E ora, eccoti.

di badkaty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro. ***
Capitolo 2: *** Sleepover ***
Capitolo 3: *** Moonlight ***
Capitolo 4: *** Tattoo and kisses ***
Capitolo 5: *** Motorbike is a man's love ***
Capitolo 6: *** Red night on red carpet. ***
Capitolo 7: *** Let me know your love. ***
Capitolo 8: *** Dreamin' about a new life. ***
Capitolo 9: *** A great feeling. ***
Capitolo 10: *** It's so difficult ***
Capitolo 11: *** Let it be ***



Capitolo 1
*** L'incontro. ***


-Senti, Eve, per oggi ne abbiamo viste abbastanza. Dico davvero. Non lascerò i miei figli nè ad una pazza ossessionata da Moulin Rouge, nè a quella fumatrice psicopatica!- sbottò Ewan, lasciandosi cadere sulla poltrona.
-Ewan, rifletti, perfavore. Quella cena è molto importante. Non possiamo mancare, e per farlo abbiamo bisogno di una babysitter.- rispose sua moglie con tono calmo, tentando di farlo ragionare.
In quel momento il campanello suonò per l'ennesima volta in quella giornata di metà giugno.
Eve sopirò e andò ad aprire.
-Salve, sono Catherine, sono qui per il posto da babysitter.- disse una voce squillante all'ingresso.
Ewan ne fu piacevolmente colpito, e decise di dare una possibilità alla nuova arrivata.
-Certo, vieni. Io e mio marito stiamo cercando una ragazza da tutto il giorno, ma nessuna si è rivelata molto qualificata, finora.- rispose Eve, conducendola nell'immenso e arioso salotto.
La ragazza che comparve dietro la donna era veramente bella, ma allo stesso tempo semplice e fresca. Sembrava perfetta.
-Salve, io mio nome è Catherine Loves.- si presentò, stringendo la mano ad Ewan.
-Hai una buona stretta.- sorrise lui -io sono Ewan Mcgregor.-
Lei annuì con un sorriso. Era la prima quel giorno che non gli fosse saltata addosso urlando.
-Siediti pure.- le suggerì Eve indicandole una sedia davanti a loro.
-Hai esperienza come babysitter?-
-Sì, ho un fratello minore, e sono sempre stata io a fargli da baby sitter, poi ho lavorato con alcuni miei vicini.- la sua voce era sicura, priva di esitazioni e di pause, ed Ewan si trovò a pensare che sarebbe stata un'ottima attrice.
-Hai una lettera di referenze?- Eve continuava con le domande.
-Ne ho una dei miei genitori, e una dei signori McQueen, penso che i miei non siano imparziali, però.- sorrise.
Eve le scorse velocemente con gli occhi.
-Mi sembrano buone. Dai un'occhiata te, amore.- le passò a Ewan, che le guardò attentamente.
Bravissima con i bambini, che l'adorano, responsabile, d'aiuto...
-Wow.- commentò, guardandola.
Lei non arrossì nè abbassò lo sguardo come le altre pretendenti, ma lo guardò negli occhi, con un'aria divertita e sicura allo stesso tempo.
-Direi che sei assunta.- disse Eve, guardandola assorta, con gli occhi leggermente socchiusi -Sarà meglio che io ti presenti le bambine. Ragazze!- chiamò poi.
Tre deliziose ragazzine di 13, 8 e 7 anni comparvero nella stanza.
Catherine sapeva che una di loro, Jamiyan, era stata adottata, e si trovò subito ad ammirare quei suoi occhi neri, a mandorla, così profondi.
Le altre due erano quasi la fotocopia al femminile di loro padre. I loro occhi azzurri la scrutavano incuriositi, e la più grande, Clara Mathilde, le sorrise, mandando indietro i capelli biondi.
-Ciao.- le salutò Catherine -io sono Catherine. Voi come vi chiamate?-
-Io sono Clara Mathilde.- disse la ragazzina, stringendole la mano.
-Io Esther Rose.- disse la seconda, avvicinandosi e imitando la sorella.
-Io Jamiyan.- la bambina si avvicinò e fece una faccia un po' indecisa, infine ignorò la mano tesa di Catherine e le abbracciò le gambe.
Catherine sorrise e le carezzò la testa di folti e bellissimi capelli neri.
Le piacevano, quelle bambine. Parevano davvero tenere, e per nulla viziate o spocchiose, come erano spesso le figlie di attori famosi.
Entrambe erano vestite semplicemente, e sorridevano amichevoli.
Eve fece un sospiro di sollievo:-Ci hai salvati in corner, o avremmo dovuto rinunciare ad andare alla cena di stasera.-
-Lo faccio volentieri.- rispose Catherine.
-Potresti aiutarmi un attimo con il vestito, mentre Ewan saluta le bambine?- domandò poi.
-Certamente.-
La portò al piano di sopra in una stanza da letto bellissima, e Catherine realizzò subito che si trovava nella camera dove Ewan dormiva quasi ogni notte.
Eve uscì dalla cabina armadio, sbuffando ed imprecando:-Sapevo che non avrei mai dovuto mangiare quella fetta di torta al compleanno della piccola Amy!-
Catherine la guardò peplessa: Eve era anche troppo magra, ma quel vestito non sarebbe entrato neanche ad un palo della luce.
Comunque si avvicinò e tirò la cerniera con tutta la forza che aveva in corpo:-Trattenga il fiato.- disse.
Finalmente la zip si chiuse con un movimento fluido. Eve espirò:-Ma così non riesco neanche a respirare!- protestò.
-Se bella vuoi apparire, molto devi soffrire.- recitò Catherine, ricordando quello che le diceva sempre sua nonna quando lei aveva paura di farsi fare i buchi alle orecchie da lei, con un ago e una mela -e poi il vestito cederà un po'.-
Eve la guardò riconoscente, e Catherine realizzò quanto sembrasse più vecchia del suo bellissimo e radioso marito. Aveva profonde occhiaie e l'aria stanza. Di certo era difficile vivere nell'ombra di un uomo del genere.
Scesero di sotto, dove Ewan stava tentando di allacciare un papillion, senza alcun risultato.
-Eve, mi aiuti?- domandò scocciato, lasciandolo cadere, sciolto, lungo il collo.
-Non posso adesso. Catherine, lo aiuti? Scusa, ma è davvero un bambino capriccios qualche volta.-
Catherine si avvicinò a lui e lo allacciò perfettamente. Le sue dita sfiorarono appena il collo fresco e profumato di Ewan, e un brivido le corse su per la schiena.
Non sapeva che in quel momento lui provava la stessa identica sensazione.

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Capitolo 2
*** Sleepover ***


-Torneremo verso l'una.- disse Eve comparendo sulla porta e interrompendo quel momento magico -Ewan, non te lo dico più, muoviti!-
Catherine trovava davvero sgradevole il modo in cui lei si rivolgeva al marito, ma pensò che fosse solo dettato dall'amore.
Ewan si girò verso di lei e alzò gli occhi al cielo, e Catherine sorrise. Com'era bello!
Quando i genitori furono usciti, le ragazze si rivolsero subito a lei:-Cosa facciamo?- domandò Clara.
-Che ne dite di fare un pigiama party?- propose Catherine, che per esperienza sapeva che le ragazze adorano i pigiama party.
-Sì!- esclamò Jamiyan saltando sul posto.
-Cosa serve per un pigiama party?- domandò Esther, subito pratica.
-Servono le caramelle, i film, i vestiti da ragazze e poi ci si deve anche truccare, lo sanno tutti!- saltò su Jamiyan.
-Io avevo in mente un tipo di pigiama party un po' speciale...- disse invece Catherine -però mi dovete aiutare. Io e Clara andiamo su a fare una cosa, che ne dite voi di prendere la cena e di portarla su?- aveva visto infatti che la cena consisteva in una ciotola enorme colma di insalata di riso.
Le due annuirono, e Catherine e Clara salirono al piano di sopra. -Cosa dobbiamo fare?- domandò Clara.
-Pensavo di costruire una piccola tenda... non avete delle vecchie lenzuola?-
-Si, potremmo costruirla nella stanza dei giochi.- propose Clara, a cui l'idea piaceva.
Quella sera ai genitori non era parsa entusiasta di restare con la babysitter e le due sorelline più piccole, ma la situazione stava cambiando. Catherine non era una vecchia e noiosa tata, ma una ragazza grande.
Andarono a prendere delle vecchie tende nell'armadio della biancheria, e ne trovarono di belle, rosa e color pesca.
-Sono tutte macchiate in modo definitivo.- spiegò Clara -Quelle che Esther e Jamiyan hanno rovinato.-
-Allora useremo queste.-
Le portarono nella stanza dei giochi e, attaccandole al soffitto grazie ad un gancio per il lampadario, costruirono una specie di tenda, che riempirono con dei cuscini e alcuni peluches di Esther e Jamiyan.
Quando le due più piccole arrivarono con il cibo, rimasero senza parole, ed Esther rischiò di rovesciare il riso.
Jamiyan invece corse in camera sua a prendere alcune torce, e spense le luci.
Si sedettero tutte insieme dentro, a mangiare e a chiacchierare.
Infine Clara andò a prendere il computer portatile del padre per vedere un film.
Come screensaver aveva una foto delle tre figlie con lui, e Catherine notò con piacere che Eve non c'era.
Le due piccole si addormentarono a metà, e Catherine e Clara scesero di sotto, lasciandole dormire nella tenda.
La ragazza sembrava pensierosa, e Catherine le domandò:-C'è qualcosa che non va?-
-No, è solo che mi preparo a dover dare ragione ai miei.-
-Perchè?-
-Oggi mi avevano detto che dovevo restare con una babysitter, e io mi sono arrabbiata. Ho 13 anni, in fondo! Ma loro mi hanno detto che ne avrebbero trovata una che mi sarebbe piaciuta, e ho scommesso un gelato con mio papà. E adesso ho perso.- accennò un sorriso.
-Clara, io non sono la tua babysitter. Io sono la babysitter di Jamiyan e Esther, possiamo dire che tu sei la mia aiutante. Sei grande, come hai detto tu, e non hai bisogno di una tata. Possiamo dire di essere amiche.- le sorrise. Conosceva bene quella sensazione di impotenza di quando gli altri ti considerano una bambina piccola.
-Dillo a mia mamma. Lei è convinta che io abbia cinque anni. Solo papà mi tratta come una grande.-
Era chiaro che Clara aveva una spiccata preferenza per suo padre.
-Pensa che lei non mi ha neanche fatto vedere il film di papà, "Angeli e Demoni", perchè dice che sono piccola. Ma papà voleva che io lo vedessi, perchè solo la sua "mini-menager"!- continuò.
-Sicura che tuo papà sia d'accordo?- domandò Catherine.
-Promesso.-
-Allora...- tirò fuori il dvd che aveva comprato strada facendo per sua madre -Questo potrebbe essere il nostro piccolo segreto.-
Clara spalancò gli occhi:-Sì!-
Guardarono il film, che a Clara piacque moltissimo.
-Mio padre è un mito!- esclamò alla fine.
-Sono d'accordo.- rispose Catherine.
Era mezzanotte e mezza, e Clara andò a letto, non dopo aver salutato Catherine:-Puoi tornare tu? Sarò la tua aiutante ufficiale!-
-Lo sei già.- rispose la ragazza con un sorriso, dopo di che l'accompagnò di sopra per fare andare Esther e Jamiyan nei loro letti.
Erano sdraiate nella tenda, una accanto all'altra, con una lucina accesa, e dormivano profondamente. Catherine non si sentì di svegliarle, e portò giù i piatti e il computer.
-Ehi, Clara, questo dove sta?- domandò indicando il portatile.
-Nello studio di papà, terza porta a destra.- rispose lei, sbadigliando e mettendosi a letto.
-Ok, grazie. Buonanotte.-
-Buonanotte.-
Catherine entrò piano nello studio, camminando come se fosse in un tempio.
Era una stanza bellissima, leggermente disordinata ma accogliente, con tantissime foto appese ovunque, tutte della sua famiglia.
Ne prese una in mano in cui tutti e cinque erano su una spiaggia, e Ewan aveva in mano un enorme pitone, che guardava con aria disgustata mentre Eve, Clara, Jamiyan, Esther ed un ragazzo di colore con in mano una grossa gabbia ridevano.
In quel momento sentì un rumore all'ingresso, quindi appoggiò velocemente il computer e corse fuori.
Aveva già messo tutto nella lavapiatti, e si limitò a farla partire.
Eve entrò per prima, sbuffando:-Queste scarpe mi stanno uccidendo!-
Catherine li raggiunse:-Buonasera. Com'è andata la serata?- domandò.
-Malissimo!- sbottò Eve.
-Non è vero, io mio sono divertito!- esclamò Ewan.
-Si, certo, tu! Con tutti quei tuoi amici impossibili!-
Lui si morse un labbro per non ribattere, e si diresse verso il salotto:-Come stanno le bambine?- le domandò, guardandola con un sorrisino.
-Benissimo, dormono. Esther e Jamiyan sono nella stanza dei giochi perchè abbiamo costruito una tenda, e si sono addormentate lì.-
Ma Ewan guardava con aria perplessa il comodino della tv. Catherine seguì il suo sguardo e notò con orrore che c'era il dvd di Angeli e Demoni nella sua custodia.
Ewan si voltò verso di lei con aria divertita ed interrogativa allo stesso tempo.
Eve si girò verso di loro, e Ewan fece letteramente un tuffo verso il dvd, buttandosi per terra.
La donna lanciò un urlo, poi, perplessa, esclamò:-Ma che diavolo fai?!-
-Sono inciampato.- rispose Ewan con aria innocente nascondendo il Dvd nella tasca dietro dei pantaloni.
Lei lo guardò male, poi si avviò verso la sua stanza, senza salutare nessuno.
Ewan scrollò le spalle e porse a Catherine il dvd:-Scusa, ma è proibito dal grande capo.- fece un cenno con la testa nella direzione in cui era sparita Eve.
-Come mai?- domandò Catherine prima di riuscire a fermarsi.
-Odia che le bambine vedano i miei film, e poi dice che questo ha idee troppo violente ed anticristiane. Io invece ci terrei molto che Clara lo vedesse.-
-Beh, l'ha visto stasera. Mi ha detto che lei era d'accordo.-
-Puoi darmi del tu. Comunque hai fatto benissimo.- le fece l'occhiolino -vieni, ti accompagno in macchina.-
-No, davvero, non c'è problema.-
-Una ragazza come te non può andare in giro da sola la sera.- ribattè lui -non si discute.-
-Ok, allora grazie.- rispose Catherine con un sorriso.
Comunque fosse andata, avrebbe avuto un viaggio in macchina per stare da sola con lui.

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Capitolo 3
*** Moonlight ***


La macchina di Ewan era parcheggiata nel vialetto, immerso nel buio, e dovettero procedere quasi a tentoni, scontrandosi un paio di volte, e scoppiando a ridere.
Finalmente la mano tesa di Catherine sfiorò una superficie liscia e fredda.
-Eccola!- esclamò.
-Dov...cazzo!- si sentì un tonfo e un gemito.
-Ewan!- strillò Catherine, preoccupata, gettandosi subito a terra, e cercando con la mano dove potesse essere, tastando il terreno ghiaioso.
Finalmente incontrò qualcosa di caldo e morbido. Vi fece scivolare la mano, e scoprì con un brivido che era il bacino di Ewan.
Lui gemette piano per quell'improvviso contatto, e lei ritrasse veloce la mano.
-Scusa..- sussurrò, imbarazzata -Volevo solo vedere se eri vivo.-
-Sono vivo. E non ti devi scusare.- rispose lui, alzandosi piano, poi si sentì un altro colpo, e aggiunse:-Questi fottuti nani da giardino! Li odio!-
In quel momento la luce sul davanti della casa si accese di colpo, rivelando un'orribile figura dalla pelle verde in piedi sul porticato.
-Haaaaaaaaa!- urlarono entrambi, spaventati da quella spettrale apparizione.
-Shh, o sveglierete le bambine! Ewan, si può sapere perchè stai prendendo a calci i miei nani da giardino?- domandò Eve, scocciatissima.
-Ehm, io?- domandò lui, tirandone su uno con il piede, cercando di non farsi vedere.
-Sì, tu! Muoviti, adesso, perchè è tardi e sono stanca!- sbottò lei rientrando in casa.
Quando la porta si chiuse, Catherine e Ewan si guardarono e scoppiarono a ridere.
Quei nani erano davvero orribili. Salirono in macchina e Ewan mise in moto.
-Questi sono per stasera.- disse, porgendole cinquanta dollari -Non so se bastano.-
-Sono anche troppi, non posso accettarli!- ribattè lei, ad occhi spalancati -a mia madre ne chiedo cinque!-
Lui sorrise:-Io non sono tua madre, e poi le mie figlie sono tre.-
-Già, ma Clara è la mia aiutante.-
-Ti deve adorare. Odia essere trattata da bambina!-
-Comunque non li posso accettare.-
-Da oggi sei la babysitter ufficiale. Prendili come contratto.- insistette lui.
Lei fece un sorrisino e li prese:-Hai detto che sarò la babysitter ufficiale?- domandò.
-Avevi dei dubbi? Non mentire.- ridacchiò.
Mancava circa un chilometro a casa di Catherine, che avrebbero impiegato davvero poco a percorrere, con la velocità quasi folle che Ewan manteneva, ma in quel momento si udì uno scoppiò e la macchina inchiodò di scatto.
D'istinto Ewan si gettò su Catherine per evitare che venisse sbalzata in avanti, e così facendo si trovò a pochissimi centimetri da lei.
Si guardarono per un attimo, prima di separarsi e di scendere per vedere cosa fosse successo.
Dal cofano proveniva uno strano fumo bianco poco incoraggiante, e quando Ewan lo aprì dovettero fare un passo indietro per il terribile odore di bruciato.
-Si è fuso il motore!- esclamò Ewan costernato.
-Cazzo...- commentò Catherine.
Ewan stava guardando addolorato la sua bellissima ferrari nera, quando la ragazza notò qualcosa incastrata tra le fasce e il motore. Lo tirò fuori, e sul volto del bell'attore si dipinse la rabbia più totale.
Era uno scialle di Hermes, sicuramente della moglie.
-Mi ha distrutto la macchina!- disse, come se non riuscisse a crederci -La mia bellissima macchina con il fottuto scialle di Hermes!-
La ragazza non sapeva cosa rispondere, ma di certo non potevano aspettare lì:-Senti, qui vicino c'è un meccanico, spingiamola fino a lì e vediamo che dice.-
Lui annuì piano, non potevano fare altro:-Tu però non ti preoccupare.- disse, avvicinandosi al retro della macchina.
-Sei fuori? Io ti aiuto!- ribattè lei.
Iniziarono a spingere, fortunatamente la macchina sportiva non pesava tantissimo, e Catherine aveva indossato delle scarpe basse.
Ci misero circa venti minuti ad arrivare dal meccanico, stanchi e sudati.
Ovviamente era chiuso, e dovettero suonare al suo appartamento sopra l'officina.
Il signor Olivier, meccanico, era abituato alle stranezze delle star di Hollywood, che si presentavano ubriache alle ore più improbabili con pretese assurde, ma quando scese e si trovò davanti una bellissima ragazza che non conosceva e un elegantissimo e bellissimo Ewan McGregor, che guardava con aria ferita la sua bellissima Ferrari, rimase di stucco.
Mantenne comunque la sua aria professionale, e benchè in pigiama, domandò con voce chiara:-Cosa posso fare per voi?-
-Non la disturberemmo mai a quest'ora, ma il motore della mia macchina si è fuso e non posso tornare a casa senza.- spiegò Ewan, mostrandogli il danno.
Il meccanico lo guardò a lungo, poi disse:-Mi dispiace, ma non riuscirei mai ad aggiustare un danno del genere in poco tempo. Mi ci vuole almeno un giorno.-
-Ne è sicuro?- intervenne Catherine.
-Sì signorina, mi dispiace tanto. Se me la lasciate qui, per domani alle diciannove è pronta.-
Ewan annuì. Non vedeva altre soluzioni.
Uscirono dall'officina nell'aria fresca della sera.
-Come farai?- domandò Catherine preoccupata.
-Ti accompagno a casa, poi torno a piedi.- rispose lui, mesto.
-A piedi? Ma è un sacco di strada!-
Lui annuì.
-Ma Eve non può venire a prenderti con l'altra macchina?-
Lui rise, amaro:-Non oso nemmeno chiederglielo.-
-Puoi restare a casa mia, se vuoi. Abbiamo una camera degli ospiti.- propose, dopo un attimo di incertezza.
-Non potrei mai disturbare!- si schernì lui.
-Ma va, mia madre ne sarà entusiasta.- rispose Catherine, con un sorriso.
Quando le aveva detto che era la nuova babysitter dei McGregor aveva quasi avuto una crisi di pianto dall'emozione.
Come previsto, quando aprì la porta di casa e sua madre vide Ewan, ci mancò poco che svenisse a terra.
-Mamma, la macchina di Ewan si è rotta mentre mi accompagnavi e non può tornare a casa. Potrebbe restare qui?- domandò, incrociando mentalmente le dita.
-C...certamente...Può stare nella stanza degli ospiti.- rispose lei, quasi balbettando.
-La ringrazio davvero moltissimo. Le sono debitore. Comunque io sono Ewan.- disse lui, stringendole la mano.
-Annabelle.- rispose lei, con un sussurro.
Il fratello di Catherine arrivò di corsa, e come lo vide, non si lasciò scappare l'occasione per farle fare una bella figuraccia:-Ma questo è il camerlengo di Angeli e Demoni che ti piaceva tanto!- esclamò.
Ewan sorrise guardando Catherine, che era diventata fucsia:-Si, sono io. Tu devi essere suo fratello.-
-Sì, Giacomo.-
-Piacere.- Ewan sorrise.
-Vieni, ti faccio vedere la stanza.- disse Catherine, per levarsi immediatamente da lì.
Lo condusse al secondo piano, fino alla porta in fondo.
Quando Ewan la vide, rimase in silenzio, camminando piano sul paquet.
-Ovviamente non è bella come quella di casa tua...- disse velocemente Catherine, preoccupata che potesse non piacergli.
Era una stanza semplice, con il parquet scuro e la carta da parati chiara, arredata in modo elegante ma non troppo pretenzioso.
-Stavo per dire che mi piace molto di più. è così...- si fermò, in cerca dell'aggettivo giusto -familiare.- disse infine.
Indicò alcune foto, i libri di fiabe nella piccola libreria, l'attestato del corso di recitazione di Catherine.
-Fai recitazione? Sei un'attrice!- disse, guardandolo.
-Sì, adoro recitare. Dopo il liceo vorrei diventare un'attrice di cinema.- spiegò lei, leggermente emozionata al pensiero di parlarne con un attore famoso.
-Magari, se hai voglia, qualche volta potremmo provare insieme.- propose lui.
-Sì!- esclamò lei, senza riuscire a controllarsi -cioè, volevo dire, sarebbe bello.-
Lui rise.
-Adesso ti lascio solo, sarai stanco. Il bagno degli ospiti è in quella porta lì. Buonanotte.- disse, uscendo dalla stanza.
-Buonanotte, e grazie davvero.- rispose lui.
Quando Catherine fu a letto, sotto le coperte, la consapevolezza che non si sarebbe mai riuscita ad addormentare, le arrivò subito.
Non con Ewan nell'altra stanza. Chissà se stava dormendo, e chissà cosa pensava o sognava.
Si alzò in punta di piedi nel buio e nel silenzio della casa, e camminò fino alla porta della camera degli ospiti.
L'aprì piano, e vide che lui aveva lasciato la finestra aperta, da cui filtrava la luce della luna, che lo illuminava quasi come se fosse un angelo.
Si avvicinò piano, e lo guardò addormentato. Era bellissimo.
Dopo di che uscì silenziosamente dalla stanza, credendo di non essere vista.
In realtà in quel momento Ewan riaprì gli occhi e guardò con espressione combattuta i capelli neri e luminosi che sparivano dietro la porta.

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Capitolo 4
*** Tattoo and kisses ***


La mattina inondò con i suoi raggi dorati la stanza di Catherine, che socchiuse gli occhi. Quando i ricordi della sera prima cominciarono ad affluire, si mise a sedere di scatto sul letto.
Corse in bagno dove si pettinò, si truccò e si vestì, poi andò a bussare alla stanza di Ewan. Quando nessuno rispose, aprì piano la porta:-Ewan?- sussurrò.
La stanza era illuminata a giorno, il letto rifatto e dell'attore nessuna traccia.
Scese di sotto e lo trovò seduto a tavola che mangiava un toast conversando con sua madre.
-Buongiorno.- salutò, sedendosi di fronte a lui.
-Ciao.- rispose, con un sorriso -Stavo giusto domandando a tua madre se oggi puoi venire da noi tutto il giorno.-
-Certo, ne sarei felice!- rispose lei, allegra.
-Allora, se non è un problema, potresti venire con me direttamente adesso, usiamo un taxi.-
Lei annuì:-Allora noi andiamo. A stasera, mamma.-
-La ringrazio infinitamente per avermi ospitato, davvero.- salutò Ewan, baciandole una guancia.
La madre di Catherine rimase come paralizzata, sfiorandosi con l'indice il punto in cui le labbra di lui avevano incontrato la sua pelle.
I due uscirono nella luce e nella brezza della mattina, fermandosi davanti ad una stazione dei taxi.
Le macchine gialle inchiodarono in venti, pur di far salire un attore famoso come Ewan. E dire che ormai avrebbero dovuto essere abituati.
In circa dieci minuti furono davanti alla bellissima villa dei McGregor, e si accorsero subito che qualcosa non andava.
Eve corse verso di loro imbufalita, seguita da due agenti di polizia:-DOVE CAZZO ERI?!- urlò, tempestandogli il petto possente di pugni.
Ewan la bloccò con le mani a mezz'aria:-Cosa fai? Calmati, Eve...- la rassicurò, con voce dolce.
-NON MI CALMO, OK? HO PASSATO UNA NOTTE INSONNE, CHIEDENDOMI COME MAI IL MIO FOTTUTO MARITO NON è TORNATO, IMMAGINANDOMI IL PEGGIO, E TU MI DICI DI CALMARMI?- continuò ad urlare, dibattendosi.
-Io... oddio Eve, scusa!- esclamò Ewan, ricordandosi improvvisamente che non aveva avvertito la moglie di quello che era successo -Hai ragione, ma vedi, la mia macchina si è bloccata...- ricordandosi come mai la sua bellissima Ferrari era dal meccanico, la rabbia gli rimontò -Perchè tu hai lasciato nel motore il tuo scialle e...-
Lei lo interruppe:-Il mio scialle di Hermes? Dov'è adesso?-
-L'abbiamo buttato ma quello che ti stavo dicendo è che la mia macchi...- rispose lui, irritato.
-Hai buttato il mio scialle di Hermes?- domandò, sconvolta.
-Era nel motore della mia macchina, Eve. Non so se capisci cosa vuol dire!- esclamò lui. Come faceva sua moglie ad essere sempre così dannatamente egoista??
Lei lo guardò un'ultima volta con odio, poi si voltò verso i poliziotti:-è tornato. Mio marito va a dormire fuori ma non si preoccupa di avvertirmi. Grazie per l'aiuto.- i poliziotti si allontanarono, e lei tornò a rivolgersi a Ewan:-Ti rendi conto di cosa mi hai fatto passare?-
-Sì, Eve, ma è successo solo perchè tu hai pensato bene di mettere il tuo fulard nel cofano della mia macchina. Ero lontano da qui, e mi sono fermato a dormire fuori. Mi dispiace di non averti avvisata, ma era piuttosto tardi e mi sono addormentato subito.- spiegò lui, cercando di mantenere la calma.
-Va bene, va bene. Nel pomeriggio andrò a comprarne un altro.- disse lei, seguendo il corso dei propri pensieri.
Lui la guardò costernato ed entrò in casa:-Vieni, Catherine.- le disse.
Lei lo seguì, e le bambine scesero di corsa dalle scale:-Papà! Mamma diceva che forse eri morto!- urlò Jamyian, abbracciandogli le gambe.
-è stata orribile.- confermò Clara -Io lo dicevo alle bambine che non eri morto. Catherine!- urlò improvvisamente, vedendola -Ciao!-
Anche le altre due corsero ad abbracciarla.
-Oggi starò un po' con voi.- spiegò lei.
-Sì, rimarro anche io con voi.- disse inaspettatamente Ewan -Mamma va ad un incontro di lavoro e poi a comprare un cazz...cavolo di fulard, e noi andremo a fare una gita.-
-Sìììììì!- strillarono le bambine.
Catherine dovette trattenersi per non unirsi al loro grido di gioia: non solo avrebbe passato una giornata in compagnia della bambine più dolci del mondo, ma con anche il loro bellissimo e sexy padre.
Presero la macchina di famiglia, con cinque posti.
-Vuoi stare davanti?- domandò Catherine a Clara, pensando che probabilmente stava lei davanti quando la mamma non c'era.
Clara parve quasi emozionata da quel gesto: nessuno glielo chiedeva mai.
-No, grazie. In ordine di anzianità.- rispose però, sorridendo.
Catherine si sedette vicino a Ewan allacciandosi la cintura.
-Se sei davanti in quel posto vuol dire che hai il controllo della musica.- le spiegò Esther, guardandola serissima -Ma prima dobbiamo cantare delle canzoni. Lo facciamo sempre quando andiamo in gita.-
-Ok, allora scegli tu la prima canzone, Esther.- disse Catherine.
-Voglio la canzone della fattoria!- disse lei.
-Noooo, Esther ancora!- gemettero tutti.
-Catherine mi ha detto che potevo scegliere, e lei è la mia tata e se mi dice che posso cantare quella che voglio...- iniziò.
-Ok, ok! Cantiamo la canzone della fattoria!- la interruppe Ewan.
-Nella vecchia fattoria, iaiaoh, quante bestie ha zio Tobia, iaiaoh, c'è il maiale *grugnito", c'è la capra *beeee*, c'è la mucca *muuuu*- cantarono tutti insieme, mimando un verso a testa.
Dopo di che toccò a Jamyian scegliere, e cantarono "Tre cinesi con un contrabbasso", e Clara, nonostante all'inizio si rifiutasse di prendere parte al gioco, scelse "Alla fiera dell'est".
Dopo di che Ewan scelse "44 gatti" e Catherine "Catalì Camello".
-Adesso la musica dall'ipod di Clara.- spiegò Jamyian, passandole un ipod da collegare alla radio della macchina.
Il viaggio passò davvero velocemente, cantando le canzoni dell'ipod. All'improvviso la macchina di Ewan curvò e si fermò in un parcheggio.
Le ragazze, appena scese, parvero riconoscere il posto, ed urlarono di gioia:-Bellissimo qui!-
Catherine vide che si trattava di un meraviglioso lunapark.
-Con mamma non possiamo mai venire, perchè lei ha paura delle montagne russe.- spiegò Jamyian -In realtà un po' anche io, però se voi venite le faccio.-
-Io ti accompagno di sicuro.- la rassicurò Catherine.
Alla biglietteria Ewan insistette per pagare tutti i biglietti, ed entrarono.
La prima attrazione era un ottovolante a vagoncini.
-Facciamo quello!- strillò Clara, e si diressero tutti verso la coda.
La gente indicò Ewan senza parole, e si accalcò per chiedere l'autografo. Lui firmò finchè potè, ma nel farlo perse un attimo di vista Jamyian, che era visibilmente impallidita e guardava la giostra con terrore.
-Cosa c'è, stai bene?- le domandò Catherine, abbassandosi davanti a lei.
-Non sono sicura di volerlo fare...- rispose lei in un sussurro, per non farsi sentire dalle sorelle, con gli occhi bassi.
-Sai, anche io ho paura.- le disse Catherine.
-Davvero?- domandò la bambina, guardandola di sottecchi.
-Sì, davvero. Possiamo andare insieme. Se mi tieni la mano io non ho più paura, e tu?-
-Neanche io!- rispose lei convinta, prendendo la mano tesa della ragazza.
Ewan era immobile, che guardava la scena incantato. Quella ragazza era incredibile.
Arrivò il loro turno di salire sulle giostre, e Jamyian salì senza alcun timore, stringendo la mano di Catherine.
Quando scesero era entusiasta:-Lo rifacciamo? Lo rifacciamo? Eh? Dai, dai, dai, dai!- strillava saltellando.
-Dopo pranzo, va bene?- rispose Ewan -Io vado a prendere dei panini, mi aspettate su quel prato?- domandò poi a Catherine.
Lei annuì e vi portò le ragazze.
Quando Ewan tornò, numerosi fan li stavano fissando, ma grazie a Dio nessuno di loro si sedette troppo vicino. Le regole della buona educazione esistevano ancora, evidentemente.
Catherine guardò il tatuaggio a forma di cuore di Ewan, con i nomi di Eve, Esther e Clara. Non vedeva quello di Jamyian, e notò che anche lei lo guardava con aria triste.
Avrebbe dovuto dirlo a Ewan.
-Ewan, posso parlarti un attimo?- domandò.
-Certo.- si allontanarono di poco, dove potevano tenere d'occhio le ragazze.
-So che non sono affari miei, ma ho visto che Jamyian guardava un po' tristemente il tuo tatuaggio. Temo che ci stia male perchè non c'è anche il suo nome.- spiegò.
Lui annuì tristemente:-Lo immaginavo. Dovrei tatuare anche il suo nome. Ma come faccio adesso a tirarla su di morale?-
Lei tirò fuori dalla borsa un pennarello:-Dille che vuoi fare un tatuaggio con il suo nome, ma che lei deve scegliere dove e come farlo, e che te lo può disegnare adesso con questo.-
Ewan la guardò ammirato e seguì il suo consiglio.
A Jamyian brillarono gli occhi, e iniziò a disegnare sul polso sinistro di Ewan, una stella con sotto scritto il suo nome, con un cuoricino sulla "i".
-è bellissimo.- mormorò Ewan quando lei ebbe finito.
-Papà, adesso dai un bacino a Catherine. Per questo suggerimento.- disse Esther, a bruciapelo.
Ewan sorrise e si sporse a baciare Catherine sulla guancia, ma la baciò piano su un angolo delle labbra, provocandole un intenso brivido lungo la spina dorsale.
Si ritrasse di malavoglia, desiderando ardentemente baciarla di nuovo, e questa volta in modo molto meno casto.

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Capitolo 5
*** Motorbike is a man's love ***


Ewan, Catherine e le ragazze scesero dalla macchina sorridendo e scherzando. Era stata una splendida giornata, e si erano divertiti molto.
Ewan guardò Catherine, pensando a tutte le volte che avrebbe voluto prenderla in braccio e baciarla.
Catherine guardò Ewan, pensando a tutte le volte che avrebbe voluto saltargli in braccio e baciarlo.
I loro sguardi si incontrarono, e entrambi si voltarono dall'altra parte, imbarazzati.
Eve non era ancora tornata, e Ewan disse a Catherine che avrebbe avuto bisogno di lei anche per la sera, siccome lui aveva la presentazione sul red carpet di un suo film.
-Va bene, ci sono di certo.- rispose lei, felice di poter trascorrere ancora del tempo con loro.
Si vergognava a dirlo, ma ogni tanto si trovava a pensare a loro come la sua famiglia. Sarebbe stato così bello...
-Giochiamo a twister?- propose Clara.
-Ragazze sapete che sono negato in quel gioco!- protestò bonariamente Ewan.
-Dai, perfavoreee!- strillò Jamyian, che già aveva in mano la confezione del gioco.
-A te va bene?- domandò Ewan a Catherine.
-Sì, certo. Anche se non sono bravissima!- rispose lei.
-Allora mi sa che sarò costretto!- sorrise.
-Sì papà sei obbligato!- ridacchiò Clara, disponendo il tappeto sul pavimento del salotto.
-Iniziate tu e Catherine.- ordinò Esther.
Dopo cinque minuti Catherine ed Ewan erano aggrovigliati in due posizioni stranissime, lei aveva il piede sinistro sul giallo, la mano destra sul rosso, la mano sinistra sul blu e il piede destro sul verde, mentre Ewan la mano sinistra e il piede destro su due rossi, la mano destra sul blu e il piede sinistro sul verde.
-Catherine, piede destro sul blu!- disse Clara.
Lei provò a spostarlo, ma per passare doveva spostare il piede di Ewan, che cadde, facendole involontariamente lo sgambetto.
Caddero uno sopra all'altro, ridendo, proprio nel momento in cui entrava Eve, carica di pacchi e sacchetti.
Si fermò sulla porta, allibita:-Nel mio salotto!- strillò.
-Nella sala dei giochi non c'è posto!- si difese Clara.
-Eve, ho dato io il permesso alle ragazze.- intervenne Ewan, alzandosi.
-Certo, tanto a te che cosa te ne frega! Hai idea di quanto io abbia faticato perchè questa stanza fosse così?-
-C'ero anche io, nel caso non te lo ricordassi.- ribattè lui, con tono aspro.
-Ma evidentemente non te ne frega nulla. Dopo il mio fulard, anche questo!- strillò, uscendo dalla stanza.
Ewan strinse i pugni, furibondo. Il suo fulard. E alla sua macchina non ci pensava?!
Le ragazze, fiutata aria di pericolo, corsero nella stanza dei giochi, facendo segno a Catherine di seguirle. Si erano appena sedute tutte e quattro nella tenda che il litigio cominciò.
-Devi smetterla di essere così dannatamente egoista, Eve! Come puoi pensare sempre e solo a te stessa!- urlò Ewan.
-Egoista?! Egoista?! Conosci un'altra moglie che ti avrebbe lasciato andare in giro per il mondo sulla tua fottuta moto? O che ti permetterebbe di viaggiare così tanto per i tuoi cazzo di film?!- rispose lei, con una voce di un'ottava sopra la norma.
-è il mio lavoro, e sai bene che sto a casa il più tempo possibile. Non mi sembra di essere un padre o un marito assente!- ribattè lui.
-Non è questo.- disse lei, con voce più calma -è solo che certe volte sarebbe bello che tu ti occupassi di più dei miei bisogni.-
-E il viaggio alle terme? E le giornate di shopping? E tutte le volte che tengo le ragazze perchè tu hai altri impegni? E le gite in montagna? Perchè non vedi tutte queste cose?- domandò lui, con voce più ferita che altro.
Lei non rispose.
-Comunque Eve, devi iniziare a prepararti per stasera. è già tardi.- continuò lui, abbassando ulteriormente i toni.
-Ah no, no, no, Ewan. Stasera non se ne parla. Ho un mal di testa allucinante e mi sento svenire. è stata una giornata stancante.-
-Coooosa? Cosa c'è di stancante nello shopping, porco cane?! Non posso andarci da solo!- urlò lui, di nuovo inferocito.
-Lo shopping è molto stancante, per tua informazione, e io sono davvero esausta.-
-Eve, rifletti, non posso davvero andarci da solo!- ripetè lui.
-Portaci qualcun altro, che ne so, portaci...la cameriera! Portaci la cameriera!- rispose lei.
-Chi è la cameriera?- domandò Ewan, perplesso -Non abbiamo nessuna cameriera.-
-Ma si, quella nuova! Camille, Charlotte, come si chiama...-
-Catherine.- rispose lui, a denti stretti. Come osava chiamarla "cameriera"? -E non è la cameriera.-
-Beh, lei. Portaci lei.-
-Certo, è un'ottima idea. Prestale il tuo vestito.-
Eve rimase interdetta:-Il mio vestito?-
-Vuoi che ci venga in jeans?- domandò lui, pensando che lei sarebbe stata bellissima anche avvolta in un sacco di iuta.
-No, certo. Mandala qui. Anche se potrebbe starle piccolo.- disse allora lei, con aria infastidita.
Ewan salì nella camera dei giochi:-Catherine, devo chiederti un favore enorme, e se non te la senti...-
-Abbiamo sentito tutto, papà.- commentò Clara -Come al solito.-
Lui fece una faccia mortificata. Odiava quando le sue figlie, le sue adorate bambine, sentivano i litigi tra lui e Eve. Voleva proteggerle da queste cose, fare sì che fossero sempre serene.
-Allora... verrai?- domandò, titubante.
-Sì, certo. Anzi, sarà un'esperienza fantastica.- rispose lei. Dentro di sè esultava da quando Eve l'aveva proposta, e l'aveva anche perdonata per il disprezzo con cui aveva parlato di lei.
Andò nella stanza di Eve, che le porse l'abito. Lei lo indossò senza fatica. L'unico punto in cui stringeva un po' era sul seno abbondante.
Eve le passò anche un rossetto rosso, un fondo tinta e un eyeliner.
Quando Catherine ebbe finito di prepararsi, la signora McGregor ebbe un attimo di scompenso. Era bellissima.
-Sei davvero bella, ma non pensare che siccome vai ad una cerimonia con mio marito, tu abbia qualche diritto su di lui.- le sibilò.
-Non la capisco.- disse Catherine, guardandola con aria dura.
-Non fare la finta tonta. Ewan è bellissimo, è chiaro, e se lo guardi non si consuma. Ma vedi di limitarti agli sguardi.-
-Non si fida di suo marito, forse?- commentò Catherine, con un'occhiata glaciale.
-Questo non ti riguarda. E adesso vai.-
Scesero in salotto, e quando Ewan la vide, spalancò gli occhi e gli cadde la mascella.
Il meraviglioso abito di seta rossa con il corpetto stretto e la gonna a campana fino a metà coscia stava molto meglio a lei che a Eve, perchè Catherine aveva molto più seno e curve.
Era leggermente incerta sulle decolletè rosse tacco 13, ma Ewan sapeva che dopo pochi passi si sarebbe abituata.
In realtà Catherine sapeva camminare piuttosto bene sui tacchi, ma la vista di Ewan con lo smoking nero e la camicia leggermente aperta, elegante e bellissimo, l'aveva destabilizzata.
Esther, Clara e Jamyian guardavano Catherine estasiate.
-Sembri una principessa...- commentò Jamyian.
-Grazie mille.- sorrise la ragazza.
Ewan non disse nulla.
-Sarà meglio che andiate, adesso.- constatò Clara, guardando l'orologio.
-Sì, è vero.- disse Ewan, come riprendendosi da uno stato di trance.
Uscirono nella brezza della sera.
-Cazzo, la macchina!- esclamò Ewan all'improvviso, ricordandosi che era ancora dal meccanico.
-Possiamo andare con la tua moto.- propose Catherine.
-Ma non sei vestita in modo adatto...ti si rovinerà tutta la pettinatura..- obbiettò Ewan, ricordandosi cosa obbiettava sempre la moglie quando lui le proponeva di utilizzare la sua amata due ruote.
-Non abbiamo altre soluzioni, no? E poi chissenefrega dei capelli!- commentò lei.
Lui non ci poteva credere. La perfezione esisteva, e lei ne era la prova lampante.
Si diressero verso il garage.
-Ah, prima non te l'ho detto perchè c'era Eve, e lei è molto gelosa, ma sei bellissima. Davvero.- disse lui, mentre tirava fuori la moto.
-Ah, prima non te l'ho detto perchè c'era Eve, ma sei fantastico.- rispose lei, con un sorriso.
Lui ricambiò il sorriso, e la fece salire dietro di lui, passandole un casco.
Lei si strinse fortissimo a Ewan, abbracciandolo da dietro.
Andare in moto le provocava una sensazione bellissima, le faceva venire voglia di urlare e ridere.
Andarci con Ewan era magico.
Filarono via nella notte con un rombo, che si spense nel silenzio e nel buio.

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Capitolo 6
*** Red night on red carpet. ***


I flash dei fotografi, lo sguardo perplesso e incuriosito ma allo stesso tempo ammirato che tutti le rivolgevano, le domande, le acclamazioni, le urla... tutto era confuso sul tappeto rosso.
I suoni parevano essere amplificati cento volte, tutti spingevano e pressavano per vedere più da vicino "quel figo di Ewan McGregor e la bella ragazza sconosciuta con lui".
Catherine si guardava intorno estasiata: era quanto aveva sempre desiderato.
Sorrideva ai fotografi mentre Ewan la stringeva a sè, camminava con aria sicura cercando di non mostrarsi terrorizzata, e stringeva il braccio di Ewan come se fosse un'ancora.
Erano i consigli che l'attore le aveva dato prima di entrare in scena:-Se ti mostri spaventata, i giornalisti ti fanno la pelle. Avvertono la tua insicurezza. Mostrati a tuo agio, e andrà tutto bene. Ogni volta che ti senti nervosa stringi il mio braccio, va bene?-
Lei aveva annuito, cercando di non mostrarsi troppo intimidita. Doveva dare un'immagine matura e sofisticata di sè, non quella che le veniva fin troppo naturale di adolescente impacciata.
"Questo sarà il tuo ambiente, tra un po'!" si disse, sorridendo ad un altro fotografo.
Il momento più difficile venne quando Catherine ed Ewan si dovettero separare: lui doveva andare dietro al banco con gli altri attori per l'intervista, mentre lei aveva un posto riservato tra il pubblico. Il posto di Eve.
Infatti sullo schienale della sedia c'era un foglio con scritto "Eve McGregor".
Lei esitò un attimo. Terribile errore, poichè i giornalisti parvero fiutare la sua indecisione e si fiondarono su di lei.
"Ma che diamine vogliono?! Fare un articolo su me che mi siedo?! Non vedono che gli attori sono pronti?!" si domandò lei scocciata, sedendosi.
Povera, dolce e ingenua Catherine. Ancora non sa che i fotografi e i paparazzi sono degli avvoltoi, e che sono capaci di trarre una storia anche laddove non ci sia nulla di scabroso o losco.
Finalmente i paparazzi si allontanarono, per seguire l'intervista.
Come prevedibile, la prima domanda che posero ad Ewan fu:-Chi è la bella ragazza in rosso che l'accompagna?-
Lui sorrise, garbato, e rispose con molta gentilezza, benchè il suo tono fosse fermo e deciso:-Sono qui per parlare del film. Sono costretto a rispondere "no comment".-
L'intervista aperta durò una buona ora e mezza, tempo che fu quasi insostenibile per Catherine.
La sua vicina di posto infatti, moglie di un'altro attore, era ben decisa a scoprire come mai fosse lei e non Eve ad accompagnare il bell'attore.
-Eve non è potuta venire.- rispose lei, con calma.
-Certo, tesorino. A me puoi dirlo. Ewan ne voleva una più giovane, eh? Lo so io come vanno queste cose! Ma tu sembri proprio una bambina! Quanti anni hai?- insistette quella.
Lei pensò che rispondere che aveva sedici anni sarebbe stato come condannare Ewan a morte, così rispose:-Ventitrè.-
-Davvero? Sembri più giovane!- disse quella, stupita -E come hai conosciu...-
-Oh, guardi!- la interruppe Catherine -Stanno parlando con suo marito!-
La donna si distrasse a malincuore, e la ragazza sospirò di sollievo.
Quando tutto finì, si precipitò da Ewan, ignorando tutte le persone che tentavano di attirare la sua attenzione.
-è stato traumatico?- le domandò lui con su sorriso, circondandole le spalle con un braccio, illuminato dalle luci dei flash.
-Abbastanza. Ma mi sono divertita un sacco.- rispose lei, sorridendo abbagliante in risposta.
-Direi che possiamo anche andare.- disse Ewan, salutando con una mano e conducendola verso la moto.
Catherine credeva che i fotografi sarebbero rimasti al loro posto, invece li inseguirono per fotografare la partenza.
Erano a metà strada quando Ewan si fermò:-Sai, non abbiamo cenato. Hai fame?-
Solo in quel momento Catherine si rese conto di quanto fosse affamata, e il suo stomaco brontolò a conferma.
Ewan rise:-Direi di sì. Andiamo, su!-
Entrarono in un famoso fast food americano, e ordinarono due enormi hamburger, patatine fritte e coca cola.
Doveva essere una visione un po' strana, un famoso attore e una ragazza, entrambi elegantissimi, seduti a mangiare un hamburger, ma era così tardi che non c'era nessuno.
-Raccontami cos'è successo mentre mi intervistavano.- disse lui ad un certo punto.
-La mia vicina voleva a tutti i costi sapere come mai non ci fosse Eve, le ho detto che non era potuta venire, ma non mi ha creduta.- rispose lei.
-Che pettegola...-
Catherine lo guardò per un attimo, e scoppiò a ridere.
-Perchè ridi? Che ho detto?- domandò lui, stupito.
-No, è perchè sei sporco di ketchup in faccia!- rispose lei, sempre ridendo.
Lui si passò il tovagliolo sul viso sorridendo, ma non tolse la macchia.
-Aspetta, faccio io.- disse Catherine, prendendo il suo tovagliolo e sporgendosi verso di lui.
I loro sguardi si incontrarono, e rimasero immobili a fissarsi per un attimo.
Poi lei lo pulì, e si ritrasse.
Ewan la bloccò, afferrandola per un polso.
Catherine rimase un attimo interdetta, mentre lui la attirava verso di sè, ma si arrese subito. Chiuse gli occhi, e sentì il respiro fresco di Ewan sempre più vicino.
Ma all'improvviso lui si ritrasse:-Scusa...- sussurrò piano, abbassando lo sguardo.
-Non è niente.- rispose lei, confusa.
-Ti..ti riaccompagno a casa.-
-Ok...- disse lei, con la morte nel cuore. Era certa che dopo questo lei non sarebbe più stata la babysitter ufficiale, e non avrebbe mai più rivisto nè lui, nè le bambine.
In moto non si strinse più stretta a lui come prima, nè riuscì a gustarsi appieno la meravigliosa sensazione della velocità, nè l'aria sul viso.
Quando lui la lasciò sotto casa, lei lo guardò con aria triste.
Ma lui le sorrise:-Ci vediamo domani. Passo a prenderti io.-
-Cosa?- domandò lei, disorientata -Non sono licenziata?-
-Licenziata? E perchè mai?- appariva confuso.
-Non lo so.- disse lei, sentendosi un'idiota.
-Anzi, ti ringrazio davvero per questa sera. Sei fantastica.- poi si avvicinò, e le baciò delicatamente un angolo delle labbra.
Dopo di che sparì sgommando nella notte.

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Capitolo 7
*** Let me know your love. ***


-Lo sai cosa sta succedendo? Eh? Lo sai?- domandò Eve a Ewan.
Erano seduti al tavolo della colazione, e l'attore era ancora inebetito da sonno. La voce squillante di Eve gli faceva venire il mal di testa.
-No, Eve, non lo so. Dimmelo tu.- disse, toccandosi le tempie.
-Stamattina sono uscita per vedermi con la mia amica Fiammetta, e tutti i paparazzi mi hanno assalita, perchè TU sei andato alla premiere con la ragazza! è stato insopportabile, continuavano a chiedermi da quanto era finita, e se era perchè ero vecchia. Vecchia, capisci?!-
-Sei tu che non sei voluta venire.- ribattè Ewan con poca energia, sorseggiando il suo american coffee.
-Sì, ma mi aspettavo che dicessi a tutti la verità, non che fingessi di stare con una ragazzina!- rispose lei, continuando a parlare a macchinetta.
Lui non ribattè neanche. Si ficcò in bocca una fetta di pane tostato e iniziò a masticarla vigorosamente, per non dover parlare.
Clara entrò in quel momento, con una faccia stanchissima.
Ewan sapeva bene che non aveva dormito per tutta la notte: non si addormentava prima che suo padre era tornato dalle cene o dagli eventi.
-Buongiorno...- disse con voce strascicata.
-Ciao, tesoro.- rispose Ewan, porgendole la sua merendina al cioccolato preferita.
-Come mai litigate già, a quest'ora del mattino?- domandò lei, staccandone un bel morso.
Eve le passò un giornale: sulla prima pagina c'era una foto di Ewan che cingeva la vita di Catherine, entrambi sorridevano raggianti all'obbiettivo, bellissimi. Sotto la scritta in rosso attirava l'attenzione "Un nuovo amore per Ewan", e il sottotitolo, leggermente più piccolo "Chi sarà la bella ragazza con il celebre e sexy attore?".
Clara aprì il giornale, che era pieno di scatti dei due:-Mi sembra che tu non sia voluta andare, o no?- domandò.
Lei la guardò infastidita, ma preferì lasciar perdere. Clara era sempre dalla parte di Ewan.
-Comunque, adesso devo uscire. Ci vediamo nel pomeriggio.- disse poi, alzandosi da tavola, e ticchettando con i suoi insopportabili tacchi a spillo fino alla porta.
Ewan gemette per il gran mal di testa, e posò la fronte sul tavolo. Non ne poteva più dell'atmosfera tesa e dei continui litigi.
Dopo qualche istante il campanello suonò, ed Esther, che era già sveglia da molto tempo e guardava i cartoni sul divano con Jamyian, andò ad aprire:-Catherine!- urlò poco dopo.
-Ciao!- salutò lei con voce allegra. Non pareva affatto provata dalla serata.
Quando arrivò in cucina, salutò Ewan sorridendo:-Ho incrociato Eve nel giardino, ma non mi ha neanche salutata. è arrabbiata con me?-
Lui le indicò il giornale.
-Oh.- fece lei, non appena lo ebbe sfogliato un attimo -Beh, ma lei sa bene che i giornali montano tutto!-
Non aggiunse che avrebbe davvero voluto stare con Ewan, e saltargli addosso davanti a tutti quei fottutissimi paparazzi.
-Lei si diverte a farmi impazzire e basta.- rispose Ewan, stanco -Scusate, ma ho bisogno di dormire un pochino. Mi chiamate tra un'ora?-
-Sì.- rispose Clara, che era abituata ai litigi tra i genitori, che finivano immancabilmente con Eve a fare shopping ed Ewan a letto con il mal di testa.
Dopo un po' che Ewan era sparito su per le scale e tutte insieme avevano guardato un cartone animato, Catherine decise di andare a vedere se aveva bisogno di un'aspirina.
-Ewan?- domandò a voce bassa, aprendo leggermente la porta.
La stanza era avvolta nella penombra, ma la sagoma di Ewan, seduto sul letto, era visibile, contornata dalla luce che filtrava dalla finestra.
-Entra pure, ho preso un'aspirina e mi è passato tutto.- disse lui.
-Ero venuta proprio a chiederti se volevi qualcosa.- rispose lei, titubante.
-In effetti c'è qualcosa che vorrei...- la voce era bassa, leggermente esitante, ma così sexy...
-Cosa? Dimmi, farò qualunque cosa.- rispose lei, senza alcuna malizia.
-Entra e chiudi la porta.- disse lui.
Lei ubbidì, e lui si alzò dal letto. Chiuse la porta a chiave, si avvicinò a lei.
Inclinò leggermente il viso e si abbassò, appoggiando le mani sul muro, ai lati di Catherine, come ad imprigionarla dolcemente.
Ma lei non si sognava neanche di scappare.
Si avvicinò e lo guardò in quei suoi bellissimi occhi azzurro cielo.
Lui la guardò, i suoi occhi neri parevano trapuntati di stelle luminose.
La distanza tra di loro era sempre meno, fino a che non chiusero gli occhi, e le loro labbra vogliose e tenere si incontrarono.

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Capitolo 8
*** Dreamin' about a new life. ***


Nel buio della sua stanza, Ewan rifletteva.
Eve dormiva accanto a lui, cingendogli la vita con un braccio. Anche lui, teoricamente, avrebbe dovuto dormire.
Dopo quel bacio con Catherine, le sue certezze erano crollate come un castello di carte. Si era scusato con lei, ed era scappato fuori dalla stanza.
Quella sera aveva chiesto a Eve se aveva voglia di fare l'amore, ma per tutto il tempo aveva pensato agli occhi sorpresi della ragazza, quando lui si era avvicinato a lei.
-Codardo.- si disse, chiudendo gli occhi.
Non ce la faceva a prendere una decisione. Non capiva quello che provava, ogni cosa era confusa.
-Ha sedici anni. Sedici.- si ripeteva, cercando di autoconvincersi. Tutto inutile.
Si ricordava tutto, dal loro primo incontro al bacio di quella sera. Si ricordava del bridivo che le dita di Catherine gli avevano provocato quando erano andati alla macchina, e lui era inciampato nel nano da giardino, si ricordava della voglia di farla sua ogni volta che la guardava.
Il fatto che lei fosse così perfetta complicava tutto.
Sospirò e si girà su un fianco, cercando di addormentarsi.
Nel frattempo, dall'altra parte della città, Catherine era seduta sul suo letto. Davanti a lei il suo portatile trasmetteva a volume basso "Close to you" dei Carpenters, che aveva resumato dalle sue canzoni romantiche.
Il computer emise uno strano "pop", e la ragazza guardò la risposta del suo migliore amico Peter nella chat di facebook.
"Mi vuoi far credere che hai baciato Ewan Mcgregor??"
"Sì, ma adesso mi sento...non lo so..." rispose lei, sperando in un conforto.
"Ma sei scema?! Sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto?! E tu non sai come ti senti??"
Era inutile. Neanche lei si capiva, come potevano farlo gli altri?
Lasciò perdere, e si mise sotto le coperte. Era molto tardi, ma il sonno non veniva.
Scese di sotto in punta di piedi per non svegliare nessuno, e si preparò una camomilla. Neanche quello però riuscì a calmarla.
"Magari una passeggiata mi concilierà il sonno..." si vestì ed uscì nell'aria fresca della notte. Mancavano poche ore al sorgere del sole, e, quasi senza accorgersene, Catherine si trovò a camminare verso la casa di Ewan.
Benchè si rendesse conto che era lontanissima, decise di andarci.
Camminò per due ore abbondanti, e quando arrivò il cielo iniziava già a striarsi di grigio pallido.
Era una bellissima casa, su due piano, di un bianco candido. La finestra della stanza di Ewan ed Eve era sul davanti, e dava su un piccolo balconcino. Lei lo guardò intensamente. Magari lui si sarebbe affacciato...
Ewan si alzò dal letto, rassegnato. Stare disteso a pensare gli faceva sembrare i suoi problemi irrisolvibili.
Il caldo in quella stanza era soffocante, e decise di uscire un attimo all'aria. Aprì la porta finestra e l'aria fresca gli solleticò piano il petto sudato. Un movimento nel giardino catturò la sua attenzione.
"Stronzo di un paparazzo!" pensò, maledicendosi di non aver messo la camicia del pigiama prima di uscire.
Ma con sua grande sorpresa realizzò che si trattava di Catherine, in piedi a guardarlo.
-Catherine!- esclamò stupito, mantendendo sempre basso il tono di voce.
-Scusa, lo so che sono una rompicoglioni, ma non riuscivo a dormire e dovevo vederti perchè...- iniziò lei.
-Shh, shh! Aspettami che scendo!- la interruppe lui.
Quasi volò giù dalle scale nell'impeto di arrivare in fretta, e non appena uscì, seppe subito cosa fare. Non riusciva a credere di avere avuto dei dubbi, prima.
La prese e la baciò, trascinandola sul retro della casa, dove nessuno poteva vederli.
Le delicate mani di lei si posarono sul suo petto nudo, marmoreo, così scolpito e muscoloso, mentre le dita di Ewan si insinuarono sotto il vestitino della ragazza, sfiorandole il bacino.
Lei sospirò e si lasciò cadere piano su una grossa sedia sdraio imbottita, mentre lui le veniva sopra.
Ma in quel momento, un rumore terribile, li fece alzare immediatamente.
-Ommioddio!- urlò qualcuno, dal folto delle foglie infondo al giardino. Poco dopo ne emerse una bella donna sulla trentina, bionda e magra con gli occhi verdi -Questo sì che è uno scoop!-
Ewan si fece improvvisamente freddo:-La pagherò quanto vuole, ma mi dia quelle foto.-
Lei si avvicinò:-Non voglio contanti.-
-E cosa vuoi allora?- domandò lui, perplesso.
-Voglio un bacio. Come quello che hai dato a lei.- rispose la donna.
-Dopo di che mi darai i rullini e te ne andrai?- Ewan era sospettoso, ma non poteva rischiare.
-Sì.-
Lui lanciò uno sguardo a Catherine, che annuì piano con la testa, ma poi si voltò dall'altra parte. Non voleva vedere Ewan che baciava qualcun'altra.
Ewan si avvicinò alla donna e la baciò. Lei si avvolse a lui come un polipo, mentre lui rimase piuttosto freddo e distaccato.
-Papà?- la voce incerta di Clara fu come una doccia fredda per Ewan, che si voltò di scatto.
La ragazzina stava lì in piedi, a guardarlo con occhi sbarrati. Inutile chiederle cosa ci facesse lì, ma aveva visto tutto.
La donna se la diede a gambe, e l'attore rimase in piedi immobile, totalmente spiazzato.
-Clara, quella donna l'ha ricattato. Ha detto che non gli avrebbe dato pace se lui l'avesse baciata.- le spiegò Catherine.
Clara si accorse solo in quel momento della sua presenza:-Ciao! Ma...cosa ci fai qui a quest'ora?-
-Oggi passo tutta la giornata con voi, e io e Ewan vi stavamo preparando una sorpresa.-
-Alle cinque di mattina?- domandò lei, più perplessa che sospettosa.
-Eh già.- rispose Ewan, imbarazzato.
-Va beh. Adesso io però non riesco più ad addormentarmi, andiamo in un bar?- propose la ragazza.
-Sono chiusi a quest'ora.-
-Stiamo un po' lì ad aspettare che aprano, allora.- insistette lei, andando verso camera sua a cambiarsi.
Non sapeva bene cosa era successo nel giardino prima del suo arrivo, ma giocare alla famiglia con Ewan e Catherine era diventato il suo gioco preferito, senza che sapesse neanche perchè.

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Capitolo 9
*** A great feeling. ***


Eve spostò la mano sul copriletto per tre volte, prima di capire che Ewan non era lì.
Si alzò di scatto e accese la abat-jour sul comodino, e i suoi sospetti si rivelarono fondati: nella stanza c'era soltanto lei.
-Sono solo le otto!- esclamò, irritata. In quel periodo si comportava in maniera davvero strana. A ben pensarci tutto era iniziato con l'arrivo della nuova tata...
Strinse gli occhi. Era chiaro.
"Come ho fatto ad essere così cieca?!" si domandò "Eppure tutte le mie amiche mi hanno parlato della crisi di mezza età! Se ne trova una giovane per sentirsi sicuro si sè"
Crisi di mezza età o no, quella ragazza doveva andarsene. Subito.
Scese le scale con aria battagliera, ma Ewan non era in casa. Non c'era neanche un biglietto sul bancone della cucina, come invece era di solito quando usciva presto.
Si lasciò cadere su una sedia e si resse la fronte con una mano. Non era preparata a tutto questo. Per niente.

Catherine porse ridendo un fazzoletto di carta a Clara, a cui era colata la crema di pistacchio sul mento.
Lei, la ragazzina ed Ewan erano seduti sul bordo della grossa fontana al centro della piazza in cui si trovava la pasticceria più buona di tutta la città e si stavano gustando tre brioches al pistacchio.
Il sole che splendeva nel cielo terso rendeva tutto luccicante, e l'aria profumava di fiori, dolci e acqua.
Clara lanciò un'altra briciola ai pesci della fontana, che si affollarono subito intorno alla scaglietta galleggiante e la fecero sparire nelle loro bocche tonde.
La luce creava dei meravigliosi riflessi rossi sui capelli scuri di Catherine, e i suoi occhi ridenti luccicavano. Ewan la guardava incantato, pensando al loro bacio. Come doveva dirlo a Eve e alle bambine?
Perchè l'avrebbe fatto. Non riusciva più a nascondere i suoi sentimenti. Non quando erano così forti.
-Papà! Sta aprendo il negozio rosa!- urlò improvvisamente Clara, indicando una vetrina.
Si trattava di un negozio per ragazze, che vendeva qualunque cosa fosse rosa.
-Bellissimo!- esclamò Catherine -Dai, andiamo a vederlo!-
Clara individuò subito delle cose che voleva provarsi, e sparì nel camerino.
Ora che erano da soli, Ewan voleva affrontare il discorso:-Senti, vorrei parlarti un attimo.-
Lei apparve triste:-Sì, certo.- sussurrò.
-Perchè questa voce?- domandò lui, sorpreso.
-è chiaro: adesso tu mi dirai che hai sbagliato, che mi hai baciata solo per rassicurarti sul tuo fascino, che non conto niente.- abbassò lo sguardo.
Lui non riuscì a trattenersi, vedendola così triste e affranta, e la baciò.
Quando si separarono, Clara era davanti a loro, sbaloridita, con una gonna in mano.
-Tesoro!- esclamò Ewan, balzando in piedi.
-Oddio...- sussurrò Clara -Io..io non ci posso credere.-
-Lo so, lo so che in questo momento mi considererai una stronza e poi...-
-No, no.- la interruppe la ragazzina -Non penso che tu sia una stronza. Sono solo sorpresa. Pensi di lasciare la mamma?- domandò poi, a Ewan.
-Credo di sì.- disse lui.
Sia Catherine che Clara lo guardarono senza parole.
-C...cosa?- balbettò Catherine.
-Non so se tu mi vorrai, ma io non posso mentire al mio cuore. E, Clara, voglio che tu sappia che non è colpa sua. Io e la mamma non ci trovavamo più bene insieme da tempo.-
-Ma è ovvio che io ti voglio, solo ho paura che tu stia facendo una scelta troppo affrettata.-
-No. Io non la amo, Catherine. Amo te.- rispose lui.
-Ma..ma..-
-Non c'è nessun ma. Non posso stare male in questo modo, e continuare a cercare di cambiare le cose.-
Lei lo abbracciò:-Io ti voglio. Ora, sempre. Nel bene e nel male.-
Clara tossicchiò, e i due si voltarono immediatamente verso di lei, trepidanti, in attesa del suo giudizio.
-Papà, può sembrare strano, ma io sono felice. Non si può ignorare un vero sentimento. Però, voglio che tu e Catherine lo diciate alla mamma al più presto. Non puoi continuare a mentirle.-
Ewan annuì, sapendo che Clara aveva ragione:-Lo farò oggi.- disse infine.

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Capitolo 10
*** It's so difficult ***


Ewan aprì la porta di casa con il cuore che batteva a mille. Si sentiva spaventato come un adolescente, ma si rendeva conto che stava compiendo un passo importantissimo.
La sua vita e le sue scelte sarebbero state sotto gli occhi di tutti.
Aveva paura, certamente, ma era anche molto determinato.
Non poteva mentire a Eve, doveva avere rispetto di lei, almeno in onore di tutti gli anni che avevano passato insieme, e che lui aveva amato, senza alcun dubbio.
Non appena entrò lei lo aggredì subito:-Si può sapere dove diavolo eravate tu e Claire? Ora basta, voglio la verità, Ewan!- urlò.
-Eve, calmati. Io e te dobbiamo parlare.- disse Ewan, con voce grave.
Lei si lasciò cadere sul divano, come se le energie l'avessero abbandonata:-è quella baby sitter, vero?- domandò, con voce stanca.
Lui annuì. -Quanti anni ha? Quattordici, quindici?-
-Sedici, per la verità.-
-Sedici. Stai..Stai con una sedicenne.- costatò, con voce calma. Poi, improvvisamente, iniziò ad urlare:-Ma ti rendi conto? Potrebbe essere tua figlia! Sei un pedofilo!-
A quelle parole, Ewan lasciò perdere la calma, e si piazzò davanti alla moglie:-Come ti permetti di dire una cosa del genere? Credi che io non sappia che quello che provo per Catherine dovrei provarlo per te? Pensi che io non abbia paura di quello che dirà la gente, dell'adolescenza di quella ragazza che le verrà rubata dai paparazzi?- urlò -Ma io la amo, Eve. E l'amore non è qualcosa che si programma, che ha dei canoni o che si può catalogare. Ma cosa lo vengo a dire a te, che sei così barricata nel tuo egoismo da non accorgerti minimamente delle persone che ti circondano!-
Non avrebbe mai voluto dire quelle cose. Sapeva che Eve lo amava, a modo suo, e avrebbe voluto renderle tutto più facile. Ma non c'era modo di semplificare le cose. Non in quella situazione.
Si sedette anche lui sul divano, accanto alla moglie, che lo guardava sbalordita:-Ti prego, non mi guardare così. Mi fai sentire un mostro. Io ti voglio bene, dico sul serio. è anche per questo che sono stato sincero con te, nonostante le conseguenze. Perchè ti rispetto.-
-No, non è vero! Tu non hai rispetto per niente e per nessuno! Non te la ricordi quella promessa che hai fatto, il giorno delle nozze? Di amarmi e di onorarmi fino a che morte non ci separi? Stai infrangendo tutto, tutto! Sei un mostro, Ewan! E se l'avessi saputo prima non ti avrei mai sposato! Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio!- strillò, isterica.
-Eve, ti prego... io..- tentò lui.
-Vattene, lasciami in pace! Ti ho detto di andartene!- continuò a stillare lei, iniziando a tempestarlo di pugni -Vattene, brutto stronzo che non sei altro!-
Ewan si alzò e si diresse alla porta. Ma quando stava per uscire si fermò e si voltò verso Eve:-Eve...- mormorò.
Ma lei, in preda alla furia più cieca, afferrò un vaso di porcellana preso in Mongolia insieme, a cui entrambi tenevano moltissimo, e lo scagliò nella sua direzione.
Lui riuscì ad evitarlo per un pelo. Poi la guardò per un ultimo secondo, prima di uscire da quella casa.

***

Presa da una furia così cieca e potente da non avere quasi modo di respirare, Eve si alzò dal divano, con le lacrime che le rendevano quasi impossbile vedere dove andava.
Quella stronza, piccola puttanella sfasciafamiglie...E quell'idiota di suo marito, che si era lasciato incantare come un perfetto imbecille...Doveva sfogarsi. Doveva cancellare Ewan dalla sua vita. Ma prima doveva farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire lei.
Con passo incerto e malfermo raggiunse il suo ufficio, e spalancò la porta con un calcio.
Le loro foto di famiglia le sorridevano da ogni angolo della stanza, provocandole numerosi conati di vomito.
Ne afferrò una del loro matrimonio e la scagliò dall'altra parte dello studio, provando un sadico piacere nel sentire il vetro che andava in pezzi, come il suo cuore.
Quello fu solo l'inizio. Prese ogni cosa, fotografie, lettere, fogli, fermacarte... Iniziò a scagliarli per terra, immaginando che ogni cosa che distruggeva distruggesse Ewan. Voleva ridurlo in una stupida e informe polvere, e poi soffiarlo via dalla sua vita.
Tentennò, ma solo un istante, davanti alle statuine della Mongolia a cui Ewan teneva un sacco, prima di spazzarle via dal ripiano, mandandole a frantumarsi sul pavimento.
Infine prese il portatile. Si era tenuta il gran finale per ultimo.
Provò a spezzarlo a metà, ma quello era molto più solido e resistente di quanto lei credesse.
In balia di una furia pressante lo lanciò contro la parete color crema, dopo di che iniziò a calpestarlo con i tacchi a spillo, fino a che non si ridusse in un patetico ammasso di ingranaggi.
Lì c'era la vita di Ewan, e lei lo sapeva. I suoi copioni, le mail, le foto, i reportage dei suoi viaggi in motocicletta, il nuovo libro che stava scrivendo...
Pensò con gioia alla disperazione che lui avrebbe provato ed uscì, chiudendo la porta alle sue spalle, come se nulla fosse successo.
Ora era arrivato il momento di cercare quella Catherine...

Oddio, era così tanto che non scrivevo che non so se qualcuno ancora seguirà questa ff o se questo pezzo è all'altezza degli altri. Spero comunque ce vi piaccia, e che mi lascerete qualche commentino con le vostre impressioni. Un bacio!

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Capitolo 11
*** Let it be ***


-Oh, santo Dio!- esclamò Ewan sconvolto non appena entrò nella stanza.
Era fermo sulla soglia, e guardava impietrito le condizioni del suo studio personale.
Catherine comparve dietro di lui:-Che cosa succ...Oh!- si interruppe guardando il disastro -Ma...ma...- balbettò, incapace di realizzare quanto era successo -Credi sia stata Eve?-
-Non lo credo. Lo so.- rispose grave Ewan.
Tutto era ridotto alla distruzione: le foto, i libri, i soprammobili che avevano collezionato in tutta una vita...
Non era possibile che Eve volesse cancellare e illegittimare il loro percorso insieme!
Poi lo sguardo dei suoi splendidi occhi azzurri si fermò sul pc divelto sul pavimento, e io suo cuore mancò un battito.
Vi si accasciò accanto, troppo stremato per parlare.
Non era possibile! Tutto il suo lavoro, le sue rinunce, tutto il suo libro!
...Tutto perso.
Tutto perso per l'egoismo vendicativo di quella donna orribile.
-Ew...Mi dispiace così tanto...- gli sussurrò Catherine posandogli una mano sulla spalla e sedendosi sul pavimento accanto a lui.
-Non...Non posso crederci...- disse lui, continuando a fissare la scatola nera come nella speranza che il computer si rianimasse con un "biip".
Catherine non cercò di consolarlo, nè di dire altro. Si limitò a carezzargli una spalla con il viso appoggiato al suo petto.
Ewan lo apprezzò tantissimo: era di conforto che aveva bisogno in quel momento, non di stupide parole vuote.
In quel momento si rese conto che non sarebbe stato facile. Che Eve voleva la sua vendetta, e che probabilmente l'avrebbe trovata.
E mentre stringeva il suo corpo tra le braccia, si rese conto che doveva proteggere Catherine da tutto questo.
-Andiamo via di qui.- le sussurrò -Non c'è nulla che mi rimane.-
Lei annuì e lo aiutò ad alzarsi per uscire di casa.
Non appena aprirono le porte, però, vennero investiti da una marea di flash:-è vero che stai con una ragazzina di 16 anni?-
-Hai veramente tradito tua moglie?-
-Sei consapevole che potresti finire sotto inchiesta?-
-Cosa c'è tra voi?-
-Perchè hai fatto questo alla tua famiglia?-
-Tu lo ami o stai con lui solo per i soldi o la fama?-
I giornalisti urlavano tutti insieme, stordendoli e impedendogli quasi di rispondere.
Non che ci fosse nulla da dire. Ewan sapeva che in questo caso i paparazzi giocavano in casa.
Bisognava solo stare in silenzio, rispondere al massimo con un "no comment", e rimandare tutto ad una conferenza stampa in cui lui e i suoi collaboratori avrebbero avuto in mano la situazione.
Catherine, invece, era nuova a tutto questo, e le accuse l'avevano profondamente offesa:-Come potete dire una cosa del genere? Siete davvero delle persone orribili, se pensate che io possa stare con lui non per amore, ma per ottenere qualcosa! Quando due persone si amano non esiste nient'altro, e se voi non riuscite a capirlo siete delle persone molto vuote ed infelici, e io...-
Ewan le posò una mano sulla spalla, e lei si interruppe:-Scusa...- sussurrò -Avrei dovuto consultarti prima di aprire la mia boccaccia...-
Pareva così mortificata che lui sentì il bisogno di consolarla:-No, amore. Hai fatto benissimo. Sei splendida.- le rivolse un bel sorriso, prima di stringerle la mano e di farsi strada attraverso la folla di giornalisti esaltati.
Non gli importava, di tutto quello che doveva affrontare. Non gli importava, perchè avrebbe affrontato tutto con lei.

Spazio autrice: Che dire...Ecco un altro capitolo (scusate il ritardo, ma ero senza pc!!)...Spero vi piaccia, e vi prometto che aggiornerò più velocemente, ora!! Commentate e ditemi le vostre opinioni!! Grazie tantissimo a chiunque abbia recensito, perchè è la cosa che mi fa più piacere, facendomi sentire apprezzata!! GRAZIE DAVVEROOO!! un bacione, al prox capitolo!!

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