Our Time Now - BigDamnTable

di Elaintarina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** //Tabella// ***
Capitolo 2: *** Due settimane non sono un secolo [088. Scuola] ***
Capitolo 3: *** Meglio il letto [023. Amanti] ***
Capitolo 4: *** Conosci il tuo nemico [022. Nemici] ***
Capitolo 5: *** I Kappa Tau non piangono [066. Pioggia] ***
Capitolo 6: *** Un po' troppo bianco [019. Bianco] ***
Capitolo 7: *** Soltanto amici [021. Amici] ***
Capitolo 8: *** Non è un porcospino [027. Genitori] ***
Capitolo 9: *** Il ballo di Ashleigh [062. Primavera] ***
Capitolo 10: *** Che sintomi ha la felicità? [015. Blu] ***
Capitolo 11: *** Amore a prima vista [084. Lui] ***
Capitolo 12: *** Amore a prima Svista! [085. Lei] ***
Capitolo 13: *** Nessuno invita mai Joe Falchetto per il giorno del Ringraziamento [093. Ringraziamento] ***
Capitolo 14: *** Debiti e diamanti [043. Diamante] ***
Capitolo 15: *** Essere gay non è una scelta [086. Scelte] ***
Capitolo 16: *** Cosa significa diventare genitori? [029. Nascita] ***
Capitolo 17: *** Dieci anni [010. Anni] ***
Capitolo 18: *** Ti fidi di me? [014. Verde] ***
Capitolo 19: *** Un milione di dollari, baby [005. Esteriorità] ***
Capitolo 20: *** Sempre troppo poco [034. Troppo poco] ***
Capitolo 21: *** Ho conservato la tua cravatta [071. Rotto] ***
Capitolo 22: *** La ragazza del mio migliore amico [096. Fratelli] ***
Capitolo 23: *** Magia e biscotti allo zenzero [092. Natale] ***
Capitolo 24: *** Dov'è Cappie? [078. Dove?] ***
Capitolo 25: *** Crema al cocco [056. Colazione] ***



Capitolo 1
*** //Tabella// ***


 

 

 

 

Ma salve!

Eh sì, eccomi tornata con una nuova fic, o meglio, con una raccolta.

Per chi non lo sapesse, la Big Damn Table è una tabella che propone 100 Prompts, cioè 100 parole, dai cui prendere inspirazione per scrivere altrettante fic.

E in questo caso, le fic saranno tutte su Greek, una bellissima serie Tv, sulla quale purtroppo non è ancora stato scritto molto…

Qui di seguito la tabella, dal prossimo capitolo troverete i prompts.

Buon divertimento!

 

 

 

001. Inizio. 002. Intermezzo. 003. Fine. 004. Interiorità. 005. Esteriorità.
006. Ore. 007. Giorni. 008. Settimane. 009. Mesi. 010. Anni.
011. Rosso. 012. Arancione. 013. Giallo. 014. Verde. 015. Blu.
016. Porpora. 017. Marrone. 018. Nero. 019. Bianco. 020. Senza colori.
021. Amici. 022. Nemici. 023. Amanti. 024. Famiglia. 025. Estranei.
026. Compagni di squadra. 027. Genitori. 028. Figli. 029. Nascita. 030. Morte.
031. Alba. 032. Tramonto. 033. Troppo. 034. Troppo poco. 035. Sesto Senso.
036. Olfatto. 037. Udito. 038. Tatto. 039. Gusto. 040. Vista.
041. Forme. 042. Triangolo. 043. Diamante. 044. Cerchio. 045. Luna.
046. Stelle. 047. Cuori. 048. Quadri. 049. Fiori. 050. Picche.
051. Acqua. 052. Fuoco. 053. Terra. 054. Aria. 055. Spirito.
056. Colazione. 057. Pranzo. 058. Cena. 059. Cibo. 060. Bibite.
061. Inverno. 062. Primavera. 063. Estate. 064. Autunno. 065. Mezze stagioni.
066. Pioggia. 067. Neve. 068. Lampo. 069. Tuono. 070. Tempesta.
071. Rotto. 072. Riparato. 073. Luce. 074. Oscurità. 075. Ombra.
076. Chi? 077. Cosa? 078. Dove? 079. Quando? 080. Perché?
081. Come? 082. Se. 083. E. 084. Lui. 085. Lei.
086. Scelte. 087. Vita. 088. Scuola. 089. Lavoro. 090. Casa.
091. Compleanno. 092. Natale. 093. Ringraziamento. 094. Indipendenza. 095. Capodanno.
096. Scelta libera. 097. Scelta libera. 098. Scelta libera. 099. Scelta libera. 100. Scelta libera.

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Capitolo 2
*** Due settimane non sono un secolo [088. Scuola] ***


 

Titolo: Due settimane non sono un secolo
Fandom: Greek

Personaggio/Paring: Rusty; Casey
Prompt: 088. Scuola
Rating: Verde
Conteggio Parole: 411
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

“Che stai facendo?”

Casey si avvicinò a Rusty da dietro, in modo che la sua voce lo colse di sorpresa. Aveva in mano un bicchiere d’aranciata ed era in costume da bagno.

“Studio”

Rusty si voltò appena, senza prestarle attenzione.

“Che cosa?”

Casey sembrava seriamente intenzionata a infastidirlo.

“Fisica dei polimeri, tanto per cambiare.”

“Oh Rusty! Ancora!”

“Beh, sai… è la mia specializzazione…”

“Sì ma… manca ancora un secolo all’inizio della scuola!”

Casey aveva un aria vagamente esasperata.

“Due settimane non sono un secolo.”

Rusty si voltò finalmente a guardarla. Il contrasto fra i due era incredibile: pur essendo bionda Casey era abbronzatissima, mentre Rusty era pallido come un morto e aveva due profonde borse sotto gli occhi.

“Dai! È tutta l’estate che studi! Perché non facciamo qualcosa di divertente?”

Casey sorrise, cercando di contagiare Rusty con un po’ di entusiasmo.

“Tipo?”

Sembrava vagamente interessato. Beh, era meglio di niente.

“Non lo so… potremmo andare al luna park, ne hanno aperto uno giù in città!”

“Mmmh…”

Rusty voltò di nuovo la testa verso i libri.

“Oppure potremmo andare al cinema! Ho sentito che è uscito il nuovo film con Orlando Bloom!”

“Al cinema…ad agosto?”

“Perché no? Almeno siamo sicuri di non trovare folla.”

“Grazie ma… preferisco studiare.”

Rusty aprì un altro libro e sembrò sprofondarci dentro. Casey alzò gli occhi al cielo.

“Rusty!”

Suo malgrado, il ragazzo fu costretto ad alzare la testa.

“Insomma! Non puoi studiare tutta l’estate! Usciamo, facciamo qualcosa!”

Rusty la fissò per un istante, poi, una strana espressione si dipinse sul suo volto.

“Vuoi davvero uscire?”

“Sì, andiamo dove vuoi tu, basta che togli il naso da quei libri!”

“Ok. Vestiti, che tra cinque minuti andiamo.”

Casey sorrise, poi sparì in casa a cambiarsi.

 

“Allora? Siamo usciti, sei soddisfatta?”

“Beh sai…non era proprio quello che avevo in mente…”

“Shhh! Parla piano!”

“Voglio dire, anche la biblioteca è un posto interessante però… non credi che ci divertiremmo di più al luna park? O al cinema?”

“Sorellina, tra due settimane comincia il trimestre. Non voglio arrivarci impreparato.”

Casey sbuffò.

“E poi qui abbiamo tutto quello che ci serve.”

Rusty indicò il condizionatore sul soffitto.

“Aria condizionata…”

I distributori automatici.

“Bibite, cibo…”

Infine, aprì il libro più grosso e polveroso che Casey avesse mai visto e lo lasciò cadere sul tavolo, sollevando una nuvola di polvere.

“E divertimento!”

Casey lo fissò con rassegnazione: suo fratello era proprio senza speranza.

“Se lo dici tu…”

E aprì un libro a sua volta.

 

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Capitolo 3
*** Meglio il letto [023. Amanti] ***


Titolo: Meglio il letto
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Rebecca
Prompt:
023. Amanti

Rating: Giallo
Conteggio Parole: 227
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

Era bellissima.

Persino così, coi capelli arruffati e le guancie rosse per l’affanno, Cappie la trovava bellissima.

“Allora Kappa Tau…” miagolò lei, maliziosa. “È stato abbastanza trasgressivo per te?”

Cappie sorrise, poi fece finta di pensarci su.

“Mhhh… non ne sono sicuro… forse dovremmo riprovarci, sai per vedere se viene meglio…”

“Meglio di così?!”

Rebecca sembrava sinceramente sbalordita.

Cappie rise.

“Questo era solo l’inizio, piccola.”

Le loro bocche si sfiorarono, morbide.

Baci, carezze, morsi…

“Aiho!”

“Che c’è?”

“Il freno a mano…”

“Aspetta, girati così”

“Ok…”

Dov’eravamo? Ah, sì…

Baci, carezze, morsi…

“Ah!”

“Che c’è adesso?”

“Il cruscotto…”

“Aspetta, se ti metti…”

“No Cappie, smettila! Tanto è inutile.”

“No, dai Rebecca non fare così…”

Si risedettero sui sedili, ciascuno al suo posto.

Cappie la fissò con uno sguardo a metà tra il supplice e il divertito.

“Sai…forse avevi ragione tu…”

“Su?”

Rebecca si voltò e lo squadrò con aria delusa.

“Le spie clandestine non fanno per noi…”

“Nah, stai scherzando?! È il massimo! Adoro baciarti con il freno a mano infilato nel…”

“E smettila!”

La ragazza rise e gli tirò una pacca su un braccio.

“Quasi quasi potremmo lasciar perdere la trasgressione… e farlo in un letto… che ne dici?”

Non fece in tempo a finire la frase che Cappie aveva già avviato la macchina.

La guardò, con uno scintillio strano negli occhi.

“Casa mia o casa tua?”

 

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Capitolo 4
*** Conosci il tuo nemico [022. Nemici] ***


Titolo: Conosci il tuo nemico
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Evan; Cappie
Prompt: 022. Nemici
Rating: Verde
Conteggio Parole: 320
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

“Non finisce qui”

Evan aveva voluto sembrare minaccioso, mentre sibilava queste parole squadrando Cappie dritto negli occhi, come se lo volesse trapassare.

Quanto a Cappie, lui lo trovava semplicemente ridicolo.

Era ovvio che non finiva lì.

Era da quando erano entrambi matricole che erano nemici.

Come poteva essere altrimenti?

Omega Chi e Kappa Tau non avevano niente in comune.

 

O forse sì?

 

A ben pensarci, c’era stato un tempo in cui erano amici.

Tanti, tanti anni prima.

Erano addirittura compagni si stanza.

 

Cappie scrollò la testa, scacciando quei pensieri fastidiosi.

Era passato troppo tempo.

Certe amicizie non si potevano ricucire così, come se niente fosse.

Ma in fondo, a qualcosa era servito essere compagni di stanza.

Conoscete quel detto “conosci il tuo nemico”?

Ecco, qualche volta ha proprio ragione.

 

“AAAAAAAHHH!!”

L’urlo di Evan riecheggiò per tutto il campus, tanto che parecchi ragazzi si domandarono che razza di creatura potesse emettere un suono tanto disumano.

Quanto agli Omega Chi, furono ovviamente scaraventati tutti giù dal letto, anche se erano le quattro di mattina, e si precipitarono nella camera di Evan Chambers.

Il leader degli Omega Chi se ne stava in piedi su una sedia, reggendosi con una mano alle pesanti tende bianche, con l’espressione più terrorizzata che gli avessero mai visto sul volto.

“Via! Via! Andate via, schifose bestiacce!”

“Evan cosa…?”chiese Calvin, che era appena entrato.

Evan non rispose, limitandosi a indicare il pavimento con aria schifata.

Centinaia di scarafaggi, neri e lustri come la pece, zampettavano allegri su tutto il pavimento.

“Ma che schifo!” esclamò Calvin. E poi, rivolto agli altri: “Ragazzi, serve un insetticida e una scopa, qui”

Mentre qualcuno andava a cercare il necessario, Calvin cercò di convincere Evan a scendere dalla sedia.

“Non sapevo avessi così paura degli scarafaggi. In fondo sono innocui…”

Commentò, mentre  cercava di non ridere, purtroppo con scarso successo.

“Nessuno lo sapeva. Tranne…”

D’un tratto la sua espressione da terrorizzata divenne furiosa.

“Cappie.”

 

 

 

Spazio Autrice.

In genere non mi piace mendicare recensioni, ma un commentino potreste anche lasciarmelo, no?

Elaintarina

 

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Capitolo 5
*** I Kappa Tau non piangono [066. Pioggia] ***


Titolo: I Kappa Tau non piangono.
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey
Prompt: 066. Pioggia
Rating: Verde
Conteggio Parole: 314
Note: è la prima ff su Greek che ho scritto, in un momento di malinconia. Io l’adoro e spero che piaccia anche a voi
J

Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

Non gli era mai piaciuta la pioggia.

Ogni cosa, fredda e bagnata.

I colori spenti, tutti tendenti al grigio.

Anche quel giorno, mentre guardava fuori dalla finestra della sede Kappa Tau, Cappie si sentiva stranamente malinconico.

Strano, non era da lui.

Lui era un duro.

Un donnaiolo.

Uno stronzo.

Un Kappa Tau.

E i Kappa Tau non sono malinconici.

 

Il peggio era che non capiva perché, tutto a un tratto, si sentisse così triste.

O meglio lo capiva, ma non voleva ammetterlo.

Il motivo era sempre lo stesso.

Lei.

Casey.

E quel babbuino incravattato che lei si ostinava a chiamare fidanzato.

Evan.

 

L’aveva vista quella mattina. Si erano scontrati mentre andavano verso i rispettivi corsi. A pensarci bene, era davvero una coincidenza strana, visto che era un bel pezzo che Cappie non si faceva più vedere al suo, di corso. Ma, tant’è, la prima volta che si era deciso ad andarci, aveva incontrato Casey.

Si erano fermati poco, giusto il tempo di un ciao.

Ma, proprio mentre lei stava per andarsene, Cappie l’aveva richiamata.

Aveva visto una cosa. Una cosa che mai avrebbe voluto vedere, non attorno al collo di Casey.

La catenina.

Il più grande pegno d’amore che un Omega Chi potesse dare alla propria ragazza.

Scintillava, innocente, attorno al suo collo.

Non c’era bisogno di un genio per capire da chi provenisse.

“Che c’è?” aveva chiesto lei. Era già in ritardo e non aveva tempo da perdere.

“Io…” Cappie l’aveva fissata in silenzio, incapace di continuare.

“No, niente. Non ha importanza.”

 

Invece ne aveva, di importanza e molta.

Se adesso se ne stava lì, a fissare la pioggia come uno scemo da più di un quarto d’ora, era solo per colpa di quel dannato pezzo di metallo.

Stupida catenina.

A lui queste cose nemmeno piacevano.

Lui era un duro.

Un donnaiolo.

Uno stronzo.

Un Kappa Tau.

E i Kappa Tau non piangono.

 

 

Spazio Autrice.

Raga, sono quasi commossa. Dopo due ff uscite nell’indifferenza generale, oramai non ci speravo neanche più, credevo che il fandom fosse talmente poco conosciuto da risultare invisibile e invece… non una, ma ben due recensioni! Wow!

Grazie, grazie mille a bliss_h e kyraya!

E x kyraya: per ora ho già un po’ di ff pronte, perciò lo aggiorno abbastanza spesso…  passa a controllare, ogni tanto!

Al prossimo capitolo!

Elaintarina

 

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Capitolo 6
*** Un po' troppo bianco [019. Bianco] ***


Titolo: Un po’ troppo bianco
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Rusty; Dale
Prompt: 019. Bianco
Rating: Verde
Conteggio Parole: 414
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

Rusty doveva proprio ammetterlo: si sentiva ridicolo, conciato così.

Insomma, non che avesse qualcosa contro il bianco, anzi gli piaceva, era un bel colore: chiaro, luminoso…

Ma così…beh era un po’ troppo bianco.

Senza contare che la tunica lunga fino alle caviglie non gli donava. Per niente.

 

All’improvviso, le luci nel salone si spensero e il brusio delle chiacchiere che c’era stato fino ad allora si azzittì.  Accanto a Rusty, un tipetto con un paio di occhiali spessi gli tirò una gomitata.

“Falle passare” bisbigliò, dandogli qualcosa.

Erano candele, lunghe e sottili e, ovviamente, anch’esse bianche.

Rusty sospirò.

Avevano una vera ossessione, per il bianco.

Fece passare, poi, imitando il suo vicino, accese la candela. In breve tutto il salone fu rischiarato dal riverbero delle fiammelle.

E, a quel punto, si sentì una voce profonda provenire dal palco.

“Fratelli, siamo qui riuniti oggi per assistere alla cerimonia più importante di tutto il nostro percorso assieme.”

Il tipo di fianco a Rusty sembrava davvero eccitato: saltellava su e giù nel tentativo di vedere oltre le spalle di quello davanti. Intanto la voce continuava.

“Come ben sapete, il rito di passaggio è, per i novizi del Gruppo della Purezza, una sorta di iniziazione, indispensabile per entrare a tutti gli effetti nel gruppo.”

Rusty sospirò di nuovo, più profondamente.

Checché ne dicesse Dale, a lui il Gruppo della Purezza sembrava sempre di più una confraternita.

“Vorrei chiamare ora sul palco i novizi di quest’anno, in modo che il rito possa avere inizio. Bene, cominciamo: Dale Kettlewell…”

E Dale salì sul palco, seguito dopo pochi istanti da una decina di altri ragazzi.

Rusty si sforzò di non ridere: ma come li avevano conciati? Oltre alla tunica bianca lunga fino ai piedi, portavano anche una specie di toga, rossa, se la vedeva bene e poi… che forma assurda aveva, quel cappello?

“Ed ora ciascuno dei novizi chiamerà accanto a sé il suo garante, colui, cioè, che sarà chiamato a vegliare sul voto pronunciato oggi dai novizi, in modo che essi non debbano mai mancare alla parola data. Dale…”

Dale prese il microfono e disse, a voce alta e chiara: “Chiamo Rusty Cartright.”

Rusty si alzò e, trattenendo l’impulso di scoppiare a ridere, andò a prendere il suo posto accanto a Dale sul palco. Il ragazzo gli scoccò un occhiata di autentico entusiasmo e bisbigliò: “Tra poco comincia la cerimonia. Non sei eccitato?”

“Da morire” sussurrò Rusty di rimando.

Che poteva farci, Dale era fatto così.

Ed era suo amico.

 

 

Spazio Autrice.

Ed ecco la nuova fic! Che dire, Dale non mi piace un gran che (non quanto Cappie! *.*) però fa parte della serie, perciò almeno una storia su di lui ci sta.... alla prossima!

P.S.

grazie a Bliss per il suo commento: continua a seguire miraccomando! :)

Elaintarina

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Capitolo 7
*** Soltanto amici [021. Amici] ***


Titolo: Soltanto amici
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Casey/Max; Cappie/Casey
Prompt:
021 Amici

Rating: Verde
Conteggio Parole: 981
Note: per chi non avesse ancora visto la 2 serie (purtroppo x ora è in onda solo su fox…), ci sono degli spoiler.
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

“Cappie” chiamò Wade.

Il presidente Kappa Tau non staccò gli occhi dal soffitto, del quale era in contemplazione già da un quarto d’ora.

“Cappie?” riprovò Wade. Ma che c’era di tanto interessante nel soffitto?

Cappie non si mosse.

“Cappie!” strillò Wade e a quel punto il ragazzo si riscosse e si accorse della presenza dell’amico.

“Oh… ciao Wade!” disse.

“Cap, ma che stavi facendo?” chiese Wade.

“Pensavo” rispose l’altro.

“Pensavi?” domandò Wade, sinceramente schifato. “Non starai di novo pensando a Casey, vero?”

“No… non perché dovrei?” rispose Cappie con uno sguardo interrogativo “Io e Casey siamo soltanto amici…”

“Amici…” sbuffò Wade in tono sarcastico.

“Amici” affermò Cappie convinto.

“Già del tipo che lei viene qui e ti fa le sue confidenze sui ragazzi eccetera eccetera, vero?”

“Beh…”

 

Proprio in quel momento la porta si spalancò di colpo.

“Ops!” esclamò Casey Cartright, cercando di evitare che sbattesse contro lo stipite. Ovviamente, senza successo.

Poi si accorse di Cappie e Wade, che la osservavano sbalorditi.

“Ah! Ciao Cappie, ciao Wade!”

“Casey…” borbottò Wade.

La ragazza pareva a disagio e si torceva le mani come se non sapesse che cosa dire.

“Emh…Cappie…non è che ti posso parlare un attimo? Da soli…”

Cappie annuì. “Ma certo”

Wade li guardò allontanarsi e scosse la testa: amici

 

“Allora? Di cosa mi dovevi parlare?” domandò Cappie non appena furono soli.

“Ecco…” fece Casey. Decisamente, era in imbarazzo.

 Cappie decise di darle tempo e aspettò. Dentro di sé cercava di mettere a tacere le stupide speranze che erano rinate non appena le aveva visto varcare la soglia, perché sapeva benissimo che sperare non l’avrebbe portato da nessuna parte, come al solito.

“Si tratta di Max” disse infatti Casey. A Cappie parve quasi di udire il sonoro crash delle sue speranze che si infrangevano.

“Che è successo?” domandò. “Che ti ha fatto?” aggiunse poi, con una punta di rabbia.

“No, no, non mi ha fatto niente, non è questo” si affrettò a rispondere Casey. “Il fatto è… che sta per partire…”

“Oh” commentò Cappie quando la pausa d protrasse per un po’troppo tempo. Non sapeva cos’altro dire.

“Si trasferirà in California”

Oh”ripeté più sonoramente Cappie, che stava cominciando a capire.

“Perciò ecco, volevo chiederti… ecco…un consiglio…”

“Un consiglio?”

“Sì, sai, un consiglio da amico… Che cosa devo fare, secondo te? Una relazione a distanza… sarebbe dura da gestire, considerato che ci frequentiamo da appena tre mesi… Però non so…lasciarlo…” e si interruppe, confusa.

“Tu che faresti?” chiese poi di nuovo, guardandolo negli occhi.

Cappie sospirò. Ecco che si guadagnava a diventare amico delle donne.

“Io…”

Casey lo fissava, fiduciosa, aspettando la sua risposta. I suoi occhi blu, così sinceri ed innocenti erano fissi nei suoi. Cappie si distrasse. “Io…”

“Tu?” lo incalzò Casey.

“Io... penso che dovresti lasciarlo, Case”

“Oh” fece la ragazza.

“Una relazione a distanza… non credo che potrebbe funzionare” Cappie sembrò scorgere un lampo di delusione in quegli occhi azzurri, ma fu solo un istante, perché subito dopo Casey fece un sorriso tirato e disse: “Va bene. Grazie, Cappie. Sei davvero un amico.”

“Di nulla” sussurrò Cappie mentre la guardava andare via.

 

Il giorno seguente, all’uscita dai corsi, Cappie vide di nuovo Casey.

Di per sé, non c’era niente di strano, il campus non era poi tanto grande e le loro classi erano vicine. La cosa strana però era che Casey se ne stava acquattata dietro un cespuglio, proprio davanti all’ uscita del corso di fisica avanzata. Il corso di Max.

Cappie sospirò.

“Ciao!”

Il semplice salutò bastò a far sobbalzare Casey, che si guardò attorno terrorizzata prima di accorgersi che era stato Cappie a parlare.

“Oh! Sei tu… ciao” disse.

“Che stai combinando?” chiese Cappie, abbassandosi accanto a lei.

“Combinando? Niente!” esclamò la ragazza con finta innocenza.

“Case…” disse Cappie.

Casey sospirò.

“Max deve uscire da lì… da un momento all’ altro….”

“Devi lasciarlo?”

“Ci siamo già lasciati.”

“Ah”

“Sì… ieri sera…”

“Beh, e allora cosa…?” cominciò Cappie, ma poi si fermò “Oh. Oh. Capisco…” disse, rendendosi conto di che cosa ci faceva effettivamente lì Casey.

La ragazza taceva, osservando ansiosa l’uscita dell’edificio, ma sul suo viso si potevano leggere tutte le emozioni che la attraversavano: indecisione, rimpianto, tristezza e, nonostante tutto, amore.

“Casey, senti…” disse Cappie all’improvviso. “Non avresti dovuto rompere con Max”

Casey si girò a guardarlo, sbalordita.

“Cosa…? Ma tu hai detto…”

“Non ha importanza quello che ho detto” la interruppe il ragazzo. “Tu devi tornare con Max”

“Ma… e il trasferimento?” chiese lei.

“Pfft! Se sei capace di restare acquattata dietro un cespuglio per vederlo, allora sei anche capace di far funzionare una relazione a distanza!”

Casey arrossì, ma non rispose.

“Ascoltami Case. È la tua ultima occasione. Và da lui e digli che ci hai ripensato” la supplicò Cappie.

La ragazza gli lanciò un occhiata sospettosa.

“Perché mi stai dicendo questo?”

“Mah…potrebbe essere perché hanno sospeso il football in televisione e mi manca lo spettacolo di qualche mascella rotta e dei denti che volano… oppure…. potrebbe essere perché… per la prima volta in quattro anni… voglio vederti felice. Davvero.”

Casey lo guardò, spalancando gli occhioni blu pieni di stupore.

“Perciò ora và da lui e chiedigli se vuole prendere un caffè con te prima di partire.”

 

Max stava uscendo proprio allora dall’edificio. Casey si alzò, fece un passo avanti e ripeté, come un automa.

“Ciao! Emh… ti va un caffè assieme prima che tu parta?”

“Ok” rispose semplicemente lui.

 

Cappe rimase lì mentre i due si allontanavano. Ad un certo punto però si accorse della presenza di qualcun altro alle sue spalle.

“Bella coppia” disse Scopino.

“Non dureranno” rispose lui, cupo.

“Dici?”

“Gli do una settimana”

“Peccato… beh, andiamo a farci una birra?” Scopino recuperò immediatamente il buonumore.

Cappie lanciò un’ ultima occhiata a Casey e Max che si allontanavano e pensò che poteva mentire a tutti ma non a sé stesso: decisamente Casey per lui non era soltanto un’ amica.

 

 

Spazio Autrice.

 

Ò_ò  sono sbalordita. Completamente. Dopo aver pubblicato ben 6 storie con pochissime visite ed ancor meno recensioni, ultimamente c’è stato un vero e proprio record di ascolti! Wow!

 

Volevo ringraziare _newyorker per le sue bellissime recensioni! Mi hai fatto veramente felice! Cappie/Casey è, of course, anche la mia coppia preferita nel telefilm e forse proprio per questo cerco di non scrivere troppo su di loro, perché questa raccolta è su tutti i personaggi della serie e non soltanto su due… difatti pensavo di aspettare ancora un po’ a pubblicare questa shot, ma dopo aver letto le tue recensioni, beh, ho deciso di “affrettare i tempi”! Spero proprio che ti sia piaciuta!

 

Ho messo in cantiere una traduzione dall’ inglese di una bellissima shot Cappie/Casey, ieri ho ottenuto il permesso dell’autrice per pubblicarla, perciò presto (ovvero non appena avrò limato tutte le imperfezioni XD) la potrete leggere. A mio parere, è semplicemente fantastica :D

 

Beh, direi che questo è tutto. Alla prossima :D

Elaintarina

 

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Capitolo 8
*** Non è un porcospino [027. Genitori] ***


Titolo: Non è un porcospino
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey
Prompt: 027. Genitori
Rating: Verde
Conteggio Parole: 414
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

Era venuto fuori a metà del dolce.

Quel giorno era il loro primo mesiversario e, per festeggiare, aveva deciso di fare il signore ed aveva portato Casey fuori a cena.

In un ristorante vero, non nel solito take-away, un ristorante quasi di lusso, con candele, fiori e camerieri in guanti bianchi. Un genere che Cappie detestava, ma, si sa, si fanno tanti sacrifici per la propria ragazza.

Casey era bellissima, quella sera.

Si era seduto davanti a lei e l’aveva vista divorare l’antipasto, il primo, il secondo ed anche il dolce, senza battere ciglio, benché il suo portafoglio sanguinasse all’idea di dover pagare quel conto.

Ma poi, arrivati al dolce, Casey si era fatta ad un tratto pensierosa.

“Cappie…posso chiederti una cosa?”

Il ragazzo aveva ingoiato in fretta il sorso di campagne che aveva in bocca.

“Certo.”

Casey sembrava quasi…a disagio.

“Cappie non è il tuo vero nome, vero?”

 “No.”

“E allora…qual è?”

Il ragazzo aveva sorriso, con l’aria di chi la sa lunga.

“Segreto!”

“Dai! Non dovresti avere segreti per me!”

Cappie le aveva preso la mano, al di sopra del tavolo ed aveva preso ad accarezzarla.

“Sai, stavo pensando... che una serata così bella deve avere una degna conclusione, no?”

Sussurrò, malizioso, nel vano tentativo di cambiare discorso.

Non funzionò.

“Non provare a distrarmi!” esclamò Casey ritirando la mano. “Voglio sapere qual è io tuo vero nome, Cappie!”

Il ragazzo sospirò.

“Indovina!”

Casey sembrò delusa.

“Non mi dai neanche un indizio?”
“Ok…ti ho detto che i miei erano hippy?”

“No…”

“Beh, lo erano. Del tipo flower power, peace and love e tutte quelle cose lì. Fai un po’ tu…”

“Quindi…ti hanno dato un nome da hippy?” Indagò la ragazza.

“Indovina!” ripeté Cappie, che stava cominciando a divertirsi.

“Mmmh… Albero?”

“No.”
“Fiore?”

“Nah!”

“Cespuglio!”

“Ma vah!”

“Porcospino!”

A momenti Cappie non si strozzava con lo campagne.

“Porcospino?! E questa come ti è venuta in mente?”

“Ho indovinato?”

“No! Se mi chiamassi porcospino, probabilmente me lo sarei tenuto, fa molto più macho di Cappie!”

Casey si mise a ridere.

“Allora non me lo vuoi dire?”

Cappie scosse la testa. “Sei offesa?”

“Sì. Mortalmente offesa.”

Il ragazzo le prese di nuovo la mano.

“Così tanto da non voler vedere la tua sorpresa?”

Casey provò a rimanere seria, ma nel giro di pochi secondi alzò la testa.

“Che sorpresa?” chiese, curiosa.

“Lo scoprirai…quando arriveremo a casa…”

“Mmmh…non mi dai neanche un indizio?”

“Beh, sì forse un indizio piccolo piccolo posso dartelo…”

“Cioè?”

“Non è un porcospino!”

 

 

 

 

Spazio Autrice.

 

Ma saalve! Come va care lettrici? Io sono reduce dal primo giorno di scuola, perciò ho un acuto desiderio di un altro mese di ferie e pochissima voglia di fare qualunque altra cosa che non sia restarsene sdraiata sul divano con un bel libro!

Però il tempo per trovare questa shot l’ho trovato, anche perché non volevo lasciarvi per troppo tempo in attesa :D

Che ne dite? A me piace un sacco e, miracolo, piace anche a mia mamma, che in genere trova che Greek non sia altro che “un branco di ignoranti con un sacco di tempo da perdere”! Spero che anche voi l’apprezziate, anche perché è piuttosto unica nel suo genere, ovvero Cappie e Case insieme e felici! Di solito, il loro è più il tipo “amore tormentato” e simili… °-°

 

Cambiando argomento, volevo ringraziare anche questa volta, le mie tre fedelissime recensiste (non so si dica… però Word non lo segna errore… :P) ovvero bliss_h, _newyorker e chefame93.

Grazie, davvero. *.*

 

Anzi, per _newyorker è un doppio grazie, visto che mi ha recensito anche Piani, ovvero la traduzione che ho postato. L’atra recensione invece è di hikary, che ringrazio altrettanto. Sono contenta che la storia vi sia piaciuta, quell’autrice è geniale e io l’adoro C:

 

Beh, direi che questo è tutto gente. Vista la giornata uggiosa di oggi, direi che adesso me ne andrò un po’ a raggomitolarmi sul divano ù_ù  alla prossima storia!

 

Elaintarina

 

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Capitolo 9
*** Il ballo di Ashleigh [062. Primavera] ***


Titolo: Il ballo di Ashleigh
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Ashleigh
Prompt:
062. Primavera.

Rating: Verde
Conteggio Parole: 511
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

Primavera voleva dire essenzialmente una cosa per Ashleigh: il ballo di metà trimestre.

Era più o meno insensibile al fascino della natura: le belle giornate di sole non la interessavano nemmeno la metà di quanto poteva farlo l’uscita della nuova collezione primavera-estate da Barney’s e gli alberi che si coprivano di gemme non valevano certo quanto un nuovo vestito verde smeraldo, il suo colore preferito.

Ma nessuna, nessuna di queste cose, nemmeno un pomeriggio di shopping sfrenato, era più importante per Ashleigh del ballo di metà trimestre.

Quell’anno poi, per la seconda volta consecutiva,era stata eletta coordinatrice Zeta Beta e come tale l’organizzazione del ballo era uno dei suoi compiti principali.

 

A un mese di distanza dal grande evento, dunque, aveva contattato il servizio catering e i fornitori, dicendo loro di tenersi liberi per quella sera. Aveva anche cominciato a pensare al tema giusto per quell’anno e, dopo molti dubbi e tentennamenti, si era decisa: Las Vegas!

Casinò, roulette, slot machine e l’immancabile discoteca: sì, sì Las Vegas sarebbe andato benissimo. Scelto il tema, si era trattato di pensare alle decorazioni.

 

A tre settimane dal ballo, aveva setacciato i negozi di oggettistica alla ricerca di un vero tavolo da roulette e contattato praticamente tutte le agenzie di collocamento alla ricerca di un croupier disponibile. Alla fine, aveva risolto il problema rivolgendosi a un amico di sua cugina, che era matricola in un altro campus e croupier a tempo perso e lui, grazie a vie traverse, le aveva procurato un vero tavolo da un casinò originale. Inoltre si era preoccupata di inviare gli inviti alle confraternite ed aveva fatto affiggere in bacheca la locandina con la data del ballo.

 

A due settimane dal ballo, aveva scoperto con orrore di essersi dimenticata dell’illuminazione: erano meglio i faretti bassi o le luci colorate? Indecisa, ne aveva fatto un mix, creando una specie di ‘zona casinò’ dove c’erano i giochi d’azzardo e una ‘zona disco’ dove si ballava. Il buffet sarebbe stato in un angolo, ben illuminato: non voleva rischiare incidenti come quello dell’anno precedente, che aveva coinvolto un paio di matricole Omega Chi e diversi stuzzichini, malauguratamente infilzati su degli stuzzicadenti.

 

A una settimana dal ballo, si era dedicata a sé stessa: aveva prenotato diversi interventi di bellezza (manicure, ceretta, maschera alle alghe) e aveva fatto un bel giro di shopping con Casey per scovare il vestito adatto. Alla fine si era decisa per uno smanicato corto, con gonna a palloncino e spessa cintura in vita, decorato con un motivo floreale.

 

Insomma, aveva fatto tutto quello che ci si aspettava da lei, anzi anche di più. Eppure, la sera prima del ballo non era tranquilla.

Sentiva che si era dimenticata qualcosa.

Ma cosa?

Ripassò mentalmente la lista delle cose da fare: Catering…fatto! Casinò….fatto! Luci…fatto! Inviti…fatto! Vestito…

 

“Allora, tu con chi andrai al ballo?”

Era Loren, una delle matricole.

“Eh?” Ashleigh scosse la testa, confusa.

“Il ballo…” fece la matricola, guardandola sospettosa “Con chi ci vai?”

Ashleigh restò a fissarla un paio di secondi, senza rispondere.

Poi si batté una manata sulla fronte.

“Oh merda!”

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

Grazie di cuore per tutti i commenti, ai nuovi lettori e agli “afectionados”!

Alla prossima fic!

Elaintarina

 

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Capitolo 10
*** Che sintomi ha la felicità? [015. Blu] ***


Titolo: Che sintomi ha la felicità?

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Casey/Evan
Prompt:
015. Blu

Rating: Verde
Conteggio Parole: 350
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

Quand’era piccola, leggeva sempre quell’assurda favola.

C’era una volta…

Una principessa.

Bella, buona, gentile e generosa ma purtroppo orfana e sola al mondo.

Povera principessa, gliene succedevano di tutti i colori ma alla fine…

…alla fine…

Arrivava lui.

Il principe azzurro.

Con l’immancabile cavallo bianco, naturalmente.

I due si innamoravano ed erano perfetti insieme. Ed andavano ad abitare in un castello e vivevano…

…per sempre felici e contenti.

 

Già, quand’era piccola il principe azzurro era il suo sogno. Ma si sarebbe accontentata anche del cavallo bianco, in fondo, purché fosse fornito di briglie e sella per cavalcarlo.

Ma poi era cresciuta. E aveva capito che, di principi azzurri, non ce ne erano poi così tanti.

(E neanche di cavalli bianchi a buon mercato)

 

Ma quella sera, dovette ricredersi.

Il suo principe azzurro era arrivato.

Beh, a dire il vero Evan era in completo scuro, ma la cravatta era blu, cioè quasi azzurro.

E, proprio per essere onesti, non era esattamente un cavallo la BMW decappottabile su cui era seduto, anche se era inequivocabilmente bianca.

Ma il gesto con cui le prese la mano nella sua, calda e forte e se la portò alle labbra aveva un che di assolutamente principesco.

“Casey” aveva mormorato “Sei bellissima”

A Case era mancato il fiato.

Era troppo! La macchina, il baciamano, i complimenti e… era una rosa rossa, quella che le stava porgendo?

 

La ragazza vacillò e si appoggiò al suo braccio per non cadere.

“Case!” esclamò immediatamente lui, preoccupato “Ti senti bene?”

“Non lo so…” mormorò lei, trasognata

“Che cos’hai? Ti gira la testa? Hai caldo? Hai male da qualche parte?”

“Davvero non saprei…” ripeté lei

Poi però respirò profondamente e si rimise dritta.

Evan la osservava, ancora preoccupato. Lei tentò un debole sorriso.

“Va meglio?”

“Si grazie Evan”

Il ragazzo ricambiò il sorriso.

“Bene. Pronta ad andare?” chiese con un cenno in direzione dell’auto.

Improvvisamente, Casey si portò una mano alla fronte.

“Sai Evan, forse sto davvero male, dopotutto…”

Tolse la mano e gli gettò uno sguardo adorante, divertito, entusiasta e tante altre cose assieme.

“Non so… che sintomi ha la felicità?”

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Ehilà! Finalmente riesco di nuovo ad aggiornare... in quest’ ultimo periodo, tra scuola, compiti e impegni vari, non ho più un minuto per scrivere! Questa flash non mi fa impazzire, ma penso che comunque ci stia, una Casey/Evan felici (anche perché ne ho in lavorazione una tristissima, perciò serve un po’ a compensare ù_ù)

Ci rivediamo al prossimo aggiornamento, spero di farlo quanto prima.

Ciao ciao!

Elaintarina

 

 

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Capitolo 11
*** Amore a prima vista [084. Lui] ***


Titolo: Amore a prima vista
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey
Prompt: 084. Lui
Rating: Verde
Conteggio Parole: 909
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

For me
It was love at first sight
But for her
It was more like love at 10th sight
But that didn't stop me from fallin'
In love with her
That didn't stop me
From being the one she deserved

[Love at 10th sight; Plain White T’s]

 

 

 

Era solo una matricola, arrivato al campus da appena tre giorni, ma non ci aveva messo molto a capire come girasse il mondo, lì alla Cyprus-Rodhes.

Il giorno prima gli avevano dato la stanza: stava con un tale… come si chiamava? Ah sì: Evan. Un tipo a posto, forse un po’ troppo pomposo ma comunque simpatico.

Quel giorno invece avrebbero dovuto assegnarli gli orari. Per non rischiare (in fondo era solo una matricola alla sua prima settimana!) aveva deciso di alzarsi presto per poter arrivare puntuale, ma poi la sveglia non aveva funzionato e lui aveva finito per arrivare in ritardo, come sempre.

“Possibile che anche quando cerco di comportarmi bene qualcosa debba andare storto?” pensò, osservando cupamente la fila lunghissima che si snodava fuori dagli uffici della segreteria.

Peccato che lui non fosse certo tipo da fare la fila.

Si avvicinò ai primi della fila, un gruppetto assonnate matricole che avevano l’aria di trovarsi lì fin dalle 6 di mattina.

“È il trucco più vecchio del mondo ma… funziona sempre” pensò, mentre estratta di tasca una comunissima biro nera, la buttava per terra con discrezione, per poi raccoglierla un istante dopo.

“Scusa? Ti è caduto questo”

La ragazza bionda a cui aveva rivolto la parola si voltò a guardarlo e per un istante il ragazzo rimase sorpreso: era più carina di quanto si aspettasse.

Beh, tanto meglio!

Peccato che lei non abboccò subito.

“No, non è mia” disse, osservando la biro che lui le porgeva.

“Come no? Ma se c’è scritto qui…”

Il ragazzo avvicinò la biro agli occhi, più vicino di quanto fosse realmente necessario e, con grande concentrazione, finse di leggere: “Proprietà della bella ragazza bionda dagli occhi color del cielo, il cui nome è…”

La ragazza gli gettò un occhiata interrogativa, ma poi sorrise: “Casey. Casey Cartright”

“Ebbene, mademoiselle Cartright, è un vero onore conoscerla” disse, porgendole la mano.

La ragazza ridacchiò, sorpresa da quelle strane maniere quanto da quei trucchi da quattro soldi. “E con chi è che ho il piacere di parlare, messere?”

Lui sembrò interdetto e si schiarì la gola. “Emh…”

“Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” chiese Casey quando il silenzio divenne un po’ troppo lungo.

“Il mio nome è… mi chiamo… Cappie!” esclamò alla fine lui, come se avesse appena trovato la soluzione a un problema particolarmente difficile.

“Cappie?” ripeté lei “È buffo… mi piace!”

Casey sorrise e Cappie notò per la prima volta come i suoi occhi, di un blu stupefacente, sembrassero illuminarsi mentre parlava.

“Grazie. Beh, Casey sei una matricola anche tu, vero?”

La ragazza annuì.

“Ah…”proseguì Cappie “E cosa studi?”

“Epica e letteratura arcaica”

“Davvero?! Anch’io!”

Bugia. Aveva un idea molto approssimativa di che cosa fosse la letteratura, figuriamoci quella arcaica. Ma lei non poteva saperlo…

Continuarono a parlare così per un po’, Casey gli chiese delle confraternite e lui rispose che aveva intenzione di presentarsi al provino per la Kappa Tau.

“E tu invece?”

“Farò il provino per le Zeta Beta Zeta. Sai, anche mia madre ne faceva parte e così…”

“Ah, capisco, continui la tradizione di famiglia… beh, ci vedremo di sicuro a qualche festa, allora”

“Sì, è probabile!”

Ok, si era sbagliato. Non era solo carina: era adorabile. Con quegli occhi blu, quel modo di fare così dolce, quel fantastico sorriso… e sembrava anche simpatica! Intanto la fila continuava a scorrere ed era quasi arrivato il turno di Casey. Umh… chissà se era tanto disponibile quanto carina…

“Senti Case… posso chiamarti così, vero?”

Lei annuì, sorridendo.

“Non è che mi potresti fare un favore piccolo-piccolo? Vedi, volevo arrivare presto per prendere il mio orario, ma poi la sveglia non ha suonato…” Era strano che dicesse la verità quando cercava di scroccare qualcosa, ma in quel caso la verità era abbastanza improbabile perché potesse funzionare. “Ecco… non è che mi faresti passare avanti? Perfavore…”  aggiunse subito, accorgendosi che l’espressione di Casey non era più così amichevole.

E difatti… “No, mi spiace tanto Cappie ma non posso proprio. È un sacco che aspetto per questo orario e non ho nessuna intenzione…”

“Ehi ehi!” la interruppe Cappie “Va bene, come non detto… mi toccherà farmi tre ore di coda, ma se non vuoi…”

Casey fece per aggiungere qualcosa, ma lui non la lasciò parlare.

“Beh, sarà meglio che vada a mettermi in fila allora… Ciao Casey, ci vediamo in giro”

Le voltò le spalle e si allontanò, contando i passi lentamente.

Uno, due, tre, quattr…

“Cappie!”

Evvai! Funzionava sempre, con le ragazze. Un po’ di galanterie a poco prezzo, qualche sorriso e infine la recita da finto martire et voilà: ti davano tutto quello che volevi. Ora avrebbe potuto evitare la fila.

“Siii?” fece, voltandosi lentamente verso Casey.

“Ti è caduta questa”

Casey le porse la stessa biro con la quale lui l’aveva abbordata non appena qualche minuto prima.

“Oh…” Come, non aveva funzionato? Stava perdendo colpi…

“No tienila: è tua. Sai, ‘proprietà della bella ragazza bionda dagli occhi color del cielo…’ non mi somiglia molto…”

Casey sorrise. “Ah ok. Grazie. Beh, ci vediamo in giro, Cappie.”

Proprio in quel momento arrivò il suo turno di entrare per prendere l’orario, così si avviò, scomparendo alla vista di Cappie.

Scuotendo la testa, il ragazzo andò a piazzarti infondo alla fila.

“Strana ragazza, questa Casey…” pensò

In effetti, non era da tutti non cadere nei suoi giochetti.

Ma aveva due occhi blu meravigliosi e quel sorriso e quel modo di fare…

Cappie sospirò.

Cavolo, l’amava già.

 

 

 

Spazio Autrice

 

Grazie mille a Neverland per le sue belle recensioni e a quanti continuano a seguire. Tanks, guys ^.^

 

Elaintarina

 

 

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Capitolo 12
*** Amore a prima Svista! [085. Lei] ***


Titolo: Amore a prima Svista!
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey
Prompt: 085. Lei
Rating: Verde
Conteggio Parole: 838
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Don't know why we put up such a fight
Over nothing
When we could still be something
[…]

Take off your jacket
Don't walk out that door
There's no need to leave anymore

[…]

Friday night's such a beautiful night
Now you're staying

[…]

Look at me
Can't you see
We were meant to be
Making a memory

[Making a memory; Plain White T’s]

 

 

“E così l’eroe porta a termine la sua missione…” disse Casey mentre digitava quelle stesse parole sul computer portatile appoggiato alle sue ginocchia.

“…che gli era stata assegnata dal fato…” aggiunse Cappie, sdraiato sul letto accanto a lei.

“…e né l’eroe…”

“…né il mondo intero…”

“…potranno più essere gli stessi di prima… Finito!” esclamò infine la ragazza, salvando il file e spegnendo il computer. Non riusciva a credere di aver davvero finitola relazione di Epica che doveva consegnare lunedì: quando il professor Campbell l’aveva messa in coppia con Cappie, era praticamente sicura che il grosso del lavoro sarebbe toccato a lei, mentre lui si sarebbe limitato a mettere la sua firma in fondo al foglio. E invece…

Si girò verso di Cappie, che ostentava un aria vagamente compiaciuta.

“Ti devo fare i miei complimenti Cappie… non ti avevo mai visto così motivato per un compito… e neanche così preparato!”

Il ragazzo sorrise, con falsa modestia: “Beh, sai sono sempre stato uno studente modello…”

“Ma se hai seguito tre lezioni!” replicò lei, dandogli una botta su un spalla.

“Sì, ma – ahia! – sono state tre lezioni dense di significato…”

Casey sorrise. “Comunque, lavoriamo bene insieme”

“Sì siamo… una bella coppia…”

E poi Cappie cominciò ad avvicinarsi.

Vicino.

Sempre più vicino.

“OH NO!” pensò Casey “No, no non devo ricaderci, non adesso, non con Ev…”

Ma le labbra di Cappie finirono inevitabilmente sulle sue.

Chimica, feeling, armonia… Casey non sapeva come definirla, quella strana sensazione che la prendeva ogni volta che si baciavano. Come se le sue labbra fossero lo stampo esatto di quelle di lui, come se fossero due pezzi complementari dello stesso puzzle.

Scivolarono sul letto, fino ad essere sdraiati: era su di lui ora, e, finalmente, riaprì gli occhi.

“Chissà… forse era il destino…” mormorò, cercando di trovare una giustificazione razionale per quello che aveva appena fatto.

“Emh.. Case, devo farti una piccola confessione…”

Sembrava così innocente, ma Casey sapeva benissimo che non lo era.

Com’era possibile che due occhi azzurri tanto sinceri fossero incastonati in una tale faccia da mascalzone?

“Non è stato il destino a metterci assieme per il compito… Ho corrotto l’assistente del prof Campbell con un paio di casse di Samichlaus*

“Il destino era… una cassa di birra?” fece Casey.

“Stupida, stupida, stupida!” ripeteva il suo cervello.

“Non UNA cassa di birra. Due. È della migliore qualità.”

Cappie sorrise e si sporse in avanti per baciarla ancora, ma lei si ritrasse.

“Non ci posso credere.”

Si tolse da sopra di lui e si alzò dal letto.

“Non posso credere che stavo per commettere lo sbaglio più grande della mia vita, proprio ora che Evan mi ha dato la catenina… perché tu hai corrotto uno stupido assistente con una cassa di birra!”

“Due…” si sentì in dovere di puntualizzare Cappie, ma adesso la sua espressione non era più allegra come prima.

“Ma alla fine che cosa conta?” si alzò anche lui e le si avvicinò “Stiamo bene insieme, lo hai detto anche tu. Siamo una bella coppia. E io ti amo,Case.”

“Ma io no!” esclamò lei “Non più…” aggiunse un istante dopo, abbassando il tono.

Sapeva benissimo che non era vero. Sotto sotto, quello che provava per Cappie non era mai svanito del tutto. Ma adesso aveva Evan: non poteva mandare tutto all’aria così.

“Perché?!” le prese le mani nelle sue “Perché sei cambiata Casey? Perché hai cambiato idea?”

“Non sono cambiata” disse lei, scostando le mani “Sono cresciuta: è diverso”

“Anch’io sono cresciuto”  Cappie la fissava con una tale intensità che la ragazza fu costretta a distogliere lo sguardo.

“No, non è vero: sei sempre allo stesso punto. Sei sempre lo stesso Cappie che ho conosciuto al primo anno: fai casino alle feste, ti ubriachi, abbordi le ragazze per strada…”

“E che c’è di male? Siamo al college!” esclamò lui.

“Non c’è niente di male ma… io so dove voglio essere tra dieci anni. E tu?”

Cappie non rispose subito,guardandosi intorno come se sperasse che il letto, le pareti o forse la lampada da tavolo potessero suggerirgli la risposta esatta.

Ma quando tornò a posarlo su Casey il suo sguardo era di nuovo carico dei determinazione, e anche di dolcezza, al tempo stesso.

“Io voglio essere con te.”

Casey sospirò.

Di nuovo. Stava succedendo di nuovo.

Esattamente, quand’è che si era distratta così a lungo da permettergli di fare di nuovo breccia nel suo cuore?

“Non baciarlo Casey” le sussurrarono i suoi pensieri “Se lo farai, poi saranno casini a non finire. Resta con Evan. È lui quello giusto.”

Ma le sue mani ormai erano già a metà strada verso il suo volto, accarezzandolo con dolcezza e passione assieme e un istante dopo le sue labbra erano di nuovo su quelle di lui.

 

“Sai una cosa?” sussurrò Casey due ore dopo, mentre, abbracciati sotto le coperte dopo aver fatto l’amore, si godevano il tepore reciproco.

“Cosa?” chiese Cappie accarezzandole teneramente i capelli.

“Tra dieci anni… anch’io voglio essere con te.”

Il ragazzo sorrise e le diede un bacio leggero sulla testa.

“Beh… allora ne abbiamo di tempo…”

 

 

*  La Samichlaus è una birra estremamente pregiata, prodotta solo in un determinato periodo dell’anno e in quantità limitate… insomma, una chicca da veri intenditori. E chi si intende di birra più dei Kappa Tau?

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Capitolo 13
*** Nessuno invita mai Joe Falchetto per il giorno del Ringraziamento [093. Ringraziamento] ***


Titolo: Nessuno invita mai Joe Falchetto per il giorno del Ringraziamento

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie; Rusty, Wade, Scopino
Prompt:
093. Ringraziamento

Rating: Verde
Conteggio Parole: 2196
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

Era una piovosa sera di novembre, una sera piuttosto normale, persino un po’ noiosa, a dire il vero.

Ovviamente, non per i Kappa Tau.

“Straccialo, Scopino!”
“Forza Wade, se tu il migliore!”

 

No, non era un incontro di lotta libera quello che si stava svolgendo nella sala comune dei Kappa Tau, ma un agguerritissimo torneo di biliardo. Scopino e Wade stavano giusto per disputare la semifinale e il vincitore tra loro due avrebbe poi dovuto affrontare la finale contro un temibile Cappie, il quale aveva stracciato tutti i suoi avversari, uno dopo l’altro.

Il presidente Kappa Tau stava osservando la partita con l’occhio clinico del professionista che valuta i possibili avversari, quando si accorse che mancava un Kappa Tau fra tutti quelli che se ne stavano assiepati attorno al tavolo da biliardo: Rusty.

Difatti, lo trovò poco dopo: era appoggiato alla finestra e fissava il buio con aria assente. Fuori continuava a piovere senza sosta, e il vecchio divano davanti alla Kappa Tau aveva assunto un colorito decisamente più scuro rispetto al solito giallino-stinto-macchiato.

Cappie si affiancò a Rusty e prese a guardare fuori a sua volta.

“Tutto ok, Sputo?” mormorò, senza guardarlo.

“Secondo te?” ribatté Rusty, sarcastico.

“Dai! Non è andata poi così male!”

Rusty si voltò a guardarlo.

“Cappie, sono stato eliminato al primo turno. È andata da schifo.”

“Va beh, è vero. Però ti sei difeso bene…” improvvisò Cappie.

“Ho schizzato la palla nell’occhio a Jake!”

Cappie tacque.

“Già. Emh, comunque sono sicuro che non se l’è presa…”

Rusty ricominciò a fissare il vuoto, con un aria ancora più imbronciata di prima.

Cappie sospirò.

“Andiamo Sputo! Se un Kappa Tau, e che diamine! Non basterà certo una sconfitta a biliardo a fermarti!”

Suo malgrado, Rusty fu costretto a sorridere.

“No… casomai fermerà Jake, visto l’occhio nero che gli ho fatto!”

Entrambi scoppiarono a ridere e con tempismo perfetto si sentì un boato e un coro di esclamazioni  provenire dalla sala comune. Qualcuno, o Wade o Scopino, doveva aver messo a segno una palla particolarmente difficile.

I due ragazzi restarono in silenzio per un po’ e alla fine fu Cappie a parlare per primo: “Dì un po’ Sputo, cosa fai per il giorno del Ringraziamento?”

“Boh, il solito credo… Mega-riunione di famiglia, mega-pranzo assieme, mega-rottura… Perché me lo chiedi?”

Cappie sospirò.

“Niente, è solo che quest’anno i miei vogliono fare le ferie alternative… e se li conosco mi toccherà sorbirmi tre interminabili settimane di viaggio in camper tra paludi, deserti, jungle e chi-sa-cosa… Forse avremo addirittura un tacchino ripieno di locuste!”

Rusty ridacchiò.

“Perciò sto cercando di organizzare qualcosa per conto mio, per poter restare al campus”

“Ma la sede Kappa Tau non è chiusa durante le vacanze?”

“Già, ma io sono il presidente, no?” Cappie si pavoneggiò un po’, per scherzo naturalmente, poi sorrise ed aggiunse “Beh, non importa, vorrà dire che lo chiederò a Wade…”

Un altro boato arrivò dalla sala comune seguito da parecchie, volgari, esclamazioni, che comprendevano la reputazione delle madri dei due sfidanti, le loro preferenze sessuali e la fedeltà delle loro fidanzate.

“… non appena lo avrò stracciato a biliardo!” concluse Cappie con un ghigno.

 

Qualche giorno dopo

Cappie si chinò ed infilò la mano sotto il letto.

Tastò alla cieca, trovando prima i suoi vecchi quaderni degli appunti di scienze, poi lo zaino che aveva scaraventato la sotto solo la settimana precedente, poi qualcosa di molliccio  e non ben definito su cui non si soffermò ad indagare. Alla fine mise la mano su quello che cercava e tirò fuori i calzini appallottolati che doveva mettersi.

Dopodiché, usci dalla sua stanza e si diresse verso la sala comune.

La sede Kappa Tau era stranamente deserta quella domenica pomeriggio. Per forza: nella vicina Columbus si sarebbe tenuta la partita della storia: Cleveland Indians vs Detroit Tigers e così ogni studente maschio del campus aveva sciamato verso lo stadio fin dalle prime ore del pomeriggio. Persino Rusty, trascinato da un gruppetto di matricole, aveva acconsentito ad andare, pur borbottando su tutto il tempo che avrebbe perso invece di studiare.

Di conseguenza Cappie non si aspettava di trovare nessuno nella sala comune e fu non poco stupito quando si accorse che c’erano non un uno, ma ben due Kappa Tau seduti sulle poltrone di fronte al basso tavolino di legno: Scopino e Wade.

“Ehi ragazzi!” esclamò Cappie lasciandosi cadere su una poltrona. “Come mai non siete alla partita?”

“Chiedilo a lui!” Wade tirò qualcosa a Scopino, forse una gomma.  Il ragazzo non fece in tempo a scansarsi, così se la prese dritta in faccia

“Ehi, io mica ti ho obbligato!” si difese Scopino, cercando la gomma con l’intenzione di rilanciargliela.

“A fare cosa?” chiese Cappie, che non ci stava capendo molto

“A scrivere una dannata poesia!” esclamò Wade

“A FARE COSA?!”  

Cappie era sbalordito.

Scopino decise di lasciar perdere la gomma.

“Stasera ho un appuntamento con Jessica….” disse, ostentando una modestia più falsa del suo 8 in scienze.

“Jessica?” esclamò Cappie, sempre più stupito “Vuoi dire quella bonazza delle Tre Pi con quelle tette da arrembaggio?”

La fine retorica non era, esattamente, la materia preferita dei Kappa Tau.

“Proprio lei”

“Ecco, appunto!” si intromise Wade “Non puoi dirle che ha delle tette da arrembaggio invece di perdere tempo a inventare delle stupide rime?!”

“No, non posso. Jessica è una persona raffinata, voglio fare bella figura” decretò Scopino.

Cappie ripensò alla bella Jessica Thompson, una moretta tutto pepe che amava andarsene in giro vestita con certe gonne che sembravano realizzate con delle vecchie cravatte, tanto erano corte, e sospirò. Raffinata…

“Va beh, sentiamo questa poesia, allora”

“Ti piacerà, è venuta una meraviglia!” esclamò Scopino tutto contento “Leggila Wade!”

 

Le rose sono rosse,

le viole sono blu

e nel mio cuore

ci sei solo tu.

Sei bella

Come una stella

Sei carina

Come una stellina

Oh Jessica, mia diletta

Ti amo più di una polpetta” lesse Wade.

 

Cappie strabuzzò gli occhi.

Ti amo più di una polpetta….?

 

“È… carina” disse alla fine, cercando di suonare convincente.
“Già, lo è non è vero?”  Scopino sembrava euforico.

A Cappie non rimase che sperare che la bella Jessica riuscisse a togliersi i vestiti prima che Scopino le avesse declamato tutta la poesia. Un occhiata in direzione di Wade gli confermò che anche lui era della stessa opinione.

“Beh ragazzi…” cominciò, cercando di cambiare argomento “Che fate per il giorno del ringraziamento?”

“Ah, non vedo l’ora!” esclamò Wade cogliendo la palla al balzo “Se tutto va bene, tra una settimana sarà spaparanzato su una spiaggia, con un bicchiere di tequila in mano e tante belle ragazze che non chiedono di meglio che…”

Wade si era spaparanzato sulla poltrona, le braccia incrociate dietro la testa e l’aria rilassata e sognante come se avesse già davanti le ragazze di cui parlava… quando si accorse che Cappie e Scopino lo stavano ancora osservando.

“Ah… emh, sì… un amico di mio cugino ha la casa a Malibù… e così ha invitato tutti quanti…”

“Aaah…” fece Scopino “Mi sembrava strano…”

Cappie sogghignò “Che cosa: la spiaggia… o le ragazze?”

“Eddai, piantatela!” esclamò Wade

“Scopino? Tu che fai?” riprese Cappie.

“Mia sorella, quella più grande, mi ha invitato ad andare da lei e suo marito… so già che sarà noioso, però sai è un secolo che non ci vediamo”

“Oh…” commentò Cappie. Sembrava stranamente deluso.

“Ma perché ce lo chiedi, Cap?” fece Wade

“Già” aggiunse Scopino

Cappie si ricompose in un attimo. “Niente, è solo che, data la mia eccezionale popolarità con le ragazze…”

Entrambi i ragazzi proruppero in esclamazioni sarcastiche.

“…ho ricevuto tanti di quegli inviti per il giorno del Ringraziamento che, per non scontentarne nessuna, ho dovuto rifiutarli tutti… è così ho deciso di rimanere qui in sede” Cappie scosse la testa e si guardò in giro, come se si stupisse che un ragazzo popolare come lui non avesse altre alternative. “Speravo che un paio di voi ragazzi potesse farmi compagnia, ma a quanto pare…”

Wade e Scopino alzarono le spalle.

“Ci dispiace, Cap” disse il primo. “Già” ripeté il secondo.

“Nah, fa niente, vorrà dire che telefonerò a qualche pupa e le chiederò se è disponibile a farmi compagnia lei…” Cappie sorrise con la sua solita aria da mascalzone e i due ragazzi a stento si trattennero dall’alzare gli occhi al cielo.

“Beh, Scopino, è finita una buona volta questa dannata poesia?” riattaccò Wade.

“Sì: è proprio come la volevo! Vedrai, Jessica la adorerà!” disse Scopino, arrotolando il prezioso foglio e legandolo con un nastrino.

Cappie decise di astenersi da ulteriori commenti.

“Andiamo alla partita, allora?” propose.

“Certo! Go Tigers!”

“Tigers?! Come puoi tifare per quegli sfigati?”

“Ah, perché invece tu…" continuando a battibeccare, i due ragazzi uscirono dalla stanza.

La preziosa poesia era rimasta sul tavolo della sala comune.

Con un aria da cospiratore, Cappie la prese in mano e, guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse più nessuno, la lasciò cadere nella boccia del pesce rosso, che era disabitata da anni, ma ancora provvidenzialmente piena d’acqua.

“Cosa non si fa per il bene degli amici…” borbottò mentre usciva.

 

Una settimana dopo, giorno del Ringraziamento.

Erano le undici e mezza, quasi mezzogiorno per essere precisi, quando Cappie decise che era ora di alzarsi dal letto. La sbronza della sera prima, purtroppo, non era stata abbastanza forte da farlo sballare del tutto e così era abbastanza lucido da ricordarsi che giorno fosse.

Era il giorno del Ringraziamento e lui era solo come un cane.

Tutte le famiglie erano riunite, tutte le persone che si volevano bene avrebbero passato la giornata assieme e lui era lì, bloccato alla Kappa Tau, con la sola compagnia di una cassa di birra e le repliche di Friends alla televisione. Diamine, persino il tizio della pizza a domicilio era andato in vacanza!

La verità era che lui non aveva ricevuto nessun invito: né dai suoi, che si erano limitati a mandagli un patetico bigliettino in carta riciclata, né tantomeno dalle sue fantomatiche ragazze. Pure i fratelli Kappa Tau lo avevano scaricato!

“Beh, adesso basta” pensò Cappie mentre si vestiva di malavoglia “Basta deprimersi, basta piangersi addosso, basta stronzate”

Finì di vestirsi e si avviò giù per le scale, augurandosi che fosse avanzato un po’ di quel pollo fritto di due giorni prima.

Aveva appena messo piede al primo piano, quando sentì delle voci provenire dalla sala comune.

“Mettilo lì!”

“Ammazza, quanto pesa!”

“Beh, sbrigati a posarlo allora”

“Ma che diamine sta succedendo?” mormorò Cappie, poi con una mossa decisa spalancò la porta della sala comune.

Rusty, Wade e Scopino sobbalzarono contemporaneamente allo sbattere della porta e si affrettarono a stringersi davanti al tavolo centrale, spalla a spalla, come se volessero nascondergli qualcosa.

“Ragazzi? Che ci fate qui? Non eravate partiti ieri sera?”

I tre gli rivolsero dei sorrisi enigmatici.

“Emh… io ho perso l’aereo” rispose Rusty “Sai, ieri sera abbiamo fatto tardi e così quando sono arrivato all’aereoporto…” la voce gli s spense in un mormorio e Cappie gli lanciò un’occhiata poco convinta, prima di rivolgersi agli altri due.

“Scopino?”

“Beh, ho deciso che era più divertente restare a sbronzarci alla Kappa Tau piuttosto che sorbirmi le chiacchiere di mia sorella” Il sorriso di Scopino si allargò vistosamente.

“Wade?” chiese ancora Cappie “Non mi dire che le belle ragazze di Malibù non ti interessavano….”

“No è che…” Wade parve faticare parecchio per trovare la scusa giusta e alla fine se ne uscì con “No, in effetti non mi interessavano molto…”

Tutti e tre i Kappa Tau scoppiarono a ridere “Lo sapevo!” esclamò Scopino, tirando una pacca affettuosa sul braccio di Wade.

“Beh, visto che siete qui…” esclamò Cappie, visibilmente più allegro “Stavo giusto per controllare se era avanzato un po’ di quel pollo fritto di due giorni fa…”

“Il pollo è finito” lo informò Wade “Scopino aveva fatto piazza pulita già due giorni fa”

Scopino assunse un’aria vagamente colpevole.

“Però abbiamo qualcosa di meglio!” esclamò Rusty, entusiasta.

Con un gesto molto cerimonioso i tre ragazzi si scostarono da davanti al tavolo, rivelando il più grande tacchino ripieno con patate arrosto che Cappie avesse mai visto. Mmmh… aveva un’aria veramente deliziosa…e che profumino!

“Wow!” non poté impedirsi di esclamare Cappie “Ma dove…? E come…?”

“Non chiedere” decretò tassativamente Wade “Sputo, vai a prendere la birra”

 

Poco dopo, seduti sulle sedie scompagnate davanti al tavolo, i Kappa tau si ritrovarono a fissare quell’enorme tacchino come se non sapessero bene da che parte attaccarlo. “Aspetta!” esclamò Rusty, vedendo che Cappie aveva già afferrato coltello e forchetta. “È il giorno del Ringraziamento… non dovremmo sì, insomma… ringraziare?”

Wade e Scopino scoppiarono a ridere, ma Cappie rimase serio.

“Sputo ha ragione” decise “Avanti Scopino, comincia tu”

Il ragazzo levò in alto il boccale “Grazie per la birra!” esclamò, sottolineando la frase con un sonoro rutto.

Tutti scoppiarono a ridere e poi Wade aggiunse: “Grazie per le ragazze!” assumendo un’ aria nostalgica che li fece ridere ancora di più.

“Grazie per la Kappa Tau!” fece Rusty, ridiventando improvvisamente serio. Cappie annuì. Fissò uno a uno i suoi compagni, i suoi fratelli Kappa Tau, che erano rimasti al campus nel giorno del Ringraziamento solo per non lasciarlo da solo e concluse: “Grazie per la fratellanza!” levando in alto il boccale di birra.

 

 

Spazio Autrice

 

Hey guys! Che ne dite? Ok, devo ammetterlo, questa fic mi piace un sacco, difatti ci ho messo più di una settimana a scriverla ed è venuta mooolto più lunga di quanto mi aspettassi… che dire, purtroppo non ho il dono della sintesi… spero che piaccia anche a voi.

Ora alcune precisazioni: Joe Falchetto è un personaggio dei Peanuts, in pratica è Snoopy che si mette gli occhiali da sole e fa finta di essere uno studente universitario un po’ fighetto, alla Fonzie per intenderci, e a me ricorda da matti Cappie *.* 

Columbus è una città dell’Ohio, stato in cui dovrebbe trovarsi la Cyprus Rhodes, anche se non c’è nessuna precisazione certa. Cleveland Indians e Detroit Tigers sono due squadre di baseball della Mayor League.

 

Infine, gli immancabili ringraziamenti a Neverland e ReaderNotViewer per le loro recensioni.

@ Neverland: beh, quella era un ipotesi a cui non avevo pensato… XDXD Carina, però. Cappie da grande? Mhhh…mentre gira con una macchina veloce e anche a 60 anni ci prova con le ragazze… e Casey che fa la gelosa… e magari hanno anche aperto un negozio assieme, qualcosa di improbabile tipo tavole da surf e pantaloncini hawaiani XD e la sera… in veranda con la bottiglia!

 

@ ReaderNotViewer: già, gli sceneggiatori sono sempre perfidi con Cappie e Casey L Adesso stanno rimandando la prima serie su MTv e quando vedo Cappie con Rebecca… Grrr!!

 

Al prossimo aggiornamento!

Elaintarina

 

 

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Capitolo 14
*** Debiti e diamanti [043. Diamante] ***


Titolo: Debiti e diamanti
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Rebecca
Prompt: 043. Diamante
Rating: Verde
Conteggio Parole: 451
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

I don't know how to make lots of money
I got debts that I'm trying to pay
I can't buy you nice things, like big diamond rings
But that don't mean much anyway

[I will write you a song; Plain White T’s]

 

“Guarda che belli!”

“Rebecca, lo hai già detto anche delle altre dieci vetrine che abbiamo superato”

La ragazza gli gettò un’occhiata offesa.

“E allora? Lo erano davvero! E lo sono anche questi, guarda!” ribatté, indicandogli i preziosi anelli di diamanti esposti nella vetrina del gioielliere.

“Vedo…” borbottò Cappie, che più che gli anelli stava fissando il cartellino del prezzo.

“Mi piace quello lì!” esclamò la ragazza, indicando un solitario finemente montato su un cerchietto di oro bianco. “Non credi mi starebbe benissimo?”

“Già…” fece automaticamente Cappie, mentre si chinava fingendo di osservarlo meglio. In realtà, stava solo contando gli zeri… sicuri che non ci fosse una virgola da qualche parte?

Si rialzò e scosse la testa. Avrebbe dovuto immaginarlo.

In fondo Rebecca era figlia di un senatore, abituata ad avere sempre il meglio. Che cosa diamine gli era saltato in mente quando, per festeggiare il loro terzo mesiversario, le aveva promesso che le avrebbe regalato quello che desiderava?

“Oppure…” stava continuando la ragazza nel frattempo “Anche quello lì da tre non è male… forse solo un po’ eccessivo”

“Già…” ripeté Cappie.

Ummh, forse affittando la sua stanza alle coppiette da lì alla fine dell’anno… no, non poteva funzionare. Doveva pur dormire da qualche parte.

E se avesse trovato un lavoro? Sì, e chi l’avrebbe preso! Forse come lavavetri al semaforo…

“Il più bello però è questo!” concluse Rebecca, mostrandogli il più caro della vetrina, un prezioso solitario dalla elaborata montatura.

“Già…”

Era la terza volta che Cappie le rispondeva con un ‘già’ poco convinto e Rebecca si girò, infastidita.

“Non mi sembri molto interessato…”

Cappie si riscosse e le circondò le spalle con un braccio.

“No, no lo sono amore… allora, quale hai deciso di comprare?”

Al diavolo i soldi. Poteva pagare in cambiali. O farseli prestare da qualcuno. O rapinare il negozio… Oppure…

“Comprare?” chiese Rebecca, sorpresa.

“Sì… per il nostro mesiversario… non ti ricordi?”

Un’ occhiata poco convinta fu la sola risposta che ottenne.

“Avevo detto che ti avrei fatto un regalo…” continuò.

Rebecca si illuminò. “Un regalo? Ah, sì certo un regalo! Ma Cappie! Non avrai creduto che volessi un anello?”

“Ah, no…?”

Rebecca scoppiò a ridere. “No! Amore, cosa vuoi che me ne faccia di un altro anello? A momenti non mi bastano nemmeno più le dita per metterli!”

“Oh” fece Cappie, improvvisamente sollevato ma anche un po’ offeso. Come, non lo voleva un regalo da lui, che fosse speciale?

“Ma allora… cosa vuoi come regalo? Avevo promesso che te l’avrei fatto e, sai, ci tengo…”

La strinse più vicino a sé finché i loro nasi non si sfiorarono.

“…sei la mia ragazza”

Rebecca gli sorrise.

“Beh, ora come ora avrei voglia… di una cioccolata calda! Tu no?”

 

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Capitolo 15
*** Essere gay non è una scelta [086. Scelte] ***


Titolo: Essere gay non è una scelta
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Calvin; Dale
Prompt: 086. Scelte
Rating: Verde
Conteggio Parole: 258
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

“Essere gay non è una scelta”

Dale sbuffò mentre Calvin ripeteva questa frase per la decima o la quindicesima volta.

“Stupidaggini” ribatté “questo è il genere di scuse che si inventano coloro che non vogliono prendersi la responsabilità dei loro errori”

Questa volta fu il turno di Calvin sbuffare.

“Ti dico che è così. Insomma, non crederai mica che io mi sia svegliato una mattina e abbia deciso di essere gay, così tutto a un tratto!”

“No. Ma il tuo subconscio si è orientato verso l’omosessualità in maniera del tutto consapevole e se solo tu volessi potresti tornare a essere etero, come è giusto che sia”

Calvin alzò gli occhi verso il soffitto. Certo che Dale era proprio duro di comprendonio! Ma perché aveva accettato quelle sue inutili “lezioni di eterosessualità”?

Ah, giusto. Perché ora che l’Omega Chi lo aveva sbattuto fuori, proprio perché era gay, aveva un sacco di tempo da perdere e si annoiava. Sì, ma possibile che non ci fossero alternative migliori?

Dale sembrò accorgersi della sua frustrazione e gli toccò un braccio, comprensivo.

“Tutti facciamo delle scelte, Calvin. Possono essere giuste o,come nel tuo caso, sbagliate, ma sono comunque scelte. Le cose non accadono da sole”

Calvin si voltò a fissarlo.

“Ok Dale, ammettiamo per un momento che tu abbia ragione…”
“Ma io ho ragione” ribattè subito l’altro.

“Sì, d’accordo, allora diciamo che abbia… ecco… possibilità di scelta tra essere etero o gay. Beh, vedi io fatto è che io…”

“tu…?”

“Sceglierei comunque di essere gay”

Dale gli lanciò un’occhiata compassionevole

“Sei proprio senza speranza”

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Capitolo 16
*** Cosa significa diventare genitori? [029. Nascita] ***


Titolo: Cosa significa diventare genitori?
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Rusty/Jen K; Dale
Prompt: 029. Nascita
Rating: Giallo
Conteggio Parole: 517
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

“È inutile piangere sul latte versato… o dovrei dire sullo sperma?” domandò Dale, mentre osservava il suo compagno di stanza Rusty Cartright andare su e giù davanti alla porta del bagno come un leone in gabbia.

“Dale, piantala”

Rusty era talmente nervoso che non riusciva a stare fermo e, a forza di mangiucchiarle, aveva consumato le unghie di entrambe le mani.

Le continue battutine sarcastiche di Dale, mascherate da rimproveri, non facevano che aggravare la situazione.

“Jen!” esclamò ad un tratto Rusty, bussando forte alla porta del bagno. “Allora? È un bel pezzo che sei lì dentro…”

“Sì, ho quasi fatto!” rispose la ragazza.

Con un gran sospiro, Rusty si lasciò cadere sul letto.

“Questo è quello che succede a coloro che non seguono la via della castità” decretò Dale scuotendo la testa “Io te l’avev…”

“Sì, sì, me l’avevi detto! Lo so. È un ora che continui a ricordarmelo” sbottò Rusty. “E comunque, tu mi avevi detto solo che fare sesso prima del matrimonio avrebbe mandato la mia anima all’inferno” continuò, alzandosi a sedere “Non che avrebbe reso un inferno anche la mia vita!”

Si passò le mani nei capelli ed inspirò forte.

Ma perché, perché, perché non avevano controllato il preservativo?

Semplice, perché non avevano preso neanche in considerazione l’idea che fosse bucato!

Insomma, non è il genere di sfortuna che ti capita tutti i giorni!

Sì, ma doveva capitare proprio a loro?!

Questi pensieri rimbalzavano nel cervello di Rusty da più di un’ora ormai e lo stavano letteralmente facendo impazzire.

“Sono le inevitabili conseguenze di una vita di peccati e dissolutezze” decretò Dale.

Poi però si accorse dello stato d’animo dell’amico ed aggiunse, più serio “Senti… hai pensato, sì, insomma… a cosa fare se dovesse risultare positivo?”

Rusty non rispose subito.

Certo che ci aveva pensato. Ogni singolo istante, da quando Jen gli aveva detto di avere un ritardo nel ciclo, ci aveva pensato. Non che la cosa fosse servita molto a schiarirgli le idee.

Cosa doveva fare?

Dannazione, non aveva neanche ancora finito di essere un figlio, era troppo giovane per diventare padre!

Eppure sapeva benissimo di dover assumersi le sue responsabilità.

“Penso che dovrò sposarla”

“Cosa?!” esclamò Dale.

“Come sarebbe a dire ‘cosa’? Non era quello che stavi per suggerirmi anche tu?”

“Beh sì, ma… non credevo lo avresti neanche preso in considerazione…”

Rusty gli lanciò un’occhiata esasperata.

“E poi… sposarsi così giovani… Senza esperienza, senza mezzi, completamente allo sbando…”

Grazie, Dale” sbottò Rusty “Lo stai facendo sembrare anche peggio di quel che è”

“No, al contrario! È molto peggio di quel che sembra!”

Dale lo fissò negli occhi.

“Rusty… ma tu hai una minima idea di cosa significhi diventare genitori?”

 

Prima che riuscisse a formulare una qualsiasi risposta, la porta del bagno si aprì cigolando e Jen K uscì.

Rusty si rialzò di scatto e le si avvicinò.

“Allora?” chiese, in preda all’ansia.

“Allora?” ripeté Dale.

Era positivo, se lo sentiva. Era sicuramente positivo, avrebbero dovuto lasciare la scuola e sposarsi. Non sarebbe mai riuscito a completare la laurea e neanche Jen e…

“Negativo” disse Jen K, con un gran sorriso.

 

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Capitolo 17
*** Dieci anni [010. Anni] ***


Titolo: Dieci anni
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie; Evan
Prompt: 010. Anni
Rating: Verde
Conteggio Parole: 231
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Il campeggio di Ochinawa tutte le estati era qualcosa di inevitabile, come la scuola o i cavoli bolliti ogni venerdì sera.

Anche quell’anno il sorvegliante Huck il primo giorno li fece schierare tutti in fila, come tanti soldatini, per poi passare a dividerli a coppie.

E anche quell’anno, quando Huck arrivò al suo nome lui lo corresse.

“Mi chiamo Cappie”

“Giusto…” fece il sorvegliante, cercando di non far vedere quanto la cosa lo irritasse “Bene, Cappie, tu farai coppia con Chambers. È il suo primo anno, qui al campeggio di Ochinawa e i suoi genitori sono stati più che generosi con le loro offerte perciò fai in modo che si senta come a casa, chiaro?” La stretta ferrea sulla sua spalla non lasciava molti dubbi su cosa sarebbe successo in caso contrario.

Cappie si avvicinò al ragazzino.

“Ciao!”

Quello non rispose. Aveva un’aria piuttosto smarrita, come se si stesse chiedendo che diamine ci faceva lì. “Bella domanda” pensò Cappie “Sono anni che me lo chiedo”

Provò di nuovo.

“Come ti chiami?”

“Chambers”

Cappie sbuffò.

“No… intendevo di nome!”

“Ah…” il ragazzino arrossì violentemente e farfugliò “Evan… mi chiamo Evan”

Gli tese una mano, un gesto decisamente troppo adulto per la sua età ma Cappie anziché stringerla gli batté il cinque.

“Beh, Evan, sono sicuro che ci divertiremo, io e te!”

 

Dieci anni dopo, Evan Chambers sarebbe divento il suo peggior nemico.

 

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Capitolo 18
*** Ti fidi di me? [014. Verde] ***


Titolo: Ti fidi di me?

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Casey/Cappie
Prompt: 014. Verde

Rating: Verde
Conteggio Parole: 451
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Il campanello della sede Kappa Tau squillò con insistenza.

“Wade!” urlò Cappie mentre lottava con il nodo della cravatta, quella verde scuro. “Vai ad aprire tu?”

Non ottenne risposta e il campanello continuò a squillare.

“WADE!” provò di nuovo.

Merda! Ma perché non aveva mai imparato a fare quel maledetto nodo?

“Driiin! Driiiin!” strillava il campanello e Wade continuava a non vedersi.

“Uffa! Tutto da soli bisogna fare!” sbottò Cappie e, lasciando perdere il nodo, andò ad aprire con la cravatta slacciata.

“Cappie!” esclamò Casey Cartright quando lui spalancò la porta.

“Oh…Casey…ciao” borbottò Cappie ”Entra”

“Grazie” rispose lei. Ci fu un piccolo, imbarazzante momento di silenzio e poi Casey continuò: “Wow… nemmeno mi ricordo l’ultima volta che ti ho visto in giacca e cravatta”

“E meno male…” pensò tra sé e sé. Non aveva niente contro le cravatte, ma l’abbinamento di colori di Cappie: giacca celeste, camicia rosa e cravatta verde era decisamente agghiacciante.

“Sì” rispose il ragazzo, fissando la sua cravatta con aria mesta “In effetti, penso che non mi vedrai nemmeno questa volta” aggiunse, togliendosela.

“Aspetta” fece Casey. Gli rimise la cravatta al collo e cominciò ad annodarla. Cappie non disse niente, anche se il solo fatto di averla così vicina bastava a mozzargli il respiro.

“Allora…” disse Casey dopo un istante “Hai pensato a cosa dire davanti al consiglio?”

“Veramente no” rispose lui “Improvviserò qualcosa”

Casey gli gettò uno sguardo di rimprovero.

“Oh Cappie! È molto importante, lo sai. È la nostra unica occasione per liberarci di tutte le nuove regole e le restrizioni.”

“Lo so” disse lui. In effetti, era un pochino preoccupato, ma non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura davanti a Casey.

Deglutì: era lei ad aver stretto troppo il nodo oppure la sua gola era diventata d’un tratto così secca?

“E allora perché non ti sei preparato un discorso?”

“Perché non ne ho bisogno”

Casey alzò gli occhi al cielo. “Evan aveva ragione”

“Evan?” chiese Cappie in tono leggermente infastidito “Che cosa ha detto?”

“Che ci avresti rovinati tutti”

Casey lo fissò negli occhi, fingendo di sistemare il nodo già perfetto.

Bleah, certo che con quei colori non avrebbe fatto un gran figura…

“Chambers è un idiota” decretò Cappie.

“Non lo so… e se avesse ragione?” chiese la ragazza “Insomma, è vero: tu sei bravo a parlare in pubblico, ma così, davanti al consiglio e senza esserti preparato nient…”

“Casey” la interruppe lui prendendola per le spalle “Ti fidi di me?”

Casey deglutì.

“Sì” rispose, suo malgrado.

“Allora non preoccuparti” concluse Cappie.

La superò e fece per uscire dalla porta quando la ragazza lo bloccò.

“Cappie! .... Tu ti fidi di me?”

“Sì…” rispose lui, un po’ stupito.

“Allora vai a cambiarti quella cravatta”

 

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Capitolo 19
*** Un milione di dollari, baby [005. Esteriorità] ***


Titolo: Un milione di dollari, baby

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Frannie/Evan
Prompt: 005. Esteriorità

Rating: Verde
Conteggio Parole: 665
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 
 

 

 

“Esistono tre tipi di uomini: quelli che sfrutti, quelli che sposi e quelli che ami. Gli ultimi però, non contano un gran che”

Era una delle frasi preferite di sua madre, quando si parlava di fidanzati e buoni partiti e dato che questo era praticamente il menù fisso di tutti i pettegolezzi la ripeteva piuttosto spesso. Lo diceva in un tono scherzoso e serio allo stesso tempo e Frannie non vi aveva mai dato troppa importanza almeno fino a quando, crescendo, non aveva capito che era proprio così.

 

Evan Chambers era esattamente quello che si poteva ritenere un “buon acquisto”: famiglia importante, grandi privilegi nell’Omega Chi, buoni rapporti con il consiglio universitario.

Oh, ed era anche l’ex di Casey.

Quando Frannie era tornata, dopo che, a metà semestre, Casey l’aveva fatta sollevare dall’incarico di presidentessa, nella recita di grandi pentimenti, scuse e lacrime, aveva immediatamente adocchiato le potenzialità di Chambers per il suo “riscatto”.

Aveva cominciato a girargli attorno, con discrezione, facendo la recita della buona amica che vuole farsi perdonare. Dopotutto, aveva funzionato con le sue “sorelle” Zeta Beta, perché con lui non poteva funzionare?

Avevano cominciato a diventare sempre più intimi, ma quando alla festa Omega Chi per la fine delle restrizioni lui l’aveva baciata, Frannie si era tirata indietro.

“No Evan. Non mi interessa fare da scaldaletto. Nemmeno a te.”

“Non ora” si era detta “È ancora troppo coinvolto con Casey.”

 

Frannie aveva messo in gioco tutta la sua astuzia per riuscire a separare definitivamente i due “piccioncini” senza esporsi direttamente. Era stato difficile, persino per lei, ma doveva ammettere che l’idea di usare Ashleigh per far scoprire a Casey come Evan avesse corrotto Shawn per tenerlo lontano da lei era stata un vero colpo di genio.

 

Era tutto un freddo calcolo, lo sapeva.

Chambers le serviva per recuperare il suo posto di presidentessa Zeta Beta e farla definitivamente pagare a Casey.

Nulla di più.

Eppure, mano a mano che trascorrevano del tempo assieme, aveva cominciato ad apprezzare Evan anche sotto un altro punto di vista.

Era un ragazzo intelligente, ambizioso e deciso. Tutte qualità che Frannie adorava.

Ed era anche molto carino, con quegli occhi azzurri e la classica faccia da “bravo ragazzo”.

Non voleva ammetterlo neanche con se stessa ma… stava cominciando a provare qualcosa di più del freddo calcolo nei suoi confronti.

 

Poi erano arrivate le vacanze di primavera. E Frannie aveva capito che il momento giusto era arrivato.

Come da copione, aveva passato l’intera settimana lontano da Evan, in modo che lui si accorgesse di quanto era strano non averla al suo fianco. Poi, l’ultima sera, dopo che Evan aveva bevuto molto di più del solito, era tornata da lui.

 

Quando l’aveva baciata, per un po’ aveva continuato con la commedia.

“No, Evan. Non voglio essere solo un’altra tacca tra le tue conquiste estive. La regola dello scaldaletto vale anche per le vacanze di primavera”

“No. Tu non sei solo uno scaldaletto”

Si erano guardati negli occhi. Stranamente Frannie si era ritrovata a pensare a come fossero belli quelli di lui e a come le sarebbe piaciuto perdercisi dentro e non tornare più, mai più… no!

Non adesso.

“Domanda da un milione di dollari…” disse “lo stai facendo per me… o per vendicarti di Casey?”

Anche se sapeva che la risposta esatta era la seconda, stranamente non voleva che lui lo dicesse.

“Tutte e due” rispose Evan.

Frannie abbozzò un mezzo sorriso.

“Domanda da un milione di dollari” chiese lui “lo stai facendo per me… o perché vuoi stare con Evan Chambers?

“Tutte e due”

Anche Evan rispose al suo sorriso e poi cominciò ad avvicinarsi.

Vicino. Sempre più vicino.

Finché le loro labbra non giunsero a toccarsi…

 

Esistono tre tipi di uomini: quelli che sfrutti, quelli che sposi e quelli che ami.

Domanda da un milione di dollari: era possibile che esistessero alcuni uomini, uomini forti, ambiziosi, ma anche dolci e gentili, che appartenevano a due categorie?

Frannie non l’avrebbe mai ammesso ma… sperava fosse proprio così.

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Wow, devo ammettere che arrivare a 100 fic è un traguardo davvero ambizioso,… puff… pant… ^-^

Meno male che c’è chi continua a seguirmi e recensirmi ( come ReaderNotViever, a proposito, invito tutti coloro che avessero aperto questa pagina a leggere e magari recensire la sua one shot Cinquecento Parole perché è davvero carinissima!) e anche dei nuovi lettori, ogni tanto (grazie mille a My angel e Rowena!! ^-^)

Alla prossima! J

Elaintarina

 

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Capitolo 20
*** Sempre troppo poco [034. Troppo poco] ***


Titolo: Sempre troppo poco
Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey; Evan/Casey
Prompt: 034. Troppo poco
Rating: Verde
Conteggio Parole: 596

Note: ambientata durante l’anno da matricole di Casey, Cappie ed Evan.
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

 

“No, Cappie, no! Dai, ridammela!”

Casey rideva come una matta mentre cercava di acchiappare la sciarpa che il suo fidanzato le aveva rubato e che ora stava sventolando come una bandiera, contando sul fatto che, essendo più alto, Casey non sarebbe mai riuscita a riprendersela.

“Evan! Dai, dammi una mano!”

Ma Evan se ne restava semplicemente ad osservarli, ridendo di gusto e non muoveva un dito per aiutare la povera Casey.

“Tanto non la prendi! Tanto non la prendi!” cantilenò Cappie, prendendola in giro. Poi decise che ne aveva avuto abbastanza, afferrò la sciarpa alle due estremità e la fece passare attorno alla vita della ragazza, tirandola a sé. Quando cominciarono a baciarsi Evan distolse lo sguardo, imbarazzato.

Pochi istanti dopo, Casey si lasciò cadere sull’erba accanto a lui e gli tirò una pacca sulla spalla.

“Grazie per avermi aiutato!” ironizzò.

“Non c’è di che” rispose Evan sorridendo.

“Dopotutto, siamo i tre moschettieri, no? Uno per tutti, tutti per uno!” sentenziò Cappie sedendosi davanti a loro.

“Giusto…” fece Casey “Beh, che ne direste di mangiare, ora? Abbiamo portato tanta di quella roba!”

L’idea del pic-nic, come di quasi tutte le altre uscite che facevano assieme, era venuta a lei e voleva che tutto fosse perfetto.

“Emh… Casey…” cominciò Evan, guardandosi intorno per evitare il suo sguardo “Veramente io… non posso restare”

“Cosa? Te ne vai? No, così presto!” si lamento Casey.

“Non dirmi che devi di nuovo studiare?!” chiese Cappie con aria disgustata.

“Emh… veramente sì” borbottò Evan.

Cappie alzò gli occhi al cielo.

“Bah, ti consumerai a forza di passare la vita sui libri! Dovresti fare come i Kappa Tau, loro sì che sanno godersi la vita! Studiare il minimo indispensabile e poi via a divertirsi!”

“Ma io sono un Kappa Tau” gli ricordò Evan.

E, in effetti, era vero. Certo, non era il più amato e nemmeno il più famoso, ma era sicuramente una matricola con tutte le carte in regola, proprio come Cappie.

“Beh, sai non basta la spilletta a renderti tale” sentenziò Cappie “Devi anche comportarti come un Kappa Tau e pensare come un Kappa Tau e…” Cappie fece degli ampi gesti con le mani, come se stesse indicando chissà quale favolosa qualità Kappa Tau.

Evan sembrava decisamente deluso.

“Sì… qualunque cosa fai, è sempre troppo poco… per i Kappa Tau…”

Casey si accorse del suo tono e si affrettò a cambiare discorso.

“Dai Evan perfavore, rimani ancora un po’!” Gli fece gli occhi dolci “Fallo per me…”

Evan le sorrise.

“No, Casey, davvero non posso. Sarà per un’altra volta” Si alzò in piedi “Ciao! Ciao Cappie”

Il ragazzo lo salutò con una mano. Casey rimase a fissare la schiena di Evan che si allontanava, con un espressione vagamente imbronciata.

“Casey?”

Cappie le si avvicinò e le diede un bacio morbido sul collo.

“Su, non ti arrabbiare. Lo sai come è fatto Evan…”

La ragazza si voltò a fissarlo.

“Anche tu, però, non sei stato davvero molto gentile…”

“Ehi, non è colpa mia se Chambers è il Kappa Tau più noioso mai esistito!” si difese Cappie.

Casey si girò di nuovo dall’altra parte.

“Case?” riprovò il ragazzo. La fece voltare nuovamente verso di sé: “Non preoccuparti, tornerà. Torna sempre.”

“Sicuro?”

“Sicurissimo!”

Casey abbandonò ogni resistenza e si lasciò baciare, scivolando tra le sue braccia finché non si ritrovarono sdraiati sul prato.

Per un istante, ripensò di nuovo a quegli occhi azzurri, gli occhi di Evan, e a come erano apparsi ad un tratto così delusi e tristi. Checché ne dicessero gli altri, per lei Evan Chambers non sarebbe mai stato “troppo poco”.

 

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Capitolo 21
*** Ho conservato la tua cravatta [071. Rotto] ***


Titolo: Ho conservato la tua cravatta

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Casey/Evan; Ashleigh
Prompt: 071. Rotto

Rating: Giallo
Conteggio Parole: 891

Note: Il titolo di questa one-shot è stato preso dai prompt della community Syllablesoftime.
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

“E di questo che ne faccio? Lo butto?” domandò Casey, scuotendo il vecchio maglione rosa pallido che aveva in mano.

“Certo! Il rosa è terribilmente out quest’anno!” ripose Ashleigh.

Casey mise il maglione nella pila delle cose da scartare e si guardò intorno.

La camera che divideva con Ashleigh era letteralmente sommersa di vestiti: sui due letti erano disposti quelli da tenere, mentre sul pavimento, in un angolo, erano accumulati quelli da dare in beneficienza.

“Wow! Ci voleva proprio una bella ripulita” esclamò.

“Già!” rispose Ashleigh, frugando sul fondo del suo armadio “Ugh! Non riesco a credere di essermi mai messa questa maglietta!” continuò, tirando fuori una t-shirt grigio topo.

Casey scoppiò a ridere: “Comunque, avevi proprio ragione”

Ashleigh sorrise “Vita nuova, vestiti nuovi!” esclamò “Ora che siamo entrambe single… e tu hai finalmente smesso di pensare a Evan…”

Lanciò un’occhiata sbilenca in direzione di Casey, che si affrettò ad annuire.

“…era proprio ora di dare una bella rinfrescata al guardaroba! E domani faremo un bel giro di shopping, per rimpiazzare tutta la roba che abbiamo buttato”

“Splendida idea!” approvò Casey, poi si diresse verso il suo armadio, per sistemare le ultime cose.

Già, Ash sapeva sempre come farla sentire meglio… E aveva ragione: con Evan era definitivamente finita.  Proprio l’altra mattina era andata a parlargli, per chiarire le cose, e avevano stabilito che d’ora in poi sarebbero stati solo amici, nulla di più. Per la verità Evan non le era sembrato molto contento, ma ormai non le importava più niente: era single e decisa a godersi questa condizione il più possibile.

Cominciò a frugare sul fondo dell’armadio: era incredibile quanta roba si fosse accumulata dall’ultima volta che ci aveva guardato: magliette, un paio di pantaloni da ginnastica, di nuovo magliette, una giacca di pelle un po’ logora e… ma quella cos’era?

La tirò fuori. Non poteva crederci.

Era la cravatta di Evan, quella a righe azzurre e blu con un buco sul davanti.

 

[Flashback]

La serata con Evan era stata bellissima.

Erano andati a cena in un ristorante di lusso e poi al cinema a vedere l’ultimo film romantico in uscita. A dir la verità, si ricordava ben poco della trama: per la maggior parte del tempo era rimasta concentrata su di lui: il suo braccio che le cingeva le spalle, la sua mano che la accarezzava, il suo fiato caldo sul collo, i suoi baci…

Basta! No ce la faceva più ad aspettare.

Lo voleva. Adesso.

“Evan…” sussurrò al suo orecchio nell’oscurità del cinema, attenta a non alzare troppo la voce per non farsi rimproverare dai vicini

“Cosa c’è amore? Vuoi qualcosa da bere?” domandò Evan, premuroso come sempre.

Sullo schermo la coppia di turno si stava baciando appassionatamente, cosa che fece eccitare Casey ancora di più.

“No, no solo che… ho un po’ caldo qui dentro..” miagolò lei.

“Caldo?” Evan tolse immediatamente il braccio dalle sue spalle.

“Sì… che ne dici se usciamo? Solo due minuti…”

Evan parve un po’interdetto.

“Ma… il film?”

“Il film può aspettare…” sussurrò lei, incominciando a baciarlo sotto il lobo sinistro “Ci sono cose più importanti…” aggiunse, passando al collo.

Finalmente, Evan capì.

“Vuoi che… torniamo a casa?” le chiese, mentre rispondeva ai suoi baci.

Casey annuì.

 

Poco dopo, erano nel parcheggio. Pioveva a dirotto.

“Oh, accidenti! Mi ero dimenticata che pioveva!” esclamò Casey, riparandosi la testa con un braccio.

Evan rise. “Vieni, facciamo presto!” disse, prendendola per un bracciò e cominciando a correre verso la macchina.

Erano ormai bagnati fradici quando ci arrivarono, ma non importava a nessuno dei due.

Evan aprì la portiera posteriore, e fece cenno a Casey che salisse per prima. Poco dopo la seguì anche lui e, per evitare di bagnare i sedili, si tirò in fretta la portiera dietro.

Un po’ troppo in fretta.

“Oh merda!”

“Che succede?” chiese subito Casey “Cosa… Oh… Evan…!” Scoppiò in un riso irrefrenabile.

La cravatta di Evan era rimasta incastrata in mezzo alla portiera!

Sembrava un pesce preso all’amo e aveva davvero un aria buffissima.

“Ah ah, molto divertente, Case. Ora, ti spiacerebbe darmi una mano?”

“Apri la portiera, no?” rispose lei.

“Non posso! È incastrata” sbottò Evan.

Un po’ spingendo, un po’ tirando, finalmente riuscirono a disincastrare la cravatta senza aprire la portiera.

“Si è strappata” constatò Casey osservandola. “L’ho sempre detto che devi smetterla di metterti queste stupide cravatte, Evan”

Il ragazzo sbuffò, massaggiandosi il collo. Aveva rischiato il soffocamento e Casey si preoccupava della cravatta! Quella ragazza era così assurda…

“Se vuoi te la riparo io…” fece Casey, girandosi verso di lui “Non sono un gran che a cucire, ma ci posso sempre provare”

Ma era anche… così irresistibile.

“Sì, sì, grazie… Ora, dove eravamo rimasti?” mormorò, chinandosi su di lei.

Casey sorrise.

 

“Casey? Casey! La vuoi smettere di sorridere come un idiota?”

“Eh?” Casey riaprì gli occhi.

Ashleigh la stava osservando come se fosse una strana creatura aliena.

“Alleluia! Eri incantata così da almeno dieci minuti! Non ti sei mica addormentata?”

“No, no!” esclamò immediatamente Casey “Emh, vado a finire con l’armadio…” aggiunse poi, alzandosi dal letto e sgattaiolando via dallo sguardo indagatore di Ashleigh.

Passando accanto al mucchi dei vestiti da buttare, lasciò cadere la cravatta.

Non l’aveva riparata, alla fine.

Il problema, con le cravatte, è che spesso quando si rompono non c’è abbastanza stoffa per provare a rammendarle. O ad attaccarci una toppa.

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Grazie a MyAngel per la sua recensione e a tutti coloro che continuano a seguire.

Com’on guys, fatevi venire l’ispirazione e popolate questa sezione con nuove fic!!

A presto, baci

Elaintarina

 

P.S. Ho aggiunto l'immagine di copertina della raccolta... è nel capitolo Tabella, dateci un'occhiata!

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** La ragazza del mio migliore amico [096. Fratelli] ***


Titolo: La ragazza del mio migliore amico

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Scopino, Cappie/Rebecca
Prompt: 096. Scelta libera = Fratelli

Rating: Verde
Conteggio Parole: 337
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rebecca Logan era una ragazza molto sexy, era innegabile.

Quelle sue curve, il modo provocante di camminare, persino le suo arie da principessa avevano conquistato Scopino immediatamente.

Non era solo eccitante. Era davvero adorabile.

Persino il modo che aveva di arricciare il nasino con sdegno era carino. Sembrava proprio un coniglietto.

Una volta Scopino aveva anche provato a dirglielo: “Coniglietto…” l’aveva chiamata, allungando una mano per accarezzarle una guancia “Ma lo sai che sei davvero carina? E anche molto sexy, giuro!” Peccato che in quel momento non fosse esattamente sobrio e Rebecca, investita da una zaffata d’alcol, si era subito scostata per il disgusto.

Comunque, Scopino era sicuro che sarebbe riuscito a portarsela a letto, un giorno. E chissà, magari anche a farla innamorare…

 

Ma poi aveva visto Rebecca e Cappie insieme. E lì aveva capito di non avere più nessuna chance.

 

Il giorno dopo, Cappie gli aveva offerto una birra.

“Scopino…” aveva attaccato, prima ancora di aprire la sua lattina “Io… mi sono messo con Rebecca Logan”

Cappie lo aveva guardato, con un po’ di apprensione. Sapeva benissimo che lui andava dietro a Rebecca, quante volte ne avevano parlato?

Eppure l’aveva presa per sé. Tipico.

Scopino diede un lungo sorso alla sua birra.

Non serviva a niente arrabbiarsi, lo sapeva. Era stato così fin dal primo anno, era Cappie che si prendeva tutte le ragazze migliori. Era il più brillante, il più amato e il più affascinante. E lui non era che Scopino, il ragazzone un po’ scemo che si poteva anche prendere in giro perché, tanto, era troppo buono per arrabbiarsi.

“Non fa niente. Davvero, Cappie, non è un problema”

“Sei sicuro?” Cappie lo squadrò, ancora preoccupato.

“Tranquillo. Il mondo è pieno di figlie di senatori!”

Rasserenato, Cappie sorrise e finalmente aprì la sua birra.

“Già…e non sono nemmeno così speciali!”

Scopino ricambiò il sorriso.

Si chiese se Cappie avrebbe mai notato che Rebecca sembrava proprio un coniglietto quando arricciava il naso e sospirò.

Cappie gli aveva fregato un’altra ragazza. Ma, beh, restava comunque suo fratello.

 

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Capitolo 23
*** Magia e biscotti allo zenzero [092. Natale] ***


Titolo: Magia e biscotti allo zenzero

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Calvin; Ashleigh
Prompt: 092. Natale

Rating: Verde
Conteggio Parole: 627
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Erano anni ormai che Calvin non passava un Natale vero e proprio.

Quand’ era piccolo, Natale era la sua festa preferita. I regali, l’albero, le luci, le decorazioni, l’atmosfera gioiosa che si respirava ovunque. La sera della vigilia, poi, era veramente speciale: sua mamma cucinava il cenone, per una volta senza limitarsi a scongelare qualche piatto già pronto e suo padre accendeva il camino, che era elettrico, sì, ma pur sempre un camino. Lui passava la serata a supplicarli di poter restare sveglio ancora un po’, abbastanza per vedere Santa Claus scendere giù dal camino e lasciare i regali sotto l’albero; ma poi, inevitabilmente, veniva spedito a letto. E la mattina dopo i regali erano lì, ed era proprio una magia.

 

Ma era finito anche questo, come tante altre cose, quando aveva detto ai suoi di essere gay.

Per lui era una cosa perfettamente normale, qualcosa che aveva sempre saputo, in un certo senso.

Ma per loro… non erano arrabbiati, no. Delusi, piuttosto.

Così, quando si era trattato di scegliere una scuola superiore, Calvin aveva deciso per il collegio.

Ben lontano da casa sua.

Natale era diventato solo un vacanza come un’altra: c’era la settimana bianca, gli sport sulla neve, hockey, snowboard…

 

Ma ora che era lì alla Cyprus Rhodes… beh… non voleva ammetterlo ma… gli piaceva l’atmosfera natalizia che si respirava in giro.

L’entusiasmo, prima di tutto. Le vacanze di Natale erano attese da ogni confraternita con la stessa eccitazione e l’Omega Chi non faceva eccezione. Ma c’era anche qualcos’altro nell’aria… era qualcosa di strano, come una sorta di elettricità che Calvin non sapeva assolutamente come definire.

 

Alla fine, decise di chiedere lumi ad Ashleigh.

“Elettricità?” ripeté lei.

Erano nella sede Zeta Beta e Ash non gli stava prestando poi molta attenzione: era tutta intenta a togliere una pesante teglia dal forno, cercando di non rovesciarne il contenuto e non scottarsi le mani allo stesso tempo.

“Sì... Non so come altro chiamarla!” continuò Calvin “Hai presente quella sensazione di inspiegabile felicità e euforia che ti prende qualche volta, in questo periodo?”

“Passami quel piatto” disse la ragazza, senza dare segno di aver sentito.

Calvin eseguì. “Ma si può sapere cosa stai facendo?” chiese, un po’ infastidito.

Ashleigh si voltò, reggendo con entrambe le mani un grosso piatto pieno di biscotti allo zenzero. O meglio, di quelli che sarebbero anche sembrati biscotti allo zenzero se solo non fossero stati così bruciacchiati. “Tah Dan!” esclamò Ashleigh orgogliosa.

“Wow” commentò Calvin “E cosa dovrebbero essere? Mattonelle?”

Ash sbuffò. “Sono biscotti! E scommetto che sono anche buonissimi!”

“Come no! Per costruire dei muri!”

Ashleigh si finse offesa. “Uff! Allora, visto che mi critichi, non ti risponderò!”

Fu il turno di Calvin sbuffare. “Ok, va bene, hai vinto. Sono i biscotti più belli che io abbia mai visto, contenta?”

La ragazza recuperò immediatamente il sorriso. “Provane uno!”

“Ah, no! prima mi devi rispondere!” patteggiò il ragazzo.

Ashleigh alzò gli occhi al cielo. “Calvin, ma è così ovvio! È la magia del Natale!”

“La che?”

“La magia del Natale!”

Calvin la guardò, scettico, e la ragazza continuò. “Ma sì, lo hai detto anche tu! Inspiegabile felicità, euforia, eccitazione, desiderio di abbracciare qualcuno o di preparare dei biscotti…”

Indicò i suoi bruciacchiati tentativi.

“Magia?” ripeté Calvin

“Magia” asserì Ashleigh convinta.

“Se lo dici tu…” Alla fine, il ragazzo si arrese.

“Fidati di me!” Ashleigh gli sorrise e Calvin non poté fare a meno di sorridere a sua volta. “E adesso prova un biscotto!”

“Va bene…” Calvin fu costretto ad arrendersi e prese un biscotto leggermente meno carbonizzato degli altri. Lo mordicchiò con cautela.

“Com’è? Ti piace?” chiese la ragazza, eccitata.

Il ragazzo fece una smorfia di disgusto.

“Che c’è?”

Calvin deglutì a fatica.

“Sale. Ci hai messo il SALE

“Ops!” ridacchiò la ragazza.

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Grazie, come sempre, a ReaderNotViewer per la sua recensione… J

stavo giusto pensando… un po’ di tempo fa mi avevi chiesto una Scopino/Ashleigh, vero? Beh, non me ne sono dimenticata! Ci sto lavorando, è una coppia più difficile di quanto pensassi, soprattutto perché non è trattata nel telefilm, ma prometto che tirerò fuori qualcosa…

Beh, che altro, un bacio a tutti e… Buon Natale!

 

P.S. ricordo a tutti i lettori occasionali che i commenti sono sempre graditi! Ciao!

Elaintarina

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Dov'è Cappie? [078. Dove?] ***


 

Titolo: Dov’è Cappie?

Fandom: Greek

Personaggio/Paring: Casey/Evan; Cappie
Prompt: 078. Dove?

Rating: Verde
Conteggio Parole: 337
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Il labbro tumefatto gli fa male, per non parlare dell’occhio nero e del naso sanguinante.

Ma Evan sarebbe disposto a sopportare mille di queste ferite se Casey fosse li, al suo fianco, a tamponargli la guancia con il ghiaccio. Proprio come sta facendo adesso.

È così bella…

Nonostante mille volte si sia ripetuto di non pensare a lei – è la ragazza di Cappie! La ragazza di Cappie, cristo! – Evan non può impedirsi di osservarla, sotto la tenue luce delle candele.

Quegli occhi azzurri, due laghi così profondi da poterci affogare…

Quell’aria così dolce e ingenua, in un certo senso, come una bambina.

Ma non è tua” gli ricorda una vocina maligna da qualche parte nella sua testa. La scaccia con irritazione.

Oh, al diavolo! La ragazza di Cappie… chi può dire se lo sia ancora, dopo questa serata?!

 

 

Lui non c’era. Non c’era mai, tutte le volte che lei ne aveva bisogno era sempre toccato a Evan farne le veci. Non che se ne lamentasse, ovvio.

E quella sera, anche se era un occasione importante come il Gran Ballo delle Confraternite, non era stata poi molto diversa.

Cappie non aveva ragioni di arrabbiarsi così tanto. Era un appuntamento tra amici, una cosa innocente, almeno all’apparenza.

All’apparenza…” sogghigna la vocina dentro la sua testa, ironica.

Suo malgrado, Evan è costretto a dargli ragione.

Cappie è sempre stato bravo ad andare oltre le apparenze.

 

 

La musica è cessata ormai da tempo e l’unico rumore ora è quello degli addetti che impilano le sedie e del punch rovesciato da Cappie e Evan che gocciola lentamente sul pavimento.

Alla fine, Evan non può più sopportare l’incertezza.

“Dov’è Cappie?”

Casey leva su di lui gli occhioni blu.

“Dov’è Cappie?”

Evan la fissa stupito. Che significa?

Lei ricambia lo sguardo, un mezzo sorriso sulle labbra.

Solo dopo, quando lei prende la sua mano, lentamente, e se la porta alla guancia baciando il palmo in un gesto pieno di tenerezza, che Evan capisce.

 

 

“Dov’è Cappie?”

È una domanda destinata a non avere risposta.

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Capitolo 25
*** Crema al cocco [056. Colazione] ***


 

Titolo: Crema al cocco

Fandom: Greek

Personaggio/Paring:  Cappie/Casey
Prompt: 056 Colazione

Rating: Arancione
Conteggio Parole: 402

Warning: Ambientata durante l’anno da matricole di Casey e Cappie
Disclaimer: I personaggi di questa serie non mi appartengono ed io li utilizzo senza scopi di lucro.

 

 

 

 

 

 

Casey è timida e riluttante fra le sue braccia, ma a poco a poco si scioglie. I baci si fanno via via sempre più profondi, le mani esplorano spazi fino ad allora sconosciuti.

“Case?”

“Mmmh?”

“Sei sicura… sì, insomma…?”

Lei lo bacia per tutta riposta, stringendolo ancora più forte.

“Cappie…” sospira contro la sua spalla.

Non c’è altro da dire.

 

La mattina seguente, Casey si sveglia in un letto non suo. All’inizio quasi non capisce dove si trovi, ma poi ricorda. Allunga il braccio cercando il tepore del ragazzo steso accanto a lei, ma non incontra che l’aria. Si volta: lui non c’è più.

Impiega almeno dieci secondi a rendersi conto di questa scoperta.

Cappie non c’è più.

Se ne è andato, come se lei fosse una puttanella qualsiasi. L’ha portata a letto e poi l’ha lasciata.

Si alza a sedere, fissando spaesata il caos della stanza attorno a lei.

Cappie non c’è più.

E adesso? Deve andarsene da lì, in fretta.

Scende dal letto e si guarda freneticamente intorno cercando i suoi vestiti.

In quel momento, la porta si apre.

“Ah, bene, sei sveglia!”

Cappie sorride e le si avvicina, baciandola appena a labbra chiuse.

“Buongiorno, amore” sussurra, fissando le iridi blu scuro in quelle più chiare di lei.

“Cappie…” risponde lei confusa “Ma… te ne sei andato..”

“A prendere la colazione!” esclama il ragazzo.

Casey lo fissa per un istante, poi afferra di scatto un cuscino e glielo scaraventa contro.

“Mi hai fatto prendere un colpo!” lo accusa.

“Ehi, piano piccola!” ride Cappie. “ Scusa, avrei dovuto svegliarti, ma dormivi così bene. Ecco, tieni.”

Le allunga un pacchetto. “Spero bastino a farmi perdonare”

Dentro ci sono quattro croissant e due bicchieri di caffè caldo, macchiato e alla vaniglia, proprio come piace a lei. In più, c’è anche un barattolo senza etichetta.

“Sono perdonato?” chiede Cappie in tono comico.

Casey sorride. “Solo per questa volta. Vieni qui.” Lo attira sul letto acconto a sé e lo bacia “Mi sei mancato.”

 

Fanno colazione tra le coperte ancora calde, strusciandosi fra un croissant e l’altro.

“Questo cos’è?” chiede Casey svitando il tappo del barattolo.

“Crema al cocco” risponde il ragazzo. “Oh, ti piacerà” aggiunge poi, vedendo la sua faccia.

Prende un po’ di crema col dito e lo avvicina alla bocca della ragazza “Su, fa la brava bambina” sussurra.

Casey assaggia timidamente.  “È buona!” dice, quasi stupita.

“Dubitavi di me, forse?” ride Cappie

 

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