Capitolo Tre
Lo guardo di sottecchi cercando di sondarne l’umore, ma niente. E dire che a volte è come un libro aperto per me!
Siamo da più di dieci minuti in macchina e da quando sono salita non ha spiccicato una parola che fosse una. Un misero grugnito in risposta al mio saluto e poi è partito sgommando per l’università. Nemmeno un misero bacino per la sottoscritta!
Il che è dire veramente tutto!
Se non fossi così tanto preoccupata per lui gli avrei fatto una paternale per i suoi metodi rozzi, per quel suo comportamento da cavernicolo e per quella sua mancanza di educazione nei miei confronti che guarda, gli avrei fatto venire un mal di testa che non è niente rispetto a quelli precedenti!
E dire che ho impiegato mesi per riuscire a convertirlo e a farlo diventare un ragazzo quasi perfetto.
All’inizio è stato veramente esasperante lo ammetto. Dopo quella sua dichiarazione così... così... non so nemmeno come descriverla ad essere sincera, ma ogni volta che ci ripenso mi viene un enorme groppo qui, proprio all’altezza dello stomaco. E mi chiedo cosa ho fatto di così eclatante per meritarmi un ragazzo del genere; poi mi giro e lo guardo: con quella sua solita aria da “tutto mi e’ dovuto”, quel suo comportamento da bambino di tre anni, e poi quella sua testardaggine che Dio, certe volte mi verrebbe da acchiappare la prima cosa che mi capita davanti e tirarglielo lì, proprio in mezzo alla fronte per quanto mi fa esasperare.
E penso, penso a cosa ho fatto di male per avere un ragazzo del genere. Che di romanticismo non sa proprio dov’è di casa. Non un pensierino carino, non un messaggino dolce; niente di niente. E sì che lo ammetto che ci sono stata male, diciamo delusa ecco; perché dopo quello che ha fatto per mettersi con me beh, come minimo mi aspettavo un qualcosa ogni tanto. Non sempre, ma ogni tanto. E invece no.
L’inizio della nostra storia non è stato proprio dei migliori. Nemmeno cinque minuti che stavamo insieme che avevamo già iniziato a battibeccare come al nostro solito. I giorni a seguire sono stati... strani.
Era imbarazzante e... strano per l’appunto, strano nel ritrovarsi “fidanzati” quando nemmeno ventiquattro ore prima eravamo li ad azzuffarci come cane e gatto. Imbarazzante perché non sapevamo come comportarci; lui non era un tipo da relazione seria diciamo... o almeno credo, mi ha detto... oddio, sarebbe più appropriato dire che gliel’ho dovuto cavare di bocca con la forza ecco! In pratica ha borbottato riluttante -dopo i miei mille dai.dai.dai.dai- che è stato con una tipa per circa un anno, ma che poi si sono lasciati. Punto. Non un nome, non un perché della fine della loro storia, niente di niente. E infondo penso che sia meglio così. Non voglio farmi tremila paranoie e stare lì a fare confronti virtuali con la sua fantomatica ex; tanto quella sarà lontana mille miglia da noi no? E nelle migliori delle ipotesi sarà andata avanti, starà con qualcuno in questo momento; poi la loro storia è finita, morta, conclusa. Insomma, chiamatelo come vi pare.
E io... forse sono stata un tantino insistente e scocciante nei suoi confronti lo ammetto, ma mi sembrava tutto un sogno. La mia prima storia, il mio primo ragazzo, e penso che sia normale che fantasticassi, che mi aspettassi chissà cosa da lui. Era tipo essere la protagonista di uno di quei romanzi che leggevo di solito, quelli che vanno tanto di moda negli ultimi momenti.
Io la ehm... sfigata di turno, e lui il play boy della scuola che, non si sa per quale miracolo, si ritrovano innamorati l’uno dell’altro e che alla fine si mettono insieme.
Mi ero sparata un sacco di storie di quel genere che, cavolo, ci sono rimasta di veramente di cacca...
Perché se è vero che quelle sono solo storie e che questa è la vita reale, sono rimasta alquanto delusa nel vedere quanto lui si differenziasse dal protagonista maschile di quei racconti.
Quelli si che erano ok. Certo, magari noi non abbiamo dovuto affrontare chissà quali tragedie per arrivare a stare insieme, ma gli elementi erano tutti lì. Lui che se ne frega di tutto e di tutti, dei pregiudizi della gente e di quelle sciacquette per stare con me. E allora dove cavolo abbiamo sbagliato? A questo punto della storia lui non dovrebbe cambiare per magia? Diventare un ragazzo dolce, premuroso, uno di quelli che quando meno te lo aspetti si presentano sotto casa tua con un enorme mazzo di rose rosse -anche se non c'è nessuna festività o ricorrenza- ma che l’ha fatto semplicemente perché lo voleva, perché voleva renderti felice?
A quanto pare non è cosi, perché io un Edward di quel genere non l’ho nemmeno visto apparire all'orizzonte.
È stato orribile. Io che lo aspettavo per più di mezz’ora al freddo perché il signorino –tanto per cambiare- si dimenticava che avevamo un appuntamento, e fa niente se è stato proprio lui a proporti di uscire per passare un po’ di tempo insieme senza quella rompiscatole della sua sorella tra i piedi, fa niente se hai passato ore in bagno per prepararti e truccarti decentemente e ora ti ritrovi bagnata come un pulcino a causa della pioggia, tutta la matita e il mascara che ti cola sul viso; fa niente se lui non si degna nemmeno di scusarsi per averti fatto aspettare e se ne esce con un: “Oh Bella, ma che hai fatto alla faccia? Comunque non mi aspettavo che fossi già qui, di solito voi ragazze vi fate aspettare perciò ho fatto con comodo; anche perché l’ appuntamento era alle cinque no?” e tu ripensi a quando quella mattina ti ha detto: “Ci vediamo alle quattro in piazza, sii puntuale mi raccomando!”
Uomini... e poi il bello è che finite per litigare perché lui comincia a lamentarsi del nostro malumore, che proprio non capisce perché ce l’ abbiamo con lui.
Questa è proprio bella. Magari avrebbe anche potuto farsi venire in mente di passare a prenderti invece di infischiarsene come al suo solito!
Dovrebbero smetterla di scrivere scemenze del genere se non vogliono creare chissà quali aspettative a noi povere ragazze alle prime armi che si ritrovano deluse nel vedere tutti propri sogni crollare miseramente!
Ma stranamente passa, passa tutto.
Ed è strano, strano come basti un suo sorriso per far scemare tutta la mia rabbia nei suoi confronti; e fa niente se il giorno dopo non si presenta con un pensierino per farsi perdonare, fa niente se per gli appuntamenti successivi mi ritrovo di nuovo lì ad aspettare come una cretina che arrivi; perché, per quanto m’impegno nel cercare di ritardare, arrivando anche a uscire di casa mezz’ora dopo dell’ora prestabilita per l’ incontro, più lui sembra fare apposta arrivando ancora più tardi di me. Come ci riesca ancora non lo so...
Ma fa niente, perché mi basta quel sorriso, quegli occhi tremendamente limpidi e profondi, mi basta lui. Punto.
E mi va bene così.
Sono soddisfatta dell’equilibrio che abbiamo raggiunto. Anche se non c'è quella comunicazione telepatica come leggo nelle storie, dove lui mi capisce, che sa cosa voglio, di cosa ho bisogno senza che glielo dica. Ma oh, stiamo parlando di Edward Cullen non scordiamocelo!
Ma tutto sommato sono felice.
Ho imparato a non stressarlo troppo nelle cose, perché preferisco un suo gesto spontaneo, che sia lui a decidere di punto in bianco a dimostrarmi che mi pensa. Come se fossi veramente io il suo primo pensiero quando la mattina si sveglia, e l’ultimo quando la sera si addormenta. E forse è veramente cosi...
Mi viene quasi da ridere ripensando a come ancora mi metto a saltellare e a esultare come una bambina quando ricevo il suo tanto agognato messaggino del buon giorno o della buona notte.
« Sei tanto arrabbiato? » chiedo in fine non potendone più di questo stramaledetto silenzio. Ormai siamo quasi arrivati ed è la prima volta che trascorriamo il viaggio in silenzio. Di solito l’abitacolo è sempre animato dalle nostre chiacchiere, dai nostri battibecchi o dai motivetti che cantiamo insieme alla radio. Stonando per di più.
Guardo quel suo cipiglio severo sospirando. Non voglio passare la mattinata a chiedermi come mai fosse di questo umore. La mia donna incinta. Sorrido ripensando a come se l’è presa quando l’ho chiamato per la prima volta così...
« Mi hai stufato Edward Cullen! » strepito ad alta voce infischiandomene degli studenti che ci fissano, eccitati ed impazienti di assistere ad un nostro ennesimo litigio per i corridoi della Forks High School.
A passo di marcia mi dirigo verso di lui incavolata nera adirandogli contro.
È mai possibile che debba per forza comportarsi come un infante?!
« Sono arcistufa dei tuoi stupidissimi sbalzi d’ umore; manco fossi una donna incinta e che cavolo! »
« Cosa.hai.detto.? » sibila assottigliando gli occhi a due fessure. Segno che è veramente arrabbiato questa volta, ma non me ne importa un fico secco. Deve capire che non sono una bambolina con cui può sfogarsi quando vuole e poi far finta che non sia successo niente!
Il motivo del suo malumore? Una stupidissima e noiosissima partita di basket.
No dico io, vi pare possibile che io mi debba sorbire le sue lagne per una mattinata intera solo perché il coach ha deciso che lui non avrebbe giocato la semifinale? E cosa pretendeva scusa, che dopo aver gonfiato il povero Mike gli avrebbe fatto un applauso e la cosa sarebbe finita lì? Che poi, quando il prof gli ha chiesto il motivo del suo gesto, solo un idiota come lui se ne poteva uscire con un: “Lei è troppo vecchio per capire queste cose di noi giovani; quand’è l’ ultima volta che ha dovuto sistemare i conti con un ammiratore fin troppo insistente verso la sua ragazza? Naturalmente do per scontato che almeno una fidanzata nei suoi 60 anni di vita ne abbia avuta... anche se non ne sono del tutto sicuro...”
E io, quando ho provato a fargli capire che era normale che avesse reagito in questo modo -infondo gli aveva appena dato del vecchio deficiente per di più senza esperienza in campo amoroso!- lui mi ha accusata. Accusata di essere dalla parte del male! Idiota. Che poi Mike non e’ che stesse facendo chissà cosa; mi si era avvicinato solo per chiedermi i compiti che erano stati assegnati per quel giorno visto che era mancato, e io glieli stavo facendo vedere! Ma per il mio ragazzo super geloso non era affatto così, a sua detta mi era fin troppo vicino ecc ecc... e ha cominciato a tirare fuori un sacco di cavolate, finché non si è diretto verso il diretto interessato e, senza fiatare, l’ha preso per il colletto e sbattuto contro il muro per poi tirargli un pugno in volto.
« Mi hai capita benissimo razza di idiota. E te lo ripeto anche se vuoi: Edward-Stupido-Cullen, i tuoi sbalzi d’umore sono peggio di quelli di una donna incinta! E dire che fra i due il maschio in teoria dovresti essere tu! »
Quella mia brillante idea di accusarlo di essere alla stregua di una donna mi è costato una settimana di super broncio, settimana nella quale era diventato intrattabile. Quanto mi è dispiaciuto averlo offeso e dato una batosta al suo stupidissimo ego da macho!
« Ed... »
« Che vuoi »
« E dai, si può sapere perché sei tanto arrabbiato? » chiedo avvicinandomi e sporgendo il labbro inferiore all’infuori. Tanto lo so che cederà
« Stai scherzando vero? » diniego con la testa mentre lui scoppia a ridere per poi ritornare di colpo serio. Avevo già accennato al suo essere lunatico vero?
« Cioè fammi capire. Tu non sai perché sono arrabbiato e perché ce l’ho tanto con te? »
« Con me?! » ma che cavolo sta sparando? A prova contraria fino a ieri pomeriggio era tutto a posto, e poi la sera non ci siamo nemmeno visti o sentiti! È assolutamente impossibile che la causa sia io.
« No guarda, sono arrabbiato con mia nonna » sbuffa ironicamente prima di scendere dall’ auto e, sbattendo con forza la portiera dietro di sé, dirigersi a grandi falcate verso l’istituto.
Slaccio velocemente la cintura di sicurezza e, raccattando la borsa dai sedili posteriori, mi fiondo di fuori. Se crede che lo lasci andare così senza uno straccio di spiegazione si sbaglia, e di grosso anche.
« Edward aspettami! » urlo sbracciandomi attirando non pochi sguardi curiosi. Che avranno da guardare poi lo sanno solo loro. E che cavolo, ma un po’ di cavoli vostri no eh?
« Per favore » lo fermo per un braccio sotto l’ enorme porticato che c'è all’ ingresso con il fiatone. Che ci volete fare se io e la corsa non andiamo molto d’accordo? « Non ne possiamo parlare? Per favore » lo supplico tirandogli la manica della felpa come una bambina
« Non c'è niente di cui parlare, e ora lasciami che non voglio fare tardi a lezione »
« Scusa più stupida non potevi inventarla » ribatto acidamente alludendo ai continui ritardi che fa fare a entrambi, perché sempre restio a lasciarmi andare –avendo corsi separati- e io perché quando mi bacia perdo sempre il contatto con la realtà. Mannaggia a lui e al suo modo di baciare!
« Senti Bella, non cominciare ok? Non sono dell’umore giusto questa mattina perciò, se non dare il via ad una litigata con i fiocchi ti consiglio di lasciarmi stare e, quando e se avò sbollito, ti dirò, forse... »
Se c'è una cosa che odio ancora di più della sua testardaggine, è quando iniziano a darmi ordini a destra e a manca; è una cosa che proprio non posso soffrire!
« Io non penso proprio Cullen. Perciò, o mi dici subito cosa cavolo ti prende, o puoi essere sicuro che in classe questa mattina non ci metterai piede! »
« E cosa vorresti fare, picchiarmi? » un’altra cosa che proprio non posso sopportare è quando mi prendono in giro, e lui lo sa benissimo.
« Sarai sorpreso nel costatare che ne sono capace »
« Non oggi... » mormora prima di girarsi ignorandomi.
Eh no bello mio, un’altra cosa che detesto è l’essere ignorata e sa anche questo.
Forse non sopporto un po’ troppe cose...
« Edward Cullen, prova a fare solo un altro passo e potrai dire definitivamente addio ai tuoi preziosissimi gioielli di famiglia! »
Come minaccia è sempre la migliore, e difatti si arresta di colpo. Ma quel sorrisetto ironico non era previsto
« E poi tu come farai? » di solito non è cosi stronzo, ma in questi due anni ancora non ha capito con chi ha a che fare. Mi deludi signor Cullen.
Alzo le spalle indifferente e, guardandomi le unghie della mano destra gli rispondo
« Che vuoi che farò, il mare è pieno di pesci » colpo basso lo so, ma l’ha voluto lui. E poi il miglior metodo per farlo parlare è farlo arrabbiare ma, dato che mi sembra già abbastanza incavolato e per niente disposto a fare conversazione, l’unica alternativa è colpire la sua estrema e insensata gelosia. Non è una cosa che mi piace fare, anche perché non sopporto essere al centro dell’attenzione e in questo momento lo siamo fin già troppo, ma non ho alternative.
In un attimo mi ritrovo sbattuta al muro e il suo volto stravolto dalla rabbia a pochi centimetri dal mio, tanto che riesco a percepire il suo respiro leggermente affannato.
Non mi preoccupo minimamente che possa perdere sul serio la pazienza e farmi male. Se c'è una cosa che apprezzo veramente di lui è il fatto che veramente poche volte è violento fino ad alzare le mani su qualcuno –scenate di gelosia escluse- e infatti il modo brusco in apparenza con cui mi ha afferrata e “appoggiata” sul muro, è stato in realtà... non dico dolce, ma è stato attento a non farmi male; tanto che non me ne sono accorta che mi ha spostata, troppo presa a osservarlo, finché non ho percepito la superficie dura alle spalle
« Non.Osare.Nemmeno.Pensarci! Mi hai capito? »
Aspetto che finisca di sfogarsi prima di attirarlo verso di me e baciarlo.
Sento sotto i polpastrelli i suoi muscoli rilassarsi uno ad uno, le spalle ammorbidirsi e le sue mani vagare dolcemente sui miei fianchi.
« Mi dici ora perché sei tanto arrabbiato? » gli chiedo accarezzandogli la guancia sinistra.
Adoro vedere come si abbandona alle mie carezze come un bambino. Le labbra leggermente gonfie e gli occhi socchiusi.
« È una cavolata lo so, per questo non volevo dirtelo e aspettare che mi calmassi prima di venire da te, ma tu Donna, sei essere fin troppo cocciuta per i miei gusti » mi riprende sorridendo prima di depositare un bacio all’angolo della mia bocca
« Lo prendo come un complimento... »
« Comunque è per il fatto che mi hai abbandonato da solo, nelle grinfie di Tommy. Ti rendi conto cosa ho dovuto passare e sorbire per tutto il pomeriggio? »
Oh... allargo le pupille sorpresa. Me ne ero quasi dimenticata che l’avevo lasciato in cima alle scale con il suo spasimante. Mi sono fatta trascinare dalle ragazze in salotto e il tempo è letteralmente volato via. Ero così presa nel raccontarci cosa abbiamo fatto in queste due settimane che ero via, che quando Charlie mi ha chiamata per chiedermi dove fossi finita sono scattata in piedi accorgendomi con orrore che erano già le otto di sera. Ho afferrato le mie cose in fretta e furia e, salutato velocemente gli altri, sono fiondata in macchina. Oh...
« Ora ricordi amore? »
« Oddio, scusa-scusa-scusa. Non sai quanto mi dispiace, era solo uno scherzo innocuo il mio » cerco di giustificarmi agitando le mani in aria, gesto che compio automaticamente quando sono molto, ma molto agitata e non riesco a spiegarmi.
Stoppa la mia parlantina frenetica con un bacio, prima di prendermi le mani tra le sue, bloccando anche quelle prima che accidentalmente lo colpisca in faccia
« Lo so che non c’era “cattiveria” nel tuo gesto; o almeno lo spero per te » assottiglia lo sguardo come a voler sondare se sto mentendo o meno. « Ma tutto ciò ha comportato un pomeriggio infernale per il sottoscritto »
« Beh mi dispiace... » mugugno imbarazzata. So quanto possa essere asfissiante Tommy soprattutto nei suoi confronti « Ma non può essere andata peggio delle altre volte »
Il tono risulta incerto perfino alle mie orecchie. Con lui in giro non bisogna mai abbassare la guarda. Mi ricordo ancora quella volta in cui, rientrando da un’uscita con Edward, sono passata in camera sua per prendergli non mi ricordo di preciso cosa, mentre lui era in cucina a preparare un paio di panini per merenda. Ho aperto la porta e nel suo letto, ho trovato Tommy avvolto nella coperta con sguardo ammiccante e, prima che potessi fare qualsiasi cosa, si è alzato e come mamma l’ha fatto, si è vestito borbottando con aria delusa che pensava che fosse Edward e che, per colpa mia, la sua sorpresa era saltata
« Tu non sai cosa hanno dovuto vedere i miei occhi » esclama stridulo « Mi ha trascinato in camera mia, chiuso la porta a chiave, per poi chiudersi a sua volta in bagno prima di uscire con indosso uno strimizzito perizoma. Manco sapevo che esistessero i perizoma maschili! E lui era lì a pochi passi da me con un inesistente pezzo di stoffa a coprirgli i genitali!!! Ho provato a scappare in qualunque modo, ma non c’era via di fuga... Dio, avresti dovuto vedere poi come mi guardava!!! »
Non.Ci.Credo.
Ora, come una normale fidanzata, dovrei consolarlo. Lo so. E se lo aspetta anche lui da come mi rivolge quell’espressione da cucciolo indifeso, ma non ce la faccio.
Ditemi voi come potrei farlo! E allora scoppio a ridergli in faccia.
Continuo a ridere mentre scivolo giù per il muro mentre lui se ne va offeso e indignato per il mio comportamento
« E-dward.... » singhiozzo tra una risata e l’altra « aspettami! » ma lui non mi degna di uno sguardo. Anzi no, si volta un attimo per lanciarmi un’occhiataccia prima di sparire dietro l’angolo.
Dite che se l’è presa?
Lo guardo di sottecchi cercando di sondarne l’umore, ma niente. E dire che a volte è come un libro aperto per me!
Siamo da più di dieci minuti in macchina e da quando sono salita non ha spiccicato una parola che fosse una. Un misero grugnito in risposta al mio saluto e poi è partito sgommando per l’università. Nemmeno un misero bacino per la sottoscritta!
Il che è dire veramente tutto!
Se non fossi così tanto preoccupata per lui gli avrei fatto una paternale per i suoi metodi rozzi, per quel suo comportamento da cavernicolo e per quella sua mancanza di educazione nei miei confronti che guarda, gli avrei fatto venire un mal di testa che non è niente rispetto a quelli precedenti!
E dire che ho impiegato mesi per riuscire a convertirlo e a farlo diventare un ragazzo quasi perfetto.
All’inizio è stato veramente esasperante lo ammetto. Dopo quella sua dichiarazione così... così... non so nemmeno come descriverla ad essere sincera, ma ogni volta che ci ripenso mi viene un enorme groppo qui, proprio all’altezza dello stomaco. E mi chiedo cosa ho fatto di così eclatante per meritarmi un ragazzo del genere; poi mi giro e lo guardo: con quella sua solita aria da “tutto mi e’ dovuto”, quel suo comportamento da bambino di tre anni, e poi quella sua testardaggine che Dio, certe volte mi verrebbe da acchiappare la prima cosa che mi capita davanti e tirarglielo lì, proprio in mezzo alla fronte per quanto mi fa esasperare.
E penso, penso a cosa ho fatto di male per avere un ragazzo del genere. Che di romanticismo non sa proprio dov’è di casa. Non un pensierino carino, non un messaggino dolce; niente di niente. E sì che lo ammetto che ci sono stata male, diciamo delusa ecco; perché dopo quello che ha fatto per mettersi con me beh, come minimo mi aspettavo un qualcosa ogni tanto. Non sempre, ma ogni tanto. E invece no.
L’inizio della nostra storia non è stato proprio dei migliori. Nemmeno cinque minuti che stavamo insieme che avevamo già iniziato a battibeccare come al nostro solito. I giorni a seguire sono stati... strani.
Era imbarazzante e... strano per l’appunto, strano nel ritrovarsi “fidanzati” quando nemmeno ventiquattro ore prima eravamo li ad azzuffarci come cane e gatto. Imbarazzante perché non sapevamo come comportarci; lui non era un tipo da relazione seria diciamo... o almeno credo, mi ha detto... oddio, sarebbe più appropriato dire che gliel’ho dovuto cavare di bocca con la forza ecco! In pratica ha borbottato riluttante -dopo i miei mille dai.dai.dai.dai- che è stato con una tipa per circa un anno, ma che poi si sono lasciati. Punto. Non un nome, non un perché della fine della loro storia, niente di niente. E infondo penso che sia meglio così. Non voglio farmi tremila paranoie e stare lì a fare confronti virtuali con la sua fantomatica ex; tanto quella sarà lontana mille miglia da noi no? E nelle migliori delle ipotesi sarà andata avanti, starà con qualcuno in questo momento; poi la loro storia è finita, morta, conclusa. Insomma, chiamatelo come vi pare.
E io... forse sono stata un tantino insistente e scocciante nei suoi confronti lo ammetto, ma mi sembrava tutto un sogno. La mia prima storia, il mio primo ragazzo, e penso che sia normale che fantasticassi, che mi aspettassi chissà cosa da lui. Era tipo essere la protagonista di uno di quei romanzi che leggevo di solito, quelli che vanno tanto di moda negli ultimi momenti.
Io la ehm... sfigata di turno, e lui il play boy della scuola che, non si sa per quale miracolo, si ritrovano innamorati l’uno dell’altro e che alla fine si mettono insieme.
Mi ero sparata un sacco di storie di quel genere che, cavolo, ci sono rimasta di veramente di cacca...
Perché se è vero che quelle sono solo storie e che questa è la vita reale, sono rimasta alquanto delusa nel vedere quanto lui si differenziasse dal protagonista maschile di quei racconti.
Quelli si che erano ok. Certo, magari noi non abbiamo dovuto affrontare chissà quali tragedie per arrivare a stare insieme, ma gli elementi erano tutti lì. Lui che se ne frega di tutto e di tutti, dei pregiudizi della gente e di quelle sciacquette per stare con me. E allora dove cavolo abbiamo sbagliato? A questo punto della storia lui non dovrebbe cambiare per magia? Diventare un ragazzo dolce, premuroso, uno di quelli che quando meno te lo aspetti si presentano sotto casa tua con un enorme mazzo di rose rosse -anche se non c'è nessuna festività o ricorrenza- ma che l’ha fatto semplicemente perché lo voleva, perché voleva renderti felice?
A quanto pare non è cosi, perché io un Edward di quel genere non l’ho nemmeno visto apparire all'orizzonte.
È stato orribile. Io che lo aspettavo per più di mezz’ora al freddo perché il signorino –tanto per cambiare- si dimenticava che avevamo un appuntamento, e fa niente se è stato proprio lui a proporti di uscire per passare un po’ di tempo insieme senza quella rompiscatole della sua sorella tra i piedi, fa niente se hai passato ore in bagno per prepararti e truccarti decentemente e ora ti ritrovi bagnata come un pulcino a causa della pioggia, tutta la matita e il mascara che ti cola sul viso; fa niente se lui non si degna nemmeno di scusarsi per averti fatto aspettare e se ne esce con un: “Oh Bella, ma che hai fatto alla faccia? Comunque non mi aspettavo che fossi già qui, di solito voi ragazze vi fate aspettare perciò ho fatto con comodo; anche perché l’ appuntamento era alle cinque no?” e tu ripensi a quando quella mattina ti ha detto: “Ci vediamo alle quattro in piazza, sii puntuale mi raccomando!”
Uomini... e poi il bello è che finite per litigare perché lui comincia a lamentarsi del nostro malumore, che proprio non capisce perché ce l’ abbiamo con lui.
Questa è proprio bella. Magari avrebbe anche potuto farsi venire in mente di passare a prenderti invece di infischiarsene come al suo solito!
Dovrebbero smetterla di scrivere scemenze del genere se non vogliono creare chissà quali aspettative a noi povere ragazze alle prime armi che si ritrovano deluse nel vedere tutti propri sogni crollare miseramente!
Ma stranamente passa, passa tutto.
Ed è strano, strano come basti un suo sorriso per far scemare tutta la mia rabbia nei suoi confronti; e fa niente se il giorno dopo non si presenta con un pensierino per farsi perdonare, fa niente se per gli appuntamenti successivi mi ritrovo di nuovo lì ad aspettare come una cretina che arrivi; perché, per quanto m’impegno nel cercare di ritardare, arrivando anche a uscire di casa mezz’ora dopo dell’ora prestabilita per l’ incontro, più lui sembra fare apposta arrivando ancora più tardi di me. Come ci riesca ancora non lo so...
Ma fa niente, perché mi basta quel sorriso, quegli occhi tremendamente limpidi e profondi, mi basta lui. Punto.
E mi va bene così.
Sono soddisfatta dell’equilibrio che abbiamo raggiunto. Anche se non c'è quella comunicazione telepatica come leggo nelle storie, dove lui mi capisce, che sa cosa voglio, di cosa ho bisogno senza che glielo dica. Ma oh, stiamo parlando di Edward Cullen non scordiamocelo!
Ma tutto sommato sono felice.
Ho imparato a non stressarlo troppo nelle cose, perché preferisco un suo gesto spontaneo, che sia lui a decidere di punto in bianco a dimostrarmi che mi pensa. Come se fossi veramente io il suo primo pensiero quando la mattina si sveglia, e l’ultimo quando la sera si addormenta. E forse è veramente cosi...
Mi viene quasi da ridere ripensando a come ancora mi metto a saltellare e a esultare come una bambina quando ricevo il suo tanto agognato messaggino del buon giorno o della buona notte.
« Sei tanto arrabbiato? » chiedo in fine non potendone più di questo stramaledetto silenzio. Ormai siamo quasi arrivati ed è la prima volta che trascorriamo il viaggio in silenzio. Di solito l’abitacolo è sempre animato dalle nostre chiacchiere, dai nostri battibecchi o dai motivetti che cantiamo insieme alla radio. Stonando per di più.
Guardo quel suo cipiglio severo sospirando. Non voglio passare la mattinata a chiedermi come mai fosse di questo umore. La mia donna incinta. Sorrido ripensando a come se l’è presa quando l’ho chiamato per la prima volta così...
« Mi hai stufato Edward Cullen! » strepito ad alta voce infischiandomene degli studenti che ci fissano, eccitati ed impazienti di assistere ad un nostro ennesimo litigio per i corridoi della Forks High School.
A passo di marcia mi dirigo verso di lui incavolata nera adirandogli contro.
È mai possibile che debba per forza comportarsi come un infante?!
« Sono arcistufa dei tuoi stupidissimi sbalzi d’ umore; manco fossi una donna incinta e che cavolo! »
« Cosa.hai.detto.? » sibila assottigliando gli occhi a due fessure. Segno che è veramente arrabbiato questa volta, ma non me ne importa un fico secco. Deve capire che non sono una bambolina con cui può sfogarsi quando vuole e poi far finta che non sia successo niente!
Il motivo del suo malumore? Una stupidissima e noiosissima partita di basket.
No dico io, vi pare possibile che io mi debba sorbire le sue lagne per una mattinata intera solo perché il coach ha deciso che lui non avrebbe giocato la semifinale? E cosa pretendeva scusa, che dopo aver gonfiato il povero Mike gli avrebbe fatto un applauso e la cosa sarebbe finita lì? Che poi, quando il prof gli ha chiesto il motivo del suo gesto, solo un idiota come lui se ne poteva uscire con un: “Lei è troppo vecchio per capire queste cose di noi giovani; quand’è l’ ultima volta che ha dovuto sistemare i conti con un ammiratore fin troppo insistente verso la sua ragazza? Naturalmente do per scontato che almeno una fidanzata nei suoi 60 anni di vita ne abbia avuta... anche se non ne sono del tutto sicuro...”
E io, quando ho provato a fargli capire che era normale che avesse reagito in questo modo -infondo gli aveva appena dato del vecchio deficiente per di più senza esperienza in campo amoroso!- lui mi ha accusata. Accusata di essere dalla parte del male! Idiota. Che poi Mike non e’ che stesse facendo chissà cosa; mi si era avvicinato solo per chiedermi i compiti che erano stati assegnati per quel giorno visto che era mancato, e io glieli stavo facendo vedere! Ma per il mio ragazzo super geloso non era affatto così, a sua detta mi era fin troppo vicino ecc ecc... e ha cominciato a tirare fuori un sacco di cavolate, finché non si è diretto verso il diretto interessato e, senza fiatare, l’ha preso per il colletto e sbattuto contro il muro per poi tirargli un pugno in volto.
« Mi hai capita benissimo razza di idiota. E te lo ripeto anche se vuoi: Edward-Stupido-Cullen, i tuoi sbalzi d’umore sono peggio di quelli di una donna incinta! E dire che fra i due il maschio in teoria dovresti essere tu! »
Quella mia brillante idea di accusarlo di essere alla stregua di una donna mi è costato una settimana di super broncio, settimana nella quale era diventato intrattabile. Quanto mi è dispiaciuto averlo offeso e dato una batosta al suo stupidissimo ego da macho!
« Ed... »
« Che vuoi »
« E dai, si può sapere perché sei tanto arrabbiato? » chiedo avvicinandomi e sporgendo il labbro inferiore all’infuori. Tanto lo so che cederà
« Stai scherzando vero? » diniego con la testa mentre lui scoppia a ridere per poi ritornare di colpo serio. Avevo già accennato al suo essere lunatico vero?
« Cioè fammi capire. Tu non sai perché sono arrabbiato e perché ce l’ho tanto con te? »
« Con me?! » ma che cavolo sta sparando? A prova contraria fino a ieri pomeriggio era tutto a posto, e poi la sera non ci siamo nemmeno visti o sentiti! È assolutamente impossibile che la causa sia io.
« No guarda, sono arrabbiato con mia nonna » sbuffa ironicamente prima di scendere dall’ auto e, sbattendo con forza la portiera dietro di sé, dirigersi a grandi falcate verso l’istituto.
Slaccio velocemente la cintura di sicurezza e, raccattando la borsa dai sedili posteriori, mi fiondo di fuori. Se crede che lo lasci andare così senza uno straccio di spiegazione si sbaglia, e di grosso anche.
« Edward aspettami! » urlo sbracciandomi attirando non pochi sguardi curiosi. Che avranno da guardare poi lo sanno solo loro. E che cavolo, ma un po’ di cavoli vostri no eh?
« Per favore » lo fermo per un braccio sotto l’ enorme porticato che c'è all’ ingresso con il fiatone. Che ci volete fare se io e la corsa non andiamo molto d’accordo? « Non ne possiamo parlare? Per favore » lo supplico tirandogli la manica della felpa come una bambina
« Non c'è niente di cui parlare, e ora lasciami che non voglio fare tardi a lezione »
« Scusa più stupida non potevi inventarla » ribatto acidamente alludendo ai continui ritardi che fa fare a entrambi, perché sempre restio a lasciarmi andare –avendo corsi separati- e io perché quando mi bacia perdo sempre il contatto con la realtà. Mannaggia a lui e al suo modo di baciare!
« Senti Bella, non cominciare ok? Non sono dell’umore giusto questa mattina perciò, se non dare il via ad una litigata con i fiocchi ti consiglio di lasciarmi stare e, quando e se avò sbollito, ti dirò, forse... »
Se c'è una cosa che odio ancora di più della sua testardaggine, è quando iniziano a darmi ordini a destra e a manca; è una cosa che proprio non posso soffrire!
« Io non penso proprio Cullen. Perciò, o mi dici subito cosa cavolo ti prende, o puoi essere sicuro che in classe questa mattina non ci metterai piede! »
« E cosa vorresti fare, picchiarmi? » un’altra cosa che proprio non posso sopportare è quando mi prendono in giro, e lui lo sa benissimo.
« Sarai sorpreso nel costatare che ne sono capace »
« Non oggi... » mormora prima di girarsi ignorandomi.
Eh no bello mio, un’altra cosa che detesto è l’essere ignorata e sa anche questo.
Forse non sopporto un po’ troppe cose...
« Edward Cullen, prova a fare solo un altro passo e potrai dire definitivamente addio ai tuoi preziosissimi gioielli di famiglia! »
Come minaccia è sempre la migliore, e difatti si arresta di colpo. Ma quel sorrisetto ironico non era previsto
« E poi tu come farai? » di solito non è cosi stronzo, ma in questi due anni ancora non ha capito con chi ha a che fare. Mi deludi signor Cullen.
Alzo le spalle indifferente e, guardandomi le unghie della mano destra gli rispondo
« Che vuoi che farò, il mare è pieno di pesci » colpo basso lo so, ma l’ha voluto lui. E poi il miglior metodo per farlo parlare è farlo arrabbiare ma, dato che mi sembra già abbastanza incavolato e per niente disposto a fare conversazione, l’unica alternativa è colpire la sua estrema e insensata gelosia. Non è una cosa che mi piace fare, anche perché non sopporto essere al centro dell’attenzione e in questo momento lo siamo fin già troppo, ma non ho alternative.
In un attimo mi ritrovo sbattuta al muro e il suo volto stravolto dalla rabbia a pochi centimetri dal mio, tanto che riesco a percepire il suo respiro leggermente affannato.
Non mi preoccupo minimamente che possa perdere sul serio la pazienza e farmi male. Se c'è una cosa che apprezzo veramente di lui è il fatto che veramente poche volte è violento fino ad alzare le mani su qualcuno –scenate di gelosia escluse- e infatti il modo brusco in apparenza con cui mi ha afferrata e “appoggiata” sul muro, è stato in realtà... non dico dolce, ma è stato attento a non farmi male; tanto che non me ne sono accorta che mi ha spostata, troppo presa a osservarlo, finché non ho percepito la superficie dura alle spalle
« Non.Osare.Nemmeno.Pensarci! Mi hai capito? »
Aspetto che finisca di sfogarsi prima di attirarlo verso di me e baciarlo.
Sento sotto i polpastrelli i suoi muscoli rilassarsi uno ad uno, le spalle ammorbidirsi e le sue mani vagare dolcemente sui miei fianchi.
« Mi dici ora perché sei tanto arrabbiato? » gli chiedo accarezzandogli la guancia sinistra.
Adoro vedere come si abbandona alle mie carezze come un bambino. Le labbra leggermente gonfie e gli occhi socchiusi.
« È una cavolata lo so, per questo non volevo dirtelo e aspettare che mi calmassi prima di venire da te, ma tu Donna, sei essere fin troppo cocciuta per i miei gusti » mi riprende sorridendo prima di depositare un bacio all’angolo della mia bocca
« Lo prendo come un complimento... »
« Comunque è per il fatto che mi hai abbandonato da solo, nelle grinfie di Tommy. Ti rendi conto cosa ho dovuto passare e sorbire per tutto il pomeriggio? »
Oh... allargo le pupille sorpresa. Me ne ero quasi dimenticata che l’avevo lasciato in cima alle scale con il suo spasimante. Mi sono fatta trascinare dalle ragazze in salotto e il tempo è letteralmente volato via. Ero così presa nel raccontarci cosa abbiamo fatto in queste due settimane che ero via, che quando Charlie mi ha chiamata per chiedermi dove fossi finita sono scattata in piedi accorgendomi con orrore che erano già le otto di sera. Ho afferrato le mie cose in fretta e furia e, salutato velocemente gli altri, sono fiondata in macchina. Oh...
« Ora ricordi amore? »
« Oddio, scusa-scusa-scusa. Non sai quanto mi dispiace, era solo uno scherzo innocuo il mio » cerco di giustificarmi agitando le mani in aria, gesto che compio automaticamente quando sono molto, ma molto agitata e non riesco a spiegarmi.
Stoppa la mia parlantina frenetica con un bacio, prima di prendermi le mani tra le sue, bloccando anche quelle prima che accidentalmente lo colpisca in faccia
« Lo so che non c’era “cattiveria” nel tuo gesto; o almeno lo spero per te » assottiglia lo sguardo come a voler sondare se sto mentendo o meno. « Ma tutto ciò ha comportato un pomeriggio infernale per il sottoscritto »
« Beh mi dispiace... » mugugno imbarazzata. So quanto possa essere asfissiante Tommy soprattutto nei suoi confronti « Ma non può essere andata peggio delle altre volte »
Il tono risulta incerto perfino alle mie orecchie. Con lui in giro non bisogna mai abbassare la guarda. Mi ricordo ancora quella volta in cui, rientrando da un’uscita con Edward, sono passata in camera sua per prendergli non mi ricordo di preciso cosa, mentre lui era in cucina a preparare un paio di panini per merenda. Ho aperto la porta e nel suo letto, ho trovato Tommy avvolto nella coperta con sguardo ammiccante e, prima che potessi fare qualsiasi cosa, si è alzato e come mamma l’ha fatto, si è vestito borbottando con aria delusa che pensava che fosse Edward e che, per colpa mia, la sua sorpresa era saltata
« Tu non sai cosa hanno dovuto vedere i miei occhi » esclama stridulo « Mi ha trascinato in camera mia, chiuso la porta a chiave, per poi chiudersi a sua volta in bagno prima di uscire con indosso uno strimizzito perizoma. Manco sapevo che esistessero i perizoma maschili! E lui era lì a pochi passi da me con un inesistente pezzo di stoffa a coprirgli i genitali!!! Ho provato a scappare in qualunque modo, ma non c’era via di fuga... Dio, avresti dovuto vedere poi come mi guardava!!! »
Non.Ci.Credo.
Ora, come una normale fidanzata, dovrei consolarlo. Lo so. E se lo aspetta anche lui da come mi rivolge quell’espressione da cucciolo indifeso, ma non ce la faccio.
Ditemi voi come potrei farlo! E allora scoppio a ridergli in faccia.
Continuo a ridere mentre scivolo giù per il muro mentre lui se ne va offeso e indignato per il mio comportamento
« E-dward.... » singhiozzo tra una risata e l’altra « aspettami! » ma lui non mi degna di uno sguardo. Anzi no, si volta un attimo per lanciarmi un’occhiataccia prima di sparire dietro l’angolo.
Dite che se l’è presa? |