te ne saresti andato via sbattendo la porta, oppure che avresti ripreso ad urlargli contro. Invece sei rimasto tranquillo finché non ci ha congedati >>

Rio tornò a fissare il cielo.

<< E' perché non so come comportarmi >>rispose.<< Non so se essere furioso con Fabius perché ci ha vergognosamente usati, o con me stesso perché ho sempre fatto tutto quel che mi diceva >>

<< Non metterlo sullo stesso piano di Yhlia. Non ci ha usati >>

<< No, si è solo divertito come se si fosse trovato davanti ad attori che devono improvvisare mentre lui conosce già la storia. Ci ha sempre mentito >>terminò con disgusto.

<< Purtroppo gli Ashik devono fare quel che viene loro ordinato >>sospirò l'elfo dopo un po'.

<< Ma Fabius ha messo a repentaglio la vita di tutti noi! Denebola è entrata in coma, e intanto Yhlia è viva e vegeta! >>

<< Sono d'accordo con te, ma noi non possiamo fare nulla. E va bene, è vero: Fabius ci ha usati. Ma ormai la missione è terminata. Non c'è altro da fare >>

Rio guardò con rabbia la Torre, col sole che batteva dolcemente sulle finestre più alte.

<< Una cosa è certa: io non lavorerò più per lui >>sentenziò, alzandosi.<< Anche a costo di rinunciare al titolo di Ashik. Sono un soldato, e ho già una città da servire >>

Se ne andò ignorando le proteste di Tinhos.

Trascorse il resto del pomeriggio da solo, gironzolando nei dintorni della Torre; le sue gambe si rifiutavano di tornare dentro: l'idea di potersi ritrovare faccia a faccia con Fabius lottava col bisogno di correre a trovare Denebola, di sapere almeno come stava. Si rimproverava il fatto di averla lasciata da sola ad affrontare Yhlia, di essersi messo al riparo come un vigliacco. Dov'era finito quel suo dannato orgoglio di guerriero, la sera prima?

Il buio scese sulla Torre, la cui atmosfera austera venne rallegrata dalle voci vivaci degli allievi mentre andavano a cena. Molti rimasero sorpresi per l'improvvisa comparsa al tavolo dei Saggi dei due Ashik nominati due anni prima e di altri sconosciuti, e furono ancora più perplessi quando Fabius non diede alcuna spiegazione né a inizio né a fine cena.

Rio non sapeva come comportarsi; la sua avversione si stava espandendo da Fabius sugli altri Saggi, primo fra tutti Altair: li aveva seguiti per qualche tempo, da quel che aveva capito, e senza intervenire una sola volta. L'unica persona per la quale Rio provava compassione era Mira. La donna aveva un'aria afflitta, che finì col fare aumentare l'agitazione nel capitano, anche se, come poi lui rifletté con più calma, probabilmente era dovuta a quel che era successo a Denebola e non ad un suo eventuale peggioramento. Rio desiderava chiedere informazioni a Mira, almeno per tranquillizzarsi un poco, ma lei lasciò la sala prima che lui potesse accorgersene.

 

Per i compagni la vita alla Torre era monotona, dopo tutto quel che avevano passato, e tormentata dall'ansia per Denebola. Solo Arianna riusciva a lasciarsi meravigliare dalla maestosità di quel luogo, cosa che, secondo Alhena, non poteva che farle bene dopo il dolore provocatole da Yhlia. Quanto a quest'ultima, nessuno sapeva dove fosse rinchiusa di preciso, e forse Fabius aveva taciuto per timore di un gesto avventato di Rio.

Il capitano, però, pareva aver rimosso il ricordo della principessa. Trascorreva le giornate il più lontano possibile da ogni Saggio, in silenziose passeggiate solitarie. Neanche l'attesa lo esasperava più: la delusione ricevuta da Fabius aveva annichilito in lui ogni reazione. Non ricorreva più nemmeno agli allenamenti con la spada per sfogare la tensione.

Ma dopo una decina di giorni da quando erano giunti alla Torre, avvenne un fatto che li prese alla sprovvista. Un Saggio entrò nella saletta dove ogni sera si riunivano, e annunciò con voce fredda e impassibile che, il giorno seguente, sarebbero venuti a prendere il duca per scortarlo davanti al giudizio di Fabius per processarlo.

Basito, Avior rimase in silenzio; poi, ritenendo giusto che fosse processato, rassicurò gli altri, che avevano borbottato qualche protesta fra loro.

Il giorno dopo, Rio ed Avior attesero nella loro stanza senza scambiarsi una parola. Rio non sapeva cosa provare: il duca doveva essere giudicato, eppure, di fronte alle azioni di Yhlia era disposto addirittura a perdonarlo.

Hebel e altri due Saggi vennero a chiamare Avior.

I compagni potevano assistere, e seguirono il piccolo corteo in un'ala remota dell'ultimo piano, in una sala ovale inondata dal sole, composta di due piani. Appena entrati ci si trovava su un balcone che correva tutt'intorno, dal quale scendevano gradinate in pietra occupate da banchi in legno coperti da panneggi polverosi; sopra vi era ricamato un curioso simbolo: una mezza luna completata dal sole, con i raggi fini e triangolari.

Sul fondo, al piano inferiore, c'era un banco rialzato, sul quale Fabius aveva già preso posto. Gli altri Saggi, prima di sedersi, attesero che Avior arrivasse di fronte a lui. I compagni furono fatti accomodare sulla gradinata più alta. Alzando lo sguardo si accorsero delle statue di Maru, Invaàr e Imder Nysri che si affacciavano dalle loro nicchie vicine all'alto soffitto.

Quando il duca fu lasciato solo, Fabius cominciò.

<< Lord Avior Rokfield di Largopiano, siete stato convocato per rispondere delle vostre azioni di fronte al giudizio dei servitori degli dei >>cominciò Fabius, e la sua voce rimbombò nell'aula.<< Avete rallentato e cercato di impedire, talvolta con la forza, l'arrivo delle Sferae Chaelis su Xara, loro luogo d'origine. Per quale motivo? >>

Avior, in piedi e sotto lo sguardo di tutti i Saggi, esitò a rispondere.

<< Volevo tutte le sfere per usarne i poteri >>rispose alla fine.

<< Dobbiamo considerarvi al pari della principessa elfica? Anche lei, come mi ha riferito, voleva diventare potente >>disse Fabius.

<< No >>Avior esitò ancora.<< Avrei usato le sfere per riportare in vita mia moglie >>

<< Non si possono usare oggetti magici per scopi personali quando non ci vengono assegnati direttamente >>

<< Le sfere di Mercurio e Plutone erano mie! La mia famiglia se le tramandava da generazioni >>

<< Non è stato il dio Nohriam a donarvele. Se non lo sapevate, un oggetto divino diviene nostro quando ci è dato dal suo dio o sceglie lui stesso di appartenerci. Inoltre, anche se ci viene tramandato in eredità, non possiamo usarlo senza il permesso di un Saggio o di un sacerdote. Tra l'altro, come avete fatto ad usare le sfere? Siete un mago? >>

<< Mi sono stati insegnati alcuni incantesimi >>

Un lieve mormorio si levò da alcuni Saggi, subito messi a tacere da uno sguardo di Fabius.

<< Avete agito con imprudenza >>disse lui con durezza.<< Avete usato oggetti pericolosi. Avete ostacolato una missione di vitale importanza voluta dagli dei. Non ho altro da chiedervi, Lord Avior. Prima di lasciarvi tornare nella vostra terra vi arresteremo fino a quando gli dei lo riterranno necessario. Potete inviare disposizioni ai vostri subalterni a Largopiano affinché nominino un vostro sostituto. E' tutto >>

Avior era sbigottito. Pallido e sudato, azzardò un passo avanti.

<< Signore, non potete giungere a queste conclusioni senza sapere nulla >>

<< Lord Avior, cercate di contenere la vostra arroganza: siete davanti ai Saggi di Aldebaran >>replicò Fabius con un'asprezza nella voce che i compagni non si sarebbero mai aspettati.<< Questa è la legge degli dei. Ringraziate che io sia stato clemente: un comportamento come il vostro sarebbe stato punito con l'esilio a Vahiar, se non con la stessa morte >>

Due Saggi si fecero avanti e strinsero i polsi di Avior in pesanti manette che scintillarono tetramente quando scattarono con uno schiocco sonoro. Mentre il duca veniva condotto su per le scale, gli occhi dei Saggi puntati su di lui, Rio si mosse sulla sedia, ma Alhena gli sibilò subito:

<< Non intrometterti. E' quel che si merita! >>

In realtà Rio non sapeva cosa fare. Lui stesso voleva che Avior fosse punito, ma quella condanna gli pareva eccessiva. Se Avior, che aveva desiderato le sfere per riportare in vita sua moglie, sarebbe stato segregato, cosa sarebbe accaduto ad Yhlia?

Quando la porta si richiuse dietro il duca, i Saggi presero a parlare quasi contemporaneamente, chi esprimendo soddisfazione per la pena, chi riteneva che fosse troppo leggera.

Rio guardò Fabius. L'anziano stava parlando a bassa voce con Altair, che annuì ed uscì rapidamente dalla sala. Impaziente, Rio si alzò sotto lo sguardo perplesso dei suoi compagni e, noncurante di alcuni Saggi che rimasero a fissarlo, raggiunse Fabius. Da vicino sembrava aver perso la freddezza di qualche minuto prima.

<< Non voglio sentire lamentele, Ashik >>disse subito, senza sorridere.

<< Mi auguro soltanto che anche Yhlia riceva la giusta punizione >>rispose Rio con la stessa serietà.

<< Hai dei dubbi? >>

<< Temo che la mia fiducia verso Aldebaran stia svanendo >>

Fabius lo guardò, in silenzio. Rio sperò di non essere stato troppo insolente.

Hebel si avvicinò e mormorò qualcosa a Fabius. Questo si rizzò e scrutò con attenzione l'intera sala, mentre i Saggi continuavano a chiacchierare come dimentichi della sua presenza.

<< Lasciate ancora tutto così >>disse infine lui, ed Hebel si inchinò; prima di andarsene, lanciò una strana occhiata a Rio. << Va' pure tu, Ashik. E ricorda: un guerriero deve riflettere con la ragione, non col cuore >>

 

La notte scese sotto un velo di pioggia che rinfrescò l'aria. Nelle stanza i fuochi erano continuamente ravvivati, mentre nei corridoi soffiavano leggere correnti d'aria.

Lanciando un ultimo sguardo all'orizzonte, dove cielo e terra si erano confusi in un'unica massa buia e tremolante attraverso le gocce di pioggia, Tinhos chiuse le persiane con un sospiro e si voltò verso Rio e Jeff, immersi in un'accesa discussione.

<< Non puoi fare accuse del genere! Sono dei Saggi! >>stava dicendo Jeff.

<< Certo, ma sono anche uomini, e come tali possono essere anche meschini! Vuoi capire che ci hanno usato? >>ribatté Rio.

<< La nostra era una missione ideata da Fabius: è logico che abbiamo fatto quel che voleva lui >>

<< Fabius ha sempre saputo tutto, tutto, e non ha fatto nulla per facilitarci le cose. Cinque anni fa sapeva già che saremmo diventati Ashik, che avremmo affrontato Avior ed Yhlia e che ci avrebbero quasi ammazzati. E lui cosa ha fatto, intanto? Ha preparato a puntino il suo piano >>

Jeff non trovò di che rispondere. Tutto questo innervosiva anche lui.

<< Non puoi biasimare Fabius >>intervenne Tinhos, sedendosi accanto a lui.<< Anche se gli dei gli hanno concesso la preveggenza lui non ha alcun diritto di modificare il futuro. Anzi, è probabile che ci abbia provato: nessuno ci dice che le cose non siano andate diversamente da come le ha viste lui >>

<< Be', se così non fosse non si è sforzato molto >>

<< Sai, quest'atteggiamento non è da te. Mi ricordi molto Alexander >>ridacchiò Tinhos.<< Era un nostro compagno ai tempi di Tenugh >>spiegò a Jeff.

<< Lo so, Denebola me ne ha parlato >>

<< Davvero? Allora potresti vedere anche tu la somiglianza con Rio >>

<< Non saprei. Denebola me ne ha parlato piuttosto bene >>

Tinhos lo fissò per qualche istante come se non avesse sentito bene. Poi scoppiò a ridere incontrollabilmente. Perplesso, Jeff guardò Rio, che sembrava ancora più nervoso.

<< Denebola che parla bene di Alexander! >>rise Tinhos. Guardò Rio dritto negli occhi.<< Non ti dà da pensare? E' preoccupante, questa cosa >>
<< Smettila di dire tutte queste stupidaggini! >>sbottò il capitano.<< Non mi fa ridere >>

<< A me sì, invece >>Tinhos cercò di tornare serio.<< Sei un povero ragazzo sofferente. Jeff, vuoi sapere una cosa...? >>

<< Oh, taci! >>quasi urlò Rio, rosso in viso.

Anche Jeff rise.

<< Ora capisco >>disse.<< Mi dispiace, ma non vedo molte speranze per te, amico >>Ma non aveva finito di parlare che Rio se ne era andato sbattendo la porta.

 

Jeff scostò stancamente la tenda che dalle loro stanza immetteva in un salottino comune arredato con un semplice divano. Con sorpresa, notò Rio seduto su un soffice tappeto mentre contemplava il braciere morente davanti a sé.

<< Non dormi? >>gli chiese sedendoglisi accanto.<< Io non ci riesco >>

<< Non ho sonno >>

Jeff prese un libro lasciato sul divano e lo sfogliò senza interesse.

<< Riguardo a prima, stavamo scherzando, Tinhos ed io >>mormorò, gli occhi sulle pagine cariche di parole.<< Non volevamo offenderti >>

<< Non sono arrabbiato con voi. In quel momento non mi andava di scherzare, ecco tutto >>rispose secco Rio.

<< Ma ti piace Denebola? >>gli chiese Jeff a bruciapelo.

Rio spalancò gli occhi e si voltò verso di lui. Nella semioscurità arrossì violentemente e ringraziò che Jeff non riuscisse a vederlo bene in viso.

<< Le voglio bene >>rispose con voce roca.

<< Anch'io le voglio bene >>osservò Jeff. Rincuorato dal fatto che Rio non si era arrabbiato alla prima domanda, disse:<< Il tuo che affetto è? >>

<< Che domande fai? >>sbottò Rio.<< Le voglio bene così come lo voglio a voi >>

<< Ho capito >>Jeff chiuse il libro e si sdraiò sul divano, nell'ombra.<< Perché mi hai dato il tuo Brillante? >>

<< Avevi bisogno di protezione >>

<< Non mi sono accorto di quando me l'hai messo >>

<< E' stato la notte in cui fummo attaccati dai troll, mentre eri semi-svenuto  >>

<< Grazie >>

Rio lo guardò ma non riuscì a scorgere la sua espressione, nel buio. Sorrise lievemente e si alzò. Un leggero senso di malinconia gli attanagliava lo stomaco. Salutò Jeff con un cenno del capo e lasciò la stanza. Il giovane si sfilò il Brillante; sembrava uno spettro pallido nella quasi totale oscurità. Con un sospiro lo posò sul libro e andò anche lui a dormire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 27
*** Libero arbitrio ***


 

Sprazzi di sole si alternavano giornalmente a scrosci di pioggia. Dal parco della Torre si levava un odore pungente di umido, e il terreno era morbido sotto i piedi dei novizi che andavano ad allenarsi.

Verso la fine di maggio l'aria si fece più calda e la neve sui monti alle spalle della Torre scintillava sotto il sole come un liscio diamante.

I compagni non avevano più avuto notizie di Avior ma avevano saputo che pochi giorni dopo il suo si era tenuto un processo contro Yhlia. La condanna era rimasta segreta ed era impossibile estorcerla a qualcuno dei Saggi con cui erano in confidenza. In realtà, erano più interessati alle condizioni di Denebola, migliorate negli ultimi giorni. Ormai andavano e trovarla ogni giorno, chiacchierando con Mira, che sembrava molto più speranzosa.

Una delle prime sere di giugno, tiepida e serena, Rio si stava dirigendo dall'amica, cosa che ormai faceva almeno due volte al giorno, quando incontrò Altair e Fabius. Si bloccarono istintivamente; non si vedevano dal processo di Avior.

I due Saggi avevano chiacchierato sommessamente fino a quando Rio non li aveva raggiunti. Il capitano notò sul volto di Altair tracce di risentimento.

<< Buonasera, Ashik >>salutò cordiale Fabius. << Altair è da poco tornato da Xara: stiamo facendo ricostruire il Tempio della Luna Rossa >>

Gli occhi di Altair saettarono rapidamente verso il vecchio prima di tornare su Rio.

<< E le sfere? >>chiese questo.

Il sorriso di Fabius si incrinò appena.

<< Sono al loro posto, sull'altare. Parrà incredibile, ma è l'unica cosa a non essere stata scalfita >>

<< Certo, il potere delle sfere è immenso >>Rio corrugò la fronte; un'improvvisa e incomprensibile rabbia stava affiorando dentro di lui. << Perché non l'avete fermato voi Saggi? Perché avete lasciato fare tutto a Denebola? >>

Fabius non mutò espressione.

<< Era l'unica a poterlo fare >>rispose.

<< Cosa ha una ragazza di venti anni che un uomo con la vostra esperienza non ha? >>

<< Rio >>avvertì Altair.

Il giovane si voltò verso di lui, furente.

<< Siete intervenuti solo alla fine, e voi ci seguivate da giorni! Voglio sapere perché! >>

<< Non puoi discutere le decisioni del capo dei Saggi >>sibilò Altair.

<< Sono decisioni insensate! >>esclamò Rio, tornando a guardare Fabius.

<< C'è un motivo >>replicò con calma questo.<< All'inizio sareste dovuti essere solo tu e Denebola, portatori dei cristalli, a compiere la missione >>

<< Ma sapevate che si sarebbero aggiunti gli altri >>

<< Sì. Era meglio che il peso delle sfere venisse sostenuto da più persone, ma occorrevano i cristalli per eliminare Yhlia >>

<< Voi non potevate ucciderla prima? >>

<< Rio >>Fabius sospirò gravemente, << è molto complesso modificare il futuro. Io ritengo di aver fatto un ottimo lavoro. Se non ti avessi fatto ottenere Afior, Yhlia e Tenugh si sarebbero contesi il dominio del mondo e nessuno di voi sarebbe vivo, a quest'ora. È questo quello che devo fare e che ho sempre fatto: proteggervi affinché proteggiate tutti noi >>

Rio rimase in silenzio. Non aveva più parole. La rabbia stava lasciando spazio ad un vago senso di attonimento.

Con un cenno della testa, Fabius lo salutò e proseguì. Altair lo seguì, lanciando un'occhiata di rimprovero a Rio.

Il capitano andò a passi pesanti verso la stanza di Denebola, e quasi non si accorse che la porta di questa si era spalancata lasciando uscire di corsa un'ancella.

<< Denebola si è svegliata! >>

Ci volle qualche secondo prima che Rio capisse cosa stava dicendo. Impaziente ed euforica, l'ancella lo prese senza tante cerimonie per il braccio e lo trascinò nella stanza. Denebola stava seduta, appoggiata con la schiena ai cuscini; portava i segni della convalescenza, coi capelli che le ricadevano piatti sulle spalle incorniciandole il volto un po' smunto; ma sorrideva. Accanto al letto Mira strizzava un panno bagnato in una bacinella per passarlo sul volto e il collo della giovane.

<< Ciao >>salutò semplicemente questa quando Rio si fece avanti.

<< Ciao... Come stai? Hai mangiato? Devi essere affamata! >>

Denebola rise.

<>. Lo guardò, sorridente.<< Voi state bene? >>

Rio la rassicurò e iniziò a raccontarle quel che era accaduto negli ultimi giorni, ma Mira, con sguardo severo, lo interruppe.

<< Non è il momento, Ashik. Le racconterai tutto più tardi >>disse.<< Ora esci, per favore >>

Seppur leggermente indispettito, Rio obbedì. Decise di andare a cercare gli altri. Il risveglio di Denebola gli aveva messo addosso una tale gioia da fargli dimenticare l'ostilità verso Fabius.

Trovò tutti, tranne Alhena, di ritorno dalla cena, con lo stesso sorriso che illuminava il suo volto.

<< Ce lo hanno appena detto! Possiamo vederla subito? >>esclamò Tinhos.

<< Temo di no, mi hanno appena cacciato >>disse Rio. << Alhena dov'è? >>

<< Fabius le doveva parlare, penso riguardo al Tempio >>

Il capitano annuì, decidendo all'istante di non rivelare quel che gli aveva detto Fabius per non rovinare la loro felicità.

Più tardi, fu loro permesso di vedere Denebola. La ragazza si era vestita con un semplice abito verde e aveva sistemato i capelli in una lunga coda. Li abbracciò forte uno a uno e li fece sedere accanto al caminetto.

<< Per fortuna state tutti bene! Temevo che l'intera isola venisse distrutta >>

<< Il Tempio non c'è più, e la valle è stata danneggiata, ma la barriera di Alhena ci ha salvato >>rispose Tinhos.

<< Ma come hai fatto, Denebola? >>chiese Arianna.

<< Ho chiesto ai cristalli di convincere le sfere ad aiutarmi >>rispose la giovane. << La loro energia combinata ha sconfitto Yhlia. Non penso abbia avuto il tempo di reagire >>. Notò gli sguardi che gli amici si scambiarono, così aggiunse: << Qualcosa non va? >>

<< Ecco, Yhlia non è morta. È rinchiusa nelle prigioni della Torre >>spiegò Rio.

Denebola lo guardò e sospirò.

<< Lo so. Altair mi ha ordinato di non ucciderla. Ma Fabius cosa dice? La condannerà? >>
<< Questo non so dirtelo. Perlomeno, Avior è stato condannato >>Rio le raccontò del processo, e, quando, ebbe finito, Denebola commentò: << Se lo merita! Però è strano, Fabius di solito è più comprensivo. Se ha trattato così Avior, non oso immaginare come si comporterà con Yhlia >>

Rio fece un'espressione scettica ma rimase zitto.

<< I cristalli si sono rovinati? >>chiese Jeff.

Denebola si guardò un attimo attorno; recuperò da uno scaffale i due Majirka e porse a Rio il suo.

<< Direi che non hanno subito danni >>

Bussarono alla porta, e un'ancella entrò timidamente.

<< Fabius vuole vedervi subito >>disse a Denebola e Rio.

Il capitano sbuffò. L'ostilità verso il vecchio stava tornando.

Lungo il tragitto verso il suo studio nessuno dei due parlò, né si guardarono. Entrambi avevano la sensazione di stare per ricevere notizie non buone.

<< Avrebbe potuto aspettare che ti riposassi di più >>borbottò Rio prima di bussare.

Fabius li accolse con un sorriso e li fece accomodare su due sedie accanto ad una già occupata da Alhena. Questa sorrise alla Saggia, che ricambiò, notando quanto in confronto al suo, il sorriso del vecchio Saggio appariva tanto tirato.

<< Spero mi perdonerai, Denebola, per averti chiamato non appena ti sei risvegliata  >>disse lui prendendo posto dall'altra parte della scrivania, << ma volevo parlarvi di alcune questioni. Prima fra tutte, quella delle sfere. Sono rimaste intatte sul loro altare. Ora sto facendo ricostruire il Tempio, e quando sarà terminato, voi due andrete a sigillarle >>

Il tono di comando, che mai gli aveva sentito, nella sua voce irritò Rio. Denebola, invece, era perplessa.

<< Dovremo usare i cristalli? >>chiese.

Fabius annuì, compiaciuto.

<>Rio cercò di apparire il meno freddo possibile.

Il Saggio scambiò uno sguardo con Alhena e le fece un cenno di consenso.

<< Il solo posare le sfere sull'altare sarebbe sufficiente, ma, potendo usufruire del potere dei cristalli, si potrebbe fare in modo di renderle totalmente inoffensive. Intoccabili, in un certo senso >>spiegò lei.

<< Alhena ci ha riflettuto a lungo, e alla fine mi ha esposto la sua idea. Io penso che sia fattibile >>disse Fabius.

Denebola guardò Rio, che scrollò le spalle.

<< Si può fare, sì. L'importante sarà avere abbastanza energie >>disse la giovane.

<< Entro quando il Tempio sarà finito? >>chiese Rio.

<< Oh, abbastanza presto. Alhena, ti ringrazio; ora puoi andare. Molto bene. Denebola, puoi raccontarmi cosa è successo tra te e Yhlia? >>domandò con voce cortese non appena la sacerdotessa si fu chiusa la porta alle spalle.

La Saggia iniziò a descrivere la lotta finale con l'elfa senza tralasciare alcun particolare. Aveva l'impressione che la battaglia fosse avvenuta quella mattina stessa.

Fabius la osservava senza espressione, il mento appoggiato sulle mani intrecciate; attese la fine del racconto prima di parlare.

<< Sei stata molto brava >>fu il suo commento quando Denebola alla fine tacque. << Hai dimostrato di avere un saldo controllo su oggetti dotati di una propria volontà, grazie anche all'appoggio degli dei >>

<< Però alla fine non sono più riuscita a controllarli >>replicò piano Denebola.

<< Il risultato è comunque ottimo per una ragazza della tua età. Da questa esperienza sai di poter contare sull'aiuto degli dei >>

Denebola lo guardò senza capire. Voleva forse dire che in futuro si sarebbe trovata in pericolo come lo era stata al Tempio?

Fabius si rivolse a Rio.

<< Devo chiederti di pazientare ancora per qualche tempo; gli altri sono liberi di andare quando vogliono, ma tu dovrai aspettare ancora un po' prima di tornare a Terrani >>

<< Signore, posso chiederle cosa ci faceva Altair a Xara? >>chiese Denebola.

<< Altair vi ha seguito da quando siete partiti da Olìskar. È stato lui ad aiutarti nel teletrasporto >>

<< Ci ha seguiti per tutta Xara, allora? >>

<< Sì, e ha anche tenuto impegnati gli uomini di Avior mentre voi andavate al Tempio. Mi ha costantemente tenuto informato, e quando avete intrapreso la battaglia con Yhlia ho deciso di mandare altri Saggi a prendervi >>
Denebola ricordò di aver avvertito una sorta di aiuto mentre si teletrasportava con gli altri su Xara.

<< Lei sapeva cosa stavamo facendo? >>

<< Non vi osservavo ogni giorno, avendo altre faccende da sistemare, ma, come già sanno i tuoi amici, sapevo cosa vi sarebbe accaduto. Quel che ho fatto è stato di cercare di cambiare un po' le cose >>

<< Non capisco >>balbettò Denebola. Si voltò verso Rio, che, truce, alzò le spalle. << Cambiare le cose? Ma... come potete conoscere il futuro? Credevo che solo gli elfi potessero farlo >>

<< Ovviamente non è così >>Fabius tirò un profondo sospiro. << Voglio spiegarmi meglio. Cinque anni fa, quando Jeff giunse alla Torre a chiedere aiuto volli vederci più chiaro. Esistono diversi modi per scoprire il futuro. Io ne conosco solo uno, molto spossante, devo dire. Lo usai, e vidi Yhlia alla ricerca delle sfere.

<< Avrei voluto mostrarvelo direttamente, ma adesso che le cose si sono svolte in maniera diversa il futuro che io ho presagito non sarà più possibile. Dunque, vidi Yhlia partire alla ricerca delle sfere ed arrivare a Nohri. Qui incontrò Alhena e scoprì che voleva riportare le sfere a Xara. Alhena ovviamente non poteva permettere a Yhlia di fare i suoi comodi. Si scontrarono, e dopo una lunga battaglia Alhena venne assoggettata e costretta a riunire le sfere per la principessa. Ma le sfere hanno una loro volontà: occorreva invogliarle a lasciarsi trasportare su Xara. Yhlia fece delle ricerche e scoprì le due in mano ad Avior. Assoggettò anche lui e, contando sulla malvagità della sfera di Plutone, riuscì a portarle tutte al Tempio. Mancava quella di Saturno, ma, per un malaugurato caso, Jeff si era messo in viaggio: la sua sfera aveva avvertito che le sorelle si erano riunite e voleva raggiungerle. Yhlia lo catturò e uccise tutti quelli che si trovavano a Xara. Alla fine riuscì a pronunciare la formula e a ottenere i poteri di Nohriam >>

Seguì un lungo silenzio carico di sgomento. Rio e Denebola, fianco a fianco, tremarono. Dopo qualche minuto, il capitano parlò.

<< Nessuno aveva tentato di fermare Yhlia? >>

<< Ho visto me stesso schierare i Saggi e richiamare tutti gli Ashik, ma Valdmurt stava lottando con gli eserciti di Tenugh >>

<< Mi scusi, ma allora quello che ha visto quando sarebbe dovuto accadere? >>
<< A quest'ora, Yhlia aveva il potere da oltre due anni >>

<< Mentre noi stavamo combattendo contro Tenugh >>concluse Denebola.

Fabius la guardò con gravità.

<< Mentre Tenugh vi stava uccidendo uno alla volta, Denebola >>

La Saggia lo guardò incredula.

<< Impossibile >>balbettò. Si voltò verso Rio, e la sua angoscia crebbe nel vederlo annuire con lentezza.

<< Avete cambiato anche quella vicenda >>disse lui, piano.

Fabius annuì.

<< Dovete sapere >>disse, << che in alcuni momenti di particolare pericolo chi può conoscere quel che accadrà si dà da fare per evitare le tragedie. L'ho già fatto anche in passato. Se non avessi agito, molte vita sarebbero state distrutte >>

<< Cosa avevate visto riguardo Tenugh? >>domandò Rio.

<< Tenugh era una grave minaccia da molto tempo, e sembrava che nessuno potesse sconfiggerlo. Lui voleva i cristalli di Imder Nysri per tornare all'antica potenza. Sapeva che Deri apparteneva a Denebola, ma non fu tanto stupido da provare a sottrarglielo. Ti lasciò crescere in pace, Denebola, finché Deri non ti avvertì del pericolo e ti fece vedere i compagni da radunare per trovare Afior. Partiste, ma Tenugh riuscì a bloccarvi a Royal, trovando così il tempo di prendere Afior. Quando lo raggiungeste nel Mhassàuschi, il cristallo rosso, più pericoloso di Deri, unito ai poteri di Tenugh, vi uccise. Mostrò un attimo di esitazione solo verso te, Rio, perché, nel suo profondo, desiderava appartenerti. Ma Tenugh soffocò la volontà di Imder Nysri e prese anche Deri. Io, intanto, avevo inviato più di venti Saggi ad aiutarvi. Fu una strage >>

Denebola chinò la testa. Si sentiva enormemente confusa. Ogni cosa che lei e i suoi amici avevano fatto, quindi, era stata programmata da Fabius. Rabbrividì al pensiero che il vecchio Saggio non avesse fatto nulla: Tenugh e Yhlia si sarebbe contesi il potere o avrebbero collaborato per regnare sulla terra?

Accanto a sé sentì Rio mormorare a malincuore: << Vi devo delle scuse >>

Denebola alzò la testa e osservò i due uomini scrutarsi. Fabius scosse il capo.

<< Ho sbagliato io a non spiegarmi fin da subito >>disse. << Ma vedi, Rio, aspettavo il risveglio di Denebola. Entrambi dovevate sapere, e perciò devo chiedervi di non rivelare ai vostri amici quello che vi ho raccontato >>

<< Ma signore... >>

<< No, Rio, non devono sapere. È inutile che lo sappiano adesso >>disse Fabius con fermezza.

<< Perché lo ha detto solo a noi? >>chiese Denebola.

<< Perché sappiate che gli uomini hanno il libero arbitrio. Ci sono molti futuri possibili, e ciascuno dipende dalle nostre azioni. I rapporti fra le persone sono come fili sottili che, a seconda di come si intrecciano, possono dare figure diverse >>Fabius si sporse in avanti sulla scrivania e li guardò con intensità.<< Voi due siete i Portatori dei cristalli. In confronto a loro, che ci crediate o no, le sfere non hanno valore. Ricordatelo, in caso in futuro ci sia un nuovo pericolo >>

Denebola e Rio si scambiarono uno sguardo, perplessi.

<< Signore, sa se qualcos'altro dovrà essere cambiato? >>chiese il capitano.

<< Non ho visto oltre e non ritengo necessario farlo. Sono sicuro che sta per iniziare un lungo periodo di pace >>. Il Saggio si alzò e altrettanto fecero Rio e Denebola. << Siete liberi di andare a riposare, Ashik. Vi attende solo l'ultima parte della missione >> 

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Capitolo 28
*** La lettera ***


Salve a tutti! Ormai mancano solo un paio di capitoli alla fine della storia. Vorrei ringraziare chi continua a leggere, vuol dire che tutto questo interessa a qualcuno! Grazie mille! Xièxie! ^___^ 

<< Ora sei tu a non voler parlare >>disse scherzosamente Tinhos.

<< Fabius ci ha detto di fare così >>replicò Rio.

<< Chissà cosa vi ha detto per farti passare la rabbia contro di lui >>

<< Saranno dieci volte che provi a scoprirlo, ma per quanto tu ci prova non ti risponderò. Forse, un giorno, potremo dirvelo >>
Rio e Tinhos stavano scendendo nell'ala orientale della Torre, dove i Saggi li stavano aspettando.

Era un fresco mattino di giugno. Il sole era ancora basso oltre i monti e l'erba era bagnata. Tinhos respirò a pieni polmoni, e uno sguardo di vera gioia gli illuminò il volto.

<< È finita, finalmente >>disse.

<< Sì >>

<< Quando tornerai a Terrani riprenderai a combattere? >>

<< Sì, la guerra non è ancora finita. Sono in contatto con Mailo, e mi ha detto che la situazione è ancora critica >>

<< Sai di poter contare sul mio aiuto; posso inviarvi dei soldati. Terrani è stata la mia casa per molto tempo e non mi piace che continuino ad attaccarla >>

<< Grazie, ma è una faccenda che dobbiamo vedercela solo noi uomini, senza offesa >>aggiunse in fretta Rio.

L'elfo sorrise.

<< Tranquillo, grazie a Maru nelle mie vene non scorre più sangue umano >>disse.

Rio gli lanciò uno sguardo fugace.

<< Comunque, pensavo che saresti passato da Aiska prima di tornare ad Aquos >>

Tinhos si bloccò e lo guardò. Erano a pochi metri dai loro amici che li aspettavano con due Saggi.

<< Lo sai che fra me e Aiska è finita da tempo >>disse, con un sorriso mesto, << da quando ho scelto la mia strada. Faresti bene a decidere anche tu >>aggiunse con uno sguardo a Denebola.

Rio non rispose mentre raggiungevano gli altri. Tinhos e Jeff stavano per tornare nelle loro città, e lui fremeva per ripartire. Ma questo avrebbe significato dover lasciare Denebola. Fabius, pochi giorni prima, aveva annunciato che la costruzione del Tempio della Luna Rossa stava per terminare: sigillare le sfere e salutare Denebola, per rivederla chissà quando, ecco cosa avrebbe dovuto fare entro pochi giorni.

Un colpo leggero alla spalla lo distolse dai suoi pensieri. Jeff gli stava tendendo la mano. Lui la strinse, disorientato.

<< Grazie di tutto >>mormorò Jeff, senza però guardarlo.

<< Cosa farai ora? >>gli domandò Rio.

<< Ricostruirò la mia casa a Moja e ridarò vita alla mia casata. Prima che Yhlia la colpisse era molto importante e potente: non posso lasciare che decada >>

<< Buona fortuna, allora >>Rio rimase ad osservare gli amici salutarsi, senza accorgersi che Denebola gli si era avvicinata.

<< Non sei felice per loro? Ora vivremo più serenamente >>

<< Stavo pensando se abbiamo fatto bene a non dir loro cosa ci ha rivelato Fabius >>

Denebola osservò Jeff e Tinhos avvicinarsi ai due Saggi.

<< Non lo so, Rio. A me non piacciono i segreti, ma Fabius ha dimostrato di essersi sempre impegnato per il bene di tutti, perciò non possiamo negargli questo favore >>

Salutarono un'ultima volta i loro amici prima che questi scomparissero con i Saggi grazie al teletrasporto.

 

Giugno scorreva via rapidamente tra giornate afose immerse in una morbida quiete. La vita continuava senza turbamenti; ogni giorno gli allievi si allenavano con i loro Maestri. Arianna li osservava con una strana curiosità, ammirando i novizi che di lì a pochi mesi sarebbero diventati veri Saggi dopo un lungo cammino di preparazione.

Denebola, che non doveva affaticarsi, passava il tempo a leggere e passeggiare, quasi sempre accompagnata da Rio. I rapporti fra loro si rafforzavano ogni minuto che passavano insieme, e Rio provava sempre più paura al pensiero della vicina separazione.

Alhena approfittava di quei giorni alla Torre per studiare gli antichi libri della biblioteca: preferiva non intromettersi nelle lunghe passeggiate dei due giovani Ashik e spesso insegnava nuove magie ad Arianna in modo che, tenendosi occupata, non corresse dai loro amici.

L'amore di Rio si faceva ogni giorno più palese: quando parlava con Denebola, quando percorrevano l'intero perimetro della Torre, o semplicemente quando la osservava in silenzio.

<< È un peccato >>pensava la sacerdotessa vedendoli ridere e scherzare come due ragazzini, << che presto debbano separarsi >>

L'ultima sera di giugno, una sera calda e ventilata, animata dalle voci degli allievi cui era stato dato il permesso di passeggiare nel cortile, Rio si avvicinò con risolutezza alla stanza dell'amica.

Fabius non aveva ancora detto se il Tempio era stato terminato, ma lui non aveva più la pazienza di aspettare. Bussò ed entrò non appena Denebola gli rispose.

La giovane era seduta alla scrivania, china su una lunga lettera, ma alzò lo sguardo per vedere il nuovo venuto.

<< Ciao. È successo qualcosa? >>chiese subito Rio, notando il suo sguardo triste, che la ragazza non riuscì a camuffare.

<< Va tutto bene >>rispose lei con una fretta e un sorriso goffo che bastavano a far capire che non era così. Fece cenno a Rio di sedersi sulla poltrona lì vicino, ma evitò di incrociare il suo sguardo.

<< Pensavo di fare due passi, è una bella serata >>disse lui, allungando il collo per cercare di vedere di chi fosse la lettera.

<< Ah. Sei gentile, ma stasera sono proprio stanca >>mormorò Denebola.

<< Peccato. Volevo passare con te questa sera: fra pochi giorni ripartirò >>

Denebola sembrò rattristarsi maggiormente e Rio, spaventato, tentò di rassicurarla. Si alzò e le cinse le spalle con un braccio, cullandola. Voleva trovare parole di conforto, ma Denebola sapeva che doveva andare a combattere e che quindi sarebbe stato difficile rivedersi presto.

Lo sguardo di Rio cadde nuovamente sulla lettera, e la curiosità prevalse.

<< Ti ho disturbato? >>chiese, indicandola.

<< Oh, no, avevo appena finito di leggerla >>Denebola sospirò e la ripose.

<< Di chi è? >>chiese Rio, stupendosi di tanta curiosità e di quella leggera irritazione dovuta al fatto che Denebola non gli aveva spiegato nulla e che era lui a dover chiedere spiegazioni.

<< Di Alexander >>

Quel nome pulsò stranamente nelle orecchie di Rio, e l'irritazione crebbe fino a diventare consapevole gelosia. Denebola avvertì l'irrigidimento dell'altro, e lo fissò con curiosità. Rio si allontanò verso la finestra.

<< Cattive notizie? >>chiese freddamente.

<< No >>rispose Denebola, stupita dal cambiamento del suo tono. << Gli avevo scritto di com'è andata la missione: prima che partissimo dalla Torre l'avevo informato >>

<< Non sapevo che vi scriveste >>

<< Ci scriviamo da quando ci siamo rivisti l'ultima volta >>

<< Vi siete rivisti? >>

<< Sì, quando sono andata a Blue Garden a trovare Aiska, e ancor prima avevamo viaggiato per un po' insieme. Te ne ho parlato >>

<< Ti sei fatta accompagnare da lui, allora? >>chiese Rio con disprezzo.

<< Ci siamo incontrati per caso >>replicò la Saggia, ora indispettita.

Rio si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico, e continuò a darle le spalle.

<< E perché quella lettera ti ha reso così triste? >>

Denebola chinò il capo; una parte di sé non voleva rispondere.

<< Speravo che Alexander potesse venire qui, ma è troppo lontano ed è già in viaggio per King's Valley >>

<< Che peccato >>

Denebola lo fulminò con lo sguardo.

<< E tu perché sei diventato così acido? >>sbottò.

Rio si voltò e, a braccia conserte, si appoggiò alla finestra.

<< Non riesco a capire questa corrispondenza fra te e Alexander >>

<< Cosa c'è da capire? Ci teniamo in contatto. Lo faccio anche con Aiska >>

<< Con me no >>
<< Da quando è scoppiata la guerra a Terrani mi hai chiesto di non scrivere più né a te né a Mailo >>

Rio arrossì e si maledì per averlo dimenticato.

<< Be' >>disse, cercando di trovare un'altra via per criticare, << non pensavo che foste diventati così amici: all'inizio non vi sopportavate >>

Denebola alzò le spalle.

<< Ci siamo conosciuti meglio >>rispose con ovvietà.

<< Immagino, mentre ve ne andavate in giro insieme >>

La giovane arrossì di collera.

<< Si può sapere che cos'hai? >>esclamò.<< Odi così tanto Alexander? >>

<< Non ho proprio nulla! E non odio nessuno >>Rio tacque un istante, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: << Mi dà solo fastidio che tu perda la testa per uomini più vecchi di te! >>

Denebola spalancò gli occhi e divenne più rossa delle fiamme che danzavano nel candelabro sulla scrivania. Distolse lo sguardo da Rio, e subito le lacrime le salirono agli occhi.

<< Io non ho affatto perso la testa >>mormorò con voce appena udibile.

<< E allora perché ti rattrista tanto il fatto che lui non venga alla Torre? >>domandò Rio senza riuscire a trattenere la gelosia ad ogni parola.

Denebola tornò a guardarlo con occhi di fuoco, umidi per le lacrime trattenute a stento.

<< Non hai capito nulla >>sibilò con voce tremante, ritta in piedi davanti a Rio. << Sei talmente geloso da essere saltato subito alle peggiori conclusioni. E allora ti spiego subito tutto. Fra poco te ne andrai e non ci rivedremo più. Tinhos già è partito, Mailo e Aiska sono lontani. Tu stai per andartene, e Alexander si trova dall'altra parte di Valdmurt. Rimarremo divisi per chissà quanto tempo e io... non so se potrò sopportarlo ancora >>La voce le si spezzò e lei si voltò per non far vedere le lacrime che le rigavano le guance.

Stordito, e sentendosi un vero imbecille, Rio le si avvicinò lentamente, ma lei lo respinse reprimendo un singhiozzo.

<< Non immagini quanto vorrei portarti con me e vivere davvero in pace >>disse piano lui, osservando le spalle tremanti della ragazza. << Ma a Terrani non c'è pace. Tu qui sarai al sicuro. Quando avrò finito, verrò a trovarti. Ma tu devi dirmi una cosa, Denebola >>e le cinse la vita, attirandola a sé, << di chi è il tuo cuore? >>

Denebola sussultò.

Trascorsero alcuni secondi in silenzio. Dalla finestra aperta entravano il canto dei grilli e, lontane, le voci dei ragazzi. La Saggia si asciugò le lacrime e tentò di liberarsi dalla stretta di Rio, ma lui era deciso a non lasciarla andare prima di aver ricevuto una risposta.

<< Io non lo so >>sussurrò lei. Avvertì che Rio stava per parlare, così lo precedette e aggiunse, con voce appena più sicura: << Se anche fossi innamorata, la legge della Torre mi vieterebbe qualsiasi cosa. I Saggi non possono sposarsi >>

<< Questo non è vero >>ribatté Rio. << Essere Saggi non vincola i sentimenti, e tu lo sai meglio di me! Io ti amo! Devo sapere se sono ricambiato >>

Quelle parole fecero perdere molti battiti al cuore della ragazza, che ormai non riusciva più a distinguere con chiarezza ciò che la circondava.

Rio attese, il fiato sospeso, senza riuscire a nascondere il tremore delle proprie mani. Il silenzio in cui erano piombati gli parve surreale, e non riusciva a sopportarlo. Alla fine, dopo alcuni minuti, Denebola lo ruppe.

<< Non posso risponderti >>disse. << Sono così confusa... non riesco a dare un ordine ai miei sentimenti >>

<< Cosa non riesci a capire? >>

Denebola si voltò verso di lui, tenendo lo sguardo fisso al pavimento.

<< Tutto. O meglio, molte cose. Io... non posso risponderti >>ripeté con voce flebile, impotente.

Rio rimase a fissarla per in istante. Poi sospirò e la lasciò andare. Aveva la testa svuotata e le viscere, che fino ad un istante prima si stavano contorcendo come serpenti, ora si erano rilassate. Guardò senza vederla la stanza e passeggiò su e giù. Denebola, desolata e confusa, si appoggiò alla scrivania; avrebbe voluto dirgli qualcosa: era certa che Rio la stesse odiando. Ma aveva la mente offuscata. Sfiorò il Majirka, tornato al suo posto, attorno al collo di lei, e avvertì una leggera scarica da parte di Deri. Era un rimprovero? Il cristallo verde voleva unirsi definitivamente al suo compagno? E lei, cosa voleva? Gettò un'occhiata alla lettera ripiegata, e un misto di tristezza e rabbia le attanagliò il cuore.

Rio seguì la direzione del suo sguardo. Non sapeva se provare rabbia o disperazione, se doveva strappare in tanti piccoli pezzi quella lettera o leggerla, a dispetto di Denebola.

<< Per stasera ho già fatto fin troppo scenate >>pensò amaramente. Si sgranchì il collo e, messo su quello che doveva essere un sorriso, disse con tono indifferente: << Bene. Si è fatto tardi. Spero che questa notte ti aiuti a capire quello che provi >>

<< Rio... >>

Lui alzò una mano per interromperla.

<< Ho voluto essere sincero con te, e lo sono stato. Anche se non ottenessi una risposta sarei – anche in piccola parte - soddisfatto. Qualunque siano i tuoi sentimenti ti vorrò sempre bene. Buonanotte >>

Denebola lo guardò uscire dalla stanza prima di correre alla porta e appoggiarvisi contro, come se all'improvviso le forze le fossero venute meno. Si lasciò scivolare sul pavimento e rimase ad osservare il tappeto ai piedi del letto, a pensare, mentre sprazzi di parole di Rio le tormentavano il cuore.

 

Il mattino seguente, Denebola sedeva assonnata sotto un portico che dava sull'ala ovest del giardino; il luogo, ancora immerso nell'ombra, era molto fresco e arieggiato.

<< Tu non mi stai a sentire, Denebola! >>

La Saggia, che si era incantata ad osservare un nido sul ramo di un platano che sporgeva sul portico, voltò la testa e vide Arianna, che la osservava con aria di rimprovero.

<< Ti ho visto, invece >>mentì la giovane. << Ho appena distolto lo sguardo... >>

<< Bene! Allora puoi dirmi cos'ho fatto >>

Denebola cercò con lo sguardo l'aiuto di Alhena, in piedi dietro ad Arianna, ma lei scosse la testa. Indispettita, la Saggia diede una rapida occhiata intorno e indicò un sasso a pochi centimetri da Arianna.

<< Hai spostato quel sasso! Prima non stava lì, ma ai piedi di quel cespuglio... No, eh? >>disse notando Alhena alzare gli occhi al cielo.

<< No! >>confermò Arianna, e aprì il pugno che aveva lasciato abbandonato contro il fianco, rivelando un sasso viola. << Ho cambiato colore a questo sasso! Prima era più nero dei capelli di Rio, e invece ora è come il tuo vestito >>

<< Oh. Sei stata brava >>Denebola sospirò.<< Scusami, ma mi ero distratta solo per un attimo >>

<< Sei stanca? Hai l'aspetto di chi non ha dormito >>disse Arianna osservandola preoccupata.

<< Sto bene. Riflettevo soltanto >>

Alhena la osservò con attenzione, ma non disse nulla, anzi spronò Arianna a fare altre magie. Denebola sorrise nel guardare i sassi nel giardino prendere ciascuno un diverso e sgargiante colore fino a sembrare tante grandi caramelle.

<< Ascolta, Denebola >>Arianna guardò la Saggia con un velo di ansia, << posso diventare tua allieva? >>
<< Penso di sì. Ne dovrò parlare con Fabius, prima >>rispose Denebola, stupita e compiaciuta insieme. << Glielo hai suggerito tu? >>aggiunse con un bisbiglio ad Alhena, che era venuta a sedersi accanto a lei mentre la ragazzina faceva tornare i sassi normali, molto contenta.

<< Più o meno. Era indecisa se venire con me o restare qui, e io ho pensato che la Torre sia più adatta: avrà compagnia e una Maestra che la seguirà. A Xara non avrei potuto dedicarmi a lei >>rispose la sacerdotessa.

<< Sì, anch'io penso che la Torre sia una casa più adatta per lei >>Denebola tacque; Fabius e Rio stavano attraversando il portico. Lei si alzò subito, lo sguardo fisso sul vecchio Saggio.

Questo guardò prima lei, poi Alhena.

<< La costruzione del Tempio è terminata >>disse. << Domani mattina andremo a Xara >>

Alhena sorrise e lo ringraziò infinite volte.

Denebola incrociò lo sguardo di Rio, ma non ebbe la forza di sostenerlo. Lo distolse e si avvicinò ad Arianna con la scusa di esaminare un sasso ancora giallo come l'oro.

<< Quando avremo sigillato le sfere tornerò direttamente a Terrani >>le sussurrò l'Ashik alle spalle.

Denebola si voltò di scatto e lo fissò con un'espressione di dolore, quasi spaventata. Riuscì comunque a ricomporsi e a dire con calma: <>

Rio ricambiò il suo sguardo preoccupato e la ringraziò per l'interessamento.

<< Vedi >>disse, << Fabius ha inviato due uomini a Terrani, che hanno contattato Mailo e gli altri generali per annunciargli il mio ritorno, e hanno appreso che cinque giorni fa è stata stipulata una tregua con le città del Sud. Avrò quindi il tempo per riposarmi >>

<< Capisco >>

Un silenzio imbarazzante scese su di loro. Denebola cercò con gli occhi Arianna, ma scoprì che stava provando di nuovo l'incantesimo con Alhena, sotto il portico, stavolta su delle foglie già secche. Fabius se ne era andato.

<< Mi chiedevo se non ci saranno problemi, domani >>riprese Rio con disinvoltura, << se le sfere non si opporranno ai cristalli >>

<< Credo di no. Fabius e Alhena sono convinti che ormai non sono più pericolose come quando erano ancora separate, e in effetti è vero: contro Yhlia mi hanno aiutato senza problemi >>

<< Ottimo! Finalmente questa storia finirà >>

<< E tu te ne andrai >>pensò amaramente Denebola. Rio le sembrava abbastanza sereno, nonostante quello che era successo la sera prima: gli occhi gli brillavano al pensiero di tornare a casa, e lei intuì che quella gioia derivava anche dal fatto che finalmente poteva riabbracciare i suoi compagni e tornare al posto cui apparteneva.

<< Tu non sei felice? >>le domandò lui, facendola trasalire. Rio la stava osservando con attenzione.<< Non ho mai visto Deri così opaco >>

Denebola seguì il suo sguardo e sollevò il Majirka, rimanendo costernata nello scoprire che il cristallo non era più brillante, ma era diventato di un verde spento.

<< Non sono triste >>replicò con voce atona, << ma neanche felice. Alhena, io torno dentro! >>

<< Tu sei confusa, te lo leggo negli occhi >>ribatté Rio, seguendola mentre attraversava il portico. << Vorrei aiutarti, sai? Ma tu non me lo permetti >>

Denebola si arrestò nel corridoio deserto. La luce che entrava dalle strette finestre ad arco le inondavano il volto e disegnavano sulla parete alle sue spalle un'ombra sfocata, quasi invisibile. Erano di nuovo immersi nel silenzio.

<< Tu non puoi aiutarmi, Rio >>disse cercando di mantenere un tono tranquillo nonostante il cuore avesse preso a batterle forte. << Non puoi sapere cosa voglio, perché non lo so neanch'io. Sì, sono confusa. Lo so da quando mi sono accorta dei tuoi sentimenti, e l'unica cosa che so per certo è che lo sarò ancora per molto tempo, perché non ho capito cosa mi faccia sentire così insicura >>

<< Sono sicuro che non ti sei fermata un attimo a rifletterci >>replicò Rio senza durezza. La prese dolcemente per le spalle e la avvicinò a sé, notando nello sguardo di lei una sorta di turbamento. << Denebola, potrei baciarti qui e subito e implorarti di venire con me se solo non sapessi che così ti ferirei e che mi odieresti per tutta la vita. Ma devi anche cercare di capire come mi sento io >>

Denebola chinò la testa, e i suoi occhi si posarono sul Majirka del compagno. Sembrava un comune medaglione tanto era fioca la luce di Afior.

<< Mi dispiace, Rio >>sussurrò. Gli prese con dolcezza le mani e gliele strinse. << Ti darò l'unica spiegazione che sarò in grado di darti, prima che ci separiamo >>. Gli lasciò le mani e corse via.

Rio attese qualche minuto da solo in mezzo al corridoio, i pugni abbandonati lungo i fianchi, prima di decidere di fare una lunga passeggiata.

 

Quella sera Fabius raccomandò i due Ashik di andare a riposare subito. Nel corso della cena Denebola e Rio non si erano rivolti una parola, pur rispondendo cortesemente ai Saggi attorno a loro, e, chi prima chi dopo, quando il pasto finì tornarono nelle loro stanze.

Rio si gettò di peso sul letto e osservò la stanza con un senso di nostalgia: di lì a ventiquattr'ore sarebbe tornato alla guerra. Spostò la testa e notò un foglio ripiegato sul tavolo che entrando non aveva visto. Incuriosito, lo prese e lo aprì, e il cuore gli si fermò alla vista della firma in fondo alla pagina. Con mani tremanti si alzò, ben deciso a riportare la lettera di Alexander a Denebola. Aveva aperto a metà la porta quando la richiuse di scatto e ricordò le parole della ragazza. Se gli aveva portato la lettera significava che non c'era nulla di cui preoccuparsi e ingelosirsi.

<< O forse me l'ha portata perché non riesce a dirmelo a parole >>

Quest'ultimo pensiero lo sconfortò più di ogni altra cosa. Ma, qualunque fosse il motivo della decisione di Denebola, poteva (e voleva) leggere quella lettera. Così tornò a sedersi sul letto e spiegò il foglio.

 

Cara Denebola,

sono passate settimane da quando mi hai scritto. Immaginavo che la vostra missione ti impedisse di rispondermi, ma poi ho creduto che qualcosa fosse andato storto. Grazie agli dei, invece, eri solo partita prima di poter leggere la mia lettera precedente.

Lasciati dire che sei stata brava! Ho cercato delle notizie sulle Sferae Chaelis, oltre quel poco che mi hai detto tu, e mi sembra incredibile che tutto sia andato bene. All'inizio pensavo che Fabius fosse impazzito ad affidarvi questo compito, contando tra l'altro che, fra tutti gli Ashik che vivono a Valdmurt, ha convocato solo te e Rio! È una cosa che non capisco: io doveva combattere a Terrani. Chissà, forse bastavano i Portatori dei cristalli, ma allora l'arrivo di Tinhos non è stato casuale? Forse se anch'io mi fossi trovato a nord mi sarei potuto unire a voi.

Non riesco a sopportare l'immobilità in cui vivo, ed infatti pensavo di andare a King's Valley. Da quando ci siamo separati l'anno scorso ho viaggiato al centro e ho esitato a superare la Catena dei Millenari, ma poi ho deciso. Sono rimasto troppo a lungo lontano dalla mia terra. Ora ti sto scrivendo da un villaggio che dista venti miglia dal fiume Jeda, ma già riconosco il paesaggio in cui sono cresciuto. Ci sono palme e rododendri, e il mare! È da più di dieci anni che non torno a casa, ma ormai tutto mi ricorda King's Valley. Tra l'altro, vedendo come la gente dei villaggi teme le città del Sud, voglio sapere se a King's Valley c'è la stessa situazione di Terrani.

Quindi, ho intenzione di trasgredire all'esilio che mi hanno imposto, anche solo per tornare a camminare per le strade della mia città. Prima di rispondere aspetta un'altra mia lettera che ti invierò da King's Valley, e non preoccuparti. Pensa a goderti il riposo che meriti.

 

Rio saltò il saluto e l'affetto di Alexander e si sdraiò, pensieroso e leggermente in ansia. Cominciava a comprendere perché quella lettera aveva turbato Denebola: Alexander stava praticamente andando a rischiare la vita. Provò un moto di solidarietà nei suoi confronti: anche lui soffriva per la lontananza dal luogo in cui era nato e cresciuto. Volle trovare parole di conforto da dare a Denebola, anche se più rifletteva sulle intenzioni di Alexander più si accorgeva che l'amico era molto imprudente. L'ostilità nei suoi confronti scomparve, soppiantata da perplessità e preoccupazione.

Fissò ancora la lettera abbandonata sul cuscino, esitante; si vergognava per la scenata della sera prima.

Alla fine decise. Ripiegò la lettera, la lasciò sul tavolo e, con un'ultima occhiata al cielo stellato oltre la finestra, andò a riposare. 

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Capitolo 29
*** Sigillare le Sfere ***


 

Il cielo era striato di rosa e oro, oltre la fitta catena montuosa alle spalle della Torre. Sulle cime più alte splendeva la neve, mentre le colline ai piedi dei monti erano ancora buie e fredde.

L'aria frizzante smosse la lunga barba grigia di Fabius, in piedi sul terrazzo da cui si riuscivano a scorgere, molto sfocate, le vette dei monti fra cui si trovava Kamàan. Lo sguardo del Saggio spaziò da lì a ovest, indugiando sulle lontane praterie di Royal e sul serpente argentato che era il Green River.

Pieno di ottimismo, Fabius attese ancora qualche istante per godere quel paesaggio. Vedeva il bosco in cui, l'ultimo giorno di dicembre, i novizi diventavano Saggi; gli alberi erano ancora immersi nel buio e nell'umidità, e le foglie verde cupo rilucevano di rugiada. I rami erano tesi verso il terreno che, a quell'ora, soprattutto in prossimità dell'esile ruscello il cui gorgoglio arrivava fin lassù, era molle e friabile.

Quando il sole si alzò e l'aria iniziò appena a scaldarsi, Fabius si decise a scendere. A quell'ora la Torre era molto silenziosa; i Saggi, gli allievi e i servi riposavano, le aule e le altre stanze erano chiuse. Fabius attraversò i corridoi vuoti con passo rapido, come se si fosse improvvisamente accorto di aver perso troppo tempo; arrivò in un corridoio al piano terra, superò la porta che dava sull'atrio e ne attraversò un'altra. Svoltò subito a destra, nell'unica zona interdetta agli allievi, verso una scala a chiocciola. Con un gesto, Fabius accese le fiaccole appese lungo la parete e scese, il suono dei passi che echeggiava alle sue spalle. Si fermò davanti a un lungo cancello di ferro ai piedi delle scale. Questo si aprì senza un cigolio.

Fabius attraversò un ultimo, breve corridoio spoglio, in pietra bianca, e posò il palmo della mano su una porta priva di maniglia. Questa si spalancò su un ampio atrio sul quale si affacciavano molte altre porte in legno chiaro. Il Saggio si avvicinò alla prima, la aprì come aveva fatto con la precedente e rimase ad osservare dalla soglia la figura che sedeva di fronte a lui.

La stanza era arredata in maniera spartana, con un letto e un tavolo in un angolo e una cassapanca in un altro.

La figura seduta sul ciglio del letto si mosse, e Fabius intuì, dal suo respiro, che stava sorridendo. Accese con un cenno la torcia appesa al muro di fronte ed entrò, lasciando socchiusa la porta.

L'improvviso lampo di luce costrinse la principessa a chiudere gli occhi e a voltare la testa.

<< La luce vi infastidisce tanto? >>domandò Fabius con voce cortese. << Mi spiace, ma gradirei guardarvi in faccia mentre vi parlo. Tra l'altro, credevo che tutti gli elfi amassero la luce >>

Yhlia tornò a fissarlo con un sogghigno, gli occhi socchiusi e i lunghi capelli dorati che le ricadevano sulla schiena.

<< Gli elfi amano la luce del sole o della luna e non sopportano di restare a lungo in ambienti chiusi >>replicò.

<< Sono sinceramente desolato, principessa >>ribatté freddamente Fabius, << e mi addolora il pensiero che voi, con le vostre stesse mani, vi siate privata delle gioie della vostra razza. Vi ricordo che siete destinata alla prigionia eterna di Joysmatcher >>

Il ghigno di Yhlia si allargò, anche se lei, come Fabius, sapeva che non avrebbe mai potuto evadere da quella prigione.

<< Non c'è dunque pietà per chi ha voluto riconquistare il trono che le spetta? >>

<< Non riceverete mai pietà, voi che non ne avete avuta per i vostri sudditi. Cercando di impossessarvi delle sfere avete soltanto aggravato la vostra posizione. Questo però ve l'ho già detto, e sono qui per un altro motivo: il cristallo >>

<< Vi ho già detto tutto quello che c'era da sapere >>rispose Yhlia con astio, << dopo aver resistito per giorni e giorni, finché voi non avete dimostrato di non disprezzare i metodi di persuasione che usano gli uomini comuni >>

Balzò in piedi e si mise sotto il cono di luce della torcia, al centro della stanza. Malgrado riuscisse a nascondere la sorpresa, Fabius inarcò le sopracciglia per il cambiamento della principessa. Yhlia lo fissava con occhi di fuoco, simili a due diamanti, cerchiati però da profonde occhiaie e incastonati in un volto emaciato. La luce creava cupe ombre nelle guance scavate, rendendola molto simile ad un pallido fantasma. I capelli ondulati ricadevano scomposti lungo la veste, larga su un corpo ora troppo magro.

<< Guardate, e compiacetevi della vostra stregoneria! >>sibilò l'elfa, e l'odio sul suo volto si fece più marcato. << Mi avete colpita con una magia che ha annullato tutti i miei poteri... e ora guardatemi! Mi ha ridotta ad uno scheletro vivente! Spero abbiate sofferto almeno una parte di quello che sto soffrendo io! >>
<< Potete starne certa >>rispose Fabius. << Quell'incantesimo mi ha indebolito, ma è stato un prezzo che ho pagato con enorme soddisfazione. La vostra ira non fa che accrescere il mio odio per voi. E, badate, non potevo rimandarvi a Joysmatcher senza le dovute preoccupazioni >>

Yhlia strinse i pugni e si lasciò ricadere sul letto.

Fabius le si avvicinò.

<< Il cristallo>>ripeté, <>

<< Da un'acquamarina >>

<< E dove lo avete preso? >>

<< Era uno dei tanti tesori che si trovavano nel Mhassàuschi, forse l'unico che si è salvato, a differenza degli altri rimasti lì >>

<< Ed è stato consacrato agli dei? >>
Yhlia guardò il vecchio Saggio con un'espressione curiosa: sembrava perplessa.

<< Quale dio avrebbe dato la sua protezione a quel cristallo? >>sibilò offesa, come se Fabius avesse detto un'eresia. << Era l'unica cosa che gli mancava, maledizione! >>

<< Già, l'unica cosa che lo avrebbe protetto: è stato distrutto, e molto tempo fa >>

La principessa spalancò gli occhi, e non riuscì a trattenere una risata maligna che echeggiò fra le pareti della piccola cella.

<< Non dite sciocchezze! >>esclamò. << Anche senza la benedizione degli dei quel cristallo aveva talmente tanta energia che neanche voi avreste potuto distruggerlo! >>

<< Non sto scherzando, principessa. Il cristallo che avete creato non esiste più >>

<< E allora saranno guai per chi l'ha distrutto! >>gridò Yhlia con violenza. << L'energia del cristallo sarà penetrata nel suo distruttore e, a meno che questo non sia la persona più potente del mondo, lo corroderà dall'interno fino alla morte! >>

Fabius la osservò per qualche secondo, poi, senza aggiungere altro, se ne andò chiudendosi con un sonoro scatto la porta alle spalle. Mentre tornava alla chiara luce del giorno, si domandò se non fosse il caso di controllare il futuro...

 

L'atrio era deserto, il silenzio permeava come al solito l'intera Torre. Attraverso il portone spalancato Denebola osservò stormi di uccelli solcare il cielo e lambire le cime degli alberi più alti; in basso, il viale fiancheggiato da torce si perdeva fra pini e cespugli di biancospino.

La Saggia guardò di sottecchi Alhena e Rio, silenziosi quanto lei.

La sacerdotessa scrutava con occhi lucenti tutto ciò che la circondava; quando erano scese insieme nell'atrio, aveva confessato a Denebola il proprio dispiacere per dover lasciare la Torre.

Ma gli occhi di Denebola continuavano a tornare a Rio; il pomeriggio prima un desiderio di rivalsa l'aveva spinta a lasciare nella sua stanza la lettera di Alexander: non aveva apprezzato le allusioni di Rio, ma era anche così disorientata che non avrebbe potuto spiegargli nulla a parole. E quando, pochi minuti prima, si erano incontrati nell'atrio e Rio le aveva restituito la lettera facendo attenzione a non farsi vedere da Alhena, Denebola non era riuscita a capire cosa egli stesse provando.

Il silenzio venne interrotto dal rumore di passi che annunciava l'arrivo di Fabius, Altair e Hebel. L'anziano Saggio scrutò a lungo i Portatori dei cristalli prima di far loro cenno di seguirlo nel viale. Con lui davanti e Altair e Hebel ai lati, Rio, Denebola e Alhena alzarono lo sguardo sulla Torre. La sacerdotessa chinò il capo con rispetto; Rio lasciò vagare lo sguardo indecifrabile. Senza una parola, tornò a fronteggiare Fabius, che si fermò al limite del viale. Una violenta raffica di vento li investì, facendo ondeggiare i rami e cadere qualche foglia sulle loro teste. Poi, scomparvero.

 

Eccolo lì, il Tempio della Luna Rossa, identico a come quando l'avevano visto la prima volta. L'alto muro di cinta bianco, l'obelisco al centro del viale... nulla dava l'impressione di essere andato distrutto e poi ricostruito. La luna sull'obelisco scintillava di un bagliore dorato nella luce mattutina.

Fabius si voltò verso Alhena, che osservava il tutto con occhi lucidi.

<< Abbiamo cercato di ricostruire il Tempio così come era prima della battaglia >>le disse Fabius. Poi, con un inchino, la invitò a precederli.

Attraversarono il viale, preannunciati dal rumore che i loro passi facevano sul lastricato blu, e videro il portone del Tempio spalancarsi, lasciando uscire la vecchia Ranya. La sacerdotessa li salutò con un gran sorriso.

<< State bene, grazie al cielo! >>sussurrò a Denebola, Rio e Alhena.

<< È stata Ranya ad aiutarci a ricostruire il Tempio com'era prima >>disse Fabius. << Troverai ogni cosa al suo posto, Alhena >>. Si voltò verso Rio e Denebola e aggiunse:<< Siete pronti, Ashik? >>

Loro malgrado, i due compagni si scambiarono una breve occhiata. Annuirono.

<< Molto bene >>fece Ranya con una nota di ansia nella voce, e li scortò nel Tempio.

L'altare era lì, al centro della stanza come Denebola lo aveva visto l'ultima volta. Nelle loro nicchie le sfere rilucevano del candore emanato dalla nebbiolina al loro interno. Alla loro vista, Rio e Denebola sentirono i cristalli fremere.

Fabius li raggiunse e posò le mani sulle loro spalle.

<< Questo è l'ultimo passo >>disse, spostando lo sguardo dall'uno all'altra. << Noi attenderemo laggiù senza infastidirvi >>
Denebola e Rio rimasero a osservarlo mentre tornava dagli altri accanto al portone, che venne chiuso con un tonfo. Reprimendo un sospiro, la Saggia tornò a rivolgere la propria attenzione alle sfere, il volto reso pallido dalla loro luce.

<< È l'ultimo passo >>ripeté sottovoce. Rio annuì.

<< Cosa dovremmo fare esattamente? >borbottò, gli occhi sulla sfera di Giove nella nicchia più alta.

<< Dobbiamo pensare solo a sigillarle, soltanto a questo >>Denebola posò la mano su un lato dell'altare e chiamò con voce limpida: << Deri! >>

Il suo Majirka risplendé di un improvviso verde smeraldo. Rio fece altrettanto e, non appena avvertì la forza di Afior ridestarsi, chiuse gli occhi e si concentrò. Alla sua sinistra udì Denebola sussurrare ripetutamente il nome di Imder Nysri; anche lui prese a ripeterselo nella mente, accanto al pensiero delle sfere a pochi centimetri da loro.

Un'acuta sensazione di calore colse i due Ashik, e le loro mani tremarono sulla pietra scura dell'altare mentre Deri e Afior emanavano ondate di energia. Le sfere continuavano a brillare.

Poi, fu come se un enorme laccio di luce fosse comparso attorno alle mani di Rio e Denebola per espandersi sull'intero altare. Rio ne avvertiva la luminosità attraverso le palpebre serrate. Sia lui che Denebola sussultarono quando il laccio circondò l'altare come se volesse stritolarlo fino a ridurlo a un cumulo di pietre; ma, anziché farlo, il laccio si strinse attorno alle nicchie triangolari, dove la sua luce si fuse con quella delle sfere e scomparve con un intenso guizzo.

Trascorsero alcuni secondi. Rio riaprì gli occhi e vide Denebola, la mano ancora sull'altare, osservare perplessa le sfere.

<< Cosa... >>

Rio non finì la frase. Vide comparire sul volto della ragazza un'espressione di terrore prima che lei alzasse il braccio e, con un sol gesto, mentre l'aria esplodeva attorno a loro, evocasse una barriera...

 

Bianco. Un bianco accecante, insostenibile, li circondava. Anzi, c'erano dentro, per essere precisi. Vi galleggiavano come all'interno di un'ampolla. Eppure, Rio, tastando attorno a sé, avvertiva il freddo pavimento sotto le mani. O almeno, gli sembrava un pavimento. Voltò la testa a destra e sinistra, gli occhi spalancati. Non aveva fatto in tempo a chiuderli, ma non ricordava cosa aveva visto dopo l'esplosione e prima che tutto diventasse bianco. Per un attimo gli era parso di essere morto, e forse era così.

Provò a rimettersi in piedi, e solo allora si rese conto di quanto fosse esausto. Aveva i muscoli delle gambe paralizzati e lungo la schiena e le braccia gli correva un fastidioso formicolio. Provò a chiamare mentalmente Afior, ma sembrava che anche il suo cervello si fosse inceppato. Non pensava: percepiva soltanto sensazioni.

Cercando di rimanere tranquillo – per quanto potesse avere ancora sentore delle emozioni – e di ignorare il dolore fisico che, se fosse riuscito ad aprire bocca, l'avrebbe fatto urlare, tese le orecchie. C'era una specie di ronzio nell'aria, ma forse era solo frutto della sua immaginazione.

Più il tempo passava, però, più quel ronzio si faceva forte come un'eco. Rio lo sentiva rimbombare confusamente attorno a lui. Provò a rispondere, ma le labbra si rifiutarono di muoversi. Frustrato, voltò di nuovo la testa – l'unica cosa che riusciva a muovere – in cerca della fonte di quella che stava gradualmente diventando una voce.

Si fece vicina, e Rio era sicuro di poterne toccare il proprietario se solo avesse potuto. C'era una nota d'urgenza in quei suoni. E poi, Rio non seppe come, riuscì a decifrarli, e il suo cuore ebbe un tuffo.

<< Rispondi... Dove sei?... Rio, rispondimi! >>

Denebola! Pensò il capitano. Al suo collo, il Majirka divenne di un intenso rosso fuoco, un puntino luminoso nel candore che lo circondava.

È qui. Rio sentì finalmente parlare Afior. Non seppe se tranquillizzarsi o preoccuparsi. Si limitò ad osservare i bagliori del cristallo riflettersi sul mondo attorno a lui come lunghi raggi.

Attese... e il verde rispose al rosso, creando giochi di colore su quello che doveva essere il soffitto di quel luogo. Rio li osservò incantato finché non fu tirato per il braccio e strappato dalla sua immobilità.

Quel luogo candido, quei colori scintillanti scomparvero sostituiti da un'alta cupola decorata con lunghe ed esili linee nere.

Rio li guardò con occhi vacui. Era sdraiato; tuttavia percepiva appena il solido pavimento sotto di sé. Gli sembrava che quei segni si stessero contorcendo come serpenti tesi verso di lui. Si mosse istintivamente, e si rese conto che qualcuno lo teneva ancora stretto per il braccio. Allo stesso tempo, il dolore esplose lancinante in tutto il suo corpo, e lui si scoprì a urlare. Gli arti gli bruciavano e dolevano come se glieli avessero spezzati in mille pezzi.

Accanto a sé udì Denebola lamentarsi confusamente. La chiamò con voce flebile. Lei rispose allentando di poco la presa sul suo braccio.

Trascorsero quelli che a Rio parvero secoli, e alla fine sentì il dolore scemare lentamente: il Brillante degli elfi lo stava guarendo. Riuscì a mettersi seduto. Non si guardò intorno, sapeva di essere tornato nel Tempio. Abbassò lo sguardo e si chinò su Denebola, riversa su un fianco accanto a lui. Aveva gli occhi e le labbra socchiusi, ma sul volto esangue Rio vide ricomparire un po' di colorito. La prese delicatamente fra le braccia e la scosse.

<< Sono tornati! >>

Rio riconobbe la voce di Hebel, ma non si voltò. Attese che i Saggi e le sacerdotesse li raggiungessero, e, con suo grande stupore, ci impiegarono più tempo di quanto si era aspettato. Quando Hebel e Alhena si inginocchiarono accanto a loro erano spossati quanto i due Ashik.

<< Riesci a sentirmi? >>disse piano Hebel.

<< Sì >>sospirò Rio. << Cos'è successo? >>. Sentiva il dolore alle gambe e alla schiena abbandonarlo, ma le braccia attorno alle spalle di Denebola erano ancora scosse da tremiti.

Hebel scosse la testa e rivolse uno sguardo affranto alla Saggia.

<< Il Brillante la sta curando >>lo rassicurò Rio. Era così: Denebola aveva smesso di lamentarsi e respirava regolarmente. << Dove sono gli altri? >>

<< Dove erano prima, vicino al portone >>rispose Hebel. << È stato un colpo duro da sostenere, soprattutto per Fabius e Ranya >>

<< Ricordo solo un'esplosione, poi tutto è diventato bianco... Cos'era? >>

Guardò Alhena, che gli restituì lo sguardo, sconvolta.

<< Le sfere. Sono andate distrutte >>

Rio la fissò per un momento. Oltre a lei e Hebel, in fondo alla stanza scorse Fabius e Ranya seduti su una lunga panca di legno, con Altair al loro fianco.

Temendo ciò che poteva trovarsi alle sue spalle, Rio voltò lentamente la testa, e un gemito di disperazione gli sfuggì dalle labbra.

Un piccolo cumulo di pietre stava accatastato su quella che era stata la base dell'altare, ore ridotta ad una lastra solcata da profonde crepe. Sarebbe potuta crollare con un solo piccolo scossone.

<< È assurdo >>fu tutto quello che Rio riuscì a dire. Era inebetito, non riusciva a crederci.

<< Sì, lo è >>concordò Hebel con amarezza. << È meravigliosamente assurdo >> Fece per toccare Denebola, ma Rio la strinse di più a sé con un ringhio sommesso.

<< Voi non lo sapevate, suppongo >>sibilò, mentre quella sorta di astio provata in passato verso Fabius si riaccendeva come il fuoco dalla brace ancora ardente.

Nonostante la spossatezza e la rabbia, Hebel gli rivolse uno sguardo irritato.

<< Come potevamo saperlo? >>

<< Lui forse lo sapeva >>disse Rio, tagliente, accennando col capo a Fabius, seminascosto dietro ad Altair.

<< Non dire sciocchezze! >>sbottò il Saggio.

A Rio fu risparmiata la seccatura di rispondergli: Denebola aprì gli occhi e si rimise seduta. Spostò lo sguardo da Hebel ad Alhena, e ottenne dalle loro espressioni la conferma di quel che aveva intuito già pochi secondi prima dell'esplosione. Guardò i resti dell'altare. Delle sfere neanche l'ombra.

Chiuse gli occhi e posò il capo sul petto di Rio, che la tenne ancora fra le braccia.

<< Io non capisco >>mormorò soltanto.

<< Neanche io >>replicò Rio, impotente.

Una pausa. Poi Hebel si rimise in piedi, leggermente barcollante.

<< Venite, vi porteremo a riposare >>

<< Non ne ho bisogno >>rispose Rio, lo sguardo fisso, come quello di Denebola, sulle macerie.

<< Io nemmeno. Il Brillante mi ha guarito >>disse lei. In realtà la debolezza faticava ad andarsene, ma al momento la sua mente era in fermento. L'esplosione delle sfere aveva distrutto l'altare ma non il Tempio...

<< Hebel! >>chiamò Altair.

Hebel, rimasto a fissare come pietrificato i due Ashik, si riscosse a tornò al portone. Alhena si alzò a sua volta.

<< Siete sicuri di non volervi stendere almeno per dieci minuti? >>chiese.

<< Grazie, ma sono rimasto steso anche troppo a lungo >>le sorrise Rio.

<< D'accordo. Denebola? >>

<< Sto bene >>La Saggia lanciò un'occhiata al gruppetto accanto al portone; si sfilò il Brillante e lo porse ad Alhena. << Visto che nessuno di noi riuscirebbe a compiere una magia di guarigione, questo è l'unico aiuto per Fabius e Ranya >>

Alhena prese il Brillante senza replicare, e accettò anche quello che Rio le stava porgendo prima di raggiungere i Saggi e Ranya.

 

Senza i Brillanti il peso della stanchezza di accentrò, anche se l'unica cosa che interessava i due Ashik era solo una. Entrambi avvertivano una sorta di cieca incredulità, anche davanti all'evidenza dei fatti. Quello che era successo andava oltre le loro aspettative, ed era stato così rapido ed imprevedibile da risultare ora impossibile.

Rio si mosse un poco per sgranchirsi braccia e gambe.

<< Ottimo >>disse piano, quasi a se stesso, con un'amarezza che tuttavia non riusciva a esprimere tutta la sua delusione e rabbia, le stesse che stava provando anche Denebola.

Lei si alzò con fatica e, con voce neutra, disse: << Voglio uscire >>

Tese la mano a Rio e, senza parlare, lasciarono il Tempio. Passando accanto ai Saggi, Denebola esitò,ma Altair le fece segno di uscire. Fabius, ancora seduto, sembrava essersi raggrinzito. Aveva cerchi scuri sotto gli occhi e il volto madido di sudore. Denebola fece per avvicinarsi, ma Altair la bloccò.

<< Va tutto bene >>sussurrò. << Dobbiamo discutere, sì, ma più tardi. Ora chiameremo altri Saggi, anche se i Brillanti stanno già facendo effetto. Andate! >>

Uscirono all'aria fresca e si sedettero all'ombra del colonnato davanti all'ingresso. Il sole era alto e l'obelisco gettava una lunga ombra lungo il piazzale: non doveva essere neanche mezzogiorno. Denebola e Rio non parlarono per molti minuti. Osservavano i ciuffi di nuvole solcare il cielo sopra la rupe dive settimane prima avevano trascorso la notte.

<< Tu sai com'è potuto accadere? >>domandò infine Rio.

<< No. Quando il sigillo si era stretto attorno all'altare ho riaperto gli occhi e guardato le sfere per scoprire se era rimasto qualche segno dell'incantesimo. Invece ho visto delle crepe sulla loro superficie, ma erano davvero piccole, pensavo di essermi sbagliata >>

<< E invece quelle crepe si sono allargate e le sfere sono esplose >>

<< Dev'essere andata così... mi ero accorta che quelle erano davvero delle crepe, perciò ho evocato la più potente barriera che potevo creare. Quell'esplosione... pensavo stesse esplodendo l'intera isola >>

<< Si è salvato perfino il Tempio >>osservò Rio sfiorando con la mano una colonna.<< È stato Fabius >>

Denebola annuì.

<< Quel luogo in cui siamo finiti dopo l'esplosione... cos'era? >>le chiese d'un tratto Rio.

La Saggia lo guardò senza capire.

<< Di cosa parli? >>

<< Di quel posto... era bianco tutto attorno... >>rispose Rio con impazienza. Poi, vedendo che Denebola era ancora perplessa, disse:<< Mi hai perfino chiamato! Quando mi sono risvegliato mi stringevi il braccio. Anzi, sei stata proprio tu a riportarmi indietro, afferrandomi >>

Denebola contemplò il viale lastricato, la fronte aggrottata.

<< Ricordo di essermi svegliata, anche se non riuscivo ad aprire gli occhi. In realtà non riuscivo a muovere neanche un dito >>rispose lentamente. << Deri non mi parlava, e attorno a me non sentivo nulla. Pensavo di essere morta. Dopo un po' ho cercato di alzarmi, ma ho potuto muovere solo il braccio. Sapevo che da qualche parte accanto a me c'eri tu, ma visto che non potevo parlare ti ho supplicato di farti vedere... o meglio, l'ho pensato >>Tornò a guardare Rio. << Hai sentito i miei pensieri? >>

<< Ho sentito la tua voce, anche se l'ho riconosciuta dopo un po' di tempo >>rispose lui.<< Sentivo che mi chiamavi. Poi Afior mi ha detto che eri vicina e si è illuminato >>

<< Deri ha fatto lo stesso, e allora sono riuscita a muovermi e ho preso il tuo braccio... Non so come, ma sapevo esattamente che era lì >>

Dal portone rimasto aperto venivano indistinte le voci dei Saggi; stavano discutendo a bassa voce. I due Ashik tornarono a guardare gli alberi che, oltre il muro di cinta, lontani, si arrampicavano sulle colline.

Denebola scattò in piedi, e lo fece così in fretta che Rio temette che stesse per succedere qualcos'altro. Seguendo lo sguardo dell'amica scoprì però l'arrivo di numerosi Saggi, apparsi dal nulla sul ciglio del viale. Avanzarono a passo veloce, allarmati. Tre di loro raggiunsero Rio e Denebola. Gli altri si dispersero nel cortile e presto scomparvero alla loro vista.

Mira corse subito da Denebola, spaventata.

<< Sappiamo delle sfere >>annunciò prima che la ragazza o Rio potessero aprir bocca. << Ma come diavolo avete fatto, si può sapere? Era un semplice incantesimo di contenimento! >>

Sembrava una madre che sgrida i figli dopo averli sorpresi a combinare qualcosa che non dovevano, pensò Rio. E in effetti, dopo essersi accertata che i due stavano bene, Mira li squadrava con un cipiglio severo ed esasperato.

<< Non sappiamo cos'è successo >>ribatté Denebola.<< Avevamo appena terminato l'incantesimo quando le sfere sono esplose >>

<< Be', quale che sia la causa, ora dovremo occuparci delle conseguenze. Oh, ma Jeremy e Kate sono già entrati! Voi restate qui, è probabile che fra poco vi chiameranno >>
Mentre Mira correva dentro al Tempio, Rio alzò un sopracciglio verso Denebola che, esasperata, tornò a sedersi.

Dopo l'iniziale, rapido rumore di passi dei Saggi sull'erba, ora era tornato il silenzio, un silenzio innaturale, che non fece che accrescere la preoccupazione della Saggia.

<< Anche gli animali tacciono >>mormorò, lo sguardo che correva da una parte all'altra del cielo come se si aspettasse che da un momento all'altro sarebbe passato uno stormo vociante.

Rio non rispose: Hebel si era affacciato dal portone e gli stava facendo cenno di entrare. 

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Capitolo 30
*** Saluto ***


 

Entrando videro che Fabius era ancora seduto sulla panca. Era molto pallido e pareva che il solo respirare gli costasse un'enorme fatica. Gli altri Saggi gli stavano accanto, in piedi, un'espressione di timore sul volto. Alhena lanciò uno sguardo indecifrabile ai due Ashik.

<< Dov'è Ranya? >>le chiese Rio, notando l'assenza dell'anziana sacerdotessa.

<< Sta riposando nelle mie stanze. La barriera che ha evocato insieme a Fabius l'ha stremata >>

Rio si voltò subito verso il Saggio ma, prima che potesse parlare, questo alzò una mano tremante per impedirglielo.

<< Dobbiamo parlare di molte cose >>disse, e, nonostante il suo aspetto, la sua voce era chiara e decisa. << Sappiamo tutti che le sfere sono esplose. A quanto pare, Ranya, Denebola e io abbiamo intuito appena in tempo il pericolo per evocare la barriera. Quella mia e di Ranya ha protetto l'intera isola, è per questo che ci siamo stancati tanto >>. Non c'era traccia di rimprovero nella sua voce, ma Denebola chinò ugualmente il capo.

<< Mi spiace >>mormorò. << Mi sono preoccupata di proteggere solo Rio e me stessa >>

<< Non scusarti >>Fabius le sorrise debolmente. << È comprensibile, eravate i più vicini alle sfere e tu non potevi immaginare in quel momento la portata dell'esplosione. Hebel, Altair e Alhena sono stati comunque tanto gentili da aiutarci.

<< Ora. Ho fatto chiamare venticinque Saggi affinché sorveglino il territorio del Tempio e contengano, per quanto glielo permettano le loro capacità, l'energia delle sfere. Esplodendo, l'anima di Nohriam che contenevano si è dispersa. Non so con precisione cosa accadrà. Forse le parti racchiuse in ciascuna sfera si riuniranno. Per il momento, se stanno ancora vagando su Xara ritengo utile bloccarle >>

<< In che modo? >>domandò Denebola.

<< Con antichi incantesimi. Gli altri Saggi mi avviseranno se troveranno l'energia delle sfere, così li aiuterò a contenerla >>

Rio guardò Altair ed Hebel, le cui espressioni lasciavano trasparire incertezza per le parole di Fabius. Anche Rio, guardandolo bene, dubitava che potesse compiere magie complesse.

<< Non si poteva evitare tutto questo? >>chiese Mira.

Fabius tirò un lungo, debole sospiro.

<< Sono intervenuto affinché Yhlia e Tenugh venissero sconfitti, ho progettato a lungo piani che potessero salvaguardare quante più vite possibile. L'esplosione delle sfere >>sospirò ancora, e per un attimo sembrò essersi smarrito, << non l'avevo considerata. Quando abbiamo rinchiuso Yhlia ero convinto che ogni pericolo fosse scomparso. Ma Hebel presto vi spiegherà tutto coi dovuti particolari >>aggiunse, perché sia Mira che gli altri Saggi sembravano estremamente confusi.

Alhena non diede segno di aver capito le parole dell'anziano Saggio, ma non chiese spiegazioni.

Dopo alcuni istanti in cui nessuno parlò, arrivò un vecchio Saggio che riferì che l'aura delle sfere era scomparsa.

<< Avete controllato nel resto dell'isola? >>chiese Jeremy.

<< È scomparsa >>ripeté il Saggio con impazienza.<< All'inizio riuscivamo ancora a percepirla, noi al lato sud del Tempio, poi dopo pochi secondi è svanita >>

Tutti guardarono Fabius, che si raddrizzò sulla panca e fissò risoluto un punto imprecisato della stanza.

<< Andiamo a perlustrare la costa di Nordar? >>chiese Jeremy.

<< Vi dividerete. Jeremy, con i tuoi perlustra la Regione di Nordar e avvisa gli elfi dei Boschi Limpidi. Kate, Altair, vi affido il resto dei Regni Conosciuti. Avvisate Elhod, Sarah e Tees che dovranno controllare le Regioni di Moja, Upam e le isole. I territori di Uran e Phloriéen saranno controllati da Mira e dalla Maga di Andromeda. Avvertite Sohrio e i suoi. Le terre del sud saranno controllate da Caleb e Cadmo >>

Senza perdere altro tempo, i Saggi corsero fuori.

<< Posso fare qualcosa? >>domandò Denebola.

Fabius le sorrise.

<< Grazie, cara, ma ho la sensazione che ci sia ben poco da fare. Ho mandato i nostri compagni a tenere semplicemente sotto controllo il mondo. Dubito che ci sarà altro da fare >>

<< Non faremo niente, allora? >>esclamò allarmata Alhena, con voce roca.

<< Faremo tutto il necessario >>la rassicurò Fabius. Spostò lo sguardo su Rio. << La tua missione è terminata, Ashik. Sei libero da ogni impegno. Vorrei ringraziarti per quello che hai fatto. Ti auguro ogni fortuna >>

Rio si inchinò profondamente.

<< Hebel ti riaccompagnerà a Terrani >>continuò Fabius restituendogli il Brillante, << non appena ti sentirai pronto a partire >>

Rio ringraziò e lasciò il Tempio, seguito dopo poco da Denebola. Passeggiarono in silenzio nel cortile del Tempio, assaporando la quiete dovuta alla partenza dei Saggi.

Rio si fermò e lasciò vagare lo sguardo in lontananza, verso le montagne. Si sentiva inquieto.

<< Pensavo che mi avrebbe chiesto di restare per aiutarvi >>

Denebola, dietro di lui, chinò la testa.

<< Forse non ce n'è bisogno. Può darsi che tutto si sistemerà in fretta >>

Rio si voltò e la guardò dritto negli occhi.

<< Lo pensi veramente? >>

Denebola sostenne il suo sguardo. Scosse la testa.

<< Penso che succederà qualcosa, ma non so se buona o cattiva >>disse. << Ma se Fabius ti ha congedato vuol dire che potremo farcela da soli, noi Saggi >>

Rio non replicò. Aveva la stessa sensazione dell'amica, ma non voleva esprimere dubbi o ansie sul futuro; si stava già rimproverando di star trascorrendo gli ultimi minuti con Denebola in quel modo inconcludente.

<< Fammi sapere se ci saranno novità >>disse, << e se avrai bisogno di aiuto >>

Denebola sorrise appena.

Rio le si avvicinò indolente, le mani in tasca, lo sguardo serio in contrasto con quello sereno di lei.

<< Io vado >>

Il tenue sorriso scomparve dalla labbra di Denebola mentre annuiva. Abbracciò Rio, e per un istante si sentì protetta.

<< Fa' attenzione >>sussurrò.

<< Anche tu >>replicò Rio. Poi, istintivamente, la strinse più forte e le diede un leggero bacio sulle labbra, lasciandola di stucco. La lasciò andare in fretta e, mormorando un debole << Arrivederci >>, tornò al Tempio.

Denebola trascorse svariati minuti seduta all'ombra di un pioppo. Le foglie ondeggiavano pigramente sopra di lei, il cielo era sereno, l'aria calda... nulla lasciava presagire una minaccia.

Con una stretta allo stomaco, video Hebel venirle incontro, sorridendo con fare incoraggiante.

<< Rio è tornato a Terrani >>disse quando l'ebbe raggiunta. << L'atmosfera, lì, sembrava tranquilla >>

Nonostante l'ansia, Denebola provò ad apparire più serena.

<< Fabius ti vuole vedere >>continuò Hebel. << Forse ti rimanderà alla Torre >>

<< E voi? >>

<< Aspetteremo che Fabius si sia ripreso abbastanza per teletrasportarci. L'esplosione delle sfere è stato un colpo duro da reggere, perfino per lui >>

Denebola alzò lo sguardo avvertendo la preoccupazione nelle parole del Saggio. Provò a dire qualcosa, ma quando rientrarono nel Tempio decise di rimanere in silenzio.

Fabius, al loro arrivo, finì di parlare con Alhena, che sembrava appena più tranquilla di quanto non lo fosse stata nell'ultima ora.

<< Come ti senti, Denebola? >>le domandò lui.

<< Io bene. Voi, invece? >>

<< Non ti preoccupare: recupero le forze, seppure lentamente. Potresti lasciarmi il Brillante fino a stasera? Oppure vuoi che ti aiuti per tornare alla Torre? >>

<< Certo che potete tenerlo >>balbettò la ragazza, << ma... siete sicuro che debba andare? >>

<< Non è necessario che tu rimanga. Lascerei andare anche Hebel se non avessi bisogno del suo sostegno per il teletrasporto. Ci vediamo alla Torre, allora, uh? >>

Leggermente disorientata, Denebola si voltò verso la sacerdotessa.

<< Grazie di tutto >>mormorò questa mentre si abbracciavano.

Desolata, con la consapevolezza che anche Alhena aveva capito che in realtà tutto quello che avevano fatto e rischiato era stato vano, Denebola la salutò e, gettando un ultimo, breve sguardo ai resti dell'altare, scomparve.

 

Il viale era cosparsi da un tappeto di foglie rosse e marroni, mentre la luce dorata del pomeriggio filtrava attraverso i rami quasi del tutto spogli.

Denebola e Mira passeggiavano beatamente, ora silenziose dopo una lunga conversazione, con le foglie scricchiolanti sotto i loro piedi come unico rumore attorno a loro.

Era passato un mese e mezzo dalla fine della missione. Settembre ormai si avviava alla fine nella più totale serenità. I Saggi inviati da Fabius ad avvisare le regioni del mondo di tanto in tanto partivano per esplorare zone remote, senza riportare notizie allarmanti.

<< Denebola, aspetta! >>

Le due donne si fermarono e si voltarono a guardare Hollyvane e Arianna venir loro incontro.

<< È arrivata questa per te! >>esclamò Arianna sventolando una lettera.

Denebola l'aprì e si allontanò un po' per leggerla mentre Mira rimproverava le due ragazzine.

<< Possibile che riusciate a trovare ogni scusa per saltare i vostri esercizi? >>

<< È tutto il pomeriggio che ci esercitiamo, Maestra! Non possiamo riposarci? >>protestò Hollyvane.

Mira sbuffò, spazientita e divertita allo stesso tempo. Guardò Denebola, che stava riponendo la lettera con un sorriso.

<< L'hai già letta? Di chi è? >>domandò all'unisono con le due allieve.

<< Era molto breve >>tagliò corto Denebola.<< Ragazze, tornate ad esercitarvi >>

<< Ma che antipatica! Dicci di chi è la lettera! Sulla busta non c'era scritto! >>esclamò Arianna.

<< Tu va' ad allenarti, ieri hai fatto diventare blu i capelli di Timothy >>

<< Be', gli stavano bene >>ribatté Arianna. Hollyvane scoppiò a ridere.

<< Tornate dentro, forza >>intimò Mira. << Pensate se Altair vi scopre a gironzolare invece di starvi ad esercitare >>

<< Uffa! >>esclamarono le ragazzine e, seppure controvoglia, tornarono indietro.

Mira raggiunse Denebola, che nel frattempo aveva ripreso a camminare, e, guardandola di sottecchi, chiese: <>
Con lo stesso sorriso di prima, la ragazza annuì.

<< Finalmente sì! >>


 

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


 Eccoci all'epilogo finalmente! Ringrazio tutti quelli che hanno continuato a leggere fino alla fine, anche se non avete mai commentato mi avete spronato a continuare ad aggiornare. Grazie anche per la pazienza di aver seguito una storia così lunga! ^___^ Bacione a tutti!!!

Il sole autunnale bagnava di una soffice luce rossastra Afior. Il cristallo risplendeva in sintonia coi raggi al tramonto sul mare.

Rio si era incantato ad osservarlo, pensieroso. Stava finendo la prima settimana di pace dalla stipulazione dell'armistizio con i popoli del Sud. A Terrani erano iniziati i lavori di ricostruzione, che nel giro di qualche giorno sarebbero terminati con successo.

Riscuotendosi dalle sue fantasticherie, Rio portò le tavole che aveva posato presso un gruppetto di soldati che stavano aiutando a ricostruire il tetto di una casa. Lì accanto giacevano ancora le pietre e le assi del tetto andato distrutto durante la guerra.

<< Perché non vai a riposare? >>chiese uno di loro dopo aver osservato bene Rio. << Stai lavorando dall'alba >>

<< Non ci sono problemi >>

<< No, davvero, qui abbiamo quasi finito, e ormai si sta facendo tardi per poter continuare. Va' a casa >>

Rio gli sorrise, grato.

<< Ci vediamo domani >>disse, e si incamminò in una stradina che fiancheggiava il lungomare. Sulla spiaggia una decina di bambini giocavano a rincorrersi, mentre gli ultimi pescherecci levavano le ancore e si allontanavano verso il largo.

Rio svoltò nella strada principale, dove si stavano per smontare le bancarelle del mercato, e poi in un'altra lunga strada secondaria. A destra, oltre un folto gruppo di cipressi, si apriva il cimitero, un largo spazio di prato curato, a quell'ora visitato dalle anziane vedove. Tuttavia, Rio non si stupì di trovare Mailo inginocchiato davanti ad una piccola lapide di pietra chiara. Lo raggiunse.

Mailo alzò lo sguardo.

<< Sono passati già sette anni >>disse piano, prima di tornare a sistemare un mazzo di gigli in un vaso.

<< Sono sicuro che è fiera di te>>disse Rio, inginocchiandosi a sua volta. << È merito tuo se siamo arrivati all'armistizio >>
<< Ho soltanto detto al sovrano di Jen che era stupido andare avanti così, e il nostro re ha fatto il resto. Insomma, non potevo più sopportare che altri ricevessero lo stesso destino di Zahìra >>Mailo tacque e chinò il capo.

Rio lesse con tristezza il nome della giovane sulla lapide. All'ombra dei cipressi, tremò e guardò l'amico. Mailo osservava il nome inciso con una dolcezza malinconica. Infine si alzò e invitò Rio a fare altrettanto.

Si avviarono lungo la stradina silenziosa, osservando le lunghe ombre sulla terra battuta. Raggiunsero una casa bassa a due piani, circondata da un modesto giardino.

<< Fratello >>disse Mailo dopo averla guardata con un velo sugli occhi, << sono contento che tu sia tornato >>

<< Visto il risultato, avrei preferito non essere mai partito >>Rio non poté trattenersi. L'amarezza per come si era conclusa la missione lo tormentava ancora. Ma riuscì a riprendersi in fretta e, sorridendo, disse: << Comunque sia andata, però, l'importante è che sono di nuovo qui! Vieni, voglio bere qualcosa! >>

Mailo esitò per una frazione di secondo prima di seguirlo, e nello stesso tempo avvertì l'angoscia lasciarlo rapidamente.

Afior pulsò dolcemente come un secondo cuore sul petto di Rio, e lui si sentì più leggero, più tranquillo, nonostante non passasse giorno senza che pensasse all'energia delle sfere libera nel mondo.

Ma, pensò mentre versava vino per sé e Mailo e osservava il cielo rosso fuoco sul mare, tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era di sentirsi finalmente sereno a casa.

 

 

 

 

Fine 

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